Addio, a presto

di granji
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un anno dopo ***
Capitolo 2: *** Olivia Pope's back ***
Capitolo 3: *** Hi, Hi ***
Capitolo 4: *** Cercare la felicità ***
Capitolo 5: *** A presto ***
Capitolo 6: *** Primo bacio ***



Capitolo 1
*** Un anno dopo ***


Non aveva risposto al telefono, forse per la prima volta nella sua vita.
Diamine, seppur in fuga, era pur sempre Olivia Pope! Quindi:
Non aveva risposto al telefono, sicuramente per la prima volta nella sua vita.
 
Perché nella sua vita non esistevano forse. O meglio, erano così tanti che per mestiere cercava di insinuare solo certezze nelle vite degli altri, come per risparmiare loro quella pena dell’indecisione, che continuamente la divorava. E ci riusciva bene, con le vite degli altri. Con la sua, evidentemente, no.
Forse non voleva quell’uomo accanto; forse avrebbe voluto capire di più di suo padre; forse non avrebbe dovuto tradire la fiducia di Abby e dei gladiatori; forse non voleva essere su quell’aereo; forse avrebbe voluto rispondere a quel dannato telefono.
 
Senza dubbio, però, stava cercando di aiutare l’uomo che amava, scappando con Jake, ben consapevole di essere lì per compagnia e non per amore.
E allora via, stand in the sun, si ricomincia.
 
 
 -- Un anno dopo--

Era passato un anno. Un lungo anno lontana da Washington e lontana da Fitz. Olivia non aveva potuto vederlo neanche in televisione, perché dalla morte di Jerry (o dalla sua partenza) non aveva più fatto pubbliche apparizioni, nascondendosi sempre dietro il suo nuovo portavoce, rigorosamente uomo.
Il suo punteggio nei sondaggi non era calato, perché il popolo americano si stringe sempre con grande comprensione intorno ai drammi familiari.
 
In quel lungo anno di volontario esilio aveva convissuto con Jake. Avevano deciso di comprare una villa con una piscina molto grande, dove Olivia avrebbe potuto nuotare, come sempre amava fare per distrarsi; un’intera sala era, poi, dedicata agli attrezzi da palestra di Jake, che non disdegnava mantenere il suo fisico perfetto com’era.
Olivia, nel concedersi questi lussi, era stata molto attenta a dividere l’appartamento: ognuno aveva la propria camera e il proprio bagno, quasi come due studenti che convivono per dividere le spese. Loro, però, convivevano per dividere la fatica e il dolore.
 
I primi quattro mesi erano stati veramente difficili: poco dopo la loro partenza, era venuta a conoscenza del fatto che Eli Pope era il vero mandante dell’assassinio di Jerry. Olivia aveva, però, deciso di non dar troppo peso  alla notizia, dal momento che in ogni caso il colpevole era un suo genitore, il che continuava a renderla il denominatore comune di tutti gli scandali.
Oltre a tollerare tutto il dolore della lontananza dal suo mondo, Olivia aveva dovuto sopportare i ripetuti tentativi di conquista di Jake. Lo capiva, non voleva offenderlo; inoltre, non era neanche semplice rifiutare sempre le sue avances. Tuttavia, sapeva che non poteva approfittare dei sentimenti di un uomo così dolce, già ricorrentemente ferito dai suoi effimeri cedimenti.
Fortunatamente, le qualità del capitano erano state presto notate ed apprezzate da una giovane donna del paese, che aveva saputo renderlo felice come meritava.
Il rapporto tra Olivia e Jake ne aveva risentito positivamente portandoli ad essere un reciproco sostegno, in modo equilibrato e molto più sereno.
 
In una delle loro serate sul divano, una notizia del telegiornale fece irruzione tra le coccole e i pop-corn: l’attentato al Pentagono, della settimana prima, aveva visto coinvolti, tra i responsabili, alcuni importanti membri dello staff del Presidente. Per questo motivo, avrebbero mandato in onda la conferenza stampa, in diretta dalla Casa Bianca.
Attesero trepidanti di sentire le giustificazioni che il portavoce avrebbe sciorinato ai giornalisti assetati di articoli da prima pagina.
Quando la linea fu trasferita alla sala conferenze, Olivia si pietrificò tra le braccia di Jake: a salire sul podio era Fitz, abbattuto e sofferente come poche volte l’aveva visto. Non sapeva cosa pensare, la sua testa si riempiva nuovamente di forse: forse la sua partenza non era stata d’aiuto, forse avrebbe dovuto stargli accanto, aiutarlo, sostenerlo politicamente e personalmente.

