Leader Begins

di Sherryna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Giovanni ***
Capitolo 2: *** Sabrina ***
Capitolo 3: *** Nina ***



Capitolo 1
*** Giovanni ***


Giovanni era un giovane ragazzo sposato con la cara moglie Letizia; la sua vita non era facile, essere l'unico figlio del dittatore che stava mettendo a ferro e fuoco ben due regioni non era semplice.
Suo padre era il dittatore di Johto che voleva conquistare Kanto ma la vera burattinaia era sua moglie: fondatrice del team Rocket, donna senza scrupoli e crudele, tutti i sottoposti la chiamavano Madame boss, nessuno conosceva il suo vero nome a parte suo marito, persino Giovanni a stento lo ricordava.
Tutto ciò che il dittatore faceva era una copertura per i piani del team Rocket; Da anni la malvagia organizzazione compiva studi su Mew, il primo Pokémon comparso sulla terra e secondo gli studiosi anche il più forte di tutti.

Poco prima dell’inizio della guerra Madame boss ricevette la notizia che Mew si trovava dormiente nella profonda fossa marina tra Aranciopoli e Fucsiopoli nella regione di Kanto e in quel momento i propositi della guerra iniziarono; Madame Boss chiese a suo marito, primo ministro della regione di Johto, di ingaggiare una guerra per il controllo della regione di Kanto.
Il marito, essendo un uomo forte ma succube della moglie decise di accontentarla e con astuti movimenti politici divenne dittatore e come per capriccio dichiarò guerra: mentre lo scontro armato distruggeva le città, il team Rocket preparava il sottomarino sperimentale per potere recuperare Mew. Giovanni poteva solo stare a guardare la follia di sua madre, ma un giorno decise Madame aveva esagerato.

Lascia stare quella donna Mamma!” “Giovanni, quante volte te lo deve dire mammina? Per il potere bisogna sporcarsi le mani” Madame Boss si tolse i guanti insanguinati per andare a fare una carezza al figlio che in piedi osservava la madre,il ragazzo imbavagliato e legato a terra invece si avvicinava alla donna che fino a pochi istanti prima veniva schiaffeggiata violentemente dalla malvagia donna.
Madame boss si avvicinò ancora alla donna e afferrandole il viso lo mostrò al ragazzo che piangeva e disse “Te lo chiederò un'ultima volta ragazzo: dove si trova tuo padre?”

Il ragazzo con gli occhi rossi di lacrime lanciò uno sguardo di puro odio alla donna e uno sguardo dispiaciuto alla povera madre dal viso tumefatto. “ah è così allora? Bene. Viper! Spara alla donna.”
Un Rocket muscoloso si fece avanti e puntò il mitra alla testa della donna, il ragazzo sussultò e con sguardo sommesso bofonchiò che avrebbe rivelato tutto. Madame boss gli tolse il bavaglio: “mio padre è ad Aranciopoli per studiare un antico Pokémon, ORA LIBERA ME E MIA MADRE.
 
Madame boss soddisfatta si avviò verso l'uscita della stanza, di colpo si girò e fece un cenno a Viper, sorridendo il Rocket scaricò un intero caricatore nella testa della donna a terra.
Il ragazzo urlava con quanto più fiato aveva in corpo mentre Giovanni osservava disgustato quel mostro che chiamava madre; Il capo del team Rocket uscì dalla stanza baciando la testa del figlio che, spostandosi disgustato, dimostrò tutto il sdegno.
Appena l'ultimo dei Rocket uscì dall'edificio, Giovanni cautamente si avvicinò al ragazzo che a terra, sporco del sangue della madre, piangeva sommessamente accarezzando il volto ancora tiepido della madre.

Giovanni s'inginocchiò affianco al ragazzo e con le lacrime agli occhi disse “mi dispiace ...tantissimo” il ragazzo con lo sguardo perso continuava a stringere la madre “purtroppo la famiglia non si sceglie, ora dobbiamo andare”. Il ragazzo asciugandosi gli occhi si alzò ma subito dopo si accasciò esausto e svenne.
No mamma! Mamma ti prego non lasciarmi AAAAHH” “Ehi! Svegliati!” il ragazzo si svegliò di soprassalto in un grande letto, la vista era sfocata ma all'altro capo della stanza vide sue persone; Giovanni e Letizia guardavano preoccupati quel ragazzo, dopotutto aveva si e no quattro o cinque anni in più di loro ma aveva appena perso sua madre.
C-chi siete? Dove sono?” “cerca di non affaticarti, io sono Giovanni e questa è mia moglie Letizia, nell'altra stanza c'è mio figlio Silver, sei al sicuro in una villa un’isola ancora sconosciuta di Kanto. Io, mia moglie e mio figlio viviamo qui in pace coi soldi dei miei scellerati genitori. Tu come ti chiami? perché mia madre voleva sapere dove si trova tuo padre?” “perché dovrei fidarmi di te?” “ti ho salvato, eri molto disidratato quando sei arrivato qua, saresti morto” il ragazzo abbassò lo sguardo e quasi sussurrando disse “Samuel, Samuel Oak è il mio nome. Sono un aspirante scienziato, seguo le orme di mio padre; è per questo che tua madre cercava mio padre, lui è lo scienziato che ha scoperto l'esistenza di un Pokémon primigenio mai visto prima, il suo nome è Mew e secondo mio padre è in stasi sul fondo della fossa di Aranciopoli”.

