Just if You want

di MartaMush
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Segreti ***
Capitolo 2: *** Distrazioni ***
Capitolo 3: *** Un'insolita lezione di pozioni ***
Capitolo 4: *** Non accetto rifiuti ***
Capitolo 5: *** Hermione non è stupida! ***
Capitolo 6: *** La posta in gioco ***
Capitolo 7: *** Scelte ***
Capitolo 8: *** Favori ***
Capitolo 9: *** Guerra ***
Capitolo 10: *** Non è facile come sembra ***
Capitolo 11: *** La scelta di Draco ***



Capitolo 1
*** Segreti ***


{Just if You want}


Capitolo 1. ~Segreti





Toc Toc.
Un fruscio di lenzuola.
Toc Toc
«Ma che diavolo…» Draco Malfoy si alzò dal suo letto tra un groviglio di lenzuola.
«Draco!Apri!» sussurrò una voce fuori dalla stanza del Serpeverde.
Il giovane Malfoy si diresse a grandi passi verso la porta e la socchiuse quel tanto che bastava per vedere chi osava disturbare il suo regale sonno. O meglio, per non vedere. Sulla porta, infatti, non c’era nessuno, se non una mano sospesa a mezz’aria. Ma Draco Malfoy conosceva fin troppo bene il proprietario di quella mano.
«Potter! – sibilò mentre il suo ospite invisibile s’insinuava furtivo nella stanza – Che diavolo ci fai qui? Mi sembrava di essere stato chiaro! Niente gite notturne in camera mia! Hai idea di quello che…»
Harry aveva poggiato una mano sulla bocca del compagno e stava sorridendo.
«Lo so, Draco, lo so. Se ci scoprono siamo nei guai.»
«Siamo? – disse il Serpeverde sottovoce – Siamo, Potter? Quali guai potresti passare tu? Il massimo che ti possono fare è segregare il tuo bel culetto nella Torre di Grifondoro per il resto dell’anno! Ma non pensi a me? Oh, certo che no! Il Prescelto pensa sempre e solo a se stesso, cosa gli importa se…»
Di nuovo, Harry interruppe il flusso di parole che stava uscendo dalla bocca del biondo Serpeverde e sorrise. Questa volta però, il suo sorriso era triste.
«Draco, mi dispiace…Sono un egoista, lo so. Ma ho bisogno di stare con te, adesso.»
Draco fissò il suo nemico di sempre con un velo di tenerezza negli occhi argentati, ma immediatamente il suo lato Serpeverde risalì a galla e i suoi occhi tornarono impenetrabili.
«Non mi importa nulla dei tuoi capricci, Potter! – sibilò – Fuori di qui!Ora!»
Harry lo guardò per un istante e poi scomparve dietro alla porta.
Rimasto solo, Draco tornò a sedersi sul letto con la testa tra le mani. Pensieri tristi gli passarono nella mente quella notte; pensieri che forse sarebbe stato meglio seppellire sotto le lenzuola.

*

«Ronald, è troppo chiederti di mangiare senza fare tutto questo rumore? – disse Hermione stizzita la mattina seguente a colazione – Io starei cercando di ripassare Trasfigurazione. Ed è quello che dovresti fare anche tu, dato e considerato che abbiamo un compito tra meno di un’ora!»
Ron, che stava azzannando un toast, guardò Hermione che ridusse gli occhi a due fessure in un modo che ricordava tremendamente la McGranitt.
«Ma Hermione, ripassare sarebbe inutile, visto che nemmeno ho studiato!» L’amica lo incenerì con lo sguardo e poi tornò a leggere freneticamente i suoi appunti. Seduto di fianco a lei, Harry aveva un’aria tutt’altro che assorta. Stava scrutando il tavolo di Serpeverde, chiedendosi perché mai Draco non fosse sceso a fare colazione.
“Forse sta ancora dormendo – pensò – O magari si è svegliato molto presto e ha già mangiato…”.
«Harry? – una voce sconosciuta interruppe le sue constatazioni – Harry Potter?» Il Grifondoro si voltò verso un piccolo impaurito del primo anno che stava in piedi dietro di lui. Tremava tutto e stringeva una pergamena arrotolata nella mano destra.
«Sì?» rispose Harry con uno sguardo enigmatico.
«Io…Ho un messaggio per te…Da parte di D-Draco Malfoy!» esclamo il ragazzo tutto tremante.
«Oh – Harry rimase basito per un attimo – Certo. Certo, dammi pure.» Tese la mano e il piccolo gli consegnò la pergamena e poi scappò via.
«Un altro appuntamento segreto?» disse Ron ridacchiando e punzecchiando l’amico con il gomito.
«Ron, per favore…» replicò Hermione.
«Ma che ho detto? Non si può nemmeno fare una battuta?»
«Certo che no, Ron, ma se non te ne sei accorto siamo in Sala Grande ed è pieno di persone qui! E a meno che Harry non abbia deciso di rendere la sua relazione con Malfoy pubblica…»
«Hermione!» la zittì Ron, in seguito ad alcuni sguardi curiosi dei compagni di Casa.
«Scusami Harry, mi è scappato…» disse Hermione rossa in viso rivolgendosi a Harry, che però non le stava prestando attenzione.
«Harry…» disse Hermione preoccupata di fronte all’espressione del Grifondoro.
Ma Harry si era già alzato dalla panca e stava correndo verso il portone. Ron e Hermione si scambiarono uno sguardo interrogativo e poi tornarono ognuno alle proprie occupazioni: Hermione si tuffò nei suoi appunti e Ron si apprestò a finire la seconda fetta di torta di zucca.

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Capitolo 2
*** Distrazioni ***


Capitolo 2. ~Distrazioni


Harry corse fuori dal Castello e l’aria gelida di Novembre gli bruciò il viso. Tutto lì era coperto di candida neve, persino il Platano Picchiatore non era riuscito a sfuggire alle intemperie. La superficie del Lago era ghiacciata e l’unica presenza lì fuori era quella di Hagrid, intento a spalare la neve con una grossa pala.
Harry si diresse dalla parte opposta, non aveva voglia di parlare con nessuno. Camminò per qualche metro nella neve che gli arrivava al ginocchio e poi si fermò di colpo. A qualche metro da lui stava, appollaiato su un muretto del Castello, Draco Malfoy. Era seduto ciondoloni sul muretto, con la schiena appoggiata a una parete e una sigaretta accesa in mano. Sentendo il fruscio dei suoi passi nella neve, Draco alzò lo sguardo e i loro occhi si incrociarono per un istante che sembrò infinito.
«Che diavolo significa questo?» gli gridò Harry avvicinandosi a grandi passi e stringendo nel pugno destro la pergamena che gli aveva consegnato il ragazzo del primo anno.
«Esattamente quello che c’è scritto, Potter. Ora, se non ti spiace, vorrei stare solo» rispose Draco con indifferenza.
«Stare solo il cavolo! Vorresti rompere con me attraverso uno stupido biglietto?»
«Bè, tecnicamente l’ho fatto, Sfregiato»
«Oh, piantala!Dammi almeno una buona ragione!Non puoi lasciarmi senza spiegazioni!»
Draco si alzò di botto dal muretto, gettò la sigaretta ancora accesa nella neve e afferrò il Grifondoro per il colletto della camicia.
«Non azzardarti a dirmi cosa devo fare, Potter. – sibilò a due centimetri dal viso di Harry – Io faccio quello che mi pare. Sei sempre stato solo un giocattolo per me e questo lo sai bene. E quando mi stufo di un giocattolo, lo getto via. Quindi sparisci dalla mia vita, è finita.»
Rimasero a guardarsi negli occhi per un lungo minuto, fino a che il giovane Serpeverde si avvicinò ancora di più e poggiò le sue labbra su quelle di Harry. Il Grifondoro ricambiò il bacio e lo tirò a sé, cadendo sulla soffice neve.
Draco cercò le mani dell’altro e le intrecciò con le sue. Continuarono a baciarsi con avidità e desiderio, finché il Serpeverde non rotolò su un fianco e si accoccolò ad Harry. Rimasero così per molto tempo, ascoltando ognuno i respiri dell’altro, mano nella mano.
«Draco…Io ti amo.» sussurrò Harry infine.
«Anche io mi amo, Potter»
Silenzio.
«Oh, avanti, smettila di fare il ragazzino innamorato. Sai bene che questa storia non ha futuro, Sfregiato.»
«Se solo tu volessi, potremmo avere il futuro migliore del mondo.»
Draco si sedette sulla neve gelata, tirò fuori da una tasca il pacchetto di sigarette e ne accese un’altra. Poi guardò Harry, che era ancora sdraiato accanto a lui e lo fissava con curiosità.
«Se solo volessi. Ma io non voglio, Potter.» disse infine.
Poi si alzò e si diresse verso il castello.

*

«Signor Potter, 20 minuti di ritardo! Spero abbia una scusa più che valida.» disse la McGranitt quando Harry entrò in classe col fiatone.
«S-sì, professoressa McGranitt…Io ero…Ecco…Mi sono dimenticato di avere lezione.»
La classe ridacchiò e Hermione alzò gli occhi al cielo.
«Ma bene, signor Potter. Venti punti in meno a Grifondoro per questa sua dimenticanza. E ora si sieda, ha 30 minuti per svolgere il compito.»
«Ma professoressa, non lo finirò mai in così poco tempo!»
«Questo, Potter, non è un mio problema. E ora siediti, se non vuoi una punizione.»
«No.»
La classe sprofondò nel silenzio. Tutti fissarono Harry.
«Come Potter?»
‘Tiprego tiprego chiedi scusa…’ pensava Hermione nel frattempo.
«Ha sentito benissimo, professoressa. Ho detto di no, è un’ingiustizia.»
«Bene. Molto bene. – rispose la McGranitt con sguardo severeo - Credo che il signor Gazza sarà lieto di avere qualcuno che lo aiuti a far brillare la Sala Trofei, questa sera. Nel frattempo, fuori dalla mia classe Potter. E 50 punti in meno a Grifondoro per la tua insolenza.»
Harry uscì dalla classe guardando con odio la McGranitt.
‘Stupido, stupido Harry! Ma che mi è saltato in mente?’ - pensava il maghetto mentre percorreva i corridoi per andare nella Sala Comune – ‘Rispondere così alla McGranitt quando ero palesemente in torto! Devo essere pazzo…Ah, ma lo so io perché! E’ tutta colpa di quel maledetto Malfoy. Io non voglio, Potter. Ma chi si crede di essere? Se pensa di poter continuare a trattarmi a pesci in faccia si sbaglia di grosso!’.

