Together? Forever.

di Born to smile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue. ***
Capitolo 2: *** The Untouchables. ***
Capitolo 3: *** Romeo and Juliet. ***
Capitolo 4: *** Another secret. ***
Capitolo 5: *** Up all night. ***
Capitolo 6: *** Monsters. ***
Capitolo 7: *** Just friends. ***
Capitolo 8: *** Kiss me hard before you go. ***
Capitolo 9: *** War, again. ***
Capitolo 10: *** Sinner Angel. ***
Capitolo 11: *** Don't refuse the love. ***
Capitolo 12: *** The best gift. ***
Capitolo 13: *** Distance. ***
Capitolo 14: *** Dark. ***
Capitolo 15: *** Destroyed. ***
Capitolo 16: *** I'm Here. ***
Capitolo 17: *** The only solution. ***



Capitolo 1
*** Prologue. ***




 


Prologue.
 
Voi sapreste dirmi cos’è l’amore?
Gli scienziati se lo figurano come un impulso, una voglia irrefrenabile, che spinge i nostri sensi verso un’altra persona, un qualcuno che ci fa stare bene, per loro è comunque un qualcosa di ignoto, così nascosto nei nostri animi, da apparire ingiungibile. È l’” accontentarsi” della persona migliore che si incontra.
Si dice addirittura, che la parte critica del nostro sistema nervoso si spenga, quando questa persona ti è davanti. In sintesi, ti si annebbia così tanto il cervello, che ogni cosa che lui o lei fa è giusta, ogni cosa che ne fa parte è totalmente, incondizionatamente PERFETTA.
I filosofi, invece, sostengono che l’amore sia l’unione di due corpi. È quella forza che muove gli avvenimenti, in senso negativo o positivo.
È un desiderio di ciò che ci manca, è la sorgente di tutte le emozioni, dalla più pura alla più proibita, è quel qualcosa che tira fuori il meglio e il peggio di te.
È un principio cosmico, che ci spinge a cercare l’infinito, l’essere amati, ma nello stesso tempo, simboleggiare per l’altro il tutto. È l’unico avvenimento in grado di trionfare sempre.
È quel sentimento che ti spinge a correre verso qualcosa, nonostante la consapevolezza che quel qualcosa porti dolore.
È il motivo per cui cerchiamo la felicità, è il motivo della nostra felicità.
Ma allora, se è un sentimento così bello, perché porta così tanta sofferenza?
Sapreste spiegarmi perché amare, implica soffrire?
L’amore è dolore, ma quando lo incontri, magari fasciato in un giubbotto di pelle e con la sigaretta in bocca, saresti pronta a sfidare la morte, se fosse necessario.
E il più delle volte, lo è.

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Capitolo 2
*** The Untouchables. ***



 

1.The Untouchables.
 
Il tuo rossetto macchia il lobo frontale
Della parte sinistra del mio cervello
Sapevo che non ti avrei dimenticato
E così sono andato avanti ed ho lasciato che mi sbalordissi.
Train. Hey Soul Sister.
 
 
Londra, 29 settembre.
 

- Summer alza il culo, è tardi.
La voce dolce e soave della sua migliore amica le entrò nei timpani, facendola sobbalzare.
Si rigirò nel letto infastidita. Odiava essere svegliata, soprattutto in quel modo rozzo e indelicato.
- Hai la delicatezza di un rinoceronte in calore, vaffanculo! - rispose acida coprendosi la testa col cuscino, ma d'altronde alle sette di mattina, cosa potevano mai aspettarsi?

- Ecco che parla Miss finezza, alzati invece di fare l’idiota.
La voce di Beverly uscì dal bagno, seguita dalla risata tranquilla di Candys.
La ragazza sbuffò e si alzò. Si affacciò alla porta del bagno e trovò le amiche davanti allo specchio, intente a sistemarsi il trucco.
Osservò quella stronza che poco prima le aveva urlato di svegliarsi. La guardò furente mentre si passava una mano tra i capelli ondulati e le rivolgeva uno sguardo divertito con quei suoi occhioni marroni.
- Fanculo. - ripeté, guardando male l’amica per poi intimargli di uscire.

La mora uscì dal bagno, seguita a ruota dalla biondina, anche se Candys non era una vera e propria bionda, i suoi capelli potevano essere definiti o marrone chiaro o biondo scuro, ognuno li chiamava come voleva.
- Ti voglio bene anche io. - disse Beverly mandando un bacio all’amica, prima di varcare la porta.

- Noi andiamo a scuola. - urlò Summer.
Non aspettò nemmeno la risposta di sua madre, non le interessava, chiuse il grande portone della villa e attraversò insieme alle amiche il viale che portava alla strada.
Non aveva nemmeno salutato sua madre, che tra poche ore sarebbe partita per un convegno a Birmingham.
Il loro rapporto era instabile. Diciamo che la loro famiglia in generale era instabile, sempre a patto che si potesse definire famiglia.
Marie Johns, sua madre, si era fatta accalappiare dalla splendida vita che Matthew Lawrence, diciotto anni orsono, le aveva promesso.
In mezzo agli sfarsi e ai lussi, Marie era rimasta incinta e Matthew l’aveva abbandonata al suo destino rendendogli però ciò che gli aveva promesso.
Soldi, case, piscine, e intanto la piccola Summer cresceva con un padre che sempre meno spesso gli faceva una telefonata e che magari aveva anche un’altra famiglia dall’altra parte del mondo.
Summer cercò di non pensare a sua madre, le metteva troppa rabbia.
Le tre camminavano sicure per le vie dei quartieri più ricchi di Londra, dove loro vivevano.
Erano quel genere di ragazze che non avevano bisogno di presentazione. Tutti sapevano chi erano. Stavano con la gente giusta, frequentavano la scuola giusta, facevano le cose giuste, che poi tanto giuste non erano.
Nessuno si sarebbe mai permesso di mettersi contro di loro, e nessuno le conosceva realmente, a parte quei pochi amici di cui si circondavano, spudoratamente uguali a loro.
Le chiamavano inviolabili, solo alcuni avevano il privilegio di stragli accanto.
Erano semplici giocattoli della società e dei genitori che non conoscevano niente della loro vera vita.
Vivevano tra droga, sesso e alcol, non erano più ragazzini da tempo, gli abitanti della “Londra ricca”, come la chiamavano in giro.
Lì o imparavi a crescere, o venivi messo sotto dai più forti.
Lì non interessava a nessuno conoscerti, se tuo padre non aveva abbastanza soldi nel conto in banca.
Dopo che eri passato di lì, non tornavi più indietro.
- Avete sentito di Melanie? Sembra che durante una festa le abbiamo bruciato i capelli e che adesso indossi una parrucca. - disse Candys, mostrando il telefono alle amiche.

- Sempre meglio dei suoi soliti capelli. - ridacchio la bionda, scuotendo la testa.

Summer Victoria Lawrence, slanciata, capelli biondi, occhi oceano, sedici anni appena compiuti, era sempre stata definita “intraprendente e intelligente”, perché lo era davvero.
Intraprendente, soprattutto.
Era quel genere di ragazza che non si faceva scrupoli.
Fumava, beveva e aveva un ragazzo. Inutile dire che non era il primo con cui si era “spinta un po’ più in là”. Lì dovevi sbrigarti a crescere.
Sempre stata la prima della classe, quella che noti subito anche in mezzo a centinaia di persone.
Lei era semplicemente lei. Quando pronunciavi il suo nome non c’era altro da aggiungere.

- Magari se li è bruciata sola per liberarsene. - osservò Beverly, continuando a ridere con le amiche.

Beverly Emma Valentine, mora, alta, occhioni nocciola, compagna di culla di Summer.
Una ragazza molto simile all’amica, ma nello stesso tempo perennemente diversa.
Se Summer diceva bianco, Beverly pensava nero e viceversa. Forse era perché erano simili e diverse al punto giusto che erano amiche da così tanto tempo.
Beverly era quel genere di ragazza che non ci pensava due volte quando doveva prendere una decisione, giusta o sbagliata che sia.
Non aveva mai avuto un ragazzo, solo qualche “avventura”.
Credeva nella libertà, o almeno così diceva.
 
- Andiamo poverina, non siate così cattive. - le ammonì scherzosamente Candys, senza però smettere di ridacchiare.

Candys Kirsten Mainwaring, capelli tra il biondo e il moro, occhi verdi, sedici anni, come le sue amiche.
Un cognome così importante, non poteva che essere portato da una persona importante.
La sua famiglia discendeva direttamente da quella reale, ma Candys non ne aveva mai fatto un vanto.
Era arrivata a Londra da Drover otto anni prima, e aveva subito fatto amicizia con le due ragazze inseparabili.
Era decisamente più riservata di loro, ed era vergine.
Di carattere forte non si era fatta trascinare troppo da un ragazzo, come le sue amiche, ma Candys non era lì sin da bambina, aveva avuto una formazione diversa ma col tempo si era ambientata, senza riuscire a dissuadersi dal tipo di divertimento che si usava praticare lì.
 
Le tre ragazze entrarono nel bar del loro college, continuando a ridere e fare commenti cattivi sulla povera ragazza, sedendosi al bancone.
- Ragazze il solito? - chiese il barista, sorridendo alle tre.

- Il solito Carl. - gli fece l’occhiolino Beverly.
Il ragazzo le sorrise complice per poi andarsene, e le due amiche scoppiarono a ridere.
- Quando la finirai di importunare i ragazzi? - chiese Candys, scuotendo la testa.

- Quando inizierai tu. - le rispose la mora maliziosa.
Sam ridacchiò sentendo i battibecchi delle amiche, e iniziò a bere il caffè che Carl gli aveva appena appoggiato di fronte, finché non sentì qualcosa di caldo e morbido sul collo.
- Buon giorno principessa. - disse Derek passando dal collo alla guancia.

Moro, occhi azzurri, alto, capitano della squadra di hockey e il ragazzo di Summer, da circa un anno.
- Giorno. - rispose raggiante, accarezzando i capelli del ragazzo che le stuzzicava l'orecchio.

- Mi sta venendo il diabete. - commentò Beverly sprezzante.
- Che c’è B? Gelosa? - chiese Derek sarcastico, e Summer scoppiò a ridere. Adorava quando la prendeva in giro, soprattutto quando la chiamava B, cosa che facevano solo i suoi amici e che a Beverly dava molto fastidio. Era una ragazza facilmente irritabile, nel caso non l’aveste notato.
- Non chiamarmi B! - disse acida. Tutti scoppiarono a ridere finché le due amiche tornarono al loro discorso precedente, ignorando i due fidanzati.
- È una mia impressione o diventi sempre più bella? - chiese Derek a Sam, premendo le sue labbra contro quelle della ragazza.
Summer non rispose, continuava a baciare il ragazzo in modo decisamente poco casto, accarezzandogli i capelli.
- Bravo Hill, divertiti! - urlarono i compagni di squadra del ragazzo, fischiando.

Sam si staccò dal ragazzo, ridacchiando. Era abituata ai commenti dei suoi amici.
- Mi sa che devo andare, così ti lascio con i tuoi amici. - disse Derek, indicando l’entrata dove erano fermi cinque ragazzi a braccia conserte. - pranzi con me oggi? - sorrise prendendo la borsa dei libri. La ragazza annuì e gli diede un altro bacio.

- Sono arrivati i ragazzi. - costatò Candys, non appena Derek si fu allontanato, sorseggiando il suo thè e guardando l’entrata.
Come se i cinque l’avessero sentita, si avvicinarono alle amiche.
Non c’era niente da fare, i giocatori di Hockey non potevano vedere quelli di Football e viceversa.
Era una lotta al potere, a chi era più popolare, a chi aveva più ragazze e le solite stupidaggini per cui litigano i maschi.
Quando i ragazzi vennero a sapere che Summer si era messa con Derek non gli parlarono per giorni, fecero di tutto per farli lasciare, ma la bionda non sapeva perché aveva fatto la qualunque per restare con il ragazzo, forse perché l’idea di fare qualcosa che i suoi amici non approvavano la eccitava terribilmente.
- Buongiorno. - urlò il biondino, avvicinandosi alle ragazze.

Niall James Horan, biondo, occhi oceano, sicuramente non il ragazzo più dolce del pianeta, nonostante l’aspetto angelico.
Non era il più stronzo lì in mezzo, ma era decisamente simile agli amici.
Le ragazze lo adoravano, era famoso per i suoi appuntamenti romantici che finivano sempre allo stesso modo. Lui e la ragazza in questione in un letto.
Ma non si era mai permesso di provarci con Candys, Summer o Beverly, perché a differenza di altri credeva fermamente nell’amicizia tra maschio e femmina.
 
- Giorno. - disse Candys e diede un bacio sulla guancia a Niall.

Lui ne voleva sempre uno ogni mattina dalle sue amiche, diceva che gli serviva ad iniziare bene la giornata. Era così tenero.
Baciò anche Beverly e arrivò a Summer.
- Oh no, prima disinfettati la bocca. - affermò Horan, allontanandosi dalla bionda, e facendo ridere tutti.

Summer sbuffò e si pulì la bocca con un fazzolettino per poi baciare il biondino.
- Meglio. - sentenziò Niall sorridente.

- Che facciamo oggi? - chiese Liam, appoggiandosi al bancone.

Liam James Payne, moro, alto, capelli all’insù, ultimo anno alla Trinity College, come i suoi amici, due anni più grande delle ragazze.
Payne era un ragazzo differente dagli altri. Aveva un sensibilità diversa dai suoi amici, avendo vissuto a stretto contatto con le donne. Il padre li aveva lasciati quando lui aveva pochi anni e la madre aveva sposato un uomo di buona famiglia, che Liam aveva sempre odiato.
 
- Potete venire a casa mia, stiamo un po’ in piscina. - propose Louis, rubando un pezzo di cornetto a Candys.


Louis William Tomlinson, occhi chiari, capelli simili a quelli di Candys, era sicuramente il più simpatico e aperto del gruppo.
Sapeva sempre divertirsi, anche a livelli estremi a volte, e non perdeva mai il sorriso.
Il suo pregio più grande era sicuramente non aver mai usato una ragazza, cosa che aveva fatto persino Liam.
Lou non si faceva tentare, aveva avuto tante ragazze, ma mai che ne avesse usata una.
 
- Ti prego Tomlinson, sai quanto ci vuole ad avere dei ricci in questo modo? Non posso bagnarli!


Harold Edward Styles, riccio, sorriso smagliante, occhi verdi, estremamente arrogante e amante dei suoi capelli. Un principe azzurro, per molte di quelle che erano finite nella sua trappola.
In realtà Harry era un grandissimo stronzo, ma non c’era niente di cui rimaner scioccato.
Di buona famiglia, bello, attraente, poteva permettersi di tutto, senza il necessario consenso dei genitori, con il quale non condivideva un rapporto molto bello.
 
- Che poi sulla piscina possiamo pattinarci con sto gelo. - disse Zayn, aspirando il suo spinello.


Zayn Jawaad Malik, moro, occhi marroni impenetrabili, ciuffò all’insù, sorrisetto perennemente malizioso. Bello e impossibile avrebbe detto qualcuno, ma se avevi due tette e un bel faccino, per Zayn eri più che possibile.
Quella sua aria da cattivo ragazzo, misterioso, aveva fatto strage, e non c’era ragazza nei dintorni che non si vantasse di essere finita nel suo letto.
Fumava, non solo sigarette, beveva, si divertiva, non aveva niente a cui pensare, tanto il padre avrebbe sistemato qualsiasi casino da lui commesso, nonostante provasse un grande disprezzo per il figlio. Non aveva preoccupazioni, all’infuori di quale ragazza scegliere per la serata.
 
- Oggi è passato Joe? - chiese Harry al moro che annuì. - fai provare. - disse prendendogli la canna dalle mani.

- Joe è nuovo? - chiese Beverly ridendo.
Zayn cambiava sempre spacciatore, diceva che lui voleva solo roba buona, esclamazione che faceva sempre ridere le sue amiche. Malik annuì e si riprese lo spinello.
- Buona. - commentò Harry.

- Lascialo stare, è troppo fumato per parlare. - rise Liam.
- Sto bene. - ribatté il moro, spegnendo lo spinello.
- La dovreste finire con questa roba. - commentò Summer.
- Non fare la santarellina che qualcuna te la sei fumata pure tu. - la prese in giro Harry.
- Ma voi ne siete dipendenti. - chiarì la bionda.
In quel momento l’orologio del bar rintoccò, indiando che mancavano due minuti all’inizio delle lezioni.
- Ci vediamo a pranzo? - chiese Louis, prendendo la sua borsa.

- Ehm... - cercò di dire Summer.
- Abbiamo capito, ti devi riprodurre con Hill. - ridacchiò Zayn, riferendosi a Derek.
- Malik ma un grande pacco di cazzi tuoi? - sbuffò Summer.
- Intanto ho un gran pacco, sui cazzi miei ci sto lavorando, Lawrence. - sorrise il moro strafottente.
Il rapporto tra Zayn e Summer era sempre stato un po’ strano.
I loro amici dicevano che erano troppo simili per andare d’accordo, mentre loro pensavano di essere troppo diversi.
Il problema era che ormai sentirli litigare per tutto era una routine, tutti ci erano abituati.
I due avevano sempre creduto di non poter essere amici, si erano solo ritrovati a passare l’infanzia insieme, dato che le loro madri erano molto amiche, e poi l’adolescenza, dati gli amici in comune.
Sembrava che più tentassero di stare lontani e più il destino li avvicinasse.
Fatto sta che Summer non tollerava le provocazioni di Zayn, e Zayn adorava provocarla.
- Sam ti prego, lascialo perdere. - tentò Liam, cercando di evitare l’ennesima discussione.

 

Spazio Autrice:
Ciaoo bella gente, io sono Angelica e questo era il primo capitolo vero e proprio della mia storia.
Mi fa piacere vedere che qualcuno si è già soffermato a leggere il prologo e che una ragazza ha addirittura aggiunto la staria tra le preferite, davvero ne sono contentissima.
Anyway, vorrei chiarire che questa storia è già stata pubblicata da me ma per mancanza di tempo ho dovuto cancellarla.
Vorrei tanto sapere il vostro parere su questo primo capitolo e come vi sembra la storia.
Intanto vi lascio con le foto dei protagonisti.
Angelica xx.

Summer:



Beverly:



Candys:



Derek:

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Capitolo 3
*** Romeo and Juliet. ***


 

2. Romeo and Juliet.
 
Se per baciarti dovessi poi andare all'inferno, lo farei. Così potrò poi vantarmi con i diavoli di aver visto il paradiso senza mai entrarci.
William Shakespeare.
 
L’ennesima campanella suonò.
Un vociare frenetico si fece largo nei corridoi, riempì l’aria degli strepiti contenti degli alunni.
L’ultima campanella era il suono più angelico delle giornata, per chi non doveva passare a scuola altre ore con i corsi extra.
E dovevano passarla anche i ragazzi, quell’ora in più a scuola.
Harry, Zayn, Louis, Niall e persino Liam non erano mai stati bravi a scuola, la detestavano e quelle poverette delle ragazze, si erano fatte convincere a fargli “compagnia”.
E quale materia scegliere se non quella dove “non si fa niente” come avevano detto loro?
Recitazione.
Ecco la loro brillante idea, per prendere un paio di crediti e non perdere l’anno.
Peccato che non avevano fatto i conti con il professor Davies.
Il poveretto credeva di aver trovato la pentola d’oro alla fine dell’arcobaleno, ad insegnare in quella scuola così prestigiosa, non pensando a tutti i viziati ragazzini che avrebbe incontrato.
Ma il giovane professore non si era scoraggiato, e continuava a insegnare la sua materia con entusiasmo.
- Bene, anche i ritardatari ci hanno raggiunto. - constatò il professore, osservando gli otto ragazzi entrare dalla porta del teatro.

Tutti presero posto, sedendosi sul palco e il professore prese una delle sue lunghe chiacchierate su Shakespeare, e su che genio fu.
“C’è lo sogniamo di questi tempi uno così” continuava a ripetere il professore.
I ragazzi non erano del tutto sicuri che ci fosse qualcuno che lo stesse realmente ascoltando.

- ...per questo,- esclamò il prof con entusiasmo, riuscendo a svegliare gli alunni. - oggi ho portato la commedia e reciteremo la scena dell’ultimo bacio.
“Che palle” pensò Zayn, sbuffando e prendendo il cellulare.
Se c’era qualcosa che odiava erano quelle inutili storielle che decantavano l’amore vero.
Per lui l’amore non esisteva, sposarsi era come firmare il contratto di morte prematura e fidanzarsi era una via di mezzo.
Ora che ci pensava, una ragazza seria non l’aveva mai avuta, non si ricordava nemmeno con quante era stato.

- Signor Malik, è così gentile da aiutarmi interpretando Romeo, sempre se non ha di meglio da fare. - sorrise il professore.
- Ho di meglio da fare. - commentò Zayn, facendo ridere tutti.
- Non so quanto ti conviene che io ti espella dal mio corso. Hai così tanta voglia di ripetere l’anno? - chiese Davies, con aria di sfida.
Zayn si girò verso i suoi amici, in cerca di appoggio.
Le loro facce dicevano “fallo o sei nella merda”.
Il moro sbuffò e si alzò, mettendosi accanto al professore.

- Allora, per questo bel giovanotto ci vuol una bella giulietta. - constatò il professore, sorridente. - Summer, ti offri volontaria? - chiese.
- Io? - domandò Summer, indicandosi e alzando un sopracciglio.

Se c’era una cosa che accomunava Zayn e Sam era proprio il pensiero sull’amore.
Per loro era semplicemente un’invenzione di qualche disperato in cerca di attenzioni, troppo debole e esageratamente sognatore.
Che poi Sam odiava pure le favole che le raccontava la mamma prima di andare a dormire.
Odiava quei principi azzurri perfettini che si presentavo in sella a un cavallo bianco con il loro sorriso smagliante, finti più della favola stessa, aveva sempre preferito il cattivo.
Il moro ridacchiò vedendo la sua faccia.

- Non credo ci siano altre Summer. - chiarì il professore. - andiamo sono stato adolescente anche io, un bacio in più non vi cambia la vita, e poi qui si sta solo recitando. - disse prendo Sam per il braccio e avvicinandola a Zayn.
Il moro la guardò.
Alla fin fine l’aspetto delle principessa Sam ce l’aveva, perché Giulietta era un principessa giusto?
Tutte quelle storielle intrecciate mettevano in gran confusione il moro, che decise di non pensarci troppo, concentrandosi su Summer.

- Che devo fare? - chiese la ragazza a denti stretti, fulminando il ragazzo che rideva divertito.
-
Devi semplicemente distenderti su quel lettino e far finta di essere morta. - disse il prof, pacatamente.
- Che allegria. - commentò la ragazza distendendosi sul lettino da infermeria, facendo ridere tutti, persino il professore.
- Bene, allora, tu sei disperato perché lei è morta. - spiegò il professore. - leggi fin qui e poi la baci e stai attento che te la faccio rifare finché non va bene.
Zayn sbuffò e prese il libricino dalle mani del professore.
Summer chiuse gli occhi, cercando di non pensare al pasticcio in cui il professore la stava mettendo.
Chissà cosa avrebbe detto Derek…

- Occhi, guardatela per…
- Stop, stop, stop! - urlò il professore, scuotendo la testa a tal punto da far riaprire gli occhi alla bionda. - devi avere intensità! Figliolo stai per suicidarti, e poi non stare così lontano da lei, accarezzala, guardala, tua la ami!
- Oh santo cielo, Zayn e Summer che si amano, che stregoneria è mai questa? - chiese Louis, facendo ridere tutti.
Davies ignorò i commenti e fece cenno a Zayn di continuare.
Il moro fece un respiro profondo e di avvicinò al lettino. Decise di impegnarsi, altrimenti non ne sarebbe uscito più.
Richiamò a se tutte le sue doti recitative e guardò Summer, distesa sul lettino, con tutti i capelli biondi sparsi sulla fodera, la pelle diafana, la fronte contratta per il nervosismo, le labbra sottili e rosee, le palpebre che nascondevano quei suoi occhi celesti che lui ormai conosceva bene.
Era davvero molto bella.
In quel momento le ricordava quando da piccola si addormentava sul suo letto, quando le loro mamme rimaneva a parlare in cucina fino a tardi.
Il suo viso era sempre lo stesso, magari un po’ più teso, rovinato dalla crescita.
Perché Zayn aveva sempre pensato che da bambini si è più belli che in qualsiasi altro momento della vita, senza pensieri.

- Col tuo tempo. - lo risvegliò Harry, burbero, facendo nuovamente ridere tutti.
- Styles lascialo stare, si sta calando nella parte. - rimproverò il riccio Davies. - ti risulta che Bred Pitt faccia la scena perfetta al primo ciak?
Zayn sospirò un’altra volta, cercando di concentrarsi.
- Occhi, guardatela per l’ultima volta. - iniziò, posando i polpastrelli sugli occhi chiusi di lei. - Braccia prendete il vostro ultimo abbraccio. - sta volta le accarezzò le guance, per poi sedersi sul lettino, accanto a lei. - E voi labbra, voi che siete la porta del respiro, suggellate con un puro bacio il contratto con la morte che tutto rapisce.
Un altro sospiro uscì dalle labbra carnose del moro. Aveva ancora la mano sulla guancia di lei, sentiva l’arteria del collo pulsare al ritmo del suo cuore, velocemente.
Il ragazzo appoggiò la fronte su quella di lei, socchiuse gli occhi, sospirò nuovamente, per poi baciarla.
Era strano quello che provarono, piacere forse?
No, era impossibile.
Erano già tre secondi che si baciavano e il professore ancora non aveva dato lo stop.
Zayn pensò che avrebbe dovuto aspettare, altrimenti gliel’avrebbe fatto rifare, o semplicemente non aveva voglia di staccarsi da quelle labbra.
Erano così morbide, e sapevano di fragola.
Con un gesto quasi automatico il moro appoggiò la lingua sulle morbide labbra di lei.
Summer non sapeva perché, ma dischiuse le bocca per far combaciare le loro lingue.
Cosa stavano facendo? Non lo sapevano.
Perché lo stavano facendo? Non sapevano neanche quello, sapevano soltanto che quello non era un semplice bacio, né per lui né per lei.
Summer assaporò le sue labbra.
Strinse le mani sul lettino. Sentiva una scossa che le attraversava tutta la spina dorsale, vertebra per vertebra.
Come faceva a interpretare una morta se stava provando milioni di emozioni in cinque secondi?
Le morte non provano sentimenti, ma un bacio così l’avrebbe fatta risvegliare da qualsiasi tipo di malore.

- Stop! Bravissimi, bravissimi! Avete mai pensato di fare il musical della scuola? - chiese il professore, con gli occhi illuminati.
Davies prese ad applaudire e così fecero anche i loro compagni, ancora sconcertati.
Non se n’erano accorti solo loro di essere andati troppo in là.
I loro compagni li guardavano sbalorditi, Summer era diventata viola dalla vergogna e Zayn, beh, lui si limitava a guardare il vuoto con espressione indecifrabile.
 
“Dobbiamo parlare.”
Questo diceva il messaggio che Derek aveva inviato alla bionda pochi minuti prima.
Summer sapeva di cosa il suo ragazzo voleva parlargli.
Era a casa ormai, e si stava preparando per vedersi con i suoi amici, ma a quanto pareva doveva prima “parlare” con il suo fidanzato.
Sapeva che Derek era furioso.
Avrebbe potuto aver fatto quella scena con chiunque, perfino con Harry, ma Zayn andava oltre la sopportazione di Derek. Si erano sempre odiati, erano sempre stati rivali e Malik aveva sempre vinto e questo mandava in bestia Hill.
Summer sospirò. Sapeva che le aspettava una litigata e questa volta non sapeva come sarebbe andata a finire.
Odiava litigare
Le notizie giravano troppo velocemente in quel fottuto college, e chissà cosa era arrivato all’orecchio di Derek. Lì ognuno raccontava la sua versione della storia, e ognuno ci aggiungeva un dettaglio.
Avrebbero anche potuto dirgli che avevano scopato su quel lettino sotto gli occhi del professore.
Ma c’era una cosa che la bionda doveva ammettere, quello non era stato solo un bacio stampo.
Summer aveva permesso al moro di entrare nella sua bocca e non sapeva nemmeno lei perché, ma questo non poteva dirlo al suo ragazzo, altrimenti sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale.
Una scuola divisa fra giocatori di football e giocatori di hockey, un casino colossale.
La bionda non poteva permetterlo.
 
Mezz’ora dopo camminava verso casa di Derek, per parlargli.
Era molto agitata. Non voleva che i due rivali tornassero tali. Con il fidanzamento tra Derek e Summer la situazione a scuola si era calmata notevolmente, non c’erano più liti o risse ed era fiera di questo, ma allo stesso tempo si sentiva quella in mezzo, nella soglia tra l’uno e l’altro.
La sua scuola era sempre stata divisa. Le due squadre venivano sostenute in ugual modo dai tifosi, ma quando si parlava di amicizie, si doveva scegliere, o l’uno o l’altro.
La bionda era l’unica eccezione alla regola.
“Ritardo un po’. S.”
Inviò il messaggio a Beverly, entrò nell’atrio del palazzo dove abitava Derek e si fermò alla Reception.

- Ciao Steve, puoi dire a Derek che sono arrivata? - chiese Summer all’uomo sulla quarantina seduto dietro il bancone.
- Certo signorina, solo un secondo. - sorrise l’uomo digitando il numero di casa del ragazzo. - signor Hill c’è qui Summer, la faccio salire? - la bionda non sentì la risposta, vide solo Steve annuire e indicargli l’ascensore.
Lei ci salì e respirò profondamente.
Le porte si aprirono.

- Derek? - chiese la bionda entrando in casa.
- Ciao. - sentì dire lei, da una voce fredda.
Il ragazzo era disteso sul divano, con una bottiglia di birra in mano.
Beveva sempre quando era incazzato.

- Quali stupidaggini ti hanno raccontano? - chiese Summer, mettendosi davanti a lui.
- Non credo siano stupidaggini. - farfugliò lui.
- Non essere ridicolo, è stato il professore a chiedercelo. - sbuffò la bionda.
- A chiederti di ficcare la lingua nella sua bocca? - sbraitò Derek alzandosi e mettendosi davanti alla bionda.
- Era un semplice bacio stampo, non credere a tutte le cazzate che ti raccontano! - alzò la voce anche lei, ma doveva ammettere una cosa, quando Derek si arrabbiava in quel modo la spaventava, soprattutto dopo aver bevuto.
- Chi me ne dà la certezza? L’unica cosa che avevo avuto solo io e lui no eri tu e adesso non mi resta nemmeno quello! - urlò Derek.
- Bene, quindi io sono solo un trofeo, giusto? Sai che ti dico Derek, vai a farti fottere, non mi interessa un cazzo se tu non mi credi, io me ne vado! - disse Summer gelida.
Il quel preciso momento, Derek sembrò essersi reso conto di ciò che aveva detto.
- Summer aspetta, non intendevo questo. - cercò di fermarla il ragazzo, ma lei era già entrata nell’ascensore.
- Vaffanculo Hill e lavati, puzzi di birra. - gli disse la ragazza, mostrandogli il suo sorrisetto strafottente.
Le porte dell’ascensore si chiusero e Summer scoppiò a piangere.Non sapeva perché lo faceva, ma dopo un anno, si era affezionata molto a Derek e si sentiva terribilmente in colpa per avergli mentito.“Era un semplice bacio a stampo.”Quante bugie.“L’unica cosa che avevo avuto solo io e lui no eri tu.”No, non era vero neanche questo.Quante cose che Derek non sapeva, quante cose che solo lei e Zayn sapevano.Doveva assolutamente parlare col moro.Doveva aggiungere un altro segreto alla loro lunga lista.

 

Spazio Autrice:
Buona sera ragazzi:) Spero che il capitolo vi sia piaciuto ed in caso contrario vi invito a farmi notare cosa non va secondo voi:)
Mi piacerebbe ricevere le vostre recensioni, buone o cattive che siano, anche perchè se nessuno leggere la storia non ha senso scriverla.
Inoltre volevo scusarmi nel caso ci siano errori di battitura, ma ormai conosco il capitolo alla perfezione e leggo meccanicamente quindi non me ne rendo conto.
Smetto di stressarvi, ciaooo:).

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Capitolo 4
*** Another secret. ***




 

3. Another secret.
 
E tu stai cantando la canzone
Pensando che questa è la vita
E ti svegli in mattinata
E i tuoi capelli hanno un volume doppio rispetto al solito
Dove andrai? dove andrai? dove dormirai stanotte?
Amy MacDonald. This is the Life.
 

- Dice Summer che ritarda.- esclamò Beverly, osservando il telefono.
- E quando mai.- rise Liam, chiudendo lo sportello dell’auto.
Erano lì tutti ormai, eccetto Summer ovviamente.
Quel posto era il “loro posto” da quasi 10 anni.
Era una serra abbandonata, l’avevano scoperta Liam e Zayn a 8 anni, andando in giro con le biciclette, e poi ci avevano portato i ragazzi.
Era molto grande, completamente recintata da un alto muro di cemento, peccato che il catenaccio del cancello fosse completamente frantumato.
I ragazzi non avevano mai visto nessuno lì intorno, era sempre deserto.
All’interno era stupendo, c’era un grande giardino pieno di alberi e una specie di capanno completamente a vetri, dove una volta c’erano molti fiori, e qualche gabbia dove c’erano gli animali.
Lì ci avevano passato quasi tutti i pomeriggi fino ad allora, e si erano sempre divertiti.
Nel capanno tenevano delle tende e dei sacco a pelo, così quando qualcuno aveva bisogno di stare un po’ più di tempo con gli altri, dormivano lì, facendosi compagnia per tutta la notte.
Era difficile trovare dei veri amici in quell’ambiente così brutto, senza valori, senza niente.
Perché chi dice che avere soldi vuol dire essere felici, si sbaglia di grosso.
Spesso i ragazzi avevano desiderato avere una vita normale, felice.
I soldi non comprano la gioia.
Ma non erano soli, e questo lo sapevano.
Tutti erano disponibili ad ascoltarsi l’un l’altro, e non c’è miglior sensazione del sapere che qualcuno è lì per te.

- Secondo te è per il fatto del bacio?- chiese Candys a Beverly.
La mora alzò le spalle pensierosa.
- Sono sicuro che l’avrà saputo.- puntualizzò Louis.
- Già, spero soltanto che non si sia arrabbiato molto.- disse Candys preoccupata.
- Giuro che se la tocca gli stacco le palle.- sussurrò Niall, a denti stretti.
Il biondino era il ragazzo più dolce del mondo, ma se toccavi le persone a cui voleva bene, diventava tutt’altra persona.
- Non credo sia così coglione da farle qualcosa, sa che scatenerebbe un casino.- disse Zayn soffiando fuori dalla bocca il fumo, appoggiato al muretto della serra.
Erano ancora tutti fuori, di fronte al cancello.
- Zayn ha ragione, dovete stare tranquilli.- disse Harry, avvicinandosi al cancello.- adesso entriamo, non ha senso aspettare qui fuori.
Tutti seguirono il riccio nella serra e iniziarono a sistemarsi.
I ragazzi accesero il fuoco e le ragazze sistemarono le coperte e il cibo che avevano portato.
Si preparavano a passare un altro pomeriggio insieme, anche se non riuscivano a rilassarsi.
Temevano tutti quello che sarebbe potuto succedere a Sam, persino Zayn era preoccupato.

- Wow, mangiate senza di me? Begli amici.- rise Summer, vedendo i ragazzi intorno al fuoco.
- Sam, tutto apposto?- chiese Liam per primo, alzandosi.
In meno di due secondi tutti accerchiavano Summer, come per accertarsi che non avesse nemmeno un graffio. Tutti tranne Zayn, ovviamente.
Iniziarono a bombardarla di domande, e alla bionda iniziò a girare la testa.

- Ragazzi smettetela, sto bene. Per una volta ammiro Malik che sta seduto lì a non fare niente, anche se mi rendo conto che non gliene fotte un cazzo.- rise ancora la ragazza.
Zayn alzò le spalle, e continuò a guardare il fuoco, bevendo la sua birra.
- Che è successo?- chiese Candys, facendo segno alla bionda di sedersi accanto a lei e Liam.
- Oh em, non ho molta voglia di parlarne adesso.
- È giusto, dategli un po’ di tregua.-  sorrise Harry.
I ragazzi diedero un’altra occhiata a Summer e poi iniziarono a parlare normalmente, cercando di non fargli troppe domande.
La ragazza punto i suoi occhi celesti su Zayn, che fece lo stesso, ma la dovevano smettere di mandarsi occhiate, altrimenti gli altri se ne sarebbero accorti.
Summer distolse lo sguardo e prese il cellulare.
Dobbiamo parlare, il prima possibile!
Inviò il messaggio.
Dieci secondi dopo, la tasca del moro vibrò.
Dove?
Summer lesse il messaggio.
Mia madre è a Birmingham.
D’accordo, vengo con la moto.
La bionda annuì osservando il fuoco, sperando che Zayn l’avesse notato e si, l’aveva fatto.