Giovanni emise un sospiro rassegnato “mia madre non cambierà mai” pensò.
Senti Samuel, io non condivido la brama di potere di mia madre: quella stolta sta mettendo a ferro e fuoco due regioni per un unico Pokémon. Io penso che debba finire. Dovrò dissuadere mia madre e la cosa non sarà facile. Dobbiamo escogitare un piano!
I due avrebbero dovuto risvegliare Mew prima di chiunque altro e permettergli di scappare: Oak aveva la soluzione! Il primo prototipo di sottomarino era un segreto che Samuel e suo padre custodivano proprio in caso di emergenza, ma si trovava Aranciopoli, non sarebbe stato facile raggiungerlo all’insaputa di tutti.
Giovanni decise di mettere in salvo la propria famiglia e Samuel così si fece dire come raggiungere il sottomarino e portò la sua famiglia a Smeraldopoli la lasciandola in custodia a Samuel. Letizia e Silver erano al sicuro, ora aveva due opzioni: trovare per primo Mew o fermare sua madre prima  di trovare il Pokémon.

Il giovane volò ad Aranciopoli e con il suo fedele Persian si introdusse nel porto sotterraneo ma purtroppo i moli erano già assediati dalle reclute Rocket e sua madre era già partita proprio con il sottomarino che Samuel gli aveva indicato. Ormai non c'erano molte opzioni, avrebbe dovuto uccidere sua madre prima che imprigionasse per sempre Mew.
Dove si trova mia madre recluta” “signor Giovanni, Madame boss sta andando a prelevare l'involucro di Mew, esso sarà portato sul Monteluna per il rituale dell'alba per il risveglio del Pokémon primigenio” “Fa in modo che io sia lì, preparami un Pokémon! svelto!” “sissignore
Mentre aspettava il suo Pidgeot Giovanni ripensava al suo passato; sua madre non gli aveva mai fatto mancare nulla se non l'ingenuità, fin da ragazzino era stato costretto a vedere la crudeltà della madre e la soggezione del padre nei confronti dell'amata.

Accarezzando Persian ripensò a quando sua madre orgogliosa gli presentò la piccola serva Letizia con in mano un piccolissimo cucciolo di Meowth, quella serva era per lui, ma ben presto da serva si trasformò in amica e poi divenne il suo vero amore. Nonostante le umili origini Letizia era forte e coraggiosa, ma anche saggia e di buon cuore. Giovanni le diceva sempre che lei era la sua luce poiché non lo aveva mai abbandonato nonostante la sua famiglia oscura. Alla fine dei conti, Madame boss lo amava molto, gli aveva presentato la sua Letizia e gli aveva dato il suo Persian.
Un verso ridestò Giovanni dai suoi pensieri: Pidgeot era lì così senza indugiare il giovane coraggioso vi salì in groppa e si librò in aria.
Nel cielo Pokémon con armature e aerei militari si stagliavano tra centinaia di proiettili liberi e attacchi Pokémon, Giovanni volava tra le nuvole nascondendosi e dall'alto vedeva la distruzione causata dai suoi genitori. La rabbia cominciava a divorarlo: i suoi genitori stavano distruggendo due regioni solo per un Pokémon, dovevano pagare.

Il Monteluna era ormai in vista e sulla cima decine di Rocket e i suoi genitori si preparavano al rituale; Giovanni atterrò e si avvicinò ai genitori. “Giovanni caro sei venuto a vedere come tua madre s’impadronirà di Mew! Ottimo” “no padre, sono venuto per fermarvi” detto questo estrasse la pokéball di Nidoking “Nidoking usa geoforza, distruggi la punta della montagna”.
Nidoking pestò pesantemente i piedi a terra e la forza della sua mossa crepò la terra: i Rocket cadevano a terra spezzandosi gli arti, rocce iniziarono a crollare frantumando crani e ossa, il terremoto fece piazza pulita e su un altura rimasero Giovanni, la bolla mistica di Mew e i suoi genitori.
Suo padre, il possente dittatore era appeso per un braccio ai bordi dell'altura e Madame boss lo teneva per un braccio “MADRE! PADRE!
“Mia amata salvami... aiutami” “mi dispiace caro, sono solo...AFFARI” Madame boss lasciò il braccio del marito e poi si voltò senza alcun rimorso verso il figlio  “Giovanni, risvegliamo Mew, assieme io e te guideremo il team Rocket alla ricchezza e alla gloria”.