*

Harry si affrettò per i corridoi. L’ultima cosa che voleva era arrivare in ritardo anche alla punizione con Gazza. Si fermò davanti alla porta della Sala Trofei. Il custode non era ancora arrivato, ma in compenso ad attenderlo appoggiato allo stipite della porta c’era qualcun altro.
Draco si voltò al suo arrivo e lo guardò con uno sguardo interrogativo. Poi disse: «Che ci fai qui, Potter? Mi stai pedinando, per caso?».
Harry storse il naso. «No Malfoy, è una spiacevole sorpresa anche per me. Ho una punizione con Gazza, devo lucidare la Sala Trofei. Tu piuttosto, che ci fai qui a quest’ora?»
«Quello che ci fai tu, a quanto pare» disse il Serpeverde con un pizzico di disgusto.
«Ma cosa…» cominciò Harry, ma fu interrotto dall’arrivo di Gazza.
«Ehi voi due! Non siete qui per fare salotto, chiaro? - disse il custode con il suo tono minaccioso che di minaccioso aveva ben poco – Filate dentro e datevi da fare! Io sto dando la caccia a quel maledetto Pix e quando ritorno voglio potermi specchiare in ogni singolo centimetro di questa stanza!»
«Oh, - aggiunse poi con un ghigno – consegnate le bacchette, prego.»
Draco e Harry gli diedero le bacchette riluttanti e poi entrarono nella Sala Trofei.
Harry chiuse la porta alle sue spalle.
«Bene, Potter. Chiariamo subito che non ho intenzione di lavorare con te, quindi vattene dall’altra parte della stanza e non mi scocciare»  disse Malfoy appena il Grifondoro chiuse la porta.
«Perfetto» concluse Harry.
I minuti passavano e i due ragazzi lucidavano in silenzio i trofei senza parlare, ognuno da un lato della stanza. Gli unici suoni udibili erano quelli degli strofinacci che sfregavano sul metallo. Dopo qualche tempo, Harry posò la Coppa di Quidditch di Grifondoro che stava lucidando e si rivolse al compagno.
«Senti, Draco…Non puoi continuare a far finta che io non esista. Non significo niente per te? Stiamo insieme da quattro mesi, per Merlino! Tutto questo è senza senso!».
Draco si voltò verso di lui e lo guardò. I suoi occhi erano impenetrabili.
«Noi non stiamo insieme, Potter. Per me sei solo un giocattolo, o lo hai dimenticato?»
«No, non ho dimenticato quello che mi hai detto. Ma sai bene anche tu che non è la verità. Tu sei innamorato di me, Draco. Smettila di mentire a te stesso.»
Malfoy buttò a terra lo strofinaccio che teneva in mano e si avvicinò a grandi passi al Grifondoro. Era a due centimetri dal suo viso. «Non osare mai più dire una cosa del genere. Tu non sai niente di me, niente! Come fai a dire che sono innamorato di te? Io sono un Malfoy, hai idea di cosa voglia dire? Un Malfoy non sarà mai un finocchio, uno come te! Il nome che porto sulle spalle è pesante, Potter, lo sai benissimo! Quindi non chiedermi di fare questo. Ti ho già detto che non potrà esserci più niente tra noi, quindi smettila!»
Harry gli sfiorò una guancia con la mano.
«E’ stato tuo padre, vero? Sa tutto. E’ per questo che mi hai scritto quel biglietto. Ti ha intimato di chiudere con me se non volevi pagarne le conseguenze, non è vero Draco?»
Malfoy rimase immobile. Un lampo di terrore gli balenò negli occhi pensando a suo padre. Poi il suo sguardo diventò triste e si rivolse di nuovo al compagno.
«Tu non capisci…Non hai idea…»
Harry posò un dito sulle labbra del Serpeverde per farlo smettere di parlare.
«Shh, Draco. Potrebbe essere così, sempre così, se solo tu volessi. Dimmi di sì, Draco, ti prego. Io ho un terribile bisogno di te, sei la cosa più importante della mia vita. Ti prego, torna con me…»
«Potter, io non… - cercò di dire Malfoy – Io…Sì.»
Si guardarono negli occhi. Gli smeraldi brillanti di Harry annegarono nell’argento liquido di Draco. E poi si baciarono. Un bacio dolce, a fior di labbra. Un bacio che volevo dire tutto. Un bacio che era una promessa. Una promessa per la vita. Draco affondò le mani nei soffici capelli del Grifondoro e insinuò la lingua nella sua bocca. Il bacio da dolce diventò passionale. Malfoy spinse Harry contro lo scaffale, facendo cadere a terra metà dei trofei. Avrebbero pensato a Gazza più tardi, ora l’unica cosa che desideravano era nelle loro mani. Il biondino slacciò i bottoni della camicia di Harry e ne strappo qualcuno per la fretta. Harry sfilò la cintura al compagno e gli abbassò la cerniera dei pantaloni. Malfoy cominciò a mordere ogni centimetro di pelle che la camicia aperta lasciava scoperta e Potter si aggrappò alle sue spalle, con il viso nell’incavo del suo collo. Respirò il suo profumo così intenso, che gli faceva girare la testa. Draco lo sollevò e lo appoggiò su un tavolo lì accanto, rovesciando altri trofei. Harry allacciò le sue gambe attorno alla vita del Serpeverde, che entrò in lui. Al Grifondoro sfuggì un gemito.
Ma non fu l’unico suono che udirono. Un rumore di passi lontani li fece sobbalzare. Gazza stava tornando.
Si staccarono l’uno dall’altro e si rivestirono in fretta. Harry aveva appena allacciato l’ultimo bottone della camicia quando la porta di aprì.
«Che diavolo è successo qui? Cos’è questo disastro?!» Gazza si avvicinò minaccioso ai due. «Avete fatto a botte?! Lo sapevo! Non ci si può fidare dei ragazzini! Io l’ho sempre detto! Ah, ma vedrete quando lo scoprirà il Preside! E adesso filate, non voglio vedervi qui un minuto di più!»
I due ragazzi uscirono di corsa dalla stanza e si fermarono accanto ad un’armatura qualche corridoio più in là. Poi Draco esclamò: «Cazzo!»
«Cosa c’è?» chiese Harry preoccupato.
«Ho lasciato la cintura nella Sala Trofei.»

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Capitolo 3
*** Un'insolita lezione di pozioni ***


Capitolo 3. ~Un'insolita lezione di pozioni



«Puoi spiegarmi ancora una volta come ti sei cacciato in questo guaio?» chiese Hermione per la terza volta all’amico, la mattina seguente in Sala Grande.
«Te l’ho detto Hermione! Gazza ci ha lasciati soli e quando è tornato e ha visto tutto quel casino…» iniziò a spiegare Harry, ma Hermione lo interruppe.
«No, no, quello l’ho capito. E’ quello che è successo quando Gazza vi ha lasciati soli che credo di non aver afferrato.»
«Perché non te l’ho detto…» disse Harry arrossendo leggermente.
«E quindi cosa aspetti? – ribattè Ron – Avanti Harry! Avete fatto a botte? E poi non ci hai ancora spiegato perché avete litigato ieri mattina.»
«Ecco, veramente non abbiamo fatto a botte…Tutto il contrario, in effetti.»
Hermione lo guardò con gli occhi ridotti a due fessure, come se si stesse sforzando di capire qualcosa. Ron invece si dedicò al suo bicchiere di succo di zucca.
«Harry! – esclamò la ragazza d’un tratto, facendo voltare mezza tavolata – non avrete mica fatto sesso?»
Ora era tutta la Sala Grande ad essersi voltata verso di loro, mentre Ron aveva sputato il suo succo di zucca in faccia a Seamus.
«Hermione! – la sgridò Harry – Dovevi proprio rendere partecipe l’intera scuola della mia vita sessuale?»
«Oh, Harry, perdonami!»
«Chi è andato a letto con chi?» disse Pansy Parkinson, sbucata all’improvviso dietro di loro.
«Nessuno, Parkinson! Va a farti un giro!» le rispose Ron accigliato.
«Non osare parlarmi in questo modo, Weasley!»
«E tu non ficcare il naso in affari che non ti riguardano!»
La Serpeverde fece la linguaccia e poi andò via assieme ad un paio di compagne di Casa.
«Harry, ma non avevate litigato?» chiese Neville, che evidentemente trovava l’argomento più interessante del tema di Pozioni.
«Bè, sì…Ma diciamo che abbiamo fatto pace» concluse Harry con un sorrisetto malizioso.
Gli amici dovettero aspettare per i dettagli, perché a quel punto Hermione decise che erano in ritardo per la doppia lezione di Pozioni e che se non si fossero sbrigati Piton li avrebbe messi tutti in punizione. Così si affrettarono fuori dalla Sala Grande e giù per le scale diretti ai sotterranei.

Le lezioni di Piton mettevano tutti gli studenti di Hogwarts in agitazione, esclusi i Serpeverde ovviamente. La lezione del giorno verteva sui veleni, argomento particolarmente caro al professor Piton. Entrò in classe con la solita irruenza e con la tipica smorfia di disgusto che riservava a quasi tutta la scuola, con un’evidente predilezione per Harry Potter.
«Via i libri. – esordì appena entrato in aula – Oggi niente teoria. Ognuno di voi dovrà preparare un veleno e poi consegnarmelo a fine lezione. Mi auguro che abbiate studiato la lezione della volta scorsa, perché se il vostro lavoro sarà insufficiente vedremo tutti gli effetti del vostro disastro, dato che ve lo farò bere. E ora al lavoro! Avete un’ora e mezza.»
«Ma è legale?» chiese Ron preoccupato ad Hermione.
«Mmh, non credo. – rispose lei aprendo il libro alla pagina con l’elenco dei veleni più complicati – Ma in ogni caso non possiamo farci niente. Ti conviene metterti al lavoro, Ron, se non vuoi rischiare di finire in infermeria.»
Con grande gioia di Ron però, la lezione prese una piega inaspettata.
Neville aveva fatto esplodere il suo calderone, facendo sì che tutta la classe venisse ricoperta di una sostanza verde bollente e appiccicosa. La suddetta sostanza aveva provocato non poco caos nella classe. Tutti gli studenti correvano in giro ricoperti di bubboni rossi gridando per il dolore, mentre Piton tentava invano di richiamarli all’ordine. Dopo qualche minuto, vedendo che la situazione non migliorava, mandò Hermione, che era una dei pochi rimasti fortunatamente illesi, in infermeria.
Harry e Ron avevano evitato il disastro riparandosi sotto il loro tavolo, sotto consiglio di Hermione che aveva previsto l’esplosione del calderone di Neville. Nel disordine generale, Harry si sentì tirare per il colletto della camicia da qualcuno. Ron lo guardò e sorrise scuotendo la testa. Harry finì sdraiato per terra e in una frazione di secondo si ritrovò Draco Malfoy sopra di lui.
«Potter! – esclamò il Serpeverde – Noto con piacere che non hai subito danni.»
«E io noto con piacere che anche tu sei rimasto illeso» rispose Harry.
Sul volto di Draco si dipinse un ghigno. Si abbassò sul Grifondoro fino a sfiorargli il viso. Entrambi sorrisero e Malfoy passò la lingua sulle sue labbra, causandogli un brivido lungo la schiena.
«Ma siete pazzi! – esclamò Ron scandalizzato – Piton potrebbe vedervi!E poi è pieno di gente qui!»
«Tranquillo Weasley, non sono un incosciente. Ho fatto un incantesimo di Disillusione sul tavolo.» disse Draco scendendo a baciare il collo del compagno.
«Oh…Bene… - disse Ron evidentemente in imbarazzo – Allora io andrei…Cioè, vorrete stare da soli immagino…»
«Weasley, perché sei ancora qui?» finì per lui Draco senza guardarlo.
«Ecco, sì…Me ne sto andando» e sbucò fuori da sotto il tavolo.