- Che facciamo?- chiese Niall improvvisamente, prendendo una manciata di patatine.
- Biondino, hai portato la chitarra?- chiese Beverly.
Sapeva che la musica rilassava l’amica, ed era ciò che serviva in quel momento.
I ragazzi scrivevano insieme canzoni da qualche anno, e si divertivano molto, forse era per questo che le canzoni venivano bene.

- Certo.- rispose Niall e si alzò.
Entrò nel capanno e prese Lessy.
Si era strano, ma lui la sua chitarra la chiamava Lessy da ormai 10 anni, e non aveva intenzione di smettere, nonostante sembrasse uno psicopatico.
Horan si sedette al suo posto e prese a muovere lentamente le dita sulla chitarra.

- I'm broken, do you hear me?- iniziò Liam.
Summer sorrise e appoggiò la testa sulla spalla dell’amico, facendosi cullare dalla sua voce.
Liam aveva sempre avuto il potere di calmarla, soprattutto mentre cantava.
Lui era il fratello maggiore che lei non aveva mai avuto.
Lei era la sorella minore che lui non aveva mai avuto.
A Summer piaceva raccontare che l’aveva vista nascere.
Era fuori dalla sala parto con sua madre, mentre Sam nasceva, era lì, eccitato come se stesse nascendo la sua sorellina.
Il piccolo Liam, a quasi due anni, era stato il primo a prenderla in braccio dopo sua madre.
Era stato quel piccoletto a scegliere il nome della bambina.
Guarda Marie, ha un ciuffetto biondo come un raggio di sole ed è nata in estate, chiamala Summer, è un bel nome!
Questo era quello che il bimbo aveva urlato alla madre di Sam, entusiasta più che mai.
Marie non riuscì a dire di no, e così acconsentì, anche perché pure lei adorava quel nome.
E da allora, Liam non sen era mai andato.
Era sempre rimasto lì con lei, ad aiutarla, a sostenerla, cosa che non aveva mai fatto suo padre.
A entrambi mancava la figura paterna, per questo si capivano bene.
Dopo Liam prese a cantare il ricciolino.
Ognuna delle voci dei ragazzi trasmetteva qualcosa a Sam, un’emozione diversa.
Se Liam gli trasmetteva calma, Harry gli trasmetteva fiducia, un qualcosa a cui appoggiarti.
La voce di Niall, come il suo faccino da angioletto, trasmetteva dolcezza.
Quella di Louis, felicità, gioia, voglia di vivere.
E poi c’era Zayn. Summer non sapeva cosa lui gli faceva provare, sapeva solo che gli faceva venire i brividi.
Quando sentiva quella voce roca, gli veniva la pelle d’oca e non sapeva nemmeno perché ma doveva ammetterlo, Zayn cantava benissimo, come gli altri, d’altronde.

- Mi cantate Last First Kiss?- chiese Candys sorridente, appoggiandosi alla spalla di Zayn.
Il moro diceva che Candys e Beverly erano gli unici esseri femminili con cui poteva essere amico, infatti Summer non era un’amica.
Nessuno aveva mai capito cos’erano realmente, la maggior parte credeva che si odiassero, alcuni sostenevano che si amassero ma che avessero paura dei loro sentimenti, la verità era che nemmeno loro lo sapevano.
Insomma, su quei due se ne dicevano tante, ma sia la bionda che il moro rimanevano inflessibili di fronte ai pettegolezzi.
I ragazzi continuarono a cantare qualche canzone e a parlare fra loro, evitando scrupolosamente l’argomento “Derek”, finché Niall non annunciò che aveva fame.

- Scusate, ma sta sera mia madre vuole che torno presto perché vengono a cena parenti che io non ho mai visto.- sbuffò il biondino.
- Che palle, mi annoio per te.- rise Beverly.
- In effetti è tardi, forse è meglio che andiamo a casa.- disse Summer.
- Ma come? Tua madre è a Birmingham e tu voi tornare a casa?- rise Louis.
- È stata una giornata piuttosto em.. difficile.- disse la ragazza.
- Vuoi che ti accompagni?- chiese Liam, premuroso.
- Tranquillo Payne.- sorrise la ragazza, alzandosi.
Lei e Niall salutarono tutti e uscirono insieme.
- Ehi Lawrence, lo sai che se hai bisogno di parlare potrei anche decidere di rispondere al cellulare durante la cena di famiglia e rischiare la testa?- chiese Niall, appoggiandosi allo sportello di Summer.
- Lo so Horan, grazie.- disse lei, baciandogli la guancia.
Niall chiuse la portiera e sorrise a Sam, che lo salutò con la mano.
La ragazza mise in moto la Mercedes e partì verso la sua villa.
Guardava distrattamente la strada, pensava soltanto al suo discorso con Zayn.
Cosa doveva dirgli?
In quel momenti si chiedeva anche perché gli avesse chiesto di parlare.
Sbuffò e parcheggiò nel vialetto.
Aprì il grande portone ed entrò in casa.
La testa le scoppiava, e i piedi le facevano male. Così si cacciò i tacchi e si buttò sul divano.
Due minuti dopo, il rombo di un motore annunciò l’arrivo del moro e il campanello suonò.

- È aperto. - urlò Sam.
- Sai che una signorina come te non dovrebbe lasciare aperta la porta a quest’ora? Ci sono molti mal intenzionati in giro. - rise Zayn, entrando nel grande salone.
- Uno dei tanti è appena entrato. - sbuffò la ragazza.
- Mentre ti mettevo la lingua in bocca, non mi sembravi molto dispiaciuta delle mie cattive intenzioni. - rise il ragazzo.
- Stammi a sentire Malik, se qualcosa esce dalla tua fottutissima bocca morirai entro un decimo di secondo, sono stata abbastanza chiara? - disse la ragazza, alzandosi dal divano e puntandogli un dito contro.
- Che succede bionda? Non hai più tutto sotto controllo? - la prese in giro il ragazzo.
- Non sfottermi, non ti conviene. - sussurrò a denti stretti Summer.
- Oppure non conviene a te. - il ragazzo sorrise strafottente.
- Siamo sulla stessa barca, se parli io mi gioco la reputazione e l’amicizia, e tu ti giochi l’amicizia. Ho più da perdere io, ma ci perdi anche tu. - disse la ragazza.
- Non parli soltanto del bacio, non è vero Lawrence?
- Ti conosco, sei così stupido da farti scappare tutto.
- Dammi ancora dello stupido e non so se mi interesserà che sei una ragazza. - ringhiò Zayn, minaccioso.
- Smettila di fare l’orgoglioso, e per una fottuta volta predi qualcosa seriamente! Non stiamo parlando soltanto delle risse a scuola o cose del genere e tu lo sai. - disse Sam.
- Non ho paura di quel coglione del tuo ragazzo. - sbuffò Zayn.
- Qui non si parla di paura, vuoi tornare a qualche anno fa? Vuoi rischiare di nuovo l’espulsione? - chiese Summer.
Zayn scosse la testa alle parole della bionda.
- Smettila con queste cazzate. - sbuffò il moro.
- Non sono cazzate Zayn! Per una volta dammi retta! - urlò Summer.
- È stato solo un bacio porca troia, e per di più ce l’ha chiesto il professore, il tuo ragazzo è così coglione da non capirlo? - alzò la voce anche Zayn.
- Sai che lui ti odia, quando l’ha saputo è uscito fuori di testa.
- Puoi anche dirgli che l’odio è reciproco. - sbuffò il moro.
- Malik, una promessa, l’ennesimo segreto. - disse Summer porgendogli la mano.
- L’ennesimo segreto, Lawrence. - rispose Zayn, stringendola.




 




 

Spazio Autrice:
Ciaoo Bellee<3
Siamo al terzo capitolo e già si viene a conoscenza di determinati segreti tra Sam e Zayn...
Insomma, ci sono tante cose da scoprire ma non voglio aticiparvi nulla.
Questo è più un capitolo di passaggio, nel prossimo si verrano a sapere molti aspetti personali dei personaggi.
Il prossimo capitolo è già pronto e non vedo l'ora di farvelo leggere in quanto ci tengo molto, quindi più sarete a recensire prima posterò il seguito.
Ringrazio comunque tutte le persone che seguono la storia, spero di sentire presto il vostro parere.
Angelica xx<3

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Capitolo 5
*** Up all night. ***





ATTENZIONE:
Ragazze dovete scusarmi tanto, ma stupidamente ho saltato un capitolo molto importante per la storia. Ho cancellato i due che avevo già postato ma li rimetterò presto.
Scusate ancora!


4. Up all night.
 
Non ti importa del tavolo che si sta rompendo
Vogliamo solo farci una risata
Fe-fe-festa tutta la notte
Sto pensando solo alla ragazza che vedo
Spero voglia ricambiare il mio bacio.
One Direction. Up all night.
 
 
L’allenamento di football era appena finito e i ragazzi, stanchi, si strascinarono negli spogliatoi per lavarsi e rivestirsi.
Il football era per loro una grande valvola di sfogo, e lo adoravano, anche perché, la maggior parte delle volte, avevano scampato la bocciatura grazie al coach.
- Come è andata la cena di ieri sera, Horan? - chiese Harry, appena uscito dalla doccia, passandosi un asciugamano tra i ricci.
- Una palla. - commentò Niall.
- Liam, tu sai perché oggi Sam non è venuta a scuola? - chiese Lou, tra il preoccupato e il curioso.
- Non lo so, so soltanto che a pranzo Hill non smetteva di guardarci male. - rispose Liam.
- Quel coglione vuole guai. - sentenziò Zayn, a denti stretti.
- Non fare cazzate Malik. - lo ammonì Niall.
- Porca troia, è troppo paranoico e già mi sta sul cazzo, se poi si mette pure a guardarmi male mi girano le palle. - sbuffò Zayn. - che poi quell’altro stronzo del professore mi ha costretto a baciare Summer.
- Smettila Zayn, abbiamo visto tutti come ridacchiavi. - scosse la testa Harry. - e poi Summer è bellissima, e se non la conoscessi da una vita, ci avrei già provato. - rise il riccio.
- Ammettetelo che tutti ci avete fatto un pensierino. - rise sta volta Louis. - Insomma, solo Liam non ha si è fatto un bel viaggio mentale su di lei soltanto perché l’ha già vista nuda.
- Louis smettila. - rise Liam, insieme agli altri. - avevamo sì e no 3 anni. - si difese.
- Comunque sia, se mi provoca, io a quello gli spacco il naso. - sentenziò Zayn, prendendo la sacca e uscendo dallo spogliatoio, seguito dai suoi amici.
Non fecero nemmeno tre passi, che quattro figure a braccia conserte si misero davanti a loro.
- Malik. - salutò Derek a denti stretti, con odio, il moro.
- Hill. - sputò il moro, guardandolo con disprezzo. - vedo che ti sei fatto accompagnare dai tuoi amici, avevi troppa paura di venire da solo? - ridacchiò Zayn, con l’appoggio dei suoi amici.
Un tipo enorme dietro Derek sbuffò pesantemente, come fosse un toro.
- Sono una persona civile, a differenza tua, Malik, ma tutta la mia clemenza sfumerà se vengo a sapere che l’hai toccata con un solo dito, mi hai capito? - disse Derek.
Zayn rise, se si poteva, anche più forte di prima.
- Derek, Derek, Derek, la tua paura mi lusinga. Sta tranquillo, quando succederà sarà perché l’ha voluto lei. Sappiamo come va a finire tra me e le ragazze. - Zayn riservò a Derek quel sorriso strafottente che tanto dava sui nervi.
- La convinzione ti fotte Malik. Ormai non hai capito che non è una di quelle puttanelle che ti porti a letto? Stai nei tuoi standard, lei è troppo in alto per te. - disse Derek, voltandosi per andarsene.
- Ti prego, è già caduta abbastanza in basso quando si è messa con te. - Zayn rise, ma Derek non gli diede retta e continuò per la sua strada.
- Pff, Hill è convinto di spaventarmi. - rise Zayn.
- Zayn, cosa intendevi con “quando succederà”? - chiese Liam.
Quando si parlava di Summer, diventava iperprotettivo.
Il bene che gli voleva era difficile da descrivere.
Era come una sorella, la sua sorellina.
Piaceva e Liam il pensiero di essere per lei non solo come un fratello, ma anche il suo unico punto di riferimento.
Sam non aveva un buon rapporto con sua madre, e aveva viso suo padre si e no tre volte.
- Ti prego Payne non scassare le palle anche tu, era solo per dire. - sbuffò il moro.
 
- Buongiorno! - urlarono due voci all’unisono, disturbando il sonno di Summer.
La ragazza aprì lentamente gli occhi azzurri, focalizzando le sagome di Liam e Louis.
- Porca puttana, sapete quanto odio essere svegliata! - disse Sam, mettendosi un cuscino sulla testa.
- Bonjoure finesse. - rise Liam, sedendosi sul letto dell’amica.
- Tesoro non vorrei contraddirti, ma sono circa le quattro e mezzo del pomeriggio. - la prese in giro Lou, togliendogli il cuscino dalla testa.
Tomlinson la chiamava tesoro da quando avevano più o meno sei anni.
Non era nella stessa situazione di Liam, Lou aveva quattro sorelle minori, ma Sam aveva una strana qualità.
O la odiavi immensamente, o la amavi immensamente.
- Non mi interessa. - sbuffò la ragazza, contrariata.
Non sapeva perché, ma era riuscita a prendere sonno alle sette del mattino.
- Vuoi restare a letto per il resto della tua vita? - sbuffò Liam.
- Dai Lì, ho sonno. - si lamentò Sam.
- Come fai a dormire così tanto solo tu lo sai. - rise Louis. - comunque gli altri stanno arrivando, ti conviene almeno lavarti, ameno ché tu non voglia presentarti così alla festa.
- Festa? Quale festa? Giuro che vi strangolo! - urlò la ragazza, improvvisamente sveglia.
- È stata un’idea di Harry, voleva distrarti un po’. - cercò di giustificarsi Liam, parandosi col cuscino, pronto alla sfuriata dell’amica.
Summer chiuse gli occhi e respirò profondamente.
- Chi ci sarà? - chiese poi, mettendosi a sedere.
- Sta tranquilla tesoro, niente giocatori di hockey. - Lou sorrise e le mise un braccio intorno alla spalla.
- Adesso uscite, così mi cambio.
- Ti aspettiamo in salone. - disse Liam alzandosi, seguito dall’amico.
- A proposito, fate un’altra volta qualcosa senza il mio consenso, e vi stacco le palle!
 
Erano le nove e mezzo della sera e già la casa di Sam brulicava di gente, alcol, cibo e magari un po’ di droga, dato che Zayn era in giro.
Lei aveva deciso di riprendersi e distrarsi, come aveva suggerito Harry.
Era stufa di star male per lui, ma soprattutto, era stufa di essere preoccupata per i suoi amici e per tutte le litigate che magari ci sarebbero state a scuola.
Aveva deciso di fregarsene di tutto.
Aveva deciso di pensare a se stessa.
Indossava un vestito corto, con la parte inferiore di tulle, senza spalline, delle decolté nere e una cintura di pelle rosa che le fasciava la vita.
Aveva sciolto i suoi capelli lunghi e ondulati, e si era truccata leggermente.
Beverly invece indossava un vestito bianco di pizzo e delle scarpe dello stesso colore, Candys vestiva un vestitino morbido color rosa chiaro fermato alla vita da una sottile cintura nera.
B e C avevano deciso di far svagare l’amica, e i ragazzi avevano la stessa intenzione.
Erano stufi di vederla stanca e arrabbiata.
- S adesso andiamo a ballare, rimorchi un bel ragazzo, lo baci e magari te lo porti in stanza, basta che la smetti con tutta questa depressione. - Beverly urlò, cercando di superare la voce di Kesha che usciva prorompente dallo stereo enorme del salone.
- Per una volta approvo. - commentò Candys, sorridente.
- Ragazzi portateci a ballare. - rise Sam, tornata allegra ed euforica, poggiando il bicchiere sul tavolino.
Il ricciolino prese Sam per la mano e la portò al centro della pista.
Entrambi adoravano ballare, molto più degli altri.
Infatti iniziarono a muoversi vicini, ridendo e facendo commenti su tutti quelli che li circondavano.
- Vado a prendere da bere. - disse Harold al suo orecchio allontanandosi.
Così lei iniziò a muoversi da sola e improvvisamente, si vide intorno tre ragazzi diversi.
Ridacchiò e li guardò, il secondo sembrava il più carino. Aveva i capelli scuri e gli occhi chiari. Era carino, stile Derek, solo che Derek era decisamente più bello.
- Summer. - disse all’orecchio del ragazzo.
- So chi sei. - il ragazzo rise, e le prese la mano destra. - Io sono Brent.
- Piacere Brent. - ridacchiò lei, lasciandogli la mano e appoggiandosi alle sue spalle.
Continuarono a ballare per un paio di minuti, finché il ragazzo non le chiese di uscire un fuori.
Lei annuì e Brent la prese per un braccio trascinandola al piano superiore.
Summer lo fece entrare in camera sua, e poi uscirono in balcone.
Il ragazzo tirò fuori dalla tasca dei jeans un pacco di sigarette e ne porse una a Sam che accettò.
- Dicono in giro che tu e Hill vi siete lasciati. - disse il ragazzo.
Sam aspirò la sigaretta.
- Beh, diciamo che abbiamo litigato. - rispose Summer, appoggiandosi al bacone.
- Quindi al momento sei libera? - chiese Brent, mettendosi accanto a lei.
- Può darsi. - rise lei.
- Oh, ma a me non frega un cazzo. - Brent rise, per poi prendere Sam bruscamente e baciarla.
 
Harry tornò al centro della pista con il bicchiere di punch in mano, ma notò che Summer era occupata. Il riccio sorrise e torno dai suoi amici.
Liam e Niall chiacchieravano sul divano, mentre Zayn pomiciava con una sulla poltrona.
- Ho lasciato Sam sola dieci secondi e già tre ragazzi le giravano intorno. - rise Styles.
Liam e Niall risero insieme a lui, mentre Zayn si staccò due secondi dalla ragazza che baciava.
Non è che gli interessava, era semplicemente ehm... curioso.
- Meglio così, magari si dimentica di quel coglione. - Liam bevve dal suo bicchiere sorridente per la bella notizia.
“Speriamo” pensò Zayn.
- Chi si deve dimenticare? - la voce di Derek entrò nei timpani dei ragazzi.
Harry si girò di scatto, Zayn scansò la mora e le disse di farsi un giro e Liam e Niall si misero subito in piedi.
- Che ci fai qui, Hill? - Niall non era il genere di ragazzo aggressivo, ma quando si trattava dei giocato di hockey, tutto cambiava.
Una dei tre che stava dietro a Derek guardò male Niall.
Improvvisamente la musica si abbassò, arrivò anche Louis e tutti si accerchiarono intorno a loro.
- Sta calmo Horan, non sono di cazzi tuoi che siamo parlando. - rispose Derek.
- Non ti hanno insegnato che non si va alle feste se non si è invitati? - chiese Harry, guardando il ragazzo male.
- Per il momento non mi interessa, voglio sapere dov’è Summer. - disse Hill.
- In questo momento invece, non si sta parlando di cazzi tuoi. - rispose Liam.
- Non mi fotte ciò che dici tu, non è casa tua. - rispose seccato Derek.
- Vengo in questa casa da prima che tu nascessi. - ridacchiò Liam.
- Sti cazzi. - lo prese in giro Derek, ridendo insieme ai suoi amici.
- Non ti conviene ridere se tieni alla tua faccia, coglione. - Zayn sputò quelle parole, stringendo i pugni.
- Coglione lo dici ai tuoi amichetti. - Derek rise di nuovo.
- Qui di coglione vedo solo te e i tuoi amichetti. - rispose prontamente Louis.
- Che succede qui? - Beverly arrivò insieme a Candys, giusto in tempo per evitare la rissa.
- Volevo solo sapere dov’era Summer, e i tuoi amici mi sono saltati addosso. - rispose Derek.
- Ma fai silenzio, coglione. - sbuffò Niall.
- Niall sta calmo. - lo ammonì Candys.
- Derek, Sam è di sopra. - disse Beverly.
- Beverly cazzo! - si lamentò Harry.
Hill sorrise vittorioso e salì le scale.
Aprì la porta della camera di Sam e la vide mentre si baciava con Brent.
- Noto che ci metti poco a dimenticarmi. - Derek ridacchiò, appoggiandosi alla porta.
- Cosa ci fai qui? - chiese Sam.
Non era nervosa, nemmeno sorpresa, forse si aspettava che sarebbe venuto.
- Cosa credi che faccia? - il ragazzo le rispose con un’altra domanda, poi si dedicò a Brent. - E tu, sparisci.
Brent lo ignorò e si voltò verso Sam, come a chiedere a lei.
- Sta tranquillo, ci vediamo giù. - la ragazza sorrise, e di conseguenza anche il ragazzo, che usci lasciandola sola con Derek.


 


Angolo autrice:
Bene, adesso non è più un mistero il fatto che io abbia gravi problemi mentali.
Dovete scusarmi, ma è così:/
Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto e, come ho detto prima, posterò presto gli altri due che avevo già messo.
Un bacio.
Angelica<3

 

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Capitolo 6
*** Monsters. ***





5. Monsters.
 
Sono amica con il mostro
E' sotto il mio letto
Va d'accordo con le voci dentro la mia testa
Stai cercando di salvarmi
Smettila di trattenere il fiato
E tu pensi che io sia pazza.
Eminem ft. Rihanna. The Monsters.
 

- Cosa vuoi, Hill? - chiese la ragazza, non appena Brent fece scattare la porta.
- Quando mi chiami per cognome, mi sembra di parlare con i tuoi amici. - Derek ridacchiò, sedendosi sul letto.
- Non credo di averti invitato a sedere. - Sam sbuffò. Era ancora sul balcone.
- Oh andiamo S, non fare la dura. - il ragazzo si alzò dal letto e si avvicinò a lei.
Sam lo guardava male, con le braccia incrociate al petto.
- Sei arrabbiata con me, principessa?
- Non chiamarmi principessa, idiota. - Sam, gli voltò le spalle.
- Senti, mi dispiace per quello che ho detto ieri. - Derek si appoggiò alla ringhiera del balcone, accanto a Summer.
- Ci mancherebbe.
Derek sorrise.
- Non sei un trofeo per me, ero arrabbiato e ubbriaco, non mi interessa ciò che dicono in giro, non mi interessa di Zayn. Io ti credo e mi sono reso conto di quanto sono stato stupido. - il ragazzo guardò gli occhi azzurri di Sam, cercando di non caderci dentro. Sembravano lontani e profondi, quasi irraggiungibili.
La ragazza ridacchio. Era strano sentir dire da Derek “Zayn”.
In diciotto anni l’aveva sempre chiamato Malik.

- Concordo sul fatto che sei uno stupido.
Summer regalò a Derek uno di quei sorrisi che a lui piacevano tanto.
- Ti ringrazio, principessa. - il ragazzo si chinò e la baciò
- Adesso chi lo racconta ai ragazzi, erano così contenti. - scherzò Sam.
- Beh, lasciò a te quest’onore, io devo andare. - disse Hill, baciando la testa di Summer.- ti passo a prendere domani.
La bionda sorrise e annuì, accompagnando Derek.
Quando arrivarono alle scale, nuovamente tutti si bloccarono, guardandoli. Summer cercò di non farci caso, e tirò dritto fino alla porta, finché non salutò Derek con un bacio, poi ritornò dai suoi amici.

- Mi sembra di capire che avete fatto pace. - Candys sorrise, in opposizione a tutte le facce incazzate.
Liam sbuffò, e andò in cucina. Sam lo seguì.
- Che ti prende? - chiese la bionda.
- Niente. Tanto a te non interessa ciò che dico io. - sbuffò Liam, bevendo da un bicchiere.
- Liam porca troia, cosa c’è?
- Non c’è niente Summer, non c’è un cazzo. - Liam urlò, non lo faceva mai, soprattutto con lei, e non la chiamava Summer da anni, le si rivolgeva in quel modo solo quando era arrabbiato.
- Liam… - sussurrò Sam, guardandolo.
Nemmeno un secondo, che si sentì gli occhi lucidi. Payne aveva un grande effetto su di lei.
- Mi fa rabbia, porca puttana! Ti ha praticamente detto che per lui sei soltanto un oggetto, non so quante volte avete litigato, ma tu continui a tornare da lui, continui a sbattere la testa. - Liam era furioso.
- Era ubriaco, e poi, chi ha mai detto che due persone non devono litigare mai? Te lo dico io cosa ti fa arrabbiare Liam. Ti dà fastidio il fatto che per una volta, faccio qualcosa che tu non approvi. - Summer urlò in faccia al ragazzo. Le lacrime erano lì, ma lei non voleva fare uscire.
Sentiva quel dolore alla gola, quello di quando tratteneva il pianto.
- Ma ti senti? - urlò Liam. - ti sembra che non voglio che tu sia felice?
Sam non sapeva cosa rispondere, aveva un nodo alla gola, la voce non usciva.
Liam la guardò, furioso.
Era stanco di vederla triste per quel coglione, era stanco di vederla piangere. Era stanco di tutto.
Il ragazzo gli concesse un altro sguardo, prima di andarsene.

- Porca troia che è successo? - chiese Harry, entrando in cucina.
- Niente, non è successo niente. - sussurrò Summer.
Si chiedeva a che cosa serviva la domanda di Harry, tanto Liam aveva urlato così forte che tutti avevano sentito.
Non sapeva come la voce le uscì, ma uscì. Improvvisamente tutti i suoi amici si affacciarono alla porta, Beverly capì e face andare via tutti.
La sua amica aveva quello sguardo vuoto soltanto quando litigava con Liam.

- S? - chiese Candys, sedendosi a terra, accanto a Sam.
- Non credo di aver fatto nulla di sbagliato.
Il sussurro di Summer fu così lieve, che i ragazzi dovettero avvicinarsi per sentirla.
Zayn la guardò dallo stipite della porta.
Era strana, non piangeva, ma i suoi occhi trasudavano così tanto dolore, che facevano venir voglia a lui di piangere.
Stava male, male com’era stata poche volte.
Era da quelle cose che si rendeva conto quanto Sam poteva voler bene a Liam.
Fu in quel momento che si ricordò di Liam.
Corse fuori da casa di Summer e cercò il suo migliore amico in mezzo alle grandi ville.
Tutti si preoccupavano per la bionda, ma solo lui si rendeva realmente conto che anche Payne stava sicuramente soffrendo quanto lei.

- Liam! - urlò il moro, quando vide l’amico davanti a se, camminare lento per la via.
Corse per raggiungerlo, ma Payne non si fermava.
- Liam. - urlò ancora Zayn, correndogli dietro, col fiatone. - che cazzo hai combinato?
- Un casino, un fottuto casino. – rispose l’amico, in lacrime.

Adesso che anche l’ultimo dei suo amici era uscito di casa, Sam si sentì più tranquilla.
Tutti si erano proposti per restare a dormire con lei, ma la bionda aveva declinato ogni invito.
Aveva bisogno di stare da sola, di soffrire da sola.
Aveva bisogno di svuotarsi da tutto.
Percorse le scale, lentamente, come a volerci pensare centocinquanta mila volte.
Ma non ci riusciva, quella voglia irrefrenabile prendeva sempre il sopravvento su di lei.
Così aprì la porta del bagno e si mise un dito in gola.
Prese a vomitare tutto ciò che aveva nello stomaco.
Vomitava, vomitava e vomitava tutto quello che faceva parte del suo stomaco.
Non sapeva perché lo faceva, non sapeva perché farlo la faceva sentire meglio.
Si guardò allo specchio.
Il volto magro, la pelle chiara, più del solito, quando vomitava, e gli occhi lucidi, arrossati dal pianto.
Come ogni volta, ogni fottuta volta, si ripromise di non farlo mai più, ma già si immaginava di nuovo lì, china sul lavandino a rimettere anche l’anima.
Lo faceva da un po’, sempre più spesso.
Era come dover lottare contro qualcuno di troppo forte, e quando quel qualcuno sei tu stesso, non c’è modo di scappare.
Come ci si nasconde da se stessi?
Non si può.
Non si può scappare dal mostro, se questo mostro alberga dentro di te.
È come vivere in una scatola. Non si scappa.
È come cercare di arrivare al bordo della scatola. È troppo alto.
Quasi le veniva voglia di rivomitare, pensando allo schifo che è a sua vita.
Le borse Praga non servono a niente, la casa a tre piani non seve a niente.
Nessuno serve a niente.
Esiste solo il dolore.
Cos’è la felicità? Niente.
È mancanza di dolore.
È come il buio. Mancanza di luce.
Per questo Sam aveva sempre amato la notte. Di giorno tutto è troppo chiaro. Di notte tutto si distorce, si deforma. Tutti hanno un parte diversa di notte. La recita cambia, è vietata ai deboli di cuore, a chi ha paura.
La paura, invece, cos’è?
È una bolla che esplode nel petto quando le cose vanno male, è quel dolore infondo alla gola che Sam sente quando trattiene il pianto.
È la consapevolezza che adesso, da qualche parte, anche Liam sta soffrendo, le fa scendere le lacrime fino ai piedi.
Non poteva soffrire lei per tutte e due?
 
Zayn aveva riaccompagnato Liam a casa, assicurandosi che si fosse calmato.
Era stravolto, come se un camion l’avesse centrato in pieno petto.
Eppure il moro era riuscito a calmarlo. Era sempre stato indifferente al dolore altrui, ma quando si trattava dei suoi amici, soprattutto di Liam, non poteva far finta di niente, perché soffriva anche lui.
Tornò verso casa di Sam, dove aveva lasciato la moto.
Guardò nelle tasche, cercando le chiavi, erano rimaste a casa di Summer.
Attraversò il vialetto, prendendo la chiave da sotto il grande vaso accanto alla porta. Era da 10 anni che quella chiave era lì, Sam la usava quando usciva di nascosto.
Aprì la porta. C’era un casino e un forte odore di alcol, il moro salì le scale.
Aveva lasciato le chiavi nella stanza della bionda, per paura di perderle.
Vide la porta accostata e la luce spenta, magari stava dormendo.
Prese l’iPhone per farsi luce e cercò le chiavi sul comodino.

- Cosa ci fai qui?
Era Sam quella che aveva parlato, eppure non sembrava la sua voce.
Niente sfumature di sarcasmo, di malizia, semplicemente una voce vuota, o forse troppo piena di dolore. La bionda allungò la mano e accese la lampada sul comodino.
Se la voce di Summer sembrava addolorata, il suo viso cacciava ogni dubbio.
La pelle era diafana, quasi bianca, la faccia scavata, stanca e gli occhi spenti.

- Avevo dimenticato le chiavi della moto. - rispose il moro, sventolando le chiavi.
- Ah.
Sam non sapeva perché, ma sperava in una risposta diversa.
“Volevo sapere come stavi.”
“Mi chiedevo se avevi bisogno di qualcosa.”
Niente, niente di tutto questo.
Alle persone non interessava niente di lei.

- Come stai? - Zayn sembrava aver capito quanto le cose andassero male.
- Non si vede? - la bionda fece una risatina convulsa, che non aveva niente di allegro.
Zayn la guardò. Era bella anche in quel modo, chissà come, ma lo era.
- Liam non vuole che tu soffri, per questo ti ha detto quelle cose. - il moro si sedette ai piedi del letto.
L’azzurro dei suoi occhi splendeva sullo sfondo arrossato dal pianto.
- Ma io sto soffrendo lo stesso.
Ciò che aveva detto Summer sembrava così scontato che Malik quasi provò rabbia per Liam.
Come si poteva trattar male Summer quando era in quelle condizioni?

- Vieni qui. - soffiò la ragazza, appoggiando la sua piccola mano accanto a lei.
Zayn non riuscì a dire di no e si stese accanto a lei.
- Secondo te Zayn, perché soffriamo?
La bionda guardava fissò davanti a se, la sua voce sembrava provenire da un’altra dimensione.
- Perché la vita è una merda. - il moro non riusciva a dare una risposta migliore a quella domanda.
Sam annuì, lentamente.
Zayn prese il pacchetto di sigarette e ne accese una. Fece un tiro, poi la porse a Sam.
La bionda accettò, stringendo la sigaretta tra le labbra rosee, e aspirando il fumo.
Il moro la guardò, mentre buttava fuori la nuvoletta grigiastra.
Adesso, era dannatamente sexy e seducente, era tornata in lei, eppure, quando riporse la sigaretta a Malik, ritornò tutto come prima.

- C’è qualcosa che posso fare per farti smettere di sembrare un fantasma? - chiese Zayn.
Summer rise, questa volta davvero.
- Vedi, ti ho fatto ridere. - il moro sorrise.
- Si Malik, ottimo lavoro.
La bionda si appoggiò alla spalla del moro, sospirando.
Zayn la circondò con un braccio.

- Liam ti vuole bene, domani farete pace.
Zayn e Summer litigavano in continuazione, ma il moro non sapeva perché adesso si sentiva in dovere di aiutarla. La bionda annuì, chiudendo gli occhi.
- Grazie, ciuffo. - sussurrò Sam.
Il moro sorrise al suono della sua voce.
Da piccola, Summer chiamava Zayn ciuffo, per prenderlo in giro e lui, per vendicarsi la chiamava bionda.
Non sapeva perché quel soprannome gli dava tanto fastidio, forse era semplicemente un pretesto per litigare.

- Prego bionda.
Zayn gli accarezzò i capelli, stendendosi meglio.
Era strano, il loro rapporto. Era come se quando c’erano altri in giro, dovessero far finta di odiarsi, ma quando erano soli, tutto cambiava e ripensandoci, forse Sam sapeva cose di lui che nessuno sapeva e viceversa.
Forse i loro amici, quando dicevano che erano simili, non avevano per niente torto.
Era semplicemente un modo per difendersi, d’altronde, erano cresciuti insieme.
Lui, Liam e Sam. Poi era arrivata Beverly, e di conseguenza tutti gli altri.
Adesso stava lì, indifesa, fra le sue braccia, sembrava tornata la bambina di una volta. Quella, che quando era stanca, bastava si stendesse accanto a qualcuno e dormiva.
Summer si concentro sul calore del corpo del ragazzo. Le metteva sicurezza, la faceva sentire meglio.
Poi, il suo profumo, la distraeva perfino dal suo dolore nel petto.
Sembrava dopobarba e un qualche profumo, il tutto mischiato alla sigaretta.
Era perfetto.





 




Angolo autrice:
Partiamo dal presupposto che questa gif mi ha ucciso.
Anyway, questo è uno dei capitoli che ho dovuto eliminare perchè ho sbagliato a postarlo:/
Come vedete iniziamo a scoprire qualcosa di più, soprattutto sulle fragilità di Sam e su Zayn che sente questo "strano" bisogno di aiutarla.
Spero di ricevere qualche recensione su questo capitolo, grazie a tutte voi che seguite la storia.
XX
Angelica<3

 

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Capitolo 7
*** Just friends. ***





6. Just friends.
 
Non sono proprio sicura del modo in cui mi sento a riguardo
C’è qualcosa nel modo in cui ti muovi
Che mi fa sentire come se non potessi vivere senza di te
Mi prende completamente, voglio che rimani qui.
Rihanna. Stay.
 
Il telefono sul comodino vibrò.
- Che cazz…

Sam si alzò dal petto di Zayn, e prese il telefono.
- Pronto? - la sua voce assonnata uscì flebile.
- Tesoro, ti ho svegliato?
La voce di Marie, invece, era più chiara e limpida che mai.
- Si. - rispose brusca la ragazza.
- Volevo solo avvertirti che arrivo per l’ora di pranzo.
- Ok, ci vediamo dopo.
Summer attaccò. Non aveva voglia di parlare con sua madre.
Il loro rapporto non era bello, Sam non si era mai sentita amata realmente da lei, era solo il pretesto per ricevere i soldi da suo padre.