Giovanni stava su ciglio del precipizio, una lacrima scese sul suo viso e i pungi incominciarono a tremare; suo padre giaceva in fondo ad un burrone fatto a pezzi dall’ingordigia della donna che tanto amava, il ragazzo sentì ribollire il sangue dalla rabbia e dentro di se iniziò a spezzarsi qualcosa.
tu..TU HAI UCCISO MIO PADRE!! DONNA AVIDA E MALVAGIA HAI DISTRUTTO TUTTO PER LA TUA SETE DI POTERE: HAI DISTRUTTO FAMIGLIE, HAI DISTRUTTO PERSINO LA NOSTRA FAMIGLIA, PER QUANTO MI RIGUARDA.. LA TUA VITA FINISCE Qui” “è così che vuoi che finisca. Bene, RAGGIUNGI TUO PADRE! INUTILE RAGAZZINO VIZIATO!” Madame boss si avventò sul figlio, Giovanni preso alla sprovvista da quella mossa tentò di proteggersi coprendosi il volto ma in un attimo sentì Persian ruggire e un tonfo sordo davanti a se.
La megera era a terra con la gola insanguinata accanto a Persian con la bocca tutta sporca di sangue, ella non emise suono, il suo corpo si irrigidì e guardando in volto il figlio vide l'ira tramutarsi in dispiacere, con un enorme sforzo fece segno al figlio di avvicinarsi, Giovanni si chinò velocemente con gli occhi colmi di lacrime. “m-mi dispiace” sussurrò la donna prima di spirare.
D'un tratto il sole stava sorgendo e l'involucro di Mew iniziò a brillare; ci fu una piccola esplosione di luce e Mew si mostrò. Giovanni tenendo il corpo della madre tra le braccia si voltò in lacrime verso il Pokémon e con rabbia urlò “VATTENE ! TUTTO QUESTO È COLPA TUA!
Mentre piangeva la madre il terremoto ricominciò, Pidgeot prese di forza Giovanni e lo trascinò via. Il ragazzo in lacrime si aggrappava alle penne del Pokémon mentre si allontanava dal Monteluna che collassava su se stesso, ora aveva solo bisogno della sua famiglia.

Il volo fu pieno di dolore e lacrime, Giovanni piangeva sommessamente ripensando a tutta la sua vita e al tragico epilogo dei suoi genitori quando ormai vicino Smeraldopoli un proiettile colpì Pidgeot e Giovanni precipitò in mare: il ragazzo per quanto poté lottò contro il mare grosso ma le forze gli mancarono ed esso svenne.
Ehi Ragazzo! Svegliati” un vecchietto stava schiaffeggiando Giovanni per farlo svegliare; il Giovane pian piano si svegliò “q-quanto ho dormito?” non lo so figliolo, ti ho trovato stamattina ma hai l’aria di chi ne ha passate tante, la guerra è finita finalmente, il dittatore di Johto è stato ucciso e il nuovo primo ministro ha ri-instituito il consiglio e subito ha fatto cessare la guerra” “puoi portarmi a Biancavilla?” non proprio figliolo, il cielo attorno a Biancavilla è pieno di Pokémon ancora arrabbiati, posso portarti a Smeraldopoli” “ok”
In volo di nuovo Giovanni vide Kanto sotto i suoi occhi: era semi distrutta ma ancora viva.
Era arrivato a Smeraldopoli e appena sceso dal Pokemon una folla acclamante venne ad accoglierlo: il sindaco gli diede delle chiavi “cosa sono?” "le chiavi della palestra di Smeraldopoli; il capopalestra è morto nella guerra e io sono troppo anziano per dirigerla, voglio che sia tu a tenere la medaglia di Smeraldopoli perché sappiamo che hai posto tu fine alla guerra; potrai rifonderla e scegliere il tipo della palestra.” “sisisi è tutto fantastico ma io devo andare a Biancavilla” “prendi il sentiero a sud, ma attento è conciata male”come ?” “c'è stato un bombardamento molto violento pochi giorni fa” “devo subito correre...lì c'è la mia famiglia!!”

Sgomitando tra la folla si diresse verso il percorso sud, superò i piccoli dossi e scalciò via gli stupidi Pokemon che gli si paravano davanti.
Appena superato l'ultimo prato di erba alta vide Biancavilla; erano praticamente solo macerie. In mezzo alla città c'era una tenda di soccorso molto grande e per il paesino erano sparse altre tende più piccole. Con grande terrore iniziò a chiamare a gran voce i suoi familiari: "LETIIIZIAAA!!! SAAAAMUEEEEL!" dopo pochi minuti che il giovane correva a fianco alle tende urlando, Samuel uscì da una tenda e Giovanni con le lacrime agli occhi lo abbracciò  “Caro amico siete salvi!”
Samuel con grande fatica lo scostò lievemente “non- non siamo tutti salvi Gio...Letizia...” “cosa stai dicendo? Che è successo a Letizia??” “Gio, Letizia non c'è l'ha fatta, quando hanno sganciato la prima bomba è dilagato il panico, io ho preso Silver in braccio e Letizia era dietro di me, ma una forte esplosione ha distrutto casa mia, io sono riuscito a salvarmi con Silver, ma Letizia non è riuscita ad uscire dalla casa, non abbiamo trovato che ossa di lei.”

Giovanni sentì il cuore spezzarsi nel petto e pianse amaramente, Samuel continuò ad abbracciarlo ma Giovanni sussurrò qualcosa tra i denti “...è colpa tua” “cosa?” “è E TUTTA COLPA TUA, TI AVEVO DETTODI PROTEGGERE LA MIA FAMIGLIA!!” disse Giovanni spingendo via da se Samuel.
In fretta e furia andò nella tenda, prese suo figlio in braccio e si diresse velocemente verso il percorso per tornare a Smeraldopoli, Samuel gli corse dietro "aspetta amico..” “io non sono tuo amico, ti ho salvato la vita e ti avevo chiesto un'unica cosa, proteggere la mia famiglia, mi hai tradito...e te la farò pagare, ME LA PAGHERANNO TUTTI QUANTI”.
Così dicendo corse verso la palestra di Smeraldopoli e vi si chiuse dentro per interminabile tempo.
“Pronto, Viper? Sì, sono Giovanni, hai sentito dei mie genitori? Eh già è stata una disgrazia il terremoto di quella notte, ora io prendo il comando, Mew è libero. Sguinzaglia subito tutte le reclute, abbiamo un Pokemon leggendario da catturare.. da ora il team Rocket ha una nuova gestione” La risata malvagia riempì il silenzio di quella palestra dimenticata e il team Rocket salutava l'alba dell'era di Giovanni.

