1# Midnight Sun - Remember me…

di Avery Silver
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1- Volare con le proprie ali ***
Capitolo 3: *** 2- Invested ***
Capitolo 4: *** 3- Fire ***
Capitolo 5: *** 4- Touched ***
Capitolo 6: *** 5- Provoke me ***
Capitolo 7: *** 6- She is dirty scarlet ***
Capitolo 8: *** 7- Too Close ***
Capitolo 9: *** 8- The Guardian of the Gods ***
Capitolo 10: *** 9- Quicksilver, lunes d'argent ***
Capitolo 11: *** 10- Lost ***
Capitolo 12: *** 11- I have removed everything! ***
Capitolo 13: *** 12- Life Lessons ***
Capitolo 14: *** 13- The girdle of love ***
Capitolo 15: *** 14- In the lair of the wolf ***
Capitolo 16: *** 15- Ancient melodies ***
Capitolo 17: *** 16- Weak point ***
Capitolo 18: *** 17- Delirium ***
Capitolo 19: *** 18- Irises of the sun and moon ***
Capitolo 20: *** 19- When you do that... ***
Capitolo 21: *** 20- Tears and Spell ***
Capitolo 22: *** 21- Awakening, that's enough! ***
Capitolo 23: *** 22- Dangerous, Exhibited and Vulnerable. ***
Capitolo 24: *** 23- Between fantasy and reality… ***
Capitolo 25: *** 24- Insomnia ***
Capitolo 26: *** 25- Tragedy ***
Capitolo 27: *** 26- The Voice ***
Capitolo 28: *** 27- Doctor ***
Capitolo 29: *** 28- Creatures ***
Capitolo 30: *** 29- Rivelation ***
Capitolo 31: *** 30- In your dreams ***
Capitolo 32: *** 31- Defense ***
Capitolo 33: *** 32- Metamorphosi ***
Capitolo 34: *** 33- Eyes ***
Capitolo 35: *** 34- I can not do this! I love you… ***
Capitolo 36: *** 35- Divided ***
Capitolo 37: *** 36- Begone ***
Capitolo 38: *** 37- Forgiveness ***
Capitolo 39: *** 38- The key ***
Capitolo 40: *** 39- Black Eyes ***
Capitolo 41: *** 40- Remember me… ***
Capitolo 42: *** Novità!!!!! X3 ***
Capitolo 43: *** EXTRAAAA!!!!! ***
Capitolo 44: *** Un bellissimo avviso per voi!!! 😆 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Puoi chiudere i tuoi occhi per le cose che non vuoi vedere… ma non puoi chiudere il tuo cuore per le cose che non vuoi sentire… - Jonny Deep.


PROLOGO
«Luce!!!» il grido disperato di mia sorella mi procurò un brivido di puro terrore.
«Lasciatele! Lasciatele vi prego!» gridava nostra madre dimenandosi dalla morsa di due braccia bianche e scheletriche. Quegli uomini non avevano volto, erano completamente nascosti da un mantello nero lungo fino al pavimento. La neve cadeva e rendeva bianchi i sempreverdi del bosco. In lontananza il fumo e le fiamme rendevano il paesaggio tetro, lugubre... disperato. Mani fredde mi sostenevano la testa. Ma non in un gesto gentile.
Mi avevano bloccata, non riuscivo a muovere nessuna parte del mio corpo ma fortunatamente ero rimasta sveglia e cosciente. Anche se dubitavo che fosse dovuto alla mia forza di volontà.
Ero sveglia solo perché lo volevano loro. Volevano prolungare l'agonia... ma non avevamo il diritto di lamentarci. Ce lo meritavamo.
«Luce, ti prego!» supplicava la mia gemella singhiozzando. La guardai con la coda dell'occhio senza tuttavia muovere la testa. Quel viso tanto simile al mio era stravolto dal dolore e piangeva...
Piangeva lacrime di sangue...
Nostra madre tentava di giustificarci ma tutti lí sapevano che il processo sarebbe stato inevitabile.
Questo era il nostro destino. Questa era la nostra punizione.

Ed ecco il Prologo ! Abbiate pietà! Questa è la prima storia che pubblico la prossima volta cambio la scrittura ne metto una più bella! XP Non fatevi scrupoli riguardo al testo, ho scelto di scrivere anche per sapere dove sono carente e essere aiutata! Comunque spero che questo pezzetto sia di vostro gradimento !!! Alla prossima =*">Cliccami!!!!!!


Puoi chiudere i tuoi occhi per le cose che non vuoi vedere… ma non puoi chiudere il tuo cuore per le cose che non vuoi sentire… - Jonny Deep.


PROLOGO
«Luce!!!» il grido disperato di mia sorella mi procurò un brivido di puro terrore.
«Lasciatele! Lasciatele vi prego!» gridava nostra madre dimenandosi dalla morsa di due braccia bianche e scheletriche. Quegli uomini non avevano volto, erano completamente nascosti da un mantello nero lungo fino al pavimento. La neve cadeva e rendeva bianchi i sempreverdi del bosco. In lontananza il fumo e le fiamme rendevano il paesaggio tetro, lugubre... disperato. Mani fredde mi sostenevano la testa. Ma non in un gesto gentile.
Mi avevano bloccata, non riuscivo a muovere nessuna parte del mio corpo ma fortunatamente ero rimasta sveglia e cosciente. Anche se dubitavo che fosse dovuto alla mia forza di volontà.
Ero sveglia solo perché lo volevano loro. Volevano prolungare l'agonia... ma non avevamo il diritto di lamentarci. Ce lo meritavamo.
«Luce, ti prego!» supplicava la mia gemella singhiozzando. La guardai con la coda dell'occhio senza tuttavia muovere la testa. Quel viso tanto simile al mio era stravolto dal dolore e piangeva...
Piangeva lacrime di sangue...
Nostra madre tentava di giustificarci ma tutti lí sapevano che il processo sarebbe stato inevitabile.
Questo era il nostro destino. Questa era la nostra punizione.

Ed ecco il Prologo ! Abbiate pietà! Questa è la prima storia che pubblico la prossima volta cambio la scrittura ne metto una più bella! XP Non fatevi scrupoli riguardo al testo, ho scelto di scrivere anche per sapere dove sono carente e essere aiutata! Comunque spero che questo pezzetto sia di vostro gradimento !!! Alla prossima =*

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Capitolo 2
*** 1- Volare con le proprie ali ***


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Volare con le proprie ali


E poi ti fermi a pensare a quante cose sono cambiate… senza che te ne renda conto.

Ero circondata da palazzi grigi e malandati. Le finestre erano quasi tutte rotte e i pochi alberi rimasti erano spogli e privi di vita. Corvi neri giravano per la città, gracchiando e scrutando quel che era rimasto, in cerca di segni di vita. I loro occhi rossi stavano cercando qualcuno, ma non uno qualunque...
Una mano calda mi afferrò il polso, in contrasto con l'aria gelida che mi torturava la pelle.
« Lucinda dobbiamo andare! » sussurrò una ragazza.
Si stava guardando intorno in cerca di un vicolo in cui passare.
Eravamo nascoste dietro un cassone di metallo, in un vicolo. La nebbia spessa ci proteggeva.
« Torniamo al Domum » dissi indietreggiando.
C'era un buco nel muro di mattoni dietro di noi mi ci infilai dentro e la ragazza mi seguì. Mi stupii di quanto mi somigliasse, aveva lo stesso mio viso a cuore, lo stesso naso e la stessa bocca. Solo il colore degli occhi e dei capelli era differente.
Attraversammo la stanza malandata fino a raggiungere una porta che dava sul retro, davanti all'entrata di un parco e l'inizio di un bosco.
Ci dirigemmo verso il bosco dove trovammo due cavalli legati al ramo di una grossa quercia.
« Non abbiamo preso molto... » sussurrai.
Agganciai lo zaino con dentro un paio di provviste, coperte, vestiti malandati e medicine alla sella.
« Non abbiamo preso molto perché non c'era praticamente più niente. » ribatté amaramente la ragazza salendo sul cavallo.
« Muoviti dai! » mi incitò.
Salii anch'io e ci inoltrammo nella foresta.
Sentivo ancora gli artigli dei corvi che rovistavano alla ricerca di qualcosa o qualcuno da mangiare.

Rabbrividii, volevo andarmene da li.
« Tu sai come la penso io... » disse tristemente.
Sì, lo sapevo.
Ma la decisione non spettava a noi.


Il trillo monotono della sveglia mi strappò da quell'incubo. Grazie a Dio! Pensai.
Mugolai, tirando fuori un braccio dalle coperte per spegnerla, ma non osai tirare fuori la testa.
Il ronzio dolce e deciso delle piccole alucce della mia coccinella mi strapparono un sospiro.
<< Credevo che questo giorno non sarebbe mai arrivato...>> farfugliai con la voce impastata dal sonno.
Il ronzio si alzò di una tacca e poi si riabbassò, come a darmi ragione.
<< Raf !>> mi chiamò la voce di mia madre da dietro la porta. Tirai un po’ giù la coperta fino a farla arrivare alla fronte.<< Svegliati angelo mio! Non vorrai fare tardi proprio oggi ! >> continuò lei.
Sbirciai fuori dalle coperte strofinandomi gli occhi, poi schiacciai la faccia sul cuscino sbuffando.
<< Non sono ancora pronta mamma...!>> supplicai <<...e se me ne restassi a letto?>>
Coks mi ronzò vicino all’orecchio. Feci un ultimo tentativo. << Ho anche un po’ di mal di pancia...>>
Coks continuò a ronzarmi attorno con più forza e insistenza. La guardai. << Hai ragione... niente scuse >>
Lei fece dei piccoli cerchi sopra la mia testa ed io sospirai. << Ho capito, va bene ! Mi alzo! >>
Poi feci vorticare l’aria attorno a me e volai, sgranchendomi ali e braccia.
Quando toccai il soffitto con la punta delle dita mi abbassai fino a che non toccai terra con la punta dei piedi. Fermai il battere ritmico delle ali e mi dondolai sui talloni.
<< Sai... l’ho sognata ancora.>> dissi sbadigliando a Coks, che mi ronzava allegramente in torno.
Non mi rispose, ma si appoggiò sulla mia spalla e mi fece il solletico sul collo. Mi avvicinai allo specchio e lanciai un gridolino.
<< Guarda che disastro i miei capelli !!! >> dissi ridendo e infilai le dita in quella balla di fieno che, almeno in teoria, dovevano essere i miei capelli.
<< Oh mamma! Per favore, mi potresti prendere il pettine? >> chiesi a Coks, puntando con l’indice la finestra.
A volte mi piaceva pettinarmi i capelli mentre osservavo il mio mondo...
No anzi, mi corressi mentalmente - La mia casa – che andava avanti col tempo. Mi piaceva osservare le nuvole che passavano,formando nuove figure che la mente poteva vedere con un po’ di fantasia. Lo trovavo rilassante e, al tempo stesso, rassicurante.
Lei ronzò per un attimo poi zampettò fino alla punta della mia spalla e si tuffò verso la finestra. Intanto cercai di districare il grosso dei nodi con le dita. I boccoli che mi incorniciavano il viso, erano annodati assieme alla ciocca rossa che spiccava sfacciata in mezzo al biondo grano del resto dei miei capelli. Non me la ero colorata io, ci mancherebbe!
Perché? Beh per 2 semplici motivi:
1° : Non esiste che un Angel si colori i capelli.
2° : E va beh colorarsi i capelli, ma di rosso poi...!
Da bambina me ne vergognavo molto e continuavo a tagliarla o a nasconderla dietro gli altri capelli. Ma, se non era la ciocca a tradirmi, lo facevano i miei bracciali e i lacci dei miei stivali ( Che non avevo scelto io, per la cronaca. I vestiti e gli ornamenti ce li davano gli angeli superiori, che poi ci cambiavano quando passavamo a un livello superiore).
Erano due cerchietti fatti con il rubino, uno all’inizio e uno alla fine di un altro grosso bracciale celeste con tante piccole filigrane che mi copriva tutto l’avambraccio, mentre degli altri bracciali di un blu più scuro con delle borchie arrotondate mi sfioravano quasi i gomiti.
Coks mi ronzò davanti al viso con il pettine tra le zampe.
<< Raaaf! Sbrigati! >> mi richiamò la mamma.
<< Arrivo!!! >>
Presi il pettine e me lo passai velocemente lungo le onde dei miei capelli, ma mi arrivavano alla vita e non era una cosa facile.
Poi presi il mio vecchio orsacchiotto beige e marrone chiaro e lo strinsi al petto.
<< Mi mancherete e tu più di tutti >> dissi guardando prima gli altri peluche e poi l’orso.
<< Ma ho già compiuto 15 astri...>> gli mormorai.
<< Non posso più aspettare. >> dissi a voce un po’ più alta.
Lo rimisi con cura al suo posto e presi la maniglia della mia valigia.
Andai in cucina e feci velocemente colazione, poi andai da mamma per un saluto frettoloso. E uscii...
Mi batteva forte il cuore. Ero eccitata e spaventata assieme, avevo paura di lasciare casa mia, ma entusiasta di poter scoprire posti nuovi. Due emozioni contrastanti che mi distruggevano.
Mi girai e vidi il volto gentile di mia madre che mi sorrideva, gli occhi lucidi e un po’ rossi.
<< Ciao mamma! >> dissi salutandola con la mano, avevo il respiro corto e cercai di sorriderle << E non ti preoccupare...>>.
Stavo per scoppiare a piangere anch’io così mi girai e l’abbracciai velocemente senza permetterle di guardarmi in faccia.
Le sue mani tremanti mi accarezzarono le ali e la schiena. << Mi raccomando fa attenzione...>> mi sussurrò.
Avevo un groppo in gola così mi limitai ad annuire, la baciai sulla guancia e mi incamminai lungo la via.
<< Saprò badare a me stessa...>> mormorai asciugandomi una lacrima che era sfuggita. Presi un respiro profondo e aggiunsi << ... anche se non so cosa mi aspetta.>>
Arrivata a un semaforo mi fermai e guardai quella città che era casa mia.
<< Addio Angietown >> dissi sospirando.
Coks girò attorno al semaforo guardandolo con insistenza.
Risi. << Ehi, quanta impazienza! >> le dissi << ... sta buona, lo sai che i Serafini hanno la precedenza. >>
I Serafini mi sfilarono davanti in tutta la loro bellezza. Erano tutti anziani con tuniche panna e dorate, le ali grandi, bianche e divine gli coprivano tutta la schiena e avevano una bellissima aureola radiante che splendeva di una luce dorata.
<< Sono... bellissimi >> dissi guardandoli ammirata << hanno un aspetto così celestiale ! >> sussurrai a Coks.
Quando passarono ormai c’era il semaforo verde, ma io rimasi li ancora un po’.
<< Hai visto Coks? Un giorno avrò anch’io un’aureola radiante come la loro >> dissi toccando la mia aureola celeste con delicatezza.
<< Sì, ma prima devi passare lo stage >> disse una voce alle mie spalle.
Mi girai sorpresa e vidi un’esplosione di giallo e una zazzera di ricci marroni domati da due codini azzurri, che mi fissava con dei bellissimi occhi lilla.
<< Ciao tesoro>> mi disse con affetto.
<< Uriè, che ci fai qui? >> le chiesi abbracciandola.
La mia pelle sembrava ancora più bianca a confronto con la sua, più scura.
<< Non dovevamo vederci alla Grande Porta? >> le chiesi staccandomi e mettendole le mani sulle spalle.
Lei sembrò imbarazzata.
<< Oh beh... S-sì ma ho pensato... che potevamo andarci assieme >> balbettò arrossendo leggermente.
Annuii.
<< Sì, ti capisco >> la rincuorai.
Lei mi fece un ampio sorriso e assieme ci incamminammo verso la grande porta.
Ci mettemmo in fila e quando ormai toccava a me sentii il nodo allo stomaco stringersi ancora di più.
Uriè parve accorgersene perché mi strinse forte la mano.
<< Coraggio, è il tuo turno Raf, la prossima sei tu >> disse dopo che un angelo di guardia alla porta enunciò gentilmente un << Avanti il prossimo! >>
Annuii con forza e le dissi: << Allora ti aspetto giù Uriè >> ostentando una calma che non avevo.
Lei mi fissò sorridendo e infine annuì.
<< Ma certo, fa buon viaggio amica mia! >>
Quando feci per farmi avanti lei mi strinse più forte la mano. La guardai, un po’ timorosa di quello che stavo per fare, e lei mi sorrise con affetto, mi attirò un pochino a sé e poi mi lasciò andare.
Andai vicino al portale e lo squadrai con un misto di paura e curiosità.
L’angelo di guardia mi guardò con i suoi piccoli occhi azzurri. Era un uomo sulla sessantina con una lunga barba e dei lunghi capelli biondo cenere.
<< Sei pronta Raf? >> mi chiese con la voce pacata e arrochita dagli anni.
<< Lo spero ...>> risposi con la voce che mi tremava dall’emozione. Il guardiano mi guardò comprensivo.
<< E’ la tua prima esperienza ? >> mi chiese con tono pratico, come se lo avesse chiesto così tante volte che ormai lo chiedesse automaticamente, senza neanche farlo apposta. Mi sorprese che lo avesse capito...
Ma probabilmente ce lo avevo scritto in faccia.
<< Mmh, mmh >> dissi annuendo.
<< Ed è la prima volta che ti allontani da casa. >> concluse.
Mi scappò una risatina nervosa che bloccai a fatica e annuii di nuovo.
<< Che le alte sfere ti proteggano. >> disse solennemente il guardiano.
Io mi raddrizzai dalla mia posizione ingobbita e annuii un’altra volta.
Proprio non riuscivo a parlare, avevo un groppo in gola niente male!
Deglutii per cercare di alleviare la morsa dell’emozione, ma non servì a molto.
Il guardiano fece tintinnare una piccola campanella d’oro che sembrò risuonare tutto intorno a me.
Vidi una luce filtrare dalle fessure del portale, che fece brillare la porta d’oro.
Okay pensai penso che sia arrivato il grande momento.
Feci un respiro profondo.
Il guardiano mi si avvicinò da dietro.
<< Su vai...>> mi incitò gentilmente <<... e non avere paura.>>
Ed io, non so come, trovai la forza di fare un passo che mi portò proprio davanti alla porta, così vicina che la luce mi diede quasi fastidio. Appoggiai il palmo alla maniglia e la porta si aprì accompagnata dal suono di una grossa campana. La luce mi risucchiò dentro ed io gridai spaventata, non riuscivo a staccare la mano dal pomello e questo mi trascinava via con sé, guidandomi in quel mare di luce bianca. Il vento mi scompigliava i capelli e mi ritrovai a cadere, con le correnti che mi facevano fare capriole e giravolte. Atterrai malamente sui piedi, sopra uno strada grigia e ruvida. Tirai un sospiro di sollievo e mi riempii i polmoni del gas di scarico di un’auto viola che mi era passata accanto. Tossii violentemente e feci appena in tempo ad alzare gli occhi per scoprire che un camion stava per venirmi addosso.

____________________________________________________________

BUHAHAHA sono crudele !!!
Vi ho lasciato nel momento più bello
XP
Scusate ma è questione di forza maggiore U_U
Comunque questo è il capitolo più noioso doveroso per qualsiasi storia!
Come avrete capito sono fedelissima alla storia originale, solo che ho aggiunto dei momenti legati alla storia nuova.
E
Lucy e Luce sono i diminutivi di Lucinda come avrete capito.XD
beh che altro dire... alla prossima!!!

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Capitolo 3
*** 2- Invested ***


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Invested ( investita )


Nessuno incrocia il nostro cammino per caso, E noi non entriamo nella vita di qualcuno senza una ragione…  
 

Sgranai gli occhi e tesi una mano come se in qualche modo lo potessi fermare. « Nooo!!! » strillai e chiusi gli occhi terrorizzata. Ecco. Finisce così ... “ E SONO ANCORA VERGI...!!! ” “ RAAAF!!! ” mi auto rimproverai. Ma, a parte una stretta prolungata allo stomaco, l’impatto non arrivò. Riaprii gli occhi stupita e mi guardai alle spalle. Il camion stava proseguendo la sua corsa, come se io non ci fosse mai stata. Una risata cupa e divertita attirò la mia attenzione. Mi girai, con ancora la sensazione che mi stessero strangolando lo stomaco e con il respiro ormai vicino all'iper ventilazione. « Guarda che faccia! » disse un ragazzo, ridendo ancora. Era appoggiato, con fare disinvolto a un palo, come se stare lì a guardarmi in difficolta fosse la cosa più naturale del mondo. Come se fosse stato creato apposta per guardare le mie cacchiate e riderne. Aveva le braccia incrociate sul petto e un serpente a righe nere, bianche e rosse gli si attorcigliava sinuoso sulle spalle e mi fissava con i suoi piccoli occhietti neri. Questa visione non aiutò affatto i miei poveri polmoni e il mio stomaco. Oddio! Era... era...!!! 
Visto che non spiccicavo parola, lui aggiunse. « Ti do una dritta angelo...»disse e un ghigno si formò sulle sue labbra piene, il serpente sibilò piano e si aggrappò ancora di più alle spalle del padrone. «... fino a che non ti trasformi sei trasparente. » continuò mettendo fin troppa enfasi sull’ultima parola. « Ti è chiaro il concetto? » Era uno stronzo ecco che cos'era! Raccolsi la mia valigia, abbandonata sul ciglio della strada, ma non gli staccai gli occhi di dosso. << Ma che simpatico... >> dissi ironicamente a mezza voce. E nonostante la sua “dritta” mi affrettai a levarmi dalla strada. Mi avvicinai. << Io sono Raf >> gli dissi con un tono a metà tra la sfida e l’ironico. <<... tu chi sei ?>> continuai, se non in tono gentile, quanto meno normale. Mi fece un sorriso obliquo, il labbro si sollevò solo da una parte ma gli occhi, del colore del topazio, non si spostarono di un millimetro mantenendosi freddi e malvagi. Una stella rossa gli percorreva tutto l’occhio sinistro mentre ciocche di capelli neri che al sole avevano riflessi di un blu scurissimo, gli ricadevano sulla fronte mentre il resto dei capelli erano incolti e sbarazzini. Gnam... « Mi chiamo Sulfus... » disse con ancora una nota ironica e mi allungò una mano affusolata e pallidissima. Ah, quindi lo stronzo ha uno nome… « ... possibile che tu non abbia mai sentito parlare di me? » La domanda era retorica, ovviamente. Però mi ritrovai a chiedermi lo stesso se non lo avessi già visto oppure non avessi già sentito da qualche parte il suo nome. No decisi mai visto in vita mia. « ... mi sembra molto strano. » continuò, rispondendo accidentalmente ai miei pensieri. Feci la spola tra la sua mano e i suoi occhi. Da come mi guardava non mi sarei sorpresa se nascondesse una di quelle specie di aggeggi umani che ti davano la scossa appena stringevi la presa. Mi decisi a stringerla. Oh coraggio Raf! Non ti mangia mica! disse indignata la stessa voce che aveva urlato quella frase a dir poco imbarazzante prima che il camion mi stesse per investire. Ero quasi sicura che fosse la mia alter ego interiore. Se ne stava lì con le gambe incrociate e le mani appoggiate con furia sulle caviglie e mi lanciava occhiate assassine. Per una volta che un ragazzo ti degna di una parola tu che fai? Ti tiri indietro? continuò senza pietà. Ora stava ciondolando la testa contrariata. Mi raddrizzai e gli porsi la mano ma appena arrivai a un millimetro dal toccarla, lui la ritrasse di scatto sghignazzando, spaventandomi di nuovo. Mentre rideva, notai che aveva i canini lunghi e appuntiti. Ma che è un vampiro?! Oh ma stai zitta! Non fare la puritana! E comunque i vampiri sono sexy ! ribatté l'alter ego. « Ora mi conosci.» disse con la sua voce roca, dolce e amara che mi ricordava un po' il cioccolato fondente. Mi guardai la mano, ancora più confusa di prima, poi la strinsi a pugno.
Arrrgh!
Questo cretino iniziava davvero a darmi sui nervi. Ops!
Coks si avvicinò furiosa e il serpente fece per morderla ma lei si ritrasse di scatto. Sulfus la guardò ridendo con cattiveria. «Vieni Coks! » la richiamai e lei ritorno a svolazzare vicino a me. « Ne avrei fatto volentieri a meno! » dissi poi rivolta a lui con un pugno sul fianco e l’indice dell’altra mano che lo indicava, accusatorio. Lui sembrò più divertito che sorpreso. Stronzo.
« Non ti sarai mica offesa? » mi chiese e poi mi fece l’occhiolino « ... volevo soltanto aiutarti » disse con una finta nota offesa.
Ero completamente presa da due emozioni completamente diverse.
Una parte di me era tentata di saltargli addosso e strangolarlo.
Un'altra parte di me invece era tentata di saltargli addosso e fare tutt'altro che strangolarlo ma una cosa era certa...
Tutte le immagini che passavano nella testa della mia alter ego erano tutte rigorosamente vietate ai minori!
Devo farmi vedere da una psicologa...
Alzò le spalle. « Ma scusa non sai niente a proposito del Veto? » chiese alzando un sopracciglio.
Il che... ? Mi si stampò un enorme punto interrogativo in faccia e la mia alter ego drizzò le orecchie attentissima.
« Allora è meglio se corri a scuola... » mi consigliò facendo un gesto con la mano verso qualcosa dietro di me.
Mi voltai e vidi due scuole: una con le pareti
arancioni e il tetto fucsia-rossiccio e l’altra aggrappata al retro della scuola terrena come una grande torre a cilindro con le pareti bianche e il tetto rosso e dorato.
Wow...
« ... hai già un ritardo spaventoso! » continuò.
Era immensa e la mia speranza di arrivare in orario scomparve sotto terra. Anzi quasi quasi la seguo a ruota, vorrei sparire anch’io. Lo ignorai ed entrai e già dopo aver svoltato un angolo mi persi. « Dov’è che devo andare? » chiesi sofferente.
VOGLIO MORIREEE!!! Mi guardai attorno ma non avevo la minima idea di dove fossi. Coks mi ronzò intorno, presa dal panico. « Lo sai Coks...» saltai su esasperata «... non mi sei di nessun aiuto! » Guardai dietro di lei e mi si aprirono i cieli. Avrei voluto gridare dalla gioia!!! « Eccola lì, l’aula degli Angel! » le dissi indicandola.
Era una specie di porta ad ante fatta d’
argento, ma non c’era neanche una maniglia, come le porte di un ascensore. Allungai una mano per bussare e la porta si aprì con un rumore di metallo e gomma.
Wow modernità all'ennesima potenza...
Mi ritrovai dinanzi ad un anziano signore dai lunghi capelli
bianchi, le ciocche davanti erano state tirate indietro mentre gli occhi erano bianchi, tendenti all’azzurro, incorniciati da degli occhialetti rettangolari. Aveva una lunga barba che gli copriva il mento e la bocca. I tratti erano severi ma gentili, tipici di un professore. Già so che mi striglierà per bene, me lo sento... << Buon-Buongiorno io sono Raf e sono qui per lo stage, purtroppo non riuscivo a trovare l’aula. Scusi il ritardo...>> farfugliai un po’ in soggezione. Avanti Raf! Un po' di dignità ! Sú la testa e sorridi!

Ecco qua il secondo capitolo! Spero sia stato di vostro gradimento e vi ricordo di dirmi se c'è qualcosa che non va nella storia o nella grammatica.
La storia dell'Alter ego è stata, sinceramente, una novità anche per me! Beh… che altro dire…
Cercherò di arrivare ad almeno
5 recensioni quindi...
COMMENTATE =P XD

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Capitolo 4
*** 3- Fire ***


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Fire


 

A volte faccio finta di non vedere e non sentire, ma vedo e sento tutto e soprattutto non dimentico nulla!

Aiuto! Voglio sparireee!
Il professore mi squadrò, manco fossi una gallina da vendere in un mercatino da quattro soldi.
« Le scuse non servono a niente, fa in modo che non succeda più » disse trafiggendomi con un’occhiata fredda e autorevole.

Sentii scorrere un lungo brivido gelido su per la schiena e mi bloccai lì.
Sembravo un soldatino pronto a scattare all’ordine del generale, oppure un ghiacciolo appena uscito dal freezer.
Cavolo... congelata con una sola occhiata. Era preoccupante la cosa.
Il professor Freeze mi diede le spalle, incamminandosi all’interno dell’aula.
Oh! Io gli avevo detto chi ero giusto! Perché lui non aveva detto niente?
Che maleducato!
Pensai contrariata seguendolo.
« Qui ci occupiamo dei terreni, in particolare delle loro anime ...» disse sbrigativo.
Wow, mi ero aspettata un benvenuto caloroso e qualche giorno per sistemarmi e ambientarmi... e invece no. 
Lavora schiava!
« ... un solo errore potrebbe essere sufficiente a dare la vittoria ai nostri avversari. » continuò guardandomi da sopra la spalla.
Menefreghismo all’ennesima 
potenza! Non sono neanche degna di essere guardata per bene?
Non senza avermi prima fatta sentire una gallina o un ghiacciolo o un soldatino!?!
« I tuoi compagni sono già al lavoro, quindi mi limiterò alle spiegazioni essenziali così potrai passare subito allo stage» passò la mano davanti a quello che a me sembrava uno specchio gigante e quello si scurì momentaneamente, poi comparve l’immagine di un ragazzo sorridente con i capelli e gli occhi dorati.
La mia alter ego si risvegliò dal sonno profondo in cui era caduta e scrutò il ragazzino con attenzione maniacale.
Secondo il 
mio parere non era poi così male, aveva un fisico asciutto e un espressione dolce che mi ispirava simpatia e tenerezza.
Ma a quanto pare la mia alter ego interiore non si soffermava su questi dettagli.
Anzi, si concentrò principalmente  sulla parte inferiore del suo corpo e non mi stavo riferendo alle gambe.
Dopo averlo ispezionato per bene sbadigliò e si riaccucciò nel suo bel lettone dorato con lenzuola nere e rosso fuoco.
A quanto pare quello che aveva visto non l’aveva soddisfatta.
Che pervertita. Però aveva reagito fin troppo bene quando aveva visto Sulfus!
« Il terreno che dovrai custodire è un ragazzo di 14 anni , si chiama Andrea » un filmato prese il posto dell’immagine.
Mi mostrò Andrea impegnato a giocare a un videogame.
Aaaaah! Ecco perché non le interessava!
Non era abbastanza maturo per i suoi gusti!
Ma scusa preferisci un Devil a un terreno? Va bene che è piccolo ma solo di un'anno!  Ti interessa solo se è figo? le urlai.

Esattamente rispose strofinandosi le mani e con un ghigno  diabolico si leccò le labbra.
Maniaca. Ho una maniaca nella testa che mi dà consigli perversi! Ovviamente l'angelo non ce l'ho perché sono io stessa l'angelo modestamente !
« ... Ogni giorno, ogni ora, persino ogni minuto i terreni sono chiamati a scegliere tra il bene e il male » continuò il professor Freeze.

Nello schermo comparve una donna dai capelli rossi e dagli occhi nocciola. Mise la mano sulla spalla di Andrea e gli chiese: « Andrea, potresti occuparti di tua sorella?»
« Devi guidare Andrea nelle sue scelte ma senza mai sostituirti al suo libero arbitrio, questo significa che mai ti sarà consentito di scegliere al posto suo. E c’è un altra cosa, non potrai costringerlo in alcun modo a percorrere la retta via. »
Disse fissandomi negli occhi.
Ignorai il cervellino diabolico della mia alter ego e annuii. Non sarebbe stato facile e lo sapevo.
« E se ti trovassi costretta ad intervenire... potrai farlo solo in forma terrena »
Fece schioccare le dita e Coks brillò di una luce dorata, lei alzò e abbassò le antenne, un po’ stordita ed io la guardai meravigliata.
« Ah ! » esclamai.
Il professore si avvicinò e mi mise il palmo sulla fronte, chiuse gli occhi ed io sentii diffondersi una sensazione di calore in tutta la testa, ma non faceva male anzi... era piacevole.
« La tua mascotte attiverà la metamorfosi e tu la completerai con la frase “custodire e proteggere”.»
Riaprì gli occhi.
« Hai qualche domanda?»
Ci pensai un po’ su.

Non mi sembrava molto difficile da capire. In pratica dovevamo fare da consiglieri, e chi era più convincente vinceva.
Prima sapevo perfettamente che Sulfus era un Devil d'altronde aveva le corna.
L'alter ego sbuffò a questo pensiero. ( Era diventata una presenza costante da quando avevo incontrato Sulfus. Dovevo trovarle un nome...)
Ma solo adesso mi resi pienamente conto di con chi ho avuto a che fare.
Non eravamo semplici studenti di un’altra scuola... eravamo nemici di battaglia. Nemici mortali, separati completamente da due idee diverse.
Mmmh, pensando alla chiacchierata con Sulfus mi era venuta in mente una cosa. Era una domanda che assillava anche la testolina della mia alter ego. 
Mmh... pensandoci bene potrei chiamarla Fire. Perché ?
Beh… perché francamente le stava a pennello e poi se lo dici al contrario viene fuori una parola simile a Raf perciò è deciso.
« Sì, che cos’è il veto?» chiesi.
« E’ una regola del nostro codice. Noi siamo stati scelti per custodire e proteggere i terreni mentre i nostri avversari, i Devil, cercano di tentarli e confonderli...»
Beh… uno di loro ha già tentato e confuso una personcina qui nella mia testa...
Sì, sto parlando di te Fire!
Sullo schermo apparve per un attimo l’aula dei Devil dove una professoressa dai lunghissimi capelli viola stava spiegando qualcosa a... Sulfus?
Un ondata di disgusto mi invase appena lo vidi mentre Fire stava già sbavando sulla sua stella e sui suoi addominali, sotto di lei si era già formata una pozzanghera.
Guardai meglio e dallo schermo della loro lavagna vidi l’immagine di Andrea. Beh, probabilmente avremmo condiviso lo stesso terreno.
Che sfortuna pensai.
Fire stava saltando e ballando come una dannata esultando per la sua fortuna.
Bleah...!
Come faceva a piacerle un tale stronzo, io a malapena sopportavo di vederlo su uno schermo!
« Ma sia noi che i Devil siamo tenuti a rispettare un veto.
V-E-T-O è una sigla che sta per Vietato Esporsi, Toccare, Ostacolare. Non devi trasgredire mai questa regola »
Oh Signore!
« Non capisco. Come possiamo combattere i Devil senza ostacolarli? » mi imbronciai.
 Perché non posso strangolarlo con le mie mani?!?

Fire, che stava improvvisando qualche passo di salsa si fermò di colpo quando digerì quello che aveva appena sentito. Strinse con forza il bordo della gonna del suo vestitino nero coi pizzi e i merletti rossi da principessa dark e si mise a fissare il professore come se volesse accoltellarlo e secondo me gli stava lanciando anche 
qualche malocchio.
Beh… direi che non l'ha presa tanto bene.
« Vedi, se Angel e Devil si ostacolassero, finirebbero per disorientare il terreno. Che invece dovrebbe essere libero di...» ci 
pensò un secondo prima di trovare la parola giusta « ... di scegliere. E perciò se un’Angel è al lavoro il Devil non può intervenire e viceversa, questo mi sembra ovvio. Aspettate sempre il vostro turno»  mi spiegò pazientemente.
Okay, pensavo di avere capito, ma mi mancava solo un’ultima domanda.
Intanto Fire si era rassegnata e si era seduta a gambe incrociate, voltandomi le spalle e imbronciata si stava ispezionando le calze a rete e gli scarponcini neri con tanti cinturini.
« E come si stabilisce chi comincia?» chiesi ridacchiando. 
Sasso, carta, forbice?
« Lo si decide nell’aula sfida » rispose sorridendo «... altre domande?»
Scossi la testa poi ci ripensai e chiesi un po’ imbarazzata 
«Dov’è l’aula sfida?»
Cretina borbottò Fire e questa volta le dò ragione.
Lui allargò il sorriso e rispose « Ti guiderà la tua mascotte le ho predisposto una piantina della scuola. »
«Grazie... di tutto professore. » dissi arrossendo leggermente. 
Lecchina brontolò Fire.
« Dovere Raf » mi rispose uscendo dall’aula.



Alooora questo capitolo è concentrato principalmente su Fire. E' il classico diavoletto appoggiato sulla spalla...
Solo che non l'ho messo sulla spalla ma direttamente nella testa di Raf XD !!!
E' una delle conseguenze di essere nata terrena. Vi ricordate quando Raf, più o meno alla fine della prima stagione, è uscita di testa perchè voleva entrare nella stanza dei ritratti e vedere il volto dei suoi veri genitori? Beh... in quel caso farò prevalere la testolina diabolica di Fire e... se mettiamo Fire e Sulfus nella stessa stanza... non vado avanti, credo che avrete già capito quello che voglio dire! Anche per questo ho messo il Rating arancione ! B-J 
Mentre la testolina di Raf la metterò in letargo per un po'.
COOOMUNQUE. Come al solito vi prego di correggermi qualora ci fossero errori nella grammatica o nella storia e ... 
COMMENTATE! XD =* =)

P.S
Ho trovato dei personaggi di anime alternativi per l'aspetto dei Devil e degli Angel della storia!
Vi lascio la prima immagine qua sotto e se non vi piace ditemelo che non ho solo questa immagine! Se una non piacerà alla maggior parte la cambierò e ne metterò un'altra e così via.

CIAO E ALLA PROSSIMA!

Raf:


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Capitolo 5
*** 4- Touched ***


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Touched (toccato)
 
Quando trionfa l’imbecillità… essere sconfitti è un’onore!

STA PER INIZIARE L'APOCALISEEEE!!!! Urlò Firemageddon.
Stai calma non è mica la fine del mondo se non lo puoi toccare! ribattei esasperata.
Meno male che sono una Santa!
Lei mi fissò in un modo a dir poco inquietante.
 E, lentamente, sollevo la mano sfoderando delle forbicine per le unghie e mi sibilò.
Non vorrai rimanere vergine per tutta la vita giusto!
Ma uffa! Te e questa storia della verginità! Vai a farti delle seghe mentali allora! In disparte però.
« Avanti Coks fai strada. » dissi alzando gli occhi al cielo.
 Lei ronzò un pochino attorno a me e poi uscì. La seguii correndo e dopo un paio di svolte mi ritrovai davanti a un corridoio pieno di porte. « Quale sarà secondo te? »
A me lo chiedi sei tu che muovi il tuo corpo! Ribatté Fire.
Uff che rompi scatole.
Chi ti ha interpellato!
Scusi prof.
rispose sarcastica poi di mise a gambe incrociate sul lettone, facendomi il broncio.
Un po' mi sentii in colpa ma non avevo tempo per starla a sentire.
Coks volò alla mia sinistra ed io la seguii, ritrovandomi di fronte una porta come tutte le altre.
Feci per chiederle se era sicura che fosse questa qui, quando sentii dei passi pesanti avvicinarsi da dietro. Mi voltai e vidi un grande uomo con le spalle larghe e la vita stretta. Era coperto dalla testa ai piedi, non si vedeva neanche un millimetro di pelle. Aveva un golf nero e grigio, con il cappuccio alzato sulla testa perciò non riuscii a vedere il volto.
Soffocai un grido, tappandomi la bocca con una mano. Lui mi ignorò completamente e passò indisturbato. Avevo artigliato con le unghie lo spigolo della parete e la mano che mi tappava la bocca scese fino ad arrivarmi all’altezza del cuore, che mi batteva impazzito.
No tesoro non stringere così il muro, ti rovini la manicure mi rimproverò teneramente Fire.
Come non mi odiavi?

Io non sapevo che cosa pensare.
C'era un'uomo vestito di nero che assomigliava a un killer che stava vagabondando nei corridoi della scuola. Non era un buon segno.
Non era un ladro vero?
No cretina era Batman rispose Fire.
Ma che rompi scatole questa tizia! Interviene qualsiasi cosa io dica, pensi o faccia!
Era tutta colpa di Sulfus, aveva risvegliato il mio demonietto personale.
Fissai il tizio finché non scomparve dalla mia vista. Finché non sentii un’altra voce sorprendermi alle spalle.
« Ehi, ancora non l’hai capito? »
Sobbalzai e mi girai di scatto. Fire intanto stava già cominciando a gemere e a sbavare manco fosse un lama.
« E’...? » chiesi presa alla sprovvista.
« Eppure è semplice. Per i terreni, noi siamo invisibili a meno che... » disse Sulfus.
« Lo so, a meno che non ci trasformiamo » dissi interrompendolo e, alzando gli occhi al cielo, continuai «... l’ho imparato poco fa ».
Ma chi se ne frega! Urlò Fire.
E che altro potevo dire scusa?
Fottimi! ribatté.
Bleah... e poi un termine più volgare non potevi urlarlo giusto?
Ah, a proposito mi sono ricordata che dovevo chiedergli una cosa .
« Senti un po’ ... Tu sei il Devil assegnato ad Andrea? » chiesi con un tono a metà tra il giocoso e tra quello di sfida, perché io sapevo già la risposta.
« Sì Angelo mio » rispose infatti con un ghigno.
A quel punto esplosi di rabbia. Mia madre mi chiamava così...
Era un nome che sapeva di casa, di famiglia. Ed io non permetterò che Sulfus... no anzi- un Devil- me lo infanghi in questo modo. E in secondo luogo mi sembrava troppo intimo per uno che conoscevo solo da quindici minuti.
Mmmh… sedici minuti e 45 secondi per l'esattezza mi corresse Fire.
Maniaca.
« Ti ho detto che mi chiamo Raf! E non sono il tuo Angelo. Te lo vuoi mettere in quella testolina o no?! » gli urlai a un millimetro dal suo viso.
Mmmh sapeva di menta...
Non che pensassi che avesse un buon profumo sia chiaro. Intanto Fire si stava sciogliendo come un ghiacciolo nel microonde e sospirava.
Lui all’inizio sembrò sorpreso dalla mia reazione e poi sorrise malignamente, felice di aver trovato un nervo scoperto.
Stupido, arrogante, prepotente, deficiente, demente, coglione... gli sputai addosso mentalmente.

« Che caratterino! » disse ridendo con cattiveria.
Uffa, è impossibile avere una conversazione sensata con questa testa di capra.
« Su, vediamo a chi tocca la prima mossa » dissi girandomi verso la porta, spazientita e, dovevo ammetterlo, un po’ divertita.
« Scegli l’arma, Rrraf » disse il mio nome trattenendo a stento una risata. Come se fosse una barzelletta.
« Allora tu sei... un tipo tutto fumo e fiamme giusto? » chiesi con una vocetta innocente (finta come Giuda, tanto per la cronaca).
Lui sollevò un sopracciglio, sorpreso e incuriosito.
Mi era venuta una bella idea. Aprii la porta e mi ritrovai a cavalcare un’onda in mezzo al mare con una tavola da surf.
Risi. « Quindi ti ci vuole un bagno !!! » gli gridai.

« Ehi angioletto, così non vale! » mi rispose divertito mentre cercava di domare un’onda.
« L’aula sfida può diventare qualsiasi cosa vogliamo, no? » ribattei con il vento che mi mandava i capelli in bocca.
« Vince chi arriva per primo a quella boa ! » dissi indicando la boa in questione. Era marrone con una bandierina rossa in cima a una cinquina di metri da noi.
« Ci sarà da divertirsi, credo proprio che sarà una bella gara! » dissi ridendo.
« Non sentirti così sicura, non hai ancora vinto! » ribatté .
Ma vinceremo! Giusto Fire?
Giusto sorella, dacci dentro! gridò ridendo e agitando dei pon pon, che non sapevo minimamente da dove fossero saltati fuori, su e giù come una cheerleader.
Ed io per tutta risposta, feci una x con le braccia sopra al petto e poi le allontanai lentamente, risvegliando il mio potere preferito.
« Speedfly! » gridai e le mie ali si misero a vorticare velocissime. Gridai divertita dalla spinta improvvisa.

SULFUS
La guardai sfrecciare via veloce davanti a me.
Se dovevo fare qualcosa, dovevo farlo adesso.
« Va bene, ho capito. Sei veloce ma ora ti faccio vedere io di che cosa sono capace » sibilai furioso.
Mi concentrai un attimo e poi quando sentii il fuoco scorrermi sotto la pelle, lo feci fluire sui miei piedi. Battei un piede sulla tavola e questa indirizzò la fiammata proprio sull’onda che stava cavalcando lei, alzando una nube densa di vapore.
« Che ne dici angioletto...» la provocai « ... vediamo se te la cavi adesso! »
Lei gridò, accecata dal vapore e volò via prima che un’onda la travolgesse, sommergendo la tavola, che ritornò prontamente in superfice. Lei ci atterrò di nuovo sopra e si girò per guardarmi.

« Pensavi che un po’ di fumo bastasse per battermi ?! » chiese con la sua vocetta irritante e cristallina.

Sbuffai infuriato anzi no, incazzato nero.
« Bisogna ammettere che la tipa è in gamba... » ammisi e poi feci un sorrisetto diabolico.
« Quindi, è il caso di giocare sporco... »
Mi sbilanciai all’indietro e caddi nell’acqua, gelata per me, a causa del calore della mia pelle.
« Aiuto! » gridai riempiendomi volontariamente la bocca d’acqua.
Mi dimenai cercando di restare a galla e mi sbracciai affinché mi potesse vedere.
Lei si girò sorpresa e preoccupata. I lunghi capelli biondi che le volavano davanti agli occhi.
« Sto affogando ! » continuai la farsa cercando di imitare un tono disperato.
Sembrò funzionare perché disse: « Resisti Sulfus, sto arrivando! »

Girò la tavola sterzando e quando mi fu abbastanza vicina si inchinò porgendomi una mano.
Già, in gamba ma ingenua pensai. Questo poteva giocare a mio vantaggio.
« Afferra la mia mano...! » disse sporgendosi di più.
Davvero mi stava aiutando? Cazzo era più deficiente di quello che pensavo.
La guardai negli occhi con finta riconoscenza. Visti da vicino, i suoi occhi sembravano avere dei riflessi argentati in mezzo a quel azzurro ghiaccio, sembravano quasi trasparenti.
Ma quale altro fottuto sempiterno può avere gli occhi d'argento?
Le presi la mano e al momento del contatto, una luce bianca esplose dalle nostre mani.
Un fulmine, probabilmente, ci bruciò le mani nei punti in cui si toccavano. Grugnii di dolore ma non riuscivo a staccarmi. Qualcosa mi tratteneva.

RAF
Sulfus mi strinse la mano, la sua pelle era bollente e gelida al tempo stesso.
Una luce bianca ci accecò e per un paio di secondi non riuscii più a vedere niente. Poi un'immagine mi apparve veloce davanti agli occhi e altrettanto rapidamente scomparve poi ne riapparve un'altra e un'altra ancora.
Non avevano una sequenza logica ma in tutte c'era sangue e oscurità e… una donna.
No... due donne. Vidi una stanza grigia e vuota, senza finestre o buchi. In un angolo era rannicchiata una bambina che un tempo doveva essere stata bionda ma adesso...
 i suoi capelli erano così sporchi da essere anneriti, la pelle era piena di tagli e incrostata di fango. Era vestita di stracci e stava graffiando furiosamente il pavimento con la manina. Le unghie ormai stavano iniziando a sanguinare. Singhiozzava disperata, il viso nascosto sotto il braccio che teneva unite le gambe, raccolte sul petto.
« Lu-ne, Lu-Lu-ne, L- u- ne » sussurrava piangendo.

Lune?
La bambina alzò lentamente la testa.
Gli occhi sanguinavano, e sotto tutto quel sangue si riusciva a distinguere delle iridi argentate. Le labbra secche e screpolate tremavano e le guance erano rosse e velate da uno strato di sudore.
Alzò la mano con cui prima stava graffiando il pavimento. Era completamente piena di sangue e le dita ossute non riuscivano a restare dritte, la sua pelle era pallida come un cadavere.
Schiuse le labbra e un grido straziante riempì l'aria mentre le due donne strillavano e si strappavano i capelli piangendo e puntando il dito contro la porta come se al di là ci fosse qualcuno.


« Beccata angioletto ! » gridò Sulfus allontanandosi.
Mi aveva rubato la tavola ed io stavo per affogare...
Annaspai in cerca d’aria.
 « Tocca a me la prima mossa con Andrea !!! >> continuò ridendo.
Arrrrrrrrgh!
« Non è giusto! Sei un imbroglione! » protestai furiosa stringendo i pugni.
E me ne pentii subito perché un dolore lancinante mi trafisse la mano. Feci una smorfia di dolore e la scrutai.
C’era il contorno di una piccola stella rossa sul palmo, vicino al pollice e al polso.
« Giusto, vietato toccare... » dissi rimproverandomi.
Beh, mia cara Raf adesso quella che dovrebbe farsi delle seghe mentali e andare dallo psicologo sei tu mi sussurrò Fire.



Alloraaa, lo so lo so questo capitolo non mi è venuto tanto bene.
Chiedo umilmente venia
T-T
ma se non lo pubblicavo ora poi avreste dovuto aspettare circa altri 2 giorni perciò... Meglio di niente giusto?
Ma giuro che per rifarmi il prossimo capitolo sarà più hot lo prometto
XD
Voglio dare un caloroso abbraccio a Eleanor_ Devil e a Engel2 che hanno scritto dei bellissimi commenti e a gatta12 e Engydragon che hanno sopportato e risposto ai miei commenti. E voglio ringraziare anche tutte quelle che hanno avuto il coraggio di leggere la mia storia fino a qui.
Un abbraccio a tutte ragazze! E Buon capodanno !!!
=*
*w*
Ecco un'altra immagine:

URIE':


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Capitolo 6
*** 5- Provoke me ***


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Provoke me (Provocami)
 
Spesso il metodo migliore per attirare l’attenzione di qualcuno è smettergli di dargli la vostra.



Seguii Sulfus per vedere cosa voleva fare con la sua prima mossa.
Si trasformò in un fattorino in divisa arancione e fece comparire un videogioco.
« Cretino, ti rendi conto che se Andrea non curerà la sorella quella potrebbe avere un'incidente e morire? » gli sibilai nell'orecchio.
Lui si girò, i nostri visi vicinissimi.
Troppo vicini. 
Eravamo circa a due centimetri di distanza.
Ops, questo non l'avevo calcolato.
Trattenni  il respiro ( involontariamente sia chiaro ).
I suoi occhi… visti da vicino erano la fine del mondo, sembravano ambra liquida.
Le nostre labbra quasi si toccavano adesso. Il suo respiro era caldo e profumato. Inebriante. 
Sulfus abbassò lo sguardo sulle mie labbra con una lentezza straziante.
Mi sentivo morire. 
Nessuno dei due si mosse per un attimo che durò un'eternità, poi lui si sporse in avanti e sfiorò a malapena la sua guancia con la mia.
Sentivo il suo respiro che mi accarezzava piano il lobo dell'orecchio.
Ero elettrica e immaginavo come doveva essere Fire in questo momento, probabilmente a quest'ora era già evaporata.
Ma non mi importava. In questo momento, esisteva solo lui.
« E tu... » disse, la sua voce divenuta un sussurro profondo e sensuale. 
Sentii riscaldarsi parti del corpo che non centravano  assolutamente con la guancia e l'orecchio, ma che non osavo  nominare. 
Trattenni un gemito mordendomi con forza il labbro inferiore. Il mio viso, e non solo, era in fiamme.
«... tu sai che non me ne frega un cazzo, vero? » finì allontanandosi e guardandomi con un sorriso malizioso.
Cosa? 
Avevo il respiro affannato ed ero sicuramente rossa come un peperone, mi tremavano le gambe.
Lo presi mentalmente a calci quando suonò il campanello con la sua solita aria strafottente.
Sentii dei passi da dietro la porta e sulla soglia comparve Andrea.
« Ho qui un gioco per un certo Andrea, sei tu? » chiese tranquillo, come se avesse appena finito una partita a scacchi e avesse vinto lui, non come se avesse eccitato una Angel che adesso è super incazz... ehmm... arrabbiata con lui!
Andrea parve confuso. « Ma io non ho ordinato niente...»

Sulfus fece finta di controllare un foglio che aveva in mano e poi disse.
« Strano, è già stato pagato...» poi lo guardò dicendo «Okay, lo riporto indietro.»
Avevo capito quello che voleva fare ma questo era davvero troppo!
« Che peccato è un gioco uscito proprio oggi ...» lo tentò e fece per andarsene ma Andrea lo bloccò prendendogli un polso.
« Ehi, per che cos’è? » gli chiese.
Lui si girò con un sorriso taroccato e rispose: « Credo che sia per la super console... » minimizzò.
Andrea gli sorrise. « Ce l’ho... ci stavo giocando. »
Sulfus alzò un sopracciglio. « E allora perché non lo prendi? Ci facciamo una partita, in due è molto più divertente! »
Okay, questo era davvero troppo.
Andai di fianco ad Andrea. «  No! Andrea devi badare alla tua sorellina! »  implorai sperando che mi senta e mi prenda in qualche modo per la sua coscienza.
Ma lui per tutta risposta allungò una mano e prese il videogame. « Okay, coraggio andiamo. »
Sbuffai spazientita e Sulfus mi fece un sorrisetto vittorioso ed io gli lanciai un’occhiata assassina, se mi avesse vista Fire ne sarebbe stata orgogliosa. A proposito è da un po' che non la sento. Da quando ho avuto quel flash durante la sfida...
No, non ci pensare. Rimani concentrata sulla sfida.
« Perfetto e ora chi baderà alla bambina? » sibilai furiosa a Sulfus che mi fece l’occhiolino alzando le spalle.
« Non è un problema mio... » mi rispose con un sorriso ebete stampato in faccia.
Si avvicinò al divano ignorandomi completamente. Andrea gli diede un’occhiata mentre collegava la console. « Hai detto qualcosa? »
Lui si finse sorpreso e rispose « No, niente. »
Filai dritta nella camera della sorellina di Andrea e trovai una piccola bambina di 7 o 8 mesi, in piedi attaccata alle sbarre del lettino.
« Ferma, che stai facendo? » dissi mentre si arrampicava coi piedini sopra il cuscino.
Scavalcò la sbarra di metallo e si lasciò cadere. 
« No!» dissi sussultando spaventata.
Ma lei cadde sopra un cuscino bianco fatto a mo’ di cubo. Tirai un sospiro di sollievo che non durò a lungo.
« E ora dove stai andando? »
Lei gattonò maldestramente verso un asse da stiro e prese il filo collegato al ferro tirandolo e rischiando di farselo cadere addosso.
« Non toccare il ferro da stiro, è pericoloso! Potresti farti male! » gridai ancora più terrorizzata di prima.
« No! »
Il ferro era pericolosamente in bilico al bordo dell’asse. Cadde e la mancò di un soffio.
« Che faccio? » chiesi ormai presa dal panico. Se andava avanti così finirà per farsi male!

Mi venne un’idea.
« Coks, attiva metamorfosi! »
Lei mi svolazzò sul petto, ruotai i capelli a mo’ di cerchio e l’aureola sparì.
« Per custodire e proteggere! » Sbattei le ali e loro si dissolsero
« Con l’amore, con l’onestà, con il giudizio e la sincerità... »  i bracciali, i miei vestiti e le scarpe scomparvero rimpiazzati da vestiti terreni.


« Lo spirito lascio e divento terrena! »
Appena misi i piedi a terra mi sentii... più pesante diciamo. Ma non avevo tempo da perdere. La piccola stava scuotendo un tavolino di legno, facendo oscillare pericolosamente anche il vaso che ci stava sopra. Cadde e io mi tuffai, scordandomi che ora non avevo più le ali, per prenderlo. Sbattei violentemente il petto a terra, e il colpo mi tolse il respiro. Inclinai accidentalmente il vaso che avevo preso e che tenevo alzato sopra la testa e mi inzuppai completamente d’acqua. La bambina rise divertita. Ed io sospirai.
E va beeeeene ora cerchiamo di darci una calmata...
La presi e la cullai dolcemente tra le braccia per un po’. Lei sbadigliò e si accucciò contro il mio petto.
Quando non fa la piccola peste è proprio un amore pensai sorridendo tra me e me.
Delicatamente la rimisi a letto e la coprii con la morbida trapunta di pizzo.
Sentii bussare alla porta e tesi le orecchie.
« Cavolo, è mia madre » disse Andrea.
Dovevo muovermi.
« Coks attiva metamorfosi inversa! » dissi a mezza voce.
Fui avvolta da una luce dorata e pezzo per pezzo ritornai come prima. Guardai fuori e vidi Sulfus che scappava scendendo da una finestra.
« Ciao, mamma » disse Andrea.
« Ciao tesoro. La tua sorellina sta bene? » chiese la voce amorevole di sua madre.
Sentii Andrea esitare e finii la frase per lui.
« Benissimo! » dissi contenta che non sia successo niente alla piccola, ormai mi ci ero affezzionata.



« No! Molto male, ...»  mi rimproverò il professore «... lo sai che non devi mai sostituirti ai terreni »
Ero tornata in classe che ormai era sera inoltrata...
Che vergogna, rimproverata due volte il primo giorno! Ero una frana.
« Ma la sorellina di Andrea rischiava di avere un incidente!» mi difesi.
Lui si avvicinò di qualche passo, scendendo gli scalini che separavano la sua cattedra dai nostri banchi.
« Già, ma la responsabilità non era tua, era del ragazzo. Tu eri lì per faglielo capire...» ribadì irremovibile
« Come ? C’era Sulfus di mezzo...» dissi, abbastanza restia ad ammettere la mia sconfitta in aula sfida «... era il suo turno e... »
« Basta! » mi interruppe lui, avvicinando il viso affinché potesse guardarmi bene in faccia, ma io abbassai lo sguardo afflitta.
Si spinse più su gli occhiali sul naso.
« Sulfus ha fatto solamente il suo dovere di Devil e ha vinto la sfida! » concluse raddrizzandosi.
Valutai la possibilità di spiegargli il perché. Ma qualcosa mi diceva che non ci avrei ricavato nulla di buono.
Sospira, accarezzandomi la stella, pensierosa. E quella, puntualmente, mi iniziò a bruciare.
Il professore mi diede le spalle e si allontanò.
« Spero, per il tuo terreno, che sia l’ultima volta che accade una cosa simile. » disse severamente. Ed io rischiai di scoppiare a piangere. Attirai le gambe al petto e le circondai con le braccia, abbassando lo sguardo.
Aveva ragione, se continuavo così... Andrea rischiava di diventare una persona orribile. Feci un sospiro tremante e inghiottii il mansueto groppo in gola, che ormai era di casa e infine mi alzai, sfinita.
« Per oggi basta...» disse, continuando a darmi le spalle, ma con un tono più morbido.
«... vai al sognatorio e dormici sopra. » mi congedò.
Mi diressi verso l’ ascensore, che era un tubo nel bel mezzo della classe, ed entrai.
Schiacciai un bottone dove accanto c’era una scritta bella e ordinata con su scritto “Sognatorio” e mi appoggiai alla parete dell’ascensore.
La stella continuava a pulsarmi, come se fosse una ferita aperta.
Come ho fatto a essere così ingenua? Pensai guardandola con la vista un po’ sfocata a causa delle lacrime, che ora mi rigavano il viso. Stupido Demone dei miei stivali pensai mordendomi il labbro inferiore cercando di attenuare un singhiozzo che mi scosse il petto con violenza.
Non ti lascerò vincere. Strinsi la mano a pugno e me la portai sul cuore, ignorando il dolore che mi procurava la stella rossa. Cavolo, bruciava come se mi avessero graffiato tutto il braccio con una lama infuocata. Gridai di dolore.
« Non lascerò Andrea nelle tue mani... » mormorai con le lacrime agli occhi.
Non permetterò che mi portino via anche lui! Gridò una vocetta nella mia testa.
Non sapevo cosa significasse quest’ultimo pensiero, ma sapevo soltanto che dovevo difendere Andrea, o qualsiasi altro terreno che mi affideranno, con le unghie e coi denti.
Mi asciugai le lacrime con il dorso della mano e la porta dell’ascensore si aprì.
Uscii ed entrai nella mia stanza.
« Raf! » mi salutò Uriè con un sorrisone. A quanto pare, lei non ha avuto una giornataccia come la mia.
Richiusi con cura la porta dietro di me. « Ciao Uriè...» mormorai sconsolata.
Lei mi abbracciò, momentaneamente senza accorgersi del mio umore.
« Che bello rivederti! Ho un sacco di cose da dirti...» si staccò e mi guardò in faccia mettendomi le mani sulle spalle. Non osavo guardarla, perciò mi limitai a fissare la punta dei miei stivali.
« Ehi ma cos’hai, stai male?» mi chiese preoccupata.
Scossi la testa. « No, ho solo avuto una giornata difficile...» sospirai.

SULFUS
Stavo fissando il soffitto della mia camera, quando la mano mi iniziò a bruciare come una dannata.
Era già successo qualche minuto fa, ma ora sembrava che mi avessero tagliato la pelle con una lama più che essermi bruciato con un fulmine. Gemetti e mi portai la mano davanti al viso. Una grossa stella, piena e rossa faceva bella mostra di se in mezzo al pallore della mia pelle. Forse ho fatto una cazzata pensai non avrei dovuto violare il veto. Mi misi seduto, facendo scricchiolare il mio grande letto nero, di pizzo.
Ora non mi stava bruciando solo il palmo, ma anche il dorso e tutto il braccio. Grugnii, trattenendo a stento un urlo. Non capivo... eppure non la stavo nemmeno sfiorando. Poi il bruciore si alleviò lentamente, finché non tornò al mansueto pizzicore dentro la stella. Rilassai i muscoli in tensione e sospirai. Non era poi tutta colpa mia, no?
Era stata lei ad aiutarmi. Guardai fuori dalla finestra dove la luna piena illuminava un albero che era cresciuto vicino alla parete della mia camera gettando ombre lugubri sul pavimento.
Non sapevo cosa fosse successo poi, davanti alla casa del Terreno. O meglio sì, sapevo cosa era successo.
Alle mie parti basse soprattutto. 
E se non le avessi detto quella frase, probabilmente le sarei saltato addosso e l'avrei fottuta come un dannato. Cazzo non aveva fatto altro che avvicinare quel suo bellissimo viso al mio, quelle sue labbra da infarto davanti alle mie! E mi ero eccitato in quel modo!
Ora dovrebbe essere furiosa con me. Ed io non aspettavo altro... che una sua rivincita.