- Chi era?
Zayn, appena sveglio, sembrava ancora più piccolo di quando dormiva.
- Quella rompipalle di mia madre. - rispose la bionda.
- Che ore sono? - chiese ancora il moro.
- Quasi le dieci. - rispose la ragazza, riaccucciandosi su di lui.
- Porca troia, adesso chi la sente a Trisha.
Sam sorrise, Zayn aveva, fin da piccolo, questa strana mania di chiamare i suoi genitori per nome.
- Malik, sciallati.
Sta volta rise Zayn.
- Hai fame? - gli chiese il moro, giocando con una ciocca di capelli.
- Dovrei chiedertelo io, ma si. - rispose la bionda, alzandosi.
Il moro la seguì in cucina.
Sam si sedette sullo sgabello.

- Eri tu quello bravo a cucinare. - si giustificò, la ragazza.
- Non sono l’ospite? - rise il moro.
- Sei un intruso.
La bionda gli fece la linguaccia.
- Ieri non sembrava dispiacerti. - rispose il ragazzo, prendendo dei tost.
- Ti ringrazio per avermi ricordato ieri sera. - sbuffò Summer.
- Scusa, bionda. - rise il moro.
Fecero colazione insieme e poi Zayn disse che doveva andare.
- Ci vediamo alla serra? - chiese Malik, infilandosi la giacca.
- Non lo so. - rispose Sam.
- Dovrai vederlo prima o poi.
- Meglio poi. - rispose la bionda, aprendo il massiccio portone.
Dietro di questo, apparì la figura di Louis.
Aveva la mano a mezz’aria, come se stesse per suonare il campanello.

- Ciao. - disse confuso.
- Ehm, Lou che ci fai qui? - chiese Sam.
- Io volevo soltanto... - cercò di iniziare Louis.
- Comunque, vi lascio a parlare da soli, devo andare. - disse il moro, superando prima Sam e poi Louis.
Salì sulla sua moto e se ne andò.
- Entra. - disse Summer.
Adesso cosa si inventava?
- Cosa sta succedendo qui?
Lou aveva quell’aria da ragazzo che si preoccupa che non gli si addiceva affatto.
- Aveva dimenticato le chiavi della moto. - rispose Summer, sperando che bastasse.
- Certo, e ieri com’è tornato a casa?
- Credo sia tornato con Liam.
- E oggi indossava gli stessi vestiti di ieri?
- Louis, porca troia, è un interrogatorio?
Se c’era una cosa che Summer non sopportava di Lou, era che notava sempre tutto, anche se la bionda sapeva che lo faceva per il suo bene.
Avete presente quel genere di persone che si rendono conto che arrivati a un certo punto non devono più infierire?
Tomlinson non era una di quelle.

- Summer io non so cosa ti sta succedendo, perché stai con Derek per poi litigare con Liam e passare la notte con Zayn? - Tomlinson era strano, forse preoccupato?
Lou non si preoccupava mai di niente, era quel genere di persona che non pensava mai alle conseguenze.
Sam sbuffò.

- Ieri, dopo che siete andati via, è venuto dicendo che aveva dimenticato le chiavi. - la voce di Summer traballò leggermente. - stavo male, avevo bisogno di distrarmi, abbiamo soltanto parlato un po’ e poi ci siamo addormentati.
Louis la guardò con quel suo sguardo penetrante.
- Perché non hai accettato di rimanere con noi?
- In quel momento volevo stare da sola, Zayn è arrivato un’ora dopo.
Lou annuì e l’abbracciò.
Era uno di quegli abbracci che ti scioglieva dentro, che ti faceva capire quanto una persona ti è vicina.

- Grazie Lou. - sibilò Summer, lentamente.
- Per cosa? - rise il ragazzo.
- Per essere qui. - rispose lei, sorridendogli.
- Non c’è di che, tesoro.
I due si sedettero sul divano, e iniziarono a guardare il loro telefilm preferito in dvd, Gossip Girl.
- Andiamo, Serena è una figa assurda. - sospirò Louis.
- Può essere bella quanto vuoi, ma Blair è qualcosa di spettacolare. - rise Sam.
Ogni volta che guardavano quel telefilm, finivano a litigare su chi delle due fosse meglio.
- Secondo me tu assomigli ad entrambe. - rise Lou, mangiando dal suo barattolo di gelato.
- Che intendi? - chiese contrariata Summer.
- Serena è bionda e con gli occhi azzurri, come te, però Blair ha il tuo carattere. - spiegò il ragazzo.
- Quindi mi stai dando della viscida manipolatrice? - chiese Sam, come scioccata.

- No, anche della figa assurda. - rise Louis.
- Fanculo Lou! - urlò la ragazza, lanciandogli un cuscino in testa.
- Era un complimento.
Tomlinson rideva come un ossesso, vedendo la faccia contrariata di Summer.
- Fanculo. - ripeté la ragazza.
- Grazie, tesoro. - rise il ragazzo, scompigliandole i capelli.

Beverly stava cercando di fare storia da almeno due ore, ma non ci riusciva.
Pensava a Sam e a Liam, a Sam che piangeva e a Liam che probabilmente stava steso sul letto fissando il soffitto.
Erano troppo orgogliosi, entrambi, e lei doveva fare qualcosa per riavvicinarli.
Beverly sapeva che bastava un pochino, ma non riusciva a trovare il modo di tirar fuori quel pochino.
Il cellulare sulla scrivania vibrò.
Ho voglia di vederti. Dove sei? H.
Beverly sorrise istintivamente. Gli bastava un messaggio per sgombrarle i pensieri.
Sono a casa, da sola. Ti aspetto. B.
La mora sospirò, dopo un paio di minuti, il campanello suonò.

- Sei veloce. - disse la ragazza, facendo entrare il ricciolino.
- A dire la verità, quando ho inviato il messaggio, stavo già arrivando. - rise Harry, prendendo il viso della ragazza e baciandola.
Il ragazzo chiuse la porta con un piede e spinse la mora sul divano.
Questa storia andava avanti da un po’, e nessuno sapeva niente, neanche Sam o Lou, lo sapevano soltanto loro.
Era strano, si vedevano, andavano a letto insieme e poi tutto tornava come prima.
Amici.
E nient’altro.
Ma era da un po’ di tempo che Beverly sapeva che non era solo sesso, perlomeno per lei.

- Cosa stavi facendo prima che ti interrompessi? - chiese il riccio, stringendosi sotto la coperta.
- Storia. - rispose B.
- Niente di importante, quindi. - disse il ragazzo, baciandogli il collo nudo.
- Harry, cosa facciamo con Liam e Summer? - chiese lei, mettendosi a sedere e coprendosi con la coperta.
- Non lo so. - sbuffò il riccio, mettendosi le mai sulla faccia.
- Non possiamo stare qui a guardare, cazzo. - sbottò Beverly.
Harry si mise a ridere.
- Perché ridi? - chiese lei.
- Niente, è che sei divertente quando ti arrabbi. - sorrise Harold.

Sabato e domenica passarono, lentamente, ma finalmente passarono.
I ragazzi fecero visita a Summer, tutti tranne Liam, ovviamente, e si sentiva così tanto la sua mancanza.

- Buon giorno. - sorrise Marie, vedendo Sam scendere le scale.
- Giorno. - rispose la ragazza, sedendosi al tavolo insieme alla madre.
La colazione era in tavola, come al solito. Sam prese un toast e del succo ai frutti rossi.
- Cosa hai fatto mentre ero via? - chiese la donna.
- Niente di interessante.
- Summer, cos’hai? - chiese Marie.
- Niente di interessante. - ripeté la ragazza, prendendo la borsa e uscendo di casa.
Salì sulla macchina di Derek, che era ferma sul vialetto.
- Giorno principessa. - sorrise il ragazzo, dando un bacio a Sam.
- Ei. - disse la ragazza.
- È successo qualcosa? - chiese Derek, guardando la strada.
Summer odiava questa specie di “dote” che Hill aveva. Riusciva a capire subito quando c’era un problema, non che la faccia cadaverica di Sam mettesse qualche dubbio.
- Liam si è arrabbiato per ieri. - rispose S.
- Ah Payne, ho saputo. - disse il ragazzo.
Lei annuì guardando fuori dal finestrino.
È stano come ti accorgi di essere triste, quando invece di guardare il cielo, guardi la strada.




 


 


Angolo autrice:
No, ok, ditemi che questa gif non è fantastica? AHAHAHHA.
Detto questo, ecco l'altro capitolo che avevo sbagliato a postare e che probabilmente molte di voi hanno già letto, spero che adesso abbia più senso ahahaha.
E' inutile dire che questo - ed anche il prossimo - è un capitolo di passaggio, ma quelli che seguiranno spero che vi piaceranno, perchè a me piacciono un sacco ahahha.
Bene, come al solito, lasciatemi qualche recensione per farmi sapere se la storia vi piace.
Chiunque abbia voglia di chiacchierare con me privatamente per farmi qualche domanda sulla storia mi mandi un messaggio privato in posta.
Grazie a tutte <3

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Capitolo 8
*** Kiss me hard before you go. ***






7. Kiss me hard before you go.
 
Oh mio Dio, lo sento nell’aria
In alto i cavi telefonici sfrigolano come il tuo sguardo
Dolcezza vado a fuoco, lo sento dappertutto
Niente mi fa più paura.
Summertime Sadness. Lana del Rey.
 
Derek e Summer entrarono a scuola, sotto lo sguardo e i sussurri di tutti.
Ormai ci erano abituati, forse fin troppo abituati.
La ragazza si avvicinò al suo armadietto, lentamente, accompagnata dal ragazzo che la guardava stranito; non sapeva che cosa dirle per migliorare le cose.
Sam non aveva voglia di fare niente, tantomeno di studiare.
Alzò la testa per un decimo di secondo dal cellulare e si ritrovò addosso lo sguardo stranito di Liam.
Era come se Payne non avesse mai visto la bionda. Summer si affrettò a spostare lo sguardo su Derek e i suoi amici, che parlavano allegramente. Jason, un compagno di squadra del suo ragazzo, le sorrise.
- Ei piccoletta, tutto bene? – le scompigliò i capelli con la sua manona, grande almeno il doppio della testa della bionda.

Sam si sforzò di sorridere a Jay. Nonostante avesse la stazza di un bufalo, Jason aveva un cuore d’oro; il classico gigante buono.
- Il solito. – sorrise flebilmente. Sapeva che tutti conoscevano gli avvenimenti della sera prima, ma apprezzava sempre l’interessamento di Jay, sapeva che lo faceva per innata voglia di aiutare gli altri.
- So che non sono fatti miei, ma credo che dovreste fare pace. – sorrise, per nulla imbarazzato dalla situazione. Sapeva che Summer aveva bisogno d’aiuto.
- È complicato. – ammise Sam, e questa volta sorrise più convinta, capendo dalle parole del ragazzo che probabilmente il litigio tra lei e Liam sarebbe durato poco e tutti lo sapevano, eccetto loro due.
- Sai che i tuoi amici non mi piacciono, ma non voglio vederti così.
La bionda rise alla schiettezza del ragazzo, scuotendo la testa.
- Grazie Jay, ne terrò conto.

Sulla soglia dell’aula di geografia, l’aspettavano Beverly e Candys con le braccia conserte e le espressioni contratte.
Per i corridoi, Summer aveva ricevuto solo quel tipo di occhiate preoccupate. Possibile che un litigio fra lei e Liam potesse scompigliare una scuola intera?
Tutti lo sapevano e nessuno osava parlarle, all’infuori di pochi.

- Buon giorno. – sorrise Candys, debolmente e timidamente, come se l’amica le incutesse timore, e in effetti era così. Odiava vederla in quello stato, le faceva paura.
- Giorno. – rispose Sam, non trovando nulla di buono da augurare in quella giornata, ma sorrise.
Beverly la guardò sconsolata. Quello non era il sorriso sincero della sua migliore amica.
- Devi venire con noi. – disse la mora, prendendo Sam per un braccio.
- Come se mi steste dando scelta. – ridacchiò la ragazza.
Per i corridoi ormai non c’era più nessuno. Si sentivano solo i passi delle tre, i loro respiri e il tintinnio del bracciale di Summer.
- Lo stanzino del bidello? – chiese stranita la bionda.
Candys alzò le spalle e Beverly la guardò con un’espressione contratta.
- Ho bisogno di parlarti di una cosa seria. – le disse la mora.
Lo sguardo di Beverly spaventò la bionda a tal punto che sentì un brivido lungo la schiena.
Possibile che Beverly sapesse?
Sam fece un respiro profondo cercando di non dimostrarsi agitata, ma confusa.
Entrò dallo spiraglio della porta che l’amica aveva aperto, largo quanto bastava per farla passare, poi B richiuse velocemente la porta.

- Zayn se non mi fare uscire da qui dentro vi ucc…
Liam era davanti a lei. Summer non poté non sentirsi sollevata, ma allo stesso tempo fece un passo indietro.
Era pronta ad affrontarlo?

- Summer…- quasi sussurrò il ragazzo. Gli occhi incastrati in quelli color ghiaccio di lei.
- Liam. – la voce della bionda vacillò e lei non tentò nemmeno di nasconderlo.
Nessuno dei due sapeva da quanto tempo si stavano osservando, non sapevano nemmeno perché.
Liam odiava vederla in quel modo, con gli occhi lucidi e la faccia pallida. Sembrava ancora più delicata del solito.
Payne non era un ragazzo violento, ma avrebbe spaccato la faccia a chiunque l’avrebbe ridotta così. E adesso che era per colpa sua che Summer era in quello stato? Avrebbe voluto picchiare forte la testa contro il muro, fino a convincersi che si era fatto abbastanza male.
Non permetterò che qualcuno ti faccia del male, chiunque sia”.
Stava cercando di mantenere questa promessa, ma non c’era riuscito. Era stato lui stesso a distruggerla.

- Non dovevo parlarti in quel modo. – sussurrò lui.
Sam sorrise debolmente davanti alla sua espressione da bimbo. Poteva un ragazzo grande e grosso fare quella faccia?
- Non dovevo insinuare quelle cose. – disse lei, con le voce di una bambina pronta a piangere.
- Mi dispiace Sam, sono un coglione.
Scosse la testa come se avesse paura che Summer non avesse più voluto saperne di lui.
Davvero aveva così tanta paura di perderla?
La bionda sentì una lacrima scorrerle per la guancia.

- Non piangere per me, non me lo merito. – scosse ancora la testa, mettendosi le mani in faccia.
- Vieni ad abbracciarmi, stupido. – quasi urlò Summer, tra i singhiozzi.
Liam non se lo fece ripetere due volte. Si buttò sulla ragazza col rischio di farla a pezzi per quanto la strinse.
Sam iniziò a piangere ancora di più, appoggiando la testa alla spalla dell’amico.
Si era spaventata di averlo perso, di aver perso il suo fratellone per cosa poi? Per Derek? Ne sarebbe valsa davvero la pena?

- Scusa Sammy, non succederà più.
Anche Liam sembrava sul punto di piangere, ma si contenne e si limitò a ridere insieme all’amica.
- Allora la malsana idea di Malik ha funzionato.
Louis ridacchiò, facendo accorgere ai due amici di aver compagnia.
Tutti erano sulla soglia della porta a godersi la scena sollevati.

- Te l’avevo detto. – disse il moro, fiero di se stesso.
Sam ridacchiò. Solo lui poteva pensare di chiuderli in uno sgabuzzino.
- Siete pazzi. – commentò Liam, asciugando l’ultima lacrima che uscì dagli occhi di Summer.
- Soltanto fantasiosi. – commentò Beverly, avvicinandosi ai due.
Uno dopo l’altro tutti si unirono ai festeggiamenti in un amorevole abbraccio di gruppo.
- Se vi permettete a litigare di nuovo vi uccido. – disse Harry, quasi con tono minaccioso.
Scoppiarono a ridere. Era assurdo come un litigio potesse far stare male tutti.
Era come se si fosse rotto un equilibrio, come se una tessera del puzzle fosse stata smarrita.
Non potevano andare aventi l’uno senza l’antro.

-
Summer sta sera Trisha ci ha invitato a cena, vai a prepararti.
Marie aveva fatto irruzione in camera di Sam senza nemmeno bussare.
In condizioni normali le avrebbe urlato che solitamente si bussa, ma quel giorno era contenta, quindi si limitò ad annuire senza nemmeno alzare la testa dal cellulare.
Sua madre la guardò tristemente. Le dispiaceva avere questo rapporto con sua figlia, ma purtroppo non poteva darle torto.
Alla fine se lo meritava di essere trattata così.
Appena sua madre uscì dalla stanza Sam sbuffò. Non perché non le piacesse andare a casa Malik, ma perché ogni volta che vedeva Trisha e sua madre parlare allegramente le veniva lo sconforto.
Se solo sapesse.
Si alzò cercando qualcosa da mettere e optò per uno short di jeans nero ed una camicetta bianca.
Dopo un’ora erano già di fronte al cancello di casa Malik.
Zayn aveva una bella casa, forse la più grande tra tutti i suoi amici. Stava su tre piani, c’era la piscina ed accanto una casetta più piccola, dove c’era la stanza di Zayn.
Si, ogni tanto il moro preferiva isolarsi dalla sua famiglia. La solitudine non l’aveva mai spaventato, anzi, amava stare solo e riflettere su se stesso, per conoscersi più affondo.
Era convinto che nessuno si conoscesse realmente.

- Almeno quando siamo a tavola, posa quel telefono. – le disse Marie, camminando verso la il portico il legno scuro.
- Non ti metterò in imbarazzo, sta tranquilla. – rispose Summer, con la sua solita nota di acidità.
Avevano quel brutto rapporto da quando Sam aveva scoperto tutto quello che era arrivata a fare.
Le faceva schifo. Diceva che Trisha era una delle sue migliori amiche e poi la tradiva in quel modo.
Summer non l’avrebbe mai fatto con Beverly, oppure con Candys.
Sam suonò il campanello, mentre sua madre si ravvivava i capelli.

- Buona sera.
Dalla porta sbucò un ciuffo nero e no, non era Zayn.
Yaser Malik era identico a suo figlio, solo con qualche anno in più, che oltre tutto non dimostrava per niente.
Si soffermò un po’ troppo allungo a sorridere a Marie, poi si spostò per farle entrare.

- Allora Sammy, come va? – sorrise l’uomo, accarezzando la testa della bionda.
Summer gli sorrise facendosi abbracciare.
Yaser era un uomo fantastico, sorridente e simpatico, e la cosa più vicina ad un padre che Summer avesse mai avuto.

- Sempre il solito, lo sai. – rispose la bionda, posando la giacca all’entrata della grande casa.
Dalla porta della sala da pranzo venne fuori Trisha con un grembiule così immacolato che si capiva che non aveva toccato cibo ma l’aveva indossato solo per fare scena. A cucinare pensavano le domestiche, non le signore altolocate come lei e sua madre.
Dopo i soliti convenevoli, Trisha invitò Sam a salire per raggiungere Doniya, Waliyha e Safaa nelle camere di sopra.
Summer imboccò le ormai familiari scale in marmo bianco e bussò alla prima porta a destra del terzo piano.

- Avanti. – disse una voce seccata.
Sam sorrise aprendo la porta e ritrovandosi dentro la camera di Doniya, dove le tre sorelle si stavano facendo la manicure.
Summer sorrise ancora di più nel vederle. Sembravano tante fotocopie, solo di diversa grandezza.
Avevano tutte e tre l’espressione corrucciata mentre tentavano di mettersi al meglio lo smalto provvisorio che sicuramente l’indomani sarebbe stato sostituito da una manicure professionale, almeno per Doniya e Waliyha, perché Safaa ancora era una bimba, anche se si arrabbiava quando glielo facevano notare.

- Ah sei tu, pensavo fosse ancora mia madre. – le sorrise Waliyha, facendole spazio per sedersi sul grande letto della sorella.
- Non potevi arrivare in momento peggiore. – ridacchiò Doniya,
- Mi dispiace disturbarvi, mi perdonerete mai? – rise Sammer, mentre Safaa si sedeva sulle sue gambe e le baciava la guancia.
- Hai idea di dove sia mio fratello? Mia madre sbraita da questo pomeriggio perché non risponde al telefono. – chiese Doniya, guardando fuori dalla finestra per vedere se Zayn era tornato.
- E lo chiedi proprio a me? – ridacchiò Sam, scuotendo la testa.
- Ma se siete sempre insieme. – Waliyha le diede una gomitata, e la bionda sorrise.
Fra tutte, Waliyha era quella che più adorava Summer, anche se cercava di non darlo a vedere.
A scuola quando lei entrava tutti si giravano a guardarla, aveva sempre una risposta per tutto, era bellissima. Waliyha sarebbe voluta diventare come lei, non che le mancasse qualcosa, ma a scuola la conoscevano tutti solo come “la sorella di Zayn Malik”. Lo odiava.

- Continuate a far finta di odiarvi? – scosse la testa Doniya, tornando alle sue unghie.
- Il problema è che non facciamo finta. – rispose Sam, appoggiandosi al muro color panna.
- Si certo. – la prese in giro Waliyha.
- Quante volte dovrò ribadirvi quanto è ottuso e rompipalle vostro fratello? – domandò la bionda.
- Tesoro lo sappiamo. – disse Doniya ovvia, sventolando la mano per far asciugare lo smalto.
- Quindi hai già una risposta ai tuoi stupidi pensieri perversi.
Doniya e Waliyha, quando si parlava di Zayn e Sam, erano sicuramente dalla parte di quelli che sostenevano che si amassero e ne sarebbero state più che contente, soprattutto Doniya, che odiava le gatte morte che suo fratello si portava a casa o quelle che gli chiedevano di presentarglielo nonostante fossero più grandi di lui.
- Vedrai amica, Doniya non sbaglia mai. – la maggiore le fece l’occhiolino.
- Povero Zayn, non è così cattivo come dite.
Quando si trattava del suo fratellone, Safaa era sempre pronta a difenderlo ed a mettere una buona parola per lui; persino quando litigavano con suo padre, la bambina si metteva in mezzo alla lite per tentare di calmare Yaser e, in caso servisse, anche Zayn.
- Sta zitta tu. – la apostrofò Waliyha, che sotto sotto era sempre stata gelosa delle attenzioni del fratello verso Safaa.
- Safaa tuo fratello è maschio, lo capirai crescendo. – rise Summer, accarezzando la testa della bambina.
Proprio in quel momento un rombo fermò la loro conversazione. Zayn era tornato sulla sua moto che faceva un chiasso assurdo.
Doniya sbuffò infastidita e Sam rise del suo gesto.
Lei e Zayn non andavano per niente d’accordo dalla nascita e con la crescita nulla era cambiato, anzi forse era tutto peggiorato.
E due secondi dopo la porta si aprì e Zayn entrò nella stanza. Safaa si precipitò a salutare il fratello che le baciò la testa.

- Trisha dice che è pronto. – Zayn, come Sam, aveva perso da un paio d’anni l’abitudine di chiamare i suoi genitori mamma o papà, non per un preciso motivo.
- Si può sapere dove sei stato? Mamma ha rotto i coglioni per tutto il giorno. – sbuffò Doniya, posando le boccette di smalto in un cassetto.
- Non sono cazzi che ti riguardano. – rispose Zayn sorridente. La sua faccia era troppo allegra, in più il vistoso succhiotto che aveva sul collo non poteva metter dubbi.
- Come se non si vedesse dal tuo collo cosa hai fatto.
Il moro si limitò a sorridere strafottente e le sorelle uscirono dalla stanza irritate una dopo l’altra. Sam rideva della scena.
- A volte t’invidio. – disse Zayn, rivolto alla bionda. – non hai nessuno che ti rompe i coglioni.
- Qualcuno che rompe i coglioni c’è sempre Malik. – rise lei, alzandosi dal letto.
- Oh e chi è? Il tuo fidanzatino? – le mostro la sua fila di denti bianchi in un sorriso superbo che ormai era il suo marchio di fabbrica.
- Che c’è? Sei geloso? – rise anche lei. Se c’era qualcuno che aveva sempre come controbattere quella era Sam.
- Di te? Simpatica. – la prese in giro lui.
- Meglio così, chissà di quante malattie veneree sei portatore. – disse lei con una faccia schifata che poi si trasformò in un ghignò strafottente.
- Non sembrava che ti dispiacesse nell’aula di recitazione. – le sussurrò all’orecchio il ragazzo, passandosi una mano tra il ciuffo ribelle e baciandole il lobo.
- A te non sembra che dispiaccia nemmeno adesso. – rise Sam.
Zayn alzò le spalle, ridendo anche lui, e si spostò per farla passare.
Era una routine ormai. Quando erano soli passavano il tempo a flirtare e a prendersi in giro e in quel periodo, chissà perché, rimanevano soli sempre più spesso.
Summer ebbe un sussultò al ricordo di qualche sera fa.
Zayn se ne accorse ma non disse niente. Chissà perché era sicuro di sapere a cosa stesse pensando.
Sorrise abbassando lo sguardo. Anche a lui era capitato di pensare spesso a quella sera, negli ultimi tre giorni.

- Prendete posto. – sorrise Trisha, mentre la cameriera poggiava i piatti sul tavolo.
Sam si sedette accanto a Doniya e Zayn accanto a lei.
Summer scosse la testa; già sapeva che l’avrebbe torturata tutta la sera.
La cena andava avanti tranquilla tra chiacchiere e risate, come sempre.

- Allora Doniya, come va con l’università? – chiese Marie, portandosi alla bocca il bicchiere di vino rosso.
Sam si chiese se sua madre non volesse ubriacarsi. Forse per attenuare il senso di colpa, pensò.
- Alla grande, sono a buon punto. – sorrise la ragazza, gentile, mordendo un pezzo di tacchino.
Summer stava giusto prendendo il suo bicchiere d’acqua, che sentì una mano calda sulla coscia nuda.
Il contatto con la pelle di Zayn la fece sussultare ed un po’ d’acqua cadde sulla tovaglia rosso scuro.
Zayn ridacchiò.

- E tu Sammy? – chiese Trisha alla bionda, non notando il suo sussulto di pochi secondi prima.
- Oh ehm, pensavo alla University College, ma non sono molto convita. – rispose portandosi un fazzoletto sulle labbra. Intanto la mano di Zayn saliva pericolosamente sulla sua coscia.
- Non hai intenzione di prendere in considerazione qualcosa fuori Londra? – domandò Yaser, tagliando la fetta di carne che aveva nel piatto.
- Forse Oxford, oppure Cambridge. Non so. – alzò le spalle e mise la mano su quella di Zayn, fermando il suo movimento.
Il moro intrecciò le sue a quelle della ragazza, continuando a ridere sotto i baffi.
E tu Zayn? – domandò Marie.
- Lascia stare Marie, con lui non vale nemmeno la pena parlarne. – ridacchiò Yaser.
- Ti ringrazio per la fiducia, papà. – sorrise anche Zayn, strafottente, poi tornò al suo piatto, senza togliere la mano dalla gamba si Sam.
Arrivati alla frutta, Yaser mandò a letto Waliyha e Safaa. La bimba non fece storie, accecata dal sonno, ma Waliyha si lamentò e sbuffò per poi essere congedata dalla madre con un “Poi domani non ti alzi”.
Dopo dieci minuti, anche Doniya si alzò dal tavolo. La situazione si stava facendo imbarazzante.

- Vado in camera mia, vieni con me? – annunciò Zayn alzandosi, per poi rivolgersi alla bionda.
Lei annuì, seguendolo per il giardino. L’acqua della piscina brillava alla luce della luna.
Zayn aprì la porta della casetta a fianco della piscina e la lasciò passare.
Sam conosceva a memoria la stanza di Zayn.
I muri che dal celeste sfumavano al blu, la grande tv al plasma, il letto matrimoniale, il biliardino e tutto il resto.
Ma quello che di più piaceva a Sam di quella stanza erano le foto e i disegni attaccati al muro; anche se non lo dava a vedere, Zayn era uno di quei tipi affezionati ai ricordi.
In più, sapeva disegnare molto bene, alla serra non c’era un muro dove non avesse fatto un graffito.

- Fa come se fossi a casa tua. – ridacchiò il moro, anche se Summer lo sapeva già, che poteva fare come se fosse stata a casa sua.
Gli fece una smorfia e si gettò sul letto controllando il cellulare.
C’erano 5 messaggi di Derek. Fece un’altra smorfia e gettò il telefono sulla poltrona. Lampeggiò indicando l’arrivo di un altro messaggio. Zayn sorrise vedendo il mittente.

- Ti sei già stancata di lui? Di nuovo? – ridacchiò Zayn, girandosi verso la parete attrezzata dove teneva i DVD.
- Non ho voglia di parlarci. Gli dirò che mi sono addormentata. – gesticolò, scalciando via le scarpe per distendersi meglio sul letto di Zayn.
Si soffermò ad aspirare l’aria un po’ troppo. In quel posto, tutto sapeva di Zayn e del suo dopobarba.
- Sei cattiva, ma per Hill non mi dispiace affatto. – rise lui, girandosi verso Summer con due DVD in mano. – Non aprite quella porta o Saw?
- I tuoi gusti cinematografici mi hanno sempre inquietato Malik. – scosse la testa lei.
- Che c’è Lawrence? Hai paura? – la prese in giro, scegliendo Saw e infilandolo nel DVD.
- Vorrei solo dormire questa notte, chiedo troppo? – rise anche lei, spostandosi per fare spazio a Zayn.
- Ci sono io. – ridacchiò lui, stendendosi accanto a lei.
- Mi sento molto rassicurata. – lo prese in giro, dandogli una leggera gomitata.
Il moro le mise un braccio intorno alle spalle e lei non obbiettò, ansi appoggiò la testa sul suo petto.
I battiti del cuore di Zayn erano ritmici, andavano sempre di più ad accelerare.
La sua mano era sulla coscia di Sam, di nuovo e stava salendo lentamente. Le baciò la guancia, poi giù fino al collo.
Intanto il film era iniziato, ma nessuno dei due lo stava seguendo.

- Zayn, che fai? – rise lei, portando una mano sulla mascella del ragazzo. Era contratta.
- Quello che facciamo sempre quando siamo soli. – sussurrò lui, portando la mano sul sedere di lei.
- Non credi invece che dovremmo smetterla? – gli prese il viso e lo costrinse a guardarla.
I suoi occhi erano magnetici. Neri come la pece.
- Abbiamo così tanti segreti Lawrence, uno in più non fa differenza. – sorrise, poi la baciò.
Ormai erano entrambi abituati a quel senso di vuoto nello stomaco che sentivano quando si baciavano.
Summer morse il labbro pieno del moro, sorridendogli maliziosa.
Zayn si mise sopra di lei, iniziando a sbottonargli la camicetta, Sam gli passò una mano sotto la maglia nera, accarezzandogli i muscoli tesi. Possibile che non avesse il minimo difetto?
Lui le baciò la pancia, cercando di cacciarle i pantaloncini.

- Zayn, ci sono i nostri genitori di là. – ridacchiò lei, prendendo la faccia di Zayn tra le mani e portandolo di nuovo di fronte al suo viso. Lui la baciò.
- Al massimo tua madre e mio padre si uniscono a noi. – scherzò, baciandole il collo.
- Il modo tranquillo con cui ne parli mi fa venire il voltastomaco. – rise lei, accarezzandogli la nuca.
- Guardo solo in faccia la realtà. – disse lui, rialzandosi dal corpo di lei e chiudendole i bottoncini della camicia.
Fosse stata un’altra ragazza, l’avrebbe convinta facilmente a non fermarsi, ma con Sam era diverso, anche perché non gli piaceva insistere con lei.
Si riappoggiò alla testata del letto, mettendosi le mani dietro la testa.

- Rimani un pervertito, Malik. – rise lei, riabbottonandosi il pantaloncino e mettendosi sopra di lui.
Si baciarono per il resto della sera. Oltre loro, non esisteva più nulla.


 




Spazio Autrice:
Ciaoo belle!
Finalmente ho postato questo capitolo, che ci fa capire tante cose, sia su uno dei tanti segreti di Zayn e Sam, sia sul loro rapporto un po' controverso.
In più non potevo non far riappacificare subito Liam e Summer, sono troppo carini ahahahh.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, lasciatemi un recensione e fatemelo sapere:)
Dato che sono cattiva (tanto cattiva) vi lascio un piccolo spoiler del prossimo capitolo:

"- L'ho lasciato.
- Dimmi che ti ha detto e giuro che vado a spaccargli la faccia!
- Non voglio, non ne vale la pena."


Che dite, vi ho incuriosito un po'? Ahahahha.
A presto.
XX Angelica<3

 

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Capitolo 9
*** War, again. ***







8. War, again.
 
Mi stai incasinando la testa
Ragazza, è ciò che sai fare meglio
Dicendo che non c’è niente che non faresti per farmi dire che
Tu sei impossibile da resistere.
Taken. One Direction.

- Allora, com’è andata la cena di ieri?

Liam aspirò il fumo e passò lo spinello a Zayn. Lui alzò le spalle.
- Il solito.

- Sei riuscito a scoparti pure Sam? – rise Harry.
L’aria era fredda quel pomeriggio, il cielo nuvoloso come al solito. Zayn si strinse nel cappotto.
- Che simpaticone. – gli fece una smorfia passandogli il fumo.

- Troppe canne ti fanno male. – rise Lou, dando un pugno sul braccio del riccio. 
- Quando arrivano le ragazze? – domandò Niall, guardando l’orologio.
- Sono arrivate. – annunciò Candys, sorridente.
Era l’unica che non stava armeggiando con il cellulare. Sam era alle prese con Derek ed un altro dei suoi attacchi di gelosia e Beverly stava cercando di scollarsi di dosso il suo ennesimo spasimante.
- Potreste almeno salutare.

Liam prese la gamba di Summer e la trascinò a terra, facendola cadere su Zayn. Il ragazzo prontamente allungò le braccia e attutì la caduta.
- Idiota. – urlò Sam, appoggiando la testa sulla pancia di Zayn.

- Come ti pesa la testa Lawrence, allora hai qualcosa lì dentro. – la prese in giro il moro, spostandole un ciuffo di capelli dagli occhi.
- Mi avvalgo della facoltà di non rispondere. – sbuffò lei, dandogli uno schiaffo sul petto che probabilmente fece più male a lei che a lui.
I loro amici risero, mentre Beverly si coricava accanto ad Harry e Candys accanto a Niall.
- Allora, che si fa sta sera? – domandò Louis, come al solito sempre pronto a fare baldoria.

- Ho sentito che c’è un bel concerto a Kingston domani sera. – disse Candys, accettando la sigaretta che le porgeva Lou.
- Che concerto? – domandò Harry.
- Un Dj, dicono che sia bravo, sarebbe carino andarci.
- Allora è deciso. – rise Liam.
- Come si fa per i biglietti? Saranno già tutti esauriti. – constatò Beverly.
- Ne parlerò con mio padre. – disse Zayn, aspirando il fumo denso della canna.
La porse a Sam ma lei fece una smorfia, allontanandogli la mano.
- Hai una sigaretta? – chiese la bionda. Zayn pensò che nell’ultimo periodo la vedeva fumare sempre più spesso.

- Ho il tabacco, Lou hai cartine?
Louis annuì, porgendo a Sam una scatola trasparente piena di sottili pezzi di carta marrone.
A Zayn piaceva guardare Summer rollare le sigarette ad arte, gli piaceva perché glielo aveva insegnato lui qualche anno prima. In più sembrava che le sigarette fossero fatte appositamente per essere fumate da lei. Le davano un’aria così sexy, che il ragazzo non poté far altro che mordersi il labbro sospirando.
Con quel viso angelico sembrava un angelo peccatore.
- Proprio domani sera? – sbuffò Harry, passandosi una mano tra i ricci.

- Non rompere il cazzo Styles, andrai ad immergere le palle dentro Natasha un altro giorno. – lo rimproverò Zayn, dandogli un calcio sul ginocchio.
- Ha ragione Malik, veniamo prima noi delle tue scopate. – aggiunse Louis, rigirandosi tra le mani una sigaretta.
- Ok, ok, non fatene una tragedia. – sbuffò il riccio, infastidito.
- Chi è Natasha? – domandò Beverly.
Sentì gonfiarsi nel petto una bolla di gelosia che quasi le fece mandare il respiro. Si scontò bruscamente dal ragazzo che l’abbracciava.
- Una sua amichetta. – scherzò Candys. La faccia di Beverly divenne prima rossa, poi viola.

- Vado a bene.

- Bev, ti fermi? Si può sapere che cazzo ti succede?
Harry aveva inseguito Beverly per tutta la serra, ma la mora non sembrava intenzionata a fermarsi. Era furiosa.
Da quando era iniziata quella “cosa” con Harry non era mai stata con nessun altro, a lei bastava lui, ma a quanto sembrava non valeva il contrario.
Non aveva voglia di guardarlo e immaginarlo nel letto di un’altra, che oltretutto si chiama Natasha, che nome da puttana!
- Beverly Cristo!