 
Spazio all'autrice
Salve a tutti ^^" questo è un progetto che sto portando avanti da quasi un anno, l'intento è scrivere una one-shot per ogni capopalestra di ogni generazione per poi concludere se mai ci riuscirò anche coi superquattro e coi campioni, spero che v'interessi e che vi tenga incollati al computer a leggere 

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Capitolo 2
*** Sabrina ***


anni fa la città di Zafferanopoli ospitava una famiglia speciale: Una madre amorevole, un padre forte e coraggioso e una piccola bambina dai lunghi capelli corvini.
Penserete: cosa c'è di speciale? Bhe di speciale c'era che il padre aveva il potere di teletrasportarsi e di spostare gli oggetti col pensiero.

La piccola bambina di nome Sabrina era affascinata dai poteri del padre; egli li usava per fare del bene anche se purtroppo lo sforzo mentale lo faceva soffrire si enormi emicranie. 
Sabrina era una bambina dolce sempre sorridente, col suo vestitino bianco aiutava sempre tutti e donava il sorriso alla città, ma un giorno durante la colazione accadde qualcosa che cambiò la sua vita.

-Cucciola io dovrò andare in ospedale, le mie emicranie mi stanno facendo impazzire! Tu dovrai rimanere con la mamma-
-NO non voglio!! voglio venire con te papà!-
-non fare la capricciosa Sabrina, devi rimanere quì-
-NOO!!- 


La dolce bambina un po' carpicciosa iniziò a piangere e strillare copiosamente, era arrabbiata e con ira fissò il cucchiaio che stringeva in mano; i genitori osservarono la scena con sufficienza ma in un attimo il cucchiaio in mano di Sabrina si piegò di quasi 180 gradi e i genitori rimasero allibiti.


La bambina aveva ereditato i poteri del padre. Sabrina non si era neanche accorta del cucchiaio e continuava a piangere: tempestivamente il padre la prese in braccio e con qualche amorevole coccola la fece calmare.

- Va bene piccola mia, verrai con me e aiuterai il papà a fare gli esami, ma tu promettimi di rimanere tranquilla-
- Ok papà, ora però sono tanto stanca zzz..zzz.-
La piccola si era addormentata probabilmente a causa dello sforzo.


Sabrina, col suo suo piccolo Abra accompagnò suo padre all'ospedale di Celestopoli per sottoporsi alle analisi; Il padre convinse la piccola a sottoporsi agli stessi esami del padre con la scusa di accompagnarlo e che aveva paura di farli da solo, ma in realtà il giovane uomo aveva un pessimo presentimento.


Dopo i vari esami Il dottore si avvicinò al padre della bambina:
-Arold, tua figlia non è come te, è molto più potente e instabile-
-Ma com'è possibile?-
-Non lo so, ma è così, possiamo solo sperare che rimanga innocente come adesso-.



-Papà ma stai bene? Ti vedo pallido...-
- Sì tranquilla piccola-


I due camminavano per giungere a Lavandonia, una piccola tappa per far visita ai genitori difunti del padre. 
La bambina rimase impressionata dall'imponenza della torre Pokémon, era il più grande edificio che avesse mai visto, persino più grande del centro commerciale di azzurropoli o della Silph SpA di Zafferanopoli: era un ambiente austero, le persone stavano in silenzio a pregare sulle tombe dei propri defunti, arrivati al secondo piano trovarono le tombe dei nonni: 

-Questi sono i nonni?-
-Sì piccola-
- ..e come sono morti?-


il viso del padre si fece triste, un lampo d'odio si intravide nei suoi occhi :

- Sono stati uccisi, ma li ho vendicati, adesso noi portiamo il peso della vendetta-
-Cosa significa papà?-

accarezzando la testa della bambina e guardandola teneramente le disse: - Piccola te lo spiegherò quando sarai più grande- 


Rimasero pochi minuti a pregare e poi uscirono dalla torre; nonostante il breve periodo rimasti nell'immenso cimitero torreggiante, il cielo era diventato scuro e una tempesta era in arrivo. Di corsa s'incamminarono verso Zafferanopoli, ma di colpo, un fulmine squarciò il cielo e una figura incappucciata si frappose tra i due e la città.


-CHI SEI?? FACCI PASSARE!-
-Come Arold..non ti ricordi di me? Sono la figlia della donna che uccidesti anni fa, sono venuta per vendicarla-
-Tu non sai come stanno le cose, tua madre era una strega posseduta dagli spettri, ha ucciso i miei genitori e ha maledetto me e la mia famiglia... MIA FIGLIA DOVRà SOPPORTARE UN PESO ENORME A CAUSA SUA-

Sabrina non capiva e infatti tirando la giacca del padre esprimeva la sua paura. 


La donna sfoderò una pokéball dal quale uscì un tremendo Haunter, Arold estrasse la sua pokéball con dentro Kadabra.

Sotto la piogga i due adulti iniziarono una tremenda battaglia all'ultimo sangue, i Pokémon lottavano strenuamente e Haunter stava vincendo, Sabrina si accorse della difficoltà del padre ma in un attimo di distrazione, Haunter puntò la bambina, Arold per proteggere la figlia la buttò a terra ma venne colpito da una possente palla ombra.

