Il Futuro Perduto

di Goldor
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Claude e Gabriel ***
Capitolo 2: *** Un amico dal futuro ***
Capitolo 3: *** La Chiave del Tempo ***
Capitolo 4: *** La follia di Dimitri ***
Capitolo 5: *** Il Processo Arretrati ***
Capitolo 6: *** La Resistenza ***
Capitolo 7: *** Il professor Mortimer ***
Capitolo 8: *** Tra passato e futuro ***



Capitolo 1
*** Claude e Gabriel ***


Salve ragazzi, rieccoci con questa storia che è rimasta ferma e in fase di stesura per quasi un anno. Mi rendo conto di averla praticamente abbandonata a sé stessa, ma da questo momento in poi cercherò di dedicarmici regolarmente. Come potrete notare se continuerete a leggere, la trama di base della fanfic è rimasta invariata, ma alcuni capitoli sono stati corretti o arricchiti. quindi, anche se l’avete già fatto, vi invito a rileggere la storia a partire dal prologo, per essere certi di non aver perso nulla. Se non l’avete ancora fatto vi invito a lasciare traccia del vostro passaggio con una recensione o un breve commento.
E ora ecco qualche accenno di trama per chi non avesse mai letto la storia. Questa è una fanfic fantascientifica che racconta la storia di due amici, Claude e Gabriel, normali studenti liceari. Normali per modo di dire, dato che uno di loro nasconde un incredibile segreto che li porterà entrambi a vivere un’avventura fantastica letteralmente al di là del tempo e dello spazio! Se continuerete a leggere, scoprirete il significato del titolo e soprattutto della citazione che apre il prologo.
E ora vi auguro come sempre… Buona lettura!!!

 

PROLOGO: CLAUDE E GABRIEL
 

Il tempo è la moneta della tua vita. E’ l’unica che possiedi e che puoi decidere come spendere. Stai attento: non permettere ad altri di usarla al tuo posto
(Carl Sandburg)
 

La campanella delle 13 suonò cogliendo tutti all’improvviso. Tutti gli studenti del Liceo Vernon della città di Auropoli esultarono in coro per la fine di un’altra pesante giornata di lezioni e si affrettarono a preparare gli zaini per raggiungere l’uscita, pronti finalmente a divertirsi.
Come ormai era consuetudine consolidata, Claude Evans rimase in classe fino all’ultimo momento, ad aspettare il suo migliore amico, nonché compagno di classe che puntualmente era sempre in ritardo.
-Forza Gabriel, se aspetti ancora un po’ rischio di ammuffire-, scherzò a voce alta, invitando l’amico a muoversi. –Guarda che il tempo non aspetta-.
Gabriel Scott era ancora intento a racimolare le sue cose, tentando con poco successo di riunire tutti i suoi quaderni nella cartella. Come al solito aveva perso tempo in inutili quanto superflui appunti. Sinceramente, Claude non capiva bene l’utilità di tutti quei fogli scribacchiati.
I due amici si conoscevano da quasi due anni ormai, dal primo giorno di scuola. Erano entrambi al secondo anno di liceo scientifico e dal momento che si erano conosciuti erano diventati subito grandi amici.
-Eccomi, ho finito-, annunciò Gabriel, mentre l’amico alzava gli occhi al cielo. –Possiamo andare-.
Claude tirò un sospiro di sollievo, mentre uscivano dalla classe, puntando dritti verso l’uscita del liceo. Quel giorno le lezioni erano state particolarmente pesanti ed entrambi non vedevano l’ora di riposarsi.
Il ragazzo raggiunse l’uscita per primo e già si apprestava a godersi l’aria fresca, quando all’improvviso si accorse di aver lasciato l’amico indietro. Gabriel lo raggiunse poco dopo, appesantito dall’enorme quantità di quaderni e appunti presenti nella sua cartella.
-Il peso della cultura, immagino-, ridacchiò Claude, appena l’amico fu al suo fianco.
-Oh, ma sta zitto-, imprecò lui, mentre Claude tratteneva a stento le risate.
Gabriel era un po’ più basso di lui e aveva i capelli scuri abbastanza corti. Tutto sommato però non erano così diversi. Erano entrambi ottimi studenti, sebbene Claude spesso sembrasse un po’ spaesato di fronte a certe cose.
La prima volta che si erano incontrati ad esempio, il ragazzo era andato a sbattere contro la porta d’ingresso della scuola, imprecando per il fatto che fosse “difettosa perché non si era aperta da sola”. Gabriel ricordava di averci riso sopra per un’intera settimana.
Nei primi tempi Gabriel ci aveva scherzato su, sostenendo che l’amico veniva “da un altro mondo”. Claude non gli aveva risposto, limitandosi a sorridere in modo enigmatico. Ciononostante, con il tempo le cose sembravano essere andate a posto da sole.
Gabriel aveva scoperto che l’amico eccelleva in tutte le materie scientifiche, come la fisica e la matematica. Tra tutti quelli della loro classe, nessuno era migliore di lui: sembrava nato per il ragionamento fisico e matematico.
-Oggi pomeriggio hai da fare?-, chiese Gabriel, appena furono fuori –Se vuoi possiamo uscire a prendere un gelato o a fare un giro insieme-.
Claude scosse la testa. –Scusa, ma devo rifiutare. Oggi non posso proprio, sarà per la prossima volta-.
-D’accordo, ciao-, salutò Gabriel, incamminandosi verso casa. –Fatti sentire!-.
Claude sorrise tra sé e sé. -Contaci!-.
Il pomeriggio passò tranquillo e con il passare del tempo, sulla città si allungarono le ombre rassicuranti della sera. Gabriel passò il suo tempo tra i divertimenti e i compiti per il giorno seguente.
Scrisse il suo tema di italiano e finì gli ultimi esercizi di matematica, che aveva lasciato indietro il giorno prima. Il pomeriggio sembrava praticamente perfetto e nella norma. Tutto cambiò nel dopocena.
Gabriel era sdraiato sul divano a guardare la televisione, quando il suo cellulare trillò, avvertendolo che era arrivato un messaggio. Guardando l’ora, si accorse che erano le otto e mezza. Controllò il suo cellulare, scoprendo che il messaggio che aveva ricevuto era di Claude.
“Ciao Gabriel, tutto bene? Scusa se te lo chiedo così all’improvviso, ma ho assolutamente bisogno di parlare con te di persona. Possiamo incontrarci alle 9 nel parcheggio del centro commerciale? È veramente urgente!”
“Urgente?”, pensò il ragazzo, stupito. “Beh, se per lui è urgente deve essere qualcosa di davvero importante”.
Gabriel sapeva benissimo che a Claude non piaceva scherzare ed era meglio assicurarsi di quanto fosse grave la situazione, per farlo uscire a quell’ora. Disse ai suoi che usciva a fare un giro con un amico e presa la bici, uscì nell’aria frizzante della sera.
Affrettandosi verso il centro commerciale cittadino, Gabriel passò vicino al parchetto dove spesso lui e Claude si erano incontrati per divertirsi, ricordando con un risolino la divertente scena dell’amico che sembrava misteriosamente interessato a tutti i sassi che trovava nel parco.
In perfetto orario, svoltò nella via laterale poco lontano e con sollievo vide la grande insegna luminosa del centro commerciale. Si fermo nel parcheggio e smontò dalla bici. Controllò l’orologio: erano le 9 in punto.
“In perfetto orario”, pensò tra sé, anche se guardandosi bene intorno, vide che l’amico non era ancora arrivato.
Il parcheggio era vasto, buio e soprattutto deserto, illuminato appena dalla luce dei lampioni. Di Claude tuttavia non c’era alcuna traccia. Gabriel controllò nuovamente l’orologio. Erano le 9 e dieci. Possibile che volesse solo fargli uno scherzo.
“Ma dov’è?”, si chiese tra sé e sé, dando un’occhiata al telefono. “Al cellulare non è raggiungibile e di solito non è mai in ritardo”.
Le 9 e un quarto. Gabriel prese la bici, pronto a ritornare a casa, avvertendo il freddo della sera farsi sempre più opprimente. Aveva aspettato abbastanza. All’improvviso però qualcosa cambiò. Gabriel avvertì un impercettibile cambiamento nell’aria.
Dal nulla a pochi metri da lui era comparsa una macchia luminosa azzurrina, sospesa in aria a circa mezzo metro dal suolo, che brillava e pulsava come se fosse viva. Incuriosito lasciò  la bici e si avvicinò per osservarla meglio.
Con cautela, il ragazzo infilò una mano nella macchia. Aveva una consistenza strana, né gassosa né liquida, ma Gabriel poteva sentire benissimo l’energia enorme che essa emanava. Se avesse avuto i capelli più lunghi, probabilmente gli si sarebbero rizzati.
La luce si fece improvvisamente più intensa. Gabriel venne abbagliato e il terreno sotto di lui cedette. Il ragazzo, completamente accecato, si ritrovò a precipitare nel vuoto per un tempo che gli parve interminabile, perdendo conoscenza nell’impatto con il suolo.
 

E così eccoci arrivati alla fine del prologo. Spero che questa breve introduzione vi sia piaciuta e vi convinca a continuare la lettura. E non preoccupatevi, i prossimi capitoli dovrebbero avere una lunghezza complessivamente maggiore. Il prossimo capitolo continuerà dove questo si è interrotto e inizierà finalmente a chiarire i misteri intorno alla figura di Claude.
 Al prossimo capitolo: “Un amico dal futuro”!

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Capitolo 2
*** Un amico dal futuro ***


Salve ragazzi, ecco qui il primo vero capitolo di questa fanfic, riveduto e corretto per voi. Come promesso, questo capitolo inizierà a svelare i misteri che avvolgono la figura di Claude e soprattutto il misterioso evento in cui Gabriel è rimasto coinvolto. Se non l’avete ancora fatto, vi invito a lasciare una piccola recensione o anche solo un breve commento alla storia. Naturalmente vi risponderò il prima possibile.
E ora vi auguro come sempre… Buona lettura!!! 