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Capitolo 2
*** Olivia Pope's back ***


Quando la linea fu trasferita alla sala conferenze, Olivia si pietrificò tra le braccia di Jake: a salire sul podio era Fitz, abbattuto e sofferente come poche volte l’aveva visto. Non sapeva cosa pensare, la sua testa si riempiva nuovamente di forse: forse la sua partenza non era stata d’aiuto, forse avrebbe dovuto stargli accanto, aiutarlo, sostenerlo politicamente e personalmente.
 
Questo turbinio di dubbi e ripensamenti venne interrotto dalla sua voce, così familiare e calda, ma lontana e leggermente appannata.
“… e con questo comunicato desidero rendere noto che tutti i colpevoli dell’attentato saranno duramente puniti, senza trattamenti di favore di alcun tipo. Domande?”
 
Come al solito si alzò la selva di mani ansiose e trepidanti dei giornalisti; ognuna di esse tradiva la speranza di essere interpellati dal presidente proprio durante la sua prima dichiarazione del secondo mandato.
 
“in seguito a questo triste ed increscioso episodio, ha valutato l’opportunità di dimettersi dal suo incarico?”
“Non mi ritengo responsabile delle azioni compiute da altre persone. Non conoscevo le loro intenzioni e sono stato ingannato, non mi sembra un valido motivo per fuggire.”
 
“La riterrebbe, dunque, una fuga”
“Esatto. E non mi sembra il modo giusto per reagire. Credo che sia proprio questo il momento di restare e dimostrare che sono diverso da quelle persone che hanno tradito il loro Paese. dovremmo sempre restare per le persone che amiamo, che credono in noi nonostante tutto il resto ci procuri solo delusioni ed inganni. ”
 
Prima fitta, primo sguardo tra Olivia e Jake. Entrambi pensarono che quelle parole fossero un riferimento, neanche troppo velato, alla loro fuga.
 
“Altre domande?”
“Crede di non essere in grado di scegliere i suoi consiglieri?”
“Ammetto che da solo non sono troppo bravo. Non so più di chi mi posso fidare. O meglio, lo so, ma si tratta di persone non disponibili. Tutto il resto è di seconda scelta.”
 
Seconda fitta, secondo sguardo.
 
“Cambiando argomento, non le sembra doverosa una spiegazione per questo intero anno di assenza dalla scena pubblica?”
“Mi sembra di aver spiegato tutto rispondendo alle domande precedenti.”
 
Silenzio in sala. Giornalisti allibiti e alquanto interdetti. “Buon lavoro a tutti voi.”
 
La conferma era arrivata cortese, ma diretta e glaciale, proprio come ci si poteva aspettare da un Fitz profondamente ferito e altrettanto profondamente ancora innamorato.
 
Olivia non si accorse che una lacrima era ormai scesa fino al mento, fino a quando Jake gliela asciugò delicatamente raccogliendola su una nocca. La guardò con i suoi occhi grandi e imperscrutabili, per dirle: “Torna da lui. È il tuo posto. Ti sta aspettando.”
Evidentemente era proprio così, partendo aveva pensato di aiutarlo, permettendogli di concentrarsi sul suo lavoro, invece l’aveva abbandonato nel momento più difficile. Nonostante ciò, Fitz era riemerso dal suo tremendo buio e aveva fatto in modo di raggiungerla.
 
Tuttavia, la situazione non era così semplice: non poteva ripresentarsi nella sua vita, in quel mondo e rimanere ancora una volta intrappolata nei segreti e in una speranza senza fondamento.
Non poteva, però, fingere che non fosse successo nulla: sarebbe stata una tortura sia per lei che per l’uomo che amava.
Tutti questi pensieri si succedettero nell’arco di pochi secondi: Jake la stava ancora guardando e si era reso conto che Olivia Pope era tornata.
Prese la decisione a tempo di record, come il suo lavoro l’aveva abituata a fare. 

