A sister's heart

di Xandalphon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una piccola ANBU dispettosa ***
Capitolo 2: *** Un desiderio vecchio di cinque anni ***
Capitolo 3: *** Doppelganger o terzo incomodo? ***
Capitolo 4: *** Il lago del paradiso... O dell'inferno? ***
Capitolo 5: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Una piccola ANBU dispettosa ***


Image and video hosting by TinyPic I – Una piccola ANBU dispettosa

“... E come prova conclusiva, Hanabi san, dovrai vedertela con me. Sappi che non sono delicato come quel dobe del tuo sensei. Pronta?”

 

“Sì, Sas'ke sencho1 sama!”

 

E ti pareva. CHISSA' PERCHE' sono l'unica candidata ANBU che deve affrontare direttamente il teme in combattimento...

 

L'esame per entrare nelle ANBU era qualcosa di a dir poco massacrante e, visto che prima aveva dovuto affrontare altri cinque combattimenti, tutto si poteva dire, meno che Hanabi in quel momento fosse nelle migliori condizioni per affrontare un avversario molto al di sopra delle sue possibilità. Se poi si doveva considerare anche quell'atroce calura estiva...

 

Ma mollare? Naaah. Perdersi la soddisfazione di poter dire al suo baka-sensei di aver gonfiato come una zampogna mister “Sono il più forte e più figo di Konoha”?

 

Mai nella vita!

 

Nonostante la stanchezza per gli scontri precedenti, Hanabi reggeva bene agli urti dei colpi dell'Uchiha, per quanto la ragazza avesse la spiacevole sensazione che il suo rivale non stesse facendo completamente sul serio. Però non si poteva neanche dire che i suoi colpi andassero a segno.

 

“Hanabi – san... Sai perché gli Hyūga sono limitati?”

 

“Mi illumini, sencho sama.” Il solito stronzo. Come cazzo fa Naruto sensei a considerarlo il proprio migliore amico?

 

“Perché, per quanto potenti possano essere le tecniche del vostro clan, sono stagnanti. Una volta imparate quelle, non avete più niente di nuovo da proporre. Copiate semplicemente e acriticamente le stesse mosse da generazioni e generazioni.”

 

“Può darsi, Sencho sama. Ma, almeno nel mio caso, mi permetto di dissentire.” Vuoi vedere un po' di imprevedibilità nello Juken, teme? Bene, ti accontento subito.

 

Hakke Koushou Rasengan! Rasengan del palmo d'aria!

 

Una specie di rapidissimo tornado colpì in pieno lo sterno di uno stupefatto Sasuke Uchiha, che dalla forza dell'impatto venne sbalzato all'indietro di parecchi metri.

 

“Deve sapere, Sencho Sama, che avere come Sensei Naruto Uzumaki non rende molto... Come aveva detto? Ah, sì... stagnanti.”

 

Suo malgrado, la diciottenne Hanabi si fece sfuggire un ghigno di sfida e di soddisfazione.

 

***

 

“Meh... Baka Hanabi, Te l'avevo detto che quando il teme s'incazza sarebbe capace di ridurre in briciole l'intero villaggio... Ed ecco il risultato: stando a quanto dice Ino, hai un braccio destro rotto e due costole incrinate.”

 

“Beh, quantomeno mi ha promosso, Naruto sensei. E poi scusa, ma ho provato ad uscire conciata peggio, dai tuoi allenamenti.”

 

“Ehi! Non dipingermi come il mostro che non sono! Solo quella volta che hai insistito a tutti i costi per combattere anche contro Kurama!”

 

“Ahahah! Vero, vero... Col risultato che hai passato una settimana piangente e disperato al mio capezzale, manco mi avessi ammazzato! Me li ricordo ancora i tuoi lamenti da donnina isterica.”

 

“Scherza, scherza. Intanto le ho prese io le botte da mezza Konoha. Per un po' ho pensato che tuo padre reclutasse degli assassini per uccidermi nel sonno.”

 

“Beh, conoscendo Otō-san, quello potrebbe essere verosimile... Comunque: vero che ci ricordiamo di una certa promessa, baka sensei?”

 

“Promessa? Quale promessa?”

 

“Piantala di fare lo spilorcio, Naruto sensei... Mi hai promesso un pranzo se fossi passata! E, per Hashirama, stavolta ho tutta l'intenzione di farmelo pagare sul serio.”

 

“Ha parlato quella che abita in una villa con un sacco di servi che gli gironzolano intorno!”

 

“Ripeto e ribadisco: dovresti avere la mano direttamente attaccata alla scapola, da quanto hai il braccino corto, baka sensei. Facciamo così, per amore della pace: andiamo da Teuchi, ti va? Perlomeno, in questo modo non ti dovrò trascinare per mezza Konoha di peso... Oddio, non che trangugiare del ramen con questo caldo torrido rientri nella top ten delle mie aspirazioni gastronomiche.”

 

“Va bene, va bene, piantala di frignare, Hanabi chan... Andiamo da M.me Terakawa e non se ne parli più.”

 

Bingo! A volte la psicologia inversa allora funziona! Pensò la Hyūga, mentre gli occhi le brillavano al pensiero di andare nella gelateria più rinomata (e costosa, per gran dispiacere di Naruto) del villaggio della foglia.

 

Dopo aver attraversato per cinque minuti buoni le strade assolate e deserte di Konoha (quasi tutti erano andati da qualche parte a godersi un po' di vacanza. Solo Sasuke aveva avuto la dose di sadismo sufficiente per organizzare gli esami delle ANBU in quei giorni), accompagnati dall'assordante frinire delle cicale, arrivarono finalmente alla meta.

 

Hanabi si fiondò dentro con l'espressione gioiosa di una bimba di cinque anni, seguita dal biondo, che per contrasto, aveva un'andatura che in quel momento avrebbe rivaleggiato con quella di Shikamaru, a livello di indolenza.

 

“Una granita alla menta per me e un frappé alla banana per lei, per favore.”

 

La giovane cassiera rivolse a Naruto un sorriso a trentadue denti e, con fare ammiccante, gli rispose: “Arrivano subito... Naruto kun!” Prima di sparire nel retrobottega.

 

Seguita dall'occhiata assassina di Hanabi.

 

“Da quando anche le cassiere giovani e carine delle gelaterie ti chiamano Naruto kun, eh?

Le fece la Hyūga, tra l'ironico e l'indispettito.

 

“Guarda che non è mica colpa mia... E comunque, Succede anche al teme!”

 

“Baka sensei, permettimi di puntualizzare un paio di cosucce: primo, da quando miss capelli rosa ha raso al suolo il localino in cui facevano gli Okonomiyaki, fidati, NON succede anche al teme;

secondo, potrei chiedere ad Hinata-nee cosa ne pensa della cosa.”

 

“No!” Esclamò ad alta voce Naruto, facendosi rosso.

 

A quella vista, Hanabi non riuscì a trattenere un ghigno, poi aggiunse:

 

“Ma che curiosa reazione, abbiamo qua, caro il mio baka sensei...”

 

Mentre il biondo ancora balbettava qualcosa di poco senso compiuto, Hanabi approfittò per prendere granita e frappé, che nel frattempo erano arrivati e portarseli con comodo al tavolino.

 

Trascinandoci di peso per la collottola anche il proprio recalcitrante sensei.

 

“Uffa, Hanabi, possibile che abbia su di te la stessa autorità che posso avere io su Kurama, cioè zero? Dopo tutto sono il tuo maestro...”

 

“Semplice. E' perché sei un baka, baka sensei!” Disse la ragazza, prima di buttarsi a capofitto sulla coppa che aveva di fronte, succhiando rumorosamente dalla cannuccia.

 

A quella vista, Naruto non riuscì a trattenere una risata ed un commento: “Oh, dei, ho generato un mostro... Mi sembra che questa sia una modalità molto 'Uzumaki' di mangiare, poco confacente ad una 'principessina' del tuo rango!”

 

Hanabi, suo malgrado sorrise, rispondendo a tono: “Eh, già, mi hai irrimediabilmente traviata, baka sensei. Ma visto che ormai, per colpa tua, sono anche diventata una dei più forti ninja normali del villaggio (Troppo comodo essere la reincarnazione di uno shinobi semidivino ed avere dentro di sé un demone, checchazzo!), Otō-san è disposto a perdonarmi qualche comportamento da 'pecora nera'.”

