Shadow Falls

di Melchio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Fool ***
Capitolo 3: *** Red eyes ***
Capitolo 4: *** Useful ***
Capitolo 5: *** Legend ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

 

 

Janver si sedette al tavolo della locanda. Era una locanda povera, il cibo era di bassa qualità e le camere erano tenute male. I tavoli erano sporchi, le luci erano fievoli. Dall'altra parte del locale sedeva un musicista. Suonava il suo strumento musicale, simile ad una chitarra, pizzicandone le corde mentre cantava le gesta di Deniem Lancaster. In questo locale c'è sempre una puzza orrenda. Janver all'improvviso sentì un uomo parlare con un altro. Entrambi erano piuttosto bassi, e molto grassi. Uno era barbuto, con i denti sporchi, e senza capelli. L'altro era simile, ma non aveva la barba. L'uomo barbuto disse: “Deniem Lancaster ha rotto il patto. Ci attaccano.” Era triste, ma non molto, probabilmente perché era ubriaco, e non badava molto a cosa succedeva. L'altro, quello senza barba, esclamò: “Bastardo.” Come siamo fini. “Aspettate un attimo” disse Janver, molto più preoccupato dei signori ubriachi. Poi continuò: “I Lancaster ci attaccano?” “Il ragazzino se la sta facendo addosso” rispose l'uomo barbuto, per poi scoppiare a ridere. Janver uscì dalla locanda. Tutti ne parlavano. Tutti erano agitati, preoccupati. Anni prima, i Lancaster avevano fatto un trattato di pace con gli Umbral, i lord del posto. Ma i Lancaster avevano interrotto il patto. I Lancaster però, col tempo, erano diventati molto più forti degli Umbral, ed avrebbero sicuramente vinto questa guerra. Siamo in guerra, con la famiglia più forte che ci sia. Forse persino più forte del re. L'unica cosa che posso fare è scappare. Io devo scappare. Janver non aspettò un minuto di più. Non avvertì nessuno, ma del resto non aveva nessuno da avvertire. I suoi genitori erano morti, suo padre aveva ucciso sua madre ed era stato poi giustiziato, e di fratelli non ne aveva. Andò a casa, prese un po' di vestiti e un po' di cibo, ma specialmente, dei soldi. Janver aveva un cavallo. Aveva cercato di fare una fattoria, un tempo, ma una malattia aveva ucciso tre dei suoi cavalli. E lui ne aveva sei. Un altro era stato ucciso e poi mangiato, da Janver stesso, in tempi di forte crisi economica. Il quinto cavallo, era stato anche lui mangiato, ma non da Janver. Un gruppo di persone aveva ucciso il cavallo di notte, e lo avevano poi portato via. Janver ha poi scoperto che era stato mangiato. Aveva visto i rapinatori, siccome facendo rumore lo avevano svegliato, ma non aveva fatto in tempo a fermarli. Prese l'unico cavallo sopravvissuto. Era nero, grosso, il più grosso e tonico dei cavalli che aveva avuto. Con il cavallo scappò via dalla sua terra natia, dominio degli Umbral, che sarebbe probabilmente bruciata poco tempo dopo. Ora devo trovare un posto dove andare. Un posto dove stare. Potrei persino andare a Rikaio, la terra dei Lancaster. Ed è lì che si avviò. Con il suo grande stallone Janver si avviò a Rikaio. Durante il viaggio conobbe un uomo, Strok, che gli aveva detto queste esatte parole: “Non andare a Rikaio, non ti prenderanno.” Ma Janver, non ci aveva creduto. Non andare a Rikaio, che buffonata. Io vado dove voglio. Janver arrivò quindi a Rikaio. All'entrata fu fermato da una guardia. “Nome, prego.” Disse la guardia. “Io, sono Janver Hun.” disse Janver nervoso. Continuava a pensare alle parole di Strok: “Non ti prenderanno.” Era una follia, lo avrebbero preso di sicuro. Sono arrivato, ormai. Ed ora, mi prenderanno, Strok era solo un folle, un bugiardo. Loro mi prenderanno. La guardia disse: “Da dove vieni?” Non posso dire di venire da Umbral, in quel caso non mi prenderanno sul serio, e non vorrei tornare da Strok il bugiardo. “Vengo dall'ovest, dalle terre di Lord Liserys” disse, tremolante. “Può entrare” disse la guardia. Janver stava per entrare ma poi un'altra guardia disse: “Aspetta.” Janver si voltò. Riconobbe subito quella guardia. Chrol. Chrol di Umbral. Chrol era stato, un tempo, un suo grande amico. Ma un giorno Janver aveva ucciso il cavallo di Chrol. Questo perché non voleva mangiare il suo ultimo cavallo. E per poter mangiare, dovette uccidere il cavallo di Chrol. Fu però scoperto. “Ci si rivede Janver. Ora sono capo delle guardie. Signori, quest'uomo viene dalle terre degli Umbral. Fate ciò che dovete fare.” No, cazzo, no. Janver cercò di scappare, approfittando di essere a cavallo. Ma una guardia con la balestra lo colpì. Janver Cadde dal cavallo. Aveva una freccia piantata nel bacino, perdeva sangue. Molto sangue. Un'altra freccia lo colpì alla gamba, la quale iniziò a perdere sangue, meno del bacino, ma tanto sangue. Finisce qui. Oggi è il giorno in cui io, Janver muoio perché ho voluto sopravvivere. Oggi è il giorno in cui la mia vita ha una fine. Non sono pronto. Non voglio morire, no, non voglio morire! Janver iniziò a cercare di scappare strisciando. Ma Chrol lo raggiungette, tirò fuori la spanda e lo infilzò. Piantò la spada nell'occhio. Il bulbo oculare si spiaccicò fino a scoppiare. Dal buco nella testa uscì tantissimo sangue. Janver era decisamente morto. “I Lancaster non hanno bisogno di gente come te, Janver.” disse Chrol. 