REINA
Una video finestra mi rimostrò la sfida tra il Devil e la Predestinata. Le nubi gli vorticarono attorno come serpenti affamati, che cercavano invano di mordere la preda.
« Ferma l’immagine! » dissi con tono imperioso al servo. Lui toccò il vetro e il video si bloccò.
« Così... Ingrandiscila!»
Il servo prese gli angoli e li allargò. La video finestra si ingrandì, rimanendo sospesa in aria.
Si tolse il cappuccio sempre voltandomi le spalle. « Ben fatto Malakia, ben fatto » lo lodai.
Si inchinò rimanendo sempre di spalle.
« Grazie mia signora...»



Okay, l'altra volta vi avevo promesso un capitolo più Hot e spero di esserci riuscita! ^-^ 
Abbiate pietà quella parte di storia non era molto favorevole a certi tipi di scene e quindi ho improvvisato.
Vi starete chiedendo dov'è finita Fire e... beh mi sa che è stata traumatizzata a morte poveretta =<
Ma non vi preoccupate la farò tornare all'attacco mooooolto presto! ( Volevo ringraziare jijilove che mi ha scritto una bellissima recensione e dare un bacio a tutte quelle che leggono la mia storia!
COMMENTATE!

 Ecco un'altra immagine ditemi se vi piace altrimenti la cambio =>

Sulfus:

                                                                 


                               

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Capitolo 7
*** 6- She is dirty scarlet ***


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SHE IS DIRTY SCARLET
( LEI E' SPORCA DI
SCARLATTO )



A volte non puoi dire a nessuno come realmente ti senti. Non perché non ne conosci i motivi, non perché non accetti le tue debolezze, non perché non ti fidi di loro ma perché non puoi trovare le parole giuste affinché loro capiscano… TUTTO ciò che ti porti dentro.
 
 


« Ce l’ho fatta Coks! » gridai agitando un pugno in aria.
Ero al settimo cielo! Non ci potevo ancora credere, non riuscivo a credere di esserci veramente riuscita!
« Ho superato lo stage e adesso torno a casa. »
Volai più veloce che potei verso casa mia, le nuvole sotto di me si alzavano. Formando una nebbiolina bianca che seguiva la mia scia.
« Mamma sarà orgogliosa della mia aureola radiante...» dissi toccandomi l’aureola, che ora brillava d’oro.
Avevo un’enorme sorriso stampato a fuoco in faccia che arrivava da orecchio a orecchio.
Attraversai la strada e aprii il cancello di metallo. Sospirai contenta e volai fino alla porta di casa, attraversando il cortile, con un solo agile movimento.
« Ciao mamma! Sono tornata! » gridai aprendo la porta. Mi guardai attorno ma... era tutto buio. Le luci erano spente e in casa non sembrava esserci anima viva.
« Che strano... non c’è... » dissi passando da una stanza all’altra.
Coks abbassò le antenne abbattuta e si allontanò un po’ da me.
« No, non può essere. Non devi neanche pensarlo.» dissi angosciata. Poi mi venne in mente un’idea.
« Ah, ho capito. E’ uno scherzo giusto ? » dissi battendomi una mano sulla fronte. « Ma certo! Deve essersi nascosta in modo da farmi una sorpresa! » Volai veloce come un fulmine in camera mia.
« Mamma sei qui? » chiesi aprendo la porta.
Ma anche qui non c’era nessuno se non una fitta nebbia viola. Era così densa che tossii violentemente. Poi, pian piano, i polmoni si abituarono e mi permisero di fare qualche passo, finché non raggiunsi il letto. Era tutto sommerso da un buio innaturale, che gettava ombre minacciose e che partivano dai miei amati pupazzi. Facendoli sembrare dei peluche assassini, indemoniati e lugubri.
« Sembra che se ne sia andata sul serio...» mormorai, ma la mia voce aveva qualcosa di sbagliato. Come se non fosse mia.
Coks mi ronzò davanti al viso in modo confortante.
« Perché? Perché lo ha fatto? » sussurrai pianissimo. Così piano che nessun’altro avrebbe potuto sentirmi. Il cuore era un enorme macigno che a ogni battito rischiava di soffocarmi.
Una risata acuta e diabolica mi fece sobbalzare.
« Cominci a capire Raf? » disse una voce. Era un misto di voci basse a acute, sibilanti e profonde. La voce del diavolo.
Alzai di scatto la testa e per poco non svenni.
L’orso, il mio amato orso che avevo stretto e curato con affetto da quando avevo 4 astri, ora aveva una grande stella rossa sull’occhio e il muso contorto in una smorfia malefica.
« Si è stancata di aspettarti e se ne andata via » sibilò.
« E adesso sei sola... » disse continuando a fissarmi imperterrito. Indietreggiai con cautela.
« Nessuno ti vuole vicino Raf! »
Mi tappai le orecchie con il palmo delle mani. « Smettila! Stai zitto, ti prego non voglio ascoltarti! » gridai devastata dal terrore. E un raggio di luce mi accecò per un attimo, prima di sparire nell’aria. Mi guardai attorno confusa, mentre l’orso continuava a sibilare.
« Se ne stanno andando tutti Raf...»
Un flash. Una ragazza coi capelli neri e il viso simile al mio. Un liquido rosso scuro e poi… oscurità.
Le lacrime mi rigavano le guance, i singhiozzi mi toglievano il respiro. 
« NO, BASTA! » gridai.
Caddi sul letto e nascosi il viso tra il letto e le braccia. 
« Rimarrai sola...! » sussurrò il peluche.
Singhiozzai disperata.
Sentii una vibrazione nell'aria e alzai la testa. Ma c'era qualcosa che non andava.
La sentivo pesante e… sporca. Sporca di un liquido nero e rosso. Sporca di veleno.
Le lenzuola su cui mi ero appoggiata erano macchiate di un liquido scarlatto. Mi passai una mano sulla guancia e mi accorsi che era sporca di nero e rosso scarlatto.
Tutto intorno a me si stava dissolvendo. I mobili, i peluche, i cuscini... tutto.
« Ma… che cosa succede? » 
« Quello che ti avevo preannunciato...» disse prima di dissolversi anche lui. Ma questa volta la sua voce era strana, più profonda e roca.
Al posto dell'orsacchiotto adesso c'era un'ombra… più grossa delle altre.
Un ringhio soffocato e riuscii a distinguere un muso e degli occhi. Scarlatti. 
Il corpo era completamente avvolto dalle ombre ma il pelo era sporco e ispido e le zanne bianche e minacciose.
Il lupo mi fissò ringhiando, era semi accucciato e quindi non riuscii a vederlo bene.
Ci fissammo per un po', respirando all'unisono. Poi sentii vibrare dentro di me una voce stranissima. Un intruglio di voci maschili e femminili, umani e animali. Un misto di tutte le voci che avevo sentito in vita mia.
« Pensi di poter ignorare ancora per molto la verità? Pensi che io ti lascerò andare? » sibilò.
Cosa? 
« Oh mio Dio... » sussurrai terrorizzata « ... ma tu parli... ».
« L'importante è che tu capisca » ringhiò.
Scattò verso di me ed io feci un passo indietro, terrorizzata.
Ma mi sentivo pesante e goffa. Mi guardai il corpo e scoprii che era totalmente sporco di sangue scarlatto e un liquido nero.
Un buco si era formato sotto di me e caddi.
Oscurità attorno a me. Tesi una mano ma nessuno mi aiutò.

« Raf... » chiamava una voce familiare.
Cercai di reagire ma non riuscivo ad aprire gli occhi.
Ero completamente immobilizzata.
Coglionaaa svegliati! si intromise una voce che conoscevo mooolto bene.
Fire!
È ancora qui? Pensavo di averla persa per strada...
No no no no io sono viiiiva e vegeta finché c'è Sulfus! È solo che sono rimasta traumatizzata da quei biiip di visioni di biiiiiip che fai !!!!! strillò Fire isterica.
Ah beh… almeno ha censurato…
« Raf!» adesso la voce era allarmata.
Perciò SVEGLIAAAAA!!!
Aprii gli occhi di scatto e mi misi a sedere.  
Cavolo Fire!!!!
« Oh, finalmente ti sei svegliata! » Uriè era inginocchiata di fianco a me con un fazzoletto in mano e Lampo mi svolazzava attorno con aria preoccupata. 
Abbassai la testa e sospirai.
« Che c'è ? Hai fatto un brutto sogno? » mi chiese.
La guardai di sottecchi.
Non sapevo bene cosa dirle. Non avevo ancora imparato che, con un'amica, non servono tante parole.
Mi porse il fazzoletto di stoffa viola con i pois bianchi.
La guardai inclinando leggermente la testa da un lato, in modo interrogativo.
« Per asciugarti le guance e gli occhi » rispose sorridendo.
Mi portai istintivamente una mano sulla guancia e mi accorsi che era bagnata.
« Grazie... » mormorai e accettai il fazzoletto.
Mi asciugai e poi lo strinsi forte fra le  mani, finché non lo stropicciai tutto.
« Dai vieni con me. » sospirò Uriè prendendomi per mano.
Mi trascinò verso un tavolo bianco e rotondo.
Mi sedetti, tenendo lo sguardo basso.
Lei prese una tazza bianca con dentro del tè verde fumante e si sedette di fianco a me.
« Se non ne vuoi parlare… non importa. » disse bevendone un sorso.
« Só cosa provi... anche a me capita di avere degli incubi, credo che capiti a tutti. » continuò senza staccare gli occhi dalla tazza, se non per lanciarmi occhiate nervose.
Mmh… la cosa era sospetta.
« Uriè, non avrai mica... » lei alzò gli occhi al cielo e mi sorrise.
« Continuavi ad agitarti nel sonno e io non sapevo se svegliarti o no… ma ero curiosa! E quindi... » farfugliò tirando fuori una foto dalla sua DigiDream.
« Hai fatto una foto al mio incubo ? Adesso capisco cosa è stato quel flash. Non ci posso credere! » la sgridai.
Ecco visto? Sorvegliata 24 ore su 24 sussurrò Fire sarcastica e questa volta ero totalmente d'accordo con lei!
«… Uriè, i sogni sono cose private! Credevo che fossimo amiche! » 
« Hai tutte le ragioni Raf, non avrei dovuto farlo... Scusami ti prego.» farfugliò dispiaciuta.
Sospirai. 
« Va bene ti perdono, fa vedere però.» dissi allungando una mano.
Lei mi porse la foto.
Ritraeva il momento in cui ho scoperto che il mio amato orsacchiotto era diventato una specie di diavolo.
Una mano caffellatte coprì la fotografia.
« È stato solo un brutto sogno! » mi disse sorridendo dolcemente.
« Non preoccuparti passerai lo stage, ne sono certa! »
Mmh... non ne ero così convinta. E non credevo nemmeno che quest'incubo fosse totalmente dovuto alla sfida con Sulfus.
« Temo che non sarà così facile, ricordati che sono io che ho preso una batosta dai Devil...» protestai abbattuta.
« Tranquilla non è così grave! » si intromise qualcuno alle nostre spalle.
« Sapessi quante batoste ho preso io da quei brutti diavolacci! » Continuò venendo verso di noi una Angel coi capelli corti raccolti in una treccia laterale e del colore del mare. Dietro di lei c'era un'altra Angel con dei capelli rosa che assomigliavano tantissimo allo zucchero filato.
« Io sono Micky, piacere! » disse quella coi capelli corti porgendomi una mano.
« ehm... Ciao... » risposi un po' titubante, stringendogliela.
Miss Candyfloss si avvicinò.
« Lei è dolce! » Mi disse Micky indicandola.
Come prego?
Fire ridacchiò.
« Cioè si chiama proprio così, il suo nome è Dolce... » cercò di spiegarci Micky.
« Sono dolce come lo zucchero, come le torte o come le caramelle o il gelato. E sono dolce come il miele, come i bignè...» blaterò Dolce.
« Credo che le nostre amiche abbiano afferrato il concetto... » disse Micky tappandole la bocca con la mano.
Scoppiammo a ridere tutte assieme.
« Oh, finalmente hai sorriso! » ridacchiò Micky mettendomi una mano sulla spalla.
« Io sono Raf e lei è Uriè » le dissi indicandola «… stava ascoltando tutte le mie lagne. ».
Micky mi guardò, incuriosita.
« Raf, se ho capito bene il Devil che ti hanno assegnato è un tipo tosto...» 
Oh sì… mooolto tosto. Vero Raf ? Sussurrò Fire facendomi l'occhiolino.
Ma perché devi sempre trovare un doppio senso in qualsiasi frase?
Oh, andiamo. Non venirmi a dire che non ti piace essere stuzzicata così da lui!
Va bene mi è piaciuto ma non perché lo ha fatto lui!
ammisi.
Lei sospirò scuotendo la testa. Era seduta scomposta sul suo trono di gemme e seta, un piede era appoggiato sul bracciolo e l'altro era a terra, la schiena era metà sul bracciolo e metà sullo schienale. Si stava mettendo uno smalto che richiamava tantissimo le sue meches viola e blu scuro. 
Fire era totalmente diversa da me. Aveva i capelli corti, scalati e del colore dell'ossidiana, arricchita da delle meches sparse qua e là. Gli occhi erano di uno strano rosso vinaccia ed era minuta e magra, come un folletto. 
« Si chiama Sulfus e gli piace giocare sporco...» dissi, rispondendo a Micky, senza aggiungere altro.
« Tutti i Devil sono così...» farfugliò Micky contrariata.
« Date retta a me ragazze, questo stage è veramente duro e parecchie Angel non l'hanno superato al primo tentativo. » continuò scuotendo la testa.
Okay, adesso ero veramente allarmata.
« Davvero? Conoscete qualcuno che non ce l'ha fatta? » chiese Uriè preoccupatissima.
« Io sì! » saltò sù Dolce « Eccola, è lei » continuò indicando Micky.
Lei la guarda malissimo e Dolce le sorrise con affetto, rassicurandola.
« Eh già, sono una ripetente... » sussurrò triste « … Ma almeno ho imparato una cosa importante, non bisogna mai perdere la fiducia dopo una sconfitta...» disse rianimandosi un pochino e alzandosi in piedi.
«… Quindi Raf non ti abbattere. Affila le tue ali e fai vedere a Sulfus di che cosa sei capace. » finì uscendo dal Sognatorio.
Poverina.
« So che devo reagire… ma se poi perdo di nuovo? » sospirai.
« Non serve a niente lamentarsi! Piuttosto pensa che ogni volta che sarai in difficoltà potrai contare su di noi, giusto Dolce? » chiese Uriè, stringendomi la mano.
« Ma certo! Ogni volta che sarai in difficoltà chiama e noi arriveremo!» confermò Dolce.
Non ne ero molto convinta...
« Ma dai, non posso chiamarvi tutte le volte che ho un problema! » protestai.
« Beh, non tutte le volte...Ma quando sarai davvero nei guai fatti sentire! Voleremmo subito da te! » rispose prendendomi l'altra mano.
« E questa è una promessa perché adesso siamo Angel Friends forever together! » gridò Dolce prendendo per mano anche Uriè, unendo il cerchio.
Risi di cuore.
« Sto arrivando Sulfus! E più agguerrita che mai! » dissi gettando via il fazzoletto.


SULFUS

Sbadigliai annoiato mentre la Temptel blaterava su qual cosa del tipo “ non fidatevi di nessuno ”.
Cazzo che rottura di coglioni.
Ero comodamente seduto sulla sedia, le gambe sul banco e mi dondolavo all'indietro con le mani incrociate dietro la testa.
Guardavo con aria assente il soffitto.
Non ero l'unico ad annoiarmi comunque.
Kabiria si stava mettendo lo smalto, Kabalè stava ascoltando la musica a tutto volume e Gas… stava sbavando sulla scollatura della prof.
Porca troia che schifo… !
« Avete qualche domanda? » chiese.
Sbadigliai ancora, stiracchiandomi sulla sedia. Ma che cazzo me ne fregava a me! 
Ero venuto soltanto per rinfacciare a tutti la mia vittoria per la sfida di ieri. Soprattutto per rinfacciarlo alla Temptel e mettere in chiaro che io ero il migliore.
« Bravo Sulfus, vedo con piacere che ti stai annoiando…» mi lodò la prof. « … e tu Gas, cerca di imparare dal tuo compagno. » disse con un tono che ghiaccerebbe l'inferno.
« Ha tutte le ragioni prof., ma il mio problema è che non riesco a distrarmi quando lei parla. » rispose la palla di lardo.
 Mi alzai, con i coglioni rotti e incazzato come una biscia cinese.
« Non se la prenda prof. …» sibilai « … non può avere tutti fuoriclasse. » continuai sedendomi sopra il banco di Gas. 
« Megalomane, come sempre. » borbottò Kabiria esaminandosi  le unghie.
« Grazie Kabiria, sei gentile...» risposi alzando un piede e appoggiandolo sul bordo del banco. Appoggiai il gomito al ginocchio e mi sporsi leggermente in avanti.
« E tu Kabalè ? Non mi fai neanche un complimento? » le chiesi.
Kabalè stava muovendo leggermente la testa e le spalle a ritmo della musica che stava ascoltando.
Kabiria le diede un gomitata.
« Mmh…? Che c'è ? Mi sono persa qualcosa ? » chiese togliendosi le cuffie.
« L'intera lezione! Ottimo…» rispose la Temptel scrivendo qualcosa sul suo registro.
Kabalè ci guardava curiosa.
« Sulfus ha dimostrato per l'ennesima volta di essere il primo della classe... » le borbottò Kabiria. 
« Mmh… spero che volessi dire “ l'ultimo”…» sussurrai con fare cospiratorio « Già, sono sempre il migliore bisogna ammetterlo…».
Kabalè sbuffò.
« Soltanto perché hai sconfitto quella pivellina svampita? » chiese.
Questa volta mi incazzai davvero. Raf era tutto tranne che una pivellina svampita. E a quanto pare era anche calda come l'inferno visto l'effetto che mi ha fatto ieri.
« Il suo nome è Raf. » dissi acido.
« La chiami per nome?» rispose, fingendosi scandalizzata, sedendosi sopra il suo banco, guardandomi incuriosita. Beh, no in realtà…
Merda.
« Bisogna conoscere i propri avversari. Giusto Prof.?» inventai.
« Giustissimo… non avrai iniziato a studiare? » si preoccupò la Temptel.
Studiare? Che cosa vuol dire?
« Naaaaa, non c'è pericolo… » la rassicurai scendendo giù dal banco e dirigendomi verso l'uscita. 
« E per quanto riguarda a quell'angioletto… la farò pentire di essere scesa sulla terra! » continuai 
« … e ora se volete scusarmi…non ho tempo da perdere.» dissi prima di chiudere la porta.


Scusate, scusate, scusate, scusate, scusateeeemiiiii per il gigantesco ritardo! XD
Oggi però ricominciava la scuola e ieri ho dovuto finire i compiti e non sono riuscita a dedicarmi molto a questo capitolo.
Comunque non è poi così interessante e ho cercato di renderlo il meno noioso possibile U_U
Spero di esserci riuscita comunque!
Vorrei ringraziare immensamente Eleanor_Devil che ha scritto dei commenti stupendissimi!!! *-*
Ma in particola vorrei ringraziare jijilove e
 errewaylove4ever9 che generosamente mi hanno aggiunta fra i loro preferiti XD
Un bacio anche a tutte quelle poche pellegrine che leggono la mia storia !

CI VEDIAMO AL PROSSIMO CAPITOLO! 
KATY S. =*

 

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Capitolo 8
*** 7- Too Close ***


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   Too close (troppo vicino)
 
Il principale scopo nella vita è aiutare gli altri e se non puoi aiutarli, Almeno non ferirli… - Dalai Lama





 
 
Kabalè lo guardò andare via, incuriosita.
« Mmh… ha qualcosa che non mi convince...» disse a Kabiria « … ultimamente mi sembra un po' strano e mi chiedo come mai indossi quel guanto… insomma non è nel suo stile.» continuò.
Kabiria annuì « Già, stavo pensando esattamente la stessa cosa. »

Sulfus 
Uscii dalla classe, non avevo più niente da dire a quelle tre stronze figlie di puttana.
Mi avevano veramente rotto le palle.
Ma come cazzo si permettevano di mettere in dubbio la mia superiorità dicendo che Raf era una pivellina svampita!
La stella iniziò a bruciarmi, per la centesima volta quel giorno.
Mi tolsi delicatamente il guanto nero che avevo trovato rovistando nel mio armadio.
La stella non era neanche sbiadita, era sempre lì. Rossa e piena in mezzo al bianco della mia pelle. 
Merda.

« Cazzo… non se ne va'… » sussurrai infuriato.
« Chi ? Io? » mi chiese una voce cristallina, che conoscevo benissimo.
Alzai gli occhi. 
Era Raf. 
Ecco ci mancava solo lei.
« Ma come? Se sono appena arrivata! Non avrai creduto di esserti già liberato di me, vero? » continuò ciondolando la testa da un lato, scoprendo il collo.
Mmh… 
Mi avvicinai piano.
« No, non lo direi mai…» dissi mettendomi dietro di lei.
Non sapevo bene, cosa stavo facendo. Ma mi era piaciuto il modo in cui aveva reagito l'ultima volta. 
« Perché… io adoro vederti perdere.» le sussurrai all'orecchio.
Lei sussultò e girò la testa, le nostre labbra di nuovo vicinissime.
Smise di respirare, ed io serrai la mascella.
Cazzo.
« Ma… mi piace ancora di più… » continuai prendendola per la vita, stando attento a non toccarle la pelle.
Lei si leccò le labbra e arrossì, aveva gli occhi socchiusi e il respiro affannato, appoggiò la nuca sulla mia spalla ma non le permisi di toccarmi realmente, un'erezione decisamente sconveniente mi fece scappare un verso a metà tra un ringhio e un gemito.
Ti voglio. 
Qui. 
Adesso.
Scesi sul suo collo, le labbra a un millimetro dalla sua pelle e cercai di trattenere un'altro gemito, aveva un profumo buonissimo. 
Cazzo come mi tira… pulsa come un dannato figlio di puttana.
Basta!
«… vederti arrabbiata. » conclusi staccandomi.
Lo so, sono una canaglia.
Lei si girò e mi guardò stordita, aveva le pupille completamente dilatate e le guance accese di rosso.
Lentamente la sua espressione cambiò da “ toccami ti prego ” a “Ma vaffanculo brutto stronzo!”. 
Sentii montare una profonda ondata di divertimento. 
« Se… se è una lezione che vuoi te la darò subito! » balbettò lei.
Mmh… 
Angelo, che lezioni vorresti darmi ?
No perché altrimenti vengo qui, nel corridoio. 
E il bello è che mi stai eccitando senza neanche toccarmi!
La campanella interruppe i miei assurdi pensieri erotici.
« Mi spiace Angelo ma le lezioni sono finite. » dissi ironicamente, dando un'altro significato alla frase che aveva detto, non quella che avevo pensato realmente ma…
La rabbia le accentuò il rossore sulle guance, mi divertivo troppo a vedere quella fiamma accendersi nei suoi occhi e per lei non doveva di certo essere una cosa abituale, e la cosa mi piaceva. 
Godevo, sapendo che riuscivo solo io a farle quell'effetto.


§ Raf

« Bravo Giacomo, bel tuffo! » sghignazzò una sottospecie di ragazzo-cadavere coi capelli lunghi e nero-bluastri spingendo un ragazzino coi capelli rossi e gli occhiali nell'acqua della fontana.
« Dovresti andare alle Olimpiadi! » disse un'altra fotocopia del ragazzo di prima solo moolto più grassa e con un collare con le borchie al collo.
« Spiritosi…! » borbottò Giacomo esaminandosi gli occhiali per vedere se c'erano danni.
Il ragazzo-cadavere diede una gomitata al Ciccio-cadavere-fotocopia e fece un passo avanti.
« Ehi, guarda che Gianni ha ragione! » disse spingendolo di nuovo in acqua.
« Allenati! »
Giovanni si massaggiò la schiena, imbronciato.
Oh mio Dio ma che cavolo…
Sono degli stronzi, hai problemi? disse Fire guardandoli dall'alto in basso.
Che Snob.
Io no! Ma quelli lì ne hanno tanti di problemi ! le risposi guardandoli anch'io perplessa.
Sulfus sghignazzò divertito.
Che stro… ehmm… imbecille!
« Ma sono tre contro uno! Non è giusto! » dissi io contrariata.
Sulfus mi fissò per un po' e poi mi fece un sorriso malizioso.
« E che cosa vuoi fare? » mi chiese « Vuoi fargli una bella multa, Raf?».
Mi imbronciai e mi allontanai da quel…
Figlio di puttana! mi  interruppe divertita Fire battendo le mani come una bambina.
Volevo dire buono a nulla ma… va bene anche così.
 Andrea era lì vicino e stava venendo verso di noi. 
« Ecco Andrea! Darà lui una mano a quel poveretto! » dissi indicandolo.
Sulfus mi si avvicinò da dietro ed io gli lanciai un'occhiata di sottecchi, visto quel che mi aveva combinato prima…
Fire gemette e si strusciò sul letto, muovendo i fianchi come se stesse scopando.
Già, quello sì che è stato eccitante.
Vero? chiese con gli occhi che le brillavano.
« Voglio proprio vedere! » disse Sulfus incrociando le braccia sul petto.
« Andrea! Diamo noi una lezione a questi tre vigliacchi! » lo chiamò Giacomo sorridendo fiducioso.
« Non crearti illusioni. Nessuno si metterà contro di noi... nessuno.» disse Ciccio-cadavere scoccando un'occhiataccia ad Andrea.
Lui fece un passo indietro e guardò Giovanni con aria di scuse.
No…
« Ecco, io…» balbettò abbassando la testa.
« Ma… Andrea… credevo che fossimo amici! » sussurrò Giovanni deluso.
« Forza Andrea! » lo incitai.
Lui sbuffò e tirò dritto per la sua strada.
« Devo andare… scusami. » disse mettendosi le mani in tasca e voltandogli le spalle se ne andò.



Oookay! Questo penso che sia stato il capitolo più corto che abbia mai fatto…
Peró volevo dividere l'episodio in tre capitoli ed è finita con crearne uno più corto del previsto ^_^"
Cooomunque volevo ringraziare come sempre Eleanor_Devil per i bellissimi commenti e un bacione a SilverEmperess001 che segue la mia storia =*
Baci e alla prossima!
Katy S.

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Capitolo 9
*** 8- The Guardian of the Gods ***


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The Guardian of the Gods (La Guardiana degli Dei)


E crescendo impari 3 cose:
  • Mai giudicare una persona dall’apparenza.
  • Mai fidarsi troppo della gente.
  • Mai dare tanto perché non riceverai mai niente!

Raf

I Dead-Boys risero di gusto e si diedero il cinque.
« Mi spiace per te Angelo ma questa volta ho vinto prima ancora di cominciare. » disse Sulfus con un tono profondamente rilassato.
Odiavo quando mi chiamava così!
Mi irrigidii.
« Scegli la sfida! » sibilai stringendo i pugni.

Lui sembrò preso in contropiede.
« Cosa…? Intendi dire che vorresti davvero…! » protestò.
« Vieni in aula sfida adesso! » lo interruppi enfatizzando per bene l'ultima parola.
« Vedremo chi avrà la prima mossa su Andrea sta volta! » dissi girandomi per fissarlo.
Lui mi guardò divertito e poi chiuse gli occhi con aria pensierosa.
« Okay, ti farò vedere dove abito. » disse sorridendo maliziosamente.
Oooh, ti sta invitando a casa sua! disse ironicamente Fire.
Mmh… beh no. 
Molto peggio Fire, mooolto peggio…
Sta per iniziare l'apocalisse!
Chiusi gli occhi e quando gli riaprii una città immersa tra lava e roccia si erse davanti ai miei occhi.
AIUTOOO!!! 
« Benvenuta a Zolfanello City ! » disse girandomi attorno.
Io devo essere rimasta… così O.o oppure così "-" perché Sulfus rise di gusto appena mi guardò, poi inspirò.
« Senti che aria profumata di zolfo…» 
Zolfo!?! 
Io pensavo fossero uova marce!
« Non ci posso credere! Hai trasformato l'aula sfida nella città dei Devil ! » strillai presa da un attacco di nervi.
« Per farti vedere dove abito…» ribatté con un sorriso malizioso.
«… allora Angelo, cosa ne pensi?».
Che faigata! strillò Fire.
Faigata?!
Ma dico, hai visto bene !?
Sta qui non ha mica tutte le rotelle che girano nel verso giusto !
« È brutta quasi quanto te! » 
Che cazzata che hai detto… ! sbuffò Fire.
In effetti…
Sulfus rise e abbassò un po' la testa. Ciocche di capelli, morbidi e ondulati, gli ricaddero sulla fronte oscurando per un'attimo il topazio brillante dei suoi occhi.
« Però…! Non sei male a parole! » disse con una luce strana negli occhi.
Sapessi a quante altre cose siamo brave, non solo verbalmente! Giusto Raf? 
Ma cuciti quella ciabatta!
« Se voglio essere gentile lo sono con le mie amiche! » ribattei sfidandolo.
Lui sogghignò e incrociò le braccia.
« Va bene, messaggio ricevuto… » disse soppesandomi con lo sguardo.
« Vediamo come te la cavi con le ali… ma stavolta non ci sarà nessun traguardo da raggiungere. Sarà una semplice gara di velocità. » continuò con un tono pacato.
Cosa!?!
« Eh !? »
Ma questo è impazzito o cosa?
Un rivolo di fumo mi accecò per un'attimo e storcendo il naso a causa di quel fetore immondo dissi: « La puzza di zolfo deve averti dato alla testa, lo sai che sono più veloce di te! »
« Ah sì…? Beh… lo vedremo! » gridò volando via.
Sbuffai.
Ma che cavolo gli passava per la testa a quel demone!
Un po' stranita attivai lo Speed Fly e quasi lo raggiunsi.
Ma c'era qualcosa che non andava… 
Lui sembrava volare verso un luogo preciso …
Che cosa mi combinerà questa volta!
« Lascia che ti presenti la mia ultima fiamma… » disse voltandosi.
Eh?
Un ruggito raccapricciante rispose alla mia domanda silenziosa.
Sobbalzai e alzai lo sguardo.
Un grosso lucertolone con ali da pipistrello viola e corna contorte sulla nuca ci stava venendo in contro.
Caaaaaavolooooo!!!!
Meeeeerdaaaaa!!!! strillò Fire correndo per la stanza, presa dal panico.
« … non essere gelosa però! » 
MA CI MANCHEREBBE!!!!
Trattenni un grido e mi girai, furiosa, verso Sulfus.
« HAI CAMBIATO LE REGOLE A METÀ SFIDA, ERA UNA GARA DI VELOCITÀ !!!» strillai e lui sbuffò alzando le spalle.
« Appunto! Vediamo quanto velocemente il drago ti distrugge. »
Ah Ah… Bel gioco di parole…
Fu un'attimo, un movimento involontario, una luce all'angolo dell'occhio sinistro e una colonna di fiamme rosse e arancioni rischiò di incenerirmi, ma per fortuna riuscii a spostarmi in tempo.
Il drago drizzò gli spuntoni che aveva sulla schiena, come un gatto con la sua pelliccia, si accovacciò e poi balzò in volo. 
Non mi rimase molta scelta e quindi volai via.
Però non conoscevo la città e non sapevo dove andare e poi non potevo scappare per sempre!
Dovevo trovare una soluzione, da sola non ce l'avrei mi fatta!
Non ci volle molto e rimasi intrappolata in un vicolo cieco.
Il Drago si avvicinò piano, gli artigli sporchi di fango e sangue raschiavano il pavimento facendomi venire la pelle d'oca. 
Mi ricordavano gli artigli dei corvi che avevo visto in una delle mie visioni.
Il muso era allungato, come quello di un rettile, solo che questo aveva delle specie di branchie a ventaglio fatte di membrana al posto delle orecchie e le fauci erano irte di zanne bianche e lunghe come coltelli. Gli occhi grandi e a mandorla mi fissavano. L'iride era di color antracite e le pupille erano allungate, come quelle di un serpente, le zampe possenti e muscolose reggevano un corpo fiero e snello, la coda sottile e aggraziata manteneva in equilibrio quel gigante.
Le ali si richiusero leggermente ma erano sempre in allerta, pronte a scattare se ce ne fosse stato bisogno.
Mi incantai un'attimo a guardarlo, affascinata, ma dovevo fare qualcosa… e in fretta.


Sulfus

Raf sembrava congelata, fissava il drago con uno sguardo indecifrabile mentre lui prendeva tempo per caricare un'altra fiammata.
Ma che diavolo stava facendo?!?
Perché non reagiva?
Infine il drago ringhiò cupamente facendo vibrare il petto e dalle fauci si riuscivano già a intravedere scintille di fiamme dorate e ramate.
« Raf…! » la incitai debolmente. 
Lei spostò per un'attimo lo sguardo su di me poi squadrò di nuovo il lucertolone.
Che cosa aveva in mente?
Il drago inspirò e poi soffiò su di lei un'altra colonna di fuoco.
« Rock Fly! » gridò in risposta e le sue ali si ingigantirono e la avvolsero come una coperta di marmo duro.
Il fuoco avvolse quello scudo improvvisato ma non riuscì a penetrarlo.
Il drago ruggì frustrato e batté le sue zampe sul terreno, con furia e irritazione.
Sì, avrei esattamente la stessa cosa se fossi stato al suo posto…
Raf uscì dal bozzolo e volando verso il cielo gridò: « Angel's Friends! » 
Altre due schifose Angel si unirono a lei e prendendola per mano gridarono: « Together Forever! »
Ma che cazzo…?
Il drago interruppe la loro riunione soffiando un'altra fiammata.
Le tre Angel sfuggirono per un soffio a quella colonna e si avvicinarono di più a me ed io mi allontanai di conseguenza.
Raf non doveva superarmi per nessun motivo.
Dopo un po' Raf si staccò dal gruppo ma poi non riuscii più a vederla a causa delle rocce crollate giù da una montagna.
Dov'era finita?



Uriè 

Raf si staccò da noi e si nascose dietro a delle rocce nere.
Quella sottospecie di lucertola con le ali ruggì e cercò di colpire Dolce con la coda. 
La spinsi via, ferendomi la caviglia con uno degli spuntoni della coda del drago.
Ahi!
Sbuffai e mi controllai la ferita. 
Non era niente di ché, solo un graffio.
« Okay amico, ora raffredderemo… » disse Dolce con la sua solita vocetta tenera e ingenua.
« … i tuoi bollenti spiriti! » completai.
Mi concentrai finche sentii l'elettricità statica percorrermi il corpo.
« Meteo Fly! Thander Strorm! » gridai.
Il cielo si riempì di nuvole e cominciarono a cadere grosse gocce d'acqua gelata. 
Sentii l'aria riempirsi dell'odore forte e minaccioso dell'ozono e un fulmine colpì il drago e poi altre due e altre tre si unirono ad esso...
Il drago sbuffò e ruggì… un lamento disperato.
Soffrivo.
Non mi piaceva vedere una creatura, anche se demoniaca, soffrire in quel modo…
Non se lo meritava!
Distolsi lo sguardo da quella visione raccapricciante e abbandonai le braccia lungo i fianchi.
Non che Dolce si fosse accorta del mio stato d'animo ovviamente.
Era ancora troppo ingenua per capire il mondo reale...
Quello duro e senza pietà.
Quello che se chiedi aiuto lui ghigna e dice “ cavatela da sola ”.
« Mi sembri un po' giù di corda! Te lo faccio sentire io un bel ruggito! » strillò eccitata, come una bambina di fronte a un giocattolo nuovo.
Fece un giravolta e gridò: « Sound Fly! ».
Mi affrettai a tapparmi le orecchie, anche se non servì a molto.
Le onde sonore che aveva generato Dolce erano potentissime!
Tanto che mi si tapparono le orecchie.
Il drago emise uno ruggito così acuto che sembrò quasi un grido umano poi spiegò le ali un po' traballanti e volò via, sparendo dalla nostra visuale.
Povera creatura...
Dolce mi saltò addosso ridendo e facendomi girare gridò: « Evviva ce l'abbiamo fatta! ».
Risi anch'io, contagiata dalla sua gioia.
« Che nervi! » borbottò qualcuno dalla voce dolce e profonda.
Alzai lo sguardo e vidi un Devil con la pelle bianchissima e ciocche morbide e fluenti di capelli neri e corti, gli occhi sembravano fatti d'ambra liquida e una stella rossa con filigrane ricciolute ed eleganti gli percorreva l'occhio destro, incorniciando le pietre preziose dei suoi occhi e delle sue ciglia lunghe e folte.
Le labbra erano carnose, rosse, bellissime, tutto in lui era vigoroso, giovanile e sensuale e si muoveva con una grazia sublime e con l'agilità di una pantera.
Un tentatore perfetto.
« Ma non è ancora finita… deve ancora… » disse girandosi.
Una Angel dai capelli simili a fili di oro prezioso gli stava sorridendo serenamente.
Si passò una mano tra i morbidi e lunghi capelli biondi e la ciocca rosso fuoco scomparve per un'attimo per poi ricomparire, scandalosamente più bella di prima.
« Superarti? Già fatto! » sussurrò maliziosamente fissando il Tentatore.
Ella aveva dei meravigliosi occhi da cerbiatta, del colore dell'argento, fuso assieme al topazio liquido e un viso a cuore, delicato e dalla rara bellezza.
Le labbra carnose e a cuore erano rosee naturalmente, le gote alte e colorite.
La pelle dorata creava un contrasto sublime col colore dei suoi occhi ed aveva un corpo alto e slanciato, ma il Tentatore era comunque più alto di 3 cm buoni.
Era così bella che gli uomini, quando era ancora terrena, scatenarono guerre sanguinose e durature pur di averla.
Molti uomini rischiarono la vita e altrettanti la persero per amor suo e per quello della sua gemella.
Così bella da essere maledetta…
Ma l'Iride adesso non sembrava accorgersene.
Non sapeva che avrebbe potuto sedurre il Tentatore senza troppe difficoltà e non sapeva nemmeno che il Tentatore avrebbe potuto sedurre lei  in qualsiasi momento.
Bastava solo che si liberasse di quel bracciale…
Ma l'Iride non poteva stare con il suo Prescelto.
Non poteva stare con colui che aveva scelto a quel tempo.
Non poteva amare colui che aveva ucciso la sua gemella… 
Con lo stesso uomo che si sporcò le mani del sangue dell'altra Iride e del suo Prescelto.
La Sorella di Sangue di Lucinda.
Gli Dei non avrebbero mai permesso un'altra guerra...
Io dovevo far in modo di evitarlo.


Rieccomi!
Scusate per il Luuuungo periodo di tempo in cui non mi sono per niente fatta sentire. ^-^"
Ma avevo un fracco di verifiche, recuperi, visite mediche perché ho scoperto ieri di essere felicemente Miope!
E quindi ero depressa… che di più non si può!
Cooomunque volevo come sempre ringraziare Jihen e Eleanor_Devil perché le stimo un casino!
E volevo ringraziare anche errewaylove4ever9 che mi ha messa tra i preferiti e aras n che mi ha messa tra i seguiti.
E infine a vampyria che mi ha messa tra gli Autori preferiti.
Baaaaci Katy S.

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Capitolo 10
*** 9- Quicksilver, lunes d'argent ***


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Quicksilver, lunes d'argent (Argento vivo, le lune d'argento)



A volte, per poter trovare, bisogna smettere di cercare. – M. Ghesire.
 

Reina

La Prescelta sorrise al Demone.
Un sorriso pieno di libidine e intriso di sfida.
« Le Sue lacrime…» meditó pensosa la Reietta.
« Voglio… le sue lacrime! » disse con più convinzione e alzandosi indicò imperiosa la Prescelta dagli occhi argentati.
Il servo annuì.
« E guai a te se fallisci. È chiaro! » ribadì guardandolo con disprezzo e superiorità.
« Sì, mia signora » sussurrò Malackia chinando rispettosamente il capo.


Raf 

Cavolo non ho la minima idea di che cosa fare!
È da stamattina che mi sto scorticando il cervello per trovare un'idea che possa minimamente funzionare.
Ma non mi era venuto ancora niente.
Sospirai e presi a torturarmi il bracciale che avevo praticamente da quando ero nata.
Una zia di non so esattamente dove e che non avevo mai visto, me l'aveva regalato ed io non me n'ero mai separata.
Una volta avevo provato a togliermelo perché stonava terribilmente con il vestito che volevo mettere, però alla fine sono stata costretta a rimetterlo.
Non la smettevo di torturarmi le mani altrimenti, e poi mi faceva sentire fuori posto.
Mi sembrava che tutti mi fissassero, come se avessi un occhio in più, un'altra gamba e un terzo orecchio.
Come se avessi qualcosa che mi facesse sembrare strana agli occhi della gente.
E poi perché mi piaceva…
Erano tanti finissimi braccialettini a cerchio argentati, uniti da tre lune fatte di madreperla che alla luce mandavano dei riflessi viola, azzurri, blu e talvolta anche rossi di tutte le tonalità.
Le lune erano disposte a fasi lunari: luna crescente, luna piena e luna calante l'una appiccicata all'altra.
Da piccola però non sapevo che cosa rappresentassero così pensavo che fosse una luna con braccia e gambe o con le corna ad entrambi i lati!
Coks mi ronzò un po' attorno, risvegliandomi bruscamente dai miei pensieri. Poi girò attorno a una donna di mezza età che stava passando affianco a me per farmi capire che dovevo concentrarmi solo e soltanto sul mio terreno.
Sbuffai.
Certe sfide non dovrebbero neanche esistere! Se era un suo amico perché non l'ha aiutato?
« Una cosa è certa. Andrea non si è comportato bene… » sussurrai pensierosa.
« Non si abbandona un amico in difficoltà! »
Scusami se ti interrompo ma… tu cosa dovresti fare esattamente…? chiese incerta Fire.
« Devo fargli capire che ha fatto una cosa sbagliata ma… ovviamente devo trovare il modo. » le risposi ad alta voce, alzando gli occhi al cielo.
Lei ci penso per un'attimo, infine annuì e si sedette sul bordo del suo grande letto.
Beh… di sicuro non lo capirà mai da solo… disse sdraiando solo la schiena e lasciando le gambe a penzoloni.
Coks mi ronzò furiosamente intorno, per la millesima volta da quando mi ero svegliata.
« Lo so, lo sooo. Non posso sbagliare un'altra volta! Ma smettila di ripetermelo! » sbottai acida.
Lei abbassò le antenne, offesa e si allontanò un po'.
Sospirai e misi le mani a coppa, Coks atterrò sul palmo delle mie mani e mi guardò incuriosita.
« Scusami… » sussurrai turbata e posai un bacio sul suo piccolo capino.
« Mi perdoni? » le chiesi.
Lei annuì e svolazzò attorno alla mia testa.
« Il mio problema è che Sulfus farà di tutto per far fare ad Andrea la scelta sbagliata… » sussurrai.
E quando dicevo “ di tutto ” io intendevo proprio “ di tutto ”.
Già… Proprio come l'ultima volta… gemette Fire passandosi lentamente una mano fra le gambe.
( Okay… adesso avevo capito a che cosa serviva quella posizione semi sdraiata… ) 
Già, proprio come l'ultima volta… concordai abbassando la testa.
« … e io non so cosa fare… » mormorai  « … sono una frana. » conclusi.
« Wof wof! » 
Eh?
Sollevai la testa e un grosso cane peloso a macchie bianche, marrone chiaro e marrone scuro stava ringhiando proprio verso di me.
Istintivamente feci un passo indietro e urtai Coks che stava tremando dalla paura.
« Tranquilla, quando siamo in forma angelica siamo invisibili per i Terreni… » le dissi incerta.
Ma il cane continuava ad abbaiare e a ringhiare nella mia direzione.
« … anche se… non sono sicura che questo valga per gli animali »
Il cane si mise a correre verso di me, lanciai un gridolino e feci qualche passo indietro.
« Buono, bello! » disse un ragazzino.
Il cane si fermò e si girò per guardarlo.
Il ragazzo si accucciò e gli porse il palmo della mano, sorridendo, per fargli vedere che non voleva fargli del male e il cane si avvicinò e strusciò il musone contro il dorso della sua mano.
Giacomo rise e gli accarezzò la nuca affettuosamente.
« Non c'è niente di cui aver paura! » gli disse e poi mi indicò « Vedi? Non c'è anima viva! »
Beh… in realtà una ce n'era, però…
« Giacomo ci sa fare con i cani… » dissi pensierosa.
Mmmh…
Fire intanto lo stava squadrando come suo solito, concentrandosi, ovviamente, sui pettorali e sulle sue parti basse.
Alla fine storse il naso infastidita e si sdraiò di nuovo, esaminandosi le unghie con aria annoiata.
« MI È VENUTA UN'IDEA!!! » strillai a Coks.
Ma che cazz…!?! Fire era caduta dal letto e si stava tirando su , con i capelli corti e ondulati tutti scompigliati sul viso, lanciandomi delle occhiate assassine.
Scusa…! le dissi mentalmente mentre mi nascondevo dietro a un cartellone per trasformarmi.
Scusa un corno! Mi hai fatto morire di infarto!
Ma che cazzo hai? Gli spasmi!?! gridò sconvolta.
Mi trasformai, ignorandola, e optai per un paio di pantaloncini di jeans e una maglietta a maniche corte, aderente, rossa e con uno scollo a V e delle comode scarpe da ginnastica.
« Allora? Cosa mi manca? » chiesi a Coks.
Lei scosse la testolina, confusa.
Ah, già!
Feci apparire una decina di cani e gli legai con tanti guinzagli.
Mi avviai verso la scuola con i cani che tiravano come degli assatanati.
Vidi uscire Andrea e salire sulla sua bicicletta, Giacomo era a qualche metro di distanza.
Perfetto.
Uscii dal vicolo e i cani presero subito il sopravvento.
Mi stavano portando loro praticamente!
« Fate largo! Non riesco più a controllarli! » gridai e le persone che stava passeggiando tranquillamente per il marciapiede mi aprirono un varco.
« Finirai per fare male a qualcuno! » mi gridò un signore.
« Scusatemi ! » risposi.
« Che imbranata… » rise Andrea.
A quel punto mollai i cani e quelli lo rincorsero ringhiando e abbaiando.
Vendettaaaa!!! strillò Fire con due strisce di rossetto nero per ciascuna guancia, come un soldato.
Andrea accelerò « Accidenti… Aiuto!!! » gridò.
Bravi belli! Continuate a rincorrerlo, dovete arrivare da Giacomo! incitai i cani mentalmente, ma sapevo che riuscivano a sentirmi.
Non mi piacevano i cani, erano troppo… non so… addomesticati… obbedienti.
 Ma… per qualche arcano motivo, mi piacevano tantissimo i lupi.
Fiere e libere bestie. 
Gli adoravo!
Andrea prese dentro a un gradino con la ruota e cadde rovinosamente per terra ma si rialzò subito e si rimise in piedi. Corse come un fulmine verso l'entrata della scuola, con i cani al seguito.
« Fermi! » gridò Giacomo mettendosi in mezzo.
I cani si fermarono subito, obbedienti e si sedettero fissando Giacomo con curiosità.
Lui si accovacciò, come aveva fatto prima con quel grosso cane e loro lo circondarono scodinzolando e ansimando per la corsa, con la lingua a penzoloni.
« Finalmente un po' di silenzio! » gli sgridò Giacomo.
Mi avvicinai timidamente, mentre degli alunni che erano lì applaudivano e lo lodavano.
« Bravo sei stato un eroe ! » disse una ragazza di fianco a me.
Annuii e mi accovacciai di fianco a lui.
« È vero! Se non ci fossi stato tu, questo povero ragazzo se la sarebbe vista brutta! » dissi fissando negli occhi Andrea.
Lui mi fissò di rimando, sgranando gli occhi come se fossi un'aliena, esattamente come quando mi toglievo il bracciale.
E in effetti… 
Mi guardai il polso e mi accorsi con orrore che mi ero dimenticata di portarlo, presa dalla foga del momento me ne ero completamente dimenticata!
Abbassai lo sguardo di colpo e arrossii violentemente.
« Sí, hai proprio ragione. Grazie mille Giacomo! » disse distogliendo per un'attimo lo sguardo dal mio viso per guardarlo con affetto e riconoscenza e lui gli lanciò uno sguardo d'intesa di rimando.
Poi Andrea mi porse una mano e mi sorrise con dolcezza, io lo guardai confusa e gli porsi, un po' incerta, la mano.
Lui mi tirò su con cautela, quasi mi potessi rompere fra le sue mani.
« Tu ti sei fatta male? » mi chiese Giacomo sorridendo.
Oddio, che faccio?
« Ehm... sì, sto benissimo. Grazie...» balbettai.
« Come ti chiami? » chiese Andrea squadrandomi con un sorriso sulle labbra.
Hai fatto colpo, eh? sorrise Fire, fiera.
Rivoglio il mio braccialeeeee!!!!!!!! le strillai
« Ehm… Raf… mi chiamo Raf… » risposi senza guardarlo.
« Stai più attenta la prossima volta! » disse Giacomo ridendo e con una pacca affettuosa sulla spalla mi mise in mano i guinzagli, accarezzandomi dolcemente il dorso della mano. Un brivido mi corse lungo la schiena e alzai gli occhi, ma non la testa.
Mi sentivo carichissima! Come se mi fossi attaccata a una specie di alimentatore.
Come se non bevessi da giorni e finalmente avessi trovato l'acqua.
Spinsi il palmo della mano lungo il suo braccio senza staccargli gli occhi di dosso e involontariamente socchiusi le labbra.
Giacomo chiuse gli occhi e il suo respiro si fece affannoso.
Tutti mi guardavano ipnotizzati ma non dicevano niente, i maschi sorridevano beatamente e le ragazze mi squadravano con uno sguardo indecifrabile.
Staccai la mano, sconvolta, e mi allontanai di qualche passo da Giacomo e Andrea.
Cosa cavolo è successo?
Adesso sembrava mi che fossi appena uscita da un centro di relax, non che avessi corso per per due isolati!
Ero profondamente rilassata.
« Adesso devo… devo andare… » sussurrai con calma.
Giacomo riaprì gli occhi e Andrea mi guardò e annuì, con gli occhi castano chiaro illuminati e con le pupille stranamente dilatate.
Anche Giacomo annuì e mi accorsi che anche lui aveva le pupille dilatate al massimo.
Mi diressi verso una stradina che portava a un vicoletto nascosto e appena svoltai l'angolo feci sparire i cani e trassi un profondo respiro.
Era normale quello che era appena successo? Dopotutto io ero una creatura angelica, giusto?
Mi appoggiai al muro pieno di graffiti e chiusi gli occhi cercando di diradare la nebbia folta che si era creata nella mia mente dopo quello che era successo.
Una risata dolce e profonda mi sorprese, facendomi sussultare e staccare un po' dal muro.
« Brava! » rise un ragazzo dai magnifici occhi ambrati e i capelli morbidi e ondulati.
« Hai fatto aiutare Andrea da Giacomo… » continuò con un sorriso di sfida sulle labbra piene e perfette.
Eravamo a un metro di distanza.
O forse meno.
Tutte le cellule del mio corpo erano ben consapevoli della sua vicinanza ed io le odiavo tutte per questo…
Era in forma terrena e indossava una camicia nera mezza sbottonata che lasciava intravedere il bianco della pelle del suo petto liscio e scolpito, i jean sdruciti erano bassi sui fianchi e sul lato della coscia destra una sottile catena d'argento scuro era attaccata a un passante della cintura e finiva sul passante più indietro.
Al collo portava una catenina simile a quella dei pantaloni, solo con in più un ciondolo a forma di m con le punte appuntite come frecce, sembrava un tridente al contrario.
Un Dio...
Ero di fronte a un Dio… ne ero certa…
Mi sono messa in trappola da sola.
Quel vicolo senza uscita ci nascondeva da tutto e da tutti ed io non ero del tutto sicura di come avrebbe reagito il mio corpo...


Lasciate sul più bello, eh?
Tranquille scoprirete presto che cosa succederà!
Beh, non ho molto da dire…
Non ho messo il momento in cui Malackia cercava il fazzoletto perché:
Primo: rendeva il capitolo troooppo lungo. È visto che ero riuscita, grazie a Dio, a scrivere praticamente quasi tutto un'episodio in un solo capitolo non volevo allungarlo troppo.
Secondo: perché la storia si concentra principalmente sul punto di vista degli stagisti e quindi non volevo che rovinasse l'effetto sorpresa.
Non ho nient'altro da dire ^-^
Ho scritto questo capitolo con la musica dei Linkin Park " in the end " sparata al massimo! E non capisco come abbia fatto a trovare la concentrazione ma alla fine sono riuscita a scrivere! ^-^”
Ringrazio come sempre Jihen che, con la pazienza di una Dea, mi sopporta e segue la mia storia, grazie! =]
E ovviamente ringrazio tutte quelle che seguono e preferiscono o me o la mia storia.
Un Bacione a tutte! 
by Katy S. =}

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Capitolo 11
*** 10- Lost ***


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Lost (Persa)
 
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Il Dio mi fissava.
Mi squadrava da capo a piedi con una nota ironica. La fronte aggrottata e le labbra leggermente imbronciate, come se non sapesse cosa mi passasse per la testa.
Ringraziai mentalmente Dio che tra noi due fossi io quella capace di leggere nel pensiero.
Si avvicinò di un passo ed io indietreggiai, mantenendo le distanze.
Alzò un sopracciglio, con aria divertita.
« Bella mossa...» mormorò con voce roca.
Non sapevo a quale mossa si riferisse di preciso. Se questa oppure quella di Giacomo che salvava Andrea.
Ma sinceramente adesso avevo problemi maggiori.
Tipo che ero in una stradina deserta assieme a uno che pericoloso era dire poco e che in più ero senza quel cavolo di bracciale.
Dai, guarda il lato positivo. 
Almeno hai la collana che ti ha regalato tua madre, no? mi consolò Fire.
Già… la collana era l'altro oggetto da cui non mi separavo mai, neanche mentre dormo.
« Non so di che cosa stai parlando...» replicai.
« Rilassati Angelo, non mordo. » disse, vedendo il mio nervosismo.
Mi sforzai di cacciar fuori una risata.
« Beh io di solito non mi fido di uno che conosco da un'ora, neanche. » dissi schiarendomi la voce.
Lui avanzò ed io indietreggiai lanciando un'occhiata nervosa dietro di me.
Riuscii a distinguere la rampa di un garage sotterraneo ma entrarci non mi sembrava poi una decisione tanto saggia.
« E di uno che conosci da un'ora e cinque minuti? » chiese sforzandosi di trattenere un sorriso.
« Anche peggio! » risposi continuando a indietreggiare.
Lui si fermò di colpo e mi fermai pure io.
« Beh in questo caso… » disse ridacchiando.
Cosa?
Scattò verso di me.
Al diavolo! pensai e scesi di corsa la rampa. C'erano sei file di macchine disposte a colonne da due e la cosa che mi stupì di più era che il parcheggio era mezzo pieno anche se non c'era nessuno!
Mi misi di fronte alla fiancata di una macchina, lasciando che il veicolo ci dividesse.
« Si può sapere che vuoi? » sibilai, spinta da un impeto di coraggio. Probabilmente era perché c'era qualcosa che mi stava proteggendo, finalmente.
« Io? Niente… » disse appoggiandosi al tettuccio dell'auto e mi guardò con la sua solita naturalezza.
« …ma vedo che sei irrequieta. Come se avessi paura di qualcosa... » disse squadrandomi.
« Non capisco… » mormorai.
« Neanch'io! » rise Sulfus.
Idiota.
Lui scattò a destra ed io mi affrettai a seguirlo, fermandomi quando si fermava lui.
Ora ero davanti alla targa e lui davanti al muso della macchina.
« Seriamente, che cosa vuoi? » chiesi spazientita.
Appoggiò le mani sull'auto e si protese sul cofano « Te l'ho già detto mi pare… » rispose.
« Ed io ti ho già detto che non so di che cosa tu stia parlando. » dissi mentre sentivo il sangue fluire sulle guance a causa della bugia.
Capitemi! Cosa avrei potuto dire? Che ero nervosa perché mi ero dimenticata di mettermi un bracciale e perché sono rimasta solo con una collana di cui non mi separavo mai? 
Mi avrebbe preso per pazza!
E poi lui era l'ultima persona a cui lo avrei detto…
Lui ghignò.
« Non sei brava a dire le bugie Angelo...» disse raddrizzandosi « …ogni volta che lo fai arrossisci. »
« Naaa… » dissi.
Era l'unica frase sensata che mi era venuta in mente.
« Okay… allora ti faccio un'altra domanda e voglio che tu mi risponda sinceramente. Non è difficile per te. » disse contraendo la bocca, ma ero abbastanza sicura che si trattasse di un sorriso che lottava per venire fuori. 
« Mi sembra che tu non stia facendo tutto con convinzione, come se qualcosa non ti tornasse… è vero? » chiese.
Prima che riuscissi ad assimilare per bene le sue parole lui si lanciò contro di me. Presa alla sprovvista, scappai verso la rampa del garage.
Riuscii a superare cinque auto prima che mi afferrasse per un braccio. Mi fece girare e mi sbatté contro una delle colonne di cemento che teneva su il parcheggio.
« Allora? » 
Gli lanciai un'occhiata che avrebbe fatto impallidire Hitler in persona ma lui non ne fece una piega e continuò a tenermi per i polsi.
Feci un respiro profondo per calmare il mio cuore che stava per esplodere per la paura e per… qualcos'altro.
« No, c'è qualcosa che non mi convince… » confessai sussurrando.
« E… » mi incitò Sulfus. 
I suoi occhi si erano addolciti, adesso sembrava ci fossero delle sfumature dorate in mezzo all'ambra liquida. Sembravano fatti di miele.
« E… perché ti interessa tanto? » borbottai infastidita.
Lui alzò le spalle come se non importasse.
« Non si risponde a una domanda con un'altra domanda. »
« Primo: ti ho già risposto. 

Secondo: non mi hai fatto una domanda. 
Terzo: non sono affari tuoi. » dissi cercando di liberarmi i polsi.
Lui non stringeva tanto da farmi male ma abbastanza forte affinché non potessi liberarmi.
Alla fine dopo svariati tentativi, rinunciai all'impresa provocando una risata a Sulfus.

 
« Mi lasci? » 
« No… » rispose spingendomi ancora di più contro la parete.
« Perché no! » sbottai infuriata.
Lui mi ignorò e fece vagare lo sguardo lungo il mio corpo fermandosi all'altezza del collo.
« Bella... » disse.
Abbassai la testa per vedere a cosa si riferisse.
« Che cosa? » chiesi. E poi mi morsi il labbro con forza.
Non avrei dovuto chiederlo, così sembravo troppo interessata! E poi ero ancora arrabbiata.

« La collana… ti sta bene. » rispose e un lieve rossore si diffuse sulle sue guance.
Perché?
Ma era così buio che potevo anche essermelo immaginato.
Annuii, non fidandomi della mia voce.
Sulfus mi unì i polsi e li tenne, con una mano sola, sopra la testa.
Mi prese il mento tra l'indice e il pollice e mi liberò il labbro dalla morsa dei denti.
Avvicinò il viso al mio, le sue labbra che mi accarezzavano la guancia.
Socchiusi gli occhi e il mio cuore saltò un battito.

La sua mano scese, accarezzandomi i fianchi finché non arrivò alla vita.
Mi afferrò e mi spinse di più contro il suo corpo, ancorandomi al suo petto.
La sua bocca sfiorò appena un angolo della mie labbra, delicatamente. 
Un’emozione travolgente mi tagliò il respiro e gemetti. 
Oh mio Dio!
Lui fece scorrere la mano più giù, accarezzandomi la coscia nuda e all'improvviso mi sollevo la gamba e la posò sul suo fianco.
Ero totalmente inerme.
 Le mani bloccate, il corpo intrappolato e la gamba sollevata.
Ansimai e appoggiai la testa contro il muro, chiudendo gli occhi.
Lui mi sfiorò le labbra con le sue e mi morse teneramente il labbro inferiore. Gemetti più forte, un gemito pieno di caldo desiderio e io gli morsi il labbro superiore in risposta.
Mi sentivo elettrica. Completamente in trappola, persa nel suo profumo, nei suoi muscoli che mi accarezzavano la pelle da sopra i vestiti. 
Volevo toccarlo.  Ne avevo bisogno.
Ma l'unica parte del mio corpo che potevo muovere erano le labbra.

Lui mi lasciò il labbro e, gemendo, lo leccò e fece scendere le labbra sul mento.
Basta!
Avevo aspettato abbastanza.
Incapace di trattenermi cercai le sue labbra con le mie.


Ma quanto sono stronza!!!
Buahahahah!!!
Questo capitolo mi sembra che non riprenda nessuna parte della storia, è una cosa inventata interamente dal mio cervellino diabolico. E lo dedico principalmente a Jihen che in pratica quasi tutte le recensioni mi ha scritto che aspettava con ansia il vero bacio.
Ringrazio immensamente Nik_is_a_Angel che ha preferito e seguito la mia storia.
Spero che ti sia piaciuta!
Ma spero che anche le altre abbiano gradito! ^-^
Oh beh... che altro dire?
CoMmEnTaTe!!!
Baci Katy S.

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Capitolo 12
*** 11- I have removed everything! ***


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I have removed everything! ( Mi hanno tolto tutto! )
 
 

Io sono una persona forte… ma a volte anch’io ho bisogno di qualcuno che mi prenda la mano e mi dica: Non preoccuparti, andrà tutto bene, ci sono io con te…
 

AVVERTENZA STRA-IMPORTANTE: Consiglio di leggere questo capitolo mentre ascoltate questa musica: “ The Host soundtrack-2) Soul Inside” ve lo consiglio vivamente =]

Sfiorai le sue labbra con le mie.
Ma volevo di più.
Volevo un contatto che mi unisse a lui.
Che mi permettesse di guardargli dentro.
Che mi permettesse di capire quello che stavo facendo.
Che mi facesse capire la nostra diversità o che la annullasse completamente.
In quel momento eravamo solo due ragazzi, uniti dalla libidine e dalla lussuria.
Le sue labbra erano morbide a contatto con le mie e mi spronavano a osare di più.
Ci rubavamo i respiri a vicenda ma senza mai unirci veramente.
Volevo baciarlo. Baciarlo sul serio. Ma lui non mi permetteva di avvicinarmi e riuscivo solo a sfiorarlo, mandandomi dei brividi lungo il corpo a ogni contatto.
Spostai lo sguardo dalle sue labbra ai suoi occhi ma lui li teneva socchiusi.
Avvertendo il mio sguardo alzò le palpebre e mi guardò.
I suoi occhi ardevano come fiamme dorate. In quel momento sembrava che avessero anche delle sfumature più chiare.
Come le onde del mare al tramonto.
Non sapevo esattamente cosa fosse cambiato nei suoi occhi ma… mi attiravano.
Quelle labbra di corallo mi provocavano, connettendosi con le mie, che fremevano nel desiderio che si avvicinasse di più.
Incatenai i suoi occhi ai miei.
Argento contro oro.
Chi vincerà la sfida?