Harry afferrò il braccio della mora che furiosa si voltò a guardarlo.
- Harold Edward Styles, cosa non ti è chiaro del concetto “lasciami in pace”?

La voce di Beverly era più acuta del solito e il suo volto rosso di rabbia.
- Che ti prende? Cosa ho fatto?

L’innocenza che cercava di ostentare il riccio la mandò del tutto fuori di testa. Emise dei grugniti sicuramente poco femminili e strattonò il braccio.
Allora Harry capì.
- È per Natasha? – ridacchiò, lusingato delle attenzione che gli dava Beverly. Non si era reso conto che poteva farle del male, d’altronde era stata lei a dirgli che non dovevano esserci coinvolgimenti sentimentali, che era solo sesso.

- Ma cosa me ne fotte a me? Scopati chi vuoi. – Beverly tentò di essere sfacciata, ma non venne fuori nulla di buono.
- Sei stata tu a dirmi che non volevi nulla di serio. – Harry si mise davanti a lei, bloccandole il passaggio. – se ti dà fastidio non andrò con nessun’altra.
Il riccio la guardò serio. A Beverly parve di vedere una scintilla attraversargli gli occhi verdi.
Doveva crede ad una promessa del genere? Oltretutto fatta da uno come lui?
In quel momento non gli importava. Si buttò fra le sue braccia e lo baciò.

La sera stessa i ragazzi erano sul minibus Mercedes del padre di Niall.
Liam era alla guida e Niall e Louis erano seduti accanto a lui.
- Quanto manca? – Candys aveva fatto questa domanda almeno venti volte.

Payne sbuffò infastidito ma Niall sorrise alla ragazza.
- Lo stesso che mancava due minuti fa, Can. – rise Harry, stringendo Beverly.

Sam guardò la scena divertita. Si chiese per quanto ancora la sua migliore amica le avrebbe nascosto che si era innamorata di Harry.
Anche se Summer la vedeva dura, erano comunque carini insieme.
Ne B ne Harold erano mai riusciti a sostenere una relazione seria; c’erano due possibilità: o si innamoravano perdutamente l’uno dell’altra e mettevano la testa a posto, oppure la bionda prevedeva grossi guai.
Decise di non pensarci e rispondere ai continui messaggi di Derek.
“Dove sei?” Ah già, si era dimenticata di avvertire il suo ragazzo della sua piccola scampagnata con gli amici. Che sarà mai?
- Non hai detto nulla a Hill? – ridacchiò Zayn, accanto a lei, leggendo il messaggio.

Il moro aveva passato tutto il viaggio guardando fuori dal finestrino; sembrava essersi risvegliato.
- Credo di essermene scordata. – rise anche lei, dando un pugnò scherzoso a Zayn.

Nessuno prestava attenzione a loro due. Liam, Lou e Niall erano intenti in un’animata discussione sulla strada più breve da percorrere, Beverly si sussurrava un qualcosa che sembrava molto divertente, viste le loro facce, con Harry e Candys aveva le cuffie alle orecchie.
Per il momento, potevano smetterla di odiarsi.
- Quando ti deciderai a lasciarlo? – ridacchiò, passandosi una mano tra i capelli scuri.

- Cosa t’importa Malik?
- Nulla, ma a cosa serve avere un fidanzato che non vuoi?
Il ragionamento di Zayn non faceva una piega.
Cosa la spingeva a stare ancora con Derek? Ormai Hill era diventato un’abitudine, nulla di più e Zayn aveva ragione; non stavano insieme da soli dalla litigata con Liam e sembravano sempre più distanti.
- È complicato. – seppe solo rispondere la bionda.

Fuori la strada correva veloce; era ormai buio, solo i lampioni e la luna illuminavano tutto.
- Con te è tutto complicato, bionda. – rise, scuotendo la testa.

- Oh non è vero. – si lamentò lei, spingendolo leggermente.
- Si che è vero ma tranquilla, mi piacciono le cose complicate. – Zayn ammiccò e Sam scoppiò a ridere.
- Cosa avete da ridere voi due? – domandò Louis, guardandoli dallo specchietto.
- Se ridiamo è un problema, se litighiamo è un problema, decidetevi. – sbuffò Zayn. I suoi amici risero.
- No no, continuate pure. – li spronò Niall.
- Quanto manca? – domandò ancora Candys, sbuffando. La ragazza aveva sempre odiato i viaggi in macchina, li trovava scomodi e poco consoni ad una ragazza dal sangue reale.
- Candys Dio, un’ora e siamo lì. – rispose Liam, battendo le mani sul volante.
Candys sbuffò e si rimise le cuffie e proprio in quel momento, l’auto si fermò.
Liam strabuzzò gli occhi e tutti si voltarono verso di lui.
- Niall, – disse il ragazzo. – hai fatto il pieno, vero?

- Oh ehm, io credevo che mio padre…
- Niall! – urlarono tutti all’unisono. Il biondino divenne rosso.
- Cazzo, ragazzi scusate.
Sam si guardò intorno. Erano in una strada secondaria, circondata da prati e null’altro.
- Perché ci siamo allontanati dalla strada principale? – chiese la bionda, che non se n’era accorta fino a quel momento.

- Louis e le sue scorciatoie! – sbraitò Liam.
- Come se fosse colpa mia. – si lamentò Louis.
- Dio Lì, calmati. – Summer ammonì l’amico e scese dall’auto e dietro di lei tutti gli altri.
- Ci sarà un autogrill da queste parti? – domandò Harry.
- Autogrill? – chiesero schifate Beverly, Sam e Candys all’unisono.
- Non è il momento di fare le schizzinose. – le rimproverò Zayn, tirando fuori dalla tasca un pacco di sigarette.
Col navigatore del cellulare, venti minuti dopo, riuscirono a trovare il benzinaio più vicino.
- Cristo, un kilometro e mezzo. – sbuffò Louis, scuotendo la testa.

- Chiamo mio padre. – disse Harry e si allontanò.
Erano tutti nervosi e spaventati. L’aria era fredda e pungente, il cielo di un nero inquietante. Intorno a loro c’erano solo alberi, erba e stradi rumori sinistri.
- Ha detto che domani mattina manderà qualcuno. – disse il riccio, scuotendo la teta.

- Perfetto. – disse Candys, amareggiata.
- Non ci resta che dormire in macchina. – disse Liam, aprendo lo sportello.
- Che cazzo!
- Scusate ragazzi. – disse Niall debolmente. Fino a quel momento non aveva osato parlare.
Le ragazze lo consolarono e così tornarono tutti in macchina.
Mezz’ora dopo arrivarono le telefonate di tutti i genitori, avvertiti dalla famiglia Styles. L’ultima a chiamare fu Marie.
Sam la liquidò velocemente, pensando che finalmente si era ricordata di avere una figlia.
- Non dovresti trattare così Marie. -  le disse Liam. Il suo non era un rimprovero, ma una constatazione.

- Liam non incominciare. – sbuffò Sam.
- Payne ha ragione Sammy, lei sta cercando di farsi perdonare. – Harry si strinse in una delle coperte che avevano trovato nel cofano, disteso sul sedile reclinato al massimo.
- Non posso perdonare una vita di mancanze Harry, lo capisci?
- Magari però potreste recuperare il tempo perduto. – suggerì Louis.
Sam odiava questo discorso. Sbuffò roteando gli occhi.
Proprio in quel momento il suo telefono squillò di nuovo. Era Derek, prevedeva grossi guai.
- Vado a rispondere.

Aprì il portellone dell’auto e scese. Si strinse nel cappotto non appena si rese conto che l’aria era più pungente di prima.
- Pronto?

- Si può sapere dove cazzo sei? – la voce di Derek era roca ed arrabbiata. Sam sospirò.
- Con i ragazzi.
- Sei alla serra? Passo a prenderti.
- No Derek, stiamo andando a Kingston.
Summer sentì il ragazzo sospirare pesantemente e qualcosa andare in frantumi. Probabilmente era una bottiglia di birra.
- Quando credevi che sarebbe arrivato il momento di avvertirmi? Sempre se sono abbastanza importante da essere informato.

- Derek hai ragione dovevo dirtelo prima, ma adesso basta. – Summer aveva la voce flebile e rotta.
- Basta? Basta cosa? Io non faccio più parte della tua vita da tempo ormai. – urlò. Summer si appoggiò al lampione per non cadere.
Si sentiva debole e le pulsava la testa. Quando Derek avrebbe detto qualcosa che l’avrebbe fatta arrabbiare sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale.
- Credi sia soltanto colpa mia? Non fai altro che urlarmi addosso Derek, ubriacarti e urlare, ti sembra il modo di affrontare la situazione?

- E adesso stai insinuando che sia io il problema? Dopo che sei sempre in giro con quelli e chissà quante volte ti sei fatta sbattere da Malik, lo sanno tutti ormai.
Quelle parole la colpirono come uno schiaffo. Forse perché erano infinitamente vere, oppure perché Derek in realtà pensava quello di lei.
Per la prima volta si rese conto quanto si fosse comportata da puttana con Zayn. Era diventata una di quelle che prendevano sempre in giro con Beverly e Candys.
Un passatempo.
Eppure il suo orgoglio le impedì di ammetterlo.
- Addio Derek, addio.

Il suo fu un sussurro, ma era sicura che Derek l’avesse sentito forte e chiaro. Chiuse la conversazione e appoggiò la testa al palo freddo, cercando un po’ di sollievo.
Si sentiva ferita, umiliata e stupida. Aveva voglia di chiudere gli occhi e non aprirli più.
Perché la sua vita faceva così schifo? Perché tutti trovavano sempre il modo di darle addosso senza ritegno?
Era stanca, frustrata.
Si sedette sul marciapiede ed aspirò affondo l’aria fredda. Vide Liam e Louis uscire dalla macchina e dietro di loro tutti gli altri.
Aveva voglia di stare sola, ma non poteva e lo sapeva. In più avrebbe dovuto mentire ai suoi migliori amici.
Non poteva dire ciò che aveva detto Derek, non l’avrebbe sopportato.
- S? Oddio, non piangere. – Beverly si accasciò affianco all’amica e l’abbracciò.

Non voleva rivivere l’esperienza della sera della festa, così cercò di asciugarsi le lacrime. Ma scendevano troppo forte.
Sospirò, alzando la testa verso Liam.
Era distante da lei qualche passo. Il suo sguardo era arrabbiato ed i suoi pugni serrati.
Liam aveva sempre avuto ragione, sempre.
- L’ho lasciato. – disse a voce bassa.

Nessuno disse mi dispiace, perché non dispiaceva a nessuno, tutti annuirono e la strinsero in un abbraccio.
Sam provò a riprendersi ma non ci riuscì, al contrario, si sentiva sempre più oppressa.
Zayn la guardava assente; le sue mani, come quelle di Liam, erano serrate. Una vena gli pulsava sul collo. Chissà perché immaginava ciò che Hill aveva detto a Summer e non poteva sopportarlo.
Si avvicinò a lei e piegò le ginocchia per arrivare alla sua altezza. Sam lo guardò negli occhi.
- Dimmi cosa ti ha detto e giuro che vado a spaccargli la faccia. – ringhiò, in un tono tutt’altro che rassicurante. Accanto a lui Liam annuì. Summer scosse la testa.

- Non voglio, non ne vale la pena.
Zayn annuì ma una nuova consapevolezza si fece largo nei pensieri di Summer.
La guerra era iniziata.
Di nuovo.

 


Angolo autrice:
Salve a tutti!
Allora, finalmente Summer ha lasciato Derek! Penso che siate tutte contente hahahaha. In più Harry e Beverly sembrano sempre più uniti. Che mi dite di loro? Vi piacciono?
Vorrei sapere quale altre coppia vi aspettate, se ve ne aspettate altre AHAHAHAHA.
Come nello scorso capitolo vi lascio un piccolo spoiler e vi anticipo che il prossimo è uno dei miei preferiti**

"- Stavo pensando che sei bello.
- Ti ringrazio Lawrence, ma da cosa scaturisce tutta questa gentilezza?
- Fanculo, non ti farò mai più un complimento.
- Tu sei bella quando ti arrabbi e quando arrossisci quando ti dico che sei bella. Sei bella sempre."


Xx Angelica <3

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Capitolo 10
*** Sinner Angel. ***







9. Sinner Angel.
 
Così quando io sono disteso nel mio letto
I pensieri scorrono nella mia testa;
Io sento che l’amore è morto,
Ed invece mi sto innamorando di un angelo.
Angels. Robbie Williams.
 
La mattina dopo il padre di Harry aveva portato ai ragazzi due taniche di benzina, una da utilizzare e l’altra per “eventuali danni”.
Des era sorridente come al solito ma si premurò di sgridare i ragazzi e raccomandarli per il resto del viaggio.
Quella notte Summer non dormì.
Invece di dormire, guardava Zayn, steso accanto al finestrino. I raggi della luna gli illuminavano il viso tranquillo e dormiente.
Chissà cosa pensava lui, di tutta quella situazione. Tanto portarsela a letto sarebbe stato un gioco da ragazzi.
Summer non aveva passato la notte solo a guardare Zayn, ma anche a piangere per tutta la merda che si sentiva addosso.
Non le interessava ciò che pensava Derek. Lui ormai era niente, e lo era diventato in così poco tempo che Summer capì che in realtà non era mai stato niente.
Aveva paura di quello che pensava Zayn di lei.
Non voleva che la catalogasse come una delle sue puttanelle.
Il risultato di quella notte fu un forte mal di testa e due occhiaie da paura
In compenso fortunatamente i suoi amici capirono che non era in vena di domande, né di dare spiegazioni, né tantomeno di sentire quella parola con la D.
Arrivarono all’hotel alle 11 e mezzo del mattino, si sistemarono nelle stanze e si ritrovarono in quella delle ragazze.
Summer non ascoltava i discorsi dei suoi amici, guardava fuori dalla finestra il cielo oscurato dalle nuvole.
Sembrava che il tempo avesse deciso di seguire il suo umore.
Zayn neanche ascoltava i ragazzi. Lui guardava Summer.
Odiava la sua aria malinconica, odiava non poterla punzecchiare e prenderla in giro, odiava essere impotente davanti al suo dolore.
Sapeva soltanto una cosa, appena avrebbe visto Hill gliel’avrebbe fatta pagare cara.
- Allora andiamo? – la voce squillante di Candys fece risvegliare la bionda.

- Dove? – domandò confusa.
- Ma ci stavi ascoltando? – rise Beverly. – andiamo a fare un giro.
- Oh ehm… scusate ma credo che resterò qui.
- Chiuderti in albergo non servirà a nulla. – le disse Harry, guardandola.
Lei sorrise debolmente.
- Ho solo voglia di dormire, Harry.
Il riccio annuì poco convinto e dietro di lui uscirono in fila tutti i suoi amici.
Ritrovarsi sola le procurò una scarica di piacere masochistico nelle vene. Adrenalina pura.
Le girava la testa, eppure non faticò ad arriva al bagno e a chinarsi sul water.
Come al solito pianse, ma non cercò di combattere contro il suo corpo, non questa volta.
Si abbandonò letteralmente al cinico piacere che trovava nel farsi del male, nel togliersi un po’ di vita alla volta.
Al diavolo le borse Prada, le scarpe, le ville, le macchine.
A lei sarebbe servito soltanto un po’ d’amore, ed invece nulla.
Solo vuoto, freddo.

- Summer, cosa stai facendo? – la voce preoccupata di Zayn la fece voltare di scatto ed ingoiare l’ultimo conato di vomito che le stava percorrendo la trachea.
Ansimò.
Per cosa aveva vomitato? Non c’era mai un motivo solo, la sua vita andava in pezzi ogni giorno.
Ed ogni giorno sperava che tutto si concludesse, come quella voragine sorda che sentiva nel petto.
Però poi guardò Zayn.
Ed era così bello, era sempre stato bello, ma in quel momento le parve ancora più bello.
La stava salvando, come quella sera in camera sua, la stava trascinando a galla.

- Zayn. – sussurrò.
Il moro quella voce l’aveva sentita solo in camera sua, quella notte di luna piena, quando era stesa sul suo letto con gli occhi vitrei.
Aveva vomitato anche quella sera?
Zayn non ci pensò due volte, si chinò accanto a lei e le tenne i capelli quando l’ultimo conato di vomito le uscì dalla bocca.
Aveva il trucco sbavato e puzzava vagamente di vomito, eppure era bella, bella come nessun’altra.
E Zayn doveva aiutarla.

- Che stai combinando?
Le prese il viso tra le mani, e la guardò negli occhi. Stava piangendo eppure Zayn non riuscì a non notare che sullo sfondo arrossato i suoi occhi brillavano ancora di più; come cristallo al sole.
La prese dai fianchi e la alzò; le sciacquò la faccia e lei si sciacquò la bocca, facendo movimenti così lenti e cauti che Zayn si preoccupò di non stringerla troppo spaventato di romperla.

- Non dovresti essere qui.
Zayn la ignorò e la fece distendere sul letto. Tornò in bagno ed inumidì una pezza d’acqua.
- Dio Sam, che cazzo volevi fare? – si incupì, passando la pezza sulla sua fronte.
Tremava e i suoi occhi erano rossi, ma non scendevano lacrime sulle sue guance.
- Niente io, solo… non lo so. – ammise. Cosa voleva fare?
Non lo sapeva davvero.
- È per colpa di Hill? Ti prometto che appena…
- No Zayn. – sbuffò. – Lui non centra nulla.
- Allora cosa c’è? Parla Sammy, ti prego.
Il suo viso era implorante e allo stesso tempo furente.
Non voleva farsi vedere così da Summer, non voleva arrabbiarsi ma era tutto più forte di lui. Quella sua maledetta rabbia, non riusciva mai a contenerla.
In più aveva bisogno di capire cosa avesse Sam, aveva bisogno di aiutarla e di vederla sorridere, oppure arrabbiata come quando la punzecchiava.
Tutto sarebbe stato meglio di quell’espressione sofferente.

- Derek mi ha detto una cosa prima che lo lasciassi. – Summer tirò su col naso e Zayn strinse i pugni.
- Lo sapevo, quel figlio di puttana. – sibilò.
- Zayn ascoltami. – quasi urlò lei e il moro piantò gli occhi nei suoi, come a scusarsi. – lui ha detto che… tutti sanno che mi faccio sbattere da te.
- Sam da quando t’importa ciò che pensano gli altri?
- Zayn non capisci, tu non capisci mai nulla.
- Spiegamelo allora.
Il moro si accovacciò accanto a lei e con un dito iniziò a disegnare strani ghirigori sulla sua pancia. Summer sospirò.
- Io non voglio che tu mi veda come le altre, lo capisci?
- È davvero questo il problema? Tu non sarai mai come le altre. Tu sei la mia piccola Sammy, io e te sappiamo cose che non sa nessun altro, ti ho vista nascere, siamo cresciuti insieme, nessuna potrà mai lontanamente paragonarsi a te, hai capito bene?
La bionda non rispose, annuì solamene e sorrise debolmente. Non vedeva altro se non gli occhi di Zayn. Quel giorno sembravano più chiari, di un marrone liquido che nascondeva tutta la voglia che aveva di dire quelle parole; e aveva quella voglia da tempo ormai.
Si avvicinò e le baciò lentamente la guancia e poi, per una frazione di secondo le labbra. La accolse fra le sue braccia come fosse una bambina con gl’incubi.
Summer appoggiò la testa sulla spalla di Zayn aspirando il suo ormai familiare profumo.

- Dormi bionda, hai proprio bisogno di dormire.
Zayn le baciò i capelli e iniziò a canticchiarle Little things all’orecchio.
Due minuti dopo il suo respiro si fece regolare.
Faceva bei sogni.

La gente fuoriusciva quasi dalle transenne intorno al palco.
C’era fumo, droga ed alcol ovunque; gente che vomitava e ballava sguaiatamente tra la folla.
Eppure Sam si divertiva, d’altronde con gli altri era impossibile non divertirsi.
Zayn si era allontanato solo un minuto da lei, e quando era tornato sventolava trionfante una bustina trasparente contenente della roba verde.

- Dio Zayn, saranno come minimo 15 grammi. – esultò Louis, prendendogli la bustina dalle mani.
- Con chi ti sembra di parlare? – ridacchiò e cinse con un braccio le spalle di Sam.
I ragazzi non avevano detto nulla di quel loro strano e repentino avvicinamento, eppure non smettevano di osservarli.
Che avessero deciso di uscire allo scoperto?

- Ti va di ballare? – sussurrò il moro all’orecchio di Summer.
La bionda mandò giù l’ennesimo bicchierino di tequila.
Zayn lasciò un po’ della roba a Louis e poi la mise nella tasca dei pantaloni. Prese Sam per la mano e la trascinò tra la folla.

- Dalla a me, lì la rovini. – disse lei prendendo la bustina dalla tasca del moro e mettendola nella tasca interna del suo cappottino di pelle. Zayn annuì e l’avvicinò a se.
- Sei bellissima. – le disse all’orecchio.
- E tu sei sempre il solito. – rise lei, un po’ brilla.
Mise le mani intorno al collo di lui ed iniziò a strusciarsi sul suo corpo. I loro amici erano distanti e lì nessuno li conosceva, Derek non era più un problema, avevano via libera.
Gli baciò il collo soffermandosi su un pezzo di pelle che succhiò forte. Il ragazzo mugugnò stingendole il sedere in quei pantaloncini che la fasciavano alla perfezione.
Con quei tacchi vertiginosi arrivava quasi alla sua altezza e la sua scollatura lasciava poco all’immaginazione.

- Così mi fai impazzire. – sussurrò lui al suo orecchio, facendola voltare.
Ridacchiò maliziosa e strusciò il suo sedere sul suo ventre. Zayn le baciò il collo come aveva fatto lei poco prima e le lasciò un segno violaceo sotto l’orecchio.
Tutto sembrava scomparso intorno a loro, il dj suonava, tutti ballavano e bevevano, ma loro erano soli, come al solito.

- La polizia, via presto!
Dopo quell’urlo tutto si trasformò nel caos.
Zayn scattò, prendendo Sam per il polso e trascinandola il mezzo alla gente.

- Merda Sam, corri! – urlò il ragazzo, cercando di farsi spazio tra la calca.
Summer lo seguì finché poté, ma improvvisamente, un uomo più spaventato di loro, li divise per farsi strada.
- Zayn! Zayn! – la voce di Summer era disperata, si muoveva a destra e a sinistra, ma l’unica cosa che vedeva erano visi spaventati ed estranei, finché due mani non le afferrarono i polsi.
- Ora tu vieni con me signorina. – la stretta del poliziotto le fece quasi male.
Cercò di dimenarsi, ma l’uomo era più forte. La trascinò fino ad una volante e solo in quel momento si ricordo della bustina che aveva nella tasca del giubbotto.
Merda, merda, merda!
Non riusciva a pensare altro.

- Sam, Summer! – al suono della voce di Zayn la bionda si girò velocemente e riuscì a scappare alla presa dell’uomo.
Ma no, non stava scappando via, stava correndo ad abbracciare il moro, tenuto stretto anche lui da un poliziotto.
Il ragazzo aveva addirittura le manette, perciò non poté stringere la ragazza. Ma a Sam non importava, gli buttò le braccia al collo e sospirò sollevata nel vederlo.

- Stai bene? – le chiese lui, strattonando le manette per poterla toccare, ma nulla.
La bionda annuì e lo guardò negli occhi. Proprio in quel momento l’uomo che l’aveva bloccata prima la strattonò bruscamente dai fianchi per farla allontanare dal moro.
- Non vedi che le fai male pezzo di merda? – sbraitò il ragazzo e strattonò così forte le braccia che quasi sfuggì alla presa del secondo poliziotto.
L’uomo non ci fece caso e mise le manette anche a Sam per bloccarla meglio.
- Ti conviene stare ferma. – le intimò il poliziotto, passandole le mani sulle gambe e poi sulla pancia.
A Zayn ribolliva il cervello a guardare quella scena. Sembrava che il tizio ci avesse preso gusto a toccarla senza ritegno.
Poi si ricordò della bustina che Sam gli aveva preso.
Merda. Pensò anche lui, sbuffando pesantemente.
Quando il poliziotto toccò l’interno del cappotto di Summer, sorrise trionfante.

- E questa cos’è? – chiese, sventolando la bustina trasparente. - Sai che con tutta quella roba e il tuo corpicino minuto sballeresti per tutta la vita? – rise l’uomo dietro Zayn, prendendo a perquisire il ragazzo.
- Non troverai niente. – sbuffò il moro. – quella bustina è mia, lei la stava solo tenendo.
-Comunque sia scommetto che siete entrambi sopra il tasso alcolico, giusto? – ridacchiò lui.
Summer e Zayn si guardarono sconsolati e i due poliziotti li fecero salire in macchina.
Sam si sentiva in uno di quei film che tanto piacevano a Liam.
In poco arrivarono alla centrale. Oltre loro era pieno di persone che stavano al concerto; Summer notò con piacere che non c’era nessuno dei suoi amici. Sulla soglia del grande palazzo c’era quello che Sam aveva immaginato fosse il commissario.
Quando passò, la guardò sconsolato.

- Quando la smetteranno questi giovani di uccidersi lentamente?
Borbottò e seguì i poliziotti che trascinavano lei e Zayn.
- Cazzate. – sibilò il moro.
Summer si guardava intorno. Avrebbe dovuto essere spaventata, ma in realtà non lo era. Provava soltanto un eccessiva scarica di adrenalina. Era assurdo.
- Potete fare una telefonata a testa. – li informò il commissario, mentre i due uomini li chiudevano in due celle, una davanti all’altra, e gli cacciavano le manette.
- Chiamate voi mia madre, io non ho nulla da dirle. – sbuffò Sam, appoggiandosi alle sbarre.
- Mi associo. – commentò Zayn, sedendosi a terra.
L’uomo scosse la testa e compose i numeri che gli dettava il poliziotto accanto a lui.
Sam guardò Zayn e, senza una particolare ragione, entrambi iniziarono a ridere sotto i baffi.
Era divertente far arrabbiare i loro genitori.
Summer poteva addirittura sentire la voce preoccupata di sua madre attraverso il telefono.
Il commissario accostò il telefono e guardò Sam come un padre preoccupato che guarda sua figlia; quella sensazione le fece venire i brividi.

- Portatela in sala interrogatori. – disse indicandola. Il poliziotto che l’aveva fermata aprì la cella.
- È inutile, non parlerò. – sbuffò la ragazza ma l’uomo entrò in cella e la trascinò fuori. – che delicatezza, cazzo!
Zayn ridacchiò.
- Questa è la mia Sammy.

La sala interrogatori era stratte e senza finestre.
Vi era soltanto una scrivania e due sedie. Summer si sedette senza che nessuno le dicesse nulla.
Era stanca e non vedeva l’ora di tornare a casa.
Sapeva che sua madre e Yaser sarebbero arrivati da un momento all’altro e avrebbero pagato la cauzione.
Sbuffò, mettendosi comoda. Non voleva farsi intimorire, aveva sempre odiato i poliziotti.

- Sono il commissario Marshall. – disse sedendosi e aprendo una cartellina gialla. – Allora vediamo. Summer Lawrence, sedici anni, incensurata. Mi dici che ci facevi con quella bustina?
- Cosa si fa con la droga, commissario? – ridacchiò, cercando di non mostrarsi intimorita.
- Ma tu sei pulita, hai bevuto e basta. – le fece notare l’uomo.
- Non è una cosa che mi piace particolarmente. – alzò le spalle.
- Chi ti ha dato la droga?
- Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.
- Senti. – sospirò, avvicinandosi a lei. – io lo so che voi ragazzini siete così malleabili, e avete bisogno di un appoggio, ma non dovete cercarlo in questo genere di cose. La droga uccide, Summer. Oggi era solo marijuana, ma domani potrebbe diventare altro. Più si va avanti e più è difficile tornare indietro.
- Lei non sa un bel niente di me. – sibilò, alzandosi dalla sedia. – Fatemi uscire, non ho intenzione di aggiungere altro.

Zayn si sedette sulla sediolina scricchiolante con un gesto paurosamente simile a quello di Summer.
Il commissario prese posto davanti a lui, aprendo l’ennesima cartellina della serata.

- Zayn Malik, diciotto anni, incensurato. Hai raggiunto la maggiore età, sai che sei perseguibile penalmente?
Zayn si limitò ad alzare le spalle guardandosi intorno. Allora erano queste le famigerate sale degli interrogatori che si vedevano nei film.
Guardò il vetro nero che c’era sul lato sinistro. Chissà se qualcuno lo stava osservando.

- Chi ti ha dato la droga? – domandò il commissario.
- Parlerò solo in presenza del mio avvocato. – ridacchiò il moro, mettendosi a braccia conserte.
- Cazzate, tu e la tua amica vi siete messi d’accordo?
- Sa, signor Commissario, quando imparerete che la domanda giusta da fare non è “chi ti ha dato la droga” ma “perché senti il bisogno di drogarti” allora saprete di aver fatto bene il vostro lavoro, voi e tutte le altre istituzioni del cazzo.
- Perché allora, perché? – il ragionamento di quel ragazzo non faceva una piega. Ridacchiò di nuovo.
- Per dimenticare, signor commissario.
- Dimenticare cosa?
- Tutto.

Marie e Yaser erano arrivati al commissariato un’ora dopo, con l’espressione spaventata di due genitori apprensivi. Ma che bravi attori.
Avevano pagato la cauzione e adesso stavano firmando chissà quante carte e documenti vari mentre Zayn e Sam li aspettavano in macchina.

- Preparati al cazziatone. – rise Summer, stiracchiandosi.
Le celle dei carceri erano assurdamente scomode.
- Ormai ci ho fatto l’abitudine.
Anche Zayn rise ed in quel momento la sicura scattò e i loro genitori presero posto avanti. Gli occhi di Marie erano pieni di lacrime. Sam sbuffò.
- Cosa diavolo vi è saltato in mente? – quasi urlò Yaser, sbattendo le mani sul volante. – Marijuana? Ve ne rendete conto?
- Pensavamo di poterci fidare di voi, invece andate in giro a… a drogarvi. – la voce di Marie era strozzata.
Sicuramente lei stava facendo la parte del poliziotto buono.
- Noi non voglia questo futuro per voi, è sbagliato. – aggiunse la donna.
- No Marie, è colpa di Zayn, Summer non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
Zayn ridacchiò amaramente e Sam batté i pugni sul sedile.
- Cristo, la droga l’avevo io, non Zayn. – sbuffò.
- Ma era mia Sam, non prenderti le mie colpe. – le disse il ragazzo guardandola.
- Erano 12 grammi di erba, Summer, non stiamo parlando di caramelle. – la sgridò Yaser.
- Ti sembra che non lo so? Fino a prova contraria era nel mio giubbotto, questo casino l’abbiamo fatto insieme. – concluse, rivolgendosi a Zayn.
- Abbiamo cercato di darvi tutto e voi… voi così ci ripagate? – piagnucolò sua madre.
Summer non ci vide più. Dargli tutto? Tutto cosa? Lei al contrario si sentiva privata di tutto.
- Smettila di piangere come una bambina, esci fuori i coglioni e fai la donna. – urlò Sam, spazientita. – Non sei mai stata nulla per me, preferivi scaricarmi con la domestica per andare a scoparti Yaser e adesso fai la moralista del cazzo? Ma per favore!
- Sam… - Zayn cercò di calmarla, appoggiandogli una mano sulla spalla, ma Summer era esplosa e non c’era modo di fermarla.
Come si ferma una bomba che esplode?
In nessun modo.
La faccia dei loro genitori era passata dal rosso al bianco.

- Mi hai dato tutto mamma? Tutto cosa? La bella macchina e la villa a due piani? Ti ricordo che i soldi per la droga me li metti tu sul conto in banca. Non ti ho mai chiesto nulla, l’unica cosa che volevo era avere una madre, ma per me sei morta da anni ormai. Non sei più niente, il nulla.
La sua voce era decisa e fredda. Aveva spento l’interruttore delle emozioni, lasciandone confluire solo una, l’odio. Il profondo odio che provava verso sua madre e la vita che le aveva dato.
- Summer noi…
- No Yaser, non m’interessa se preferisci fotterti mia madre invece che Trisha, non m’interessa un cazzo, ma non venite a farmi la predica, d’accordo?
Sam non riusciva più a respirare, aprì lo sportello dell’auto e corse fuori.
- Complimenti. – sibilò Zayn sprezzante, prima di seguire la ragazza nella notte.
Correva veloce quella biondina, ma non fu difficile raggiungerla.
- Sam, aspetta.
Zayn la prese per il braccio, rivelando il suo viso rigato dalle lacrime e la faccia sconvolta.
Era la seconda volta in una giornata, Zayn non poteva sopportarlo.
La strinse forte a se ma lei si dimenò.

- Lasciami, non voglio nessuno. – urlò, battendo i pugni contro il petto di lui.
- Sh, non c’è bisogno che fingi con me.
Allora Sam smise di muoversi e si lasciò stringere. Erano mesi che non riceveva un abbraccio del genere, forse non l’aveva mai ricevuto.
Lo sentiva, sentiva che lui era lì per lei, la vera lei, non quella che decideva di mostrare agli altri. E Zayn l’aveva sempre conosciuta la vera lei.
Le baciò la fronte, restava solo il vento a fargli compagnia.
Zayn trovò un Bed and Breakfast nelle vicinanze senza troppi problemi. Quando il ragazzo chiuse la porta e Summer guardò l’orologio erano già le cinque e venti.
Sam si voltò a guardare Zayn che si sfilava il giubbotto di pelle. Era così bello.
Si morse il labbro.

- Che c’è? – domandò lui, notando di essere guardato.
- Stavo pensando che sei bello. – disse Sam con schiettezza. Era ancora un po’ brilla dall’eccessivo alcol, ma sembrava convinta di quello che diceva.
Sulla faccia del moro comparve un sorriso enorme.
L’avvicinò a se, baciandola dolcemente. Nei suoi occhi c’era ancora il residuo delle lacrime.

- Ti ringrazio Lawrence, ma da dove scaturisce tutta questa gentilezza? – ridacchiò.
- Fanculo, non ti farò mai più un complimento. – sbuffò lei, incrociando le braccia sentendosi presa in giro.
- Tu sei bella quando ti arrabbi e quando arrossisci quando ti dico che sei bella. – disse, alludendo al colore delle sue guance in quel momento. – Sei bella sempre.
Lei rise e lo baciò, un bacio che divenne via via sempre meno casto.
La lingua di lui ispezionava con cura e passione la bocca di lei, che gli stringeva i capelli corti sulla nuca.
Saltò e strinse le gambe intorno al busto di Zayn, che prontamente mise le mani sul suo sedere per sorreggerla.
Summer aveva le cosce in fiamme e quella sensazione di calore non fece che sovrapporsi a quella già forte sul ventre di lui.
Zayn ansimò quando gli baciò il collo, sfilandogli la maglia e passando le dita e le unghie sul suo petto. Gli piaceva quella sensazione.

- Sam, Sam, aspetta. – disse, allontanandola dal suo collo. – Sei ubriaca, io non sono del tutto sicuro che tu…
- Jawaad, ti voglio. – lo interruppe. La sua voce era ancora più sicura di com’era poco prima.
- Ma…
- Dio Malik, da quando devo supplicarti di fare sesso? – lo guardò negli occhi e con una leggera risatina lo avvicinò a se.
Questa volta Zayn non se lo face ripetere due volte. Non voleva usare Sam o per meglio dire non voleva che si sentisse usata. Lui non l’avrebbe usata mai, ma lei sembrava così convinta che cercò di rilassarsi e le sfilò la maglia.
Se c’era una cosa che Zayn amava infinitamente del fisico di Summer, oltre le sue gambe lunghe, era la sua terza abbondante.
Ci sprofondò dentro la testa e la fece gemere.
In un attimo furono nudi, distesi sul letto. La pelle di Zayn era calda; Sam sentiva scosse per tutto il corpo.
Quando Derek l’aveva accusata, prima che si lasciassero, tutto ciò che aveva vissuto con Zayn le era sembrato sbagliato, ma in quel momento non trovava cosa più giusta che stare lì con lui, che donarsi a lui.
Lui le baciò la pelle, perfettamente consapevole su dove soffermarsi per recarle più piacere. Non c’era angolo del corpo di Summer che Zayn non conoscesse ma quella sera le sembrò tutto diverso, più vivo.
Sentiva come se il sangue fosse tornato a confluirgli nelle vene dopo tanto tempo e per lei non fu diverso.
Era strano da catalogare, quel forte sentimento che stavano provando, forse addirittura impossibile.
Così entrambi non ci pensarono e si abbandonarono alle emozioni.
Summer allargò le gambe per permettere a Zayn di entrare dentro di lei. Fu delicato, come al solito, e quando Sam gli chiese di più si aggrappò con una mano alla testata del letto.
Il letto tremò sotto il loro peso e quando il moro sentì i gemiti di lei e le sue unghie conficcarsi nella schiena, seppe di star facendo bene il suo lavoro.
Non sapeva se sentirsi usato, oppure essere onorato che Sam volesse dimenticare tutti i dolori insieme a lui.
Quando si accasciò sul suo petto, le baciò i capelli umidi di sudore e la strinse a se, come se avesse paura di perderla.
Era strano, ma Zayn aveva sentito fin da bambino un buco nel petto, una mancanza, ma in quel momento Summer la colmò. Si sentiva pieno, appagato, ma soprattutto vivo.