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Capitolo 3
*** Hi, Hi ***


Prese la decisione a tempo di record, come il suo lavoro l’aveva abituata a fare. Afferrò il telefono, compose il numero personale del Presidente, sperando che fosse ancora attivo; non le era mai piaciuto farsi annunciare da qualcun altro, le sembrava un’intromissione nella loro relazione.
Nel frattempo si accorse che Jake si era rispettosamente allontanato.
 
-Pronto?
-Ciao.
 
Dall’altro capo del telefono solo silenzio. Non di rabbia, ma di stupore, soddisfazione, emozione e cuore in gola.
 
-Ciao.
 
Quella voce calda, morbida, che non sentiva da troppo tempo.
 
-Ho sentito il tuo discorso. Te ne sono grata ma..
-Intendevo ogni parola. Non volevo colpevolizzarti, volevo chiederti di tornare.
-Lasciami finire. Ti ringrazio perché non mi odi, e perché non mi associ a mia madre, o a mio padre, o a tutte le altre cose che sono a me collegate. Ma non posso tornare perché..
-Mi manchi.
-Fitz..
-Mi hai detto una cosa l’ultima volta.
-Sì, e sarà sempre così. Ma sappiamo entrambi che il film si è bloccato. Non c’è futuro per noi. Sono  andata via non per me, ma per te: devi continuare il tuo lavoro, perché sei bravo, sei veramente bravo. Esserti vicina ti ha già causato fin troppi danni. Non sarò io a rovinare la tua carriera.
-Rovinerai il mio cuore.
-Allora saremo in due. Ma eviterai molti problemi. Fidati di me.
-Sempre.
-Addio, Fitz.
-A presto, Livvie.
 
E riagganciò. Gli aveva lasciato l’ultima battuta, per la prima volta, e già se ne era pentita: che diavolo voleva dire “a presto”? Perché quando sentiva “Livvie” uscire dalle sue labbra il cuore perdeva un battito, forse anche due?
 
Olivia già sapeva che avrebbe trascorso gran parte delle due settimane successive in piscina. D’altronde l’aveva tanto voluta proprio per le ricadute come quelle.
Sapeva anche che non sarebbe mai riuscita a dimostrare a Jake tutta la gratitudine che provava per la sua sensibilità: sapeva starle vicino, senza essere invadente, senza trascurare la sua fidanzata, ma trasmettendole le piccole iniezioni di serenità di cui aveva costantemente bisogno.
 
Due settimane. Dopodichè, un’altra conferenza stampa intervenne a sconvolgere la routine della fixer, in modo più profondo e radicale del solito, se possibile.

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Capitolo 4
*** Cercare la felicità ***


Due settimane. Dopodichè, un’altra conferenza stampa intervenne a sconvolgere la routine della fixer, in modo più profondo e radicale del solito, se possibile.
 
Il presidente stava annunciando davanti a schiere di giornalisti, davanti all’intero popolo Americano il suo divorzio. Spiegò che era una decisione che avrebbe voluto e dovuto prendere molto tempo prima, per permettere a se stesso e a Mellie di vivere la vita che desideravano.

-Come posso essere il leader del mondo libero, se non sono libero io stesso?
er garantire a voi Americani il diritto alla ricerca della felicità, devo io per primo cercare di perseguire la mia e permettere che lo facciano anche le persone a me più prossime. Questa scelta è per me, per Mellie, per l’America tutta.
So che il popolo Americano comprenderà e saprà sostenere me e le persone che verranno coinvolte in questa direzione.
omande?  

Un discorso indubbiamente ben studiato. Olivia si chiese se fosse tutta farina del suo sacco o se si fosse rivolto a qualcuno del mestiere. Un tempo sarebbe stata lei quel qualcuno, chissà se era stata sostituita o semplicemente non era mai stata così necessaria come pensava.
Dopo questo pensiero razionale, scoppiò in lacrime: dopo cinque anni di promesse mai mantenute, aveva chiesto il divorzio, proprio mentre lei non gli era accanto. Non sapeva davvero se esserne entusiasta o preoccupata: la desiderava a tal punto, o l’aveva dimenticata?
 

