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La stazione di Londra era affollata come tutti i giorni
Ciao a tutti e bentornati!
O meglio, bentornata a me
perché sono io che sono stata assente per un po’ e non voi…
Comunque sia, praticamente
terminata la stagione degli esami, ho deciso di rimettermi a pubblicare perché
ho scoperto che è tremendamente difficile passare il tempo senza scrivere e,
soprattutto, senza avere la pressante scadenza del capitolo da postare,
evidentemente ho dei preoccupanti sintomi di masochismo acuto.
Come promesso in tutte le
salse e in ogni fic, ho finalmente dato il via ad una nuova storia, anche se
nuova è per modo di dire visto che si tratta del sequel delle famose (spero)
Relazioni Pericolose che avevo finito quest’inverno.
Protagonista della vicenda è
la nuova generazione di Hogwarts composta dai figli dei personaggi che avevano
popolato la mia prima storia. E ovviamente ritroveremo tutti quelli passati,
dal primo all’ultimo con qualche new entry.
Mi auguro davvero che questa
storia vi piaccia e vi ringrazio per avermi spronata a cominciarla, non credo
che da sola avrei avuto sufficiente coraggio per postarla visto che, in genere,
non sono una a cui piace fare i seguiti, ma in questo caso ci stava, ci
sarebbero ancora un paio di misteri che è il caso di svelare e che avevo
deliberatamente lasciato in sospeso.
A questo punto, dopo una
lunghissima prefazione, vi lascio al primo capitolo, il “Prologo”, ricordandovi
che questo è solo l’inizio e che la storia vera e propria, dal prossimo
aggiornamento, si sposterà di sei anni avanti.
Buona lettura a tutti e, mi
raccomando, lasciatemi un commentino! Ogni cosa è ben gradita ^_^
Nyssa
Del
colore dell’ametista
La stazione di Londra era
affollata come tutti i giorni.
Passeggeri che andavano e
venivano si accalcavano sulle lunghe pensiline creando una cacofonia stridente
con l’armonia delle forme che avevano dato vita a quel prodigio architettonico
un po’ in stile liberty, un po’ in stile art déco.
Lingue di tutto il mondo
erano riconoscibili in capannelli di viaggiatori appartati per discutere, nei
gruppetti di turisti con lo zaino in spalla e le scarpe da ginnastica, tra gli
uomini d’affari che si apprestavano a salire sulla prima classe di qualche
lussuoso treno.
I colori potevano facilmente
formare la tavolozza disordinata di qualche pittore impressionista, così come
le scene che si sarebbero potute dipingere con una macchia di colore: una
valigia, un’altra per l’elegante cappello di una signora e l’ultima per la
lucidissima locomotiva del treno in partenza.
L’altoparlante emetteva a
getto continuo informazioni in varie lingue sui convogli in partenza dal
binario 17, 15, 3 e altri, invitando i passeggeri ad affrettarsi e a non
sostare nell’apposita zona gialla vicino ai binari.
I capotreno, nella consueta
divisa rossa e nera, si muovevano come attori d’esperienza su di un
palcoscenico multietnico, sventolando ora una bandierina ora un cartellino,
dispensando informazioni ai passanti, chiacchierando o fumando una sigaretta
sotto la cupola di vetro che sovrastava la grande hall.
I venditori ambulanti
percorrevano con i loro carretti colmi di cibarie i marciapiedi e urlavano le
prelibatezze da acquistare; qualche inventore pazzo aveva messo a disposizione
degli avventori strampalate forme a due ruote più manubrio che si muovevano
rapide tra la gente come monopattini.
Harry Potter ne scansò uno
per miracolo prima che investisse il carico di bagagli che stava spingendo come
un facchino lungo il binario 9 guardandosi attorno.
Inveì mentalmente
ricordandosi di non dire parolacce di fronte alla sua prole e si voltò a
guardarla: cinque bambini di età assortita lo seguivano come gli anatroccoli
seguono la loro mamma, i carrelli di uno legati a quello del seguente nel vano
tentativo di non perdere pezzi per strada; Ginny, in fondo alla fila e con
l’ultima nata per mano, gli sorrise solidale, comprendendo quanto doveva essere
complicato per lui fare il serio capofamiglia, Harry annuì e proseguì con
stoica invidiabilità.
Di fronte a lui si prospettò
il muro che separava il binario 10 dal 9 e fu come se il tempo cominciasse a
scorrere a ritroso, ricordandogli i sette anni che anche lui, come i suoi
figli, aveva attraversato quel pilone con un misto di timore e orgoglio, un
anno lui e Ron ci erano pure andati a sbattere contro. Oltre si apriva il
meraviglioso mondo magico.
La prima volta che vi aveva
messo piede era stato con Ron, anche quella volta, e nessuno sapeva ancora chi
fosse o cosa succedesse dall’altra parte, Hagrid aveva pensato bene di tagliare
la corda prima di spiegargli come raggiungere l’Hogwarts Express e così era
stato costretto a chiedere informazioni alla mamma di Ronald.
A quel tempo era il suo primo
anno e Ginny, invece, doveva ancora cominciare la scuola, ricordava che gli
aveva augurato “buona fortuna”, due parole che, lì per lì, non si era neppure
accorto di aver sentito, ma che erano tornate con i ricordi di allora come,
forse, un piccolo segno del destino.
Adesso toccava ai suoi figli
attraversare per la prima volta quel varco e, senza dubbio, l’avrebbero fatto
con un timore decisamente diverso dal suo: non c’erano pericoli oltre e neppure
a Hogwarts, non avevano necessità di lasciare una famiglia e una vita di
maltrattamenti e, senza dubbio, avevano più dimestichezza col mondo magico di
quanto l’avesse avuta lui.
Prese un profondo respiro,
come faceva sempre in onore dei vecchi tempi, e tirò la carovana oltre la
barriera di mattoni rossi.
Quando riaprì gli occhi il
meraviglioso binario 9 e ¾ si apriva di fronte a lui in tutto il suo splendore,
illuminato dalla luce del mattino e dai grossi lampadari appesi sopra le loro
teste.
L’antico treno a vapore nero
e rosso con lo stemma della scuola dipinto sulla locomotiva stazionava sui
binari, inondando l’aria di candido fumo e rendendo l’atmosfera magica,
esattamente com’era.
Il carrello di sua figlia
andò a collidere violentemente con il suo polpaccio, si morse le labbra e cercò
di contare fino a cento prima di esplodere in una qualche imprecazione scelta a
caso tra il repertorio che aveva collezionato proprio a Hogwarts.
Si voltò per dire alla sua
primogenita di fare attenzione e la trovò a battibeccare con un rosso di sua
conoscenza
-Mi hai fatto
male, Jeff! – stava protestando la piccola Potter rossa come un pomodoro
-Dai, Scricciolo,
non sei contenta di rivedermi? – stava invece chiedendo quello che, senza ombra
di dubbio, era il primogenito di Ronald Weasley e Pansy (ex)Parkinson
Jeffrey dimenticò
momentaneamente la cugina per stringere amichevolmente la mano a Jack, l’altro
figlio di Harry.
L’ormai ex bambino
sopravvissuto scrollò sconsolato la testa a vedere quella scena quotidiana, i
gemelli veri e i gemelli finti.
Chi erano i gemelli veri e i
gemelli finti?
Beh, i “gemelli veri” erano i
suoi figli, Jacob ed Hestia Potter, mentre i “gemelli finti” erano Jacob e
Jeffrey.
Era una dicitura che aveva
inventato Ginny quando i bambini avevano cominciato a diventare amici e i due
maschietti avevano dimostrato di avere molti più punti in comune di quanto ne
avessero i due Potter.
Alla fine, Jack e Hestia si
assomigliavano solo esteriormente, entrambi con i suoi capelli scuri e gli
occhi verdi, ciascuno, però, aveva ereditato il carattere di uno dei genitori,
quindi, se Jack gli assomigliava come se fosse suo fratello, Hestia era la
copia sputata di sua madre quando aveva la sua età.
In compenso, nulla si poteva
ancora dire degli altri tre marmocchi che seguivano i fratelli maggiori al loro
primo ingresso a scuola: Tristan, William e Grace.
I tre non erano ancora né
carne né pesce e non si sapeva che cosa sarebbero diventati in futuro, Grace,
poi, aveva solo tre anni.
Sbucando a stento dalla
calca, il padre di Jeff andò ad abbracciare quello che era ancora il suo
migliore amico, non senza che la scena di amicizia non venisse interrotta da
due bambini che gli tiravano i pantaloni chiedendogli dove fosse la mamma e
cosa facesse la mamma e anche perché la mamma…
Rinunciando a chiedere a
Harry le novità, come se non si fossero visti solo il giorno prima, si guardò
intorno, riconoscendo il caschetto nero sbarazzino di Pansy e chiamandola a
gran voce, occupandosi poi delle due piccole pesti che erano i suoi ultimi
nati.
Pansy arrivò e li prese
entrambi per mano, salutando Ginny e guardando suo figlio che stava casualmente
litigando con Hestia, addio tranquillità!
-Dove eri finita?
– gli chiese Ron scostandola appena in tempo da uno studente impazzito che
guidava il suo portabagagli come se si trovasse a Indianapolis
-C’erano Neville e
Daphne là dietro, un giornalista li stava intervistando – spiegò la mora
voltando la testa, non sufficientemente coraggiosa da mollare di nuovo la presa
su uno dei suoi figli che, con ogni probabilità, avrebbe fatto in tempo a
ritrovarsi in Cina mentre spostava appena lo sguardo.
-Ci sono anche
loro? – domandò il marito
-Credo che la
seconda cominci la scuola quest’anno – spiegò Harry che, giusto la sera
precedente, si era dovuto sorbire la lista dei nuovi studenti che sua moglie
aveva stilato
-Infatti! –
intervenne la mora – Karen ha compiuto undici anni e inizierà assieme ai nostri
-Ma non ne avevano
già una? – s’intromise Ron
-Guarda che Ciel
ha cominciato l’anno scorso – fece notare severa la ex Slytherin tirando
una gomitata significativa al marito
-Già
Una voce attirò l’attenzione
del gruppetto e Paciock con la sua sposa casualmente incinta si presentarono al
gruppo sfoggiando un raggiante sorriso.
Neville era quello che veniva
chiamato “Ministro della magia” e quello era il motivo per cui la gente si
scostava al suo passaggio e lo guardava strano e i giornalisti avrebbero voluto
rapirlo e metterlo sotto interrogatorio.
L’aria un po’ paffuta di un
tempo non era cambiata, neppure come l’aspetto leggermente infantile del viso,
in compenso il bellissimo gessato grigio concorreva efficacemente a dargli
quell’aria dignitosa di cui necessitava un personaggio del suo calibro.
Daphne invece era una signora
bellissima, i capelli biondi erano ora raccolti in una coda, ma più spesso,
alle feste del Ministero, fermati sul capo.
Al momento aveva messo al
mondo sei figli, o meglio, sei figlie, tutte femmine, e sembrava non aver
intenzione di smettere.
-Hai visto
Hermione? – le chiese Ginny
La bionda annuì e indicò una
delle carrozze
-Probabilmente sta
salutando Leonard prima di lasciar partire la piccola – le tre mamme annuirono,
sapendo cosa significava doversi liberare di uno dei propri “pulcini”.
-Forse è meglio
che la raggiungiamo noi – propose Harry avviandosi al treno
Passo dopo passo persone,
bauli, carrelli e animali urlanti vennero spostati, non senza una notevole
difficoltà da parte dei rispettivi proprietari e il sempre meno ferreo
autocontrollo di Potter rischiava davvero di volarsene via in un battito d’ali.
Come precisato da Daphne, la
ex brillante Grifondoro era accanto al treno e stava sorridendo solare a quello
che era il suo primogenito, Leonard.
Quello stesso Leonard che era
arrivato un po’ troppo presto quando stava ancora frequentando l’ultimo anno di
scuola e che assomigliava un po’ troppo a Malfoy.
Tra tutta la uova generazione,
era senz’altro quello che aveva subito di meno il passaggio da casa a scuola,
anche perché lui Hogwarts la conosceva già da prima di venire al mondo.
Ovviamente era stata tutta
colpa di Malfoy, come al solito.
In compenso, il suddetto, se
ne stava accanto alla moglie con la solita aria strafottente stampata sul viso,
la mano incrociata a quella che una volta si chiamava “Granger”, privilegio che
aveva ormai perso da più di una decina d’anni.
Gli occhi dorati di Leonard,
identici a quelli della mamma, si alzarono mentre saliva la scaletta del vagone
e scorsero la marmaglia che si avvicinava con sguardi luccicanti: papà non ne
sarebbe stato felice.
Parlò alla ex Gryffindor e le
indicò il gruppetto, sua madre esultò e la felicità era perfettamente riconoscibile
tra le iridi, suo padre, invece, probabilmente avrebbe voluto potersi
smaterializzare e tornare a casa prima di incontrare il resto della “plebe”.
Troppo tardi perché Potty
aveva alzato la mano attirando l’attenzione della sua migliore amica,
lasciandosi in un abbraccio felice. Draco si premurò di incenerirlo con lo
sguardo per la troppa confidenza che si prendeva con sua moglie e si rifiutò di
lasciarle la mano.
-Hai finito? – gli
domandò quando, finalmente, le braccia si allontanarono dalle spalle della
donna
Harry sollevò gli occhi, come
se la cosa non si ripetesse ogni volta che si incontravano, comportamento
curioso visto che le loro due sezioni di Auror lavoravano spesso a stretto
contatto.
-Leonard, vieni a
salutare lo zio Harry! – urlò Hermione al figlio che stava già per scomparire
oltre la porta d’ingresso
Il ragazzo, ormai al secondo
anno, confabulò con uno dei suoi compagni e scese nuovamente, andando a
piazzarsi accanto al padre e sfoggiando un affascinante sorriso, falso quanto
quelli che era costretto a fargli anche Draco quando andavano a trovarlo.
La cravatta verde e argento,
simbolo distintivo dei Serpeverde, risaltava sul nero della divisa, un poco
allentata sulla camicia bianca.
Se qualcuno aveva detto che
non si poteva migliorare Draco Malfoy, ebbene, non aveva mai conosciuto
Leonard.
Peccato solo che dal padre,
oltre ad una consistente dose di bell’aspetto, avesse ereditato il proverbiale
carattere di merda.
I capelli erano biondi
dell’esatto colore del grano, più scuri di quelli di suo padre, e gli occhi
dorati, il corpo longilineo era perfettamente vestito dal nero degli abiti
della divisa che, addosso a lui, parevano usciti dalla più prestigiosa maison di Diagon Alley.
-Zio Harry – disse
l’oggetto de suo esame con un tono assai discutibile
Lo zio in questione comprese
quanto dovesse aborrire quell’inesistente parentela e si accontentò di quelle
due parole stringate.
-Quale dei tuoi
figli parte, quest’anno? – chiese Ron alla sua amica
-La seconda –
puntualizzò Hermione orgogliosa come ogni mamma – vieni Gardis, saluta gli zii
Una bambina di undici anni
dai capelli dello stesso colore di Draco Malfoy sbucò da dietro la gonna della
madre e si posizionò tra i due genitori.
La guardò: inconfondibilmente
Malfoy, il suo viso era tutto un programma e, per sottolineare la cosa, le
sopracciglia della ragazzina si sollevarono in un gesto fin troppo famoso
ereditato da uno a caso dei suoi genitori.
Harry si sentì un tantino
insignificante sotto quello sguardo che percorreva ad uno ad uno tutti i
presenti, catalogandoli come si fa con una collezione di farfalle in disordine;
già, perché se era l’espressione a incutere timore, i suoi occhi stavano
addirittura terrorizzando qualcuno.
Gli occhi… uno dorato, quello
di sinistra, che brillava come l’ambra sotto il sole, e uno argentato, quello
di destra, che lanciava bagliori come un cristallo.
E lei pareva perfettamente a
suo agio in quella sua piccola diversità.
Harry deglutì.
Nonostante la conoscesse
praticamente da quando era nata, ogni volta guardarla negli occhi si era
rivelata un’impresa piuttosto complessa, soprattutto perché l’aria di
superiorità che era stampata tra i lineamenti fini riusciva a distruggere la
fiducia in se stesso che, in genere, una persona adulta possiede.
-Ciao – disse lei
come se lo sconcerto di tutta quella gente la divertisse, non c’era trasporto
nella sua voce, ormai troppo avvezza a scene analoghe.
Da dietro il cumulo di
valigie dei Paciock comparve una testolina coi capelli color del miele e gli
occhi celesti, sorrise al riconoscere la sua amica, casualmente al centro della
scena
-Gardis! – urlò
lanciandosi in avanti e abbracciandola
-Karen!
Le due si strinsero in un
abbraccio e mostrarono l’un l’altra un braccialetto con tre pendagli: una luna,
una stella e una saetta
-Dov’è Hestia? –
chiese Gardis sollevando gli occhi su Harry Potter
Meccanicamente il bambino
sopravvissuto allungò un braccio fino ad indicare sua moglie che si scostò
rivelando la figlia intenta a litigare con Jeff Weasley.
Accorgendosi improvvisamente
del varco che si era creato verso di lei, la ragazza dimenticò momentaneamente
gli insulti del rosso e si guardò attorno senza capire: in fondo al piccolo
corridoio di persone stavano altre due ragazze della sua età, la più alta
sfoggiava la classica espressione di chi la sa lunga sulla questione e quel
siparietto l’aveva già visto almeno un migliaio di volte, l’altra, invece, era
semplicemente contenta.
Gardis e Karen.
Fece per correre incontro
alle due quando Jeff la fermò per un polso
-Non dimentichi
qualcosa? – le chiese il cugino sventolandole davanti al naso una sottile
catenella con tre ciondoli; la bocca di lei si allargò per mandarlo a quel
paese, ma poi decise semplicemente di strappargli dalle mani il monile e corse
con quello verso le sue amiche mentre Jack affiancava finalmente Jeff e i due
ridevano insieme della stupidità un po’ congenita dell’altra sorella.
Hermione controllò l’ora
sull’orologio da polso e poi il treno che sbuffava
-Sarà il caso che
vi sbrighiate o non troverete più di posto – informò
Sua figlia annuì, la donna si
abbassò piegando le ginocchia e aspettò che Gardis le desse un bacio, poi,
cercando di non ridere troppo dell’espressione schifata dell’altro figlio, posò
un bacio sulla fronte e pregò che non combinasse qualche pasticcio.
Tirando le altre due ragazze
per le maniche dei rispettivi vestiti, l’ultimogenita dei Malfoy cominciò a
salire la scaletta per andare ad accaparrarsi uno scompartimento.
-Tu aspetta –
disse Draco serissimo acciuffando il figlio per il bordo della camicia che
sbucava dal mantello nero
Leonard chiuse un occhio e
aspettò; Draco si abbassò finché le labbra non furono all’altezza dell’altra
orecchia
-Se le succede
qualcosa poi facciamo i conti, chiaro? – lo informò dandogli poi una pacca
sulla schiena e rimandandolo per la sua strada: non c’era bisogno di risposta,
era semplicemente un ordine.
Hermione scosse la testa,
come se la loro piccola Gardis non sapesse sufficientemente badare a se stessa…
Jeff e Jack seguirono le
ragazze e, l’attimo dopo, la porta si chiuse dietro le loro spalle.
Maghi e streghe si
allontanarono dal vagone aspettando che partisse, Hogwarts sarebbe stata una
grandissima avventura anche per i loro figli, per quanto li riguardava, loro si
erano divertiti molto e, forse, ci sarebbero quasi ritornati volentieri.
-Vieni Malfoy,
brindiamo ai figli che partono per la Scuola – inneggiò Potter
-Ma non ce l’hai
mai qualcos’altro da fare che scassare le palle? – lo informò il biondo che nel
tempo non aveva perso il consueto modo di fare e, ormai, non doveva più
trattenersi di fronte ai suoi bambini
-E tu non ce l’hai
un maledetto giorno con la luna dritta, stupida serpe?
Hermione avrebbe giurato che
quei due si divertissero ad insultarsi e non osava pensare alle parole che
dovevano lanciarsi quando erano al lavoro, incontrandosi almeno una mezza
dozzina di volte per i corridoi del Ministero, ancora un po’ e avrebbe quasi
potuto affermare che suo marito la tradisse con il suo migliore amico.
E a proposito di migliori
amici, che fine aveva fatto Blaise?
-Draco, Zabini che
fine ha fatto? – chiese lei guardandosi intorno e indicando la folla che
sciamava verso l’uscita
-Andrà a salutarli
a Hogwarts alla prima occasione, l’hanno trattenuto in Francia più a lungo del
previsto – rispose con un’alzata di spalle il marito
-Bene, allora
brindiamo anche a Blaise e alle sue sottane! – gridò Harry, contento
-Se è come quello
che mi hai offerto a scuola l’ultimo anno, preferisco bere uno degli schifosissimi
intrugli di Piton
-Ancora grazie che
sono stato gentile, quella volta – si lamentò Potty
E tutti insieme si diressero
verso uno dei molti pub della strada dei maghi.
***
Gardis si sedette in uno
degli scompartimenti ancora liberi e appoggiò la borsa accanto a sé, guardando
la città che scompariva veloce oltre il finestrino con le sue case e i suoi
palazzi, i grattacieli della City, i parchi verdi, i quartieri alla moda e
quelli signorili, le casette allineate con il giardinetto curato, sempre più
rade finché fuori non si riconobbe che una distesa verde di prati e campi.
-Hai rischiato di
nuovo di perdere il braccialetto, eh? – chiese all’amica che era seduta sul
sedile di fronte a lei, Hestia fece sbucare la lingua dalle belle labbra
-Non lo faccio
apposta – protestò – ma la chiusura si slaccia sempre e mi cade
Beata pazienza…
Quel braccialetto aveva un
significato particolare, c’era un simbolo per ciascuna di loro: avevano deciso
di scegliere una metafora di ciascuna e portare quel piccolo segno di amicizia
sempre con loro; Hestia non lo dimenticava di proposito, ma era un po’
distratta e loro questo lo sapevano, perciò la perdonavano ogni volta.
Il suo simbolo era la saetta,
come la cicatrice che suo padre aveva ancora sulla fronte, un po’ coperta dai
capelli, ormai, ma che aveva suscitato l’ammirazione e lo sconcerto del mondo
magico, ai tempi dei tempi.
Karen era la stella, piccola
e brillante come quell’astro nel cielo.
E lei era la falce di luna,
perché? Beh, era un piccolo segreto…
Una testa con capelli scuri
sparati in ogni direzione s’insinuò nel vano della porta, subito seguita da una
altrettanto disordinata di ciuffi rossi
-Possiamo stare
con voi? – chiese il primo – il treno è tutto pieno
Hestia annuì, come se dire di
sì le costasse un grande sacrificio, più che altro per il gemello di suo
fratello che per Jack in particolare.
-Avete visto
Leonard da qualche parte? – s’informò la piccola Malfoy,
chiedendosi dove fosse finito
-È in cima al
treno assieme a Lillis e a sua cugina
Lillis Weasley era la figlia
di Charlie Weasley e Morgana Zabini, quindi parente sia dei Potter che dei
Weasley, mentre la “cugina” era quella che tutti scambiavano per sua sorella,
ovvero Blaze Landor, entrambe di Serpeverde.
Le rispettive mamme erano
gemelle e, chissà come, per qualche strampalata minestra genetica, le due
figlie erano risultate decisamente più simili di quanto avrebbe concesso loro
qualche formula statistica, riuscendo perfino a nascondere i proverbiali
capelli rossi dei Weasley che Lillis, a tutti gli effetti, non aveva.
Con ogni probabilità era la
prima e l’ultima di quella famiglia, in compenso nessuno l’aveva salvata dal
portare orgogliosa un paio di occhi azzurri di tutto rispetto, mentre quelli
della “cugina” erano blu cobalto, il colore per eccellenza degli Zabini.
Gardis annuì, come se fosse
stata stupida anche solo a domandare una cosa del genere, in compenso, se
Leonard era in compagnia, non sarebbe venuto a stressare lei.
Jack, felice di potersi
finalmente sedere dopo aver percorso avanti e indietro tutto il treno, si
apprestò a spostare la borsa della Malfoy per farsi posto sul sedile
-Un giorno devi
dirmi cosa c’è di così pesante qui dentro – protestò riuscendo a fatica a
sollevarla
-Un libro di
Astronomia – precisò la bionda
-Cosa te ne fai di
un libro di Astronomia? – intervenne Hestia
-Lo leggo…
Il gruppetto sorrise, loro
non lo sapevano, ma se ci fossero stati i relativi genitori avrebbero detto che
quel comportamento era “proprio da Hermione”.
Estraendo la bacchetta dalla
borsa, la agitò appena e fece volare la sacca sul portaborse sopra la testa
senza affaticare nessuno.
***
Leonard aprì la porta
controllando cosa stava facendo la sorellina e trovò lo scompartimento invaso
dai bagagli e i suoi abitanti malamente seduti su valigie, tomi e borse che
giocavano a UNO sopra un baule, sorrise alla scena, riconoscendo la sorella
alla finestra, pronta per lanciare una carta, che si era bloccata nel vederlo
entrare e ora lo stava fulminando con gli occhi bicolori
-Ciao Impiastro,
come va il viaggio? – le chiese cercando di scavalcare il percorso di guerra
che si era venuto a creare
Gardis calò una carta “+4” dalla rabbia e costrinse Jack
a pescare
-Bene… almeno
finché non sei arrivato – lo rimbrottò ignorando i rimproveri del ragazzo moro che
le chiedeva di essere più pietosa la prossima volta che avesse lanciato
un’altra carta del genere perché ormai in mano aveva quasi dieci carte.
-Non manca
moltissimo – annunciò il biondo, studiò i partecipanti: capelli rossi,
inconfondibilmente figli dei Weasley, i due gemelli Potter e la sorellina di
Ciel, la Corvonero che era entrata l’anno prima insieme a lui, anche se Karen
aveva i capelli biondi e l’altra scuri, le due si assomigliavano parecchio come
lineamenti del viso.
-Beh, se non hai
bisogno di me, io me ne andrei – confermò rialzandosi e rassettando gli abiti
neri – se dovete cambiarvi fatelo adesso, poi i bagni saranno presi d’assalto.
Karen e Hestia annuirono
affascinate mentre la serpe usciva e chiudeva la porta alle spalle.
-Tuo fratello è
così attraente… - mormorò la ragazza dai capelli chiari
-Tu dici? – chiese
Gardis pescando una carta
-Io non ci trovo
niente di affascinante – rispose Jeff
-Cosa vuoi capirne
tu! – lo mise a tacere Hestia – sei un maschio!
Jeff ghignò
-Ecco la signorina
“sogno una storia con un ragazzo più grande”
-Stagli alla larga
– le intimò la sorella di Leonard – è un autentico bastardo
-Oh, ma una
persona così bella non può essere tanto cattiva… - la interruppe Karen
rimanendo con una sola carta e gridando “uno!”
Su quell’affermazione avrebbe
avuto molto da obiettare, ma probabilmente il problema di fondo nasceva dal
fatto che, essendo cresciuta con uno come Leonard, non lo trovava poi così
irresistibile.
-Prendi Jack –
stava dicendo Hestia – se qualcuno dovesse scegliere tra lui e Leonard
sceglierebbe Leonard – confermò cinica; Jacob finse di offendersi e le fece
pescare altre due carte
-Io ci terrei alla
mia sanità mentale – sottolineò ancora la bionda
-Gardis ha capito
tutto della vita – ammise Jeff pescando a sua volta dal mazzo e lanciando un 4
La bionda sorrise e scosse la
testa, come se fosse una stupidaggine, poi vide qualcosa che attirò
l’attenzione: la spilla di Serpeverde di suo fratello caduta mezza nascosta tra
le pieghe dei sedili del treno.
Sospirò tristemente e si alzò
gettando l’ultima carta, raccolse il piccolo distintivo e lo strinse tra le
mani mormorandogli insulti perché la stava costringendo ad andare direttamente
tra le spire della serpe, strano che lui non l’avesse fatto apposta.
Si scusò con gli altri e andò
a riportargliela.
Chiuse la porta a vetri e
respirò l’aria pulita del corridoio che proveniva senz’altro da qualche
finestrino aperto e che sapeva di erba e di rugiada e pioggia.
Fece una corsa fino al
locomotore, trovando suo fratello assieme alle “cugine” anche loro intenti in
una partita che pregò non essere qualcosa di osceno come lo streap-poker.
Lillis e Blaze l’accolsero
contente rimproverando il fratello maggiore di non prendersi più cura della
sorellina.
Ironicamente, con ogni
probabilità, era l’esatto contrario.
Gli porse la spilla, sperando
di poter scappare al più presto.
***
E di nuovo fu nel corridoio.
Con calma passeggiò fino a
metà treno godendosi quegli attimi di libertà, poi vide qualcuno appoggiato con
i gomiti al finestrino che guardava rapito il paesaggio mentre l’aria, ormai
fresca, gli scompigliava i capelli neri.
Se avesse dovuto dare un
aggettivo a se stessa, “socievole” non sarebbe stato il primo a cui avrebbe
pensato, era una persona piuttosto riservata e non le piacevano le confidenze
eccessive. E quindi non era il tipo da parlare con un emerito sconosciuto in
mezzo al treno per Hogwarts.
Per questo si stupì
moltissimo quando si sentì pronunciare
-Che cosa fai? –
con una voce che non pareva neppure sua
Il ragazzo ritrasse il capo e
guardò la bionda che aveva appena parlato, gli occhi spalancati, come se fosse
sorpresa di qualcosa, lo fecero sorridere.
Ci fu un minuto di silenzio
tra loro mentre i capelli di lei si ingarbugliavano e le coprivano il viso, allentando
i due fiocchetti neri con cui erano fermati.
-Ti piace volare?
– le chiese
Gardis annuì anche se ciò non
rispondeva alla sua domanda, salire su una scopa ed entrare nella squadra di
quidditch della sua Casa, qualunque fosse stata, era un obiettivo che avrebbe
sicuramente raggiunto, ogni Malfoy amava volare e, nonostante sua madre non
fosse proprio una appassionata di questo sport, non era riuscita ad estirpare
la cattiva abitudine della famiglia.
-Anche a me –
rispose il ragazzo e lei notò che aveva gli occhi blu, ma non celeste scuro
come Blaze o sua madre Monica, proprio blu, un blu che sembrava quello della
notte, scuro e profondo e simile al nero se non fosse stato per quelle
screziature; se non avesse avuto ancora un briciolo di autocontrollo probabilmente
sarebbe rimasta a bocca aperta.
Quella persona aveva
senz’altro qualcosa di particolare.
E il modo in cui aveva
risposto, se di una risposta si trattava quella che le aveva riferito, beh, era
innegabilmente singolare.
Ad ogni modo era riuscita a
scoprire perché se ne stesse a quel modo con la testa fuori dal treno: gli
piaceva la sensazione dell’aria sulla faccia e, in effetti, piaceva anche a
lei, però non era mai arrivata a considerare l’idea di aprire un finestrino e
fare quello che stava facendo lui.
Altro silenzio, evidentemente
lo sconosciuto non era uno di molte parole e, in verità, neppure lei.
-Sei di
serpeverde? – chiese lui all’improvviso
Da dove veniva quella
domanda? Dal fatto che assomigliava a Leonard?
Perché doveva essere di
serpeverde? A lei le serpi non piacevano neppure troppo…
Sollevò lo sguardo su di lui
cercando una qualsiasi motivazione per quell’affermazione.
Il ragazzo sorrise e le
indicò con il mento la divisa, lei abbassò gli occhi e vide il nastro nero e
verde legato intorno al colletto della camicia, riconoscendo il piccolo regalo
di Lillis e Blaze.
Slacciò il fiocco e lo
nascose in tasca
-No – rispose – io
entro quest’anno a Hogwarts – spiegò, poi tese la divisa nel punto dove sarebbe
dovuto andare lo stemma della Casa: tra poche ore anche il suo completo grigio
avrebbe avuto le colorate tonalità di una delle Famiglie della scuola. – Il
nastro me lo hanno dato le amiche di mio fratello
-Chi è tuo
fratello, magari lo conosco – domandò ancora il ragazzo.
All’inizio era rimasto
stupito che qualcuno rivolgesse la parola proprio a lui, ma poi quella biondina
aveva fatto qualcosa per cui gli pareva stranamente normale chiacchierare in
mezzo al corridoio, proprio LUI!
-Leonard Alphard
Malfoy – dichiarò lei con una punta d’orgoglio al momento di pronunciare il
cognome
Lui rise e annuì
-Il cercatore
delle serpi, vero? – annuì – allora sei una Malfoy anche tu, come ti chiami?
-Gardis Derzhena
Malfoy – e fu orgogliosa del nome che i suoi genitori le avevano imposto, non
credeva sarebbe riuscita a portare qualcosa di più comune come Mary o Kate o
Rose, Gardis invece era un nome singolare, strano come lei
-Un nome insolito
– ammise il ragazzo
-È per via dei
miei occhi - specificò
Non avrebbe saputo dire per
quale motivo, ma fu come se sentisse che lui si era accorto dei due colori e
della singolarità della cosa solo in quel momento, eppure non aveva smesso un
attimo di guardarla in faccia.
Anche quando prese nota della
loro stravaganza non parve particolarmente allarmato, questo la rallegrò, ogni
tanto non faceva molto piacere che la gente ti scrutasse come se fossi una
specie rara, figlia unica di madre vedova.
Lui invece, quel “qualcuno”
di cui non aveva ancora saputo il nome, era stato spontaneo, sorpreso, certo,
ma non schifato.
-Tu come ti
chiami? – si fece coraggio e lo chiese; non pesava di averlo fatto bene come
accadeva nei libri, probabilmente le “Regole della presentazione ai ragazzi”
che Hestia le aveva fatto leggere avrebbero approvato qualche scena differente
e, con ogni probabilità, doveva essere risultata un po’ patetica, ma in quel
momento le importava solo conoscere il nome di quel ragazzo
-Christopher
Justin Black – rispose lui sempre sorridendole – sono di Corvonero
Annuì.
Nonostante avesse sempre
pensato che la sua vita sarebbe stata o a Grifondoro o a Serpeverde, per un
momento desiderò essergli vicino, forse diventare una Ravenclaw anche lei.
-Se ti smisteranno
nella nostra Casa – continuò il ragazzo – spero che entrerai nel club di quidditch
Regalandogli un sorriso dolce
e sincero, lei annuì
-Lo farò
senz’altro – confermò
-Da quando tuo
fratello è entrato nelle serpi abbiamo qualche problema – ammise lui
grattandosi la testa imbarazzato.
Gardis sapeva che suo
fratello era molto bravo, lo erano tutti i Malfoy.
Negli ultimi dieci anni tutte
le Coppe delle Case erano state date o a Serpeverde o a Corvonero, i Grifoni
avevano perso la loro bravura dopo che Harry Potter aveva terminato gli studi e
Ginny da sola non era riuscita a portare avanti la squadra più di molto.
-Se invece non
sarò una Ravenclaw – aggiunse ancora – spero che potremo giocare uno contro
l’altro
Il ragazzo annuì e lei fece
per andarsene sventolando la mano.
Si fermò un attimo e voltò di
nuovo verso di lui che era tornato con le braccia appoggiate al finestrino,
rivedendola alzò la testa e aspettò
-Posso chiamarti
Kitt? – domandò
Se non fosse stata una Malfoy
si sarebbe presa a schiaffi, sì, non c’era altra soluzione per un comportamento
così stupido e avventato.
Lui parve divertito, come
prima.
-Perché?
Era una domanda strana, in
genere ad una cosa del genere si risponde sì o no, quella richiesta, invece, la
sorprese un poco.
-Beh… - arrossì a
confidargli il vero motivo per cui volerlo chiamare così – penso che ti si
addica…- una tonalità vermiglia si
diffuse sulle guance, lui ne rise, lasciandosi andare davvero, no, non aveva
ancora sufficiente coraggio per dirgli che era il diminutivo di Kitten,
gattino, cioè quello che al momento le ricordava: un cucciolo di gatto stranamente
singolare
-Sei una persona
divertente, la gente in genere mi chiama Chris, ma se ti fa piacere… d’accordo,
puoi chiamarmi così
Gardis gli regalò il suo più
bel sorriso, il primo sincero di quella giornata.
Silenzio
-Beh, allora dovrò
trovare il nome giusto anche per te
-Se ti fa piacere…
Risero insieme in mezzo al
corridoio, la loro conversazione aveva dell’assurdo.
-Levami una
curiosità – la interrogò lui, la ragazza arrossì ma si voltò e aspettò la
domanda – mi hai detto che ti hanno chiamato Gardis per via dei tuoi occhi
Era vero
-Come mai? Cosa
c’entra
Lei sorrise
-Gardis significa
“del colore dell’ametista” ed è un nome usato per chiamare un fiore molto raro
di questo colore. Se si mescolano i colori dei miei occhi si ottiene proprio
quello.
-È un bel nome,
non so se riuscirò mai a trovartene uno più calzante…
-Sei una persona
strana, lo sai “Kitt”
Kitt annuì stentando a
riconoscersi in quel soprannome, ma poi sorrise e lo accettò.
-Ti conviene
tornare al tuo scompartimento, i tuoi amici saranno preoccupati.
Annuì e si allontanò di un
passo mentre lui la guardava andarsene, poi si fermò e tornò indietro per la
seconda volta: sollevandosi sulla punta delle scarpe nuove, nere, gli posò un
bacio sulla guancia e poi scappò verso lo scompartimento dove erano Karen,
Hestia, Jack e Jeff, rossa in viso come se avesse corso per miglia e miglia.
E Kitt, dietro di lei, rise
gaiamente, finalmente sereno dopo la partenza.
Non sarebbe durato per molto,
in verità era stato solo per un attimo, ma quella ragazza, chiunque fosse,
Malfoy o non Malfoy, era riuscita a fargli dimenticare tutte le preoccupazioni
senza fare nulla. Era come se avesse risvegliato qualcosa di dimenticato dentro
di lui.
Era nata un’amicizia e,
forse, sarebbe durata perché voleva ancora ridere con una persona come lei.
Né Christopher né Gardis lo
sapevano, ma il loro legame appena nato sarebbe durato molto, molto a lungo.
***
Spazio autrice:
ciao a tutti e ben ritrovati alla fine di questo prologo della storia che
spiega qualcosa sui principali protagonisti, chiaramente non crediate che i
miei personaggi siano terminati qui visto che ho in programma di aggiungerne un
certo numero.
Do qualche informazione di
servizio sulla storia (no, non so ancora quanto sarà lunga), progetto di
aggiornarla con una certa regolarità, salvo impegni improrogabili, una volta
alla settimana, pressappoco, al max ogni 15 giorni.
A differenza di Amore
Selvatico non mi sono messa un limite di capitoli, quindi pensate pure il
peggio, questo perché la vicenda che sto elaborando è piuttosto intricata e
merita uno spazio adeguato senza essere compressa.
Vi ricordo che dal prossimo
capitolo ci vedremo sei anni nel futuro, quindi sappiate che i personaggi
appena conosciuti saranno un po’ cresciuti; ho scelto di mettere questo prologo,
cosa che in genere non faccio, perché mi pareva un’idea carina dare
un’introduzione ad una vicenda legata a doppio filo con quella delle Relazioni
Pericolose.
Vi ringrazio tutti per i
meravigliosi commenti che mi avete lasciato alle Relazioni e ad Amore
Selvatico, sono davvero commossa di avere tanti lettori e spero che anche
questa storia riscuota successo.
Annuncio già da ora che, come
accaduto nella sua “predecessora”, ci sarà qualche minimo crossover con i
personaggi di Ken Akamatsu di Negima.
Ci vediamo presto, un bacio
grandissimo a tutti e mi raccomando, commentate!!
Era ottobre alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, gli alberi
del giardino perdevano le foglie, coprendo le acque scure del Lago Nero di una
sottile coltre marrone
Premessa:
ciao a tutti! Sono ben sei anni che non ci vediamo… eh già, nella mia storia il
tempo passa in fretta, ma non bisogna dimenticare che anche i cattivi ogni
tanto hanno bisogno di organizzarsi e dopo la batosta che Harry, Draco & co. Hanno inflitto a mangiamorte
e simili, beh, credo che occorrerà loro moooooolto
tempo per rimpinguare le loro fila.
Sono davvero felice di vedere
quante persone hanno recensito il primo capitolo e intanto ne approfitto per
ringraziare tutti quelli che mi hanno fatto gli auguri per passare un buon esame,
grazie davvero di cuore ♥
Adesso vi lascio alla lettura
di questo capitolo, ci vediamo in fondo per tutte le considerazioni del caso,
ciao!
Nyssa
***
Era ottobre alla Scuola di
Magia e Stregoneria di Hogwarts, gli alberi del
giardino perdevano le foglie, coprendo le acque scure del Lago Nero di una
sottile coltre marrone.
Il cielo era nascosto e
nuvole grigie trapuntate di bianco veleggiavano nell’azzurro annunciando un
temporale per i prossimi giorni, esattamente come aveva profetizzato la
Gazzetta nell’edizione della domenica precedente.
Le mura della scuola erano
esattamente come diciotto anni prima: alte e imponenti nella loro struttura
gotica a guglie; i tetti appuntiti svettavano e sembrava quasi che le
banderuole delle torri riuscissero a lambire appena le sagome più chiare del
cielo.
I passi cadenzati della
studentessa scandirono il suo passaggio per i corridoi di Hogwarts
mentre i ragazzi, più grandi e più piccoli, si spostavano dai lati,
appiattendosi contro le pareti, sapendo perfettamente cosa quegli occhi
volevano dire.
-Gardis!
Karen la rincorse svoltando appena l’angolo che dalle scale
del Grifondoro immetteva al secondo piano, dove erano
gli uffici dei professori e alcune aule.
Allungò un braccio e chiamò
di nuovo il nome della ragazza, finendo, però, per inciampare nei suoi piedi e
far cadere i quaderni che teneva tra le braccia.
Si rialzò in fretta,
spolverando la gonna della divisa rosso-oro e raccattando dal pavimento i tomi,
guardando la figura bionda che si stava allontanando sempre di più lungo il
passaggio di pietra. Senza darsi per vinta si rimise all’inseguimento della sua
compagna nel tentativo di raggiungerla.
Jacob Potter e JeffreyWeasley svoltarono in quel momento nel corridoio principale
e si videro sfrecciare davanti Gardis Malfoy; seppero che era lei, non c’erano
dubbi.
Karen si era data all’inseguimento o, meglio, alla
maratona, visto che il passo della bionda era tutt’altro
che tranquillo.
La ragazza, ansimante e
affaticata, riconobbe i suoi compagni e, cogliendo la palla al balzo, rifilò a
Jack i propri libri mentre accelerava più che poteva, sapendo che difficilmente
sarebbe riuscita a tenere il passo dell’altra.
-Unghie rosse! –
scandì Jack con un sorriso divertito sulle labbra, scompigliandosi i capelli
scuri
Una risata accompagnò la
battuta e vide Jeff sorridere a sua volta
-Chissà che cosa
le ha fatto, questa volta – si domandò il rosso che, come suo padre, aveva il
viso costellato di efelidi
-Ehi, Karen, dov’è mia sorella? – urlò poi il nuovo Potter alla
ragazza che gli aveva mollato i libri in mano
KarenLongbottom, secondogenita
di Neville e Daphne Longbottom, si voltò appena
cercando di non perdere il ritmo dell’atleta e allungò il braccio nella
direzione opposta
-In Sala Grande
con McMillan! – urlò sentendo già il fiato mancare
Jack scosse la testa
sconsolato pensando alla sua gemella che era casualmente in compagnia di un
ragazzo.
-Che facciamo, le
inseguiamo? – domandò al rosso che aveva affianco e indicando con la testa il
corridoio di gente atterrita
Senza dire una parola in più,
i due imboccarono la direzione.
Si poteva dire che lui e JeffryWeasley fossero più gemelli
di quanto lo fosse con Hestia, Gardis, invece, era un
mondo tutto a parte, lei era gemella solo con se stessa e con il suo orgoglio,
rigorosamente Malfoy, chiaro.
***
-Mi vuoi dire che
cosa succede? – chiese mezza morta Karen riuscendo a
raggiungere la bionda Gryffindor dalle unghie laccate
di rosso
La risposta che ottenne fu un
sommesso “maledetto” mormorato mordendo le labbra e accelerando ancora di più.
Decise di rallentare,
rendendosi finalmente conto che difficilmente sarebbe riuscita a fare tre cose
contemporaneamente: camminare come se avessero i Dissennatori
alle calcagna, parlare e non morire.
Aspettò che anche gli altri
due la raggiungessero e decisero di seguire con calma l’ultimogenita dei
Malfoy.
-Che le hanno
fatto? – chiese Jack sentendosi cavaliere e continuando a reggere i quaderni
-Credo che c’entri
Leonard – ammise Karen interpretando il maschile di
“maledetto”, facendo ondeggiare i boccoli color caramello e aggiustandosi il
cerchietto scomposto – come facciano a detestarsi tanto, poi, non lo capisco –
ammise ancora la ragazzina
-Questo perché tu
non hai fratelli – le fece notare Jeff, l’atro
confermò
Jacob aveva una sorella gemella, due fratellini e una più
piccola che non erano ancora entrati a Hogwarts, Jeff, invece, aveva due sorelline al secondo anno, entrambe
al Grifondoro, come tutti nella storia dei Weasley, tutti tranne una: Lillis.
-Le mie sorelle
non mi hanno mai fatta dannare così tanto – ammise con aria sconsolata
-Sì e vorrei
averle anche io le tue sei sorelle – confermò con aria sognante il rosso,
arruffandole i capelli.
Nonostante Karen fosse ormai al sesto anno di Hogwarts,
dimostrava l’aspetto di una ragazzina di dodici o tredici anni e tutti, nel
gruppo, la chiamavano “sorellina”.
Sette sorelle non erano
poche: due, lei e Ciel, erano già agli ultimi anni
scuola, le altre invece, erano disseminate nei corsi successivi e, qualcuna,
doveva ancora entrare.
Sospirò sconsolata guardando
la massa di capelli biondissimi che ondeggiava aritmicamente sulla schiena di
quella che poteva essere chiamata “la sua migliore amica”.
***
Gardis mosse un passo dietro
l’altro, imbufalita come raramente le era accaduto di
essere.
Lui, ancora lui, maledetto,
maledettissimo!
-Leonard! – berciò
aprendo con un solo gesto la porta che dava accesso alla stanza riservata alle
riunioni dei capitani di quidditch e ai Caposcuola
Una copia siglata della
Gazzetta del Profeta si abbassò circospetta rivelando l’affascinante sagoma di
Leonard, altrimenti detto suo fratello.
-Bastardo, questo
non me lo dovevi fare, maledetto! – strillò mettendosi all’altro capo del
tavolo e lanciando solo parzialmente un’occhiata alla colazione faraonica
-Impiastro! –
l’apostrofò tranquillo e sorridente sollevando la tazza di fine porcellana, che
conteneva una generosa dose di caffè nero e bollente, e usando il nomignolo che
lei detestava.
Gardis strinse i denti quando
gli occhi le caddero sulla cravatta allentata con i colori di Serpeverde: lei e suo fratello non potevano avere legami di
sangue, non era logicamente possibile! E neppure probabilisticamente!
Sua madre doveva aver tradito
papà col postino! O con chiunque altro, aveva fornicato con qualcuno, ma non
potevano essere fratelli!
-Volevi parlarmi
di qualcosa? – le chiese mellifluo il biondo concentrando lo sguardo sulla
scritta ad inchiostro piuttosto che sulla silhouette della sorellina
Ancora!
Glielo faceva apposta!
Quanto lo odiava, maledetta
serpe bastarda!
-Come ti sei
permesso di cambiare le partite a quel modo? Non sono assolutamente d’accordo!
Leonard Alphard
Malfoy sollevò prima gli occhi e poi le sopracciglia, regalandole uno sguardo
di superiorità che avrebbe intimato il rispetto perfino alla Regina
d’Inghilterra
-Se voi grifoni
volete discutere della cosa, ne parlerò personalmente col Caposcuola
-Non provare a
usare questa scusa! – sbraitò la bionda Gardis – Cartrett
si è preso il morbillo e la Chips l’ha confinato in
quarantena, sono io la delegata
-Ma davvero? –
soffiò lui spostando, solo per un istante, gli occhi dal nero del caffè a
quelli bicolori della sorella.
Già, gli occhi.
Il piccolo neo e il grande
orgoglio: gli occhi.
Se lui aveva ereditato gli
occhi dorati di sua madre, sua sorella aveva deciso di non fare torto a nessuno
dei genitori e si era ritrovata con un occhio nocciola e uno celeste.
Uno d’oro e uno d’argento.
Era quella che veniva
chiamata eterochromiairidium
ovvero una formazione anomala dell’iride.
Sua sorella ne andava molto
fiera, anche se, con quei due colori, riusciva a mettere a disagio anche le
persone più decise e i professori stessi a volte avevano dei problemi a
guardarla semplicemente in faccia.
Se non fosse stata una sporca
Gryffindor, allora sarebbe diventata una Slytherin, la bastardaggine non
le mancava.
Ma ogni Malfoy, in fondo
all’anima, è un po’ bastardo e senz’altro la mite influenza dell’onore della
mamma non era riuscita a sradicare del tutto quella sadica tendenza che veniva
trasmessa assieme al secolare cognome.
Sorrise alla sorella,
ghignando come solo i Malfoy sapevano fare, un po’ il loro segno di
riconoscimento, il biglietto da visita.
Lo sguardo gli cadde su una
delle mani le cui unghie erano laccate di un acceso rosso sangue in maniera
assai vistosa.
Tutti a Hogwarts
sapevano cosa succedeva quando Gardis Malfoy si smaltava le unghie di rosso e
cioè: guai! E pessimo umore…
L’aveva dunque fatta
arrabbiare fino a quel punto?
Sì!
E ne gioì perché nessuno era
in grado di irritare sua sorella come lui e gli piaceva anche moltissimo farlo.
L’aria da angioletto si
dipinse sul suo volto e, grazie ai capelli biondo scuro e agli occhi dorati,
pareva davvero un cherubino.
Falso. Nessuno era come lui,
che, per come diceva la mamma, assomigliava fin troppo a suo padre quando aveva
la sua età.
-Noi Grifondoro non giocheremo con gli Hufflepuff,
domenica – scandì la ragazza, perentoria – avevamo una partita con i corvi!
-Non sono problemi
miei – rispose forte di essere il capitano delle serpi, oltre che il loro
stimato Caposcuola
-Non permetterti
mai più! – sbraitò – chi credi di essere? È OVVIO che sono problemi tuoi!
Beh, era davvero arrabbiata…!
Qui la metteva sul personale.
***
Tre facce sbucarono dalla
porta e guardarono all’interno i due fratelli che litigavano.
Jeff, Jack e Karen sbirciarono
quello che poteva essere il preludio all’Apocalisse biblica, sintetizzata in
Leonard e Gardis Malfoy.
-Non vorrei mai
trovarmi in mezzo a quei due – disse il moro asciutto
-Sarebbero capaci
di strapparti il cuore dal petto e cucinarselo, se osassi interromperli quando
stanno litigando – gli fece eco il cugino
-Non siate
sciocchi – li blandì Karen scuotendo il capo da vera
signorina – Gardis è una persona dolce e intelligente e Leonard…
-Leonard cosa? –
la riprese Jack
-Beh, Leonard è
così affascinante… - concluse con aria sognante, mentre le guance le si
arrossavano un poco
-Non capisco
questo cosa c’entri, “sorellina” – puntualizzò Jeff –
è un bastardo come tutte le serpi
-Sono sicura che
sia una brava persona, dopotutto è sempre galante con le ragazze
-Io direi che è
“accondiscendente” – frecciò Potter – le colleziona come si collezionano
francobolli
-Dicono che se ne
sia portate a letto un sacco – s’intromise Jeffrey –
un po’ lo invidio – ammise
-Sono tutte
stupidaggini – bofonchiò lei, sapendo che, invece, corrispondevano a realtà.
Ogni ragazza a scuola aveva
avuto, nel corso dei suoi anni di studio, almeno una mezza infatuazione per
Leonard. Era il sogno proibito, lo adoravano e lo bramavano e per lui facevano
follie.
Leonard però era un ragazzo a
cui i legami non piacevano tanto e così saliva il numero di quelle che
passavano la notte nel suo letto, mentre stabile era quello delle fortunate che
potevano dichiarare di essere state le sue “fidanzate”: 0.
***
-Se hai voglia di
litigare, dimmelo subito! – frecciò ancora la grifoncina,
urlando a squarciagola
Leonard sorrise, mettendo in
mostra i denti perfetti e i canini acuminati che facevano di lui un vampiro.
Cosa ci faceva un vampiro tra
i Malfoy? Beh, era successo tutto quando i suoi genitori erano ancora a scuola
e si erano cacciati nei guai al seguito di Potter senior e compagnia; con la
conclusione della battaglia finale, sua madre aveva rischiato la pelle e solo
con l’intervento della “zia” Evangeline era
sopravvissuta, peccato solo che il morso che le aveva dato per salvarla avesse
avuto qualche effetto collaterale sulla formazione del bambino che Hermione (a
quel tempo) Granger aveva nel grembo.
Ecco spiegato il mistero.
Non tutti erano a conoscenza
di quel segreto, in verità soltanto pochissimi e quei fortunati, o sfortunati
che fossero, avevano un certo timore delle conseguenze della vicinanza di
Leonard. Sua sorella, invece, faceva fuoco e fiamme, vampiro oppure no e,
senz’altro, non perdeva occasione per iniziare una discussione.
Lui e Gardis, alla fine, ma
molto fine, si volevano anche bene. Avevano storie strane e, probabilmente,
erano più simili di quanto avrebbero ammesso, per questo litigavano in quel
modo. Voleva bene alla sua sorellina minuta e fragile all’apparenza, ma col
temperamento di un autentico drago.
-Non ho voglia di
litigare – rispose con noncuranza, sapendo che questo l’avrebbe fatta infuriare
ancora di più, ovviamente questo non c’entrava col volerle bene
-A me sembra tutto
il contrario - sbuffò spazientita
-Potresti sempre
accettare la cosa tranquillamente… - propose
-Neppure per idea!
Hai cambiato le carte senza che avessimo cominciato a giocare. Non manderò i
grifoni contro gli Hufflepuff
-Non intendo
tornare sulle mie decisioni – ribadì, sentendo una certa tensione nell’aria
-Lo farai eccome!
Piuttosto contro di te! – scandì lei
-Non voglio
scendere a patti con voi!
-Lo farai!
-No!
-Sì!
-No!
-Adesso basta… -
una voce tranquilla comparve tra i due che, nel frattempo, si erano alzati in
piedi e stavano abbaiando come i cani al canile.
Una figura maschile era
stranamente apparsa tra di loro senza che riuscissero ad accorgersene e capelli
neri e occhi blu erano arrivati assieme a due mani tranquille che si erano
appoggiate sulle spalle dei fratelli, rimettendoli a sedere
-Kitt? – chiamò
lei voltandosi e incontrando il sorriso rassicurante del suo migliore amico
-Dovresti farti i cazzi tuoi, Chris, era un questione tra me e mia sorella –
sbuffò Leonard addentando un cornetto alla marmellata di ciliegie
-Credevo che
dovessimo decidere tutti insieme – propose col solito fare diplomatico il Corvonero, allungando un braccio per servirsi di succo
d’arancia
-Ma Kitt, dovevamo
giocare contro di voi! – protestò la ragazza
-Stai zitta! –
bofonchiò Leonard – piuttosto, dove è finita quella tarda di Tassorosso? Credevo che dovessero esserci tutti i
Caposcuola – borbottò contrariato senza notare la figura rotondetta
e tranquilla della responsabile della casata dei Tassi.
-Henrietta è in infermeria col morbillo – dichiarò il moro
servendosi di una fetta di pane spalmata di marmellata senza preoccuparsi
troppo del tono bellicoso della serpe
-Già… e questo è
anche il motivo per cui l’Impiastro è venuto a perseguitarci… - generalmente
erano riunioni maschili dove si parlava di cose da maschio e Henrietta fuggiva dopo i primi tre minuti.
Gardis gli rifilò un’occhiata
al vetriolo insultandolo tra i denti.
-Anche Cartrett? – s’informò Christopher volgendo su di lei gli
occhi di un blu limpido e screziato; Gardis non poté risparmiarsi di arrossire.
Suo fratello nascose un sorrisetto sotto il bordo della tazza.
-Già… - balbettò
leggermente confusa
Christopher o, come lo
chiamava lei e lei soltanto, Kitt, era uno dei suoi più cari amici. La loro
amicizia, però, era diversa da quella che la legava a Jeff,
Jack, Karen o Hestia, forse
perché Kitt, ammettendolo, un poco le piaceva.
Si erano conosciuti il suo
primo giorno di scuola, sull’Espresso per Hogwarts,
ed era come se avessero deciso di essere amici dal nulla, senza neppure conoscersi,
probabilmente perché, a pelle, si trovavano stranamente simpatici come
difficilmente accade alle persone.
Eppure era successo.
Il secondo giorno di lezione
lo aveva incrociato per i corridoi e, come era accaduto la prima volta, non era
riuscita a impedirsi di essere felice e salutarlo raggiante, lui aveva
ricambiato il saluto e si era fermato a parlare con lei, poi si era offerto di
farle da guida e le aveva fatto fare il giro della scuola, l’aveva portata alla
torre dei gufi e le aveva mostrato i postini del mondo magico tra cui c’era
anche Edwige, ormai un po’ invecchiata ma ancora al servizio dei Potter, e un
barbagianni rossiccio che accompagnava Jeff.
Kitt si era sempre dimostrato
gentile e disponibile come se stare con lei gli facesse davvero piacere, una
volta gli aveva addirittura chiesto il perché e lui aveva risposto che era
perché lei era l’unica che riuscisse a farlo sentire se stesso e divertire
anche senza fare niente di particolare. Ogni tanto era un po’ scanzonato, ma
fondamentalmente una brava persona.
Non ricordava come il loro
rapporto si fosse infittito fino ad arrivare allo stadio attuale, ma poteva
dire senza ombra di dubbio che, da quel mattino sul treno, quella infatuazione
un po’ infantile per lui non era ancora scemata.
E nonostante nessuno lo
sapesse e fosse il suo piccolo segreto, si sentiva sempre troppo esposta quando
erano insieme.
Hestia, la sorella di Jack, diceva che, se lui fosse stato
una persona meno solitaria, probabilmente avrebbe riscosso un successo analogo
a quello di Leonard, ma a lui non piacevano la ressa e la folla e trascorreva
piuttosto in disparte il suo tempo.
Per questo andava fiera ed
era orgogliosa del fatto che la considerasse davvero sua amica e non
permettesse a nessuno di chiamarlo “Kitt”.
Lui aveva avuto un paio di
ragazze, al terzo anno, roba da poco che l’avevano spazientito prima ancora di
aver detto “ok” alle loro proposte; una si era molto
arrabbiata quando aveva saputo che la piccola Malfoy lo chiamava in un modo
diverso da tutti gli altri, così aveva provato a fare altrettanto e a prendere
il suo posto.
Hogwarts quell’anno non aveva conosciuto scenata più
memorabile di quella che il giovane Ravenclaw,
generalmente tranquillo e pacato, aveva fatto alla sua compagna, mollandola poi
sola, piangente e quasi terrorizzata, in mezzo al corridoio, spaventata dalla
reazione incontrollata che aveva avuto lui.
Così “Kitt” era solo per lei
e quei piccoli episodi la aiutavano nella sua storia quotidiana, sapendo che, nonostante
fosse una Malfoy e figlia di una Granger e il coraggio non le mancasse, i suoi
sentimenti verso di lui non avrebbero visto la luce.
-Chris, vedi un
po’ di spiegarmi perché dobbiamo stare qui a romperci la mattina del sabato –
borbottò Leonard abbassando il quotidiano e aspettando una risposta
soddisfacente.
Il rapporto tra Leonard e
Christopher era controverso, più che altro perchè la serpe ne diceva peste e
corna, ma alla fine erano grandi amici e questo lui lo sapeva, così come lo
sapevano Chris e Gardis.
-Guarda il lato
positivo, hai un banchetto luculliano di fronte a te, non devi stare ammassato
in Sala Grande per accaparrarti una fetta di pane e…
-E tu sei quello
che vedi sempre il bicchiere mezzo pieno
Chris sorrise.
-Ad ogni modo,
perché siamo qui?
-Bisogna discutere
della partita di domenica – rispose il corvo – eppoi c’è una questione nuova
-Che cosa? –
esclamarono in coro i due fratelli, l’altro sorrise
Senza mettersi fretta,
addentò il suo pane imburrato lasciando sulle spine i due litigiosi Malfoy che
cominciarono chi a picchiettare nervoso le unghie sulla tovaglia e chi a
passare ritmicamente l’indice sul bordo sottile del bicchiere, producendo il
caratteristico suono vibrante.
Era divertente metterli alle
strette perché si spazientivano di nulla, Gardis una volta gli aveva detto che
sotto quell’aspetto le ricordava lo zio Blaise,
avrebbe voluto conoscerlo.
-Dunque –
incominciò un attimo prima che la Grifondoro e lo Slytherin l’assalissero di male parole – a quanto pare per
le festività natalizie la scuola ospiterà in via del tutto eccezionale una
delegazione di studenti stranieri
-Interessante… -
concesse Leonard pregustando già la sfilata di studentesse
-Ad ogni modo, ai
Caposcuola è stato affidato il compito di approntare tutto il necessario:
trasporto, alloggio, lezioni, orario, feste…
-Feste? – chiese
allarmata la piccola Gardis
-Sì, la
festicciola di Natale, sai, quella schifezza a cui Silente tiene tanto… - da
orgogliosa Gryffindor si premurò di disintegrare
l’altro Malfoy nella stanza con lo sguardo
-No no – corresse invece Kitt – hanno intenzione di celebrare
una grande festa di Capodanno
-Come quella ai
tempi di mamma e papà! – esultò la giovane che sognava da una vita una festa a Hogwarts
-Già, peccato che
l’ultima volta ci sia stato un… uh… piccolo incidente di percorso – sottolineò
il biondo riferendosi alla sua nascita
-Già – borbottò
l’altra
-Ad ogni modo
tocca a noi – terminò Chris
-Se la Chips ha messo in quarantena Cartrett,
difficilmente potrà incominciare la cosa… ci toccherà sorbirci la piccola peste
per tutto il tempo – si lamentò il verde-argento
-Tua sorella
invece è un acquisto prezioso – lo rimbeccò Chris – ci aiuterà col lavoro
-Bene, sorellina,
fai anche il mio e liberaci da tutta questa faccenda
-Un corno! –
sibilò pericolosa lei
-La McGranitt vuole che ci incontriamo qui ogni domenica per
discuterne – annuì ancora il Ravenclaw
-Solo perché lei
soffre d’insonnia non è detto che anche noi dobbiamo essere in piedi alle sei
del mattino… - rispose appoggiando i fogli di carta e terminando di mangiare
Leonard soffriva stranamente
di pressione bassa e tirarlo giù dal letto era senza ombra di dubbio un compito
a cui nessuno aspirava. Le ragazze che rimanevano con lui per la notte se la
filavano sempre prima dell’alba nel timore di quello che lui avrebbe potuto
fare loro se al mattino avessero osato disturbare il suo adorato riposo.
-Prima di
dileguarti – precisò la sorella – vedi almeno di decidere della partita di
domenica
-Perché? Non
giocate con gli Hufflepuff? – indagò ghignante
Leonard ripiegando il giornale con un gesto molto simile a quello di suo padre,
Gardis si morse il labbro, doveva ammazzarlo.
-Hai detto o Hufflepuff o Slytherin? – chiese,
il fratello annuì
-Bene, scelgo gli Slytherin
-Cheeee??? – esclamò incredulo l’altro
Kitt sorseggiò il suo tè
tranquillamente, sorridendo e sapendo che lei non avrebbe potuto agire in
maniera diversa, si pulì appena la bocca col tovagliolo, come se non avvertisse
le vibrazioni omicide che passavano nello stretto spazio tra i due fratelli.
-Ho detto che
giochiamo insieme, fratellino
E il ghigno made-in-malfoy si dipinse anche sulle sue labbra con un
gesto di superiorità che fece sbuffare sonoramente l’altro Malfoy
-Non approverò
mai! – sputò infine il ragazzo arrabbiato
-Credimi, farò
tutto il possibile per romperti le uova nel paniere. Proprio come hai fatto tu.
– non era una minaccia da prendere alla leggera, quantomeno dai troppo
inesperti, per quanto lo riguardava, però, diciassette anni di convivenza col
tornado biondo che aveva davanti erano stati sufficienti a insegnarli che,
testardo lui e testarda lei, non c’era modo di decidere chi avesse la testa più
dura.
-Te la stai
andando a cercare, sorellina, ricordati che siamo comunque delle serpi… -
Gardis gli rivolse appena un’occhiata
-E noi siamo dei Gryffindor, credi che ci faremo mettere i piedi in testa?
No.
Negli ultimi sei anni, e cioè
da quando sua sorella era stata ammessa in via del tutto eccezionale nella
squadra dei grifoni, non c’era stata una partita che le loro due squadre
fossero riuscite a terminare in maniera diversa dal pareggio.
Poteva acchiappare quel santo
boccino cento volte che sua sorella avrebbe fatto altrettanti goal nei dieci
secondi che lo avrebbe inseguito.
Casualmente, nonostante tutti
avrebbero detto che sarebbe diventata una cercatrice anche lei, alla fine aveva
scelto di fare la cacciatrice e pareva stranamente
soddisfatta e orgogliosa del proprio compito.
Sbuffò.
-Ci vediamo in
Sala Grande – disse malamente alzandosi e uscendo dalla porta, rivolgendo solo
un’occhiata ai tre ragazzi seduti fuori che stavano aspettando che la sorella
uscisse.
-Giochiamo
assieme? – gli chiese JeffWeasley,
incauto come sempre. Con l’umore nero che si ritrovava come minimo quella
domenica avrebbe ordinato ai suoi battitori di ammazzarlo
-Pessimi come
siete, mia sorella ha scelto male a farvi giocare con noi – annunciò
regalandogli un’occhiata di superiorità
Jeff non si spaventò più di tanto, potevano fare schifo
quanto volevano, ma se Gardis giocava contro Leonard, allora non c’era da
preoccuparsi, riusciva sempre a dare il meglio di sé quando grifoni e serpi si
scontravano, nell’ultima partita aveva segnato da sola 3 goal da 50 punti
ciascuno!
Scosse la testa vedendo il
biondo che si allontanava incazzoso e lanciò
un’occhiata ai due che stavano ancora dentro: la cosa rischiava di andare per
le lunghe.
Gardis era una persona che
non prendeva mai niente con calma, il suo motto era finire tutto il prima
possibile col minimo sforzo e col massimo rendimento; non poteva negare che
fosse un’ottima filosofia, peccato che lei fosse l’unica seguace di suddetta
dottrina che riuscisse a portarla a termine come esigeva la regola.
Ma c’era una cosa che,
invece, la faceva rilassare ed era Christopher Black.
Non sapeva come quei due si
fossero conosciuti, ma ricordava che al primo anno parlavano già e
trascorrevano un sacco di tempo assieme, discorrendo di questo e quello. E
adesso pareva proprio uno di quei momenti destinati a durare più di quanto lui avrebbe
voluto.
Guardò gli altri seduti sul
pavimento: Karen stava dondolando le gambe e giocando
col filo del maglioncino, Jack, invece, lo fissava
come se sapesse a cosa stava pensando.
-Andiamo anche
noi, verrà notte prima che Gardis esca da qui.
Prontamente Potter si rialzò
e spolverò i pantaloni scuri che facevano da calamita per i pelucchi
del tappeto. Karen li guardò, poi dovette ammettere a
se stessa che avevano ragione e li seguì mentre si allontanavano.
***
-Un giorno o
l’altro Leonard mi farà ammattire – sentenziò la bionda addentando una fetta di
torta ai pinoli e pulendosi subito dopo col tovagliolo bianco che le stava
accanto, Kitt le rivolse un sorriso fraterno sorseggiando il tè scuro dalla
tazza.
Per quella volta si astenne
dal parlare. In genere aveva la tendenza a comportarsi troppo da fratello
maggiore in quelle situazioni, ma se, per esempio, le avesse detto che
Leonard non l’aveva fatto apposta a girare il calendario delle partite,
beh, la piccola Malfoy
avrebbe impiegato mezzo secondo a dimostrargli che, invece, era proprio quello
che voleva e con ogni probabilità Leonard, in quella circostanza, l’avrebbe
anche aiutata.
E se le avesse proposto che,
magari, lo faceva per il suo bene, con ogni probabilità avrebbe
arricciato le labbra decretando che l’unica cosa che suo fratello aveva fatto
per il suo bene da quando era nata era entrare in una Casa diversa dalla sua.
Alla fine anche Leonard era
una “brava” persona, certo, era una serpe, quindi era brava nel senso che si
intende per una serpe, ma non era bastardo come certi suoi compagni. E voleva
davvero molto bene alla dolce Gardis.
Pure lei, a ben riflettere,
era un fiore irto di spine!
Ma così erano i Malfoy e
sapeva che nessuno dei due sarebbe voluto cambiare di tanto così.
La guardò mentre si versava
dell’altro tè, era teina dipendente, beveva sempre quando era nervosa. E
ovviamente non poteva non notare quel color sangue che risaltava sulle unghie…
doveva essere davvero furiosa quando aveva lasciatoi dormitori, stavolta il Caposcuola di Serpeverde aveva davvero superato se stesso, probabilmente
perché era a conoscenza di quanto lei, e i grifoni in generale, ci tenessero a
battersi contro loro Corvi.
A ben rifletterci, anche la
prima volta che lui e Gardis avevano parlato l’argomento era stato il quidditch, adoravano entrambi volare e lei era una cacciatrice nata. Per quanto lo riguardava, preferiva
starsene tra i suoi anelli e parare pluffe varie che
scorrazzavano nella sua linea di campo: era un portiere e ne andava fiero.
Gli piaceva giocare contro i
grifoni perché significava battersi seriamente contro Gardis e lei dava sempre
il massimo in partita.
Facevano allenamento
rispettivamente quattro giorni a settimana, e ogni tanto si allenavano insieme,
però gli pareva sempre che lei si trattenesse prima di lanciare, se lanciava
con tutta se stessa significava che c’era un pubblico multicolore a guardarla,
professori schierati, Canon al microfono e il
tabellone che girava come una trottola: insomma, erano in partita.
-Kitt, mi ascolti?
– scandì lei sbuffando, vedendolo immerso nei suoi pensieri, le sorrise e lei
arrossì
-Ero
soprappensiero – si giustificò
-Appunto, allora
non hai sentito nulla di quello che ho detto, vero? – il ragazzo scosse il capo
-Puoi ripetere?
-Ti ho chiesto se
giochi con me, questa sera. Voglio allenarmi per domani.
-Sei proprio
decisa a sbaragliare tuo fratello, eh? – un energico assenso mosse i capelli
chiari della grifondoro – mi spiace, non posso
Gli occhi colorati
s’incupirono mentre metteva il broncio, assomigliava davvero ad una di quelle
bambole da ragazze che si vendono nei negozi di lusso, le mancava solamente il
vestitino d’organza e il cappello a tesa larga e poteva essere scambiata per
una creatura di porcellana.
-Perché? –
borbottò lei, lui sorrise
-I miei compagni
mia ammazzerebbero. Giocherai contro Leonard, certo, ma la domenica dopo
giocheremo assieme, che diranno se mi vedranno mentre svolazzo per il campo con
te? E con quel tempo, poi… - in effetti la Gazzetta aveva previsto pioggia per
quella sera
-Ma vedrai che Trott e gli altri non faranno storie – protestò la bionda
riferendosi ad uno dei compagni di squadra di Kitt
-Tu lo dici, ma io
già mi immagino una bella secchiata d’acqua fredda domattina come sveglia del
buongiorno…
Era un’usanza che c’era dai
corvi. A differenza dei grifoni e delle serpi che si malmenavano a sangue, da
loro utilizzavano metodi molto più sottili, anche se altamente pericolosi visto
che una bella strigliata mattutina con l’acqua gelida a ottobre rischiava di
mandarti in paradiso almeno la metà dei neuroni appena svegli…
-Vedrai che non ti
faranno niente – insisté lei – voi Ravenclaw siete
sempre così bravi – Kitt sorrise sardonico, non era proprio vero, ma se si
paragonavano alle spedizioni punitive di Leonard, beh, TUTTI erano degli
angioletti.
-No
-Eddai…
Gardis sapeva essere testarda
e irresistibile, quando ci si metteva, e lui, da bravo fratello maggiore, non
era capace di dirle di no.
Per quell’anno, però, si era
fermamente imposto di riuscire a spuntarla almeno su metà delle loro
discussioni o avrebbe cominciato a viziarla più di quanto il burbero fratello
maggiore Malfoy facesse da solo.
-Non voglio
prendermi una doccia fredda per causa tua e sono molto stanco
-Allora stanotte
vieni a dormire al Grifondoro, i tuoi compagni non ti
tormenteranno domani, saranno troppo sfiniti dal “giorno libero”…
Chris si fermò con la tazza a
mezz’aria e la guardò sorpreso e confuso per poi scoppiare a ridere sonoramente
e attirarsi un’occhiata imbestialita e una scettica.
C’era una cosa, una
particolarità di Gardis che la rendeva un po’ strana ed era la sua totale
ingenuità su certe cose. No, si era espresso male, in realtà sapeva
perfettamente quello che succedeva tra uomini e donne, essendo una Malfoy era
impossibile non saperlo, però non se ne curava.
Viveva come se a nessuno
importasse che lei ospitasse un ragazzo in camera sua.
Ma soprattutto, al di là di
quello che potevano pensare gli altri, a lei non interessava.
Certo, i grifoni non
avrebbero fatto una piega visto che la conoscevano e con ogni probabilità
sarebbero venuti in processione a ringraziarlo per aver allenato a loro
capitana, così come lo avrebbero protetto contro le eventuali rappresaglie, ma
ciò non toglieva che qualcuno avrebbe comunque potuto pensare che sarebbe potuto
succedere qualcosa in una camera, di notte, al buio.
Lei non prendeva minimamente
in considerazione la cosa e questo era il buffo, soprattutto se si andava anche
solo a contare il numero di ragazze che, invece, erano finire nel letto di
Leonard e non certo per dormire.
Sotto certi aspetti i due
fratelli non si somigliavano molto.
-Sei troppo
ingenua, signorina… - la prese in giro toccandole la punta del naso perfetto
ereditato dalla mamma
-Perché? – ecco,
appunto
-Perché potrei
pensare di approfittarne…
Che non si credesse che
Christopher Black fosse sempre mite e gentile come quando era insieme a
Leonard, in realtà aveva un carattere un po’ pazzerello, era Leonard stesso a
tirare fuori la sua parte buona perché la bastardaggine
del nuovo Principe delle Serpi era sufficiente per entrambi. Lui era gentile
con chi non conosceva per potersene rimanere sulle sue, ma con lei, con Gardis
Malfoy, beh, diciamo che si lasciava andare. Era davvero se stesso se erano
insieme.
Perché? Boh,
chissà, se Leonard aiutava la sua tranquillità mentale, Gardis riusciva a
contagiarlo con la sua sicurezza e lo provocava con quella sua ingenuità. Ed
era l’unica con cui si sentisse davvero a suo agio, anche a dire certe cose.
-Pfff, so che non lo faresti – borbottò lei levando il
tovagliolo dalle ginocchia
-Ah sì?
La ragazza arrossì.
Se lui stava credendo che lei
non avesse preso in considerazione l’idea di rimanersene un po’ insieme e
potersi poi vantare con se stessa di aver trascorso la notte con un ragazzo
(poco importava che fosse a dormire), beh, si sbagliava.
Ma aveva il sacrosanto
terrore che se solo avesse provato a dirgli quello che sentiva davvero lui
sarebbe fuggito e aveva molti motivi di crederlo.
Prese un bel respiro,
guardarlo negli occhi dopo aver detto una cosa del genere equivaleva a fare
karakiri, ma doveva dimostrargli che non lo stava attirando in una trappola e
non lo stava facendo.
Gli occhi, uno azzurro e uno
nocciola, si sollevarono in quelli blu oltremare del Ravenclaw
di fronte a lei e vi rimasero. Non sarebbe servito simulare lacrime, gioia,
tristezza, tradimento, quelle stupidaggini che usano le ragazze, insomma, Kitt
era il suo migliore amico e gli voleva bene: se non potevano stare insieme,
ebbene, si sarebbe accontentata di averlo sempre con sé ed essere la sua
confidente e un po’ la sua mamma.
Certo era che con lui era
sempre sincera. Tranne su una cosa.
-D’accordo, ma
voglio andare nel bagno dei Prefetti del Grifondoro
-Che, scherzi? Ma
occorre la parola d’ordine! Perché proprio da noi?
-Il nostro è in
ristrutturazione
-E quello dei
Tassi? – inutile provare con quello delle serpi, era territorio privato di
Leonard e neppure i suoi Prefetti ormai avevano il permesso di accedervi
-Vuoi allenarti sì
o no?
-Certo!
-Bene, allora TU
mi porterai al bagno dei Prefetti del Grifondoro
-Traditore –
mormorò sommessamente, lui rise e le scompigliò i capelli – d’accordo. – e poi
rise anche lei; la guardò.
Forse Gardis non era proprio
e solo la sua sorellina o la sua migliore amica. Forse c’era qualcosa di
più.
***
Spazio autrice:
ciao a tutti! Eccomi tornata col capitolo promesso.
Allora, facciamo un bel po’
di precisazioni, soprattutto sui personaggi, anche perché mi piacerebbe dire
qualcosa anche io su di loro…
Gardis è un peperino, di
sicuro, a differenza di sua madre che era tutta composta e a modino, lei si lascia parecchio andare su certe cose e
questo credo che l’abbia ereditato dal papà. Grazie al cielo sua lei che Leonard
si sono lasciati alle spalle quelle panzane sulla purezza del sangue e altre cretinaggini. In compenso lei è un autentica furia, le
piace il quidditch e in genere fa mille cose
contemporaneamente, ma questi sono aspetti che si vedranno presto nella storia.
Era da molto che sognavo di
creare un personaggio con gli occhi di colore differente, ma ho sempre creduto
che sarebbe stata una caratteristica sprecata per un personaggio di contorno e
di certo nella storia precedente non potevo dire che Draco aveva gli occhi di
colore diverso dall’azzurro, è uno di quei dettagli che rendono affascinante il
personaggio. Gardis, grazie al cielo, porta questi occhi con un orgoglio tutto
suo e tutto Malfoy, di quelli che non si vergognano di niente. È un personaggio
che amo molto perché ha molta forza di carattere, a differenza di sua madre, e
le idee piuttosto chiare.
Leonard è il mio piccolo
cammeo adorato, una specie di neoDraco con le dovute
modifiche, a cominciare da occhi e capelli. Dal papà, in compenso, è riuscito
ad ereditare tutte le pessime abitudini che fanno di lui un bel cattivo di
quelli affascinanti. Sì, è un vampiro, come il conte Dracula,
ma sul perché non muoia di sete tornerò in futuro perché le idee non mi
mancano.
Kitt: ho dovuto trovargli un
soprannome diverso da Chris perché bisognava diversificare il rapporto che
Gardis ha con lui da quello degli altri. Il loro legame è molto particolare, ma
per il momento non posso scendere nei dettagli più di tanto perché è un
personaggio che si scopre via via, sennò rovino
tutto.
Faccio qualche chiarimento
anche sulle parentele, credo che siano un poco confuse, perché…
Hestia e Jack sono fratelli gemelli e hanno tanto come
Gardis, esattamente come Karen e Jeff,
frequentano il 6° anno.
Leonard, Kitt, Ciel, Lillis e Blaze sono al 7° anno e sono i grandi della storia. A differenza
dell’altra ho differenziato un po’ di più gli anni di corso.
Compariranno poi gli altri
fratelli e sorelle, soprattutto di Karen e Ciel e qualche parente qua e là.
E non dimenticate Blaise! Anche lui tornerà, gli sono troppo affezionata per
non riproporlo…
Per quanto riguarda Seraphin e Aisley, si parlerà di
loro in futuro, ma posso confermare che sono ancora fidanzati.
Adesso passo ai ringraziamenti,
spero che questo capitolo vi sia piaciuto come il precedente e mi auguro che mi
lascerete una nuova recensione! Ciao e un bacione
grande a tutti quanti!
Nyssa
_Nana_: sono
contenta che il primo capitolo sia risultato intrigante, gli inizi delle fic sono sempre problematici, me la cavo meglio nella fase
centrale della storia, in genere XD
Per quanto riguarda le
parentele, invece, spero di essere stata più chiara ora perché so che sono un
po’ complicate…
Ehehe, sì, questa volta ho proprio intenzione di scrivere
tutto quello che voglio e di usare tutti i cappy che
mi servono, ho una storia in mente che è un po’ complicata e non voglio
rovinarla :)
Spero che ti piaccia anche
questo cappy, a presto e un bacio, Nyssa
Lord Martiya: già, Neville ha fatto faville! Presto rientrerà in
scena Eva-sensei e ho in programma di inserire anche
qualche altro personaggio del maestro Akamatsu, si
prestano bene alla storia che ho in mente… spero che anche questo cappy ti piaccia, anche se i primi in genere sono quasi
sempre introduttivi e quindi succede sempre poco… ciao e a presto! Nyssa
Lisanna Baston: mi dispiace di essere un po’ cattiva con i personaggi
che ti stanno simpatici, scusami davvero, però, se può consolarti, in questa
storia non li tratterò troppo male, tutt’altro! Per
il momento è comparso solo Jeff dei figli di Ron e Pansy, però chissà che non
arrivino anche le sue due sorelline…
Gardis è un personaggio che
amo moltissimo anche io, esattamente come amo le coppie che fanno scintille,
adoro anche le persone come lei. Mi auguro che ti piaccia anche questo nuovo
capitolo e spero di leggere una tua nuova recensione! Ciao e un bacione, Nyssa
Killkenny: rispondo alle tue domande e ne pongo una anche io:
1)Evangeline è ancora a Hogwarts, anche
se si parlerà di lei più avanti, fa ancora l’insegnante di Difesa e, purtroppo
per Piton, non può spodestarla così facilmente
2)Sì, ho sentito
parlare di certi allievi, anche se vorrei chiedere a te e a Lord se mi
rimandate le loro schede perché credo di averle perse per sbaglio, davvero
scusa. Ad ogni modo progetto una loro apparizione, anche se non tra i
personaggi principali, spero che questo non vi offenda…
Ecco la mia domanda (che
casualmente non c’entra nulla): il tuo nick è
ispirato al nome della città e della birra irlandese?
Ciao e a presto e grazie per
il voto stratosferico ^^
Nyssa
Maky91: ciao
e benvenuta! Mi fa sempre piacere conoscere gli appassionati delle Relazioni e
non importa se non hai mai recensito né quella né Amore Selvatico, in compenso
mi fa molto piacere trovare il tuo nome tra le rec di
questa mia nuova fic!
La piccola Gardis, che però ormai non è più tanto piccola, è un
autentica piccola peste e Kitt, beh, Kitt è Kitt e di lui si scoprirà più
avanti. Sul fatto che gliene farò vedere delle belle… credo che tu stia
sottovalutando la storia che ho in mente perché sarà un autentico girone
dantesco, ihihihih
Mi fa piacere sapere che
seguirai la storia fino alla fine e spero di leggere presto una tua nuova
recensione! Ciao e un bacio, Nyssa
Akiko:
ciao! chebellochebello sei tornata anche tu! Se tu
sei contenta di aver ritrovato un’autrice io sono contenta di aver ritrovato
una lettrice! Neville è proprio una chicca, ma penso che ci stia bene a fare il
ministro, tutt’al più, se non dovesse andare, posso
sempre deporlo, ma vedrai che col tempo s’è fatto assennato a sufficienza per
quel ruolo.
Ehehe, è un po’ presto per dire che i personaggi non te la
contano giusta, aspetta di conoscere quelli nuovi…
Spero che ti piaccia anche
questo cappy, ciao e un bacione
grandissimo alla mia ritrovata! Nyssa
Semplicementeme:ehehe, credo che di quel prospetto ne avrai bisogno perché
il bello deve ancora arrivare, anche se prometto di andarci più leggera con le
parentele, questa volta… o almeno credo XP
Sì, confermo, la storia
girerà sui figli di Draco, Herm, Harry, Ron ecc, però ciò non vuol dire che non vedremo mai più i
loro genitori, tutt’altro! Progetto di farli apparire
ogni tanto anche perché mi serviranno in determinate occasioni.
Su Kitt non posso dire
niente, al momento è uno studente come tutti gli altri, anonimo (per modo di
dire).
Per quanto riguarda
PitoneRowena,
torneranno anche loro, più avanti e si scoprirà cosa ne è stato di loro, al
momento non svelo niente. Che Sirius e Piton si vogliano bene forse è un po’ eccessivo, certo è
che i rapporti si sono un po’ allentati, non cercano di ammazzarsi ogni volta
che si vedono, soprattutto perché la loro vita è stata costellata di molti
lutti di cui si sentono responsabili.
Leonard è un vampiro e su
tutti i perché che possano venirti su di lui arriverò a tempo debito, ci sono
delle risposte a tutto, non intendo lasciare altri interrogativi in sospeso.
Aisley e Fin sono fidanzati, mentre di Eva e Zach si parlerà ancora, purtroppo al primo e al secondo cappy non posso fare troppi spoiler sennò la storia mi si
sgretola tutta…
Ciao carissima a presto e
spero che ti piaccia anche questo nuovo aggiornamento, un bacione
grande! Nyssa
Queensol:
ciao e benvenuta! Mi fa piacere conoscere una fan delle Relazioni, non credevo
che avesse tutte queste persone che la seguivano, ma tanto meglio! Eh già, a
dispetto di quello che mi sono sempre detta alla fine sono caduta anche io nel
vortice delle saghe familiari ed eccoci qui alle prese coi figli dei vecchi
protagonisti.
Mi fa piacere sapere che
rileggendo la fic venga trasmesso ancora qualcosa, io
purtroppo come autrice (e avendola riletta troppe volte, soprattutto
spezzettata), non sono un giudice sufficientemente obiettivo.
In effetti ho dato quel
titolo per il fatto che Gardis è al centro della vicenda, è lei che tesse le
fila e il mezzo che uso per far agire e parlare gli altri e poi… per qualcosa
che accadrà in futuro.
Leonard, come ho detto, è un
autentico principe azzurro, solo che non è bravo come i personaggi delle
favole, anzi! A dirla senza giri di parole è uno che si approfitta sempre delle
situazioni e che non ha paura di agire come crede.
Il fatto che sia bello era
scontato,c one due genitori come Draco ed Herm difficilmente
sarebbe uscito un ciospo… anche io adoro i vampiri,
anche se non voglio fare di Hogwarts il nuovo
castello di Dracula, però ci sarà qualche riferimento
e qualche flash su di loro.
Spero che la fic continui a piacerti esattamente come i miei personaggi
e mi auguro che sia lo stesso per questo mio nuovo capitolo, aspetto quindi di
conoscere la tua opinione, ciao e a prestissimo! Nyssa
Jennybrava:
ciao e bentornata anche a te! Quanta gente si incontra pubblicando di nuovo… ovvio
che mi ricordo di te!
Alla fine ho ceduto alla
tentazione e ho scritto questo seguito, innanzi tutto perché la vicenda aveva
bisogno di alcuni chiarimenti e quindi, quale scusa migliore per crearci
intorno una nuova avventura? Certo i personaggi non saranno proprio tutti più
quelli della zia Rowling, però prometto di impegnarmi
per creare qualcosa all’altezza!
Ehehe, Gardis è la mia bambolina, un po’ quello che vorrei
essere, un po’ quello che sono e un po’ il risultato naturale che si ottiene
mescolando Draco ed Herm versione nervi a fior di
pelle.
Cristopher invece è una delle new entry e tornerà parecchio
assieme a qualche altro che deve ancora apparire (tutto al suo momento).
Mi fa piacere che la fic abbia la tua approvazione fin dall’inizio, come sai
incominciare una nuova storia è sempre il mio cruccio ^_^
Non preoccuparti se non
potrai recensire sempre, il tuo viaggio è molto importante e anche in un posto
bellissimo e pieno di storia! Ti auguro di divertirti e magari quando tornerai,
e immagino che la storia sarà ancora in corso, potrai continuare a recensire ^^
Ciao e auguri di buon viaggio
e buone vacanze! Nyssa
Gardis Malfoy battè il piedino calzato dal morbido cuoio sul pavimento
piastrellato e guardò davanti a sé il bagno bianco e immacolato, rifinito in
azzurro, che si apriva in tutto il suo splendore
Gardis Malfoy battè il piedino calzato dal morbido cuoio sul pavimento
piastrellato e guardò davanti a sé il bagno bianco e immacolato, rifinito in
azzurro, che si apriva in tutto il suo splendore.
-Mi vergogno –
sbottò alla fine arrossendo e incrociando le braccia
Una testa di capelli neri si
voltò verso di lei e le sorrise con aria vittoriosa tornando poi a concentrarsi
sull’arredamento di ceramica e la grande vasca
-Uno scambio equo,
no? Dopotutto puzziamo come due capre dopo l’allenamento… - si giustificò
appoggiando l’asciugamano sul bordo della vasca nel pavimento e scomparendo
dietro un separé
-Non potevi
semplicemente entrare tu dopo che avevo detto la parola d’ordine?
Gli occhi di due colori
diversi videro un paio di pantaloni che venivano appesi al bordo alto del
divisorio, sollevò lo sguardo al cielo e sbuffò, guarda te cos’erano costretti
a fare, pure mettersi il costume da bagno per rilassarsi un po’!
Kitt stava prendendo
decisamente delle pessime influenze da Leonard in quanto ad approfittarsi di lei.
-Ma dai, eppoi
così almeno nessuno sa che sono qui… - si giustificò lui mentre un maglioncino blu veniva lanciato con l’intento di
raggiungere le brache e, mancando clamorosamente il bordo, andava a precipitare
oltre, sul pavimento.
Muovendosi la ragazza andò a
raccoglierlo e lo prese tra le mani facendo per posarlo sulla sedia: aveva il
caratteristico odore di lago di Kitt. Cos’era l’odore di lago? Beh, in verità
non avrebbe saputo descriverlo, ma il suo amico profumava della stessa
fragranza particolare che si respira alle rive di un laghetto tranquillo,
rigorosamente profondo come i suoi occhi.
Rigirò tra le mani il tessuto
pungente e si appuntò mentalmente di regalargli un maglione per Natale, quello
era bello, ma decisamente un po’ usato.
-Hai finito?
Christopher ritirò i panni
che aveva appoggiato e, mollandoli in bilico sul primo appoggio, si diresse
svelto verso l’acqua calda ed effervescente della vasca dei Prefetti.
Da brava mammina, Gardis andò
a sistemargli i vestiti, li ripiegò e storse il naso sentendo l’odore di
sudore. Non che lei fosse in condizioni migliori visto che si era allenata
tutto il pomeriggio e, al momento, poteva far concorrenza a Thor
o a Grop.
-Non fai un bagno,
tu? – le domandò lui rilassandosi tranquillo tra le bollicine
-Scherzi?! Non mi
cambio davanti ad un ragazzo! – questo era un problema che le aveva passato sua
madre. Papà diceva sempre che, da giovane, mamma era stata una persona
eccessivamente pudica… chiaramente era un’affermazione da prendere con le
molle, soprattutto se si considerava lo strampalato rapporto dei suoi genitori
al tempo di scuola e la persona che papà era al tempo
-Non ti ho chiesto
di farmi uno spogliarello – era troppo tranquillo e rilassato per riuscire a
scandalizzarsi delle sue stesse parole – c’è il separé per questo
-Mi vergogno lo
stesso
-Se non vieni
subito a farti un bagno, oltre al fatto che ne hai bisogno, questa è la volta
che vengo lì e te li tolgo davvero i vestiti - rispose lui con noncuranza
stupendo addirittura se stesso con quell’ardire
Gardis s’irrigidì sapendo che
Kitt non era tipo da fare certe cose, ma quando erano da soli aveva anche delle
preoccupanti tendenze maliziose.
-Non provarci, sai
Kitt?! – chiaramente lui non l’avrebbe mai fatto, ma anche stare al gioco aveva
i suoi vantaggi, come vederlo ridere felice. In pubblico Chirstopher
regalava alle persone solo il suo sorriso dolce e gentile, ma lei l’aveva visto
ridere davvero e di gusto, per la precisione il primo giorno che l’aveva
incontrato, e sapeva distinguere quando quella smorfia sulle sue labbra era
sincera oppure no, dopotutto aveva anche una certa esperienza…
Sbuffando e borbottando
scomparve oltre il paravento e ne ricomparve subito dopo con una pila di abiti
in mano che andò a raggiungere quella del suo migliore amico sulla sedia: la
torre di Pisa che si stava andando a creare aveva un’aria molto instabile.
Continuando a parlottare di
stupidaggini e rossa in viso, la ragazza si accinse al fine di entrare nella
vasca e, nonostante avesse usato una scusa meschina, ringraziò che lui l’avesse
spronata ad entrarvi perché in quel momento si sentiva in paradiso.
Non c’era infatti, in tutta
la scuola, un bagno come quello dei Prefetti di Grifondoro.
Nonostante i quattro bagni
delle Case fossero gemelli, ciascuno aveva le sue caratteristiche e non si
sbagliava se si diceva che Grifondoro deteneva il
primato.
Innanzi tutto a Serpeverde c’era umidità. I vetri erano sempre appannati e
un persistente e a volte un po’ troppo aggressivo odore di bagnoschiuma al
sandalo impregnava l’aria e i vecchi mobili. E negli sportelli, al posto dei
prodotti da bagno c’era una scorta di merendine del figlio di Goyle.
Nonostante quello dovesse
essere il bagno dei Prefetti di Serpeverde, era il
regno incontrastato di Leonard dove dettava legge più che in qualunque altro
posto (il che la diceva lunga). L’orario per lavarsi, deciso da lui stesso,
prevedeva una maratona da caserma con doccia al fischietto, due minuti per
insaponarsi, due minuti per risciacquarsi, cinque minuti per asciugarsi e poi
tutti fuori dai piedi per il bagno del loro Principe.
La vita dei Prefetti Slytherin era molto dura, non li invidiava per niente.
A Tassorosso
era come essere al mercato. Un viavai continuo di persone affollava il bagno
mentre la gente cercava di rilassarsi, qualcuno chiedeva sempre l’attenzione di
qualcun altro e il chiacchiericcio continuo delle ragazze era l’ideale per un
bel mal di testa, avrebbero dovuto usarle come arma di distruzione di massa.
Corvonero, signora della pulizia, se la giocava coi grifoni, ma
al momento era in ristrutturazione a causa di un tubo che perdeva e aveva
allagato la camera di uno dei Prefetti, costringendolo a dormire in una branda
nella Sala Comune. Kitt si era lamentato per settimane dell’impossibilità di
farsi un “bagno decente” e ogni volta che si entrava in argomento cominciava
delle filippiche che non terminavano più, soprattutto se era appena stato
costretto a fare la coda per il bagno comune degli studenti, senz’altro il
posto che più di tutti detestava a Corvonero.
Grifondoro, invece, era la patria della tranquillità.
Giocatori, Prefetti e
Caposcuola della Casa erano tutti maschi, pertanto andavano a farsi un bel
bagno collettivo prima di andarsene a letto, oppure poco prima di cenare, a seconda,
quindi rimaneva tutto il resto del tempo per l’unica ragazza tra i ranghi di
comando della Casa.
E già il fatto di essere
abituata alla solitudine e l’intimità del suo bagno contrastava col fatto che,
al momento, avesse un ospite sospetto crogiolato nella beatitudine e, come
aggravante, il fatto che fosse maschio.
Conosceva Kitt a sufficienza
da poter dire che non si sarebbe risvegliato dalla sua pace dei sensi prima di
un’ora, il che presupponeva altri quarantacinque minuti di nervosismo totale mentre
i suoi capelli cominciavano ad arricciarsi.
Perché lo facessero era uno
dei tanti misteri dell’albo d’oro della scuola, stava di fatto che ogni volta
che si agitava particolarmente quelli cominciavano ad assomigliare più ai
boccoli di mamma che ai bei capelli lisci di papà.
Beh, ciascuno aveva le sue:
c’era chi si mangiava le unghie, chi si scarnificava le pellicine e chi
dondolava i piedi, lei aveva un riflesso incondizionato che le faceva
arricciare i capelli, qualche problema?
Sapeva anche altrettanto bene
che, nonostante ogni tanto lui si lasciasse scappare qualche battuta a sfondo
sessuale, e non poteva volergliene visto che lo facevano anche Jack e Jeff, non avrebbe mai alzato un dito su di lei perché
teneva davvero molto alla sua piccola e rompiscatole amica.
Beh, tanto valeva godersi il
momento.
L’acqua era alla temperatura
giusta e dopo essere andata avanti e indietro su una scopa per quattro ore
consecutive sembrava che le sue membra riconoscessero di colpo la vita.
Se fosse stata sola come lo
era di solito avrebbe riempito la gigantesca vasca di un aroma alla vaniglia,
ma dubitava che Kitt riuscisse a passare inosservato con il profumo da donna,
di sicuro non avrebbe apprezzato.
C’erano due vezzi che si
concedeva come richiamo della sua mortificata vanità femminile: lo smalto alle
unghie e il profumo alla vaniglia.
Ma, mentre il primo era una
distorsione che vedeva il suo apice solo quando Leonard dava il meglio di sé,
la seconda era davvero la prova che, sotto la gonna, non si nascondeva qualche
sorpresa inaspettata.
Suo fratello diceva che era
l’essere meno seducente di tutto il pianeta Terra, ma i ragazzi non la
pensavano proprio allo stesso modo e avevano la malsana, e quantomai
tendente all’autodistruzione, abitudine di appuntare un po’ troppo spesso gli
occhi sul suo seno.
Altro problema che le
derivava dalla mamma. Se fosse stata Malfoy al 100% sarebbe stata piatta come
una tavola da surf, un po’ come Hestia che, comunque,
compensava le sue grazie mancanti con dei buoni reggiseni
push-up, ma anche qui i Granger ci avevano messo lo zampino e si era ritrovata
con una misura a suo avviso troppo appariscente.
Mamma diceva la stessa cosa e
se ne lamentava ogni volta. Papà con ogni probabilità avrebbe voluto prenderla
a sberle per ogni insulto che lanciava al suo decolleté.
Poco invece sapeva della
famiglia di Kitt e ancora meno era quello che le aveva detto lui.
Sapeva che era orfano di
padre da un bel po’ di tempo e che sua madre viveva in un castello nell’Europa
dell’Est ma che, visto che era inglese, la lettera che gli era arrivata
proveniva da Hogwarts anziché da Drumstrang.
In effetti Christopher non
era proprio il tipo di persona che sarebbe stata a suo agio tra gli omaccioni
corpulenti dell’altra scuola, da loro, invece, pareva esserci nato.
Quello che, però, più di
tutto la affascinava era il suo cognome, Black. La nonna era una Black.
Una volta, testardamente, si
erano messi lì e avevano buttato giù il loro albero genealogico tentando di
trovare qualche parentela, ma, se tutti i Black alla fine erano parenti, ecco
l’eccezione che confermava la regola, non erano riusciti a cavare un ragno dal
buco.
Sapeva inoltre che Kitt aveva
un fratello.
Quando gliel’aveva detto
quasi non riusciva a crederlo perché avrebbe giurato che quel ragazzo fosse
figlio unico e, invece, l’apparizione a Hogwarts del
piccolo Lachlan gli aveva dato ragione.
Lachlan era entrato proprio quell’anno. Non assomigliava
molto a suo fratello, aveva i capelli di un marrone molto scuro e gli occhi
verdi ed era un ragazzino decisamente più socievole, così al fratello maggiore
erano rimaste tutte le libertà di quando il piccolino non stava ancora in
Inghilterra.
-Che cosa staresti
facendo?
Alzò un sopracciglio e lo
guardò mentre lui si rigirava tra le dita una ciocca di capelli biondi che le
era sfuggita al fermaglio con cui li aveva legati sopra la testa
-Mi piacciono i
tuoi capelli
Se qualcuno li avesse visti
avrebbe potuto credere che fossero fidanzati o che, almeno, lui ci stesse
provando. Tristemente la realtà era completamente diversa: Kitt le diceva
sempre ciò che pensava e aveva sempre manifestato un apprezzamento particolare
per i suoi capelli.
Era inutile illudersi di
piacergli come donna perché, come diceva suo fratello, non possedeva un minimo
di sex-appeal, era una specie di maschiaccio, eppoi Kitt non voleva ragazze
piagnucolone o sdolcinate tra i piedi, non gli piaceva avere degli impedimenti
a parte suo fratello.
Meglio accontentarsi della
fortuna di poter comunque essere sua amica, era un raro privilegio che riusciva
a renderla davvero felice perché la compagnia di Kitt era meravigliosa.
-Hanno un colore
molto particolare – aggiunse il ragazzo arrotolandosi la punta sul dito indice
e sorridendole – Gardis arrossì, un conto era tenere a freno i pensieri in un
momento normale e un conto era farlo quando lui si comportava come un
fidanzatino
-Anche il mio papà
ha lo stesso colore – precisò ricordando di quanto ne andava fiero
-Tuo fratello però
no – fece notare lui
-Siamo Malfoy
impuri – scherzò su – mamma è una mezzosangue.
-Non credo che sia
una cosa così grave – rifletté il ragazzo
-Neppure io, ma
papà una volta aveva delle strane idee in testa sulla questione. Ad ogni modo
Leonard ha preso tanto dalla mamma: gli occhi e i ricci e il colore misto.
Se suo fratello fosse stato
con loro si sarebbe dilungato in una inutile precisazione sul fatto che lui non
aveva i capelli ricci, semplicemente mossi il che era anche vero, peccato che
fosse molto più spiccio dire ricci…
-Anche io sono una
Malfoy a metà – annunciò lei – ho i capelli di papà, un occhio di mamma e uno
di papà
-Papà sembra avere
il predominio
-Ci sarebbero un
paio di altre cosette di mamma che non è il caso che tu veda
Kitt rise e seppe di essere
riuscita a tirargli su il morale. Le riusciva senza fare niente di particolare,
pareva che lui trovasse divertente qualunque cosa facesse, quando erano insieme
aveva sempre un bel sorriso sulle labbra. Adorava quel sorriso e andava
orgogliosa di riuscire a farglielo spuntare dal nulla senza un gesto
particolare.
Voleva bene a Kitt, più di un
amico e più di un fratello.
Qualcuno bussò alla porta
sentendola chiusa
-Ci sono io! –
sbuffò la ragazza senza mentire veramente
Un mormorio al di fuori prese
nota della presenza della pseudo-Caposcuola, udì
qualcuno dire di tornare più tardi perché Gardis era a fare il bagno, sentì Jeff ridacchiare e poi uno scalpiccio di suole che si
allontanavano
-Parliamo di cose
serie – intervenne poi rivolgendosi al ragazzo, ancora intento a giocherellare
coi suoi capelli
-Tipo?
-Tipo il fatto che
dobbiamo organizzare una festa di Capodanno per questa gente che viene da
chissà dove e trovare il posto dove sistemarli
-Uhm…
-Chi sono Kitt?
Guarda che lo so che tu lo sai – sbuffò levandogli la ciocca dalle mani, per
tutta risposta lui ne prese un’altra facendola spazientire
-Ospitiamo la
Scuola di Magia e Arti Magiche Orientali Mahora e
qualche delegato di altre scuole
-Cosa intendi con
qualche delegato? Venti? Trenta? Cinquanta? Quattro?
-Due
La ragazza sbuffò ancora
-Perché queste
cose importanti non me le dici mai?
-Dovresti
rilassarti, ti verranno le rughe
-Non rubare le
battute a mio fratello!
-Se diventi brutta
poi come faccio a sposarti
-Smettila con
queste scemenze – era una storia che andava avanti da anni: Kitt le diceva che,
quando fosse diventata grande a sufficienza, si sarebbero sposati, così
sarebbero riusciti, per una volta, a far davvero rimanere senza parole Leonard.
Chiaramente era tutto uno scherzo, perfino lei non era capace di credere a
quella storia. In compenso Kitt la ripeteva ogni volta, rigirando il coltello
nella piaga
-Non è una
scemenza. Ad ogni modo ho fatto una lista delle cose da preparare – i Corvonero erano sempre efficienti quando si parlava di
doveri…
-Dove li mettiamo?
-La Torre Nord è
occupata, ma non credo che ci starebbero tutti
-La Torre Sud?
-Occupata dalla
prof – era vero, col fatto che i professori alloggiavano quasi tutti nell’ala
Ovest dimenticava troppo spesso che la “zia”, invece, si era accaparrata il
posto più bello della scuola…
-Splendido. C’è un
angolo libero in tutta la scuola?
-Nello stanzino
delle scope hanno appena dato il bianco, quindi non so se riusciremo a farceli
stare… – il sarcasmo era il suo forte quando ci si metteva
-Cos’è, dobbiamo
farli accampare in Sala Grande? – soffiò lei allontanando la testa, maledizione
a quando aveva deciso di farsi crescere quella specie di criniera selvaggia…
-Non sarebbe una
cattiva idea, lo proporrò alla McGranitt
-Un accidente! Non
abbiamo proprio posto?
-Corvonero è in ristrutturazione – sentenziò lui ricordando
tristemente quanto era difficile trovare un attimo di silenzio
-A serpeverde non ce li mando neppure se mi pregano –
puntualizzò lei - Tassorosso?
-Sovraffollato.
Trovato!
-Dove? – chiese
eccitata
-Il dormitorio
sopra la serra della Sprite!
-Ma quel posto è
disabitato da anni! Ci saranno ratti e ragni a bizzeffe!
-Meglio che
niente, sennò puoi occupartene tu – col carico di lavoro che le avevano
assegnato da quando Cartrett era in infermeria non
aveva certo bisogno di mansioni extra…
-Vada per il
dormitorio sopra la serra
Lo ricordava bene.
Ogni tanto ci andava a
studiare assieme a Karen e a Hestia
e con Jeff e Jack, la notte di Halloween,
andavano a raccontarsi truculente storie del terrore.
Ogni tanto, quando Hogwarts aveva molti ospiti, qualcuno veniva smistato lì,
ma perfino all’ultimo Torneo Tremaghi, quello a cui
aveva partecipato Harry Potter, per intendersi, Drumstrang
e Beauxbatons erano riusciti ad occupare solo la
Torre Nord.
-Potrei prendere i
Prefetti e metterli a pulire i pavimenti – rifletté lei avendo una scusa per
rompere le scatole a quei lavativi degli Slytherin
Kitt rise: se Gardis avesse
fatto come aveva appena detto, con ogni probabilità sarebbe andata a svegliare
i poveretti alle otto di mattina a suon di strilli e urla, mettendoli in riga e
distribuendo secchi e spazzoloni.
Scivolando ancora un po’, la grifondoro si ritrovò con l’acqua fin sugli occhi,
riflettendo immersa in quel calore confortevole e rilassante.
-Ah, dimenticavo,
il club di giornalismo vuole far uscire un’edizione speciale in lingua
originale per gli ospiti durante il loro soggiorno. – annunciò lui. Perfetto,
ci mancavano quegli invasati dello scoop – e poi il club di arte desidererebbe
creare qualcosa in loro onore – un altro casino da sistemare, come la
convinceva Hestia ad accantonare l’idea? Sì perché
era lei la presidentessa del club… - poi ci sarebbero quelli della sezione
storica e geografica che vogliono delle idee per il loro lavoro – Hogwarts era la tana degli scansafatiche, perché quegli
stupidi, al posto che impiegarsi in certe diavolerie inutili, non si davano da
fare a mettere a punto norme di sicurezza, biancheria per i letti, camere per i
prof e quant’altro? Ci mancava solo che le dicessero che c’era la mucca pazza a
scuola e allora sì che l’avrebbero sentita! - e anche che il club teatrale ha
chiesto di mettere in scena uno spettacolo per gli ospiti – aggiunse lui
sorridendole dolce e spostandosi tatticamente visto che ormai dalle orecchie
della ragazza stava uscendo un preoccupante fumo bianco di rabbia
-Fanculo – fu il borbottio confuso che rispose formando una
miriade di bollicine. E chi la conosceva sapeva che le parolacce arrivavano
solo quando ormai era al limite della sopportazione.
Altro che spedizioni
punitive.
Il club teatrale, tanto per
cambiare, era un’emanazione del Consiglio Studentesco, l’organismo più inutile
in tutta la scuola dopo Divinazione, un’organizzazione atta alla tortura degli
ingenui studenti che deteneva parte del potere decisionale per quanto
riguardava gli “eventi ludici e ricreativi”, una buffonata se si considerava
che il miglior evento ricreativo era costituito da suo fratello e dalla sua
scorta di firewhiskey… ad ogni modo ne facevano
parte, obbligatoriamente, i quattro Caposcuola e alcuni ragazzi con
preoccupanti istinti suicidi.
La sintesi del Consiglio era
la sua presidentessa: Vanessa Vermyl.
Se all’apparenza poteva
sembrare una qualsiasi ragazza poteva significare solo che non aveva ancora
aperto bocca. Già perché se ciò fosse successo, e sfortunatamente era una cosa
piuttosto frequente, non si sarebbe più riusciti a farla smettere.
Tassorosso come la maggior parte dei membri, Vanessa era, alla
fine, una brava persona che, tuttavia, nella sua infinita ingenuità, creava più
problemi di un lupo mannaro lasciato libero.
Come si diceva, il Comitato
Studentesco, come Vanessa, era costituito da una serie infinita di lagne e
ciarle che non finivano più.
Kitt la accompagnava
rassegnato condividendo la sua sottomissione a tale perpetuo supplizio.
Per dare un’idea, nell’ultimo
ritrovo si era andati a discutere di quale fantasia ornare le tende della sede
del Comitato durante la festa di Halloween.
Cioè, loro stavano lì a
parlottare di cretinate e invece i poveri Caposcuola (si includeva
momentaneamente nella lista) erano costretti a scervellarsi dietro alla
sistemazione degli ospiti che, con ogni probabilità, credevano arrivassero
dall’Australia anziché dall’Oriente.
-Metteremo gli
studenti del Mahora nelle aule della Sprite e gli ospiti delle altre scuole nella Torre Nord,
dopotutto non dovrebbero essere tanti… - decise lei infine
-Dovresti pensare
a rilassarti
Si voltò a guardarlo
sorpresa, ma sapeva che aveva ragione.
Se però non trovava una scusa
per distrarre la sua mente avrebbe rischiato davvero di fare qualcosa che
avrebbe compromesso la loro amicizia.
Meglio cambiare argomento e
prendere due piccioni con una fava
-Kitt, farai il
tifo per me domani, vero? – Christopher sorrise sereno
-Certo, come
sempre, d’altronde
-Meno male, credevo
che questa volta mi avresti tradito
-Se non fossi così
spudoratamente Gryffindor avrei voluto che finissi in
Casa con me – ammise lui
-Beh, ammetto che
per un certo periodo mi sarebbe piaciuto, ma al Grifondoro
ho tanti amici
-Sono tutte brave
persone
-Infatti
-Allora domani
Leonard ci rimarrà di sasso dopo che vedrà i prodigi che puoi fare! – era la
prima partita, quell’anno, che le Serpi e i Grifoni combattevano e si
preannunciava uno scontro davvero entusiasmante
-Se quell’idiota
di Montague prova a lanciarmi addosso un bolide ti
assicuro che è la volta che lo massacro
La scena aveva del comico,
soprattutto se si immaginava la minuta Gardis che le suonava a quell’armadio a
tre ante di Montague jr.
Forse c’era un altro motivo
per cui la piccola Malfoy non era finita tra le serpi e doveva essere il
disprezzo totale che provava nei confronti della maggior parte degli esponenti
della casa del fratello.
-Se stai ancora in
ammollo ti lesserai come un pesce – disse poi al ragazzo uscendo dalla vasca dove
l’acqua, ormai, si era intiepidita, Kitt rise
Se voleva poteva fare davvero
concorrenza a suo fratello, in tutti i sensi.
Innanzi tutto era
affascinante, a modo suo, anche se molte ragazze credevano che fosse un po’
troppo ombroso, poi era gentile e disponibile e se lo si riusciva a prendere
per il verso giusto, un ottimo amico, un aiuto prezioso e una fonte
inesauribile di risate. Era molto intelligente e lo dimostrava il suo
impeccabile rendimento scolastico e cosa altrettanto importante, era un ottimo
portiere.
Per quanto la riguardava, se
avesse dovuto dire qual era il suo tipo ideale avrebbe fatto, inconsciamente,
una sua descrizione fotocopia.
-Non si potrebbe
anche proporre una amichevole di quidditch? –
dichiarò in preda al genio del momento la piccola grifoncina
-Ma al Mahora non si gioca a quidditch –
lei parve riflettere: qual era lo sport ufficiale nelle scuole orientali?
-E cosa fanno
allora?
-Kendo e combattimento di spada. Poi arti marziali cinesi e
giapponesi.
No, meglio evitare un torneo
di scherma, avrebbero rischiato di vedere metà degli studenti di Hogwarts infilzati come spiedini.
Bastava solo dire che il
massimo livello che la loro scuola aveva raggiunto nel tiro di spada era ancora
detenuto dal secondo anno dei suoi genitori, quando le lezioni le teneva
l’emerito professor GilderoyAllock.
-Vada per lo
spettacolo teatrale – concesse come se stesse scegliendo tra lo squartamento e
la cottura da viva – ma con Vanessa ci parli tu!
-No no, io mi devo occupare già del menu
-Scusa, fammi
capire, ma quante sono effettivamente le persone che sono invischiate
nell’organizzazione di questa faccenda? Per quanto riguarda le cretinate mi
sembrano fin troppe…
L’indice del ragazzo si
spostò alternativamente tra loro due.
Sospirò mesta, le solite
belle notizie.
-Se serve posso
chiedere a Lachlan di darci una mano…
Certo, su Leonard non aveva
fatto affidamento e forse era meglio che non ci si intrigasse proprio nella
questione, ma Henrietta!
Era mai possibile che in
occasione del più grande ritrovo di scuole di magia orientale e occidentale il
loro istituto fosse stato decimato da un’epidemia di morbillo?
Ovviamente non era cosa da
prendere alla leggera, soprattutto perché il morbillo magico era una forma
molto più pericolosa e acuta di quella che generalmente colpisce i babbani, ma tutti quell’anno? Perché non un anno prima…
-D’accordo, Kitt,
sono davvero indisposta. Da domani metto al lavoro mezza scuola perché così non
va proprio! Non intendo sbattermi come uno strofinaccio e correre avanti e
indietro solo perché qui va tutto a puttane! Questa è la volta che quei
lavativi di Prefetti faranno qualcosa!
Quanto le mancavano i tempi
della guerra con Lord Voldemort, all’epoca non ci si
annoiava così tanto…
Una mano si posò sui suoi
capelli e li scompigliò amichevolmente, girò gli occhi per riconoscere il corvonero che le sorrideva comprensivo
-Su col morale,
principessa, almeno faremo le cose a modo nostro
-Come no!
Aveva ragione Leonard, Kitt
vedeva sempre il bicchiere mezzo pieno.
Ma forse questo era un bene.
***
La camera di Prefetto di Grifondoro era ampia e spaziosa se paragonata a quelle di Tassorosso, dove lo spazio mancava sempre. Gardis vi era
molto legata, soprattutto perché anche sua madre aveva occupato la stessa
stanza
In verità lo smistamento
l’aveva assegnata a quella in fondo alla scala, ma aveva preso di peso Thunder, che era anche il loro miglior battitore, e a cui
era sfortunatamente toccata in sorte la stanza che voleva lei, e l’aveva
cacciato in malo modo piazzando la sua roba nell’armadio prima che Cartrett potesse obiettare qualcosa.
-Puoi scegliere –
annunciò al suo amico, miracolosamente arrivato senza farsi scoprire dagli
altri grifoni – o il letto sotto il davanzale, con lo spiffero della finestra,
oppure il letto accanto all’armadio, con lo spiffero della porta.
Kitt spostò alternativamente
lo sguardo dall’uno all’altro cercando di scegliere il male minore; dato che i
Grifoni stavano in una torre era normale che ci fossero spifferi da tutte le
parti…
-Consolati –
aggiunse poi lei – ti sei risparmiato l’umidità dei sotterranei
-Tranquilla, l’ho
già sperimentata… - rispose il Corvonero dirigendosi
verso la porta – e non è stato un bene per il mio mal di testa – la ragazza
rise
-Parli come mia
nonna Granger – affermò
-Perché, l’altra
come parla?
-Beh, l’altra
parla col marito e si fa comprare una nuova pelliccia di visone immacolato,
possibilmente con la fibbia in oro e la chiusura in zaffiri che la tenga al
caldo – rispose riferendosi a Narcissa
-Molto animalista
– commentò Christopher
Prendendo atto della
decisione di sistemarsi nel letto affianco alla porta, Gardis agitò la
bacchetta e pronunciò le parole che fecero materializzare il mobile.
-Se facesse freddo
ti lascio un paio di coperte – aggiunse poi rovistando nell’armadio e tirando
fuori due plaid a quadri
-Se non fossi la
sorella dell’essere più pericoloso di Hogwarts potrei
proporti di scaldarmi tu stessa – frecciò il moro appoggiando i suoi bagagli
sul materasso
-Non vivresti
abbastanza a lungo da potermelo chiedere – celiò lei fintamente disinteressata,
ma con le guance rosse
Leonard non avrebbe mai
permesso una cosa del genere, più che altro perché poi suo padre gliele avrebbe
cantate se si fosse venuto a sapere che la sua amata “bambina” aveva passato la
notte assieme ad un ragazzo.
Il fatto che Leonard passasse
OGNI notte con una ragazza, per di più sempre diversa, non influiva sulla
collera paterna, tantomeno il fatto che lo stesso
genitore fosse stato dedito alla stessa pratica.
Mamma aveva dato il cattivo
esempio rimanendo vergine fin quando non aveva incontrato papà. Casualmente,
poi, si erano conosciuti e tanti saluti.
Christopher si guardò attorno
ammirato, non era molto pratico di stanze femminili, ma quella della sua
migliore amica era senza dubbio singolare: le pareti, dall’altezza umana fin
quasi al soffitto erano coperte di scaffali che sorreggevano una non
indifferente mole di libri e piante e sul comodino affianco al letto, oltre al
consueto tomo e alla bacchetta, era posta in bella mostra una serie di
fotografie che ritraevano la proprietaria della camera assieme ai suoi migliori
amici.
A sinistra c’era una foto
delle tre grazie, alias Gardis, Hestia e Karen, sorridenti e felici che facevano il gesto della
vittoria sventolando il diploma dei G.U.F.O. subito
dopo averlo conseguito. A destra c’era una foto della squadra di quidditch del Grifondoro,
scattata in occasione della sua nomina a capitano.
Cartrett, infatti, aveva ceduto la carica proprio quell’anno
quando da Prefetto era stato promosso Caposcuola; li conosceva tutti: al centro
l’unico membro femminile del gruppo, la biondissima Malfoy, circondata dai suoi
due migliori amici, Jeff e Jack, il primo era
battitore insieme al famoso Thunder, spodestato al
tempo dell’arrivo della biondina tra le fila di comando dei grifoni, il
secondo, invece, era il loro cercatore, esattamente come suo padre.
Tra gli anelli capeggiava la
figura massiccia di Cartrett e insieme a Gardis erano
anche gli altri due cacciatori: Penworthy e Merritt.
Andava orgoglioso di quella
fotografia perché l’aveva scattata lui stesso alla squadra.
Dietro c’era una foto di
famiglia ritraente il biondissimo papà di Gardis, la
sua bella e sorridente mamma e il fratello, tutti e quattro in posa davanti
allo stemma argentato della spada con su arrotolata una serpe che era l’emblema
della casata.
C’era poi una foto scattata
in onore dell’ultimo compleanno e altre cosucce e ancora, piccina tra le tante
cornici, una di loro due.
Rammentava ogni dettaglio di
quell’immagine ed era un po’ il suo ricordo, se lei la mostrava nella sua
cornice tra le molte fotografie care, lui la conservava nel portafoglio, fiero
ed orgoglioso.
L’avevano fatta alla festa di
fine anno del corso precedente e lo sfondo era rimasto un po’ sfuocato, anche
se si potevano facilmente riconoscere i capelli di Weasley
nella massa rossiccia e indefinita alle loro spalle mentre si serviva di tè
freddo al buffet all’aperto.
L’aveva scattata Leonard, un
po’ riluttante, intimandole di non farla vedere né alla mamma né al papà (sennò
avrebbe passato dei guai) e si era prestato a quella sevizia solo perché, una
settimana prima, aveva dimenticato il fare per primo gli auguri di compleanno
alla sua sorellina.
Dietro ogni piccolo gesto c’è
un’avventura e quella era stata la vicenda della loro fotografia, l’unica che
avessero insieme e dove ci fossero da soli.
Sorridevano gai, dietro il
vetro, mentre lui le passava il braccio dietro le spalle e lei salutava con la
mano aperta e le unghie tinte di un azzurro metallizzato assai strambo, era la
loro amicizia, particolare quanto le differenze che avevano l’uno dall’altra:
tantissime.
Sapeva che nella stanza c’era
ancora una cornice, Gardis gliene aveva parlato, e li spiava dall’alto della
mensola, come a vegliare sulla giovane abitante di quel luogo.
La cercò con lo sguardo tra i
molti tomi e tra i tanti ninnoli che li circondavano e, alla fine, la ritrovò,
proprio di fronte al letto.
Due figure erano in piedi su
uno sfondo verde, erano i genitori della sua amica, ma la foto era molto
vecchia, ripresa ai tempi che entrambi stavano ancora frequentando la scuola:
sotto un albero a fiori bianchi le due persone ritratte si stavano baciando
dolcemente, dopodiché il ragazzo si accorgeva della presenza del fotografo
molesto (ed era il papà di Jack l’autore di quel piccolo cammeo di vita
quotidiana a scuola, la sua firma era apposta proprio dietro la carta),
cominciava a insultarlo e a cercare di mandarlo via mentre la sua compagna
ridacchiava. Un accenno di pancione era già visibile sotto la camicia bianca
estiva della divisa, la bionda gli aveva parlato del fatto che sua madre
aspettava già Leonard quando aveva terminato la scuola e la cosa lo faceva
sentire un po’ strano.
-Guardi mamma e
papà? – gli chiese lei riemergendo da un baule e accorgendosi degli occhi blu
puntati sulla fotografia, lui annuì – sai, quando la guardo non posso credere
che siano cambiati così tanto… sembravano così… così… così come noi – sospirò –
chissà come doveva essere frequentare le lezioni assieme alla mamma e al papà.
Hermione diceva sempre che
Draco era stato insopportabile, faceva continuamente rumore e stuzzicava tutti
quelli che aveva a tiro, zio Harry per primo, ma quella non era una novità
visto che papà e lo zio erano continuamente a battibeccare;
papà invece sosteneva che la mamma fosse stata in assoluto la persona più
“rompipalle” dell’universo e quando si riferiva a quella particolare
circostanza non censurava la parola “rompiballe”, ma anzi la scandiva forte e
chiara, attirandosi l’ira della consorte.
I suoi genitori erano ancora
molto giovani, entrambi non avevano compiuto neppure quarant’anni
e la cosa li rendeva un po’più vicini a dei fratelli, alle volte.
Voleva loro molto bene.
-Guarda – le disse
Kitt richiamando il portafoglio di pelle scura – questa è la mia mamma e questi
siamo io e Lachlan
Aprì la custodia a metà ed
estrasse due fotografie un po’ più piccole della norma: nella prima stavano due
persone, una donna piuttosto giovane e un bambino di sei anni,
inequivocabilmente madre e figlio. La mamma teneva per la mano il bambino e con
l’altra si accarezzava un pancione, era una donna molto bella, con i capelli e
gli occhi dello stesso colore di Kitt e l’espressione dolcissima sul viso che
pareva di porcellana. Vestiva un abito blu e argentato, lungo fino ai piedi di
fattura piuttosto severa, ma che non nascondeva due o tre dettagli molto
femminili come il lungo pizzo che ricadeva dai polsi e di cui era circondato il
colletto ampio. E poi un lungo e sottile filo di perle che raccoglieva i capelli
corvini della donna e contrastava con il colore nero e profondo. E per finire,
si poteva intravedere una catenella argentata scendere sulla pelle candida
della donna fino a nascondere il finale nel colletto.
Il bambino accanto a lei
guardava nella macchina fotografica con aria un po’ truce, ma poi spostava
appena le iridi screziate verso la genitrice in un’occhiata indecifrabile e poi
le riportava all’obiettivo, sorridendogli.
-Mamma aspettava Lachlan – spiegò per giustificare il pancione prominente
-Tu invece
sembravi pronto ad un bel capriccio – commentò lei rigirando il cartoncino tra
le mani e passando l’indice sul bordo dentellato, prerogativa delle foto di
pregio
-Questi invece
siamo io e Lachlan – e gli mostrò un’altra immagine
dove il giovane Christopher, ormai al primo anno di Corvonero,
teneva per mano il fratellino che sorrideva con la bocca sdentata alla
macchinetta.
Pareva che in quella famiglia
avessero quasi paura di separarsi, in ogni foto si tenevano per mano e
stringevano la presa, quasi per paura che scappasse qualcuno.
Era una sensazione strana che
trasmettevano, ma gli piacevano molto i membri del clan Black, la madre di
Chris, in particolare, era un’autentica bellezza, anche se il sorriso sulle sue
labbra era appena accennato, non rideva gaia, ma stirava appena la bocca in una
smorfia dolcissima eppure quasi triste.
Ridiede all’amico le due
immagini e lui le ripose al loro posto.
***
Spazio autrice:
ciao e a tutti e benvenuti al terzo capitolo di questa fanfic!
Allora, innanzi tutto devo
dire una piccola cosuccia sui personaggi: dato che si tratta di persone che non
sono mai apparse prima si scopriranno come sono o cosa fanno via via, quindi state tranquilli, soprattutto su Chris che
presto mostrerà chi è veramente, non preoccupatevi, è solo una mera coincidenza
se l’ho chiamato Black, c’è un motivo, ma lo scoprirete più avanti, inoltre vi
faccio notare che, se fosse figlio di Ransie, non si
chiamerebbe Black, bensì DeLaci, come suo padre, no?
A quanto pare Ransie vi è rimasta impressa parecchio…
Per quanto riguarda i
personaggi di Gardis e Leonard, invece, la prima assomiglia molto a sua madre,
ma, come si nota dalla parlantina, ha preso parecchio anche da papà, Leonard
invece è la copia sputata di suo padre con la differenza che è molto più
riflessivo.
Passando invece a quello che
accade in questo capitolo: siamo in pieno boom organizzativo perché si scopre
che Hogwarts, ormai tranquilla, ha deciso di
movimentare la storia dei nostri protagonisti con qualche bizzarro personaggio
mai visto prima.
In realtà non c’è molto da
dire perché è un capitolo di passaggio, ma io speso che vi piaccia ugualmente e
che mi lascerete qualche commentino anche questa volta!
Ciao a tutti e grazie per
continuare a leggere le mie storie, un bacione,
Nyssa
Arwen_90: sì
sì, Leonard è proprio un vampiro, ha i denti
appuntiti e le stesse loro manie, con qualche piccola differenza che si
scoprirà in seguito. Sì, Leonard m’è uscito un po’ bello e dannato, sarà che io
i personaggi così li adoro, esattamente come Draco.
Spero che la fic continui a piacerti e che sia lo stesso anche per
questo nuovo aggiornamento, ciao e un bacio, Nyssa
Killkenny:
ho letto tutta la scheda e credo che utilizzerò qualche dettaglio. Eh, Leonard
e Gardis non fanno altro che litigare perché somigliano molto,
caratterialmente, ai loro genitori.
Spero che ti piaccia anche
questo cappy, ciao!
Queensol:
io ce la vedo molto bene Gardis con le unghie pitturate di rosso perché è un
colore che su di lei si trova poco (carnagione chiara, capelli biondi, occhi
celeste e marrone…), direi che quasi un po’ stona, ma allo stesso tempo, mi
piace metterle lo smalto rosso. Anche io dovrei essere sempre lì a pitturarmi
le unghie, ma immagino che con la magia sia più veloce cambiare colore, anche
se non credo che cederà il piacere di darsi lo smalto (rosso in particolare)
così facilmente… la ragazza, dopotutto, ha un certo caratterino…
Eh, ma il bello di Gardis e
Leo è proprio che sono fratelli e quindi non si possono innamorare, una storia
di litigate e amore l’avevo fatta già con i genitori ed è proprio perché sono
degni figli di Draco ed Herm che passano il loro
tempo a insultarsi XP
Il rapporto tra Kitt e Gardis
arriverà in seguito, diciamo che l’unica che pensa seriamente alla cosa è lei e
lui… come dice lei, lui non vuole rogne e avere una ragazza per lui sarebbe una
rogna, più avanti spiegherò perché anche perché detto così è un ragionamento
campato per aria, anche se sarebbe proprio da lui…
Mi auguro che questo capitolo
ti sia piaciuto e spero che anche la storia continui ad essere interessante, ne
frattempo ti mando un bacione grande, Nyssa
Lord Martiya: riferendomi a mite come aggettivo di Hermione era per
intendere quella che ho creato io nella precedente fic
che a dispetto dell’originale era moooooolto più
tranquilla, eppoi in confronto a lei, anche alla VERA Hermione creata dalla zia
Row, Gardis risulterebbe un bel peperino.
Beh, spero che ti sia
piaciuto anche questo terzo aggiornamento, aspetto di sapere, ciao e a presto! Nyssa
Semplicementeme:
hai colto nel segno, brava! Sì, volevo proprio sottolineare la somiglianza di Hestia con sua mamma, come leiè una ragazza un po’ svagata e lo si capiva
anche dal fatto che, nel primo capitolo, dicevo che perde sempre il
braccialetto che ha gemello di Gardis e Karen.
Sì, alla fine tutti i ragazzi
sono finiti al Grifondoro, a parte qualcuno che
scopriremo più avanti.
Come ho detto all’inizio, è
una coincidenza che lui si chiami Black, dopotutto è un cognome piuttosto
diffuso, quanta gente c’è in Italia che si chiama Rossi o Bianchi? E comunque,
io non ho mai detto di chi è figlio, ma da questo capitolo si dovrebbe capire
che non è Rosleen perché Rosleen
aveva i capelli rossi, non come Ron che li ha color
carota, ma proprio rosso fuoco! Invece nella foto la madre di Kitt è bruna.
Mi fa piacere sapere che non
sentirai troppo la mancanza di Draco ed Herm e co. Mi sarebbe spiaciuto fare una fic
dove i protagonisti non hanno sufficiente carattere da combattere alla pari coi
genitori (in quanto a carisma, intendo).
Solo per caso
dici? Beh… io direi che invece è una cosa non troppo per caso perché ce l’ha
per davvero… sì, Karen è mezza presa da Leonard,
anche se non si può dire che sia innamorata, però devo ammettere che anche io
sarei come lei se avessi un compagno come lui…
Beh, aspetto allora i tuoi
commenti su questo terzo capitolo. Ciao e a presto, un bacione
grande, Nyssa
Hollina:
eh, la parentela di Kitt io non l’ho detta, per questo non la si capisce. Ad
ogni modo sono felice che i miei protagonisti rendano bene insieme, non c’è
niente di peggio di una storia dove i protagonisti, quando sono assieme, stanno
malissimo.
Spero che ti piaccia anche il
nuovo aggiornamento, ciao e a presto! Nyssa
Maky91: sì,
Gardis è una forza della natura, anche se in certe circostanze questo potrebbe
rivelarsi un difetto, ma per il momento è la mia beniamina, ha preso tanto da Herm, ma anche suo padre mica scherza!
Leonard è un po’ la
contraddizione di questa storia, per il momento, perché ha sangue di demone
(essendo vampiro), eppure l’aspetto angelico (i suoi genitori hanno fatto
proprio un capolavoro! Complimenti a loro!).
Sì, Gardis e Kitt sono più
che amici, anche se non innamorati, troppo presto e, al momento, troppo
inopportuni.
Spero che ti piaccia anche il
nuovo aggiornamento e mi auguro che mi lascerai un commentino ^^
Ciao e a prestissimo, un
bacio, Nyssa
Lisanna Baston: ci sono tanti motivi per cui Gardis è finita al Grifondoro e la maggior parte verranno alla luce dopo,
tuttavia, per quelli che restano, credo siano sotto gli occhi di tutti.
A dispetto del fatto che
quando ci si mette fa concorrenza ad uno scaricatore di porto perché con le
parole non ci va mai per il sottile, ha un grande onore e alla fine è sempre
alla ricerca della giustizia, proprio come la mamma.
Diciamo che la parte peggiore
di lei fa capolino quando è insieme a suo fratello, lì sì che fanno scintille!
Eh, per quanto riguarda i
nuovi personaggi, ne compariranno parecchio, anche se diluiti nella storia,
quindi ti darò tutto il tempo per memorizzarli bene, nel frattempo spero che ti
piaccia anche questo capitolo di passaggio, ciao e a presto, un bacio, Nyssa
-Siamo quasi alla fine dell’incontro! – urlò il giovane Philip Canon nel microfono dal palco
adibito ai professori – la situazione è
di 0 a
100, ma Leonard Malfoy ha quasi raggiunto il boccino
e potrebbe ancora assicurare la vittoria alla sua squadra,una cosa mai vista!
-Guarda che è
successo così anche l’anno scorso! – sbraitò una voce femminile in lontananza
e, amplificata dal microfono, si propagò per tutti gli spalti, qualcuno
ridacchiò conoscendo già l’andamento delle partite tra Grifondoro
e Serpeverde
-Ecco che avanza: GardisMalfoy scarta RudigerGreengrass e prosegue verso gli anelli, ma… cos’è quello?
Un bolide!
Gardis spostò appena lo sguardo verso la palla che si
dirigeva rapida verso di lei, proseguì ancora qualche metro, poi, proprio all’ultimo,
virò il manico di scopa in una manovra improvvisa spiazzando il tiro che
volteggiò per l’aria spaesato, tornò appena in picchiata su di esso per
rispedirlo al mittente con un colpo della scopa
-Questa è la volta
che me la paghi, maledetto Montague! – probabilmente
quello fu tutto ciò che il ragazzo comprese poco prima che la palla che lui
stesso aveva lanciato gli ritornasse dritta in faccia
-Che cazzo
staresti facendo?! – chiese un’altra voce appartenente al capitano degli Slytherin all’inseguimento del boccino d’oro al suo
compagno di squadra (o forse alla sua sorellina?)
-Cazzo Leonard,
prenditi quell’idiota e portalo al manicomio – urlò la sorella al ragazzo,
qualche metro sopra di lei
-Mancano pochi minuti! – la voce di Philip percorse rapidamente gli spalti con
gli studenti schierati e i genitori
-Ho come un deja-vu – commentò una bella signora dai capelli castani
raccolti sulla nuca e gli occhi dorati
-Già… aspetta che
prenda il padre di quel mentecatto ed è la volta che gli leggo la vita – borbottò
un uomo affianco a lei con vistosi capelli chiari che spiccavano nel mare di
anonimità
-Però credo che
dovremmo fare qualcosa per il linguaggio di nostra figlia – Hermione
sorrise portandosi la mano alla bocca mentre ridacchiava degli insulti che i
suoi due figli si stavano ancora lanciando a mezz’aria
-Leonard dovrebbe
fare più attenzione – commentò Draco incrociando le
braccia
-Ma smettila,
quando giocavi te era un tripudio di pluffe truccate
e ingiustizie e non ti degnavi certamente di controllare cosa facessero i tuoi
compagni, preso com’eri dall’inseguire Harry
-Io veramente
inseguivo il boccino – puntualizzò l’uomo sentendosi di nuovo un diciottenne
alle prese con la solitaGranger rompiballe
-No no, te inseguivi proprio Harry! Ci fosse stata una volta
che l’avessi preso quel benedetto boccino…
-Cosa fai, sfotti
pure?
-Sei permaloso?
-Mi dà fastidio
cosa quell’idiota di Montague stava facendo a nostra
figlia – borbottò incassando la testa nelle spalle
-Ma Gardis sa badare a se stessa, stai tranquillo che nessuno
riesce a prenderla se sta su una scopa
-Beh, questo non
l’ha preso da te
-Decisamente no –
lo rimbrottò lei storcendo le labbra stizzita, perché ogni volta doveva
ricordarle che sapeva a malapena stare in equilibrio su un manico di scopa?
Dopotutto esistevano metodi più rapidi ed efficaci come la metropolvere
e la smaterializzazione che stare appesi ad un legnetto instabile sospeso
Seguirono gli spostamenti dei
bolidi su e giù per il campo
-I nostri figli
sono proprio bravi, eh Draco? – disse poi ritrovando
il buonumore scorgendo la chioma biondissima della sua piccola al vento mentre
sfrecciava appena sopra le loro teste
-Mi domando se si
divertano… ogni volta è la stessa storia e finisce in parità
-Forse questa ne è
la prova
-Un minuto! – strillòCanonal microfono
Gardis si appropriò della palla che le aveva passato Merritt, doveva sbrigarsi, erano in parità, ma tra qualche
attimo Leonard avrebbe acchiappato il boccino volante, non poteva certo
permettersi di farlo vincere!
Avevano fatto dei passi
avanti rispetto agli anni passati, generalmente capitava che le partite
finissero in dieci minuti, invece adesso Jack riusciva a dare quasi del filo da
torcere allo Slytherin, meno male che Jeff e Thunder
erano riusciti ad impedire che i cacciatori delle serpi si avvicinassero alla
porta… dato che Cartrett era assente avevano dovuto
rimpiazzare il portiere con uno da panchina e, benché l’avesse personalmente
allenato fino alla morte tutta la settimana, non aveva certo raggiunto il livello
del loro titolare e di sicuro non sarebbe riuscito a bloccare i tiri micidiali
che le serpi di Leonard, che disgraziatamente erano pure brave, gli avrebbero
lanciato.
Ma quello non era il tempo
delle riflessioni, bisognava mandare in buca quella maledetta palla e fare più
punti possibili, ciò voleva dire anello centrale e il portiere lo sapeva.
D’accordo, gioco d’astuzia:
si guardò indietro mentre i suoi compagni si azzuffavano con i verde-argento
per darle modo di tirare, controllò che non ci fossero giocatori pronti a
piombarle alle spalle e con tutta la forza che aveva in corpo lanciò la palla
più in alto che poteva, doveva farcela.
Non appena la palla cominciò
a salire puntò la scopa verso il cielo e quando la sfera si arrestò un attimo
prima di ridiscendere, carica di energia potenziale, la colpì con il bastone
della Icarus 333 spedendola come un razzo
completamente dall’altra parte della porta, sfrecciandole poi dietro alla
velocità della luce.
Troppo tardi il portiere si
accorse delle sue reali intenzioni, non aveva certo sbagliato un tiro, non in
quella circostanza, non LEI!
Lui si mosse, ma forse
sarebbe stato meglio se si fosse piazzato, pronto a prendere al volo la pluffa che, dall’altra parte del campo, venne rilanciata
dalla capitana dei grifoni alla porta
-Fine del Match!
Gridò Philip Canon segnando
il momento in cui Leonard aveva acchiappato quella pallina malefica e, proprio
sulla F di “fine del match”, prima che suonasse il fischietto di Madama Bumb, si udì il tintinnio dei campanelli della porta che
aveva accolto l’ultimo goal, sullo scoccare della fine del tempo.
Un silenzio si tomba invase i
presenti, speranzosi, mentre il tabellone di legno posto sopra l’ingresso dei
giocatori si aggiornava automaticamente facendo ruotare le piastre di ottone
con sopra incisi i numeri.
150 a 150
-Parità! –
urlò – anche quest’anno la partita del
girone d’andata tra Serpeverde e Grifondoro
si conclude con una situazione di parità di 150 a 150! Leonard Malfoy ha conquistato il boccino d’oro regalando 150 punti
alla sua squadra ma non è riuscito a contrastare la graffiante offensiva della
rappresentante GryffindorGardisMalfoy che ha segnato due tiri da 50 punti e tre da
30 punti con un bonus di 10 punti per via del bolide impazzito.
Dagli spalti si alzarono
grida e coriandoli colorati alle squadre che rientravano ansanti e
insoddisfatte verso il centrocampo, scannandosi minacciosamente con gli occhi,
ancora una volta il solito risultato.
-Prendi quel
deficiente di Montague e mettilo a pane e acqua per
un mese! – disse Gardis affiancando il fratello, era
sempre un po’ drastica quando si trattava di punizioni
-E tu proprio
all’ultimo dovevi segnare quel benedetto centro?
-Ovvio, non potevo
certo lasciarti vincere… - rispose con falsa modestia citando le parole
preferite di papà
-Sei una
maledetta, sorellina
-Ti avevo detto
che ti avremmo fatto mangiare la polvere, fratellino, dopotutto ho chiesto io
questa partita, non potevo lasciartela passare liscia
-Se papà non mi
stesse guardando, credimi che ti torcerei quel collo che ti ritrovi – lei
ghignò alla maniera dei Malfoy e lo sfilò rapida,
andando ad abbracciare Jeff, Jack, Penworthy, Merrit e Thunder che erano stati fenomenali e anche il
piccoletto che avevano in porta e che la guardava con reverenza.
-Stai su Roderick, diventerai un ottimo portiere quando Cartrett lascerà Hogwarts, ti
serve solo un po’ più di allenamento
Roderick annuì perché non poteva fare altro, ma avrebbe
preferito arruolarsi nell’esercito piuttosto che subire ancora una settimana
come quella che il suo Prefetto gli aveva fatto passare e non stava certo
esagerando!
Kitt corse incontro alla bionda Gardis
e le strinse la mano facendo il gesto della vittoria, sapendo cosa significasse
per lei quella partita, poi lei si diresse verso la splendida coppia che
stazionava un poco in disparte: la mamma era deliziosa in quell’abito rosso e
nero, le stava davvero d’incanto e papà, beh, lui stava sempre bene, non era
certo una novità.
Probabilmente soffriva di un
forte complesso di inferiorità nei confronti dei suoi genitori, ma bastava il
loro sorriso per rimetterla di buonumore
-Scusa se non ti
abbraccio, papà, ma sono sudata marcia – annunciò al genitore
-Non preoccuparti
tesoro, devo comunque andare a dire due paroline al padre di Montague, ho giusto un paio di teorie da esporgli – Hermione rise sotto i baffi
-Lascia stare, ci
penserà Leonard quando tornano – lo rassicurò la figlia – e comunque devo farci
un discorsetto anche io
Leonard scese dalla scopa
ancora in movimento e atterrò morbidamente sul prato verde del campo,
sorridendo orgoglioso ai genitori: non c’era studente a Hogwarts
i cui genitori potessero entrare in competizione con i propri, era bello
guardare gli altri dall’alto in basso scortato da tre figure come mamma, papà
e… sì, anche la sua sorellina
-A proposito di Montague – annunciò ancora Draco,
per niente incline a lasciar cadere la questione. L’ultima volta che aveva
visto un bolide lanciato a quel modo Potter era diventato una gelatina e non ci
teneva a vedere sua figlia ridotta ad un budino
-Quando lo
acchiappo gli faccio un culo come una casa! Brutto idiota, gli avevo detto solo
di marcare stretto di cacciatori, ma ci fosse una volta che quello stronzo mi
dà retta! Figuriamoci, mi ha detto che “pensava che sarebbe stata una bella
idea”! La conferma vivente che anche senza cervello si può parlare e,
soprattutto, dire cretinate… pensare, puah, come se
quell’idiota ne fosse capace…
-Tesoro! – lo
rabbonì la mamma, sospirando a quella sequenza di parolacce che comparivano fin
troppo spesso tra le belle labbra di suo marito – eppoi
si è risolto tutto per il meglio…
-Mamma, ma non
capisci! – scandì il figlio – è una questione d’onore e di principio! – ah, gli
uomini (e ormai anche il suo ragazzo), sempre con le questioni d’onore in
bocca… quante volte lo ripeteva Draco al giorno? Dopo
un po’ perdeva il conto e suo figlio stava dirigendosi proprio sulla stessa
strada
-Ad ogni modo
vedete di fare qualcosa – commentò ancora il genitore – comincio quasi ad
annoiarmi a vedere le vostre partite – i due figli sorrisero in sincrono con il
miglior sguardo innocente che riuscissero a pescare dal loro repertorio
-Papà, senti, non
avevi detto che lo zio Blaise sarebbe venuto a
trovarci?
-Lo vedrete presto
– confermò il biondo – credo che si occuperà del ritrovo di magia che avrete a
scuola tra un po’
Leonard sorrise contento di
riabbracciare lo zio e lo stesso fece la sorella, rabbuiandosi subito dopo
pensando alle devastanti conseguenze di avere come gestore dell’arrivo degli
stranieri uno come Blaise.
Ci mancava solo lui…
-Scusatemi un
attimo, devo fare una piccola comunicazione di servizio agli altri studenti,
già che siamo tutto riuniti – e senza aspettare risposta risalì sulla scopa,
raggiunta poi da Christopher che l’aveva vista risalire in cielo, senz’altro il
posto dove preferiva stare
-Dove vai?
-Ho appena saputo
che il responsabile della gestione del Mahora sarà
mio zio – annunciò lugubre
-E con questo?
-Zio Blaise non è proprio come te – sottolineò – anzi, direi che
la gestione non è il suo punto di forza
-E quindi?
-Dovremo
organizzare tutto alla perfezione, non ci devono essere errori o andrà tutto a
puttane
-Evviva…
Lei scese dalla scopa al
palco dei prof, confabulò un attimo con la McGranitt e poi si
avvicinò al microfono scostando Philip che vi era abbarbicato come una scimmia
ad un casco di banane
-Attenzione a
tutti i Prefetti delle Case! – gridò nel piccolo disco elettronico che emise un
fischio assordante attirando l’attenzione dei presenti verso la piccola Gryffindor che vi parlava – domani si terrà una riunione
preliminare per l’organizzazione degli ospiti del Mahora,
l’appuntamento è alle due e mezza nell’Aula di Aritmanzia
al terzo piano. Sono pregati di prendervi parte TUTTI e sottolineo TUTTI i
Prefetti, tutti i rappresentanti dei club scolastici e tutti coloro che
collaborano al Giornale Studentesco e al Comitato.
I ragazzi dabbasso si
guardarono sconcertati l’un l’altro
-Avvisate chi non
è presente. Ricordo ancora che i Caposcuola presenti saranno solo quelli di Serpeverde e Corvonero – Kitt accanto a lei rise divertito – io sostituirò Cartrett, Caposcuola di Grifondoro
costretto in infermeria, Christopher Black, invece –
e indicò il ragazzo accanto a lei – rappresenterà HenriettaHammond di Tassorosso.
Dopodiché, senza aspettare
altri commenti, circondata dal divertimento dei professori, tornò al prato
verso i suoi genitori.
-Ehi, sorellina,
dovresti smetterla di prendermi impegni di questo genere senza consultarmi! –
si lamentò il Caposcuola verde-argento sbuffando – non ti passa proprio per
l’anticamera del cervello che io potrei avere di meglio da fare
Sapeva che Leonard si sarebbe
lamentato, quando mai non lo faceva? Assomigliava così tanto a papà…
-Taci,
scansafatiche, se sei un Caposcuola fai il tuo lavoro altrimenti puoi lasciare
il posto a RudigerGreengrass
che è lì che non aspetta altro
-Come no, così te
lo mangi in un sol boccone alla prima occasione
-Paura?
-Sì, aspetta e
spera – ghignarono con aria minacciosa
-Su ragazzi,
smettetela di bisticciare – s’intromise Chris, pacificatore come sempre,
piuttosto divertito dal loro continuo battibeccare
I due terminarono il litigio
con una occhiata al vetriolo voltandosi le spalle e facendo sorridere i
genitori, ormai abituati a scene analoghe
-Tesoro –
intervenne la mamma tutta contenta – chi è questo ragazzo
-Il Caposcuola di Corvonero, Christopher Black – le
rispose la figlia
-E un maledetto
impiccione – puntualizzò il maggiore sbuffando
-Non è vero, sei
tu che sei un lavativo! – s’intromise di nuovo la ragazza
-Guarda che sei
fai così ricominciamo da capo!
-Dai, un bello scontro
fra titani con tanto di Trombe del Giudizio – la punzecchiò l’erede Malfoy
-Piacere di
conoscerti – interrompendo l’ennesima zuffa, Hermione
passò in mezzo ai suoi due figli allungando la mano per stringerla allo
studente dai capelli neri e gli occhi di un affascinante blu cobalto; gli
regalò un bel sorriso sereno e materno – mi pare di capire che tu sei quello
che impedisce a questi due di scatenare un conflitto mondiale – Kitt arrossì mentre i due Malfoy
sospiravano conoscendo che tipo fosse la mamma – ti ringrazio per quello che fai,
anche da parte del mondo – e rise – prenditi cura di loro… sono sicura di
potermi fidare di te
-Mamma! –
esclamarono all’unisono i due
La mamma si ritrasse tra le
braccia del marito continuando a sorridere al ragazzo.
-Piuttosto, vi
fermate a mangiare a scuola? – domandò il figlio maggiore ai genitori, il padre
scosse la testa
-Ci chiama il
Ministero per un ricevimento all’ambasciata – precisò, il biondo annuì
-Verrete per il
Natale? – intervenne la più piccola
-Certo tesoro! –
esclamò quasi offesa la mamma
-Beh, allora ci
vediamo
-Ciao tesoro,
comportati bene – e si abbassò per baciarle la fronte e stringerle le spalle
Dopodiché si voltò verso
Leonard, salutarlo era un’impresa non da poco
-Ciao amore, ci
vediamo presto – e si alzò appena in punta di piedi per baciare anche a lui la
fronte, Leonard arrossì completamente
-Fagli il saluto romano, mamma, sono certa che lo
apprezzerebbe di più… - Draco, dietro di loro, ghignò
mentre Hermione prendeva effettivamente coscienza di
essere un fallimento come genitrice
-Smettila te,
Impiastro!
-Cafone!
Nel frattempo Hermione si diresse verso il terzo ragazzo, vestito con la
casacca blu e argento dei corvi
-Arrivederci
Christopher, è stato un piacere conoscerti! Spero che di incontrarti ancora – e
sorrise, quel ragazzo le ispirava davvero fiducia
Kitt abbozzò un sorriso e le baciò la mano con la quale
gli aveva preso le sue.
-I miei amici mi
chiamano Chris, vorrei pregarla di fare altrettanto…
Un rossore diffuso imporporò
le guance della giovane donna poco prima che il trio se ne andasse con le
proprie scope al seguito.
-Stai pensando di
fare concorrenza a tua figlia? – le chiese il marito
-Neppure per
sogno, Draco, che ti salta in mente?
-Ammettilo che
quel tipo ti piace
-Ha qualcosa di
rassicurante, a differenza di te quando avevi la sua età
-Ah sì?
-Eri l’imprevisto
fatto persona
-Non mi pare che
ti facesse così schifo
-La nostra vita è
fatta di imprevisti
-Già e uno su
tutti…
Due teste si girarono a
guardare la schiena del figlio maggiore, il più alto del gruppetto, che
camminava verso l’uscita con la
Nimbus3001 in mano.
-Altro che
imprevisti… - commentò il marito scuotendo la testa, quello era stato un
autentico colpo basso, sia in senso letterale che non
Dopodiché le tre sagome
svanirono oltre l’uscita e i due genitori si voltarono per andare a salutare il
collegio docenti, che non era cambiato così tanto da quando loro stessi avevano
frequentato la scuola: Silente, la
McGranitt, Piton,
la Sprite, Vitius, Ruf, Raymond ed Evangeline, già, alla fine anche lei era rimasta ad
insegnare.
***
-Bene, siamo qui
oggi per organizzare l’evento che si terrà quest’anno nella nostra Scuola,
parlo dello scambio interculturale con l’Istituto di Magie e Arti Orientali Mahora
Uno sguardo alla platea le
disse che le venti persone che aveva davanti avrebbero preferito di gran lunga
essere da altre parti a fare altro piuttosto che stare lì ad ascoltarla mentre
cercava di limitare i danni che la gestione malsana dello zio Blaise, sommata al consueto casino di Hogwarts,
avrebbero potuto arrecare agli ospiti.
-Dopo una
consultazione – parola che avrebbe potuto essere sostituta con colluttazione,
- con Leonard, si è deciso di sistemare queste persone nelle aule disabitate
sopra la serra n°3 della Sprite
-Ma sono piene di
polvere e ragnatele – protestò una ragazza dai capelli tinti di rosso
proveniente dagli Hufflepuff alzando la mano a molla
-Di questo ci occuperemo
più tardi. Ci sono pareri contrari
Due decine di persona
scossero la testa all’unisono, probabilmente non avevano neppure sentito ciò
che aveva da dire.
-I professori
saranno sistemati nella Torre Nord
Ancora uno scuotere del capo
unico prima che lei dicesse se c’erano obiezioni. Detestava fare quel genere di
riunioni, la gente non partecipava, i Caposcuola passavano il loro tempo a
limarsi le unghie dietro di lei e quelli delle file in fondo all’aula
probabilmente stavano impiegando quel tempo per leggere una rivista.
Beata pazienza.
-Molto bene, se
non ci sono domande passerò a controllare i punti dell’Ordine del Giorno –
assenso totale e incondizionato, avrebbe potuto dire “Da domani saremo giudicati
dalla corte marziale” che non avrebbe fatto molta differenza – per quanto
riguarda il club artistico… - Hestia tra i tanti
sorrise sentendo il nome “club artistico” e si rizzò sulla sedia trascurando
momentaneamente il giornalino che aveva sulle ginocchia – avete il permesso di
creare un’opera in onore degli ospiti che verrà poi regalata loro prima della
partenza
-E per il
soggetto? – domandò la piccola Potter, presidentessa del circolo
-Discutine con i
membri del tuo club, ma ti consiglio di sbrigarti – aggiunse acida che lei
fosse l’unica a farsi un mazzo tanto e gli altri se ne stessero beatamente ad
imbrattare le tele
-Dobbiamo mostrare
l’idea ai Caposcuola? – s’informò
-Sarebbe
preferibile.
-Cos’è, hai paura
che creino un poster pornografico? – le sussurrò da dietro suo fratello
ridacchiando, sempre a intervenire a sproposito
-Stai zitto,
idiota. – non era proprio dell’umore migliore per assecondare il suo umorismo
fuori luogo, se fosse stato un altro al posto di suo fratello avrebbe fatto
meglio a tacere perché non sarebbe tornato a casa con tutte le ossa integre -
Per il club di giornalismo – aggiunse a voce più alta – sono scettica sull’idea
che riusciate a creare in linea con le scadenze un’edizione in lingua originale
per i nostri ospiti, però sarebbe carina un’intervista agli studenti o almeno
ai professori
-Pensi che la
concederebbero? – s’interessò Albert Canon del terzo anno con un blocco prendiappunti in mano
-Potete sempre
intervistare il responsabile che il Ministero ha assegnato al progetto –
spiegò, ricordando tristemente che lo zio non si sarebbe certo tirato indietro
per un’iniziativa del genere
-Chi è?
-BlaiseZabini
Albert scrisse qualcosa sulla
carta e annuì.
-Gradirei che il
vostro interessamento fosse poco invadente – puntualizzò la bionda – e
toglietevi dalla testa di fare degli scoop su quei poveretti. Per carità,
lasciateli in pace!
Il ragazzino biondo annuì e
tornò a sedersi.
-Per il club di
geografia e storia geografica, credo sia buona cosa distribuire prima della
venuta del Mahora un opuscolo agli studenti di Hogwarts per informarli di chi sono e cosa fanno i nostri
ospiti, sono certa che ci siano persone che credono ancora che questi arrivino
dalla Nuova Zelanda…
Come a conferma della cosa
vide due paia d’occhi che si guardavano interrogativamente, ci avrebbe messo la
mano sul fuoco che uno dei due proprietari stava chiedendo all’altro dove fosse
la Nuova Zelanda.
Tatiana Preston
di Corvonero annuì come presidentessa del circolo.
-I quattro club di
quidditch avevano proposto una amichevole con gli
stranieri, ma temo sia impossibile visto che in Oriente non si praticano i
nostri stessi sport
HettyLogden, capitana della
squadra di Tassorosso confermò.
Ringraziò che, diligente come
al solito, Kitt le avesse scritto tutti i punti di
cui doveva discutere altrimenti se ne sarebbe sicuramente dimenticata mezzi per
strada, soprattutto con la relazione di Storia della Magia che le frullava in
testa.
Lanciò un’occhiata a Chris e
a Leonard dietro di lei, il primo seduto sulla sedia che seguiva divertito
tutto quel discorso, il secondo svaccato e tristemente disinteressato.
Ogni attimo in più cominciava
a pensare che lei e il Caposcuola di Serpeverde non
potessero essere parenti. Neppure se le avessero detto che lui era il figlio di
secondo letto della sorella del cugino di quarto grado di papà.
Era comunque una parentela
troppo vicina per spiegare le loro differenze.
Dal canto suo, al posto che
darle una mano, Leonard stava sfruttando il suo fascino con una ingenua ragazza
Ravenclaw in prima fila, ammaliata dai canini appena
aguzzi che stavano mordicchiando in maniera provocante il labbro.
Se solo avesse avuto una
minima voglia di lavorare… se a parlare fosse stato lui nella platea ci sarebbe
stato un silenzio di tomba e non dubitava che il pubblico misto sarebbe stato
anche totalmente femminile.
Gli lanciò un’occhiata
ammonitrice che venne disintegrata da un ghigno sadico così, involontariamente,
gli pestò un piede e la smorfia di dolore che si dipinse sul volto del fratello
non aveva prezzo. Christopher rise sotto i baffi.
-Inoltre –
continuò la bionda – per quanto riguarda il club di arte drammatica e teatrale,
avete il permesso del Consiglio – Vanessa, dall’alto del palchetto dei
Caposcuola sorrise ai rappresentati – per la messa in scena di un’opera
appartenente alla letteratura anglosassone, ma di questo dovrete discutere con
i professori, responsabili del progetto saranno la McGranitt,
Vitius e Ruf.
-Uno spasso –
commentò acido Leonard
Le proteste dello Slytherin sarebbero state anche interessanti se lui non le
esprimesse esclusivamente per fare il bastian
contrario. Nessuno odiava il teatro più di lui, NESSUNO!
-E per i provini?
– s’informò uno dei membri del club
-Potete affiggere
un avviso in bacheca e uno per ogni Casa, vi verrà affidata l’aula n° 5 di Babbanologia per le prove
-Non è un po’
piccola? – indagò scettico Rufus, altro membro del
club
-Non l’ho scelta
io quindi vedete di farvela andare bene oppure rivolgetevi ai prof, credo di
avere problemi più urgenti
Tristemente i due annuirono,
il loro circolo era così bistrattato…
-E per finire –
aggiunse ancora il Prefetto Grifondoro cercando di attirare
l’attenzione del disattento pubblico – vi aspetto domenica prossima alle otto e
mezza di fronte all’ingresso delle aule sopra la serra della Sprite per dare
una riordinata approssimativa
-Cheeee??? – urlarono i presenti
-Ma è assurdo! –
protestò uno – è troppo presto!
-È il giorno dopo
Halloween! – continuò un altro
-Dobbiamo
festeggiare quella notte!
-Dobbiamo dormire!
-Dobbiamo
riposare!
-DOVETE LAVORARE!
– urlò sopra gli altri la ragazza – avete delle responsabilità a cui non potete
sottrarvi. Metterò a rapporto chi non si presenterà quindi vedete di essere
presenti e numerosi
-Ma quel posto è
un porcile!
-Non dovresti
sfruttarci così…
-Non permetterò
alle mie serpi di lavorare come elfi domestici! – s’indignò Leonard
-Fa’ come ti pare,
ma sono 100 punti in meno alla tua casa – il ragazzo fu costretto a tacere, se
c’era una cosa che riusciva bene a sua sorella era di circuire i prof con una
facilità inimmaginabile e di certo la McGranitt non aspettava
altro che una scusa decente per mandare in vantaggio la sua Casa protetta.
Mogi mogi
i ragazzi cominciarono a uscire dall’aula, già escogitando stratagemmi
convincenti per esentarsi dal lavoro di ammodernamento dei loro futuri ospiti
-Perché non usi la
servitù? – indagò il biondo rappresentante delle serpi alla sorella
-Gli elfi hanno
già il loro bel da fare a mettere a posto quella discarica che chiami “camera”
-Non sarà mai
peggio di quella che dividono Potter e Weasley –
borbottò contrariato
-Non entro nel
merito. Però non possiamo appioppare loro altri lavori supplementari solo
perché nella tua Casa non sapete neppure tenere in mano una ramazza
-Sappiamo fare
qualcosa di più utile – bofonchiò il ragazzo dagli occhi dorati
-Sì, come rompere
le scatole a chi lavora davvero
-Che saresti tu?
-Che saremmo tutti
– rispose a tono la sorellina alterata
Eccoli pronti ad un ennesimo
scontro.
Gardis era la degna figlia di sua madre, sempre con quelle
idee balzane sugli elfi domestici da salvare e liberare… a casa loro, con uno
stratagemma o con l’altro, la mamma era riuscita a liberarli praticamente tutti
e quelli che ancora lavoravano da loro erano regolarmente pagati con uno
stipendio mensile.
Papà si sarebbe messo le mani
nei capelli ogni volta che trovava un nuovo elfo con la spilla in serie che Hermione aveva creato per loro, sventolando il suo
contratto di assunzione, e doveva ancora fare attenzione a quando sua madre e
suo padre andavano a trovarli perché i due altolocati Malfoy
non erano certo abituati a personale di servizio regolarmente retribuito che
minacciava il licenziamento…
Guardandolo allontanarsi con
la luna di traverso, e lei completamente storta, Gardis
sospirò malinconicamente
-Vieni Kitt, il menu… - disse con l’aria del condannato che si
avviava alle cucine, aveva una lista lunga due metri di cose ancora da fare,
ospitare degli stranieri era una bella seccatura, perché poi non se ne occupavano
i prof?
Beh, poteva immaginare la
risposta che avevano dato i docenti: “testare le capacità organizzative dei
nostri allievi”, peccato solo che non sapeva cosa avrebbero risposto alla
polizia del Ministero nel caso la scuola fosse saltata in aria per “mancanza di
organizzazione”, ovvero se a fare tutto quello ci fosse stato, tanto per dirne
uno, Leonard, ma Rudiger andava bene.
***
Pochi lo sapevano, ma, oltre
ad un’orda di elfetti tuttofare, Hogwarts
vantava anche un cuoco di grido che dirigeva il lavoro là sotto: monsieur Dishman, nato inglese e naturalizzato francese, era la
personificazione di Polifemo con tanto di occhio
mancante. Aveva perso l’uso del sinistro ai tempi che era solamente
un’apprendista e un altro aiuto-chef lo aveva quasi infilzato con un girarrosto,
ma con l’ultimo che gli era rimasto vedeva assai meglio della maggior parte
degli sguatteri che aveva avuto sotto di lui dopo aver fatto carriera.
Christopher, accanto a le, le
posò dolcemente una mano sulla spalla facendole coraggio, dopotutto era normale
che avesse i nervi a fior di pelle: quel pomeriggio aveva già cercato di
spiegare a Vanessa che un torneo di volano sarebbe stato da escludere, ma, ogni
due parole che diceva, la presidentessa del Consiglio scolastico la
interrompeva chiedendole se voleva assaggiare i suoi nuovi pasticcini o se
aveva letto quell’articoletto molto carino sull’ultimo numero di Strega 3000.
Dopo una prova del genere era
pronta per andare a lavorare al manicomio, nessun matto sarebbe stato peggiore
di quella gabbia di assatanati che erano le autorità dirigenziali scolastiche
alias Caposcuola, Prefetti, Presidenti dei Club studenteschi e Vanessa Vermyl.
E non era tutto perché per
quella sera le mancavano ancora:
1)un discorsetto ad
Hagrid sulle norme di sicurezza da tenere quando
fossero arrivati gli ospiti, no, Grop non sarebbe
stato lasciato a gironzolare per la scuola in completa libertà…
2)un predicozzo
della McGranitt su quello che sarebbe stato
consentito per la festa di Halloween (tipo roba analcolica e tramezzini al
prosciutto)
3)due paroline con Piton su quel set di provette che erano miracolosamente
esplose durante la sua lezione con grifondoro e serpeverde (e lì ci sarebbe stato pure Leonard, come
rappresentante della sua Casa, quindi razione doppia)
4)e per finire,
dulcis in fundo, una bella letterina a mamma e papà adeguatamente purgata dei
fatti più violenti e una relazione di sette pagine per lo strisciante prof di
Pozioni sul Filtro d’Amore.
Altro?
***
Hestia e Karen stavano camminando per i corridoi della
scuola con il loro pacco di libri sottobraccio, erano state in biblioteca per
cercare di trovare qualche informazione per la ricerca di Piton,
ma erano solo riuscite a respirarsi un bel po’ di polvere centenaria e a
scoprire che il Filtro d’Amore era usato addirittura nell’antico Egitto.
La primogenita dei Potter,
già perché era maggiore di Jack di ben 2 minuti e 57 secondi, sospirò
malinconicamente, Pozioni era una materia che non le piaceva per niente e
sembrava che il suo amato professore (sì perché a differenza del suo
aspetto un po’ disordinato lo trovava abbastanza affascinante) si divertisse un
mondo a distruggere i suoi miti come l’Elisir di Lunga Vita e il Filtro
d’Amore. Era cresciuta con le favole che le raccontava la zia Fleur e la
Pozione d’Amore, le filtre de l'amour, come
lo chiamava lei, era senz’altro al centro
della metà di queste quindi era normale che si sentisse scoraggiata quando uno
come SeverusPiton gridava
allo scandalo paragonando suddetta Pozione ad un bidone da fattucchiere alle
prime armi.
Karen, invece, sembrava meno
sconvolta di lei e camminava con la testa sempre tra le nuvole, questo era il
principale motivo per cui cadeva in continuazione. Non lo faceva apposta e non soffriva
neppure di disturbi della vista, era semplicemente distratta. In tutto.
Per esempio, quando era
venuta l’ora di uscire dalla biblioteca aveva raccolto i suoi libri e, prima di
riuscire a metterli tutti sottobraccio le erano scivolati sui pavimento almeno
due volte. Ma Karen era una brava ragazza, un autentico tesoro che aiutava
tutti con un altruismo che difficilmente si riesce a scovare nelle persone.
Era per questo che si trovava
bene con lei ed era per lo stesso motivo che lei, Gardis
e Karen erano così amiche e così unite, ciascuna era aveva una parte mancante e
il loro gruppo era perfetto: la dolce e gentile Karen, l’intelligente e fiera Gardis e l’allegra e vivace Hestia.
Diciassette anni passati
insieme che erano stati meravigliosi. E non avevano solo giocato alle bambole…
Poi c’era Jack. Non avrebbe
saputo spiegare come ci si sentisse ad avere un fratello gemello, sapeva solo
che era fantastico perché, qualunque cosa succedesse, anche dopo il peggior
litigio che potessero avere, poteva tornare da lui, chiedergli scusa e
rimettere tutto a posto senza sentire quella sensazione di acidità che si prova
a chiedere scusa ad uno sconosciuto. Si conoscevano, si capivano senza essere
la stessa persona come accadeva per i gemelli omozigoti.
Ma nella loro famiglia i
gemelli non erano una rarità, bastava pensare allo zio Fred e allo zio George,
rispettivamente i loro padrini, e poi loro.
Il gemello omozigote di Jack
non era lei, ma Jeff.
Al di là del nome orribile
che aveva scelto la zia Pansy, suo cugino era un autentico
diavolo rosso. Lui e Jack erano inseparabili fin dalla culla e, dalla culla,
lei e Jeff si punzecchiavano in continuazione. I libri di psicologia avrebbero
detto che era una reazione incondizionata al fatto che lui fosse così vicino al
suo fratello più intimo e, quindi, lei avrebbe voluto preservarlo e tenerlo
sempre con sé, ma lei ne sapeva certo di più di uno stupido libercolo da
quattro soldi e sapeva che c’era dell’altro se lei e Weasley
passavano il tempo in un tripudio di malizie.
Ognuno a Hogwarts
aveva la sua storia e la nuova generazione, piuttosto numerosa, aveva le sue
grane alle prese con fratelli e sorelle più grandi e più piccoli.
Gardis e Leonard erano sicuramente l’esempio più conosciuto
della scuola. Il loro rapporto era ancora differente: due autentici geni e due
attaccabrighe di prim’ordine quando si trovavano insieme. Forse era attraverso
le male parole che esprimevano il loro affetto, un po’ come lei e Jeff, ma
bisognava dire che lei e il cuginetto oltre un certo limite non si spingevano
mai mentre la sua migliore amica e il fratello di lei erano continuamente ad
oltrepassarlo, quel benedetto limite, quasi a voler provare cosa si scatenasse dopo,
pareva che volessero testare ciò che non sapevano, che volessero davvero
arrivare al punto di non ritorno.
Gardis e Leonard non si risparmiavano in niente, abbaiavano su
tutto e la minima sciocchezza poteva scatenare una guerra. Di certo avevano
contribuito ad acuire l’odio che intercorreva tra le rispettive Case di
appartenenza e, bisognava ammetterlo, ci si divertiva un mondo, anche se c’era
parecchio da aver paura a girare da soli la notte per la scuola.
Poi c’erano Karen e le sue
sorelle.
Sette sorelle non erano
poche.
Loro, per fortuna, andavano
tutte d’accordissimo e il loro motto era “non far preoccupare papà”; era una
frase che la loro bella mamma doveva aver istillato loro fin dalla culla perché
nascevano con quella filosofia già incorporata nel loro DNA, tutto purchè papà non dovesse preoccuparsi perché “papà è così
buono e gentile che sarebbe davvero un peccato terribile dargli delle
preoccupazioni” e tutte e sette seguivano rigidamente la regola Greengrass-Longbottom.
Il loro bel cuginetto Serpeverde, in compenso, era un autentico spasso, RudigerGreengrass sapeva davvero
come far ridere una ragazza, se si stava insieme non si poteva fare altro in continuazione
per gli aneddoti che raccontava, per le battute che faceva e, ovviamente, per
il bellissimo sorriso da fotoromanzo che sfoggiava nelle occasioni, con tanto
di capelli biondi ed occhi verdissimi impertinenti come quelli di ogni serpeverde.
Era la pecora nera della Casa
perché socializzava fin troppo volentieri con gli altri, e questo non faceva
tanto piacere al Caposcuola degli Slytherin, ma
assieme a Leonard e Christopher Black di Corvonero faceva parte dell’albo d’oro dei ragazzi più
belli del loro corso di studi nonostante la disapprovazione del bel rinato
Principe dei Serpeverde.
Ciel, la sorella maggiore di
Karen, attraversò il corridoio di fronte a loro e sollevò la mano in segno di
saluto verso le due. Karen fece altrettanto e i libri sottobraccio scivolarono
sul pavimento.
Le tre ragazze si abbassarono
sul pavimento per raccoglierli, Ciel era la più grande delle Longbottom ed era una ragazza paziente e dolce, anche se un
po’ meno svampita della sorellina; fisicamente non si somigliavano molto perché
Ciel era alta e dai capelli scuri tagliati corti e con gli occhi celesti mentre
la piccola (piccola per modo di dire visto che era più grande di lei) Karen
aveva i capelli color del miele e gli occhi castani come quelli del cartone
animato di Bambi.
