Perché ti amo, Remus Lupin.

di Crystal25396
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** O almeno fino ad ora ***
Capitolo 2: *** Addio paura ***



Capitolo 1
*** O almeno fino ad ora ***



Capitolo 1

O almeno fino ad ora



 
Remus Lupin credeva che non avrebbe mai saputo cosa fosse l’amore, quel sentimento che si dice faccia battere forte il cuore, che ti renda la persona più felice del mondo e che ti scalda dentro.
Fin da piccolo aveva sempre pensato che non avrebbe mai scoperto cosa significasse amare ed essere amati. Dopotutto, chi mai si sarebbe potuto innamorare di un Lupo Mannaro?
Si, Remus era un licantropo. Era stato morso alla tenera età di sei anni e da allora la sua vita non era più stata la stessa. Quando nelle notti di luna piena si trasformava, perdeva qualsiasi caratteristica umana. Avrebbe ucciso anche sua madre, se solo lei gli si fosse avvicinato. In quei momenti non aveva più nulla di umano: non ragionava e non provava sentimenti, seguiva solo l’istinto. Aveva solo un pensiero: uccidere. Era pericoloso. Era un mostro.
La prima persona che fu gentile con lui nonostante tutto, fu Albus Silente, il preside della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Remus non credeva che sarebbe stato ammesso, ma venne accettato e accolto a braccia aperte da tutti gli insegnanti. Per lui venne piantato un albero, il Platano Picchiatore, che nelle notti di luna piena gli serviva da rifugio, poiché era l’ingresso di un passaggio segreto che conduceva ad una casa abbandonata, la Stamberga Strillante, dove lui sarebbe potuto stare senza far del male a nessuno.
Durante il suo primo giorno di scuola, Remus fu incoraggiato da Silente a farsi degli amici. Diceva che gli avrebbe fatto bene averne qualcuno. Ma come poteva essere: come poteva lui, un Lupo Mannaro, farsi degli amici?
Quelle furono le cosiddette ultime parole famose.
A Hogwarts venne smistato in Grifondoro e lì fece amicizia con i suoi tre compagni di stanza. I quattro diventarono talmente uniti che decisero di formare un gruppo. Era incredibile come i Malandrini, come si facevano chiamare, fossero così amici e allo stesso tempo così diversi.
Il primo, James Potter, proveniva da una famiglia di purosangue. Era un ragazzo esuberante, appassionati di Quidditch tanto da essere un membro della squadra del Grifondoro, sempre pieno di energie e con la battuta pronta. Stare in sua compagnia era divertente e piacevole, ma anche un po’ pericoloso. James, infatti, sembrava non conoscesse il significato della parola “regole”. Se ne infischiava altamente, specialmente se in ballo c’era qualche scherzo da fare ai Serpeverde o a Gazza.
Il suo braccio destro era Sirius Black, il secondo membro del gruppo. Lui e James erano come fratelli e ne combinavano davvero una dietro l’altra, trascinando nei loro progetti anche un titubante Remus. Come il suo migliore amico, Sirius apparteneva ad una famiglia di purosangue, ma il loro modo di pensare era completamente differente da quello dei Potter: i Black erano tutti sicari e sostenitori di Lord Voldemort, il mago oscuro più potente di tutti i tempi. Sirius però era diverso dal resto della sua famiglia. Lui non creava le sue amicizie in base agli affari, al profitto personale o alla purezza di sangue. A lui bastava che quella persona gli fosse simpatica, che si stesse bene in sua compagnia, per frequentarla, nient’altro. Si, Sirius era davvero un grande amico. Uno di quelli veri, sinceri, di cui potersi fidare ciecamente.
L’ultimo membro del quartetto era Peter Minus, un ragazzino basso e piuttosto ottuso. Non era una persona molto particolare: non era un burlone come Sirius, non aveva talento nei duelli come James e i suoi voti non erano minimamente paragonabili a quelli di Remus. Stava tutto il tempo dietro a James e Sirius, che erano i suoi idoli. Molto probabilmente loro non lo avrebbero nemmeno considerato se non fosse stato Remus ad insistere. Alla fine, però, si rivelò un ragazzo simpatico, che sapeva adattarsi alle situazioni e divenne anche lui un membro fondamentale del gruppo.
Dal canto suo, Remus si trovava davvero bene in compagnia dei suoi tre amici. Era la prima volta che qualcuno lo trattava come una persona normale e lo accettava nonostante fosse un Lupo Mannaro.