La classe era ancora in subbuglio e Hermione non era ancora arrivata con Madama Chips. Piton nel frattempo stava tentando di farsi dire da Neville, evidentemente terrorizzato, cosa avesse messo nella pozione così da poter fare un antidoto.
Sotto al tavolo più lontano dalla cattedra invece, Harry e Draco stavano facendo tutt’altro. Il Serpeverde slacciava i bottoni della camicia di Potter con una lentezza frustrante, mentre il compagno gli pregava di fare più veloce. Draco sogghignò e gli diede un morso sul collo. Harry lo afferò per le spalle e tentò di ribaltarlo, ma Malfoy gli prese i polsi e li portò al pavimento.
«Non ci provare nemmeno, Potter. Tu sei mio.»
Nel frattempo Hermione era arrivata e Madama Chips stava spiegando al professor Piton l’incantesimo per far sparire i bubboni rossi dagli studenti urlanti.
«Draco… - disse Harry tra un sospiro e l’altro – Ci scopriranno…Forse…Dovremmo uscire…»
«Mmh, sì Potter – rispose il compagno fermandosi a metà di quello che stava facendo – Forse dovremmo» e dopo aver detto questo sfilò la mano da dentro i pantaloni del Grifondoro.
«Ehi! – protesto il moretto – Perché hai smesso…Magari solo altri due minuti…»
«E no Potter! – lo ammonì Draco con un ghigno – E se ci scoprono?»
Detto questo uscì da sotto il tavolo e si diresse con noncuranza dal professor Piton, chiedendogli se aveva bisogno di una mano. Harry rise di nascosto per la sua associazione di idee.



RINGRAZIAMENTI.

@ hay_chan: Grazie tante cara!!Sono contenta che ti piaccia ^^ Sìsì, Lucius è proprio odioso.

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Capitolo 4
*** Non accetto rifiuti ***


Capitolo 4. ~Non accetto rifiuti.



«Signor Potter, signor Malfoy!»
Harry e Draco, che erano appena usciti dall’aula di Pozioni assieme agli altri studenti, si guardarono. Cosa voleva la McGranitt? Forse li aveva scoperti…Draco tremò all’idea di quella possibilità e strinse i pugni dentro alle tasche dei pantaloni.
«Venite qua, per favore. Devo parlarvi.»
I due ragazzi si avvicinarono alla Vicepreside con aria preoccupata.
«Il Preside desidera vedervi. Entrambi. Domani sera.» disse la McGranitt quando le furono vicino.
Harry tirò un sospiro di sollievo, ma Draco s’irrigidì.
«Il signor Gazza ha avvertito il professor Silente della vostra bravata ed egli desidera parlare con voi. Non dovete preoccuparvi, non è niente di grave – aggiunse quando vide l’espressione di Draco – Ma spero che la prossima volta ci pensiate due volte prima di azzuffarvi nella Sala Trofei.»
Detto questo, si allontanò per andare a parlare con Piton, che sembrava stesse torturando il povero Neville.

*

«Ron sbrigati, per la miseria!»
Due Grifondoro correvano su per le scale della torre di Astronomia.
«Un moment…anf…Aspetta Harry!»
«Diavolo, è mai possibile che siamo sempre in ritardo?»
«Ma guarda che è colpa tua! Fai sempre i compiti all’ultimo minuto, ci credo che poi perdiamo tempo!»
«Ma sentilo! Solo perché i tuoi li ha fatti Hermione non vuol dire che di solito tu li faccia per tempo!»
I ragazzi arrivarono affannati in cima alla torre, dove l’intera classe stava già studiando i satelliti di Giove.
«Avanti ragazzi, andate ai vostri posti. Sempre in ritardo…Per questa volta passi, ma la prossima…»
«Grazie professoressa, grazie infinite!» dissero in coro i Grifondoro, che si affrettarono a sedersi sotto lo sguardo torvo di Hermione.
«Come dicevo – continuò la professoressa Sinistra – dovete orientare il telescopio all’angolatura esatta, altrimenti non riuscirete…»
«Allora?» chiesero Neville e Seamus in coro a Harry.
«Allora cosa?» rispose Harry.
«Ma come cosa! – si guardarono e poi tornarono a fissare il compagno – Malfoy!»
«Oh, quello…» disse Harry, grattandosi la testa con la mano sinistra.
«Già, quello!Vogliamo i dettagli, forza!»
Harry cominciò a raccontare loro del litigio con Draco e di come poi avevano fatto pace, tra le risatine di Ron e gli sbuffi di Hermione che, come disse, non riusciva a seguire la spiegazione con tutto quel baccano.
La lezione passò velocemente e altrettanto velocemente la professoressa assegnò i compiti per la volta successiva, con grande sconforto dei Grifondoro. Eccezion fatta per Hermione, ovviamente.
«Meglio se ci sbrighiamo a tornare nel dormitorio – disse Ron ai compagni – Io devo ancora finire il tema di Incantesimi e studiare la lezione sui veleni per Piton…»
«Si può sapere perché non li hai fatti prima, Ronald? – lo rimbeccò Hermione – Adesso li farai male perché è tardi e sei stanco, oltre a dormire poco! Io davvero non capisco perché non ti organizzi prima…»
Ron alzò gli occhi al cielo e Seamus ridacchiò.
«Vieni Harry?» gridò Neville all’amico.
«Un momento, ho fatto cadere un telescopio…»
«Ok, ma sbrigati! Ron ha ragione, anche io devo finire tutti i compiti…Se solo qualche volta dessimo retta a Hermione…»
I Grifondoro del settimo anno si affrettarono giù per le scale, mentre Harry tentava di rimettere in piedi il telescopio. Quando infine ci riuscì erano tutti scomparsi, così corse anche lui giù per le scale della torre, pensando al tema di Incantesimi che attendeva di essere finito. Era arrivato all’ultimo gradinò quando si fermò. Fermo nell’ombra di fronte a lui c’era qualcosa. O meglio, qualcuno.
«Buonasera Potter»
Un profumo ipnotico lo invase.
Era l’odore di Draco.
«Cosa fa un giovane Grifondoro in giro a quest’ora?» Malfoy gli si avvicinò e gli cinse i fianchi da dietro, baciandogli il collo.
«Lezione di Astronomia… - sussurrò Harry, ammaliato dal profumo del compagno – E tu, Draco? Cosa fa una Serpe in giro a quest’ora?»
«Questi – disse Draco dandogli un morso alla base del collo – non sono affari tuoi, Potter.»
Harry si girò fino a guardarlo negli occhi e Draco lo spinse contro il muro della torre.
«Sai Potter… – disse infilando le mani gelide sotto la camicia del Grifondoro, che sussultò per quel contatto sulla sua pelle calda – Mi è venuta voglia di scoparti.»
«Draco – tentò di dire Harry tra un sussulto e l’altro, mano a mano che le gelide mani del compagno scendevano più giù – Non potresti rimandare? Io…devo finire i compiti…Piton mi ucciderà…»
«I compiti Potter? Oh, i compiti possono aspettare…»
«No Draco, davvero…» disse fermando le mani di Draco che stavano trafficando con la cerniera dei suoi pantaloni.
«Oh no, Potter. Non ho bisogno del tuo permesso…»
Il Serpeverde gli prese i polsi e li fermò contro il muro ai lati della testa. Poi cominciò a baciarlo.
«Stanotte sei mio Potter. Non accetto rifiuti.»
E detto questo lo prese per mano e lo trascinò nei sotterranei.



RINGRAZIAMENTI.

@ Cussiola: Grazie mille!^^ Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, anche se è terribilmente corto, lo so T-T Ma mi rifarò col quinto, promesso!
@ Draconcina_: MogliaH! *-* Lo sai che il grazie pià grande va a te *-* Sono contenta che ti piaccia il mio Draco, davvero!Io lo trovo affascinante, è esattamente come lo volevo u_u
@ Chez: Aha, non te l'aspettavi che ti ringrazziassi qui vero?E invece sì!Perchè come ti ho già detto il tuo giudizio conta davvero molto per me. ^^

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Capitolo 5
*** Hermione non è stupida! ***


Capitolo 5. ~Hermione non è stupida!


Harry aprì gli occhi. Impiegò qualche secondo per realizzare dove si trovava.
La camera di Draco. Ma Draco dov’era? Il Grifondoro allungò la mano sul comodino in cerca degli occhiali, che però erano caduti a terra. Si sporse dal letto per raccoglierli e solo allora si rese conto di essere nudo. Sorrise al pensiero della notte prima e poi si alzò dal letto diretto verso il bagno, sicuro di trovarci il compagno intento a fare una doccia. Come volevasi dimostrare Draco era lì, appena uscito dala doccia, coperto solo da un asciugamano color argento legato in vita.
«Buongiorno Potter» disse il Serpeverde quando Harry entrò nella stanza.
«Mhh, ‘giorno» mugugnò Harry ancora mezzo addormentato. Si avvicinò a Malfoy con passo incerto, ma prima che potesse raggiungerlo il biondino gli aveva già tirato in faccia una camicia.
«Non è il momento, Potter! -  disse ridacchiando - Siamo già abbastanza in ritardo. Ti conviene muoverti. E vedi di trovare quel tuo mantello, non vorrai che qualcuno ti veda uscire in mutande dalla mia stanza…»
«Perché no? - rispose Harry con un sorriso malizioso - In fondo non facevamo niente di male…»
Allungò una mano verso il Serpeverde e la infilò nell’asciugamano che teneva legato in vita. Malfoy lo afferrò per il polso e gli piegò il braccio dietro la schiena, fino a farlo girare.
«Fai poco lo spiritoso, Potter. Ti ricordo che sto rischiando tutto per te. Tutto. Ho giurato a mio padre che avrei chiuso con te. E se viene a sapere che mi porto ancora a letto il Ragazzo che è Sopravvissuto saranno guai.»
Gli lasciò andare il polso e uscì dal bagno. Dopo qualche minuto Harry lo raggiunse. Draco era seduto sul letto con la testa tra le mani.
«Draco…» tentò di dire Harry.
«No. Qualsiasi cosa sia, no.»
«Draco, mi dispiace. Sono un idiota.» Il Grifondoro si sedette sul letto accanto al compagno.
«Già…Sei un idiota Potter. E io mi sono innamorato di un idiota.»
Draco si voltò a guardare Harry. Poi sorrise. Ma era un sorriso triste, malinconico.
«Prometto che non farò più l’idiota» disse Harry mettendosi una mano sul cuore.
«Oh, avanti Potter! Non esagerare. Questa è utopia!» gli rispose Draco ridendo.
Anche il Grifondoro si mise a ridere. Iniziarono a farsi il solletico a vicenda e si rotolarono sul letto ridendo e baciandosi insieme. Poi Draco si fermò, guardò Harry dritto negli occhi e gli accarezzò i capelli.
«Sai, Potter…Non avrei mai pensato di dire una cosa del genere, ma…Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata.»
Harry sorrise e gli sfiorò il mento. Si avvicinò a lui per baciarlo, ma Draco fu più veloce. Sorrisero l’uno sulle labbra dell’altro.
«Oh, un’ultima cosa - aggiunse Malfoy alzandosi dal letto - I tuoi amichetti fanno strani risolini quando gli passo accanto. Non so cosa tu gli abbia detto, Potter, ma se lo fai ancora giuro che ti uccido!»
Harry sorrise e cominciarono a tirarsi cuscinate.