Sulfus

Le tenevo i polsi incatenati, il corpo intrappolato contro al mio, la gamba sul mio fianco.
La sua nuca era appoggiata alla colonna, le sue guance erano chiazzate di rosso e le sue labbra rosse e più carnose a causa dei miei morsi.
Ansimava e mi stringeva le mani con le sue.
E gli occhi… ragazzi, dovrebbero essere illegali!
Un senso di vertigine mi pervase e mi costrinse a chiudere gli occhi e appoggiare la fronte contro la sua gola.


Solo un velo festoso appeso a una bella colonna dorica e un rovo di rose nascondevano i due ragazzi.
Avvinghiati l'uno all'altra, appoggiati alla colonna immacolata.
Una ragazza, una Dea. Stretta al petto di un ragazzo, tanto simile a me, rideva spensierata.
Il ragazzo le accarezzava i capelli e le baciava la fronte, sussurrandole parole dolci.

 
Il ragazzo era vestito in modo insolito, una camicia leggera di lino bianco, sbottonata sul collo e inizio torace e sui polsi era stretta da una striscia di preziosa stoffa dorata. Aveva anche dei sandali con filigrane dorate e pantaloni di pelle marrone, tutti vestiti preziosi un tempo.
« Cosa ti hanno fatto? » le chiese con rabbia, quando le risate si furono placate.
« Non ho vaglia di parlarne, ti prego, non chiedere... » sussurrò con voce tremante la ragazza.
Lei aveva un vestito di seta e lino, smanicato che le arrivava alle caviglie, rimanendo semi trasparente e a volte trasparente in alcuni punti, dando l'impressione di essere formato da tante strisce divise. Era impreziosito da filigrane e ghirigori argentati. Alle orecchie portava cerchi fini e lavorati e al collo portava una collana vistosa e sottile, una striscia argentata che alla fine era a forma di fulmine. Si annodava sul suo seno con aria agraziata e regale.
« Come faccio a rimanere indifferente? » protestò più dolcemente il ragazzo mettendole due dita sotto il mento e sollevandole la testa.
Sospirò quando vide dei segni rossi incisi sulla pelle del suo polso. Un braccialetto formato da tanti cerchietti, uniti da tre lune di madre perla brillavano sotto la luce delle fiaccole appese al muro.
« Quando ti deciderai a fidarti di me… »
« Io mi fido di te. Solo… sono ancora troppo sconvolta. Tutto qua… » replicò la ragazza accarezzandogli la guancia con tenerezza e facendo tintinnare i braccialettini. Il polso era livido e gonfio, come se lo avessero strattonato con forza.
Non parlavano in italiano… 
Parlavano in una lingua che non conoscevo e che non avevo mai sentito ma riuscivo comunque a capirli.
Sulfus inclinò la testa verso il suo palmo, ne baciò la pelle abbronzata e l'attirò a se, stringendola in un'abbraccio tenero e possessivo.
Lei non lo respinse, anzi, gli cinse la vita con le braccia e abbandonò la testa sul suo petto.
« Non fare così… » sussurrò la ragazza dagli occhi argentati.
« Perché? » chiese lui.
« Non dovresti neanche essere qui… » continuò ignorandolo, agitandosi e cercando di allontanarlo posandogli le mani sul petto ma si bloccò subito e fece una smorfia di dolore.
« Se qualcuno ci vedesse… » sussurrò con voce strozzata e gli occhi spaventati.
« Non faremo una bella fine. » concluse Sulfus prendendole delicatamente i polsi.
« Ma prima o poi lo scopriranno. I segreti, in un modo o nell'altro, tornano sempre a galla. Dai retta a me. Lo so per esperienza. » continuò con tono tetro.
« E allora sarà la fine… » finì Raf staccandosi e, ricomponendosi, lo guardò con decisione.
Sulfus non replicò e si portò un polso alle labbra, delicatamente.
« Permettimi almeno di curarti… » disse muovendo le labbra sulla sua pelle.
Lei lo guardò e il suo viso si fece pian piano inespressivo e distaccato e infine annuì.
« Va bene ma poi ti chiedo di lasciarmi da sola. » disse in tono piatto.
Lui la fissò per un po' ma non rispose, posò solamente un tenero bacio su ognuno dei suoi polsi. Essi cominciarono a tornare, pezzo per pezzo, del colore naturale della sua pelle.
« Da quanti mesi che non sento il calore della tua pelle sulle labbra… » sussurrò chiudendo gli occhi.
La ragazza scosse la testa triste e cercò di ritrarsi ma lui non glielo permise.
« Perché mi hai evitato per tutto questo tempo? » le chiese continuando a baciarle il polso, il braccio, le spalle.


« È giusto così e deve e continuerà a essere così.» disse ma nei suoi occhi apparve un lampo di dolore che durò un'attimo appena. Divincolandosi dalla sua stretta, sibilò « Non mi toccare… ».
Lui la studiò, cercando di capire i motivi di quel comportamento. 
« Non capisco. Prima… non sembravi così arrabbiata. » disse confuso.
« Non sono arrabbiata e prima ridevo stupidamente. » rispose gelida.
« Ti prego, rispondi e questa volta con sincerità. » disse accigliandosi Sulfus.
« Che cosa ti ho fatto? » 
Lei sospirò e abbassò la testa.
« Tu non hai fatto niente. » disse enfatizzando ogni parola.
« Vuoi che me me vada? » chiese a bruciapelo.
Lei alzò la testa di scatto e sembrava volesse dire qualcosa ma si trattenne e sospirò di nuovo.
« Penso… penso che sia meglio di sì. » disse alla fine, senza guardarlo negli occhi.
Lui annuì, la mascella rigida e i pugni chiusi.
« Vuoi che non mi faccia più vedere? » chiese ancora con voce tesa. « Non che facesse molta differenza perché tanto dopodomani dovrò per forza tornare a Troia... Ma vuoi comunque che domani non mi faccia vedere? »
Negli occhi della ragazza apparve di nuovo una venatura di dolore che nascose abbassando le palpebre.
Passò un lungo minuto in cui nessuno dei due parlò, gli uccelli sembravano tacere, il vento si era fermato, il mare si zittì. Un silenzio innaturale calò prima che la ragazza rispondesse con voce flebile e incerta un: « Sì… non ti voglio più. »
Lui annuì di nuovo, il dolore si impresse sul suo volto. Si girò e sparì, lasciando la ragazza da sola.
Lei rimase immobile, lo sguardo fisso a terra, il volto inespressivo. Poi una lacrima le sfuggì e poi due, tre quattro. Si prese la testa tra le mani e scivolò giù a sedere. Il respiro grosso, le spalle percosse dai singhiozzi.
Questa splendida ragazza che prima rideva, spensierata, adesso aveva il volto rigato di lacrime e il dolore nei suoi occhi e nel suo volto. Un'ondata di angoscia mi pervase.
« Non piangete, tesoro. » le disse una donna grassottella e con una tunica di tessuto grezzo e sporco, con in vita una cintura di cuoio malridotta. Portava i capelli raccolti in uno spettinato chignon e stava accarezzando dolcemente il braccio della principessa.
« Ho bisogno di piangere Zoe. » singhiozzò.
« Altrimenti rischio di impazzire... Mi hanno tolto tutto. Tutto capisci! ».
La serva la abbracciò con aria materna e le diede un bacio sulla fronte.
« Lo so principessa. Lo so… »


Riaprii gli occhi lentamente.
Non vedevo niente, solo nero, i miei sensi erano completamente fuori uso.
Però sentivo un movimento. 
Un alzarsi e abbassarsi ritmico. 
E poi un suono, il battito di un cuore.
Il nero cominciò a diradarsi lasciando il posto a tanti pallini bianchi. Richiusi gli occhi, preso da un'altra vertigine e mi aggrappai alla cieca a qualcosa.
Delle mani calde mi accarezzavano la testa e un profumo di rose e vaniglia mi avvolse.
Aprii di nuovo gli occhi e questa volta riuscii a schiarire la nebbia.
Ero a terra, appoggiato d'un fianco a Raf.
La mia testa abbandonata alla sommità del suo seno, la mano che prima ha cercato di aggrapparsi a qualcosa ora le stringeva la vita.
Lei mi teneva con un braccio le spalle e con l'altra mi accarezzava la testa.
« Cosa… ? » sussurrai alzando un po' la testa.

« Tutto a posto Sulfus? » mi chiese lei, negli occhi le leggevo preoccupazione.
« Sì ma… »
« Penso che tu sia svenuto. » mi interruppe, scostandosi un po' e alzandosi, intrecciò le sue dita alle mie.
Mi alzai anch'io, un po' incerto ma scoprii che riuscivo a muoversi benissimo. 
« Te la senti di tornare a scuola? O devo chiamare qualcuno? »
« No. » dissi sbrigativo.
« Come vuoi… » sbuffò lei e mi fece mettere una mano sulle sue spalle.
Io glielo permisi anche se non ne avevo assolutamente bisogno. Era solo una scusa per sentire ancora quel profumo e quel calore divino sulla pelle.


Raf

Facemmo il tragitto da terreni finché non arrivammo ai cancelli della scuola. Lì ci fermammo e ritornammo sempiterni. Chiamatela pazzia ma io ho avuto l'impressione che ogni tanto, durante il tragitto, si protendesse di più verso di me. Come se volesse sentire il mio profumo.
Ma… ovviamente ero io che viaggiavo troppo con la fantasia.
Mi infilai di soppiatto in camera mia e mi stesi sul letto. Completamente prosciugata.
Ho scoperto che alla fine la sfida l'ho vinta io e dopo lodi, baci e abbracci sono sgattaiolata via dall'aula.
Tutti i pensieri sembravano essere scappati a nascondersi o a prepararsi per poi attaccarmi con violenza la mente mentre cercherò di addormentarmi.
Mannaggia a me e alla mia curiosità.
Sospirai e chiusi gli occhi, puntini bianchi mi volteggiavano davanti.
Eh già...
Ho visto tutto… e l'unica cosa positiva, era che avevo scoperto di non essere l'unica ad avere delle visioni qui.


Eccomi qua!
Vorrei dire ciao a Engel2 che è da secoli... che dico… millenni! Che non la sento! E ringraziarla per il bellissimo commento che mi ha lasciato.
Perciò ciao! Xd
Vorrei ringraziare come sempre Jihen e Eleanor_Devil che sono i miei idoli in assoluto.
Allora il capitolo di oggi è molto… ehm… epico diciamo.
Scritto un po' alla cazzo può darsi ma avevo un fracco di cose da fare perciò ce lo dobbiamo per forza tenere così U.U pazienza.
E come avrete visto all'inizio del capitolo ho messo l'avvertenza di leggere il capitolo assieme a questa musica.
Beh lo messo perché essendo mi ispirata grazie alla melodia di quella musica mi sembrava semplicemente perfetto. =}
Beh… non ho nient'altro da dire.
Baci da Katherine Striges alias Katy S. =* 

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Capitolo 13
*** 12- Life Lessons ***


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Life Lessons ( Lezioni di vita )
 
 
Chi mi conosce sa...
Chi non mi conosce giudica…
E chi crede di sapere tutto di me… si illude!
 

Che situazione del cazzo.
« Brutto perdere, eh? » sghignazzò Kabiria.
Incrociai le braccia e mi stesi sul banco ma non la degnai  neanche di un'occhiata.
Ero troppo occupato a non farmi scappare una smorfia di dolore a causa di quella strafottutissima stella.
Da quando ero tornato a scuola non ha fatto altro che bruciarmi per tutto il tempo. Forse è un'effetto ritardato al Veto. Forse si possono toccare gli Angel da terreni ma solo per un certo periodo di tempo altrimenti…
« Il Grande e Invincibile Sulfus si è fatto sfottere da una verginella del cazzo? » continuò, arricciando il naso alla parola “ vergine ” e giocherellando con una ciocca di capelli viola scuro e con le unghie smaltate di nero con dei brillantini sopra.
Beh, è normale per loro. Kabalè e Kabiria saranno state con metà… 
Ma che stronzata!
Saranno state con tutto il popolo maschile di eta compresa tra i 15-19 anni di Zolfanello city!
Tranne con il sottoscritto, ovviamente.
Ma loro erano state create dalla lussuria, particolarmente Kabalè.
E adesso mi rompevano il cazzo perché mi volevano fottere e visto che io non le cago loro si erano sfidate a chi mi fotterà per prima.
Come lo so?

Beh perché loro pensano che un muro di carton gesso possa essere anche insonorizzato.
Insomma erano due puttane alla fine.
« Raf. » intervenne Kabalè con un sorrisetto strafottente.
Io la guardai malissimo e lei alzò le mani con aria innocente « È questo il suo nome, no? » disse.
« Ma la smettete di rompermi i coglioni. » dissi con voce calma e minacciosa, appoggiandomi allo schienale della sedia e incrociai le braccia dietro la testa.
« Già smettetela. » intervenne la prof. avvicinandosi con una scintilla assassina negli occhi.
Porca putt..!
« Ciò che conta è che il nostro “campione”, il nostro migliore elemento si è fatto ingannare da tre ragazzine! Angel per di più! » sbraitò sbattendo i pugni sul banco.
Wow, questa è fuori!
Feci per risponderle per le rime ma lei mi interruppe subito.
« Hai fatto la figura del povero diavolo! » strillò.
Kabalè si sistemò dietro di me e, sistemandosi una ciocca di capelli dietro alle orecchie, mi sussurrò.
« La prossima volta che sarai nella merda facci un fischio e noi saremo liete di aiutarvi vostra signoria. » disse sarcastica.
Ma che bastarda di merda... !
« AAAAHHHH!!! » 
Lo strillo di Kabiria per poco non mi fece cadere dalla sedia.
« FERMA LI KABALÈ !!! » gridò e rovistò dentro a una borsa di pelle nera con degli strass uniti a formare un teschio con un fiocco sul cranio.
« Ecco… qua! » disse tirando fuori una pallina schiacciata che aprì e si rivelò essere uno specchio.
« Sei tutta spettinata! Dovresti stare più attenta! » disse schiacciando l'altro lato dello specchietto e stiracchiò fuori una spazzolina rotonda attaccata allo specchio.
MA QUESTE QUI SONO DELLE PAZZE FURIOSE!!!!
Kabalè lanciò un gridolino e si mise una mano nei capelli impeccabili
« Merda hai ragione!!! » concordò e si lasciò spazzolare da Kabiria.
Kabalè aveva dei capelli… come dire… molto eccentrici ecco.
Aveva la radice dei capelli di un bel azzurro cristallo che variava in viola ametista sulle punte mentre il taglio era una pettinatura scalata in modo… beh insolito. 
Avevo le ciocche davanti più lunghe mentre quelle dietro erano corti, scalati e spettinati a regola d'arte. Gli occhi erano di un azzurro elettrico, troppo acceso  e delle ciglia folte di un blu-violaceo.  Indossava un top rigido nero con dei nastri di un viola e un azzurro cristallino sul ventre e sul seno che lo tenevano chiuso, una gonna corta fino a metà coscia, a balze di pizzo nero con nastri abbinati al top e ai capelli. Aveva delle calze a rete nere sotto dei pantacollant, intonata hai nastri e ai capelli, alti fino a inizio coscia e che si fermano all'altezza delle caviglie e hai piedi portava delle scarpe nere con i tacchi... Solo che la scarpa era fatta come se ci dovessero essere dei tacchi ma in realtà dietro… di tacchi non ce n'erano!
Sbuffai.
« Ragazze siete assurde! Figuratevi se ho bisogno di chiedere aiuto a qualcuno! A voi per di più! » dissi e mi diressi verso il portone.
« Ma andate a fanculo troie! » continuai acidamente e uscii dall'aula coi coglioni girati e una mano che secondo me supplicava di essere amputata.

« Però… » commentò Kabiria, offesa.
« … nervosetto, eh!?! » completò Kabalè, ridendo divertita. Non era per nulla offesa, ormai si era abituata a essere chiamata così e quasi lo considerava un nomignolo affettuoso.
« Già… » borbottò Kabiria sedendosi sul banco e facendo il broncio.
« Beh, se non lo conoscessi bene… direi che è preoccupato! » disse allegramente Kabalè con l'aria di un folletto dispettoso.
Kabiria alzò le spalle, indifferente mentre si spazzolava i lunghi capelli viola scuro, tendenti al lilla. Alla radice aveva attaccati dei nastri fucsia rossicci abbinati ai nastri del suo top nero che ai lati lasciava intravedere la canottiera a righe grigio scuro e nero e alle collant che le arrivavano a inizio coscia e alla caviglia a righe orizzontali nere e fucsia rossiccio. Sotto alle collant aveva anche lei delle calze a rete e aveva dei pantaloncini di jeans sdruciti da cui uscivano le tasche e su un passante era attaccato un fiocco anch'esso fucsia rossiccio.
« La sconfitta brucia… » convenne la professoressa scuotendo il capo con aria sornione.
« ... povero Sulfus. » 
Mmh… la cosa mi puzza pensò Kabalè.
Ma devo tenerlo lontano dall'Iride a qualsiasi costo, quel che è successo in passato non si deve ripetere…


 
Sulfus 

Corsi per l'Incubatorio e mi diressi come una furia verso la mia stanza.
Entrai e quasi rischiai di strappare via la porta!
« Sono solo delle stronze figlie di puttana... » sussurrai furioso.
« Non mi importa un cazzo di nessuna di loro. » sibilai con voce più alta.
Non ti importa neanche di Raf? sussurrò una vocina.
No! Non mi importa neanche di lei!
La stella mi pugnalò la mano, come a volermi punire per quel pensiero.
« Cazzo… » mi sedetti sul bordo del letto e mi tolsi il guanto.
La stella sembrava essere incandescente ora.
Mi stesi sul letto, lasciando le gambe a penzoloni.
Basilisco strisciò lentamente sul lettone, sibilandomi nell'orecchio.
« È stata colpa mia, non avrei dovuto violare il Veto. » gli sussurrai, quando il mio impulso assassino si fu calmato.
Basilisco sibilò e mi si attorcigliò sull'avambraccio. Guardai fuori dalla parete di vetro.
 Il vento stava facendo muovere dolcemente la cima della quercia che si affacciava alla finestra, la luna illuminava il giardino del retro della scuola terrena. La luce soffusa delle candele appese alle pareti della mia camera si univano alla luce del fuoco acceso di un caminetto di ossidiana in fondo alla stanza. 
Non potevo pensare a quelle tre. Già una ragazza mi stava riempiendo i pensieri. Una ragazza dai capelli biondo grano e gli occhi d'argento.


Reina

Il fruscio silenzioso di una video finestra che si apriva spezzò il silenzio innaturale.
Il servo scivolò silenziosamente fuori dalla finestra, stringeva un fazzoletto rosa a pois bianchi in mano.
« Mia signora... » invocò sussurrando.
« Che vuoi, come osi disturbare il mio riposo. » borbottò la Neutra irata.
« Chiedo umilmente perdono. » sussurrò terrorizzato.
« Chiedi! Come ti permetti di chiedere! Perché sei qui? Parla! » tuonò.
« Le ho portato quello che mi ha chiesto. » disse porgendole il fazzoletto.
Lei sussultò e si avvicinò un po' al serv.
« Avvicinati, presto! » disse esultante.
Il servo le diede il fazzoletto con le mani un po' tremanti.
« Sì… adesso Raf è nelle mie mani! »


Ciaooo!!!
Allora questo capitolo non è molto interessante e comunque dopo aver visto I Frankenstein mi sento ispirata ^-^
Sabato prossimo andrò a vedere Hercules e quindi ne vedrete delle belle!
Vorrei ringraziare aras n che ha pubblicato dei bellissimi commenti !
Beh… è tutto!
Baci da Katy S.

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Capitolo 14
*** 13- The girdle of love ***


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THE GIRDLE OF LOVE 
 
E’ inutile fare proggetti in questa cavolo di vita… tanto va sempre tutto al contrario.

Sospirai.
Continua così… e vedrai che moriremo di infarto sussurrò Fire contro il cuscino.
Non è colpa mia, non ho chiesto io tutto questo le risposi con calma, gli occhi spalancati, il corpo velato da uno strato di sudore e il respiro accelerato a causa dell’incubo recente.
Avevo sognato la stessa identica visione di Sulfus, solo che era un bel po’ più ricca di dettagli e i colori erano più nitidi, i suoni più chiari.
Dormi Raf, altrimenti domani sembrerai uno zombie e non riuscirai a reggerti neanche in piedi sbadigliò Fire abbracciando un coniglio di pezza bianca con gli occhi rossi e una rosa sull’orecchio, quasi più grande di lei e dall’aria molto, mooolto inquietante.
<< Come faccio a dormire ? Sono troppo agitata! >> mormorai ad alta voce.
Conta le pecore… biascicò Fire a occhi chiusi.
<< Ma che spiritosa… >> borbottai tirandomi su a sedere.
Fire sbuffò sonoramente, prese una brocca piena d’acqua gelida dal suo comodino e se la versò sul viso trattenendo un gridolino.
Ecco, adesso sono sveglia, contenta? mi chiese imbronciata, la guancia appoggiata al palmo della mano.
Di che cosa vuoi parlare?
<< Ma cosa vuoi che ne sappia! >> sussurrai spazientita e tirai giù le gambe dal letto.
Bene… perché io un’idea ce l’avevo già mormorò Fire passandosi la manica del pigiama sul viso per asciugarlo.
Perché non parliamo di ragazzi…
<< Ragazzi? >> chiesi.
Beh… un ragazzo in realtà precisò lei.
<< Non sono sicura di voler sapere di chi parli. >>
Sulfus, Raf. Sto parlando di Sulfus…
<< E cosa ci sarà mai da dire? >> mi alzai e appoggiai la fronte al vetro freddo della parete.
Beh… primo: che è seriamente un gran figo da paura.
Secondo: che è così figo che vale doppio.
Terzo: che è chiaro che vuole saltarti addosso e fotterti senza troppi preliminari.
<< E quindi…? >>
E quindi cosa intendi fare? disse incrociando le braccia al petto.
Già, cosa dovrei fare…
Respingerlo ovviamente! urlava la mia coscienza ma non il mio cuore.
<< Lo respingo ovviamente. >> dissi comunque, perché so che questa è la risposta più giusta da dire.
Sì… l’ho visto come sei brava a dirgli di no mi prese in giro sogghignando.
Però in effetti…
<< Quelli erano casi… particolari… >> balbettai con le guance rosse.
In che modo erano “casi particolari”? replicò con calma Fire.
<< Beh… mi ha sempre presa alla sprovvista e non sapevo bene come reagire… >> cercai di spiegarle.
E tu mi stai dicendo che d’ora in poi non ti farai più toccare da lui? Vuoi davvero respingerlo? chiese.
Una fitta di panico mi prese lo stomaco e i polmoni al pensiero di non poterlo più toccare.
<< No! >> urlai senza pensare.
Uriè si rigirò nel letto, infastidita ed io mi tappai la bocca con la mano, ero così presa che mi ero dimenticata di moderare la voce.
Fire rise sommessamente e scosse la testa.
Visto?
<< Visto che cosa? >> replicai con la voce un po’ più bassa di prima.
Visto che vai in panico al pensiero di non poterlo toccare, di non poter più sentire il suo calore sulla pelle…
<< Dove vuoi arrivare, Fire? >> chiesi spazientita.
Lei si strinse nelle spalle.
Da nessuna parte suppongo… sospirò e scosse di nuovo la testa, come se avesse rinunciato a non so’ quale impresa.
Comunque, sembra che tu sia molto… ehm… ricercata? Da quanto ho visto ieri con quegli umani mi fece notare.
<< Succede tutte le volte che mi tolgo questo bracciale… >> sussurrai alzando il polso per farlo vedere a Fire.
Mmh… fammi vedere più da vicino… disse esaminandolo.
Avvicinai ancora di più il braccialetto al viso e lo misi a fuoco per bene.
Fire sussultò.
Giralo presto! mi ordinò ed io lo girai.
Fire lo ispezionò varie volte e in ben 4 minuti, come se non credesse ai propri occhi. Alla fine cedette e guardandomi con aria di trionfo mi disse.
Alza la maglietta e scopri la pancia.
<< Perché dovrei…? >>
Tu fa come ti dico e non discutere.
Sbuffai ma feci come mi era stato chiesto, alzandomi un po’ la maglietta.
<< E’ una pancia, e quindi? >> dissi sarcastica.
Lei stranamente mi ignorò e mi disse: Adesso abbassa un po’ il bordo dei pantaloni.
Agganciai l’indice all’elastico dei miei pantaloncini e li tirai un po’ giù.
<< Guarda che non ho le mie cose… >> le dissi vedendo che mi stava ispezionando dove di solito mi venivano i dolori mestruali.
Lo so’ disse sbrigativa adesso prova a toglierti il bracciale.
<< Perché !?!? >> ripetei spazientita.
Se è quello che penso io lo vedrai te stessa.
Sospirai ma mi tolsi il bracciale e lo appoggiai sul lettone, a portata di mano.
Adesso fammi rivedere la pancia.
Mi tirai di nuovo su la maglietta e scostai i pantaloncini.
Minchia… sussurrò Fire inorridita e affascinata assieme.
<< Cosa… >> ma non terminai la frase che si trasformò in un sospiro sorpreso.
Sulla vita avevo una specie di cintura-tatuaggio era fatto da tante filigrane a forma di rami e foglie, gemme e petali che si snodavano sinuose. Il tatuaggio finiva con il contorno di una goccia vuota all’interno con la punta che si protendeva verso il basso ventre, allineata esattamente al centro del mio corpo.
<< Fire che cosa… >> tentai di dire ma non mi uscivano le parole.
Proprio come pensavo… disse cupamente… fai bene a non separarti mai da quel bracciale… rimettitelo presto!
Io non me lo feci ripetere due volte e mi infilai il bracciale al polso, il tatuaggio sparì e io tirai un sospiro di sollievo.
<< Che cos’era Fire? >> chiesi, la voce che mi tremava e il cuore che batteva violentemente nel petto.
E’ un cinto… o almeno dovrebbe esserlo… sussurrò Fire.
<< In che senso? >> chiesi disorientata.
Nel senso che di solito i cinti dovrebbero proteggere la persona che ne è marchiata, non che gli si rivolti contro come è successo con Andrea e Giacomo spiegò.
I cinti sono stati creati per ammaliare le persone e costringerle a fare di tutto pur di ottenere… l’amore, per non dire il sesso, della persona che lo porta. E’ come se rendessero quella persona… mmh… sessualmente irresistibile per il sesso opposto e più la persona reagisce e vuole il o la padrona del cinto più il cinto ne trae forza, caricandosi per poi scaricarsi nel corpo della persona che lo indossa.
<< Quindi il bracciale… >>
Neutralizza il potere del cinto completò Fire.
Ma non è tutto. Quando la portatrice o portatore del cinto scelgono il compagno con cui vogliono stare lo o la legano a loro per la vita, il portatore/trice sopravvive se il suo amato viene ucciso ma se il portatore/trice muore… muore anche il suo amato.
<< E come si fa a legare una persona? >> chiesi allarmata.
Beh… nel tuo caso… basterebbe anche solo un bacio… quel bacio per te sarà molto significativo si interruppe per un attimo poi riprese con voce più decisa per questo devi stare attenta con Sulfus, Raf.

Sono tornaaaaataaaaaa!!!!!!
XDDDDDD
Lo so' ci avrò messo tipo una vita ma avevo le mie ragioni, ero troppo impegnata a scrivere l'altro capitolo della storia nuova che ho iniziato U.U
A proposito vorrei ringraziare 
ciaohello e
 kilarihiroto.
Beeeneeee alla prossimaaaa XDDD
Baci da Katy =*

 

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Capitolo 15
*** 14- In the lair of the wolf ***


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Nella tana del lupo
 
 
Se urli tutti ti sentono.
Se bisbigli ti sente solo chi ti sta vicino.
Ma se stai in silenzio solo chi ti ama ti ascolta.
Mohandas Karamchand Gandhi


Avvertenza: 
La canzone che canta Raf è: "Belle" di Zaz
Bene... buona lettura!


Mi hai sentita Raf? ribadì Fire.
<< Ma sì che ti ho sentita… >> sussurrai rimettendomi a sedere.
<< Perché ho addosso questo cinto? >> le chiesi.
Tesoro, credo che dipendi da tua madre…
<< Cosa c’entra mia madre? >>
Beh… ecco… senti, non me la sento di dirtelo, okay? Devi scoprirlo da sola mi disse con la tenerezza negli occhi.
Annuii, ho scoperto fin troppo per oggi. Mi sdraiai e mi coprii gli occhi con un braccio.

Ti prego Dio, uccidimi pregai seriamente.
Una vecchia melodia mi tornò alla mente e mi riempì il cuore di una nostalgia straziante, le parole erano strane ma melodiose e non erano italiane. Non sapevo il motivo. Ma mi fece venire le lacrime agli occhi, mi lasciò il cuore a pezzi e l’anima in pena, come se avessi dimenticato o perso qualcosa… o qualcuno.
<< Belle… tu es si belle. >> cantai << qu’en te voyant… je t’ai aimèe. >>
Francese realizzai.
Erano parole francesi… ma io non lo sapevo il francese!
<< Belle… que j’aime tant… >> mi sfuggì una lacrima che rotolò veloce verso il lobo dell’orecchio << …depuis longtemps, je t’attendais.>> sussurrai seguendo la melodia che era nata nel mio cuore.
Che canzone è Raf? mi chiese Fire confusa.
Scesi dal letto, ignorandola. Non seppi nemmeno quel che stavo per fare finché non lo feci seriamente.
Il corridoio era illuminato solamente dalla luce soffusa dei raggi della luna, statue di angeli con grosse spade di marmo bianco e le tende nere di tessuto leggero legate assieme da un cordino all’estremità di ogni parete di vetro.
Rabbrividii, i piedi nudi e le gambe scoperte protette solo da un pantaloncino corto, una maglia oversize piuttosto trasparente che mi casca sulla spalla lasciando la pelle spoglia.
Il corridoio degli Angel finì e quello dei Devil iniziò a comparire piano piano, l’aria iniziò riscaldarsi… o ero io che stavo bruciando?
A differenza delle nostre, le stanze dei Devil erano chiuse da dei grossi portoni di legno di noce che terminavano in uno spuntone acuminato sullo stipite superiore. Le pareti erano dipinte di un rosso vinaccia inquietante e i lampadari erano fatti di cristallo nero e mandavano una luce plumbea.
A un certo punto un arco con su scritto incubatorio mi piombò davanti.
RAF COSA STAI FACENDO!!!! strillò Fire.
<< Voglio solo controllare una cosa… >> le sussurrai.
Nell’incubatorio?!?! mi chiese sfidandomi.
<< No. >> Fire tirò un sospiro di sollievo << Nella stanza di Sulfus. >> continuai con decisione.
Lei per poco rischiò di strozzarsi.
Che è sempre nell’incubatorio! replicò tossendo. Non le diedi retta e superai l’arco.
Una cinquantina di porte costellavano le pareti, nella parete sinistra c’erano le camere per le ragazze mentre quelle della parete destra nascondevano le camere dei ragazzi. Mi diressi alla parete di destra, su ogni porta c’erano scritti due nomi dorati incisi in un pezzo di legno un po’ più chiaro e rossastro di quello della porta, penso sia ciliegio ma non ero certa, attaccati con un chiodo, un nome per tutte e due le ante del portone. Scorsi velocemente i nomi con gli occhi affaticati ma svegli.
Wilfheart-Alexander, Tristan-Kane, Azrel-Zenith, Drakul-Farseer, Sargon-Christian, Grimoir-Thurstan, Nigel-Viktor.
All’ottava porta mi fermai.
Sulfus-Gas.
Guardai quei due nomi per un po’, totalmente concentrata.
E se non ci fosse?
Scossi la testa e feci un passo indietro. Cosa stavo facendo! Se mi beccano mi puniranno! Non è da me!
Feci un altro passo indietro e mi incamminai lontano da quella stanza.
<< Souviens toi... du temps où tu venais, chaque soir pour me rencontrer... >> sussurrai.
La melodia risuonò più forte nella mia testa, obbligandomi a rallentare. Dai Raf! Sei venuta qui per una ragione, no? Vuoi mollare proprio adesso? mi auto-rimproverai.
Mi guardai alle spalle e sospirando scossi la testa, sconfitta.
Tornai davanti alla porta della sua stanza e sfiorai con i polpastrelli la scritta dorata incisa nel legno. Chiusi gli occhi e appoggiai delicatamente il palmo della mano sul legno della porta.
<< Tu passais… si belle que j’en revais. Tu le sais, mon amie… je t’amais. >> mormorai aprendo gli occhi e spinsi la porta con decisione.
Entrai in punta di piedi e richiusi la porta dietro di me.

 
Due lettoni a baldacchino con coperte rosse e nere stavano uno di fronte all’altro, uno era vuoto mentre nell’altro…
Un corpo snello e atletico, delle braccia forti ma non eccessivamente muscolose, un petto abbastanza scolpito da mettermi in agitazione e un viso con degli occhi grandi e espressivi, una bocca carnosa e una mascella squadrata.
Arrossii leggermente e abbassai la testa.
Sulfus era sdraiato sopra alle coperte perfettamente intatte, le braccia incrociate dietro alla testa, una gamba piegata e il viso rilassato. Respirava lentamente e in modo regolare perciò immaginai che stesse dormendo.
Mi avvicinai lentamente e mi fermai ai piedi del letto.
Indossava una canottiera color antracite che metteva in risalto gli addominali scolpiti, pantaloni di una tuta neri, una piastrina militare argentata e sul collo si poteva intravedere anche la catenina nera di un’altra collana che però teneva sotto la canottiera, attaccata alla pelle.
Mi sedetti sul bordo del letto, accanto a lui.
Belle, oh ma si belle… tu t’en allais, sans m’écouter.” Cantai mentalmente ma non osai emettere un suono.
Allungai una mano, lentamente. Era più forte di me, non riuscivo a resistere.
Appoggiai delicatamente una mano sul suo petto, sopra alla piastrina militare, sentii una vibrazione sui polpastrelli, una sorta di attrazione chimica.
Feci scorrere dolcemente la mano sui suoi addominali e mi morsi il labbro inferiore per cacciare indietro un gemito di piacere. La mia mano scivolò più giù, fino ad arrivare al bordo della sua maglietta.
La tirai leggermente su, facendo pianissimo e ancora più piano gli scostai di un poco i pantaloni. Sulla pelle c’era la traccia di un tatuaggio a forma di goccia, con la punta rivolta verso il basso. Uguale al mio.
Oh mio Dio…
Soffocai un singhiozzo ma non allontanai la mano.
Tranquilla, non lo hai legato. Non l’hai baciato ma ci sei andata vicino, per questo il marchio è così sussurrò Fire.
Sfiorai delicatamente la pelle dei suoi addominali, tracciando i contorni della goccia, la sua pelle liscia scivolava perfettamente a contatto con la mia. La mano mi pizzicava, vibrava e bruciava al tempo stesso, probabilmente per effetto del Veto. Eravamo in forma sempiterna dopotutto…
Tirai via la mano e gli accarezzai dolcemente la guancia con il dorso delle dita, spostandogli una ciocca di capelli corvini. Cavolo com’erano morbidi!
 Un’ondata di tenerezza mi prese il cuore, tenendolo stretto in una morsa languida.
<< Belle, je t’attendrais… pendant longtemps, tu es si belle. >> sussurrai.
Sospirai e feci per allontanare la mano e alzarmi ma una mano mi bloccò il polso, facendomi cadere di nuovo addosso a lui.
Sulfus aveva gli occhi aperti adesso. Due occhi pieni di confusione e curiosità.
Arrossii violentemente e abbassai la testa, lasciando che i capelli mi coprissero parzialmente il viso.
<< Cosa ci fai qui Angelo? >> sussurrò lui, un mormorio basso e sexy da morire.
Beccata! sospirò Fire scuotendo la testa.

 
Ed eccomi quaaaa!!!!
E’ vero, è vero ho aggiornato anche ieri ma non ho resistito ad aspettare e ho voluto lasciarvi in bellezza!
LA CANZONE CHE CANTA RAF E’: “BELLE” di ZAZ.
Vi consiglio di ascoltarla perché avrà un ruolo importante nella storia.
Beh… che altro dire…
COMMENTATEEEE XDDD

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Capitolo 16
*** 15- Ancient melodies ***


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Ancient melodies
 
 
Prima di parlare: Ascolta.
Prima di reagire: Pensa.
Prima di criticare: Aspetta.
Prima di lasciar perdere: PROVACI
 

Troppo vicini!
Trattenni il respiro e chiusi gli occhi, le guance porpora di imbarazzo.
« Non sono costretta a rispondere. » ribattei debolmente.
Lui alzò un sopracciglio.
« Mmmh, analizziamo a fondo la situazione… » disse indicando con un cenno del capo i nostri corpi intrecciati.
Disgraziatamente avevo il petto appoggiato sul suo con i seni che chi gli sfioravano il costato. I gomiti erano appoggiati sul suo pettorale sinistro mentre le mani erano appoggiate dolcemente sul pettorale destro.
Arrossii violentemente e mi schiarii la voce.
« Sei praticamente sdraiata sopra di me, in una parte della scuola severamente proibita per voi Angel e in più mi stai toccando e secondo te io dovrei accettarlo senza problemi? » elencò con sarcasmo.
Sbuffai.
« Sei stato tu a mettermi in questa posizione! » protestai debolmente.
« Mi stavi toccando anche prima... » mi fece notare lui.
Sospirai abbassando la testa, sconfitta.
« E quindi? » sbottai 
« Te l'ho già detto e te lo ripeto. Non sono tenuta a risponderti! »
« E mi è piaciuto… »
« … e poi dovevo controllare una cosa… » farfugliai cercando una scusa plausibile finché il mio cervello non assimilò le sue parole.
Come come!?!?
« Ti è piaciuto… ? » sussurrai confusa.
Lui rise sommessamente vedendo la mia espressione e il suo petto tremò sotto di me, facendo alzare e abbassare anche me.
« E tranquilla so perfettamente perché sei qui… » 
Oddio, davvero?
« Davvero…? » sussurrai con voce strozzata.
« Certo… » rispose, sicuro di se.
Oh mio Dio!
No, non può saperlo. Non può sapere che l'ho quasi legato. Non può sapere del cinto! L'ho saputo io solo qualche minuto fa.
E se lo sa come cavolo ha fatto a scoprirlo!?!?
« Non hai saputo resistere al desiderio di me e sei venuta qua. Considerato come sono io, di sicuro sarà così. » mi prese in giro lui.
Ah…………………………


E IO CHE PER POCO NON MI FACEVO VENIRE UN'INFARTO!!!!
Rilasciai l'aria trattenuta nei polmoni e lo fulminai.
Cosa difficile perché il mio primo impulso fu quello di fargli gli occhi dolci.
« E come saresti tu, sentiamo! » borbottai.
Lui rise sonoramente ed io appoggiai la testa appena sotto il suo petto. Sentii perfettamente la vibrazione che si irradiava dal suo petto e si diffondeva sul mio orecchio e la mia guancia.
« Bello, dannato e impossibile. » rise lui. E quegli aggettivi lo descrivevano alla perfezione. ( Non sbavare Katy, non sbavare! *w* Ahahah! )
« E modesto sopratutto! Ricorda: chi ha la vanità a pranzo, avrà il disprezzo a cena.» beh rispondere con un aforisma non era il massimo ma…
« E chi si nasconde dietro una frase fatta ha perso gli argomenti. » rise lui.
« E comunque concordo solo sugli ultimi due aggettivi ma sul primo assolutamente no! » dissi comunque, per salvare quel po' di dignità che mi era rimasta.
« Mmmh… » avvicinò piano il dorso della mano vicino alla mia guancia, ma non mi toccò.
« Sicura? » mormorò.
La sua mano era così vicina che riuscivo a sentirne il calore. Il mio sguardo si incatenò al suo, i suoi occhi di puro oro fuso, caldi e magnetici, divennero talmente intensi che mi fecero venire le vertigini. 
Lui mi accarezzò la guancia, sfiorandola appena.
Una forte scarica di elettricità statica si formò tra la mia pelle e la sua. La pelle pizzicava e bruciava in tutti i punti in cui la sua pelle mi sfiorava.
Ma non faceva male… 
Dio, non faceva male per niente anzi godevo di quel bruciore. Come quando in spiaggia ti dimentichi di mettere la crema solare e il sole ti brucia la pelle, ma all'inizio non te ne accorgi nemmeno. La carezza del sole ti riscalda piano piano, facendo abituare la tua pelle al calore. Solo quando torni a casa e ti guardi allo specchio ti accorgi che sei diventata troppo rossa e che ti fa male essere sfiorata.
Un emozione impossibile da contrastare mi tolse il respiro e mi costrinse a chiudere gli occhi istintivamente.
Poi il mio respiro accelerò impercettibilmente, sbloccandosi dal suo stato di immobilità, e aprii gli occhi. Ora Sulfus non rideva. Proprio per niente. 
La luce della luna filtrava dai rami di una grossa quercia che cresceva a ridosso della parete di vetro. Rendeva la stanza argentea, ma anche di uno strano azzurro chiaro, che creava un'atmosfera misteriosa e surreale. I tratti del suo viso sembravano più bianchi e marcati, i suoi capelli di solito corvini catturavano la luce della luna prendendo sfumature blu notte, ma gli occhi…
I suoi occhi erano gli unici che avevano un colore caldo in quel momento. Come una goccia di sangue in mezzo al bianco immacolato della neve. Così intensi da catturarmi completamente.
Dio cosa poteva mai succedere con un solo bacio?
Una cosa così semplice ma unica, così intenso e puro, così intriso di mistero e oscurità. 
Ma non era il bacio in sé a creare il sacrilegio… no… era il sentimento che lo legava.
Ma io non amavo Sulfus, no? La nostra era pura attrazione, pura chimica animale pronta a morire una volta soddisfatta.
Ma non potevo farlo ad ogni modo.
Lo avrei legato a me per la vita e io non potevo fargli questo…
Va bene che non mi stava simpatico ma… la vita di ognuno è preziosa.
Non potevo farlo. O almeno finché lui non avesse saputo la verità.
Avrei lasciato scegliere a lui. Se avesse ritenuto che mettere la sua vita nelle mie mani sarebbe stato giusto e che lo avrebbe fatto volentieri… io lo avrei accontentato.
Ma non sono così superba da darlo per scontato. Di sicuro lui non lo avrebbe mai accettato.
Porsi la guancia verso la sua mano, in cerca di conforto, e lui me la accarezzò con la punta delle dita lasciandomi una scia bruciante in tutti i punti in cui la sua pelle era entrata in contatto con la mia.
« Assolutamente… » sussurrai, gli occhi socchiusi.
Lui si tirò un po' su, appoggiando la schiena alla testata del letto.
« Ah sì? » mi chiese ironicamente.
« Certo… » risposi incrociando le braccia sul suo petto e appoggiandoci sopra il mento.
Lui rise.
« Comoda? » 
« Molto… » risposi sorridendo.
Lui mi accarezzò dolcemente la schiena.
« Sei sicura che non vuoi dire niente sul perché sei qui? » ritentò lui.
« Sì, e non mi smuoverai di un millimetro su questo argomento. » dissi alzando gli occhi al cielo con aria spazientita.
« Mmmh… questo mistero non mi farà dormire la notte. » si imbronciò giocosamente lui.
Sulfus col broncio è… sexy.
« A proposito, dov'è Gas? » chiesi incuriosita.
Lui rise sommessamente e scosse la testa.
« Diciamo che i Devil di notte non sono mai in camera loro, chi per una ragione chi per un'altra. Sei stata fortunata prima, ma questa sera è piuttosto tranquilla. »
Lo guardai stupita.
« Io se di notte non dormo poi il giorno dopo sembro una zombie uscita dal laboratorio di Frankeinstain in persona! Ma voi non dormite mai? »
« Certo che dormiamo, durante le lezioni però. » 
Alzai un sopracciglio.
« E non vi dicono niente? » chiesi stranita.
Lui si strinse nelle spalle.
« Generalmente no. Siamo Devil te lo sei dimenticata? Comunque è meglio abbassare la voce, qui le pareti non sono molto compatte e si sente tutto fuori. » mormorò.
Annuii e mi guardai intorno.
Quella stanza era gigantesca!
In fondo c'era un camino di roccia nera e dentro, le braci ormai semi spente diffondevano un lieve calore. Ai lati della parete di vetro c'erano pesanti tende, anch'esse nere e accanto al camino, nell'angolo, una scala di pietra grigia e marrone scuro portava a un piano superiore che si poteva intravedere sopra al camino, di cui l'interno era coperto da un parapetto di legno di ciliegio. Accanto al letto, vicino alla parete di vetro c'era un comodino con sopra un iPod, un bicchiere di cristallo mezzo vuoto e la carta di una cicca accartocciata.
Ma la mia attenzione fu catturata principalmente dal piano sopra al camino.
« Cosa c'è là? » chiesi indicando il parapetto di ciliegio.
« Ti intrufoli in camera mia e in più vuoi farti i cazzi nostri? » mi chiese fingendosi indignato.
Alzai gli occhi al cielo, arrossendo leggermente perché aveva perfettamente ragione! Io non dovevo neanche essere lì.
« Era tanto per dire! » 
Lui mi squadrò un'attimo e poi si sedette, trascinando anche me.
« Vieni, ti faccio vedere… » disse scendendo svogliatamente dal letto.
Mugolai per protesta e mi sedetti sul bordo del letto mentre lui stirava le braccia sopra la testa, nel farlo la maglietta gli salì sulla pancia, rivelando muscoli incredibili. Non mi accorsi che lo stavo fissando finché lui non mi guardò incuriosito e, mio malgrado, arrossii.
« Dai! Altrimenti mi addormento! » disse scocciato.
Mi imbronciai. Ecco, un momento toccante buttato nel cesso.
« Sei sempre così dolce e carino? » chiesi alzandomi ma tenendomi a debita distanza.
« Sempre. E tu fissi sempre i ragazzi con cui duelli ogni giorno? »
« E tu tocchi ogni Angel che ti capita a tiro? » ribattei alzando, fiera, il mento. Lui sorrise divertito.
« Ovvio. » 
Mi accigliai. Bugiardo.
« Non mi hai ancora risposto Angelo. Fissi tutti così? »
Così? Così come?
Salii su uno scalino e lui si sistemò dietro di me.
Avrei voluto rispondere con un bel spavaldo e deciso “Certo! Sempre.” tanto per prenderlo un po' in giro ma mi venne fuori un infantile: « Non ti stavo fissando. » 
Continuai a salire i gradini e lui rise. 
« Non si dicono le bugie Angelo. » mi rimproverò bonariamente.
« Ma sentì da che pulpito viene la predica. » brontolai. 
Finalmente arrivammo al piano superiore ma… non si vedeva un accidente!
Sentii Sulfus spostarsi dietro di me e prendere qualcosa che, dal rumore, doveva essere di metallo.
Sentii uno schiocco e un'odore di legna e resina bruciata, aromatico e forte al tempo stesso.
 Sulfus odorava di menta. Non quell'odore fastidioso e acido del dentifricio o delle caramelle, ma quello leggero e saporito della piantina selvatica, bagnata con gocce di rugiada fresche. Ma non era solo menta, mi sembrava ci fosse anche una traccia di pino, forte e dolce al tempo stesso. Una sinfonia di odori freschi e piacevoli che mi ricordava la foresta di notte.
 Una fiammella si accese e mi accorsi che Sulfus aveva acceso una candela, poggiata sopra un piattino di rame, con un manico riccioluto sui bordi.
Lui appoggiò il polpastrello sulla punta della fiammella e questa brillò con maggiore intensità, illuminando quasi tutta la stanza.
Era una sottospecie di soffitta con dentro ogni ben di Dio. Una cinquina di bauli, armadi, cassetti di foggia antica e uno scaffale pieno di libri vecchi e dall'aria delicata, tutto era ricoperto da un sottile velo di polvere. E poggiata accanto a un baule di legno non ben identificato riposava placidamente una chitarra marrone chiaro che non sembrava poi così malandata, era ancora lucida ed era l'unica cosa pulita e senza alcuna traccia di polvere.
Mi avvicinai e mi accovacciai per guardarla meglio. Sulfus si sedette accanto a me, le gambe piegate e le braccia appoggiate al pavimento, per sostenerlo.
« Questa è Stray Earth. » mi disse.
Lo guardai incuriosita.
« Perché l'hai chiamata così? »
«  In realtà… il nome ce l'aveva già. » disse dando un colpetto leggero in un punto sulla chitarra. Io allungai la mano e feci scorrere il dito dove l'aveva colpita lui. Il legno era inciso con delle lettere ma non riuscivo a vederle, era troppo buio.
« Di chi sono tutte queste cose? » chiesi guardandomi attorno affascinata.
Lui scosse la testa e si strinse nelle spalle.
« Quando ci hanno assegnato le stanze c'erano già. » 
Riportai l'attenzione su Stray Earth e la presi con delicatezza. Le corde vibrarono, diffondendo un suono melodioso.
« La sai suonare? » chiesi senza staccare gli occhi dalle corde.
« Sì. » allungò le mani per prenderla e io gliela porsi con delicatezza, mi sistemai accanto a lui e lui tirò fuori un triangolino di metallo che guardai con curiosità. Sorrise vedendo il mio sguardo curioso.
« Questa è una pulce. Si usa per pizzicare le corde. » disse facendo vibrare le corde in un accordo ritmico e pulsante.
Annuii.
Lui iniziò a suonare dapprima con lentezza e facendo sentire le pause, rendendole fin troppo lunghe e evidenti poi con fluidità e armonia.
Riuscii a riconoscere le note di: Walk Away di Chris Clouse.
« So i walked away walked away. Allora me ne sono andato via sono andato via.
Cause i heard you say it'll never be same. perche ti ho sentito dire, non sara mai lo stesso.
Should've walked away walked away. Sarei dovuto andare via, andare via.
Voice inside me shouts out loud. La voce dentro di me, grida.
The silent feels more silent now. Il silenzio è ancora più silenzioso ora. » cantò per poi eseguire un rif. ipnotico e melodioso.
« I often wonder whats the truth. Molte volte mi chiedo qual'è la verità.
Were not too good what not to do. Quello che non e molto buono, quello da non fare.
So many days inside this carwheel. Così tanti giorni dentro questa ruota.
To many ways you can move. Troppe forme in cui ti puoi muovere.
Till your standing still. Finché non rimani in piedi e fermo.» cantammo insieme per poi scoppiare a ridere. Ma lui smise subito e mi chiese:
« Prima stavi cantando una canzone. Ti va di farmela sentire? »
Io arrossii leggermente ma infine annuii, mi schiarii la voce e feci un respiro profondo.
« Belle, tu es si belle. Qu'en te voyant. Je t'ai aimée. » cantai, un po' imbarazzata. Lui mi ascoltò con attenzione e poi iniziò a suonare qualche accordo e quando vidi che cominciava a somigliare alla melodia che c'era nella mia testa continuai.
« Belle, que j'aime tant. Depuis longtemps. Je t'attendais. » 
Sulfus aggiustò la melodia rendendola perfetta e quando mi guardò per dirmi che potevo continuare io cantai seguendo la melodia.
« Souviens toi, du temps où tu venais. Chaque soir pour me rencontrer. »
Lo guardai. Le lacrime agli occhi e il cuore stretto in una nostalgia straziante. La sua espressione vacillò e un'altra prese il suo posto. Una più profonda e piena di… dolore. Pietà.
« Tu passais , si belle que j'en rêvais. Tu le sais, mon amie, je t'aimais. » cantai, un nodo in gola e lacrime trattenute.
« Belle, oh ma si belle.Tu t'en allais. Sans m'écouter. » cantò interrompendomi o meglio, cantando al posto mio perché erano esattamente le stesse parole che avrei detto io.
« Belle, je t'attendrais. Pendant longtemps…tu es si belle. » cantai.
La chitarra suonava a tempo della melodia, nata nel mio cuore.
« Belle, que j'aime tant. Je t'attendrais. En te rêvant. » cantò lui.
« Puis un jour… un jour tu passeras. Près de moi, ma Belle, tu viendras. » cantammo all'unisono.
« Nous ferons alors, si tu le veux. Ce jour là. Le beau voyage à deux. » 
Ci interrompemmo, solo la chitarra suonava in quel momento. Ripetendo sempre le stesse dolci e nostalgiche note. Poi lui si interruppe e sospirò, massaggiandosi la radice del naso con l'indice e il pollice.
Abbassai la testa, un po' a disagio e sempre con la nostalgia nel cuore.
Alla fine si alzò e mi porse la mano per aiutarmi ad alzarmi.
« Dai torniamo giù. » sussurrò.
Sbadigliai e gli presi la mano. Una lacrima sfuggì e rotolò veloce lungo la mia guancia. Sulfus sembrava a disagio. 
Probabilmente non aveva mai visto nessuno piangere.
Cercai di tirarmi su ma ero rimasta priva di forze, non riuscivo neanche a stringere i pugni.
« Non… » iniziai ma un istante dopo mi aveva già presa in braccio. Mi andò il cuore in gola.
« Sulfus… »
« Sono in debito con te, no? » 
Scese un gradino mentre lo guardavo con gli occhi sgranati.
« Non… non che io ricordi. » mormorai decisamente presa in contro piede.
Lui mi guardò dall'alto con una vena di tenerezza negli occhi.
« Quando ho avuto quella visione tu mi hai aiutato. Non voglio sentirmi in debito. » mi disse con aria distaccata.
« Visione…? » sussurrai.
« Non fingerti sorpresa. So benissimo che l'hai vista anche tu. »
Mi rannicchiai di più contro il suo petto mentre lui mi portava, come se fossi una bambina.
Il mio orgoglio voleva gridargli di mettermi giù ma ero troppo stanca per litigare.
Alla fine chiusi gli occhi e mi liberai delle ultime note che suonavano ancora nella mia testa.
« Belle, si tu le veux, nous serons deux… nous serons deux.» sussurrai mentre lui mi appoggiava dolcemente sulle coperte e appena toccai il cuscino con la nuca mi addormentai in un sonno sereno e profondo, dimentica di tutto tranne una persona, una ragazza dal viso simile al mio che mi stringeva la mano e mi cullava dolcemente.