Si. James, Sirius e Peter sapevano cos’era Remus. Lo avevano scoperto al secondo anno e, con sommo stupore del giovane licantropo, i tre avevano deciso di aiutarlo per rendere meno dolorosa la trasformazione: divennero Animagus. E tutto solo per lui, per potergli stare accanto e fargli compagnia durante quelle notti di luna piena senza ogni volta rischiare di essere sbranati. Ci vollero tre anni per imparare a trasfigurarsi, ma alla fine ci riuscirono. James divenne un cervo e per questo gli venne assegnato il soprannome di Ramoso; Sirius fu in grado di trasformarsi in un grosso cane nero e gli venne affibbiato il nome di Felpato; Peter scelse un animale più piccolo, un topo, e divenne Codaliscia, mentre a Remus toccò il nome di Lunastorta. Da allora le notti di luna piena non furono più dei giorni da temere, ma da attendere con ansia, perché erano diventate occasioni perfette per le loro scorribande.
Poi arrivò lei.
Lily Evans era una ragazza del loro stesso anno, Grifondoro. James era innamorato pazzo di lei fin dal primo giorno di scuola, ma la giovane strega continuava a rifiutarlo senza giri di parole. Non che gli importasse ferirlo… A dirla tutta, Lily non riusciva proprio a sopportare James. L’unico dei Malandrini con cui parlava era proprio Remus e divennero molto amici specialmente dal momento in cui entrambi vennero eletti Prefetti.
Lily fu la prima ragazza per cui Remus sentì di provare qualcosa.
Lei era l’unica con cui sentiva di poter essere se stesso. In sua compagnia stava bene e sapeva di potersi fidare ciecamente. Quando scoprì quello che i Malandrini chiamavano il suo “piccolo problema peloso”, lei non si spaventò e continuò a trattarlo come sempre, esattamente come avevano fatto i Malandrini prima di lei: Remus era sempre Remus, con o senza “problema peloso”.
Era davvero una ragazza dolce e gentile. E poi era bella. Maledettamente bella, con quei lunghi capelli rossi e quei profondi occhi verde smeraldo.
Ma non disse mai niente e cercò sempre di soffocare e nascondere quei sentimenti, specialmente a James. In fondo, non era nemmeno totalmente sicuro che quello che provava fosse amore, perché non sapeva distinguerlo dall’amicizia. Era bravo a comprendere ciò che provavano gli altri, ma quando si trattava di se stesso era una frana totale.
Per questo motivo decise di etichettare quello che provava per Lily come una “cotta passeggera”.
Decise poi di dimenticarla definitivamente quando si accorse che lei, anche se non voleva ammetterlo, era innamorata di James.
Dei sentimenti di Remus rimase solo un bel ricordo.
Da allora credette che non avrebbe più provato quelle sensazioni. Credeva che non si sarebbe più innamorato e che se anche fosse successo, nessuna ragazza l’avrebbe mai trattato come fece Lily quando scoprì cos’era.
Ma si sbagliava. E di grosso, anche.
Quando l’Ordine della Fenice fu riformato, fra i nuovi membri c’era una giovane donna.
Lei era Ninfadora Tonks, una metamorfomago figlia della cugina di Sirius, Andromeda, diseredata perché colpevole di aver infangato il nome della nobile famiglia Black avendo sposato un Babbano.
Tonks, nonostante la giovane età, era già un Auror eccellente, braccio destro di Alastor Moody. Era stato proprio lui a portarla al quartier generale per farla unire ufficialmente all’Ordine.
Quel giorno era stato proprio Remus ad aprire la porta, ritrovandosi improvvisamente addosso una ragazza dai bizzarri capelli rosa che era probabilmente inciampata sullo scalino all’ingresso. Remus aveva sorriso leggermente a l’aveva aiutata a rimettersi in piedi. Lei lo aveva guardato e sorridendo divertita aveva detto:
«Grazie mille. Sai, sono abbastanza sbadata, cado almeno sette-otto volte al giorno. Ma ormai ci ho fatto l’abitudine. A proposito, sono Ninfadora Tonks, ma per favore, chiamami solo Tonks.»
«Remus Lupin. Benvenuta all’Ordine della Fenice.»
Dopo le presentazioni l’aveva accompagnata nel salotto, dove li attendevano il resto del gruppo. Fra loro vi era anche Sirius. Siccome per tutti quelli esterni all’Ordine lui era un evaso, ci volle un po’ di tempo per calmare la furia omicida di Tonks e spiegarle che in realtà lui era innocente. Solo allora era arrossita imbarazzata e si era scusata con Sirius, felice di aver ritrovato l’unico parente a cui era davvero affezionata.
Finita la riunione, il salotto si era svuotato completamente. Erano rimasti solo Remus, Tonks e Sirius, che si erano messi a parlare davanti a una tazza di the. Grazie a quella prima chiacchierata, Remus aveva constatato di essere abbastanza incuriosito da quella strega. Era piuttosto bizzarra e dava l’impressione di essere non solo buona di cuore, ma anche coraggiosa e determinata. Era piacevole stare lì a parlare con lei e Sirius.