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Capitolo 2
*** Fool ***


FOOL

 

ZEPHYR FRASER

 

Era una giornata di sole, la piazza era affollatissima. Non mi piacciono i posti troppo affollati. Però al momento devo stare qui. Subito dopo Zephyr, Lord di Kuron, una piccola zona dell'ovest vide suo zio. “Zephyr!” Urlò lui “Zio” disse il Lord di Kuron, molto meno entusiasta del proprio zio. Mi sono già stufato di stare con te. Ovviamente sarai qui per dirmi cosa devo fare per regnare a Kuron, nonostante sappiamo tutti che ci riesco benisismo, anche senza di te. “Allora Zephyr, come va?” disse suo zio, Gwer. “Bene, bene, zio. Ma come mai hai voluto che ci incontrassimo?” rispose Zephyr. Lui e suo zio non erano in ottimi rapporti, ma Gwer cercava di nasconderlo, “Per il bene di Kuron” com'era solito dire. “Semplice Zephyr. Ho voluto che c'incontrassimo per il bene di Kuron.” Che novità. Gwer non era molto alto, ma senza dubbio non era basso, aveva una folta barba, molto scura, proprio come i suoi capelli. Gli occhi erano neri come i capelli. Era molto muscoloso, molto forzuto. “Bene, zio. Cosa devo fare, per il bene di Kuron questa volta?” disse Zephyr. Zephyr in realtà teneva molto a Kuron, semplicemente non gli piaceva che gli venisse detto cosa fare per regnare su di essa. “Direi che potremmo discuterne a pranzo, ti va?” disse Gwer. “Certo.” rispose Zephyr. Gwer portò Zephyr a casa sua. La casa era molto grande, andarono immediatamente in sala da pranzo. V'era un tavolo enorme, il quale poteva probabilmente ospitare anche più di cinquanta persone. La stanza era piena di colonne, molte erano lì solo per bellezza, e non servivano nemmeno a sostenere il tetto. I muri ed il soffitto erano ornati da disegni riguardanti dei o guerrieri di vecchie leggende. “Allora, nipote. So che vuoi che nessuno governi a Kuron oltre a te.” disse Gwer. Non so cosa tu stia per dirmi, ma sappi che non ti darò mai più potere di quanto hai già. A dire il vero al momento, di potere praticamente non ne hai, ma va più che bene così. A Kuron regno io, mi dispiace. Poi continuò: “Ma tutti sappiamo che in realtà Liserys regna sull'ovest.” Liserys. Maledetto Liserys. Zephyr odiava Liserys. Liserys era il protettore dell'ovest, ergo per quanto Zephyr regnasse a Kuron, Liserys regnava sull'ovest intero, e quindi anche su Kuron. Zephyr doveva accettare qualsiasi sua decisione. “Liserys regna sull'ovest. Purtroppo. E quindi?” disse Zephyr. Come sempre, le conversazioni tra i due non erano molto allegre, e nemmeno piacevoli. Ma purtroppo per Zephyr spesso si rivelavano necessarie. “E quindi Liserys ha preso una decisione che non ti piacerà.” disse Gwer. “Se ti riferisci al taglio di capelli non è piaciuto a nessuno” disse Zephyr, ridacchiando. “Zephyr. Sono serio, Liserys vuole unirsi ai Lancaster, in guerra.” rispose suo zio. Nessuno disse nulla. Ai Lancaster? In guerra? E' impazzito? Non possiamo permetterci di andare in guerra, ed i Lancaster non ci vorranno nemmeno, non gli serviamo. “I Lancaster rifiuteranno. Liserys sarebbe solo una palla al piede per loro.” disse Zephyr. “E' quello che ho pensato anch'io. Poi ho saputo che Liserys probabilmente sposerà Tilith Lancaster.” Rispose Gwer. Tilith Lancaster? Lo splendore del reame? Tilith Lancaster aveva ricevuto diversi titoli riguardanti la propria bellezza, quasi tutti la consideravano la donna più bella al mondo. “Ergo i Lancaster accetteranno l'alleanza di Liserys.” disse Zephyr. Era un problema serio. Kuron non era di certo pronta ad andare in guerra. “Lo faranno. Sicuramente.” rispose suo zio. La giornata di Zephyr era iniziata più che bene, ma più andava avanti più peggiorava. Almeno secondo lui. Poi però Gwer continuò: “Ma io so chi ci può salvare.” Lo disse sorridendo. Chi ci può salvare? Non so cosa lui voglia fare, ma se dobbiamo prendere su una squadretta di uomini, in teoria capaci ma probabilmente poi non abbastanza capaci da riuscire nella missione, per entrare in casa di Liserys come niente uccidere tutti per poi prenderlo, picchiarlo, minacciarlo, ucciderlo ed infine derubarlo io non ci sto. Ovviamente è una follia, ma tu hai già fatto pazzie simili, se non peggiori, ergo sono abbastanza sicuro che riusciresti senza problemi a propormi qualcosa di simile. In quel caso, tu sarai l'unico a morire. All'inizio. Poi però Liserys ci manderà tutti in guerra come soldatini, e lì moriremo anche noi tutti. “Tu sai chi ci può salvare?” chiese Zephyr. Gli venne in mente suo padre. Prima di abdicare aveva detto: “Figliolo, solo tu ci puoi salvare.” Non era ben chiaro da cosa, all'inizio Zephyr aveva pensato che volesse solo rendere la cosa più drammatica, ma suo padre non era il tipo che farebbe cose simili. Alla fine Zephyr scoprì che maggior parte della gente che aveva potere nell'ovest in realtà approfittava del proprio potere per fare una bella vita, e rovinava così l'andamento dell'ovest. Il peggiore era Liserys. Governava bene nell'ovest, a volte, ma spesso alla fine si rivelava un semplice folle. Un folle. Liserys è un folle, un pazzo, finirà per morire, come tutti noi. “Lord Carder ci può salvare. In passato ci ha salvati diverse volte, a tua insaputa.” Ho già sentito il suo nome, ma non so esattamente dove e quando. Sarebbe stato bello venire a conoscenza di questi grandi “eroi” che possono salvare Kuron da tutto quanto tempo fa, ma immagino di dovermi accontentare. “Lord Carder? Temo di non conoscerlo, zio. Chi è?” Replicò Zephyr. “Lord Carder è l'uomo più potente che ci sia, sono sicuro che sarai felice di essere suo amico. L'uomo più potente e pericoloso che ci sia.” Disse Gwer. L'uomo più potente, l'uomo più pericoloso? Lord Carder? L'uomo più pericoloso che ci sia, salverà Kuron dalla guerra? Fantastico. Facciamoci salvare da un drago, facciamo prima. “Non so se voglio conoscere l'uomo più pericoloso che ci sia. Non vorrei che la sua immensa pericolosità mi crei problemi.” Disse Zephyr, un po' ironico. Conoscendo mio zio, quest'uomo potrebbe anche rivelarsi un buffone. Proprio come Gwer Fraser, mio zio. Ma immagino di dover provare a conoscerlo, se mi deluderà non lo contatterò mai più. Non è poi così grave, anche se io detesto perdere tempo. E anche le delusioni, ma questa non sarebbe una delusione, perché so già che non porterà nulla, sarebbe una delusione se avessi delle grandi aspettative riguardanti Lord Carder. Ma non le ho. Gwer disse: “Tranquillo. Ti piacerà incontrarlo.” e poi continuò: “E se non ti piacerà, dovrai comunque fare affari con lui. PER IL BENE DI KURON!” Mi chiedo se tu lo dica quando non sai cosa dire e vuoi tentare, per poi fallire miseramente, di sembrare grandioso, di sembrare un uomo valoroso. Spero per te di no, perchè non funziona. Per nulla. Anzi, fa l'effetto opposto. Ed è per questo che sei un buffone. Sei un misero buffone. Se non finiamo in guerra probabilmente ti ucciderai da solo, per sbaglio, scivolando sul pavimento ed atterrando con la faccia su una spada. Non è che non mi piaci perché non ti conosco bene, diversamente da come dicono altre persone, le quali, probabilmente, sono buffoni come te. Non mi piaci perché sei un folle. Un uomo non destinato a capire come vanno veramente le cose, e di questo passo scivolerai su una spada, ne sono sicuro. “Per il bene di Kuron. Potresti scriverlo all'entrata di casa tua.” Disse Zephyr, annoiato. PER IL BENE DI KURON, IO SONO UN BUFFONE! Sarebbe perfetto. Un'ottima descrizione. Un buffone che sa solo dire quella frase. “Hai ragione! Devo farlo! PER IL BENE DI KURON, IO DEVO FARLO!” Urlò Gwer. E poi non negare di essere un misero buffone però, perché continui a dimostrarlo. “Comunque. Devi andare da Lord Carder, e fare affari con lui.” disse Gwer, ricomponendosi. Io non devo fare proprio niente. Non per tuo ordine. “Lo farò.” Disse Zephyr. Anche se non mi fa piacere. Io, Zephyr, Lord di Kuron, nipote di un buffone, per ordine del mio zio idiota devo andare a parlare con uomo che è probabilmente un buffone, siccome è amico del buffone. Maledetti buffoni. Non so se questo “amico pericoloso” del buffone mi aiuterà seriamente a fermare Liserys, ma se può farlo per me va bene. “Incontrerò Carder.” disse Zephyr. Gwer è un buffone. Liserys è un buffone. Entrambi, sono dei folli, dei buffoni. E spero che Lord Carder possa davvero aiutarmi a eliminare i buffoni dall'ovest. “Allora io vado.” Disse Zephyr, uscendo pronto per incontrare Lord Carder.