Il padre cadde a terra esanime e Sabrina ripresasi dalla caduta andò a soccorrerlo. Il povero uomo aveva un buco nel ventre e i bordi anneriti della ferita si estendevano a vista d'occhio, dalla bocca usciva sangue e tutto il corpo tremava senza sosta 

-PAPA'!!! VA TUTTO BENE??-
- Perdonami Sabrina, io ora mi libererò dal fardello che porto da una vita, ma tu nonostante la sofferenza che proverai, non cercare mai vendetta, sii coraggiosa e aiuta le persone...sono fiero di te-

Dettò questo Arold esalò il suo ultimo respirò, Sabrina urlava disperata mentre la donna le si avvicinava, la prese per un braccio e la guardò negli occhi.

- Ah quindi è vero, sei proprio come tuo padre, una vigliacca e un'assassina, ma non ti preoccupare, metterò fine io alle tue sofferenze-
La donna sogghignò malignamente e ordinò a Haunter di uccidere la bambina.


Sabrina irosa guardò Haunter, i suoi occhi divennero bianchi e luminosi e una voce risuonò nella testa di Haunter, una voce così delicata ma al contempo così autoritaria. -UCCIDI LA DONNA-

Haunter comandato dalla mente di Sabrina si rivolse alla propria allenatrice e prese la mira, Sabrina guardava soddisfatta mentre Haunter caricava una potente palla ombra. La donna in preda al panico urlava ad Haunter di smetterla e lo supplicava di tornare nella pokéball, ma gli occhi di haunter erano come quelli di sabrina ed esso non sentiva altro che gli ordini telepatici della bimba.

Haunter scagliò la palla ombra ma Sabrina di colpo rientrò in se e per evitare la morte della donna deviò la mossa con la telecinesi; la palla di energia oscura colpì il terreno e creò un'immensa esplosione a catena.

Quando la polvere si posò Sabrina era a terra stordita:vide la figura nera della donna scappare ferita e poi svenne.

Sabrina si risvegliò in un letto dell'ospedale di azzurropoli con affianco la madre visibilmente stanca per le ore di veglia.

-M-mamma..-
Subito la donna si ridestò e prendendo la mano della bimba pianse lacrime di gioia:

- Non so cosa avrei fatto se avessi perso anche te-
-Papà?-
-Papà è morto piccola mia-
-è colpa mia dovevo proteggerlo-
-no piccola, tu sei solo una bambina, tuo padre è morto proteggendoti in uno scontro, non è colpa tua.- 


Da quel giorno qualcosa in sabrina cambiò, nella sua testa la sua dolcezza e ingenuità erano costate la vita a suo padre, così costruì una bambola tale e quale a com'era prima e lei iniziò una lenta trasformazione.
Divenne una ragazzina timida ma molto determinata: passava molte ore al giorno ad allenare il suo Kadabra e ad allenare le sue abilità psichiche: aveva ormai imparato a comunicare telepaticamente con umani e Pokémon e padroneggiava perfettamente la telecinesi.

Si allenava contro la palestra Lotta di quella città e già da ragazzina la sconfiggeva quasi quotidianamente.
L'animo buono della bambina di un tempo era ancora dentro la ragazza ambiziosa, infatti portava sempre con se la bambola che costruì all'epoca della morte di suo padre.

Appena ebbe 18 anni si presentò alla commissione della lega Pokémon per spodestare la palestra di lotta e fondare una palestra psico: a loro malgrado gli allenatori eccelsi facenti parte della commissione dovettero ammettere che se una ragazzina poteva così facilmente battere una palestra riconosciuta dalla lega Pokémon significava che la suddetta palestra aveva davvero degli standard molto bassi.

Così la commissione decise di degradare la palestra lotta a dojo e Sabrina ottene la concessione di fondare la palestra dei suoi sogni.

Dopo mesi di costruzione arrivò la settimana dell'inaugurazione: la palestra sarebbe stata aperta al pubblico in sette giorni.

Tutti erano orgogliosi di Sabrina; quella tenera bambina che illuminava la giornata dei compaesani era diventata grande e potente ma aveva conservato l'animo buono.
Quel giorno i preparativi della festa per l'apertura della palestra erano iniziati, tutti si davano da fare ma di colpo il cielo si oscurò e iniziò a soffiare un vento gelido.

Decine di pokemon spettro in un secondo invasero la città ormai caduta nell'oscurità. La gente per strada urlava mentre i Pokémon spettro attaccavano senza apparente motivo.

Sentito il trambusto Sabrina uscì dalla palestra e osservò con orrore la scena. Alzando le mani al cielo con la forza della mente iniziò a concentrarsi per placare la furia degli spettri ma mentre ciò avveniva dall'alto si sentì una voce di donna:
-Sabrina! Sono venuta per avere la mia vendetta-

Sabrina aprì gli occhi di colpo, il suo cuore aveva iniziato a battere forte e il suo corpo a sudare freddo: aveva già sentito quella voce, quella notte, la notte in cui suo padre era morto. La ragazza
 voltò verso la voce e vide levitare una donna scheletrica avvolta in un manto nero, il volto era per metà coperto e dal mantello si scorgevano il piede e la mano destra.

