Anything else?

di 29June2014
(/viewuser.php?uid=710308)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


-Dobbiamo intervenire-Urlò il ragazzino tirando la manica del suo creatore.

-No, non ancora- Rispose l'uomo guardando la scena senza muoversi di un millimetro.

Sopra di loro, in un alto dirupo c'era un gruppetto di ragazzi del liceo, ridevano e scherzavano spintonando una ragazzina più piccola. Lei piangeva cercando di scappare dalle loro grinfie ma, era troppo debole.

-Forza buttati e ti lasceremo per sempre in pace- Esordì il più grande seduto sui rami possenti di un albero lì vicino, sovrastava tutti tenendoli d'occhio e ridendo ogni tanto per le battute degli amici riferiti alla ragazzina.

Era Luke Hemmings, appena maggiorenne. Capitano della squadra di Basketball, capelli biondi e piercing al labbro inferiore. Tutti lo conoscevano come il cattivo della situazione.

-Forza buttati- Proseguì un altro incitandola, Luke scese dall'albero spavaldo e afferrò la giovane ragazza per il colletto della divisa sporca di terra. Sembravano fratello e sorella. Identici per i capelli biondi e il viso angelico. Le sorrise per poi portarla al bordo del burrone.

-Morirà!- Urlò il ragazzino tirando ancora più forte la veste del suo padrone.

-Smettila di fare il bambino Niall, hai già vissuto un sacco di volte questa scena- Disse lui togliendogli dalle mani con uno strattone il tessuto dei suoi abiti.

-Io non faccio il bambino, la conosco! E conosco loro, morirà se non interveniamo-

-Mi mancherai.-Sussurrò Luke all'orecchio della ragazza prima di spingerla.

Niall si lasciò scappare un urlo buttandosi a terra. Le lacrime gli rigavano il volto sapeva che poteva essere pericoloso l'inizio. Poteva morire o poteva essere come lui.

Gli amici di Luke si incamminarono verso le proprie case ma, lui. Lui era ancora fermo sul burrone con i pungi chiusi e lo sguardo fisso nell'acqua ancora leggermente mossa per l'impatto con il corpo della ragazza dai capelli biondi, terribilmente uguale a lui ma, così diversa allo stesso tempo.

I suoi occhi erano vuoti, senza emozioni, prese un profondo respiro chiudendoli.

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Aprii leggermente gli occhi frastornata.

La luce della mia finestra illuminava la mia stanza da letto, al mio fianco c'era mia madre. Mi stringeva la mano mentre parlava con mio padre, sembravano preoccupati, richiusi gli occhi respirando affondo per poi riaprirli e notare delle cose assurde sulle loro schiene.

Tirai un urlo cadendo dal letto spaventata, avevano delle ali nere e mia madre aveva sulle guance delle lacrime di sangue che scendevano interrottamente.

Angel, tranquilla”Una voce pervase la mia testa facendomi spaventare ancora di più.

Guardai mia madre e poi mio padre, erano anche loro in piedi con quelle enormi cose nere che gli crescevano dalla schiena. Loro non avevano aperto bocca.

Sono ali” Continuò quella voce impedendomi di ragionare.

-Chi diavolo sei?!- Urlai mettendomi le mani nei capelli disperatamente.

Devi fidarti di me” Disse facendomi venire i brividi.

-Cosa vuoi? Sparisci dalla mia testa ti prego- Gridai guardando in alto.

Angel, ascoltami” Mia madre venne verso di me sorridendo, aveva dei lunghi canini affilati che gli premevano sul labbro inferiore, come un vampiro. Ma i vampiri non hanno le ali come quelle degli angeli. I suoi lunghi capelli erano raccolti in una coda alta ed erano dei bellissimi boccoli biondi, sembrava più giovane sul suo volto non c'erano nemmeno quelle poche rughe che ricordavo. Vestita con una semplice maglietta viola e dei jeans neri. Non l'avevo mai vista così bella e sistemata.

-Tesoro, stai bene?- Chiese mentre mi risedevo sul letto, avevo ancora paura di loro ma cercavo di non mostrarlo. Cosa diavolo gli era successo?