Ciaooooo!!! XDDD
Allora questo è stato un capitolo molto profondo e tenero. Può darsi un po' non sense ma…
Va beh…
Diciamo che sto allungando un po' i capitoli perché l'episodio 3 e 4 non li metterò, se non qualche pezzetto della storia perché tanto non succede niente e non volevo riempire la storia di momenti inutili.
Avrete notato il mio commentino a circa metà storia, scusate ma… NON HO SAPUTO RESISTEREEE XD
Comunque spero che vi sia piaciuto e se vi è piaciuto lasciate un commento.
Come sempre mi troverete sempre qui e ci vediamo nel prossimo capitolo. Bella raga!
Baci da Katy =*

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Capitolo 17
*** 16- Weak point ***


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A Sere e Aislinn 
Grazie per aver creduto in me…
E grazie Bibuba_Chacha per aver chiesto la mia amicizia che io accetto volentieri…

WEAK POINT ( Punto debole. )

E se tu dormissi?
E se nel sonno tu sognassi?
E se nel tuo sogno salissi al cielo 
e lì cogliessi un mirabile fiore?
E se al tuo risveglio 
quel fiore…
fosse fra le tue mano?
            Samuel Taylor Colaridge


Un tenero tepore si diffuse nel mio corpo.
Mi ricordava il mare… quando da piccola andavo assieme ai miei genitori al mare Adamas, una piccola oasi di pace e tranquillità, dove la sabbia era fine e più morbida di un letto di piume, più bianca della neve d'inverno. Le sue acque cristalline profumavano di salsedine e un profumo che io adoravo… sole. Tutto lì profumava di sole e estate, i gabbiani volavano tranquillamente nel cielo limpido e le palme frusciavano dolcemente al passare gentile del vento. Una volta mi divertivo a stare per ore in acqua, lo trovavo rilassante e in qualche modo rassicurante, come l'abbraccio di un padre che ti offriva protezione e sicurezza. Poi quando la pelle delle mani e dei piedi diventava cotta e bianca finalmente uscivo dall'acqua e mi sdraiavo sfinita sulla riva asciutta e riscaldata dal sole. Lì chiudevo gli occhi e aspettavo che il sole mi asciugasse, sentendo quel caldo tepore su tutto il corpo, in ogni centimetro di pelle nuda e scoperta.
Così mi sentivo in quel momento, in quello stato di dormiveglia. Come essere riscaldati dal sole.
Aprii gli occhi, dolcemente per non ferirli a causa della luce chiara e surreale.
Sentivo il suono familiare di un battito, il battito di un cuore che riposava sereno. Riconobbi la morbidezza e la dolcezza della pelle e il profumo meravigliosamente fresco. Il regolare alzarsi e abbassarsi del suo petto che era tutto il mio mondo ormai, sentivo di combaciare coi suoi respiri con i battiti del suo cuore…
Perfettamente sincronizzati.
Alzai un po' la testa, sentendola leggera e rilassata. Sulfus era disteso sotto di me, il viso dolce e vulnerabile al tempo stesso. La carnagione chiara risaltava ancora di più grazie hai deboli raggi che filtravano attraverso pareti di tela ondeggiante, in mezzo alle pieghe di stoffa c’erano austere colonne doriche di marmo nero perlaceo. Eravamo sopra un letto grande e lussuoso con lenzuola di seta e grossi cuscini blu notte, grigio antracite e viola intenso. Non sapevo come ma conoscevo quel posto, e avrei scommesso la vita che fuori c'era un campo di papaveri dai petali neri e dei boccioli rosso sangue un cui dentro brillava luminoso il polline giallo. Alberi di mele rosse, pini, aceri e querce giovani circondavano la tenda, proteggendola.
I primi raggi di luce stavano rischiarando timidamente il cielo, ancora scuro nell'orizzonte opposto e costellato da stelle luminose.
Eravamo coperti da un lenzuolo troppo trasparente, quasi un velo. Il suo odore mi pervadeva e mi accendeva i sensi.
Abbassai gli occhi e sentii le gote riscaldarsi tragicamente. Ero completamente nuda! Ed ero anche sopra a Sulfus! 
Nudo anche lui. Solo il velo ci copriva al mondo esterno.
Aaaah…!
Chiusi gli occhi e smisi di respirare, il calore che avevo avvertito prima ora era aumentato a dismisura. Mi sentivo bruciare in tutto il corpo, mi sembrava che perfino la mia anima bruciasse. 
« Elena… » un sussurro debole e roco…
 Apparteneva a una voce tremendamente sensuale… una voce capace di sedurre una ragazza con una sola parola.
Aprii gli occhi, sollevando le palpebre lentamente.
Sulfus mi stava guardando con dolcezza e una nota di preoccupazione.
Ma chi era Elena?
« Che cos'hai, amore? » mi chiese.
Un brivido di tenerezza e compiacimento mi pervase a sentirmi chiamare così.
« Sono ferita, Paride… » sussurrai.
« Fra poco… ci divideranno… ci costringeranno a vivere separati per sempre. Vivremo decine e decine di vite, senza mai incontrarci, senza mai poterci amare in pace. » mormorai agonizzante, le lacrime agli occhi.
« Non potrò più vedere mia sorella Aislinn, che già ha sofferto molto visto che suo padre l'ha costretta a rimanere nascosta agli occhi del mondo, assieme a tuo fratello. Sono due emarginati e nessuno sa della loro esistenza…! » singhiozzai amaramente, le lacrime mi solcava le guance con violenza, gli occhi bruciavano e il cuore gridava di aver pietà.
« Non voglio che subiscano anche questo! »
« Ssh… » mormorò lui stringendomi più forte tra le braccia. 
« Non piangere, lo sai che mi fai male… »
Annuii sul suo petto nudo, così bello da far invidia a Poseidone e Zeus messi assieme.
Lui era il mio Dio, la mia ragione di vita! Non lo avrei rinnegato per nulla al mondo.
« Voglio chiedere a mio padre di ammorbidire la nostra punizione… » dichiarò lui.
« Voglio che almeno Aislinn stia con te durante tutte queste vite, voglio che almeno tua sorella ti stia accanto. »
Io lo guardai con gli occhi ancora lucidi di pianto.
Suo padre, quello vero, non aveva buoni rapporti con il mio, dopo avergli  strappato la moglie sarebbe stato naturale rifiutare qualsiasi tipo di collaborazione.
Ma era anche vero che suo padre era uno dei tre pezzi grossi sull'olimpo… forse avrebbe avuto qualche possibilità.
Annuii e alla fine presi una decisione.
Volevo che nemmeno lui rimanesse da solo in questa prova… o meglio… punizione che ci avevano inflitto.
Gli accarezzai dolcemente i capelli, così morbidi e ondulati di un nero intenso, corvino… mi venne di nuovo da piangere quando realizzai che non avrei mai più potuto toccarlo. Che non avrei mai più potuto baciare quelle labbra di corallo, quella carnagione perlacea, che non avrei mai più potuto prendermi in quegli occhi intensi che erano di un blu oltremare spettacolare nella sua vera natura. Ma la sua vera natura non affiorava mai in superficie e quelle poche volte era solo quando era da solo con me e quando lui si lasciava andare.
Momenti rari che non avrei mai dimenticato.
« Parlerò anch'io con mio padre. » dissi con tono deciso e solenne.
« Voglio che anche tuo fratello Enea ti stia vicino in questa prova. »
Lui scosse la testa e mi guardò implorante.
« No Elena… non voglio che ti metta in mezzo… »
« Ormai ho deciso Paride, questa situazione riguarda anche me. » lo interruppi tirandomi su, facendo leva con le braccia mi misi in ginocchio e lo guardai dall'alto.
Non mi importava se ero nuda. Sentivo che con lui avrei potuto permettermi questa confidenza e molto… molto altro.
Lui girò il busto verso di me e si appoggiò con un braccio, per tenere su il torace.
« Non riuscirò a farti cambiare idea, vero? » mi chiese dolcemente.
Scossi la testa e i capelli mi ricaddero sui seni, coprendoli. Ormai il cielo era sulle tonalità del rosa e arancione. Il sole sorgeva e i miei capelli presero le sfumature del cielo. Ovviamente questo era un debito che avevo con mio padre. Assieme alla testardaggine e all'autorità, ovviamente.
Lui sospirò e si tirò su, mettendosi a sedere.
Io lo guardai con decisione e lui fece un sorriso amaro.
« Ne riparliamo con calma dopo, quando ci avrai riflettuto per un po'. » mi disse avvolgendo le mani sui miei fianchi, avvicinandomi impercettibilmente a lui.
Sbuffai imbronciata e puntellai le mani sul suo petto, cercando di spingerlo via, ma era come spostare un muro di pietra.
« E questo cosa significa? » domandai un po' offesa.
Lui rise sommessamente scuotendo la testa bonariamente.
« Ah, Elena… » sospirò lui « … significa che sei pazza! »
« Ah! Io sono pazza? » ribattei accigliandomi giocosamente.
Mi sorrise con una tenerezza disarmante e un'ondata di amore rischiò di fermarmi il cuore.
« E io devo essere pazzo a sopportarlo… » sussurrò accarezzandomi le spalle, spostando le ciocche che nascondevano i seni. Il suo tocco era più leggero delle ali di una farfalla e più morbido dei petali di una rosa.
Appoggiò la guancia bollente sul mio petto, appena sulla sommità dei seni.
« Beh, cosa credevi che avrei fatto? » gli sussurrai circondandogli le spalle con le braccia e affondando le dita nei suoi ricci morbidi.
Scosse la testa, strusciando dolcemente la testa contro il seno e inspirò profondamente.
« In realtà sapevo che avresti detto una cosa del genere. Ti conosco benissimo ormai. » 
Sospirai e appoggiai la testa sui suoi capelli corvini , lui mi attirò ancora di più a se, facendo aderire ancora di più i nostri corpi l'uno contro l'altro, gli cinsi la schiena con le ginocchia, aggrappandomi ancora di più a lui. 
Lo volevo vicino, lo volevo sentire dentro di me. Nell'anima, nel cuore, nella mia essenza.
Volevo ricordare il suo profumo di menta e pino selvatici, volevo perdermi nell'ambra brillante dei suoi occhi, ma volevo anche vedere il vero colore dei suoi occhi… quegli occhi così simili a quelli del padre… ma in qualche modo più profondi.
« Voglio vederti… » mormorai implorante.
Lui alzò la testa ma io non spostai le mani, tenendolo stretto a me.
« Elena… » protestò con voce tremante.
« Ti prego… questa è l'ultima volta che ti vedo! » pregai.
Lui sospirò e chiudendo gli occhi accostò la fronte alla mia.
« Lo farò solo se tu mi prometti di non interferire… »
« Ma… ! »
« Prometti. » mi interruppe, dolce ma deciso.
Mi lasciai scappare un sospiro tremante, e distolsi lo sguardo.
Per nulla al mondo avrei rinunciato… ma…
« Va bene. Te lo prometto. » mentii.
Sperai che non si accorgesse della bugia, ma lui annuì soddisfatto e chiuse di nuovo gli occhi.
Il simbolo che aveva sulla fronte, una m con le punte rivolte verso l'alto, si illuminò di una luce bianca, venata di sfumature bluastre.
Era così intensa che mi costrinse a chiudere gli occhi.
E quando gli riaprii… respirare divenne più impegnativo di quanto immaginassi.
Le iridi ora erano blu, un blu intenso, oltremare, sfumate con sfumature di azzurri e blu più chiari, celeste, indaco ma anche blu di Prussia e qualche sfumatura di un brillante verde scuro e acquamarina.
« Bellissimi… » mi lasciai sfuggire, accarezzandogli una guancia, morbida e bianca come la neve.
« Reietti… » mi corresse abbassando lo sguardo. Le folte ciglia nere nascosero quegli occhi del colore del mare.
Io scossi la testa, indignata.
« Bellissimi… » ripetei guardandolo quasi con severità.
« Elena… ti prego… »
« No, devi accettarlo, devi accettare le tue origini. » replicai duramente.
Lui sospirò ma non alzò lo sguardo.
Perché… ? Perché faceva così?
Suo padre l'aveva traumatizzato a tal punto? Lo odiava così tanto?
Va bene che era stato una nascita indesiderata e ormai Zeus lo voleva morto, ne ero certa ma… non poteva far finta di niente.
Sarebbe stato troppo facile così…
Sulfus, o meglio… Paride fece scorrere dolcemente le labbra lungo il petto fino a raggiungere l'incavo del collo. Mi irrigidii immediatamente.
Quelle labbra carnose mi esploravano il petto e i seni in una carezza morbida e sensuale fino a ritornare di nuovo all'incavo del collo.
Oddio… sapevo cosa voleva fare.
Un debole gemito di protesta e piacere mi sfuggì dalle labbra. 
« Lo sai che riesci sempre a trovare il mio punto debole? » mi sussurrò, la voce attutita dal contatto con la mia pelle. Mi sentivo morire…
« Paride… » sussurrai.
Lui per risposta mi assaggiò, una leggera carezza con le labbra, un colpetto con la lingua. Troppo breve per soddisfarmi ma abbastanza lungo da farmi eccitare. Gemetti e reclinai la testa all'indietro, esponendo il collo. Lui rise sulla mia pelle.
« Lo sai dove voglio arrivare, non fare così… » mi sussurrò lui.
« E tu non cambiare discorso… » protestai, il respiro spezzato.
« Non lo sto cambiando. Il discorso è sempre lo stesso, lo sai… » disse amareggiato.
Gemetti e alzai gli occhi al cielo senza farmi vedere e raddrizzandomi gli dissi: « Beh, se la pensi così, è solo e soltanto colpa tua… »
Lui fece una smorfia e, prendendomi per la vita, mi spinse sul letto, sovrastandomi.
« No, è colpa tua… »
Sbuffai.
« Spiegami come potrebbe mai essere colpa mia. » 
Perché, sinceramente, io proprio non lo capivo.
« Come? » disse alzando un sopracciglio.
Oh, oh… guai in vista.
Teneva gli avambracci di fianco alla mia vita e non mi potevo alzare perché sarebbe stato come spostare un muro di acciaio e non un petto normale.
Per gli Dei…“normale” non era un'aggettivo contemplato nel suo vocabolario in realtà pensai fissandolo.
Riprese da dove si era interrotto, le sue labbra ricominciarono a tormentare la pelle del mio petto, delle spalle, fino all'incavo del collo.
Mi inarcai sotto di lui, spingendo i seni contro il suo petto.
« Penso che tu sappia benissimo “ come ” » sussurrò.
Le sue labbra salirono, sulla giugulare appena sotto il mento.
« Ti prego non mi toccare… lì » quasi supplicai.
Rise… e di gusto anche.
« Tu sei mia Angelo… completamente. »
Chiusi gli occhi, gemendo contrariata ma eccitata fino alla morte.
Lui fece scivolare le labbra sul lato del collo, scandalosamente vicino alla zona sensibile.
Gemetti forte e lui dovette baciarmi per evitare di farmi urlare, ma non rinunciò al contatto col mio collo, massaggiandolo con le mani sempre evitando accuratamente la zona sensibile dietro al collo, vicino alla spina dorsale ma la massima sensibilità era dove c'era la voglia…
«Ssh… » sussurrò con un sorriso compiaciuto.
« Sai cosa penso? » mormorai, il respiro affannato e il sangue che mi pulsava con furia nelle vene.
Lui mi baciò di nuovo, sulla giugulare questa volta.
« Cosa? »
« Penso che tu sappia fin troppo bene quale sia il mio punto debole. »
Sorrise, avvicinandosi al cerchio sensibile attorno alla voglia.
Il respiro ormai completamente fuori dalla mia portata, la vena delle tempie mi pulsava così forte che non riuscivo neanche più a pensare.
Lui mi schiaccio ancora di più sotto di se, stringendomi la vita con possesso. Ero completamente nelle sue mani a quel punto.
« Sì, lo penso anch'io… » mi sussurrò all'orecchio.
Sentii il suo respiro sulla voglia, sospirai e chiusi gli occhi.
Lui schiuse la bocca e mi leccò il contorno del cerchio, nella zona x.
Il cinto mi mandò un’ondata di eccitazione che mi scosse l’intero apparato riproduttivo.
Gridai quando lui iniziò a succhiarmi la voglia, con possesso ma dolcemente, senza essere troppo brutale. I miei fianchi si mossero da soli, inarcandosi verso di lui, lo volevo sentire dentro di me.
Ora.


Sulfus

Raf si era addormenta da mezz'ora ormai, ho cercato di sdraiarmi e fare lo stesso, ma proprio non riuscivo ad addormentarmi.
Mi accigliai e guardai fuori dalla finestra infilando le mani nelle tasche della tuta.
Perché era venuta qui? E perché non me lo voleva dire?
Mi irritava doverci restare a rimuginare, togliendomi le ore di sonno.
Mi stiracchiai, in questa stanza iniziava a fare un caldo infernale!
Mi sfilai la canottiera, tanto Raf stava dormendo beatamente nel letto e non le avrei creato alcun disturbo. 
La guardai turbato ma appena il mio sguardo si posò sul suo viso mi rilassai subito.
Perché non riuscivo ad arrabbiarmi per più di due secondi con lei?
Entrai in bagno e, non avendo nient'altro da fare, accesi l'acqua della doccia. 
L'acqua gelata iniziò a scorrere obbediente, perfetto.
Mi tolsi anche i pantaloni e entrai in doccia.
L'acqua ghiacciata mi diede una tregua da tutto il calore che sentivo dentro e che permaneva nella stanza.
Cercai di non pensare assolutamente a niente, per poter rilassare anche la mente. Ma chiedevo troppo perché la mia mente continuò a rimuginare su quello che era appena successo.
Tenni gli occhi chiusi tutto il tempo ma poi, dopo almeno 20 minuti che ero sotto la doccia, qualcosa nell'aria cambiò.
Un profumo aleggiò nell'aria. Spensi l'acqua e uscii dalla doccia.
Eh sì… qualcosa era decisamente cambiato.
Qualcuno nei paraggi o nella camera accanto stava facendo sesso. Ne sentivo l'odore.
Quel potere era un dono della sua specie, qualunque creatura demoniaca specialmente se creata dalla lussuria e dalla superbia avrebbe sentito la stessa cosa.
Ma mentre mi rimettevo i pantaloni l'odore dell'eccitazione si fece più intensa facendomi irrigidire sia il corpo che l'uccello.
C'era sempre qualcuno che faceva sesso a quell'ora ma di solito quasi tutti si allontanavo in un luogo più appartato, per non far sentire l'odore agli altri e così attirare l'attenzione delle creature superbe e lussuriose, come me Kabalè e Kabiria.
Un po' dubbioso uscii dalla stanza.
Raf giaceva sul letto, le mani chiuse a pugno e il petto scosso dagli ansiti. 
Il mio respiro si bloccò quando la sentii gridare, muovendo i fianchi come se volesse accogliere qualcuno dentro di sé.
Cazzo.
Strinsi lo stipite della porta di legno con forza, cercando di resistere al richiamo della sua essenza.
Lei agitò la testa avanti e indietro.
Non riuscii a impedirmi di immaginarmi sopra di lei, a fare il suo stesso movimento mentre la penetravo. Con forza sarei entrando dentro di lei, facendola mia e l'avrei scopata così forte che lei sarebbe venuta nel giro di trenta secondi, chiedendomi di farle ancora più male.
Cazzo, mi viene subito duro, i testicoli si ingrossano e la testa cominciò a girare.
Raf continuava a dimenarsi, i pantaloncini si erano abbassati pericolosamente sui fianchi, riuscivo a vedere il bordo delle mutande ma non avevo bisogno ti toccarle per sapere che erano bagnate fradice. Emanava un potere letale e seduttivo impressionante, degno della peggiore creatura dominata dalla lussuria e dalla libidine.
Staccai la mano dal legno della porta e mi avvicinai cauto.
Le lenzuola erano tutte attorcigliate e il cuscino era caduto per terra.
« Ti prego… » implorò lei « …ti prego toccami! »
Mi scappò un verso a metà tra un gemito e un ringhio. Gli strinsi i fianchi, per farla stare ferma ma calcolai male le distanze… perché da lì il suo odore era ancora più forte.
Lei gemette e strinse le lenzuola tra le mani. Il mio cervello a quel punto si spense completamente.
Feci risalire la mano lungo la sua coscia e appoggiai un dito lì, proprio dove lei voleva che arrivasse e scoprii che avevo perfettamente ragione. Era bagnata fradicia.
Le gridò e inarcò i fianchi verso la mia mano ma io non spostai il dito di un solo millimetro. L'ostacolo della stoffa dei pantaloncini mi dava fastidio così infilai il dito e le massaggiai con calma la vulva.
Lei gemette, un gemito rovente, e spinse ancora i fianchi verso di me. A quel punto non resistetti più e le infilai un dito dentro facendola gridare di piacere. Ansimava e si contorceva muovendo i fianchi a ritmo con i movimenti del mio dito.
Dentro, fuori, dentro, fuori…
A lei piace, la sento fradicia mentre le massaggio il clitoride con frenesia.
Non ci volle molto e la sentii calda e più tesa. E venne gridando, un'espressione di sollievo e piacere si impressero sul suo viso. Respirava ancora a fatica ma ora che era stata appagata si era lasciata andare.
Ma io no…
Lo sentivo ancora pulsare, mi tirava come un'ossesso nel desiderio di penetrarla selvaggiamente, sbatterla sul letto e farla mia.
Cazzo mi sa che dovrò masturbarmi.
Fanculo Sulfus, quando mai hai avuto il bisogno di masturbarti per liberarti le palle, eh?
In realtà l'unica cosa che mi frenava dal farla mia era il Veto, perché vedendo quelle ali bianche immense che si stavano dimenando assieme a lei era il mio  principale post it per ricordarmi che lei non era come me, ne tanto meno dei nostri.
Raf ansimava ma aveva gli occhi aperti e mi stava fissando, fissava la mia mano infilata ancora nei suoi pantaloncini il mio dito era ancora dentro di lei e la accarezzava. Ma a lei non sembrava dispiacere, anzi, chiudeva gli occhi e reclinava indietro la testa, come per percepire meglio quella sensazione.
Ma era imbarazzata, le sue guance arrossate la tradivano. 
E in più evitava il mio sguardo.
Più che comprensibile.
Considerata la situazione… mi veniva da ridere.


Raf 

Oddio non ci posso credere!
Cavolo che imbarazzo…
Sentivo il suo dito che ancora mi accarezzava appena vicino al clitoride. Non abbastanza da eccitarmi ancora ma abbastanza da provare leggere scosse di piacere in tutto il basso ventre.
Reclinai la testa all'indietro per godermi, nonostante tutto, quella strana sensazione di pienezza. 
Il mio cervello era ancora annebbiato dall'orgasmo, il mio primo orgasmo in tutta la mia esistenza, per registrare completamente la situazione.
« Sulfus! Sei qui ? » sentii un vocione da dietro la porta.
Oh mio Dio! Se mi trovava qui…
Ma che cavolo chi se ne frega se mi vede qui la cosa più sconvolgente era che Sulfus ha ancora un dito dentro di me! Come potevamo spiegarlo questo senza che gli altri traggano conclusioni sbagliate?
« Sì, sono qui. » rispose calmo Sulfus ma vidi che una smorfia infastidita s'impresse sul suo viso.
« Sulfus… » sussurrai, gli occhi sgranati e ancora lucidi. 
« Tranquilla, tu non fiatare lascia fare a me. » mi sussurrò ma non tolse il dito e continuò ad accarezzarmi, questa volta andando un po' più in profondità. Mi morsi il labbro per trattenere un gemito.
« Wow, qui si che ci deve essere un gran bel pezzo di femmina. » disse un ragazzo piuttosto… ehm robusto entrando nella stanza, aveva le braccia che sembravano due tronchi messi assieme, era fin troppo muscoloso. Un gigante ma non per questo brutto, anzi, aveva delle belle labbra carnose e gli occhi di un verde brillante. I capelli erano corti e leggermente rasati sui lati, di un'arancione così acceso che mi sconvolse.
« Aaah, vedo che hai una bellissima compagnia. » ghignò vedendoci.
Lo guardai stupita.
Ma come? Non vede che sono una Angel? chiesi a Sulfus usando il pensiero.
Lui mi lanciò un'occhiata e poi riportò l'attenzione al gigante.
No, adesso vede un ragazza con i capelli neri e gli occhi rossi. Una Devil. È uno dei miei poteri, tranquilla. 
Mi rilassai. Il cervello era troppo annebbiato, mi sentivo intontita e debole, non connettevo completamente.
« Sei in vena di condivisione Sulfus? » disse squadrandomi.
Un'espressione irata s'impresse sul suo volto.
« No, Gas. » disse con voce calma, in netto contrasto con la sua espressione.
Gas alzò le mani con aria innocente. 
« Ehi bello, calma… » riportò l'attenzione su di me e chiese: « Come ti chiami, amore? » 
Feci per rispondere ma Sulfus mi precedette.
« Si chiama Fire e non le interessano i giganti come te. » fece scivolare il dito fuori di me, facendomi sussultare.
« Adesso la riaccompagno in camera sua. Andiamo Fire. » 
Annuii e scesi dal letto e senza farmi vedere strusciai le cosce l'una contro l'altra e mi sforza di stare dritta.
« Ci vediamo, amore. » mi gridò Gas prima che chiudessi la porta dietro di me.
Gli sorrisi e poi mi incamminai dietro a Sulfus, tenendolo per un lembo della maglietta. Il silenzio si era fatto di piombo.
« Cavolo se fosse entrato qualche minuto prima… » sussurrai, le guance in fiamme.
Lui si girò e mi sorrise.
« Non avrei smesso neanche se ci fosse stato lui. » sussurrò mettendosi in bocca il dito… “ quel ” dito, ancora bagnato della mia eccitazione.
Arrossii ancora di più, sentendomi contrarre tutta a quella vista.
Sarà… ma se fosse entrato qualche minuto prima sarei morta di vergogna e saremmo stati in una marea di guai.
Sia io che lui…


Allora inizio col dire che questo capitolo l'ho dedicato a Ichigo 84 che mi ha tirato su il morale e mi ha scritto una bellissima recensione =}
Beh… questo è stato un capitolo molto intenso, non così pieno di dettagli se no finivo fra tre mesi U.U
Ma intenso, tutto qui. Dovrei mettere il rating rosso ma come nell'altra storia voglio che anche i minori possano leggerla.
Per scrivere questo capitolo mi sono ispirata alla canzone: Sweet Dreams di Beyoncé.
Spero che non sia stato molto volgare e… alla prossima!! 
Baci da Katy S. =*

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Capitolo 18
*** 17- Delirium ***


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Delirium


ILLUSIONI scorrono nelle mie vene...
le vedo, posso contarle..
100... anzi no... 1000...!
pulsano talmente forte che il mondo irreale m’ imprigiona nella sua FOLLIA... 
il tempo corre ed io non me ne accorgo...
Ho visto DIO, mi ha detto di non mentire... di non mentire a ME stessa!
 tremo, tremo così forte da sgretolare tutti i miei SOGNI... ora c’è solo polvere...
tutto si è fatto NULLA, mi chiedo dove mi trovo... dove sono finita?
... No, non lo voglio sapere... sto troppo bene così…
Lasciatemi andare, lasciatemi QUI …
                                                                          - Cit.


Camminai in silenzio dietro di lui, la mia mano stringeva un lembo della sua maglia. Lo sguardo basso e le guance in fiamme.

Chiusi gli occhi e trattenni l'aria nei polmoni.

Non avrei avuto il coraggio di guardarlo negli occhi per un po' dopo la gaffe di poco fa.

Sulfus mi condusse verso una porta di legno malridotta, nascosta per bene da uno spesso tendone nero, mimetizzato con la vernice dei muri.

La aprì e un giardino dominato da un maestoso salice piangente mi accolse. Lui mi fece entrare e richiuse la porta con cura dietro di se, poi mi prese per mano e mi guidò lungo un sentiero di ghiaia.

Le erbacce frustavano e solleticavano le mie gambe nude, i piedi erano intorpiditi dal freddo.

Rabbrividii e rilasciai l'aria trattenuta con un sonoro sbuffo.

Alla fine presi il coraggio a due mani e schiarendomi la voce sussurrai:

<< Dove stiamo andando? >>

Lui mi lanciò un'occhiata di sottecchi e io divenni più rossa dell'enorme pianta di rose che crescevano aggrovigliate lungo tutto al muretto di mattoni che nascondeva il giardino agli esterni. L'erba era tappezzata da petali di rose cremisi.

<< E' un passaggio che porta direttamente al sognatorio di voi Angel. >> mi spiegò voltandomi freddamente le spalle.

Mi imbronciai e una scintilla si accese nel mio petto, una scintilla di rabbia e frustrazione.

Lo superai e gli tagliai la strada, piazzandomi davanti a lui, le ali spiegate e la rabbia negli occhi.

<< Si può sapere cos'hai ? Sei più freddo di un pezzo di ghiaccio! >> sbottai,con le braccia conserte e le ali allargate al massimo per sbarrargli la strada.

<< E tu ? Si può sapere cosa cazzo vuoi da me ? Ti conosco da a malapena due giorni, sei una completa sconosciuta per me e credi già di sapere tutto ? >> rispose duramente, l'ambra dei suoi occhi si era indurita fino a che non diventarono due pietre affilate.

Non dissi niente, rilasciai cadere le braccia lungo i fianchi e chiusi le mani a pugno.

Non avevo modo di replicare ma non volevo ammetterlo davanti a lui, così provai a ribattere.

<< Ammettendo che sia vero, non hai lo stesso alcun diritto per trattarmi così, ti è chiaro ? >> quasi gridai, sentii le guance riscaldarsi per la rabbia.

<< E tu non sei nessuno per dirmi cosa devo fare, ti è chiaro ? Non ti conosco nemmeno!>> ribatté Sulfus con un'aria così pacata che mi fece solo venire voglia di prenderlo a schiaffi.

<< MA IO SI !!! >> gridai senza riflettere.

Lui non disse niente, si limitò a fissarmi con aria assente, aspettando che chiarissi.

Mi tappai la bocca con la mano.

Oddio cosa gli avevo detto?

La vergogna prese il posto della rabbia e chinai la testa, lasciando che i capelli mi coprissero il viso.

Fire ? la chiamai un po' esitante.

Sì, sono qui... si affrettò a rispondere lei.

Se lui scopre del cinto e che ho delle visioni secondo te cosa potrà mai succedere? le chiesi anche se non volevo veramente sentire la sua risposta, perché in cuor mio già la sapevo.

<< In che senso Raf ? >> mi incitò vedendo che non mi azzardavo più a aprire bocca.

Beh... come minimo ti farà un sacco di domande... se va bene aggiunse con esitazione.

E se va male ?

Lei scosse la testa e rispose: Ti prenderà per pazza e lo dirà di sicuro ai suoi amici che lo diranno ai professori che lo diranno alle alte sfere che ti metteranno nel Delirium...

Rabbrividii al suono di quella parola.

Delirium.

Già... perché i sempiterni possono morire ma solo in un modo, con una malattia che potrebbe infettare qualsiasi essere vivente dotato di un cervello.

E cioè la malattia mentale, la pazzia per noi può portare alla morte se non peggio. Il Delirium non è altro che una struttura dove fanno esperimenti per cercare di guarire la malattia che noi chiamiamo Lunacy per i Devil infettati e Insanity per gli Angel.

Sospirai e lo guardai negli occhi.

Già, temevo quella risposta.

<< Non so come... ne tanto meno il perché ma... >> mormorai ma nella mia testa c'erano pensieri troppo confusi per essere espressi a parole.

<< Insomma... mi sembra di conoscerti da una vita. >> conclusi alla fine.

Sulfus mi guardò con uno sguardo indecifrabile poi si avvicinò lentamente a me.

Non mi mossi, decisa a non reagire.

<< Angelo... >> mi mise una mano dietro alla nuca, intrecciando le dita nei miei capelli e mi attirò a se, baciandomi dolcemente la fronte. Una scarica calda mi percorse il corpo e le sue labbra mi bruciarono là, dove la nostra pelle era entrata in contatto. Una leggera bruciatura.

<< … più di una vita. >> mi sussurrò all'orecchio.

Deglutii e scossi la testa, confusa, ma rimasi immobile.

Non ti muovere Raf!

Lui rise sommessamente, il viso perso nei miei capelli, quasi avesse sentito quel pensiero.

<< Che fatica per ricavare qualche risposta! Adesso mi vuoi dire perché sei entrata in camera mia ? >> mi chiese.

Mi irrigidii.

Bastardo! strillò Fire.

Lo aveva fatto apposta a farmi incaz... arrabbiare! Voleva farmi perdere le staffe così che gli sarebbe divenuto più facile ricavare qualche risposta!

Lo ha fatto apposta! gridò Fire sconvolta ma incuriosita, seguendo il mio stesso ragionamento.

Al Diavolo!

Lo spinsi via usando tutta la forza che avevo nelle braccia, bruciandomi leggermente il palmo delle mani.

Mi guardai le mani, confusa.

Come mai adesso sentivo così vividamente gli effetti del Veto ?

Lui si allontanò cautamente, non certo perché lo avessi spinto io sia chiaro, ma era come se dovesse calcolare ogni singolo passo prima di muoversi, i muscoli contratti come se stesse cercando di reprimere un impulso.

<< Non hai più il tuo bracciale... >> mi fece notare, gli occhi incollati al mio polso.

Mi irrigidii immediatamente e feci un passo indietro.

<< Sì... beh, deve essermi caduto quando mi sono alzata per uscire dalla stanza. >> balbettai.

Strano che se ne sia accorto sussurrò Fire pensierosa.

Sulfus annuì e distolse lo sguardo, credo che sia pure arrossito... ma non ne ero certa, con tutto quel buio!

Perché ? Pensai fissandolo.

Lui si girò e si incamminò di nuovo verso il sentiero e dopo un attimo di esitazione lo seguii anch'io.

Dietro il salice un prato incolto, ricoperto da petali di rose rosse, si estendeva all'infinito. Boccioli di papaveri rosso sangue e nero violaceo facevano compagnia all'erba verde e rigogliosa assieme alle margherite, agli occhi della madonna e le campanule che spuntavano più timidamente. In lontananza si poteva intravedere le fronde di un gigante, una quercia dalle dimensioni spettacolari con un fogliame rigoglioso e rami robusti e contorti, alcuni quasi toccavano terra.

Un fiume che non avevo notato subito divideva in due quella specie di giardino senza confini, per poi formare un lago davanti alla quercia.

Riportai l'attenzione sul salice e mi accorsi di una bellissima statua disposta a ridosso del tronco. Rappresentava un magnifico stallone con una lunga crine e una folta coda ondulata, era impennato, in equilibrio sulle due possenti zampe posteriori e il muso era puntato verso una maestosa aquila reale, tenuta sospesa in aria con una corda legata a uno dei robusti rami del salice.

L'aquila puntava gli artigli davanti a se, verso il muso dello stallone, le ali arcuate elegantemente all'indietro e il becco socchiuso in un muto grido, le piume erano scolpite in maniera quasi maniacale.

Che strano, avrei giurato che prima quelle statue non c'erano...

Scossi la testa per scacciare quei pensieri dalla mente prima che mi convincessi che l' Insanity avesse contagiato anche me e corsi per raggiungere Sulfus, arrivato davanti a un'altra porta. L'aprì e una pesante tenda bianca uguale a quella nera di prima ci bloccò il passaggio. Io entrai per prima e scostai la tenda, eravamo tornati nel corridoio degli Angel.

Wow... ed è pure a pochi passi da camera mia...

Mi girai per ringraziare Sulfus...

Ma lui era scomparso...

Mi guardai intorno disorientata e lo vidi già dall'altra parte del giardino.

Ma come cavolo aveva fatto a...

<< Sulfus! >> lo chiamai.

Lui si girò, con uno sguardo misto al sorpreso e l'incuriosito.

Feci un bel respiro profondo e sorridendo gli dissi:

<< Grazie... per tutto! >> gli gridai.

Lui rise e scuotendo la testa rispose:

<< Non dirlo in giro però... ! >>

Scoppiai a ridere e mi nascosi un po' dietro la tenda, protendendomi verso il corridoio.

<< Che fai, scappi senza neanche salutare ? >> sentii la voce di Sulfus dietro al tendone.

Sporsi il viso verso il giardino e lo vidi appoggiato con la schiena allo stipite della porta opposta, le braccia incrociate sul petto.

Ora che era così distante da me mi venne più naturale stuzzicarlo e ribattere.

<< Se lo facessi tu mi rincorreresti ? >> risposi maliziosa.

Lui si staccò dallo stipite e indietreggiò di qualche passo verso l'incubatorio con una risata sommessa.

<< Certo che lo farei ! Sempre... >> disse prima di scomparire nell'incubatorio.

Le mie labbra si modellarono in sorriso e sussurrando al vento mormorai:

<< E io ti accoglierei... sempre... >>

***

<< NOOO NON CI POSSO CREDERE!!! >> un grido mi strappò brutalmente dalle calde braccia di Morfeo e per poco non mi fece cadere dal letto.

<< Urié... !?! >> borbottai scostandomi le lenzuola dal corpo e, mettendomi seduta, mi strofinai gli occhi per svegliarmi.

<< NO CI DEV'ESSERE UN'ERRORE, NON PUO' ESSERE, NON E' POSSIBILE!!!!!! >> strillò uscendo dal bagno solo in mutande e reggiseno.

<< Urié che hai tanto da urlare ? >> bofonchiai con la voce ancora impastata dal sonno e controvoglia appoggiai i piedi sul marmo gelido del pavimento.

<< RAF SVEGLIATI E' TERRIBILE!!! >> gridò toccandosi la pancia, come se volesse appiattirla.

<< Chi è il padre? >> ridacchiai ironicamente.

Lei sbuffò e imbronciandosi incrociò le braccia al petto.

<< Non sono incinta! Ma molto, mooolto peggio ! >> ribatté acidamente.

Cosa ci poteva essere di più terribile del rimanere incinta alla nostra età?

Inclinai la testa da un lato, in modo interrogativo.

<< SONO INGRASSATA RAF !!! I-N-G-R-A-S-S-A-T-A !!! DI UN KILO STELLA!!! >>

<< Guarda che non hai neanche un rotolino di grasso, dov'è che sei ingrassata! >> ribattei esaminandola dalla testa ai piedi.

<< NO RAF!!! TU NON HAI NEMMENO UN ROTOLO DI GRASSO, IO INVECE SONO UNA PALLA DI LARDO !!! >>

Feci una smorfia e mi tappai le orecchie.

<< Ti prego Uriè, non strillare. >> mormorai assonnata, sbadigliai e mi portai le ginocchia al petto.

<< E poi ho il naso troppo piccolo per il mio viso ! >> si lamentò indicandosi il naso a dir poco adorabile.

<< E poi ho gli occhi troppo piccoli, il doppio mento, i capelli crespi, le gambe storte... >> elencò partendo in quarta.

Alzai gli occhi al cielo e sbuffai esasperata.

<< Urié sei splendida, cosa diavolo stai dicendo!!! >> la interruppi.

<< E poi hai anche una voce incredibile, sembri una sirena quando canti! >>

<< Già ma ho solo quello mentre tu hai un viso che è la quintessenza della perfezione femminile e un corpo da Dea mentre io... >> sospirò abbassando la testa.

Quintessenza della perfezione ? Fisico da Dea ?

<< Ma quante cavolate stai sparando! >>

Feci per farle l'ennesima lavata di capo ma lei mi precedette dicendo con un tono spaventosamente deciso e determinato.

<< Va bene, da oggi sono a dieta! >>

Non mi lasciò il tempo di dire niente che, con uno schiocco delle dita, si rivestì e uscì dalla stanza pestando i piedi come una furia.

Sbadigliai e mi sdraiai di nuovo nel letto, stiracchiandomi.

Ero leggermente preoccupata che la mia amica diventasse anoressica ma mi tranquillizzai dicendomi che le sarebbe passato. Non so' quante volte ha fatto una tragedia per qualche grammo in più e poi ha abbandonato la dieta dopo a malapena due giorni.

Mi tirai su e mi trascinai nella doccia.

Dopo essermi lavata e asciugata per bene mi diressi verso il guardaroba, optando per un top di pizzo bianco, senza spalline e con un nastro color antracite sotto al seno, un paio di pantaloncini di jeans sdruciti su tasche e bordi, con borchie e cintura di tessuto dello stesso colore del nastro e delle ballerine, anch'esse di color antracite.

Agguantai l'MP3 e le cuffiette e uscii dalla camera.

Frugai un po' nella playlist e alla fine decisi di mettere “Did it again” di Shakira, una canzone pescata a caso in realtà, alzai il volume abbastanza da estraniarmi dal mondo esterno e che mi impedisse di pensare e misi la riproduzione casuale. Mi diressi verso la mensa mentre un fiumana di Angel e umani mi passava accanto e le note iniziarono vibrarmi nelle orecchie.

Le parole erano in inglese ma io avevo la fastidiosa abitudine e capacità di tradurre qualsiasi testo e a volte era moolto ma molto scomodo.

Primo piano. Camera sedici.

Ha l'odore del pericolo ( Andiamo! )

Ancora meglio.

Individua i tuoi obbiettivi.

Benedici le nostre anime.

Sono nei guai ( Sì lo so' ! )

Ma mi sento come in paradiso!

Mi irrigidii e strinsi le mani a pugno.

Ma che cavolo!

Un Angel mi urtò per una spalla e io bofonchiai un << scusa >>, ricominciando a camminare.

La mensa era vicina, si incrociavano già i primi Devil che passavano di lì, chi per fumare e chi per il solo gusto di trasgredire.

Eri come uno di quei ragazzi...

Il tipo con occhi sorpresi.

Ma io ho detto: << Hey, che diavolo? >>

Per una volta nella mia vita

Farò un giro sul lato selvaggio.

Ero quasi arrivata ma non avevo voglia di entrare subito in mensa, così cambiai direzione, e mi diressi verso il giardinetto sul retro della mensa, di solito poco affollato.

Volevo stare un po' da sola e poi scommetto che avevo due occhiaie da far invidia agli zombie e Micky e Dolce mi avrebbero subito assalita e trascinata nel bagno dove mi avrebbero ricoperta di cipria e correttore.

Eri così pieno di te...

Ma, dannazione, sei carino lo stesso.

A te piacevano le mie gambe...

A me piacevano i tuoi movimenti.

Chiunque potrebbe dire che è difficile negare che...

Mi sedetti su una panchina di legno e chiudendo gli occhi reclinai la testa all'indietro, sfinita dalla nottata di ieri.

Dovevo immaginare che poi non sarei riuscita neanche a reggermi in piedi, non dovevo farlo...

L'ho fatto di nuovo!

Ho sbagliato tutto, ma mi sembrava così giusto!

Io non riesco a crederci.

E tutti gli errori

che sono andati avanti per troppo tempo.

Vorrei che ci fosse un modo per poterli eliminare.

Volevo seriamente dimenticarmi di tutto e di tutti, avrei voluto rimanere da sola.

Senza pensieri.

Perché avevo veramente fin troppi pensieri nella testa, troppe paure e confusioni.

Troppe incomprensioni e parole vuote.

Troppi ricordi di cui ignoro la provenienza.

Seconda notte di fila.

Ancora nei guai ( Andiamo! ).

Non capisco... ( Andiamo! ).

Devo mantenerlo calmo,

perché ci hanno chiamato alla reception.

Ma noi lo ignoriamo ( sì, lo so )

Così va meglio...

Ho paura di me stessa, dei miei stessi desideri e emozioni.

Ho paura che mi possano ferire.

Ho paura di essere malata di Insanity e che mi rinchiudano nel Delirium.

Ho paura di essere rinchiusa.

Quando arrivo agli uomini, si sa

che finisco per scegliere quello sbagliato.

Perché inciampo sempre e cado...

La solita vecchia mossa e ripeto e torno indietro.
 

Ho paura ma non riesco a fermarmi, non riesco a mostrarmi spaventata, facendo credere a tutti che sto' bene e che non c'è niente che non va. Che non ho niente di anormale...


Quanto può essere annebbiata

la mente di una ragazza?

Da non vedere che tu nascondevi il tuo anello.

Ho pensato a tutto...

Sono così ingenua e quant'altro!

Ma sento voci nella mia testa, ho incubi terrificanti e vado d'accordo con un Devil... più o meno.

Una cosa, comunque è sicura...

Sono malata ma non lo deve sapere nessuno.

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Capitolo 19
*** 18- Irises of the sun and moon ***


Qui potrai trovare il blog ufficiale della storia!

Cliccamiiii!!!!!!

Preferiamo ignorarla, la verità. Per non soffrire. Per non guarire. Perché altrimenti diventeremmo quello che abbiamo paura di essere: completamente vivi.
Fai bei Sogni, Massimo Gramellini

 

<< Lune!!! >> un grido disperato riempì l'aria.

Il mio grido.

Lacrime scarlatte scendevano dense sulle mie guance, sporcandomi del mio... del nostro peccato più grande.

Le mie mani stringevano convulsamente una mano morbida e calda, una mano che avevo afferrato così tante volte quando avevo paura o quando la tristezza mi assaliva.

Lei mi aiutava sempre.

Mi è sempre stata accanto, in qualsiasi situazione.

Già, proprio lei... che era il mio esatto opposto.

L'altra mano invece stringeva una pietra,un uovo liscio e levigato.

Ricordo che me l'aveva regalato quando, per forza di cose ci eravamo dovute separare per un paio di settimane per confondere i demoni e gli angeli che ci stavano inseguendo e che adesso ci stringevano e ci strattonavano, cercando di dividerci.

Era un intruglio di pietre che ne creavano un'altra, ancor più splendida... era un miscuglio di granato, eleolite, topazio e pietra del sole.

Mia sorella lo aveva creato. Mi aveva detto che dentro c'era un po' della sua luce, un po' del suo calore, della sua essenza.

Io non avevo capito bene il perché di quella scelta di pietre e quando glielo chiesi lei mi spiegò che ogni pietra rappresentava un'ora del giorno in cui il sole regnava nel cielo.

Mi disse che il topazio rappresentava il sole al mattino, l'eleolite al pomeriggio, il granato al tramonto e la pietra del sole era il sole stesso.

Mi disse anche che, quando ci avrebbero divise quella pietra mi avrebbe aiutata ad alleviare il dolore e il senso di vuoto che, lo sapevamo, avremmo provato.

Il suo gesto mi fece sentire in colpa.

Volevo che anche lei avesse una parte di me, una parte della mia luce, della mia magia.

Così ho preso in mano un sacchettino con dentro tutte le pietre a me più sacre e preziose e le ho fuse alla luce della luna, creando un uovo uguale al suo ma con pietre diverse.

Avevo unito l'atacamite, il zaffiro stellato, l'onice e la pietra della luna. Così facendo unii crepuscolo, sera, notte e luna in un solo piccolo contenitore. L'effetto su di lei sarebbe stato lo stesso, l'avrebbe aiutata a superare una possibile separazione.

E avevamo ragione.

Gli angeli mi tenevano saldamente le braccia cercando di dividere le nostre dita intrecciate. I demoni invece tiravano mi sorella, sibilando.

Avevano già scelto chi sarebbe stata Angel e chi Devil. Noi stesse lo sapevamo ma non riuscivamo a spiegarci il perché di quella scelta.

Lune era la figlia del sole eppure la stavano trascinando nell'oscurità, dove non avrebbe mai potuto mostrare tutto il suo splendore e io ero la figlia della luna ma mi stavano trascinando in un eterno mattino, dove il sole avrebbe per oscurato per sempre la mia luce.

Ma quegli esseri erano uomini senza volto e tutto intorno a me era o troppo chiaro o troppo scuro.

A un certo punto sentii le mani fresche e brusche degli angeli smettere di stringermi, le bianche ali morbide si scostarono con un fruscio silenzioso.

Le ali degli Angel mi ricordavano quelle di un cigno o una colomba, solo molto, molto più grandi.

Anche i demoni ritirarono gli artigli e si fecero da parte con passo felpato. Non ricordo di aver mai visto le ali dei demoni. In nessuna vita.

Come se le nascondessero in un velo d'oscurità creato da loro stessi.

Quando tutti gli angeli e i demoni finalmente mollarono la presa mi lanciai tra le braccia di mia sorella.

Lei nascose il viso nei miei capelli neri come le ali di un corvo e io mi strinsi forte a lei.

Pregavo che ci avrebbero lasciate in pace, che avrebbero rinunciato e avessero smesso di tormentarci.

Ma era inutile, sapevo che ci avrebbero separate.

Keenan e Gavrielle erano già stati presi.

Ora era il nostro turno.

Lo sentivo e le lacrime rosse ne erano la prova.

Sentivo il nostro legame che piano piano si sgretolava, qual filo che ci univa che veniva scosso.

Non sentivo più i battiti del suo cuore, sentivo più debolmente le sue emozioni, la voce dei suoi pensieri si stava annebbiando. Non riuscivo più a capire le sue intenzioni, quale sarebbe stata la sua prossima mossa ne tanto meno se era stata ferita in qualche modo.

La terra tremò e si spaccò in un grande crepaccio, il cielo sopra di noi si aprì in una grande porta.

La luce mi avvolse e una donna mi staccò delicatamente ma con decisione da Lune e mi trascinò su.

Un'altra donna con lunghi capelli rosso vinaccia e gli occhi nero onice fece lo stesso con la mia gemella e la trascinò giù, verso il centro della terra.

Un'esplosione di luce fiorì nello spazio che ci divideva e quando riaprii gli occhi vidi chiaramente il nostro legame. Che adesso aveva una consistenza, era qualcosa di concreto, di reale. Non il frutto di tante vite passate a nasconderci e a cercarci.

Vedevo tante strisce di luce che partivano dal petto di Lune e finivano nel mio, danzavano e s'intrecciavano vibrando assieme in una danza d'oro e argento. Molti di quelle strisce luminose erano state recise e le ultime resistevano come meglio potevano.

La donna che mi stava stringendo infilò una mano in mezzo a quella colonna di luce, interrompendo lo scambio di tra le nostre anime.

Gridai straziata e mi divincolai come meglio potevo, piangevo e sentivo come una grande mano che mi strappava via qualcosa.

Qualcosa che aveva vissuto con me per tutte le nostre innumerevoli vite.

Le scie di luce sparivano a una a una portando via con se quel calore che mi aveva riscaldata da così tanto tempo e lasciando in cambio tetre fitte di freddo e vuoto. Un vuoto così intenso che il mio corpo non ce la fece a reggerlo e il cuore si fermò per protesta.

Tutti i suoni divennero ovatti, le immagini sfocate, non riuscivo più a sentire il mio corpo.

Ero completamente paralizzata.

Come in un incubo vidi mia sorella allungare le mani verso di me, il viso straziato dal dolore, i suoi capelli biondo grano si scurirono pian piano fino a diventare neri esattamente come i miei.

Non passò molto e quando anche il penultimo filo fu tagliato anche i miei capelli cambiarono e il mio nero notte fu rimpiazzato dal biondo.

Stringevo ancora la mia pietra del sole quando delle altre mani rimpiazzarono quelle della donna.

Quando chiusi gli occhi, cadendo nell'incoscienza, l'unico calore che sentivo dentro di me era quello del dono dell'Iride del re del sole.

Urié

Stavo camminando nei pressi della mensa.

Avevo visto Raf gironzolare da queste parti ma poi l'avevo persa di vista e incominciavo seriamente a preoccuparmi.

<< Urié! >> sentii la voce di Micky in mezzo al corridoio così mi fermai e le sorrisi agitando una mano affinché mi potesse vedere meglio.

<< Ehi ciao! Che fai? Non mangi? >> disse vedendo che mi stavo incamminando verso il retro della scuola.

<< No sono a dieta! >> risi.

Lei mi lanciò un'occhiata incredula e fece per dire qualcosa ma io la liquidai dicendo << Ne parliamo dopo adesso devo cercare una persona, tu tienimi il posto però! >> gridai e le voltai le spalle senza sentire la sua risposta.

Sul retro c'era un grazioso giardinetto con un paio di panchine.

Mi avvicinai e superai le prime due finché non trovai un'altra panchina nascosta parzialmente dai rami di un albero.

Mi sporsi per vedere se c'era qualcuno e ci trovai il corpo addormentato di Raf che si dimenava in preda a un incubo.

Un grido soffocato uscì dalle sue labbra socchiuse e un simbolo brillò sulla sua fronte, all'ombra del grande albero che circondava la panchina proteggendola.

Era come una specie di cicatrice riempita da una pietra bianca e argentea che raffigurava una luna bianca divisa in due da un fulmine d'argento.

Sapevo cosa significava quel simbolo e sapevo anche che andava subito svegliata.

Mi inginocchiai di fianco a lei e la scossi dolcemente.

<< Raf svegliati... >> sussurrai con un groppo alla gola per l'angoscia.

Quel ricordo prima o poi sarebbe arrivato, lo sapevo ma non credevo così presto.

Lei si tirò su di scatto gridando, i palmi delle mani affondati nel legno, le braccia tese, le gambe inginocchiate, lo sguardo perso nel vuoto.

Sembrava che stesse soffocando, il viso era coperto dai capelli.

Non mi guardava, non reagiva in alcun modo.

<< Raf... >> la chiamai.

Lei alzò lentamente la testa e si girò, stralunata lo sguardo spento.

E per un attimo vidi chiaramente il suo vero aspetto, quello che prese dopo essere stata punita dagli Dei.

Quello dopo Elena di Troia...

I suoi capelli adesso erano neri ma luminosi, come il cielo di notte. Gli occhi erano uno scintillio di fili d'argento puro, la pelle bianca come la luna e le labbra rosse come il sangue.

<< Raf è tutto a posto, torna qui con me. Lascia andare... >> la rassicurai accarezzando quella morbida pelle d'avorio.

Mi sembrava di accarezzare la luna, e i capelli neri incorniciavano le stelle dei suoi occhi.

Una lacrima rossa con venature argentate le scivolò delicatamente sulla guancia.

Quelle lacrime erano maledette.

Le Iridi le producevano solo quando sanno di esser state separate da qualcosa o qualcuno di importante, alla quale dipende la loro vita. E assieme alle lacrime rosse veniva la consapevolezza di aver sempre saputo chi le ha divise dalla loro metà. Di aver sempre saputo chi era il vero nemico ma di averlo ignorato volutamente per non cadere nell'Insanity e essere rinchiusa nel Delirium.

Sospirai e sedendomi di fianco a lei la abbracciai nascondendole il viso dalla luce del sole.

Per un'Iride legata alla luna, i raggi del sole erano troppo forti e gli occhi si abituavano troppo lentamente.

Mi sembrava quasi una bambola di porcellana.

Tanto fragile da potersi rompere con un minimo alito di vento o spiraglio di luce, ma sapevo che era solo apparenza. Perché lei era tutt'altro che indifesa.

<< Urié... >> singhiozzò lei. Ma la sua voce era più delicata e cristallina, come la melodia di una dolce ninna nanna.

Così bella che mi commosse, facendomi luccicare gli occhi.

<< Ssh... è tutto finito, era solo un brutto sogno. >> le sussurrai rassicurandola come meglio potevo.

Lei continuò a piangere per un tempo che mi sembrò infinito. Ma dopo un po' i singhiozzi si calmarono e i capelli ritornarono biondo grano, la pelle più colorita e quando mi guardò gli occhi presero sfumature blu zaffiro, colori un po' più naturali per una Angel.

Si asciugò le lacrime rimaste con le dita e appoggiò i piedi a terra, mettendosi seduta.

Io non dissi niente, mi limitai ad accarezzarle dolcemente la schiena e le ali.

<< Non... non mi ero accorta di... di essermi addormentata. >> farfugliò alzandosi in piedi.

Io mi strinsi nelle spalle e, lisciandomi la gonna con cura, mi alzai.

<< Beh... è normale per te visto che sei un piccolo ghiro. >> la presi giocosamente in giro, nel tentativo di sdrammatizzare.

E sembrò funzionare perché lei mi sorrise con gratitudine e mi prese per mano.

<< Dai, devi aiutarmi ad affrontare Dolce. Devo darle la grande notizia! >> dissi allegra, trascinandola nella mensa.

Lei si strofinò gli occhi e ribatté: << E cioè che stai per diventare mamma? >> borbottò ridacchiando.

Sbuffai con finta indignazione e lei scoppiò a ridere.

Entrammo nella mensa e cercammo di individuare Micky e Dolce.

<< Raf sei sicura di non voler mangiare nulla? >> le dissi quando Trovammo Micky che con un cenno ci invitò ad unirci a loro.

Raf vacillò un po' e alla fine sussurrò un vago: << Non ho fame grazie... >>

Micky si schiarì rumorosamente la voce quando le passai accanto con neanche un bicchiere d'acqua in mano.

<< Che hai Micky, mal di gola? >> chiese Dolce allibita dallo sguardo assassino che mi riservò l'amica.

Io sospirai scuotendo bonariamente la testa.

<< No Dolce, ce l'ha solo con la sottoscritta... >>

Micky tirò un calcio alla sedia davanti a lei facendomi segno con la testa di sedermi.

<< Santo cielo e perché mai? >> chiese aggrottando la fronte, confusa.

<< Beh, perché ho iniziato la dieta. >> mormorai mentre Raf si accomodava silenziosamente sulla sedia accanto alla mia.

Micky le sorrise con affetto e lei ricambio con uno un po' incerto.

<< COSA!?!?! MA CHE NECESSITA' HAI DI METTERTI A DIETA? SEI IN GRAN FORMA!!! >> strillò Dolce con tutta la forza che aveva in corpo.

Tutti nel raggio di circa quattro tavoli di distanza si girarono a guardarla.

Raf scosse la testa e ridacchiando alzò gli occhi al cielo.

<< No guarda ho cercato di dirglielo anch'io ma lei proprio non ci sente. >>

<< Urié non fare la caprona per l'amore del cielo. Non vorrai diventare anoressica! >> protestò acidamente Dolce.


 

Raf


 

Urié si strinse nelle spalle e si mordicchiò nervosamente il labbro inferiore.

<< E magari vuoi convincere anche Raf a restare a digiuno? >> intervenne Micky lanciandomi un'occhiata carica di rimprovero.

<< Per quanto ne so, tu non hai mangiato niente. Tieni ... >> disse accusatoria spingendo con due dita il suo piatto verso di me.

Io scossi la testa e feci per protestare ma lei mi interruppe.

<< ... ti prego, almeno tu, non fare la testa dura. Hai bisogno di mangiare, hai due occhiaie che fanno paura. >> mi disse preoccupata.

Deglutii e infine impugnai la forchetta costringendomi a ingoiare un boccone di torta.

<< OH MAMMA SERIAMENTE? >> strillò dopo un po' Urié alzandosi di scatto, facendomi sobbalzare.

<< Cosa c'è? >> dissi mettendo in bocca un altro boccone.

<< Sono in ritardo, Arkan mi deve parlare. Penso che riguardi Ginevra, la mia terrena. >>

<< Ah... >> mormorai ma la supplicai con gli occhi di non andarsene.

Volevo che almeno lei mi stesse accanto.

<< Tranquilla torno subito e poi puoi avermi tutta per te. >> disse premurosa dandomi un bacio sulla guancia.

<< Tutto a posto Raf, mi sembri un po' scossa. >> disse Micky dopo un po'.

Io mi strinsi nelle spalle.

<< Sì, è tutto a posto... >>


 

***


 

Sulfus


 

Il ticchettio dei tacchi della Temptel mi svegliò.

<< Calma Gas, la prof. non è alla tua portata. >> ridacchiò Kabalé.

Sbuffai sommessamente e nascosi ancora di più la testa nelle braccia incrociate, cercando di riaddormentarmi.

Il bracciale di Raf premeva prepotente nella tasca dei jeans.

Volevo darglielo a mensa ma non l'avevo trovata da nessuna parte.

<< E perché? Io la detesto un casino! >> borbottò Gas.

<< E questo ti fa onore ma tanto la vuoi solo scopare giusto? Ci sono tante altre ragazze con cui puoi sfogarti! E poi guardati! >> lo provocò Kabalé, e avrei scommesso 30 euro che avesse arricciato il naso con aria infastidita.

<< Hai sempre lo stesso Luck, non sai rinnovarti! >> disse con una punta di malizia nella voce.

Mmmh... dove voleva andare a parare?

<< Invece Sulfus... con quel suo guanto... >> insinuò lei.

Ah, ecco dove...

<< Cosa centra il mio guanto? >> dissi alzando un po' la testa e appoggiai il mento sull'avambraccio.

<< Oh niente, è solo che non te lo togli mai... sembra quasi che tu nasconda qualcosa... >>

Sbuffai.

Sonoramente questa volta.

<< Io non ho proprio niente da nascondere. >> borbottai alzandomi svogliatamente e dirigendomi verso la porta.

Lei mi bloccò afferrandomi un polso.

<< Va bene, allora toglilo. >> mi sfidò lei alzando fieramente il mento.

Cazzo se le dico di no sembrerei sospetto.

<< Va bene va bene, calmati. >>

Sbottonai lentamente il guanto e tirai giù solo un lembo ma Kabalé a quanto pare non voleva aspettare neanche un fottuto minuto e me lo tolse con malagrazia.

<< Posso spiegare, è solo... >> farfugliai.

<< Una mano, la vedo! >> ribatté acidamente.

Cosa?

Mi guardai la mano con il cuore in gola e effettivamente...

Risi gioiosamente.

<< Evvai! >> esultai.

Almeno così mi ero tolto un problema.

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Capitolo 20
*** 19- When you do that... ***


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Quando fai così...

 

L’intuizione ci rivela di continuo chi siamo. Ma restiamo insensibili alla voce degli dei,coprendola con il ticchettio dei pensieri e il frastuono delle emozioni.
Fai bei Sogni, Massimo Gramellini

Quando fai così...

<< Malakia... >> mormorò severa la neutra. Il servo tremò e chinò la testa in segno dii rispetto.

<< Mia signora, ho il guanto del Devil... >>

<< Bene. >> lo interruppe la Neutra, la voce gelida e sprezzante.

<< Anche se non è il guanto che mi interessa... >> disse e lo strappò seccamente dalle mani tremanti del servo.

<< … ma il ricordo contenuto in esso. Il ricordo della sua pelle macchiata. >> sibilò posando il guanto dentro a una campana di vetro, accanto al fazzoletto contenente le lacrime maledette dell'Iride.

<< Ma come può un ricordo... >> chiese con un filo di voce il servo.

<< I RICORDI SONO FONDAMENTALI, FONDAMENTALI PER GLI DEI. NON SOLO PER GLI ANGEL E I DEVIL. I RICORDI SONO LA CHIAVE!!!! >> tuonò furiosa la Reietta. Il servo nascose il viso facendo un profondo inchino.

<< E se non ti basta, in quel guanto dev'esserci una traccia del tocco tra Raf e Sulfus, la violazione del Veto!!! >> voltò le spalle al servo e concentrò tutta la sua attenzione sui due oggetti.

<< Ho tutto ciò che mi serve... >> disse accarezzando possessivamente la campana << non ho bisogno d'altro. >>

Raf

<< Per favore Dolce! Non me la sento proprio! >> protestai.

Miss Candyflox mi stava trascinando verso l'ennesimo negozio e Uriè stava cercando invano di placare la sua furia omicida.

Aveva vinto la sua prima sfida per la gioia di Kabiria e lei grazie a Dio aveva abbandonato la dieta.

Come lo sapevo?

Beh per il semplice fatto che appena tornata in camera l'avevo trovata seduta sul suo grande lettone che si gustava una fetta di torta dalle dimensioni olimpiche!!!

Così per festeggiare le avevo proposto di fare un giro al centro commerciale, anche perché dovevamo controllare anche i nostri terreni e Dolce ci ha voluto seguire...

Grave, gravissimo errore per una che odia lo shopping!

<< Guardate quegli occhiali da sole! Non sono wow! >> strillò con gli ultimi neuroni che le rimanevano completamente andati.

<< Dai Dolce! >> borbottai trascinandola dolcemente ma con decisione lontano dalla vetrina.

<< Oh, aspetta! Sono la cosa più strepitosa che... >>

<< Tanto non li puoi nemmeno toccare! Sei un'Angel! Te lo sei dimenticato? >> le ricordò Urié prendendola per l'altro braccio per trascinarla via.

Lei si imbronciò ma annuì sconfitta.

<< Beh... sarà una magra consolazione ma mi accontento anche solo di guardare le vetrine. I vestiti mi fanno impazzire!!! >> strillò battendo allegramente le mani.

Urié mi guardò con aria complice e io alzai gli occhi al cielo, esasperata.

<< Non l'avevamo capito! >> sospirammo assieme.

Tempo altri cinque passi e Candy si fermò gridando un bel: << Wow che look da sballo!>> riferito a dei ragazzi di passaggio.

Io non mi presi neanche la briga di voltarmi e prendendola a braccetto la trascinai via.

Urié intanto ci aveva superate, per star dietro ad Andrea e Ginevra. Finché non li persi di vista.

<< Urié, dove sono Andrea e Ginevra? >> urlai a Urié per farmi sentire sopra al frastuono della ressa.

<< Stanno andando a vedere un film! >> mi rispose correndoci incontro.

<< Oh che carini! >> ridacchiò Candy.

<< Già secondo me tra loro c'è del tenero! >> concordò Urié tutta sorridente.

<< Del tenero! Mi viene la nausea solo a pensarci! >> intervenne una voce dietro di noi.

Mi voltai sussultando, gli occhi sgranati per lo spavento e la situazione peggiorò quando inquadrai la situazione.

<< Non vomitare, l'ultima volta è stato peggio di un'idrante... >> disse Sulfus con un ghigno.

<< Che cosa ci fai qui! >> strillai.

La Devil accanto a lui ridacchiò e mi squadrò da capo a piedi con aria curiosa.

Sulfus mi sorrise in un modo che mi fece subito venire voglia di prenderlo a pugni o infilargli qualcosa su per il...

<< Spiritosa! Siamo qui per seguire i terreni esattamente come voi! >> ribatté enfatizzando con cura ogni parola, come se parlasse con una ritardata.

Okay, ora lo prendo a pugni sul serio.

A lui e al suo sfavillante sorriso carico di superiorità e onnipotenza.

<< Gli Angel custodiscono e i Devil confondono, non te lo sarai mica dimenticata, vero? >>

Ma si può sapere che cos'ha? Le sue cose ?!?!

<< Quando fai così... non ti sopporto! >> borbottai, profondamente offesa.

Vidi con la coda dell'occhio che Dolce e Urié mi lanciavano incredule e sgomente.

<< Come... quando fai così? >> chiesero all'unisono.

La Devil accanto a lui scoppiò in una fragorosa risata e gli tirò una gomitata allo stinco.

<< Le sei simpatico. >> ridacchiò lanciandomi un'occhiata di sottecchi con aria cospiratoria.

<< Smettila Kabiria! >> ribatté Urié con amarezza.

<< Già smettila, sei ridicola! >> intervenne Dolce acidamente.

Sulfus non proferì parola. Si limitò a sorridermi, con la testa lievemente inclinata da un lato.

D'accordo, non era un vero e proprio sorriso, solo una lieve curvatura dell'angolo della bocca ma nel complesso i suoi occhi sorridevano.

E si erano decisamente addolciti.

L'arrabbiatura evaporò sotto il suo sguardo, lasciandomi indifesa. Non sapevo come comportarmi!

Perché mi guarda così?

Kabiria si voltò verso Dolce con la grazia di una pantera e si mise le mani sui fianchi, aggrottando la fronte come se stesse cercando di fare un calcolo impossibile.

<< Com'è che ti chiamavi tu? Zolletta, Mielosetta... >>

<< MI CHIAMO DOLCE!!! >> esplose lei con la vocetta di una bambina cocciuta o un gattino che soffia drizzando il pelo.

<< Ah sul serio? >> la provocò lei, piegandosi in avanti come per dirle un segreto della massima importanza.

<< Allora dimmi una cosa zuccherino. Raf e Sulfus sono qui per Andrea, io e Urié siamo qui per Ginevra, tu invece?!?! >>

Dolce arrossì e aprì la bocca per ribattere ma io l'anticipai.

<< Non sono affari tuoi! >> sbottai infuriata.

<< Giusto. Di lui si sta occupando Kabalé, scommetto che ha già affilato gli artigli sul tuo adorato Edoardo. >> concordò Sulfus con un piccolo ghigno...

Ma rivolto a Dolce, non a me...

Perché non mi guarda!?!

Lei fece un gridolino, sgranando gli occhi e scappò via come se il supermercato andasse a fuoco.

Kabiria ridacchiò e spostò la sua attenzione su Urié.

<< Ciao Taglia forte! >> salutò raddrizzandosi.

<< Ciao Anoressica! >> ribatté candidamente Urié rivolgendole un sorriso stra taroccato.

<< Qui vicino c'è un negozio di dolciumi con nuovi prodotti, stanno cercando una modella a cui possa stare un costume a forma di cioccolatino, la taglia è XXL. Perfetto per te. >> rispose con uno sguardo malefico.

<< Hai del mangiare tra i denti. >> le fece notare Urié anche se i suoi denti erano perfetti.

<< Proprio tra gli incisivi, probabilmente sarà la nutella che ti mangi a mestolate ogni notte, di nascosto. >>

Kabiria si portò una mano alla bocca e si passò la lingua tra i denti, infine si girò e si allontanò sculettando.

<< Dovrebbe pregare di non incontrarmi in un vicolo buio! >> sibilò contrariata, incrociando le braccia.

Io la guardai stupita, da quando era diventata così cattiva?

<< Urié ma che dici? >>

Sulfus scoppiò a ridere e d'istinto gli lanciai una rapida occhiata ma distolsi subito lo sguardo quando lui cercò di fissare i propri nei miei.

Mi sentivo in imbarazzo, come se fossi nuda e spaesata. Cosa dovevo fare? Come dovevo reagire?

<< Da quand'è che gli Angel sono diventati più crudeli dei Devil? >> ridacchiò lui, cercando di reprimere le risa.

Mi irrigidii e alzai fieramente il mento.

<< Tranquilli non vi batte nessuno tanto. >> ribattei a tono.

Questa volta quando lui cercò i miei occhi io non distolsi lo sguardo, perdendomi nei suoi occhi dorati e lui nei miei.

<< Comunque non la sopporto, mi irrita! >> dichiarò arricciando il naso.

Ma io non la degnai nemmeno di un'occhiata, fissavo Sulfus.

Non riuscivo a levargli gli occhi di dosso!

Non riuscivo a capire la sua reazione di prima. Perché mi guarda così e non ribatte?