 

1° CAPITOLO: UN AMICO DAL FUTURO
 

Gabriel riprese i sensi lentamente, sentendo di essere sdraiato su un morbido pavimento di velluto rosso. Quando riacquistò la consapevolezza di essere ancora vivo, aprì gli occhi e balzò a sedere di scatto, emettendo un gemito di dolore.
Si sentiva stranissimo, come se l’avessero gettato in una centrifuga impazzita. Gli ci volle qualche secondo per rimettere insieme i pezzi, ma finalmente ricordò tutto quanto gli era successo: il messaggio di Claude, il parcheggio del centro commerciale e quella strana macchia di luce sospesa nell’aria.
La seconda cosa che capì è che non era solo nella stanza. Seduti sul pavimento di fianco a lui, c’erano due uomini robusti, vestiti completamente con una strana uniforme nera che li copriva dalla testa ai piedi.
Quando si era alzato di scatto, i due avevano fatto un improvviso balzo all’indietro, come se avessero preso un grosso spavento e ora lo fissavano intimoriti, come se avesse avuto qualche sorta di malattia letale.
Aprì la bocca per chiedere dove si trovasse, ma uno dei due lo fissò con aria truce, dicendo: -Zitto, Arretrato!-.
Gabriel ammutolì all’istante e impossibilitato a fare altro, esplorò con lo sguardo la stanza in cui si trovava. Era rettangolare, interamente rivestita di marmo bianco e abbastanza grande. Il pavimento era costituito da velluto rosso, mentre l’unica fonte di illuminazione proveniva dal soffitto, un mosaico di strane pietre fosforescenti incastonate nel marmo.
Nella stanza c’erano diversi mobili in legno, principalmente armadietti, ma la sua attenzione venne attirata da una grande scrivania in legno dall’aria antica. Nella parete più lontana da lui, Gabriel vide una sorta di ascensore, chiuso da una pesante grata dorata.
Il ragazzo, stupito, tentò di alzarsi in piedi, ma gli fu nuovamente intimato di restare a terra. Nel frattempo, i due uomini confabulavano animatamente  tra di loro, tentando di mettersi d’accordo su cosa farne di lui.
Gabriel udì un “Bing” acuto e una voce femminile riecheggiò nell’aria, con evidente tono metallico. –Quinto livello. Ufficio del Primo Ministro-.
La grata dell’ascensore si aprì e ne venne fuori un nugolo di persone vestite in modo strano che circondavano un ragazzo che Gabriel non riusciva a vedere bene. Tutti gli uomini continuavano a parlare di argomenti a lui sconosciuti e che riusciva a sentire solo in parte.
-È una follia!-, urlava uno di essi. -Che ti è saltato in testa di portarlo qui? Ti rendi conto che ora tutti chiedono un’udienza dell’Aurogamot?-
-Abbiamo bisogno di punti strategici in cui attaccare, non possiamo farlo a caso, dannazione!-, esclamò esasperato un altro.
Finalmente una voce a lui ben nota li zittì tutti in un momento. Gabriel spalancò gli occhi, senza capacitarsi: lui conosceva benissimo quella voce, l’aveva sentita molte volte nell’arco di quei due anni, praticamente tutti i giorni.
-Calma Mat, per quanto riguarda l’udienza sinceramente non ne vedo la necessità. Comunque, se è volere dell’Aurogamot, ci presenteremo in aula il prima possibile. Carl, per quanto riguarda l’attacco, piazzeremo le truppe nei pressi del campo meteorico di Rupepoli-.
La voce squillante di Claude Evans era inconfondibile e Gabriel vide che era proprio lui a parlare, circondato dalla moltitudine di uomini. Anche lui aveva vestiti molto strani, di foggia più, come dire, futuristica.
L’amico continuò con voce autoritaria. -Il campo magnetico emesso dalle meteoriti impedirà di localizzarci e inoltre le rovine offrono un ottimo rifugio per… -.
Claude si era fermato improvvisamente, vendendo che l’amico era presente nella grande stanza di marmo bianco. –Ah, bene. È sveglio-.
Poi, accorgendosi che Gabriel era a terra, guardato a vista dai suoi uomini, disse con voce più dura: -Cosa state facendo voi due? Vi avevo ordinato di tenerlo d’occhio, non di segregarlo, razza di incompetenti-.
Il più grosso dei due, evidentemente il capo, tentò inutilmente di difendersi. –Ma… signore, è un Arretrato! Non può stare qui!-.
L’espressione sul volto di Claude peggiorò se possibile ancora di più. –Rettifico, idioti altro che incompetenti! Tornate immediatamente alle vostre occupazioni!-.
I due si guardarono per qualche secondo, si alzarono e tornarono verso l’ascensore, scendendo verso i piani inferiori. Claude sospirò e si rivolse agli altri che erano rimasti. –Vorreste lasciarci soli, per favore?-.
Tutti i presenti annuirono e velocemente si affrettarono a raggiungere l’ascensore per lasciare l’ufficio. Pochi minuti dopo, Claude e Gabriel rimasero da soli nella grande stanza di marmo bianco.
Claude sorrise all’amico e gli porse una mano per aiutarlo ad alzarsi. Quindi senza perdere tempo, lo fece accomodare alla scrivania, facendolo sedere su una comoda quanto antica poltrona di velluto rosso.
Da quando era arrivato, l’amico non gli aveva ancora rivolto la parola. Probabilmente era solo troppo scioccato per parlare. In ogni caso, aveva bisogno di lui, per cui avrebbe dovuto dirgli tutto, per quanto fosse incredibile.
-Ciao, come va?-, iniziò Claude, cercando di instaurare un discorso. -Stai bene?-.
Gabriel annuì con la testa e Claude continuò. –Scusa per il comportamento di quei due imbecilli, non sono cattivi, sono solo un po’ troppo zelanti nell’eseguire gli ordini-.
Gabriel ridacchiò e Claude fece una pausa, prima di continuare. –Comunque immagino di doverti un po’ di spiegazioni-.
Gabriel annuì di nuovo.
-Sai dove ti trovi?-, chiese Claude e quando l’amico scosse il capo aggiunse: -Questo è il Ministero di Auropoli-.
-Io… non sapevo…-, balbettò Gabriel –Che esistesse un ministero a Auropoli-.
Claude annuì. –Sai che giorno è oggi?-.
-3 maggio?-, tentò lui.
Claude scosse la testa. -15 agosto-.
Poi aggiunse sorridendo: -dell’anno 2050!-.
 

E con questo colpo di scena si chiude il primo capitolo della fanfic che, come vi avevo accennato è stato corretto e ampliato. Purtroppo per motivi di suspense è ancora piuttosto corto, ma state tranquilli. Il capitolo successivo sarà più lungo e rivelerà finalmente molti dettagli sulla vita di Claude e soprattutto sul colpo di scena finale.
Al prossimo capitolo: “La Chiave del Tempo”!

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Capitolo 3
*** La Chiave del Tempo ***


Salve ragazzi, ecco pronto il prossimo  capitolo di questa fanfic, naturalmente riveduto e corretto solo per voi. Come avevo accennato, in questo capitolo finalmente verranno svelati molti dei misteri a cui Gabriel ha assistito nelle ultime ore e soprattutto si scopriranno molti dettagli sulla vita di Claude. Se non l’avete ancora fatto, vi invito a lasciare una piccola recensione o anche solo un breve commento alla storia. Naturalmente vi risponderò il prima possibile.
E ora vi auguro come sempre… Buona lettura!!!

 

2° CAPITOLO: LA CHIAVE DEL TEMPO
 

-2050? 2050?!-. Gabriel sembrava impazzito e per gli ultimi 5 minuti non aveva fatto altro che ripetere a pappagallo la data. Claude poteva capirlo, dopotutto era scioccato, ma aveva bisogno di lui e della sua mente, possibilmente sana.
-Calmati, ti prego-, azzardò in un palese quanto inutile tentativo di risvegliarlo dalla trance in cui era caduto –Ti posso spiegare tutto-.
-Mi puoi spiegare tutto?!-, sbottò Gabriel, stringendo con forza i braccioli della sedia, minacciando quasi di romperli –Beh, allora fallo! E alla svelta!-.
-D’accordo, d’accordo…-, sospirò Claude. –Uff, voi Arretrati avete sempre fretta-.
-E non chiamarmi “Arretrato”!-, sbuffò di nuovo Gabriel.
-D’accordo, basta che non distruggi quella sedia, è un pezzo antico e non è neppure mia!-, disse Claude, poi rivolto più a se stesso mormorò: -Vediamo… non saprei da dove cominciare-.
-Perché non cominci dall’inizio?-, gli suggerì l’amico che finalmente sembrava essersi calmato e con profondo sollievo di Claude aveva smesso di tentare di distruggere la sedia antica.
-D’accordo-, cominciò lui, sicuro –Il mio nome è Claude Evans, ho sedici anni. Sono nato nel 2034 e lavoravo nel Centro di…-.
-Un attimo!-, obbiettò Gabriel –Tu lavori? A sedici anni?-
Claude annuì. –Lavoravo a dir la verità. Vedi, nel futuro si comincia a lavorare molto più giovani, così la nostra economia non risente del cambio generazionale-.
-Nel futuro?-, mormorò Gabriel, poco convinto. –Ma non è possibile!-.
-Non puoi negare l’evidenza-, ribatté Claude. –E poi questo è il futuro solo per te. Per me è il mio presente. Capito?-.
-No-, ammise Gabriel. Non ci stava capendo proprio nulla.
Claude sospirò. -Ad ogni modo, lavoravo insieme ad un mio amico, il professor Engel Mortimer: ero il suo assistente di laboratorio-.
-Esattamente di cosa vi occupavate?-, chiese Gabriel, curioso anche se un po’ scettico.
-Fisica Polidimensionale-, esclamò Claude, orgoglioso.
Poi, vedendo l’espressione confusa sul volto di Gabriel, si affrettò a specificare: -Distorsioni spazio-temporali, paradossi e naturalmente… viaggi nel tempo-.
-Ma viaggiare nel tempo è pura fantascienza!-, disse Gabriel, fissando l’amico. –È impossibile!-.
-Se fosse vero quello che hai detto, tu non potresti essere qui-, disse Claude, sorridendo. –Anche volare ai tempi di Leonardo Da Vinci era pura immaginazione, ma nel vostro tempo ormai è realtà!-.
Gabriel annuì, visibilmente più calmo, ma la successiva domanda di Claude lo spiazzò. -Conosci Dimitri Allen?-.
-Come scusa?-, chiese Gabriel, senza capire. –Mi pare di averlo sentito nominare, ma non ricordo dove-.
Ci pensò un minuto e si batté la mano sulla fronte. –Ah, si. Ho letto un volantino che lo riguardava al liceo. Dovrebbe essere uno studente di quarta se non erro. Un genio, ha preso il massimo dei voti nelle ultime olimpiadi studentesche!-.
Claude sospirò. – Sì, è un genio. Dimitri era uno scienziato che lavorava insieme ad Engel al Centro di Fisica Polidimensionale. Io ero il loro assistente di laboratorio-.
-Beh, mi sembra sensato- disse Gabriel. –Era un genio prodigio e da grande è diventato uno scienziato-.
Claude continuò, senza dare segno di averlo minimamente ascoltato. –Lavoravamo giorno e notte, tentando di scoprire i segreti dello spazio e del tempo. Il nostro obbiettivo era la creazione di una macchina del tempo funzionante-.
-Una macchina del tempo?- chiese Gabriel. –E ci siete riusciti?-.
Claude annuì. –Calma, ci arriverò tra un attimo. Dimitri in particolare sembrava ossessionato dall’idea di tornare nel passato per un qualche motivo. Aveva riempito i quaderni di annotazioni su come cambiare eventi storici a suo favore-.
-Cambiare eventi storici?-, sussurrò l’amico –Ma è impossibile!-.
Claude scosse la testa. –Sfortunatamente non lo è. E Dimitri lo sapeva bene. Engel e io lo tenevamo sotto controllo. E poi, accadde-.
-Cosa?-, chiese Gabriel che ormai gli pendeva dalle labbra.
-Le nostre fatiche furono ricompensate-, rispose Claude. -Engel scopri la Chiave del Tempo, una complessa equazione matematica che permetteva letteralmente di perforare il tessuto spaziotemporale, generando distorsioni-.
-Potevate “perforare” davvero il tempo?-. Gabriel era sempre più scioccato. – Ma come?-.
Claude sorrise e rallentò, segno che stava per arrivare al punto chiave della vicenda. –Campi magnetici. Generando un immenso campo elettromagnetico in un punto molto piccolo dello spazio, esso collassa e crea una distorsione, che in pratica non è altro che un buco tra due tempi diversi. Se ci si avvicina troppo alla distorsione, si viene risucchiati dall’altra parte-.
Gabriel emise un gemito di comprensione e Claude ridacchiò. –Eh, si, vedo che hai capito. Ti ho portato qui con una distorsione temporale. Vedi, ultimamente, la città è satura di energia magnetica e si generano di frequente distorsioni naturali. Quando capì che una di esse passava proprio per il tuo tempo, decisi di prelevarti. Mi sarebbe bastato farti essere nel punto giusto al momento giusto-.
-E io-, finì Gabriel. – Ci sono cascato come un pollo-.
-Esatto-, sorrise Claude. - Sapevo che dopo averla vista non avresti resistito alla curiosità di guardarla da vicino. Nel tuo tempo siete prevedibili-.
Gabriel annuì di malavoglia. –Ma c’è ancora una cosa che non capisco. Perché mi hai portato nel tuo tempo? E soprattutto che ci facevi nel mio di tempo?-.
-Ci sto arrivando, un attimo-. Claude prese fiato e continuò col suo racconto. –Come ti dicevo, avevamo scoperto come creare distorsioni temporali. I primi esperimenti li avevamo fatti con l’acceleratore di particelle del centro, ma poi Engel volle di più. E così creò una vera e propria macchina del tempo, chiamata Tempix-.
-Wow, fantastico!-, esclamò Gabriel. –E tutto questo in pochi anni?-.
Claude annuì. –In verità fu piuttosto semplice, una volta in possesso della Chiave del Tempo. Ad ogni modo, come puoi ben immaginare, decisimo di tenere questa creazione nascosta da Dimitri, senza rivelare a nessuno della sua esistenza. Speravamo di riuscire ad allontanare Dimitri dal laboratorio, prima che facesse qualche pazzia-.
-E non ci siete riusciti?-, chiese Gabriel.
L’amico scosse la testa. -No, questo è il motivo per cui sei qui-.
Senza dire altro, Claude aprì il cassetto della sua scrivania e tirò fuori un piccolo aggeggio simile ad un proiettore a forma di sfera. –Un proiettore olografico a realtà aumentata. Ti voglio mostrare quello che Dimitri fece, circa sei mesi fa-.
 