*

«Secondo me Piton gli ha fatto qualche sortilegio» stava dicendo Ron che scrutava il povero Neville quando Harry arrivò in Sala Comune.
«Chi ha fatto cosa?» esordì afferrando una Cioccorana da un tavolino lì accanto e sedendosi su una poltrona.
«Oh, sei tornato – sorrise Ron – Io e Dean tentavamo di capire perché Neville non parla…»
«In che senso non parla?» chiese Harry curioso.
«Nel senso che non emette alcun suono dalla bocca! – precisò Seamus che era appena entrato dal buco del ritratto con una ventina di libri tra le braccia – Buongiorno Harry!Dormito bene?» ammiccò verso l’amico.
Harry sorrise e afferrò un’altra Cioccorana. «Splendidamente – rispose – Tu piuttosto, che ci fai con tutti quei libri?»
«Già…Da quando frequenti la biblioteca poi?» aggiunse Ron.
«Ah ah, molto divertente. Questi – Seamus rovesciò i libri per terra di fianco a Neville – li ho presi per Neville. Cioè, non per Neville. Per aiutare Neville. Dato che non abbiamo lezione fino alle 5 ho pensato che avremmo potuto darci un po’ da fare con questi.»
«Mi pare una buona idea – disse Harry – Almeno facciamo qualcosa di produttivo.»
«Ahh, non contate su di me! Oggi ho intenzione di recuperare tutto il sonno perso a causa dei compiti – sbuffò Ron – E poi perché non chiedete una mano a Hermione? Lei ci metterebbe meno di un minuto…»
«Hermione è in biblioteca – precisò Seamus – Sta cercando la formula di uno strano veleno per il tema di Piton, mi pare…Sapete com’è perfezionista.»
«Oh bè, fa lo stesso» sospirò Ron e poi si buttò su una poltrona particolarmente comoda.

*

«Eppure dev’essere qui…»
Hermione stava parlando da sola in biblioteca, mentre sfogliava febbrilmente le pagine di un grosso libro polveroso.
«Se non trovo quella maledetta formula do fuoco a qualcosa! Stupido Piton…Lui e la sua mania per i veleni…Non capisco perché sia così difficile da trovare! Chissà che razza di veleno è…»
Uno sguardo particolarmente feroce di Madama Chips la indusse ad abbassare la voce.
Mentre la giovane Grifondoro continuava a borbottare sommessamente, qualcuno le si avvicinò furtivo e scivolò sulla sedia accanto alla sua talmente silenziosamente che quando diede segno di sé la fece sobbalzare.
«Perdonami se ti ho spaventata, signorina Granger.»
«P-Professor Piton!» esclamò sorpresa Hermione.
«Ti starai sicuramente chiedendo cosa ci faccio qui.» disse Piton con un tono di voce più untuoso del solito.
«In-In effetti sì, professore.»
«Vedo che stai lavorando al mio tema… - continuò Piton come se niente fosse – Bene, bene…»
«S-sì – rispose Hermione ancora turbata dall’improvvisa apparizione del professore – Anche se c’è una formula che non mi è ancora molto chiara…»
«Perché non mi segue nel mio ufficio, signorina Granger? Potrei aiutarla col tema.» propose Piton.
Hermione rimase esterrefatta da quella proposta. Piton che si offriva di darle una mano col compito di Pozioni? Qualcosa non quadrava. La ragazza accettò sospettosa l’invito del professore: intendeva scoprire cosa stava tramando.
Uscirono in silenzio dalla biblioteca e Piton fece strada fino ai sotterranei. Attraversarono qualche corridoio fino a trovarsi di fronte al suo ufficio.
«Prego» disse Piton stranamente gentile aprendo la porta e facendo segno ad Hermione di entrare. La giovane Grifondoro attraversò la porta e si sedette di fronte alla scrivana. Sentì la porta chiudersi dietro di sé.
«Bene, - disse Piton una volta seduto – vediamo di cercare questa formula.»
 Porse a Hermione un paio di libri e le diede alcune indicazioni, dopodiché cercò a sua volta in un piccolo libro preso da uno scaffale. I minuti passavano e Hermione sfogliava le pagine senza realmente leggere le parole. Il pensiero di
Piton la tormentava. Non riusciva a spiegarsi perché fosse così disgustosamente gentile con lei e a quanto pareva non aveva alcun secondo fine.
«Signorina Granger – disse Piton d’un tratto interrompendo il flusso di pensieri di Hermione – vorrei parlarle di una cosa.»
“Oddio, ci siamo…”
«Certo, professore» rispose Hermione tentando di rimanere impassibile.
«Vede, nonostante lei appartenga ad una Casa per cui non nutro una così grande stima, la reputo una brillante studentessa. - cominciò Piton, che fece arrossire Hermione con le sue parole – E appunto perché la ritengo una ragazza intelligente vorrei chiederle una cosa. Però è necessario che lei mi faccia una promessa, prima.»
Hermione annuì.
«Deve promettermi, signorina Granger, che non parlerà con nessuno di questa nostra conversazione.»
Hermione si morse un labbro e per un attimo esitò. Poi annuì una seconda volta.
«Bene. Capisce che non potevo mandarla a chiamare da qualcuno, perché i suoi amici sarebbero ovviamente venuti a saperlo. Per questo sono venuto a cercarla personalmente.»
«Certo, certo. Capisco.» disse Hermione seria.
«Dunque, sarà certamente al corrente della relazione tra il signor Potter e il signor Malfoy…»
«Io…Ma lei come lo sa?» chiese Hermione confusa.
«Oh, questo non ha importanza, signorina Granger. Il vero problema è un altro. Quello che forse lei non sa è che il padre del signor Malfoy è a conoscenza di questa relazione.»
«Oh. Non lo sapevo, no…»
«Come immaginavo. Ora arriviamo al motivo per il quale l’ho portata qui. Come le dicevo, la reputo una ragazza molto intelligente. Sono dunque sicuro che non avrà problemi a convincere Harry Potter a lasciare il signor Malfoy.»
«P-prego?»
«Ha capito benissimo, signorina Granger. E’ di estrema importanza che lei convinca il suo compagno di Casa a mettere fine a questa storia.»
«Io…Perché dovrei? Harry è felice, non ho nessuna intenzione di rovinare la sua storia con Draco! Questo non ha senso, professore!»
Piton congiunse le mani di fronte al viso come faceva sempre Silente.
«Credo che non abbia compreso la gravità della situazione. Lucius Malfoy, come saprà, non è il tipo d’uomo che accetterebbe un figlio omosessuale. Tantomeno se il compagno di suo figlio è Harry Potter in persona. Ora, Draco ha promesso a Lucius che non avrebbe più frequentato Harry Potter e per il momento il signor Malfoy non sospetta di nulla. Ma potrebbe venire a saperlo in qualche modo e la posta in gioco è troppo alta per permetterci questo rischio.»
«La posta in gioco? – chiese Hermione – Quale sarebbe la posta in gioco? Il massimo che può succedere è che Draco si prenda una bella sgridata! Cosa che gli farebbe solo bene, poi…»
«La reputavo più intelligente, signorina Granger. Se fosse tutto così semplice crede che l’avrei messa al corrente della situazione?»
Hermione arrossì.
«Ci sono cose che non è autorizzata a sapere. – continuò Piton – Tenga solo presente che se non convincerà Harry Potter a lasciare Draco, le conseguenze potrebbero essere disastrose.»
«Ma perché proprio io? – disse Hermione alzando la voce – Perché non ne ha parlato con gli altri professori o con Silente se la situazione è così grave come dice? E perché non convince lei Malfoy a lasciare Harry, dato che ci tiene tanto?»
«Di nuovo, devo aver fatto un errore a ritenerla intelligente come pensavo. Signorina Granger, ho già parlato col Preside ed egli ha acconsentito che le riferissi la situazione. Ovviamente parlerà con entrambi i ragazzi, ma anch’egli ritiene che un aiuto da parte sua renderebbe tutto più semplice.
Per quanto riguarda Draco…Anche se mi è difficile ammetterlo, credo che sia profondamente innamorato di Harry Potter. Dubito che acconsentirà a mettere fine alla loro relazione. E se lo farà, probabilmente continuerebbe a vederlo di nascosto. In ogni caso il Preside tenterà di farli ragionare per quanto gli è possibile.»
«Capisco…» fu l’unica cosa che riuscì a dire Hermione.
«E quindi? Mi dà la sua parola che ci proverà?»
«Io…D’accordo, ci proverò.»



RINGRAZIAMENTI.

@ The Dark Side of a Girl: Grazie tante!Lieta che ti piaccia ^^ Ho aggiornato presto, come vedi u_u E sono assolutamente d'accordo con te!Avrebbero dovuto stare insieme fin dal primo!
@ Draconcina_: Io scrittrice seria??Ma vàà xD Comunque certo che voglio attenatare alla tua salute mentale MogliaH!Mi diverto così u_u E, ovviamente, grazie ancora ç_ç *me arrossisce*

Grazie infinite per i 14 preferiti *-* Vi adoro tutti, miei lettori!*

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Capitolo 6
*** La posta in gioco ***


Miei cari, chiedo immenso perdono se ci ho messo così tanto ad aggiornare, ma ora che è cominciata la scuola ho sempre mille cose da fare!Spero che vi piaccia questo capitolo, anche se è terribilmente corto x3 Mi rifarò col prossimo, promesso!
Kisses <3