Non distolsi lo sguardo neanche per un secondo, scrutando quelle pozze dorate. Ero convinta che le risposte fossero lì, appena nascoste e se avrei cercato bene le avrei trovate.

Sentii Urié schiarirsi la voce, a disagio e infine borbottò un timido: << Meglio andare a vedere cosa combina... >>

E scappò dietro a Kabiria.

<< Che hai? >> chiesi dopo un po'.

Lui fece un sorriso amaro e scosse la testa.

<< Perché hai pianto? >> mi chiese invece, avvicinandosi cauto.

Istintivamente mi portai le mani agli occhi.

<< Come fai a sapere che... >>

<< Non hai risposto. >> mi interruppe lui. E si appoggiò al muro con aria disinvolta, la testa abbandonata sulla parete e le braccia conserte. I suoi occhi d'ambra scintillavano di una luce maliziosa e aveva l'ombra di un sorriso nelle labbra piene, da baciare.

Era sexy da paura quando mi guardava così e scommetto che lo sapeva benissimo.

Dio perché doveva essere così incredibilmente, spudoratamente, inspiegabilmente bello?

Mi mancò un battito e arrossendo distolsi lo sguardo. Non mi pareva giusto però che mi bastasse la sua vista per far diventare il mio cervello un ammasso di roba inutile mentre lui se ne stava lì senza farne una piega.

<< Sì, ho pianto. Colpa di un incubo... >> mormorai con le guance in fiamme.

Lui mi fissò per un'istante poi scoppiò a ridere una risata che coinvolse anche gli occhi, che non dovevano neanche essere nominati! Altrimenti mi si incrociava la lingua.

<< Un incubo? >>

Cretino.

<< Già, proprio un incubo, okay? >> ribattei stizzita.

Lui scosse la testa e si staccò dal muro.

<< Non hai dimenticato qualcosa? >>

Io lo guardai con aria interrogativa. Avevo dimenticato qualcosa? Quando?

<< Non mi pare... >> dissi mordendomi nervosamente il labbro inferiore per quel repentino cambio d'argomento.

Lui si fece improvvisamente serio e allungò una mano verso il mio viso.

<< Non fare così... >> sussurrò prendendomi il mento tra pollice e indice, liberandomi il labbro dalla morsa dei denti.

<< Perché ? >> chiesi confusa.

Lui fece un passo avanti lasciando che a dividerci ci fosse solo qualche centimetro ed io feci un passo indietro per la sorpresa ma mi accorsi con mio sommo imbarazzo che dietro di me c'era il muro.

Non osai guardarlo. Avevo paura di rimaner ipnotizzata da quegli occhi d'ambra.

Ma non solo gli occhi. Tutto di lui mi ipnotizzava.

La sua presenza così vicina, il suo tocco morbido, reale, su di me... il suo sguardo, la sua voce.

Mi sentivo preda di un oscuro sortilegio, un incantesimo, un veleno irresistibile che mi sussurrava di toccarlo.

Quando lui parlò sentii il suo respiro accarezzarmi dolcemente le labbra. << Perché ogni volta che lo fai mi viene voglia di baciarti e non penso che ne saresti contenta... >>

No.

Probabilmente mi sarei arrabbiata di brutto ma penso anche che un'altra parte di me si sentirebbe offesa a morte anche solo per avermelo chiesto e un'altra ancora beh... l'idea non le dispiaceva. Anzi, non le dispiaceva proprio per niente.

Sbuffai indignata e con il viso in fiamme borbottai. << Puoi anche scordartelo, bello. >>

Sentii il suo petto vibrare e il suo stomaco che si contraeva contro il mio in una risata sommessa. La sua ilarità mi contagiò e mi sfuggì una risatina scema che repressi tappandomi la bocca.

<< Sei sicura di non rivoler indietro qualcosa? Non ti viene in mente proprio niente? >> mi chiese aggrottando la fronte.

Non riuscivo a pensare quando mi stava così vicino! Figurarsi ricordare!

Scossi la testa rassegnata.

<< Va bene, allora me lo tengo io. Quando ti ritornerà in mente te lo ridarò. >> mi fece un sorriso da canaglia che mi fece sciogliere e lui si staccò dal muro.

Mi imbronciai.

<< No no bello mio, devi ridarmela se è mia. >> protestai allungando una mano come a dire “sgancia”.

Lui ci pensò un po' su e alla fine disse: << No. >>

<< Come no! >>

<< Angelo se lo rivuoi devi pronunciare le parole magiche “Sulfus ridammi il *********.” e allora te lo ridarò ma fino ad allora me lo terrò io. >> decretò scrollando le spalle.

Okay, vuole farmi morire di curiosità. Ma non ci riuscirà!

Coraggio Raf petto in fuori e testa alta!

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Capitolo 21
*** 20- Tears and Spell ***


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Tears and Spell

Ed ecco a voi un'altro capitolo dedicato a tutte le 740 ragazze che hanno letto la mia storia, alle 12 che la seguono, alle 7 che la preferiscono, alle 51 recensioni e alle 4 che mi hanno preferita come autrice.
Siete fantastiche ragazze, non dimenticherò nessuna di voi.

 

I corvi cominciano a cantare, in quel luogo fatto di menzogne e segreti, che tiene l’umanità all’oscuro della sua vera esistenza, rendendola sempre più povera per arricchire colui che si fa seguire da millioni di illusi, che continuano a credere ad una verità che non arriva mai, i corvi cantano, e faranno indebolire ciò che ci rende schiavi e deboli, facendoci aprire gli occhi davanti alla realtà.

(Ejay Ivan Lac)



Reina

La Reietta prese in mano lo scettro e lo tenne sospeso sopra alla campana di vetro.

Chiuse gli occhi e si concentrò. Il vetro vibrò e si ruppe, facendo galleggiare in aria il guanto e il fazzoletto.

Chiavi, lucchetto e chiavistello per chiudermi nel limbo,

la mia prigione.

Con le catene, anello per anello, forgiate da eterna violazione.

Intonò la Neutra, le video finestre iniziarono a girare in un vortice furioso. Esse non erano altro che la prova della Violazione. Della Tregua tra un angelo e un demone.

Sono le regole, i codici, i cavilli.

Che decidono ciò che è giusto e che è sbagliato.

Ma ad ogni passo nascondono un piccolo tranello.

Per poter ingannare il Santo e l'Impiccato!

Il Tocco e le Lacrime si fusero, sprigionando una luce bianca e nera. Una stella caduta, una sfera di luce e ombra.

Veto, amore, odio forze che mi avete incatenato.

Adesso io reclamo il podio, lo scettro, il trono liberato.

Odio, Veto e Amore date a Reina la chiave, per forzare il loro cuore.

E la vendetta, per placare la sua sete!


Raf

<< Dai Dolce, non è stata colpa tua! >> mormorai accarezzandole dolcemente la schiena, senza farmi sentire dal professore.

<< Carlo ha fatto la scelta sbagliata. >> decretò glacialmente il prof. Freeze.

<< Una conseguenza che avrà conseguenze pesanti. Su Carlo e sulla sua famiglia. >>

La video finestra ci mostrò quello che doveva essere il padre del terreno, aprire un barattolo e trovarlo vuoto.

Vidi la confusione sul suo viso che si trasformò presto in inquietudine, che diventò poi terrore vero e proprio quando realizzò che i soldi gli erano stati rubati.

Un singhiozzo disperato mi distolse da quella visione. Candy aveva nascosto il viso tra le mani, le spalle sobbalzavano, scosse dai singulti.

Sbattei le palpebre un paio di volte per evitare di scoppiare a piangere assieme a lei.

<< Mi dispiace, è stata tutta colpa mia! >> singhiozzò cercando goffamente di asciugarsi il viso. Una morsa di tenerezza mi stritolò il cuore e la abbracciai presa da un'attacco improvviso di maternità.

La mia piccola Candy.

Era tornata a scuola pallida come un lenzuolo e con il viso inondato dalle lacrime, gli occhi rossi e gonfi. Mi ha fatto una pena! Mi ero precipitata da lei a consolarla.

<< No! Adesso ascoltami bene Dolce, tu sei stata bravissima. Hai combattuto seguendo le regole! >> intervenne il professore.

Lei sembrò reagire a quelle parole, sollevò il mento con un'espressione testarda e stringendo i pugni dichiarò: << Sì ma ho perso! Mentre lei ha ignorato il Veto e... >> non ebbe neanche il tempo di finire che il prof. puntò bruscamente le mani sul banco e sbottò con impazienza << E allora? Vuoi dire che dovremo ignorare il Veto anche noi, che dovremmo comportarci come i Devil?!? >>

<< NO! >> ribatté decisa << Dico solo che a volte è così dura rispettarlo! >>

Arckan finalmente annuì, d'accordo con lei, e si ricompose traendo un profondo sospiro.

<< Hai ragione, è vero. La nostra strada spesso è in salita perché i nostri avversari imbrogliano, mentono, sono infidi e troppo sovente scorretti. >> gli sputò contro il professore con un tono talmente amaro che mi vennero i conati.

Mi morsi la lingua per evitare di ribattere a tono con un bel: “Non è vero, alcuni non lo sono!” ma non sarebbe stato plausibile perché Sulfus non era poi sto angelo puro. A volte era un vero deficiente, un cretino, demente...

Bastardo, figlio di puttana, stronzo, coglione, figlio di una laida bestia, satanista, razzista, nazista...

Okay, questi non erano pensieri miei...

Fire? sussurrai ma lei mi ignorò continuando il suo rituale. Era seduta ai piedi del letto, in ginocchio con i gomiti appoggiati sulle lenzuola, le mani incrociate per pregare stringevano una catenina con una croce d'oro.

Ti prego Dio, non ti ho mai chiesto niente in tutta la mia vita di circa 15 anni ma adesso ti chiedo un'unica cosa... annunciò solennemente ...non ti chiedo molto. Vorrei solo che... Fire ci pensò un po' su … insomma sì... non è una cosa impossibile e poi farai un favore all'umanità... dichiarò prendendo tempo voglio dire... MUORILO!!! gridò così forte che per poco non caddi dalla sedia attirando lo sguardo sbigottito di Urié e Micky.

Strozzalo, scuoialo, fulminalo, avvelenalo, accoltellalo, investilo, affogalo, sotterralo quel cazzo che ti pare ma fallo scomparire dalla faccia della terra!!!!!! Fire si era alzata e stava tirando calci furiosi a una gamba del letto.

FIRE CALMATI!!!! le urlai addosso.

COME FACCIO A CALMARMI PORCA PUTTANA!!!! strillò tirandosi i capelli, esasperata.

<< Noi dobbiamo faticare il doppio per riuscire a riportare i terreni sulla retta via. Ma questo è il nostro compito! Perché noi siamo Angel, custodi del cuore e della legge universale e dobbiamo proteggere il creato da ogni possibile minaccia. >>

Reina

Il servo prese in mano il sortilegio e inchinandosi lo fece vedere alla sua padrona.

<< Mia signora, il fazzoletto della Angel e il guanto del Devil si sono fusi, il sortilegio è riuscito. >> dichiarò esaltato.

Un grosso ragno nero e bianco corazzato si agitava dentro alla campana di vetro, le fauci contenevano un veleno letale se non usato su i giusti individui. Il veleno aveva effetti positivi solo su chi aveva infranto il Veto ma per gli altri era mortale, una sola goccia nel sangue poteva portare alla morte.

<< Sai cosa devi fare Malakia... >> rispose impaziente la Neutra.

<< Sì signora. >> si inchinò con aria di adorazione e scivolando lentamente verso una video finestra sussurrò << Adesso so' cosa fare. >>

Raf

<< Fire cavolo si può sapere cos'hai? >> le chiesi con un tono tranquillo.

Le ragazze si erano divise dopo la ramanzina di Arckan anche se io avrei voluto rimanere ancora un po' con Candy, ma lei aveva preferito rimanere in camera sua per poter pensare un po' senza nessuno intorno che le desse fastidio.

Io non avevo obbiettato.

Mi ero limitata ad annuire e a darle un bacio sulla guancia per incoraggiarla. La capivo dopotutto, se fossi stata nella sua situazione avrei fatto la stessa cosa.

Urié era andata in palestra per smaltire la fetta di torta che si era mangiata questo pomeriggio e Micky aveva deciso di andare in biblioteca, per non disturbarla perciò io ero tornata in camera mia per poter parlare tranquillamente con Fire.

Niente solo che odio Sulfus! Mi rispose sbuffando.

Era seduta sul suo trono, le braccia e le gambe conserte e il viso imbronciato. Sospettavo che quel trono fosse in qualche modo confortante per lei.

<< Va bene. Mi vuoi dire il perché di quest'odio? >>

Insomma, voglio dire, è uno stronzo, un abbindolatore di merda! E tu che ci caschi come un'oca in piena crisi ormonale! E poi flirtare così con te! Così spudoratamente e poi trae anche i suoi vantaggi 'sto bastardo.

Mi irrigidii.

No dai, non poteva essere che...

E poi fa tanto il timido e il sensibile e poi è solo un bugiardo manipolatore che tratta così una cazzo di verginella. E cosa ci troverà di tanto interessante in te? Sono diecimila volte meglio io!!!

Ooookayyy...

<< Fire tu non... sì insomma... non sei gelosa vero? >> sussurrai incerta ma con delicatezza.

Lei boccheggiò sconvolta e non mi rispose subito, nel suo sguardo apparve un barlume di insicurezza ma poi strinse fieramente i pugni e mi fulminò con un'occhiata. Ma una traccia di dolore s'impresse sul suo volto.

Fu quella traccia a intenerirmi.

Che stronzata, io gelosa di una come te? Gelosa di una ragazza diecimila volte più bella, più interessante e simpatica di me? sentii la sua voce incrinarsi, gli occhi luccicare e le guance farsi rosse.

Di una ragazza che è capace di farsi amare da tutti, nessuno escluso e che sarebbe capace di affascinare un ragazzo anche solo guardandolo? No, di che cosa dovrei essere gelosa? sibilò amareggiata.

Le lacrime avevano iniziato a solcarle il viso con violenza, lei abbassò la testa fissandosi ostinatamente le caviglie. La schiena rigida come se non volesse del tutto perdere la sua dignità.

<< Fire... >> mormorai angosciata.

Avevo gli occhi lucidi e il mio istinto materno si era risvegliato.

<< … ti prego non piangere... >>

Ne ho tutto il diritto non credi? singhiozzò, il viso parzialmente nascosto dai capelli.

Schioccai la lingua, contrariata, e immaginai mentalmente di abbracciarla, sperando che la potessi in qualche modo confortarla.

<< Tesoro ti stai facendo dei complessi che non stanno ne in cielo ne in terra!!! >> protestai cercando di farla ragionare.

Lei scosse bonariamente la testa.

E tu non hai neanche un briciolo di autostima! replicò asciugandosi le lacrime.

<< Guarda che Sulfus è il primo ragazzo che mi degna di un'occhiata! >>.

Lei si imbronciò, incrociando le braccia al petto con aria cocciuta.

Tutti i ragazzi che siano Angel o Devil ti hanno sempre guardata! Dici che Sulfus è il primo solo perché era l'unico ragazzo cui ti interessasse davvero essere guardata! Ma se ti svegliassi un po' e prestassi un po' di attenzione a ciò che ti circonda ti saresti accorta che qui tutti i ragazzi ti fissano!!!

Non sapevo cosa rispondere, come potevo fare per convincerla del contrario.

<< Comunque guarda che Sulfus... non so, insomma... quando sono vicina a lui... sento di aver perso ma allo stesso tempo ritrovato qualcuno... Sono certa che lui centri in qualche modo ma non riesco a capire in che modo... >> dichiarai infine sconfitta.

Fire non proferì parola, si limitò a scendere dal suo trono continuando a scuotere la testa con aria contrariata. Il trucco si era sciolto ma la rendeva ancora più bella e, triste, si trascinò fino a una porta di legno scuro dall'aria piuttosto antica, apparsa magicamente in mezzo alla stanza.

Al di là si poteva vedere un tetro giardino nebbioso, gli arbusti secchi si attorcigliavano verso l'alto, sui tronchi di alberi senza foglie cresceva muschio verde scuro, un sentiero di erba più bassa e secca partiva dalla porta per poi perdersi nelle colline erbose. Il cielo era grigio e verdastro, sembrava che volesse prendere il colore di tutte quelle erbacce.

Alla fine del sentiero, in lontananza, si poteva intravedere una vecchia casa fatta prevalentemente di legno, il fumo grigio scuro fluttuava in generosi rivoli dal camino, confondendosi poi nella nebbia.

La zona in cui era apparsa la porta mutò, prendendo i toni del paesaggio, l'edera crebbe sui battenti arcuati della porta e in cima un corvo nero teneva nel becco un cordoncino, con appesa una bella chiave fatta di filigrane d'ottone e rame.

Fire si avvicinò alla porta e il suo vestito cominciò a mutare, un corpetto tenuto assieme da stringhe di raso cremisi tutto arricciato sulla schiena, la gonna era di un tessuto trasparente su i primi due strati mentre nell'ultimo era di seta del colore del sangue che le ricadeva morbidamente sulle gambe e sulla vita. Anche i capelli cambiarono, divennero lunghi fino a metà schiena, ondulati e un po' in disordine. Le ricadevano con delicatezza sulle spalle e sulla schiena. Poi anche il colore cambiò diventando biondo scuro, quasi castano chiaro in certi punti e biondo miele in altri. Il corpo divenne leggermente più alto e le braccia più delicate ma agili, i fianchi più snelli e slanciati. Le unghie si smaltarono di rosso la carnagione si fece più dorata.

Era girata di spalle quindi non riuscii a vederla in viso. Camminava a piedi nudi sull'erba secca e appuntita che le era cresciuta nella parte di stanza dove era apparsa la porta, ma non barcollava nemmeno, ne si lamentava.

Infine quando allungò lentamente una mano verso il corvo per prendere la chiave dal becco disse: << Ci sono così tante cose che tu hai perso... >>.

Ma la voce non era quella di Fire.

Mi era molto più familiare ed era molto più dolce e musicale, ma anche calda e fraterna. Come un raggio di sole in una giornata buia.

<< … in molte vite questo senso di vuoto che ci ha prese l'anima ci ha spinte alla morte... al suicidio... >> continuò la ragazza stringendo tra le mani la chiave che il corvo le aveva dato.

<< … ma se adesso noi non ricorderemo in tempo... ne moriremo... moriremo sul serio e non potremo più reincarnarci, mi capisci Luce? >> sussurrò dolcemente giocherellando con la chiave.

Io non risposi, non mi mossi, non ero in grado di fare niente. Avevo totalmente perso il contatto con il mio corpo, gli occhi mi si erano chiusi e il corpo si era abbandonato sul letto. Solo la mia mente era cosciente.

La ragazza sospirò e lentamente, molto lentamente mi guardò, come se avesse paura della mia reazione.

E aveva ragione perché rimasi scioccata da ciò che vidi.

Il suo viso era identico al mio!

Le labbra carnose e a cuore, il naso grazioso e all'insù, gli zigomi alti, il viso a cuore, le sopracciglia delicate e le ciglia folte.

Solo gli occhi erano diversi, erano sempre grandi e espressivi ma fu il colore a sorprendermi. Lei alzò il viso gli occhi neri erano lucidi e brillavano come gocce di ametista o ghiaccio nero sul fondo di un bicchiere.

Già... erano neri come la notte, come un diamante nero, come l'ossidiana e l'onice.

<< Ti prego Luce devi cercare la fonte, la pietra! >> mi gridò disperata, le lacrime le bagnavano le guance.

Un inquietante fumo nero stava inghiottendo pian piano la stanza, lasciando dietro di se solo il nulla. Si stava avvicinando, ostile, verso la porta minacciando di farla sparire.

<< Nella pietra c'è la fonte dei ricordi! Devi trovarla, fa presto Luce! >> mi pregò stringendo forte la stoffa trasparente del suo vestito.

Il corvo gracchiò, come per ribadire il concetto e volò via, verso la casa di legno che adesso sembrava più sfocata e distante.

<< La pietra è custodita nei sogni, Lucy. >> questa volta a parlare era stata la voce di un ragazzo. Una voce che mi sembrava così familiare.

<< Ogni volta che sognerai, cerca il corvo. Ti porterà alla porta! >> continuò quella voce melodiosa ed eterea.

<< E quando la troverai prendi la chiave dal suo becco, ti servirà per aprirla. Ma ti prego Lucinda... >> supplicò Lune prima di sparire in quel fumo.

<< Non mi abbandonare ancora... >>

Poi non sentii più niente, neanche una luce, ne un suono. Tutto cadde nell'ombra dell'incoscienza e sfinita caddi in un sonno sfinito, senza sogni.

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Capitolo 22
*** 21- Awakening, that's enough! ***


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Awakening, that's enough!

Mi svegliai gridando, la fronte imperlata di sudore e i vestiti appiccicati alla pelle.
Un po' spaesata boccheggiai in cerca d'aria e sollievo dal bruciore alla pelle e ai polmoni poi, con cautela, mi tirai su a sedere e lancia un'occhiata distratta al monitor della sveglia che segnava le 6:48.
Mi ero addormentata senza accorgermene.
Sbuffai sonoramente e mi passai una mano fra i capelli sudati.
Adesso ne hai viste davvero di tutti i colori mi sussurrò Fire sbadigliando.
Già, aveva ragione e io non sapevo cosa fare!
Fino a adesso avevo semplicemente ignorato questi sogni assurdi, per paura che qualcuno notasse la mia inquietudine improvvisa e iniziasse a sospettare qualcosa.
Non volevo finire nel Delirium ne tanto meno ammalarmi di Insanity!
Figurarsi…
Ma adesso quando uno arriva al limite… basta!
Questa era decisamente stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso!
E se ne parlassi con Arckan? chiesi a una Fire mezza sonnambula.
Beh… puoi sempre chiedere qualche informazione riguardo all'Insanity e verificare se fare strani incubi è uno dei sintomi. Ma non dirgli direttamente che hai questi problemi… però se vuoi finire dritta dritta nel Delirium fa pure, io non posso di certo oppormi biascicò con gli occhi semiaperti e il cuscino stretto tra le braccia.
Annuii pensierosa.
Oppure avrei potuto chiedere il significato di quei sogni o flashback. Magari la situazione non era poi così grave ed ero solo io che stavo andando in paranoia. Però prima di chiedere volevo provare a dormire e vedere cosa succedeva…
Magari… 
No, non lo sapevo… non sapevo cosa aspettarmi dopo la richiesta di questa ragazza che sembravo conoscere ma che in qualche modo avevo rimosso dalla mente.
Ti prego Raf torna a dormire… sono stanca… mi pregò Fire strofinandosi gli occhi con la manica della camicia.
Annuii sbadigliando e mi ridistesi sul lettone.
Stava per succedere qualcosa di grosso, me lo sentivo nelle ossa e il mio settimo senso era in allerta.
Oggi avrei scoperto qualcosa… e ho il sospetto che non sarà  per niente piacevole.

Sulfus

« Dovrò lasciarvi soli per fare rapporto a Zolfanello City, le basse sfere vogliono sapere tutto su di voi. » annunciò la Temptel uscendo imperiosamente dalla classe senza neanche degnarci di un'occhiata e subito mi rianimai, vidi con la coda dell'occhio che Kabiria aveva rovesciato il solito smalto sul banco e che adesso fissava la prof con gli occhi sgranati.
Passarono circa dieci lunghissimi secondi di silenzio finché Kabalè proruppe in un gridolino gioioso e salì con i piedi sulla sedia, spezzando il silenzio sorpreso che stava regnando nella classe.
« Ragazzi facciamo un bordello!!! Oggi giornata libera!!! » strillò entusiasta causando lo scompiglio generale.
Le ragazze si abbracciavano e ridevano civettuole mentre i ragazzi iniziavano già a tirare fuori sigarette, birre e canne.
« Diamond passami una sigaretta ti prego… » gli gridai allungando una mano.
Stavo andando in crisi di astinenza!
Il ragazzo con i capelli rossi e le iridi dorate mi si avvicinò con un paio di pacchetti di sigarette.
« Lucky strike? » mi chiese ed io annuii allungando una mano senza degnarlo di un'occhiata.
Lui mi passò la sigaretta guardandomi con aria incerta ed io gli scoccai un'occhiataccia che lo fece subito allontanare, senza fare domande.
Schioccai le dita e con il pollice accesi la sigaretta aspirando una generosa boccata di fumo.
Facendo brillare la punta di un'arancione acceso.
« Sulfus… » mi sentii chiamare da Kabiria. Si era seduta sopra al banco accanto al mio.
« … come mai hai quella faccia così turbata? ».
Le lanciai un'occhiata e alla fine sbuffai facendo uscire il fumo dalla bocca, formando una vischiosa nuvola grigia.
« Non lo so nemmeno io Kay… » borbottai alzandomi dalla sedia.
Volevo solo stendermi sul letto e pensare ai cazzi miei. Non volevo nessun altro attorno.
« Vieni con noi in mensa, dicono che le Angel si sono riunite lì! Andiamo a… ? » intervenne Kabalè con una lattina mezza vuota di birra in mano.
« Pestarle, schiacciarle, disintegrarle… ? Ci sto! » intervenne Gas con il suo metro e ottanta di altezza. A volte in discoteca alcuni lo scambiavano per un buttafuori e avevano ragione! Aveva dei muscoli che sembravano fatti d'acciaio e molte volte se venivo messo in confronto a lui sembravo smilzo e magro come un fuscello, cosa assolutamente ridicola ovviamente.
« … e umiliarle! Non dimenticarlo !» aggiunse Kabalè.
« No. » risposi seccamente appoggiandomi col sedere al bordo del banco e feci un'altro tiro. Rilasciando subito il fumo questa volta.
« Come no! Dai fratello ci divertiamo! » protestò Gas incrociando le braccia al petto, i muscoli delle braccia si gonfiarono minacciosamente ma io non ci feci troppo caso. 
« Dai Sulfus! » mi incitò Kay mollandomi un pizzicotto sul braccio.
« Vi ho detto che non mi va! Per una volta che la Temptel non rompe ci pensate voi a rompermi i coglioni! » sbottai infuriato infilandomi una mano nella tasca dei jeans.
Kay sbuffò contrariata e Kabalè sorrise con aria maliziosa.
« Raga lasciatelo in pace! Se non vuole venire avrà i suoi buoni motivi no? » insinuò rigirandosi la lattina di birra fra le mani con un sorrisetto provocatorio.
« Cosa vuoi dire Kabalè, va dritta al punto. » le sibilai contro.
Lei si strinse nelle spalle e mi mostrò i canini per provocarmi.
« Beh… dico solo che, visto la figura di merda che hai fatto con Raf, adesso hai paura di affrontarla. E poi scommetto che ti sei rammollito non poco da quando l'hai conosciuta…» disse guardandomi il basso ventre.
Il senso era chiaro.
Mi staccai di botto dal banco e le soffiai contro, esponendo minacciosamente i denti.
Dio quanto avrei voluto squartarle la gola in quel momento.
Lei reagì velocemente. Si allontanò subito e si accovacciò mostrandomi i canini. Il messaggio che mi stava lanciando era chiaro, non dovevo avvicinarmi.
« Oookay ora cerchiamo di raffreddare i bollenti spiriti! » si mise in mezzo Gas.
« E tu Kabalè smettila di provocare e di dire cazzate chiaro? » intervenne Kay tenendomi per un braccio. 
In classe era calato di nuovo il silenzio, tutti ci guardavano speranzosi.
Già, non c'era niente di meglio di una rissa il venerdì pomeriggio.
« Non sono cazzate! È la pura e semplice verità! » ribatté Kabalè alzando il mento a mo' di sfida.
« Ma se fino a qualche giorno fa l'ho scoperto nudo con non due, non tre… ma con ben 4 Devil nel letto! » ghignò malignamente Gas.
Già, mi ero divertito un casino!
« Ed io non ho proprio paura di niente, ti è chiaro? Anzi, ci sto… vengo a mensa con voi. » aggiunsi raddrizzandomi e cacciandomi le mani in tasca. Ma non ritirai i denti.
« Evvai!!! Pronti a sommergerle di cibo? » esultò Kay battendo allegramente le mani.
« No. Io avrei un'idea migliore… » intervenni con calma.
Kabalè e Gas si girarono a guardarmi, scrutandomi con aria curiosa.
« E cioè… » chiesero tutti e tre in coro.
Risi amaramente e mi diressi verso la porta, subito seguito da Kay, Kabalè e Gas.
« Ve lo spiego mentre andiamo lì… »

Raf

« Non ci posso credere!!! Abbiamo la scuola a nostra disposizione!!! » strillò spensierata Uriè, abbracciando Dolce entusiasta.
« Ragazze, è solo per il fine settimana! E poi dobbiamo continuare la nostra missione, e cioè custodire i terreni. » le rimproverai scoccando un'occhiata di rimprovero a Uriè.
La mensa era pienissima  e il brusio confuso mi costringeva ad alzare leggermente la voce.
Eravamo sedute al tavolo più appartato della mensa, alla fine della stanza. E tutti i tavoli vicino al nostro, a parte due o tre, erano pieni.
« Anche se il prof. non c'è, non vuol dire che… ».
« Non possiamo restare alzate fino a tardi e fare quello che ci pare? Non violiamo le regole! » mi fece notare Candy gentilmente.
Sbuffai pensandoci un po' su.
Cavolo che disdetta, non ero riuscita a dire neanche una parola al prof.
Grazie a Dio! intervenne Fire mettendosi le mani sui fianchi con aria di rimprovero.
Ehi! Che vuoi dire!
Voglio dire che a me i processori non piacciono okay? Figurati poi con quelli che a volte sembrano appena usciti da un frigo!
Sbuffai.
Fire, primo si chiamano professori non processori!  
Secondo non mi avevi detto tu di dirlo al prof.!?!
No tesoro io ti ho detto di chiedere qualche informazione niente di più. Non ti ho mai detto di dirgli…
« Raaaf ci sei?!? » mi svegliò Dolce schioccandomi le dita davanti al viso.
« Ah… ehm… sì hai ragione… » sussurrai pensierosa.
Dolce mi guardò preoccupata.
« Sicura di stare bene? »
Appoggiai il mento sul palmo della mano.
« Sì Dolce ero solo soprappensiero tutto qui. » mormorai sbadigliando e all'improvviso il mio settimo senso mi mandò una scarica che si concentrò in una specie di pizzicore e calore dietro al collo.
Mi irrigidii istintivamente.
« Beh forse una vaga idea su che cosa ti tenga occupata così tanto la mente potrei avercela… » disse guardando dietro di me con aria maliziosa.
Io lanciai un'occhiata frettolosa sopra alle mie spalle, senza girarmi, solo per accertarmi che quel che mi stava urlando il mio settimo senso fosse giusto.
E non mi sbagliavo.
Cabiria, Kabalè, Gas e… Sulfus si stavano sedendo a un tavolo non molto più distante dal nostro. Più o meno a due tavoli di distanza.
« Cosa vorresti insinuare esattamente Uriè ? » chiesi un po' dubbiosa. Lei si sporse verso di me sussurrando.
« Cosa c'è fra te e Sulfus? »
Presi una patatina dal piatto per prendere tempo.
« Niente, il solito. »
« Mmmh… e secondo te dovrei crederti dopo quello che hai combinato ? » mi chiese alzando un sopracciglio.
Non dissi niente, la mia faccia parlava per me.
« Oh e dai! Pensavi che non mi fossi accorta di niente e che non abbia visto niente! » ridacchiò lei facendomi l'occhiolino.
La guardai sorpresa e… vagamente preoccupata a dirla tutta.
« Non capisco in che senso… »
Dolce scoppiò improvvisamente a ridere.
« Guarda che l'entrata della scuola, il corridoio, l'aula sfida e il giardino di Andrea sono tutti luoghi pubblici sai! » ridacchiò poggiando il mento sopra le mani unite e guardandomi con aria sognante.
« Ma si può sapere che cosa state dicendo? » sbottai avvampando improvvisamente.
« Ti prego, almeno non dirmi che non hai notato il modo in cui ti guarda Kabalè! »
« Io l'ho notato eccome! Se potesse, ti squarterebbe. » intervenne Candy un po' imbronciata.
« Ma che carina… » dissi sconcertata.
Uriè scoppio a ridere e si sistemò in modo che desse di spalle al loro tavolo.
« E non ti immagini il perché? Fai finta di parlare con me e dà un'occhiata. Ora. »
« Eh… ? »
« Guarda dietro a Uriè, genio! » ridacchiò Candy.
Alzai gli occhi al cielo ma feci come mi era stato chiesto.
Prima vidi solo Kabiria e Gas che stavano parlando fitto fitto lanciandoci occhiate malefiche, stavano di sicuro architettando qualcosa, ne ero certa. E notai anche, e sopratutto, che Kabalè stava appiccicata come una piovra a una persona di mia conoscenza con una stella rossa sull'occhio sinistro. Poi il mio sguardo incrociò quello di Sulfus e lì mi bloccai.
Non riuscivo più a respirare!
In quegli occhi di topazio vidi brillare qualcosa di molto simile al… desiderio. 
L'intensità del suo sguardo, dei suoi occhi mi faceva girare la testa e mi impediva di guardare da un'altra parte. 
Era come se fossimo a pochi centimetri l'uno dall'altra, il resto non esisteva.
Lui mi sorrise piano, piegando leggermente la testa da un lato e sentii un scarica calda che mi prese tutto il corpo, la pancia e il basso ventre che erano scossi da dolci fitte calde.
Sentii le guance scaldarsi e una strana sensazione si diffuse nel mio corpo, nella mia mente. Un'emozione impossibile da contrastare.
Possibile che il corpo riuscisse a contenere un’emozione tanto forte? Mi sembrò che il cuore fosse sul punto di tradirmi.
Vidi con la coda dell'occhio che Kabalè mi stava fulminando con lo sguardo, riuscii a vederla mentre ci fissava contrariata, alternando lo sguardo tra me e lui, fino a quando con occhi taglienti come lame non spezzò il filo che ci univa, richiamando Sulfus alla sua attenzione.
Quando Sulfus, quasi costretto, distolse lo sguardo dal mio, tornai al mio hamburger mezzo mangiucchiato, spezzettandolo nervosamente con le dita.
« Beh… a questo punto direi che il perché è evidente. » mormorò Candy entusiasta.
« Non c'è bisogno… insomma l'avete visto? Mi sta solo prendendo in giro! » sbottai alzando la testa di scatto.
Scusa plausibile… se non avessi avuto le guance in fiamme.
« Sarà, ma lo fa in modo molto sexy però. » disse Candy prendendo in mano la sua lattina di coca.
« Dolce!!! » la rimproverammo in coro io e Uriè.
Lei scoppiò a ridere e alzò le mani con aria innocente. 
« Oh, va bene che è un Devil, ma quando uno è figo è figo! ».
Cara Candy sono completamente d'accordo con te… 
« E comunque tornando a voi due, secondo me se vi mettessero in una stanza da soli quella prenderebbe fuoco nel giro di cinque minuti! Insieme fate scintille! » riprese Candy scartando un lecca lecca alla fragola.
« Ciao raga! Di che stavate parlando? » si intromise Micky sedendosi di fianco a me con il vassoio stracolmo di cibo.
« Stavamo dicendo che Raf e Sulfus insieme fanno fuoco e fiamme. » la aggiornò Uriè.
« Ah sì. Martedì, si mangiavano con gli occhi! L'aria nel corridoio era diventata incandescente! »
In corridoio! Cioè quando lui mi ha presa da dietro?
Arrossii ulteriormente a quel ricordo.
« Ma che cavolo state dicendo! Parlavamo e basta. »
Dolce e Micky scoppiarono a ridere mentre Uriè si limitò a scuotere bonariamente il capo.
 « Guarda che non te ne devi vergognare, lo farei anch'io se  potessi! » replicò Candy alzando gli occhi al cielo.
Micky addentò un gigantesco pezzo di pizza e mi fece l'occhiolino.
« Li hai visti all'entrata della scuola! Erano a questa distanza… » disse avvicinando il pollice all'indice.
« Già e secondo me non se ne erano nemmeno accorti! » intervenne Uriè.
« Io li ho visti nel parcheggio! » disse Candy sorridendomi.
« Davvero? Cosa è successo? » domandò Micky con gli occhi che brillavano di curiosità.
Io lanciai un'occhiata assassina a Dolce che però finse di non vedere.
« Niente. » dissi prima che potesse dire qualsiasi cosa.
« Non ho visto molto perché stavo seguendo Edoardo ma gli ho sorpresi mentre Sulfus la stava spingendo contro una colonna di cemento e di sicuro non aveva intenzioni molto caste. Ma è stato così tenero! » 
Per poco non rischiai di strozzarmi. « Scherzi Dolce? Non ci piacciamo nemmeno! »
« Sì come no! » dissero tutte in coro.
Stavo morendo di imbarazzo.
« Possiamo cambiare argomento per favore! » dissi con voce leggermente stridula.
Dolce si strinse nelle spalle.
« Sono un po' preoccupata per quello che il prof. dirà alle alte sfere. Spero che non farà di nuovo il prof. di ghiaccio altrimenti siamo nei guai! » disse Micky preoccupata.
« Già e poi avete visto come si era conciato i capelli stamattina? Erano orribili! » le rispose inorridita Dolce.
A quel spunto smisi di ascoltare. Presi le cuffiette e me le cacciai nelle orecchie accendendo l'iPod.
Ti prego, metti Hard out here di Lilly Allen, ti assicuro che è molto adatta alla situazione mi pregò Fire lanciando occhiate assassine a Kabalè.
La accontentai. Non avevo voglia di discutere anche con lei.
Ci sono un po' di parole sconce ma va beh… aggiunse stringendosi nelle spalle.
Annuii senza darle troppo peso.
Lanciai un'occhiata al loro tavolo e vidi che stavano parlando fra di loro. Ci lanciavano occhiate furtive e ridacchiavano dicendo qualcosa alla prima persona che incontravano. Di sicuro stavano parlando male di noi a giudicare dalle occhiate che gli altri ci lanciavano. 
« Non sapete quanto mi danno sui nervi! Avete visto i Devil ragazze? » sentii dire da Uriè.
Le altre si girarono a guardarli e capii che avevano tratto la mia stessa conclusione a giudicare da com'erano diventate rosse le loro guance.
« Ma come si permettono, quei brutti maleducati! » sbottò Dolce.
I suppose I should tell you. In teoria avrei dovuto dirti.
What this bitch is thinking. Cosa stava pensando questa stronza.
You find me in the studio. Mi hai trovata nello studio.
And not in the kitchen. Invece che in cucina.
« Che vigliacchi, che ci dicano le cose in faccia invece di sparlare! » concordò amaramente Micky.
 I won’t be bragging about my cars. Non mi vanterò delle mie macchine.
Or talking about my chains. O parlerò delle mie catene.
Don’t need to shave my arms for you. Non c’è bisogno di depilarsi le ascelle per te.
‘Cause I’ve got a brain. Perchè ho un cervello.
Dolce e Uriè si girarono e cominciarono a borbottare delle proteste, in accordo con Micky ma io non le diedi retta. Continuavo a fissarli, a fissare lui in particolare, il viso rosso di rabbia. Avrei voluto strangolarlo in quel momento.
Sulfus si girò all'improvviso, incrociando il mio sguardo assassino e lo vidi sorridere con una nota di sfida. Beh… in realtà più di una nota, un'intera sinfonia!
Ora basta, sapevo che non dovevo farlo ma io odiavo quando qualcuno mi parlava alle spalle!
Chiusi gli occhi e mi concentrai.
« Think Fly… » mormorai a fior di labbra.
Quando lo usavo non se ne accorgeva mai nessuno. Le mie ali non cambiavano di molto, prendevano solo delle sfumature azzurrognole e argentate, appena percettibili.
A volte poi mi dimenticavo persino di disattivarlo perché non mi ci voleva particolare attenzione e non sprecavo energie.
Mi veniva completamente naturale, solo che era fastidioso perché poi c'erano miliardi di voci che mi parlavano nella testa. Era quello il mio post it che mi ricordava di “spegnerlo”.
Infatti appena lo accesi miliardi di voci mi esplosero tutte assieme nella testa.
 If I tell you about my sex life. Se ti parlassi della mia vita sessuale.
You call me a slut. Mi definiresti una porca.
Them boys be talking about their bitches. Quei ragazzi parlano delle loro puttane.
No one’s making a fuss. Nessuno fa le fusa.
Ma guarda che razza di imbecilli, almeno che ci dicessero le cose in faccia! E poi Sulfus sarà anche figo ma è un vero…
Okay questi pensieri erano di Micky.
Ma guarda come quella sottospecie di cadavere anoressica ci sparla dietro! Giuro che appena ci sfideremo ancora, le faccio ingoiare così tanti lassativi al cioccolato che la faccio rimanere attaccata al cesso per un mese intero!
E questi sono quelli di Uriè.
Sinceramente, non ho il coraggio di ascoltare quelli di Candy quindi concentrati Raf!
Concentrai il flusso sul tavolo dei Devil, puntandolo su Sulfus e con un'occhiata assassina gli sibilai nella mente.
Si può sapere cosa state facendo?
Lui mi guardò con aria sorpresa ma infine scosse la testa e mi chiese.
Raf sei tu?
No è la tua bisnonna defunta! Chi vuoi che sia! sbottai acidamente.
Lo vidi ridere sommessamente e mormorare qualcosa a Kabalè che subito scoppiò a ridere, annuendo.
There’s a glass ceiling to break, uh huh. C’è un soffitto di vetro da rompere, uh huh.
There’s money to make. Ci sono soldi da fare.
And now it’s time to speed it up. E ora è tempo di sbrigarsi.
‘Cause I can’t move in this place. Perchè non riesco ad ambientarmi in questo posto.
Primo: la mia bisnonna è ancora viva.
Secondo: ti è venuto in mente quello che hai perso?
Terzo: un'Angel non dovrebbe rispondere così acidamente.
Quarto: se vuoi sapere cosa stiamo dicendo perché non vieni qua e lo scopri?
Mi sfidò lui alzando un sopracciglio.
Guarda che non mi interessa quel che state dicendo, potete  dircelo anche in faccia e poi io rispondo come voglio okay? Tu non hai il diritto di dirmi niente! risposi a tono, incrociando le braccia al petto.
Sometimes it’s hard to find the words to say. A volte è difficile trovare le parole da dire.
I’ll go ahead and say them anyway. Proseguirò per la mia strada e le dirò lo stesso.
Forget your bulls, and grow a pair of tits. Dimentica le tue palle e fatti crecere un paio di tette.
It’s hard, it’s hard. É difficile,è difficile.
It’s hard out here for a bitch this hard. É difficile per una stronza lì fuori.
(For a bitch, for a bitch)
For a bitch this hard. Per una puttana è difficile.
It’s hard out here for a bitch this hard. É difficile per una stronza lì fuori.
(For a bitch, for a bitch)
For a bitch this hard. Per una stronza è difficile.
It’s hard out here. É difficile lì fuori.
Sulfus ghignò e si girò verso Gas, ricominciando a sparlare.
Fai come vuoi Angelo…
Ci puoi scommettere!!! ribattei e gli girai le spalle.
Starai aspettando invano.
Non ho niente che tu possa ottenere.
Sbuffai indignata.
Non ci potevo credere! E comunque non avrei fatto come mi aveva detto lui. Sai cosa poteva fregarmene di quel che dicevano!
You’re not a size six. Non hai una sesta.
And you’re not good looking. E non sei bella.
Well, you better be rich. Beh, faresti meglio ad essere ricca.
Or be real good at cooking. O davvero brava a cucinare.
Sentii Kabalè strillare per poi scoppiare in una fragorosa risata.
Lanciai un'occhiata senza farmi vedere, per vedere a cosa era dovuto quell'urlo e sentii subito il mio viso avvampare di rabbia e subito mi raddrizzai alzando fieramente il mento mi girai dall'altra parte.
All'inizio avevo visto solo Gas che cercava di prendere un pezzo di torta dal piatto di Kabiria. E poi avevo scorso la chioma di cristallo di Kabalè. Svettava su tutti e un secondo dopo avevo capito il perché.
Sulfus l'aveva presa in braccio. 
E lei gli teneva un braccio sulle spalle e, ridendo, si assicurava di sbattergli le tette in faccia un secondo sì e l'altro pure.
You should probably lose some weight. Probabilmente dovresti perdere un po’ di peso.
‘Cause we can’t see your bones. Perchè non riusciamo a vedere le tue ossa.
You should probably fix your face. Probabilmente dovresti rifarti la faccia.
Or you’ll end up on your own. O finirai da sola.
« Chi vuole che le Angel spariscano dalla faccia della terra?!? Avanti su le mani Devil! » gridò Kabalè alzando la mano.
Tutti quelli seduti al suo tavolo e oltre alzarono la mano, causando lo scompiglio generale. Gli Angel della nostra classe e anche quelli delle altre classi si alzarono in piedi sputando contro i Devil ogni sorta di insulto possibile a noi Angel.
Poi a un certo punto Dolce di alzò e ci difese dicendo: « Chi vuole che le puttane se ne vadano dritte dritte con la faccia nel cesso? » strillò agli Angel che subito la appoggiarono alzando le mani e sputando qualche insulto.
« Cos'è siete lesbiche che non vi fate toccare da nessun maschio? » ribatté pesantemente Kabalè.
A quel punto non ci vidi più e, alzandomi in piedi, urlai: « E secondo me voi non avete capito il concetto che se una ragazza si fa toccare da tutti è una troia e chi aspetta quello giusto per farsi toccare è una persona sana di mente!!! » protestai subito appoggiata dagli altri che mi diedero subito ragione.
Don’t you want to have somebody who objectifies you? Non vuoi avere qualcuno che ti Oggettifichi?
Have you thought about your bar who’s gonna tear it in two? Hai mai pensato che il tuo sedere si dividerà in due?
Kabalè scoppiò a ridere e puntandomi un dito contro mi disse: « Wow ma senti da che pulpito viene la predica, come se tu non ti fossi mai fatta toccare da nessuno. »
Non dissi niente.
Il mio cervello si rintanò da qualche parte nella mia testa e stringendo i pugni mi diressi furiosamente al suo tavolo.
Kabalè mi sfidò con lo sguardo mentre Sulfus si limitò a guardarmi con curiosità.
We’ve never had it so good, uh huh. Non siamo mai state così bene,uh uh
We’re out of the woods. Siamo fuori dai boschi (dalla natura).
And if you can’t detect the sarcasm. E se non riesci a trovare il sarcasmo.
You’ve misunderstood. Allora non hai compreso.
« Si può sapere cosa stai dicendo? E cosa diavolo vi è preso?!? » le urlai addosso.
« Oh lo sai benissimo cosa voglio dire… e comunque vogliamo che ve ne andiate via dalla mensa. Giusto Sulfus? » gli chiese guardandolo con la testa inclinata da lato.
Lui sollevò la testa dal suo collo e mi guardò. Il mio cuore fermò la sua corsa furiosa, bloccandosi nel mio petto.
« Esatto non vi vogliamo qui ti è chiaro? » disse mantenendo la voce provocatoria e aggressiva.
Strinsi i pugni e mi irrigidii. 
« Perciò smamma! » concluse Kabalè agitando le dita affusolate verso di me.
Le sorrisi candidamente ma sentivo il fuoco salirmi su per la gola, minacciando di soffocarmi. Gli Angel dietro di me continuavano a rispondere a tono ai Devil che dicevano di volersi liberare di noi.
Sometimes it’s hard to find the words to say. A volte è difficile trovare le parole da dire.
I’ll go ahead and say them anyway. Proseguirò per la mia strada e le dirò lo stesso.
Forget your bulls, and grow a pair of tits. Dimentica le tue palle e fatti crecere un paio di tette.
It’s hard, it’s hard. É difficile, è difficile.
It’s hard out here for a bitch this hard. É difficile per una stronza lì fuori.
(For a bitch, for a bitch)
For a bitch this hard. Per una puttana è difficile.
It’s hard out here for a bitch this hard. É difficile per una stronza lì fuori.
(For a bitch, for a bitch)
For a bitch this hard. Per una stronza è difficile.
It’s hard out here. É difficile lì fuori.
A bitch, a bitch, a bitch. Una stronza, una stronza, una stronza.
Bitch, bitch. Stronza, stronza.
A bitch, a bitch, a bitch. Una stronza, una stronza, una stronza.
Bitch, bitch. Stronza, stronza.
A bitch, a bitch, a bitch. Una stronza, una stronza, una stronza.
Bitch, bitch. Stronza, stronza.
A bitch, a bitch, a bitch. Una stronza, una stronza, una stronza.
Bitch, bitch. Stronza, stronza.
Io di solito sono una ragazza tranquilla, molto realista, romantica e affettuosa il più delle volte.
E quando sorgeva un problema io ero molto pacifica e cercavo sempre di risolverlo senza essere troppo aggressiva.
Ma una volta, tipo due o tre anni fa, avevo avuto uno spirito combattivo e risoluto, non cedevo facilmente alle ingiustizie e alle avversità e per colpa di quel mio carattere forte mi ero ritrovata a fare un'infanzia in solitudine. Perciò avevo promesso a me stessa di non essere più combattiva e di piegare la testa quando la situazione diveniva troppo difficile.
Ma adesso tutti quegli anni di esercizio si annullavano completamente.
And I won’t let you promises. Non ti prometto.
That is here to stay. Che durerà a lungo.
Always trust the injustice. Credi sempre alle ingiustizie.
‘Cause it’s not going away. Perchè non andranno da nessuna parte.
Il mio corpo si dissociò completamente dalla mia mente e presa da un'impulso che nessun Angel dovrebbe mai avere dissi: « Perché non te ne vai tu? Assieme alla tua banda di figli di puttana eh ? ».
Lei mi guardò con gli occhi sgranati ma non fece in tempo a dire niente che afferrai il primo piatto che mi era capitato a tiro, e cioè una zuppa di cipolle e qualcos'altro dal colore verdognolo, e gliela rovesciai in testa.
And I won’t let you promises. Non ti prometto.
That is here to stay. Che durerà a lungo.
Always trust the injustice. Credi sempre alle ingiustizie.
‘Cause it’s not going away. Perchè non andranno da nessuna parte.
Nella mensa calò il silenzio, quello con la S maiuscola. Non volava una mosca e tutti mi fissavano a bocca aperta.
Poi una risata spezzò il silenzio.
Sulfus era scoppiato a ridere, che era proprio l'unica cosa che non doveva fare in quel momento.
Kabiria per non scoppiare a ridere assieme a lui si tappò la bocca con la mano e Gas… beh lui mi guardava con aria sorpresa, alternando lo sguardo tra il mio viso e il petto.
Kabalè si alzò di scatto, le mani leggermente alzate e boccheggiando disse: « Tu… tu… GIURO SU SATANA CHE TI UCCIDO!!! » strillò passandosi una mano sulla guancia sporca di verde.
« Ma che cosa vuol dire? E comunque guarda che ti sta bene il verde! » ribattei mettendomi entrambi i pugni sui fianchi.
Sentii gli Angel proruppere in una fragorosa risata e alzai il mento orgogliosa.
« In aula sfida, SUBITO!!!! » gridò Kabalè puntando un dito verso l'uscita della mensa.
Sometimes it’s hard to find the words to say.
I’ll go ahead and say them anyway.
Forget your bulls, and grow a pair of tits.
It’s hard, it’s hard.
It’s hard out here for a bitch this hard.
(For a bitch, for a bitch)
For a bitch this hard.
It’s hard out here for a bitch this hard.
(For a bitch, for a bitch)
For a bitch this hard.
It’s hard out here.
Bitch this hard.
(For a bitch, for a bitch)
For a bitch this hard.
It’s hard out here for a bitch this hard.
(For a bitch, for a bitch)
For a bitch this hard.
It’s hard out here.
Bitch.
Eh no… avevo chiuso con la Raf che si faceva mettere i piedi in testa.

Qui sotto potete trovare un disegno che ho fatto io! ^^ 
Poiché l'avevo promesso a Sognatriceaocchiaperti…


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Capitolo 23
*** 22- Dangerous, Exhibited and Vulnerable. ***


Qui potrai trovare il blog ufficiale della storia!

Cliccamiiii!!!!!!
DANGEROUS, EXHIBITED AND VULNERABLE

Il vento arido del deserto mi scompigliò i capelli.
La sabbia mi frustò la pelle e mi fece chiudere gli occhi istintivamente.
« Perché siamo in un deserto?!? » strillò Kabalè isterica.
« Hanno paura che qualcuno le veda! » le rispose Kabiria con un ghignò ironico.
Sbuffai.
« Non lo avete capito? Così nessuno si farà male! » le corressi alzando gli occhi al cielo.
« Nessuno tranne voi ovviamente. » ribatté Sulfus a braccia conserte.
« Se fossi in te non ne sarei così sicura… » intervenne Candy allontanandosi un po' da noi.
« Video Fly! » gridò e le sue ali proiettarono su una duna dorata un'incrocio tra un robot e un arcangelo gigante.
« Forte! Un'Arcangelo robot! » strillò Micky ammirata.
« Bella mossa Dolce. » la lodai e lei mi sorrise con gli occhi pieni di orgoglio.
« Graaazie. »
« Ora tocca a voi. Vediamo come ve la cavate… » disse Uriè puntando un dito contro i Devil.
L'Arcangelo di ferro lanciò un laser fucsia contro un roccia vicinissima a loro e quella si sgretolò in meno di un secondo.
« Lo sistemo io quel mucchio di ferraglia. » dichiarò Kabalè avvicinandosi al robot.
« Metamorphosi Fly! » gridò e si trasformò in una sottospecie di drago senza ali, viola scuro. In realtà sembrava più una lucertola gigante con un collare borchiato al collo.
Kabalè sibilò minacciosa e si avventò sulla testa dell'Arcangelo.
Sfoderò una fila di denti affilati come coltelli e morse furiosamente il braccio di acciaio.
L'Arcangelo ribatté tirandole un pugno nello stomaco, facendola sbattere violentemente a terra con un tonfo sordo.
Kabalè alzò la testa ma non riuscì ad andare lontano. L'Arcangelo infierì su di lei, tirandole calci furiosi per impedirle di alzarsi.
« Sulfus! » disse Kabiria spingendolo, come se fosse colpa sua.
« Non vedi che Kabalè è in difficoltà? Aiutala! » strillò preoccupata osservando la scena allarmata.
Sulfus che aveva osservato tutto con le braccia conserte, della serie io-sono-il-tuo-Dio-lavora-schiava!, analizzò per un po' la situazione poi spinse via Kabiria e disse: « Okay, ora basta giocare con i giocattoli. Adesso fate spazio al sottoscritto… » annunciò avvicinandosi al robot.
« Fire Fly! » gridò e le sue ali furono incorniciate da fiamme rossastre e arancioni. Le sue iridi presero sfumature rossastre, diventando quasi del colore del granato.
Era ancora più bello così… 
Era così… così…
Non sapevo nemmeno come spiegarlo.
Era… beh…
Piuttosto stronzo, piuttosto maschio, piuttosto sexy…
Una palla di fuoco si concentrò nelle sue mani e colpì in pieno l'Arcangelo che subito prese fuoco.
Dolce strillò e chiuse gli occhi in preda al dolore. Era piegata in due come se le facesse male la pancia.
« Dolce! Tutto apposto? » le chiesi preoccupata tenendola per un braccio. Lei lentamente annuì e mi fece un sorriso tremante.
« Sì tranquilla. » mormorò con voce strozzata.
« L'Arcangelo ha bisogno d'aiuto! Dobbiamo intervenire subito! » ci fece notare Micky.
Mmm…
Uriè sembrò avere un'idea perché le si illuminarono gli occhi e si allontanò un po' da noi, allargando le braccia.
« Meteo Fly ! » urlò e il cielo cominciò a riempirsi di nuvoloni grigi. I fulmini squarciarono il cielo e grosse gocce di pioggia caddero, estinguendo l'incendio. L'Arcangelo scomparve e Kabalè tornò nella sua forma originale tossendo e tirandosi su a fatica.
Dolce si raddrizzò, gli occhi erano ancora lucidi ma adesso stava decisamente meglio.
Sbuffai infuriata e lo guardai con tutta la rabbia, l'odio e il desiderio che avevo in corpo.
« Ecco… hai visto? Sei il solito fuoco di paglia, ti accendi subito ma ti spegni in un'attimo. » lo provocai guardandolo malissimo, la mia voce tremava leggermente.
Lui sostenne la mia occhiata con una molto ma molto irritata e mi si avvicinò.
« Non sai quanto mi irriti! Non sei altro che un'insignificante insetto alato! » mi sputò contro.
Era vicino.

Troppo vicino. 
E sembrava seriamente che mi volesse picchiare.
« Sulfus! Non fare sciocchezze! » lo fermò Kabiria.
Uriè mi si avvicinò con fare protettivo.
« C'è il Veto, cretino! Non puoi toccarla! » gli disse tenendomi per un braccio.
Lui si prese il polso come se faticasse a trattenersi dal toccarmi.
Era pericolosamente vicino al baratro, un'altra spinta e avrebbe ceduto. Lo sguardo con cui mi guardava ne era la prova.
Io ormai ero completamente andata e il mio cervello doveva essersene andato in vacanza perché invece di allontanarmi spaventata, come sarebbe giusto fare in una situazione del genere, alzai fieramente il mento e lo provocai dicendo: « Forza, provaci se hai coraggio! ».
Lui mi si avvicinò ancora di più con il delirio negli occhi ma Kabalè lo fermò prendendolo per le spalle.
« Adesso basta! Il Veto parla chiaro! » disse guardandolo con severità.
« Devil e Angel non possono toccarsi, almeno quando sono in forma angelica e diabolica… ».
Il che vuol dire che…
« Quindi… » iniziò Sulfus ma Kabalè lo interruppe subito annuendo.
« Sì esattamente. » ci confermò Kabalè.
Sulfus mi guardò, gli occhi di topazio luccicavano, e concentrandosi fece cambiare il paesaggio intorno a noi.
Al posto delle dune dorate e sabbiose e del cielo azzurro e il sole accecante adesso c'erano pareti di metallo grigio.
Eravamo tornati nell'aula sfida.
Solo noi due.
Isolati da tutto e da tutti.
Mi irrigidii subito, alzando la guardia. Il sesto senso in allerta.
«Perché siamo tornati in aula sfida?» chiesi un po’ confusa e, incuriosita alla grande.
Lui mi fece il suo temibile sorriso da cattivo ragazzo e i suoi occhi si accesero.
« Aspetta e vedrai. Basilisco, attiva metamorphosi! »
Si trasformò in terreno e poi - che mi sorrise in un modo che mi fece girare la testa e saltare al cuore un paio di battiti a parte - strinse una mano a pugno e si tenne il polso con l’altra, quasi si trattenesse a stento dal toccarmi. Esattamente come qualche minuto fa.
« Ma che fai? Lo sai che non puoi trasformarti in terreno senza un valido motivo! » replicai automaticamente.
« Beh le regole sono fatte per essere trasgredite... e poi un valido motivo
ce l’ho Angel... »
« A sì ?» lo provocai.
« Non posso sfidarti da Devil ma posso farlo come terreno. »
mi disse avvicinandosi ancora di più ed io gli feci un sorriso del tipo: “ forza toccami, voglio proprio vedere se ne hai il coraggio”.
Mio Dio che cosa mi sta succedendo ?!?!?
« Avanti Angelo mio trasformati. » mi provocò.
« E se non volessi? » chiesi senza cambiare di un millimetro la mia espressione, mantenendola giocosa e rilassata. Ero decisa a non far vedere la mia titubanza altrimenti me l’avrebbe rinfacciata per tutta la mia vita.
Pardon volevo dire per tutta la mia esistenza. 
« Ecco! » disse con la sua risata profonda e melodiosa.
« Lo sapevo! Te la fai sotto eh? »
Va bè non è che abbia fatto molta differenza e ad ogni modo... Eh no! Te lo puoi anche scordare!
Con un sorrisetto di sfida mi trasformai.
« Coks, attiva metamorphosi! »
Quando finii di mutare lui non perse tempo. 
« Ora te le suono » mi minacciò accucciandosi leggermente, come una pantera con la sua preda. Gli occhi che mi puntavano, affamati.
Il mio cuore sprofondò e fui scossa da brividi in tutto il corpo.
Dio come mi piaceva quando mi guardava così…
« Non credo proprio ! » sussurrai con voce arrochita dal desiderio ( Desiderio? ) stando al gioco e correndo fuori dall'Aula sfida.
Sentii alle mie spalle la sua risata sommessa e con un'agile scatto mi inseguì.  
Corsi più veloce che potei e misi tre metri buoni di distanza tra noi. Corsi e mi sentii leggera, come se fossi ancora in forma sempiterna. 
Mi piaceva.
Mi piaceva la sensazione di essere inseguita, mi faceva sentire meno…
Sola.
Mi faceva sentire bene, felice. 
Ma non era solo questo che mi piaceva, c’era qualcos’altro...
In quel momento sapevo che se avessi allungato la mano, avrei toccato il cielo con un dito senza neanche usare le ali.
Mi diressi al parco, i terreni erano tutti a lezione quindi era deserto.
Lo avevo seminato, ma non per molto. Dovevo sbrigarmi a trovare un nascondiglio.
Mi guardai velocemente attorno e decisi di mettermi dietro una colonna, vicino a un cespuglio.
Aspettai qualche secondo, recuperando il fiato e, ansimante mi sporsi leggermente per guardare.
Sulfus era vicinissimo. Si stava guardando intorno, cercandomi. Quando mi diede le spalle io uscii quatta  quatta allo scoperto poi mi avvicinai velocemente. Lui si girò ed io gli sfiorai il petto con le mani, spingendolo leggermente per poi ricominciare a correre e a ridere come una scema. 
A proposito…
Perché diavolo stai ridendo?!?! gridò esterrefatta e disgustata una voce dentro di me ma io la ignorai facilmente, distratta dalla risata di
Sulfus.

