Ghiaccio Bollente

di francy4e99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. Miracolo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo I: Patto ***
Capitolo 3: *** Capitolo II: Atto I - Verità ***
Capitolo 4: *** Capitolo III: Atto I - Tu Sei La Mia Mamma! ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV: Atto I - Sei tu? ***
Capitolo 6: *** Capitolo V: Atto I - Confusione ***
Capitolo 7: *** Capitolo I: Atto II - Nuova vita. ***
Capitolo 8: *** Capitolo II: Atto II - 'Accetti?' ***



Capitolo 1
*** Prologo. Miracolo. ***


Ghiaccio Bollente




Prologo: Miracolo.

Kagome

Tre anni. Tre lunghi anni sono passati da quando il pozzo manga-ossa ha smesso di collegare le nostre due epoche. Come stai, Inuyasha? E tu Sango? E Miroku? Shippo? Kirara? Voi state bene? Io non mi sono mai sentita così male. Ora che sono nella mia vera epoca, mi sento fuori posto, come se questo non fosse più il mio mondo. Me lo sento dentro, qui non ho futuro! Ogni volta che chiudo gli occhi non posso fare a meno di pensare all’Epoca Sengoku. Riesco a ricordare ogni particolare del villaggio Musashi come se fosse davanti ai miei occhi. E alla mente mi si sovrappongono ricordi su ricordi. Tutti i viaggi, le lotte, le risate, i pianti, e la vittoria finale. Ma allora perché, perché dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, non possiamo vivere in pace? Perché la sfera mi ha riportato indietro, in un posto che per me non è più casa? Penso l’avrai capito anche tu, Inuyasha. Per quanto lo ami, io non appartengo a quel posto. Ho potuto conoscervi, solamente grazie alla sfera che era nel mio corpo, così, ora che non esiste più, il mio compito è finito. Non ho più nient’altro lì, niente mi tiene legata a quel posto meraviglioso. Ogni giorno per quasi un anno dopo la chiusura del pozzo, continuavo a entrare nel pozzo, sperando che quello si riaprisse e mi portasse da voi. Non è mai accaduto. E ogni volta mi sentivo sempre più male, non riuscivo a trattenere le lacrime. Come avrei fatto senza di voi, che eravate tutto per me? Oggi, per la prima volta dopo quattro mesi, sono tornata al pozzo. E mi chiedo: state bene, amici miei? Siete felici? Una lacrima mi solca la guancia. Me l’asciugo velocemente. E sorrido, sorrido perché ancora non posso fare a meno di star male. E mi rassegno del fatto che sarà così per sempre. Altre due lacrime mi bagnano il viso, ma questa volta le lascio scorrere. Che senso avrebbe asciugarsele? Tanto valeva lasciarle scorrere. Ora il mio viso è coperto dalle lacrime e i singhiozzi mi scuotono tutto il corpo. Alcune gocce colpiscono il legno antico del pozzo. Sento un fresco venticello scuotermi leggermente i capelli. La mia mente smette di ragionare e pensa soltanto: “ Non è possibile ”. non ho il coraggio di guardare, ma non ce n’è bisogno. So già cos’è accaduto. Un miracolo.

Inuyasha

Kagome, come stai? Sei felice? Non riesco a smettere di chiederlo. A chi, poi? Tanto nessuno potrà rispondermi. Nessuno lo sa. Mi dispiace, avrei dovuto proteggerti, avrei dovuto evitarlo, ma ammetto soltanto ora di non aver avuto la forza necessaria. Eppure, nonostante ti abbia persa, ora, accanto a me c’è un’altra persona. Un regalo che, inconsapevolmente presumo, mi hai fatto. C’è una cosa che non sai e che probabilmente non saprai mai. Con la sparizione definitiva della sfera, tutti quelli che sono stati coinvolti nella faida tra noi e Naraku e chiunque sia stato anche solo a contatto con un frammento della sfera e che poi è morto, è tornato in vita. Anche lei, Kagome, anche Kikyo. Quella è stata la seconda volta che ho pianto. Ho pianto per la contentezza di riaverla qui, ma anche per te, che mi hai ridato la cosa più importante della mia vita. Ma io, io cos’ho fatto per te? Vorrei che tu fossi qui, Kagome. Ti chiederei che cosa desidereresti più di qualunque altra cosa al mondo, solamente per esaudirla. Ti devo tutto, Kagome, anche la mia vita. Non faccio che pensarci. Non è più lo stesso senza di te. Vorrei vederti anche solo per pochi minuti, giusto il tempo per dirti che senza di te la mia vita non avrebbe mai avuto senso. Senza di te non avrei imparato cos’è la gentilezza, cos’è l’amore, non avrei mai avuto amici, persone a cui voglio bene e che voglio proteggere. Senza di te … sarei ancora sigillato nel Goshinboku, maledicendo Kikyo per il male che, in realtà, non mi aveva fatto. Come faccio io senza di te, eh? Vorrei abbracciarti e ringraziarti all’infinito. Ti chiedi mai come stiamo o se siamo felici, Kagome? Io … sicuramente averti qui sarebbe il culmine della felicità. È quello che pensiamo tutti. Oggi mi sono svegliato e mi sono chiesto: “ Sei felice, Kagome? “. Non potendo farti questa domanda, sono andato al pozzo e, stupidamente, l’ho chiesto a lui, sperando chissà che risposta. Non mi sarei mai immaginato quello sarebbe accaduto di lì a poco. Una luce intensa proveniente dal pozzo mi acceca e chiudo gli occhi. Quando li riapro, l’unica cosa che riesco a pensare è una. Oggi è accaduto un miracolo.

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Capitolo 2
*** Capitolo I: Patto ***


