Step Up! - Tutto ricomincia.

di SisterofNicoDiAngelo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Personaggi e cast! ***
Capitolo 2: *** L'inizio di tutto. ***
Capitolo 3: *** Leo Valdez, l'unico e il solo. ***
Capitolo 4: *** Annabeth Chase. ***
Capitolo 5: *** Crew al completo e piccole complicazioni. ***



Capitolo 1
*** Personaggi e cast! ***


Sì, ragazze questo non è un capitolo. Vi presenterò solo i personaggi della mia storia che in tutto sono...ehm,40!
Ne son troppi, ma ho voluto rispettare il film e quindi...tadaa!
Eccovi la lista, spero siano di vostro gusto!(Per chi non avesse visto il film "Step Up All In" si tratta di gruppi di ballo.) Se ci sono personaggi famosi che non sembrano "adatti", io li immagino ventenni. :) Alle prime due recensioni, pubblico il primo capitolo!


Nuova Crew di Percy:
Percy Jackson: Logan Lerman.
Leo Valdez: Adam Sevani.
Annabeth Chase: Alexandra Daddario.
Fratelli Stoll Travis: James Phelps and Connor: Oliver Phelps
Thalia Grace: Kaya Scodelario.
Nico di Angelo: Jakub Gierszal.
Jason Grace: Alexander Ludwig.
Piper McLean: Nina Dobrev.
Bianca di Angelo: Demi Lovato.
Silena Beauregard: Selena Gomez.
Katie Gardner: Lucy Hale.

 
Crew di Luke:
Luke Castellan: Jake Abel.
Charles Beckenford: Dayo Okeniyi.
Chris Rodriguez: Grey Damon.
Frank Zhang:Ezra Miller.
Ottaviano: Lucas Grabeel.
Lee Fletcher: Sterling Knight.
Hazel Levesque: Katerina Graham.
Drew Tanaka: Brenda Song.
Clarisse la Rue: Leven Rambin.
Elena Beckenford: Chloe Bridges.
Reyna Avila Ramirez - Arellano: Megan Fox.
Miranda Gardiner: Alison Stoner.

 
Vecchia crew di Percy:
Ethan Nakamura: Chace Crawford.
Mike: Douglas Smith.
John: Matt Davis.
William: John DeLuca.
Lewis: Ross Lynch.
Matthew: Garrett Clayton.
Jamie: Chelan Simmons.
 Olive: Marielle Jaffe.
Bailey:  Serinda Swan.
Marie Smith: Grace Phipps.
Kelsey:  Maia Mitchell.
Lia: Hayley Kiyoko.

 
Altri personaggi secondari:
Sally Jackson: Catherine Keener.
Paul Blofis: Sean Bean.
Tess (fidanzata di Leo): Ariana Grande.
Julie Slow:  Jennifer Lawrence.


 

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Capitolo 2
*** L'inizio di tutto. ***


L'inizio di tutto.


E quando balli, senti che i tuoi piedi volano, la musica ti riempie le orecchie e tu..non pensi a nulla. Il ritmo, il tutto ti trascina in pista e lascia che tu ti muova come meglio vuoi, era tutto così bello quando ballavo. Quando mi muovevo su quella pista lucida e grigia capivo che quello era il mondo in cui volevo vivere, il lavoro che volevo acquistare con i miei passi frettolosi. Speravo che il modo in cui “sopravvivevo” alla vita di Los Angeles cambiasse, così, ad un tratto con quei tre ‘sì’ che tanto speravo di ricevere in vita mia. Con tutto il cuore, pensavo che ciò che stavamo facendo fosse tutto reale, e non un sogno qualsiasi che fantasticavo di notte dando calci a chiunque mi stesse intorno (scusami Ethan). Avevamo dato tutto, addirittura noi stessi per quel provino che ci indirizzava verso una nuova vita, quella dei ballerini, quella vita magnifica e stupenda che tanto volevamo che arrivasse. Accade qualcosa di magico quando balli, tutto si allinea. Il mondo è in perfetta sincronia con il corpo che si muove, come tu ti muovi. E in quel momento.. dico che mi sento pienamente vivo (NdA:dichiaro ufficialmente che questa frase l’ho presa in prestito dal film). Era tutto così perfetto, ma la vita dei ballerini non è mica così tanto facile! Infatti la mia storia inizia con una vera delusione...
 
« No, il prossimo. » Sbadigliò la seconda giudice al tavolo, eravamo tutti in un piccolo stanzino, e vari gruppi si esibivano con passi veramente eccezionali! Davvero non capivano nulla della danza quei tre ve..
« Percy.. » Sibilò Michael, sbadigliando. « Arrenditi, ormai non ci sono più chance. »
« Ma è il nostro sogno, Mike! Tu abbandoneresti tutto per un semplice e ignorante “no”?! » Ribattei furioso. Lasciai che le mie maracas cadessero ai miei piedi con un tonfo, e incrociai le braccia al petto continuando a rialzarmi quel capello da cretino. Non so Lia dove abbia trovato tutto questo, sembravo un’idiota vestito da messicano. Ma scherziamo?!
« Percy.. » Sussurrò Jamie. « Noi non possiamo continuare così.. »
« Noi chi? » Domandai serrando gli occhi, stavo per perdere la pazienza, ma se avrei visto dodici mani alzate contemporaneamente, avrei fatto volare ogni sgabello in quella piccola camera dove alcuni ballerini ci fissavano straniti e divertiti. Li riaprii, e..come non detto: ben dodici mani ovvero cinquantacinque dita alzate verso il cielo. Potevo aspettarmi di meglio? No signore! « Davvero lasciate il vostro sogno, per quei tre figli di putta- »
« Cosa stava blaterando, Jackson?  » Mi chiese con arroganza la giudice uno, mentre con disgusto ci fissava uno ad uno. « Comunque, ci dispiace, ma abbiamo già trovato la crew che stavamo cercando. Prendete la vostra robaccia e smammate. »
Appena uscì dalla porta sprizzando gioia da tutti i pori che chissà chi di così tanto speciale, in quella stanza si udirono insulti non del mio genere. Almeno alcuni, per essere sinceri. Kelsey sospirò frustata, e raccolse l’Mp3 seguita da tutta la crew, senza me che ero rimasto impassibile: con le braccia al petto, il broncio e gli occhi velati dalla rabbia aspettavo che la giudice uno ritornasse così da prenderla a schiaffi dappertutto, finché non mi avrebbe pregato di smetterla. Con disprezzo calpestai il cappello da messicano con il piede più volte, poi presi la mia tracolla e a passo lento e pesante uscii da quel che sembrava essere fino a 10 minuti fa il posto in cui avrei voluto vivere per sempre. Rinchiuso in quelle mura, con la musica a palla, e i piedi che fremevano. I MOB (ovvero il nome del nostro gruppo) camminavano dispiaciuti con il capo verso il basso, come se fosse una vergogna fissarli negli occhi. Corsi verso Ethan, il mio migliore amico finché con disprezzo non mi spinse verso terra.
« Basta Percy, è tutto perso! Sono stanco di continuare a ballare, a sudare, a perdere tempo solo per ricevere tre “no” all’unisono. Sono stanco, e non solo io. » Sussurrò muovendosi i capelli con una mano, quasi scocciato.
« Io avevo il pre...presentimento che oggi sarebbe cambia- » Balbettai confuso, e frustato.
« Certo. » Rise isterico, abbassò di nuovo il capo e poi fissò i miei occhi truce. « Lo avevi detto ieri, e anche il giorno prima, e anche mercoledì, e martedì... »
« Percy, è il momento di lasciare tutto. » Olive si presentò davanti a me, porse la mano così che io la afferrassi per alzarmi. « Lo so, era il nostro sogno ma... forse è meglio dire “basta” alla danza se non vogliamo ballare per le strade per un soldo insignificante. » Fece cenno ai ragazzi e ragazze dietro di lei, e la seguirono. I loro sguardi erano vuoti, spenti, tristi.
« Pensavo che Los Angeles fosse il posto in cui i sogni diventano realtà.. » Bisbigliò Mike affranto. I miei occhi fissavano con rabbia le mie vans, avrei voluto distruggere tutto in quel momento. Ma il tutto io non ce l’avevo, se non una stupida giacca e un portafoglio pieni di documenti e vuoto di sogni e speranze.
 