ANGOLO DELL'AUTORE:

Ehy ehy, nel prologo mi sono scordato di metterlo. Beh lo metto qua. Come avrete notato a Zephyr non piaccioni i buffoni, ma c'è qualcuno a cui piacciono? Come sarà questo Lord Carder? Ehehe. Beh, spero il capitolo vi sia piaciuto,
Arrevoir

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Capitolo 3
*** Red eyes ***


RED EYES

 

ANDREW LANCASTER

 

Andrew si svegliò di mattina, molto presto. Tutti i giorni si svegliava prestissimo, a Rikaio il sole sorgeva prestissimo, e quindi Andrew poteva essere attivo, anche alle tre del mattino. Colazione, devo fare colazione. Ho una fame esagrata. Inspiegabilmente. Andrew fece colazione. Mangiava abbondantemente, siccome di mattina si allenava. Direi che è ora di allenarmi. Prese la spada, una spada forgiata col più prestigioso dei metalli, e si dirisse verso ciò che lui chiamava “la sala allenamenti.” Con la spada si mise a colpire dei manichini. Passò ore ad allenarsi. Finché non fu interrotto da una voce: “Andrew. Sempre ad allenarti eh?” Andrew riconobbe subito quella voce. Si voltò e la vide: capelli lunghi e rossi, alta, dagli occhi verdi. “Tilith.” Disse Andrew, sorridente. “E' un piacere vederti.” E lo era sul serio, Tilith Lancaster la persona che Andrew desiderava vedere di più, in qualsiasi momento della giornata, della serata, della vita in generale. Stupenda come sempre. La bellezza del regno. Poi continuò: “Non mi alleno sempre, solo durante la mattinata. Ma direi che la mattinata può finire qui.” Mise la spada nella fodera e la appoggiò per terra. “Bhe Andrew, io devo andare. E' stato comunque piacevole vederti, anche solo per qualche secondo.” Disse Tilith. Un immenso piacere. Ha fatto molto piacere. Dovremmo vederci più spesso. E magari potremmo anche smettere di essere cugini. Ad esempio potremmo essere marito e moglie. Non cugini. Non famigliari. Sposati, sarebbe molto più bello. “Andrew.” Disse Deniem Lancaster, suo padre. Deniem era un uomo alto e forzuto, non aveva molti capelli, e quei pochi che aveva erano bianchi. I suoi occhi erano marroni, le leggende narravano che quando andava in battaglia i suoi occhi diventavano rossi come il sangue, rossi come il sangue degli uomini che brutalmente uccideva. Aveva un vocione scuro, una tonalità bassa. Solo guardarlo negli occhi incuteva paura. “Padre.” Rispose Andrew, solitamente Deniem si faceva vedere solo quando qualcosa andava fatto, qualcosa doveva succedere. Andrew era il suo primogenito e per questo Deniem voleva sempre sapere come stava, cosa gli succedeva. “Vedo che ti stai allenando. Fai bene. Ma stai attento a non esagerare. Piuttosto gradirei che tu andassi ad allenarti con le guardie.” Disse il padre. Con “gradirei” intendeva ordinare che Andrew andasse ad allenarsi con le guardie, ovviamente. “Allenarmi” con le guardie è la cosa più inutile che ci sia. Non ho mai trovato una guardia più capace di me con la spada, non ho nessun bisogno di “allenarmi” con loro. Infatti in realtà sono io ad allenare loro, e mio padre lo sa, lo sa benissimo. Ormai allenare le guardie è diventato mio compito. Quando in realtà farei anche senza. “Allenati con le guardie.” “Tu ti devi sposare.” Solo questo sa dirmi. Solo questo. “Sarei più che contento di allenarmi con le guardie, padre.” Disse Andrew, prese la spada e si avviò nel centro allenamenti per le guardie. Arrivò in questo grossissimo capannone grigio, poteva ospitare più di diecimila uomini. Più di diecimila uomini grassi. Vide guardie con l'armatura che si sfidavano nel duello spada a spada, tutte quante munite di uno scudo, spada e scudo erano uguali per tutti, una semplicissima spada lunga e uno scudo con sopra il simbolo della famiglia dei Lancaster. Il simbolo dei Lancaster era un serpente. Un serpente verde, sullo sfondo viola. Andrew prese la spada e sfidò la prima guardia disponibile che trovò. “Ser Andrew, vuole che faccia senza scudo? Lei non ha uno scudo.” disse la guardia. Puoi averne anche mille di scudi. “No grazie, tieni lo scudo.” rispose Andrew. La guardia attaccò Andrew, che però si difse con la spada, con la mano, protetta da un guanto d'armatura, prese la spada della guardia e la disarmò. Poi le puntò la spada al collo. Morto. Saresti morto, nella realtà. E credo che la cosa non ti piacerebbe, anche se non è detto, certa gente vorrebbe morire. Non credo abbia senso, francamente. Se stai male, fai qualcosa per cambiare le cose. Ma certa gente non lo capisce. “Buon lavoro, ma devi migliorare. Continua ad esercitarti, non puoi farti disarmare così facilmente.” Disse Andrew alla guardia. Continuò con altre guardie, fino al calar della sera. Andrew andò al palazzo Lancaster, per mangiare. Entrato si sedette a tavola, insieme a suo fratello, sua sorella e Jorsin Florren, un amico del padre. “Ser Andrew.” disse Jorsin. “Jorsin.” rispose Andrew. Allora Jorsin disse: “Ho saputo che ti stai per sposare.” Sposarmi? Io? Non