Sono demoni, scappa”

-Voglio andare da Hope- Dissi cercando una via di fuga, forse quella voce aveva ragione io dovevo scappare.

-Non c'è- Rispose pronto mio padre sfoderando poi un sorriso mostruoso ma, perfetto.

-Allora da Alan- Dissi alzandomi dal letto, ero in pigiama.

-Tesoro, è in vacanza- Continuò mia madre agitando quelle sottospecie di ali.

Non sapevo più chi dire, poi un immagine si scatenò nella mia testa.

Eravamo io e Luke sul bordo di un burrone. Cosa ci facevamo là?

-Luke, devo andare da Luke.- Presi dei vestiti a caso e mi chiusi nel bagno.

-Perchè?- Chiesero in coro, la loro voce era preoccupata.

La finestra è aperta, scappa Angel” Girai la chiave nella toppa chiudendomi al sicuro nel piccolo bagno privato che mi avevano fatto i miei genitori, Mi soffermai davanti allo specchio sopra il lavabo e per la miseria ero più altra e i miei capelli erano molto più lunghi di come li ricordassi, anche il mio volto era diverso. Mi sedetti sul bordo della finestra e chiusi gli occhi. Lasciai perdere il fatto del cambiamento.

I miei genitori erano dei demoni, cos'erano quindi? Cattivi? Dei Killer? Mi volevano morta?

-Tutto questo non è reale- Sussurrai uscendo per la finestra, avevamo una casa su un piano e scappare non fu così complicato come poteva sembrare prima.

Devi andare in città” Mi fermai di colpo, nel bel mezzo della strada popolata di bambini con le proprie mamma. Il quartiere in cui vivevo era molto frequentato da famiglie con bambini piccoli.

Mi guardai attorno e la maggior parte dei genitori possedevano delle ali, ma non erano tutte nere. Mentre tutti i bambini avevano una luce attorno hai loro corpi. Tutte di colori diversi, di varie tonalità di azzurro, rosa, giallo, nero... Tutti i colori insomma.

-Ho paura- Sussurrai sperando che quella voce mi rispondesse.

Non devi, loro non sanno cosa sei . I bambini nemmeno possono vederti e le persone senza ali nemmeno” Rispose subito dolcemente, sembrava quasi la voce di mia nonna.

-Cosa sono?- Continuai con le lacrime agli occhi, i passanti nemmeno mi vedevano, Uno mi passò attraverso e io caddi a terra piangendo. Ero diventata pazza.

Insomma vedevo persone con le ali e strani luci attorno, avevo una voce nella testa e stavo scappando dai miei genitori per andare in città.

Alzati e cammina” Lo feci senza obbiettare, non sapevo nemmeno perchè ascoltavo quella maledetta voce. Era tutto così maledetto strano.

Arrivai sul fondo della strada e mi girai un ultima volta indietro.

Sarei mai tornata da loro? Cosa mi stava per accadere?

Non volevo lasciare lì la mia famiglia, io li amavo. Erano tutto per me, la mia ancora di salvezza. Però quella voce era come se fosse una parte di me, era come se mi spingesse a cercare la sopravvivenza.

Guardai la mia casa, così grande e piena di ricordi, avevo paura a lasciare tutto ma anche se non sapevo più nulla decisi di continuare a camminare. Magari era tutto un sogno e mi sarei risvegliata a momenti.

Non è un sogno Angel, ora vai da Niall” Mi fermai nel bel mezzo della strada facendomi imprecare da qualche persona sconosciuta, fatti loro. Cavoli mi urli dietro?1 Io sto passando un momento critico cazzo.

-Chi è cavolo è Niall?- Parlai normalmente come se avessi una mia amica davanti, una vecchietta si girò e mi guardò impaurita.

-Cosa vuole?!- Urlai contro di lei, iniziavo ad arrabbiarmi senza motivo per di più.

-Le pare il caso di parlare ad una signora con quel tono?- Rispose tirandomi la borsetta sul braccio.

-E le pare il caso di guardare una persona come se fosse pazza solo perchè parla ad una voce nella sua testa?!- Ribattei rossa in viso per la rabbia, me la stavo prendendo con una vecchietta?! Ma che cazzo mi stava succedendo?!