Tornai a casa, o meglio al piano in cui vivevo con la crew. In tutto eravamo sette ragazzi e sei ragazze: Mike (Michael), Ethan, John, William, Lewis e Matthew. Poi c’erano Jamie, Lia, Olive, Kelsey, Bailey e infine Marie la mia ragazza. Quest’ultima mi venne incontro in lacrime, affondò il capo nel mio cappotto e una volta finito alzò il volto singhiozzando a malapena.
« Devo tornare a casa.. » Sibilò singhiozzando. Le afferrai le spalle e mi chinai fino alla sua altezza (ero un gigante,capitemi).
« Cosa? Perché? »
« Mio padre.. » Sussurrò. Si avvicinò al mio orecchio e mi baciò sotto al lobo dell’orecchio, segno che voleva farsi perdonare ma ormai mi ci ero abituato ai suoi baci sotto all’orecchio. « Ha avuto un incidente grave, è in coma e io devo ritornare immediatamente a Miami. » Disse con disprezzo.
I suoi splendidi occhi azzurri incrociarono i miei, verde smeraldo, e mi baciò dolcemente lasciandomi perplesso con un “non riesco a tenere una relazione a distanza, scusami Perse”. Mi aveva dato una coltellata al cuore, con 16 sillabe mi aveva lasciato inginocchiato sul pavimento con la bocca spalancata per... il tempo sprecato insieme a lei. Sorrideva, ma falsamente. Sapevo che mi voleva lasciare da un bel po’ ma in quel modo mi sembrava tutto un pochino esagerato. Capii che era veramente troppo, che parta pure! E la crew? Addio! Io restavo lì, a Los Angeles, a ricominciare di vivere il mio sogno al meglio. A cercare di prenderlo tra le mie mani. Avrei trovato una nuova crew, e io già sapevo a chi rivolgermi. Presi il cellulare, e sospirai cliccando il suo nome che tenevo da ben tre anni in quella rubrica di 231 numeri (conoscenze di tutta Miami, mi ritengo vagamente uno che fa amicizia in fretta e senza aspettare).
« Ehi! Amico mio come sta Tess? Ah, bene, salutamela! Senti, domani hai tempo o lavori? No, alla grande allora.. incontriamoci all’incrocio..tra il bar e il negozio di musica. Domani alla stessa ora, ti ricordi quattro anni fa?Eh sì, come dimenticarlo. Ciao frà! » Staccai la chiamata divertito, in fondo mi rallegrava quel vecchio pazzo che continuava a sporcarmi la faccia con la sua fetta di torta (storia lunga, magari ve la racconterò più tardi..). Lia mi guardava quasi offesa, e si avviò nella sua stanza che era alle mie spalle ignorandomi.
« Ignorarmi non serve affatto. » Commentai rigirando tra le mani il mio cellulare, con sfondo me e Marie mentre ci baciavamo, in sella ad un cavallo nero che io avevo chiamato BlackJack.
« Non ti stavo ignorando, Jackson. Il mio mondo è la recitazione e non il ballo. » Disse con riluttanza, sbattendo la porta alle mie spalle più forte che mai.
 
Io e la crew entrammo nella discoteca, quella più vicina al nostro palazzo. Con fermezza e forza spostammo coloro che occupavano la nostra via, quella che ci permetteva di arrivare al bancone dove poter ordinare un drink o qualche alcolico per dimenticare la giornata alle spalle e all’ennesima delusione. Ethan fu il primo a ordinare, sibilando un “vodka” come se fosse la cosa più ovvia del mondo, si sedette e diede le spalle alla signorina che lo serviva con tanto di ghiaccio e bottiglia mezza piena. E fissava un punto della stanza torvo. Luke Castellan, Chris Rodriguez , Drew Tanaka e la propria crew si stavano avviando verso il bancone dove posteggiavamo con superiorità.
« Oh, oh! » Iniziò Luke fissandoci divertiti. « Mi dispiace così tanto, idioti. Mi scuso tantissimo per avervi rubato il posto all’audizione. Deve essere brutto essere famoso per cinque minuti e poi vedere che il tuo flash-mob è già dimenticato. » Rise malefico.
« Stai un po’ zitto, e risparmia fiato nel caso ti venga una polmonite! » Sbraitai, senza rendermene conto.
« Percy, non è il momento. » Commentò Marie appoggiando la mano sulla mia spalla, ma la tolsi con disprezzo e rabbia.
« Non parlarmi mai più.  » Sibilai, fissandola disgustata.
« Abbiamo interrotto una lite con la tua gallinella, Percy Jackson?  » Sghignazzò vittoriosa Drew.
« Gallinella sarai tu! Figlia di un Tana- » Disse con fermezza la mora (aveva i capelli neri, ma mica la chiamo “nera”? Lasciamo stare..) accanto a me, si diresse verso di lei ma la fermai con un braccio stretto alla sua vita.
« Lasciala in pace, vuole vederti scendere ai suoi livelli.  »
« Cacchio mi importa, Jack!? » Ringhiò cercando di scollarsi dal mio braccio possente. « Marie Smith non si fa insultare da nessuno. »
« E Percy Jackson non da facilmente pane per cani. » Aggiunsi fissandola torvo. « Smettila. »
« Ehi, ragazzini. » Intervenne Luke. « Perché non risolviamo tutto con..un ballo? » Propose con un pizzico di maliziosità.
« No! » Urlò Lewis, infilandosi tra il poco spazio che divideva me e Luke. Lo avrei preso a schiaffi se non fosse per il ragazzo dai capelli rossi che ci divise in fretta. « Niente più balli, niente di niente. Ormai è tutto finito, Castellan! Vedi di smammare noi non.. »
« Perché no?  » Chiesi stupito.
« Jackson, basta! » Urlò Kelsey con un lamento. Ethan rise, segno che era divenuto sbronzo e non avrebbe ballato..se avessimo accettato. « Luke, ci hai visto, ci hai amato ma ora vedi di andartene a fanculo per piacere! »
« Io? » Mise quest’ultimo un broncio avvicinandosi alla bruna. « Sei carina, vuoi entrare nella mia crew? »
« Patetico, stammi lontano. »
Si alzò un “uh” dalla mia crew mentre Kelsey e Luke si guardavano accigliati, il termine giusto era “scocciati”. Trattenni una risata, quando lei cercò di dargli un pugno ma che prontamente il biondo la bloccò con un passo da..robot?  Sorrise malefico poi la trascinò in pista seguito dalla sua squadra, mentre io e la mia tentavamo di capirci qualcosa su quel che stava per accadere. Una gara. Sulla pista. Arrivo!
 
 
Se ci sono errori, scusatemi e se non avete capito in fondo la situazione è meglio che andiate a vedere il film! :) Comunque continuo a massimo 2-3 recensioni, se vi piace sta a voi decidere ^^
Youandi_23_07_10

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Capitolo 3
*** Leo Valdez, l'unico e il solo. ***


Leo Valdez, l'unico e il solo.

« E’ l’ultima volta che faccio una figura di merda per voi! » Sbraitò Lewis completamente rosso in faccia, piuttosto arrabbiato afferrò il giubbotto dall’attaccapanni e se lo infilò velocemente raggiungendo l’uscita. Mentre le risate della crew di Luke aumentavano, seguii Lewis fin quando lo persi di vista e..semmai tutta la crew. Il rumore della discoteca divenne meno assordante ad ogni scalino che facevo per arrivare al terzo piano del palazzo in cui vivevo. Presi le chiavi di riserva sotto al vaso accanto alla porta e sbloccai la serratura respirando l’aria di casa mia. Sapeva di mare. Mi tuffai (restando nel tema) nel caloroso abbraccio del mio divano e chiusi gli occhi non appena il battito del mio cuore iniziò a cullarmi con il suo ritmo veloce.
 