-Dovresti fare più
attenzione, sorellina – le disse la maggiore raccattando una penna che era
finita lontano e porgendola alla piccola di casa, Hestia
sorrise desiderando avere anche lei una sorella maggiore, cosa impossibile
visto che era lei la più grande della progenie dell’ormai ex Bambino
Sopravvissuto.
-Sì – rispose
piano e senza alterarsi Karen
Qualcuno fece svolazzare la
gonna della piccola Potter, Hestia se ne accorse
lasciando andare il suo carico di tomi e affrettandosi a coprire le mutandine
con l’orsetto che non era certo il caso di mettere in mostra in mezzo al
corridoio di Hogwarts.
Si voltò appena in tempo per
scorgere Jeff e Jack che arrivavano tranquilli. Beh, ammetteva che ogni tanto
comprendeva cosa spingesse Gardis a rispondere a tono
a suo fratello.
-Ciao Hestia! - la salutò cordiale il rosso rinfoderando l’arma
del delitto, ovvero nascondendo la bacchetta tra le tasche dei pantaloni
-Sei proprio un
cafone, Jeff, è mai possibile che devi farmi arrabbiare a questo modo?
Il rosso non rispose e le
fece pat-pat sulla testa come ad un cagnolino; lei
sbuffò stizzita risistemandosi i vestiti e recuperando i volumi sulla passiera del corridoio, beh, almeno se gli spettatori erano
stati solo i presenti non c’erano problemi… Karen sapeva perfettamente che
biancheria aveva, suo fratello non era un problema e, almeno da quando era
nata, lei e Jeff erano sempre stati costretti a bere dallo stesso bicchiere.
-Avete visto Gardis? – domandò Jacob facendosi largo tra gli altri e
rivolgendosi alle tre ragazze
Ciel parve rifletterci un
attimo
-Ho visto Vanessa
e Chris parlare poco fa quindi Gardis dovrebbe essere
al dormitorio del Grifondoro
Potter2, come lo chiamava
Leonard, annuì e ringraziò
-Starà come al
solito sui libri – bofonchiò Jeff
-Non è una novità
– confermò Hestia, stranamente d’accordo col cugino
-Beh, così
potrebbe aiutarci con i compiti – rispose diplomatica Karen
-Avete da
preparare una relazione? – s’interessò la sorella maggiore
-Piton vuole un pacco così di fogli sul Filtro d’Amore –
esagerò Potter1, alias Hestia, segnando la pila di pergamene
con la mano, la maggiore delle sorelle Longbottom
rise e annuì
-In bocca al lupo
allora – e scomparve verso la
Torre di Corvonero
-Che donna! –
esclamò Jeffrey fischiando – Karen, vedi di diventare come tua sorella che poi
ci sposiamo! – Karen arrossì
-Non dovresti dire
certe stupidaggini, Jeff, Karen è bellissima così com’è
-Cioè, ma l’ha
vista sua sorella?
-Tanto è
territorio di caccia di Leonard – ribattè sempre
sorridente Jack aggiustandosi gli occhiali sul naso
-Cosa intendi? –
s’informò Hestia
-Pare che stia
frequentando lui, ultimamente – precisò
-Leonard Malfoy
frequenta le ragazze solo per una notte – puntualizzò sbuffando il rosso
-Sì, ma sembra che
l’abbiano vista chiacchierare con lui più di una volta… e c’è da dire che Ciel
non ha un ragazzo da almeno un paio d’anni…
-Per non dire che
quei due si conoscono da un pezzo e lui ha sempre sostenuto che erano amici…
-Chissà che il
lupo non cominci a perdere il vizio – celiò diplomaticamente Jack
-Chi, Leonard? –
lo canzonò Hestia – gelerà l’Inferno prima che questo
accada
-Sì, e lui è il re
di tutto l’Infermò – rincarò la dose il figlio di Ron e Pansy
-Oh, andiamo, non
dovreste dire sempre così male di lui, deve per forza essere una brava persona
-Sei troppo buona
Karen – scosse la testa il rosso – è come dire che Hestia
è intelligente!
-Ehi, modera i
termini!
-Ma è la verità! –
si difese come se fosse un’ovvietà completa
-Beh, allora è
come dire che sei un bravo battitore a quidditch
-Io SONO un bravo
battitore a quidditch – sottolineò acido
-Se se e io sono la Regina d’Inghilterra… - gli
lanciò un’occhiata allusiva e come al solito erano a battibeccare
-Su su, smettetela, andiamo a cercare Gardis – cercò di
intromettersi Jack, gelato da occhiatacce da ogni parte, ma alla fine tutti gli
diedero retta e, rimettendo in ordine il proprio carico di materiale, si
avviarono verso le scale che conducevano al Corridoio dei Ritratti e poi al
loro piano.
***
Spazio autrice:
ed eccoci al quarto capitolo… confesso che fino ad un paio di giorni fa ero
piuttosto preoccupata perché ho avuto dei problemi col pc
e quindi rischiavo di far slittare tutte le pubblicazioni dei capitoli, ma
grazie al Cielo si è risolto tutto ed ho potuto aggiornare la storia
regolarmente.
Facendo un po’ di storia dei
titoli della fic (sceglierli è la parte che mi piace
di più, anche se ogni tanto sto a pensarci dei giorni), l’ho dato ispirandomi
all’aggeggio elettronico che fa un bel mix di tante canzoni diverse e lo stesso
vale per questo capitolo dove si vedono tante storie differenti di tanti
personaggi differenti, girando tra punti di vista diversi.
Abbiamo iniziato con qualche
scorcio di vita sportiva a Hogwarts, si sono
rincontrati Draco ed Hermione,
vivi, vegeti e felici, si è scoperto qualcosa sul collegio docenti della scuola
(che comunque io avevo già abbondantemente spoilerato)
e poi si è fatto qualche accenno sugli ospiti e sui personaggi.
Parlando dei ragazzi che sono
seriamente apparsi da questo capitolo, e mi riferisco ai Potter, a Karene e a Jeff, volevo fare alcune precisazioni che,
comunque, credo siano abbastanza evidenti anche dalla storia.
Hestia assomiglia molto a sua madre, ma a differenza sua è
più tranquilla e sotto certi aspetti meno, attiva, come suo padre, Harry infatti
era un autentico pigrone, gli unici momenti in cui si svegliava era quando
stava nel bel mezzo di un guaio, per il resto era anche un po’ svampito… o
almeno nelle mie storie…
Jack è la sua copia sputata
Jeff invece è un caso a
parte, ho deciso di differenziarlo un pochettino dai
genitori sennò potevo fare una Relazioni pericolose II: i figli uguali ai
genitori. A differenza di Ron lo giudico più attivo ed intelligente,
probabilmente merito dell’influsso di Pansy, ha meno
lentiggini del genitore, ma i caratteristici capelli rossi e gli occhi azzurri,
quindi gli assomiglia fisicamente.
Karen: tanto mi domandano di
Karen, ma è un personaggio che si mostra via via con
la storia, anche se, fondamentalmente, è proprio come la si vede, dolce,
tranquilla e gentile, sempre sulle nuvole, come il suo papà.
A questo punto passo ai
ringraziamenti per quelli che mi hanno lasciato una recensione al terzo cappy e ne approfitto anche per ringraziare quelli che
hanno aggiunto la fic ai preferiti o che la seguono
abitualmente, thankyouverymuch!
Arwen_90:
sì, concordo, anche secondo me Gardis e Kitt stanno bene insieme. Per quanto riguarda la parentela,
come specificato nel terzo cappy, no, non sono
parenti, eppure Gardis voleva davvero trovare il ramo
da cui discendevano tutti e due, ma nada de nada.
Sono contenta di incuriosire
chi legge, fa piacere sapere di non scrivere una fic
che è una noia assurda, credo che sia la cosa che temo di più quando butto giù
qualcosa…
Ehehe, Leonard lo si vede col contagocce perché è un
personaggio che ubriaca fin troppo con le sue piccole apparizioni, ad ogni modo
in questo nuovo aggiornamento compare fin troppo! Aspetto di sapere che cosa ne
pensi, ciao e a presto, un bacio, Nyssa
Killkenny:
beh, non credo che ci saranno puristi a leggere la mia fic,
soprattutto dopo che nella precedente ho infilato Evangeline
a fare la professoressa (ogni tanto faccio paura a me stessa), ad ogni modo non
ho ancora deciso che classe far comparire, se solo qualche personaggio della
classe di Negi oppure tutta oppure solo un paio, si
vedrà in futuro, le cose sono ancora tutte da scrivere…
Spero che ti piaccia anche il
quarto capitolo, ciao e a presto! Nyssa
Hollina:
per quanto riguarda Kitt sono contenta che sia un
personaggio che ti piace, è difficile scrivere una storia di Hogwarts dove il protagonista non ha il carattere di Draco e il suo modo di ragionare, quindi fa piacere di non
aver creato una ciofeca senza personalità ^^
Aspetto allora i commenti a
questo nuovo aggiornamento, ciao e a prestissimo, Nyssa
Queensol:ehehe, come accennato all’inizio, mi sono fatta un
voto di aggiornare abbastanza regolarmente, questo perché ne ho davvero piene
le tasche di autori che aggiornano ad ogni morte di papa e io sono qui a
deprimermi dietro a storie infinite di cui non conoscerò mai la conclusione…
Comunque, tornando alla
storia: che il legame tra Kitt e Gardis
ci sia è evidente, solo che entrambi lo vivono in maniera differente, o meglio,
uno ammette qualcosa e l’altro non ci pensa neppure, in questo sono molto
differenti da D/Hr perché quei due, invece, non
facevano che negare l’evidenza totale.
Per quanto riguarda Dracosex-symbol geloso della sua
figlioletta, ci rido sopra anche io, soprattutto perché i genitori cambiano
parecchio quando passano dall’altra parte della barricata e Draco
lo prenderò un po’ in giro in questa storia, se lo merita con il personaggio
così serioso che vuole apparire.
Il motivo per cui arrivano
quelli del Mahora è che si vuole fare uno scambio
interculturale tra Magia Orientale e Magia Occidentale, nelle scuole normali è
una cosa che succede ogni tanto, quindi perché non anche tra le scuole di
magia?
Per quanto riguarda Kitt, non posso dire più di quello che spiego nella storia,
è ovvio che su di lui ci sia qualcosa da dire, quello su tutti, ma arriverà col
tempo, al momento adatto.
Mi fa piacerissimo
sapere che il precedente chappy ti sia piaciuto e
spero che sia lo stesso anche con questo quindi a presto! Aspettando la tua
recensione ti mando un bacione grande, ciao, Nyssa
DragonSlave:
beh, per essere sinceri, neppure io pensavo di ricominciare così presto e,
soprattutto, non con una storia così impegnativa (perché oltre alla trama ci
sono da creare mille nuovi personaggi di contorno che, invece, nella precedente
aveva provveduto a fornirmi la zia Row), però
evidentemente sono masochista e non so stare senza scrivere e avere la scadenza
della pubblicazione, quindi eccomi qui!
Che gli ingredienti
aumenteranno… ehm… io spero solo che tu non faccia indigestione, per quanto mi
riguarda faccio solo della gran confusione e mescolo veramente di tutto,
confermo però che ci sarà ancora mooooooolto da
aggiungere.
Non ci credo, anche tu
conosci i personaggi di Negima? Wow, questa storia
sta diventando un ricettacolo di appassionati non puristi… beh, è sempre bello
conoscere della gente con gli stessi gusti.
Beh, il mio l’ho fatto, ecco
sfornato il quarto, confusionario capitolo della storia, spero che lascerai un
commentino anche a questo… e non preoccuparti per scrivere Nissa
o Nyssa, non mi offendo di certo per così poco,
soprattutto dopo la splendida recensione che mi hai lasciato… beh, allora
aspetto, ciao e un bacione grande grande, Nyssa
Lord Martiya: come mai ho deciso di decidere Hogwarts?
Beh, ma mi sembra una cosa inevitabile, già assodata nella precedente storia… a
Sailor Saturn non avevo pensato perché si tratta di
magia differente (Nyssa sta cercando di spiegare i
suoi contorti meccanismi mentali) e poi finirei in un crossover impossibile
invischiato con Sailor Moon e, anche se non si nota da come scrivo di Negima, di SM sono davvero una purista!
Grazie del complimento, spero
che ti piaccia anche il nuovo aggiornamento e aspetto, nel frattempo credo che
dovrò seriamente mettermi a scrivere di questa fantomatica classe del Mahora, non posso sfornare una banalità, non con tutti
quelli che ormai conoscono Negima & co.
Ciao e a presto, Nyssa
Maky91: se
ci fosse una shipGardisxKitt,
credimi, sarei la prima a fiondar mici, ma sfortunatamente EFP non mi fornisce
tutta questa libertà di creazione, però li adoro anche io e sono contenta che
il mio amore per loro sia passato tra le righe e arrivato a chi legge…
Beh, però Leonard ha il suo
fascino, i belli e dannati sono la mia mania, non credo di aver mai scritto una
storia dove non ce ne fosse uno, anche se, generalmente, è un ruolo che riservo
a Draco (lo calza a pennello).
Spero che ti piaccia anche il
nuovo quarto capitolo, a presto e un bacio! Nyssa
Zukkyna:
beh, anche se non ti ho conosciuta nelle Relazioni, fa piacere sapere che c’è
tanta gente che ha letto la mia storia ed è altrettanto bello ritrovarla a
commentare le avventure dei figli degli ex protagonisti.
Per quanto riguarda il
titolo, è una cosa su cui sto rimuginando parecchio e che, in verità, con la
vicenda in sé c’entra poco (almeno per il momento), però anche io adoro quella
pietra e poi calzava con gli occhi di Gardis.
Anche io sono sempre scettica
quando leggo le storie con la nuova generazione di Hogwarts,
o meglio, a volte mi rifiuto addirittura, però mi fa piacere sapere che la mia
nuova vicenda ti ha incuriosita a tal punto da andare oltre il primo capitolo
di prologo; in effetti creare tanti personaggi nuovi prende un bel po’ di tempo
e probabilmente la fic si allungherà soprattutto per
quello, bisogna introdurli tutti con i complicati rapporti che legano ciascuno
all’altro, però spero che ciò non la appesantisca troppo, conto di usare
parecchio anche quelli che avevo già nella storia precedente così da aiutarmi
un pochettino.
Credimi che tutto quello che
mi hai detto su Chris e Leo mi ha fatto molto piacere, io chiaramente non sono
imparziale, so molte più cose sulla storia, però preferisco la sicurezza che
può dare uno come Kitt al fascino di Leonard che,
comunque, credo mi stregherebbe parecchio (pure l’autrice è ancora indecisa…).
Chris ha ovviamente un
carattere complesso che si svilupperà nella storia, per il momento posso dire
solo che gli è toccato crescere fin troppo presto, anche se i motivi li vedremo
in seguito.
Entrambi, come dici tu, sanno
che il loro legame è molto più che amicizia, ma mentre lei ammette quello che
prova, lui cerca di nasconderlo e di negarlo. In compenso diventa un piccolo
demonio quando sono da soli, ma Gardis tira fuori un
po’ della sua vera personalità.
Spero che ti piaccia anche il
quarto capitolo e mi auguro che continuerai a seguire e commentare la fic! Nel frattempo ti mando un bacio grande, ciao e apresto! Nyssa
Akiko:
sì, in effetti Leonard assomiglia a Draco in maniera
piuttosto vistosa, ma più avanti si scoprirà la parte di Hermione
che c’è in lui.
Mondieu, amore a senso unico? Non
credo di essere capace di scrivere qualcosa di così triste, lo ammetto, le “sad love story” non sono il mio forte, non riesco a
commuovere la gente, preferisco farla divertire con qualche avventura sopra le
righe XP
È bello sapere che
continuerai a seguire la fic, spero quindi che
lascerai una rec anche a questo quarto cappy, ciao e a prestissimo! Nyssa
Semplicementeme:
io direi che il vero capitolo di transizione è questo perché compaiono la
maggior parte dei personaggi centrali della vicenda, ne mancano ancora tre, ma
uno di questi arriverà solo mooooolto più avanti,
quindi calma e sangue freddo.
Sono d’accordo con te, creare
una storia dove i personaggi sono tutti da inventare è molto più complicato e,
probabilmente, è il motivo per cui la fic si
allungherà un poco, probabilmente ci sarà da caratterizzare le varie relazioni
via via e i personaggi che ho creato non hanno
caratteristiche viste prima, anche se ammetto di averli mandati piuttosto OC
nelle Relazioni XP
Il rapporto tra Leonard e Kitt sarà esplicitato meglio nel prossimo capitolo, ma
fondamentalmente credo che Chris sia l’unico a cui Leonard concederebbe la sua
amata sorellina, lo dimostra il fatto che abbia acconsentito a scattare loro
una fotografia insieme.
Sono contenta che le domande
comincino ad arrivare, anche se mi spiace frustrare chi legge senza potergli
dare delle risposte agli interrogativi, so che ci sono mille domande in ballo
e, credimi, siamo solo all’inizio.
No, spiacente, il tempo dell’affetto
fraterno non è ancora arrivato, ma si vedrà, nel frattempo eccoci di nuovo alla
solita routine col ritorno di Draco ed Herm in versione adulta. Ammetto che fa un certo effetto
leggere e scrivere di personaggi ormai grandi quando li si è letti e conosciuti
ragazzi, spero di non aver fatto un pasticcio con loro…
Aspetto un tuo commento su
questo nuovo aggiornamento, nel frattempo ti mando un bacione grandissimo, ciao
e a presto! Nyssa
LisannaBaston: ammetto che Kitt non è un personaggio
da poco, ma arriverà anche il suo momento,atempo debito, quando anche qualcun altro comincerà a sospettare una
cosuccia che si vedrà in seguito.
Mi fa piacere che ti sia
piaciuto anche il precedente capitolo di passaggio, spero che sia lo stesso
anche con questo, ciao e a presto! Nyssa
Capitolo 5 *** Discorrendo di morte e di amore ***
Come c’era da aspettarsi
Gardis era a studiare.
La sala di studio del Grifondoro, la più spaziosa della torre con quattro
finestre a rombi che davano sulla brughiera, era il posto che le piaceva di più
frequentare nel dormitorio, secondo solo alla sua stanza e alla poltrona della
Sala Comune dove si metteva a leggere qualche bel romanzo non scolastico il
sabato sera.
A tal proposito doveva anche
ricordarsi di mandarne a casa un po’ altrimenti nella
sua stanza non ci sarebbe stato posto neppure per lei.
Karen, Hestia,
Jack e Jeff entrarono dalla porta principale stupendosi del silenzio che
regnava lì dentro, una cosa strana tra i Gryffindor
che erano sempre a far rumore e a divertirsi.
Gardis alzò gli occhi
bicolori, agitò la mano in segno di saluto e tornò a scrivere con la lunga
penna ricurva che stringeva tra le dita della mano destra, regalo di compleanno
di suo fratello. Era uno di quei regali che si tengono sempre con sé per un
motivo speciale che non ci si riesce a spiegare perché, di certo, non era stato
l’unico dono che il suo fratellino le avesse fatto, ma era stato un po’ come se
l’avesse finalmente accettata: la penna da scrittura era qualcosa che
concerneva ciò che le piaceva e che Leonard detestava.
Era bella, colorata di rosso
con una piuma un po’ voluttuosa che si sfrangiava ai lati di bianco e oro e che
si arricciava in fondo in un ricciolo civettuolo. La punta era d’argento
finissimo, incisa con lo stemma fin troppo famoso dei Malfoy, tagliata al punto
giusto. Piton non l’aveva approvata molto per via del
colore vistoso e irrimediabilmente Gryffindor,
ma con ogni probabilità Leonard doveva avergli detto un paio di paroline visto
che il “caro” prof si era limitato a guardare il nuovo set da scrittura con
aria di disapprovazione e aveva ricominciato la sua spiegazione.
-Studi? – chiese Hestia sedendosi accanto all’amica e scorgendo esterrefatta
quattro pergamene piene di scrittura fine destinate al
Filtro d’Amore di Pozioni
Era un’ovvietà domandare a
Gardis se stesse studiando.
Gli altri si sedettero a loro
volta
-Com’è andato in
cucina? – s’interessò Jeff che, come suo padre, avrebbe mangiato giorno e notte
-Bene – rispose
senza enfasi continuando a tenere gli occhi bassi
-Avete discusso
del menu con Dishman? – domandò Jacob aggiustandosi
gli occhiali sugli occhi verdi
Alzò le iridi, una ambrata e una celeste, e le fissò sui suoi spettatori,
poi posò la penna sul tavolo e sospirò sistemandosi una ciocca di capelli
biondissimi e ribelli dietro l’orecchio.
Discutere non era proprio il
termine più adatto da utilizzare.
Se a gestire la cosa fosse
stata lei, di sicuro la scena non sarebbe stata così tranquilla, o meglio, si
sarebbe traformata in un massacro sanguinolento,
invece, grazie al Cielo, era Kitt incaricato di interessarsi delle balzane idee
culinarie dello chef di Hogwarts
e quindi la “discussione” aveva limitato i danni violenti.
Dishman aveva avanzato la sua proposta di menu (terrificante)
e Christopher aveva scosso paziente il capo; il cuoco aveva poi avanzato
un’altra proposta, Chris aveva scosso nuovamente la testa e così per un numero
imprecisato di volte finchèDishman
non era stato pi ragionevole e Kitt aveva finalmente annuito.
-Sì, più o meno – rispose seria trovando quella scena assai
divertente, ma molto frustrante
-E ci propinerete
qualcosa di buono, vero? – indagò scettico il rosso
-“buono” è un
giudizio e i giudizi sono sempre relativi
-Oh, su, dai,
smettila di fare filosofia e dimmi che cosa avete scelto, sono curioso!
-Sorpresa… -
rispose mostrandogli la lingua e un’espressione impertinente: fare la Prefetto/Caposcuola-sostitutivoaveva i
suoi risvolti positivi
-Lo sai che sei
cattiva? – Jeffrey tentò la sua ultima tattica che prevedeva una vivace
espressione da cane appena bastonato; in genere ogni persona cedeva quando le si diceva che era “cattiva”, peccato che Gardis fosse un
tantino diversa…
-Sì lo so, sono
una Malfoy, è normale… - nessuno avrebbe risposto normale all’affermazione che
lo condannava come un carnefice, ma anche essere una Malfoy
aveva i suoi lati belli, non solo un carattere di merda e i capelli biondi
-Dunque sei proprio decisa a mandarmi nella tomba senza
sapere che cosa mangerò queste feste?
La bionda alzò le
sopracciglia e lo studiò in uno sguardo che aveva usato anche la McGranitt quando ascoltava le improbabili scuse di Harry
Potter per non aver terminato i compiti assegnati e le relazioni.
-Basterà che tu
sopravviva fino a Natale e poi non ci saranno più problemi…
-Potrei morire
prima
-Sì, soprattutto
se non mi lasci studiare…
-Solo se poi me la
lasci copiare
Uno sguardo e un sospiro
mesto di chi conosce quella battuta a memoria
-Solo se mi
promettete di non farla proprio uguale
-Ma certo! – si affrettarono a rispondere in coro dal
piccolo gruppo
E finalmente la lasciarono
studiare.
-Ah, a proposito –
intervenne Hestia – cosa facciamo ad
Halloween?
Gardis ghignò
-Quello che
facciamo tutti gli anni – rispose con noncuranza, no, non voleva conquistare il
mondo
-Ma scusa, se
l’indomani dobbiamo andare a pulire…
-Appunto – sottolineò l’altra – non a caso ho scelto di cominciare DOPO
Halloween
-L’hai fatto
deliberatamente? – Jack rimase ammutolito
-Sì
-Questo si chiama
abuso di potere
-Lo so – rispose
continuando a far scorrere la punta della penna velocemente sulla carta ruvida
della pergamena
-E se facessi
rapporto alla McGranitt?
-Non lo faresti
-Se lo facessi?
-Non vivresti
abbastanza a lungo per farlo – macabra consolazione
-Potresti portare
anche Chris e suo fratello – disse convinta la mora tagliando
sui morti, non era il caso di tirarli fuori della tomba prima del 31 ottobre
-Sì, io volevo
chiedere a Rudiger se voleva venire – la bionda fece
cenno di sì
-Serve un gruppo
sostanzioso per dire addio a questa tradizione, i racconti dell’orrore di
quest’anno devono essere i più spaventosi cheHogwarts abbia mai ascoltato in tutta la sua storia
millenaria
-Concordo!
E finalmente gli altri Gryffindor oltrepassarono la soglia e scomparvero nei corridoi
e su per le scale.
Sì, sarebbe davvero stato un
ottimo modo per trascorrere l’ultima notte di Halloween nelle stanze sopra la
serra n°3 perché ben presto non sarebbero più state a loro disposizione per le gitarelle notturne del sabato sera.
Bando alle ciance,
doveva lavorare!
***
-Oh, Leonard, Rudiger, cosa fate qua? – chiese Chris uscendo dal portone
principale per andare a sistemare la cassa dove tenevano gli attrezzi da quidditch
Il fatto che i due serpeverdeavessero entrambi la
sigaretta in mano non era sufficiente per lui a spiegare la loro presenza?
Povero Black,
passava il suo tempo ad essere schiavizzato da
qualcuno, prima fra tutte la sua sorellina.
-Fermati con noi,
Chris, facciamoci compagnia – Leonard lo chiamò a sé in un gesto amichevole che
tradiva una punta di ringraziamento per avergli spostato il turno di ronda e
averlo affidato ad un imprecisato ragazzo Hufflepuff e per aver calmato per l’ennesima volta sua
sorella
-Vuoi una
sigaretta? – gentile come al solito, Rudiger gli aprì la scatola davanti, ma Kitt declinò
cortesemente l’offerta
-Non fumo –
dichiarò sedendosi sul muretto, accanto a lui, appoggiato alla colonna, Leonard
stava facendo un tiro mentre in piedi dall’altra parte il giovane Greengrass si stava gustando la sua dose di relax prima di avventurarsi tra i compiti catastrofici di
Divinazione
-Voi Ravenclaw siete sempre troppo bravi – commentò scuotendo la
testa Leonard
-Beh, non puoi
certo fargliene una colpa se non sono dei teppisti
come noi Slytherin – lo prese in giro l’altra serpe,
il primogenito Malfoy bofonchiò qualcosa sulla parola “teppista” che non si
confaceva ai suoi modi eleganti e incassò la testa sulle spalle, incrociando le
braccia
-Dov’è mia
sorella?
-L’ho lasciata che
tornava al Grifondoro per studiare – il fratello
sbuffò – e a proposito, Vanessa e il presidente del club teatrale, JonasFitzOsbert, mi hanno detto
di consegnarti questa
Infilò una mano nella tasca
posteriore dei pantaloni e ne estrasse una lettera, un po’ spiegazzata, dopodiché
la porse a Leonard
-Cos’è, hai
combinato qualche marachella, piccolo Leonard? – Rudiger
non aveva ancora imparato bene quando tacere e quando parlare e questo stava
drasticamente accorciando le sue aspettative di vita.
-Spero solo che
non mi invitino ad un altro tè pomeridiano perché è la
volta che li sopprimo – Chris ghignò conoscendo fin troppo bene che genere di
ritrovi fossero, avendovi partecipato per forza in qualche circostanza e non
desiderando ripetere l’esperienza
A dispetto della curiosità
dell’altro serpeverde, però, Malfoy si limitò a
infilare la lettera sotto il maglione grigio della divisa e a continuare la sua
sigaretta.
-Mia sorella mi
preoccupa – annunciò come se non fosse una novità, era bello ritrovarsi a
chiacchierare tra uomini, Chris, anche se era un irrimediabile Corvonero affetto da buonismo acuto e sentimenti puri, era più o meno il suo migliore amico e Rudiger,
se non fosse morto prima, era quanto di più vicino ad un amico conoscesse.
-Trovale un bravo
ragazzo e falla divertire, non è giusto che tu cambi compagna ogni dieci minuti
e lei non possa avere un fidanzato solo perché rischierebbe di essere
defenestrato da te
-Non ho mai detto
che l’avrei defenestrato – si difese il biondo – e comunque c’è un motivo se io
cambio sempre ragazza.
-Sarei proprio curioso di sapere quale – continuò Greengrass; Leonard gli lanciò un’occhiataccia e fece un
tiro nervoso – Chris, perché non le chiedi di uscire con te, dopotutto siete
amici?
-Te l’ho già detto
che parli troppo? – sottolineò il Caposcuola delle
serpi interrompendo quella conversazione
-Sì, almeno sei
volte, oggi
-Beh, è colpa tua
che non impari e mi fai ripetere le cose – borbottò
spegnendo il mozzicone con la scarpa nera
-Ah sì? E
scommetto che il tuo bel carattere del cazzo, che oltretutto è stranamente
protettivo nei confronti della tua sorellina, non c’entri, vero?
-Gardis sa badare
a se stessa senza che lo faccia io – rispose caustico il serpeverde
-Su questo non ci
sono dubbi
-Beh, di sicuro
non ha bisogno di una balia – celiò Kitt
E l’immagine zoppicante di un
poveretto della casa di Leonard che camminava per i
corridoi con una stampella apparve nella mente dei tre. Nonostante il tipo
avesse sempre sostenuto di essere ruzzolato giù per tutte le scale del Grifondoroda solo, sapevano TUTTI, anche chi non
doveva, che, povero lui, aveva addirittura osato palpare il sedere alla bella
Prefetto dei grifoni che l’aveva “accidentalmente” spinto giù dalle scale dopo
avergli assestato due ceffoni e un pugno nella pancia rendendolo in grado di
mangiare solo budino per un mese.
Chiaramente il fatto che poi
Leonard gli avesse mangiato il muso era un altro discorso.
A Gardis non piacevano quel genere di ragazzi e lui non poteva che
approvarla per essere tanto assennata. Se c’era una cosa di cui sua sorella era
certamente dotata, beh, era la capacità di giudizio e discernimento.
Ma non ci voleva molto, per lui che la conosceva da una
vita, scoprire che le piaceva Christopher.
Il problema era: a Chris
piaceva Gardis? E se sì, sarebbe stato un bravo ragazzo per lei?
Considerando che non aveva
mai lanciato segni a proposito, non sapeva cosa pensare, soprattutto perché
Kitt, come lo chiamava lei, ragionava un maniera
completamente diversa dalla sua.
Era diviso tra due fronti:
uno dei suoi migliori amici e sua sorella.
Sbuffò, la cosa lo
innervosiva e così si accese un’altra sigaretta.
Il fumo era senz’altro una
delle caratteristiche ereditate assieme al cognome: suo padre fumava sempre
mentre lavorava e ogni tanto anche la sera quando tutta la casa era in silenzio
e lui e la mamma avevano appena terminato di… come dirla in maniera carina? Ecco, sì, di rinnovare la reciproca conoscenza. Intima
conoscenza…
Anche suo nonno fumava e
aveva fumato almeno metà della sua scorta di sigari
d’occasione quando lui e sua sorella erano venuti al mondo, troppo preoccupato
che una mezzosangue non fosse in grado di partorire gli eredi di una famiglia
come la loro.
Beh, avrebbe fatto meglio a
non agitarsi tanto perché la mamma se l’era cavata egregiamente in entrambe le
occasioni, soprattutto coi due mostri che aveva messo
al mondo.
Salutandosi con un cenno
della mano i tre ragazzi presero strade differenti dirigendosi chi in Sala
Comune, chi in biblioteca e chi allo spogliatoio di quidditch.
***
I sofà di fronte al caminetto
erano certamente il luogo preferito da tutte le serpi dopo aver cenato.
Dei due divanetti di un
delicato verde bosco non rimaneva molto spazio, tutti e due
occupati da Slytherin ansiosi di chiacchierare e
condividere qualche esperienza spassosa ai danni di altri studenti, gustando
del buon firewhiskey d’occasione dal seducente colore
ambrato.
Anche le tre poltrone erano
affollate e alcune ragazze erano tranquillamente sdraiate sul tappeto persiano
ai loro piedi a leggere riviste e a scambiarsi pettegolassi, qualcuna sedeva
invece sui braccioli della poltrona, solo una delle tre, però, vantava l’onore
di avere una ragazza per ogni bracciolo e di ospitare il regale fondoschiena
del Caposcuola delle serpi intento a sorseggiare il liquore da un bicchiere old style.
Uno dei suoi compagni si
avvicinò con in mano qualcosa che pareva una scaletta
di domande: non volevano fargli un’intervista, sperò.
Il ragazzo si rigirò il
foglio tra le dita
-Leonard – disse
questi alzando il mento e un naso particolarmente pronunciato
Intento a discutere di un
possibile incontro con una delle due ragazze, il biondo sollevò gli occhi seccato e con questi guardò il nuovo venuto con
schifo assai malcelato nonostante avessero in comune la Casa di appartenenza
-Malfoy, per te –
aggiunse ironico scimmiottando il tono che sfruttava con le ragazze, sempre
troppo smielate, che lo chiamavano cerimoniosamente
col cognome che adorava portare
-Ehm… sì, Malfoy…
- ogni minuto di più Leonard trovava che quel tipo
fosse assai noioso e lo stava distraendo da qualcosa di decisamente più
interessante come quel mandarino che le lunghe e curatissime unghie di una
delle sue due ospiti del bracciolo stavano sbucciando con grazia
-Cosa
vuoi?
-Sì, ecco… io
volevo chiederti che tipo era tua sorella
Pregò che quel disgraziato
non volesse provarci con lei perché era la volta che sua sorella avrebbe
commesso un omicidio. Cioè, ma lui l’aveva guardata bene? Complessivamente quel
pezzente non poteva neppure pulirle le scarpe! E che Rudiger
non gli dicesse che era troppo esigente coi suoi
ragazzi, era la pura verità.
Probabilmente, aggiunse la
sua mente, lo sconosciuto non si era accorto del carattere di Gardis e che
aveva gli occhi bicolori o sarebbe scappato in un soffio di Eolo, quasi quasi glielo chiedeva
-E’ un tipo… -
ammise senza dire una bugia e senza aggiungere che era
una rompiscatole di prima categoria
Greengrass comparve in quel momento scendendo le scale e
guardandosi attorno, notò la scena e si fermò sull’ultimo gradino a seguirla divertito
-E per gli occhi?
– domandò ancora Leonard, curioso di metterlo alla prova
-Le farò togliere
quelle stupide lenti a contatto colorate – sbuffò il serpeverde
con l’aria del padrone del mondo – posso provarci con lei?
Se la situazione non fosse
stata da piangere, per il ragazzo, gli avrebbe riso in faccia. Gli lanciò
un’occhiata eloquente, traducibile con un “se fossi in
te ne starei alla larga, lo dico per il tuo bene”, ma evidentemente il suo
interlocutore non era sufficientemente intelligente. Quello fu anche il
pensiero di Rudiger che, invece, aveva interpretato
correttamente gli occhi dorati del suo compagno di Casa.
Continuando a fraintendere le
intenzioni del Caposcuola e tronfio di quel colloquio, il ragazzo rimboccò la
camicia nei pantaloni e uscì dalla porta principale seguito dai risolini di
scherno di Lillis e Blaze
intente in una conversazione sul tappeto e che non avevano potuto fare a meno
di seguire la scena con un certo divertimento e compatimento.
Gardis era in grado di
mettere in fuga con un’occhiata tutta la Sala Comune delle serpi, figuriamoci
se avrebbe concesso ad un tipo come quello anche solo
di sfiorarla…
Quando la porta si fu chiusa
mezza Sala Comune rise. Leonard scosse le spalle e Rudiger
si avviò a sua volta verso il corridoio
-Dove staresti
andando, Greengrass? – domandò caustico Malfoy senza
guardarlo, dovendo nuovamente abbandonare il suo mandarino
-Vado a cercare
Chris – si giustificò il ragazzo senza degnarsi della sottile minaccia
sottintesa e continuando con la sua idea – ho sentito che c’è uno spettacolo
divertente questa sera…
Leonard, provato da quei due
rompiscatole che erano i suoi migliori amici e da sua sorella, sbuffò
sonoramente, dopodiché, dopo aver tamburellato nervosamente le dita sulla
stoffa damascata della poltrona, si alzò in piedi e si mise all’inseguimento
dei suoi due compagni di Casa.
Addio tranquillità, addio mandarino e addio alle due belle ragazze dalle unghie
curate… a proposito, non ricordava come si chiamavano, avrebbe dovuto chiedere
a qualcuno di rammentargli i loro nomi quando fosse tornato.
Involontariamente sua sorella
stava causando sempre casini.
Quando si guardò intorno,
all’incrocio del secondo piano, Rudiger e Christopher
stavano salendo le scale per raggiungere il Grifondoro,
il primo ridacchiava divertito e il secondo stava lanciando occhiate stralunate
al suo compagno, come se fosse stato ubriaco.
In cima alle due rampe, il Serpeverde si stava di nuovo aggiustando la camicia nei
pantaloni dopo aver chiesto ad un grifone di passaggio
di mandargli fuori LA Malfoy.
Rudiger notò la presenza di Leonard e ghignò come se non si
aspettasse niente di differente, dopodiché si nascose dietro una colonna e
trascinò con sé gli altri due
-Vi va di andare a vedere una commedia, questa sera? – domandò
profetizzando l’esito della proposta amorosa
La stizza di Leonard passò e
si avvicinò dietro al loro rifugio per sbirciare la sua sorellina all’opera.
Beh, se Rudiger
aveva davvero intenzione di far mettere insieme Chris e Gardis, cosa a cui peraltro non era contrario, quello non era lo
spettacolo più adatto da mostrargli.
Pazienza, non erano affari
suoi, dopotutto lui aveva la parte del cattivo…
***
Dalla cima delle scale si
spostò il ritratto della Signora Grassa, il passaggio che conduceva al
dormitorio dei rosso-oro, e la biondissima Malfoy fece capolino scrutando e
sbuffando al ragazzo appena arrivato.
-Cosa c’è? –
chiese con poca diplomazia sistemandosi la maglia e guardandolo torvo, l’altro
annuì tronfio
-Ho parlato con
tuo fratello Leonard e ha detto che non ha nulla in contrario se io e te ci frequentiamo – incominciò
-Ah sì? – fu la
candida e sibilata risposta di lei
-Hai detto davvero
questo? A quel tipo? – s’interesso Chris – la cosa mi stupisce dopo ciò che ci hai detto oggi pomeriggio… - Leonard sapeva che
Kitt non era stupido, semplicemente il più delle volte faceva finta di non
ricordarsi certe cose, ma se c’entrava Gardis diventava suscettibile come se
fosse stato anche lui suo fratello
-Io non ho mai
detto nulla del genere – si difese sentendo il pressante bisogno di accendersi
l’ennesima sigaretta – è quel maledetto che ha capito cazzi per cozze
-Proprio…. –
ghignò Rudiger dandogli uno spintone per guardare meglio
-…e quindi è praticamente come se fossimo già fidanzati – stava
continuando la sfortunata serpe dalle scale
-Ma davvero? – Gardis, a differenza del suo “già
fidanzato” non pareva di umore così eccellente da assecondare una palla del genere
-Chiaramente – aggiunse ancora lo Slytherin –
devi levarti quelle stupide lenti colorate che porti, sappi che non ti si
addicono e non voglio che tutta la scuola mi parli dietro
-Lenti colorate? –
indagò perplessa con un principio di irritazione il
Prefetto Grifondoro
-Sì. E direi che
dovresti anche smettere di giocare a quidditch, non
sta bene che una ragazza stia appesa ad una scopa
tutto il tempo mettendosi in mostra in quel modo
-Mettendosi in
mostra?! – tuonò poco angelicamente la bionda
Dal loro nascondiglio i tre ridacchiarono
e perfino Leonard si fece scappare un risolino. Non aveva mica la coscienza
sporca, dopotutto lo aveva detto a quel tipo che non aveva speranza, sua
sorella non sarebbe mai uscita con un perdente del genere e il semplice fatto
che avesse insultato i suoi occhi, il suo grande orgoglio, e il quidditch, una delle sue più grandi passioni, bastava e
avanzava per condannare il poveretto ad una esistenza
da perseguitato.
ERAGSTOLO, insomma.
Gardis sospirò.
Essere una Malfoy aveva anche
i suoi difetti, tipo il fatto che il cognome attirava
bellimbusti attratti solo dalla purezza del sangue come la carta moschicida
attira le mosche.
Non era il primo che le
veniva a chiedere qualcosa del genere (e l’ultimo aveva fatto una brutta fine),
ma di certo nessuno dei precedenti si era permesso tanta strafottenza con lei! Avrebbero dovuto stare al loro posto, lei non era la mamma
che era sempre conciliante con tutti, lei non li sopportava i damerini come
quello.
Gli rivolse un sorriso
compassionevole, povero illuso, e la sua espressione mutò piano piano in una maschera d’odio che avrebbe fatto paura a Lord
Voldemort in persona, se fosse stato vivo. Nessuno, e
badate bene, NESSUNO, poteva permettersi di trattarla a quel modo. MAI!
-Ascoltami bene –
incominciò prendendo fiato – non ho nessuna intenzione di uscire con uno
schifoso verme strisciante come te! Non sei degno di essere chiamato uomo e
senz’altro non vali più delle mie calze! Non permetterti mai più di parlarmi a questo modo! Non sono la tua serva e so prendere le mie
decisioni da sola, quindi, se vuoi uscire con me, lo chiedi A ME e non a
mio fratello, è chiaro? O forse il concetto è troppo difficile per un essere
inferiore quale tu, a tutti gli effetti, sei… e per quanto riguarda Leonard… -
fece una pausa e prese di nuovo fiato - non osare pronunciare il suo nome, per
te è Malfoy, chiaro? E dubito fortemente che ti abbia davvero detto di
venire a farmi una sparata del genere su quello che
devo o non devo fare! Una Malfoy non prende ordini da nessuno, tantomeno da un
pomposo damerino arricchito!
-Bada a come
parli, bimba – disse indignato l’altro, piuttosto sconvolto da quella presa di
posizione – il fatto che tu sia una sudicia Grifondoro
non gioca a tuo favore, dovresti essermi grata se sono venuto a chiederti di
uscire come!
Leonard scosse la testa, non
credeva che esistesse una persona talmente cretina da riuscire a insultare
TUTTE, nessuna esclusa, le cose che lei adorava
-Sì! – ribatté il serpeverde – e per quanto riguarda quel ragazzetto stupido
che è sempre con te, quel Corvonero tutto perfettino – Rudiger e Leonard
guardarono assieme Christopher riconoscendo la descrizione fin troppo famosa
che i ragazzi invidiosi di Serpeverde facevano del
giovane Black – faresti meglio a lasciarlo
perdere
Si udì un suono improvviso e
un ceffone violento piombò sulla guancia impreparata del verde-argento che si
tenne la faccia come se quel gesto fosse inaspettato quanto impossibile
-Non permetterti
di parlare male dei miei amici – sibilò pericolosa la grifoncina
e gli tirò uno schiaffo sull’altra guancia col dorso della mano – non sei degno neppure di pronunciare il loro nome. Bada a come
parli, razza di mentecatto – e qui il sangue Malfoy non mentiva mai – non sono
una ragazzetta latte e miele
-Ti
insegno io! – sbuffò il suo
aspirante spasimante afferrandola goffamente per un polso e strattonandola –
non sei che una puttanella qualunque…
-Puttanella a me!
– gridò isterica Gardis – puttanella sarà tua madre o tua sorella! – e gli
pestò un piede – non mi toccare sottospecie decerebrato!
– e gli assestò un pugnò sotto il mento poi, estraendo
la bacchetta dalla tasca posteriore dei pantaloni, gliela piantò sul pomo d’adamo, il polso stranamente fermo e gli occhi decisi come non
mai
-E per inciso –
gli disse sadica – questo è il mio vero colore degli occhi. Stupeficium.
Il ragazzo volò finchè non incontrò la balaustra delle scale che, con un
suono di cocci infranti, arrestò il suo lancio e lo fece piombare a terra come
un sacco di patate.
-Vedi di non
ricomparirmi davanti se non vuoi che ti ripaghi per tutte le cose che mi hai
detto. Considerati fortunato che te la sei cavata a buon mercato.
Visto ciò che aveva osato
dire, era già qualcosa che non lo avesse ucciso con una AvadaKedavra…
***
-Questa volta ci è
andata giù pesante – commentò Rudiger prendendo le
sigarette e accendendosene una dopo lo spettacolo, come al cinema. Ne offrì
gentilmente una a Kitt che rifiutò con cortesia, un’altra volta
-Adesso capite
perché mi preoccupa… - sbuffò Leonard scuotendo il capo sconsolato
-Non la biasimare,
- cercò di calmarlo Kitt - se ti avessero detto qualcosa di analogo
prima saresti morto e poi tornato a perseguitarlo – Chris conosceva bene i suoi
polli
-Sì, ma chi se la
prende una furia del genere…
I tre si sedettero sul
pavimento contro la colonna
-Beh, è molto
carina – concesse Greengrass
-E’ intelligente e
orgogliosa, fiera, decisa e determinata – continuò Black
-Non sono certo
che siano tutti punti a suo favore – il Principe degli Slytherin
lo guardò in maniera significativa
-Personalmente
sono tutte cose che ammiro – si affrettò ad aggiungere Kitt
-Sono cose molto
pericolose – gli spiegò Rudiger che di donne ne
sapeva quanto Leonard
-Già e in quanto a
te… - aggiunse una nuova voce, decisamente più acuto e
moooolto arrabbiata
Gardis, in piedi appoggiata
all’asta marmorea li stava fissando truce
-Non permetterti
mai più di mandarmi certa feccia, sai fratellino?
-Io avevo cercato
in tutti i modi di dissuaderlo, Impiastro – bofonchiò la serpe
-Kitt, ma tu cosa
ci fai con questi due teppisti?
-Ehi, teppista
sarà lui – borbottò Malfoy jr. – io sono un uomo di classe
-Uomo per modo di
dire… - celiò la sorella
-Ci avevano detto
che questa sera c’era uno spettacolo divertente – lei chinò la testa
sconsolata, discutere di certe cose con Rudiger era
impossibile, esattamente come lo era quando papà e lo zio Blaise
erano insieme
-Dovresti essere
meno violenta, sai? – continuò il fratello
-Al di là che mi
sono anche trattenuta… - Chris le rivolse un sorriso angelico di chi la sa
lunga – cioè, ma ti rendi conto di quello che mi ha detto? Se fossi la
Caposcuola di serpeverde
quello pulirebbe bagni per tutta la vita!
Leonard fece volare gli occhi
al cielo, beh, era un’idea…
-I miei occhi! –
stava continuando l’unica ragazza gesticolando – ma come si permette! Lenti a
contatto! Ha detto lenti a contatto!!!
-Non agitarti
principessa, i tuoi occhi sono bellissimi così come sono, anche se non giocano
alla pari con i capelli – le disse dolcemente il Ravenclaw
per calmarla, scompigliandole appena le ciocche bionde raccolte in una molletta
-Se hai finito con
le smielatezze potremmo
anche andarcene – borbottò Leonard alzandosi in piedi e levando la polvere del
pavimento dai pantaloni, Rudiger gli lanciò un pugno
in mezzo alle spalle sorrise trascinandolo via, Kitt si grattò imbarazzato la
testa e Gardis arrossì
-Aspettate! –
chiamò poi la giovane Gryffindor, i due già in
partenza si fermarono e tornarono indietro – per la festa di Halloween avevamo
intenzione di organizzare un ritrovo per raccontarci le storie dell’orrore,
tanto per rendere un po’ l’atmosfera… - spiegò – verreste?
-Karen mi aveva
accennato qualcosa del genere – ammise il Prefetto delle serpi nonché suo cugino – ma se me lo chiede una ragazza così
bella non posso che accettare… - rispose fissando il fratello di lei negli
occhi anziché quelli di due colori differenti: stava deliberatamente rigirando
il coltello nella piaga della gelosia di Leonard, Chris rise
-Kitt, tu vieni,
vero? Puoi portare anche Lachlan se vuoi…
-Glielo chiederò
-Bene. Tu
fratellino?
-Avrei di meglio
da fare…
-Sì, come no.
Immagino che sia troppo chiederti di passare una serata intera con noi…
-Siete degli
sporchi grifoni! – si indignò lui
-Porta anche Lillis e Blaze, loro verranno
certo più volentieri
-Per sentirmi dire
tutta la sera che sono un fratello degenere? – era la loro battuta standard
-Avrebbero anche
ragione. Comunque le inviterò io o Jeff
-Ci mancava Pel-di-Carota – lei lo fulminò con gli occhi
-Beh, per chi vuole
venire, ci vediamo alle dieci davanti all’ingresso del
dormitorio disabitato di Tassorosso
-Ma se l’indomani dobbiamo pulirlo… - incominciò Rudiger
-Appunto, è un
posto fantastico
Lo Slytherin
le diede un buffetto sulla guancia in un gesto fraterno
-Quella tua
testolina malefica ragiona in maniera piuttosto pericolosa… - commentò
strappandole un ghigno soddisfatto – rimpiango tanto che tu non sia una serpe
-Io no. Ci vediamo
in giro – e baciò la guancia del compagno di suo fratello e del suo migliore
amico. Poi lanciò un’occhiata di superiorità a Leonard, quello era più o meno il loro modo di salutarsi, lui si limitò ad uno
sguardo accondiscendente
I tre ragazzi si
allontanarono per il corridoio mentre la Gryffindor
ritornava al suo dormitorio, o meglio, alla sua relazione chilometrica per Piton che non aveva ancora conosciuto la parola FINE.
***
-Leonard, dovresti
smetterla di metterti in mezzo – borbottò Rudiger
prendendolo per le spalle e trascinandosi dietro Christopher, imbarazzato – se
continui a fare così come puoi pretendere che Chris si
confessi a lei?
-Stai dicendo cose
senza senso – fu la risposta dello Slytherin dopo
aver lanciato un’occhiata al Ravenclaw
-Leonard ha
ragione… - s’intromise il moro cercando di nascondere un certo disagio dietro al
fazzoletto con cui si soffiava il naso – io e Gardis siamo solo amici…
-E io sono la Fata Madrina. Vabbè,
noi torniamo a Serpeverde, ciao Chris!
E condusse l’altro biondo
verso il passaggio al piano inferiore mentre il Caposcuola dei corvi svoltava
per prendere le scale della torre.
-Parliamo
seriamente – stava dicendo ancora Rudiger non appena
l’altro loro amico fu fuori portata d’orecchi – tra
Chris e uno qualsiasi di quei bambocci che ci provano con lei io sceglierei
lui…
-Ma Chris e Gardis
sono amici – cercò di cambiare il soggetto del discorso, maRudiger sembrava stranamente intenzionato ad accasare
la sua sorellina.
Certo, Kitt era meglio di
tutti gli altri, ma non voleva neppure distruggergli la vita appioppandogli sua
sorella! Eppoi come l’avrebbe presa lui? Senza contare papà! Gli avrebbe
mangiato la testa se avesse saputo che si era reso complice di un piano per
fidanzare la sua bambina.
Gardis non era proprio una
ragazza da sposare… e comunque era troppo presto.
-Dove stai
andando? – Greengrass si voltò verso il Caposcuola
che, al posto che prendere le scale per i sotterranei, si stava dirigendo vero
il terrazzo aperto del primo piano.
-Mi stai
innervosendo e ho bisogno di prendere dell’aria
Rudiger rise e gli sventolò la mano proseguendo per la sua
strada.
Quel maledetto Greengrass doveva smetterla di infilargli in testa strane
idee sulla sua sorellina!
Aveva solo 17
anni!
Beh, per la verità la maggior
parte delle ragazze di Hogwarts a quell’età aveva già
una certa esperienza in materia, ma Gardis non aveva
mai mostrato una propensione a certe cose, si limitava alla sua cerchia di
amici fidatissimi e al suo celestiale amore per quella specie di Corvonero.
A dire
la verità, Kitt era anche il suo migliore amico, doveva fare attenzione.
Però doveva riconoscerle che era stato per merito suo se
lui e Black erano entrati così in confidenza, a furia
di averlo tra i piedi, e dopo essere stati nominati Prefetti e poi Caposcuola
assieme, beh, era quasi normale, anche se non era avvenuta la stessa cosa con Cartrett, il vero responsabile dei Grifoni.
Udì un tonfo sordo mentre
stava appoggiato alla ringhiera del poggiolo e si voltò a guardare.
In mezzo al corridoio c’era
una sagoma strana sul pavimento.
Riconobbe la sua compagna del
Corvonero Ciel che stava battendosi contro la tenda
svolazzante che l’aveva assalita e, a quanto poteva vedere, stava perdendo.
Si affrettò ad andarla ad
aiutare.
Conosceva Ciel Longbottom molto bene, il primo anno, sull’Espresso per Hogwarts, si erano ritrovati nello
stesso scompartimento e avevano chiacchierato, era una persona simpatica.
Chiuse la portafinestra che
faceva corrente e la tenda si acquietò, poi si chinò a raccogliere i libri che
lei aveva fatto cadere
-Tempo ideale per
una passeggiata – l’altra sbuffò
-Non dovresti lasciare
le finestre aperte – precisina come tutti i Corvonero
-Cosa
fai in giro a quest’ora? – lo
disse senza sapere che ore fossero per davvero, ma dopo aver controllato il
quadrante argentato del suo orologio da polso
riconobbe che le lancette stavano quasi per segnare le undici di sera. E a
scuola c’era il coprifuoco dalle dieci in poi… peggio che in prigione.
-E tu?
-Prendevo una
boccata d’aria.
Ciel lo guardò storto, come
tutte le Ravenclawera
scettica nei confronti delle serpi che passavano il loro tempo a fare
esclusivamente ciò che piaceva loro non curandosi molto né delle regole e né
degli altri, ma tantomeno dello studio.
-Ti accompagno –
si offrì cavaliere senza voglia di tornare di sotto a farsi fare
una testa così da Rudiger che pareva aver appena scoperto
come fosse fatta Gardis e quanto fosse carina, perfetta per Chris (appunto
mentale: suggerire a Gardis di schiavizzarlo un po’ meno).
-Non c’è bisogno,
grazie… - Ciel, dopo sei anni, pareva non avergli ancora perdonato di essere
diventato un serpeverde dopo essere stato così
simpatico sul treno
-È tardi e non
dovresti essere in giro, se ti trovano ti metteranno
in punizione – era una buona scusa per fare due passi e due chiacchiere con
lei, tutti i corvi erano terrorizzati dal prendere una punizione, forse più dei
grifoni che, invece, grazie al suo aiuto, ne collezionavano parecchie
-Neppure tu
dovresti girovagare a quest’ora
-Ma io sono un Malfoy
-Ma questo non ti esonera da una punizione, nel caso…
-Sono anche un
Caposcuola…
Ciel soffiò e acconsentì
sapendo che lui non avrebbe mollato la presa, eppoi
le serviva qualcuno che le desse una mano con i libri, da sola sarebbe caduta forse più di Karen!
-E sia, ma ti
proibisco di guardarmi sotto la gonna
Era stato un innocente
scherzetto del secondo anno, ma pareva che la ragazza non l’avesse digerito
ancora.
-Promesso.
E rinunciando ad una dose di nicotina, si concesse una chiacchierata con
quella che doveva essere la sua unica amica femmina, anche se dubitava
fortemente che Ciel avesse la stessa alta opinione di lui…
***
Spazio autrice:
trascurando il macabro titolo che ho dato, finalmente compaiono altri due dei
personaggi che popoleranno questa serie, Ciel e Rudiger.
Ora che ci rifletto, è
curioso come i due cugini siano arrivati insieme in questo capitolo,
ma pazienza.
Ciel tornerà in futuro nella
storia, Rudiger invece sarà un personaggio piuttosto
presente.
Per il personaggio di Rudiger mi sono ispirata parecchio a Blaise,
anche se i due sono piuttosto diversi, Greengrass è
molto più attivo e sibillino, mentre Blaise era come
un ragno che aspettava nella ragnatela.
Ciel invece è un personaggio
anomalo che caratterizzerò più avanti, le sono molto affezionata perché, dopo
Gardis, è stato il primo che ho creato per questa storia, prima ancora di
Leonard! E ammetto che inizialmente il nome Ciel doveva essere di Gardis, ma
poi ho cambiato idea, anche perché una Malfoy che si chiama Ciel è un ossimoro
totale…
Ad ogni modo io spero
comunque che il cappy vi sia piaciuto e mi auguro che
continuiate a leggere la mia storia, a presto! Nyssa
Hollina:
mi fa piacere sapere che i due genitori ormai grandi facciano un po’ sorridere
anche perché quando lo sono diventati erano tutti e
due giovanissimi ^^
Gardis e Kitt stanno bene
insieme e si trovano bene tra di loro, ma mi sa che siamo ancora parecchio in
alto mare prima che succeda qualcosa…
Aspetto di leggere la tua
opinione sul quinto cappy, ciao! Nyssa
Nikki Potter:
beh, sono contenta che ti piaccia anche il seguito delle Relazioni, in genere
quando ci si affezione ai personaggi è difficile poi
vederli sotto un’altra luce, soprattutto quando sono più adulti…
Sono contenta di averci preso
abbastanza con il rapporto tra Gardis e Leonard, col fatto che sono figlia unica non sapevo più dove sbattere la testa, così mi sono
ispirata a quello tra me e mio cugino (che è come un fratello), ma non ero
sicura che tra veri fratelli succedesse proprio così (scusa il gioco di parole
XP).
Kitt incuriosisce senz’altro
perché è quello dove si dice di meno, ma si saprà anche di lui, seppure ci sia
poco, effettivamente, da dire.
Sul serio hai una sorella
gemella? Wow, spero non ti offenderai se ti dico che ti invidio
da matti… e mi fa piacere sapere di essere stata in grado di rendere anche quel
rapporto, qui proprio non sapevo a chi ispirarmi, beh, se mi serviranno
consigli posso chiedere?
Beh, spero di non deludere le
tue aspettative in futuro e mi auguro che la storia
continui a piacerti! Spero che sia lo stesso anche per questo
quinti capitolo, ciao e un bacione grande! Nyssa
Arwen_90:
beh, le partite non so come mi riescono, ne so poco sul quidditch
e probabilmente avrò fatto degli errori madornali; non importa se tifavi per
Leonard, già il semplice fatto che io sia riuscita a far tifare qualcuno per un
personaggio mi riempie di gioia, eppoi sono sicura
che Gardis non piace a tutti, è un po’ saccente e un po’ suscettibile a dire tutta la verità…
DracoedHermione
da grandi sono strani, ma mi piacciono ugualmente. Spero che la storia continui
a piacerti, ci vediamo al prossimo chappy, un bacio! Nyssa
Dragonslave:
non mi dirai che anche tu leggevi Yatta! Perché
allora abbiamo scoperto Negima allo stesso modo…
Beh, se per te gli intrecci
labirintici non sono un problema non avresti dovuto
dirmelo perché sennò adesso comincerò a liberare tutto quello che mi sta in
testa e manderò nel caos il mondo intero!
A parte gli scherzi… direi
che Karen assomiglia molto a Neville, ma è moooolto
più bella, anche se io non sono mai riuscita a vedere Neville in maniera così insignificante
come la zia Row e i film ci presentavano, sarà che mi
stava tremendamente simpatico…
Jack, a differenza del suo
papà, non è così ansioso di cacciarsi nei guai, direi che in questo personaggio
si vede molto l’influenza di Lily Evans, Hestia invece
è un mix perfetto tra Ginny e James Potter.
Su Jeff c’hai
preso alla grande, invece, compliments!
Beh, i personaggi della old generation torneranno
anche dopo, c’è ancora bisogno di loro, ma non subito, lasciamo la vita
scolastica agli studenti che mi pare che di casini ne abbiano a sufficienza ^:^
No no,
no problem per il nome, non me la prendo per così
poco, la mia migliore amica si ostina a chiamarmi Monix
e mi sembra così tanto un nome da detersivo che ormai
gli altri nick non mi danno così tanto fastidio…
Semplicementeme:
credo che ci sia stato un grosso equivoco e vorrei scusarmi con te e con gli
autori che scrivono e leggono la mia storia. Per quanto io sia un’autrice a volte mi esprimo male con le parole, credimi,
capisco perfettamente come ci si sente quando si hanno impegni pressanti e
capitoli da postare, io stessa ho dato gli esami mentre stavo proprio alla fine
della mia storia precedente, quindi capisco; con la mia frase io non mi
riferivo a coloro che postano una volta al mese o una volta ogni due, ma pur
sempre con una certa regolarità, io mi riferivo a quelli che cominciano una
storia e poi la mollano lì per sei e passa mesi senza dire niente e senza farsi
vivi, poi postano un paio di capitoli e puff,
spariscono di nuovo in una nuvola.
Ecco, questa è una cosa che
mi dà fastidio, non tanto il post aperiodico che posso ancora comprendere,
quanto il fatto che non lascino indicazioni e
semplicemente continuino a scrivere storie senza finirne alcuna.
Sarà che quando mi appassiono
ad una vicenda poi me la trascino dietro e sono molto
curiosa di scoprire come si evolve, forse sarà che ho una pazienza abbastanza
limitata, però quando mi troncano una vicenda a metà, specie sul più bello,
ecco, quello mi irrita un pochettino. Avvisa, almeno
mi metto il cuore in pace, questo è quello che intendo.
E mi scuso tantissimo con te
per tutto il fraintendimento che c’è stato, credimi se dico che non era mia
intenzione offendere quelli che postano come te regolarmente, io sono un caso a
parte.
Davvero mi dispiace=”_”=
Torniamo alla recensione vera
e propria: DracoedHerm sono strani nella parte di genitori, ma non fuori
luogo, dopotutto sono così giovani…
Gardis e Leonard avranno il
loro momento idilliaco, ma non credo sia il caso di aspettarsi pubbliche dimostrazioni
di affetto, sono piuttosto riservati in questo; perché papà Draco
non si ingelosisce? Uhm, bella domanda, probabilmente
trovava l’imbarazzo del giovane nei confronti dell’affetto di Herm una cosa divertente più che un pericolo al suo
consolidato rapporto con la consorte, eppoi Kitt e
Gardis non fanno niente di sospetto in questo capitolo, quantomeno davanti ai genitori di lei…
Sì, confermo, la parentela
tra i gemelli Potter e Jeff è contorta, si vogliono molto bene perché sono
cresciuti insieme fin dalla culla e questo li ha aiutati a sviluppare un
rapporto più fraterno quando invece la parentela è leggermente più blanda.
Rudiger, come si intuisce da questo cappy, comincerà ad avere un ruolo fisso, mi serve sempre
qualcuno a sdrammatizzare le situazioni e lui mi pareva perfetto, un altro
personaggio tutto da creare.
Beh, gli occhi di Gardis sono
un mistero non mistero che tornerà in parte in futuro, quindi pazienta ancora un po’ e poi vedrai che si scoprono tutti i
segreti nascosti, sviscererò ogni domanda!
Adesso vado e scusa per il
post chilometrico, ciao e un bacione! Nyssa
Killkenny:
credo che idiota sia un complimento verso quel disgraziato,
ma credo che se ci si mettesse in mezzo Gardis si farebbe molto più
male…
Grazie per il bellissimo voto,
continuo a non meritarlo, ma fai felice una autrice ^^
Ciao e a presto! Nyssa
Queensol:
personalmente non sono d’accordo con la zia Row che
dice che Draco è un brutto personaggio, io l’adoro! Eppoi c’è anche da dire che è sempre visto sotto
una luce drammatica, ora che non è più il personaggio farà bene ad alleggerirla
un po’ perché in questa storia c’è bisogno di gente che sorrida.
Ma io non ho mai detto che Leonard frequenta
assiduamente Ciel, è una voce di corridoio! Come si spiega in questo capitolo,
i due sono buoni amici, si punzecchiano, si evitano e poi insieme stanno bene,
ma non ho mai aggiunto nient’altro, quindi non preoccuparti, non credo che sia
ancora arrivato il momento di invidiare qualcuno. Ad ogni modo mi fa piacere
che qualcuno apprezzi Leonard come si faceva col caro vecchio Draco, vuol dire che il mio lavoro di caratterizzazione dei
personaggi è abbastanza buono ^^
In realtà devo ammettere che
non ho messo un limite ai capitoli, penso che come la sua genitrice avrà una
trentina di cappy, capitolo più, capitolo
meno… spero di non dover andare oltre i 40 (aiuto, credo che mi ucciderei e mi
uccideresti) e spero di non finire sotto i 25… ma davvero l’idea precisa non so
perché al momento sto scrivendo quattro capitoli avanti a questo.
Bene, spero che il capitolo
ti piaccia, come vedi ricompaiono sia Ciel che il “caro”
Leonard… a presto e un bacione grande! Spero di leggere presto la tua
recensione, Nyssa
Lord Martiya:in effetti devo confessare
una grande ignoranza a proposito del quidditch e
ammetto di non aver letto l’opera omnia di Harry Potter dalle creature magiche
ecc, però sul quidditch in Giappone avevo sentito, ad
ogni modo devo fare una piccola precisazione: io ho detto che al Mahora non giocano a quidditch…
comunque bisogna anche tenere conto che chi parlava erano studenti che avevano
a malapena sentito parlare di una scuola Mahora, è
naturale che non sappiano niente dell’oriente e delle sue abitudini… (l’autrice
si sta arrampicando sugli specchi).
Perdonami per tutti gli
errori di cui infarcisco la storia, meno male che me li fai notare… grazie
davvero =^_^=
Spero che il capito ti
piaccia, a presto! Nyssa
LisannaBaston: credimi che il riferimento alla psicologia era solo
scritto perché molta gente pensa così! Io tengo in grandissima considerazione
questa scienza, sono la prima che, se avessi fatto l’università, avrei voluto
scegliere quella facoltà (sfortunatamente è andata diversamente, ma vabbè), ad ogni modo, io volevo solo citare quello che le
persone pensano di solito, ovvero si dicono che un
libriccino non potrebbe mai saperne più di loro sui rapporti con i loro cari
(cito un po’ Zeno della “Coscienza di Zeno”), non so se mi sono spiegata.
Devi credermi, amo moltissimo
la psicologia e che sia affascinante è un dato di fatto!
Blaise tornerà col Mahora nelle
vite dei nostri protagonisti e si scoprirà cosa ha fatto nel frattempo perché è
l’unico a non essere sposato e che non ha figli a
scuola ^^
Spero che il cappy ti piaccia ugualmente, ciao e a presto! Un bacione, Nyssa
Akiko:
credo che con un marito come Draco e due figli come
Leonard e Gardis la parola giusta per descrivere Hermione
sia “rassegnata”, ma anche “felice” perché lo è innegabilmente, o almeno nella
mia idea di Hermione, chiaro.
Sono contenta di avere
qualcuno che apprezza Kitt quanto me, mi fa felice sapere di averlo reso bene a
sufficienza da suscitare certe simpatie, grazie!
Non preoccuparti della storia
e delle recensioni, vai in vacanza e divertiti! E quando tornerai
magari ci sarà qualche sviluppo e qualche sorpresa e allora sarò davvero
curiosa di vedere le tue recensioni sbigottite.
Grazie per la magnifica rec, a presto e un bacione grande e un augurio di buone
vacanze! Nyssa
Maky91: sono
contenta che la partita a quidditch sia stata rea bene, sfortunatamente a descrivere gli sport non me la
cavo moltissimo… ma fa sempre piacere sapere di aver reso un risultato
accettabile.
Mi fai felice a dirmi che era
il più bel capitolo scritto, spero solo di non peggiorare d’ora in avanti, ma
con tutte le belle recensioni rischio di montarmi un po’ la testa…
Ehehe, Chris è una persona che piace adHermione perché a differenza dei suoi figli
iperattivi lui è tranquillo e calmo, un po’ come lei.
In questo cappy
arrivano altri due personaggi: Ciel e Rudiger, spero
che ti piaceranno anche loro, ciao! Un bacione grande, Nyssa
La scuola di Magia e
Stregoneria aveva due scuole di pensiero a proposito di questa festa: da una
parte c’erano quelli che trovavano divertente la festività babbana e si
mascheravano da maghi-babbani, indossavano i mantelli neri e le maschere e
cucivano complicate ragnatele di fili e costumi da scheletro. Dall’altra la
raffinata elite di maghi purosangue snobbava questa usanza rintanandosi nelle
proprie stanze come se fosse stata una serata qualsiasi.
I professori e la maggior
parte degli studenti, però, si divertivano ad emulare i maghi e le streghe
immaginate dalle persone senza potere e si prodigavano per rendere una pessima
immagine di sé, ecco perché le scale e la Sala Grande erano
invase di studentesse con la bacchetta e la stella in cima, i capelli
scompigliati e la gonna viola; qualcun’altra, invece, ridacchiando
sinistramente, cercava di vendere per finta intrugli dell’amore e della
longevità come nelle più classiche favole.
I ragazzi vagavano per i
corridoi avvolti in bende chilometriche oppure agghindati da Jack O’Lantern
reggendo in mano sinistre lumiere in ferro che emanavano una luce verdastra;
tutta la scuola era disseminata di zucche scolpite a forma di testa mentre
nell’aria aleggiavano spaventevoli fuochi fatui dalla stramba tonalità
azzurrina.
Evangeline, la professoressa
di Difesa Contro le Arti Oscure, aveva ripescato dal suo baule il costume da
Doll Master e si era avviata a cena coperta da un misero straccetto nero che
finiva fin troppo presto per la serenità di studenti e qualche professore.
In testa, anche se non era
sua abitudine, aveva posto un cappello da strega dalla tesa larghissima con
miniature di zucche sinistre a fermare la fascia di raso arancione alta tre
dita che girava tutt’intorno alla coda a punta del copricapo, rigorosamente
nero.
Piton non sembrava approvare
più di tanto quell’esibizionismo babbano e la faccia di zucca davanti a lui nel
tavolo pareva illuminarsi dello stesso tono tetro del suo umore.
La professoressa Sprite,
presa da un ghuizzo creativo, si era travestita da pipistrello, ma vista la sua
mole pareva un pipistrello piuttosto obeso… in compenso il vero re della serata
sembrava essere l’ALTRO vampiro presente, legittimo proprietario del pipistrello
grassoccio che stava al tavolo dei professori: Leonard.
***
-Gardis, faremo
tardi, vedi di sbrigarti! – urlò Jack dabbasso aspettando la sua amica
travestito da finto conte Dracula
-Arrivo!
Sistemandosi un’ultima volta
la parrucca sulla testa, la bionda strinse la cintura del suo vestito e sistemò
la spada al suo fianco. Un’altra occhiata e decise di scendere nel suo aspetto
più terrificante possibile.
Jacob battè insistentemente
il piede sul pavimento guardando l’orologio al polso e aspettando che quella
benedetta Malfoy si decidesse ad arrivare.
Voltò appena gli occhi nella
direzione delle scale e tirò un gridolino stridulo, decisamente poco virile,
quando davanti a lei comparve una donna mai vista.
La testa china e
pallidissima, un lungo kimono bianco da cerimonia che le scendeva fin sul
pavimento mentre le maniche spropositatamente ampie cadevano mollemente con la
grazia che solo il pregiato tessuto di seta riusciva a conferirgli.Un obi di seta rossa girava tutt’intorno alla
vita sottile legato in modo che la figura rampante del dragone ricamato fosse
in bella vista sul davanti.
Al collo, lasciato scoperto
dalla scollatura decisamente abbondante, una collana di magatama come gli
antichi rosari scintoisti mentre le spalle erano coperte da lunghi capelli neri
sciolti e disordinati che si muovevano come una tenda assieme alla proprietaria
la quale, dal canto suo, incuteva davvero terrore.
Ai piedi della donna strani
sandali rialzati, i geta.
-Faccio paura? –
gli chiese sorridendo il mostro, perdendo la sua vena drammatica
Riaprendo gli occhi
terrorizzato, Jack incontrò quelli di due colori della sua amica e tirò un
sospiro di sollievo: si poteva davvero morire la notte di Halloween a Hogwarts
perché tutti avrebbero creduto che tu stessi facendo finta.
-G…Gardis? – tentò
e subito dopo si avvide del vivace smalto rosso alle unghie delle mani che
uscivano dalle maniche
-No, guarda, sono la Regina d’Inghilterra… - lei
pareva stranamente stizzita
-Scusa, mi hai
fatto paura…
-Andiamo, era solo
uno scherzetto innocente…
-Faceva ugualmente
paura
-Sei un uomo! –
protestò lei – piuttosto, dove sono gli altri?
-Karen e mia
sorella stavano finendo di mummificare Jeff
-Splendido, allora
perché tanta fretta?
-Voglio solo
vedere come sono vestiti tutti gli altri.
E si incamminarono insieme
verso la cena.
Attraversando i corridoi
passarono di fronte alla sala del Consiglio Studentesco, curiosa Gardis vi si
affacciò per vedere su quale tipo di tenda la presidentessa e gli altri si
erano concentrati quest’anno: un tessuto arancione, fosforescente quanto un
evidenziatore era attorcigliato intorno al bastone delle tende mettendo in
mostra babbanissime stampe con la testa della zucca in nero che ghignava,
peccato che più che un ghigno malefico sembrasse un po’ sdentata…
Scosse la testa, pessima
scelta come al solito… pregò che non avessero costretto i prof ad esporre
quella mostruosità anche in giro per la scuola, di sicuro sarebbe stata la cosa
più brutta che avesse mai visto nella sua amata Hogwarts.
Quando entrò in Sala Grande
tutto sembrava più grande e diverso, ciascuno mascherato in maniera differente.
Riconobbe Kitt appoggiato al muro che chiacchierava con suo fratello e, assieme
a Jack, si avviò verso di loro.
Camuffato da dio della morte,
Chris faceva la sua figura, soprattutto anche grazie alla inquietante falce
lunghissima che reggeva con sé e al pesante mantello nero con cappuccio che lo
copriva da capo a piedi.
Anche Lachlan era travestito
da zombie e doveva aver usato tutta la gelatina di menta della scuola per fare
quel costume, poco male, era stata lei stessa a suggerirglielo…
Una ragazzina del primo anno
con un abito da suora trucidata passò tranquilla salutando il ragazzino con la
mano e andò a sedersi al suo posto a tavola.
-Mi sembri un
vampiro un po’ poco spaventoso… - celiò Leonard vedendo il travestimento
dell’amico della sorella
-Hai sempre da
ridire su tutto? – indagò l’interessato delle lamentele, Jack
-Sai, quando le
cose mi riguardano da vicino… - soffiò sottilmente lo Slytherin avvicinando
appena la bocca all’orecchio del giovane Potter che ebbe un brivido, facendo
ghignare il suo molestatore.
-E immagino che tu
saresti un vampiro migliore… - sbuffò Jacob, Leonard sollevò entrambe le
sopracciglia, un istante stupito, poi scambiò un’occhiata con sua sorella per
continuare con il suo ghigno made-in-malfoy; evidentemente Potty non sapeva che
lui era davvero un vampiro
-Prestami il
vestito, Potter, poi vediamo. E non fare quella faccia, prometto di non
bruciarlo solo perché l’hai indossato tu
Jack e Leonard scomparvero
oltre l’ingresso lasciando soli il Caposcuola di Corvonero e la bella Prefetto
dei grifoni
-Leonard mi
preoccupa… - soffiò la ragazza sistemandosi la manica bianca, Christopher, per
tutta risposta, rise sonoramente attirando lo sguardo stupito del fratello
seduto affianco alla ragazza mascherata da suora di poco prima che, a sua
volta, alzò gli occhi e lo guardò come se le avessero appena detto che tra
dieci minuti sarebbe cominciata l’Apocalisse. – cos’hai da ridere? – indagò poi
lei, seccata da quella risata per cui non ne capiva il motivo
-Niente, è solo
che lui ha detto la stessa cosa, l’altra sera…
-Leonard si
preoccupa di se stesso? – ripeté scettica
-Ma no,
sciocchina, si preoccupa per te
-No, si preoccupa
del modo migliore per sfruttare la mia camera una volta che mi avrà cacciato di
casa…
-Non essere
permalosa, principessa, lui lo fa perché ti vuole bene…
-Sì e i maiali
volano a frotte intorno ai comignoli…
-Beh, se vuoi
metterla così posso sempre chiedergli di provarci – dimenticava troppo spesso
che i modi di dire babbani nel mondo magico non avevano senso, era piuttosto
facile, in verità, far volare qualche maiale intorno a Hogwarts, anche se
dubitava che Hagrid e gli altri professori avrebbero approvato quel tour
zoologico volante
-Oh, ma guarda che
bella coppia! – Rudiger apparve all’improvviso sbucando da un gruppo di ragazze
tutte travestite da streghe, lui invece indossava un costume da folletto
malizioso e si stava trascinando dietro una pentola piena di galeoni d’oro: era
un leprechaun con tanto di quadrifoglio sull’alto cappello a cilindro
-Mi ricordi il
Cappellaio Matto – ghignò Gardis salutandolo
-Sì, gli manca
solo il Leprotto Bisestile e con la nostra bionda Alice possiamo mettere in
scena una avventura nel Paese delle Meraviglie… - aggiunse Kitt provandosi il
copricapo
Gardis prese un foglietto dal
tavolo e con un lapis scrisse sopra 10/6, il numero attaccato alla tesa del
cappello del personaggio di Alice, poi lo appuntò sulla benda verdissima che
correva intorno al feltro del berretto
-Ora sei perfetto…
- e rimirò la sua opera mentre Rudiger la guardava male – e a proposito, che
bei capelli!
Ridacchiò notando il color
carota di cui si era tinto la chioma bionda e glieli scompigliò
-Ammetto che
sarebbe stato un travestimento più idoneo a Weasley – concesse lo Slytherin –
ma che tu sappia, da cosa si maschera mia cugina?
Prima che la bionda potesse
rispondere, Karen arrivò nella sala vestendo un abito estivo tutto macchiato di
sangue e con una pesante mannaia tra le mani, anch’essa impiastricciata di
rosso, quando si voltò gli altri notarono che il lavoro era stato fatto proprio
bene visto che Hestia si era preoccupata di farle qualche schizzo vermiglio
anche sulle guance rosate: la classica bambina assassina.
E per finire l’opera,
accompagnata dalla mummia con cui stava litigando, la maggiore dei Potter
arrivò con il viso coperto da una maschera e il lungo abito di velluto blu
-Ridete gente! –
esclamò gaia al gruppetto – sono la Sposa Rapita, colei di cui il marito non
conoscerà mai il volto! – e fece ondeggiare la parrucca di boccoli biondi
Più che una festa dell’orrore
pareva una parata comica; i babbani avevano uno strano senso interpretativo per
quanto riguardava la magia e i morti e si lanciavano in sperticate fantasie
macabre circa il loro ritorno e le loro vendette.
Nick-quasi-senza-testa,
mascherato da Re Luigi XVI con la testa mozzata, volteggiava per la sala
inveendo contro madame guillotine e
la sua bella e alquanto fredda moglie.
I vari studenti, salutandosi
e rincontrandosi dopo un pomeriggio di preparativi, presero i loro posti ai
tavoli delle rispettive Case, scorse con l’occhio suo fratello che andava a
sedersi con il costume di Jack e, a dirla tutta, faceva anche la sua figura,
soprattutto con quella mania che aveva di stare sempre a tormentarsi i denti.
Un autentico erede del Conte Dracula.
-Un po’ di
attenzione! – cercò di gridare la
McGranitt sovrastando il baccano, ma pareva che nessuno le
prestasse orecchio
-Posso suggerire
un metodo più efficace? – intervenne Evangeline parlando sottovoce alla
professoressa di Trasfigurazione; Minerva annuì preparandosi al peggio, dopo
quasi vent’anni d’insegnamento in quella scuola, Evangeline aveva scoperto
tutti i trucchi necessari a mantenere un po’ d’ordine tra i suoi indisciplinati
studenti
Si alzò in piedi con tutta la
calma possibile e salì sulla sedia con i vertiginosi tacchi delle scarpe di
vernice nera, a quel punto la metà dei presenti era zitta e guardava nella sua
direzione, sorrise e sollevò le braccia che, per effetto collaterale, alzarono
di mezzo centimetro la gonna dell’abito: a quel punto non stava volando una
mosca, gli studenti basiti erano ammutoliti di colpo e stavano fissando il
tavolo professori come se di lì a poco questi avrebbero cominciato ad
ammazzarli.
-Molto bene –
ottenuto il suo risultato, la prof di Difesa si risedette e coprì le gambe col
tovagliolo nero, non aveva certo intenzione di dare spettacolo ai suoi studenti
con scene alla Basic Instinct…
La vicepreside in quel
momento avrebbe voluto prendere direttamente la finestra dietro di lei e
lanciarsi nelle acque del Lago Nero, Ruf, all’altro lato di Evangeline, invece,
pareva avere una paresi e se ne stava con la bocca spalancata come gli
uccellini che aspettano la mamma.
-Ehm, stavamo
dicendo – decidendo che il suicidio era da rimandare, Minerva tossicchiò
significativamente e parlò – tra una settimana e mezza circa avremo l’onore di
ospitare presso la nostra scuola l’Istituto di Magia ed Arti Magiche Orientali
Mahora, proveniente dall’Estremo Oriente.
Alloggerà
presso di noi una delle classi della loro scuola e questo sarà un ottimo punto
d’inizio per cominciare una condivisione delle nostre capacità magiche e delle
nostre teorie.
Sapeva che qualcuno avrebbe
cercato di condividere “dell’altro”, ma confidava che gli allievi, ma
soprattutto le allieve, dell’altra scuola fossero sufficientemente assennate da
non lasciarsi coinvolgere in determinati scambi culturali.
Se lo augurava davvero.
-Vi informo inoltre
che avremo con noi anche due rappresentanti delle scuole europee, so che
inizialmente dovevano essere tre, ma per permettere ad una terza scuola di
aggregarsi al progetto abbiamo dovuto ridimensionare il numero.
-Che scuole
parteciperanno? – domandò uno studente del quarto anno di Corvonero
-Drumstrang,
Beauxbatons e Cantarena
-Ohhhh….
-Permette una
parola, Minerva?
Silente si alzò in piedi nel
suo consueto fare tranquillo e giunse le mani, sorridendo ai suoi alunni
-Vi ricordo che
domani mattina ci sarà una seduta di pulizia presso le aule dell’ex Tassorosso.
Vi pregherei di partecipare numerosi e di affidarvi all’ottima gestione dei
nostri Prefetti e Caposcuola che si stanno dando tanto da fare per questo
progetto che è arrivato tanto improvviso quanto gradito. E adesso, buon
appetito!
E allargando le braccia, sui
tavoli comparirono vivande e ogni bendiddio, il tutto guarnito con i colori
tipici di Halloween, ovvero arancione, nero e verde. Il succo di zucca si
sprecava in una notte del genere e ce n’era anche d’avanzo viste tutte quelle
che erano state sventrate per l’occasione e che facevano bella mostra di loro
sopra le teste degli allievi, intralciando le consuete passeggiatine dei
fantasmi che stavano conversando di questo o quell’abito e dei nuovi ospiti.
***
Alle ventidue in punto,
quando la pendola dell’ingresso batté i 10 rintocchi, una piccola folla di non
morti, vampiri, streghe e similari era riunita fuori del vecchio dormitorio
degli Hufflepuff con lumini e candele in mano che proiettavano tetre figure
allungate sulle pareti.
Uno dei presenti fece
apparire da una tasca la lunga chiave che avrebbe sbloccato la serratura,
terminante con lo stemma dei tassi in ferro battuto.
Una ragazza dai lunghi
capelli neri e gli occhi bicolori, dopo aver scambiato un’occhiata con gli
altri, la fece girare nella toppa.
L’acuto cigolio che produsse
l’uscio girando sui cardini vecchi e arrugginiti avrebbe ridestato molto più
dei morti di Halloween, poi, di fronte a loro, si aprì la vecchia Sala Comune.
-Non ricordavo che
avessero questi osceni gusti fetish… - commentò Rudger mettendo piede dentro e
toccando appena una catena che pendeva dal soffitto
-Evidentemente
hanno dei lati nascosti – aggiunse Potter tastando una bara appoggiata alla
parete e contornata da ceri cimiteriali
-Lasciate stare i
tassi – grugnì Gardis accendendo ogni stoppino con un colpo di bacchetta e
facendo quasi prendere fuoco alle bende di Jeff – ho solo addobbato un po’ la
stanza per l’occasione…
-Beh, direi che
hai fatto un lavoro migliore del Comitato – puntualizzò Kitt avvicinandosi ai
tendaggi di ragnatele che oscuravano i vetri e contribuivano all’aspetto
macabro del luogo
-Oserei dire che
non ci voleva molto – fu il commento di Jeff mente spegneva le fiammelle sui
suoi bendaggi
Il gruppetto scelse ciascuno
un posto: chi le poltrone rivestite di teli bianchi per preservarle dalla
polvere, chi i sofà morbidi e accoglienti, qualcuno si sedette sui tre gradini
del camino che scoppiettava grazie ad un bel fuoco acceso.
-Prima di
cominciare facciamo una foto! – ordinò la piccola Malfoy mettendosi in posa e,
dalla porta socchiusa, comparve l’occhialuta sagoma di Albert Canon con
macchina fotografica incorporata
-Ok gete! –
strillò il ragazzino – fate la faccia migliore che preferite… o la peggiore,
s’intende. Voi siete la sintesi di Halloween!
E l’attimo successivo un
flash a luce d’argento invase la stanza; quando tutti riaprirono gli occhi la
figuretta del giovane reporter era già scomparsa per immortalare altri momenti
clou della serata,
-Come lo hai
convinto? – s’interessò Karen brandendo la pesante mannaia insanguinata
-L’avrà pagato in
natura… - propose Jeff guadagnandosi un’occhiataccia di Hestia e una complice
da parte di Rudiger
-Non affannarti,
Scricciolo – aggiunse poi all’indirizzo della Potter – tu non avresti nulla da
offrire…
-Taci, sei solo un
ciarlatano! – sbottò la piccola Hestia, alterata
-Perché litigano
sempre? – domandò Lachlan a Gardis con cui, ormai, aveva una certa confidenza
-Va’ a saperlo… è
da quando erano piccoli che stanno sempre a punzecchiarsi
-Chissà perché ma
mi ricorda qualcuno – ghignò il maggiore dei due fratelli Ravenclaw
-Smettila Kitt, io
e Leonard non ci punzecchiamo, è lui che mi provoca in continuazione!
-Penso che lui lo
ritenga il suo sport quotidiano – intervenne lo Slytherin presente, Rudiger
-Beh, dovrà
accontentarsi del quidditch
-Oh, ma è
impossibile dire a Malfoy di non attaccar briga con qualcuno, non ne è capace –
soffiò Potter jr.
-Tu invece non sai
mai quando sarebbe il momento migliore per tacere – si premurò di precisare una
voce
Dalla finestra aperta arrivò
la figura nera del primogenito Malfoy, accompagnato da una bella ragazza dai
capelli scuri e gli occhi celesti
-Sono sempre
invitato, vero sorellina?
Gardis si pentì di avergli
proposto di venire, ma era inutile piangere sul latte versato
-Sì, ma solo se la
smetti di irritare i miei amici
-Sarò
irrimediabilmente tentato… - ammise il biondo
-Beh, resisti alla
tentazione – rispose lei con noncuranza
-Dove siete stati?
– indagò Karen – e perché siete insieme?
-Lui mi ha
invitato l’altra sera – spiegò Ciel
-E poi abbiamo
fatto un giro sulla scopa
-Sì, vorrei
proprio sapere QUALE… - fu l’innocente commento di Rudiger rivolto alla cugina
maggiore
-Perché? Quale
scopa intendono? – Karen lo domandò in assoluta tranquillità, ma come si voltò
verso la sorella per ottenere risposta, questa arrossì, allora spostò gli occhi
in una muta domanda verso Greengrass che le mise una mano in testa e le
scompigliò i capelli
-Te lo spiego
quando diventerai più grande – rispose Rudiger, imbarazzato di dover dire
qualcosa di così sconcio ad un essere candido e puro come la sua cuginetta
preferita.
-Bando alle ciance
– a Gardis non andava che qualche malefica serpe smaliziata andasse a rovinare
l’innocenza di Karen – già che avete tanta aria da buttar fuori, cominciate voi
a raccontare…
-Io veramente non
sono molto brava – si scusò la piccola Longbottom spostando la mannaia
insanguinata e rischiando di tagliare la testa a Jack
Rudiger di certo non aveva di
questi problemi, si poteva dire che fosse un attore nato e qualsiasi scusa
avesse per trovarsi di fronte ad un pubblico, andava bene per incominciare una
rappresentazione; poco importava che fosse da raccontare una storia, l’avrebbe infarcita
di rumori di sottofondo e avrebbe mimato le scene clou.
Si sistemò la giacca, allentò
la cravatta al collo e poi si posizionò al centro del piccolo auditorio.
C’era una volta in Russia un palazzo antico e
bellissimo dove da secoli zar e principi avevano ammassato i loro tesori e i
loro bottini e anche dove venivano conservati i segreti più macabri e
impronunciabili di quelle persone che non potevano far sapere a nessuno delle
loro azioni. Così, se ai piani alti erano ammassati vasi magnifici, quadri
splendidi, gioielli e orologi antichi di pregevole fattura e piccoli capolavori
della meccanica orafa, al piano sottoterra, nelle segrete, giacevano i corpi di
tante persone a marcire tra le umide pareti delle celle, divorati dai ratti e
sventrati dai corvi.
Un’occhiata alla platea gli
disse che Hestia, prima della fine della serata, non avrebbe avuto più unghie
da rosicchiarsi e suo fratello accanto a lei, se non l’avesse smessa di
tormentare il filo del vestito, sarebbe tornato al dormitorio in mutande.
Sarebbe stato meglio se al
posto di essere un maschio fosse stato una bella ragazza desiderosa di essere
protetta da spiriti maligni e mummie risorte.
Un autentico peccato che il
pubblico femminile fosse così scarso… di certo non poteva provarci con le sue
cuginette e Gardis non era tipo da spaventarsi per una descrizione
raccapricciante, soprattutto visto che il libro che gli aveva prestato due
settimane prima, Morte in biblioteca
prevedeva scene decisamente più crude.
Si schiarì la gola notando il
sorrisetto divertito del suo Caposcuola che, nel frattempo, stava abbracciando
la bella Prefetto dei corvi. La solita fortuna. Fosse stato in una spiaggia di
gay, Leonard sarebbe riuscito a trovarsi una ragazza da compiacere. O meglio,
con cui compiacersi.
Sbuffò.
Un giorno il principe reale portò al palazzo il
bottino della sua ultima razzia: nella sala dei monili vennero depositati
gioielli antichi di fattura orientale, pregiati lapislazzuli incastonati in
lamine d’oro e d’argento, tessuti finissimi, damaschi dai ricami perfetti.
Assieme a tutto questo portò con sé anche un dipinto.
Il quadro raffigurava quattro generali con turbanti e
piume, i pantaloni larghi e le sciabole appese al vestito.
Due di quelli erano stati uccisi dal suo esercito, uno
aveva tradito i suoi e l’ultimo era stato infilzato dalla sua spada mentre gli
giurava eterna vendetta.
Nonostante rappresentasse quattro uomini, il principe
adorava quel quadro, considerandolo un autentico capolavoro e insistette per
appenderlo nella vasta collezione assieme alle opere di artisti famosi come
Leonardo e Raffaello.
Ciò che non sapeva, però, era che il quadro era
maledetto.
La sorella dei quattro principi, infatti, Sherazade,
dopo aver saputo della tragica fine dei suoi fratelli, aveva lanciato sull’invasore
straniero un incantesimo potentissimo che lo perseguitasse per il resto dei
suoi giorni.
Da quel giorno, tutte le notti, il custode cominciò ad
udire strani passi e urla lamentose provenire dal corridoio della galleria
principale: ogni volta andava a controllare timoroso con la sua lanterna, ma
trovava sempre il luogo deserto tranne che per una finestra aperta.
Si lamentò spesso di questo col principe, sostenendo
che c’era bisogno di altre guardie perché il palazzo era grande e il tesoro
faceva gola a molti, ma il principe non acconsentì.
La mattina seguente i guardiani che andavano ad aprire
il cancello trovarono il corpo del guardiano notturno seduto sulla sua solita
seggiola a dondolo, inizialmente cedettero che si fosse addormentato, ma quando
si avvicinarono videro sotto il legno antico una pozza di sangue e quando gli
toccarono la faccia, fredda come marmo, la testa cadde sul pavimento, rotolando
qualche metro e offrendo un macabro e raccapricciante spettacolo di come l’uomo
era stato decapitato.
Sul muro, dietro di lui, la scritta col sangue: VERRA’
ANCHE IL TUO TURNO.
Un’altra occhiata. Da come
aggrottava le sopracciglia la piccola Malfoy doveva trovare la sua avventura
piuttosto interessante. Karen invece era letteralmente abbarbicata alla gamba
della sorella che, a sua volta, stava abbarbicata al torace di Leonard, non
senza che questo si lasciasse sfuggire l’occasione.
Hestia Potter, dall’altra
parte, stava tenendo stretta la mano del fratello e quella del cugino che le
aveva intimato più di una volta di tacere quando Rudiger arrivava ad un momento
cruciale e lei si metteva a singhiozzare di paura.
Kitt, dal canto suo, pareva
semplicemente godersi quella storia e suo fratello, seppur piuttosto nervoso,
aveva lasciato la sua postazione accanto alla bara per sedersi sul tappeto ai
piedi del giovane Black.
Piuttosto preoccupato dell’accaduto, il principe mise
due guardie al palazzo che facessero la ronda notturna. Era probabile che il
primo custode fosse stato ucciso da qualche brigante con cui aveva dei conti in
sospeso.
Seppur riluttanti, le due guardie acconsentirono
all’incarico, ma la mattina dopo, quando si andò a controllare, di loro non
rimanevano che pezzetti grossi come quelli dello spezzatino. Erano state
brutalmente massacrate e tagliate a cubetti e il loro sangue era sparpagliato
per tutto il corridoio principale, mentre i vari pezzi erano stati raccolti in
una preziosa insalatiera d’oro e pietre preziose.
A quel punto la gente del paese vicino cominciò a
mormorare qualcosa circa la terribile maledizione che gravava sul palazzo e si
cominciò ad avere paura di avvicinarci al luogo.
Nonostante lo stipendio promesso fosse molto alto per
gli standard, nessuno voleva più andare a fare la ronda notturna e gli abitanti
cominciarono pian piano ad andarsene e abbandonare la terra maledetta.
L’unico che resisteva era il principe che, testardo,
sosteneva che fosse tutta una messinscena e di non credere a spiriti
soprannaturali che tornavano la notte per uccidere i suoi soldati.
Ma nonostante questo, nessuno voleva più avere a che
fare con lui: sua madre e sua sorella si erano trasferite in un altro palazzo
molto lontano e quel poco di servitù che non avevano portato con sé era fuggita
prima che la carrozza reale lasciasse l’abitazione.
Alla fine il principe si era ritrovato solo nel grande
palazzo dei tesori, rinchiuso in quel mondo di freddo oro.
E quella sera non c’era nessuno con lui, se avesse
voluto, avrebbe dovuto fare da solo la guardia al palazzo.
Quando arrivò la notte, armato di tutto punto, il
giovane decise di cominciare il suo giro nei corridoi.
Tutto pareva quieto e tranquillo, esattamente come
doveva essere il palazzo di notte.
Poi arrivò nella galleria principale e, guardandosi
attorno, vide tutti i dipinti bellissimi che aveva collezionato negli anni.
Nostalgicamente si mise a rimirarli uno ad uno: grandi capolavori creati con
maestria, spesso rubati ai loro legittimi proprietari e ai loro creatori.
Madonne con bambini, nature morte e paesaggi bucolici,
figure mitologiche, scene di battaglie.
Ritratti.
Un ritratto tra tutti lo colpì mentre li scorreva con
attenzione: era quello dei quattro sultani che aveva ucciso assieme al suo
esercito nell’ultima campagna militare.
C’era anche una sorella, la ricordava. Era stata lei a
fare la fine peggiore di tutti e si poteva ben immaginare cosa fosse stato
fatto del suo povero corpicino illibato. Bastava dire che lui era stato il
primo e non sapeva chi fosse statol’ultimo.
Aveva sentito dire all’accampamento che poi lei si era
tolta la vita come una vera regina lanciandosi da una rupe, i soldati avevano
trovato tracce di sangue sul precipizio.
Una delle quattro facce, però, gli incuteva davvero
terrore, stava ghignando. E nonostante, con ogni probabilità, si trattasse di
una smorfia naturale della faccia di quell’uomo, riusciva a farlo sentire a
disagio, lui! Un principe!
Ad ogni modo se ne discostò e guardò attorno, il nulla
intorno a lui, non c’era nessuno di cui avere paura, quindi inutile
preoccuparsi
-Hai paura? – gli domandò una voce proveniente dal buio
della galleria
Il principe strizzò gli occhi cercando di mettere a
fuoco l’immagine di colui che aveva parlato e quando finalmente una delle
fiaccole illuminò il viso, si accorse che si trattava di uno dei quattro
principi che aveva appena terminato di vedere ritratti.
Impossibile, erano morti tutti!
LA
MALEDIZIONE!
All’improvviso il ricordo delle parole della sorella
Sherazade, pronunciate in una lingua sconosciuta, gli tornarono alla mente!
Quella donna era una strega che lo aveva dannato per aver distrutto il suo
paese!
Si allontanò un poco e notò che il sorriso del
principe del ritratto ora era di scherno nei suoi confronti e pareva che gli
occhi cupi lo seguissero nei suoi spostamenti.
Nel frattempo il fantasma si stava avvicinando sempre
di più, la figura impalpabile, vestito di tutto punto con le sue stoffe regali,
il turbante piumato, la sciabola legata al fianco.
-Ti senti come un topo preso nella trappola? – chiese
ancora il baffuto fantasma procedendo verso di lui, la cui ritirata era
bloccata dalla parete di fondo
L’uomo estrasse la spada e la tese di fronte a sé
-Cosa pensi che ne farò di te? – gli domandò? – ti
squarterò e getterò i pezzi in un vaso o ti taglierò la testa?
Il principe russo deglutì e si gettò ai suoi piedi
implorando la sua pietà, ma quel fantasma era stato richiamato per vendetta e
difficilmente avrebbe potuto essere impietosito dalle lagne di un ragazzo
viziato.
-Un vero principe non dovrebbe mai implorare la pietà
per se stesso – gli rispose duro lo spetto – solo per il suo popolo. Voi invece
non avete conosciuto neppure quella. Avete straziato la mia gente, distrutto le
mie città, bruciato i miei campi e violentato mia sorella… - quale morte
crudele sarà sufficiente per ripagare il sangue che avete versato? Un sangue
d’innocente!
Intimorito il ricco erede si appiattì contro la parete
e vide calare la lama su di sé, credendo che gli avrebbe affettato il cranio in
un unico colpo: la ricordava, sapeva essere molto affilata e quell’uomo la
maneggiava con estrema destrezza.
Ma non percepì il dolore terribile, neppure di
passaggio
-Hai paura di morire, principe? – chiese – perché?
Perché hai la coscienza sporca? Perché hai paura di essere punito per i tuoi
meschini peccati? Oppure perché non vuoi lasciare la tua vita di agi e
ricchezza?
Il giovane fece per rispondergli, ma avvertì il freddo
della lama che gli trapassò l’intestino e un fiotto di sangue gli uscì dalle
labbra.
-E’ l’unica morte che posso concederti che rasenta
quello che davvero meriti. Morirai dissanguato e il taglio degli intestini è
senz’altro la pratica più dolorosa che si conosca. Nessuno può sopravvivere.
Poi il principe straniero pulì la lama nel mantello
dell’altro e rinfoderò la sciabola.
-Ci pensi che la maggior parte dei tuoi pranzi sono
fatti in questo modo? Si prende un maiale, lo si sgozza e poi gli vengono
estratti gli intestini per farne prelibati insaccati e cene regali per il
nostro principe morente.
L’altro non disse niente, straziato dal dolore che
stava provando.
Un principe meritava una morte dignitosa, dipartita
che, tuttavia, non aveva riservato ai suoi avversari e per questo era stato
punito.
-Se credi nella reincarnazione – aggiunse ancora
l’altra principe sogghignando – nella prossima vita rinascerai uomo perché
nascere uomo è la peggior reincarnazione visto che si è costretti a rinascere
in un essere stupido e malvagio.
Detto questo dalla tunica estrasse un pennello e lo
intinse nella piccola pozzanghera di sangue che si era formata ai piedi
dell’altro, poi si accinse a scrivere sulla parete bianca della galleria,
quella che doveva ancora essere riempita.
ANCHE IL SANGUE è STATO RIPAGATO
Dopodiché uscì dal palazzo.
Quando il principe straniero uscì fuori gettò nel lago
il pennello e si tolse i baffi finti. Poi slacciò la blusa e le fasce di seta
che fermavano il seno e, levandosi il pesante turbante, una cascata di riccioli
ramati ricadde sulla schiena esile.
Aveva ripagato tutto il sangue che aveva versato: dei
suoi fratelli, del tradimento di uno di loro, della sua gente e il proprio.
Aveva recuperato il suo sari, ora non doveva fare
altro che tornare nel suo paese e governare con giustizia la sua gente. La Russia, per un po’, sarebbe
stata sconvolta dalle lotte di successione dei diciassette figli illegittimi
del principe.
Il suo pubblico atterrito gli
tributò un applauso per la storia appena inventata nonostante la maggior parte
delle ragazze avesse le mani che tremavano leggermente.
Jeffrey Weasley era
senz’altro quello che aveva apprezzato di più l’esotica avventura del principe
russo e stava battendo con foga le mani fasciate dalle bende.
Gardis sorrise e applaudì a
sua volta.
-Sono io il
prossimo? – chiese suo fratello
Ma dopo avergli lanciato
un’occhiata e aver visto come sia Karen che Ciel riposassero tranquille appese
alle sue braccia, decise che non era il caso di affollare i loro già tormentati
incubi con le storie truculente di Leonard.
Già il semplice fatto che
fosse un vampiro gli permetteva di avere una dimestichezza con sangue e morti
particolare, oltre che un distacco tutto suo. Quando era piccolo aveva
sviluppato una cultura dell’orrore molto vasta e, di certo, le terribili storie
che Evangeline gli raccontava, e che poi lui narrava a lei per farle paura,
l’avevano reso un autentico esperto nel settore. Se ci si fosse messo sarebbe
riuscito a far più paura di Poe o Steven King e Karen le aveva più volte
riferito che Hestia aveva già il sonno agitato di suo.
Rischiava di finire in un
macello, ma certo era da considerare che i racconti sarebbero stati adatti alla
festività…
Allora… c’era una volta, non molto tempo fa, un
castello in rovina tra le cui mura abitava un vampiro.
Eccolo! Sapeva perfettamente
dove voleva andare a parare, quel pallone gonfiato!
Non solo era senza modestia,
ma adesso si metteva pure a romanzare e infiorettare la sua storia! Razza di
burlone senza speranza… e tutti avrebbero anche creduto che fosse una favoletta
paurosa…
Il vampiro abitava si era appena trasferito lì dopo
un’esistenza di viaggi in giro per il mondo. In passato la sua famiglia era
stata famosa per la crudeltà con cui, da signori feudali, governavano quelle
terre aspre e selvagge e per la strana mortalità che affliggeva le povere
giovani del luogo, tutte sofferenti di una grave forma di anemia che le
portava, appena sbocciate nella giovinezza, ad una prematura morte.
-Perché i vampiri
mordono solo donne? – chiese scettico Jack puntandosi un dito al mento –
darebbero meno nell’occhio se facessero lo stesso anche con gli uomini…
-Il sangue degli
uomini fa schifo per un vampiro maschio – borbottò Leonard, seccato che
qualcuno avesse interrotto la sua avvincente narrazione
-Se lo dici tu… -
Potty junior non pareva troppo convinto, ma che provasse pure ad assaggiare un
po’ di sangue maschile, se fosse stato un vampiro, e gli si sarebbero contorte
le budella fino allo spasimo!
-
Dunque… il castello era rimasto fatiscente e semi
abbandonato per molto tempo e adesso non era più che un rudere, ma il nuovo
proprietario aveva deciso che le cose dovevano cambiare. Raffinato esteta e
grande collezionista, dotato di buon gusto e fiuto per gli affari, il vampiro
aveva deciso che era venuto il momento di trattare i propri “affari di sangue”
in una maniera decisamente meno vistosa, anche perché ormai cominciavano
davvero a scarseggiare le belle donne vergini come esigeva la tradizione…
Vide il rossore diffondersi
sulle guance della giovane Potter, di Ciel e della sorellina di lei, Karen.
Gardis invece sembrava pronta per tuffarsi in una baruffa tra gatti e stava
alzando il pelo, lo dimostravano quei riccioletti che si erano creati al
termine delle sue ciocche bionde.
Che si fosse accorta della
sua splendida idea?
Una cosa aveva però imparato questo vampiro nei suoi
viaggi per il mondo, prima di trasferirsi definitivamente nel suo castello, ed
era che non era lui a doversi recare dalle sue prede, ma dovevano essere loro
ad andare a lui come mosche nella ragnatela. E anche se avessero mai scoperto
chi fosse per davvero, di sicuro, con quello che aveva in mente, non avrebbero
potuto fare a meno di tornare ancora e ancora.
-Questo vampiro mi
sembra un dandy senza personalità e ha molta stima di sé – sbottò Jeff che,
comunque, era curioso di conoscere il prosieguo della storia
-Chissà che non
possa insegnarti qualcosa, Weasel.
Ad ogni modo, sfruttando il suo vasto giro di
conoscenze, trasformò in breve la sua millenaria dimora in una piccola corte
sfarzosa. Lentamente cominciò a farsi vedere per le strade della città senza
far sì che le persone lo riconoscessero. Presentandosi come un gentiluomo nobile,
sfruttava il fascino che contraddistingue chiunque della specie dei vampiri per
fare colpo sulle giovani dame del luogo, attratte da quell’esemplare maschile
particolarmente avvenente, comparso per caso in una zona dove l’unico
rappresentante del sesso forte era il rozzo contadino o il viscido mercante.
-Che ci vuoi fare,
il mondo è pieno di stupidi… - questa era Gardis, più la storia andava avanti e
più non le piaceva. Leonard sapeva perfettamente cosa ne pensava del suo
comportamento e anche dei suoi mezzi e, nonostante non potesse biasimarlo del
tutto, aveva parecchio da ridire in proposito.
-Ma come,
sorellina, non vorresti conoscere anche tu un vampiro o avere una storia con
lui? – le domandò ghignando
-Sai com’è, mi
bastano quelli che già conosco… anzi, potendo sfoltirei anche un po’ il numero…
-Conosci un
vampiro? – chieste Hestia ridestando dall’estasi mistica che la stava prendendo
all’ascoltare quelle favole horror
-Più d’uno
-Che fortuna…
-Non troppo, sono
degli insopportabili boriosi pieni di sé che credono di essere superiori a
tutti
-Ohhhh
-Sorellina, ti
spiace? Io stavo raccontando la mia storia… - s’intromise Leonard tossicchiando
significativamente, poco lusingato dalle parole della piccola Malfoy
-Prego, chi te lo
impedisce…
Stavamo dicendo. La notizia che un giovane rampollo
nobile si fosse stabilito nella zona fece ben presto il giro del circondario e
le affettate madri delle giovani cominciarono ad escogitare qualche metodo per
riuscire ad accalappiarlo per le loro figlie, iniziarono così a farsi invitare
al suo castello con prole al seguito e, ben presto, cominciarono addirittura a
mandare le loro figlie da sole. L’idea era quella di presentarle belle e
fiorenti in modo che il ragazzo non potesse resistere al loro fascino e
decidesse di indulgere nella tentazione, dando quindi la scusa alle famiglie di
intrappolarlo in un matrimonio piuttosto frettoloso per “riparare” al danno
subito.
-Che danno? –
indagò Karen
-Quello di aver
rubato la loro preziosa verginità, a quel tempo era molto importante che una
sposa lo fosse e se questa era stata strappata in giovinezza il responsabile in
questione doveva pagare somme enormi di indennizzo o, nel peggiore dei casi,
sposare la ragazza…
-Peggiore dei
casi, puah! Ma se era stato proprio lui a causare il danno, mi sembra giusto
che paghi il fio!
-Discuteremo di
questo più approfonditamente in privato, sorellina.
Comunque, tra quelle campagne vivevano anche molte
persone di umili origini e, per la precisione, il locandiere. Rimasto
prematuramente vedovo della moglie, si era ritrovato con sette figli maschi e
un’unica bambina, l’ottava.
A dispetto di quello che si credeva, avere molti figli
maschi era un’ottima cosa, ma bisogna capire che in una locanda sarebbe stato più
produttivo avere con sé molte figlie femmine che attirassero i clienti
-Potevano
attirarli con la buona cucina, non svendendo un’innocente – borbottò sua
sorella, moralista come sempre
La bambina –
continuò imperterrito il maggiore – era
la più piccola dei fratelli e con tante bocche da sfamare, spesso il cibo
mancava così il locandiere aveva preso con sé le mogli dei maggiori e le aveva
messe a servire ai tavoli mentre la più piccola si occupava soltanto di portare
il vino in tavola. Poi, un giorno, un’idea lo colse: la piccola sarebbe stata
una buona governante. Le governanti non dovevano essere belle o avvenenti,
bastava che si limitassero a tenere le case pulite e facessero i mestieri. E
chi poteva mai assumere una governante nelle vicinanze? Certo il giovane nobile
zeppo di soldi che viveva nel castello sulla montagna. Si diceva che abitasse
tutto solo e che ricevesse delle ospiti importanti senza l’adeguata presenza di
una donna al castello.
Così, quella domenica, dopo la messa, si recò col
carro fino all’ingresso del maniero e presentò la propria piccola al nobile
rampollo, spiegandogli tutte le ragioni per cui avrebbe dovuto assumerla e i
vantaggi che avrebbero potuto derivarne.
Il vampiro studiò brevemente la figuretta gracile
della ragazza e propose un patto: avrebbe comprato sua figlia, ma a quel punto
lei non gli sarebbe più appartenuta. Restio a dare via l’unica femmina che
avesse e anche colei per cui la sua buona moglie aveva dato la vita, il
locandiere si trovava in una situazione difficile, ma il ricordo dei suoi altri
figli, delle loro mogli e dei bambini appena nati era sufficiente a rendergli
le idee più chiare. Almeno la piccola sarebbe stata bene, a differenza di loro.
Ricacciando le lacrime per la partenza del padre, la
piccola cominciò ad assumere servizio presso la bella casa del suo nuovo
signore. Prevalentemente si trattava di tenere pulite le stanze degli ospiti,
preparare i pasti e servire il tè alle signore che venivano in visita e, alcune
volte, accompagnarle fino a casa col calesse e quello strano figuro che lo
guidava e che serviva fedelmente il vampiro.
E se anche all’inizio non era il massimo della
raffinatezza, il suo signore le aveva insegnato come migliorarsi, troppo
perfezionista e aristocratico per tollerare qualcosa di grossolano.
Alla fine era un lavoro divertente, c’erano un sacco
di cose da fare e poteva conoscere molto stando ad ascoltare dietro le porte le
conversazioni delle giovani donne che spettegolavano o discutevano dell’ultima
moda, del cappellino di questa e quella e del regalo che Tizio aveva fatto a
Genoveffa per…
La cosa che, però, la stupiva senz’altro di più erano
le ragazze… entravano carine e deliziose, colorite e allegre e ne uscivano
spossate ed esauste, pallide come cenci e con quell’espressione ebete sul viso.
E il suo signore, dopo essere venuto a conoscenza dei
suoi dubbi amletici, l’aveva pregata di rassettarle meglio che poteva prima di
rispedirle a casa in modo che non sembrassero appena tornate da una cavalcata.
Ma perché tutto questo? Come mai? Cosa faceva loro il
suo signore?
Ficcanasare non era la sua specialità, ma la curiosità
l’aveva sempre presa più che i suoi fratelli e aveva un sacco di dubbi e
domande.
Il suo signore pareva, invece, non preoccuparsi troppo
della cosa, le sorrideva, alzava le spalle e andava a fumare quelle sigarette
che teneva sulla scrivania con tanta cura.
Crescendo, però, cominciò a mettere seriamente insieme
le idee. La gente pareva più serena del solito perché, nonostante le ragazze
soffrissero di quella strana anemia delle loro antenate, non morivano come
mosche, anzi, erano in salute e serene dopo qualche giorno dalla crisi.
Un giorno una delle tante ospiti arrivò al castello
senza preavviso con una carrozza senza insegne e lei fu costretta a lasciare
perdere i suoi lavori per dedicarsi anche a lei che, senza neppure aspettare di
essere annunciata, si era lanciata a rotta di collo verso lo studio del
padrone.
Passa un’ora e l’orologio del soggiorno battè l’ora
del tè quindi la piccola sguattera decise che era giunto il momento per
occuparsi di questi ospiti insistenti e tornare alle sue pulizie. Sistemò le
stoviglie e i pasticcini sul vassoio e si diresse lungo il corridoio deserto,
eppure più il si avvicinava e più sentiva qualcosa che non andava, lo percepiva
nell’aria e il buonsenso le diceva di stare alla larga.
Fece qualche altro passo e l’atmosfera pareva farsi
sempre più pesante, fuori il tempo era peggiorato di colpo e grossi nuvolosi
neri si erano addensati sul castello mentre in lontananza i lupi ululavano e
grossi uccelli neri si erano alzati in volo dal folto del bosco lì sotto.
Cercando di non fare troppo caso alle figure marmoree
di gargoyle e streghe che adornavano la facciata e l’interno, proseguì il suo
percorso.
Non le era mai sembrato che la strada che conduceva
dai suoi appartamenti a quelli del signore fosse così lunga e tantomeno aveva
sentito quelle fitte di terrore, come se al posto che in una stanza si stesse
dirigendo al patibolo.
Ancora un passo, ancora uno e poi si ritrovò di fronte
alla porta chiusa del grande salone del padrone.
Fece per bussare e portare il tè quando udì qualche
strano suono concitato provenire dall’interno, suoni che non riusciva a
distinguere nitidamente. Rimase qualche istante con l’orecchio teso contro il
legno spesso chiedendosi cosa stesse accadendo dentro.
Poi, all’improvviso, un urlo terribile squarciò l’aria
echeggiando tra le antiche pareti del maniero.
Senza pensarci due volte e facendo dissolvere la paura
di poco prima, col cuore a mille spalancò l’uscio e si fermò sulla soglia allo
spettacolo che aveva davanti.
Il vassoio sfuggì dalle mani e atterrò sul pavimento
di legno mandando in frantumi il servizio.
Era… era qualcosa di indescrivibile… era qualcosa di
mai visto.
Era qualcosa di TERRIBILE.
Era qualcosa che nessun umano dovrebbe vedere e forse
neppure nessun essere magico.
***
Spazio autrice:
ed eccoci al nostro sesto capitolo della storia.
So che le storie del terrore
non sono proprio il mio forte e dubito anche che quelle che ho citato possano
far paura a qualcuno più grande che un bambino… prendetelo come un racconto
simbolico…
Dato che sono piuttosto di
fretta, non posso soffermarvi a salutare uno per uno e ringraziarvi per le
tantissime e bellissime recensioni che mi avete lasciato, siamo solo al quinto
capitolo e ho già raggiunto quota 50! Non posso crederci, sono davvero
lusingata di avere tanti lettori, spero che la mia storia non vi deluda… me lo
auguro davvero.
Poi, per quanto riguarda
Blaise: molti mi hanno chiesto quando comparirà, beh, lui arriverà assieme al
Mahora e alle altre scuole, quindi ci vorrà ancora un po’, non è proprio un
avvenimento prossimo, come ho detto questa storia rischia di finire un po’ più
per le lunghe delle altre perché i personaggi che devo trattare sono tanti e
nuovi e quindi mi servono un po’ di capitoli per parlare di loro…
Spero davvero che il chappy
vi sia gradito, intanto vi ringrazio davvero tantissimo, siete un pubblico
meraviglioso,
Leonard si guardò soddisfatto
attorno mentre la sua platea stava col fiato sospeso in attesa di scoprire cosa
aveva sconvolto tanto la piccola protagonista della sua storiella mezza
inventata.
L’unica che, al momento, non
era soggiogata dal fascino della sua prosa era sua sorella che tra uno sguardo
seccato e un’occhiata alle sue unghie lo stava seriamente maledicendo nel modo
più efficace possibile.
La vide che gli sillabava tre
parole: stupido, idiota e razza di
cretino.
Beh, che poteva farci se era
un narratore nato?
Vide Karen deglutire a fatica
abbracciata alla sorella maggiore, cosa avesse da spaventarsi tanto visto che
non erano ancora arrivate le scene di sangue? Non gli pareva di aver fatto una
storia così truculenta, di certo lo era stata di più quella di Rudiger…
D’accorso, era arrivato
seriamente il momento di entrare nel vivo della narrazione
Quello che vide la pietrificò all’istante mentre la
figura del suo padrone, mezzo svestito come la sua ospite, stava mordendo il
collo di lei, cosparso di sangue rosso e vivo.
Il suo signore si fermò un attimo vedendola entrare,
la bocca ancora sporca dal rosso del sangue, la sua ospite tra le braccia,
pallida come un cencio il cui petto si sollevava appena
-Voi l’avete… l’avete uccisa?
Chiese impaurita facendosi due volte il segno di croce
e baciando il piccolo rosario che aveva al collo.
Con la nonchalance che distingue i grandi, come gli
stolti, il suo padrone la guardò sorridendole, mettendo in mostra i denti
acuminati su cui lei non aveva fatto troppo caso durante la sua lunga
permanenza al castello. Lui si leccò il sangue che gli era rimasto sul contorno
della bocca e poi si riabbottonò la camicia piena di trine, lasciando senza
cura il corpo dell’altra donna sul sofà rosso.
Il ragazza non aveva il coraggio di avvicinarsi a
controllare le sue condizioni, ma riusciva a riconoscere due forellini rossi
sul lato del collo.
-Non morirà.
Disse il vampiro risistemandosi, poi le fece un cenno
di accomodarsi alla sedia della sua scrivania.
-Guarda con attenzione aggiunse mentre lei si muoveva
timorosa.
E la ragazza vide che i segni del morso, lentamente,
si stavano rimarginando rapidamente finchè non
scomparvero del tutto dal collo di lei. Spostò preoccupata gli occhi sul suo
signore.
-Siedi.
-Avete intenzione di uccidermi, adesso che so? Indagò
preoccupata
-No. Dopotutto ho ancora bisogno di te…
-Che cosa le avete fatto? Domandò preoccupata
continuando a sbirciare di nascosto l’ospite svenuta.
-Non biasimare un essere perché deve nutrirsi, non sono
uscito dalle fiamme dell’inferno.
-Ma come si poteva credere a qualcosa del genere quando
prima l’aveva visto mordere la ragazza e poi trattare tanto liberamente col
sangue? Quando aveva visto la ferita rimarginarsi a tempo di record?
-Sono due i morsi che un vampiro può dare. Spiegò
paziente l’uomo. Uno è un morso piuttosto innocente, ci serve solo per
sopravvivere e bere il sangue che ci nutre. L’altro… l’altro è più pericoloso e
deve essere utilizzato esclusivamente nel caso in cui si voglia seriamente
uccidere o trasformare qualcuno in un altro vampiro.
-Ma allora perché tutte quelle ragazze in passato
morivano?
-I miei antenati desideravano a tutti i costi una
compagna per la vita, i vampiri sono molto longevi, ma a quanto pare nessuna di
quelle fanciulle era sufficientemente robusta per sopravvivere ad un morso del
genere. È molto pericoloso.
-E voi invece non volete una compagna per la vita?
-No. La schiettezza della risposta la colpì. Voglio
solo vivere tranquillo.
-
Gardis, dall’altra parte della
sala, mandò gli occhi al cielo e strinse i pugni fino a conficcarsi le unghie
rosse nelle mani.
Maledetto fratello, mai a
stare zitto, eh?
-E perché sta così male? volle sapere testardamente la
giovane.
-Beh perché io e la signorina ci siamo dilettati in una
attività… spossante.
Lei lo guardò senza capire.
-Il sangue di una donna diventa più buono quando questa
è felice dichiarò lui. Capiscimi…
Ma pareva che lei non avesse la minima idea di ciò che
lui stava dicendo.
Tra i presenti, qualcuno
continuava a non aver capito il perché la donna fosse così spossata e mentre
qualcuna si affrettava ad arrossire, avendo colto alla perfezione il doppio
senso, qualcun altro, leggi Karen, se ne stava tra le nuvole sperando in
qualche spiegazione extra.
Sospirò, ecco, erano quelle
come lei e sua sorella che alzavano drasticamente la media dell’età della loro
“prima volta”. Quella si sua sorella, poi, sarebbe stata meglio se non
arrivasse mai.
Sospirò e continuò a
raccontare.
-Se scapperò mi ucciderete? – domandò la governante
sistemandosi i capelli e sentendosi sciatta nei confronti della bella e ricca
signora profondamente addormentata sul divanetto
-No – lei annuì
-E se invece dovessi raccontarlo a qualcuno?
-Beh, in quel caso sì, diventerai una delle mie cene –
l’altra annuì ancora
-Va bene, rimarrò al castello – e senza una parola in
più, lasciando il vampiro alquanto sorpreso, raccattò il vassoio d’argento e lo
riempì dei cocci del servizio che aveva lasciato precipitare sul pavimento.
Lei rimase al castello e continuò con quello che aveva
sempre fatto senza preoccuparsi eccessivamente di ciò che avveniva nella grande
camera del signore.
Non fuggì e non raccontò a nessuno la cosa e questo
sorprese molto il vampiro che si sarebbe aspettato di farsi uno spuntino
piuttosto sostanzioso nei giorni seguenti e invece era stato lasciato “a bocca
asciutta”.
Sembrava quasi che quella ragazzina campagnola si
trovasse bene lì, che volesse davvero restarvi.
Passò del tempo, molto tempo, e perfino il nobile
essere demoniaco del castello, dopo tanto tempo abituato a stare solo, cominciò
ad apprezzare la presenza di qualcuno che sbrigasse le faccende e
chiacchierasse ogni tanto, era affezionato alla voce della ragazza che ormai
era una donna e che al villaggio chiamavano zitella, ogni mattina, mentre
rassettava le stanze, canticchiava qualche motivetto popolare, un po’ stonata,
certo, ma… familiare e tranquillo.
E fu da quel momento che lui pregò che lei non volesse
mai andare a raccontare quanto visto quel pomeriggio perché ne avrebbe sentito
la mancanza. Un vampiro! Un essere il cui cuore non batte!
Poi accadde che una notte, una notte di tempesta,
quando lui tornò alla sua stanza la trovò occupata da qualcuno.
L’oscurità che era il suo elemento gli fece
distinguere la sagoma piccolina della sua governante seduta sul materasso di
piume che non aveva mai conosciuto occupanti (i vampiri non dormono), vestita
con l’abito più bello del suo guardaroba, anche se piuttosto slavato.
Vedendolo la donna lo guardò per un istante e sollevò
la folta massa di capelli lunghi che al momento le copriva le spalle, mise in
mostra il collo bianco.
-Stai cercando di ammazzarti? – le domandò divertito il
suo padrone chiedendosi cosa avesse in mente
-Più o meno. – rispose quella, rigida – ho riflettuto
molto sulle vostre parole e ho preso la mia decisione: forse voi non avrete
bisogno di una compagna per la vita, e mi avete spiegato che quella dei vampiri
è piuttosto lunga, ma… avete senz’altro bisogno di una governante. Non
siete neppure capace di allacciarvi le scarpe!
Da dove veniva tutto quel coraggio da quell’esserino così piccolo?
Riflettendoci, quelle erano
state le esatte parole di papà al momento della nascita di sua sorella…
Il vampiro scosse la testa, ci sono vampiri che non
vogliono uccidere, stranamente…
-Moriresti
-Sono una ragazza di campagna, sono molto più robusta
delle giovani e pallide aristocratiche che prendono l’arsenico e si debilitano
per essere più belle. Sopravvivrò.
Lui alzò le sopracciglia.
-Mi rifiuto – rispose gelido
Il ghigno terribile che si dipinse sulle labbra della
ragazza doveva assolutamente averlo imparato da lui perché, raccattando un
pugnale d’argento dal cassettone, si tagliò mentre il sangue schizzava ovunque
e macchiava anche le cortine bianche del letto.
E percependo l’odore forte del sangue, il vampiro non
riuscì a trattenersi e la morsicò sul collo, poco sotto l’orecchio.
L’aveva incastrato, una smilza ragazzetta umana era
riuscita a trovare un modo per incastrarlo, ridicolo! E senza usare il suo
segreto contro di lui! O meglio… usandolo, ma non nel modo che avrebbe creduto.
Seimesi dopo,
a diversi chilometri di distanza, si venne a sapere che l’erede dell’antico
signore della zona, assieme alla sua governante, erano venuti a reclamare l’eredità.
Parevano usciti da un libro con quella carnagione
pallida e quello sguardo un po’ altero, ma come non cadere vittima del loro
fascino?
***
Per la maggior parte degli
studenti della scuola, Halloween era terminato da meno di quattro ore, trascorso
tra baldorie e bevute di spirito alla faccia degli “stupidi” babbani che erano riusciti a dare loro un pretesto per
divertirsi.
Ciò che però non avevano
rammentato a sufficienza prima di coricarsi era che da loro, quella stessa
mattina, sarebbe stato richiesto un lavoro piuttosto particolare, motivo
principe del perché una studentessa biondissima stesse salendo su uno dei
comodini del corridoio del dormitorio di Serpeverde
-Giù dai letti,
branco di sfaticati, in piedi che è mattina!
Nonostante anche lei non
fosse molto che aveva toccato il proprio giaciglio, si era fatta un appunto di
andare personalmente a svegliare “alla maniera militare” quei lavativi delle
serpi che, con ogni probabilità, si erano dimenticati di doverle un servizio di
pulizie completo al vecchio dormitorio dei tassi.
Battendo con forza un mestolo
prelevato dalla grande cucina contro il coperchio del paiolo preferito di
monsieur Dishman, la studentessa del Grifondoro stava dando il meglio di sé nel rendere “i sogni
realtà” dei poveri e sfortunati verde-argento.
-Chi è strilla a
quest’ora? Voglio dormire – sbuffò contrariato uno dei giocatori della squadra
stropicciandosi gli occhi con l’intenzione di guardare bene in faccia il casinaro e fargli vedere le stelle, ma bastò una sola
occhiata del Prefetto rosso-oro per rimetterlo al suo posto, allineato alla
parete.
Leonard, vestito di tutto
punto, comparve dalla sua camera, a giudicare dal buonumore non doveva essersi
addormentato perché, se questo fosse accaduto, avrebbe avuto non un diavolo per
capello, ma l’inferno che gli usciva dalla bocca. Tuttavia non era disposto a
farsi tirare giù dalla branda in malo modo dalla sua sorellina che, con ogni
probabilità, pregustava quella levataccia già da una settimana.
Lei e quel maledetto Corvonero di Chris la dovevano smettere di essere così perfettini e ligi, non ci si divertiva!
-Allora ragazzi,
vi do tre minuti per ripresentarvi qui da me vestiti, lavati e presentabili e
per distribuirvi scope e secchi, tutto chiaro?
-Cosa vorresti
dire? – domandò allarmata una ragazza controllando lo smalto violetto che aveva
terminato di stendere solo il pomeriggio prima proprio in occasione della festa
-Credo proprio che
per questa volta dovrai lavorare – celiò sadica BlazeLandor dandole una gomitata – e rovinare il tuo
prezioso smalto
-Lavorare? – ripetè l’altra serpe come se non avesse mai sentito quella
parola in tutta la sua vita
-Sì Ashley,
lavorare… e a giudicare dal malumore della piccola Malfoy, direi che avrai poco
da obiettare e moooolto da fare – aggiunse LillisWeasley
-Tre minuti dal
fischio! – sbraitò la bionda capitana dei Gryffindor
facendo comparire un fischietto mentre nel corridoio, prima ancora che vi
soffiasse dentro, era scoppiato il pandemonio.
Benchè fosse stato un episodio per pochi spettatori, la
storia dello sfortunato Slytherin che era stato
umiliato da lei fino allo svenimento per le scale aveva fatto il giro del
dormitorio e non solo! Soprattutto grazie al valido contributo della parlantina
fin troppo sciolta di Rudiger che si era premurato di
informare dell’accaduto chiunque gli capitasse a tiro.
E a proposito del diavolo, il
bel Greengrassnew
generation si degnò finalmente di mostrare la sua presenza con un bel sorriso e
una camicia a quadri nuova.
Gardis controllò l’ora al
polso dove l’orologio con la luna capovolta, il simbolo che adorava, faceva
bella mostra di sé in oro bianco e giallo.
Cinque… quattro… tre… due…
uno…
Un fischio assordante
rimbombò per le pareti millenarie dei sotterranei mentre spintonandosi e
calpestandosi a vicenda, terrorizzati a morte, i giovani studenti della Casa di
Salazar riprendevano le loro postazioni, spalle alla parete, schiena diritta e
sguardo fisso; Draco una volta aveva detto che la
scuola era assoggettata alla dittatura Granger,
ebbene, non aveva ancora conosciuto la “dittatura Malfoy alla maniera di
Gardis”.
-Se hai finito
possiamo anche cominciare – sbuffò scocciato Leonard scuotendo il capo
dell’inettitudine dei suoi compagni che non erano capaci neppure a tenere testa
a sua sorella.
In verità era l’ultimo che
poteva lamentarsi, visto che a sua volta aveva discreti problemi, ma non si
sarebbe certo aspettato dalle sue temprate serpi un comportamento così umile e
remissivo! Quelli erano la vergogna della sua Casa dai tempi che l’aveva
frequentata zio Blaise!
Senza preoccuparsi troppo del
cipiglio incazzoso del fratello, Gardis agitò la bacchetta e fece comparire per
ciascun ragazzo secchio e spazzolone e per ogni ragazza spolverino e straccio
per la polvere.
E qui cominciava il divertimento.
***
Guidando la sua piccola
combriccola di Grifoni su per le scale dell’ex dormitorio sopra le serre,
Gardis si compiacque nel trovarle già occupate da un cospicuo numero di Slytherin, Hufflepuff e Ravenclaw.
E per quelli che erano
assenti… sarebbe andata a ripescarli personalmente.
-Questo è l’ordine
del giorno – urlò Kitt dall’alto della sua postazione privilegiata srotolando
una pergamena che lui e la piccola Malfoy avevano creato qualche giorno
addietro e che continuò ad allungarsi fino ai suoi piedi – divideremo gli
studenti in gruppi e ciascuno si occuperà delle mansioni assegnate e a fine
giornata riceverà una valutazione
-Chi darà la
valutazione? – volle sapere Vanessa alzando la mano
-Vorrei poterla
dare io, ma invece lo farà la McGranitt… - rispose il
Prefetto rosso-oro
Sospiri disperati si alzarono
dal gruppo di studenti, quasi avrebbero preferito che fosse lei, almeno si
sarebbero risparmiati mezz’ora di predica della vicepreside che avrebbe colto
qualsiasi scusa per incominciare uno dei suoi discorsetti.
Fortunatamente, si concesse
Gardis, era riuscita a liberare in tempo il dormitorio dei gingilli orrorifici di cui l’aveva riempito la sera prima per
l’occasione, peccato che la loro festicciola privata fosse terminata ben oltre
l’orario previsto, tra un racconto truculento e l’altro e qualche risata in
compagnia e, quindi, non era riuscita a fare il suo lavoro con cura e adesso
tutti quegli aggeggi stavano ad ostruire la circolazione in camera sua, come se
libri e cianfrusaglie non combattessero con lei una battaglia quotidiana per il
poco spazio rimasto, doveva davvero spedire a casa un po’ di roba, anche se
papà non sarebbe stato contento di vedere riempito dai suoi tomi un altro degli
scaffali della grande libreria.
Al momento però la priorità
assoluta l’aveva il dormitorio, c’era da
-Ramazzare i
pavimenti
-Togliere la
cenere dal camino
-Pulire il camino
-Pulire la canna
fumaria
-Sbattere i
cuscini e le poltrone
-Sbattere i
tappeti
-Spolverare le
librerie e gli appendiabiti
-Togliere i teli
-Lavare le scale
-Ripulire quadri e
pareti
-Sbattere i
materassi di piume e le cortine dei letti
-Aprire gli armadi
e togliere la naftalina
-Levare le
ragnatele dal soffitto
-Ripulire i mobili
-Lavare i vetri
delle finestre e gli infissi
-Far sloggiare
tutti gli uccelli che negli anni avevano fatto il nido sul cornicione
-Chiaramente
arieggiare l’ambiente
-Oliare le porte e
i cardini
-Appendere nuove
tende
-Rimuovere tutte
le decorazioni bianche e rosse della Casa che vi aveva alloggiato per anni
-Rifare tutti i
letti con biancheria pulita
-Ripulire le
lumiere dei lampadari
-Sostituire le
candele
-Controllare che
ratti e similari non avessero fatto il nido da qualche parte e, soprattutto,
non usassero le varie stanze come parco giochi
-Verificare che i
ragni non infestassero le stanze
-Portare nuove
coperte
E molto altro ancora.
La lista con ciascun
gruppetto di tre persone assegnato ad un compito specifico era appesa dietro le
spalle del Caposcuola di Corvonero che stava
indicando le varie mansioni e spiegando ai più ignoranti come si facesse questa
o quella cosa.
Era incredibile come dei
ragazzi del genere non fossero neppure in grado di compiere le più elementari
delle faccende domestiche, certo la magia era un valido aiuto rispetto alla
difficoltà che avevano i babbani, ma addirittura non
essere capace a raccogliere con la paletta la polvere accumulata sul pavimento!
In capo a dieci minuti,
comunque, il dormitorio pareva preso da una frenesia insolita che non vedeva
ormai da mezzo secolo e che l’aveva trasformato nel distorto e caotico set di
Cenerentola e Biancaneve, ci mancavano solo i topolini e tutti gli animaletti
che facevano le pulizie e poi stava davvero fresca…
***
-No, no, non devi
fare così… - Rudiger si avvicinò con fare protettivo
ad una ragazza che stava sfregando le pietre della scala che conduceva al piano
dove erano disposti i letti; le prese le mani tra le sue con un sorriso
rassicurante e le mostrò come dovesse muovere l’arnese – ecco, hai capito ora?
Lei annuì, avvinta più dal
suo sorriso sgargiante che dalle sue doti da massaia
-Sei così
intelligente, Rudy… - balbettò confusa
Tutti a scuola sapevano che
lui detestava che lo chiamassero Rudy perché
sosteneva che fosse un nomignolo da femminuccia e lui non era certo una
femminuccia, ma la ragazza, al momento, doveva esserselo dimenticato e,
probabilmente, doveva anche essersi dimenticata anche il proprio nome visto
come sorrideva ebete con lo spazzolone in mano, fissando il vuoto di fronte a lei.
-Come mai tutta
questa cultura? – celiò ghignando Leonard passando affianco al compagno e
battendogli una mano sulla spalla
-Zia Daphne l’hanno scorso mi ha fatto fare la “settimana babbana”
Era un’usanza dei maghi, come
le vacanze studio, i ragazzi venivano mandati in una famiglia di maganò dove era loro vietato usare qualsiasi potere magico
per il periodo di soggiorno in modo che imparassero cosa significava vivere
come loro, potevano solo spedire la posta con gufi e civette ma nulla di più
-E brava la zia…
Kitt si avvicinò a Gardis con
la lista in mano, lei a sua volta intenta a controllarne una seconda
altrettanto lunga ed impegnativa
-“zia Daphne” sarebbe la moglie del Ministro della Magia?
-Sì – rispose lei
annuendo
-Non sapevo che
fossero parenti
-La madre di Rudiger e DaphneLongbottom sono sorelle, erano entrambe due Greengrass infatti Karen e Rudiger
sono cugini…
-Ma scusa, allora
lui non dovrebbe portare un altro cognome? – indagò il giovane Black arrotolando in parte il papiro e guardandola curioso
La Gryffindor
lo scrutò un istante con serietà, poi sbirciò gli altri che lavoravano e,
trascinandolo per la manica del maglione, lo portò fuori del dormitorio.
Il corridoio era quasi
deserto, a parte per coloro che stavano cominciando a portare i materiali di
supporto come le lenzuola pulite e le nuove tende, i tappeti eccetera, li
studiò un attimo e poi, sempre trascinandolo, si diresse verso destra, aprì la
porta dello stanzino, lo spinse all’interno e chiuse l’uscio dietro di sé.
Poi accese la luce.
Il ripostiglio non era
proprio un posto confortevole, ma ciò che stava per dire non era cosa che
dovesse ascoltare il mondo intero. E se la diceva a Christopher era solo perché
di lui si fidava ciecamente.
-Prometti che ciò
che dirò non andrai a dirlo a mezzo mondo – lui rimase sorpreso, ma annuì e
incrociò gli indici delle mani a suggellare il patto – bene
-È una cosa così
scabrosa? – volle sapere, l’altra annuì
-Ascoltami, nella
famiglia Greengrass a quel tempo c’erano due sorelle
maggiori e un fratello più piccolo: DaphneGreengrass, Astoria Greengrass e
Gordon Greengrass – lui annuì – nelle famiglie
purosangue da generazione come la loro era usanza che le figlie femmine
venissero promesse spose ad un’altra famiglia di pari livello, se non
superiore, in cambio di una dote cospicua, più la ragazza era bella, vergine e
compiacente e più il prezzo saliva
-Sembra di stare
al mercato dei cavalli ungheresi
-È la stessa cosa.
Daphne fu promessa solo quando fu abbastanza grande
perché il mondo vedesse la sua bellezza, venne scelto prima un certo Flitt, poi Neville Longbottom
solo che sia lui che zia Daphne erano contrari a
quell’unione, anche se si piacevano. Rimasero fidanzati un paio di mesi, poi
però la famiglia di lei annullò l’accordo
-Come mai?
-Va’ a saperlo. Ad
ogni modo Daphne e Neville che, nonostante tutto,
erano innamorati, decisero di non sottostare all’imposizione e si sposarono
appena terminata la scuola mentre lei aveva appena scoperto di essere incinta
di Ciel
-Cavoli
-Appunto. Oserei
dire che ai Greengrass è andata bene così perché sono
diventati parenti di un uomo importante, purosangue e non hanno pagato di dote,
ma Daphne ha completamente tagliato i ponti con la
famiglia. A quel punto è toccato alla seconda. Astoria, sua sorella, era
promessa ad un vecchio barone con il doppio dei suoi anni da quando aveva
compiuto il quindicesimo compleanno e chiaramente la cosa non le andava giù.
Quando vide quello che aveva avuto il coraggio di fare sua sorella scappò da
scuola con borsa e bagaglio e si rifugiò da lei scatenando quasi un caso di
stato, quando finalmente riapparve si scoprì che l’aveva fatto perché era
incinta
-Anche lei?
-Sì.Annullò il matrimonio, litigò con la famiglia
e si rifece una vita senza sposarsi, mise al mondo un bambino e gli diede il
suo cognome, una cosa abominevole nel mondo magico…
-Credo di sapere
poco di queste cose
-Forse in Ungheria
succede dell’altro
-Non sono pratico
di purosangue
-È una cosa
curiosa visto che qui in Inghilterra i Black sono
tutti parenti e tutti purosangue da generazioni
-Uno spettacolo di
albero genealogico
-Puoi
scommetterci.
-Comunque i Greengrass non l’hanno presa bene
-Immagino
-Rudiger patisce molto per le malelingue che sparlano di sua
madre e a Serpeverde è facile dire male di altri
-Capisco.
-Bene, adesso
possiamo uscire, questa storia però deve rimanere tra me, te e queste quattro
pareti, chiaro?
-Sì, ma tu come la
sai? – lei gli rivolse un’occhiata di superiorità
-La mamma è la
migliore amica di DaphneLongbottom
e… beh, è stata una vicenda che ha fatto scandalo, Rudiger,
poi, è nato a Malfoy Manor
-Sul serio?
-Sì
Beh, adesso si conosceva un
po’ della storia della giovane serpe.
***
A dispetto del campo di
battaglia che era lo stato del dormitorio in quei cinque minuti, Gardis riprese
in mano la situazione con fermezza.
Dall’altra parte Leonard
sorrise comprensivo e aprì la busta che aveva trovato nella tasca dei
pantaloni, a giudicare dalla carta stropicciata doveva averla lasciata lì da un
po’.
Lesse le righe di
intestazione e proseguì scettico, strabuzzando poi gli occhi un paio di volte
quando giunse circa a metà della missiva, alzò gli occhi sull’altra Malfoy… era
stata lei?
Si alzò in piedi e con
incedere altero le arrivò di fronte che stava scherzando con Weasley e Potter e le srotolò di fronte alla faccia la lettera
-Che roba è
questa?
-Che cosa vuoi che
ne sappia io? – si difese lei non riuscendo a distinguere neppure i caratteri
da tanto che glieli teneva incollati agli occhi
-Non mi presterò
mai a qualcosa del genere, io ODIO il teatro
-Ma di che parli?
-Di questa cretinata
che ti sei inventata questa volta!
-Io non ho fatto
proprio niente
-Non scherzare,
non posso credere che tu non ne sappia niente… - ribadì
Lei gli strappò il foglio di
mano e scorse rapidamente lo scritto, a occhio le pareva la grafia di Vanessa,
e comunque lei non faceva le “q” a quel modo
-Guarda che qui
c’è scritto che tu devi dirlo a me, cosa vuoi che ne sappia di una cosa che tu
devi dire a me?
-Chris, tu
riconosci la lettera?
Mollando la ramazza, Kitt si
avvicinò e studiò la busta
-E’ la lettera che
ti ho dato qualche giorno fa, no?
-Allora tu sai che
cos’è?
-Me l’ha data
Vanessa da dare a te, perché?
Disperazione, ma che cosa si
erano messi, d’accordo? Maledetti…
-Bene, tanto
perché lo sappiate tutti e due, siamo stati reclutati per la recita di Natale
-Scherzi?
-Proprio… facciamo
temporaneamente parte del club teatrale per la realizzazione dello spettacolo
di beneficienza o quel che cazzo è
-Ma non ci penso
neppure! – gridò la bionda
-E senti il bello
che c’è scritto: Metteremo in scena una
avvincente opera teatrale babbana intitolata Peter
Pan, allego in seguito i ruoli assegnati, per i copioni fate riferimento al
presidente del club
-Mi rifiuto di
mettere qualsiasi calzamaglia – sbottò Christopher che già si immaginava
costretto a fare la parte di Giulietta
-No no, ascolta qui: Leonard Malfoy => Capitan Uncino
-Un ruolo che ti
calza… - ghignò la sorella
-Ah sì? Senti te…
Gardis Malfoy => Trilly – lei sgranò gli occhi
-Se si aspettano
che mi metta una insulsa gonnellina di foglie e faccia la smorfiosa cascano
male…
-E per finire…
Christopher Black => Peter Pan Chris caro, da oggi
sei sulla barca con noi come interprete principale.
Gardis continuò a leggere i
ruoli: Karen Longbottom era Wendy
e Lachlan Black faceva uno dei due fratelli di Wendy
-Mi rifiuto! –
sbottò lei
-Non solo tu… -
Chris lesse a sua volta – Ma temo sia inutile, è siglato dalla McGranitt
-Perfetto… pure la
vecchia megera… - Leonard l’avrebbe volentieri defenestrata dalla Torre dei
Gufi
-Bene fratellino,
credo che Capitan Uncino sia un ruolo adatto a te
-Oh, senti la
signorina sono-la-puttanella-Trilly
-Puttanella lo vai
a dire alle tue compagne
-Siamo permalosi,
eh? – ghignò lui
-Ho fatto la mia
ultima recita a cinque anni travestita da pastorella e quella è stata la prima
ed ultima volta.
-Temo che a questo
punto sarà la penultima
-Consolati – la
calmò il Corvonero – Trilly
non parla
-Non dovresti
accettare così passivamente la cosa – le fece notare lei, ma non si seppe mai
se per il suo temperamento Gryffindor o per il suo
orgoglio Malfoy
-Ho sentito di una
bella recita in famiglia – Rudiger annunciò la sua
presenza prendendo per le spalle i due ragazzi come se fossero amiconi –
ragguagliatemi
-Neppure per sogno
-Piuttosto la
morte.
-ODIO il teatro –
Gardis fece volare gli occhi al cielo, suo fratello stava diventando un disco
rotto
-Peccato che diano
Peter Pan, mi sarebbe piaciuto vedere un po’ di passione…
-Cuciti quella
ciabatta “Rudy” – Leonard non la stava prendendo bene
e il tic significativo al sopracciglio sinistro la diceva lunga oltre al voluto
utilizzo del nomignolo che Greengrass detestava tanto
-Spero almeno che
non ci priverete della scena del bacio… - continuò invece l’altra serpe come se
non l’avesse udito
-Scena del bacio?
– indagò la bionda non ricordandola nel libro
-Sì, quella quando
Trilly fa una magia ed appare a Peter in sogno come
una donna
-Se sicuro di non
starti inventando tutto? Io non ricordo niente del genere – sbuffò rossa in
viso
-Questo perché hai
letto la versione censurata, provvederò a far recapitare a Vanessa l’originale
-Preferisco di no
-Ma la cultura
innanzi tutto! – declamò alzando la mano come i grandi oratori romani
Peccato che in quel momento
Leonard si stesse dirigendo verso la presidentessa del Comitato Scolastico,
intenta a chiacchierare del lavoro con una sua adepta, lo sguardo minaccioso
del nuovo Principe degli Slytherin non prevedeva
nulla di buono, una ragazza in coda che aspettava fuggì sparpagliando fogli, foglini e foglietti dietro di sé come le briciole di pane
di Hansel e Gretel.
-Vanessa, una
parola
Avvertendo un tono strano, la
Tassorosso abbandonò la sua amica per dedicare la sua
totale attenzione a lui
-Dimmi pure,
Malfoy
-Spiegami che
cazzo sarebbe questa stronzata
Begli eufemismi, Leonard
poteva scrivere un libro su “Come parlare da vero gentiluomo”, la ragazza
spostò un ciuffo di capelli dietro l’orecchio
-Vedi, è per via
degli attori… non ce ne sono a sufficienza…
-E cosa
significherebbe? Lo sai che è contro la legge costringere le persone a fare
qualcosa che non vogliono?
-Ma non sto
costringendo nessuno, è per il bene della Scuola!
-Sì, un accidente!
-Ma devi capire,
Leonard caro – e azzardò a mettergli una mano sul braccio – che ci sono
pochissimi attori a Hogwarts e quei pochi che
partecipavano al club stanno studiando per gli esami, la maggior parte darà
quest’anno i GUFO e devono prepararsi, tu capisci, vero?
-No, e comunque
per te sono ancora Malfoy
-Avresti dovuto
avvertirci prima – bofonchiò Gardis raggiungendoli nel tentativo di evitare un
omicidio
-Ma vi ho fatto recapitare
la lettera giorni fa! Eppoi c’è il consenso della prof e di Ruf
-E cos’hai fatto
per racimolarlo? Gli hai parlato in privato?
Vanessa lo guardò senza
capire
-Devo dire che la
scelta del titolo ci ha spiazzato molto – convenne Rudiger
-Sì, ma dopotutto
si era deciso di scegliere qualcosa di babbano e
anglosassone e… Peter Pan è meraviglioso
-Avreste fatto
meglio a decidere per la Piccola Fiammiferaia
-Ma, caro Leonard,
è una fiaba danese – si difese la presidentessa, ostinata ad usare
l’appellativo familiare di “caro” che il giovane Malfoy concedeva solo a sua
madre
-Non me ne frega
un cazzo, non reciterò in una stupida commediola in calzamaglia! Piuttosto la
morte!
-Non essere
drastico…
-Questa me la
paghi, Vanessa, ti assicuro che questa me la paghi!
E si allontanò di malumore
spiegazzando il foglio e gettandolo in terra.
-Non sembra
entusiasta della cosa – ammise la rossa
Però, che perspicacia!
Vedendo che lì non si cavava
un ragno dal buco anche il Caposcuola dei Corvi e il Prefetto dei Grifoni si allontanarono,
Rudiger sorrise tutto soddisfatto e circondò le
spalle della ragazza di Tassorosso
-Cara Vanessa,
avrei da sottoporti una questione a proposito dell’edizione della storia… che
ne dici se la modifichiamo leggermente?
***
Alla fine della giornata il
dormitorio sembrava quasi presentabile, anche se lo stesso non si poteva dire
dei suoi fautori, distesi come morti sul pavimento pulito.
I capelli dei più erano
aggrovigliati e disordinati, i vestiti macchiati di sporco e di tinta per
pareti e i letti erano stati rifatti almeno tre volte ciascuno prima che le
ragazze addette imparassero come si infilava una federa e ripiegava un piumone…
La situazione prevedeva una
Waterloo distrutta dalla pulizia.
Karen, Jeff, Hestia e Jack erano riusciti ad accaparrarsi il divanetto
della Sala Comune del Grifondoro e se ne stavano a
riposare da almeno mezz’ora in attesa di trovare il coraggio di rialzarsi e
andare a farsi un bel bagno rilassante.
-In fondo è stato
divertente – ammise la piccola Longbottom sistemando
il collettino bianco da brava ragazza
-Sei sicura di non
aver respirato troppo i vapori dei detersivi? – a quanto pare Jeff non pareva
dello stesso parere
-Io mi sento la
schiena a pezzi – confermò Hestia massaggiandosi il
collo
-Penso che a
questo punto potrei fare domanda d’assunzione all’Hilton
-L’Hilton? –
s’informò la ragazzina coi capelli color del miele – che cos’è?
-È un albergo,
sciocchina… un albergo babbano…
-Ohhh
-Sentite, ma voi
l’avete saputo? – Hestia pareva presa dalla frenesia
di raccontare l’ultima cosa appresa
-Che cosa? –
chiese suo fratello
-Gardis, suo
fratello, Chris e qualcun altro parteciperanno alla recita di Capodanno!
-No! Sul serio? –
esclamarono in coro gli altri, increduli
-Parola mia, l’ho
sentito dalle sue labbra! Non pensate che siano troppo fortunati?
-Sinceramente non
ci tengo a salire su un palcoscenico vestito da donna… - alla fine i pregiudizi
sul teatro erano sempre gli stessi
-E che cosa
rappresentano? Amleto o Romeo e Giulietta? – questo era Jack che, sotto sotto, condivideva la stessa passione di sua sorella per i
pettegolezzi succulenti
-No no, mi hanno detto che rappresenteranno Peter Pan!
-Ma come, non era
un libro? – Jeff faceva sfoggio di cultura a sproposito, come sempre.
-Quanto si vede
che sei ignorante… - sottolineò sua cugina – il libro è tratto dall’opera
teatrale!
-Scusa eh… ad ogni
modo dov’è Gardis? Voglio proprio farle le congratulazioni, sono sicuro che
sarà furiosa!
-Probabilmente in
camera sua… - confermò una delle sue migliori amiche, Hestia
-A tingersi le
unghie di qualche colore impossibile – aggiunse l’altra, Karen
-Per una volta,
allora, non c’entra Leonard – era una rarità che la piccola Malfoy fosse
arrabbiata per un motivo differente da suo fratello
-Lui invece starà
a spaccare tutto e tutti – in effetti…
Ridacchiarono insieme di
fronte al caminetto, stanchi e contenti, il loro meraviglioso Gruppo dei
Miracoli, quando la porta del dormitorio si aprì facendo scorrere il quadro
guardiano e facendo entrare il Caposcuola dei Ravenclaw,
arrabbiato nero con tanto di nuvoletta con fulmini e saette che gli ronzava
sopra la testa, quattro teste si voltarono a fissarlo mentre proseguiva per i
gradini fino alla porta della stanza di Gardis, bussando, ma non ebbero il
coraggio di salutarlo vista la sua aria pesta.
Era meglio aspettare che la
loro amica lo calmasse, si sarebbero preoccupati più tardi di scusarsi con lui
per la loro maleducazione.
La testolina bionda della
cacciatrice della squadra rosso-oro sbucò dalla fessura della porta assieme ad
una mano con le unghie tinte di un intenso azzurro metallizzato che faceva pandan con uno dei due occhi, per l’altro bisognava
accontentarsi.
Le sopracciglia sottili si
sollevarono stupite a vedere, innanzi tutto, la figura del suo migliore amico
e, subito dopo, il suo umore pericoloso.
Come terza cosa sospetta
c’era quel guanciale sottobraccio
-Kitt? – domandò
temendo che gli rispondesse dicendo “Io sono Alan”
-A Corvonero si è rotto un altro tubo dell’acqua – incominciò
lui mentre i fulmini sopra la sua testa si acquietavano – e ha allagato la mia
stanza. Mi ospiteresti per la notte?
Le bocche dei quattro
spettatori caddero in rotta libera sul pavimento e poco ci mancò che quella di
Gardis non prendesse la stessa traiettoria, ma, frenando gli scompensi ormonali
che la stavano assalendo, aprì l’uscio e fece segno di entrare
-C-certo – biascicò imbarazzata – vieni, entra
Un’occhiata agli altri le
disse che sembravano intenti a seguire la puntata 2987 di una soap-opera quella
dove Tizio tradiva Caia con Tiziana e la sorella del
cugino di primo letto della sorella del fratello di Sempronio era incinta di
Tizio.
Insomma, aspettavano gli
sviluppi.
-Chiudete la
bocca, ci entrano le mosche – disse al loro indirizzo richiudendo la porta
dietro di sé
In quel momento il sofà si
ribaltò sotto il peso di quattro persone appoggiate al suo schienale
-Gardis con un
ragazzo?! – quasi gridò Hestia – Gardis con un
ragazzo?????!!!!
-Sorellina,
calmati, non è la fine del mondo – Jack, evidentemente, doveva essere andato su
internet a leggere come proseguiva la telenovela, non c’erano altri motivi per
giustificare la sua tranquillità ben simulata, anche se si stava sistemando
nervosamente gli occhiali sul naso
-Pensi che
andranno a letto insieme? – chiese invece Jeff, la finezza fatta persona
-Non essere volgare,
Christopher è un gentiluomo, non alzerebbe mai le mani su di lei… - si finse
offesa
-Mi stupisce
allora che sia amico di Leonard
Karen arrossì.
E i quattro si rimisero a
parlottare della situazione tra loro: Gardis l’avrebbe detto a suo fratello?
***
Spazio autrice:
mi dispiace moltissimo per il ritardo, spero che non mi abbiate dato per
dispersa, ma ieri ero talmente innamorata della cerimonia di apertura delle
olimpiadi che non ho neppure acceso il pc e oggi ho
talmente tante cose da fare che credo sarò un po’ troppo affrettata nei
ringraziamenti a tutti voi che siete così numerosi e mi sostenete sempre con
calore, sono molto felice di aver cominciato questa storia e mi auguro che voi
continuate a seguirla ^_^
Hollina:
beh, per i vestiti ci ho pensato molto, non volevo fare molti doppioni, dopo un
po’ vengono a noia, eppoi mi sono ispirata a qualche
film, anche se ammetto che mi piacerebbe terribilmente partecipare ad una festa
di Halloween come questa… XP A presto, ciao e un bacio! Nyssa
DragonSlave:
anche io ho riflettuto spesso, anche se non sono mai riuscita a figurarmi una
scuola di magia italiana, non so perché… però mi serviva per un motivo e allora
ho creato un piccolo espediente che si vedrà più avanti…
Beh, più o meno, certo non
volevo deliziare il pubblico delle mie pessime doti orrori fiche, l’horror non
è proprio il mio forte, però mi serviva, che Halloween sarebbe stato senza
racconti del terrore? Eppoi mi sembrava di cattivo gusto andare a ricopiare una
storiella alla piccoli brividi…
Spero di sapere presto cosa
ne dici del capitolo, io aspetto, sono curiosa! Un bacione grande e grazie dei
complimenti, Nyssa
Maky91:Rudiger è il più piccolino del gruppo, ma ha la testa
abbastanza sulle spalle, all’inizio doveva essere solo una comparsa, ma poi mi
serviva un personaggio così e allora eccolo qui…
A differenza di Blaise è molto più allegro e sempre col sorriso sulle
labbra e non riveste per Leonard lo stesso ruolo che aveva Blaise,
diciamo che è suddiviso equamente tra lui e Kitt.
Sono felice che sia il tuo
mito ufficiale perché l’ho creata a immagine e somiglianza del MIO mito
ufficiale, quindi mi fa molto moltomolto piacere!
Come dicevo prima Rudiger si diverte a prendere in giro tutti, nessuno
escluso e quando c’è di mezzo Leonard tutto è lecito, anche coinvolgere la
sorellina e il suo migliore amico.
Beh, spero che ti sia
piaciuto anche questo capitolo, ciao e al prossimo aggiornamento! Un bacio, Nyssa
Arwen_90:
beh, diciamo che ci stava travestire un vero vampiro da se stesso, eppoi il travestimento a Jack non calzava moltissimo…Anche io adoro i kimono, trovo che siano
bellissimi e affascinanti, quando ho visto Memorie di una Geisha per la prima
volta sono rimasta almeno mezz’ora ad analizzare tutti i vestiti, sono
veramente splendidi, anche quelli un po’ più modesti, ma visto lo status della
ragazza non credo che il suo lo fosse, anzi! Mi stupirei se non l’avesse
indossato un fantasma o qualche assassina >_>
No, direi che carino è più
appropriato, come horror non lo era molto, non sono un granchè
con le storie del terrore…
Beh, spero che ti sia
piaciuto anche questo capito, io aspetto di sapere, ciao e a presto! Nyssa
Killkenny:
già, immagino! Ma so anche di non essere un granchè
nel genere quindi penso che un qualsiasi bambino di sette anni avrebbe fatto
meglio…
Immagino che anche Haruna non sarebbe stata da meno…
Spero che il cappy ti piaccia, ci vediamo al prossimo! Nyssa
Vavva:
vedo che Leonard riscuote sempre più successo! Bene bene…
ad ogni modo ho riflettuto molto sui costumi per non fare dei doppioni, non
volevo che sembrassero troppo banali eppoi bisogna
pensare che streghe e maghi veri si stavano mascherando da streghe e maghi come
li vedono i babbani… doveva essere assurdo.
Beh, Evangeline
è un personaggio che non riesco a tenerlo troppo nell’ombra, anche se è il suo
elemento, prima o poi salta sempre fuori…
Spero che anche questo
capitolo ti sia piaciuto e mi auguro di leggere presto una tua recensione! Ciao
e un bacione, Nyssa
_Nana_: credo che dopo aver letto la conclusione della
precedente storiella pseudo-paurosa dovrai rivedere
il giudizio, sono completamente e totalmente negata per far paura!
Ad ogni modo spero che ti sia
piaciuto anche questo nuovo chappy, ciao e a presto! Nyssa
Nikki Potter:
beh, c’è da considerare che Hestia e Jeff si vedono
un po’come fratelli, un po’ battibeccano, un po’ si fanno le linguacce e un po’
si vogliono bene, infatti ho detto che stringeva la mano sia a Jack che a Jeff.
Sono contenta che i costumi
ti siano piaciuti, ci ho lavorato un bel po’ perché altrimenti non avrebbero
reso bene l’idea che avevo in mente. Ho letto la fic
che mi hai consigliato, o meglio, lo sto facendo visto che non ho mai tempo, e
mi sta piacendo un sacco, grazie mille del link!
Spero che ci risentiremo al prox capitolo, ciao e un bacio! Nyssa
LisannaBaston: non si dovrebbe mentire per far contenta l’autrice,
meno male che non ho mai preso in considerazione di scriverne seriamente, non
sarebbero un granchè… come avrai capito preferisco
finire sull’ironia.
Ad ogni modo spero che,
storie horror a parte, il capitolo ti sia piaciuto e spero che lo sia anche
questo, a presto! Nyssa
Lord Martiya: sì, saranno loro (anche se è il caso che tu mi
rimandi la scheda, Killkenny l’ha fatto, ma da te non
ho ricevuto nulla…), però confesso che non saranno personaggi centrali, devo
concentrarmi su altri e forse non avrò neppure tanto tempo per il Mahora.
Beh, non potevo certo far
girare un altro fantasma a Hogwarts, eppoi Gardis preferisce vederlo pulire i gabinetti di Serpeverde per tutta la vita che ucciderlo subito
privandosi di quel piacere.
Spero che il capito ti sia
piaciuto, a presto! Nyssa
Queensol:
mi sa che esageri un po’, non sono così brava con le storie dell’orrore, anzi! Cmq
anche io sono come te, la prima volta che ho letto uno dei libri della Reichs, che tra l’altro è un thriller e neppure un horror,
mi è presa una paura…
Sono contenta che i vestiti
ti siano piaciuti, quello di Gardis l’adoro, ma penso che fossero belli sia
quello di Hestia (la sposa senza volto) che quello di
Karen (la bambina assassina), tra l’altro molto calzante con lei…
Su Leonard si scoprirà
qualcosa più avanti, ma di sicuro non beve da un cartone a tavola, sarebbe
troppo poco chic per lui, dopotutto è il degno figlio di Draco!
Su dai, questa volta non è
molto sulle spine… vabbè, spero che il cappy ti sia piaciuto, aspetto di sapere! Un bacione
enorme, Nyssa.
Whateverappened:
non proprio, però prende parecchio spunto dalla sua storia che si vedrà più
avanti.
Sono contenta che come
personaggio ti ispiri, io lo trovo simpatico, anche se credo che lui non
sarebbe d’accordo con l’aggettivo… Certo, su Ransie
come su tutti gli altri si scoprirà più avanti, non lascerò dettagli trascurati.
Grazie anche per la bellissima recensione che hai lasciato alla storia madre,
sono davvero lusingata! Spero che anche la “figlia” ti piaccia e quindi aspetto
un tuo commento su questo capitolo, ciao! Un bacio, Nyssa
Capitolo 8 *** Il gioco degli equivoci - Parte I ***
Gardis
chiuse la porta dietro di sé e guardò Kitt che si passava una mano tra i
capelli corvini, evidentemente a disagio
-Mi dispiace, sono davvero invadente a
chiederti questo… - incominciò – ma quando questo pomeriggio sono tornato in
camera, in terra c’erano almeno tre dita d’acqua perché il tubo proprio sopra
l’armadio si è spaccato
-Accidenti, ma l’hai detto a Ruf o a qualcuno?
-Certo… all’inizio ho pensato di sistemarmi
in Sala Comune, abbiamo un divano, solo che mi ero dimenticato che era già
occupato da uno dei miei Prefetti che ormai è una settimana che dorme
praticamente sul tappeto… ho chiesto anche a mio fratello se poteva tenermi nel
suo dormitorio comune, ma i letti che si sono liberati per l’epidemia di
morbillo sono stati occupati dagli altri corvi rimasti senza giaciglio dopo che
il tubo che ha allagato il bagno ha danneggiato anche la loro stanza
-Santo Cielo, ma che cosa è successo a Hogwart? Un’epidemia di morbillo, tubi dell’acqua che
saltano a destra e a manca e pure l’arrivo dei cinesi
-Non sono cinesi.
-Non fare il pignolo.
-Così non sapevo dove andare e visto che già
una volta avevo dormito qui… beh, ho pensato che se non era troppo disturbo
avrei potuto…
-Non pensarci neppure, Kitt, che disturbo
puoi darmi…
-Prometto che mi farò perdonare, mi sistemerò
dalla porta come l’altra volta e non darò fastidio a nessuno… e ti restituirò
il favore!
-Non è questo il punto
-Eh?
-Guarda?
Con
l’indice gli fece cenno di girare e guardare dietro le spalle
-Dato che non ho avuto il tempo di
sbaraccare tutto mi è toccato mettere qui la roba di Halloween
Effettivamente
sotto la finestra era accatastato lo steccato di fil di ferro e la bara in miniatura,
mentre sul davanzale una testa di zucca era ancora a far mostra di sé. In
compenso lo spazio tra la porta, il muro con l’armadio e il caminetto era
invaso tra tendaggi-ragnatela, grosse candele e un altro paio di gingilli
-Io ti ospiterei anche, peccato che non abbia
posto…
-Che stupido, è vero… e dire che sono stato
proprio io ad aiutarti a metterli qui… Vabbè, non
preoccuparti, troverò qualcuno che mi ospiterà per la notte, forse i prof non
mi lasceranno dormire in Sala Grande, ma se necessario andrò alla ricerca della
Stanza delle Necessità
Rispose
facendo dietro front e procedendo di un passo verso
la porta chiusa
-Se la cosa non ti scandalizza, puoi
anche rimanere – disse con noncuranza lei
-E dove pensi di farmi dormire? Tra la
cenere del camino o sul baldacchino?
-Il letto è abbastanza grande per
entrambi. – fu la sua candida replica, espressa senza esitazione
Il
cuscino che il Caposcuola teneva sottobraccio cadde sul pavimento di legno,
doveva aver capito male, senz’altro. Probabilmente i detersivi facevano strani
effetti anche su di lui, nessuno al mondo si sarebbe mai sognato di dire una
cosa del genere così a cuor leggero!
E
lui aveva il dovere di fare in modo che la sua migliore amica non fosse la
prima a compiere una tale sconsideratezza!
No
no, a dispetto di quanto la proposta potesse essere
perfetta per risolvere i suoi problemi, doveva inventarsi qualcosa.
Dal
canto suo, la piccola Malfoy non sembrava eccessivamente turbata dalle sue
stesse parole, ma se ne rimaneva in piedi accanto al comodino puntellandosi la
bacchetta magica, crine di unicorno e betulla della Scandinavia, sul mento,
aspettando una riposta.
Come
se fosse facile rispondere ad una cosa del genere!
Come se la risposta la si
dovesse aspettare allo stesso modo della replica alla domanda “C’è Gigi?”.
-Gardis, non
potrei mai…
-Perché?
Perché? Perché! Ma si era
rintronata del tutto quel pomeriggio?
-Gardis, cerca di
metterti nei miei panni…
-Già
fatto…, continuo a non trovarci niente di strano
-Senti,
tu sei la mia migliore amica e ti voglio più bene di tutta la mia famiglia
messa insieme, ma devi capire che non abbiamo dieci anni
-Parla
chiaro, Christopher, non mi piacciono i giri di parole – quando usava il suo
nome di battesimo anziché il diminutivo a cui era così affezionata, marcava
male; il Ravenclaw prese un bel respiro: si poteva
dire alla propria migliore amica, la quale aveva completa fiducia nelle tue
capacità di autocontrollo, che tu, invece, non ne eri poi così convinto? Che
avresti potuto fare qualche follia?
-Gardis,
abbiamo passato la culla da un pezzo e purtroppo anche la maturità, io non
vorrei mai che succedesse qualcosa, che dovessi perdere la testa… sono il tuo
migliore amico, è vero, ma sono un ragazzo ugualmente
La piccola Malfoy non lo
diede a vedere, ma una punta di felicità le scalfì il cuore, lui stava dicendo
senza volere che avrebbe potuto perdere la testa per lei, per una notte… e
anche se gli voleva bene e, comunque, non lo avrebbe lasciato andare oltre un
certo limite (sennò la mattina dopo avrebbe sancito la fine totale della loro
amicizia), beh, c’era una piccola gioia nascosta nel credere che lui potesse
desiderarla e volerle bene, c’era…
Calma e sangue freddo,
l’obiettivo era dargli una mano, non partire per Saturno facendosi castelli
mentali che sarebbero crollati come costruzioni di sabbia… tantopiù
che, per quanto ne dicesse lui, Kitt era una brava persona e sarebbe stato in
grado di frenare se stesso a sufficienza da non provocare danni irreparabili.
-Oh, andiamo
Chris, sono una Malfoy, conosco le cose della vita meglio di molti altri… -
borbottò lei raccogliendogli il guanciale, - non è il caso che racconti queste
cose a me…
-Sì, lo
so, però…
-Non
fare storie, il tuo problema è che sei troppo buono e hai paura di approfittare
della mia ospitalità, ammettilo…
Non era vero, ma serviva
per sviare il discorso. Non era il caso di confermargli che, in effetti, con la
famiglia che si ritrovava era piuttosto facile essere a conoscenza di
determinati dettagli.
-Eppoi non sono
stupida fino a questo punto, so perfettamente che ti butteresti dalla finestra
piuttosto che combinare qualche pasticcio e, ad ogni modo, se anche non lo
facessi, so badare a me stessa…
-Questo
lo so, ma tu hai troppa fiducia nelle persone
Lei si strinse nelle
spalle, che ci si voleva fare? Per gli amici si facevano follie, lei stava
momentaneamente sacrificando un pezzetto del suo amore per poterlo avere sempre
affianco.
***
Gardis
guardò l’orologio che aveva al polso: le unidici e
quarantacinque di sera… calò un tre e lo attaccò ad una sfilza di quattro,
cinque e sei, poiprese un pezzo della
scala che Kitt aveva creato giusto qualche minuto prima e ci infilò in mezzo un
bel sette.
Finito.
Rivolse
al suo avversario uno sguardo disperato mentre la penna prendi appunti accanto
a lei segnava il risultato del gioco sul piccolo notes.
La
bionda si stiracchiò sulla poltroncina davanti al camino, che Chris fosse a
disagio era evidente, generalmente era un bravo giocatore a carte e a
Machiavelli non lo batteva nessuno, quella sera, però, sembrava davvero essere
da un’altra parte con la testa, aveva vinto contro di lui tre partite di
Machiavelli, due di ramino e quattro di poker e al momento il moro le doveva
certamente più soldi di tutti quelli che aveva portato con sé.
Povero
Kitt, doveva davvero averlo sconvolto con quella richiesta inutile, ma che non
le chiedesse un’altra partita perché stava davvero per morire di sonno sulla
poltrona, non poteva pretendere che fosse ancora lucida all’alba delle undici
di sera quando aveva sgobbato tutta la giornata a pulire, lavare e dirigere
studenti inetti che avrebbero potuto far concorrenza a Mr
Bean…
-Che ne
dici di una partita a bridge?
-Innanzi
tutto credo che se tu perdessi ancora qualcosa dovrei cominciare a chiederti un
pagamento in natura – dichiarò usando la strafottenza tipica dei Malfoy quando
giocavano d’azzardo – eppoi, francamente, sto morendo
di sonno, voglio andare a coricarmi.
-Sì, ehm,
effettivamente è molto tardi – che il Cielo lo salvasse, quella era la prima
volta che si sentiva balbettare in vita sua!
-Sai
Kitt, non dovresti farti tutte queste turpe mentali… cosa vuoi che succeda?
-Ma
figurati, io sto benissimo – mentì lui grattandosi nervosamente una mano
-Come
bugiardo non vali granchè… - concesse dirigendosi
verso il giaciglio a baldacchino e tirando lenzuola e coperte e scostando le
cortine rosse, ricamate con fiori dorati nei tipici colori Gryffindor
-Non
stavo mentendo
-Come
no… vai a nanna, bel bambino, che tra
poco è già mattino…
-Che
cos’era? – domandò lui
-Una
filastrocca che ripeteva la mamma a mio fratello quando eravamo piccini,
Leonard ha sempre fatto le ore piccole , ma nel suo caso è normale…
-Come
mai? – lei lo guardò; ancora adesso, dopo sei anni, si domandava come mai non
gli avesse mai parlato della particolarità di suo fratello o come mai non
l’avesse fatto lui stesso, dopotutto, nonostante le apparenze, erano grandi
amici
-Te lo
racconto un’altra volta, non ho più la forza di raccontare e ora credo proprio
che sia giunto il momento di fare la nanna
-Peccato
per il bridge
-Non sei
un giocatore di bridge, smettila di trovare scuse per rimandare l’inevitabile
-Ma non
era una scusa!
-La
mamma non ti ha mai detto che non si dicono le bugie?