Angel allontanati dalla vecchietta e vai verso il burrone” Rabbrividii per poi cominciare a camminare in quella direzione, arrivai dopo cinque minuti e ovviamente scoppiò a piovere.

Davanti a me c'era un quartiere con tutte case fatte in legno, ognuna di loro aveva un giardino enorme e tutte erano su due piani o tre.

Mi incamminai alla ricerca di un posto al riparo e trovai uno dei punti sosta del autobus. Mi fermai sotto di esso e mi sedetti per terra incrociando le braccia al petto. Ora che ero ferma sentivo quanto facesse freddo e quanto forte la pioggia stesse battendo sulla strada. Frugai nelle tasche della felpa che avevo indossato e trovai solo della cartaccia. Naturalmente non avevo preso il cellulare, forse era meglio così. Almeno non avrebbero potuto usare il cip di localizzazione che era il interno per ritrovarmi.

Chiusi gli occhi e appoggiai la testa al vetro rovinato e lurido dietro di me.

Solamente il giorno prima ero una ragazzina di 14 anni, vittima di bullismo e con gravi problemi di autostima. In quel momento non sapevo nemmeno quanti anni avessi e perché ero cresciuta mostruosamente in una notte. Non sapevo nemmeno come diavolo ero arrivata a casa mia dopo il mio tuffo nel burrone, volevo delle risposte.

Ero sempre stata una ragazza tranquilla nonostante tutti i miei vari problemi, frequentavo il primo anno del liceo anche se le mie lezioni erano con quel dell'ultimo anno a causa della mia innata intelligenza, come la definiva mio padre.

Le mie giornate erano sempre uguali, uscivo da scuola scappando dai soliti bulletti. Loro mi prendevano e mi torturavano divertendosi come non mai a mie spese. Ogni volta che Luke Hemmingins alzava quelle rare volte le mani su di me la mia giornata sembrava peggiorare, i suoi amici si gasavano ancora di più quando era lui a picchiarmi.

Sembrava quasi una droga per loro sentirmi urlare e lamentarmi dolarente sotto di loro, probabilmente si sentivano forti e meno stupidi di quanto fossero. Avevo persino smesso di reagire.

Mi lasciai andare guardando di nuovo la pioggia e piansi per tutta la merda che c'era nella mia vita.

Volevo essere solo una bella ragazza con degli amici, e ci provavo tutte le volte ad esserlo.

Mi comportavo in modo esemplare con i miei genitori, andavo a dei corsi avanzati per essere sempre la prima della classe anche se ero più piccola di loro e molto più intelligente lo stesso. Facevo parte di un gruppo di beneficienza a cui partecipavo ogni settimana con entusisamo anche se li odiavo tutti quanti. La Domenica andavo a messa con la mia famiglia e cantavo nel coro per far felice mia madre.

E poi, ero scappata affidandomi ad una voce immaginaria nella mia testa senza nemmeno pensarci e riflettere, mia madre e mio padre avevano delle ali attaccate alla schiena e la maggior parte delle persone pure. Ero spaventata, tremendamente e ora dovevo andare da questo Niall. Ma chi diamine era ?!

Le lacrime scorrevano lentamente sulle mie guance e senza nemmeno rendermene conto stavo canticchiando una canzone deprimente, una canzone che anche a mia nonna piaceva tanto e la cantavamo assieme, anche se era veramente triste.

Mi mancava quella donna, era tutto per me. Il mio punto di riferimento dopo ogni cosa brutta che mi accadeva. Dopo tutte le botte che prendevo correvo da lei piangendo e mi aiutava sempre nel suo semplice modo, era semplice ma mia madre non ne era capace solo lei era brava a salvarmi. Allargava le braccia e mi stringeva a lei ripetendomi che mi avrebbe portato via da tutto, che io ero più forte di loro proprio perché resistevo che prima o poi avrebbero smesso perché io sarei cresciuta e diventata la donna che la mia vita aveva deciso che fossi.

Poi lei morì, e io rimasi sola. Smisi di reagire alle botte a causa della sua perdita. Se lei era morta non aveva più senso andare avanti e lo pensavo ancora in quel preciso istante.