- È stato…
- Stupendo, come al solito. – ridacchiò, passandogli un dito sul petto e alzando la testa per guardarlo negli occhi.
Era così sicura di se, spavalda, che adesso sembrava lui il novellino spaventato. Ma doveva ammetterlo, era spaventato sul serio, che tutto quello potesse finire e allo stesso tempo affascinato dalla sicurezza che aveva lei, dalla consapevolezza e fierezza che aveva in quel momento.
Le sembrò ancora più bella. Per questo il nodo alla gola si accentuò.

- Sam…
- Dimmi, Jawaad.
Summer sapeva che Zayn adorava quando lo chiamava col suo secondo nome, per questo lo usava solo in occasioni speciali. Infatti il moro sorrise prima di tornare serio.
- Prima hai detto… hai detto che dovevi supplicarmi di fare sesso ma non voglio che tu pensi che ti uso per il sesso, non è così, anche perché questa non è stata una semplice scopata e io…
- Zayn, che ti prende? Lo so, non è stato sesso nemmeno per me, non lo è mai con te. – ammise, arrossendo leggermente. Il moro, raggiante, le scostò una ciocca di capelli.
- Non lo è stato neanche per me, bionda.
Sam gli sorrise, baciandogli la punta del naso, poi si alzò.
- Devo mostrati una cosa, ma non so se ne sarai contento o meno. – ammise, frugando nel cappotto di pelle.
- Che hai combinato? – sospettoso, si mise a sedere.
- Io hm… era lì, accanto al mio giubbotto, non ho resistito.
- Di cosa stiamo parlando, Sam?
La bionda, senza pensarci, tirò fuori dalla tasca la fantomatica bustina di marijuana che Zayn aveva comprato quella sera.
- Dio Summer, se ti beccavano erano cazzi. – scosse la testa il moro, lei tornò a sedersi di fronte a lui.
- Ma non mi hanno beccato, giusto? – ridacchiò.
- Cristo, mi fai uscire fuori di testa.
La attirò a se, baciandola con passione. Era ancora leggermente sudata e la cosa lo eccitò nuovamente. Era come se non potesse mai averne abbastanza di Sam. Era lei la sua droga.
Poi ci ripensò e la allontanò leggermente.

- Sam io non voglio che entri in questo giro per me.
- Sta zitto e prendi una cartina. – rise lei, ignorandola faccia seria di lui.
Il moro cedette al suo sorrisetto malizioso e le porse le cartine e del tabacco. Lei ne tirò subito fuori una.
- Sam, con quella faccetta d’angelo, cosa ti sto facendo diventare. – rise, guardandola attentamente.
- Io faccetta d’angelo? – ridacchiò, sentendosi presa in giro e leccando il bordo della cartina.
Lui la osservò, nuda, mentre si preparava una canna con una destrezza assurda. Sorrise.
- Certo, il mio angelo, angelo peccatore.




 


 

Angolo Autrice:
Ahhh.
Ok, è il mio capitolo preferito, non c'è nulla da fare AHAHHHAHA. Spero tanto che sia piaciuto anche a voi, perchè nello scorso capitolo ho ricevuto solo una recensione e la cosa mi è dispiaciuta molto, perchè se nessuno legge la storia non ha senso scriverla.
Nonostante questo ogni capitolo ha più di 150 visualizzazioni, il prologo addirittura intorno alle 400. Boh, forse siete tutte lettrici silenziose ahahah.
Anyway, tornando al capitolo, lo so che magari vi aspettavate una scena un po' più spinta diciamo, ma non volevo rovinare il significato del momento con descrizioni inutili, l'ho voluta prendere più dal punto di vista sentimentale. In più scopriamo ufficialmente il segreto di Marie e Yaser (come se non si fosse già capito ahahaha).
E dato che questo è il mio capitolo preferito, ho deciso di farvi una sorpresa.

 

HO FATTO IL TRAILER DELLA STORIA AHHHHH.


No davvero, spero vi piaccia perchè mi sono impegnata sul serio a farlo, quindi sarei contenta che commentaste anche quello (va bene anche direttamente tramite una recensione qui su efp)
Link:
https://www.youtube.com/watch?v=B9H_4OxDcMA&feature=youtu.be

Detto questo, spero di ricevere almeno 3 recensioni e che il capitolo vi sia piaciuto.
XOXO
Angelica<3

 

Spoiler:
"- Ora mi vuoi dire cos’hai Nialler?
- Sam ho combinato un casino. – sbuffò, distogliendo lo sguardo.
- Credo tu sappia che sono esperta di casini. – rise lei. – Qualunque cosa sia, la supereremo insieme."

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Capitolo 11
*** Don't refuse the love. ***







10. Don't refuse the love.
 
Ci crederesti quando ti dico che
Sei la regina del mio cuore?
Per favore non mi illudere quando ti faccio male
Solamente non è la strada che sembra
Puoi sentire il mio ronzio d'amore?
Love Buzz. Nirvana.
 
La mattina dopo Sam si svegliò con l’odore di Zayn sotto le narici, appoggiata al suo petto pieno di tatuaggi e con un mal di testa bestiale.
I postumi della sbronza non le erano mai piaciuti, ma a differenza delle altre volte si ricordava ogni singolo particolare della sera precedente, soprattutto la piacevole conclusione.
Sospirò, stringendosi ancora di più al corpo caldo di Zayn. Possibile che fosse così bollente anche col gelo che c’era fuori?
- Buon giorno anche a te, piccola. – sussurrò il moro, accarezzandole il fianco.

Chissà da quanto era sveglio e non si era mosso di un centimetro.
Zayn faceva sempre così, da quando erano piccoli, aspettava che si svegliasse se si addormentava accanto a lui e non si muoveva per non svegliarla.
A Summer tutto quello era sempre piaciuto ma aveva sempre preferito non darlo a vedere.
Perché aveva così tanta paura dell’affetto di quel ragazzo?
Sorrise sulla pelle di lui, sfiorando con i denti il suo collo morbido.

- Mi piace quando sorridi su di me, fallo ancora. – le chiese lui, baciandole la testa.
Sam sorrise di nuovo, non perché gliel’aveva chiesto, ma per ciò che le aveva chiesto. Era così assurdamente perfetto, in ogni sua parola e in ogni suo gesto.
La faceva sentire così giusta, come Derek non aveva mai fatto.
Allora perché quello che avevano fatto la notte precedente le parve così sbagliato? Loro due non erano fatti per stare insieme e lo sapevano bene, eppure non la smettevano di ricascarci sempre.

- Dovremmo andare. – sentenziò lei, alzando la testa.
- Ancora 10 minuti. – si lamento lui riavvicinandola a se e stringendola scherzosamente.
Si rigirarono ridendo fra le lenzuola finché lui non si ritrovò sopra di lei.
Le strinse i polsi bloccandoli sopra la testa, senza permettergli di muoversi. La guardò per un’istante e poi la baciò.
Era stano da spiegare, il loro modo di baciarsi, era come se una volta iniziato, non riuscissero più a smettere.
Erano come due cavi della luce che sfrigolavano insieme, creando nient’altro che scintille ed elettricità.

- Zayn… Zayn. – rise Sam, allontanandolo. – Devo andare a fare la doccia.
- Bene, andiamo. – fece per alzarsi, ma la bionda lo fece ricoricare.
- Io devo andare a fare la doccia. – rise, enfatizzando la prima parola.
- D’accordo, d’accordo, farò il bravo. – sbuffò.
Summer rise e gli sfiorò la bocca con un veloce bacio, prima di chiudersi in bagno.

Arrivati alla reception scoprirono con grande sorpresa che durante la notte, un uomo e una donna avevano lasciato per loro le chiavi di una moto.
Zayn e Summer sapevano che l’idea era stata di sua madre. Infatti il moro aveva un sorriso che gli andava da un orecchio all’altro, mentre montava in sella alla sua Harley, che probabilmente amava più di qualsiasi altra cosa.
Sua madre poteva compare Zayn, ma non lei.
Salì sulla moto e si appoggiò alle spalle di Zayn. Le era sempre piaciuto andare il moto, non aveva paura della velocità e lui lo sapeva.
Quel giorno saltò tutti gli stop e i semafori rossi, solo per sentirla lamentarsi e urlargli ridendo che è un pazzo.
Preferiva sentirla ridere e sbraitargli contro piuttosto che asciugarle le lacrime.
Non ci pensò nemmeno di passare da casa. Andò alla serra dove sicuramente tutti i loro amici li stavano aspettando.
Avevano ricevuto un centinaio di messaggi e altrettante chiamate da tutti, ma avevano preferito non rispondere.
Quando arrivarono, davanti al cancello c’erano già le facce preoccupate dei loro amici, che avevano sentito il rombo della moto di Zayn già da parecchio tempo. Era inconfondibile.
Zayn parcheggiò con disinvoltura e guardò i ragazzi uno per uno, poi scoppiò a ridere.

- Ragazzi, siamo ufficialmente stati arrestati!
Tutti seguirono le sue risate e corsero ad abbracciarli. Era normale per loro ridere di qualsiasi cosa, come fosse nulla.
Era un modo per sdrammatizzare e divertirsi.

- Credevo di dovervi venire a trovare in carcere. – ridacchiò Beverly, dando un pugno scherzoso sul braccio di Zayn.
- Avremmo dovuto farvi una torta e nasconderci dentro una limetta. – rise Niall e la sua risata fece scoppiare a ridere di nuovo tutti.
- Potremmo dire di essere amici dei migliori spacciatori sulla piazza. – Louis gesticolò teatralmente, come faceva sempre.
Summer sorrise e lo strinse in un abbraccio e dopo di lui toccò al biondino che, com’era solito fare, le chiese un bacio sulla guancia.
- Allora, avete intenzione di raccontarci la vostra notte al fresco? – rise Harry, entrando nella serra.
Accanto a lui, Beverly sembrò trattenersi dal corrergli incontro ed abbracciarlo. Sam sorrise, pensando che magari avevano deciso di provarci, ma non di dirlo a tutti.
- Sam ha fatto la dura, il poliziotto voleva ucciderla. – rise Zayn.
Liam gli diede una spinta scherzosa.
- Non oso immaginare, della serie “Non mi toccare sacco di merda”. – la prese in giro.
- Qualcosa del genere.
- E voi come siete scappati? – chiese Sam, sedendosi sull’erba. Candys prese posto accanto a lei.
- C’era un casino di gente ma fortunatamente eravamo vicino all’uscita secondaria. – le raccontò la ragazza, e dopo di lei tutti gli altri.
Che fosse stata una serata movimentata ormai era risaputo, ma alla fine a quel ricordo di paura si stavano associando solo molte risate.
Mezz’ora più tardi, Sam si ricordò di non aver fatto colazione.

- C’è da mangiare alla serra? – domandò la bionda, alzandosi. Niall annuì e la seguì.
- Ti accompagno.
Sam annuì solamente, facendosi mettere un braccio intorno alle spalle dal biondino, che le sorrise.
Ma era un sorriso strano quello di Niall, non era un sorriso sincero.

- C’è qualcosa che non va, Horan? – gli domandò, appoggiandosi al tavolo di marmo che c’era dentro l’edificio in vetro ormai logoro dal tempo.
- Dovrei fartela io questa domanda, non credi Sam?
L’espressione corrucciata che aveva non si addiceva affatto al suo viso da bimbo. Tirò fuori un pacco di patatine da sotto il tavolo e tornò a guardarla.
Gli occhi di Niall erano sempre bellissimi, ma quella sera sembravano spenti, quasi spaventati.

- Niall che ti prende? Mi stai facendo paura.
- Sam, ho bisogno di sapere una cosa prima. Voglio sapere la verità.
- Quale verità Niall?
La voce tetra del biondino le fece venire i brividi. Era pronta a giurare che in 12 anni non lo aveva mai visto in quel modo, così inquieto.
Niall era un ragazzo tranquillo, che prendeva tutto alla leggera, senza troppe pretese.
Eppure nei suoi occhi Sam poteva notare la frustrazione.

- Su voi due Summer. Non sopporto più di vederti piangere. Prima vuoi Derek, poi stai attaccata a Zayn, non ti capisco.
Solo in quel momento Summer si accorse di quanta pesantezza aveva trasmesso ai suoi amici. Ma sapeva che gli occhi di Niall non erano così intimoriti per quello, c’era dell’altro.
E se Sam non fosse stata sincera, non lo sarebbe stato neanche lui.

- Noi… noi siamo amici, Niall, abbiamo soltanto imparato a non litigare in continuazione, semplicemente questo. – tentò lei, ma l’occhio indagatore di Niall non si fece ingannare.
- E ieri? Dove siete stati ieri notte? Ti prego Sam, non ci credo che avere pettinato le bambole.
Summer sospirò, pronta a sputare il rospo ed a ricevere la comprensione che Niall era solito darle. Perché l’avrebbe capita anche sta volta, vero?
- Siamo andati a ballare, ci siamo baciati e poi un tipo ha urlato che era arrivata la polizia. Cosi siamo scappati ma nella calca ci siamo persi e un poliziotto mi ha presa. Zayn è tornato a cercarmi, così hanno arrestato anche lui. Quando i nostri genitori sono venuti a prenderci non ho sopportato la loro ramanzina su quanto ci avessero concesso e noi che li ripagavamo così. Sono scesa dalla macchina e lui mi ha seguita. Abbiamo passato la notte insieme in un motel.
- Per passato la notte insieme intendi…
- Si Niall, si, intendo quello. – ammise, cercando di trattenere le lacrime d’imbarazzo.
Non voleva piangere davanti a lui.
- E poi?
- Poi nulla. Mi sono svegliata fra le sue braccia, col suo odore fin dentro le ossa e la bocca vicino alla sua e Niall, non so se dovrei dirtelo, ma è stata la sensazione più bella della mia vita. Ieri notte non abbiamo scopato, non abbiamo fatto sesso, abbiamo fatto l’amore. Mi ha persino chiesto se fossi sicura di volerlo fare, lo capisci? – un singhiozzò bloccò il suo discorso. – Zayn Malik non è di certo il tipo che si fa pregare, ma mi ha guardato con così tanto amore, mi ha fatto sentire così… così speciale, così desiderata, come nessuno ha mai fatto. E sta mattina, quando mi sono svegliata con lui che ancora mi stringeva, ho pensato che vorrei svegliarmi così ogni mattina. E ho avuto paura Niall, paura di me stessa, del subbuglio che avevo dentro, paura di non potermi mai più svegliare così o, peggio ancora, di doverlo fare. Perché se lui se ne andasse non so come reagirei, non so se questa volta avrei la forza di rialzarmi e mettere a posto i pezzi della mia vita, non di nuovo.
Summer era scossa da spasmi di pianto. Le faceva paura quello che aveva appena detto, ma allo stesso tempo si sentiva libera.
Niall non ci pensò due volte e la strinse in un abbraccio, accarezzandole la testa e sussurrandole di calmarsi.
In quel momento gli stava crollando il mondo addosso, ma doveva aiutare Sam, perché sapeva che lei avrebbe aiutato lui a qualsiasi costo.
Per questo le voleva così bene.
La allontanò e la fissò negli occhi. Erano splendenti come sempre, solo più accentuati dallo sfondo arrossato.

- Guardare il mondo da un piedistallo è sempre piacevole. Puoi avere tutto ciò che desideri: macchine, piscine, vestiti. Il problema è quando non ci bastano più, quando il cuore smette di battere e non ci scorre più sangue nelle vene. Ma se incontri una persona che ti salva, che ti fa sentire viva, non fartela scappare piccola Sammy. Non rifiutare l’amore.
Sam annuì, stringendo Niall in un abbraccio che forse servì più a lui che a lei.
Era bello sentirsi appoggiati, era bello sapere che c’era qualcuno che non voleva altro che la tua felicità.
Poi Summer si ricordò dello sguardo che aveva Niall e mise da parte i suoi problemi. Gli accarezzò la guancia morbida come quella dei bambini e gli sorrise debolmente.

- Ora mi vuoi dire cos’hai Nialler?
- Sam ho combinato un casino. – sbuffò, distogliendo lo sguardo.
- Credo tu sappia che sono esperta di casini. – rise lei. – Qualunque cosa sia, la supereremo insieme.
Niall prese un respiro profondo guardando negli occhi l’amica. Era sincera, di lei poteva fidarsi.
- Sam, Candys è incinta.
- Candys? Incinta? Incinta di chi?
- Di me.

Ci volle qualche minuto perché Summer si riprendesse dallo shock. Rimase immobile con la bocca spalancata e le sopracciglia aggrottate.
Niall, vedendola, scoppiò a piangere e le si buttò tra le braccia come un bambino spaurito.
Proprio un bel casino.
Summer lo consolò come meglio poté e gli assicurò che si sarebbe aggiustato tutto, anche se non sapeva nemmeno lei come.
Niall spiegò a Sam che lui lo sapeva da poco, ma che Candys era già all’ottavo mese, e che nascondeva la pancia con una pancera e le maglie larghe, che era successo tutto per caso ed il preservativo si era rotto.
Preferì non fargli troppe domande. Era eccessivamente scosso e probabilmente poco in grado di pensare lucidamente.
Quando tornò dai suoi amici, Sam non poté non guardare la pancia di Candys. Solo in quel momento notò che era ingrassata.

- Can allora i tuoi sono fuori? – domandò Summer, mangiando una patatina.
In quel momento notò persino quanto la ragazza mangiasse più del solito. Sospirò.
- Si torneranno domani. – asserì lei, toccandosi istintivamente la pancia.
Niall e Sam si guardarono.
- Perché tu e B non venite da me? Mia madre non dovrebbe essere in mezzo ai piedi ed è da tanto che non siamo tra donne. – propose la bionda. Beverly sbuffò.
- Scusate, io non credo di esserci a pranzo. Questo pomeriggio ci vediamo dal parrucchiere.
Le ragazze annuirono.
- Mi sento escluso, solo perché voi avete una vagina. – sbuffò Louis.
- Dai Lou, forse per te potremmo fare un’eccezione. – rise Candys.
- Assolutamente no! – gli fece la linguaccia Sam.
- Antipatica!

Al momento di andar via, Summer fece in modo che fosse Niall a portarle a casa.
Durante il viaggio nessuno parlò. Probabilmente Candys immaginava che Sam sapesse, ma la cosa non importava.
La bionda sapeva che Niall era troppo spaventato per proferire parola, così quando si fermò nel vialetto di casa sua, si fece coraggio.

- Can, io non voglio che tu pensi…
- Summer evita i discorsi, so che lo sai.
S
buffò e si alzò la maglia, sfilandosi la panciera. Adesso la pancia si notava, ma il bambino doveva essere comunque piccolo.
Sam si ricordò che non sapeva nemmeno il sesso.

- Io… io voglio solo aiutarti, vedrai che si aggiusterà tutto.
- No Sam, non credo proprio. I miei non lo accetteranno mai, ma non ucciderò il mio bambino, non permetterò a nessuno di fargli del mare e tantomeno lo chiamerò mai errore. Lei sarà soltanto un regalo, un regalo che nessuno accetterà. I miei mi cacceranno di casa e non so a cosa andrò incontro ma non importa, mi prenderò le mie responsabilità.
Il discorso di Candys era assurdo, di certo inadatto ad una ragazza della sua età. Eppure Can era lì, pronta ad abbattere il mondo per quel regalo che stava arrivando.
Sam si avvicinò e la strinse forte.
Non servivano parole, Can era consapevole che Sam ci sarebbe stata in qualsiasi situazione.
E fu in quel momento che crollò.
Pianse, mentre Niall dal sedile anteriore si allungava per unirsi all’abbraccio.

- Io non so se ce la farò, ma voglio provarci. – singhiozzò.
- Ce la faremo Can, insieme ce la faremo.
Furono le prima parole che pronunciò Niall.
Candys annuì e si asciugò le lacrime toccandosi il pancione.

- Guarda Sam, sta scalciando.
Le prese la mano e l’appoggiò sotto la sua.
Sam si sentì strana. Improvvisamente fu lei a piangere ed a sorridere contemporaneamente. Le lacrime salate le entravano in bocca e il naso le colava leggermente.
Sentire quei piccoli tocchi sulla sua mano fu la cosa più bella del mondo.

- Parlale, può sentirti. – la spronò Niall, appoggiandole una mano sulla spalla.
- Io… ehm… ehi, piccola, noi ti stiamo aspettando, sono sicura che sarai bella come la mamma.
Candys rise alle parola dell’amica, tirando la testa all’indietro.
Il suo viso era arrossato ma la cosa che preoccupò Summer fu l’espressione che improvvisamente le comparve sul viso.
Paura, terrore, ansia.
E poi qualcosa bagnò il sedile.

- Dio Sam, si sono rotte le acque! – urlò Candys, aggrappandosi al sedile dell’auto come fosse la sua unica ancora di salvezza.
A Summer e Niall ci volle qualche secondo per rendersi conto della situazione. Si guardarono con gli occhi sbarrati poi il biondino spinse sull’acceleratore.
- Can… Can, guardami, respira, ok? Respiri profondi.
Summer cercò di aiutarla respirando insieme a lei. Le strinse le spalle e guardò Niall dallo specchietto retrovisore.
Se prima il biondino le era sembrato spaventato, in quel momento la sua faccia era una maschera di terrore puro.
Summer pescò il telefono dalla tasca.

- Pronto?
- Zayn, cazzo, dove sei?
- Sono con Liam. Sam che succede? Non farmi spaventare. – la voce del ragazzo era scossa ed incazzata.
Odiava sentire quel tono di voce da parte della bionda.
- Sto andando all’ospedale, ci vediamo lì.
- Ma che cazzo dici? Porca troia Summer che sta succedendo? – la bionda sentì il riecheggio di un pugno sul muro. Sospirò.
- Zayn, Candys è incinta e sta per partorire.
- Che cosa?!

Summer, come tutti del resto, aveva sempre odiato gli ospedali.
Le pareti bianche, i letti dello stesso colore e l’odore che disinfettante che le faceva pensare solo alla morte.
Eppure quel giorno stava per nascere la vita.
Sam cercò di pensare lucidamente, mentre Candys veniva caricata sulla barella e portata nella sua stanza.
Niall cercò di spiegare ai dottori, ma persino mettere una parola dietro l’altra era diventato difficile. Lui non aveva paura per se stesso, ma per Candys. Aveva paura che i suoi genitori non avrebbero capito la situazione, che l’avrebbero trattata male oppure addirittura che avrebbero cercato di portagli via la bambina.
Gli si gelò il sangue nelle vene.
Non avrebbe permesso a nessuno di fare del male a sua figlia.

- La stanno portando in stanza, quando la sistemeranno potremmo entrare.
Niall annuì, ma Sam non era del tutto sicura che la stesse ascoltando.
Era seduto su una sedia, con la testa tra le mani e l’espressione stralunata.

- Ehi biondino, non fare così.
- Summer io ho bisogno che tu non mi lasci.
- Lo sai che non lo farò mai.



 



Angolo autrice:
Ok, credo di aver sganciato una vera e propria bomba... AHAHAHHA.
Spero che l'idea vi piaccia e non vi sembri troppo esagerata. Doveva accadere e purtroppo Niall si è trovato a dover affrontare questa situazione.
Però che ne dite, a me piace l'idea di Horan papà, è così cucciolo:3.
Sono contenta di aver ricevuto subito tre recensioni per il capitolo scorso, magari questa volta riusciamo ad arrivare a 4? Ne sarei contentissima, grazie comunque a chi legge sempre e recensisce, siete fantastiche<3

Spoiler:
- Oggi hai intenzione di fare la difficile? – rise.
- No, Zayn, non credo sia il caso.
- Guardami, guardami e dillo.
- Ci aspettano all’ospedale, Candys potrebbe partorire da un momento all’altro. Non è il caso.

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Capitolo 12
*** The best gift. ***






11. The best gift.
 
Non è adorabile? Non è bellissima? Non è preziosa?
Ha meno di un minuto.
Non avrei pensato che l’amore avrebbe
Creato qualcuno cosi adorabile come lei
Ma non è adorabile lei creata dall’amore?
Isn’t She Lovely. Stevie Wonder.
 
Quando Niall alzò la testa, vide Zayn e Liam entrare di corsa in ospedale e guardarsi intorno ansiosi.
Il biondino alzò la mano per farsi vedere e i due gli si avvicinarono.
Fortunatamente Summer aveva detto ai ragazzi che il bambino era di Niall, per evitare domande imbarazzanti.
Infatti i ragazzi si misero accanto a lui, dandogli una pacca sulla spalla.
- Amico vedrai che si risolverà tutto. – Liam, come al solito, cercò di consolare Niall come meglio poté.
- Lo spero.
- Noi siamo qui e supereremo anche questa. – gli disse Zayn ed il biondino annuì.
Summer lo guardò e si abbassò appoggiando le braccia sulle sue ginocchia. Gli sollevò la testa, guardandolo negli occhi blu.
- Niall lo so che sei spaventato, ma credo che dovresti chiamare Bobby e Maura.
La bionda gli accarezzò la guancia e lui annuì, sentendo un brivido passargli per tutto il corpo.
Cosa gli avrebbe detto sua madre?
E suo padre?
Non voleva pensarci, però doveva farlo e rimandare non sarebbe servito a nulla.
- Vengo con te, ti serve un po’ d’aria. – disse Liam, indicandogli la porta.
Niall si alzò e lo seguì, scomparendo dietro le porte scorrevoli. Summer si lasciò cadere sulla sedia.
- Che casino. – sussurrò, chiudendo gli occhi e massaggiandosi le tempie.
- Proprio un bel casino. – asserì Zayn, prendendogli la mano. – Su vieni qui.
La strinse a se accarezzandole i capelli. Sapeva che era da lei accollarsi i problemi altrui e lo stava facendo di nuovo.
- So che sei spaventata per Candys, ma andrà tutto bene. – le sussurrò all’orecchio e Sam annuì.
Riusciva sempre a farla calmare, anche in quelle situazione tragiche.
- Devo chiamare Donna, non credo che Candys lo farà mai, altrimenti.
Zayn annuì e la lasciò andare stringendole però la mano. Sapeva che non poteva reggere da sola la pesantezza di un problema così grande.
Donna Mainwaring non era sicuramente dolce e accomodante come la figlia. Si poteva definire più che altro altezzosa e smaniosa di attenzioni come una tredicenne in preda agli ormoni.
Non avrebbe preso bene la notizia.

Mezz’ora dopo, i medici non avevano ancora detto nulla su Candys, e i ragazzi iniziarono a preoccuparsi. Erano arrivati tutti i loro amici, ma non i genitori dei ragazzi.
Come previsto Donna era andata su tutte le furie e Maura aveva cercato di aiutare il figlio seppur da un telefono.
Almeno c’era qualcuno di ragionevole.
Donna aveva sempre odiato Summer e all’inizio vietava persino a sua figlia di vedere lei e Beverly, ma Zayn andava a prenderla di nascosto con la moto e puntualmente sua madre lo scopriva e dava di matto, finché non si rassegnò.
Quando entrò nell’ospedale, la preannunciò il ticchettio dei suoi tacchi Chanel. Summer sbuffò vedendola.
- Tu! – urlò indicandola. – Da quando mia figlia ha iniziato a frequentare te, quell’altra sciacquetta e questi tipi è diventata una maleducata, e adesso questo? Non le permetterò di rovinarsi la vita!
La vena sul collo di Summer si gonfiò a dismisura. Zayn si precipitò a trattenerla dalle braccia, per evitare di essere cacciata dall’ospedale.
Lei si dimenò ma non ci fu verso di farsi lasciare, così si limitò a rivolgere a Donna uno dei suoi sguardi più truci. Poi si ricompose.
- Sa, non mi abbasserò al livello di una povera cinquantenne che si crede la figlia del re ma che non conta un cazzo. Può pensare quello che vuole su Candys o su di me, fatto sta che non avrà mai le palle di affrontare questa situazione come una persona adulta, dato che la sua testa è rimasta negli anni ottanta. Si svegli, sua figlia sta per partorire, dovrebbe darle appoggio, non minacciarla. Lei non toccherà la bambina, il padre è maggiorenne e sarà lui a decidere, ma in ogni caso sarebbe dovuta passare sul mio cadavere.
Lo sguardo della donna vacillò leggermente, mentre la palpebra dell’occhio destro le tremava dalla rabbia. Non trovando più il modo di ribattere, preferì infierire con tutta la sua cattiveria sul povero Niall, ancora seduto sulla sedia con la testa fra le mani.
- E tu, lurido pervertito, cosa hai fatto a mia figlia? È diventata una nuova moda scopare con la prima che passa? Siete schifosi, tutti voi e…
- La prego, carissima signora, di cessare il suo monologo interiore. – Maura spuntò da dietro la madre di Candys, con assoluta naturalezza. – Non metto in dubbio che i nostri figli abbiano sbagliato, ma per lo meno stanno avendo la maturità di prendersi le proprie responsabilità, cosa che a quanto pare lei non sta facendo. Se è qui per sbraitare insulti insensati o piangere sul latte versato è pregata di andarsene.
Donna fece una faccia degna dell’oscar e poi scomparve dietro le porte dell’ospedale col ticchettio fastidioso dei suoi tacchi, velocemente com’era arrivata.
Maura non ci pensò su e strinse suo figlio, poi abbracciò Summer.
- Sei sempre la migliore. – le disse la bionda, mentre la donna le baciava la guancia.
- Avrei voluto prenderla a calci ma ho preferito evitare cadute di stile. – alzò le spalle facendo ridere tutti. – Dov’è Candys?
- Le stanno trovando una stanza, dovremmo sapere di lei da un momento all’altro.
- I familiari di Candys Mainwaring? – chiese un uomo con un camice bianco, guardando la cartellina bianca. Tutti scattarono in piedi e Niall annuì.
- Siamo noi.
- Stiamo avendo alcune complicazioni data la giovane età, nulla di grave, dovremmo solo indurre il parto.
- Lei sta bene?
- È iniziato il travaglio, potete farle visita due alla volta per adesso, seguitemi.
Il gruppo seguì il dottore nel reparto neonatale, bisbigliando tra di loro.
Erano tutti sconvolti. Sarebbe potuto succedere a chiunque ma non a Candys.
Quando il dottore si fermò davanti alla porta tutti si guardarono intorno. Chi doveva entrare per primo?
- Niall vai…
- No Beverly, voglio che entriate tu e Sam, ha bisogno più di voi che di me. – il biondino annuì convinto e Sam cercò il consenso di Maura, anche lei annuì.
Così aprirono la porta.
Niall aveva preso per Candys una stanza privata.
Era coricata sul letto con l’espressione dolorante ed una flebo in vena.
Dalla sua faccia arrossata ed il trucco colato si poteva capire che aveva pianto.
- Ragazze. – sussurrò commossa, come se non le vedesse da tempo.
Summer e Beverly non ci pensarono due volte, si precipitarono ad abbracciarla attente però a non farle del male.
Aveva il viso pallido.
- Can andrà tutto bene, te lo prometto. – la strinse Beverly.
- Lo so B, lo so.
- Però ora che ci penso c’è un problema serio.
Summer e Candys la guardarono impaurite. Sam strabuzzò gli occhi.
- Ma che avete capito? Dobbiamo andare a comprare qualche vestitino alla bambina, non possiamo mandarla in giro in mutante… o in pannolino.
Le due scoppiarono a ridere alle parola dell’amica.
Candys soprattutto, che il quel momento aveva bisogno di quella leggerezza che solo Beverly poteva darle. Poi il suo sorriso scomparve.
- Avete avvertito mia madre?
- Si ehm… lei è venuta qui.
- E qui fuori?
Summer scosse la testa.
- Oh, lo immaginavo.
- Candys non si merita nemmeno di averti come figlia. – sbraitò Beverly.
- Cosa vi ha detto?
- Non importa. – cercò di dissuaderla Sam. Ma il suo sguardo era deciso.
- Si che importa.
- Ha detto che la colpa è nostra e che non ti permetterà di rovinarti la vita.
- Lo sapevo! Dio, ragazze voi siete fantastiche, la colpa è solo sua.
- La colpa non è di nessuno Can, l’hai detto tu, è un regalo.
- Il regalo più bello.

Venti minuti dopo Candys già urlava per le contrazioni.
I ragazzi avevano preferito evitare di entrare, per non metterla in imbarazzo. Così alla fine Maura e Niall avevano dato il cambio a Beverly e Candys.
Era arrivati anche Bobby e Greg, e dopo di loro tutte le famiglie dei ragazzi.
Marie era scossa come se lì dentro ci fosse sua figlia ma fortunatamente trovò un contegno quando entrò con Trisha per salutare Candys.
- Non dovremmo andare a prendere qualcosa per la bambina? – domandò Zayn, alzandosi da terra.
Le sedie non erano abbastanza, così ì ragazzi si erano seduti a terra. Non era il momento di fare gli schizzinosi o altro.
- Amico verrei con te, ma non saprei proprio cosa prendere. – scosse la testa Harry.
- Già, mi associo. – annuì Louis.
- Vengo io con te.
Summer si alzò seguendo il moro per il corridoio dell’ospedale.
Arrivarono al parcheggio senza dire nulla; Zayn le porse il casco e lei lo infilò in un gesto che a Zayn fece mordere il labbro.
Era bella, qualsiasi cosa facesse.
Salì sulla moto cercando di non far notare il modo in cui la guardava e lei lo strinse forte.
Non aveva paura di cadere, aveva solo voglia di stringerlo.
Ma non era il momento di pensare ai loro affari.
Dovevano mettere da parte ogni cosa.
Zayn fece la strada più lunga per arrivare al centro commerciale.
Sapeva che Summer aveva bisogno di staccare e in più voleva che continuasse a stringerlo. Quando Sam lo notò apprezzò molto il suo gesto, così gli baciò la guancia.
Arrivati al negozio, non avevano ancora detto una parola.
- Credo che dovremmo prendere una di quelle tutine con gli orsacchiotti. – azzardò il ragazzo, frugando su uno scaffale.
- Peccato che quelli siano per i bambini di 3 anni, hai idea di quanto sia grande un neonato? – rise Summer, avanzando fra i vari reparti del negozio.
- Non vedo un neonato da quando è nata Safaa, credo. – ridacchiò anche lui, finché Sam non si fermò.
- Ecco qui. – disse, iniziando a mettere in mano a Zayn dei vestitini rosa e bianchi.
Passò in rassegna a tutti gli scaffali di quel reparto, fino ad arrivare alle carrozzine.
- Santo cielo Joanna, quando la smetterai di piangere?
Una donna, accanto a loro, sbraitava contro la sua bimba, che poteva avere meno di un anno. Zayn e Summer si guardarono ridendo immaginando Candys in quel modo tra qualche anno, e perciò la signora si accorse di loro.
Proprio in quell’istante le squillò il telefono.
- Mio Dio, tesoro per favore puoi tenermela un secondo? – come se nulla fosse, la donna lanciò la bambina tra le braccia di Zayn.
Il ragazzo, preso alla sprovvista, cercò di prendere la bambina come meglio poteva mentre sua madre rispondeva al telefono.
Summer sorrise alla scena. Zayn la guardò male e poi iniziò a dondolare la bambina finché non si calmò.
Guardò Zayn con i suoi grandi occhioni marroni e iniziò a ridere di gusto, toccando la faccia del ragazzo.
- Ciao bimba. – sorrise lui, facendogli una boccaccia che la fece ridere ancora di più.
Quando sua mamma chiuse la telefonata, si mise a ridere insieme alla figlia.
- Ci sai fare con le ragazze, non è vero?
- Non sa quanto, signora. – rispose Summer al posto suo, ridendo anche lei divertita.
- Oh ma non è vero, non la ascolti. – si giustificò il moro, continuando a giocare con la piccola che gli stringeva la faccia con le sue manine.
Il ragazzo la porse alla madre. Non appena si staccò dalle spalle di Zayn, riprese a piangere.
- Beh ragazzi, è stato un piacere, auguri per vostro figlio. – sorrise lei, sistemando la piccola peste nel passeggino.
- Ma veramente noi… - cercò di spiegarle Summer, ma la donna la fermò.
- Non devi vergognarti. I bambini sono doni dal cielo a qualsiasi età, in più sembra che il tuo ragazzo sappia fare bene il padre. Si vede che siete innamorati. Complimenti ancora.
Li salutò con la mano, allontanandosi e scomparendo tra gli scaffali. Quando i ragazzi furono sicuri che non fosse più nei paraggi, scoppiarono a ridere.
- Mi conquisti pure le bimbe, e ragazzone? – lo prese in giro Sam, dandogli una pacca sulla spalla.
Era proprio vero che Zayn aveva questa specie di fascino con le ragazze, che si trattasse di bimbe o no, tutte lo adoravano.
A questo pensiero Sam si sentì ribollire qualcosa dentro.
- Si tratta soltanto di saperci fare. – rispose facendole l’occhiolini ed avvicinandola a se.
Le strinse i fianchi e lei appoggiò le mani sul suo petto, senza guardarlo negli occhi.
Già il fatto di aver provato quel fastidio allo stomaco poco prima le dava sui nervi, figuriamoci doverlo guardare negli occhi dopo che un’estranea aveva insinuato che “si vedeva che erano innamorati”.
Cazzate.
- Guardami. – le sussurrò lui.
Summer odiava quel suo tono caldo e rilassato. Zayn credeva di poter aver il mondo quando lo usava, ed in effetti era così.
Alzò lo sguardo riluttante e si ritrovò ad un centimetro dalle sue labbra carnose.
Si inumidì le labbra sentendo mancanza di saliva. In quel momento Zayn si morse di nuovo il labbro.
Non poteva fare così, non poteva provocarlo così spudoratamente.
- Sei bellissima. – le disse, scostandole una ciocca di capelli dal viso.
- Sei ripetitivo. – ridacchiò lei, nervosa.
Da quando era nervosa con Zayn?
Anche lui sorrise.
Amava questo lato di Summer, lo amava immensamente. Era stanco ormai da anni di tutti i complimenti che gli rivolgevano le ragazze con le loro vocine squillanti da gatte morte.
Summer era sempre una sfida, non si sapeva mai come sarebbe andata a finire con lei, e la cosa lo eccitava terribilmente.
Si avvicinò per baciarla ma lei si scostò, distogliendo lo sguardo da lui. Improvvisamente il soffitto divenne tremendamente interessante.
- Oggi hai intenzione di fare la difficile? – rise.
- No, Zayn, non credo sia il caso. – disse, divincolandosi dalla sua presa. Ma lui la bloccò.
- Guardami, guardami e dillo.
Seppur con riluttanza Summer tornò a guardarlo e prese un respiro profondo.
- Ci aspettano all’ospedale, Candys potrebbe partorire da un momento all’altro. Non è il caso. – ripeté, cercando di essere il più convincente possibile.