Lui rise assieme a me e ricominciò a correre. Corsi per un po' finché lui non mi raggiunse e mi braccò, costringendomi a girare a sinistra. Feci un piccolo gridolino divertito ed entrai in una classe a caso.
Non potendo fare molto lì dentro mi appoggiai ad una cattedra con i gomiti e la schiena. Entrò anche lui e si appoggiò ad un banco. Ansimammo per  un po' ed io reclinai la testa all'indietro sfinita. Ma era scomodo, perché ogni volta  il petto si alzava troppo e mi bloccava il respiro. Alzai la testa e incrociai gli occhi di Sulfus. Mi fissò per un po' in un modo che mi mise subito in agitazione e poi mi sorrise.
« Sei veloce per essere un'Angel. » disse ansimando per lo sforzo di prima.
Sentii il viso riscaldarsi e questa volta non era per la corsa. La tentazione di abbassare la testa era forte, ma resistetti facendo finta di niente.
Era vero però. I Devil in teoria devono essere più veloci degli Angel (visto che loro hanno la pelle al posto delle piume) anche in forma terrena. 
« Non ti arrendi mai eh?»
gli chiesi per poi correggermi di colpo. 
Non volevo sembrare troppo interessata.
« Ora vado. Ciao ciao! » dissi e ricominciai a correre.
Lui sbuffò ma mi seguì.
Non sapevo bene dove andare così corsi in un corridoio dove non ero mai
stata prima. Era lungo con una parete fatta interamente di finestre e statue di marmo raffiguranti angeli e angeli caduti.
La luce ingrigita dalle nuvole che oscuravano il cielo gettavano ombre sulle statue e sul pavimento di marmo bianco. Creando un effetto magico e surreale. Quasi in fondo al corridoio c’era una colonna attaccata alla parete che nascondeva una scala che scendeva. Verso un altro piccolo corridoio probabilmente.
Scesi di corsa le scale e sull’ultimo gradino caddi sbattendo il petto contro il marmo duro. Gemetti debolmente ma mi rialzai subito. Sulfus ormai era a cinque o sei passi da me. Avevo ragione, il corridoio portava a un piccolo corridoio...
Troppo piccolo.
Lui mi prese i polsi da dietro e mi fece girare, spingendomi con il corpo ( e che corpo! ) contro la parete.
sussurrò e il mio cuore perse un battito.
« Ti ho presa... »
Lo fissai. Perché mi sento così...
« Non che avessi molti dubbi, anzi… » continuò lui con un sorriso pirata che gli illuminò il volto.
... rapita?
Non so come chiamare questa sensazione. Ma mi toglie il respiro e mi fa battere forte il cuore.
Lo sfidai con gli occhi per poi abbassare lo sguardo e sorridere.









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Capitolo 24
*** 23- Between fantasy and reality… ***


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BETWEEN FANTASY AND REALITY

Lei mi fissò sfidandomi con quei sbalorditivi occhioni blu-argentati poi abbassò lo sguardo e lanciò un’occhiata di sbieco di fianco a sé.
Continuavo a tenerle i polsi premuti delicatamente contro la parete ma a lei non sembrava dispiacere.
La sua pelle era morbida come la seta ed era leggermente abbronzata. Mi faceva venire voglia di avvicinarmi ancora di più.
Lei si irrigidì di colpo, stupefatta. Seguii il suo sguardo e vidi una grande porta (l’unica in quel piccolissimo corridoio) che non aveva ne maniglie ne sensori. Era blu con tantissime filigrane dorate molto simili a simboli.
La liberai piano dalla mia presa e lei si avvicinò al portone.
« Questi simboli... si riferiscono ai terreni. » sussurrò sfiorando la porta con i polpastrelli.
« Qui ci deve essere qualcosa di molto importante che gli riguarda… » sentenziò studiando le filigrane massicce e dorate.
Rimanemmo a riflettere per un po’ e alla fine disse:
« Ci sono! La stanza dei ritratti ! » esclamò lei tutta eccitata.
Le guance arrossate le illuminavano il viso e i capelli biondo grano si erano ribellati alla prigionia cui prima gli costringevano le piccole trecce raccolte a mo’ di chignon sopra la testa. Ora molte trecce si erano sciolte lasciando i capelli ondulati a ricaderle sulla schiena e tutte le altre che erano sopravvissute erano ricadute a ornarle le piccole onde morbide. Mi veniva voglia di allungare una mano e accarezzarle i capelli, sciogliere le trecce che le erano rimaste passandole le dita fra i capelli per poi attirarla a me e...
Ehi ehi time out... da dove diavolo arriva questo?!?

« Qui dentro sono custoditi tutti gli spiriti dei terreni… » disse distraendomi dai miei pensieri.
« Forse è meglio se ce ne andiamo, non vorrei mai che stessimo... » dissi per poi gridare di dolore. 
« Cosa... ? »  iniziò lei ma si interruppe gridando di dolore.
Mi sentivo formicolare dappertutto e mi guardai attorno spaesato.
« Tutto a posto Raf?» chiesi.
Lei intrecciò le dita fra le mie lasciandole sospese all'altezza delle spalle.
« Sì, adesso sì… » disse dopo qualche minuto.
« … qualcosa mi ha morsa. » aggiunse poi debolmente.
Mi sembrava un cucciolo bastonato. C'era qualcosa di diverso nella sfumatura della sua voce. Era più… morbida. Più dolce penso. Ma non ne ero sicuro.
« Ascolta… penso sia meglio non raccontare niente a nessuno. D'accordo ? ».
Lei sbatté un paio di volte le palpebre e poi annuì con l'espressione più dolce del mondo.
Mi veniva voglia di abbracciarla e stringerla forte al petto.
Ma PeRcHè ?
Lei socchiuse leggermente gli occhi e allungò lentamente una mano accarezzandomi dolcemente la fronte con il dorso delle dita, scostandomi una ciocca di capelli dalla fronte.
« Perché mi fai arrabbiare? » mi chiese dolcemente.
Io la presi per i fianchi e la spinsi contro la porta, lei reclinò la testa all'indietro appoggiandola su una delle filigrane rialzate.
« Perché adoro vederti così. Perché so che solo io riesco a farti questo effetto. Perché dovrebbe essere il nostro lavoro naturale… ti basta? » le risposi avvicinando il viso al suo.
Mi sentivo attratto… come se ci fosse una calamita che mi spingeva verso di lei.
Beh… di ragioni poi ce n'erano tante per farla incazzare.
E sopratutto una mi stuzzicava in particolare.
Non lo avrei MAI ammesso, nemmeno sotto tortura ma lei in quei momenti era bellissima, assolutamente splendida…
Le guance le diventavano rosse e i suoi occhi si accendevano in un fuoco che vedevo crepitare dentro di lei e che chiedeva di essere assecondato.
« Sì può darsi… » sussurrò lei. Gli occhi socchiusi, le labbra anche.
Chiusi gli occhi per cercare di mantenere quel po' di autocontrollo che avevo. Appoggiai la fronte alla sua e inspirai profondamente.
Il suo profumo mi invase. Così leggero e forte al tempo stesso, dolce e fresco. 
Erano rose e vaniglia. Ma non quella vaniglia troppo dolce che ti fa venire la nausea appena ti avvicini… no…
Il suo era leggero e stuzzicante.
Cazzo quanto avrei voluto prenderla, farla mia.

Le avrei supplicato di farmi male, di fottermi e morderle quel labbro fino a che non mi avrebbe pregato di darle piacere.
A un certo punto sentii la stanza vorticare e una luce viola, rossa e blu tremolò dietro le mie palpebre. Aprii gli occhi e vidi che il paesaggio intorno a noi era completamente cambiato.
Eravamo in una vasta prateria, il vento leggero smuoveva i fili d'erba sui toni del verde e del giallo. Sopra al margine di un precipizio che, dal rumore, si  affacciava sul mare.
E lì vicino c'erano quattro pali di legno scuro con appeso un velo semi trasparente perlaceo che fungeva da parasole.
Sotto a quella specie di capanna c'era un letto con i sostenitori di legno scuro, il materasso nero e le coperte di un'arcobaleno di colori tra il blu e il viola.
Noi ci eravamo distesi sopra, lei era senza pantaloni e io ero senza la maglia.
La tenevo sulle mie gambe, le braccia intorno alla sua vita, le labbra su di lei. Sulle sue labbra.
Lei mi stringeva le braccia al collo, le dita affondate nei miei capelli. I capelli le coprivano il viso ma riuscivo a intravedere le sue guance, rigate da lacrime luccicanti.
Le labbra si leccavano e si mordevano in un delirio  che nessuno dei due riconosceva.
Non avevo mai provato nulla di simile con nessuna prima di lei.
Ma c'era qualcosa che non andava… 
Sembrava che il mio corpo fosse insensibile, sentivo il calore del suo corpo contro il mio petto e il vento fresco sulla schiena.
Ma non avvertivo il suo tocco, non sentivo le sue labbra che si muovevano sulle mie, le sue mani che mi scompigliavano e tiravano leggermente i capelli. Non riuscivo a sentirla.
Lei si staccò un'attimo, il respiro affannato, gli occhi lucidi. Mi guardò con uno sguardo confuso, così intenso che mi fece morire.
Ma volevo sentirla, sentire la sua pelle, il suo profumo…
Con un gemito disperato mi chinai sui di lei baciandola dolcemente, per cercare di acuire i miei sensi ma non c'era niente da fare. La vidi fremere e rispondere al bacio, sollevò il mento e mi catturò le labbra. Intrecciandomi le mani dietro il collo, si avvinghiò al mio corpo e schiuse la bocca. Ma non sentii il suo sapore, non sentii la dolcezza del suo respiro… solo calore, calore infinito.
Lei sembrò avvertire le mie stesse sensazioni perché gemette frustrata, gli occhi imploranti. Le mie mani stringevano un lembo delle lenzuola, per evitare di stringerle le natiche e avvicinarla ancora di più a me. Ero dolorosamente consapevole che indossava solo delle mutandine di pizzo nero e una maglietta che per giunta le era salita fino a scoprirle il ventre.
Fu un'attimo, un cambiamento della luce, uno sbuffo d'aria e mi girai verso il precipizio.

Rimasi senza fiato.
Il sole era in piena eclissi. La luna lo stava coprendo mandando dei bagliori violacei.
Era bellissimo… assolutamente meraviglioso. 
Mi girai verso di lei, i capelli avevano preso le sfumature del cielo, le piume delle ali sfumavano dal blu alla radice e al rosso sulle punte.
Le labbra erano rosse per i miei morsi, lucide per i baci. Le guance arrossate e le pupille dilatate.
« Sei bellissima… » le sussurrai.
Lei si girò a guardarmi, i capelli le incorniciavano dolcemente il viso, le gote si arrossarono e abbassò le ciglia in imbarazzo.
Aprì la bocca per dire qualcosa ma un grido ci interruppe.
« RAF!!!! SULFUS!!! »
Il paesaggio si dissolse pian piano.
Avevo il respiro affannato, come se fossi rimasto in apnea fino a adesso.
Stavo ancora stringendo Raf al muro che mi guardava con occhi allucinati.
Il fiato grosso.
« Sei… sei… stato tu a… ? » balbettò.
« RAF!!! SULFUS!!! DOVE SIETE?!?! » sentii chiamarci.
Le lanciai un'occhiata e mi staccai da lei come se mi fossi scottato.
Sentimmo dei passi nel corridoio sopra di noi.
« Ascolta Raf secondo me non dovremo dire niente a nessuno, d'accordo? » le chiesi.
Lei ci pensò su per un po' ma alla fine annuì. 
Se qualcuno ci avesse visto, beh… non sapevo cosa avremmo fatto…
Ma di sicuro non l'avrebbero presa bene.























 

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Capitolo 25
*** 24- Insomnia ***


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INSOMNIA
 

Aprii gli occhi e sembrava che mi ci avessero versato sopra l'acido.
Gli richiusi e me li strofinai piano piano, massaggiandoli con dolcezza. Li riaprii, bruciavano ancora ma era più sopportabile.
Mi rigirai controvoglia nel letto e diedi un'occhiata distratta alla sveglia, il monitor segnava le 03:45. Sospirai frustrata e mi tirai su silenziosamente.
Uriè e Fire stavano dormendo alla grande, una si era chiusa a bozzolo nelle lenzuola e l'altra era caduta addirittura dal letto!
Sospirai, alzando bonariamente gli occhi al cielo.
Fire era… come dire… molto eccentrica ecco tutto.
Quella notte ero andata a dormire verso le 22, 22 e mezza ma ogni volta che chiudevo gli occhi mi ritrovavo davanti sempre lo stesso volto, sempre gli stessi bellissimi occhi dorati che mi fissavano, sempre le stesse labbra perfette e carnose piegate in un sorriso che mi ha fatto sciogliere il cuore. Il mio stomaco fece una capriola e all'improvviso sentii caldo.
Mi alzai preoccupata. A piedi nudi andai verso la finestra e ci posai sopra la fronte, il contatto con il vetro gelido fu una benedizioni per la mia pelle bollente, sembrava che ci fosse un fuoco che ardeva nelle mie vene e che diffondesse il calore partendo dal cuore per arrivare alle guance fino alla pancia.
Non era normale, non mi ero mai sentita così in tutta la mia esistenza!
Dovevo aver preso qualche virus, speravo solo che non fosse niente di grave.
Se domani non passa vado a dirlo ad Arckan decisi .
Di sicuro dev'essere stato Sulfus. Quel brutto diavolaccio deve di sicuro avermi fatto qualcosa. Mi imbronciai e mi staccai dal vetro.
Mi incamminai verso il bagno con passo incerto e un brivido gelido scese lungo la mia schiena, sfregai le braccia con il palmo delle mani, rabbrividendo.
Ecco, ci mancavano solo gli sbalzi di temperatura!
Mi infilai in bagno e aprii l'acqua della doccia. Lo so', era strano fare la doccia alle 4 meno un quarto del mattino. Ma in questo momento era la sola cosa che mi potesse rilassare. Mi svestii lentamente, cercando di pensare ad altro…
Ma di che cosa mi illudo?!? Era da sette ore che ci stavo provando!
Spensi distrattamente l'acqua e mi sedetti sul bordo della vasca.
Sentivo il cuore intrappolato in una calda morsa ma non faceva male, anzi, era piacevole…
Immersi una gamba nell'acqua calda, poi anche l'altra.
Feci un respiro profondo che trattenni nei polmoni e scivolai sott'acqua.
Là, sotto la sua dolce carezza, riuscii a schiarirmi le idee.
Ma che cosa stavo facendo?
Che cosa cavolo era quello di ieri? L'angolo delle confidenze?
Ecco ora avevo un'altro peso in più sulla coscienza. Ne stavo accumulando troppi in questo periodo.
Prima lo tocco, poi mento alle mie amiche, poi mi trasformo in terrena senza neanche un valido motivo e infine, ciliegina sulla torta, prometto a un Devil cioè voglio dire proprio un DEVIL di non dire nulla sulla stanza dei ritratti.
Scossi la testa e i capelli mi svolazzarono attorno al corpo, attorcigliandosi come delle alghe. Quando sentii di non avere più aria nei polmoni riemersi aggrappandomi con le mani al bordo della vasca.
Era inutile…
Ci stavo girando attorno da più di 8 ore ma alla fine per farmi sentire meglio dovevo solo rivivere quello che era successo e proprio non mi andava perché ogni volta che lo facevo e ricordavo lui, sentivo una stretta sia allo stomaco che al cuore e, ogni volta, mi spaventava.
Sospirai passandomi una mano fra i capelli bagnati. Alcune ciocche mi ricaddero sul viso, compresa quella rossa che da quel giorno, ne ero sicura, avrei odiato per il resto della mia esistenza.
Perché?
Beh… perché mi ricordava troppo… si beh mi mi ricordava la sua…
Ma che palle!
Irritata e con lo stomaco di nuovo sottosopra e con ancora addosso quel caldo languore mi rilasciai cadere sott'acqua.
Va bene, alloooora cerchiamo di darci una calmata okay?
Chiusi gli occhi. Dovevo affrontare il problema, altrimenti sarei crollata dalla stanchezza.
Ricordai che ci eravamo trasformati dopo non so' quale sfida e, sinceramente, non volevo nemmeno saperlo e poi lui mi ha sfidata, ci siamo messi a correre per… praticamente tutta la scuola, ricordavo ancora la bellissima sensazione di eccitazione e adrenalina nel l'essere inseguita e questo non mi piacque neanche un po'…
Non ti fermare!
Mentre stavo scappando mi sono imbattuta accidentalmente in quel corridoio e poi lui mi ha presa da dietro, mi ha girata e mi ha spinto con l'aiuto del resto del corpo contro il muro e mi aveva sussurrato tre semplici parole che mi hanno fatto saltare il cuore in gola e mi hanno fatto bruciare il corpo: « Ti ho presa… ».
Arrossii come una scema e riemersi per posarmi le mani sulle guance bollenti.
No no stavo proprio male.
Ero sicuramente malata.
Giuro che appena vedo Sulfus lo ammazzo di bac…
Oddio cosa stavo per pensare?!?
Gemetti e mi decisi a uscire dal mio rifugio, tolsi il tappo e l'acqua cominciò a calare.
Afferrai un'asciugamano e me lo avvolsi attorno al corpo.
Chi sa che aspetto dovevo avere!
Mi avvicinai tremante allo specchio e soffocai a stento un gridolino stupito.
Non mi riconoscevo più!
Gli occhi erano più grandi e lucidi del solito e le pupille completamente dilatate, le labbra erano più carnose e rosee, manco ci avessi messo un rossetto.
Mi tirai indietro le ciocche davanti dei capelli così da poter esaminare meglio il mio piccolo viso a cuore. Le guance erano arrossate e la pelle lucida e calda.
Involontariamente ripensai a Sulfus, ai suoi di occhi, gialli come quelli di un gatto, del colore del topazio liquido, del miele dolce. Ripensai alle sue labbra sensuali e perfette. Ripensai al suo corpo, snello, felino che ti faceva venire voglia di allungare una mano per sfiorargli il petto, per sentire i suoi muscoli in tensione sotto il tocco delle mie mani. Ripensai al suo profumo forte, dolce e deciso e il mio viso si accese ancora di più, dipingendosi di un rosso scarlatto.
Il mio stomaco si contorse di nuovo, sembrava che fosse pieno di farfalle… !
Ma quali farfalle! Api assassine piuttosto!
Mi morsi il labbro inferiore, dovevo assolutamente controllare che non avessi la febbre perché stavo facendo dei pensiero assurdi!
Finii in fretta di asciugarmi e mi rimisi il pigiama, mettendoci un po' perché le mani mi tremavano.
Spensi la luce e tornai in camera.
Agguantai l'Mp3, il mio personale scaccia pensieri, e impostai la playlist su casuale.
Sbuffai sonoramente e mi sdraiai di nuovo sul letto, lasciando le gambe a penzoloni, un braccio sugli occhi chiusi.
Subito le note di un pianoforte iniziarono a suonare e una voce a cantare.

Tell me whatcha say now?
Tell me whatcha say
Come again?

If you cannot stay down
Then you do not have to pretend
Like there is no way out
I shoulda never let you in
Cuz you got me face down

And don't take it personal
But you're the worst
You know what you've done to me
And although it hurts I know
I just can't keep runnin' away

[Hook:]
I don't need you [x4]
But I want you
I don't mean to [x4]
But I love you

Tell me whatcha say now
Tell me whatcha say?
You said that you would come again
You (said) that we would remain friends but
You know that I do not depend on
Nothing or no one
So why would you show up
So uninvited then
Just change my mind like that

Please don't take this personal
But you ain't shit
And you weren't special
Til I made you so
You better act like you know
That I been through worse than you
I just can't keep runnin away

Everybody's like
He's no item
Please don't like em
He one nights em
I never listen
No
I shoulda figured tho
All that shit you was spittin'
So unoriginal
But it was you
So I was with it
And tell you the truth
Wish we never did it

Cuz I usually do
Stick to the business
But you came out the blue
And then you just flipped it
God damn baby
My mind's blown
I be forgettin'
You live in a different time zone
I think I know what this is
It's just the time's wrong
And yea
I know what you did
But baby I'm grown
And my love is patient
And kind, and shit
If this is real we can build
And do different types of shit
If you was really the realest
Wouldn't be fightin' it
I think your pride is just
In the way
(like a bitch)
Funny how everything changed
Once you got all that you wanted
Nothing was ever the same

I don't need you [x4]
I still want you
I don't mean to [x4]
But I love you

I don't need you [x4]
But I want you
I don't mean to [x4]
But I love you


Ragazze guardate cosa ho trovato ^^ cosa ne pensate? *w*







e questo è un disegno che ho fatto io =>











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Capitolo 26
*** 25- Tragedy ***


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TRAGEDY

La sveglia trillò trapanandomi le orecchie.
AAAH SPEGNILA!!! strillò Fire sotterrando la testa sotto il cuscino.
Gemetti debolmente e tirai un pugno di pasta frolla alla sveglia.
Non serviva proprio a niente, sono rimasta tutta la notte in dormiveglia ad ascoltare la musica.
 "The Worst" di Jhene Aiko soprattutto.
Aprii gli occhi svogliatamente e me li strofinai subito per non farli bruciare.
Mi sentivo ancora le guance calde e un milione di api che mi pungevano la pancia. Mi sentivo le gambe e le braccia ancora deboli e estremamente rilassate.
Tutto a posto Raf? No perché se ti vuoi rimettere a letto io non ho nulla in contrario mi chiese Fire sbadigliando.
Ci pensai un po' su.
NO PER CARITÀ RAF NON PENSARE ANCORA ALTRIMENTI TI SI FRIGGE IL CERVELLO!!!
Nascosi il viso fra le mani e mi rannicchiai sotto le coperte.
Fire si alzò  incuriosita.
Ma si può sapere che hai? mi chiese sorseggiando un bicchiere d'acqua fredda apparsa magicamente nella sua mano.
Non lo so' Fire è tutta la notte che ci penso!
Fire per poco non si strozzò e mi lanciò una delle sue occhiate assassine.
E tu non mi hai svegliata perché…?
Alzai gli occhi  al cielo esasperata e per poco non gridai dalla frustrazione.
Perché non ho voglia di assillarti ogni volta che ho un problema!
Sì ma io sono qui apposta! Dovevi svegliarmi citrulla!
« Ma che cosa volevi che ne sapessi io ?!?! » esplosi ad alta voce questa volta.
Uriè si alzò di scatto dal letto e ancora assonnata biascicò: « R-Raf, tutto bene ? »
Sbuffai contrariata.
« No Uriè! Non va tutto bene! » gemetti straziata, coprendomi la testa con il piumone.
Uriè non disse niente, sentii il suo letto cigolare, il lieve fruscio dei piedi nudi sul pavimento e infine il peso di un corpo di fianco a me.
« Che c'è? Non ti senti bene? » mi chiese scostandomi gentilmente le lenzuola dalla testa.
Io mi rannicchia, i pugni davanti al viso. Speravo sinceramente di poter fondermi con il materasso in quel preciso istante.
« No Uriè mi sento strana… » mormorai agonizzante.
« Cosa ti senti? » mi chiesero Uriè e Fire in coro.
Chiusi gli occhi e lasciai che le labbra mi si muovessero da sole.
« Non so'… è come se le braccia e le gambe fossero fatte di pasta frolla e a volte ho così caldo che vorrei scappare al polo nord e poi subito dopo ho così freddo che vorrei sotterrarmi nel deserto del Sahara. » mormorai e Fire ridacchiò divertita. 
Le lanciai un'occhiataccia ma continuai a parlare.
« E poi mi sento lo stomaco tutto sotto sopra, come se fosse invaso da api assassine. » soprattutto quando penso a una persona in particolare… ma questo non osai dirlo.
Fire che aveva sentito quest'ultimo pensiero si irrigidì e mi guardò allarmata.
Oh cazzo… imprecò tra i denti.
Se è quello che penso io sei nella merda tesoro disse scuotendo la testa come se non volesse prendere in considerazione quello che stava pensando.
Uriè mi guardò perplessa e vagamente preoccupata.
« Beh di sicuro sarà un po' di influenza… resta un po' nel letto, vado a chiamare qualcuno… » disse vestendosi e uscendo dalla stanza alla velocità della luce.
Okay Raf adesso ti chiedo di immaginarti una cosa okay? E tu devi immaginarla va bene? Senza esitazioni… voglio vedere come reagisci…
« Cosa vuoi fare? » le sussurrai.
Allora adesso… anzi no faccio prima a farti vedere direttamente le immagini nella tua testa. Pronta? mi aveva completamente ignorata.
Sbuffai.
« Sì… » sussurrai remissiva.
Fire chiuse gli occhi e si concentrò. Il paesaggio cambiò, invece della solita camera fatta solo di un trono e un lettone mi apparve una laguna…
Era magnifica, l'acqua cristallina mandava riflessi azzurro cristallo come se fosse illuminata dall'interno. Era protetta da una specie di grotta di roccia nera con uno squarcio in un lato con cui la rendeva facilmente accessibile. Non aveva un tetto così che la luna potesse rispecchiarsi luminosa nell'acqua.
Ero stesa sulla sabbia bianca e finissima, lo sciabordio delle onde all'esterno mi cullava, i capelli aperti a ventaglio mi solleticavano le braccia e le spalle nude, il leggero vestito che indossavo non mi proteggeva molto dal freddo ma lì l'aria era umida e calda, le pareti di roccia mi proteggevano dai venti. Era così morbido…  tanto da sembrare seta, però era molto trasparente e leggermente spiegazzato e ondulato, come la coda di una sirena. Era smanicato e mi scendeva sulla schiena, lasciandola scoperta, corto fino a metà coscia. I miei piedi erano nudi ma mi sentivo a mio agio.
Sulfus era a cavalcioni su di me… però aveva qualcosa di diverso…
Keenan, mi sussurrava una voce. Lui si chiamava Keenan…
La mia veste era bianca come una perla e faceva intravedere molto del mio corpo ma io non me ne preoccupai più di tanto.
Lui mi accarezzò dolcemente una guancia, gli occhi fissi nei miei. Con l'altra mano mi teneva teneramente e con le cosce mi stringeva i fianchi.

Una nuova sensazione mi assalì con violenza mentre percepivo il calore della sua presa calda sciogliermi in un fuoco di piacere. Socchiusi gli occhi, lasciandomi pervadere da quel calore.
« Luce… » Keenan accompagnò il suo sussurro impetuoso affondando le dita tra i miei capelli, travolgendomi con un’intensità sconosciuta. Un’onda di piacere che da lui si trasmetteva a me, per poi ritornare da lui.
Percepii le sue labbra scendere sul mio collo, sfiorandolo delicatamente mentre la sua mano mi reggeva la testa facendomi annegare in un oceano di piacere.
Gemetti e gli baciai teneramente la nuca.
Keenan mi guardò di sottecchi… 
Le iridi… ecco cosa era cambiato in lui…
Le sue iridi brillavano di un zaffiro intenso con sfumature di smeraldo. Erano più blu delle acque dell'oceano con deliziose sfumature di verde acqua e verde scuro e in certi punti addirittura viola scuro. Erano così belli che mi rapirono completamente…
Mi morsi il labbro inferiore mentre il desiderio per lui mi divorava, infiammandomi selvaggiamente. Riuscivo a vedere le mie reazioni riflesse in lui, nei suoi occhi di zaffiro.
In un attimo Keenan mi infilò una mano dietro la nuca e mi attirò a se, quasi bruscamente.  
Quando la sua lingua trovò la mia non riuscii a trattenere un gemito rovente e una delle sue mani si immerse nei miei capelli, tirandomi indietro la testa. 
Ci baciammo selvaggiamente, disperatamente.
La sua bocca mi divorava. 
Le mie mani si immersero nei suoi capelli, tirandoli forte. Lo sentii gemere, un suono basso e sensuale dal fondo della gola che mi scosse in profondità, e la sua mano scese lungo il mio corpo, fino alle cosce, le dita che mi affondavano nella carne attraverso il vestito. 
Gemetti più forte e mi inarcai sotto di lui, tradendomi.
« Ti amo… » mi sussurrò. Un sussurrò basso e dolce, che mi scosse in profondità.
A quel punto non ce la feci più. Gridai estasiata e la mia mente costruì una sorta di muro mentale, bloccando il ricordo.
Era troppo per me.
Ansimai aprendo gli occhi. Le mani stringevano convulsamente le lenzuola, le gambe mi tremavano, il cuscino era caduto a terra e le lenzuola si erano tutte ingarbugliate.
Oookay cerchiamo di mantenere la calma… non gridare Fire, non gridare… sussurrò Fire il pollice e l'indice di entrambe le mani uniti e le braccia tenute sulle cosce delle gambe conserte.

Gemetti agonizzante e mi coprii la testa con i capelli.
CAZZOOOOOO!!!!! strillò Fire isterica strappandosi i capelli.
« Raf, tutto a posto? Ti fa così male? » sentii chiedere a Uriè che era ritornata assieme a Micky, probabilmente vedendomi in posizione fetale.
« Mmh… » mugolai, le guance in fiamme sbattendo un paio di volte le palpebre, semi stordita.
« Beh… di certo il tuo viso è molto più acceso del solito, i tuoi occhi una sfumatura diversa… » constatò Micky mettendosi a braccia conserte.
Mi tirai su, mettendomi a sedere sul bordo del letto. Di sicuro i miei capelli dovevano assomigliare di più a un nido di uccelli…
Uriè sospirò scuotendo la testa.
« Mi dispiace Raf ma non vedo altra scelta… »
NO NON DIRLO…
« Devi farti dare un'occhiata da Arckan, di sicuro lui saprà cosa fare… »
NOOOOOO!!!! strillò Fire sgolandosi.
Per un'attimo mi sembrò "l'urlo" di Munch da quanto era tragica la scena.
Sospirai ma non mi rimase altra scelta che annuire tristemente.
Uriè lanciò un'occhiata a Micky, teatralmente disperata e quella le tirò una gomitata alle costole in risposta.
Già…
E CHI NON HA PAURA DEL DOTTORE!!!

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Capitolo 27
*** 26- The Voice ***


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Ragazze grazie di cuore perché ho raggiunto le 1.000 visite solo per il prologo, e più di 300 mi seguono.
Non abbiate paura e commentate pure non vi mangio mica ;) !

THE VOICE 

« A me sembra tutto a posto… » dichiarò Arckan esaminandomi la gola.
Poi mi posò una mano sulla fronte e alzando le folte sopracciglia disse: « E sicuramente non hai la febbre… ».
Ero "comodamente" seduta su un banco, Micky e Candy mi stavano a fianco, come dei cani da guardia e tutti i miei compagni di classe mi guardavano con sospetto.
Wow…
« Sarà… ma una volta ho caldo e subito dopo ho freddo. E poi mi sento lo stomaco tutto sottosopra, come se fosse pieno di farfalle… » ribattei strofinandomi le braccia con le mani.
Arckan mi squadrò un'ultima volta con occhio critico e infine annuì, pensieroso.
« Va bene, ora ascoltami bene. C'è forse qualcosa che devi dirmi? » disse guardandomi intensamente negli occhi. 
Beh… diciamo che ho leggermente infranto le regole in ogni modo possibile. Per il resto tutto a posto…
Sospirai ma non abbassai gli occhi. 
« No prof., non ho niente da dire… » sussurrai.
Ahia, non si dicono le bugieee… cantilenò Fire gongolando soddisfatta.
Oh, ma stai un po' zitta!
« Beh, allora non mi rimane molta scelta… » sospirò raddrizzandosi e tirandosi più su gli occhiali sul naso affermò un chiaro e tondo « … temo che dovrò portarti in infermeria. »
Micky mi accarezzò il braccio per farmi forza e Dolce mi diede un buffetto sulla guancia.
Non è giusto però…
Scesi dal banco con le gambe molli e mi trascinai verso la porta.
Micky e Candy mi seguirono ma furono subito bloccate da Arckan che con un'occhiata gelida le congelò al loro posto.
Inghiottii amaro e mi misi le mani in tasca, giocherellando nervosamente con le cuffiette del Mp3.
Micky mi lanciò un'occhiata mortificata ma io la rassicurai subito con un cenno della testa mentre Arckan mi sospingeva delicatamente verso il corridoio affollato da terreni che avevano il cambio dell'ora e da un po' di Devil che avevano deciso di boicottare la lezione.
Coraggio mica ti ammazzano… mi dissi per auto convincermi ma non servì a molto perché l'ansia mi strinse di nuovo il petto in una morsa ferrea.
Ma come?!? Affronti un drago senza farne una piega e poi per farti controllare dal dottore fai tutte queste storie? Sei veramente infantile… mi rimproverò Fire.
Ti prego non ti ci mettere pure tu!
Beh… potresti fare qualcosa di trasgressivo per una volta nella tua vita e svignartela appena il nonnetto si gira, che ne dici? mi consigliò con un ghigno sul viso da bambola.
Ma fammi il favore!
Quale? chiese con un faccino da angioletto.
Alzai gli occhi al cielo scuotendo la testa nel vano tentativo di non sentire più la sua fastidiosa presenza nella testa.
Guarda che io non me ne vado tanto facilmente dichiarò esaminandosi le unghie perfette.
Beh se non posso farti sparire allora ti ignorerò.
Fire mi guardò con aria incuriosita ed io per tutta risposta accesi l'Mp3 e mi cacciai le cuffie nelle orecchie.
Fire sbuffò contrariata mentre io cercavo una canzone.
Certo che sei davvero antipatica per essere un'Angel… si imbronciò lei. Mi si strinse il cuore e addolcendo il tono della voce le risposi sussurrando: « Mi dispiace Fire ma voglio stare un po' da sola e non pensare a niente e a nessuno… ne ho bisogno… ».
Lei fece una smorfia.
Da quando sei diventata così smielata Angel? mi criticò.
Ma uffa! Non ne faccio mai una giusta!!!
Non è colpa mia se tu sei strana… dichiarò mangiucchiandosi l'unghia del pollice.
Schiacciai play e la musica coprì il chiacchiericcio universale con le note di un violino.
Guardai il display e lessi distrattamente il titolo della canzone: " Rather be " di Clear Bandit e Jess Clynne.
* Siamo ad un centinaio di miglia dal comfort,
abbiamo viaggiato per terra e mare.
Ma finchè sei con me, non c’è nessun
Posto dove preferirei essere! *
Superammo il corridoio dove si trovava l'aula sfida, passando davanti al corridoio della stanza dei ritratti… lì non osai alzare gli occhi e con sguardo basso lo superai seguendo docilmente il prof.
* Aspetterei per sempre, esaltato nella scena.
Finchè sono con te, il mio cuore
Continuerà a battere… *
Arckan si fermò di colpo ed io per poco non gli caddi addosso.
« Via! Fate largo! Lasciate passare la prof.! » riuscii a sentire il vocione di Gas malgrado la musica. 
Di istinto alzai la testa e la scena che mi si presentò davanti aveva un ché di comico…!
* Con ogni passo che abbiamo fatto,
da Kyoto alla baia.
Abbiamo viaggiato per molto e a caso.
Siamo diversi e uguali,
ti ho dato un altro nome…
Cambia le batterie! *
Gas si stava facendo largo attraverso la folla seguito subito dopo da una Temptel esasperata.
Oddio sembrava sul serio un buttafuori! 
Trattenni un risolino tappandomi la bocca con una mano.
« Gas! Guarda che ci passo non c'è bisogno di essere così zelanti! » sentii la flebile protesta della professoressa seguita subito dopo da un'altra.
« Mi gira la testa soltanto a sentirlo! »
Oddio questa voce…
Arrossii di colpo e abbassai la testa imbarazzata.
Il prof mi guardò preoccupato.
« Raf tutto a posto? » mi chiese poggiandomi una mano sulla fronte con aria paterna.
Io annuii senza guardarlo e lanciai un'occhiata di sbieco dalla loro parte.
Già… non mi ero sbagliata… era proprio lui.
Camminava con il suo solito passo da felino e la sua tranquillità snervante e disinvolta a fianco della professoressa.
E venivano proprio dove stavamo andando noi…
Lui appena mi notò alzò un sopracciglio con un sorriso ironico dipinto sul volto.
A quell'occhiata non mi feci di certo intimidire così mi raddrizzai e alzai fieramente il mento con aria testarda.
* Se mi dai una possibilità la prenderò.
É uno sparo nel buio ma lo farò.
Sappilo con tutto il tuo cuore,
non puoi farmi vergognare! * 
Arckan seguì il mio sguardo e quando capì chi stavo fissando come una pervertita fece una smorfia disgustata e lo sentii irrigidirsi subito.
Ormai eravamo davanti alla porta dell'infermeria quando ci raggiunsero.
Arckan mi aprì subito la porta facendomi cenno di entrare con la testa.
* Quando sono con te,
non c’è nessun altro posto in cui
Preferirei essere! *
Io entrai con aria sinceramente intimorita e mi guardai nervosamente attorno.
Era una sala d'attesa piuttosto… ehm… spoglia.
* N-n-n-no, no, no, nessun altro posto dove preferirei essere!
N-n-n-no,no,no,nessun altro posto dove preferirei essere!
N-n-n-no,no,no,nessun altro posto dove preferirei essere! *
Insomma c'erano solo due sedie moderne nere e un tavolino bianco con sopra qualche giornale abbandonato che nessuno doveva aver mai toccato.
* Ci siamo imbarcati un una missione per trovare…
La pace suprema.
Renderla per sempre cosi nulla è
Incompleto. *
In entrambi i lati della stanza c'erano due porte, una bianca e l'altra nera. Il pavimento aveva come fantasia una tavola a scacchi di marmo.
L'unica nota di colore era la scritta sul muro nero fatta con della vernice viola: " Così diversi da scontrarsi eppure così necessari per completarsi. "
Chissà cosa voleva dire…
* É facile essere con te, sacra semplicità.
Finchè siamo assieme, non c’è nessun posto dove preferirei…
Essere!  *
Lanciai un'occhiata a Sulfus, anche lui stava leggendo, la testa inclinata da un lato e l'aria confusa. Lo vidi girarsi sentendo probabilmente su di lui il mio sguardo insistente.
I suoi occhi incrociarono i miei, mi sfiorarono con uno sguardo intenso.
Vidi che sorrideva leggermente, nel suo modo strafottente… e adorabile… assolutamente bellissimo.
Distolsi lo sguardo, un timido sorriso aleggiava dolcemente sulle mie labbra, sentivo le guance calde e il mio stomaco era percorso da dolci fitte.
A un certo punto le dita gentili del professore mi sospinsero verso una sedia lucida e nera, facendomi tornare l'ansia.
« Togliti le cuffie Raf. » mi ordinò il prof stringendomi dolcemente una spalla.
Sospirai e con un piccolo strattone al filo, le cuffie mi caddero in grembo, le arrotolai con cura attorno all'Mp3 bianco e poi me lo cacciai in tasca.
Appoggiai la nuca allo schienale della sedia e chiusi gli occhi sconsolata.
« Vedrai che non sarà affatto doloroso… » mi sussurrò Arckan con aria rassicurante. 
Io gli rivolsi un sorriso spento e mi girai verso Sulfus. Era seduto scompostamente su una sedia uguale alla mia, davanti a me. La Temptel era appoggiata al muro, le braccia incrociate al petto e l'aria annoiata.
Sentii Arckan tossire nervosamente e lanciare occhiate assassine alla Temptel.
Lei lo guardò con le sopracciglia alzate e una profonda ironia nel sorriso.
« Non ti senti bene collega? Potresti approfittarne per farti visitare. » disse sarcasticamente.
Aveva una voce stridula e profonda al tempo stesso ma non poi così spiacevole…
 « Sto' benissimo grazie è solo la tua presenza che mi crea qualche disturbo allo stomaco… » ribatté freddamente Arckan.
« Ma come ti permetti!!! » tuonò la Temptel staccandosi bruscamente dal muro.
Di riflesso Arckan fece un passo avanti, le piume delle sue ali mi solleticarono il braccio. Beh… le mie di ali erano ridotte abbastanza male… erano completamente fatte di pastafrolla! 
Oggi non ho volato neanche un po' notai preoccupata.
Le porte ai lati della stanza si aprirono rivelando un Angel e un Devil abbastanza anziani, uno con il camice bianco. I caratteristici capelli biondi e gli occhi azzurri di noi Angel e uno sguardo gentile e l'altro con cortissimi capelli neri e occhi marrone scuro.
« Posso aiutarla? » chiese l'Angel avvicinandosi ad Arckan.
Lui distolse l'attenzione dalla Devil e si rivolse cordialmente all'Angel, esponendogli i miei sintomi. Io non lo stetti molto a sentire ma rivolsi completamente la mia attenzione all'interno della porta bianca.
All'interno riuscii solo a vedere un lettino coperto con della carta bianca.
Oddio aiuto…
Il mio settimo senso mi avvertì che qualcuno mi stava fissando… ed ero anche abbastanza certa di chi era quel qualcuno.
Mi girai, lanciando un'occhiata piena d'ansia a Sulfus. 
Mi stava guardando con una nota ironica, come se fossi una bambina che ha paura del dottore. E in effetti…
Lui scosse bonariamente la testa formando con le labbra la parola "fifona".
Io mi imbronciai e gli feci la linguaccia in risposta.
Lui rise sommessamente e infilò una mano in tasca tirando fuori dei fili neri che poi scoprii essere cuffie e cacciarsele nelle orecchie.
Io gli lanciai un'occhiata assassina che gli provocò un'altra risata e accese l'iPod nero.
Ma guarda te! Io no e lui sì?
Lui si strinse nelle spalle come a dire "arrangiati" ed aggrottai la fronte in risposta.
Ah sì?
Chiusi gli occhi concentrandomi e poi mormorai: « Think Fly… ».
Le voci mi sfondarono la mente riempiendomi la testa. Feci una smorfia e diressi il flusso verso Sulfus.
Le note ipnotiche di una chitarra mi riempirono la mente.
La conoscevo quella canzone… era "Castle of glass" dei Linkin Park.
Mi tappai le orecchie con le dita così da sentire meglio le note, muovendo quasi inconsapevolmente la testa a ritmo.
* Take me down to the river bend- Portami fino all’ansa del fiume.
Take me down to the fighting end- Portami fino alla fine della lotta.
Wash the poison from off my skin- Lava via il veleno dalla mia pelle.
Show me how to be whole again- Mostrami come essere di nuovo completo. *
Lui cominciò a tenere il tempo con il piede e appoggiò la nuca allo schienale della sedia guardandomi di sottecchi con un sorriso sulle labbra sensuali e carnose.
« Fly me up on a silver wing. Past the black, where the sirens sing… » cantò mormorando piano.
Aveva una voce magnifica…
" Fammi volare su un’ala argentata. Oltre l’oscurità, dove cantano le sirene… "
Gli sorrisi e ribattei mormorando: « Warm me up in a nova’s glow.
And drop me down to the dream below’… ».
" Riscaldami sotto l’incandescenza di una supernova.
E fammi scendere sul sogno che c’è in basso… "
Mi guardò sorpreso ed io mossi piano un'ala per fargli vedere che luccicava un po'.
Lui mimò un: « Ah… » e con aria complice cantò il ritornello.
« ’Cause I’m only a crack in this castle of glass.
Hardly anything left for you to see…
For you to see! » cantammo insieme.
La cosa iniziò subito a prendermi la mano e a quanto pare neanche a lui dispiaceva perché questa volta ci eravamo dimenticati di moderare il tono della voce in un sussurro indiscreto, trasformandolo in un vero e proprio canto.
Le note della chitarra ci riempirono la mente e iniziammo a tenere il tempo con un piede.
Sentii le mie spalle muoversi quasi inconsapevolmente a tempo con la musica, la testa pure.
« Bring me home in a blinding dream,
Through the secrets that I have seen. » cantai io guardandolo negli occhi.
"Portami a casa in un sogno abbagliante.
Attraverso i segreti che ho visto… "
« Wash the sorrow from off my skin.
And show me how to be whole again! » mi rispose staccandosi piano dallo schienale, appoggiando i gomiti alle ginocchia.
“ Lava via il dolore dalla mia pelle.
E mostrami come essere di nuovo completo! "
« ‘Cause I’m only a crack in this castle of glass.
Hardly anything left for you to see…
For you to see! » cantammo all'unisono. Ci misi tutta me stessa in quel pezzo, non mi importava di nient'altro in quel momento. 
Risi e tesi una mano verso di lui mentre cantavamo: « ‘Cause I’m only a crack in this castle of glass.
Hardly anything else I need to be… » .
" Perché sono soltanto una crepa in questo castello di vetro.
Non mi serve essere praticamente nient’altro… ".
« Cause I’m only a crack in this castle of glass.
Hardly anything left for you to see…
For you to see! » alzai piano il braccio per poi abbassarlo subito mentre cantavo furiosamente l'ultimo verso della canzone.
Ci guardammo per poi scoppiare a ridere
Avevo il fiatone e avevo urgentemente bisogno di un bicchiere d'acqua gelida.
Mi guardai attorno e vidi che tutti ci stavano fissando con sospetto. I dottori avevano entrambi le fronti aggrottate mentre i prof erano allibiti.
Mi schiarii la voce a disagio e con lo sguardo basso mi avvicinai al dottore e sussurrando gli dissi: « La prego mi visiti… ».

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Capitolo 28
*** 27- Doctor ***


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Doctor
 
« C-certo entra pure… » balbettò il dottore facendo un passo di lato per farmi entrare.
Mi fissava come se fossi appena uscita da un laboratorio di creature geneticamente modificate… o come se fossi una ballerina in uno strip bar.
L'ultima opzione era molto imbarazzante considerata la sua veneranda età.
« Grazie… » sussurrai e timidamente entrai in quella grande stanza.
La prima cosa che mi colpì particolarmente era il colore…
Bianco.
Tutto lì dentro era di un bianco immacolato… una parete era tappezzata da finestroni e sull'alto soffitto erano sparse qua e là delle altre finestre per far entrare più luce possibile.
« Accomodati pure Raf… » mi disse il dottore facendo un cenno con la mano.
Mi schiarii la voce, in ansia, e con passo svelto mi diressi verso il lettino.
Sentii la porta chiudersi alle mie spalle. Arckan era entrato, non prima però di aver lanciato un'occhiata storta al di fuori, verso la Temptel molto probabilmente.
« Allora signorina Draven… che cosa abbiamo? » mi chiese gentilmente il dottore recuperando dalla scrivania una cartelletta e una penna.
Draven… da quanto tempo che nessuno pronunciava il mio cognome.
A me non piaceva per niente. Aveva un suono troppo… duro e tagliente, mi ricordava le piume nere dei corvi.
Mi sedetti sul lettino schiarendomi di nuovo la voce. Mi sentivo il palato arido e la gola secca, non riuscivo a parlare!
« C-credevo che me lo potesse dire lei… » gracchiai.
Lui mi lanciò un'occhiata da sopra agli occhialetti dorati, le labbra piegate in una leggera smorfia di disappunto.
Sospirò con aria stanca e infine aprì un armadietto argentato appeso al muro.
« Gradiresti un bicchiere d'acqua? »
Annuii con forza.
« Sì grazie… » mormorai rauca.
Lui tirò fuori un bicchiere e lo riempì con una bottiglia d'acqua naturale.
« Ecco qui… »
Mi porse con mani tremanti il bicchiere ed io lo afferrai prima che lo facesse cadere.
Bevvi tutta l'acqua con un sol sorso, sentendomi immediatamente meglio.
« Temo di aver omesso un sintomo segretario. » intervenne Arckan facendomi quasi strozzare con l'acqua.
Come segretario?!?! Non era mica il dottore lui?!?!?
« Non importa, ho già preso la mia decisione… » annuncio il "segretario".
Feci la spola fra lui e il prof.
Insomma qualcuno poteva prendersi la briga di spiegare anche a me?!?!
« Ma…. io… credevo… sì insomma credevo che… »
« No Raf lui non è il dottore. Lui è solo il segretario, ascolta i sintomi dei possibili pazienti e se ritiene che sia effettivamente qualcosa di sospetto o grave gli fa visitare. Oppure se qualcosa va storto e il dottore non c'è lui lo sostituisce momentaneamente. » mi spiegò pazientemente Arckan.
« Buongiorno… » proruppe una voce improvvisamente. Una voce mooolto giovane e molto ma molto sensuale.
Mi girai verso la sua fonte.
Wow…
Un ragazzo era entrato nella stanza che adesso stava attraversando in tutta fretta.
Indossava un camicie bianco e appeso al collo aveva uno stetoscopio.
« Buongiorno dottore! Guardi chi abbiamo qui… » lo salutò il segretario.
DOTTORE!?!? MA MI VOLETE PRENDERE IN GIRO?!?!? È GIOVANISSIMO!!!!
Il ragazzo staccò gli occhi da un flaconcino di plastica arancione che teneva in mano e mi guardò di sottecchi.
Sentii una scossa percorrermi la pancia, il ventre e ancora più giù.

Oddio…
« Ah, già una paziente? » mormorò avvicinandosi e infilandosi le mani nelle tasche del camicie.
« Sì e mi sembra anche un caso molto particolare… » gli rispose Arckan.
« Mmh… » fece lui squadrandomi da capo a piedi, la testa lievemente inclinata da un lato.
« Ciao, mi chiamo Lucien Diamond. » mi disse porgendomi una mano.
Io non dissi niente. Mi limitai a fissarlo stupita, la mascella che ormai doveva toccare terra.
MA CRISTO RAF, RIPIGLIATI!!!! SEMBRI UNA DEMENTE!!!!! mi sgridò Fire con uno sguardo omicida.
Sbattei un paio di volte le palpebre e finalmente mi decisi a stringerla. Mentre gli toccavo la mano sentii una deliziosa scossa che mi percorse, mi accese, mi fece avvampare, e ero sicura che lui riusciva a sentire il mio respiro che accelerava.
« Piacere io mi chiamo Raphaella Draven. » sussurrai e ringraziai sinceramente Dio di non aver balbettato.
Non è niente male il Doc, vero Raf? mi sussurrò Fire squadrandolo da capo a piedi.
Già…
Non era niente… ma NIENTE male!
Aveva dei capelli castano chiaro con ciocche ramate alla luce del sole… gli zigomi erano alti e ben definiti, le labbra carnose e sensuali sembravano state scolpite da un'artista.
Un diamante risplendeva, incastonato nel lobo destro.
E…
Cristo, aveva degli occhi stupendi. Verdi e cerchiati d’oro, e così espressivi che difficilmente avrebbe potuto nascondere i propri pensieri a qualcuno.
In questo momento ad esempio non gli stava nascondendo affatto…
« Dottor Lucien ecco qui i sintomi… » lo richiamò il segretario passandogli la cartelletta.
« Ah sì, grazie Carlo. » disse prendendola in mano e dando una veloce occhiata.
« Adesso però vi chiedo di uscire perché qui ci sono delle regole riguardo alla privacy del paziente. »
Arckan gli lanciò un'occhiataccia e il segretario si affrettò ad uscire dalla stanza, non prima di avermi lanciato una lunga occhiata eloquente.
Mi irrigidii istintivamente e lo fissai negli occhi con aria torva.
Minchia che pervertito…borbottò Fire.

Già… mi ricordava qualcosa…
« Anche lei professore. » decretò Lucien lanciandogli un'occhiata da sopra la cartelletta.
Arckan lo guardò stupito ma non fece commenti. Si schiarì la voce e uscì dalla stanza lanciandomi un sorriso di incoraggiamento, un po' titubante.
Oddio…
Eravamo solo io e lui…
« Allora, da quanto leggo qui dici di avere continui sbalzi di temperatura giusto? » mi chiese Lucien con aria disinvolta.
Io annuii ma visto che non poteva vedermi perché mi dava le spalle sussurrai: « Sì… ».
« Beh io non penso che sia niente di grave, potrebbe anche essere una questione sentimentale più che sanitaria. » si girò con una piccola torcia in mano.
« Apri la bocca… » mi ordinò gentilmente ed io la aprii obbediente.
Lucien mi punto il fascio di luce in gola e con una stecca mi abbassò la lingua.
Il sapore amaro del legno mi graffiava il palato, la sensazione di strozzamento mi fece venire un conato.
« No, qui è tutto a posto. » sentenziò rimettendo la torcia e la stecca in tasca.
Mi posò una mano sulla gola per ascoltare i battiti del mio cuore.
Odorava di mare… della sabbia cotta della spiaggia, del vento che soffiava sull'oceano.
Sapeva di estate.
« E non hai la febbre. » annunciò anche se io sentivo che il cuore iniziava a battere più forte per l'imbarazzo della sua vicinanza.
« Hai detto di avere anche mal di pancia giusto? » mi chiese facendomi scendere gentilmente dal lettino.
Annuii.
« Allora ti devo chiedere di spogliarti. »
COSAAAA!!!!!
Arrossii peggio di un pomodoro maturo.
Raf… mi chiamò Fire con un tono calmo.
Sì… ?
Ha detto che ti devi spogliare e tu adesso ti spogli ti è chiaro… sibilò minacciandomi con le forbicine per le unghie.
Alzai gli occhi al cielo, esasperata.
« Okay… » sussurrai imbronciata sfilandomi la maglietta.
Certo che sei veramente prepotente!
Scalciai via le scarpe, togliendomi i calzini e feci scivolare i pantaloncini lungo le gambe per poi posare il tutto sul lettino.
« Okay adesso sdraiati… » mi disse sfilandosi il camice, rimanendo con una maglietta lucida a maniche corte color antracite e dei jeans sdruciti.
Oh mio Dio… come facevo a non obbedirgli…
Mi sdraiai lentamente sopra la carta ruvida del lettino.
Dico che ha un fisico stupendo o si era già capito?
Smisi di respirare, gli occhi incollati su di lui.
Mi posò una mano sulla pancia tastandola dolcemente. Il suo tocco era leggero e fresco, come toccare una nuvola o della schiuma di mare.
Cavolo se mi è familiare…
Mi posò l'altra mano sul pube al bordo delle mutandine, facendo una lieve pressione.
Mi sfuggì un gemito a sentire gli effetti nel basso ventre, vidi le sue labbra incurvarsi in un sorriso, ma non mi guardò negli occhi.
Lucien agganciò un dito al bordo e le tirò un po' giù, lentamente.
Cominciai ad ansimare.
« Lo sapevo… » mormorò guardandomi di sottecchi.
Lo guardai, le labbra socchiuse, gli occhi anche.
« Dov'è finito il tuo bracciale…? »
Cosa…?
Lo vidi togliersi la maglietta, mostrandomi così un fisico che poteva fare invidia a qualsiasi angelo.
« Non credo di aver afferrato… » sussurrai, non mi sentivo a disagio… lo avevo già fatto altre volte… lo avevo già conosciuto… eravamo già stati in questa situazione…
« Allora è vero… non ricordi niente… » mi sussurrò, il viso vicinissimo al mio.
Cosa avrei dovuto ricordare esattamente?
Lui si mise improvvisamente a cavalcioni su di me, facendomi sussultare involontariamente. L'orecchino che risplendeva alla luce del sole alle sue spalle.
« Ma almeno ti ho trovata… a te e a quell'altro genio… » mormorò con una smorfia amara sul viso perfetto.
« Tu sei pazzo… non sai quel che dici! » gli sussurrai, la voce strozzata, guardandolo negli occhi.
Vidi passare attraverso le sue limpide iridi un lampo di rabbia e frustrazione.
Mi spinse di più contro il letto per immobilizzarmi e io gemetti, sorpresa.
« Pazzia? Sì forse hai ragione, dopo aver passato circa due vite a cercarti, a cercarvi, da solo come un cane… sì direi che un po' di pazzia può sempre scappare! » mi sibilò contro, frustrato.
Ma si tradiva da solo…

Perché nel momento in cui involontariamente aveva fatto forza con il bacino lo avevamo sentito entrambi: eccitazione.
Inghiottii, il corpo mi andava in fiamme, la sua presenza su di me mi divorava.
Si chinò, baciandomi dolcemente la giugulare facendomi venire dolci brividi lungo la schiena mentre le sue labbra scendevano più giù scostandomi il reggiseno, le sue mani dalla mia vita scivolavano più in basso fino ad accarezzarmi dolcemente un capezzolo con le labbra e il pube con le dita lunghe e affusolate.
Ah!
Gemetti e mi inarcai sotto di lui, il respiro spezzato, gli occhi chiusi.
« Dio da quanto tempo non sentivo questo suono… » gemette lui mordicchiandomi gentilmente il collo. E quando sentii il suo petto sfiorarmi i seni rischiai quasi di gridare per l'intensità di quel contatto.
La sua risata bassa e melodiosa mi vibrò dolcemente sulla gola.
« Sei sempre stata così sensibile Luce… » mi sussurrò facendo scivolare un dito sotto le mutandine. Solo un po'.
Mosse avanti e indietro la punta del dito solleticando la pelle a pochi centimetri dal mio punto debole…
Dal punto in cui volevo che arrivasse…
Gridai aggrappandomi con forza alla carta del lettino.
« Ti prego! » supplicai, il respiro ormai completamente fuori controllo.
Il mio corpo sembrava preso da una strana frenesia… eccitazione.
« Mmh… mi piace sentirti supplicare… » mormorò leccandomi il ventre, una dolce e lenta carezza sensuale…
Non sapevo cosa mi stesse succedendo… sapevo solo che lui doveva entrare dentro di me…
Subito.

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Capitolo 29
*** 28- Creatures ***


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CREATURES
 
Ma che cristo... sussurrò Fire sconvolta.
Non... non ne ho idea giuro... è solo che...
Sentii la sua lingua scendere ancora di più giù accarezzando e succhiando la pelle del ventre. Mi aprì le gambe con la testa e posò le labbra sulla stoffa tra le mie cosce.
Non fui più in grado di ragionare...
Gridai inarcandomi, spingendo i fianchi contro la sua bocca. Ma non riuscii ad ottenere nulla perché lui si allontanò, un sorriso gli illuminava pericolosamente il volto ma le sue dita non si spostarono di un millimetro massaggiandomi dolcemente, vicinissimo al vertice del mio piacere.
Immersi una mano fra i suoi capelli, avvicinandolo di più a me, alla mia bocca ma lui mantenne le distanze. « Non sai quanto mi siete mancati... » mormorò.
Mi guardò intensamente, gli occhi verdi che luccicavano di lacrime represse, le labbra rosse dai morsi. Sentii una stretta al cuore, una fitta di nostalgia mi trapassò il petto lacerandolo.
Gavrielle...
Okay adesso basta... sibilò Fire amaramente.
Sentii la mente scivolare lontana, staccando ogni collegamento dal mio corpo, sgusciando via dal mio controllo. La mia anima si rintanò da qualche parte, nella mia testa lasciando il posto ad un'altra...


Fire

Okay sono stata una stronza a farlo ma... non potevo permetterle di sentire altro, lei non doveva sapere niente. Non da lui almeno...
Ma che cazzo ci faceva qui Gavrielle?!?!?!?!
Aveva già parlato con suo fratello? Si erano già incontrati? Come aveva fatto a trovarci? Come ha fatto a sfuggire dal controllo delle basse sfere?
Spinsi via la mente di Raf e presi il controllo del suo corpo.
Infondo non dovevo sentirmi in colpa, questo era il mio compito... io avrei dovuto dirle la verità ma non adesso...
Ma che cazzo stai a dire Fire?!?! Caprona com'è di sicuro ti sommergerà di domande e tu che farai?
Semplice, le dico di seguire il consiglio di sua sorella, le dico di cercare il corvo e prendere la chiave.
Lei deve ricordare con quella pietra altrimenti sarà tutto inutile... la sua mente si infetterebbe con l'Insanity e le alte sfere la uccideranno per poi farle fare un'altra vita priva di ricordi.
Ma non potevano farlo... questa è già la sua terza vita in questa forma, priva di ricordi. Gli Dei scateneranno l'apocalisse se io fallisco e questo non posso permetterlo.
Scusami Gavrielle, ma non mi lasci altra scelta...
Privai il mio viso di ogni forma di espressione e gli mollai un ceffone. Lui allontanò di scatto la faccia dalla mia, sorpreso.
Quando vide però che i miei capelli si stavano accorciando fino a sfiorarmi le spalle con dei boccoli, diventando da biondo grano a un rosso vinaccia e le iridi mutare in un verde acqua mi lanciò un'occhiata carica di disprezzo.
« Non osare toccarmi mai più Fire, ti è chiaro? » mi sputò contro, riconoscendomi immediatamente. Il mio viso finì di mutare, mostrando com'ero io un tempo... quando avevo ancora un corpo mio.
Ma come si permetteva!?!? Ero o non ero la migliore amica di Luce? Mi hanno messo dentro la sua testa per un motivo porca miseria!!!
Gli tirai una ginocchiata allo stomaco levandomelo completamente di dosso.
« E tu non toccare le mie cose. » ribattei acidamente « E copriti cristo, mi sembri un cane in calore! ».
Lui afferrò la maglia e se la infilò in un baleno. Ricordando poi che anch'io ero bella che nuda feci apparire un vestito smanicato nero che mi arrivava a metà coscia e delle calze a rete.
« Come hai fatto ad arrivare qua? Credevo che le alte e le basse sfere volessero tenervi il più lontano possibile da noi, a te e a Valerie*... » gli chiesi.
Lui rise amaramente, giocherellando con il suo bracciale di pelle nera. In mezzo c'era inciso con un tratto dorato un cerchio con attaccato un semicerchio, per intenderci una specie di OC.
« Ah... Lunette intendi? » chiese appoggiandosi alla scrivania dietro di lui.
« Lei ama Luce, non vorrebbe mai causarle qualche tipo di danno... e neanche io voglio farlo. » aggiunse vedendo il mio sguardo torvo.
«... però lei ha deciso di farle visita solo in sogno e nella sua coscienza e poi sai che le basse sfere sono molto più dure delle alte sfere... e visto che sono un buon angioletto diciamo che hanno deciso di darmi un po’ di corda, così sono potuto ritornare qui.».
« Già immaginavo ma potevi anche restartene al tuo paese, saresti stato molto più utile... » ribattei scendendo
lentamente dal lettino facendomi leva con le braccia.
« Perché allora hai provato a far ricordare qualcosa a Raf? Lo sai che se viene a sapere qualsiasi cosa di diretto da te o da Valerie le alte sfere la uccidono in un sitante e sai anche che cosa questo voglia dire, no? » gli chiesi evidenziando ogni parola con cura.
« Sì che lo so’. » ribatté seccamente. Ma se gli infilassi una scopa su per il... ?
« Solo che le sue creature e quelle di Valerie sono inquiete. »

Merda...
« E tu come fai a saperlo? » chiesi circospetta.
« Sai ero solo dall’altra parte del mondo ma non vuol dire che mi abbiano tenuto in una cella. Ho fatto una visitina al mare e poi nella foresta... beh, diciamo che appena hanno capito che Valerie e Raf sono state rapite si sono non poco innervosite, sia le creature di Raf che quelle di Valerie.» ribatté amaramente.
« E come hanno fatto in queste tre vite senza una guida? »
« Non ne ho idea ma anche se se la fossero cavata non va bene... potrebbero ribellarsi, è questo che volevo far ricordare a Raf perché lei è quella che ha più libertà tra di noi. »
Annuii pensierosa.
Valerie era controllata a vista perché di sicuro le basse sfere avranno scoperto che ha recuperato la sua pietra e di conseguenza i suoi ricordi... non poteva parlare con loro o l’avrebbero rinchiusa nel Delirium e uccisa. Doveva passare inosservata e fargli credere di essersi arresa e di non voler più scappare altrimenti sarebbe stato tutto inutile.
« E se chiedessi a Demetra e Poseidone di... »
« Non accetteranno, loro sono un incarico di Valerie e Raf. » mi interruppe seccamente lui scuotendo la testa.
E MA CHE CAZZO!!!!
« Va bene, vorrà dire che le farò ricordare qualcosa e cercherò di farla avvicinare al mare... in qualche modo... »
Lui mi guardò con aria pensierosa.
« Va bene ma ti conviene farlo subito, non fra una settimana. Hanno aspettato abbastanza... » concluse staccandosi dal tavolo e infilandosi le mani in tasca.
« Hai già parlato con Sulfus? Hai detto qualcosa a tuo fratello? » gli chiesi mettendomi a braccia conserte. Il suo sguardo si incupì e afferrò il camice, infilandoselo con gesti quasi meccanici.
« A che serve se poi non sa chi sono? Lui è legato a Raf mi pare. Se lei non ricorda non può farlo nemmeno lui, non c’è via di uscita. » dichiarò acidamente.
Scoppiai a ridere di gusto.
« Ah giusto, mi ero dimenticata che eri un sentimentalone. » lo provocai.
« Ed io mi ero dimenticato di quanto tu fossi dolce. » ribatté aprendo di scatto la porta. Aggrottai le sopracciglia e gli mostrai il medio anche se lui non poteva vedermi.
« Abbiamo finito la visita. » annunciò facendo entrare quel rincoglionito del professore. Mi affrettai a lanciare un’illusione nella sua mente per fargli credere di avere l’aspetto di Raf.
« Allora cos’ha? » chiese a Lucien lanciandomi un’occhiata sospetta. Lui si strinse nelle spalle.
« Niente, è sana come un pesce. I sintomi possono benissimo essere dovuti alla stanchezza o a questioni personali, per oggi è meglio tenerla a riposo ma domani può benissimo tornare a far lezione. » annunciò con un tono così gentile e professionale che mi fece scappare una smorfia.
« Eccellente. Quindi Raf puoi tornare nella tua stanza. » concluse Arckan congedandomi. Era strano sentirsi chiamare con un altro nome...
Recuperai i vestiti di Raf senza farmi notare e con calma uscii dalla stanza. Sentii che Lucien mi lanciava occhiate di fuoco ma io lo ignorai.
Entrai nella sala d'attesa. Avrei dovuto prepararmi mentalmente per una sfuriata da Raf.
Sospirai passando davanti a uno specchio appeso su una parete della stanza.
Guardai la mia immagine riflessa.
I boccoli scarlatti mi cadevano sulle spalle, il naso piccolo e all'insù, gli zigomi alti, le labbra rosse e carnose, gli occhi grandi verde acqua, chiarissimi.
Era da tre vite che non vedevo il mio volto riflesso allo specchio.
Feci un respiro profondo.
Forza Fire, falla tornare.