Ghiaccio Bollente
 

Capitolo 1: Patto

Kagome

Ero paralizzata. Le lacrime continuavano a scendere e i miei occhi erano spalancati. Stavano guardano dentro il pozzo. Un cielo terso, cinguettii di uccelli. Sarei rimasta in quella posizione per un’ora se mia madre non fosse entrata nel tempietto.
  • Kagome! Eccoti finalmente! Ti sto cercando d… Ma cosa? Kagome! –
Mia madre si era avvicinata velocemente al pozzo e anche lei rimase sconvolta da quello che vide.
Incominciai a chiamarla con voce bassa. Ripetevo Mamma, mamma, come fosse una litania. Ero presa dal panico. Che dovevo fare? Quello che avevo sempre sognato si era avverato, ma adesso? Cosa avrei dovuto scegliere? L’Epoca Sengoku e i miei amici o la mia epoca e la mia famiglia? Mia madre sembrò capire al volo cosa stessi pensando, perché mi abbracciò forte e potei sentire la sua voce che mi diceva di andare.
  • È quella la tua casa ormai. –
Ricambiai il suo abbraccio. Ero consapevole che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrei potuta vedere, e lo sapeva anche lei. Quando sciogliemmo l’abbraccio, mia madre mi aiutò ad alzarmi e prima di andare mi diede una collanina. Era d’oro e il ciondolo era a forma di farfalla. Gliel’aveva regalata papà quella. E ora me la stava allacciando al collo.
  • Questa tienila tu. Così potrai ricordarti della tua famiglia. Ovunque tu vada un pezzo di noi sarà sempre con te, non dimenticarlo. –
  • Mai. Non lo dimenticherò mai. Te lo giuro, mamma. –
Mamma, che ora piangeva anche lei, mi sorrise e mi accarezzò una guancia.
  • Ora vai. –
Mi asciugai le lacrime con la manica della maglia e sorrisi. Dopodiché, stringendo la collanina con la mano, entrai nel pozzo. Appena mi tuffai, una moltitudine di ricordi mi passarono alla mente; mi ricordai della prima volta che entrai nel pozzo, a quindici anni, trascinata giù dal demone Mukadejoro e del’incontro con Inuyasha, ancora imprigionato nel Goshinboku, poi l’attacco al villaggio, la sfera degli Shikon e la sua rottura in frammenti. Il lungo viaggio per ricostruirla, in cui abbiamo incontrato amici, come Shippo, Miroku, Sango, Kirara e tanti altri, ma anche nemici; Naraku e le sue emanazioni e poi … Bah, in effetti Lui non saprei se metterlo nella lista degli amici o dei nemici. Il glaciale principe dei demoni, Sesshomaru, l’odiato fratellastro di Inuyasha, che disprezza umani e mezzodemoni. All’inizio è stato nostro nemico, però nella battaglia finale si è rivelato un buon alleato e, in effetti, devo ammettere che senza di lui … probabilmente non ce l’avremmo fatta.
Sono sommersa dai miei ricordi a tal punto da non accorgermi di qualcosa, qualcosa di importante. Aguzzo lo sguardo verso qualcosa, una macchia nerastra. So per certo che quella ‘cosa’ non dovrebbe esserci e, all’improvviso, sento una sgradevole sensazione percorrermi il corpo con un brivido. Mano a mano che mi avvicino riesco a scorgere più particolari di quella macchia, arrivando alla conclusione che quella si tratti di una persona, un demone per l’esattezza. Improvvisamente mi fermo e rimango sospesa in quel limbo tra le due epoche, proprio davanti al demone. Lui mi guarda con quegli occhi color sangue e mi sorride, mostrando la sua perfetta dentatura e i canini superiori affilati. Io non ricambio il sorriso e duramente gli chiedo chi sia. Ride, e la sua risata risuona nel nulla.
  • Mi spiace miko, ma non posso farti passare. –
Il sangue mi si gela nelle vene, sentendo quelle parole. Il terrore mi invade e inizio impercettibilmente a tremare. Non riuscivo più a ragionare; perché il passaggio si è aperto se poi non potevo passare dall’altra parte?
  • Che, che stai dicendo? Io Devo passare! –.
Il demone finse di pensarci su e, poco dopo, mi propose un affare.
  • Che ne dici di fare un patto? Se accetti ti lascerò passare, ma se rifiuti, ti avverto, dovrai Per sempre rimanere in questo limbo, a metà tra le due epoche che ami così tanto. -.
Avrei accettato qualsiasi cosa, lo sapevo già, ogni tipo di assurda richiesta.
  • E allora, cosa vuoi in cambio?-.
Lui sorrise, e il suo sorriso non mi piacque per niente.
  • Quando tornerai nell’epoca SenGoku, potrai vivere come hai sempre fatto. Però, se la tua collana dovesse rompersi o se tu la dovessi togliere, allora essa avrà inizio. –
  • Essa? Cosa intendi con essa? -
  • Con essa intendo la tua trasformazione in un demone completo, cara! –
Probabilmente stava ridendo, ma io non lo sentivo più, non sentivo più niente. Stavo cercando di capire come questo potesse essere possibile. Il sogno, il Miracolo, si era tramutato in un orrendo  e terrificante Incubo. Avevo voglia di piangere, di urlare, di sfogarmi. Ma mi trattenni, perché sapevo già quale sarebbe stato il mio destino, e lo stavo già accettando. Una così fragile collanina, avrebbe potuto rompersi anche adesso, per quel che ne sapevo.
  • Allora, cosa hai deciso? Accetti? –
Non avevo altra scelta. Non potevo fare niente per impedire tutto ciò. E, in quel momento, mi sentii davvero impotente.
  • … accetto. –
Il demone sorrise, soddisfatto; si sfregò le mani e con aria vagamente compiaciuta disse:
  • Il patto è stato stipulato! Tornare indietro non si può! Eheh … Prego, puoi passare. Ti auguro buon viaggio, cara. E che la fortuna ti assista sempre! -.
Il demone mi fece l’occhiolino, poi rise e sparì, lasciandomi sola. Come se niente fosse successo, ricominciai a muovermi verso la fine del pozzo, verso la mia nuova epoca. E, intanto, lacrime salate mi scendevano copiose dagli occhi, bagnando le guance.
Non avrei mai immaginato che finisse così.

 

Inuyasha

Mentre riapro gli occhi, vedo una mano aggrapparsi all’estremità del pozzo e, facendo forza su di essa, Kagome esce dal pozzo e si rimette in piedi proprio davanti a me. Il suo odore mi arriva alle narici e, annusandolo, un senso di nostalgia mi invade. Lei alza lo sguardo e lo incrocia al mio. Sta già piangendo e ammetto che i miei occhi si stanno inumidendo. Kagome apre la bocca per dire qualcosa ma io l’anticipo abbracciandola. Sento ricambiare l’abbraccio, così la stringo un po’ più forte.
  • Finalmente sei qui Kagome! Ce ne hai messo di tempo … -
La sento ridere; solo in quel momento mi accorgo che anche la sua risata mi è mancata.
  • Scusami se ti ho fatto aspettare, ma ora … sono qui … -
  • Si, sei qui … -
Restiamo abbracciati ancora un po’, poi delicatamente sciolgo l’abbraccio e con la manica della mia veste cerco di asciugarle le lacrime. Lei mi sorride e io rispondo al suo sorriso; le prendo la mano e la conduco verso il villaggio. Durante il tragitto, le racconto dei fatti accaduti dopo la scomparsa definitiva della sfera e Kagome, quando seppe che tutti, compresa Kikyo, erano tornati in vita, mi parve felice, però, non so perché, da quando era uscita dal pozzo Kagome aveva l’aria vagamente turbata, come se qualcosa l’avesse scossa, e, in effetti, mi accorgo solo ora che quando era uscita dal pozzo, lei stava Già piangendo. Quando le chiedo che cos’ha, Kagome si irrigidisce e il suo sguardo si incupisce, lasciandomi presagire nulla di buono.
  • Te lo racconto dopo … insieme agli altri … -
Non controbatto e, per distrarla, mi faccio raccontare i suoi tre anni di separazione. Arrivati al villaggio, la conduco subito nella casa di Sango e Miroku. Proprio in quel momento, Sango esce di casa, io la chiamo e, quando alza la testa, si mette le mani davanti alla bocca, mormorando qualcosa di incomprensibile. Ad un certo punto inizia ad urlare il nome del marito che, spaventato, esce subito dall’abitazione. Intanto Kagome è andata ad abbracciare Sango e, subito dopo, abbraccia anche Miroku, sotto l’attenta supervisione di Sango.
In quel momento, sento l’odore di Kikyo avvicinarsi sempre di più, fino a quando ella non si ferma accanto a me.
  • E così, Kagome è tornata. –
  • Già. –
  • Sei felice? –
  • Adesso si. -
Kikyo mi sorride si unisce agli altri, salutandola. Li vedo parlare e ridere per una qualche battuta, però io non sto ascoltando. In questo momento l’unica cosa che riesco a pensare è che finalmente posso dire con sincerità di essere felice.
Peccato che questa felicità, non è destinata a rimanere a lungo …
Non avrei mai immaginato che finisse così.


 

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Capitolo 3
*** Capitolo II: Atto I - Verità ***


Ghiaccio Bollente

 
Capitolo 2: Atto I – Verità.