Poi, però, lei aveva fatto una domanda che Remus preferiva non vedersi porre.
«Allora Remus, di cosa ti occupi, tu? Mi è parso di capire che ognuno ha un compito preciso all’interno dell’Ordine.»
«Si, infatti…»
Era chiaramente a disagio. All’interno dell’Ordine tutti sapevano che era un Lupo Mannaro, ma doverlo dire a qualcuno lo metteva sempre in difficoltà. Aveva paura delle conseguenze. E se si fosse spaventata? Se avesse smesso di parlare con lui così amichevolmente? Remus sentì improvvisamente un groppo alla gola. L’idea di non parlare più con lei lo faceva sentire stranamente male.
«Tranquillo Lunastorta.» gli disse Felpato cercando di tranquillizzarlo «Ti ricordo che Dora è una mia parente e non si sconvolgerà per via del tuo piccolo problema peloso.»
«Piccolo problema peloso?» domandò lei incuriosita.
«E’ il nome che Sirius e due dei nostri compagni di scuola utilizzavano per indicare ciò che sono.»
«Perché, cosa saresti?»
Remus si fece coraggio facendo un profondo respiro
«Sono un Lupo Mannaro. All’interno dell’Ordine, oltre ai normali appostamenti, sono un infiltrato nel gruppo dei licantropi sotto il comando di Fenrir Greyback.»
«Sei un Lupo Mannaro?» chiese conferma lei stupita e ad un segno affermativo da parte dei due amici, esclamò:
«Wow, non pensavo ne avrei mai incontrato uno. E dimmi, come sono gli altri licantropi?»
A quelle parole Sirius scoppiò a ridere, mentre Remus la fissò con occhi increduli. Lui le diceva che era un licantropo e lei si preoccupava di sapere come erano i suoi simili? Sul serio, quella ragazza era davvero bizzarra.
Da allora, Remus si ritrovò a parlare spesso con lei, specialmente durante gli appostamenti. Pian piano la curiosità verso la strega si trasformò in stima, poi in attrazione e infine in amore. Remus si era innamorato. Ma questa volta non era come con Lily. Il sentimento era molto più forte e profondo. Ma non poteva comunque dirle ciò che sentiva. Lui era pur sempre un licantropo e poteva diventare un pericoloso assassino. E poi era troppo vecchio per lei. Non gli rimase che bearsi della sua presenza e sperare ogni volta che venissero accoppiati per un qualche appostamento notturno. Remus attendeva quei momenti con ansia perché era l’unica occasione in cui potevano rimanere soli, visto che il quartier generale era sempre pieno di gente.
Sembrava andare tutto bene, fino a due settimane fa. Quella notte Remus e Tonks erano ad un appostamento. Come al solito stavano chiacchierando del più e del meno, quando alla giovane maga sfuggì un commento poco appropriato.
«Certo che è ancora carino, vero? Anche dopo Azkaban…»
Remus sentì improvvisamente crescere la rabbia dentro di se e senza riuscire a controllarsi disse con tono seccato:
«Lui conquista sempre le donne.»
Non ce l’aveva fatta, non era riuscito a trattenersi. Possibile che quel bell’imbusto di Felpato fosse riuscito ad incantare anche lei, sua cugina?
Remus era a dir poco furioso, ma mai come Tonks, che a quelle parole scattò in piedi furibonda.
«Sapresti benissimo di chi mi sono innamorata, se non fossi troppo impegnato a sentirti dispiaciuto per te stesso per notarlo!»
Come prima era successo al malandrino, la giovane Auror non era riuscita a trattenersi e aveva sputato tutto fuori.
Cose ne conseguì? Lì per lì la prima cosa che Remus sentì fu una gioia immensa. Certo, non l’aveva detto apertamente, ma anche un bambino l’avrebbe capito: lei lo amava. E da molto tempo, a quanto pareva. Per la prima volta il licantropo sentì di poter toccare il cielo con un dito, non aveva mai provato tanta felicità. Ma presto la gioia fu sopraffatta dalla paura. No, non poteva dirle ciò che provava. Non doveva dimenticarlo: lui era pericoloso. Poter coronare il loro amore poteva portare solo dolore. E se si fossero sposati? Remus avrebbe rischiato di uccidere sua moglie tutti i mesi. E come avrebbe potuto darle una vita felice? Essendo quello che era, nessuno gli avrebbe mai dato un lavoro ben pagato con cui poter mantenere la famiglia. E se poi lei avesse avuto un bambino? Avrebbe rischiato di dare alla luce un Lupo Mannaro già bello che sviluppato. No, era troppo pericoloso.
Fece uno sforzo sovrumano, ma decise che era meglio far finta di niente, come se non avesse capito a chi la giovane si stesse riferendo.
Da quel giorno, Remus aveva fatto di tutto per evitarla e c’era anche riuscito. O almeno fino ad ora.