Ero sempre lì: sul divano sprofondando il viso ogni minuto nel cuscino ricoperto di pelo soffice e bianco che mia madre mi regalò per l’inizio della mia nuova vita in quella casa, assieme a quelli che credevo fossero amici e che non mi avrebbero mai abbandonato a casa con un bigliettino sul tavolo, assieme ad una rosa fresca.
“Ci dispiace, ma abbiamo deciso di ritornare a casa. Scusaci, la crew.”
Certo, mi hanno scombussolato quando la casa era vuota: non c’era più il vaso di Lia che le aveva regalato la nonna, l’orologio di Lewis, il dolce profumo di lavanda che spruzzava Kelsey ogni mattina commentando che il nostro “profumo” era veramente “schifoso”. Eppure amavo la lavanda e il profumo che lasciava per casa (ero un mammone okay?). Afferrai il cellulare abbandonato sul tavolino e notai solo in quel momento quanti messaggi e chiamate non avevo letto o risposto.
“Guardati la faccia. XD” Lia.
“Mi mancherai... mi dispiace.” Marie.
“Avevo detto che ci avrebbe separato, ma tu non ne vuoi sapere, eh?” Ethan.

Innanzitutto, corsi dal divano fino alla porta del bagno e con passo lento mi avvicina al lavello dove a ben 10 centimetri di distanza il muro era stato riempito da uno specchio rettangolare verticale con una cornice a motivo mosaico. Ero totalmente sporco qua e là di rossetto rosso: Marie. Non ricordai che mi fossi girato qualche ora prima, quando loro erano appena partiti per Miami. Ma ero un ghiro, quindi se mi avrebbero spaccato i timpani con un suono di chitarra elettrica collegata ad uno stereo con il volume assordante io non mi sarei svegliato! Neanche una bomba atomica, solo un raggio di sole sugli occhi ed ero di nuovo in piedi, stiracchiandomi come un gorilla e sbadigliando come non mai. Poi mi alzavo, baciavo sulla guancia alle ragazze che mi passavano davanti e facevo colazione tra occhiatine che ci scambiavamo io e Marie. E questo era quello che succedeva tutti i giorni prima che partissero senza il mio permesso. Non il mio permesso..ma avvisarmi almeno potevano. Sbuffai scocciato e mi preparai del latte, una tazza di caffè e infine dei biscotti blu (ricetta di mia madre, i coloranti facevano effetto e sembrava molto più buono). Vi ho mai detto che il mio colore preferito è il blu? No eh? Ora lo sapete, amo l’odore della salsedine e tutto ciò che si colloca con il mare. Il mare è il mio posto preferito (ovviamente) dopo la pista da ballo. Riempii una ciotola blu –come non detto– di latte e iniziai a ingurgitarmi per il nervosismo tutti i biscotti e a bere tutta la tazza di caffè. Sapevo che faceva male ma quando era nervoso nessuno e dico nessuno poteva fermarmi.
*BZZZ*
Come al solito, il mio telefono vibrava, e quasi sembrava un terremoto per il fatto che tremava anche il portacenere di ceramica accanto. Allungai la mano e fissai sbigottito il messaggio:
“Yoo fratello! Ma non sei venuto più? Mi hai dato buca? Senti, come vuoi tu..vengo io o aspetto al bar?! Sono Leo Valdez il grande yoo
“Ehi, fratellino! Scusami ma sono andato in coma ieri..sai com’è, delusioni..”
“D’amore?”
“No, idiota. Il ballo.”
“Era questo di cui volevi parlarmi ;)?”
“Sì”
“Ne parliamo meglio da vicino, fra mezz’ora davanti alla scuola di ballo. Yoo!”
“Ehi calmati Leo, devo cercare una cosa… vediamoci dopo pranzo.”
“E’ un appuntamento?!”
“NO!”
“Allora okay, dopo pranzo. Al ‘cha, cha, cha!Palace’ ok?”
“Sì”
“Byeeeeeeee <3 L.V ;)

Sghignazzai divertito, e poggiai il telefono accanto alla tazza, bevendo del latte lentamente.  Poi senza pensarci troppo mi privai di ogni indumento e mi feci una doccia fredda. Mi immaginavo quanto poteva essere alto, ormai. Quando l’avevo conosciuto era solo un ragazzino di 19 anni. E ne aveva compiuti 22. Chissà.
 
Afferrai il computer, rabbrividendo per le poche goccioline d’acqua che mi bagnavano il viso (non sapevo asciugarmi i capelli, sembravo un cagnolino). Lo accesi e aspettai che la pagina si caricasse a causa della pochissima rete del palazzo. In quel momento notaia tutte le schede che non avevo chiuso: di tutto e di più. Audizioni di vari paesi, ma che io non potevo raggiungere. Chiusi tutto finché non mi comparve una foto mia e della crew che avevamo postato più o meno una settimana prima. Non potevo crederci che mi stava succedendo tutto questo in poco tempo.
« Audizioni..ballo. » Bisbigliai, cliccai ‘invio’ e aprii il primo sito di quella pagina. « The Vortex! »
Premetti play e una donna dai capelli biondi e gli occhi azzurri mi comparve sorridente e emozionata: Julie Slow! Non ci credo!
« Il Ceaser Palace di Las Vegas presenta la nuova reginetta del pop! Julie Slow e The Vortex. » In carattere cubitali mi comparve il nome e cognome della star poi nuovamente la biondina con un vestito assai carino per i miei gusti.
« Io sono Julie Slow, e ti do il benvenuto a “The Vortex”! Questo è molto di più di una semplice gara di ballo, questa.. è la resa dei conti. » Bevvi un po’ del mio caffè dalla tazza schiacciando pausa, non staccando gli occhi dalla biondina e rimisi poco dopo l’avvio al video di continuare. « Il premio più ambito, parteciperanno molte crew ma soltanto una emergerà vittoriosa vincendo tre anni di strepitoso contratto nella favolosa Las Vegas! » Poi comparve l’hotel dove avrebbero ospitato la gara. Era bellissimo.
« Alla grande Julie! » Esclamai esterrefatto.
« Stiamo selezionando i video di ogni crew del mondo. Cerchiamo originalità, creatività, spettacolo allo stato puro! La tua crew merita di esibirsi a Las Vegas? Se è così, mandaci subito il tuo video e dimostraci che è la tua crew quella che stiamo cercando. » Con voce sensuale, finì il video e..potevate immaginare la mia faccia. Bocca spalancata, occhi sgranati e il caffè che mi bagnava i piedi..l’avevo fatto cadere.
 