so da chi tu lo abbia saputo, ma non mi sto per sposare. “Non per ora, che io sappia.” Rispose Andrew. “Devo aver capito male, allora” disse Jorsin. Come quando hai invaso il nord convinto che i Lancaster ti appoggiassero. O non capisci niente, o speri che facendo così noi facciamo quello che “capisci”. Per tua fortuna hai vinto la guerra col nord, solo perché, sempre per tua fortuna, alla fine i Lancaster hanno accettato di appogiarti. Solo perché mio padre non ti vuole morto. Cosa che non capisco, perché tu continui a “capire” cose sui Lancaster che non sono mai successe. “Può darsi. Mio padre vuole che io mi sposi, quindi potrebbe avertelo accennato.” O forse non capisci nulla. Arrivò in tavola il cibo, carne, pesce, verdura, frutta, tutto. Il tavolo era enorme, un tavolo da banchetto. La sala era anch'essa grandissima. Più grande della sala del trono, perciò in caso i Lancaster fossero saliti al trono avrebbero potuto spostare il trono lì e la sala da pranzo nella vecchia sala del trono. Le pareti erano piene di illustrazoni di serpenti, di diversi tipi, magari anche serpenti inesistenti, totalmente inventati. Deniem Lancaster entrò nella sala. “Lord Jorsin.” Disse Deniem. “Deniem, vecchio amico!” Jorsin, non ti meriti nemmeno di essere chiamato Lord, il nord è tuo solo grazie a noi, e dovresti portare un po' di rispetto a mio padre, grazie. “Jorsin, come mai sei qui?” Chiese Deniem, raramente Jorsin visitava. E a quasi tutti la cosa non dispiaceva. “Sono qui perché ho bisogno del tuo aiuto, Deniem.” Ovviamente, perché qualcuno come te dovrebbe governare da solo. Probabilmente al nord staranno tutti capendo che i Lancaster hanno deciso di regalarti tutti i loro soldi. “Il mio aiuto? E per cosa?” Disse il Lord di Rikaio. “Ho bisogno di soldi. Avevo capito che potevi darmeli. In prestito, non troppi.” Disse Jorsin, disperato. Naturalmente. Capisci, continui a capire. “Capisci” un mucchio di cagate, per tua sfortuna. “Padre, credo che Jarsin stia iniziando a fingere di capire fin troppe cose.” disse Andrew. Kowren, suo fratello, e Alycia, sua sorella, non dissero nulla. “Andrew, temo che tu abbia ragione.” Disse Deniem. La faccia di Jorsin divenne tutta rossa. Andò in panico e si mise a blaterare: “No! No! Cosa vuol dire.. Io.. Ma no! Deniem, io, te.. NO! Perché? Tu devi aiutarmi!” “Guardie, portatelo fuori.” Disse Lord Deniem. Andrew sorrise. Finalmente. Sono sicuro che avrai capito che non ti vogliamo più vedere. Spero che avrai capito che non ne possiamo più dei tuoi “avevo capito.” “Andrew, dobbiamo parlare.” Disse Deniem. “Parliamo.” Rispose Andrew. Andrew si alzò, e subito dopo anche Deniem. Si incamminarono, fino ad arrivare in una stanza, buia, larga con al centro un tavolo. Lord Deniem veniva in quella stanza quando doveva occuparsi di questioni, scritte, importanti. Quando aveva bisogno di concentrazione. “Andrew, voglio che tu ti sposi. Un matrimonio ci darebbe degli alleati, che in guerra fanno solo bene.” Disse suo padre. Un matrimonio, io non voglio sposarmi. Ma sembra che io debba sposarmi. E non so come evitarlo, non ho minimamente intenzione di fare uno stupido giuramento di castità o cose simili. Ultimamente mio padre parla solo di questo. Matrimonio. Matrimonio, matrimonio, matrimonio. “Hey Andrew, hai saputo che c'è stato un matrimonio?” “Ti piacciono i matrimoni?” E' chiaro che vuole che io mi sposi, purtroppo io, che devo sposarmi, non voglio. “Devo per forza?” Chiese Andrew, cercando di fargli capire che non voleva sposarsi. “Sì, e non vedo perché ti dia fastidio. Sposarsi non è brutto, unirti con una donna, con una famiglia.” Rispose suo padre. Unirmi con una famiglia. Il punto è quello. Alleanze. Vuole usarmi per un'alleanza, il che francamente non è bello. “Mi da fastidio perché voglio sposare qualcuno per la quale provo qualcosa, non la prima donna attraente che riusciamo a pescare tra le famiglie nobili.” Disse Andrew. Deniem ribatté: “Non puoi scegliere. Fattene una ragione.” Non puoi scegliere. Non posso scegliere? Che puttanata è? Perché devo per forza sposare qualcuno solo per un'alleanza? Perché non posso sposare chi voglio io?Vorrei non essere nobile, le persone povere si sposano tra cugini, possiamo farlo anche noi. Deniem uscì dalla stanza. Andrew rimanette lì, da solo, per un altro po', a riflettere. Dopo un po' uscì anche lui. La stanza era buia ed i suoi occhi s'erano abituati all'oscurità, infatti appena uscito all'aria aperta gli iniziarono a fare un po' male gli occhi, che faticava ad aprire. C'è sempre tanto sole qui a Rikaio. Vide il suo grande amico, Uorren. Uorren non è un nobile, è povero, infatti inizialmente la famiglia di Andrew fu contraria alla loro amiciza, che fu però col tempo accettatta. “Hey Uorren, come stai?” Disse Ser Andrew. “Andrew! Bene bene grazie!” Rispose Uorren. Non era solito preoccuparsi per lo stato d'animo delle altre persone. Poi