Bene, direi che il secondo capitolo ha finalmente iniziato a chiarire un po’ come stanno le cose, anche se naturalmente ha aperto nuovi quesiti. Come promesso, questo capitolo è più lungo del precedente e vedrete che anche il terzo non vi deluderà. Nel prossimo capitolo, la trama e soprattutto le intenzioni di Dimitri verranno chiarite e approfondite.
Al prossimo capitolo: “La follia di Dimitri”!

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Capitolo 4
*** La follia di Dimitri ***


Salve ragazzi, il prossimo  capitolo di questa fanfic è finalmente pronto, naturalmente riveduto e corretto solo per voi. Come avevo accennato, in questo capitolo finalmente verranno svelati molti dei misteri a cui Gabriel ha assistito nelle ultime ore e soprattutto si scopriranno molti dettagli sulla vita di Claude. Se non l’avete ancora fatto, vi invito a lasciare una piccola recensione o anche solo un breve commento alla storia. Naturalmente vi risponderò il prima possibile.
E ora vi auguro come sempre… Buona lettura!!!

 

3° CAPITOLO: LA FOLLIA DI DIMITRI

Gabriel, roso dai dubbi e dalle preoccupazioni, stava ancora riflettendo tra se su cosa avesse potuto fare quello che per lui era un normalissimo studente liceare con un quoziente intellettivo superiore alla media.
-So cosa stai pensando-, disse Claude, sorridendo. –Ma il tempo cambia le persone, ricordatelo-.
Gabriel annuì e vide l’amico frugare nei cassetti della scrivania. Ne aprì uno diviso in piccoli scomparti in cui alloggiavano piccoli oggetti sottili, simili alle chiavette dei computer. Ognuno di essi era etichettato minuziosamente.
Claude ne scelse una che recitava: “Esplosione del Centro di Fisica Polidimensionale”.
-Prima di tutto-, cominciò lui –devi capire che il Tempix non è l’unico modo di viaggiare nel tempo. Certamente se Dimitri avesse saputo della sua esistenza avrebbe cercato di rubarlo, invece di elaborare un piano così complesso-.
Gabriel annuì. Era chiaro che aveva scelto la soluzione più semplice se ne avesse avuto l’opportunità. Era la cosa più logica ed intelligente. Decisamente una pensata degna di un cervellone.
Claude proseguì. -In ogni caso, studiando la fisica polidimensionale e in particolar modo la sua quarta dimensione, il tempo, scoprimmo subito qual era l’idea di base per viaggiare nel passato o nel futuro-.
-Sarebbe?-, chiese Gabriel, curioso.
-Le distorsioni, Gabri! Le distorsioni temporali sono la chiave per viaggiare nel tempo. Come ti ho già detto, una distorsione non è altro che uno strappo del continuum spazio-tempo che collega due tempo diversi. Naturalmente questo era soltanto l’inizio dei nostri studi-.
Gabriel ascoltava affascinato, mentre l’amico descriveva il suo lavoro con così tanta passione.
-Avevamo scoperto che in natura, le distorsioni temporali si aprivano dal collasso di grandi quantità di energia magnetica. Purtroppo, gran parte delle distorsioni erano instabili e pertanto inadatte ai viaggi nel tempo-.
-Un momento!-, lo fermò l’amico confuso –Cosa intendi con “instabile”?-.
Claude annuì e spiegò. –In Fisica Polidimensionale, con il termine “distorsione instabile” si intende una distorsione che dopo “l’utilizzo” collassa su se stessa distruggendosi-.
-In pratica è una distorsione monouso-, disse Gabriel.
Claude confermò. –Sì, io ti ho portato qui con una di esse. Generalmente, le distorsioni temporali instabili sono molto pericolose da attraversare, ma non avevo altra scelta per portarti nel futuro-.
Gabriel annuì, senza riuscire a reprimere un brivido che gli corse lungo la schiena quando pensò a cosa sarebbe potuto accadergli se Claude avesse sbagliato i suoi calcoli. Probabilmente era meglio non fare domande su questo.
-Per i viaggi nel tempo-, continuò l’amico –sono necessarie invece distorsioni stabili, ovvero che possono essere attraversate più volte senza auto-collassare su se stesse. Purtroppo le distorsioni stabili in natura sono rarissime e non è possibile stabilire la data di arrivo-.
Gabriel capiva perché le distorsioni naturali fossero inadatte al viaggio. Dopotutto se non si poteva scegliere la destinazione erano completamente inutili: nessuno avrebbe mai accettato di viaggiare in un tempo a caso.
-Quindi di conseguenza, avevamo bisogno di creare distorsioni temporali artificiali e guidarle in modo tale che portassero verso una data ben precisa e questo è stata una sfida-.
Claude aveva rallentato la narrazione, segno che stava per arrivare al nocciolo della questione. Gabriel lo osservava in silenzio, cercando di intuire cosa l’amico avrebbe detto: ormai la faccenda lo aveva davvero incuriosito.
-Inizialmente riuscimmo a crearle grazie ai campi magnetici emessi dall’acceleratore di particelle del centro, ma avevamo ancora il problema di guidarle dove volevamo noi-. Claude si interruppe un secondo prima di continuare. -Eravamo riusciti a spedire alcuni oggetti con successo indietro nel tempo e persino qualche soggetto umano, ma non potevamo scegliere con precisione la data di arrivo; solo il periodo temporale-.
Gabriel lo interruppe di nuovo. –Con che approssimazione?-.
-Circa di 10 anni. Rischiavi di finire o 10 anni prima o 10 dopo. Tutto cambiò con la scoperta di Engel-.
Gabriel annuì. –La “Chiave del Tempo”-.
-Esatto!-, disse Claude. –Con la Chiave potevamo finalmente guidare la distorsione dove volevamo ed essere finalmente precisi al minuto, se non di più. Da qui il passo fu breve. In segreto, Engel costruì la macchina-.
-Che chiamò Tempix-, finì Gabriel per lui.
Claude annuì. -Già, in sostanza il Tempix apre una distorsione intorno a sé che gli permette di viaggiare nel tempo. Tutto questo però Dimitri non lo sapeva per fortuna. Era convinto che aprendo una distorsione avrebbe potuto compiere il suo obiettivo-.
-E come ci riuscì?-, chiese Gabriel. –Come riuscì ad aprire una distorsione senza il Tempix?-.
-Con l’acceleratore di particelle, Gabri-, rispose Claude. -Usò l’enorme energia prodotta dallo scontro di alcune particolari particelle elementari per creare il campo magnetico e farlo collassare su se stesso-.
-Ma è da pazzi!-, urlò l’amico. –Tutto questo sembra incredibilmente pericoloso-.
Claude annuì. – E non hai ancora sentito cosa accadde dopo-.
Prese la chiavetta etichettata e la infilò nel proiettore. Poi lo accese. L’aggeggio ronzò per un po’ e partì, diffondendo uno strano ronzio nell’aria e illuminando la stanza con fasci intermittenti di luce azzurrina.
-Indossa questi-, disse Claude passandogli un paio di occhiali scuri. Gabriel vide che lui li aveva già indossati al posto dei propri. –Sono occhiali per la realtà aumentata-.
Gabriel si infilò gli occhiali color carbone e sbarrò gli occhi dalla sorpresa. La stanza intera era scomparsa, come pure Claude che fino a poco prima si trovava al suo fianco. Curioso, Gabriel si guardò intorno, senza ben sapere cosa dovesse guardare.
Si trovava sospeso in aria ad un’altezza considerevole. Sotto di lui, si trovava un complesso di edifici curiosi. Gabriel vide un gigantesco anello luccicante di metallo cromato, che brillava come se fosse fatto di pura luce. Anche se non ne aveva mai visto uno, sapeva che cos’era.
“L’acceleratore di particelle!”, pensò allarmato, vedendo che la luminosità dell’apparecchio aumentava sempre di più. E poi all’improvviso accadde.
Gabriel udì uno scoppio terribile e venne investito da una fortissima corrente d’aria. Per un momento, tutto fu luce. Fu quasi tentato di urlare, salvo poi ricordarsi che si trovava in una specie di realtà virtuale e che tutto ciò a cui stava assistendo era già accaduto.
Quando la luce si dissolse, lo spettacolo che vide era orripilante. Il centro e l’acceleratore erano stati completamente rasi al suolo, così come gran parte degli edifici intorno. Poi, senza preavviso, tutto diventò buio.
Gabriel si tolse gli occhiali scuri e indossò i propri guardandosi intorno. Si trovava nello studio di marmo bianco e Claude era di nuovo accanto a lui. L’amico lo guardava, come per cercare di intuire i suoi pensieri.
Mentre spegneva il proiettore, Claude gli disse: -Ti piace la nostra realtà aumentata di ultima generazione? Quella che hai visto era la registrazione di una delle telecamere aeree del centro-.
-Spiegami tutto-, sussurrò Gabriel, sempre più in ansia.
Claude annuì. –Dobbiamo tornare a circa sei mesi fa. Come ti ho detto, Dimitri passava sempre più tempo solo con gli scienziati dell’acceleratore e Engel si insospettì, iniziando a tenerlo d’occhio. Una mattina, venne da me a comunicarmi la notizia, ma era troppo tardi. Scoprimmo che Dimitri aveva sequestrato diversi scienziati nel centro e stava lavorando all’acceleratore-.
-Ma allora è stato lui a…-. Gabriel si interruppe, non sapendo bene come continuare.
-A causare l’esplosione?-, gli venne in aiuto Claude. -Sì. Quando capimmo quel che aveva in mente era troppo tardi per fermarlo. L’esplosione distrusse buona parte del centro. Dopo lo scoppio, fui il primo ad arrivare e a constatare che tutti gli scienziati erano morti-.
-Tutti?-, chiese l’amico. –Anche Dimitri?-.
-Vedi-, gli rispose Claude. –Qui viene il bello. Lo cercammo tra le macerie, ma di lui nessuna traccia. Conclusimo che il corpo doveva essersi disintegrato nell’urto. Tuttavia, pochi giorni dopo, analizzando i filmati, fecimo una scoperta sconvolgente-.
-Cioè?-.
Claude sospirò. –Dimitri se n’era andato dal centro durante l’ultima fase dell’esperimento. Sapeva che l’acceleratore, già spinto al limite, rischiava di esplodere. Così si allontanò e obbligò gli scienziati a concludere il lavoro per lui, obbligandoli con ricatti e minacce. Ormai sappiamo tutti le conseguenze-.
-Terribile!-, urlò Gabriel, disgustato. –Tutto questo è orribile-.
Claude annuì. –Contemporaneamente, Engel notò uno strano cambiamento della linea temporale, la Timeline-.
-Vuoi dire che Dimitri era riuscito a cambiare il passato?-, chiese Gabriel, allarmato.
-Sì, scoprimmo che Dimitri aveva inviato indietro nel tempo un diario pieno di appunti sul futuro-.
Gabriel era allibito, ma Claude continuò. –Nei successivi anni, acquisì potere e ricchezze, grazie a quel libriccino. Sospetto che vi avesse scritto molto più di qualche giocata al lotto-.
-Ok-, disse Gabriel –Ma io cosa c’entro? Voglio dire, in tutta questa storia-.
-Ci sto arrivando-, lo calmò Claude con un gesto della mano. -Analizzando i dati, abbiamo scoperto che Dimitri ha inviato il diario nel tuo tempo, anche se non ha potuto specificare una data precisa. Ho bisogno di te per fermarlo-.
-Ecco perché ti sei costruito una vita nel passato!-, esclamò Gabriel –Stavi cercando di sorvegliare il giovane Dimitri e impadronirti del diario-.
-Esatto! Non per niente sei uno dei più intelligenti della classe-, disse Claude –Quando scoprimmo che il futuro stava cambiando, io e Engel ci siamo rifugiati nell’unico posto sicuro. Il passato. E precisamente nel tuo tempo-.
-Ma in che modo posso…-.
Gabriel fu interrotto da un sonoro “Bing”. Una voce femminile disse: -Quinto livello. Ufficio del Primo Ministro-.
La grata dell’ascensore si aprì e uscì un ragazzo più grande di lui, sui vent’anni, che si rivolse a Claude e sussurrò: -Ci siamo, è ora-.
Claude annuì. –Scusa Gabri, continueremo dopo. Vieni-.
-Dove andiamo?-, chiese lui.
-Al Tribunale Aurogamot, qualche piano più sotto-.
-Perché?-, chiese il ragazzo lievemente in ansia.
-Per il processo. Portare un Arretrato nel nostro tempo è un crimine. E come tale viene giudicato dal supremo tribunale di Auropoli-.
 