 
Dopo pranzo, ero seduto su una panchina, davanti alla scuola di ballo, o meglio ‘Cha, Cha, Cha!’.
« E io ritardo sempre, eh? Figlio di Un Val.. » Starnutii. Non li avevo asciugati i capelli, erano tutti arruffati in un ciuffo per il ventilatore. Sarei guarito, forse.
Passi ritmati, vans blu si muovevano al tempo di musica, gambe lunghe e magre, in seguito una felpa rossa ricopriva i suoi addominali e solo allora notai l’Mp3 nella tasca dei jeans. La sua zazzera di capelli era diminuita più del solito... erano proprio una vera giungla quei capelli ricci. Il suo sorriso così dolce e premuroso, e gli occhi marroni cioccolato.
« Fratello, ma da quando non ti fai vedere?! » Esclamò, si tolse gli auricolari e le infilò in tasca abbracciandomi calorosamente ma mi tenni in lontananza indicandogli il naso e il fazzoletto che stringevo nella mano.
« Tre anni contati, Leo! Sei ventiduenne, e tu tre anni fa eri solo un bambino!! Sei in forma. » Sorrisi starnutendo ancora. « Come va con Tess? » Mi allontanai di poco, ridendo alla sua reazione. Guance rosse, labbra increspate e occhi sognanti: ecco un monologo sui suoi capelli rossicci.
« A meraviglia! » Urlò saltando in aria, come se cercasse di volare. Ma non era cupido! « La amo. »
« Ehi, Cupido, fermati! Non comincerai un monologo vero? »
« No, certo che no, Perseus. » Mi diede una pacca sulla spalla. « Dovevi chiamarmi prima se ti serviva una crew. Che devi fare? In che guaio ti sei cacciato? » Incrociò le braccia al petto fissandomi serio.
« Le cose non vanno come vorrei, e..ho bisogno di.. » Balbettai insicuro, facendo ancora uno starnuto. Sniffai per un bel po' e per qualche minuto mi sentii nuovo.
« Lavoro?  » Finì la frase con un sorrisetto compiaciuto. « Fortunatamente, Jackson, capiti a proposito! Al ‘Cha, cha, CHA!’ Palace hanno bisogno di aiuto e uno è mio amico. Ti prenderanno di sicuro. »
Mi aprì la porta da perfetto gentiluomo che è e nel frattempo presi il mio zaino e la tracolla nera. Poco dopo fummo sorpresi che in mezzo alla sala c’era solo una coppia e dei bambini scocciati dormivano uno sopra l’altro. Nico di Angelo. I capelli alzati in un ciuffo, indossava una camicia blu cercando insegnare a ballare ad una signora che aveva minimo il doppio dei suoi anni.
« Lui è.. » Bisbigliò Leo nell’orecchio, poggiando un braccio sulle mie spalle.
« Nico. » Dissi compiaciuto. « Già lo conosco..ma lui non conosce me. »
« ECCOLO! » Urlò entusiasta una donna. « Sapevo che potevo fidarmi Lio! »
« E’ Leo, signora. » La corresse il riccio.
« E’ lo stesso. » Roteò gli occhi quest’ultima. « Lio non mi aveva detto che eri molto carino. »
« Uhm..grazie per avermi accolto signora. » Balbettai imbarazzato.
« Okay. » Ammise Leo. « Ci rinuncio. »
Un uomo che dall’aspetto sembrava avere più di 50 anni venne verso di me sprizzante di gioia con una valigetta degli attrezzi e uno stura lavandini. « Oh, arrivato in tempo ragazzo. Tieni, il bagno delle ragazze è rotto..e anche rubinetto. C’è un attaccapanni accanto al bagno, puoi sistemare tutto lì se vuoi okay? »
« Fallo sistemare, zio! » Sbraitò divertito il ragazzo accanto a me. Il vecchio uomo sbuffò e si avviò verso una donna appena entrata nella scuola.
« Volevo una crew, non uno sturalavandini. » Mi lamentai sottovoce.
« Forse è meglio che tu ti sistemi prima, il bagno può aspettare! » Rise la donna liberando le mie mani . Leo mi afferrò per il polso e ammiccò con l’occhio destro. « Andiamo a prenderci un frullato, ordino io. »
 
« Senti, Leuccio.. » Deglutii nervoso, rifacendo uno starnuto. « Tu sai che cos’è The Vortex? »
« Quella cosa sui…ehm? » Domandò stranito. Scossi la testa sorridendo, aveva già sbagliato. « Che c’è? Se non so cos'è.. »
« No, niente. » Bevvi un altro sorso e buttai il bicchiere nel primo cestino che visualizzai nel mio campo visivo. « E’ una gara di ballo. »
« Ballo?! Ahh sì, ora me lo ricordo. Dovresti andarci, sai? Chiama I MOB, loro sono i re delle strade! » Esclamò. « So che tu e Ethan avete litigato ma non puoi farcela da solo. Ceh dico..bei tempi, anch’io avrei stracciato tutti..»
« Non è una cattiva idea sai? Io e te, nella stessa crew..eh? »
« Mi piacerebbe molto ma.. ho un lavoro. Io sono un ingegnere, Percy. »
« Avanti, pensaci! Tu sei Leo, l’unico e il solo. »
« La mia vita è diversa, io ho delle responsabilità. Ballare mi piace, e da matti..ma non posso pagare le bollette in questo modo. »
« E’ proprio questo il bello, amico mio. Con questa gara le paghi le bollette, e per un po’ certo! » Gli sorrisi, speravo lo convincessi ma..
« Lo so, sì ho capito ma non posso. Mi dispiace Percy. » Disse mortificato. « Però tu ci devi andare, okay? Ci vediamo. » Mi diede una pacca sulla spalla e se ne andò. Certo, ci ero rimasto un po’ male ma la vita è sua e di certo, non la mia.
Ritornai al ‘Cha, cha, cha! Palace’ e mi sistemai nello stanzino riservato al sottoscritto. Sfilai la canotta bianca rimanendo a petto nudo e mi sedetti sul materasso bianco e morbido fissando con tristezza la luna che illuminava la stanza.

 
# Extra. Leo Pov’s.

« Sono a casa! » Abbandonai il mio zaino accanto al vaso del salotto e corsi ad abbracciarla forte a me. Così piccola e così indifesa.
« Ciao tesoro. » Sorrise, si sistemò i capelli rossi continuò a tagliare una carota. « Bentornato. »
« Tutto bene? » Le chiesi, ci demmo un bacio a stampo e continuò a tagliare velocemente.
« Sì, e Percy? Come sta? »
« Sta bene, insomma.. Ha un’idea un po’ folle. » Increspai le labbra, sedendomi sul ripiano da lavoro della mia ragazza.
« E sarebbe? Perché ti turberebbe così tanto? » Non mi degnò di uno sguardo, e lasciò il coltello sul ripiano pulendosi le mani con il grembiule che stava indossando.
« Molto, molto folle. Lo sai lo spot di The Vortex? » Le chiesi, molto convinto che la sapesse.
« E allora? Cosa vorrebbe fare? »
« Vuole partecipare. » Risposi sospirando. « Potrebbe farcela, e non ha una crew con cui partecipare. Perciò, lo ha chiesto a me.. » Alzò lo sguardo sorpresa, sgranando gli occhi.
« Aspetta..che cosa? Vuole te? »
« Sì è folle, lo so. » Sghignazzai scendendo dal ripiano.
« E..? »
« Non posso, okay? Non posso, non posso e ti dico che non posso! » Ammisi dispiaciuto. « E proprio in questo momento, io.. »
« Quindi con questo dici che hai chiuso con il ballo? Hai chiuso per sempre? » Domandò sconcertata.
« E’ ormai finita quella parte della mia vita, non voglio più averci a che fare con la danza..mi dispiace ma ho detto di no.. »
« Approvo la tua idea, amore. » Confessò con un sorrisetto beffardo. « E poi non hai il tempo di creare una nuova crew..nono, assolutamente. »
« Ben detto, tesoro. »
« E non ti sei neanche allenato perfettamente.. » Commentò.
« Io sono in forma, eh! »
« Ahahah, per ballare a quel livello? Pft, non credo che tu sia migliorato nel tempo.. »
« Ma andiamo. » Risi rallegrato. « Tu stai parlando con Leo Valdez! L’unico e il solo Leo Valdez! Ma aspetta un momento..mi stai manipolando? »
« Forse.. » Mostrò i suoi denti perfetti in un sorriso, e la tirai per un braccio costringendola a sedersi su di me.
« Tu vuoi..davvero che io partecipi con lui ? »
« Sei tu che lo vuoi. E se tu vuoi qualcosa, io lo voglio per te. »
« Davvero? » Esclamai. « Io pensavo mi avresti preso per un pazzo senza cervello, che non ho un cuore. Non voglio lasciarti qui da sola a Los Angeles, mentre sono a Las Vegas. »
« Mi credi quel tipo di ragazza, tesoro? » Domandò sorridente. « Io voglio il meglio per te. E comunque oggi ho incontrato i genitori di Percy. Forse già sanno questa storia e forse mi faranno compagnia.»
« Credi che io possa farcela? Con il lavoro.. e la scuola.. » Domandai, non ascoltando la sua ultima frase.
« Tranquillo, a tuo cugino non servirai più. E al laboratorio inventati una bugia bella e buona. » Iniziò ad accarezzarmi i capelli dolcemente. « Tu sei Leo il ballerino, e tu la spunti sempre. In un modo o nell’altro. » Mi baciò ancora una volta sulle labbra dolcemente e ritornò a preparare la cena. Mentre io ci pensavo ancora su quel che avrei fatto: “Sarebbe stata una buona idea?  Speravo certamente di sì. Lo volevo, anzi, lo voglio”.

 
Spero vi piaccia, anche l'extra di Leo. Buon inizio Settembre! Che proprio buono non è (chi mi capisce sta al Sud..).
Youandi_23_07_10

 

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Capitolo 4
*** Annabeth Chase. ***


Annabeth Chase.
 
