ALEXANDRA'SPOV
Mentre percorrevo varie stradine per cercare di tornare a casa, non sapendo esattamente dove andare, intrapresi un piccolo vicolo sempre deserto.
Un altro, un altro ancora e subito dopo un altro.
Erano lunghi, inquietanti, isolati.
Passai tutta la giornata a cercare di trovare un punto di riferimento, qualcosa che mi ricordasse la via per Peeta. Niente.
Immaginatevi la mia preoccupazione.
Sola, indifesa, in un luogo sconosciuto: una preda perfetta.
Arrivato il buio, mi accasciai a terra, sfinita. Piangevo, ero nervosa, arrabbiata ancora con mia madre, con me per essermi allontanata e con quello straniero, Harry.
Non so bene il perché ma ciò che pensavo in quel momento era che se non lo avessi conosciuto, sarei stata a casa da un pezzo ormai.
Inveritàsenonloavessi incontrato probabilmente mi avrebbero ritrovato morta, maalloraerosolounaragazzina.
Finii con l'addormentarmi, stringendo forte la braccia al petto, facendomi più piccola che potevo.
E quella notte, solo gli dei sanno cosa accadde!
Fui svegliata da un botto. Era lontano ma talmente forte che sembrava fosse molto,ma molto vicino.
Sussultai.
In quel momento pensai che fosse giunta la mia fine. A ripensarci mi vengono i brividi.
Era ancora notte, nessuna luce.
Sembrava di esser avvolti nelle tenebre o magari di essere già arrivati nel mondo di Ade, nel regno dei morti. Era proprio questo ciò che non riuscivo a capire!
Dove mi trovavo?
Optai per l'opzione del regno dei morti.
Mi alzai, urlai come una pazza e cominciai a correre,non vedendo assolutamente nulla.
Qualcuno però scoppiò a ridere.
Pensai fosse una risata malefica, magari quella di Ade o di Caronte ma solo dopo qualche secondo mi accorsi che era umana!
Qualcuno mi seguiva.
Sentii i passi e mi bloccai.
"Tesoro, dovresti essere un po' meno agitata nelle situazione critiche sai?"- sussurrò una voce. No, non una voce qualsiasi, quellavoce.
"Ancora tu?!-urlai- senti non so che intenzioni hai, ma se devi approfittare di una povera ragazza in crisi al buio per fare lo straniero grande e potente, bhè..questo non ti reca onore e io..insomma stammi lontano!" - Non avevo più voce.
"Ma se nemmeno mi vedi? Tesoro, non sarei mai capace di fare una cosa del genere anche se ti converrebbe. Poi non ti sto tanto vicino, la cosa che mi sorprende è come tu faccia a dormire e strillare come un'ossessa in tempo di guerra!'- concluse e giurai di aver sentito un po di incertezza nella sua voce.
"Tempo di guerra?? Ma dove siamo??"-
Stavolta rise in modo dolce,quasi infantile.
Aveva davvero una bellissima risata.
E poi quando andavo nel panico ero davvero buffa.
"Si, il tuo popolo si è ribellato al mio. E tranquilla- disse toccandomi una spalla, con molta delicatezza-
Conosco questo posto come le tasche delle mie tuniche, fra circa 120 kilometri c'è il fiume Kasa. Da lì prendiamo una strada che ci dovrebbe portare ad Atene."-
Dire che ero confusa è veramente poco.
Mi trovavo con un narcisista di un popolo che non conoscevo che mi parlava di fiumi sconociuti, in un luogo sperduto,al buio,in tempo di guerra!
Cominciai a fare ordine nella mia testa chiedendogli:
"Senti, nemmeno ti conosco, sei probabilmente un malintenzionato, ma devo fidarmi di te per poter riuscire a vedere un filo di luce e a ritornare a casa. E poi di che guerra parli??". Sbuffò scocciato ma riuscì comunque a darmi la risposta che mi fece capire che niente sarebbe stato come prima:
"Ascoltami principessa di Peeta, io sono del villaggio di Saama,al confine con il tuo. Non conoscerai di certo questo popolo perché ti hanno sempre insegnato che voi solo siete i prescelti di Zeus.Nonècosì.
Ieri la barriera che ci separava è stata tagliata da una delle divinità. Ciò significa che è il momento di decidere chi tra i due popoli debba essere il prescelto, il più forte.
Non ti voglio di certo molestare, ma cercare di trovare un posto dove possiamo rifugiarci. Se vuoi seguimi, altrimenti continua ad urlare che magari ti ritrovi una freccia nel petto."- parlò tutto d'un fiato, deciso, preoccupato.
Mi fidaii.
"Bene,d-dove si va?"- riuscì solo a dire questo,tremando di paura.
Non ero certo abituata a tanta franchezza. Mi accorsi in quel momento che tutti la mia vita era stata una menzogna.
Tutte le mie certezze vennero demolite, da un momento all'altro.
Tutte quelle cavolate sulla supremazia divina, poesie ridicole imparate a memoria, quell' orgoglio che gli esseri umani sin da piccoli imparavano ad avere, svanirono per mano di semplici ma efficaci parole di un uomo che non conoscevo per niente.