***
Angolo dell'autrice
Salve a tutti... Allora, questa è la prima storia che pubblico in questa sezione, spero di aver fatto una buona impressione iniziale ^_^
Allora, inizialmente l'intenzione era di scrivere una oneshot, ma poi mi sono resa conto che veniva esageratamente lunga, così ho deciso di dividerla in due capitoli.
Diciamo che l'idea di raccontare la vita sentimentale di Remus mi è venuta all'improvviso e ho deciso di pubblicarla subito, anche se questa settimana ho saltato il capitolo della mia storia nella sezione "Doremi".
Innanzi tutto fatemi spiegare una cosa e cioè perché ho scritto che Remus si è preso una cotta per Lily. Il fatto è che non ci credo che prima di Tonks lui non si fosse mai innamorato e ho sempre pensato che lui tenesse particolarmente a Lily. Certo, non innamorato cotto come James, ma secondo me un po' di attrazione verso di lei c'è stata e così ho scritto.
Altra cosa che tengo a dire: le tre battute fra Remus e Tonks durante l'appostamento non le ho inventate io, ma sono quelle che dicono realmente i due durante un appostamento (è scritto su Pottermore).
Detto questo, spero di non aver fatto macello con i verbi, è la mia paura più grande >_<
Fatemi sapere che ne pensate.
Al prossimo capitolo!