* Valerie si pronuncia Vallerí

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Capitolo 30
*** 29- Rivelation ***


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RIVELATION

 
« Tu mi devi un giacimento di informazioni lo sai, vero? »
Ero tornata in camera mia. Ed ero anche piuttosto sconvolta!
Fire sospirò rassegnata e alzando gli occhi al cielo sussurrò *Ma va? Non l’avevo mica capito!*
Mi infilai bruscamente il pantalone del pigiama, lo sguardo vacuo... perso nel vuoto. Mi sentivo un po’... tanto rincoglionita.
*Ti prego di sederti e riacquistare la calma, non vorrei che ti mettessi a strillare presa da un attacco di nervi improvviso.*
« Guarda che sono calma. » replicai inespressiva.
*Col cazzo, tu sei sconvolta è un po’ diverso...*
« Non importa! » ribattei seccamente, sedendomi sul letto.
« Le domande che mi ronzano per la testa in questo momento sono tutte confuse, non so’ da dove iniziare!» dissi passandomi nervosamente una mano fra i capelli.
Fire sospirò e scuotendo la testa propose: *perché non me elenchi? Così capisco un po’ meglio.*
Feci un respiro profondo e annuii sdraiandomi lentamente sul lettone.
Sembrava che fossi a una seduta con lo psichiatra.
« Okay... allora... primo: Come hai fatto a prendere possesso del mio corpo? » chiesi titubante.
*Facile. Sono nella tua testa.
E questo vuol dire che so’ tutto di te e che posso deviare la tua mente in qualsiasi momento e far prevalere la mia... mi ci sono voluti anni di pratica per riuscirci...*
Ooookay... è inquietante.
Sbuffai ma annuii un po’ confusa e sinceramente allarmata.
Chissà se la facevo arrabbiare cosa avrebbe potuto fare alla mia mente...
Mi sforzai di reprimere un brivido e mi concentrai sulle domande da farle.
« Va bene... secondo: Chi cavolo era quello lì? Lo conoscevo? »
*Okaaay beh... questa è un po’ complicata... sussurrò incerta pensandoci un po’ su. Ma cercherò di rispondere come meglio posso* sospirò alla fine.
*Sì comunque, lo conosci da una vita... o più di una vita...*
« Come faccio a conoscerlo se non l’ho mai visto?!?! »
*Perché lo hai dimenticato...*

« Come posso dimenticare uno che conosco da più di una vita? » ribattei aggrottando le sopracciglia con aria confusa.
*Va bene riformulo...
Perché te lo hanno fatto dimenticare...*
Mi andò di traverso la saliva e iniziai a tossire abbondantemente.
« Chi me lo ha fatto dimenticare? » tossicchiai smarrita.
*Le alte e le basse sfere.*
« Perché? »
*Per avere il controllo.*
Oh dai! Non potevo raccoglierla col cucchiaino! Che parli un po’ da sola!
« Il controllo su cosa? »
*Sul mondo.*
Annuii un poco esasperata.
« Va bene... ehm... terzo... » sussurrai scrocchiandomi nervosamente le dita.
« Che cosa dovrei ricordare? Per la cronaca sono riuscita a sentire tutto il vostro discorsetto. » la informai lanciandole un’occhiata storta.
Fire mi fissò a bocca aperta, ma si riprese subito e un po’ titubante sussurrò *beh... Lucien voleva farti ricordare i tuoi anni a capo delle creature della luna.
Erano un tuo incarico... assieme... beh... alla luna stessa...*
Aggrottai le sopracciglia.
« Chi sono le creature della luna? » sussurrai.
*Sirene.*
........................
...................................................
.....................................................................
COSA!?!?!?!?!!?!?!?!??!?!?!?!?!?!?
« Come prego? » chiesi con voce stridula.
Fire alzò gli occhi al cielo e sbuffando ribatté *hai capito benissimo non fare la cogliona. *
« Mi stai prendendo in giro vero? » ridacchiai presa da un attacco di isterismo.
*Per niente.*
Feci un respiro profondo, a dir poco allarmata, incredula e instabile.
« E cosa centrano Poseidone e Demetra con tutto questo? » chiesi simulando una calma che non avevo per niente.
*Tranquilla, non c’entrano niente gli Dei greci con tutto questo... sono solo... delle specie di nomi in codice... ma ti prego di non aprire bocca su questo. Ci siamo impegnati tutti così duramente per nascondere il segreto.*
« Okay, quarto: In codice perché e per chi realmente? » chiesi evitando di dire troppo.
Questa storia stava diventando più complicata di quanto avessi mai potuto immaginare.
*Perché ci sono altri due Dei oltre a Dio e Satana e le alte e basse sfere una volta sapevano solo che c’erano altri Dei a parte loro e beh... volevano eliminarli per farne rimanere solo due.
Questione di potere anche quello immagino...
Così abbiamo pensato di prendere la religione con più Dei in assoluto e fargli credere che fossero loro gli Dei nascosti in modo da fargli desistere ad ogni tentativo di attacco.*
« E loro ci hanno creduto ovviamente... »
*Potresti essere sconvolta dalla loro ottusità ma sì... alla fine ci hanno creduto.*
Alzai un sopracciglio ma non volli andare oltre.
« Quinta domanda: Prima hai detto “Ci siamo impegnati tutti così duramente per nascondere il segreto” ecco... noi chi? »
*Noi Valerie, noi Lucien, Sulfus, io, Uriè, Kabalè e te.*

Sbuffai massaggiandomi la radice del naso, sfinita.
« Come faccio a tenere un segreto quando non so’ neanche che esista? » biascicai stanca.
*Beh... anche questo te lo hanno fatto dimenticare... assieme a Lucien, Kabalè, Uriè, Sulfus, me... e Valerie...
Soprattutto Valerie...*
« Chi è Valerie? »
*Beh... credo che lo scoprirai presto Raf... quando ti addormenterai.*
« Anche lei ha delle creature, vero? »
Fire annuì, soppesandomi con lo sguardo.
« E che cosa sono? Zombie? Vampiri? » replicai sarcastica.
*Il sarcasmo è la forma più bassa d’ironia* borbottò Fire scuotendo la testa.
*Comunque no...
Sono Fate e spiriti dei boschi.*
Ridacchiai.
« Fate, certo. Come ho fatto a non pensarci prima? » dissi alzando gli occhi al cielo, ignorando volutamente l’aforisma.
Lei sospirò, triste.
*E’ normale che tu non mi creda... per ricordare devi trovare quella cazzo di fottutissima pietra* ringhiò, la testa bassa e le mani strette a pugno.
*Valerie può provare con l’approccio della coscienza, Lucien con quello diretto e io con la ragionevolezza ma è tutto inutile. E’ come se non riuscissi a ragionare.*
Mi schiarii la voce, a disagio.
« Io non riesco a crederti perché tutto questo è semplicemente assurdo, impossibile! »
*E io cosa dovrei essere? Un’invenzione della tua mente? Eppure sono riuscita a controllare il tuo corpo!*
« Potrebbe essere un sogno o uno degli effetti del Delirium... » replicai calma, ma i miei occhi stavano diventando lucidi, la mente mi mandava dolorose fitte e il mondo si stava scurendo.
*Perché sarebbe molto meglio avere il Delirium che credere a me vero?*
« Che credere a una ragazza nella mia testa?!?!? Sì preferisco credere a quello!!! »
*E non credi neanche alle visioni? Hai tuoi sogni? HA TUA SORELLA!?!?!?*
« MA TUTTO QUESTO COSA CAVOLO CENTRA CON ME!?!?!?! » esplosi, le lacrime agli occhi e la coscienza straziata.
« VA BENE, ESISTONO ALTRI DEI. OKAY HO VISSUTO ALTRE VITE. MA IO COSA CENTRO!?!?!!?! » strillai.
*CALMATI!!! VUOI SVEGLARE TUTTI!?!?!?!
TU CENTRI ECCOME!!! PERCHE’ SEI FIGLIA DI UNO DEGLI DEI E AVEVI UNA SORELLA RAF!!!!!!!!!!! UNA SORELLA CHE TI VOLEVA UN BENE DELL’ANIMA!!!!!* Singhiozzò lei.
Gridai prendendomi la testa fra le mani, il cranio bollente, le tempie pulsanti e le guance solcate da lacrime implacabili.
*Eravate in quattro! Te Luce, Lunette, Gavrielle e Keenan. E tutti e quattro siete stati puniti severamente per la strage che avete commesso!* Mormorò facendo un respiro profondo per calmarsi.
*Sapevo che sarebbe andata a finire così...* disse asciugandosi le guance con le dita.
*Dai adesso smettila di piangere, andrà tutto bene... Raf... andrà tutto bene...* mi sussurrò dolcemente.
Ansimavo.
Il petto dolorante e le guance calde.
*Devi dormirci su, va bene? Sei stanca e hai quasi subìto un abuso sessuale... sei sconvolta...*
Feci un paio di respiri profondi e mi infilai sotto le coperte.
Inghiottii l’ultimo singhiozzo e mi rannicchiai tra le lenzuola fresche.
« Devo ricordarmi di chiedere a Sulfus di ridarmi quel cacchio di bracciale... » mormorai a Fire asciugandomi con la manica della maglia le ultime lacrime.
*Pensavo che te ne fossi dimenticata!* Ribatté sorpresa.
Scossi la testa, tirando su col naso.
« Mi divertivo a prenderlo in giro ma dopo questo episodio credo che me lo incollerò a vita al polso... »
Fire rise sonoramente e mi fece l’occhiolino *volevi fare la trasgressiva ma poi la cosa ti si è ritorta contro eh?*
« Mmh... » mugugnai chiudendo gli occhi.
*Raf?* mi chiamò Fire.
« Che c’è? »
*Ricordati di cercare il corvo...* sentii il suo sussurro prima di cadere nell’oscurità.

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Capitolo 31
*** 30- In your dreams ***


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Uno scampanellio aleggiava nell'aria.
Lo scampanellio di sonagli d'argento…
Aprii gli occhi ma non c'era nulla intorno a me. Era tutto buio.
Però i sonagli continuavano a suonare, spronandomi a… a fare cosa? Seguirli?
Mi alzi in piedi io mio corpo sembrava sospeso nell'aria…
Poi una luce, un bagliore e una porta mi comparve davanti. Una porta di metallo invecchiato con la maniglia a forma di foglia allungata e nel mezzo una scritta che diceva così:
“Ostium prædictas Fatales.”
C'era solo quella in quel luogo fatto di ombre.
Afferrai la maniglia, un po' titubante. La foglia era fredda e umida ma non ci pensai e aprii lentamente la porta.
Una forte luce smeraldina mi ferì gli occhi… era così forte che istintivamente misi una mano davanti al viso per alleviare il fastidio.
Dove diamine ero finita…?
Gli occhi si abituarono velocemente al cambiamento di luce improvviso e riuscii a distinguere degli alberi… tanti alberi…
Una foresta si creò maestosa davanti ai miei occhi. Un tripudio di marrone terra e verde brillante. Il cielo era completamente invaso dalle cime degli alberi e tronchi abbattuti, erbe, muschi e felci popolavano il terreno.
I miei occhi sembravano più attenti e minuziosi, l'udito incredibilmente sviluppato, la pelle più sensibile ai cambiamenti d'aria, l'olfatto sviluppato per captare qualsiasi avvisaglia di pericolo.
Wow…

Sospirai. Okay avevo già capito che questo era uno di quei sogni in cui dovevi camminare e camminare senza una meta precisa.
Quindi tanto valeva iniziare a camminare. Però c'era qualcosa che non andava… uno scalpitio che seguiva i miei passi.
Zoccoli realizzai.
Erano zoccoli che pestavano il terreno.
Spaventata iniziai a correre e gli zoccoli accelerarono con me.
Corsi finché non trovai una sorgente d'acqua che finiva in una piccola cascata. Rallentai il passo seguendo il fiume, scendendo piano piano la cascata.
L'acqua si fermava in un piccolo laghetto, mi avvicinai cautamente e mi sporsi per vedere il fondo del lago.
Non era poi così sporco, anzi l'acqua sembrava addirittura potabile.
Poi notai qualcosa… un riflesso sull'acqua, un flash argentato, il riflesso di un cerbiatto… il mio riflesso.
Scattai via spaventata.
Oddio…
Mi squadrai da capo a piedi e sì… gli zoccoli che prima sentivo erano proprio i miei, il mio manto era bianco e i grandi occhi argentati mentre il muso aveva qualche striatura nera attorno agli occhi e, guardandomi la schiena, la striatura si allungava a formare una linea perfettamente in mezzo alla schiena e ai bordi della coda.
Oookay… e adesso?

Un rumore mi fece voltare. Artigli sul terreno, ringhi soffocati.
Indietreggia guardandomi nervosamente attorno.
Un lupo si fece avanti tra la coltre fitta di piante.
Aveva il pelo marrone… ma non quel marrone spento e ispido no… erano tante tantissime tonalità di marrone chiaro e scuro.
In alcuni punti persino nero. Gli occhi erano verdi come le foglie degli alberi, cerchiati d'oro sui bordi.
Era molto grande per essere un lupo comune.
Ben presto anche il resto del branco si fece vedere.
Mi avevano accerchiata.
Feci qualche passo indietro, guadagnandomi i ringhi di alcuni membri del branco.
Perfetto… veramente.
Un lupo nero con gli occhi nocciola scatto verso di me e io approfittai del buco che si era creato nel cerchio schivandolo e schizzando via.
Sentii un lupo ululare alle mie spalle e il branco che iniziava a inseguirmi.
Corsi veloce, seguendo il fiume, però sapevo che non potevo scappare in eterno, prima o poi mi avrebbero presa e lì non avrei saputo cosa fare…
Corsi velocissima, il vento mi soffiava nelle orecchie fischiando, però loro erano più veloci di me…
Due lupi dal pelo castano rossiccio mi avevano affiancata e adesso stavano cercando di mordermi le zampe per rallentarmi.
Riuscii a dare un calcio a un lupo e togliermelo di dosso ma l'altro continuava a rincorrermi a qualche metro di distanza.
Le zampe mi dolevano, il fiatone mi spezzava i polmoni ma non mi fermai.
Il lupo perse terreno ed io riuscii a nascondermi dietro a dei grossi massi franati dalla montagna.
Mi guardai.
Le mani adesso erano tornate quelle di una bambina umana, i capelli mi accarezzarono la schiena, le gambe bruciavano e i piedi erano affondati nel terreno umido e profumato, a coprirmi solo una veste bianca.
Un bramito mi incuriosì facendomi sporgere un po' dal nascondiglio.
Un cervo adulto mi chiamava. Muoveva cautamente il muso verso di me ma non sembrava spaventato da me, sembrava che lui non volesse spaventare me.
Degli ululati in lontananza mi fecero rabbrividire e rintanare nel mio nascondiglio.
Il cervo volse elegantemente la testa verso gli ululati ma non gli diede molto peso.
Si avvicinò a me, il muso rivolto a terra, verso di me, rannicchiata in quella piccola nicchia fra i massi.
Oddio le sue corna…

Non erano fatte di osso, ma… sembravano fatte di rami.
Rami veri, robusti, tutti lunghi e affusolati. Alcuni anche molto, molto appuntiti.
Avvicinò piano il muso al mio viso, annusandomi.
Risi accarezzandolo dolcemente. Faceva il solletico!
Il cervo bianco bramì ancora e spinse il muso sulla mia schiena per farmi uscire.
Un po' titubante ubbidii a quell'ordine silenzioso.
Sentii ancora i lupi ululare… erano vicini.
Questa volta il cervo sembrò preoccuparsene un po' di più perché diede un colpetto col muso vicino alla schiena per invitarmi a salire… ed io ci provai anche però era molto più alto di me.
Presi tutta la forza che avevo in corpo per trasmetterla sulle braccia ma proprio non riuscivo a salire.
Sentii gli artigli dei lupi pestare il terreno, i ringhi e gli ululati soffocati. Non c'era più tempo.
Il cervo avvicinò le corna ai miei piedi, io feci leva su quelle e lui mi diede una spinta per riuscire a salire.
Il cervo bianco iniziò a correre veloce e io mi aggrappai alle grandi corna per non cadere. Il grande cervo corse veloce, sempre più veloce. Il pelo mi solleticava le gambe e le braccia nude, la foresta sfrecciava veloce davanti a me.

Ad un tratto sentii il gracchio di un corvo. Un corvo nero che volava vicino al cervo quasi seguendoci, nel becco teneva un cordoncino da cui penzolava una chiave.
La dovevo prendere. Spinsi il cervo a seguire il corvo.
Ma era difficile perché lui sapeva volare mentre noi eravamo costretti a terra.
Nel seguirlo mi ferii una coscia con il ramo di un albero e mi graffiai i polsi e le mani a causa degli artigli affilati dell'uccello nero.
Il cervo corse fino all'ultimo respiro, finché non lo sentii ansimare sfinito… ma fu in quel momento che riuscii a prendere la chiave al corvo o meglio quasi ci riuscii…
L'animale saltò per evitare un tronco caduto ed io sporsi una mano per afferrare la corda… quasi ci riuscii se non fosse che il mio braccio era troppo corto e sottile e per il fatto che mi ero sbilanciata troppo ed ero caduta nel fiume lì vicino.
La corrente non era forte ma il piede era rimasto impigliato in qualcosa nel fondo del fiume e non mi permetteva di riemergere…
Scalciavo per liberarmi ma non c'era niente da fare.
Stavo annegando.

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Capitolo 32
*** 31- Defense ***


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Arckan stava passeggiando nervosamente lungo i corridoi della scuola.
Era notte fonda ormai ma proprio non riusciva a prendere sonno…
Non riusciva a capire il comportamento di Raf…
Sembrava un'ottima candidata al ruolo di Guardian Angel, e invece…
No.
Lei era effettivamente un'ottima candidata, solo che negli ultimi tempi era strana.
Di certo non era normale avere tanta confidenza con un Devil… ma lei è sempre stata diversa.
Fin dalla nascita.
I pensieri di Arckan si interruppero bruscamente quando vide la Temptel, che pensierosa, fissava l'acqua della fontana di marmo bianco.
Si avvicinò e fece per dirle qualcosa ma lei lo interruppe subito, senza neanche prendersi la briga di voltarsi.
« Alla fine la tua allieva cosa aveva? » chiese sedendosi stancamente sul bordo della fontana.
Arckan si schiarì la voce un po' infastidito e sistemandosi meglio gli occhialetti sul naso rispose: « Ma… niente. Il dottore ha detto che è sana come un pesce. » rispose e subito si fece pensieroso.
Raf non mentiva, non poteva. E allora perché aveva detto di stare male?
Temptel contrasse le labbra in una smorfia infastidita.
« Come Sulfus. » dichiarò guardando negli occhi Arckan che subito alzò un sopracciglio.
« Ma allora tutti quei sintomi come li spieghi? » ribatté quasi ingenuamente.
Lei si strinse nelle spalle e con un sospiro stanco si alzò.
« Beh… è una cosa che ai “terreni” capita di continuo. » gli fece notare lei.
Arckan la fulminò con un'occhiata scettica.
« Che cosa vorresti insinuare? Non penserai mica che quei due si stiano… »
« Sì. » lo interruppe di nuovo lei.
« Penso proprio che quei due… si stiano “innamorando”» concluse.
« E che cosa pensi di fare? » chiese Arckan.
Lei ghignò malignamente.
« Beh… potremmo fare una specie di esperimento… » rispose la Temptel pensierosa.
« Potremmo dargli un po' di corda per vedere se è veramente come pensiamo noi… domani fagli uscire da terreni con una scusa e vedremo che succede attraverso le loro mascotte. Intanto mentre io gli spio tu puoi fare qualche ricerca per sapere cosa succede se un angelo e un demone si innamorano. »
Arckan ci ragionò un po' su ma alla fine annuì, d'accordo con lei.
« Sì penso che sia la soluzione migliore. »


RAF

Aprii piano gli occhi, il respiro leggermente alterato, i pugni stretti alle lenzuola.
Dio…!
Una lacrima rovente scivolò piano lungo la guancia, bagnandola…
Non che facesse molta differenza comunque…
Mi alzai a fatica facendomi leva con un braccio per sostenermi e abbassai lentamente lo sguardo sul mio corpo.
Il pigiama bianco adesso era fradicio dell'acqua putrida del torrente, la caviglia che prima era prigioniera ora era tutta graffiata e sanguinante.
Un singhiozzo mi sfuggì dalla gola facendomi abbassare la testa, le lacrime mi solcavano il viso ancor più violentemente, i pensieri mi ferivano la mente e la coscienza.
« ODDIO BASTA!!! » gridai straziata nascondendo il viso fra le mani.
Basta sul serio…!
Ero stanca di tutto quel delirio! Ma andate a quel paese, te Fire, le sirene e le fate.
Vai a qual paese Lucien. E vai a quel paese Valerie!
Fire non diceva niente ne faceva qualche cosa.
Si limitava a guardarmi… messa lì a gambe incrociate sul suo bel lettone di pizzo…
Aveva ancora giocato con il colore e la forma dei suoi capelli.
Adesso erano azzurro chiaro con delle ciocche nere sparse qua e là, erano tagliati corti fino a sfiorarle le spalle e se li era scalati sul davanti, un percing sul labbro superiore, un'anellino nero per la precisione, e due brillanti bianchi e piccoli sull'orecchio destro.
« Ma che… RAF! » strillò Uriè, svegliata dal mio improvviso scatto d'ira. Non la guardai nemmeno, tenevo gli occhi chiusi, il labbro inferiore stretto tra i denti e le mani chiuse a pugno sul viso.
Dio per favore basta!
Una mano calda sulla spalla mi fece sobbalzare e alzare di scatto la testa.
Era Uriè.
Caspita non l'avevo nemmeno sentita muoversi…
« Ssh… stai tranquilla… » mormorò sedendosi accanto a me e accarezzandomi piano i capelli umidi.
« Uriè… » sussurrai implorante guardandola negli occhi.

Lei mi scrutò dentro per un po' ma alla fine annuì, sospirando rassegnata.
« Andrà tutto bene, okay? Qualsiasi cosa accada… non sarai mai sola, va bene? » mi disse abbracciandomi.
Non so' come riuscì a non rabbrividire. L'acqua che mi bagnava era gelida come la morte.
Un'altro singhiozzo mi scosse ancora il petto, ed io risposi al suo abbraccio con tutte le forze che avevo in corpo.
I suoi riccioli neri mi solleticavano teneramente una guancia, la pelle scura mi trasmetteva sicurezza e protezione, il suo profumo mi avvolgeva come una coperta calda che sapeva di casa e di memorie di infanzia.
Sì… adesso basta.
Mi staccai e le sorrisi grata, asciugando le lacrime con le dita.
« Grazie di cuore Uriè… sto bene adesso. » sussurrai con la voce un pochino strozzata e arrochita dalle lacrime e dal sonno.
Era da un po' che non riuscivo più a dormire bene…
Lei si limitò a sorridermi, le labbra grandissime e carnose si arricciarono un poco e si passò nervosamente una mano fra i riccioli, stanca.
Ma quel sorriso non coinvolse gli occhi…
I grandi occhi a mandorla rimasero così com'erano, le iridi lillà non erano accese ne di allegria ne tanto meno di felicità.
« D'accordo… adesso fila a farti una doccia e poi torna a letto. Hai bisogno di dormire Raf… » mi intimò tornando nel suo letto con il passo stanco e un po' incerto.
Quando nascose la testa sotto le coperte io mi alzai per infilarmi sotto la doccia, come mi aveva chiesto lei.
Okay adesso veramente basta… sono stufa di segreti su segreti, di persone scomparse e di ricordi persi.
Feci uno sforzo enorme per chiudere fuori tutte quelle complicazioni, per rinchiudere in un luogo remoto della mia mente tutte le informazioni ricevute fin ora.
Cercai di tener tutto fuori…
Soprattutto quando, sotto il getto d'acqua della doccia le mie gambe iniziarono a brillare di ghirigori argentati, blu, azzurri e viola.


« Ragazze!!!!! »
L'urlo di Micky ci svegliò bruscamente dal sonno.
Io sbuffai sonoramente e aprii solo un'occhio, quel tanto che bastava per ucciderla con lo sguardo.
Ma cavolo! Proprio ora che ero riuscita a dormire!
Lei non sembrò farci caso e mi sfilò di scatto le coperte dal corpo.
Mi chiusi come un riccio in protesta.
« RAGAZZE INSOMMA!!! NON SIAMO VENUTE QUA PER DORMIRE!!!! » tuonò Dolce entrando in camera come una furia e con malagrazia scostò anche le coperte di Uriè che gridò sorpresa.
« Ma insomma! Si può sapere cos'è successo! » borbottai alzandomi.
« Arckan ci vuole tutti in aula sfida. » mi spiegò Micky sbrigativa, uscendo dalla stanza seguita subito dopo da Dolce.
Le sentii entrare nella camera accanto alla nostra per dare la notizia ad altre due Angel.
Io guardai Uriè con aria allarmata ma lei si limitò a stringersi nelle spalle alzando gli occhi al cielo.
Sospirai scuotendo bonariamente la testa e mi diressi veloce verso il bagno per darmi una sciacquata. Una doccia e una spazzolata di capelli, tutto alla velocità della luce.
Faticai un po' a causa delle piume delle mie ali ma alla fine riuscii a sistemare pure quelle.
Uriè entrò in bagno e chiuse la porta con aria assonnata, probabilmente si era rimessa a dormire mentre io facevo la doccia, mentre io mi stavo frizionando velocemente i denti con lo spazzolino.
« Tu hai capito perché dobbiamo trovarci TUTTI INSIEME in aula sfida? » biascicò lei sbadigliando.
Io sputai l'acqua che avevo in bocca e scossi la testa, asciugandomi.
« Forse sarà un test… » ipotizzai dandomi un ultima spazzolata ai capelli.
Quella mattina non avevo scelto nulla di complicato.

Una camicetta bianchissima con la scollatura che si doveva allacciare con un nodo e dei bottoni poi per chiuderla e una gonna un po' corta che mi arrivava sopra le ginocchia, di pizzo azzurro sulle punte e blu verso l'elastico della gonna.
La adoravo.
« Boh… speriamo che sia pratica e non teoria perché io non ho mica ripassato niente. » mormorò con la fronte aggrottata dalla preoccupazione mentre accendeva l'acqua della doccia per riscaldarla.
« Mmh… ascolta io vado, tanto sono già pronta. Ti aspetto lì, okay? » le dissi mentre mi agganciavo gli orecchini.
Erano due piccole stelline argentate e sull'orecchio destro un po' più su della stella c'era un secondo orecchino che rappresentava un piccolo spicchio di luna fatta con la madre perla.
Ebbene sì… avevo un secondo buco…
Come se non bastasse la ciocca rossa a rendermi abbastanza diversa.
« Va bene va' pure… » mi disse distrattamente agitando una mano verso la porta.
Finii di mettermi gli orecchini e uscii dal bagno, infilai dei sandali con tanti cordoncini blu e uscii.

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Capitolo 33
*** 32- Metamorphosi ***


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Cliccamiiii!!!!!!
« Buongiorno ragazzi. » ci salutò il professore entrando nell'aula sfida subito seguito dalla Temptel.
Dolce si schiarì un po' la voce squadrando gli abiti dei prof con aria indignata.
Non potevo darle torto…
Si vestivano sempre alla stessa identica maniera!
Però in compenso avevano un'aria rilassata quindi dedussi che non dovevamo preoccuparci.
Certo… questa era solo una mia teoria…
Uriè e Dolce di fianco a me mi strinsero le mani moolto preoccupate.
Io sorrisi a entrambe con aria rassicurante e scossi la testa per far capire che non c'era ragione di preoccuparsi.
Micky si torturava le mani con la fronte un po' aggrottata ma era un po' più tranquilla.
Doveva aver tratto la mia stessa conclusione ma… secondo me era meglio non abbassare la guardia…
Non si sa mai.
Perché c'era una che non mi convinceva… come mai c'era pure la Temptel con il prof?
Non ci volle molto prima di scoprire il perché.
I Devil entrarono con la loro solita flemma e con il loro solito sorriso ironico dipinto in faccia.
Allora Gas lo avevo conosciuto nella stanza di… ehm… "tu sai chi" mentre stavamo facendo cose non molto caste…
Poi c'era Kabiria, che avevo incontrato al centro commerciale con Uriè e Dolce assieme a… "tu sai chi".
E che cacchio…
E poi c'era Kabalè… beh… era meglio non dire "come" l'avevo incontrata…
La prima cosa che mi colpì di lei furono i suoi capelli, azzurro cristallo, quasi trasparente sulla radice e viola ametista chiarissimi pure quelli sulle punte.
La seconda cosa che mi colpì poi furono gli occhi.

Erano di un blu elettrico, non quel blu modesto degli Angel ma uno molto forte e decisamente eccessivo.
Cosa cazzo ci fanno loro qui? sussurrò Fire.
Era da quando mi ero svegliata che non spiccicava parola però io avevo deciso di ignorarla strategicamente.
Avevo promesso di smetterla, no?
Non volevo più stranezze ne differenze, volevo solo essere una Angel come tutte le altre.
E Fire faceva parte di quelle stranezze.
Sentii Uriè stringermi più forte la mano per poi lasciarla e stringerla a pugno.
Mi girai per guardarla.
Aveva un'espressione infastidita e arrabbiata.
Guardava i Devil con disprezzo.
E chi poteva darle torto…
Concentrai l'attenzione su di loro senza però indugiare molto.
« E voi cosa ci fate qui?!?! » protestai io a voce di tutte e quattro.
Kabiria sorrise malefica e ci mostrò teatralmente il dito medio.
Gli altri scoppiarono a ridere divertiti.
Evitavo accuratamente di non guardarli troppo a lungo, perché sapevo che alla fine i miei occhi si sarebbero di sicuro incantati in uno di loro lì in mezzo.
Ma che ancora non avevo nominato e che non avevo intenzione di nominare.
Arckan si mise in mezzo dividendoci.
« Sono stati invitati. Proprio come voi Raf. » mi rispose con aria un po' stizzita ma non sapevo bene se era per il fatto che c'erano anche loro o perché io abbia reagito così.
« L'argomento che affronteremo oggi riguarda sia gli Angel che i Devil. » sospirò sofferente.

Okay… era sicuramente la prima ipotesi.
Temptel fece un passo avanti prendendo in mano il discorso.
Era solo una mia impressione o mi stava fissando?
« In pratica si tratta solo di sporcarsi un po' le mani sul campo. » minimizzò lei incrociando le braccia al petto.
Uno strillo compiaciuto mi fece di nuovo voltare la testa verso i Devil.
Kabalè era al settimo cielo.
« Sembra una cosa divertente! »
Kabiria aggrottò la fronte squadrandoci da capo a piedi.
« Beh… per noi sì ma… francamente non ce le vedo le bambolette che si lanciano… »
« Ehi bamboletta a chi?!?! Ora ti faccio vedere io! » intervenne Uriè stizzita facendo un passo avanti, la mano già stretta a pugno.
Io la agguantai per un braccio prima che potesse fare qualche stupidaggine e Arckan mi aiutò dicendo: « Uriè calmati, ricordati che sei un'Angel! ».
Poi con un'altro sospirò si raddrizzò e gelò tutti con lo sguardo conquistando la nostra attenzione.
« Ascoltate se volete davvero imparare a custodire… »
« …e anche a confondere! » intervenne Temptel, rivolta ai Devil.
Arckan alzò gli occhi al cielo un po' infastidito per l'interruzione della collega.
« … i terreni che vi sono stati affidati. C'è solo una cosa che dovete fare… e cioè provare sulla vostra pelle cosa significa vivere nei loro panni. » riprese lui ma fu ancora interrotto da Temptel.

« Per 12 ore sarete dei terreni. Non potrete usare i vostri poteri, ne trasformarvi in Angel o in Devil e non dovrete tornare a scuola, se non in caso di estremo bisogno. Vi è chiaro sfaticati del cazzo? » disse la Temptel con un ghigno ironico stampato sul viso.
Wow… ci volevano proprio fuori dai piedi eh…
Alzai un sopracciglio quando lo sguardo della prof si soffermò ancora su di me.
Ma che cristo…
« Okay, ma quando iniziamo? » disse una voce che conoscevo benissimo.
Automaticamente alzai il viso per guardarlo.
Gravissimo errore.
Possibile che sia diventato ancora più bello di prima?
Indossava dei jeans stretti che gli stavano da dio e una felpa nera, nelle maniche aveva un buco dove aveva infilato il pollice lasciando che gli fasciasse il polso e metà palmo.
Ai piedi delle scarpe da ginnastica bianche e nere, al collo la solita piastrina militare argentata.
Cavolo sembrava un modello…
E il suo viso poi!

Era una visione ancora più insostenibile di quanto ricordassi.
Ma non potevi stare zitto, cavolo!!!
Arrossii di colpo e concentrai tutta la mia attenzione sulla professoressa.
Uriè come al solito non se ne perdeva neanche una e ora stava facendo la spola tra me e Sulfus con un sopracciglio alzato.
Alla fine si accigliò dandomi una gomitata sulle costole a mo' di rimprovero ed io le diedi un pizzicotto in risposta, mettendo il broncio.
« Subito! È ovvio! » scandì la Temptel quasi fossimo dei ritardati.
« Basilisco, Nosferatu, Gracida, Aracno attivate metamorphosi! » ordinò e le mascotte obbedirono subito.
In un lampo si trasformarono ed Arckan si rivolse a noi ordinando a Coks, Lampo, Butterfly e Lula di trasformarci.
Dopo di che la Temptel batté seccamente le mani come a spronarci.
« Forza fuori dai piedi adesso! »

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Capitolo 34
*** 33- Eyes ***


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Cliccamiiii!!!!!!
ELENCO CANZONI:
• "Don't say a word" di Ellie Goulding
• "Heart by Heart" di Demi Lovato
• "My Blood" di Ellie Goulding

BUONA LETTURA!!! XD


Sentivo i caldi raggi del sole sulla pelle.
Tenevo gli occhi chiusi per non ferirli, attorno a me il chiacchiericcio di Angel, Devil e Terreni che passavano tranquillamente dentro e fuori dalla scuola.
« Cazzo che palle! » sentii lo stesso la voce acuta di Kabalè, anche se avevo le cuffie alle orecchie.
“ If you'd never said anything. Se tu non avessi mai detto nulla.
If you'd never said anything. Se non lo avessi mai detto.
If you never, If you never. Se non hai, se non hai.
If you never, If you'd never said anything. Se non hai mai, se non avessi mai detto nulla. ”
Con un sospiro aprii gli occhi sistemandomi meglio sul muretto bianco sul quale ero seduta.
Micky era ai miei piedi, su uno degli scalini di cemento bianco dell'entrata della scuola, Uriè era un po' più in alto di lei, mentre Dolce aveva preferito restare in piedi appoggiata con un gomito al muretto.
Era strano sentire queste parole da Kabalè… prima sembrava così entusiasta.
“ If you never, if you never. Se non hai mai, se non hai mai.
Ohhhh!
If you never, if you never. Se non hai mai, se non hai mai.
Ohhhh!
If you never, if you never. Se non hai mai, se non hai mai.
Ohhhh!
If you never, if you never. Se non hai mai, se non ha mai… ”
La osservai meglio.
Aveva gli occhi un po' più scuri di prima e un po' opachi.
Meglio così. Non avrebbe attirato di molto l'attenzione in questo modo.
I suoi capelli erano cambiati da azzurro violaceo a un semplice nero, la pelle era un po' più colorita di prima ma non di molto.
Un brivido di freddo mi attraversò la schiena quando posò gli occhi su di me, probabilmente sentendosi osservata, e il mio settimo senso mi mandò una scossa d'avvertimento.
Non ero poi così sorpresa di sentirla.
Dopo averla provocata in mensa e davanti a tutti gli Angel e i Devil la sua vendetta sarebbe più che giustificata, in fondo… in aula sfida non avevamo concluso molto.
“ Here it is in my hands. Eccolo, nelle mie mani.
In my veins, and overlands. Nelle mie vene, e oltre le terre.
It spreads like fire, seeking air. Si diffonde come fuoco… che cerca aria.
To pull me in, my own funfair. E mi trascina nel mio parco divertimenti. ”
Micky sbuffò sonoramente guardando in alto, verso la piccola nuvoletta che passava solitaria nel cielo azzurro.
Lì vicino c'era un cantiere che sollevava di tanto in tanto un polverone grigiastro, il rumore era assordante e appena smetteva mi fischiavano le orecchie.
« Beh… se dobbiamo stare ehm… » disse Micky guardando distrattamente il suo orologio « … circa undici ore e mezza in città tanto vale andare a fare un giro nei dintorni, no? » constatò guardandomi in cerca di una conferma.
Annuii, d'accordo con lei e mi stiracchiai sentendo i muscoli della schiena un po' indolenziti a causa della mia comodissima posizione rannicchiata.
“ Won't you come, won't you come. Non venire, non venire.
Won't you come, just don't say a word. Non venire, non dire una parola.
Won't you come, won't you come. Non venire, non venire.
Won't you come, just don't say a word. Non venire, non dire una parola.”
Non molto lontano dalla periferia della città avevo scoperto grazie a Christian, un mio compagno di classe con cui dovevo averci scambiato al massimo trentacinque parole da quando ero arrivata, che c'era un piccolo golfo riparato da uno strapiombo di roccia nera.
“ Ossidiana mista ad altre rocce grezze ” mi aveva spiegato lui tirandosi un po' su gli occhiali sul naso. Aveva l'aria di uno a cui piaceva molto leggere e imparare ma non era necessariamente saccente, al contrario, aveva un viso simpatico che ispirava fiducia.
« Allora perché non andiamo in città? Vediamo se c'è qualcosa con cui possiamo svagarci e divertirci un po'. » propose Dolce a nessuno in particolare esaminandosi svogliatamente le punte dei capelli impeccabili.
« Quando intendi “un posto divertente” intendi un posto lontano da voi vero? Non è divertente girare con un branco di sfigate! » ribatté di nuovo Kabalè alzando un sopracciglio. L'anellino che aveva scintillò un po' alla luce del sole.
Kabiria rise sommessamente alzandosi dal gradino, affiancando Kabalè.
“ If you never, if you never. Non hai mai, non hai mai.
Just don't say a word. Basta non dire una parola.
If you never, if you never. Non hai mai, non hai mai.
Just don't say a word. Basta non dire una parola. ”
Gas rimase impassibile, le braccia conserte e la visiera del capello da rapper un po' calata sugli occhi verde smeraldo, il fianco appoggiato al muretto davanti al nostro.
Era appena un po' più alto di Sulfus… però in qualche modo riusciva ad apparire più grosso.
Probabilmente a causa delle sue braccia ed il suo petto ampio.
Decisi di non raccogliere la provocazione di Kabalè e mi sforzai di non rispondere a tono serrando la mascella e i pugni, il corpo si irrigidì e abbassai lo sguardo per farle capire che non volevo ribattere.
Uriè fece per dire qualcosa ma io le strinsi un braccio e scossi la testa. Lei fece una smorfia contrariata ma non disse niente.
Scesi dal muretto guadagnandomi l'attenzione di tutti… tranne uno…
Sulfus era ancora appoggiato al muretto con i gomiti, la testa reclinata all'indietro e gli occhi chiusi.
Sembrava…
Stanco…
Mi costrinsi a distogliere lo sguardo guardandomi intorno, poco interessata.

Deglutii, il cuore leggermente alterato.
« Andiamo via dai… discutere con loro è inutile… » mormorai assente.
Le altre annuirono e iniziarono ad andare verso la strada un po' affollata che portava in centro.
Passarono tranquille davanti ai Devil con noncuranza, Micky riuscì persino a scoccare un'occhiataccia a Kabalè senza finire insultata.
Ormai ci ignoravano, consultandosi per cercare un posto "divertente".
Le seguii tenendo gli occhi bassi, non volevo altre complicazioni. Passai accanto a Kabiria e feci per superare anche Gas ma una mano mi bloccò per un braccio.
Mi fermai.
“ I'm more alive I've ever been. Sono più viva di quanto lo sia mai stata.
So now I give you all my sins. Così ora ti dò tutti i miei peccati.
I've chosen you, I've chosen you. Ho scelto te, ho scelto te…
But don't say a word. Però non dire una parola.”
Smisi di respirare ma non osai alzare gli occhi…
Sapevo perfettamente di chi era quella mano, quel profumo di pini e menta selvatici…
Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo.
Sentivo il suo sguardo percorrermi da capo a piedi ma io tenni gli occhi chiusi.
Ti prego lasciami…
Sentii la presa farsi più salda e sentii gli occhi bruciare di lacrime represse. Deglutii di nuovo, cercando di allentare il nodo stretto che mi stringeva la gola.
Ti imploro Sulfus lasciami…
Una lacrima sfuggì, percorrendomi dolcemente la guancia come una carezza rassicurante ma riuscì soltanto a farmi arrabbiare.
Abbassai la testa lasciando che i capelli mi coprissero il volto e mi irrigidii quando sentii che la presa di Sulfus non accennava ad allentarsi.
Voleva che lo guardassi negli occhi ma io non volevo farmi vedere così… vulnerabile.
Cavolo mi ha vista così tante volte in questo stato.
Ma adesso ero stressata fino al midollo.
Non voglio che mi riveda di nuovo.
Non voglio essere debole.
Voglio affrontarle le mie paure.
Avevo alternative con lui?
No realizzai.
“ And if I save us, and I fall down. E se ci si salva, e cado giù.
I will leave your words behind now. Lascerò le tue parole alle spalle adesso.
If you never, held me under, if you never hear my thunder. Se mai, mi tenevi sotto, se non avevi mai sentito il mio tuono. ”
Feci un respiro profondo cercando di rallentare il battito cardiaco e lentamente alzai la testa tenendo gli occhi bassi.
I capelli mi coprivano un po' le guance ma quando alzai lo sguardo sui suoi occhi… mi sentii completamente indifesa.
Gli occhi lucidi mi appannavano la vista.
Non era la prima volta che mi vedeva piangere… ricordo di essere scoppiata a piangere quando mi ero intrufolata in camera sua.
“ If you never, if you never. Se non hai mai, se non hai mai.
Ohhhh!
If you never, if you never. Se non hai mai, se non hai mai.
Ohhhh!
If you never, if you never. Se non hai mai, se non hai mai.
Just don't say a word. Basta non dire una parola. ”
Però quelle lacrime erano diverse… quelle erano di nostalgia e non di disperazione.
Quando mi vide la sua espressione non cambiò, rimase completamente neutra… i suoi occhi erano vuoti e cercavano di guardarmi dentro.
Non glielo permisi.
Mi liberai facilmente dalla sua presa con uno strattone e seguii Uriè, Dolce e Micky.


***

« RAAAAF VIENI A VEDERE!!!! » mi strillò Dolce agitando il braccio, fin quasi a strapparselo.
Uriè ridacchiò mentre io alzavo gli occhi al cielo.Tutti nel raggio di due metri si erano girati a guardarla.
« Dolce stai calma! » la sgridai appena la raggiunsi facendole il solletico per farle abbassare il braccio.
Lei rise allontanandosi da me.
« Sì va bene, però quelle scarpe… »
« ANDIAMO! » dissero Micky e Uriè, la prima un po' imbronciata e la seconda con un sorriso esasperato, trascinandola via.
Una canzone che non avevo mai sentito partì nel mio I pod.
“ When your soul finds the soul it was waiting for. Quando la tua anima trova quell’anima che stava aspettando.
When someone walks into your heart through an open door. Quando qualcuno ti entra nel cuore attraverso una porta aperta. ”
Eravamo in centro ed era strapieno di negozi e bancarelle, una piccola chiesetta spuntava alta in mezzo alle case un po' rustiche.
“ When your hand finds the hand it was meant to hold. Quando la tua mano trova la mano che voleva stringere.
Don’t let go. Non lasciarlo andare. ”
La città non poteva neanche essere chiamata così in realtà…
Poiché eravamo quasi completamente circondati dal mare e le case e i negozi stavano a ridosso della spiaggia.
Il nome più adatto secondo me era "paese".
« Ragazze guardate là! » disse Uriè indicando un cancello di ferro che portava a un parco.
« Che dite, entriamo? » chiesi facendo qualche passo dentro.
« E ME LO CHIEDI!!!! » gridò Uriè correndo per il sentiero di ciottoli bianchi.
“ Someone comes into your world. Qualcuno entra nel tuo mondo.
Suddenly your world has changed forever. Subito il tuo mondo cambia per sempre. ”
Gli alberi intorno a noi oscuravano il sole riflettendo una luce smeraldina che mi ricordò tanto quella del mio sogno…
Rabbrividii e sperai che Micky, che camminava tranquillamente di fianco a me, non se ne fosse accorta.
« Raf! Micky! Qui c'è un laghetto, muovetevi dai! » ci gridò Uriè entusiasta.
Scossi la testa per togliermi quei pensieri dalla testa e accelerai il passo.
Eh sì… c'era un laghetto stupendo…
“ No there’s no one else’s eyes. No, non ci sono occhi di nessuno.
That could see into me. Che possano vedere dentro di me. ”
« Che carino! » disse Dolce sporgendosi dal bordo per guardare più in là.
« E lì mi pare che ci siano due cigni. » feci notare io indicandoli.
“ No one else’s arms can lift. Le braccia di nessuno a sollevare.
Lift me up so high. Sollevarmi così in alto. ”
Un cigno bianco e uno nero.
Nuotavano sinuosamente e con un eleganze incredibile sul pelo d'acqua increspandola dolcemente.
“ Your love lifts me out of time. E il tuo amore mi solleva oltre il tempo.
And you know my heart by heart. E conosci il mio cuore a memoria. ”
Erano veramente bellissimi.
« Venite qui cignetti, avvicinatevi! » gli incitò Dolce sporgendosi un po' di più sul bordo.
“ When you’re one with the one you were meant to be find. Quando sei solo con l’unico che volevi trovare.
Everything falls in place, all the stars align. Tutto si mette a posto, le stelle si allineano. ”
Poi accadde tutto in un lampo…
Un'ombra velocissima spinse Dolce in acqua, facendola gridare spaventata.
Poi una palla trasparente mi colpì al petto facendo uscire tutta l'acqua che c'era all'interno.
Ero fradicia.
Mi tolsi velocemente le cuffie e le misi nella tasca della gonna messa meglio, solo che la canzone continuava a suonarmi nella testa…
“ When you’re touched by the cloud that has touched your soul. Quando sei toccato dalla nuvola che tocca la tua anima.
Don’t let go. Non lasciarla andare. ”
Oddio com'era possibile?
Sentii dietro di me il sibilo di altre due palle che venivano lanciate e poi dei gridolini sorpresi.
Mi girai di scatto e vidi che anche Micky e Uriè avevano fatto la stessa identica fine.
Sentii delle risate provenire da dietro agli alberi ma una risata risuonò più forte delle altre.
Mi girai.
Dove prima c'era Dolce adesso c'era una Kabalè piegata in due dalle risate.
« CHE FACCIA CHE AVETE FATTO!!! » rise Kabiria uscendo allo scoperto seguita subito dopo da Gas.
« Ma che cavolo state facendo!!! Siete completamente impazziti, caproni dei miei stivali!!!!! » strillò isterica Dolce cercando di ritornare a riva, ma non ce la faceva da sola, i vestiti zuppi la limitavano nei movimenti.
La raggiunsi subito lanciando a Kabalè un occhiata assassina, le porsi la mano e l'aiutai a tornare a terra.
« Ma sentito come si difende il bignè!?! Sei patetica. » ghignò lei facendo una smorfia che non prometteva nulla di buono.
“ Someone comes into your life. Qualcuno entra nella tua vita.
It’s like they’ve been in your life forever. Come se fossero sempre stati lì. ”
Mi infuriai.
Come si permetteva di insultarla! Se lei era patetica allora lei era una merda che camminava.
« Beh… Kabalè… » iniziai con un sorriso tranquillo stampato in faccia.
« … dovresti essere l'ultima persona ad avere il diritto di criticarla visto quel che è successo in mensa… » continuai con un tono ancora più calmo.
Sentii Uriè, alle mie spalle, ridacchiare divertita.
« … veramente penoso da parte tua, lasciatelo dire. » finii scuotendo la testa indignata.
Vidi i suoi occhi illuminarsi di una luce inquietante che assomigliava molto… all'ira.
Sentii la tensione intensificarsi sempre di più fra di noi finché non divenne insopportabile.
Uriè lanciava occhiate storte a Kabiria, Gas provocava Micky ed io e Candy stavamo facendo un duello di sguardi assassini con Kabalè.
Alla fine Kabiria strillò un bel: « Addosso ragazzi! » che fece scatenare l'inferno.
Kabalè scattò veloce verso di me dandomi un pugno allo stomaco che mi fece piegare un due e uscire tutta l'aria dai polmoni.
La vista si annebbiò per qualche secondo ma riuscii a prenderle un braccio e ritorcerglielo dietro alla schiena, facendola piegare in avanti.
Stavo per tirarle una calcio ma non feci in tempo.
Dolce le si era buttata addosso gridando e iniziando a tirarle i capelli.
Kabalè le morse un braccio e le tirò una ginocchiata allo sterno per levarsela di dosso.

Un grido mi fece voltare la testa.
Gas aveva immobilizzato Micky in una morsa micidiale, le braccia erano incrociate sul petto e gliele stava tirando indietro, verso la schiena.
Le aveva divaricato le gambe così che non potesse tirargli calci e purtroppo lei non era abbastanza alta per potergli dare una testata sul naso per liberarsi.
Feci per andarla ad aiutare ma sentii un brivido scendermi lentamente lungo la schiena come una goccia di ghiaccio e la terribile sensazione di essere osservata da qualcuno nascosto nell'ombra.
“ No there’s no one else’s eyes. No, non ci sono occhi di nessuno.
That could see into me. Che possano vedere dentro di me. ”
Mi guardai intorno e feci qualche passo verso la boscaglia che si era creata con gli anni. Superai una magnolia quando lo vidi.
Un paio di occhi gialli nella semi oscurità degli alberi, una chioma nera e ribelle, un corpo snello e felino.
Un predatore.
“ No one else’s arms can lift. Le braccia di nessuno a sollevare.
Lift me up so high. Sollevarmi così in alto. ”
Lui fece qualche passo avanti, silenzioso come un gatto, gli occhi fissi nei miei.
Non osai muovermi.
Si avvicinò ancora, c'erano circa due metri a separarci… troppo pochi.
Alzai un sopracciglio con aria di sfida e indietreggiai.
Lui si fermò e mi fissò con attenzione… ma i suoi occhi erano gelidi. Privi di qualsiasi sentimento.
Indietreggiai ancora.
“ Your love lifts me out of time. E il tuo amore mi solleva oltre il tempo.
And you know my heart by heart. E conosci il mio cuore a memoria. ”
Era la prima volta che aveva quello sguardo.
E fu anche la prima volta in cui sentii paura quando lo guardai direttamente negli occhi.
Lo vidi soppesarmi come per valutarmi e infine si accovacciò un po', emettendo un suono basso con la gola.
Assomigliava… a un ringhio.
Non mi mossi.
Mi limitai a fissarlo, rifiutandomi di scappare.
Se pensava che avrei ceduto si sbagliava di grosso. Non sarei scappata.
Volevo affrontarle le mie paure.
Non volevo più avere paura di niente perché era proprio la paura e la follia che portavano il caos. Io volevo avere il controllo della mia vita e del mio corpo.
“ So now we’ve found our way to find each other. Adesso abbiamo trovato la strada per trovarci.
So now I found my way, to you. Adesso ho trovato la mia strada verso te. ”
Una volta che le mie intenzioni gli furono più che chiare lo vidi scattare verso di me ma io avevo previsto una mossa del genere e mi scansai velocemente tirandogli un forte calcio nella coscia che lo fece barcollare a malapena.
Era una roccia… impossibile da spaccare.
Lui mi afferrò l'avambraccio e cercò di buttarmi a terra.
No. Non dovevo permetterglielo.
Avrebbe potuto benissimo prendermi a calci e non avrei potuto difendermi in alcun modo.
Ma lui era molto più forte di me e riuscì a mettermi in ginocchio lasciando involontariamente la mano alla mia portata. Gliela morsi forte finché non mi mollò il braccio.
Cercai di allontanarmi a distanza di sicurezza ma riuscii a superare a malapena tre o quattro alberi prima che riuscisse a prendermi ancora.
“ No there’s no one else’s eyes. No, non ci sono occhi di nessuno.
That could see into me. Che possano vedere dentro di me. ”
Mi passò un braccio per la vita ancorandomi a sé, e con l'altro mi fermò il collo per impedirmi di muovere la testa.
Oddio!
Gridai dimenandomi e graffiandogli le braccia per fargli allentare la presa ma lui non mi mollò, il respiro caldo e un po' accelerato per lo sforzo di tenermi ferma mi accarezzava una guancia.
“ No there’s no one else’s eyes. No, non ci sono occhi di nessuno.
That could see into me. Che possano vedere dentro di me. ”
A quel punto smisi di dimenarmi.
Non sarebbe servito a niente, solo a farmi sprecare le energie.
Feci un respiro profondo e chiudendo gli occhi provai a ragionare.
Cosa non proprio facilissima visto che ero praticamente con una camicetta bianca resa trasparente dall'acqua e una gonna che mi arrivava sopra al ginocchio, quasi a metà coscia ed ero praticamente appiccicata a lui.
Vestiti molto adatti… seriamente.
« In crisi Angelo? » mi derise lui con un ghigno.
Sbuffai.
“ No one else’s arms can lift. Le braccia di nessuno a sollevare.
Lift me up so high. Sollevarmi così in alto. ”
L'unica parte del corpo che ero libera di muovere erano le gambe e i piedi… beh le scarpe non erano col tacco però…
Gli schiacciai un piede, appoggiandomi con tutto il mio peso. Sulfus grugnì e mi liberò.
“ Your love lifts me out of time. E il tuo amore mi solleva oltre il tempo.
And you know my heart by heart. E conosci il mio cuore a memoria. ”
Istintivamente corsi via, tornando verso il laghetto.
Speravo che un terreno più agibile mi avrebbe facilitata di più perché questo era pieno di radici sporgenti nascoste dall'erba alta che mi solleticavano le gambe e la cosa mi rallentava non poco.
“ And you know my heart by heart. E conosci il mio cuore a memoria. ”
Sentii dei passi silenzioso dietro di me, mi stava seguendo, poi una mano mi prese un fianco facendomi sbilanciare e barcollare. Cercai di aggrapparmi al suo braccio per non cadere ma così facendo gli feci perdere l'equilibrio facendomelo cadere addosso.
Okay… ero ufficialmente in trappola.
“ And you know my heart by heart. E conosci il mio cuore a memoria. ”
Lui ovviamente aveva subito approfittato della situazione mettendomi le sue braccia ai lati della testa e mi strinse le mani per impedirmi di muoverle, le gambe mi avvolsero la vita in una morsa ferrea.
Mi sforzai di levarmelo di dosso facendomi leva con le gambe e il bacino, cercando di ribaltarlo ma era inutile.
Era come cercare di spostare una roccia…
Dopo un'altra decina buona di tentativi alla fine mi arresi sbuffando e imbronciandomi un po', provocando una risata a Sulfus che mi fece arrossire.
“ And you know my heart by heart. E conosci il mio cuore a memoria. ”
Abbassai la testa e provai ancora a togliermelo di dosso.
« Lasciami. » mormorai dimenandomi un po'.