Capitolo 6. ~Posta in gioco


«Stupido volatile!» Draco Malfoy stava prendendo a calci il gargoyle all’ingresso dell’ufficio di Silente.
«Ehi ragazzino!Smettila immediatamente! – replicò il gargoyle indignato – Ti ho già detto che senza parola d’ordine non ti faccio entrare!»
«Api Frizzole» disse Harry che era arrivato silenzioso alle sue spalle.
«Potter!Sempre al momento giusto tu…» sussurò Draco malizioso nell’orecchio del compagno.
«Draco ti prego!Non è il momento, siamo qui per parlare con Silente! O te lo sei dimenticato?»
«Che palle…»
I due ragazzi salirono sulla scala a chiocciola che li portò direttamente nell’ufficio del Preside e poi Harry bussò alla porta. All’invito di Silente entrarono entrambi.
«Buonasera ragazzi. – li salutò il Preside – Accomodatevi pure.»
Harry e Draco si sedettero sulle due soffici poltrone di fronte alla scrivania e poi si guardarono di sfuggita.
«Gradite del succo di zucca?» domandò Silente facendo apparire un vassoio con una caraffa piena di succo di zucca dal nulla.
«No, grazie professore» disse Harry, mentre Draco faceva segno di no con la testa.
«Oh, d’accordo – sorrise Silente – Lo conserverò per dopo».
«Dunque – cominciò guardando i due ragazzi – Immagino vi starete chiedendo perché vi ho chiamati qui.»
Annuirono.
«Mi duole molto dovervi dire quello che sto per dirvi. Ma forse è meglio partire dal principio. Innanzitutto, non siete qui per la zuffa, chiamiamola così, – disse facendo l’occhiolino - che avete fatto nella Sala Trofei. Oh, a proposito! Draco, credo che questa sia tua.»
Porse a Malfoy una cintura di pelle nera. Il Serpeverde la prese dalle mani del Preside, che gli sorrise.
Poi Harry, impaziente di sapere per quale motivo si trovassero lì, chiese: «Ma professore, se non è quella la ragione per cui ha voluto vederci, allora qual è?»
«Domanda molto intelligente, Harry. Molto intelligente» constatò Silente incrociando le mani di fronte al viso «Come forse avrete intuito, miei cari ragazzi, la vostra relazione non è tanto segreta come credevate. Ma non dovete preoccuparvi di questo, non ne farò parola con nessuno che non ritenga assolutamente affidabile.»
«Professore… - chiese Harry evidentemente in imbarazzo – Ma come è venuto a saperlo?»
«Oh Harry, Harry. Dovresti ormai sapere che ho i miei piccoli trucchetti!» rispose ridacchiando.
«Ora, ragazzi, temo che sia arrivato il momento della parte più dolorosa. Mi rincresce davvero molto dovervi chiedere una cosa del genere, ma credetemi quando vi dico che è indispensabile.»
«La smetta di tergiversare e ci dica che diavolo succede!» disse Draco con irruenza, per poi abbassare la testa subito dopo mormorando in segno di scusa.
«Hai ragione, Draco. Arrivo al dunque. Temo proprio che voi due dobbiate mettere fine alla vostra relazione, per il bene di entrambi.»
Draco alzò la testa e guardò incredulo Silente. Harry strinse i pugni sui braccioli della poltrona.
«Perché?» dissero entrambi nello stesso momento.
Si guardarono negli occhi. Harry abbozzò un sorriso. Draco tornò a fissare Silente.
« Lucius Malfoy.»
Draco ebbe un sussulto. Harry gli strinse la mano ma lui lo scansò bruscamente.
«Cosa c’entra mio padre in tutto questo? Ho già parlato con lui ed è convinto che io abbia lasciato Potter!»
«Lo so, Draco. Ma potrebbe scoprire la verità in qualsiasi momento e non possiamo rischiare. Non c’è bisogno che io ti ricordi cosa ha minacciato di fare, immagino.»
Harry scorse un velo di panico negli occhi del compagno.
«Io…Lei come lo sa?» chiese brusco Malfoy.
«Non ha importanza questo, Draco. L’unica cosa che conta è la tua sicurezza e quella di Harry.»
«Professore, io non capisco. – disse Harry – Potrebbe spiegarsi meglio?»
«Sta zitto, Potter! – continuò Draco, rivolgendosi di nuovo al Preside subito dopo – Ma lei non può niente contro mio padre? Voglio dire, deve pur esserci una soluzione!»
«Mi piacerebbe molto poter fare qualcosa Draco, credimi. Ma purtroppo non posso. La situazione è molto delicata. Lo scontro con Lord Voldemort è sempre più vicino e non posso compromettere tutto quello che abbiamo fatto finora. Tuo padre è uno dei Mangiamorte più fedeli al Signore Oscuro. Se dovesse chiedergli di fare per lui quello che ti ha detto avrebbe fatto, sai bene che Egli non esiterebbe un solo minuto ad aiutarlo. Non possiamo rischiare di scatenare la guerra prima del previsto, abbiamo bisogno di altro tempo. Mi spiace Draco, ma questa è l’unica soluzione. La più sicura per tutti.»
Alle parole del Preside, Draco perse anche quel poco colorito che gli rimaneva sul viso. Si morse un labbro, arrivando quasi a farlo sanguinare.
«Qualcuno potrebbe degnarsi di spiegarmi che diavolo sta succedendo? – gridò Harry alterato – Non ho capito una sola parola!»
«Non glielo hai detto, vero?» sussurrò il Preside dolcemente a Draco, che in tutta risposta scosse la testa lentamente.
«Vuoi che lo faccia io?»
Draco non rispose. Silente lo prese come un sì.
«Harry, il vero motivo per cui Draco non voleva più vederti è che suo padre ha minacciato di ucciderti se avesse continuato a frequentarti..»
Harry rimase a fissare Draco con la bocca socchiusa. Immagini veloci gli passarono nella mente e finalmente capì. Draco lo aveva fatto per proteggerlo.
Era sempre stato così, fin dall’inizio. E lui era stato così stupido a pensare che non lo volesse più. Riusciva a stento a immaginare quanto male dovesse fargli stare con lui sapendo che avrebbe potuto perderlo in qualsiasi istante.
Harry strinse la mano di Draco. I suoi occhi si bagnarono, mentre cercava delle parole che non fossero inutili. Draco alzò la testa e lo guardò negli occhi.
«Mi dispiace, Potter. E’ tutta colpa mia. Se solo non ti amassi così tanto…»
Harry si inginocchiò davanti a lui e gli prese il viso tra le mani, appoggiando la fronte di Draco sulla sua.
«Non dire niente, Draco. Non dire niente. Non mi importa di morire, non mi importa più di nulla. Io voglio solo stare con te. Ti prego, dimmi che lo vuoi anche tu.»
«No. Non a questo prezzo. Non posso rischiare di perderti per sempre.»



RINGRAZIAMENTI.

@ Ina: GrazieGrazie!Ho aggiornato un po' tardi, perdono =P
@ Draconcina_: MogliaH ma quanto mi fanno piacere le tue recensioni *-* Comunque questo capitolo è molto più cattivo!Ma prometto che il prossimo sarà meglio u_u Kisses <3

21 preferiti *-* Non ho parole, davvero!Vi amo tutti*

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Capitolo 7
*** Scelte ***


*Si prostra ai piedi dei suoi lettori*
Possa essere io maledetta per l'attesa interminabile. In questo periodo sono stata sommersa di cose, tra la scuola e la vita privata (nemmeno fossi una grande scrittrice xD) ho avuto un po' di problemi. Ma ora sono di nuovo qui, non ho abbandonato la mia adorata fan fiction e soprattutto non ho abbandonato voi miei cari lettori. Spero non vi siate dimenticati di me, ma soprattutto spero che il settimo capitolo sia di vostro gradimento u_u A breve arriverà anche l'ottavo, che ha solo bisogno di qualche correzione.
Buona lettura! <3



Capitolo 7. ~Scelte



«Si è fatto tardi, ragazzi – disse Silente seriamente dopo qualche minuto – Andate pure nei vostri dormitori.­­»
I due studenti si alzarono lentamente e Draco precedette Harry sulla strada verso la porta. Aveva già la mano sulla maniglia quando la voce di Silente si udì di nuovo.
«Posso immaginare quanto sia difficile per voi – disse il mago con la voce rotta – Anzi, io posso capirvi. Sono consapevole di starvi chiedendo molto, forse troppo. Ma pensateci. L’amore può rendere ciechi. Potreste commettere l’errore più grande della vostra vita continuando questa storia. Ma potrebbe anche essere il contrario: tutto è nelle vostre mani. Sappiate però che qualsiasi sarà la vostra scelta, farà male. Un male che non ha cura…»
Lacrime silenziose caddero sulle guance del Preside. I suoi occhi erano tristi e traboccavano d’amore. Un amore che sembrava non essere mai finito. *
Harry mormorò un ‘Grazie professore’ e poi seguì Draco fuori dall’ufficio. Attraversarono due corridoi senza parlare e infine Harry prese Draco per un polso, facendolo fermare.
«Non ho voglia di parlare con Ron e Hermione. Non ho voglia di parlare con nessuno.»
«Invece credo che con qualcuno dovrai parlare, Potter. Vieni con me.»

*

«E questo è tutto» disse Hermione, che aveva appena finito di raccontare a Ron quello che le aveva chiesto di fare Piton.
Ron aveva un’espressione sconcertata. La ragazza sedeva su una poltrona di fianco a lui e si guardava le mani tristemente. Sul tappeto vicino al fuoco c’erano Dean e Seamus:  si erano addormentati in mezzo a un mucchio di libri, nel vano tentativo di aiutare Neville, che infine aveva avuto la brillante idea di andare da Madama Chips.
«Cosa facciamo adesso?» domandò Ron dopo qualche minuto di silenzio.
«Non lo so, Ron… - rispose Hermione sull’orlo delle lacrime – Non possiamo chiedere una cosa del genere a Harry!Dopo tutto quello che ha passato…Anche lui ha il diritto di essere felice!»
«Credi che abbia già parlato con Silente?»
«Probabilmente sì. Deve essere assieme a Draco…Oh, Ron! Siamo i suoi migliori amici, con che coraggio possiamo chiedergli di lasciarlo? E non sappiamo nemmeno perché…Ma sicuramente Silente glielo avrà detto. Però ho fatto una promessa a Piton, non posso…»
«Hermione, respira» disse Ron frenando le parole dell’amica.
Lei lo guardò e le si bagnarono gli occhi.
«Non è giusto…» sussurrò a mezza voce, stringendo la mano di Ron.
«Lo so. Lo so.»

*

La camera di Draco era immersa nel buio. L’unica luce era quella dei raggi di luna che entravano dalla finestra.
Due ragazzi erano sdraiati sul letto, uno tra le braccia dell’altro.
«Non lasciarmi…» sussurrò Harry soffocando una lacrima solitaria sul petto del Serpeverde.
«Potter ti prego, ragiona…Non possiamo. Non ora, non così.»
«Ma ci deve pur essere una soluzione! Scappiamo da qui, andiamo via da tutto e da tutti. Se tu…»
Draco mise una mano sotto al mento del compagno, che alzò il viso verso di lui.
«Guardami Harry. – disse con voce roca – E ascoltami. La mia vita non è mai stata perfetta. La mia famiglia ha sempre preteso il massimo da me, in ogni situazione. Mi sono creato una reputazione perfetta, ho alle spalle una carriera scolastica perfetta, il mio futuro sarà perfetto, io sono perfetto. Ma la mia vita non è mai stata perfetta. E poi sei arrivato tu.»
Harry singhiozzò e Draco gli asciugò le lacrime con una mano.
«Sai quanto mi sta costando dirti tutto questo, Potter. Almeno smettila di frignare. - disse sorridendo e vedendo che Harry rispondeva al suo sorriso continuò – Non hai idea di quanto fosse vuota la mia esistenza, di quanto odiassi ogni singola persona che mi circondava. Ora il mio mondo sei tu. La mia vita sei tu. Lo capisci, razza di idiota, che ti amo più di me stesso? Lo capisci?»
Harry stava piangendo silenziosamente.
«Non posso… - disse Draco ad occhi chiusi e stringendo a pugno la mano con cui poco prima aveva sfiorato il viso di Harry – Non posso rischiare di perderti. Non voglio vivere se tu non sei in questo mondo con me, Potter.»
Harry si alzò e si mise in ginocchio sul letto.
«Credo di capirlo, sì.» disse prendendo la mano di Draco e schiudendola. Poi la baciò. Il Serpeverde si avvicinò a lui e gli sfiorò la cicatrice con un dito. Si guardarono negli occhi.
«Ti amo.» sussurrarono nello stesso istante.
Fecero l’amore per l’ultima volta tra le lacrime, mentre i primi raggi di sole entravano dalla finestra socchiusa.