-Crystal-

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Capitolo 2
*** Addio paura ***



Capitolo 2

Addio paura
 

Da quel giorno, Remus aveva fatto di tutto per evitarla e c’era anche riuscito. O almeno fino ad ora.

Tonks era riuscita ad intercettarlo e a prenderlo da parte. Diciamo più che lo aveva preso per un braccio e si era immediatamente smaterializzata prima che lui potesse dire o fare qualcosa. Dove si erano materializzati Remus non ne aveva idea, non conosceva quel luogo. Sembrava il giardino di un condominio babbano. Evidente era il fatto che si trovassero in montagna. Era impossibile non capirlo: tutte le case che davano su quel giardino e anche quelle in lontananza avevano un tetto esageratamente spiovente, la temperatura era di almeno una decina di gradi più bassa rispetto a dove si trovavano pochi secondi fa e a destra della casa si vedeva il campanile di una chiesa che proprio in quel momento aveva fatto sei rintocchi.
Senza dire una parola, Tonks aveva trascinato Remus dentro una di quelle case e lo aveva lasciato andare solo dopo aver chiuso la porta d’ingresso.
«Dove siamo?» aveva chiesto Remus guardandosi attorno
«Non è importante. Ti basta sapere che qui non ci disturberà nessuno. Ora parla, perché mi stai evitando?»
Una cosa era certa, era decisamente con le spalle al muro. Non poteva certo schiantarla per poi darsela a gambe. Magari se si fosse smaterializzato…
«So a cosa stai pensando.» lo aveva interrotto lei con sguardo serio «Smaterializzarti non ti servirà a niente per due motivi: primo, questa casa è protetta da incantesimi, quindi non potresti svignartela neanche se lo volessi; secondo, se anche ci riuscissi io continuerei a tormentarti finché non ti deciderai a parlare. Non puoi scappare per sempre.»
Remus non sapeva cosa dire. Era fermo immobile che la guardava, cosa che gli provocava un aumento del battito cardiaco, del lieve rossore sulle guance e anche un po’ di disagio.
«Allora?» lo incitò lei.
«Allora cosa?»
«Perché mi stai evitando?»
«Non ti sto evitando…»
«Si, certo… Si può sapere che diavolo ti prende?»
«Non mi prende un bel niente e ora andiamo, o all’Ordine si preoccuperanno» disse cercando di evitare il discorso e dirigendosi verso la porta, ma lei fu più veloce e sguainò la bacchetta.
«Non costringermi ad usarla, Remus. Voglio solo parlarti, quindi smettila di fare il bambino.»
«Cosa vuoi che ti dica, allora?»
«Cosa vuoi che… Ma ti rendi conto? Sono due settimane che mi eviti in tutti i modi possibili e immaginabili, e non riprendere dicendo che non è vero, Remus, perché lo è eccome.» era rossa dalla rabbia, tanto che i capelli avevano preso una sfumatura un po’ più sul fucsia e stava parlando senza dar tempo al licantropo di parlare «Ti comporti così da quando abbiamo avuto… Chiamiamola una “piccola discussione”. Credo di sapere perché ti comporti così e anche perché quella volta hai fatto finta di non capire. Ma pare che debba dirtelo apertamente, o tu farai sempre finta di non capire, quindi lo farò.»
«Dora…» cercò di calmarla, ma inutilmente, visto che la giovane Auror fece un paio di passi avanti facendo a sua volta indietreggiare Remus, allungò le braccia lungo i fianchi, strinse i pugni e, con il viso e i capelli ormai rossi un po’ per la rabbia e un po’ per la vergogna, urlò:
«La persona di cui sono innamorata non è affatto Sirius. Sei tu, hai capito? TI AMO, REMUS!»
Non gli era mai capitato di sentirsi così impotente. Lei glie lo aveva confessato (o urlato, dipende dai punti di vista). Dopo anni passati a convincersi che lui non poteva né amare, né essere amato, ora quella convinzione stava vacillando. Non si era mai sentito così: il cuore gli batteva all’impazzata, lo stomaco si stava esibendo in numerose capriole e il viso era quasi in fiamme. Non riusciva a dire niente. Ogni qual volta che ci provava, la voce gli si bloccava in gola, come se ci fosse stato un nodo che impediva l’uscita di qualsiasi suono.