Mi allungai a gattoni verso una pozzanghera d'acqua piuttosto pulita e guardai il mio riflesso.

Appariva una ragazza dallo sguardo spento e colmo di lacrime, le guance sporche di terra presa chissà dove, io capelli biondi erano lunghissimi e disordinati. Riuscivo a notare anche il colore dei miei occhi. Azzurri, freddi oramai.

Andrà tutto bene” Riapparse la voce facendomi alzare di scatto lo sguardo, tornai a sedermi.

-Non è vero, smettila di parlarmi- Dissi a tono di voce normale, non c'era nessuno per le strade. Dovevano essere quasi le nove di sera. Il tempo era volato stando lì a piangere su quanto fossi sfigata.

Fidati di me, io so cosa ti spetta” Continuò facendomi innervosire, non volevo sentirla parlare. Volevo aggrapparmi a quella piccola speranza di essere ancora una persona sana di mente.

-Tu non sai nulla di me e non hai il diritto di parlarmi!- Urlai sbattendo la mano sul vetro accanto a me.

Ti farai del male se continui così” presi un grande respiro per poi puntare il mio sguardo al centro della stanza sentivo che in lontananza stava arrivando una macchina. Mi balenò in mento la pazza idea di buttarmici in mezzo proprio mentre stava per passare. Non sembrava nemmeno tanto folle o inadatta al momento.

Mi alzai da terra senza nemmeno pulirmi il fondoschiena dalla polvere. Scrocchiai le dita e mi misi ul bordo del marciapiede aspettando impaziente di porre fine alla mia insulsa vita.

Non risolverai niente facendo così” Disse tuonando nella mia testa.

Fissai la macchina correre verso la fine della strada.

Angel, ascoltami”

Non le diedi tempo di finire che mi lanciai in mezzo alla strada chiudendo gli occhi, non sentii nulla nemmeno il frenare dell'auto o un dolore minimo da qualche parte nel mio corpo. Solo un grande e immenso freddo sulle coscie.

Riaprii gli occhi ed ero ancora in piedi, in mezzo alla strada senza nemmeno un graffio.

Mi girai e la macchina stva procedendo sempre alla stessa velocità senza nemmeno una ammaccatura di sbandata.

-PERCHé NON SONO MORTA?!- Urlai allargando le braccia in preda ad una crisi isterica.

Angel, tu sei morta” Sbarrai gli occhi.

-Quando è successo?!- Urlai ancora più infuriata tirando un calcio a della spazzatura lì vicino. Una persona normale solitamente scoppierebbe in lacrime, beh siccome io non lo ero, quella fu la mia reazione.

Quando ti sei lanciata dal burrone” Andai di nuovo sotto la tettoietta della fremata dei bus, completamente fradicia e tirai un urlo liberatorio.

-Se sono morta perchè le persone mi vedono?!- Strillai ancora più forte tirando un pugno al vetro vicino a me, si distrusse in mille pezzetti.

Non ricevetti risposta, sbuffai buttandomi a terra. Portai le gambe al petto e le strinsi saldamente per il freddo che mi percorse il corpo come una lama affilata.

Non avevo sonno e anche se ne avessi avuto non mi sarei messa a dormire alla fermata di un veicolo pubblico. Guardavo le goccioline cadere davcanti alle punte delle mie scarpe e senza nemmeno pensarci mi misi di nuovo a guardare il mio riflesso nella pozzanghera.

Ero affranta, esattamente come prima, ero diventata come il vetro che avevo distrutto prima. Mi guardai le nocche della mano. Insaguinate e doloranti, perfetto.

Mi alzai stufa di stare lì e camminai per tutti il quartiere fino ad arrivare all'inizio di un piccolo paesino, molti bar erano aperti e avevano qualche cliente piuttosto anziano con una bottiglia di birra per le mani.

Mi strinsi nelle spalle mentre un ragazzo sulla mia età mi passò accanto sorseggiando anche lui una birra.

-Angel?- Sentii il mio nome e subito mi girai verso quella voce. Era il ragazzo di prima, 5 metri dietro di me con l'aria sorpresa. Sembrava ubriaco perso, ma il suo sorriso sembrava vero e sobrio.