 

“Tsk... Solo perché Kakashi non ha più lo sharingan, altrimenti te la farebbe mangiare, questa tua vanteria... E onestamente stento a credere ad un Hiashi san in vena misericordiosa.”

 

“Aaah, Naruto sensei, guarda che Otō-san è un po' come la Baa-chan, per certi aspetti. Abbaia, ma non morde. Non troppo, perlomeno.”

 

“Se lo dici tu.”

 

“Ad ogni modo – Interloquì Hanabi, facendosi improvvisamente seria – Io ti ho chiesto di invitarmi da qualche parte, anche per poter parlare di una cosa importante. Mi hai detto che se fossi stata promossa avrei avuto il diritto di sapere. Direi che ho aspettato abbastanza, Naruto sensei.”

 

“E' una storia lunga... E complicata...”

 

“Baka sensei, ho il braccio fasciato, non prevedo che mi chiamino a breve, per una missione. Detto in parole semplici: abbiamo tempo.”

 

“Non ti ha accennato proprio niente tua sorella?”

 

“No... Anche lei non mi ha mai voluto dare spiegazioni. Però va detto che al contrario di quel che ho fatto con te, baka sensei, non ho tentato di torturarla per averne...”

 

“Almeno quello...”

 

“Ma a te piace ancora? Mia sorella, intendo.”

 

“Beh...”

 

“Sì o no?”

 

“Sì, Hanabi, dannazione a te!”

 

“Allora continuo a non spiegarmi perché sei ancora qui a perdere tempo con me. Va bene che sono giovane bella e affascinante, però... No, scherzi a parte, Naruto sensei: Hinata nee non ha smesso un secondo di amarti alla follia!

 

Quando la stronza coi capelli ros... Ahem, cioè, volevo dire... Sakura san si è decisa a piantarla con i tira e molla, mettendosi insieme al teme, ero sicurissima che anche tu e mia sorella li avreste seguiti!”

 

“Eh...”

 

“Quindi adesso, baka sensei, devi farmi il santo piacere di spiegarmi che cazzo è successo tra voi due!”

 

“Basta che prima mi prometti che non seguirai le orme di Itachi, Hanabi...”

 

“Eddai, Naruto sensei, non è divertente. Allora?”

 

“E va bene. Se ti guarderai allo specchio, noterai che c'è una cosa che non hai, sulla fronte.”

 

“Non starai mica parlando del...”

 

“...Del segno maledetto? Già, proprio lui. Devi sapere che quando ti presi come allieva, il consiglio del clan voleva apportelo, in onore alle tradizioni. E per la cronaca, odiava anche il fatto che la baa-chan avesse scelto me come tuo sensei.”

 

“'Sti vecchiacci di merda...”

 

“Non ho finito. Sempre il consiglio del clan, non era esattamente felice della possibilità che l'erede della casata 'rovinasse' la linea di sangue mischiandosi con... Sì, insomma, con me...”

 

“E quindi?”

 

“Tuo padre ha cercato di far cambiare loro idea, ma ci è riuscito solo in parte. Per fartela breve, accettarono di non importi il sigillo e che io ti prendessi come allieva. In cambio...”

 

“Tu e la mia nee-chan...”

 

“Già.”

 

“Ma cazzo! Perché non ti sei opposto!? Tu sei l'eroe di Konoha! Sei il ninja più forte del mondo (e vaffanculo al teme. Sei tu, non lui)! Sei il MIO maestro! Quello che ha spaccato i culi a mezzo mondo per venire a tirarmi fuori dai guai un numero incalcolabile di volte!”

 

“Sentiamo principessina, che avrei dovuto fare? Avrei dovuto sterminare il tuo clan solo per imporre le mie ragioni?”

 

“No, ok, però...”

 

“Però cosa?”

 

“Però avete sacrificato la vostra possibilità di felicità! Per me! Non è giusto!”

 

“Non è che capiti tanto spesso che la vita sia giusta, Hanabi.”

 

“Va bene, ma adesso torno a casa e pianto un casino tale che non ti dico!”

 

“Ecco, magari no, gaki2-baka. Ci tieni proprio a vedermi sbattuto fuori dal villaggio neh?”

 

“Come se Tsunade non li mandasse al diavolo, se provassero a proporle una cosa del genere.”

 

“Forse. Ma se decidessero di sbattere fuori te, invece? Senti, Hanabi, un patto è un patto. Io e Hinata abbiamo accettato, per quanto ingiusto potesse essere. Quindi, ti prego, TI PREGO, niente cazzate, ok?”

 

“Okay...”

 

Ok un corno, sensei. Come avete fatto anche solo a pensare di sottostare ad un ricatto del genere? Giuro che troverò un modo per rendervi almeno un pochino di tutto quello che mi avete dato!

La mia adorata nee- san e il mio adorato baka sensei...

 

***

 

Hanabi tornò a casa prevedibilmente di pessimo umore. Guardò con fare distaccato i biglietti omaggio per andare in una costosissima e lussuosissima località di villeggiatura che gli aveva regalato suo padre. Chi aveva voglia di vacanza, dopo una rivelazione del genere? Di quei due biglietti avrebbero dovuto usufruirne chi diceva lei.

 

Dopo cena, decise di buttarsi subito in camera sua. Era stata molto 'Hyūga' per tutto il pasto, per cui era inevitabile che qualcuno non si accorgesse che era successo qualcosa, in lei. Per la precisione, la persona che la conosceva meglio di tutte.

 

“Hana-chan... Ti disturbo?”

 

“Naaah. Entra pure Hinata nee.”

 

“E così... Naruto kun te l'ha detto, vero?”

 

“Eh? E tu come fai a...?”

 

“Perché posso immaginare solo una cosa che possa mettere così di cattivo umore la mia amata sorellina.”

 

“Mi dispiace, nee- san... Alla fine sembra che sia sempre il mio destino, quello di farti soffrire, fin da quando ero piccola e arrogante.”

 

“Non dirlo nemmeno per scherzo! Certo, ammetto che a volte mi sarebbe piaciuto veramente tanto essere al tuo posto, a fianco di Naruto kun... Ma non permetterti di pensare che io ti disprezzi o cose del genere, chiaro?”

 

“Chiaro. Ora però, se non ti spiace, vorrei rimanere un po' da sola.”

 

“Come vuoi, Hana-nee. Se hai voglia di parlare un po' però, non esitare a chiamarmi.”

 

Come avrà fatto ad uscire una persona tanto dolce, buona e gentile in una casa come questa... Mah.

 

Mentre lasciava che il filo dei suoi pensieri vagasse senza meta, i suoi occhi caddero, senza volerlo, sull'elaborato vaso di porcellana dipinto di blu che ornava una mensola.

 

Ah, il vaso dei desideri... Il solito regalo mistico-simbolico-inutile... E' stato per il mio tredicesimo compleanno, credo... Cos'è che aveva detto, mio padre? “Il vaso dei desideri esaudisce l'unico desiderio di cui ha veramente bisogno l'uomo che lo possiede. Per la mia esperienza, quest'unico desiderio è essere soddisfatti della vita che si ha, nel bene come ne male.” Ah, la solita frase filosofica che non vuol dire un cazzo...

 

Ehi, vaso, sai che c'è? L'unica cosa che mi renderebbe soddisfatta della vita che ho fatto finora, sarebbe rendere un pochino felici le due persone che più hanno reso felice me. Che dici, si può fare?

 

Che scema, sto parlando con un vaso. Forse è meglio che mi faccia direttamente una dormita...

 

1Sencho: Comandante

2gaki: Mocciosa. In senso ironico, più che dipregiativo

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Capitolo 2
*** Un desiderio vecchio di cinque anni ***


II – Un desiderio vecchio di cinque anni

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Hanabi si svegliò di colpo nel cuore della notte, sudata, ansimante e con uno strano senso di oppressione al petto. Doveva aver avuto un terribile incubo, ma il ricordo era svanito come una fuggevole nuvola nel cielo terso appena aveva ripreso completamente coscienza. Aprì le serrande della sua camera, permettendo ai raggi della luna di entrare, assieme ad un lieve alito di vento, che lenì, in parte, la ferocia della calura estiva. Mentre si perdeva in contemplazione del cielo notturno, si rese conto di due fatti a dir poco sorprendenti. La prima era che di colpo il braccio e le costole non le facevano più male. Sembrava che nella notte fosse avvenuto un miracolo e lei ora fosse perfettamente sana. La seconda era che il vaso dei desideri era completamente sparito dalla mensola. Eppure avrebbe giurato di non averlo nemmeno toccato.