‘ Cavolo Remus, dì qualcosa! Non è mica la prima volta che ricevi una dichiarazione, a Hogwarts hai rifiutato tante ragazze! ’
Già, però questa volta era diverso. Lui la amava e ora che aveva la conferma che anche lei lo amava, non riusciva a far funzionare correttamente il cervello, come se si fossero fusi dei circuiti. Era felice. Dannatamente felice.
«Allora?» chiese lei impaziente facendo tornare i capelli rosa «non dici niente?»
Remus cercò di pensare a qualcosa di sensato da dire, ma non gli veniva in mente nulla. Poi, però, le sue labbra si mossero.
«Perché?»
Aveva parlato senza nemmeno accorgersene. Ma non era il cervello che agiva. Era il cuore.
«Come?» domandò lei colta alla sprovvista. Evidentemente non si aspettava una domanda
«Perché proprio io, Dora? Tra tutti gli uomini che ci sono, perché proprio io?»
«Perché non riesco a guardare altri uomini da quando ti ho conosciuto. Perché con te mi sento bene e non mi stancherei mai di starti vicino. Perché quando ti guardo negli occhi sento che il cuore potrebbe esplodermi. Perché quando mi abbracci mi sento al sicuro e vorrei rimanere fra le tue braccia per sempre. Perché ti amo, Remus Lupin, e non posso farci niente.»
Lei lo amava sinceramente. Quelle parole le provenivano dal cuore e Remus non poteva essere più felice. Felicità che però ancora una volta venne sopraffatta dalla paura. Si, perché lui era un mostro.
«Non puoi innamorarti di me, Dora. Sono un Lupo Mannaro, tutte le notti di luna piena divento un assassino, l’hai dimenticato? La Pozione Antilupo non fa miracoli, non mi impedisce di essere ciò che sono veramente.»
Parlava tenendo lo sguardo fisso a terra. Non riusciva a guardarla negli occhi, non ce la faceva. Tonks però se ne accorse. Gli si avvicinò e poggiò una mano sulla sua guancia, guardandolo con occhi carichi di dolcezza.
«Ma non l’hai ancora capito?»
A quelle parole, Remus tirò su lo sguardo, perdendosi nei suoi profondi e ora occhi azzurri.
«Cosa vuoi dire…»
«Voglio dire che non me ne importa niente se sei un Lupo Mannaro. Io mi sono innamorata di te indipendentemente da questo. E quando dico che di te amo tutto, intendo anche quello che Sirius chiama “piccolo problema peloso”.» disse ridacchiando nel pronunciare le ultime tre parole.
«Ascolta Remus, il fatto che tu sia un licantropo non cambia niente…»
«Cambia moltissimo invece.»
«Ti sbagli. Quella è una cosa che fa parte di te. Io ti amo così come sei e per la licantropia non c’è un discorso a parte, perché è una cosa che ha contribuito alla formazione del tuo carattere. Un Remus senza licantropia sarebbe molto diverso da quello che ora è davanti a me e io amo l’originale, quello che tutte le notti di luna piena si trasforma in Lupo Mannaro.»
Remus sentì il cuore mancare un battito. Nessuno gli aveva mai parlato così. Nessuno lo aveva mai fatto sentire così amato. Non provava pietà e non era indifferente al fatto che lui fosse un licantropo, ma in modo completamente diverso da come avevano fatto in passato altre persone. Lei lo amava anche per quello.
Prese la mano che lei aveva posato sul suo viso e la strinse con le sue.
«Ciò non toglie che io sia pericoloso.»
«Non importa. Sono disposta a starti accanto sempre e se sarà necessario, sono disposta a diventare un Animagus. Se c’è riuscito quel matto di mio cugino, allora posso riuscirci anche io.»
«Non dire sciocchezze, diventare Animagus non è uno scherzo. E’ una trasfigurazione molto complessa, se non è eseguita correttamente può provocare seri danni!»