“Credi nel destino? Credo nelle azioni”


Kagome

 
Nulla era cambiato, tutto era rimasto lo stesso. Il villaggio era rimasto così com’era prima che me ne andassi; sembrava che il tempo si fosse fermato. Sorrisi. Ero felice, come non ero mai stata in questi tre anni. Dopo aver salutato tutti gli abitanti, i miei amici insistettero per festeggiare il mio ritorno. Festeggiare era l’ultima cosa che volessi fare, però accettai comunque, per accontentare gli altri. La verità è che il ricordo del patto non mi dava pace e non mi permetteva di godermi il mio primo giorno nella mia nuova epoca, nella mia nuova casa. Sentivo addosso lo sguardo di Inuyasha che mi guardava preoccupato da quando eravamo arrivati nel villaggio. Capivo la sua preoccupazione, però avrebbe dovuto aspettare per sapere che succede. In fondo, questo era un giorno di festa! Non volevo intristire nessuno oggi. Sospirai profondamente e mi girai, andando verso Sango, che mi chiamava. Avrei aspettato questa sera, quando avremo festeggiato a sufficienza …
 
 
In questo giorno mi resi veramente conto di quanto mi mancassero gli altri. Vedere Sango schiaffeggiare Miroku per aver fatto il cascamorto con qualche altra donna, mi fece tornare indietro a quando viaggiavamo insieme. Tra battibecchi della coppia e qualche a cuccia per Inuyasha da parte mia, la serata passò velocemente. Il tramonto era ormai passato e i festeggiamenti conclusi. Ora veniva la parte difficile. Istintivamente presi la catenina con la mano, mentre chiedevo ai miei amici di entrare un momento nella capanna di Kaede.


 - Devo dirvi una cosa. È importante. –

Gi altri si guardarono un momento, però entrarono comunque nella capanna. Cercai di calmarmi e di regolare anche in minima parte il mio battito cardiaco, che sembrava stesse galoppando. Entrai per ultima e mi sedetti davanti ai miei amici, poi iniziai a parlare.

 - Mi dispiace dirvelo proprio oggi; oggi che finalmente ci siamo potuti rivedere, ma non posso aspettare. È meglio dirvelo adesso, domani … potrebbe essere già troppo tardi … -

Che accidenti stai dicendo, Kagome?! – Inuyasha iniziò a sbraitare, interrompendomi. Kikyo gli diede un pugno in testa. – Falle finire il discorso! –

Grazie Kikyo. Ve lo sto dicendo perché se un giorno sparissi, voi saprete il motivo. Mentre ero nel pozzo, per venire in quest’epoca … è successa una cosa. Un demone mi ha impedito di passare. –

Che cosa!?! – Inuyasha mi interruppe di nuovo, ma prima che Kikyo potesse dargli un altro pugno, lo mandai a cuccia.

Ma … se ti ha impedito di passare, come hai fatto a … -

Io … mi ha costretto a fare un patto con lui. Non potevo non accettare! Se avessi rifiutato sarei rimasta intrappolata a metà delle due epoche! -


Sentii gli occhi inumidirsi e una lacrima scendere, ma non me ne curai.
Rin mi si avvicinò e mi prese per mano. Io ricambiai la presa e le sorrisi.


 - Cosa ti ha fatto accettare quel bastardo?! – Kikyo tentava inutilmente di calmare Inuyasha.

Presi la collana da sotto la veste e la feci vedere agli altri. – Se questa collana si rompe oppure viene tolta, io … mi trasformerò … in … in un demone. –
 
Sussurrai quelle ultime parole, però tutti le sentirono ugualmente. Nella capanna nessuno fiatava, perfino Inuyasha aveva smesso di sbraitare. Si sentivano solo i miei singhiozzi soffocati dall’abraccio di Rin. Nessuno sapeva cosa dire.
 
 

Erano ormai passate settimane dal mio ritorno nell’epoca Sengoku e la vita procedeva in tranquillità. Sotto ordine di Kikyo avevo indossato le vesti da sacerdotessa e ora la aiutavo dove potevo. Gli abitanti del villaggio mi avevano costruito una capanna in cui vivere e ogni giorno che passava ero sempre più felice di aver scelto questa parte del pozzo. Per la faccenda del patto, ero ancora un po’ spaventata e certe volte il suo pensiero mi intristiva, però avevo imparato ad accettare quello che probabilmente sarebbe stato il mio futuro e avevo deciso di vivere i miei ultimi giorni da umana con serenità. Non avrei mai immaginato che quei giorni sarebbero finiti così presto.
 
 
 
Quella mattina mi svegliai con un brutto presentimento; sentivo che la giornata non sarebbe stata delle migliori.  Mi vestii e mi diressi verso la capanna di Kikyo e Inuyasha, che vivevano assieme. Appena arrivai la trovai fuori, ad aspettarmi.


 - Buon giorno Kikyo! –

 - Buon giorno anche a te, Kagome. Oggi abbiamo molto da fare. Sei pronta? –

 - Certamente! Andiamo. –

Quella giornata era veramente piena. Andammo di villaggio in villaggio a combattere contro demoni e, anche se stavo riprendendo il ritmo, era ancora molto stancante. Tornammo al villaggio verso sera inoltrata ed ero veramente a pezzi. Salutai Kikyo e mi incamminai verso la mia capanna, quando sentii un’aura demoniaca avvicinarsi molto velocemente al villaggio. Senza pensarci, corsi velocemente verso quell’aura e mi preparai ad un’altra battaglia. Quando arrivai, il demone era di fronte a me. Era un demone insetto, di scarsa potenza; sarei riuscita ad abbatterlo in poco tempo. Presi una freccia dalla faretra, tesi l’arco e presi la mira sul suo collo. Nell’esatto momento in cui lasciai andare la freccia, il demone si spostò e con un unico movimento mi colpì al petto. L’attacco mi aveva solamente tagliato la veste. O almeno era quello che pensai. Lasciai cadere l’arco, impietrita. In quel esatto momento, Kikyo ed Inuyasha arrivarono. Kikyo si diresse subito verso di me, mentre Inuyasha, con una sola artigliata, fece a pezzi il demone. Sentivo a malapena Kikyo che mi chiamava e mi chiedeva se stessi bene. Ero troppo incredula. Era … Davvero finita? Spostai lo sguardo a terra e allora la vidi. I miei occhi si riempirono di lacrime che in poco tempo iniziarono a scorrere sulle mie guance. Si. Era finita. La raccolsi con la mano e la guardai. Un anello della catenina era stato colpito e, rompendosi, aveva segnato la fine della mia esistenza da umana. Kikyo spostò lo sguardo da me alla mano e allora capì. Non disse nulla, mi abbracciò soltanto. Circondata dalle sue braccia mi lasciai andare: piansi, piansi talmente tanto che io stessa mi stupii, singhiozzavo senza ritegno, pregando che quello che era accaduto fosse solamente un brutto scherzo. Sentivo lo sguardo di Inuyasha su di me e, anche se non lo vedevo, riuscivo chiaramente a sentire tutto il suo dispiacere e il suo dolore. Poco dopo sentii le forze abbandonarmi, Kikyo che mi chiamava e poi soltanto il buio.


 

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Capitolo 4
*** Capitolo III: Atto I - Tu Sei La Mia Mamma! ***


Ghiaccio Bollente

 
Capitolo 3: Atto I -  Tu sei la mia mamma!

“Se piangi tu, piango anch’io.”

Kagome
 

Mi stavo sfilando la veste da sacerdotessa in tutta fretta, tenendo costantemente d’occhio la porta della capanna, pregando i Kami che nessuno entrasse proprio in quel momento. Dovevo scappare, dovevo andarmene da quel luogo il più velocemente possibile. Dovevo approfittare di quella occasione, altrimenti dubitavo seriamente che ce ne fossero state altre.