-Come pensa che la morte di vostro figlio abbia influito su questa decisione?
-Ci sono questioni personali piuttosto delicate che non hanno fatto altro che ritardare la nostra decisione. Da persone civili e legate quali siamo, le abbiamo affrontate e superate insieme; ora possiamo con maggior serenità e consapevolezza percorrere le nostre strade, che prenderanno diverse direzioni. 
-Ho capito bene? Verranno coinvolte altre persone?
-Non lo posso escludere, né confermare. Come ho detto poco fa ognuno deve essere libero. Libero di cercare la felicità.  

Ammirevole: ora era lui a metterla alle strette, doveva essere una scelta sua.
Che cosa avrebbe fatto Olivia Pope? Sorrise, ripensando a Abby, e le dedicò una lacrima, ricordando quanto l’aveva ferita partendo.
Olivia Pope avrebbe gestito la situazione con freddezza e razionalità, valutando le conseguenze di ogni azione possibile; in quel momento, però, era Livvie a comandare, e come ogni persona innamorata non riuscì a pensare a nulla.
 
Ancora una volta prese il telefono:

-Speravo che chiamassi – non aveva neanche aspettato che lo salutasse.
-L’hai fatto davvero.
-Sì.
-Potrai ritrattare, dando la colpa a Mellie, rivelando della sua relazione con Andrew..
-Perché? Temi che il divorzio mi farà perdere voti come sindaco in Vermont?  
Non riuscì a trattenere un sospiro, a metà tra l’esasperazione per quella fantasia ormai logora e il sollievo.

-Ora sai cosa posso offrirti. Ora puoi mandare avanti il film, nel modo che preferisci.
-Io non…
-Dove sei?
-Lontana.
-Con Jake?
-Sì.
-Siete..?
-No. Non ci siamo mai nemmeno sfiorati.  

Un altro sospiro di sollievo. Dall’altro capo del telefono questa volta.

-Ti amo.
-Credo riaggancerò.
-Sono abituato.  
Di nuovo a lui l’ultima battuta. E di nuovo incisiva. Quante volte aveva chiuso la telefonata dopo ogni sua parola dolce? Ogni volta che non aveva il coraggio di ricambiare, di rispondere al suo “ti amo” o di dichiarargli apertamente i suoi sentimenti.
 
Jake non era in casa quel pomeriggio, non le restava altro che una bella nuotata di tre ore. Dopo la doccia, tornò alle sue vecchie abitudini. Vino rosso e pop-corn, mentre Jake gustava un piatto di pasta accompagnato da una birra. Questa volta Jake non si soffermò sull’insano menu di Olivia; mangiarono in silenzio, un po’ pensierosi e un po’ imbarazzati.
Dopo un film piuttosto scialbo,  si salutarono con un profondo abbraccio e si ritirarono a dormire.
 
Contro ogni aspettativa, Olivia si addormentò quasi subito e dormì profondamente, fino a quando la svegliò un leggero tocco sul viso. 

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Capitolo 5
*** A presto ***


Contro ogni aspettativa, Olivia si addormentò quasi subito e dormì profondamente, fino a quando la svegliò un leggero tocco sul viso. Si stropicciò il naso per mandar via quello che credeva un insetto, ma aprendo gli occhi si rese conto di aver davanti a sé niente di meno che il Presidente degli Stati Uniti.

-Buongiorno, Livvie – disse posandole un altro bacio sulla fronte.
-Come..?- era sorpresa, piacevolmente sorpresa. 
-Ti aspetto di là, preparati con calma- Olivia non fece in tempo a rispondere all’uomo che già aveva chiuso la porta della camera dietro di sé, dopo averle rivolto un sorriso pieno d’amore.

Ora Olivia si trovava davvero in difficoltà; cosa voleva Fitz, cosa voleva lei e come si sarebbe comportata? Erano troppe incognite, tutte insieme. Cominciò a vestirsi lentamente, con cura, pensando a cosa potesse succedere una volta raggiunto il soggiorno.

Quando uscì dalla camera, trovò Jake e Fitz seduti sul divano che chiacchieravano amabilmente. Fu allora che capì, era stato Jake a rivelargli il loro “nascondiglio”.
Cadde un silenzio imbarazzato, finchè Jake non si risolse a romperlo:

-Avrete sicuramente molte cose di cui parlare, e una dolcissima Andy mi sta aspettando in paese. Buona Giornata! - strinse la mano a Fitz, sorrise a Liv e uscì.