Anche il terzo capitolo è giunto alla fine, aprendo un nuovo dubbio sulla sorte di Gabriel, processato per essere giunto nel futuro. Inutile dire che questo capitolo è di vitale importanza per la trama, quindi tenetevelo bene a mente. La lunghezza di questo capitolo è più o meno uguale al precedente, ma vi prometto che il quarto capitolo sarà molto più corposo.
Al prossimo capitolo: “Il Processo Arretrati”

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Capitolo 5
*** Il Processo Arretrati ***


Salve ragazzi, ed ecco che finalmente anche il quarto  capitolo di questa fanfic è finalmente pronto, riveduto e corretto. Il capitolo riprenderà dove era finito quello precedente, con Claude alle prese con il supremo tribunale di Auropoli che ha deciso di sottoporre Gabriel ad un udienza formale. Se non l’avete ancora fatto, vi invito a lasciare una piccola recensione o anche solo un breve commento alla storia. Naturalmente vi risponderò il prima possibile.
E ora vi auguro come sempre… Buona lettura!!!

 

4° CAPITOLO: IL PROCESSO ARRETRATI

Gabriel era scioccato dall’ultima novità, tanto che non riusciva a muoversi o a parlare.
“Processato dal tribunale supremo di Auropoli”. Aveva già conosciuto la reazione degli amici di Claude nei suoi confronti e non gli era piaciuta per niente.
Qualcuno, non sapeva se Claude o il ragazzo più grande, l’aveva afferrato e condotto dolcemente verso l’ascensore. Lu non aveva protestato, troppo sfinito per opporsi.
-Stai calmo per favore-, gli sussurrò l’amico all’orecchio. –Tu non hai fatto niente di male. Non permetterò che ti condannino-.
Gabriel lo fissò con un po’ più di colore sul viso ed entrò nell’ascensore.
Il ragazzo più grande gli porse la mano. –Piacere, sono Matthew Travers, del Dipartimento Studi Vulcanologici-.
Gabriel gli strinse la mano esitando. –Gabriel Scott-.
Stava per chiedere a Matthew cosa intendesse con “Studi Vulcanologici”, ma questi si era rivolto a Claude che stava per premere il tasto dell’ascensore.
-Io scendo nei sotterranei-, disse. Claude annuì e pigiò il tasto più in basso di tutti.
La grata dell’ascensore si chiuse e la cabina iniziò a scendere. Claude era al suo fianco e tentava con scarso successo di calmalo in vista dell’imminente processo a cui ingiustamente doveva partecipare.
Dopo un tempo che gli parve interminabile, l’ascensore si fermò, emettendo il solito “Bing”. Una voce femminile gracchiò: -Livello sotterraneo. Ufficio Misteri-.
La grata dorata si aprì e Matthew Travers, dopo aver fatto un cenno di saluto ad entrambi i ragazzì, uscì in tutta fretta. Gabriel ne approfittò per osservare meglio il luogo misterioso in cui si trovavano.
L’ascensore dava direttamente su un lugubre e spoglio corridoio, privo di finestre e illuminato a malapena dalla luce delle torce appese qua e là sui muri. Le pareti erano di ossidiana nera e cupa, che rifletteva a malapena la luce.
L’unica via d’uscita che Gabriel riusciva a vedere in quel momento era una piccola porticina di legno scuro in fondo al corridoio, così lontana da essere quasi invisibile nella semioscurità in cui era immerso l’ambiente.
Claude si preparò a premere il pulsante per risalire, ma una voce melodiosa canticchio: -Un momento, per favore!-.
Gabriel spostò lo sguardo lungo il corridoio, scorgendo una persona che era appena uscita dalla porticina. La voce apparteneva ad una bella ragazza di forse sedici o diciassette anni, dal fisico snello e una chioma biondo scuro, che veniva verso di loro.
La ragazza entrò nell’ascensore e salutò allegramente Claude che subito le rispose: -Ciao Ariana, anch’io sono felice di vederti-. Poi si rivolse all’amico. –Gabriel, lei è Ariana Gold, dell’Ufficio Misteri…-.
-Dipartimento Esplorazioni sotterranee e Scavi archeologici, piacere-, disse lei tutto d’un fiato. Poi guardandolo meglio, aggiunse: -Tu devi essere il ragazzo del passato-.
Gabriel annuì, stupendosi del fatto che non l’avesse chiamato “Arretrato”. Era la prima persona oltre a Claude che non l’aveva fatto, dopo il suo arrivo nel futuro.
-Mi dispiace che tu debba prendere parte al processo-, disse lei, addolcendo lo sguardo. –Sai, trovo che le genti del passato siano affascinanti. Nell’Ufficio Misteri abbiamo una sezione dedicata allo studio delle vostre tradizioni e usi-.
Gabriel sorrise e abbassò la voce, in modo che solo Claude lo sentisse. –Cos’è l’Ufficio Misteri?-.
Claude gli fece segno di tacere e sussurrò. –Lascia perdere, te lo dirò dopo-.
Già abbastanza scosso, Gabriel sobbalzò quando il “Bing” riecheggiò nella cabina, segno che l’ascensore si era fermato.
–Livello interrato-, gracchiò la solita vocina –Tribunale Aurogamot-.
-Ci siamo-, disse Claude –Sei pronto?-.
Gabriel annuì, poco convinto e uscì dall’ascensore, seguendo Claude. Si trovavano in un lungo corridoio in pietra nera, illuminato dalla luce fioca di alcune torce nascoste in piccole nicchie lungo il muro. Alla fine del corridoio, Claude gli indicò una piccola porticina di legno.
-Buona fortuna-, cantò la voce soave di Ariana Gold, mentre la grata dell’ascensore si chiudeva.
Nervoso e in ansia, Gabriel percorse il corridoio a grandi passi, mentre l’amico non lo perdeva di vista neppure per un secondo e raggiunta la porta, la aprì ed entrò in una grande sala, gremita di gente e poco illuminata.
La stanza era rettangolare e in pietra nera, come il corridoio dell’Ufficio Misteri, ma grande il triplo e illuminata dalle candele appese lungo i muri e da un grande lampadario che però non faceva altro che aumentare la penombra in cui era immersa la sala.
Lungo due delle pareti opposte della stanza, si trovavano delle tribune in legno foderate di tessuto rosso, su cui erano seduti una moltitudine di persone vestite in toga rossa con una “A” dorata stampata sul petto.
In fondo alla stanza, si trovavano tre grandi scrivanie di legno sopraelevate. In quella centrale, era seduto un uomo sulla quarantina, dai capelli scuri, che teneva un martelletto da giudice, brandendolo in aria.
Alle altre due scrivanie, sedevano rispettivamente un uomo più giovane, biondo e una donna dai capelli corvini, che fissava verso il basso con aria severa. Claude lo guidò verso il banco degli imputati, vicino all’ingresso della sala.
Il giudice lo fissò con uno sguardo strano, che non gli faceva presagire nulla di buono. –Dichiaro aperto il processo contro l’imputato Gabriel Scott, accusato di essere un Arretrato e di aver varcato la barriera tra il nostro e il suo tempo-.
Gabriel lo vide prendere fiato e leggere un fascicolo che gli era stato porto dalla donna coi capelli corvini. –Giudice del processo: Gregor Lockhard. Inquisitori: Amelia Smell e Barty Law-.
Claude prese la parola. –Avvocato della difesa: Claude Vincent Evans-.
Il giudice lo guardò male per un momento. Poi prese la parola dicendo: -Allora, le accuse contro l’imputato sono le seguenti: egli, nella piena consapevolezza delle sue azioni, pur essendo un Arretrato, ha attraversato una distorsione temporale illegalmente e si è trattenuto di sua spontanea volontà nel nostro tempo-.
-Obiezione!-, urlò Claude in modo che tutti nella sala lo sentissero. –Il signor Scott non ha fatto niente del genere, almeno non intenzionalmente-. Fece una piccola pausa per riprendere fiato. –Sono stato io a far in modo che fosse portato qui-.
Un vociare si diffuse nella stanza, ma il giudice rimase impassibile. –Tutto questo non ha importanza! Intenzionalmente o no, l’imputato è un Arretrato. Intende forse negarlo, signor Evans?-.
Claude fece no con la testa. –Ovviamente non posso contraddirla, eccellenza-.
Il giudice sembrava soddisfatto. –Dunque saprà di certo che il solo fatto di attraversare le distorsioni senza permesso e trattenersi in altri tempi è proibito e punito da questo tribunale. Non è forse vero, stimati colleghi dell’Aurogamot?-.
Gabriel si sentì perduto quando sentì i mormorii d’assenso riempire la sala. Erano decisamente fregati: sembrava che tutti i membri dell’Aurogamot volessero un verdetto di colpevolezza.
-Quindi a nome di tutto l’Aurogamot chiedo-, continuò il giudice implacabile –che il qui presente imputato venga rinchiuso immediatamente nelle segrete oscure in attesa di essere rispedito nel suo tempo legittimo-. E indicò qualcosa alle sue spalle.
Gabriel spostò lo sguardo in quella direzione e rabbrividì. Il giudice indicava un lungo corridoio buio dal quale si sentivano provenire lamenti e gemiti che non riusciva a identificare. Guardò verso Claude che ora pareva decisamente più preoccupato.
-Un attimo!-, urlò Claude alla fine, poco prima che il giudice decretasse il verdetto. –Non potete farlo! L’imputato è innocente, non ha colpa delle sue azioni!-.
Il giudice lo guardò impassibile. –L’imputato è un Arretrato e questo basta a farlo colpevole. Secondo gli studi dell’Ufficio Misteri gli arretrati costituiscono un pericolo per la nostra sicurezza!-.
-Obiezione!-, cantò una voce melodiosa dietro di lui. Tutti si voltarono, vedendo una bella ragazza bionda entrare nella stanza.
Ariana Gold guardò il giudice con aria di sfida, spostando poi lo sguardo su Gabriel. Il ragazzo la vide sfoggiare uno sguardo di pura determinazione, mentre si accingeva ad aiutarli a sfuggire a quella situazione disperata.
-E lei chi sarebbe?-, chiese il giudice, visibilmente irritato –Come si permette di entrare durante un processo?!-.
Lei lo guardò negli occhi. –Il mio nome è Ariana Gold e lavoro nell’Ufficio Misteri. Posso asserire che quello che ha affermato è assolutamente falso. Secondo gli studi, gli Arretrati non costituiscono e non hanno mai costituito alcun pericolo per il nostro sviluppo-.
-Menzogne!-, urlò il giudice rosso come un peperone. –Sta mentendo: non datele ascolto!-.
-La tecnologia degli Arretrati-, continuò lei con voce da usignolo –costituisce la base delle nostra e dunque non vedo come potrebbe essere una minaccia-.
-Le sue sono solo parole!-, la attaccò il giudice, mentre tutti i membri del tribunale lo fissavano. –Non ha alcuna prova!-.
Ariana sorrise, incurvando le labbra. –Io direi che potrei fornirgliene a bizzeffe. Inoltre, gli studi dell’Ufficio Misteri sono estremamente riservati. Quindi non vedo come lei possa essere venuto a conoscenza dei fatti che ha esposto-.
Il giudice sembrava sul punto di esplodere. –Ora basta! La smetta!-.
Ma Ariana non si fermò. –Se i signori volessero seguirmi nell’Ufficio Misteri, in questo momento, potrei dimostrare a tutti che quello che ho detto corrisponde al vero-.
Un nuovo vociare si diffuse nell’aria. Claude ne approfittò per prendere la parola. –Signori dell’Aurogamot, ascoltatemi. Permettetemi di ricordarvi la vostra funzione. Voi siete qui per giudicare i crimini più gravi del nostro tempo-.
Claude fece una pausa prima di ricominciare con più enfasi. –Allora vi chiedo, qual è la minaccia più grave? Un pazzo scienziato che cambia la storia e si impadronisce del mondo o un ragazzino di 16 anni che finisce per errore nel nostro tempo?-.
Nella sala calò il silenzio. Gabriel vide che i membri del tribunale si guardavano l’un l’altro, pieni di vergogna. Il giudice, che aveva assunto una tonalità bordeaux, disse: -Molto bene, allora mettiamolo ai voti. Chi è a favore di una condanna?-.
La sua mano si alzò, seguita da quella dei due inquisitori al suo fianco, ma nessun’altro si mosse.
Claude urlò a voce alta: -Chi a favore dell’assoluzione da tutte le accuse?-.
Una cinquantina di mani si alzarono. Gabriel capì con gioia che avevano vinto. Ariana li aveva salvati per il rotto della cuffia. Doveva assolutamente ricordarsi di alzarle un monumento appena fossero usciti dall’aula.
-Assolto da tutte le accuse-, disse il giudice di malavoglia, uscendo dalla sala, diretto verso l’ufficio.
Velocemente, l’aula si svuotò, finche rimasero solo in tre. Lui, Claude e Ariana.
Mentre tornavano verso l’ascensore, Gabriel fece ringraziamenti a profusione alla ragazza, che gli sorrise, augurandogli nuovamente buona fortuna.
Fecero una sosta all’Ufficio Misteri per accompagnare Ariana e poi risalirono all’ultimo piano.
-Allora-, disse Claude appena rientrarono nell’ufficio di marmo bianco. –Dove eravamo rimasti?-.
 

Bene, direi che come promesso il quarto capitolo è considerevolmente più lungo degli altri. Considerate che si tratta di un capitolo di transizione, più che altro utile per capire un po’ la mentalità delle varie persone del futuro. Dal prossimo capitolo, si tornerà invece al nocciolo della storia, partendo esattamente dal punto in cui ci siamo interrotti nel capitolo 3.
Al prossimo capitolo: “La Resistenza”

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Capitolo 6
*** La Resistenza ***


Salve ragazzi, rieccoci di nuovo qui per il quinto capitolo di questa fanfic. Come sempre, il capitolo è stato riveduto e corretto per voi. In questa parte, si concluderà finalmente il racconto di Claude riguardo alla distorsione della storia e verranno chiariti tutti i misteri riguardo ad essa. Se non l’avete ancora fatto, vi invito a lasciare una piccola recensione o anche solo un breve commento alla storia, ai quali naturalmente risponderò il prima possibile.
E ora vi auguro come sempre… Buona lettura!!!

 