 

Se avesse osservato con maggiore attenzione, avrebbe notato che in quella camera c'erano parecchie altre cose fuori posto, a cominciare dalla quantità di polvere sul pavimento e ragnatele sul soffitto.

 

Ma così non fu e presa da una strana inquietudine, si infilò vestiti e sandali e uscì dalla finestra, nella speranza che godere per un'oretta della Konoha by night le conciliasse il sonno.

 

Per la precisione, un posto in particolare della Konoha by night. Eh, già perché M.me Terakawa, nei week end estivi, teneva aperto tutta notte.

 

Se mi beccasse in giro il baka sensei direbbe che sono la solita ingorda… Com'è che aveva detto l'ultima volta? “Poi non dare la colpa a me se da qui a dieci anni ti chiameranno 'la Hyūga culona'”. Bella predica da uno che ha la dieta meno variegata dell'universo!

 

Arrivata però a destinazione, si accorse con sommo stupore che c'erano giusto un paio di cosettine, che non quadravano. Ovvero, che dove avrebbe dovuto esserci l'edificio della gelateria, c'era un cantiere, con tanto di pile di mattoni e pietre accatastate qua e là. E, ora che ci dava un occhio, l'intera morfologia del quartiere era... Beh, diversa. Ovunque c'erano pile di detriti, con edifici o mezzi distrutti o ancora in costruzione. Sembrava quasi che...

 

Che il tempo si fosse fermato all'indomani della grande guerra!

 

No, per gli dei, figuriamoci se è possibile... Sto sognando, deve essere per forza così. Adesso mi do' un pizzicotto e mi sveglio...

 

Con fare dubbioso si torturò le guance per cinque minuti buoni, senza alcun risultato rilevante se non quello di raggiungere un livello di arrossamento del viso degno dei momenti migliori di sua sorella.

 

Ancora piuttosto frastornata, il suo sguardo cadde su un volantino pubblicitario appeso ad un portone. Reclamava la prossima apertura di nuovi negozi, ma non era quello l'importante. L'importante era la data che recava in calce.

 

Il giorno ed il mese erano giusti, ma era l'anno che era sbagliato. Era stata catapultata al 4 luglio di cinque anni prima.

 

Per quanto assurda potesse essere come ipotesi, ogni nuovo indizio che notava era una conferma di quell'agghiacciante conclusione. Ma come cazzo ci era finita, indietro di cinque anni?

All'improvviso le venne una subitanea, quanto istintiva illuminazione. O, forse, si sarebbe dovuto più che altro parlare di ricordo.

 

Quello era stato un giorno particolare. Era il giorno in cui aveva superato quel fottutissimo test con i suoi compagni di squadra. Ancora oggi, a distanza di anni, vedere dei campanelli in giro le metteva un forte senso di nausea...

 

Chiunque avesse inventato quella forma di supplizio per i genin doveva essere un pazzo sadico. E, naturalmente, altrettanto sadico chi decideva di applicarlo a degli arroganti ragazzini freschi d'accademia. Come Naruto, ovviamente.

 

Era tornata a casa con dei lividi in posti del suo corpo che prima nemmeno conosceva e, non meno importante, il morale sotto le scarpe. Il suo orgoglio Hyūga era stato brutalmente spezzato da uno che aveva sempre creduto fosse un semplice idiota patentato con i capelli ossigenati. E invece aveva capito di essere lei l'idiota, con il suo stupido orgoglio e la sua stupida arroganza!

 

Era il giorno in cui era rinata. Non era stato facile ingoiare un rospo del genere, ma una settimana dopo, che lo volesse o meno, era già una ragazzina diversa. E, per di più, totalmente entusiasta e fedele al proprio nuovo maestro.

 

Ma quali dei avevano voluto che fosse rispedita proprio a quel giorno della sua vita, e per quale assurdo motivo?

 

Pensando che la cosa la potesse aiutare a trovare una risposta, si sforzò nuovamente di richiamare alla memoria quei giorni lontani. Dopo un po', le saltò alla mente un particolare, apparentemente insignificante, i larghissimi sorrisoni di Hinata. Com'è che era così felice? Ah, certo, perché la settimana successiva sarebbe dovuta andare al lago con il sensei. Poi però, per qualche arcano motivo il week-end era saltato, col risultato che per mesi interi temette che sua sorella avrebbe potuto saltarle addosso e tentare di mangiarle il cervello, dal tanto che le sembrava un anemico cadavere vivente.

 

Un momento. Pausa. Time-out.

 

Perché il week end saltato? All'epoca non le era sembrata una cosa particolarmente importante, ma ora che ci pensava... Oh no... Non sarà stato che...

 

NON ERA POSSIBILE!

 

Cazzo. Era la settimana in cui avevano deciso di imprimergli il sigillo. Doveva essere così. Per forza.

 

Hinata l'aveva saputo. E DI SICURO l'aveva detto al baka sensei. Che, DI SICURO, si sarà incazzato come una bestia, se lo conosceva bene. Da lì, quel dannato patto che lui e sua sorella avevano fatto per preservarla da una vita da canarino in gabbia.

 

Certo, ora cominciava a capire. Tutta colpa del dannato vaso. Aveva espresso il desiderio di 'dare una piccola possibilità di felicità alle due persone che amava di più al mondo'. E lui aveva esaudito.

 

Certo che gli artefatti mistici sono davvero stronzi. Già che ci sono, i casini non possono risolverli subito? No, ovvio. Per poi perdersi il gusto di giocare con la vita delle persone? Figuriamoci!

Ma se così stavano le cose, lei cosa avrebbe dovuto fare, per cambiare la storia? Non ne aveva davvero la più pallida idea...

 

No, forse una sì, tanto per iniziare. Una piccola piccola.

 

Trovare il modo di anticipare il tanto agognato week end al lago. Così, se le cose fossero andate comunque male, almeno i due piccioncini avrebbero potuto godere di un vero appuntamento ufficiale, giusto?

 

Mentre rimuginava su queste cose, prese per inerzia la via di casa. E si rese conto troppo tardi che uscire da villa Hyūga sarebbe stato molto più facile che rientrarci.

 

“Alt! Chi va là? Identificati!”

 

Merda. merda e ancora merda. E' ovvio che non possono riconoscermi... Per loro sono una bimbetta tredicenne!

 

“Sì, scusate... Sono Hana... ko Hyūga, sì.”

 

“Hanako? Mai sentito questo nome. Parola d'ordine, subito!”

 

E chi cazzo se la ricorda la parola d'ordine di cinque anni fa? Dai, cerca di ricordare... Sarà una delle solite stronzate di Otō-san, per cui non dovrebbe essere troppo difficile...

 

“Ahem... 'i fuochi d'artificio sono portatori di eleganza1'?”

 

“Ok, puoi passare. Ma non uscire di nuovo senza il permesso di primo livello dopo il tramonto, mi raccomando!”

 

L'aveva scampata... Per ora.

 

Grazie, oh grande Hashirama, per la gran botta di culo... Ma adesso? Intrufolarsi nella vecchia camera di Hinata potrebbe non essere semplicissimo. Oh, beh, sono o non sono il famoso Shiroi me no Akuma2?

 

Fortuna che con gli anni aveva imparato l'arte dell'improvvisazione da un impareggiabile maestro dell'imprevedibilità, altrimenti dopo soli pochi minuti Hanabi sarebbe stata catturata e rinchiusa in una cella molto umida, molto buia e molto, molto profonda.

Rischiò di farsi scoprire per tre volte, ma alla fine ci riuscì. La finestra della vecchia stanza di Hinata nee. Entrò di soppiatto, facendo attenzione a non provocare il minimo rumore.