Di nuovo soli. Fitz per rompere il ghiaccio le porse un foglio:
-Ti ho portato una foto di Ella, guarda quanto è cresciuta!
-Bellissima! Come sta Teddy?
-Oh, sì.. molto bene anche lui. E… ti ho portato anche questa.

Sollevò dal divano una splendida rosa rossa.
-Mi sono reso conto che non ti ho mai corteggiata come si deve e, se non è troppo tardi, vorrei cominciare adesso, senza perdere altro tempo, perché te lo meriti.
-Io.. non so cosa dire..
-Olivia Pope non sa cosa dire?!
-Già…
-Ti va una passeggiata sulla spiaggia?
-Ok.

Olivia si sentiva una studentessa al primo appuntamento. Era così emozionata di vederlo dopo un intero anno che sembrava non saper reggere un normale dialogo.
Uscirono dalla porta finestra che dava direttamente sulla spiaggia deserta, Fitz si tolse le scarpe e arrotolò i pantaloni, e cominciarono a camminare uno a fianco all’altra, in silenzio.
Il loro silenzio era sempre stato carico di significato, di magia. E continuava ad essere così, semplicemente poteva durare più di un minuto.
A tratti si guardavano profondamente negli occhi, come se potessero in quel modo unire le loro anime.
Olivia non aveva il coraggio di parlare, era intimidita, non voleva lasciarsi andare per poi rimanere delusa, come già troppe volte era successo. Questa volta, però, le sembrava diverso, le piaceva così tanto la spontaneità con cui camminavano sulla sabbia, la dolcezza e la gradualità del loro riavvicinamento.
Ogni loro precedente incontro era stato irruento e passionale, una fiamma divampante ma effimera, che si esauriva sempre nell’arco di una notte, senza mai dare un assaggio di quotidianità.

Si sedettero a riposare un momento, e si raccontarono l’anno appena trascorso lontani l’uno dall’altro, senza menzionare Mellie o Jake, senza rinfacciarsi nulla, per il puro gusto di rendersi partecipi delle loro vite. Cominciarono a scherzare, a stuzzicarsi e a rincorrersi, finchè non franarono rovinosamente in acqua, ancora completamente vestiti. Non avevano mai riso così spensieratamente. Fitz riemerse e tese la mano ad Olivia e la alzò, portandosela a pochi centimetri di distanza, ma ancora una volta non volle forzare. Le baciò la guancia e la strinse forte al petto, appoggiando la testa sulla sua.
Era come sentirsi a casa, ovunque fossero, quella loro intimità non conosceva confini, né ostacoli, né nemici di nessun genere.

-Rientriamo?
-Certo, ti ho portato qualcosa che potrebbe interessarti.


 Spazio dell'autore:   Si. lo so. un po' sdolcinato... ma se lo meritano dopo 3 stagioni di affanno!! xD commentate liberamente!!!

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Capitolo 6
*** Primo bacio ***


Fitz fece segno a Olivia di accomodarsi sul divano, mentre si diresse alla sua giacca appesa all’ingresso e ne estrasse alcuni bigliettini.
Quando glieli porse, Olivia li afferrò curiosa e sospettosa ma si sciolse non appena cominciò a leggerli:

“Giù dal precipizio.” Abby non aveva bisogno di molte parole per mostrarle la sua fiducia incondizionata, che ora Liv sentiva quasi di non meritare più.

“Sto male come un cane sciolto.” Il suo cucciolo Huck si sentiva a disagio senza il guinzaglio invisibile che lo teneva a bada, rendendolo una persona migliore.

“Sono tornata. E tu?” dunque Quinn era tornata agli OPA, mentre lei era ancora in fuga.

“Tutti avevamo bisogno del tuo aiuto, ma lui ha bisogno di te.” Anche Cyrus la invitava a tornare.