-IO NON TI HO FATTO NULLA, TU HAI UCCISO MIO PADRE!! -
-AH tu non avresti fatto nulla eh! Guardami ora-

la donna con un gesto d'ira funesta si tolse il mantello e mostrò il proprio corpo: la pella era ingrigita come se fosse marcia, il corpo asciutto e scheletrico era privo del braccio sinistro e della gamba sinistra, la parte sinistra del volto era come sciolta. I suoi occhi erano rosso sangue.

-Quell'esplosione mi avrebbe uccisa, ho perso un braccio e una gamba, metà del mio viso sì è disintegrata e il mio stesso sangue mi avrebbe soffocato se non avessi fatto un patto-
-Un patto?-
- Sì sciocca ragazzina, in cambio della distruzione di Kanto, un Pokémon sconosciuto di nome Giratina mi ha restituito la vita. Tu hai condannato me a questa forma ripugnante, io ora ho deciso di iniziare la distruzione di Kanto proprio dalla tua sporca città!.-


Con un gesto della mano fece volare Sabrina contro il muro e inviò ai Pokémon spettro l'ordine di distruggere tutto: piante, Pokémon, umani ed edifici.

Sabrina vedendo la ferocia con cui i Pokémon distruggevano sentì un grande peso al cuore. Con l'ultima idea disperata che le venne lanciò la sua sfida:

-ASCOLTAMI TU! Voglio proporti una sfida! Una sfida un Pokémon vs un Pokémon, se vincerò io rescinderai il tuo patto e te ne andrai nell'altro mondo dove dovresti essere. Se vincerai tu...distruggerò io stessa Zafferanopoli e poi potrai fare di me ciò che vuoi.-


la popolazione era allibita ma sapeva che era un tentativo disperato: -è allettante la tua proposta ragazza, massì, ACCETTO.-

Detto questo guardò nel vuoto e i Pokémon spettro si fermarono, al posto della palestra di Sabrina, la donna fece sorgere all'istante un orribile campo di battaglia.

l suolo nero grondava malignità pura: al lato nord si posizionò Sabrina e al lato sud la donna: Sabrina mandò in campo il suo potente Alakazam cui nessuno fino ad ora era mai riuscito a tenere testa. La donna con un ghigno malefico estrasse una pokéball nera come la notte da cui uscì un putrido Gengar. La lotta incominciò e Sabrina velocemente con la forza del pensiero ordinò ad Alakazam di piazzare barriera e schermoluce per proteggersi meglio.

-Pensi davvero che quelle barrierucce possano contrastare il mio Gengar??, Gengar usa neropulsar!-
-Alakazam schiva!- ma l'estensione di quel neropulsar era incredibile, Alakazam non riuscì a schivare e venne colpito al ventre. Ansimando e tenendosi la ferita Alakazam guardò Sabrina: -non ti preoccupare amico, usa ripresa-
Alakazam concentrandosi diminuì l'estensione della sua ferita, ma la sua energia non bastava per rimarginarla. Velocemente creò una palla ombra tra le mani, Gengar ridendo ne formò una a sua volta.


Le due donne si guardarono e fecero scagliare ai rispettivi Pokémon la possente mossa. Le due pallaombra sfrecciarono nell'aria e si scontrarono. I due Pokémon con la forza della mente si concentrarono per poter sopraffare la mossa nemica.

Le pallaombra si deformavano e spingevano l'un l'altra cercando distruggersi a vicenda e così avvenne; un'enorme esplosione scagliò entrambi i Pokémon e le allenatrici lontano.

Pochi secondi dopo i Pokémon si rialzarono, le allenatrici erano a terra entrambe ma Sabrina ebbe la forza per mandare psichicamente l'ultimo comando. 


La lotta tra Alakazam e Gengar era estenuante, i due Pokémon coperti di sangue erano allo strenuo delle forze e il Pokémon spettro avrebbe avuto la meglio se Alakazam non fosse saltato sul volto di Gengar ancora in attesa degli ordini:
Raggruppato ogni molecola di quel minuscolo fascio di energia residua, Alakazam sferrò un possente psicoraggio in piena faccia a Gengar.
Il Pokémon spettro colpito alla sprovvista non riuscì a difendersi ed esplose, i suoi pezzi imbrattarono il campo di battaglia. Sabrina aveva vinto.


La ragazza vide la donna strabuzzare gli occhi, il cielo si fece ancora più nero, dall'alto un ruggito squarciò l'aria:

-FALLITA!!!-

il corpo della donna si fece nero e il suo sangue marcio iniziò a sgorgare dalla bocca e dagli occhi finchè si sciolse interamente e il succo nero della sua anima venne riassorbito dalle viscere della terra. Ora Sabrina poteva controllare tranquillamente i Pokémon spettro; fece loro ricostruire ciò che potevano e poi lì lascio tornare tranquilli alla torre Pokémon.

A zafferanopoli ricominciarono la costruzione della palestra, ma Sabrina da quel momento non provò più lo stesso piacere nel lottare, quella tremenda lotta le aveva fatto vedere la crudeltà umana. La palestra psico ora è lì a Zafferanopoli che ti attende, non sentirai la capopalestra parlare; Quella ragazza con la bambola in mano non parla ai Pokémon ma preparati a lottare duramente per conquistare la sua medaglia.