 

Ma c'era una cosa su cui, nemmeno con baka-sensei, Hanabi la raccontava del tutto giusta. Non era completamente vero che dopo Naruto, il teme, Tsunade e Sakura veniva lei, in quanto a forza. A seguito di frenetici e durissimi allenamenti dopo la guerra, c'era un altro shinobi in circolazione che era arrivato ad essere pari a lei, forse anche più forte. Per quanto pochi lo sapessero, visto che apparentemente era un'amorevole kunoichi che lavorava come sensei all'accademia ninja. Si chiamava Hinata Hyūga.

 

Hanabi si trovò un kunai puntato alla gola ed uno sguardo duro che aveva visto pochissime volte in vita sua.

 

“Buonasera... Hinata-nee...”

 

“Chi sei? Perché ti trovi in camera mia? Cercavi un obiettivo facile cui rubare il byakugan? Se è così, spiacente di deluderti.”

 

Oh merda, è la volta che Hinata mi ammazza per davvero. Non che non me lo meriti, ma magari vivere un altro giorno non mi farebbe schifo...

 

“Ahem... No, Hinata-nee. So che ti sembrerà assurdo crederlo ma...”

 

“Perché continui a chiamarmi come se fossi tua sorella? E perché possiedi l'abilità innata degli Hyūga!?”

 

“Ecco, ci sarebbe una risposta molto assurda e molto folle ad entrambe le tue domande... Sempre che tu sia disposta a crederci...”

 

“Forza, allora, parla!”

 

“Beh... Sono tua sorella Hanabi e... Vengo dal futuro. Cinque anni avanti, per essere precisi.”

 

Per favore non svenire. Per favore non svenire. PER FAVORE NON SVENIRE!

 

Hinata non svenne, per somma gioia di Hanabi. In compenso però, tutto quel che riuscì a dire fu un:

 

“Eh?”

 

“Ok, ok, lo so che può sembrarti una cazzata, per cui permettimi di dimostrarmelo: sul seno sinistro hai una piccola voglia triangolare. E a meno che non mi celi un'oscura vita notturna da ballerina di lap dance, non credo che l'abbia mai vista nessuno a parte me.”

 

Se non è svenuta prima, mi sviene adesso. Cavolo, ma di tutti i suoi segreti, proprio quello che considera più imbarazzante doveva saltarmi in mente?

 

“Ma-ma tu come fa-fai a...”

 

“Te l'ho detto, sono tua sorella Hanabi. Alla tua età, s'intende.”

 

“Ma-ma Hanabi-nee non è co-così... E' gentile, educata, composta...”

 

“Ehi! Scusa se crescendo sono diventata un incasinato concentrato di scurrilità! Ma guarda che non è mica tutta mia la colpa! Cinque anni con quel baka di Naruto come sensei esigono il loro tributo, dopo tutto.”

 

Suo malgrado, dopo quell'esternazione, Hinata non poté fare a meno di lasciarsi scappare una risata. Sì, dopo tutto, poteva anche essere vero...

 

Abbassò lentamente il kunai e le disse, acquistando finalmente quel suo tipico caldo sorriso in grado di fondere il diamante: “Sei diventata veramente bellissima, Hana-chan... Ma-ma come è stata possibile una tale magia?”

 

Bellissima? Io? Meh, Hinata-nee, non cambierai mai... Avrai parole gentili per tutti persino al tuo funerale.

 

Hanabi assunse un'espressione dubbiosa. Da dove avrebbe potuto cominciare? Prese un bel respiro prima di cominciare l'intera storia del sigillo e del patto, ma una perentoria voce, dentro di lei disse: Non ti è consentito impedire ciò che è stato compiuto per amor tuo. Non ti è consentito cambiare la storia in tale grado.

 

Perfetto! Adesso sento le voci nella mia testa! Adesso chiedo ad Hinata nee una camicia di forza e sono pronta per un viaggetto di sola andata al manicomio...

 

Sono lo spirito che tu hai evocato. Non ti è consentito impedire ciò che è stato compiuto per amor tuo. Non ti è consentito cambiare la storia in tale grado.

 

E ti pareva. Chissà perché la presentivo, una fregatura del genere... Ok, ok, ho capito, signor spirito del vaso! Quindi, che dovrei fare, sentiamo?

 

Consentire a chi per amor tuo ha agito, di provare per un poco la gioia della vita senza sacrificio.

 

Ma vi fabbricano criptici e sibillini, o lo diventate a forza di non avere un tubo da fare, voi spiriti?

No, ho capito, lascia perdere. Mi inventerò qualcosa. Rompicoglioni...

 

“Hana – chan, tutto bene? Per un'istante mi sei sembrata spaesata...”

 

“Naah. Tranquilla Hinata-nee, è che non so bene nemmeno io come ci sono finita qui. Comunque, di una cosa sono assolutamente convinta: tu e il baka sens... Ahem, cioè, volevo dire Naruto san, dovreste anticipare il vostro primo appuntamento.”

 

“E per quale motivo tanta urgenza?”

 

“Diciamo che nel futuro da cui provengo, per una serie di 'impegni' la vostra allegra gita salterà e... Passerà molto, molto, molto tempo(vaso di merda che mi costringi a dire palle ad Hinata!) prima che possiate avere una appuntamento vero.”

 

“Ah... Capisco.” L'espressione di Hinata sembrava diventata all'improvviso quella di un cucciolo di foca davanti ad un inuit con la fiocina. Con voce flebile aggiunse: “Ce – Ce – C'entra Sakura chan, vero?”

 

“Eh? NO! Ma cosa mi vai a pensare, Hinata-nee! La str... Sakura chan sta con il teme, figurati. Giuro! Fidati, farò in modo che tu abbia la vacanza che desideri. Lascia fare alla tua sorellina-temporaneamente-coetanea, ok?”

1E' un gioco di parole basato sul significato dei nomi delle figlie di Hiashi, dato che Hanabi significa “fuochi d'artificio” e Hinata “porta del sole” o, appunto, “portatrice di eleganza”.

2Shiroi mei no akuma: Demone dagli occhi bianchi. A quanto pare la nostra eroina in battaglia dev'essere diventata terrificante...

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Capitolo 3
*** Doppelganger o terzo incomodo? ***


III – Doppelganger o terzo incomodo?

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Se c'era una cosa che Hanabi non si aspettava (perlomeno, non in misura così preoccupante) era che Naruto, in fatto di questioni sentimentali, fosse timido quanto e più di sua sorella. Che, per inciso (ma quello tutto sommato c'era da aspettarselo), al concreto approssimarsi di una VERA vacanza assieme al suo adorato Naruto – Kun, era parzialmente tornata la tredicenne dallo svenimento facile.

 

Lasciar fare da soli quei due avrebbe voluto significare un completo disastro. Per un istante venne seriamente tentata di chiedere la consulenza di Ino Yamanaka. Ma un misto di orgoglio e, soprattutto, sano terrore per le trovate che avrebbe potuto avere quella fuori di testa dalla coda bionda, la fecero recedere dal proposito.

 

Fortuna che frugando nelle tasche dei suoi pantaloni c'erano ancora i due biglietti omaggio che le aveva regalato otō-san per la sua promozione nella squadra ANBU. Vero, erano di cinque anni avanti nel futuro. Ma non c'era segnata nessuna data, per cui potevano essere benissimo utilizzabili. Certo, se avesse lasciato fare al sensei, con la sua cronica mancanza di liquidità, avrebbe portato sua sorella in un campeggio di terz'ordine, poco ma sicuro. D'altro canto, poteva anche comprendere il rigurgito di virilità che gli imponeva di non lasciar pagare Hinata. Perciò, le venne un'idea. Glieli avrebbe fatti 'casualmente' trovare in casa. Tanto sapeva dove teneva nascoste le chiavi di riserva dell'appartamento. Bastava aspettare che andasse da qualche parte, intrufolarsi e mettergliele sul comodino. Semplice, no?

 

A quanto pare non esattamente.

 

Perché, appena varcò l'ingresso, venne seriamente traumatizzata dal caos interdimensionale di quel posto, che solo con una buona dose di immaginazione sarebbe stato definibile come 'abitabile'. No, davvero, il disordine di quel posto sfidava le leggi fisiche sull'entropia!