continuò: “Allora, giovane Andrew alla fine ti sei dato all'eterosessualità?” Chiese Uorren. Scherzava spesso con Andrew su questo argomento, siccome Andrew non era mai stato con una donna. Eccetto una volta, a quindici anni, ubriaco. “Temo di doverci ancora lavorare” Gli rispose. Temo che non riuscirò mai a fare ciò che tu chiami “darsi all'eterosessualità” o come io preferisco chiamarlo “andare con tutte le donne disponibili” caro amico. “Un giorno ci riuscirai, o al limite vai con un uomo, ma sappi che io non sono disponibile!” Disse Uorren ridendo. “E' già tanto se riesci ad andare con qualche donzella, figurati se ci riesci cone me.” Disse Andrew, ridacchiando. Che tanto per la cronaca, non sono interessato agli uomini e credo tu lo sappia già, ma sembra che tu inizi a pensare sul serio che io sia attratto dalla gente del mio stesso sesso, cosa che è del tutto errata. “Se è così che corteggi le persone, mi hai appena spiegato perché non ci riesci con nessuna donna, caro Andrew!” Esclamò Uorren, ridendo a crepapelle. Non è che non ci riesco con nessuna donna, è che l'unica donna che mi interessa ha il mio stesso cognome, il mio stesso albero genealogico, il mio stesso nonno e la mia stessa nonna. E purtroppo sono un nobile, ergo i matrimoni tra cugini non sono ben visti. Se invece fossi come te di bassa casta, allora potrei anche sposare Tilith. “Immagino di dover fare pratica.” Disse Andrew, sorridendo ma con aria sconsolata. No, non devo fare pratica. Non c'è nulla che posso fare, ma tu non puoi saperlo, non puoi capirlo. “Sarà quello il motivo.” Disse l'amico. No, non è quello il motivo, ma francamente sono stanco di ripetermi nella testa il motivo per il quale non posso sposare la donna che amo, perciò non starò a spiegartelo mentalmente un'ennesima volta. “Immagino di sì.” Rispose Andrew. Forse Uorren può saperlo, lo conosco da quindici anni. Nessuno può saperlo, ma a qualcuno voglio dirlo, a qualcuno devo dirlo. E sono stanco di dirlo a tutti mentalmente. La gente non sa cosa mi passa per la mente. Ed è per questo, che voglio dirglielo. Ma posso fidarmi? “Hey Uorren, credo di doverti dire la verità.” Disse Andrew, e poi proseguì: “Sono innamorato di mia cugina, Tilith, la donna più bella del regno.” Uorren scoppiò a ridere. Rideva a crepapelle. Finché ad un certo punto notò la faccia di Andrew, notò che era serio. “Ti piace tua cugina!? Senti amico, io, veramente non so cosa dire..” Rispose Uorren. Fantastico. Non dovevo dirglielo. Non so perché l'ho fatto. Non dovevo dirglielo. Uorren non doveva saperlo. Nessuno doveva saperlo, e nessuno dovrà saperlo. “Amico, mi dispiace.” Disse Uorren, poi iniziò a correre. Non era ben chiaro ad Andrew dove Uorren fosse diretto. Ma era pericoloso, probabilmente lo avrebbe detto a qualcuno. Andrew lo raggiunse, e lo fermò. “Nessuno deve saperlo!” Disse, arrabbiato e anche preoccupato. Cazzo Uorren, nessuno deve saperlo! Uorren colpì Andrew in faccia con un pugno, che gli fece sputare un po' di sangue. “Bastardo!” Gridò Andrew, che poi gli diede un pugno in faccia. Occhio per occhio, dente per dente. Il pugno di Andrew fece molto più male, siccome aveva indosso i guantoni dell'armatura. Uorren continuava a cercare di scappare, ad un certo punto riuscì a liberarsi dalla presa di Andrew. Devo fermarlo. Cazzo devo fermarlo. Cazzo devo assolutamente fermarlo. Cazzo devo assolutamente fermarlo prima che lo dica a qualcuno. Andrew lo colpì alla gamba, di strisciò con la spada. Uorren sanguinava, zoppicava, e la gamba a terra sporcava tutto il pavimento di sangue. Sangue, rosso come gli occhi di Deniem Lancaster. Secondo la leggenda. Guardava il sangue e vedeva suo padre. Raggiunse Uorren, lo prese, iniziarono a strattonarsi, a scazzotarsi. Erano ormai finiti per terra, Che si prendevano a pugni. Uorren riuscì a liberarsi, di nuovo, e provò nuovamente a fuggire. Entrambi erano sporchi di fango e sangue, sulla faccia, sull'armatura di Andrew e sui vestiti di Uorren. Gli occhi, anch'essi erano sporchi di sangue. Rossi, come gli occhi di Deniem Lancaster della leggenda. “Perché ci tieni così tanto a gridarlo a qualcuno!?” Gridò Andrew all'amico. Uorren non rispose. “Hai ragione, scusami Andrew.” Disse Uorren, rattristito. “Nessuno verrà a sapere di cosa provi per Tilith” continuò. “Grazie.” Rispose Andrew. Uorren. Grazie. Entrambi erano sporchi di fango e sangue, ma la scazzottata era quasi già stata dimenticata. Erano tornati amici. Forse dovrei tornare a casa a medicarmi e pulirmi. Forse dovrei far medicare e pulire anche Uorren, o si arrangerà da solo? Farà da solo. E' sveglio, E' capace. Sa cosa fare. Deniem Lancaster, aveva davvero gli occhi rossi, sporchi di sangue in guerra? Anche Deniem è capace. E' tutto partito con lui che mi ha detto di sposarmi, dovevo sfogarmi, e li v'era Uorren. E poi la scazzottata. E' tutto partito dall'uomo dagli occhi rossi, Deniem Lancaster.