Dopo essere svenuta, Inuyasha e Kikyo mi avevano riaccompagnato al villaggio. Erano passati quattro giorni da allora. Kikyo, preoccupata dal fatto che ancora non mi fossi svegliata, aveva mandato Inuyasha e Miroku in un altro villaggio, per cercare un medico, per potermi visitare. Kikyo, Sango e Rin facevano dei turni per sorvegliarmi, tranne nell’ora di pranzo quando ero lasciata sola. Proprio durante quest’orario io stavo scappando. In realtà, mi ero già svegliata da tempo, ma la verità era che non sapevo cosa fare. L’unica cosa di cui ero certa, era che dovevo scappare. Senza Inuyasha a seguire il mio odore, la fuga sarebbe stata molto più semplice. Inoltre, il tempo sembrava essere dalla mia parte: di lì a poco si sarebbe scatenato terribile acquazzone, perfetto per far perdere ogni mia traccia.

Piegai con cura la veste da sacerdotessa e mi misi un semplice kimono verde scuro con una fantasia di foglie d’autunno, con l’obi di color marrone. Dopo di che, sbirciai fuori dalla porta, cercando di vedere se la strada fosse deserta. E così era. Ringraziai di nuovo i Kami, mentre sempre facendo attenzione a fare il minimo rumore possibile, sgattaiolai all’entrata della foresta. Lì mi guardai per l’ultima volta indietro. La via era ancora libera. Sospirai di sollievo e, questa volta, non curandomi di far silenzio, mi misi a correre il più velocemente possibile all’interno della foresta. Pensai davvero di essermela svignata senza farmi scoprire da nessuno, quando all’improvviso, la voce di una ragazza mi arrivò alle orecchie. E io capii di conoscerla. Mi fermai, ma non mi girai, impietrita. Così come prima li stavo ringraziando, ora stavo maledicendo i Kami. Ma più che altro, ce l’avevo con me stessa. Come avevo potuto non vederla? Non mi capacitavo davvero. Come aveva fatto poi a scoprirmi, mi chiedevo io?

Rin mi chiamò di nuovo e si avvicinò a me. Questa volta, con molta lentezza, mi girai verso di lei, però non la guardai, colpevole. Non sapevo cosa dire, perciò aspettai che fosse lei a iniziare a parlare.


 - Kagome … stai scappando? –

A quelle parole, inconsciamente sorrisi.

 - Scusami. Io … avrei davvero voluto salutare te e gli altri, però … loro … -
 - Loro non ti avrebbero lasciata andare. È questo quello che stavi per dirmi, vero? –

Mi interruppe lei.Aveva ragione. Gli altri mi avrebbero costretto a rimanere con loro, con la scusa di aiutarla. La verità era che io non volevo essere aiutata. Almeno non da loro.
Loro avevano già fatto tanto per me, non volevo che si occupassero ancora di me. Questa volta volevo cavarmela da sola.

 - Hai indovinato, Rin. Allora? Che farai Rin? Chiamerai Kikyo e Sango, vero? Le avviserai che ho cercato di scappare … -

 - Assolutamente no! –

Rin mi interruppe nuovamente, alzando la voce. Mi stupì.

 - Proprio perché so il motivo della tua fuga, io non dirò nulla alle altre! Anzi … Ti prego, Kagome! Ti prego, fammi venire con te! –

Io non sapevo cosa dire. Ero rimasta colpita e molto sorpresa. Non riuscivo a capire.

 - Rin … Perché vorresti venire con me? –


 - Perché … se ora tu te ne vai … sarai sola, no? Non avrai nessuno neanche durante la trasformazione! Io voglio stare con te! E poi … se te ne vai … anche io … mi sentirò … sola … - 

Le ultime parole Rin le sussurrò.Sentii gli occhi pungermi, e la voglia di piangere si intensificò man mano che Rin parlava.

 - Lo sai, Kagome … tu, per me … sei … sei come … una mamma … - Rin iniziò a piangere, e io con lei. – Io … io non voglio, che tu te ne vada senza di me! Ti prego … fammi restare … al tuo fianco … mamma! –

Non riuscii più a trattenermi. Andai da Rin e la abbracciai forte, mentre entrambe singhiozzavamo. Non riuscivo a pensare a nulla che non fossero le sue parole. Il mio cervello si era come spento e nella mia mente le sue parole si ripetevano in continuazione, facendomi continuare a piangere.

 - Rin … non piangere, ok? Non ti preoccupare … non ti lascio … non ti lascio, capito? –

Rin annuiva tra il pianto; io presi un respiro profondo e cercai di calmarmi, mi asciugai le guance e gli occhi con la manica del kimono e cercai di sorridere nel modo più convincente che potessi fare in quel momento. Scostai Rin dall’abbraccio giusto lo spazio che serviva per guardarla negli occhi. Iniziai ad asciugarle le lacrime con le maniche del kimono.

 - Che ne dici Rin? Ti va di venire via con me? –

Annui e tra le sue lacrime, che ancora scendevano dalle sue guance, vidi una cosa bellissima. Il suo sorriso. Contagiata dal suo sorriso, sorrisi anche io, ma questa volta, invece di un sorriso costruito, questo era vero, sincero.  Finii di asciugarle le guance, poi la presi per mano e, insieme, ci addentrammo nella foresta.  

******************************************************************************************

Erano ormai da ore che camminavamo e il tempo peggiorava a vista d’occhio. Passammo tre villaggi e, in ognuno di essi, ci fermavamo per riposarci e magiare. Stava ormai calando la notte quando, in lontananza, scorsi una piccola locanda. Proprio in quel momento, grandi gocce d’acqua stavano cadendo dal cielo, segnando l’inizio dell’acquazzone. Velocemente, corremmo verso la locanda e, fortunatamente, quando entrammo, eravamo ancora più asciutte che bagnate. La locandiera ci mostrò gentilmente la nostra camera. Era piccola, ma molto accogliente.

Per prima cosa, io e Rin ci togliemmo i kimono parzialmente bagnati e ne mettemmo un altro asciutto. Dopo di che, la aiutai ad asciugarsi i capelli e lei fece lo stesso con me. Infine ci stendemmo nel grande futon che c’era nella stanza. Per un po’ nessuna delle due parlò, poi fu Rin, alla fine, a spezzare il silenzio.


 - Kagome? –
 - Cosa? –
 - Senti … mi chiedevo … esattamente, quel’è il piano? –

Per un momento non risposi.

 - Che vuoi dire? –
 - Sei scappata dal villaggio senza prima prepararti un piano? –
 - Bè … c-ci avrei pensato sul momento … credo …  Tu ce l’hai un piano, Rin? –

Per un po’ Rin non parlò, concentrata com’era nel pensare ad un piano che andasse bene. Poi, all’improvviso, Rin si mise a sedere, guardandomi entusiasta.

 - Ci sono! –
 - Allora? Racconta! –
 - Forse so chi ci può aiutare! –

La guardai non capendo i suoi pensieri.

 - Chi? –
 - Basterà chiedere a Padron Sesshomaru, no? –

Sgranai gli occhi, sbigottita. Voleva Veramente chiedere aiuto a Sesshomaru?
Dalla faccia che fece, dedussi proprio di si.





 

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Capitolo 5
*** Capitolo IV: Atto I - Sei tu? ***


Ghiaccio Bollente

 
Capitolo 4: Atto I – Sei tu?

"Addio umana. Benvenuta Kagome.”


Kagome
 

 - Come faremo a rintracciarlo? Insomma, non abbiamo idea di dove sia … -

Rin mi sorrise teneramente. Come si potrebbe mai dubitare di quel sorriso?