-Mia
mamma la vedo di rado – ammise il giovane Black
raccogliendo le carte da gioco e sistemandole su un tavolino dove una pila
pericolante di volumi minacciava confermare l’esistenza della forza di gravità
-Bene,
allora fai finta che sia io tua mamma
Per
la prima volta, quella sera, lui le rivolse un sorriso divertito
-Non è
che le assomigli molto, anzi, proprio per niente…
-Non
badare troppo all’apparenza…
-Anche
come carattere – aggiunse lui – lei è sempre rigida e composta
-Va
bene, se stai cercando di tenermi sveglia chiacchierando sappi che non ho la
forza di continuare, ora vieni a dormire, è un ORDINE.
Malinconicamente,
con lo sguardo da cane bastonato, Christopher sistemò il guanciale e piegò
appena copriletto e lenzuola; le lanciò un’occhiata da bambino costretto ad
andare a dormire, ma in quel momento lei pareva la reincarnazione della
signorina Rottenmeier, con tanto di pugni puntellati
sui fianchi e la boccuccia storta in una smorfia di disappunto nei confronti
del pupillo dispettoso.
Non
restava che fare come voleva.
Infilò
i piedi sotto e coperte e con sé anche il pigiama celeste, dopodiché si coprì
fin sul mento.
Soddisfatta,
Gardis si sedette sul bordo del materasso, sistemò le babbucce affianco al
letto, sprimacciò il cuscino, dopodiché si coricò, agitò la bacchetta per
spegnere le luci e si coprì fin sotto gli occhi.
-Buonanotte,
Kitten – disse sottovoce mentre già gli occhi le si
chiudevano e riusciva ad avvertire un calore poco familiare, ma confortevole,
vicino alla sua schiena.
Chris
la guardò, altro che buonanotte, avrebbe fatto meglio a sistemarsi sulle scale
di Corvonero, di sicuro avrebbe riposato meglio.
***
Un
raggio di sole birichino filtrò dalle pesanti tende di velluto alle finestre
che erano state chiuse male, andando a posarsi dolcemente sul naso del ragazzo
che riposava tranquillo nel letto.
Christopher
storse le labbra e si toccò appena il naso cercando di sottrarsi all’attenzione
non richiesta dell’astro mattutino. Dopo cinque minuti di spostamenti inutili,
comunque, decise che era una battaglia persa in partenza ed aprì gli occhi.
La
prima cosa di cui prese nota quando si svegliò fu un grosso lampadario che
pendeva dal soffitto, lampadario decisamente differente da quello che
troneggiava nella camera del Caposcuola di Corvonero.
La
seconda cosa fu che qualcosa di caldo e morbido si stava agitando al suo
fianco.
Con
dita tremanti tastò ciò che, al momento, pareva stesse abbracciando, e anche
con un certo trasporto a giudicare da come la stringeva.
Stoffa,
stoffa, stoffa… pelle.
Sbarrando
gli occhi si concesse di muovere appena l’indice per capire dove stesse
l’errore di sistema del suo cervello, ma quello che registrò fu, effettivamente,
altra pelle.
Ancora
più sorpreso, con l’altra mano alzò appena lo spesso strato di lenzuoli
invernali e guardò oltre il corpo della bionda che gli era praticamente
addormentata sopra: angeli del Cielo, aveva la mano sotto la sua camicia!
Pregò
solamente che la sera prima Gardis non si fosse tolta la biancheria o quella
era davvero la volta che avrebbe perso il controllo…
Senza
curarsi dello smarrimento in cui lui versava, Gardis si agitò nel sonno,
stringendo ancora nei pugni chiusi la stoffa a righe azzurre del pigiama di lui
e avvicinandosi ulteriormente, premendo il petto contro il fianco del ragazzo.
Cominciava
a sospettare quali fossero le altre “due cosette” che la bionda aveva ereditato
dalla sua graziosa mamma… e il fatto che la scollatura del pigiama fosse così
profonda da mostrare appena un accenno della curva del seno, di cui,
tristemente, stava anche sperimentando il calore e la morbidezza, non lo
aiutava per niente.
Ok,
poteva concedersi una crisi di panico mattutina?
Nonostante
si fosse fatto piste mentali a non finire, a mezzanotte sia lui che la bionda
Prefetto dei grifoni stavano ronfando della grossa nel letto di lei senza che
nulla di irreversibile fosse accaduto, tristemente, però, il peggio stava per
scatenarsi di mattina.
Gli
aveva detto che non gli avrebbe mai permesso certo comportamenti, ma se era
proprio lei che lo stava seducendo nel sonno?!
Mormorando
qualcosa di inintelligibile nel dormiveglia, la piccola Malfoy strofinò appena
il capo contro il torace e spostò una gamba tra le sue.
D’accordo,
cominciava a non stare troppo bene, soprattutto dato che aveva una mano sotto
la camicia del pigiama di lei che pareva pronta a concedersi anima e,
soprattutto, corpo nel sonno.
Deglutì
a vuoto, iniziaava a fare stranamente caldo in quella
stanza, non è che si poteva aprire una finestra?
Se
Gardis non la smetteva di muoversi a quel modo che gli stava mandando il
cervello all’altro mondo e il sangue in ebollizione avrebbe rischiato di
possederla nel sonno senza che lei neppure si svegliasse.
Con
la mano libera accarezzò appena i capelli chiari sparsi sulle spalle esili, era
così dolce e tranquilla mentre dormiva… però aveva anche un non so che di
sensuale e peccaminoso, Gardis era una bomba ad orologeria pronta a farlo
scoppiare e questo era molto male.
E
ancora peggio era che sentiva di desiderarla ad ogni momento di più che lei si
accoccolava al suo corpo; seppure a fatica decise che era giusto interrompere
quella follia, per lei e, soprattutto, per lui.
Aveva
ragione quando gli diceva che si sarebbe buttato dalla finestra prima di
combinare qualche pasticcio… quello era l’esempio più lampante.
-Gardis,
sveglia, è mattina – cercò di richiamarla con la voce più limpida possibile,
peccato che sembrasse comunque un po’ roca… poco male, l’avrebbe fatta passare
per un po’ di raffreddore
La
bionda mugugnò qualcosa tra le labbra, spostò appena il peso, ma non accennò ad
aprire gli occhi, né a dare segni di vita.
-Gardis?
Guarda che il sole è già alto e ci sono un sacco di cose da fare
Inutile,
pareva non vedersi il fondo della cosa e ogni minuto in più che passava Chris
si sentiva sempre più vicino al punto di non ritorno.
D’accordo,
a mali estremi…
-Gardis,
c’è la McGrannit! – annunciò a voce abbastanza forte
da riuscire a subentrare nell’inconscio addormentato di lei
Gli
occhi di due colori diversi si spalancarono di terrore immaginandosi la
vicepreside, nonché responsabile della sua Casa, che entrava dalla porta e la
trovava a dormire quando aveva mille cose da fare.
La
testa scattò verso l’alto per scusarsi repentinamente con la prof per il suo
comportamento pigro e sconsiderato, ma la sequenza di inchini venne prontamente
arrestata da una sonora risata che si propagò tra le quattro pareti della
stanza.
Con
il disappunto sul viso, lei si voltò a guardare l’amico che ridacchiava, alzò
le sopracciglia seccata e lanciò uno sguardo al suo orologio da tavolo sulla
scrivania: le 7:35
-Perché
mi hai svegliata così presto? – ribatté piccata e di malumore; anche lei, come suo
padre e sua madre, adorava poltrire in letto fino a tarda mattinata, era un
vizio di famiglia
-Beh, se
non l’avessi fatto con ogni probabilità ti avrei violentata
Il
viso di lei si atteggiò ad una smorfia, quella era in assoluto la cosa più
impossibile che avesse sentito in diciannove anni di vita, seconda solo
all’annuncio di fidanzamento ufficiale tra Seraphin e
Aisley.
Ghignando
appena, piuttosto divertito dalle sue reazioni, Kitt puntò l’indice e le fece
segno di guardare in basso
-Prima
di parlare vorrei che prendessi momentaneamente nota della posizione in cui ti
trovi…
Gli
occhi di lei, rigorosamente eterocromici,si abbassarono fino al materasso puntandosi
sulla mano sinistra che stava ancora stringendo il pigiama di lui, scesero più
giù dove la scollatura del pigiama stava rivelando più della sua anatomia di
quanto avrebbe fatto una radiografia e si spostarono ancora a prendere nota che
l’elastico dei pantaloni del pigiama era sceso fino a mostrate decisamente
troppo dei suoi slip infantili con le farfalle e i fiorellini, regalo di Karen;
e per finire le gambe, intrecciate in maniera poco innocente, per non dire
vergognosa, con quelle dell’altro abitante del letto, nuovamente preso da una
crisi di risate dopo aver visto il colorito rosso che saliva dal mento fino
alla radice dei capelli.
Improvvisamente
la gravità di quello che, poveretto, gli stava facendo nel sonno affiorò tra i
ricordi del suo dormiveglia con impellente priorità e con altrettanta velocità
lei si affrettò a scendere dal letto e a inchinarsi appena, giungendo le mani
poco sopra le ginocchia
-Mi…mi
dispiace – balbettò rossa e imbarazzata – scusami, quando dormo con Leonard non
succede mai…
La
prima volta che Christopher aveva dormito in camera con lei, si era detta che
non ci sarebbero stati problemi se al posto della branda avessero diviso il
letto, tanto non sarebbe successo niente, ma ora si rendeva conto di non essere
tanto pronta neppure per quello, il DOPO era piuttosto imbarazzante, per non
dire umiliante e non osava neppure immaginare come ci si sentisse “dopo
quello”, ormai si chiedeva con che faccia suo fratello si presentasse a scuola
ogni mattina.
Eppure
la reazione maschile era decisamente diversa da quella che aveva avuto lei
perché Leonard viveva tranquillamente la sua vita e Kitt sembrava scosso da un
eccesso di risa più lungo del solito e aveva preso tutta la faccenda con un
sorriso; poco male, le risparmiava metà dell’imbarazzo perché era assolutamente
certa, e la posizione in cui erano lo provava, di essersi avvicinata lei per
prima e di essersi comportata in quella maniera indegna.
Con
che coraggio lo avrebbe guardato in faccia?
Rammentava
una volta che papà era stato via parecchio per lavoro e la mattina seguente, a
colazione, si era lasciato scappare che la mamma era più… attiva del solito
perché da tanto non lo aveva più con sé.
Evidentemente
a lei doveva succedere la stessa cosa, soprattutto perché la sua attesa non era
mai finita, era tutta la vita che aspettava l’uomo che voleva.
-Credo
di aver bisogno di un po’ d’acqua fredda – si giustificò lui, imbarazzato
quanto lei
-Perché?
– ma era tornata a 3 anni e alla fase dei “perché”?
-Non
credo di essere un bello spettacolo e ti proibisco di guardare in basso, non
sono certo che sia tutto normale…
-Perché?
– e rieccola, ma che razza di vizio, quando l’aveva
preso?
-Perché,
checché tu sia una Malfoy oppure no, sei una “brava bambina innocente” –
probabilmente OGNI Malfoy sulla terra si sarebbe sentito offeso da una
affermazione del genere e lo era anche lei, nonostante fossesì innocente, ma senz’altro non brava e,
assolutamente, non era più una bambina da parecchio tempo. – ora passami i
pantaloni.
Voltandosi
dall’altra parte, agguantò quelli che stavano sulla poltrona e glieli passò
dandogli le spalle e sistemandosi le brache del pigiama prima che scoprissero
altra biancheria.
Vide
sfrecciare l’amico verso il piccolo bagno composto da lavandino e gabinetto che
stava proprio dietro l’armadio, i Caposcuola e i Prefetti potevano vantare una
piccola toeletta privata vista la mole di impegni a cui dovevano adempiere che
non permetteva certo loro di fare la coda al bagno comune sul pianerottolo,
rigorosamente preso d’assalto con urla alla Tarzan.
Essere
innocenti non era una colpa, ma si stava rivelando un handicap insormontabile,
cosa doveva capire?
Aveva
freddo? La tavoletta del water era troppo dura? Non arrivava a guardarsi nello
specchio?
La
sua mente cominciò ad arrovellarsi: oh Cielo, non era che… no, non era
possibile… l’acqua fredda e il non guardare… per tutti gli dei dell’Olimpo, che
non le dicessero che si era spinta tanto in là da e… ecci…
Accidenti,
non riusciva neppure a pronunciare quella parola, era davvero una Malfoy
mezzosangue, tutta colpa della mamma!
Si
affrettò ad accostarsi alla porta e bussò leggermente
-Kitt,
mi dispiace tantissimo – si scusò dall’altra parte del legno inchinandosi
all’uscio, finalmente conscia di quello che era successo a lei, ma soprattutto
a lui – perdonami, non volevo… non so cosa abbia fatto mentre dormivo, ma
qualsiasi cosa sia mi dispiace…
Se
solo sapesse… rispose la mente del ragazzo mentre tuffava la faccia e le mani nel
lavandino colmo di acqua gelida, probabilmente proveniente nientemeno che dalle
profondità del Lago Nero
-Ti
prego… spero… spero che non sia successo niente…
Gardis
era troppo innocente come al solito, tutto l’opposto di suo fratello.
Chiaramente era anche troppo ingenua per capire cosa gli aveva davvero fatto,
anche se, a giudicare dalle scuse in cui si stava producendo alla porta, doveva
aver intuito qualcosa.
Cielo,
e lei la sera prima si era offerta di ospitarlo per tre giorni… poteva addurre
come scusa quello che era successo e darsela a gambe prima di rivoltarle quel
sederino tondo sul letto e compiere il peggiore atto che riuscisse ad
immaginare?
Poteva
essere così avventato da andare anche a inimicarsi il pericolo più grande di Hogwarts, nientemeno che il fratello della suddetta
ragazza?
Non
era assolutamente da lui, ma era arrivato a tanto così dal farlo. E non solo
per colpa sua, aveva una attenuante.
Diamine,
doveva fare attenzione perché quando riusciva a tenere a freno se stesso ci si
metteva lei a provocarlo mentre dormiva e le riusciva anche dannatamente bene!
Buon sangue non mente, certo, ma forse cominciava a sperare che lei fosse una
bastarda… bastarda di madre sarebbe stata meglio, ma era inconfondibilmente
Malfoy.
Prese
un bel respiro: aveva diciotto anni e i suoi ormoni momentaneamente impazziti
dovevano diventare l’ultimo dei suoi problemi, non era il caso che scalassero
la classifica delle rogne per arrivare in testa già di prima mattina!
Aveva
un intero tour guidato della scuola da organizzare in tre lingue differenti,
alunni scalmanati da gestire per un mese e mezzo, la scuola appestata dal
morbillo, Corvonero allagato dai tubi dell’impianto,
doveva rifare le ronde notturne e cominciare seriamente a pensare agli
imminenti M.A.G.O. che lo aspettavano a giugno.
Le
ragazze erano decisamente il meno grave dei suoi problemi.
E
Gardis, in cui aveva la più completa fiducia e di cui necessitava dell’appoggio
per tutte le attività che la sua mente aveva elencato prima, non doveva
diventare la sua “ragazza problematica” perché era l’ultima che doveva esserlo,
gli occorreva per dell’altro che mandargli all’altro mondo gli ormoni.
Aveva
chiuso con le ragazze-piaga-rompiscatole, quelle che
aveva avuto avevano ampiamente dimostrato che erano solo una seccatura.
Certo
la piccola Malfoy non sarebbe stata come loro, ma era da idioti mettersi a
pensare a lei in quei termini, soprattutto se non si desiderava finire in
infermeria con i tre quarti delle ossa rotte e lui non poteva proprio
permetterselo…
Beh,
se non altro avrebbe fatto delle ottime partite di ramino e poker con Cartrett…
Prese
un bel respiro prima di aprire la porta.
Mi
raccomando, Christopher, come se niente fosse stato.
…come
no…
-Non
preoccuparti, Gardis, non è il caso che ti scusi… - le disse dolcemente
accarezzandole la testa china – è colpa mia
-Sì, ma
a me dispiace da matti… ti avevo detto che non ti avrei permesso di fare nulla,
ma poi sono stata io a combinare il pasticcio
-Non ci
sono stati pasticci, eppoi stavi dormendo
-Ciò non
mi giustifica, non più di tanto, almeno…
-Sta’
serena, ci sono mille cose da fare
-Non ce
l’hai con me, vero?
-No
-Non ti
ho fatto male, vero?
Era
tentato di risponderle “Più di quanto immagini”, ma si trattenne
-No… -
una breve incertezza, l’acqua fredda di prima mattina, soprattutto in pieno
inverno, non era di certo un’esperienza piacevole
-Io… io…
sono tremendamente mortificata. Per farmi perdonare mi occuperò io di ispezionare
la Torre Nord
Fosse
solo quello… ma Gardis non ne sapeva a sufficienza di uomini per capire quello
che scatenava in loro, soprattutto dopo il modo in cui si era comportata.
-Credo
che sia il caso che torniamo ai nostri doveri – Kitt, per fortuna, non pareva
particolarmente arrabbiato con lei, anzi, sembrava quello di sempre, anche se
aveva le guance tutte rosse e le mani gelate – prendilo come un modo per
svegliarci prima e lavorare di più…
Proprio
la punizione che le mancava.
***
Leonard
era alla scrivania del suo studio che finiva di controllare la corrispondenza.
Essere un Malfoy lo costringeva a stare dietro ad un tavolo per almeno un terzo
della giornata a smistare lettere e a supportare la raccolta differenziata
della carta.
Quella
che stava leggendo adesso, poi, non vedeva l’ora di gettarla nel camino.
Una
nuvoletta verdastra si propagò proprio dal focolare mentre stava aprendo col
tagliacarte un’altra busta, alzò gli occhi e guardò la polverina che si
depositava tra la cenere e la figuretta di sua sorella, con un foglio in mano,
che era comparsa al centro del caminetto.
Tossicchiando
appena, la ragazza si sventolò una mano di fronte al viso e scacciò la polvere
pestilenziale per poi spostare i piedi oltre la cenere ed entrare, finalmente,
nella stanza di suo fratello.
-Ciao
Impiastro – la salutò senza trasporto il fratello
Lei
non raccolse la provocazione e si limitò a rispondere un “ciao” sommesso mentre
si guardava attorno spaesata.
-Che
cosa fai? – gli chiese lei
-Cerco
di rispondere a tutte le lettere che arrivano – anche suo fratello sembrava più
tranquillo del solito
-Sono
tutte importanti? – domandò, il semplice motivo per cui era lì non la aiutava
ad avere una conversazione brillante con il suo fratellino
Leonard
toccò appena tre buste alla sua sinistra
-E le
altre? – indagò indicando la pila di scartoffie sul bordo
-Questa
è solo carta da buttare
Gironzolando,
lei si avvicinò allo scrittoio e prese la prima busta
A Leonard Malfoy, con tutto il
mio affetto…
Recitava
la prima busta in una calligrafia innegabilmente femminile, ne prese un’altra e
lesse nuovamente l’intestazione:
Ti amo con tutta me stessa,
scappiamo insieme e sposiamoci!
Non
credeva che mamma e papà avrebbero approvato una fuga d’amore a Gretna Green come nei suoi romanzi d’amore.
Cominciava
a capire che razza di corrispondenza fosse quella, ma per confermare prese il
terzo foglio e lesse anche quello, incoraggiata dal fatto che l’altro Malfoy
non la stesse fermando in qualche modo e non si mostrasse irritato da quel suo
curiosare
Se non mi vorrai più mi
getterò dalla Torre dei Gufi!
Oh
mammina, qui erano messi proprio male… povero Leonard, c’era da compatirlo,
chissà cosa avrebbe risposta a quella che voleva suicidarsi.
Si
stupiva che qualcuna non gli avesse detto di stenderla su un tavolo e far l’amore
con lei come un cavallo…
-Cosa
sei venuta a fare? – le chiese il biondo fermando la penna vezzosa,
bianchissima, con cui stava rispondendo a quelli della Gringott
circa i tassi di interesse del suo patrimonio
-Ah…
ecco… - non era da lei stare a disagio con suo fratello, ma sperava che lui
avrebbe capito; forse potevano battibeccare in continuazione, ma se aveva un
problema e non poteva parlarne con nessuno, neppure con Kitt o con Karen o con
tutti i suoi amici, Leonard ci sarebbe sempre stato perché lui conosceva delle
cose di lei che nessuno a scuola sapeva e, ovviamente, valeva anche il
viceversa. – credo di aver scoperto chi accompagnerà gli studenti di Drumstrang e Beauxbatons…
Il
ragazzo alzò le sopracciglia stupito, poco convinto di quello che aveva detto e
decisamente poco convinto che quello fosse il vero motivo per cui lei
era lì, sua sorella non era tipo da andarlo ad informare di certi dettagli
insignificanti
-Spara
-Per Beauxbatons li accompagnerà una studentessa diplomata da
poco tempo, è la sorellina di FleurDelacourWeasley, Gabrielle Delacour
Come
ogni Malfoy, anche Leonard era in grado di rimandare a memoria l’intero suo
albero genealogico con una velocità impressionante e, quindi, il nome dei Delacour, come lontani parenti di mezzi Black,
Weasley, per la precisione, nonché zietta di LillisWeasley, saltava subito
all’occhio.
-Per Drumstrang, invece – continuò la sorella, avremo Viktor Krum, professore di Volo e…
-Quel krumiro che usciva con la mamma ai tempi di Hogwarts? – scattò su Leonard allontanando in un gesto la
sedia
-Ti
sconsiglio di dirlo a papà se non vuoi provocargli una scenata di gelosia… -
puntualizzò la piccola bionda
Papà
era sempre stato piuttosto possessivo nei confronti della mamma e il fatto che
lei gli avesse detto di non essere mai uscita ufficialmente con Krum, seppure si fossero frequentati ai tempi del Ballo del
Ceppo, aveva acuito il suo già smisurato ego maschile, oltre che un odio
atavico nei confronti di tutti coloro che avevano avuto un posto speciale nel
suo cuore, maschi, s’intende.
Con
Harry non poteva farci niente, Potter era stato ed era tutt’ora il suo migliore
amico, quindi era inutile cercare di depennarlo; Paciock
non aveva rappresentato una minaccia vera e propria e, comunque, era
felicemente sposato con Daphne e non c’erano
pericoli.
Ma
gli inesistenti ex della mamma, cioè coloro per cui aveva provato qualcosa
prima di uscire definitivamente con lui (cioè prima di combinare quel disastro
che rispondeva al nome di Leonard Alphard Malfoy)
erano un argomento tabù.
Weasley era stato troppo presente nel cuore di Hermione
per i sette anni di Hogwarts (era stato Draco stesso a consolarla una volta che piangeva per lui) e
Draco questo non lo sopportava. E la favoletta di Krum e della Granger aveva fatto il giro dei decenni visto lo scandalo
che aveva provocato.
In
casa era assolutamente vietato parlare del krumiro,
come loro tristi figli di due esseri come Draco ed Hermione Malfoy lo chiamavano.
-Quando
si incontreranno al pranzo di Natale ci sarà un bel casino – fu lo
stringatissimo commento di uno dei figli in questione immaginando le
occhiatacce di papà all’ex idolo della squadra di quidditch
Il
silenzio cadde inesorabilmente tra loro mentre lei guardava i tendaggi del
letto accanto alla finestra e sbirciava dalle feritoie nel muro.
Leonard
tornò alla sua scrittura, ma la costante presenza lì di sua sorella lo
distraeva già a sufficienza
-Hai
altro da dirmi? – indagò
-Ehm…
no, niente – e la bionda prese la via della porta, rigorosamente chiusa a
chiave
Il
Caposcuola verde-argento scosse la testa, maledetto orgoglio Malfoy…
-Non eri
venuta per la storia di Krum, vero? – le chiese prima
che la mano bianca di lei toccasse l’ottone della maniglia della porta per
scomparire nel corridoio, probabilmente a farsi mentalmente del male in qualche
imprecisato posto o a farne a qualcuno che rispondeva al nome di Chris, detto
anche “schiavo privato”
Gardis
si fermò e lo guardò stupita.
Beh,
dopotutto era suo fratello, se non la capiva lui…
Lasciò
i fogli sul comodino e si sedette con le gambe a penzoloni sul letto, Leonard
mollò la piuma nel calamaio e si alzò dalla scrivania, andando ad appoggiarvisi
dal davanti e guardandola fisso negli occhi.
Tre
occhi dorati, in quella stanza, si stavano scrutando e quello celeste era ciò
che più di tutto distingueva Gardis da lui, almeno al momento.
Lei
lo scrutò, era strano guardare il proprio colore di occhi in quello di un altro,
anche se era normale perché quell’altro era il proprio fratello.
Prese
un bel respiro e intrecciò le dita in grembo
-Leonard,
cosa si prova quando si va a letto con qualcuno?
***
Spazio autrice: ciao a tutti!
Siamo
arrivati all’ottavo capitolo e piano piano entriamo
nel vivo della vicenda (chiaramente questo non è il vivo della vicenda, si
capisce).
Io
che sto scrivendo di qualche cappy più avanti ho
cominciato a dire dell’arrivo del Mahora e di tutti
gli altri, ma spero nel frattempo che vi sia piaciuto anche questo capitolo.
Qui
cominciamo a vedere un pochino quanto complesso sia il rapporto tra Leonard e
Gardis, figuriamoci, nessuno avrebbe mai creduto che quei due litigassero
soltanto.
Mi
auguro che vi piaccia e spero che mi lascerete un commento, ci rivediamo al
prossimo aggiornamento e scusate se sono così frettolosa, un bacio! Nyssa
Whateverhappened: Gardis travestita da sailormoon ammetto di non vederla molto, più che a Usagi assomiglia ad un incrocio tra il brutto carattere di Rei
e quello intellettualmente insopportabile di Ami. Ma la luna c’entra,
quantomeno parzialmente perché, ti sarai accorta, è sempre capovolta.
Ovviamente
Gardis non lo sa, ma tra tutti credo che Kitt sia l’unico che Leonard
approverebbe anche perché è suo amico… Rudy è un
mito, anche se in questo capitolo non compare, ma avrà il suo momento di gloria
molto presto.
Beh,
mi auguro che il chappy ti sia piaciuto e se hai
voglia di discutere di cose fuori di testa, sappi che io ci sono!
Beh,
alla prossima, un bacio! Nyssa
Hollina: spero che ti sia piaciuto anche questo
nuovo aggiornamento! E anche che la storia continui a piacerti, a presto! Nyssa
Nikki Potter: direi che se la situazione era un codice
rosso è diventata qualcosa come un codice molto pericoloso e potenzialmente
distruttivo.
Sono
contenta che la storiella quasi-horror ti sia
piaciuta anche se non era proprio spaventosa… Ehehe,
alla fine sono riuscita a ripopolare Hogwarts di bei
ragazzi, dopo la partenza di Draco, Blaise, Harry & co non era
rimasto più nessuno…
A
Karen interessa Leonard? Ehm… qual è la domanda di riserva? Cmq sì, ne è
proprio cotta a puntino.
Sono
contenta che Jeff ed Hestia siano personaggi
simpatici, ho sempre troppa paura che il loro ruolo sia un po’ marginale e che
si vedano poco quando in realtà sono piuttosto importanti…
Eheeh, spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo, mi
raccomandi, fammi sapere! A presto e un bacione grande grande,
Nyssa
Killkenny: come dicevano nel film di Hercules “Se lo
saprà… se, se mi piace…”
Ad
ogni modo non vedo l’ora di scrivere delle possibili modifiche, sono sicura che
succederà qualcosa di terribile in quella scuola e non si tratterà di mangiamorte…
Beh,
mi auguro che ti piaccia anche questo cappy, tra poco
arriveranno tutte le altre scuole, a presto! Nyssa
DragonSlave: beh, per la governante non sapevo cosa
inventarmi e così ho preso ispirazione da una storia che sto leggendo…
Ehehe, la maggior parte dei genitori dei personaggi è avvolta nel
mistero, di Kitt si sa poco e niente, di Rudiger ci
sono misteri a non finire…ma dopotutto
se la storia fosse lineare diventerebbe di una banalità cosmica…
Per
quanto riguarda la frase, ce lo vedo proprio Draco a
dire una cosa del genere, soprattutto di una creaturina
che è pure sua figlia, probabilmente era il suo modo galante di dire che
strillava come un ossesso =P
Ahhhhh sono contenta di non essere l’unica innamorata della cerimonia
d’apertura, io l’ho registrata e riguardata con calma e la trovo decisamente
magnifica!
A
presto e un bacio grande! Nyssa
_Nana_: praticamente sei mesi dopo si vedono loro
due, entrambi vampiri, bellissimi come tutti i vampiri, che si sono trasferiti
in una nuova città e hanno continuato a fare quello di prima. E lei gli è
rimasta affianco come governante anche dopo essere diventata vampira.
La
spiegazione era un po’ confusionaria, quindi immagino che fosse difficile
capire per bene…
Beh,
conoscendo Rudiger sono certa che ci riuscirà, ha un
forte ascendente sulle ragazze e Vanessa è facilmente influenzabile, quindi…
Spero
che ti sia piaciuto anche questo capitolo, un bacio e al prossimo
aggiornamento! Nyssa
Lord Martiya: ora che ho la scheda mi sono messa
seriamente a lavorare al personaggio, ti offendi se apporto qualche modifica? Più
che modifica intendo non dire diverse cose perché altrimenti la storia si
allungherebbe troppo e già il Mahora occuperà un
sacco di posto nella vicenda, rischio di trasformare questa fic
in una drabble da 100 capitoli anziché 100 parole…
No
no, la scena non c’è assolutamente, anche se c’è Wendy che tenta di dargli un bacio sulla guancia per
ringraziarlo, ma assolutamente no, è una mera invenzione di Rudiger
per attuare il suo piano da sensale di matrimoni.
Ti
ringrazio per il complimento, spero che ti piaccia anche questo capitolo, a
presto! Nyssa
Arwen_90: anche te vai al mare e non ti abbronzi? Pure
io… vado lì, divento rossa come un gambero e poi torno una mozzarella, sono un
caso disperato, presto andrò dal dottor House.
Beh,
i personaggi della recita mi sono usciti così, all’inizio volevo che Gardis
facesse Wendy, ma poi ho cambiato idea… no no, nel libro non si vedono baci, neppure di striscio, è
una invenzione di Rudy che si sta costruendo la sua
agenzia da match maker.
Beh,
spero che ti sia piaciuto anche questo cappy e
aspetto il tuo commento, a presto e un bacione grande grande!
Nyssa
Vavva: sì, concordo, sarà un Capitan Uncino che
cerca di uccidere Peter per essere il più bello dell’Isola che non c’è, un po’
come nella favola di Biancaneve, eppoi i maghi non
conoscono bene le fiabe…
Ammetto
che all’inizio doveva essere Gardis a fare Wendy, ma
poi ci ho pensato seriamente e Trilly è molto meglio
anche perché i caratteri nei confronti di Peter si assomigliano. Beh, spero che
ti sia piaciuto anche questo capitolo, sono curiosa di vedere la tua opinione,
a presto e un bacio! Nyssa
Akiko: sono contenta che uno dei miei personaggi
sia diventato uno dei tuoi preferiti, credimi, la cosa mi fa felice come una
mammina orgogliosa!
Per
quanto riguarda la discussione è accaduto tutto per via di una mia frase
avventata (a volte non penso troppo prima di scrivere) nel senso che ne avevo
piene le tasche di quelli che aggiornano ogni morte di papa. Sfortunatamente
detta così poteva sembrava che intendessi anche quelli che aggiornano una volta
al mese perché hanno impegni tra scuola e uni, ma in verità intendevo coloro
che aggiornano le fic ogni sei mesi o giù di lì e
penso che sia insopportabile… una volta al mese è un aggiornamento giusto…
Ehehe, mi piacerebbe chiacchierare con te, anche del perché non ho
fatto l’uni, ti va se ci sentiamo via mail, altrimenti qui la cosa diventa un
po’ lunga, ho molte motivazioni (che strano, sono un casino ambulante…
>:>)
Spero
che il chappy ti scrivo via mp
così ti lascio la mia mail, spero che non ti dispiaccia, a presto e un bacione
grandissimo! Nyssa
Capitolo 9 *** Il gioco degli equivoci - Parte II ***
Se Leonard non si fosse
tenuto alla scrivania, probabilmente sarebbe caduto sul tappeto come un salame,
ammutolito ed esterrefatto.
Boccheggiò cercando di
riprendere abbastanza fiato per porre a sua sorella la domanda “perché”, ma si
sentiva come se al mondo non ci fosse sufficiente ossigeno per mantenerlo in
vita.
Guardò la piccola Gardis
seduta sul letto che si tormentava le mani aspettando una sua reazione,
stranamente imbarazzata in un modo che non era da lei.
Lui scosse la testa, se almeno
avesse avuto gli occhiali probabilmente si sarebbe tormentato le lenti come
faceva Potty2, sempre ad aggiustarseli sul naso, ma non gli era stato concesso
neppure quello e stava tristemente prendendo coscienza che il suo corpo
soffriva di un principio di Parkinson.
Incredibile, mai visto un
vampiro che trema…
Quelle non erano certo cose
che doveva spiegare lui a lei, semmai sarebbe dovuta essere la mamma… no,
meglio che la mamma non sapesse niente di queste sue curiosità o era la volta
che papà lo avrebbe davvero ucciso con le sue mani.
-Gardis… - disse
piano – perché?
Il rossore si diffuse sulla
pelle chiara della ragazza, poi le alzò gli occhi con determinazione
-Tu dimmelo e
basta
Belle consolazioni… stava
rischiando la vita, lo sapeva?
D’accordo, se quello era
l’unico modo per uscirne indenni… che cosa le era saltato in mente, poi?
Prese una sedia, la
posizionò con lo schienale rivolto verso il letto e vi si sedette con le
braccia appoggiate allo spesso arco di legno di mogano, appena incrociate e il
viso sopra di esse.
-D’accordo, cosa
vuoi sapere?
-Cosa si prova
quando si va a letto con una persona. – mamma e papà gli avevano reso davvero
un pessimo servizio a insegnarle a parlare senza peli sulla lingua, riusciva a
capire che era leggermente imbarazzante discutere di certe cose con la
propria sorella, vergine per di più? – dall’altra parte – aggiunse piano lei
-Dall’altra parte?
– indagò
-Sì, cosa prova un
maschio? – “oh cacchio” era un’espressione che rendeva perfettamente la
situazione, anche se non tanto quanto “merda”.
-Gardis –
incominciò serio mentre la sua mente lavorava a velocità inaudita – tu non
avrai… tu non sarai stata a letto con qualcuno, voglio sperare… - la
professione di detective non era quella che gli riusciva più congeniale, lei
comunque arrossì violentemente e scosse la testa e i capelli biondissimi mentre
lui sospirava di sollievo: almeno finchè sua sorella
non avesse deciso di compiere qualche follia, sarebbe sopravvissuto.
-È solo per quello
che è successo al Grifondoro ed ero curiosa di
sapere… com’è… - al momento lui ignorava cosa fosse accaduto al Grifondoro (anche perché, stando alla cronaca, non era
successo proprio niente), ma era meglio che sua sorella sfogasse le sue
curiosità con lui piuttosto che andare a chiedere a casa oppure decidesse di
sperimentare di persona la cosa. Appunto mentale, chiedere alla pettegola di Serpeverde, cioè a Rudiger, cosa
fosse accaduto alla Torre.
-Bene – si notava
che la conversazione era un po’ stentata?
-È bello? – ma che
razza di domanda era? Mica era una persona che era bella o brutta!
-Beh, sì, a volte…
diciamo che è piacevole…
-Perché a volte?
Non sempre?
-Dipende con chi
sei, sciocchina – eh certo, sognarsi di farlo con la Sprite non avrebbe fatto
felice nessuno
-Ma ci sono tappe
da seguire? – tappe da seguire? C’era da mettersi le mani nei capelli, che
avevano insegnato alla sua povera, traviata sorella tra quei pazzi rosso-oro?
Tappe? Che cazzo sono le “tappe”?
-Che cosa sono le tappe?
– domandò con più diplomazia
-Beh, A, B e C
-A, B e C?
-Sì, il bacio,
il... – ma chi le aveva detto tutta questa caterva di boiate? Tappe? Non aveva
mai seguito uno schema in vita sua, ma delle “tappe”?!
-No
-No?
-No, si fa quel
che si ha voglia…
-E tu l’hai mai
seguite? Anche per caso – a memoria d’uomo, non rammentava di essersi mai
attenuto ad una “linea guida” e di certo non si comportava con le ragazze come
se fossero fidanzati, magari quando si esce insieme le cose sono diverse…
-No, cioè, forse
ho baciato una ragazza, prima, ma non con l’intenzione di seguire una tappa… -
perché si stava imbarazzando? Era sua sorella! Eppoi perché continuava a ripete
la parola “tappa”?
-E ti è mai
capitato di non… farlo? – se stavano giocando a Gira la Ruota doveva
avvertirlo, però… compro una vocale!
-Certo
-Nel senso, ti è
mai capitato di rimanere con una ragazza senza andarci necessariamente a letto?
Ok, sua sorella leggeva
troppo e, senz’altro, leggeva delle cretinate. Chi le aveva messo in testa ‘sta
roba?
Erano tutte quelle
stronzate che i grifoni perbenisti si dicevano tra loro, salvo poi sperimentare
che era tutto il contrario e dimenticarsi di rivedere la regolina.
Se scopriva che era stato
uno dei suoi amici malati a raccontarle queste cose lo avrebbe linciato, Potty? Weasel? Di certo non Rudiger… e a pensarci, neppure Chris.
D’accordo, riflessione
profonda: scavare nella memoria alla ricerca di un episodio analogo a quello
richiesto, doveva essere successo almeno una volta, perché non lo rammentava?
-Sì
-Ti è piaciuto? –
sembrava che parlasse di un filetto al sangue…
-Beh, avrei
preferito fare dell’altro…
-In che senso?
-Che lei non
voleva e allora ho lasciato perdere
Non credeva di poter udire
qualcosa del genere da suo fratello, voleva assolutamente conoscere quella
ragazza
-Ma tu stavi male?
– stavi male? Ma che domande faceva?
-In che senso?
-Ti dava fastidio
averla lì e non farlo? – Leonard sbattè le palpebre
senza capire troppo della domanda
-Beh, no, sennò
l’avrei mandata via o avrei preso qualcun altro – la modestia prima di tutto…
-Ma se una ragazza
ti provocasse, tu andresti a letto con lei?
-Dipende chi è
lei, se lei vuole, se io posso
-Posso?
-Se nel farlo ci
rimetto la testa o mi costringono a sposarla, magari no, non trovi?
-Sì. Va bene, ora
ho capito
Infatti, perché quello che
non aveva capito era lui…
-Gardis – lei si
voltò verso suo fratello – non leggere più queste stronzate di Strega 3000,
chiaro?
Lei annuì, divertita che
credesse che si trattasse di una rivista da ragazzine cerebrolese.
-Leonard –
aggiunse poi – è bello abbracciare una ragazza?
Per la seconda volta, quel
giorno, si sentiva prossimo a cadere sul pavimento per lo sconcerto, meno male
che era seduto.
-Non nel senso di
un abbraccio tra amici, intendo, tipo con quella ragazza con cui non hai fatto
niente…
Che non avesse fatto niente
era un discorso, non era ancora ridotto così male…
-Sì, è bello,
perché?
-Beh, perché non
lo so…
Come mai non avevano ancora
tirato una bomba sul Grifondoro? Stavano distruggendo
la sua povera sorella con quelle chiacchiere!
-E che cosa si
prova?
Qui si andava sul
difficile, certo non poteva mettersi a raccontarle la cosa, anche perché, a ben
riflettere, conosceva solo la parte maschile del “bello”, non aveva idea se e
cosa si provasse dall’altra parte della barricata, anche se doveva essere
indubbiamente piacevole…
Avrebbe pagato per
rispondere qualcosa, ma pareva che non ci fosse soluzione… cosa avrebbe dovuto
fare? Di sicuro era fuori discussione abbracciare sua sorella come faceva con
le altre, insomma, lei era una Malfoy, era la sua bella sorellina (forse anche
amata, a ben pensarci…) e l’incesto era vietato, oltre al fatto che sarebbe
stato un po’ come abbracciare se stessi e la cosa, francamente lo ripugnava.
Dove stava la soluzione del
problema? Perché gli faceva tutte quelle domande? Caffè!
Che qualcuno gli desse del
caffè, anzi, no, meglio, della cioccolata per darsi una calmata e tornare
lucido; e sarebbe stato meglio se ne avessero data un po’ anche a lei perché
non sembrava troppo in forma… era troppo più strana del normale e in genere nessuno
Malfoy è molto normale…
Gardis guardò suo fratello
riflettere serio, doveva giudicarla proprio strana con tutti quei quesiti che
gli aveva posto, ma aveva bisogno di sapere cosa si prova dall’altra parte,
come si era dovuto sentire quel poveretto che aveva torturato quella stessa
mattina senza neppure accorgersene!
Di sicuro non aveva passato
un bel quarto d’ora, ma almeno non era prossimo alla morte; certo, Kitt
ragionava in maniera differente da Leonard, ma aveva come il sospetto di
essersi spinta un pochettino troppo oltre.
Beh, ad ogni modo Kitt non
era stato troppo male e questo era quello che le interessava sapere, lui era il
suo migliore amico e l’unica cosa che desiderava era non vederlo soffrire e
chiunque avrebbe pagato per quello, anche se fosse stata lei stessa.
-Stai lì un minuto
– Leonard si alzò dalla sedia e andò alla porta, aprendola e mettendo il naso
signorile fuori a sbirciare per il corridoio in attività.
Il passaggio era invaso di
gente. Con l’arrivo dell’inverno le temperature si erano parecchio abbassate e
quella notte era arrivata una ventata gelida sulla scuola che aveva
ulteriormente fatto abbassare la colonnina di mercurio quindi la maggior parte
delle ragazze Slytherin, proprio come delle vere
serpi che pativano il freddo, avevano cominciato a tirare fuori piumoni e
coperte per scaldarsi e c’era un viavai di studentesse con teli patchwork tra
le braccia e imponenti coperte di piume che pareva avessero spennato il pollaio
di Hogwarts.
Possibile che non ci fosse
nessuno al caso suo?
In realtà aveva pensato di
prendere qualcuno di cui si fidava e fargli mimare la scena, ma al momento
dubitava che Gardis avrebbe consentito a Montague di
arrivarle a meno di un metro e mezzo di distanza.
Vide passare Greengrass con un quaderno in mano, il Prefetto lo salutò e
lui fece altrettanto con finta noncuranza: Rudiger
era una specie di suo amico, ma rischiava di farsi prendere troppo la mano,
aveva troppa esperienza in materia per seguire alla lettera ciò che lui gli
avrebbe chiesto di fare.
Certo non poteva aspettarsi
un ragazzo senza esperienza, dopotutto erano a Serpeverde,
ma…
Tombola!
***
Chris stava vagando per il
corridoio dei sotterranei ad assegnare i nuovi turni di ronda che Piton e la McGranitt gli avevano
chiesto una settimana prima.
Non era un compito facile
perché le serpi, come diceva Gardis, “erano dei maledetti lavativi che non
avrebbero fatto un pattugliamento neppure sotto tortura”. Grazie al Cielo gli Hufflepuff erano più condiscendenti e si sarebbero prestati
ad alzarsi alle due di notte per fare un giretto per la scuola, salvo poi
riaddormentarsi, beh, quello era lo scotto da pagare.
Di Corvonero
poteva fidarsi, ma ne avevano già delle loro con la stanza del Caposcuola e
quella del Prefetto allagata, lo stesso valeva per il bagno dei Prefetti e la
stanza dormitorio n°2. C’erano persone che dormivano sul divano da una
settimana, poveretti.
-Questo è il
vostro nuovo orario di ronda – disse sventolando una tabella e appendendola
nella bacheca in corridoio – mi raccomando la puntualità
Due ragazze si
affacciarono, lo consultarono e annuirono, che soddisfazione! Il battitore di serpeverde sbuffò, lo guardò male e tornò in camera.
Rudiger gli passò accanto, battè
una mano sulla spalla con compassione e tornò al suo compito o qualsiasi cosa
fosse quello che aveva in mano.
C’era un motivo se era
finito a Corvonero?
Vide la faccia di Leonard
alla porta, poi il biondo gli sorrise
-Chris, puoi
venire un minuto?
Felice di sottrarsi agli
sguardi degli altri verde-argento che lo scrutavano come se avesse avuto la
lebbra, fu felice di mollare la sua tabella e di andare verso di lui.
***
Gardis guardò il fratello
che si alzava e andava alla porta per poi chiamare qualcuno: non capiva.
Poi vide Kitt entrare dalla
e suo fratello chiuderee la cosa non le
piacque per niente.
Leonard rimirò compiaciuto
l’idea che si stava formando nel suo sadico cervellino, poteva prendere non
due, ma tre piccioni con una fava! Innanzi tutto avrebbe risposto a tutte le
domande di sua sorella senza essere direttamente interessato e poi avrebbe
potuto mettere un po’ alla prova questo benedetto Ravenclaw
decisamente troppo santo e decidere più o meno cosa provava nei confronti della
piccola Malfoy; e per finire, che era la cosa che gli interessava di più,
sarebbe finalmente riuscito a conquistare un punto nei confronti della sua
vispa sorellina e vederla un po’ alle strette.
Era stato davvero un colpo
di fortuna, non si fidava a lasciarla tra le braccia di Rudiger,
ci prendeva sempre troppo gusto e ultimamente pareva improvvisamente essersi
accorto che la bella Malfoy era una donna.
-Ciao! – salutò
allegro il moro entrando dalla porta e chiedendosi cosa stesse accadendo e
perché l’altro Caposcuola lo volesse lì, pregò che non avesse saputo di quello
che era successo quella mattina, ma dalla reazione di Gardis, che arrossì e
accennò un gesto col capo, dedusse che di certo lei non era andata a
raccontarglielo.
-Siediti lì, per
favore – sentire quelle parole da uno come Malfoy era un caso più unico che
raro
Christopher si accomodò sul
letto e aspettò mentre un grosso punto di domanda gli ronzava in testa e il
sorriso di Leonard si propagava da orecchio ad orecchio, soprattutto quando
Gardis si affrettò ad alzarsi e a camminare per la stanza sopra il prezioso
tappeto del fratello
-Tu dove vai… - la
riprese afferrandola per un gomito e affiancandola.
Chissà perché ma sentiva
che c’era qualcosa che puzzava di bruciato…
Leonard si puntò un indice
al mento, pensò e poi la spostò con un po’ di malgarbo di fronte all’altro
ragazzo che seguiva quei movimenti quasi stordito.
-Kitt, potresti
andare un po’ più indietro? – l’altro obbedì sistemandosi sulle calde trapunte
e continuando a non capire
-Bene, tu siediti
lì – e con noncuranza, Leonard le indicò il piccolo pezzo di materasso che era
rimasto libero tra le ginocchia dell’altro
La sorella fece tanto
d’occhi e scosse la testa
-Tu sei pazzo! –
quasi urlò contro il biondo
-Non fare storie –
bofonchiò invece questo e, dandole un colpetto sulla spalla la spinse proprio
dove voleva, lei pestò un piede al giovane Black per
sbaglio
-Mi dispiace –
disse imbarazzata trovandosi in una posizione decisamente equivoca
-Non importa –
Kitt cominciava ad essere seriamente preoccupato
Leonard scrutò la scena e
scosse la testa incrociando le braccia sul petto
-E’ come vede due
funghi attaccati ad un tronco… su sorellina, non essere così amorfa
-Amorfo lo sarai
tu – sbuffò lei imbarazzata, cominciando ad intuire quali fossero le reali
intenzioni del fratello
Sospirando come se fosse
stato alle prese con una equipe poco professionale, il Principe delle Serpi si
spostò dalla sua postazione, prese un braccio dell’altro Caposcuola e con
quello cinse la vita della sorella.
La sua regola aurea avrebbe
voluto che l’altra mano fosse audacemente impegnata su una gamba, ma dubitava
che sua sorella avrebbe permesso tanto perfino al suo migliore amico, e, ad
ogni modo, doveva anche ricordarsi che non era lì per vendere la sua virtù,
oltre al fatto che quei due non erano minimamente così arditi, quantomeno lui,
lei era troppo presto per dirne…
Dunque, dove poteva mettere
l’altra mano? Beh, in mancanza di meglio circondò anche con quella la vita
sottile della bionda che stava andando direttamente in iperventilazione, presto
il suo cervello avrebbe cominciato a mandare messaggi di errore per temperature
eccessivamente elevate.
Chris si lasciò guidare dal
biondo alzando circospetto le sopracciglia e arrossendo ogni volta che una
parte del suo corpo entrava in contatto con quello della piccola Gryffindor
-Che costa
staresti facendo? – domandò alla serpe, sempre più teso
-Gardis deve fare
pratica – rispose asciutto l’altro continuando a sistemargli la camicia e la
posizione delle gambe e dei piedi, come un sarto che aggiusta l’abito sulle
modelle, ovviamente si astenne accuratamente dal dire su “cosa” lei dovesse
fare pratica e Kitt non ebbe il coraggio di chiederlo, ormai certo che la sua
morte sarebbe stata prossima, soprattutto dopo quanto avvenuto quella mattina
e, a questo punto, era seriamente indeciso se a causarla sarebbe stato
l’augusto fratello di lei, lei stessa oppure il suo autocontrollo.
Malfoy si allontanò un
attimo e contemplò la sua opera
-Gardis,
rilassati, mica ti mangia… manda indietro quella schiena, sembri un manico di
scopa!
-Vorrei vedere te
– borbottò risentita quella muovendo appena il muscolo della spalla come
risposta alla richiesta del fratello che, a sua volta, sospirò in maniera
melodrammatica scuotendo il capo
Lui le rivolse un ghigno made-in-malfoy e ignorò le sue proteste
-Dovresti tirare
su i capelli – annunciò scuotendo nuovamente il capo – il collo è una parte
sensuale da mostrare
Kitt implorò che non lo
facesse, i capelli di Gardis avevano sempre un brutto effetto su di lui e non
era il caso che il fratello di lei peggiorasse lo stato mentale di confusione in
cui si trovava al momento, più che mai incerto su dove mettere le mani che gli
parevano sempre troppo vicine a qualche punto poco indicato.
-Siete la coppia
meno sensuale che abbia visto in tutta la mia vita – annunciò infine il capo
della Casa verde-argento – ma non è colpa tua, Chris, è mia sorella che
assomiglia più a una ramazza che ad un essere femminile
Chris pregò che lo fosse
davvero: ma cosa volevano da lui? Che la violentasse? Perché erano
pericolosamente vicini…
***
Qualcuno bussò alla porta
tre volte e subito dopo i capelli color caramello di Rudiger,
accompagnati da due occhi divertiti fecero capolino dalla porta senza aspettare
la risposta del proprietario della camera
-Senti Leonard,
io… - si fermò interdetto e divertito di fronte alla scena con Christopher che
teneva rigidamente tra le braccia la sorellina del loro Caposcuola, questa che
pareva seduta su un materasso di chiodi e il fratello di lei che scuoteva la
testa come Michelangelo di fronte al David: la cosa aveva del ridicolo e dell’assurdo,
ma in quel momento si sentì leggermente più vicino al suo obiettivo: pareva che
Leonard collaborasse – cosa state facendo? – chiese poi, dimenticando il motivo
della sua venuta
-Un esperimento
scientifico – bofonchiò lo Slytherin - cosa c’è? –
s’informò poi, distraendosi dalle migliorie che poteva apportare ai due seduti
-Ah, sì, beh,
ecco, era per i turni di ronda, volevo che venissi a darci un’occhiata e ne
discutessimo perché…
-Arrivo
-Ehi, no aspetta!
– sua sorella tentò di alzarsi e fermarlo
-Tu resta lì – la
ammonì severamente come ogni tanto faceva la mamma, con lo stesso tono
autorevole tanto che a lei non rimase che starsene ferma nella sua bara di
spine – io vado a controllare gli orari, voi due vedete di fare pratica e,
Gardis, vedi di non alzarti! – tuonò
E senza curarsi di
eventuali conseguenze, più che certo che Chris non le avrebbe fatto del male,
chiuse la porta dietro di sé e s’incamminò per il corridoio assieme al suo
Prefetto
-Un esperimento
scientifico? – domandò riluttante il Ravenclaw
-Non chiedere a
me, è una delle malsane idee di mio fratello – alquanto malsane, si premurò di
sottolineare la mente di lui
-Lo trovo alquanto
imbarazzante – aggiunse poi lui, spostando una mano e non sapendosi decidere su
dove posarla, lei sbuffò e se la riposò su una gamba, tanto peggio di così… -
com’è che a tuo fratello è venuta quest’idea? Gli hai raccontato di quello che
è successo stamattina?
-Che scherzi?
Certo che NO! – gli strillò in un orecchio lei – io ero venuta solo per gli
accompagnatori dei gruppi di studenti! – ok, era una mezza verità, ma Kitt non
doveva assolutamente sapere che era stato l’involontario protagonista di una
imbarazzante discussione tra fratelli, protagonista che, peraltro, ignorava
anche uno dei due partecipanti al dibattito
A quel punto l’unica
risposta era che Leonard dovesse essere impazzito, completamente.
-Dì un po’, per
cosa staresti facendo pratica? Su come perdere la tua verginità onorevolmente?
-Finiscila,
stupido, mi dà fastidio quando parli così – soprattutto perché stonava
leggermente con l’idea di bravo ragazzo che generalmente dava
-E allora? – era
saggio dirglielo? Poteva rimanere il segreto del secolo, ma se ne avesse fatto
parola con lui come minimo le avrebbe riso dietro ogni volta che l’avrebbe
guardata in faccia… Kitt era stranamente sadico nei suoi confronti. E
politicamente scorretto. – d’accordo, per abbracciare un ragazzo – sputò infine
Oh Cielo, che suo fratello
avesse deciso di venderla alle aste?
-Perché?
-Come perché, sei
tu il primo che mi dice che sono ingenua, figurati cosa devo sembrare ai suoi
occhi!
-E perché devo
essere io a tenerti in braccio, allora? – indagò schiarendosi la gola
-Peso?
-No, certo
-E allora?
-Beh, sai, non mi
fa tanto bene dopo quello che è successo stamattina…
Lei avvampò e fece per
divincolarsi, peccato che Kitt alla fine si stesse divertendo alle sue spalle e
il risultato fu che lei gli infilò per sbaglio un gomito tra le costole e finì
per scusarsi un’altra volta, rimanendosene al suo posto.
Lui spostò una gamba e la
risistemò sulle sue ginocchia, felice che non fosse scappata, e cercò un
argomento di conversazione neutrale che non portasse la sua mente a rivivere
ciò che era accaduto al risveglio
-Sai, mi sembra di
tornare piccolo, quando ero bambino facevo sempre giocare mio fratello a
cavallino…
-Ah sì? – lei
parve un tantino risentita da quelle parole: assomigliava a Lachlan da piccolo?
Forse suo fratello aveva ragione a preoccuparsi per lei
-Vuoi giocare?
-No, mi verrebbe
il mal di mare – lui rise e con le braccia ancora intorno alla vita l’attirò di
più verso di sé
-Immagino che tu
mi stia odiando – decisamente troppo perspicace, accidenti all’intelligenza dei
corvi
-Perché? – e rieccola la fase dei perché… piuttosto fuori luogo, se
poteva anche permettersi un’opinione nei confronti di se stessa
-Beh, perché non
si dovrebbe tenere una ragazza come il proprio fratellino neonato, possibile
che tu non sappia neppure questo? – colpita e affondata. Si cercava di salvare
almeno le apparenze…
Sbuffò
-E cosa ci sarebbe
di diverso? – lui ridacchiò e spostò una mano più in alto e una più in basso
-Innanzi tutto –
cominciò – le mani vanno tenuto almeno così perché non si sta afferrando
un sacco di patate – però, che acume… perché non ci avevano pensato prima? –
poi dovresti disincrociare questi piedi – e muovendo appena la gamba fece
scendere quelle di lei lungo le coperte pendenti del letto – e per finire… - esercitando
una leggera pressione sullo stomaco, lei rilassò la schiena finchè
con avvertì sulla propria spina dorsale, oltre la stoffa, la riga di bottoni
della camicia di lui
-Come sai tutte
queste cose? – Chris ridacchiò ancora trovando la cosa molto divertente
-Sono un Corvonero, la teoria è il mio forte
-Mh… - beh, avrebbe potuto aggiungere anche la “pratica”…
Rimasero così un po’ mentre
lui chiudeva gli occhi e appoggiava la testa alla sua spalla, rilassandosi
tranquillo.
Dal canto suo, lei vide la
sua espressione e decise che non era il caso di agitarsi, dopotutto, cosa
poteva succedere?
Fissò la porta che era
ancora chiusa, poi voltò lo sguardo alla sua destra studiando appena il viso
del suo amico appoggiato con innocenza sulla sua spalla
-Kitt? – domandò
piano temendo che dormisse e, quindi, di svegliarlo
La risposta fu un brontolio
sommesso mentre lui non aprì neppure gli occhi e Gardis ringraziò, averlo ad
una distanza così ravvicinata poteva essere un bel problema…
-Kitt, che
facciamo adesso? Leonard non torna…
Il ragazzo non parve
particolarmente interessato alla cosa, ma aprì un occhio e lei intravide un
sorriso distendergli le labbra.
-Stai tranquilla,
si sta così bene…
Gardis avvertì il fiato
caldo dietro l’orecchio e rabbrividì nonostante avesse deciso di non muoversi
per non strapparlo alla sua meditazione, o qualsiasi cosa fosse.
-Perché tremi? –
le domandò lui
-Mi hai fatto il
solletico – si giustificò rabbrividendo nuovamente dopo che lui aveva parlato
-Sul serio? – lei
arrossì appena e annuì
-Beh, in quel
caso…
Senza aspettare altro, lui
spostò la bocca dietro l’orecchio e posò appena le labbra all’arcata, lei
avvampò totalmente, rimanendo immobile come si fa quando si viene puntati dagli
orsi grizzly
-E ora – domandò
di nuovo il Corvonero spostando lentamente le labbra
fino al lobo, lei avvertì di nuovo il calore dietro la nuca, non era il caso di
rispondere perché di certo Christopher aveva avvertito i suoi brividi
-Che cosa stai
facendo? – indagò poco tranquilla la bionda cercando di divincolarsi senza
successo
-Gratifico il mio
io maschile – lei alzò scettica un sopracciglio – beh, non sta mica bene che tu
mi abbia fatto quel che hai fatto questa mattina e io non ti punisca…
Oh cielo, sembrava di
essere in qualche filmino porno! Che non le dicessero che era così perché
prendeva suo fratello e il suo migliore amico e li scaraventava entrambi giù
dalla Torre di Astronomia!
-Kitt, non sono
affatto tranquilla – si premurò di fargli notare con aria severa, lui non se ne
curò e la bocca si spostò ancora sulla curva del collo mentre una mano stava
giocherellando con i suoi capelli
-Ah sì? – che
risposta soddisfacente…
-Sì e smettila di
farmi venire i brividi – si stizzì levandogli la ciocca dalle dita. Poco danno
perché lui, come al solito, se ne prese un’altra
Promemoria: raparsi a zero.
-Cosa vuoi che
siano un po’ di brividi rispetto all’acqua fredda di questa mattina…
Rammentando quello che era
accaduto, non ebbe il coraggio di fermarlo, anche se le labbra calde erano
arrivate ad incontrare il bordo ripiegato del colletto della camicia, eppoi non era così male, le pareva così naturale…
Mammina, non era che
l’indole pervertita di suo padre e suo fratello stesse prendendo il sopravvento
anche su di lei?
Ma dopotutto, sarebbe stata
davvero stupida se avesse fermato proprio l’unica persona che le piacesse,
chissà poi cosa aveva in mente questa, sembrava stare su un altro mondo.
Istintivamente alzò il
mento quando lui le baciò la pelle sotto il collo e la clavicola e pregò di non
gemere, non sarebbe stato né fine né appropriato, non erano in uno di quei
romanzetti rosa che lei ed Hestia leggevano quando
erano tristi.
Kitt era fine come suo
solito, anche se le stava baciando il collo nella maniera più peccaminosa che
riuscisse ad immaginare non aveva spostato di un millimetro le mani, non le
aveva alzato la gonna né palpato il sedere; era anche per questi dettagli che
le piaceva più di tutti gli altri, perché era tranquillo e non si agitava e
faceva il suo lavoro senza parlare troppo, agiva.
E adesso stava agendo fin
troppo.
Una mano si mosse e slacciò
il terzo bottone della camicia della divisa, a lei parve strano e, in effetti,
forse si stavano definitivamente spingendo troppo oltre: cosa sarebbe successo
se Leonard fosse entrato proprio in quel momento?
Suo fratello la trattava
peggio di uno straccio da pavimenti, ma diventava stranamente aggressivo quando
una persona si avvicinava emotivamente troppo, tollerava Potter e Weasley perché si conoscevano da una vita (e il padre di
Jacob era stato il padrino di Leonard), ma con tutti gli altri si comportava
come se gli stessero trattando male qualcosa che gli apparteneva e alla fine
fuggivano tutti disperati.
Con Chris le cose erano
andate diverse, non l’aveva mai percepito come una minaccia e quindi gli aveva
consentito di stare vicino alla sorella, soprattutto perché, lo sapeva, Leonard
se n’era accorto, quella che voleva avvicinarsi era lei, non lui.
All’inizio suo fratello e
Kitt avevano comunicato poco, ma con l’arrivo di Rudiger,
terzo membro del trio più bello della scuola, e la loro nomina a Prefetti erano
cambiate diverse cose: spesso Chris era il mediatore tra loro due Malfoy e
riusciva a mettere pace con la sua tranquillità tra quei due uragani, poi era
sempre allegro e contento.
E lui e Leonard e Rudiger avevano stretto un’amicizia piuttosto stabile.
Ma nonostante tutto questo,
suo fratello non avrebbe esitato un attimo a depennarlo e infilarlo nella lista
nera se avesse avuto anche solo il sospetto che l’interesse del Black nei confronti della giovane Gryffindor
fosse diverso dalla semplice amicizia.
Quello che Gardis però non
sapeva era che, sotto sotto, tra tutti quelli che
aveva visto, Christopher era l’unico per cui Leonard parteggiasse davvero e,
forse, gli avrebbe anche concesso di diventare il ragazzo i sua sorella, con le
dovute clausole, certo.
La bocca del Ravenclaw si posò affianco allo sterno e lì rimase: non era
un po’ troppo in basso? Suggerì una vocina dentro di lei?
Ma non era ancora
sufficientemente sveglia dai suoi pensieri per curarsi di spiritelli curiosi
che le svolazzavano nella mente assieme alla miriade di pensieri che già aveva…
e continuava ad essere così bello… attraverso quei gesti, così poco da lui,
Kitt riusciva a trasmetterle la sua tranquillità, dopotutto ne sapeva davvero
troppo poco sul sesso e sull’amore per essere una Malfoy.
Al’improvviso sentì il
rumore della maniglia della porta che veniva girata e si riscosse dallo stato
di sonnambulismo, anzi, no, di assuefazione in cui si era calata per tutto quel
tempo.
Avvertendo lo stesso suono,
Kitt alzò la testa e la riportò dritta mentre lei si avvide di un segnetto rosso tra la clavicola e l’attaccatura del seno;
rapidamente cercò di coprirsi con la camicia e di spostare la mano che ora
teneva appoggiata alla spalla del Corvonero, quando
ci era finita lì? E perchéadesso si
trovava tutta voltata verso di lui?
Non ricordava di aver fatto
tutto quello…
***
Leonard entrò nella sua
camera e si guardò attorno: che avesse visto o sentito qualcosa di strano? Dopo
essersi resa conto che lei e Kitt erano andati “piuttosto in là” cominciava a
temere che tutti si accorgessero di quello che era successo.
Ma a Leonard pareva tutto
come l’aveva lasciato, sua sorella stava ancora sulle ginocchia del Prefetto
dei corvi, forse un po’ più rilassata, ma nulla.
Anche se pareva stranamente
rossa…
Glielo chiese
-Perché tieni la
stufa accesa, non senti che c’è un caldo che si muore?
Come al solito acida come
un limone, eh, non era proprio cambiato nulla… l’aveva lasciata lì sperando che
si addolcisse un poco, magari che Christopher, influenzato dall’ambiente in cui
si trovava, mettesse finalmente a tacere quella sua boccuccia saccente a forma
di cuore nel modo più antico del mondo (e no, non intendeva uccidendola), ma
evidentemente quei due erano davvero troppo controllati.
Insomma, ci aveva solo
guadagnato di aver sfruttato il suo presunto migliore amico come seggiolino per
sua sorella, forse avrebbe dovuto scusarsi con lui.
Insomma, con quella specie
di banshee non c’era proprio niente da fare, e dire
che credeva che fosse pure la giornata giusta, soprattutto dopo le strambe
domande che gli aveva rifilato come colazione!
Povero Chris… se mai fosse
uscito con lei sarebbe stato costretto ad una perpetua astinenza.
-Come va
l’”esperimento scientifico”? – chiese giulivo come sempre Greengrass
-Una merda – fu il
candido commento dell’ex Slytherin accendendosi
nervoso una sigaretta – sorellina, tornatene in quella Torre di malati di mente
frigidi e vedi di restarci – borbottò facendo un tiro – sei la disperazione di
ogni essere maschile
Gardis, offesa, si alzò in
piedi, risistemò la gonna e uscì impettita e irritata
-Aspettami – le
gridò dietro il moro andandole dietro
-Chris, perdonala,
è un blocco di marmo, mi rendo conto che per te deve essere stato terribile…
Black si limitò a lanciargli un sorriso ambiguo e a correre
all’inseguimento della ragazza che, di sicuro, sarebbe stata capace di fare due
volte il giro del mondo visto l’umore che aveva e non poteva biasimarla perché
Leonard era arrivato proprio sul più bello.
Quantomeno per lui.
Il Caposcuola delle serpi
scosse la testa mentre l’altro si serviva di una sigaretta e sistemava sul
bracciolo della poltrona, divertito.
Che strano, ricordava che
sua sorella abbottonasse tutti i pomelli tranne gli ultimi due, come mai ne
aveva tre slacciati?
Dettagli…
***
Christopher la rincorse per
le scale che dal sotterraneo salivano verso i piani superiori, non poteva
negare che avesse un buon passo, poi, finalmente, la raggiunse, afferrandola
appena per la mano: doveva essere furiosa.
Ma quando la bionda voltò
la testa verso di lui si stupì di quel che lesse sul suo viso, rosso e
imbarazzato, con le lacrime agli occhi che minacciavano di sgorgarle ad ogni
istante.
Lei alzò appena gli occhi
di due colori differenti su di lui e poi riabbassò lo sguardo mentre la prima,
furtiva lacrima rigava la sua guancia e scendeva fino al mento che poco prima
lui aveva baciato.
Si sentì un verme
-Io… mi…
-Mio fratello è
così cretino – biascicò singhiozzando – lui… lui dice tante cose cattive – tirò
appena su col naso – ma mi umilia così tanto di fronte alle persone a cui
voglio bene… lui non capisce! Lui pensa che io sia solo una stupidissima
bambola!
Verme non era la parola più
adatta a definirsi e, nonostante la sua buona educazione, gli vennero in mente
una sfilza di epiteti che raramente gli erano usciti dalla bocca, se non mai.
Si sentì terribilmente in
colpa per lei, in fondo era anche colpa sua se piangeva.
Allungò un braccio e attirò
la testa più vicino finchè lei non l’appoggiò sul suo
petto, a quel punto le circondò le spalle e aspettò che si sfogasse, era
l’unica cosa che poteva fare.
Singhiozzava, la piccola
Malfoy, bagnandogli la camicia candida e stringendo tra i pugni la tela bianca
di cotone costoso, muovendo appena la fronte, cercando di avvicinarsi sempre
più a quella luce, l’unica che vedesse in quel momento, l’unico appiglio a cui
potesse aggrapparsi per non sprofondare nel baratro della disperazione.
Non era frigida e non
voleva che Kitt lo pensasse, perché suo fratello era così insensibile?
Dopotutto se n’era accorto anche lui che le piaceva…
E allora perché diventava
così scostante, perché faceva quell’umorismo nero su di lei in sua presenza,
perché? Leonard sapeva controllarsi, perché diceva quelle cattiverie?
Kitt era l’unico che la
capisse, l’unica persona che riuscisse a vedere il suo lato positivo tra i
tanti oscuri, a lui non importava degli altri, cercava il meglio delle persone
e lo tirava fuori, per questo stava così bene con lui.
Voleva che a Kitt piacesse
quella piccola parte di lei chiara e luminosa, ma si rendeva conto che
difficilmente sarebbe riuscita a scorgerla tutta tra le ombre e le cattiverie.
Povero Chris, lo
coinvolgeva su una barca che colava a picco per averlo vicino, questo non poteva
essere innamorati perché quando lo si è si vuole il bene dell’altro anche a
costo del proprio.
Eppure non aveva il
coraggio di lasciarlo.
Stava distruggendo un
innocente.
***
Spazio autrice:
rieccoci! Passato ferragosto (perdonatemi, mi ero completamente svanita di aver
aggiornato proprio il 15) torniamo con una nuova parte della storia.
Ammetto che su qualche
punto l’ho buttata volutamente un po’ sul ridere: Leonard che è un bravo
vampiro serio e composto aveva bisogno di una sufficiente dose di ironia o mi
sarebbe diventato davvero insopportabile, affettato come è, era giusto che
anche lui avesse la sua situazione di disagio.
Rudiger invece è quello che non si scompone mai, potrebbe
entrare in una camera senza bussare e non rimanere assolutamente traumatizzato
da quello che troverebbe all’interno, questo è il suo lato migliore (oltre ad
una generosa dose di desiderio di accasare quelli che lui ritiene perfetti).
Beh, mi rendo conto che non
compaiono molti personaggi, ma io spero che il capitolo vi sia ugualmente
piaciuto quindi aspetto di leggere i vostri commenti! Ciao e a presto, Nyssa
Whateverhappened:
sì, direi che ultimamente l’affetto di Kitt è piuttosto palese.
E ci vedrei benissimo anche
io Gardis a usare gli incantesimi di fuoco di Sailor Mars,
anche se forse si rifiuterebbe di mettere delle gonnelline così striminzite.
Beh, ogni tanto mi piace
vedere come reagisco Leonard a situazioni strambe e questa sembrava calzargli a
pennello, così ho provato e direi che ci sta proprio a fare l’altero
professore, anche se, poveretto, non stava capendo molto, però poi si è rifatto
nella seconda parte.
Spero che il cappy ti sia piaciuto, a presto e un bacio! Nyssa
Hollina:
beh, allora più chiare di questo capitolo è un po’ difficile perché le ho messe
veramente a nudo ^_^
Spero che ti sia piaciuto e
aspetto il tuo commento, ciao e a presto! Nyssa
Arwen_90:
sì, in effetti Gardis e Kitt sono una strana coppia. Lei è moooooooolto
ingenua e lui, poverino, è una vittima delle circostanze che sta cercando di
scongiurare il peggio, sfortunatamente, però, sia il destino che l’autrice
stanno considerando solo parzialmente i suoi tentativi di salvezza mentale e,
come era accaduto nell’altra storia, i miei personaggi cominciano ad avere
seriamente bisogno di un bravo psicanalista.
Sono contenta che tu riesca
a seguire gli intrecci, a volte mi pare sempre di ingarbugliare un po’ troppo
le vicende, ma sapendo così posso lasciarmi andare…
Beh, spero che questo
capitolo ti sia piaciuto quindi aspetto ansiosa la tua recensione, a presto e
un bacio! Nyssa
DragonSlave:
come ho detto volevo un po’ levare a Leonard quell’espressione imperturbabile,
ogni tanto diventa troppo serio, proprio come Draco,
quindi bisogna condirlo con un po’ di umorismo.
Sì, direi che il rapporto
tra Gardis e Leonard è il più classico dei classici: litigano e si vogliono un
bene dell’anima, ma non potrebbe essere diversamente, non so se sarei mai
riuscita a scrivere una fic dove i figli di Draco ed Herm non vanno seriamente
d’accordo… penso che sia impossibile con due genitori del genere ^_^
Beh, in che senso piccoli
indizi? Kitt è un enigma umano, io che scrivo sto ancora cercando di risolverlo
nel migliore dei modi, quindi non credo che sarei molto brava a spiegare di
lui, probabilmente si capisce di più con il prosieguo della storia, ma se hai
qualche domanda falla pure, cercherò di rispondere tentando di non spoilerare troppo.
Beh, mi auguro che anche il
nono aggiornamento ti sia piaciuto e aspetto la tua recensione, sono molto
curiosa! Un bacione grande, Nyssa
Killkenny:
Love Hina è meraviglioso, non ho letto il manga, ma
ho guardato per un po’ l’anime e mi piaceva parecchio, era molto divertente,
anche se alla fine Negima rimane il mio preferito tra
le opere di Akamatsu…
Beh, Leonard metterà senz’altro
in atto i suoi propositi, se riuscirà a decidere se uccidere Kitt o farlo
diventare il ragazzo della sorella, trovo che sia ancora parecchio indeciso, eppoi non è detto che debba necessariamente sapere di
quanto accaduto ^^
Spero che ti piaccia anche
questo capitolo, a presto! Nyssa
Vavva:
mi fai felicissima a dirmi che è il capitolo più bello, sono contenta, in
effetti ci sono parecchio affezionata (l’autrice si affeziona ai capitolo…
>_>). Se hai trovato esilarante il precedente, allora sono curiosa di
sapere cosa ne pensi di questo, qui sì che era volutamente ironico (sempre per
cercare di sgelare un po’ Leonard e fargli perdere la calma).
Che Gardis sia ingenua è un
dato di fatto e che Kitt non sappia più come comportarsi con lei è l’altra
verità fondamentale, ma alla fine credo che lui le sarebbe sempre amico, la
loro amicizia è molto più salda del loro appena accennato amore, quella certo
non crollerà con poco, anche se Gardis lo pensa ad ogni momento perché ha
sempre paura di perderlo.
Ehehe, spero che anche la reazione di Leonard sia stata
abbastanza divertente e mi auguro che il capitolo ti sia piaciuto quindi
aspetto trepidante di sapere! A presto e un grandissimo bacio, Nyssa
Nikki Potter:
nessuno è immune al fascino Malfoy, neppure un Black.
Forse dovevo intitolarlo così il chappy…
Beh, sì. Gardis assomiglia
tanto a sua madre, ma caratterialmente è completamente diversa e parla
decisamente più colorito (questa è colpa di Draco).
Spero che la reazione di
Leonard non ti abbia deluso, come ho spiegato prima, ho cercato di fargli un po’
perdere quell’alterigia che ha sempre, dopotutto con sua sorella non è il caso
che faccia tanto lo spavaldo, si conoscono da una vita e con ogni probabilità
lei ricorda ancora quando gli hanno cambiato l’ultimo pannolino…
Sì, il rapporto di Leonard
e Gardis è molto classico, il solito litigo perché ti voglio bene, ma credo che
nel loro caso sia abbastanza calzante, dopotutto assomigliano talmente ai loro
genitori che non sarei riuscita a vederne uno differente.
Grazie dei bellissimi
complimenti che mi hai fatto, spero che anche il nono sia interessante e
divertente come il primo, fammi sapere presto! Sono curiosa di conoscere le tue
opinioni al proposito ^_^
Beh, a presto e un bacione
grande grande, Nyssa
Lord Martiya: ti ringrazio di tutte le licenze che mi hai dato sul
tuo personaggio, in effetti sarebbe diventato un po’ difficile farlo parlare
del suo passato quando a Hogwarts, in quel periodo,
ci sarà parecchio altro di cui discutere, specie tra i protagonisti della
storia.
Vedrò di trovare un modo
per sottolineare le sue origini come mi hai chiesto, spero di riuscirci bene,
non ho mai utilizzato personaggi di autori che non conosco assolutamente =P
Mi sa che il tuo consiglio
a Kitt non verrà preso molto in esame, Kitt sa perfettamente cosa prova (ora),
ma sa anche perfettamente cosa deve e vuole fare e se non lo fa c’è un motivo…
Spero che ti piaccia lo
stesso anche questo capitolo, ciao e a presto! Nyssa
_Nana_:beh, l’enigma Leonard è presto svelato. Kitt e Gardis come
Harry ed Herm? Beh,
forse per il momento, ma non lo sono affatto, però bisogna ammettere che c’è
ancora un bel pezzo di storia da sviluppare e i personaggi cambiano, anche se
ammetto che Chris non diventerà mai un Draco2 o qualcosa del genere, per quello
basta e avanza Leonard ^^
Spero che ti piaccia anche
questo capitolo, aspetto di sapere, ciao e a presto, Nyssa
Lorelei_88:
innanzi tutto benvenuta! Eppoi volevo ringraziarti per tutti i complimenti che
mi hai fatto, mi hai resa davvero contenta ^^ sono molto felice che le storie
di stiano piacendo, certo, ormai il finale delle Relazioni è scontato, ma credo
che lo fosse già dal principio, quantomeno per la coppia protagonista =P
Sono contenta che il mio
sforzo di rendere adeguatamente i personaggi non sia stato vano e spero che la
vicenda continui a interessarti così come anche questo nuovo aggiornamento! A
presto e grazie mille ancora! Nyssa
Akiko:
sì sì, puoi usare l’indirizzo come contatto, è
uguale.
Allora, passiamo al
capitolo: capolavoro forse è un po’ eccessivo, ma mi fa davvero tanto tanto piacere sapere che ti è piaciuto e grazie infinite
per tutti i bei complimenti che gli hai fatto, tu gonfi di boria l’autrice!
Sì, Kitt era davvero
disperato, ma lui lo faceva perché le voleva bene e lei… beh, lei voleva solo
andarsene a dormire, troppo stanca per pensare alle serie conseguenze che
abbiamo avuto.
L’idea di Heidi non sarebbe
male, ma credo che come rappresentazione teatrale Peter Pan sia più indicata,
non credo che i protagonisti collaborerebbero… di certo Leonard rifiuterà di
fare nonno Tobias e Kitt è già sufficientemente
scandalizzato dal vestito che gli hanno fatto per acconsentire a mascherarsi da
femminuccia e a cantare per un palco…
Gli altri Potter e Weasley e le altre Longbottom non
so se li farò entrare, la mole dei personaggi rischia di salire un po’ troppo
per le mie capacità di gestione e quando ne aggiungo di nuovi non sono mai
capace di lasciarli a fare il contorno, devo trovare una storia anche per loro,
solo che al momento non me ne vengono…
Vabbè, sto divagando, torniamo al capitolo, io spero
davvero che ti sia piaciuto e non vedo l’ora di leggere il tuo commento, sono
molto curiosa in proposito ^-^
Aspetto di sapere, un
bacione grande grandegrande!
Nyssa
Più la teneva tra le braccia e più sentiva di essersi approfittato di
lei e della sua innocenza
Più la teneva tra le
braccia e più sentiva di essersi approfittato di lei e della sua innocenza.
Cosa ne sapeva lei degli
uomini e delle donne per preoccuparsi di quello che stava avvenendo tra loro in
quella camera del sotterraneo? Lui aveva sfruttato la sua ingenuità e per
questo si sentiva uno schifo.
E il problema era che
Gardis, invece, al posto che gridargli addosso di tutto per come si era
comportato, al posto di prenderlo a schiaffi e sberle,
al posto che mandarlo a quel paese gli stava piangendo tra le braccia senza
l’intenzione di lasciarlo andare, senza voler mollare la presa al suo braccio e
sulla sua camicia e più i minuti passavano più lui sentiva di averla tradita
una volta in più.
Ogni volta che la vedeva,
sapeva che stringere il rapporto tra di loro era uno sbaglio, ma gli riusciva
inevitabile sorriderle, scherzare con lei ed essere davvero se stesso. Gardis l’attirava come una calamita a cui non poteva resistere.
E le aveva taciuto troppe
cose di sé per sentirsi l’anima veramente in pace.
C’erano piccoli segreti
anche tra amici, ma ci sono cose che, se si è davvero amici,
bisognerebbe dire.
E il problema di
un’amicizia è che, quando t’innamori, rischia di frantumarsi.
Nonostante lui fosse il
nero del mondo, lei lo vedeva come la sua luce e questo era sbagliato, per lui
che si illudeva e per lei che ci credeva. Ma non aveva
il coraggio di dirle la verità perché era terribile e
dolorosa e lei non doveva soffrire, quindi, le mentiva.
Ma non aveva neppure il fegato di confessarle quanto per
lui lei era speciale, quando riuscisse a farlo sentire come gli altri, quanto
affetto gli trasmettesse, un sentimento che nessuno gli aveva mai mostrato per
davvero, non era capace di dichiararle tutto questo per paura che lei fuggisse
e lo rifiutasse come aveva fatto con tutti i ragazzi che le avevano chiesto di
uscire con lei.
E quindi le mentiva due
volte.
Tutte e
due per paura di vederla andare via e di non poterle correre dietro come
adesso.
C’erano momenti in cui si
malediceva e si imponeva di non pensare a lei come ad
una sorella. C’erano altri che cercava di auto
convincersi che l’affetto che li legava era puramente amichevole o, tutt’al
più, fraterno.
Ma c’erano anche momenti
che non poteva negare i suoi sentimenti.
La cosa migliore sarebbe
stata allontanarla, ma loro due si cercavano in continuazione, volendo oppure
no, si ritrovavano sempre alla ricerca l’uno
dell’altro.
Ma lui sbagliava a cercarla
perché il momento di dirle addio sarebbe stato molto più doloroso e lei
sbagliava a cercarlo perché cercava una persona che non era solo
ciò che appariva. E sbagliava perché, quando lui non fosse più riuscito a
nascondere il suo vero affetto, quando esso si sarebbe manifestato nitidamente,
la loro amicizia sarebbe andata in pezzi e il dolore sarebbe stato maggiore.
Ma come si fa a sopprimere i sentimenti? Neppure i
malvagi ci riuscivano, come poteva lui, piccolo e insignificante essere umano?
Avrebbe dovuto
allontanarla, scacciarla, forse in malo modo, in maniera che il processo di
distacco si facesse meno doloroso, ma non ci riusciva, no, e lei continuava a
stringerlo e l’unica cosa che lui riusciva a fare era la più sbagliata di tutte
perché, con mano dolce e gentile le stava scompigliando i capelli e
accarezzando la testa come una bambina, come tante volte aveva fatto col suo
fratellino.
Si era lasciato parecchio
andare quella mattina e anche poco prima, non avrebbe dovuto, ma Gardis lo
liberava di tutto ciò che era la facciata di rispettabilità che si era posto davanti, essa crollava inesorabilmente e lei era
l’unica che vedesse anche quello che c’era dietro, eppure era cieca.
Si diceva che nel Mondo
Magico ognuno avesse un segreto da custodire gelosamente, anche lui aveva i
suoi ed erano quelli che gli avrebbero rovinato la vita perché avrebbe dovuto
porre al di sopra di ciò che amava qualcosa che
disprezzava. Si sarebbe dovuto occupare di qualcosa che, per quanto lo
riguardava, non contava quanto lei e quanto quel sogno impossibile di un futuro
insieme.
Soffriva in questa duplice
realtà che da una parte vedeva un mondo idilliaco e dall’altra una tetraggine
spaventosa.
E l’unico collegamento tra
le due era quel muro che la sua piccola amica faceva crollare di tanto in tanto
e che le metteva finalmente in comunicazione, ma che, allo stesso tempo, lo
faceva riflettere su quanto tenesse a lei e su come sarebbe stata straziante la
sua vita.
Se anche Gardis avesse
ricambiato i suoi sentimenti, se anche lei avesse provato ciò che sentiva lui,
non le avrebbe comunque permesso di imbarcarsi in quel mondo in cui lui era
cresciuto ed era per questo, anche per questo che non le confessava ciò
che gli stringeva il cuore. Anche se lei l’avesse amato, l’avrebbe perduta per
sempre: se le avesse detto tutto sarebbe scappata via,
se invece fosse stata lei a confessarsi, non le avrebbe permesso di seguirlo;
era una vita, quella futura, che non poteva vederli assieme.
Per questo era sbagliato
che il loro rapporto continuasse ad infittirsi, per
questo era sbagliato che solo a lui lei avesse permesso di vederla piangere,
era sbagliato che si fosse fermata solo quando l’aveva toccata lui ed era
sbagliato che lei si fosse lasciata andare solo quando era stato lui a
baciarla.
Ma lei lo cercava e lo stringeva, come poteva lasciarla
andare?
In un Ravenclaw
la mente conta molto più del cuore, ma il suo cuore si
stava ribellando e non gli permetteva di mandarla via, ma anzi la tratteneva,
la coccolava.
E la sua mente diceva che
era sbagliato, ma lo viveva come un sogno troppo bello.
Proprio la mente di un Corvonero che di sogni non sono capaci a farne.
***
Gardis si asciugò una
lacrima.
Era stato così umiliante,
così imbarazzante quello che suo fratello le aveva detto con tutto quel
disprezzo nella voce…
Ma ciò che era appena successo e ciò che sentiva per
Kitt l’avevano fatta fuggire, come poteva guardare in faccia il suo migliore
amico quando Leonard stesso era il primo a dire tante cattiverie? E stranamente
non su un suo possibile ragazzo, ma su di lei! Doveva essere il suo ultimo
metodo, ferire lei perché mandasse via gli altri.
Kitt però le era corso
dietro e quando l’aveva raggiunta non era riuscita a
trattenersi ed era scoppiata a piangere come una bambina.
Chris l’aveva consolata,
anche se aveva avvertito un cenno di esitazione prima di posarle la mano sulla
testa a scompigliarle i capelli che diceva tanto di
amare.
Ah, come avrebbe voluto che
la parola amore fosse pronunciata nei suoi confronti e
non in quelli dei suoi capelli!
Ancora singhiozzante
aveva stretto la camicia di lui, i polsini fermati dai gemelli con lo stemma
della sua Casa, e poi la mano, quella che lui teneva lunga sul fianco; era così
strano tenere per mano un ragazzo… la sua mano era grande e forte confronto
alla sua che spiccava, bianca e piccina.
Ogni tanto aveva desiderato
nascere maschio, almeno nessuno le avrebbe detto che non era femminile, che non
si camminava a quel modo, che non si parlava a quel modo e che non ci si
comportava a quel modo, ma il Cielo l’aveva voluta donna e ne pagava le
conseguenze, prima fra tutte un amore impossibile e irrealizzabile che avrebbe
portato dolore ad entrambi.
A lei che non lo avrebbe
mai visto ricambiato e a lui, che sarebbe stato costretto a rifiutarlo.
Non sapeva perché Kitt non
volesse ragazze tra i piedi, ma di certo non voleva scoprirlo sulla sua pelle:
se non lo avesse potuto avere come innamorato, allora sarebbe stata con lui
come amico.
Perché a differenza di
quello che tutti dicevano, a differenza di quello che tutti pensavano,
Christopher aveva davvero bisogno di un vero amico.
La maggior parte delle
persone credeva che lui fosse l’amico ideale, sempre pronto ad ascoltare e a
consolare, ma c’erano dei dettagli che lei aveva visto e che dicevano che,
anche se lui non parlava di sé, anche se non raccontava i fatti suoi, aveva
bisogno davvero di qualcuno che stesse con lui e lo distraesse.
Non sapeva di quali
pensieri era invasa la sua mente, ma erano tanti ed erano poco felici perché la
sua espressione, quando gli altri non guardavano, era cupa e distante, lontana
e triste.
La prima volta aveva visto
questi suoi punti neri per caso, con ogni probabilità lui non avrebbe voluto
mostrarglieli, ma da allora, forse proprio a causa di quanto avvenuto, non era
più stato capace di nasconderli a sufficienza con lei.
I sentimenti aiutano
senz’altro a capire coloro a cui si vuole bene perché
si desidera la loro felicità e per fare questo si tenta di comprenderli.
Chi di loro due aveva più bisogno l’uno dell’altro?
-Coraggio, ci sono
io… - le stava dicendo Kitt, ma il problema era proprio che lui era lì, che lui
esisteva! E come poteva spiegarglielo? Non avrebbe mai voluto… ah se si
potessero nascondere i sentimenti, se si potesse
vivere allo stesso modo per sempre… ma non aveva neppure molto tempo per
riflettere su tutto ciò perché era ormai passato Halloween e tra un po’ di mesi
lui si sarebbe diplomato e avrebbe lasciato la scuola.
Come sarebbe stata Hogwarts senza Kitt e senza Leonard?
Le rimanevano ancora i suoi
amici di sempre, certo, ma…
Era quasi curiosa di capire
come si fosse sentito suo fratello il primo anno, prima che anche lei fosse
ammessa a scuola. Chissà cosa aveva pensato quando aveva lasciato la casa dove
era nato e cresciuto e la sua sorellina con cui era sempre insieme.
Per un anno intero erano
rimasti separati e quando si erano incontrati di nuovo, a giugno, avevano
sentito entrambi che qualcosa era cambiato.
-Kitt, non mi
lasciare, hai capito? – cercò di dirlo con un tono
autoritario che suonasse come uno degli ordini che impartiva di solito con
tanta foga, ma la voce incrinata, gli occhi rossi e il viso bagnato dal pianto
lo resero un gracidio quasi ridicolo.
-Tranquilla…
Era questo che la
spaventava di Christopher, che non diceva di sì, che non rispondeva alle sue
domande sul futuro: non aveva detto “sì”, aveva semplicemente detto qualcosa di adatto alla circostanza, come doveva
interpretare quelle risposte, erano evasive? Perché non diceva di sì e poi fare
come tutti, andare per la propria strada? Non la aiutava di certo facendo così…
-Vieni, ti porto a
vedere un posto fantastico! – le disse spiazzandola, prendendola
per mano e, guardandosi furtivamente attorno nel corridoio, le fece imboccare
delle scalette dietro un arazzo.
Asciugandosi gli occhi con
la manica della camicia, piuttosto divertita, lo seguì mentre proseguivano per
quel passaggio segreto.
La porticina in fondo si
apriva in una sezione circolare da cui partiva una ripida scala di pietra che
saliva a tornanti molto in alto
-La vecchia Torre
di Astronomia? – chiese sorridendo di nuovo mentre salivano
-Ma allora lo conosci già! – lui fece una faccia delusa e
arrabbiata, sospirando e arrivarono all’ultimo piano dove
si aprivano le due porte – beh, tanto vale… godiamoci il panorama…
Aggiunse tirando fuori
dalla tasca il mazzo di chiavi che portava sempre con sé e infilandone una
nella toppa, spalancando poi con una certa difficoltà l’uscio invecchiato.
Come la porta fu aperta un
venticello fresco invase l’aria roteando per la stanza
rotonda e sollevando la polvere che da tempo era depositata sullo scrittoio,
sui cuscini e sulle tende antiche.
-Come conosci il
mio rifugio segreto? – indagò il moro sbattendo un paio di teli per posarli sul
pavimento e sedercisi
Lei, che era alla finestra,
si voltò sorridente e felice; poteva non essere la prima volta che sentiva
parlare della Torre di Atronomia, ma le aveva fatto
un regalo bellissimo, non credeva che a scuola ci fosse un posto dove
preferisse stare di quello.
Si inginocchiò di fianco a lui e, dalla tasca dei
pantaloni neri di lui, estrasse il cerchio di ottone dove erano appese tutte le
chiavi: i ripostigli, le aule chiuse di Babbanologia,
Erbologia, quella del dormitorio sopra la serra, la
Torre Nord… e anche qualcuna che non doveva stare lì, proprio come quella della
Torre, lui come l’aveva avuta?
Poco male, la prese subito
nel mucchio, si assomigliavano tutte, ma l’avrebbe riconosciuta tra mille
altre, era la più malpresa e ossidata, era vero, ma
non era per quello.
Rimanendo sempre in
ginocchio sul pavimento duro e freddo, prese l’asta d’ottone lunga e spessa un
dito, la rigirò tra le mani e affusolate e sorrise tra sé per poi voltare
l’oggetto verso Kitt che la guardava senza capire; reggendo la chiave con la
mano destra gli indicò una sottile incisione sul cilindro centrale con l’indice
sinistro e continuò a sorridere, non il ghigno made-in-malfoy,
ma un bel sorriso sereno
DracoedHermione
C’era scritto.
L’avevano fatto mamma e
papà.
-E’ il nome dei
tuoi genitori, vero? – chiese stupito lui accorgendosi solo ora di quel dettaglio
-Già
Lasciando il mazzo nelle
sue mani, si alzò e andò alla finestra, era rotta proprio come ricordava dal
pensatoio che sua madre aveva nascosto, ma evidentemente con non sufficiente
accuratezza da mimetizzarlo agli occhi indagatori della figlia. Non aveva mai
avuto il coraggio di guardare quell’avventura fino in fondo, ma conosceva un
paio di cosette sui suoi genitori che loro non sapevano che sapesse.
-Sai, mio fratello
è stato concepito qui… - ammise senza imbarazzo percorrendo con l’indice destro
il bordo frastagliato della vetrata in frantumi, era da lì che entrava l’aria
fresca e pulita.
-Leonard?
-Già…
Gardis guardò fuori il bel
panorama con qualche accenno bianco, presto sarebbe iniziato l’inverno e allora
sarebbe stato tutto coperto dalla neve candida.
Distratta com’era, il vetro
le tagliò appena il polpastrello della mano, Kitt, che era dietro di lei a
guardare a sua volta, se ne accorse e prima che lei potesse tamponarsi il
sangue con il fazzoletto, prese il dito di lei e se lo
portò alla bocca; lei arrossì più del colore vermiglio che le usciva dalla
pelle.
-Gardis… io non
posso prometterti che staremo insieme per sempre – ammise lui continuando a
tenere la punta del dito tra le labbra, lei parve delusa da quelle parole e
guardò altrove – ma…
Lasciandole appena la mano,
passò a sua volta il dito sulla superficie tagliente del vetro procurandosi un
piccolo taglio da cui sgorgò del sangue, piuttosto scuro
-Ma… ti faccio una promessa, ora: avrai sempre un posto
speciale nel mio cuore. Io e te saremo amici per
sempre…
Lei sorrise e lui le prese
la mano e poggiò il taglio di lei sul suo mentre il
sangue si mescolava
-Nessuno può
imbrogliare una promessa di sangue – aggiunse lui – volevo che ci unisse il
legame indissolubile e questo vale fino alla morte,
non importa quel che accade
-Fino alla morte – ripetè lei, poi,
scostando la mano, gliprese il dito e
leccò via il sangue.
E che non le dicessero che
era un gesto strano, dopotutto era la sorella di un vampiro!
***
-Ti va di
chiacchierare un po’? – Gardis, seduta sul letto con il pigiama (e la
biancheria) lo chiese con naturalezza.
Era quasi mezzanotte e sia
lei che l’altro abitante della sua stanza, Kitt, stavano
cercando di procrastinare il più possibile l’ora di coricarsi per paura che si
ripetesse qualcosa come quella mattina.
Christopher abbassò gli
occhi dal volume di Erbologia e la guardò.
Beh, tanto non poteva
leggere tutta la notte… generalmente non aveva problemi a studiare le lezioni,
ma quella sera gli si stavano davvero chiudendo gli occhi e la materia non era
certo delle più avvincenti, magari era colpa della luce fioca e del calore del
caminetto.
Ma sì, tanto
cosa aveva da perdere?
Sorrise come assenso e,
felice, lei battè un paio di volte la mano sul materasso
per indicargli dove sedersi, dopotutto glielo doveva, era colpa sua se quel
giorno lei si era sentita mortificata e poi messa a piangere.
Era stato davvero un verme
ad approfittarsi così di lei, non ricordava di essere stato così maleducato con
nessuna delle sue ex ragazze ufficiali, ma quella piccola strega, in tutti i
sensi, gli faceva ribollire in sangue nelle vene in una maniera decisamente pericolosa.
Pregò che lei non
cominciasse a pensare male di lui, dopotutto era stato un lapsus momentaneo. E
sperò anche che non iniziasse ad avere dubbi circa il loro rapporto, non era il
caso che venisse a chiedergli spiegazioni circa i sentimenti che aveva nei suoi confronti, non avrebbe saputo, potuto e
dovuto risponderle.
Lasciando il tomo vetusto
sul tavolino assieme a molti altri che non gli appartenevano, si sedette sul
letto, appoggiò la schiena al cuscino della testiera e allungò i piedi,
rilassandosi.
Gardis si mise nella stessa
posizione, ma appoggiata al supporto in fondo, in modo che potessero guardarsi
tranquillamente negli occhi come era usanza durante i
loro discorsi.
-Mi dispiace per
oggi pomeriggio – si scusò lei – sono scoppiata a piangere come una bambina…
sono davvero piagnucolona…
-Nessuno si
aspetta che le ragazze siano forzute e senza paura, vanno protette e coccolate
– rispose con filosofia lui, lei sorrise, si vedeva che non aveva mai avuto una
sorellina in casa o avrebbe cambiato idea facilmente
-Sì, ma non è da
me essere così stupida…
-Coraggio
principessa, non c’è niente di che preoccuparsi
Si sentiva strana quando
lui la chiamava “principessa”, generalmente le persone non usavano simili
vezzeggiativi con lei, anzi, ci andavano giù a muso duro, bastava ricordare i
gentili appellativi che le aveva rivolto il compagno di Leonard, aveva detto
“puttanella”! Al solo pensiero gli avrebbe spaccato la faccia… aveva fatto bene
a studiare un po’ di karate quando era bambina, la aiutava nelle situazioni
difficili e sperava che le avrebbe fornito un elemento
di conversazione con gli orientali del Mahora,
dopotutto era una dei tanti tipi di arti marziali e, chiunque abbia visto un
cartone animato lo sa, le arti marziali sono nate in Oriente.
-Gardis – chiese
poi lui – raccontami la storia dei tuoi genitori
-La storia dei
miei genitori? – indagò scettica lei
-Sì, come si sono
conosciuti… oggi pomeriggio mi hai incuriosita…
Lei sorrise perché non la
conosceva tutta neppure lei e c’erano delle cose che
non poteva andare a dire in giro, ma qualche dettaglio poteva, dopotutto la
maggior parte delle informazioni su di loro era contenuta anche tra gli annuari
della scuola e tra le medaglie.
-I miei erano due
tipi strani – ammise franca piegando le braccia dietro la testa – papà era…
beh, era identico a Leonard, ma con delle malsane idee sulla purezza del sangue
e altre cretinaggini del genere. Pensava davvero di
essere un dio in terra. Era borioso e pieno di sé, sempre con quell’aria
strafottente dipinta sulla faccia
Kitt alzò le sopracciglia divertito
-La mamma era un
topo da biblioteca. Il suo ruolo nella società era principalmente quello di far
copiare i compiti ai compagni (se le girava) e salvare la pelle allo zio Harry
ogni volta che si cacciava nei guai
-E da quel che ho sentito era spesso – ammise il corvonero
-Fin troppo –
sbuffò lei levandosi un ciuffo biondo dagli occhi – Inutile dire che si
detestavano. La mamma rispettava tutte le regole e papà non faceva altro che
infrangerle, una dopo l’altra. C’è da domandarsi come abbia fatto a diventare
Caposcuola.
-Beh, avrà avuto i
suoi lati positivi…
-Certo, un ottimo
voto di Pozioni, come tutte le serpi.
-A parte quello…
-Comunque si sono
detestati per sei anni di scuola e al settimo hanno imparato ad andare oltre le
apparenze.
-In che senso?
-Che papà aveva casini, e non pochi, a casa che lo costrinsero a
scappare, c’era la guerra di Voldemort a quel tempo e
i miei nonni erano considerati dei mangiamorte. Mamma
lo accudì per un po’ e, proprio come succederà a Leonard, lui troverà l’unica
ragazza che non desidera andare a letto con lui e se ne innamorerà, forse
proprio per quello
-In che senso
-Sono due ragazzi
viziati, mio padre e mio fratello, le ragazze li hanno sempre coccolati troppo
e non imparano a camminare sulle loro gambe. Poi accade l’inevitabile e si iscrivono alla maratona quando stanno ancora gattonando.
-E tuo fratello mi
hai detto che…
-Sappi che non
approvo gli alcolici alle feste, - lo interruppe - ma sono più che certa che
mia madre quella sera non abbia bevuto e dato che papà
non era proprio un mentecatto, anzi, era proprio un bell’uomo, si è lasciata
andare un po’ troppo ed è successo il danno. Avrebbero dovuto fare attenzione,
hanno davvero rischiato di rovinarsi la vita – aggiunse col tono della
matriarca di famiglia
-E tu quando sei
arrivata?
-Troppo presto
come Leonard, avevano a malapena diciannove anni con un bambino in braccio e
uno in arrivo… ma credo che nessuno possa aver voluto così bene a due bambini…
- lui sorrise
-E quelle storie
sul sangue a cui tuo padre credeva? Mi avevi detto che
tua mamma era una mezzosangue
-Mezzosangue
orgogliosa – puntualizzò – beh Draco si è accorto che
il suo sangue non era proprio puro, ma putrido, come
dice la mamma. – aggiunse usando il nome di suo padre come se si trattasse di
un perfetto estraneo. – Anche se tutt’oggi ogni tanto si lascia scappare delle
battutine razziste che sarebbe meglio evitare. E i tuoi genitori?
Vide Chris esitare un
istante prima di passarsi una mano nei capelli, era un gesto strano perché in
genere significava che era nervoso, ma che nervosismo poteva avere a parlare
della sua famiglia?
-I mie si sono conosciuti a scuola, si sono sposati e si sono trasferiti in
Ungheria. Prima hanno avuto me e poi mio fratello, dopodiché mio padre è morto
e la mamma si è ritirata nel suo castello assieme ai miei zii. Direi che la
storia dei miei è molto meno romantica di quella dei tuoi
“E anche molto meno vera”
aggiunse lei nella sua testa accorgendosi che c’era qualche dettaglio che aveva
trascurato di riferirle, ma Kitt era sempre piuttosto riservato sulle sue
questioni familiari e non era il caso di fare la rompiscatole e dirgli che non
doveva raccontare bugie.
-Senti Kitt, ma tu
pensi mai al futuro? – lui rimase spiazzato e la guardò sorpreso
-In che senso? –
domandò
-Beh, cosa fare,
che carriera intraprendere, sposarsi… quella roba lì
-Sì, ogni tanto…
-Io invece lo faccio lo spesso – ammise facendo una pausa – sai, quando
hai dei genitori come i miei che più che mamma e papà potrebbero essere tuo
fratello e tua sorella, beh… dopotutto ci sono solo diciannove anni tra noi…
-In
effetti in genere ne passano un
po’ di più
-Infatti. Pensa che mio cugino Seraphinha una sorella più grande che ha diciannove anni più
di lui…
-Seraphin? – chiese lui
-Sì, lo conosci?
-No, non mi pare,
ma ha un nome curioso
-Lo dicono tutti,
ma non gli calza molto, più che Seraphindovevano chiamarlo Lucifer
-Come mai?
-Da piccolo era
una peste intrattabile, è scorbutico e quando ha la luna storta, cioè sempre,
diventa davvero intrattabile! L’unica che riesce a tenergli testa è Aisley
-Aisley?
-È la sorella
dello zio Blaise, è la fidanzata di mio cugino
-Ma se sono parenti…
-No, non fare
confusione, aspetta, fammi riordinare le idee… Aisley e Blaise non sono
veramente miei parenti, semplicemente li chiamo così… è una brutta abitudine di
quando i tuoi sono entrambi figli unici.
-Capisco, però
sembri volere bene a tutti loro
-Infatti, Blaise e le sue sorelle, Monica e Morgana, sono stati i miei padrini e Seraphin è
come se fosse il mio fratellone. Ha un caratteraccio, ma con me è sempre buono
e gentile, lui e Leonard si vogliono molto bene.
Silenzio.
-Kitt, cosa farai quando terminerai la scuola?
-Boh,
probabilmente tornerò in Ungheria
-Lascerai
l’Inghilterra?
-È probabile, ma
tornerò, questo è sicuro.
-Mi mancherai –
lui sorrise e, allungandosi sul materasso, le sorrise e accarezzò i capelli.
Ancora silenzio.
-Gardis…
-Sì?
-Levami una
curiosità, chi erano i padrini di Leonard? – lei
ghignò
-La prof Evangeline, Harry Potter e SiriusBlack
Perfetto… se anche avesse
deciso di confessarsi a lei, non solo sarebbe incorso nelle ire di Leonard per
tutta la vita, ma quella serpe malefica avrebbe potuto
aizzargli contro dei padrini che di sicuro gli avrebbero creato parecchi
problemi.
La prof!
Harry Potter il salvatore
del mondo magico!
E il famoso SiriusBlack!
Si vedeva che i Malfoy
erano persone altolocate… era maledettamente evidente…
***
Gardis si crogiolò nel
tepore che la circondava, non aveva il coraggio di aprire gli occhi, stava
troppo bene; quel plaid che sua mamma le aveva mandato
da casa era una favola, avrebbe dovuto ricordarle di comprarne almeno un’altra
mezza dozzina, pareva di essere in paradiso!
Fece per spostare una mano,
ma di fronte a lei avvertì un ostacolo inaspettato.
Perché c’era della stoffa
di fronte al suo viso? Doveva essersi di nuovo rotolata nel sonno ed essere
finita a dormire con la testa ai piedi del letto, era una cosa che le capitava
spesso quando era nervosa e in quel periodo lo era proprio tanto!
Però…
Aprì un occhio ancora mezza
addormentata e mise a fuoco un bottone.
Un bottone?!
Che ci faceva un bottone?
Eppoi la coperta della
mamma era gialla a tulipani rossi, perché invece di fronte c’era della stoffa
azzurra a righe? Non rammentava di avere lenzuola di quel colore…
Spostò l’occhio e aprì
anche l’altro: che cos’era quella striscia di stoffa che la circondava?
Aveva un terribile
sospetto, veramente terribile…
Prendendo coraggio girò la
testa all’insù, aveva bisogno di una conferma a quello che il suo cervello
aveva elaborato.
Il viso di Kitt dalla pelle
chiara era appoggiato dolcemente sul suo capo, gli occhi chiusi e l’espressione
beata di chi sta dormendo davvero di cuore, beato lui…
Già perché mentre quello
riposava bello sereno lei era invece presa nel suo
abbraccio e la sua psiche stava dando evidenti segni di squilibrio. Ecco pronta in arrivo per lei un’altra bella crisi ormonale tipica
della sua età.
Ma com’era che per sei anni non era accaduto niente e
d’improvviso non facevano altro che trovarsi in situazioni ambigue?
Si stava così bene… ma non
poteva permettersi di farsi trovare in quella posizione, non voleva che lui
stesse male come la mattina prima, ok che questa volta non era colpa sua, non
del tutto almeno, ma lui si sarebbe sentito imbarazzato e addio giornata
tranquilla perché avrebbe passato il suo tempo a sentirsi da schifo e a
ricordare la sua immagine sofferente e se anche non l’avesse mostrata di nuovo,
quella del giorno prima sarebbe stata più che sufficiente.
Cercò di spostarsi dal suo
abbraccio, ma, aggrottando le sopracciglia, lui emise un brontolio e rafforzò
la stretta, avvicinandola pericolosamente al suo torace, per poi sorridere
nuovamente soddisfatto.
Beh… che poteva fare?
Ecco, quella era un’ottima
occasione per prendere lo smalto blu e darselo.
-Kitt?
Un suono sommesso, accipicchia
se dormiva!
-Kitt è mattina!
Si stava facendo del male
da sola, ma non poteva fare altro.
-Sì…
Eccone un altro che per
tirarlo giù dal letto occorrono le cannonate, non bastava Rudiger,
non bastava suo fratello che invece aveva sempre
qualche problema, adesso anche lui!
-Kitt!! – lo pungolò con l’unghia del dito, piantandogliela al
centro del petto.
Gli occhi blu con i
riflessi celesti si spalancarono tranquilli come se avesse appena terminato di
fare un sogno bellissimo e volesse raccontarglielo
-Sai Gardis…
Aperti gli occhi, però, si
accorse che Gardis non stava di fronte a lui, avvertì qualcosa di strano e
abbassò lo sguardo; la bionda alzò il mento e lo guardò sorridendo.
Lui percorse prima
l’espressione divertita della ragazza e poi le sue braccia che la stavano
circondando… Perfetto! Che non gli dicessero che aveva appena fatto ciò che
temeva…
-Buongiorno! –
esclamò lei come a risvegliarlo del tutto, il tono di voce leggermente ironico
e piuttosto alto – se hai bisogno del bagno, è da quella parte…
E solo allora lui accennò
ad assumere un colorito stranamente rossastro e a togliere le braccia.
Chinò la testa mortificato,
scuotendo il capo, ok che sbagliare era umano, ma perseverare era DIABOLICO!
Oltre che controproducente e altamente pericoloso…
-Scusami, l’ho
fatto di nuovo, vero?
-Una volta per uno
– ammise lei.
-Mi dispiace
-Perché? Si stava
bene – e sorrise serena. Aveva detto la verità e non
stava poi così male
Lui arrossì fino alla
radice dei capelli.
-Kitt, guarda che
se devi sposarmi dovrai fare di peggio… - aggiunse lei mettendosi a carponi sul
letto in modo che lui vedesse la sua espressione serena nonostante lo sguardo basso
Quando aveva inventato
quella stupidaggine?
Da una parte c’era il ChristopherBlack che non la
doveva toccare neppure con un dito, non si sapeva se era puritano o
semplicemente troppo trattenuto dalla sua mente, dall’altra c’era un
Christopher Black decisamente più pericoloso che si
faceva del male da solo portando la sua mente ad indugiare sui possibili
piaceri del talamo nuziale, come se il fatto che si trovasse in un letto ad
abbracciare una ragazza non fosse sufficiente.
Ringraziava solo che la sua
parte razionale aveva avuto il sopravvento o nel giro di mezzo secondo
l’avrebbe baciata.
E non solo sulla bocca!
E dannazione, due amici non
si baciano sulla bocca!
Chiuse gli occhi quasi con
sofferenza mentre lei si avvicinava, vista dalla prospettiva che lui aveva davanti sembrava una pinup delle
copertine di playwizard.
Deglutì a fatica, allungò
la mano, afferrò il colletto del pigiama e lo spostò finchè
le sue dita non entrarono in contatto con la pelle del collo e la stoffa non
coprì la curva del seno che spuntava dalla scollatura che era sempre troppo
audace.
Rimettendosi a sedere, lei
si strinse i lembi ed arrossì colpevole.
Tutta colpa di mamma,
sarebbe stato meglio portare una prima di reggiseno e non avere di quei
problemi, ma il vero motivo per cui stava assumendo la
colorazione del roastbeef non erano le sue grazie
esposte con un po’ troppa nonchalance, era lo strano effetto che le aveva fatto
la mano di Kitt quando le dita dalla forma maschile avevano incontrato la pelle
delicata del collo.
Chi era che chiamava
l’adolescenza “l’età cretina”? Appena se lo fosse ricordata
gli avrebbe innalzato un monumento.
***
Spazio autrice:
ciao a tutti!
Allora, visto che sono di
super fretta come al solito non ho tempo di
ringraziare tutti ad uno ad uno, ma visto che il capitolo precedente ha portato
con sé alcune domande, credo che sia il caso di rispondervi, per quanto
possibile.
Innanzi tutto, sul capitolo
10 dico: non preoccupatevi se non ci capite niente, il
fatto è che ciascuno dei due protagonisti pensa ad una cosa diversa di cui non
si sono ancora perlati l’un con l’altra e quindi, anche chi legge non ne sa
nulla.
È però evidente che,
soprattutto Gardis, sospetta qualcosa, voi che ne dite?
Per quanto riguarda una
bella consolazione con tanto di bacio, temo che dovrete aspettare, non è ancora
giunto il loro momento, sono tutt’ora troppo
trattenuti da QUALCOSA, sia lui che lei e, credetemi, fanno bene…
Passando al Mahora e a Blaise, arriveranno
tra un paio di capitoli, non ve la tirerò troppo per le lunghe, ma prima deve
succedere un’altra cosuccia, ihihihBlaise avrà un certo ruolo più avanti mentre quelli delle
altre scuole faranno un po’ da contorno e all’inizio avranno un certo ruolo
particolare.
Detto questo non mi viene altro in mente a cui rispondere,
ma se avete delle domande non esitate a porle! Vi risponderò volentieri.
L’aula adibita alle prove
di teatro era tranquilla e soleggiata e, a differenza di molte altre, non
vantava un clima da spedizione polare e non bisognava munirsi di spargisale e
scarpe chiodate per visitarla.
Il gruppo teatrale
comprendeva al momento:
due membri riluttanti (L.
Malfoy & G. Malfoy),
un membro rassegnato (C. Black)
un membro entusiasta (K. Longbottom)
un membro che stava morendo
dal ridere (R. Greengrass)
il capo del gruppo (FitzOsbert)
e uno stuolo di apprendisti
sarti che avrebbero dovuto cominciare a cucire i costumi.
Nonostante la storia
prevedesse Peter Pan con la calzamaglia verde, il Caposcuola dei corvi si era categoricamente
rifiutato di indossare collant colorate per farsi ridere dietro da mezza
scuola.
Vedere Chris così
fermamente convinto di una decisione aveva spiazzato FitzOsbert
che continuava a scuotere la testa cercando una soluzione.
Esisteva anche qualche
problema tecnico perché Capitan Uncino, alias il Caposcuola delle serpi, si
rifiutava di fare finta di essersi fatto amputare una mano e adesso teneva il
broncio con le braccia incrociate e lo sguardo torvo davanti alla finestra.
L’unico a non fare storie
era Montague che sarebbe stato travestito da
coccodrillo e Gardis già pregustava il momento di legargli in testa una bella
sveglia, ma di quelle grosse! E poi magari di fare un po’ di tiro a segno come
Ivanhoe…
Karen era invece contenta
perché a lei sarebbe toccata la parte di Wendy,
insomma la più facile e la meno imbarazzante, a detta di tutti.
Gardis invece sembrava
pronta per dare fuoco al mondo; bastava dire che per evitare che mettesse le
mani addosso a quel poveretto di FitzOsbert erano
dovuti intervenire Leonard e Christopher insieme e l’unico motivo per cui Rudiger non si era prodigato a calmarla era che si stava
rotolando sul pavimento dal ridere.
-Gardis, per
piacere, non farmi questa faccia – FitzOsbert pareva
seriamente dispiaciuto vista l’espressione truce che la bionda stava sfoggiando
e avere due Malfoy arrabbiati in un’unica stanza non era mai una cosa
consigliabile.
Lei emise uno sbuffo offeso
e sprezzante e gli voltò le spalle.
-Gardis… Chris, parlale tu… io…
Kitt però non era
dell’umore, soprattutto visto che aveva appena scoperto che uno dei bauli che
avevano portato conteneva un’infinità di oggetti di tortura e cappelli con
pennacchi che si sarebbe perentoriamente rifiutato di indossare.
Alzò gli occhi esterrefatto
e pianificò il modo per scappare senza provarseli.
Niente, pareva che chiunque
lì dentro volesse vederlo morto (anche se in realtà tutti stavano pensando agli
affari loro).
FitzOsbert gemette, tanto per concludere in bellezza, poi, la McGranitt,
poco prima che cominciasse quella riunione ridicola, gli si era avvicinato e,
battendogli una mano sulla spalla aveva detto lugubre
-Faccia del suo
meglio, signor FitzOsbert – con un tono che gli
ricordava tremendamente quello usato per chiedere l’ultimo desiderio ai
condannati a morte, evidentemente doveva sapere cosa significasse mettere
d’accordo quella cerchia di persone.
Sospirò drammaticamente e
si fece passare da uno degli altri l’abito da Capitan Uncino, sull’uncino si
sarebbe discusso in seguito, potevano fare anche una variante senza uncino…
-Leonard, ti
prego, almeno prova l’abito…
Lo stava supplicando, ci
mancava solo che si prostrasse in ginocchio a baciargli le scarpe, per’altro di
pelle conciata e dal caratteristico odore costoso.
Malfoy alzò gli occhi
dorati, guardò il costume seicentesco di damasco rosso con la camicia bianca e
ammise che non era poi così male.
Alzò le spalle e pronunciò
l’incantesimo mentre l’abito gli si sistemava addosso.
-Ah, perfetto! –
aggiunse il presidente del club giungendo le mani soddisfatto – Francis, fagli l’orlo e accorcialo di qualche centimetro o la
casacca sembrerà una rendigote più che una giacca…
Francis, l’interpellato, si
avvicinò al serpeverde col cuscinetto degli spilli
tra le mani e cominciò a segnare dei punti sul bordo inferiore dell’abito
mentre il Caposcuola continuava a contorcersi su se stesso per giudicare da sé
la fattura delle calze bianche e il materiale della fibbia delle scarpe.
-Non si potrebbero
avere scarpe di pelle di drago? – domandò decidendo che il cuoio nero non era
proprio di qualità superiore
-Temo di no,
dobbiamo accontentarci di quel che passa il convento – sospirò FitzOsbert mentre udiva il biondo pronunciare la parola
“mentecatti”, poi si voltò verso il corvonero –
Chris? – chiamò sperando di non vederlo mutato in Wolverine nel frattempo
-Non metterò la
calzamaglia – si affrettò subito a precisare lui salendo sul cubo per le prove
-Beh, dovremo
inventarci qualcosa, non ho mai visto Peter Pan senza calzamaglia verde
-Beh, ne vedremo
presto uno – Kitt pareva più restio del solito a concedere il suo permesso a
fargli del male e Leonard se ne sentì fiero ed orgoglioso, le sue lezioni forse
erano servite a qualcosa, dopotutto gli ripeteva in continuazione di non farsi
schiavizzare, specie da sua sorella che stava battendo il piedino furibonda
sull’altro trespolo per le prove
-Che ne pensi di
questo?
Uno degli aiutanti del club
sollevò una palandrana verde
-Piuttosto la
morte
E Gardis, nonostante
sfoggiasse ancora il suo broncio incazzoso, non potè
trattenere un risolino.
-Perché non gli
mettiamo pantaloncini corti verdi e la casacca fatta di foglie e rampicanti?
Non è il caso che assomigli a quello della Disney
Propose un volenteroso
Francis che continuava a fissare l’orlo scarlatto dell’abito di Leonard e che,
evidentemente, conosceva abbastanza il mondo babbano
da aver visto il Peter Pan Disney
-Sì, potrebbe
essere un’idea – concesse FitzOsbert disperato
-Non voglio avere
pelle in mostra – aggiunse ancora il corvo, poco convinto
Così il presidente gli fece
provare gli abiti. Si sentiva più ridicolo che altro, specie con quel
cappellino alla Robin Hood guarnito di una esagerata piuma di pavone.
-La piuma non ci
dice – si affrettò a far notare Rudiger scrutando con
aria scettica l’amico e scuotendo il capo, cercando di non tornare a ridere
allo scorgere della sua faccia perplessa e da vittima sacrificale.
-E poi manca il
pugnale – aggiunse Karen porgendogli un pugnale orribile di plastica, Leonard
si affrettò a sfoggiare la sua faccia schifata all’oggetto
-Se proprio devi
mettere qualcosa di così brutto dillo che ti presto uno di quelli di Malfoy Manor! – protestò
-Per te, invece,
Gardis, il vestito lo sappiamo già
-Non mi vestirò da
puttana – fu il candido commento della bionda
-Ma Trilly ha solo un vestito, sempre e comunque
-Spiacente ma non
esporrò alla scuola più gambe di quelle che vedete adesso. – fu la sua risposta
adamantina
-Ma Gardis… è più
lungo di quello che credi
-No
-Gardis…
-Perché loro
devono avere dei vestiti decenti e io invece sembro appena uscita da un
bordello?
-Parla per te –
l’apostrofò Kitt prendendo tra le dita un pezzo del rampicante che a stento gli
copriva l’ombelico
-Sarà sempre
meglio che andare in giro con le mutande di fuori!
-Le ragazze in
genere lo fanno – fu il commento di suo fratello
-E non saresti un
brutto spettacolo – si affrettò a precisare Rudiger
mentre i due Caposcuola lo fulminavano con lo sguardo
-Ho detto di no.
Non sono una puttanella da quattro soldi che si mette in mostra con tanta gonna
così e le autoreggenti
-Beh, se non altro
lo spettacolo non sarebbe male e si vedrebbe “qualcosa” – fu il candido
commento del Prefetto degli Slytherin – immagino che
i biglietti venduti decuplicherebbero se si sapesse che vai in giro con le
autoreggenti e che si potrebbe vedere un centimetro più su della tua bella
divisa a quadri
-No
-Se ti concedo le
calze pesanti di lana te lo metti?
-Voglio almeno
le mutandine come la giacca di Christopher oltre alle calze – sembrava di
contrattare per una casa
-Va bene, ma le calze
devono essere autoreggenti – fu il commento di FitzOsbert
-Come minimo mi
cadranno a metà della rappresentazione… e niente scarpette col ponpon, ridicola sì, ma fino ad un certo punto…
-Ma che scarpe
vuoi metterti?
-Ti dirò, non
vorrei mettere alcuno di questi abiti indecenti
-Guarda che le
ragazze vanno tutte in giro vestite così
-Beh, io non sono
“tutte le ragazze”, fratellino
Aggiunse lei voltandosi
verso sinistra e lanciandogli un’occhiataccia al vetriolo, lui sollevò le
sopracciglia con aria di superiorità e i due continuarono a guardarsi in
cagnesco mentre una volenterosa ragazza stava infilando alla Prefetto dei
grifoni il vestito,anche se Gardis non
collaborava niente.
***
Philip Canon entrò nella
sala prove del club teatrale di corsa, affannato e agitatissimo, gesticolando
come se stessero arrivando i pirati.
Si fermò sulla soglia
mentre una dozzina di persone lo fissavano attonite e perplesse, quattro delle
quali su dei cubi di legno mentre altri stavano sistemando velluti, pizzi e
trine, abiti, accostamenti cromatici e acconciature.
-Philip? – domandò
qualcuno mentre questi non riusciva a parlare per mancanza di fiato, il ragazzo
fece un gesto ad indicare di aspettare, poi si rimise in posizione eretta e,
sbuffando sonoramente ancora un paio di volte, guardò finalmente il suo
raccolto pubblico
-Avete sentito? –
domandò a nessuno in particolare
-Che cosa? –
indagò una ragazza che si stava occupando dei bottoni del vestito di
Christopher e che, fino a cinque minuti prima, era la diretta interessata
dell’odio della piccola Gryffindor Malfoy.
-Della strana
figura che vaga per le torri di Hogwarts! – esclamò
il giovane reporter
-Strana figura? –
ripeté Gardis levandosi le mani di un sarto dal vestito e ascoltando
attentamente il racconto del biondino
-Sì, pare che
l’altra sera uno dei ragazzi si ronda si sia affacciato alla finestra che dà a
sud e abbia guardato fuori attirato da un’ombra fugace e quando si è sporto ha
visto una sagoma scura appoggiata all’asta in cima alla torre! Nessun essere
umano potrebbe fare una cosa del genere!
I due Malfoy si guardarono
preoccupati e Leonard accennò appena alla finestra accanto a loro con le iridi
dorate: doveva dirle qualcosa.
Mentre quasi tutti gli
studenti facevano capannello intorno al portatore di tale stramba novella,
Leonard e Gardis si appoggiarono con apparente noncuranza al supporto di legno
e metallo, ma il loro sguardo era tutt’altro che sereno e rilassato, due paia
di sopracciglia erano infatti aggrottate in maniera assai preoccupata.
-Gardis, tu non… -
cominciò il fratello maggiore, lei scosse rapida la testa facendo ondeggiare i
capelli biondissimi, lui annuì stirando le labbra sottili in una smorfia seria
-E tu? – la
domanda questa volta era diretta allo Slytherin – non
è che sei uscito a farti un giro? Ultimamente hai “mangiato” così poco… sei
piuttosto pallido e quelle occhiaie non sono da te
-Non sono stato
io, ma sabato e domenica vado a caccia, in effetti trovo molto difficile
rimanermene ad ascoltare la Sprite senza dormire… - aggiunse con una vena di
sarcasmo
-Non essere
stupido, questa è una cosa seria. Se io non so chi sia stato e te neppure…
-Potrebbe essere
stata Evangeline – aggiunse ancora il biondo,
riflettendoci e chiamando stranamente la prof per nome. L’affinità che legava
Leonard e l’insegnante di Difesa era qualcosa che andava oltre il comune
rapporto insegnante-studente. Evangeline era stata la
sua madrina ed anche la principale responsabile del fatto che fosse nato
vampiro. Certo la colpa era della mamma che si era cacciata casualmente nei
guai fino a richiedere l’intervento della strega, ma… Eva gli aveva insegnato
tutto quello che sapeva sui vampiri ed era forse una delle poche persone a cui
avesse effettivamente raccontato la storia del suo amato Edward. Se mai fosse
stato in grado di avere un figlio, cosa difficile per un vampiro, l’avrebbe
chiamato così, non c’era nome più calzante per un vampiro, perché sarebbe nato ovviamente
vampiro.
-Dici che è andata
a farsi un giretto?
L’altro si strinse nelle
spalle ad indicare la sua mancanza di informazioni a proposito, lei annuì,
dopodiché ritornarono al gruppo e si risistemarono sui piedistalli di prova, ma
questa volta con l’espressione più cupa e seria.
Il fatto che ci fossero
sconosciuti che girovagavano per la scuola volteggiando di qua e di là sulla
punta dei tetti a guglia non era rassicurante: bisognava indagare.
Gardis guardò Kitt un
minuto, poi scosse la testa, no, non era il caso di coinvolgerlo in una storia
così pericolosa, lei e Leonard potevano anche detestarsi come tutti i fratelli,
ma almeno non correvano rischi.
***
Era sera ed era tardi.
Tecnicamente quello sarebbe
dovuto essere il terzo giorno che Chris avrebbe alloggiato dalla piccola
Malfoy, ma il fatto che fosse improvvisamente comparso il suo nome tra la lista
degli studenti destinati alla ronda notturna l’aveva fatta insospettire,
soprattutto perché l’aveva scritta proprio lui e fingeva di non ricordarsene.
Pazienza, non poteva
biasimarlo per aver adottato una scusa del genere, ogni volta che si erano
addormentati insieme erano finiti in una posizione equivoca e piena di
complicazioni, capiva perché avesse cercato una scusa e se la fosse filata a
gambe levate…
Poco male anche perché al
momento voleva giusto finire di leggere un meraviglioso libro che la mamma le
aveva mandato direttamente da casa con la posta del mattino e non poteva averlo
cominciato a colazione e non averlo ancora finito il giorno successivo…
La poltrona accanto al
caminetto, di fronte alla scacchiera, era calda e morbida e conciliava
terribilmente il sonno; guardò sopra la sua testa cinque ripiani colmi di
volumi allineati alla perfezione secondo titolo, autore e genere, detestava
mischiare cose che non avevano nulla in comune tra loro, era pignola oltre ogni
misura e detestava che qualcuno andasse a mettere le mani nella sua roba.
Lo scaffale alla sua desta
era dedicato ai fantasy e soprannaturali babbani,
completo di tre versioni del conte Dracula e della vampira Camilla, era l’unico
dal quale suo fratello non si ritraesse schifato dopo aver letto un paio di
titoli.
Sopra di lei c’era la
sezione storica: biografie di grandi personaggi, soprattutto le grandi donne
che avevano fatto la storia, accuratamente suddivise tra personaggi babbani come la regina Maria Teresa, Elizabetta
I, Caterina la Grande ecc e, invece, streghe e maghe potenti del mondo magico.
Poi, accanto al letto, il
meglio del meglio della letteratura babbana.
Narrativa a tutto spiano tra gialli più o meno truculenti, qualche horror, un
numero sostanzioso di thriller e un’infinità di romanzi d’amore.
Li aveva letti tutti negli
anni di scuola e la maggior parte erano anche stati spediti a casa per mancanza
di spazio nell’arco di quegli anni che aveva preso possesso della stanza.
I libri che non le
piacevano li portava a vendere in modo da poterne avere altri gratuitamente;
papà non approvava questo suo comportamento, diceva che si sarebbero potuti
permettere di comprare tutti i libri che voleva senza andare ad umiliarsi come
quei pezzenti Weasley e a rivendere i già letti, ma
lei era sempre irremovibile, sostenendo che i titoli che non le piacevano non
dovevano più comparire nella fornitissa biblioteca di
Malfoy Manor.
E papà doveva cedere,
sbuffando come faceva Leonard.
Sbadigliò e si stiracchiò
sul comodo tessuto della poltrona, i piedi fasciati in una copertina di pile,
guardò fuori della finestra la neve che scendeva tranquilla e pensò a suo
fratello che quel weekend sarebbe andato a “caccia”.
Un po’ lo invidiava, i
vampiri si nutrono molto più raramente dei comuni esseri umani e di certo non
pativano il freddo, quindi, anche se avesse nevicato, non ci sarebbe stato
problema.
Leonard riusciva a tenere
bene a bada la sua sete, probabilmente perché, a differenza degli esseri umani
che erano stati trasformati, lui era nato vampiro. Aveva anche scelto di non
nutrirsi di sangue umano e così usciva nei boschi una volta a settimana per
procacciarsi qualche animale, dopotutto anche gli esseri umani uccidono le
bestie per mangiarsele.
Il fatto che fosse un
vampiro non era evidente, anzi! Il pallore che li contraddistingueva era anche
tipico di tutti i Malfoy, quindi non ci si faceva granchè
caso, e per le occhiaie… beh, con tutta la sua intensa attività notturna…
L’unico problema era legato
al fatto che la sua pelle fosse fredda come quella di un cadavere e il suo
cuore non battesse, ma… le ragazze in genere non ci facevano molto caso e lui
non era tipo da troppo contatto fisico…
Qualcuno bussò
discretamente alla porta, lei voltò la testa all’indietro gridando “Avanti” e
tenendo d’occhio l’uscio che si apriva il minimo indispensabile per far passare
una figura piccola e delicata che richiudeva subito dopo la porta dietro di sé.
Gardis sorrise agli occhi
bassi di Karen mentre si sistemava i boccoli dietro le orecchie, appena
acconciati col suo cerchietto preferito.
Rimase un po’ stupida di
vederla in piedi, ma le fece ugualmente cenno di andare a sedersi nell’altro
sedile, l’altra annuì e si avvicinò senza dire una parola.
Il Prefetto chiuse il suo
libro e lo appoggiò sul tavolino ingombro dedicando all’amica tutta la sua
attenzione.
-Gardis –
pronunciò piano, quasi in un sussurro la piccola Longbottom
– so che quello che sto per fare non ti piacerà, ma… cerca di capirmi…
Sospettosa l’altra alzò un
sopracciglio e la studiò
-Che cosa vuoi
fare? – le domandò altrettanto piano – perché non dovrei approvare?
-Gardis, io… non
ce la faccio più. Io non voglio più essere la solita ragazzetta ingenua, stupidina e senza spina dorsale che deve sempre essere
sostenuta da qualcuno. E’ vero, sono così, ma voglio cambiare! – fece una pausa
e prese fiato, seriamente – Gardis, io voglio perdere la verginità.
La bionda sgranò tanto
d’occhi e poco ci mancò che le partisse la bocca dritta sul pavimento. Cosa
aveva detto la sua piccola e dolcissima Karen? Chi le aveva messo in testa
certe boiate?
-Karen… non credi
che sia un po’… come dire, eccessivo? – eccessivo era un volgare eufemismo,
quella era follia! Ma l’altra scosse la testa, chi le aveva detto che se fosse
andata a letto con qualcuno sarebbe diventata meno naive?
Eppoi era tremendamente da Karen essere naive…
Se pescava quello che aveva
sparato quella cretinata lo impiccava!
-No, me ne sono
resa conto già da un po’. – era come essere sull’orlo di un precipizio e voler
fare un passo avanti: AIUTO! Non è che l’altra fosse molto collaborativa verso
i suoi tentativi di preservarla…
-Karen, io… io
credo che non sia proprio una cosa da fare, insomma…
-No, ormai ho
deciso.
-Ma come puoi
pensare di fare una cosa del genere senza essere innamorata? Tu che hai sempre
creduto che l’amore fosse la cosa più bella del mondo!
-Non credo più
all’amore. Evidentemente non esiste
-Non dire
stupidaggini, i tuoi genitori sono innamorati e lo sono stati…
-Evidentemente non
esiste l’amore per me. E comunque ci sono un sacco di persone che lo fanno
senza essere innamorate…
-Ma…
-Ho intenzione di
chiederlo a tuoi fratello. – Aggiunse poi, serissima
-Leonard?! –
strillò l’altra incredula e l’esclamazione le uscì con una vocetta
stridula e apprensiva
-Sì. Ragazze ne
cambia come i calzini, almeno non farà storie e non mi guarderà male – come
minimo Leonard sarebbe rimasto basito, ma erano particolari da non divulgare
-Karen, io non
posso permettertelo, non con Leonard! Lui è…
-Non dire senza
sentimenti! Non è vero! – strillò piano la Longbottom
-Non l’avrei mai
detto – Gardis si alzò in piedi, si sentiva strana ad avere quella specie di
litigio con la sua migliore amica.
-E allora cosa c’è
che non va? Andiamo, non è mistero per nessuno che Leonard mi piaccia, almeno
lo farò con qualcuno che ho sempre sognato. So di non essere una femme fatale, ma intanto…
-Ma Karen, è mio
fratello, io non posso lasciarti…
-Promettimi che
non andrai a parlare con lui perché non mi tocchi – alzandosi a sua volta, lei
le tese una mano stretta a pugno con il mignolo alzato, era il loro modo di
scambiarsi le promesse. Ma che doveva fare? Perché all’improvviso Karen era
cambiata così? Era la sua migliore amica e si erano sempre sostenute a vicenda,
non poteva essere impazzita tutta di colpo
-D’accordo –
rimase seria. D’accordo cosa? Un accidente! Non avrebbe dovuto, non avrebbe
ASSOLUTAMENTE dovuto dare il suo consenso, anche se quello era ciò che Karen
voleva.
Beh, ma alla fine erano
affari suoi, no? Glielo avrebbe lasciato fare. Anche se aveva l’aspetto da
bambina era grande a sufficienza da poter prendere le sue decisioni da sola.
Lei aveva cercato di fermarla, ma aveva scelto di continuare per la sua strada.
Con il mignolo teso lo incrociò all’altro. – Hestia
lo sa? – indagò
-No
-E perché, tutto
d’improvviso? – per un momento Karen parve tornare la ragazza impacciata ed
insicura di sempre
-Ho scoperto che
sono molto gelosa di mia sorella – ammise
-Di Ciel?
-L’altra sera li
ho visti assieme. Mi dà fastidio che abbia per lei tutta quella considerazione
e sappia a malapena come mi chiamo io.
Annuì.
Karen fece altrettanto.
Tutte e due con gli occhi
fissi e duri, una sapeva che l’altra non approvava e l’altra sapeva che Karen
era a conoscenza della sua disapprovazione.
Ma non la fermò quando,
preso un altro bel respiro, uscì dalla porta, probabilmente diretta ai
sotterranei.
E adesso era sola con le
sue riflessioni.
Molto spesso le piaceva, ma
in quel momento aveva bisogno anche lei di un appoggio.
La sua opposizione era
stata troppo blanda solo perché non voleva litigare con Karen, perché sapeva
che Karen sarebbe rimasta schiacciata dalle sue parole, ferita e mortificata e
si sarebbe chiusa da qualche parte a piangere da sola, leccandosi le ferite.
Era sempre troppo
aggressiva quando parlava e i continui battibecchi con suo fratello acuivano
questo suo comportamento, non le faceva bene… Karen però non avrebbe retto ad
un litigio con lei che sarebbe finito una pace fasulla. Lo sapeva.
Eppoi… si sentiva come a
lanciare una agnello nelle fauci del leone, non solo Leonard era un mangiatore
di donne, ma col malumore che lo prendeva vista la recente scoperta della
recita teatrale e il fatto che non mangiasse da più di una settimana, rischiava
di essere troppo rude e violento con lei che era giovane, inesperta e, soprattutto,
vergine.
Dannazione, si sentiva uno
schifo.
Un Malfoy in genere se ne
lava le mani di quello che dicono, pensano o fanno gli altri, ma lei non ne era
tanto capace, non con tutti, almeno.
… beh… le aveva promesso
che non avrebbe parlato con Leonard, però…
Prese di corsa la coperta
dalla sedia e se la arrotolò sulle spalle mentre stava uscendo dalla porta,
correndo a rotta di collo e coi piedi scalzi per le scale fredde del
dormitorio.
Non sapeva bene cosa fare,
ma aveva un piano, aveva un’idea.
Era la sua migliore amica
ed era una decisione sua, ma… si sentiva troppo una traditrice a lasciarglielo
fare.
Soprattutto dopo che lei
glielo aveva detto.
Se avesse scelto di
compiere un gesto così folle, probabilmente non l’avrebbe comunicato ad anima viva,
dopotutto c’erano segreti anche con Kitt, da entrambe le parti e lo sapevano…
sempre che Kitt non fosse la vittima ignara e designata del SUO piano folle
ispirato a quello di Karen.
Maledizione, Karen si
sarebbe arrabbiata a morte se avesse saputo che le avrebbe messo i bastoni tra
le ruote, ma aveva solo promesso di non parlare con Leonard e i Malfoy erano
maestri nell’arte di raggirare gli altri, soprattutto le promesse, perché non
sfruttare questa dote, per una volta, a vantaggio di qualcuno che si era
imbarcato da solo in una folle promessa con un Malfoy?
Correndo più che poteva
percorse i corridoi e gli scalini uno dopo l’altro, guardandosi furtivamente
attorno alla ricerca della presenza di altre persone.
Le lampade accese alle
pareti erano quietanti e arancioni e proiettavano ombre scure e allungate su
muri e pavimenti, pareva di essere nel libro di Dracula…
Girò la testa prima da una
parte e poi dall’altra, aprì una porticina e cominciò a proseguire per la
ripida scala a chiocciola.
Ci scommetteva che stava
lassù, ci avrebbe giocato almeno duecento galeoni!
Anche la sua di verginità,
tanto per rimanere in tema…
Con un gesto fulmineo aprì
la vecchia porta di legno della ex aula di Astronomia all’ultimo piano della
vecchia torre abbandonata; il vento gelido della notte le scompigliò i capelli
e s’infiltrò tra la lana del suo riparo improvvisato.
Gli occhi bicolori
scrutarono l’ambiente apparentemente vuoto.
No, non lo vedeva, ma lo
percepiva, lo sentiva e c’era il suo odore nell’aria
-Kitt? – chiamò
sicura che lui fosse lassù
Da oltre la cortina di
velluto blu e rosso con le stelle comparve la testa stupita del Caposcuola dei Ravenclaw che spalancò gli occhi sorpreso di vederla lì e
ancora di più quando si accorse di ciò che stava indossando.
La mano che reggeva il
rigiro improvvisato della coperta tremava come il labbro inferiore e una
lacrima le scivolò veloce sulla guancia bianca, arrossata dal freddo, si
affrettò ad asciugarla con un pezzo della coperta
-Kitt – gemette –
ho bisogno di un favore…
***
Leonard stava controllando
le ultime carte che doveva firmare e gli mancavano ancora le lettere da casa…
l’aveva sempre detto che sua madre scriveva decisamente troppo…
Guardò fuori della
finestra, la notte era scura e buia, gli piaceva, come ad ogni vampiro.
I vampiri non dormono mai,
ma quando sono pensierosi finiscono in una specie di stato di catalessi, a lui
piaceva pensare al mattino, per questo tutti credevano che si alzasse tardi e
sua sorella lo prendeva in giro pur sapendo la verità.
La notte era fatta per
essere vissuta, quantomeno per lui.
Pochi giorni ancora e poi
avrebbe potuto andare a caccia, aveva lasciato passare troppo tempo dall’ultima
volta e adesso ne portava le conseguenze come quelle occhiaie che Gardis non
aveva tardato a notare e un carattere piuttosto suscettibile.
Quando era affamato non
cercava delle ragazze o avrebbe rischiato di fare loro davvero troppo male
perché l’energia del vampiro si libera quando questi ha necessità di cacciare,
in modo da colpire la preda in poco tempo. La sua forza aumentava parecchio e
con quella avrebbe rischiato di far del male a qualcuno e non poteva
permettersi di spaccare un braccio ad una poveretta o di lasciarsi trasportare
troppo e finire per ucciderla…
Sapeva di essere pericoloso
nonostante non cacciasse esseri umani.
Evangeline una volta lo faceva ed era temutissima, ma adesso,
dovendo vivere in un mondo civile, non poteva massacrare le persone solo perché
rappresentavano la sua dieta, così si era dovuto convertire agli animali del bosco,
non era proprio la stessa cosa, ma era sufficiente a non farlo uscire di testa
e teneva la Foresta Nera libera da orsi pericolosi e altre specie aggressive.
Probabilmente quella notte
sarebbe uscito, voleva controllare chi fosse lo sconosciuto che girovagava per
le torri quando faceva buio e anche prendere un po’ d’aria.
Invidiava sua sorella,
almeno lei sapeva dormire… lui invece aveva in comune con un essere umano solo
l’aspetto, ma per il resto il suo cuore non batteva e il sangue non scorreva nelle
sue vene, avrebbe anche potuto smettere di respirare, se questa non fosse stata
un’abitudine…
Qualcuno bussò
discretamente alla porta, stupito si alzò ed andò a controllare.
Nel vano della porta si
fermò la figuretta bionda di una delle amiche di sua sorella: Karen, nonché
sorella minore della SUA migliore amica, Ciel.
-Ciao Karen – la
salutò senza trasporto – cosa fai qui? Sei scappata dal Grifondoro?
– le chiese usando quel minimo di riguardo dettatogli dalle prediche della
maggiore delle Longbottom
Karen lo guardò seria con
gli occhi di un colore indistinguibile tra il celeste e il verde
-Leonard – disse
lei alzando finalmente lo sguardo – fa’ l’amore con me
Lo Slytherin
tossicchiò appena per non riderle in faccia: da quando alla torre dei grifoni
si spacciava droga pesante?
Con un gesto della mano
spalancò del tutto l’uscio e le fece segno di entrare, poi lo chiuse e le
indicò una poltroncina, la ragazza vi si sedette, rigida e composta, rifiutò
una sigaretta che lui le stava porgendo e attese speranzosa.
-Come mai questa
richiesta quantomeno… - pericolosa non era un bel termine, che poteva usare? -
…inconsueta? Hai litigato coi bravi Grifoni?
-No – risposta
telegrafica, dunque non voleva parlare delle motivazioni, interessante…
Lui rimase a guardarla, era
assolutamente fuori questione che combinasse qualcosa con una ragazza del
genere, innanzi tutto era vergine e le vergini andavano evitate come la peste,
l’ultima era stata un bel grattacapo e a ben pensarci lo era ancora. Poi era
troppo rigida, a quello si poteva rimediare, certo, ma non doveva certo indurla
a tanto.
E per finire né Ciel né
Gardis lo avrebbero perdonato se mai avesse deciso di prendere in
considerazione l’idea, per’altro lontanissima dalla sua mente.
-Esaudirai la mia
richiesta? – chiese dolcemente lei
-Forse – era una
menzogna bella e buona, ma i serpeverde non si erano
mai preoccupati troppo delle bugie. Non poteva lasciarsi trasportare nello
stato in cui si trovava, avrebbe rischiato di farle del male visto che lei era
fragile e delicata, oltre che innocente; non sarebbe stata una bella prima
volta e, soprattutto, lui non era quello giusto.
Che non venissero a
raccontare palle proprio a lui, sapeva accorgersi di quando c’era puzza di
bruciato e doveva capire cosa diavolo passasse per quella testolina angelica e
senza malizie. Eppoi glielo avrebbe letto in faccia che credeva all’amore e a
quella stupida storia del cavaliere sul baldo destriero.
Lui non era il cavaliere,
lui era il cattivo e voleva restarlo.
Che fosse venuta lì con
l’idea di purificarlo con la sua virtù intatta? Non se ne sarebbe stupito più
di tanto, al Grifondoro c’erano dei pazzi con queste
idee, anche se non credeva che la sorellina di Ciel fosse tra questi.
Che fosse una vendetta di Gardis?
Ci riflettè, ma la cosa era poco probabile, sua
sorella si sarebbe esposta di persona e avrebbe usato altri metodi, senz’altro
non avrebbe rischiato di sacrificare una sua amica, a lei piaceva vincere gli
scacchi con la maggior parte delle pedine ancora in campo, non le andava di
perderne mezze per strada.
Se non altro sua sorella, a
differenza di questa tipetta, era completamente
disillusa sull’amore. Ma era naturale. Ci credeva, certo, probabilmente lo
sognava, ma non lo sperava più di tanto.
Beh, quanto avrebbe dovuto
aspettare?
Decise che si poteva
ingannare il tempo parlando…
-D’accordo Karen,
come vorresti farlo?
Lo sguardo costernato di
lei era una conquista seconda solo alla furia del Prefetto dei Grifoni e al
disappunto di sua sorella maggiore.
-C…c-come? – chiese preoccupata
-Beh, davanti,
dietro… sul letto, sul pavimento… fuori?
Lei guardò fuori nel buio e
sbarrò le iridi: fuori?
Era lecito ridere? Nel
senso, ridere di una persona che viene a chiederti di fare l’amore e non sa
neppure come?
Gardis aveva nella sua
sterminata biblioteca una copia del Kamasutra? Ne dubitava… ad ogni modo,
qualcuno avrebbe dovuto prestargliela per spiegarle un paio di cosette;
nonostante il Ministro della Magia e la sua bella moglie non facessero altro
che sfornare figlie a ripetizione, rigorosamente femmine, forse si erano
dimenticati di raccontare qualche cosuccia a quelle che ormai aveva passato
l’età della culla.
-Penso… beh,
credo… sul letto – tentò lei dando una risposta a caso come se fossero ad un
gioco a premi
A quel punto non potevano
chiedergli di non ridere perché non ci sarebbe riuscito.
Per quanto lo riguardava
sarebbero andate bene anche le altre proposte.
Perché le vergini
diventavano dei grattacapi così difficili? Prima o poi avrebbe dovuto chiedere
a sua sorella quali fossero i suoi sogni proibiti almeno si sarebbe fatto
un’idea nel caso un giorno avesse dovuto “seriamente” prendere in
considerazione l’idea di portarsene a letto una. Non era detto che la sua unica
esperienza con loro rappresentasse la totalità…
Karen giunse le mani in
grembo e arrossì colpevole, poi si portò la mano sinistra alla bocca e cominciò
a mordicchiarsi nervosamente le unghie dell’indice e del pollice: a giudicare
dalle manine curate, non era una pratica abituale.
Lui si alzò in piedi un
attimo per guardare fuori e decidere il da farsi, ovvero il modo migliore per
liberarsi di lei.
Poi qualcosa lo colse e la
sua testa girò di scatto verso la bionda che si guardava appena il dorso della
mano.
Accanto all’unghia
dell’indice stava una minuscola macchiolina di sangue, probabilmente era stata
così nervosa da farsi addirittura del male, ma… Leonard avvertì nitidamente
l’odore salino e rugginoso e le iridi si dilatarono all’improvviso mentre la
pupilla da nera diventava rossa e in un balzo improvviso, si lanciò sul letto
afferrandola per il polso e leccando la ferita appena accennata.
Non avrebbe dovuto, ma
ormai la sua razionalità stava scomparendo.
Non doveva, non doveva fare
niente di ciò che faceva di solito, no!
Ma come poteva resistere?
Era praticamente digiuno, era solo in una stanza e aveva sentito distintamente
l’odore del sangue.
Era la cosa peggiore che
quella sciocca e avventata ragazzina avesse potuto fare, seppure
involontariamente aveva scatenato la furia che era in lui.
Sfruttando il peso del suo
corpo la stese sulle coltri bianche e verdi e cominciò a leccarle piano un
orecchio e poi più giù, sempre più giù finchè non
arrivò alla curva del collo, morbida e calda come quella di tutti gli esseri
umani: era irresistibile.
Passò appena le labbra
sulla pelle eburnea e si crogiolò nel pensiero di poter finalmente soddisfare
la sete di giorni, mentre la sua mente ormai impotente protestava che non era
ciò che doveva fare.
Karen si mise a singhiozzare
dibattendosi mentre le lacrime rigavano le sue guance e cadevano sulle
lenzuola, notò il petto che si alzava ed abbassava aritmicamente mentre lei
muoveva le gambe per divincolarsi.
Leonard aprì la bocca,
pronto per morderla, pronto per fare ciò che la natura lo obbligava a fare, per
saziare la sua sete, per vivere.
Con la testa voltata
dall’altra parte, Karen stava ancora piangendo non sapendo che tutto quello non
era il preludio al tanto chiacchierato atto sessuale, ma a qualcosa di ben più
grave e, senz’altro, di più terribile.
Se avesse guardato
dall’altra parte avrebbe notato di canini appuntiti che facevano mostra di sé,
bianchissimi e perfetti, armi di tortura e di morte.
La testa si abbassò, un
millimetro dopo l’altro del cacciatore che gioca con la preda ormai catturata
prima di finirla quando, all’improvviso, dietro di lui si spalancò la porta
della stanza, essa sbattè con un tonfo sulla parete
segnando addirittura la tappezzeria del muro e la sagoma alta e severa del
Caposcuola dei Ravenclaw si stagliò nella fievole
luce del corridoio con lo sguardo serio e imperturbabile, apparentemente non
troppo scosso dalla scena che aveva di fronte.
-Leonard! – quasi
gridò mentre entrava nella stanza
***
Spazio autrice:
ciao a tutti! Finalmente abbiamo spostato un po’ la scena della storia e
tornano Leonard, Rudiger e Karen.
Qui l’attenzione l’ho
focalizzata su Karen che, come la maggior parte dei protagonisti di questa
storia, soffre di un bel complesso di inferiorità, solo che nel suo caso, oltre
ai genitori, deve contare anche una bella e perfetta sorella maggiore… non so
come mi sentirei ad avere una sorella del genere, ma avere come genitori alcuni
dei salvatori del mondo magico deve essere molto frustrante, soprattutto se sei
una persona comune perché ti senti sempre non all’altezza di loro.
E’ un sentimento che credo
normale e, come ho specificato, ne soffrono un po’ tutti, anche Gardis, solo
che lei lo dà a vedere meno degli altri.
Parliamo anche un po’ di
Leonard che, per la prima volta, rivela qualcosa di sé.
Karen è andata da lui con
una richiesta stupida uscita da chissà quale pensiero distorto e malato e lui
era pronto a fare la cosa giusta, peccato che non tutto segua sempre la linea
corretta e lei abbia fatto il grande e involontario errore di ferirsi.
Mi piaceva mettere un po’
alla prova Leonard, sempre così composto. Ed è anche per quello che nei chappy precedenti l’ho strapazzato un po’: in questo
momento è un personaggio altamente drammatico che non riesce a controllare come
vorrebbe il suo istinto di sopravvivenza.
Bene, a questo punto saluto
tutti e, mi raccomando, ritroviamoci al prox
capitolo!
Commentate numerosi! A
presto un bacio,
Nyssa
Whateverhappened:
beh, più o meno tutti hanno un segreto… quello di Kitt però è particolare,
particolarissimo.
La scena della chiave mi è
venuta per caso rileggendo gli incontri di Draco ed Herm alla torre, mentre per quanto riguarda i sentimenti,
ormai è davvero lampante.
In questo capitolo Kitt e
Gardis passano un po’ in secondo piano perché entrano in scena altri personaggi
con ruoli un po’ più densi, spero che ti piaccia ugualmente e aspetto di sapere
che cosa ne pensi! A presto e un bacione grande, Nyssa
PS: pensandoci Gardis ha
davvero molto del carattere di Rei… forse potrei farle usare qualche saetta di
fuoco…
Hollina:
beh, Leonard non è una persona qualunque e ha bisogno di padrini fuori dell’ordinario,
chiaro… mi fa piacere che cappy ti sia piaciuto,
spero che sia lo stesso anche con questo! A presto, ciao! Nyssa
Arwen_90:
per il segreto di Gardis bisogna pazientare ancora un pochino, per quello di
Kitt… lo si scoprirà via via durante la storia, ma
certo non lo lascerò in sospeso. Sono felice che si veda il mio impegno e mi
fanno molto piacere i complimenti che mi fai ^^ Spero che apprezzerai anche
questo nuovo aggiornamento, un kiss gigante! Nyssa
Nikki Potter:
finalmente c’è la conferma di tutto, Kitt e Gardis hanno sentimenti ben più che
fraterni l’uno per l’altra, ma il vero motivo per cui Kitt non dice tutta la
verità a lei è che pensa ancora che sia più facile troncare un’amicizia che un
amore e il suo segreto lo porterà proprio a doverla abbandonare (o così crede
lui).
Gardis invece non glielo
vuole dire per un altro motivo…
Non posso svelare nient’altro
a proposito del segreto sennò poi mancherà tutta la suspance
ed è una cosa a cui tengo.
Il mitico Blaise arriverà a momenti, quindi aspettalo che lui arriva!
A presto e un bacio! Spero davvero che il capitolo ti si piaciuto,
Nyssa
Vavva:
no no, troppo presto per il bacio. Ad ogni modo, dato
che tutti nascondono un segreto in loro nella storia, bisogna approfondirli
tutti e adesso è il momento di Karen e Leonard (per gli altri dovrete
pazientare, dico solo che l’ultimo segreto svelato probabilmente sarà quello di
Rudiger).
Come ho già detto, ho le
labbra cucite sull’argomento “segreti”, quindi pazienta che tanto si scoprirà
tutto.
Nel frattempo spero che ti
sia piaciuto questo nuovo aggiornamento dove viene fuori il lato vampiresco e
decisamente più spaventoso di Leonard.
A presto e un bacione
gigante, Nyssa
Lord Martiya: sì, in molti potrebbero chiedere qualche consulenza,
solo che ho apportato qualche modifica ai professori del Mahora,
quindi non so se la cosa vale ugualmente… Ad ogni modo tornano i mostri ed i
vampiri e anche Leonard sta facendo la sua parte, dopo Evangeline
(ora che ci penso ci sono poche persone davvero brave in questa storia…).
Spero che il capitolo ti
piaccia, aspetto il tuo commento, ciao! Nyssa
Killkenny:
wow, addirittura un 10! Ma io non lo merito… ad ogni modo lo accetto
volentieri, tu fai felice quella pazza dell’autrice della storia (ehm, la rima
è orribile ma sono momentaneamente a corto di parole…).
Cosa succede adesso non
riguarda più quei due, ma il fratello di lei che si rivela per quello che è per
davvero…
Spero che ti piaccia il
capitolo, ci sentiamo al prossimo post! Nyssa
DragonSlave:
beh, prima o poi doveva uscire la mia analisi psicologica… dopotutto se non si
facessero delle eterne piste mentali, soprattutto lei, non potrei dire che è
davvero figlia di Draco ed Herm.
Comunque sono curiosa di
sapere che cosa hai scoperto sull’Ungheria, mi affascinano le teorie dei
lettori, a volte prendo addirittura spunto quindi vorrei che me la raccontassi,
ti va?
Ehehe, se nel precedente abbiamo puntato i riflettori su
Gardis e Kitt, questa volta tocca a Leonard e Karen, anche se, soprattutto Karen,
è una tipetta che ritornerà parecchio, dopotutto la
determinazione è quella di Neville…
Spero che ti piaccia il
nuovo aggiornamento, sono curiosissima di sapere cosa ne pensi e credo che
aspetterò trepidante la tua recensione. A presto e un bacione grande, Nyssa
LisannaBaston: innanzi tutto ben tornata dalle vacanze! Ti invidio
molto, io sfortunatamente sono dovuta rimanere a casa, ma non importa, come
vedi ne ho approfittato per scrivere ^^
Ehehe, come poteva mancare una bella analisi psicologica
dei miei personaggi? Mi è scappata quando avevo detto che non ce ne avrei
messe, figurati se non ne infilavo qualcuna quando invece ne avevo tutta l’intenzione…
Ad ogni modo temo che anche
tu, come Rudiger, dovrai pazientare un poco prima di
vedere quei due darsi una mossa, ma è normale, sono entrambi frenati da segreti
ben al di là delle solite cosucce, per la precisione è roba che scotta davvero.
Seraphin e Blaise torneranno presto
sulla scena, cresciuti e cambiati rispetto al passato, ma torneranno.
Spero che anche questo cappy dedicato a Leonard e a Karen ti sia piaciuto, aspetto
di sapere cosa ne pensi a proposito! Un bacione grande e ancora ben tornata!
Nyssa
_Nana_: se lo dicevi nel decimo, voglio proprio sapere cosa
mi dici di Leonard in questo, anche se qui ha una scusante perché Karen l’ha
involontariamente provocato col suo sangue…
Ehehe, la torre doveva tornare dopo che era stata il centro
delle vicende della precedente storia, invece per quanto riguarda gli scontri…
ci saranno un po’ più avanti, quando la situazione si farà decisamente più
scottante.
Dimmi cosa ne pensi di
questo undicesimo post, mi raccomando! A presto e un bacio, Nyssa
Richiamato alla realtà da quella voce tanto familiare, dalla voce del
suo migliore amico, l’unico che potesse seriamente influenzarlo in qualche
modo, il vampiro si voltò di scatto e, riconoscendo il fisico, i suoi occhi
piano piano tornarono normali, le
E’ da molto che non scrivo più una premessa ad un capitolo, lo
faccio perché voglio ringraziare la mia migliore amica di esistere, di essere
sempre al mio fianco e di darmi sostegno, supporto e comprensione anche quando,
forse, non me lo merito…
E’ vero, hanno ragione quelli che dicono che faccio le cose più
grandi di quel che sono, ma questa è la mia natura e il passato, forse sono io
che l’ho esagerato, ma è stato molto doloroso e non posso semplicemente
saltarlo a piè pari, non è stato una passeggiata, mi ha segnato profondamente e
ormai fa parte della mia vita.
Quando ho bisogno di te, tu sei qui e mi stai a sentire, ora che ho
avuto bisogno di te, tu c’eri.
Grazie.
Tu non leggerai mai questa storia, ma…
ti ringrazio, Lilli, per essere con me.
Saremo amiche per sempre, vero?
Ti voglio un mondo di bene, tua…
Monica
Ok, a questo punto credo che non avrete capito niente,
ma devo lasciare un merito alla mia Lilli perché come lei non se ne trovano;
tutti abbiamo dei difetti, io poi una marea e lei pure, però sono fortunata ad
avere un’amica come lei e, anche se siamo tanto diverse, ci vogliamo un mondo
di bene.
Scusate per la digressione…
***
Richiamato alla realtà da
quella voce tanto familiare, dalla voce del suo migliore amico, l’unico che
potesse seriamente influenzarlo in qualche modo, il vampiro si voltò di scatto
e, riconoscendo il fisico, i suoi occhi piano piano tornarono normali, le
pupille si scurirono fino al nero mentre lui chiudeva la bocca, consapevole che
il proprio segreto doveva rimanere tale anche col suo migliore amico.
-Christopher? –
chiese dopo un attimo di silenzio che gli era occorso per richiamare a sé tutta
la sua personalità reale
-C’è una cosa
importante che dobbiamo discutere su… i turni di domattina – sparò alla fine
Non si era aspettato di
interrompere qualcosa quindi la sua scusa doveva sembrare penosa, forse Karen
non se ne sarebbe accorta, ma Leonard di sicuro gliene avrebbe dette quattro.
Anche se la sua espressione
pareva molto differente da quella di ora quando aveva varcato la soglia.
Allontanandosi rapidamente
dal letto, Leonard lasciò la sua ospite e uscì con Kitt dalla stanza.
Senza fermarsi nel
corridoio dove generalmente si poteva chiacchierare anche a notte fonda, il
corvonero lo condusse al piano superiore e poi aprì la porta finestra e lo fece
uscire sull’ampio terrazzo di marmo spazzato da una brezza gelida e sferzante.
Il moro si appoggiò alla
balaustra con gli avambracci, guardando lontano oltre l’orizzonte e oltre la
luna; Leonard si sistemò di schiena, poco incline a guardare la foresta
verdeggiante che presto sarebbe diventata la sua tavola per la cena.
-Ho interrotto
qualcosa? – volle sapere il giovane Black, l’altro scosse la testa
-È stato meglio
così, avrei fatto un macello… - Kitt annuì sorridendo, grazie al cielo, proprio
come aveva sospettato Gardis, Leonard non era eccessivamente arrabbiato della
cosa
-Tua sorella però
mi aveva detto che non l’avresti toccata neppure con un dito – aggiunse
riferendosi alla piccola Longbottom, l’altro alzò un sopracciglio stralunato
-Gardis lo sa? –
Chris annuì – e perché diamine non è venuta a riprendersela?
-Karen le aveva
fatto promettere che, nel caso, non ti avrebbe fermato…
-Stupido orgoglio
Gryffindor – borbottò Leonard – nessun Malfoy si è mai curato delle promesse!
-Lei è
estremamente leale
-Anche troppo
-Però era preoccupata
e ha mandato me
-Sai che ti dico?
Per una volta ha fatto bene! – era una rarità sentire il maggiore dei Malfoy
elogiare seppure indirettamente la sorellina, ma Gardis aveva la testa sulle
spalle e lo sapevano tutti e tre, Gardis sapeva sempre qual era la cosa giusta
da fare e sapeva che gli altri ne erano a conoscenza.
-Credevo che
avessi più confidenza con le ragazze – lo schernì Kitt
-Ragazze non
significa stupide vergini, eppoi… non avrei dovuto toccarla, Gardis lo sapeva,
ma… lei ha fatto una cosa che mi ha fatto perdere la ragione
-Sembravi
posseduto quando ti ho visto, credimi, ero davvero preoccupato, ancora un
attimo e ti avrei pietrificato con la bacchetta
-Beh, non sarebbe
stata una cattiva idea
-Vuoi tornare da
lei? – domandò incerto il moro sentendo la brezza sulla pelle e assaporando
l’odore di abete che proveniva dalla radura verdeggiante poco distante
-No. Dov’è Gardis?
-Alla vecchia
torre, l’ho lasciata lì dopo che è venuta a cercarmi
-Andrò di sotto a
raccontare qualcosa a quella piccola sconsiderata e poi devo parlare con lei
-Sappi che non
tradirà quella promessa neppure sotto tortura, quindi non aspettarti che ti
dica di non farle niente
-Lo so, è una
dannatissima testarda!
-Come te? – chiese
Chris che era sempre in vena di farsi del ridere
-No, di più… -
borbottò seccato lo Slytherin
***
La camera era illuminata e
tutto era come l’aveva lasciato.
Facendo uno sforzo per
resistere temporaneamente alla tentazione di morderla, l’odore del sangue era
ancora vivido nella sua mente e nella stanza, aprì la porta e guardò la bionda
seduta sul letto, ormai non più singhiozzante
-Mi dispiace –
pronunciò appena lei – non avrei dovuto, so che è così che si fa, ma… - Leonard
prese un respiro e la interruppe prima che il suo autocontrollo vacillasse di nuovo
per l’essere stato troppo a contatto con lei
-Devo andare, ci
sono delle questioni urgenti di cui devo occuparmi – Karen annuì, troppo
ingenua per riconoscere una bugia ben detta da una mezza verità
-Sì. Gardis ti ha
parlato?
-Cosa c’entra mia
sorella? – ora non mentiva, Gardis non l’aveva ANCORA incontrata. La Gryffindor parve
sollevata
-Apri la finestra
– le ordinò prima di uscire – e poi tornatene in camera, non so per che ora
terminerò
E senza aggiungere altro
tornò di sopra.
Karen si guardò, Leonard doveva
considerarla una stupida. Ma anche se in molti le avevano spiegato come
andavano le cose tra uomini e donne, si era sentita un po’ spaesata
dall’aggressività con cui Leonard le si era lanciato addosso e anche dalla
velocità con cui sembrava che stesse accadendo il tutto.
E quando aveva avvertito le
labbra di lui sulla pelle non era riuscita a non rabbrividire e aveva chiuso
gli occhi come se la stessero violentando quando invece era stata tutta un’idea
sua. Ma le labbra di Leonard l’avevano spaventata, le erano sembrate così
fredde… quasi una paura ancestrale che veniva a galla.
***
La torre dove Kitt lo stava
conducendo era gelida e una corrente birichina si insinuava all’interno della
sezione circolare spolverando i gradini antichi e roteando a spirale nella
tromba delle scale.
Salirono fino all’ultimo
piano e quando la porta si spalancò videro la bionda intenta a scrutare la
luna.
Gardis guardò prima
Christopher e poi suo fratello.
Non dissero niente, ma lei
capì dal suo sguardo quello che era accaduto e annuì riportando la sua
attenzione sull’astro in lontananza.
Un attimo dopo si alzò in
piedi e, stringendosi la copertina sulle spalle rivolse uno sguardo serio al
suo migliore amico
-Potresti scusarci
un istante? Vorrei discutere di una cosa con mio fratello
Sapendo di essere di
troppo, il moro uscì e si chiuse la porta alle spalle, sedendosi poi nel
pianerottolo e attendendo paziente.
Leonard e Gardis si
fissarono per un attimo: tre occhi color dell’oro e uno color del cielo; lei
sospirò e poi fece per far scorrere il tessuto ruvido della coperta sulla
spalla destra; abbassò appena il colletto della camicia, quel tanto che
bastasse perché suo fratello non intravvedesse quel segnetto rosso che ancora
aveva sotto la clavicola, poi gli porse il collo
-Avanti, ne avrai
bisogno
C’era una serietà che si
sarebbe potuta tagliare a fette con un coltello e l’aria era pregna e greve.
Con più autocontrollo di
prima e senza una parola, il biondo si avvicinò, scostò un lembo con una mano
mentre, meno repentinamente, gli occhi diventavano nuovamente rossi e i canini
di nuovo in mostra, grazie al cielo Leonard non era irruento come era accaduto
nei minuti precedenti.
Un attimo e poi, senza
tutta la foga di quando aveva visto Karen, i denti si conficcarono nella carne
pallida e leggera di lei.
Trattenendo un gemito di
dolore, Gardis si morse le labbra e attese continuando a guardare in
lontananza.
La bocca di suo fratello si
allontanò e gli occhi tornarono normali senza traumi.
-Si rimargineranno
in dieci minuti – disse suo fratello indicando i due buchetti, quasi a
scusarsi, lei annuì: non era la prima volta.
-Leonard –
aggiunse a sua volta – non fare pazzie, d’accordo?
La testa annuì
impercettibilmente poi il primogenito aprì la porta e uscì facendo
semplicemente un segno di saluto al suo amico e aggiungendo, senza che la
bionda nell’altro vano lo sentisse
-Stai un po’ con
lei e riportala in camera, mi pare un po’ scossa
Kitt si affrettò ad annuire
senza sapere che il pallore non era dovuto allo shock, ma a dell’altro.
Con gesti molto più lenti e
delicati dello Slytherin, Christopher rientrò nell’aula e la vide mentre si
risistemava un bottone alla luce della luna.
Gardis gli sorrise
dolcemente e fu allora che, percorrendo la linea delle spalle, lui notò una
chiazza rossa proprio sotto la clavicola. La gryffindor si affrettò a coprire
con le mani i due forellini appena creati sul collo e alzò il colletto del
pigiama.
-Che cos’è quello?
– chiese imperterrito il corvo
-Niente – rispose
evasiva, temendo che si fosse accorto del morso
A quel punto gli occhi blu
del Black si fecero cupi e profondi
-Te l’ho lasciato
io quel segno, vero? – indagò
Seguendo il suo sguardo si
accorse che non era puntato sotto l’orecchio, ma appena sopra il petto, arrossì
colpevole, dopodiché annuì imbarazzata e l’altro si sentì tremendamente a
disagio.
L’aveva notato subito
perché ricordava perfettamente quanta cura avesse messo nella follia del
pomeriggio precedente e, soprattutto, quanta ne avesse messa in QUEL punto per
lasciare QUEL segno.
E dire che era quasi
riuscito a relegare quei ricordi senza che saltassero fuori ogni volta che la
vedeva, ma appena c’era riuscito, ecco che comparivano le prove schiaccianti
-Mi dispiace – le
sussurrò, lei scosse la testa, ancora rossa in volto – vuoi tornare al
Grifondoro? – le chiese vedendo i piedi nudi sulla pietra fredda, un'altra
negazione
-No, voglio
rimanere qui. Questo posto e mio fratello sono legati in maniera indissolubile
e in questo momento più che mai. E io sono legata a mio fratello.
L’altro annuì senza aver
capito davvero molto di ciò che aveva detto, ma se lei voleva restare non
poteva impedirglielo, glielo doveva.
E senza accorgersene,
l’attimo successivo, si avvicinò a lei e con dita tremanti scostò appena i
lembi dello scollo a V della camicia mentre il marchio rosso risaltava sulla
pelle candida come la luna nel cielo.
Con un gesto gentile e
fluido, abbassò la testa e baciò quel punto trasformando il colorito della
pelle di lei da chiaro ad una tavolozza di rosso imbarazzato
-Considerala una
scusa per quanto accaduto, devo essere impazzito più del solito
Senza indagare su quel “più
del solito”, accettò quel gesto e si affrettò a riabbottonare la camicia,
dopodiché lui le infilò dalla testa il suo gilet grigio con lo stemma dei
Corvonero bene in vista sul petto per ripararla dal freddo della notte.
-Il blu ti dona –
le disse scherzoso – saresti stata un ottimo Prefetto anche da noi – lei gli
sorrise grata e inspirò dalla lana costosa, grigia e ben cardata, il profumo
che lo caratterizzava.
L’attimo dopo si era
addormentata come una bambina vinta da tanti shock che aveva ricevuto. Lui la
prese in braccio e la riaccompagnò alla Torre.
Doveva davvero darci un
taglio con lei, ma non ne era capace e nonostante quello fosse il suo dovere,
non era così certo di volerlo fare.
Se lei sarebbe stata bene
anche tra i Corvi, lui stava nascondendo una insospettabile repulsione alle
regole che ne avrebbe fatto un degno allievo di Salazar e un intraprendente grifone.
***
Leonard riaprì la porta
della sua stanza sperando ardentemente che Karen avesse accantonato la sua idea
balzana e, spaventata dalla sua reazione (assai poco legittima), fosse corsa
piangente dai suoi compagni a farsi consolare.
Qualunque cosa avesse
scelto, comunque, ora era pronto ad affrontarla, il sangue che sua sorella gli
aveva donato era più che sufficiente per tenere a bada il suo aspetto mezzo
demoniaco fino a sabato.
Sfortunatamente, però, la
bionda era ancora nella stanza, addormentata sul letto con una mano sotto la
testa. La finestra era spalancata e alcune delle candele che illuminavano
l’ambiente si erano spente per via della brezza.
La guardò raggomitolata
come una bambina, le spuntavano le mutandine dalla gonna, ma non avrebbe ceduto
per così poco, aveva altro per la testa.
La piccola Longbottom
mormorò qualcosa nel sonno e lui le sorrise, dopodiché uscì di nuovo, andò alla
Torre di Corvonero ed entrò nella camera del Prefetto di soppiatto: Ciel
Longbottom.
A quel punto era l’unica
persona che potesse rimettere le cose a posto.
***
Ciel dormiva beata nel suo
letto, ma non appena udì il cigolio sinistro della porta si svegliò, seccata
che qualcuno fosse venuta a disturbarla, la bacchetta pronta in mano e il
caschetto di capelli scuri un po’ spettinato.
Guardò il suo ospite con
odio mentre si risistemava l’acconciatura e posava il legno sul comodino
chiedendosi cosa fosse venuto a fare in camera sua a quell’ora di notte, pregò
solo che non si trattasse di uno dei soliti scherzetti di cattivo gusto che
piacevano tanto alle serpi.