McCowan. La fabbrica in cui lavoro era gigantesca. Ma la cosa che mi divertiva a stare lì era il fatto che potevo sentirmi della musica mentre lavoravo tranquillamente, senza che nessuno mi dica “togliti quelle cuffie, idiota!”. In quel momento, davanti ad un ologramma, stavo ballando come un perfetto stupido senza cervello  fissando ogni mio collega mentre avevano bulloni in mano e chiavi inglesi nell’altra. Il bello era che nessuno mi notava, e io da perfetto ingegnere che ero non davo fastidio a nessuno e lavoravo solo.
« Dude, dude! » Esclamavo sottovoce, quando cominciò “Fancy” di Iggy Azelea. E in quel momento il mio capo (che chiamavo miseramente cappellino bianco) mi comparve alle spalle facendomi sussultare sul posto non appena mi voltai ritrovandomi tanto vicino al suo volto. Caddi ai suoi piedi per lo spavento, e il mio MP3 anche.
«Signor Leonard. » Sì, mi chiamo Leonard, contenti!? « Cosa stava facendo? »
« Oh signore McCowan. » Dissi rialzandomi, con un po’ di difficoltà per trovare un posto dove non mettere le mani, o qualcuno ci avrebbe rimesso male. « Stavo facendo un esercizio... di concentrazione che manda il sangue al cervello creando un immediato, ehm, incremento della produttività lavorativa, signore. Dovrebbe provare, farebbe bene alla sua salute sa? » Spiegai, pauroso di una prossima sua reazione. Comunque era scosso, la bocca spalancata nell’essere sorpreso delle mie stesse parole.
« Desideravo parlare, sapete signor? Mia nonna non sta bene e io sono l’unico nipote che le rimane e ho paura che lei possa sentirsi male, molto male e che non mi prepari più i biscotti al cioccolato e una maglia di lana rossa come piacciono a me! E’ molto brava sapete? Anche sua nonna faceva biscotti e maglie di lana? » Gli chiesi divertito.
« Mia nonna era una guarda carceraria. » Rispose indifferente. Sgranai gli occhi e iniziai a tossire sbigottito.
« Wow! Non sapevo che sua nonna fosse stata talmente forte per... Aveva un animo gentile Mister McCowan? »
« Era una guardia carceraria. » Ripeté avvicinandosi ancora di più. Deglutii mormorando un “okay”.
« E allora? Lei mi capirà se dovrò lasciare per qualche giorno il lavoro per portarla dal dottore.. vero? » Dissi sfregando le mie mani infreddolite.
« Ammiro la sua volontà di mettere la famiglia al primo posto, ma dovrà venire due ore prima la mattina per recuperare il lavoro perduto, signorino Leonard. » Propose con un sorriso beffardo sulle labbra.  Lo odiavo!
« Due ore prima? » Ripetei stranito. “Qualunque cosa per Percy”Pensai roteando gli occhi.
« Due ore prima, Leonard! » Mi sbatté in faccia le sue due dita davanti agli occhi e ritornò al proprio posto mentre io gli facevo le mosse ricominciando a tastare vari bottoni e ascoltare la nuova canzone: Whistle di Flo Rida. Continuai comunque a ballare, senza distrazioni né ramanzine da parte di Cappellino Bianco, e comunque ci avevo ripensato bene: sarebbe stato bello partecipare a The Vortex, e in compagnia di Percy sarebbe stato tutto ancora più divertente di quanto pensassi all’inizio ovvero ieri, quando me lo aveva proposto accompagnato dai suoi occhi da cucciolo. Io sono Leo il ballerino, in fondo sapevo già che non avrei resistito a non partecipare alla gara!  
 

« Brava Jennifer, così! » Disse Nico facendo roteare la piccola bambina dai capelli rossicci e gli occhi verdi. Leo gli girò attorno ridendo e si avvicinò alla scala dove ero salito per aggiustare ben cinque lampadine scoppiate. Speravo in un sì, o un altro scusa ma fortunatamente Leo mi illuminò la giornata (rimanendo ancora nel tema delle lampadine..okay, lasciamo stare la faccenda del tema su!).
« Vamos, raga, vamos! Abbiamo tre settimane per prepararci, scendi o no? » Teneva quel suo accento spagnolo che lo rendeva sexy, stavo capendo Tess e come non aveva fatto a resistere a quel mezzo latino di un Valdez.
Pronto a non cadere e a scendere le scale il più presto possibile, toccai terra con il piede e sorrisi rallegrato per la splendida notizia.
« Anche subito, amico! Scherzi? » Lo abbracciai calorosamente e lui ricambiò sospirando sull’incavo del mio collo. « E il lavoro? »
« Risolto già, fortunatamente. »
« E i signori del ‘cha, cha , cha!’ come faremo con..? » Chiesi girandomi verso l’ufficio dei Mr. e Mrs. Di Angelo.
« Kevin, il loro nipotino, saprà come cambiare una lampadina. » Rise poggiando un braccio sulle mie spalle, uscendo finalmente da quella scuola di tango. « Prima andiamo in un posto, devo farti conoscere una persona del posto. »
 