* N.d.A. Si tratta dell’amore che Silente provava per Grindelwald. La mia fan fiction non comprende tra gli avvenimenti la fine del Sesto libro e del Settimo, ma ho voluto comunque tenerne conto. In ogni caso né Harry né Draco ne sono a conoscenza.



RINGRAZIAMENTI.


@ hay_chan: Oh cara, le tue recenzioni mi fanno sempre morire dal ridere xD A breve avrai notizie di Lucius u_u
@ The Dark Side of a Girl: Grazie come sempre ^-^ E perdona il ritardo mostruoso ç_ç
@ Axyna: Grazie anche a te, o nuova lettrice, per i complimenti ^-^
@ Hollina: Ohhh, addirittura *-* Grazie grazie *-*
E un ringraziamento speciale va al mio unico e solo beta reader. Come farei senza di lui, proprio non so.

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Capitolo 8
*** Favori ***


Capitolo 8. ~Favori.



Era notte fonda, ma a Villa Malfoy qualcuno non dormiva.
Due figure scure stavano parlando silenziosamente accanto al fuoco di un tetro caminetto.
«Non è ancora il momento, mio fedele Lucius» diceva la più alta delle due, seduta elegantemente su un divano finemente ricamato rivolto verso il fuoco.
«Ma mio Signore, lei capirà la mia situazione!Non posso rischiare di gettare la mia famiglia nel disonore…» rispose Lucius Malfoy, che, seduto su di una poltrona a un lato del caminetto, sembrava fortemente a disagio e cambiava continuamente posizione.
«Oh no, certo che no… - continuò Voldemort soppesando le sue parole – Eppure non me lo sarei mai aspettato da Draco…un mago del suo rango…assieme a quel Potter.»
Il disprezzo con cui aveva sottolineato l’ultima parola era così evidente che Lucius rabbrividì.
«Mio Signore, a questo ho provveduto io stesso. Le assicuro che mio figlio non oserà più nemmeno guardare Potter!»
«Ne sono certo, Lucius…» rispose Voldemort fissando il vuoto.
Passarono alcuni minuti in silenzio. Lord Voldemort accarezzava il dorso di Nagini, che muoveva la coda beata. Lucius Malfoy rimase immobile, con le mani che tremavano. Infine, parlò nuovamente.

«Mio Signore… - disse con uno sforzo evidente - Sa meglio di me quanto Potter sia debole e testardo. Sono certo che sta già cercando un modo per mettere le sue sporche mani su Draco e io devo assolutamente impedirlo. Per questo ho bisogno del suo aiuto.»
Voldemort spostò gli occhi sul viso di Lucius, pallido come un cadavere.
«Il mio aiuto? – ripetè sorridendo – Lucius, Lucius…Sei molto coraggioso a chiedermi aiuto. O semplicemente molto stupido»
Malfoy ebbe un fremito.
«Eppure… - il Signore Oscuro si passò un dito sulle labbra – Eppure potrei aiutarti.»
Il mago si gettò ai piedi del suo padrone.
«Mio Signore! Le sarò eternamente riconoscente, la servirò per l’eternità e sarà un onore ancora maggiore per me!»
«Alzati, Lucius. - disse Voldemort imperioso, poi continuò – Non è certo per il piacere di aiutarti che lo farei. Tu mi chiedi di allontanare Potter da tuo figlio, ben sapendo che non hai il permesso di ucciderlo. Oh no, questo piacere spetta a me. Ebbene, non sei l’unico a desiderare che muoia il prima possibile. Alla luce di ciò, potrei anticipare la guerra di qualche mese. In fondo, sono all’apice della mia potenza. Certo, avrei preferito un combattimento ad armi pari…Dare a Silente il tempo di organizzare un esercito…Ma alla fine, che importa?»
«Mio Signore…»
Lucius era ancora ai piedi di Voldemort e il suo sguardo brillava di riconoscenza.
«Sì Lucius, perché no…Perché no.»

*

Piton percorreva a rapidi passi i corridoi della scuola. Si fermò di fronte al gargoyle di pietra che era posto all’entrata dell’ufficio del Preside. Pochi attimi dopo, il gragoyle si mosse e Silente scese dalla lunga scala a chiocciola.
«Presto Severus – disse – Non c’è tempo.»
Si avviarono entrambi nella direzione dalla quale era giunto Piton. L’unico rumore che si udiva era quello dei loro passi sul pavimento del castello.
«Lucius ha agito prima di quanto mi aspettassi – disse Silente mentre scendevano le scale – Temo che la guerra sia più prossima del previsto, Severus. Hai mandato il gufo che ti avevo chiesto?»
«Sì, Preside» rispose Piton prontamente.
«Bene, molto bene. Spero soltanto che non sia troppo tardi.»
Arrivarono di fronte all’ufficio della McGranitt.
«Senza il Ministero dalla nostra parte sarà ancora più difficile.»
Bussò.
«Professoressa McGranitt, è urgente!»
«Mi domando se…» - cominciò Piton.
«Sì, Severus? – domandò Silente dolcemente – Professoressa McGranitt!»
Dall’altro lato della porta si udirono dei rumori e un borbottio.
«Pensa, Preside, che la ragazzina abbia convinto Potter?»
Un tonfo.
«Professoressa! Va tutto bene? – esclamò Silente per poi rivolgersi a Piton – No Severus, non lo penso. Sono pur sempre amici, in fondo, e non si può convincere un amico a fare una cosa del genere.»
«Ma allora perché…» disse Piton alterato.
«Ti ho chiesto di parlarle? – rispose il mago con un’ombra sul viso – Perché confido che la signorina Granger farà ciò che è giusto, alla fine.»
«Non capisco…» tentò di dire Piton, ma Silente lo interruppe.
«E’ sicuro, porfesor Piton, di aver detto alla signorina Granger le esatte parole che le ho riferito?»
«Certamente – rispose – Potter deve lasciare Malfoy. Mi sono permesso di aggiungere qualcosa in più, ma le ho detto precisamente quello che lei mi ha chiesto»
«Bene. Spero di non averla sottovalutata…»
 La professoressa McGranitt spalancò la porta di botto.
«Era ora, professoressa!» esclamò il Preside preoccupato.
«Professor Silente! – disse lei turbata con una mano posata sul cuore – Professor Piton! Non sarà mica…?»
«Purtroppo sì, mia cara professoressa.»
L’ombra era tornata sul viso del Preside. La McGranitt si appoggio allo stipite della porta.
«Su, su – la rassicurò Silente – Abbiamo ancora il tempo necessario ad organizzare una buona difesa. Ho chiesto al professor Piton di mandare un gufo alla Tana, l’Ordine ci raggiungerà a breve. Temo, però, di aver bisogno del suo aiuto per sistemare le cosa qui a scuola, professoressa. Dobbiamo anche mettere al sicuro i ragazzi e avvisare i loro genitori. Ma questo può essere fatto domani. Non turbiamo il loro sonno, almeno per questa notte.»


*

Le prime luci dell’alba entrarono mute nella torre di Grifondoro. Hermione camminava lungo tutto il perimetro della Sala Comune: non riusciva a darsi pace. Aveva costretto Ron ad andare a dormire, dicendogli che voleva restare da sola per un po’.
‘Deve esserci una soluzione’ – pensava - ‘Ragiona Hermione, ragiona. Perché Piton ha voluto parlare con te? Perché non Ron? In fondo, è lui quello più legato ad Harry…’
Si avvicinò alla finestra e lasciò che l’aria fredda del mattino l’avvolgesse.
‘Silente ha chiesto a Piton di parlare con me. Ha pensato che potessi essere di aiuto. Sì ma, come? Se lui non riesce a convincere Harry a lasciare Malfoy, che cosa posso fare io? Siamo amici, certo, ma non può aver pensato che avrei acconsentito…Eppure sono sicura di aver tralasciato qualcosa…’
‘Harry. Draco. Un aiuto per convincerlo a lasciarlo. Ma perché deve lasciarlo? Cosa c’è di così grave da non poter essere rivelato?’
La Grifondoro era talmente immersa nelle sue elucubrazioni che non si accorse che Dean e Seamus si erano svegliati e la stavano osservando.
«Diamine Hermione – disse Seamus con la voce impastata dal sonno – Cosa fai in piedi a quest’ora? E’ Sabato e non ci sono lezioni...Ahia!»
Si girò verso l’amico che gli aveva tirato un libro in testa.
«Ma sei pazzo? Potevi farmi male!»
«Seamus!Non ti viene in mente niente? – disse Dean agitato – Qualcosa che abbiamo dimenticato di fare, per esempio?!»
Seamus socchiuse gli occhi e aggrottò la fronte, come se cercasse di ricordare qualcosa. Poi, d’un tratto, esclamò: «La lezione di ieri pomeriggio!Ci siamo addormentati!»
«La McGranitt ci ucciderà…» mugolò Dean.
«Silenzio! – gridò Hermione – Sto cercando di concentrarmi! Andate a dormire di sopra, tutti e due!»
I due ragazzi barcollarono su per le scale e lasciarono Hermione sola coi suoi pensieri.
‘Deve esserci qualcosa di più. – riprese la ragazza – Convincere Harry a lasciare Draco. Lasciare Draco…Ma quando? E poi lasciare come? Piton non ha specificato…O meglio, lo ha fatto, ma forse non nel modo che intendeva Silente…Ma che senso avrebbe avuto allora? A meno che lo stesso Piton non sia a conoscenza del piano di Silente…E perché io?’
Una voce proveniente da ogni luogo interruppe i suoi pensieri. Era la McGranitt.
«Tutti gli studenti devono recarsi immediatamente in Sala Grande. E’ questione della massima importanza.»



RINGRAZIAMENTI.