-Cosa vuoi,
Leonard? – chiese sgarbata, dopotutto a nessuno andava di farsi svegliare a
quell’ora senza un motivo preciso
-Beh, immagino che
visto che sei tu questo sia il massimo dell’accoglienza che puoi riservarmi… -
pigolò con falsa innocenza
-Ho detto “cosa
vuoi”, vedi i sbrigarti, ho sonno e certo non il tempo di passare la notte con
te
-Tua sorella
evidentemente ne aveva parecchio, allora
-Mia sorella? –
chiese scettica
-Tua sorella Karen,
questa sera, era molto intenzionata a perdere la verginità con me – la voce si
era fatta grave e bassa
-Karen?!
-Sì
-Che le hai fatto?
Dov’è adesso?
Fedele alla regola “mai far
preoccupare papà”, Ciel aveva ereditato gran parte della personalità della
mamma ed era sempre pronta a correre in aiuto dei membri della famiglia prima
che il genitore si accorgesse di ciò che stava accadendo.
L’apprensione, però, era
una caratteristica particolare e visto che Karen, anche se era la
secondogenita, veniva considerata la piccola di casa, era normale che le
sorelle più grandi e più piccole avessero tutto questo riguardo verso di lei.
-Al momento sta
bene, anche se è addormentata nella mia stanza
-Perché sta nella
tua stanza?
-Perché è venuta
ad espormi la sua teoria su come perdere la verginità
-Karen non ha
teorie del genere – sbuffò la maggiore
-Appunto
-E allora?
-Voleva perdere la
verginità senza neppure sapere come – la mora si lasciò scappare un risolino,
Karen aveva preso molto da papà…
-E tu che le hai
fatto?
-Beh, l’ho
spaventata a morte e poi sono dovuto andare a occuparmi di alcune cose
-Immagino
urgentissime – celiò lei, lui si fece serio
-Assolutamente
-Bene, che vuoi da
me?
-Riprenditi quella
peste prima che cambi idea, riportala in camera e se domani è ancora dell’idea
di questa sera, credo che dovrai insegnarle un paio di cosette
-Va bene
Scendendo dal letto, Ciel
andò all’attaccapanni e ne prese la vestaglia azzurra che vi stava appoggiata,
dopodiché nascose la bacchetta nella tasca, chiuse l’abito con la cintura e
insieme al suo divertito ospite si diresse verso i sotterranei.
Esattamente come lui aveva
affermato, Karen era addormentata sul suo letto, illesa. Niente macchie di
sangue, grida di terrore che echeggiavano per le mura e nessun segno di
costrizioni varie.
Agitando la bacchetta, Ciel
fece levitare il corpo della sorella e lo condusse verso il grande camino
bianco alla parete, l’attimo dopo scomparve e si ritrovò nella stanza al Grifondoro,
la svestì e la mise a letto, poi tornò di sotto.
-E adesso vedi di
spiegarmi tutto per bene – con la bacchetta in mano e lo sguardo che minacciava
fuoco e fiamme, Ciel pareva pronta per l’interrogatorio
-Non volevi
tornare a dormire? – le domandò lui sedendosi sul letto e, finalmente libero da
ogni peso, si accese una sigaretta e la guardò
-Sono molto
preoccupata
-Da cosa?
-Da quello che mia
sorella potrebbe fare – iniziò – e da quello che tu potresti fare a lei
-Non ti fidi di
me? – le chiese con innocenza
-No – se non altro
era sincera
-Cosa vuoi sapere?
– concesse con un sospiro
-Cosa farai se lei
tornerà, non hai mai rifiutato una ragazza nel tuo letto, perché con lei è
diverso?
-Punto primo –
cominciò come se stesse insegnando un’ovvietà ad un bambino tardo – è vergine e
le vergini portano guai. – Ciel arrossì, ma non si scompose più di tanto –
Punto secondo: è tua sorella e la migliore amica di Gardis: se dovessi toccarla
con un dito mi lincereste senza farvi troppi scrupoli
-Puoi scommetterci
-Appunto – la
conferma di tutto – se lo facessi perderei l’uso di qualche braccio e un’amica…
interessante – aggiunse – preferisco tenermi l’amica e rinunciare ad una notte
con lei, ci sono ragazze meno pericolose e più semplici da trattare che posso
fare felici col braccio che mi mancherebbe
-Sempre per quella
storia delle vergini, immagino – aggiunse caustica
-Precisamente.
Portano guai. – sottolineò come sempre
Lei storse le labbra in una
smorfia e annuì, poi fece per andarsene, offesa.
Afferrandola per un braccio
lui la tirò indietro finchè non si ritrovarono entrambi distesi sulle coperte
-…e, punto terzo,
avevo promesso ad una vergine di mia conoscenza piuttosto permalosa – aggiunse
sfiorandole l’orecchio – che dopo di lei non avrei toccato nessun’altra
-Nessun’altra vergine – puntualizzò la
Ravenclaw
-Cerchi sempre il
pelo nell’uovo – le sorrise e baciò piano il lobo
-Chissà invece
quante “non vergini” ti sei passato da allora – fingendosi oltraggiata cercò di
sottrarsi alle sue coccole, ma si accorse che stava decisamente sopravvalutando
le sue capacità di resistergli…
-Sei gelosa? – le
chiese con un ghigno
-No
-Mh… io dico di sì
-E io dico di no -
sbuffò lei
Beh, che doveva fare? Aveva
rifiutato una ragazza quasi compiacente e stava cercando di sedurne una
che invece non voleva avere niente a che fare con lui, strano il mondo, specie
se si considerava che queste due erano sorelle…
Ad ogni modo quella che
teneva tra le braccia era l’esatta prova vivente che le vergini portano solo
guai, lo diceva anche papà, perché da allora non era più riuscito a toccare
nessun’altra ragazza senza sentirsi stranamente in colpa: tutto merito della
mamma e del suo buonismo congenito…
-Dimmi una cosa,
Ciel, qual era il tuo sogno proibito prima…
-Prima di che? –
chiese lei
-Prima che
decidessi di diventare una cattiva ragazza che si concede ad uno sporco
Slytherin, come tua sorella, dopotutto…
-Ho anche sangue
Serpeverde – si difese ricordando che sua mamma era stata nella Casa di Salazar
– eppoi dovresti accontentarti di me e lasciare in pace mia sorella
-Veramente è lei
che è venuta qui
-Fa lo stesso
-Cioè vorresti che
io ignorassi tua sorella e poi mi sfogassi i miei bassi istinti da lei
provocati su di te
-Detta così sembra
una cosa orribile – lo rimbrottò
-Però il concetto
è quello. Anche se non credo che la tua piccola Karen mi potrebbe spingere così
in là…
-Sì
-Beh, se non altro
non sei più vergine… almeno tu
-Già e indovina un
po’ di chi è il merito
-Tutto tuo – lei
sbuffò – ricordati che se tu non avessi ceduto io non avrei fatto niente
-Sì e io sono la Fata Turchina
-Stai diventando
acida
-Sei tu che mi fai
quest’effetto, mi irriti terribilmente
-Ma davvero… in
genere non è così
-Amen
-Ad ogni modo qual
era quel sogno?
-Prima che
decidessi di compiere una delle più grandi follie della mia vita? – domandò con
le sopracciglia sollevate mentre lui ridacchiava – perdere la verginità, ovvio
-Siete un po’
scontate
-Non ti ho chiesto
un parere.
-D’accordo. E il
sogno di adesso?
-Non sono affari
tuoi
-Ti ricordo che
tua sorella è ancora disponibile – sussurrò complice
-Mi stai
ricattando? – pareva costernata
-Più o meno, ma
rammenta che sei stata tu a mettere giù il patto
-Sì, ma così è
sleale!
-Sono una serpe!
Nessuna serpe è leale… - che novità
-Così è troppo,
non sono una sgualdrinella da una botta e via – bofonchiò fingendosi offesa,
anche Ciel cominciava ad usare le parolacce quando si irritava
-Ci stiamo
arrabbiando, eh? E tu che mi hai ignorato per un sacco di anni? Cosa dovrei
dire io?
-Tu mi hai trattato
come una stupida e mi facevi quegli scherzi irritanti, al secondo anno
-Ciel, avevamo
dodici anni…
-Non cambia la
sostanza – lui sbuffò e la strinse e lei si accorse che dopo aver sentito il
proprio nome uscire dalle sue labbra con quel suono caldo e sensuale non
sarebbe riuscita a resistergli molto a lungo.
***
L’aula conferenze di
Hogwarts ospitava al momento le persone destinate all’accoglienza e alla
gestione delle scuole che sarebbero presto state ospiti.
Il Comitato d’Accoglienza
era disposto in prima fila con la testa ciondoloni che dondolava stancamente le
gambe domandandosi come mai fossero stati coinvolti quando nessuno di loro
aveva mai chiesto di fare parte di suddetto comitato.
Il Consiglio Studentesco
faceva bella presenza nella fila dietro con tutte le stravaganze del caso.
Il club teatrale, il club
di giornalismo e il club di artistica erano disposti con poco ordine nelle tre
bancate, c’erano poi i due Caposcuola e il Prefetto dei Grifoni nell’ultima
fila, lontani da tutti, che si facevano i beneamati fatti loro, ciascuno con la
luna storta a modo suo.
Leonard, nel posto di
sinistra, subiva quella tortura solo perché la McGranitt glielo aveva
imposto. Ne veniva da una nottata “agitata” (lui avrebbe preferito “bollente”,
ma Ciel l’aveva minacciato che se solo provava a pensare una cosa del genere
durante la giornata l’avrebbe ucciso e a poco erano servite le sue
dichiarazioni che era un ottimo occlumante) e quella mattina, anziché potersene
rimanere per conto proprio aveva dovuto accantonare tutti i suoi affari e
andare ad ascoltare quella lagna.
Gardis, dall’altra parte,
era stanca e mezza addormentata e certo non aveva voglia di rimanersene due ore
ad assistere le prediche di Ruf; donare del sangue a suo fratello era un gesto
estremamente altruistico, ma molto spossante e se fosse stato per lei, avrebbe
finto un’anemia e se ne sarebbe rimasta a letto per l’intera giornata a finire
quel libro che, dalla sera prima, non era ancora riuscita a concludere.
E Kitt, al mezzo dei due,
era inevitabilmente coinvolto dal loro cattivo umore.
Dalla postazione del club
di teatro, Karen si voltò verso la sua amica e, arrossendo, la salutò piano con
la mano.
Quella mattina era tutta
giuliva perché si era ritrovata nel suo letto, cambiata e tranquilla e l’unico
che poteva averle fatto quello era il suo caro Leonard. Chiaramente non aveva
tenuto in considerazione la realtà dei fatti.
Appena alzata, comunque,
era andata a bussare alla porta del Prefetto chinandosi e scusandosi per la
promessa che le aveva strappato e per tutte le preoccupazioni che doveva averle
dato; fingendo indifferenza, Gardis tentò di non ammazzarla per averla
svegliata alle sole otto di mattina quando avrebbe poltrito altre due ore, ma
si trattenne per amore della loro amicizia e finse anche di non sapere nulla a
proposito di quanto accaduto tra lei e suo fratello. La biondina, allora, le
aveva raccontato che si era lasciata un po’ spaventare e Leonard era poi stato
chiamato per qualcosa di urgente e lei aveva finito per addormentarsi. E lui
l’aveva riportata in camera!
Stupita da quel
comportamento cavalleresco da parte di una persona che voleva continuare a
rimanere il cattivo della storia, la
Malfoy aveva alzato un sopracciglio scettica e annuito con
poca convinzione per poi sentirsi dire che, comunque, non era disposta a
lasciar cadere così la cosa. Avrebbe fatto quanto aveva deciso, se non era
successo era solo colpa sua perché lui l’aveva “presa di sorpresa”. E se n’era
andata lasciando una delle sue migliori amiche a scuotere la testa come se
fosse stata sua nonna di fronte ai giovani d’oggi.
Poco convinta, quando aveva
dovuto presenziare la riunione aveva indagato un po’ con suo fratello,
ottenendo un resoconto decisamente diverso e un misterioso trasportatore di
giovani addormentate di sesso femminile, non vampiro, Ravenclaw e rispondente
al nome di Ciel, altrimenti conosciuta come “sorella maggiore”.
Leonard non si era
preoccupato di realizzare i sogni principeschi della piccola Karen…
Kitt invece aveva avuto una
giornata piena. Alle sette del mattino aveva ceduto un altro tubo alla loro
Torre di Corvonero e la
Sala Studio era allagata da almeno mezzo metro d’acqua.
Dopo che qualcuno era
riuscito a trovarlo, con la Casa
nel panico, era dovuto correre alla ricerca di Vitius.
Credendo di poter
finalmente dedicarsi ai suoi compiti, si era accorto che sulla sua scrivania
facevano spettacolo tre missive: una di Dishman che lo richiamava per discutere
nuovamente del menu, una del Comitato Studentesco con le sue folli idee e una
della Chips con gli aggiornamenti sulle condizioni dei malati di morbillo
perché non si era più fatto vedere in infermeria.
La conversazione con il
cuoco era stata spossante. Il Consiglio aveva tirato fuori due o tre pazzie
irrealizzabili e il numero di appestati cresceva a ritmo esponenziale,
perfetto! E mancava una settimana all’arrivo del Mahora!
Si poteva quindi intuire
con quanto entusiasmo si fosse presentato all’orientamento della McGranitt+Ruf
per spiegare agli studenti ignoranti qualcosa sui loro ospiti.
Beh, se non altro non era
il solo che non ne aveva voglia perché, accanto a lui, Leonard si dondolava
sulla sedia in posizione pericolante sognando di farsi un giro con la Nimbus 3001 e Gardis
sognava di massacrare Montague con la
Icarus 333.
Ah, dimenticava che era
anche arrivata posta da casa, il massimo!
-Un po’ di
attenzione! – stava intanto blaterando il prof di Storia della Magia –
l’Istituto di Magia ed Arti Orientali Mahora è una scuola importante e molto
frequentata che raccoglie la maggior parte dei giovani maghi dell’Oriente –
spiegava – il complesso scolastico occupa un’intera isola e ricopre un ciclo di
studi completo. Si contano migliaia di studenti che partecipano alle lezioni di
età compresa dai sei anni ai diciotto.
Qualcuno annuì svogliato in
modo che il baffuto fantasma non li deliziasse con la frase “Capito?” come era
suo uso
-Al Mahora si
studiano magie orientali e occidentali, hanno materie differenti e utilizzano
metodi diversi da nostri, molto spesso sfruttano la persona stessa quale
amplificatore del proprio potere magico anziché la bacchetta. In molti casi i
maghi lavorano a coppia, in quel caso si hanno due livelli: se il mago e il suo
aiutante sono entrambi dotati dello stesso potenziale magico il rapporto viene
detto di familiar. Altrimenti vengono
chiamati partner ed esiste l’entità
dominante, il mago, il master, e il
suo minister.
Un’onda di assenso percorse
la svogliata platea.
-Le scuole di
magia europee con cui avrete a che fare si somigliano quasi tutte come corso di
studi e materie di apprendimento, tuttavia sia Drumstrang che Beauxbatons, a
differenza di Hogwarts, non hanno la possibilità di diversificare i loro studi
dopo il terzo anno. Gli studenti posso quindi sceglie di frequentare le
cosiddette Sedi Separate, ovvero scuole dove si approfondisce una ed una sola
determinata materia. Cantarena, la scuola italiana di cui ospiteremo alcuni
allievi, è proprio un istituto di questo tipo specializzato nel controllo dei
fenomeni atmosferici e terrestri: cambiamenti meteorologici, terremoti ecc.
-E se qualcuno non
vuole frequentare una scuola da previsioni del tempo? – domandò candida Vanessa
-Ne esistono molte
altre in giro per il mondo – spiegò la McGranitt fulminandola da oltre le lenti – una
delle più rinomate è quella che si occupa delle formule e approfondisce gli
incantesimi, si chiama Santa Sofia e sta a Istanbul. Da lì sono usciti alcuni
dei più rinomati studiosi di incantesimi della storia del Mondo Magico
-E se uno studente
di Hogwarts volesse frequentare queste scuole? – chiese Gardis con un minimo di
interesse
-Per loro non è
necessario frequentarle perché le nozioni che gli studenti apprendono dal terzo
anno trasferendosi lì è possibile assimilarle anche alla nostra scuola. Per
conseguire il diploma specifico è necessario solo passare l’esame finale, una
specie di M.A.G.O. molto specialistico – la bionda annuì e tornò a farsi gli
affari suoi
-Domande?
Il silenzio di tomba
percorse la platea distratta e svogliata strappando un sospiro disperato ai due
professori presenti
-Fate del vostro
meglio, mi raccomando – aggiunse la vicepreside con carisma, ma senza troppa
convinzione.
Tutti annuirono e i
professori cominciarono a distribuire le divise decorate appositamente dal
Comitato Studentesco; sia la McGranitt che la maggior parte dei destinatari di
quei preziosi doni guardarono schifati la camicia e l’abbinamento pantaloni o
gonna.
Gardis, salutando appena
fratello e amico, si lanciò giù dalle scale di malumore più che decisa a tornarsene
nella sua stanza e rimanerci per il resto della giornata.
John Johnson, l’essere più
insignificante della scuola, era sul gradino del palco con una pila di
indumenti in mano, in pratica stava facendo da mobile agli studenti che
provvedevano gli altri dei vestiti
-Gardis! – urlò
senza muoversi, continuando a reggere camicie e pantaloni – hai dimenticato di
ritirare la tua divisa
Voltandosi seccata, alzò un
sopracciglio e si fermò un istante a fulminare con lo sguardo l’essere immondo che
aveva osato interrompere la sequenza di epiteti mentali che aveva lanciato a
Vanessa Vermyl mentre scendeva le scale.
Si voltò e disse aspra
-Io non indosso
vestiti di seconda mano
E senza aggiungere altro,
continuò per la sua strada lasciandolo impietrito. La presidentessa del
Comitato, con i suoi capelli tinti di un rosso poco naturale, gli si fece
accanto e gli posò una mano sulla spalla scuotendo la testa, probabilmente
spiegandogli che Gardis era uno di quei pochi e fortunati esseri che non erano soggetti
alla loro autorità e, quindi, era anche esentata dall’indossare l’indumento.
Leonard, che stava
scendendo assieme a Kitt, sorrise compiaciuto e dando le spalle alla
presidentessa, la sfilò senza degnarla di uno sguardo, con un bel ghigno
trionfante sulla bocca.
Christopher le accennò un
saluto con il capo. Tutti e due evitando di raccogliere il necessaire di
accoglienza, era bello quando Gardis si ribellava alle regole.
***
Spazio autrice:
ciao a tutti!
Sì, lo so, sono in ritardo…
mi dispiace moltissimo, davvero davvero molto, scusatemi! Sono desolata, ma tra
un colloquio di lavoro e l’altro e le mie migliori amiche che cominciano
l’università sono un po’ sotto pressione, infatti non riesco a scrivere molto,
grazie al cielo il capitolo era pronto da una settimana…
Come ho detto, è quasi
mezzanotte e non voglio che venga domani perché sennò sembrerebbe che ho
tardato ancora di più con la consegna, tra l’altro sono terribilmente di fretta
(ma va?), spero che mi perdonerete se non saluto tutti ad uno ad uno, ma mio
cugino che ha 5 anni e che a quest’ora dovrebbe essere nel mondo dei sogni da
almeno un paio di ore, mi sta strattonando la manica intimandomi di andare a
dormire perché lui, che ha sonno, non dormirà finchè non vado anche io (e se i
miei scoprono che l’ho fatto stare alzato fino a quest’ora mi posso anche
seppellire da qualche parte…).
Mi perdonate, vero?
Pazientate, ancora un
capitolo e poi arriva il Mahora!
Mi raccomando, commentate
in tanti che aspetto il vostro giudizio, ciao!
Capitolo 13 *** Mistery tale and other stories ***
Hestia era nell’aula dedicata al club di arte
Hestia era nell’aula dedicata al club di arte.
Di fronte a lei gli altri
membri del club stavano terminando le loro opere, tutte con il tema principale
di Hogwarts.
Il cavalletto che aveva di
fronte raffigurava la loro scuola in una bella prospettiva autunnale,
contornata dagli alberi con le foglie ingiallite e i gonfaloni che sventolavano
in cima alle torri.
La sua compagna nel tavolo
poco distante, una ragazza del terzo anno dei tassi, stava lavorando
accuratamente con le mani un cubo di creta e con le dita abili era riuscita a
far emergere la sagoma del castello; lavorando poi con un coltellino
arrotondato aveva scavato le finestre e le porte e, al momento, stava
dipingendo il tutto con colori acrilici dopo aver segnato i mattoncini dei muri,
un lavoro certosino…
Due ragazze di Corvonero erano state messe all’opera dalla McGranitt che aveva assegnato al loro club il compito di
ridipingere tutti gli stemmi a muro e adesso, di fronte alle due, una pila di
cerchi con in bassorilievo l’insegna di Hogwarts
rivaleggiava con quella accanto che conteneva quelli già terminati.
Ciascuno si era dato da
fare a creare qualcosa di particolare che ricordasse la scuola, ecco allora che
sopra le loro teste erano raffigurate quattro statuette ritraenti
i fondatori: Salazar Serpeverde, RowenaRavenvclaw, Tosca Tassorosso
e GodricGrifondoro; padre Royal era stato il loro grande acquisto: il sacerdote,
infatti, aveva frequentato la scuola ai tempi della sua fondazione e quindi
ricordava abbastanza bene, nonostante il tempo passato, i tratti delle quattro
persone e aveva dato un valido contributo.
Inutile dire che la metà
delle ragazze del club, però, smetteva di lavorare ogni volta che lui varcava
la soglia per dare il suo aiuto.
Tutti erano stati ispirati
ed ecco quindi riproduzioni in terracotta e creta del Calice di Fuoco e del
boccino d’oro e, per l’occasione, la scuola aveva anche fatto stampare
un’apposita carta da lettere filigranata con l’emblema sulla sinistra.
Mancava poco ormai
all’arrivo degli ospiti, poco meno di una settimana e tutti erano in
agitazione, c’erano lavori da terminare e preparativi da ultimare.
Gardis, poveretta, era la
più impegnata di tutti tra le prove della recita, gli allenamenti di quidditch e il suo lavoro da sostituto Caposcuola, senza
contare che era continuamente assillata da imbecilli incompetenti che le
chiedevano una cretinata dopo l’altra.
Non l’aveva mai vista bere
tanto caffè come in quei giorni e gli effetti erano piuttosto evidenti visto
che l’intera squadra del Grifondoro aveva ottenuto
notevoli risultati nello sport, la vittoria di domenica per 270 a 50 ne era una prova, ma
anche una serie interminabile di lividi e strigliate che la loro capitana
rifilava a causa del suo nervosismo; ma niente rivaleggiava coi suoi neonati
tic quasi isterici.
Kitt non se la passava
certo meglio visto che doveva anche occuparsi del suo dormitorio mezzo
allagato, divenuto ormai una novella Atlantide, e della sfilza di malati che
affollava le stanze della Chips, sempre più
nevrotica.
La McGranitt
aveva riaperto le sedute serali per insegnare ballo ai suoi poveri studenti e
li costringeva ad ore di prove nel grande salone mentre Evangeline
li guardava ridacchiando dalla sua postazione: se a dare lezioni fosse stata
lei, di sicuro i partecipanti non sarebbero stati contenuti neppure in Sala
Grande.
Guardò le sue compagne alle
prese con gli stemmi e, visto che il quadro era terminato, decise di dare loro
una mano, si diresse quindi verso il primo bagno disponibile per scrostarsi
dalle dita il residuo di acquerello e tempera che aveva impiegato e per lavare
i pennelli, ormai rigidi per la pittura.
L’antro di Mirtilla faceva proprio al caso suo, non c’erano
rompiscatole e poteva trascorrere lì tutto il tempo che voleva.
-Che cosa fai? –
le chiese il fantasma con a solita vocetta
strascicata dopo che la piccola Potter aveva aperto l’acqua e l’aveva fatta
scorrere per il lavabo
-Sciacquo i
pennelli – rispose tranquilla
Mirtilla era delusa dalla risposta, dopo due generazioni di
Malfoy a Hogwarts non aspettava altro che qualche
fanciulla dal cuore infranto da consolare.
Hestia comunque era un’ottima fonte di informazione per la
sua rete di pettegolezzi, la conosceva fin dal primo anno ed era contenta di
rivederla ogni tanto, seppure non come se avesse avuto di fronte il genitore di
lei, Harry Potter.
-Hai qualche
novità da raccontarmi? – chiese tutta melliflua Mirtilla,
già pregustando il momento che avrebbe annunciato la sua
-No – in effetti
con tutta l’agitazione che c’era nell’aria c’era poco tempo perfino per
dedicarsi al gossip
-Allora te ne
racconterò una io…
L’altra ridacchio e mentre
la grifoncina asciugava le setole, dispose i pennelli
sul lavabo e si sedette su quello vicino, aspettando di conoscere le intriganti
notizie che Mirtilla spacciava
-Ho sentito una
cosa che forse potrebbe interessarti – annunciò – sai, l’altro giorno ero molto
sola e nessuno viene mai a trovarmi… poi con tutto questo ancora meno – si
lagnò – allora sono andata io a farmi un giro per la scuola…
Era una cosa più unica che
rara, Mirtilla era legata al suo bagno come se da
esso dipendesse la sua esistenza.
-E mentre passavo
per i corridoi ho sentito parlare i fratelli Canon
-Philip ed Albert?
– chiese Hestia che cominciava a subodorare qualcosa
di importante
-Già, parlavano
tutto sottovoce, come se nessuno dovesse sentirli e quindi mi sono nascosta nel
muro per sapere di cosa chiacchierassero così fitto fitto…
- l’altra annuì, Mirtilla impiegava sempre un’ora
prima di arrivare al dunque della cosa
-E cosa hai
scoperto
-Pare che sia
successo qualcosa di molto strano qui a Hogwarts
ultimamente… - sussurrò svolazzandole attorno – qualcosa che nessuno si sarebbe
aspettato, qualcosa che non sarebbe dovuto succedere
-Che cosa?
-Non lo so! –
sbuffò contrariata – ho provato ad ascoltare, ma quei due non hanno detto
assolutamente niente, solo che Silente e la McGranitt
lo sapevano e quindi bisognava tacere come gli avevano chiesto
-Ooohhh…
-Già e non è
tutto, pare che c’entri qualcuno qui dentro
-Qualcuno qui
dentro? – ripetè interessata
-Sì
-Mh, la cosa si fa interessante… beh, ti ringrazio per la
storia, credo che andrò a indagare
-Un favore per un
favore – celiò Mirtilla con sguardo sadico – voglio
sapere TUTTO quello che scoprirai in proposito, capito?
-Tutto – disse Hestia
-È questo che mi
piace di te, anche se non vieni mai a trovarmi
-Vedrai che
tornerò presto – sogghignò e si allontanò coi suoi pennelli salutandola con la
mano.
***
Hestia adocchiò Jeff e suo fratello a metà del tavolo dei
grifoni che chiacchieravano e ridacchiavano. Doveva parlare con loro, ma allo
stesso tempo era un segreto che doveva restare tra pochi, c’era la possibilità
di trovare un’avventura succulenta come quella di sua madre e suo padre quando
erano giovani.
Il fatto però che Albert
fosse seduto accanto a loro non l’aiutava, doveva aspettare e così si sistemò
la gonna sulla panca e sedette con Karen lì a fianco, attendendo il momento
propizio
-Dove è Gardis? –
domandò cercando l’ultima componente del loro gruppo, Jeff alzò le spalle
-A fare del male a
qualcuno, suppongo – rispose – oggi mi ha ucciso, e dire che dovrei essere io
il battitore…
-Dicono che anche
la sorella di Henrietta si sia presa il morbillo
magico – Karen s’intromise nella conversazione sventolando la forchetta
-Io mi chiedo solo
chi è stato a portalo a scuola – si lamentò Jack – noi l’abbiamo fatto tutti,
ma c’è mezza scuola in infermeria che…
-Non metterti a
parlare anche tu come Gardis! – si lagnò il rosso grattandosi il naso, potrei
seriamente non poterne più, potrei addirittura ripudiarti come fratello!
-Non prendertela
con lei! E’ nervosa con tutto quello che le fanno fare – la difese Jack
-Mh… ti metti anche dalla sua parte? Eppure ricordavo che
il boccino di oggi ti si fosse piantato proprio qui
E con l’indice gli segnò il
cavallo dei pantaloni, il moro sbuffò sistemandosi gli occhiali un poco
ammaccati e arrossendo vistosamente
-…oppure –
aggiunse imperterrito Weasley – devo credere che tu
la difendi perché ti piace…
Malizioso come sempre, Jeff
lo vide imporporarsi di colpo e scuotere la testa furibondo
-Non è vero –
stava gridando Potty2 attirando l’attenzione seccata del tavolo di Serpeverde – non è assolutamente così
-Sul serio? –
chissà come, ma Jeff non ne sembrava convinto
-Sì
-Mh… mi sa che con quel Corvonero
non hai molte possibilità – e la forchetta andò ad infilzare una fetta di
tacchino affumicato
-Ho detto che
Gardis non ti interessa
Sua sorella, accanto a lui,
si sistemò i capelli dietro l’orecchio e fece un sorriso saputello: da quando
non poteva più gli occhiali ma le lenti a contatto, le mancava non poterseli
sistemare continuamente sul naso come faceva Jack, ma doveva ammettere che non
le donavano molto…
-Forse a Jack non
interessa Gardis perché gli piace un’altra – suggerì al cugino, loro due
erano fatti della stessa pasta (quando volevano) e sorrise cominciando a
elencare nella sua mente le possibili candidate al ruolo di cognate
-È vero? – Jeff
sembrava stupito, era raro che Hestia ci prendesse
più di lui in queste cose, ma leggere tutte quelle stupide riviste ogni tanto
le dava dei punti a vantaggio
-Certo che no! –
sbuffò Jack
-È vero –
commentarono in coro con un’alzata di spalle la sorella e Weasley.
-Ehi Hestia, hai sentito la novità? – le disse poi la
biondissima Malfoy che era arrivata in quel momento con un certo ritardo (la
pendola dell’ingresso si era fermata quel pomeriggio e c’erano gli studenti che
non sapevano come dirlo ai prof, anche se non era stata colpa loro, poi si era
dovuta occupare di una ragazza Slytherin che era
svenuta in mezzo al corridoio) si sistemò vicino all’amica nel posto che Karen
le aveva lasciato libero
-Che cosa? – era
strano che la piccola Potter non fosse la prima a conoscenza di queste cose
-Oh, beh, a questo
punto credo che lo saprai direttamente da loro – e con un gesto noncurante
della mano si servì di abbondante arrosto, riempiendosi la bocca affamata
La mora la fissò senza
capire, poi la vicepreside fece tintinnare la posata contro il calice di
cristallo tentando di racimolare l’attenzione. Hogwarts
non era proprio come i ristoranti di lusso calmi e silenziosi dove bastava
schioccare le dita e il più servile cameriere accorreva scusandosi per il
ritardo, lì era molto sentire un ruggito di drago nel baccano generale.
-Ragazzi, insomma,
un po’ di silenzio!
La calma invase la sala
mentre Silente si alzava in piedi e, col solito movimento automatico, si
metteva a parlare
-Ragazzi, abbiamo
ricevuto qualche giorno fa una proposta interessante da una delle scuole nostre
ospiti. Poiché si tratta di una cosa inconsueta, abbiamo scelto di discuterne
prima con le altre e visto che abbiamo ottenuto l’approvazione, ci apprestiamo
a comunicarvi quanto. L’idea all’inizio era di dirvelo solo poco prima, ma
visto il tempo necessario ad approntare tutto nel migliore dei modi, e io so
quanto ci teniate a fare bella figura, abbiamo scelto di dirvelo con un certo
anticipo?
-La scuola finirà
a febbraio? – domandò qualcuno sogghignando
-No signor Peters, la notizia riguarda il tema portante della festa di
Capodanno di quest’anno. Venuti a sapere della nostra intenzione di preparare
un piccolo spettacolo, la scuola di Drumstrang ha
proposto come tema del abiti storici
-Oooohhhhh
L’esclamazione si levò come
un coro da stadio tra stupore ed eccitazione, specie tra le ragazze.
-Sarete liberi di
dilettarvi in qualsiasi cosa vi aggrada purchè
rientri nei limiti della decenza e dell’educazione
Le teste degli studenti si
mossero all’unisono mentre ciascuna cercava di ripescare nei meandri della
memoria ciò che ricordava di moda russa, cinese, africana, francese e quant’altro
-Speriamo che la
proposta sia di vostro gradimento, per quanto ci riguarda è così, siamo quindi
molto ansiosi di vedere i risultati che saprete ottenere. Adesso torniamo pure
a mangiare
E si riaccomodò
-Una festa in
costume?! – strillò Hestia esaltata – ma è il sogno
della mia vita!
-Credevo che fosse
quello di sposare un ragazzo più grande, bello, ricco, affascinante,
innamoratissimo e, ovviamente…
-Taci, Jeff, parli
troppo! – ribattè seccata – questa notizia è troppo
bella perché tu riesca a rovinare il mio buon’umore! Gardis, come hai potuto
non dirmelo! Una festa in costume!
-Anche io l’ho
saputo solo oggi… - si scusò la bionda col bicchiere in mano – e c’era talmente
tanto da fare che è da stamattina che non metto piede al dormitorio…
-Non è giusto,
però, che tu abbia sempre l’anteprima
-Ma se non ho
avuto neppure il tempo di pensarci! Lo sapevi che l’orologio dell’ingresso si
era rotto? Mi è toccato andare da Vitius e cercare di
spiegargli cos’era successo!
-Non vedo l’ora! –
inutile dire che Hestia era partita per la tangente e
non la stava più ascoltando – questa sera vi voglio tutte e due in camera sua –
e indicò la bionda – a parlare dei vestiti. Avete già qualche idea?
Gardis guardò un istante
Karen, da quando era stata a trovare Leonard e non era successo niente, andava
a trovarlo tutte le sere, solo che suo fratello, con una scusa o con l’altra,
riusciva sempre a eludere le sue richieste e finiva che la piccola Longbottom si addormentava e Ciel era costretta a
riportarla in camera.
-Va bene, ma non
dobbiamo finire troppo tardi, domattina devo alzarmi presto, ci sono….
-Sì sì, lo so, sei oberata dagli impegni come sempre
-Infatti
-Beh, comunque ne
discuteremo meglio domani quando andremo a Hogsmead
per compere
-Accidenti, mi ero
dimenticata che sabato andavamo al villaggio! – Gardis scosse la testa, doveva
prendere qualche integratore, se continuava così si sarebbe scordata di tutte
le cose importanti che doveva fare, e non erano poche…
-Beh, cercheremo
una sarta e il negozio di scarpe…
-Ma io volevo
andare a comprare qualche libro – la Malfoy, come sua madre, nutriva un
pressante (e ingombrante) amore per la lettura
-Come se non ne
avessi abbastanza di quelli che hai… a proposito, devi prestarmi ancora quello
che ti avevo detto
-Sì, mi ricordo –
in verità non si ricordava, ma nei momenti di follia era sempre meglio
assecondarla
-Dai Gardis,
andiamo tutte insieme – la implorò Karen – ho in mente un paio di cose che sono
certa ti staranno benissimo…
-Solo perché sei
la nipote di una famosa stilista non è che devi metterti anche tu a torturare
la gente. – la sua voce risultava un po’ acida, ma aveva paura a farsi mettere
le mani addosso da quelle due, era una cosa estremamente pericolosa. E solo
perché Karen era la nipote di Astoria Greengrass,
nota stilista, ciò non la autorizzava a trasformarla in una bambolina.
Quanto invidiava Leonard
che se ne sarebbe andato tranquillamente nei boschi senza rompiscatole alle
calcagna…
***
Alle undici di quel venerdì
sera la Sala del grifondoro vantava ancora degli
studenti svegli.
Hestia uscì dalla stanza di Gardis con una pila di riviste
di moda in mano e il libro di storia russa che la bionda le aveva prestato.
Karen si era defilata quasi
un’ora prima con una scusa poco credibile, ma non gliene voleva.
Si guardò attorno notando
il camino scoppiettante e le candele ancora tutte accese.
Bene, almeno quei due erano
rimasti svegli come aveva chiesto.
Jack e Jeff erano infatti davanti
al focolare a giocare agli scacchi dei maghi e suo fratello si stava pensosamente
grattando la testa alla ricerca della mossa migliore per distruggere
l’arroccamento del rosso senza farsi mangiare qualche pedina importante.
Bisognava dire che Jeff era
molto bravo in quel gioco.
La mora sorrise e lasciando
i libri sul divano si avvicinò: era proprio il momento che aspettava per poter
parlare da sola con quei due.
Potty2 azzardò ad avanzare
un alfiere che scomparve subito dopo nelle mani di Weasley
strappandogli un’imprecazione sommessa, Hestia guardò
la scacchiera e, prima che Jack muovesse di nuovo qualcosa di insensato, spostò
una pedina; Jeff le regalò un’occhiata vittoriosa mangiando il re nero del moro
e sorridendo
-Sorellina, perché
non t’intrighi degli affari tuoi? Potevo ancora vincere
-Forse tra cento
anni – rispose con noncuranza indicando i cuscini sul pavimento – sedetevi,
devo parlarvi di una cosa importante.
Stupiti e scettici i due,
piuttosto dinoccolati, si accomodarono accanto a lei sul caldo tappeto
orientale di lana e gesticolando, la ragazza riferì loro della sua conversazione
con Mirtilla, quel pomeriggio.
Da quando Voldemort era morto, quasi vent’anni prima, e da quando i mangiamorte avevano smesso di occupare le prime pagine
della Gazzetta del Profeta e di assassinare suo padre, la vita a scuola era
diventata tranquilla, anzi, MONOTONA.
Non c’era niente che
smuovesse un po’ il trantran quotidiano, sempre le solite cose senza un minimo
di adrenalina: quella era l’occasione ideale!
E conoscendo quei due,
sapeva che la pensavano come lei.
Tutti loro, la nuova
generazione, erano vissuti all’ombra dei loro genitori, grandi salvatori del
mondo magico, acclamati eroi, studenti quasi modello, auror
di successo.
Perfino Gardis che aveva
l’orgoglio smisurato di tutti i Malfoy e l’intelligenza di sua madre sentiva di
non essere al loro livello.
E Karen, che non riusciva
mai a distinguersi dal mucchio delle sue belle e vispe sorelle sarebbe stata
dei loro senza problemi.
La notizia sparsa da Mirtilla rischiava di diventare un’avventura fantastica per
quelli che non avevano potuto vedere lo Specchio delle Brame o la Camera dei
Segreti e non avevano partecipato al Torneo TreMaghi.
-Gardis è dei
nostri? – domandò sospettoso Jeff, era meglio averla con loro che contro di
loro
-Non gliene ho
ancora parlato – ammise Hestia – si è addormentata
prima ancora che terminassi il discorso sui cappelli
-E Karen? –
domandò Jack
-È uscita, non so
dove sia, forse stanotte aveva una ronda, anche se credo che Gardis abbia
chiesto a Christopher Black di non fargliene mai fare
-Capisco.
-Beh, allora come
ci battezziamo?
-Battezziamo?
-Sì, come
chiamiamo il nostro gruppo di investigatori?
-I “Giovani
investigatori”? – propose sarcastico Jeff
-Tu hai visto
troppa televisione, la devi smettere con i cartoni animati di Conan!
-Non possiamo
semplicemente indagare senza nome?
-No, dobbiamo
trovarne uno! – testarda come sempre Hestia s’impuntò
sulla faccenda – ad ogni modo credevo che tutto questo potesse essere collegato
alla persona misteriosa che vola sui tetti della scuola di notte
-Intendi quella di
cui ha parlato Philip?
-Sì
-Mh, potresti avere ragione, ma ci servono delle
informazioni. Credi di poterne avere da qualcuno?
-Lasciate fare a
me! – e la mora si battè un pugno sul petto – so a
chi chiedere. Che voi sappiate c’è ancora qualcuno sveglio?
Sia suo fratello che il
rosso si scambiarono occhiate preoccupate e poi indicarono la Sala Studio, alla
loro destra
-Philip ed Albert
sono ancora alzati, credo che domenica escano con un’edizione del giornale… poi
dovrebbe esserci Merrick con la sua ragazza nella
stanza e forse Thunder, ma non so se…
Lei lanciò un’occhiata di
superiorità ai suoi “fratelli” e si sistemò la maglietta nera di lana, aggiustò
lo scollò a V e tirò fuori la camicia color borgogna che spuntava da sotto.
Poi fece comparire una
spazzola e si mise in ordine i capelli di fronte allo specchio dell’ingresso
del dormitorio continuando ad attirare occhiate da parte degli altri due che,
ormai, l’avevano data per pazza.
Stirò la gonna a piegoline e controllò che le calze fossero in ordine,
sapeva come fare
-Secondo voi è
meglio se chiedo a Philip o ad Albert?
-Che cosa, di
grazia? – suo fratello lo domandò senza enfasi, ma troppo tardi la sua mente si
accorge della macchinosa pensata della sua gemella: quella sconsiderata voleva andare
addirittura a domandarlo a loro?!
-Meglio saperlo da
chi ne sa di più, no? – la sua logica non faceva una piega
-Albert – rispose
militarmente Jack
Albert e Philip erano i due
figli di Colin Canon e Hannah Abbott, Albert era nato
a gennaio e Philip a dicembre, nonostante non fossero gemelli, il caso aveva
voluto che fossero dello stesso anno e frequentassero gli stessi corsi:
entrambi erano stati smistati al Grifondoro.
-Non mi piace
quello che stai facendo – si premurò di aggiungere Jeff – non è corretto!
-È forse corretto
che tu mi alzi la gonna in mezzo al corridoio di Hogwarts?
– lo prese in giro lei
-Oh, sì! – Jeff
non aveva remore per quello che le faceva, maledetto bastardo! Quello l’aveva
preso da sua madre
-Beh, allora tieni
i tuoi commenti per te
E con un’ultima sistemata
al reggiseno push-up che aveva sotto i vestiti,
guardò i due aspettando che si alzassero
-Distraete Philip
– ordinò – ci rivediamo qui a mezzanotte
-Guarda che non
siamo in missione segreta – francamente, Jeff ne aveva davvero piene le tasche
di gente che gli desse ordini, non solo sua madre era tremendamente dispotica,
ma c’era la McGranitt che continuava a dargli compiti
extra e Gardis ad ammazzarlo durante gli allenamenti, ok, da loro poteva
tollerarlo, ma non da Hestia!
La mora non lo degnò di
altri sguardi e si diresse verso la porta, nascondendosi dietro la tenda in
attesa che Philip lasciasse la stanza.
Qualche minuto dopo, con la
scusa che volevano discutere dell’articolo sulla partita di quidditch
della prossima domenica, Jack e Jeff riuscirono a tirare fuori dalla camera il
minore dei due fratelli e, poco dopo, lei fece la sua apparizione al meglio
della sua forma.
Visto che sia Gardis non si
curava della sua fama di bella ragazza e Karen girava tra le lolita, era
particolarmente facile per lei calamitare l’attenzione maschile, specie se non
c’erano delle odiose serpeverde in giro. Forse non
era una donna fatale, ma sapeva giocare le sue carte e non le importava di
quello che diceva Jeff!
-Albert! – lo
salutò come se lo incontrasse per caso
-Oh, ciao Hestia! – Albert era a controllare alcuni negativi in
controluce, le sorrise e lei si sedette nella sedia lasciata libera da Philip –
cosa fai qui?
-Stavo
chiacchierando con Gardis fino a poco fa… - si giustificò – e tu?
-Devo preparare le
foto per l’edizione i domenica, quando arriveranno gli ospiti
-Hai fatto tu
tutte queste belle foto? – ne prese in mano qualcuna che raffigurava dei
dettagli dei corridoi che ormai le erano familiari alla nausea
-Mh, sì – anche se non la guardava, Hestia
vide che era arrossito al complimento, splendido! Non era da tutti essere
oggetto dell’attenzione di una ragazza più grande e moderatamente carina
(quantomeno non inguardabile).
-Tu e tuo fratello
siete proprio bravi, mi piace quando andate a caccia di misteri… - il ragazzo
biondo sorrise imbarazzato sistemandosi un paio di occhiali con la montatura
rettangolare a giorno sul nasetto – se non avessi deciso di entrare ad Arte
sarei venuta con voi… - qualche moina non stava mai male, mamma le usava spesso
quando cercava di strappare delle promesse a papà e funzionavano fin troppo
bene, quello era il principale motivo per cui c’erano a casa altri quattro
Potter: Tristan, William, Grace e Madseline.
-Sul serio…
-Sì. Avete sempre
delle informazioni interessanti. Anche se ultimamente non è successo nulla di
che – aggiunse facendo in modo che il braccio di lei sfiorasse quello di lui;
se voleva capirla la capiva, lei l’amo l’aveva lanciato, altrimenti si sarebbe
passati alle maniere drastiche
-Non è del tutto
vero – evviva, aveva abboccato! – l’altro giorno ho saputo delle cose piuttosto
curiose… - certo che quel ragazzetto era proprio stupido a rivelare ad una
qualsiasi che gli faceva due scene un segreto che aveva promesso a preside e
vicepreside di tenere per sè
-Sul serio, che
cosa? – lui parve valutare se fosse una persona affidabile e lei si sforzò più
che potè di copiare gli occhi da cerbiatto della
piccola Longbottom
-Beh… c’è stata
quella storia del figuro che svolazza sulle torri
-Sì
-Eppoi… ho udito Piton parlare con la McGranitt
che a scuola c’è odore di qualcosa di grave… e i fantasmi dire che… pare che…
abbiano riaperto la Camera!
-La… Camera?
Intendi forse QUELLA Camera?
-Sì, proprio quella
-Caspita! – e ora
il suo stupore era genuino, neppure lei si sarebbe aspettata di imbattersi in
qualcosa di così grave – ma come fanno a saperlo? Sanno dove si trova?
-No – e scosse la
testa bionda – io non ne ho idea e nessuno pare ricordarlo, o meglio, lo
tengono tutti segreto…
Annuì, avrebbe dovuto
scrivere a casa e, con le dovute cautele, chiedere a sua madre o a suo padre
dove si entrasse nella Camera dei Segreti, loro dovevano saperlo senz’altro
perché ci erano stati… però non doveva farli insospettire troppo
-Beh, se ti interessa
il nostro club, non è che ti andrebbe di vedere anche queste foto?
Ritornato alla normalità,
il ragazzino biondo estrasse una grossa scatola da scarpe ricolma di album
fotografici formato 10x15.
Hestia sospirò, guarda cos’era costretta a fare… anche guardarsi
delle stupide fotografie delle ultime partite di quidditch
solo perché doveva scoprire quale fosse il mistero… ah, come le mancavano i
tempi dei suoi genitori, allora era tutto più semplice perché il mistero era
conosciuto fin dall’inizio, lei invece doveva guadagnarselo mentre i suoi
“fratelli” stavano a conversare di qualcosa che gli interessava con l’altro
Canon.
Beata pazienza…
accipicchia, cominciava a parlare come sua nonna!
Sorridendo ad Albert che la
guardava preoccupato, prese il primo raccoglitore e comincio a sfogliarlo
svogliata.
***
Congedandosi dal biondo
subito dopo il ritorno di Philip, Hestia lasciò
Albert e tornò dai suoi compagni richiudendo la porta dietro di sé, in modo che
i due non potessero ascoltare le loro conversazioni.
I tre nuovi investigatori
si sistemarono sul sofà e guardarono crepitare il fuoco
-Ho scoperto di
che si tratta – annunciò a bassa voce
-Sì? – lei annuì
-I professori sono
preoccupati di qualcosa e… pare che abbiamo riaperto la Camera…
-Che cosa?! – Jeff
quasi strillò quella parola e solo l’intervento di Jack che lo rimise a sedere
permise che mezzo dormitorio si svegliasse dietro ai suoi strilli – questa è
roba che scotta – aggiunse scrutando sospettoso intorno a se e cominciando già
ad assaporare il gusto del mistero che sognava da anni
-Puoi dirlo! –
Jack voleva seriamente apparire entusiasta, ma la frase gli uscì poco prima di
uno sbadiglio, era stanco morto, Gardis l’aveva costretto ad acchiappare il
boccino undici volte, roba dell’altro mondo! – beh, io me ne vado a dormire,
sto schiattando dal sonno – e si diresse salutando verso la stanza nel
sottotetto, la più piccola, infatti la abitavano solo lui e Weasley
Rimasti soli, Hestia e Jeff continuarono a guardare il fuoco e a pensare
alle possibili implicazioni di tutto quello.
L’ultima persona rimasta a
parlare serpentese sul globo era Harry Potter,
quindi, se non era stato lui, chi aveva riaperto i battenti del luogo più
pericoloso della scuola?
-Brindiamo? –
chiese Jeff contento
-Con cosa?
-Cartrett tiene una scorta segreta di firewhiskey
-E immagino che tu
sappia dove
-Mi sembra ovvio
Anche Jeff era un grifone,
un grifone orgoglioso, per la precisione, esattamente come tutti i figli di un grifondoro e di un serpeverde,
alias Gardis e Karen; sua mamma gli aveva lasciato brutti strascichi nel sangue
e anche qualche brutta abitudine. Hestia non poteva capire
cosa significasse.
-Credo che sia il
caso di prenderne in prestito – e nonostante Hestia
fosse una brava ragazza, ogni tanto le piaceva fare la bad girl, specie con
Jeff che la prendeva sempre in giro, voleva dimostrargli quanto valeva
Lui le porse un bicchiere
pieno fino a metà
-Ti sei sprecato…
-Le ragazze non
dovrebbero bere alcolici
Per tutta risposta lei ne
buttò giù un sorso. Le bruciò la gola, abituata com’era a mandarne giù piccoli
sorsetti a distanza di dieci minuti l’uno dall’altro: Jeff sorrise dei suoi boccheggiamenti e mise in mostra una fila di denti
bianchissimi che facevano contrasto con il color carota dei capelli tenuti un
po’ lunghi.
Poi si versò mezzo
bicchiere anche lui e tornò a sedersi sul divano
-Cosa ci avrà
trovato in tè Canon per dirti tutte queste cose – le disse scherzosamente col
solito tono malizioso
-Non sono poi così
male, sai? – per tutta risposta lui alzò le sopracciglia e la guardò con le
iridi azzurre, ingoiando il liquore senza fare tante scene
-Avrei qualcosa da
dire in proposito
-Ah sì?
-Sei piatta come
una tavola da surf – precisò il rosso
-E tu hai le
costole che sporgono e le gambe a parentesi – lui alzò gli occhi al cielo
-Porti le lenti a
contatto
-Hai i capelli
troppo lunghi
-E il tuo naso è
pieno di lentiggini – le disse toccandole la punta con l’indice
-Anche il tuo
La bocca di lui si stirò in
un sorriso un po’ sbilenco, ma affascinante
-Hai idea che
sembriamo una coppia di fidanzati che litiga? – gli fece notare lei
-I fratelli non
fanno queste cose – le sussurrò piano nell’orecchio
-Non siamo
fratelli – precisò
-Neppure i cugini
– sottolineò lui
Un risatina le uscì
involontaria dalle labbra mentre lasciava che lui le ricordasse la loro fin
troppo stretta parentela
-Sei ubriaco che
mi stai palpano una gamba? – chiese divertita
-Chissà
-Uh, allora devo
preoccuparmi…
-Chissà
-Sei un
pervertito, Jeffrey Weasley, lo sai? – gli chiese
tirandogli una ciocca di capelli del colore improbabile – da quando hai rotto
con quella tassorosso?
-Chissà. Eppoi
parla la “signorina cambio un ragazzo a settimana”
-Io non cambio un
ragazzo a settimana – sbuffò risentita tirando fino a fargli male
-Sei una piccola
svergognata
-E tu sei un
maniaco
-Beh, allora ci
siamo proprio trovati… anche se considero più probabile che si tratti di un
gene della mia famiglia che vaga…
-Jeff, perché
continui a farmi arrabbiare?
-Che domande… lo
sai benissimo, no?
-Fingerò di non
ricordare – borbottò lei – non doveva succedere
-Che vuoi farci,
cose che capitano
-Fai il cavaliere
e accompagnami in camera
-Potrei pensare di
approfittarne, dopotutto ho anche sangue Slytherin e
tu hai detto che sono un pervertito
Lei sbuffò e si alzò in
piedi voltandogli le spalle e dirigendosi verso il dormitorio delle ragazze
senza degnarlo di un altro sguardo.
E lui si sollevò di scatto
e, senza darle tempo di gridare, la prese in braccio e la portò su per le
scale, fino alla porta che voleva raggiungere
-Buona notte, cuginetta
– le posò un bacio sulla fronte e si diresse in fondo al corridoio alla sua
camera.
***
Spazio autrice:
allora alloraallora,
finalmente quasi ci siamo: arriva il Mahora!
Vabbè, a parte la rima patetica, non perdiamoci troppo perché
anche in questo capitolo vengono dette delle cose importanti, occhio a i
dettagli, mi raccomando!
Per una volta che non sono
di fretta spiegherò le cose per bene.
Partiamo dai misteri,
ovviamente ce ne sono per i beati, quindi aguzzate la vista, sono lì che
aspettano di essere scoperti, anche se forse per il momento gli indizi sono
ancora troppo pochi per capire davvero di che cosa si tratta.
Passiamo poi alla parte che
mi preme davvero: Hestia e Jeffrey. Una volta
qualcuno mi ha chiesto perché non stavano insieme, ebbene, la cosa è molto più
complessa perché hanno una parentela di sangue piuttosto stretta che,
chiaramente, gli impedisce sia il matrimonio che la procreazione (beh, non è un
impedimento, ma sarebbe comunque meglio che non succedesse niente), eppure la
storia del fatto che si comportano come fratello e sorella, come è evidente,
regge poco, specie quando sono soli.
Come tutti i personaggi
della mia fic, sia lui che lei hanno un segreto e tra
tutti sono di certo i più normali, anche perché Gardis sta diventando un
personaggio un po’ sclerato e Kitt ha seriamente
bisogno di una vacanza al mare per rimettere ordine nella sua vita privata e in
quella lavorativa, non so come avrei fatto se non fosse stato un bravo studente…
Beh, più di così non posso
dire, ma ribadisco l’avvertimento: tenete d’occhio Hestia
e Jeff perché loro sono la chiave di molti misteri.
A questo punto, dopo tante
volte che il tempo mi sfugge di mano, posso tornare a ringraziarvi uno per uno
per tutto quello che mi scrivete di bello (dico bello perché nessuno mi ha mai
fatto una critica =[ mah).
Ringrazio le tantissime
persone che hanno aggiunto Del colore
dell’ametista tra i preferiti e anche quelle che hanno aggiunto ME tra
questi, siete davvero fantastici, grazie mille!
Eppoi, ovviamente, tutti
quelli che seguono la mia storia un po’ fulminata come me, spero che continui a
piacervi, ciao e al prossimo capitolo! Mi raccomando, commentate in tanti!
Nyssa
PS: so che qualcuno non
approverà, ma ho preso un po’ spunto dal libro Twilight
e dal film Underworld per orizzontarmi correttamente
nel mondo dei vampiri, anche se ho aggiunto qualcosa di mio, chiaro… non
vogliatemene, ok? Anche gli autori hanno bisogno di suggerimenti =P
Hollina:
so cosa significa collegarsi in segreto, ma ti ringrazio comunque per aver
lasciato un commento nonostante la fretta, spero che il capitolo precedente ti
sia piaciuto e che sia lo stesso anche per questo dove, stranamente, non
compaiono i protagonisti della vicenda.
Aspetto di sapere cosa ne
pensi, ciao e alla prossima! Un bacio, Nyssa
Nikki Potter:
come avevo detto all’inizio, il rapporto tra Leonard e Gardis non è fatto solo
di litigate, ma ci tengono parecchio alla loro privacy, se non si fosse notato,
e certo questo genere di favori non è il caso che vengano divulgati.
Kitt continua ad essere un
mistero, di lui scriverò più avanti, ma dico solo che ha le sue buone ragioni,
fidati.
Karen invece è un’ingenuotta di prima categoria, ma Leonard e Ciel non hanno
una relazione solo di sesso, c’è qualcosa di più sotto e Ciel è molto
preoccupata di quello che sta nascondendo alla sua sorellina.
Spero che ti piaccia anche
questo tredicesimo capitolo, mi raccomando, sappimi dire la tua opinione che
sono curiosa! Nel frattempo ci rivedremo al prossimo post, ciao! Un bacione
grande, Nyssa
Killkenny:
è ufficiale: arriva il Mahora! Chiaramente non
prendere troppo alla lettere l’originale, ho dovuto apportare parecchie
modifiche ai personaggi e alle loro caratteristiche, quindi non scandalizzarti
ok?
Spero che ti piaccia anche
questo capitolo, come vedi i misteri continuano ad arrivare a frotte… sappimi
dire presto la tua opinione, ciao e al prossimo post! Nyssa
Arwen_90:
come ho già detto, Leonard e Gardis sono legati da molto più che un po’ di
sangue e qualche litigata, il loro rapporto è molto profondo, ma lo mostrano di
rado, anche perché non credo sia il caso che si sappia della vera natura di
lui.
Sono contenta che i
dialoghi tra Leonard e Ciel ti siano sembrati ben scritti, se si legge tra le
righe si vede che c’è un bel po’ di storia dietro di loro, non si tratta di una
avventura passeggera, ma qualcosa che comincia molto prima.
Karen deve ancora scrivere
la sua storia, invece, ma arriverà anche il suo turno, quindi non disperare,
troverà la sua strada… spero che anche il 13° capitolo ti sia piaciuto, aspetto
di sapere! Un bacione grande grande, Nyssa
LisannaBaston: se il precedente capitolo era un’introduzione alle
scuole, questo finisce di dire qualcosa sui personaggi di contorno che, però,
non sono affatto secondari. Qui si chiude la parte introduttiva della storia,
ora entriamo nel vivo della vicenda, mi spiace solo di aver impiegato così
tanti capitoli solo di introduzione, ma credo che far nascere una storia dal
nulla lo richieda, specie se i protagonisti non sono già conosciuti come
accadeva per le comuni Draco/Herm
ecc.
Spero che il capitolo ti
piaccia, mi raccomando, sappimi dire! A presto e un bacio! Nyssa
Lord Martiya: Kitt ha poca fiducia in Gardis per quanto lo
riguarda, ma lei ha dei segreti niente male e certo sa come parlare delle cose
di suo fratello senza che la gente si insospettisca troppo. Karen poi si è
lasciata davvero andare ad una idea balzana al momento sbagliato, ci è mancato
poco che non succedesse un disastro…
Come ho già detto, dal prox capitolo faremo finalmente la conoscenza della mia
personalissima e rivisitata versione del Mahora,
spero di non distruggere troppi miti, anche se qualcuno immagino che sarà
inevitabile…
Sappimi dire a proposito di
questo capitolo 13, nel frattempo ti saluto, ci risentiamo al prossimo aggiornamento,
ciao! Nyssa
DragonSlave:
sai che ce lo vedo un bel mostro-stress a forma di gelatina che ti si appiccica
nei momenti meno opportuni? Dovrebbero insegnare anche ad esorcizzarlo, però,
io per esempio ne avrei moltissimo bisogno (se non si notasse =P), le sveglie e
i tacchi poi sono la mia tortura, Expecto te! Ho cambiato
la camomilla perché io sono teina dipendente al 101%...
Passiamo alle cose serie:
mi spiace ma non è ancora arrivato il momento di rendere noto il segretuccio di Malfoy jr, troppo presto, ci sarà senz’altro
un momento più adatto poco avanti. Chiaramente i protagonisti si stanno
augurando che nessuno dei loro scheletri veda mai la luce, ma piano piano toccherà a tutti, quindi aspetta e spera, vedrai che,
con calma riuscirò a mettere ordine nella testa e nella fic
=)
Ad ogni modo, non credo di
essere un genio e la mia idea può tranquillamente essere riutilizzata anche perché
c’è un motivo se Gardis lo fa, solo che chi legge ancora non lo conosce mentre
io sì!
Vabbè, mi sto lasciando prendere la mano. Spero che ti
piaccia anche questo capitolo dedicato ai nuovi misteri di Hogwarts,
a Hestia, Jeff, Jack e ai due Canon (karen ha già avuto la sua gloria), tra un po’ sarà il
momento di far tornare Rudiger! Dimmi assolutamente
cosa ne pensi, eh? Sono moooooolto curiosa! Ciao e un
bacione grande grande, Nyssa
Whateverhappenede: beh, ogni tanto una battuta velenosa alla Malfoy ci
sta e Gardis ha preso decisamente troppo dal suo papà per non lasciarsi
sfuggire qualcosa di scorretto…
Sì, la storia dei morsi che
Leonard ha raccontato c’entra qualcosa, ma c’entra anche un’altra cosetta che
deve ancora vedere la luce e per la quale bisogna attendere ancora diversi
capitoli perché è molto molto importante e,
soprattutto, complicata.
Ehehe, abbandonando momentaneamente il mistero vampiri ci
catapultiamo in uno altrettanto grave legato alla Camera riaperta… spero che il
capitolo ti sia piaciuto anche se non compaiono molto né Gardis, né Kitt né Leonard
perché loro hanno già spazio a sufficienza e ogni tanto tocca anche agli altri.
Mi raccomando, sappimi dire la tua opinione! Aspetto trepidante, ciao e un
bacione! Nyssa
_Nana_: innanzi tutto condoglianze per aver rincominciato la
scuola, io ho finito quest’estate e sto benissimo, ma ricordo perfettamente la
sofferenza di verifiche, compiti e quant’altro, quindi sappi che il tuo ritardo
è giustificato da mesi, hai bisogno del giusto ordine psicologico per buttarti
nella “grande avventura”.
La storia di Leonard e Ciel
avrà a seguire dell’altro, ma Karen deve trovare la sua strada e lo farà, anche
se più avanti…
Spero che ti piaccia il
nuovo aggiornamento, scrivimi presto e sappimi dire, ciao! Un bacio, Nyssa
Capitolo 14 *** Istituto di Magie e Arti Orientali MahoRa ***
-Svelto, svelto, vieni a sederti! – Hestia
fece rapidamente segno a Jack di andare a sistemarsi poco prima che le classi
facessero il loro ingresso.
Tutti gli studenti di Hogwarts riuniti anticipatamente in Sala Grande per la cena
erano in piedi ai loro posti, le mani lungo i fianchi e lo
sguardo alto e curioso per cercare di sbirciare i nuovi arrivati che
presto avrebbero fatto il loro ingresso.
Sotto la pedana dei
professori, messo per orizzontale, era comparso un
nuovo tavolo con sedie e piatti in ordine, tutto perfetto.
A capotavola di ciascuna
delle tavolate delle Case, invece, i Caposcuola
facevano bella mostra di loro nella divisa pulita e appena stirata.
Gardis era stata chiamata a
sostituire Cartrett anche in quella
occasione mentre una timida Prefetto di Tassorosso,
l’unica che al momento non fosse affetta da peste bubbonica, aviaria, SARS e
qualsiasi altra malattia che aveva decimato la scuola, era a tormentarsi il
bottone della camicia in attesa dell’ingresso degli stranieri.
Ai due lati del nuovo
tavolo erano sistemati dei tavolini più piccoli, quadrati, che avrebbero
ospitato i ragazzi delle altre scuole europee.
-So che state
aspettando questo momento da molto – iniziò Silente cerimonioso in un vestito
di velluto color caramello e cappello a punta in tinta.
La McGranitt,
in un damasco verde bosco si aggiustò la gonna a pieghe ed Evangeline
sistemò il grosso fiocco, rigorosamente nero, che spiccava tra i suoi capelli
biondi e ondulati strappando un sospiro a qualcuno degli studenti.
-Anche per loro
deve essere stato così, quindi cominciamo subito – aggiunse il preside con un
sorrisetto. – Prego, un applauso agli studenti della
scuola di magia di Beauxbatons: Bérenger
Richard e France Dupont… accompagnati dalla professoressa di Incantesimi, mademoiselle Gabrielle Delacour…
Un applauso di circostanza
accolse i due studenti nella perfetta blusa color cielo, gonna per la ragazza e
pantaloni per lui, il tutto rigorosamente blu. I due marciarono alla perfezione
fino alla pedana dei prof, Gabrielle salutò appena con un’occhiata Jeff, Hestia, Jack e Lillis nei
rispettivi tavoli e poi andò a stringere la mano al preside e, via via, a tutti i professori.
-E’ da molto che
non vieni più a Hogwarts – le disse Silente cordiale sorridendole
-L’ultima volta è
bastata per un bel po’… - ricordò lei rammentando il Torneo TreMaghi
e quando Harry l’aveva praticamente salvata
-Spero che vi
troverete bene qui – aggiunse la McGranitt da brava
padrona di casa
I due studenti le rivolsero
un sorriso di circostanza e s’inchinarono appena con la testa, poi presero posto nel tavolo a sinistra.
-Passiamo ora alla
scuola di magia di Drunstrang e i suoi studenti: MargarethaZeller e FjodorAndreevič
accompagnati dal professore di Volo, Herr Viktor Krum…
Un altro applauso mentre
una ragazza dai capelli chiari raccolti in trecce e un ragazzo dai lineamenti
finissimi come quelli di una bambola facevano il loro ingresso accompagnati dal
corpulento professore.
Pesci piccoli rispetto a
ciò che volevano davvero vedere.
Si ripeté la scena di poco prima
dei francesi mentre i prof si prodigavano in benvenuti e bentornati ai nuovi
giunti.
-Continuiamo con
la Sede Separata di Cantarena – aggiunse l’anziano
mago: l’esimio professore Cornelio DeMagistris
e i due studenti: Damiano Nirano-Meyer e Daniele Baccino.
Altri applausi, altri
saluti ed altre strette di mano.
-Ed ora – continuò con un sorriso il professore –
permettete di presentarvi gli ospiti d’onore della nostra scuola: la classe 3A
del corso superiore dell’Istituto di Magie ed Arti Orientali MahoRa accompagnati dal professore responsabile del
progetto, TakamichiTakahata,
insegnante di Teoria della Magia, dall’insegnante di Magia Orientale AlbireoImma, dall’insegnante di
spada, la signorina SunakoNakahara,
dal professore di educazione fisica KotaroInugami e dal professore di Magia Occidentale Negi Springfield… il professor Negi
ha anche avuto la fortuna di diplomarsi proprio nel nostro istituto qualche
anno fa
Aggiunse a beneficio degli
studenti mentre, dalla porta, facevano il loro ingresso trenta studentesse in
ordine compatto con gonna a quadri, camicia bianca e giacchetta bordeaux. Le ragazze, di aspetto assortito e altezza
altrettanto varia, si sistemarono in un’unica fila con
la schiena rivolta alle tavolate
-Inchino! – urlò
una bella donna in kimono con lunghi capelli neri e il viso ovale perfetto, una autentica yamatonadeshiko, la perfetta donna giapponese che reggeva tra le
mani una katana rinfoderata. Quando la punta dell’arma colpi appena il
pavimento trenta teste e schiene si abbassarono,
dopodiché, quando questa si sollevò, le ragazze si voltarono dall’altra parte,
verso gli studenti e fecero altrettanto.
-Quante sono…
commentò Jeff scorrendo una ad una
-Noi non sapremmo
mai fare una cosa del genere… - aggiunse Hestia che
sospirava, mettere ordine a Hogwarts era come portare
ordine all’inferno: un’opera impossibile.
-Sembra che la
prof Evangeline conosca il professore responsabile –
fece notare Jack indicando appena la bionda e l’insegnante che si scrutavano, l’una un po’ accigliata, l’altro sorridente.
-Negi, da quanto tempo! – Silente e la McGranitt
si protesero verso il giovane mago, all’apparenza ventenne che stava di fronte
a loro in un completo giacca e cravatta che sembrava
appena uscito di sartoria, il classico tweed costoso che ogni inglese sogna di
portare, almeno una volta nella vita – chi l’avrebbe mai detto che saresti
diventato il più giovane professore della storia della magia?
-È merito del MahoRa dove
sono andato a insegnare – aggiunse il giovane
-Il professore
sembra carino – fece notare Karen, - doveva essere proprio un secchione
-Mi sembrano tutti
carini – sottolineò la piccola Potter – hai visto il
prof di ginnastica? Secondo te quelle orecchie sono vere?
KotaroInugami, professore di
educazione fisica sfoggiava, infatti, un paio di orecchie da lupo sulla testa
particolarmente vistose; a occhio doveva avere
pressappoco la stessa età del professor Negi.
-Anche la
professoressa non è da buttare – questo era Jack che indicava la bella donna
col kimono bianco ornato da disegni a glicini e la complicata acconciatura.
-Vorresti che la Cooman o la Sprite fossero come lei! – celiò il rosso
dandogli un pizzicotto
-E adesso… il
responsabile del progetto che ha permesso tutto questo, il signor BlaiseZabini della sezione
rapporti diplomatici
Blaise si guardò attorno prima di entrare: i suoi due
pupilli schierati come caposcuola ai capi dei loro tavoli, due teste bionde due
caratteri attaccabrighe… Leonard era l’esatta fotocopia di Draco
e Gardis… Gardis assomigliava fin troppo ad entrambi i
genitori per la pace di quel pianeta…
Fece il suo ingresso
trionfale, erano passati anni da quando le studentesse di Hogwarts
svenivano alla sua presenza, ma era il caso di rinfocolare un pochino quella
leggenda e infatti quando gli occhi blu saettarono da Serpeverde a Tassorosso a Corvonero e a Grifondoro ci fu un
tripudio di cuori infranti e giovani donzelle che si dissero
incondizionatamente innamorate dell’affascinante membro del Ministero, di certo
il corso di Auror dei prossimi anni avrebbe avuto
un’impennata di iscrizioni.
Silente gli
sorrise e strinse la mano; Blaise salutò Piton e la Sprite e poi si rivolse alle due professoresse
straniere baciando a sua volta la mano a ciascuna. Gabrielle Delacour arrossì di colpo tenendosi le guance in fiamme, la
giovane giapponese, invece, parve quanto mai stupita da quell’usanza
occidentale e lo guardò senza capire mentre Negile si faceva accanto e le spiegava qualcosa in una lingua
complicata. Dopodichè lei sorrise.
Gardis scosse la testa
disperata puntandosi due dita alla fronte: bang!
Leonard pareva a disagio
quanto lei, Blaise riusciva sempre a tirare fuori il
suo lato da dongiovanni, che cos’era in confronto SuohTamaki?
-Pensi che ci sia
una storia tra il professor Imma e la professoressa Nakahara? – sussurrò piano Hestia
a Karen
-Boh…
Ad un cenno della prof, comunque, le studentesse presero
posto al loro tavolo.
-Che il banchetto
cominci! – dichiarò il preside mentre tutti i professori, anche quelli stranieri,
si accomodavano al tavolo rialzato e polli e tacchini, manzo e sufflè facevano
la loro comparsa assieme a quiche e polpettoni, gulash
e tante altre portate assortite.
E mentre tutti mangiavano
gli studenti dei vari paesi si scambiavano occhiate
stralunate, curiosi a vedere come mangiassero.
Le studentesse giapponesi
si davano da fare con lunghi bacchettini di bambù tra
le dita e riuscivano anche ad acchiappare gli sfuggenti spaghettini
che Dishman aveva inserito nel menu a tradimento.
Kitt era diventato matto
quando li aveva scorti in mezzo a tutte le altre pietanze e Gardis, dal suo
tavolo del Grifondoroera dovuta
correre a calmarlo prima che cominciasse a urlare invettive contro quel cuoco
rivoluzionario.
Grazie al cielo gli altri
ospiti provenivano da cucine più umane e non mangiavano con cucchiai
attorcigliati o cose del genere, l’unica cosa era che i ragazzi francesi si
ostinavano ad acchiappare i piselli con il dorso dei rebbi della forchetta, il
che doveva risultare due volte più difficile, ma contenti
loro…
Gardis li guardò, quando
era piccola lei e suo fratello erano stati costretti ad
imparare anche quello, papà era il solito fissato con le buone maniere, ma non
era il caso di mettersi a dare lezioni di galateo in mezzo a Hogwarts e Leonard pareva pensarla allo stesso modo,
scartando rigorosamente la verdura dal suo piatto ricolmo di carne al sangue
che piluccava appena dopo due giorni di caccia nei boschi.
Lei invece ne veniva da due
giorni estenuanti di lavori che si ammassavano uno
dietro l’altro e dell’assillante presenza di Hestia e
Karen che si davano da fare per sceglierle il look migliore per la festa
quando, al momento, pareva solo una che aveva infilato due dita nella presa di
corrente.
E Jeff e Jack, come se non
fosse a sufficienza, la incontravano per i corridoi e la compativano pure! Le
battevano amichevolmente pacche sulle spalle chiedendole di arrivare viva al
ballo o, quantomeno, di non farsi rinchiudere in un ospedale psichiatrico prima
di Capodanno.
Rudiger, invece, era addirittura riuscito a far approvare da
Vanessa quella stupida modifica al copione e per la prossima prova di teatro,
cioè dopodomani, lei e Kitt dovevano assolutamente levare la scena del bacio!
Era proprio vero che quando
c’era stata la distribuzione dei cervelli non era stata equa… come si poteva
creare un essere così idiota come Vanessa Vermyl e uno così subdolo come RudigerGreengrass? Se poi li si metteva
assieme era il colmo e il peggio era che Leonard ancora non ne sapeva niente…
non aveva avuto il coraggio di dirglielo… ma avrebbe trovato a ridire su tutto,
sul bacio, su come lo avrebbero fatto e, certamente sul suo inesistente modo di
baciare.
Considerando che la sua
unica esperienza nel campo l’aveva avuta al quarto anno quando era rovinata sopra Jack dal settimo piano della biblioteca della
scuola, non si poteva dire che avesse quelle chissà che arti di seduzione.
Leonard non doveva
aspettarsi un bacio da pornodiva, su questo non c’erano dubbi, su, era un
ragazzo abbastanza intelligente da arrivarci da solo.
E con l’umore che si ritrovava era già qualcosa se lei e Kitt non avevano ancora
pianificato l’omicidio della presidentessa del Comitato Studentesco… tanto
nessuno ne avrebbe sentito la mancanza.
Ora che ci pensava… in quel
caso non ci sarebbero dovuti essere copioni imbarazzanti e lagne varie… poteva
essere un’idea…
***
-Da
questa parte, prego, - Gardis era stata retrocessa a guida turistica - vedete
di prestare attenzione al percorso e, soprattutto, alle scale. Le rampe si spostano
a loro piacimento, con o senza voi sopra, quindi
procedete con cautela.
-Sì
A
rispondere era stata la responsabile della classe 3A che procedeva insieme a lei e al suo gruppo, era una ragazza alta e bionda con
modi raffinati che, quando i club di artistica si erano confrontati, si era
presentata come la presidentessa del Club di Belle Arti.
Era
stata una scena a dir poco esilarante: fermi in centro alla Sala Grande, il
club di Artistica di Hogwarts, con
in testa la bruna primogenita di Harry Potter, Hestia,
e, di fronte, un nutrito gruppo di studentesse orientali del Club di Belle Arti
tra cui spiccava la presidentessa e una ragazza dai capelli rossicci trattenuti
da strani legacci a campanelli.
Lo
scambio dei doni era stata come un’epica battaglia del
ciclo arturiano, mancava solo lo squillo delle trombe e poi il valoroso re del
Seggio Periglioso avrebbe potuto gettarsi nella mischia, lancia in resta
accompagnato dai suoi prodi Galvano, Parsifal e Lancillotto.
Hestia e i suoi compagni avevano allungato alle giovani ospiti il
dipinto gigante che ritraeva Hogwarts e il modellino
in creata a cui la sua amica stava lavorando qualche
giorno or sono.
A
quel punto le straniere si erano avvicinate reggendo un parallelepipedo
rifasciato che, apertolo, si era rivelato un modello in scala perfetta
dell’Istituto di Magie e Arti Orientali MahoRa che
sembrava imponente perfino in un innocuo plastico in sughero.
Dopo
di quello la presidentessa stessa si era avvicinata al tavolo dei professori e
aveva posto davanti al preside una sua raffigurazione in pregiato marmo grigio;
Silente era rimasto interdetto di fronte al monumento che lo ritraeva
senz’altro con cinquant’anni di meno e un sorriso da divo del cinema che
avrebbe fatto invidia perfino a Blaise.
Negi e qualcuna delle ragazze si erano scambiati
occhiate divertite, come se non fosse una novità che quella regalasse busti a
grandezza naturale.
Hestia, non da meno, aveva allora porto ai professori delle altre
scuole, uno per ogni istituto, gli stemmi e al responsabile della classe più
numerosa, TakamichiTakahata,
addirittura le quattro statuette con i fondatori.
Inutile
dire che la guerra era seriamente aperta, nessuno dei due club avrebbe ceduto finchè non avesse dimostrato che le proprie doti artistiche
erano indubbiamente migliori rispetto a quelle dell’altro. Per la verità in
quel momento si trattava più di una guerra personale tra Ayaka,
la rappresentate di classe dei giapponesi, edHestia, che sembrava presa dal demonio in persona.
Alla
fine la ragazza coi codini, che si chiamava Asuna Qualcosa, aveva trascinato via la bionda di peso
mentre Gardis si era prodigata affinché Jeff e Jack si riprendessero
quell’invasata di loro sorella.
E
tutto era rimasto tranquillo per il resto della serata mentre gli studenti si
scambiavano vicendevolmente i regali preparati e i due Canon facevano amicizia
con la rappresentate del club di giornalismo
dell’altra scuola, Asakura, anche lei in simbiosi
mutualistica con la sua macchina fotografica che, però, a differenza di quelle
dei due biondini, era un modello giapponese digitale che scattava foto da
favola senza la necessità di tutte quelle boiate della camera oscura che i due
avevano allestito alla torre loro dedicata.
Ora,
stanchi dopo il viaggio e la cena sostanziosa, gli ospiti stavano finalmente
per conoscere le loro stanze.
Il
bagaglio, esattamente come accadeva agli studenti che cominciavano l’anno a Hogwarts, si trovava già lassù, sistemato negli armadi e
nei bauli grazie al solerte aiuto di una squadra di elfi domestici.
Poiché
il dormitorio era stato, però, costruito in tempi differenti rispetto agli
altri quattro, quando gli studenti erano meno numerosi, la sua struttura era decisamente differente e ogni studente aveva addirittura a
disposizione una camera per sé con tanto di gabinetto e lavandino, la porta che
si poteva chiudere a chiave e un cassettone apposito per riporre i propri
averi.
Lei,
Kitt e Leonard stavano camminando per accompagnarli mentre il Comitato di
Accoglienza faceva strada a Beauxbatons,
Drumstrang e Cantarena su
per le scale della Torre Nord e la sostituta di Henrietta,
più nervosa che mai, smistava i professori nelle stanze a loro adibite.
-La
colazione è servita in Sala Grande dalle sette di mattina alle dieci – cominciò
Black leggendo l’elenco di informazioni
di servizio di cui le straniere avevano bisogno – dopo potrete seguire alcune
lezioni in comune con le classi, a seconda della vostra preparazione vi verrà
assegnato un anno scolastico preciso in modo che le informazioni siano
pressappoco le stesse. Poiché le aule sono relativamente piccole
vi consigliamo di dividervi in gruppetti, ciascuno accompagnato da un
professore
Le
ragazze annuirono nella loro divisa bordeaux perfetta
progettando già con chi mettersi in combriccola, dopotutto la scuola era scuola
e nonostante alcune differenze, era la stessa in tutte le parti del mondo.
-Alle
dodici e trenta si pranza e poi ci sono alcune lezioni pomeridiane, i corsi di
recupero e l’attività dei club. Alle sedici e trenta comincia l’allenamento
delle squadre di quidditch per due ore a squadra, due
squadre al giorno. Alle otto si cena. Alle undici si
spengono le luci
Le
studentesse annuirono come se il coprifuoco prima della mezzanotte non fosse
una novità per loro.
-Poiché
non prevedevamo di avere solo studentesse, abbiamo allestito due bagni agli
opposti del corridoio, coloro che occuperanno le
camere più a destra dovranno usare il bagno a sud, le altre quello a nord
Assenso
totale in sincrono perfetto.
-I turni
di ronda saranno svolti solo da studenti di Hogwarts
quindi di notte potrete dormire sonni tranquilli
-Turni
di ronda? – domandò una ragazzina
-Non ne
avete al Mahora? – tutte le
trentuno ragazze scossero la testa
-Beh,
qui si vede necessario. Non preoccupatevi, gli studenti non faranno rumori… -
qualcuno sogghignò.
-Per
qualsiasi cosa – aggiunse Leonard che, per parlare, aveva ricevuto come
compenso l’esonero di un mese dalle stupide lezioni della Cooman
– potrete rivolgervi ai Caposcuola o ai Prefetti. Io sono il Caposcuola di Serpeverde, lui – e indicò il moro che sorrise – è il
Caposcuola di Corvoneroe quel nanerottolo che vedete lì –
Gardis si premurò di lanciargli un’occhiata che avrebbe distrutto un iceberg in
un istante – è il Sostituto Caposcuola di Grifondoro
-Scusate
– intervenne una ragazza che portava il numero 14 e
poco prima si era presentata come SaotomeHaruna – che cosa sono grifondoro,
serpeverde e corvonero?
I
tre di Hogwarts si guardarono un istante e poi Gardis
si fece avanti sorridente a spiegare la cosa
-Quando si
entra a scuola il primo anno, a seconda delle proprie
abilità e del proprio carattere si viene smistati in una delle quattro Case: Grifondoro patria dei coraggiosi, Corvonero
signori dell’intelligenza, i buoni e gentili Tassorosso
e le subdole e infide Serpi...
E
quello bastava per pagare l’offesa di poco prima, non
era una “nanerottola”, non era colpa sua se non era una stanga da un metro e
novanta!
-Io
veramente devo ancora capire l’utilità di Tassorosso
– commentò poco gentilmente Leonard
-beh, considera che sennò non sapremmo a chi far
fare tutte le ronde aggiuntive – gli rispose pratico Chris
-Oooh… e
come venite divisi? Scegliete voi? – chiese un’altra
ragazza di nome KuuFei che
sembrava affascinata da quel processo
-No,
questo è un lavoro del Cappello Parlante, un artefatto magico molto antico
-Ci
farete fare un giro? – domandò a sua volta un’altra
studentessa, molto sorridente, QiaoLingXien
-Certo,
ma nei prossimi giorni, temo che le Sale Comuni siano poco presentabili
ora… – ammise la bionda e uno sguardo di Kitt le disse che Corvonero sarebbe stato meglio tenerlo fuori dal tour, non
era un bello spettacolo l’intera sala dove gli studenti si spostavano in
gondola cantando Oh Sole Mio.
-Credo
che prima dovremmo capire un po’ meglio come funziona questa scuola –
intervenne la numero 24, SatomiHakase – spero che il professor Negi
ci dia qualche spiegazione…
-Ma voi lo sapevate che aveva studiato qui? –
domandò qualcuna mentre il gruppetto si disperdeva nelle varie stanze
-E chi
lo sapeva…
Gardis
tirò un sospiro di sollievo e una gomitata al
fratello, poi i tre se ne andarono: non era stata una giornata facile e doveva
ancora impedire a Chris di andare a litigarsi col cuoco.
***
Nei
giorni seguenti le cose andarono meglio.
Il
Comitato di Accoglienza, nella sua divisa orribile creata da Vanessa Vermyl, stilista fallita, vagava per la Scuola portando con
sé gruppetti di studenti curiosi e professori e Negi Springfield stesso aveva fatto un piccolo tour
alle sue narrando loro alcuni aneddoti dei tempi che studiava lì e fu molto
felice di sapere che al grande banchetto natalizio sarebbero intervenute
diverse sue conoscenze, tra cui SeraphinBlack e relativa fidanzata.
I
vari club similari erano entrati in contatto e il club di Cheerleading
del MahorRa, per ogni allenamento di quidditch, faceva il tifo alle varie squadre che si
rincorrevano da una parte all’altra del campo, era uno sport che affascinava
molto gli orientali e alcune delle ragazze parevano particolarmente attirate dall’abilità
delle atlete femmine insieme a certi armadi a tre ante come Montague.
La
partita di domenica tra Corvonero e Grifondoro fu un tripudio di festa per tutti, Gardis si
stava divertendo un mondo a combattere contro la sua squadra preferita e dall’alto
degli spalti Leonard non sapeva per chi fare il tifo, così si era limitato a
tenere il broncio tutto il tempo lamentandosi con Rudiger,
sedutogli accanto, e dicendogli di tacere ogni due minuti mentre questo
incitava ora un giocatore e ora un altro.
Jack,
che si era allenato molto, riuscì ad acchiappare il boccino d’oro, ma i
cacciatori dei corvi erano bravi e Roderick non era
ancora un asso, nonostante quella settimana avesse rischiato parecchie volte la
vita a causa dei tiri omicidi di Gardis, casualmente di cattivo umore.
E
Kitt non era certo un portiere tanto scadente da non lanciarsi dalla parte
giusta quando lei o qualcun altro della squadra decideva di tirare.
Il
risultato finale di 200 a
100 con vittoria del Grifondoro fu accolto con gioia
da tutti, anche dagli sconfitti perché era stata davvero una bella partita e
loro aveva senz’altro più spirito sportivo delle
suscettibili serpi.
Quando
finalmente le due squadre atterrarono furono accolte
da abbracci ed applausi degli altri rosso-oro e blu-argento
e quasi portati a spalla negli spogliatoi.
Defilandosi
un po’ dalla calca, Gardis si guardò attorno, scorse suo
fratello immusonito sugli spalti, gli sorrise e salutò Rudiger
con trasporto, poi si avviò verso il palco dei professori che la stavano applaudendo.
-Posso?
– chiese la bionda al collegio docenti riunito negli abiti della festa
Silente,
la McGranitt, Piton e Vitius si scambiarono un’occhiata, poi il preside annuì e
lei scese dabbasso per le scalette ripide, sempre con la Icarus333 in mano, quasi la usasse per bilanciarsi.
-Possiamo
Kitt, possiamo! – urlò all’amico abbracciandolo sotto
lo sguardo severo di suo fratello maggiore
-Gardis senti… - cominciò il Greengrassmentre gli occhi verdi gli scintillavano di
malizia e soddisfazione
Ma
prima ancora di terminare la frase la biondissima
secondogenita dei Malfoy stava già correndo per il campo e, raggiunta una certa
velocità, salì al volo sulla scopa e sparì verso l’orizzonte seguita a ruota
dal moro.
Non
era una vittoria qualunque quella; Gardis adorava giocare contro i corvi perché
erano avversari leali e temibili, giocavano molto bene e si riusciva facilmente
a intuire come negli anni passati avessero fatto a vincere tante Coppe delle
Case.
Ma quella… quella era la prima partita che vinceva seriamente con
Kitt e, soprattutto, da CAPITANO!
Lei
e il giovane Black avevano un rituale quando
terminava la loro partita, prendevano le scope e volavano
oltre la Foresta Proibita, al centro c’era un laghetto piccolino con una radura
altrettanto minuscola tutt’intorno, adoravano quel posto, ma avevano il
permesso di andarci solo in rare occasioni.
Per
quanto la riguardava non aveva paura e di certo non
sarebbe stato qualche centauro con l’umore sotto gli zoccoli a spaventarla e
Kitt diventava abbastanza poco assennato, in sua presenza, da assecondare anche
quel capriccio.
Quando
scese dalla scopa che ancora era in movimento, atterrò sull’erba fresca, lì
filtrava il sole e la neve che invece si accumulava
era stata sciolta dai raggi invernali lasciando l’erba fresca e profumata.
Gridò,
esultate e facendo scappare diversi uccelli dai rami circostanti mentre lui la
raggiungeva, poteva comprendere la sua soddisfazione ed era contento per lei,
anche se si trattava di una sua sconfitta.
Si
sedettero entrambi sul prato a guardare le sponde del laghetto scintillante nel
sole del pomeriggio, l’acqua era gelida quanto quella del Lago Nero. Respirò a pieni polmoni l’aria pulita e fresca mentre la
brezza invernale le scompigliava la chioma biondissima e l’argento dell’acqua
faceva scintillare i suoi occhi bicolori.
Poi
qualcosa attirò la sua attenzione e un fruscio sospetto catturò il suo sguardo
mentre, dal folto del bosco, si muovevano i rami dei cespugli
-Vieni
fuori, Leonard – disse seccata risistemandosi i capelli – non mi piace quando
fai così e non dovresti dare retta a quelle cretinate di Rudiger,
mi hai sentita?
Dalla
boscaglia emerse la figuretta tranquilla di una volpe dal mantello dorato che
si avvicinò all’acqua, apparentemente senza darle confidenza.
Kitt
sorrise mentre vedeva uno strato tic prendere la sua
compagna di fuga, lei si alzò all’improvviso e acchiappò la bestia per la
collottola, sollevandola finchè i suoi occhi così
strani non guardarono fissamente in quelli dell’animaletto selvatico
-Ho
detto fuori dai piedi, Leonard, mi hai sentito?
Stava
impazzendo?
-Gardis
forse quello non…
Ma
dopo un sibilo strano gli occhi della volpe si fecero
seccati e scomparve in una nuvoletta, lasciando stupefatto l’altro Caposcuola
che vedeva apparire dal fumo la testa bionda del Principe delle Serpi che si
spolverava la giacca
-Va
bene, me ne vado… - borbottò secco per essere stato trattato a quel modo
E
sua sorella aspettò finché non fu scomparso, battendo nervosa il piede
sull’erba.
Quando
il rumore fu scomparso lei si rimise a sedere
-Tuo
fratello è… un… animagus? – chiese alquanto stupito
lei lo fissò interdetta, non lo sapeva?
-Certo,
tutti i Malfoy, noi… - si puntò una mano alla bocca prima che un’altra parola
le uscisse, accidenti, si era dimenticata che aveva
detto di non dirlo… ecco perché lui non lo sapeva. Kitt le sorrise,
comprendendo il motivo di quel gesto
-Va
bene, è un animagus – ammise
-Ogni
Malfoy? Anche tu? – indagò lui, lei si morse la lingua, accipicchia, si era
lasciata sfuggire un po’ troppo…
-Sì –
annuì tristemente
-E cosa sei?
Lo
guardò un istante.
E
quello successivo nel mucchietto dei suoi abiti comparve il musetto di un
animaletto bianco. Christopher rise prendendolo con delicatezza sotto la pancia
e guardandolo, accarezzandogli la testa
-Una
donnola? – chiese stupito di vedere il pelo bianchissimo e la coda con il
pennacchio nero. Gli occhi erano rimasti uguali di due colori differenti. –
femmina – oserei dire – aggiunse mentre le faceva il solletico come usava anche
in Ungheria con i cani di sua madre; il piccolo animaletto, però, si stava decisamente contorcendo dal ridere mentre col dito tracciava
qualche piccolo cerchio sulla pancia coperta dalla pelliccia bianca.
Quando
smise l’animale lo fissò con odio.
Sapeva
che se fosse stata un’umana sarebbe stata rossa come un pomodoro, in effetti si era preso un po’ di familiarità.
Quella
specie di scoiattolo squittì qualcosa che lui chiaramente non capì, aspettò finchè dal nulla apparve una nuvoletta e, qualche attimo
dopo, ne emerse la testa bionda, subito seguita da un paio di mani che
reggevano la blusa della divisa da quidditch dei grifondi di fronte al petto e al pube
-Ti
avevo detto di voltarti, screanzato! – gli gridò mentre lui rideva, la sua risata però era contagiosa e per poco non si dimenticò che
doveva tenere quella giacca bella alta se non voleva collezionare una bella
umiliazione, come se le ultime con lui non fossero state sufficientemente
cocenti.
-D’accordo…
Lui
si voltò di spalle con le gambe incrociate aspettando che lei si rivestisse del
tutto: doveva avere un bel freddo con la temperatura polare che c’era…
-Carine
le mutandine con la violette – aggiunse, sapendo che
si sarebbe infuriata, ma le venivano le guance rosse quando era imbarazzata e,
trovava, le stavano davvero bene.
-Spiritoso…
- sibilò pericolosa quanto un serpente a sonagli, o meglio, pericoloso quanto
lo stesso sibilo emesso da suo fratello – e, per inciso, non sono una donnola,
sono una faina delle nevi, o ermellino, se preferisci…
-Ah sì?
-Sì
-Hai da
ridire anche sul sesso oppure lo hai cambiato mentre sei diventata quella
specie di topolino bianco?
-Non è
un topolino bianco! – sbuffò contrariata mentre si rinfilava
i pantaloni rossi
-Innegabilmente
femmina – aggiunse lui – hai un pelo molto morbido, come i tuoi capelli
-Grazie
– la cortesia era appena percettibile, soprattutto visto che
lui se la stava ridendo e la stava anche prendendo in giro
-E dimmi
un po’, qual è il tuo patronus?
-Cosa ti
fa credere che io sappia invocarne uno? – esclamò lei esterrefatta
-Beh, il
fatto che ti piacerebbe davvero tanto, che sai maneggiare quella bacchetta a
sufficienza da infilarla negli occhi a qualcuno e…
-D’accordo,
va bene, so invocare un patronus,
e allora?
-Quale
-Non te
lo dico
-Dimmelo
-No
-Perché?
-Non
sono affari tuoi. E non dovevi farmi il solletico quando non potevo difendermi
-Ce
l’hai con me per quello
-Sì
-Siamo
permalosetti, eh?
-Puoi
evitare quegli orribili modi di dire di mio fratello?
-D’accordo,
quale? – lei sbuffò
-La
tigre siberiana bianca
-Ti
accontenti di poco – scherzò lui
-Non ti
concedo commenti in proposito
-D’accordo,
starò zitto
-Bene.
Silezio.
-Come
procede quella questione tra Leonard e Karen? – domandò lui cambiando argomento
-Come se
non te ne parlasse – Gardis era ancora arrabbiata e tutta rossa in volto
-Voglio
la tua opinione.
-Karen è
una piccola sconsiderata, continua ad andare da lui e lui ci gioca come il
gatto col topo e, grazie al cielo, evita di farle qualcosa. Sua sorella la riporta in camera tutte le sere
-Ciel?
-Già.
Credo che ci sia qualcosa tra lei e Leonard
-Ah sì?
-Probabile…
-Come
mai?
-Intuito
-Il tuo
deve funzionare proprio bene vista quella finta che mi hai fatto all’ultimo
centro – un ghigno soddisfatto storpiò le belle labbra: Kitt sapeva farla
arrabbiare e quietarla nell’arco dello stesso minuto, chissà come conosceva così bene i suoi punti deboli…
-Mi stai
lisciando? Guarda che non cedo per così poco…
-D’accordo,
che devo fare?
-Non ho
voglia di fare la ronda con Colfer…
-Mh, e
vorresti che venissi io?
-Fate
cambio, domani toccherebbe a te.
-Mi stai
sfruttando, lo sai?
-Leonard
dice che ti fai TROPPO sfruttare da me.
-Allora
forse rifiuterò – disse lui come se valutasse un’offerta
-Vorresti
forse che andassi in giro a dire che hai perso tre partite di Machiavelli con
me?
-Addirittura
tre? Quando è successo? – domandò con falsa amnesia
-Indovina…
-Questo
si chiama ricatto…
-E
allora? – che problema c’era a ricattare una persona? Sua madre e suo padre lo
facevano in continuazione e non c’erano mai stati danni gravi, erano
addirittura ancora sposati!
-D’accordo,
farò la ronda, ma tu mi darai la rivincita
-Tutte
quelle che vuoi
-A cosa
giochiamo? Biscotti? Figurine?
Per
una volta fu tentata di proporgli di giocare a streap-poker,
ma si trattenne, non era il caso di distruggerlo in quel modo, povero ragazzo,
era poco abituato ad avere a che fare coi Malfoy.
-I
biscotti andranno bene.
-Ok.
-Ora
sarà il caso che rientriamo, quelle nuvole nere non promettono niente di buono
Lei
alzò la testa e vide il cielo farsi scuro. Aveva ragione, come sempre.
Corvonero patria dell’intelligenza era decisamente
riduttivo…
***
Spazio autrice:
ciao a tutti! Come promesso questo era il capitolo del
grande arrivo del Mahora. E come promesso c’erano un
po’ di modifiche tecniche alla scuola originale.
Innanzi tutto, la più
evidente: Negi non è un bambino di 10
anni ma un adulto ventenne diplomatosi proprio a Hogwarts.
Secondo punto: Imma è un professore della scuola (praticamente
impossibile).
E terzo punto ho aggiunto un nuovo personaggio: SunakoNakahara che, forse qualcuno saprà, è la protagonista
del manga Perfect Girl Evolution
(in uscita in Italia a ottobre, l’horror più divertente della storia).
Bene, vorrei dire qualcosa
a proposito di uno dei nuovi personaggi ma non posso, rischierei di fare degli
spoiler che non devo, ad ogni modo sappiate che uno dei “nuovi” ha un legame
particolare con la storia.
Vi ringrazio nuovamente
tutti per i commenti che mi lasciate e per la lettura della mia storiella
pazza, credetemi se vi dico che peggiorerà col tempo ^_^
Grazie a tutti quelli che
la aggiungono nei preferiti o che mi lasciano un commento spronandomi a
continuare la mia avventura. Thankyou! Al prossimo aggiornamento!
Nyssa
PS: nell’altra fic facevo spesso riferimento alla numerologia e oggi mi è
tornato in mente che con questa non l’avevo ancora fatto…
Pensa che ti ripensa, questo capitolo è l’ideale per cominciare con il
14: l’uomo e le bestie, vi ricorda niente? Un branco di persone per i fatti
loro all’esplorazione di Hogwarts con il povero
comitato e Gardis e Kitt che devono tenerli a bada… francamente ho idea che il Mahora sia piuttosto scatenato, gli altri magari no perché sono
pochi e hanno un professore sempre alle calcagna.
PS2: per chi volesse avere
una panoramica delle studentesse del Mahora, vi posto il link, ma leggetelo solo se non avete già un’idea
di come sono fatte, io personalmente è difficile che segua l’idea di
personaggio che ha l’autore, in genere me ne faccio sempre una mia, questo è
solo un dovuto a Ken Akamatsu, creatore della scuola,
delle ragazze, di Negi, dei prof e anche di Evangeline che è comparsa già dalla storia precedente.
Arwen_90:anche in questo quattordicesimo chappy
Leonard fa solo brevi comparse, questo perché c’è qualcosa che lo riguarda che
verrà alla luce tra un paio di capitoli, quindi non è il caso di renderlo all’improvviso
il protagonista indiscusso della storia, ma avrà un ampio spazio in cui
manifestarsi, prometto!
Gardis è una povera vittima
delle circostanze come tutte le altre, ma soprattutto è vittima dell’incompetenza
dei suoi compagni, per questo è così acida e intrattabile, a volte mi dispiace
descriverla sempre così prossima alla crisi isterica, ma per esperienza
personale so che è così.
Ehehe, immagino che alcuni personaggi passino un po’ in
secondo piano, ma benché la protagonista sia Gardis, in genere succedere che
tutto arriva da qualche secondario; Jack, Jeff edHestia non lo sono così tanto, ma hanno qualcosa da dire e
prima o poi lo faranno, come si vede sono alle prese con un’indagine niente
facile.
Ti mando un bacione anche io e, se tu aspetti il proxcappy, io aspetto il prox
commento! Ciao ciao, Nyssa
DragonSlave:la
Camera è un problema per ciò che rappresenta in sé: qualcuno
deve averla aperta, chissà chi, chissà perché, chissà come. No no, la Camera per me è sempre e
solo la Camera
dei Segreti, senz’altro un posto che mi ha affascinata
moltissimo (un po’ meno il lucertolone, ma questo è un altro discorso).
Non posso fare accenni al
mistero che portano, dico solo di non fermarsi all’apparenza, è molto diverso
da quello che si pensa.
Per quanto riguarda gli
scheletri, invece, vedi giusto, ce ne sono a bizzeffe e non aspettano altro che
l’occasione propizia per venire alla luce, basta solo
attendere, ma tutti avranno i loro perché e i loro percome.
Ehehe, come già detto Leonard diventerà un personaggio di
rilievo più avanti, salvo poi tornare un poco nell’ombra, che alla fine è il
suo vero elemento. Il suo segreto non so quando verrà
alla luce, forse mai? Boh, non l’ho deciso, credimi, è ancora il minore dei
problemi…
La matassa, prima di
scioglierla, deve però essere ingarbugliata ancora un pochettino,
mancano un paio di avvenimenti e poi potrà dichiarare il punto di metà fic, pressappoco dove termina la
parte di rimescolamento e comincia quella di sciolta dei fili.
Spero che il capitolo ti
piaccia, una veloce carrellata di quello che succederà in futuro e dei nuovi
personaggi. Aspetto con ansia il tuo prossimo commento, mi raccomando!
Nel frattempo ti mando un bacione grandissimo, ciao! Nyssa
Hollina:Mirtilla fa sempre pena, ma è anche colpa sua se
nessuno la va a trovare, personalmente penso che sia una lagna,
ma anche un’ottima informatrice.
Gardis è prossima al
suicidio, ma non posso lasciarla morire così presto sennò la fic va a buttarsi con lei e non saprei come continuarla, ad
ogni modo dopo di ora c’è ancora un brutto periodo per
lei e poi, finalmente, la sospirata tranquillità.
Ti lascio ai tuoi studi, mi
raccomando, aspetto il tuo commento, un bacio! Nyssa
_Nana_: so cosa significa essere di fretta per un sacco di impegni, quindi non hai di che scusarti, piuttosto sono
io che ormai sono un po’ poco puntuale con gli aggiornamenti…
Mi fa piacere il precedente
capitolo ti sia piaciuto, spero che sarà lo stesso
anche con questo, ciao e a presto! Nyssa
Vavva:
momento di crisi e di delirio a Hogwarts e aspetta di
vedere che cosa succederà quando queste del Mahora
saranno davvero in giro!
Beh, io penso che con
genitori come Draco, Herm e
Harry sia inevitabile sentirsi molto orgogliosi di
loro, ma allo stesso tempo inferiori, nessuno si sente in grado di uguagliarli!
E non c’è neppure la possibilità di mettersi alla prova visto
che ormai Hogwarts è un posto tranquillo.
Ecco pronto per te il
capitolo, spero che non ne rimarrai delusa, io continuerò ad aspettare il tuo
commento, ciao e un bacione grandissimo, Nyssa
Lord Martiya: no, niente Buffy o roba del
genere, ma per il tizio notturno c’è tempo… nel mentre
è arrivato il Mahora con la sua schiera di guai mica
da poco (e parlò soprattutto dell’organizzazione).
Spero che il capitolo ti
piaccia, aspetto di sapere, ciao! Nyssa
LisannaBaston:no no,
dimmele subito queste idee, sono curiosa! Come i lettori sono appassionati alla
storia e cercano di capire ciò che vuole svelare l’autore, in genere quest’ultimo
cerca di scoprire cosa si aspettano i lettori, quindi devi assolutamente dirmelo!
Spero che ti piaccia questo
cappy al pari del precedente, ciao e un bacio! Nyssa
Whateverhappened:
tutti hanno il loro ruolo nella storia, quindi è giusto dare a ciascuno il
proprio spazio, è brutto avere personaggi di cui si dice troppo poco, mentre io
voglio parlare di tutti perché tutti sono frutto della mia
mente malata e determinanti per lo svolgimento della storia e la
risoluzione di misteri &co.
La coppia Hestia-Jeff è da prendere con le pinze perché loro non sono
una coppiaeppoi ci sono
vari problemi…
Per quanto riguarda il
morbillo magico, no, non è un mistero, solo un’epidemia scolastica come ogni
tanto capita e quando gli studenti vivono tutti insieme
è anche peggio!
Per la Camera, invece, non è stato
Kitt ad aprirla. Ma di più non posso dire!
Ehehe, la storia del morso non c’entra granchè
perché non prevedo di creare nuovi vampiri, ce ne sono già a sufficienza! Il troppo
fascino acceca.
Bene, spero che anche
questo capitolo ti piaccia, seppure sia un po’ di transizione, aspetto il tuo commento, ciao! Un bacione, Nyssa
Killkenny:
come vedi ci assomiglia parecchio, ho dato un
ritocchino all’anno sennò erano troppo piccole e un paio ai prof, sempre perché
sennò sarebbero stati troppo piccoli.
Per lo stanzino del
basilisco, sì, la Camera
è riaperta, ma ufficialmente non lo sa nessuno…
Grazie per il voto
altissimo, spero che ti piaccia anche questo quattordicesimo aggiornamento,
ciao! Nyssa
Il rombo di un tuono squarciò il silenzio della notte, seguito a breve
distanza da un fulmine che schiarì il cielo illuminandolo a giorno per poi
scomparire
Il rombo di un tuono
squarciò il silenzio della notte, seguito a breve distanza da un fulmine che
schiarì il cielo illuminandolo a giorno per poi scomparire.
-Merda – il
delicato commento veniva nientemeno che da una ragazza, ragazza che al momento
stava girando per i corridoi con una lanterna da minatore
Lo studenteaccanto a lei, che
reggeva l’oggetto in mano, le sorrise compassionevole mentre un’altra serie di
epiteti poco carini, anzi molto volgari, uscivano dalle belle labbra di lei
-Coraggio
-Un corno
coraggio! Chi ha permesso a Vanessa di lasciare aperte TUTTE e dico TUTTE le
finestre dei corridoi? Si allagherà mezza scuola! come
se Corvonero non bastasse
-Magari aveva
buone intenzioni
-Un cazzo!
-Gardis… non dovresti
parlare così, non è fine
-Me ne frego del
fine, sai che me ne faccio?
-Non voglio
saperlo
-Meglio! Quanti corridoi ha Hogwarts?
-Il totale
complessivo non me lo ricordo, ma noi ne dobbiamo fare ancora quattro
Lei sbuffò. Fino ad ora
erano a quota diciassette…
Perché quella ragazza non
sfogava la sua perversione su qualcun altro? La costringeva a recitare vestita
come l’attrazione di un postribolo, obbligava i suoi compagni a vestirsi come
pinguini e poi le lasciava le finestre aperte!
Chiaramente col temporale
che si era scatenato, tutte le fiaccole della scuola si erano quasi spente e
così avevano dovuto piantare a metà una avvincente
partita di scacchi dei maghi solo perché lei voleva far prendere aria ai
corridoi!
Maledetta… quando l’avrebbe
avuta tra le mani l’avrebbe uccisa! Tutti gli studenti
avrebbero testimoniato che si era trattato di un incidente. O
di legittima difesa, difesa alla propria incolumità.
Accese l’ennesima fiaccola
con la lanterna, si sentiva come un pellegrino irlandese e non era proprio una
sensazione comune tra i Malfoy, soprattutto se si pensava che Leonard si stava senz’altro trastullando da qualche parte in
compagnia, che i suoi genitori si stavano reciprocamente trastullando e che
tutta la scuola dormiva beata.
Lei voleva solo finire la
partita! Non le sembrava di chiedere la luna…
-Dimmi che non ha
aperto anche quelle del corridoio delle ragazze giapponesi – implorò verso il
compagno di sventure che la seguiva facendo luce nel corridoio
La voce tranquilla di Kitt
non giunse, segno evidente che si sarebbero dovute
chiudere anche quelle.
A fatica si arrampicò per
le scale e avvicinò ai balconi per serrare i vetri e riaccendere le fiaccole.
Quando anche l’ultima si fu
chiusa, si appoggiò contro il davanzale bagnato e aspettò, sperando che un
meteorite impazzito colpisse direttamente il letto della Presidentessa del
Consiglio Studentesco.
Vana speranza, il meteorite
non giunse.
-Andiamo, torniamo
al… - attese un attimo percependo uno scricchiolio familiare, voltò la testa e,
coprendo a lanterna con un panno, si avviò verso il passaggio del dormitorio.
Avvertì la serratura di una porta che scattava e intravide un’ombra che si
muoveva furtiva tra le antiche mura della scuola.
-C’è qualcuno –
decretò senza mezzi termini Christopher scrutando con aria seria il passaggio.
Lei annuì
-Chi va là? – urlò
appena alzando di colpo la lanterna e illuminando lo spazio
Qualcuno non meglio
identificato si coprì il viso con la mano mentre la luce lo accecava e, a
giudicare dall’abbigliamento, o il malcapitato aveva tendenze gay o si trattava di una ragazza.
-Chi è? – chiese
ancora la bionda avvicinandosi
A differenza di quanto
avrebbero fatto gli studenti di Hogwarts, cioè si
sarebbero dati alla fuga, questi rimase impalato in
mezzo al corridoio fissandoli come un cerbiatto davanti agli abbaglianti
dell’auto, chiaro sintomo che era uno straniero, e quando furono abbastanza
vicini riconobbero una delle studentesse straniere giapponesi, Asuna Qualcosa.
-Immagino che tu
non stessi andando in bagno – le chiese il corvonero
abbassando la luce e aspettando, il tono era gentile, ma duro, la lei scosse la
testa
-Chi sei? –
domandò il Prefetto dei Grifoni
-Mi chiamo AsunaKagurazaka – ammise e solo
allora anche la bionda abbassò la lanterna, la ricordava perfettamente, era
quella che aveva scongiurato una sfida all’arma bianca
in mezzo alla Sala Grande da parte di Hestia e della
rappresentante Ayaka. Le doveva un favore e non aveva
mentito, ricordava il nome, anche se non il cognome
A differenza di quanto era
parsa nel pomeriggio di qualche giorno prima, però, ora lei sembrava
terrorizzata, colpa del temporale? Anche Hestia li
detestava…
-Cosa
facevi in giro? – chiesero i due,
lei pareva riluttante a parlarne
-Siete quelli
delle ronde notturne – annuirono – e dopo che mi farete?
-Ti rispediremo a
dormire e facciamo rapporto
-Oh, ma io devo
incontrare una persona!
-Qui da noi
abbiamo il coprifuoco alle undici – spiegò piano Gardis, che il coprifuoco non
sapeva neppure cosa fosse
-Anche al Mahora, ma speravo almeno qui di riuscire…
-Che cos’è quello?
Kitt illuminò qualcosa
nella sua mano che brillò e la luce mise a fuoco un anello che lei portava
all’anulare, era un’usanza comune anche da loro tra i fidanzati, sebbene la
ragazza in questione non avesse il ragazzo a Hogwarts,
era ancora troppo presto. Istintivamente la mano destra andò a coprire la sinistra
Oh cielo, non si sarà
trattato di uno di quegli scambi culturali che la McGranitt
voleva tanto evitare?!
-Sei
fidanzata? Porti l’anello… – le
domandò Christopher
-Non proprio
Lei se lo tolse dal dito e
lo mostrò ai due, era d’oro, non era un anello di fidanzamento,
-E’ una vera
nuziale – spiegò
-Scusa, quanti anni hai? – indagò perplessa la bionda girando
il cerchietto tra le dita
-Diciassette
-Non è un po’
presto – l’altra scosse la testa
-In Giappone ci si
può sposare dopo i sedici anni, purchè si abbia il
consenso della famiglia
-Come a Gretna Green – aggiunse rammentando anni di libri d’amore e
matrimoni alla chetichella
-E la tua famiglia
era d’accordo? – fu la nuova domanda del moro
-Io non ho
famiglia – ammise lei abbastanza sorridente – sto andando a incontrare la
persona dell’anello
-Intendi dire che
sei sposata con uno studente della nostra scuola? – scosse il capo
-Guadate – ruotò
la fede in modo che l’interno fosse illuminato, si potevano leggere due nomi,
come nelle vere di tutto il mondo
AsunaKagurazaka ~ Negi Springfield
-Il professor Negi?! – disse Gardis imbarazzata
e basita, l’altra arrossì e annuì, sapendo che se quell’informazione fosse
stata resa pubblica si sarebbe visto un macello
-Ve ne posso
parlare, se non lo direte alle mie compagne…
Scrutando il corridoio lagrifoncina annuì e la
condusse per quelli più in basso dove nessuno sarebbe venuto a disturbarli. La
scacchiera era ancora dove l’aveva lasciata,
esattamente come i lumi e la loro roba
-Siediti – le
disse brevemente Kitt e le porse una coperta, stando in camicia doveva avere
parecchio freddo.
Gardis spense la lanterna e
accese i candelabri, aspettando: queste giapponesi erano imprevedibili e un po’
ingenue se andavano a raccontare a due sconosciuti di un’altra scuola un fatto
che non doveva essere divulgato… forse avevano troppa fiducia nel mondo… che sarebbe successo se a fare la ronda ci fosse stata Hestia o, peggio ancora, Rudiger?
-Negi ed io ci siamo sposati da pochi mesi – ammise lei –
lui insegna da noi da quando frequentavamo la 3a del corso inferiore, tre anni
e mezzo fa. Forse siamo un po’ giovani… ma ne abbiamo
passate tante insieme e io sono la sua ministra magica
Il ragazzo annuì cupo,
Gardis non disse niente, dopotutto sua madre non era poi molto più vecchia
quando aveva deciso di buttare dalla finestra l’abitino monacale.
-Il fatto è che a
scuola tutti più o meno stravedono per il professor Negi e quando ci siamo sposati non abbiamo avuto il
coraggio di infrangere così tanti sogni. Non l’abbiamo detto a nessuno
-Un matrimonio
segreto – dissero in coro i due studenti inglesi, la ragazza annuì
-Il dormitorio
delle ragazze al MahoRa è differente, si vive in due
o tre per stanza, a seconda, e se sgattaiolassi fuori nel cuore della notte per vederlo ci sarebbero dei problemi e se ne
accorgerebbero tutti
-Beh, in realtà
anche i nostri dormitori sono così - confessò la Gryffindor
-Quando ho visto
le stanze ho pensato che finalmente… io e Negi non siamo mai stati tutta una notte insieme. Tutto il
tempo, intendo…
Come la maggior parte delle
persone che mostrava un carattere forte, era una che si imbarazzava
delle piccole cose, come Gardis, per questo la bionda sentì verso quella
studentessa straniera una vicinanza che non ricordava di aver mai provato con
molti altri.
Scommetteva mille galeoni
che si contavano sulla punta delle dita quelli che l’avevano vista piangere.
Come lei. Comprendeva anche tutto quello che le stava dicendo.
Incredibile, sposati a
diciassette anni!
-Volevo solo
andare da lui… - confessò lei – non se ne sarebbe accorto nessuno… non volevo
causare dei problemi…
Kitt scambiò un’occhiata
con Gardis, per quanto lo riguardava potevano
rimandarla per la sua strada senza fare accenni, di amore per il mondo ce n’era
già così poco che non era il casto di ostacolarlo pure. Chi erano loro per
mettersi in mezzo alle questioni matrimoniali di due alle prese coi problemi di una coppia un po’ strana?
Lei colse a volo
l’opportunità, era bello vedere Christopher mettere da parte le regole in quel
modo.
-Beh, ti
accompagniamo da questo Negi
Springfield – le disse
-Volete che vi
confermi la cosa?
-No
-E allora perché?
-Così abbiamo la
coscienza pulita…
Asuna non capì, ma fu grata a quei due.
-Seguici, ci sono delle scorciatoie per la Torre Nord…
Un assenso e, in fila
indiana, si incamminarono verso il passaggio segreto,
lanterne alla mano.
Le porte dei professori
parevano tutte uguali se non fosse che una targhetta
d’ottone inchiodata all’uscio informava i visitatori del loro abitante.
Asuna si piazzò di fronte a quella che indicava il
professor Spiringfield, docente di magia occidentale,
e diede tre colpetti ritmati all’uscio.
Questi si aprì rivelando un giovanissimo professore alquanto
addormentato con la vestaglia annodata male e degli orribili pantaloni del
pigiama con soli e lunette
-Asuna? – chiese riconoscendo il viso familiare
Subito dopo si accorse che
non era sola, ma i due lì dietro sorrisero, strinsero le spalle, alzarono la
lanterna e indietreggiarono di un passo.
Videro un anello
all’anulare sinistro mentre l’uomo l’abbracciava: o le
studentesse del MahoRa erano un po’ addormentate, o
pensavano che fosse una moda occidentale oppure facevano deliberatamente finta
di non sapere. Era una vera identica a quella di Asuna.
-Buona notte… -
Gardis illuminò un’ultima volta i due amanti e sorrise. Era bello vedere l’amore
sul volto delle persone, anche gli sconosciuti.
Negi ringraziò con la testa, annuì e chiuse la porta
sollevando in braccio la sua fin troppo giovane sposa.
-Che storia… -
mormorò il moro
Una porta lì affianco si aprì rivelando il professor Takahata
che stava uscendo a fumarsi una sigaretta. Sorrise comprensivo ai due
-Così avete
conosciuto la nostra Asuna… - ammiccò – beh, spero
che capiate
-Lei sa, professore? – domandò titubante lei, questi scoppiò in
una risata, fece un tiro ed annuì
-Sono stato il loro
testimone di nozze – ammise a bassa voce, poi se ne andò.
***
-Tu non pensi che sia un po’ presto? – chiese Chris dopo aver
spostato una torre della scacchiera, la sua avversaria si strinse nelle spalle
e mosse l’alfiere
-Mia madre non era
molto più vecchia… - ammise
-Ok, ma questa è
più giovane di me e perfino di te! – la triste verità: a sedici anni quella
ragazza si era sposata, probabilmente innamorata persa quanto lo era suo marito, glielo aveva letto negli occhi. E lei
all’alba dei diciassette passati stava a girarsi i
pollici in attesa che quel dannato corvonero che
aveva davanti capisse che non lo considerava solo un amichetto del giovedì.
-Se è amore è amore – la filosofia zen aiutava sempre – eppoi una volta era normale. Nella mia famiglia tutte le
ragazze venivano istruite a dovere, alla tua età eri
una vecchia zitella – precisò riferendosi alla rigida educazione che veniva
impartita ai purosangue
-Intendi per il
matrimonio?
-Non solo
-Che cosa vi insegnavano?
-Beh, qualcuna la insegnano ancora, ma la maggior parte non serve più, eppoi non nasceva una femmina tra i Malfoy da almeno cento
cinquanta anni!
-Così
tanto?
-Già, siamo
piuttosto rare. – e sorrise - Le ragazze Malfoy, venendo da un’ottima famiglia erano ottima merce di scambio
-Non hai molti
riguardi verso la tua famiglia
-No, non ne ho.
Erano merce. Insegnavano loro come mandare avanti una reggia, come trattate la
servitù, come ricevere gli ospiti e come far servire il tè. Come farsi piacere.
-Tutte cose molto
utili – aggiunse con sarcasmo lui
-E il matrimonio
d’interesse incombeva sulle loro teste come la spada di Damocle: dovevano
essere ricche, belle, educate, dovevano saper parlare
quando occorreva e dire le cose giuste. Dovevano avere stile e classe. Dovevano
soddisfare un uomo a letto e tacere se non lo erano a loro volta
-Belle cose che
insegnavano
-Beh, per un po’
ho rischiato anche io
-Tu? Non ci credo
-Mia madre era
contraria e papà stravede per me. Fosse stato per i miei nonni sarei un’affettata Malfoy snob che beve il succo di frutta
col mignolo all’insù, la sposa perfetta di tutti quei damerini che spediscono
proposte di matrimonio ai miei e che si riferiscono cerimoniosamente alla luna
di miele con “gli obblighi coniugali” e “le gioie del talamo”
Kitt si trattenne dal dirle
che, per esperienza personale, lei ne sapeva davvero troppo poco di gioie e
dolori del talamo, ma quello più che altro gli sembrava la “noia del talamo”!
Come si potevano trattare
le persone a quel modo?
-Funzionava
davvero così nelle famiglie inglesi?
-Funziona, ce ne
sono di quelle dove è una pratica molto in auge periziare la sposa per vedere
che sia vergine
Con lei senz’altro non
correvano rischi.
-Questo è uno dei
motivi per cui non credo all’amore – aggiunse lui, quasi con risentimento
spostando a caso una pedina che, per quanto gliene importava, poteva anche
cadere in qualche tranello tattico
-Se non vedessi i miei genitori così spesso, non ci crederei neppure io. –
ammise lei. Mangiò la pedina e dichiarò scacco matto.
***
Un lampo
in lontananza riflettè la propria luce sulla
superficie del Lago Nero, subito seguito da un rombo assordante e accompagnato
da acqua a catinelle. Era strano
che piovesse in quella stagione, ma purtroppo era così.
Hestia, si tirò le coperte del
letto fin sulla fronte e attese: uno, due, tre… un’altra saetta e un altro
tuono, era così da dieci minuti, pareva che stesse venendo il Diluvio
Universale.
Odiava i temporali, ne
aveva una sacrosanta paura e che non le venissero a dire che era roba da
bambinette, lei aveva paura e basta!
All’ennesimo boato si
nascose di nuovo sotto le lenzuola, ma non poteva andare avanti così e lo
sapeva. Non resisteva neppure cinque minuti e se
quella volta era sopravvissuta così tanto era solo perché aveva deciso di
farsela passare, ma non bastava la buona volontà.
Sua madre le diceva che era
una stupidina, ma la mamma non capiva, lei era
implacabile, probabilmente non aveva paura di niente, sempre così bella e
determinata, era diventata davvero una bella donna dalle fotografie di scuola dove era all’inizio un po’ timidina e poi un po’
seccata.
Quando aveva terminato gli studi le avevano offerto di intraprendere la
carriera di indossatrice, ma lei aveva rifiutato, si era sposata subito e aveva
cominciato a sfornare bambini, lei era la prima. La mamma era un portento, una
forza della natura, l’avrebbe vista benissimo a fare la Trinity
di Matrix.
Mamma però non capiva.
Scese dal letto e s’infilò
le babbucce pelose che le aveva regalato Gardis per il suo compleanno dell’anno
scorso, rimase impietrita per un secondo quando il cielo parve aprirsi e tuoni
e lampi guizzarono nel cielo, poi, aprendo la porta e richiudendola, scappò per
il corridoio, sapeva dove doveva andare.
Non avrebbe dovuto, ma ciò
non significava che non l’avrebbe fatto.
Guardò le porte numerate e
le passò in rassegna tutte fino a quella nel sottotetto. Jeff e Jack dividevano
quasi la stessa camera. In realtà i due ambienti erano divisi, messi in
comunicazione da una porta, dalla camera di suo cugino si entrava
in quella di suo fratello.
Aprì l’uscio e si fermò
richiudendolo quando in cielo si vide un'altra folgore.
-Jeff? – chiamò
piano
Il rosso stava dormendo
come se niente fosse, lui tuoni e lampi neppure li sentiva. E, chiaramente, non
si svegliava con il baccano del temporale, figuriamoci con la vocetta impaurita di Hestia…
-Jeffrey! – Potty1
decise di alzare un po’ la voce, quel tanto che le bastava
per essere sentita, nel frattempo si avvicinò al letto e cominciò a scuotere il
suo abitante con una certa violenza.
Weasley aprì gli occhi e la mise a fuoco con una certa
difficoltà, sbattè un paio di volte le palpebre e,
grattandosi la testa, decise di mettersi a sedere.
Hestia pareva piuttosto seccata.
Poi vide un lampo e capì
-Un altro
temporale?
La cugina accennò un
assenso
-D’accordo, vieni…
- si spostò da una parte del letto a colonnine e ripiegò il piumone perché lei
potesse entrarci. A differenza del suo carattere scanzonato, Jeff sarebbe stato
un ottimo padre, sempre pronto ad assecondare questo genere di paure dei suoi
figli.
Senza farselo ripetere e
conoscendo la procedura, la mora mise una gamba dietro l’altra e si ricoprì con
le coperte calde e pesanti a patchwork scozzese che aveva cucito la nonna
Molly. Molly era anche la nonna di Jeff, per questo era sbagliato che lei fosse
lì, solo per quello.
-Vuoi che stia
sveglio? – annuì mentre lui sbadigliava e se la tirava praticamente
in braccio, conosceva il seguito, era così da molto tempo.
Da quando avevano sei anni,
per la precisione.
-Ti ricordi la
prima volta che è successo? – Hestia fece cenno di sì
Erano andati a fare un
campeggio ed era scoppiato il temporale. Chiaramente le tende, equipaggiate con
la magia come erano, non avrebbero avuto danni, così
tutti erano rimasti a dormire e lei si era spaventata per i tuoni.
Suo fratello conosceva la
sua paura, a casa dividevano la stessa stanza, così aveva deciso di andare da
lui, ma aveva sbagliato tenda ed era finita in quella di suo cugino. Jeff era
appena tornato da una visitina ai cespugli e se l’era ritrovata piangente lì in
mezzo alla tenda. Le aveva chiesto cosa succedeva e lei non aveva risposto.
A sette anni non si pensa
molto a quello che si fa, così le aveva detto di andare a dormire da lui,
dopotutto, dove stava il problema? Hestia e Jack
dormivano assieme… il problema era solo convincerla ad arrivarci perché se ne
stava impietrita lì in mezzo ad asciugarsi gli occhi.
Aveva cominciato a
chiederle perché facesse così e cosa ci facesse lì e lei aveva mormorato un
timido “temporale”, a quel punto gli era scappata una risata e col tatto tipico
di tutti i bambini pestiferi, e lui lo era parecchio,
l’aveva presa in giro.
E lei si era messa a
piangere. E piangeva talmente che neppure riusciva a rispondere alle sue
parole, piangeva e si contorceva dalla paura.
E lui si era sentito di
schifo, terribilmente in imbarazzo e dispiaciuto: lei era come una sorella… ma
non era capace di farla smettere di piangere.
Poi si era ricordato una cosa: quando la mamma era triste, papà le dava
un bacio e lei tornava felice. Anche la mamma di Hestia…
quindi doveva essere un processo che valeva per tutte.
Quando ci ripensava arrossiva, era una cosa imbarazzante pensare che a
sette anni era andato a dare un bacio sulla bocca a sua cugina per riuscire a
farla dormire, ma era successo.
Non sempre i genitori danno
il buon esempio.
Beh, certo, era stato un
bacetto a stampo ridicolo, ma era come se fosse rimasto il segno ad entrambi. Se non altro lei era rimasta tanto stupita che
aveva smesso per un po’ di frignare e, tirandola per i piedi, l’aveva infilata
in malo modo nel sacco a pelo.
Quando chiacchierava tra
amiche, lo sapeva, Hestia non diceva mai il nome del
ragazzo a cui aveva dato il suo primo bacio, o meglio,
che glielo aveva rubato il primo bacio.
E se lui passava lì accanto non c’era volta che non gli rivolgesse
un’occhiata complice di nascosto.
Il problema era che ci
ricascavano ogni volta.
Crescendo avevano imparato che ciò era sbagliato, due cugini non
dovevano baciarsi e non dovevano provare più dell’affetto da cugini l’uno per
l’altra, ma nel loro caso era diverso.
Nonostante entrambi
avessero avuto più di un ragazzo, ad ogni temporale Hestia veniva da lui e lui le faceva posto. Ad ogni temporale si baciavano nonostante fosse sbagliato,
nonostante tutte le volte si dicessero che non dovevano, che avrebbero dovuto
smettere. Ma non era solo un’abitudine.
Tutti li avrebbero
condannati, nessuno sapeva di loro, neanche il fratello di
lei, che era un po’ fratello anche di lui. Non avrebbero capito.
Si litigavano, si prendevano
in giro, si facevano i dispetti come bambini… possibile che nessuno si
accorgesse di quello che c’era sotto? Di quello che tutto ciò nascondeva?
Come facevano tutti a non
notare quello sguardo dolcissimo che si scambiavano tra i tanti di simulato odio?
Un giorno o l’altro
avrebbero fatto qualche follia, come far l’amore, e
forse sarebbe venuta loro voglia di sposarsi; lì sarebbero cominciati i
problemi, dirlo ad altri, ai genitori e agli amici, cercare di ottenere
l’autorizzazione.
La gente
di loro avrebbe visto solo la parola incesto, dimenticando che
fino a cinquant’anni fa era normale un matrimonio del genere.
Se fosse, sarebbe stato
difficile, ma non tanto quanto tenerle le mani lontane.
-Dimmi che non
stiamo confondendo l’affetto fraterno per qualcos’altro – dichiarò lui
accarezzandole i capelli scuri guardando il soffitto
-So cosa provo –
annunciò risoluta lei, del tutto dimentica del temporale
-Era ciò che
temevo… se solo fossi solo io
-Siamo in due
-È sbagliato.
-Chi decide chi è
giusto o sbagliato?
-Gli altri… - la
verità
-E gli altri non
sanno niente di noi. Cosa ne possono capire?
-Nulla. A volte
penso che al mondo ci siamo solo io e te e un mare di
estranei
-Sono contenta di
saperlo
-Perché?
-Per me è lo
stesso
-La cosa diventa
ogni momento più complicata – aggiunse lui baciandole la fronte – ma non ti lascerò
-Anche se tu non
provassi più qualcosa verso di me?
-Impossibile
Lei gli baciò la guancia
-Hestia
-Sì?
-Se mai dovesse
succedere che non ci accettino per quello che siamo… rimane un’unica strada…
-Non importa, pur
di stare insieme andremo anche per quella
-Sarai felice?
-Chissà…
-Non mi sembra il
momento di dire “chissà”…
-Nessuno può saperlo, Jeff…
-Dormi,Hestia
-Buona notte…
chiunque tu sia: mio fratello, mio cugino o…
***
Ciel, rannicchiata sotto le
lenzuola, si strinse al ragazzo che aveva accanto e fissò il soffitto: era freddo
come il ghiaccio, sembrava che fosse rimasto nella bufera tutto il tempo,
invece si erano seduti davanti al caminetto a chiacchierare dopo che aveva
riportato Karen in camera.
Ormai era da un po’ che
andava avanti quella storia e ogni giorni si sentiva sempre più colpevole nei
confronti della sua sorellina, non le aveva detto niente.
Karen non sapeva che lei e
Leonard stavano assieme, che si vedevano tutte le sere, che era lei a
riportarla in camera e non lui. E che il più delle volte lei e l’affascinante
serpe terminavano la notte assieme.
Al momento, però, quello
era solo un pensiero fugace: stava cercando di capire cosa fosse Leonard.
La prima volta che erano andati a letto insieme non ci aveva fatto molto caso,
aveva creduto di essere lei un po’ troppo agitata, ma dopo di allora c’erano
diversi dettagli che la insospettivano e più ci pensava e più le pareva che
Leonard non fosse un umano.
Ma se anche non lo fosse stato, perché non lo diceva?
Non avrebbe avuto problemi lo stesso, non di lui che era addirittura arrivato a
buttare dalla finestra i suoi pregiudizi sulle vergini per lei.
-Leonard, con
tutte le ragazze che hai avuto… - cominciò fingendo una piccola scenata di
gelosia – cosa succederebbe se qualcuna ti venisse a dire che aspetta un
bambino da te?
Lui, che se ne stava a sua
volta a guardare fuori della finestra, voltò gli occhi ambrati e la fissò
sbalordito, poi il suo sguardo si spostò repentinamente al camino, come se non
riuscisse a fissarla in faccia
-E’ praticamente impossibile – rispose duro
Lui non lo sapeva, ma le
stava dando la conferma di qualcosa di molto, molto importante.
Lei prese un respiro
profondo e intrecciò le dita con le sue, era come toccare della pietra, erano
fredde al tatto, anche se completamente uguali a quelle di qualsiasi altra
persona.
-Leonard… - iniziò
piano appoggiandogli la testa sul torace, quasi volesse ascoltare il cuore che
batteva. Ma nessun rumore proveniva dalla cassa
toracica, nessun battito, nessun sussulto – tu non sei umano, vero?
Si morse la lingua velocemente,
e dire che si era ripromessa di non andare a esporgli i suoi stupidi pensieri
incoerenti.
Lui si mise a sedere e la
guardò quasi con odio
-Cosa
dici? Perché me lo chiedi?
E abbandonando il letto,
senza curarsi della sua nudità, andò alla poltrona, ne prese la vestaglia, se
la infilò e accese una sigaretta.
Lei si sedette sul
materasso, trattenendosi il lenzuolo bianchissimo sul seno, gli occhi erano
bassi e i capelli neri un po’ scompigliati.
-Non è il caso che
tu abbia paura di dirlo… io non lo dirò ad anima viva!
-Tu sei fuori di testa – dal tono di voce, Malfoy doveva essere
parecchio arrabbiato
-Non trattarmi
come una stupida! – s’infuriò lei – non sono una delle tante ragazzette che ti
sei portato a letto! Ho anche del cervello!
-In questo momento
mi pare di no! – sbraitò lui lanciando il mozzicone nelle fiamme del camino
-Perché non me lo
dici e basta?
-Stai
vagheggiando!
-No, non è vero,
ormai lo so!
-Cosa
sai? Cosa ne vuoi sapere di me!
-Come faccio a
sapere qualcosa finchè tu non me la dici? Ma tu sei
come una scatola di pelati, si tiene tutto dentro e se nessuno la apre ammuffisce ugualmente!
-Oh, ma a cosa
devo tutta questa filosofia?! – la voce era aspra e
tagliente
-A niente, ma
almeno a me potresti dirlo!
-E perché proprio
a te, di grazia?
Ciel spalancò gli occhi,
ferita da quelle parole: allora per lui non era come per lei…? Lui la
considerava solo un giocattolino come tutte le altre?
Trattenne le lacrime,
avrebbe dovuto saperlo, cercava solo una ragazza con cui sfogarsi, anche se
c’era stato un momento che aveva creduto tutto il contrario
-Faculo, Leonard! – gli gridò e, strappando il lenzuolo dal
letto, se lo avvolse intorno alle spalle e fece per dirigersi verso la porta,
però le lacrime le uscirono ugualmente dagli occhi.
Fu quando era quasi arrivata
alla sua mente che avvertì intorno al polso delle dita forti che la
stringevano, ma fredde quanto il marmo
-No, non te ne
andare – biascicò il biondo che era comparso subito dietro di lei. I suoi
movimenti erano stati molto veloci, molto più di quanto riuscisse a credere
perché fino all’attimo prima l’aveva visto nella poltrona davanti alle fiamme
-Me ne vado
eccome! – sbraitò cercando di liberarsi della presa, senza successo
-No
-Sì. Mi dai della
stupida, della sgualdrina, della malata di mente. Mi dici che per te non
importa niente. Che io non conto niente. E allora ciao!
-Non è vero!
-Smettila! Non
sono scema fino al punto da restare a farmi del male! – urlò tra le lacrime e
la mano libera, anziché posarsi sul pomello della porta per uscire, si avventò
sulla faccia del primogenito dei Malfoy. Le cinque dita colpirono violentemente
il viso di lui che piegò appena la testa, ma nessun
colorito si diffuse sotto il tocco, mentre la mano si abbassava lungo i fianchi
della mora e Ciel abbassava gli occhi senza opporre nessuna resistenza,
piangendo, mentre le lacrime cadevano sul pavimento.
Per diversi minuti rimasero
così, in silenzio, mentre lui continuava a stringerle il polso e lei se ne
stava impalata a piangere, ferita da quelle parole terribili che lui le aveva
rivolto.
-E’ vero – disse
alla fine lui, chinando la testa e lasciandola – non sono un essere umano.
Stava impazzendo, rivelare
a qualcuno cosa fosse davvero era una follia, ma avrebbe fatto di tutto pur di
non lasciare uscire Ciel da quella stanza. Perché?
Come poteva innamorarsi un
essere con un cuore che non batte?
E come poteva
una graziosa e ingenua ragazza umana essere innamorata di un tale mostro?
Era un amore impossibile
quanto quello dei libri che leggeva Gardis, eppure era lì, non sulle pagine di
carta, ma nella realtà.
Ciel sentì le parole e alzò
di colpo la testa stupita mentre lui la abbassava; le lacrime le stavano ancora
scivolando per le guance.
Perché aveva ceduto?
Perché?
Non aveva il coraggio di
illudersi, Leonard era pericoloso anche senza essere un mostro, sapeva meglio
di altri come ferire le persone e con lei c’era riuscito molto bene, ma…
nonostante ora fosse libera e lo fosse da diversi minuti, non se n’era andata.
Era come se la sua rabbia
si fosse sfogata dopo averlo schiaffeggiato e aver sentito il viso freddo sotto
di sé. In quel momento aveva provato tanto dolore per i suoi
sentimenti infranti e altrettanto per lui. Le persone non capivano,
erano razziste, lo avrebbero condannato.
Che cos’era davvero?
-Non te ne andare…
- Leonard loripetè di nuovo
allungando una mano, questa volta non la trattenne, se avesse voluto, avrebbe
potuto prendere la porta e andarsene e, forse, quella sarebbe stata la
decisione migliore per andare a rimettere insieme i cocci taglienti del suo
cuore.
Ma quando lui le aveva detto che non era umano, era
accaduta una magia che l’aveva rimesso improvvisamente insieme e le aveva
ridato il coraggio di farlo battere.
Allungò a sua volta la mano
posandola in quella di lui e la vide scomparire in quella più grande e più
forte. Lui la strinse appena conducendola verso le poltrone del caminetto e lei
si lasciò portare, dimenticandosi che quello che avrebbe dovuto fare era uscire
da quella stanza, piangere e poi cercare di riguardare il mondo come se niente
fosse.
***
Spazio autrice:
siamo giunti al quindicesimo capitolo, evviva!
Un capitolo un po’
deprimente, lo ammetto, ma la mia vena drammatica, che peraltro sfogo in storie
anche peggio di questa, ogni tanto ha bisogno di vedere la luce e qui è stato
così. Ecco a voi quattro amori impossibili.
Amore1: è
evidente che Asuna e Negi,
opportunamente rielaborati da me, non vivono tranquilli sapendo che ci sono 29 studentesse che smaniano dietro al professore che è
sposato con l’unica che non ha dato segni di apprezzarlo più delle altre. E non
le vogliono ferire. Si costringono a vedersi di nascosto, coprono i loro anelli
e non fanno gesti di affetto particolare. Insomma, un matrimonio riuscito!
Amore2:
questo forse ve lo siete perso, ma è l’amore di due che nell’amore non ci
credono per varie ragioni, Kitt e Gardis hanno i loro
motivi per negare anche l’evidenza e, credetemi, fanno benissimo. Su questo non
mi dilungo troppo, se ne parlerà più avanti.
Amore3: e
qui veniamo ai casini veri, l’amore tra parenti consanguinei è proibito per
legge tranne in casi eccezionali. Personalmente non
approvo l’amore tra fratelli, ma tra cugini sono già disposta a tollerarlo di
più, anche perché da bambina ero assolutamente strasicura che da grande mi sarei sposata con mio cugino (grazie al cielo poi ho
messo la testa a posto…). So che qualcuno non approva neppure questo, in Italia
non so come funzioni, ma secondo la legge inglese è possibile se si presentano
motivazioni, tesi, papiri e quant’altro.
Amore4:
evviva, l’amore impossibile tra un umano e un non umano! Poi non ditemi che
alle volte non sono deprimente… qui ho proprio toccato il fondo, non so che mi
è preso quando ho scritto sta roba, ma dovevo aver
finito qualche libro terribile…
Bene, vi dico solo un’altra
cosa: fate attenzione, c’è un’informazione molto molto
importante nascosta tra i pensieri e i discorsi di queste otto persone, quindi
aguzzate la vista!
Ora vi saluto, scappo
davvero, mi raccomando leggete e lasciate un commentino,
ciao!
Nyssa
Vavva:
credo che siamo tutti un po’ di fretta, guarda me!
Ad ogni modo mi fa piacere
che il precedente cappy ti sia piaciuto, spero che
sia lo stesso anche per questo, quindi aspetto i commenti! Per quanto riguarda
CHI è che ha legami con la storia… beh… guarda bene che si nota, è piuttosto
evidente. Dico solo che Hestia sarà la chiave di
volta assieme ad un personaggio che non è ancora comparso, ihihihihi
e come vedi la mia manina è bella in vista e sporca di
marmellata…
Ora è più chiaro? Ne dubito,
ma se dicessi di più che storia sarebbe?
Ci sentiamo al prox post, ciao, un bacione! Nyssa
PS: la fic
che mi avevi consigliato è bellissima, ho anche lasciato un commento, mi è
piaciuto davvero moltissimo!
Lord Martiya: no, Kamo non l’ho voluto
mettere, troppi problemi…
Per quanto riguarda Chachamaru, penso che se anche qualcuno se ne accorgerà,
nessuno farà storie, gli occidentali sono abituati a vedere i giapponesi come
esseri simbionti con la tecnologia, probabilmente si inventeranno
strane storie, ma poco altro.
Sayo è un fantasma, confermo.
So che forse non approverai
del tutto la modifica della storia di Akamatsu che ho
fatto, ma credimi, è necessaria, eppoi da quando mi
hanno sospeso Negima in edicola
devo rifarmi di mesi e mesi di aspettative… bah…
Spero comunque che il
capitolo ti piaccia, ciao e a presto! Nyssa
Killkenny:
temo che Asuna sia finita un po’ OC da questo
capitolo, ma è solo una cosa relegata al capitolo perché di giorno si comporta
come sempre… per la classifica, sai, ho fatto che la classe è la 3 del corso superiore, non delle medie, quindi magari la
classifica nel frattempo è cambiata…
Spero che il capitolo ti
piaccia ugualmente, aspetto di sapere!
PS: Danny è per caso
ligure? Perché il suo cognome lo è e molto…
Vabbè, a presto e ciao!
DragonSlave:
per il confronto dei club ho preso spunto da un avvenimento di quando ero alle
medie, il mio ruolo era quello diAsuna,
dovevo trascinare via lamia prof invasa
che, assieme ad un’altra, cercava di dimostrare che noi eravamo il club di arte
migliore del mondo o quasi.
Purtroppo le ragazze IC che
hai visto l’altra volta forse lo sono un po’ meno in
questo capitolo, Asuna in particolare che l’ho
proprio rifatta perché mi serviva per introdurre il capitolo sugli amori
impossibili (e perché volevo coronare il sogno di quando leggevo Negima).
Blaise mi sa che non si definirebbe paladino dei cuori
infranti, lui è anche disposto a curarli ^_^
Infatti, anche
io penso che Tamaki sia un ingenuo per questo
ho definito Blaise anche peggio di lui, purtroppo Zabini lo fa con assoluta convinzione.
Credo che tu stia cercando
di farti del male, sei così contenta di vedere la storia infittirsi? Io personalmente
mi spaventerei (cioè, già lo faccio, ma va bene), per quanto riguarda la
mezzaluna, non la dimenticare, quello è un segno importante, l’ho riportato spesso proprio quel quello.
Rudiger ha fatto la sua comparsa nel cappy
precedente e qui scompare perché, come tutti sappiamo, non è affetto da amore
incurabile, almeno lui…
In compenso devo
contraddirti su una cosa: Gardis non si sta aprendo più del solito, dà solo delle informazioni che non possono farle male,
dopotutto sa già della lealtà di Kitt, quindi di lui si fida anche su certe
cose, ma su altre assolutamente no e, torno a ripetere, c’è un motivo!
Ehehe, se gli indizi ti fanno contenta quello che c’è in
questo capitolo ti riempirà di gioia! Spero comunque che il 15° chappy ti piaccia, aspetto trepidante il tuo prox commento, un bacione gigante, ciao! Nyssa
Arwen_90:
Leonard non è il protagonista della storia, ma quasi e, come dimostra l’ultima
parte di questo capitolo, presto si parlerà anche di lui. Il suo segreto sta
davvero per essere svelato a qualcuno, chi dovete ancora scoprirlo, ma ci sarà
un periodo dove comparirà più spesso del solito.
Sono contenta che il
quadretto con Gardis e Kitt fosse tenero, personalmente adoravo quelle storie
dove Draco si trasformava in un furetto,
ma dato che io l’ho fatto gatto dovevo farmi perdonare…
Bene, spero che il
quindicesimo capitolo degli Amori Impossibili ti piaccia, aspetto di sapere! Ciao
e un bacione, Nyssa
Hollina:
tranquilla, Gardis non morirà, non tanto presto almeno e non in questa fic, spero, quindi, animo!
Ehehe, il capitolo precedente è abbastanza scanzonato e,
sì, si scopre che i Malfoy, come aveva detto Draco
stesso nelle Relazioni, sono TUTTI animagus.
Spero che ti sia piaciuto
anche questo nuovo aggiornamento, aspetto di sapere! Ciao, Nyssa
Akiko:ciao carissima! Da quanto! Non preoccuparti per la
scuola, l’anno scorso che ho cominciato l’ultimo anno
non avevo mai tempo di postare dietro a lezioni, compiti e quant’altro, quindi
ti capisco benissimo e, infatti, sono contentissima di essermi levata questo
peso…
Anche tu leggevi Yatta? Wow, quanta gente! Purtroppo non lo fanno più perché
la PlayPress
ha deciso di chiudere il reparto fumetti manga e quindi addio… dire che anche io adoravo Power, era
strepitoso!
Spero che anche questo
capitolo ti piaccia, mi raccomando, se riesci
commenta, io aspetto, ciao! Un bacione gigante e un in bocca al lupo x la
scuola! Nyssa
LisannaBaston: wow, sul serio ti è uscita la tigre bianca? Beata…
Gardis di mio da questo punto di vista ha solo la bacchetta, anche perché per
quella non sono molto brava ad inventare =P
Come ho già detto, la scena
dei club artistici è simile ad una che mi è capitata
diversi anni fa e, ti assicuro, se non fossi stata mezza morta dalla vergogna
probabilmente mi sarei rotolata dal ridere…
Blaise ha fatto la sua ufficiale ricomparsa e tornerà presto
con la sua ingombrante presenza e il suo corteo di belle ragazze. Rudiger anche, ma a tempo debito, meglio non mischiarlo con
gli amori impossibili, non è roba per lui.
Bene, spero che approverai
anche questo nuovo capitolo, sono curiosa di conoscere la tua opinione, ciao e
al prox post! Un bacio, Nyssa
_Nana_: eh, ne sappiamo qualcosa di tempo che manca, io è
solo per fortuna (o sfortuna) che al momento ho più spazio per scrivere e
recensire con calma.
Mhh, penso che anche io come ambientazione
vedrei bene la radura di Twilight, dopotutto adoro
tutto di quel libro, secondo me è davvero molto moltomolto bello.
Per quanto riguarda i club
di arte, ehehe, ti sei persa la scena reale, solo che
lì più che da ridere c’era da piangere e la mia prof penso che fosse decisamente più invasa di Ayaka o
di Hestia… dopotutto il mondo è pieno di pazzi e io
mi unisco alla categoria.
Spero che ti piaccia il mio
nuovo quindicesimo capitolo, quindi aspetto di leggere il tuo commento e
conoscere la tua opinione, ciao e un bacione grande! Nyssa
Whaterverhappened: muoio dalla voglia di dire cosa e chi è veramente
legato alla storia principale ma non posso, quindi non
posso neppure dirti se è quello che dici tu, ad ogni modo posso dire acqua.
Leonard avrà il suo momento
di qui a poco, mentre per Ransie… con calma si
scioglierà il suo pasticcio che è più intricato di quello che sembra perché niente
è quello che sembra e, a volte, è quello che non
crediamo possibile.
Ok, ho fatto indigestione
di filosofia.
Spero comunque che il
capitolo ti piaccia, sono curiosa di leggere la tua impressione, ciao e un
bacione grandissimo! Nyssa
La voce rotta di Ciel
percorse ad una ad una tutte le quattro mura della stanza; non era sicura che
il tremito che aveva udito nelle proprie parole fosse stato provocato dalla
recente crisi di pianto oppure dalla sana paura che le saliva dal ventre.
Leonard alzò gli occhi
quasi con imbarazzo mostrando le sue iridi perfette, baluginanti di riflessi
dorati e ambrati come quelli di sua madre e respirò a fondo, come se questo
gesto potesse confortarlo nonostante lui non respirasse per sopravvivere.
Si alzò in piedi:
-Sono un vampiro –
rispose con tranquillità, ma se qualcuno fosse stato sufficientemente temerario
da fissarlo in volto mentre parlava, si sarebbe accorto di un’ombra scura che
attraversò gli occhi
-Un… vampiro? –
domandò lei titubante
-Sì
Ciel deglutì, allora ci
aveva preso? Le sue ipotesi erano fondate?
-Perchè? Cioè, volevo dire, quanti anni hai?
-Diciotto
-Sicuro
-Senz’altro.
-Eppure io ti ho
visto crescere e invece abbiamo studiato che i vampiri…
-Sono un vampiro
un po’ speciale, appartengo ad una categoria diversa dai vampiri mezzo e mezzo
che studiamo a scuola. Sono anche un vampiro diverso dalla prof Evangeline
Per un attimo Ciel parve
stupita da quell’affermazione, salvo poi ricordarsi che l’insegnante di Difesa
si era presentata ella stessa come una vampira e non aveva mai fatto mistero
del suo passato e delle sue abitudini.
-Ma allora, cosa
sei davvero?
-Sono un vampiro
di stirpe, nelle mie vene non scorre sangue e il mio cuore non batte. Sono nato
quando mia madre era incinta ed è stata morsa da uno di loro
-Che cosa?
-A differenza dei
vampiri mezzo e mezzo o di quelli soggetti a metamorfosi temporale, come i
mannari, noi vampiri di stirpe la cui metamorfosi è avvenuta prima della
nascita cresciamo fino all’età ideale per la caccia, un’età compresa tra i
venti e i trent’anni che ci conferisce la forza maggiore e le qualità migliori.
Il nostro corpo smette allora di crescere mentre i nostri capelli si
schiariscono piano piano, fino a diventare completamente
bianchi e i nostri occhi diventano rossi. È un processo che richiede qualche
secolo – aggiunse con un sorriso del tutto fuori luogo. La sua ospite era
basita
-Che cos’è un
vampiro? – domandò cauta toccandogli appena la mano, come ricordava era gelida
-Ma come, credevo
che lo avessi studiato…
-Tu che lo sei,
dimmelo. Che cos’è un vampiro? Che cosa ha di diverso da un essere umano?
-Perché lo vuoi
sapere?
-Tu dimmelo e
basta
-Un vampiro è una
creatura che possiede un quarto di potere demoniaco. Si dice che nasca e viva
nelle tenebre e infatti non sopporta a lungo la luce del sole. Non ha sangue
nel corpo, non respira e il suo cuore non batte. Non dorme e non piange. I suoi
riflessi sono molto più acuti di quelli dei comuni esseri umani, esattamente come
i suoi muscoli e la sua forza, è un essere veloce, non ha odore, quindi non può
essere rintracciato seguendo una pista. E si nutre di sangue, prevalentemente
umano. Appartiene alla categoria dei predatori. È caratterizzato da
bell’aspetto e fascino e quando sta per attaccare qualcuno i suoi occhi
diventano completamente rossi e sfodera i canini
-Anche tu hai i
denti aguzzi come il conte Dracula?
Ciel non pareva più così
spaventata e così Leonard si concesse di mostrare appena le zanne acuminate.
Mettevano i brividi anche
solo a vederle e infatti la ragazza si strinse il lenzuolo sulle spalle.
L’altro ghignò
-Tranquilla, è una
reazione comune ad una paura ancestrale
-Tu… fai come il
vampiro del tuo racconto di Halloween? Ti nutri di sangue umano senza uccidere?
-No. Io non mordo
esseri umani – aggiunse più piano, come se si trattasse di un motivo di
vergogna
-Ma allora come
sopravvivi?
-Il sangue degli
animali non è molto differente, mi basta per vivere, anche se non a saziarmi
-È per quello che
tutti i weekend sei praticamente introvabile a scuola?
-Sì
-Perché non cacci
esseri umani?
-Rischierei di
perdere il controllo. Voi umani siete deboli ed è moderatamente facile
sopraffarvi con la forza, se dovessi davvero andare troppo oltre non ci sarebbe
speranza.
-Anche tua sorella
è un vampiro? – chiese timorosa
-Gardis? No, lei
no… - e gli parve che un’espressione triste incurvasse le sue labbra – ora vai,
non dovresti stare qui…
-Hai paura che lo
dica a qualcuno?
-No
-Allora posso
rimanere?
-No
-Perché?
-È pericoloso. Mi
hai fatto arrabbiare, non sempre rispondo di me in quelle circostanze. Ho già
rischiato una volta
-Quando?
-Con tua sorella,
quando si è tagliata un dito qui dentro… - ammise come se fosse una confessione
difficile
-Karen ha
rischiato di diventare la tua cena?
-Sì, la prima
volta che è stata qui si è accidentalmente fatta uscire del sangue. Io ero
praticamente digiuno e lei non sapeva cosa aveva davanti, se Gardis non fosse
intervenuta subito avrei rischiato di ucciderla davvero…
Ciel rabbrividì nuovamente
all’immagine della sua sorellina.
Sangue: quello era il suo
cibo.
Poi le venne in mente
un’altra cosa…
-Leonard, quando…
quando noi siamo stati insieme la prima volta io ho sanguinato, eppure non mi
hai fatto nulla…
-Ero preparato e
sazio. Karen l’ha fatto involontariamente quando io non ero psicologicamente
pronto ad affrontare l’odore dopo giorni di astinenza
-Capisco…
-Ora vattene, ogni
minuto che passa sei sempre più in pericolo
-Se non ti avessi
detto niente mi avresti fatto restare… - protestò lei
-Beh, ora invece vai.
Credo che da questo momento io e te non dovremmo avere più niente a che vedere
l’uno con l’altra
-Perché?
-Come, non vuoi
scappare via piangendo? Non ti avevo chiamata puttana? Non hai appena saputo
che c’è un mostro pericoloso a scuola? Non vuoi andarti a rifugiare al sicuro?
-Evangeline è in questa scuola da vent’anni e non è mai successo
niente per colpa sua, perché dovrei avere paura di te?
-Io non sono Evangeline! – sbraitò
-Io non me ne
vado!
-Vattene!
-No! Hai bisogno
di qualcuno che ti supporti
-Mia sorella basta
e avanza
-Tua sorella ha la
sua vita a cui pensare
-E tu vuoi proprio
sprecare la tua? – un altro brivido le passò lungo la schiena, si morse la
lingua, non era certa di quello che avrebbe potuto dire
-Tu sei la mia
vita, se anche la perdo per te non importa! – Leonard rimase in silenzio un
istante, prima che la collera lo prendesse. Non era rabbia, era solo che lui
avrebbe voluto proteggerla e aveva cercato di farlo nell’unico modo che sapeva:
nascondendo la verità. Ma adesso lei sapeva e lui sapeva che lei sapeva, era
pericoloso, doveva continuare a proteggerla e l’unico modo era che se ne
andasse, allontanarla, anche se era doloroso. Lei era stata la sua unica amica,
una ragazza non solo per passare il tempo. Le voleva davvero bene.
Ma quella piccola peste era
radicata nel pavimento come se avesse messo le radici
-Non dire
stupidaggini, Ciel, non mi sembra proprio il caso!
-Io non dico
stupidaggini!
-Quella era la
cavolata più grande che io abbia mai sentito! – avrebbe voluto accettare con
gioia tutto ciò, ma era meglio ferirsi e non far del male a lei, non fisico
quantomeno
-Cos’è, non mi
credi?
-Non devo crederti
e non dovresti credere a una cosa del genere neppure tu!
-Fai come vuoi, ma
è quella la verità e io adesso non me ne vado da qui. È quando si ha bisogno
che si vedono gli amici, non sarei tua amica se te ne andassi adesso che so. E
non cederò quando ho ragione!
-Che idiozie,
tornatene a Corvonero e per carità, evitami per tutta
la vita! La TUA vita!
-No!
-Sei una testarda!
-Beh, forse non
quanto te
-Ringrazia, ne va
della tua vita se io lo sono così tanto da mandarti via!
-Ah sì? – il suo
tono era volutamente sarcastico mentre, con le mani a pugno sui fianchi, si
sporgeva verso di lui nella tipica posa da zia zitella
-Sì, se fosse
davvero per me non ti lascerei andare, ma non commetterò l’errore di prima!
-Non è stato un
errore! - gridò furiosa lei con gli occhi bagnati di lacrime – è stato il gesto
più bello che potessi fare per me. Perché non capisci? Perché mi tratti così?
-Non avrei dovuto
e tu dovresti imparare a farti gli affari tuoi!
-Non lo farò
-Ciel, per favore,
vattene – ordinò imperioso.
Lei rimase ferma.
Lui emise un ringhio
bestiale, all’improvviso sentì freddo tutt’intorno, aveva paura, quel suono
metteva terrore, ma non l’avrebbe lasciato solo in quel momento. Anche se aveva
paura.
Sua madre e suo padre
avevano affrontato un sacco di difficoltà prima di riuscire ad amarsi, perché
per lei la strada sarebbe dovuta essere tutta in discesa?
Aveva saputo che c’era
qualcosa di strano in quella persona fin dal primo giorno, quando aveva
incontrato Leonard sull’espresso di Hogwarts assieme
a Lillis e Blaze.
I primi due anni erano
stati molto amici, anche se aveva cominciato a sospettare che lui la usasse per
un po’ per divertirsi, mettendola in imbarazzo di fronte alle sue compagne con
battutine, prese in giro e allusioni poco fini.
Aveva creduto che fosse
fidanzato con una delle due “sorelle serpeverde”, Weasley+Landor, ma Leonard non lo era ed era un concetto
che aveva ribadito più di una volta e quelle due piccole streghe erano
decisamente troppo assennate per accettare una cosa del genere, gli facevano un
po’ da sorelle maggiori.
Poi era cominciata la parte
difficile quando lui aveva iniziato a collezionare ragazze e lei ci aveva
patito senza capire perché. E poi erano ritornati.
E quando erano stati a
letto insieme per la prima volta lui le aveva promesso che non avrebbe mai
toccato nessun’altra vergine. Una promessa che non aveva mai fatto a nessuno,
ma ciò che non sapeva era che lei era la prima vergine che lui aveva voluto con
sé, rompendo una delle regole fondamentali della sua vita. E la seconda era
che, dopo di lei, non c’erano davvero state altre ragazze, vergini e no.
Fin dall’inizio era stata
affascinata da lui, ma era una bambina, non capiva.
Ora era abbastanza grande e
sapeva cosa provava, avrebbe affrontato molte difficoltà, l’avrebbe fatto.
Cosa importava se lui era
un vampiro?
Niente…
S’inumidì le labbra che
erano diventate secche, Leonard pareva stranamente contrariato dal fatto che
tremasse di paura e se ne rimanesse lì a congelare nel freddo dell’inverno.
La guardò, Ciel sollevò
coraggiosamente gli occhi celesti di suo padre e lo affrontò
-Uccidimi, se
puoi… - sillabò mentre le belle labbra si muovevano a formare le parole
L’attimo dopo, preso dalla
collera, Leonard si mosse verso di lei con una velocità inaudita e, quello dopo
ancora, la stava baciando con foga.
La battaglia era finita,
anche se ce ne sarebbe voluto per convincere quel vampiro testardo che stare
con lui era l’unica cosa che le importasse, che non aveva paura di lui, che
desiderava solo amarlo per tutto il tempo che le restava e aiutarlo perché,
anche senza un cuore che batteva, doveva soffrire moltissimo per quella sua
condizione di diverso. Ora capiva perché lui ed Evangeline
fossero così amici… e dire che una volta aveva anche pensato che ci fosse una
storia tra loro due, quanto era stata pazza… forse anche lui, come lei, aveva
cercato solo un mezzo per attirare la sua attenzione, per esempio collezionando
ragazze.
Erano stati un po’ ciechi,
eh?
Aprendo gli occhi la
ragazza si ritrovò seduta su una poltrona davanti al camino, sulle sue
ginocchia; si domandò per un istante come ci fosse arrivata e poi decise di
lasciare perdere, che importava?
-Continuo a
pensare che stai sbagliando. E io con te. – la informò serio, lei invece non
riuscì a impedirsi di sorridere, accarezzargli i capelli e stringerselo al
petto come un bambino imbronciato
-È tutta una
questione di punti di vista – sottolineò la ragazza scuotendo il caschetto di
capelli corti con la filosofia della classica Corvonero
che sapeva come far valere le sue ragioni.
-Dal MIO è
assolutamente folle e dal TUO dovrebbe essere anche peggio – bofonchiò
contrariato che una donna fosse, alla fine, riuscito a metterlo nel sacco.
Beh, ma Ciel non era una
donna qualunque…
***
Gardis udì i colpi alla
porta e sbuffò: era mai possibile che in quella stramaledettissima scuola non
la lasciassero mai dormire? Lei non era Leonard che non dormiva mai…
Buttò le gambe giù dal
letto e calzò le pantofole lisciandosi il pigiama e stiracchiandosi.
Merda, aveva fatto scendere
prima il sinistro… ottimo, i cattivi auspici di prima mattina erano proprio
quello che le serviva se si considerava che tra una settimana e mezzo sarebbe
stato Natale e c’era il cenone da organizzare per un esercito di affamati.
-Arrivo! – gridò
infuriata alla porta levandosi i capelli dal colletto e andando ad aprire.
Se avesse scoperto che era
Jack, Jeff, Hestia o Karen li avrebbe ammazzati.
Kitt era poco probabile, si
erano salutati la sera precedente finita la ronda notturna e se ne erano andati
entrambi a dormire, era probabile che, conoscendo i suoi risvegli in prima
persona, le stesse alla larga.
La porta aperta rivelò una
bella ragazza dai capelli scuri, gli occhi celesti con una gonna invernale, le
parigine e una maglia di lana cardata a collo alto di un bel colore corvino
come le calze e i capelli.
-Ciel? – chiese
preoccupata, era raro che la sorella maggiore di Karen venisse a fare visita da
lei: era per caso successo qualcosa tra Leonard e Karen? Oppure veniva a
parlarle per Chris?
-Posso parlarti? –
domandò incerta l’altra
La bionda si affrettò a
spalancare la porta e farla entrare, dal suo tono di voce capì che si trattava
di qualcosa di serio così richiuse dietro di sé l’uscio e lo fissò col
chiavistello magico. La corvonero se ne stava in
piedi al centro della camera
-Vuoi sedere? – le
indicò le poltrone, ma la ragazza preferì accomodarsi sul letto, si tolse le
scarpe e incrociò le gambe in un gesto che aveva visto fare spessissimo anche a
Karen
Si affrettò a raggiungerla
accomodandosi sulle coltri spesse e calde
-E’ qualcosa di
grave? – indagò prima, cercando di prepararsi psicologicamente, Ciel fece un
attimo di silenzio, poi alzò gli occhi
-Leonard mi ha
detto che è un vampiro
L’espressione di sconcerto
iniziale della bionda venne presto sostituito da una di riso forzatamente
nascosto.
Beh, se Leonard glielo aveva
detto allora l’aveva davvero catturato, stava certa che avrebbe smesso di
correre la cavallina così liberamente… Leonard avrebbe ammesso una cosa del
genere solo ad una persona di cui si fidava ciecamente e, in generale, si
fidava poco delle ragazze, quindi era proprio cotto a puntino.
E brava Ciel…
-Non sei
sconvolta? – le chiese preoccupata la mora
-No, perché
dovrei? – Gardis sembrava tranquilla, solo molto divertita e ogni tanto si
lasciava scappare qualche risolino
-Credevo che
teneste tremendamente a quel segreto da come me ne parlava lui – ammise lei
-Leonard non
l’avrebbe mai detto ad una persona di cui non si fida ciecamente. Eppoi tende
sempre a fare le cose più grosse di quel che sono, ci sono segreti peggiori
nella nostra famiglia
Era difficile prendere
quella piccola faina alla sprovvista.
-Quindi a te va
bene se…
-Tu e Leonard
state insieme, vero? – chiese con l’aria della vecchia comare di paese la
biondina
-Beh, non saprei,
cioè, Leonard non me l’ha chiesto, però mi ha promesso che non avrebbe toccato
altre ragazze
La piccola Malfoy sbuffò
-E’ il suo modo di
dirlo perché non l’ha mai detto prima – Ciel arrossì a ripensare a tutte le
storie che gli aveva attribuito – ma lui è abituato a esprimere i suoi
sentimenti in maniera sempre traversa…
-Sì, me n’ero
accorta – borbottò la mora
-Comunque sono
molto contenta per te. Non credo che avrebbe potuto trovare di meglio…
-Ma se avrebbe
potuto avere tutte le ragazze del mondo!
-Tutte le ragazze
del mondo non sempre fanno una brava ragazza – ammiccò la bionda con l’aria di
chi la sa mooooolto lunga. Forse non solo Corvonero era la patria dell’intelligenza.
-Ad ogni modo, se
non ce l’hai con me vorrei chiederti un paio di cose
-Tutto quello che
vuoi
-Beh, vorrei che
mi spiegassi una cosa su un foglio che mi ha dato e tutto quello che sai sui
vampiri. Eppoi vorrei che mi aiutassi a trovare una soluzione con Karen,
immagino che ne rimarrà molto ferita
Annuì meccanicamente, era
un argomento spinoso.
-Fammi vedere quel
foglio – Ciel lo tolse da una tasca e glielo porse, Gardis lo srotolò e lesse
via via lo scritto scoppiando poi a ridere
-Che cos’è? –
domandò la Ravenclaw
-Beh, immagino che
nella tua famiglia non usi molto – ammise asciugandosi una lacrima dall’occhio
– ma nella mia c’è ancora la tradizione pfffff,
questo – e le sventolò la carta pregiata sotto il naso – è un contratto
ufficiale di fidanzamento
-CHE COSA?
-Beh, hai sentito,
no?
-Ma mamama…
che ci dovrei fare?
-Che sciocchina
che sei. Devi firmarlo e mandarlo ai tuoi perché lo sottoscrivano, è un
documento ufficiale.
-Intendi qualcosa
con valore legale?
-Sì. Noi Malfoy ne
abbiamo uno a testa con la promessa di usarlo solo quando ci sentiremo
assolutamente certi. Lo si compila e se ne fanno quattro copie, una per ogni
fidanzato e una per ogni famiglia; a volte cinque, una va al Ministero.
Conoscendo Leonard ne avrà fatte senz’altro cinque… direi che a questo punto il
vostro legame sia davvero molto ufficiale
-Ma a cosa serve?
-Si tutelano le
parti in caso di pericolo, si mettono giù tutte quelle inezie burocratiche.
Immagino che l’abbia fatto per la posizione della tua famiglia e della nostra,
certo. Si scrivono le cretinate tipo i nomi che darete ai vostri figli divisi
per sesso, i testimoni del contratto, coloro che vi faranno da testimoni di
nozze.
-È un
prematrimoniale? – volle sapere sconcertata
-Pressappoco
-Cavoli
-Lo puoi dire, è
roba seria, sai?
-Immagino. Ma
dobbiamo sposarci subito? – adesso Ciel era tutta rossa in viso
-No, certo…
guarda, ne ho una copia anche io… - e dal cassetto ultimo della scrivania tirò
fuori un analogo pezzo di carta dove, però, al posto del nome “Leonard” era
scritto il suo e subito dopo non c’era segnato “Ciel SharisseLongbottom”, ma uno spazio bianco. - Ora passiamo
alle cose serie, cosa vuoi sapere sui vampiri?
-Beh, quello che
sai
-Ne so parecchio,
sai? Immagino che qualcosa te lo abbia già detto lui…
-Sì
-Beh, d’accordo. I
vampiri sono esseri semidemoniaci, hanno un quarto del potere di un demone e
sono molto forti. Sono divisi in tre categorie: vampiri di stirpe, vampiri
mezzosangue e vampiri a metamorfosi temporale. I primi nascono solo quando un
vampiro di stirpe nella sua forma base morde un essere umano in una notte di
luna piena. Esiste anche un’altra casualità: se un vampiro di stirpe morde una
donna incinta potrebbe nascere un vampiro di stirpe, ma dipende dal tipo di
luna in cielo…
-Che luna c’era
quando Leonard è… nato?
-Nessuna
-Nessuna?
-Né quando è stato
concepito né quando è “nato” come vampiro. C’era l’eclissi entrambe le volte…
comunque… nel caso il vampiro non sia di stirpe, la luna non sia piena o non
sia alla forma base, si può generare un vampiro mezzosangue o un vampiro a
metamorfosi temporale. i vampiri mezzosangue nascono anche quando un vampiro e
un’umana hanno un figlio, ma è il caso più raro, le coppie di vampiri sono
quasi sterili. I vampiri non possono avere figli tra loro.
-Capisco
-Gli ultimi si
trasformano solo nelle notte di luna piena e sono i meno pericolosi, come
comportamento ricordano quello dei mannari.
-Ohhh…
-I vampiri di
stirpe non hanno sangue, non respirano, non piangono e il cuore non batte,
anche se fisicamente sono uguali ad un qualsiasi essere umano. I loro sensi
sono molto acuti e possono muoversi ad una rapidità portentosa, anche per
questo mio fratello è così bravo a quidditch
-Sì
-Non hanno
necessità di nutrirsi giornalmente, in genere sopravvivono con un pasto a
settimana. Leonard poi cerca di sopprimere la fame anche con le bistecche al
sangue, pare che gli piacciano, ma non fargli mangiare della verdura o diventa
davvero insopportabile, dice che è spazzatura
E fece una linguaccia
-I vampiri sono,
di norma, piuttosto solitari. Non amano il baccano e tendono ad essere molto
introversi, non parlano di loro né della loro natura. Però hanno fascino e
carisma e questo gli attira un sacco di persone attorno. Leonard, poi, è
peggiore degli altri in questo. Hanno poteri magici potenti e compiono magie
complesse. Conoscono la magia antica per via della loro discendenza demoniaca.
-Ma succede come
nelle storie che si trasformano in pipistrelli o dormono in una bara?
-No, possono
essere animagus e, nel maggior numero di casi, lo
sono. Ma non dormono, mai!
-Ho capito.
-Beh, non c’è
molto altro di cui parlare su di loro.
-Allora parliamo
di Karen
-Questo è un
argomento difficile…
-Lo so – ammise la
sorella maggiore
-Hai intenzione di
dirglielo?
-Credo che sia
inevitabile
-Penso che
soffrirà molto, era molto presa da mio fratello. Quando mi ha detto quello che
aveva in mente sono rimasta di sasso, non me lo aspettavo da lei…
-All’inizio
credevo che Leonard scherzasse. Ah, mi ha anche detto che l’hai salvata quando
lei si è tagliata, ti devo profondamente ringraziare…
-Non è nulla.
Karen è una mia carissima amica, l’ho fatto per lei.
-Grazie lo stesso.
-Prego.
-Ora credo di
dover andare. Se ne avrò il coraggio glielo dirò prima di Natale.
-Sì. E spedisci
subito quel foglio ai tuoi genitori. E vai a discutere con mio fratello di
tutte le cretinate che dovete scriverci, quello è capace di chiamare il primo
figlio ValdimirDracul…
-Lo farò. Grazie.
-Ciao Ciel, stammi
bene.
-Sì.
***
La porta si chiuse dietro
la mora. Gardis la guardò seria, non le piaceva ciò che girava nella sua
piccola testolina.
Si vestì in fretta e si
posizionò al centro del grande camino della stanza.
Leonard era alla finestra a
fumare
-Il signorino “io
non credo assolutamente all’amore” – lo canzonò uscendo dal focolare della
stanza di Caposcuola di serpeverde e andando a
sistemarsi su una poltrona, quella di sinistra che, sapeva, suo fratello non
usava mai.
-Non credo sia il
momento
-Sì, sono
d’accordo
Lanciando la sigaretta
oltre l’apertura, rientrò e si sedette di fronte a lei, fissandola
-Non so cosa m’è
preso… - ammise – devo essere impazzito
-Dicono che
l’amore fa questo effetto… - rispose con filosofia
-Pensi che sia
innamorato?
-Penso di sì, ma
non sono io a doverlo dire – c’era una sottile nota di rimprovero nella voce di
lei
-E tu, Gardis? Tu
sei innamorata?
-Io non credo
all’amore, Leonard, per me è diverso
-Sei innamorata o
no? – lei ci riflettè, pensò a Kitt che le sorrideva
e, istintivamente, i muscoli induriti si rilassarono
-No – mentì
clamorosamente – ma se anche lo fossi non cambierebbe nulla
-Dovresti pensare
un po’ a te stessa
-Non sono affari
tuoi.