-Oh mio dio, sei... Cresciuta- Lo guardai stranita allontanandomi ancora di più da lui, socchiuse gli occhi ridacchiando. Si avvicinò molto rapidamente a me, in modo innaturale.

-Chi sei? Come fai a conoscermi?- Sussurrai impaurita da lui, avevamo nemmeno mezzo metro a dividerci e tutta la piazza in cui ci trovavamo era diventata vuota, sgombra da ogni singola persona. Apparte noi.

-Oh- Ridacchiò donodlandosi avanti indietro-Sono Niall, vedo che non sei poi così attenta alla tua vita- Rise ancora più forte guardando la mia espressione stizzita davanti alle sue parole.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 

 

-Non è vero- Quasi urlai, indietreggiai ancora di più, lui abbassò lo sguardo deridendomi ancora.

-Allora come mai non mi riconosci? Il tuo compagno dei corsi avanzati.- Lo guardai confusa mentre lui giocherellava con la bottiglia sempre tenendo lo sguardo basso.

Il mio compagno dei corsi avanzati era Luke e anche un altro ragazzino della mia età. Ma lui non aveva 14 anni, ne avrà avuti 20.

Però era identico a Niall, capelli biondi tinti, però in quel momento Tirati su in una cresta. A scuola li portava bassi.

-Horan, Niall Horan?- Chiesi cercando una risposta, lui alzò lo sguardo su di me e all'improvviso delle ali gli esplosero letteralmente dalla schiena stracciando la sua maglietta. Tirai un urlo spaventata cadendo all'indietro. I suoi occhi erano bianchi. Completamente.

Sembrava volesse mangiarmi tra poco, invece sorrise dolcemente buttando distante dalla nostra posizione la birra e mi porse una mano.

Accettala” Consigliò la voce dentro la mia testa, alzai gli occhi al cielo e indietreggiai quasi strisciando.

-Piccolo vermicello- Ringhiò il vocione inconfondibile di Luke dietro di me, mi girai sdraiandomi quasi completamente.

-Vedo che hai imparato ha cosa servi, sei molto meglio ora sai? L'essere un demone ti si ad dice- Rise abbassandosi al mio livello, ero congelata dalle sue parole, tutti e due mi stavano prendendo in giro.

Niall” Protestò la voce facendomi spostare lo sguardo verso quest'ultimo. Le sue ali erano sparite e i suoi occhi erano tornati ad essere un azzurro chiaro e freddo, come i miei. Mi alzai da terra e Luke mi afferrò per il braccio bloccandomi.

-Dove credi di andare?- Chiese, sentivo il suo sguardo su di me ma, non riuscivo a togliere gli occhi da Niall. Guardarlo mi dava come una strana sensazione... Non capivo cosa fosse.

-Io vado con lui- Risposi pentendomene subito, io non rispondevo mai a Luke. Lui era manesco, terribilmente pericoloso e cattivo verso di me. Spalancai gli occhi preoccupata della sua reazione, sentivo già la guancia bruciare prima che mi tirasse una sberla talmente forte da farmi girare il volto. Trattenni il fiato e chiusi gli occhi.

Mi sentii forte.

Di solito scoppiavo subito in lacrime, invece mi sentivo forte.

Riaprii gli occhi e notai Niall davanti a me con le ali spiegate per proteggermi, solo all'ora notai che anche Luke aveva delle ali. Una nera e una bianca, i suoi occhi erano del suo colore naturale, completamente invariati da quella loro specie di trasformazione. Sembrava affranto, come se non volesse farmi del male ma, lo aveva appena fatto. Scansai Niall davanti a me con gentilezza e mi misi a pochi centimetri di distanza da Luke.

-Angel, andiamo via- Disse il biondo tirandomi per un braccio, mi liberai dalla sua presa e fissai gli occhi vuoti di Hemmings.

-Non mi mancherai affatto- Risposi alle sue parole dette sul burrone per poi girarmi e seguire Niall, non disse nulla. Sentii una raffica di vento dietro di noi, poi portai tutte le mie attenzioni alle immense ali di Niall e sorrisi ai pochi ricordi che avevo di lui, preferivo così anche se erano tutti banali e superficiali. Perlomeno lo conoscevo e sapevo che lui era un bravo ragazzo, beh credevo lo fosse.