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Capitolo 3
*** Nina ***


-Nina! Aya! È ora dell'addestramento al buio, correte! -

-Si maestro Koga!- risposero assieme le due allieve. -

Nina era una ragazza di circa 16 anni e Aya era sua zia, di soli di 18 anni, ma per Nina più che la sorella di suo padre era la sua migliore amica, complice anche la ben poca differenza d'età; un'amicizia complicata, piena di litigi e competizioni, ma si volevano un gran bene.

Corsero attraverso il lungo corridoio della palestra segreta: il padre di Nina era il capopalestra di Fucsiapoli, sotto la cui palestra pokémon si trovava la base ninja di cui Koga era diventato il maestro; la sede della setta segreta di ninja che da sempre vegliano sulla città e sul parco safari.

Di norma, ogni maestro cede il posto al proprio migliore allievo al termine dei suoi giorni, per cui di solito si arriva a tale grado solo in tarda età, ma il maestro di Koga morì molto prematuramente, così lui divenne capopalestra e maestro dell'ordine in giovane età.

Le due ragazze correvano felici spintonandosi scherzosamente finché non giunsero al salone principale.

-Allieve? -

-Si maestro? -

-Siete pronte per l'allenamento con le spade? -

-Si maestro. -

Le ragazze presero le bende e le katane; si coprirono entrambe gli occhi e da quel momento il loro compito lo conoscevano bene: combattere con le spade e riuscire a slacciare il nodo della benda dell'avversaria.

Il silenzio calò nella sala: le ragazze affinavano il loro udito sondando l'aria con le rispettive spade, camminavano lentamente in circolo aspettando un qualunque accenno di rumore.

Ad un passo più pesante di Aya le tavole di legno sotto i suoi piedi scricchiolarono e Nina senza perdere tempo si avventò sull'amica.

Iniziò a sferrare possenti colpi con la katana e Aya rispondeva prontamente ai suoi fendenti; Le due allieve ninja combattevano come se avessero potuto vedersi, nessuna delle due parlava per non dare all'avversaria l'ubicazione precisa della propria testa.

Dopo qualche minuto Nina eseguì un perfetto salto mortale e si trovò dietro la sua avversaria: ancor prima che Aya potesse accorgersene e girarsi, Nina aveva già sciolto il nodo e la benda cadde a terra.

-Brava Nina!- si congratulò Koga ridendo- Aya, brava anche tu, ma devi affinare il tuo orecchio.-

-Si fratello. -

-Nina, devo parlarti -

-Si maestro.-

La giovane ninja diede sorridendo una pacca sulla spalla dell'amica e si diresse a passi svelti verso il padre attraverso il lungo corridoio che separava il salone dell'addestramento dallo studio del maestro, pieno di statue raffiguranti i maestri passati.

Nina osservava rispettosa le imponenti sculture: ognuna di quelle statue rappresentava una piccola parte del grande ordine di Fucsiapoli, il più antico e severo di tutta Kanto. Nina aveva grande riguardo del passato e aveva una vera e propria venerazione per suo padre: Koga! Il maestro giovane, il più giovane mai esistito.

Arrivati nello studio la giovane chiuse la porta e si mise sull'attenti davanti al padre.

-Siediti, Nina.-

La ragazza incrociò le gambe e si sedette sul tatami*. Il padre, dopo avere acceso due stecche d'incenso, la raggiunse e le si accomodò di fronte. In silenzio meditarono assieme per qualche minuto. Poi Koga parlò:

-Nina, come sai per ogni apprendista arriva il momento di dimostrare all'ordine chi si è davvero. Io sono il tuo maestro e devo perciò eliminare ogni difetto da te sottoponendoti alla prova finale, dopodiché di fronte all'alto consiglio dovrò affermare che hai superato ogni prova e che sei degna di diventare un vero e proprio membro dell'ordine. -

-Ne sono consapevole, maestro. Sono pronta per la mia prova. -

-La tua prova, Nina è... Uccidere Aya. -

-C-c-osa, maestro? Uccidere Aya?? Ma perché??? -

-Nonostante il legame di sangue sia sacro, la tua amicizia con Aya può intralciare la tua ascesa; i tuoi sentimenti ti porteranno solo alla distruzione. Tieni troppo a lei, Nina...e questo ti rende debole. Uccidere Aya: questa è la tua prova, la prova di lealtà verso le nostre tradizioni.-

-Si maestro.-

Nina salutò cordialmente il proprio padre, come se nulla fosse accaduto, ma appena ebbe chiuso la porta dello studio alle sue spalle si mise a correre, scioccata, con le lacrime che le rigavano il volto, mentre sconvolta ritornava nelle stanze delle allieve.

Intanto Aya stava proseguendo il suo allenamento, nella speranza di poter eguagliare il salto dell'amata nipote, quando d'un tratto sentì i passi veloci e pesanti dell'amica e vide le porte spalancarsi.

-NINA! Che è successo???-

-Il maestro mi ha assegnato la mia prova finale... Devo... Devo...- provò a spiegare, ma le parole le si bloccarono in gola.