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Capitolo 4
*** Useful ***


USEFUL

 

DENIEM LANCASTER

 

 

Era un giorno come un altro, almeno per Deniem Lancaster. In realtà, per lui, tutti i giorni erano “un giorno come un altro”, non che le sue giornate non fossero mai importanti, anzi, erano sempre importanti. Doveva sempre occuparsi di tantisisme cose. Devo trovare qualcuna adatta per Andrew. Devo far sposare Tilith con Liserys. Devo dire a Liserys che voglio almeno diecimila uomini sul campo di battaglia. Devo muovere le truppe, bisogna attaccare.

Deniem era un uomo che si ritrovava spesso nell'arena, come spettattore. L'arena era un posto in cui criminali combattevano in duelli di vita o di morte. Si diceva che in caso qualcuno riuscisse a sopravvivere per più di dieci anni gli venisse data la libertà, anche se non era mai successo, fino ad allora.

Due duellanti entrarono nel campo di battaglia. Alla destra Lornard, e alla sinistra Wayhne. Questi guerrieri non venivano nemmeno chiamati per cognome, siccome era stata presa una decisione secondo la quale non meritavano di averne uno. Lornard era un uomo molto alto e altrettanto muscoloso. Aveva vinto tantissime battaglie, e si era col tempo guadagnato il soprannome di la “bestia.” Wayhne era alto, ma magro con pochi muscoli.

“Per cosa è stato dichiarato colpevole? Lornard, intendo.” Chiese Deniem all'uomo seduto di fianco a lui. Forse dovrei saperlo, ma la gente non può aspettarsi che io mi ricordi i nomi e l'aspetto di tutti i criminali.