 - Non c’è bisogno di sapere dov’è al momento. Ci basterà arrivare al suo castello, poi da lì non dovremo fare altro che aspettarlo. –
 - Castello? – Rin annui.
 - Si, castello. In fondo, è pur sempre il figlio di uno dei più importanti demoni maggiori, non ti pare? –
 - Uhm … immagino tu abbia ragione. Allora, dove siamo dirette? –
 - Alle valli dell’Ovest. –
 - Bene. Andiamo, allora! –
 - Si! –

Lasciammo la locanda e ci avviammo verso ovest. A detta della locandiera, le valli dell’Ovest non erano poi così distanti; inoltre, Rin, che c’era già stata, si ricordava la strada.

Camminammo per tre giorni, fermandoci per la notte in qualche grotta, oppure, se non trovavamo nulla, sotto qualche albero dalle grandi fronde, per ripararci. Quando, ormai nel quarto giorno, ci preparammo a partire, successe una cosa a cui non ero preparata. Quella cosa era il dolore. Così, velocemente come mi ero alzata, sempre velocemente mi accasciai al suolo, con il braccio premuto contro la pancia. Sentivo la mia energia spirituale diminuire in un batter d’occhio; mi sentii debole: la vista mi si appannò, il respiro diventò affannoso, come se avessi appena corso per kilometri, e a malapena sentivo la voce di Rin, preoccupata.

Rin mi aiutò a sedermi e mi appoggiò la schiena contro un tronco di un albero. Aguzzando lo sguardo, vidi gli occhi di Rin riempirsi di lacrime. Una stretta al cuore si aggiunse ai dolori addominali che stavo provando. Con non poca fatica presi a parlare.

 - R-rin … ascoltami – Una fitta intensa al petto mi interruppe e mi fece gemere di dolore.
 - Kagome! Non parlare, non sforzarti, ti prego! –
 - Rin … le … le valli sono vicine ormai … no? … Raggiungi il castello … Rin … -
 - Non voglio lasciarti qui! Non da sola! Kagome … - Vidi Rin iniziare a piangere.
 - Tesoro … non piangere … è l’unico modo. S-se … se vuoi salvarmi … vai al castello … -

Percepivo la confusione e l’indecisione di Rin. Non sapeva cosa fare. Ad un tratto, vidi il suo viso farsi più deciso e, asciugandosi le lacrime, mi guardò.

 - D’accordo. Kagome, ti prego, resisti, ok? Torno presto, te lo prometto! –

Le sorrisi, per quanto riuscissi a farlo nonostante i dolori.

 - Rin … fai attenzione … e torna … presto … -

La vidi annuire, convinta. Si alzò e fece per andarsene, però torno indietro e la sentii baciarmi la guancia.

 - Ti voglio bene, Kagome. –
 - Anche io … tesoro … -

Si girò e iniziò a correre; io la guardai finché non sparì completamente dalla mia vista, tra gli alberi. Sentii le forze venir meno e, in pochi attimi, tutto divenne buio.
 
Rin
 
Correvo. Correvo senza sosta, ignorando il protestare dei miei piedi, che stavano pulsando dal dolore e dalla fatica, e dei polmoni, che stavano chiedendo tregua, bruciando. Semplicemente continuai a correre, anzi, aumentando il ritmo. Sembrava che la foresta non finisse mai, facendomi agitare sempre di più. Avevo fretta, molta fretta. Nella mia mente mi ripetevo in continuazione “Più veloce, Rin, più veloce” , sperando che il mio corpo capisse la gravità della situazione e che mi aiutasse, in qualche modo. Il solo pensiero di Kagome, la mia cara mamma, dolorante a terra, le fece inumidire gli occhi di nuovo, appannandogli così la vista. All’improvviso sentii un piede impigliarsi in un ramo caduto e inciampai, cadendo a terra.

Sentii il piede dolere molto e i ginocchi bruciarmi. Quando mi misi seduta, potei vedere che entrambi i ginocchi erano sbucciati e da essi, caldo sangue colare giù per le gambe fino a toccare terra. Non me ne curai e mi rialzai. Potei felicemente constatare che il piede non aveva riportato alcun danno grave, solo qualche graffio superficiale.

Ricominciai a correre. Rallentai il ritmo: i ginocchi dolevano troppo. Continuai per poco, prima di smettere di correre. Non ce la facevo più, dovevo riposare. Quasi istintivamente, incominciai a piangere. Non potevo fermarmi, Kagome aveva bisogno di me. Io dovevo salvarla. Mi rialzai a fatica da terra, presi un paio di respiri profondi, cercando di calmarmi. Mi asciugai le lacrime, che erano scese copiose sulle guance, con la manica del kimono. Guardai avanti, cercando di calcolare mentalmente quanta strada avessi fatto. Nel mio ricordo, la strada da fare per arrivare a destinazione era molto più breve.

Passo dopo passo, mi ritrovai nuovamente a camminare. Non mi sarei arresa ora, soltanto per dei ginocchi sbucciati. Il loro dolore non mi avrebbe fermato. Mai.

Accadde in un attimo. Mi fermai all’istante, chiedendomi se quello che vedevo fosse reale o solo la mia immaginazione che mi faceva qualche scherzo. Sbattei le palpebre più volte e, per l’ennesima volta in quella mattinata, mi ritrovai a piangere. Erano lacrime di gioia, quelle.

 - Padron Sesshomaru … -

Lui era lì davanti a me. Veramente. Subito mi fiondai ad abbracciarlo e, nello stesso tempo, iniziai a piangere più forte. Lui sciolse l’abbraccio giusto quello che bastava per guardarmi in faccia.

 - Cosa ti è accaduto, Rin? –
 - La prego! Deve venire subito! Sta male, molto male! La prego, venga ad aiutarla! –
 - Chi? Chi sta male Rin? –
 - Kagome! Sta molto male! La aiuti, per favore! –

Distolse lo sguardo dai miei occhi per guardare la foresta davanti a sé. Dopo avermi guardato ancora una volta, mi prese in braccio e iniziò a volare nella direzione opposta alla mia. Durante il tragitto mi chiese cos’era accaduto e io gli raccontai ogni cosa, non tralasciando neanche il minimo dettaglio. Sesshomaru ascoltò tutto senza aprire bocca e, quando finii di parlare, lui atterrò dolcemente, appoggiando i piedi nell’erba e facendomi scendere dalle sue braccia. Sentii il cuore mancare un battito a quella vista. Kagome non sembrava più lei. Non era più con la schiena appoggiata al tronco, ora era sdraiata a terra, in posizione quasi fetale. Entrambe le braccia si stringevano contro il petto, facendo pressione su di esso. Strizzava gli occhi dal dolore, non impedendo comunque alle lacrime di scorrere lungo tutto il suo viso. Ma non era l’unica cosa che stava scorrendo sul suo corpo.

Sangue, tanto sangue. Una intera pozza di sangue circa all’altezza del suo viso e le sue labbra, macchiate di quel liquido rosso vivo. Mi portai le mani davanti al viso, coprendomi la bocca. Non ragionavo. Me ne stavo lì, impalata, senza far nulla. Ero troppo scossa per notare che i suoi capelli si erano allungati di molto e non erano più mossi, sui lati delle sue guance quattro segni bluastri erano comparsi, due per guancia. Non avevo notato nemmeno gli artigli nelle sue mani, che avevano ormai per sempre preso il posto delle sue piccole unghie.

L’unico cambiamento di cui mi accorsi, mi fece ancora di più sgranare gli occhi. Capii che Sesshomaru lo aveva visto, quando anche lui, forse per la prima volta in vita mia, lo vidi sorpreso. In fondo, era impossibile non notarlo.