Il mio sorriso sparì non appena la mia mente tornò a pensare al negativo, sui fatti che e i dettagli che circondavano questa faccenda, avevo un sacco di domande a cui magari Niall avrebbe risposto essendo uno di quelle cose.

-Dove stiamo andando?- Cominciai con la prima domanda cercando di non sembrare troppo nervosa, ero cambiata di umore nuovamente. Ero più calma nonostante tutto quello che era successo e mi stava capitando.

-A casa mia- Rispose ritirando le ali nel suo petto nudo, faceva un freddo quasi glaciale e lui sembrava nemmeno accorgersene. Mi strinsi nelle spalle infilando le mani nella enorme tasca, calciai un sassolino mentre camminavamo lentamente verso casa sua.

-Niall, eri ubriaco poco fa lo sai vero?- Chiesi senza pensarci.

-Lo so, ma con la trasformazione la sbronza passa- Ridacchiò noncurante.

-Perchè sono scappata dai miei genitori?- Chiesi cercando una spiegazione al mio gesto folle e impettito.

-Credo ti troverai bene con me e Destiny, insomma lei ha la tua età e anche lei ha appena compiuto il grande passo- Evitò la mia domanda sempre senza tanti intrugli o balbettii come faceva a scuola con i professori.

-Io non voglio venire a vivere da te e chi è Destiny?-Scattai acida allontanandomi un po' da lui.

-Beh allora puoi tornare pure alla fermata dell'autobus- Rispose con lo stesso tono.

-Insomma una casa calda, provvista di letti per dormire e cibo a sufficienza per quattro eserciti russi non è niente in confronto a quella meravigliosa fermata dell'autobus dove alloggiavi per terra dopo averla mezza distrutta- Continuò facendomi fermare, lui mi aveva visto?

-Come fai a saperlo?- Chiesi fermandolo per il gomito, lui si girò verso di me e guardò prima la mia mano, poi me. La ritrassi immediatamente, sembrava quasi volesse mandarla a fuoco.

-Andiamo, o ti prenderai un malanno- Disse girandosi di nuovo verso la strada senza prestare attenzioni alla mia domanda.

-Perchè non mi rispondi?!- Chiesi seguendolo come un cagnolino addestrato.

-Non mi ricordavo facessi così tante domande- Disse ingenuamente alzando le spalle.

-Stai insinuando che io sia un impicciona?- proseguii mantenendo il suo passo affrettato.

-Un'altra domanda- Rispose secco girando verso destra, lo seguii e entrammo nel giardino di una piccola casa vicino al bosco. Ovviamente prima ero troppo impegnata a disperarmi per poterlo notare.

Sbuffai e lui ridacchiò.

-Sei un... maleducato!- Sbottai mentre ci pulivamo le scarpe su un tappetino rovinato davanti alla porta di ingresso, non sapevo nemmeno perchè lo stessi facendo.

-E tu una spocchiosa bambina viziata- Rispose aprendo la porta, entrammo e lui buttò le chiavi un un mobile posto all'entrata.

-Tu non sai niente di me! Non ti puoi permettere di dire una cosa del genere- Gli urlai dietro stando ferma davanti alla porta.

Angel, smettila. So che sei spaventata e non ci capisci niente, ma bada a quello che dici Niall è una persona importante per te”

Sbuffai alle parole della voce e abbassai lo sguardo per terra sentendomi immediatamente in colpa per quello che avevo appena detto.

-Scusa, ho solo...- Non finii la frase a causa di una ragazza che si piazzò davanti a me con delle ali enormi bianche spianate dietro la sua schiena, sorrideva imperterrita indossando una felpa e dei pantaloncini, mostrando le gambe. Spalancai gli occhi notando delle cicatrici rosse su di esse e subito pensai al peggio del peggio.

-Paura- Conclusi la frase arretrando verso la porta.

-Ciao, io sono Destiny- Disse entusiasta la ragazza davanti a me, aveva i capelli tinti su una strana tonalità bianca, gli donava veramente. Il suo sorriso poteva illuminare tutta la sua stanza e i suoi occhi erano bianchi a causa della trasformazione, emettevano gioia e un altra sensazione che non riuscii a capire.