@ hay_chan: Ahhhh *-* Spero che questo capitolo ti sia di ispirazione per un'altra tortura al caro Lucius u_u
@ annalicious: Grazie infinite, mi fa tanto piacere che ti piaccia come scrivo ^-^
@ Faust_Lee_Gahan: Ohhh, troppi complimenti *-* Spero ti piaccia anche il nuovo capitolo!
@ Arleen: Last but not least, la MoglieH. Inutile dire che le tue recensioni sono le mie preferite *-* Ma questo è nulla, sono stata cattiva con loro >_<

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Capitolo 9
*** Guerra ***


Capitolo 9. ~Guerra



La Sala Grande era gremita di studenti e tutti si chiedevano cosa fosse capitato di tanto grave da esserci bisogno di un avviso immediato. I professori si erano radunati intorno al grande tavolo in fondo alla Sala e stavano discutendo concitatamente. Dopo una buona mezz’ora, Silente si alzò in piedi e richiamò l’attenzione degli studenti.
«Silenzio, per favore» disse, anche se non ce n’era bisogno: erano tutti così curiosi che smisero di parlare nell’istante in cui il Preside si alzò.
«Cari ragazzi, a nostra amata Hogwarts è in pericolo.»
Un mormorio attraversò la sala.
«La guerra tanto temuta si avvicina inesorabilmente. – continuò alzando la voce per sovrastare le voci allarmate dei ragazzi – Vi abbiamo riuniti qui per cominciare l’evacuazione della scuola. Tutti gli studenti minorenni devono lasciare Hogwarts senza indugio. Se qualcuno tra i maggiorenni desidera restare e combattere può farlo, a suo rischio e pericolo.»
La Sala Grande divenne un tumulto: il tavolo dei Serpeverde si era alzato e gridava adirato di volersene andare; gli studenti più grandi si stavano consultando per decidersi sul da farsi, mentre alcuni tra i più giovani si lamentavano di non poter prender parte allo scontro.
Silente appoggiò la punta della sua bacchetta sul collo.
«Silenzio! Mantenete la calma» ora la sua voce risuonava alta e ferma tra le mura della Sala Grande.
Tutti tacquero.
«Ora, i Prefetti accompagnino tutti gli studenti minorenni e chi vuole lasciare la scuola nei loro dormitori, dove a breve saranno raggiunti dal direttore della propria casa e saranno forniti delle istruzioni necessarie per l’evacuazione. Coloro che invece desiderano combattere, rimangano qui.»
Al suo discorso seguirono alcuni minuti di confusione. I Prefetti condussero con difficoltà i ragazzi ai dormitori e la McGranitt dovette intervenire per impedire ad alcuni minorenni che volevano prender parte alla battaglia di restare in Sala Grande.
Infine gran parte della stanza si svuotò. Il tavolo dei Serpeverde era deserto, alcuni tra i Tassorosso e i Corvonero più anziani erano rimasti, ma molti avevano preferito andar via. Il settimo anno di Grifondoro era invece presente al completo.
Silente stava in piedi di fronte a loro, davanti al tavolo degli insegnanti.
«Siete consapevoli del rischio che correte restando qui, ma ammiro il vostro coraggio – disse rivolto ai ragazzi – Le procedure di evacuazione sono in corso: potete andare a salutare i vostri compagni se lo desiderate. Ma vi prego di tornare qui il prima possibile. Io rimarrò ad organizzare gli ultimi incantesimi protettivi assieme all’Ordine della Fenice.»

Ron e Hermione, che erano rimasti in Sala Grande, non avevano visto Harry nel tumulto generale.
«Pensi che sia andato via?» domandò Ron all’amica quando la sala si era ormai svuotata.
«Oh Ron, non essere sciocco. Non l’avrebbe mai. Probabilmente è con Malfoy. Presto, dobbiamo trovarlo» rispose lei prendendolo per mano e trascinandolo fuori dalla Sala Grande e su per le scale.

*

Harry e Draco giacevano sul letto, il lenzuolo di seta che li copriva fino alla vita. Il Serpeverde stringeva da dietro il Grifondoro. Nessuno dei due parlava.
Avevano sentito la voce della McGranitt risuonare tra le mura del castello, ma non erano saliti in Sala Grande. D’altronde, entrambi sapevano cosa stava per accadere.
«Quindi è un addio» disse Harry a voce talmente bassa che il compagno la udì a malapena.
«Suppongo di sì»
Silenzio.
«Potremmo non rivederci mai più.»
«E’ probabile.»
Harry scostò le braccia di Draco e si sedette sul bordo del letto.
«Devo andare – disse poi – Ron e Hermione mi staranno cercando, saranno preoccupati.»
«Certo.»
Il Grifondoro si voltò. Malfoy era seduto a gambe incrociate e guardava fisso davanti a sé.
Harry si alzò e si rivestì, poi andò verso di lui e gli si sedette accanto.
«Ti prometto che tornerò. Quanto tutto sarà finito, quando la guerra sarà terminata, io tornerò.»
Draco alzò il viso e lo guardò negli occhi. Sulle labbra gli era spuntato quel sorriso che Harry adorava tanto.
«Puoi scommetterci che tornerai, Potter»
Gli occhi di Harry si accesero. Gli prese il viso tra le mani e lo baciò. L’altro lo strinse a sé e ricambiò il bacio.
«Non lasciarmi.» sussurrò Draco tra le lacrime.
Harry non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito.
«Draco… – disse delicatamente, con gli occhi aperti dallo stupore – Sei stato tu a dirmi che sarebbe stato meglio per entrambi se ci fossimo lasciati. Mi hai convinto tu che fosse la cosa migliore, tu…»
«Lo cosa ho detto, lo so Potter, maledizione!» gridò e tirò un pugno contro la testata del letto, incrinandola.
Poi si strinse il pugno con l’altra mano, portandolo al petto, e chinò la testa. I capelli biondi gli ricadevano sulle guance arrossate e le lacrime continuavano a cadergli dagli occhi, bagnando il lenzuolo.
Harry era pietrificato. Non sapeva cosa fare, cosa pensare. Alzò una mano come per toccarlo, ma la abbassò un istante dopo.
«Harry io… - disse il Serpeverde con la voce spezzata dal pianto – Scusami. Non avrei dovuto. Va. Va via, Harry. E non tornare. Non tornare.
«Ti amo Draco.»
«Lo so. Lo so.»
Il Grifondoro si alzò, gli occhi tristi e umidi alla vista del compagno, consapevole che quella sarebbe potuta essere l’ultima volta che avrebbe guardato il suo viso perfetto.
Strinse i denti e si costrinse ad andarsene da lì. Aveva la mano sulla maniglia della porta, quando Draco si alzò di botto e gli corse incontro.
Harry si voltò e l’altro si gettò tra le sue braccia stringendolo tanto da togliergli il respiro.
Rimasero così, in piedi sulla porta abbracciati, in silenzio.
«Tu sei la mia vita. – disse infine Draco – Sei tutta la mia vita. Ricordatelo sempre.»
«Draco…
«Non dimenticarmi mai, Potter. Promettilo.»
«Io…»
«Promettilo!»
«Lo prometto, Draco. Lo prometto.»
«Ti amo.»
Draco gli diede un ultimo bacio. Un bacio che Harry non avrebbe dimenticato mai. Poi fece un passo indietro e lo guardò intensamente.
«Addio Draco.» disse il Grifondoro e uscì dalla stanza.
Draco si accasciò a terra e iniziò a piangere senza accorgersene, incapace di sopportare il dolore. La sua intera vita era appena uscita da quella porta e non sarebbe più tornata.



RINGRAZIAMENTI.


@annalicious: Ecco a te cara ^-^ Hope you like it <3
@hay_chan: Ohh, ma Lucius rimane sempre il più malvagio *-*
@Faust_Lee_Gahan: Grazie a te Giulia per aver letto *-* Povera Herm, sempre i compiti più ardui! (Il capitano dei Simpson domina [Y])
@The Dark Side of a Girl: Grazie mille per la recensione, cara! Per quanto riguarda Hermione non ci sei neanche lontanamente vicina x3 Purtroppo dovrai attendere un po' prima di sapere u_u Un bacio*
E un infinito grazie al mio beta reader, che sopporta le mie crisi da pagina bianca <3

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Capitolo 10
*** Non è facile come sembra ***


Dopo più di un anno, ritorno.
Mi sono sempre ripromessa di finire questa fanfiction (a cui sono particolarmente legata) ed eccomi qui.
In ritardo mostruoso, come sempre, ma ci sono.
Lascio a voi la lettura e le critiche, sperando che questo decimo capitolo sia all'altezza dei precedenti. (:



Capitolo 10. ~Non è facile come sembra.



Harry correva per i sotterranei verso la Torre di Grifondoro, tentando di scacciare le lacrime che gli scendevano imperterrite dagli occhi. Doveva trovare Ron e Hermione. Aveva bisogno di loro più di ogni altra cosa al mondo. Eccetto una, forse.
Mentre correva, andò a sbattere contro qualcosa. O meglio, qualcuno.
«Harry!» esclamò Hermione afferrando Harry per le spalle.
«Hermione ciao, ti stavo…»
«Cercando. – finì l’amica per lui – Sì lo so, anche io. Ho bisogno di parlarti Harry.»
«Ma…dov’è Ron?» chiese il Grifondoro guardandosi intorno.
«E’ tornato in Sala Grande per vedere i suoi genitori, gli ho detto che ti avrei trovato io. Harry, eri con Draco?»
«Io…sì, ero con Draco. C’è una cosa che devi sapere, Hermione…»
«Non preoccuparti Harry, lo so.»
«Sai cosa…?» domandò lui con aria interrogativa.
Hermione raccontò al ragazzo ciò che le aveva detto Piton e gli parlò anche dei suoi sospetti riguardo qualcosa che ancora le sfuggiva.
Poi Harry la interruppe.
«Non devi preoccuparti Hermione. Io e Draco abbiamo deciso di non vederci più fino a che la guerra non sarà finita. Così io sarò al sicuro, per quanto possa esserlo con Voldemort che mi vuole morto, e lui non correrà rischi con suo padre.»
Mentre parlava, la sua espressione si era fatta triste e sofferente e dovette lottare per impedire alle lacrime di nascere di nuovo: non voleva piangere ancora, non davanti a Hermione. Doveva essere forte.
«Oh Harry, mi dispiace tanto. – disse lei accarezzandogli i capelli -  Però credo che ci sia qualcosa che ancora non sappiamo. Sai – continuò, di fronte al viso corrucciato di Harry – Sono sempre più convinta che Silente non intendesse questo quando mi ha fatto dire da Piton di farti lasciare Draco.»
«Hermione, che altro avrebbe potuto intendere? – chiese il Grifondoro confuso – E poi, anche io ho parlato con Silente e mi è sembrato abbastanza chiaro quello che intendeva dire. Dovevamo lasciarci, altrimenti le nostre vite sarebbero state più in pericolo di quanto non lo siano già…»
«Non lo so, Harry, non ne sono convinta… - mormorò la strega dubbiosa – Ci ho pensato su tutta la notte, eppure sono sicura che il senso sia un altro. Forse farvi lasciare è stata una precauzione. Forse quello che sta tentando di farmi capire deve ancora accadere…»
«Hermione ti prego, non pensiamoci più. Abbiamo una guerra da combattere. Andiamo a cercare Ron.» disse Harry ed entrambi si avviarono giù per le scale diretti alla Sala Grande.