Nel centro della fronte di Kagome, una piccola lunetta dai contorni blu faceva bella mostra di sé. Un simbolo che avevo imparato a vedere solamente nella fronte di Sesshomaru e di sua madre. Un simbolo che solo un demone completo poteva avere. Un demone cane.



 

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Capitolo 6
*** Capitolo V: Atto I - Confusione ***


Ghiaccio Bollente


Capitolo 5: Atto I – Confusione

“ E’ assolutamente possibile innamorarsi dei sorrisi, ma lo è di più innamorarsi della persona che ti sorride.”

Kagome
 
Dolore. Era l’unica cosa che riuscivo a sentire. Tutto il mio corpo doleva in un modo che mai mi sarei aspettata potesse fare. Dopo che Rin se n’era andata, svenni, ma rinvenni molto presto. Il dolore era aumentato e non voleva lasciarmi andare. Il centro del dolore doveva essere sicuramente il petto, perché, per quanto faceva male, ormai non lo sentivo più. Oltre a questo, dovetti confessarlo a me stessa, ero spaventata, avevo tanta paura. Ero confusa! Che mi stava succedendo? Forse … mi stavo trasformando? Iniziai a piangere. Era un ottimo sfogo, con le lacrime riuscivo a far uscire anche un po’ di dolore, oltre alla paura e alla confusione. Ripensai a Rin e mi sentii un po’ più sollevata, almeno lei non doveva vedere questo orribile spettacolo. Ero veramente contenta di essere riuscita a risparmiarle questa visione. All’improvviso, sentii come qualcosa rompersi dentro il mio corpo e sentii il bisogno impellente di vomitare. Cosa che feci quasi immediatamente, non provando nemmeno a trattenermi dal farlo. Aprii un occhio e quello che vidi mi fece rabbrividire. Sangue.

Dopo quella vista, andai nel panico. Ero sempre più confusa e spaventata, e la cosa peggiore era che continuavo a vomitare sangue. Non avevo più un briciolo di potere spirituale, ero completamente vulnerabile. Quasi involontariamente, istintivamente, aprii gli occhi a fatica, rendendomi conto solo in quel momento che per tutto il tempo avevo tenuto gli occhi chiusi, quasi stritolati. Mi sentivo come osservata e alzai lo sguardo verso un punto non precisato.

Vedere Rin che mi guardava, in lacrime, mi fece gelare il sangue. Non volevo che mi vedesse, che vedesse quanto ero debole e dolorante. Non volevo che mi vedesse a terra, piangente, mente vomitavo sangue. Spostai lo sguardo di poco, incrociando lo sguardo di Sesshomaru. Se probabilmente non fossi stata così sfinita, avrei di certo notato il suo sguardo sorpreso e forse anche confuso, chissà? Richiusi gli occhi, non riuscendo a sostenere il suo sguardo. A fatica mi mossi da quella posizione e mi misi con la schiena rivolta a terra, respirando con la bocca. Notai con grandissima gioia che le braccia e le gambe non dolevano più e riuscivo a muoverle abbastanza bene. Non avevo più lo stimolo del vomito, cosa molto gradita. Il dolore al petto però, anche se diminuito, non accennava a lasciarmi in pace.

Ad un tratto, sentii una mano posarsi sulla mia fronte. Era gelata e, dopo pochi attimi, sentii un brivido percorrermi la spina dorsale. Socchiusi un occhio e vidi, anche se poco distintamente, la figura di Sesshomaru guardarmi con occhi … Aspetta! Cos’era quello sguardo preoccupato!? Da quando a lui importava la salute degli umani? Ovviamente esclusa Rin. Sentii la presenza di Rin dal lato opposto di Sesshomaru, così aprii, per quanto riuscissi a farlo, entrambi gli occhi e la guardai.

Volevo parlarle, ma appena aprii bocca e cercai di dire il suo nome, un attacco di tosse mi colpì, facendomi rinunciare. Rin si inginocchiò e mi prese le spalle con le sue piccole manine.

 - Kagome! Non parlare,ok? Va tutto bene. Sto bene! Visto? Ce l’ho fatta. Sono tornata subito! –
 - … Non … non ne dubitavo … sei stata … brava … -

Alzai la mano, volendo accarezzarle la guancia, quando li notai. Artigli. Erano artigli quelli. La mia mano rimase sospesa a mezz’aria, mentre lo sguardo di Rin mutò da confuso a dispiaciuto. Prese con le sue mani la mia se la portò sul suo viso, piangendo. Sentii qualcosa scivolarmi lungo le guance, rendendomi conto che quelle fossero in realtà lacrime. ‘Per cosa sto piangendo?’ mi sono chiesta. Sapevo bene che sarebbe accaduto, e pensavo veramente di essermi preparata a quest’idea. Ma forse mi sbagliavo. Non avrei mai potuto essere preparata per qualcosa del genere. Feci un lungo sospiro e, usando l’altra mano mi asciugai le lacrime e le sorrisi. Rin mi guardò stupita e confusa.

 - Niente più lacrime, ok? –

Dopo quelle parole, il volto di Rin si aprì in uno dei suoi più bei sorrisi.

 - Si. Te lo prometto, Kagome! –
 - Te lo prometto anch’io. –

Annuì, togliendo la mia mano dalle sue asciugandosi le guance.

Facendo forza sulle braccia, cercai di sedermi, ma quel fastidiosissimo dolore al petto non voleva andarsene e mi costrinse nuovamente a sdraiarmi a terra. Appoggiai la mano sull’addome, accorgendomi solo in quel momento che in quel punto il kimono sembrava umido. Portai la mano davanti al viso e la vidi coperta di sangue.

 - Ma cosa … -
 - Hai una ferita profonda sull’addome, sta ancora perdendo sangue. Sta guarendo, però prima di portarti al castello dobbiamo aspettare che smetta di sanguinare, altrimenti rischiamo di riaprirla completamente. –

Non risposi. Avevo la testa da un’altra parte. Avevo tante domande da fare; così tante, da non sapere con quale iniziare. Sospirai profondamente.

 - Almeno non ho l’aspetto di qualche animale, poteva andarmi peggio suppongo. –
 - Ammetto che sei stata fortunata. –
 - Che cosa sono esattamente? –
 - Un demone cane. È per questo che ti dico che sei stata fortunata. –

Guardai Sesshomaru dritto negli occhi, sorridendo appena.

 - Almeno questo. Sono tanto diversa? –
 - Non così tanto. Lo vedrai con i tuoi occhi. –
 - Quando potrò alzarmi? Sai com’è, comincio a stare scomoda. –

A quelle parole, vidi una cosa che mi fece dubitare di essere cosciente. Vidi Sesshomaru sorridere. E mentre lui mormorava un “Presto”, io rimasi ancora abbagliata da quel sorriso mozzafiato. E, si, devo ammetterlo: mi ero innamorata del suo sorriso.
  
Inuyasha
 
 - Devi smetterla, Inuyasha. Basta cercarla! Kagome ci aveva avvertiti, ce l’aveva detto che se fosse successo, se lei … se lei avesse iniziato a trasformarsi se ne sarebbe andata. E’ una sua decisione, non possiamo fare nulla, non possiamo decidere per lei e nemmeno costringerla a restare qui. E sicuramente Rin sarà andata con lei, lo sai che considera Kagome come una madre. Noi l’abbiamo accettato. È ora che anche tu lo faccia. –

 - Sango … basta così. –

Lo sapevo bene anche io! Che credeva? Lo sapevo, eppure … non riuscivo a lasciarla andare. Era appena tornata, accidenti! E adesso cosa fa? Sparisce di nuovo! Non potevo accettarlo, nel modo più assoluto.