 

Mettergli i biglietti sul comodino? Tsk... Ingenua. Prima avrebbe dovuto trovarlo, sepolto da carte bomba usate, kunai, vecchie riviste, soprammobili dal dubbio gusto e dall'uso sconosciuto, diverse sveglie fracassate...

 

Stava ancora rimuginando su tutto questo, quando il baka biondo oggetto delle sue molteplici maledizioni in diverse lingue, apparve all'improvviso davanti a lei, balzando dentro dalla finestra aperta.

 

Naturalmente, puntandole in tempo zero un kunai alla gola con fare minaccioso.

 

Cazzo... Non di nuovo.

 

“Ahem... Buon giorno baka-sens... Naruto sama...”

 

“Chi sei, e cosa ci fai nella mia casa?”

 

Per un qualche arcano istinto, Hanabi decise di non rivelare la sua identità, al contrario di quel che aveva fatto con la sorella.

 

“So-sono Hanako Hyūga... Una cugina di secondo grado di Hinata.”

 

“Ah. Wow. Non mi aveva mai detto di avere una cugina più o meno della nostra età.”

 

No, davvero se l'era bevuta così facilmente? Ahhh, sensei! Per quanto il teme mi possa stare sulle palle che non ho, va detto che a volte ha proprio ragione a chiamarti dobe...

 

“Ahem... Già, le coincidenze della vita. Senti Naruto (posso darti del tu, vero?), sarò franca, visto che non ho molta voglia di arrampicarmi sui vetri con scuse assurde, in questo momento: ho vinto due biglietti per un week end tutto compreso al Rakuen no Ike1... E beh, volevo regalarteli, visto che ne hai bisogno più tu di me, in questo momento.”

 

“E perché ne avrei bisogno?”

 

Baka...

 

“Prova a chiederlo a Kurama.” Ah, le ultime parole famose... Ormai, dopo anni di convivenza con Naruto, Hanabi considerava la vecchia volpe un alleato prezioso. Perlopiù per prendere pesantemente per i fondelli il proprio maestro (aveva sorprendentemente scoperto che il Kyuubi aveva un senso dell'umorismo simile al suo) ma ogni tanto anche per inculcargli un minimo di sale in zucca.

 

Per un breve attimo, le pupille di Naruto si ridussero a fessure, per poi tornare normali come se nulla fosse accaduto.

 

“Ah, ecco.”

 

“Immagino che tu non sia molto d'accordo con l'accettare un dono del genere da parte di una sconosciuta, ma giuro che lo faccio nel tuo miglior interesse. E, ovviamente per il bene di mia... Cugina. Allora, accetti?”

 

“Uff... Beh, tanto Kurama mi ha già detto che sarei stato un idiota di proporzioni cosmiche se avessi rifiutato... Però...”

 

“Guarda che non devi necessariamente dire ad Hinata che te li ha dati qualcuno.”

 

“Non è che mi piaccia nemmeno mentirle.”

 

Eccolo qui, il mio baka sensei. Onesto e sincero fino al masochismo spinto...

 

“Vedila così: Se non le dirai nulla, non sarai costretto a raccontarle bugie.”

 

“Mah... E va bene, e va bene, ok... Hanako?”

 

“Sì?”

 

“Grazie mille!” Le fece il biondo con un ampio sorriso.

 

Involontariamente Hanabi arrossì, poi disse, leggermente ironica: “Tsk... Quel genere di sorrisi ti conviene usarli su mia cugina! A presto Naruto sensei!”

 

Detto questo, con un cenno di saluto infilò la porta e prese la via di casa.

 

Naruto rimase per un attimo perplesso: “Kurama, me lo sono sognato o mi ha chiamato sensei?”

 

Testa quadra... Si limitò a comunicargli la volpe, con un sorrisetto sul muso e l'aria di chi la sapeva lunga.

 

***

 

“Ha-Hanako? Questo secondo te va bene?”

 

“Hinata nee... Lungi da me costringerti a comprare qualcosa di esageratamente minuscolo, trasparente e provocante, come farebbe miss coda bionda, ma ti prego, TI SCONGIURO, almeno qualcosa che non sia un costume intero sportivo no, eh?”

 

“E' che non mi sento comoda, con il due pezzi.”

 

Hanabi a quell'affermazione si spalmò direttamente la mano sulla faccia per la disperazione. Poi, dopo un lungo sospiro, trovò la forza di ribattere: “Non è questione di comodità, è questione di timidezza patologica, per tutti i kami! Cavolo, guarda me! Anche se volessi, certe cose non potrei metterle, dato che gli dei degli shinobi hanno deciso che dopo aver fatto le tue, in famiglia c'erano già abbastanza tette... Quindi, adesso, fammi il benedetto favore di provarti un normalissimo bikini, va bene?”

 

“Ma...”

 

“Guarda che a Naruto piacciono i davanzali in mostra. Dopotutto è un normale maschio adulto... Ed è allievo di Jiraiya, tanto per dirne una.”

 

Che palle doverle mentire così. Già, ma se non le forzo la mano, finisce che la mia nee- san si compra la tuta da palombaro...

 

“Ne-ne-ne sei sicura?”

 

“ASSOLUTAMENTE, sorella, ahem... Cugina.”

 

Beh, dopotutto è anche vero che LE MIE non le ha mai degnate di uno sguardo, per cui...

 

Lo sforzo titanico con cui era riuscita a convincerla a comprare un innocente costume a due pezzi fece sembrare facile lo scontro con Sas'ke, ma a quanto pare, per quel giorno, le fatiche di Hanabi non erano affatto concluse.

 

Appena uscite dal negozio, infatti, si trovarono davanti Naruto... E Hanabi.

 

Hinata per un istante fece balenare il suo sguardo da una 'versione' all'altra di sua sorella, lasciandosi scappare un lieve sorriso.

 

Anche per il fatto che l'Hanabi tredicenne fissava l'Hanabi diciottenne con un concentrato di stupore, dubbio e sospetto.

 

Viceversa, appena l'Hanabi diciottenne si rese conto della potenziale catastrofe che si profilava all'orizzonte, alzò gli occhi al cielo.

 

Olé... Anche una situazione da doppelganger mi doveva capitare. E adesso che faccio?

 

Prima che quel visetto imbronciato sputasse una sentenza delle sue (chi meglio di lei poteva sapere cosa aveva in canna?), o che il suo baka-sensei sparasse qualche vaccata atomica, Hanabi/Hanako, decise di giocarsi subito le sue carte.

Si lanciò in un profondo inchino ed un sorriso dei più falsi, per poi presentarsi: “Salute Hanabi chan... Forse non mi conosci, ma sono una vostra lontana cugina, Hanako. Lieta di conoscerti!”

 

“Mmm... Com'è che non ho mai sentito parlare di te, né da Hinata nee, né da Oto-san?”

 

“Vedi... è una lunga storia.”

 

E muoviti a portarmi al campo d'allenamento, Naruto sensei...

 

In suo ausilio, inaspettatamente, giunse la stessa Hinata, che disse: “Buongiorno Naruto kun! Hana chan... - poi riprese, sottovoce e con un insolito fare cospiratorio – Devi sapere che Hanako fa parte della 'squadra nera' delle ANBU, per cui, oltre a dover stare lontana da Konoha per molto tempo, spesso è costretta a tenere celata la propria identità!”

 

Lo sguardo di Hanabi (anni tredici) si riempì di rispetto e ammirazione, tanto che le fece la fatidica domanda: “Allora sei persino più forte di Neji?”

 

Ah, già... Vero, a quell'età avevo la fissa monomaniaca di superare il povero Neji, pace all'anima sua. Va beh, non distruggiamo un mito alla piccola me...

 

“Non saprei. Ma molto probabilmente no.” Le rispose Hanabi (anni diciotto).

 

A quel punto, decise di intervenire Naruto, con una delle sue solite uscite geniali: “Ben trovata, cugina di Hinata chan. Ti devo ancora fare i miei ringraziamenti per...”

 

E taci, idiota!

 

Hanabi(anni diciotto) lo fulminò con uno sguardo assassino, fermando Naruto appena in tempo.

 

“...Aver raccolto i biglietti che mi erano volati fuori dalla finestra, poco fa, ahahah!”