Un pensiero così dolce da parte di tutti i suoi più cari amici, mandarle una frase. Nessuno di loro si era firmato, sapevano che li avrebbe riconosciuti.
Gli occhi si erano riempiti di lacrime, ma solo l’ultimo biglietto le fece traboccare:

“La casa in Vermont non sarà in vendita. Mai.” Fitz non aveva mai smesso di credere in loro. In fondo neanche lei l’aveva fatto.
Tutto sommato, però, i problemi non le sembravano finiti. Mise i biglietti accanto a lei, sul divano, e si sedette più vicina a Fitz. I loro sguardi non potevano fare a meno di incatenarsi non appena si incrociavano, era stato così  fin dal primo momento, quando durante la campagna elettorale lui non sapeva neanche il nome di quella donna impertinente e disincantata, ma così incantevole, da togliere il respiro.

- Sei dolce.
- Ma?
- Ma i nostri problemi non si risolvono tutti con il tuo divorzio. 
- Sì invece.
- Mio padre.. dov’è? Sa che sei qui?
- Liv.. pensavo l’avessi saputo nonostante fosse una notizia riservata.
- Cosa?
- Tuo padre è stato processato per crimini contro l’umanità e contro la nazione.
- Lui è…?
- Perdonami, Livvie. Io pensavo lo sapessi e non volessi parlarne. Avrei cercato un modo migliore per dirtelo. Ti avrei..
- No, va bene. È giusto così. Ti ha ordinato di abbattere un aereo, ha rovinato le vite di Huck e di Jake e degli altri agenti del B613, ha ucciso Gerry e chissà quanti altri. Era un uomo spregevole.

Lo credeva davvero, ma non poteva non pensare che suo padre era stato giustiziato senza che lei potesse dirgli addio. Migliaia di ricordi le affollarono la mente.
Fitz capì quanto fosse delicato il momento e la avvolse tra le sue braccia, facendo sì che la testa trovasse rifugio sul suo petto, per rassicurarla con il battito del suo cuore. Le carezzò i capelli, ancora un po’ umidi e li baciò, cercando di trasmetterle tutto l’amore che lo percorreva da capo a piedi.

Improvvisamente la sentì irrigidirsi, come se un pensiero terribile l’avesse attraversata. Infatti, si sciolse dall’abbraccio e chiese, con un volto corrucciato:

- Quando? Quando è stato giustiziato?
- Quattro mesi dopo la tua partenza. Perché è così importante?

Prima che Olivia avesse il tempo per rispondere, entrò Jake, salutandoli allegramente. Nello stesso istante Olivia si alzò dal divano, incurante dello sguardo interrogativo di Fitz e si fiondò su Jake, schiaffeggiandolo sul petto e piagnucolando senza formulare una vera accusa.
Solo dopo che Jake le ebbe bloccato i polsi, si calmò e riuscì ad affermare con tono glaciale:

- Sei fuggito con me per ordine di mio padre. Lavoravi ancora per lui. Dopo la sua morte non avevi più motivo di portarmi a letto, per questo hai smesso con le tue patetiche advances.
-  Lavoravo per tuo padre, è vero, ma se fossi stato qui solo per portarti a letto ci sarei riuscito in un modo o nell’altro. Ho smesso di provarci quando ho capito che non potevo competere. Poi ho conosciuto Andy e ho trovato la mia strada.
- Come faccio a crederti ancora?
- Infatti non devi. Anche se potresti..  ora se non vi spiace vado ad allenarmi.

Fitz aveva seguito la scena, rimanendo rispettosamente in silenzio.

- Stai bene?
Dopo la scenata a cui aveva appena assistito, ancora la sua prima preoccupazione era lei.
- Ora sì, ora comprendo tante cose che non avevo realizzato.
- Tipo?
- Che ha ragione Jake, non poteva competere.. per tutto questo tempo non ho fatto altro che pensare a te.

Nel frattempo Olivia si era riaccomodata sul divano e tra le braccia di Fitz. Rimasero così, in silenzio, per qualche minuto. Poi, con la massima delicatezza possibile, lui le sfiorò il mento e accennò a sollevarle il volto. Dentro a quei pochi centimetri che li separavano si sussurrarono a fior di labbra:
- Vorrei fossi convinta che puoi fidarti di me, d’ora in poi.
- Credo di esserlo.
Ancora l’ultima sillaba non era terminata che già, come d’abitudine, il bacio era arrivato tempestivo a interromperla. Era un bacio diverso dai loro soliti, dolce e rassicurante, il timido primo bacio che non avevano mai avuto.

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