-Hai ragione –
rispose con freddezza – hai parlato con Ciel? – indagò poi, curioso di
conoscere l’origine del pettegolezzo
-Sì, voleva sapere
cosa fosse il foglio che le hai dati – il fratello maggiore sbuffò
-È la figlia
maggiore del Ministro della Magia e non le hanno neppure mai mostrato un
contratto di fidanzamento… - scosse il capo
-La sposerai?
-Se lei vorrà
-E alla fine? Lei
è un’umana… - lui non rispose. Lei sarebbe senz’altro morta molto prima di lui
-Gardis – disse
serio lui – non siamo un po’ troppo grandi per la nostra reale età?
-Ci sono cose che
aiutano a crescere – confessò lei, poi cambiò repentinamente argomento – mamma
e papà saranno contenti di vederti compilare il foglio, mamma era molto
preoccupata che tu seguissi le orme di papà
-Legato mani e
piedi ad una donna… proprio come lui
-È bello sentirti
dire certe cose
Ci fu silenzio. Entrambi
guardarono il fuoco nel caminetto e rimasero a contemplarlo
-Gardis,
seriamente, penso che tu dovresti dirlo a Christopher
-Che cosa? – il
suo tono era sprezzante e sarcastico
-Puoi non essere
innamorata, e francamente non ti credo, ma dovresti farlo lo stesso
-No, è una cosa
che lui non deve sapere.
-La fiducia è
importante – rispose serio col tono da fratello maggiore
-Kitt non deve
essere coinvolto, è un affare più grande di noi, rischierebbe troppo
-Il problema con
voi due è che ragionate allo stesso modo? Sono certo che lui farebbe la stessa
identica cosa – sbuffò e si servì da bere da una caraffa, lei alzò un
sopracciglio con fare altero
-Almeno lui non
dovrà soffrirne – ribattè e Leonard capì che per lei
non era ancora giunto il momento. Forse non sarebbe mai arrivato. Quando lui
era stato nelle sue condizioni aveva commesso una follia di cui non si era
pentito, ora, ma aveva molta paura che le sue parole potessero far fuggire o
mettere in pericolo Ciel. Gardis riteneva che per Kitt fosse un pericolo
talmente grande da compensare la sofferenza di entrambi.
Forse faceva bene.
E forse no.
-Seraphin mi ha scritto che verrà a scuola con Aisley per Natale – lo informò, - rimarrà qui fino a
capodanno a far le veci di mamma e papà
-Non vengono per
Natale?
-Solo una
visitina, a Capodanno hanno un ballo all’Ambasciata
-Beati loro, si
divertono mentre io devo apparire in pubblico conciata come una puttana
-Modera i termini
– la rimproverò il fratello
-È un costume
indecente!
Il bello tra loro due era
che potevano parlare delle cose più terribili e più serie del mondo e, l’attimo
dopo, far tornare tutto normale, come se niente fosse, tutti e due a parlare di
stupidaggini senza peso e a punzecchiarsi come loro solito.
-Beh, non sei
contenta di rivedere Fin? Credevo che stravedessi per lui…
Era vero, quando era
bambina una volta aveva piantato una crisi isterica perché Seraphin
non era suo fratello… lui e Leonard caratterialmente si assomigliavano molto
nonostante la mamma avesse detto che da piccolo fosse un po’ dispettoso, ma
sempre allegro e scherzoso mentre Leonard era sempre stato un po’ ombroso… da
grande Fin era diventato proprio come SiriusBlack… Black… che coincidenza,
anche Chris si chiamava Black e si somigliavano pure…
probabilmente c’era qualche antenato comune nascosto da qualche parte.
Comunque Fin era cresciuto
a Malfoy Manor con loro due, suo padre aveva detto di
essere un po’ troppo vecchio per prendersi cura di un bambino ed Evangeline non era proprio il tipo da istinto materno;
mamma e papà l’avevano preso con loro. Aveva fatto da fratello maggior a
Leonard e questo aveva aiutato il primogenito a far valere il suo orgoglio
perché l’orgoglio Black contro l’orgoglio Malfoy era
una lotta tra titani…
Comunque rivedeva sempre
volentieri Seraphin, specie adesso che si erano persi
un pochettino di vista perché lui era andato a vivere
da solo assieme ad Aisley, aveva frequentato il corso
per Auror e poi aveva scelto di prendere non una ma
ben due specializzazioni! Poi suonava anche in una rock band a Londra piena di
pazzi, lui si faceva chiamare Lucifer, tanto per
rimanere in tema col nome che gli avevano dato…
Seraphin, nonostante all’apparenza fosse svagato e poco serio,
era una persona decisa, anzi, molto ostinata, fin da bambino voleva ritrovare
la sorella che era stata rapita tanto tempo addietro, prima ancora che loro due
nascessero.
Eppoi voleva sposare Aisley.
Si erano conosciuti prima
di Hogwarts, ma lei era sempre stata scettica ad
accettare sostenendo che non stava bene che la moglie fosse più anziana del
marito. Lui non si faceva molti problemi e, in genere, la faceva tacere con un
bacio, ovviamente seguito da un sonoro ceffone.
Ma l’avrebbe spuntata
perché se con l’orgoglio Malfoy e Black potevano
gareggiare, nessuno batteva la testardaggine di questi ultimi, neppure gli Zabini.
Il solo pensiero di
ritrovarsi con due Zabini tra i piedi era
preoccupante… Aisley avrebbe potuto essere d’aiuto,
ma Blaise era solo un impiccio, un impiccio
ingombrante da gestire, se poteva dire la sua, proprio ora che Leonard aveva
deciso di mettere la testa a posto arrivava lo zio a rendere ancora più
precaria la situazione delle povere studentesse…
***
Spazio autrice:
giungiamo ad un capitolo che, so, molti di voi stavano aspettando: il lato più
umano di Leonard che, stranamente, si manifesta proprio quando lui confessa di
essere un vampiro.
È un capitolo a cui sono
affezionata, mi piace la scena di Ciel e Leonard che litigano, ma la mia parte
preferita è senz’altro il discorsetto che Leonard e Gardis hanno quasi alla
fine del capitolo, fate attenzione agli indizi, sono tutti lì che aspettano di
essere scoperti!
Eppoi ritroviamo il caro Seraphin che, dopo molti capitoli di assenza, ritorna
protagonista di una storia che l’aveva già visto molto tempo addietro nelle
vesti di un bambino.
Spero davvero che il mio
nuovo aggiornamento vi piaccia, aspetto di conoscere il vostro punto di vista e
mi auguro che anche questa volta mi lascerete dei commenti!
A presto e un bacione a
tutti!
Whateverhappened:
ciao! Allora, per quanto riguarda il numero di capitoli della storia credo che
si andrà da un minimo di 25 ad un massimo di 30, non voglio farla troppo lunga…
quindi avete ancora una decina di capitoli davanti, il numero preciso non lo so
perché non ho ancora scritto la parte finale e quindi devo scegliere quanto
approfondire determinate situazioni che non sono del tutto da prendere alla
leggera.
Ti do un suggerimento per
quanto riguarda Kitt: non stava annuendo cupo
perché Asuna aveva detto ministra magica, ma perché Asuna parlava di amore tra le persone e Kitt non crede all’amore,
ma… c’è un motivo se non lo fa… più di questo però non posso dire…
Per Ciel e Leonard mi rendo
conto scrivendo che assomiglia tremendamente alla storia di Twilight,
eppure quando ho cominciato a pianificare la storia non avevo ancora letto il
libro (meraviglioso!), spero solo che la Meyer non mi accusi di
plagio… comunque la loro storia viene un po’ approfondita in questo nuovo
capitolo.
Per Gardis e Kitt: Kitt ha
un bel segreto che difficilmente riuscirete ad immaginare, ma fa bene a cercare
di proteggere Gardis da quel che custodisce, mentre Gardis… fa bene anche lei. Loro
scopriranno le loro carte tra un po’, non manca molto…
Per quanto riguarda Hestia e Jeff, personalmente non ho niente contro i cugini
che si innamorano, mi rendo conto che può succedere, non dovrebbero essere così
duri con loro, ma purtroppo il mondo è pieno di gente bigotta…
Beh, io spero davvero che
questo capitolo ti piaccia, non vedo l’ora di leggere la tua opinione, aspetto
di conoscerla presto! Ciao e un bacione, Nyssa
Hollina:ehehe, se ti piace il personaggio di Leonard non so
come prenderai questo chappy perché, se da una parte
ne è l’indiscusso protagonista, dall’altra bisogna dire che si trova finalmente
una ragazza, quindi non so come la possano prendere le sue fans…
beh, mi auguro comunque che ti piaccia, quindi aspetto di conoscere la tua
opinione, ciao e a prestissimo! Nyssa
Killkenny: evviva, finalmente un sostenitore della coppia AsunaxNegi,
quando giro per la rete li vedo appaiati con le persone più strane: Nodoka, KuuFei,
Kaede, Asakura… e
ovviamente Takamichi, Nagi
ecc quindi ero piuttosto preoccupata di come sarebbe potuto essere accolto il
15° capitolo, sono felice che li approvi assieme! E per quanto riguarda
Vanessa, ti do ragione, nessuno farà mai storie, sono le classiche persone che
fanno solo casino e chissà come hanno pure il potere di farne di belli grossi…
Terrò d’occhio il
personaggio, nel frattempo spero che ti piaccia anche il nuovo capitolo! Mi fa
piacere sapere che Danny appartenga alla mia stessa regione…
Ciao e a presto, mi
raccomando dimmi che cosa ne pensi, Nyssa
Lord Martiya: come ho già spiegato, alla fine tra le tante coppie
che si possono creare è quella che mi piace di più e così ho deciso di
sfruttarla per i fini della storia, anche se mi rendo conto che in questo modo
ho sconvolto diversi lettori di Negima.
Per quanto riguarda invece
le altre studentesse non so rispondere con esattezza, forse, dato che si tratta
di una cosa così importante, Asuna ha deciso di
tenere il tutto nascosto anche a Konoka, oppure tutta
la classe sta deliberatamente facendo finta di non sapere, proprio come
suggerisce Gardis alla fine del quindicesimo capitolo.
Spero che anche il
sedicesimo capitolo ti piaccia, sono curiosa di legger che cosa ne pensi,
quindi aspetterò il prox tuo commento, ciao e a
presto! Nyssa
DragonSlave:
già, quando ho fatto arrivare il Mahora ho dovuto
rivoluzionare un pochetto l’età del professore, primo
perché in caso contrario non si sarebbe potuto essere già diplomato a Hogwarts, dove si entra per forza dopo gli undici anni, e
secondo… perché fin dall’inizio volevo vederlo sposato con Asuna,
tanto in Italia non sapremo mai come andrà a finire la storia visto che hanno
deciso di troncarla a metà perché non rendeva a sufficienza…
La strana strada che Hestia e Jeff vorrebbero percorrere tornerà spesso, ma
nessuno ne fa mai riferimento, un po’ come accadeva con il nome di Voldemort perché è una cosa che succede di rado e… non
dovrebbe comunque succedere, ma darò una spiegazione anche a questo, quindi
tranquilli, si sistemerà tutto in un modo o nell’altro.
Già, alla fine mi sono
lasciata vincere dalla tentazione romantica, anche se ammetto che nel primo
plot della storia lui la scacciava, poi la andava a trovare, solo che qualcosa
andava storto e finiva per ucciderla… poi mi sono detta che era troppo macabro
per il rating Arancione.
Per Rudiger
invece bisognerà pazientare ancora un bel po’, quindi animo in pace, serve del
tempo, come minimo svelerò tutto su di lui all’ultimo cappy
o quasi…
Per quanto riguarda Gardis
e Kitt, è vero, sembra che il più misterioso sia lui, ma in realtà è lei che è
brava a mentire e farsi passare per un personaggio quasi normale, ma come si
vede da questo capitolo Gardis possiede un suo segreto completamente differente
da quello di Leonard ed è molto più misteriosa di Chris, ormai, il cui segreto
potrebbe quasi essere intuito, o almeno entro il prox
capitolo, mentre quello di lei… ma anche qui si invertiranno i ruoli e allora
consiglio di seguire gli sviluppi.
Ehehe, anche se non consciamente, sono certa che inconsciamente
l’indizio è stato percepito e archiviato, spero davvero che il sedicesimo
capitolo ti piaccia, aspetto ansiosa il tuo prossimo commento, me molto
curiosa! Ciao e un bacione grandissimo! Nyssa
Arwen_90:ehehe, Leonard torna in grande stile anche in questo cappy dove la fa praticamente da padrone con le sue
stranezze e le sue caratteristiche decisamente fuori del comune.
E come si può vedere, avevi
visto giusto, Ciel è molto innamorata di Leonard, peccato che il problema Karen
sia ancora latente.
Beh, mi auguro che questo
sedicesimo capitolo ti piaccia, sono molto curiosa di conoscere la tua
opinione, ciao e a prestissimo! Un bacio, Nyssa
LisannaBaston: scrivere di amori incompresi, impossibili,
decisamente difficili e, comunque, fuori del comune, è la cosa che mi piace di
più, se non fosse così non sarei un’autrice di Dramione
e non mi sarei mai cimentata in questa storia ex novo completamente basata su
queste cose perché la premessa c’era fin dall’inizio.
Sono davvero contenta di
averti suscitato così tante emozioni con il quindicesimo capitolo, anche se
spero davvero di non averti fatta piangere, mi sentirei tremendamente in colpa…
Sono d’accordo con tutto
quello che hai scritto circa i vari tipi di amore e anche quello della società
moderna che non riesce più a riconoscerlo e ne rimane a volte delusa. Personalmente
tra le tante coppie che ho descritto, però, credo di riconoscermi in quella
Gardis/Kitt perché come loro sono piuttosto disillusa (però non vado a cercare
le storielle, credo di non essere tagliata per quelle), anche se vedo l’amore
negli occhi di molti altri, eppure sono ancora alla ricerca, a differenza di
quei due che si sono trovati ma non hanno il coraggio (forse a ragione) di
ammettere quello che provano perché è molto pericoloso.
Per l’ultimo amore tra
creature differente ho fatto in approfondimento questo sedicesimo capitolo che
spero ti piaccia, aspetto quindi di conoscere la tua opinione, sono molto molto curiosa! Ciao e un bacione grandissimo e ancora
grazie per il bellissimo commento che mi hai lasciato, Nyssa
Gardis chiuse la porta della sua stanza e uscì nel corridoio
Gardis chiuse la porta
della sua stanza e uscì nel corridoio.
Non si sentiva affatto bene
e ne conosceva anche il motivo: tutta colpa delle chiacchiere di Leonard che le
avevano fatto pensare se fosse davvero giusto tenere Kitt all’oscuro di una cosa
così importante e che, soprattutto, lo riguardava così da vicino.
Lei e Leonard non si erano
mai mentiti, quel pomeriggio era stata un’eccezione avallata dal fatto che,
comunque, lui non le aveva creduto; nessuno riconosceva le bugie come suo
fratello, nella sua carriera scolastica ne aveva sentite e dette troppe, c’era
gente a Hogwarts a cui erano morti sette nonni e
altri che si erano rotti dall’ultimo metatarso del piede all’infinitesimo
frammento del cranio che avrebbero potuto ricavare da una scatola per
microcefali.
Oltre, ovviamente, a truppe
di ragazze malate di chissà quale morbo non contagioso, ma comunque mortale,
che lo avevano assillato chiedendo asilo al maggiore dei Malfoy per passare
l’ultima bella notte della loro esistenza che, dopo tre o quattro anni, pareva
ancora lunga ed in salute.
Quello che Leonard però le
aveva detto l’aveva fatta riflettere su una questione che non esaminava da un
bel po’. All’inizio le era parso ovvio non dire una cosa del genere, primo
perché non era naturale e secondo perché, per quanto la sua fiducia in
Christopher fosse illimitata, lui non faceva parte della faccenda.
O quasi.
Sapeva di essere innamorata
e non avrebbe dovuto, era un sentimento troppo pericoloso per provarlo alla
leggera, ma il suo era ormai troppo radicato nel suo cuore per poter essere
estirpato facilmente.
E il problema era che lei
non credeva a sufficienza all’amore per ammettere di esserlo.
Ad ogni modo suo fratello
le aveva detto che Kitt ragionava come lei e le nascondeva delle verità solo
per il suo bene, urgeva quindi sapere se ciò fosse corretto; non voleva farsi
troppo gli affari del suo migliore amico, dopotutto sapeva rispettare la
privacy altrui, ma si sarebbe sentita altresì molto lusingata se lui l’avesse
informata. Tuttavia doveva sapere.
Se anche lui si fosse
comportato come lei, allora non ci sarebbero stati problemi e avrebbe potuto
mantenere il suo segreto senza troppe fisime, senza pesi sul cuore.
Chris quella sera era
libero, la ronda espletata la notte prima gli aveva consentito di godere della
notte per le successive due settimane, quindi sapeva dove trovarlo.
Hogwarts di notte le piaceva, la tranquillizzava, anche se sua
madre aveva spesso ripetuto che, ai tempi che l’aveva frequentata lei, faceva
quasi paura; le mancavano quei tempi, ogni tanto avrebbe voluto provare un po’
della loro adrenalina, la vita era troppo monotona e la sua anche di più.
Ancora un corridoio e
sarebbe arrivata alla porta designata.
***
Leonard stava passeggiando
per i corridoi.
Non avendo necessità di
dormire, passava la notte a farsi gli affari propri e pensare in completa
tranquillità.
Lui e Ciel avevano avuto un
battibecco mezz’ora prima che aveva visto la mora pestare i piedi e rifiutarsi
con testardaggine di chiamare la sua prima figlia Camille,
come “una vampira lesbica”, gli aveva rinfacciato.
Poi lei se n’era andata
sbattendo la porta e addio al divertimento di quella notte; erano gli
inconvenienti delle unioni formali, quando tutto è ufficializzato, rompere
qualcosa diventa pericoloso oltre che complesso.
Tirò una boccata dalla
sigaretta proprio sotto il cartello “Vietato fumare” e spense il mozzicone. Poi
qualcosa captò la sua attenzione e intravide la sagoma bionda di sua sorella
che vagava per i corridoi.
Sorrise, come minimo stava
ancora rimuginando su quello che le aveva detto quel pomeriggio: decise di
seguirla.
Si trovava sempre in
difficoltà quando si trattava dei sentimenti di sua sorella e la cosa andava
ben oltre la punizione che suo padre avrebbe potuto dargli se si fosse
presentata a casa al braccio di un emo truccato fino
alla nausea con piercing e spuntoni che gli uscivano da occhi e orecchie.
Se da una parte voleva che
la piccola Gardis vivesse una vita normale, provasse cosa fosse l’amore, si
innamorasse e vivesse felice, dall’altra sapeva perfettamente che tutto non era
né facile né realizzabile.
Senza contrare il
consolidato cinismo da zitella bacucca di cui quella si circondava per far
fronte alle sue domande. Che non credesse all’amore era qualcosa che poteva
comprendere, per un po’ l’aveva a sua volta detto e ripetuto.
Che non desiderasse
provarlo era normale, ci avrebbe solo sofferto.
Ma ci era cascata come una
pera e, questo, la faceva infuriare e patire ancora di più.
Chissà cosa stava
macchinando questa volta la sua testolina
***
Gardis camminò, sorpassò
una lumiera in ferro battuto particolarmente pesante e guardò davanti a sé
sbalordita: Christopher stava in piedi nello spiazzo, appena illuminato dalla
luce delle torce, proprio di fronte alla porta d’ingresso di Corvonero nascosta dalla Dama Grigia.
Spalancò la bocca
sbalordita: non era solo e pareva stare parlando fitto fitto
con un’altra persona, una ragazza.
-Non devi
assolutamente fare un’altra cosa del genere! – disse il moro gesticolando e
passandosi una mano nervosa tra i capelli in un tic che, sapeva, lo prendeva
quando era particolarmente agitato per qualcosa – io mi preoccupo per te! –
aggiunse spalancando le braccia in un gesto esasperato
-Non dovresti
essere così apprensivo con me, so badare a me stessa – biascicò la ragazza che
era con lui
-Ma io mi
preoccupo perché ti voglio bene! – aggiunse con impeto il Caposcuola
abbracciandola
Era molto più alto di lei
che non sembrava più grande di una del secondo, massimo terzo anno.
Lei rimase rigida e la
bionda altrettanto mentre sentiva il calore di una lacrima rigarle la guancia
sinistra, fissa in mezzo al corridoio come un palo che guardava quella scena
senza neppure la dignità di nascondersi.
Era venuta per parlare con
Chris di fiducia e si sentiva tradita da quella che lui NON riponeva in lei.
***
Leonard, poco distante,
seguì la scena con altrettanta gravità: nonostante il moro non avesse mai dato
segno di provare qualcosa di più della semplice amicizia nei confronti di sua
sorella, non credeva possibile che nascondesse di avere addirittura una
ragazza!
Insomma, era assurdo!
Di Gardis distingueva solo
la schiena, fermo com’era accanto ad un arazzo, ma poteva quasi percepire il
suo cuore un po’ bugiardo che andava in frantumi di fronte a tutto quello.
***
La ragazza che era con
Chris, che era rimasta ferma mentre lui le cingeva le spalle, si voltò
improvvisamente verso il corridoio, subito seguita nei movimenti da quelli del Ravenclaw.
Chris lasciò la presa sulle
spalle della compagna e si raddrizzò, se il cuore di Gardis si era frantumato,
il suo si era spaccato in due quando aveva visto la sua espressione.
L’aveva ferita un’altra
volta e questo gli faceva male, ma che cosa aveva udito davvero Gardis delle
loro parole?
Pregò che fosse meno di
quello che, in effetti, si erano detti…
Che doveva fare ora?
Il suo bene o quello dei
suoi sentimenti?
-Kitt… tu… -
sillabò un po’ balbettando la bionda cercando di alzare la mano, le tremò e la
riportò distesa lungo il fianco, non aveva neppure la forza di arringarlo a
dovere; Chris notò il gesto e fece per parlare, ma le parole chiare e limpide
della piccola Malfoy risuonarono nel corridoio, cariche di dolore
-Chi è quella
ragazza? Che cos’è per te? – non aveva il diritto di dire certe cose perché non
era la sua fidanzata e lei e Kitt si erano sempre tenuti i propri segreti, ma
credeva di avere almeno il diritto di sapere dalle sue labbra che si era
trovato una fidanzata! Credeva di saperlo, lui glielo doveva per i sentimenti
che lei provava!
Forse non glielo aveva mai
comunicato apertamente e, forse, era stata così brava anche da nasconderlo alla
maggior parte dei suoi compagni, ma… non poteva credere che in sette anni lui
non si fosse neppure accorto di quello che provava per davvero, non poteva
crederlo!
Gli occhi blu del giovane Black saettarono dalla ragazzina al suo fianco a quella che
stazionava nel corridoio, vide le sue lacrime e seppe che avrebbe pianto di più
se avesse saputo la verità su sua sorella.
-Non sono affari
tuoi, Gardis – disse duro alzando gli occhi da vero uomo
-Non sono affari
miei? – strillò quasi isterica Gardis – non lo sono? Non sono affari della tua
migliore amica?
Stava piangendo e serrando
i pugni, si sentiva ridicola, ben poco fine, assai poco Malfoy.
Poi qualcosa la colse come
una puntura nel cuore: forse lei, per Kitt, non era mai stata una “migliore
amica”… dava per scontato che ciò che sentiva fosse lo stesso, ma forse si era
solo illusa.
-Gardis, non
dovresti ficcare il naso nelle cose che non ti riguardano… - Chris si morse la
lingua; quelle cose la riguardavano più da vicino di quel che credeva: se lui
fosse stato una persona qualunque la brunetta al suo fianco sarebbe potuta
diventare la cognata di Gardis, ma la vita aveva disposto diversamente e le
cose avevano una piega differente. Si sentiva uno schifo, la stava ferendo a
morte, la stava facendo piangere solo per proteggerla! Ma quanto dolore c’era?
Quante cose avrebbe voluto raccontarle…
-Stupido!
Gardis girò sui tacchi e
percorse correndo e piangendo il corridoio, coprendosi gli occhi con il braccio
e tentando di asciugare la piccola inondazione di lacrime che le uscivano dagli
occhi.
Leonard la vide e si
appiattì contro la parete mentre lei lo sorpassava senza neppure accorgesi di
lui, nonostante il suo travestimento fosse assai poco mimetizzato.
Provò pena per lei.
Forse era andata
addirittura per mettere in pratica il suo consiglio e dire a Christopher tutta
la verità, ma… non le era andata bene come a lui e si sentiva a sua in colpa.
La prima cosa da fare era
senz’altro prendere quel piccolo ratto schifoso di Kitt, che aveva fatto
piangere la sua sorellina, e appenderlo per i piedi alla banderuola del tetto.
Fece per muoversi e dirne
quattro a quei due che stava in fondo quando udì le parole della ragazza
accanto al Ravenclaw
-Non avresti
dovuto trattarla così – si lagnò una voce femminile dal tono un po’ petulante.
Che avesse un amante? Non
riteneva il suo EX migliore amico capace di una cosa del genere, ma aveva
imparato a guardare sempre oltre l’apparenza.
Sentì la rabbia montargli
dentro, soprattutto al ricordo di come aveva trattato sua sorella e delle
parole fredde che le aveva rivolto.
Non aveva il diritto di
comportarsi in quel modo quando le aveva sempre mostrato tanto calore!
-Non importa –
stava nel frattempo dicendo il ragazzo, ma si accorse da solo che era come
giurare il falso, la stessa sensazione
-Ma è la tua
migliore amica! – protestò ancora la lei e si udì il rumore di una scarpetta
battuta energicamente sul pavimento – potevi anche dirglielo che ero tua
sorella, anche se bastarda!
-No! È una cosa
che non deve sapere nessuno al di fuori di noi – quasi urlò il moro
-Ma insomma! È una
Malfoy! – dichiarò esasperata – pensi che non abbia tenuto abbastanza segreti
nella sua vita?
-È una cosa che
riguarda solo noi, non la deve sapere nessun altro
-Basta, con te ci
rinuncio! – sbottò lei sbuffando sonoramente
Raccattando i suoi avere la
sconosciuta si incamminò per il corridoio, poi si voltò d’improvviso facendo
ondeggiare la lunga treccia sulla schiena
-Ma ti dico una
cosa, fratello – dichiarò prima di passare davanti all’arazzo – non ti
rivolgerò più la parola finchè non sarai andato a
scusarti con quella povera ragazza! Credere che siamo fidanzati, bah… che
mondo… e lasciarglielo credere! – borbottò fra sé
Leonard si nascose
velocemente affianco della parete di stoffa, lei camminò senza fermarsi, ma
quando gli fu davanti girò la testa alla sua sinistra e il biondo ebbe
finalmente l’occasione di vederla: era molto bella e anche molto inquietante…
assomigliava tantissimo a Christopher nei lineamenti fini del viso, la pelle
era altrettanto candida e i capelli, neri come l’ebano, erano intrecciati sulla
schiena, arrivandole fino al bacino, erano sottili e ondeggiavano ad ogni suo
minimo movimento sensualmente.
Ma non era tutto questo che
l’aveva lasciato di stucco quanto gli occhi, verdissimi e brillanti come
smeraldi nell’oscurità; lo stavano scrutando con freddezza.
Eppure le sue labbra non
erano dure o cattive.
Leonard si riprese,
ringraziando di non essere rimasto a bocca aperta, la ripagò con la stessa
moneta, notando la divisa perfetta dei Ravenclaw su
di lei e la piastrina del primo anno appuntata sopra il pullover.
La bocca rosata di lei si
storse in un ghigno, dopodiché annuì appena, come se approvasse e proseguì
impettita per la sua strada.
Il serpeverde
si appoggiò alla parete cercando di riprendersi e di decidere il da fare, gli
sembrava quasi che quella piccola sconosciuta gli avesse indagato i più
profondi recessi dell’anima che non aveva.
D’altra parte, non credeva
possibile che la famiglia che aveva educato una persona come il migliore amico
di sua sorella fosse in grado di compiere qualcosa di così sordido come mettere
al mondo un figlio bastardo, ma, dopotutto, bastava pensare a cosa aveva
combinato quel maledetto di Orion, gli effetti delle
sue azioni erano ancora sotto i loro occhi nelle persone di Zachariah,
Rowena, Sirius e Seraphin.
D’altro canto, per quanto
ci si potesse vergognare di una cosa del genere, non credeva che bisognasse
avere paura che una come sua sorellaandasse a spifferare qualcosa, tanto più che, lui non lo sapeva, ma era
rimasta zitta su questioni decisamente più importanti, altro che uno stupido
genitore che si calava le brache con troppa facilità…
Inspirò ed espirò: lui non
era certo un fratello esemplare e, in genere, non mischiava troppo i suoi
affari con quelli di Gardis, ma non poteva permettere ad uno stupido qualunque
di trattarla a quel modo dopo che lei gli aveva dato tanta fiducia. Forse non a
sufficienza, ma comunque tanta.
Stupido… sua sorella
l’aveva chiamato così. Ma quando era arrabbiata sparava una parolaccia dietro
l’altra, secondo l’abitudine di papà, se invece era addolorata o ferita le
parole cominciavano a farle difetto, un po’ balbettava, piagnucolava come una
qualsiasi ragazzina.
Come non notare tutto
questo in ciò che aveva visto pochi minuti prima?
Ora sapeva cosa fare e non
ne aveva certo paura, la sua natura stessa glielo impediva. Generalmente Gardis
sapeva badare a se stessa, ma in quella situazione doveva intervenire.
Chistopher doveva scusarsi con lei.
Non era ciò che voleva lui,
che avrebbe preferito ucciderlo con le sue stesse mani, ma era ciò che voleva
Gardis e, anche se non lo approvava, l’avrebbe aiutata.
Sua sorella non era mai
stata vulnerabile come in quel momento.
Si trattenne un attimo, se
non si fosse calmato al mattino dopo in mezzo al corridoio avrebbero trovato
una carcassa sventrata…
Poi si incamminò nel
corridoio nella direzione opposta a quella dove tutti si erano diretti.
Il moro stava con un
braccio alla parete, quasi a nascondere la faccia come le sue azioni. Leonard
avanzò con lo stesso incedere del film “Casablanca” e procedette ugualmente
mentre una corrente proveniente dalla finestra faceva ondeggiare la cravatta
allentata intorno al suo collo e i polsini sbottonati della camicia, i gemelli
ancora attaccati alle asole.
I suoi occhi erano dorati
solo perché stava cercando di trattenerli, troppo facile sarebbe stato farli
diventare rossi come il sangue che avrebbe versato e poco importava che
detestasse il sangue maschile, avrebbe fatto uno scempio senza troppi problemi,
dopotutto era un essere nato per uccidere proprio gli esseri umani. Una volta
l’aveva anche fatto…
-Christopher –
chiamò con voce incolore mentre l’altro voltava la testa. Per un attimo provò
pietà per lui perché leggeva nei suoi occhi che non si sentiva niente bene, ma
fu solo questione di un istante, sua sorella aveva tanti difetti, era testarda,
ostinata, strafottente, aveva la lingua biforcuta come una serpe e affilata
come un rasoio, non capiva mai quando stare zitta e quando farsi gli affari
suoi, ma… era sua sorella e le voleva bene. Il primo amore provato era stato
per la sua famiglia che l’aveva accettato nonostante fosse un vampiro e non
avesse nelle vene il loro sangue. Sua madre e suo padre avrebbero potuto
abbandonarlo da qualche parte che sarebbe sopravvissuto e se la sarebbe cavata
ugualmente, invece l’avevano tenuto con loro e nessuno gli aveva mi mostrato
tanto affetto come loro.
C’era stato un momento,
poi, in cui sua sorella aveva rischiato la sua vita per lui nonostante fossero
solo due fanciulli.
-Leonard – disse
piano il corvonero, più che certo che il biondo fosse
stato presente al momento delle lacrime di Gardis
Gli occhi dorati non
manifestavano emozioni, erano freddi più del ghiaccio, facevano paura. Leonard
non riuscì a trattenere un ringhio bestiale nonostante si sforzasse e Kitt
dovette impedirsi di tremare di paura, quel ragazzo faceva paura e non capiva
come mai.
-Come ti sei
permesso! – senza aspettare un attimo Leonard gli sferrò un pugno, l’altro lo
schivò con una certa difficoltà e questo lo colpì sulla faccia, andando poi a
battere contro il muro e lasciando un alone e qualche piccola crepa.
Il moro si tenne la guancia
arrossata e lo fissò con altrettanta freddezza dalle sue iridi blu.
-Sei soddisfatto
adesso? – chiese asciugandosi il sangue che colava dall’angolo sinistro della
bocca
-No – fu la
risposta del maggiore dei Malfoy
Con la forza che lo
contraddistingueva lo afferrò per il bavero della camicia bianca e lo sollevò
con i piedi da terra, tanto che Kitt fu costretto ad abbassare molto gli occhi
per riuscire a guardarlo in faccia
-Valle a chiedere
scusa – aggiunse il biondo scuotendolo come un sacco
-Non sono affari
suoi, non doveva mischiarsi in qualcosa che non la riguarda – biascicò sentendo
fari la stretta più forte
-Non mentire a me!
– tuonò il vampiro – una volta eravamo amici! E so riconoscere le palle che mi
racconti, cosa credi? Che non me ne sia mai accorto? Illuso…
-Anche te dovresti
imparare a farti gli affari tuoi – Chris sentì sulle labbra il sapore del
sangue che continuava a sgorgargli dalla ferita
-Mia sorella e i
miei amici sono affare mio. Ma mia sorella sta al primo posto. Voglio darti un
avvertimento Christopher Justin Black… - e i suoi
occhi divennero di un inusuale colore rossastro mentre mostrava le zanne
riuscendo a stento a trattenersi dal farlo diventare carne tritata
Questa volta il moro non si
trattenne dal tremare, quella visione gli fece scorrere la paura nelle vene
come non gli era mai accaduto in tutta la sua vita, neppure quando…
-Non farla
piangere mai può o quella volta te ne pentirai seriamente
E liberandosi di lui lo
lasciò cadere al suolo come un cencio, sovrastandolo dalla sua statura
-Sei… un vampiro?
– chiese quasi esterrefatto
-Credevi di essere
l’unico ad avere un segreto qui dentro? – gli domandò con crudeltà il biondo e
un ghigno malvagio – anche gli amici hanno dei segreti per il bene degli altri,
ma solo se non li fanno soffrire. Tu hai fatto soffrire mia sorella – pronunciò
la parola “sorella” con un sibilo preoccupante
-Gardis… Gardis è
anche lei un vampiro? – Leonard distolse un attimo gli occhi e guardò altrove,
poi li abbassò
-No – disse con
fermezza – ma ringrazia lo stesso che ti voglia così tanto bene da non
desiderare la tua morte, né quella della tua amica: lo fa solo per la tua
felicità.
-Che cosa vuoi
dire? – chiese circospetto il moro
-Che potrebbe
ucciderti per molto meno
-Uccidermi?
-Credi che non ne
sia capace? – Leonard ghignò di nuovo con aria cattiva – l’ha già fatto, se lo
vuoi sapere
-Gardis ha…
ucciso?
-Per salvarmi la
vita, per scongiurare uno dei pochi modi di uccidere un vampiro.
-Cos…
-Ti avverto, non
farla piangere mai più. E chiedile scusa.
E senza altre parole girò i
tacchi e, allentandosi maggiormente la cravatta fino a sciogliere il nodo,
sbottonò un altro bottone della camicia bianca continuò a camminare
allontanandosi.
Sembrava un film gangster
degli anni Quaranta, mentre il vento faceva ondeggiare i lembi verdi e
argentati e scompigliava la chioma bionda sulla sua testa.
***
Kitt guardò il suo migliore
amico allontanarsi e si passò quasi con disperazione una mano trai capelli
scuri mentre l’altra chioma chiara si allontanava quasi con alterigia per il
passaggio.
Gardis aveva ucciso…
Leonard era un vampiro… quanti segreti tutti svelati in una notte. Il suo era
ancora salvo, però. Ma sapeva che se Leonard li aveva rivelati era soltanto
perché era assolutamente certo che non sarebbe andato a spifferarli in giro e
se anche ci avesse provato, con ogni probabilità non sarebbe vissuto
abbastanza.
Ora comprendeva quegli
sguardi distanti dei due fratelli. Non passavano tutto il loro tempo a
punzecchiarsi come bambini, c’era dell’altro, altre cose gravi. C’erano attimi
di silenzio denso che nessuno osava interrompere, non erano mai loro due a fare
il primo rumore. Chissà quante altre cose terribili e impronunciabili
custodivano dentro di loro.
Ma come poteva spiegare
che, se aveva ferito sua sorella era stato solo per il suo bene… poteva aver
ucciso, ma ciò non la faceva immortale.
C’erano cose che Gardis non
sapeva e non avrebbe dovuto conoscere. Come poteva dire a Leonard che sua
sorella era una ragazza meravigliosa e che, se avesse potuto, l’avrebbe
baciata, amata e sposata nei prossimi dieci minuti, ma se così avesse fatto lei
sarebbe stata in pericolo?
Conosceva quella piccola
peste a sufficienza da sapere che gli sarebbe voluta rimanere al fianco
comunque, anche se pure lei non fosse stata innamorata, pur di aiutarlo.
E conosceva se stesso per
dire che ci era cascato nonostante avesse deciso di no. Era follemente,
perdutamente e irrecuperabilmente innamorato di
Gardis Derzhena Malfoy.
Erano diventati amici in un
baleno e prima che se ne rendesse conto seriamente, il loro rapporto era
diventato speciale.
Alla fine del secondo anno,
quando aveva preso coscienza dell’effettivo legame che li univa, si era
ripromesso di allontanarla o di allontanarsi da lei, ma l’impresa era
miseramente fallita e solo un paio di anni dopo si era accorto del vero motivo.
Aveva cercato ancora di tagliare completamente i ponti, ma continuava a
fallire; si sentiva come una falena attratta dalla luce, solo che in quel caso
sarebbe stata lei a bruciarsi le ali.
Più stavano insieme e più
stava bene. Più tempo trascorrevano più si diceva che era sbagliato e che
doveva darci un taglio.
Senza riuscirci.
Non era capace di liberarsi
di lei, la voleva in continuazione: con sé, per sé. A chiacchierare, a
scherzare, a litigare, a giocare a carte e a sognare di volare.
Avrebbe dovuto fare di
meglio, se davvero era innamorato come diceva a se stesso di essere e voleva la
sua felicità, ma desiderava solo tenerla con sé per sempre.
Come poteva volere allo
stesso tempo di avvicinare e allontanare la stessa persona?
Sarebbe stato per il suo
bene, ma non ci riusciva ugualmente.
E adesso, l’unica volta che
avesse fatto qualcosa per il suo bene, lei stava piangendo da qualche parte da
sola e lui si sentiva un mostro.
Come doveva sentirsi lei
dopo che con poche parole aveva distrutto la loro consolidata e fiduciosa
amicizia? Le aveva detto una volta che ci sarebbe sempre stato, se aveva
bisogno di piangere e di sfogarsi, ora, invece, era solo causa delle sue
lacrime.
Lo faceva per il suo bene!
Lei doveva capirlo!
Ma se era davvero la cosa
giusta, perché faceva così male? Perché soffrivano entrambi?
Percorse come un sonnambulo
i corridoi della scuola svoltando angoli senza una meta precisa e desiderando
non essere mai nato, eppure c’era bisogno di lui, Lachlan e Izayoi
avevano bisogno soprattutto di lui con l’orrido segreto che si poteva sulle
spalle al posto loro.
Giunse alla finestra del
secondo piano, quella che dava direttamente a Sud con un magnifico panorama
sulla campagna innevata e, poco sotto, le limpide, ma scure, acque del Lago
Nero. Notò in lontananza le chiome degli alberi mossi dal vento e provò un
senso di soffocamento terribile, agognava ad avvertire il vento sulla faccia
fino a fargli male quanto una lama, voleva sentirlo tra i capelli che si
scompigliavano e desiderava il suo suono nelle orecchie e…
Aprì la grande finestra a
vetri e che immetteva sul terrazzo e richiuse l’imposta dietro di sé, poi
appoggiò i gomiti alla balconata, percependo finalmente placarsi quel bisogno
quasi ossessivo di aria che lo aveva assillato mentre era al chiuso.
Scivolando piano verso
terra si sedette sul pavimento marmoreo e rimase a godersi quel momento in
completa pace dei sensi, ma non senza che il suo cuore martellasse nel petto
furiosamente.
***
Leonard tornò velocemente
in camera, chiuse con un tonfo sordo la porta alle sue spalle, scaraventò i
gemelli della camicia nel posacenere sopra il tavolino e si appoggiò all’uscio.
Percepì il freddo
dellanotte sulla faccia e ne trasse
sollievo sentendo il vento e il gelo, poi si ricordò di aver chiuso la finestra
e aprì meccanicamente gli occhi, all’erta.
Sul davanzale, con le gambe
che pendevano all’interno della stanza era seduta la ragazza di poco prima, le
mani appoggiate signorilmente accanto al corpo, il sorriso bieco di qualsiasi
cattivo delle favole sulle labbra, gli occhi smeraldini che lampeggiavano come
tizzoni nella notte.
La guardò e rimase al suo
posto senza scomporsi mentre il vento scompigliava i suoi capelli neri perfetti
e faceva ondeggiare la treccia sulle sue spalle sottili: era indubbiamente la
sorella di Christopher, vedendoli assieme nessuno avrebbe potuto dire il
contrario.
-Cosa ci fai qui?
– chiese con malgarbo, lei sorrise – non è posto da stare per una ragazza come
te
Lei rimase immobile,
accennando appena un segno con la testa
-Oh, io sono
troppo giovane per perdere quel poco di dignità che mi resta – affermò lei
senza rossori, alludendo alla sua verginità – e dopotutto, ho anche io, come
te, una persona speciale, quindi non sono qui per quello.
-Cosa vuoi,
allora? – quella tipa non lo convinceva fino in fondo, pareva sempre saperne
troppo degli affari degli altri
-Sai Malfoy –
disse piano – io e te alla fine ci assomigliamo – cominciò – tutti e due siamo
i cattivi della favola, eppure mostriamo i denti ma parteggiamo per il lieto
fine
-Non ti seguo
-So che sei un
vampiro – aggiunse
-Ah sì? – lui non
parve particolarmente scioccato, sembrava che in quei giorni il suo segreto
fosse destinato a diventare di dominio pubblico, poco male.
-Non mi chiedi
come l’ho saputo? – lei pareva sinceramente sorpresa
-Se vuoi dirmelo…
-Mh… lo so, tu vuoi sapere chi sono davvero, non è così?
– leggermente stupito, lui si voltò a guardarla, poi annuì e lei scese dalla
sua postazione
-Mi chiamo IzayoiFuyouDeLaci,
molto piacere, sono la sorella bastarda di Christopher
-Era una cosa
evidente – lei alzò un sopracciglio a domandare perché – a parte per gli occhi
e il sesso siete uguali – spiegò
-Già, è per quello
che non ci facciamo vedere spesso in giro assieme, sarebbe troppo evidente
-Saggia decisione
-Sai – incominciò
- non mi piace quello che mio fratello ha fatto a tua sorella, è una persona
che stimo moltissimo e personalmente vorrei essere come lei, specie con tutto
quello che sopporta tacitamente. Vorrei essere come lei. E per quanto mi
riguarda, poteva anche dirglielo chi sono davvero, non è un gran segreto –
quella tipa cominciava a piacergli parecchio, diceva le cose giuste come
andavano dette – anche perché credo che voi due abbiate segreti ben peggiori
-È vero
-Tu che sei un
vampiro… il tuo fidanzamento con Ciel…
Senza darle tempo di finire
la frase Leonard si voltò repentinamente verso di lei e la fissò, lei aspettò
con esasperante lentezza, sapendo di aver finalmente catturato la sua
attenzione
-Come lo sai? Lei
non te ne avrebbe mai parlato…
La mora ghignò
-Strana la vita
che mi ha dato la possibilità di leggere la mente delle persone
-La legilimanzia non
è un dono di natura
-Ma saper leggere
la mente senza di essa lo è
-Intendi dire che
puoi sapere quello che pensano le persone?
-Sì
Lui aspettò un attimo
riflettendo più su quello che doveva dire su quello che NON doveva pensare.
-Beh, non la uso
sempre – lo tranquillizzò lei, tormentando una ciocca di capelli – ma ogni
tanto torna utile
-Immagino
-E così tua
sorella è innamorata di mio fratello?
-Così pare
-Non ne sei
felice?
-Per come l’ha
trattata, assolutamente no
-Chris lo fa per
me e Lachlan, anche noi abbiamo i nostri segreti
-Posso immaginarlo
-Già… però ciò non
toglie che lui avrebbe dovuto spiegarle almeno che non siamo amanti, non sta
bene far piangere una donna
-Tu cosa sei
venuta a fare qua? – Leonard non sapeva da che verso prendere quella
sconosciuta, piccola saccente
-Volevo una scusa
per conoscerti, come persona mi piaci parecchio, vorrei avere più spesso a che
fare con te
-Sono ufficialmente
fidanzato da un giorno – le ricordò
-Oh, lo so,
dopotutto anche io ho qualcuno da rispettare e non lo tradirò certo per il
primo bellimbusto che passa, ma… vorrei essere tua amica, accetti la mia
amicizia, giovane Malfoy?
Gli tese una mano; non era
gesto che una ragazza dovesse fare, visto che era appannaggio maschile per
suggellare i patti, ma non c’era via più veloce al momento.
La mano fredda di Leonard
strinse quella più piccola della ragazza e lei sorrise soddisfatta, strano il
mondo, non c’era che dire.
A quel punto abbozzò un
saluto e fece per uscire dalla finestra.
-Non preoccuparti
per quei due, si aggiusterà tutto
E senza aspettare una
risposta sparì; inutile dire che aveva scoperto chi fosse la figura che
svolazzava sopra Hogwarts di tanto in tanto.
Che tipa strana, davvero
imprevedibile e un bel po’ bisbetica, ma c’era qualcosa di sinistro in lei,
eppure di molto affascinante.
No, non cercava di
rimpiazzare Ciel, ma forse aveva trovato qualcuno che capisse seriamente cosa
si provasse ad essere come lui.
***
Come era bella la notte, ma
come lo era di più quel cielo freddo e distante come un campo immenso…
Se fosse stato per lui,
sarebbe rimasto per tutta la vita su una scopa: avrebbe avuto senz’altro meno
rogne, niente problemi di famiglia, niente ragazze per cui sapeva fin troppo
bene cosa provava, solo l’aria sulla faccia e il cielo tutt’intorno.
Kitt desiderò seriamente
andarsene da tutto, ma seppe di non potere.
-Da quanto tempo, Byakko…
Disse una voce dal nulla,
calda e sensuale.
Aprì di scatto gli occhi e
si guardò intorno: ferma sull’asta che tanti anni prima avrebbe retto una
svolazzante bandiera dai colori brillanti, le mani lungo i fianchi, stava una
figura femminile in penombra di cui risaltavano solo i lucentissimi occhi
azzurri, di un colore quasi irreale.
Non la distingueva con
chiarezza, ma vedeva le labbra sottili storpiate in un sorriso ironico mentre
gli occhi lo abbagliavano. Guardò d’istinto alla portafinestra per capire da
dove fosse venuta: questa era chiusa , esattamente come l’aveva lasciata.
Da dove era arrivata?
Erano molto alti rispetto
al suolo…
-Chi… chi sei? –
farfugliò insicuro sbirciandola di soppiatto, lei ghignò ancora e mosse un
passo, spostandosi dove potesse colpirla la luce della luna
-Non ti ricordi
proprio di me, eh, Byakko?
Lui la guardò senza
riuscire a distogliere lo sguardo; la fanciulla che aveva davanti era una donna
di bellezza non comune con i capelli bianchissimi, lunghi e mossi che le
scendevano per tutta la schiena, scompigliati dal vento, e gli occhi come
zirconi. Ma quello che più lo sconcertava era ciò che aveva tra i capelli: un
corno appuntito di colore dorato svettava sui crini chiari proprio sopra la
fronte.
Chi era e che cos’era
quello?
-Come ti chiami? –
lei mosse un passo sull’asta, perfettamente in equilibrio e lui notò che era
coperta soltanto da un lungo lenzuolo bianco drappeggiato sul corpo nudo; i
lembi della stoffa si avvolgevano intorno alle forme sensuali mentre uno dei
due era trattenuto sopra il seno da una mano perfetta e l’altra falda
ondeggiava col vento proprio sotto i suoi fianchi, coprendo a malapena
l’attaccatura delle gambe che erano lunghe e slanciate.
-Il mio nome è Rago, giovane Byakko, e sono la
Regina dei Demoni
Chris boccheggiò un istante
prima di realizzare che si trattava di uno scherzo, le sorrise col suo fare
gentile, anche se quello non era proprio il momento migliore per il suo umore
già duramente provato
-Lieto di
conoscervi, Regina dei Demoni, cosa posso fare per voi?
Lei lo schernì con lo
sguardo
-Non mi credi,
vero? – chissà come, ma con la sua storia se l’era aspettato
-Lo trovo assai
difficile, credere ai demoni… sono solo favole…
-Tu dici? – lui
annuì – beh, in quel caso inorridiresti parecchio a sapere quanto hai a che
fare con me che ne sono la Regina
-Lasciatemi in
pace, signora Regina dei Demoni, non ho tempo da perdere
-Nel qual caso –
ghignò lei – possiamo sempre fermarlo… - schioccò le dita e sorrise ancora –
puoi controllare, se vuoi – aggiunse – mio scettico Byakko
-Non scherzare,
Regina dei Demoni, nessuno può farlo
-Nessuno tranne un
demone – puntualizzò lei
-I demoni non
esistono, la cosa più demoniaca che si trova in giro è un vampiro di stirpe
-E immagino che tu
non sia sorpreso dal fatto che uno dei tuoi compagni lo sia
Christopher deglutì,
l’aveva saputo solo da poco tempo, ma lei come faceva ad esserne a conoscenza?
Forse era implicata negli affari dei Malfoy?
-Ma io so che
credi ai demoni, Christopher Black, non mentire
proprio a me
-Come sai il mio
nome? – indagò lui – io non te l’ho detto
-Sei il Byakko, è naturale che tu sia un Black.
Per il tuo nome, invece, è un’altra storia, anche se… tu non sei del tutto Black, vero?
-No, non lo sono,
quindi non sono neppure il tuo Byakko o qualsiasi
cosa sia
-Non cercare di
raggirarmi, so ritrovare il Byakko in mezzo a
migliaia di persone e forse di più
-Sorprendente
-Sei molto
scettico, rispetto ai tuoi antenati
-I miei antenati?
-Non crederai di
essere il primo Byakko della storia, vero?
-Che cosa dovrei
credere? – lei sorrise, questa volta con una dolcezza quasi materna
-Immagino che il
fatto che le Memorie siano andate perdute con l’ultimo capofamiglia ufficiale,
nessuno abbia più saputo niente di questa faccenda, dovrò spiegarti tutto io.
Incredibile – pareva divertita – io, Rago, Regina dei
Demoni che ti insegno che dovresti uccidermi o amarmi…
-Non ti seguo
-Già… tu sai cos’è
un demone?
-Più o meno, è una
creatura fantastica
-I demoni sono
realmente esistiti – puntualizzò lei scendendo dalla balaustra – molti secoli
fa
-Non è vero
-Sì invece. Io me
lo ricordo
-Tu? Sei troppo
giovane
-Non sai niente di
me, sai cos’è la Sohryu? – lui scosse la testa – che
confusione, si toccò con l’indice le labbra rosate – io sono l’ultimo demone
della terra e, per certi versi, non sono neppure viva. Io sono la Regina dei
Demoni, colei che porta il titolo di Sohryu, la
Capofamiglia dell’est e nasco dall’Anima Azzurra, l’ossidiana azzurra che io
stessa ho creato qualche migliaia di anni fa
-Bella favola
-Ammettilo che mi
stai credendo
-No
-Testardo come
tutti i Black. Ma io so che comincerai a credere
presto a questa storia, so che presto comincerai a ricordare più di quello che
immagini
-Mi prendi in giro
-Non lo farei mai.
Ma sono certa che se nominassi il nome del mio amato Dresda qualcosa
cambierebbe…
E il suo corpo agile spiccò
un salto dalla ringhiera atterrando appena con i piedi scalzi sul pavimento
freddo, sembrava che non sentisse il freddo sotto le piante affusolate e
candide
-So che mi
cercherai ancora, giovane Byakko, me lo dice il
ricordo che ho di te…
E senza aggiungere altro,
sempre trattenendo il lenzuolo sul seno aggiunse
-Addio,
Christopher Black, ma so che ci incontreremo ancora
Un altro salto, questa
volta all’indietro e fu di nuovo sullo spesso corrimano di marmo, lui si alzò
frettolosamente in piedi e quando fu quasi per fermarla questa si lanciò
all’indietro nel vuoto, cadendo di schiena senza paura.
***
Spazio autrice: eccoci ad un capitolo importante, il più importante della storia per la
verità, il punto critico, da qui cominciamo seriamente ad entrare nella parte
complessa. Entra un nuovo personaggio, Rago, fin’ora
non avevo mai fatto accenno a lei, vi consiglio però di studiarla parecchio, il
suo mistero verrà presto svelato, ma per il momento è al centro dell’attenzione.
Entra anche la sorellina
illegittima di Kitt e, tenetela d’occhio perché lei è la chiave per aprire
tutta la storia. Izayoi ha qualcosa che potrebbe
aiutarvi a capire che cosa ci si aspetta da lei.
Per il resto è l’ennesimo
capitolo di sofferenza, solo che questa volta tocca alla povera Gardis. E a
Kitt, ma a lui perché è troppo protettivo nei suoi confronti e tende a
preoccuparsi troppo, specie del futuro.
Mi rendo conto che i miei
suggerimenti debbano sembrare più enigmatici della storia stessa, ma cercate di
capirmi, se vi svelo tutta la storia e i segreti adesso che gusto ci sarebbe a
leggerla e seguirla?
Vorrei tanto rimanere per
ringraziarvi per i bellissimi commenti che mi avete lasciato la volta scorsa,
ma purtroppo ho un impegno urgentissimo e ho aggiornato di sfuggita solo per
non fare un ritardo più lungo dell’altra volta, quindi spero che mi
comprenderete, dopotutto siamo tutti qui alle prese con scuola e lavoro e io ho
in più il compleanno della mia migliore amica per cui urge pure comprarle un
regale e… beh, una marea di altre cose.
Vi chiedo scusa, prometto
che la prossima volta risponderò a tutte le vostre stupende recensioni e
comunque sappiate che vi ringrazio e che mi fate davvero un’autrice felice con
le vostre parole!
Do un grande benvenuto a
tutti quelli che hanno appena terminato di leggere le Relazioni e si sono dati
al seguito, sono lusingata che la mia prima fic vi
sia piaciuto al punto da lanciarvi nella lettura del suo seguito e spero che
questo non vi deluda.
Ringrazio tutti quelli che
ogni volta spendono un po’ del loro tempo per me e anche quelli che leggono la
mia storia, che la mettono nei preferiti e che la seguono, sono felice di avere
così tante persone affezionate a “Del colore dell’ametista”.
Non preoccupatevi se al
momento gli indizi possono sembrare un po’ confusi, come è accaduto tutte le
altre volte ogni pezzo andrà al suo posto, non preoccupatevi.
-Aspetta! – urlò
allungando la mano, quasi tentasse di poterla acchiappare al volo.
Nel nulla riconobbe i suoi
occhi brillare e, dal nulla, lei ricomparve di fronte a lui, fluttuante
nell’aria, avvolta dal suo drappo bianco che la circondava quasi animato da
vita propria e volontà di proteggerla.
-Sapevo che
l’avesti fatto
Era una constatazione fuori
posto, ma Rago lo conosceva meglio di tutti quelli
che erano lì.
-Chi… chi è
Dresda? – domandò lui sporgendosi dalla balconata, lei stava qualche metro
nell’aria, senza appoggiare da nessuna parte, gli occhi celesti brillarono
-Te ne sei
ricordato?
-Chi è? – Chris
pareva quasi ipnotizzato da quel nome, ogni volta che lo pronunciava, che lo
pensava o che lo ripeteva era come se avesse la coscienza di qualcosa che,
però, non riusciva ad afferrare. Come un deja-vu di
cui non si coglie del tutto il significato
-Dresda era il
quarto principe del Consiglio degli Arcimaghi e l’unico che abbia mai amato –
aggiunse
-Quanto… quanto
tempo fa è avvenuto?
-Molto, più di
quanto tu riesca a immaginare.
-E perché mi fa
questo effetto strano? – era certo che lei avesse pronunciato appositamente
quel nome, quindi doveva essere a conoscenza delle reazioni che gli scatenava…
-Perché tu sei lui
– fu la candida risposta e per un attimo sembrò che lo sguardo fermo del demone
di fronte a lui diventasse improvvisamente vulnerabile e triste
Lui cercò di capire, ma non
ci riuscì
La vide e sentì la sua voce
rotta mentre una lacrima le rigava la guancia sinistra e, quasi per riflesso
incondizionato, sentì il suo corpo triste e avvertì il caldo delle lacrime a
sua volta sulla sua faccia.
Lei si avvicinò come una
fata, tese una mano e gliene asciugò una, portandosi poi il dito alle labbra,
assaporando il gusto salato
-Io mi ricordo
ancora di te, Byakko… - disse con tono sommesso e gli
prese il viso tra le mani, a occhio poteva essere scambiata per una ragazza
poco più grande di lui, ma la sua bellezza era totalmente fuori dal comune –
anche se tu hai dimenticato tutto… e ogni volta è una nuova guerra
Lei gli accarezzò le guance
e l’attimo seguente lo baciò.
Avrebbe giurato che in un
contatto simile quello strano corno che aveva sulla fronte gli avrebbe fatto
male, ma non accadde.
E nonostante avesse
compreso le sue reali intenzioni, non si scostò quando lei lo baciò, ma rimase
impietrito dalla sua bellezza.
-Dovresti scusarti
con lei
Il moro si riprese e la
fissò allibito
-Dopotutto è il
mio destino… e anche il tuo… il Byakko e la Sohryu o si amano o si odiano. Io vedo l’amore per
qualcuno, e molta tristezza
Non riusciva a decifrare le
emozioni contenute in quel viso perfetto che lo fissavano, gli occhi colmi di
lacrime che, tuttavia, non scivolavano via, come se fossero trattenute.
Qual era la storia di
questa Rago e della persona che aveva nominato,
Dresda? Pareva particolarmente triste di pronunciare il nome di fronte a lui.
E come sapeva di Gardis?
-Sei uno spettro?
– chiese all’improvviso, le mani di lei, così come le sue labbra, erano fredde,
assolutamente gelate
-A volte preferirei
esserlo. L’Anima Azzurra mi concede di vivere una volta ogni cento anni nel
corpo di chi l’ha ingerita. Questa volta però è tutto diverso e complicato
-Perché?
Lei si ritrasse e gli fece
passare dolcemente un dito sulla bocca
-Tu non ricordi
nulla di noi e la storia che la tua famiglia per mille anni e più ha tramandato
è andata perduta con l’ultimo capofamiglia. Nessuno può rammentarla, a parte
io. E adesso l’Anima Azzurra è custodita da una persona molto speciale
-Chi? – lei non
rispose
-Per tanti anni,
dopo che qualcuno aveva ingerito l’Anima Azzurra, ho preso il controllo del
corpo di quella persona. Se fossi riuscita a farmi amare di nuovo dal Byakko, avremmo rotto la maledizione e io avrei distrutto
quella pietra, ma non potevo farlo perché c’erano ancora molte cose da chiarire
tra noi, tuttavia…
-Cosa?
-Per tanti anni ho
tentato, alcune volte la malvagità di coloro che ci hanno solo ricordati ha
fatto sì che il Byakko mi uccidesse, lui, l’unica
persona che poteva amarmi e uccidermi, altre volte la persona di cui possedevo
il corpo aveva un amore talmente grande che mi sono fatta da parte per lei.
Altre volte ancora sono stata io ad uccidere il Byakko,
per salvarmi la vita. Alcune volte gliel’ho risparmiata
-Non è mai
successo che tu e il… Byakko? – pareva strano dare
credito a quella storiella – vi innamoraste
-Se così fosse
successo ora non sarei qui, ma…
-Ma cosa?
-Le cose cambiano,
la persona che ha il corpo nel quale io vivo è qualcuno davvero fuori dal
comune, è stata l’unica di cui non sia riuscita a sopraffare la personalità
tanto questa era spiccata, forse perché, tra i molti, era la sola che mi ha
accettato non per potere
-Non ti seguo
-Non importa,
verrà il momento. Nel frattempo… - si spostò nuovamente nel vuoto, fluttuante come
un fuoco fatuo – cercami, Byakko, io ti aspetterò.
Cercami tra quelli che conosci, tra gli amici e i parenti, tra le persone che
senti che mi somigliano…
-Aspetta,
raccontami tutta la storia!
-Non è ancora
giunta l’ora – ammise tristemente lei – ci rivedremo, la notte di Capodanno,
un’ora prima della mezzanotte, aspettami qui, allora saprai. Ma dovrai prendere
la tua decisione: cosa ne farai di me? Mi ucciderai, mi amerai o mi
abbandonerai?
E questa volta scomparve
davvero.
Christopher si accasciò a
terra, più incline a pensare ad un sogno che sfociava in un incubo che ad una
realtà veramente accaduta.
I demoni…
Aveva sempre sentito dire
che fossero solo creature immaginarie e ne aveva appena incontrato uno,
l’ultimo.
E questo demone gli aveva
chiesto di cercarlo tra coloro che conosceva, gli aveva detto che la notte di
Capodanno avrebbe dovuto scegliere tra lei e qualcun altro e, nel caso,
decidere se voleva ucciderla oppure no.
Evidentemente anche lui,
come quel famoso Dresda, era l’unico che potesse sia amarla che ucciderla.
Ma l’amore era un
sentimento spontaneo come quel masso che si portava dietro, come quella
montagna di sensazioni, sentimenti e altro che lo legava alla piccola peste
bionda che aveva ferito non più di un’ora prima.
Se non l’avesse amata, Rago la Regina dei Demoni l’avrebbe ucciso? O forse avrebbe
ucciso Gardis per avere una nuova chance?
Pareva che ogni suo gesto
lo portasse a fare del male a quella povera ragazza.
I demoni erano potenti, per
quanto la piccola Malfoy fosse spietata se si trattava della vita di persone
care, non sarebbe sopravvissuta, lui era l’unico che potesse uccidere quella
donna strana.
Ma che doveva fare?
Avrebbe dovuto pensare a
cosa dire alla Regina dei Demoni, ma i suoi pensieri erano tutti presi da
Gardis: lei che piangeva, che urlava, che impazziva.
L’aveva trattata proprio
male… e tutti, anche quelli che non lo conoscevano, gli avevano detto di
scusarsi. Anche Rago che diceva di amarlo, che
sosteneva di volere il suo amore era quasi cosciente dei suoi sentimenti, forse
sapeva già che era innamorato… no, ne era certo, lei SAPEVA, glielo aveva detto
chiaramente.
Ma se si fosse scusato,
Gardis sarebbe stata di nuovo in pericolo… e questa volta ancora di più.
Che casino, che casino e
che casino! Perché tutte a lui dovevano succedere?
Poi rammentò gli occhi
colmi di lacrime della Sohryu e quel ricordo lo
straziò: anche quelli strani, bicolori della sua Gardis erano stati così quando
aveva pianto per lui?
Avrebbe dovuto amare Rago per paura di quello che avrebbe fatto a Gardis, ma
amava Gardis e non poteva mentire.
Si sarebbe scusato. Sua
sorella aveva ragione.
La notte parve accettare la
sua decisione e, infatti, le nuvole che prima avevano parzialmente coperto la
luna si scostarono, rivelando quell’astro brillante nel cielo.
Annuì alla luna tanto cara
alla piccola Malfoy, ma anziché alzarsi e tornare in camera, rimase seduto lì
fuori nella frescura notturna.
Non voleva più pensare a
demoni, arcimaghi, gente del passato, Anima Azzurra e neppure a Izayoi, a Lachlan, a Gardis, a Leonard e a tutti i segreti
che gli erano stati rivelati, voleva solo che il vento svuotasse la sua mente e
lo lasciasse in completa tranquillità.
***
Leonard era alla finestra a
fumare, la discussione con quello che era stato il suo migliore amico lo aveva
reso particolarmente nervoso ed insicuro, sarebbe andato a cercare Ciel, doveva
sfogarsi con qualcuno e lei avrebbe potuto capirlo, anche se non avrebbe
apprezzato di essere svegliata nel cuore della notte per starlo a sentire
chiacchierare.
Tirò una boccata, poi, dal
nulla, comparve qualcosa, qualcosa che quasi lo spaventò: il corpo di una donna
si materializzò davanti alla sua finestra facendogli cadere la cenere e il
mozzicone dalle dita: la riconobbe subito, come non farlo
-R…Rago? – chiese preoccupato vedendo i suoi occhi chiusi e
affaticati; con l’ultimo sforzo la Regina dei Demoni si lanciò verso le imposte
aperte, Leonard l’afferrò al volo salendo sul davanzale e la portò dentro,
vedeva il suo petto alzarsi e abbassarsi affaticato – cosa ci fai qui? – chiese
preoccupato stendendola sulle coperte, il capelli candidi sparsi sul cuscino e
lungo il materasso, pareva davvero morente
-È da molto che
non ci vediamo, vero?
-Finiscila, cosa
ci fai qui? Non dovresti essere qui! Non ne saresti stata in grado
-Ha deciso che
fosse la cosa più giusta
-Quale cosa più
giusta?
-Che io fossi la
prima ad incontrare il Byakko
-Avete trovato il
capofamiglia dell’ovest? – un segno di assenso – chi è?
-Christopher Black
-Cazzo! Quando
l’avete scoperto?
-Questa sera… era
così arrabbiato che ha involontariamente liberato parte del suo potere
-Merda!
-Perché? Sarebbe
una bella cosa… perdona quel ragazzo, non portargli rancore. Lui vuole solo
proteggere tua sorella…
-Smettila di
parlare
-Sembra che io non
riesca proprio a scavalcare la… personalità, - la frase era incompleta perché Rago ansimava come se avesse corso per chilometri, ma
Leonard sapeva e non aveva bisogno di ascoltarla di più - eppure è sempre stato
così facile… senza il suo consenso io non vado da nessuna parte… - continuò la
donna dai capelli bianchi
-Stai ferma, non
avrai ancora molto tempo, sei stravolta
-Lo so. Sei una
brava persona Leonard.
Sollevandola tra le
braccia, il biondo la prese in spalla e scomparve oltre la porta.
***
Preoccupato per Gardis,
Leonard andò alla stanza del Prefetto del Grifondoro
che aveva appesa alla porta la targa col nome di sua sorella.
Il letto era divelto e il
pavimento era un autentico campo di battaglia. Gardis doveva aver pianto e fatto
un bel casino… c’erano vasetti rotti, libri aperti a casaccio ovunque, quadri
storti alle pareti e segni di tagli sulla tappezzeria, il tipico esempio di
rabbia furiosa. La tappezzeria della stanza della piccola Malfoy a casa andava
rimessa a posto dopo ogni sua crisi di nervi, quella ragazza era in grado di
fare più danni di un tifone!
Scuotendo la testa con ben
poca approvazione decise di rimanere a vegliarla mentre, col respiro pesante,
Gardis riposava ora nel letto; si mise a raccattare i cocci e riassemblare vasi, ninnoli e le altre stupidaggini che
collezionava così volentieri e in quantità decisamente eccessive.
***
Era mattina e il sole era
già alto nel cielo.
Gardis si svegliò aprendo
uno dopo l’altro gli occhi e accorgendosi di trovarsi nella sua stanza.
Roteò lo sguardo lungo le
pareti rimesse a nuovo, ben diverse da come le aveva lasciate quando aveva
concesso all’anima imprigionata di Rago di prendere
momentaneamente il suo corpo. Non era successo spesso. Ma l’aveva voluto lei
tutte le volte.
Spostando le iridi di due
colori differenti intorno, vide la sagoma di suo fratello seduta su una sedia
intento a rileggere per l’ennesima volta uno dei suoi libri di vampiri.
Un accenno all’orologio
sulla scrivania le disse che l’ora delle lezioni era passata già da un po’…
-Cosa ci fai qui?
– chiese – le lezioni sono già iniziate…
-Divinazione è una
materia inutile e rischio di uccidere la Cooman
soffocandola con uno dei suoi amati cuscini se non la pianta di dirmi che la
mia anima è arida come il deserto del Gobi. Come se i vampiri avessero l’anima…
– l’altra sorrise
-Me la sarei
potuta cavare da sola
-Avevi bisogno di
riposare. Ho detto ai tuoi amici che avrai bisogno di un po’ di giorni e che
eri sotto stress per tutto il lavoro. Sono stati molto inclini a credermi vista
la mia stravagante presenza in questo nido d’uccelli – gli rivolse
un’occhiataccia, non doveva permettersi di chiamare la Torre del Grifondoro “nido d’uccelli” anche se era un po’ debilitata.
- Penso che più tardi verranno a trovarti e anche una ragazza degli ospiti,
sembrava parecchio preoccupata quando non ti ha visto a colazione
-Di chi si tratta?
-Boh, una tipa
strana coi codini e i campanelli
-Ah, è Asuna
-Hai già fatto
amicizia?
-Sei qui per
irritarmi o aiutarmi? – lui si trattenne. – Leonard – disse poi lei con tono
serio – ho scoperto chi è il Byakko…
-Rago me l’ha detto – annuì – cosa ne pensi?
-Lei soffrirà. Non
c’è speranza.
-Tu no?
-No.
-Come vuoi. - Era
solo la sua opinione.
Silenzio.
-Che ne è di
Christopher?
-L’ho visto a
colazione
-Era arrabbiato?
-No, era solo
sulle nuvole. Ora ti lascio dormire. Riposati in questi giorni, zio Blaise era preoccupato di non vederti di sotto. Penso che
anche Rudiger verrà a trovarti, con tutti i
visitatori che avrai dormirai ben poco
-D’accordo
-Vado, Erbologia non la voglio saltare
-Perché?
-Abbiamo lezione
coi Corvonero – e senza aggiungere altro le
scompigliò i capelli biondissimi e uscì dalla porta. Gardis ancora non sapeva
che lui era a conoscenza della sua piccola e dolorosa zuffa con Kitt. E non
sapeva neppure della “amichevole” chiacchierata che suo fratello e il suo
(forse) ancora migliore amico avevano avuto quella stessa notte.
E chissà che disastri aveva
combinato Rago questa volta…
Era orribile che potesse
vedere e sapere tutto quello che pensava e lei non riuscisse a fare altrettanto
quando lasciava che Rago prendesse il sopravvento.
***
Chris si era detto che
quella mattina stessa si sarebbe scusato con Gardis per il suo comportamento
inaccettabile, per le sue maniere terribilmente brusche e per le male parole
che aveva usato.
Ma soprattutto perché era
stato intollerante con un’amica che, alla fine, cercava solo di proteggerlo e
proteggere il proprio orgoglio.
Questo glielo aveva
insegnato Rago.
Gardis, però, non si
presentò a colazione quel giorno e neppure quello successivo.
Per tre giorni di lei non
si vide ombra tra i corridoi.
I suoi amici erano
stranamente preoccupati, sostenendo che era davvero raro che si ammalasse e
avevano fatto una piccola processione fino alla sua stanza.
Aveva pensato di andare
anche lui e scusarsi in privato cogliendo l’occasione, ma era arrivato fino
alla sua porta, poi aveva scorto gli occhi di Leonard ed era tornato indietro
senza combinare niente, pieno di vergogna.
In quei tre giorni sentì su
di se gli occhi del vampiro in ogni momento e ogni volta che li incrociava e
questi erano dorati e caldi come loro solito, non poteva impedirsi di ricordare
come fossero quando la sua parte demoniaca prendeva il sopravvento: rossi e
terribili.
Forse stava solo diventando
paranoico pensando che il fratello di lei lo seguisse e lo pedinasse perché,
ovunque si voltava, lui c’era, ma magari era solo una sua impressione e dava
troppa importanza a quegli incontri casuali.
Lui sapeva perché Gardis
non era a lezione e sapeva che Leonard sapeva.Si sentiva colpevole come un bambino colto con le mani nella marmellata.
Questa volta l’aveva
davvero fatta grossa… chissà se lei l’avrebbe perdonato… pregava di sì, ma se
così non fosse stato l’avrebbe capita; lui comunque avrebbe dato il meglio di
sé per scusarsi e farsi nuovamente accettare.
Anche se ciò era male per
lei, ma se ne sarebbe curato dopo e, soprattutto, preoccupato.
In quei giorni neppure una
volta il pensiero di Rago la Regina dei Demoni gli
sfiorò la mente, tanto questa era oppressa dall’idea della piccola bionda.
Vide passare della gente
che usciva dal dormitorio del grifondoro,
evidentemente andati a trovare la malata. Li sentì discutere di quanto fosse
strano e, per l’ennesima volta, si sentì un verme schifoso, strisciante, lurido
essere senz’anima.
-Problemi con lei?
– un paio di occhi a mandorla spuntarono da oltre la copertina del libro:
codardo com’era non era riuscito a fare altro che rimanersene seduto sulle
scale fingendo di leggere proprio davanti al quadro della Signora Grassa.
Lo sguardo di Asuna, la ragazza che aveva incontrato quella notte di
tempesta comparve e gli sorrise nel suo fare gentile e la divisa, immacolata e
perfetta come al solito.
Era dunque così facile
leggergli dentro? Come faceva una emerita sconosciuta ad accorgersi con
un’occhiata di quello che sentiva?
Inconsciamente annuì e lei
fece altrettanto, come se se lo fosse aspettato.
-Ti va di
parlarne?
Beh, mica male la cosa! Lui
che aveva trattato da schifo la ragazza che amava andava a parlare dei suoi
problemi d’amore con una perfetta sconosciuta segretamente sposata con il
professore più conteso della storia del MahoRa.
Non seppe come, ma si
ritrovò in giardino con la giapponese che aspettava la sua confessione, pareva
che ne avesse viste davvero tante, forse non aveva mentito a proposito di
quello che lei e il suo amato professore avevano passato assieme.
Le raccontò brevemente di
come si era comportato male con Gardis per un motivo stupido e dell’orgoglio di
troppo quando avrebbe potuto fare altrettanto con molta più educazione e senza
creare danni.
Asuna annuì, poi parve stupita
-Credevo che voi
due steste già insieme – si scusò imbarazzata – siete così affiatati che è
difficile credere che ci sia solo amicizia, ma dopotutto so cosa si prova. Una
volta Negi, per proteggermi, decise di cavarsela da
solo e io mi arrabbiai; essere la sua ministra
magica è d’impiccio ogni tanto. Passai quasi quindici giorni nel resort privato di Evangeline senza
volergli rivolgere la parola mentre gli altri si divertivano al mare e in
piscina
-Sul serio? - Asuna annuì mentre lui si chiedeva come facesse a conoscere
la prof – e poi com’è finita?
-L’ultimo giorno,
quando erano tutti ormai morti di stanchezza, sono andata a cercarlo, lui mi ha
spiegato e sai che ho fatto? Al posto che dirgli che volevo davvero stare con
lui gli dissi che non avevamo giocato assieme! Cioè, ma mi ci vedi? Eppoi
dicono che sono una persona coraggiosa… datemi un mostro e te lo faccio a
fette, ma quando si tratta di queste cose… - arrossì – sono proprio stupida. Un
po’ come Gardis
-Gardis?
-Se lei ti piace
diglielo chiaramente, non capirà le vie traverse
-È così evidente?
– lei fece spallucce
-Forse solo per
chi ne ha viste tante…
***
In quei giorni Gardis era
stata proprio bene.
Un sacco di persone erano
venute a trovarla, chi per farle compagnia e chi per chiederle informazioni.
I suoi amici avevano deciso
che, vista l’occasione, i compiti potevano essere rimandati e avevano passato gran
parte del loro tempo seduti sul suo letto o sulle poltrone a raccontarle quello
che avveniva in classe, non trascurando, ovviamente, gli immancabili commenti.
Rudiger era venuto a farle visita come aveva profetizzato
Leonard che, pur avendo un’anima arida come il deserto del Gobi, citando la Cooman, con le predizioni se la cavava niente male.
In regalo per l’ammalata
aveva portato una scatola di cioccolatini ed era arrossito imbarazzato quando
lei aveva scartato il pacco e aveva visto la confezione tutta cuori e nastrini
e un biglietto di pergamena su cui era scritto “Sei dolce come questi cioccolatini. Con amore da Emmeline”,
al che lui aveva confessato che aveva attinto alla sua scorta di dolci che le
ragazze gli mandavano ogni tanto, tutto perché i professori, con così pochi
Caposcuola disponibili, avevano spostato la gita a Hogsmead,
sennò avrebbe fatto un salto da Madama Piediburro o a
Mielandia.
AsunaKagurazaka, la ragazza che
aveva conosciuto la notte di tempesta che aveva fatto la ronda, era venuta a
trovarla e aveva trascorso con lei un po’ del suo pomeriggio oberato da lezioni
di ikebana e pittura.
Zio Blaise
la prima mattina aveva salito i gradini come una furia controllando come stesse
la “sua bambina” e, dentro di sé, pregando che non fosse niente di grave o Draco gli avrebbe staccato la testa a morsi.
Leonard tornò a trovarla
una volta al giorno mettendo in fuga con uno sguardo tutti gli invasori dello
spazio privato di sua sorella e sedendosi sulle poltrone rosse di velluto.
Chiacchieravano di cose di famiglia, di storie della loro infanzia, di
professori e di argomenti tranquilli senza risollevare ragionamenti spinosi.
Poi era arrivata Ciel che
il secondo giorno: dopo che Christopher, suo compagno di lavoro, aveva passato
il suo tempo in laboratorio a guardare nel vuoto e miscelare provette a caso,
lei aveva deciso di marinare le lezioni della mattinata lasciandolo solo a
districarsi nei rimproveri di Piton ed era andata a
trovare la quasi cognata.
Avevano riso e scherzato
tutto il tempo su Leonard, sulle serpi e sui ragazzi stupidi gustandosi i
cioccolatini di Rudiger.
Anche la McGranitt era venuta, aveva controllato la situazione, le
aveva prescritto tanto riposo e l’aveva anche pregata di ristabilirsi presto
perché la scuola stava andando a catafascio senza di lei e, a quanto pare, gli
altri Caposcuola non riuscivano a gestire la situazione come si sarebbe voluto.
Christopher però non venne.
E questo a Gardis fece
male.
Non sapeva cosa aspettarsi
da lui, soprattutto vista la sua reazione: avrebbe troncato la loro amicizia?
Avrebbe fatto finta di niente?
Il fatto che non fosse
salito a salutarla lasciava propendere per la prima ipotesi, eppure pregava
che, invece, fosse la seconda quella vera.
Quando era sola pensava
molto a lui e anche alla ragazza con i capelli neri e gli occhi smeraldini che
aveva scorto nel corridoio e si rodeva dalla gelosia. Quelli erano i momenti
più terribili della giornata.
***
Il quarto giorno decise che
aveva poltrito abbastanza.
E non ne poteva più né di
fare la vittima in quel letto né di tormentarsi con pensieri stupidi quando,
ripresentandosi alle lezioni, avrebbe finalmente scoperto il vero piano del Ravenclaw.
E ancora una volta pregò il
Cielo che lui non avesse deciso di mettere una pietra sopra tutto: erano stati
insieme sei anni e lei mentiva a suo fratello, mentiva ai suoi amici e forse
anche a se stessa pur di non dire che era innamorata di lui.
La colazione in Sala Grande
era la prova del nove, ma decise di arrivarci preparata a dovere e l’idea di
avere un pubblico ad assistere ai suoi pianti sarebbe stato senz’altro un
ottimo deterrente perché non iniziassero, quindi scese assieme a Jack, Jeff ed Hestia, felici di riaverla con loro.
Chris stava uscendo proprio
in quel momento dalla porta alla ricerca della Chips
visto che un ragazzo di Serpeverde pareva essere
stato colto da un attacco di sangue al naso e stava impiastrando la tovaglia di
rosso.
Leonard, tanto per non
cadere in tentazione, era uscito e rimaneva assieme a Rudiger
e a Blaze e Lillis
nell’angolo accanto al portone d’ingresso in modo che il fumo della sua
sigaretta venisse tirato fuori dalle correnti invernali.
Percorrendo gli ultimi
gradini Gardis si guardò circospetta attorno distogliendo momentaneamente l’attenzione
dai risultati dell’ultima partita di quidditch che
Jack le stava sciorinando.
Vide Kitt e decise che, se
avesse voluto rimettere le cose a posto sarebbe stato lui a dover fare il primo
passo, dopotutto non era ancora così priva d’orgoglio da andare ad implorarlo
di perdonarla, lei non aveva fatto niente di male! Era stato lui il cafone.
Lo fissò un lungo istante,
poi alzò il mento e proseguì senza rivolgergli ulteriori occhiate, il messaggio
le sembrava più evidente di quanto avrebbe dovuto, era infuriata come un
aspide, gli amici non ti aggrediscono!.
Il Corvonero
mosse un passo nella sua direzione, ma poi ci ripensò, non era il caso che
mezza scuola venisse a sapere delle loro litigate, si fermò ed abbassò il
braccio che prima aveva sollevato.
Leonard, dalla sua
postazione, scosse la testa, i soliti ragazzetti privi di un po’ di amor
proprio… le ragazze con lui lo fissarono un istante e si sorrisero.
Kitt vide il suo gesto e si
diede dell’imbecille da solo, poi scomparve per la commissione di cui era
incaricato.
Discostandosi dal gruppetto
il biondo raggiunse la sorella
-Me la lasciate un
attimo? – domandò con un tono che non ammetteva negazioni ai tre
accompagnatori, Hestia, affascinata, si affrettò a
tirare via gli altri due, poco inclini
Gardis lo guardò
-Arruffi le penne,
sorellina? – chiese
-Cosa intendi?
-Le espressioni
altezzose sono rare a vedersi su questo bel faccino. Cosa è successo tra te e
Chris?
-Non sono affari
tuoi
-Gardis! Gardis!
La voce preoccupata della
sostituta di Henrietta la raggiunse mentre stava per
mandare a quel paese suo fratello; la ragazza, ansimante e trafelata si
appoggiò alle stipite prima di parlare nel tentativo di riprendere fiato
-Gardis! Ti… ti
prego, vai a parlare con la Chips!
-Che succede? –
era un po’ seccata, neppure il tempo di rientrare in servizio e c’erano già
casini
-Il ragazzo di serpeverde col sangue al naso è appena svenuto! – lei
sbuffò poco felice e spostò lo sguardo sui possibili prescelti alla missione:
un’asmatica e un vampiro, fantastico!
-D’accordo, vado
io. Leonard…
-Sì, lo so, io me
ne sto da qualche altra parte
-Florette, torna dentro, dì a Hestia
che arrivo fra poco e finisci la tua colazione, l’infermiera arriverà a breve
Senza porre altre domande
sull’enigmatica affermazione del giovane Malfoy, Florette
tornò al suo tavolo di Tassorosso.
Voltando la direzione della
sua marcia la bionda si avventurò verso l’infermeria, il regno della Chips, ignara del fatto che era la meta designata di Kitt
proprio quando si erano incontrati.
Aprì la porta bianca e mise
dentro il naso, Chris stava confabulando con la donna che, al momento, riteneva
un po’ di sangue al naso il minore dei mali, soprattutto visto che i suoi letti
erano pieni di appestati di morbillo magico.
-Scusate – disse,
se avesse saputo che anche Kitt era dentro non ci sarebbe andata lei; due teste
si voltarono nella sua direzione – temo che le condizioni del malato siano
peggiorato, mi hanno mandato a dire che è svenuto in Sala Grande
-Che cosa?! – la medimaga pareva un po’ sorpresa, prese dallo scaffale un bottiglino dall’aria sinistra a cui mancava solamente il
teschio con le ossa incrociate per diventare l’incubo di qualche storia horror
e, alzandosi la gonna azzurrina, volò verso il corridoio.
Gardis lanciò un’altra
occhiataccia al suo (forse) ex migliore amico e si apprestò a raggiungerla
-Tu aspetta – Kitt
le mise imperiosamente la mano sulla spalla e la trattenne, animato da una
risoluzione che solo raramente riusciva a sopprimere il suo istinto remissivo
-Cosa c’è? - se
lui voleva scusarsi, bene, ma che non si aspettasse che fosse collaborativa.
Aveva addirittura liberato Rago per perdere
conoscenza qualche ora, pur di non pensare a lui.
Lui si guardò intorno nelle
brande con la tenda bianca tirata: non poteva sapere se ci fosse qualcuno in
ascolto degli affari suoi ed era prudente di natura.
-Vieni – il suo
tono assomigliava a quello di Leonard, non era una proposta né una domanda. Lei
comunque di pendere ordini non ne aveva neppure per l’anima e fece per rimbrottarlo
a dovere quando il ragazzo si voltò verso di lei, quasi seccato che non lo
seguisse da sola, e, mentre gli occhi blu fugavano ogni pensiero di ritirata,
la prese per mano e la trascinò via.
Il corridoio era deserto,
lui si fermò appena, poi parve ripensarci e la trascinò, sempre tenendola per
il polso, su per le scale della vecchia aula di astronomia, chiuse la porta
dietro di sé e spalancò la finestra col vetro rotto, inspirando l’aria
invernale che portava con sé il pungente odore di aghi di abete.
-Io e te dobbiamo
parlare – chiarì voltandosi verso di lei
-Io non ho niente
da dirti! – rispose acida e rimpianse quel tono da zitella, dopotutto voleva
anche lei che chiarissero quella questione, ma il suo maledetto orgoglio Malfoy
ci si metteva sempre in mezzo
-Beh, io sì! –
sbottò il Black – siediti
-No – rimase in
piedi con gli occhi sottili per l’irritazione, più che altro causata da se
stessa, e le braccia incrociate sul petto
-Senti, mi
dispiace – cominciò a disagio – mi sono comportato da stupido e non avrei
dovuto – lei fu rincuorata da quelle parole: allora lui non voleva darci un
taglio con lei!
-Siamo ancora
amici? – il moro annuì – bene, allora ti dirò cosa ne penso della faccenda
perché gli amici dovrebbero essere sinceri. – fece una pausa e prese fiato –
Kitt – lui si sentì sollevato che lei avesse deciso di adottare ancora il
nomignolo affettuoso che usava spesso – ti sei comportato da emerito cafone.
Stupido, lurido, idiota e maledettamente cretino cafone!
Si morse le labbra mentre
una lacrima scendeva dalla guancia a testimonianza di quanto aveva sofferto.
Dolore che lui non stentava a credere che avesse provato, si era comportato
davvero molto male con una persona che considerava una grande, grandissima
amica, al di là degli altri sentimenti che li univano.
-Sì, lo so –
rispose in imbarazzo. – dimmi cosa devo fare per avere il tuo perdono
-D’accordo:
spiegami chi è quella ragazza
-Non è la mia
fidanzata – chiarì categorico – avrei dovuto dirtelo quella notte, ma… beh, ero
così spaventato che qualcuno sentisse ciò che avevamo detto… – si morse le
labbra, in realtà avrebbe dovuto confessarle che Izayoi
era sua sorella, ma non ci riusciva – che me la sono presa con te, se ti avessi
fatto arrabbiare te ne saresti andata e tu sei sempre stata forte, avresti
vissuto bene anche senza di me…
-Non capisco? Cosa
dovevo equivocare? Volevi darci un taglio con me?
-Ammetto di averci
pensato – confessò – non sono un tipo granchè
raccomandabile…
-Finiscila di dire
stupidaggini
-No, è così. Ci
sono cose che tu non sai e che non devi sapere. Volevo solo proteggerti
-È un bel gesto,
ma penso di poter sopravvivere
-Beh, io ho paura
per te!
-Non dovresti, so
badare a me stessa – e almeno finchè lei e Rago fossero state una cosa sola, solo Kitt sarebbe stato
in grado di ucciderla, quindi non doveva neppure temere che qualcuno le facesse
la pelle
-Beh, qui le cose
sono difficili. Vorrei che tu mi stessi alla larga, ma siamo… - come non dire
“perfetti”? – così uniti…
-Spero che tu ci
abbia ripensato perché francamente mi sembra una scusa che non regge… - lei
ovviamente non vedeva la situazione nera quanto lui
-L’ho fatto. Ho
deciso di fare un po’ l’egoista.
-Come fanno tutti
i Black, dopotutto.
-Mi perdoni?
-D’accordo
-Come se niente
fosse stato?
-Pace
-Pace. Siediti, si
sta bene qui la mattina
-Già…
-Gardis
-Uhm?
-Beh… non posso
dirti chi è quella ragazza, ma la conosco da quando è nata e… - arrossì in
imbarazzo – non siamo fidanzati, lei è un po’ come una sorella… - sapeva che
Gardis capiva questi sentimenti, lei aveva un fratello vero e un sacco di
parenti fasulli e fratelli non di sangue.
-D’accordo. Ti
credo sulla parola, ma non mentirmi più, ok?
-Va bene – già il
solo fatto che non le avesse detto tutta la verità gli faceva male, ma si
trattenne dallo sentirsi in colpa, continuava a farlo per il suo bene
-E, Kitt?
-Sì?
-Non preoccuparti
per me… a me non può succedere niente…
-Va bene… Rago… - lei si allontanò spiazzata
-Rago? – domandò cauta, che avesse scoperto così facilmente
il suo segreto?
-Scusami… ma ti
ricordi quando al primo anno mi dicesti che tu mi avresti chiamato con un
nomignolo e io avrei potuto fare lo stesso se ne avessi trovato uno che ti
calzasse?
-Sì e allora?
-Beh, penso che ti
si addica, mi ricordi tanto la persona che porta quel nome
-Persona? – lui
alzò gli occhi, in effetti non lo era proprio…
-Sì.
-Trovi che mi si
addica?
-Molto
-Io non ne sono
sicura
Era un po’ offesa.
E di certo la vera Rago, dentro di lei, si stava facendo delle grasse risate.
Kitt sorrise, ci rifletteva
solo ora, ma conosceva solo due persone che avrebbero potuto avere una
personalità tanto forte da frenare quella impetuosa della Regina dei Demoni:
una era sua sorella e l’altra… beh, Gardis, ovvio.
Chissà… dubitava che fosse
possibile, ma Gardis e Rago si assomigliavano e…
sarebbe stato un sogno se fossero state la stessa persona.
***
Spazio autrice:
da questo momento, con l’entrata in scena di Rago e Izayoi, le mie labbra sono cucite, non posso più fare
spoiler altrimenti la storia perderebbe un bel po’ del loro fascino e della sua
suspance.
Per tutti quelli che me l’hanno
chiesto, ho utilizzano i nomi e gli appellativi del manga “Il sigillo azzurro”
di ChieShinohara, anche
se, come al solito, ho rivisitato un bel po’ la storia. Anche se continuo ad
adorare l’originale.
Per quanto riguarda le
vicende, ormai mi sembrano piuttosto lineari =P
Sono quindi molto curiosa
di scoprire che cosa ne pensate di questo capitolo, aspetto i vostri commenti,
me molto curiosa!
Ciao e a presto! Un bacio, Nyssa
Hollina:
Kitt sotto certi punti di vista ricorda un po’ Harry, ma senz’altro Harry era
un ragazzo molto più bravo di lui!
Il vero segreto di Gardis
eccolo qui, sconcertante non è vero? E lei non sapeva fino a questo chappy che Chris era la persona che stava cercando quale Byakko, quindi immaginate che terrore dovesse avere di
innamorarsi di un altro per non far dispetto a Rago,
oppure anche solo di ucciderlo, per lei sarebbe estremamente facile…
Per finire Ciel, Ciel
chiaramente è entrata da poco nella cerchia dei misteri e non sa che il motivo
per cui Leonard voleva chiamare una sua eventuale figlia Camille
è solo per rispetto al personaggio letterario di LeFanu,
forse la prima vampira della storia della letteratura. Quindi non sa neppure perché
anche Leo s’impunti così tanto.
Uff, ho finito, che fatica, forse per la prossima storia
devo ridurre il numero dei misteri… Beh, mi auguro che il capitolo ti piaccia
comunque, quindi sono curiosa di ricevere una tua recensione, a presto e alla
prossima! Un bacio, Nyssa
Arwen_90:
anche se alla fine non sono stata in grado di protrarre il mistero per più di
qualche pagina, il fatto di trovare Kitt con un’altra doveva creare proprio
dello sconcerto perché noi lo conosciamo per il momento solo attraverso lo
sguardo di Gardis che lo vede sempre buono, calmo, riservato e, ovviamente,
mille miglia distante dal gentil sesso.
Che effetto farebbe se all’improvviso
fosse visto in una situazione equivoca con una bella ragazza molto affascinante
(perché Izayoi è proprio bella e affascinante, date
retta a me!)?
Kitt, ovviamente, ch è una
testa di legno, coglie l’occasione per allontanare Gardis, sempre per il suo
bene senza sapere che i comuni mortali a lei possono fare ben poco, ma, come si
vede in questo 18° chappy, alla fine non è tanto
capace di portare avanti la sua menzogna e dieci minuti dopo è già lì a domandarsi
quanto sta piangendo e ad un modo per scusarsi, dopotutto anche gli lo vede per
la prima volta (e tuttavia Rago lo conosce bene), si
accorge subito di quel che è accaduto…
Faccio un piccolo appunto: Izayoi non è andata in camera di Leonard per sedurlo, come
lei stessa ribadisce più di una volta, è solo che Izayoi
ha lo stesso carattere di Leo, le piace fare la parte della cattiva, ma, come
suggerisce, alla fine è tutta una facciata e parteggia per il lieto fine. In
realtà voleva solo conoscere una persona come lei e farci amicizia.
Bene, spero che anche
questo capitolo ti piaccia, aspetto la tua prossima recensione, ciao e a
presto! Nyssa
Killkenny:la
notte dei misteri non è ancora terminata, ad ogni modo, come mai vedi un fungo
atomico nel futuro? Non vale avere suggerimenti dalla Cooman!
Vabbè, spero che ti piaccia anche questo diciottesimo
aggiornamento, aspetto curiosa di sapere, ciao e alla prossima! Nyssa
Vavva:
sì, i nomi li ho presi proprio dal Sigillo Azzurro, una storia che adoro, ma in
comune con quelli hanno ben poco, ho rivisitato completamente la storia, quindi
c’è poco da ispirarsi al manga originale.
Spero che ti piaccia anche
questo nuovo aggiornamento, sono molto curiosa di avere la tua opinione e
leggere la tua recensione! Ciao e un bacio, Nyssa
Whateverhappened: allora, cominciamo con le domande a cui posso rispondere, ehehe, non sono poche e ciascuna merita il suo tempo…
-Beh, analizzando
la frase come la dice Leonard, si direbbe proprio di sì, quindi mettiamo per
iscritto che Leonard ha già fatto la pelle a qualcuno. Chi, cosa, come, quando
e perché ovviamente sono top secret. Ma dopotutto non mi sembra una cosa così
strana per un vampiro, anche se è un vampiro che non morde gli esseri umani…
potrebbe essere sempre stato un errore di gioventù…
-Anche Gardis ha
ucciso, come afferma Leonard e quindi qui c’è un succulento mistero da
sgranocchiare. Vale quello di sopra, tutti i dettagli arriveranno più avanti.
-Allora… domanda
spinosa perché non devo fare spoiler, però dico solo che ci sono stati due
momenti nella vita di Kitt, uno conseguente all’altro, che gli hanno davvero
fatto parecchio paura. Per inciso uno quando era bambino e uno quando era già
più grandicello. Non cercare di indagare troppo, ne parlerà lui stesso, prima o
poi…
-Sì, DeLaci era il cognome da sposata di Ransie
e Izayoi si chiama DeLaci,
e allora? È un cognome così comune… no, vabbè, a
parte gli scherzi, è un collegamento.
-Assolutamente no
per quanto riguarda Izayoi, invece, l’unico demone
rimasto è Rago e anche lei è più di là che di qua
visto la vita che le tocca fare…
Per Rago
arriva una piccola soluzione in questo capitolo, ma non crediate che i misteri
su di lei siano spariti così nel nulla perché ovviamente Gardis non andrò a
braccia aperte da Kitt a dirgli “Tesoro! Sono un demone!”, quello le schiatta
in un nanosecondo!”
Vabbè, ho cercato di rispondere a tutte le domande che
potevo, spero di averti un po’ aiutata, ma stai tranquilla, darò una risposta a
tutto.
Ciao e alla prossima, spero
davvero che il capitolo ti sia piaciuto, aspetto con ansia una tua recensione,
un bacione grandissimo! Nyssa
Baby93:ehhh, Izayoi, come Gardis, ha la
brutta abitudine di avere spesso ragione, il fare da maestrina saccente ce l’ha
proprio… ciò non toglie che Kitt non abbia fatto piangere Gardis per
cattiveria, quanto per un eccessivo buonismo, visto che vuole solo proteggerla,
peccato che non riesca a tenere la stessa idea per più di dieci minuti…
Eheh, sono felice che Rago sia
risultata un personaggio piuttosto intrigante… anche se in questo capitolo ci
viene detto che dimora nel corpo di Gardis, le due hanno caratteri molto
diversi, quindi le reazioni dell’una e dell’altra sono differenti, Gardis non
si sarebbe mai sognata di dare un bacio all’improvviso a qualcuno, Rago l’ha fatto senza troppi problemi…
Beh, spero che il capitolo
ti piaccia comunque, aspetto di sapere, ciao e a prestissimo! Nyssa
Ginny28:ehehe, ecco qui il nuovo capitolo altrettanto ricco di
misteri, spero davvero che ti piaccia anche questo come il precedente, aspetto
quindi di sapere, sono molto curiosa!
Un bacio e alla prossima! Nyssa
DragonSlave:
la testa non mi gira molto, il Sigillo Azzurro l’ho letto ed è a quello che mi
sono ispirata per certe cose (poche), mentre l’altro l’ho solo sentito
nominare, ma se mi dici che è bello vado a guardarmelo!
Scherzi a parte, Rago E’ Gardis, come ci viene suggerito piuttosto
esplicitamente in questo nuovo aggiornamento.
Sì, lo so, in certe
situazioni bisognerebbe dire ciò che si pensa, ma Gardis è una persona molto
forte in apparenza e con sentimenti di vetro, ci vuole poco a distruggerglieli
e, proprio come la sua natura, quando dovrebbe non riesce a spiccicare parola.
Rispondiamo alle domande
(si fa quel che si può):
1)ehehe, il mistero sul perché Gardis abbia ucciso è molto
importante, ma non è ancora giunto il momento di scioglierlo, dovrà aspettare
2)faccio un appunto
che fa anche Leonard nel suo discorso, non è che Gardis abbia dei superpoteri o
cosa, ma a quanto pare questa persona che voleva far del male a Leonard stava
usando “uno dei pochi metodi per uccidere un vampiro”, quindi sono pochi, ma
esistono e dato che sono così pericolosi mi sembra naturale che lei abbia fatto
il possibile.
Draco ed Herm sono
tranquillissimi, sono i loro bambini, dopotutto, eppoi…
sono anche molto protettivi ^:^
Izayoi è il nome della madre di Inuyasha,
sono innamorata di quel nome e volevo usarlo a tutti i costi, così l’ho messo
ad una persona che con l’originale non c’entra una mazza, ma spero che il
personaggio cominci a emanare il suo fascino.
A questo punto però mi devi
dire che teorie ti ronzano per la mente, io sono moooooolto
curiosa!
Ti prego…
Vabbè, ora scappo, risentiamo al prossimo aggiornamento,
ciao e un bacione grandissimo, Nyssa
LisannaBaston: in realtà nel plot originale avevo intenzione di
prolungare un pochino di più la sofferenza di Gardis, tipo fino alla fine, ma
poi amo tanto Gardis anche io che non sono stata capace di farle più male di
quel che ha già avuto da me e sono stata quasi buona…
Ehehe, sono felice che la storia stia prendendo una bella
piega e diventi più interessante, il terrore di scrivere una banalità, adesso
come al tempo delle Relazioni, mi accompagna ogni volta che pubblico un nuovo
aggiornamento.
Spero davvero che i nuovi
personaggi che sono entrati in scena ti piacciano, Izayoi
in realtà aveva fatto una comparsa durante la festa di Halloween (era quella
vestita da suorina), mentre Rago
è naturale che compaia solo adesso, prima Gardis non glielo avrebbe permesso
assolutamente, ma, come dice lei stessa, aveva bisogno di perdere i sensi per
un po’, anche se questo significa liberare il grande spirito di un demone e non
uno comune, ma la Regina!
Mi auguro che anche il
capitolo ti piaccia, aspetto trepidante la tua recensione, ti ringrazio anche moltissimo
per tutti i bellissimi complimenti che mi hai fatto, ciao ciao,
un bacione grande e alla prossima! Nyssa
Akiko;
wow, quanto tempo che non ti vedevo, bentornata! È bello ritrovare le tue
recensioni!
No no,
per carità, non morire per la mia storia, soprattutto perché non siamo ancora
arrivati alle rivelazioni succulente, se mi muori adesso poi come faccio? Mi condanneranno
per omicidio doloso?
Cominciamo dall’inizio: a
Leonard piace fare il fratello protettivo, un po’ perché suo padre gli farebbe
la pelle alla maniera babbana se succedesse qualcosa
alla sua bambina e un po’ perché è orgoglioso di essere uno dei pochi a
conoscenza del vero segreto di Gardis e della sua implicazione nella storia di Rago.
Che Kitt sia uno stupido…
beh, non va d’accordo con la sua indole Corvonero, lo
è meno di quel che si crede e non lo sarebbe del tutto se sapesse che Gardis è Rago e viceversa, ma gli pare così facile che, ovviamente,
si rifiuta di crederci. Kitt deve proteggere un segreto anche lui che ci
metterà qualche capitolo a tornare a galla, per il momento devo fare un piccolo
stacco o se ne accumuleranno troppi e districare la matassa diventerà troppo
difficile.
Per quanto riguarda Hestia e Jeff, il problema non è tanto la legge, che in
certi casi può essere raggirata e, come tutti sappiamo, nel passato di Harry Potter
c’è pieno così di cugini che si sposano, però è il giudizio degli altri, alcune
persone giudicano male due cugini che s’innamorano, dicono che è snaturato e un
sacco di altre porcherie. Io credo che l’amore sia amore, c’è quando c’è e se c’è
è una fortuna, non importa tanto con chi. Certo ci sarebbero dei problemi se
fossero fratelli, ma non lo sono… ad ogni modo Hestia
e Jeff hanno il loro Calvario già da un bel po’, ho già deciso cosa farne con
loro, quindi dovrai aspettare ancora un pochetto per
scoprirlo.
Beh, se continuo a scrivere
ancora un po’ il ringraziamento viene più lungo della storia… vabbè, spero davvero che questo nuovo capitolo ti sia
piaciuto, aspetto molto curiosa di conoscere la tua opinione e leggere la tua
recensione, ciao un bacione e a prestissimo! Nyssa
_Nana_: non dirmi niente, so cosa significa aspettare per
una vita l’aggiornamento di qualche storia, controllare tutti i giorno e poi… pofff, all’improvviso tutte insieme… solo che si dedichi
mezz’oretta a ciascuna ti ci parte una giornata…
Ad ogni modo sono
contentissima che il capitolo 17 ti sia piaciuto, spero che sarà lo stesso
anche per questo diciottesimo!
Spero che non ti deluda e
mi auguro che mi lascerai una recensione! A presto e un bacione, Nyssa
Per un Prefetto quasi Caposcuola scoprire chi era qualcuno era il lavoro
più facile del mondo
Buon Natale!
Era la frase del giorno…
Non c’era giorno a Hogwarts più frenetico della mattina di Natale, neppure il
giorno prima dei M.A.G.O. dei o G.U.F.O.,
niente concorreva al caos generale come quel tanto atteso 25 dicembre e quell’anno
sembrava proprio destinato a portare l’Apocalisse nell’austera Scuola di Magia
e Stregoneria.
I ragazzi delle scuole
europee, essendo pochi e sentendo la mancanza dei compagni e della famiglia in
quel giorno, avevano avuto il permesso di ritornare ai rispettivi istituti o
alle famiglie, mentre il Mahora sembrava felice di
studiare il comportamento occidentale di fronte a quella festività.
***
La Sala Comune del Grifondoro era quasi completamente invasa dal gigantesco
albero di Natale che Gardis aveva fatto sistemare poco distante dal camino;
qualcuno aveva cercato di dissuaderla e prenderne uno più piccolo, ma lei era
stata irremovibile. Così l’angolo dalla finestra rappresentava una macchia
verde ricoperta da fili colorati e palline di cristallo che contenevano magie
brillanti come lucciole. Sotto, in bella mostra, facevano figura un’orda di
pacchetti di ogni misura e forma, con carte colorate a strisce, a quadretti, a
rombi, a fiori e a motivi natalizi, fiocchi di neve e pupazzi, ghirlande di
agrifoglio e bouquet di stelle di Natale. I fiocchi, altrettanto colorati e
voluttuosi nei loro riccioli e nelle loro gasse, corredavano ogni forma della
loro festosa allegria.
Davanti al caminetto stava
un muro di stelle di Natale gialle e rosse a riprendere i colori della loro
Casa, mentre sopra la canna fumaria, al posto del quadro dei Gryffindor, era ora appesa una ghirlanda di dimensioni un
metro per uno che Hestia stessa aveva confezionato
durante le ore del suo club assieme all’aiuto di qualche esponente orientale,
certo più capace di lei con ikebana e confezioni floreali.
Il retro della porta era un
tripudio di biglietti e ogni volta che la Signora Grassa lasciava passare
qualcuno questi scomparivano contro il muro, per tornare poi subito dopo. Ce
n’erano per tutti i gusti e tutte le fogge, spesso con le classiche immagini di
Babbo Natale sulla slitta, oppure di case felici illuminate da candele e luci
calde, coperte dalla neve bianchissima e a cui arrivavano come ospiti nobili
ottocenteschi in slitta.
Dalla ringhiera del piano
superiore, cinque ragazzi stavano ammirando la loro Sala Comune con trasporto e
con altrettanto entusiasmo la montagna di pacchi che spettava a ciascuno di
diritto e che, vista la mancanza di posto, erano stati addirittura sistemati su
una delle poltrone.
Gardis, Karen, Hestia, Jeff e Jack si prepararono all’assalto mentre i più
piccoli stavano già rovistando alla ricerca dei propri regali.
-Pronti? – chiese
la maggiore dei gemelli Potter indicando l’obiettivo
-Quando vuoi! – fu
il commento di Jeff, curioso di vedere che cosa ci fosse nascosto nelle
scatolette e scatoloni che erano arrivati da casa sua.
-Ci aspetta un
altro maglione – commentò depresso Jack immaginando che nonna Molly, anche
quell’anno, avesse distribuito lana ispida a tutti i nipoti, piuttosto
numerosi. Se si faceva un rapido conto, doveva aver cominciato a prepararli
l’inverno prima! I Weasley non erano pochi…
Zio Bill e zia Fleur avevano due figli: Victoire
e Dominique; zio Charlie e zia Morgana una figlia: Lillis;
zio Percy e sua moglie Penelope due; zio Ron e zia Pansy erano in quattro e loro davano il tocco finale con la
bellezza di sei figli! Per un totale di… 13? La matematica non era il suo
forte…
Senza contare che la nonna
era così buona che perseguitava anche gli amici dei loro nipotini con il
medesimo regalo: Blaze, la cugina di Lillis, aveva un maglioncino per ogni anno della sua vita,
Gardis e Karen pure. Ted, il fidanzato di Victoire,
era l’unico che riuscisse anche ad indossarlo e Laurentia,
la ragazza di Dominique, probabilmente aveva accarezzato l’idea di sfruttare
quella lana per il suo amatissimo gatto siamese a cui aveva dato l’impossibile
nome di: Horace.
-Muoviti Jack! Ti
perderai tutto!
Lanciandosi
all’inseguimento, il secondogenito Potter si tuffò nella mischia per cercare di
salvare il salvabile e afferrò al volo due pacchi il cui biglietto era
indirizzato a lui.
Dopo una strenua lotta di
quasi un’ora, ciascuno se ne stava seduto con i suoi pacchetti accanto. Non
c’era poltrona libera, in compenso il pavimento era il posto ideale. Si
susseguivano commenti entusiastici, gridolini felici ed espressioni interdette
di fronte all’ennesima coperta che, ormai, aveva fatto il giro della famiglia
da tanto era stata riciclata.
Gardis, con la bellezza di
27 regali, si accingeva a guardare cosa le avessero spedito tutti gli amici di
mamma e papà.
Non le piacevano catenelle
d’oro e orecchini, soprattutto quando non portava i buchi; non era una patita
dei braccialetti e il suo orologio era più che sufficiente. Ma era una
questione di formalità e papà sarebbe stato estremamente offeso se uno degli
alti esponenti della società bene del mondo magico, quell’anno, non avesse dato
il contributo alla felicità della famiglia, esattamente come loro ricambiavano
il favore.
L’ennesimo anello in
scatola vide la luce dopo che la carta della più famosa gioielleria di DiagonAlley venne messa da parte
-Un’altra patacca?
– le chiese Hestia accanto a lei, Gardis annuì. Non
era bigiotteria, per carità, ma era comunque grosso come una castagna… - sii
felice – la mora le sorrise e alzò il suo dono – a me è andata peggio
-Una candela da
morto? – chiese Karen guardando il grosso cero cilindrico
-Va’ a saperlo
-Chi te lo manda?
-Zia Ermintrude
-E chi è?
-Boh, ma l’ultima
volta mi è arrivato un cactus… questo è un passo avanti…
-Lo useremo l’anno
prossimo per la festa di Halloween – convenne suo fratello, la cui candela
aveva una forma molto più equivoca
Jeff scartò il maglione
tanto temuto con la “J” ricamata sul petto: una variazione sul tema no?
-Facciamo cambio?
– chiese a suo cugino vedendo il delicato verde che colorava la sua lana
anziché l’arancione carota del suo. Il bello era che, avendo entrambi un nome
che inizia per J potevano scambiarsi le maglie
-Non so, l’arancione
non mi dona… - commentò il moro sistemando le lenti con tono affettato
-Vuoi provare il
mio? – chiese la sorella alzando il viola che le era toccato
-Quello di Karen è
chiaramente il più bello – aggiunse il rosso vedendo il colore dorato della Longbottom
-Gardis?
-Bianco – rispose
rimestando e trovando il suo, seppellito sotto una pila di carte
-E che altro ti
hanno mandato?
-Un mazzo di
tarocchi, tre ciondoli, quattro anelli, libri… carta da lettere
-Che ti ha
regalato Chris? – domandò maliziosa Potty1
-Non l’ho ancora
aperto
-E che aspetti?
Dovevi scartarlo per primo!
La sua amica glielo porse,
trovandolo a occhio nella mischia, come se avesse avuto il radar, mentre suo
cugino le lanciava, per l’ennesima volta, il braccialetto che aveva
dimenticato.
-Apriapriapriapri – cominciò incalzante
Dalla scatola apparve un
grosso peluche a forma di ermellino dal pelo candido; quasi commossa per quel
pensiero gentile, la bionda se lo strinse al petto felice
-Cosa c’è qui? –
chiese Karen notando uno sbrilluccichio
La piccola Malfoy allontanò
il giocattolo notando che al collo c’era una collanina con un ciondolo a forma
di lucchetto, era proprio un minuscolo lucchetto tutto elaborato, intarsiato
finemente
-Strano ciondolo –
dichiarò rigirandolo tra le mani – ma non serve a niente senza la chiave
-Ma tu non capisci
proprio niente! – sbottò Hestia mettendosi le mani
suo fianchi anche se era seduta
-Perché?
-Ingenua!
Significa che lui ha la chiave! Che vuole aprire il ciondolo, metafora del tuo
cuore!
-Ecco la maestrina
– commentò Jeff che, segretamente, gliene aveva anche regalato uno l’anno prima
-Non credo… è più
probabile che l’abbia preso perché era grazioso
-Bah! – Hestia fece un gesto disperato – comunque non c’è la
chiave…
-Beh, magari non
era compresa nella confezione…
-Tu non vuoi
vedere la realtà – sbuffò la mora impaziente – è così lampante!
-Guarda, anche Asuna mi ha fatto un regalo – Gardis trovava più giusto
cambiare argomento alla svelta, non sarebbe stato saggio arrossire di fronte a
tutti i suoi amici schierati. Eppoi era contenta di aver rimesso a posto quel
pasticcio del corridoio con Kitt, non sembrava avere secondi fini quel
gioiello. Comunque prese la catenella in oro bianco e la allacciò al collo.
Curioso, non credeva che
lui fosse così tanto ricco, poco male, allora non si sarebbe scandalizzato di
fronte ai gemelli in oro bianco e lapislazzuli che Leonard gli aveva regalato,
quel benedetto ragazzo non era capace di trattenersi.
-E quello chi te
lo manda?
Jack trovò l’ultimo
pacchetto di Gardis quasi dimenticato
-Non c’è il
biglietto – annunciò Jeff rigirandolo tra le mani – solo il destinatario
La bionda lo prese scettica
e scartò il bellissimo nastro di stoffa, poi svolse la carta e aprì la scatola,
all’interno c’era un carillon che cominciò a girare e suonare.
Di forma cilindrica,
rappresentava una piccola giostra a due piani, coloratissima, con una
musichetta dolce mentre cavalli e carrozze, tazze e zucche s’inseguivano in
moto perpetuo uno dietro l’altro
-Seraphin è a scuola! – gridò esultante
Lasciò il dono in mano a
Jack e corse via per la porta.
Era felice felicefelice! Credeva che
sarebbe tornato solo nel pomeriggio, Leonard le aveva detto che forse sarebbe
dovuto rimanere in Irlanda per la festa degli gnomi, ma Fin era a scuola!
Percorse di volata le
scale, travolse dei primini entusiasti, tutti le
facevano posto, perfino la McGranitt passò oltre il
fatto che non si potesse correre nei corridoi e, quando finalmente arrivò nell’atrio
lo vide!
Il suo amato, bellissimo
cugino!
Gli lanciò le braccia al
collo gridando la gioia nel suo nome e Seraphin, con
un bel sorriso da divo del cinema sul viso, la afferrò al volo e la fece
roteare due volte intorno a sé mentre Leonard li guardava a metà tra il
divertito e lo scettico.
-Ciao Principessa!
– la salutò il moro stampandole un bacio sulla fronte; metà delle ragazze del
corridoio entrarono in iperventilazione
Che strano, chi altri la
chiamava “principessa”?
-Fin, sei
arrivato? Quando? Ho visto il tuo regalo e…
-Stanotte –
rispose – ogni tanto le Giratempo sono utili
-Hai il permesso
del Ministero, vero?
-Ma certo! –
esclamò scandalizzato lui, come se avesse sempre rispettato dalla prima
all’ultima regola – era per loro che ero rimasto in Irlanda!
-E Asiley? Dov’è Aisley?
-A salutare Lillis e Blaze
-Saranno contente!
-Già
-Buon Natale, Seraphin! – gli disse gioiosa
-Buon Natale,
Principessa
-Buon Natale,
Leonard! – si rivolse al fratello che incontrava solo ora e che, ai piedi del
letto, insieme ai doni di mamma e papà, le aveva fatto trovare un bellissimo
fermacapelli e un portagioie rifinito in legno di rosa.
-Buon Natale…
Leonard era sempre più
conciliante del solito il giorno di Natale al punto da farle addirittura gli
auguri
-Avete visto Kitt
da qualche parte? – indagò poi – non gli ho ancora fatto gli auguri…
-Su per le scale, Dishman ha di nuovo fatto qualche variazione senza
preavviso al menu – commentò il biondo
Gardis non se lo fece
ripetere e augurando un Buon Natale di sfuggita a Rudiger
che stava arrivando, scomparve alla ricerca del suo amico.
-Chi è Kitt? –
sentì domandare da Seraphin
-Aspetta che ti
spiego – fu la risposta del maggiore Malfoy.
Benedetta famiglia… Seraphin si era presentato a scuola conciato come un
rockettaro di Londra con tanto di jeans sbiaditi e strappati, giaccone di pelle
bordato di pelo, probabilmente finto, e capelli un tantino troppo lunghi per la
moda: insomma, il degno nipote di SiriusBlack e quel mezzogiorno sarebbero successi i macelli. Non
bastava Blaise a mandare in deliquio le studentesse,
pure lui! Grazie al cielo c’era Asiley… lei sì che
l’avrebbe fatto rigare dritto.
***
La cucina era avvolta in
una nube densa di vapore che sapeva di ravioli e vitello al sangue, il clima
tropicale poco si conciliava con una nebbia da brughiera scozzese e la
biondissima Gryffindor avanzò a tentoni rischiando di
travolgere elfi carichi di pietanze o che trasportavano tegami e pentoloni.
Vide nel camino un
gigantesco paiolo e udì la voce di Chistopher
-Non lascerò
assolutamente uscire da questa cucina una torta di noci, banane e formiche
dell’Amazzonia! – stava protestando il Caposcuola allo stremo delle forze già a
quell’ora del mattino
-Sii ragionevole –
spiegava nel frattempo Dishman gesticolando col
grosso mestolone di legno in mano – è una ricetta sublime, un capolavoro di
culinaria!
-Ci sono ospiti
importanti e non sono certo che le formiche siano l’ingrediente principale
della cucina inglese…
-Ma questo piatto
è delizioso!
-No!
-Almeno concedimi
la torta di champagne e gorgonzola…
Gardis si portò una mano
allo stomaco, non erano le sue ovaie a darle problemi, tutt’al più la colazione
di quel mattino che minacciava di rivedere la luce…
-No, la McGranitt ha già deciso
Lo chef tornò a sedersi
scontento sibilando un “vecchia megera” a bassa voce, lo slogan dei Serpeverde
-Allora siamo
d’accordo? – indagò ancora il moro
-Sì sì, va bene, niente torte di formiche e niente gorgonzola
-Spero di non
trovarmi altre sorprese nel piatto, quelle di Halloween sono più che
sufficienti – borbottò
-D’accordo
A quel punto, certo di non
vedersi spuntare una coda di lucertola dal pasticcio di carote, Kitt si decise
ad uscire, vide Gardis nel fumo bianco della cucina e la trascinò fuori con sé
-Un’altra
litigata? – domandò lei toccandogli appena il braccio e accorgendosi che
indossava il suo maglione blu, l’altro annuì
-Vuoi una mano?
-Mi piacerebbe
-Cosa dobbiamo
fare?
-Vieni con me… - e
se ne andarono per i corridoi
***
Tutto orgoglioso degli
illustri ospiti al suo pranzo, Silente li stava presentando alla scuola; alcuni
dei suoi allievi avevano conosciuto Seraphin di
sfuggita visto che lui aveva sei anni più di loro, mentre la maggior parte
delle studentesse stava ora sognando un altro tipo di incontro.
Aisley, dal canto suo, sembrava una bambola di porcellana,
presa direttamente dai film dell’orrore con i capelli raccolti in tanti morbidi
boccoli scuri e il vestito blu e bianco di pizzo: faceva paura.
Gardis, in piedi di fronte
alla sua tavolata di grifoni, guardò orgogliosa il cugino con una maglia a
maniche lunghe molto babbana che recitava “I’llnotprotectyourvirginity” e sorrideva
esultate alla scuola; si stava prendendo il suo momento di gloria perché Aisley quella sera gliele avrebbe cantate: lei quella
maglia la detestava.
Tornare da vincitore dopo
essere stato annoverato come una delle piaghe di quell’edificio era qualcosa di
impagabile, esattamente come la faccia disgustata che Piton
gli rivolgeva da bravo Grifondoro che, a sua volta,
era stato.
Voleva bene a Seraphin quanto un fratello e lo dimostrava il fatto che
alla fine avesse approvato anche la sua scelta di suonare in uno strano gruppo
chiamato EvilGrin, dove il
diavolo in questione era nientemeno che Aisley, la
fidanzata del vocalist. Asiley si limitava a stare
seduta sul palco con espressione accigliata in un abitino nero di pizzo molto
gotico durante i concerti del gruppo e alla fine dell’esibizione concedeva al
suo fidanzato di baciarle la mano sinistra.
Suo padre aveva avuto un
colpo a saperlo, ma non era stato in grado di rifiutarglielo, soprattutto visto
che il ragazzo se la cavava comunque egregiamente ai corsi che frequentava
nella capitale senza che la sua passione per la “musica”, e a questo punto le
sarebbe cascata la lingua perché non era del tutto certa che lo fosse,
influenzasse il suo rendimento.
Guardò i suoi amici
contenta per quel Natale, speranzosa che fosse l’ultimo che avrebbe trascorso
senza la sua famiglia accanto perché mamma e papà le mancavano moltissimo.
Voltò la testa verso Kitt,
a sua volta con le braccia incrociate che aspettava il segnale della vicepreside
per rimettere tutti a sedere e rimase interdetta.
Si girò verso suo cugino e
poi di nuovo verso il suo migliore amico: erano uguali.
Ma non simili, proprio
UGUALI come gocce d’acqua!
Beh, a occhio i lineamenti
di Chris erano un po’ meno marcati di quelli di Seraphin,
decisamente più dolci a dirla tutta, e l’espressione era molto meno maliziosa,
ma… i capelli e gli occhi… e le mani.
Tutto era identico. Tutto
sembrava appartenere a due gemelli.
Boccheggiò un istante dando
il segnale di sedersi al suo tavolo mentre rifletteva sulla questione con il
raviolo a mezz’aria.
Conosceva a memoria la
parentela che la univa a Fin, ma era anche a conoscenza che quella di Chris non
era minimamente legata alla sua, una volta avevano tirato giù l’albero, lo
ricordava!
Eppure le sfuggiva
qualcosa, ma cosa?
Uguali, assolutamente
uguali…
Seraphin non aveva figli ed era troppo giovane per averne uno
dell’età di Kitt, ma allora da dove diavolo veniva quella benedetta somiglianza
strabiliante?
Eppoi, era mai possibile
che fosse l’unica ad accorgersi di una simile cosa? Era sotto gli occhi di
tutti, era lampante!
Silente e la McGranitt non facevano una piega.
Possibile che fosse solo il
millenario sangue Black che aveva portato due persone
magari legate da parentele lontanissime e secolari ad avere una somiglianza
tanto incredibile?
Non riusciva a crederlo,
era contro tutti i principi della genetica!
Black, Black, Black e ancora Black.
Tutte e due si chiamavano Black, ma allora dove stava l’inghippo? Perché non capiva?
-Sembri pensierosa
– le disse Hestia toccandole il braccio – non stai
bene?
-Tutto a posto
-Ti fanno lavorare
troppo – la rassicurò Karen fregandole una mano
E la piccola Malfoy non
riuscì a non pensare a quanto dolore Karen avrebbe provato a sapere che suo
fratello e sua sorella si frequentavano, anzi, molto di più! Non solo avevano
mandato quel benedetto foglio alle famiglie, ma avevano anche una conoscenza
molto più intima l’uno dell’altra…
Povera Karen.
Hestia invece era in un periodo sereno, come se tutti i
ragazzetti che passava fino a due mesi prima ormai non le interessassero più.
Gardis però non era
tranquilla, proprio per niente.
Mangiò lentamente,
riflettendo su quale potesse essere l’analogia e il suo piatto di arrosto durò
quasi il triplo di quello di Jack.
Poi decise: avrebbe parlato
con qualcuno che l’avrebbe potuta aiutare.
Un’ultima occhiata a Kitt,
poi una a Lachlan, suo fratello, quest’ultimo non assomigliava per niente né a
suo cugino né tanto a Kitt.
Cercò con gli occhi un’altra
testa piena di capelli neri e rintracciò la ragazzina del primo anno che aveva
incontrato quella notte in corridoio: aveva scoperto da Alyeka,
la sorella di Ciel e Karen che frequentava il primo anno a Corvonero,
che quella tipetta si chiamava IzayoiDeLaci, che era una brava ragazza, molto studiosa e
che l’avevano impietosamente soprannominata “bambolina di cera” per il colorito
della sua pelle.
Stranamente anche il nome DeLaci le ricordava qualcosa a che fare con Fin, chissà
dove diavolo l’aveva sentito…
Paradossalmente, se non
fosse stato per gli occhi verdi brillanti come smeraldi, perfino lei
assomigliava più a Kitt di suo fratello Lachlan…
Si scusò con gli altri
dicendo che aveva bisogno di sgranchirsi le gambe e si diresse al tavolo delle
serpi mentre i suoi compagni delle altre case la salutavano e le auguravano
buon Natale entusiasticamente.
LillisWeasley e BlazeLandor, inseparabili
praticamente dalla nascita, stavano giusto discutendo delle novità sulla festa
di capodanno e sullo spettacolo e come riconobbero la chioma biondissima di
Gardis costrinsero un loro compagno seduto accanto a sloggiare per farla
accomodare.
Si scambiarono qualche
battuta di convenevoli, qualche “come va” e cosa se ne pensava del menu, per
altro impeccabile, poi Gardis arrivò al sodo
-Lillis – disse seria – ho bisogno di un favore piuttosto
grande
-Che ti serve?
Da brave serpi, quelle due
non avevano problemi coi favori e, se si fosse trattato di qualcun altro, si
sarebbero anche fatte ricompensare profumatamente, ma anche le serpi avevano un
senso dell’amicizia e loro tre si conoscevano da troppo per badare a quanti
favori si dovevano uno all’altro
-Ho bisogno di un
archivio della sezione di tua madre
La ragazza la fissò un
attimo contemplando la sua porzione di pansotti come
se fosse stata avvelenata
-Che vuoi farci?
Spulciare qualche scheletro da qualche armadio?
-Più o meno –
confermò lei
Le due quasi-sorelle
si scambiarono uno sguardo d’intesa
-Leonard ne ha
combinata un’altra delle sue? – indagarono
-No, questa volta
lui non c’entra
-Va bene, allora
te lo faccio mandare
-Sempre che non
sia qualcosa di terribile – si affrettò a precisare la bionda
-Beh, è solo
contro le regole – replicò Blaze
-Quindi fattibile
– continuò Lillis
-Grazie dell’aiuto
-E di che? A
proposito, sei stata tu a spostare il mio turno di ronda dalle quattro di
notte? – Gardis ghignò col suo solito fare made-in-malfoy
– bene, allora considera il tuo favore già fatto. Che archivio ti serve?
-Quello sulla
famiglia Black
Blaze fischio piano ricordando quel librone gigantesco
quando da piccole Riri le portava al lavoro e le
faceva scorrazzare tra gli scaffali d’archivio; non era un topo da biblioteca,
per lei quel posto era solo il luogo ideale per giocare a nascondino e alla
caccia al tesoro, ciò non toglieva che ci fossero dei dettagli che le erano
rimasti particolarmente impressi.
E l’albero genealogico dei Black, antichissimo e sterminato, era senz’altro uno di
quelli.
-Vieni a fare una
partita a poker con noi, una delle prossime sere – la incalzò ancora la figlia
di Monica e AxelLandor –
spiumare le serpi sta diventando troppo facile
-È solo che sei
troppo bella e li distrai – rispose la piccola Malfoy – perché non giochi con
mio fratello o con Rudiger?
-Greengrass sta impazzendo, è tutta la settimana che è fissato
con questa storia della recita teatrale – la Gryffindor
emise un suono pericoloso simile ad un ringhio – e tuo fratello è troppo preso
da… altre ragazze
E le strizzò l’occhio con
fare allusivo.
Quelle erano le altre
sorelle d’acquisto.
Ne aveva a bizzeffe.
Lillis e Blaze erano senz’altro le
prime a scoprire qualcosa di interessante nella Casa di Serpeverde
e se si fosse organizzato un innocente tè in un gazebo, magari all’ora canonica
delle 5, sarebbero venuti fuori tanti di quei segreti e di quei dettagli che,
probabilmente, perfino Rudiger ne era all’oscuro.
-A proposito, il
maglione di Natale? – indagò la Weasley
-Bianco. E tu, Blaze?
-Sto cercando di
decifrare il colore, ma a occhio dovrebbe essere una specie di verde pisello
-Molto Slytherin
-No, molto…
-Non dirlo Blaze!
-Scusa…- le due quasi-sorelle
si scambiarono una linguaccia.
-Ti recapito quel
mattone quando lo ottengo, ma non ci vorrà più di una settimana, dipende da
come hanno distribuito le ferie al Ministero
-Non c’è fretta
E salutandole ritornò al
suo posto continuando a riflettere sulle stranezze di quella scuola.
Il tavolo dei grifoni era
zeppo di gente festosa, si avvicinò a Jacob e gli mise una mano sulla spalla
mentre questo si serviva di tacchino
-Mi serve il
mantello – dichiarò all’amico con la bocca piena. Il moro la guardò, poi le
porse una chiave senza fare domande: a lui il mantello e a sua sorella la Mappa
dei Malandrini
-Primo cassetto –
precisò – e lascia stare la mia collezione di figurine delle ciocco rane
La ragazza gli sorrise
stampandogli un bacio sulla guancia che lo fece arrossire, poi se ne tornò a
posto e lasciò Potty a rimpinzarsi.
***
A volte ci si chiede perché
le proprie feste preferite finiscano così presto dopo che le si aspettano per
mesi.
Per quanto riguardava la
classifica della sua favorita era dominata ex aequo dal suo compleanno e da
Natale e quello non aveva fatto differenza.
Il Natale era un festa
allegra, anche se la faceva riflettere su quanto fosse più fortunata di molte
altre persone. Quello era stato il primo che la mamma e il papà non le erano
accanto, ma c’era comunque il lato positivo di averlo trascorso assieme ai suoi
amici a scuola.
Si era divertita moltissimo,
il pranzo era stato ottimo, Dishman doveva aver
schiavizzato terribilmente quei poveri elfi, ma i risultati erano stati
eccezionali, merito anche della costanza con cui Chris andava a controllare che
nella cucina nessuno venisse passato per le armi.
C’era stato di bello anche
la presenza dei tanti amici stranieri che si era fatta, Asuna
era una ragazza meravigliosa e anche molte delle sue compagne.
Poi c’era Seraphin. E per finire Kitt.
Kitt rappresentava forse
l’unico neo di quella giornata perché si erano visti assai poco ed erano
entrambi impegnatissimi. E poi c’era quella faccenda
della somiglianza che non aveva ancora risolto. Seraphin
in compenso era stato una sorpresa attesa, ma comunque apprezzata e anche
quella di Aisley, peccato solo che metà degli
studenti, terminato il banchetto, si fosse diretta con il CD
dal vocalist degli EvilGrin, per
farsi autografare la loro copia. Se continuava così suo cugino avrebbe sfondato
più come cantante che come Auror…
Ad ogni modo doveva
smetterla di distrarsi.
Fuori della porta si
sentivano le canzoni di Natale completamente stonate di quelli che avevano
esagerato con le scorte segrete di firewhiskey e ora
intonavano un “Tu scendi dalle stelle” piuttosto discutibile.
Guardò il foglio di
pergamena sulla sua scrivania e si mise le mani a coppa sotto il mento cercando
di capire, poi afferrò dal poco spazio libero una pinza per capelli e raccolse
i crini biondi sulla nuca continuando a riflettere sui segni tracciati;
volteggianti nell’aria e aperti a caso c’erano scritte fitte, parole
evidenziate in inchiostro rosso e ritratti a china piuttosto inquietanti; su
alcuni cappeggiava anche la banda azzurra di bastardaggine, ma c’erano molte
caselle vuote e, probabilmente, ne mancavano altrettante, l’unico modo per
arrivare a capo di tutto quel casino era aspettare con calma che Lillis le procurasse quel benedetto tomo di cui avevano
discusso l’ultima volta.
Qualcuno bussò tre volte
alla porta; Gardis si affrettò ad appallottolare la pergamena e a gettarla nel
fuoco prima di gridare avanti e aver impilato i tomi dentro l’armadio, ne
lasciò solo un paio a vista che non creassero eccessivi dubbi.
La chioma nera di
Christopher fece capolino dall’uscio con i suoi bellissimi occhi blu sorridenti
e la bionda si sentì stringere il cuore per dover dubitare di lui così tanto, a
occhio Kitt non sembrava in grado di mentire, ma troppe volte l’aveva visto
combattere con un altro se stesso per fare o non fare qualcosa, sapeva che le
aveva tenuto nascosto qualcosa di molto importante e, per la miseria, era più
che decisa a scoprirlo!
-Ciao Kitt – lo
salutò mentre lui scuoteva la testa a vedere un volume della Sezione Proibita
della biblioteca volteggiare intorno alla scrivania
-Non ti hanno
detto che non dovresti prendere in prestito certi titoli? – le chiese
afferrandolo e sistemandolo sul pavimento mentre ne spostava un altro e si
aggiustava sulla sedia
-Il fine
giustifica i mezzi – rispose filosofia senza accennare a quale fine si
riferisse – cosa fai qua?
-Il ragazzo che
doveva fare la ronda questa notte si è sentito male e così devo farla io
Lei allungò una mano e gli
accarezzò una guancia dove non si sentiva traccia della barba, gli sorrise
dolcemente spostandogli una ciocca nera dagli occhi, se fosse stato per lei li
avrebbe esposti in un museo
-E a te non
l’hanno mai detto che non dovresti farti schiavizzare in questo modo? Anche da
me, sai?
Il Ravenclaw
evitò accuratamente di indulgere su quale tipo di schiavitù lo tenesse legato a
lei e le baciò il palmo della mano in un gesto molto cavalleresco che la fece
arrossire
-Che dovevo fare?
– domandò con un’alzata di spalle
-Beh, potevi
prendere mio fratello e sbatterlo a piantonare un corridoio con una torcia in
mano
-Ho paura che
quella torcia la userebbe per darmi fuoco
-Vero, ma fatti
rispettare – si lamentò lei
-Ad ogni modo ero
venuto a trovarti, il mio coprifuoco non comincia prima di domattina e oggi ci
siamo visti poco
Lei si impose di non
arrossire, dopotutto era solo l’apparenza che lo rendeva simile al
comportamento di un fidanzatino, ciò che davvero animava Chris era una sincera
amicizia messa a dura prova, ma comunque fortissima.
-Mi fa piacere –
rispose dolcemente – anche io ho pensato la stessa cosa…
-Spero che il regalo
ti sia piaciuto – incominciò toccandosi i capelli come faceva sempre quando era
nervoso
Per tutta risposta lei
scostò il colletto del pigiama e ne tirò fuori la collanina col lucchetto
sorridendo tanto felice che, probabilmente stava illuminando la stanza
-Dovresti levarla
per andare a dormire – le disse lui stringendo un attimo nel pugno il ciondolo
chiuso
-Mai, questa non
la leverò mai!
-Tu mi lusinghi,
lo sai?
-Io però spero che
tu non faccia la stessa cosa con il mio dono… - e fece saettare birichina la
lingua tra le labbra, gli posò una mano sul braccio dove la lana calda del
maglione blu che gli aveva regalato risaltava sulla pelle chiara e sulla
camicia bianca a spigato, rigorosamente di sartoria, che indossava sotto, i
pantaloni invece erano casualmente neri - Sai, progettavo di regalartela da
quando abbiamo fatto il bagno insieme – ammise scherzosa
-Sono contento di
avere un’amica come te… anche se mi comporto da stupido, tu non mi abbandonare,
d’accordo?
Accipicchia, l’aveva detto!
Ma che cos’era, impazzito?
Era proprio l’ultima cosa
di cui doveva pregarla… che avesse bevuto troppo? Eppure era certo di aver
toccato solo succo d’arancia…
-D’accordo…
Ecco il peggio, lei
l’avrebbe fatto. Doveva dirle di lasciarlo perdere e aveva fatto il contrario e
il problema era che lei si sarebbe cacciata senz’altro nei guai per lui, doveva
imparare a stare zitto, e dire che gli riusciva sempre così bene, perché con
lei parlava troppo?
Per la stanza si diffuse un
silenzio alquanto imbarazzato mentre lui guardava insistentemente il quadrante
dell’orologio, c’erano volte che faceva più follie del solito quando erano
insieme, questa volta aveva parlato troppo e pregava che Gardis avesse una
pessima memoria, cosa di cui non era per niente convinto, ma… era già successo
di peggio, aveva rischiato di baciarla almeno una mezza dozzina di volte, di
cui alcune pericolosamente vicino, e una volta, se Leonard non fosse tornato al
momento giusto (o sbagliato, a seconda dei punti di vista) era arrivato a tanto
così dal sedurla. Gardis tirava fuori il suo vero se stesso e non era un bene.
-Beh, sarà il caso
che vada… - disse alzandosi, lei gli si avvicinò e lo abbracciò
-Sono contenta di
avere un amico come te… - mormorò piano all’orecchio, peccato che dovesse
alzarsi sulle punte dei piedi per raggiungerlo; lui le sorrise e le scompigliò
i capelli come avrebbe voluto fare con la sua sorellina, Izayoi,
però, era decisamente più rigida di Gardis e non avrebbe tollerato facilmente
certe manifestazioni di affetto.
Guardò il suo visetto
vispo, il naso perfetto, la pelle candida, gli occhi di colori differenti, le
labbra… erano rosee e invitanti, appena socchiuse… ah, quanto avrebbe voluto
essere uno qualunque e poterla baciare senza fisime, avrebbe rischiato volentieri
di prendersi un ceffone pur di fare qualcosa del genere.
Si morse le proprie, chissà
che il dolore non lo aiutasse.
-Ciao Gardis, ci
vediamo domattina…
-Pensa a dormire,
me ne occupo io del resto, d’accordo?
-Ma ci sono…
-Niente ma! Da
questo momento comando io!
-Come vuoi
principessa… - lei arrossì, ecco l’altro che la chiamava “principessa”… ma
sulle labbra di Kitt sembrava molto più dolce che lo scherzoso appellativo con
cui le si rivolgeva a volte Seraphin
Ancora silenzio; se fosse
stato per lui, sarebbe già fuggito, ma lei lo stava ancora abbracciando e
sarebbe stato scortese…
-Tu mi nascondi
qualcosa, vero? Un giorno mi dirai di che cosa si tratta?
Lui la fissò costernato e
fece per replicare che, assolutamente, non le nascondeva niente, pregustando
già il sapore amaro delle menzogne, quando lei lo spinse oltre la porta e
chiuse l’uscio.
Aveva detto la sua senza
parlare, lei sapeva che c’era qualcosa che non andava, chissà come l’aveva
scoperto… e VOLEVA che lui gliene parlasse, quando si fosse sentito.
Era un attore così
scadente, allora? Non poteva neppure nascondere alla sua migliore amica il più
piccolo dei segreti?
Sospirando mesto si diresse
verso i corridoi, da una parte era felice che lei fosse in grado di vedere
oltre la sua maschera di bravo ragazzo, e di certo contribuiva parecchio il suo
incessante combattimento tra ciò che era e ciò che doveva essere, ma…
dall’altro era pericoloso, sarebbe stato meglio se fosse stata una normalissima
ragazza superficiale che non distingue una cosa dall’altra, sarebbe stato
meglio per il suo bene.
***
Spazio autrice:
ciao a tutti!! Allora, come sta passando quest’autunno? Il mio tra il
facchinaggio e l’esaurimento nervoso visto che ho cominciato a lavorare da
poco, a proposito, volevo anche dire che da questo momento in poi gli aggiornamenti
saranno quasi sempre fatti durante il weekend perché in settimana ci vuole
tutta che arrivi sveglia a casa. Potrebbe esserci qualche piccolo ritardo,
visto che mi manca anche il tempo per scrivere, ma la storia penso proprio che
prima di Natale sarà completa *(^_^)/*
In questo capitolo si nota
qualcosa di interessante, ovviamente voi avrete già capito a cosa mi sto
riferendo, quindi non lo ripeterò, però tenete a mente che è una cosa
F_O_N_D_A_M_E_N_T_A_L_E.
Bene, a questo punto, come
promesso, è tornato Seraphin, accompagnato dalla
fedele e glaciale Aisley, alla fine il caro Blaise è riuscito a farli mettere assieme dopo tanto
penare, ad ogni modo la storia di Fin e della minore degli Zabini
avrà un suo piccolo spazio perché c’è altro oltre l’apparenza.
Spero davvero che il
capitolo vi piaccia, vorrei davvero ringraziare tutti quanti per i tantissimi
commenti che mi avete mandato, sono davvero commossa e lusingata!
Da questo momento,
comunque, sono aperte le scommesse, il problema credo sarà decidere quale sarà
la scommessa.
Ricordate una cosa
importante, che potrebbe essere il sottotitolo della storia: l’apparenza
inganna.
Esattamente come gli occhi
di Gardis che solo ad un esame attento e ad una riflessione profonda possono
effettivamente essere assimilati al colore “dell’ametista”, mentre ad un esame
superficiale sono semplicemente uno azzurro e uno marrone.
Bene, noi spero che ci
risentiremo la settimana prossima, mi raccomando, fatemi sapere che cosa ne
pensate di questo diciannovesimo capitolo natalizio (eh già, sembra sempre che
il Natale compaia in tutte le mie store).
Un bacione grandissimo a
tutti, aspetto i vostri commenti
Capitolo 20 *** Peter Pan, Capitan Uncino, Wendy e Trilly ***
-
-Gardis, andiamo,
svegliati!
Karen scosse la testa come
se fosse impossibile tirare giù dal letto la bionda, al momento scomposta e con
le coperte di traverso
-Hestia! – gridò spaccando i timpani a Jeff che passava per
caso di lì – non si vuole svegliare! Che faccio?
-Reazione di
rifiuto – citò lei ed entrò facendo svolazzare i capelli scuri – dai Gardis,
svegliati! Devi cominciare a prepararti!
Per tutta risposta la
Malfoy abbracciò il cuscino e si girò dall’altra parte dando loro le spalle
-FitzOsbert mi aveva raccomandato di fare presto – mormorò
colpevole la piccola Longbottom tormentandosi una
ciocca dorata
-Quel viscido topo
di fogna! – sbraitò Potty1 ricordando che erano pure usciti insieme per la
bellezza di una settimana e tre giorni – se aspetta non cascherà il mondo, deve
smetterla di credersi chissà chi! Eppoi il pubblico aspetterà se saprà che lei
entrerà in scena comunque, non c’è fretta…
-Ma che facciamo?
Uscirono dalla stanza e si
avviarono di sotto rimuginando su una soluzione; Leonard, che non si era ancora
degnato di presentarsi all’appello del regista del club teatrale, passò davanti
a loro
-Malfoy, ferma un
attimo! – gli urlò dietro la mora alzando la mano, quello si fermò e attese
salutando con un cenno Karen che, grazie al cielo, la sera prima non era andata
a tormentarlo e così lui aveva potuto trascorrere una notte tranquilla insieme
alla sorella di lei.
-Cosa volete? –
chiese lui che, più si avvicinava l’ora della rappresentazione e più non aveva
voglia di farsi vedere agghindato da Capitan Uncino
-Tua sorella non
vuole svegliarsi, dorme come un sasso
-Non sappiamo più
che fare! – protestò Karen
-Lasciatela
dormire – rispose tranquillo lui
-Ma deve
cominciare a prepararsi! – lo interruppe la piccola Potter – dacci una mano
-Andate a cercare
Christopher, è l’unico a cui darebbe retta, certo non si degnerà di alzarsi dal
letto solo perché glielo chiedo io…
Le due si incamminarono
alla ricerca del moro
-E quando lo
vedrete, ditegli che devo parlargli!
Annuirono, poi la bionda
chiese all’altra di aspettarla un secondo e andò a confabulare con il fratello
maggiore della loro migliore amica, pareva impacciata mentre parlava e gli
chiedeva con chi andasse al ballo di quella sera
-Gli attori non
devono avere dame – rispose lui. In realtà non riusciva ancora a confessarle
che lui e sua sorella avevano una storia piuttosto seria nonostante lei lo
andasse a trovare ogni notte.
Gardis l’aveva messo in
guardia che sarebbe stato difficile e non perché la verità fa sempre male,
quanto perché si sentiva come se stesse pugnalando qualcuno alle spalle perché
gliela facevano proprio sotto il naso senza che sospettasse nulla e in più lei
era così dolce e innocente che non si riusciva ad essere giusti, cioè brutali,
con lei.
Era stata Ciel a chiedergli
di aspettare perché non si sentiva ancora pronta, ma… se non gliene avesse
parlato, quella sera lei avrebbe provato sulla sua pelle cosa si prova ad
essere traditi dalla propria sorella maggiore.
Imbarazzata la Longbottom chiese scusa e si allontanò nuovamente.
***
Christopher, come appresero
da un volenteroso Corvonero che aveva parlato col
fratello Lachlan, era ancora nella sua stanza e non ne era uscito, gli chiesero
di chiamarlo, ma sembrava che neppure lui avesse molta voglia di addentrarsi
nei corridoi della scuola.
Sembrava ieri che aveva
incontrato Rago per la prima volta, eppure era già
passata più di una settimana… e non ci aveva riflettuto molto nonostante fosse
un problema di proporzioni ciclopiche.
La sua mente gli suggeriva,
come al solito, di allontanare Gardis e di dedicarsi a Rago,
un demone, almeno, non avrebbe potuto soffrire per le angherie che le sarebbero
toccate, ma… la Regina dei Demoni si era rivelata un tipo niente affatto babbeo
e sapeva leggergli dentro come credeva riuscissero a fare solo la biondissima Gryffindor e sua sorella Izayoi: avrebbe accettato di stare
con lui sapendo che era innamorato di un’altra?
Pareva troppo fiera ed
orgogliosa, come una vera regina, per acconsentire a questo.
Per tanto che riflettesse,
non riusciva a trovare una soluzione: chi diamine possedeva l’anima dannata di
quella femmina di demone? All’apparenza solo due persone, Gardis e Izayoi, ma
se era vero che la personalità di Rago prendeva il
sopravvento, quella che si manifestava era della regina, non della persona che
conosceva, quindi, ipoteticamente, poteva ancora essere chiunque, dalla più
subdola serpe alla più remissiva tassorosso.
E non lo aiutava pensarci
all’ultimo momento.
Certo, Rago
gli aveva detto che la persona che custodiva l’Anima Azzurra aveva un potere e
una personalità così forti da oscurare addirittura la sua e lui sapeva che non
poteva essere Izayoi: era dunque Gardis?
Più che una conclusione
sembrava la risposta a tutti i suoi problemi che il cuore gli suggeriva. E la
meno probabile perché quella sera che l’aveva vista la prima e unica volta
Gardis era sconvolta ed era fuggita nella sua Torre, dove era rimasta tre
giorni, a piangere per colpa sua.
Rago, stranamente però, conosceva più pasticci di quella
scuola di quanto osasse immaginare: sapeva di Leonard, sapeva che era un
bastardo, sapeva che aveva litigato con Gardis, sapeva che ne era innamorato
senza che dicesse una parola. Come faceva?
-Christopher, ti
prego, sono Hestia! – urlò qualcuno da dietro la
porta – tu e Gardis dovreste essere già in sala prove, ma non c’è nessuno degli
attori principali, Malfoy… - e con quello si riferiva a Leonard, nonostante la
sua migliore amica si chiamasse così – è a farsi un giro per la scuola e Gardis
sta ancora dormendo! Ti prego aiutaci e tirala giù dal letto, non si sveglia
neppure con le cannonate!
Sorrise, Gardis era proprio
un bel problema, sotto molteplici punti di vista.
Scese dal letto e si
preparò per andare da lei
***
-Chi ha disegnato
le copertine?
In prima fila di fronte al
palcoscenico, assieme ad alcuni altri professori, Blaise
stava chiacchierando con Seraphin e il professor
Springfield, ex compagno di scuola di Fin.
-Non lo so –
rispose il secondo - Credevo che il protagonista di “Peter Pan” fosse Peter
Pan, ma evidentemente mi sbagliavo…
-Non
preoccupatevi, è solo una trovata pubblicitaria – intervenne Rudiger che stava sistemando gli ultimi ospiti prima di
andarsi ad occupare del suggerimento delle battute
-Sarà… ma perché
Gardis e Karen devono stare in copertina conciate in questo modo?
Il moro gli porse uno dei
volantini di pergamena la cui parte superiore, come si rispettava per ogni
libretto d’opera, era occupata dalla locandina che ritraeva una Wendy in camicia da notte piuttosto deshabillé nell’angolo
inferiore, una Trilly svolazzante per la carta a cui
spuntavano le mutandine dalla gonna corta e le calze autoreggenti in quello
superiore e, al centro, un affascinante Capitan Uncino biondo e un Peter Pan
moro
-Mi stupisce che
Gardis si sia prestata a farsi ritrarre così – commentò ancora Seraphin
-Che ci vuoi fare
– rispose pacato il Prefetto di Serpeverde – la
grafica fa miracoli…
Era evidente, soprattutto
visto che nessuno dei quattro protagonisti approvava quell’illustrazione. Karen
diceva che era troppo formale, Gardis che era oscena, Leonard che non metteva
in risalto i protagonisti (e che suo padre non avrebbe mai dovuto vederla) e
Kitt che lo avevano disegnato troppo grande.
Dietro le quinte i
protagonisti della vicenda erano alle prese con gli ultimi preparativi: FitzOsbert aveva deciso all’ultimo momento che la sua Trilly dovesse portare una coda di cavallo alta e,
chiaramente, il Prefetto del Grifondoro ne aveva per
l’anima di farsi tirare i capelli fino a morire di dolore, tantomeno poi di
piantarsi nel cranio quel fermaglio a forma di farfalla. Al momento stavano
ancora litigando accanto ad una scala dalla quale, probabilmente, il presidente
del club teatrale sarebbe presto caduto giù in maniera più o meno casuale.
Leonard, assieme ad alcuni
suoi compagni, si stava sistemando il pizzo dei polsini sostenendo che la
fattura era decisamente pessima e che avrebbero dovuto sostituirlo, gli altri
lo guardavano perplessi, soprattutto perché a loro erano capitate maglie a righe
e pantaloni sbrindellati, per saltare vistosamente su bende e gambe di legno
della patetica ciurma del capitano
-Siamo fortunati,
almeno non ci è toccato fare gli indiani – borbottò qualcuno grattandosi dove
le cuciture prudevano
-Infatti. Chi ha
creato questa nave? È un portento! – ribattè l’altro
– ne voglio una anche in casa mia! E cos’è quella sirena là davanti?
-È una polena,
idiota, una POLENA – rispose acido il Caposcuola verde argento
-Figo!
-La voglio anche
io!
-È una scultura da
navi, cretino, non una bambola – gli disse Blaze
sistemandosi le perle nei capelli, a lei era toccato il ruolo di una delle
sirene
-Hestia ha fatto proprio un bel lavoro con la Jolly Roger,
vero? – chiese una delle sorelle Longbottom, anche
lei alle prese con conchiglie e altri fermagli
-La Jolly Roger?
Credevo che si chiamasse GoingMerry! – protestò una
delle serpi all’indirizzo della sprovveduta ragazza
-Ma no, scemo, si
chiama Merryweather!
-Ma non l’hai mai
letto il libro? – s’informò un altro – è Jolly Roger!
-No! È GoingMerry!
-Ma va’! Lo sanno
tutti che la nave di Capitan Uncino è l’Olandese Volante!
-Ma sì, allora
perché non la Perla Nera – rise alle loro spalle Lillis
mentre questi cominciavano una discussione sul nome della nave del pirata
Christopher continuò a
grattarsi la schiena visto che l’edera rampicante che ricopriva la sua maglia
gli prudeva terribilmente, pazienza, c’era a chi era andata peggio, Montague, travestito da coccodrillo, aveva provato la parte
mille e una volta, ma non era ancora riuscito a spaventare a dovere Capitan
Uncino e, ogni volta, se ne andava con la coda tra le gambe (più o meno
metaforicamente) ad una occhiata seccata del giovane Malfoy; il suo costume
ingombrante da coccodrillo gli calzava a pennello, specie per la taglia,
sfortunatamente la sveglia che gli avevano legato sulla testa aveva terminato
l’opera del suo rincitrullimento completo visto che,
con molta nonchalance, Gardis gliela aveva fatta suonare in testa almeno una
dozzina di volte.
-Longbottom! – disse FitzOsbert
mollando momentaneamente Gardis che ne approfittò per tirarsi su le calze per
l’ennesima volta – sei Wendy o la nonna di
Cappuccetto Rosso? Levati immediatamente quello scialle dalle spalle!
-Ma ho freddo! –
protestò Karen stringendo la lana violetta intorno alle spalline della camicia,
ovviamente il colore lasciava intuire la provenienza della lana – dopotutto
siamo a dicembre!
-Ma rovini tutto
l’effetto! Lachlan! – gridò poi vedendo passare il fratellino di Chris – cosa
fai con quella bombetta in testa? Doveva essere un cilindro! Hai capito?
CILINDRO!
-Datti una calmata
FitzOsbert, ne ho piene le tasche delle tue urla – la
faccina seccata di Gardis si adattava perfettamente alla scena di gelosia dello
spettacolo, peccato che al momento stesse stritolando la spalla dell’altro
-Gardis, dove
l’hanno pescato quel completino? Rischi di diventare il sogno proibito di metà
della scuola – le sorrise Kitt vedendola per la prima volta con gli indumenti
addosso e cercando di posticipare il linciaggio del presidente
-Chiudi il becco
Kitt, ho la luna storta, è chiaro? Al momento sono più irritabile di un lupo
mannaro…
-Gardis Gardis… - Rudiger scosse la testa
comparendo dal nulla dietro di loro – perché non leggi mai il messaggio
subliminale?
-Ma tu non eri ad
occuparti degli ospiti?
-Beh, c’è bisogno
di me anche qui… eppoi lo può fare benissimo qualcun
altro. – aggiunse con menefreghismo e un’alzata di spalle - Ad ogni modo, ciò
che Chris voleva dirti è che conciata così sei il SUO sogno proibito – il
biondo battè una mano sulla spalla del compagno, la
piccola Malfoy si affrettò ad arrossire borbottando un “smettila di dire
cretinate”
-Veramente io
volevo dire ciò che ho detto – fu la risposta del Corvonero
-Tu vieni con me
che facciamo un discorso tra maschi… scusaci un momento – e se lo portò via
-Ok, dieci minuti
e si va in scena! Dov’è quello che fa il cane?
Il povero studente
travestito da cane tuttofare apparve e si affrettò ad infilarsi la maschera con
la testa e il grosso fiocco che gli girava intorno alle orecchie.
-Spero solo che
non muoia nessuno – fu l’ultima frase della giovane Gardis prima di scomparire
al suo posto, mentre il sipario rosso si sollevava lentamente
Presentandosi al pubblico, FitzOsbert abbozzò un inchino e spiegò brevemente e con
enfasi i motivi che li avevano spinti a scegliere quella determinata opera
anziché qualcos’altro. La platea lo applaudì svogliatamente gridandogli di
levarsi dai piedi e di mandare in scena lo spettacolo: il pubblico era
equamente diviso tra chi voleva vedere Leonard, chi non aspettava altro che
l’entrata in scena di Karen e la sua camicia e quelli che, invece, attendevano
da mesi l’ingresso della bionda Malfoy nei panni succinti di Trilly. La sala era gremita.
La camera da letto dei tre
ragazzi: Wendy, John e Michael prese magicamente
forma dietro le spalle del presidente del club mentre Nana faceva il suo
ingresso portando sulla testa con pacco di lenzuola.
Karen, poco adatta al ruolo
di sorella maggiore, ma perfetta nella sua camicia azzurrina, fece la sua
comparsa dopo che il cane ebbe lasciato la scena, mise a letto i fratellini e
si sedette sul letto di Michael rimboccandogli le coperte e levandogli da sotto
il braccio un libro di favole, posandolo poi sul comodino.
Cominciò il suo monologo
dove il pubblico venne proiettato nei dubbi di una ragazza che sta per
diventare signorina e che non vuole crescere, che vorrebbe raccontare favole di
Peter Pan per sempre.
La finestra prima chiusa
dietro di lei si spalancò di colpo lasciando entrare, volteggiando con una
magia, Christopher travestito da ragazzo che non vuole crescere.
Sfoggiando il sorriso più
birircchino che ricordasse, il moro fece due o tre giri per il palco e si fermò
accanto all’altra attrice cominciando con la sua sfilza di battute e narrandole
delle favolose avventure che potrebbe vivere sull’Isola Che Non C’è, il posto
incantato dove lui abita assieme agli altri Bimbi Sperduti.
-Ma tutto questo è
impossibile senza l’aiuto della mia preziosa fata: Trilly!
Si trattenne il respiro.
Dal fondo della platea,
Gardis fece la sua comparsa spolverando i presenti di brillantini luccicanti
che le davano quel tocco magico, sorrise gioiosa, anche se, come aveva temuto,
la gonna era troppo corta.
Con un gesto fluido e
leggero, si andò a posare accanto a Peter e a Karen sfoggiando la sua aria
altezzosa circa l’usare la Polvere di Fata così alla leggera.
L’ingresso della bionda fu
accompagnato da fischi e grida di approvazione mentre la Vicepreside, in prima
fila, aveva uno strano tic alla guancia che non lasciava presagire nulla di
buono per le verifiche al rientro dalle vacanze.
-Siamo sicuri che
quella sia Gardis? – domandò Seraphin sorridendo
sorpreso
-Spero solo che
suo padre non debba mai vederla conciata così o è la volta che la nostra
amicizia si dissolverà assieme alla mia morte – fece notare Blaise
-Immagino che
anche Leonard sia piuttosto nervoso…
-Lo spero per lui,
voglio proprio sapere cosa gli è saltato in mente di mettere in scena uno
spettacolo porno!
-Non fare tanto il
santarellino, non voglio sapere cosa avresti messo in scena tu quando
frequentavi ancora Hogwarts! – lo rimbeccò Aisley
-Io e Draco ci facevamo gli affari nostri
-Ma davvero?
Perché allora mi giungono strane voci a proposito di varie ragazze… Clothilde, Martha Spencer… - intervenne la fidanzata del
moro
-Buona Aisley, - la rabbonì Seraphin
come si fa con un cane che ringhia - Gardis sa badare a se stessa, penso che se
ne occuperà da sola di uccidere qualcuno
-Quello che mi
dispiace è che non sarò presente – bofonchiò lei levandosi un boccolo dalla
guancia – tutte le ragazze dovrebbero essere come lei
Seraphin le accarezzò appena la testa e l’abbracciò
-Segui lo
spettacolo – aggiunse
Nel frattempo metà del cast
era svolazzante per il palco compresi i due attori che facevano la parte dei
fratelli Darling e si stavano dirigendo verso la seconda stella a destra e poi
dritti fino al mattino; le coordinate specifiche dell’Isola Che Non C’è erano
invece chiare nella mente di quei ragazzini.
Con una magia la visibilità
del palco venne oscurata mentre si spostava l’ingombrante scenografia e, alle
loro spalle, compariva la nave di Capitan Uncino, qualunque fosse il suo nome,
assieme al capitano e alla sua ciurma di bucanieri intenti ad affilare spade e
a oliare moschetti
-Direi che i serpeverde ci stanno alla grande a fare i pirati babbioni – celiò Fin che era ancora un orgoglioso Grifondoro
-Ti voglio
ricordare che anche IO sono stata una serpeverde – fu
l’algido commento della ragazza Zabini accanto a lui
-Sì, me n’ero
accorto – le sorrise alzando un sopracciglio e Aisley
lo fulminò con gli occhi blu mentre le sue labbra si piegavano in un sorriso
piuttosto sadico – ora segui lo spettacolo – per la seconda volta.
Che Leonard fosse un attore
nato era implicito nella sua natura di Malfoy, di vampiro e di serpeverde, solo che, più che un rozzo lupo di mare
assomigliava ad un affettato cortigiano elisabettiano… confrontato con la sua
ciurma poi…
Iniziò con la sua sfilza di
battute vagando per il ponte dell’imbarcazione e facendo attenzione ai piedi
dei suoi uomini allungati in maniera svaccata sul palco, uno si beccò anche un
calcio, ma il comportamento rude si confaceva alla perfezione con il suo ruolo.
Il suo ingresso sul palco
nei suoi abiti settecenteschi e tutto il suo charme fu accompagnato da grida
disumane da parte delle ragazze della scuola che lo salutavano con le lacrime
agli occhi, alcune, dal fondo, sollevarono uno striscione recitante “Sei il
Capitano del nostro cuore” e incominciarono a cantare “I honestly
love you” di Olivia Newton John, Hagrid
fu costretto ad intervenire e farle tacere per fare in modo che lo spettacolo
andasse avanti.
Il biondo rivolse a quelle
pazze invasate un’occhiata sprezzante mentre ricominciava da capo la battuta
con aria seccata
-Che tu ricordi,
tu e zio Draco avete mai avuto tanto successo? –
chiese maligno Seraphin al suo vicino; Blaise si affrettò a tossicchiare
-Non sono cose di
cui si può palare in pubblico – si scusò rammentando i bei vecchi tempi
Dalle quinte arrivò il
suono del tanto famoso orologio che il coccodrillo aveva ingoiato molto tempo
prima e, quando Montague fece la sua comparsa
travestito da rettile obeso, strisciando a fatica sul pavimento, la platea
proruppe in una risata collettiva alla quale tutti, anche i prof, si lasciarono
andare.
Il ragazzo si affrettò ad
arrossire e, alzando gli occhi al cielo all’idiozia del suo compagno, Leonard
cercò di fare la faccia più impaurita che potesse, anche se era un po’
difficile spaventare un vampiro, visto che sarebbe bastato semplicemente
mostrare i denti alla folla che tutti si sarebbero gelati nei loro posti per
poi lanciarsi in una reazione di panico collettivo.
Fu allora che,
volteggiando, i tre fratelli Darling e Peter, accompagnati dalla fedele e
gelosa Trilly, ritornarono in scena scatenando il
putiferio sulla nave mentre i pirati si preparavano al contrattacco, un cannone
di cartapesta, opera del club artistico, apparve alle loro spalle e due serpeverde lanciarono addirittura una palla che esplose poi
in mezzo alla sala, mancando clamorosamente il bersaglio e riversando sugli
spettatori una pioggia di coriandoli bianchi e neri; in verità avrebbero dovuto
mirare molto più in alto, ma erano stati terribilmente tentati di beccare in
faccia la McGranitt o la Sprite e, all’ultimo
momento, era troppo tardi per cambiare la traiettoria.
A Zabini
scappò un sorriso che la ex prof di Trasfigurazione si affrettò a gelare con
un’occhiata che lo fece sedere ritto e composto nella prima riga di poltrone.
Fu poi la volta della scena
delle sirene, Trilly, gelosa di Wendy,
era andata ad istigare le figlie di Nettuno alla baia, così, quando Peter portò
lì la sua nuova amica, queste le si accanirono contro tentando di strapparle la
veste.
L’arrivo in scena delle
sette sirene, appositamente pagate e cercate nel catalogo delle sette ragazze
più belle della scuola, scatenò fischi, commenti più o meno volgari sulla loro
nudità nascosta e fraseggi osceni. C’era chi, dalle ultime file, strillava di
levare quei capelli davanti, altri che avrebbero preferito che si levassero
anche quel misero pezzetto di stoffa a forma di conchiglia che FitzOsbert aveva concesso loro di indossare, tanto per non
offendere troppo il comune senso del pudore, a cui Gardis stessa aveva inflitto
una memorabile batosta.
Ma niente eguagliòle urla che raggiunsero l’apice quando in
scena comparve la tanto attesa Giglio Tigrato e fu quindi con altrettanto
stupore che gli attori si accorsero che a interpretarla era nientemeno che Rudiger! Munito di parrucca con le trecce e accuratamente
abbigliato.
Ci fu un attimo di silenzio
totale mentre si prendeva atto del vero attore e poi grida, strilli, risate e
molta confusione, grazie al cielo presa più sul ridere che sull’offensivo per
aver messo un ragazzo a fare la principessa indiana.
-Questa non me
l’aspettavo – mormorò il Caposcuola dei Corvi mente levitava insieme a Trilly, ora capisco cosa ci faceva sempre alle prove con
noi. Ma che non si aspetti che faccia l’idiota con LUI – perché in effetti Rudiger era un lui e metà della platea femminile poteva
confermarlo e provarlo.
-E anche perché FitzOsbert non volesse mai provare la scena…
-Già…
Come da copione Capitan
Uncino rapisce la bella Giglio Tigrato per attirare Peter Pan in una trappola,
peccato che il ragazzo non sia poi così stupido e, con uno stratagemma, riesca
a rivoltare la frittata a suo favore sotto gli occhi affascinati di Wendy che tenta di dargli un bacio, ovviamente interrotto
dalla gelosa Trilly, per niente incline a lasciare
Peter ad un'altra che non riesce a capire il suo desiderio di rimanere per
sempre fanciullo.
La festa al campo indiano,
con tanto di bambini sperduti che ballano intorno al falò attirò molti
applausi, dopodiché il tendone si chiuse per cedere il passo al secondo atto.
Nei dieci minuti che
servivano per l’allestimento dell’altra parte dello spettacolo il pubblico si
scambiò commenti più o meno entusiasti sull’opera e sui personaggi.
Dalle file di mezzo Hestia guardò soddisfatta le sue scenografie annuendo a se
stessa per l’ottimo lavoro svolto. Accanto a lei Jeff e Jack sembravano presi
da un eccesso di risa più lungo del solito.
I suoi due, meravigliosi
fratelli.
Al sollevarsi delle scene
tutti tornarono a sedersi mentre le luci si sfumavano nel buio riportando prima
la cabina di Capitan Uncino dove aveva catturato Trilly,
al momento stazionante seccatissima in una gabbia alle sue spalle, poco serviva
dire che il broncio sul musetto della piccola Malfoy era assolutamente reale
visto che le battutine scorrete di suo fratello durante l’intervallo l’avevano
fatta davvero infuriare. Ora, con le braccia conserte e la schiena al pubblico
era nel suo.
Nel frattempo il capitano
ciarlava di piani su come catturare Peter Pan e dell’ultimo che aveva messo in
atto: regalargli una bomba.
Recitando divinamente, la
bionda si voltò verso il fratello riversandogli tutto il suo odio e cominciando
a dimenarsi nella gabbietta cercando di romperne i vetri mentre il bucaniere
usciva accompagnato dai suoi scagnozzi.
Un nuovo cambio di scena e
ci si ritrovò nell’albero cavo, tana del bambino che non vuole crescere e degli
altri bimbi sperduti, arredato sommariamente e piuttosto rozzamente.
Karen, al meglio di sé,
canticchiò una ninna nanna per parlare a quei ragazzi della mamma che non
avevano mai conosciuto o che non ricordavano e tutti quanti si commossero, chi
più e chi meno; la giovane Longbottom aveva proprio
il modo di fare di una mammina se non fosse stato per la sua bellezza molto
fanciullesca.
Leonard, da dietro la
scenografia la spiò per qualche attimo con aria grave, ma quando lei gli
rivolse la sua occhiata entusiasta si sentì davvero un verme.
Ciel, lì accanto, gli
strinse appena la mano, sapendo che non doveva provare niente di piacevole
mentre sua sorella riponeva in lui tutta la sua fiducia e loro due la stavano
facendo a pezzi.
Avevano sbagliato entrambi
e fin dall’inizio. Lei avrebbe dovuto dire a Karen che si stavano frequentando
e lui… avrebbe dovuto disilluderla subito, ora era tutto più doloroso.
I pirati di Capitan Uncino
fecero una sortita all’interno del nascondiglio prendendo alla sprovvista i
ragazzi e facendoli prigionieri, lasciando per Peter un pacchetto tutto
infiocchettato, dopodiché se ne andarono.
Nel frattempo si vide la
scena di Trilly che, finalmente, riusciva a liberarsi
dalla sua prigione e, alla velocità maggiore che le sue deboli ali le
permettevano, si diresse svelta verso Peter per metterlo in guardia dal piano
del suo nemico.
Gli occhi del pubblico
saettavano rapidi dal libretto che avevano in grembo, su cui erano segnate le
battute e la storia, e il palcoscenico dove si susseguivano rapide le scene: Trilly, informata del piano subdolo del Capitano, si lanciò
in una corsa forsennata verso l’albero nel tentativo di arrivare in tempo;
Peter stava già dimenando il pacco regalo, tutto eccitato, quando la fatina lo
raggiunse e cercò di strappare carta e nastri per mostrargli il contenuto
ticchettante che il bambino che non vuole crescere non riusciva a riconoscere.
-Potevano
scegliere uno di più ingenuo per la parte di Peter – commentò qualcuno dalla
platea, era infatti universalmente noto che Christopher Black
fosse uno studente modello e di sicuro non si sarebbe lasciato prendere alla
sprovvista; oltretutto aveva un comportamento decisamente più maturo della sua
età anagrafica e questo era in contrasto con le caratteristiche peculiari del
personaggi di Barrie. Ma da bravo Corvonero,
quando faceva qualcosa la faceva bene e anche la sua recitazione era lodevole e
credibile.
Trilly, disperata e con sentimenti sinceri, riuscì a
strappare dalle mani dell’amato Peter il dono distruggendo mezzo nascondiglio e
rimanendo coinvolta nell’esplosione. Peter Pan, sconvolto, spostò rami ed
alberi, brande e teli alla ricerca della sua preziosa fatina che gli aveva
salvato la vita
-Tu sei l’unica
fata che conta per me – recitò con enfasi stringendola al petto e in quel
momento metà del pubblico aveva gli occhi umidi, ciò che non sentiva, però,
erano le parole che i due attori si stavano sussurrando mentre Gardis fingeva
di non riuscire a respirare tra le braccia del ragazzo
-Mi stanno cadendo
sia le calze che le mutandine – borbottò e per poco la sua espressione da
moribonda divenne seccata
-Non aspettarti
che te le metta a posto
-Dovrei obbligare
a FitzOsbert a farlo con i denti! – ribattè piccata
-Io te lo
sconsiglio
-Perché?
-A volte sei
troppo ingenua, Gardis…
-Questa quando
finiamo me la spieghi, chiaro?
-Fattela spiegare
da tuo marito – la prese in giro lui
Si voltarono verso le file
di poltroncine scorgendo negli occhi dei presenti uno sguardo di anticipazione:
perché? In quel momento loro dovevano lasciare il palco
-Dov’è il bacio? –
domandò qualcuno dalle prime file
-Già, vogliamo
vedere il bacio noi! – strillò qualcun altro
BACIO! BACIO! BACIO!
Gridarono in coro gli
studenti inneggiando
-C’è scritto sul
libretto
-Ma scusate, se
noi stiamo qui a baciarci chi va a salvare gli altri prigionieri? – chiese la
bionda alzandosi a sedere e simulando una certa fatica
-Non ce ne frega
niente degli altri, vogliamo un bacio in questa pantomina! – protestò un
ragazzo dalla terza serie di posti
-Ma è fuori
copione – fu la risposta del moro che fissò il pubblico, a sua volta in attesa
Dal piccolo buco del
suggerito Rudiger, levatosi la parrucca nera, sillabò
di baciarsi e di farli felici, Kitt scosse la testa come se gli avessero
chiesto di baciare un appestato, allora il biondo afferrò una delle assistenti
di passaggio e gli fece vedere dal vivo come doveva fare
-Ora fallo tu! –
esclamò con gli occhi stellanti mentre la poveretta avvertiva seri problemi di
equilibro, prossimo alla riuscita del suo subdolo piano, più subdolo di quello
di Capitan Uncino
-Non bacio una
ragazza di fronte a questa folla – replicò risentito il Ravenclaw,
sentendosi tradito
-Finiscila di fare
il santo, dalle un bacio! È un ordine di FitzOsbert e
della Vermyl
-Ehi Greengrass, io non prendo ordini da Vanessa, chiaro? –
puntualizzò la bionda sistemando le foglie del suo striminzito abitino
-Però da FitzOsbert al momento sì – fece notare lo Slytherin con sagacia
-Non ci resta che
accontentarli – mormorò il Caposcuola stringendola tra le braccia, lei emise un
sospiro profondo, segno che non era d’accordo
-Con o senza la
lingua? – chiese, ovviamente era una presa in giro
-Stai scherzando?