 

Pfffiuuu... Siamo salvi.

 

“Biglietti per COSA di preciso?” Chiese all'improvviso Hanabi(anni tredici)

 

Cavolo, non mi ricordavo di essere così rompicoglioni, cinque anni fa...

 

“Vedi Hana chan, sono riuscito a prendere dei biglietti per il Rakuen no Ike, per... Beh, per portarci Hinata chan que-questo fi-fine se-se-settimana.”

 

Hanabi(anni diciotto) percependo alla sua sinistra un inizio di mancamento ed un processo di ebollizione con temperature prossime ai seimila gradi, che probabilmente avrebbe causato la nascita di una nuova stella, decise di stringere con forza il braccio della sorella maggiore per evitarle uno svenimento. L'eroica impresa fortunatamente riuscì, ma il supplizio non era ancora terminato.

 

“COSA!? Non se ne parla neanche! Lei DA SOLO con la mia Nee-san? Stiamo scherzando? Non ho intenzione di approvarlo!” Esclamò a quel punto Hanabi (anni tredici).

 

“Hanabi san... Credo che tua sorella e Naruto san siano maggiorenni e grandi abbastanza per poter decidere da soli come vogliono trascorrere le loro vacanze.” Ribatté prontamente Hanabi(anni diciotto) con un sorriso(falso).

 

Oh, dei, giuro che la ammazzo. Questa ragazzina mi istiga all'omicidio... No, aspetta, tecnicamente sarebbe suicidio, dato che ammazzerei me stessa...

 

Ed alla fine, eccola, la frase che scatenò l'apocalisse. Hanabi(anni tredici), dopo un breve rimuginare pensoso, colta da una (secondo il suo personalissimo punto di vista) geniale intuizione, disse: “Trovato! Vada con loro Hanako san! Potrà fare la guardia a mia sorella e evitare che Naruto sensei faccia qualcosa di 'improprio'!”

 

“Eh, no cosa stai dic...” Prima che Hanabi(anni diciotto) potesse finire la frase, Hinata si intromise:

“Beh, non sa-sarebbe una cattiva idea, in fondo...”

 

Hinata nee, ma sei scema?

 

“Mmm... Massì, più si è più ci si diverte, in fondo! No?”

 

Oh no! Baka di un baka-sensei! Ma hai la segatura nel cervello? O ti si è addormentato il criceto sulla ruota? Ti prego Kurama, fallo ragionare, prima che sia troppo tardi!

 

Ma Kurama, per una volta, decise di stare zitto. Naturalmente perché divertirsi a spese della sua testa quadra preferita era il suo sport prediletto.

 

E così, dopo una strenua battaglia, alla fine Hanabi(anni diciotto) fu costretta ad arrendersi. Sarebbe partita anche lei con loro. Nome in codice della missione: reggi moccolo.

1Rakuen no ike: Lago del paradiso

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Capitolo 4
*** Il lago del paradiso... O dell'inferno? ***


IV – Il lago del paradiso... O dell'inferno?

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Il lago del paradiso si preannunciava un bel posto. Era un piccolo gioiello di natura incastonato tra alcuni pendii. Boschetti spuntavano qua e là, lambendo le sue rive, le acque erano di un magnifico colore cristallino, le cale di sabbia finissima riverberavano i raggi del sole, creando mille giochi di luce. Insomma, un vero paradiso. Ma la cosa più bella in assoluto era la cascata, che si gettava maestosa tra le sue acque in tre salti distinti. Ed eccolo lì, la loro dimora per i successivi tre giorni: uno delizioso resort tradizionale costruito a mezza costa, con vista sull'ultimo salto. Ma chiamarlo resort sarebbe stato esageratamente riduttivo. La specialità di quel posto, infatti, erano le fonti termali sorgive. Dicevano che le acque delle fonti del paradiso curassero i più svariati acciacchi e malanni, ma soprattutto curassero... Beh, il mal d'amore.

 

Francamente Hanabi aveva la matematica certezza che quella fosse una patetica trovata pubblicitaria per abbindolare coppiette idiote, ma durante il tragitto si astenne dal puntualizzarlo, visto che nella categoria avrebbero potuto rientrare, quanto meno in linea teorica, anche Naruto ed Hinata.

 

Già, se non fosse stata per l'assurda idea del suo alter ego adolescente, che l'aveva costretta a fare da terzo incomodo. Va beh, vedendo il bicchiere mezzo pieno, avrebbe potuto quanto meno dar loro una mano ad avvicinarsi in maniera più efficace di quanto avrebbero mai potuto immaginare da soli.

 

Bastò arrivare all'ora di cena perché la sua idea sul senso della sua presenza passasse dal “tutto sommato utile” al “provvidenziale”.

 

L'inserviente, con uno stupendo kimono tradizionale, portò loro una quantità sbalorditiva di pietanze, su cui, manco a dirlo, Naruto si fiondò come un pesce nel mare. Hinata prese a mangiare compostamente come una vera Hyūga. Hanabi... Beh, all'inizio ci provò, ad imitare la sorella. La sua grazia, la sua eleganza perfino quando teneva le bacchette in mano... La schiena dritta, la posizione seiza* delle gambe... Ad un certo punto, però, alzò bandiera bianca. Non poteva gustare tutto quel ben di dio senza stravaccarsi come gli dei comandano!

 

Hinata la guardò a dir poco stranita, ma non poté fare a meno di sorridere. Certo però, la situazione era a dir poco particolare, così come l'atmosfera. Non sarebbe mai riuscita a parlare in modo brillante, spigliato, casuale come sua sorella... Non in una situazione del genere. Per un attimo, si sorprese ad invidiarla un pochino.

 

Fu in quel momento che Hanabi la fissò per un attimo con uno sguardo d'incoraggiamento.

 

Forza Hinata, il clima l'ho creato, adesso vai e colpisci!

 

La maggiore colse correttamente il messaggio della minore. Si gonfiò il petto con un respiro e fece per spiccicare qualche parola. Ma la lingua le si incollava ancora al palato, che nel frattempo si faceva improvvisamente arido come il deserto. Doveva farsi coraggio! Non poteva sprecare l'ennesima opportunità, no? Ecco, magari serviva un piccolo aiutino...

 

A quel punto, senza che né Hanabi, né Naruto la notassero, Hinata si scolò una discreta dose di saké. Se si fosse trattato di Tsunade, quella quantità non sarebbe stata buona nemmeno per sciacquarle la bocca. Ma la primogenita di Hiashi non era proprio il tipo che ingurgitava alcool come se il suo stomaco fosse foderato di acciaio inossidabile.

 

A quel punto iniziò un'interessante discussione filosofica sui misteri del cosmo e sul senso della vita, su cui era convintissima di aver avuto un'improvvisa quanto folgorante illuminazione. Naruto ed Hanabi sbattevano gli occhi come dei gufi, di fronte all'improvvisa, (quanto priva per loro di qualsiasi senso logico) loquacità di Hinata, che si accalorava sempre più, mentre cercava di dimostrare loro che “La filosofia non è che la palingenetica obliterazione dell'io cosciente, che si infutura oggettivamente nell'apoteosi dell'apocastasi dell'antropomorfismo universale!”

 

Hanabi, troppo esterrefatta, si lasciò sfuggire l'occasione buona per chiedere un mattarello alle cucine e darlo in testa alla sorella. Cosa di cui cinque minuti dopo si pentì amaramente. Infatti, con le spalle dello Yukata sempre più pericolosamente cascanti verso il basso, Hinata, dopo un repentino sbalzo umorale, si allungò all'improvviso sul tavolo, fino ad arrivare con la faccia, a mezzo millimetro dal naso di Naruto.

 

Biascicò un ammiccante “Fa caaaaaldo, Naruto-Kun, veeeeero?”

 

Il biondo a quel punto non sapeva che fare. Si era fatto istantaneamente color rosso fuoco. Anzi, per la precisione, color rosso Hinata. In più, sul momento credette di vedere un piccolo Jiraiya in miniatura, con le corna da piccolo demone, che esclamava “STRIKE!”

Scosse violentemente la testa per cercare di espellerlo dalla propria mente, per poi balbettare un confuso: “Ha-Ha-Hanako? Fo-Forse è meglio accompagnare tua cugina in camera sua...”