-Angel- Dissi quasi in un sussurro stringendomi per l'ennesima volta nelle spalle.

-Niall, cosa le hai detto?- Chiese Destiny accigliata guardando i miei movimenti.

-Cosa?!- Scattò lui posandosi una mano sul petto.

Angel, scusati”

-No- risposi senza pensarci, i loro sguardi tornarono su di me e Niall mi guardò sbalordito.

Fallo”

-Io, è colpa mia, sono particolarmente lunatica e ho bisogno di risposte- Divagai gesticolando con le mani, lei sorrise dolcemente afferrandomi per una mano, mentre Niall stava per scoppiare in una fragorosa risata.

-Horan hai qualcosa da dire?- Pronunciai con cattiveria avvicinandomi a lui.

-Sinceramente?- Disse mettendosi le mani sui fianchi, mi avvicinai ancora di più con gli occhi che potevano sembrare delle fessure. Il suo volto era a qualche centimetro dal mio.

-Sei patetica- Disse sorridendo beffardo, mi misi sulle punte per poterlo guardare bene negli occhi.

-E tu un coglione- Vidi il rossore sulle sue guance appena apparso svanire in un secondo, le sue ali si riaprirono facendomi scattare all'indietro.

Adesso basta avvicinati a Destiny e chiedile dove devi dormire”

-Attaccati a sto cazzo, io torno a casa- Risposi ad alta voce fregandomi dello sguardo perplesso di Destiny.

Girai su me stessa e uscii da quella maledetta casa correndo.

Perchè doveva essere così stronzo?! Cosa gli avevo fatto?

Superai la fermata e scoppiai a piangere. Non capivo nulla e non riuscivo allo stesso tempo ad essere sconvolta per la mia morte, insomma ero morta quindi senza vita, ma io camminavo e respiravo come al solito e il mio riflesso lo vedevo nell'acqua, non come i vampiri che sono morti viventi e il riflesso non ce l'hanno... Supponevo.

Mi fermai per prendere fiato e mi asciugai gli occhi con le maniche della mia felpa, non ero stanca solo accorto di fiato, tolsi dal mio polso un elastico e mi legai i capelli. Non sapevo ancora dove andare, anche se non volevo dare retta alla mia voce interna avevo deciso di non tornare a casa, i miei genitori non erano più gli stessi, beh tutto non era più lo stesso.

Chiusi gli occhi cercando di decidere dove andare, l'arietta serale mi sferzava i capelli legati muovendoli un po', non ero nemmeno sudata ma magari quello era perchè ero morta.

Diamine io ero morta, che scopo aveva fare tutte quelle cazzate?!

Ringhiai quasi dalla disperazione per poi calciare una bottiglia di vetro vicino a me con la punta della scarpa.

Ripresi la mia fuga e finalmente decisi dove sarei stata quella notte.

Mi preoccupava tornare lì, ma forse era la cosa migliore per pensare. Corsi senza mai fermarmi alla fine e quando arrivai i miei occhi erano nuovamente appannati dalle lacrime, mi morsi il labbro inferiore.

Andai a sedermi sul bordo del burrone, i miei piedi dondolavano leggermente, lasciai che le lacrime scivolassero sulla mia pelle interrottamente.

-Tutto si risolve sia?- Esordì la voce pura di Destiny dietro di me, sobbalzai leggermente mettendomi la mano sul cuore per la sorpresa.

-Non riesco a vederne la maniera- risposi gentilmente, lei non mi aveva fatto nulla. Quando incontrai il suo sguardo tutto sembrò alleviarsi, venne verso di me stirandosi sul corpo la sua grande felpa, in mano aveva un libro polveroso e abbastanza vecchio.

-Ti va di parlare?- Chiese sempre con lo stesso tono di voce dolce, sedendosi al mio fianco. Incrociò le gambe e si allungò per vedere oltre al bordo. Le sue ali si spiegarono lentamente, non con la furia con cui lo faceva Niall.