Spero vivamente che tu non voglia farlo per davvero!
Gardis sembrava un po’
costernata; un po’ tanto. Ma se si pensava che la sua esperienza in materia era
ANCORA limitata a quando era rovinata addosso a Jack, ormai più di tre anni
prima, beh, non ci si poteva aspettare che prendesse di buon gradi di baciare
il ragazzo che le piaceva per una recita teatrale, di fronte a centinaia di
persone, era assurdo! E lui lo faceva solo per la rappresentazione, era anche
peggio…
-Senti Kitt, ma
non li hai mai visti i film? – incominciò con la sua solita aria saputella – devi
baciare il naso
-Ah sì? E dove? –
chiese lui, il sorrisetto malizioso che gli si dipinse sul viso però non le
piacque per niente, glielo aveva già visto quella volta che avevano dato di
matto nella stanza di suo fratello; con il dito indicò la piccola scanalatura
sopra le labbra; pregò che non volesse impazzire improvvisamente proprio nel
mezzo della recita
Lui avvicinò la bocca e la
baciò. Non c’era possibilità di errore, non stava baciandole la pelle
soprastante, ma proprio la bocca!
Si sentì piena di vergogna,
grazie al cielo erano parzialmente coperti.
-Ti avevo detto
qua! – balbettò confusa e rossa lei, continuando a indicare il punto di prima
-Mi sarò sbagliato
– si giustificò lui con un’alzata di spalle, i suoi occhi blu, però, dicevano
chiaramente che non aveva commesso errori.
Lei si toccò le guance,
probabilmente erano così calde che ci si poteva cuocere un uovo… il suo primo
bacio serio di fronte a tutta quella gente e poco importava che loro non
sapessero cosa lui le avesse baciato o se quella era la prima volta. Implorò
che Leonard non sapesse mai di tutto quello.
Poi perché diamine era
rimasta scritta la scena del bacio? Vanessa e il presidente avevano
acconsentito a toglierla tre giorni prima… qui c’era lo zampino di Rudiger.
Non volle guardare alle
prime file dove Seraphin e zio Blaise
erano seduti, aveva paura di leggere le loro espressioni di terrore.
-Soddisfatto? –
domandò con una vocina stridula il Corvonero al
suggeritore, ancora al suo posto; ovviamente lui aveva avuto una panoramica perfetta
e sapeva esattamente cosa era accaduto
-Potevate fare di
meglio – si lamentò dall’alto della sua sterminata esperienza
Kitt sbuffò spazientito,
prese in braccio la fatina e si alzò in volo mentre cambiavano la scenografia e
il pubblico applaudiva; anche quello non era nel copione, ma Gardis aveva le
gambe così molli che difficilmente sarebbe riuscita ad andarsene per conto suo.
A dieci metri d’altezza,
appostati sull’impalcatura sopra il tendone del palco, la depositò e si fermò
in attesa che fosse di nuovo il suo turno di scena.
La bionda strinse
convulsamente la ringhiera lì accanto per poi crollare sulle ginocchia.
-Devo parlarti di
Jeff ed Hestia Potter – incominciò lui dopo aver
lanciato un’occhiata furtiva alla platea che non poteva scorgerli – è una cosa
importante
-Che strano – lo
rimbrottò lei arrabbiata – anche lei mi ha detto la stessa cosa di te… - se
fosse riuscita a stare in piedi si sarebbe puntata le mani sui fianchi, ma al
momento le riusciva difficoltoso perfino muovere i muscoli facciali!
-Non scherzare –
lui non pareva in vena di umorismo
-Non scherzo – lei
neppure.
Strano, eppure non
ricordava a malapena la piccola Potter…
-Ad ogni modo,
dopo quello che hai fatto l’unica che sai dirmi è che devi parlarmi di Hestia? – perché era così risentita? Non capiva…
-Dove sta il
problema?
-Dove sta il
problema?! Chris, ma che ti prende tutt’a un tratto, BACIARE ME?! – cosa ti ha
fatto fumare quell’imbecille di Rudiger?
-Niente, ma
dopotutto non è successo niente
-Ah, scusami tanto
se per te non è successo niente! Per me invece succede qualcosa di più!
-Ce l’hai con me?
-Sì, ce l’ho con
te. Non avresti dovuto, ti avevo detto di non farlo
-È stato solo un
bacio… - veramente no, ma era un altro paio di maniche. Non ci credeva neppure
lui alle sue stesse parole, non era stato solo perché gli avevano ordinato di
farlo, aveva solo colto l’occasione per esaudire un suo desiderio, altrimenti
irrealizzabile senza incorrere in punizioni corporali degenerative.
-Non me ne frega
niente! Per me puoi andare a baciare tutte le ragazze che trovi per i corridoi
– l’amaro in bocca della menzogna la rendeva furibonda e malinconica allo
stesso tempo e le lacrime che le si stavano formando agli occhi le bruciavano
come se fossero state il simbolo stesso della bugia che pronunciava – ma non
farlo con me, Kitt, non trattarmi come tutte le altre!
Che cos’era? Una supplica?
Perché lui non capiva
niente anche quando gli sbatteva la verità in faccia?
-In scena!
Qualcuno lo gridò dal
basso, lei si asciugò le iridi in malo modo e si lanciò giù dal parapetto senza
degnarlo di un’altra occhiata.
Christopher la guardò un
attimo mentre si immedesimava nel ruolo e cominciava a svolazzare giuliva.
Avrebbe voluto sentirsi dire
qualcosa di più dolce perché Gardis era molto di più di “tutte le ragazze del
corridoio”, ma dopotutto se lo sarebbe dovuto aspettare, sapeva come la pensava
a proposito dei ragazzi e del loro modo di fare.
Ed era anche un bene perché
questo suo comportamento lo aiutava a starle alla larga.
No, balla colossale, più
lei faceva l’indifferente trattandolo come un caro amico che ogni tanto osa
troppo e più lui desiderava che non fossero solo amici, che lei volesse un suo
bacio, una sua carezza. Più desiderava che lei sapesse, quando invece non
avrebbe dovuto.
Aveva ragione Rago, si finisce sempre per amare la persona sbagliata.
Un’ultima occhiata di
sotto: come era bella alla luce delle candele e dei riflettore, una piccola
ninfa con lo spirito di una regina e l’orgoglio smisurato della Regina dei
Demoni, ci avrebbe scommesso.
Più la guardava e più
gliela ricordava, la vista cominciava a fargli strani effetti.
Ma desiderava Gardis
accanto a sé con tutto se stesso. Voleva amarla e proteggerla e onorarla con
qualcosa di più di un’amicizia che si sarebbe dissolta troppo in fretta.
Era un pazzo a sognarlo e a
sperarlo, lei non l’avrebbe mai voluto. E lui non avrebbe dovuto essere così
folle da andarglielo a dire come aveva desiderato fino all’attimo prima.
Prese un bel respiro e si
lanciò di sotto al suo seguito.
Finchè le cose non fossero cambiate, sarebbe rimasto al suo
posto. Per il bene di entrambi.
***
Dopo aver salvato i bimbi
sperduti e i fratelli Darling, soprattutto prima che un Capitan Uncino particolarmente
galante attentasse troppo alla giovane e illibata Wendy,
Peter requisì la Jolly Roger e, grazie al contributo di Trilly,
con cui ormai era in pace, la condusse fino a Londra per riportare a casa
coloro che non erano disposti a vivere un’esistenza da fanciulli per sempre.
Per quanto lo riguardava,
lui stava bene così com’era, il mondo normale era noioso e triste e non aveva
conosciuto amore nella sua vita. Salutò con la mano i tre fratellini e ripartì
alla volta dell’Isola Che Non C’è dove uno stuolo di bimbi sperduti lo
attendeva per fantastiche avventure assieme alle sirene, agli indiani e ai
pirati.
E all’immancabile
coccodrillo Montague che salutò il pubblico con la
zampa cicciotta.
Quando il sipario si chiuse
definitivamente sulla vicenda, ormai giunta alla sua conclusione, FitzOsbert tornò sul palco, il pubblicò guardò scettico il
suo vestito da sera (si era cambiato nel frattempo) di colore violetto, in tema
Luigi XV per il ballo in costume storico. Il presidente del club teatrale
s’inchinò varie volte e raccolse gli applausi per gli attori, poi li fece
chiamare ad uno ad uno.
Alla fine l’intera
compagnia, schierata per la lunghezza del palco, s’inchinò agli spettatori
crogiolandosi nella gloria e salutando amici e conoscenti sparpagliati per vari
punti del teatro.
Gardis guardò Seraphin in prima fila accanto a Blaise
e rivolse ad entrambi un sorriso. Era contenta di avere così tanti amici e più
o meno parenti, non le sarebbe piaciuto essere come Kitt che fissava a vuoto le
poltrone dove nessuno dei suoi genitori o parenti l’aveva guardato. Chissà come
ma c’era qualcosa che quadrava sempre meno nella storia che le aveva
raccontato, era quasi certa che le nascondesse delle cose fondamentali,
soprattutto per la sua pace mentale.
Percorse le tante file di
posti e, poco indietro rispetto allo zio e a Fin e Aisley
scorse la ragazza che aveva incontrato quella notte di dicembre assieme a
Chris, quella che aveva scambiato per la sua fidanzata segreta e che lui le
aveva detto che non era.
Stava applaudendo allo
spettacolo con aria serena, ma i suoi occhi verdi sembravano vitrei da tanto
erano fissi sulla figura del moro Black.
Kitt aveva baciato anche
lei? Quale era il loro vero rapporto? Che cosa li univa? Perché si conoscevano?
Perché si incontravano la notte nei corridoi di Hogwarts?
Tante domande, ma presto
lei avrebbe dato una risposta a tutte.
***
Spazio autrice:
ciao a tutti! Eccoci giunti al ventesimo capitolo… fiu,
che fatica, non credevo che sarei riuscita a finirlo in tempo, tra le cose da fare,
quelle che dovrei e quelle che certo non posso non fare il tempo per scrivere
diminuisce sempre più… e dire che credevo di aver toccato il fondo mentre ero
sotto esami…
Ad ogni modo al lavoro non
posso scrivere, il mio capo è terribilmente impiccione e la sera quando arrivo
sono più cotta di prosciutto, così mi devo dedicare alla fic
solo nel weekend e anche lì, come potrete immaginare, non ho solo quello da
fare…
Ma bando alle ciance e agli
sfoghi, che tra l’altro sono la mia specialità, passiamo alla storia vera e
propria. Ho letto le vostre recensioni al chap 19…
uhm, forse mi sono sbagliata, ma mi sa che avete colto il messaggio sbagliato:
che cosa vi ho detto? Non fermatevi solo all’apparenza, non c’è solo una
stupefacente somiglianza tra Kitt e Seraphin…
In questo capitolo invece i
messaggi sono ben pochi, ho solo fatto progredire un pochetto
la vicenda e si vede finalmente il tanto atteso e sospirato bacio tra
Christopher e Gardis! Yuhuuuu! Quasi non ci credo
neppure io che l’ho scritto… e come si nota, la nostra protagonista non ha
preso tanto bene la cosa (casualmente, ha la testa a cubetti proprio come Hermione).
Beh, io spero davvero che
comunque il capitolo sia bello e che la storia continui a piacervi… mi auguro
davvero di ritrovarvi tutti e tutte al prossimo aggiornamento, nel frattempo
grazie mille per le recensioni e per seguire la mia storia.
Ciao e alla prossima!
Nyssa
Arwen_90:ehhhh, non solo te sei una fanatica del Natale, ma anche la
sottoscritta! Infatti è quasi sempre parte delle mie storie e, in genere, lo
spartiacque tra la vicenda introduttiva e quella più intensa e introspettiva.
In realtà credo che sia
Gardis che Kitt vorrebbero darci un taglio con questa storia degli amici, il
problema è se questo taglio bisogna farlo in modo che non lo siano più o che si
passi ad un rapporto decisamente più intenso e, francamente, non sono ancora
sicura che siano pronti per così tanto… di sicuro lo vorrebbero, ma entrambi
pensano che sarebbe meglio chiudere lì tutti i loro sentimenti e fare come se
niente fosse stato.
Insomma, soffrire per non
far soffrire di più.
Beh, il Natale ha poco da
mancarti perché manca meno di un mesetto! Fatto l’albero? Hai cominciato a
pensare ai regali?
Vabbè, ora vado, ciao e al prossimo capitolo! Spero davvero
che questo ti sia piaciuto, a presto! Nyssa
DragonSlave:
frena frena tutto! Mmhhh tu
certo non ti sei fermata all’apparenza, ma forse sei andata un po’ troppo in là…
al momento Edmund non c’entra molto, lascialo pure fuori dal giro, anche se
farà la sua comparsa in un piccolo cammeo. Per quanto riguarda Zach e Ed si chiariranno tutti i dubbi più avanti, ma di
sicuro Kitt non è la reincarnazione di Edmund e c’è anche un motivo ^_-
Dai tempo al tempo, i
misteri io li creo e io li risolvo (lalalala… Un delirio
di onnipotenza da tutti i giorni…), alla fine si dipanerà tutta la matassa, il
finale della storia, al momento, è davvero l’unica cosa chiara che ho in mente,
oltre al fatto che doma mi tocca tornare al mio lavoretto.
Il mistero di Fin e Aisley, che poi non è un gran mistero come gli altri, è
qualcosa di più psicologico, una cosa che mettono in piedi proprio loro due, e
con un po’ di sforzo riesumando la precedente storia probabilmente riesci anche
a capire di che si tratta, specie se mettiamo in campo l’ultimogenita Zabini!
Bene, sto delirando più di
te, quindi ti lascio prima di far ricoverare entrambe alla neurodeliri, o forse
ne abbiamo davvero bisogno, chissà… aspetto trepidante il tuo commento, sono
molto curiosa! Ciao e un bacione grandissimo, Nyssa
Hollina:
per la prossima fic… poiché ho poco tempo e le idee
molto confuse non riesco a decidermi sul tema principale, in compenso ho in
mente una storiella più corta da pubblicare terminata questa, in modo da
rimanere in esercizio ^_^
Non preoccuparti per la
fine, ho detto che ci avviciniamo, ma mancano ancora quasi una decina di
capitoli e non ho ancora scritto la vera ending!
Mi auguro che il capitolo
ti sia piaciuto, aspetto molto il tuo commento, ciao e alla prossima! Nyssa
Killkenny:
non ho esperienza di caserme, ma ho fatto una settimana bianca organizzata dove
non ero del tutto certa di quello che ci servivano per cena, penso che anche a Hogwarts sia così, con l’aggravante che gli ingredienti
magici probabilmente alcuni sono commestibili, ma il resto?
Al di là delle prelibatezze
culinarie partorite da Dishman, che non voglio dire,
magari saranno anche buone, i suoi modi sono davvero terribili, degni di chi
schiavizza giornalmente una truppa di elfi.
Grazie per il voto
altissimo! Spero davvero che anche questo nuovo ventesimo capitolo ti piaccia! Aspetto
di sapere, ciao e al prossimo aggiornamento! Nyssa
Lord Martiya: mi perdonerai se non li chiamo così, ma quella del
Mostro di Firenze è una storia che mi aveva un po’ shockata e questo suo
sminuirsi non mi piace per niente. Non ho idea di quando ricompariranno,
essendo personaggi un po’ di contorno certo faranno altre apparizioni, magari
assieme ad Asuna e a quelli delle altre scuole, ma
tieni d’occhio soprattutto Drumstrang che ha qualcosa
da raccontare ^:^
Spero che il capitolo ti
piaccia ugualmente. Per Lachlan non posso dire o fare niente, ho la bocca
cucita. Al prossimo post, ciao! Nyssa
_Nana_: ma ciao! Ma non che non ti lascio senza una storia,
come ho già detto la mia mente fabbrica parecchio! Magari non sarà una fic lunga come questa o le altre, forse solo un paio di
capitoli, ma ho un’ideuzza che mi gironzola per la
mente e voglio metterla per iscritto, quindi tranquilla che avrai ancora da
leggere, mica è così facile sbarazzarsi di me dopo che mi hai viziata in questo
modo con le tue assidue recensioni e le tue belle parole!
No no,
Gardis non rimarrà troppo su quel libro, il mistero sarà presto risolto.
Grazie per la comprensione,
cercherò di mantenermi in salute in modo da poter continuare a scrivere senza
che le mie storie assomiglino troppo a qualche delirio…
Aspetto il tuo commento,
sono molto curiosa! Ciao e a presto, un bacio, Nyssa
Whateverhappened:
cerca bene cerca bene… mi sa che non hai focalizzato il punto cruciale, non
basarti sulla somiglianza, non c’è qualcosa di moooolto
più chiaro da dire? Ma certo che c’è, che diamine, l’ho scritta io ‘sta storia,
lo saprò bene! E allora guarda con attenzione e ricorda, mai detto che Kitt non
è il figlio di Ransie, ho detto solo che il cognome
era irrilevante perché non c’entrava, rammenti?
Seraphin l’ho fatto davvero volutamente figo,
Gardis è davvero contornata da bellissimi ragazzi a cui vuole un bene dell’anima,
ma principalmente Fin è bello perché è la versione giovane e graffiante di SiriusBlack quindi…
Ma quale recensione
orribile, sei stata così carina a scrivermi e dirmi tutte queste belle cose
sulla mia storia, come farei senza di te e tutti quelli che commentano? Probabilmente
avrei mollato lì le Relazioni al secondo capitolo e invece sono qui a scriverne
il seguito!
Vabbè, ora devo scappare davvero, ciao carissima, un
bacione grande grande, Nyssa
LisannaBaston: se nel gruppetto delle tre amiche Gardis è quella che
ha sempre ragione, la regoletta non vale quando ci si
mette di mezzo il cuore perché la poverina non ha grande esperienza in materia,
mentre Hestia è decisamente più acculturata e di
patemi d’amore credo se ne sia fatti non pochi, non solo per Jeff, anzi…
La storia ha finito di
essere intricata con lo scorso capitolo, c’è ancora un misteruccio
piccino picciò che comparirà tra qualche paginetta,
ma tutta roba piccola, quindi animo! Comincia la fase di risoluzione dei
misteri!
Bene, ora ti devo salutare
davvero, a prestissimo e un bacio! Spero davvero che il capitolo ti piaccia,
aspetto presto il tuo commento. Ciao! Nyssa
Akiko:
sul serio dovevi nascere a Natale? Wow, sono quasi invidiosa se non fosse che
sono felice della mia data di nascita, ad ogni modo credo allora che ti farà
piacere sapere che Rudiger è nato la bellezza del 12
dicembre e che Ciel è nata invece il 28 ^_^ sono quelle informazioni che
raramente metto nelle fic, ma sulle quali mi soffermo
sempre un pochetto quando creo il personaggio,
Gardis, ad esempio, è nata il mio stesso giorno.
Ehehe, Natale è sempre una piccola Apocalisse, qui sta il
bello, sennò sarebbe una noia terribile. Io adoro il Natale, stare tutti
insieme, la famiglia, gli amici, i regali, l’albero, le luci, l’attesa… ok ci
do un taglio.
Eh sì, non pochi i Weasley, come sempre, ma nonna Molly ha dalla sua i ferri
da lana magici, ne compra dieci scatole e voilà! Fanno tutto loro (ok, sto
dando di matto completamente).
Ammetto di non essere
ferrata né sui filosofi né sul latino e tantomeno sul greco visto che non ho
mai fatto nessuna di queste tre materie, pensa che non so coniugare neppure
quella tabella di declinazioni di rosa: rosa rosa
rose… per me sono tutte rose… ma spero davvero che non chiamerai tua figlia Cidippe e neppure Abrotomo, mi
ricorda un pompelmo… Antigone invece è un nome bellissimo, non sarò ferrata in
filosofia ma la mitologia greca la cito quasi a menadito e il mito dell’Edipo
Re è molto bello, anche se triste (per carità non chiamarla Giocasta,
sembra una mucca!).
Haorist è un bel nome alla fine, confesso di aver creduto che
fosse egizio, ma vabbè, dopotutto una che chiama la
sua protagonista Gardis deve solo tacere e l’altra Hestia…
Ma figurati, mi fa piacerissimo leggere i tuoi scleri,
dopo una giornata di lavoro serve sempre qualcosa che tiri su il morale, sclera
fin che vuoi e se EFP ti manda una denuncia per aver occupato il suo server sclerami pure una mail che intano è sempre bello leggerne!
Certo che Fin è bel pezzo
di figliolo, che ti dovevi aspettare dopo essere cresciuto a Malfoy Manor sotto l’ala protettrice di Draco
e con sangue Blackdelel
vene? Qualcosa tipo BartemiusCrouch?
(io me lo immagino come UriahHeap
del David Copperfield di Dickens). No, Kitt e i suoi vestiti bianchi neri e blu
non c’entrano con i miei gusti calcistici, so a malapena distinguere un
giocatore da un altro ^_^
A prestissimo allora! Sono
molto curiosa di leggere il tuo prossimo sclero (ehm,
recensione volevo dire), spero davvero che questo capitolo ti piaccia, ho
cercato di rivisitare un po’ la storia di Peter Pan che mi fa sempre venire le
lacrime agli occhi, almeno qui non corro il rischio! Un bacione grande grandegrande! Ciao! Nyssa
Cicci92:
ciao! Sono molto contenta che tu abbia scoperto questa fic
e che ti stia piacendo! E sono felice anche del fatto che tu abbia apprezzato
la sua “mamma”, le Relazioni Pericolose! Mi fa felice sapere che i miei
personaggi maschili ti piacciano, essendo una ragazza è sempre un po’
problematico immedesimarsi in loro… Dominique è un ragazzo, come si nota dal
nome della sorella (Victoire), la mamma Fleur ha deciso di dare ad entrambi un nome francofono e
quindi il Dominick inglese è diventato Dominique
francese (lì è maschili, tranquilla) e il ragazzo, a dispetto del suo nome
strampalato, ha anche una ragazza che si chiama Laurentia
ed è fissata con i gatti.
Grazie mille dei
complimenti, spero davvero di leggere presto un’altra tua recensione! Ciao e un
bacio! Nyssa
-Abbiamo finito
più tardi del previsto – commentò la bionda assieme agli altri tre membri del
trio maschile più bello della scuola – sono quasi le undici…
Kitt parve tornare alla
realtà tutto d’un colpo, sollevò la manica del costume da Peter Pan e guardò l’orologio dal quale, come Gardis, si era
rifiutato di separarsi; a denti stretti si lasciò sfuggire un’imprecazione
-Devo andare –
commentò stringato, prese da un suo compagno i vestiti che gli stava porgendo e scomparve oltre le scale
-Dove va? – chiese
il biondo primogenito dei Malfoy studiando il passo agitato del suo amico e lo
sguardo della sorella che lo seguiva un poco in ansia; lei abbassò le iridi di colori differenti e sorrise a Leonard
-A incontrare Rago – rispose brevemente
-È questa sera? –
fu la nuova domanda dello Slytherin, in risposta ottenne un assenso – sei agitata?
-Non molto –
confessò la bionda. Fece una pausa piuttosto lunga, ma suo fratello seppe che
doveva dire ancora qualcosa
-Senti, Leonard –
cominciò con lentezza – a te non sembra che… Kitt… e Seraphin…
si somiglino molto?
Il sopracciglio biondo di
lui si sollevò mentre, rimettendosi in piedi, andava a studiare il cosiddetto
“fratellone” da uno spiraglio nel sipario, Fin era proprio in posizione
propizia e, in effetti, i tratti in comune non mancavano
-Sì, è vero –
rispose il vampiro
-Più di quanto
dovrebbe essere lecito… - ovviamente lui si astenne dal dirle che Christopher
aveva una sorella bastarda di cui lei ignorava l’esistenza; se lei doveva
saperlo, l’avrebbe fatto per conto suo, non certo perché lui avrebbe fatto a
spia, dopotutto erano affari di quei due. Quindi era
possibilissimo che non fosse il suo unico segreto…
-Si chiamano tutti e dueBlack – lasciò cadere
con noncuranza; ora che ci pensava la somiglianza era molto più che lampante:
che cosa li legava davvero? Cominciava a capire quale fosse la pulce
nell’orecchio di sua sorella. E Izayoi era legata a Seraphin?
E Lachlan? Quante domande, ci scommetteva che lei era da un po’ che se le
poneva.
Avrebbe voluto che lui fosse
una persona un po’ più ordinaria.
Poteva sembrarlo, ma era
quanto di meno comune si trovasse in giro.
Solo che se lo fosse stato
lei non se ne sarebbe mai innamorata e che Gardis fosse innamorata era
evidente.
Ma lui lo era? Qualcosa gli faceva dire di sì: l’esperienza?
Forse… ma era un bravo lettore di persone. Avrebbe dovuto chiede a Izayoi di
leggere nella mente di Chris.
Che razza di pasticcio… eppoi perché lui non voleva dirle di avere una sorella
illegittima? Non era una cosa così grave e Gardis avrebbe capito.
Certo, stupidi come erano quei due potevano perfino credere che nessuno dei
due fosse innamorato. Anzi, quasi quasi ci avrebbe
fatto una scommessa con Rudiger.
-Lui però non ha
parentele con noi – la voce sottile della Gryffindor
lo riportò con i piedi per terra – dice di venire dall’Ungheria e di non avere
molti parenti. Abbiamo anche provato a tirare giù un suo albero…
Il biondo sospirò
disperato, conosceva bene la passione di sua sorella per le genealogie.
-Non è uscito fuori niente – aggiunse con aria grave. Lui se lo aspettava,
soprattutto sapendo che non le aveva neppure parlato dei parenti molto prossimi
come una ipotetica sorella, figuriamoci se aveva
tirato fuori dall’armadio la montagna di scheletri che ci aveva ammonticchiati,
aveva il sentore che fossero parecchi. E puzzassero di marcio.
-È evidente – lei
lo fissò un attimo, poi annuì. Anche per loro sarebbe stata la stessa cosa. La
loro parentela era sterminata, ma i segreti erano panni che si lavavano in casa
propria perché spesso erano macchiati di sangue.
-Ho chiesto a Lillis di portarmi il libro della parentela dei Black – confessò al fratello, lui si lasciò sfuggire un suono piuttosto sprezzante
-Ecco cosa avevate
da confabulare così fitto
-Verrò a capo di questa faccenda. Voglio giudicare da sola
se è vero quello che lui dice
-E cosa dice?
-Ogni tanto si
lascia sfuggire un messaggio subliminale che
sottintende “Stai attenta, sono pericoloso”
-Ohh… non sarà che leggi troppe
stupidaggini? L’ultima volta te ne sei uscita con quelle cretinate sul sesso
che guarda, in tanti anni io…
-Taci fratellino!
Qui la cosa è diversa
-Fai come vuoi, ma
usagli rispetto.
-Come sempre
Non gli piaceva, se Gardis
aveva sentore di misteri, quelli c’erano ed erano anche prossimi alla loro
fine.
-Senti un po’, Gardis, ma tu sei innamorata di lui?
Due occhi sgranati si
fissarono nelle iridi color caramello del Caposcuola verde-argento. Era una
domanda retorica. Lui lo sapeva e lei sapeva che lui
sapeva.
-Sai già la
risposta – bofonchiò, comunque in imbarazzo; lei e Leonard non erano mai stati
tipi da confidenze intime sui problemi di cuore.
-Adesso dove vai?
– un sorriso bieco le si dipinse sulle labbra
-È scortese fare
aspettare le persone…
-Non fare pazzie
-Non rubarmi le
battute – e con una linguaccia raccolse il vestito da ballo che Hestia le aveva portato per cambiarsi e scomparve a sua
volta in direzione del corridoio liquidando la richiesta di un colloquio
dell’amica con un “dopo, quando siamo alla festa”.
***
-Guarda guarda chi si vede… - levandosi una maschera bianca e nera dal
volto la Regina
dei Demoni, sommariamente abbigliata in uno strano vestito di pizzo nero decisamente troppo trasparente sorrise al malcapitato
ragazzo a cui era toccato il destino di Byakko – è
stato uno spettacolo interessante – aggiunse
-L’hai visto?
-Sì
-Dal pubblico o
dal palco?
Silenzio.
-Sei in ritardo –
le fece notare lui, inseparabile dal suo orologio anche con l’abito
confezionato stile primi dell’800
-Una donna deve
farsi sempre aspettare – commentò lei accavallando le gambe, lui guardò da
un’altra parte finchè non ebbe finito di sistemarsi,
lo spacco nell’abito lasciava chiaramente intendere che non portava biancheria,
per chi non se ne fosse ancora accorto.
-Raccontami la
storia
-Immagino che sia
troppo sperare che tu sia venuto per me
-La storia
-Già… un po’
capisco la tua amica, se la tratti a questo modo c’è
ben poco per cui volerti bene
-Lasciala fuori,
sono cose tra noi
-Galante e
gentile… perfino quell’idiota di Malter sapeva fare
di meglio
-Signora Regina
dei Demoni…
-D’accordo d’accordo… Così vuoi sapere come sono andate veramente le
cose? – gli occhi della grande regina erano velati di lacrime nonostante il suo
tono fosse ironico e tagliente, le lacrime però le
rendevano un’immagine quasi materna nei
Rago prese fiato, era strano che fosse proprio
lei a raccontare quella storia dopo che, per generazioni, essa era stata
tramandata al Byakko dal proprio predecessore. Beh,
c’è una prima volta per tutto.
Christopher annuì serio
-E’ un ricordo che
porta dolore visto che né io né te esistiamo per
quello che eravamo un tempo… dammi la mano, giovane Byakko
Il moro allungò il braccio
destro verso di lei, lei lo strinse con il sinistro mentre il dito indice e
medio dell’altra mano sfioravano appena la fronte: nella sua mente, prima
vuota, si formò un’immagine nitidissima di un giovane uomo dalla pelle chiara,
indossava una tunica scura orlata d’oro e al fianco pendeva una spada d’argento
con l’impugnatura a forma di dragone che sormontava una falce di luna; quando
questi voltò la testa verso di lui, Chris ne distinse i lineamenti del viso,
del tutto simili ai propri, aveva gli occhi blu e i capelli bianchissimi,
albini come quelli di Rago.
Il suo nome era Dresda annunciò una voce esterna ed era il Quarto Principe degli Arcimaghi: la gente si riferiva a lui
come BYAKKO, ovvero Colui che può uccidere un
immortale terminò con tono narrativo.
-Aveva i capelli
bianchi – commentò il Ravenclaw
-Tutti noi li
avevamo – rispose la regina – era una nostra caratteristica
Vivevamo in una pianura alle pendici di un vulcano,
eravamo quattro specie diverse originate da uno stesso antenato comune, per
questo avevamo i capelli bianchi… tutti.
-Che cos’erano
queste specie? – indagò lui
Noi le chiamavamo Stirpi ed erano i Demoni, i Vampiri,
gli Arcimaghi e i Licantropi. È per questo che i
vampiri, dopo molto tempo della loro vita, cambiano il colore dei capelli che
diventa chiaro. Ed è per questo motivo che i vampiri purosangue vengono detti di Stirpe.
Ciascuna viveva per conto suo, avevamo governi e re
differenti, tutte e quattro eravamo rette dalla monarchia.
Benchè erroneamente si creda il contrario,
nessuno è immortale, gli stessi demoni di cui tanto si parla erano mortali come
gli altri. Il disguido è nato quando siamo nati sia io cheByakko.
La particolarità delle nostre Stirpi era legata al sangue
e ai figli; nel caso il matrimonio fosse misto il
bambino nasceva con le caratteristiche della Stirpe del genitore con il potere
magico più forte al momento dell’unione. Ciò causò molti problemi, alla
famiglia del Byakko e alla mia.
Dresda infatti aveva sangue misto
perché le quattro case reali si sposavano spesso tra loro, lui però possedeva
le qualità di due specie insieme: Arcimaghi e Demoni era una cosa mai vista,
evidenziata dal fatto che tu fossi l’unico Arcimago con gli occhi blu,
caratteristica tipica dei demoni: non si era mai avuto un Arcimago con gli
occhi di quel colore, solo noi demoni lo possedevamo. La cosa non faceva granchè differenza, visto che tra
noi ci eravamo sempre ammazzati, ma il problema sorse quando nacqui anche io:
lo stesso suo giorno.
Mio padre, re prima di me, era intrappolato in un
matrimonio senza amore con una cugina che, tuttavia, si era rivelata sterile.
Lui la tradì molte volte, ma solo due di queste ebbero
conseguenze gravi: la prima fu quando nacque mio fratello e la seconda quando
venni al mondo io.
Mio fratello si chiamava Lark,
era nato da una relazione tra mio padre e la Regina dei Vampiri, Theanu, era un vampiro ed era destinato a salire al trono
dopo di lei. Anche io ero figlia di Theanu, ma nacqui demone e divenni l’erede al trono di mio
padre, Sohryu era il mio onorifico, la regina.
Ciò che venne alla luce fu
che, con il continuo rimescolio di sangue tra le diverse stirpi, il mio era
diventato come quello del nostro antenato comune, in pratica non potevo essere
uccisa da nessuno di noi, come scoprii più tardi, solo dal Byakko
che aveva sangue misto.
Non ti ricorda qualcosa di più vicino a te? Purosangue
e Mezzosangue? L’uno è la rovina dell’altro. Io avevo il sangue puro, ma, a
dispetto di ciò, un mezzosangue poteva uccidermi: eravamo gli unici casi simili
della storia. Ma profetizzati dalla leggenda.
Ma torniamo alla narrazione…
A quel tempo la situazione era pacifica, l’unica
tensione era al nostro palazzo dove la mia matrigna,
la regina consorte, aveva sotto gli occhi la prova stessa dell’infedeltà del
marito e della sua inettitudine come sposa e quella prova sarebbe salita al trono
che bramava. Inutile dire che mi odiasse.
Io e te ci incontrammo una volta per caso
quando io ero ancora una principessa e tu eri venuto a palazzo assieme a tuo
padre e ad una delegazione di Arcimaghi; non sapevo che proprio tu fossi il Byakko, colui che poteva uccidermi, era un’informazione
strettamente riservata, esattamente come il fatto che io non potessi morire per
mano di qualsiasi altra persona. Tu però lo sapevi eccome.
Il tuo carattere era, allo stesso tempo, simile e
diverso a quello di adesso, simile perché, come allora, non sapevi come
comportarti con me, diverso invece perché il tuo modo di trattare le persone
era molto differente, eri spavaldo e malizioso e forse lo sei ancora,
semplicemente lo nascondi meglio.
Rimanesti diversi mesi a palazzo, inutile dire che,
nonostante tutto, finimmo per innamorarci.
Una volta, molto tempo dopo, mi dicesti che tu eri
innamorato dell’unica persona di cui non avresti dovuto e
io stessa persi la testa per l’unico che potesse uccidermi.
Ma non ho rimpianti sul
passato, sui baci che ci siamo scambiati, sulle risate, sul nostro affetto.
Amare non è mai sbagliato.
L’evento scatenante dell’Apocalisse, però, fu tuo
fratello maggiore Malter, il Secondo Principe; egli
si era innamorato di una umana che viveva al di fuori
della nostra pianura, un misero essere senza magia.
Si decise di discutere del destino della
coppia riunendo i quattro re senza contare che mio padre era appena morto e che
i Demoni erano ancora in lutto. Il motivo principale era che Malter desiderava condurre con sé la sua sposa, ma questa
rappresentava la cena per i tre quarti di noi… tutti a parte gli Arcidraghi
eravamo affamati di carne, i vampiri e i licantropi ancora oggi, noi ci
nutrivamo della loro energia, ma, essendo demoni, se perdevamo il controllo
potevamo arrivare a cibarci della loro carne.
La mia matrigna mi tenne nascosta la seduta, sostenendo
che era stata spostata per rispetto al defunto re; si presentò al mio posto e
propose in mio nome la cacciata di tuo fratello, della sua sposa e del bambino
che portava in grembo.
Ti ometto i dettagli che per te sono irrilevanti: si
scatenò una guerra violentissima, la mia famiglia chiese l’aiuto dei vampiri in
nome della parentela di sangue che ci legava e, anche
se di malavoglia perché era tutta colpa della mia matrigna, Theanu
fu costretta ad accordargliela.
Io conobbi la verità su quella riunione solo per bocca
di mio fratello, allora tutto fu chiaro.
La regina consorte, ormai vedova consorte,
fu condannata a morte, ma la guerra era ormai cominciata.
Il Concilio degli Arcimaghi fece la scelta più logica:
decise di uccidere il leader avversario a qualunque costo e quelcosto era l’amore
che legava me e Dresda, avvelenato da una guerra piena di odio che nessuno
avrebbe voluto.
Pieno di rancore verso di me che dicevo di amare un
mezzosangue unico nella storia,ma che non ero stata in grado di
comprendere l’amore di suo fratello per quell’umana, Dresda approvò il piano
per uccidermi.
Fu in quegli anni terribili che nacquero le leggende sulla
crudeltà dei demoni, in realtà eravamo un popolo molto forte che facilmente
aveva il sopravvento ed eravamo determinati a sopravvivere per vedere
nuovamente la pace.
È vero, noi ci nutriamo dell’energia degli altri
esseri spesso conducendoli alla morte, ma come i vampiri sappiamo tenere a
freno l’appetito, eppoi, non fanno
forse così tutti gli esseri viventi?
Gli umani uccidono animali e vegetali per nutrirsi,
perché dovrebbe essere diverso per noi, Stirpi della Pianura, che ci nutrivamo
di esseri umani?
Ricordo quando tu venisti a me, più che determinato a
porre fine alla mia vita. Solo il Byakko, come dice
il suo nome, può uccidere quella particolare Sohryu,
membro di sangue puro della famiglia reale dei demoni.
Proprio tu, l’essere di cui ero innamorata avevi quella facoltà, rappresentavi
il mio sogno e il mio incubo.
Ed io per te.
Perché nonostante l’odio, tu non volevi davvero
uccidermi, così decidesti di prendere per buona una leggenda delle nostre parti
secondo cui, mescolando il sangue del Byakko e della Sohryu, essi perderebbero ogni loro potere per sempre. A
differenza dei nostri cugini vampiri, noi demoni possedevamo sangue.
Avremmo messo a repentaglio tutto ciò che sapevamo,
conoscevamo e possedevamo per avere una vita insieme come poco più che semplici
esseri umani che per un bel po’ avevamo disprezzato.
Ma almeno la guerra sarebbe finita.
Non ci fu però il tempo per tutto questo. Il vulcano
sulle cui pendici sorgeva la nostra pianura si era riattivato a causa del
grande potere magico sprigionatosi con l’infuriare della guerra.
Io e il Primo Principe, con l’intercessione di Dresda,
stipulammo rapidamente un trattato di pace nella speranza di placare l’ira
della natura, ma fu tutto inutile.
Allora decisi il da farsi: io e il mio popolo ci
saremmo addormentati nel cono principale, in modo da placare la magia con
quella del nostro sonno mentre le altre Stirpi si sarebbero disperse salvo poi
ritrovarci, un giorno, nuovamente insieme per quietare il tutto.
Dresda non era d’accordo, ma era l’unico, eppoi c’erano troppe vite in palio, troppe erano tate
spazzate via dalla mia stoltezza, da colei che viene
celebrata come una Grande Regina.
Con uno stratagemma riuscii a distrarlo mentre
accompagnavo la mia gente, poi, poco prima di addormentarmi a mia volta,
affidai a Lark la mia anima, racchiusa in una sfera
blu come gli occhi dei demoni, per tornare nel mondo molto presto al fianco del
mio amato e per fare in modo che il mio popolo si risvegliasse.
Dresda però, folle per l’inganno e non a conoscenza
della mia risoluzione e dell’Anime Azzurra, si ubriacò e mise incinta un’umana;
il bambino che ella partorì è quello che voi chiamate
“mago”, esattamente come i figli di Malter, ha pochi
poteri rispetto a quello che potevamo fare noi e, in onestà, assomigliava poco
a suo padre con quei capelli così scuri, ma aveva i suoi stessi occhi blu, gli
occhi dei demoni che si erano estinti.
Oppresso dal suo tradimento nei miei confronti e
ancora all’oscuro dell’Anima Azzurra, Dresda si scaraventò nel vulcano e morì
tragicamente.
Quando nacque suo figlio, il Secondo Principe Malter lo prese con sè, sapendo
che altri non era se non la reincarnazione del
fratello.
Nonostante non possedesse i poteri da Arcimago del
genitore, era comunque in grado di uccidere la Sohryu
che sarebbe tornata, e qui ti lascio ai misteri della genetica.
Il Secondo Principe, però, che era fuggito ben prima
del trattato di pace e della vera spiegazione dei fatti, istillò nel nipote il
suo odio per la Regina dei Demoni. Quel bambino mi odiò fin dalla culla,
ignorando che sarei potuta essere sua madre.
Da lui, a cui venne fatta
sposare la primogenita di Malter, nacque la famiglia Black, un gioco di parole tra l’anagramma di Byakko e Black come il colore dei
suoi capelli.
Dal primo figlio maschio del Secondo Principe, invece,
nacque la famiglia Malfoy, che significa “malafede” ma anche “senza fiducia”,
come Malter che non ne possedeva in me. Ironicamente
sono stata proprio io ad appioppare loro quel cognome divertente diverso tempo
dopo.
Quando tornai sulla terra, molto dopo, appresi tutto
questo, ma ormai l’Anima Azzurra era stata creata e finchè
il Byakko non avesse amato nuovamente la Sohryu,
io sarei stata costretta a tornare e tornare ancora.
E nel sangue di ogni Byakko,
di quelli che mi uccisero e di quelli che uccisi, scorre quello del mio amato Dresda che vive in loro come io abito il corpo
che ingerisce e custodisce la mia anima dannata.
-E’ una storia
molto triste – ammise lui
-Lo è – confermò
lei
-E fa riflettere
su cosa sia l’amore e quanto dolore possa provocare. Tu e Dresda vi siete amati
-Sì
-E il vostro amore
è andato oltre le avversità… all’inizio avevo pensato di amarti, lo confesso.
Se non puoi morire che per mano mia, saresti la moglie ideale per la vita che
dovrò condurre
-È così
pericolosa?
-Lo
è. Ma… forse tu te ne sarai
accorta, io sono innamorato di una ragazza
-Sì, lo sapevo dal
primo momento che ti ho visto
-È più forte di
me, non riesco a levarmela dalla testa – ammise mettendosi le mani nei capelli
come se ciò lo rendesse pazzo – è sempre nei miei pensieri e, Qualcuno mi
perdoni, ho addirittura sperato di trascorrere l’intera vita MORTALE con lei…
-È una cosa grave?
– Rago non ne sembrava convinta
-Moltissimo
-Anche che il Byakko e la Sohryu si amassero,
ma è successo lo stesso nonostante fosse… “sbagliato”? – non pareva soddisfatta
del termine
-Però avete sofferto entrambi e moltissimo e le conseguenze
sono state gravissime. Io non voglio che lei soffra per colpa mia o addirittura
che rischi la vita
-Anche
io avevo scelto di andarmene e
ritornare in un altro momento per non far soffrire Dresda in modo che potessimo
rivederci, ma le cose sono andate diversamente. Ciò che tu credi giusto o
doloroso non è uguale è quel che è per lei… soprattutto se si è innamorati
-Gardis non è
innamorata di me! – quasi urlò lui
-Gardis? – chiese
la donna alzano un sopracciglio cesellato
-È il suo nome
-E tu, che ti
metti contro di me per lei non hai il coraggio di combattere per ottenere il
suo amore?! Lasciatelo dire, Byakko,
sei caduto in basso… avevi ragazze, demoni, vampiri, arcimaghe, che ti uscivano
dalle tasche!
-Penso che
qualunque persona dovrebbe vivere felice – rispose con filosofia, dimostrando
più anni della sua età e, contemporaneamente un certo senso infantile, ma
ignorando la sottile allusione del demone
-La vita senza
amore non è felice – ribattè lei, che poteva
combattere la filosofia con l’esperienza
-Ma almeno sei vivo!
-È come essere
morto. È come me, non esiste che un’ombra che cerca invano
-Mi dispiace, è
colpa mia… dovrei amarti perché così è giusto, perché dopo molto tempo di odio
le cose sono cambiate e tu avresti finalmente la tua pace, ma non ci riesco.
Non riesco a smettere di amare lei, anche senza amare un’altra. E ci ho
provato, credimi. Mi dispiace, sbaglio sempre…
-Chissà… - disse Rago mettendogli una mano sulla testa. A differenza del
bacio della volta scorsa, questo era un gesto più fraterno che da amante
-Non la ucciderai,
vero? – domandò il moro, apprensivo
-Chi?
-Gardis
-No, non lo farò.
Rispetto il tuo amore e la tua decisione più di quella di molti che ti hanno
preceduto e hanno ucciso me solo perché hanno insegnato loro così. Però non approvo il modo in cui lo vivi, sappilo! Prendi
esempio dalla storia che hai dimenticato. Io non ti porto rancore per amare
un’umana, come non lo portavo a Malter che mi odiava.
-Come mai? È come
se Dresda amasse un’altra
Lei non rispose, tentata di
dirgli che “Dresda amava solo lei”.
-Cosa
farai adesso?
-Aspetterò
-Chi e perché?
-Magari il
prossimo Black s’innamorerà di me… potrebbe
essere tuo figlio o tuo nipote quindi vedi di sbrigarti. – fece una pausa, poi
sorrise – sai cosa piace alle ragazze? – domandò con un sorriso malizioso
-Che cosa?
-Quando gli uomini
fanno gli uomini e non le pecore – ribattè
con tono tagliente – quando le cercano, le corteggiano, le baciano…
-E allora?
-Smettila di fare
la pecora, Christopher Black, corri da lei, dalle un bacio e dille che l’ami. Il futuro lo si costruisce poco per volta… non fasciarti la testa
troppo presto
-Ma ci siamo già baciati! – protestò lui
-Cosa, quel
bacetto ridicolo sul palco? E tu quello lo chiami bacio? Dresda ti ucciderebbe…
Poi tacque e ghignò.
-Ci rivedremo mai,Rago? – la interrogò
-Probabile, io
senz’altro tornerò. E insegna ai tuoi figli la vera storia,
non quella distorta di Malter.
-Mi dispiace di
non essere stato io quello giusto, vorrei che questo
amore non fosse mai nato perché fa soffrire te, mette in pericolo lei e fa
sentire in colpa me.
-Prendi esempio
dai Black prima di te, tira fuori quel dannato
coraggio e fai l’egoista per una volta!
-Non è una bella
cosa da dire…
-Fidati, in questo
caso è meglio di quel che pensi, ci sono cose che tu non sai, ma io vedo più
avanti. Ti ho osservato molto in questi giorni e mi sono spesso chiesta come tu, così bravo ragazzo sempre attento a quello che fai, sia
potuto nascere in una famiglia simile del tutto priva di onore
-Me lo dice spesso
anche lei…
-Chi?
-Gardis – ammise –
è una Malfoy e conosce bene i Black – aggiunse a suo
beneficio vedendo l’aria interrogativa della Regina dei Demoni
Rago ghignò ancora.
-Era da tanto che
non avevo più a che fare con un Malfoy, sono ancora così potenti?
-Oh sì… e anche
molto dispotici – confessò – aspetta, non vorrai ucciderla ora che ti ho detto
questo, vero?
-Questo non cambia
le cose che ti ho detto prima, anche se…
-Non la toccare –
minacciò il ragazzo con un ringhio pericoloso – quello sarebbe l’unico caso in
cui desidererei ucciderti
-Allora ce l’hai un po’ di fegato in quel corpicino – mormorò la Sohryu compiaciuta – metti su un po’ di carne, ne hai
troppo poca per farla felice – gli rivolse un’occhiata di superiorità notando
la sua completamente dispersa – oh, non fare quella faccia – aggiunse poi a suo
beneficio – sai a cosa mi riferisco – e gli strizzò l’occhio.
Ricordati, combatti sempre per ottenere l’amore della
persona che ami.
E Rago
scomparve.
Stranamente, agli occhi di
Kitt, pareva soddisfatta di quel colloquio nonostante non avesse ottenuto ciò
che voleva.
Disfaceva le sue esatte parole, lei che era innamorata del “Byakko” non aveva però combattuto per averlo, ma l’aveva
lasciato ad un’altra. Bah…
Gardis, Gardis, Gardis…
quella piccola strega lo rendeva davvero folle per
minacciare di morte un demone solo per lei, che incantesimo gli aveva mai
fatto?
Stava impazzendo e più Rago parlava, più si convinceva che poteva sperare di
amarla. Follia!
Ma… se poteva uccidere un essere potente quanto un
demone, doveva avere poteri diversi dalla norma, forse sarebbe stato in grado
di proteggerla.
Ma come dirlo a LEI? Come spiegarle quello che era, la
vera natura di se stesso, sua sorella, suo fratello, la sua famiglia… che
incubo quella vita…
Si mise improvvisamente in
piedi.
D’accordo: aveva deciso.
***
Molti piani più in basso,
tre persone erano riunite sul terrazzo della Sala Grande adibita a salone da
ballo.
Leonard, Ciel e Karen.
Il biondo chinò gli occhi,
quasi colpevole, Ciel si morse il labbro, allungando
un braccio candido verso la chioma dorata della sorella più piccola, questa
però la scostò con un gesto isterico mostrando il viso pieno di lacrime, il
trucco sbavato che rovinava la stoffa del vestito colando col nero sul merletto
e sulla seta.
-Ti odio, sorellina! – strillò fuori di sé – non voglio parlarti
mai più
E si voltò, correndo con le
mani sul volto per tutta la sala fino all’uscita, scomparendo oltre le scale
dei piani alti.
-Dov’è Gardis? –
chiese il moro dei Potter sedendosi accanto alla sorella e servendosi di polpo marinato
-E’ tornata poco
fa dal cambiarsi e pare che ci siano stati dei casini, quindi ha tardato un po’
– la sua spiegazione poco dettagliata circa le coordinate geografiche della
bionda non soddisfaceva Jack che sollecitò maggiori delucidazioni – sta
parlando di Eva-qualcosa con uno dei ragazzi di Cantarena – rispose lei, sorseggiando sdegnosaallo spettacolo di
abbuffata di Jeff e Jack, l’aranciata: l’ultima sua esperienza con l’alcol,
come ricordava spesso il rosso, era stata tragicomica.
-Evangelion, Hestia, Evangelion – la corresse puntiglioso e con la bocca piena
il cugino
-Quello che è
-Non quello che è!
È un must! Rei Ayanami, AsukaLangley! ShinjiIkari! Non puoi non
conoscerlo, è la psicanalisi pura
-Ho chiuso con la
psicanalisi da quando mi hanno detto che potrei essere innamorata di te –
frecciatina allusiva
-Ah sì? –
ovviamente Jeffrey l’aveva colta al volo, Jack
evidentemente no
Hestia vide sfrecciare di fronte a sé una persona mentre chiacchierava coi suoi “fratelli”, strabuzzò gli occhi un attimo
riconoscendo la chioma a boccoli della sua amica Karen e, prima che riuscisse a
riprendere contatto con la realtà udì un
-Kareeeeennn!!! – gridato accanto a lei e suo fratello la inseguì a
rotta di collo.
Sbattè ancora una volta le palpebre osservando stupita Jeff,
accanto a lei, che era rimasto immobile col piatto di insalata
di pollo sulle ginocchia.
-Tu hai capito
qualcosa? – gli chiese, questi scosse vigorosamente la testa
-A parte che
abbiamo trovato la principessina di Jack – annuì meccanicamente
-Che cosa è
successo? – Gardis, tutta trafelata li raggiunse alzandosi di un po’ la gonna –
ho visto Karen scappare dalla sala, che le è accaduto?
-Boh, però Jack le
è andato dietro, dovremmo andare anche noi – fece
notare scuotendo il tintinnante braccialetto con la stella, la luna e la
saetta.
-Hai ragione
-No, ferme, vado…
- Ciel le afferrò per una spalla e i suoi occhi azzurri erano un deterrente
sufficiente. Hestia la fissò spaesata, Gardis
immaginò che dovessero aver rivelato alla sorellina la verità della sua
relazione con Leonard – rimanete alla festa, tu soprattutto, senza di te va
tutto a rotoli, specie da quando è scomparso quello stupido Black…
- si rivolse alla Malfoy che seppe di essere decisamente
di troppo
-Jeff, portala a
ballare – ordinò Gardis all’amico d’infanzia alludendo a Hestia
-Perché io? –
un’occhiata e il rosso, seppur di malavoglia ma con un sorriso sgargiante,
invitava la mora Potty1 ad un vorticoso giro di danze.
Con un sospiro esasperato
il Prefetto dei grifoni si lasciò cadere sulla poltrona dove, fino a poco prima
stava seduta l’altra sua migliore amica, quella che probabilmente non era alle
prese con un pianto disperato.
Vide Rudiger
scappare oltre la porta e affiancare Ciel, poi salire con lei.
Ancora un sospiro… troppe
cose tutte insieme facevano male alla salute.
-Posso sedermi? –
una voce vellutata e melodiosa le fece girare di scatto il capo mettendo a
fuoco la sagoma di un bel ragazzo sui diciotto anni accanto a lei nel costume
dei cosacchi, a giudicare dall’accento e dalla presenza doveva trattarsi di uno
di quei tipi diDrumstrang,
com’è che si chiamavano? Margaretha qualcosa… ah, sì,
Zeller… e…Andreevic… qual’era il nome? Perché non lo rammentava? Un altro nome
glielo levava dalla bocca…
-Fjodor – si presentò lui
-Ehm… Gardis
-Posso sedermi?
-Certo, scusa, che
maleducata…
-Mi sembri un po’
stanca – gli rivolse un sorriso compassionevole, come si vedeva che non era di Hogwarts…
Quando lui si sedette lì
accanto, però, avvertì un odore strano, forse era un profumo, una fragranza,
qualcosa che la mise parecchio in allarme. Il ragazzo trangugiò dello champagne
mentre lei lo fissava ammutolita: no, impossibile!
-Ti va una
passeggiata in giardino? Un po’ d’aria fresca potrebbe farti bene… hai un
colorito strano…
Annuì
quasi involontariamente, tremendamente insospettita.
Quel tipo non la
convinceva, c’era qualcosa di strano e perché aveva stretto gli occhi a quel
modo quando le aveva sottolineato il colorito poco
salutare?
Gli concesse di prenderla a
braccetto mentre uscivano.
Hestia, dal centro della pista da ballo, la vide allontanarsi
per le scale del giardino
-O Gardis ha
deciso di mettere una pietra sul passato e dimenticarsi di Christopher oppure
quel tipo vuole morire giovane – disse al suo cavaliere
-Perdonami ma non
regge il confronto con Chris – le disse il rosso legato da una sana rivalità e
molto rispetto per il portiere dei Ravenclaw
-Allora è solo uno
con manie autolesioniste. Spero che sia Chris a ucciderlo. - desiderò
-Sarà una malattia
di famiglia – la fissò lui mentre lei arricciava la bocca, incerta su cosa
rispondere – anche sua madre ha avuto una storia con uno di Drumstrang
– le disse per spiegare – me lo ha detto la mamma,
dice che era molto invidiosa al tempo
-Ah sì?
-Già… il professor
Krum
-Il professor KRUM?! – strillò Hestia a metà della
sala mentre la musica si fermava e qualcuno la guardava spaesato. L’insegnante
di Volo della scuola estera arrossì e tornò a concentrarsi al suo calice. Lei
riprese a ballare come se niente fosse.
-Questo fa le cose
molto interessanti – aggiunse ancoraWeasley
Lei implorò pietà.
***
Spazio autrice:
ciao a tutti e ben ritrovati!!! Lo so, sono in ritardo
di un giorno sulla consegna (fischietta come se fosse sempre stata
puntualissima), ma questa volta non è colpa mia! C’era il sito in
ristrutturazione, dovete credermi!
Ad ogni modo inizia la
fase: “svela il mistero”, chi offre di più? Forse in
questa storia mi sono lasciata un po’ trasportare, ogni tanto perfino io perdo
il conto delle cose da dire, mi sa che devo cominciare a farmi una bella
scaletta scritta perché quella mentale si volatilizza ogni volta che vado a
nanna… eh, la vecchiaia, brutta cosa…
Scherzi a parte, vi avevo
detto di tenere d’occhio gli studenti di Drumstrang,
no? Tra un po’ scoprirete anche perché.
Dato che in molti mi hanno chiesto quanto verrà lunga la storia, rispondo qui per
tutti, suppergiù credo che verranno una trentina di capitoli, o così vorrei, in
modo che assomigli tanto alle Relazioni, poi non so, magari saranno ventinove e
magari trentuno, ma il numero dovrebbe essere quello, quindi penso di dover
rivedere il fatto che sarà finita prima di Natale, non credo, calcolando una
media di un capitolo a settimana, o dicembre s’è inventato dei giorni nuovi
oppure mi sa che finiremo un po’ più avanti =^_^= chissà, forse riuscirò a finirla per l’anno
nuovo, proprio come era successo per la “mamma”… però devo ancora vedere, sto
ancora scrivendo e quindi non ho la certezza per quanto ne avrò ancora. Voi
tenete per buono 30 chappy,
che sarebbe anche il mio obiettivo, poi chissà…
Questo capitolo vede come
protagonista Rago che, finalmente, dopo molto penare,
specie da parte di Kitt, rivela finalmente la sua drammatica storia dei tempi
andati.
Cosa mi piace del capitolo
è proprio lei, descriverla nelle sue movenze è stato divertente perché chiaramente
lei è cresciuta in una cultura differente e ha un modo di porsi agli altri
guardandoli sempre dall’alto in basso, dopotutto era una Regina e venne celebrata come una “grande” (che dite, si nota troppo
che adoro le grandi regine?)… però vi consiglio di dare una sbirciata tra i
suoi gesti, Rago non la racconta giusta su una cosa e
qui bisogna lavorarci su, se fosse tutto semplice come lo dice lei la fic potrebbe terminare dopodomani e non avrei da
massacrarmi per scrivere gli ultimi capitoli che mi stanno letteralmente
mandando in pappa il cervello (i finali sono sempre difficili, penso sempre che
siano troppo scontati, quindi non me ne va mai bene uno, sono così rompiscatole…).
Beh, dopo questa
lunghissima postfazione vi saluto, ci vediamo al prossimo capitolo e scusatemi
davvero se non vi saluto tutti, ma la pausa pranzo è terminata… ciao! Nyssa
Il ragazzo di Drumstrang che era venuto a parlare con lei aveva i
lineamenti fini come quelli di una bambola di porcellana della sua terra, la
Russia
Il ragazzo di Drumstrang che era venuto a parlare con lei aveva i
lineamenti fini come quelli di una bambola di porcellana della
sua terra, la Russia, e molto femminili.
Indossava la divisa dei
Cosacchi dello Zar, segno che fosse filo zarista, come la maggior parte dei
maghi di quel paese. I suoi capelli erano piuttosto chiari, ma ciò che lasciava
spiazzati erano gli occhi che la fissavano, riuscivano
a ipnotizzarla quasi quanto quelli di Kitt.
Lui le porse un braccio per
uscire nel portico del giardino e lei l’accettò,
dirigendosi poi insieme a lui verso la porta finestra.
L’aria della notte era
gelida, ma lei si trattenne dal rabbrividire, si sarebbero create complicazioni
inutili tipo lui che le prestava il mantello o, peggio, decideva di fare la
conoscenza della Chips tentando di scaldarla
direttamente col suo corpo. Non era il caso di rendersi artefici della scusa e
accelerare il genocidio degli stranieri.
Il modo di fare dello
studente di Drumstrang era pacato
e tranquillo, ma c’era qualcosa in lui che non la convinceva fino in fondo:
l’odore.
Lui le indicò una panchina
in pietra, si tolse il mantello e la fece sedere in modo che non si sporcasse il vestito con il muschio e la brina serale,
dall’interno veniva il vociare della festa e il ritmo della musica.
Che fosse galante era una
cosa piacevole.
E inoltre parlava la sua
lingua con proprietà, senza quell’accento ruvido che aveva invece la sua
compagna made in Germany.
-Chi sei
veramente? – gli chiese senza mezzi termini quando questi le
si accomodò accanto, lui le rivolse un sorriso da irretire anche la meno
interessata delle ragazze - Merda – quello fu il delicato commento che lei
emise dopo averlo fissato per due minuti buoni.
***
Christopher scese le scale
dal piano dove aveva avuto quella edificante
conversazione con Rago fino alla Sala Grande e sbucò
nella stanza invasa da ballerini e gente che si divertiva e abbuffava.
Accanto alla porta c’era la
finestra con il grande terrazzo e si diede alla fuga dirigendosi da quella
parte, odiava essere formale. Di Gardis non c’era traccia.
Anche Leonard era sul
poggiolo con una sigaretta in mano e un bicchiere di firewhiskey
nell’altra e stava guardando lontano come la rappresentazione dei peggiori vizi
capitali: lussuria, accidia, superbia e invidia… no, quest’ultimo era per chi
guardava.
Kitt si diresse verso di
lui senza che nessuno dicesse niente o osasse rivolgergli parola visto il suo
cipiglio per niente amichevole, raro a vedersi ma pericoloso a provarsi; gli
altri presenti si affrettarono a togliere le tende, lui appoggiò i gomiti alla
balaustra accanto al biondo, guardò un attimo la luna e poi levò allo Slytherin la sigaretta dalle dita, facendo un tiro
-Tu non fumi – gli
fece notare Malfoy, il cui sorriso stranamente compiaciuto era però
difficilmente occultabile
-Infatti – una
risposta che era tutto un programma: interessante!
-E allora? –
indagò da bravo amico ficcanaso, quale, in effetti, era
-Ho bisogno di
qualcosa di forte – rispose il moro
Leonard gli allungò il suo
bicchiere e Christopher lo mandò giù tutto d’un sorso,
il Caposcuola verde-argento inarcò le sopracciglia: finalmente poteva vedere
l’uomo che Kitt era davvero.
-Come mai sei qua fuori anziché con Ciel? – chiese il Ravenclaw,
a quanto pare erano tutti e due in preda ad una
situazione di crisi totale, Leonard decise di assecondare la sua curiosità,
tanto per sapere cosa passasse nella testa di quell’altro per portarlo ad un
comportamento tanto inaudito
-Avevamo deciso di
dire a Karen tutta la verità, ma… non l’ha presa molto bene… - il biondo
afferrò un elfo di passaggio e prese un altro bicchiere, buttando giù tutto il
liquore incendiario, Kitt annuì e spense la sigaretta in un mucchietto di neve
raccolto nella fioriera accanto a lui
-Leonard – disse
poi rimettendosi in piedi, trovando la forza per fare ciò che aveva deciso, lo
fissò negli occhi dorati mentre questo era ancora appoggiato al corrimano di
marmo – sto per fare una follia
-Ah sì? – si
trattenne dal dirgli che vederlo fumare e bere da autentico cattivo ragazzo era già una follia
-Sì, ho intenzione
di attraversare questa dannata sala e baciare tua sorella. Come si deve
-Davvero? –
Leonard sembrava divertito da tutta quella faccenda, di sicuro non preoccupato
e tantomeno arrabbiato. Forse Rago aveva esagerato un
pochino, come al solito, rimuginava la sua testa
bionda.
-Credevo che me lo
avresti impedito a costo della vita – il Black non
sembrava sicuro della buona fede del rampollo Malfoy
-Sai com’è… meglio
una padellata in testa che una sulle palle… - vide il suo sguardo perso a quella frase non molto nobile - ehm, evita, è uno dei modi
di dire di Rudiger – aggiunse. Certo però non si
sarebbe abbassato a dirgli che lui era l’unico che approvasse. – come mai così
all’improvviso? – gli chiese ancora
-Tu conosci una
certa Rago?
Gli occhi dello Slytherin si fecero due fessure: allora era vero,
Christopher Black era davvero il Byakko
che stava tanto cercando…
Non disse niente.
-Pare che lei ti
conosca – aggiunse il Corvonero prendendo un altro
bicchiere e passando svogliatamente il dito sul bordo di cristallo,
appoggiandosi alla ringhiera
-Sì, la conosco –
sputò infine Leonard – questo cosa c’entra?
-Non posso dirti
tutto – in verità sospettava che il suo amico sapesse di Rago
più di quanto era a conoscenza lui stesso – ma questa sera ho sentito una
storia che mi ha fatto accapponare la pelle. E riflettere. E anche se è
sbagliato nei confronti di tua sorella perché la metto in pericolo, ho deciso
di essere egoista e di fare come voglio io.
-Niente di più
saggio, volevo un po’ vedere quale Black, alla fine,
non fosse del tutto egoista
-Non sei
preoccupato che possa accadere qualcosa a Gardis?
-Naaa… - Semmai il contrario. La tranquillità del vampiro
lo faceva sentire strano, Leonard avrebbe dovuto
preoccuparsi eccome – però vale quello che ti ho detto l’altra volta: se le
farai del male TU, non altri, ma soprattutto, se la farai piangere… - Kitt
annuì
-Quando ci rivedremo avrò dieci dita stampate in faccia e qualche osso
rotto
-Forse no
Leonard bevve, ghignando da
oltre il bordo del suo bicchiere, poi lo sollevò alla salute di Chris
-Alla libertà
perduta – annunciò
L’altro rise alzando il
proprio
-Sì, alla libertà
perduta…
Finì il liquore, si voltò e
fece un respiro prima di andarsene alla ricerca del Prefetto dei Grifoni; ora
che ci pensava non era stato neppure così tanto carino
da chiederle come si sarebbe vestita e adesso voleva a tutti i costi sapere
come l’avevano conciata le sue amiche, di sicuro sarebbe stata bellissima.
Una mano si posò sulla sua
spalla e lo trattenne
-Sappi che ti
ammiro per quello che stai facendo – gli disse piano Leonard in un orecchio –
il coraggio certo non ti mancae non fraintendermi, non di dirle ciò
che senti, ma di voler davvero passare del tempo con quella furia!
Kitt sorrise, poi se ne andò.
***
All’opposto della sala,
appoggiata alla tappezzeria assieme a Jeff, Hestia
stava sorseggiando l’ennesimo succo d’arancia, stanca, accaldata e con i piedi
come due frittate dopo mezz’ora di volteggiamenti e piroette forsennate.
Chris si diresse dritto
nella sua direzione, senz’altro era la persona che meglio di altre poteva darle
le coordinate di dove fosse la bionda.
Sollevò appena le
sopracciglia alla vista del suo cavaliere dai capelli rossi, come se la cosa lo
stupisse minimamente.
Inclinò brevemente la testa
e parlò
-Sai
dove posso trovare Gardis?
Hestia lo studiò un attimo, era come se lui non fosse troppo
sorpreso di vederla insieme a suo cugino, il che non andava per niente.
Poi però decise di lasciare
starei lambiccamenti inutili per quella sera, si stava divertendo e non voleva
rovinarsi l’ultimo dell’anno senza motivo
-Se la stai
cercando perché qualcuno s’è slogato una caviglia, ha ceduto il tetto, il
Comitato di Accoglienza ha una crisi isterica, sono finiti i rinfreschi o c’è
da lavare i piatti in cucina, sappi che non te lo dirò
Il moro sorrise, in effetti Gardis era sempre con lui in caso dei succitati
eventi catastrofici e Hestia non approvava questo,
come se si aspettasse che, almeno una volta, lui la rapisse per un motivo più
serio. Beh, forse era arrivato il momento.
-Te lo potrei dire
se mi dicessi che Vanessa ha avuto una conversione mistica sulla via di
Damasco, sta chiedendo perdono per la sua idiozia congenita oppure ha deciso di
liberare il mondo della sua chiassosa presenza
Hestia era molto acida con lui, era sempre più chiaro che
non approvava, soprattutto, la sua mancanza di galanteria.
-Allora, perché la
cerchi?
-Volevo chiederle
un ballo – la Gryffindor annuì, finalmente la faceva
una cosa giusta, benedetto Corvonero…
-In giardino –
sillabò – ma forse sei arrivato tardi… - aggiunse con aria maliziosa, Jeff le
tirò un pizzicotto dietro la schiena, non doveva essere così malefica – perché
sai, era in compagnia di un ragazzo… - un altro pizzicotto, ma che importava?
Scorgere l’espressione attonita di Chris all’udire quelle parole era il degno compenso per i tanti anni di dolore di Gardis e
per i pizzicotti di Jeff.
Kitt sfrecciò verso il giardino
-Era una vita che volevo vederti quell’espressione in faccia, Black! – gli urlò dietro la piccola Potty, ma Christopher la udì
appena, mentre nella mente gli ronzava uno strano sentimento di gelosia: non
quella sera.
***
Alla Torre del Grifondoro era riunita una piccola combriccola di ragazzi
di fronte ad una porta chiusa
-Karen, ti prego, apri la porta! – Ciel, implorante di fronte all’uscio
sbarrato, stava supplicando la sua sorellina di uscire, il suo istinto materno
le imponeva di accertarsi che non si stesse tagliando i polsi, buttando dalla
finestra o compiendo qualsivoglia altra opera di
lesione alla sua persona.
-Karen, sono Rudiger! Ti prego, aprici
-No!
Il biondo sospirò e scosse
la testa: Ciel gli aveva volutamente tenuto nascosto della sua relazione con
Leonard mentre Leonard gli aveva detto delle visite notturne della piccola Longbottom, tutti e tre, però, l’avevano presa come una
cosa poco seria e il più piccolo aveva affettuosamente battuto una mano sulla
spalla al Caposcuola dicendogli “Tratta bene la mia cuginetta”. Insomma,
nessuno era stato troppo preoccupato e nessuno credeva che per Karen la cosa
fosse così seria e così profonda.
Pensavano che si trattasse
di una cotta e via, qualcosa di leggero, ma… forse si erano sbagliati.
Ciel si sentiva
tremendamente in colpa e fuori, alle sue spalle, stavano altre due delle sue
sorelle in attesa che Karen aprisse finalmente quella dannata porta e mostrasse
il suo solito sorriso ingenuo.
Era colpa sua, era colpa sua! Se non avesse mentito, se Karen non si fosse
attaccata così tanto a Leonard, se le avesse detto
subito la verità a quest’ora tutto sarebbe stato più semplice.
-Andate via, non voglio né parlarvi né vedervi!
Urlò da dentro la Gryffindor.
Arrivò anche una terza
sorella Longbottom, le altre le spiegarono la
situazione, ma da fuori non potevano fare assolutamente niente perché Karen
aveva avuto la brillante idea di chiudersi nella stanza di Gardis e tutti
sapevano che gli incantesimi di sigillo della Malfoy non si sarebbero spezzati
per una banale alohomora…
avrebbero fatto meglio a far saltare la porta con una
buona quantità di esplosivo, ma rischiavano di distruggere i muri mentre
l’uscio rimaneva in piedi e intatto al suo posto.
Jack, che era arrivato per
primo e che fino a quel momento non aveva detto una parola, si alzò in piedi,
spolverò le mani sulle ginocchia e se ne andò.
Karen era stesa sul tappeto
a pelo alto di Gardis e probabilmente glielo stava anche macchiando di mascara
e lacrime, era una fortuna che nel mondo magico esistesse il gratta e netta o era la volta che la bionda avrebbe rotto l’amicizia con
lei, voleva bene a quel tappeto come se fosse stata una persona vera e più di
una volta l’aveva vista lì distesa, di fronte al camino, a leggere o studiare.
Si sentì una codarda a
rifugiarsi in camera sua, pregando che lei non arrivasse… Gardis era stata una
buona amica, le aveva chiesto di rimanere fuori della faccenda e lei l’aveva
fatto. Era innegabile che doveva essere a conoscenza
dei sentimenti di suo fratello e della relazione con Ciel, Leonard, a
differenza di sua sorella, le aveva parlato, ma fedele alla promessa, non aveva
più detto una parola a proposito della sua decisione, non ne aveva fatto parola
con Hestia e si era limitata a dirle che non
approvava ogni volta che i loro sguardi s’incontravano.
E non era venuta a piangere
con lei o consolarla, perché le aveva detto fin dall’inizio che non andava bene
quel che faceva, Gardis sapeva cosa era giusto, aveva fatto la sua parte e la
sua coscienza era pulita. Gardis aveva SEMPRE ragione, questo era stato il
profondo insegnamento che aveva appreso durante la sua infanzia, per qualche
strana ragione la piccola Malfoy aveva diciassette anni e ne dimostrava
centodiciassette se non di più, innegabilmente c’erano momenti che era decisamente più grande della sua reale età.
E questa volta aveva
ragione come sempre, era sbagliato cercare di forzare i sentimenti di qualcuno
senza amore, lei aveva forzato se stessa autoconvincendosi
di provare amore per Leonard e aveva cercato di forzare Leonard ad amarla,
scambiandolo per il suo reale destino. Ma ciò che le
dava fastidio non era che la sua preziosa e amata sorella maggiore stesse col
ragazzo che le piaceva ben più di “un bel po’”, ma che Ciel glielo avesse
tenuto nascosto quando, invece, loro due si dicevano tutto.
Era stata davvero crudele
da parte di sua sorella, da lei non se lo sarebbe aspettato.
Leonard alla fine si era
comportato come suo solito, fregandosene altamente, ma sua sorella… sua sorella doveva dirglielo! E molto tempo fa.
Afferrò tra le dita
tremanti il tagliacarte noce e argento che la sua amica teneva nel primo
cassetto della scrivania, sapeva essere molto
affilato, come al solito Gardis teneva con cura i suoi averi.
Prese fiato, piano lo
sollevò davanti al viso, poi vibrò un colpo secco
senza rimpianti.
***
Christopher vagò spaesato
per il giardino di Hogwarts coperto dalla soffice
neve che era caduta quel pomeriggio.
Le grandi vetrate gotiche
proiettavano luci gialle e rosse all’aperto, illuminando cespugli, piante e
panchine in un clima molto natalizio.
Scorse due figure e si
sentì stringere il cuore al pensiero che la sua migliore amica, nonché ragazza di cui era innamorato, si fosse appartata
assieme ad un altro.
Non poteva fargliene una
colpa, specie se aveva trovato la persona giusta, ma… se avesse fatto qualcosa
prima, forse sarebbe stato lui la persona giusta, dopotutto lei non l’aveva mai
disprezzato come aveva fatto con tutti gli altri ragazzi e si era sempre
mostrata gentile e affettuosa e…
No, alt, lui non era e mai
sarebbe stato la persona giusta.
Però… gli aveva permesso di
abbracciarla e baciarla, privilegio che non era stato
concesso a nessun altro salvo i suoi amici più stretti, ma certo non nel modo
in cui l’avevano fatto loro.
Ovviamente non aveva
gradito il bacetto che le aveva dato alla recita (perché Rago
aveva ragione, era solo un bacetto), le parole ferite che aveva pronunciato
subito dopo erano riuscite a fargli male, ma… a differenza di quanto accaduto
con altri che si erano spinti molto meno in là, doveva ammettere che riusciva
ancora a camminare, aveva tutti gli arti e non vedeva i diavoletti dell’inferno
saltellargli addosso.
Non aveva risposte, solo domande, ma in quel momento voleva solo
trovarla e, a costo di combinare il casino più grande che ricordasse, avrebbe
mandato via quel bellimbusto che l’aveva portata fuori e avrebbe mantenuto la
parola che aveva dato poco prima a Leonard.
Non voleva ammettere di
essere arrivato troppo tardi. Il momento giusto è sempre quando arriva un Black, questo era uno dei cardini della sua storica
famiglia, perché non cominciare a prendere in prestito proprio ora il loro
proverbiale vademecum?
Mosse qualche passo verso
le due sagome ed entrambe si voltarono.
Lei parve solo un po’
stupita di vederlo lì fuori, poi gli sorrise come suo
solito facendolo sentire un cretino per i pensieri poco gentili.
Il ragazzo accanto a lei si
voltò verso di lui: era lo studente di Drumstrang,
quello che aveva il viso da ragazza, indossava una divisa da Cosacco con il
colletto contornato di pelliccia scura e il cappello sottobraccio e gli stava
sorridendo.
Deglutì sentendosi
stranamente a disagio e riconobbe gli occhi baluginanti: sapeva che Gardis
possedeva una vera e propria venerazione per il colore degli occhi delle
persone, che avesse deciso di concedere la sua amicizia al giovane russo per
via del suo sguardo magnetico?
A dispetto di quanto si
sarebbe aspettato, il ragazzo si alzò in piedi, Kitt si fermò vedendo che
scambiava qualche parola con la giovane Malfoy.
Non pareva che ci stesse
provando con lei. Non troppo, almeno.
Un’occhiata di quelle iridi
strane lo fecero irrigidire, il suo egoismo appena
nato, però, mischiato all’orgoglio che ogni Black
beve col latte, gli fecero muovere un passo dietro l’altro nella direzione
della panca, il russo ghignava, come se fosse soddisfatto di quel gesto e
s’incamminò nella sua direzione con passo sicuro e le mani nelle tasche dei
pantaloni.
Ricordava la scena di
qualche western, mentre il bandito e il giustiziere si incontrano
in mezzo al paese deserto e, di fronte al saloon, fanno un bel duello di
pistole dove uno dei due ne esce morto. Il becchino in genere è il protagonista
del film.
Forse l’avrebbe ucciso se
avesse saputo che aveva osato fare qualcosa alla SUA Gardis.
Quando s’incrociarono Kitt si fermò, quasi che dovesse dirgli qualcosa, lo
studente straniero però non rallentò l’andatura
-Salutami Rago, quando la vedrai… - disse piano mentre si allontanava
con un ghigno diabolico sul viso da bambola; Chris si voltò di scatto nella sua
direzione, preso alla sprovvista da quella frase, più
che intenzionato a chiedergli cosa ne sapesse lui della Regina dei Demoni,
dimentico dei suoi pensieri omicidi. Lei gli aveva detto che la sua esistenza,
quella dell’Anima Azzurra e della sua continua rinascita erano uno dei segreti meglio custoditi della storia, ma conosceva già troppe
persone che sapevano chi fosse e cosa facesse al mondo.
Sentì qualcosa di strano
nella tasca della giacca esterna del suo abito da principe ungherese e,
infilandovi la mano, vi trovò un biglietto da visita, lo rigirò tra le dita più
volte: accanto ad uno stemma con un cigno era impresso un nome a caratteri cirillici
ПринцФйодорАндрээвич
Quando era bambino, vista
la solitudine del luogo dove si trovava, aveva letto
molti dei libri del castello dove abitava con sua madre e i suoi zii e aveva
imparato diverse lingue dell’est europeo e il loro strano alfabeto, quindi
sapeva che quei caratteri, apparentemente strani, altro non erano che il nome
del ragazzo:
FjodorAndreevič… principe FjodorAndreevič
… era curioso che un russo,
e un principe soprattutto, non vi avesse impresso anche il suo (molto
probabilmente altisonante) cognome, ma solo il patronimico… e quello stemma gli
sembrava davvero strano e, contemporaneamente, familiare.
Sul retro del cartoncino
bordato di blu e d’oro era vergata una frase in caratteri latini, segno che il
ragazzo conosceva il loro alfabeto e, con ogni probabilità, anche la loro
lingua visto che, altrimenti, non avrebbe potuto
parlare molto con Gardis, soprattutto considerando che lei non era proprio una
maga della conversazione…
So che vuoi sapere la verita, cerca le
risposte prima delle domande e risolverai i tuoi misteri.
F.A. A.
***
Qualcuno bussò alla
finestra della stanza di Gardis.
Preoccupata, Karen si
accasciò sul pavimento; Jack, a cavallo della sua scopa, stava picchiettando nei
riquadri, cercando di identificare la sua figura nella fievole luce delle tre
candele accese e del camino
-Karen! Per l’amor
del Cielo!
Esclamò quando la vide
riversa al suolo con il tagliacarte affilato in mano.
La bionda si voltò verso di
lui e il ragazzo riconobbe i suoi occhi azzurro-verdi sotto il nero colato del
trucco, le mani rosse per lo sforzo e… per terra un mucchietto disordinato di boccoli color caramello.
Lasciò all’istante il
manico di scopa e si inginocchiò accanto a lei,
levandole subito l’oggetto dalle mani, una lacrima sporca di mascara si posò
sopra i riccioli tagliati in malo modo.
La strinse a sé protettivo,
incurante che potesse macchiargli la camicia dell’abito, Karen singhiozzò
inerme qualche minuto, come una bambola senza vita, poi, d’improvviso, gli
gettò le braccia al collo e lo strinse piangendo calde lacrime piuttosto
rumorosamente.
…e Jacob Potter non poté
fare altro che consolarla con piccoli colpetti affettuosi sulla schiena, come
faceva da bambino con sua sorella o con Mattie, la
sorellina più piccola di Jeff che, vittima delle loro bravate, scoppiava sempre
in un pianto disperato.
-Mi… dispiace…
Jack… - piagnucolò Karen tirando su col naso – sono… una stupida! – aggiunse
mentre lui le accarezzava i capelli, mezzi lunghi e mezzi corti visto che erano
stati tagliati alla bell’e meglio in un raptus di follia con un attrezzo
improprio.
-No che non sei
una stupida – mormorò paziente lui
-No… io sono una
stupida! – ribatté testarda
-Vuoi dirmi che
cosa è successo? – la bionda scosse la testa – d’accordo, lascia che io vada a
tranquillizzare gli altri, ne parleremo con calma…
Lei lo trattenne per la
coda della giacca
-Dì a mio cugino
che… quando ha tempo… mi porti Gardis…
-D’accordo
-Devo scusarmi con
lei – un altro assenso
La manina delicata e
pallida lasciò la stoffa; il moro si sistemò gli occhiali e andò all’uscio:
sbloccarlo dall’interno era semplicissimo.
Un coro sorpreso si levò
quando apparve il suo viso piuttosto preoccupato
-Karen sta bene,
ma non vuole farvi entrare – la gente annuì e comprese, le sorelle Longbottom si guardarono aspettandosi qualcosa di diverso,
ma niente era terribile come l’espressione di terrore dipinta sul volto della
maggiore – Rudiger, per piacere, potresti
cercare Gardis?
-Certo
Dopodiché richiuse la porta
e tornò dalla sua protetta.
-Sono stata
veramente una stupida – biascicò lei – ho cercato di forzarlo e
inconsapevolmente li ho messi io nei guai, non è colpa loro…
-Chi? – Jack la
prese in braccio e la depositò sul letto – raccontami tutto
-Volevo che Leonard
mi vedesse come una ragazza e non come una… bambina… - cominciò – ma in realtà
era proprio quello che ero… volevo essere dolce e carina, ma ho scelto la
persona sbagliata, lui… vuole altro da una ragazza, qualcosa che non potevo
dargli… non… non sapevo che a lui piacesse mia sorella e… lei… non ha avuto il
coraggio di dirmelo, per non farmi soffrire… e io non
ho voluto vedere la realtà, era così evidente!
-Coraggio… - la
rincuorò- so
cosa si prova, più o meno l’ho sperimentato anche io…
-Sul serio?
-Pensi davvero che
avrei avuto qualche possibilità con Christopher Black?
-Ti… ti piaceva
Gardis?
-Da quando avevamo
nove anni
-È molto tempo
-Ora non più. Ma
posso dire di essere stato il primo ragazzo a darle un bacio – ah, le gioie
della vita… per una settimana aveva perso il sonno dalla gioia, solo lui ne era
capace
-Sul serio?
-In realtà lei è
caduta da una scala… non è stato molto romantico… - Jack arrossì di colpo e il
colore si accordò con la tonalità dei suoi occhi, nascosti dietro le lenti.
-E poi?
-Poi è passata –
aggiunse con un’alzata di spalle – è evidente che non ero io quello giusto. Tu
eri quella giusta?
La bionda scosse la testa
-Su, facciamoci
forza a vicenda. Ogni tanto, dopo tutto quello che ho
passato, vorrei davvero che Gardis stesse con quel maledetto ragazzo dei Corvonero! Penso che abbiano troppo orgoglio
-O troppa paura –
specificò l’altra
-Forse. Ma di che cosa?
-No no, basta! Voglio buttarmi da una finestra!
Alzandosi all’improvviso
Karen si diresse verso il balcone, Jack la riacchiappò al volo
-Tu sta’ seduta che ti sistemo i capelli, ma con cosa li hai
tagliati, con un machete?
-Non so dove Gardis tenga le forbici… - si giustificò lei
Il ragazzo si alzò in
piedi, aprì il terzo cassetto, sollevò un paio di righelli e afferrò al volo le
forbici, poi andò alla finestra e la chiuse per precauzione, fece sedere la
bionda sul tappeto e si preparò a pareggiarglieli come meglio poteva,
ovviamente Hestia non gli aveva mai permesso di
avvicinarla con un paio di forbici in mano, andava piuttosto fiera dei suoi
capelli, quindi non doveva aspettarsi un taglio degno delle sfilate parigine, o
forse sì? Karen ubbidì docile e una ciocca dopo l’altra queste caddero assieme al mucchietto che già era sul tappeto.
-Valle a bruciare
– le ordinò dopo aver terminato, rimettendo a posto l’arnese – così sarà come
mettere una pietra sul passato, anno nuovo, vita nuova e nuovo taglio – spiegò
di fronte alla sua aria confusa
La Longbottom
gli regalò un sorriso che scaldò il cuore e, inchinandosi appena di gratitudine,
afferrò i suoi boccoli biondi e li lanciò tra le fiamme crepitanti del
caminetto, rimase un istante lì di fronte con gli occhi chiusi e le mani
giunte, come se stesse seriamente cercando di dimenticare tutto quello che era
accaduto, pregando per un futuro migliore
-Grazie – mormorò
infine voltandosi verso di lui, gli occhi colmi di pianto, ma il sorriso di
nuovo sulle labbra
Jack arrossì e annuì
sistemandosi gli occhiali sulle iridi verdi, poi afferrò lo specchietto della
piccola Malfoy e glielo porse in modo che potesse vedere il suo nuovo look decisamente più birichino. Mamma e papà ci sarebbero rimasti
di sale, ma non importava.
***
Kitt si era seduto sulla
panchina lasciata libera dallo studente di Drumstrang
da almeno cinque minuti, ma la conversazione languiva.
All’inizio era stato facile
pensare di arrivare lì e darle un bacio, ma a ben pensarci, oltre al fatto che
era poco saggio, voleva davvero spiegarle qualcosa di sé. Solo che non ci
riusciva e Gardis era tutta rapita dalla luna in cielo e la musica in lontananza
-Conosci quel
ragazzo che era qui prima? – indagò sentendosi ancora
un po’ geloso dell’attenzione che generalmente rivolgeva a lui e che, in quella
circostanza, era stata destinata ad un altro ragazzo,
probabilmente più intelligente visto che aveva fatto subito la sua mossa
-Sì – che risposta
articolata… o non voleva parlarne o non voleva
metterlo in difficoltà.
-Da molto? – lei
si puntò un dito alle labbra, come se ci stesse pensando
-Sì, si potrebbe
dire di sì – annuì e lui notò che la sua manina era fasciata da un guanto di pizzo
-Sei molto
graziosa stasera – lei gli sorrise riconoscente, ma
non fece nient’altro, era anche comprensibile visto il livello di apprezzamento
che le stava mostrando con le mani intrecciate tra le gambe e la schiena curva,
quando lei era tutta carina nel corpetto dell’abito che le stava d’incanto,
chiaramente con la schiena dritta e le mani giunte come si conveniva ad una
ragazza beneducata.
Avrebbe dovuto dirle che
era “superlativa” e anche “sensuale” ed “eterea”, non
c’entravano niente l’uno con l’altro, ma era quello che avrebbe dovuto dirle
perché lei era proprio così.
Invece le rivolgeva
infantili complimenti che neppure una bambina dell’asilo si sarebbe sentita
lusingata.
Izayoi lo avrebbe preso a
schiaffi, detestava i ragazzi poco decisi.
E anche Gardis, era
naturale che avesse concesso a quello studente straniero più
familiarità, lui in sette anni non era stato capace di niente del genere.
Nonostante la disprezzasse,
l’etichetta aveva lasciato segni evidenti su di lei, camminava con la testa
alta e la postura fiera di chi per anni ha dovuto reggere libri e mele sulla
testa, quando stava seduta non tendeva mai ad allargare le ginocchia, ma
intrecciava finemente i piedi sotto la seggiola, se stava discorrendo
guardava la gente negli occhi e se non lo faceva era perché non li riteneva
degni della sua attenzione.
Aveva un concetto piuttosto
alto di se stessa, come tutti i Malfoy, non l’aveva mai vista abbassare gli
occhi per paura di confrontarsi con qualcuno. Era la degna discendente di un
Principe degli Arcimaghi, come gli aveva insegnato Rago.
Per questo poteva dire che
le piacevano le persone che sapevano quel che facevano e lui non lo era granchè…
Però l’aveva vista piangere.
-Come mai sei
venuto fuori? Non si è sentito male qualcuno, spero…
-No, Hestia non mi avrebbe mai detto dov’eri – la bionda emise
uno sbuffo sonoro, quelle due non si approvavano a
vicenda su certe cose.
-E allora?
-Volevo chiederti
un ballo…
-A me? – Gardis
sembrava incredula
-Perché? Non vuoi…
-No.. cioè, non è che non voglio… io sì che voglio, però… ecco
è strano… - era dunque stato così falsamente disinteressato in quegli anni? Il
lavoro gli era riuscito bene, peccato che adesso lei pensasse che fosse
impazzito tutto d’un colpo
-Però non voglio rientrare – precisò lui – quindi… ti
andrebbe di ballare qua fuori?
-Sì. Anche perché
non credo che qualcuno riuscirà a farmi esibire come un orso ammaestrato in
mezzo alla pista da ballo…
-Il ragazzo di
poco prima però stava per riuscirci… - puntualizzò suscettibile
-No, As…Fjodor non ci sarebbe mai riuscito. Lui è… praticamente un altro fratello per me
-Ci sono parecchi
ragazzi che per te sono come fratelli – commentò lui – e sono anche tutti
stranamente affascinanti
-Vero? – pareva
contenta di quelle parole, certe cose non le capiva
proprio al volo – ma… - spiegò – lui… era da molto che non ci incontravamo
-Mi dispiace
allora, sono stato sgarbato a interrompervi
-Non preoccuparti,
possiamo parlare quando vogliamo, ma tu che mi vieni a cercare per chiedermi un
ballo è qualcosa che succede di rado
-Sei in vena di
farmela pagare per prima?
-Non pestarmi i
piedi – il suo tono si fece appena più aspro
-Scusa, in
Ungheria non ho mai ballato molto
-La McGranitt dava lezioni di ballo
-Mia madre ci ha
provato, ma i risultati sono stati disastrosi. Eppoi non avevo tempo.
-Lachlan invece è
un ballerino provetto
-Sì, ma qualsiasi
cosa dove c’è da muoversi fa per lui, stavo seriamente pensando di farlo
entrare l’anno prossimo nella squadra di quidditch, a
differenza mia lui è piuttosto portato con gli sport
-Ma se non c’è portiere migliore di te!
-Roderick e Cartrett sono molto bravi
-Roderick è rigido come un palo della cuccagna e Cartrett… sarebbe un ottimo portiere se solo non fosse
confinato in infermeria da mesi. Il mondo magico è l’unico dove c’è ancora
l’usanza della quarantena
-La Chips ha detto che a metà gennaio li libererà tutti, li
tiene lì per evitare il contagio
-Fa bene, ma per
la squadra un po’ meno
-Merrick e Thunder non se lo sono preso
-Anche per la
scuola, Henrietta e sua sorella sono vegetanti da settimane
-Ti sto facendo
male
-No, balli bene
alla fine, devi solo prendere il ritmo
-Ora fai guidare
me? – Gardis arrossì
-L’ho fatto di
nuovo?
-Che cosa?
-Di impormi… stavo
guidando io?
-Sì
-Dovrebbe essere
il cavaliere
-Lo so
-Non sono tanto
brava a lasciare che una persona mi faccia fare qualcosa
-Me n’ero accorto,
se vuoi che faccia io la dama però dobbiamo scambiarci i vestiti
-Ringrazia di essere
nato maschio, Kitt
-Perché?
-Non hai idea di
quello che ho dovuto passare per mettermi questo
affare, è come morire
-Lasciatelo dire,
non sembra proprio che tu stia per lasciarci, stai molto bene invece
-Non scherzare, -
evidentemente non si era accorta che si riferiva al suo aspetto e non alla sua
salute - i tacchi mi fanno male, le scarpe stringono, il corsetto mi sta
levando l’aria, la camiciola mi sta scendendo e non dico dove, le calze cadono
e non posso neppure alzarmi due strati di gonna per rimetterle a posto perché
la sottogonna si sposterebbe assieme alla crinolina
-Altro?
-Sì, i capelli mi
stanno tirando da morire e mi prude un fianco
-Lamentarti è il
tuo sport preferito, confessa – Kitt era stranamente galante quella sera e non
era certa che la cosa le dispiacesse, anzi, la lusingava molto, anche se lui
ascoltava sempre le sue tirate sui dolori dell’essere nata
femmina; ma quella sera sorrideva dolce e i suoi occhi la stavano
portando a fantasticare un po’ troppo. Certo non l’aveva ancora perdonato per
averla baciata senza una ragione dettata dai sentimenti, ma… non gliene voleva
più di tanto, Christopher la influenzava troppo.
-È lo sport della
famiglia, non hai mai sentito mio padre che razza di brontolone che è
-E tua madre come
fa? Mia zia è sempre poco incline a tollerare le lamentele e la nostra
governante dice che se abbiamo il tempo per lamentarci allora vuol dire che non
abbiamo lavorato a sufficienza
-La tua governante
era una Corvonero?
-No, viene direttamente
dal terzo Reich
-Mamma invece fa
finta di starlo a sentire e poi gli chiude la bocca, metodo Granger
fatto in casa
-Ah sì?
-Ma anche lei
quando ci si mette è una di quelle che non la smette più
-E tuo padre fa
come lei?
-No! A mio padre
piace far vedere chi comanda
-Ah sì?
-Sì
-Non mi dirai che
la picchia, spero
-Certo che no! ti pare che potrei permetterglielo? – no, decisamente
impossibile
-E allora?
-In genere le dà
un bacio, ma non è una cosa che approvi del tutto e non è l’unica cosa, casa
nostra di notte è off limits, è sconsigliato
girovagare per i corridoi, ci sono spettacoli poco edificanti in giro, senza
contare poi tutti quei quadri parlanti di cui ci siamo riempiti le stanze,
francamente non li sopporto granchè, quando sarò più
grande casa mia sarà piena di nature morte e…
La sua sequela di lamentele
venne interrotta.
Da un bacio.
Mentre lei chiacchierava
distratta di tutto quello che non sopportava lui si
era avvicinato piano piano e quando lei aveva
finalmente percepito il pericolo la bocca stava già sfiorando la sua mentre gli
occhi erano chiusi, i suoi invece erano spalancati dallo stupore e poco ci
mancava che non si mettesse a piangere. Avrebbe potuto impedirglielo se avesse
voluto, ma… Kitt la influenzava troppo lo diceva sempre
E parlava di piangere dalla
gioia, anche se era sbagliato.
-Così? – così
cosa? Al momento non ricordava neppure come si chiamava!
-Eh? – un commento
molto arguto
-Non è un metodo
troppo spiacevole… - stava ridendo di lei? Maledetto, aveva un’anima bastarda
quello stupido Ravenclaw
Una lacrima le rigò la
guancia, non voleva piangere, non DOVEVA, ma non ci riusciva. Come poteva
piacerle qualcosa del genere fatto assolutamente senza sentimenti di amore?
Poteva capire la casualità, tipo quella che l’aveva colpita quando aveva
baciato Jack, ma… qui le cose erano completamente diverse! Questo era un atto
premeditato!
-Ti odio
Christopher! – gli gridò in faccia, lui parve stupito, ma dentro di sé se l’era
aspettato, niente di diverso, magari solo qualche ceffone in più, ma quelli
potevano arrivare – ti detesto! Come ti permetti di baciarmi senza provare
niente per me?! Stupido, stupido,
stupidissimo Kitt!
E lo schiaffo arrivò per
davvero, forte e bruciante sulla sua guancia, ma quasi non lo avvertì perché
c’era qualcosa che l’aveva pietrificato: aveva visto l’ombra di un sentimento
nei suoi occhi, tra le sue lacrime.
E delusione, molta delusione.
Cosa
aveva detto? Che non provava niente
per lei?
E lei?
Che cosa era implicito in
quelle parole? Che gli voleva bene più che ad un
amico?
… che stupido, non si era
preoccupato molto di quello che poteva provare o pensare lei, non era stato un
comportamento molto diplomatico, non le aveva neppure detto che l’amava…
Ma dove aveva avuto la testa in quei sette anni? Dove
per non vedere quello che al momento gli sembrava così semplice ed evidente?
Cosa
diceva il saggio?
L’ovvio è quel che non si vede mai,
finché qualcuno non lo esprime con la massima semplicità.
Gardis
non era stata così evidente, ma… in effetti in qualche
modo avrebbe dovuto capirlo già da tempo… che cosa? Beh, la cosa che allo
stesso tempo era la più bella e la peggiore dell’intero Creato.
Vide
la sua figuretta sfrecciare via dal luogo dove erano poco prima nascondendo gli
occhi nella manica mentre lui stava ancora a riflettere.
Oh,
al diavolo tutto!
Afferrò
il suo braccio al volo e, prima che lei si voltasse e l’aggredisse,
l’abbracciò stretta.
-Ti amo, Gardis Derzhena Malfoy – disse semplicemente, qualsiasi altra cosa
sarebbe stata fuori luogo
La
bionda spalancò gli occhi finché non brillarono come la luna in cielo.
Ma più
ancora della sua inaspettata dichiarazione la stupì sentire una lacrima, fredda
come ghiaccio, scorrerle sulla schiena scoperta dalla scollatura dove lui stava
posando le sue labbra.
***
Spazio autrice:
ciao a tutti! Eh sì, finalmente ci siamo arrivati al
tanto sospirato e temuto momento della confessione! Spero di non aver deluso
troppe aspettative, so che ciascuno lo immagina in maniera
differente , io personalmente trovo molto romantico mischiare l’amore con le
lacrime nelle mie storie e purtroppo è maledettamente evidente.
Ciò che
mi piace di questo capitolo è che finalmente Kitt comincia a mostrare un po’ di
se stesso, ma non la parte prettamente istintiva che ha visto la luce nelle due
occasioni in cui ha osato alzare le mani sulla pupilla Malfoy, peraltro neppure
troppo ritrosa, ma anche perché l’istinto che lo prende in questo capitolo è
quello che chiamo “istinto di sopravvivenza”, insomma, diciamocelo, il
poveretto è arrivato al suo limite di sopportazione e mi piace affermare che si
è costruito la forca da solo perché sì che Gardis ci mette del suo, ma prima la
va a baciare, poi se la coccola perbene per tutta la storia e viene a dirmi che
non riesce a starle lontano, vorrei ben vedere! Quale persona normale sa stare
alla larga da un/una Malfoy?
Appunto, nessuno…
Ci sono poi altre storie
che s’intrecciano: scrivere di Hestia che fa quella
ramanzina sottintesa al nostro protagonista Black è stato divertente, mentre ho cercato di
rendere le scene di Karen il più drammatiche possibili, tanto per separare un
po’ queste tre tanto amiche, ma così diverse.
Alla fine ognuna ha le sue
grane e non da poco.
Per finire, la scena che
preferisco è quella dove Kitt parla con Leonard, la chiave di lettura,
piuttosto facile, è la seguente: “se fossi stata una
ragazza di Hogwarts che passa per caso di lì, sarei
rimasta abbagliata”, perché si sa che i cattivi ragazzi hanno il loro fascino e
io ho tanta voglia di vedere questo Christopher come un cattivo ragazzo.
Ok, ho scritto un poema più o meno senza senso, sono molto curiosa di leggere i
vostri commenti, quindi spero davvero che me ne lascerete e farete contenta
questa autrice un po’ pazza! ^^ oggi che ho tempo passo a salutarvi uno per
volta, grazie mille! Siete tutti meravigliosi, anche quelli che non mi lasciano
una recensione ma che seguono la mia storia, grazie davvero!
Ciao e un bacione,
Nyssa
PS: chiedo scusa per il mio
russo penoso, se ci fosse qualche errore vi prego di
farmelo notare che provvederò a cambiare il testo, purtroppo la mia consulente
(e amica), ha deciso di partire per un viaggetto, quindi mi manca un po’ di
materia prima.
PS2: avet
notato che strano? Il capitolo della dichiarazione di Kitt è caduto come
22=2+2=amore+amore, curioso, questa volta non l’ho fatto apposta! Ne sono
davvero felice! Ora scappo davvero.
Giulia Malfoy:
ciao! Ah, se ti prudono le mani ti capisco, non sai a
me! A volte è orribile essere un’autrice così cattiva con i propri personaggi e
seriamente mi domando: “perché non gli faccio fare
questo o quello?”, beh, non ho ancora avuto risposta, niente segni divini,
continuerò a chiedermelo usando la stessa scusa di sempre esigenze di
copione.
Kitt poi è un personaggio
che si trattiene sempre, quindi scrivere di lui è
doppiamente difficile…
Spero davvero che questo
capitolo ti piaccia e mi auguro che mi lascerai anche una recensione, al
prossimo aggiornamento, ciao e un bacio! Nyssa
Hollina:
eh… ci sono persone che non imparano mai, Kitt almeno una mossa se l’è data,
peccato che avrebbe dovuto dire moooooolto di più che
quelle stupide tre parole, ma almeno è stato romantico, se c’è
una cosa di Kitt è che, a differenza di Leonard che non lo è minimamente, è
romantico e questo mi piace in un ragazzo.
Lui sa come mandare in
deliquio una ragazza… ah, ne esistessero di più di ragazzi così…
Già, la storia di Rago è molto triste, io penso che sia per questo e per il fatto che sia una principessa che il suo sarcasmo è
così tagliente. Ad ogni modo è servito a dare una smossa a quel benedetto Black.
Spero davvero che il
capitolo ti piaccia, ormai la storia sta davvero nel vivo! Mi raccomando,
lasciami una recensione! Ciao un bacione e alla prossima! Nyssa
Killkenny:
era un dettaglio che mi aveva colpito molto del curriculum che avevi mandato e
così ho deciso di usarla, dopotutto tutte le mie fic
sono disseminati di citazioni più o meno evidenti a
Eva.
Ti ringrazio di nuovo per
il voto, spero che anche questo capitolo riscuota la tua approvazione, anche se
è decisamente più sdolcinato ^:^
Noi ci rivediamo al
prossimo aggiornamento, spero davvero che ti piaccia e che mi lascerei una recensioni, ciao e a presto!
Ginny28: eh,
sono contenta che Fjodor abbia suscitato il dovuto
stupore, è un personaggio che serve parecchio, in questo capitolo si vede che pure lui nasconde la sua bella dose di verità, come
tutti d’altronde, sembra quasi che nelle mie storie i personaggi vivano di
pane, psicologia e segreti. Una dieta variegata, non c’è
che dire…
Mi dispiace che la tua
curiosità non sia soddisfatta anche in questo ventiduesimo capitolo, però
prometto che presto comincerò a risolvere tutti i misteri =P
Mi auguro che ti piaccia
anche questo aggiornamento, aspetto di sapere, sono
curiosa di ricevere una tua nuova recensione! Ciao, un bacio e alla prossima! Nyssa
Lord Martiya: uhm, potrei farci un pensierino, è sempre un’idea
interessante mettere una guardia del corpo a Gardis, il problema è che credo
che lei sia capace di badare a se stessa, non penso che qualcuno riuscirebbe a
farle qualcosa senza il suo completo consenso ^_^
Mi auguro che il capitolo
ti piaccia ugualmente, anche se non è molto avvincente… ciao e a presto!
Nyssa
DragonSlave:
ehm, è così evidente che mi piacciono le parentele? Chi l’avrebbe mai detto…lalalalala… (fa finta di niente). Ad ogni modo penso che
uno schemino torni sempre utile, io lo faccio sempre
prima, salvo poi ampliarlo del doppio durante la storia, i personaggi iniziali
generalmente raddoppiano durante la narrazione perché mi dico: sì sì, serve anche questo
personaggio. E quest’altro. E questo non lo volevo usare, però… ecco come
nascono i casini ^_^
No no,
tranquilla, il fatto che ci siano poche ragazze Malfoy non c’entra
con la storia di Rago, è solo una casualità, sarà che
i maschi Malfoy hanno decisamente più successo…
Che vampiri e licantropi si
detestino è un dato di fatto, è così da sempre, però non ho mai detto che
vampiri e arcimaghi si odino, in effetti erano
pacifici finchè quella p****** della matrigna di Rago non ha combinato il solito pasticcio diplomatico. Ho
sempre sostenuto che le donne fanno la storia e la distruggono, che dici, sono
un po’ troppo femminista?
Sul mistero di Fjodor si scoprirà tutto, tranquilla, anche se ci vorrà un
po’ perché il caro ragazzo non ha certo voglia di vuotare il sacco così
velocemente, eh che cavolo, sennò che razza di personaggio sarebbe? Non mi
serve una persona senza misteri ^_^
Diciamo che Ragola si può vedere in modo
differente, da una parte è vinta da un sentimento di amore eterno verso Dresda
e dall’altro tratta Kitt quasi in maniera materna, non è una cosa strana?
Ad ogni modo siamo
finalmente arrivati al momento della dichiarazione che è un
bel po’ più romantica di quella che Draco fece
ad Hermione, questo perché Draco,
come Leonard, trasuda fascino, ma pecca di romanticismo, direi che è l’abitudine
ad avere troppe ragazze…
Ora ti lascio, ho scritto
un poema, spero davvero che il chappy ti piaccia,
sono davvero molto molto curiosa di leggere la tua
recensione a proposito, mi raccomando scrivimi presto! Ciao e un bacione grandissimissimo! Nyssa
Vavva:
non dirmi che hai già sviscerato tutti i misteri che ho creato… che autrice
inetta che sono, uffa, non dovrei essere così tanto
prevedibile. Ma migliorerò, lo prometto!
Fjodor ha la sua buona parte di mistero, non posso dire
nulla a proposito perché la soluzione dei misteri è ormai vicina, però spero
davvero che questo capitolo ti piaccia ugualmente anche se
non si scopre davvero chi è. In compenso ci ho messo la
tanto attesa dichiarazione di Chris che ha deciso di dare credito alla storia
di Rago e di darsi una mossa, esprimendo finalmente i
suoi sentimenti (ed era ora, c’è proprio da dirlo…).
Mi auguro che ti piaccia
quindi spero di leggere presto la tua recensione, ciao e un bacione grande! Nyssa
_Nana_:ciao cara! Come te la passi?
Io continuerò a scrivere, non preoccuparti, da quando ho scoperto che
pubblicare fanfic mi piace così
tanto, non intendo certo lasciar perdere, è troppo rilassante buttare
giù una bella avventura complessa.
Sono molto felice che la
storia di Rago ti sia piaciuta, in
effetti è piuttosto triste… in effetti Gardis è andata all’appuntamento
come Rago, ma Kitt non ha mai menzionato sua sorella
con loro dure e c’è anche da dire che, come spiega Gardis qualche capito
indietro, Rago più leggere tutti i pensieri della
nostra protagonista, le emozioni e vedere le sue stesse cose, ma non esiste il
contrario, quindi o è Rago stessa a comunicarle
qualcosa in un certo modo (che non ho ancora spiegato), oppure Gardis è
assolutamente all’oscuro di quanto si dicono Rago e
Kitt, infatti non sa di piacere a lui anche se Chris ne ha fatto parola a Rago.
Forse mi sono lasciata trasportare
dalle complicazioni del personaggio, ma questo
passaggio è molto importante, quindi ho voluto spiegarlo bene, spero di essere
stata chiara, nel caso non lo fossi riscrivimi che lo spiego meglio ancora.
Ad ogni modo spero davvero
che questo ventiduesimo capitolo ti piaccia, aspetto trepidante la tua prossima
recensione, ciao e a prestissimo! Nyssa
Kri87:
innanzi tutto ciao e benvenuta! Sono sempre felice di conoscere nuovi lettori
delle mie storie e premetto già che questa risposta sarà lunga come la tua
Recensione (con la R
maiuscola come hai precisato) perché sono una a cui
scrivere e parlare piace un sacco e tu mi hai dato un sacco di elementi di
conversazione ghiottissimi!
Se ti può consolare anche io ero piuttosto indecisa se pubblicare oppure no il
seguito delle Relazioni perché, come te, penso sempre che i seguiti siano
sempre una forzatura della storia originale, qui però alla fine ho deciso di
fare il primo passo perché, lo devo ammettere, la storia originale che creai
era proprio quella di Gardis e Kitt e quella di Draco
ed Herm è venuta di conseguenza perché sarebbe stato
stupido scrivere una storia della new generation
senza avere una old, no?
Sono molto felice di non
dovermi pentire della mia scelta, sono molto legata ai personaggi di questa
storia perché, a differenza di quelli delle Relazioni, li ho creati proprio a
mia immagine, come li volevo io, mentre gli altri avevano già un’impostazione
data dalla zia Row nei suoi libri, anche se forse mi
sono ispirata più ai film che ad altro…
Spero davvero che la storia
continui a piacerti e sono contenta che riesca addirittura ad
oscurare la sua “mamma” a cui sarò eternamente legata (sai, è la prima che ho
scritto, la considero un po’ la mia pupilla), anche io leggo e scrivo solo di Draco ed Herm, quindi mi è sempre
difficile avere personaggi diversi tra le mani.
Per quanto riguarda i
difetti, invece, ti ringrazio moltissimo per avermeli fatti notare, penso
seriamente che le critiche, se sono costruttive, possono
tornare utili. Una persona alla fine delle Relazioni, mi aveva detto ti
fare attenzione a non usare troppi abbreviativi e ho cercato di seguire il
consiglio, per quanto possibile, là però la cosa era voluta
perché mi serviva per la questione del nome Ransie e Temperance.
In
effetti ho un po’ di problemi tra
il te e il tu, purtroppo mi rendo conto di usare a dismisura il primo quando
invece sarebbe corretto il secondo, a volte però sono così abituata che
rileggendo non me ne accorgo neppure, chiedo davvero scusa per tutti gli
errori, mi rendo conto che devono davvero essere a bizzeffe e veramente
fastidiosi quando si legge per la prima volta, o almeno per me è così. A volte
non me ne accorgo neppure, rileggo la storia tante di
quelle volte che ormai conosco le frasi praticamente a memoria, sorry =P cercherò di essere più attenta, lo prometto. Lo
stesso vale per le dimenticanze di soggetti e verbi, so a memoria quello che
volevo dire che non me ne accorgo neppure ^_^
Per quanto riguarda la
storia, invece, tranquilla, dormo benissimo la notte, forse anche più di quello
che dovrei, il dormiveglia prima di prendere sonno penso davvero che sia il
miglior periodo per inventare situazioni nuove o nuove
storie… che siano complicate, ehm, quella è un’altra faccenda, il fatto è che
mi piace dare il proprio spazio a tutti i personaggi e quindi mi viene naturale
creare una storia per ciascuno, solo che poi s’incrociano e allora… si finisce
così…
Mi fa piacere che gli occhi
bicolori di Gardis le diano spessore, Gardis è un personaggio che amo
moltissimo, il mio ideale di persona, nonostante tutti i suoi difetti, ed ero
molto legata al fatto che avesse gli occhi di colori differenti, doveva essere la
degna figlia di DracoedHerm, mentre Leonard presenta una fusione differente, ma
comunque evidente soprattutto nel carattere.
Jack sembrava davvero
innamorato di Gardis? Beh, questo capitolo insegna che… era proprio così! Non ti
eri sbagliata, è solo di recente che ha aperto gli occhi e in
effetti ha ragione, non avrebbe mai avuto chance contro Kitt, mi spiace,
lui era il protagonista fin dall’inizio e non era difficile da intuire, Gardis
ha letteralmente perso la testa. Chissà che non riesca a stare vicino a Karen
proprio per questa loro affinità di sentimenti nei confronti di due persone che
non li corrispondono.
Poi c’è Leonard, creato a
immagine di Draco, ma senza i suoi problemi di
personalità e decisamente diverso per quanto riguarda
la psicologia, insomma, un’apparenza tutta esteriore, in realtà Leo ha preso
molto dalla sua mamma.
Seraphin tornerà, promesso, avrà il suo spazio, deve solo
arrivare il suo momento.
Ok, l’avevo detto che avrei
scritto la Divina Commedia
come risposta, vero? Bene, ora scappo davvero. Seguendo il consiglio di Rago Kitt ha finalmente deciso di mollare i panni del bravo
ragazzo e di fare quel che gli gira (mica male, no?),
mentre comincia a comparire il personaggio di Fjodor,
ehehe, anche lui ha qualcosa da raccontare (ma che
strano).
Mi auguro che il capitolo
ti piaccia come il resto della storia, aspetto trepidante la tua recensione,
spero di riceverla presto, mi raccomando, non distruggere la tastiera! Se poi
vuoi fare due chiacchiere con un’autrice pazzoide e parlare della storia o di
qualsiasi altra cosa, scrivimi pure! Sono davvero curiosa di conoscere nuove
persone! Ciao ciao e a
presto, un bacione grandissimo! Nyssa
LisannaBaston: è curioso di Rago il fatto
che passi continuamente da un atteggiamento prettamente da amante a qualcosa di
molto simile all’istinto materno. In effetti la sua
storia è molto triste, ma ciò che vuole davvero fare è insegnare qualcosa a
Kitt, insomma, ad avere fiducia in se stesso e nella ragazza che ama.
A combattere per il suo
amore, cosa che lui non stava facendo, ma che finalmente s’è deciso
a fare.
Eh, Kitt ha ragione a
pensare che Ragonon gliela
racconta giusta, c’è ancora qualcosina da dire
su di lei, ma non è ancora giunto il momento, anche se non sarà troppo in là.
Bene, spero davvero che
questo nuovo capitolo con la tanto fatidica dichiarazione di Kitt ti piaccia. Aspetto
la tua recensione, sono curiosissima di sapere che cosa ne pensi, ciao e un
bacio! A presto, Nyssa
Avvertì
la stretta intorno alle sue spalle farsi più energica e un vago senso di
solitudine. Era il sogno della sua vita, era lui che le stava dicendo qualcosa
che desiderava da sempre, ma perché così all’improvviso?
-Ti prego, non mi
lasciare anche tu… almeno per il momento, resta con me
Provò
tante cose in quell’attimo e poi si sentì involontariamente sorridere mentre la
mano accarezzava appena quella che la stringeva
-Sì, resterò –
sussurrò piano come il battito d’ali di una farfalla
-Sul serio? –
Chris sembrava incredulo, si voltò verso di lui scorgendo i suoi occhi
brillare, lui la afferrò per la vita e la fece volteggiare lì attorno mentre
lei, ridendo felice gli posava appena le mani sulle spalle; quando la lasciò
andare l’afferrò al volo, stringendole la vita e posando la testa nell’incavo
del collo, lasciando che lei gli cingesse il capo visto che i suoi piedini
ancora toccavano a malapena terra.
-Gardis – mormorò
lui contro i suoi capelli – dovrebbero proibire a due persone di mettere al
mondo qualcuno speciale come te, lo sai? Sei in grado di capire quanto sei
pericolosa per le persone? Mi hai reso così felice che se il cuore non mi scoppierò
nel petto vivrò altri cent’anni!
E
d’impulso la baciò e lei non ebbe neppure il tempo di chiudere gli occhi come
aveva visto fare così tante volte nei vecchi film, ma solo concentrarsi sulla
miriade di sensazioni che lui stava scatenando dentro di lei.
-Perché? – chiese
all’improvviso lei avvicinandogli le labbra all’orecchio – perché così
all’improvviso?
Lui
chinò il capo, quasi con imbarazzo
-Ho ascoltato una
storia, questa sera, una storia molto triste di un amore infelice. Beh, non
voglio fare la fine di quelle due persone, voglio che almeno tu sappia cosa sei
davvero per me, dentro di me. Voglio che tu sappia che, anche quando non sei
con me, anche quando non ci sarai, anche quando io dovrò partire e andare via,
il mio cuore ti apparterrà per sempre. Abbine buona cura.
-Partirai? Che
significa? – Gardis era preoccupata
-Alla fine
dell’anno scolastico tornerò in Ungheria, ci sono delle faccende molto
importanti di cui devo occuparmi e… mia madre non sta bene, devo pensare a lei.
Gli
occhi le si riempirono di lacrime.
-Non ti chiederò
di venire, devi pensare a studiare, studia e divertiti, vivi una bella vita. Ma
fino ad allora… ti prego, resta con me. – lei lo strinse dolcemente
-Tu non capisci
proprio niente. Dopo tutti questi anni passati con te, dopo tutto il tempo che
siamo rimasti assieme, che io ti guardavo e mi mandavi in deliquio con
un’occhiata, mi scioglievo con un tuo gesto e arrossivo ogni volta che mi
sorridevi, è mai possibile che tu non ti sia mai accorto di quello che provo
per te? Era così difficile vedere che ero innamorata di te?
-Tu?
-Già, io… e per
quanto riguarda il futuro… - fece una pausa, prima o poi i segreti sarebbero
venuti a galla. Ora più che mai voleva indagare sulla sua famiglia, sapeva che
era quella la risposta a tutti i suoi problemi e alle sue domande. Ma ancora
più difficile sarebbe stato confessargli che, effettivamente, lei era la Sohryu con cui aveva parlato, colei che gli aveva
raccontato la storia lacrimevole dell’amore impossibile tra Rago
e Dresda. Certo Rago non si era preoccupata di
informarla della decisione di lui se amarla, odiarla o ignorarla, avrebbe
dovuto aspettare di andare a dormire, ma… non credeva che sarebbe arrivato a
tanto e… non aveva il coraggio di dirgli la verità, lui non era pronto era
troppo presto. – vedremo quando non sarà più futuro, ma ormai un presente,
d’accordo?
-D’accordo. Fino a
giugno.
-Fino a giugno. –
e senza più trattenersi gli lanciò le braccia al collo esultante. Aveva cinque
mesi per convincerlo, cinque mesi per dirgli la verità, indagare e scoprire le
sue, di verità. Per una volta proprio lei che era sempre stata fatalista si
ritrovava fiduciosa verso il futuro.
E,
anche se rossa di vergogna, anche se ingenua, gli posò le labbra sulle sue e lo
baciò.
***
-Gardis! Gardis!
Rudiger
arrivò correndo
-Ehm, scusate… -
divenne tutto rosso quando vide che la sorella di Leonard e Chris erano
abbracciati romanticamente sulla panchina. Si trovava al bivio della sua vita:
l’amore o i soldi? No, molto peggio… interrompere o meno il quadretto che per
due anni aveva sognato di creare?
-Cosa c’è?
Beh,
qualcuno aveva pensato a risolvere il problema per lui, questa si chiamava
fortuna. Al momento due paia di occhi lo stavano fissando, avrebbe fatto meglio
a trovare una via di fuga nel caso il suo racconto sulle disperazioni di Karen
non avesse riscosso molto successo. Non aveva mai visto la collera di Kitt e
non ci teneva a scoprirla quel giorno, quella di Gardis però lo preoccupava
molto di più.
-Ehm… - si toccò
un ricciolo biondo – K-Karen sta avendo una specie di
crisi isterica e Potter è l’unico che riesce a farla ragionare…
-UnicA – precisò la bionda
-No, non Hestia, Jacob!
-Jacob?! Che
c’entra Jacob?
-Senti non ne ho
idea, ma Karen minaccia di gettarsi da una finestra e anche se lui mi ha
assicurato che non glielo lascerà fare io non mi fido. Ha chiesto di te, quindi
per piacere vai su e impedisci che si getti dalla Torre
Gardis
e Kitt si scambiarono un’occhiata, non le andava di rovinare l’unico momento di
romanticismo che fosse riuscita a strappare a Christopher solo perché Karen
aveva le paturnie, ma… beh, una vita valeva quanto un incontro sotto la luna?
-Va’ da lei… -
Chris le diede una pacca sulle spalle e le sorrise
Lei
gli annuì, grata che comprendesse l’affetto che la legava a Karen così come a
tutti i suoi amici, poi si incamminò verso la portafinestra.
Rudiger
si fermò un istante di più, s’inchinò appena con riconoscenza e poi corse verso
di lei che lo stava aspettando.
Rimase
sulla panchina a inspirare l’aria fredda della sera, sorridendo alla luna così
cara alla piccola Malfoy.
***
Percorrendo
le scale a velocità sostenuta la bionda puntò dritta verso la sua stanza dove
fuori era ancora accampato un capannello di gente preoccupata che si guardava
stranita. In un angolo del corridoio, accanto alla pendola, stavano Ciel e suo
fratello, lui sfoggiava un’aria seria e le braccia conserte mentre la mora si
stava nervosamente tormentando i cordoncini del vestito e aveva già distrutto
un foglietto di carta; lanciò loro un’occhiata e si diresse verso l’uscio.
Se
avesse detto chi era, probabilmente Karen avrebbe aperto la porta, ma Karen si
era presa la libertà di nascondersi nella sua stanza ed era giusto che lei
mostrasse che lì dentro comandava ancora lei, così estrasse la bacchetta e con
un incantesimo sbloccò la serratura davanti agli occhi sbigottiti di un paio di
sorelle Longbottom, mentre l’espressione imbronciata
dello Slytherin si trasformava in un tirato ghigno
orgoglioso.
Difesa
del territorio, poi dicevano dei leoni di Super Quark… le femmine sono sempre possessive
nei confronti delle proprie cose care, citò a menadito Leonard.
La
porta comunque venne subito richiusa alle sue spalle senza che nessuno
riuscisse a sbirciare all’interno. Rudiger sospirò e
andò a sistemarsi accanto alla cugina maggiore e ad uno dei suoi migliori
amici.
-Gardis era con
Chris? – gli domandò Leonard, un assenso e a quel punto, senza un’altra parola,
lasciò il gruppetto e se ne tornò di sotto: Black
aveva mantenuto la sua promessa, non gli dispiaceva quel suo nuovo modo da
padrone del mondo. Magari potevano andare a farsi una bevuta insieme a quel
punto, era curioso di vedere fino a che punto si sarebbe spinto “Kitt”.
***
-Ora spiegatemi
cosa sta succedendo qui – il suo tono era più bellicoso di quel che si sarebbe
aspettata a vedere due dei suoi migliori amici abbracciati sul letto davanti ad
un romantico caminetto acceso.
-Noi ci vediamo
domani – si affrettò a dire Jack allontanandosi, risistemando le lenti rettangolari
e uscire – ciao Gardis – aggiunse poi portandosi via il manico di scopa con cui
era entrato dalla finestra.
Karen
ristette con gli occhi bassi e il volto arrossato sulle morbide coperte della
padrona della stanza che, nel frattempo, aspettava una spiegazioni degna di
questo nome circa la sua presenza in camera sua, ma soprattutto a proposito dei
suoi capelli.
-Ho capito il mio
sbaglio – annunciò risoluta la ragazza seduta, un tic istintivo la portò a
cercare uno dei suoi boccoli biondi, ma non lo trovò: ormai i suoi capelli
erano troppo corti per quel genere di trastulli: abbassò le mani, doveva
proseguire da sola adesso.
-Bene, sono felice
per te
-E ho deciso di
darci un taglio con il passato, per questo mi sono tagliata i capelli – Gardis
annuì – Jacob mi ha aiutata – aggiunse
-Non si può certo
dire che Jack abbia un futuro come coiffeur, ma ha fatto un lavoro abbastanza
ben fatto, ad ogni modo quando andremo ad Hogsmead ti
poterò da un parrucchiere serio
-Oh, non è il caso
-Karen… - il suo
tono era intransigente
-D’accordo – e
sospirò sconfitta.
-Come è successo?
-Beh… Leonard… e
Ciel mi hanno detto tutto. All’inizio sono scappata piangente, ho fatto
preoccupare così tanta gente… ma vedevo solo il tradimento di mia sorella,
quando sono stata io a fare le cose senza curarmi di quello che c’era intorno.
Probabilmente se avessi fatto attenzione mi sarei accorta già da allora di
quello che c’era tra loro, ma o ero troppo cieca o non volevo vedere
-Sì, è vero
-Tu lo sapevi?
-No, l’ho saputo
dopo, ma Leonard ha sempre avuto un debole per tua sorella… - gli occhi della Longbottom si abbassarono
-Lo so, ero gelosa
proprio di questa preferenza che le accordava tra le tante, anche perché sapevo
che Ciel non era mai stata… con lui… a letto intendo – aggiunse imbarazzata –
inconsciamente sapevo che lei era particolare per lui… avrei dovuto darti retta
-Come al solito
-Già, come al
solito. Ma sbagliare per una cosa che si è scelto di fare è diverso, questa è
stata la mia prima decisione importante.
Gardis
non poté che invidiarla, la sua prima decisione importante risaliva a più di
dieci anni prima ed era decisamente più drastica di qualche lacrimuccia.
Ovviamente Karen ci stava male proprio perché si trattava di sua sorella e non
una delle tante, ma addirittura la sua preferita, però… ciò non toglieva che
ciò tra cui era stata costretta a scegliere lei andasse ben al di là dei
problemi di cuore e avesse ripercussioni su tutta la sua vita.
***
Christopher
rimase seduto sulla panca di pietra del giardino guardando il cielo trapuntato
di blu e di nero che sembrava una coltre di velluto disseminata di piccoli
brillanti, sospirò senza sapere neppure lui perché, ma non desiderò di tornare
all’interno dove, di sicuro, sarebbe stato assillato dai pressanti problemi
degli studenti, da gente che aveva fatto indigestione e altri che si erano
ubriacati, da qualcuno che aveva ben pensato che l’occasione fosse adatta per
gli scherzi, dalla mancanza di asparagi e ripieni sul tavolo dei buffet, da una
miriade di piccolezze che per quella sera voleva davvero scrollarsi di dosso,
egoisticamente.
Dal
folto dei cespugli dietro di lui udì un fruscio e dei passi e quando si voltò
la figura dello studente russo, quello con il viso da bambola che gli aveva
lasciato il suo biglietto da visita in tasca senza che se ne accorgesse, lo
fissò, si domandò cosa ci facesse lì dietro, soprattutto visto che l’aveva
visto dirigersi direttamente nella direzione opposta.
Lo
sconosciuto si avvicinò facendogli un gesto con la mano, poi si sedette accanto
a lui e allentò il nodo che stringeva la camicia del suo costume tipico; Kitt
lo guardò con solidarietà visto che, dopo la partenza di Gardis, si era
completamente allentato il cravattino.
Ci
fu un attimo di silenzio denso e teso, il ragazzo di Drumstrang
se ne rimase sulle sue a guardare le luci della sala da ballo, Christopher
quelle del cielo.
Aveva
paura a domandargli chi fosse per davvero perché aveva imparato che tutto
quello che aveva a che fare con qualcosa di sconosciuto portava guai e al
momento lui non ne aveva bisogno, si accontentava di quelli che aveva già.
-Chi sei
veramente? – sputò alla fine piuttosto controvoglia per rompere il silenzio,
l’altro gli sorrise allungandogli la mano
-FjodorAndreevic – disse con
semplicità, come se fosse davvero una persona normale – o Astaro,
se preferisci
Il
moro gliela strinse piuttosto scettico
-Astaro?
-È il mio vero
nome
-E l’altro?
-Una copertura
come un’altra
-E come mai
conosci Rago? – quella, rifletté il Ravenclaw, era la prima volta che parlava seriamente della
Regina dei Demoni.
-Non avrai
seriamente creduto che Lark fosse il suo unico
fratello – sghignazzò come se fosse un’ovvietà senza dare peso alle proprie
parole, come se avesse detto “il mio gelato preferito è cocco e malaga”.
-Tu sei… suo…
fratello?
-Credo che sia
così che voi lo chiamate, no? Brat da noi, fratello… vero?
-Sì – rispose lui
rispolverando il suo russo. - Allora tu eri “fratello” di Rago?
-Eravamo quattro
fratelli, Rago era l’unica femmina e l’unica demone
-Quattro?! –
esclamò stupito - E tu?
-Vampiro – rispose
con nonchalance, come probabilmente avrebbe fatto anche Leonard – come Lark
-Allora c’era un
altro fratello, incontrerò anche lui?
-Eskale è morto diversi secoli fa.
-Mi dispiace
-Sì, dovrebbe, è
stato un tuo antenato ad ucciderlo – Kitt si sentì mortificato – ad ogni modo
eravamo tutti e quattro figli importanti. Nostro padre era Andrekasi,
re dei demoni, - raccontò parlando del suo passato senza motivo - nostra madre Theanu, regina dei vampiri. La nostra discendenza ci
conferiva poteri enormi, ma solo Rago era dotata
della quasi immortalità
-Per questo sul biglietto
è scritto Andreevic?
-Sì. Lei
probabilmente non ti ha parlato di loro, Rago ne
parla poco perché quella puttana della sua matrigna non ne ha mai tollerato il
nome nel palazzo e Rago, quale futura regina, è stata
costretta a vivere in quel posto orribile.
-Di chi, scusa?
-Di nostra madre e
nostro padre. Andrekasi tradì più e più volte sua
moglie, ma credo che fosse cosa normale visto il tipo che era. Fu Rago stessa a mandarla a morte. Andrekasi
amava molto sua cugina Theanu e aveva la coscienza
pulita perché non c’era sangue a dividerli, lei non ne possedeva; il loro primo
figlio, Lark, nacque vampiro, esattamente come i tre
seguenti: Eskale ed io, poi finalmente mia madre si
rese conto di quanto davvero Andrekasi fosse
innamorato di lei: nacque Rago.
-Le eri molto
affezionato?
-Moltissimo.
-Mi dispiace
-No, per questo
non è colpa tua. Rago ha deciso della sua vita, ha
fatto le sue scelte e io le rispetto. Ha fatto soffrire anche te. Rago era una persona forte, sono solo orgoglioso di essere
nato dai suoi stessi genitori, di avere qualcosa che mi leghi ancora a lei.
All’inizio non approvavo ciò che aveva fatto, diede a Lark
l’Anima Azzurra e quando Lark morì e mi pregò di
prenderla io perché ero stato quello a lei più vicino, la sbolognai ad Eskale e gli rovinai la vita. Per molti secoli me ne sono
disinteressato, poi, quando mi dissero che la persona che aveva ingerito
l’Anima Azzurra era riuscita a dominare lo spirito della mia sorellina, partii
per vedere con i miei occhi, non riuscivo davvero a crederci.
-Hai incontrato
questa persona?
-Sì
-Chi è? – Astaro lo guardò con superiorità, possibile che non avesse
il minimo sospetto? O quel tipo era incredibilmente imbecille o non voleva
vedere. O…
-Non sta a me
dirlo, lo devi scoprire da solo… ma mi è stato detto quello che Rago davvero sente per me e per te
-Per me?
-Non sei forse il Byakko?
-Così dice lei
-Bene, te lo
confermo anche io.
Gli
occhi dello sconosciuto si posarono nei suoi, blu come la notte sopra di loro e
Chirstopher si accorse che erano rossi come il sangue
e i suoi capelli erano diventati improvvisamente bianchi
-Questo è il mio
vero aspetto, ma non avere paura, i miei occhi sono rossi anche se non sono a
caccia
-Cosa intendi?
-Sono vampiro da
molto più tempo di quelli che tu conosci, come Evangeline…
la mia mutazione è realizzata del tutto
-Conosci la prof?
-Era l’amante di
mio fratello Eskale; lei non lo sa, ma lui non fu
ucciso per una guerra territoriale, era un Black
quello che lo ammazzò, era un Byakko, per questo ci
riuscì facilmente, e voleva distruggere l’ossidiana azzurra di mia sorella. Evangeline conosceva mio fratello come “Edmund”.
-Non ne sapevo
niente
-Neppure lei, ma
la storia si sta perdendo e qualcuno deve mantenerne memoria
-Senti, ma tu… hai
conosciuto… Dresda? – un’altra fitta, ogni volta quel nome gli faceva un
effetto strano
-Sì – la risposta
pareva piuttosto vaga – eri un tipo che mi dava davvero sui nervi, ma
probabilmente perché eri così legato a mia sorella e avevi troppe ragazze
intorno… vampire, demoni, arcimaghe, capisci? Lei ci pativa e a me non stava
bene – spiegò con un tono che gli ricordò Leonard - Stavi sempre a fare
qualcosa che non dovevi. Come tutti i Black. Ma so
che tu non lo sei. – sì, aveva le stesse movenze, forse era una caratteristica
dei vampiri…
Kitt
fece una faccia indignata: com’era possibile che due emeriti sconosciuti
riuscissero a dire su due piedi che non era un Black
a dispetto del cognome che portava?
-E ho un debito
nei tuoi confronti. – aggiunse poi
-Un… debito?
Astaro
mise una mano in tasca e quando la estrasse nel palmo aveva un ciondolo. Aveva
una forma piuttosto semplice e rappresentava una luna capovolta.
-Quando mia
sorella elaborò quel piano maledetto che distrusse il suo popolo, tenne alla
larga Dresda; pensava che se lo avesse visto le sue motivazioni avrebbero
vacillato e non sarebbe riuscita a portarlo a termine. Lui non riusciva a
farsene una ragione, così un giorno venisti da me e mi chiesi come favore di
darle questo; - nella mano gli mise un medaglione con il ciondolo - devi sapere
che la luna era il simbolo della Casata dell’Ovest, della Stirpe degli
Arcimaghi, Dresda però, essendosi sempre sentito differente dagli altri suoi
simili per i suoi occhi e i suoi poteri, lo cambiò e fece in modo che le punte
della mezzaluna fossero rivolte verso il basso, quasi come se fosse stato un
bastardo, un diverso, forse perché lo era davvero. Era l’oggetto più caro che
avesse. Io però tradii la sua fiducia, Rago non ebbe
mai questo ciondolo e la storia sappiamo entrambi che è finita in maniera molto
più tragica, tanto che le conseguenze sono ancora sotto i nostri occhi.
Credo sia giunto il momento di rendertelo, apparteneva
ad un Byakko e a lui tornerà, io non incontrerò di nuovo
Rago, quindi dallo alla persona che ami, che sia lei
o un’altra ragazza non importa più.
Kitt
lo prese tra le dita e lo fissò qualche istante, aveva un’aria stranamente
familiare, come se avesse sempre avuto qualcosa del genere sotto gli occhi.
Lo
legò al collo e ringraziò Astaro, lui gli rivolse un
sorriso che, però, gli mise i brividi visto che le zanne acuminate erano
spuntate agli angoli della bocca, la stessa sensazione di quando aveva scoperto
che anche Leonard lo era.
Un
momento…
Si
voltò verso di lui
-Tu… io conosco un
altro vampiro, si chiama Leonard e… lo… conosci?- Astaro
ghignò
-Se Gardis fosse
stata mia sorella… stai sicuro che non saresti vissuto fino all’indomani
mattina – Chris arrossì, evidentemente era a conoscenza dell’episodio del
corridoio
-Immagino che tu
non ti nutra di animali come lui
-Già, io
appartengo alla vecchia scuola, sono nato vampiro al tempo che esistevano
ancora i demoni e che nutrirsi di esseri umani non era peccato. Uccidere non mi
fa grande effetto, è la mia natura, sono un predatore.
-Capisco
-Hai paura? – gli
domandò con un sussurro il ragazzo dai capelli bianchi
Il
moro mosse la testa senza sapere se stava annuendo o negando, sentì solo un
risolino.
-Sai, dopo tanto tempo
mi stupisce che tu non mi abbia ancora riconosciuto…
-Se intendi per i
ricordi di Dresda, Rago mi ha detto che…
-Non mi riferisco
a storia così passata. Parlo di quando ho abitato a casa tua.
-Tu eri… quella
persona?
-Non mi avevi
riconosciuto?
-No… cioè…
-Un bambino solo
nella vita e due fagotti, due pesi sulle spalle. E un vampiro che gli risparmia
la vita pur sapendo già da allora chi tu fossi
-Tu sapevi che ero
il… Byakko?
-Sì
-E perché non mi
hai ucciso? Io avrei potuto ammazzare di nuovo Rago e
farla soffrire
-Chi lo sa, forse
anche io sono un cattivo vampiro. Ma ho provato pietà per te e per quei
bambini…
Chris
distolse lo sguardo
-Perché Rago non è venuta a cercarmi allora? Dopotutto se tu lo
sapevi…
-Rago non era ancora nata – rispose
-Come sarebbe?
Ma
Astaro si stava già avviando lontano senza guardarsi
indietro e, stranamente, riuscì a leggere uno strano senso di solitudine in
quelle spalle. Doveva essere difficile vivere tutto quel tempo senza il
conforto di una persona cara, dopo aver visto morire la propria famiglia, i
propri fratelli e aver seguito con disperazione le decisioni della propria
sorella, quasi folle per amore, e la sua condanna ad una esistenza di perpetua
rinascita finchè il Byakko
non l’avesse di nuovo accettata.
Sospirò
e, quando riaprì gli occhi la sagoma era scomparsa, vide Leonard appoggiato
alla ringhiera del portico e lo raggiunse.
-Leonard, tu sai
che a scuola ci sono altri vampiri oltre a te? – il maggiore dei Malfoy gli
rivolse un sorriso di superiorità e un ghigno made-in-malfoy
-Certo, c’è la
prof Evangeline e…
-Conosci un certo Astaro? – il biondo smise un secondo di bere
-Astaro come il fratello di Rago? –
chiese allusivo, il nome di Rago faceva un effetto
buffo sulla tranquillità mentale del Caposcuola dei corvi, mandava
letteralmente a rotoli il suo equilibrio e questo gli piaceva
-Astaro IL fratello di Rago
-Toh, è a scuola
anche lui? – aggiunse come se fosse una cosa normale
-Lo conosci?
-Sì
-E Gardis? – il
biondo fece un secondo di silenzio
-Sì, si può dire
di sì. Da molto tempo – e sorrise. – Chris – aggiunse poi – domani te la
porterò via tutto il pomeriggio, vorrei che venisse a Malfoy Manor come testimone del contratto di fidanzamento. Non ti
offendi, vero?
-Perché dovrei?
-Lasciatelo dire,
dovresti… - gli occhi dorati di Leonard gli dicevano che sapeva cosa era
successo là fuori con sua sorella, o che almeno lo intuisse.
-Adesso cosa fa?
-Credo che stia di
sopra a mettere a posto il solito casino…
***
Era
il primo pomeriggio e Malfoy Manor era avvolto nella
quiete dell’inverno, infagottato in una spessa e morbida coltre di neve candida
e riscaldato da una batteria di camini che andava a pieno regime.
In
uno dei salotti cinque persone si stavano fissando con diffidenza.
Nel
divano di sinistra i coniugi Longbottom stavano passando
con aria spaesata lo sguardo sui dipinti alle pareti, come se li vedessero per
la prima volta.
Nel
divano di destra i coniugi Malfoy stavano avendo invece un alterco telepatico
su cosa farne del figlio maggiore.
Per
finire nella poltrona a capotavola del grazioso tavolino da tè, Gardis stava
attaccando un pasticcino glassato con apparente indifferenza nella speranza di
allentare la tensione.
Mission impossibile…
uffa, almeno ci fosse stato Tom Cruise…
I
suoi genitori erano piuttosto a disagio, lo si capiva subito, soprattutto
perché quella era stata un’idea di Leonard; i genitori di Ciel parevano esserlo
ancora di più perché non si sarebbero mai aspettati un’unione del genere e
avevano appena ricordato che il loto futuro genero era nientemeno che un
vampiro di stirpe; c’erano inoltre una valanga di informazioni secondarie su
cui i quattro genitori si stavano soffermando da circa mezz’ora. Irrilevanti
dettagli per perdere tempo e fare della burocrazia i fondamenti della vita:
incredibile, si reggevano su colonne di autentica carta straccia!
-Allora il primo
figlio si chiamerà… ehm… Edward?
Il
Ministro della Magia Neville Longbottom lo disse
quasi sottovoce, inutile aggiungere che era arrossito e che il sudore gli
colava copioso dalla fronte.
Non
immaginava di certo che la sua primogenita e amatissima figlia Ciel alla fine
della scuola sarebbe volata tra le braccia spalancate di un altro uomo (o
vampiro), che aveva già programmato i nomi per i figli e che il futuro marito
era nientemeno che il figlio di Draco ed Hermione.
Ottimi
rapporti, certissimo, brave persone, lui era un Auror
della sezione speciale addirittura, ma COSI’ PRESTO?!
Anche
lui faticava a vedere le sue bambine come delle signorine, ormai, forse stava
davvero invecchiando…
-Uhm… già…
Questo
era Draco che stava pensando non solo alla
chiacchierata con gli ospiti, ma anche a quella che avrebbe fatto il prima
possibile con il suo primogenito che, dall’oggi al domani, si era presentato a
casa con una fidanzata ufficiale e un contratto firmato; lui ed Hermione non ne avevano avuto bisogno, il pancione di lei
era più che sufficiente, a quel tempo, e intanto i coniugi Granger
non avrebbero neppure saputo cos’era un simile foglio. Insomma, si erano
sposati in quattro e quattr’otto senza troppi problemi. Leonard però era
estremamente fiscale su certe cose… non era un male, ma a volte neppure un
bene. Insomma, aveva preso troppo da sua moglie.
Tra
sé e sé non capiva di che avesse da lamentarsi col figlio… era stato così
fiscale e preciso, nessun problema… che diamine gli dava così fastidio?
-Voi però certo
sapete che sarà estremamente difficile per loro due avere dei bambini… -
intervenne Hermione che si sentì in dovere di
ricordare il fatto che le coppie miste a volte fossero sterili
-Se non avremo dei
nipoti noi, con sette figlie… - rispose Daphne
ridacchiando. Lei e la “signora Malfoy” erano grandi amiche fin dai tempi di
scuola, quindi pareva un po’ strano che non ci fosse la solita atmosfera dei tè
pomeridiani assieme a Ginny e, alle volte, anche Pansy.
-Sì, ehm,
certo…- Hermione
nascose il suo imbarazzo dietro una tazza di limoges
con bucaneve azzurrini
Gardis
controllò l’orologio con la mezzaluna, le avevano detto di venire a
testimoniare che Leonard non aveva violentato, minacciato costretto o
quant’altro Ciel, ma l’unica cosa che stava facendo era rimpinzarsi di dolci,
come minimo tornata a scuola non sarebbe più entrata nei suoi abiti.
Se
riusciva a finire presto poteva anche godersi il pomeriggio coi suoi amici, ma
se i genitori di Ciel decidevano di andare avanti a leggere quelle note con una
lentezza esasperante avrebbero fatto notte e addio divertimento!
A
che diamine serviva che ci fosse anche lei? Aveva apposto la sua svolazzante
firma Malfoy su tutti i fogli necessari, la sua presenza era oltremodo noiosa.
Un
elfo arrivò e sostituì il cabaret quasi vuoto con un altro colmo di leccornie,
così non andava proprio, si appuntò mentalmente di farsi pagare da Leonard un
guardaroba nuovo per rimpiazzare quello che non avrebbe più potuto mettere.
Daphne si
coccolò il pancione di sette mesi, un’altra femmina, quando finalmente sarebbe
riuscita a fare un maschio? C’erano già troppe Longbottom
in giro…
Hermione
non aveva avuto figli dopo di lei, le avevano detto che sarebbe stato molto
pericoloso: a giudicare dai primi due risultati, forse era da considerarsi un
bene.
Di
certo il nonno e la nonna avrebbero gioito e stappato champagne per una
settimana a sentire che Leonard era ufficialmente fidanzato con la figlia del
ministro della magia. Purosangue. Dettaglio irrilevante per i genitori di lei o
di lui, ma fondamentale per i futuri nonni visto che con una nuora mezzosangue
non volevano rimescolare troppo il sangue dei Malfoy.
Agitare
con cura.
***
Spazio autrice: ciao a tutti! Eccoci al ventitreesimo capitolo, wow,
non mi pare vero che siamo così avanti, devo sbrigarmi a scrivere il finale o
non farò in tempo e arriverò con l’acqua alla gola agli ultimi capitoli.
Dunque
dunquedunque… protagonista
di questo chappy è Astaro,
il fratellino di Rago.
Avete
colto i dettagli significativi? Su, ho dato anche l’aiutino, ve ne sarete senz’altro
accorti, c’è una cosa che è evidentissima, non credo sia il caso di
andare a spulciare cosa.
Beh,
non è che ci sia molto da dire, credo di aver esaurito i commenti qui, non c’è
necessità di particolari spiegazioni, vi ringrazio tantissimo per tutte le
belle mail e recensioni che mi mandate, mi fa davvero molto piacere quindi
scrivetemi presto e, mi raccomando: COMMENTATE!!!
Ciao
ciao e un bacione! Nyssa
Giulia Malfoy: ciao! Sono contenta che le tue manie omicide nei
confronti di Kitt siano passate, che farei sennò senza il mio protagonista? Beh,
mi auguro che anche questo capitolo 23 ti piaccia, aspetto di sapere quindi
lasciami una tua recensione, ciao! Nyssa
Kri87: ma certo che ti aspettavo! Oh mamma, divinità forse è un po’ eccessivo…
eleggimi tra gli autori pazzoidi e vedrai che io sarò felice senza andare a
disturbare gli abitanti del Cielo...
Ad
ogni modo, anche una mia amica una volta mi aveva detto che il soprannome Kitt
dà un’idea differente di quello che dà Chris e di questo sono molto contenta,
accentua un po’ questo duplice modo di fare del nostro ravenclaw,
quindi sono felice che trasmetta ciò, rende bene, grazie per avermelo detto!
Ehehe,
per quanto riguarda lo schiaffo, che razza di amore è se non c’è un po’ di
furia in mezzo? Kitt e Gardis non fanno le scintille di Draco
ed Herm, ma l’amore è l’amore e brucia, in senso
letterale e non.
Sulla
politica di casa Longbottom ci ho pensato parecchio perché
alla fine “papà” è il cucciolo di casa, lui che è così svampito è coccolato da
tutti, esattamente come Karen, solo che poi si scopre essere meno idiota di
quel che si crede (eh già), mi fa piacere che approvi, la coppia Neville/Daphne non è molto famosa né supportata, ma a me piace, sta
bene quando una persona bella come Daphne si innamora
di qualcuno apparentemente insignificante come Neville, è bello scrivere di un
amore che non è tutto: “lui, bellissimo, affascinante, prestante, lei
slanciata, bionda, da paura!”, Neville non è certo un adone…è un po’ più umano
e mi piace giocare con l’umanità dei personaggi.
Se
mai deciderai di fare un calendario con i personaggi di HP avvertimi che sarò
la tua prima cliente! Lo voglio anche io! (l’autrice è un po’ pazza, vuole un
calendario con i suoi stessi personaggi, come se non fosse stata lei a
descriverli così =P).
Ad
ogni modo ogni tanto è bello vedere Kitt non solo come uno schiavo degli
incidenti di hogwarts, ma con le sue idee e la sua
virilità.
In
verità la storia delle Relazioni e di questa è molto intrecciata, nel senso che
questa storia doveva essere vissuta da Draco ed Herm, ma poi ci ho ripensato, non mi ci piacevano in questi
ruoli, così ho cambiato e l’ho fatta fare ai loro figli, non sono pentita, in
effetti rende molto di più, anche se i sequel sono sempre i sequel e perdono
rispetto ai genitori, io non riesco mai a leggerli, mi fanno troppa nostalgia!
Mi
farebbe piacerissimo scrivere qualche mail con te e
leggere la tua storia, quindi ti manderò un mp o, se
mi dimentico perché sono cotta come un prosciutto, mandamelo tu! Noi ci
risentiamo al prossimo capitolo, spero di leggere presto una tua recensione,
sono curiosa di sapere che cosa ne pensi di questo nuovo aggiornamento, ciao e un
bacione grandissimo! Nyssa
Killkenny: non dirmi che anche tu sei un fan della Black Lady! Ti prego, scrivi quella storia che vengo subito
a leggerla! Adoro la Black
Lady (e chi l’avrebbe detto dopo aver letto il mio profilo
=P), sì sì, senz’altro sarà bellissima, felice di
averti dato l’ispirazione! Non bedo l’ora di leggere
quel tuo capolavoro, nel frattempo sono curiosa di leggere che cosa ne dici di
questo nuovo aggiornamento quindi aspetto la tua recensione! Ciao, a
prestissimo, Nyssa
Lord Martiya: come si dice “è come sentirsi dire da Satana che si è
un po’ troppo peccatori”…
Sono
felice che il capitolo 22 ti sia piaciuto, in effetti era davvero l’ora che
quel benedetto ragazzo si desse una mossa, ad ogni modo non sai la fatica per
aspettare a scrivere quella scena, praticamente la pensavo già dal primo
capitolo! Beh, spero davvero che approverai anche questo chappy
23, io aspetto il tuo commento, ciao e a presto! Nyssa
DragonSlave: il mio trucco è costruire una storia e ricamarci
sopra, nel senso, fare un albero schematico bello chiaro e poi cominciare a
tracciare linee a caso, le parentele vengono fuori come funghi, parola mia! Beh,
non è proprio così, ma alla fine i miei alberi lo sembrano davvero!
Per
quanto riguarda la mia idea femminista (e io lo sono convintamente),
penso che la miglior idea la renda la canzone di Rex Harrison del film “My fair lady”, quando si domanda perché Eliza
è scappata di casa, ecco, penso che una donna sia proprio così, solo che gli
uomini non sono poi i santi che dipinge lui. Insomma, il musical è il vademecum
della vita societaria.
Mi
ha fatto contenta sapere che Fjodor ispira sentimenti
diversi, in effetti è un personaggio che avevo delineato poco, anche se in
questo capitolo parla di più e spiega chi è, senz’altro non dice tutto e si fa
gli affari suoi nell’ombra, è uno che non c’entra col gruppo grosso, vive per
conto suo. Però si scopre qualcosa su di lui e sulla sua vita. In effetti ci
avevi preso, non era proprio Lark, ma quasi…
Ammetto
che scrivere quella scena è stato difficilissimo, mi ero imposta così a lungo
di non lasciar trapelare i sentimenti di Kitt che scriverli è stato difficile
quanto per lui esprimerli (e qui è tutto dire), in effetti è così introverso
che non sapevo bene cosa fargli dire, qualsiasi cosa sarebbe stata troppo, per
fortuna il compromesso è andato bene e alla fine non ha svelato troppo alla
nostra scettica Gardis che non sa mai che pesci pigliare, poveretta.
Sono
contenta che il capitolo 22 abbia riscosso la tua approvazione, spero che sarà
lo stesso anche con questo e, ovviamente, mi auguro che anche la storia
continui a piacerti quindi aspetto curiosa e trepidante la tua prossima
recensione! Ciao e un bacione grandissimo, Nyssa
LisannaBaston: in
effetti mi sembrava davvero che Hesta e Karen
stessero passando un po’ troppo in secondo piano quando poi mi serviranno
decisamente di più… e poi sempre Gardis non va bene, ok che lei è un
personaggio dalle mille problematiche, ma niente rende bene le sfaccettature
come tre persone come loro, Hestia l’adoro
letteralmente, Karen è un po’ piagnucolona, ma sta crescendo, l’avevo detto che
doveva trovare la sua strada nella vita e decidere che fare di se stessa, non
poteva rimanersene a fare la bambina in eterno è l’avrei ammazzata con le mie
mani ^_^
Sono
felice che il romanticismo della dichiarazione di Kitt ti sia piaciuto e mi ha
fatto piacere sapere che il personaggio di Fjodor ti
abbia incuriosito, come vedi in questo chappy 23 si
risolvono anche alcuni misteri su di lui.
Spero
davvero che ti piaccia, aspetto di sapere! Ciao e a prestissimo, un bacio! Nyssa
Vavva: mi sa che le fan del calendari ode “Del colore dell’ametista”
stanno aumentando, se mi decido a farne uno prometto di metterlo a disposizione
^:^
In
effetti il titolo l’ho preso da là, non ho letto quel libro, cerco di farmi
meno male possibile con le letture che mi intristiscono, però era riferito al
fatto che Kitt ci ha messo davvero una vita e si è deciso solo alla fine del
capitolo, come se si fosse ricordato all’improvviso che doveva farlo… Gardis
gli manda a rotoli l’orologio biologico, ammettiamolo, comincia a pensare non
con la testa ma con un’altra parte del suo corpo ^_^
Ehehe,
alcuni dei problemi su Astaro (o Fjodor)
si risolvono in questo capitolo dove finalmente si scopre chi è e che cosa ci
fa in giro per Hogwarts.
Per
quanto riguarda i capelli di Karen, è dispiaciuto anche a me perché erano
davvero bellissimi, però era da fare (come dicono nei Promessi Sposi). Anche io
avevo i capelli lunghi e tagliarli è stata una vera prova di coraggio, ma in
effetti è come cambiare un po’ anche della propria anima e Karen aveva bisogno
di cambiare molto di sé stessa.
Hehe, il
triangolo Jack=>Gardis=>Kitt
era facilmente intuibile dal fatto che Jack fosse parecchio geloso e che
arrossisse sempre, però Jack è proprio il tipo che si innamorerebbe di una come
Gardis, ammettiamolo, anche se Karen è la sua controparte ideale…
Sono
felice che l’atmosfera dolce-amara abbia reso bene e mi fa piacere di essere
riuscita a riprendere l’idea che ti eri fatta della scena, è bello soddisfare
le aspettative, specie senza conoscerle… Kitt si è deciso a fare il Black e Gardis la RAGAZZA e non il maschiaccio, in effetti Leonard
ha ragione a dire che non ha lo charme femminile, è piuttosto svagata.
Spero
che gli elementi ci mettano ancora un po’ a quadrare sennò la storia diventerà
una vera noia! Nel frattempo mi auguro davvero che anche questo capitolo 23 con
il mistero di Astaro ti piaccia, aspetto di leggere
presto la tua recensione, ciao e un bacione! Nyssa
_Nana_: sono felicissima di essere riuscita a rendere bene l’idea
di come ti eri immaginata una dichiarazione tra Gardis e Kitt, è brutto quando
ci si fa un’idea e poi l’autore la realizzi in maniera completamente
differente, ci si sente un po’ delusi e traditi… sono contenta che non sia
stato così!
Eh,
Karen aveva davvero bisogno di darci un taglio con quello che era stata fin’ora,
fondamentalmente una bambina viziata, adesso è finalmente se stessa e se dovevo
sacrificare i suoi capelli, beh… tanto ricrescono, no?
Mi
ha fatto molto piacere leggere la tua recensione, spero che anche questo nuovo
aggiornamento con i misteri legati a Fjodor riscuota
successo, anche se forse è troppo sperare come il precedente perché non è
altrettanto toccante e profondo… nel frattempo ti mando un bacio e aspetto la
tua recensione! Ciao e a presto, Nyssa
Ginny 28: eh, ogni tanto ci vuole qualche battuta fuori luogo
per lasciare un po’ andare la tensione, in genere è un compito che tocca a Rudiger o a Gardis, però sono contenta che abbia calzato anche
la scena di Leonard e Kitt. Mi auguro che ti piaccia anche questo 23° capitolo,
ciao e a prestissimo! Io aspetto la tua recensione, Nyssa
Whateverhappened: non ho letto il dottor Zivago,
ma se mi dici che c’entra allora ti prendo in parola! Non sono molto ferrata di
storia e letteratura russa, è mia mamma la vera esperta…
Eh…
Fjodor non è proprio il discendente di Lark, ma quasi perché in realtà è suo fratello… e il fatte
che Gardis imprechi è perché non si aspettava di vederlo lì, lei lo ha
riconosciuto subito tramite i ricordi di Rago, ma lui
non sa bene come trattare quella ragazza, dopotutto è riuscita a soggiogare l’anima
di Rago!
In
effetti Gardis potrebbe anche dirglielo, ma dato che non si fida allora non
glielo vuole dire, inoltre pensa che sia meglio per lui non coinvolgerlo. Inoltre
quella simpaticona di Rago, sempre lei, ovviamente se
l’è sognato di dirle che Kitt l’ama profondamente, per questo è cascata così
dalle nuvole e gli ha detto che non doveva baciarla senza sentimenti… lo so, ho
fatto il mio solito polpettone di misteri e sentimenti, tra un po’ vado a fare
concorrenza a Via col vento.
Sì
sì, anche io penso che Jack sia perfetto con Karen,
sono due persone che caratterialmente si potrebbero trovare meravigliosamente
insieme mentre Hestia e Jeff… beh, su di loro parlerò
ancora, non ho certo esaurito l’argomento lì!
Spero
davvero che il nuovo capitolo ti sia piaciuto lo stesso, aspetto curiosa la tua
recensione a proposito della storia di Fjodor e degli
sviluppi che abbiamo avuto.
Ciao
a presto e un bacione grandissimo! Nyssa
Akiko: evviva! Tra le mie e le tue conoscenze di russo non
facciamo mezza frase! Yeah! Io credo che senza il
traduttore automatico di Google morirei, non conosco neppure l’alfabeto!
Ehm…
buongiooooorno. Riprendiamoci, non è il caso che
cominci a dare di matto già all’inizio della risposta (che si prospetta lunghetta, ehehehe).
Eh…
mi sa che tu vedi Kitt troppo bravo ragazzo, non lasciarti condizionare dalla
facciata, Kitt sa bere e fumare come si richiede da un vero Black
e… beh, c’è dell’altro, ma se lo dico adesso che fine fa la mia storia?
Comunque
è risaputo che i personaggi delle mie storie hanno sempre vita breve, guarda Draco, sarà morto per overdose di nicotina tra le Relazioni
e Amore selvatico, ‘sto ragazzo sta sempre a fumare! Poi pensa un po’ che c’aveva
pure le crisi di astinenza dallo stare con una dona… non ho ancora capitolo se
la colpa è mia o dei personaggi che mi condizionano, e dire che io sono pure
astemia…
Una
volta mi ricordavo dove avevo preso spunto per le sorelle Longbottom,
peccato che tra una cosa e l’altra me lo sia dimenticato =P in effetti possono
assomigliare alle sorelle sirenette, belle e ficcanaso proprio come loro ^_^
…e
comunque non volevo dire “Gardis ha sempre ragione”, ma “L’AUTRICE ha sempre
ragione” mhahahahaha, dopotutto sono io che faccio la
legge nelle mie fic, no? (ora mi arriva uno schiantesimo da qualcuno dei miei personaggi).
Per
il film western il titolo è “mezzogiorno e mezzo di fuoco”, sono una fan di Mel
Brooks, mi piacciono i suoi film, muoio sempre dalle risate… tranquilla, reggo
bene l’umorismo macabro del genere, il mio prof di informatica mi diceva sempre
“E’ importante trovare un buon lavoro in una città dove l’unica industria che
tira è quella delle pompe funebri”, so che ogni volta si spargeva una freddura
per la classe da rimanerci ghiacciati., non è che anche te sei un’informatica,
vero?
Kitt
e Gardis sono veramente due stupidi, come dicono jack e Karen (che non sono da
meno), hanno troppo orgoglio e/o troppa paura… hanno ragione. I loro film
mentali però mi riescono bene, che fic sarebbe senza
qualche bella pista? Mo io che scrivo allora? Quelle sono le uniche cose che mi
riescono alla perfezione…
Ad
ogni modo, sono lusingata dalla tua recensione, spero davvero che ti piaccia
anche questo nuovo aggiornamento, ciao ciao e un
bacione grandissimissimo! Nyssa
Kitt si rilassò nella grande vasca dei Prefetti di Corvonero in modo che
l’acqua gli arrivasse fino al mento e lui potesse riassaporare dopo tanto tempo
il potere benefico di un bagno caldo; quel pomeriggio, infatti, gli operai
avevano terminato di aggiu
Kitt
si rilassò nella grande vasca dei Prefetti di Corvonero
in modo che l’acqua gli arrivasse fino al mento e lui potesse riassaporare dopo
tanto tempo il potere benefico di un bagno caldo; quel pomeriggio, infatti, gli
operai avevano terminato di aggiustare le tubature e lui voleva essere il primo
ad usufruire della ritrovata comodità.
Era
sbagliato utilizzare la propria influenza di Caposcuola per fare ciò che piace,
ma dopotutto non aveva fatto del male a nessuno, voleva solo rilassarsi, se lo meritava
dopo tutti i problemi, i grattacapi e i lavori supplementari che gli erano capitato in quel periodo di Natale…
Questo
era il risultato dell’influenza di due pessimi Malfoy come amici.
Non
bastava la scuola invasa dagli stranieri, non bastava la Sala Comune e metà del suo dormitorio allagati, dovevano mettercisi
anche una affascinante e misteriosa Regina dei Demoni di nome Rago, la scoperta piuttosto sconcertante che uno dei suoi
migliori amici era un vampiro, che la sorella di lui, oltre ad essere la
ragazza di cui era innamorato, aveva addirittura ucciso quando era più giovane
e aveva uno stuolo di ragazzi affascinanti che lei chiamava “fratelli” che
sarebbero stati in grado di risvegliare la gelosia dell’uomo sposato alla donna
più fedele del mondo.
Non
solo aveva scoperto che uno degli studenti di Drumstrang
non era un comune essere umano, ma un vampiro (ultimamente erano parecchio di
moda, ne incontrava per ogni dove), ma era addirittura il millenario fratello
di Rago venuto a cercarla. E poi aveva anche uno
strano legame con Gardis.
Poi,
a complicare la vita, c’erano Lachlan e Izayoi e una serie di missive da casa decisamente poco ottimiste.
A
completare il quadretto una lettera di sua madre: o il
mondo sarebbe terminato quel giorno o sarebbe andato avanti ancora mille anni,
al di là di quello che dicesse il calendario Maya o la profezia di Nostradamus.
La
nebbiolina di vapore che usciva dalla temperatura alta dell’acqua era un
calmante naturale, ora capiva perché i romani costruissero bagni e terme
dovunque, l’avrebbe fatto anche lui, di certo era il modo migliore per
sciogliere la tensione e dimenticare le preoccupazioni, scacciando per un po’ i
pensieri e abbandonandosi completamente alla pace dei sensi che il dolce
cullare dell’acqua, l’odore dell’inverno e il calore riuscivano a risvegliare.
Chiuse
gli occhi crogiolandosi nel tepore e avvertì un paio di mani che gli
massaggiavano la schiena: mica male quella magia
aggiuntiva, poteva quasi credere che fosse vera…
Le
mani si spostarono sul collo, probabilmente era un fascio di nervi, sembravano
così tiepide e delicate… poi una gli accarezzò dolcemente i capelli, scompigliandoli
-Ciao – sussurrò
una voce piano al suo orecchio con tono caldo e melodioso dalla sfumatura
sensuale. Sbarrò le iridi costernato riconoscendo tra
mille il tono camuffato del Prefetto dei Grifoni
-Per la miseria! –
urlò afferrando l’asciugamano che stava poco distante e affrettandosi a
coprirsi l’inguine prima che il delicato pudore della piccola Malfoy venisse colpito da una visuale della quale aveva deciso di
fare a meno ancora per un po’. Gardis era pudica oltre ogni misura e, se possibile, altrettanto svampita da andarsi a cercare
l’imbarazzo entrando di soppiatto in bagno mentre un ragazzo si stava lavando:
secondo lei stava indossando il completo da ballo?
Una
risata cristallina si sparse per la stanza calmano i suoi muscoli tesi
-Che cosa ci fai
qua? – domandò lui vedendo sfumare la possibilità di continuare il suo bagno
rilassante a base di riflessioni profonde, visto che
sua sorella sapeva leggere la mente altri senza legilimanzia
era piuttosto cauto nel pensare troppo in presenza di altri, chissà che quello
non fosse un dono solo di Izayoi.
-Mi hanno detto
che hanno finito di riparare i tubi e così sono venuta a provare il nuovo bagno
-Dovevi proprio
farlo mentre c’ero io? Non potevi aspettare che avessi finito? - chiese con
aria un po’ petulante
-Un favore per un favore, no? Dopotutto tu sei stato in quello del Grifondoro… eppoi mica posso venire da sola…
-Quella volta era perché
mi avevi chiesto di allenarti per la partita – si giustificò lui dalla memoria
improbabilmente minuziosa
-Già è vero.
Pazienza, ormai sono qui… - non sembrava intenzionata ad andarsene
-Da dove sbuchi
fuori?
-Segreto – sibilò
mettendo un dito di fronte alle labbra
-Credevo che fossi
a casa a testimoniare che tuo fratello non avesse violentato o costretto quella povera Ciel Longbottom
a firmare il contratto di matrimonio
-Già, c’ero… fino
a dieci minuti fa
-Non avevi proprio
nient’altro da fare? Ehi, aspetta, che fai?
-Mi sembra ovvio –
la testolina bionda sbucò da dietro il paravento con la sua cascata di capelli
chiari – mi metto il costume – la frase fu accompagnata da un sospiro disperato
da parte di lui
-Si bagneranno
tutti i vestiti se li lasci lì – cercò di dissuaderla con una motivazione
razionale, ma un braccio nudo comparve dal separé mostrando una chiave con
appeso un numero: era il 19
-Come fai ad avere
la chiave dell’armadietto di Ciel?
-Un favore per un favore. – quel giorno doveva essere la sua frase preferita -
Io testimonio per loro e loro fanno tutto quello che dico – ovviamente si stava
ancora riferendo al contratto di matrimonio.
La
vide comparire col costume dell’altra volta, prese i suoi abiti e li chiuse dentro
lo stipetto che i Prefetti avevano su una delle pareti, spingendo per farci
entrare tutto.
Poi
si avvicinò al bordo della vasca e percorse i tre gradini bassi che si immergevano piano nel liquido fino a sistemarsi accanto a
lui.
Un
suono soddisfatto uscì dalle labbra sottili di lei mentre il calore l’avvolgeva, quasi come le fusa di un gatto.
Un
altro sospiro, questa volta di lui, pareva quello di un condannato a morte.
-Gardis, forse non
te ne sei accorta, ma io sarei nudo, quindi potresti… stare un po’ più lontano?
Le
mani di lei, che fino a quel momento stavano
armeggiando con pinze e ciuffi di capelli per salvarli dall’acqua si
abbassarono istantaneamente e lei rimase immobile, le iridi sbarrate.
Un
colorito rosso cominciò a imporporarle le guance finchè
il suo viso non fu completamente vermiglio. Gli occhi, uno azzurro ed uno ambrato, si spostarono velocemente da un’altra parte,
fissando con un interesse particolare il puntino nero sul soffitto.
-Gardis
-Sì? – rispose
ancora imbarazzata
-Cosa
succederebbe se entrasse qualcuno?
– saggia osservazione da parte di uno che in genere si occupa perfino dei
minimi dettagli e, come si dice, deve prevedere l’imprevedibile
La
mano sinistra di lei si sollevò dall’acqua andando a coprire la bocca “ops” fu tutto quello che riuscì a dire.
Kitt
scosse la testa, senz’altro non sarebbe rimasto un bagno tranquillo.
-Mi dispiace, me n’ero dimenticata
Facendo
violenza su se stesso si costrinse ad uscire
dall’acqua, preoccupandosi di coprirsi prima che lei fosse troppo turbata, poi
si diresse verso la porta.
Il
comportamento esageratamente pudico di Gardis faceva a pugni con la sua dote
innata di cacciarsi in situazioni decisamente
equivoche. A volte c’era da chiedersi come avesse fatto ad arrivare vergine
alla sua età.
Un
altro respiro profondo. Aprì l’uscio
-Sto controllando
le tubature, quando avrò finito il bagno sarà agibile,
potete dirlo ai Prefetti?
Gridò
nel corridoio all’indirizzo di un paio dei suoi compagni seduti nelle poltrone
della Sala Comune che sporsero la testa e annuirono non troppo sconcertati da
quella richiesta.
Rudiger
comparve dal nulla facendo cucù e spaventandolo a morte, tanto che rischiò di
cadere sul pavimento scivoloso del bagno; il biondo gli fece sorridente ciao ciao con la manina, l’espressione
maliziosa del suo volto, però, non gli piacque per nulla, quella pettegola serpeverde aveva qualcosa in mente
-Tu da dove salti
fuori? – gli chiese con poca diplomazia, desiderando solo liberarsi di tutti i
rompiscatole e tornarsene al suo bagno tranquillo
-Faccio la guardia
alla porta – rispose con innocenza lo Slytherin
mentre i suoi occhi verdi mandavano barbagli
-La guardia alla
porta? – ripetè come se il Prefetto delle Serpi fosse
impazzito tutto d’un colpo
-Sì, ora torna
pure ad occuparti delle tubature – e gli sorrise
mettendo in mostra una fila di denti perfetti, qualcosa suggerì al moro che Rudiger fosse a conoscenza della presenza lì di Gardis –
anzi, se posso darti un consiglio ti direi di occuparti di un paio di
“tubature” in particolare, una ha bisogno di essere messa in uso e l’altra ha
bisogno di veder scorrere un po’ d’acqua.
Greengrass
rise dell’espressione stordita del giovane Black
-Mi occupo io di
insonorizzare la stanza, dopotutto ti devo un favore – e gli strizzò l’occhio -
E levati questo coso! – aggiunse afferrando l’asciugamano dai fianchi e
strappandoglielo via – non ne avrai certo bisogno!
Senza
aspettare che Chris cominciasse a minacciarlo, l’altro gli sbatté la porta in
faccia e il moro udì perfino i giri di chiave.
Cominciava
ad avere chiaro che cosa avesse in mente quello stupido serpeverde
e non era una cosa su cui indugiare visto che Gardis
l’aveva implorato con tanto di lacrime agli occhi di aspettare ancora un po’
prima di passare ad uno stadio più intimo della loro relazione…
…già,
Gardis… bel problema, come ci arrivava alla vasca adesso? Non poteva certo
girarsi bello bello e andare
a rituffarsi nell’acqua, come minimo lei avrebbe perso i sensi sconvolta…
Si
guardò attorno perplesso alla ricerca di una via di fuga da quella situazione
imbarazzante: il primo asciugamano stava impilato sul sedile di una sedia a
diversi metri di distanza, se avesse camminato voltandole la schiena forse
l’avrebbe salvata da uno spettacolo decisamente più
imbarazzante del suo fondoschiena.
Mosse
un passo di lato con lentezza e udì una risata alle sue spalle: Gardis stava
ridendo di lui, bel ringraziamento!.
-Lo sai che hai
proprio un bel sederino? – gli disse sfoderando il tono preferito di papà al mattino, specie quando la mamma si alzava per prima
Bell’affare,
lui cercava di risparmiarle la vergogna e lei lo prendeva in giro, ad ogni modo
c’erano momenti che la natura tipicamente Malfoy di lei era
in netto contrasto con il fatto che fosse candida come un giglio.
-Non scherzare, Gardis, non sono in vena
Un’altra
risata, lei metteva a dura prova il suo contegno da bravo ragazzo, ah, come
avrebbe voluto poterlo buttare e farle seriamente vedere che era un autentico Black, altrettanto bastardo…
-Sei sicuro di non
prendere freddo? – continuò impietosa la bionda, sapendo che lui avrebbe fatto
tutto il possibile per non scandalizzarla troppo e, chiaramente, lei se la
stava ridendo
-Non
approfittartene solo perché sono in questo stato quando sai che lo sto facendo
per te, potrei seriamente pensare di dimenticarmene e fare come mi gira… –
bofonchiò contrariato
-Andiamo Kitt, lo so benissimo che non lo faresti mai –
scherzò lei mentre le sue risate si propagavano leggere per la stanza
-Ah sì?
Il
tono con cui lo disse non le piacque molto, sembrava quello di un’altra
persona.
Pareva
decisamente più cattivo e avrebbe avuto notevoli
motivi di preoccuparsene se avesse visto le labbra di lui, prima piegate in una
smorfia preoccupata e adesso curvate all’insù in un sorriso dal retrogusto
sadico.