 

“Buo-Buona Idea...” Le replicò una ugualmente sconvolta Hanabi.

 

Dopo quelle parole, Hinata ebbe un nuovo, repentino cambio di umore. Gli occhi le si fecero grandi e lucidi (il cucciolo di foca dentro di lei si era nuovamente risvegliato). Iniziò a tirare su col naso, per poi partire con un pianto dal getto degno dei migliori acquapark di Konoha.

 

“*Sniff* Na-Naruto-kun... *sniff* No-non mi stai nemmeno guardando! *sniff*...Ecco, io lo so che Sakura è *sniff* più be-bella di me...*sniff* E che io sono brutta... *sniff*, E poi lei è pi-più simpatica... Ma-ma ti prego... Dimmi che mi vuoi bene lo ste-steeeessso!”

 

L'attacco di schizofrenia acuta di Hinata aveva in un primo momento spaventato il biondo (che prima si domandò se forse non avesse una personalità multipla, o quantomeno fosse bipolare, poi si fece l'appunto mentale di non invitarla mai ad una cena con Tsunade, nel caso si fosse presentata l'occasione), ma quello... Quella candida e tenera ammissione del suo complesso di inferiorità nei confronti della rosa le ricordò perché, alla fine, aveva deciso di ricambiare il suo amore. Per quello strano mix di forza e tenerezza, coraggio e debolezza che promanavano dalla sua persona, e che lo facevano sentire... A casa. Accettato nonostante i suoi sconfinati limiti. E, soprattutto, senza una intera mappa di lividi sulla testa. Con un sorriso a trentadue denti, la prese delicatamente e se la issò sulle spalle, facendo cenno ad Hanako/Hanabi di fargli strada. Mentre all'orecchio le sussurrò: “Tu sei tu, Sakura chan è Sakura chan. Ma se ti dicessi che per me sei tu, la più bella kunoichi della foglia?”

 

Troppo tardi.

 

Nel minuto secondo in cui il suo petto si era poggiato alla schiena di Naruto (che appena sentì il seno semiscoperto di lei premere sulla sua spina dorsale ebbe un certo effetto collaterale giù in basso), Hinata aveva perso i sensi.

Per quanto, a onor del vero, l'espressione che le si era stampata sulla faccia fosse di pura beatitudine.

 

***

 

“Hanabi...”

 

“Dimmi, sorellona.”

 

“Ieri sera... Ecco, ho dei ricordi molto vaghi e confusi, ma... Mi sono per caso comportata in maniera sconveniente?”

 

“NOOOO, ma che dici? Tsk, Figurati!”

 

“Hanabi... Non mentirmi.”

 

“Negazione esagerata eh?”

 

“Un po'.”

 

“Beh... Diciamo che per darti coraggio a quanto pare hai esagerato col Saké. E diciamo anche che hai attentato in maniera piuttosto esplicita prima alla sanità mentale, poi alla verginità di Naruto sensei, senza che io riuscissi a fermarti.”

 

“Oh kami, che imbarazzo... No-non credo che uscirò dalla stanza oggi.”

 

“Non essere idiota, nee- san! Hai perso i sensi prima di fare qualcosa di anche solo vagamente sconcio, parola mia! E poi quel baka non se l'è mica presa, sai?”

 

Anzi, se non ho visto male, ci sono un paio di cose che non gli sono spiaciute per niente. Motivo per cui a dirla tutta, l'imbarazzata dovrei essere io che l'ho notato...

 

“Sì, però... Però adesso chissà che cosa penserà di me!”

 

“Penserà che non assomigli alla nostra hokage in quanto a capacità di reggere gli alcolici, questo è poco ma sicuro. Hinata nee, stai parlando dell'essere più casinista di questa galassia. Per una tua figura di merda, lui ne ha fatte almeno duemila!

 

In mia presenza esattamente 978, ho tenuto il conto.

 

Coraggio! Splendi e brilla principessa, che ci aspetta una lunga giornata!”

 

“Va bene... Lasciami qui ancora un attimo, ok?”

 

“Ok. Ma giuro che se non scendi a fare colazione entro mezz'ora di prendo e ti porto giù di peso!”

 

Non fece in tempo a completare il proprio tragitto sulle scale, che quasi sbatté addosso ad un volto estremamente preoccupato.

 

“Hanako... Come sta tua cugina?”

 

“Secondo te, Naruto?”

 

“Mmm... Imbarazzata a morte?”

 

“Abbastanza prevedibile, vero?”

 

“In effetti.”

 

“Beh, io per tirarla su gli ho detto che a paragone delle tue miliardi di vaccate (per Hashirama, solo per dirne una, la sexy no jutsu contro un hokage! Ma dai...) quello che ha fatto lei è veramente nulla.”

 

“Giustissimo! Adesso vado su e...”

 

“Senti, Naruto kun, posso chiederti una cosa?”

 

“Spara!”

 

“Ma mia sorella ti piace davvero o la tua è solo una sindrome da crocerossino?”

 

“Eh?”

 

“Baka... Intendo dire che se ti ci vuoi mettere insieme solo perché ti fa pietà e ti dispiace che il suo esagerato amore nei confronti di uno stratosferico dobe come te non sia corrisposto, allora giuro che ti riduco a brodo per il ramen.”

 

“Ma no, ma no! Figurati! Non sono capace di giocare con il cuore della gente, stai scherzando? Secondo te com'è che ci ho messo così tanto per... Ecco... Farmi avanti, insomma? Perché prima dovevo chiarire un po' il casino che avevo in testa su tutta la faccenda!”

 

“Bene! Così mi piace, il mio sens... Naruto! Allora adesso mi fiondo su a prenderla a frustate finché non scende. Che oggi, cascasse il mondo, andiamo a farci un bagno!”

 

***

 

Il sole era caldo, gli uccelli cinguettavano e l'insenatura che avevano trovato era praticamente deserta (dopo ore di insistente e pervicace ricerca da parte di Hanabi. A dire il vero gli altri due si sarebbero accontentati di una normalissima cala piena di turisti chiassosi).

 

L'ora giusta per lei di scomparire e lasciare spazio alla coppietta insomma. Tanto, rispetto alla serata precedente, NULLA poteva andare peggio.

 

Certo, come no. Le ultime parole famose.

 

Questa volta, la ragazza non cedette alle insistenze di quel duo di imbranati e se ne andò a fare quattro passi da sola. Dopo una mezz'oretta di cammino, si adagiò con la schiena su un masso sporgente, lambito dall'acqua, a pensare, con le braccia incrociate dietro la nuca. Stavolta avrebbe lasciato loro tutto il tempo del mondo. Si sarebbero presi tutti i minuti loro necessari per un bel bacio appassionato, di quelli delle grandi storie romantiche ad alto contenuto glicemico che gli avevano sempre fatto tornare su la colazione. Magari sarebbero riusciti anche ad 'osare' tanto da fare l'amore. Naaah. Quello forse era chiedere troppo... Hinata non ne avrebbe mai avuto il coraggio...

 

Senza volerlo, la sua immaginazione le fece comunque visualizzare la scena. E una piccola, silenziosa, insignificante, goccia di acqua salata cadde sulla fine ghiaia cristallina, fino a mischiarsi con quella dolce del lago.

 

Con un sospiro, decise di sciacquarsi la faccia e riprendere la passeggiata, ma un particolare catturò la sua attenzione. Una macchia di colore vivido che galleggiava mollemente sull'acqua. Che fosse uno strano tipo di pesce dalla vivace livrea?

 

Quando si avvicinò, per un attimo fu indecisa se ridere o piangere. Non si trattava di un abitante del lago. Era semplicemente la parte superiore del bikini di Hinata.

 

***

 

Con un grande sforzo (tanto per definirlo con un eufemismo), Hinata aveva finalmente deciso di togliersi la maglia e mostrare a Naruto il frutto dell'ostinazione di Hanabi. Vale a dire, il suo costume. Naturalmente, con la cavalleresca finezza di un elefante in una cristalleria, il biondo le aveva fatto i complimenti, con il mero risultato di farla sentire ancor più imbarazzata di quanto non fosse già.