“Omicido. Dicono abbia ucciso più di trenta uomini.” Rispose l'uomo accanto a lui. L'uomo sicuramente non aveva notato con chi stesse parlando perché altrimenti avrebbe portato più rispetto. Non che non fosse stato rispettoso, ma aveva dimostrato meno rispetto di quanto veniva solitamente dimostrato a Deniem Lancaster.

“E l'altro?” Chiese Deniem, incuriosito.

“Furto.” Gli disse l'uomo. Quest'uomo deve avere una qualche passione per i criminali o qualcosa di simile per ricordarsi chi ha fatto cosa costantemente.

Lornard aveva uno spadone a due mani, mentre Wayhne uno scudo e una mazza ferrata. Ad un certo punto Lornard lo attaccò con lo spadone, colpì così forte da rompere lo scudo che Wayhne utilizzò per difendersi. Un secondo colpo lo colpì dritto al petto. Il petto era totalmente squarciato, aperto. Il sangue usciva, e si espandeva. Lornard continuava a colpire, sempre al petto, continuando a perforarlo. Il sangue continuava ad uscire, persino a spruzzo. Lornard era totalmente sporco di sangue, ma non del proprio. Le urla di dolore di Wayhne erano così forti da essere udibili in tutto il regno. O almeno così raccontarono degli uomini. Dopo qualche colpo però si silenziò, morto. Lornard. Forte, aggressivo, cattivo, mi piace. E so come mi potrà essere utile.

Deniem disse alle guardie che gli voleva parlare, che voleva fargli una proposta la quale avrebbe senza dubbio trovato interessante. Le guardie, seguite da Deniem si avviarono. Scesero nei sotterranei. Qui infatti si trovava una stanza, non molto grande, in cui tutti gli uomini che dovevano combattere venivano rinchiusi, stavano qui mentre aspettavano di combattere, o la notte per dormire, tutti ammucchiati.

Le guardie dissero: “Lornard.” L'omone si alzò, e le guardò. Solo il suo sguardo incuteva terrore. “Non stai per combattere.” Disse Deniem, sorridendo. Lorand lo guardò, non capiva. Solitamente venivano chiamati solo per dirgli che dovevano andare a combattere. “Guardie, prendetelo.” Disse Deniem. Le guardie eseguirono. Era ammanettato, non poteva reagire. Lord Lancaster lo guardò dritto negli occhi. “Voglio farti una proposta.” Disse.

“Potrò rifiutare?” chiese Lornard.

Certo che puoi rifiutare, ma allora proveresti di essere un inutilissimo, misero idiota. Cosa che spero tu non sia.

“Certo, se credi sia giusto rifiutare.” Rispose. Poi continuò: “Non combatterai più. Dormirai dove dico io, sorvegliato giorno e notte. E tra non troppo tempo, dovrai farmi un favore. Una volta fatto, sarai libero. Libero come guardia.”

“E questo favore sarebbe?” chiese Lornard.

“Prima o poi lo saprai.” Gli rispose il Lord di Rikaio.

“Non sono interessato.” Gli disse Lornard.

Quindi sei davvero uno stupido. Un inutile e miserabile stupido. Peccato, approfitterò di te in ogni caso.

“Non puoi rifiutare.” Replicò Deniem. Le quattro guardie puntarono le spade al collo del criminale. Lord Deniem poi continuò: “Puoi solo accettare.”

“Avevi detto che potevo rifiutare!” Controbatté Lornard, arrabbiatissimo.

“Temo di aver mentito.” Gli rispose Deniem. Temo per te che finché ti ritrovi a Rikaio tu debba fare tutto ciò che voglio io.

“Accetto.” Disse Lornard, costretto.

“Magnifico. Guardie, Lornard, seguitemi.” Disse il Lord di Rikaio.

Si incamminarono fino al palazzo Lancaster. Andarono nei sotterranei. Nel palazzo c'erano delle celle. Nonostante fossero segrete, e nascoste a tutti. Solo Deniem e qualche guardia lo sapevano. “Celle!?” Chiese ancora più arrabbiato Lornard.

“Come ti avevo detto, dormirai dove dico io. A già, ci vivrai anche.” Disse Deniem.

“Sei un..” Lornard tentò di insultarlo. Le guardie lo colpirono con il manico della spada. Svenne e cadde nella cella.

“Col tempo imparerà ad ubbidire.” Esclamò Lord Deniem.

Col tempo quest'uomo nonostante sia un misero ed inutilissimo babbeo si renderà molto utile. E so già per cosa.

 

 

ANGOLO DELL'AUTORE:

E per cosa? 
Purtroppo questo capitolo è alquanto corto. Ma signori, tutto ha un motivo
*zan zan*

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Capitolo 5
*** Legend ***


LEGEND

 

PAETROUS AESORIS

 

Paetrous era ormai abbastanza anziano. Nonostante ciò era ancora un amante della battaglia. Era alto e muscoloso, come tutti gli uomini, e anche molte delle donne, di Deominium.

A Deominium la guerra era amata da tutti, la gente era profondamente “religiosa” ma non credevano in nessun Dio. Gli abitanti di Deominium credevano che l'uomo fosse superiore a Dio, infatti tutte le loro storie, le loro leggende, riguardavano eroi valorosi che sconfiggevano gli Dei. A Deominium tutti combattevano, la belligeranza era esaltata, era normale diventare guerrieri persino per le donne.

Paetrous aveva sempre voluto diventare una leggenda, come tutti gli uomini di Deominium del resto. E finalmente aveva la possibilità di diventarlo. La guerra dei Lancaster faceva a caso suo. Gli Umbral non avevano speranze. O almeno così credevano. Noi, grandi uomini di Deominium saremo eroi.