- Ragazzi ci siamo. – disse il dottore, dopo aver controllato Candys un’ultima volta. – Vado a far preparare la sala operatoria.
Tutti si guardarono intorno. Qualcuno dove andare con Candys e non sarebbe stata una decisione facile.
- Io…
- Niall capiamo che tu non sei pronto, non sei obbligato ad andare, è uno spettacolo un po’ forte. – lo rassicurò Maura, dandogli una pacca sulla spalla.
- Potrebbe andare una di noi, in assenza di sua madre. – propose Annabeth, la madre di Beverly, guardando tutte le mamme dei ragazzi.
- Ci andrò io. – si alzò Summer.
- Sam tu hai già fatto abbastanza. – le disse Niall. Il fatto che sua madre poco prima avesse definito il parto uno “spettacolo un po’ forte” lo aveva spaventato.
- No Niall, le ho promesso che ci sarei stata a tutti i costi e lo farò.
Si alzò, entrando nella stanza dove Candys ancora urlava.
La ragazza aveva mandato a dire ai suoi amici che potevano entrare senza problemi, così Harry e Louis erano andati a farle visita e adesso era il turno di Liam e Zayn.
Liam la guardava con quel suo sguardo così paterno e Zayn le stringeva la mano tentando di farla ridere.
Ma il viso di Candys era comunque contornato da lacrime.
- Ehi Can, mi sa che è il momento. – disse Summer, avvicinandosi cautamente.
Lo sguardo di Candys si fece più cupo di com’era poco prima.
- Non voglio andarci sola.
- Non ci andrai, verrò io con te. – rispose Sam convinta.
Liam la guardò preoccupato e poi le accarezzo la spalla.
- Ne sei sicura? – le domandò.
La bionda annuì leggermente ed uscì fuori vedendo che gli infermieri erano arrivati per prendere Candys.

Tutti credono che il parto sia uno spettacolo “forte”, come aveva detto la stessa Maura a suo figlio prima, ma per Sam non fu così.
Era strano da spiegare, ma mentre Candys le stringeva la mano era come se sentisse confluire un’energia nuova dentro di lei.
Quell’energia era la piccola bimba che, dopo esser stata lavata, i medici misero in braccio a Candys.
Summer era sicura che si sarebbe ricordata quel momento per sempre.
Quando poi i medici diedero la bimba a lei, fu una nuova emozione.
Era così piccola e Summer poteva giurare che avesse gli occhi di Candys.
- Ci dispiace signorina, ma la bimba deve essere portata in incubatrice per qualche giorno. Lei però può venire con noi dal padre per il riconoscimento.
Summer annuì con forza, e seguì l’ostetrica per le vie dell’ospedale, osservando la piccola che dal passagino si guardava intorno.
E quando Sam vide l’espressione di Niall, si sentì nuovamente accendere dentro quell’energia.
Il biondino pianse, prendendo in braccio la piccola e la bambina, che fino a qual momento aveva pianto, smise all’istante e circondò con le sue braccine il collo di Niall.
- Lei è il padre? – chiese l’ostetrica, anche lei commossa.
- Sono io, Niall Horan.
- Bene, quindi suppongo che il cognome della bambina sia Horan. Il nome?
- Oh beh io… Hope, si chiama Hope, Hope Summer.
- Cosa? – la bionda guardò stranita Niall, mentre l’ostetrica appuntava il nome sul certificato di nascita.
- Bene, dovrà stare un paio di giorni in incubatrice ma nulla di grave, vi faremo sapere il prima possibile quando potrete visitarla.
L’ostetrica scomparve portando con se Hope, che non appena si staccò dal collo del padre, iniziò ad urlare nuovamente.
- Niall non era necessario che…
- Si Sam, lo era, tu hai fatto tanto per noi, è giusto così.
Niall strinse Summer tra le sue braccia e pianse insieme a lei.
Ancora una volta i loro amici si unirono all’abbraccio congratulandosi con il neo papà.
Non c’era modo più bello di festeggiare una nascita.



 



Angolo autrice:
Si lo so, dovreste uccedermi per il mio ritardo, ma sfortunatamente ho avuto tanto da fare e nemmeno un po' di tempo per postare il capitolo.
Anyway, è nata la bimba! Siete contente? Adesso come la vivrà Niall?
Ahh, quanto è carino Horan papà.
Comunque sia, come vedete c'è Summer che continua ad allontanarsi da Zayn, quando lui cerca di avvicinarsi. Secondo voi perchè?
Aspetto le vostre recensioni con ansia ahahah a presto.
XX<3

Spoiler:
"- Sam cosa succede? È da quando Candys ha partorito che mi eviti. Ho fatto qualcosa di sbagliato?
- Qui l’unica che ha sbagliato sono io. Senti perché non la facciamo finita con questa messa in scena? Non ho tempo per i tuoi giochetti.
- Di cosa stai parlando Summer?"

 

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Capitolo 13
*** Distance. ***






12. Distance.
 
Non posso dirti quello che realmente è
Posso solo dirti come ci si sente,
E adesso è come se avessi un coltello d'acciaio nella mia trachea
Non riesco a respirare ma combatterò finché posso
Finché tutto ciò che è sbagliato sembra giusto.
I love the way you lie. Eminem ft. Rihanna.
 
Summer alzò la testa dal cuscino dopo l’ennesimo urlo di Hope.
Niall aveva insistito tanto perché Candys e la bambina restassero a casa sua, ma avevano tutti convenuto che fosse meglio per lei stare con delle donne che potessero aiutarla costantemente.
- Oddio Sam scusa, credo abbia fame. – Candys aveva il viso corrucciato e stanco, ma Summer le rivolse un sorriso caloroso, nonostante non le piacesse particolarmente essere svegliata.

- Sta tranquilla Can, prenderà dal padre. – rise - Perché non la lasci ad Agnese e vieni a cambiarti?
Come se avesse i radar, la sua domestica comparve da dietro la porta e chiese educatamente di entrare.
Summer la adorava, era stata per certi versi la madre che aveva sempre desiderato.
Attenta ai suoi bisogni, dolce, comprensiva ed ogni mattina le lasciava sul tavolo il suo succo preferito con i croissant caldi.
E anche quella mattina fu così.
Le due ragazze presero posto al tavolo, dove Marie stava già leggendo l’ultima uscita di Vanity Fair.
- Siete pronte per la scuola? – domandò la donna sorridendo alle ragazze.

Da quando c’era anche Candys, la situazione fra Summer e sua madre si era sicuramente raffreddata.
Marie si dedicava interamente ad Hope e Summer a Candys.
Non sapeva perché ma la sua amica le sembrava sempre più spenta.
- Non eccessivamente. – rispose Candys, rigirando il suo cucchiaino nel thè bollente.

- Sono sicura che andrà tutto bene, in più sta sera c’è il Met Gala, non potete stressarvi. – le avvertì Marie.
- L’unica cosa che mi è sempre piaciuta del Met è l’after party. – rise Summer, sorseggiando il suo succo d’arancia.
- Piaceva anche a me alla vostra età, ma non potete non presenziare all’inizio della settimana della moda.
- Si mamma, certo. Comunque io e Can andiamo. – disse la bionda, trangugiando l’ultimo sorso di succo ed alzandosi dalla sedia.
- Vi ho prenotato un massaggio e il parrucchiere per le quattro.
Summer fece giusto in tempo a sentire le parola di sua madre che la porta si era chiusa con un tonfo.
- E chi la sopporta più. – sbuffò.


Quella mattina Beverly e i ragazzi erano seduti sulle scale della scuola a discutere animatamente su cosa indossare durante il tanto atteso Met.
- Vedo che la febbre da settimana della moda ha contagiato anche voi. – rise Candys, sedendosi accanto a Niall.

Le cose tra loro non si erano del tutto chiarite, ma il biondino strinse comunque le spalle di Can chiedendogli come stava la bambina, nonostante il giorno prima fosse stato con lei fino a sera tardi.
- Stai scherzando C? Ci saranno tutti. – disse Beverly scandalizzata, poggiando sulle gambe dell’amica l’ultima uscita di Vogue.

Sulla prima pagina troneggiava il Somerset Hose, il luogo dove l’evento si sarebbe svolto.
- Avete sentito il tema di quest’anno? – chiese Liam, euforico.

- Nulla di più figo. – annuì Zayn. – Forse per la prima volta.
- Il punk non è figo, è una disgrazia, tutta vestita di nero sembrerò Morticia. – si lamentò Beverly.
- L’importante è che hai il tuo Gomes. – li prese in giro Louis, dando una spallata a Harry.
Dopo la nascita di Hope, i due avevano deciso di venire allo scoperto e la cosa aveva fatto davvero piacere a tutti.
Era rimasti stupiti dal fatto che tutti se lo aspettassero, forse perché non si erano resi conto di quanto bene i loro amici li conoscessero.
- Starai benissimo B. – la rassicurò Summer ridendo.

- Non quanto te tesoro, vedrai che Bowtree morirà d’invidia anche quest’anno. – le fece l’occhiolino l’amica.
Kayla Bowtree aveva sempre tentato di mettersi in competizione con Sam e le sue amiche con Beverly e Candys, ma senza mai riuscire a scalfire la loro popolarità.
Per la scuola loro erano le reginette e Bowtree e le sue tirapiedi le sorellastre cattive.
Era un paragone che faceva sempre ridere Sam.
- Quindi immagino che avrete deciso cosa indossare da mesi. – rise Niall.

- Si chiama previdenza, Horan. – rispose Beverly e la campanella suonò.
Il biondino aiutò Candys ad alzarsi e proprio in quel momento, come se le avesse sentite parlare di lei, spunto Kayla con le sue tirapiedi alle calcagna.
- Candys tesoro, hai bisogno d’aiuto? So che i postumi del parto sono difficili da superare.

Si fermò davanti a lei ridacchiando sotto i baffi e rivolgendo alla povera Candys un’occhiata schifata.
- E a te Bowtree? Come vanno i postumi della sbronza? Mi hanno detto che ieri ti sei superata, chissà quante volte hai aperto le gambe.

Summer aveva sempre odiato quando le sue amiche venivano prese in giro, soprattutto per cose così delicate come una gravidanza.
Kayla le rivolse una smorfia e se ne andò con la coda tra le gambe. Dietro di lei i suoi amici scoppiarono a ridere.
- Sam, non c’era bisogno. – le fece notare Candys, ma Summer scosse la testa.

- Quella sgualdrina non deve nemmeno rivolgerti la parola.

Dopo il parrucchiere ed un massaggio rilassante, le ragazze erano a casa di Beverly per prepararsi alla serata.
Beverly abitava nell’attico dell’albergo di suo padre. Sua madre, Annabeth Valentine, era la titolare di decine e decine di negozi in tutto il mondo ed era una delle organizzatrici principali della settimana della moda.
Mentre le madri dei ragazzi facevano le benefattrici e donavano assegni e assegni per finanziare e godersi lo spettacolo, Annabeth ne tirava le fila nel dietro le quinte ed era sempre stata fantastica. Già mesi prima di quell’evento così atteso, trascinava la figlia e le sue amiche a fare shopping nei suoi negozi, per trovare l’outfit adatto al tema dell’anno.
- Dio Bev, sei uno schianto, io non potrei mettere mai un vestito del genere. – rise Summer, guardando l’amica.

- Solo perché ti uscirebbero le tette di fuori. – le fece la linguaccia Beverly, guardandosi allo specchio.
Indossava un vestito nero con uno scollo sul seno che arrivava all’ombelico. Il vestito era molto aderente e la parte superiore era completamente ricoperta da borchie dorate che Bev aveva abbinato con delle decolletè nere. ( http://data1.whicdn.com/images/101058286/large.jpg )
- Styles morirà sul colpo. – la prese in giro Candys, infilandosi le scarpe.

Lei aveva optato per uno stile decisamente meno impegnativo.
Un vestito senza spalline, con il corpetto di un rosso acceso ricoperto da un merletto nero luccicante, che scendeva morbido sotto il seno in onde di tessuto nero. Ai piedi aveva messo delle francesine non troppo altre, non voleva attirare l’attenzione.
( http://data1.whicdn.com/images/124375940/large.jpg )
- E anche Horan. – fece maliziosa Beverly. – Oppure vogliamo parlare di Malik?

- Smettetela di prendermi in giro. – rise Summer, guardandosi allo specchio.
Lei aveva optato per un vestito il tessuto morbido che le stringeva perfettamente il seno pieno. Le maniche erano retate e le coprivano tutto il braccio. Aveva abbinato dei tronchetti con i lacchi, una cintura con la scritta Moschino in oro e delle calze di lana che le arrivavano al ginocchio.
Cercò di sistemarsi i capelli mossi, spettinati ad arte per far sì che l’effetto fosse “punk”, in modo che non le andassero davanti agli occhi ma con poco successo.
( http://data1.whicdn.com/images/83053121/large.jpg )
Era da anni ormai che le ragazze avevano come accompagnatori all’evento uno fra Liam, Niall, Harry, Louis o Zayn e anche quell’anno sarebbe stato così.
Niall portava Can, Harry Beverly e Louis e Liam si erano trovati delle ragazze.
Solitamente era Liam l’accompagnatore di Summer, ma quell’anno era toccato a Zayn. Lui non avrebbe mai invitato formalmente nessuno, in più gli faceva piacere sfilare sul red carper con Sam e anche alla bionda, solo che entrambi non volevano darlo a vedere.
- Diciamo che è stato abbastanza entusiasta di accompagnarti sta sera. – osservò Candys, guardando Summer ancora intenta a combattere con i capelli.

- Siamo più… amici del solito. – cercò di giustificarsi Sam.
- Si, come eravamo amici io ed Harry. – rise Beverly. Summer sbuffò.
- Stiamo semplicemente cercando d’andare d’accordo.
- Certo, come no.

Un’ora dopo le ragazze non erano ancora pronte e i ragazzi le stavano aspettando nel grande salotto della casa di Beverly.
- Wow. – esclamò Harry, quando le vide scendere dalle scale. – Dove credi di andare tu conciata in quel modo? Quel vestito non ti copre nulla! – urlò poi a Beverly.

- Guarda il lato positivo Styles, sarà più facile toglierglielo. – gli disse Louis, dandogli una pacca sulla spalla.
- Louis! – urlò Beverly e si buttò tra le braccia di Harry.
- Can, sei bellissima. – disse Niall e la strinse a se. Loro erano decisamente meno equivoci di Harry e Beverly, anche se nessuno aveva ancora capito se stessero insieme, nemmeno loro a dire il vero.
- Dio, non credo di aver parole. – commentò Zayn e Liam rise accanto a lui.
- Già, nemmeno io. – acconsentì e la bionda sorrise ai complimenti degli amici.
- Siete degli adulatori. – gli fece la linguaccia.
- Non credo proprio. – le disse Zayn e le sorrise, offrendogli il braccio.
Anche lui era bello, ma Sam non pensò che ci fosse bisogno di dirglielo. Indossava una maglia nera dei Misfits, un pantalone nero strappato e un cardigan di jeans senza maniche che lasciava scoperte le sue spalle muscolose e le braccia ricoperte di tatuaggi.
Salirono sulla limousine e passarono a prendere le “amiche” di Louis e Liam.
Sembravano ragazze simpatiche, ma Beverly, Candys e Summer avevano sempre avuto un comportamento particolare con le ragazze dei loro amici.
Volevano che loro fossero felici e quelle rare volte che annunciavano che si erano fidanzati, la ragazza veniva sempre braccata per scoprire se “aveva qualcosa da nascondere”.
I ragazzi si lamentavano sempre, ma facevano più o meno la stessa cosa con loro, quindi era pur sempre lecito.
Quando la macchina si fermò, una miriade di flash riuscirono persino ad attraversare i vetri oscurati.
- Ragazzi un brindisi. – disse Louis, alzando il bicchiere con lo Champagne. – Alle ragazze, che non cadano dai quei trampoli.

Tutti scoppiarono a ridere e bevvero fino all’ultimo goccio.
Posarono i bicchieri sul tavolino al centro della limousine ed uscirono fuori.
- Mi sento una star di Hollywood. – commento Beverly, ridendo.

- Teoricamente, siamo molto meglio. – Sam fece l’occhiolino all’amica che rise prendendo il braccio di Harry.
Summer fece lo stesso con Zayn e sorrise ai fotografi.
- Saremo la coppia dell’anno. – disse Zayn all’orecchio della bionda, facendola ridacchiare.

- Sicuramente meglio di Bowtree ed Hill.
- Scommetto che ha aspettato che voi vi lasciaste più di noi. – rise.
- È giusto così, bisogna fare beneficenza anche per lei.
Risero ed un fotografo li fermò.
- Summer, Zayn, guardate qui per favore!


Il Met era uno degli eventi più attesi dell’anno da qualsiasi abitante Londinese.
Le strade brillanti, l’eccitazione, i turisti che spuntavano da ogni angolo, la città su tutti i giornali.
Non era un segreto però, che la settimana della moda fosse un evento d’élite, decisamente una cosa non per tutti.
E se il Met era atteso da ogni rivista di moda, l’after party era atteso da ogni giovane rampollo che se lo potesse permettere.
Quell’anno si prospettava essere il party dei party, ma d’altronde era sempre così.

La musica era altissima, l’alcol, e sicuramente altro, scorreva a fiumi e tutti sembravano divertirsi.
Sam era seduta a commentare con Harry i presenti, ridendo di ogni battuta del ragazzo. Accanto a loro, Candys e Niall parlavano a bassa voce, sorridendosi dolcemente l’un l’atro.
Proprio in quel momento, quando il sorriso di Candys sembrava essere il più bello degli ultimi tempi, arrivò Kayla a braccetto con Derek.
Il ragazzo si premurò di guardare insistentemente Summer. Non lo vedeva dalla sera del concentro.
Sostenette il suo sguardo strafottente e gli riservò uno dei suoi sorrisetti più ammiccanti.
Derek sospirò pesantemente, come preso da un fremito improvviso, la rabbia.
- Mainwaring, cosa ti prende? Dobbiamo richiedere un passeggino anche per te? Sembra che la sedia sia la tua migliore amica.

Se c’era una cosa che Bowtree sapeva fare bene, oltre ovviamente sculettare, era provocare le persone.
Summer stava per alzarsi per seguirla, ma Candys la fermò per il braccio.
- Sam non ne vale la pena, lasciala perdere. – le disse la ragazza, sorridendole.

Il suo sorriso fu l’unica cosa che fermò la furia della bionda.
Per convincerla, l’amica si fece trascinare in pista da Niall, lasciandola sola con Harry.
Continuarono la loro chiacchierata, finché Sam non vide uno spettacolo a cui avrebbe tranquillamente preferito non assistere.
Kayra era al bancone dei drink. Si muoveva civettuola e rideva convulsamente alle parole di Zayn.
Summer non credeva di aver mai sentito una fastidio così forte alle bocca dello stomaco, anzi ne era più che sicura.
Smise di ascoltare Harold, cogliendo ogni attimo della scena ripugnante di cui era una sfortunata spettatrice.
E quando Kayra si chinò, sussurrò qualcosa nell’orecchio di Zayn e fece scivolare una chiave dentro la sua tasca, Summer provò per la prima volta il gusto amaro della gelosia.
Vide Zayn mordersi il labbro inferiore, arrivando ad un punto di non ritorno.
Non era più un fastidio allo stomaco, era un fuoco che gli bruciava le ossa, una scossa interna che le fece rizzare i peli sulla nuca.
Zayn si mordeva le labbra in quel modo quando parlava con lei, quando le guardava le labbra, e poteva farlo solo con lei, non con la prima Kayra Bowtree della situazione.
Si sentì i bulbi oculari trapelarle dagli occhi.
Quella sgualdrina non era andata lì con Derek? Cosa voleva da Zayn, il suo Zayn?
In quel momento non seppe se bruciava di più la gelosia o la paura per aver solo lontanamente pensato che Malik fosse suo.
Dietro di lei, Harry ridacchiò.
- Bowtree ti sta pestando un po’ stroppo i piedi, non è vero bionda? – domandò il riccio, prendendola dal braccio e trascinandola contro la spalliera del divanetto.

Era quasi del tutto sicuro che da lì a poco si sarebbe alzata e avrebbe staccato tutte le extension di Kayra, senza alcuna pietà.
- Eccessivamente. – ringhiò la bionda, stringendo il bicchiere tra le mani. Harry si spaventò che l’avrebbe rotto da un momento all’altro.

- Ricordi l’anno scorso? Quando quella cameriera del Pacha ci provava col ragazzo di Candys?
- Harry, non dirmi che l’hai tenuta.
Il sorrisetto diabolico che comparve sul viso di Summer non fece altro che far ridere ancora di più il ragazzo. I suoi occhi verdi lampeggiarono.
- Mi stai sottovalutando, dolcezza.

- Tu! – Sam indicò una matricola che si guardava intorno spaesata, schioccando le dita. – Ho bisogno che tu faccia una cosa per me e farai bene a svolgerla alla perfezione.

Il liquido che Harry versò in quel drink non era un dolcificante qualsiasi.
La ragazza che Sam aveva incaricato prese il bicchiere sicura e promise a Summer che non avrebbe fallito.
Kayra stava ancora al bancone con Zayn, ma aveva avuto l’accortezza di allontanarsi da lui quel tanto che bastava a non colpirlo.
Passando, la matricola versò accidentalmente l’intero contenuto del bicchiere sui capelli di Kayra, scusandosi prima di sparire.
La ragazza gracchiò irritata, ma la parte divertente arrivò quando i capelli iniziarono a fumarle.
Summer si fissò bene in mente la faccia inorridita di Kayla per tutte le volte che avrebbe voluto ridere.
I capelli continuarono ad emettere un denso fumo grigiastro finché, disperata non scavalcò il bancone ed infilò la testa sotto il rubinetto.
Ma ormai il guaio era fatto e le mancava buona parte dei capelli superiori.
La faccia di Summer doveva essere il ritratto della soddisfazione, infatti quando Zayn la vide sorridere in quel modo, ancora a bocca aperta, capì subito che era opera sua.
I loro sguardi si incontrarono e Sam tronò seria.
Staccò gli occhi dai suoi e cercò di arrivare il più velocemente possibile alla scala di servizio che portava alla terrazza.
Aveva bisogno d’aria.
Tanta aria.

Londra quella sera era più sfavillante.
Le luci la illuminavano quasi come fosse giorno e la frenesia era, se possibile, eccessiva persino per una città di quel tipo.
Summer odiava quegli eventi così importanti, nei quali doveva vestirsi della sua maschera più convincente, parlare della splendida madre che si ritrovava e della sua vita fantastica.
Anche la città sembrava mascherarsi durante la settimana della moda.
Doveva apparire perfetta, impeccabile, brillante, non importava quanto già lo fosse di suo. In quel mondo qualsiasi cosa per essere definita bella, deve luccicare.
E quella sera, Londra luccicava come non mai.
- Cosa hai fatto a Kayla?

La voce di Zayn sembra, più che arrabbiata, abbastanza stupita.
Sam non si voltò a guardarlo, trovò più interessanti gli stand di Piccadilly Circus, visibili da lì.
- Mi hai sentito? – insistette il ragazzo, strattonandole il braccio. Summer fu costretta a girarsi verso di lui.

- Cosa c’è Malik? Ti sconvolge ciò che posso arrivare a fare quando la gente mi fa arrabbiare? Bowtree aveva superato il limite già da un po’, era arrivato il momento che qualcuno la rimettesse al suo posto.
- Per cosa Summer? Per Candys o per me?
Zayn cercò di enfatizzare l’ultima parola, guardando incredulo gli occhi di Summer. Non li aveva mai visti così colmi d’odio e freddezza.
Le ricordò la regina di ghiaccio che era qualche tempo prima, e la cosa lo spaventò.
Dov’era finita la Sam che si accoccolava sulla sua spalla e le rideva sulla sua pelle?
Ma quella che aveva davanti non era quella Summer, era un involucro di ghiaccio, una lastra troppo spessa per essere superata, persino da lui.
In quel momento, per la prima volta, la sentì distante. Così lontana che avrebbe potuto correre con tutte le sue forze, fino a sputare i polmoni, ma non sarebbe mai riuscita a raggiungerla.
- Sam cosa succede? È da quando Candys ha partorito che mi eviti. Ho fatto qualcosa di sbagliato?

Cercò di avvicinarsi ma lei indietreggio pericolosamente verso la ringhiera, così il moro si fermò.
- Qui l’unica che ha sbagliato sono io. Senti perché non la facciamo finita con questa messa in scena? Non ho tempo per i tuoi giochetti.

- Di cosa stai parlando Summer?
- Di tutto Zayn, delle parole dolci, delle avventure romantiche, delle scopate. Queste non sono cose adatte a noi, noi siamo diversi. Noi abbiamo bisogno d’altro e, mi dispiace, ma non credo di essere ciò di cui hai bisogno, come tu non sei quello di cui ho bisogno io.
Se Sam avesse accoltellato Zayn sicuramente gli avrebbe fatto meno male.
Ma non furono le sue parole a colpire il moro, aveva sempre pensato che le parole se le portasse via il vento. Ciò che lo ferì fu il suo sguardo freddo e tagliente.
Si sentì gelare, come alla prima nevicata d’inverno, quando ancora il tuo corpo non è abituato al freddo.
- È davvero ciò che vuoi? – socchiuse gli occhi cercando di metterla a fuoco. Quella non era la sua Sammy, era un trasudato di cattiveria ed indifferenza. Spostò i suoi occhi freddi sulla città, dandogli le spalle.

- È ciò che serve.
- Allora guardami, guardami e ridillo. Così quando lo dirai almeno troverò consolazione nel colore dei tuoi occhi.
- Da quando sei diventato così poetico, Malik? – sorrise ma nel suo sorriso non c’era nulla di allegro. - Mi dispiace.
- Non sai quanto dispiaccia a me.

Summer lo superò. Nell’aria si sentiva solo il tintinnio dei suoi tacchi ed il frastuono della città.
Ma quella notte nemmeno gli occhi di Summer poterono aiutare Zayn, forse perché non erano gli occhi pieni di calore a cui era abituato, di quel fervore bruciante e coinvolgente.
Lo lasciò lì con il vento tra i capelli ed il suo profumo che ancora si sentiva nell’aria.
Era come se avesse staccato un pezzo di lui e se lo fosse portato con se.
E Zayn era quasi del tutto sicuro che Summer gli avesse strappato il cuore perché, in quel momento, nel suo petto non sentì nessun battito.




 


 


Angolo autrice:
Si, non mi uccidete... So che sono in ritardo e che il capitolo è triste; è stato difficile pure per me scriverlo ahahhaha.
A questo punto, aspettatevi di tutto.. ahahahha.
Comunque, come al solito ditemi cosa ne pensate e se potete lasciatemi una recensione.
Buon Natale a tutteee.
XX
Angelica<3


Spoiler:
" - Summer che succede?
Lo sguardò smarrito di Zayn fu l’ultima cosa che vide.
Poi buio.
"

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Capitolo 14
*** Dark. ***





13. Dark.
 
Le cicatrici del tuo amore mi lasciano senza respiro
Non posso salvare i sentimenti
Potevamo avere tutto
Ruzzolando insieme fino in fondo
Avevi il mio cuore e la mia anima
Te li sei giocati.
Rolling in the deep. Adele.

-
Oh, sei qui.
Niall entrò nella biblioteca del palazzo sorridendo dolcemente com’era solito fare.
Candys, seduta su una delle comode poltrone presenti nella stanza, annuì senza distogliere lo sguardo dalla finestra.
Le luci le abbagliavano insistentemente la vista, stordendole i pensieri.

- C’è qualcosa che non va? – continuò il ragazzo, appoggiandosi al biliardo vicino alla poltrona.
La ragazza si costrinse a guardarlo.
Fu una cattiva idea. Niall sembrava un angelo anche quella sera, non importava che fosse vestito interamente di nero.
Era così bello che quasi le bruciò la vista più delle luci della città.

- Niall ho bisogno di sapere una cosa.
La voce le vacillò ma ormai non le importava più nulla, le persone sapevano quanto fosse fragile ormai da tempo, forse Niall più di tutti.
- Si tratta di Hope? Sta bene?
La premura del biondino la fece sorridere sinceramente, ma nel contempo le provocò un forte dolore al petto, come se Niall avesse affondato ancora di più il coltello che già da tempo aveva conficcato nel cuore.
Era la prova che il suo pensiero era giusto.

- No Niall, Hope sta benissimo, il problema siamo io e te.
- Che intendi?
Il biondino si alzò dal biliardo e prese posto nella poltrona di fronte a Candys. Averlo così vicino non fece altro che peggiorare le cose.
- Non voglio che tu ti senta legato a me solo perché c’è Hope. So che non mi ami Niall, lo sento, lo vedo, lo vedono tutti. Sei libero di fare ciò che vuoi, non riuscirei mai a portarti via la bambina.
Il viso di Niall cacciò a Candys ogni dubbio.
Sembrava stordito ma nello stesso tempo sollevato, come se si fosse cacciato un peso.
Il problema di Niall era che anche se provava a mentire, i suoi occhi lo tradivano sempre.

- Can io…
- No, non c’è bisogno che tu ti scusi, lo capisco, ci abbiamo provato e va bene così. Va tutto bene.
La ragazza si costrinse a reprimere le lacrime che volevano sgorgarle a fiotti dagli occhi.
In quel momento solo il sorriso del ragazzo riuscì a consolarla.
Era distrutta, e la cosa esilarante era che si stava distruggendo da sola, pezzo dopo pezzo, tassello dopo tassello.

- Sei sicura che sia tutto a posto?
Niall le prese le mani e la guardò annuire con forza.
Si, Candys aveva ragione. Da quando Niall aveva saputo che la ragazza era incinta, si era rassegnato ad una vita insieme a lei e alla loro bambina, nonostante non fosse del tutto sicuro che fosse la scelta giusta.
Eppure adesso si sentiva così sollevato, tranquillo e, paradossalmente, più felice.
Al contrario Candys era distrutta, lacerata dentro come se Niall con i suoi sorrisi le avesse strappato a morsi le interiora.
Avevano sempre parlato tutti di uno sbaglio, per quanto era successo tra lei ed il ragazzo, ma per lei non lo era mai stato.
Aveva mentito, non era ubriaca, era perfettamente consapevole di ciò che le stava accadendo, del piacere che provava a stare lì con lui, a donarsi a lui.
In quel momento le passarono per la mente i ricordi di quella notte; se li era impressi bene nella testa, marchiati a fuoco nell’anima. Anche se non era del tutto certa che fosse la cosa più giusta da fare era inevitabile. Niall non l’aveva mai guardata in quel modo, non l’aveva mai toccata così.
E non sapeva se fosse stato merito dell’alcol o se Niall fosse così con tutte le ragazze che si portava a letto, ma quella sera l’amò, come nessuno aveva mai fatto.
Il biondino si allungò e la tenne stretta in un abbraccio per poi sorriderle e andarsene.
Fu difficile guardarlo chiudersi la porta alle spalle, senza voltarsi.
 

- Fermo, fermo qui. – disse Sam al taxista, dandogli una banconota senza nemmeno aspettare il resto.
Fuori aveva iniziato a piovere, come se la città avesse deciso di enfatizzare ancora di più l’inondazione che si sentiva nelle testa.
Aveva fatto la cosa giusta, no?
Oppure doveva ascoltare Niall?
Non poteva, non ci riusciva. Era più forte di lei, non poteva liberare il suo sentimento, era come una bestia tenuta in gabbia.
Quanti feriti avrebbe fatto, se l’avesse lasciata uscire?
Era quasi del tutto sicura che il primo a soccombere sarebbe stato Zayn e non poteva permetterlo.
L’aveva fatto per lui, infondo era un bel gesto, giusto?
Nulla sembrava giusto in quel momento, solo un terribile ed imperdonabile sbaglio.
Cercò di azzerare il ricordo dello sguardo perso e incredulo di Zayn, ma non ci riuscì.
Non l’aveva mai visto in quello stato, Malik non era quel tipo di ragazzo che vacilla, che non sa cosa fare. Lui aveva sempre la risposta pronta, sapeva cosa fare in qualsiasi situazione, ma in quel momento era perso, Summer lo lesse nei suoi occhi.
Zayn non era quello che Sam aveva visto sul terrazzo, Zayn era il ragazzo che se la portava a letto e poi flertava con Kayla.
Zayn era uno sbaglio, soltanto un enorme sbaglio che lei non poteva permettersi di fare, non di nuovo.
Entrò nel bar cercando di bagnarsi il meno possibile i capelli, si sedette a bancone ed ordinò un Martini.
Non sapeva nemmeno come c’era finita lì, ma aveva bisogno di bere e spegnere quel dolore che aveva nel petto.