Arrivammo sulla soglia della porta di uno Studio Fotografico. Varie stiliste andavano avanti e indietro, tecnici che cambiavano la luce per adattarsi all’obbiettivo e nel mio campo visivo c’era solo una ragazza bionda inginocchiata ai piedi di un'altra sistemando le balze di un vestito giallo acceso.
« Ehm, perché siamo in uno studio fotografico? » Chiesi stranito, dandomi uno sguardo intorno. « Ah, era per i costumi? » Supposi, mentre davanti a me un omone trascinava dietro di sé innumerevoli vestiti di colori diversi. Lo sentii sghignazzare, ma mi fermai davanti a quella barella e iniziai  a rovistare fin quando una donna non spezzò quel rumore sottile di bisbigli e sussurri.
« MA È ORRIBILE! » Urlò la manager, forse ma almeno così sembrava perché un’altra donna la seguiva qua e là come un cagnolino. Si avvicinò alla ragazza che portava il vestito giallo e rimproverò quella inginocchiata che stava accanto a Leo.
« Sono orribile? » Domandò offesa la bruna in giallo.
« Non ho ancora finito, calmati Haley. Mi servirà solo altri spilli. » Sorrise la bionda, solo allora notai i suoi occhi grigi, come quelli di una tempesta in arrivo, come dei nuvoloni che portavano brutto tempo.
« I spilli non serviranno, Annabeth! Affatto, perché è bruttissima! Sembra una balena incinta, vedi di sistemarla perché sembra una quarantaseienne. È scandaloso!» Sbraitò la manager di Haley contro la bionda. « Mi dispiace piccola » Accarezzò i capelli raccolti della bruna, mentre quella che era Annabeth si diresse verso Leo (o meglio, il tavolo alle spalle del Valdez) con gli occhi pieni di rabbia.
« Vado a prendere altri spilli! » Ringhiò la bionda incazzata, poi si fermò davanti alla figura esile del riccio.
 « Oddio, secondo te sembro grassa? » Rise Leo imitando la voce di Haley, la modella che nel frattempo salì sull’altalena sospesa in aria (ordine della manager Bridget, così avevo sentito da dietro ai manichini in cui ero nascosto).
« Leo! Che ci fai tu qui? » Domandò con dolcezza abbracciandolo, sembravano essere fidanzati ma supposi che erano migliori amici da un bel po’. Io continuai a rovistare finché scocciato non aspettai che la bionda ritornasse a lavorare.
« Indovina?! Sei in una nuova crew, piccoletta! Balleremo a Las Vegas e bla, bla, bla! Ti spiegherò tutto mentre ce ne andiamo, su. »
« Parli di The Vortex per caso? Non posso, devo lavorare.. » Sussurrò, come se fosse un segreto.
« Ciao! » Esclamai all’orecchio della bionda. « Sei tu la prima che farà parte della nostra crew? »
« Chi è il bellone? » Chiese diretta a Leo.
« Percy Jackson, mia cara Annie. E’ un grande coreografo, ed era il capo dei MOB. » Spiegò ovvio il ricciolino.
« Io non li conosco. » Rispose Annabeth.
« Come fai a non conoscerli? » Chiese il mio migliore amico, notando come i miei occhi e quelli di Annabeth non smettevano di incrociarsi.  Come due calamite, come due catene che non si romperanno mai.
« Io non esco molto. » Disse pronta, quasi amareggiata nel dire quella risposta ad uno sconosciuto come me. Neanche io ne sarei stato capace.
« E tu chi sei?  » Chiesi spavaldo.
« Oh, oh! Calmatevi, Percy ti presento Annabeth Chase la mia migliore amica che è una grande costumista e, Annabeth ti presento Percy Jackson, il mio migliore amico. Scatterà la scintilla? Solo su Leo Channel! » Esclamò stringendo la mano in un pugno sul mento come se stringesse un microfono e separò me e la bionda allungando il suo braccio. ERA SERIO? LEO CHANNEL?
« Leo Channel? » Ripetei sconvolto. « Potevi cercane una di meglio! Comunque, perché no? Una costumista ci farà comodo in ogni caso. » Commentai malizioso.
« Questa costumista ti balla sul tuo sederino perfetto, Jackson.  »  Mi provocò con un sorriso beffardo. « Quando vuoi e dove vuoi. »
« Bene, buono a sapersi. » Risi rallegrato. « Una costumista che provoca eh? Mh, non male! »
« Okay, questa situazione sta prendendo una brutta piega. Calmiamoci ragazzi, non voglio vedere balletti, ok? » Suggerì Leo.
Ma chi lo stava a sentire? Credei che lo pensammo entrambi dato che ci avvicinammo con sfida, mi ritrassi e per un momento iniziò a prendere il controllo di quella che sembrava essere diventata una gara di ballo in uno studio fotografico. Scuoteva i fianchi come meglio che sapeva fare, molto meglio di quella Jennifer nella scuola di tango. Per un paio di volte mi rinfacciò quanto fosse brava a ballare, cercando di farmi ritirare, ma no. Ripresi nuovamente me stesso, e mi aggrappai all’altalena di Haley facendo dondolare quest’ultima, e con un salto la raggiunsi nuovamente. Iniziai a seguirla mentre i nostri sguardi si incrociavano in un tutt’uno. Scosse i capelli divertita e iniziò a calciare tutti i palloni gonfi d’aria che ricoprivano il parquet levigato e perfetto.
« Perché tutto deve finire con una gara di ballo? Che cappio! » Domandò Leo sbigottito, grattandosi la nuca a disagio.
Prima di lei, feci un banchetto un palco solo per noi due buttando a terra tutti gli indumenti che lo occupavano. Prese un ombrello e iniziò a ballarci facendomi ricordare improvvisamente come le ragazze si divertivano a seguire i passi di Just Dance 4, a casa nostra, davanti alla Wii sulle note della canzone “Umbrella” di Rihanna. Poi lo lanciò in mano a Leo che alla sprovvista cadde a terra dalla paura del momento, facendoci sghignazzare come non mai per la sua faccia da “o mio dio, che cazzo è successo?!”. Un palloncino giallo comparve davanti alla ragazza e quest’ultima lo fece scoppiare ridendo. Che carino il suo sorriso.. aspetta, cosa? NONO! Io dovevo concentrarmi sulla danza, non sull’amore. NON SULL’AMORE! Percy Jackson non si innamora mai.
« Che sta succedendo qui? » La manager interruppe nuovamente nella stanza, mentre io e Leo ci stavamo rimettendo in piedi imbarazzati.
« Fatemi scendere da qui! » Urlò Haley indemoniata, dondolando su e giù sull’altalena (a causa mia).
«Tu, piccola peste, rimetti subito a posto quei vestiti sul tavolino o ti licenzio! » La donna dai capelli ricci (la manager si chiamava Bridget) le ordinò tutto in meno di un secondo, indicando il tavolo vuoto. E per di più l’assistente ripeté l’ultima parola come un eco « Licenzio! MH! » ricevendo così un’occhiataccia dalla padrona. La bionda non si fece trascinare, fissò prima me e poi Leo dichiarando un “Mettetelo a posto voi”. Diede un cinque a Leo e uscimmo sprizzanti di gioia da quello Studio, completamente ignaro di quel che sarebbe successo per trovare gli altri componenti della crew. Comunque fui davvero felice che lei fece parte della crew che stavamo formando: in fondo per essere una costumista, non era male nel ballare hip hop! Se non fosse per la nostra faida appena cominciata e il suo caratterino duro e difficile, sarebbe stata la mia ragazza in meno di un secondo.  Ma è questo che la rendeva molto attraente: sapeva dire o cosa non dire alle persone, e sapeva rendersi altamente importante a chiunque. Povero Leo, chissà cosa avrà passato per quella biondina dagli occhi grigi. Per poco qualcosa mi salì fino allo stomaco del cuore: invidia, gelosia o pena? Non ne avevo la minima idea di cosa mi fosse preso in poco tempo, in meno di mezz’ora solo nel vederla ma ero convinto che ciò che provavo era pena nei confronti di Leo. L’invidia e gelosia credevo fossero solo un ostacolo da superare purtroppo..non era il solito ostacolo alto più o meno 50 centimetri o più da saltare. Mi avrebbe riservato molte sorprese. Ma io odio le sorprese.

 
Ciau bella gente. Visto? Ho aggiornato in meno di 24 (o forse più) ore con un nuovo capitoletto sull'incontro tra Annabeth Chase e Percy Jackson. :) <3 Scusate se è troppo corto, ma il quarto capitolo (già pronto e corretto) sarà molto più lungo del solito con ben 18 pagine di Microsoft Word piene!
Il prossimo riguarderà..ehehe. Se volete scoprirlo lasciatemi una recensione ^^
Buonanotte lettori e lettrici, soprattutto Percy_annie, Rei_Puccioso e LittleBigLove per aver recensito all'ultimo capitolo! GRAZIE DI CUORE.
Ciauu <3

YouAndI_23_07_10.

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Capitolo 5
*** Crew al completo e piccole complicazioni. ***


Crew al completo e piccole complicazioni.
 


Venne fuori che Leo aveva un sacco di amici, il primo che trovammo fu il “robot-man” ovvero un ragazzo che si chiamava Jason Grace. Roba da matti, era veramente bravo.  A proposito di matti, di seguito Leo  andò incontro a due ragazzi che giocavano con le insegne di una pizzeria, travestiti da papera e uno da orso. I gemelli Stoll, ovviamente. Si salutarono con una stretta di mano, mentre io Annabeth e Jason (che si era privato di tutte quelle vesti d’orate, mostrano i propri addominali e pettorali con solo una canotta celeste, jeans stretti e vans) rimanevamo alle loro spalle ridendo e parlando del più e del meno. Poi Annabeth ci portò a conoscere Talia, una che si faceva rispettare fin troppo bene. Aveva i capelli raccolti in una treccia con le punte blu, il ciuffo le ricopriva parecchie volte l’occhio ma lei lo rimetteva dietro all’orecchio per almeno venti o trenta volte di seguito. Con del ketchup inondò quasi un quarto del piatto, lo richiuse facendolo volteggiare in aria e lo passò al cliente accanto lanciandoglielo.
« Lei è Talia, mia sorella. » Disse Jason con orgoglio.
« Fa dei banana split da paura! » Commentò uno dei fratelli Stoll, Connor.  L’altro gridò un “eccitante” ricevendo così un’occhiataccia dal biondino ma Connor continuò con “solo di giorno” così da farlo calmare. Quella ragazza sapeva come muoversi: in meno di 10 secondi riempì sei bicchieri di vetro passandoceli uno ad uno sul bancone liscio e beige. Poi passammo al gruppo di amiche di Annabeth.
Piper McLean, Katie Gardner e Silena Beauregard, erano tre ragazze molto belle infatti scoprii  che la prima era fidanzata con Jason. Ma queste ragazze vivevano in Texas, quindi ci misero un bel po’ per raggiungerci a Los Angeles, in un palazzo disperso, per di più in una grandissima città. Per partecipare dovevamo essere dodici, e per il momento ne eravamo dieci quindi la ricerca avevamo deciso tutti di completarla il giorno dopo. Leo era preoccupato come non mai: non sapeva dove trovarne di liberi un ragazzo e una ragazza che ballassero perfettamente come il resto della crew. La prima notte la passammo insieme nel mio appartamento che fortunatamente era carino e grazioso per tutti ma una cosa non era ancora stata decisa.
« Chi sarà il capo? » Domandò Talia.
« Io. » Io e Annabeth rispondemmo in coro, per poi fissarci sbigottiti.
« Io ho deciso di partecipare al concorso! IO! » Cominciai.
« Senza me eri spacciato Jackson quindi io! » Esclamò la bionda.
« Oh-oh. » Disse Leo scuotendo il capo, più che sbigottito era preoccupato. Si batté una mano sulla fronte e sbuffò rumorosamente. « Ora ricominciano  a ballare. »
 