Molto
bene.
Lasciando
andare le mani lungo i fianchi, non più a coprirsi, Kitt si voltò
tranquillamente verso di lei e fece per raggiungere senza troppi
la vasca, dopotutto era lei quella che aveva dei problemi, lui non se ne faceva
poi molti a farsi vedere nudo.
Gardis
cacciò un urletto che le si bloccò
in gola uscendole come un gracidio sommesso mentre le mani andavano a coprire
la faccia, completamente cremisi e lei si raggomitolava su se stessa.
Appunto,
l’immagine dell’innocenza.
-Rivestiti
immediatamente! – strillò imbarazzata aprendo un occhio e costatando che la
situazione non era migliorata di molto
-Sei stata tu a
volertelo, non dovresti approfittare delle persone e delle loro buone
intenzioni – le fece notare rilassandosi nell’acqua senza troppi problemi
-Sei
cattivo
-Solo ogni tanto…
- ammise lui sorridendole mentre, ormai tranquillo e senza fisime, allargava le
braccia sul bordo, rimmergendosi nel calore tiepido
dell’acqua.
La
bionda sibilò qualcosa di inintelligibile prima di
levarsi le mani dalla faccia incontrando il sorriso dolce di Kitt: alla faccia
dei problemi di personalità! Vide il braccio sinistro disteso sul bordo e
fasciato con una benda di cotone piuttosto spessa che lo avvolgeva dal gomito
al polso.
-Che hai fatto al
braccio? – domandò perplessa non ricordando incidenti disastrosi
-Mi è arrivato un
bolide questa mattina - si giustificò svelto lui
-Doveva essere uno
di quelli truccati dimenticati dalle serpi – constatò
con uno scuotimento del capo lei
-Come faceva Rudiger a sapere che eri qua? –
indagò il moro continuando a tenere gli occhi chiusi, perso nella sia
beatitudine, il suo tono però era uguale a quello di
sua madre quando scopriva qualche marachella
-Avevo chiesto a
lui quando sono arrivata
-Che cosa?
-Dove fossi
-Come se lo
conoscessi da cinque minuti, non aspettava altro che un’occasione ghiotta per
ficcare quel suo nasino francese…
Lei
sollevò le spalle incurante della ramanzina, Chris
teneva decisamente alla sua privacy.
-Chris, senti…
vuoi che mi spogli anche io?
La
saliva che il ragazzo stava deglutendo gli andò di traverso e cominciò a
tossire, lei sorrise battendogli affettuosamente dei colpetti sulla schiena,
era decisamente comico
-Ma sei impazzita? – le gridò con gli occhi ancora pieni
di lacrime – perché mai dovresti fare una cosa del genere?!
-Beh, così non
dovresti sentirti in colpa visto che io ho visto te…
Lui
le battè
la mano sulla testa come si fa con i cuccioli
-Gardis, per un
ragazzo è diverso che per una ragazza…
-Sul serio? – la
bocca della verità
-Gardis – cominciò
serio – se mai dovessi levarti quei due striminziti pezzi di stoffa che hai
addosso, credimi, non penso che potrai ritardare più di tanto l’inevitabile –
lei arrossì – oppure devo credere che vuoi provare il bagno dei Prefetti per
qualcos’altro? – rimasta senza parole, lei scosse la testa
-Preferirei
qualcosa di più ortodosso – perché la sua mente stava prendendo in
considerazione quella cosa?
-Già, perché nel
caso dovrei anche inventarmi qualcosa…
-No no, non è il caso! – biascicò confusa mentre lui rideva
giocando con le goccioline sulle piastrelle
Ci
fu un momento di silenzio mentre lui sospirava soddisfatto e lei cominciava di
nuovo ad armeggiare con i capelli per far sì che non si bagnassero troppo.
-Posso baciarti? –
domandò lui all’improvviso spalancando le iridi blu screziate
I capelli di lei si sciolsero completamente, finendo per metà
nell’acqua
-Perché me lo
chiedi?
-Secondo te siamo
fidanzati? – indagò lui a sua volta
-Questa è una
domanda a cui non so rispondere – si giustificò lei –
forse…
Prima
che potesse continuare la frase la bocca di lui andò a
posarsi su quella di lei con gentilezza, ma piano piano
il bacio si fece più profondo e appassionato e perfino lei, le cui esperienze
erano paragonabili a zero, si sentì come trasportare una forza strana e uno
strano languore le salì dal ventre mentre il punto dove lui le stava tenendo le
mani bruciava come se si fosse scottata.
Impercettibilmente
arricciò le dita dei piedi come credeva fosse possibile solo nei libri che lei edHestia divoravano.
Quando
lui scostò il viso aveva il volto tutto arrossato e
accaldato e respirava con fatica
-Mi dispiace – si
scusò lui – mi sono lasciato trasportare… - aggiunse voltandole la schiena a
disagio.
Lei
si spostò nell’acqua e gli allacciò le braccia intorno al collo, era un gesto
fraterno che aveva fatto parecchie volte e con tante persone, ma questa le
sembrava diverso, forse perché, inconsciamente, aveva registrato tutte le
differenze dalla volta precedente e, rispetto a quando abbracciava suo
fratello, sotto di sé sentiva la schiena di un ragazzo, ma non la pelle gelida
e distante di un vampiro che lo contraddistingueva.
-Dobbiamo imparare
tutti e due – rispose con filosofia - … non mi è
dispiaciuto.
Lui
si voltò tra le sue braccia e la strinse con forza contro di sé
-Sei così fragile
e indifesa – mormorò quasi che tra le mani stringesse una bambola di
porcellana.
Lei
rabbrividì impercettibilmente a quelle parole. Era la persona meno indifesa del
pianeta…
Gardis
si sciolse dall’abbraccio e lo guardò con aria seria, le sopracciglia si abbassarono
-C’è una cosa che
devo dirti – per un momento fu tentata davvero di confessargli di essere lei la
portatrice dello spirito di Rago, ma si trattenne –
forse dopo di questo non vorrai avere più a che fare con me, non è una cosa
bella. Ha a che fare col mio essere indifesa. Non sono
debole, so proteggere me stessa da sola, hai capito?
La
testa scura fece impercettibilmente segno di sì senza capire davvero molto di
quel discorso.
-Kitt – prese un
respiro e spalancò gli occhi – una volta, quando ero più piccola, io ho ucciso
una persona
A
differenza di quanto si sarebbe aspettata, lui non ebbe reazioni particolari né
esagerate, eppure ne aveva tutte le ragioni visto che
era più o meno fidanzato ad un’assassina
-Lo sapevo –
ammise lui rendendosi conto che non riusciva a respingere gli occhi bicolori di
lei che gli leggevano l’anima – tuo fratello me l’ha detto…
Beh,
se non altro capiva perché non fosse così tanto
stupito
-Non preoccuparti,
non mi ha detto perché, ma sono certo che non l’hai fatto apposta
-Invece sì – gli
occhi blu di lui si spalancarono – non l’ho fatto per cattiveria, ma… ecco… ho
perso il controllo. Lui stava per uccidere una persona a cui
voglio molto bene
-Avrai avuto le
tue motivazioni – Kitt cercava sempre di trovare il lato buono delle cose, ma
senza le altre informazioni che gli aveva precluso, e con quello che stava per
dirgli, non è che se ne potessero vedere molti…
-Non sono pentita
di quello che ho fatto. – mormorò – Tu mi hai detto che non vuoi farmi del male
tenendomi con te, ma quando verrà il momento di dirci addio, e so che ci stai
pensando anche tu nonostante manchino parecchi mesi, tieni conto che so come si
bada a se stessi più di quanto tu possa credere. Anche io
ho dei segreti che non ti ho detto.
-Mi vuoi dire come è andata?
-Lui ed altre persone si erano infiltrate in casa nostra, avevano
un piano
-Ladri?
-No. Mangiamorte.
Christopher
rabbrividì a sentire quella parola. Così familiare e, allo stesso tempo, così…
distante e proibita.
-Non mi vuoi più vedere
adesso?
-Ma che cosa dici… - la strinse per le spalle e la attirò
contro di sé appoggiandole la testa sulla sua. Traditori e assassini andavano
sempre d’accordo. Gardis non sembrava troppo sconvolta da quello che gli aveva
rivelato, piuttosto dalla sua vicinanza svestito
,visto che era di nuovo arrossita e che tastava il suo petto come se fosse
cosparso di mine pronte a tagliarle le mani.
-Non mi vuoi
cacciare via?
-No
-Però non pensare più che io sia una piccola bambolina
indifesa, chiaro? – il suo tono era perentorio, ma la sua espressione decisamente più adatta ad un esserino
col vestito d’organza e il viso di porcellana.
-Ma se sei così piccola e graziosa
-Non scherzare
-E anche stupidina. Non ti hanno insegnato a non fare certe faccette
buffe quando sei in una vasca con un ragazzo nudo? – alla
parola nudo una nuova ondata di rossore le colorò le guance. Ancora!
Doveva smetterla di arrossire peggio di sua madre
-Sei magro, Kitt –
constatò mentre, timidamente, lo abbracciava
avvertendo il contatto della sua pelle contro la propria e la forma delle ossa
sotto le sue mani incerte – dovrò dire a Dishman di
nutrirti meglio
-Io invece dovrò
dimezzarti la razione del pranzo – commentò lui scostandosi con un bel sorriso
sulle labbra – qua davanti sei anche troppo in carne – e il polpastrello si
fermò sulla punta del seno che si intravvedeva dalla
stoffa del costume. Il colorito vermiglio si propagò dalla radice dei capelli
fino al collo rendendola letteralmente fumante. – e smettila di arrossire come
una verginella, come se non avessimo combinato di peggio…
-Ah, sentitelo! –
bofonchiò arrabbiata – come se io vergine non lo fossi più…
Lui
si strinse nelle spalle e fece per alzarsi in piedi, poi ci ripensò e tornò
nell’acqua
-Prima le signore,
non vorrei mai offendere il tuo pudore da verginella
-Smettila di
parlare come mio fratello!
-Sbrigati ad uscire – e le diede una pacca sul sedere
-Ma sei sicuro di essere la stessa persona di una
settimana fa? – chiese costernata dal suo gesto, decisamente
da Black, ma ben poco da lui…
Afferrando
un telo dal supporto, si andò a nascondere dietro il paravento mentre lui
ridacchiava del suo imbarazzo e, uscendo a sua volta, si asciugava in un altro
asciugamano che aveva posato non molto distante dalla sua divisa di Corvonero con il bordo della camicia rifinito di blu e
argento.
Passò
rapidamente una mano su uno dei vetri appannati della finestra e, dopo essersi
infilato la biancheria e i pantaloni si lasciò cadere sopra una delle sedie a
torso nudo continuando a passarsi il telo di spugna tra i capelli per
asciugarsi; emise un sospiro soddisfatto mentre il silenzio calava finalmente
nella stanza e Gardis si cambiava, il tramonto ne
tracciava la sagoma minuta sulla parete opaca del divisorio in controluce.
-Gardis – disse
all’improvviso rompendo l’atmosfera – credo di doverti parlare di Hestia – annunciò riflettendo se rivelare alla bionda che
una delle sue migliori amiche aveva una relazione ben più che fraterna con un
parente di sangue piuttosto stretto.
-Hestia? – ripetè lei affacciandosi
e lasciando spuntare un po’ della stoffa a fiorellini del reggiseno
-Sì – lei riflettè che anche la maggiore dei gemelli Potter le aveva
accennato riguardo qualcosa su Kitt, forse era il caso che si mettesse a
sciogliere quella matassa
-Dimmi pure
-Riguarda lei e
Jeff- la testa
bionda tornò a scrutarlo dal bordo del paravento e parve farsi seria per un
po’, poi annuì e attese che ricominciasse – l’altra sera erano tutti e due di
ronda
-Ma non c’era Maller? – chiese
ricordando a menadito le ronde delle ultime tre settimane
-Ho scambiato il
suo turno con Weasley perché Hestia
mi aveva pregato di non lasciarla sola assieme con lui
dopo il modo in cui si erano lasciati.
-Non ne sapevo
niente dello scambio, però non si sono lasciati bene, Maller
era un porco, Hestia ha fatto bene a dargli dei giri
e a mandarlo per la sua strada
-Ad ogni modo gli
ho cambiato il turno, poi, verso l’una, stavo facendo un giro per i corridoi…
-E cosa ci facevi
a quell’ora per la scuola? Il coprifuoco è alle undici
-Parla quella che
sta alzata con me fino alle due di mattina
-Dacci un taglio
che è accaduto?
-Ho visto la tua
amica Hestia e Jeff. Si stavano baciando
-CHE COSA?!? Non avrai visto male?
-Assolutamente. E
loro hanno visto me
-Hestia? E Jeff? Ma è assurdamente
impossibile! Si beccano come galline, quasi come me e Leonard! E poi sono
cugini!
-Appunto
-In che senso
appunto?
-Quello è l’unico
problema. Per loro quello è l’unico problema.
-Cazzo…
-Gardis… - la
rimproverò per il vocabolo poco adatto alle sue labbra
-Merda?
-Smettila.
-Sono cugini! Nel senso…
nel senso che la madre di Hestai
e il padre di Jeff sono fratelli! Certo anche io so
cosa significa, beh, veramente no perché cugini non ne ho, sai papà non ha
fratelli e la mamma è già una fortuna che i nonni hanno deciso di farla
nascere, però, beh, insomma, ecco, sì, ho molti fratelli acquisiti! Ad ogni
modo, se si sono innamorati a me non importa… certo, è
strano, sono come fratelli, però… cribbio sono cugini! Nessuno li approverà
mai! Non possono sposarsi! Non possono fare figli! Ronald ammazzerà suo figlio,
piuttosto, e zia Ginny vorrà la pelle di Hestia, sembra Terminator quando è arrabbiata!
-Magari è una cosa
passeggera
Davanti
agli occhi di Gardis passarono le immagini di Hestia
e Jeff assieme degli ultimi dieci anni. Il 90% delle volte stavano
gridandosi qualcosa di poco carino e politicamente scorretto con tutta la voce
che avevano in corpo, però… c’era quel 10% che, ora che lo rammentava, pareva
essere costellato da gesti di affetto un po’ sospetti e sguardi e sorrisi
decisamente fuori luogo.
No,
non c’era alcuna possibilità che fosse una cosa temporanea, se erano arrivati a
tanto avevano fatto entrambi i loro conti, non erano
così imbecilli da baciarsi in un corridoio se non fosse stata una cosa di cui
non erano convinti al 1000 per 1000, non avrebbero rischiato, soprattutto
riflettendo sul fatto che erano parenti.
-No… ne sono
sicura
-Che farai?
-Che devo fare? Ne
parlerò adHestia…
-Credo si aspetti
che tu le chieda qualcosa in proposito – Gardis annuì
-Non posso volere
male a due miei amici, se vogliono amarsi possono
farlo, non sono bigotta
-Bene. Ma non sarà facilissimo
-No, sarà una
merda!
-Gardis… ma se
volessero… se decidessero di…?
-Sono stata zitta
quando Karen voleva farsi mio fratello, credi che farò
qualcosa di diverso? Come minimo li aiuterò pure, mi conosco, sono una Malfoy
snaturata!
-Beh, l’importante
è che siano convinto loro
La
bionda annuì e tornò ad infilarsi i vestiti.
-Sai dovresti cambiare biancheria – se ne uscì all’improvviso lui
abbottonandosi con lentezza i pomelli della camicia
-Biancheria? –
Gardis credeva di aver capito male, aveva sentito quella parola in bocca a lui
a malapena una volta all’anno e sempre in contesti
molto meno espliciti di ora (ovvero riferendosi alla biancheria del letto) –
perché mai?
-La tua è un po’
infantile…
-Hai qualcosa
contro le mie mutandine? – chiese accigliata
-Per carità, le conchigliette sono molto graziose, ma quale ragazza le
indosserebbe dopo essere stata un’ora in una vasca con un ragazzo nudo? – il
suo fare allusivo non le piaceva
-Non è successo
niente di drastico. Non dovrei preoccuparmi
-Trovo che il nero ti donerebbe di più, ma il mio preferito
è il color caffè- ammiccò con un
sorriso
-Non siamo ancora
arrivati al punto da dettarmi le tue preferenze circa cosa devo indossare sotto
i vestiti, non dovresti neppure vederla!
-Allora evita di
venire a trovarmi mentre faccio il bagno. E di mostrarmela.
-Io non ho fatto
niente! – protestò sconcertata ricordando di essersi curata ben poco di
coprirsi, forse aveva ragione… male, non andava bene quando era lui ad avere
ragione.
Irritata
lei gli voltò le spalle mentre lui rideva e si diresse alla porta, dopo essersi
rivestita
-Greengrass, sto uscendo! – sbraitò contro l’uscio con la
bacchetta in pugno – se non muovi il culo da lì buttò
giù la porta, sono stata chiara?
Udì
le mandate della porta scattare e la faccia del serpeverde
comparve nello spiraglio
-Francamente
speravo di trovarti di umore più conciliante
-Perché, che
favore ti serve?
-Ho bisogno di un
favore per vederti felice?
-Sì
-D’accordo, sai
quei compiti della Sprite del quarto anno…
Il
Prefetto del Grifondoro lo oltrepassò con sdegno,
Kitt mise all’amico una mano sulla spalla e scosse la testa
-Strano, non c’è
traccia di sangue
-Volevi che l’ammazzassi? – domandò perplesso
-Ve la giocate in
quanto a ingenuità, io e te dobbiamo fare due
chiacchiere… da uomini – aggiunse vedendo la sua aria perplessa e lo
trascinò via
***
Gardis
arrivò di pessimo umore nella Torre dei grifoni, sbatté l’uscio, fece sussultare i suoi compagni seduti in Sala Comune che
sapevano che il suo cattivo umore poteva portare ad un regime totalitario stile
Ceausescu, poi si diresse su per le scale a passo marziale mentre i tre ragazzi
tiravano un sospiro di momentaneo sollievo: la loro ora non era ancora giunta.
Un
conto era tuo fratello che ti dà della bambina e un conto è che il ragazzo che
ti piace e con cui “forse” sei fidanzata critica la tua biancheria. Urgevano
misure drastiche.
-Hestia! – gridò spalancando la porta della sua stanza. La
mora abbassò il suo libro e la fissò – ho bisogno di un favore
Senza
un’altra parola la maggiore dei gemelli chiuse di
scatto il volume e le dedicò tutta la sua attenzione, Gardis e i favori
andavano d’accordo solo in ordine inverso.
-Che ti serve?
-Devo andare a
fare shopping – mormorò sedendosi sul letto accanto a lei sulla coperta coi fiorellini tipo tappezzeria
-E che ti serve? –
domandò la ragazza dagli occhi verdi mentre questi sbrilluccicavano:
era estremamente raro che Gardis decidesse ad andare a
fare del comune shopping e soprattutto che esigesse la sua compagnia, in genere
i suoi acquisti si limitavano a capi piuttosto semplici che comprava da sola
perché i loro gusti non andavano molto d’accordo
-Voglio comprare
della biancheria, il mio cassetto necessita di un
restyling… e ho bisogno di te.
-Magnifico… - la
vena sadica di Hestia stava prendendo il sopravvento
sulla sua parte pensante – è bello vedere che stai diventando una donna…
Gardis
arrossì e inveì contro le brutte abitudini di sua madre, suo padre non aveva
mai imparato ad arrossire.
-Hai bisogno di
una consulenza? – le sopracciglia scure si sollevarono, era chiaro che la
risposta era SI
-Qualcosa del
genere. Ma ho qualcosa in mente
-Foggia?
-No
-Modello?
-Neppure
-E cosa?
-Colore
-Che colore?
-Caffè
Il
sorriso si allargò sulle belle labbra della Potter
-Tu mi sorprendi. Ma ce la farò… - e le battè
melodrammaticamente la mano sulla spalla, poi la sua espressione cambiò – Black ti ha detto niente su di me?
-Sì – i suoi occhi
s’incupirono e lo stesso fecero quelli di Gardis – ma questo non è il momento
di parlarne – e le accarezzò la testa – questa sera alle dieci, in camera mia.
-Pro o contro? –
indagò ancora la mora, la bionda si strinse nelle spalle
-Non puoi chiedermelo
stasera? Non ho avuto neppure mezz’ora per abituarmi all’idea…
-Adesso!
-Facciamo pro
-Alle dieci, eh?
Ci sarò – sorrise e la salutò tornando al suo libro come se niente fosse stato
– ora dove vai?
-Ho comprato uno
smalto color rame e voglio provarlo
-In tinta con le
tue idee?
-Come sempre – Hestia sorrise con fare materno; molti dicevano che fosse
la copia sputata di sua madre, ma… forse no, in quell’ultimo periodo si sentiva
come suo padre.
***
Spazio autrice: eccoci e ben ritrovati! È un po’ che non ci sentiamo,
vero? Mi dispiace moltissimo per il ritardo, ma non ho assolutamente avuto il
tempo di aggiornare la fic domenica scorsa, tra un
po’ tanto valeva che mi lanciassi direttamente al prox
weekend, dopotutto mancano solo un paio di giorni…
In
realtà questo capitolo non necessita di grandi cose da
dire, dovevo solo districare un pochettino la
situazione di Hestia e Jeff e spiegare perché lei
fosse così sulle spine la notte di Capodanno quando era assieme a Kitt.
Con
questo vi saluto, spero davvero che il chappy vi
piaccia e aspetto le vostre recensioni e le vostre opinioni! Un bacio a tutti e
scusatemi se anche questa volta devo saltare la fase dei ringraziamenti, sono
certa che molti di voi capiscono… non c’è mai tempo sufficiente per niente, una
cosa dietro l’altra che si rincorrono, questo fine settimana,
se ho tempo e la luna girata dritta, spero di riuscire a scrivere il finale
della storia.
Ad
ogni modo sappiate che siete stati davvero meravigliosi, tutti! E grazie
infinite per le recensioni, sono stupende, quando le leggo
non riesco davvero a smettere di scrivere fanfic e
spero che, se a me piace scriverne, a voi piaccia leggerne.
Ciao
e a prestissimo, questa volta cercherò di non fare
ritardi… ma ci pensate che il prossimo aggiornamento cadrebbe proprio dopo
Natale? Wow, non mi sembra quasi che lo sia già… beh, gli auguri alla prossima,
ancora bye!
Nyssa
PS:
un saluto particolare a Kri
che parte per una delle sue follie ^_^ non preoccuparti,
tutte ne facciamo.
PS2:
un appunto per Akiko: mi daresti ripetizioni di latino?
Aveva cercato di rimandare il più possibile, ma ormai era inevitabile
Gardis
sospirò guardando il pacchettino ancora fasciato che stava sul letto, gli
lanciò un’occhiata furtiva, come se contenesse droga.
Il
sigillo era ancora integro visto che dopo aver pagato
si era affrettata a nascondere il sacchetto di carta lucida nella borsa e a
farlo sparire da occhiate indiscrete.
Hestia
aveva sorriso tutto il pomeriggio e così, per non rovinare il suo buonumore, si
era lasciata convincere a continuare la loro passeggiata per negozi e
addirittura a comprarsi un nuovo paio di stivali di cui, stando alla mora,
aveva assolutamente bisogno…
Ora,
a spese fatte, gli stivali facevano bella figura insieme alle altre calzature,
mentre il pacchetto era ancora sigillato lì assieme al suo contenuto proibito.
Forse si faceva troppi complessi, dopotutto cosa c’era
di sbagliato in un reggiseno e un paio di mutandine?
Il
fatto era che raramente si era lasciata condizionare al punto da cambiare i
propri pensieri… ovviamente con Kitt questo era all’ordine del giorno, ma lui
non si era mai preoccupato di intervenire su questioni strettamente personali.
Doveva però ammettere che il completo che aveva comprato, come colore, le
donava proprio, perfino Hestia era rimasta
entusiasta, battendo le mani.
La
parte più difficile era indossarlo, certo era da considerarsi un problema se non riusciva neppure a toccarlo…
Si
distese e guardò il baldacchino del letto, aprì le braccia ai lati e rimase a
fissare i disegni della tela, poi i suoi occhi caddero su un grosso volume
sulla scrivania.
Non
era il suo nuovo completo intimo il problema più grande, ma qualcosa di ben
peggiore.
Aveva
cercato di rimandare il più possibile, ma ormai era inevitabile.
Gardis,
sigillata in camera, guardò con apprensione la pila di tomi di parentele che
erano appoggiati allo scrittoio e i foglietti che
spuntavano da ciascuno: i suoi immancabili post-it che appiccicava dappertutto.
Al
centro, proprio sopra il set da scrittura, stava la risposta delle risposte, il libro che conteneva tutto quello che stava
cercando.
La
genealogia della Molto Antica e Sempre Rispettata Famiglia Black.
Come
recitava la copertina con tanto di stemma serigrafato.
Fece
un respiro profondo e si apprestò a spostare gli altri sul pavimento per avere
un po’ di spazio, poi dalla cartellina di cuoio, estrasse un foglio di carta
ruvida, in cima era una bordatura e sotto questa era
impresso lo stemma dei Malfoy in rilievo, se si passava il dito lentamente sul
foglio se ne potevano avvertire le forme marcate con un antico metodo: era la
carta da scrittura privata della famiglia e di certo non sarebbe dovuta essere
usata per i bigliettini di Storia della Magia o il prof si sarebbe subito
accorto della provenienza.
Automaticamente
seguì con l’indice la linea della spada su cui si
attorcigliava il serpente, a occhi chiusi, era un gesto che compiva sempre
prima di usare qualcuno di quei fogli, era curioso che sua madre detestasse le
serpi visceralmente e una di queste fosse lo stemma della sua famiglia di
adozione, di sicuro prima di sposarsi suo padre l’aveva presa in giro a non
finire sulla faccenda…
Posizionò
il foglio alla sua destra, in modo da poter annotare tutto ciò di cui riteneva
necessario ricordarsi, poi afferrò la penna con la voluttuosa piuma rossa e
dorata e la intinse nel calamaio con l’inchiostro nero, il terzo più a
sinistra, aprì la copertina e si trovò di fronte una pagina bianca.
Il libri
di parentele erano spessi e complicati, le copertine erano pesanti e chiuse con
serrature di ottone, Lillis aveva provveduto a
recapitarglielo già forzato, grazie al cielo, le pagine poi erano spesse il
doppio del normale, ingiallite dal tempo, specie quelle delle famiglie più
antiche e numerose, proprio come quello che aveva di fronte, i bordi di ogni
pagina riportavano il range temporale entro cui erano
vissuti i personaggi della pagina; trovare qualcuno lì in mezzo era un
autentico macello e serviva concentrazione, acume e un’ottima vista, senza
contare che bisognava memorizzare almeno una dozzina di simboli essenziali per
decifrare le parentele e il grado magico senza invece contare quelli superflui…
ad esempio, se il riquadro sopra cui stava il ritratto era attraversato da una
fascia blu significava che quella persona era un figlio illegittimo; se accanto
al ritratto si aveva una croce puntuta, simile a quella della repubblica
marinara di Amalfi, allora la persona era stata diseredata dalla famiglia, come
era accaduto per SiriusBlack.
Il
fiore rosso indicava che la persona era di stirpe vampira, se il fiore era
mezzo rosso e mezzo bianco allora si trattava di un
vampiro mezzo e mezzo, se era tutto nero era a metamorfosi temporale.
Esisteva
poi un simbolo speciale per i licantropi, per i giganti, per le veela, ovviamente simboli derivati per i mezzosangue delle
ultime due specie, per le mogli ripudiate, per i mudblood,
per i babbani, per coloro insigniti di onorificenze
particolari e, chiaramente, erano indicati anni di nascita e morte e dati
salienti. Per questioni di archivio le persone cacciate dalle varie famiglie
non venivano cancellate, in modo che si avesse sempre
memoria del loro passato.
Grazie
al cielo quelli del Ministero avevano disposto una magia perché fosse più
facile rintracciare le persone senza dover stare chini sui singoli volumi
almeno due settimane.
Fece
gocciolare l’inchiostro sulla pagina e poi scrisse il nome: Christopher Justin Black,
l’inchiostro venne assorbito dalla pergamena.
Dal
libro non si ottenne nessuna risposta. Poi, all’improvviso, una scritta deturpò
il candore del foglio
Nessun risultato per la ricerca
effettuata.
Ricerchesimili:Christopher
Justin Black – DeLaci
Scrisse
la magia del libro.
Gardis
sottolineò il nome di quella persona che si chiamava
più o meno come Kitt, aveva come il sospetto che i casini di Chris fossero
tutti incentrati sulla sua famiglia, quindi era possibile che Black non fosse il suo vero cognome, o forse…
Il
tomo si aprì automaticamente ad una pagina imprecisata
e davanti agli occhi bicolori del Prefetto dei grifoni si snodò un intrico di
parentele che avrebbe fatto invidia ad un cestino del cucito.
In
fondo alla pagina, la casella della persona cercata era contornata da una
raggiera dorata in modo che fosse facilmente identificabile. Gardis ne rimirò
il ritratto e si accorse che si trattava proprio del suo migliore amico:
Christopher
Justin Black – DeLaci.
Con
l’indice tremante accarezzò la miniatura fedele, accanto non c’erano simboli
particolari, solo quello della sua Casa di appartenenza: Ravenclaw.
Un
momento, maDeLaci non era
anche il cognome di quella tipa? Quella del primo anno che aveva incontrato con
lui nel corridoio?
Con
la punta della penna percorse la linea che lo collegava alle due caselle
sovrastanti, i suoi genitori, evidentemente. Alla destra stava un ritratto di
sua madre, era una donna molto bella e piuttosto somigliante alla fotografia
che le aveva mostrato una volta, aveva i capelli corvini e i
gli occhi blu come lui. Le sorrise istintivamente, lei non pareva stesse
sorridendo, però.
Lesse
il suo nome:TemperanceAverilBlack.
Le
ricordava qualcosa, era come se lo conoscesse, anche se al momento le sfuggiva…
Forse
Kitt aveva avuto dei dissidi con il padre mentre questi era ancora in vita e
aveva deciso di usare solo il cognome materno? Era un’ipotesi, ma sapeva che il
padre di Christopher era morto quando lui aveva, boh, 7
anni? Un po’ troppo presto per i primi conflitti generazionali…
Spostò
lo sguardo alla casella di sinistra, vide un ritratto molto familiare e lesse
la didascalia: Alerei HabrenDeLaci.
Conosceva
Alerei piuttosto bene, era un grande amico di famiglia ed era legatissimo a Seraphin.
Perché
Kitt le aveva detto che suo padre era morto? Alerei era vivo e vegeto, o almeno
lo era a Natale quando le aveva spedito i suoi più sentiti auguri di Natale e
il solito regalo simbolico… che Chris fosse un figlio illegittimo? Ricontrollò,
ma non c’era banda di bastardaggine sul suo quadrato, in compenso ce n’era una
proprio su un ritratto alla stessa altezza che pendeva dalla foto di Alerei. E a
notare bene, ce n’era anche un’altra sotto Temperance…
Tre erano le miniature: quella centrale era di
Christopher, quella di destra, che veniva da sua madre, ritraeva suo fratello Lachlan Tom Black,
e aveva cognome Black, non DeLaci,
quindi era bastardo di madre, mentre sotto Alerei c’era l’immagine di quella
ragazza: Izayoi FuyouDeLaci, recitava la sua didascalia.
Le
ultime due foto avevano chiaramente il segno di illegittimità:
che i genitori di Kitt fossero divorziati? Alerei non ne aveva mai parlato in
sua presenza…
Entrambi
i suoi genitori, però, avevano figli illegittimi, la cosa aveva del sospetto,
forse cominciava a capire di che genere di segreti intendesse quel ragazzo.
Poi
un’altra cosa la colpì: TemperanceBlack. Aveva molto più del familiare, era assurdo che non
se ne fosse ricordata prima! Black! Black come Seraphin!
Infatti
accanto a lei, proveniente dagli stessi genitori, stava un’altra casella: SeraphinLynwoodBlack, quello era Fin!
Allora…
allora… significava che Temperance era la Ransie che lui stava cercando?
Seraphin
aveva una vera e propria ossessione per lei, fin da bambino diceva che avrebbe
ritrovato sua sorella scomparsa, rapita dai mangiamorte, ma allora… cazzo, non
ci capiva più niente! Ransie stava bene e aveva dei
figli, però Seraphin non lo sapeva… che diamine stava
succedendo?
Perché
lui non lo sapeva?
Perché
diceva di essere stata rapita?
Chi
era davvero Christopher Black?
E
i suoi fratelli, anzi, fratellastri, di chi erano
figli?
Era
strano, in genere anche degli illegittimi venivano
scritti i genitori, nonostante fosse gente importante, ma in quel caso no…
perché? L’unica spiegazione era che neppure Ransie e
Alerei li conoscessero… poco probabile, però, sì, insomma, in genere ci si ricorda delle persone con cui si è andati a letto, solo suo
padre faceva finta di aver rimosso tutte le altre dalla sua memoria da
elefante.
Guardò
ancora l’albero, in effetti sopra Ransie
e Fin erano scritti i nomi di ZachariahBlack e BryannaSimmons… e sotto la madre il simbolo di morte, perché
era mancata molti anni prima.
Accanto
a Zachariah un altro viso familiare, e le sembrava
che ce ne fossero già troppi per la sua tranquillità: quello di RowenaAmariahBlack sposata Piton.
Incuriosita
salì ancora, non aveva mai saputo da dove venisse quel ramo dei Black e quel che lesse la inchiodò alla sedia: OrionBlack, il
padre legittimo di Sirius, era anche il padre di Zachariah e… la sua amante, la madre di Zach
e Rowena, era una certa LachesiGaunt, cognome insolito, ma non se ci si
spostava poco accanto dove una linea la collegava nientemeno che con una
casella vuota: Tom MarvoloRiddle. Al Ministero era proibito far vedere la
sua foto, per questo era vuota. Praticamente tutta
quella gente erano i bis bis nipoti della sorella
gemella di… Voldemort?
Cazzo!
Merda!
Qual
era l’esclamazione più appropriata?
Forse
non avrebbe dovuto guardare quel libro… si mise istintivamente le mani nei
capelli.
Il
dilemma era ancora lì.
Ma se
anche i genitori di Kitt fossero stati due fedifraghi, che pericoli potevano
correre gli amici di quel ragazzo? Che pericoli erano quelli
di cui lui parlava sempre?
La
colse un’illuminazione: e se Temperance fosse stata
trattenuta contro la sua forza? Se lo fosse ancora? Poteva anche esserlo
e suo figlio Lachlan… beh, poteva essere stata violentata… erano cose che
capitavano piuttosto spesso, purtroppo, anche nel mondo normale, ma quello
magico non era molto diverso e i mangiamorte non erano degli stinchi di santi…
Mangiamorte…
quella parola non veniva più pronunciata tanto spesso.
Ma il nome di Voldemort ancora meno e non per paura
come accadeva vent’anni prima.
Ricontrollò
tutte le informazioni che combaciavano, poi la colpì ancora una cosa: la data
di nascita di Lachlan e Izayoi.
Entrambi
erano nati il 31 dicembre, curioso… ma era solo una casualità?
Aspetta,
non era che… che Lachlan e Izayoi potevano essere
figli degli stessi genitori, gemelli per la precisione, solo che lei, Temperance, magari per paura, non aveva avuto il coraggio
di scappare, o forse era stata ricatturata, forse si
erano incontrati solo una volta… poteva esserlo? Certo! Beh, allora si spiegava
perché accidenti Kitt dovesse proteggere tanto la sua famiglia e sua sorella in
particolare.
E
magari i genitori avevano tenuto un figlio ciascuno… Temperance
poteva aver fatto credere ai mangiamorte che Lachlan era figlio loro quando
invece lei aveva incontrato il marito…
Ma che
diamine ne sapeva lei?
Hestia
bussò tre volte alla porta come faceva di solito e attese che Gardis la chiamasse,
la bionda chiuse di scatto il libro e la fece entrare
e sedere sul letto.
-L’altra sera
quando abbiamo parlato ero così presa dal raccontarti
la storia mia e di Jeff che mi ero dimenticata di parlarti di un’altra faccenda
-Fammi indovinare,
c’entrano per caso Christopher e qualcuno dei suoi fratelli? – la mora la
guardò sconcertata, era un risultato notevole se si considerava che Gardis aveva quasi ucciso la Cooman con
una sfera di cristallo che la prof non aveva previsto che arrivasse
dritta in testa.
-Come lo sai?
-Tu dimmi e basta,
poi io e te facciamo due chiacchiere
-Sai che Chris ti
aveva detto di avermi visto nel corridoio con Jeff?
-Sì
-Ebbene, lui non
era di ronda quella notte ed è strano, insomma, nessuno ci tiene a fare ronde
supplementari – spiegò praticamente la piccola Potter
-Me lo aveva detto
-Beh, qualsiasi
cosa ti abbia detto spero sia stata convincente perché di sicuro non lo è
trovarsi in un vecchio bagno semi abbandonato con due ragazzini alle calcagna e
una lanterna in mano
-Vecchio bagno?
Credevo che foste nel corridoio
-Ma figurati se
rimaniamo in un posto così in vista… - si lamentò la mora – siamo andati al
bagno di Mirtilla, il venerdì va sempre a fare una partita a dama assieme a qualche altro fantasma
oppure a stuzzicare MrsPurr
-E allora? –
Gardis cominciava ad essere sospettosa, ma voleva
sapere dove Hestia voleva arrivare
-Beh, sai, con la
Camera dei Segreti riaperta, gente che vola sui tetti della scuola, i prof in
subbuglio, non mi dirai che è normale che uno gironzoli a quel modo… e poi che
ci faceva in quel posto quasi abbandonato? Gardis, hai detto “fratelli” al
plurale? – la piccola Potter cominciava a macinare le informazioni e a fare 2+2
con quel che sapeva a sua volta
-Ho detto fratelli
-Non mi dirai che
quella ragazzina è sua sorella! – le mani bianche della ragazza si posarono sul
viso e scosse la testa – in effetti non è poi così
strano… sono uguali…
-Sì, lo so, ma che
faccenda è questa della Camera?
-L’ho saputo da Mirtilla che l’ha saputo dai fratelli Canon che l’hanno scoperto
dai prof… - un sopracciglio biondo si alzò al sentire la trafila del
pettegolezzo – beh, insomma, per farla breve qualcuno l’ha riaperta
Le
iridi della Malfoy si dilatarono in maniera impressionante e Hestia ne fu quasi spaventata temendo che le stesse venendo un accidente lì in quel momento
-Siamo nei casini, Hestia, casini
grossi – esclamò – giganti!
-Sì sì, certo che siamo nei casini – ridacchiò contenta la
mora, felice di avere finalmente la sua avventura, si era momentaneamente
dimenticata di dire a Gardis della Camera e la sua reazione era piuttosto
esagerata visto che lei lo sapeva da prima di Natale e
non era ancora successo nulla di grave. E il morbillo magico non era una
conseguenza della Camera – aspetta Gardis, non ti agitare, la Camera è aperta
da prima di Natale, non succederà niente, insomma…
-Hestia, tu sai da dove si accede alla Camera? – chiese con
le sopracciglia alzate in segno allusivo la Malfoy
-No, certo, mamma
e papà non ne parlano mai e non ce lo hanno mai detto.
Però ho cercato di scoprirlo, solo che non mi hanno
ancora detto niente…
-Hestia, - disse seria l’altra - forse te
puoi non sapere da dove si entra nella Camera, ma stai sicura che a me l’hanno
detto. L’ingresso è nel bagno di MirtillaMalcontenta
-Cazzo! – Hestia si lasciò sfuggire una
parolaccia, cosa a cui in genere faceva attenzione – però avrei dovuto intuire
che tu sapessi da dove si entrava…
-Bando alle
stupidaggini, lo sai che cosa significa?
-No, cosa?
-Significa che
Kitt e quei due hanno qualcosa a che fare con la Camera
-Non mi dirai che
è stato lui ad aprirlo! Insomma… solo mio padre parla serpentese
ormai… - si difese la mora scuotendo la testa, la sua avventura stava prendendo
dimensioni preoccupanti
-Da quanto è
aperto quel posto?
-Boh, direi un
mese, perché?
-Non è la prima
volta che qualcuno mi viene a dire che Kitt gironzola per i corridoi.
Ovviamente non ci ho mai fatto caso, sono la prima che non rispetta il
coprifuoco, eppoi era sempre impegnato in ronde
supplementari, però… ora che ci rifletto, sempre di venerdì. Perché venerdì?
-Perché?
-Che ne so!
-Ma allora non ci
sto capendo nulla – esclamò Potty1
-Vieni con me,
voglio chiarire questa faccenda, quando avremo finito
ti spiegherò che cosa ho scoperto invece io, ma ho un sospetto
-Me lo
racconterai?
-Che giorno è
oggi, Hestia?
-Mercoledì,
perché?
-Il mio sospetto
rischi di vederlo in faccia venerdì prossimo
-Gardis, devo
preoccuparmi?
La
bionda, che la stava precedendo per un corridoio, si voltò verso di lei, la
squadrò dall’alto in basso con un po’ di sufficienza, Hestia
si sentì una nullità
-Sì, Hestia, hai parecchio da preoccuparti
-E gli altri?
-Altri chi? L’hai
detto a qualcuno?
-Beh, Jack e Jeff
mi hanno dato una mano… credo che Jack l’abbia detto a Karen
-Merda. Beh,
chiariremo questo casino tutti insieme.
E
continuò a camminare per il corridoio mentre a stento la mora le stava dietro
con l’andatura marziale che stava tenendo.
***
Gardis percorse il corridoio del terzo piano senza la
minima esitazione, diretta alla porta in fondo a sinistra.
Hestia,
dietro di lei, la seguiva con una certa difficoltà senza sapere dove la bionda
la stesse conducendo e piuttosto incerta a girovagare per un corridoio proibito
agli studenti.
Quando
arrivarono circa a metà del pianerottolo una melodia
dolce e malinconica dal sapore nostalgico si diffuse nell’aria rendendo
l’atmosfera estremamente quieta.
Gardis
si fermò di fronte ad una porta chiusa da cui, presumibilmente, proveniva il
suono delicato del pianoforte
-Sembra un po’
inquietante – ammise la mora studiando la piccola Malfoy per niente scomposta –
è come la musica che hanno suonato al funerale della zia Radagund
-Chi è Radagund? – domandò il Prefetto stupita
di non ricordarsela
-È la sorellastra
della zia Ermintrude, è morta
un paio di anni fa…
-Ad ogni modo è
solo uno dei Notturni di Chopin,
certo non la Messa Sacra di Mozart…
-Sarà, ma mi fa
uno strano effetto… come una dolcezza strana…
-È normale –
sentenziò la capitana della squadra di quidditch – è
un pezzo volutamente nostalgico
E
senza aspettare altro bussò tre volte e girò la
maniglia mentre la musica continuava ad uscire lenta e cadenzata.
Quando
l’uscio fu completamente spalancato, Hestia mise la
testa dentro e rimase sorpresa di percepire il tremulo sole invernale dopo il
buio cupo del corridoio; la stanzetta era deliziosa, c’era un tavolino rotondo
con un centrino ricamato e, sopra questo, un piatto
bianco decorato con fiori di pisello odoroso colmo di biscotti al burro e
guarniti di cioccolato.
Proprio
lì accanto era sistemato un servizio da tè e una caraffa d’acqua riempita con
un mazzo di trifogli invernali coi loro fiori a pignetta bianchi.
La
finestra, che dava sul giardino interno di Hogwarts,
era adorna di tendine di pizzo ed era proprio da lì che proveniva la luce che Hestia aveva percepito.
Per
finire, lì vicino era posizionato un piccolo
pianoforte da camera, come quelli dell’800, dipinto con vernice lucida ai
deboli raggi del sole.
Seduta
sulle sgabello era una donna in un abito di velluto
bordeaux, i capelli castani raccolti con una retina e fermati da un fiocco
rosso e nero; la sua faccia era ancora nascosta mentre le sue mani scorrevano
veloci sulla tastiera bianca e nera dai colori invertiti come si usava nei
secoli passati.
-Rowena… - chiamò piano la bionda, come se l’altra stesse dormendo
Quando
la donna voltò il viso, Hestia finalmente la vide,
una persona molto graziosa, peccato che i suoi occhi fossero chiusi: Rowena non poteva vedere.
-Gardis? – chiamò
all’indirizzò della bionda con voce sottile
-Sì, sono io – Rowena sorrise felice
-E chi è lì con
te?
-Una mia amica –
spiegò – è la figlia di Harry Potter
-Oh, una dei
gemelli? – domandò mentre il sorriso si allargava sulle sue labbra
-Sì, Hestia Potter
-Oh… mio marito mi
ha parlato molto di voi – annuì
-Suo marito? –
indagò perplessa Potty1
-Rowena è la moglie di Piton – sottolineò brevemente Gardis
-Allora suppongo
che non avrà avuto molte impressioni favorevoli – sospirò con trasporto visto che in Pozioni era impedita quanto suo padre.
La
signora Piton sorrise ancora con fare materno.
-Ho sempre trovato
i suoi racconti piuttosto divertenti – ammise - Sedetevi con me – invitò la
donna – è giusto ora del tè, dirò a Polly di portare due tazze in più
E
battendo le mani arrivò un’elfa domestica vestita con
una tunichetta a quadri, Rowena
impartì i suoi ordini e, dopo un assenso, sparì.
-Sedetevi, ditemi
perché siete qua. Gardis, perché non suoni qualcosa?
Sei sempre stata brava al pianoforte
-Ci vorrebbe Karen
– ammise domandandosi dove fosse sparita quel pomeriggio e pregando che non le
venissero altre idee balzane.
Karen infatti, a dispetto della sua totale ingenuità, era
un’ottima musicista, suonava quasi tutti gli strumenti a corda in maniera
sublime e da bambina era spesso stata chiamata enfant prodige.
Sistemando
la gonna della divisa sotto di sé, Gardis si accomodò alla tastiera cercando di
rimandare a memoria uno degli spartiti più facili e dieci anni di lezioni
provate della signora Hampstead.
Un
allegretto cominciò a uscire dalle sue dita un po’ indurite dalla molta
inattività e dal troppo tempo senza suonare, visto che a scuola era un po’
difficile trovare un pianoforte.
Polly
tornò con le tazze e servì il tè, Hestia rimase
immobile di fronte alla sua mentre Gardis era lentamente rapita dalla melodia
che suonava.
-Allora, cosa
siete venute a fare qui? – indagò la donna sorseggiando la bevanda bollente
-Abbiamo bisogno
di qualche informazione su una persona – cominciò la bionda terminando il
brano; Rowena sollevò stupita le sopracciglia, non si
poteva certo dire che fosse in contatto con molta gente…
-Chi?
-TemperanceAverilBlackDeLaci – Rowenasi immobilizzò – chi era? E che cosa fa adesso? Ma
soprattutto, che legame aveva coi mangia morte? Seraphin una volta mi ha detto che furono rapiti…
Rowena
deglutì a vuoto e posò la tazza con mani tremanti. Poteva anche non dirglielo,
ma i Malfoy sapevano dove trovare le loro informazioni
e, purtroppo tendevano sempre a usare delle vie traverse.
-E’ successo
quando i tuoi genitori andavano ancora a scuola… - incominciò – a quel tempo
vivevamo tutti insieme: Temperance,
Seraphin che aveva solo pochi anni, Alerei, il marito
di Ransie, ed io. I mangiamorte credo che avessero un
piano su di noi a causa della nostra discendenza
Gardis
annuì avendola letta meno di un’ora prima.
-Qual era la loro
idea? – chiese Hestia agitata
-Non lo so, ormai
sono in pochi a mantenere memoria di quello e io non
l’ho mai saputo. Per questo dovreste chiedere a Seraphin,
ma lui non ne parla volentieri – fece una pausa – però so che aveva qualcosa a
che fare con un medaglione che Zach mi aveva affidato
molo tempo prima.
-Che è accaduto
dopo? I seguaci di Voldemort sono riusciti a fare
qualcosa? Hanno compiuto il loro progetto? – indagò la bionda facendo roteare
il dito indice sul bordo di porcellana della razza
-No. Tua nonna Narcissa fece fuggire Ransie e
affidò Seraphin alle cure di tuo padre che lo portò a
scuola. Ransie arrivò adHogwarts e partorì un bambino lo stesso giorno in cui tua
madre venne morsa da Evangeline, si può quasi dire
che mio nipote e tuo fratello nacquero lo stesso giorno…
-Che ne è stato di
loro? Dove sono adesso?
Rowena
chinò la testa
-Non ne ho idea.
Ma se vuoi sapere qualcosa di più devi chiedere a Seraphin, lui e mio fratello mi hanno tenuta all’oscuro di
tutto per non farmi soffrire… e Fin sta ancora facendo delle ricerche
Si
trattenne dal menzionare la vicenda in cui i mangiamorte le avevano fatto
credere di essere Ransie e lei aveva causato non
pochi problemi.
Gardis
annuì, comprendendo alla perfezione le motivazioni che aveva
spinto quelle due persone.
-Sai come si
chiamava il bambino? – il viso fece nuovamente segno di no.
***
Gardis
rimase distesa sul letto a guardare le pesanti cortine del baldacchino, allungò
un braccio davanti al viso fissando l’oggetto che stringeva in mano, poi lo
riportò accanto a sé e si coprì gli occhi.
Stava
tergiversando. Stava rimandando. Stava esitando e non era da lei.
Ma quando
in ballo ci sono sentimenti verso una persona che per tutta la vita è stata
come un fratello, allora le cose cambiavano…
Istintivamente
la mano libera andò a tormentare il ciondolo a forma di lucchetto che aveva al
collo, Hestia le aveva spiegato più volte che era
quasi un pegno d’amore, ma Gardis cominciava a
sospettare che si trattasse di una metafora per quello che Kitt era davvero, un
avvertimento, insomma: Christopher non era altro che mistero molto fitto,
chiuso ermeticamente da un lucchetto di cui lei non possedeva la chiave.
Ma stava
cercando di scassinare. E diamine, ce l’avrebbe fatta!
E
se prima si era trattato solo di sospetti, via via
confermati da svariate fonti, ormai era chiaro che Chris stava nascondendo
qualcosa di importante e pericoloso, come le aveva
confermato il racconto di Rowena.
Il
tutto non era altro che un puzzle a cui mancavano i pezzi
fondamentali.
Rowena
aveva volutamente taciuto sul perché Ransie e Fin
fossero stati rapiti, aveva detto che se voleva saperlo avrebbe dovuto chiedere
a Ransie o a Fin, ma non riusciva a trovare il
coraggio di parlare con Seraphin perché per lui era un
tasto doloroso e una ferita ancora aperta che lo tormentava
giorno e notte e che lo spingeva con tutte le sue forze verso una sorella che
aveva perso da vent’anni.
Trovare
Temperance era stato il chiodo fisso di Seraphin già da quando erano bambini e lui non aveva
intenzione di chiudere quel caso, era il motivo che lo spingeva ad andare
avanti, ad applicarsi nello studio, a non mollare tutto.
Qualsiasi
cosa fosse successa diciotto anni prima nelle celle di Malfoy Manor doveva essere stata terribile, qualunque cosa lui
avesse visto, sentito o appreso doveva aver segnato SeraphinLynwoodBlack per tutta la
vita.
E
lei avrebbe avuto il coraggio di dirgli che il suo migliore amico era,
probabilmente, il figlio perduto di Temperance? E che
sua sorella aveva più di un figlio? Che non sapeva se Kitt, figlio perduto,
stava coi mangiamorte o coi buoni?
Gli
avrebbe rivelato che, magari, Ransie era riuscita a
fuggire e per sicurezza si fosse rifugiata all’estero in un posto lontano e
sperduto tipo… un castello ungherese al confine rumeno nel mezzo del nulla,
nella foresta dei Carpazi?
Guardò
lo specchio che teneva in mano voltando la testa, quello era l’equivalente
magico di un cellulare e permetteva di parlare e vedersi con una persona che ne
possedesse un altro. Sapeva che attaccato al portachiavi Seraphin aveva uno specchietto minuscolo, bisognava
solo trovare il coraggio sufficiente per mettersi in contatto.
Lo
specchio Fatal era senz’altro un’invenzione geniale e
un’ottima alternativa agli incontri, specie in un
luogo come Hogwarts dove le visite erano limitate ai
soli fine settimana.
Era
una fortuna che fosse giovedì, in questo modo, se anche si fosse lasciata
sfuggire qualcosa di compromettente, non correva il rischio di vedersi piombare
Seraphin a scuola a farle domande sul come e sul dove
aveva scoperto tutto quello.
Sarebbe
stato capace di farlo… soprattutto se avesse sentito puzza di bruciato, e come
non sentirla se a malapena aveva parlato con lui dei suoi veri genitori e poi,
all’improvviso, andava a fargli domande sulla sorella scomparsa?
Da
chi poteva averlo saputo? Doveva assolutamente inventare una scusa decente,
dopotutto le menzogne erano il pane di ogni Malfoy…
Peccato
solo che lui, da bravo Black, e altrettanto bravo
bugiardo, fosse anche in grado di smascherarle.
Ma
non sia mai che qualcuno riesca a mettere nel sacco una
come lei! Nessuno avrebbe mai avuto questa soddisfazione, parola di Malfoy!
Prese coraggio, si sedette a gambe incrociate sul letto e guardò fissamente la
propria immagine riflessa nel vetro speciale dello specchio, notando giusto in
quel momento che le era spuntato un foruncolo accanto alla bocca, storse il
naso seccata e col pollice tormentò una sfera di granato rosso posta esattamente
sotto l’ovale trasparente; il vetro si animò come se fosse mercurio mentre una
serie di onde concentriche si propagava sul vetro.
All’improvviso
il volto perfetto di Fin, incorniciato dai capelli corvini, comparve con aria
annoiata, rasserenandosi subito dopo aver incontrato gli occhi bicolori di
Gardis all’altro capo della trasmissione
-Ti sentivi sola,
Principessa? – le domandò scherzoso sfoderando un sorriso a 24
carati da abbagliare. Sapeva che a quell’ora Seraphin
terminava le prove della band e, infatti, udì una serie di grida confuse di
ragazze urlanti che aspettavano gli EvilGrin fuori dalla sala prove.
-Ho bisogno di
parlarti – incominciò lei
-Ok, dieci secondi
che supero l’arrembaggio – e interruppe la linea mentre, con probabilità,
salutava gli altri e andava a cercare un posto tranquillo.
***
Spazio autrice: innanzi tutto
Buon Natale!
♪♫ (con tanto di musichetta Jingle Bells in sottofondo) ♫♪
Credo
che ci voglia… Natale è stato ieri e mi è spiaciuto molto non aver aggiornato
prima, in modo da fare a tutti gli auguri, però quando c’è di mezzo la famiglia va sempre a finire così… quindi cerco di
rimediare prostrandomi e scusandomi e facendovi adesso i dovuti auguri!
Natale
è la festa che amo di più, per questo volevo davvero farvi gli auguri, so che
non è molto ma spero che possiate prendere questo capitolo come un regalo per
questo 2008.
Dato
che ho alcuni giorni di festa tra oggi e Capodanno, penso che ne approfitterò
per scrivere il finale di questa storia, non so quanto spazio mi prenderà, ma a
occhio dovrebbero esserci più o meno cinque capitoli
ancora.
A
proposito di questo venticinquesimo, invece, ho cercato di rendere un pochino la confusione mentale di Gardis mentre, piano piano, comincia a sviscerare tutti i misteri legati a Kitt,
credo che ormai non ci siano più dubbi sui suoi genitori e le sue parentele,
ma, come vi sarete certo accorti, c’è ancora qualche piccolo mistero da
sviscerare, ovvero i suoi fratelli.
Io
mi auguro che vi piaccia ugualmente, nel frattempo rinnovo i miei auguri e
passo a salutarvi ad uno ad uno, ringrazio tutti
quelli che mi hanno lasciato una recensione o che hanno aggiunto me o la mia
storia ai preferiti, sono davvero lusingata di avere così tanti lettori,
credetemi, è un regalo meraviglioso!
Grazie
anche a coloro che la seguono e, spero, la apprezzano.
Mi
raccomando, lasciatemi un commentino e fatemi
pubblicità! Ciao e un bacione a tutti,
Nyssa
Killkenny: non credo che riuscirei a imitare le situazioni di Akamatsu così bene, non sono brava come lui…ad ogni modo Love Hina mi piace
molto, spero davvero che qualcuno si decida a recuperare le sue opere e magari
a ristamparle in Italia, mi è piaciuto moltissimo quando hanno interrotto Negima e ritrovare Love Hina è pressoché
impossibile purtroppo…
Ad
ogni modo spero che il cervellotico capitolo di confusione di Gardis ti
piaccia, aspetto presto una tua recensione e spero che sia positiva, ciao, a
presto e buone feste! Nyssa
Hollina: sì, in effetti Kitt ogni
tanto mostra anche a noi comuni mortali (e non solo a Gardis) quello che è
davvero ed è un lato di lui che mi fa morire dal ridere (il che è un po’
stupido visto che sono io che decido come lui deve essere, ma ogni tanto i
personaggi prendono il sopravvento sulle mie idee =P).
Spero
che ti piaccia, aspetto trepidante il tuo prossimo commento, ciao e un grande
augurio di buon Natale! Nyssa
Lord Martiya: mettere a disagio le persone è divertente, anche se
in genere non gioco così sporco, mavabbè… spero davvero che tu non decida di copia le mie idee,
dove è finita la violazione del copyright? Io chiamo la SIAE! Vabbè,
vaneggiamenti post-natalizi dopo essermi abbuffata di ravioli e panettone (gli
effetti sono devastanti), spero comunque che il
capitolo ti piaccia quindi aspetto di sapere che cosa ne pensi! Per l’altra
storia non ho ancora avuto il tempo di leggerla, appena posso
ti dico qualcosa, ciao! Nyssa
Akiko: sul serio era il tuo comple?
WoW, AUGURISSIMI!!!! E auguri
anche di buon Natale!
In effetti
nessuno lo sa ma il vero motivo per cui ho deciso di far mettere assieme Jeff
ed Hestia è per far schiattare Weasley,
non male come idea, vero? Questa non l’aveva ancora pensata nessuno, muhahahahaha!!!
Grazie
mille per i complimenti e grazie per esserti offerta come dizionario ambulante
di latino-greco-italiano, io ci vuole tutta che
sappia qualcosa delle ultime lingue, ma figurati che in latino non so coniugare
(si dice coniugare?) quelle maledette rose, vado esattamente a caso… non so
neppure quante devono essere… vabbè, evito, come ho
già detto il panettone in quantità eccessive crea seri
danni al mio apparato cerebrale, come se fosse ancora integro…
Tanti
baci e tanti auguri di Buon Compleanno (in ritardo), di Buon Natale (in ritardo) e di Buone Feste! (evviva,
una in tempo! Miracolo!). Nyssa
DragonSlave: se sei una patita della carta da imballo
ti consiglio un’invenzione stupidissima dei giapponesi che hanno fatto un
portachiavi di quella roba lì e tu puoi stressarti finchè
vuoi! Ammetto di averci fatto un pensierino qualche volta…
Ehehe, Rudiger è sempre più ficcanaso, questa volta
però non se l’è andata a cercare, ha solo colto la palla al balzo, mica
scemo il ragazzo ^_^
Francamente
se fossi Kitt darei la mia approvazione a qualsiasi
storia d’amore, dopotutto lui non deve parlare visto che è innamorato
segretamente di una tipa che non gli ha ancora rivelato di essere un demone… e
quando lo saprà approverà lo stesso? Ad ogni modo
Chris è sempre stato condiscendente con tutti, non sono queste le cose che lo
turbano…
Sono
felice che il capitolo ti sia piaciuto, spero che sia lo stesso anche per
questo venticinquesimo! (in linea col 25=Natale). A
presto e un bacione grandissimo e tanti auguri di Buon Natale e buone Feste! Nyssa
_Nana_: l’autrice stessa comincia a domandarsi se le
stranezze di Kitt siano frutto di come ha impostato il personaggio o se il
ragazzo soffra in forma grave di disordini da personalità multiple… spero che
sia solo una fase passeggera…
Ad
ogni modo spero davvero che ti piaccia anche questo nuovo capitolo, quindi
aspetto di sapere la tua opinione! Ciao Cara e Buone Feste! Nyssa
LisannaBaston:Rudiger ci mette del suo in tutto quello che fa, direi che
lo fa anche bene, peccato che i due soggetti che ha
scelto per il suo piano siano poco collaborativi quindi i suoi piani rischiano
di fallire miseramente…
Su
Hestia e Jeff non mi sono dilungata più di tanto
altrimenti avrei ripetuto quello che avevo già detto un po’ di capitoli fa,
spero comunque che la loro storia ti piaccia e anche questo nuovo capitolo cervellotico
incentrato prevalentemente su Gardis; aspetto trepidante la tua recensione,
ciao e a prestissimo! Un bacio e tanti auguri di buon Natale e Buone Feste! Nyssa
Kri87: innanzi tutto bentornata! Mi spiace che la tua esperienza non ti abbia
soddisfatto, ma sono certa che troverai anche tu la tua strada (parla una che
la sta ancora cercando ^_^).
Studi
all’uni? Che facoltà? E davvero sai il giapponese? WOW, me
molto invidiosa! Anche a me piacerebbe studiarlo, purtroppo prima devo
approfondire un po’ meglio il mio patetico inglese e vorrei imparare anche
molte altre lingue straniere (tedesco, russo, coreano…).
Già,
Gardis è la figlia di Malfoy, ma non dimentichiamoci della sua mammina…
insomma, Hermione era quella che si scandalizzava di
vedere un ragazzo senza camicia! Direi che qualche passo avanti
l’abbiamo fatto…
Ad
ogni modo spero davvero che anche questo capitolo ti piaccia, aspetto il tuo
prossimo commento (se non partirai per un’altra follia) con molta curiosità! Ciao
e a preso! Un bacio e tanti auguri di Buone Feste! Nyssa
Watherverhappened:ahahah, non sai quante
volte capita anche a me di leggere una storia, recensirla dopo un po’ ed
essermi dimenticata di cosa parlava… poi finisce che mi butto sul banale tipo
la frase classica “situazioni interessanti!” che non vogliono dire niente… =P
Sì
sì, Gardis vorrebbe svegliarsi, ma non è la sola a
fare la brava ragazza, se nell’altra fic c’era almeno
Draco a giocare sporco, qui Kitt è fin troppo
perbenista!
Per
quanto riguarda la biancheria ho scelto un colore che non facesse finire il
tutto sul banale, insomma, Kitt deve averci pensato DAVVERO TANTO (e qui non
voglio aggiungere) per partorire un simile colore da proporle, no? Eppoi volevo
che si abbinasse ai capelli di lei e il bianco non mi
ci piaceva, il nero era un po’ scontato e allora ho ripiegato su qualcos’altro
^_^
Lo
smalto color rame doveva essere intonato col color
caffè… e sono felice di averti dato un’idea su che colore usare, anche a me
piace abbastanza, seppure a volte non renda molto…
Tranquilla,
tu a differenza di me non ti sei dimenticata la storia.
Adesso
scappo, ci sentiamo al prossimo aggiornamento e spero davvero che questo
capitolo 25 ti piaccia e che mi lascerai un
commentino! Ciao e a presto, un bacio e tanti auguri di trascorrere delle feste
Felici! Bye! Nyssa
La
bionda si risistemò sul letto, lo specchio appoggiato sulle coperte, aspettando
che Seraphin riuscisse a liberarsi delle fans: era il brutto dei ragazzi di famiglia essere
continuamente aggrediti da ragazze invasate…
Qualche
istante dopo un piccolo ologramma di dimensioni mignon del ragazzo comparve
mettendosi a sedere sulla superficie rifrangente dello specchio e le fece ciao ciao.
-Di che volevi
parlarmi? – indagò il moro mettendosi comodo
-È una cosa un po’
strana… però vorrei che mi parlassi della tua vita…
-Della mia vita? –
chiese divertito Fin – ma l’ho passata quasi tutta con te la mia vita! Sono
cresciuto a Malfoy Manor e ho frequentato Hogwarts
-C’è stato un
periodo della tua vita in cui non eravamo insieme – puntualizzò lei, Seraphin capì al volo che si stava riferendo a quanto
accaduto prima che lei nascesse e, nello specifico, a quanto avvenuto l’ultimo
anno di scuola di Draco ed Hermione.
Sospirò
-Chi te lo ha
detto?
-Volontariamente
nessuno – si affrettò a dire lei, temendo che lui potesse andare a dire
qualcosa a Rowena – però stavo cercando una cosa ed è
venuta fuori questa faccenda.
Sullo
specchio, il minuscolo mento di Seraphin annuì.
-Beh, intanto…
-Se non vuoi
parlarne… - incominciò lei, temendo di aver detto troppo
-No, non fa
niente. Se vuoi saperlo te lo dico, non è un segreto di stato. – Seraphin, come Kitt, teneva alle cose sue più di chiunque
altro, non ne parlava volentieri. Eppure sminuiva sempre i propri problemi.
Sapeva per esperienza che entrambi si sarebbero tagliati una mano piuttosto che
andare a sfogarsi con qualcuno…
-Fin…
-È successo quando
avevo cinque o sei anni, immagino che avrai scoperto di già che noi del ramo
cadetto dei Black abbiamo un feeling particolare con Voldemort – la bocca si storse in un ghigno sarcastico che
aveva imparato dai Malfoy – a quel tempo la guerra era ancora in atto e c’erano
mangiamorte disseminati ovunque. Ad un modo che non conosco, i seguaci del
Signore Oscuro vennero a sapere della nostra parentela, nonostante anche noi ne
sapessimo ben poco, se non niente. Io, Ransie e Rowena vivevamo con Alerei nel nord dell’Inghilterra ed
eravamo preda facile, non temevamo certo un attacco contro di noi.
Rapirono me e mia sorella nella notte, a settembre, e
fecero credere a Rowena di essere Ransie
inducendole una trance. – non si dilungò a spiegare cosa fosse - Ci portarono a
Malfoy Manor e ci tennero prigionieri tre mesi prima
che riuscissimo a scappare.
-Ma perché i
mangiamorte volevano rapirvi? Ok, avevate un po’ di sangue del Signore Oscuro,
ma non mi sembrava un motivo sufficiente…
-Il loro piano era
più sottile – ammise lui grattandosi il collo – vedi, a quel tempo Voldemort era stato praticamente spazzato via da Harry e
mio padre gli aveva dato il colpo di grazia. Ciò che i mangiamorte volevano non
era solo il nostro sangue, anzi, io c’entravo poco con la faccenda. Loro
volevano Temperance
-Perché?
-Non lo immagini?
Volevano ricreare Lord Voldemort – disse in un
sussurro
-Ma è impossibile!
Insomma, resuscitare qualcuno… non si può fare!
-Per questo
avevano studiato un pianto tanto elaborato quanto geniale e malefico, ispirato
direttamente dalla cultura babbana: clonare Voldemort
-Assurdo!
-Tu trovi?
Passandoci in mezzo lo è un po’ di meno. Avevano scelto Ransie
che aveva anche il suo sangue e che poteva ospitare l’embrione clonato, ma
qualcosa andò per il verso sbagliato.
-Che cosa?
-Rowena non ti ha detto che mia sorella era incinta? – quasi
scherzò lui, per sdrammatizzare la situazione e identificando subito la
responsabile della fuga di notizie, Gardis si morse la lingua. – lo era ed
anche ad uno stadio piuttosto avanzato della gravidanza; cercarono di farla
abortire in ogni modo, ma non ci riuscirono, sembrava che quel bambino non
volesse assolutamente morire e che avesse poteri decisamente fuori dal comune,
allora decisero di tenerci con loro finchè il bambino
non fosse nato, ucciderlo e poi continuare con il loro progetto originale
-Ma è una cosa
terribile!
-Gardis… mia
piccola sorellina – e le rivolse un sorriso, se fosse stato presente, lo
sapeva, le avrebbe anche scompigliato i capelli – tu sei cresciuta in un mondo
di pace, ma a quel tempo episodi di violenza e crudeltà si sprecavano…
-Hai ragione,
scusami
-No, dopotutto
anche te hai la tua croce da portare avanti e non t’invidio.
-Cosa è successo
dopo?
-A dicembre, poco
prima di Natale, tua nonna ci fece scappare. Dato che ero piccolo e non sapevo
badare a me stesso fui affidato a tuo padre, Ransie
invece andò per conto suo. Entrambi arrivammo a Hogwarts.
Io ebbi la fortuna di incontrare Evangeline, che si
prese cura di me per un po’. Anche Rowena arrivò. Ci
fu un putiferio per decidere chi delle due fosse mia sorella. Poi, quando tutto
sembrava stesse risolvendosi al meglio, i mangiamorte attaccarono. Nonostante
le strenue lotte di Zachariah – e Gardis sentì una
stretta al cuore sentendo suo “fratello” che chiamava per nome suo padre tanto
poca era l’abitudine a stare insieme – ed Evangeline,
nonostante tutti i morti, alla fine ci furono dei danni. Tua madre rischiò la
vita. E mia sorella, che aveva appena messo al mondo suo figlio, venne rapita
assieme al bambino.
-Bambino?
-Sì, aveva avuto
un bambino proprio quel giorno. Maschio
-Come si chiamava?
-Non l’abbiamo mai
saputo, credo che il neonato avesse poco più di qualche minuto… per anni mio
padre se ne è fatto un cruccio, una volta voleva addirittura ammazzarsi e io
stesso, che di quegli avvenimenti ricordo ben poco, ho la nitida visione di RodolphusLestrange che solleva Ransie dal letto e la porta via con sé assieme al fagotto
-Ma perché anche
l’altro bambino?
-Vai a saperlo. Di
loro non abbiamo saputo altro.
Istintivamente
lei allungò un dito verso di lui, dimentica del fatto che fosse solamente un
ologramma
-Ora capisco
perché quando eravamo piccoli dicevi sempre che il tuo più grande sogno era
salvare tua sorella. Immaginavo che fosse una storia dolorosa, ma non fino a
questo punto.
In
effetti rimanere prigionieri dei mangiamorte per tre mesi doveva essere
un’esperienza che l’aveva segnato più di quanto volesse lasciar trasparire. Non
stentava a crederci.
Gardis
abbassò gli occhi, un gesto che non le si vedeva fare spesso, Seraphin sorrise mesto per poi accorgersi che le dita
sottili di lei stavano tormentando un ciondolo a forma di lucchetto attaccato
ad una catenina. Fece per chiederle chi glielo aveva regalato, ma lei anticipò
la sua frase
-Descrivimi tua
sorella – chiese all’improvviso. Seraphin, che era
quasi caduto in trance, si ridestò e annuì
-Prendi lo
specchio – l’ologramma sparì, Gardis sollevò l’oggetto davanti al proprio viso
notando la propria immagine riflessa percorsa da ondine concentriche, dopodiché
un volto iniziò ad apparire al posto del suo.
Inconfondibile.
Nessuno
avrebbe potuto imbrogliare così bene.
Era
la madre di Christopher.
Sguardo
tranquillo, capelli neri ed occhi blu. La sua espressione, però, era
decisamente meno severa di quella della fotografia che Kitt le aveva mostrato.
Ma era la stessa persona.
Indubbiamente
erano tutti parenti.
Una
cosa attirò l’attenzione della bionda, però, una catenina a maglie alternate di
oro bianco e giallo scendeva lungo la pelle candida e terminava con un
medaglione rotondo che spiccava sul corpetto bianco dell’abito da sposa di Temperance. Un medaglione dall’aria familiare.
-Che cosa porta al
collo? – domandò
-È il medaglione
di Rowena, Zachariah l’aveva
dato a sua sorella e mia zia l’aveva prestato a Ransie
per il matrimonio
Gardis
annuì ancora a disagio per il fatto che lui chiamasse il suo vero padre “Zachariah”.
-Te lo ricordi?
-Certo
Nello
specchio il volto sorridente della figlia maggiore di Zachariah
si confuse con la forma intarsiata di quel monile rotondo su cui erano segnati
lo stemma di Hogwarts con tutte le sue quattro case e
il motto secolare inciso tutt’attorno.
Inconfondibile
anche quello.
Era
senz’altro lo stesso oggetto che aveva al collo Temperance
nella fotografia mostratale da Kitt, lo stesso medaglione che, inizialmente,
aveva creduto fosse di argento, ma che invece era una fantasia molto più
raffinata.
Dallo
specchio provenne la voce di Aisley che chiamava il
suo fidanzato, con un saluto frettoloso e un sorriso nel vetro Fin scomparve
assieme alla ragazza e la giovane Malfoy poteva finalmente tirare un sospiro di
sollievo. Se Aisley non fosse intervenuta al momento
giusto sarebbe cominciata la parte delle domande al contrario: perché lo vuoi
sapere, chi te lo ha detto e compagnia.
Un
vero colpo di fortuna, c’era davvero da dirlo.
Ma
ogni minuto che passava le sue idee assumevano il loro ordine nella testa.
Dunque…
era vero ciò che temeva? Lachlan, figlio di Ransie,
era davvero il clone di Voldemort?
Tremò
istintivamente.
Non
per paura per se stessa, ma per i suoi amici.
Aveva
coinvolto Hestia, Jeff, Jack e Karen in un pasticcio
decisamente pericoloso. Se Lachlan era davvero il nuovo Lord Voldemort allora non c’erano dubbi sul fatto che fosse
anche in grado di riaprire la Camera dei Segreti e di far del male a qualcuno.
Lachlan…
e dire che aveva sempre immaginato Tom Riddle molto,
molto diversamente. Eppure, bisognava solo scavare un po’ e i dettagli venivano
subito alla luce: Lachlan TOM Black. Tom era il
secondo nome di Lachlan, evidentemente avevano preferito non attirare
l’attenzione, dargli un nome che non suscitasse sospetti e continuare il loro
piano.
Il
loro diabolico piano in cui erano riusciti. Avevano rapito Ransie
e avevano clonato Voldemort e si eranof
atti aiutare da Kitt.
Doveva
risolvere quel casino da sola.
Troppo
tardi per chiamare gli Auror, troppo pericoloso
coinvolgere altra gente. Odiava ammetterlo, ma essere la portatrice dell’Anime
Azzurra le tornava comodo. Poteva affrontare da sola quelle persone senza
sprecare vite innocenti: la sua e quella di Rago non
lo erano più da tanto tempo.
Ma
avrebbe avuto il coraggio di affrontare i propri amici? IL proprio amico, il
più importante che avesse avuto, colui che non era solamente un amico, ma era
la persona che amava? Perché Kitt aiutava Lachlan, erano insieme quando erano
stati visti gironzolare dalle parti del bagno abbandonato di Mirtilla Malcontenta. Kitt aveva un segreto e lei aveva
scoperto quale. E ne aveva paura, temeva che lui potesse stare dalla parte dei
mangiamorte, contro di lei.
Avrebbe
sofferto, ma doveva farlo.
E
ora capiva perché Kitt fosse ancora vivo, probabilmente i mangiamorte aveva
anche provato a ucciderlo, ma indubbiamente era piuttosto difficile ammazzare
un Byakko con gli stessi incantesimi che si usano per
i maghi comuni, visto che lui, invece, era nientmeno
che un Arcimago, la Stirpe dalla quale venivano propri i maghi qualunque, ed
era anche molto potente, la mosca bianca della sua Stirpe, colui che aveva i
poteri degli Arcimaghi e gli occhi di un demone.
Solo
lei poteva uccidere Kitt, solo Kitt poteva uccidere lei.
E
dire che la leggenda voleva che si amassero. Loro sia amavano? Forse, ma anche
questa volta erano costretti ad uccidersi, destinati a non stare mai insieme.
E
dopo Kitt sarebbe arrivato un altro Byakko che non
avrebbe capito, che non avrebbe preso il suo posto nel cuore ormai vuoto che
aveva dentro di sé. La storia si sarebbe ripetuta, nessuno poteva prendere il
posto nel suo cuore che ora era occupato da Chris.
Ma
lei doveva uccidere Lachlan, perché Lachlan era Voldemort
e Voldemort era la più grande minaccia alla pace del
mondo in cui vivevano e se ciò significava uccidere Kitt, per il bene di tutti
l’avrebbe fatto. Per troppo tempo non v’era stato altro che terrore e paura tra
le mura domestiche, fra le persone di una famiglia, non si doveva tornale a
quel punto.
Era
disposta a sacrificare una vita, una vita molto importante per lei, per salvarne
centomila?
Lei
era vissuta in un tempo felice, doveva fare in modo che fosse lo stesso anche
per altri. Lei poteva farlo. Se fosse morta per quello non ci sarebbero stati
problemi, era uno scontro tra lei e Kitt.
Cercavano
di capirsi, ma appartenevano a due fazioni differenti. Lui voleva il caos
nonostante fosse la persona più ordinata e meticolosa della Terra, o così
avesse fatto credere. E lei, che andava a momenti e in uno era impulsiva e
nell’altro troppo riflessiva, che non sapeva mai decidersi, che non aveva
sufficiente fiducia nel prossimo, doveva sacrificare l’unico prossimo in cui
avesse davvero fiducia per la felicità di tutti gli altri in cui non credeva
minimamente.
Crudele
il mondo.
Ma
sapeva come ci si sentiva.
Ci
era già passata perché quando lei era Rago erano
diventate la stessa persona i sentimenti della prima, i suoi ricordi, la sua
storia, i suoi affetti e le sue paure erano state provate anche da lei. E Rago si era sacrificata per il suo popolo di mangiatori di
uomini. Aveva rinunciato al suo amore per salvare delle vite, vite di coloro
che la disprezzavano e disprezzavano quelli come lei.
E
lui non aveva capito e piuttosto che aspettarla, piuttosto che credere in lei e
nel loro amore, Dresda si era ucciso e aveva combinato quel bel casino che era
successo. Che continuava ancora adesso e che vedeva nuovamente contrapposti
allo stesso modo Rago e Dresda. Sohryu
e Byakko. Est e Ovest. Gardis e Christopher. Quella
era la loro storia e il loro destino.
Il
destino era davvero qualcosa di già scritto o che si scriveva con le proprie
mani?
Doveva
usare ciò che le era stato donato proprio per rendere il mondo migliore.
Era
la Regina dei Demoni e come una regina avrebbe agito.
***
Aisley si
coprì appena con il lenzuolo di raso bianco e accoccolò all’uomo che aveva
affianco emettendo un sospiro soddisfatto come le fusa di un gatto.
Seraphin,
a torso nudo e con le braccia dietro la schiena, stava guardando fissamente il
soffitto con una sigaretta tra le dita della mano destra: Aisley
sapeva che lui fumava solo quando era nervoso, fumare era un’abitudine di tutti
i maschi Malfoy, come diceva Hermione e come
approvava suo fratello Blaise, e nonostante Fin si
chiamasse Black di cognome, era cresciuto in una
famiglia Malfoy.
Lucius, Draco, Seraphin e Leonard, da
degni rappresentanti di quel casato, avevano ricevuto l’abitudine piuttosto
presto, per la sfortuna dei loro polmoni, si diceva che anche Abraxhas fumasse, ma nessuno lo aveva conosciuto e quindi
rimaneva un mistero insoluto.
Seraphin
parlava poco della sua famiglia di origine, dopo quanto accaduto all’epoca del
loro primo incontro, Zachariah non si era sentito in
grado di fare nuovamente da genitore al piccolo Seraphin
ed Evangeline neppure, così Draco
ed Hermione, che al tempo erano appena diventati
genitori, avevano preso con sé il bambino e l’avevano tenuto a Malfoy Manor insieme a loro e al piccolo Leonard che era appena
nato.
Seraphin
ricordava con gioia quel periodo, era stata un’infanzia felice, ben più di
quella precedentemente trascorsa assieme a Ransie e Rowena, questo perché aveva pochi elementi intorno a sé che
gli permettessero di rammentare il volto sorridente della sorella, ormai perso
per sempre.
Blaise,
che fin da allora aveva parteggiato spudoratamente perché Aisley
e Seraphin diventassero amici, si preoccupava di
portare giornalmente la sua sorellina al castello nonostante sia lui che Draco si stessero preparando per entrare al Ministero,
l’uno come Auror delle sezioni speciali e l’altro
come rappresentante della sezione Rapporti Diplomatici.
Ricordava
molte cose belle di quei tempi: la nascita di Leonard e quella di Gardis, poi
la nascita di RudigerGreengrass
di cui sapeva un po’ troppo per poterne parlare liberamente.
Ricordava
quando i bambini con cui giocavano prendevano in giro Gardis per via dei suoi
occhi chiamandola “strana” e lui e Leonard la difendevano. Gardis non aveva
passato un bel periodo.
Poi
era successo il patatrack, quella volta di quando
aveva quattordici anni. Quella volta in cui Gardis era diventata un demone per
proteggere lui e Leonard, ricambiare, per così dire, il favore.
Da
allora sulla faccenda si era messo un segreto inviolabile: non dovevano esserci
prove della vera natura di Gardis, salvo forse quelle che avrebbe fornito lei
stessa; tutti coloro che sapevano furono messi in silenzio.
Le
cose si erano andate via via dimenticando, i figli di
Neville, così come quelli di Potter o di Weasley, non
sapevano nulla di quanto avvenuto quella notte di Capodanno di undici anni
prima.
Aisley,
affianco a lui, che l’aveva fissato per qualche minuto, gli levò la sigaretta
dalle dita prima che la cenere cadesse sulle coperte e le macchiasse, vedendolo
perso nei suoi pensieri
-Forse sto
diventando paranoico con Gardis – ammise alla ragazza che aveva spento il
mozzicone in un posacenere di cristallo
-Forse – confermò
lei ridacchiando al pensare come era diventato iperprotettivo Blaise dopo aver saputo che uscivano insieme e che insieme
avevano fatto ben altro, tipo far l’amore. Proprio lui che aveva
parteggiato perché stessero insieme e che sul sesso doveva tenere la sua
boccuccia chiusa, era arrossito balbettando alla loro rivelazione. – Ma Gardis
sta crescendo e vuole sapere delle cose – ammise ricordandosi alla sua età.
-Ha voluto sapere
di prima… - aggiunse con fare allusivo – non vorrei che stesse sviscerando
quella storia che dovrebbe rimanere morta e sepolta. Non avrei dovuto parlarne
con Leonard – aggiunse – mi sto preoccupando troppo, è solo che le ragazze in
genere chiedono un altro genere di cose.
-Già
-Spero che Leonard
non si preoccupi, forse sono stato un po’ precipitoso
-Chi, Leonard?
Preoccupato per Gardis?
-Forse sono io… - Aisley gli accarezzò una mano
-Ti ricordi? Avevo
la stessa età di Gardis quando noi siamo stati insieme per la prima volta… e
sono già passati sette anni… tu eri così piccolo…
-Ne sono successe
di cose…
-L’ultima delle
quali era particolarmente gratificante…
-Te lo dico
seriamente, Aisley, dovresti chiuderti quella bocca.
Se qualcuno ti sentisse parlare penserebbe che io stia con te solo per il sesso
-Perché, non è
forse così? – Seraphin la guardò storto
-Sai che non lo è
-Non dovresti
essere così assennato Fin, insomma, in genere è la ragazza quella che vuole il
“legame per tutta la vita”, mentre qui andiamo proprio al contrario
-Non ci posso fare
niente
-Addirittura a
volermi dare un anello di fidanzamento…
-Non vedo dove
stia il problema, se non lo volevi bastava dirlo
-Sono troppo
grande – disse gelida
-Hai solo due anni
più di me, non vedo dove stia il problema - ripetè
-Dovrebbe essere
il marito ad essere più grande – Fin sbuffò, aveva sentito quella predica un
milione e mezzo di volte, Aisley era ossessionata dal
non essere quella giusta e soprattutto da quella cosa dell’età
-Non credo che sia
un problema così rilevante
-Invece sì! Guarda
che cosa è successo la prima volta!
-La prima volta?
-Sì, la prima
volta! Io potevo anche avere diciassette anni, ma tu, bimbo mio, ne avevi solo
quindici!
-E allora?
-Troppo piccolo –
mugugnò contrariata, il moro lanciò gli occhi al soffitto, ancora con quella
faccenda
-Mi sembrava di
averti dimostrato che andava bene ugualmente, non credo di aver fatto così
schifo…
-Eri troppo
piccolo!
-Sì, ma intanto
chi di noi due ha preso l’iniziativa?
-Mi stai
accusando? Cioè, io dovevo abusare di un bambinetto? Dovevo sedurti?
-Sapevi che non mi
sarebbe dispiaciuto, dopotutto non ne ho mai fatto mistero… è sempre una
battaglia con te, tu e questa faccenda del più grande e più piccolo, se le
nostre età fossero invertite non ci sarebbe lo stesso problema?
-No
-Ah no? E tu
avresti fatto l’amore con un imbecille più grande solo perché era più grande?
Avresti avuto quindici anni tu, un po’ pochini…
-Io non ho mai
fatto l’amore con un imbecille più grande solo perché era più grande – finiva
sempre così, una sfuriata – ma tra noi due le cose vanno SEMPRE al contrario!
-Beh, scusa tanto
se io ero innamorato e tu no!
-Io SONO
innamorata – gridò esasperata – ma non sta bene che sia stata io a insegnarti
come si va a letto con qualcuno
-Oh, scusa tanto…
sai, a quindici anni magari un ragazzo non lo sa ancora – dopo essere cresciuto
a Malfoy Manor, certe cose era impossibile ignorarle
-Appunto per
questo! Sono grande per te! E soprattutto lo ero allora e non potevo stare con
te perché eri TROPPO piccolo, così tanto da non sapere neppure… – Aisley continuava a non capire e a non capire che a
quindici anni lui sapeva benissimo cosa succedesse in un letto, solo che lui
aveva fatto di tutto perché la prima fosse lei e, c’era da dirlo, per un Black è estremamente difficile conservare la propria
integrità, specie se fisica.
Aisley
invece aveva creduto che lui fosse candido e innocente, insomma non voleva
vedere la realtà, e aveva tentato ogni strada pur di levarselo dalla testa, con
scarsi risultati, era da sottolineare, visto che alla fine più gli stava
lontano e più amava SeraphinBlack.
-Sei grande un
corno. – biascicò lui
-Dovrebbe essere
il ragazzo che guida
-Non vedo la
differenza, basta essere felici, no?
-Certe cose
proprio non le capisci. Mi sentivo così stupida…
-Beh, io no! Non
mi sentivo stupido a stare con una persona che mi piaceva
-I tuoi genitori
devono vedermi come un mostro che ruba la pubertà al loro figlioletto – e si
riferiva a Draco ed Hermione,
nessuno parlava mai di Zachariah e della compianta Bryanna come dei “genitori” di Seraphin,
ormai lui era legalmente adottato da altri
-I miei genitori
ne sanno abbastanza di pubertà da stare zitti visto che a diciott’anni
mia madre aveva già il pancione e stai pur tranquilla che i ragazzi Malfoy la
loro innocenza la perdono presto
-Troppo presto –
annuì lei riunendolo ai ragazzi Malfoy
-Chissà… - a volte
non era così sicuro che fosse “troppo” presto - a me non è dispiaciuto –
aggiunse allusivo
-Per un ragazzo è
diverso – balbettò lei arrossendo un po’
-Sì… beh, però c’è
da dire che tu non mi hai aspettato, sempre con queste stupidaggini sulle idee
-Tesoro, sono una Zabini
-Mi sembrava che
Monica fosse… vergine?
-Monica è mia
sorella, non sono io!
-Ci credi che la
figlia di Monica e anche quella di Morgana, ha quasi la nostra età?
-Già… beh, a quel
proposito…
-Quale proposito?
– Aisley lo fissò in cagnesco mentre prese la mano di
lui facendola scivolare lentamente sul corpo, fino all’addome
Le
iridi blu di Seraphin si dilatarono mentre gli occhi
si spalancarono, fissò un attimo il vuoto mentre sentì un movimento strano
sotto il suo palmo, che strano, il ventre liscio di Aisley
sembrava particolarmente arrotondato, anche se era una cosa che a colpo
d’occhio non si sarebbe mai indovinato…
-Dimmi che sono i
cannoli di Capodanno di mia madre… - implorò
I
riccioli scuri di Aisley ondeggiarono assieme alla
sua testolina mentre un sorrisetto più sadico che dolce si formava sulle sue
labbra a forma di cuore
-Aisley…
-Che dici piccolo Black, hai combinato qualcosa? – disse con tono allusivo
riprendendo il modo di dire che usava Silente i primi anni che Seraphin era a scuola, quando lo incontrava durante le
punizioni di Piton
-Mia madre morirà
– la risata argentina della ragazza si propagò per la stanza – su, alzati
-Alzarmi? Perché?
-Su, in piedi
signorina… almeno non lo rimarrai per molto…
-Seraphin, che sta frullando in quella tua testolina
pericolosa?
-Andiamo a
sposarci
-Sposarci? Ma tu
sei pazzo! Neppure per sogno! E tutto quello che ti ho detto prima?
-Io e te ci
sposiamo a costo di trascinarti fino all’altare e giuro che di tutte quelle
puttanate di prima non me ne frega un cazzo
-Che finezza…
-Alzati
-No
-Aisley, alzati immediatamente, non voglio diventare come tuo
fratello, non ci penso neppure a…
-Che c’entra Blaise in questa faccenda?
-Niente – si
affrettò a replicare lui mordendosi le labbra
-Spiega
-No. In piedi
-Spiega
-Ti sei incantata?
-Spiega e io mi
alzo da qui e ti sposo – la bocca del ragazzo rotolò dritta fin sul pavimento,
sì, ne aveva combinate un paio di troppo… tipo mettere incinta una
ragazza e farsi sfuggire qualcosa che invece doveva rimanere tabù
-Non chiedermelo…
ho promesso di non dirlo
-Affari tuoi
-Strega – il
sorriso cattivo di Aisley, quello che aveva sfoggiato
direttamente a Charlie Weasley quando aveva sette
anni e lui voleva sposare Riri, apparve sulle sue
belle labbra rosse
***
Con
una lanterna in mano la bionda percorse i corridoi assieme ad un piccolo
drappello di coraggiosi ragazzi.
Aveva
raccontato delle sue scoperte ai suoi amici, trascurando il fatto della vera
natura di Kitt. Ora le tremavano le mani al solo pensiero di quello che poteva
accadere a coloro a cui voleva bene.
Né
la sanguinaria zia Bellatrix, né i suoi tirapiedi
potevano farle del male, tantomeno ucciderla, solo Chris, ma… Jeff, Jack, Hestia e Karen non erano immortali, loro rischiavano molto
e avevano paura perché le ombre sulle pareti millenarie di Hogwarts
erano tremule e sparute mentre le loro mani non riuscivano a rimanere ferme.
Sua
madre e suo padre dovevano aver vissuto quel sentimento mille e una volta, per
loro era normale: la guerra, il terrore, la morte…
Loro
volevano emularli, ma non ne avevano la forza né erano avvezzi come lo erano
stati loro.
Harry
Potter e il suo gruppo erano stati messi di fronte al male della vita
addirittura dalla nascita, Lord Voldemort aveva
tentato di uccidere lui e molti altri dalla culla.
E
addirittura a undici anni erano cominciati i problemi, un anno dopo l’altro di
infidi e perfidi segreti, di storie dimenticate dai molti, di leggende che
erano invece realtà, che avevano coinvolto Harry, Ron ed Hermione.
E Draco che il male l’aveva visto tra il sangue di coloro che
gli avevano dato la vita, che aveva sofferto in silenzio, incompreso da tutti.
Che
alla fine si era ribellato, portando ancora sul braccio il Marchio Nero che
nessuno era riuscito a togliergli, che bruciava e consumava ogni volta che
incontravano dei mangiamorte, che gli faceva male ogni volta che incontrava Zachariah o Rowena che erano suo
amici, ma possedevano lo stesso sangue del Signore Oscuro.
La
Maledizione Senza Perdono per eccellenza non è quella che non ti uccide, ma ti
fa soffrire per tutta la vita.
Per
i genitori di nessuno di loro sarebbe possibile dimenticare quello che furono, quello
che fecero, tutte le loro imprese. Il dolore della perdita dei propri cari, dei
genitori, dei fratelli, delle sorelle… degli amici.
Per
loro che erano i loro figli, tutto ciò era una brutta e lugubre favola.
Vivevano nell’ombra degli adulti sapendo di non poterli emulare.
Che
coraggio si poteva sfoggiare gettandosi nella mischia e sapendo di non poter
morire, avendo anche paura? Si erano detti una volta Gardis e Leonard a
proposito dei loro genitori, le cui ferite erano ancora visibili, specie quelle
del loro papà che sulla schiena aveva sette profondi tagli, ricordo fin troppo
nitido di quando si era ribellato al proprio destino, sapendo di poter morire.
E rischiando tutto.
Loro
due vivevano quasi una vita immortale, per questo non c’era merito per loro ai
propri occhi, sebbene esistesse in quelli degli altri che non conoscevano la
loro vera natura.
Una
famiglia strana: un purosangue, una mezzosangue, un vampiro e un demone. E il
nipotino di Voldemort in casa (Seraphin)
che giocava con loro dopo che era stato adottato.
Cinque
persone con ben poco sangue in comune, ma tanto affetto.
Affetto
che gli dava sentimenti di protezione l’uno verso l’altro.
E
che le aveva imposto di tacere sulla faccenda con suo fratello, con sua madre,
con suo padre. Ma soprattutto con suo cugino Seraphin
che aveva tutto il diritto di sapere. Ma che doveva essere protetto come lui
aveva fatto con Rowena: nascondendo la verità.
Quello
era il peggior modo di proteggere, quello che alla fine fa soffrire, bastava
ricordare il ben più facile caso di Karen, suo fratello e Ciel.
Ma
se questo ti salva la vita allora il dolore provato è giustificabile? Seraphin avrebbe fatto il diavolo a quattro sia che
tornassero vincitori che in una bara, se erano fortunati, ma… almeno lui
sarebbe stato vivo ed avrebbe potuto continuare la sua vita e la sua ricerca.
Era
troppo disillusa. Tanto amore per Kitt, ma poca convinzione nella possibilità
di potersi davvero amare, vivere insieme, essere sinceri.
Troppo
poco amore aveva visto e non lo imputava ai suoi genitori, che di amore gliene
avevano dato ben più di quello che meritasse, ma l’esperienza di Rago segnava come un marchio a fuoco. L’amore non ti salva
la vita, il più delle volte ti tradisce, a volte per il tuo bene, o per
egoismo. Per troppo amore.
Kitt
non le aveva detto di quella faccenda perché ci credeva davvero nel nuovo
avvento dei mangiamorte o perché voleva proteggerla?
E
lei perché non gli aveva detto di essere Rago? Per
non metterlo in difficoltà, per lasciargli amare chi voleva; e aveva poi
scoperto che lui voleva lei e adesso non sapeva che proprio lei, Gardis,
portatrice dell’Anima di Rago, sarebbe stata la sua
gloria o la sua rovina, ovvero la sua vita o la sua morte.
Come
si sarebbe sentito trovandosela davanti?
E
quando lui avesse scoperto che aveva rifiutato una Regina dei Demoni solo per
ritrovarla davanti nelle forme della ragazza che “amava”?
Lei
voleva solo che lui fosse felice, almeno nei limiti delle regole, ma non poteva
lasciargli mantenere in vita il clone del Signore Oscuro.
Era
ancora combattuta tra i suoi pensieri di amore, che la rendevano stupida ed
esposta, e quelli di dovere, senza essere arrivata a soluzione alcuna quando il
piccolo drappello di studenti del Grifondoro arrivò
con lentezza alla porta socchiusa del bagno di Mirtilla.
Non
un’anima in giro, neppure il ficcanaso muso della gatta di Gazza. E solo il
suono del vento che ululava nella notte degno dei migliori film dell’orrore.
Gardis
sollevò la lanterna mentre Jeff spalancava la porta. Udì Hestia
deglutire e con la coda dell’occhio notò la manina di Karen stringere quella
della mora con un gesto malfermo.
Aveva
fatto male a portarli con sé, loro avevano troppa paura rispetto a lei che, in
quel momento, era innaturalmente rigida e inespressiva, troppo presa dai
pensieri di giusto e sbagliato che quello della sua morte.
Jack
l’aveva più volte guardata stranito come se fosse diventata un’altra persona:
ciò che non sapeva era che lei era davvero così, difficilmente riusciva a provare
paura, se non per la vita dei propri cari. Anche ora che ne aveva motivo,
perché per la prima volta poteva davvero morire, non sentiva paura. Era calma.
Solo offesa e arrabbiata. E confusa.
Il
bagno era tranquillo quanto il corridoio, ma le vecchie finestre avevano i
vetri che facevano rumore sbattendo appena contro le imbracature di legno,
colpiti dal vento di gennaio.
Mirtilla,
precedentemente avvisata della loro missione e di tenere d’occhio il suo
rifugio, mise la testa e i codini scuri fuori da un muro controllando di chi si
trattasse.
Senza
attaccare una delle sue lagne sulla solitudine, si andò appena a sedere su un
lavandino e con l’indice prima fece segno di silenzio e poi indicò un grosso
buco nel pavimento del diametro di un metro e forse più: l’ingresso della
Camera.
Qualcuno
era entrato. E sapevano chi, ormai non avevano dubbi al riguardo.
-Vado prima io –
disse sottovoce, appena percettibilmente lei, le altre teste annuirono pronte a
seguirla subito dopo, la bionda abbassò la lucentezza della lampada, poi,
facendola fluttuare con un levicorpi accanto a sé, si calò per la scaletta di metallo
che scendeva lungo la botola del nascondiglio segreto di Salazar Serpeverde.
Il
ferro era umido e scivoloso, ma non vi cresceva del muschio come poco distante,
segno che la scaletta era piuttosto utilizzata negli ultimi tempi.
Avrebbe
voluto abbandonare la lanterna e usare un metodo di luce più efficace e meno
ingombrante, ma i suoi amici si sarebbero insospettiti così sospirò e mise la
scarpa sull’ultimo gradino.
Nel
corridoio dove giunse erano i resti di rettili di vario genere. Odiava i
serpenti quasi quanto sua madre e dato che Malfoy Manor
era equamente divisa tra Slytherin e Gryffindor, si sprecavano le occasioni di far paura alle
donne di casa, Leonard l’aveva presa in giro fino alla morte quando era bambina
e lei non sapeva fare altro che piangere.
Di
certo sua madre s’era passata un brutto quarto d’ora quando doveva aver visto
la testa triangolare del basilisco mentre era al secondo anno. Hermione quasi sveniva con un orbettino, figuriamoci con un
serpentone leggendario! Come minimo si era pietrificata dalla paura più che
dallo sguardo “magnetico” della bestia, degna figlia di Medusa la Gorgone.
La
testa di Jeff comparve dall’apertura circolare aspettando che lei desse il
nullaosta, agitò la mano e lui cominciò a scendere.
Di
sicuro quello non era posto da fanciulle, ma anche se erano molto più che
terrorizzate, Hestia e Karen non si sarebbero fatte
lasciare troppo indietro.
Stretti
uno accanto all’altro con la Malfoy in testa, il gruppetto avanzò per il
corridoio buio mentre via via accendevano le fiaccole
lungo la strada, alcune delle quali erano già infiammate da prima. L’acqua
filtrava rumorosamente dalle vecchie pietre, scavate dalle gocce e dai rivoli,
ricoperte dal viscido verde del muschio acquatico che di certo s’intonava coi
colori della Casa dei Serpeverde e con la natura dei
suoi abitanti.
Alle
parti del corridoio era una canaletta dove scorrevano i rivoli di scarico, dai
racconti dei suoi genitori sapeva che nella stanza centrale c’era un piccolo
fossato intorno al girone principale dove ancora era piantata la zanna che
Harry aveva staccato al basilisco e che nessuno era stato in grado di levare
dal pavimento dove aveva inchiodato e distrutto col suo veleno il diario del
cuore di Lord Voldemort.
Poteva
essere Rago in persona e quel posto non le piaceva.
Era sinistro e tetro, entrare lì era come entrare all’Inferno, sentiva
scricchiolii sinistri tra le pietre e sperò che non si trattasse di altre
serpi, avrebbe potuto commettere un genocidio o svenire all’improvviso per un esserino strisciante, ma Draco
una volta aveva detto che Harry aveva adeguatamente ripulito la Camera dei
Segreti da tutti i serpentelli superstiti… sperava
solo che lo zio avesse fatto un buon lavoro senza dimenticarsi gli angoli bui,
anche se là sotto era tutto buio…
Ma
non era solo questo ad inquietarla quanto una presenza particolare, come se
all’improvviso riuscisse a capire dove andassero tutti i pezzi della storia e
lentamente stesse ricostruendo il quadro completo, al momento i pezzi erano
quelle strane sensazioni che sentiva mentre era a scuola e il quadro generale
il fatto che l’anima dannata del Lord Oscuro fosse di nuovo con loro.
All’inizio
non ci aveva fatto caso, dopotutto lei il vero Voldemort
non l’aveva mai conosciuto, ma aveva visto Bellatrix
e si sarebbe dovuta insospettire. Ora però la questione era diversa, come era
tutto più facile quando si potevano confrontare i risultati con le soluzioni…
La
luce alle pareti tremò quando un filo d’aria s’insinuò tra le crepe della
roccia, poi, di fronte a loro, una tenda scura ondeggiò appena all’aria
mostrando una luce simile alla loro dall’altra parte.
Deglutì
sentendo avvicinarsi il momento fatidico di scoprire chi fosse davvero
Christopher Justin Black; riusciva a percepire la
paura dei suoi amici, meno emotivamente coinvolti di lei, ma comunque
coraggiosi (e stupidi) a imbarcarsi in qualcosa del genere.
Si
inumidì le labbra e scostò gli anelli di ottone che fissavano la tenda
sbrindellata al bastone posto sopra il grosso portone con tanto di maniglie a
forma di serpente che lei si rifiutò accuratamente di toccare.
Guardò
oltre e vide finalmente la scena: due persone stavano alla parete in fondo,
quella dove stava il grosso trono di Salazar, quello originale sovrastato da un
baldacchino a forma di cobra che a sua volta faceva da supporto per una porta
chiusa ermeticamente a chiave. Sapeva che era da lì che era uscito il
basilisco, Harry glielo aveva narrato quando era stata abbastanza grande per
riuscire a capire e voler capire.
Curioso
che avesse raccontato tutto ciò a lei e non a sua figlia… forse non voleva
ferirla, mentre lei sapeva che sarebbe comunque sopravvissuta ad una storia del
genere, specie perché alla fine di quella terribile avventura tutto si era
sistemato nel migliore dei modi.
Ginny
comunque, aveva precisato, non doveva sapere nulla di quella faccenda perché
era presa dal panico ogni volta che le si rammentava come Lord Voldemort l’aveva praticamente trasformata in una
marionetta senza volontà grazie ai profondi sentimenti di lei verso Potter e,
forse, era proprio per via di tutto ciò che dall’anno successivo aveva
accantonato quello che sarebbe diventato il suo futuro marito e si era dedicata
ad altre compagnie. Forse per cercare qualcosa di meno pericoloso?
Era
quello che le aveva sempre detto di fare Kitt, alla fine, se si leggeva nelle
loro conversazioni tutti i consigli e tutti i messaggio più o meno subliminali.
Beh,
lei non era Ginny che alla fine con quella persona
che doveva dimenticare ci si era pure sposata e aveva messo al mondo una riga
di piccoli Potter chiacchieroni!
E
dannazione, perché lei non poteva?
Due
teste scure stavano appiattite contro la parete confabulando piano, una era
nera, l’altra castana scura, sembravano tastare i blocchi antichi uno per uno,
completamente disinteressati a loro che erano comparsi sulla soglia.
All’improvviso
il ragazzo più alto si voltò verso il portone d’accesso e sollevò la lanterna
per fare luce, i cinque Gryffindor si strinsero tra
loro, ancora coperti dall’oscurità: quando si arriva ad un bivio pericoloso si
vorrebbe sempre poter tornare indietro, ma se poi ci si riflette davvero si
scopre che erano state le nostre scelte e la nostra volontà a portarci lì, a
volte l’avevamo davvero voluto.
Fu
per questo che, ugualmente intimorita da quello che poteva venire a sapere,
Gardis sciolse il braccio dalla presa della sua migliore amica e mollò la mano
ossuta di Jeff che la stringeva, forse comprendendo quanto per lei dovesse
essere diverso da quanto era per loro.
Era
strano, per una qualche ragione, anche se era da molto che non parlavano più
assieme e non si confidavano tante cose, anche se non facevano sempre i
bastardi del gruppo, sentiva Jeffrey più vicino a sé di quanto le era mai
successo… forse era per il segreto che lui ed Hestia
avevano deciso di dividere con lei e nessun’altro, forse perché comprendeva il
suo sentimento “probito” e, come lei, combatteva per
portarlo avanti… dopotutto, se non era proibito innamorarsi di un simpatizzante
mangiamorte…
Forse
ad accomunarli era il loro sangue misto mezzo Grifondoro
e mezzo Serpeverde. Forse, semplicemente, era
diventato bravo a capire le persone come i suoi genitori non era mai riusciti a
fare.
Povero
Jeff, quando scrivevano le sue iniziali sulla biancheria e sugli asciugamani lo
prendevano tutti in giro perché entrambe le lettere del suo nome e cognome
erano strane: J.W.
Se
poi ci mettevano anche il secondo nome assomigliava più ad una stazione
televisiva… JBW o magari ad una di quelle squadre di baseball americane così in
voga tra i babbani…
Ad
ogni modo, staccandosi dal gruppo mosse un passo, lasciando che la lanterna
comparisse nella luce del salone. Vide gli occhi blu di Kitt assottigliarsi
cercando di capire di chi si trattasse, ma avrebbe scommesso tutto quello che
aveva che lui sapesse già chi era arrivato e pregasse fino alla fine che non si
trattasse proprio di LEI.
Ed
era così. Gardis era stata strana negli ultimi periodi, Gardis aveva scoperto
qualcosa e se non l’aveva ancora fatto, sarebbe successo presto.
Se
non era lei quella che stava per comparire con un’entrata trionfale degna di
Cleopatra, allora quel giorno anche lui avrebbe fatto qualcosa di terribile
alla vita altrui.
Sapeva
per primo che ciò che faceva era sbagliato, ma aveva i suoi motivi.
Stranamente,
pensava che l’unica che potesse fargli cambiare idea, ma ancora di più, che
riuscisse a rimettere tutto a posto fosse proprio la piccola Malfoy.
-Chi è là? –
chiamò come se si trattasse della sua ronda notturna
Con
la schiena dritta e il passo cadenzato, la biondissima testa della ragazza
prese forma sotto la luce delle torce assieme alla sua divisa di scuola del Grifondoro con la piastrina di prefetto orgogliosamente
appuntata sul petto proprio sotto lo stemma della sua Casa di cui era così
orgogliosa.
-Non mi riconosci
neppure più? – domandò con un sarcasmo fuori luogo
Kitt
alzò la testa mentre lei arrivava sulla cima delle scale e, guardando dietro di
lei, vide spuntare dalla porta altre quattro facce conosciute: i due gemelli
Potter, il maggiore dei Weasley e la piccola Longbottom.
Aveva
come l’impressione che l’avessero seguita per forza d’inerzia, non per propria
iniziativa, dopotutto non aveva lasciato indizi in giro, come diamine aveva
fatto Gardis a scoprire che era proprio laggiù? E che altro aveva saputo? Da
chi? Come?
Sapeva
che Gardis era in grado di far credere a quelle persone che non sarebbe
successo loro nulla di terribile, o forse quei quattro pazzi avevano deciso che
era venuto il loro momento di gloria, di vivere la loro avventura. Per quanto
lo riguardava in un’avventura ci viveva da quando aveva visto la luce del
mondo, luce che più che altro era stata buio, solo dolore, solitudine e
incomprensione. Poi era arrivata lei e le cose erano peggiorate.
Era
triste vedere la luce e non poterla mai raggiungere. Era frustrante averla così
vicina, proprio a portata di mano, ma sempre inarrivabile.
Una
luce che lei gli avrebbe donato e anche adesso, ma che lui non poteva
accettare.
Troppo
buio avrebbe oscurato anche la più brillante delle fiammelle che rilucevano
come gli occhi indignati e sarcastici di lei.
Il
sarcasmo di Gardis era sempre fuori luogo, tagliente come rasoio, riusciva a
fare davvero male.
Sembrava
che gli dicesse “avanti, sono qui, che aspetti?”, già, ma aspettare cosa? Di
ammazzarla o di raggiungerla?
Non
poteva fare né l’uno né l’altro.
La
sua avventura che lo accompagnava ogni giorno assieme ai suoi segreti l’avrebbe
volentieri data indietro per una vita qualsiasi, forse anche senza di lei.
Ma
avrebbe fatto di tutto per lei.
La
follia dell’amore rendeva la gente davvero pazza e lui non se lo poteva
permettere.
Ormai
non più, non quella sera, non ora.
Non
ora che lei sapeva tutto e voleva sapere di più.
Per
lei era uguale, altrettanto divisa tra decisioni prese e non prese, tra
sentimenti più o meno confusi, tra futuri inesistenti, con l’unica differenza
che non aveva ancora scoperto le sue carte.
Non
erano che due esseri umani con troppi segreti, divisi da un muro trasparente
che permetteva loro di confrontarsi, ma mai di toccarsi.
Ed
erano pieni di orgoglio, credendo di essere nel giusto e di stare facendo il
meglio per ciò in cui credevano.
E
pregiudizi, perché il mondo non è mai tutto bianco o tutto nero e la stessa
Gardis, che Kitt vedeva come la LUCE, non era altro che un pallido grigio
perché la sua ombra, il suo buio, risiedevano dentro di lei e non si chiamavano
Rago, ma era la stessa Gardis.
Era
arrivato il momento che più di tutti avrebbero voluto scongiurare.
Il
momento della verità.
Una
pietra dietro di lui, ripetutamente colpita dal martelletto di Lachlan, emise
un suono sordo: il tempo delle rivelazioni era arrivato.
***
Spazio autrice: finalmente comincia a muoversi qualcosa, Gardis decide
finalmente di prendere l’iniziativa, ma non in campo amoroso, bensì sceglie di
lanciarsi in un’avventura che la porterà a scontrarsi con Kitt senza sapere
bene lei cosa fare perché lo ama alla follia, ma allo stesso tempo deve badare
al mondo in cui vive.
Non
è un capitolo con molte pretese, è la classica quiete prima della tempesta
dove, subodorando qualcosa, tutti cominciano a pensare e riflettere un po’
troppo.
Mi
auguro che vi piaccia, lo spero davvero!
Nel
frattempo, dato che siamo entrati nel 2009, vi auguro un Buon Anno. Spero che possiate viverlo serenamente e felicemente.
Nyssa
Hollina: non credo che dovresti ringraziarmi, più che una
storia questa è una persecuzione! Sono felice che i chappy
precedente ti sia piaciuto, spero che sia lo stesso anche per questo! Grazie
per gli auguri e Felice 2009! Nyssa
Killkenny: ovviamente si risolveranno tutti i misteri, penso che
un seguito, per una storia, sia più che sufficiente, non voglio continuare in eterno
sempre con la stessa minestra, mi piace cambiare…
Wow,
addirittura 10? Mi vergogno quasi di un voto così alto, grazie mille! Spero che
anche questo capitolo ti piaccia quindi aspetto un tuo commento, ciao e buon
anno! Nyssa
Lord Martiya: a Love Hina ci sto dando la
caccia, vedrò cosa riesco a recuperare, purtroppo non abito a Milano e
dintorni, quindi dubito di riuscire a trovare quel posto, però dalle mie parti
le fumetterie sono abbastanza fornite…
Nel
frattempo spero che il chappy ti piaccia, sono
curiosa di sentire la tua opinione, ciao e buon anno, Nyssa
Kri87: sul serio esiste una simile facoltà? Wow, me piena d’invidia!
Anche
a me capita di conoscere il risultato finale, ma il percorso a volte è
tortuoso, credimi però che è peggio scrivere e non sapere cosa si vuole far
succedere dopo, una volta l’ho fatto e spero che sia anche l’ultima…
Ahaha,
tranquilla, di notte dormo come un ghiro, fosse per me dormirei in
continuazione, non ho certo problemi d’insonnia! In verità non so quando mi
vengono in mente, è così e basta, cioè, mi sembra naturale che sia così…
difficile da spiegare, sarà che io tra alberi e parentele sono a casa mia, mi
piacciono un sacco (non l’avrebbe detto nessuno n.d.Tutti).
Le
scene con Kitt e Gardis ci saranno, lo prometto, ma forse saranno un po’
diverse da come le immagini, al momento non è ancora giunto il tempo delle smielatezze ^_^
Spero
davvero che questo capitolo 26 ti piaccia e mi auguro che la storia continui a
soddisfarti, nel frattempo ti faccio tantissimi auguri di Buon 2009, ciao e
unbacione! Nyssa
DragonSlave: ehm, diciamo che la risposta è a metà tra le due, nel
senso che io ho deliberatamente depistato tutti quelli che mi domandavano se
Chris fosse figlio di Ransie, questo perché, già a
causa della somiglianza evidente, se l’avessi detto chiaramente la storia
avrebbe perso tutto il suo fascino, mentre il Lettore doveva scoprire le carte
nell’ordine di Gardis che non si è mai minimamente preoccupata di qualcosa del
genere per il semplice fatto che non se lo ricordava, che non era ancora nata e
che i suoi gliel’anno appena accennato. Gardis doveva deliberatamente credere
che Kitt fosse uno qualunque, una brava persona, salvo poi scoprire piano piano che in realtà la sua vicenda era intrecciata
doppiamente a quella di vent’anni prima.
In
realtà io non ho mai detto che lui NON fosse figlio di Temperance,
ho semplicemente fatto notare che non era rilevante al momento. Sì, forse
questa è cattiveria.
Credo
che sia il caso che ti procuri altra carta, allora, perché ci vuole un po’
prima che tutta la vicenda si dipani completamente… nel frattempo spero che
anche questo nuovo aggiornamento ti piaccia e che continuerai a seguire la
vicenda! Ti auguro un felicissimo 2009, ciao e un grande bacio, Nyssa
_Nana_: eh, Gardis è una campionessa di film mentali, basta
solo pensare a quelli che i suoi genitori si erano fatti ai tempi dei tempi! Sono
felice che tu ti ci riconosca, davvero davvero tanto!
I “nostri”
arriveranno col tempo, ormai la vicenda si sta per chiudere e, come su un
palcoscenico, entreranno ad uno ad uno, bisogna dare tempo al tempo, l’entrata
collettiva rovina le particolarità di ciascuno che ha sempre qualcosa da dire
senza essere sopraffatto dagli altri e dalla loro presenza.
Spero
davvero il chappy 26 ti piaccia, aspetto curiosa il
tuo prossimo commento, ciao, un bacio e tanti auguri di buon anno! Nyssa
Vavva: ehehe, che avevo detto? Fate lo schemino
che torna utile ^:^ sembro idiota ma parlo per esperienza, se a voltenon me lo fossi rivisto bene mi sarei persa
qualche particolare per strada…
Ad
ogni modo sono felice che la tua mente frulli tutte queste informazioni
aggiuntive, alla fine della storia mi dirai delle tue teorie, anche se erano
sbagliate, vero????
Per
il nuovo capitolo, eccolo qui, spero davvero che ti soddisfi, aspetto il tuo
commento, ciao, buon 2009 e un abbraccio! Nyssa
Whaterverhappened: so che temi questo momento perché ho una doppia
risposta per te: quella del chappy 25 e quella alla
meravigliosa recensione che mi hai lasciato ad Amore Selvatico. Innanzi tutto,
grazie.
Allora
cominciamo con le spiegazioni: sì, Lachlan e Izayoi sono nati lo stesso giorno
dello stesso anno, volutamente imprecisato perché credo che quando si
cominciano a mettere le date la vicenda diventi troppo simile ad un libro di
storia che ad una avventura, ho vissuto dieci anni nell’ignoranza dell’anno di
nascita di Harry Potter ed ero felice, lo sono ancora visto che continuo a
confonderlo, quindi vale lo stesso per i personaggi che credo: niente date.
Ehehe, il
mistero di Izayoi e Lachlan è ben più fitto, se pazienti ancora fino al 27° chappy si scoprirà tutto quanto senza fretta, prometto che
risolverò ogni mistero della storia, così che lettori e personaggi possano
vivere felici la loro vita senza ulteriori pesi.
Sul
resto della storia devo cucirmi la bocca, sto già parlando troppo, mi dispiace
solo che questo capitolo dica poco rispetto a ciò che già si sa, ma mi auguro
che ti piaccia ugualmente, prometto che dal prossimo arrivano le rivelazioni
shock!
Per
quanto riguarda Amore Selvatico, sono felice che la vicenda e la rielaborazione
delle Reliquie della Morte ti sia piaciuta, in effetti lo stile con cui l’ho
scritta è differente da quello di queste due storie (le Relazioni e Del colore
dell’ametista), lì ho cercato di tirare fuori un po’ di drammaticità e di
vedere la solitudine dei personaggi; Le Relazioni è stata la mia prima storia,
infatti è un po’ semplicistica, e questa, scritta sulla sua falsa riga, anche perché
ne riprende il modo di scrivere e di porsi dei personaggi; per Amore Selvatico
ho cambiato completamente, volevo renderlo diverso da queste e allo stesso
tempo avevo messo assieme delle vicende dei personaggi che erano di per sé piuttosto
drammatiche, quindi ci ho dato un taglio con il troppo umorismo e mi sono data
all’introspezione, anche se all’inizio non volevo perché sarebbe risultata
pesante. Mi piace portare a nudo le debolezze che, secondo me, hanno i
caratteri della Rowling, insomma, nessuno è un’armatura, Hermione
in particolare l’ho sempre vista un po’ in bilico tra due mondi e Draco è dannato per davvero… Vabbè,
se continuo a parlare non finisco più; sono molto felice che la mia storia ti
sia piaciuta e ti ringrazio moltissimo per averla letta e recensita, GRAZIE!
Ora
scappo davvero, ci risentiamo al prossimo capitolo, ciao! Un bacio e felice
2009! Nyssa
LisannaBaston: mi rendo
conto che uno schemino avrebbe aiutato, ma
francamente cominciavo a diventare ridicola perché alla fine la parentela
dovrebbe essere chiara visto che si gira sempre intorno alle stesse persone…
qui comunque ho cercato di dare luce anche ai dettagli che nell’altro chappy non avevano visto la luce, cioè la vicenda secondo Seraphin che, chiaramente, è quello che ne sa più di tutti
avendola vista coi suoi occhi e vissuta sulla sua pelle.
Addirittura
del genio! Sono oltremodo lusingata, ma credo di non meritare questi
complimenti, credo di sentirmi già sopravvalutata quando qualcuno mi chiama
scrittrice ^_^ Ad ogni modo mi fa molto piacere sentirlo, scrivere mi piace
molto e sapere che altri apprezzano ciò che produco mi rende oltremodo
orgogliosa. Grazie davvero.
Spero
che ti piaccia anche il chappy 26, aspetterò curiosa
il tuo commento, ciao e a presto, un bacione e tanti auguri di un sereno 2009! Nyssa
Ciao, per piacere, cerca di funzionare bene e di lasciarmi il layout di
stampa anziché questo schifo di layout web
-Vai via, Gardis,
non sono affari che ti riguardano – non era proprio la risposta da dare ad una
domanda
-Potresti dirlo se
non ci fosse in palio così tanto. Ma non ti lascerò far tornare questo mondo al
caos e al terrore della gioventù dei miei genitori…
-Che ne vuoi
sapere te di un mondo del genere? – era per questo che aveva sempre cercato di
proteggerla. Perché non dovesse mai vedere il buio in cui lui era vissuto;
Gardis abitava un’epoca felice, il dolore e la sofferenza non sapeva neppure
dove stessero di casa. Eppure, se lui non avesse smesso e di amarla e di
supportare suo fratello, presto tutto questo sarebbe accaduto e la felicità
della sua Gardis sarebbe diventata dolore e terrore.
-So più di morte e
distruzione di quello che puoi anche solo immaginare – replicò ferrea
-Non raccontare
stupidaggini – il suo commento era davvero poco galante, non c’era che dire,
stava tirando fuori il gentiluomo che era in lui… ma doveva mandarla via,
rischiava troppo, doveva salvarla almeno per un po’.
-Ah sì? E che cosa
vuoi saperne te di me? Molto meno di quello che credi.
-Non fare la
filosofa
-Io non faccio
filosofia. Io faccio giustizia. Levati da quel muro. Ora so qual è il mio
compito in questo mondo
-Non mi sposterò –
dichiarò adamantinamente lui parandosi di fronte a
suo fratello che aveva chinato gli occhi
-Kitt, non ti
voglio ammazzare, spostati!
-No! Lui è mio
fratello, se vuoi ucciderlo devi uccidere anche me!
-Lui è Voldemort!
-Non è vero!
-Spostati
-Non lo farò
Gardis
prese un respiro e si voltò verso i suoi amici che guardavano increduli quella
scena
-State indietro –
ordinò, prontamente obbedita da Jeff che fece arretrare di qualche passo gli
altri tre, Jacob abbracciò Karen che piangeva per la sua amica, sapendo cosa
significasse rinunciare al proprio amore. Le battè
affettuosamente una pacca sulla testa cullandola appena.
Gardis
sorrise a quei due, erano la sua motivazione, era per costruire un futuro
migliore per loro due che combatteva, anche per loro. E per Jeff ed Hestia, perché potessero avere almeno la possibilità di
lottare per il loro amore contrastato. Perché potessero dimostrare ciò che
volevano diventare.
Per
Albert e Philip Canon, perché potessero realizzare il loro sogno e diventare
cronisti e inviati speciali della Gazzetta del Profeta e, chissà, magari anche
aprire un loro giornale.
Per
Merrick, il suo compagno della squadra di quidditch, che voleva entrare negli ApplebyArrows.
Per
FitzOsbert, che, con tutti i suoi difetti, aveva
comunque il diritto di coltivare i suoi smisurati sogni di gloria.
Per
le sette sorelle Longbottom, sette angeli e l’ottava
in arrivo.
Per
i fratellini di Jeffrey e per quelli di Hestia e
Jacob, ancora troppo innocenti per vedere la crudeltà del mondo.
Per
suo fratello, che aveva il suo peso da portare avanti e una relazione con
un’umana che da un giorno all’altro poteva trasformarsi nella sua cena.
Per
Ciel, che cercava di far funzionare quel rapporto e comprenderlo nelle sue
diversità.
Per
Astaro, che di sofferenze del mondo ne aveva viste
decisamente troppe dalla sua nascita perché ce ne fossero ancora, che aveva
visto morire i suoi fratelli preferiti.
Per
Seraphin che aveva mille difetti, ma se c’era
giustizia a quel mondo, lui non avrebbe più dovuto soffrire.
Per
Aisley che gli stava accanto e che lo supportava. Che
per fargli piacere l’avrebbe addirittura sposato nonostante pensasse seriamente
che come coppia fossero decisamente male assortiti.
Per
il papà di Seraphin, perché potesse avere il calore
di una famiglia come non gli era mai stato concesso.
Per
Rowena, la cui felicità tanto contrastata era
cominciata da troppo poco tempo per essere brutalmente rovinata.
Per
Ransie, che aveva il diritto alla sua libertà.
Adesso,
vedendo lui, sapeva che doveva fare, sapeva qual era il suo posto e il suo
compito.
Sfoderò
la bacchetta.
-Stai in guardia,
Christopher
Lui
espirò profondamente
-Sono pronto, se è
una battaglia quello che vuoi
-Io voglio solo la
pace
-Belle parole, ma
la tua bacchetta dice altro. Vuoi la pace anche a costo di sacrificare un
innocente?
-Non ci sono
innocenti in questa stanza. – affermò risoluta constatando che, come aveva chiesto,
i suoi amici erano oltre il bordo della porta.
Per
quanto la riguardava l’innocenza l’aveva persa ben prima. Per Kitt, sapeva che
era lo stesso, di pari passo con la vita che aveva vissuto. E Lachlan che era Voldemort non lo si poteva chiamare innocente.
-Ti sbagli
-No
-Ti dico di sì.
Mio fratello non è Lord Voldemort!
-Ma sentiti!
Addirittura “Lord” lo chiami… - ribattè con scherno,
lui arrossì, ma non abbassò la guardia di fronte a lei
-Lachlan non è Voldemort!
-È nato dalle sue
cellule, ha il suo stesso sangue. Tu come me lo chiami questo?
-Non basta quello
per fare di una persona un malvagio!
-Raccontalo a
qualcun altro, adesso spostati
-No. Lui è mio
fratello anche se fosse Lord Voldemort. Non ti
lascerò fargli del male.
-Allora era questo
quello che proteggevi da così tanto tempo? Quello che era pericoloso?
-Già. Tu non
avresti capito come non stai capendo adesso
-Cinico
-No, solo
realista.
-Certo, perché non
è realtà che lui è nato secondo un processo di clonazione? Vuoi nascondere la
verità? Vuoi negare che tua madre l’ha messo al mondo?
Kitt
si morse un labbro mentre la mano con cui teneva la bacchetta gli tremava
piuttosto visibilmente
-Con tutto quello
che leggi sei ipocrita come tutti gli altri! – gridò con furore
-Lascia stare,
Chris – Lachlan gli mise una mano sul braccio scuotendo la testa – ha ragione
lei
-Non è vero! –
urlò quasi isterico lui – non basta nascere in una stalla per fare di un uomo
un cavallo! – protestò contro tutti
-Sarebbe meglio
per tutti se lei mi uccidesse. – continuò l’altro Black
- Non mi piacciono le persone che stai aiutando.
-Neppure a me. Ma
tu sei mio fratello e ti voglio bene. Posso aver sbagliato a supportare i
mangiamorte per proteggerti, ma nient’altro, nessun’altra mia decisione è degna
di biasimo tranne questa e anche se non è la migliore, la porterò a termine
fino alla fine – detto questo si voltò verso la bionda che dal bordo estremo
della piazzola rotonda lo fissava con la bacchetta pronta; non avrebbe mai
saputo dire quale incantesimo volesse lanciargli, ma la luce nei suoi occhi lo
spaventava a morte molto più della magia. Non aveva mai ucciso, neppure per ciò
in cui credeva. Lei sì, però. Lei sapeva come si faceva. Lei sapeva cosa si
provava. Lei era convinta. Lei l’avrebbe fatto, se l’avesse ritenuto
necessario, e lui le stava dando la convinzione per ritenere necessarie le loro
morti.
Ma
era lì che sbagliava.
Sbagliava
a credere che Lachlan fosse Voldemort, Lachlan era
suo fratello, Lachlan non voleva distruggere il mondo. Lachlan avrebbe
combattuto solo per proteggere ciò a cui teneva, non aveva mai fratto
distinzione tra purosangue e mezzosangue, non gliene importava niente delle
prediche di sua zia a proposito della superiorità dei maghi, dell’inettitudine
del mondo.
Lachlan
non si sarebbe mai unito di sua spontanea volontà a quella setta di pazzi se
non ci fosse nato in mezzo.
Lo
sapeva!
Era
così!
Nessuno
come lui lo sapeva. Nessuno come lui sapeva che Lachlan non era Voldemort.
Avrebbe
difeso quell’idea perché era l’unica cosa in cui credeva e che sapeva essere
giusta.
E
gli dispiaceva disputare una simile battaglia con l’unica persona che fino ad
allora l’aveva capito.
Con
l’unica ragazza che pur non sapendo nulla gli era stata accanto, che l’aveva
sostenuto.
E
sostenendo lui aveva sostenuto la loro causa.
Lei
era l’unica ragazza che amava, a cui voleva bene.
Ma
ciò non la rendeva automaticamente né una santa né in grado di comprenderlo del
tutto.
Gardis
non stava capendo.
Gardis
credeva fermamente in ciò che vedeva e lei vedeva Lachlan come la copia di Voldemort.
Ma
non era così!
Gardis
credeva nella pace che aveva visto fin’ora, desiderava proteggerla, ma non
aborriva quella battaglia quanto lui.
Chris
non lo poteva sapere, ma di battaglie Gardis ne aveva viste molte tramite le
proprie memorie e quelle di Rago.
I
sentimenti che la Regina dei Demoni aveva provato durante la sua millenaria
storia nel mondo, le cose che aveva visto.
Gardis
sapeva cos’era la sofferenza anche per il semplice fatto di essere lei stessa
un essere quasi immortale.
Gardis
credeva nella pace in cui aveva vissuto perché sapeva che nella maggior parte
della storia non v’era stata.
Gardis
sapeva uccidere e detestava sé stessa per questa sua natura.
Uccidere
non la spaventava, ma lo faceva perdere la persona più importante della sua
vita.
Tenne
a freno la collera con se stessa che era andata a sviscerare quel mistero.
Se
avesse perso troppo il controllo, Rago sarebbe uscita
e allora non avrebbe saputo dire cosa sarebbe accaduto, ma nulla di piacevole.
Chris
poteva essere il Byakko, ma non aveva consapevolezza
di sé, a differenza di quelli che l’avevano preceduto, mentre Rago aveva dalla sua secoli di esperienza, di sangue negli
occhi, soprattutto delle sue prede.
Rago
aveva visto la sua città distrutta, il suo amore perso per sempre, era tornata
per cercarlo trovando solo un Byakko che la odiava; se
avesse ritenuto di dover proteggere, come Gardis, la pace del mondo moderno,
allora Kitt sarebbe morto.
Rago
aveva ben meno remore di lei a uccidere e senz’altro meno di lui.
Era
la sua natura.
Non
avrebbe esitato, non avrebbe aspettato.
Era
come aveva detto Astaro, erano nati in un mondo e in
un tempo dove uccidere era per sopravvivere, era normale, era semplicemente per
vivere e sfamarsi, in pochi rinnegano la propria natura, ma coloro che da quel
tempo ancora provenivano difficilmente avrebbero abbandonato ciò che erano
veramente: predatori di carne umana.
Era
per questo che uccidere era la loro natura, perché erano nati per quello.
Uccidere per mangiare, che differenza fa tra un umano e un bue? Ben poca. Il
bue capisce perché lo si vuole uccidere, conosce le regole della natura,
l’umano no perché ci mette in mezzo la morale e si sente sempre una vittima;
gli uomini hanno dimenticato da troppo tempo le leggi naturali che regolano il
mondo.
La
bacchetta della bionda si illuminò e quando il bracciò si spalancò, due schiantesimi si abbatterono contro la parete dietro le
spalle del moro, due crepe simmetriche si formarono tra le rocce mentre queste
si sbriciolavano.
Era
bene cominciare con qualcosa di leggero.
Nonostante
credesse fermamente che lui fosse nel torto, voleva un combattimento leale.
Lui
avrebbe fatto altrettanto? Dopotutto lui appoggiava i mangiamorte, era stato
cresciuto da quella gente, sarebbe stato disposto a sacrificare la vittoria
totale per una battaglia giusta con la sua amica di sempre?
Christopher
rimase immobile mentre Lachlan riemergeva dalle sue spalle scrutando triste il campo
vuoto di fronte a lui.
Il
ragazzino tirò a sua volta fuori la bacchetta, ma il fratello maggiore scosse
la testa
-Se mi uccide
scappa via, non combattere con lei.
-Ma…
-Fa’ come ti ho
detto!
-D’accordo –
Lachlan sembrava riluttante – ma secondo me sbagliate tutti e due
-Questa è la
nostra storia.
-Non è vero! Tu
dovevi stare insieme a lei! Avreste dovuto combattere insieme! Dalla stessa
parte! Non scontrarvi qui per colpa mia… lei ci può aiutare!
-Stai zitto,
Lachlan – lo rimproverò il maggiore, - questo non è il momento per mettersi a
piangere – sussurrò vedendo gli occhi verdi del fratellino diventare lucidi
-No che non sto
zitto! Ti prego, abbandona tutto e vai da lei, ci aiuterà, me lo sento!
-No, lei non può
fare niente per noi perché pensa che tu sia un mostro! Non è un super eroe!
Il
ragazzino urlò fuggendo di fronte a lui
-Ti prego, non
uccidere mio fratello, io non voglio uccidere nessuno! – implorò verso la Gryffindor
-Non è colpa tua
Lachlan – Kitt si spostò di fronte a lui. A Gardis non sarebbe importato in che
ordine, Lachlan doveva morire, per quanto la riguardava poteva anche lasciare
vivo Kitt
-Sì che è colpa
mia! Mi sarei dovuto uccidere molto tempo prima!
E
corse da un lato, lontano dal fratello
-Uccidimi, Gardis,
fai un favore all’umanità e a mio fratello! Non possiamo andare avanti così…
almeno lui vivrà felice
-Lachlan –
minacciò con tono duro il moro, domandandosi con che coraggio riuscisse a dire
qualcosa del genere, come poteva vivere felice sapendo che suo fratello era
morto per mano della donna che amava?
-È sbagliato ciò
che abbiamo fatto fin’ora, Chris, non ti saresti mai dovuto abbassare ad
assecondare quella gente solo per salvare me! Non lo merito e non va bene! Non
hai sempre ragione! Anche tu sbagli! È vero, non sono altro che un corpo che
cammina creato da quello di un altro! Tu ne hai passate troppe per colpa loro!
Lasciali perdere, dai retta a me! Tu lo sai meglio di me, non sono quello che
sembro! – protestò ancora il ragazzo
-Lachlan,
smettila! È proprio per quello che ciò che fa Gardis non va bene…
-Qualcuno
finalmente dice come stanno davvero le cose – annuì lei che se ne stava in
attesa al suo posto con le braccia conserte
-Tu stai zitta! –
il tono di Kitt era furioso
-Non dirmi cosa
devo fare!
-Invece lo faccio!
-Cos’è, non ti sei
mai preoccupato di quello che pensa davvero tuo fratello? Oppure pensavi
davvero di avere sempre ragione? – Kitt aveva imparato poco dalla storia di Rago
-Stai zitta
Gardis!
-Beh, quando
avrete finito la chiacchieratina familiare, fatemelo
sapere, così possiamo ricominciare da dove avevamo interrotto
-Fa’ silenzio!
Kitt
lanciò di prepotenza un incantesimo contro di lei che andò a collidere proprio
sopra la sua testa facendo un grosso segno sul muro, i capelli della bionda
ondeggiarono alla brezza della magia, ma lei rimase impassibile a fissarlo, gli
occhi, uno celeste e uno ambrato, lo scrutarono con profonda gravità nella posa
scomposta in cui lui si trovava al momento, come se stesse combattendo contro
la rabbia.
Probabilmente
anche il vero Dresda aveva avuto una situazione del genere.
Rago era
stata crudele a dirgli che lui era la sua reincarnazione.
Si
fronteggiarono mentre lui continuava a nascondere i suoi occhi. Dalla bacchetta
di lui, legno di abete rosso con scaglie di Nero delle Ebridi, partì una magia,
Gardis mosse appena la mano e questa scomparve nel nulla, senza impatti, come
se non fosse mai stata lanciata.
Il
moro ne rimase un po’ stupito, ma non si scompose attendendo che lei facesse la
sua mossa. E il legno di betulla di lei si mosse con tanta velocità che il Ravenclaw non si accorse neppure di un incantesimo dalla
scia bluastra che, con una forza inaudita, lo spinse contro la parete,
sollevandolo addirittura dal suolo.
Cadendo
in ginocchio, lui si decise finalmente a guardarla dalle sue iridi scintillanti
mentre col bordo della camicia si asciugava un rivolo di sangue che gli usciva
dalla bocca. Mosse un piede cercando di stare in equilibrio, con qualche
evidente difficoltà dopo il colpo subito.
In
realtà lei non stava combattendo, stava pensando alle strane parole di Lachlan.
Se avesse combattuto davvero, a quell’ora di lui sarebbe rimasto poco.
-Kitt, perché
credi tanto in questa faccenda… Lachlan è Voldemort…
-Tu pensi davvero
che lui sia davvero il Signore Oscuro?
Gardis
sembrava spiazzata da quella domanda, le sembrava che avesse rinunciato a farla
ragionare, perché all’improvviso le poneva un simile quesito?
–Beh, certo, lui è
una copia!
-Sei come tutti
gli altri. Non vuoi vedere… - Kitt sorrise quasi con compassione, la sua
espressione prima furiosa e scomposta si addolcì improvvisamente mentre la
guardava da oltre la coltre di capelli neri che gli copriva gli occhi, le iridi
blu che Gardis tanto amava. Il simbolo della grande distanza di idee tra loro
era espressa dal fatto che non si guardassero negli occhi.
Detestò
non poterlo fissare direttamente. Lui però non ebbe il coraggio di farglieli
vedere, gli occhi dei Black, gli occhi di un Byakko.
I
mangiamorte non erano riusciti a ucciderlo e così lui aveva usato quello stesso
potere per salvare Lachlan.
Per
anni, mentre il suo fratellino cresceva, si era preoccupato che potesse
diventare davvero come il malvagio Voldemort
originale, se fossero riusciti a plagiarlo, ma Lachlan era un bravo bambino e
allora aveva fatto tutto il possibile per proteggerlo da quelle menti malvagie.
Non
è la propria nascita o il sangue che ci scorre nelle vene a dire ciò che si è
veramente, nessuno meglio di lui poteva dirlo.
-Certo il corpo di
Lachlan è stato creato da quello di Lord Voldemort –
si morse appena la bocca – ma nel profondo lui non è Tom Riddle!
– urlò – lui è mio fratello! Lui è Lachlan! Lachlan Black!
Ti sembra che Tom Riddle sia uguale a Lachlan Black? Ho lottato tutta la vita per far sì che Lachlan non
diventasse un semplice sinonimo di Tom. E posso dire di esserci riuscito!
Lachlan è Lachlan e Tom era Tom. Possono somigliarsi finchè
vuoi, ma non saranno mai la stessa persona! Anche io avevo paura! Ma un
fratello non può avere paura del proprio fratellino, soprattutto se questi non
farebbe male ad una mosca! E se per proteggere lui devo stare dalla parte dei
mangiamorte perché non gli facciano del male o non lo facciano a mia madre, ci
starò fino alla morte e mi farò marchiare ancora e ancora! Cerca di capire,
Gardis… non hai anche tu persone a cui vuoi così bene da sacrificare te stessa?
Per cui compiresti addirittura una scelta sbagliata per il loro bene?
Gardis
le aveva, quelle persone, e le scelte sbagliate per il loro bene le aveva già
compiute, poteva capire bene ciò che lui voleva esprimerle.
-Chris… - Lachlan
sembrava commosso da quelle parole
-È questa l’unica
cosa in cui credo. Non ho certezze nella mia vita. Solo mille domande. Ma se
c’è una cosa chiara è che devo proteggere Lachlan, perché anche lui è innocente
come i tuoi amici! Perché se loro hanno il diritto di vivere la loro vita come
preferiscono, lo stesso diritto ce l’ha anche lui e io devo difendere quel
diritto per lui! Perché Lachlan è un innocente, perché temo per lui ogni volta
che i mangiamorte gli parlano… perché lui è il mio prezioso fratellino e non ti
lascerò ucciderlo senza fare niente! E se lo ucciderai, sappi che avrai un
innocente sulla coscienza! E il mio odio con te per tutta la vita!
-Non fare il
moralista, Kitt, non è il momento – bofonchiò lei
-Sì, è il momento
giusto. Prima di usare la forza devo cercare di convincerti! Lui non è Voldemort! Una volta ti fidavi di me, perché adesso per te
è tutto così diverso? Io penso ancora che tu possa comprendere la verità! Sei
stata tu che hai sempre cercato la verità tra le menzogne, perché questa volta
ti fermi alla superficie? Perché non scavi un po’? Perché non mi credi più,
Gardis…?
-Perché tu mi hai
mentito, Kitt – rispose lei, sentendosi in colpa per quella mancanza
-Sapevi che ti
mentivo già da prima. Lo so benissimo. A Natale me lo hai detto chiaramente.
Non sono così cieco. Probabilmente sapevi delle mie menzogne dalla prima volta
che ci siamo incontrati. Ti prego, cerca di guardare oltre l’apparenza… se ci
uccidi adesso non saprai mai qual è la vera verità…
La
bionda parve aggrottare la fronte.
Kitt
la stava pungendo sul vivo e sulle sue credenze più forti: la verità e i
sentimenti. La verità era la sua vita, lei aveva sempre cercato solamente quella,
perché questa volta doveva cambiare?
Ma
allo stesso tempo, perché fidarsi di un traditore?
Abbassò
di poco la bacchetta e si voltò verso il lato dello spiazzo dove, impaurito,
stava Lachlan stesso.
Tremava.
Lord
Voldemort tremava davanti alle leggende del mondo: il
Byakko e la Sohryu che non
si amavano e non si uccidevano. Litigavano.
Rago e
Dresda avevano mai litigato come loro in quel momento?
C’erano
state incomprensioni?
Sapeva
che spesso Rago era risentita con lui perché Dresda
aveva l’abitudine di far correre un po’ troppo la cavallina, ma addirittura a
quel punto da perdere rispettivamente la fiducia l’uno nell’altra?
Rago non
l’aveva mai smarrita, Dresda però sì. Si era ucciso e aveva messo incinta una
ragazza umana. Aveva creato una tragedia di mille e passa anni.
Possibile
che tra i due fosse sempre lei quella che doveva aver fede? Perché per una
volta non lo faceva un po’ lui?
Però…
c’era da dire che Dresda aveva tutti i diritti di darla morta. Non sapeva
dell’Anima Azzurra, lei non glielo aveva comunicato.
Dresda
le aveva mandato un ciondolo, Astaro glielo aveva
detto. Forse le cose sarebbero state diverse se Astaro
non fosse stato risentito con lui e lo avesse consegnato alla sorella?
Forse
anche Rago aveva sbagliato a prendere quella decisione
da sola, avrebbe dovuto parlarne con lui perché ormai erano “due” non più
“uno”. Forse anche lei aveva poca fiducia in quello che dicevano di essere:
una coppia. Loro due come si sarebbero comportati?
-Ti sta bene così,
Gardis?
Quelle
parole le rimbombarono nelle orecchie.
Il
destino è qualcosa che ci si costruisce con le proprie mani, è sbagliato
lasciare che gli avvenimenti ci scivolino semplicemente sopra.
E
decise che doveva tentare. Non costava nulla. Doveva cercare di rimediare
all’errore che la stessa Rago, che stimava fino
all’inverosimile, aveva commesso non parlando con Dresda.
Fino
ad allora non aveva mai pensato che si fosse trattato di un errore suo, ma il
racconto di Astaro e le parole di Christopher la
stavano facendo riflettere un po’ troppo.
-Lachlan, vieni
qui – ordinò al bambino. Lui lanciò un’occhiata a Chris che gli accennò un
assenso esitante, rimanendo comunque all’erta.
Kitt
aveva spesso saputo che i Malfoy giocavano sporco, ma non poteva credere che
Gardis, la SUA Gardis, facesse altrettanto. Non poteva aver chiamato suo
fratello solo per fargli un tiro mancino e ucciderlo senza preavviso dopo aver
fatto credere una piccola pace.
Gardis
diceva di volere la giustizia. Il fine giustificava i mezzi?
Con
il respiro trattenuto aspettò che suo fratello attraversasse la zona e
arrivasse davanti a lei.
La
bionda si chinò di fronte a lui con sguardo torvo e serio che tradiva un’età
ben superiore a quella che dimostrava.
Gli
afferrò il viso sotto il mento e lo guardò fisso negli occhi mentre l’altro non
sapeva dove posare i propri, a disagio di fronte alle iridi di colori
differenti.
Era
già un indizio, Voldemort non avrebbe mai abbassato
lo sguardo, non l’aveva fatto con Silente, figuriamoci con una sporca ragazzina
con madre mezzosangue come lei, uno scherzo della natura, come la definivano i
più.
-Che vuoi farne
della tua vita? – domandò con voce chiara e ferma stringendo di più la presa
-Io… non lo so. –
balbettò confuso Lachlan spostando di continuo le iridi verdi
-Rispondi, non ce
l’hai un sogno? Qualcosa, una speranza da realizzare…
-Io… non te lo so
dire. Non ci ho mai pensato. Non me lo ha chiesto mai nessuno… - provò pietà
per lui mentre sentiva i suoi amici alle spalle a loro volta trattenere il
respiro
-Niente di niente?
- Indagò ancora, usò la legilimanzia, ma era davvero
come se lui non avesse mai riflettuto sulla cosa e al momento nella sua testa
stessero turbinando una serie di idee, una dietro l’altra, alla ricerca di
quella più giusta da esprimere. Non ce n’era una che potesse essere paragonata
a quelle di Lord Voldemort.
I
mangiamorte gli avevano insegnato a usare l’occlumanzia,
le sue barriere, nonostante avesse appena undici anni, erano alte e solide. Ma
lei aveva dalla sua un potere diverso. E sapeva che non aveva idea di cosa
dirle.
-Veramente… una
cosa c’è – disse all’improvviso e sottovoce mentre lei stava davvero per non
sapere più che cosa decidere
-Cosa?
-Io… voglio
sposarmi
-Sposarti? –
indagò perplessa alzando un sopracciglio
-Sì, con Izayoi –
la bionda spalancò le iridi
-Ma è tua sorella!
-No… - Lachlan
abbassò gli occhi. Perché Izayoi non era loro sorella se assomigliava così
tanto a Kitt?
Lei
si alzò in piedi e fissò gli occhi blu di Christopher, lui non aveva sentito,
aspettava il verdetto di lei per ricominciare a combattere.
Lachlan
attirò la sua attenzione
-Tu… quando mi hai
chiamato, non hai avuto paura che ti uccidessi? Che fosse una trappola?
Bambino
ingenuo…
Lo
guardò con compassione e fu tentata di passargli una mano sulla testa in un
gesto affettuoso, chiaramente fuori luogo. C’era tristezza nella sua voce
quando rispose
-No. Anche volendo
non avresti potuto farlo
E
prima che lui dicesse altro, lo fece allontanare, ma Lachlan tornò indietro
ancora una volta e le sussurrò piano all’orecchio
-Mio fratello ti
vuole davvero bene, sono sicuro che questo combattimento sta facendo male a lui
come a te, posso giurarlo che non crede nelle stupidaggini dei mangiamorte! Io
non sono proprio come i mangiamorte vorrebbero…
La
bionda sorrise e lo rimandò per la sua strada senza rispondere.
I
suoi occhi incontrarono quelli finalmente scoperti di Kitt, segno che la loro
tanto tormentata fiducia era tornata l’uno nell’altra: era bastato poco.
Veramente
poco. E anche a perdonarsi tanto.
Era
la dimostrazione che i guai grossi possono succedere per delle piccolezze.
Adesso, qualunque cosa avesse deciso, Kitt aveva fiducia in lei perché gli
aveva dato una possibilità di dimostrare che cosa pensava e di far valere le
sue tesi e le sue idee. E lei aveva fiducia in lui perché aveva perorato la
propria causa e quella di Lachlan con ardore e trasporto, come un vero fratello
dovrebbe fare, usando l’intelligenza e dimostrandole che stava combattendo per
proteggere lui, non per l’ideologia che lo legava ai mangiamorte. A Chris non
importava dei purosangue e dei mezzosangue, ma importava di suo fratello e,
chiunque egli fosse, faceva bene a proteggerlo.
Lei
non faceva lo stesso? Non difendeva sempre Leonard quando la gente lo insultava
perché era un demonio che sbrana le persone senza discernimento? Lei stessa non
era a consolarlo le volte che lui si sentiva un mostro? Lei che era un demone…
lei che era “strana”. Lei poteva capire Lachlan e Christopher perché era
entrambi: da bambini Seraphin l’aveva sempre protetta
contro le angherie di quelli che la evitavano non solo per la sua natura,
nascosta ai più, ma anche perché aveva gli occhi di colori differenti, quel
semplice dettaglio irrilevante era bastato a farle odiare se stessa, salvo poi
accettarsi per quel che era, come era giusto, e guardare finalmente il mondo
dall’alto delle sue iridi, dall’alto della sua heterocrhomiairidium.
Le
iridi screziate di blu di Kitt sembravano chiederle di dargli una risposta al
più presto, finchè lei non avesse parlato il loro
combattimento non sarebbe continuato né si sarebbe esaurito. Lei in realtà
aveva già deciso, ma non era nella posizione di poter essere l’unica giudice di
quella situazione.
Hestia le
tocco appena una spalla volendole parlare, sfuggendo agli occhi vigili di Jeff
che avevano confinato gli altri oltre la soglia della Camera dei Segreti, al di
fuori della faccenda, irrimediabilmente tacciati di “innocenza”.
-Siamo con te – le
sussurrò la sua migliore amica stringendole la mano sinistra e abbracciandole
le spalle, Gardis annuì quasi commossa di quel supporto
-Sappiamo che
prenderai la decisione giusta – annuì Karen slacciandosi dall’abbraccio
dell’altro gemello Potter e andando a prenderla a braccetto, stringendola come
faceva spesso con Ciel durante le loro chiacchierate da “sorelle maggiori”
-Vi voglio bene –
ammise imbarazzata da tanto affetto mentre Jeff annuiva contento e il sorriso
gli si allargava sulla faccia e Jack arrossiva, sistemandosi le lenti
rettangolari sul bel naso Weasley ereditato dalla
-Ci hai insegnato
qual è la verità e a guardare oltre. Noi non possiamo decidere senza di te,
abbiamo tutti nascosto qualcosa, chi più, chi meno… - furono le parole di Hestia mentre guardava Karen, Jeff, il suo amato Jeff, suo
fratello che per quasi nove anni aveva nascosto a Gardis di essere innamorato
di lei, e poi i due ragazzi di Corvonero
-Sappiamo che hai
già preso la tua decisione – affermò sicura Karen con una rinata tranquillità e
una nuova fiducia – l’esperienza ci ha insegnato che tu prendi sempre la
decisione giusta
-No, non sempre –
si affrettò a dire l’altra bionda
-Gardis, è la
decisione giusta
-Nessuno avrebbe
potuto pensarci più di te – confermò il rosso passandosi un dito sotto il naso
– come facevano a sapere che aveva già riflettuto su tutto e scelto? E come
facevano a sapere cosa lei avesse deciso?
-D’accordo
-Ora vai a dire a
quei due poveretti che sistemerai tutti i casini al posto loro – aggiunse
dandole un colpetto affettuoso sulle spalle e spronandola verso i ragazzi
dell’altra Casa.
Gardis
annuì, felice di avere degli amici che la capissero. Metteva da parte la morale
bigotta che si insegnava tra persone perbene per loro, per una ragazza che era
andata a chiedere a suo fratello “fa’ l’amore con me” senza neppure sapere che
cosa significasse far l’amore, e per un’altra che aveva il coraggio di sfidare
addirittura il mondo benpensante amando suo cugino.
Mosse
un passo verso il moro tenendo gli occhi puntati sulla propria bacchetta chiara
tra le dita, indecisa su come riferirgli della decisione presa. Lachlan
tratteneva il respiro impaurito, Kitt la scrutava truce cercando di anticipare
le sue parole, ma era emotivamente troppo coinvolto per essere obiettivo e,
come ogni volta, sapere ciò che voleva dire prima ancora che aprisse bocca,
come gli altri.
Fece
per parlare quando un particolare rumore di passi attirò la sua attenzione
verso la porta e, aprendosi a ventaglio i suoi amici mostrarono l’immagine del
Caposcuola delle serpi con le consuete scarpe di cuoio martellato: era quello
il suono tipico, solo Leonard portava scarpe di pelle di drago a scuola, erano
inconfondibili e il loro rumore lo si sarebbe potuto riconoscere addirittura in
un intero negozio di calzature.
Il
biondo studiò la situazione con sguardo truce mentre un caschetto di capelli
scuri apparve da dietro la sua schiena dopo l’ingresso trionfale e Ciel palesò
la sua presenza quale accompagnatrice del Principe.
Le
dita lunghe e affusolate andarono svelte ad allentare maggiormente il nodo
della cravatta verde e argento che il rampollo Malfoy portava al collo.
-Gardis, che
staresti facendo? – chiese con malgarbo beccandosi un’occhiata velenosa dalla
sorella
-Che cosa ci fai
qui? Nessuno ti ha chiesto di venire – lo rimbeccò acida mentre il moro
dall’altra parte della stanza stringeva maggiormente la bacchetta: le cose si
stavano facendo sempre più complesse. Leonard non avrebbe MAI capito.
-Seraphin era preoccupato per qualcosa che gli hai detto
-Ah sì? E questo
cosa c’entra?
-Ho detto a Rudiger di tenere d’occhio il dormitorio di voi grifoni
-Che bravo, sai
anche far pedinare le persone. – Gardis sembrava infastidita dalle parole del
fratello
-L’ho fatto solo
perché rischi di prendere la decisione sbagliata
-Ah sì? Beh, io e
te ne sappiamo parecchio di “sbagliati”, vero fratellino? Quindi di che ti
preoccupi?
-Gardis, sei
troppo coinvolta in questa faccenda per fare una scelta lucida e obiettiva
-Non dirmi quello
che devo fare, le mie decisioni so prenderle da sola senza che tu mi aiuti
-Gardis…
-No, Leonard, non
ti dovevi impicciare
-Spiacente, è una
cosa che mi riguarda da vicino
-Ciò non ti
giustifica – gli occhi dorati di Leonard si posarono freddamente sul Black che aspettava la risoluzione della bionda e seguiva
con apprensione quel piccolo litigio tra titani, era diverso da quelli a cui
tutti erano abituati, i sottintesi qui la facevano da padroni.
Leonard
si sentiva particolarmente invischiato in quella storia di mangiamorte che
riguardava il ramo cadetto dei Black e che era
cominciata con la nascita di Voldemort e della sua
perduta sorella gemella Lachesi, questo perché era
proprio a causa di tutto ciò se ormai si ritrovava al mondo come un vampiro e
non come un comune essere umano.
***
Spazio autrice: so che vi sembrerà strano, ma vi devo dare un indizio
per capire una cosuccia, chissà se l’avete già intuita… c’è una frase che ho
scritto appositamente e che esprime due concetti, l’avete trovate? Aiutino: la
parola “proprio” è il centro di questo piccolo mistero, sono sicura che avrete
già capito perché, a differenza mia che sono una lettrice assai tarda, voi
capite sempre tutto al volo!
Mi
piacerebbe davvero mettermi a ringraziarvi tutti, ma questa sera non ho proprio
tempo, mi scuserete, vero? Sappiate che comunque devo dare un grazie di cuore a
tutti voi che mi lasciate quelle splendide recensioni, possibile che le miste
storie vi sembrino sempre così belle? Comincio a pensare che siete dei pessimi
bugiardi… anno nuovo e vita nuova, comunque, ormai anche questa storia, come si
capisce dall’atmosfera, è agli sgoccioli, stavo pensando a cosa scrivere dopo,
ma sono ancora molto confusa e il capitolo finale che sto buttando giù ha
ancora bisogno di qualche ritoccatina, quindi penso
che prima mi dedicherò ad ultimare questa, poi penserò alla proxfic, certo è che non vi libererete di me così
facilmente come qualcuno senz’altro spera, credetemi, ne so qualcosa, per
esempio mi capita con autori dei libri che non mi piacciono che continuano a
scriverne e scriverne ancora tanto che imploro pietà (ogni riferimento a Moccia è puramente voluto, scusatemi ma lo detesto
visceralmente).
Ora
vi lascio davvero, scusate per il commento stringatissimo, ma il tempo è quello
che è e sono certa che voi lo sapete bene… a presto e un bacione grandissimo,
benvenuti in questo 2009!
Quattro persone al centro della pedana circolare si fissarono mentre
sentimenti diversi attraversavano la mente di ciascuno di loro
Quattro persone al centro
della pedana circolare si fissarono mentre sentimenti diversi attraversavano la
mente di ciascuno di loro.
Altri cinque erano indietro,
appena oltre la soglia della porta e stavano guardando con sano terrore tutte
quelle scene concitate che scorrevano decisamente troppo veloci di fronte ai
loro stralunati occhi.
Ciel, sentitamente
preoccupata, si stava tormentando le mani, Karen, impaurita dalla piega che
aveva preso la discussione tra Gardis e Leonard, tremava tra le braccia
protettive di Jack che, tuttavia, guardava dritto di fronte a sé senza sapere
bene cosa pensare.
Appesa al braccio di Jeff, Hestia pregava davvero che tutto quel casino terminasse.
Aveva cercato un’avventura, ma adesso vedeva che cosa spingeva davvero i suoi
genitori a prodigarsi per la pace, per la tranquillità, perché apprezzassero
tanto la monotonia di tutti i giorni.
Tempo di pace e tempo di
guerra.
Sembra sempre quello
sbagliato.
-Gardis, fatti da
parte – disse freddo Leonard facendo un cenno alla sorella e preparando la
bacchetta di fronte al viso per un duello, Kitt emise un sospiro e fece
altrettanto, se proprio non si poteva evitare… era pronto.
Non che Leonard avesse
bisogno di una bacchetta per combattere, i vampiri in genere non ne sentono
tutta questa necessità, ma manteneva il suo rispetto per Kitt che aveva portato
avanti fino in fondo la sua ideologia, e voleva combattere alla pari e
sconfiggerlo ugualmente.
Lo detestava, lo detestava
profondamente, se non fosse mai nato la mamma non sarebbe stata morsa e lui ora
sarebbe stato un ragazzo normale, ma visto che le cose erano già successe e il
passato non si poteva cambiare, o così pensava fosse giusto, un combattimento
sleale non sarebbe servito a dargli la vita qualsiasi che aveva sognato per
così tanto tempo.
Gardis poteva forse
nascondere la sua natura, ma lui? Era troppo lampante, era troppo evidente,
eppure a lei era andata peggio, aveva davvero da lamentarsi così tanto?
Forse no, per questo adesso
combatteva lealmente. Sì per ciò che aveva perduto, perché nessun altro dovesse
avere un’infanzia sentendosi chiamare “mostro” a causa dei mangiamorte, ma
soprattutto per lei, per sua sorella, che dai mangiamorte aveva ottenuto una
cosa ben peggiore. Per il futuro di pace, per la pace di tutti.
Gli dispiaceva che fosse
proprio lui, Christopher, il suo avversario, ma forse era meglio così.
Sarebbe riuscito a
trattenersi a quel modo se di fronte a lui ci fosse stata Bellatrix,
oppure suo marito?
Il braccio s’inclinò tendendo
il tessuto bianco della camicia all’altezza del gomito e la punta della
bacchetta si tinse di un inusuale colore biancastro, il colore degli schiantesimi di alta potenza.
Kitt si preparò sulla
difensiva, con qualche incertezza a causa delle ferite già riportate, era da
pazzi cercare di respingere un attacco del genere, poteva anche essere un
mangiamorte, ma senz’altro era intelligente a sufficienza da valutare
obiettivamente rischi e pericoli. Doveva schivare la magia o al primo round
sarebbe già stato ko, i vampiri hanno poteri magici ben superiori a quelli dei
maghi comuni, lo aveva studiato e Rago glielo aveva
confermato, Leonard doveva essere un vampiro piuttosto potente vista la magia
che aveva nelle vene e dato che la sua “creatrice” era Evangeline…
D’accordo. Schivare
l’attacco.
Con sguardo glaciale Leonard
fece per lanciare la magia quando Gardis comparve all’improvviso con le braccia
spalancate poco distante da lui, sulla traiettoria dello schiantesimo
diretto al moro che stava dietro le sue spalle, a qualche metro di distanza.
La luce saettò contro una
barriera invisibile rimbalzandoci sopra e andando a colpire il soffitto,
distruggendo un grosso blocco di pietra.
Chris rimase stupito di
vederne la potenza, ma ancora di più da lei, sempre lei: Gardis.
Perché lo aveva fatto? E che
cosa aveva fatto?
Non poteva essere tanto forte
da deviare addirittura un colpo simile, eppure non l’aveva neppure sfiorata, la
sua barriera protettiva doveva essere un mastodonte.
-Non lo toccare,
Leonard – disse risoluta – devo ancora finire con lui – aggiunse come se suo
fratello avesse appena cominciato a divertirsi con un suo giocattolo
-Spostati, sai
anche tu che è la cosa giusta
-No, ha ragione
lui
-Non farti
incantare da tante belle parole
-So quello che
faccio
-No. Ora levati
-Non lo farò
-Gardis…
-Stai in guardia
fratello, se ti ostini su questa strada non sarà lui che dovrai affrontare
Nessuno dei due aveva
gridato, a differenza delle loro consuete liti: era un sintomo della gravità
della situazione.
I due si fissarono qualche
istante mentre nella sala calava il silenzio pesante dell’attesa, rotto
solamente da degli strani picchiettii, probabilmente le tubature o l’acqua che
colava da qualche parte.
Karen fissò pensierosa quei
due, domandando mutamente a sua sorella come mai l’atmosfera fosse così tesa,
Ciel però era ancora più in ansia perché, a differenza di Karen, sapeva che
Leonard era un vampiro e non capiva come Gardis potesse trattenere gli attacchi
di un essere che le era tanto superiore.
Leonard mosse due passi
incrociati verso destra, Gardis, sempre mantenendo il contatto visivo, si mosse
di qualche passo indietro, mantenendosi sulla traiettoria di eventuali magie
-Spostati – ordinò
a Christopher che ancora seguiva tutto quel trambusto senza capire come lei
potesse essere tanto forte, ad ogni modo si affrettò ad ubbidire
-Perché sei così
ostinata? – le chiese il fratello
-Perché ha ragione
-Ti fidi di una
persona che ti ha mentito anche nella menzogna?
-Di che menzogna
stai parlando?
-Il tuo caro amico
Kitt non ti ha detto tutto, vero Chris? – chiese con un ghigno perfido sulle
belle labbra
-Kitt, a che cosa
si sta riferendo?
Gardis voltò un attimo la
testa verso di lui, distogliendo gli occhi da quelli ambrati di suo fratello,
percepì il singhiozzo trattenuto di Lachlan; neppure il tempo di domandare
ulteriori spiegazioni che un incantesimo di offesa apparve sulla punta della
bacchetta del biondo che si affrettò a scagliarlo contro la sorella.
Stupito da tanta crudeltà,
Kitt rimase basito al suo posto, peccato che Gardis, che fino a mezzo secondo
prima aveva l’attenzione concentrata nelle sue iridi blu, si fosse
inspiegabilmente accorta della magia e fosse addirittura riuscita a deviarla
con un gesto secco che aveva fatto vorticare la luce dello schiantesimo,
mandandolo a colpire dritto la parete dietro Leonard e facendo ondeggiare i
capelli biondi di entrambi.
Incredibilmente e
inspiegabilmente. I suoi movimenti erano stati fulminei, lui stesso aveva
percepito solo un turbinio indistinto di colori.
-E dopotutto,
neanche tu gli hai raccontato tutta la storia, non è vero sorellina? Cos’è, non
ti fidi di lui? – il tono di scherno di Leonard non piacque alla minore dei
Malfoy che digrignò i denti pericolosamente. L’aveva volutamente provocata
perché Christopher sospettasse della sua vera natura, maledetto Leonard. Dopotutto
non tutti deviano lo schiantesimo di un vampiro con
una mano e un diavolo per capello, senza graffi né niente.
Assestandogli un’occhiata
truce, Gardis gli girò volutamente le spalle e, a braccia distese lungo il
corpo, con l’espressione impassibile, si rivolse al suo migliore amico, ignorando
l’altro Malfoy: nessuna sua magia, in quel momento, sarebbe riuscita a
oltrepassare la sua difesa.
-Christopher, di
che sta parlando Leonard? – gli domandò glaciale
Per qualche istante il Ravenclaw fu in grado di guardarla negli occhi, nonostante
le mani gli tremassero visibilmente, poi però fu costretto a interrompere il
contatto visivo, non certo di riuscire a reggere alla fermezza con cui lei lo
squadrava e analizzava.
Era capace come Izayoi di
leggere nella mente senza che la vittima potesse opporsi?
Forse no, ma la sua sicurezza
avrebbe senz’altro lasciato dire di sì a chiunque avesse avuto la brutta
esperienza di essere sondato da quegli occhi strani. Soprattutto se si stava
nascondendo qualcosa.
Altro silenzio, la classica
quiete prima della tempesta, Gardis stava aspettando come un ragno nella
ragnatela, ben conscia del fatto che lui sarebbe capitolato.
Leonard, con le braccia
incrociate e il sorriso vittorioso, aspettava che si smuovesse qualcosa.
Nella stanza, una volta
ritrovo sacro di Salazar Serpeverde, c’era un
silenzio irreale, rotto soltanto dai respiri affannati di paura di cinque
persone, ormai oltre la porta, quasi prossime alla fuga dal terrore.
Kitt, che stava ancora
cercando di resistere, si sentiva preso in una morsa di ferro, non riuscendo a
decidersi su cosa fosse meglio tra le tante idee che aveva in mente.
Di una cosa era certo, però:
quei due Malfoy gli facevano paura.
Sentiva il martellare del suo
cuore nel petto che gli rimbombava a ritmo forsennato nelle orecchie creando
ancora più confusione nella sua mente dove vorticavano immagini del passato e
del presente e, soprattutto, segreti celati.
Leonard e Gardis, c’era da
dirlo, sapevano come ottenere ciò che volevano.
Vide il petto del vampiro che
non si alzava ed abbassava, sapeva che la maggior parte di loro respirava per
pura e semplice abitudine, non perché ne avessero davvero necessità, ciò non lo
aiutò.
Il respiro di Gardis, invece,
a differenza di suo fratello, era perfettamente visibile mentre tendeva la
stoffa del camicia e poi la rilasciava.
Il bottone creava tante
piccole pieghe intorno all’asola, sinonimo che presto avrebbe dovuto spostarlo.
Ormai percepiva solo dettagli. Dettagli che lo distraevano.
-Perché non le
dici come stanno davvero le cose? – s’insinuò la voce di Leonard in
quell’atmosfera irreale – perché non le dici di tua sorella Izayoi?
Chris provò autentico terrore
in quel momento, avvertendo il gelo del sudore che dalle tempie e dalla nuca
gli scorreva sulla pelle. Non aveva paura per la sua vita, aveva paura per
quelle terribili parole
-Perché non le
dici che è LEI LordVoldemort? O meglio, Lady Voldemort – aggiunse con una smorfia di superiorità il
maggiore dei due fratelli
Come faceva Leonard a
saperlo? COME?
Le iridi gli si dilatarono
negli occhi mentre il suo cervello assimilava una volta dopo l’altra il
significato di quella frase.
Izayoi, Izayoi!
Era lei, era vero. Aveva
mentito, aveva negato. Perfino giurando di dirle la verità aveva raccontato a
Gardis una frottola.
Si sentì sprofondare mentre
stranamente il braccio cominciò a dolergli. Ma lui voleva che lei accettasse
Lachlan anche se fosse stato Voldemort, voleva che
credesse nel suo stesso ideale: una persona nasce dall’educazione E dal sangue,
non solo una delle due cose.
Si voltò a guardarla
aspettando di vedere i loro progressi sgretolarsi come un castello di sabbia.
Gardis, di fronte a lui, non
aveva il respiro affannato di una rivelazione improvvisa e di simile portata.
Aspettava.
Come facesse ad essere così tranquilla,
non lo sapeva.
Forse perché per lei non
importava quale dei suoi fratelli fosse davvero il clone di Voldemort,
forse sapeva che le aveva mentito ancora una volta?
-Lo sapevo –
confermò con la sua voce fredda e lontana, come se provenisse da un altro mondo
– sapevo che mi avevi raccontato una menzogna ancora una volta. Non sei mai
stato bravo a mentirmi, Kitt – dichiarò gelida e lui provò estrema vergogna che
il suo soprannome, sempre accompagnato da un sorriso o dalla sua voce calda,
assomigliasse adesso al peggiore degli insulti.
Aveva ferito Gardis nella
cosa a cui lei teneva di più: la VERITA’.
Gardis viveva per la verità e
lei stessa ne era l’emblema. Non c’erano mai state bugie sulla sua bocca, solo
cose non dette.
Lui, a differenza sua, aveva
sempre detto troppo, mentendo.
-Kitt – ripetè la bionda con una certa impazienza, spronandolo a
parlare. Se le avesse raccontato tutto adesso, sarebbe riuscito a farsi
perdonare? No, quello senz’altro no, il suo peccato andava al di là del perdono
di qualcuno che amava la verità come lei, ma… lei sarebbe stata in grado di…
comprenderlo?
Sperarlo era inutile.
Per diciotto anni della sua
vita aveva visto solo bugie. I mangiamorte non erano riusciti ad ucciderlo né a
piegarlo e ne era sempre stato fiero: pensava con la sua testa e ragionava
altrettanto, nessuno l’aveva condizionato; se stava ancora con loro era solo
per il bene di Izayoi. E di Lachlan.
Ma ora la connivenza di cui
si era macchiato per tutto quel tempo gli bruciava sulla pelle, era una macchia
di quelle che non si possono cancellare.
Voleva farle sentire questi
sentimenti, dirle che se stava coi “cattivi” era solo per salvare i suoi cari,
per una buona causa, stava tergiversando per cercare un modo di salvare tutto
ciò che aveva amato senza dover rinunciare a qualcosa, era diventato debole,
dopo aver incontrato Gardis, l’amava troppo per riuscire a separarsene, anche
se AVREBBE DOVUTO.
Voleva troppo che lei capisse
e questa sarebbe stata la sua rovina, sua e di tutto ciò in cui credeva.
Tirando un sospiro mesto, il
moro abbassò la bacchetta, come se non avesse più la forza di rialzarla,
puntarla contro qualcuno e continuare come prima.
Un'altra serie di colpi come
i precedenti, provenienti chissà da dove.
Gardis aspettava e lui sapeva
che stava per spifferare tutto.
-Gardis, io… - le
iridi blu si sollevarono su di lei cercando qualche indizio di cosa le passasse
per la mente, ma l’espressione truce della bionda era impenetrabile, tanto che
aveva seri dubbi sul fatto che pure sua sorella riuscisse a leggerle dentro,
sembrava pensare ad altro.
Le parole gli facevano
difetto, non riusciva ad esprimere una cosa così semplice con una frase di
senso compiuto e quel martellamento dietro la testa non lo aiutava.
Alla fine alzò gli occhi,
deciso a vuotare il sacco, raddrizzò la schiena e sollevò il mento: era pronto
per la battaglia finale, quella contro sé stesso.
-Io devo dirti una
cosa – esordì – io…
-Levatevi
immediatamente di lì! – Leonard lo urlò all’improvviso con tono d’ordine, tanto
che, concentrato com’era sul suo discorso, Kitt non capì neppure il motivo di
tanta agitazione.
Ma vide all’improvviso i
capelli biondissimi di Gardis sfrecciare nella sua direzione e, l’attimo
seguente, qualcosa lo spinse lontano colpendolo all’addome e provocandogli un
dolore allucinante alle costole.
Chiuse gli occhi senza
capire, udendo delle grida concitate, poi la vista cominciò ad annebbiarglisi.
***
Gardis, ansimante, rimase al
suo posto dopo aver spinto lontano Kitt, le calze che portava si erano sdrucite
nella furia mentre col ginocchio aveva strisciato per terra, il sangue,
infatti, imbrattava la sua pelle candida.
Pregò che suo fratello non
fosse tanto affamato da perdere il controllo per un graffio del genere.
Un blocco di pietra andò a
schiantarsi contro la sua barriera magica mentre udiva alle spalle il fragore
in ritardo dell’esplosione.
Senza perdere tempo alla
ricerca dei responsabili di quell’attentato, controllò le condizioni di
Leonard, incolume, poi quelle di Chris che, riverso al suolo, si stava tenendo
la camicia, mentre il petto si alzava ed abbassava a ritmo scoordinato e il
tessuto si imbrattava di rosso.
Non ci pensò due volte e si
rialzò, dirigendosi verso di lui, ignorando completamente il danno causato
dall’esplosione che si era avuta.