5° CAPITOLO: LA RESISTENZA

“Dove eravamo rimasti?”. Gabriel rifletté un minuto e disse sicuro: -Mi stavi raccontando che tu e il professore siete fuggiti nel passato-.
Claude si batté una mano sulla fronte. –Ah sì. Naturalmente se fossimo rimasti nel nostro tempo, avremmo subito il mutamento della storia. L’unica soluzione era scappare prima del cambiamento, oppure in un tempo che l’aveva già subito-.
Gabriel annuì. –Ovvio-.
Claude continuò. –Ma naturalmente avevamo anche un altro motivo per scegliere proprio il tuo tempo. Eravamo determinati a fermare la distorsione all’origine-.
-Quindi-, lo interruppe Gabriel –In sostanza volevate impadronirvi del diario per distruggerlo?-.
-Sì, annuì Claude. -Se ci fossimo riusciti prima che il giovane Dimitri lo leggesse, il corso della storia sarebbe tornato sui binari corretti e tutto sarebbe tornato come prima. Purtroppo però ci furono delle complicazioni-.
-Ovvero?-, chiese Gabriel, curioso.
Claude sospirò. –Vedi, non è stata una buona idea mettersi in viaggio con una distorsione temporale in corso. Durante il salto, il Tempix ebbe non pochi problemi e quando arrivammo nel tuo tempo alcuni dei circuiti erano irrimediabilmente andati al Creatore-.
Gabriel ridacchiò. –Un po’ come uscire in barca durante una tempesta-.
Claude lo guardò sorpreso. -Diciamo di sì. Ad ogni modo non era un danno così rilevante, ma ci vollero diverse settimane prima che il professore riuscisse a ripararlo-.
-E tu nel frattempo cos’hai fatto?-, chiese Gabriel.
-Ovviamente mi misi subito al lavoro per rintracciare Dimitri-, rispose immediatamente l’amico. -Sapevamo poco di lui, ma le informazioni che gli avevamo carpito durante la nostra collaborazione mi condussero al tuo liceo, dove Dimitri studiava da ragazzo-.
Claude si fermò un attimo a riprendere fiato. –Per i primi giorni, provai ad avvicinarlo in privato, ma tutti gli sforzi risultavano vani, così decisi di cambiare strategia-.
Gabriel lo interruppe. –E quindi ti sei costruito una vita nel passato, venendo a frequentare il nostro liceo per spiarlo da vicino, in modo da rubare il diario non appena fosse arrivato nel passato. Ma come hai fatto?-.
-Oh, è stato facile, semplicissimo-, disse Claude compiaciuto. –Ho solo dovuto crearmi un’identità e dei dati falsi per mascherare la mia provenienza. Poi mi sono iscritto regolarmente. Ammetto di aver avuto non poche difficoltà ad utilizzare le vostre tecnologie arretr… Ehm, diciamo antiche-.
-Ehi!-, protestò l’amico –Il mio tempo non è la preistoria!-.
-Beh no, ma ci assomiglia, dai-, rispose Claude sorridendo all’occhiata omicida dell’amico. –In ogni caso, il primo mese passò senza troppi intoppi e nel frattempo Engel aveva riparato il Tempix, così potemmo tornare nel futuro-.
-Un attimo-, disse Gabriel –Ma è impossibile! Non sei mancato da scuola un solo giorno-.
Claude annuì. –Già, è vero. Ma è una questione di salti temporali. In pratica sono tornato nel tuo tempo nell’istante esatto della mia partenza, in questo modo è come se non fossi mai partito-.
Gabriel si massaggiò le tempie. –Troppo complicato, ma continua dai-.
Claude ridacchiò davanti alla reazione dell’amico. -Quando tornammo nel futuro, lo trovammo sconvolto e profondamente cambiato. Da luogo bello e felice si era trasformato in una sorta di roccaforte, in cui Dimitri dominava tutto e tutti-.
-Terribile!-, disse l’amico, improvvisamente tormentato da un dubbio. –Ma come ha fatto a far tutto ciò semplicemente con un diario?-.
Claude sospirò. –Probabilmente in quel diario erano annotate conoscenze e tecnologie davvero avanzatissime per l’epoca. Se fosse riuscito a costruirne una, non avrebbe avuto problemi a far soldi e a diventar potente. 35 anni sono un tempo lunghissimo-.
Gabriel annuì, soddisfatto della spiegazione.
L’amico sospirò e prese fiato, continuando il racconto. -I primi giorni fu durissima, stavamo già premeditando di tornare indietro, ma poi incontrammo loro, la Resistenza-.
-Resistenza?-, ripeté Gabriel, invitandolo a fornire più informazioni.
-Erano un gruppo compatto di uomini che si opponeva al regime di Dimitri-, spiegò Claude. -Quando riuscì a convincerli che tutto il mondo in cui si trovavano era in realtà una distorsione della Timeline originale, ci offrirono tutto l’aiuto di cui avevamo bisogno-.
-Immagino non sia stato facile convincerli-, mormorò Gabriel.- Anche per me ora sembra assurdo-.
Claude annuì. Ricordava benissimo il loro iniziale scetticismo e diffidenza, ma alla fine ce l’aveva fatta a convincerli, anche grazie all’aiuto prezioso di Engel. Solo dopo la lunga spiegazione del professore i ribelli si erano finalmente convinti della verità.
Gabriel lo ascoltava in silenzio e l’amico continuò. -Grazie a loro, riportammo alcune delle vittorie più importanti sul regime. Ci ripresimo quello che restava del Centro di Fisica Polidimensionale e i territori intorno al Campo di Rupepoli-.
-Rupepoli?-, chiese Gabriel, confuso. Era la prima volta che sentiva quel nome. –Cos’è?-.
-Ah, è vero. Tu non puoi saperlo-, disse Claude, battendosi una mano in fronte. –Si tratta di un campo di meteoriti locale. Sono cadute sulla città circa vent’anni fa, riportando alla luce le rovine di un’antica civiltà. Il posto fu ribattezzato poi “Rupepoli”-.
-Wow!-, fece Gabriel, eccitato. –Meteoriti?!-.
Claude annuì. –E non meteore qualunque. Sono formate da un minerale che non esiste sulla Terra e che ha grandi potenzialità-.
-Ovvero?-, chiese l’amico, ansioso di conoscerne di più.
-Le meteore-, continuò Claude. –emettono una radiazione magnetica davvero unica e particolare. Pensa che il Tempix è costruito proprio sulla base di quelle meteore-.
Gabriel alzò gli occhi sorpreso. –Davvero?-.
-Sì-, sorrise Claude. -La loro radiazione permette di generare le distorsioni. Gran parte della Fisica Polidimensionale è basata sullo studio di quelle meteore… ma non vorrei divagare, dov’ero rimasto?-.
-Stavi parlando delle vostre vittorie con la Resistenza-, gli ricordò Gabriel.
-Ah sì, è vero-. Prese un attimo fiato e continuò. –La conquista di Rupepoli fu una tappa fondamentale, visto che l’interferenza prodotta dai meteoriti ci schermava dai rintracciatori di Dimitri, ma il vero momento di gloria venne dopo-.
Gabriel ormai gli pendeva dalle labbra. -E quale fu?-.
Claude sorrise. –La conquista del palazzo del Ministero di Auropoli. Oltre alla tecnologia in esso racchiusa, ora avevamo anche una base sicura. Tutti quelli che incontri qui sono della Resistenza. Per un po’ tirammo avanti, ma poi decisimo di farla finita-.
-E così sei tornato nel passato-, finì Gabriel.
-Giusto-, disse Claude. –Iniziai a farmi delle amicizie, ma durante i due anni che ne seguirono, ero concentrato solo su Dimitri. Sfortunatamente, non conoscevo abbastanza il tuo tempo per avere successo. Feci dei fiaschi clamorosi. Era chiaro che avevo bisogno di aiuto-.
-E hai pensato a me. Ma perché?-, chiese Gabriel.