-Su, su, fai un bel respiro e prova a raccontarmi, cara. -

-Ok... Devo... Devo ucciderti, Aya. -

-COSA?!? -

Nina scoppiò a piangere e singhiozzando spiegò all'amica: -Il maestro dice che la nostra amicizia mi rende debole, perché tengo troppo a te... Non so cosa fare, Aya... -

-Tuo padre è arrivato a questo punto, non si smentisce mai... -

-Che intendi?-

-Lascia perdere, non mi crederesti, devi vedere tu stessa: stanotte vai nel suo studio e apri il terzo cassetto della sua scrivania. Nasconde un doppio fondo, aprilo e leggi, Vedrai che tutto ti sarà chiaro. -

 

Nina quella sera rimase molte ore a fissare la sua candela preferita in meditazione. Verso l'una decise di agire e nell'oscurità si recò nello studio del padre. Il lungo corridoio era inondato dai raggi della luna e le statue sembravano guardare severamente la ragazza mentre sgattaiolava nell'ombra. Arrivata nello studio aprì il cassetto indicatogli dalla zia-amica e lì vi trovò un fascicolo.

Inquietata dalla scoperta la ragazza soffiò via la polvere dai fogli e incominciò a darvi un'occhiata. Era pieno di carte che non comprendeva ma qualcosa la colpì: una foto di un uomo che aveva già visto, ma non ricordava dove. Lesse con interesse il foglio allegato alla foto: era un referto autoptico... UN AUTOPSIA!

 

La ragazza Continuò a scorrere la complessa terminologia, fino a quando la sua attenzione fu attirata da una frase sottolineata, che senza accorgersi lesse ad voce: “Il defunto presenta cianosi in viso e sulle labbra, conseguenza evidente di avvelenamento...”

Si chiese perché suo padre conservasse quel fascicolo.

-Non hai ancora capito Nina? -

La ragazza sobbalzò credendosi scoperta dal padre, ma tirò un sospiro di sollievo quando vide che era stata Aya a parlare.

-Cosa intendi, Aya? Cosa dovrei capire? -

-Quell'uomo nella foto è il maestro di tuo padre, il maestro la cui prematura morte ha reso tuo padre capopalestra.-

-E con questo? -

-Nina... È stato tuo padre ad uccidere il maestro: lo ha avvelenato perché voleva essere ad ogni costo al suo posto. Mio fratello all'epoca non era pronto, e il suo maestro ovviamente non assecondava le sue folli ambizioni. Così, Koga non ha potuto far altro che avvelenarlo.-

-TU MENTI! NON DIRE QUESTE MENZOGNE! LO STAI DICENDO SOLO PERCHÉ IO SONO LA PRESCELTA A SUCCEDERGLI!- gridò, ed in preda all'ira si scagliò sull'amica e la colpì violentemente alla testa. Prima di svenire, Aya riuscì a sussurrare in flebile respiro: -So che è difficile... Cerca alla statua del maestro e troverai la prova delle mie parole...- detto questo, si accasciò al suolo.

 

Nina, nuovamente sconvolta, spalancò le porte dello studio e corse verso la statua del maestro del padre: la esaminò, le girò attorno e dentro una nicchia trovò una boccetta contenente uno strano liquido giallastro. Aprì la fiala e dall'odore capì subito di cosa si trattava: veleno di Fugu... Lo stesso che sua padre vantava di avere scoperto in giovane età.

In quel momento capì tutto: suo padre, certamente era diventato maestro perché aveva ucciso il suo e Aya lo aveva scoperto. Ecco perché la prova finale sarebbe stata ucciderla! Era sua parente, avrebbe destato troppi sospetti se fosse stata trovata avvelenata... Allora, quale metodo migliore per eliminare una testimone se non durante addestramento con un'innocente apprendista, per quanto molto dotata?

 

Mentre la sua mente vagava tra tetri pensieri sentì dei passi dietro di se. Koga si avvicinò alla figlia e sommesso le disse: -Nina, non posso spiegarti... Non capiresti il mio dolore... -

-Non mi interessa, padre! Tu hai ucciso il tuo maestro! Secondo le nostre leggi dovresti essere bollito, ma non prima del taglio della lingua! Questa volta non la passerai liscia, padre! Tu te ne andrai da qui. Vai dove vuoi, vai alla Lega, candidati per essere Superquattro, ma non tornare mai più a Fucsiapoli. Sarò clemente per il sangue che ci lega: tu fai questo e nessuno saprà mai come hai disonorato il nostro clan. -

-E la palestra? E il tempio? Chi si occuperà di tutto?-

-Mi occuperò io della palestra e Aya delle tradizioni del tempio. Tu, invece... Ti ritirerai davanti all'alto consiglio e sparirai da qui, ora siamo in due a saperlo, non potresti ma ucciderci entrambe, ci sarebbero un po' troppe morti sospette intorno a te non credi? Non sei degno del titolo di maestro. VATTENE!-

 

Il giorno seguente Koga lasciò Fucsiapoli senza proferire parola e si presentò alla Lega. Nina venne ritenuta idonea a sostituire il padre e Aya continuò a mantenere vive le tradizioni ninja della città.

Nel cuore della giovane nuova capopalestra tuttavia qualcosa cambiò, quel giorno: l'ambiziosa apprendista ninja aveva scoperto un terribile segreto, e dovrà serbarlo fino alla tomba.

 

Non scendere mai nei sotterranei della palestra di Fucsiapoli se non vuoi incombere in un oscuro segreto che non dovrà mai uscire dal tempio.

Spazio all'autrice

Dopo l'inizio dell'università non mi sono fatta più vedere XD sono tornata ahah
in ogni caso ho ricominciato a postare le prime fic di questa serie che sto lentamente portando avanti, in questa ho cercato di restare il più fedele possibile alle tradizioni della cultura giapponese, spero non ci siano imperfezioni eclatanti XD (e spero che gradiate ovviamente)

 

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