Quel maledettissimo temporale aveva cancellato ogni traccia, ogni odore e, insieme a loro, anche la possibilità di sapere dov’erano. Nonostante questo, ho insistito per cercarle comunque. Non che mi aspettassi di trovarle veramente, però, per un momento, avevo pensato che avrei anche potuto farcela. Anche senza nessuna traccia, anche senza un … qualcosa su cui iniziare. E il fatto di non esserci riuscito, mi dà fastidio. E tanto, anche! Accidenti a lei e anche a quella bambina! Due cocciute da non credersi!

Arrivai senza neanche accorgermene davanti al Goshinboku, così saltai su un ramo e mi sedetti. Sospirai. Avrei smesso di cercarle, tanto era soltanto un’inutile perdita di tempo! Guardai il cielo, che si stava tingendo dei colori del tramonto e pregai che, almeno, stessero bene e che non si fossero cacciate nei guai. Bhè, in grandi guai, visto che quelle due, i guai, li attirano come calamite! Pensandoci bene, sicuramente saranno nei guai già adesso …

‘ Ahh! Maledizione! Non devo pensarci, non devo pensarci! Accidenti a quelle due! E accidenti anche a me, che ci sto pensando!’

Scesi dall’albero e corsi da Kikyo, sperando che, almeno lei, mi distolga dai miei pensieri.

Non potevo neanche minimamente immaginare cosa stava accadendo, proprio in questi istanti, nelle terre dell’Ovest.



 

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Capitolo 7
*** Capitolo I: Atto II - Nuova vita. ***


Ghiaccio Bollente
 
Capitolo 1: Atto II – Nuova vita.

“ Abbandona le tue vecchie spoglie mortali e rinasci sottoforma di divinità”

Sesshomaru
 
È veramente possibile quello che è appena accaduto? Questa storia sfiora il surreale! Un’umana, per di più una miko, che si trasforma in un demone completo! Ma questo non poteva accadere a un’umana qualsiasi, no. Doveva capitare alla ragazza del futuro, che dopo tre anni era ritornata. Più pensavo a questa storia, più la mia confusione aumentava. Era irritante! Come se non bastasse, non riuscivo a distogliere lo sguardo dalla sua figura, distesa nel letto della camera riservata agli ospiti. E, per quanto mi costasse, dovevo ammetterlo: era bella, da mozzare il fiato. Già da umana, Kagome era bella. Con i suoi grandi occhi nocciola e la pelle diafana, in netto contrasto con i suoi capelli corvini, riusciva sempre a farmi perdere un battito quando la incontravo. E il suo sorriso poi, quando ripensavo al suo sorriso, sembrava che il mondo si fosse addolcito, in qualche modo. Questo prima della trasformazione. Ora … ora, se possibile, queste sensazioni per me strane e sconosciute erano cresciute a dismisura. Quando prima mi aveva sorriso, il mio cuore, dopo aver perso un battito, batteva veloce, come mai prima d’ora aveva fatto. Era come se … come se tutti i pezzi fossero andati nel giusto ordine. Dopo averla provata, lo avevo capito: volevo sentirmi di nuovo così, volevo riprovare quella sensazione. E mi arresi davanti all’evidenza che, solo lei, sarebbe riuscita a farmi suscitare quella sensazione.
La sentii rigirarsi nel letto alcune volte, prima che Kagome aprisse gli occhi. Si sedette, ancora intontita dal sonno. Mi avvicinai al bordo del letto, guardandola negli occhi.

 - Buongiorno. –

Mi guardò un momento, disorientata. Poi spalancò di colpo gli occhi, si levò le coperte di dosso e corse verso lo specchio appoggiato alla parete di fronte a lei. Quando vide il suo riflesso nello specchio, la sentii trattenere il respiro. Era sorpresa, immaginavo. Lentamente, mi avvicinai a lei, fermandomi dietro la sua figura.

 - Allora? Il tuo aspetto ti soddisfa? –
 - Direi di si, visto che non sono cambiata molto. Comunque, buongiorno anche a te. Rin? -
 - È con Jacken. Sta bene, non preoccuparti. –

Annui, sollevata. Si sedette sul bordo del letto e sospirò. Mi incuriosii.

 - Perché sospiri? –
 - Stavo pensando che non ho assolutamente alcuna idea di cosa fare d’ora in avanti. Non ho nemmeno un posto dove stare! E con Rin … -

Sospirò di nuovo, sconsolata.

 - Per il posto non c’è problema, potete restare qui. –

Alzò di scatto la testa e mi guardò negli occhi, sorpresa. Quando i nostri occhi si incrociarono, pensai che, perdermi nei suoi occhi, non sarebbe stato poi tanto male. Cacciai subito via quel pensiero dalla mia mente e mi concentrai sul discorso.

 - Dici davvero? Sei sicuro che non sia un problema per te? –
 - No, nessun problema. Per quanto riguarda il non sapere cosa fare da adesso in avanti … quello devi deciderlo solo tu. –
 - Il problema è che non so nulla di questa … vita. –
 - È questo che ti preoccupa? –

Annuì, guardando davanti a se, persa in chissà quali pensieri. Quando mi chiesi se ci fosse anche solo una minima possibilità che stesse pensando a me, mi arrabbiai con me stesso. Maledizione, ma non riuscivo a pensare ad altro? Arrivai alla conclusione che la vicinanza di Kagome mi faceva un strano effetto. Di certo lei non mi aiutava. Il suo odore, sparso per tutta la stanza, mi inebriava e cercai di pensare ad altro quando iniziò a mordersi il labbro inferiore, spostando dietro l’orecchio una ciocca di capelli che le copriva il viso.

 - Insegnami! –

La voce di Kagome interruppe i miei pensieri. Rimasi di stucco. Cosa voleva che facessi io?

 - Cosa? –
 - Insegnami! – ripeté.
 - A fare cosa? –

Non riuscivo a capire cosa avesse in mente. Insegnare, io?

 - Ma come a fare cosa? Ma ad essere un demone! Tu devi per forza sapere tutto su i demoni, no? Voglio imparare tutto quanto! –
 - Aspetta un attimo. Io, Sesshomaru, il principe dei demoni, dovrei insegnare a te ad essere un demone? –
 - Bé … si. –

La guardai, prendendo in seria considerazione il fatto che fosse diventata matta. Lei dovette capirlo, perché sbuffò contrariata, incrociando le braccia al petto.

 - Perché proprio io? Non sono affatto un bravo insegnante, e questo dovresti averlo capito da te. –
 - Forse perché sei l’unico a cui posso chiedere un favore del genere? – rispose ironicamente.
 - Perciò questo che mi chiedi sarebbe un favore? –
 - Si … direi di si. Perché? -
 - Se io accettassi questo favore, tu di conseguenza saresti in debito con me, giusto? –

La demone assottigliò gli occhi, sospettosa. – Perché dici questo? –

 - Se io ti chiedessi qualcosa in cambio, mi proporresti ancora di farti da insegnante? –
 - Dipende in cosa consista questo favore che dovrei farti. –

Ci pensai su un momento. In fondo non avrei nulla da perdere, no? E finalmente Lei potrebbe finirla con tutte le sue noiose e fastidiose raccomandazioni e suppliche. Potrebbe essere anche vantaggioso, su questo punto di vista.

 - Va bene, ti farò da insegnante. Ma in cambio voglio che tu mi aiuti a fare una cosa. –
 - Che genere di cosa? –

Nel momento in cui pronunciai quelle parole, istintivamente sorrisi. Quella situazione in un certo senso mi piaceva, e la voglia di vedere la sua espressione sul suo viso, mi faceva piacere ancora di più il quadro delle cose.