Paetrous aveva comunicato al popolo, giorni fa che quel giorno avrebbe fatto un annuncio importantissimo. Ed era ora di farlo. Si affacciò al balcone del proprio castello. Davanti a lui vide milioni e milioni di uomini. Sicuramente anche di più. Era certo che quasi tutti gli uomini di Deominium si fossero riuniti lì, ad ascoltarlo. E' tempo di farlo, è tempo di parlare. E' tempo.

“Signori, signore di Deominium, guerrieri!” Urlò. Perfetto, ho la loro attenzione. “Siete qui riuniti, insieme a me per cambiare le cose, per cambiare le vostre vite! Per quanti anni della vostra vita avete desiderato di diventare eroi!? Ve lo dico io! Tutta la vostra fottuta vita! E chi non lo ha desiderato, non è degno di essere un uomo di Deominium!” Disse, esaltato. Tutta la folla ascoltava, anch'essa esaltata. Poi proseguì: “I Lancaster hanno attaccato gli Umbral. La gente dice che i Lancaster siano diventati imbattibili. Nemmeno gli Dei potrebbero batterli. Perfetto! Gli uomini di Deominium hanno sempre battuto gli Dei! Non avremo problemi a battere quei miseri Lancaster! Ditemelo, non avete voglia di andare da quel misero fallito Deniem Lancaster e schiacciargli la scatola cranica?” Urlò. Questo era il tipo di discorso che alla gente di Deominium solitamente piaceva. E anche tanto. La folla rispose in coro: “SI!” Tutti erano gasatissimi. Non stavano più nella pelle. Io sarò una leggenda. Noi saremo una leggenda. Paetrous continuò con il discorso: “Passiamo la nostra vita a sognare di essere eroi. Ma io sono stufo di sognare! Io voglio fare! Ho aspettato tutta la mia vita un occasione come questa, e non mi tirerò indietro! Uomini di Deominium, io sarò una leggenda! Voi sarete una leggenda! Noi saremo una leggenda! Deominium sarà una leggenda!” La folla lo acclamò. Tutti aspettavano questo momento da anni, da tutta la loro vita. Avevano vissuto venerando uomini leggendari, e ora loro potevano diventare gli uomini che in futuro sarebbero stati venerati. Deniem Lancaster non potrà nulla contro gli uomini di Deominium.

Paetrous tornò nel proprio castello. Doveva incontrarsi con i suoi consiglieri, uomini che consultava per prendere decisioni politiche. Si avviò quindi verso la sala centrale, che era non molto distante da lì. I quattro consiglieri erano già lì ad aspettarlo. Lui stesso ne aveva voluti solo quattro, di fatto non era molto interessato ai consiglieri. Ne aveva richiesti meno possibile.

“Signore. Io non credo che dichiarare guerra ai Lancaster sia, come dire.. astuto.” Disse Ufer, uno dei consiglieri, un po' spaventato. Paetrous si era sempre dimostrato un uomo piuttosto spaventoso.

Non capisco perché io sia qui a perdere tempo con della gente come quest'uomo. Quest'uomo non dovrebbe nemmeno essere a Deominium, noi qui dobbiamo combattere e non possiamo permetterci di avere degli uomini come lui. Dobbiamo vincere, dobbiamo creare una leggenda ed essere quella leggenda, dobbiamo essere forti, determinati, vincenti.

“Io credo di si.” Rispose Paetrous.

“Anche io credo che sia sbagliato. Ma ormai l'ha annunciato. C'è poco da fare.” Disse Qerk, un altro dei consiglieri.

Sbagliato. L'unica cosa sbagliata qui siete voi, che non siete pronti a combattere. Voi indebolite lo spirito di Deominium. Lo spirito dell'uomo più forte che ci sia.

“Deniem Lancaster ci distru..” Tentò di dire Kwors, terzo dei consiglieri.

“Abbastanza!” Urlò Paetrous interrompendolo. Poi proseguì: “Non voglio sentire una parola di più da voi infedeli!”

Paetrous uscì dalla stanza, offeso. Questi uomini non meritano di stare a Deominium, non meritano di condividere la gloria e l'onore di Deominium. Non meritano. Non voglio parlargli mai più. Potrei ucciderli. Gente come loro mi crea solo problemi.

Paetrous rientrò nella stanza. Due consiglieri erano ancora nella stanza. Querk e Ufer. Proprio le persone che volevo.

“Siedetevi.” Disse. I due uomini esitarono. “Siedetevi!” Urlò.

Qerk e Ufer si sedettero.

“Qerk. Hai paura di essere ucciso dai Lancaster eh? Tranquillo, non ti uccideranno. Lo farò io.” Qerk era terrorizzato.

“Co-co-co-cosa...?” Blaterò. Paetrous gli diede un pugno in pancia. Prese un coltello e glielo piantò nella fronte. Ufer si alzò, per scappare ma Paetrous lo anticipò, staccò il coltello insanguinato dalla fronte di Qerk, la quale stava perdendo sangue e altre parti interne del corpo che Paetrous non conosceva, e lo lanciò contro di Ufer. Il coltello gli si piantò dritto nel polpaccio. L'uomo urlò dal dolore. “Pazzo! Paetrous, sei un pazzo! Porterai Deominium alla rovina!” Urlava. Paetrous prese il pugnale e glielo piantò nella fronte. Estranedolo la pelle venne un po' in fuori, a quel punto Paetrous strappò via la pelle e la buttò per terra. La stanza era allagata dal sangue. Questo è cosa succede a chi non ha fiducia nella leggenaria Deominium, nei leggendari uomini, nella leggendaria vittoria.

 

ANGOLO DELL'AUTORE:

Quest'uomo ha charme, ma è uno psicopatico. O lo psicopatico sono io, dal momento che l'ho scritto io il capitolo? dubbio amletico

 

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