- Un altro. – chiese, dopo aver trangugiato il primo bicchiere.
- Due.
Sam era del tutto sicura di non conoscere la voce del ragazzo che si sedette accanto a lei ma si girò a guardarlo per sicurezza.
- Ci conosciamo?
- Tu no, ma io conosco te. – sorrise, aveva un bel sorriso, degli occhiali scuri ed una sembianza da intellettuale.
- E posso sapere come? – ridacchiò ed il ragazzo la squadrò da capo a piedi.
- Sembri uscita direttamente dagli anni settanta, scommetto che sei stata al Met.
- Ottima osservazione, ma non mi hai ancora detto come fai a conoscermi.
Sorrise, abbassando la testa sul bancone e prendendo un sorso del Martini che il barista aveva appena posato davanti a loro.
- Sei su tutti i giornali, ti conoscono tutti. – rispose lui, indicando una rivista in cui lei e Beverly erano immortalate in giro per Parigi.
- Allora non mi sembra giusto che tu mi conosca ed io no. – rise, voltandosi completamente verso di lui.
- Sono Maximilian.
- Bene Max, sei un appassionato di riviste scandalistiche? – ridacchiò, portandosi alla bocca l’oliva che galleggiava nel martini. Marcus sorrise impacciato.
- Veramente lavoro in una di queste, faccio il fotografo, mi arrangio con quello che trovo.
- Oh, wow. – Summer sorrise compiaciuta. In effetti aveva l’aspetto d’artista trasandato, eppure era così affascinante.
Beverly sarebbe inorridita se l’avesse vista parlare con un ragazzo del genere.

-
Can dai vieni, Liam sta venendo a prenderci.
Summer insisteva perché l’amica andasse con lei alla serra, ma Candys aveva altri piani per quella giornata. Scosse la testa con forza.
- Scusa Sam, ma non credo di stare molto bene. – sorrise debolmente, dondolando Hope che stava allattando dal suo seno.
- Ne sei sicura?
Candys annuì con forza e Summer si convinse, baciando lei e Hope prima di uscire.
Quando Candys sentì la porta chiudersi e il rombo della macchina di Liam allontanarsi, si sentì infinitamente libera.
Hope era nata ormai da una settimana e nonostante Summer fosse riuscita a togliere di mezzo Kayla per un bel po’, a quanto diceva lei, gli insulti nei suoi confronti non erano cessati, diminuiti ma non cessati.
Spesso ritrovava fogliettini attaccati al suo armadietto, sentiva bisbigliare e ridacchiare al suo passaggio, la sua famiglia non aveva chiamato nemmeno per sapere se stesse bene e dopo la chiacchierata dell’altra sera con Niall le era crollato addosso l’ultimo pezzo di mondo che si era così accuratamente costruita.
Una folata di vento e via, giù macerie e rimpianti.
E non ce la faceva più, non ce la faceva davvero più. Era arrivato il momento di mettere un punto a tutto quel disastro, di farla finita.
Era un pensiero mostruoso, masochistico e forse da un certo punto di vista cinico, ma la sua testa era piena di demoni da anni ormai.
Era solo arrivato il momento di farli uscire, anche se probabilmente erano venuti fuori di loro spontanea volontà, mangiando lentamente ogni frammento della sua anima.
Si toccò la tasca con la lettera ripiegata in quattro parti ed una morsa alla gola le fece scappare un singhiozzo.
Era una scelta egoista, brutale e probabilmente sbagliata ma ormai da tempo Candys si sentiva uno sbaglio.
Così inadatta da non essere accettata persino da sua madre, la donna che l’aveva messa al mondo.
Guardò Hope, pensando che per lei c’era bisogno di meglio, che non avrebbe mai voluto arrecarle il dolore che sua madre provocava a lei ma che probabilmente con la scelta che aveva preso lo avrebbe fatto.
Infatti, per Hope c’era bisogno di meglio e lei non era il meglio.
Non lo era per nessuno, per Sam, per Niall, per tutti coloro che la circondavano c’era sempre di meglio, meglio di lei.
Nonostante la bambina fosse soltanto all’inizio della sua poppata Candys la staccò dal suo seno, facendola piangere.
Non cercò di calmarla, era quello che voleva, avere come ultimo ricordo soltanto il pianto di sua figlia, quella piccola bimba con le guance rosee come Niall e gli occhi come i suoi.
Chissà se Niall avrebbe pensato a lei, guardando la loro bambina negli occhi.
Probabilmente no, o forse sì.
Poggiò Hope nella sua culletta e ci mise dentro anche la lettera che aveva scritto.
Prese un respiro profondo prima di andare in bagno ed accostare la porta in modo da sentire Hope piangere fino all’ultimo.
Era l’unica cosa bella che le era rimasta, l’unica cosa per cui vivere, ma stava lasciando anche lei perché non era abbastanza per quel mondo, per quella vita.
Stava per deluderla, ancor prima di poterla vedere crescere, muovere i primi passi, dire le prime parole.
Sarebbe cresciuta senza il ricordo di una madre, senza la mamma che le da mangiare o che le rimbocca le coperte.
Se davvero si poteva esprimere un ultimo desiderio prima di morire, il suo fu che Niall riuscisse a dare ad Hope ciò che non poteva dargli lei.
D’altro canto sapeva che Niall ci sarebbe riuscito, ma pregò comunque Dio di proteggere la sua bambina, che lui la stesse ascoltando o no.
Di solito si dovrebbero ascoltare gli ultimi desideri, no?
Anche se Candys sapeva che se non ci avrebbe pensato Dio a proteggerli, l’avrebbe fatto lei, da lassù.
Si abbassò e prese da sotto il lavandino la lametta che aveva nascosto qualche giorno prima.
La osservò a lungo.
Hope piangeva.
Evitò categoricamente di guardarsi allo specchio e si sedette sul water.
Non voleva vedere il suo volto pallido e impaurito all’idea di ciò che l’aspettava, magari le avrebbe fatto cambiare idea e lei non voleva cambiarla.
Per la prima volta nella sua vita, voleva arrivare fino in fondo.
Si rigirò la lametta tra le mani e poi la accosto alla sua pelle rosea, ricalcando leggermente alcune cicatrici passate che aveva accuratamente nascosto.
Così affondò la lama ed iniziò a farla scorrere per il suo polso.
Uno spasmo di dolore la costrinse a fermarsi ad osservare il liquido cremisi che le macchiava il polso e colava giù fino al gomito.
Candys aveva sempre pensato che il colore del sangue fosse eccessivamente bello e vivo.
Affondò di più, pensando a Niall, al suo viso paonazzo e rigato di lacrime, una volta esser venuto a conoscenza di ciò che aveva fatto.
Se lo immaginò riverso sul pavimento e pregò un’altra volta Dio perché non si sentisse in colpa per ciò che stava facendo, almeno non troppo.
Affondò ancora, questa volta pensando a Summer e a tutto quella che aveva cercato di fare per salvarla, con quanta forza avesse tentato di riportarla a galla dal suo oblio.
Candys aveva sempre creduto che non ci fosse nulla di impossibile per Summer Lawrence, eppure nemmeno lei era riuscita a farle tornare la voglia di vive.
Andando più giù pensò a Beverly e poi a Liam, a Zayn, a Harry e a Louis, agli scherzi, alle risate, alla serra, alle feste, ad una vita passata insieme, una vita che senza di loro sarebbe stato inutile vivere, a tutte le volte che solo un pomeriggio con loro l’aveva fermata dall’ingoiare una scatola di pasticche.
Ma non si può rimandare per sempre l’inevitabile.
L’ultimo affondo lo dedicò ad Hope, a quella piccola creaturina che piangeva a pieni polmoni nell’altra stanza come se fosse consapevole di quello che stesse succedendo.
Pregò che la perdonasse, prima o poi, che si rendesse conto che crescere senza di lei sarebbe stato molto meglio che crescerci insieme.
Scivolò sul pavimento sorridendo vedendo i fiotti di liquido rosso acceso fuoriuscire da ogni lato del suo braccio.
Era surreale, ma quel giorno provò una scarica di adrenalina assurda che quasi non le fece sentire alcun dolore.
Sentiva solo le forze vitali abbandonarla velocemente come il sangue si spargeva sul pavimento.
Appurò che le storie che si dicono sugli attimi prima della morte sono vere.
Le passò la vita davanti agli occhi; una Candys bambina, allegra, che via via diventava sempre più inutile e desolata, sempre più buia.
Avrebbe voluto pentirsi di ciò che aveva fatto, per sentirsi meno egoista magari, ma ciò non accadde.
Quando i puntini neri che le annebbiavano la vista iniziarono a congiungersi decretando l’oscurità assoluta sorrise.
Appoggiò la testa al water, come fosse stanca ed improvvisamente le sue palpebre divennero pesanti e i suoi occhi si chiusero.
Si addormentò.
Per sempre.

-
Sam senti anche tu Hope piangere?
Niall scese dall’auto di Harry ed andò incontro a Summer, che scendeva dal SUV di Liam sorridendo.
- Non ti allarmare biondino, la piccola a due polmoncini potenti, Can si starà scervellando per farla addormentare.
Niall annuì ma non sembrò del tutto convinto e quando Sam aprì la porta si precipitò dentro.
I ragazzi risero. Avevano deciso di raggiungere Candys per farle un po’ di compagnia e Niall aveva addirittura portato la chitarra che non si muoveva dalla serra da anni.
Ancora Hope piangeva, così Sam si diresse sospettosa in camera sua.

- Davvero non riuscite nemmeno a far smettere di piangere vostra figlia? – ridacchiò fermandosi sulla soglia, ma l’unica cosa che vide fu Hope dimenarsi nella culla.
Entrò nella camera e si guardò intorno circospetta. Cosa stava succedendo?
- Niall dove…
Sentì un singhiozzo provenire dal bagno, dalla porta solo leggermente accostata che nascondeva un pianto.
Summer si sentì paralizzata ma nonostante questo ebbe la forza di dare un leggero colpo alla porta, perché si aprisse.
Non l’avesse mai fatto.
Niall era riverso sul pavimento, il viso pallido e inondato di lacrime, in mezzo ad una pozza di sangue scuro e denso.
Stringeva al petto un corpicino minuto, con la testa riversa all’indietro e gli occhi vitrei, privi di vita.
Gli occhi di Candys.

- Summer che succede?
Lo sguardò smarrito di Zayn fu l’ultima cosa che vide.
Poi buio.



 





Angolo autrice:
Dopo questo capitolo vorrei chiedere scusa per due cose:
per prima, scusate per l'attesa, ma tengo davvero tanto a questo capitolo e l'ho sistemato e risistemato almeno 10 volte, in più questo periodo di vacanza è stato pieno d'impegni.
E per seconda cosa, scusate, mi sento davvero cativa, quasi quanto la Rowling che uccide Fred, ma tutto questo doveva succedere.
Mi piacerebbe piacere cosa ne pensate, spero che nonostante tutto vi piaccia.
A presto
Angelica xx.


Spoiler:
" - Sai, - iniziò ridendo amaramente. Le lacrime riaffiorarono lentamente. – ricordo che quando eri piccola mi chiedevi sempre perché le persone sono tristi ed io…
- Mamma ti prego risparmiamela. – la interruppe, alzandosi e rimettendo la lettera al suo posto.
Marie sospirò.
- Mi dispiace che tu debba sopportare tutto questo ma ce la farai, tu ce la fai sempre piccola mia."

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Capitolo 15
*** Destroyed. ***






14. Destroyed.
 
I cieli stanno piangendo, li sto guardando,
E raccolgo le lacrime cadenti sulle mie mani
C’è solo il silenzio, visto che sta finendo,
Come noi che non abbiamo mai avuto una possibilità.
Devi proprio farmi sentire come se non mi fosse rimasto più nulla?
Skyscraper. Demi Lovato.
 
Quello non era un semplice dolore, non lo era di certo.
Dolore non rendeva bene l’idea.
Era un vuoto, una sorta di consapevolezza che non avrebbe mai più sentito la voce di Candys, la sua risata, che non l’avrebbe più abbracciata.
Era una malinconia, una mancanza che gli stingeva il cuore in una morsa letale e amara.
Non era nemmeno riuscita a piangere; si era limitata a guardare il vuoto, vedendosi scorrere sotto gli occhi il viso di Candys.
Zayn ancora la stringeva a se, distesi sul suo letto, Louis le teneva la mano, mentre gli altri vorticavano freneticamente per la stanza, in lacrime.
Beverly teneva stretta Hope nel salotto insieme ad Harry, la bambina non aveva smesso di piangere nemmeno un secondo, come se sapesse a cosa stesse per andare incontro.
Liam era l’unico che era riuscito a rimanere perlomeno lucido, non perché fosse freddo o insensibile, ma perché se non si fosse aggrappato lui ad un barlume di lucidità, sarebbero tutti affondati con lui.
Era il suo compito, sorreggere gli altri per non farli crollare.
Era lui che aveva chiamato l’ambulanza, poi Marie, poi sua madre, lui che aveva ascoltato il paramedico dire “Mi dispiace, ma non c’è stato nulla da fare” mentre il corpo di Candys veniva trasportato fuori, ricoperto soltanto da un telo bianco.
Era lui che doveva essere forte, per tutti.
Per quanto riguardava Niall, era appoggiato allo stipite della porta, con le guance ancora umide aveva guardato la barella con il telo bianco portata via dai paramedici.
Non poteva crederci che sotto quel telo ci fosse Candys, la sua Candys.
Aveva sbagliato, era tutta colpa sua, doveva aiutarla e starle accanto, invece l’aveva spinta sempre di più verso l’abisso.
Non doveva essere così egoista, così insensibile verso i sentimenti di Candys. Quella sera aveva pensato solo a se stesso.
Si sentiva una persona orribile.
Era una persona orribile.
Una volta che la barella fu portata fuori, restarono tutti in silenzio. Liam si sedette sul letto e guardò l’amica fissare il vuoto con gli occhi spenti, con gli occhi di chi ha visto la morte.
Le toccò la gamba.
- Sam.

La voce di Liam fermò per un secondo il mondo. Tutti si voltarono a guardarlo, come se stesse per dire che Candys stava per tornare, che era stato tutto un brutto scherzo. Persino Harry e Beverly erano tornati in camera.
Hope aveva smesso di piangere nel medesimo momento in cui la porta della grande casa si era chiusa, e aveva portato via per sempre il corpo dissanguato di Candys. Era come se percepisse la morte nell’aria e teoricamente era così.
Ma nulla, il ragazzo abbassò lo sguardo e porse a Summer una busta.
- Era nella culla, penso che debba leggerla tu.

Summer ci mise un paio di secondi a capire cosa stesse succedendo. La mano di Liam rimase sospesa nel vuoto finché Louis non la prese e guardò Sam.
- Sammy se non te la senti, lo capiamo possiamo leggerla dopo o…

- No Lou, è tutto ok. – disse con voce smorzata.
Si ricompose, schiarendosi la gola e guardò tutti i suoi amici prima d’iniziare.
Vedere la calligrafia di Candys le fece scorrere una lacrima silenziosa, la prima della giornata.

“Lo so, so cosa state pensando.
So persino che in questo momento siete tutti qui, in cerchio, ad ascoltare le mie parole da una voce che non è la mia.
So che molti di voi avranno gli occhi lucidi, altri invece no, non perché ci tengano di meno, semplicemente perché sono più bravi a distruggersi dentro.
Si ragazzi, mi dispiace tanto di avervi rovinato la giornata, ma non merito né le vostre lacrime né il vostro perdono.
Ma vi chiederò comunque scusa, per quello che può servire, mi dispiace davvero, ma tutto era diventato troppo pesante per me e non volevo essere un peso per tutti voi.
Ero diventata un’ombra, vivevo semplicemente perché mi era imposto, avevo perso ogni barlume di speranza nel futuro.
Il mondo è troppo duro per una come me, ma questa non è una giustificazione, non ci sono giustificazioni per quello che ho fatto.
È difficile scrivere immaginando che non sarò più tra voi, che sarò in un posto diverso oppure in un nero oblio.
Non so se Dio accetti le persone come me in paradiso, ma prima di andarmene ho comunque pregato per voi ragazzi.
E lo stesso desiderio che ho chiesto a lui voglio chiedere a voi.
Non sentitevi in colpa, non è colpa vostra, non è giusto che vi incolpiate perché io sono stata sotterrata dalle macerie che mi crollavano addosso.
La colpa è solo mia, mia e di nessun altro. Voi avete solo alleggerito tutto e per questo vi ringrazio.
Ma non si può rimandare l’inevitabile.
Oh ragazzi, non piangete, non voglio immaginarvi a piangere per me. Voi non avete idea di quante volte mi avete salvato, mi avete trattenuto ad un passo dall’oblio.
L’idea della morte mi ha sempre spaventato, sin da bambina, ma adesso mi sembra così allettante che non ho potuto resistere.
Dopo la morte non si sente più nulla, giusto? Ed è proprio questo quello che voglio, interrompere questo flusso di dolore che mi percorre ogni giorno il petto fino alla punta dei piedi.
E lo so ragazzi, è stato il modo peggiore per andarmene ma dovevo, in un modo o nell’altro.
Arriva un momento nella vita in cui ci si trova davanti ad un bivio e scusate se sceglierò la strada sbagliata, perdonatemi, ma devo e non c’è altro modo per uscirne.
Non è vero quello che si dice, i mostri esistono, albergano dentro di noi ed aspettano di saltar fuori quando meno te lo aspetti e perdonatemi il paragone fantasioso ma è così.
Un mostro mi ha rubato l’anima e non c’è stato verso di riprendermela.
Liam, non cercare di nasconderti dietro la maschera da fratello maggiore, fa che gli altri ti stiano accanto ma nello stesso tempo proteggili, come hai protetto me in tutti questi anni e per questo ti sarò grata per sempre, anche quando non sarò più qui. Avrai sempre un posto nel mio cuore.
Louis ti prego, non smettere mai di ridere e di far sorridere i ragazzi come facevi con me, perché ogni risata ci allontana sempre di più dal buio che abbiamo dentro. Non dimenticherò mai il suono della tua risata Lou, te lo prometto.
Beverly, non permettere alle lacrime di disfarti il trucco tesoro, tu sei bellissima e il tuo viso non può permettersi di arrossarsi o imbronciarsi. Tu illumini tutti con la tua allegria Bev, eri il mio sole e lo sarai per sempre.
Harry guardati adesso, sei un uomo ormai, forte e bello e ti meriti il meglio, non buttarti giù, non abbatterti. Hazza, sta accanto a B, lei ha bisogno di te e tu c’eri in ogni momento quando io ne avevo bisogno, difenderai lei dalla tristezza come difendevi me.
Zayn, Dio Jawaad, avrei così tante cose da dire a te come agli altri, ma spero di riuscire a riassumere tutto in poche righe, per non rischiare di annoiarvi. Tu sei sempre stato quello che mi sorreggeva quando sentivo che le mie gambe stavano cedendo, adesso sorreggi te stesso, anche se sono sicura che quelle spalle forti alzerebbero il mondo.
E ti prego Zayn, prenditi cura di Sam, lei fa così tanto la dura ma sappiamo tutti che non lo è. Sei l’unico che sia mai riuscito a cacciarle la maschera che porta. Non farti trascinare via dalla paura, sappiamo entrambi che potete farcela.
Sam, la mia Summer, sei così forte biondina che a volte pensavo che nemmeno un uragano sarebbe riuscito a smuoverti, solo dopo ho capito che l’uragano in realtà ce l’hai dentro. Una tempesta così forte che spesso potevi reprimere soltanto con quella freddezza che non ti appartiene affatto. Tu sei un fuoco che non smetterà mai di ardere. Ardi per me Sam, non buttarti via come sto facendo io.
E Niall, piccolo irlandese, non voglio che tu ti senta in colpa. Mentre scrivo mi sembra di trovarmi davanti ai tuoi occhioni lucidi e la cosa mi uccide. Sono sicura al cento per cento che sarai un ottimo padre per nostra figlia, che non le farei mancare nulla, che non le farai notare che io non ci sono, perché da solo vali più di cento me. Non voglio mentirti, non più, tu eri l’unica cosa che mi teneva con i piedi sulla Terra, ma suppongo che questo mondo fosse troppo per me, oppure ero io a non essere abbastanza?
Sei tutto ciò a cui penso quando parlo dell’amore.
Quando chiuderò gli occhi, per sempre, sono sicura che mi ritroverò davanti ai tuoi.
Ragazzi, so che è egoistico ma perlomeno sarò egoista fino all’ultimo, voglio affidarvi Hope, ad ognuno di voi.
Non fatele mai mancare l’amore, fatela sentire parte della famiglia che già siete, anche se so che tutte queste raccomandazioni non servono a nulla.
L’avreste fatto comunque, che io ve l’avessi chiesto o meno e per questo vi ringrazio.
Quando sarà più grande, magari in grado di capire, fatele leggere questa lettera. Voglio che sappia che la mamma la amava a tal punto da pensare di non essere abbastanza per lei. Ed è così.
Prima di andare voglio scusarmi ancora, Dio mio, quante volte ho chiesto scusa?
Penso che lo rifarò un’altra volta: scusate ragazzi, scusate la vostra immatura, egoista e stupida Candys.
Spero che avrete la forza di perdonarmi, non subito, magari più avanti, in futuro.
Sappiate che siete la cosa più bella della mia vita.
Per sempre vostra.
Candys.”
 
L’indomani fu, se possibile, peggiore del giorno stesso.
Era straziante sapere che quella mattina si sarebbe vestita per andare al funerale di Candys.
Come il giorno prima non pianse; si lavò, si asciugò i capelli e poi rilesse per l’ennesima volta la lettera.
In alcuni punti l’inchiostro era sbavato per le lacrime che Can aveva versato scrivendola.
La strinse al petto e guardò il soffitto.
Qualcuno bussò alla porta.
Sua madre aveva ancora gli occhi rossi per tutte le lacrime che aveva versato; la guardò malinconica, poi si sedette sul suo letto.
Non avevano più avuto occasione di parlare della sera del concerto, in quanto sua madre si era gettata a capofitto nell’occuparsi di Hope, quasi a cercare di evitare quella discussione.
Le appoggiò una mano sulla spalla, scostandola come in imbarazzo quando sua figlia la guardò.
- Sai, - iniziò ridendo amaramente. Le lacrime riaffiorarono lentamente. – ricordo che quando eri piccola mi chiedevi sempre perché le persone sono tristi ed io…

- Mamma ti prego risparmiamela. – la interruppe, alzandosi e rimettendo la lettera al suo posto.
Marie sospirò.
- Mi dispiace che tu debba sopportare tutto questo ma ce la farai, tu ce la fai sempre piccola mia.

Anche Sam sospirò e chiuse lentamente gli occhi, senza girarsi a guardarla. Le molle del letto scricchiolarono, e sua madre aprì la porta per uscire.
- Dovresti vestirti, stanno per arrivare le persone per le condoglianze. – disse ed uscì accostando la porta.

Summer ingoiò due lacrime silenziose ed indossò il vestito che Agnese le aveva lasciato sulla poltrona.
Era bianco, così bianco che quasi le bruciava gli occhi.
Con i ragazzi avevano deciso che non si sarebbero vestiti di nero, ma che avrebbero salutato Candys come si meritava, come se fosse un angelo.
 
Mezz’ora dopo Niall bussò per poi entrare lentamente.
Guardò Summer e poi la strinse in un abbraccio delicato, quasi spaventato, come se avesse timore di ciò che stava per accadere.
Entrarono tutti allo stesso modo. Vestiti come angeli, di bianco dalla testa ai piedi, con la testa basta e gli occhi vuoti.
L’ultimo ad entrare fu Zayn.
Summer sapeva che era giusto e lecito annegare nel dolore, ma quando lo vide si dimenticò per un secondo di tutto.
Era un’occasione più unica che rara vedere Zayn Malik vestito di bianco, figuriamoci del tutto vestito di bianco. Molto probabilmente quei vestiti erano nuovi.
Poteva giurare di non aver mai visto un indumento bianco addosso al moro.
Se gli angeli esistevano realmente, Summer era quasi del tutto convinta che sarebbero stati belli come Zayn.
Scosse la testa, sentendosi incolpa per i pensieri frivoli che le passavano per la mente. Stavano per sotterrare Candys, doveva pensare solo a quello.
 
Le persone arrivavano come se in casa sua si stesse svolgendo un party. Era sempre la stessa storia.
“Ci dispiace molto. Aveva tutta la vita davanti. Era una brava ragazza.”
Summer continuava a guardare il vuoto, seduta su una sedia accanto a Niall, di fronte alla bara bianca di Can.
Era straziante, pensare che da lì a poco la bara si sarebbe chiusa e di Candys sarebbe rimasto solo il ricordo.
Assaporò l’aspro gusto del dolore come se non l’avesse mai provato ed in un certo senso era così.
Non aveva mai sentito un tonfo così sordo nel petto.
Era come se in quel preciso istante le fosse stato portato via tutto e come accade sempre, solo in quel momento si rese conto di quanto Candys fosse importante.
Non era una consapevolezza, più uno schiaffo in pieno volto quando meno te lo aspetti, una doccia fredda o cose del genere.
Un dolore, puro e aspro dolore. Una marea di aghi conficcati nella carne. Una mancanza che solo una persona avrebbe potuto colmare, Candys.
La Candys che rideva sguaiatamente dimenticando i modi raffinati di corte solo quando era in loro compagnia, la Candys che li aveva portati di nascosto nella villeggiatura della famiglia reale in vacanza, la Candys che faceva parte di lei e che adesso non c’era più.
Si alzò lasciando la mano di Niall. Quella stanza stava diventando troppo stretta.
Zayn, appoggiato allo stipite della porta, la fermò per un polso.
- È tutto ok?

Il suo viso era duro come la roccia, eppure la sua voce uscì bassa e roca. Chissà quanto stava faticando per non far trapelare i suoi sentimenti.
- Ho solo bisogno d’aria. – boccheggiò e si girò velocemente andando a finire addosso a qualcuno. – Mi dispiace non…

Cercò di risistemarsi e si ritrovò di fronte a due occhiali che gli erano fin troppo familiari.
Aggrottò le sopracciglia, sperando di sbagliarsi, poi scosse la testa.
- Maximilian?

- Summer, io…
- No, no, senti, non credo che sia il caso che tu stia qui. – lo guardò in cagnesco. Ci mancava soltanto il reportage sul lutto della sua amica.
- Sam, noi… possiamo uscire un minuto?
Lo sguardo di Maximilian vacillo in quello di Zayn, che osservava la scena incuriosito e Max in modo decisamente non molto amichevole.
Sam guardò prima Zayn, poi Maximilian ed annuì, trascinandolo fuori. Quando fu sicura che nessuno potesse sentirli si fermò ed incrociò le braccia.
- Non so cosa tu sia venuto a fare qui, ma è troppo persino per un giornalista. – sbottò alzando, se possibile, ancora di più il sopracciglio.

- Summer io non sono stato del tutto sincero con te. – fece un respiro profondo e si guardò intorno cercando le parole adatte. Ma non c’erano parole adatte.
- Che intendi? – domandò lei, interdetta.
- Non sono un giornalista, sono il cugino di Candys. Ero semplicemente dispiaciuto del fatto che tu non ti ricordassi di me. – ammise imbarazzato.
Ci vollero un paio di secondi perché Sam assimilasse l’informazione.
Aveva davanti uno dei più prossimi discendenti alla corona d’Inghilterra e non sen era accorta, tanto era presa da Zayn e tutto il resto.
Lo guardò stranita, poi fece un passo indietro. Lui si avvicinò e le prese la mano.
- Sam, Summer lo so che non avrei dovuto mentire. Mi perdonerai?

Lo guardò per un secondo, poi gli lasciò la mano e se ne andò.
Era stanca delle bugie, stanca di tutto.
 
La madre di Candys non venne.
Non si presentò né a casa di Summer, per rivedere Candys per l’ultima volta, né alla cerimonia.
Il prete parlò a lungo quel giorno, parlò del dolore e delle sue cause, poi guardò i ragazzi seduti in prima fila.
L’unica macchia bianca in mezzo a tutto quel nero. Sorrise debolmente, commosso dai loro visi straziati, poi continuò il suo discorso.
- Ogni tanto ci chiediamo cos’è giusto o sbagliato. Spesso non sappiamo darci una risposta. Per esempio, è giusto che ad una così giovane età si conosca così bene il dolore da decidere che non si vuole più provarlo? Non so se siete d’accordo con me, ma io credo sia sbagliato. Non farò la solita omelia, sono sicuro che Candys si meriti molto di più da noi e ciò lo dimostra il vostro viso. Suppongo che non si fosse resa conto di quanta gente la amasse, perciò propongo un minuto di silenzio, perché tutti voi possiate ricordarle quanto la amate. Lei può sentirvi, perciò fate in modo che vi ascolti.

Il prete incrociò lo sguardo di Sam per un secondo poi si voltò verso l’altare.
Summer pensò che quell’uomo avesse ragione.
Non è giusto sentire così tanto dolore.
A nessuna età.



 



 

Angolo Autrice:
Bene, bene, ammetto che è stato difficile scrivere questo capitolo, anche perchè fortunatamente questo genere di cose non le ho mai vissute, quindi non so se ho reso bene l'idea.
Come vedete ricompare Max e posso solo anticiparvi che diventerà un personaggio abbastanza importante nel corso della storia, quindi questo è Max:



Volevo ringraziare tutte le persone che recensiscono, sguono o anche semplicemente leggono la stroia.
Per me significa tanto, quindi grazie davvero.
Alla prossima,
Angelica<3

Spoiler:
"- Tu cosa hai deciso, Zayn? Cosa hai deciso di fare della tua vita? Raccoglierai i pezzi o la lascerai allo sbaraglio? Non so tu, ma io mi sento in dovere verso Candys e verso Hope di rialzarmi nonostante il peso di tutto questo.
- Abbiamo tutti questo dovere, insieme ci rialzeremo.
- Allora perché ho l’impressione che tu stia sprofondando sempre più giù?
- Niall è complicato.
- Tutto è complicato, ma l’hai detto tu, sta a noi scegliere. Scegli di fare l’uomo, il duro che hai sempre fatto vedere agli altri. Corri da lei, raccogli i pezzi."

 

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Capitolo 16
*** I'm Here. ***






15. I’m here.
 
Se un'onda gigante dovesse cadere, e cadere su tutti noi
Allora spero che ci sarà qualcuno lì che potrà riportarmi da te
Se mi sarà possibile, allora lo farò
Andrò ovunque tu andrai, che sia in alto o verso il basso,
Andrò ovunque tu andrai.
Wherever You Will Go. The Calling.

- Summer, Summer aspetta. Dove vai?

La bionda non si voltò nemmeno a guardare.
Ormai aveva imparato a riconoscere quella voce.
Salì in macchina senza curarsi del ragazzo che le correva dietro e mise in moto; ma qualcuno si sedette al posto di guida prima che potesse partire.

- Cosa vuoi?
Si girò verso Maximilian che la guardava con gli occhi impauriti e la bocca semi aperta. Gli ci volle qualche secondo per cercare le parole, poi scosse la testa.
- Mi dispiace così tanto Sam, io… io non volevo mentirti, non so nemmeno perché l’ho fatto.
- Una scusa grandiosa, adesso puoi anche andare. – disse, stringendo il volante e guardando la strada.
- Summer, io non sono quel tipo di persona, posso dimostrartelo. – tentò mettendo una mano sulla sua.
Nonostante la sue sembianze perennemente imbarazzate, non tolse la mano quando Sam lo guardò truce, al contrario la strinse sempre di più.
- Quando ti vedevo insieme a mia cugina, passavo l’intera serata a fissarti, tu non avevi mai nemmeno sprecato uno sguardo per me. Non volevo che perdessi interesse nei miei confronti.
- Di cosa stai parlando?
Lo sguardo di Summer era confuso e la faccia del ragazzo sempre più seria. Sospirò.
- Che non ho mai avuto il coraggi di parlarti ma adesso sono qui e voglio semplicemente sentirti dire che verrai con me ovunque ti porterò.
- Ma cosa stai dicendo Max?
- Non puoi sopportare questo dolore, non importa quanto tu sia forte. Domani iniziano le vacanze di autunno, vieni con me, andiamo via da qui.

Zayn guardò il cielo per un momento.
Quel giorno era grigio come il suo cuore, scuro e malinconico, colorato soltanto di quel grigio così simile agli occhi di Summer.
Si sentì egoista a pensarla in quel momento, ma non poteva farne a meno mai, nemmeno quando la sua migliore amica era morta.
Si accese una sigaretta portandola alla bocca, poi si accorse che qualcuno si era seduto sulla panchina accanto a lui.
Passò la sigaretta a Niall, poi aspirò un altro tiro.

- Pazzesco vero? – domandò il biondino sospirando.
- Cosa? – chiese senza distogliere gli occhi dal cielo.
Guardare il viso malinconico del biondino sarebbe servito soltanto a farlo crollare di più.
- Come tutto possa finire in così poco tempo. – scosse la testa ed i suoi occhi si riempirono di lacrime. – Quanto ci avrà messo Can ad uccidersi? Un minuto? Due? Basta davvero così poco per rovinare tutto.
Zayn annuì, porgendo di nuovo la sigaretta all’amico. Aveva più bisogno di lui di rilassarsi.
- Decidiamo noi in quanto rovinare tutto, può volerci la vita o anche un secondo, ma noi scegliamo se raccogliere i pezzi o lasciarli a terra.
- Tu cosa hai deciso, Zayn?
Niall si asciugò una lacrima silenziosa e costrinse l’amico a guardarlo. I suoi occhi celesti erano pieni di senso di colpa. Il moro scosse la testa confuso, così Niall riprese a parlare.
- Cosa hai deciso di fare della tua vita? Raccoglierai i pezzi o la lascerai allo sbaraglio? Non so tu, ma io mi sento in dovere verso Candys e verso Hope di rialzarmi nonostante il peso di tutto questo.
- Abbiamo tutti questo dovere, insieme ci rialzeremo.
- Allora perché ho l’impressione che tu stia sprofondando sempre più giù?
- Niall è complicato.
- Tutto è complicato, ma l’hai detto tu, sta a noi scegliere. Scegli di fare l’uomo, il duro che hai sempre fatto vedere agli altri. Corri da lei, raccogli i pezzi.
- Ma non…
- Risparmiamela Zayn. Voi siete così uguali, lei ha la stessa paura che hai tu, forse ancora più forte. La sta uccidendo. Salvala Zayn, salvala come non ho saputo fare io con Candys. Corri da lei e non avere più paura. Salvala.

Era strano il discorso che gli aveva fatto Niall.
Colmo di dolore e allo stesso tempo speranza.
Fatto sta che adesso era sulla sua moto, spinta al massimo della velocità, con il vento tra i capelli e in testa un solo nome.
Summer.
Quanto era passato dalla sera del Met? Quattro giorni? Cinque?
Non importava, la ferita nel petto era ancora aperta e sanguinante, sarebbero potuti passare anni.
In più il moro era quasi del tutto sicuro che solo una persona sarebbe riuscita a curarlo.
La persona dalla quale stava correndo.
Saltò tutti i semafori e gli stop, come se stesse facendo una corsa contro il tempo, ed in effetti era così.
Summer era così imprevedibile che se sarebbe arrivato un minuto più tardi avrebbe rovinato tutto.
Quella volta sarebbe arrivato in tempo?
Scese dalla moto senza nemmeno spegnerla e mise il cavalletto così velocemente che per poco non cadde. Suonò alla porta con il fiatone e dopo pochi secondi si ritrovò davanti alla faccia piangente di Marie.

- Zayn è successo qualcosa? – domandò.
- Ho bisogno di parlare con Summer, subito. – la sua voce era affannosa e per un certo verso implorante.
Marie aggrottò le sopracciglia e prese un bigliettino dalla tasca.
- Agnese dice che è venuta qui con un ragazzo ed ha fatto la valigia. Mi ha lasciato questo.
Zayn aprì il biglietto così velocemente che quasi lo strappò, con un nodo in gola che per poco non gli tolse il respiro.
Scusa mamma ma ho bisogno di andare via da qui. Tutto fa troppo male. Non cercarmi, tornerò prima della fine della vacanze. Sam.”
Guardò Marie con gli occhi spalancati poi lasciò cadere il biglietto a terra e scappò rimontando in sella.
Un ragazzo, era andata via con un ragazzo.
Nel cervello i suoi neuroni si ribellarono, portandolo ad andare ancora più veloce di prima ed a sbandare leggermente.
Una macchina dietro di lui suonò e lo riportò per un minimo alla realtà.
Cos’era diventato? Cosa stava diventando?
Uno di quei rammolliti che corrono dietro alle ragazze, oltretutto una ragazza come Summer.
L’aveva detto anche lei che poteva averla quando voleva, quindi perché preoccuparsi?
Forse perché la voleva sempre.
Ma quel giorno Summer fece uno degli errori più grandi.
Ferire il suo orgoglio, ed un Malik ferito non porta a nulla di buono.
Suonò al campanello della villetta verde attendendo impaziente che qualcuno venisse ad aprirgli.