Claude alzò le spalle. -Non so, mi ispiravi fiducia. Naturalmente per avere il tuo aiuto avrei dovuto spiegarti la verità e sapevo che non mi avresti mai creduto. Così ho deciso di metterti davanti l’evidenza portandoti qui-.
-Ora è tutto chiaro-, disse Gabriel, sospirando.
Il discorso di Claude ormai stava giungendo alla fine. -Naturalmente portarti qui non è stata una bazzecola, ma fortunatamente scoprimmo una distorsione che potevamo usare senza pericolo. Poi, ho fatto in modo che ti trovassi nel posto giusto al momento giusto-.
-Beh, davvero in gamba-, disse Gabriel, ridacchiando.
Claude si fece serio. –Gabri, ho bisogno del tuo aiuto per tornare nel passato a fermare Dimitri. Mi aiuterai?-.
Gabriel rispose senza esitare: -Certo! In fondo si tratta di salvare anche il mio futuro!-.
Claude sorrise. –Grazie a nome di tutto il 2050. Vieni-.
-Dove andiamo?-, chiese Gabriel, curioso.
-Ti mostro il Tempix-, rispose Claude. –E poi dritti verso la preistoria-.
Gabriel lo guardo stranito. –La preistoria?-.
Quando capì rivolse un’occhiata omicida all’amico.
-Il mio tempo non è la preistoria!-.
-D’accordo, d’accordo-, si scusò Claude, mentre entravano in ascensore. –Non volevo offenderti… “cavernicolo”!-.
-Ma va al diavolo, gli rispose Gabriel mentre le grate dorate si chiudevano.
 

Eccoci giunti alla fine di questo capitolo, che segna anche l’epilogo della lunga spiegazione di Claude sui cambiamenti storici effettuati da Dimitri. Ormai lui e Gabriel sono quasi pronti per partire per la loro emozionante avventura. Come ben vedete, il capitolo non è lunghissimo, ma per ragioni di trama e suspense ho dovuto accorciarlo notevolmente.
Al prossimo capitolo: “Il professor Mortimer”

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Capitolo 7
*** Il professor Mortimer ***


Salve ragazzi, finalmente anche il sesto capitolo di questa fanfic è stato revisionato. Dal prossimo, inizieranno a essere pubblicati i nuovi ed inediti capitoli successivi. Nel capitolo precedente, avevamo lasciato i nostri due amici mentre si apprestavano ad incontrare il professor Mortimer. Per sapere come continueranno le cose, non vi resta che continuare la lettura. Se non l’avete ancora fatto, vi invito a lasciare una piccola recensione o anche solo un breve commento alla storia, ai quali naturalmente risponderò il prima possibile.
E ora vi auguro come sempre… Buona lettura!!!

 

6° CAPITOLO: IL PROFESSOR MORTIMER

Gabriel attese pazientemente mentre l’ascensore scendeva tra i vari livelli del Ministero, fermandosi di tanto in tanto a qualche piano per far salire qualcuno. Quando la macchina si fermò e la grata si aprì, la solita ormai familiare voce gracchiò: -Livello sotterraneo. Ufficio Misteri-.
Si trovavano nuovamente nel lungo e spettrale corridoio in ossidiana, illuminato dalle luci delle torce. Il ragazzo lo aveva già visto brevemente quando si stavano dirigendo in tribunale, ma non era riuscito ad osservarlo con attenzione.
Gabriel si era già diretto verso la porticina lignea in fondo al corridoio, dando per scontato che fosse lì che avrebbero dovuto andare, ma Claude lo afferrò per un braccio e lo condusse verso un corridoio laterale, così buio da essere quasi invisibile, che dava su una ripida rampa di scale.
-Claude, cos’è questo posto?-, mormorò Gabriel, mentre cercava di scendere gli scalini al buio.
L’amico lo guardò un attimo e rispose: -Siamo nell’Ufficio Misteri, che come suggerisce il nome è stato creato allo scopo di dare una spiegazione e di condurre esperimenti sui più grandi misteri del nostro mondo, tempo compreso-.
-Studiate il tempo?-, chiese Gabriel, senza capire.
Claude annuì. –Anche lo spazio se per questo. Sono solo due dei numerosi dipartimenti dell’Ufficio Misteri-. Claude si fermò un attimo prima di continuare. –Ad ogni modo al momento non ci stiamo dirigendo lì. L’ingresso è quella piccola porticina che hai visto prima-.
Gabriel fece segno di aver capito e si affrettò a seguire Claude, scendendo velocemente i piccoli scalini che al buio gli risultavano decisamente difficili da vedere. Stava scendendo completamente alla cieca.
-Dammi la mano-, gli disse Claude, prendendolo per un braccio. –Evitiamo di volare giù per queste scale. Abbiamo già passato troppi guai-.
Gabriel annuì e strinse la mano dell’amico, continuando a procedere nell’oscurità. Non si vedeva assolutamente nulla, ma Claude proseguiva a passo spedito e sicuro. Probabilmente conosceva la strada a memoria.
-Il laboratorio del professor Mortimer è quaggiù-, disse Claude, rompendo il silenzio. –Per motivi di sicurezza abbiamo dovuto trasferirlo alla svelta dopo l’ultimo attacco a Rupepoli-.
Ad un certo punto, i due amici svoltarono a destra, imboccando un lungo corridoio laterale alla fine del quale Gabriel vide un’altra piccola porticina. Claude l’aprì e lo fece passare. Poi richiuse la porta dietro di loro.
Si trovavano in una stanza bianca marmorea illuminata di forma quadrata e abbastanza grande. Le pareti erano piene di computer e di macchinari giganteschi e misteriosi, che ticchettavano a intermittenza.
“Però”, pensò Gabriel, esterrefatto. “Si tratta bene il professore”.
Il laboratorio sembrava completamente  deserto, ma con quella montagna di macchine, computer e scartoffie il professore poteva benissimo essere chissà dove, nascosto in mezzo al materiale dei suoi stessi studi.
-Professor Mortimer?-, chiamò Claude a voce alta –è qui?-.
Per un attimo si sentì solo il silenzio, ma poi una voce strascicata rispose: -Sono qui, chi mi cerca?-.
Gabriel si voltò appena in tempo per vedere un uomo attempato riemergere da una montagna di carte e appunti. Lo osservò attentamente: era vestito con un camice bianco e i capelli grigi di media lunghezza gli ricadevano sulle spalle. Gli ricordò un po’ lo scienziato di un film che aveva visto la sera prima.
Il volto del professore si illuminò appena li vide. –Ah, Claude, finalmente-, esclamò compiaciuto, rivolgendosi poi a lui –E tu devi essere il ragazzo del passato, Gabriel-.
Gabriel annuì, mentre lui gli porgeva la mano. –Molto piacere, sono il professor Engel Mortimer, Claude mi ha parlato molto di te-.
-Gabriel Scott-, rispose semplicemente lui, guardando poi l’amico.
-Ah, ma naturalmente mi ha parlato bene di te-, aggiunse il professore per troncare il discorso sul nascere. –Immagino che Claude ti abbia già spiegato cosa dovrete fare-.
Gabriel annuì. –Sì, più o meno. Mi ha detto tutto quello che è successo a causa di quel diario-.
Il professore sorrise compiaciuto. –Bene, tanto meglio, almeno non mi dovrò dilungare. Ma inanzitutto lascia che ti spieghi esattamente cosa dovrete affrontare-.
Mortimer prese un foglio e con quella che assomigliava ad una penna tracciò una linea retta, lamentandosi. –Ma tu guarda, costretti a usare strumenti preistorici-. Vedendo poi Gabriel vicino a lui si affretto a indicargli la linea sul foglio