Ero intento a fissare l’alba, fin quando non mi si presentò Silena accanto. Alle sei della mattina eravamo distratti solo per fissare come il sole nasceva per un’altra giornata. Non avevo notato di quanta bellezza era dotata Silena: occhi azzurri e profondi. Capelli raccolti in una coda da cavallo laterale e labbra sottili e carinissime, scommetto che erano morbide quanto quelle di un cuscino.
« Non è bellissimo? » Commentò esterrefatta, indicandolo come una bambina gioiosa dopo aver ricevuto il regalo di Natale.
« Già, amavo fissare l’alba con la mia ragazza. »
« E ora dov’è? » Domandò curiosa la mora accanto, che mi si avvicinò pericolosamente.  Deglutii solo a risponderle, perché era un colpo al cuore dirgli che mi aveva usato per far parte della crew. Era davvero una fitta al cuore, un brivido percorse la mia schiena per il freddo in circolazione e mi strinsi nelle spalle quasi nascondendomi nell’ombra.
« Mi..mi ha lasciato. » Ammisi.
« Non ci credo. » Esordì Silena mostrando un sorriso. « Come può aver lasciato uno come te? »
« Ci conosciamo da più o meno quattordici ore, e ti garantisco che sono un rompiscatole peggio di Leo Valdez quando dorme. E chiariamoci, Leo Valdez quando dorme sembra uno tsunami in piena notte. » Ridemmo all’unisono, e lì ci rendemmo conto che eravamo soli, piccole particelle in un grande mondo.
« Mi dispiace per te. » Disse. « Fossi in lei, non ti avrei mai e poi mai lasciato. Voglio essere onesta, Percy, secondo me non ti meriti tutto questo perché sembri un ragazzo davvero dolce e molto determinato. Forse non era adatta per te, questo è solo l’ennesimo ostacolo dell’amore. »
« Grazie. » Risposi sorpreso. « Nessuno mi ha mai detto tutto questo.. »
« Pura verità, Percy. » Silena mi baciò la guancia dolcemente rimanendoci attaccata per qualche decina di minuti –credei che era un modo per farmi sentire meno solo, ci riuscì a meraviglia–  e mi diede una pacca amichevole sulla spalla. « Solo pura verità. »
« Grazie Silena. » Ripetei sorridente. Per un attimo entrò nell’appartamento e ne uscì armata di un plaid colorato e caldo che appoggiò sulle mie spalle.
« Tira un aria gelida alle sette meno venti di mattina, sai Jackson? La prossima volta mettiti i pantaloni. » Sbiancai, aveva ragione. Non mi resi conto che per cinque minuti ininterrotti ero accanto a lei solo in boxer. Ohw, prima figura di merda? Fatta.
 
Per gli ultimi due ballerini sapevamo che era un caso perso ma Leo purtroppo non aveva altre idee:

“Nico è il migliore che abbia visto, nel brekkare, e ha anche una sorella. Meglio no? Siamo in dodici, dieci più due non fa male a nessuno”.

Non avevo nulla contro Nico, anzi, sembrava essere simpatico ma si chiudeva sempre in se stesso. Liberava tutta quella passione e frenesia nel tango, amava far imparare ai bambini come ballare dolcemente in una canzone romantica. Non potevo biasimarlo, potevo insegnare anch’io ma non ero molto portato con i bambini piccoli. L’ultima volta che avevo fatto da babysitter era andata a fuoco l’intera cucina. Entrammo, io e tutta la crew, nel “cha, cha, cha! Palace” e finimmo per fissare Nico che impostava una canzone romantica (perfetta per il tango) ma la mia domanda era “con chi dovrà ballare se non c’è nessuno?”.
« Nico! Avremmo un piccolo favore da chiederti! » Disse Leo con voce stridula.
« Che cappio vuoi, Valdez? » Chiese Nico scocciato, lo vidi alzare gli occhi al cielo.
« Cappio? Che cos’è un cappio? » Domandò il ricciolino rivolto a me, gli diedi una sberla veloce sulla nuca, e gli feci cenno con il capo verso Nico.
« Certo che sei davvero un’idiota, Leo! » Sbraitò aggiungendoci un’altra sberla. A poco tutta la crew l’avrebbe preso a schiaffi ma evitammo di farlo poiché si allontanò come se fossimo degli estranei. « Volevamo chiederti, seriamente e cortesemente se tu volevi partecipare con noi a The Vortex..ci stai? » Gli domandò Annabeth, con sguardo da cucciolo e labbro inferiore gonfio: solita e tenera faccia da cagnolino bastonato.
« Ad una sola condizione.. » Propose il corvino con un sorrisetto compiaciuto. « Dovrete far partecipare anche Bianca. Lei è stata la mia maestra fin da piccolo. »
« Stavate parlando di me? »
Bianca era meravigliosa, per essere sincero. Indossava un vestito rosso fuoco che si adattava molto alla sua carnagione, e i suoi capelli castani scuri le scendevano fino a sopra l’addome ricci e mossi. Ai piedi dei semplici tacco 12 per ballare insieme al fratello che la fissava quasi meravigliato. Anzi, senza quasi, era veramente meravigliato e abbagliato dalla lucentezza del vestito e dalla bellezza della sorella maggiore.
« Spero che questo mascalzone di mio fratello vi abbia parlato bene di me, io odio le bugie. Vero Nico? »
« Verissimo. » Rispose il più piccolo balbettando. Vi ho mai detto che Nico aveva 19 anni, meno tre anni rispetto a tutti che ne avevamo tra i 20 e 25? No? Ora lo sapete, era importante!
« Bravo cucciolo, ditemi ragazzi cosa volete. » Bianca gli diede un bel buffetto sulla guancia e si rivolse a noi con fare materno. Era più piccola di me, di ben un anno. Io, Thalia e Annabeth eravamo i più grandi rispetto alla crew.
« Vogliamo che voi partecipaste con noi a The Vortex. » Questa volta fui io a parlare, e in 5 secondi Bianca mi fu addosso con i suoi 58 kg (che portava bene!). Sotto lo sguardo divertito della crew e quello arrabbiato di Nico, la mora mi baciò tutto il viso ringraziandomi. Avevo appena perso al certezza che lei fosse matura al 100%, almeno quel 45% era tutta immaturità tale e quale come quella di Peter Pan.
« Sarà un piacere. » Sussurrò al mio orecchio, si rialzò graziosamente aiutandomi e si stirò il vestito con le mani.
« Quando iniziano le prove? » Chiese Nico sbuffando.
« Anche adesso. » Rispose Leo contento. « Come..volete voi, ovviamente. »
« Io..andrei prima a mangiare. » Ipotizzò Travis, dando una pacca sulla spalla al fratello accanto, più grande di Connor di almeno dieci centimetri. « Possiamo? » Chiesero poi in coro.
« Certo, perché me lo chiedi!? » Katie saltò in spalla al gigante, che urlò di gioia uscendo dal “Cha, cha, cha Palace”. La crew li seguirono urlando dalla gioia, ma io e Nico rimanemmo nella sala da ballo. Gli porsi la mano per afferrare la sua.
« Vieni? » Gli chiesi. Arrossì da capo a piede, e la sua mano strinse il più forte possibile (se poteva) il mio polso, trascinandomi finché non raggiungemmo i nostri amici che ordinavano al Mc più vicino alla scuola. Nico andava matto per il Mc Donald, mangiava gli avanzi di tutti eppure non aumentava di chilo. Aveva un corpo minuto e la pelle quasi olivastra, ma non di più. Stava mangiando l’ultima patatina mentre noi tutti stavamo decidendo dove fare il video da mandare al sito di The Vortex.
« Potremmo farlo nella sala no? » Disse Bianca fissando il fratellino accanto.
« No, assolutamente no. » Rispose Piper, che fino a ieri non disse niente. Non avevo mai sentito la sua voce, e quasi tutti furono entusiasti per il suono delle parole di Piper. Sembrava tanto chiuse in se stessa, ma dalla rivelazione di Jason era molto sensibile e romantica che aveva avuto molti problemi con i genitori e nell’amore.
« Allora dove? » Chiese Connor sbuffando.
« Quanto sei sciocco, Connor! » Commentò il fratello, Travis. « Potremmo farlo in strada no? »
« Non è un’idea brutta, ma neanche perfetta. Io dico di no. » Disse Nico pulendosi le mani con il fazzoletto. Con lui fummo d’accordo tutti, oltre il diretto interessato che sbuffò poggiando il capo sulla spalla del gemello.
« Allora dove andremo? » Chiese Jason sospirando.
« Al mio laboratorio, no?! » Propose Leo alzandosi di scatto dalla sedia. « La domenica È chiusa e noi potremmo.. »
« Questo sì che è un lampo di genio, amico mio! » Katie gli saltò addosso abbracciandolo, gli mosse un po’ i capelli e rise. « Quando però?! »
« Domani, perché stasera abbiamo un impegno, io Percy e ovviamente Annabeth. » Aggiunse Leo facendoci l’occhiolino. Di cosa parlava?
« Okay, come vuoi tu. » Dissi io alzando le mani in segno di arresa. « Ma adesso dividiamoci e prendiamo il necessario per domani pomeriggio! Su! »  Ci dividemmo in maschi e ragazze con due macchine. Le ragazze vollero andare per prendere camici e jeans scuri. Io e i ragazzi invece andammo in vari negozi per cercare una videocamera perfetta per registrare un video di almeno un minuto e mezzo. Eravamo una buona squadra in fondo. Avremmo cominciato un nuova vita insieme. Tutti e dodici, non ero mai stato così felice in quel momento.
 