 - Devi diventare la mia donna. –

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Capitolo 8
*** Capitolo II: Atto II - 'Accetti?' ***


Ghiaccio Bollente

 
Capitolo 2: Atto II – ‘Accetti?’

“In pochi secondi, un’intera vita può cambiare. In bene o in male, puoi deciderlo solo tu.”

Kagome


Seduta su questa sedia decorata, mi guardai attorno, completamente spaesata. La camera da letto era enorme. Il grande letto a baldacchino, con le sue trapunte di seta pregiata, faceva bella mostra di sé su un piccolo rialzo del pavimento. Un camino acceso e di fronte delle comode poltrone bianche, insieme a dei soffici cuscini. Grandi e raffinati tappeti erano disposti sotto il letto e sotto le poltrone. Un armadio e un cassettone erano in legno intarsiato di eleganti ghirigori, come il resto del mobilio in legno.

Sospirai pesantemente, chiedendomi per l’ennesima volta cosa ci facessi lì.

--- *Flashback* ---------------------------------------------------------------------------------------------

- Devi diventare la mia donna. -

Dopo che ebbe pronunciato quella frase, per qualche attimo attesi che mi dicesse che stava scherzando, poi, quando capii che quello non era affatto uno scherzo, rimasi letteralmente shockata.

 - Cosa?! Stai scherzando?! –

Con il sorriso sulle labbra mi rispose. – Mai stato più serio. –

 - Per caso ha sbattuto la testa? Oppure ti senti poco bene? –

Non riuscii a finire la frase che Sesshomaru mi interruppe.

- Sto benissimo e poi non ho sbattuto proprio da nessuna parte, io. Ora, se mi lasciassi spiegare, potrei dirti il motivo per il quale ti ho fatto quella richiesta. –
 - Ti ascolto. –

Dopo che ebbe sospirato iniziò a raccontare.

 - Ogni anno, proprio in questo periodo, mia madre organizza un evento, una specie di raduno, a cui partecipano, oltre a tutta la famiglia, anche le famiglie più ricche e rispettate di demoni di qualsiasi razza. E puntualmente ogni anno sono costretto a partecipare. Una vera noia, considerando che quelli che partecipano sono tutti demoni che odio. –
 - Andiamo! Ci sarà pur qualcuno che ti starà simpatico. Possibile che non ci sia? –
 - Impossibile. Li odio quasi totalmente solo per il fatto di essersi presentati di loro spontanea volontà. –

Appena ascoltai la risposta, non mi trattenni e cominciai a ridere. Quando mi ripresi, gli feci una domanda che mi era venuta in mente mentre ascoltavo il suo racconto.

 - Ho capito, però … cosa c’entro io in tutto questo? –
 - Bé … da qualche anno, mia madre si è intestardita. Dice che vuole assolutamente che abbia una donna al mio fianco. Quando l’anno scorso mi sono presentato da lei, sempre per questo evento, da solo, mi ha minacciato di trovarmi lei una donna, se l’anno successivo non mi fossi presentato con qualcuna. –

Subito ricominciai a ridere, questa volta più forte.

 - Tu, una donna? Ahahah, tua madre non credo abbia capito molto come sei fatto. Ahahah, non respiro! – Cercai di riprendermi, ma era tutto inutile, mi veniva da ridere!

Sentendo lo sguardo scocciato di Sesshomaru su di me, smisi di ridere e ritornai seria.

 - Perciò, fammi vedere se ho capito. A questo evento devo fingermi la tua donna, cosicché tua madre possa smettere di assillarti con la storia del trovare una donna e ti lasci in pace. È corretto? – 
 - Esattamente, senza contare che passerò la serata con te, almeno non mi annoierò. –
 - Devo anche farti compagnia? Per chi mi hai preso? –
 - Abbiamo appena fatto un accordo, ti ricordo. – Disse avvicinandosi.
 - E io ti ricordo che non ho ancora accettato. E poi, toglimi una curiosità. Se non ci fossi stata io, a chi lo avresti chiesto? –

Sembrò pensarci su seriamente, prima di rispondermi.

 - Probabilmente nessuna. Credo che avrei trovato una scusa per non andarci. –
 - Ah, davvero? –
 - Già, perché? – Mi chiese, fermandosi proprio davanti a me, che nel frattempo mi ero alzata dal letto.
 - Così … -

Intanto la mia mente pensava solo ‘Troppo vicino!’. Sentivo il suo odore, il suo magnifico odore, e non potei fare a meno di annusarlo. Sapeva di … maschio. Appena mi resi conto di quello che stavo pensando, cercai di scacciare quel pensiero, sperando di non essere arrossita.

 - Perciò … questa storia dell’essere la tua donna, dura solo per quel giorno … -

Doveva essere una domanda, ma non sapevo perché, la frase non mi uscì come volevo. Lo vidi alzare impercettibilmente un sopracciglio e avvicinò il suo viso al mio.

 - Perché, ti dispiace? –

Dopo quella domanda, lo sentivo chiaramente. Arrossì senza ritegno e il cuore prese a battere all’impazzata, abbastanza cosciente del fatto che, con questa vicinanza, riuscisse quasi sicuramente a sentirlo anche lui.

 - N-no! Cosa vai a pensare?! Ma ti pare?! –
 - Allora perché ti scaldi tanto? –

Mi aveva giocata! Rimasi a bocca aperta, cercando una risposta da dargli che, però, non arrivò. Lui era stato più veloce.

Un secondo, o forse due. Bè, dopo quel lasso di tempo, le sue labbra erano sulle mie. Così, tutto d’un tratto. Senza che io potessi fare niente. Non riuscii neanche a respingerlo, le sue labbra avevano un sapore … indescrivibile.

Un’altra manciata di secondi. Sentivo la sua lingua sulle mie labbra. Mi stava chiedendo di schiuderle? Ormai totalmente abbandonata a lui, ad occhi rigorosamente chiusi, le schiusi, queste labbra.

Un decimo di secondo dopo. Le nostre lingue giocavano assieme, danzavano e sembravano non volessero smettere mai. Le mani sul suo petto scolpito, artigliate al suo vestito, per non lasciarlo andare. Le sue mani sulla mia schiena, per il mio stesso motivo. Ma chi si muoveva?

E proprio in quel secondo, quando entrambi eravamo a corto di ossigeno, quando dovevamo staccarci, proprio in quel secondo, la mia mente stava cercando tutte le maledizioni che conosceva e le stava scagliando su tutti, senza un motivo preciso.

Sentivo il suo respiro affannato, proprio come il mio, a qualche centimetro di distanza dalla mia bocca e … non ce la feci. Proprio non resistetti. Presi io l’iniziativa questa volta; appoggiai le mie labbra sulle sue. Sembrava quasi che non aspettasse altro.

Le danze si aprirono nuovamente. Questa volta più veloci. Sentii il bacio diventare sempre più passionale e carico di desiderio. Queste emozioni, che mai avevo provato prima, mi inebriarono come un profumo troppo forte. La mia mente era come staccata dal resto del corpo; riuscivo solamente a pensare ‘Ti prego, fa che non smetta mai’.

Di nuovo i nostri respiri affannati che si confondono insieme; appoggiai la mia fronte sulla sua, facendo combaciare i nostri simboli. Non avevo ancora aperto gli occhi, troppa paura.

 - Accetti? –

Schiusi gli occhi e sorrisi.

 - Solo se non devo fingere –

Sul suo volto comparve un ghigno. – Perché, non si era capito? –
Lo guardai male, assottigliando gli occhi. Rise; era il suono più bello che avessi mai sentito.

 - Accetto. –



 

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