-Perchè?- Risposi con una domanda, sapevo che era maleducazione farlo ma, oramai nulla aveva più senso.

-Per conoscerci- Sorrisi portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Finalmente la calma stava prendendo posto dentro di me, e magari Destiny avrebbe potuto darmi delle risposte.

-Quanti anni hai Destiny?- Chiesi portando le gambe al petto.

-Oh, chiamami Des. Comunque ne ho 18, però un mese fa ne avevo 16- Disse ridacchiando, sembrava tranquilla della sua situazione, come faceva?

-Te?- Proseguì posando il suo libro al suo fianco.

-Credevo di averne 14- Dissi rabbuiandomi, non riuscivo a ridere con entusiasmo come lei. Era già tanto se ero riuscita a sorriderle poco prima.

-Se ti fa piacere saperlo anche tu adesso ne hai 18- Dissi guardando davanti a sé, nell'oscurità della notte.

Quindi avevo 18 anni, ben 4 anni in più di prima e non potevo fare nulla per tornare indietro a quanto sembrava. Mosse le sue lunghe ali intorno a sé chiudendosi al loro interno.

-Come mai?- Continuai, ero più o meno sollevata di poter fare delle domande e riceverne delle risposte con lei. Niall ad ogni domanda cercava di sviare l'argomento.

-Perchè stai per diventare un angelo o un demone- Disse semplicemente, spalancai gli occhi sbalordita.

-Mi.. Mi spunteranno delle ali?- Chiesi preoccupata e eccitata allo stesso tempo.

-Beh si, la cosa che deve preoccuparti è il colore- Disse abbassando gli occhi, sembrava tormentata, il suo sorriso diventò solamente un paio di labbra rosee serrate in un silenzio orrendamente impersonale secondo me, da parte sua.

-Se sono nere, dovrai andartene. Gli Angeli dalle ali nere sono chiamati Demoni, loro hanno aspirazioni, scopi cattivi e pericolosi nella vita. I demoni sono specialmente le persone che credevano di avere una bella vita trattando male gli altri, per il resto può essere anche una cosa genetica.

Io sono un Angelo, il mese scorso mi sono suicidata- Si alzò la manica sinistra- feci un taglio molto profondo sul mio polso- Spiegò tracciando con le sue dita sottili la cicatrice.

-E io cosa sarò?- Non chiesi la spiegazione degli Angeli, lo avrei fatto più avanti. I miei genitori erano dei demoni, sapevo che i miei erano molto ricchi ma non credevo fossero quel tipo di persone che ama i soldi e nessun altro. Il solo pensiero mi dava il disgusto.

-Non lo so, nessuno lo sa. Mi bisogna aspettare e avere tanta pazienza- Disse tornando a sorridere.

-Non guardo dentro di me per capire perchè girino certe ruote, sento che farlo sarebbe pericoloso- Dissi ridacchiando, stavo ridendo. Finalmente. Des si girò vero di me con gli occhi luccicanti per l'emozione.

-Charles Bukowski- Disse sorridente.

-Adoro quell'uomo, è pazzo quanto uno dovrebbe essere nella vita!- Dissi commentando uno dei miei scrittori preferiti.

-A volte vorrei essere pazza anche io, ma a causa del mio passato non faccio mai cose spericolate.- Guardai sotto di noi e ripensai a quel giorno. Il giorno in cui ero morta.

Luke era lì con me, non riuscivo ancora a capire le sue prole sussurrate al mio orecchio. Perchè mai gli sarei mancata?

-Luke aveva un ala nera e una bianca- Dissi solamente, lei sospirò.

-Cosa significa?- Continuai.

-Vuol dire, che ha perso una metà di se. Potrebbe aver perso un fratello gemello, o la sua anima gemella- Guardai il cielo e mi lasciai cadere all'indietro sul prato, mi seguì poco dopo anche Destiny.

-Vorrei essere morta- Disse.

-Così tutto sarebbe stato più semplice e meno pericoloso- Cosa c'era di pericoloso nell'essere un Angelo? Volevo saperlo, ma ero fin troppo stanca di chiedere e sapere. Volevo chiudere gli occhi e farmi catturare dolcemente dalle tenebre dei miei sogni e così feci.

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2799206