«Non ho paura e se questo servirà a farti stare tranquillo quando arriverà la luna piena, allora lo farò.»
Diceva sul serio, Remus glie lo leggeva negli occhi. Quella ragazza era pronta a tutto pur di stargli accanto e questo rendeva Remus felicissimo. Però c’era ancora una cosa…
«Sono comunque troppo vecchio per te, Dora.»
«E tu credi sul serio che mi possa importare qualcosa dell’età? Anche se tu avessi mille anni, ciò che provo non cambierebbe affatto.» e dicendo ciò sciolse il legame che c’era fra le loro mani.
«Sembra che tu stia cercando qualsiasi scusa per farmi allontanare da te. Remus, se non mi ami dimmelo chiaramente e non con tutti questi giri di parole. Se non sei innamorato di me dillo e basta.»
Remus rimase fermo a fissarla. Lui sapeva cosa voleva, ma era sbagliato, completamente sbagliato. Continuava a ripeterselo, ma ora non ne era più sicuro. Lui l’amava. Dal profondo del suo cuore e ormai non riusciva più a soffocare quei sentimenti.
Le prese il volto tra le mani. Era bellissima.
«Le senti le mie mani, Dora? Tremano, come la mia voce. So’ che è sbagliato, ma ora non mi importa più.» disse avvicinando il volto a quello di lei e poggiando la fronte contro la sua.
«Credevo che non mi sarei mai innamorato. E non mi sono mai sbagliato tanto.»
E con un lento movimento, Remus azzerò la distanza che li separava.
Nonostante i 37 anni, era la prima volta che baciava una ragazza e non credeva che fosse così bello. Le sensazioni che provò furono uniche: tranquillità, felicità, gioia, pace… Baciarla era la cosa più bella che avesse mai fatto.
Dopo qualche secondo, che per entrambi parvero interminabili, Remus allontanò le sue labbra da quelle di lei, ma non il volto. I loro nasi si sfioravano appena, tanto che entrambi, nel sentire il respiro dell’altro così vicino, rabbrividirono. Si guardavano negli occhi: lui perso in quelle iridi azzurre e luminose come il cielo stellato, lei in quello sguardo così dolce e felice, come se fosse appena stato liberato da un peso enorme.
«Ti amo, Ninfadora.» sussurrò lui facendo sorridere la giovane strega.
«Lo so…» rispose lei. Poi, vedendo il volto stupito di lui non riuscì a trattenere una piccola risata.
«Mi ero accorta che eri innamorato di me e che cercavi di nasconderlo perché avevi paura. Così ho pensato di entrare nel discorso per farti capire che era impossibile negare l’evidenza…»
«Vuoi dire, che quella volta durante l’appostamento l’hai fatto apposta?»
«Non pensavo reagissi in quel modo e la cosa mi ha fatto saltare i nervi. Però sapere che eri geloso di me mi ha reso davvero felice.» disse lei circondando il collo di Remus con le braccia.
«Sei terribile, lo sai? Ma è anche per questo che ti amo.» e dopo aver poggiato le mani sui suo fianchi, si baciarono di nuovo. Questa volta, però, più intensamente e più a lungo.
Remus era felice: aveva scoperto cosa significasse amare ed essere amati.
Aveva detto addio alla paura.
Ora era felice.




***
Angolo dell'autrice.
Sono in ritardo di 24ore. Scusate >_<
Allora, che ne pensate? Questa volta sono più sicura sui verbi, nel capitolo precedente credo di aver fatto un paio di errori che se trovo correggerò subito.
Innansi tutto voglio ringraziare di cuore HP_dream per aver recensito e aver aggiunto questa storia alle preferite e anche bookreader e gatta12 per averla aggiunta alle seguite, oltre, ovviamente, a tutte quelle persone che l'hanno letta. Grazie mille!
Ora che questa breve storia è finita, posso tornare a concentrarmi sulla fanfiction su Doremi.
Grazie ancora a tutti, a presto!

-Crystal-

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