« Altre polpette di carne? » La Mrs. Valdez mi porse un secondo piatto, ma con la bocca piena scossi il capo per risponderle in modo sincero “no, sono pieno!”.
« Io ne vorrei altre mamma. » Disse Leo porgendo il piatto.
« Ingordo! » Commentò questa sbuffando, ne mise altre mentre il ricciolino da finto offeso mormorava un “grazie mamma”.
« Sono squisite, Esperanza. » Commentò Annabeth con un sorrisetto.
« Oh, grazie mille Annabeth, dopo ti do la ricetta..così le cucini a lui. » Mi indicò ammiccandole. « Vedi quanto mangia? »
« Io mangio? » Ghignai fissando il ricciolino, intento a divorarsi l’ultimo pezzo di polpetta. «  Comunque, erano buonissime. » Dissi pulendomi le labbra sporche di salsa con un fazzoletto.
« Forse è caprone.. » Suppose il Mr. Valdez, con un sorrisetto compiaciuto.
« Capro..caprone? » Ripetei sgranando gli occhi.
« Sì, caprone, bee. »
« Il caprone è una prelibatezza nel nostro paese. » Spiegò Leo mangiando un’ultima polpetta. Tess gli restava accanto con lo sguardo basso per l’imbarazzo.
« Tess! » Esclamai attirando la sua attenzione all’istante. « Come va con Leo? »
« Bene, credo. » Rispose cercando fiducia negli occhi dell’altro che la baciò al solo suono della risposta.
« Benissimo, non voglio sentire più il “credo”, okay? »
« Okay. » Annuì la rossa sorridendogli.
« Beh, è meglio se andiamo.. » Continua Leo afferrandole la mano. « Scusatemi, ma io e Tess andiamo a farci una passeggiatina fino a casa. Ti va, amore? »
« Vedi di non farla stancare, Valdez. » Commentò Annabeth sarcastica.
« Carina Annabeth, divertiti a pulire i piatti. » Le ammiccò e prese la fidanzata a braccetto. « Buonanotte! »
« Buonanotte. » Rispondemmo noi quattro in coro. Come non detto, finimmo per lavare i piatti e asciugarli mentre i Mr. e Mrs. Valdez ballavano con sottofondo una dolce e romantica melodia.
« Li vedi? » Disse Annabeth facendo cenno verso di loro. Mi voltai verso di loro e notai quanto si divertissero insieme, ballando lentamente.
« Lo farò anch’io. » Commentai sorridente. « Trascinerò mia moglie in salotto e balleremo felici. »
« La vita non è tutta rosa e fiori, Jackson. »
« Perché mi dici questo Annabeth? Credi che tu se hai avuto una vita difficile dovrebbero averla anche gli altri? » Dissi calmo posando l’ennesimo piatto nello scola piatti. Strinse le mani in due pugni e si sistemò i capelli arrabbiata.
« E perché? Credi che arriverai all’età del signor Valdez a ballare accanto alla tua mogliettina? »
« E tu cosa ne sai se ci arriverò? »
« Succede ormai a tutti! » Ringhiò fissandomi torva.
« Io non sono “tutti”! » Rimanemmo in silenzio, con la musica a palla nelle orecchie mentre sistemavo e asciugavo i piatti per Esperanza. « Io non sono “tutti” e di certo non ti deve importare se morirò o meno prima di ballare un valzer con mia moglie. »
« Se ne avrai una. » Commentò scocciata. « Perché chi mai prenderebbe uno come te? »
« Marie lo ha fatto. La mia fidanzata lo ha fatto! Ha preso uno come me! »
« E ora dov’è? A Miami, vero? » Domandò con sorriso beffardo.
« Sì. E’ a Miami, ti importa? »
« Non è qui, purtroppo. » Si appoggiò alla penisola che ci divideva e rise.
« E’ una relazione a distanza! » Ringhiai.
« Leo mi ha detto che Marie o come si pronuncia ti ha lasciato perché non riusciva a mantenerla. Poverino, anzi, poverina. » Disse alzando le spalle.
« La smetti di torturarmi e di insultarmi? »
« Non ti sto insultando, Percy. Ti faccio notare che neanche la tua vita è rosa e fiori come credevi. » Sospirò roteando gli occhi.
Rimisi l’ultimo piatto al proprio posto e indossai il mio giacchetto di pelle nera, passandole davanti. « Pensa alla tua invece, costumista. »
Socchiuse gli occhi arrabbiata, mentre io le rivolgevo uno sguardo fulminante. Infine arrivai fino al soggiorno, dove Esperanza e suo marito Efesto si baciavano dolcemente.
« Ehm. » Tossii attirando la loro attenzione. « Con permesso, Esperanza è stato tutto buonissimo. Grazie per la cena, Efesto.. e buonanotte. »
« Buonanotte caro. » Disse Esperanza. « Grazie per il lavoretto in cucina. Domani a Leo gli farò spazzare il vialetto, giusto la punizione per non averti aiutato. E Annabeth? »
« Non ne ho la minima idea chi è Annabeth. » Alzai le spalle come solo un ragazzo con problemi di amnesia sapeva fare, Efesto mi guardava torvo ma feci finta di non notarlo affatto. Annabeth mise piede nel salone poco dopo che sbattei la porta violentemente, frustato a morte. Infilai le mani nelle tasche e per un momento, mi sentii come se stessi viaggiando nell’ombra, deciso che quel viaggio mi avrebbe portato chissà dove.

 
Uccidetemi per l'enorme ritardo di ventisei giorni contati. Scusatemi con questo capitoletto di 20 pagine di Word. Qui la crew è al completo, e c'è la prima lite fra Annabeth e Percy.
Spero vi piaccia  :s 
Perdonatemi...

With Love, dite addio a "Youandi_23_07_10" e dite benvenuta alla nuova "SisterofNicoDiAngelo".  :D

 

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