Anche lei, come Leonard, l’aveva
percepita prima che accadesse, fatto sta che il tempo risparmiato non era stato
sufficientemettere Kitt al sicuro.
Lei poteva anche rimanersene
dov’era, niente di tutto quello avrebbe potuto scalfirla, ma lui… era un
arcimago, certo, ma non aveva coscienza dei suoi poteri e al momento era
vulnerabile quanto qualsiasi altro normalissimo mago. Si era ferita per lui.
A passo spedito si avviò
verso il punto dove il moro giaceva privo di sensi, stava giusto a metà strada
quando una risata satanica si diffuse per l’ambiente, echeggiando tra le
antiche mura della Camera dei Segreti e disperdendosi verso l’alto.
Era familiare.
L’aveva udita una volta e non
l’avrebbe mai più dimenticata.
Era una risata crudele, era
perfida.
Era malvagia.
Era la risata che le aveva
rovinato la vita, così come l’aveva rovinata a suo fratello e, stando a quanto
asseriva, anche a Kitt e ai suoi cari.
Era qualcosa di impossibile
da scordare e che al solo sentirla faceva montare la collera dentro o venire i
brividi.
Il suo senso di vendetta si
risvegliò all’improvviso fermando la sua avanzata.
Conosceva a chi apparteneva.
Una volta era stata molto più
che sufficiente.
Era la risata malefica della
zia Bellatrix.
***
Christopher aprì a fatica gli
occhi dopo aver perso conoscenza, non riuscì a mettersi seduto sentendo un
dolore lancinante all’addome dove era stato colpito da qualcosa che,
guardandosi attorno, riconobbe come un grosso blocco di pietra scaraventato
dall’esplosione di poco prima, subito dopo che Gardis l’aveva spinto via: se
non l’avesse fatto gli avrebbe distrutto il cranio.
Cercando di non pensare alle
fitte continue e al segno rosso che gli inzuppava la camicia, si appoggiò al
gomito e fissò un po’ più avanti del suo corpo visivo.
Non era difficile scoprire
chi aveva innescato la detonazione perché al centro del foro circolare nella
parete, che conduceva in un’altra stanza di grosse dimensioni, stavano ferme
due persone con sguardo strafottente e arrogante, due persone che conosceva
benissimo: zia Bellatrix e zio Rodolphus.
Lontano, verso la parete,
Leonard li stava fissando con uno sguardo talmente omicida che, se fosse stato
nei coniugi Lestrange, al posto che rimanersene fermo
lì se la sarebbe data a gambe levate, ma c’era da dire che la fede in Voldemort della zia Bellatrix era
incrollabile e, se possibile, lui era ancora riuscito a peggiorare la
situazione, ma Gardis e Leonard e tutti gli altri dovevano capirlo, l’aveva
fatto per sua madre…
Gardis, già… stava in piedi
rivolgendo la schiena alla coppia, aveva gli occhi vitrei e fissi come se
dentro di lei si stesse agitando un uragano e non sapesse bene come fare, le
sue mani sottili erano chiuse in un pugno nervoso e serrato che le aveva reso
le nocche bianchissime da tanta forza stava usando, che voleva fare quella
piccola pazza?
Rimase stupito di vedere il
suo ginocchio destro con le calze strappate e il sangue che colava come se lei
neppure se ne accorgesse, la scia di macchioline vermiglie cominciava qualche
passo dietro di lei, poco distante dall’enorme blocco che aveva rischiato di
colpirlo e… ora non aveva dubbi su chi fosse la responsabile del prolungamento
della sua vita e, a farci caso attentamente, c’era un punto non lontano dalla
grossa pietra che formava un cerchio di granelli e massi sgretolati sul
pavimento: era stata lei, senza dubbio, ma come?
La vide chiudere lentamente
gli occhi mentre il suono della voce gracchiante della zia era impresso nelle
pareti del luogo che per tanti anni aveva sognato di vedere e nel quale stava
per entrare vittoriosa perché chi si sarebbe potuto opporre a lei? Gardis era
una comune ragazza, seppure il suo spirito fosse indomito e Leonard doveva
senz’altro avere qualche punto debole che Bella non si sarebbe risparmiata di
utilizzare a suo favore.
Gardis prese un respiro
profondo, se avesse liberato Rago in quel momento per
una mancanza di autocontrollo, probabilmente tutto ciò che esisteva nell’arco
di un chilometro si sarebbe trasformato in briciole, anzi, meno, atomi. Rago non doveva venire fuori, non ora, non era il momento.
Si morse la lingua nella
speranza che il dolore riuscisse a renderla più cosciente mentre sentiva il
pulsare del suo cuore e ancora il riso di quella donna malvagia nelle orecchie.
Non l’avrebbe perdonata.
Se avesse ucciso, non se ne
sarebbe pentita.
Che la condannassero pure ad Azkaban, non era una gran cosa, ne valeva la pena.
Il moro la vide, sembrava che
si stesse trattenendo, poi, d’improvviso, lei spalancò gli occhi che sembravano
molto più vividi e brillanti di quanto lo fossero mai stati.
Allargò le palme delle mani e
notò che erano segnate da tante piccole mezzelune formate dalle unghie curate
che si era conficcata nella carne.
Gli sfuggiva qualcosa, c’era
un dettaglio fondamentale che non riusciva ad afferrare.
Perché Gardis era così
strana? Tutti conoscevano BellatrixLestrange, anche lei senz’altro, perché era così
tranquilla? No, era qualcosa di diverso che non sapeva esprimere, ma certo non
era terrorizzata e, malgrado tutto, neppure Leonard.
La bionda non si voltò a
guardare la mangiamorte dal buco nella parete, ma tornando alla sua camminata,
procedette nuovamente nella direzione del giovane Black,
più che decisa a fare ciò che voleva, la vendetta doveva aspettare se non
voleva distruggere la vita di molti innocenti, oltre a quella dei malvagi che
erano lì presenti.
Si abbassò per afferrarlo per
un braccio e rimetterlo in piedi quando, toccata la sua spalla, la mano entrò
in contatto con qualcosa di irrealmente freddo e, alzando a sua volta le iridi
di colori differenti, vide davanti a sé la figura del più giovane dei fratelli
di Rago: Astaro.
Astaro era con loro? Astaro stava
dalla loro parte?
Il vampiro, seppure non con i
capelli albini e gli occhi rossi, sembrava dirle che era pronto per un bel giro
di giostre, Astaro aveva voglia di sgranchirsi le
gambe e questo le piaceva, doveva solo fare attenzione affinchè
quell’odio che aveva dentro non trasformasse la vendetta in un massacro al
quale, probabilmente, né Leonard né il millenario fratello di Rago sarebbero stati in grado di resistere.
Senza fare troppo sforzo, il
ragazzo rimise in piedi il Caposcuola dei Ravenclaw e
lo sorresse con il braccio
-Sei dei nostri? –
gli domandò gelida Gardis e Kitt non potè fare a meno
di notare che il fegato non le mancava di certo, lui stava letteralmente
tremando di paura, o forse era semplicemente l’emorragia, fatto sta che non si
fidava di quel tipo e, in verità, neppure della Malfoy, ormai, la scena
sembrava troppo come qualcosa di premeditato.
Come risposta lui sorrise e
si passò lentamente la lingua sui canini affilati: ottimo!
Christopher questa volta non
si trattenne dal rabbrividire mentre la sua compagna non pareva troppo colpita
dalla cosa e, anzi, sfoggiò il suo consueto ghigno made-in-malfoy
che, tuttavia, al momento gli appariva ancora più pericoloso del sorriso
mortale di Astaro.
-Va’ da lei –
ordinò l’antico vampiro indicando un gesto la donna che ancora aspettava, o
forse erano passati solo pochi istanti, l’ultimo dei Black
non avrebbe saputo dirlo – qui me ne occupo io
Accennando un assenso, Gardis
voltò le spalle e mosse qualche passò verso la mangiamorte, formando un
triangolo perfetto tra i due vampiri ai suoi lati che attendevano, l’uno
all’erta e l’altro che stava curando le ferite di Christopher come se non
fossero nel mezzo dei preliminari di una battaglia terribile.
Gli occhi di Gardis
saettarono verso il fratello, una muta affermazione
-Ciel! – ordinò
subito dopo il primogenito dei Malfoy; la Longbottom,
che era rimasta impietrita molto più indietro assieme agli altri, si riebbe di
colpo, cogliendo finalmente la gravità di ciò che si stava per scatenare là
sotto – porta via gli altri
-Ma… - tentò di
protestare la ragazza, un’occhiata raggelante dei due Malfoy la indusse a
tacere e annuire involontariamente, come se fosse mossa da una volontà
superiore che si era impadronita del suo corpo.
Gli amici di Gardis, che
stavano provando del sano terrore come Kitt, non se ne sarebbero voluti andare,
ma sapevano che in quel momento la volontà di Gardis era legge, avrebbe potuto
far fare loro quello che voleva e lei, lo sapevano, non voleva coinvolgerli in
quel combattimento.
Avrebbero voluto essere al
suo fianco, ma sarebbero stati un impiccio, un peso e, soprattutto, non
richiesti.
-Portati via anche
Rudiger. – ordinò imperioso lo Slytherin
– portali al dormitorio del Grifondoro e non farli
uscire di lì
Ciel lo udì appena mentre
conduceva oltre le scale tutto il drappello di ragazzi.
-Lachlan, va’ con
loro – furono le parole gelide della Malfoy, Lachlan si impietrì sul posto,
indeciso sul da farsi, ma Chris non lo stava aiutando, troppo preso a capire e
farsi guarire le ferite al momento con una magia che sembrava presa
direttamente dai tomi di incantesimi proibiti.
Vedendo che il bambino non
ubbidiva, la ragazza si spazientì
-Fa’ come ti ho
detto o giuro che ti ammazzo qui sul posto!
Il Corvonero,
terrorizzato, si affrettò a scappare, più che certo che, viste come si erano
messe le cose, quella tipa strana sarebbe stata capacissima di farlo. Era un
bene che suo fratello fosse riuscito a convincerla della loro buona fede perché
sarebbe stata pura follia battersi con lei.
-E ora a noi – e
si rivolse direttamente a quella che era stata la maggiore delle zie di suoi
padre, colei i cui capelli erano stati neri come il carbone, ma che ormai, col
tempo e con la vecchiaia, erano diventati striati di bianco sulle tempie,
conferendole un’aria particolarmente pericolosa.
-Ma guarda chi si
rivede, la cara nipotina Gardis, non sei contenta di rivedermi, Gardis? –
domandò facendo sibilare pericolosamente l’ultima lettera del nome
Christopher, che aveva
riacquistato un po’ di forza, ma che ancora si teneva il tessuto macchiato contro
la pelle, alzò gli occhi stupito: nipote?
Bellatrix era la zia di Gardis? Non capiva… lui l’aveva sempre
chiamata zia, ma che legame aveva con la minore dei Malfoy?
-E’ bello rivedere
una famigliola tutta riunita, vero Rodolphus? –
chiese al marito che era rimasto in silenzio. – il mio nipotino, la mia
nipotina… oh, povera Gardis – aggiunse con fare falsamente dispiaciuto – forse
non lo sapevi che quel bel tipo laggiù è il mio nipotino?
Gardis ghignò, lo sapeva
benissimo. C’era stato un momento in cui aveva addirittura sospettato che fosse
suo figlio, era un bene che non lo fosse, ma dopotutto era anche impossibile,
Kitt non sarebbe mai potuto diventare così bello con due genitori del genere.
-E tu, specie di
traditore, pagherai anche per questo! – grugnì nei confronti del ragazzo ancora
dolorante
Astaro, che ancora lo aiutava a stare in piedi, gli strinse
simbolicamente il braccio
-Non fare caso a
lei – gli sussurrò appena – non è che una misera umana – aggiunse – e in questa
stanza non lo è nessuno di noi… - fece presente con un sorriso perfido
-Credo allora che
sia il caso di fare tutte le presentazioni, nipote, perché forse ti sei perso
qualcosa – blaterò ancora la seguace del Signore Oscuro – lascia che ti
presenti i nipoti della mia sorella traditrice Narcissa
– e con un gesto della mano indicò i due fratelli Malfoy davanti a lei – il poooovero Leonard, costretto a diventare vampiro per colpa
mia – aggiunse - e…
-…e il mostro che
tu stessa hai creato, zia Bella – la prevenne Gardis – vista la tua età
dovresti badare a come parli – sottolineò col suo fare affettato da figlia di
papà la biondissima Malfoy
Christopher passò
alternativamente gli occhi su Leonard e sul Prefetto dei Grifoni come se li
vedesse per la prima volta, o fossero loro spuntate antenne e orecchie verdi
sulla testa tipo Shrek.
-Il mio nipotino
acquisito – continuò Bellatrix con un ghigno –
Christopher DeLaci. Black.
Eccolo finalmente alla luce
il mistero. Il segreto che nessuno doveva sapere. Lui non era un Black, esattamente come gli avevano detto sia Rago che Astaro, avevano ragione
perché, in effetti, lui era un DeLaci. Era il figlio
di un DeLaci e di una Black,
una Black speciale, discendente della stirpe di Lord Voldemort che aveva dato i natali al clone del Signore del
Male.
Lui era quel bambino perduto
che per anni gli Auror avevano cercato.
Lui era l’ultimo.
Sentì il peso di quelle
parole sulla propria schiena, che gli bruciavano la pelle, ma soprattutto il
cuore e le gambe gli cedettero, Astaro non ebbe
difficoltà a sorreggerlo, mentre la donna pareva compiaciuta della reazione che
aveva suscitato in lui e, infatti, un ghigno perfido si dipinse sulle labbra.
-Non credi di
esserti dimenticato qualcuno? – la voce sembrava comparire dal nulla e Bellatrix si guardò attorno alla ricerca del proprietario,
l’unico a cui non aveva prestato attenzione era quel tipo alto assieme a suo
nipote che al momento la stava fissando non con occhi di sfida, ma piuttosto
divertito.
-Chi sei? Che cosa
vuoi?
-Come sei
sgarbata… una volta non eri così aggressiva… facevi finta di essere dolce e
arrendevole
-Non so di cosa tu
stia parlando! – gridò
-Forse non hai
detto a tuo marito di aver avuto un amante? Beh, più d’uno, a quanto ne so, ma
io sono stato senz’altro il migliore… - la modestia dei vampiri, ma chi era, il
gemello di Leonard?
Rodolphus dette segni di nervosismo e infatti sposto la mano,
che prima teneva nascosta nell’abbottonatura dell’abito, al suo fianco, facendo
intravvedere che non era di carne, ma di legno.
-Sul serio non ti
ricordi? Oh, che vergogna, Bella cara… - la stava nel frattempo prendendo in
giro Astaro – Ah, forse ho capito, è perché quando ci
siamo conosciuti io non avevo questo aspetto, ma quest’altro!
E l’attimo seguente,
compiendo in parte la metamorfosi di tutti i vampiri pronti per la caccia, i
suoi biondi da studente di Drumstrang divennero bianchissimi.
Bellatrix trattenne un singulto mentre avvertiva la guancia di
suo marito tendersi all’inverosimile. Impossibile non ricordare quel tipo, era
rimasto da loro tre anni e poi, puff! Scomparso nel
nulla, chissà dove.
-Hai fatto delle
cose molto brutte, vero Bella cara? – continuava nel frattempo il figlio di Theanu e Andrekasi, proprio lui
che in quanto a certe cose doveva tenere la bocca chiusa. E continuava a usare
quel linguaggio fintamente familiare
-Cosa c’è, zia Bellatrix, qualcosa ti preoccupa? – chiese Gardis con
un’innocenza ben simulata
-Stai zitta,
puttanella altezzosa! Sei come quella stupida di mia sorella! Ma intanto niente
potrà fermarmi adesso! Il mio piano è completo, uccidetemi pure, Lord Voldemort è tornato
-Perdonami ma mi
considero molto migliore della tua “povera” sorella… e comunque dovresti
smetterla con tutta questa boria
-È qui che ti
sbagli, carina, il bambino che hai appena mandato via perché hai il cuore
debole non è nient’altro che il Signore Oscuro in persona
-Permettimi di
contraddirti, ma sei tu che stai sbagliando, zia! – gridò Kitt staccandosi dal
supporto sicuro del braccio di Astaro e barcollando
verso di lei – non te ne sei neppure accorta… - e sorrise quasi con cattiveria
- …non ti sei accorta che lui non è Voldemort, ma è
LEI!
-Che cosa? – Bellatrix, incredula, lo ficcò con sguardo d’odio profondo,
ma allo stesso tempo senza capire
-Izayoi! – il nome
della sorellina di Christopher riecheggiò nella sala mentre tutti facevano
silenzio
Le teste del gruppo si
voltarono in sincrono alla sinistra mentre, da una colonna si avvertivano i
tacchi delle scarpe di qualcuno e, subito dopo, i capelli neri di lei apparvero
raccolti in una lunga treccia fermata da un fiocco blu, la divisa perfetta dei Ravenclaw e gli occhiali rettangolari sul naso.
Bellatrix boccheggiò e suo marito diede segni di essere molto,
molto stupito. Era la copia sputata di Temperance, ma
gli occhi, quegli occhi…
-Non ti eri
accorta, zia Bella, che Lachlan non era davvero il Lord Oscuro? Non ti sei
accorta – e in quel momento tutti giurarono che avesse la stessa voce piena di
sé e di fiducia nelle proprie capacità di ogni Black
sulla terra – che io avevo sostituito i bambini nella culla? Ricordi, zia,
quella notte dell’ultimo dell’anno? Non era il clone di Voldemort
che è nato, ma una bambina, una bambina Black. È
vero, metà dei suoi geni appartengono a Tu-Sai-Chi,
ma… non si può certo dire che LEI sia come LUI, non trovi? Credo che sia andato
storto qualcosa nei tuoi piani – fece presente, alludendo al fatto che ci
avesse messo lo zampino - E ti assicuro che lei non condivide di certo le tue
idee…
Izayoi aveva moltissimo dei Black, a cominciare dall’espressione e dallo sguardo; i
suoi occhi potevano anche essere verdi come un prato irlandese, ma non c’era
dubbio sul fatto che qualcuno dei suoi genitori fosse un Black,
praticamente dal “padre” aveva preso solo il colore degli occhi.
La mangiamorte fissò con odio
prima la ragazzina, che sostenne senza problemi la sua sfida, poi il nipote che
gli rivolse un sorriso di superiorità molto simile a quello che SiriusBlack aveva avuto stampato
sul volto ai tempi del suo ultimo anno a Hogwarts.
-Esperimento Fallito– aggiunse ancora il
moro sollevando le spalle e scimmiottando il tono con cui la stessa Bellatrix aveva decretato il termine dell’esperimento di
clonazione, ormai 11 anni prima.
No, l’esperimento non era
terminato, ma era senz’altro fallito.
Eccola lì davanti a loro Lady
Voldemort.
Gardis annuì, era questo che
aspettava da una vita, di sentire e vedere in Kitt, quello che c’era davvero in
lui, la strafottenza, l’arroganza, la sicurezza di chi la possiede ma non la
vuole usare. Non erano belle cose da cercare in una persona, ma i pappamolla
non erano fatti per stare con i Malfoy.
Era questo che amava: le
persone che sanno quello che fanno.
Ora capiva molto meglio
perché lui fosse così fissato nel dire che Lachlan non fosse Voldemort, in effetti non era lui quello nato dal ventre di
Temperance… e forse avrebbe dovuto capirlo prima
anche lei, era stata un po’ ottusa, vero?
Furiosa con tutti, Bellatrix lanciò contro il nipote una AvadaKedavra per levargli finalmente dal viso
l’espressione che era appena comparsa, la stessa che anche Zachariah
le aveva sfoggiato quando, sotto i suoi occhi attoniti, aveva distrutto per
sempre l’essenza di Lord Voldemort dalla Terra; ma la
magia, seguita dalla sua scia verdognola di morte, si infranse contro una
barriera invisibile davanti agli occhi fissi di Kitt che aspettava la sua
condanna, ormai sereno di essersi tolto un peso dalla coscienza.
Stupito da quanto aveva visto
il ragazzo si voltò verso il vampiro che era sopraggiunto alle sue spalle,
l’incantesimo che aveva visto era assolutamente identico a quello che aveva
usato Gardis poco prima.
-E’ stata lei? –
gli chiese stupito, Astaro sollevò gli occhi e guardò
da un’altra parte così il Black si voltò versa la
bionda, Gardis ghignò, ma negò e con l’indice indicò proprio lui, fu a quel
punto che Christopher entrò davvero in confusione: era stato lui? E come?
Manda via tua sorella gli disse lei nella sua mente. Lui si affrettò ad
annuire, poi con un cenno indicò ad Izayoi l’uscita e lei si affrettò ad
ubbidire scomparendo da dove anche gli altri se n’erano andati poco prima.
Gardis, compiaciuta, si
guardò attorno: alla sua destra Leonard con i capelli bianchissimi come neve e
gli occhi più rossi che gli avesse mai visto, stava aspettando proprio lei, era
arrivato il momento di mettere una pietra sul passato e chiudere quella storia
una volta per tutte.
Alla sua sinistra Astaro, anche lui con i capelli candidi e gli occhi
iniettati di sangue, ma la sua espressione era divertita piuttosto che
combattiva, evidentemente doveva trovare la loro rivalsa su Bellatrix
una cosa estremamente buffa, beh, era proprio da lui…
E per finire Christopher, con
la bacchetta stretta nella mano e lo sguardo da vero Black
appuntato sulla zia e su suo marito.
Annuì a quello spettacolo e si
voltò finalmente anche lei in quella direzione
-Game Over, zia – dichiarò
***
Scuse autrice:
Scusate scusate, non ho tempo né di salutare né di scrivere a tutti, ci vuole
già tutta che compili queste misere parole una dietro l’altra, ma se mi
mettessi a salutare non posterei in tempo il capitolo e ho già lasciato passare
troppo… sorry… spero che mi perdonerete, alla
prossima vedrò di essere un’autrice più calorosa ^_^
Gardis
stava mostrando quello che era davvero e questo affascinava Kitt che la
guardava come se l’avesse appena scoperta.
Sapeva
che Gardis, a differenza sua, non si preoccupava troppo di mostrare ciò che
c’era dentro di lei, anche se questo causava dei problemi, ma vedere la sua
personalità forte prendere il controllo della situazione, vedere i suoi occhi
farsi differenti e il suo sorriso, che probabilmente aveva ereditato da sua
madre, diventare freddo e calcolatore come quello dei Malfoy con tanto di
ghigno incorporato lo spaventava, lo spiazzava, ma, soprattutto, lo stregava.
Nonostante lui si fosse sempre definito una persona
duplice, solo in quel momento vedeva la portata di ciò che significava davvero
la parola “duplice”: Gardis aveva ereditato i sentimenti di sua madre e il
carattere di suo padre, ma… c’era un ma, in quel momento, come in altri che lui
non aveva mai visto, le due cose si sostituivano rendendo il suo carattere
attento e meticoloso come quello di Hermione e il suo
animo gelido e superiore come esigeva il cognome che portava. Non c’era situazione a cui
lei non potesse essere adatta, neppure una.
Deglutì
e mosse qualche passo nella sua direzione, mentre la bionda ancora gli dava le
spalle senza staccare gli occhi dalla zia che, furente, stava letteralmente
facendo fuoco e fiamme.
Le
prese la mano e la strinse forte.
Gardis
voltò la testa verso di lui e, per un attimo, il sorriso dolce di una mamma, lo
sguardo comprensivo di qualcuno che ti vuole bene, passò tra i suoi occhi,
nelle sue iridi, lo stesso di Hermione.
L’altra
si posò sulla sua e, lentamente, sciolse quel contatto mentre il capo veniva scosso da una parte e dall’altra con lentezza.
-Bellatrix ti ha fatto molte cose crudeli… - disse pacata con un tono appena percettibile, la mano destra
scivolò lungo la manica strappata del braccio sinistro di lui, scoprendo una
fasciatura che partiva dal polso e arrivava fino al gomito, proseguendo oltre;
con l’unghia dell’indice la percorse e, quando arrivò in cima, la stoffa di
cotone cadde, come se fosse stata tagliata di netto con un cutter, sotto spiccò
un simbolo nero, il marchio nero dei mangiamorte che, con probabilità, si era
lasciato fare per proteggere i suoi fratelli, reprimendo sé stesso come il
dolore che doveva aver provato.
Udì
la risata perfida dell’altra strega.
Le
dita bianche e affusolate di lei accarezzarono quello sfregio
-Non era il caso
che tu mi mentissi… sapevo che avevi questa maledizione – disse tranquilla come
se stesse toccando la testa di un fanciullo, quasi
certamente con lo stesso sguardo di sua madre mentre compiva lo stesso gesto:
era un marchio non voluto, un segno imposto, una maledizione in ogni senso del
termine. Come già suo padre ne era stato portatore e ancora lo portava, a volte
in quelle persone c’era l’orgoglio di chi sa di poter dimostrare che se si
crede davvero in qualcosa si va oltre alle belle e filosofiche parole, perché
si può scegliere di essere mangiamorte per molti motivi, e non tutti sono
cattivi.
Perché
loro due, Draco e Christopher, portavano
una maledizione che non si sarebbe cancellata, l’avevano accettata per una
ragione diversa dal credere nel Signore Oscuro, ma chiunque li conosceva
davvero poteva dire che né l’uno né l’altro erano dei VERI mangiamorte.
Christopher
cercò di dire qualcosa, ma il dito di lei gli si posò
sulle labbra imponendogli il silenzio più con uno sguardo che con quel gesto.
-So che t’ha fatto Bellatrix – disse
ancora spostando la mano destra e allentando la presa con cui lui teneva ancora
il suo polso – ora vedrai che cosa ha fatto a me.
Mentre
una forza strana lo portava indietro intravide sotto
il polsino inamidato della camicia bianca l’orologio che lei portava sempre
alla sinistra e, all’improvviso, rammentò qualcosa che, per una serie strana di
ragioni, fino a quel momento gli era sfuggito: il quadrante.
Il
quadrante dell’orologio aveva forma circolare ed era molto sottile, ma
all’interno vi era filigranata una mezzaluna, una mezzaluna rivolta all’ingiù
in oro giallo il cui bordo correva per tutto il vano
circolare, la mezzanotte, segnata dalle lancette appuntite come spilli,
era proprio al centro della forma.
Emise
un sussulto.
Era…
In
quel preciso momento avvertì una forza magica violentissima, strana,
particolare, come pescata dai più recessi ricordi della sua mente, qualcosa di
nuovo e allo stesso tempo familiare avvolgere la sottile figura di lei, alcune
folate di vento girarono per le pareti circolari.
Spostò
alternativamente lo sguardo sugli altri due studenti della sala, stranamente
due vampiri, con occhi e sguardo differente stavano entrambi attendendo,
all’apparenza non eccessivamente preoccupati. Solo Leonard pareva avere gli
occhi stranamente severi, accentuati dal colore innaturalmente rosso, la sua
espressione, in genere beffarda, mostrava ciò che era davvero.
Kitt
si sentì come un bambino dell’asilo messo nella stessa classe degli scolari
delle elementari, non era che un ologramma di ciò che
doveva apparire, ma non si era accorto che lo stesso era per altre persone
all’infuori di lui. Per molte persone. Forse per tutti, anzi,
senz’altro per tutti e tutte. Si sentì davvero ingenuo, e lui che aveva
creduto di essere l’unico, lui che non vi aveva fatto caso… Gardis, Leonard,
molti altri erano senz’altro maschere e attori migliori di lui.
Dicevano
che i Ravenclaw erano intelligenti, lui doveva essere
il primo Corvonero stupido della storia della Casa…
Vide
i capelli biondi mossi da un venticello irreale che, notò un cerchio dorato
formarsi intorno a lei e poi i capelli cominciarono a schiarire sempre di più, finchè non divennero di un bianco candido come la neve,
allungandosi e arricciandosi, sfiorandole appena la schiena. Notò spuntare una
parte del corno dorato della Regina dei demoni e
immaginò che stessero allungandosi anche le zanne. Si stava trasformando, stava diventando…
-Rago? – domandò piano mentre tutto taceva e gli occhi di
sua zia erano quasi spalancati, non dal terrore ma dallo stupore
La
ragazza, chiunque fosse, si voltò, poi scosse la testa. Non era Rago. Non era Gardis.
Kitt
la fissò ammutolito e con la bocca aperta
-Non sono Rago – mormorò una voce delicata, ma non quella della Sohryu, bensì quella molto più familiare della sua compagna
del Grifondoro – sono Gardis – aggiunse e sorrise.
Era
vero, non era Rago.
Assomigliava
a Rago terribilmente, aveva i capelli bianchi come
lei, aveva i canini prominenti, il corno sulla fronte e il suo stesso potere,
lo avvertiva, ma non era lei. Gli occhi azzurri come zaffiri della donna non
c’erano su quel corpo ancora adolescente, differente da quello di donna fatta
che era l’antica regina, rimpiazzati da due ametiste che brillavano come se
fossero state diamanti.
Gardis,
del colore dell’ametista.
Istintivamente
si domandò se fosse nata così e per quel motivo sua madre
l’avesse chiamata Gardis.
La
mano di lei si allungò nella sua direzione, lei non
l’aveva scacciato, poco prima, l’aveva semplicemente allontanato perché potesse
riflettere su ciò che lei era davvero e prendere la decisione sulla parte da
cui schierarsi, se appoggiarla o meno, se spaventarsi e correre via, se
evitarla, ripudiarla, averne paura.
Non
se lo fece ripetere e si avvicinò, notò che le unghie erano lunghe e a forma di
mandorla, ma non v’era smalto sopra. Non c’erano emozioni visibili.
Gardis
era sé stessa e quello era ciò che era davvero.
Mezza demone,
mezza umana.
Ma la sua
parte umana aveva sempre avuto il sopravvento, come Rago
gli aveva insegnato.
Capiva
molte cose, ora, e molte altre gli sfuggivano. Gardis sapeva tutto da tanto
tempo, perché non glielo aveva detto? E l’orologio a forma di mezzaluna?
-Tu non sei… Rago? – le domandò quando le loro dita si sfiorarono,
Gardis negò ancora
-Rago è solo Ragoe io sono solo Gardis, l’unica cosa che abbiamo in comune è
il potere… e metà del mio sangue appartiene al mondo dei demoni, non sono
umana, non mi possono uccidere, posso manipolare le forme, posso controllare il
vento, posso volare. Posso fare tante cose come lei. Ma non sono Rago.
-Sembri diversa –
disse sentendosi un idiota, lei sorrise senza scherno
-Posso nascondere
la mia natura. O meglio, posso fare appello al mio potere quando è necessario,
se lo uso in grande quantità, il mio aspetto cambia, come accade per i vampiri,
è così per ogni essere che non appartiene totalmente ad
una delle Stirpi, Rago te l’ha insegnato.
L’altro
annuì
-Mi spiace che
abbia dovuto mentirti
-Mentirmi? –
chiese allarmato
-Non sei la
reincarnazione di Dresda – disse in un soffio – il potere di quella persona viene tramandato in maniera assai curiosa nella tua
famiglia, ma nessuno è la reincarnazione di qualcun altro, benché lo si creda,
e nessuno è davvero immortale. Neppure la Pietra Filosofale può concedere quel
privilegio, è una formula che hanno inventato gli Arcimaghi al mio tempo e
sappiamo che cosa hanno creato. Allunga la vita, ma non allontana la morte. Non
morire va contro le leggi della natura, per questo è impossibile.
-Non sono Dresda…
- mormorò lui
-Non ti sei mai
chiesto perché non riuscissi a ricordare? Perché la portatrice dell’Anima
Azzurra potesse farlo e tu no?
-Pensavo che fosse
normale – si giustificò
-O forse non
volevi indagare troppo in quella faccenda – lui fu costretto ad annuire,
probabilmente lei sapeva come si era sentito, lei doveva essere passata in
qualcosa di molto simile e… molto peggiore, forse. Era per
quello che aveva taciuto sulla sua natura? O forse… aveva paura di
quello che lui avrebbe pensato?
-Rago mi ha detto dell’Anime Azzurra, è una bugia anche
quella?
-No – le sue
parole stonavano con la teoria che fosse nata già con quel potere
-Sei
nata così, per questo ti hanno
chiamata Gardis? – lei sorrise e negò ancora
-No, sono nata
come mi conosci, con gli occhi di due colori differenti e i capelli biondi
-Come
è successo? – il sorriso di Gardis
divenne ironico, forse crudele
-Chiedilo a lei –
e si rivolse verso la parente
-Avete finito con
le chiacchiere? – domandò Bellatrix
-Non farti
scrupoli, zietta, potevi anche attaccare nel frattempo… - la
derise lei – sai, la giustizia non ti si addice, ti fa pallida, non trovi
fratellino? – e si rivolse a Leonard che annuì, era bello vedere che Gardis non
cambiava mai, chissà che battaglia interna aveva combattuto da quando era
entrata per non perdere il controllo su di sé stessa
e, quindi, liberare di conseguenza Rago. E chissà che
sforzo doveva aver fatto per sciogliere il potere dei demoni senza che questo
avesse il sopravvento su di lei.
-Io veramente
pensavo che fosse il vestito a stonare col suo colorito cadaverico – scherzò il
ragazzo
-Beh, vi assicuro
che senza, se possibile, è ancora più bianca… - commentò Astaro
ridacchiando delle battute dei due Malfoy, apparentemente incuranti della
battaglia imminente o quantomeno non preoccupati da essa
-Mocciosi
saccenti! – fu il pericoloso sibilo della Black-Lestrange
che pestò i piedi sul pavimento e fece illuminare pericolosamente la bacchetta.
Anche Rodolphus dava segno di irrequietezza
e infatti tolse dall’abbottonatura, in una posa simile a quella di Napoleone,
il braccio che si rivelò essere di legno
-Che carino che
sei a conservare ancora quel ricordino, zio – lo canzonò deliberatamente
sprezzante del pericolo la mezza demone
Dunque
era stata lei a procurargli quella menomazione?
Era
accaduto dopo la nascita di Izayoi, Bellatrix e Rodolphus non erano stranamente al castello, sua madre, che
aveva visto per l’occasione, aveva scherzato che era proprio per quello che
aveva deciso di partorire.
Gli
zii non erano al castello, faceva freddo e la notte del 31 dicembre Izayoi era
nata e lui aveva scambiato i bambini nella culla, ma quella era un’altra
storia; il giorno seguente sia Bella cheRodolphus erano tornati piuttosto malconci assieme ad
alcune delle altre persone con cui vivevano tutti insieme nel castello in
Ungheria. Rodolphus aveva perso il braccio con cui
teneva la bacchetta e per lui era stato un oltraggio terribile: se possibile il
suo pessimo carattere era peggiorato ancora.
Erano
stati i fratelli Malfoy a creargli quell’handicap? Era stata Gardis?
-Piccola
puttanella – disse pericoloso e con voce cavernosa il mago che, al momento,
sembrava più una brutta versione di Wolverine che il ritratto dell’imponenza come era stato da giovane, aveva pure le striature bianche
sulle tempie, sconto anzianità, si vede…
-Oh, non
ringraziarmi – continuò lei – per quello il merito è di Leonard – aggiunse come
se avesse conosciuto anche i pensieri di Kitt
Rodolphus,
vermiglio di rabbia, fece saettare un incantesimo dalla punta della bacchetta
di legno che era saldata al moncherino di ebano che fungeva da “braccio
sostitutivo”, esattamente come Capitan Uncino portava l’uncino, per i maghi a cui era stato amputato l’arto con cui si tiene la
bacchetta è normale fissarla al nuovo supporto di legno.
La
magia si infranse con un tonfo sordo contro una
barriera invisibile senza che Leonard si scomponesse troppo, anzi, ci sarebbe
mancato poco che cominciasse a lucidarsi le unghie come se niente fosse, Astaro, dall’altro capo della sala, ghignò al suo modo di
fare: poteva essere vero che gli esseri viventi non si reincarnavano, ma era
dato di fatto che nei secoli alcuni tra loro si assomigliassero in maniera decisamente
sospetta, come era accaduto ad Eskale e Zachariah, ma soprattutto, come stava accadendo a Lark e Leonard. Entrambi vampiri,
entrambi fratelli di un demone molto particolare, entrambi con lo stesso modo
di porsi di fronte alle situazioni, entrambi eredi di casati potenti,
come la dinastia dei vampiri o dei Malfoy. In realtà potevano anche essere gli
eredi di un calzolaio che quel calzolaio, agli occhi
di chi li avrebbe incontrati, valeva quanto il re d’Inghilterra. Avevano
l’invidiabile dote naturale di scomporsi raramente, ma, soprattutto, di essere
dei leader.
Gardis
si spostò protettivamente di fronte a Kitt, la
bacchetta in pugno, nel caso la zia decidesse di colpire lui, un’opzione, purtroppo, molto probabile
-Puoi anche avere
i poteri di un Arcimago, ma non sei immortale – gli ricordò lei quando,
imbarazzato, Chris cercò di spostarsi – e noi “quasi” immortali conosciamo bene
il significato di una vita mortale, ma soprattutto, quanto questa sia effimera
e breve ai nostri occhi.
-Sono sopravvissuto quasi vent’anni, però – le fece notare lui
-Sì, ma se ti
dovesse capitare qualcosa e Rago dovesse davvero
uscire di qui… non rimarrebbe molto né di Hogwarts né di quanto vi sta attorno, tantomeno di quanto
vi è dentro.
-Chi l’avrebbe mai
detto che il mio adorato nipotino e la figlia della mia sorella
traditrice avessero una storia – disse ironica Bella, ma né Kitt né Gardis si
lasciarono scomporre da quelle parole – ma non crediate di aver vinto solo
perché il nostro esperimento è andato in fumo – sghignazzò la donna – abbiamo
ancora una carta da giocare e, sfortunatamente per voi, è un asso
-L’asso e una
coppia di due non fanno molto di fronte ad una scala reale – fece notare con
nonchalance il millenario fratello di Rago, in effetti tra una Regina dei Demoni, il sosia perfetto
dell’antico Re dei Vampiri e il discendente del Principe degli Arcimaghi… beh,
per una volta si accontentava di fare la carta da poco, ma diamine, erano o no
una scala reale?
Dalla
scollatura la strega estrasse un cerchio d’oro con gli stemmi delle Case di Hogwats e lo lasciò penzolare dalla catenella dopo averla
slacciata; il filo d’argento scuro e da lucidare del girocollo non era proprio
intonato all’oro lucido e brillante del ciondolo, ma… era questo a renderlo speciale
-Il medaglione
della mamma – sussurrò piano Kitt riconoscendolo al volo
-Era di tua madre?
– domandò con aria preoccupata Gardis
-Sì, lo portava
sempre con sé
-A che cosa serve?
-Non ne ho idea,
ma la mamma non voleva assolutamente liberarsene. Chi te lo ha
dato? – gridò furibondo nei confronti della parente
-Tua madre,
ovviamente – sminuì la mangiamorte
Non
era possibile, Temperance non si sarebbe mai separata
da quell’oggetto, Bellatrix doveva averglielo
strappato con la forza, ciò significava che… o era morta oppure era
incosciente.
In effetti
rammentava una lettera di sua madre giunta poco prima di Natale che lo pregava
di stare in guardia, che fosse così tanto tempo che Bella ne era in possesso? E
perché lei non gliene aveva parlato chiaramente?
-Mocciosi
impertinenti, ora saprete che cos’è davvero
quest’oggetto, non è un semplice medaglione, non è un ciondolo qualsiasi, ma è
il potere di tutta Hogwarts! È il manufatto che i
quattro fondatori hanno creato, QUI è contenuto il potere che fa rimanere in
piedi questo ammasso di pietre, che vi sfama e vi
illude, è QUESTO!
Gardis
strinse i denti, sentiva la rabbia montarle dentro, sentiva
il sangue scorrerle nelle vene e il potere pulsarle nella testa, ma soprattutto
era cosciente di ciò che avrebbe potuto fare. Strinse i pugni, sembrava che
ogni volta che incontrava Bellatrix la sua vita fosse
destinata ad una svolta, che questa fosse perché era
arrivato il momento di lasciare andare la Regina?
No,
doveva resistere.
Doveva
farcela.
E ce l’avrebbe fatta perché nessun Malfoy, ma ancora di più
NESSUNA Malfoy avrebbe fatto un patto con sé stessa e poi non l’avrebbe
mantenuto.
Avvertì
la forma poco familiare dei canini dei demoni premere sul labbro inferiore
mentre lo mordeva fino a farsi male, pur di non perdere la padronanza di sé; si
guardò attorno nello scempio che con poche magie era stato compiuto là sotto:
la grande stanza delle serpi, rifugio di Salazar, era ridotta ad una strage di pietre e polvere mentre il muro posteriore,
quello proprio dietro alla grande testa di cobra che sovrastava il tutto, era
stato distrutto dall’esplosione che aveva fatto entrare in scena Bellatrix e consorte, mettendo il grande spazio in
comunicazione con un altro dalla forma stranamente circolare, sorretto
tutt’intorno da colonne dall’aspetto antico e vissuto e aperto sul cielo da cui
proveniva nientemeno che la luce che illuminava un grosso cubo di pietra,
un’ara, al centro del quale riusciva a intravvedere una sagoma circolare
proprio della forma del medaglione che la zia reggeva ancora in mano e,
tutt’intorno, ghirigori e riccioli scavati nella roccia.
Cominciava
a capire,soprattutto
dopo che la donna ebbe voltato loro le spalle e si fu messa a correre in quella
direzione.
-E’ il medaglione
di Hogwarts! – gridò agli altri lanciandosi
all’inseguimento della donna e oltrepassando le spalle robuste di Rodolphus che stava cercando di dare un po’ di vantaggio
alla moglie fedifraga.
Si
lanciò istintivamente sulla parente cercando di strapparle dalle mani lunghe e
ossute il cerchio d’oro prima che quella riuscisse a posizionarlo
e poi pronunciasse la formula necessaria ad attivare l’incantesimo.
Avvertì
le unghie di lei graffiarle un braccio e non se lo
fece ripetere due volte prima di tirarle i capelli, facendola urlare come
un’aquila tenendosi il capo con una mano, ma continuando a non mollare la
presa.
Era
buffo che proprio lei che poteva vantare tanti poteri stesse azzuffandosi con
quella megera a mani nude.
Kitt
si scagliò a sua volta contro la donna, scansando una maledizione senza perdono
e lanciandole un petrificus
nel tentativo di immobilizzarla.
Stava
dando tutto quello che aveva perché ormai non doveva più scegliere tra la
ragazza che amava e i suoi adorati fratelli, c’era un modo per proteggere
entrambi.
Con
foga scagliò un sectumsempra,
una magia con cui si era solo esercitato, ma non aveva mai pensato di
utilizzare contro qualcuno, specie un altro essere umano; purtroppo
l’incantesimo s’infranse poco distante dalla zia che si era spostata
rapidamente.
Non
gli importava più, voleva solo vivere la sua vita, c’era un modo per farlo e se
ciò avesse comportato la vita di colei che aveva distrutto la sua, beh, non lo
infastidiva più di tanto.
Con
coraggio scagliò per la prima volta una AvadaKedavra che
colpì di striscio la mangiamorte ferendola ad un braccio e lasciandola qualche
istante paralizzata, a quel punto le si avventò contro, afferrandole il collo
con le braccia e impedendole di respirare, ma Bella, che certo di battaglie ne
aveva viste parecchie, riuscì in quella frazione di secondo, a posizionare il
medaglione nella sezione circolare della pietra, poi la strega estrasse dalla
cintura qualcosa di molto babbano: un pugnale, che
cominciò ad agitare come una forsennata di fronte al viso, Gardis lo scansò per
un pelo, ma Chris, che stava cercando di tenerla ferma per quanto possibile ed
evitare che la sua compagna fosse sfregiata, venne ferito al viso dalla lama
tagliente e un rivolo di sangue cominciò a scivolargli lungo la guancia come
una lacrima, peccato che i suoi occhi fossero tutto meno che pietosi: stavano
saettando di rabbia mentre uno strano fuoco blu gli bruciava nelle iridi come
Gardis non gli aveva mai visto e se non la smetteva di fissarlo affascinata
dalla forza e dal coraggio che dimostrava, la prossima volta lui non avrebbe
potuto fare molto per salvarla dalla lama.
Gardis
diede una rapida occhiata agli altri due vampiri alle prese col marito di Bella
e con un terzo mangiamorte che era rimasto nella Stanza della Fondazione mentre
gli altri due avevano fatto irruzione della Camera dei Segreti.
Astaro si
distrasse un attimo e, sapendo che Gardis era preoccupata per l’odore del
sangue che stava impregnando l’aria, si affrettò a metterla tranquilla per sé e
per Leonard con uno sguardo, tornando a concentrarsi sul mangiamorte esagitato
che pareva posseduto di fronte a lui.
Tranquillizzata
dall’occhiata di Astaro, Gardis poteva finalmente
concentrarsi sull’esito della zuffa, perché di non la si
poteva chiamare battaglia quella sequenza di sberle, graffi e tirate di
capelli…
Non
avrebbe combattuto tranquilla e di certo non sarebbe stata una vittoria se i
suoi nemici fossero stati fatti a pezzi e mangiati per colazione dai suoi
fratelli, non che si meritassero molto di meglio, però così sia Astaroche Leonard avrebbero avuto
dei problemi, specie in un tempo dove si cercava di organizzare la pacifica
convivenza tra esseri umani e vampiri e, bisognava dirlo, non era facile, lei
lo sapeva bene dopo aver trascorso diciassette anni della sua vita assieme a
suo fratello…
Un
mangiamorte meritava solo due morti: ad Azkaban, nel
neonato Azkaban governato dagli Auror,
oppure per un’AvadaKedavra.
Anche un crucio
non sarebbe stato male, ma poi sarebbe sempre comparso qualche giornalista
venduto a dire che non erano stati rispettati i diritti dell’
“uomo” mangiamorte, come se quel branco di assassini boriosi e crudeli
si fosse mai fatto problemi delle sue azioni, a dirla tutta non sembravano
morire dal dolore per il triste destino a cui avevano condannato la famiglia Black… no, proprio no, per non parlare dei genitori dello
zio Harry! Bastava guardare come erano straziati dal
ricordo doloroso! E i nonni di Ciel e Karen?
Non
doveva pensarci troppo perché altrimenti pure lei avrebbe potuto rendere di
loro solo un mucchietto di cenere…
Ma ciò
che la stupiva di più in quel momento era Kitt che cercava di eludere gli
attacchi della zia. Kitt era una persona che non si sentiva coraggiosa, su
questo non aveva dubbi, ma lei sapeva che non era così. Il coraggio di un
immortale è difficile vederlo, insomma, non si ha niente da rischiare a parte
qualche taglio, mentre lui stava dando sé stesso,
stava combattendo rischiando la vita e il dolore.
Lo
ammirava molto perché lei non poteva fare altrettanto, ma soprattutto, non
sapeva se, se fosse stata una qualsiasi, si sarebbe esposta in quel modo.
Vederlo
agitarsi e dimenarsi nel tentativo di bloccare Bellatrix
la rese improvvisamente conscia di ciò che voleva davvero da quella battaglia:
non vendicarsi, il passato, come diceva Leonard, non lo si
poteva cambiare, ma proteggere il presente, proteggere chi amava. Vivere il suo
futuro.
Un
istinto primordiale e molto selvaggio le fece spalancare le fauci e ringhiare
minacciosa contro il nemico mentre i canini acuminati venivano
illuminati dalla luce della luna, facendo momentaneamente impietrire e poi
tremare Bellatrix, semplificando notevolmente il lavoro di Christopher che le si avventò addosso per
immobilizzarla e strapparle il ciondolo dalle mani, operazione nella quale
rimase ancora ferito, come se i tagli più o meno profondi sulle braccia e sulla
gamba destra non fossero sufficienti; dagli strappi della camicia, infatti, si
potevano riconoscere tante sottili lineette sanguinanti.
In
verità, anche lui aveva tremato vedendo le zanne affilate, aveva paura e non lo
nascondeva, ma sapere che LEI stava dalla loro parte, chiunque fosse, Gardis, Rago o un azzeccato mix tra le due, beh, lo confortava. Lo
confortava sapere che c’era qualcuno con lui, che c’era qualcuno a
dargli una mano, che lo aiutava, che voleva le stesse cose che voleva lui: pace e protezione.
Se
anche fosse morto, sarebbe sempre rimasta lei per compiere la giustizia in cui
lui credeva.
Amava
Gardis più di qualsiasi cosa, non lo nascondeva, né avrebbe più cercato di
farlo. Lei meritava di vedere chi era davvero e di sicuro, anche se lo
sospettava, non aveva idea di cosa si celasse sotto la superficie. Se avesse
saputo fin dall’inizio che entrambi erano invischiati in quella storia più di
quanto immaginasse, allora avrebbe chiesto subito il suo aiuto, le avrebbe
detto tutto, confidato ogni sui segreto, ma… avevano
agito allo stesso modo perché, fondamentalmente, erano innamorati e volevano
proteggersi l’un l’altro, entrambi allievi di esperienze precedenti e dolorose
che avevano insegnato loro che il silenzio era il bene più prezioso: meno sai,
meglio è, per me e per te.
Un
insegnamento sbagliato, a quanto pare, che aveva complicato le cose fino
all’inverosimile, che li aveva fatti camminare a lungo su strade parallele,
separate da una sottile parete di vetro attraverso la quale non volevano vedere l’ovvietà delle cose.
Ora
era il momento della resa dei conti e non avrebbe dato niente di meno che tutto
sé stesso per lei, perché potesse avere ciò che
desiderava, qualsiasi cosa fosse. Perché se era stata Bellatrix
a renderla una mezza-demone, e la sua condizione, bisognava dirlo, non era
facile, allora meritava forse più di lui di avere vendetta, no: GIUSTIZIA.
E
lui gliel’avrebbe data. E avrebbe fatto tutto il
possibile perché ciò avvenisse perché si era in parte reso
responsabile della sua sofferenza.
Se
era vero che Gardis era diventata ciò che era adesso la stessa notte in cui
Izayoi era nata, ebbene, allora erano undici anni che portava quel peso sulle
spalle, erano troppi anni, perché sei anni sono
pochi per cambiare completamente la vita di una bambina.
Perché
a sei anni non sai cos’è la morte, se non l’hai vista con i tuoi occhi.
Perché
a sei anni non sei pronto per diventare niente e lei era diventata
qualcosa che nessuno sapeva che esisteva, qualcosa che nessuno sapeva cosa
fosse.
Qualcosa
che faceva paura, ma della quale LEI non aveva paura e… lui neppure.
L’amava
anche con quello. L’amava ANCHE per quello. Amava
qualsiasi cosa di lei, anche ciò che gli altri detestavano: i suoi occhi, il
suo coraggio e perfino la sua strafottenza e il suo briciolo di arroganza.
La
mezza-demone prese tra le mani il monile colorato ed esercitando pressione ai
due opposti lo spezzò esattamente a metà con un taglio netto. Poi sorrise a
Kitt, come se gli avesse letto nella mente tutto ciò che lui aveva pensato.
Bellatrix
gridò e si avventò sopra l’oggetto, come se ne andasse della sua vita, cercando
nel frattempo di colpire al cuore la ragazza che scansava le sue mosse e la
fissava con superiorità.
La
mangiamorte aveva il viso contratto dall’ira e dallo sgomento mentre raccattava
le due metà del medaglione e le faceva combaciare, china sul pavimento, pareva
una persona qualsiasi se non fosse stato per l’aspetto arruffato e gli occhi
iniettati d’odio e di sangue.
Gardis,
in piedi lì accanto, diede un’occhiata al ragazzo,
seduto sul pavimento, che si passava le mani tra i capelli neri, come dovevano
essere stati quelli di Bellatrix, le gambe
leggermente piegate e il respiro ansante; il sangue che gli usciva da un taglio
profondo che macchiava la camicia le fece perdere quel poco di pazienza che
ancora possedeva, nonostante lo sguardo di lui la implorasse di rimanere
padrona di sé stessa, soprattutto davanti ad una simile sciocchezza di ferita.
Ma
Gardis era mezza Malfoy e mezza Granger e lo sanno
tutti che sia i Malfoy che i Granger
vivono le emozioni in maniera forte, TUTTE le emozioni, collera, rabbia e odio
incluse, fu per questo che un gesto fulmineo partì all’improvviso, mentre la
mano della ragazza andava a stringere per il collo la zia, scaraventandola come
se non pesasse niente contro la parete.
Leonard
e Astaro, dopo aver sistemato gli altri due maghi, la
fissarono preoccupati mentre la inchiodava alla parente contro le rocce del
muro, tenendola sollevata sempre per il collo.
La
mano stringeva sempre di più, il colorito della strega non era dei più salutari
e aveva addirittura perso la sfumatura vermiglia della collera per passare ad una violacea, ma ciò che stava davvero preoccupando BellatrixBlackLestrange era il gelo delle lunghe unghie di lei che le
passavano lentamente sulla carne del collo, fredde come se fossero state lame
di coltello e, probabilmente, altrettanto pericolose.
-Sai zietta,
chiunque in questa stanza avrebbe una buona ragione per ucciderti, anche i tuoi
complici. Non ti sei certo risparmiata, bisogna ammettere che sei stata
imparziale nella tua distribuzione di mali e maledizioni, cattiverie e vite
dannate, non è vero?
La
sorella di Narcissa tentò di sfoggiare un sorriso
strafottente e malvagio come aveva fatto all’inizio di quel combattimento,
quando ancora non aveva idea di che cosa avesse davvero fatto a sua nipote, ma
il suo tentativo fu stroncato da una stretta più decisa che le levò un altro
po’ d’aria, Gardis non sembrava provare né pietà né perdita di ragione, era
lucida, fredda e calcolatrice, proprio come lei.
Kitt
si avvicinò alla ragazza cercando di farle mollare la presa
-Tu, Christopher,
avresti ottime ragioni per volere la sua morte, possibilmente tra mille
sofferenze, esattamente come ogni Black esistente
sulla Terra.
Kitt
chinò il capo sentendosi colpevole all’udire le cattiverie che aveva pregato per la zia sulle labbra sicure e prive di rimorsi
di Gardis.
Si
sentiva meschino solo a pensare a quanti incantesimi terribili le aveva
lanciato contro, fino a poco fa, era un Black che non
sapeva uccidere: non sarebbe stato lui l’assassino di Bellatrix
Lestrange.
-Noi Malfoy non
facciamo mistero del desiderio che tu te ne stia in eterno sotto una bella
lastra di pietra, io personalmente vorrei per te la morte più atroce che esiste
su questo pianeta, sfortunatamente per i miei sogni – aggiunse – quel tipo di
morte la posso infliggere solo io, ma non voglio accrescere il numero di
omicidi che ho compiuto nella mia vita, vorrai quindi scusarmi se lascio
l’onore di pensare a qualcosa di altrettanto crudele a qualcuno che ne ha altrettanto diritto, vero?
-Ammazzami,
Malfoy, ammazzami tu come hai ucciso mio fratello! –
strillò Bellatrix col poco fiato che ancora aveva –
forza, uccidimi! Torneremo! I mangiamorte non muoiono mai!
-Nessuno meglio di me sa cos’è la morte – rispose filosofica
Gardis – e ti posso assicurare che tutti muoiono, anche i mangiamorte – aggiunse
in un soffio crudele
-No perché la
nostra causa è giusta! Perché noi SIAMO LA RAGIONE! Perché il signore Oscuro non morirà mai! Viva Lord Voldemort! – urlò più forte chepotè
E
a quelle grida disperate di una pazza fecero eco quelle meno sentite, ma ugualmente
presenti dei suoi complici; Gardis scambiò un’occhiata con Leonard,
ma suo fratello le fece capire che doveva essere lei a chiudere quella
questione una volta per tutte.
-Se sei così
testarda nella tua idea, allora meriti solo di morire. – disse Chris serio
risollevandosi in piedi – non vedi né la realtà né la verità, i tuoi occhi
percepiscono solo un mondo distorto
-Non montarti la
testa, Black – lo riprese la donna – sei stato dei
nostri e hai fatto quello che abbiamo fatto tutti, non sei nella posizione di condannarmi
-Lui più di tutti ne ha il diritto perché la sua causa era giusta e
perché ha saputo guardare la VERITA’
-Verità, puah! – Gardis strinse la mano, un’unghia si conficcò nella
carne rugosa e vecchia della strega, facendole un piccolo taglio, ma piuttosto
profondo, come la punta di un coltello
-È giunta la tua
ora, Bellatrix… credo che per te commetterò un altro
omicidio… non m’importa molto di dove posso finire, se all’Inferno o aAzkaban, so come cavarmela in
entrambi i posti, mi hai dato la possibilità di sopravvivere ad entrambi perché
tu, cara zia, non hai idea di che cosa mi hai fatto, di cosa mi hai dato.
-Sarà un onore
essere uccisa dalla stessa persona che uccise Uriah
-No, non lo sarà.
Se tu sapessi davvero che cosa hai fatto non lo considereresti tale
-Sai, non mi
dispiace per nulla, Malfoy, né per te né per tuo fratello. Non provo neppure
pietà
-Fai bene, nessun Black dovrebbe provare pietà, dopotutto neppure io ne provo
per te
-Ci assomigliamo,
eh, Gardis? Sarebbe felice tuo padre di saperlo? E tua
nonna?
-No, non ci
assomigliamo, mi spiace ma non sono una Black, sono
una Malfoy e vado fiera di questo. E mi sento molto superiore a te.
-Il vostro solito
orgoglio presuntuoso
-Abbiamo i nostri
motivi, tipo quello di essere in grado di uccidere qualcuno con un solo dito.
Ora muori in silenzio, la tua voce è un dolore per le orecchie e un’offesa alla
parola Giustizia.
-Ferma! – qualcuno
lo gridò alle sue spalle poco prima che la mano aperta di Gardis si appoggiasse
senza indugio sul petto della donna
La
ragazza voltò appena gli occhi mentre gli altri spettatori si voltarono nella
direzione da cui era arrivato il suono.
Sulla
soglia della Sala della Fondazione stava una figura vestita con abiti babbani, una giacca di pelle scura con pelliccetta
sul colletto, i capelli neri scompigliati, jeans sbrindellati che ricadevano
sulle scarpe di pelle di drago chiuse da una fibbia e col tacco rinforzato di
metallo.
-Seraphin? – sussurrò appena la mezzo-demone riconoscendo la
sagoma che si avvicinava svelta
-Il figlio di Zachariah? – aggiunse altrettanto stupita
-È da molto che
non ci vediamo, vero “zia Trix” – disse volutamente
ironico lui – o non era così che volevi che ti chiamassi quando ero bambino?
***
Spazio autrice: ciao a tutti quanti! Questa volta finalmente riesco a
trovare un po’ di tempo per scrivere, aggiungere qualche dettaglio e far sapere
a tutti che no, non sono morta e la mia sorella dimenticata e ripudiata dalla
famiglia, ma riacquistata da poco che legge nella mia mente le password segrete
non sta pubblicando capitoli al mio posto sotto il mio
pseudonimo e, no, non si chiama Fernanda Maria Rosalba.
Allora,
cerchiamo di ricomporci… se vi paio più fusa del
solito sappiate che è solo un eufemismo, ringrazio davvero tanto di aver già
finito di scrivere la storia, altrimenti andrebbe molto più a rilento perché sono
letteralmente oberata dal lavoro. Ma so che voi mi
capite…
Per
quanto riguarda il capitolo, non credo che ci siano particolari appunti da
fare, insomma, è chiaro e lineare… visto che i
protagonisti sono dotati di tutti questi grandi poteri, ho deciso di fargliela
pagare per la loro fortuna e faresì che
non li usassero, costringendoli ad una bella zuffa vecchia maniera con tanto di
graffi e pugnali (non pensate che i pugnali siano affascinanti in una storia? Rendono la suspance come nessun’altra
arma, neppure le pistole di Sergio Leone).
Ad
ogni modo, mi auguro davvero che il capitolo vi piaccia e che continuerete a
seguire questa storia che si sta ormai avviando alla sua conclusione.
Aspetto
i vostri commenti, sono molto curiosa di leggerli! E spero davvero di non aver
offeso nessuno con tutte queste mie assenze e toccate e fuga degli ultimi
aggiornamenti ^_^
A
presto e un bacione grandissimo
Nyssa
Hollina:già già,
ci sono andata un po’ pesante e mi è capitato che i misteri dovessero crollare
quasi tutti in quel capitolo 28, è stato un caso non voluto, forse ho un po’
esagerato, ma in genere la realtà è così, il classico effetto domino, scoperto
uno vengono a galla tutti gli altri ^^
Mi
auguro che questo chappy ti piaccia e non vedo l’ora
di leggere il tuo commento, ciao! Nyssa
Killkenny: non si nota vero che Bellatrix
mi sta antipaticissima, vero? Le ho fatto fare la parte della cattiva in tutte e tre le mie storie (e
nella shottina non l’ho fatto solo perché non avevo
abbastanza spazio per altre cose, figuriamoci per quella…).
Ad
ogni modo credo sia un po’ presto per cantare vittoria visto
che Bella andrà senz’altro a far compagnia al caro Tom da qualche parte,
ma non in questo chappy, come si può vedere ^_^
Spero
comunque che la storia continui a piacerti anche adesso che siamo ormai alla
fine… ciao e non vedo l’ora di leggere la tua recensione! Nyssa
DarkViolet92: innanzi tutto devo salutarti, quando hai cominciato a
postarmi commenti io ero già nellamia fase di superlavoro, quindi non ti ho mai
ringraziata come si deve, thankyouverymuch!
E
anche grazie per i bei complimenti che mi fai ogni volta, spero
che continuerai a leggere, ciao! Nyssa
_Nana_: probabilmente la tempesta non è stata come te la
immaginavi a compi di maledizioni senza perdono, ma
davvero, all’inizio ci pensavo e ho riflettuto che ero davvero invidiosa di
questa gente piena di poteri magici, così l’ho puniti a modo mio con ruoli da
manicomio e una battaglia che assomiglia alla lotta dei cuscini…
Ehehe,
credimi che l’odio per Bellatrix non è una cosa solo
tua, come si vede dalle mie storie, è lei la vera cattiva, non Voldemort che bene o male finisce sempre per morire…
Ciao carissima, spero di leggere presto un tuo commento! Un bacio e a presto, Nyssa
LisannaBaston: ma ciao! Non ti devi assolutamente scusare, assolutamente! Tu non
recensisci ma io non faccio che aggiornare in ritardo, siamo un po’ esasperate
dal tempo, eh?
Sono
felice che la mia storia riesca a farti emozionare, credimi, è una cosa che fa
piacere sentirsi dire dai propri lettori e rende me, autrice pazza e
ritardataria, estremamente orgogliosa delle mie
piccole creazioni.
Mi
fa anche piacere sapere che tu abbia apprezzato l’uscita di Lady Voldemort, in effetti era da un po’
che riflettevo che se lui era Lord Voldemort, prima o
poi ci sarebbe dovuta essere una Lady, quindi era il caso di scriverci una
storia ed eccola qui…
Non
perdere la favella, mi raccomando, che voglio assolutamente leggere la tua
recensione! Spero che mi scriverai presto, ciao e un
bacione grande, Nyssa
DragonSlave: ebbene sì, m’inchino alla regina delle intuizioni
(oppure sono io che sono la regina della banalità, a scelta) che ha capito
tutto di come sarebbe andata la storia… spero davvero
che questo non l’abbia resa troppo insipida, sarà che io non riesco mai ad
acchiapparci nelle intuizioni sulle storie, mi faccio dei castelli spettacolari,
salvo poi scoprire che era tutto diverso e così ci scrivo sopra una storia io
^_^
Comunque
sia, torniamo a noi e al capitolo 28, su Lachlan e
Izayoi c’è ancora molto da dire, non lascerò cadere la loro storia così nel
nulla perché merita di essere raccontata, per quanto riguarda Gardis, invece,
sì, è proprio colpa della CARA Bellatrix se Gardis s’è
dovuta abbonare ad uno psichiatra, comunque la sua storia completa la
racconterò a sua volta, verrà il tempo della soluzione totale di questi
misteri.
Sai
che ti dico, non m’interessa se “bellissimamente”
esiste come parola (Word non me la dà errore, quindi dovrebbe), cmq anche se
non esistesse non m’importerebbe perché mi ha fatto felice ugualmente.
Mi
fa piacere di essere riuscita a mantenere almeno un po’ l’aura di mistero,
anche se ammetto che è stato difficile col sarcasmo dilagante di Gardis che
finiva sempre col rovinare i momenti più cupi, ma
Gardis è come me, ogni tanto parla troppo (raro) e dice le cose sbagliate (spesso)…
direi che quello che io e Gardis abbiamo più in comune è proprio una disumana
dose di ironia fuori luogo, fatto sta che i momenti romantici e quelli tesi non
fanno molto per noi.
Tu
puoi anche non vedere l’ora di leggere questo ventinovesimo capitolo, ma sappi
che io sono stracuriosa (e questo esisterà?) di leggere la tua recensione,
quindi spero proprio che me ne lascerai una, io aspetto impaziente! Ciao e un
bacione grandissimissimo! Nyssa
Lord Martiya: eh, ne so qualcosa di tempo che fugge, fatto sta che coi tempi che sto accumulando non credo ti sarai perso più
di tanto… e il vero motivo per cui questa storia è così ingarbugliata è solo perché
l’avevo già finita, sennò non sarei mai arrivata al punto dove sono adesso…
Spero
davvero che anche questo capitolo ti piaccia e mi auguro che continuerai a
seguirla fino alla fine! Ciao e a prestissimo! Nyssa
Seraphin
si avvicinò rapidamente, Gardis mollò sul pavimento con malagrazia la zia che
ricadde dolorante e senza fiato al suolo.
Gli
occhi blu di Fin la scrutarono dall’alto in basso senza pietà.
-Che cosa hai fatto, mia amata sorella? – domandò alludendo al suo aspetto
e prendendo tra le dita una ciocca dei capelli bianchi di Gardis, portandosela
alle labbra.
-L’incantesimo è
finito, Seraphin, è giunto il momento di mettere fine
a questa storia, dura ormai da troppo tempo.
Seraphin
voltò la testa fissandosi sul vampiro che non conosceva, qualche attimo in più
su Leonard e piuttosto a lungo sul ragazzo dai capelli scuri e gli occhi come
la notte che lo fissava duramente, quasi che fosse geloso
del gesto fraterno verso Gardis. Sorrise al suo indirizzo.
-Credo che non ci
abbiano presentati – annunciò di altro umore al suo indirizzo, avvicinandosi e
tendendo la mano, Kitt gliela strinse di riflesso – e così tu sei il fortunato
che ha finalmente fatto crescere la mia sorellina…
Christopher
spalancò gli occhi e guardò Gardis oltre le sue spalle. Qualcosa gli sfuggiva:
chi era quel tipo?
Innanzi
tutto il nuovo venuto gli assomigliava come una goccia d’acqua, insomma, erano
identici quasi quanto due gemelli omozigoti!
E
poi, diamine, come poteva uno che assomigliava così tanto
ai Black, a loro Black,
essere fratello di Gardis?
Che
legame c’era tra loro?
Lui
l’aveva chiamata “amata sorella”!
Seraphin
alzò le sopracciglia stupito
-Mi chiamo SeraphinBlack – aggiunse lo
sconosciuto stringendo la presa decisa – e credo di essere tuo zio
-Mio… zio?
-Non sapevi di
averne uno, vero? – dichiarò contento, come se la situazione circostante non
fosse più che critica, ma che problema c’era? Se Bella avesse tentato la fuga Gardis l’avrebbe riacciuffata in mezzo secondo – sono il
fratello di tua madre – e Kitt avvertì della tristezza nella sua voce
-Come… come fai ad essere mio zio e… suo fratello? – domandò Chris
sentendosi davvero stupido
-Due persone
possono essere fratello e sorella anche se non c’è sangue tra loro – affermò Black – e tu come ti chiami?
-Christopher,
Christopher… Black
-Così Ransie ti ha chiamato Christopher… - Seraphin
sembrava che stesse parlando da solo più che con lui e non accennava a
mollargli la mano
-Nessuno chiama
più mia madre “Ransie” – fece notare Kitt
-Era il soprannome
che usavamo da bambini. Sai, quando me la portarono via io
avevo cinque anni. Mi ricordo di te – aggiunse – rammento quando sei venuto al
mondo e quando tua madre mi ha mostrato quel fagottino… “Lo chiamerò con un nome che non abbia niente a che fare coiBlack” mi disse, sono
felice di sapere che ha mantenuto la promessa e contento che non ti abbia
chiamato Aiace o con qualche altro nome cretino che voleva darti… bisogna dire
che da tuo padre non hai preso granchè… tutto Black a quanto vedo, dovrebbero scriverci sopra un trattato
di genetica - Chris arrossì imbarazzato – beh, è molto che non ci vediamo – e
finalmente si decise a mollare la presa – mi fa felice sapere che Gardis abbia
scelto te. Ma non farla piangere, chiaro?
-Seraphin – domandò incerto Kitt
-Sì?
-Che cosa sei?
-In che senso –
Fin pareva stupito
-Sei un vampiro? O
un licantropo? – l’altro sorrise
-Io sono un Black – dichiarò orgoglioso – quello che portava avanti la
famiglia ormai. I Black non hanno bisogno di essere
nient’altro che loro.
A
Chris veniva un po’ da ridere, gli amici di Gardis erano tutti strani, oltre
che un po’ suonati. Fin parlava di sé come se essere un Black
equivalesse a qualcosa come essere un demone o un vampiro. Seraphin
gli stava simpatico, lo sentiva in parte vicino a quello che aveva nascosto
sotto la pelle, a ciò che di sé nascondeva agli altri. Ovviamente lui non si
sarebbe mai agghindato così e non avrebbe mai messo un orecchino all’orecchio
sinistro, a Fin doveva proprio piacere fare il duro a dispetto del suo nome
angelico.
-E adesso vediamo
di darci un taglio con questa storia. Gardis ha ragione, ormai è tempo che
finisca.
Il
ragazzo si voltò verso Bellatrix e la fissò, Kitt
vide che la sua espressione era mutata, cominciava a temere che anche lui si
trasformasse in una creatura fantastica, poco ci mancava che arrivassero anche
i PowerRangers…
-In
qualità diAuror
del Dipartimento della Giustizia del Ministero della Magia sotto la guida del
Ministro della Giustizia Draco Malfoy, io, SeraphinLynwoodBlack, dichiaro la qui presente BellatrixBlackLestrange colpevole
dei seguenti crimini: lesioni aggravate nei confronti degli esponenti Auror del Ministero, i coniugi Longbottom,
omicidio nei confronti di babbani e mezzosangue,
responsabile in prima persona e colpevole di accanimento nelle vicende di
sterminio di babbani nella notte dell’uccisione dei
coniugi Potter collegate al mangiamorte Peter Minus. Colpevole di complicità nella pianificazione della morte di James e
Lily Potter. Colpevole di persecuzione e tentato
omicidio nei confronti di Harry Potter e ZachariahBlack. Di omicidio della di
lui consorte: BryannaSimmons.
Colpevole di raggiro nei confronti di RowenaBlack. Colpevole di rapimento, lesioni e perpetrate
meschinità nei confronti di TemperanceBlackDeLaci e di SeraphinBlack, cioè io. Colpevole di maltrattamenti nei confronti della succitata Temperance, del figlio legittimo di lei Christopher BlackDeLaci e dei figli naturali
Izayoi DeLaci e Lachlan Black.
Colpevole di tentate lesioni e omicidio aggravati nei
confronti dei membri della famiglia Malfoy Leonard e Gardis. Colpevole di crimini contro la legalità nel tentativo di riportare
alla vita Tom Riddle. Colpevole di disordini e
atti illegali nel mondo della magia. Colpevole di crimini
contro la vita e le libertà sancite nella Costituzione Magica del 1561.
Facciamola breve, zietta, ne hai fatte troppe, solo
per queste meriteresti il bacio dei Dissennatori, ma dato che Longbottom è un
Ministro giusto e zio Draco non sa più dove
seppellire cadaveri di famiglia, possiamo sbrigarla per le strade veloci.
-E quali
sarebbero? – Seraphin ghignò, quella parte l’aveva
imparata dai Malfoy, i Black erano sempre codardi
quando c’era da scegliere, si vedeva che Christopher era figlio di Alerei
-Sono un uomo, zia
Trix, sbaglio anche io…
potrei accidentalmente farmi prendere dalla collera e ucciderti – e il papiro
su cui una penna prendi appunti aveva segnato tutti i crimini si riarrotolò e scomparve nel nulla. – non credo che si
farebbero grandi problemi per la tua morte. Chi ti piangerà?
-Ben pochi, ma tu,
prendere dalla collera? Non credo che qualcuno se la berrebbe
-Forse nessuno. Ma chi semina vento raccoglie tempesta
-Te l’ha insegnate quella stupida matrigna mezzosangue queste belle
parole? Oppure la tua vera mamma?
-Mi hai privato
dell’affetto di una sorella, non posso perdonarti per questo, anche se grazie a
ciò ho ne ho guadagnata un’altra – e abbracciò
rigidamente Gardis che rimase impietrita con gli occhi color ametista fissi
sulla mangiamorte. – farò ciò che devo, compirò il mio dovere verso questa
famiglia. Verso la mia. Verso tutti. Nessuno di loro merita l’onere di ucciderti
-Ti abbasseresti
al nostro livello?
-Non sono diverso
da te – dichiarò senza paura lui – è una vita che aspetto questo momento. Ricordi
cosa mi dicesti? Non mostrare pietà verso
chi ti farà il minimo sgarro. A quel tempo
immaginavi che eri tu la diretta interessata di quelle parole?
-Avrei dovuto
aspettarmelo
-Avresti.
-Uccidere non è
bello – aggiunse la donna con un sorriso cattivo
-Non sei tu a
dovermelo dire. Tutti coloro che sono qui
dimenticheranno ciò che succederà tra poco
-Le magie ogni
tanto sono utili a salvarsi il culo, vero?
-No, non occorrerà
magia. Nessuno vuole ricordare, soprattutto te, non sei un ricordo gradito e
possiamo cancellarti dalle nostre vite.
Bellatrix
emise un suono sprezzante.
-Ciò purtroppo non
cancellerà il nostro dolore.
Gardis
si allontanò dalla spalla del cugino e si diresse verso Kitt che stava fissando
quella scena
-Puoi chiudere gli
occhi – gli sussurrò intrecciando le dita con le sue – la morte non è mai un
bello spettacolo
-Devo vedere. Devo
farlo per tanti motivi. Non lo cancellerà, ma renderà diverso il mio dolore.
-Ora, finalmente,
vedo quello che sei davvero senza finzioni. Non è il
passato né il dolore a farti parlare così. Ricorda che la morte è qualcosa che
segna e io parlo per esperienza
-Anche le ferite –
aggiunse lui, lei gli sorrise e strinse maggiormente –
sai, la gente pensa che tu sia saccente e credi di sapere sempre tutto, ma… mi
rendo conto che forse tu sai davvero tutto…
Gardis
sorrise e gli posò la testa sulla spalla, serrando le palpebre
-Ho voglia di
piangere, Kitt, sono felice che tu guarderai al mio posto. Questa è stata…
Sì
udì uno sparo e nello stesso attimo Gardis crollò in terra mentre Chris cercava
di sorreggerla, spiazzato da quel cedimento improvviso; vide i suoi capelli
tornare normali, biondi e lisci, mentre la teneva tra le braccia.
Leonard
gli mise una mano sulla spalla
-Che le è
successo? – domandò preoccupato al fratello prendendola in braccio con una
certa fatica
-Non è un demone
completo, attingere ai suoi poteri superiori consuma molte delle sue energie
fisiche e le provoca un grande stress mentale, la sua metamorfosi è stata lunga.
Ma ciò che l’ha sfinita è non poter liberare ciò che sta dentro di lei, il suo
potere sarebbe troppo distruttivo per questo posto
-Si riprenderà?
-Dormirà per un
po’, questa volta si è dovuta trattenere più del solito e Gardis in genere non
è una che lo fa…
-È già successo?
-Sì, non
preoccuparti. Lascia che la porti io, sei stanco e affaticato, non dovresti
sforzarti neppure tu
-No, la porterò io
in infermeria, voi andate ad avvertire Silente
-Sarà molto
contento di vedere che il suo Caposcuola ha messo la testa a posto – ironizzò Leonard
-Pensi che non la
farà più diventare Caposcuola? – domandò perplesso Kitt, preoccupato
dell’avvenire della Gryffindor
-Veramente è
proprio quel che serve, Silente fa Caposcuola solo dei pazzi – dichiarò Seraphin avvicinandosi; la sua espressione divenne serena e
accarezzò la fronte ciondoloni di Gardis che pareva addormentata, doveva aver compiuto quel gesto molte volte. La amava quanto
Ransie se non di più. Ransie
era il suo obiettivo, Gardis la sua sorellina che aveva bisogno di protezione,
a dispetto della sua natura quasi onnipotente: le parole feriscono ben più
delle lame.
Kitt
abbassò gli occhi sulla pistola fumante che aveva nella mano, era un’arma
particolare, aveva una doppia canna d’argento massiccio tirato a lucido e
avvolto nelle ali di un dragone dall’aria minacciosa, era un’arma che non tutti
avrebbero avuto il permesso di portare addosso; si chiese se suo “zio” ce l’avesse e per un momento credette
di no.
-Proiettili d’argento
con concentrato d’alba – spiegò l’Auror riponendola
nel fodero alla cintura, - stenderebbero anche un vampiro – aggiunse. – Ora
portala su, avete tutti e due bisogno di riposo
Voltando
loro le spalle Kitt si accorse che l’espressione sul viso delle altre tre
persone era identica: affetto e apprensione e, lui non lo sapeva, ma serenità
perché la loro “sorellina” aveva trovato una persona come si deve. Un
autentico Black, di quelli vecchia maniera, ma con un
carattere decisamente migliore. Alla fine erano
davvero tutti e tre suoi fratelli; Fin aveva ragione,
non è solo il sangue a fare di due estranei dei fratelli, dopotutto non l’aveva
detto anche lui?
***
Gardis
si svegliò di soprassalto nel mezzo di un incubo, arrotolando le coperte e
guardandosi attorno impaurita. Il sudore le colava dalla fronte e con esso
ricadde anche un panno bagnato.
Non
era più nel suo sogno tremendo, ma nell’infermeria della scuola, tutta bianca e
azzurrina, la fissò qualche istante mentre i ricordi si affollavano nella sua
mente.
Voltò
la testa da una parte all’altra dell’ambiente e nel buio lampeggiarono un paio
di occhi blu, per un attimo sperò che fosse Kitt, ma poi riconobbe Seraphin con la sedia in bilico su due gambe che guardava
lontano.
-Sveglia? – le
chiese, lei annuì e poi scoperchiò i lenzuoli e si toccò il ginocchio fasciato
che aveva strisciato per terra quando aveva salvato Kitt, scosse la testa
seccata dai metri di bendaggio che la Chips le aveva
rifilato assieme a chissà quali altre pozioni disgustose
-Se glielo avessi detto si sarebbero insospettiti – disse con noncuranza
riferendosi alle ferite
La
bionda annuì, poi cominciò a disfare la benda che
ricadde sul pavimento mostrando la carne perfettamente rimarginata, dopodiché
iniziò a levarsi i cerotti uno dopo l’altro, procurandosi più dolore di quando
le avevano inflitto i tagli.
-Dov’è Leonard?
-È andato a
riposare
-Riposare?
Leonard? Cos’è, uno scherzo?
-Aveva bisogno di
stare per i fatti suoi
-E tu che ci fai
qua? Da dove sei arrivato? E perché sei comparso a metà del combattimento?
-Indovina?
-No, spiega – Seraphin alzò le spalle e si accese una sigaretta senza
scomporsi del fatto che si trovasse in infermeria
-A quanto pare ho
visto giusto. Mi hai fatto quelle domande strane e io
ho iniziato a pensarci sopra, così il giorno dopo sono andato da Leonard a
parlargli e chiedergli se sapeva qualcosa, pareva cascato dalle nuvole, non
l’avevi detto neppure a lui?
-No
-Beh, credo che
lui abbia continuato a rimuginare sulla faccenda e io
me ne sono tornato a Londra bello sereno, certo del fatto che non ti saresti
mai lanciata in una stupidaggine del genere senza parlargliene e poi…
-Poi cosa?
-Poi mi è venuta
in mente una conversazione che avevo avuto con lui a Natale: “Chi è Kitt” gli
avevo domandato e lui “si chiama Christopher Black ed
è il migliore amico di Gardis”. Lì per lì non ci avevo fatto caso, ci saranno
migliaia di Black in Inghilterra e non sono sicuro
che siano tutti parenti miei, poi però… mi sono ricordato che al pranzo c’era
un ragazzo che mi aveva colpito perché mi assomigliava in maniera strana, mi
ero detto che doveva essere lui quel Black, solo che,
mettendo la strana somiglianza assieme a quel che mi avevi chiesto, ho
cominciato a fare 2+2
-E sei venuto a Hogwarts
-Mi sono
PRECIPITATO – puntualizzò – sperando che fosse tutto frutto della mia
immaginazione come diceva Aisley, ma Leonard non era in giro e allora sono venuto
direttamente al Grifondoro a cercare te, a proposito,
carina la magia per chiudere la porta
-Non avevi il
diritto di entrare
-Non cominciare,
ero preoccupato!
-E poi?
-Pensa un po’? quando sono entrato mi sono ritrovato nella foresta dei
libri di genealogia e bello bello sulla tua scrivania
un tomo della Sezione 7.2 del Ministero e non uno qualsiasi, oh no, troppo
facile, ma quello dei Black! Ah, se non mi sono
preoccupato allora…
-E sei venuto a
cercarci
-Diamine, certo!
L’ultima volta Bella era entrata dalla Stanza della Fondazione, è l’unico modo
per smaterializzarsi qui, così ho pensato che l’avesse fatto anche questa volta
e, dì un po’, avevo ragione! E cosa vengo a sapere? Che sono riusciti a mettere
in piedi quell’assurdo progetto di quando ero bambino! Che hanno creato un
clone di Voldemort!
-Non è vero, ma lo
saprai già
-Dettagli a parte ho visto il Medaglione, e lì stava per scapparmi da ridere,
davvero non te l’avevano detto che era un falso?
-Un falso?
-Ma sì, l’originale è andato distrutto ai tempi di
Salazar e compagnia, fu RowenaRavenclaw
stessa, non te l’ha raccontato qualcuno? Tua madre?
-No
-Beh,
evidentemente neppure a zia Trixvisto
che era così contenta, ma tu hai definitivamente infranto tutte le sue
speranze…
-E poi hai fatto
la tua entrata trionfale
-Ho visto come
combattevate e vedevo quel povero essere umano che
stava dando l’anima per quello in cui credeva, non mi ha voluto dire perché
fosse così pieno di odio verso Bellatrix, ma posso
immaginarlo se solo ripenso a ciò che ho vissuto io e lui è stato costretto a
rimanere con loro diciotto anni!
-Kitt mette
l’anima in tutto quello che fa
-Non lo so, però
quel tipo mi piace
-Capirai, è tuo
nipote!
-Capirai, piace
anche a te… - lei lo guardò in cagnesco, le iridi nuovamente bicolori, più
fiammeggianti che mai - Ad ogni modo deve essere frustrante combattere
circondato da semidei come lo siete te, Leonard e quell’altro, volevo levarmi
tutti i pesi dalla coscienza, e lui deve essersi sentito insignificante,
dannazione, volevo aiutare qualcuno? Probabilmente, mi sono detto, avevo la
febbre o qualcosa del genere…
-Veramente anche
lui appartiene ai nostri
-Ah sì?
-Indovina chi è?
-Chi?
-Il Byakko
-Cazzo! Proprio
uno qualsiasi… ti è andata bene che stesse coi nostri
-All’inizio no,
però poi, quando abbiamo saputo che Lachlan non è Voldemort
e Izayoi è un esperimento riuscito davvero male, beh…
-Sì sì, avete fatto pace, poi sono arrivato io…
-…e ti sei preso
il divertimento
-Ho costruito
questa pistola per ucciderla, Bella doveva morire per mano mia, mi spiace, ma
ciò che vidi io in quei sotterranei a Malfoy Manor
non lo immagini neppure, solo il tuo amico poteva davvero fermarmi e mi sarei
fermato solo per far sparare lui.
-So quanto è
importante per te… hai parlato con Kitt?
-Andrò a prendere Ransie appena avrò salutato Leonard e Chris, tra parentesi
ho scoperto da tuo fratello che non gli piace quando gli altri lo chiamano “Kitt”, siete già arrivati a questi punti, dunque?
-È una storia
lunga
-Sei arrossita,
Gardis
-Finiscila
-Se vuoi
incontrarti con lui ti consiglio di sbrigarti perché
hai solo questa notte, domani arrivano Draco ed Hermione e se non scuoiano qualcuno non saranno contenti,
prega che non sappiano che hai una storia con un ragazzo
-Io non ho una
storia proprio con nessuno! – sbraitò arrabbiata
-Sì e io sono la Fata Turchina
-Non faccio certe
cose!
-Gardis, ma cresci
un po’! Non dovrei essere io a parlare così, ma diamine, hai diciassette anni e
probabilmente non sai neppure come è fatto un uomo
nudo. Alla tua età dovresti cominciare a pensare a quello che un uomo tiene nei
pantaloni, anzi, avresti già dovuto cominciare! Io vorrei davvero vederti a fare la cattiva ragazza (a parte che non lo sei),
ma che senso ha giocare alla dura e poi fare la pappamolle per vergogna?
-Non sono affari
tuoi, e comunque Leonard e mamma e papà non approverebbero
-Chi vuoi che si
faccia dei problemi? Insomma, io devo tacere e Leonard pure e se proprio
volessero impuntarsi, anche i tuoi dovrebbero stare zitti, meglio di te non è
messo nessuno in quanto a prediche. E tuo padre deve solo ringraziare che su
questa Terra ci sia un ragazzo capace di tenere a freno i suoi ormoni tanto da
non violentarti per la confidenza che gli hai dato. La mamma che era tanto
santa mica gli ha detto di fermarsi quando Draco le
ha messo le mani addosso! Oh no, la cara Hermione che
di sesso ne sapeva meno di zero che ha fatto? Esperienza! Lei voleva provare e te pure
-No, eppoi è una questione di principio
-È una questione
che hai paura
-Io non ho paura
-E se leggo bene
dentro di te, non dipende da Rago
-Mi stai facendo
arrabbiare
-È la cosa più
bella di avere una sorella
-Fin, sparisci!
-D’accordo,
d’accordo… lui è al terzo piano, alla balconata – aggiunse con un sorriso
beffardo sapendo come muovere le sue pedine
-Fin!
-Ve bene… - Seraphin si alzò dalla sedia e spense il mozzicone sotto la
suola rinforzata, poi si infilò le mani in tasca e si
diresse verso la porta
-Sorellina,
secondo te come si chiama la parentela che ha qualcuno col figlio del fratello
della moglie
-Perché?
-Semplice
curiosità
-Sei suo zio
acquisito e lui è tuo nipote
-Caspita, allora
proliferano i nipoti… va bene, ho capito, vuoi scappare dal tuo principe dagli
occhi blu
E
la porta si chiuse dietro di lui mentre Gardis allentava il broncio.
Guardò
il calendario magico posato sul comodino, aveva dormito la bellezza di due
giorni e mezzo e a giudicare dal buio fuori della finestra dovevano quasi
essere tre perché era notte fonda.
Seraphin
aveva ragione, che problemi doveva farsi?
Afferrò
uno scialle con le frange che stava sulla sedia, probabilmente dimenticato
dalla Chips, e scomparve a sua volta dalla stessa
porta del cugino, imboccando però la direzione di destra verso le scale anziché
l’angolo, le parve quasi di sentir ridacchiare, ma non ci fece caso e proseguì
per la sua strada.
Era
la prima volta che si lanciava in una follia senza ponderare tutte le possibili
scelte e alternative e, soprattutto, senza immaginarsi
tutte le situazioni che le si sarebbero presentate.
Ma doveva
chiarire le ultime cose, doveva chiarire se Christopher era ancora disposto a
stare con lei dopo quanto accaduto.
In
un certo senso le piaceva il senso di pericolo che
stava provando.
E
no, non stava dando peso alle parole di suo fratello.
***
Il
terzo piano, rigorosamente chiuso all’accesso del pubblico, era freddo e poco
illuminato; si guardò attorno, decidendo se suo cugino aveva sufficienti motivi
per farle prendere inutilmente una broncopolmonite fulminante, l’ambiente era
scuro e vuoto, tutto silenzio e molto freddo.
Vide
in lontananza sulla balconata una persona appoggiata alla ringhiera esterna,
fece per incamminarsi quando si ricordò che non aveva le scarpe e, in effetti,
i suoi piedi erano intirizziti dopo aver camminato sulle antiche e gelide
pietre di Hogwarts così a lungo.
Decise
che non le importava e proseguì fregandoli gli uni con gli altri.
Quando
arrivò alla finestra il gancetto che la chiudeva
scattò automaticamente per il forte vento che vorticava fuori e Kitt, che si
voltò a vedere che cosa fosse quel suono inconsueto, se la ritrovò davanti che,
come una bambina, lo guardava stringendo lo scialle della Chips
con una mano e l’espressione fanciullesca su quel viso che poteva avere le
fattezze un po’ infantili, ma gli occhi di un adulto.
Gardis
rimase letteralmente a bocca aperta quando lui si girò nella sua direzione:
quel ragazzo era figlio della notte!
Se
non fosse già stata irrimediabilmente innamorata di lui, quella era una valida
occasione per cominciare: gli occhi blu che brillavano dello stesso splendore
delle stelle, i capelli scuri come il manto del cielo, mossi dal vento, le
spalle che sembravano così sicure e protettive, le mani che più che magie
facevano miracoli e… tutto in lui l’affascinava, come
aveva fatto a vivere sei anni senza perdere minimamente il controllo e andare a
gridargli che l’unica cosa che voleva davvero dalla vita era proprio lui?
-Gardis? – la sua
voce era stupita, evidentemente non si aspettava di vederla comparire lì dalnulla con quel
musetto stupito – c-che ci fai qui? Dovresti rimanere in infermeria…
Gli
occhi di lei si riempirono di lacrime e,
istintivamente, mollò la lana dello scialle e gli si lanciò incontro con le
braccia spalancate; Christopher la prese al volo e lasciò che lo abbracciasse e
cominciasse a piangere, non sapeva perché, ma era certo che fosse una cosa
giusta. E lui non riusciva a resistere alle sue lacrime.
La
bionda singhiozzò contro la sua camicia, aumentando la stretta e sfogandosi più
che poteva. Era tutto finito, era tutto terminato, ora, a Dio piacendo,
potevano finalmente stare insieme.
-Tanto… tanto
tempo – riuscì a sillabare tra un singulto e l’altro, Chris non capì, ma senza
troppi problemi, le abbracciò le spalle e rimasero così, in piedi e abbracciati
sotto la luna per un’eternità
-Avrai freddo – le fece notare lui quando i singhiozzi si
quietarono
-Anche tu –
aggiunse lei asciugandosi gli occhi con il dorso della mano, lui la guardò con
gli occhi arrossati – era… era così tanto tempo…
Kitt
sorrise e si chinò a raccogliere lo scialle, poi glielo drappeggiò
sulle spalle e lo legò sul davanti con un nodo
-Vieni – disse
semplicemente conducendola all’esterno e Gardis lo seguì docilmente, sedendosi
poi davanti a lui pavimento gelato della terrazza, si stupì di non avvertire lo
sferzare del vento che la faceva rabbrividire
-Bolla di
Atlantide – la prevenne lui – fa troppo freddo anche per me
Non
si preoccupò di fargli notare che era una magia che difficilmente i prof
avrebbero tollerato a scuola, dopotutto a lei cosa importava davvero oltre a
poter stare con lui?
Si
sistemò tra le sue gambe, avvertì le braccia di lui
circondarle la vita e il suo petto dietro la schiena, si lasciò andare
all’indietro sentendo la pressione delle cuciture dei vestiti contro il tessuto
sottile della camicia da notte che dovevano averle messo a forza.Continuava a non importarle.
Alzò
la testa verso il cielo, il suo amato cielo, e contro la guancia percepì la pelle di lui.
-Mi hai fatto
preoccupare, principessa – disse piano accanto al suo orecchio provocandole un
brivido non dettato certo dal freddo, piuttosto dalla sua voce
Non
aggiunse altro, ma fece scorrere la mano lungo il braccio sinistro finchè, sotto la manica, percepì la forma dell’orologio, lo
accarezzò appena, come se si trattasse di un ricordo doloroso
-Mi dispiace per
tutto quello che non ti ho detto – si scusò la bionda
-Non importa, non
credo che sia io quello che deve essere offeso
-Io… io voglio
davvero dirti tutto
-Non devi, non è
necessario se non vuoi…
-Ma io voglio! Io voglio che tu sappia tutto di me!
-Perché non me
l’hai detto prima? Per esempio la prima volta che ho parlato con Rago
Gardis
chinò gli occhi e li spostò su una macchiolina del pavimento
-Volevo che non
scegliessi me solo per via di Rago
-Io avrei scelto Rago, non la ragazza che portava la sua Anima, l’avrei
fatto solo perché era giusto per gli altri
Lei
sollevò una mano all’indietro e gli accarezzò una guancia senza voltarsi
-Dirtelo non era
giusto per te, io non volevo dirti neppure di Rago,
volevo vivere per conto mio, ma… quella volta che ti ho visto nel corridoio con
tua sorella, beh… mi hai fatto male e con il sangue
nel cuore, pur di perdere conoscenza ho liberato Rago,
volevo solo andarmene da questo mondo
-E perché non me
lo hai detto dopo? Quando stavamo già insieme?
-Avevo paura
-Paura?
-Avevo paura che
tu avessi paura di me. Sono un mezzo demone, una
creatura che non esiste e un mostro
-Tu non sei un
mostro! – esclamò lui con enfasi
-Non sono mai
andata tanto fiera di questo, mi ha dato dei
privilegi, certo, ma tanti brutti pensieri e quando ho scoperto che proprio tu
potevi uccidermi mi è crollato il mondo addosso, soprattutto quando è venuta a
galla tutta la storia della tua famiglia e io non avevo ancora scoperto la
seconda parte…
-Mi conosci
davvero così poco? Pensavi davvero che potessi ripudiare qualcosa di fantastico
come te, al di là di quello che sei?
-Sì, meriti una
brava ragazza, non un mostro assassino con un passato troppo ingombrante e
personalità a profusione
-Gardis…
-Avevo paura di
perderti, ma allo stesso tempo sapevo che sarebbe stata la cosa giusta.
-Ci credi, per sei
anni ho pensato la stessa cosa di te, non volevo coinvolgerti in tutta quella
storia di Voldemort e mangiamorte, era troppo pericolosa
-Siamo due
sciocchi, vero Kitt?
-Sì… - e accarezzò
la mezzaluna dorata del quadrante della bionda, l’astro con le punte all’ingiù
che simboleggiava il “bastardo” degli Arcimaghi, lei come conosceva quel
simbolo? – Mi… mi vuoi dire come è andata?
-Intendi come sono
diventata Rago?
-Sì
-D’accordo… - lei prese fiato e intrecciò la mano con quella di lui – Avevo
sei anni all’epoca ed era la notte di Capodanno. Eravamo stati tutti ad una festa a casa del Ministro della Magia e poi i miei
genitori ci hanno rimandati a Malfoy Manor perché era
tardi per dei bambini
-Chi eravate?
-Seraphin, Leonard ed io. Fin aveva quattordici anni, è sempre
vissuto a Malfoy Manor con noi da quando siamo nati,
è un po’ il nostro fratello maggiore, anche se tecnicamente sarebbe nostro cugino di non so quale grado… comunque i mangiamorte avevano
colto l’occasione. Odiavano i miei genitori fin dai tempi che frequentavano Hogwarts e c’è stata un’avventura un po’ particolare, un giorno
te la racconterò. Più di tutti odiavano visceralmente mio fratello. Erano in
quattro, no, cinque! Bellatrix, Rodolphus,
Bartemius jr, Nott e un
tipo che si chiamava Uriah
-Era il
fratellastro di zia Bella – aggiunse il moro ricordando il tipo
-Sì, noi l’abbiamo
scoperto solo dopo. Devi sapere che dopo la morte di Lark,
Astaro ha rifiutato di prendere con sé l’Anima
Azzurra, questa è passata adEskale,
il secondogenito e lì è rimasta finchè un Black, il Byakko che l’uccise,
non la rubò nel tentativo di distruggerla, cosa assai difficile. Da lì partono
diverse storie: quella di Evangeline che è stata
morsa proprio da Eskale, quella dei Black che possedevano l’ossidiana azzurra, e quella della
tradizione di raccontare ai futuri capofamiglia Black
la storia di come si possa uccidere la Sohryu.
Questo fino a CygnusBlack che non ha avuto figli maschi. L’oggetto sarebbe
passato all’altro ramo della famiglia, maOrion era già morto, Sirius
diseredato, Regulus ucciso e Zachariah
era un illegittimo. Illegittimo per illegittimo, Cygnus scelse il proprio illegittimo, il figlio della
cuoca: Uriah; gli raccontò tutto. Bellatrix
lo venne a sapere
-Bellatrix aveva una relazione incestuosa con suo fratello –
puntualizzò Kitt con durezza, Gardis si voltò basita verso di lui e lo scrutò
negli occhi, questo le mancava.
-Ho sempre creduto
che l’avesse circuito, ma Uriah non era un gran mago,
non aveva frequentato Hogwarts e di quella storia che
suo padre gli aveva raccontato aveva capito ben poco,
quindi, al momento di riferirlo a Bella, aveva storpiato un po’ la verità. Bellatrix capì che quell’oggetto poteva uccidere i vampiri,
anche se in verità è la Sohryu che può uccidere i
vampiri, non l’Anima Azzurra.
-Che accadde?
-Decisero di
sperimentare la cosa e tentarono di uccidere Leonard. Videro qualcuno che
dormiva con i capelli biondi e credettero che fosse
lui. Ero io. Quando videro i miei occhi l’errore fu
lampante, qualcuno gridò che avevano sbagliato, Bellatrix
urlò che non ero io che dovevano uccidere, ma Leonard. Mi dimenticai di tutto e
per mio fratello ingerii quella pietra a costo di morire.
Non ricordo molto altro, ho perso conoscenza per
qualche minuto, sentivo che c’era qualcosa dentro di me di nuovo che voleva
uscire e io non volevo perché dovevo riprendere
conoscenza, sentii che mio fratello stava minacciando Uriah
di lasciare in pace Seraphin che era stato catturato,
Uriah sbraitò che l’avrebbe ucciso. Arrivarono anche
i miei genitori, ma che si poteva fare? Volevo solo aiutarli… In quel momento
riaprii gli occhi e persi quasi completamente il controllo di me stessa,
attinsi ai poteri del demoni, uccisi Uriah e mio fratello tagliò il braccio a Rodolphus perché mollasse Seraphin,
ci fu un autentico macello. Di Uriah non rimase
molto, poca cenere, perché mi nutrii della sua energia e da principiante
quale ero non sapevo quando fermarmi. Bella e il marito riuscirono a scappare, Bartemiusvenne catturato e Uriah fu dato per scomparso. Dormii un giorno e mezzo e per
la prima volta parlai con Rago e scoprii che cos’era
quella cosa che voleva uscire, quella pressione per
prendere il sopravvento. A sei anni la gente non capisce molto, sai… decisi che
non avrei mai fatto uscire Rago del tutto, altrimenti
non sarei più tornata padrona di me stessa. La promessa è ancora in piedi,
anche giù di sotto lei non è uscita, anche quella
volta che eravate nel corridoio, se io non avessi voluto, Rago
non sarebbe comparsa ed è solo perché mantenevo un certo controllo su di lei se
sono riuscita a prendere possesso di me stessa.
-Quindi non ti
hanno chiamato Gardis perché quando chiami i tuoi
poteri ti vengono gli occhi viola?
-No, è stato solo
un caso molto particolare
-È una storia
molto triste e mi spiace di non riuscire a comprendere fino in fondo la
duplicità della vita che ti ha costretto a vivere
-Non essere così
lezioso Kitt, ne abbiamo passate entrambi, la tua storia non è decisamente da giorno di festa
-Già…
-Pensi che
potresti…
-Raccontartela?
…certo…
***
Spazio
autrice: ai miei amati lettori dico:
manca poco e ve ne sarete accorti.
Come
vi sarete di sicuro resi conto, ci stiamo avvicinando
alla fine, ma ci sono ancora molte cose da dire. Come promesso, l’ultimo
personaggio ha finalmente fatto la sua comparsa: UriahBlack, il fratellastro di Bellatrix.
Si è scoperto che cosa ha spinto Gardis ha uccidere, ma soprattutto, chi ha ucciso, del come non importava a nessuno, francamente
neppure a me.
Quello
che mi premeva era raccontare come Gardis era diventata la portatrice dell’Anima
Azzurra perché avevo sempre fatto molti accenni e dovevo spiegare la storia per
bene, visto che odio quei libri dove bisogna
ricostruire il passato solo tramite flashback e non viene mai raccontato il
tutto in maniera chiara e lineare.
Purtroppo
non ho fatto la battaglia epocale come tutti si
aspettavano, ma la precedente (e mi riferisco sia a quella delle Relazioni che
a quella di Amore Selvatico) mi hanno davvero privata di ogni fantasia
sanguinolenta, così vi dovrete accontentare di una bella zuffa alla babbana e un colpo di pistola. La ricordate la pistola? Non
è la prima volta che compare, ma se siete stati attenti ai dettagli
vi sarete accorti che è la stessa che portava AxelLandor, il marito di Monica, con qualche modifica, infatti
tutti si ricordano di sicuro che Ransie e
Monica erano migliori amiche, ehehe… ok, sto
delirando completamente e ci do un taglio, ma con la giornata di oggi sono
suonata come un coperchio.
Al
momento mi affligge un graverrimo problema: che
titolo dare alla mia prox storia? Vi assicuro che mi
sto arrovellando il cervello da giorni, per questo col passare del tempo le mie
fic diventano sempre più sclerotiche ^_^
Beh,
anche questa volta mi tocca saltare i saluti, ma spero davvero che mi aiuterete
a migliorare con le vostre opinioni e i vostri commenti! Sono ansiosa di
leggere tutte le vostre recensioni, le aspetto con ansia.
Un
bacio a tutti e alla prossima!
Nyssa
PS:
sicuramente conoscerete la canzone Big big World di
Emilia da cui ho preso in prestito il titolo, ebbene, non notate una certa
somiglianza tra la canzone e Gardis?
-Sì. Era la stessa
notte che tu divenni un demone. Bellatrix e compagnia
erano partiti due giorni prima per “certe faccende” e mia madre aveva
cominciato ad avere le doglie. Per l’occasione potei vederla e parlare con lei;
il 31 dicembre nacque Izayoi.
-Quindi Lachlan
non è figlio di tua madre?
-Aspetta. Mia
madre mi disse di aver avuto un sogno strano mentre stava partorendo, qualcosa
sul futuro e sul fatto che non avrebbero mai lasciato in vita un Voldemort bambina perché… beh,
qualcosa era andato storto, solo che noi non lo sapevamo, pensavamo a
dell’altro, solo dopo molti anni, dagli esami del DNA che abbiamo fatto,
risulta che mia sorella abbia solo metà del corredo genetico del Signore Oscuro
-E l’altra?
-Strano ma vero,
appartiene a mia madre, infatti le somiglia molto, non solo nell’aspetto,
praticamente è come se fosse figlia loro
-Che accadde?
-Presi la bambina
per proteggerla, spaventato dalle parole di mia mamma, e uscii all’aperto in
cerca di una soluzione, camminai nella neve in qualcosa di simile alla bolla di
Atlantide in cui stiamo adesso, è stata la prima magia che ho imparato, una
magia di protezione. In Ungheria quando una famiglia ha troppi figli li
abbandona, è un paese povero, specie la regione dove viviamo; al villaggio
vicino, un posto di maghi, sentivo piangere un neonato, era un maschio e
qualcosa mi disse che avrebbe avuto gli occhi verdi, ho rischiato quanto alla
roulette russa, specie se non li avesse avuti, ma decisi di fidarmi del mio
istinto, all’epoca non ero come adesso, è stato dopo che ho imparato a non
agire d’impulso: lo presi con me. A sette anni si è molto stupidi – disse
parafrasando ciò che aveva detto lei – sapevo cosa farne di lui, ma non di lei:
dovevo abbandonarla? Stanco e infreddolito, si dissolse anche la Bolla, fu
allora che incontrai Astaro
-Astaro?
-Già, strano vero?
Lo implorai di aiutarmi senza sapere cosa fosse lui né cosa fossi io e lui
accettò
-Astaro? Ma lui invece lo sapeva benissimo!
-Mi disse cosa
volevo fare e io gli chiesi se poteva trovare mio padre, ricordo che si mise a
ridere. Mi portò in una casetta di taglialegna e mi fece scrivere un biglietto
per Alerei, mi rifocillò
-Hai mai
incontrato tuo padre?
-No, mai, però
sapevo di averlo e speravo che mi aiutasse. Gli scrissi chi ero e che la mamma
era in pericolo, di prendere quella bambina o qualcuno l’avrebbe uccisa: era
figlia di mia madre e avevo paura anche di Voldemort,
credevo che i bambini fossero metà come la madre e metà come il padre, a quel
tempo. In realtà la lettera era un capolavoro di errori di ortografia e
scrittura malferma, qualcosa tipo Caro
papà, mi chiamo Christopher Black, la mamma dice che
mi chiamo anche DeLaci. Io non ti conosce e tu non
conosci me, ma se sei buono come mamma dice allora salva questa bambina, è mia
sorella, è figlia della mamma, non so chi sia il padre, non tu…
forse Voldemort, ma è colpa di zia Bella; non ti
offenderesti vero? Ti prego salvala o almeno tienila lontana dai mangiatori di
morte, mamma dice che la ucciderebbero ma lei non deve morire. PS: la mia mamma
si chiama TemperanceDeLaci.
Io credevo Black, ma lei dice DeLaci.
Mia madre è sempre stata legatissima al suo cognome da
sposata.
-E poi che
accadde?
-Astaro andò in Inghilterra e mio padre prese la bimba,
Izayoi mi ha detto che la fece passare per figlia sua.
-E l’altro
bambino?
-Lo riportai al
castello appena in tempo, ma zia Bella mi scoprì mentre lo mettevo nella culla
di Izayoi. Mi frustò sette volte
-Ti frustò?
-Non fu l’unica
volta
-Se… se… se mi
capita tra le mani io, io non so se riuscirei a trattenermi!
-È morta ormai,
lascia in pace i morti
-Non si deve
frustare la gente!
-Passai il resto
della mia vita a preoccuparmi per Lachlan, zia Bella era entusiasta, io
terrorizzato che scoprisse l’inganno. Temevo che lo plagiassero e diventasse
cattivo, ma grazie a Dio non accadde, sapendo che nessuno dei bambini era Voldemort, avevo paura che caratterialmente diventasse come
lui, in un mondo come il nostro, purtroppo è estremamente facile. – Gardis
strinse le sue mani cercando di trasmettergli quello che sentiva
-Perché Bella è
venuta a Hogwarts? E come avete aperto la Camera?
-Izayoi parla serpentese, è stato
facile, bastava sapere da dove entrare; per Hogwarts…
la zia credeva che il Medaglione avrebbe dato a Lachlan più potere e dato che
non ci avevano detto come arrivare alla Stanza della Fondazione, decidemmo di
passare per la Camera dei Segreti. Zia Bella invece lo sapeva… e sapeva anche
ci si poteva smaterializzare lì
-E tu li hai
aiutati
-Avrebbero ucciso
Lachlan e mia sorella, se avessero saputo la verità, io e lui non avremmo
saputo dove nasconderci eppoi… avrebbero fatto del
male a nostra madre. L’unica cosa che non ho mai capito è come facesse Izayoi a sapere sempre quello che pensava la gente
-È una brava legilimens?
-Non so come
chiamare il suo potere, lo fa senza usare certe tecniche
-Io penso di
saperlo
-Sul serio?
-È per la
Maledizione delle Parche
-Di che si tratta?
-Una maledizione
tramandata ai discendenti femminili della stirpe di Salazar, tu non sai di
essere un suo discendente, vero?
-No
-Non direttamente,
certo, lo erano i Gaunt, la famiglia di Lachesi, la madre di Zachariah e
quindi tuo nonno; ogni discendente primogenita la riceve: la aveva Lachesi, l’ha Rowena e, dato che Rowena non ha avuto figli e Temperance
era già nata, presumo che sia passata a sua figlia
-Di che si tratta?
-Sono tre le
Parche: Cloto, Lachesi e
Atropo. LachesiGaunt aveva
la maledizione della Parca Lachesi, vedeva il
presente, sai, quella che filava il filo del destino
-Sì
-Rowena ha la maledizione di Cloto,
lei vede il passato, mentre tua sorella probabilmente ha finito il giro con la
terza maledizione: Atropo, colei che vede il futuro ed evidentemente il futuro
è rappresentato per lei dai pensieri prossimi di chi le sta di fronte…
ovviamente ciascuna vive questa cosa in maniera diversa, quindi se Rowena, la moglie di Piton e la
sorella di tuo nonno, lo vive in prima persona, per Izayoi potrebbe essere
diverso
-Non credo di aver
capito
-Non sono io che
dovrei spiegartelo, ti porterò da Rowena così che lei
possa dare a te e a tua sorella delle spiegazioni
-La conosci?
-Sì, molto bene…
Ci
fu silenzio per un tempo piuttosto lungo.
-Vorrei parlarti
di una cosa, una cosa che mi sta molto a cuore ed è come la penso su certe
faccende
-Di che si tratta?
-Abbiamo avuto dei
diverbi, nella Camera dei Segreti, qualcosa riguardo a Lachlan. Io non ero così
impuntato sulla faccenda solo perché, alla fine, lui non era Voldemort per davvero
-Che vuoi dire?
-Nessuno dei miei
fratelli è Voldemort, tuttavia, se anche uno lo fosse
stato, le cose non sarebbero cambiate, avrei fatto le stesse cose
-Sì, lo so
-Io credo
fermamente che quello che una persona è davvero venga fuori da due punti:
l’educazione e l’essere.
-Spiegami, mi
affascinano le tue teorie
-Una persona può
nascere buona, ma se è male influenzata questa può diventare cattiva, giusto?
-Ovviamente; vale
anche il viceversa
-Senz’altro.
Analogamente, se una persona è cattiva, può diventare buona con l’educazione o
rimanere cattiva
-Sì
-Non si può
giudicare solo per una parte di queste due cose, ad esempio se uno è nato
cattivo. Io penso che Tom Riddle non sia diventato
malvagio per l’essere che era, qauntopiù per quello che
ha dovuto subire. Certo c’era una componente sua, ma… è stato solo quello?
-Capisco dove vuoi
andare a parare.
-Insomma, Lachlan
poteva essere Voldemort e poteva essere buono perché
mi sono impegnato perché lo fosse, perché ho rischiato la mia vita per lui
centinaia di volte e mi sono preso delle belle punizioni per ciò, perché lui
sapeva il giusto e vedeva ciò che facevo, ma non sono pentito. Analogamente,
poteva diventare cattivo forse più del vero Signore Oscuro solo per quello che
gli avevano insegnato, concordi?
-Sì, comincio a
capire
-È stato per
quello che non ti ho detto subito di Izayoi, là sotto, volevo che tu credessi
che lui fosse buono, anche se fosse stato Voldemort
-Allora perché lui
era così fissato che l’uccidessi?
-È sempre stato
convinto che con la sua morte io non avrei rischiato niente per lui e per
Izayoi, di cui i mangiamorte ignoravano l’esistenza. Pensava che zia Bella e
gli altri avrebbero rinunciato, senza sapere che, invece, avrebbero ripetuto
l’esperimento una seconda volta
-Lachlan sapeva di
non essere davvero tuo fratello?
-Sì, gliel’ho
detto fin da quando è stato abbastanza in grado per capire. Sono io che lo
consolavo quando Rodolphus o qualcun altro lo faceva
piangere, anche se loro non lo sapevano, e lui sentiva di essere inadatto, ma…
io e Lachlan siamo fratelli nello stesso modo in cui potete esserlo te e Seraphin e non mi riferisco al vivere insieme, quanto al
crescere insieme, al condividere del semplice affetto fraterno anche senza una
consistente parentela di sangue e, soprattutto, condividere dei segreti.
-So che intendi,
ho molti fratelli in quel senso
-E sembrano tutti
sul punto di volermi uccidere
-A volte sono un
po’ protettivi
-Lo sono anche io
con lui.
-E Izayoi? Lei e
Lachlan si conoscono?
-Li ho fatti
conoscere il primo giorno di scuola, ma è come se quei due fossero davvero
fratelli, come se si conoscessero… probabilmente è stato quel pomeriggio che
abbiamo passato tutti e tre nella neve. Lachlan e mia sorella hanno parlato
molto, Izayoi soffre d’insonnia e mio fratello è tormentato dagli incubi di
quello che ha visto in Ungheria, la notte al posto che dormire la passano a
parlare
-E cos’è questa
follia che… - stava per dire che Lachlan voleva sposarla, ma forse Kitt non lo
sapeva, dopotutto non aveva sentito che cosa si erano detti nel sotterraneo… -
no, niente – lui la guardò interrogativamente mentre lei spostava gli occhi sul
cielo e lo studiava per un po’, decidendo cos’altro dire
Ancora
un silenzio denso, ma che non era la quiete prima della tempesta, era la quiete
DOPO la tempesta.
-Quando te lo
hanno fatto? – domandò all’improvviso la bionda passando la mano sulla camicia
-Che cosa?
-Il Marchio
-Due anni fa – lo
sguardo bicolore di lei divenne triste e lontano
-Ti ha fatto male?
-Non molto, non
più del resto - ne aveva passate tante per la salvezza dei suoi fratelli… aveva
sofferto dolori di ogni tipo e molte preoccupazioni perché, se si era occupato
di far sì che Lachlan avesse anche una persona “non cattiva” al suo fianco, lo
stesso non poteva dire di Izayoi. Kitt non aveva conosciuto suo padre e non
sapeva come fosse, magari la cattiveria innata di Voldemort
l’aveva soggiogata e lei sarebbe diventata una nuova Lady Nera… non poteva
seguire anche lei. Non aveva avuto molto di cui essere felice, ecco perché i
suoi sorrisi erano sempre di circostanza.
Si
voltò stupita nella sua direzione
-Bugiardo –
sussurrò sfiorandogli le labbra con un dito. Ora capiva le cose molto meglio –
non sei mai stato bravo ad ingannarmi
-Già, ti sei
accorta fin da subito che non ero ciò che apparivo – era stato proprio così
-Forse,
inconsciamente, anche se non sapevo che tu fossi il Byakko
e neppure tu, siamo stati attratti l’uno dall’altra proprio da quello
-Spiacente ma
quella che provo per te non credo sia semplice attrazione – Kitt liquidò quella
conversazione con un’espressione seccata
Gardis
sorrise e lo baciò.
-Ora tornerai a
farei il bravo ragazzo?
-Che vorresti
dire?
-Che i bravi
ragazzi non fanno quello che facevi tu là sotto, lanciare maledizioni e tentare
di uccidere tua zia… tornerai a fare il “tutto per la
salvezza degli altri e mai niente per sé stesso”, come era una volta?
-No, credo di no.
– disse con un sorriso perfido - Non è divertente fare il bravo ragazzo. Da
oggi voglio fare quello che mi pare.
-Ma stai bene? Che
cosa ti hanno fatto, un travaso di personalità? Sembri Leonard…
-Benissimo, e per
cominciare, dato che abbiamo finito i convenevoli, voglio baciarti
-No, tu non stai
bene
Ma
le sue ulteriori proteste vennero smorzate da un bacio improvviso e per quanto
lei cercasse inutilmente di dirsi che non era ciò che sognava ogni volta, due
istanti dopo gli aveva allacciato le braccia intorno al collo, mentre le mani
di lui le accarezzavano dolcemente i capelli e le spalle con una delicatezza
innata.
-Faresti l’amore con
me? – gli domandò piano mentre lui le baciava il collo; lui si ritrasse un
attimo e fissò gli occhi blu in quelli di lei, pieno di stupore e sconcerto.
-Poi sono io
quello che ha i problemi, eh?
-Parlo sul serio. È
una cosa a cui penso da tanto… - arrossì
-Ma Rago non scomparirà?
-Sì.
-Credevo che vi
voleste bene alla fine
-È così, ci
rispettiamo molto, ma ognuno deve vivere la sua vita. È il momento che lei
torni dal suo Dresda e gli faccia una bella predica.
-Credevo che
avresti voluto aspettare, forse per sempre
-Oh, andiamo, mi
conosci, sai che non ne sarei mai capace…
-Perché sei una
Malfoy?
-Non solo. Lo
farai?
-Non è un po’
presto?
-Direi che sei
anni sono può che sufficienti, non credi? O almeno per determinare che non sei
un mascalzone intenzionato solo a distruggere una povera ragazza e la sua
innocenza intatta
-E tuo fratello e Astaro? Non ne vuoi parlare con loro prima?
-Quello che faccio
della mia vita è affar mio e Rago sa come la penso,
in verità non è neppure affare suo…
-Approva?
-Più di quanto
immagini
-Seraphin mi ucciderà – lei sbuffò visto che, invece, era stato
proprio lui a mandarla al macello - Continuo ad essere incerto
-E se ti
seducessi? Dopotutto, non avevi detto che avresti smesso di fare il bravo
ragazzo?
-Non ho detto che
avrei smesso, solo che non è divertente – il ghigno made-in-malfoy
di Gardis si formò sulle sue labbra mentre gli
gettava le braccia al collo: sapeva di poterla vincere, quella battaglia.
Kitt
la fece distendere sul pavimento di marmo del terrazzo, la Bolla di Atlantide,
intorno a loro, formava un nido caldo e invisibile, non si avvertiva il rigore
dell’inverno; le tende della portafinestra scivolarono veloci sulla loro guida,
oscurando al corridoio la scena.
Christopher
guardò la ragazza distesa, il petto scoperto dove i nastrini di raso della
camicia erano stati sciolti, un segno rosso, dimostrazione del suo ultimo
bacio, poco distante. Su di tutto spiccava il ciondolo a forma di lucchetto che
le aveva regalato per Natale e che, come gli aveva promesso, non si era mai
levata.
Dalla
tasca dei pantaloni che ancora indossava estrasse una chiave che combaciava
perfettamente con la piccola serratura del ciondolo. Uno scatto e questo si
aprì
-Avevi davvero la
chiave – sussurrò piano lei
-Non credevi che Hestia potesse avere ragione? – in risposte ottenne un
cenno del capo; si rimise il ciondolo in tasca e al suo posto fissò quello che
gli aveva dato Astaro: “Dallo alla persona che ami”.
Mentre
lo teneva in mano si accorse di alcuni segni sul retro e, voltandolo, sospettò
che si potesse trattare di parole, lo porse alla ragazza chiedendole se sapeva
tradurlo dalla lingua in cui era scritto, dimenticata da secoli
Gardis
avvertì le parole formarsi normalmente sulle sue labbra, come se quell’idioma
dimenticato fosse la sua lingua di nascita
Non sei più sola
Dresda
Tradusse.
Se Rago l’avesse ricevuto, avrebbe continuato col suo
piano folle? Nessuno avrebbe mai saputo dirlo, neppure Rago
perché stava per scomparire per sempre da quella terra.
Poco
importava ormai.
Ciò
che contava era che la stessa frase valeva anche per Gardis e… la storia di Rago e Dresda doveva essere per loro due un monito.
Tra
poco Rago e Dresda non sarebbero stati soli mai più.
Lui
riprese il monile e lo appese alla catenella rimasta vuota, poi lo baciò e
lasciò che il metallo freddo toccasse la pelle nuda di lei.
Gardis
l’abbracciò, lui avvertì la morbidezza del seno premere contro il petto, lei
percepì sotto le dita i tagli sulla schiena che erano state le punizioni di Bellatrix, la carne era appena in rilievo, stranamente liscia
al tocco. Chiudendo gli occhi gli accarezzò il bracciò dove bruciava il Marchio
Nero, più scuro che mai.
Sciogliendo
l’ultimo nastro lei prese la mano di lui e se la posò sul petto
-Lo senti come
batte? – chiese con voce soffocata – credevo che solo la paura facesse battere
il cuore così e io non ho mai provato paura… neanche adesso. E allora perché
sembra che stia per uscirmi dal petto, che cosa mi fai ogni volta che mi
tocchi, Kitt? - lui le intimò il silenzio con un sorriso
-Ti stupirebbe
sentire quanto batte il mio e… batterà ancora più forte – le sussurrò piano
all’orecchio, mentre la mano si spostava ancora più in basso, sfiorandole la
punta del seno e lei si mordicchiava le labbra.
-È una fortuna per
noi che almeno tu non sia più vergine e sappia cosa fare – lui fece un
sorrisetto
-Non l’ho mai
ritenuto un privilegio così grande
-Torna utile, ogni
tanto – concesse lei mentre cercava di frenare l’istinto di infilargli le mani
nei pantaloni, non c’era niente di sbagliato, certo, però… il perbenismo di sua
madre l’aveva rovinata. E anche la timidezza. Un Malfoy timido era forse uno
scherzo di natura peggiore di un MalfoyGrifondoro…
Lui
sorrise, come se avesse indovinato i suoi pensieri perversi, e si tolse i
pantaloni.
Ovviamente
Gardis non si sarebbe dovuta imbarazzare più di tanto, specie dopo quella bella
uscita al bagno dei Prefetti di Corvonero, però
l’abitudine è dura a morire, chissà quanto ci aveva messo papà ad estirpare
quella della mamma… anzi, le era mai passata?
-Decisa? Sicura? –
le domandò per l’ennesima volta; anche per lui perdere il suo modo di fare da
brava persona era difficile, ma le piaceva anche quel suo lato dolce e
preoccupato, non le dispiaceva, per una volta, essere lei quella che prende
l’iniziativa, insomma, almeno se papà o Leonard avessero deciso di dire
qualcosa poteva sempre addossarsi tutta la colpa, no?
Se
se, come se Kitt glielo avrebbe lasciato fare, come minimo si sarebbe immolato
giurando di averla violentata.
-Kitt, ti insegno
una cosa sui Malfoy: non ci si guarda mai indietro. Che senso ha stare a
piangere sul latte versato? Quando ripensi a certe cose ti fai solo del
nervoso, ci stai molto male e ti tormenti dicendoti che hai fatto la scelta
sbagliata. Cancelliamo il problema alla radice: se non ci pensi non puoi
sentirti eccessivamente colpevole.
-Sì, credo che Seraphin mi abbia detto qualcosa del genere
-Fin è venuto su
col metodo Malfoy, gli manca una sola cosa per diventarlo completamente
-Che cosa?
-I capelli biondi
– l’altro rise – beh, di certo non puoi dirmi che gli manca il proverbiale
carattere di…
-Non lo dire,
Gardis, non dire “merda” o te ne farei pentire
-Non lo faresti! –
replicò indignata, ma più che altro era stupita che lui sapesse pronunciare una
parolaccia
-Chi te lo dice?
Posso farti implorare pietà, se lo voglio – involontariamente Gardis pensò che
quella frase aveva un che si affascinante, oltre che di deterrente
-D’accordo,
carattere di schifo, va bene carattere di schifo?- non era però tanto sicura di voler
sperimentare la sua pietà, ma soprattutto il motivo per cui avrebbe dovuto
chiederla
-Molto meglio. –
approvò
-Aspetta, c’è un
problema
-Quale? – domandò
lui incerto
-Devo cambiarmi
-Cambiarti?
-Sì – Gardis si
alzò a sedere e controllò dentro la camicia da notte – non sono presentabile
-Mi spieghi che
c’è da essere presentabile? Hai solo una camicia!
-Non indosso la
biancheria giusta
-E quale sarebbe?
– chiese esasperato
-Per tua
informazione sul mio reggiseno ci sono disegnati dei forellini e probabilmente
qualche altra amenità e tu mi hai detto che non ti piace
-Ma era così per
prenderti in giro
-Avevo comprato
della biancheria color caffè… - ammise imbarazzata
-Ma lo sai che sei
proprio una sciocca?
-Beh, scusa tanto
se quando sono andata nella Camera dei Segreti non ho pensato che fosse
l’occasione ideale per mettersi i nuovi acquisti, non pensavo certo che sarebbe
finita così! Sai, pensavo di combattere, non di andare a letto con qualcuno e
ti assicuro che sedurre i mangiamorte non era nelle mie idee, se invece pensavi
che volessi farti cambiare idea facendomi compiacente allora…
-Non mi riferisco
a questo. Perché l’hai comprata?
-Perché mi avevi
detto che ti piaceva e io volevo piacerti – confessò con le guance in fiamme
-Ma che senso vuoi
che abbia il colore della biancheria?
-Ma se sei stato
tu a fare quel discorso!
-Ti proibisco di
andartene. Non m’importa cosa indossi né cosa indosserai perché quello che
voglio in questo momento, se non te ne fossi accorta, è solo levartelo. Chiaro
signorina? – lei accennò un assenso tirato - Ora smettila di parlare
-Io non sto
parlando, sto semplicemente replicando a quello che mi dici, mi devo occupare
delle cose serie!
-Stai parlando a
vanvera
-Io non parlo a
vanvera, piuttosto eri tu quello che voleva giocare a bridge per non venire a
letto con me – ricordò malefica
-Io non dovevo
“venire a letto con te”, io dovevo dormire con te che ti strusciavi
contro, è un po’ diverso. E se adesso sei offesa perché non m’interessa il
colore delle tue mutandine, fattene una ragione perché ho una priorità nei
pantaloni che è più pressante
Lei
sbuffò fingendo di non aver sentito l’ultima parte
-Sei agitata? – il
tono era cambiato, lui la abbracciò, faceva tanto la dura, ma poi non sapeva
che fare. Tra le sue braccia, però, sembrava che non dovesse capitare niente di
terribile.
Annuì
meccanicamente.
Lui
la trascinò sul pavimento con sé, stringendola forte, come se volesse scappare
e, da una parte, aveva anche paura che succedesse. Non si accorse come, ma poco
dopo vide sfilarsi il reggiseno e comparire accanto a lei: come ci era
riuscito? Aveva anche la chiusura sul retro! E le mutandine le aveva ancora
addosso?
Beh,
ma alla fine che importava? Si accoccolò di più: pace e tranquillità, era in
paradiso; il solo stare tra le sue braccia la mandava in estasi.
Al’improvviso
e altrettanto inaspettatamente, sentì qualcosa di strano scorrere tra le sue
gambe e l’attimo dopo avvertì un dolore lancinante al bassoventre che la
percorse dalla testa ai piedi, netto come il taglio di un coltello molto, molto
affilato.
Si
morse le labbra, faceva male, malissimo! Una lacrima le rigò la guancia,
nascose il viso nell’incavo del collo di lui, protetta dai suoi capelli,
singhiozzò come una bambina
-Grida se fa male
– le ordinò lui all’orecchio
-No, mi sentiranno
-Non lo faranno,
urla più che puoi!
La
voce le rimbombò nelle orecchie, acuta e stridente dal dolore. Sentì il sapore
del sangue sulle labbra dove le aveva morse prima, Kitt avvicinò la bocca
all’orecchio
-Brava – le disse
sottovoce e poi la baciò
Ma
brava per cosa? Non capiva molto, aveva gli occhi annebbiati dalle lacrime represse,
non credeva che sarebbe stato così doloroso… sì, insomma, aveva messo in conto
tutto, però… forse era per via di Rago,
forse cancellare per sempre quella presenza doveva richiedere un sacrificio particolare…
Da
quel momento, stranamente, non ricordò molto, come se all’improvviso avesse
perso i sensi, ma in realtà, a parte la vista, ricordava tante cose, come la
loro pelle che sfregava, i capelli, il sudore e i baci di lui.
***
Quando
riaprì gli occhi si sentì come quando ci si sveglia da un brutto incubo, li
spalancò e cominciò a riprendere coscienza di sé.
Era
ancora tutto scuro, era ancora notte, e la terrazza era dove l’avevano
lasciata; sentì della stoffa sulle spalle e si accorse di indossare il maglione
di Kitt proprio sulla pelle, automaticamente ne inspirò l’odore caratteristico,
come se questo potesse placare il tumulto che aveva dentro, oppure valutando se
ci si poteva nascondere a sufficienza per mimetizzare il rossore che le saliva
alle guance.
Quando
voltò la testa alla sua ricerca trovò il Ravenclaw al
suo fianco che le sorrideva, non c’era compiacimento, non c’era niente tranne
della dolcezza e si disse che era stata proprio fortunata a dare la sua
verginità ad un ragazzo del genere, non tutte erano così fortunate da avere una
persona che ti rispetta e ti tratta con tutto l’amore del mondo, specie se,
come lei, provavano tanto dolore in un momento dove, sapeva, gli uomini erano
sempre un po’ di fretta; lui aveva aspettato lei e i suoi tempi, questo almeno
lo ricordava con chiarezza perché non aveva fatto un singolo gesto finchè lei non gli aveva confermato che cominciava a
passarle il male.
Non
si pentiva di quanto accaduto, non se ne sarebbe pentita neppure se le cose tra
loro due non fossero durate, ma visto come la pensava, dubitava fortemente che
si sarebbero lasciati perdere facilmente, soprattutto dopo essersi TROVATI dopo
così tanto…
-Ti riporto al Grifondoro – annunciò lui prendendola senza sforzo in
braccio, lei gli si aggrappò al collo, non aveva più tanta vergogna di toccarlo
in maniera così familiare, soprattutto dopo quanto successo, almeno se si
escludeva quel color peperone che aveva in faccia e che le tingeva anche le
orecchie.
-Mi sono
addormentata? – chiese imbarazzata di aver fatto una cosa così poco fine
-Qualcosa del
genere, ma te lo sei meritato
Lei
abbassò gli occhi e notò che in terra, sotto di lei, sul pavimento, c’erano
delle piccole macchie vermiglie come lamponi, si tirò il maglione fin sulla
testa nascondendosi
-Dimmi che non le
ho fatte io – implorò, lui rise forte e la sua risata la fece tremare mentre la
reggeva ancora tra le sue braccia
-È normale
-Non mi piace che
tu ti sia rivestito e io sia ancora così… deshabillé…
-Laverai la
camicia un’altra volta, ora devi riposare – lei prese l’indumento che lui le
passava, lo dispiegò davanti, ehm… fece tanto d’occhi
-Temo che un gratta e netta non sarà sufficiente –
annunciò lei riferendosi alla macchia rossa grossa come una ciambella che
deturpava la stoffa chiara
-Volevo levare
anche quelle sul pavimento, ma poi ho deciso che potevamo tenerle come ricordo
-Sì, di
un’umiliazione
-Benvenuta nel
mondo dei grandi
Kitt
la riportò in camera nonostante lei fosse partita dall’infermeria, poi fece per
andarsene
-Rimani a parlare?
-Adesso? Credevo
volessi dormire
-Sono tre giorni
che dormo
-Beh, te ne meriti
altri due e anche io…
-Tu cosa?
-Ho passato due
giorni a rispondere a domande su domande, il Ministro ha voluto sapere tutto di
tutto
-Non volevo
parlare di quello
-Ah no?
-No, volevo
discutere, per esempio, del quando tu hai perso la verginità e di come è stato
-Meglio sorvolare
-Quando
-Gardis…
-Quando?
-D’accordo, avevo
sedici anni, contenta?
-No – lui sospirò
-Stavo di nuovo
pensando che io e te dovevamo darci un taglio, all’ultima partita di quidditch che avevo vinto coi Serpeverde
mi avevi abbracciato per mezz’ora e io non ero molto a mio agio, insomma, me
l’ero filata in bagno e non voglio dirti a fare cosa, per farla breve, pensavo
di essere decisamente troppo coinvolto da te.
-Non lo davi a
vedere, anche se mi avrebbe fatto piacere accorgermene
-Benché abbia
provato a nasconderlo, credevo che quelle cose fossero lampanti. Ad ogni modo,
mio zio insisteva che cominciassi a darmi da fare e al castello c’era una
ragazza che aveva bisogno di soldi. Ho preso tre piccioni con una fava: ho
fatto contento lo zio, mi sono detto che non potevo più guardarti in faccia
perché ero andato a letto con un’altra e vabbè, c’era
anche altro, e ho dato dei soldi ad una poveretta
-Belle scuse,
potrei accusarti di favorire la prostituzione
-Cominci a non
credermi?
-E le altre?
-Le altre cosa?
-Le altre volte,
non è stata l’unica, ci scommetto dieci galeoni – lui arrossì
-La zia l’ha
assunta al castello come sguattera
-E tu ci hai preso
la mano
-No, diamine,
aveva cinque fratelli da mantenere
-E…
-Mi mandava in
bestia il fatto che non riuscissi a dimenticarmi di te, pensavo che “tradendo”
la tua fiducia tu non mi avresti più parlato, Leonard e Rudiger
lo scoprirono alla svelta, ma tu hai palesemente ignorato la faccenda che era
piuttosto risaputa, anche se non come te la sto raccontando io.
-Certo, l’immagine
è tutto per un uomo – celiò - quanto è andata avanti?
-Fino alla scorsa
estate, poi se n’è andata
-Sono invidiosa,
potevi anche dirmelo però…
-Non è stato
bello, vedevo la tua faccia mentre ero con lei a… e tu eri troppo piccola. Per
quanto mi riguarda lo sei anche adesso, ma sono un essere umano e ho dei limiti
-Non parlare come
mio fratello, sono grande a sufficienza per prendere le mie decisioni e a
diciassette anni mi sento pronta
-Va bene
-Resti a farmi
compagnia? Prometto che non ti chiederò altro, puoi dormire con me, tanto non
ci sono più problemi, credo…
-Fammi posto, io
ho voglia di riposarmi, mi hai distrutto lo sai?
-In verità non mi
ricordo molto
-Meglio così
-La prossima volta
sarò più cosciente – lui alzò gli occhi al cielo – però prima dimmi com’è stato
-Imbarazzante –
mormorò lui prima di piombare nel sonno del guerriero
***
Gardis
non capiva cosa l’avesse chiamata a fare Leonard. Voleva solo starsene per i
fatti suoi e riflettere su quanto successo, perché suo fratello doveva
stressare?
Comparve
nel camino della stanza del serpeverde e spolverò via
la polvere magica in eccesso guardandosi intorno. Voleva solo sedersi, credeva
di avere qualche problema di equilibrio…
La
sedia c’era, era in mezzo alla camera, più che una sedia normale sembrava una
sedia di tortura, purtroppo c’era anche Leonard alla finestra e con lo sguardo
truce… e che diamine ci faceva Seraphin appoggiato
alla colonnina del letto?
Il
moro la salutò con la mano come se se l’aspettasse
-Siediti – intimò
invece il biondo indicando la sedia, il posacenere stracolmo non l’aiutava,
perché Leonard era nervoso? Non è che aveva scoperto qualcosa, qualcosa tipo
quello che era successo la sera prima?
Prese
posto
-Che ci fai a
scuola Fin? Non dovevi andartene?
-Piccola bugia –
ammise lui facendo una linguaccia
-E si può sapere
che cosa volete da me?
-Beh, premesso che
non approvo, non del tutto chiaro, se papà lo scopre mi fa la pelle all’istante
e poco cambia che sia suo figlio o un vampiro, capisci? Oltre al fatto che
forse era un po’ precipitoso…
-Ciò che vuole
dirti è: siamo molto contenti per te E vogliamo sapere tutto. TUTTO.
-Tutto? – chiese
preoccupata lei, non capiva molto
-Sì
-Non è che con
tutto intendi quel tutto, vero?
I
due ragazzi le si posizionarono davanti
-Beh, mi sembra
ovvio, Rago è scomparsa – dichiarò sperando di sviare
il discorso
-Di quello non
c’importa – sentenziò il primogenito Malfoy
-Infatti, noi
vogliamo i dettagli
-I dettagli? Che
diamine di dettagli volete da me? Mica so come se n’è volata in Cielo o
all’Inferno!
-Gardis: ti è
piaciuto? – chiese spudoratamente sincero Fin. Cominciava a capire che razza di
dettagli volessero
-Come lo sapete?
I
due si scambiarono un’occhiata complice
-Se ometti il
fatto che ti ho dovuto addirittura mandare da lui a calci in culo, e credimi
l’espressione non è volgare… eravamo qui a farci una bevuta e abbiamo percepito
sparire l’aura demoniaca. Ma non c’importa di quello. Dì, ti è piaciuto?
-Ma queste sono
cose personali! – scandì categorica
-E non lo diresti
ai tuoi amorevoli fratelli?
-Ovviamente no
-Sputa il rospo
Gardis, non lo diremo a mamma e papà, ma tu devi riferire ogni singolo gesto –
figuriamoci se si umiliava fino a dire che l’aveva fermato a metà per
disquisire sul colore della biancheria o che aveva fatto una macchia di sangue
grossa come una ciambella: NEPPURE MORTA!
Qualcuno
bussò alla porta e senza aspettare che il proprietario desse una risposta Rudiger mise dentro la testa
-Ciao Leonard,
senti devo proprio dirti che la formazione… oh, ciao Gardis, tutto bene? Che ci
fai seduta su quella sedia? Sembri ad un interrogatorio della scientifica
-Rudiger, portami qui il caro Christopher – scandì lapidario
Leonard
-Non ci provare
fratello, non farlo!
-Chris? A che ti
serve Chris? – domandò l’altro biondo levandosi un ricciolo dall’orecchio, Malfoy
fece un sorriso a metà tra il sadico e il soddisfatto
-Informazioni
-Informazioni? –
chiese stupito Greengrass, poi spostò gli occhi verdi
da Gardis, rossa e furiosa, al fratello e alla faccia ghignante di Seraphin
-Non mi dirai che…
no, non è possibile… oh… - giunse le mani e gli brillarono gli occhi, nessuno
capiva le cose al volo come lui – datemi un altarino, devo ringraziare gli dei,
credevo che sarei diventato vecchio prima di vedere questo giorno!
-Ringrazierai dopo
che avrai portato giù quel bravoCorvonero che
mi serve QUI
-Aspetta che
arrivo
Gardis
sospirò, come minimo Rudiger avrebbe trascinato giù
Kitt tipo maialino sacrificale con tanto di mela in bocca ed erbetta pronta. Ma
che aveva fatto di male?
-Adesso finalmente
sapremo come sono andate le cose
-Non con me
presente! – esclamò scandalizzata di dover addirittura presenziare alla messa
in scena delle sue umiliazioni
-Stai tranquilla,
siamo stati tutti vergini una volta nella vita – la incoraggiò Seraphin, come se questo l’aiutasse
-Sì, ma siete anche
tutti maschi! – era un dettaglio non da poco
-Ad ogni modo, a
giudicare da come ti comporti, non sembra che ti sia dispiaciuto così tanto,
sai sorellina? – la presero in giro i suoi fratelli, ci mancava solo Astaro ed era a posto, ma per fortuna il fratello di Rago era sufficientemente sensato da non mettere becco in
quella faccenda, della serie, la saggezza dei secoli.
Kitt
entrò nella stanza a spintoni con Rudiger dietro
tutto giulivo
-Oh, il nostro
pollo – esclamò contento Leonard, Chris arrossì mentre Fin rideva di lui, ci si
sarebbe abituato a certe cose se fosse entrato nella famiglia, accipicchia,
cominciava a parlare come quei dannati Weasley!
-Gardis, che gli
sei andata a dire? – domandò implorante
-Io niente, non
prendertela con me e non intendo restare, come minimo devi assegnare qualche
ronda supplementare, VERO Kitt?
-Meglio, così si
può parlare senza peli sulla lingua. Sii sincero “Kitt” – chiese il maggiore
dei Malfoy – cosa ne pensi di Gardis senza vestiti? E voglio la verità, di qui
non ti alzerai finchè non ci avrai detto tutto quello
che lei non ha voluto dire, tipo cosa le hai fatto, detto e…
Fu
quello che lei udì prima di scomparire nel camino e andarsi a seppellire sotto
il Platano Picchiatore. Non invidiava Kitt, ma ogni tanto una ritirata
strategica era d’obbligo, non poteva parlare di certe cose con una platea
maschile schierata che voleva solo i dettagli più piccanti. Almeno tra loro
avrebbero parlato la stessa lingua. Immaginare i pensieri di Chris era fin
troppo facile: “Gardis, dannazione a te,
che mi stai facendo fare?” non occorreva certo una laurea, ma dopotutto lei
aveva dato la sua parte, ora toccava a lui soffrire. Sorrise e s’incamminò per
il corridoio, aveva proprio voglia di tingersi le unghie di rosso e non certo
perché fosse arrabbiata, oh no!
Era
bello tornare sé stessi, umani, ma… era il caso di confessare a Leonard che era
ancora capace di richiamare le fiammelle azzurre di Rago,
anche se non avvertiva più i poteri della Regina dei Demoni?
Blaise la
travolse mentre tornava felicemente alla Torre dopo una puntatina in Sala
Grande
-Hai visto mio
figlio?
-Zio, tu non hai
figli – fece notare lei
-Come no, certo
che ce l’ho!
-Zio, CHI è tuo
figlio? Non c’è nessun Zabini a scuola e i figli di
zia Moni e di Morgana si chiamano Landor
e Weasley
-Draco non te l’ha detto? – Zabini
pareva stupito e divertito
-Cosa doveva dirmi
esattamente papà? – Gardis aveva la stessa espressione di Hermione
quando non capiva qualcosa
Vide
suo padre in fondo al corridoio, pregò che non avesse la vista acuta di suo
fratello su certe cose e si lanciò contro di lui. Sua madre fece una faccia
strana quando le comparve davanti, lei arrossì solo un attimo
-Papà, zio Blaise ha un figlio? – perché papà era a disagio, che
diamine non stava sapendo?
-Sai piccola, è
una storia complicata
-Dimmi che non è
lui, no, non ci credo
-Ascolta Gardis…
Blaise, a
debita distanza, cominciò a tossire a disagio, la sua storia sembrava
sbandierata a voce troppo alta. Mica poteva perdere la faccia a quel modo! Che
ne sarebbe stato della sua reputazione da sciupa femmine?.
-Astoria pensava di non dirlo in giro – ammise
l’ex Principe delle Serpi
-Perché? Lo zio
non voleva sposarla?
-Veramente era lei
– bofonchiò l’uomo
-Come scusa? – era
il caso di confidare alla propria figlia che c’erano donne al mondo che
preferivano non sposarsi? Donne degeneri che volevano vivere libere esattamente
come il padre del bambino che avevano messo al mondo? E che improvvisamente non
sarebbe più stato figlio unico perché i suoi genitori ci erano ricascati? Per
di più insieme! Sempre loro! Cretini che non imparano dai propri errori… Forse non era un buon esempio per la sua bambina…
certe cose sconce Gardis non le poteva ancora capire, magari quando fosse
cresciuta ancora un po’…
-Ne riparliamo
tesoro… - le disse la mamma
-E a proposito,
dov’è Leonard?
-Dietro un
interrogatorio – le sopracciglia bionde del genitore si sollevarono, vivamente
colpito
-Vieni Draco, andiamo a salvare un poveretto
Lei
si astenne dal dire che il “poveretto” aveva giusto portato la loro innocente
figliola nel mondo della perversione. No, dopotutto Kitt forse aveva bisogno di
qualcuno con cui parlare…
-No, voi mi
spiegate – s’impuntò – ora e adesso – e ai suoi genitori non rimase che
sospirare e assecondarla perché ci sono molti genitori malvagi al mondo, ma
forse niente a peggio dei genitori che amano troppo i loro figli…
***
Epilogo
-Che cos’hai, sei
arrabbiato?
-No – borbottò un
uomo biondo con le mani piegate dietro la testa e l’espressione corrucciata
-E mi tieni il
broncio? Non è molto da Malfoy
-Finiscila Hermione
-Oh, insomma! Era
solo un sogno! Eppoi io non sono mai stata brava in Divinazione – ammise la
donna accoccolandosi contro il petto di lui e strofinando piano la guancia
-Avrei preferito
che sognassi dell’altro, cosa succederebbe se si avverasse?
-Preferiresti che
tua figlia rimanesse una zitella tutta la vita? Sei proprio un padre degenere
-Forse lo
preferirei
-Non succederà.
Potrà non andare come nel mio sogno, ma Gardis non farà mai la zitella, ho
visto i suoi occhi
-Perché devi avere
sempre dannatamente ragione? E quel Corvonero poi?
Che ne sappiamo che è una brava persona? Stava coi mangiamorte!
-Anche tu
-Questa è un’altra
faccenda
-No
-Sì. Io non
volevo, lui sì
-Lo faceva per
proteggere delle persone come facesti tu
-Perché lo devi
difendere? Gardis è anche tua figlia!
-Innanzi tutto
devi spiegarmi perché Leonard sì e Gardis no, eppoi se devo essere sincera la mia vita matrimoniale non
ha fatto così schifo da non augurarla a qualcun altro, sai?
-Cosa? Non ha
fatto così schifo? Potrei quasi offendermi sai, “mezzosangue” – aggiunse offeso
– e Leonard è un maschio
-Certo, perché un
maschio sì e una ragazza no
-La finisci di
cambiare discorso! Gardis è troppo piccola per sposarsi, non ha ancora finito
la scuola!
-Non ho detto che
succederà domani
-Hermione, questo presuppone che quel…quel… quel Black andrà a
letto con mia figlia!
-E dove sta il
problema? – l’uomo bofonchiò qualcosa e le voltò le spalle
-Tu sì e lui no?
Vuoi forse negare i diritti coniugali di un marito? Perché nel caso
-Certo che no! Ma
Gardis è la mia bambina!
-La tua bambina ha
quasi diciott’anni, ti ricordi com’ero io a diciott’anni? Con una pancia gonfia come un melone, le
voglie da donna incinta e l’umore di un bufalo
-Quello non è
cambiato molto…
-DracoMalfoy! – esclamò lei
indignata – io ero incinta! Perché io posso subire questa vergogna e lei no? Non
che glielo preghi, ma tu mi dicevi di crescere, lei no? Solo perché è tua
figlia? Non devi necessariamente augurarle una vita miserabile da derelitta…eppoi quel ragazzo mi
sta simpatico
-Due begli occhi
ti mandano in deliquio, signora Malfoy
-Sai che non è
così
-Negalo!
Lei
disse qualcosa sottovoce.
-Suppongo che sia
normale, insomma, alla sua età mi sembrava normale avere ragazze e amici e
andare a letto con qualcuno, ma diamine per lei non deve essere così!
-Ma se non mi
sopportavi proprio per quello! Mi chiamavi “santarellina”, ti ricordi?
-Sì e anche quando
hai smesso di esserlo
-Quindi se non
andava bene per me non lo è neppure per lei. Punto. Non tirare fuori
argomentazioni stupide, ti stai arrampicando sugli specchi… - non era proprio
il momento di comunicargli che Gardis aveva già indugiato tra le braccia di
uomo, proprio come lei, solo che a differenza sua lei stava per finire la
scuola senza gravidanze indesiderate
-Mi sembra ancora
così piccola… Leonard che non abita più qui e lei che cresce…
-Sì, sembra ieri
che erano bambini…
-Hermione, perché non facciamo un altro figlio?
-Mati sei ammattito tutto d’un colpo? Cos’è
questa crisi della mezza età?
-Non siamo troppo
vecchi e nel mondo magico si vive molto più a lungo… non ti piacerebbe avere
fasce da cambiare e giocattoli da comprare? Come hai fatto ai tempi…
-Certo, ma ti
voglio ricordare che non è cosa che succede dall’oggi al domani, eppoi non posso avere più figli
-Pensi ancora a
quella storia che ti hanno detto quando è nata Gardis? Sei proprio ottusa!
-Scusa tanto se
quella povera creatura rischia di morire! Non voglio innocenti sulla coscienza
-Solo tuo marito
-Mio marito non è
innocente.
-Ma possibile che
non hai capito niente? Te lo avevano detto relativamente al momento! Insomma,
Leonard era nato prematuro e tre mesi dopo tu eri già incinta, due gravidanze
ti hanno quasi distrutta… ma sono passati vent’anni! Tu non pensi di esserti
ripresa?
-Stai cercando solo
una scusa per rifarlo
-Lasciva… sei stata te a pensarci… io
parlavo di concetti astratti
-Non io!
-Ah no?
-No.
-Ne riparliamo.
Potremmo fare una vacanza, quel che accadrà dopo si vedrà
-Stiamo correndo
troppo
-È da un po’ che
ci penso
-Tu hai sempre
pensato poco, specie ai bambini, non mi hai fatto mezza piega quando ti dissi
di essere incinta
-Avanti,
ammettiamolo, me lo aspettavo
-Ma se era
successo solo una volta!
-Troppo coinvolti.
Eravamo troppo coinvolti.
-Se se…
-Come lo
chiameremo?
-Hai già deciso
anche il sesso? E se fossero due?
-Non ci sono
gemelli tra i Malfoy, noi siamo unici e inimitabili, sono i Black
quelli che combinano i disastri
-Chissà, forse
potrei pensarci un po’… sai, magari se perorassi la tua causa con efficacia
magari un altro bambino in casa…
-Cos’è, hai
davvero voglia di rifarlo o di cambiare altre fasce?
-Prova a
indovinare, se ci riesci ricominciamo tutto da capo. Di nuovo come a vent’anni.
Draco
ghignò. Un bel sorriso e poi una smorfia distorta della bocca fin troppo
famosa.
Indovinare
lui?
Era
bravo in quelle cose… e non solo in quelle…tipo a fare dei bei figli che, anche
se crescevano troppo in fretta, davano davvero delle soddisfazioni, delle gioie
e dell’affetto da riempire tutta la loro fredda e antica casa.
-Solo una cosa,
come si chiamo quei bambini che avresti visto nel tuo sogno?
-Erano quattro: Hoel, Antares, Jubilade e Inanna.
-Perfetto… Gardis
non si smentisce quanto a nomi strani… è una bella tradizione – Hermione sorrise, gli cinse il collo e lo baciò.
Cornovaglia, 3 anni dopo
-Gardis,
rallenta!!! Vuoi rallentare
Hestia,
raggomitolata sul sedile del passeggero di una decapottabile rossa fiammante,
si coprì gli occhi con l’approssimarsi della prossima curva.
-Ti scongiuro,
Gardis, stiamo andando al doppio del limite di velocità!
-Calmati, non
succederà niente
-Ho paura! Se
l’avessi saputo non sarei venuta a prenderti!
La
bionda sbuffò premendo ancora un po’ l’acceleratore della Mustang finchè non giunsero di fronte ad un pittoresco cottage
contornato da fiori e con un delizioso giardinetto sul davanti, sgommò e
s’infilò nel vialetto d’accesso
-Ecco, siamo
arrivati, hai visto, non è successo niente…
-Ti prego, dammi
un posto dove sentirmi male – si lamentò la mora tenendosi il petto ansimante,
l’altra scosse la testa, quante storie…
Piuttosto
barcollante, Hestia si diresse verso la porta,
inciampando sulle piastrelle del vialetto e infilando con difficoltà la chiave
nella serratura
-Una volta devi
spiegarmi perché guidi come una matta
-Mi annoio –
dichiarò l’altra senza una reale spiegazioni – e se mi annoio poi non presto
attenzione e faccio incidenti; la guida babbana non è
come volare su una scopa, è così lenta…
-E perché diamine
ti sei comprata una macchina con la guida all’incontrario?
-Le Mustang sono
tutte così – dichiarò offesa per conto della casa produttrice della sua vettura
che, all’occorrenza, sapeva anche volare, ma che aveva il difetto di avere il
volante a sinistra
-Già perché
macchine normali te no, vero? – Gardis alzò le spalle e mise piede nella
casetta, i tacchi delle scarpe ticchettarono sulle assi del pavimento
deliziosamente country
-È mai possibile
che non ci vediamo da un sacco di tempo e tu sai dirmi solo che guido come una
pazza?
-Scusa se ne va
della mia vita. Siediti, ti preparo del tè
La
casa era una copia sputata della Tana, solo più graziosa, con tanto di ferri
sulla poltrona e pignatte al fuoco, peccato che fosse tutto immobile, niente
che si muoveva da solo; Hestia mise il bollitore sul
fuoco e accese la cucina babbana
-E’ davvero così
tanto che non ci vediamo? – domandò come se fosse stupita
-Sì – la mora
annuì e si sedette lì di fronte aspettando che l’acqua fosse calda, una lacrima
le rigò la guancia – non sembrava così tanto – ammise asciugandola con la
manica come faceva a scuola – non pensavo che fosse da così a lungo che io e
Jack non ci parliamo più
-Se Jack vuole
fare l’idiota faccia pure, ma sbaglia
-Jack è come la
mamma, anche se tutti dicono che assomiglia a papà – la bionda sbuffò mentre Hestia andava a spegnere sotto l’acqua
-Ginny non ha capito, vero?
-No,
assolutamente… - confermò la ex Gryffiondor
-Toglimi una
curiosità, chi vi ha fatto arrivare fin qui? Sì, insomma, mi hai mandato quella
lettera e io l’avrei anche fatto, cioè, non che volessi vedere i miei migliori
amici abiurare, però… ecco, poi puff,
spariti – l’altra sorrise forzatamente
-Non ci
crederesti, ma è stato mio padre…
-Zio Harry?! Non
ci credo!
-Già… quando siamo
usciti da Hogwarts e siamo tornati a casa abbiamo
deciso di dire tutto ai nostri genitori. Né i miei né i suoi hanno capito. Mi
hanno chiusa in camera per un mese e lui credo che ne abbia viste di peggio,
suo padre era sconvolto o almeno lo sembrava mentre parlava per camino con mia
madre… poi una sera mio papà è venuto su e… beh, mi ha chiesto cosa provavo
davvero perché lui voleva solo la mia felicità ed era giusto che dicessi la
mia. Non l’aveva fatto nessuno dei miei parenti. Credo che non abbia capito
molto, piangevo come una fontana, però io e papà ci siamo sempre capiti senza
parole.
È stato lui a farci scappare, ci ha dato dei soldi e
abbiamo cominciato questa vita…
-Come si vive senza
magia? – indagò la biondissima Malfoy – sei la prima persona che conosco che ha
deciso di abiurare – Hestia arrossì mettendo in
tavola le tazze e i biscotti
-È un po’ strano.
In realtà non abbiamo perso del tutto i nostri poteri, stranamente ce ne sono
rimasti ancora – confessò come se fosse un tabù, l’altra annuì, anche lei
quando aveva fatto l’amore con Kitt aveva lasciato per sempre l’anima di Rago, ma… le erano rimasti dei
poteri residui davvero strani e non che si lamentasse, oh no! Tornavano sempre
utili…
-Beh, se non usate
i poteri al Ministero non scopriranno mai dove siete
finiti e non potranno dirvi niente…
-In verità
sospetto che il Ministro e un po’ di persone sappiano benissimo dove sono,
stento a credere che papà non l’abbia detto, ma Neville Longbottom
sa quand’è il caso di tacere
-Mamma dice che
l’ha imparato a Hogwarts e comunque ci sono reati
peggiori dell’incesto tra cugini che, per appunto, non è neppure condannabile
penalmente…
-Può essere.
Quello che mi manca davvero, però, è Jack
-Beh, dopotutto
siete gemelli… non parlarvi per tre anni e mezzo deve essere terribile
-L’avevamo
invitato al matrimonio e io gli avevo mandato una lettera, ma mi ha
completamente ignorata. Jack non capisce proprio come la mamma, per questo papà
non ha detto loro dove vivevamo io e Jeff
-La Cornovaglia è
un bel posto e il commercio di fiori è buono
-La Sprite ci ha
insegnato bene, ma è mio marito il mago, non certo io
-Cavoli, lo sai
che mi fa senso sentire che chiami Jeffrey “mio marito”? Avete intenzione di
allargare la famiglia?
-Ci stavamo
pensando
-Jack e Karen
hanno avuto una figlia, deve essere stata concepita in luna di miele visto
quando è nata! L’hanno chiamata Campaspe…
-Che stupido nome
da dare ad una bambina – borbottò Hestia contro il
bordo della tazza – e tu, Gardis? Tu e Black?
L’altra
arrossì
-NO! Non dirmi che
sei incinta! – un timido assenso – oh ma è fantastico! Felicitazioni!
-Sì, beh…
-L’hai detto a
Chris, vero?
-Certo, è anche
piuttosto evidente, solo che non l’ho detto ai miei… - aggiunse mordendosi le
labbra
-Capisco, paura?
-Paura di quello
che possono fargli, come minimo mio padre pensa che io sia ancora vergine…
sarebbe capace di castrarlo con le sue mani - aggiunse mentre Hestia ridacchiava, visto che lei era stata la prima
persona a sapere dalle sue labbra come erano andate le cose
-Beh, allora in
bocca al lupo! Sai già se è maschio o femmina?
-No, troppo presto
-E i nomi? Li hai
scelti?
-Abbiamo qualcosa
in mente… se sarà maschio lo vorremmo chiamare Antares,
se è femmina Cassiopea – Hestia storse la bocca, non
le piacevano i nomi troppo strani, Gardis invece stravedeva proprio per quelli
-Tutti e due nomi
di costellazioni
-Ci piacerebbe
continuare la tradizione ora che il ramo principale dei Black
è estinto, però anche Seraphin ci ha pensato e l’altro
giorno pensavano che sarebbe stato carino chiamarlo Hoel…
-E degli altri che
erano a scuola con noi che ne è stato?
-Vanessa spero che
sia scomparsa nel nulla, FitzOsbert è entrato
all’università di recitazione
-Patetico
-Rudiger vuole studiare da stilista
-Impossibile, gli
stilisti sono tutti gay e lui è fin troppo evidente che non lo è… E i tuoi
fratelli?
-Leonard è al
Ministero, Pari Opportunità, difende i diritti di vampiri, licantropi e
quant’altro, Seraphin fa l’Auror
e il papà a tempo pieno.
-È bello
rivederti, tu sei l’unica a cui abbiamo detto dove abitavamo a parte papà, se
lui non ci avesse aiutati ti avremmo costretta a qualcosa di ben poco legale…
-Ne sono fiera,
tanto tra i Malfoy la legalità è solo un accessorio,
come le borse… non sono come tuo fratello, proverò a
farlo ragionare, vedrai che cambierà idea, devi dargli tempo… dopotutto ha
perso tutte e due le persone più care che aveva in una volta sola
-E Karen?
-Non erano ancora
così uniti… tu e Jeff siete stati i suoi “fratelli speciali”…
-Grazie… sai mi dispiace perché io e lui siamo molto più che
solo fratelli, ma penso che ce l’abbia più che altro con Jeff…
-Fidati, lo farò
ragionare, Karen mi darà una mano
Hestia
sorrise e fece tintinnare il braccialetto con la luna, la stella e la saetta,
ormai non lo perdeva più.
-Sappimi dire del
bambino
-In verità vorrei
che venissi a MalfoyManor
per Natale
-Una abiurante
come me?
-E cosa cambia? Invito
chi mi pare a casa mia!
-Mi piacerebbe, ma
forse…
-Parlane con Jeff,
tanto conosco già la risposta – aggiunse la bionda con un sorriso complice – eppoi ricordati che sono io che faccio le regole del gioco.
Gardis
fece una pausa
-Saremo sempre
amiche, vero Hestia?
-Sempre, qualsiasi
cosa accada e anche se non ci vedessimo per secoli! Eppoi devo lasciarti i miei
romanzi d’amore nel testamento! Almeno nella bara mi vedrai senz’altro! –
Gardis rise
-Io ti lascerò la
mia collezione
-Vai a casa, credo
che i tuoi debbano sapere qualcosa
-Perfida – ma
nessuno sapeva meglio di Hestia cosa significa
rivelare un segreto d’amore ai genitori.
***
-Prego, siediti –
disse Draco indicando all’ospite la poltrona di
fronte alla sua scrivania. Christopher e Gardis erano fidanzati ormai da due
anni ufficialmente e poteva esserne felice, giravano certi brutti ceffi… Gardis
aveva ereditato da sua madre il fascino del malvagio ed era finita con una
specie di mangiamorte rinnegato, come lui. Andava bene, sempre meglio che un
mangiamorte vero… o del figlio idiota di Montague.
Dieci
minuti prima sua figlia aveva annunciato che si sarebbe sposata e quel povero
ragazzo non aveva fatto una piega, sempre seduto composto sul divano che
scrutava i due genitori, invece basiti.
In
verità la mancanza di parole nei due coniugi Malfoy era determinata da
sentimenti diversi: una grande gioia da parte di Hermione
e un sano calcolo del tempo da parte di Draco che
cominciava a riflettere se la sua bambina non fosse effettivamente troppo
giovane per prendere marito.
Il
pianto di suo figlio dalla culla aveva messo a tacere le sue battute con un
colpo di tosse.
Il
ragazzo, comunque, che conosceva bene e di cui conosceva altrettanto i
genitori, aveva detto di essere disposto a firmare tutte le carte, i
prematrimoniali e le doti di necessarie e questo l’aveva messo tranquillo per
un po’ e l’aveva addirittura convinto a scambiare con lui quattro chiacchiere
in privato
-Il matrimonio è
una cosa seria – annunciò il capofamiglia estraendo da uno dei cassetti una
cartella di cuoio morbidissimo e prendendo i fogli che vi erano all’interno
-Me ne rendo conto
-Confesso di
essere rimasto piuttosto stupito da questo annuncio direi… improvviso! –
confermò come se fosse alla ricerca della parola giusta
-In effetti era da
un po’ che io e Gardis parlavamo della cosa
Il
biondo annuì, felice che non si dovesse ripetere il fuggi fuggi
che c’era stato ai tempi del matrimonio suo e di Hermione
visto che… beh, ma non era il caso di rinvangare il
passato. Il ragazzo voleva la sua Gardis con tutti i crismi e non poteva che
essere bene. Certo Gardis era piccola, però…
Porse
di fronte agli occhi indagatori del ragazzo una serie di scartoffie, su una
campeggiava a lettere marroni la scritta Prematrimoniale;
Kitt sapeva che i genitori di lei tenevano molto alla cosa, oltre al fatto che
il suo stesso padre avrebbe insistito perché ne firmasse uno, soprattutto viste
le fortune che entrambe le famiglie possedevano e non era cosa da dimenticare
in una unione ufficiale.
-Avrei voluto
chiedere ufficialmente la mano alla famiglia – ammise lui prendendo la lunga
piuma dal calamaio e firmando, - ma Gardis non me ne ha dato il tempo
L’altro
rimase favorevolmente colpito
-I primi tempi
saranno piuttosto… confusionari – confermò – e parlo per esperienza – Kitt
annuì prendendo il secondo foglio
-Posso immaginarlo
– aggiunse arrossendo
-Pensare di
allargare la famiglia è senz’altro uno dei doveri di ogni buon marito e della
sua consorte – non sapeva se stare dalla parte di un povero sposo legato mani e
piedi ad una moglie dispotica, come lui, oppure se continuare a credere alla
virtù intatta della sua bambina e desiderare la morte di colui che gliel’avrebbe
strappata. Beh, però se Gardis era innamorata ci sarebbe stata male… – ma tra
tutti i consigli che posso dare sul matrimonio direi che il più importante sia
non far scoprire troppo presto ai vostri figli cosa succede in un letto per due
– tossicchiò appena, alla fine aveva vinto il suo senso di compassione. Povero
ragazzo, Gardis aveva così tanto di Hermione… gli
serviva un po’ di solidarietà – posso dire per esperienza che è una situazione
decisamente imbarazzante e posso solo ringraziare che Gardis la prima volta
fosse troppo piccola per capire
Chris
gli rivolse un sorriso comprensivo.
-Sì, beh, credo
che per quattro o cinque anni non correremo il rischio
-Cert… - Draco si bloccò mentre
rispondeva, perché quattro o cinque anni di preciso?
-Non credo che
prima di allora il bambino capirebbe – aggiunse Kitt vedendo sbiancare
improvvisamente il futuro suocero
-Bambino?
-Gardis non vi ha
detto di essere incinta? – ops…
-Gardis… incinta?
Mia figlia, la mia bambina… incinta? Tu…
Alzandosi
di scatto dalla poltrona il biondo si diresse a velocità sostenuta nel
soggiorno spalancando poi la porta con un colpo e facendo arretrare allarmati
gli elfi (regolarmente assunti) con la merenda, che si appiattirono alle pareti
-Hermione! – gridò
-Draco, ti prego, non urlare, ci sento benissimo!E svegli il
bimbo! – la signora Malfoy si stava rimpinzando di pasticcini del tè, non
troppo certa che non ce ne fosse un altro in arrivo e non da sua figlia, di
figli, s’intende. Draco invece sbiancò alla parola
“bambino”.
-Gardis è incinta!
– strillò di nuovo ignorando l’implorazione della moglie
-Mi sembrava
evidente
-Evidente?
Evidente! – guardò sua figlia che gli rivolse un sorriso per niente scomposto e
posò gli occhi sulla pancia al momento non troppo arrotondata, Hermione doveva averlo capito subito
-Ditemi dov’è! –
sbraitò ancora – dov’è quel… quel… profanatore di donne! Violentatore di
innocenti!
-Draco ti prego! – si scandalizzò la ex Gryffindor
– trattieniti! – sentire Malfoy chiamare un altro uomo “profanatore di donne”
dopo essere stato chiamato “dio del sesso” per anni a scuola era addirittura
grottesco, doveva solo dirlo ad Harry!
-Papà! – fece eco
sua figlia sorseggiando il tè – stai diventando ridicolo
-Ah, eccolo! –
urlò puntando il dito sulla porta dove Kitt era appena comparso con
circospezione e i fogli di prima in mano dopo che il padre di Gardis li aveva fatti
volare sul pavimento – tu, come hai potuto! Mia figlia, la mia bambina!
Innocente bambina!
-Papà, ho ventidue
anni ormai! – fece presente la bionda
-Sei troppo
piccola! Lo ucciderò con le mie mani!
-Draco, per carità, fermati! – strillò Hermione
vedendolo puntare dritto sul futuro sposo
-Papà, fermati
immediatamente e smettila di dire stupidaggini o non ti parlerò mai più!
Il
biondastro si immobilizzò all’istante, tossendo imbarazzato e arrossendo
appena.
-Kitt, siediti –
annunciò la ragazza alla povera vittima che era rimasta sulla porta mentre il
genitore puntava verso di lui – e anche tu, papà, non te la devi prendere con
lui, non è stata colpa sua, è successo… - almeno ebbe la decenza di arrossire
Il
genitore borbottò qualcosa sul COME poteva essere successo, ma tutto sottovoce
mentre la moglie lo trascinava sul divano per una manica parlottando sul “come”
invece era successo a loro due.
-Vedi, futuro
genero, questa è l’ingratitudine dei figli – gli disse – li cresci meglio che
puoi e quando cerchi di fare il loro bene questi ti ricattano vilmente
Gardis
sorrise del suo ghigno made-in-malfoy e bevve un
altro poco di tè, da qualcuno aveva imparato
-Come lo
chiamerete? – chiese Hermione tormentando i gemelli
della camicia del marito;
-Hoel – rispose pronta. Al diavolo le regole e le
tradizioni, la sua tradizione l’aveva già decisa – HoelZlatoBlack
-Non gli metterete
DeLaci?
-No.
Gardis
sorrise compiaciuta del piccolo capolavoro che le cresceva dentro, capiva sua
madre molto meglio ora…
E
papà era l’ultimo che doveva parlare… prima aveva accelerato i tempi diventando
genitore appena diplomato, due figli uno dietro l’altro, e poi aveva
addirittura deciso di volerne un altro dopo il capolavoro che erano stati lei e
Leonard, due diavoli!
E
questo era tutto dire.
***
Fine
E
così siamo giunti al termine anche di questa storia.
31
capitoli, quasi non mi sembra vero! Per scrivere l’ultimo ci ho messo una vita,
volevo lasciare qualche indizio sul futuro, ma ovviamente non dire tutto perché
penso che sennò rovinerei tutti i castelli che la gente si era fatta sulla
progenie.
Non
so se scriverò più il seguito di una delle mie fic,
sono affezionata a loro, ma così come sono, penso che ciascuna abbia la giusta
dose di misteri insoluti e, a proposito di misteri, l’ultimo svelato, come
promesso all’inizio, è proprio quello sul papà di Rudiger
che, come avevate giustamente intuito, era proprio il caro zio Blaise. Ma più che dagli indizi credo che si vedesse dal
carattere, Astoria in questa fic mi è servita da
personaggio invisibile, ma da quando mi hanno detto che in HP7 sarebbe
diventata la moglie di Malfoy la detesto con tutte le
mie forze. Povera Herm, Draco
mica può diventare poligamo!
Ad
ogni modo, spero davvero che questa storia vi sia piaciuta.
Sono
stata molto combattuta se scriverla oppure no perché, come ho spiegato in
diversi commenti, non sono una amante sfegatata dei sequel, inoltre qui
bisognava fare molti collegamenti con la storia precedente e creare da zero un
nuovo cast di personaggi che fossero particolari come i genitori, ma non le
loro esatte copie sputate.
Il
personaggio a cui sono più affezionata è Gardis,
anche se non è stata la prima a nascere. Quello che mi piace di lei è il mix
che ne è uscito unendo due genitori in maniera un po’ strana.
Il
personaggio che amerei se fossi una protagonista della storia sarebbe Kitt e, guarda caso, Gardis
stessa ha molto di me.
Leonard
era un personaggio creato già dalla precedente storia (doveva chiamarsi
Leonard, punto e basta), ma fino alla fine delle Relazioni sono stata
combattuta se farlo diventare un vampiro oppure no perché mi sembrava una
scopiazzatura di Twilight, anche se il libro l’ho
letto solo un anno dopo aver scritto le Relazioni, quindi vedete che non volevo
assolutamente fare un plagio.
Poi
c’è Rudiger, lui sì che all’inizio non doveva
esistere! Doveva essere solo una comparsa, ma poi mi ci sono affezionata e
senza un ficcanaso nella storia, che razza di fic di
HP sarebbe?
Per
finire sono arrivati Izayoi e Lachlan. Pensate che
nel plot originario era Kitt che doveva fare Voldemort! Ma poi ci ho ripensato e ho ingarbugliato ancora
un po’ la storia.
I
vecchi personaggi compaiono, ma poco, perché mi sembrava di rovinare la magia
di quando sono stati creati, insomma, saranno cambiati e io non volevo vedere
tutti questi cambiamenti…
La
storia d’amore più bella di tutte, quella per cui stravedrei per leggerla e che
mi fa sognare, è quella di Jeff ed Hestia e non è
detto che non scriva ancora qualcosa su di loro, tipo un breve spin-off (ma non
contateci troppo).
La
storia che però mi piace alla follia è quella di Aisley
e Seraphin perché quei due sono perfetti.
Non
ho molto da dire, spero davvero che a tutti voi la storia sia piaciuta.
Qualsiasi
commento sappiate che è graditissimo, sia esso una critica o un complimento.
Vi
ringrazio per tutte le splendide recensioni che mi avete lasciato e per aver
coronato il mio sogno di quando ho cominciato a scrivere fanfic
di raggiungere le sospirate 300 recensioni, grazie mille, sono davvero felice
di aver raggiunto il mio traguardo. Grazie a tutti davvero che hanno letto e
commentato.
Grazie
per aver anche solo seguito la mia storia, per averla aggiunta ai preferiti,
per aver aggiunto me, sono davvero lusingata da questi privilegi che mi date,
sarà che io sono molto schizzinosa su queste cose…
E
per finire, se la storia vi è piaciuta e volete consigliarla o pubblicizzarla o
dirlo ad un amico, ho fatto dei bannerini per
ciascuna che stanno nella home del mio profilo.