Passato____________2015__________________________________2050______________Futuro

-Allora-, incominciò il professore. –Immagina che questa linea rappresenti il tempo, ovvero la timeline originale, prima della distorsione di Dimitri-.
Gabriel annuì, nonostante il concetto fosse piuttosto complicato. Mortimer aggiunse al disegno un’altra linea, parallela alla prima che partiva stavolta dal punto 2015. Gabriel osservò il nuovo disegno, stupito.

Passato____________2015_______________________________2050______________Futuro
                                        \
                                     2015 a_____________________________2050 a_____________Futuro a

-Ecco quello che è accaduto alla nostra timeline originale-, disse Mortimer, indicando il punto di contatto tra le due linee. –Quando Dimitri ha mandato il diario indietro nel 2015, si è creata una nuova linea temporale che si è sostituita all’originale, creando quindi il futuro alternativo nel quale ci troviamo-.
Gabriel osservò la linea alternativa. –Ma allora il passato non si è modificato, giusto?-
Gli occhi di Mortimer si illuminarono. –Sei un ragazzino intelligente! Ovviamente no. Tutti gli eventi accaduti prima del cambio storico sono rimasti inalterati. E il momento del cambio coincide con la lettura del diario da parte di Dimitri-.
-Perciò-, continuò Gabriel –Se si riuscisse ad impedire che quel momento accada… la linea alternativa scomparirebbe?-.
Mortimer annuì. –Sì, non avrebbe motivo di esistere. Verrebbe sganciata dal fulcro spazio-temporale e quindi verrebbe ripristinata la normale sequenza della storia-.
-Fulcro spazio-temporale?-, sospirò Gabriel. Ecco che ricominciavano con i paroloni. –Può spiegarsi meglio?-.
-Vediamo-, balbettò il professore in difficoltà. –Il fulcro spazio-temporale è un punto focale dello spazio-tempo che permette l’esistenza di una determinata sequenza di eventi all’interno di questa dimensione-.
-In parole povere è un evento che genera la realtà stessa-, gli venne in aiuto Claude, dato che non aveva capito un accidenti della spiegazione del professore. –Per la nostra realtà ad esempio, il fulcro spazio-temporale coincide con il Big Bang-.
-Capito-, disse Gabriel –Tornando alla nostra missione, in sostanza dobbiamo solo impedire che Dimitri legga quel diario, vero?-.
-Giusto-, esclamò il professore soddisfatto, rivolgendosi poi a Claude. –Ma state attenti, può essere molto pericoloso viaggiare nel tempo con gli scagnozzi di Dimitri in giro per la città-.
Claude annuì. –Stai tranquillo Engel, ho già un piano. Stavamo giusto per partire. Il Tempix è pronto?-.
Mortimer annuì. –Sì, l’ho appena finito di controllare. I tempo circuiti funzionano alla perfezione! Ma piuttosto, prendete questi-. Porse loro due oggetti che a Gabriel ricordavano dei normalissimi orologi.
-Sono dei comunicatori inter-temporali-, spiegò il professore, sorridendo. –Utilizzano la distorsione più vicina per portare il segnale dal passato al futuro o viceversa. Così potrò comunicare con voi-.
-Grazie-, disse Gabriel per niente convinto. A lui sembravano due normalissimi orologi da polso.
-Ah, già-, aggiunse il professore. –Stavo dimenticando. Sono dotati anche di un paio di optional che vi potrebbero tornare utili, come fotocamera, riproduttore vocale e ologrammi, oltre che a un disturbatore magnetico-.
Gabriel annuì. Stava già per chiedere delucidazioni al professore, ma Claude lo interruppe. –Ti spiegherò dopo, ora non c’è tempo-.
Si affrettò a indicargli una porticina nascosta dietro uno scaffale, ma il professore li interruppe di nuovo, portandosi una mano alla fronte. –Che sbadato, stavo dimenticando di darvi questo-.
Prima che Claude potesse protestare, il professore gli porse una piccola sacca da viaggio, che a giudicare dalle dimensioni sembrava piena da scoppiare. Il ragazzo tentò di opporsi, ma l’uomo lo mise a tacere.
-Solo un altro paio di cosucce che vi possono tornare utili-, esclamò il professore, ignorando le proteste del suo assistente. –Tu dovresti già conoscerle tutte, Claude-.
-Sembra che ci stia equipaggiando per una guerra-, fece notare Gabriel, ridacchiando all’amico.
Il professore lo guardò con sguardo severo. –Non ci sei andato lontano. Questa è una guerra! E dobbiamo vincerla a tutti i costi-.
I due amici annuirono, mentre Gabriel si scusava con il professore per la sua irriverenza. Quindi Claude li guidò entrambi verso la porticina nascosta, oltre la quale si apriva un lungo corridoio completamente buio.
-Buona fortuna-, furono le ultime parole del professore, prima che i due varcassero la porta di legno scomparendo nel corridoio buio.
 

Anche il sesto capitolo è finito e dal prossimo potremo goderci le nove parti inedite della nostra storia. Il capitolo, come il precedente, è di media lunghezza per ragioni di trama e leggermente complicato. Finalmente l’avventura sta per cominciare e il breve incontro tra i due amici e il professor Mortimer non ha fatto altro che rafforzare la loro determinazione a fermare Dimitri. Per sapere se ce la faranno, non vi resta che continuare la lettura.
Al prossimo capitolo: “Tra passato e futuro”

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Capitolo 8
*** Tra passato e futuro ***


Salve ragazzi, ed eccomi tornato con il nuovo inedito capitolo di questa storia. Mi rendo conto di avervi fatto aspettare mesi prima di postare ma purtroppo in questo periodo sono veramente troppo occupato per postare regolarmente. Vi chiedo di avere pazienza e di non smettere di seguire la storia. Comunque, direi che ora è necessario un mega riassunto del punto in cui c’eravamo lasciati. Nel capitolo precedente, avevamo lasciato Claude e Gabriel in procinto di partire per il passato con la missione di fermare Dimitri. Prima del viaggio, i due hanno anche ricevuto i preziosi consigli e gadget del professor Mortimer che li aiuteranno durante la loro missione. Per sapere come continueranno le cose, non vi resta che continuare la lettura. Se non l’avete ancora fatto, vi invito a lasciare una piccola recensione o anche solo un breve commento alla storia, ai quali naturalmente risponderò il prima possibile.
E ora vi auguro come sempre… Buona lettura!!!


 