Non proferì parola per le ore successive.
Mi prese quindi per mano, cercando di farmi smettere di tremare,per tranquillizzarmi e inciomiciò a camminare, camminare e camminare.
Non so con certezza per quante ore fummo in viaggio.
Mano nella mano.
Lo avrei sicuramente considerato un gesto carino se non fosse stato per il fatto che ero traumatizzata e paurosa che qualche soldato potesse spuntare da un momento all'altro.
Mi stringeva forte, in segno di protezione; sapeva che nonostante cercassi di dimostrarmi forte, morivo dalla voglia di abbandonarmi per terra a piangere. Capiva che mi stava cambiando la vita, e lo voleva fare in modo da rendermi felice. Lo apprezzai molto.
Man mano che proseguivamo,si cominciava a vedere qualcosa.
Un po grazie alla luce del sole che stava sorgendo, e un po grazie alle luci delle abitazioni, trovate dopo aver superato quei lunghi viali deserti, ci ritrovammo vicino al fiume Kasa.
Bevemmo un po' d'acqua, che a differenza del fiume Nedda non era per niente buona,e sfiniti riprendemmo il percorso.
O meglio, mi costrinse a continuare!
"Ti prego-lo implorai- sono stanca,camminiamo da ore, fermiamoci un attimo."
Anche lui era sfinito ma trovò la forza per rispondermi:
"Tesoro, dobbiamo continuare. Di giorno è pericoloso andare in giro. Fra qualche kilometro saremmo ad Atene, dove mio zio ha una casa. Possiamo stare lì."-
Sospirai e annuì guardandolo in cagnesco.
"Va bene,ma se mi richiami tesoro ti faccio perdere il senso di piacere che voi uomini provate nel guardarci senza velo."-
Sinceramente non so come ho potuto pensare una cosa del genere.
Harry si stupì molto della mia affermazione guardandomi preoccupato e scoppiando a ridere.
Era bello, molto bello quando sorrideva.
Spuntavano delle fossette adorabili sulla guancia sinistra.
Se non fosse stato per il carattere da narcisista, pensai che probabilmente mi sarebbe potuto piacere.
HARRY'SPOV
Ci avrei scommesso mille dracme che anche Alexandra avesse un lato pervertito.
Però era molto altezzosa, testarda e permalosa.
Un volto angelico, pronto però a difendersi a testa alta.
I capelli lunghi, lisci e biondi le ricadevano perfettamente sulle docili spalle.
A volte osservandola, sembrava la personificazione di una bellissima scultura in marmo.
Durante il tragitto per arrivare al fiume era molto preoccupata: tremava, non proferiva parola e giurerei a volte di non averla sentita respirare.
La luce chiarì tutto.
Appena la vidi dopo ore di buio totali, mi rivolse uno sguardo rassicurante.
Accennava un lieve sorriso prima di dissetarsi.
Fummo costretti però a proseguire; era l'alba e non potevamo girare di giorno.
Dopo pochi kilometri arrivammo ad Atene, finalmente.
Ci aspettava però il disastro totale.
Gli Ateniesi morivano di fame, anche la classe più abbiente.
Mio zio, Karikaris, mi conosceva sin da piccolo e speravo mi avrebbe aiutato.
Attraversammo le strade più povere della polìs greca, considerata un tempo lo splendore del Peloponneso, prima di arrivare all'abitazione.
Che scene raccapriccianti.
La maggior parte degli uomini cercava di convincere gli altri a comprare la merce o a barattare qualche alimento.
Le donne allattavano i bambini negli angoli meno affollati o pregavano gli dei affinché potessero avere una vita meno sofferente.
I ragazzi non giocavano come una volta, se ne stavano seduti a scambiarsi qualche cenno, morendo dal caldo.
Piazze affollate di gente, piene di caos, urla, pianti e schiamazzi.
Per non parlare degli ubriachi.
Un tizio cercò anche di parlare con Alexandra ma dovette rinunciare dopo aver visto la mia espressione alquanto minacciosa.
Non negai che la strinsi parecchio in quei momenti.
Per il semplice fatto che volevo proteggerla. Non era abituata a tutto quello; io si.
Cominciai a considerarla più di una conoscente.
Mi sentii in dovere di aiutarla, anche se ero incerto che lei me lo avrebbe permesso più di tanto.
Provai una grande simpatia per questa giovane donna che fece nascere in me un gran senso di amicizia nei suoi confronti.
Si, solo amicizia.
Dopo aver finalmente attraversato tutte le stradine e piazze varie, arrivammo a casa di mio zio.
E lì, cominciò la nostra avventura.
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Buongiorno a tutti :)
Bhè questo è il secondo capitolo, spero vi piaccia.
Dal terzo in poi, come potevate capire, inizia la "loro avventura". In cosa consisterà secondo voi? Non è una domanda scontata ^.^ Mi scuso per eventuali errori e spero mi direte cosa ne pensate e se vale la pena continuare!
Baci,
Giulia <3
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