 

No, doveva superarla una buona volta quella dannata timidezza! Possibilmente senza fare altre figure idiote. Era giunto finalmente il momento che aspettava da una vita, quello per scambiare con la persona che amava un bel bacio appassionato, di quelli delle grandi storie romantiche ad alto contenuto glicemico che le piacevano tanto... Stavolta non avrebbe rovinato tutto!

 

Prendendo il coraggio a due mani, disse, pur con fare ancora esitante: “Na – Naruto kun... Che ne diresti se andassimo a farci un bagno?”

 

Prontamente, il biondo rispose, con uno di quei suoi soliti sorrisi traditori, che le facevano diventare le gambe più molli di un budino lasciato fuori dal frigo per troppo tempo: “Ma certo! Ecco, avevo avuto la stessa idea, ma avevo un po' paura a chiedertelo, visto che magari non ti saresti sentita a tuo agio.”

 

“Ma-Ma no, che dici? Forza, andiamo!”

 

Per una volta, tutto sembrò filare liscio. Visto che per Hinata riuscire a divertirsi in situazioni del genere e non essere tesa e nervosa era un evento più unico che raro, quello era proprio un momento da segnare negli annali di storia di Konoha.

 

Almeno fino a che un laccetto traditore del reggiseno decise di scombinarle perfidamente i piani. Probabilmente aveva deciso di animarsi di volontà propria. Oppure lo spirito di Jiraiya aveva deciso di palesarsi in quel modo insolito, convinto, secondo un circuito di pensiero che ben pochi sulla faccia della terra avrebbero potuto definire logico, di dare una manina al suo allievo prediletto.

 

Il biondo sentì a malapena un “kyaa!” e un rumore come di un sottomarino in immersione rapida. Poi, più nulla. Hinata era svanita come una bolla di sapone.

 

La cara signorina Hyūga, in effetti, svanita non era. Era schizzata alla velocità di un pesce fulmine (ammesso e non concesso che effettivamente esista) lontano da lui, per poi nascondersi dietro una specie di scoglio, ansimando come un mantice per via dello sforzo e della vergogna. Ma, passata una decina buona di minuti, gli ansimi si tramutarono in singhiozzi. Ecco, stavolta aveva rovinato tutto, per davvero. Come poteva piacere a Naruto - kun una che saltava via come un gatto isterico in ogni occasione ahem...'intima'?

 

“Ehi... Perso qualcosa?”

 

Era sua sorella, che, trattenendo a malapena un sorriso, sventolava il suo reggiseno come una bandiera allo stadio.

 

“Ha-Ha-Hanabi! Come hai fatto a...?”

 

“Semplice botta di culo. Certo che solo a te possono capitare certe cose... Sei peggio di una calamita per la sfiga, in queste situazioni, lasciatelo dire.”

 

“Ho combinato l'ennesimo casino... Dopo essere scappata come un ladro, sta sicura che adesso mi odia!”

 

“Chi? Naruto? Guarda che con te ha più pazienza di Buddha. Al tuo posto mi avrebbe ammazzato a suon di scappellotti sulla nuca. Ehi! Non fare quella faccia, se lo conosco bene sarà solo preoccupato a morte per te, baka di una sorella!”

 

***

 

“Tadàa! Guarda un po' chi ti ho portato? La signorina Hyūga di ritorno da un viaggio nel paese dell'imbarazzo improvviso...“

 

Nel frattempo, il cielo si era ingrigito. Nubi scure si accumulavano all'orizzonte. Probabilmente mancava poco allo scatenarsi di un temporale.

 

Al contrario di quanto avesse previsto Hanabi, Naruto, come se avesse voluto intonarsi ai colori che mostrava l'orizzonte, aveva uno sguardo effettivamente arrabbiato. Tanto è vero che nemmeno sorrise alla sua battuta. Piuttosto esordì con un tono mortalmente serio:

 

“Hinata...”

 

Quella era a testa bassa, e non aveva nemmeno il coraggio di guardarlo in faccia. A quel punto, come se quella reazione l'avesse istigato ulteriormente, il biondo prese un bel respiro e scoppiò:

 

“...Cavolo Hinata, sono dannatamente stufo di questa pantomima! Sono stufo di vederti scappare via, sono stufo di vederti sparire! Io ti amo, chiaro? A-M-O. Non me ne fotte un cazzo dei tuoi complessi di inferiorità, o solo gli dei sanno cos'altro! Non me ne frega niente se fai figure di merda, non me ne frega niente se non sei perfetta, o tutta questa serie di inutili stronzate. Mi piaci tu e basta. Per come sei, con tutti i pregi e i difetti! Ah, e per la cronaca, non devi nemmeno sforzarti di apparire bella davanti a me, perché tanto lo sei già, chiaro? E che cazzo!”

 

Caspita, Naruto sensei, quando ti ci metti sei un genio... La dichiarazione d'amore esplicita più assurda di tutta la storia del romanticismo. Solo un dobe come te poteva tirarla fuori...

 

Hinata alzò la testa. Ahi. Occhi da cucciolo di foca in arrivo...

 

Ma i lacrimoni che stavano premendo per uscire, per una volta, non erano di rabbia, delusione, tristezza o frustrazione. Erano di gioia.

 

Con uno slancio che non era affatto da lei, saltò letteralmente addosso a Naruto e premette le labbra contro le sue. L'inizio di un lungo, VERO bacio, per una volta.

 

Hanabi si voltò con un sorrisetto nella direzione da cui era venuta, fedele al suo piano originario di lasciarli soli a godersi l'istante. Tutto era bene quel che finiva bene. Sì, beh, forse faceva un pochino male... Ma le persone che più amava erano finalmente, pienamente felici. E ciò poteva bastare.

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Capitolo 5
*** Epilogo ***


Epilogo

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Hanabi si svegliò di colpo, ansando. Un dolore lancinante al braccio la accolse al suo ritorno nel 'suo mondo', così come quel vaso infame, ancora lì, sulla mensola, come se niente fosse.

 

Brutto bastardello di porcellana... Dì la verità, che ti sei divertito...

 

Sì, HANABI HYUUGA, IN EFFETTI MI SONO DIVERTITO MOLTO. MA TU ORA DOVRESTI RIPOSARE. UNA TESTIMONE DI NOZZE CON LE OCCHIAIE NON E' UN GRAN VEDERE.

 

Eh?

 

GUARDATI ALLO SPECCHIO.

 

Indossava uno stupendo yukata blu, di quelli che si portavano nelle grandi cerimonie di famiglia. Come i matrimoni, giusto per fare un esempio.

 

Colta da un pensiero improvviso, si sollevò il ciuffo ribelle che le copriva la fronte. Nulla.

 

CHE TI ASPETTAVI? CHE DOPO QUEL BACIO AVESSERO PREFERITO LA LORO FELICITA' ALLA TUA? NO, RAGAZZA, NON AVREBBERO MAI POTUTO. HANNO UN CUORE NOBILE E GRANDE. COME IL TUO, DEL RESTO. AVETE LOTTATO E AVETE VINTO. INSIEME. QUESTO ERA IL MIO DESIDERIO.

 

“Tsk...Un vaso dei desideri che ha un desiderio. Assurdo...”

 

Il tono della sua esternazione voleva essere ironico, ma lo disse con un tremito nella voce.

 

La dura, la beffarda, la sicura di sé Hanabi, alla fine, cedette. Nella solitudine dalla sua stanza, per una volta, decise che non sarebbe stato tanto male lasciare libero corso alle sue lacrime.

 

Lacrime di gioia.

Angolino dell'autore

 

Ehilà! Scusate se vi ho fatto attendere con la pubblicazione dell'epilogo, ma ho avuto un po' da fare...

 

Bene, questa storia è finita. Spero vi sia piaciuto leggerla come è piaciuto a me scriverla e invito tutti coloro che l'hanno seguita a esprimere un giudizio. Che dire ancora? Beh, che un po' mi dispiace che sia finita, quattro capitoli e un epilogo sono veramente brevi, almeno per i miei standard...

 

Naturalmente, stay tuned con le long che sto scrivendo, “A new generation”, “How i lost my soul” e, a quattro mani con Lunatharis1992, “The end of whirlpool”.

 

Seeya!

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