7° CAPITOLO: TRA PASSATO E FUTURO

Erano di nuovo immersi nella più totale oscurità. Gabriel sperò che non diventasse un’abitudine mentre seguiva Claude nel corridoio buio. L’amico sembrava procedere spedito nonostante non si vedesse assolutamente nulla: di sicuro conosceva la strada a memoria.
“Per fortuna”, pensò Gabriel, mentre tentava senza successo di orientarsi.
Lui e l’amico avevano svoltato già parecchie volte in quel dedalo di viuzze e corridoi laterali, tanto che il ragazzo non avrebbe mai saputo come tornare indietro. Si sentiva intrappolato in un gigantesco labirinto oscuro.
-Sta tranquillo-, mormorò Claude, intuendo i suoi pensieri. –Non torneremo in superficie passando da qui. C’è un’altra strada molto più comoda-.
-Quanto manca?-, chiese Gabriel, sollevato.
-Non molto-, disse l’amico continuando a procedere. –Attento ai gradini-.
-A che cosa?!-, esclamò Gabriel preso alla sprovvista, poco prima di inciampare sul primo di una serie di gradini che scendevano nel buio.
Claude ridacchiò, afferrandolo al volo prima che volasse giù per la scalinata. –Ai gradini-.
I due amici scesero rapidamente una decina di gradini scivolosi e percorsero ancora qualche metro prima che Claude premesse un pulsante incastrato nel muro. La parete davanti a loro si aprì, rivelando una porta nascosta e Gabriel chiuse gli occhi, abbagliato. Quando li riaprì non riuscì a trattenere un gemito di sorpresa.
Si trovavano in una sala immensa, tutta d’acciaio e largamente illuminata da una serie di lampade trasparenti piene di un misterioso fluido scintillante. Le pareti, il soffitto e il pavimento erano interamente costruiti con lastre metalliche che scintillavano ai riflessi della luce. Intorno a loro si trovavano numerose vetture dall’aspetto futuristico.
-Dove siamo?-, chiese Gabriel a bocca aperta.
Claude sorrise. –Nel nostro piccolo deposito vetture. Lo usiamo per stipare tutti i mezzi di trasporto che riusciamo a costruire o a rubare-.
-Piccolo?!-, protestò l’amico, guardandosi intorno. –Ma ce ne saranno a decine!-.
-Sì, in effetti sono circa una quarantina-, sogghignò Claude. –Ma l’unica che ci interessa è quella!-.
Così dicendo, indicò un veicolo nascosto in un angolo, sotto un pesante telo nero protettivo. Claude si avvicinò e afferrato un lembo del telo, lo scoprì in un unico ambio gesto, permettendo a Gabriel di ammirare finalmente la famosa macchina del tempo.
Il Tempix assomigliava vagamente ad un piccolo scooter su quattro ruote, verniciato di rosso. Su di esso facevano capolino una grossa sedia per il passeggero e un complesso quadro comandi formato da un centinaio di pulsanti, levette e persino da un piccolo schermo computerizzato.
-Che ne pensi?-, disse Claude, curioso di ascoltare le opinioni dell’amico.
-Ehm, ecco…-, mormorò Gabriel senza sapere cosa dire. –A dir la verità me l’aspettavo un po’ diverso-.
-Davvero?-, rise Claude, chiaramente preparato alla sua reazione smarrita. –Ma non farti ingannare dall’aspetto, ti assicuro che nasconde parecchie sorprese-.
-Ma ci staremo in due?-, chiese Gabriel, perplesso. Anche se il sedile del passeggero sembrava piuttosto grande per un uomo solo, non era per niente sicuro che li avrebbe retti entrambi.
-Tranquillo, non ci saranno problemi-, lo rassicurò Claude. –La lega metallica di cui è composto può sopportare pressioni enormi senza cedere. In teoria potrebbe portare anche una decina di persone-.
Gabriel fissò l’amico sbalordito. –Wow, che forza questa tecnologia del futuro-.
Claude annuì. –E non è tutto qui. Oltre a essere straordinariamente resistente, è anche molto elastica e ciò gli consente di passare anche attraverso le distorsioni temporali più piccole senza problemi-.
-Ed è quello che stiamo per fare, vero?-, sospirò Gabriel, ricordandosi improvvisamente che quella che stava ammirando era una macchina del tempo.
-Sì, esatto-, rispose Claude, invitandolo a salire. –Dobbiamo tornare indietro e impedire che Dimitri metta le mani sul quel diario-.
Gabriel emise un altro sospiro e senza dire altro, si sedette sulla sedia del passeggero di fianco all’amico. Claude appoggiò il pollice su un piccolo rilevatore sul cruscotto e immediatamente la macchina si accese con un ronzio sordo.
Il ragazzo prese un respiro e armeggiò un poco con le levette e i pulsanti del quadro comandi, mentre sullo schermo iniziavano a comparire una serie di dati numerici e grafici che scorrevano senza sosta.
Gabriel lo fissò senza capire. –Che stai facendo?-.
-Accendo i tempo-circuiti e imposto le coordinate spazio-temporali-, disse Claude senza staccare lo sguardo dallo schermo. –Così appena usciremo da qui saremo pronti a partire-.
-Capisco-, mormorò l’amico colto da un improvviso pensiero. –Ma non possiamo farlo qui?-.
-Negativo-, esclamò il ragazzo, sospirando. –Purtroppo per eseguire il salto temporale è necessario che il Tempix sia in movimento ad una velocità considerevole. È una questione complicata-.
Gabriel si zittì e lasciò all’amico tutto il tempo di cui aveva bisogno. Qualche secondo dopo, sullo schermo comparvero una serie di coordinate e quindi una schermata divisa in tre parti distinte. Claude gliele indicò una ad una, partendo dalla prima.
-Questa ti indica dove stai andando-, spiegò rapidamente a Gabriel. –Quest’altra invece ti dice dove sei al momento, mentre l’ultima indica il momento in cui hai effettuato l’ultimo viaggio-.

05 MAGGIO 2015 07:30 AM
TEMPO DI DESTINAZIONE

15 AGOSTO 2050 03:46 PM
TEMPO PRESENTE

03 MAGGIO 2015 01:13 PM
ULTIMO TEMPO VISITATO

-Cinque maggio?-, balbettò Gabriel, stupito, leggendo la prima data. –Ma per me il 5 maggio 2015 è dopodomani!-.
-Per me invece è stato piu di trentacinque anni fa-, ribatté Claude, ridacchiando. –Comunque i dati in nostro possesso indicano che l’alterazione della timeline originale ha avuto inizio in quella data. Alle 13 e trentasei per l’esattezza-.
Gabriel annui. -Quindi arriveremo un po’ prima, giusto?-.
-Esatto-, sorrise Claude mettendo in moto il Tempix, che si mosse facendo sobbalzare Gabriel. –Preparati a partire-.
La macchina avanzò lentamente e si arrestò di fronte ad un preciso punto della parete, dove si trovava una massiccia porta d’acciaio blindata. Claude prese dalla tasca un minuscolo telecomando e lo puntò contro di essa, facendola immediatamente aprire.
I caldi raggi del sole pomeridiano entrarono nel garage, mentre a bordo del Tempix, Claude e Gabriel ne uscivano, richiudendosi alle spalle la porta. La macchina del tempo iniziò a percorrere a velocità sostenuta quella che pareva essere una passerella in salita.
In realtà, mano a mano che essi procedevano, Gabriel si rese conto che quel piccolo sentiero era più straordinario di quanto avesse inizialmente previsto. La passerella saliva avvolgendosi a spirale lungo tutta l’enorme massa del Ministero.
Finalmente Gabriel riuscì a vedere dall’esterno l’aspetto dell’enorme edificio, che si elevava fino a grande altezza con le pareti esterne ricoperte da marmi bianchi e splendide strisce dorate. Osservare da quell’altezza il paesaggio gli venne in mente un ulteriore problema.
-Claude, perché continuiamo a salire?-, chiese Gabriel, ricordando quello che l’amico gli aveva detto pochi istanti prima. –Non dovevamo prendere velocità? Non ci riusciremo mai con tutte queste curve!-.
-Non preoccuparti-, lo rassicurò Claude. –Per ora dobbiamo solo salire-.
Gabriel sospirò e continuò ad osservare con curiosità tutto quello che vedeva intorno a sé, mentre il Tempix compiva un’altra curva risalendo sempre più in alto lungo il perimetro del Ministero di Auropoli.
All’improvviso, Gabriel sentì un sibilo acuto e un istante dopo il segmento di passerella che avevano appena superato esplose con un fragore assordante. Terrorizzato, il ragazzo si guardò intorno, scorgendo una decina di piccoli aggeggi simili a minuscoli elicotteri che li stavano circondando.
-Maledizione, tieniti forte!-, imprecò Claude, spingendo sull’acceleratore e imboccando l’ennesima curva ad altissima velocità. –Sono droni armati telecomandati!-.
-Quei cosi sparano?-, si informò Gabriel, voltandosi ad osservarli.
Claude annuì. –E con una potenza considerevole oserei dire. Sapevo che Dimitri ci stava tenendo d’occhio fin da quando ti abbiamo portato al sicuro al ministero ma non avrei mai immaginato che…-.
Non finì la frase. Senza alcun preavviso un proiettile delle dimensioni di una palla da tennis colpì il tratto di passerella davanti a loro, che si polverizzò all’istante. Il Tempix iniziò un’interminabile caduta libera da decine e decine di metri d’altezza, avvicinandosi sempre più rapidamente al suolo.
Mentre Claude armeggiava con i comandi, Gabriel chiuse gli occhi e aspettò uno schianto che tuttavia non arrivò mai. Il ragazzo si sentì improvvisamente la testa leggera e schiudendo le palpebre rimase a bocca aperta.
La macchina del tempo era sospesa in aria, con le ruote parallele al suolo, ruotate di 90 gradi rispetto al normale e si librava con grazia insospettabile in cielo muovendosi di qua e di là per schivare i colpi che i droni continuavano a scagliare.
-Conversione hover-, spiegò Claude, riprendendo fiato. –Ha avuto molto successo negli ultimi 5 anni!-.
Senza aggiungere altro, Claude spinse a tutta forza sull’acceleratore e lanciò il Tempix verso l’alto, in direzione di una lunga fila di auto volanti in movimento lungo quella che sembrava una sorta di autostrada sospesa nel cielo limpido.
Non c’era traccia di asfalto o di strade e le varie corsie erano divise semplicemente da grossi marcatore e cartelli anch’essi sospesi in aria. Gabriel stentava a credere ai proprio occhi vedendo il progresso dell’industria automobilistica.
-Non farti trasportare dall’immaginazione-, lo ammonì l’amico al suo fianco. –Le vie terrestri esistono ancora e sono regolarmente utilizzate da molte persone, anche se devo dire che dopotutto le vie aeree sono molto più veloci!-.
E in effetti la velocità di quelle auto era molto elevata, anche se il piccolo Tempix reggeva alla perfezione il confronto, schizzando in mezzo alle macchine sempre inseguito dai droni di Dimitri, che continuavano a sparare senza sosta.
-Maledizione, sono più ostinati di quello che pensassi-, imprecò Claude. –Non credevo ci avrebbero seguiti persino sulla M01-.
-E quindi che facciamo?!-, urlò Gabriel, vedendo che i droni stavano migliorando la mira. Uno dei proiettili li mancò per un soffio, colpendo però una delle autovetture di fianco a loro.
Claude sorrise. –Adesso vedremo se questi bastardi possono muoversi in quattro dimensioni!-.
Con un rombo, il Tempix compì una brusca spinta di accelerazione, lasciandosi alle spalle i droni e lanciandosi a tutta velocità lungo la via aerea M01. L’intero veicolo si illumino di una sfolgorante luce azzurra e un abbagliante flash luminoso comparve davanti a loro.
Gabriel rimase accecato solo per un istante, durante il quale anche i rumori delle altre macchine erano sembrati cessare. Quando riuscì di nuovo a vedere, il ragazzo constatò che in effetti non erano solo i rumori ad essere spariti.
Il cielo era tornato limpido e sereno. Macchine volanti, droni assassini e persino gli stessi cartelli e marcatori dell’aerovia erano completamente scomparsi, volatilizzati nell’aria. Il Tempix ora si librava solitario nell’etere sopra quella che Gabriel riconobbe come la sua Auropoli.
-Beh, eccoti tornato a casa-, ridacchiò Claude, per niente sconvolto per l’improvviso cambiamento.
Gabriel fissò lo schermo della macchina e finalmente capì. La schermata era cambiata o meglio, era sempre la stessa ma ora era diversa.

05 MAGGIO 2015 07:30 AM
TEMPO DI DESTINAZIONE

05 MAGGIO 2015 07:30 PM
TEMPO PRESENTE

15 AGOSTO 2050 03:54 PM
ULTIMO TEMPO VISITATO

-Abbiamo appena viaggiato nel tempo?-, chiese a Claude che aveva già iniziato a far abbassare il Tempix verso il suolo.
L’amico gli rispose subito. –Affermativo. Sono le sette e trenta di martedì 5 maggio 2015. Preparati perché tra poco inizierà il nostro vero compito!-.


Ed eccoci alla conclusione del settimo capitolo della storia. Come potete facilmente notare, questo capitolo è molto più corposo dei precedenti e forse anche uno dei più importanti. Spero che non vi sia risultato troppo complicato o poco chiaro. In ogni caso, finalmente Claude e Gabriel hanno lasciato il futuro e sono riusciti a ritornare nel 2015 per tentare di fermare Dimitri prima che alteri la storia in modo drammatico. Per sapere come continueranno le cose, non vi resta che continuare la lettura, dopo aver recensito questo capitolo ovviamente.
Al prossimo capitolo: “Dimitri Allen”

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