- Zayn cosa ci fai qui?
Roxane aveva la stessa faccia confusa di Marie, solo con qualche anno in meno e chilo di trucco in più. Doveva avere proprio un brutto aspetto, per fare quell’effetto a tutti.
- Sei da sola?
La ragazza comprese al volo e spalancò la porta con un sorriso malizioso.
Zayn si avventò su di lei senza pensarci cercando un’unica cosa, che andava aldilà dal sesso.
Sollievo per il suo animo ferito.

Quel giorno Liam era disteso sul suo letto, lo stereo acceso al massimo e la finestra chiusa.
Quando qualcuno bussò alla porta sbuffò pesantemente, chiudendo gli occhi infastidito.

- Mamma è tutto ok, ho detto che non ho tempo per…
- Non hai tempo nemmeno per me?
Summer spuntò da dietro la porta con un sorriso smagliante. Se non ci fosse stata la luce proveniente dal corridoio, Liam avrebbe faticato a vederla dato il buio che c’era nella sua stanza.
Scattò in piedi e corse ad abbracciarla.

- Dio Sam! Si può sapere dove sei stata tutto questo tempo?
- Avevo bisogno di staccare un po’ da tutto. – sorrise debolmente al brutto ricordo, poi tornò allegra ed aprì la grande finestra. Liam socchiuse gli occhi alla luce forte.
- Quando sei tornata?
- Esattamente due minuti fa, mi mancavi Payne.
- Anche tu Sammy. – sorrise e la riabbracciò, poi si distesero entrambi sul letto.
- Allora, che mi sono persa? – domandò mettendosi su un fianco e appoggiando la testa sulla mano. Liam scosse la testa.
- Non abbiamo fatto praticamente nulla, solo gli allenamenti di football.
- A proposito di football, sta sera c’è la partita?
- Certo ed ovviamente verrai al fare il tifo.
- Non poteva mancare la vostra tifosa numero uno.

Lo stadio della scuola era gremito.
Quella sera c’era una delle partite più attese dell’anno: i Giants, la squadra dei ragazzi, contro i Titans, squadra di un’altra prestigiosa scuola della città, l’unica che potesse minimamente competere con la loro.
I Giants vincevano da anni ormai, ma quell’anno girava voce che gli avversari avessero trovato un nuovo quarterback, perciò la fibrillazione era alle stelle, ma lo sarebbe stata comunque.
Giganti contro Titani era la partita dell’anno che apriva la stagione e la chiudeva.
Quel giorno Beverly e Summer si vestirono di rosso e nero, i colori della squadra, non solo perché sapevano quanto facesse piacere ai ragazzi, anche perché ogni anno Candys le costringeva a farlo.
Portarono con loro anche Hope, perciò salutarono i ragazzi presto per evitare la calca sulle tribune.
Sam aveva avuto la possibilità di salutare tutti, tutti tranne Zayn.
Non rispondeva al cellulare e non si era fatto vedere in giro, Summer non sapeva nemmeno perché la cosa la agitava così tanto, ma quando lo vide entrare in campo si sentì sollevata.
Non lo vedeva da solo una settimana, ma le sembrava un’eternità.

-
Malik ti rendi conto di che ore sono?
Alla sua entrata in campo, il coach iniziò a sbraitare andandogli incontro. Ma ormai c’erano tutti abituati, così nessuno ci fece caso.
Zayn non era il massimo in puntualità, ma il signor Benson non sembrava accettarlo.

- L’importante è che sono qui, giusto? – alzò le spalle stringendo tra le mani il casco protettivo.
- Non mi serve a nulla un quarterback con i muscoli freddi e la testa per aria. – disse l’uomo, lanciandogli una bottiglia di quello che doveva essere gatorade.
- L’ho mai delusa? – domandò ancora ridacchiando leggermente.
- Ti conviene non iniziare da sta sera. – quasi lo minacciò avvicinandosi a lui. Gli strinse le spalle indicando un ragazzo. – Lo vedi quello? È il nuovo arrivato di cui tanto si parla, voglio che gli state addosso come segugi. Dobbiamo fargli il culo.
- Si fidi coach. – il ragazzo gli fece l’occhiolino e l’uomo si allontanò sorridendo.
Poteva farlo arrabbiare quanto voleva, ma gli avrebbe sempre voluto un bene particolare.
- Malik, pensavamo ti fossi rintanato in un angolino a piangere spaventato. – rise Jonas Fallingam, il capitano della squadra avversaria, avvicinandosi al ragazzo.
Zayn sorrise. Era ormai una routine che ad ogni partita si avvicinasse a stuzzicarlo, il che non faceva altro che divertirlo, soprattutto quando a fine partita ripensava alle sua minacce dopo la vittoria.
- Non confondiamo i ruoli, quello sarai tu una volta che vi avremmo fatto il culo, di nuovo. – sorrise beffardo.
- Dovresti sapere che quest’anno abbiamo un asso nella manica. – la sua faccia compiaciuta non fece che divertire ancora di più il moro.
- Dovresti sapere che a noi non servono assi nella manica, Fallingam.
- Ci vediamo in campo, Malik.
Si voltò raggiungendo la sua squadra e lo stesso fece il moro. Gli occhi gli andarono sugli spalti, dove i suoi compagni gridavano a gran voce il nome della loro squadra, non li avrebbe delusi.
Fu in quel momento che si soffermò a guardare una ragazza dai capelli biondi che stringeva una bimba paffutella e con la faccia disegnata di nero e rosso.
Non appena vide che Zayn la guardava sorrise e mosse la mano di Hope come a salutarlo, Zayn ricambiò il gesto velocemente e poi si voltò.
Faceva male vederla, nonostante fosse passata una settimana.
L’arbitro fischiò, indicando che la partita stava per avere inizio. Tutta la squadra si mise accanto a Zayn ed insieme formarono un cerchio.

- Ho visto il nuovo arrivato, è un tipo piazzato, non sarà molto veloce, placcatelo alle gambe, voglio la sinistra libera.
- Ne sei sicuro? – domandò Liam, il moro annuì.
- Facciamogli il culo.

La partita finì come ogni anno, i Giants vinsero nonostante il nuovo quarterback e le minacce di Fallingam, e tutta la squadra portò in trionfo Zayn sulle spalle, come sempre.
Beverly e Summer urlarono e cantarono sugli spalti mentre Hope rideva insieme a loro.
I genitori dei ragazzi ridevano compiaciuti dei proprio figli e tutti erano allegri e pronti a festeggiare alla casa in periferia di Harry.
Le ragazze raggiunsero gli amici fuori dallo spogliatoio congratulandosi per la vittoria, tutti uscirono tranne Zayn.

- Niall, dov’è Zayn? – Sam si avvicinò al biondino che stava giocando con Hope fuori dagli spogliatoi.
- È ancora dentro, va da lui.
Summer annuì ed entrò nello spogliatoio. La luce era soffusa, c’era ancora vapore ed il rumore di una doccia aperta.
- Zayn?
Summer fece qualche passo incerta, andando verso le docce. Si sentiva in un film dell’orrore.
La doccia si chiuse, ma ancora del moro nessuna traccia.
Sam si guardò intorno.

- Zayn? Dove sei?
- Mi cercavi?
Il ragazzo spuntò dietro le sue spalle in una coltre di vapore, bagnato e gocciolante, con addosso solo l’asciugamano.
Sam fece un salto indietro dallo spavento e si dovette tenere al braccio del moro per non cadere a terra. La sua pelle era caldissima.

- Io… non uscivi e sono venuta a cercarti. – inghiottì il groppo che si sentiva in gola con fatica, poi si costrinse a non guardare il suo corpo bagnato.
Si era quasi dimenticata dell’effetto che le faceva.
Il ragazzo la guardò poco convinto e le lasciò il braccio.

- Come mai sei venuta proprio tu?
Deciso ad infierire, gli diede le spalle ed andò verso il suo armadietto.
Sam fece una faccia tra lo stupito e l’infastidito. E quel comportamento del cazzo a cosa era dovuto?

- La cosa ti dà fastidio? – domandò seccata, Zayn continuò a darle le spalle, tirando fuori i vestiti dall’armadietto.
- Mi stupisce più che altro. – lasciò cadere a terra l’asciugamano con totale nonchalance e s’infilò le mutande.
Il suo tono imperturbabile fece andare ancora di più fuori di testa Summer. Sospirò pesantemente un’altra volta, cercando di calmarsi il più possibile, prima di schiaffeggiarlo senza ritegno.
- Non ci vediamo da un po’, scusa se sono venuta a salutarti. – sbottò.
- T’interessa davvero? – rise, ma nella sua risata non c’era nulla di allegro. Prese una busta dal suo armadietto e gliela porse. – Oppure sei venuta per queste?
Sam prese la busta sconcertata e la aprì, trovandoci dentro per prima cosa un biglietto.
Fossi in te starei attento alla tua donna, sempre se si può definire tale. X.
Tre foto scivolarono a terra. Ritraevano lei e Maximilian nella casa dei suoi genitori al lago, mentre ridevano, scherzavano e si baciavano.

- Io non…
- Vuoi farmi credere che non centri nulla? Sapevo quanto fossi subdola, ma non pensavo fino a questo punto. – gli strappò di mano la busta e raccolse le foto quasi del tutto rovinate.
Non osava immaginare cosa avesse fatto una volta ricevute quelle foto. Aveva distrutto qualcosa? Picchiato qualcuno?
Gli strappi evidenti sulle foto non lasciavano dubbi.

- Zayn ti giuro che non centro, io non volevo che tu…
- Risparmiamela, ok? Tanto non m’interessa più nulla.
Le ci vollero un paio di secondi per capire bene quella frase.
Non m’interessa più nulla.
Era forse la cosa più brutta che le avessero mai detto, in più detta da Zayn, era peggio di qualsiasi dolore fisico.
Cercò di parlare, ma le parole non uscivano, gli vorticavano in testa soltanto le ultime che aveva detto lui.
Si avvicinò e gli prese il viso tra le mani. Era ancora leggermente bagnato, ma non le interessava.
I suoi occhi si spostavano su tutto, tranne che in quelli di lei. La stava evitando, evitava il suo sguardo.
Forse se lo meritava, ma in quel momento non riusciva ad accettarlo. Doveva fare qualcosa, subito.

- Dio Zayn, guardami. – gli stinse le guance e questa volta per lui non ci fu via di fuga.
I suoi occhi erano bellissimi anche quella sera, ma erano cupi e scuri. Non erano gli occhi a cui era abituata, lei rivoleva quegli occhi.
- Non centro niente con tutto questo e ti giuro che appena troverò chi è stato la pagherà, per tutto.
Zayn vacillò un secondo nei suoi occhi, poi a guardare le sue labbra.
- Chi è quello? – domandò.
- Non credo che tu…
- State insieme. – arrivò alla conclusione che gli parve più giusta ed il viso sconsolato di lei gli tolse ogni dubbio.
La scansò velocemente e richiuse la busta nell’armadietto, infilandosi la maglia.
- Senti non importa, avevi ragione quella sera al Met, meglio se stiamo lontani il più possibile.
Scosse la testa ed uscì, lasciandola lì ancora nella stessa posizione, con il suo odore e la luce soffusa.
Da sola.

Aspettò quanto bastò per non incrociare Zayn uscendo.
Non voleva vederlo, sentirlo o qualsiasi altra cosa.
Voleva soltanto continuare a stare da sola in quello spogliatoio, ma sapeva che non poteva.
Come al solito, doveva nascondersi dietro un sorriso.
Chissà con quante ragazze era stato Zayn durante la sua assenza, ma non poteva biasimarlo, lei era con Max.
Nuovamente le parve che qualsiasi scelta avesse preso da quel momento in poi fosse tremendamente sbagliata.
Se era così che Zayn si era sentito quella sera al Met, avrebbe fatto meglio a soccombere all’istante. Non voleva che lui soffrisse, per di più per causa sua, non lo meritava.
Il freddo era pungente quella sera e di fronte gli spogliatoi non c’era ormai nessuno.
Fece giusto in tempo a fare un passo che si sentì bloccata da due mani grosse e robuste. Un’altra mano le coprì la bocca, evitando che potesse emettere qualsiasi suono.
Per dieci secondi non capì nulla, cercò di divincolarsi ma fu del tutto inutile. Quando le mani furono sostituite da nastro isolante ed un camioncino partì iniziò a sentire un senso di panico, finché una luce si accese e le mostrò il volto dei suoi rapitori.

- Fallingam? – chiese, trattenendo a stento una risata.
La rivalità tra le squadre andava più che bene, ma adesso si andava ad esagerare.
Accanto a lui, tre suoi compagni di squadra guardavano il capitano ridendo, mentre un quarto guidava il camioncino della loro scuola.
Improvvisamente il panico scomparve, poi si ricordò che i suoi amici li avrebbero quasi ammazzati una volta scoperto tutto.
Sperò perlomeno che non gli rompessero nulla.

- Cosa ci trovi da ridere, puttanella? – rispose nervoso, guardando fuori dal finestrino.
- Non sei un rapitore molto credibile, tesoro. – lo prese in giro lei. – Adesso puoi anche slegarmi. – continuò, strattonando le corde e il nastro che la legavano.
- Te lo puoi scordare dolcezza, prima ci divertiamo un po’. – sorrise maligno, facendo venire il vomito alla bionda, che però non fece vacillare il suo sguardo.
Il ragazzo le mise una mano sulla coscia e poi la baciò forzatamente, finché Sam non gli morse la lingua.
- Brutta stronza. – sbraitò il ragazzo, sputando a terra del sangue.
- Così impari a toccarmi con quelle luride mani! – urlò lei, cercando nuovamente di divincolarsi.
- Adesso ci divertiamo ragazzi. – rise ancora, come se ogni provocazione della bionda lo portasse a fare sempre peggio.
Prese il cellulare dalla tasca di Sam e sfogliò la rubrica cercando un numero. Sorrise appena lo trovò e mise il vivavoce.
Prontamente un suo compagno di squadra mise un pezzo di nastro anche sulla sua bocca, per evitare che parlasse.

- Il tuo amichetto si pentirà di tutto. – ridacchiò ancora, mettendosi di fronte a lei.
- Summer? Dove cazzo sei?
La voce di Zayn era burbera ed incazzata. Summer si mosse facendo sbattere la sedia sulla quale era seduta, mugugnando qualcosa d’incomprensibile.
- Sam? Che succede? – adesso il suo tono era decisamente più basso e spaventato. Fallingam rise divertito dalla situazione.
- Rivuoi indietro la tua puttanella amico? – camuffò un po’ la voce per non essere riconosciuto, ridendo con gli amici che gli stavano intorno.
- Chi cazzo sei figlio di puttana? – sbottò il moro dall’altro capo del telefono. Qualcosa andò in frantumi e ciò non fece che divertire ancora di più i ragazzi.
- Ti sei messo contro la gente sbagliata. – continuò il tipo accanto a Fallingam. Sembravano divertirsi tutti tranne Zayn.
- Dimmi chi sei e giuro che vengo a strapparti le interiora. – ringhiò.
I suoi rapitori risero e dopo uno strattone più forte Sam riuscì a liberarsi le mani.
Studiò bene la situazione prima di agire, mentre i ragazzi erano troppo distratti a stuzzicare Zayn. Quando il furgoncino si fermò davanti alla loro scuola, con un movimento fulmineo si cacciò lo scotch dalle labbra.

- Zayn! Fallingam, palestra. – urlò, sperando che il moro capisse il suo messaggio in codice.
Fu l’unica cosa che riuscì a dire. Uno di loro le si avventò contro e le tappo la bocca con la mano, ma lei gliela morse facendolo urlare dal dolore.
- Brutta puttana. – urlò lui e le diede un forte schiaffo, per poi caricarsela in spalla e portarla nella palestra della loro scuola.

Passò circa mezz’ora e Summer iniziò a preoccuparsi che Zayn non avesse capito.
I ragazzi continuavano a toccarla e a provare a baciarla ma fortunatamente non andavano mai troppo oltre, Sam era sicura che non l’avrebbero fatto.

- La finisci di toccarmi brutto tricheco? – sbottò lei, dopo l’ennesima toccatina da parte di uno di loro, del quale non conosceva nemmeno il nome.
- Che ne dici di alzare un po’ la posta Will? Sembra che la signorina parli troppo. – rise Fallingam. Il suo sorriso era viscido e orribilmente cattivo.
Le sfilò la maglia nonostante si divincolasse come sotto l’influsso della corrente elettrica e le abbassò la zip dei pantaloni.
- No, ti prego. – lo implorò.
Provò ad urlare ma il ragazzo glielo impedì.
Forse aveva esagerato a provocarli così tanto; le cose si stavano mettendo male.

- Sta zitta stronzetta. – disse, infilando una mano sotto la sua schiena per slacciarle il reggiseno.
Proprio in quel momento, la porta si spalancò.
I suoi amici ne vennero fuori come se fossero una squadra di salvataggio nella loro missione più delicata.
Placcarono un ragazzo l’uno.
A Zayn toccò Fallingam, ma Summer non aveva nessun dubbio.
Non si ricordò di averlo visto così arrabbiato nemmeno quando litigava con Derek.
I suoi occhi erano iniettati di sangue.

- Adesso non parli più? Figlio di puttana. – sbraitò ed assestò un calcio in pancia al ragazzo steso a terra, così forte che sputò sangue.
- Alzati forza, così proverò più piacere nel mandarti all’ospedale. – continuò e questa volta gli rifilò un pugno.
Dopo il secondo calcio, Summer poté quasi giurare di aver visto gli occhi di Fallingam spegnersi.
- Zayn, ti prego basta. – lo implorò, con le lacrime agli occhi. Ma il ragazzo era troppo preso da ciò che stava facendo, non sentiva nulla, nemmeno il suo pianto.
Dopo l’ennesimo calcio Fallingam svenne. Sam iniziò a spaventarsi seriamente che l’avrebbe ammazzato.
- Zayn, Zayn, basta! – urlò stremata, divincolandosi dalla stretta.
Il moro parve risvegliarsi da uno stato di trance.
La guardò come se non l’avesse mai vista, poi lasciò il corpo inerte di Fallingam e la raggiunse, sciogliendo le corde ed accarezzando ogni punto della sua pelle come a provarsi che stesse bene.

- Zayn guardami, è tutto apposto. – lo costrinse a fissare gli occhi nei suoi, poi lo strinse piangendo e sussurrandogli all’orecchio che andava tutto bene, che lei stava bene.
Lui la strinse a se come se avesse seriamente avuto paura di perderla, poi la prese in braccio e la portò sulla macchina di Liam.
- Mi hai fatto prendere un colpo. – sussurrò, poggiandola sul sedile posteriore.
- Mi dispiace. – rispose, attirandolo a se.
Tremava dal freddo e perciò Zayn le porse il suo cappotto di pelle.
Si guardò le mani, erano completamente ricoperte del sangue di quel parassita.
Summer si ritirò spaventata, come se non lo riconoscesse più.
Lui scosse la testa.

- Non è il mio sangue, Summer vieni qui.
Cercò di avvicinarla a se, ma gli occhi della bionda erano colmi di paura.
L’aveva spaventata, era davvero riuscito a farle paura?
Si sentì un mostro, però doveva ammettere una cosa; se Sam non l’avesse fermato non sapeva cosa sarebbe potuto succedere.
L’avrebbe ucciso?
Forse, probabile, non lo sapeva, sapeva soltanto che non aveva mai provato così tanta rabbia insieme. E lui di rabbia era esperto.
Si asciugò le mani sulla maglia, allungandole verso di lei.

- Sam sono sempre io, non voglio farti del male. – continuò e le prese la mano.
Lei si avvicinò titubante ma alla fine lo strinse a se, continuando a piangere.
- Va tutto bene piccola, ci sono qui io adesso. – le sussurrò lui all’orecchio, accarezzandole i capelli.
Liam entrò in macchina e si voltò a guardarli. Accanto a loro la Mercedes di Louis sgommò via.
- È tutto apposto, solo uno di loro non è svenuto, almeno non del tutto.
Zayn annuì ed anche Liam partì, mentre Sam ancora tremava come un cerbiatto spaventato.
- Sono qui, sta calma. – sussurrò ancora una volta al suo orecchio.
Continuò a piangere ma smise di tremare, data la nuova consapevolezza che si faceva largo in lei.
Zayn era lì, lì per lei.



 




Angolo Autrice:
Buonasera ragazze, scusate il ritardo ma le verifiche di fine quadrimestre mi stanno uccidendo.
Parlando del capitolo, come abbiamo già visto Niall è il maggior sostenitore della coppia Summer/Zayn, ma come al solito c'è qualcosa o qualcuno che si mette in mezzo.
Adesso tocca a Max, che mi dite del suo personaggio?
In più abbiamo assistito ad una sorta di "operazione di salvataggio", non si può mai stare tranquilli ahahhaha.
Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo, alla prossima.
Angelica <3


Spoiler:
"- Dio mio Sam, sta sera è Halloween!
- Non sono dell’umore adatto, non ho nemmeno un costume.

- Per tua fortuna hai una migliore amica che ti pensa sempre. Ho fatto mettere da parte un vestito al negozio, ti starà benissimo.
- B ti prego non costringermi.

- Sam, Beverly ti ha già costretto."

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Capitolo 17
*** The only solution. ***





16. The only solution.
 
Scopiamo come pazzi con tutti quei vestiti sparsi, che questo è il miglior modo per ammazzarsi,
Ma siamo giovani, pieni di problemi, che vuoi farci?
Guardarti mentre dormi, sono lì per sorvegliarti.
Ridiamo del fatto che entrambi odiamo gli altri, e mi manchi,
Ma siamo troppo per amarci e due cannibali finiranno sempre per sbranarsi.
La mia Rihanna. Mostro.
 
Summer alzò lentamente la testa dal cuscino; le faceva male tutto ed ancora le bruciavano gli occhi.
Le ci volle un po’ per ricordarsi cosa fosse successo la sera precedente.
Poi si rese conto che non era nel suo letto, né in casa sua.
Si voltò lentamente, vedendo Zayn seduto sulla poltrona di camera sua, con la testa appoggiata al braccio.
Aveva dormito lì tutta la notte? Perché non aveva dormito con lei?
Proprio mentre stava per parlargli, per invitarlo nel suo stesso letto, perché la stringesse, il suo cellulare squillò sul comodino.
Guardò la schermata, dove lampeggiava il nome di Max. Sbuffò, non sapeva se aveva voglia di rispondere.
- È la quinta volta che chiama, dovresti rispondergli. – Zayn non si mosse, ne aprì gli occhi e Sam sobbalzò al suono della sua voce. Sembrava stanca e triste.

- Pronto?
- Sam? Dove sei finita, pensavo che ieri sera andassi alla festa. – Max era premuroso e gentile come al solito. Sicuramente era andato alla festa per farle una sorpresa ma non l’aveva trovata, chissà come si era sentito.
- C’è stato un piccolo contrattempo, nulla di preoccupante, ci vediamo sta sera. D’accordo?
- Perfetto, a dopo.
Mise giù, affondando di nuovo la testa nel cuscino. Aveva solamente voglia di dormire, dormire e dormire.
- Non gli dirai ciò che è successo?
- Dovrei?
-
Io vorrei saperlo.
- Tu non sei lui.
Sam si rese conto dopo di ciò che aveva detto. Si morse la lingua e si voltò a guardarlo.
- Scusa. – sussurrò.
- No, hai ragione. – sorrise amaramente, alzandosi dalla poltrona.
La ragazza si allungò giusto in tempo per prendergli la mano e trascinarlo sul letto.
Aveva gli occhi stanchi ed una maglia diversa da quella del giorno precedente, come se non avesse chiuso occhio e probabilmente era così.

- Hai dormito sulla poltrona. – disse, Zayn non rispose. – Perché? – aggiunse.
Il moro scosse la testa e la guardò. Continuava a vedere quel parassita che la toccava, che cercava di spogliarla e poi la sua faccia spaventata davanti alle sue mani sporche di sangue.
Però doveva ammettere una cosa, non riusciva a pensare di aver esagerato, credeva addirittura di non avergliene date abbastanza.
Provava un forte fastidio quando qualcun altro toccava Summer, figuriamoci se lei non era d’accordo.

- Io… mi sembrava giusto così. – disse convinto, senza però smettere di guardarla negli occhi.
Di prima mattina sembravano più grandi, le sue pupille erano dilatate.
- Da quando ti fai problemi con me? – domandò lei. Voleva capire, voleva capirlo e strappargli dalla faccia quell’espressione sofferente. Era assurdamente irritante.
- Non… non lo so ok? Ma quello che è successo ieri, non doveva succederti. È stata tutta colpa mia.
- Zayn litighi sempre con Fallingam, come potevi sapere che avrebbe fatto una cosa del genere?
- Non dovevo lasciarti sola nello spogliatoio, ho fatto scena, ho sbagliato. Mi dispiace.
- Non sono arrabbiata, perché chiedi scusa?
- Perché né sento il bisogno. Ti ho saputo fare solo del male ma è così difficile starti dietro. È come se dovessi correre per raggiungerti ma tu sei sempre un passo avanti. Scappi così velocemente che sei riuscita a lasciar dietro anche me ed ormai mi sembri troppo distante da raggiungere.
- Non ti ha mai preoccupato quanto fossi distante.
- Finché lasciarti andare non era l’unica soluzione.
- È l’unica soluzione?
- È quella giusta.

Summer non aveva tanta voglia di vedere Max quel pomeriggio, ma doveva.
Non aveva voglia di vedere nessuno in realtà.
Zayn le aveva esplicitamente detto che si arrendeva, che la lasciava andare, che era riuscito a convincere persino lui che era irraggiungibile.
Era il suo chiodo fisso da anni, far credere alle persone di essere sempre davanti a loro, un gradino più in su, ma non pensava che ci sarebbe riuscita con Zayn, forse non voleva.
Non voleva che lui si arrendesse a quell’alone di superiorità che le piaceva sfoggiare. Lei non era superiore e lui lo sapeva, ma come tutti aveva preferito arrendersi.
Non sapeva se esserne contenta oppure distrutta; d’altronde non gliel’aveva chiesto lei stessa quella sera al Met?
Solo in quel momento, come dentro lo spogliatoio, si rese conto quando fosse brutto quando gli altri prendono una decisione anche per te.
Zayn Malik non era mai stato il tipo che si arrendeva, eppure era crollato anche lui, era riuscita a farlo crollare.
Le veniva sempre più semplice distruggere le persone.
Suonò distrattamente al campanello del luogo che le aveva indicato Maximilian. Lui comparve sorridente dalla porta.
Era una delle poche cose belle che le era capitata nell’ultimo periodo. Gli doveva molto.

- Ehi Sam. – si allungò e le baciò dolcemente le labbra scansandosi per farla entrare.
Quello non era un appartamento qualsiasi, era una specie di galleria d’arte, barra studio artistico.
Summer si guardò intorno assorta, prima di voltarsi interrogativa verso Max.

- Ti piace? – domandò lui raggiante.
- Molto, ma cosa ci facciamo qui? – rise lei. Per un secondo la sua testa pensò a qualcosa che non implicasse un ciuffo moro. Ringraziò mentalmente Max per quella concessione.
- Ti ricordi che ti ho parlato dei miei studi artistici? Qui li metto in pratica. – sorrise compiaciuto, avvicinandosi alla ragazza. – Cosa hai combinato ieri sera?
Il ragazzo l’abbracciò ma lei s’irrigidì all’istante, voltandosi verso la grande vetrata che mostrava gran parte di Manhattan.
- Io… è successo un po’ un casino e…
- Sam, Sam aspetta, non devi dirmi nulla se non vuoi, non dovevo nemmeno chiederti.
Sorrise dolcemente alla bionda che annuì facendosi abbracciare.
Era assurdo quanto fosse infinitamente giusto per lei quel ragazzo. Dolce, accomodante, maturo, in poche parole l’opposto di Zayn Malik.
L’esatto opposto.
Non sapeva se quella fosse una cosa positiva o negativa a dire il vero, ma una cosa era certa, il suo pensiero fisso era sempre e comunque lui.

- Cosa facevi prima che t’interrompessi? – domandò la bionda baciando le labbra di lui. Lui sorrise.
- Preparavo il set.
- Per cosa?
- Per te.
- Me?
Maximilian sorrise e si allontanò da lei prendendo i pennelli poggiati sul bancone difronte la tela.
- Le farebbe piacere diventare la mia musa, signorina Lawrence?
Sam sorrise divertita, avvicinandosi a lui e stampandogli un bacio a stampo.
- Nessuno mi ha mai fatto una proposta più romantica.
- Felice di essere il primo. – le fece l’occhiolino e le indicò il set che era formato semplicemente da un lenzuolo bianco.
- Ma… come si fa? – chiese imbarazzata.
- Non c’è un modo per farlo, devi solo metterti in posa. – rise.
- Che genere di posa?
- Questo lascio deciderlo a te, il tema è la libertà.
Max si allontanò ed iniziò a preparare i colori per la tela.
Summer ci pensò su. Era da un po’ di tempo che non si sentiva libera, realmente libera. In quel preciso istante si rese conto di quando fu l’ultima volta in cui si sentì libera.
Quel giorno, uscita da prigione, in uno squallido motel con l’unica persona che era mai riuscita a farla sentire in quel modo.
Ma come esprimere quel sentimento?
Allora pensò al suo aspetto in quel momento.
Sciolse la coda ordinata che si era fatta e lasciò che i capelli scompigliati le scendessero sulle spalle, poi si sbottonò o pantaloni che caddero a terra con un tonfo.
Nuda, era nuda che si sentiva libera.
Non pensò alla vergogna, continuò a spogliarsi nonostante Max si fosse girato a guardarla; quando finì si sedette sul legno freddo, davanti al telo bianco, con le gambe incoriate contro il busto ed il braccio a coprirle il seno pieno.
Era la prima volta che Maximilian la vedeva nuda, eppure non riusciva a pensare a lei come una donna, sembrava più un angelo, con quella pelle chiara ed i tratti delicati.
Maximilian iniziò subito a dipingere, per riuscire a cogliere la sua espressione che però non gli dava molto l’idea di libertà, più che altro di oppressione, uno stato di schiavitù dalle proprie emozioni.
Di cosa era schiava quel piccolo angelo?
Max avrebbe voluto tanto scoprirlo, ma sapeva che lei non glielo avrebbe permesso e non aveva intenzione di forzarla.
Non aveva senso cercare di entrare dalla finestra, era lei che doveva aprirgli la porta della sua anima.
Tre ore passarono e Sam non si mosse di un centimetro. Una volta finito Max guardò la sua opera soddisfatto.

- Com’è venuta?
- Benissimo. – sorrise.

- Dio mio Sam, sta sera è Halloween!
La voce di Beverly non era mai tanto acuta come quando si trattava di feste.
Summer alzò la testa dalla spalla di Liam faticando a metterla a fuoco. Aveva solo voglia di dormire, in quel momento.

- Non sono dell’umore adatto, non ho nemmeno un costume. – borbottò, aspirando la sigaretta che aveva in mano.
- Per tua fortuna hai una migliore amica che ti pensa sempre. Ho fatto mettere da parte un vestito al negozio, ti starà benissimo.
- B ti prego non costringermi. – si lamentò, facendo il broncio.
- Sam, Beverly ti ha già costretto. – rise Harry, disteso sulle sue gambe.
- Immagino che voi due vi vestirete abbinati. – rise Niall, giocando con Hope che rideva alle sue boccacce.
- Invece no, il mio vestito sarà una sorpresa. – Harry rise alla faccia contrariata di Beverly, che sbuffò incrociando le braccia.
- Santo cielo Bev, per una volta che trovi un fidanzato non sottostà alle tue regole. – scherzò Payne.
- Io so come si vestirà e ci sarà da ridere. – commentò Zayn.
- Pensa a come ti vestirai tu, simpaticone. – gli fece la linguaccia il riccio.
- Non saremo mai ai tuoi livelli. – rise questa volta Lou, dando una pacca di conforto a Beverly.
- Harold Edward Styles, se mi metti in imbarazzo ti uccido. – sbraitò la mora, scuotendo la testa del suo fidanzato.
- Ma mi amerai lo stesso. – rise lui, cercando di avvicinarsi per baciarla, ma lei si scansò.
- Prima che B uccida Hazza, con chi verrete alla festa? – domandò Sam ai ragazzi.
- Non ne ho idea, mi farò spalleggiare da Malik e ne troveremo una lì. – rise Liam, dandosi il pugno con il moro che ridacchiò.
- Ei, spalleggiate anche me. – si lamentò Louis, incrociando le braccia.
- Che succede ragazzi, siete a corto di figa? – scherzò Harry.
- Tu viene con Maximilian? – le domandò Niall.
- No, lui è nella residenza invernale, tra poco sarà il compleanno di Carlo e si sono trasferiti tutti lì. – rispose imbarazzata.
- Uh, cose da reali. – scherzò Zayn. La sua nota di sarcasmo infastidì la ragazza.
- Allora ci vieni con me. – sorrise Niall, porgendole la bambina.
- Certo biondino. A proposito Bev, dobbiamo trovare un vestito ad Hope!

Come al solito, Beverly aveva fatto un lavoro impeccabile.
Aveva deciso che Summer si sarebbe vestita da vampira dell’ottocento, con tanto di cameo e mini cappellino a cilindro da appuntare ai capelli.
L’abito era perfetto, interamente nero, con una gonna pomposa fino a metà coscia, stretto in vita da un nastro dello stesso colore e ricoperto da un merletto nero che gli dava quell’aria antica ma non troppo.
-
B, è perfetto! – urlò la ragazza, in modo da farsi sentire dall’amica, chiusa in bagno ad asciugare i capelli.
- Avevi dubbi? – urlò la mora di rimando, chiudendo l’asciugacapelli.
- Adesso però fammi vedere come sei vestita tu. – si lamentò, cercando il modo corretto di acconciarsi i capelli.
Beverly uscì senza risponderle, facendo compiaciuta un giro su se stessa.
-
Freddy Krueger? Stai scherzando? – rise la bionda, guardando l’amica con quel maglione strappato ed il cappello da cowboy.
- Assolutamente no, nessuno se lo aspetterà da me. – rispose fermamente convinta e contenta del suo costume.
- Questo è sicuro, adesso aiutami a truccarmi.
Beverly fece come una smorfia seccata, però aiutò volentieri l’amica.
Non servì molto cerone sulla sua pelle già pallida, ma Bev si sbizzarrì con il rosso e le applicò addirittura dei denti finti eccessivamente realistici.
Dopo averle acconciato i capelli, raccolti in un disordinato chignon, sorrise soddisfatta del suo lavoro.

- Sei uno schianto. – annuì all’amica, poi qualcuno bussò alla porta.
Niall comparve sulla soglia con il viso ricoperto di cerone bianco e l’occhi destro incorniciato da una stella nera.
- Wow, siete fantastiche. – sorrise e dietro di lui comparve Marie, con Hope in braccio che rideva divertita.
- Vado a mettere a letto Hope, voi non fate troppo tardi.
- Si mamma. – rispose Summer.
La donna sembrava amare Hope come fosse sua nipote e Sam non poteva non ammettere di essere gelosa della piccola bambina, una gelosia sana però. Sua madre non le aveva mai dato tutte quelle attenzioni, quando era neonata, nemmeno adesso in realtà.


 


 



Angolo autrice:
Buona sera a tutte!
Capitolo un po' triste, ma non vi preoccupate, presto ci sarà un grande colpo di scena e non vedo l'ora di farvi leggere ahahahah.
Anyway, oltre l'inizio un po' demotivante la restande parte del capitolo è abbastanza tranquilla.
Abbiamo un Max che sembra sempre di più quello più adatto a Summer, ma si vedrà, Beverly che come al solito sclera (non so voi ma io amo questo personaggio), ma la vera domanda è: da cosa si vestirà Harry? AHAHAHHA.
Intanto vi posto i vestiti di Summer:


e Beverly:


Che ne dite? Vi piacciono? Aahahahah.
Fatemi sapere il vostro parere sul capitolo, vi aspetto, un bacio.
Angelica<3


Spoiler:
"- Se tu non avessi il ragazzo, ti proporrei di andarti a cercare un bel vampiro, ma lo capisco. Se fossi ancora fidanzata con Hill non mi sarei fatto tutti questi problemi, ma questo Max sembra un tipo a posto, in più potresti diventare la nuova regina d’Inghilterra. – rise.
- Sai che non ho mai tradito Derek con nessuno, beh tranne…
- Zayn? Puoi dire il suo nome tesoro, anzi penso che ti serva dirlo. Sai che non mi sono mai intromesso nella vostra relazione, ma sembrate entrambi… spenti, ecco.
- Lou è complicato.
- Tutto è complicato Sam, voi eravate complicati insieme e lo siete anche da separati, cosa cambia?
"

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