Nel frattempo Ron, dopo aver assicurato alla madre che sarebbe stato attento, uscì dalla Sala per cercare gli amici. Aveva lasciato i membri dell’Ordine intenti a dare istruzioni ai ragazzi, mentre Silente girovagava per il castello facendo Incantesimi protettivi.
Il ragazzo pensò di andare nei sotterranei.
‘Forse Harry è ancora con Draco – pensò – Chissà come sta…’
Giunto nei pressi dei dormitori di Serpeverde, si fermò.
Tutto era silenzio (la Casa di Piton era stata infatti la prima a lasciare la scuola in tutta fretta), eccetto per due voci che si udivano al di là di una porta.
«Draco, te lo proibisco! Non permetterò che il mio unico erede…»
Ron sobbalzò per poco non fece cadere a terra l’elmo di un’armatura.
Era la voce di Lucius Malfoy.
Si avvicinò silenziosamente alla porta per ascoltare meglio.
«Non puoi impedirmelo padre! Io non lo lascerò. Non mi importa più nulla, nulla! Me ne frego del Signore Oscuro, me ne frego di te!»
Ron udì un suono secco, seguito da un respiro affannato.
«Puoi picchiarmi quanto ti pare. Non lo abbandonerò al suo destino. Se deve morire, morirà fra le mie braccia o non morirà affatto.»
Ron si nascose nel buio nel momento in cui la porta della stanza si spalancò e Draco uscì a grandi passi diretto verso le scale.
«Maledizione!» sentì Lucius gridare.
Trattene il respiro e poi cominciò a correre più veloce che poteva per i Sotterranei bui.


*

Hogwarts era in subbuglio: gli insegnanti erano intenti a fare sortilegi e incantesimi di ogni tipo in giro per la scuola, con lo scopo di proteggerla al momento dell’attacco, gli ultimi studenti si affrettavano a lasciare il grande castello tra grida e pianti sotto il controllo dell’Ordine, che dirigeva le operazioni di evacuazione.
Nel caos generale Ron gridava il nome di Harry e Hermione, con la speranza, seppur vana visto il vocio insistente, di trovarli. Gli atri due Grifondoro stavano facendo la stessa cosa, preoccupati per l’amico.
«Dove diavolo si sarà cacciato?» gridò Hermione a Harry tentando di sovrastare le voci degli altri.
«Non ne ho idea! – rispose lui – Ma lì c’è Ginny, guarda! Forse l’ha visto!»
«Che diavolo ci fa Ginny ancora qui, ci ha promesso che avrebbe lasciato la scuola!» gridò Hermione mentre correvano per raggiungere la ragazza.
«GINNY!» dissero in coro e la rossa si voltò nell’udire il suo nome.
«Harry! Hermione! – strillò – Siete riusciti a trovare Ron?»
«No! – le disse Hermione in un orecchio – Tu piuttosto perché non sei uscita con quelli del tuo anno?»
«Ho deciso di restare!»
«Non esiste Ginny! – la ammonì Harry – Se ti succedesse qualcosa non ce lo perdoneremmo mai! Abbiamo promesso ai tuoi genitori che ti avremmo fatto lasciare la scuola!»
«Ma io non voglio andarmene, voglio combattere come gli altri!»
«No Ginny, sei troppo piccola! Adesso vai! Lì c’è la McGranitt, fatti accompagnare verso una delle uscite e guai a te se ti rivedo qui!»
«Non è giusto!» gridò la ragazzina prima di scappare via in lacrime.
«Spero che si metta in salvo – disse Hermione – E’ così testarda…»
Ma Harry non le prestò attenzione, perché in quel momento udì qualcuno gridare il suo nome dietro di loro.
«Ron!» esclamò Harry e Hermione si girò verso il rosso.
«Eccovi finalmente! – gridò spintonando qualcuno per andare verso di loro – Vi ho cercati dappertutto!»
«Anche noi! Dove sei stato?»
«Devo dirti una cosa Harry! Cerchiamo un posto tranquillo!»
«E’ una parola!»
I tre ragazzi si fecero strada tra gli studenti per uscire dal caos della Sala Grande e trovare un posto meno affollato e rumoroso dove parlare.
Arrivarono in cima alle scale che portavano alla Torre di Astronomia e poi uscirono.
L’aria pungente li fece rabbrividire e si strinsero le sciarpe al collo. Hogwarts vista dall’alto aveva tutto un altro aspetto quella sera. Tutte le luci erano accese e ogni tanto balenava un lampo rosso o verde, segno di un altro incantesimo fatto a protezione della scuola. Nessuno dormiva e fuori c’era un silenzio strano, innaturale, come a preannunciare una tempesta.
«Cosa c’è Ron?» disse Harry appena si fu ripreso dai suoi pensieri.
«Si tratta di Draco. Lui…»
Harry si irrigidì al suono del nome del Serpeverde. Si voltò verso il lago, le mani appoggiate sul bordo della torre.
«Lui cosa?»
Ron guardò Hermione, che gli rivolse uno sguardo preoccupato, poi deglutì.
«Credo che voglia combattere al tuo fianco e tentare di salvarti la vita»
Harry emise un suono strozzato e strinse i pugni. Hermione singhiozzò.
Il Prescelto si voltò di scatto, poi guardò gli amici con gli occhi lucidi.
«Non sono bravo con le parole, lo sapete. Però sapete anche che siete i migliori amici che abbia mai avuto. Gli unici amici.»
Il viso di Hermione si rigò di lacrime mentre tentava di dire no. A Ron si seccò la bocca.
«Devo andare da Draco. Devo impedirgli di fare quello che ha intenzione di fare. Ma se qualcosa va storto…»
«Harry ti prego!» disse Hermione tra le lacrime.
«Vi voglio bene»
Harry abbracciò la ragazza scossa dai singhiozzi, che continuava a pregarlo di non andare, poi si volse verso Ron: anche lui piangeva.
«Ci rivedremo Harry, ne sono sicuro»
Si abbracciarono, un abbraccio che valeva più di mille parole, e poi Harry scese le scale della torre senza voltarsi.


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Capitolo 11
*** La scelta di Draco ***


Capitolo 11. ~La scelta di Draco.



Draco salì le scale della torre di Astronomia correndo, con il cuore che batteva forte per la paura. Sapeva di aver fatto la scelta giusta, eppure era inquieto: suo padre non avrebbe rinunciato così facilmente a fargli cambiare idea e lui aveva irrimediabilmente messo in pericolo la vita di Harry più di quanto già non lo fosse.
Arrivò in cima alla torre e si fermò per riprendere fiato.
L’aria era pungente e i raggi lunari illuminavano il suo viso rigato di lacrime.
Cosa ne sarebbe stato di lui, ora? Si domandava se sarebbe riuscito a proteggere Harry, a non lasciarlo solo. L’idea che il suo unico amore avrebbe rischiato la vita a causa sua lo feriva così profondamente da non riuscire a respirare.
Prese grandi boccate d’aria e provò a calmarsi. Aveva bisogno di ragionare a mente lucida.
Per prima cosa doveva trovare Harry, dirgli che avrebbe combattuto al suo fianco, che l’avrebbe difeso fino alla morte, che…
Un rumore improvviso interruppe i suoi pensieri e lo fece voltare.
Piton si trovava di fronte a lui e lo stava fissando; era stranamente tranquillo.
«Buonasera Draco.»
«Professore…cosa ci fa qui? Perché non è giù con gli altri?»
«Gran bella domanda, Draco… - rispose Piton – Ma non sono qui per soddisfarla, ho altro di cui parlarti.»
«Si tratta di mio padre?» chiese Draco con apprensione.
«Non esattamente.»
«E’ successo qualcosa a Harry? Professore la prego mi dica qualcosa! Io sto impazzendo, devo cercarlo, non posso…»
«Calma, calma, Draco…Harry sta bene, non si tratta di lui.»
Il biondo Serpeverde emise un sospiro e si strinse le braccia al petto.
«Si tratta di te.»
Piton gli si avvicinò e lo prese delicatamente per le spalle.
«Draco, devi ascoltarmi attentamente » si leggevano paura e determinazione nei suoi occhi e Draco ne fu spaventato.
«Devi andartene di qui. Non importa dove, basta che lasci Hogwarts questa sera stessa.»
«Cosa? – esordì Draco – Perché? Non intendo farlo, professore! Devo trovare Harry, gliel’ho detto, io…»
«Smettila! - Piton aveva alzato la voce e la stretta delle sue mani si era fatta più forte – Forse non hai capito la gravità della situazione. La guerra è imminente ed entrambi sappiamo cosa ha promesso il Signore Oscuro a tuo padre: che mantenga la parola o no, uccidere Potter è una sua priorità, questo lo sai bene. Non permetterò che tu rischi la vita per proteggerlo e finchè non lascerai la scuola non sarò tranquillo. Draco, se dovesse accaderti qualcosa la situazione diventerebbe disastrosa, c’è la possibilità che nasca una guerra intestina ai Mangiamorte, tu devi…»
«Non me ne frega niente! Cosa vuole che mi importi dei Mangiamorte e del Signore Oscuro? Non lascerò solo Harry, è fuori discussione!»
Draco si divincolò dalla presa di Severus e corse verso le scale.
«Non essere sciocco Draco! – gridò Piton alle sue spalle – Potter non ha alcuna speranza di salvarsi, il Signore Oscuro è troppo potente! Non anteporre il tuo amore alla tua sopravvivenza!»
Draco si fermò. Strinse i pugni, le braccia lungo i fianchi, e si girò verso Piton.
«Harry è tutta la mia vita. Non voglio vivere in un mondo dove lui non esiste: scappare non ha alcun senso. Affronteremo quello che ci aspetta insieme e se le cose dovessero andare male… - sorrise: un sorriso malinconico, pieno di tristezza – L’amore non può essere mai la seconda scelta, professore.»

*

Cominciava ad albeggiare sul maniero dei Malfoy, ma dentro regnava ancora l’oscurità, eccezion fatta per poche candele che illuminavano la sala da pranzo, dove era in corso un’accesa discussione.
Seduto a capo del grande tavolo, Lord Voldemort accarezzava pigramente il dorso della sua amata Nagini, senza fare eccessivo caso ai discorsi dei Mangiamorte intorno a lui.
Egli rifletteva.
La guerra era ormai alle porte, ma affrettare l’inizio dei combattimenti non era la scelta più appropriata, questo lo sapeva bene. D’altronde, dentro di lui bruciava più che mai il desiderio di uccidere Harry Potter e questo era un fattore da tenere in considerazione. Poi c’era la promessa fatta a Lucius…Oh sì, povero Lucius. Lui che si era confidato col Signore Oscuro riguardo suo figlio e lo aveva implorato di affrettare i tempi della battaglia, nemmeno immaginava ciò che sarebbe accaduto. Ma come poteva, in fondo?
Lord Voldemort aveva un piano per Draco, un piano che a Lucius non sarebbe piaciuto, se ne fosse venuto a conoscenza.
Ma avrebbe mantenuto la sua promessa. Come sempre.




RINGRAZIAMENTI.

@The Dark Side of a Girl: Sei ovviamente perdonata u.u Spero ti piaccia il nuovo capitolo! Prometto che la aggiornerò costantemente, anche se ormai è quasi giunta alla fine.
Ringrazio anche tutti gli altri che mi seguono ancora e chiedo perdono se non ho risposto alle recensioni del capitolo 9, ma dopo un anno non mi sembrava più il caso .__.

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