« Ti arrendi? » mi chiese.
Annuii piano senza guardarlo.
Lui mi liberò le mani ma mi tenne ancora per la vita.
Mi schiarii piano la voce e mi misi su a sedere, in modo che fossimo faccia a faccia.
« Come mai questa lotta? » chiesi guardandolo negli occhi, le mie guance rosse per la vergogna.
Cavolo eravamo troppo vicini.
Lui sorrise ma non con gli occhi che rimasero severi e freddi.
« Era una specie di promemoria. » mi disse alzandosi, costringendomi a guardarlo dal basso.
« Promemoria di cosa? » sussurrai piegando una gamba e appoggiandomi con un gomito al terreno umido.
Un paio di foglie mi si erano attaccate ai capelli e la camicia si era sporcata di verde e marrone.
Lui si inginocchiò fino ad arrivare alla mia stessa altezza e con un tono terribilmente serio sussurrò: « Un promemoria per ricordarti che noi non siamo come voi, ne tanto meno stiamo dalla vostra parte. Mi sono sentito in dovere di ricordartelo. », mi porse la mano raddrizzandosi.
Abbassai lo sguardo scuotendo un po' la testa.
Aveva ragione.
In questo periodo gli ho presi fin troppo sotto gamba… ma c'era modo e modo per ricordarmelo.
Alzai lo sguardo sulla sua mano e la afferrai, lui mi tirò su senza molto sforzo.
Mi schiarii la voce.
Ad ogni modo…
« No, non l'ho affatto dimenticato… » mormorai mentre tornavamo al laghetto.
Lui non disse nulla, si limitò ad annuire.
Tornammo indietro, trovando una scena che era a dir poco comica!
Dolce e Kabalè erano stese a terra, la prima con un bel livido sul braccio e un morso nello stesso punto mentre la seconda circondata da ciocche di capelli neri strappati.
Uriè era appoggiata sfinita a un albero, gli occhi chiusi e il respiro affannoso e Kabiria era ancora più fradicia di Dolce, probabilmente Uriè doveva averla buttata nel laghetto.
Gas e Micky invece erano ancora in piedi, semi svenuti quasi, a lanciarsi occhiate assassine.
Non resistetti e una risata uscì dalla mia gola. Provai a reprimerla tappandomi la bocca ma niente da fare.
Gli altri mi guardarono con la fronte aggrottata e delle espressioni miste fra l'incuriosito e l'arrabbiato.
Un'altra risata soffocata seguì la mia.
Mi girai. Era Sulfus che cercava di reprimere un sorriso.
La sua ilarità contagiò anche me che inevitabilmente scoppiai a ridere senza ritegno.
Era sbagliato ridere, lo sapevo… però cavolo!
Sulfus scoppiò a ridere assieme a me, Uriè, Kabalè e Dolce ridacchiarono mentre Micky, Gas e Kabiria erano proprio piegati in due dal ridere.
Risi di cuore finché non mi fece male la pancia.
Feci un paio di respiri profondi, cercando di dare un po' di tregua alla mia povera milza.
« In realtà c'è ben poco da ridere! » saltò su Dolce con una smorfia, alzandosi in piedi.
I suoi vestiti erano seriamente messi molto male.
« Guardate qua come mi sono ridotta! » strillò cercando di aggiustarsi invano.
Kabalè sbuffò, aveva i vestiti mezzi strappati.
« Io sono conciata peggio! » replicò mettendosi a braccia conserte cercando l'appoggio di Kabiria per rimettersi in piedi.
« Beh… allora torniamo a scuola… » propose Gas ma Sulfus scosse la testa.
« I prof hanno detto che possiamo tornare solo in caso di estremo bisogno. » dissi.
« Però non possiamo neanche andare in giro in questo modo! » obiettò Kabiria.
Già a pensarci bene… la mia camicia lasciava intravedere molte cose che io avrei preferito tenere coperte.
Arrossii e incrociai le braccia al petto cercando di coprirmi in qualche modo.
Sulfus mi notò e si lasciò sfuggire una risata sommessa che mi fece arrossire ancora di più.
« Okay, so già che mi pentirò a dirlo però… » intervenne cauta Micky « … credo che ci serva fare un po' di shopping, che ne dite? ».
Mi lasciai sfuggire una smorfia ma Uriè, Dolce, Kabalè e Kabiria mi sembravano più che entusiaste.
« Sì andiamo al centro commerciale! » esultò Dolce.
Diedi un'occhiata ancora ai miei vestiti.
Non potevo farmi vedere così! Figurati andare in un centro commerciale!
Sulfus si sfilò la felpa nera rimanendo solo con la maglia e me la infilò per la testa, quasi come se fossi una bambina e un po' in realtà mi sentivo così.
Il suo profumo mi invase e feci passare le braccia per le maniche, infilando i pollici nei buchi che c'erano sui bordi.
Mi stava un po' grande, mi arrivava un po' sopra alle ginocchia e le maniche erano troppo lunghe ma non ebbi bisogno di arrotolarle, non mi davano fastidio.
Sulfus era davvero molto alto. Io sembravo una bambina al confronto!
Farfugliai un "Grazie" con le guance rosse e lo sguardo basso.
« Allora tutti in centro! » dichiarò Uriè entusiasta.
Sospirai.
Si prevedeva una lunga giornata imprigionati nel centro commerciale ma infondo anche a me servivano dei vestiti puliti.
Incominciammo ad avviarci alla fermata dell'autobus più vicina correndo come degli assatanati per farci vedere il meno possibile dai passanti.
Saltò fuori che io ero la più veloce del gruppo con Sulfus secondo e Uriè terza.
Arrivammo appena in tempo per non perdere l'autobus saltando su in volata.
C'era molta gente perciò dopo aver timbrato il biglietto che avevamo fatto comparire grazie alle mascotte ci mettemmo a sedere occupando tutti i posti rimanenti.
Un'altra canzone aveva iniziato a suonarmi nella testa.
Era strano perché era come se le inventassi io…
“ That feeling that doesn't go away just did. Quella sensazione che non mi lascia mai, mi ha appena lasciata.
And I walked a thousand miles to prove it. E ho percorso mille miglia per dimostrarlo. ”
Questo autobus era un po' particolare.
Non aveva gli sportelloni ad esempio e aveva dei sostegni di metallo anche sul soffitto e ho sentito dire dagli Angel che erano qua da più tempo che dovevi saltare mentre era ancora in movimento per scendere visto che molte fermate le saltava a causa dell'orario.
Uriè mi stava silenziosamente affianco lanciandomi occhiate di sbieco di tanto in tanto mentre Dolce era già partita in quarta iniziando a parlarmi di scarpe, occhiali e top.
“ And I'm caught in the crossfire of my own thoughts. E sono intrappolata nel fuoco incrociato dei miei pensieri.
The color of my blood is all I see on the rocks. Il colore del mio sangue è tutto ciò che vedo sulle rocce.
As you sail from me. Mentre salpi via da me. ”
Sulfus era rimasto in piedi, e si teneva grazie ai sostenni di metallo sopra di lui.
Il pullman si fermò a una fermata facendo entrare un'altra decina di gente e poi ripartì con uno spintone.
Affianco a me una donna che doveva avere al massimo 40 anni si appoggiò al sostegno di fianco al mio sedile, era incinta e faceva fatica a reggersi in piedi.
“ Alarms will ring for eternity. Allarmi suoneranno per l'eternità.
The waves will break every chain on me. Le onde infrangeranno ogni catena che mi trattiene. ”
Mi alzai.
« Signora si vuole sedere? » le chiesi sorridendole gentilmente.
« Oh sì grazie, sei molto gentile. » disse grata sedendosi con aria sfinita.
« Di niente. » mormorai stringendo il sostegno sopra alla mia testa affiancando quella di Sulfus che alzò il sopracciglio ironicamente.
Non gli diedi retta e guardai fuori dai finestroni il mare che spiccava timido all'orizzonte.
“ My bones will bleach. Le mie ossa sbiancheranno.
My flesh will flee. La mia carne fuggirà.
So help my lifeless frame to breathe. Dunque, aiuta la mia figura senza vita a respirare. ”
Passarono circa cinque minuti prima che il pullman arrivasse alla nostra fermata, purtroppo però si limitò solo a rallentare e non a fermarsi…
Missá che dovevamo saltare sul serio.
Chi di noi si era seduto adesso si era alzato e adesso eravamo tutti e otto ammassati per guadagnarci una posizione migliore.
“ And God knows I'm not dying but I breathe now. E Dio solo sa che non sto morendo ma respiro, ora.
And God knows it's the only way to heal now. E Dio solo sa che è l'unico modo per me di guarire, ora.
With all the blood I lost with you. Tutto il sangue che ho versato per te.
It drowns the love I thought I knew. Affoga l'amore che credevo di conoscere. ”
Io ero indietro assieme a Sulfus, dovevo saltare per ultima… meno male che a terra c'era l'erba così se fossi caduta non mi sarei fatta male.
Micky saltò per prima, Kabalè per seconda, Kabiria terza, Uriè quarta, Gas quinto, Dolce sesta.
Infine anche Sulfus saltò.
Mancavo solo io.
“ The lost dreams are burried in my sleep for him. I sogni perduti sono sepolti nel mio sonno per lui
And this was the ecstacy of a love forgotten. E così, ho dimenticato l'estasi di un amore. ”
Strinsi i pugni per farmi coraggio, il pullman stava riconquistando velocità.
Feci una piccola rincorsa e saltai, ma mi toccò camminare un po' per riacquistare l'equilibrio.
“ And I'm thrown in the gunfire of empty bullets. E sono stata scaraventata nel fuoco incrociato di proiettili vuoti.
And my blood is all I see. E il mio sangue è tutto ciò che vedo.
As you steal my soul from me. Mentre mi rubi l'anima. ”
Sulfus mi prese per un braccio e mi aiutò a ritornare dritta.
Lo ringraziai… di nuovo… e seguii gli altri nel centro commerciale.


***

Dovevamo essere lì dentro da un'ora buona…
Io ero riuscita a comprarmi un paio di jeans elasticizzati per rimpiazzare la gonna mentre per il top Uriè e Dolce si stavano scannando per decidere quale comprare, alla fine optarono per una camicetta nera molto attillata con uno scollo a V.
Io non osai nemmeno protestare e mi cambiai obbediente.
Era l'una passata e il mio stomaco stava iniziando a protestare a gran voce.
« Ragazze io ho fame! » si lamentò Uriè.
Grazie a Dio.
Nel centro commerciale esisteva un solo ristorante in cui si poteva pranzare ed ovviamente chi incontrammo lì?
Kabiria, Kabalè e Sulfus… ovviamente.
Però in ogni caso dovevo rivederlo perché gli dovevo restituire la felpa.
Anche se, adesso che ci penso, meglio che me la tenevo visto che fuori tirava vento e mi ero dimenticata di comprarmi un golf.
Ci sedemmo e con calma iniziammo a mangiare chiacchierando del più e del meno.
Dolce stava cercando in tutti modi di convincere Uriè ad aiutarla con il compito di storia ma lei continuava a rifiutare.
« Ragazze ma dove sono finiti Micky e Gas? » chiese Uriè dopo aver finito di mangiare il suo panino.
« Non lo so' però io non mi sento molto bene… » si lamentò Dolce all'improvviso, tenendosi la pancia, i lucciconi agli occhi.
« Dolce che hai? » le chiesi preoccupata.
« Mi fa male la pancia… » mormorò debolmente.
« Vuoi ritornare a scuola? Ti accompagno se vuoi… » le chiese Uriè accarezzandole dolcemente un braccio.
« Sì per favore… » sussurrò cercando di alzarsi.
Uriè le mise un braccio intorno alle sue spalle e insieme si nascosero in un posto dove si sarebbero ritrasformate e ritornate a scuola più velocemente.
Con la coda dell'occhio vidi che anche Kabiria e Kabalè stavano ritornando a scuola e Kabalè non sembrava molto in forma…
Ma che cosa stava succedendo?


DOMANDA!!!!!
Ehilà gente!!! XD
Avrei una piccola domanda da farvi… U.U
Secondo voi la mia scrittura a quale scrittrice o scrittore assomiglia?
Vorrei tanto avere un vostro parere perché vorrei riuscire a capire meglio ^^
Grazie in anticipo e un grande bacione a tutte =*

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Capitolo 35
*** 34- I can not do this! I love you… ***


Qui potrai trovare il blog ufficiale della storia!

Cliccamiiii!!!!!!
Un po' incuriosita mi avvicinai al tavolo di Sulfus.
Continuava a mangiare, incurante di ciò che aveva attorno, immerso nei suoi pensieri.
Mi schiarii la voce guadagnandomi soltanto un'occhiata di sbieco da parte sua.
« Ciao… » mormorai.
Lui sospirò, abbandonò l'hotdog mezzo mangiucchiato sul piatto e si appoggiò allo schienale della sedia, le braccia incrociate sul petto.
« Ciao. » mi salutò seccamente, gli occhi fissi sul panino.
« Cosa aveva Kabalè? » chiesi un po' incerta.
Si strinse svogliatamente sulle spalle e si alzò con la grazia di una pantera.
« Non lo so'. Mal di pancia forse… » rispose appoggiandosi al tavolo di finto marmo.
« Anche Dolce si è sentita male… » dissi pensierosa.
Gas e Micky si erano dileguati, Dolce e Kabalè si erano sentite male e Kabiria e Uriè sono andate via per aiutarle… sembrava quasi fatto apposta.
« E tu me lo stai dicendo perché… ? » mi chiese, un po' infastidito, la mascella rigida.
Mi tormentai una ciocca di capelli, un po' a disagio.
« Beh… non ti sembra un po'… strano ecco…? »
Si staccò dal tavolo trafiggendomi con quegli occhi di topazio liquido.
« No. »
Alzai le sopracciglia incrociando le braccia al petto.
« Come no? »
« Sarebbe stato strano se il mio settimo senso mi avesse avvertito. » ragionò lui.
Era vero… neanche il mio, di settimo senso, mi aveva avvertita… però…
« Sì ma… »
« Cosa ti fa credere che io abbia voglia parlare con te? » sospirò lui.
Prego?
« Perché ti ho sempre parlato fino ad adesso magari? Cos'è cambiato? » risposi un po' offesa.
Non mi rispose.
Alzò le sopracciglia guardando prima a terra e poi me, si girò e se ne andò.
Ma che… ?
Arrossii tragicamente, un po' per essere stata liquidata in quel modo e un po' perché stavo per dire una cosa molto… ma molto imbarazzante date le circostanze.
Arrossendo ulteriormente lo rincorsi e quando gli fui almeno a due metri di distanza gli gridai: « Aspetta! ».
Lui si fermò ma non si voltò.
« Che vuoi? » sbottò.
Feci un respiro profondo e strinsi i pugni per darmi un po' di coraggio.
« Posso… posso venire con te? » borbottai.
Lui si girò, solo un pochino, e mi squadrò da capo a piedi.
« Tu vuoi venire con me? » ripeté lentamente.
Ehi! Che c'era di strano?
Non avevo voglia di stare più di due ore da sola a gironzolare come una stupida.
« S-Sì… non voglio stare da sola… »
Non disse nulla, mi fissò dritta negli occhi con un espressione indecifrabile e alla fine annuì facendomi un cenno con la testa di seguirlo.
Lo feci.

Uscimmo dal centro commerciale, oltrepassammo il parcheggio e ci dirigemmo verso una specie di vicolo.
Quando lo capii rallentai un po' il passo lasciando che mi superasse.
Sinceramente ero un po' restia ad entrare in un vicolo da sola con Sulfus.
Dove stavamo andando?
Era una specie di spazio lasciato tra due edifici, ogni tanto incontravamo qualche porta sgangherata qua e là ma non era molto rassicurante…
Aumentai il passo, affiancandolo.
« Dove stiamo andando? » gli sussurrai.
Non rispose, si fermò solamente davanti a una grande porta di metallo e ruggine, forse di un garage.
Tirò fuori delle chiavi nere e argentate dalla tasca posteriore dei jeans e le infilò nella serratura del portone.
Già… era proprio un garage… con dentro una moto rossa, blu scuro e nera… stupenda.
« Che bella… » mormorai mentre lui armeggiava con il cavalletto per tirarla fuori.
Lui mi lanciò un'occhiata e potrei giurare di aver visto un mezzo sorriso su quelle labbra carnose, ma durò meno di un'attimo.
« Forza, aiutami a tirarla. »
Mi imbronciai un po' e presi la moto per il manubrio e il sedile.
La spingemmo fino alla fine del vicolo fino alla strada che portava fuori dalla città. Lui ci salì sopra, infilando le chiavi per accenderla.
Il motore ruggì.
« Sali. » mi ordinò, facendo un cenno con la testa al sedile allungato di pelle nera dietro di lui.
COSA?
Squadrai meglio la moto, come minimo mi sarei spaccata l'osso del collo, ne ero certa.
Non ero mentalmente preparata a fare una cosa del genere cavolo!
Sulfus alzò un sopracciglio e spostò una ciocca di morbidi capelli neri che prima gli oscurava un'occhio con le dita.
« Cosa c'è? » chiese vedendo che non osavo muovere un muscolo.
Sospirai scuotendo la testa.
« No, niente… » mormorai avvicinandomi.
Misi le mani sul sedile per sostenermi e ruotai una gamba, cosa non molto casta visto che nel farlo ho dovuto piegarmi in avanti e la camicetta che indossavo lasciava intravedere fin troppo. Mi ero tolta il suo golf e me lo ero legato in vita… sentivo il fuoco dentro.
« È difficile da guidare? » gli chiesi, un po' preoccupata.
Già gli chiesi quello… ma la domanda ne lasciava trapelare un'altra.
È sicura?
Mi aggrappai al sedile di pelle nera, le nocche sbiancarono.
Sulfus sorrise… un sorriso vero questa volta.
« No. » disse rispondendo a tutte e due le domande.
E con uno scatto del polso scivolammo veloci come un fascio di luce nella strada.
Era una sensazione incredibile…
Sembrava di galleggiare nel vuoto, terribile e meraviglioso. La strada passava velocissima sotto le ruote della moto ma il paesaggio sembrava che andasse al rallentatore, riuscendo a cogliere tantissimi dettagli che in macchina non avrei mai potuto notare.
Non avevamo bisogno dei caschi, semplicemente perché anche se fossimo caduti non ci saremmo fatti niente e la velocità non ci creava fastidio perché non avevamo bisogno necessariamente di respirare e questo amplificava di più l'emozione.

L'unico "problemino" che mi mandava non poco in agitazione era il fatto che per non cadere mi ritrovavo costretta a stare appiccicata a Sulfus.
Le mie mani erano strette sul suo stomaco e il mio viso appoggiato alla sua schiena circondandomi del suo profumo. Sotto alla maglietta riuscivo a sentire… tutto.
Cavolo…
« Inizio a pensare che tu lo stia facendo apposta a mettermi in certe situazioni! Lo sai che mi mettono in imbarazzo! » gridai per farmi sentire sopra al boato del vento.
Sentii nell'orecchio appoggiato alla sua schiena il suono di una risata sommessa.
« A me vengono in mente un'altro paio di motivi… » disse e riuscii a sentirlo solo perché gli ero praticamente appiccicata.
Accelerò facendo ruggire il motore e a quel punto chiusi gli occhi appoggiando la fronte fra le sue scapole.
Il vento ci avvolgeva come una fresca coperta, rinchiudendoci in un bozzolo.
La sensazione era quella di volare… volare ad alta quota senza mai stancarti.
Passò… un minuto? Mezz'ora? Un'ora? Un secolo?
Non lo sapevo… pregavo solo che questa sensazione durasse per sempre, all'infinito…
Un luccichio aranciato brillò attraverso le mie palpebre chiuse e quando riaprii gli occhi… il mio cuore saltò un battito.
Il sole stava tramontando sul mare tingendolo di arancione, rosso e giallo brillante, le nuvole sembravano catturare delle sfumature bluastre che mischiate con il rosso divennero di un bellissimo violetto.
Alzai la testa e mi raddrizzai aggrappandomi a Sulfus solo per i fianchi per riuscire a guardare meglio.
Il sole era molto basso e la luna dalla parte opposta iniziava ad avere il sopravvento, dominando il cielo.
Il fragore delle onde del mare che si infrangevano contro gli scogli si mischiava dolcemente al boato del vento risuonando come una una dolce melodia.
Una melodia che iniziò a suonarmi nel cuore e nella mente trasformandosi in un miscuglio di note e parole.

Richiusi gli occhi, il vento salmastro che proveniva dal mare mi accarezzava i capelli, scoprendomi il viso. Mi concentrai meglio e riuscii a cogliere quella melodia che dal mare si riversava nella mia mente, nel mio cuore…
Canticchiai a bocca chiusa cercando di seguire quella melodia che mi ricordavano delle gocce che cadevano nel mare quando pioveva.
E infine arrivarono le parole…
« Eyes make their peace in difficulties… with wounded lips and salted cheeks.
And finally we step to leave, to the departure lounge of disbelief. » cantai, nello stomaco una strana sensazione, in bocca un sapore salato e le gambe formicolanti.
Sospirando mi raggomitolai sulla schiena di Sulfus, con una mano stringevo la stoffa della sua maglia e con l'altra mi tenevo stringendolo per il fianco.
« And I don't know where I'm going… but I know it's gonna be a long time.
And I'll be leaving in the morning, come the white wine bitter sunlight… » continuai.
Eravamo scesi sulla strada che portava alla spiaggia… credo.
Non mi ero mai allontanata così tanto…
« Wanna hear your beating heart tonight…
Before the bleeding sun comes alive…
I want to make the best of what is left, hold tight… »
La moto si fermò a una parcheggio che dava sulla spiaggia, il lampione di fianco a noi iniziava piano piano ad accendersi, segno che non doveva mancare molto alla fine dell'esperimento dei professori.
Sulfus scese dalla moto e mi diede una mano per aiutarmi a scendere.
« Dove siamo? » chiesi guardandomi attorno in cerca di un cartello.
Ma non ce n'erano.

« Questo non è un posto molto frequentato… non lo conosce quasi nessuno. È qui che vengo quando voglio stare da solo… » rispose mentre legava la moto.
Si tirò su e con un cenno della testa mi incitò.
Un po' titubante mi tolsi le scarpe, lasciandole sul marciapiede e feci qualche passo verso la riva.
Il mare era calmo… la sabbia morbida e c'era un odore di alghe e sale marino molto buono.
C'era una calma surreale in quel luogo… un bellezza singolare e triste.
« And hear my beating heart one last time.
Before daylight… » cantai, chiudendo gli occhi e lasciandomi andare.
Sentii un fruscio affianco a me.
Riaprii gli occhi.
« Sei brava… » mormorò lui.
Si era sdraiato sulla sabbia, le braccia incrociate dietro alla testa.
Mi sedetti anch'io.
« A fare cosa? » chiesi scrutando il mare.
Lui non rispose subito, lo vidi trarre un paio di respiri calmi e profondi prima di riaprire gli occhi e dire: « A cantare. ».
Sorrisi e mi sdraiai anch'io, a pancia in giù però, le mani incrociate sotto il mento.
« Grazie… » sussurrai richiudendo gli occhi.
Restammo per un po' così… senza parlare… senza muoverci più di tanto. Era così bello…c'era una calma meravigliosa.
Il sole alla fine si arrese e abbandonò il cielo alla luna, ma all'orizzonte si riusciva ancora a scorgere un po' di raggi aranciati.
« Sulfus… » lo chiamai, lui teneva gli occhi chiusi ma sapevo che non dormiva.
« Mmh… ? »
Mi sistemai meglio girandomi a pancia in su, le mani incrociate sullo stomaco.
« Che cosa c'è? » mormorai.
Lo sentii irrigidirsi ma non aprì gli occhi, la mascella ebbe un guizzo.
« In che senso? »
Sospirai.
« Nel senso che oggi sei intrattabile… Oddio, più intrattabile del solito. » mi corressi alzando gli occhi al cielo.
Riaprì gli occhi e con uno sbuffo si tirò su, mettendosi seduto.
« E la cosa ti interessa? » mi sfidò, gli occhi rivolti all'orizzonte.
Abbassai lo sguardo, concentrandolo sulle mie mani.
« Beh… forse… mi incuriosisce. » mormorai.
Lui mi fissò con aria pensierosa, le ciglia adombravano un po' gli occhi da gatto, i denti tormentavano il carnoso labbro inferiore.
Il mio cuore sprofondò.
Alla fine mi fece un sorriso malizioso e sporgendosi un po' verso di me sussurrò: « Non posso dirlo così tranquillamente. Vieni qua se lo vuoi sapere… ».
Qua…?
Cioè… me lo deve dire nell'orecchio?
Sorrisi schernendolo.
« Ma ci siamo solo noi qui… chi ti potrebbe sentire? » chiesi guardandomi attorno.
Lui non disse nulla, si limitò a sorridere e con il labiale disse qualcosa di simile a: " Vieni qui se vuoi saperlo. "
Facendomi leva con i gomiti mi misi su a sedere e avvicinai l'orecchio alla sua bocca, il viso in fiamme.
« Vuoi sapere un segreto? I professori ci stanno spiando. » mi sussurrò, le labbra che mi sfioravano dolcemente la pelle.
Socchiusi gli occhi quando parlò, completamente stordita dal suo profumo ma poi afferrai il significato delle sue parole e mi irrigidii.
Cosa?!?
Perché?
« E tu come fai a saperlo? » sussurrai guardandolo negli occhi, il viso fin troppo vicino al suo.
« Ieri sera ho visto la prof uscire dalla sua stanza e dirigersi come una furia verso il giardino ed io l'ho seguita. » rispose stringendosi nelle spalle, giocherellando con la ciocca di capelli rossi che mi ero tirata dietro l'orecchio. Rabbrividendo ogni volta che la sua pelle entrava in contatto con la mia…
Lo guardai, i suoi occhi erano fuoco liquido.
Non feci in tempo a chiedergli nient'altro che avvicinò ancora il viso al mio.
« Un'altro segreto? » mi chiese, la voce un po' roca.
« In questo momento non mi importa… » sussurrò.
Cosa…?
Sentii le sue labbra schiudersi e avvolgere dolcemente il lobo del mio orecchio, iniziando a morderlo e a succhiarlo.
Oddio quelle labbra…
Cacciai indietro un gemito di piacere e dolore a causa del Veto e gli strinsi un braccio.
Lui mi lasciò andare l'orecchio, spostando le labbra sulla mia guancia lasciando una scia di piacere, il suo respiro non aiutava a placare il fuoco che mi era divampato dentro.
Il suo odore sì… il suo odore fresco di pino e menta selvatici.
Era così buono…
Le nostre labbra si sfioravano adesso, mi sarebbe bastato sporgermi un po', un piccolo movimento con il mento e lo avrei baciato.
E cavolo se lo volevo baciare…
Una mano mi stringeva la vita, l'altra invece mi teneva dolcemente la nuca.
Il suo corpo premuto contro il mio…
Lo vidi abbassare lentamente lo sguardo sulle mie labbra e accennò un movimento con il mento, sfiorandomi un lembo della bocca.
Mi sentii morire…

Chiusi gli occhi scossa da un'emozione travolgente e cercai di ricacciare indietro un'altro gemito.
Dio dovevo fermarmi subito, altrimenti… non sapevo dove sarei potuta arrivare…
« Ti prego non farlo… » gli sussurrai ma non riuscii a convincere nemmeno me stessa.
La mano che era appoggiata al mio fianco disegnava con il pollice dei piccoli cerchi al bordo della mia camicia, scoprendo piano piano ad ogni cerchio un pezzo di pelle.
Il contatto leggero delle sue labbra sulle mie bruciava e mi eccitava al tempo stesso.
« Fare cosa? » sussurrò, gli occhi brillavano di desiderio e qualcos'altro… che non riuscivo a capire.
« Questo? » chiese, con un tono che per poco non mi fece venire.
Schiuse la bocca sulla mia e con la punta della lingua disegnò il contorno delle mie labbra.
Gemetti forte, senza ritegno e non riuscii a reprimere l'istinto di affondare le dita fra i suoi capelli.
Erano così morbidi…
« Oppure questo? » mormorò e mi morse dolcemente il labbro inferiore.
Respirare divenne più complicato di quanto avessi mai immaginato in tutta la mia esistenza.
Basta… basta ti prego… non voglio… non voglio legarti!
Non posso farti questo…!
Io… io…
Con un gemito gli posai le mani sul petto ma non provai nemmeno a spingerlo via, sapevo già che non ci sarei mai riuscita…
Invece mi lasciai cadere all'indietro, cercando di creare il maggior spazio possibile fra me e lui.
Mossa sbagliata.
Perché me lo ritrovai sopra di me e il peso del suo corpo sopra il mio mi fece perdere la testa.
Con una foga che non sapevo di possedere gli cinsi le spalle con le braccia e lo strinsi a me. Lo sentii emettere un suono in fondo alla gola, a metà fra un gemito e un ringhio.
Sentii le sue labbra scendere sul mio collo e iniziare a baciarlo e a succhiarlo e le mie mani scesero… sul suo petto, sugli addominali e più giù fino ad arrivare al bordo dei jeans. Lì infilai un dito, strusciandolo piano fra la sua pelle e la cintura.
Lo sentii gemere suo mio collo, un suono così oscuro e proibito, così sensuale…
No… no… basta!
Io… io ti amo non ti posso fare questo!
Poi sentii una scossa… una scintilla che ci bruciò la pelle dove si incontrava con quella dell'altro. Sulfus si staccò di scatto con un ringhio ed io cacciai indietro un gridò di dolore.
Mi appoggiai ai gomiti e vidi il paesaggio intorno a me sfumare e formare un magma indistinto di colori e suoni. Quando poi si fermarono riuscii a vedere dove mi avevano trasportata, lo strattone allo stomaco si allentò e il respiro si calmò un po'.
Ero in classe… e questa volta eravamo seriamente nei guai.


Ciaoo ragaaaaaaa XDDDD
Approfitto per dirvi che anche se non avrò molto tempo per rispondere le recensioni sono sempre gradite per sapere se i cappy vi piacciono o meno ^^
Un kiss dalla vostra Katy =*

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Capitolo 36
*** 35- Divided ***


Qui potrai trovare il blog ufficiale della storia!

Cliccamiiii!!!!!!
Picciula dedichina… ^^
Ringrazio immensamente Fox Writer e Lyny che con pazienza e buona volontà hanno preso l'iniziativa di recensire TUTTI i capitoli della storia.
Particolarmente a Lyny che recensisce anche se ha già letto tutta la storia 0.o
Non chiedetemi il perché perché neanche io lo so sinceramente… ^^"
Grazie di cuore comunque, lo apprezzo davvero molto ^^
Un bacio anche a tutte le ragazze che hanno deciso di diventare per me più di semplici lettrici/recensitrici ma vere e proprie amiche a distanza su cui poter contare SEMPRE.
Grazie grazie grazie e non smetterò mai di dirvelo perché siete davvero FANTASTICHE e veramente meravigliose se riuscite a sopportare una persona come la sottoscritta =.=
Un bacione e un abbraccio enorme anche a chi preferisce/segue/ricorda/recensisce la mia storia grazie a non so quale miracolo Q_Q.
Vi devo molto… GRAZIE X3

 

DIVIDED
 

Title of the song: “Waiting Game” dei Banks.

One kiss and GOOD READING!!!! XD
By Katy =*

Alzai gli occhi di scatto.
Dei piedi e una tunica bianca mi avevano riempito la visuale.
« Alzati! » mi ordinò seccamente il prof.
Non dissi nulla facendo semplicemente quello che mi ordinò, gli occhi fissi a terra.
Non osavo alzare lo sguardo.
« Vi abbiamo guardato e monitorato per tutto il tempo. » annunciò lui andando dritto dritto al nocciolo.
« I-Io… non… noi… » balbettai in un soffio, il respiro alterato.
Chiusi gli occhi e sospirai.
Sulfus aveva ragione… non eravamo soli in spiaggia.
Ma… adesso?
Cosa potevo dire?
Insomma d'accordo che c'era il Veto che ci proibiva qualsiasi contatto quando eravamo in forma angelica e diabolica.
D'accordo che non potevo baciarlo perché avevo il cinto, ma quello era un mio problema!
I prof non potevano saperlo… e poi… quel che stavamo facendo prima lo stavamo facendo in forma terrena perciò qual era il problema?
Non avevamo di certo fatto niente di sbagliato, realizzai. E mi stupii io stessa da quella conclusione.
« Non stavamo facendo nulla di male. » diedi voce ai miei pensieri, ragionandoci ancora un po' mentre lo dicevo.
Arckan sembrò non vederci più e con la mascella serrata sibilò: « Niente di male?!? ».
Ripeté, quasi con sarcasmo.
Mi fece paura… non lo avevo mai visto così…
« Voi non avete idea del pericolo che avete corso… che abbiamo corso tutti quanti noi! » gridò quasi ma sembrò ricomporsi in tempo e, schiarendosi la voce annunciò qualcosa che mai in vita mia ne tanto meno in quel momento avrei voluto sentire…
« Mi dispiace molto Raf ma dovrò adottare drastici provvedimenti. » disse scuotendo la testa con aria delusa e forse anche un po' torva
Mi si contorse lo stomaco e riabbassai di nuovo lo sguardo, annientata dalla vergogna.
Vergogna per cosa poi? Che cosa avevamo fatto di sbagliato?
Forse il contatto labiale era proibito anche da terreni?
Sospirai ma non dissi nessuna delle domande che mi ronzavano nel cervello.
« Va bene… accetterò… qualsiasi punizione deciderà di infliggermi. » dissi annuendo, risollevando un po' lo sguardo.
Il prof sembrò addolcirsi perché si schiarì la voce e si tirò un po' più su gli occhialetti d'oro sul naso, la ruga che prima gli solcava la fronte per la rabbia e la preoccupazione era scomparsa.
« Questo ti fa onore Raf. Vai a riposare un po' in camera tua, dirò a Uriè che per stanotte dovrà dormire con Dolce e Micky. Sono sicuro che l'unica cosa che vuoi in questo momento è rimanere da sola. »
Beh… almeno qualcosa di positivo c'era…
Perché francamente era proprio vero che non avevo voglia di avere attorno nessuno.
Poi magari mi sarei sfogata con Uriè, chiedendole un parere più tardi ma… ora proprio no.
« D'accordo… » mormorai, un velo di incredulità e curiosità nella mia voce e iniziai a incamminarmi verso la mia stanza.
Sentii sospirare dietro di me e quando premetti il pulsante di chiamata dell'ascensore di vetro a tubo in mezzo alla stanza il prof mi disse: « È contro natura, impossibile, assurdo… ».
Non mi girai. Lo sguardo fisso sul pulsante. Il corpo rigido.
Assurdo? Contro natura? Di che cosa stava parlando?
L'attrazione fra un ragazzo e una ragazza, indipendentemente se un Angel o un Devil, è impossibile?
Siamo adolescenti per la miseria.

« È assurdo provare attrazione per qualcuno? » mormorai ironica ma lui mi sentì ugualmente.
Sospirò di nuovo e avrei scommesso 10 euro che adesso stava scuotendo la testa.
« È assurda l'idea che un'Angel e un Devil si possano innamorare… » mi corresse gentilmente lui.
Amore…
Io non amavo Sulfus.
L'amore non esiste, o meglio, non quel tipo di amore. Non sapevo bene perché ma istintivamente sapevo che era così.
E se non fosse così allora perché non mi sono mai innamorata di nessuno?
Attratta sì certo ma innamorata mai.
Non sapevo nemmeno come ci si sentisse…
Forse quello che provo ogni volta che vedo Sulfus è amore?
No.
Non può essere.
Non mi importa quel che ho pensato in spiaggia, ero stata presa dalla foga del momento, non avevo la mente lucida.
Non contava…
« Ma io non amo Sulfus. » dissi e questa volta ad alta voce, convinta di quel che dicevo.
« Cosa te lo fa credere? » mi chiese lui.
Cosa me lo fa credere?
Beh semplice…
Le porte dell'ascensore si aprirono con un lieve rumore di metallo e gomma.
Entrai e mentre schiacciavo il pulsante del piano del Sognatorio sussurrai: « L'amore non esiste. ».
Arckan non disse nulla, le porte si chiusero tagliandolo fuori.
Una lacrima mi solcò con forza la guancia ma non mi presi la briga di asciugarla.
Solo quando cadde sul mio polso mi accorsi del colore…
Rossa con venature argentate. Così densa da sembrare smalto.
Mi affrettai a passarmi una mano sul viso per togliere la traccia della lacrima.
Chissà cosa significavano poi… quelle lacrime…
Ma non importava.
Non più ormai…
Le porte dell'ascensore si aprirono ed io corsi più veloce che potei nella mia stanza per non incontrare nessuno.
Cosa non molto difficile perché ormai era sera e tutti erano o a mensa oppure in camera.
Non uscivamo molto di notte… al contrario dei Devil per quel che ne diceva Sulfus.
Aprii la porta, velocemente la chiusi a chiave e allontanai la mano di scatto dalla maniglia, quasi mi fossi scottata.
Il cuore mi batteva troppo forte, il respiro si avvicinava pericolosamente all'iperventilazione.
Entrai velocemente in bagno e mi svestii in un attimo, aprii l'acqua per la doccia e quando arrivò all'orlo mi immersi.
Nascosi la testa sott'acqua e lì sotto lasciai che un grido fuoriuscisse dalla mia gola.
In quel modo non mi avrebbe sentita nessuno e nessuno sarebbe entrato a curiosare.
Gridai finché la rabbia e la frustrazione non sbollì.

Ma c'era qualcosa di sbagliato nel mio grido.
Non aveva il suono attutito e profondo che l'acqua dava alla mia voce solitamente (e normalmente).
Adesso quel suono mi sembrava più acuto e più melodioso. Come il lamento di un delfino ma più dolce e fluente.
Nelle orecchie mi era rimasto un suono che mi ricordava dei campanelli.
Riemersi, confusa, e mi strofinai le palpebre per poter riaprire gli occhi…
I miei capelli erano neri…
Strinsi i bordi della doccia con le mani così forte che le nocche sbiancarono e cercai di tirarmi su.
Rischiai di cadere un paio di volte a causa delle gambe e delle braccia che tremavano per la paura e la frustrazione , scivolando sott'acqua, ma alla fine riuscii a rimettermi in piedi, asciugarmi con un asciugamano e rivestirmi evitando accuratamente di guardarmi allo specchio.
Ne avevo quasi paura…
Uscii dalla stanza e mi buttai a peso morto sul lettone. Mi misi un braccio sugli occhi e feci un respiro profondo.
I capelli bagnati contro la pelle e il tessuto della camicetta mi davano un po' fastidio ma non ci diedi troppo peso.
I muscoli si rilassarono, il respiro rallentò e il battito cardiaco riprese un ritmo un po' più naturale.
Dio… ci mancava soltanto una punizione ingiusta da parte dei professori…
Noi non avevamo fatto niente!
NIENTE!!!
Sbuffai frustrata e tolsi il braccio dagli occhi.
All'inizio vidi sfocato a causa del peso di prima ma poi mi abituai e un pezzo di stoffa nera al lato destro del mio viso catturò la mia attenzione.
Girai un po' la testa per vedere di cosa si trattava.
Era il maglione di Sulfus…
Un sottile odore di pino e menta mi arrivò al naso.
Era così buono…
Afferrai una manica e me la portai al volto.
Il suo profumo mi invase… mi penetrò dentro l'anima, dentro alla mia mente, calmando il fuoco nato dalla rabbia.
Era strano che avesse questo odore… di solito il profumo dei Devil era molto forte, pungente. O troppo spezziato o troppo dolce… così tanto da diventare nauseante.
In più a peggiorare la situazione c'era la puzza di zolfo che lo rendeva ancora più disgustoso. Sapeva di uova andate a male!
Diedi un piccolo strattone alla manica e presi il golf fra le mani portandomelo al viso, mettendomi seduta.
Lo annusai meglio, forte, a pieni polmoni e poi espirai, piano, sentendone il sapore in fondo alla gola, sul palato.
No… non c'era neanche una traccia di zolfo… solo il fresco profumo dei pini e della menta selvatica.
Presa da un impulso che nemmeno io seppi spiegare con esattezza mi infilai il golf e mi sdraiai sul letto.
Il suo odore mi avvolgeva… completandomi.
Mi strinsi fra le braccia, in un abbraccio che non era diretto a me…
Il mio cuore aveva ripreso a battere forte ma questa volta non per la rabbia, le guance si erano colorate di un rosso tenue, che si diffondeva timidamente… ma non per l'irritazione…
Io non voglio…
Un singhiozzo mi sfuggì dalle labbra e una lacrima mi solcò di nuovo la guancia ma questa volta non era rossa… era una normalissima lacrima di dolore… poi, come la pioggia, dopo quella lacrima ne arrivarono altre tre, sei, dieci fino a che non diventò un pianto vero e proprio.
Io non volevo innamorarmi… non se poi creava tutta questa situazione!
Per questo era meglio non crederci… era molto più facile…
Mi tappai la bocca con una mano per cercare di placare i singhiozzi ma sapevo perfettamente che sarebbe stato tutto inutile…
Raccolsi le gambe al petto e mi cullai, il viso fra le ginocchia.
Pensa Raf… che cosa ti farebbe stare meglio adesso? mi domandai.
Fu facile la risposta…

Cantare.
Cantando riesco a esprimermi e, in qualche modo, a liberarmi dal dolore e dalla tristezza…
Tanto valeva provare a questo punto… non avevo nulla da perdere.
Giusto?
Soffocai un'ultimo singhiozzo e con la manica del maglione mi pulii il viso dalle lacrime.
Chiusi gli occhi e mi concentrai solo su me stessa… guardando dentro di me… nella mia anima, nel mio dolore…
Non ci volle molto e una melodia mi riempì la mente e il cuore… solo che adesso era un po' diversa dalle altre volte…
Sembrava che delle voci lontanissime mi sussurrassero nella mente, non era meramente frutto della mia mente… sembrava che altri me la suggerissero.
Cantavano sommessamente una melodia quasi di sottofondo…
Feci un respiro profondo e sussurrai: « I'm thinking it over…
The way you make me feel all sexy but it's causing me shame…
I wanna lean on your shoulder…
I wish I was in love but I don't wanna cause any pain. » .
“ Mi riferisco…
Al modo in cui ogni volta mi fai sentire sexy ma mi stai causando vergogna…
Alla voglia di appoggiarmi alla tua spalla…
Vorrei essere innamorata, ma non voglio causare alcun dolore… ”
Un'altra lacrima mi solcò la guancia e a quel punto decisi di alzarmi, tanto per non pensare più a… tutto. A tutto quello che è successo da quando sono arrivata qua.
« And if I'm feeling like I'm evil, we've got nothing to gain… »
“E se sono sensibile esattamente come quando sono cattiva, non abbiamo niente da guadagnare…” cantai chiudendo gli occhi e reclinando un po' la testa all'indietro, provando ad alleggerire il nodo che sentivo nella mente e nel cuore.
« What if I never even see you cause we're both on a stage…
Don't tell me listen to your song because it isn't the same…
I don't wanna say your love… »
" E se non ti vedo mai tranquillo è perché siamo entrambi su un palcoscenico…
E non mi dire di ascoltare la tua canzone perché non è la stessa cosa…
Non ho bisogno di dire che il tuo amore… "
Riaprii gli occhi perché tanto non serviva a molto e sospirando mi avvicinai al vetro della parete.
« … is a waiting game. »
" … è un gioco d'attesa. "
Poggiai la fronte al vetro e chiusi gli occhi, godendo della sua freschezza in contrasto con la mia pelle accaldata.
L'unico sollievo in queste ultime ore…
Scossi la testa e riaprii gli occhi, un po' accigliata.
« Baby I'm thinking it over…
What if the way we started made it something cursed from the start.
What if it only gets colder…
Would you still wrap me up and tell me that you think this was smart? »
" Baby io mi riferisco…
A che cosa succede se il modo in cui abbiamo iniziato ha fatto qualcosa di maledetto fin dall'inizio…
A che cosa succede se si ottiene solo più freddo…
Mi vuoi ancora convincere che ormai è finita e dirmi che pensi che questo sia intelligente ? "
Cantai strofinandomi un braccio con le mani quando un brivido di freddo mi percorse la colonna vertebrale.
Il mio settimo senso mi stava dicendo qualcosa… stava per succedere qualcosa di grosso… ma… ancora non capivo bene cosa…
« Cause lately I've been scared of even thinking 'bout where we are… » sussurrai con voce tremante.
" Perché ultimamente ho paura anche di pensare a dove ci siamo incontrati… "
Già… ma noi dove ci siamo incontrati VERAMENTE?
« What if I never even see you cause we're both on a stage…
Don't tell me listen to your song because it isn't the same…
I don't wanna say your love… is a waiting game. »
" E se non ti vedo mai tranquillo è perché siamo entrambi su un palcoscenico…
E non mi dire di ascoltare la tua canzone perché non è la stessa cosa…
Non ho bisogno di dire che il tuo amore… è un gioco d'attesa."
Cantai e mi sedetti sul letto presa da un impulso istintivo, qualcosa intorno a me stava cambiando… me lo sentivo…
Sospirai e con mani tremanti strinsi forte il lenzuolo del letto quando una scossa mi vibrò minacciosamente lungo la schiena, concentrandosi in mezzo al petto.
« What if I never even see you cause we're both on a stage…
Don't tell me listen to your song because it isn't the same…
I don't wanna say your love… is a waiting game. »
" E se non ti vedo mai tranquillo è perché siamo entrambi su un palcoscenico…
E non mi dire di ascoltare la tua canzone perché non è la stessa cosa…
Non ho bisogno di dire che il tuo amore… è un gioco d'attesa."
Finii di cantare e una scossa più forte delle altre mi aggredì le ali e il petto somigliando quasi alla ferita di una lama.
Urlai di dolore e disperazione soffocando le grida affondando la faccia nelle lenzuola, le ali si muovevano spasmodicamente e per un'attimo credetti di non sentirle proprio più.
Me le guardai, le lacrime che mi offuscavano la visuale. Apparentemente non sembrava essere cambiato nulla… ma sapevo che c'era qualcosa di diverso…
Mi sentivo… meno consapevole… non so bene come spiegarlo ma è come se mi fossi smarrita e l'unica persona in grado di aiutarmi fosse a chilometri di distanza…
Mi avevano separata da qualcosa… e la cosa non mi piaceva.


AVVISOOOO XD

Da qui la storia comincerà a cambiare drasticamente Q_Q ma tranquilli ci saranno le scene del labirinto del Minotauro, la gelosia di Gabi e via così… solo che saranno un po' diversi tutto qui ^^
Spero che non vi dispiaccia e che continui a piacervi la storia >.<
Un grandissimo kiss by Katy!!!! =*

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Capitolo 37
*** 36- Begone ***


Qui potrai trovare il blog ufficiale della storia!

Cliccamiiii!!!!!!
« Arckan… » mormorò pensierosa la professoressa.
L'Angel non disse nulla, si limitò a chiudere la porta della stanza dei ritratti.
Quando i bordi della porta entrarono in contatto, vibrarono e si chiusero con un fascio di luce dorato, le maniglie sparirono.
« Secondo te è veramente la cosa giusta? » chiese attorcigliandosi nervosamente una ciocca di capelli lisci e viola-rossicci attorno al dito.
Arckan si girò e iniziò a camminare verso le scale che portavano fuori dal piccolo corridoio.
Temptel sospirò infastidita ma lo seguì a qualche passo di distanza.
« Insomma… non potevamo semplicemente mandarli in un'altra scuola? » chiese di nuovo.
Dopo un attimo di silenzio alla fine Arckan sembrò arrendersi, e con un sospiro stanco disse: « Se lo avessimo fatto non avremmo risolto molto. ».
Temptel aggrottò la fronte, confusa.
« Perché? »
Arckan sospirò ancora, scuotendo un po' la testa.
« Sempre tutto io ti devo spiegare! » si lamentò.
La Temptel strinse i pugni e ribatté con un: « Ma come osi sottospecie di frigido! ».
Arckan stranamente ignorò l'insulto.
« Perché se Lei è riuscita a trovarli in questa scuola cosa ti dice che non potrà trovarli in un'altra? »
Temptel questa volta non replicò, incrociò le braccia al petto e con lo sguardo al pavimento rimuginò ancora un po'.
« D'accordo però… addirittura mandarli nel Domum… ! » protestò alzando un po' di più la voce.
« Pochi demoni o angeli che siano, sono riusciti a superarlo! Vuoi davvero mandarli assieme ai Praesidium, agli Eligiti e ai Meriteori? Sei serio? Non durerebbero nemmeno una settimana! » strillò lei.
« Abbassa la voce c'è chi sta ancora dormendo sai. » replicò calmo Arckan.
« Un corno! » urlò Temptel puntando i piedi e mettendo il broncio come una bambina.
« Temptel… » la riprese severamente.
« … loro sono diversi… lo sai molto bene. E a quanto pare non siamo gli unici a saperlo. » disse.
« Loro sono sicuramente più forti degli altri stagisti, l'ho capito subito appena gli ho visti assieme. Però non potremmo semplicemente dire alle alte e basse sfere quello che abbiamo scoperto? Non possiamo dirgli che qualcuno sta manovrando contro Raf e Sulfus?» chiese lei un po' imbronciata.
« Se lo facessimo gli rinchiuderebbero ancora, esattamente come fecero in passato… » ribatté lui seccamente.
« Okay ma che cosa ti fa pensare che supereranno il test? O addirittura l'iniziazione! ».
Arckan sorrise.
« Chiamalo pure intuito… e adesso chiama immediatamente il ragazzo. Io mi occupo di Raf.»

SULFUS

Una scossa mi percorse la schiena paralizzandomi, avvolgendomi le ali e facendomi provare un dolore atroce ma non osai emettere un suono.
Strinsi forte i pugni quando sentii delle lacrime inumidirmi gli occhi ma, anche se erano solo lucciconi dovuti al sistema nervoso, non permisi a quelle lacrime di fuoriuscire.
Le convulsioni mi presero le ali fino a quando non le sentii più. Credetti che me le avessero spaccate, ma dopo un'occhiata frettolosa conclusi che erano ancora intatte più o meno…
Cercai di alzarmi facendomi leva con le braccia ma delle scosse ai muscoli contratti mi avvertirono di non muovermi…
Feci un respiro profondo e, dando prima un'ultima occhiata all'ombra delle mie ali, chiusi gli occhi in attesa che il dolore passasse.
I demoni non facevano mai vedere le proprie ali… mai.
Non era una regola imposta dalle basse sfere o da altro ma era semplicemente una nostra vergogna.
Le ali ci ricordavano i tempi in cui il nostro creatore stava assieme al suo nemico.
Gli tagliarono le ali, questo è vero, ma il ricordo di quelle ali lo avevamo ereditato tutti… anche se le nostre erano molto diverse da quelle degli angeli.
Per nasconderle le avvolgiamo con una specie di barriera che le rende invisibili agli altri.
Le mie non ricordo nemmeno di che colore fossero ne tanto meno come fossero fatte… ne mi importava comunque…
Basilisco strisciò via dal mio braccio cercando almeno un po' di recarmi sollievo ma non c'era nulla da fare.
Certi dolori passavano solo con il tempo… esattamente come la stella che mi ero procurato toccando per la prima volta Raf…
Sospirai e cercai almeno un po' di mettermi in una posizione più comoda.
Sapevo che sarebbe finita così… lo sapevo eppure non ho voluto fermarmi lo stesso.
Sarà stata la vicinanza di lei oppure il fatto che vicino al mare sembrava ancora più bella.
Perché, diciamocelo pure cazzo, non potevo dire assolutamente che era brutta perché sarebbe stata una vera e propria bestemmia.
Ma c'era qualcosa di strano nella sua bellezza… come se fosse semplicemente… troppo.
In tutti i sensi…
La voce, gli occhi, il corpo… tutto di lei gridava sensualità e perfezione. In netto contrasto con il suo carattere altruista, modesto e coraggioso.
Le convulsioni si diradarono e il bruciore alla colonna vertebrale e alle ali si calmò fino a spegnersi completamente.
Però era strano… c'era qualcosa che non quadrava…
I prof non ci stavano dicendo tutto.
Quando mi materializzai davanti alla Temptel all'inizio non mi aveva detto nulla.
Sembrava solamente impegnata in non so quale riflessione dandomi delle occhiate di sbieco di tanto in tanto.
Camminava nervosamente avanti e indietro con un ticchettio continuo grazie ai tacchi dei sandali.
Io non avevo detto nulla, mi ero appoggiato a un banco lì vicino, le braccia conserte e gli occhi che seguivano l'avanti e indietro nervoso della professoressa.
Non avevo nulla da dire.
Secondo la mia mentalità non avevo fatto nulla di male. Ma a quanto pare la prof non sembrava dello stesso parere perché si fermò improvvisamente davanti a me come se si fosse ricordata solo ora di quel che avevo fatto e con uno sguardo che avrebbe potuto gelare l'inferno sibilò: « Ma sei diventato matto! ».
Non mi scomposi.
La fissai con un espressione neutra, il corpo rilassato senza un briciolo di tensione.
Visto che non rispondevo chiese: « Si può sapere cosa ci facevi con quella… quella… ».
Sembrava in difficoltà con le parole da quanto era incazzata.
«… Angel! » sputò infine.
E lo disse con tale enfasi da farla sembrare una parolaccia.
Di nuovo non proferii parola, mi limitai a scuotere la spalle con aria assente.
Temptel sbuffò così pesantemente da farlo sembrare quasi un ringhio e riprese l'andirivieni di prima.
« Come…! Come è possibile? » mormorò frustrata e dopo un po' smise di camminare, il viso illuminato.
« Prima stanno male due stagisti… e poi anche Gas e l'altra Angel… sembra quasi… » sussurrò talmente piano che credetti di essermelo immaginato.
Alla fine annuì con un grugnito deciso e si affrettò a correre verso l'uscita dell'aula.
Mi aveva liquidato dicendo bruscamente: « Fila subito in camera tua e rimanici! Devo dire una cosa molto importante al professor Arckan. ».
Non avendo voglia di avere altre rogne ho fatto come mi aveva chiesto.
Ma c'era qualcosa che decisamente non mi convinceva…
Che cosa doveva dire la Temptel ad Arckan?
Dei pugni leggeri sulla porta di legno della mia camera interruppero i miei pensieri.
Girai la testa proprio quando la professoressa aprì la porta con calma.
Com'è che si diceva?
Ah sì… parlando del diavolo…
« Prof ma che…? » sussurrai cercando di alzarmi e mettermi seduto, la scossa mi aveva indebolito molto ma mi stavo riprendendo bene.
« Ssh zitto! » sibilò lei prendendomi per un braccio e facendomi alzare a forza.
Corse velocemente verso la porta, la chiuse a chiave e infine incominciò ad aprire gli armadi e a rovesciare i vestiti sul letto.
Di tutto mi aspettavo… DI TUTTO.
Tranne questo.
« Prof ma che cazzo fa? » le sibilai di rimando.
Stava cercando qualcosa?
Ma che cosa?
« Devi andartene. » disse categorica e prese un borsone dove scaricò tutti i miei vestiti.
Cosa?
« Cosa? » chiesi preso in contropiede.
Mi ignorò, frugò ancora in tutti i vari cassetti e ci mise tutto quello che era mio. Infine chiuse la zip con uno strattone e si caricò il borsone in spalla.
Mi afferrò un braccio e con una spinta mi obbligò a seguirla.
Mi liberai immediatamente dalla sua presa e la guardai in cagnesco.
« Porca troia prof! Mi vuole spiegare cosa cazzo sta succedendo!?!?! » urlai quasi afferrandola per un braccio e stringendolo così forte che ebbi paura che si spezzasse.
« Adesso ascoltami bene… e abbassa quella cazzo di voce. » mormorò ma non c'era furia nella sua voce, solo calma.
La guardai negli occhi per cercare di capire cosa aveva in mente e fui costretto ad abbassare la testa. 
La prof era di qualche centimetro più bassa di me nonostante i tacchi e la sua età.
« C'è qualcuno che vi sta tenendo d'occhio okay? Non sappiamo con esattezza chi sia ma sta tramando qualcosa contro di voi va bene? Hai afferrato il concetto ora? » sibilò e mi infilò le unghie nel polso facendomi lasciare la presa.
Aveva dei lividi violacei che spuntavano sfacciatamente sulla pelle diafana.
Si esaminò il braccio con le labbra dipinte di blu scuro serrate in una linea severa, le rughe sulla fronte sembravano più pronunciate grazie al cipiglio.
« Dovresti controllarli questi scatti d'ira. » disse infine.
Lunatica.
« Gli scatti non mi verrebbero se qualcuno non mi avesse afferrato, spogliato la camera e poi buttato fuori dalla scuola! » ringhiai.
Temptel socchiuse leggermente gli occhi con aria minacciosa e con uno scatto del polso fece girare la chiave e aprì la porta.
« Non penso che tu abbia altra scelta. » 
Mi spinse fuori dalla camera e la richiuse dietro di sé.
« Seguimi. »
Mi mise una mano sulla spalla e mi sospinse andando verso il corridoio che portava all'uscita.
E guardando tutte le camere dei Devil sfilarmi davanti il mio pensiero corse di nuovo a Raf.
Cosa avrebbe fatto lei se io me ne fossi andato?
Un nodo mi si formò sul petto chiudendomi la gola e lasciandomi l'amaro in bocca.
Volevo rivederla ancora… un'ultima volta prima di andarmene…
Ma dando un'occhiata veloce alla prof sapevo che non me lo avrebbe mai permesso.
Cacciai le mani in tasca e strinsi forte il suo braccialetto nel pugno.
Così forte che l'argento mi incise la pelle.
« E ricorda bene una cosa. » disse mentre camminavamo cercando di non far rumore.
« Tu qui non ci sei mai stato, è chiaro? » chiese.
Aprì la porta dell'uscita e iniziò a scendere velocemente le scale.
Si fermò un attimo e mi guardò dritto negli occhi.
« Hai capito? » ripeté.
« Sì, ho capito. » risposi seccamente.
La prof si girò e facendo un cerchio in aria con il braccio creò un cerchio di fuoco nero.
Non seppi cosa stesse facendo finché non lo fece.
Buttò il borsone nel fuoco bruciandolo.
« Ma che… » iniziai furioso.
« Fidati. » mi interruppe lei con un ghigno.
« Nel posto in cui stai andando non ne avrai alcun bisogno.»

RAF

Fui svegliata da un lieve bussare sulla porta della mia stanza.
Wow… non mi ero nemmeno accorta di essermi addormentata… 
Ma a quanto pare era più un dormiveglia perché altrimenti un suono così lieve non lo avrei nemmeno notato.
La scossa deve avermi distrutta momentaneamente.
Bussarono ancora ed io mi schiarii la voce mettendomi su a sedere.
Mi raccolsi i capelli sulla nuca cercando di domarli almeno un po' e gli legai con un elastico che portavo al polso a mo' di bracciale.
Forse era Uriè… oppure Micky o Dolce.
Mi guardai attorno e notai che il maglione di “ tu sai chi ” era ancora sul mio letto.
Arrossii di colpo e mi guardai attorno per cercare un posto decente dove nasconderlo.
Alla fine decisi che era meglio legarmelo in vita.
Nessuno avrebbe notato che non era mio in quel modo.
« Avanti! » dissi con voce incerta.
La porta si aprì delicatamente e la sagoma del professore mi apparve davanti.
Cosa caspita ci faceva lui qui?
Mi sentii a disagio e non riuscii a non abbassare lo sguardo.
Era strano avere un professore nella propria camera. Mi dava come l'impressione di essere sottoposta a un controllo per poi essere valutata anche solo con un occhiata.
« Prof che cosa ci fa lei qui? » domandai cercando di celare con la curiosità il mio disagio e la mia irritazione.
Il prof entrò e si chiuse la porta alle spalle.
« Sono qua per dirti che ti devi preparare. Stasera dovrai partire. Non dovrai portare niente di quel che hai, le tue cose verranno radunate e riportate a casa. » mi disse il professore delicatamente e con calma si sedette di fianco a me.
Le piume delle sue ali mi sfiorarono dolcemente il braccio in una carezza rassicurante, quasi paterna.
Deglutii, la gola completamente arida.
Sono stata espulsa?
Davvero?
« C-Cosa… » balbettai con il respiro accelerato sentivo già le lacrime premere per venire fuori.
Feci un respiro profondo per calmarmi.
« Devo tornare a casa? » chiesi con la voce un po' tremante.
Il prof si aggiustò i piccoli occhialetti dorati un gesto che, ormai avevo imparato, esprimeva il suo nervosismo.
« No Raf, non tornerai a casa. Ma andrai semplicemente in un'altra scuola un po'… particolare. » disse alzandosi e tendendomi una mano per invitarmi ad alzarmi.
La afferrai.
« Un'altra scuola? » chiesi mentre il prof mi aiutava ad alzarmi.
Annuì.
Ma perché? Perché un'altra scuola?
« Ma perché cosa c'è che non va? » 
Il prof mi strinse un po' la mano e aprì la porta della camera.
« Perché c'è qualcosa che si muove attorno a te… non sappiamo chi sia ma ci è venuto il dubbio di una possibile minaccia da quando ti sei sentita male. E la giornata di oggi e il mio settimo senso me ne hanno dato la conferma.
C'è qualcuno che ti tiene d'occhio e che vi vuole fare del male anche se non sappiamo con esattezza chi sia. » mi spiegò mentre, subito dopo essere usciti dalla mia camera, iniziammo a camminare verso un corridoio.
Il prof aveva chiuso la stanza a chiave.
Strano…
Non dissi nulla cercai solo di ragionare… di far mente locale ma…
Passammo davanti alla porta della camera dove riposavano Dolce, Micky e Uriè.
Cosa avrei fatto senza di loro?
Gli sarei mancata? Mi avrebbero cercata?
E… e il terreno chi lo avrebbe custodito?
« E il mio terreno prof? E…? » mi trattenni in tempo prima di dire "Sulfus".
Lui per fortuna finì la frase a modo suo.
« Sei stata divisa da quel terreno e dalla scuola, ovviamente. I tuoi voti sono stati cancellati dal registro, i tuoi dati anche. » rispose « E mi dispiace tantissimo per questo ma non potrai più rivedere le tue amiche Raf. » continuò con un tono più morbido.
Cosa?!?
Perché?!?!?!
« Perché? » gridai quasi.
Il prof si mise un dito sulle labbra per dirmi di abbassare la voce.
« Perché tu qua non ci sei mai stata okay? Non devi dire a nessuno da dove vieni va bene? » mormorò aprendo una porta fino a ritrovarci nel retro della scuola.
Allora si fermò e sembrò fare un respiro profondo per riprendere fiato.
Mi mise le mani sulle spalle con delicatezza e si chinò un po' per guardarmi dritta negli occhi.
I miei erano lucidi.
« Andrà tutto bene, d'accordo? Sei forte Raf ce la farai…» cercò di rassicurarmi.
Non ce la feci, in quel momento non ci riuscii… avevo bisogno di conforto.
Quando si raddrizzò lo abbracciai, la tunica bianca era morbida a contatto con la pelle e il profumo mi era familiare.
Arckan non sembrò sorpreso da questo slancio, anzi, mi circondò le spalle con le braccia a mi accarezzò piano la nuca con aria paterna.
Checché ne dicevamo alla fine il prof era molto comprensivo e sapeva quando essere severo e quando gentile.
Come in quel momento ad esempio.
Tirai su col naso e mi staccai, lo sguardo basso. Mi asciugai un paio di lacrime che erano sfuggite con le dita e feci un sospiro tremante.
« Raf sii forte. » mi ribadì Arckan.
« E so che lo sarai. Con tutto quello che ci hanno raccontato e che hai patito in passato… non puoi non esserlo… » sospirò.
Cosa?
Di che cosa stava parlando?
E Sulfus?
Lui sarebbe rimasto qui? 
L'amaro mi inondò la bocca assieme a un mucchio di emozioni.
Alcune di queste erano paura, panico, dolore e tante altre che non seppi definire con esattezza ma che mi chiusero la gola e mi colpirono il cuore con violenza.
Unii le mani in grembo e strinsi forte un lembo della sua felpa che avevo in vita.
Dio… che cosa mi sarebbe successo?

Et voile! ^^
Che ne pensate? Cambiamento un TANTINO drastico no? Q_Q
Bah beh… fatemi sapere che ne pensate! Un kiss grande grande by Katy =*

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Capitolo 38
*** 37- Forgiveness ***


Qui potrai trovare il blog ufficiale della storia!

Cliccamiiii!!!!!!
Arckan prese dalla tasca della tunica bianca immacolata un piccola sfera di cristallo.
Brillava così tanto da far invidia alle stelle che questa notte si erano rintanate sotto una folta coltre di nubi nero grigiastre che sapevano di pioggia.
La buttò a terra e la sfera si ruppe liberando una specie di nebbia bianca, evanescente. Il fumo denso e vischioso vorticò un po' e alla fine si riunì a formare una gemma.
Arckan spiegò le ali e le fece muovere con un brusco scatto in avanti, sprigionando un vento che divise in due la gemma provocando uno squarcio di luce così luminoso che fui costretta a mettermi una mano sugli occhi per non ferirli.
La luce si affievolì ma rimase ancora una venatura in mezzo alla foschia bianca.
« Forza vai. » disse Arckan mettendomi una mano sulla schiena per sospingermi.
Mi schiarii la voce.
Che cosa c'era al di là della luce?
« Coraggio… » 
Lo guardai.
Aveva il viso rilassato, senza alcuna traccia di tensione o preoccupazione quindi forse non era nulla di così terribile… forse.
Perché io a volte… molte volte sbaglio.
Annuii piano e lentamente camminai verso la squarcio.
Riuscivo a udire una specie di fischio e dei campanellini leggeri che suonavano… mi ricordò il portale che avevamo noi ad Angie Town… ma questo era diverso.
L'aria attorno a me divenne pesante ed elettrica, la temperatura calò drasticamente e vidi con la coda dell'occhio i miei capelli riempirsi di brina.
Quando fui a un soffio dallo squarcio sentii uno strattone allo stomaco e il respiro mi si bloccò nei polmoni.
Un flash e una strada mi piombò davanti.
Una strada immersa tra i palazzi grigi e abbandonati, il cielo nero come l'inchiostro, uno spicchio di luna a illuminare a malapena il paesaggio.
Feci qualche passo nella strada che mi era apparsa, dei corvi gracchiarono e si posarono sui rami di un albero ormai secco e morto. Gli artigli graffiavano il legno lasciando dei segni più chiari sulla corteccia.
Come mai tutto questo mi era familiare?
I corvi scossero le piume e le arruffarono con aria minacciosa fissando qualcosa dietro di me, un corvo gracchiò più forte e spiccò il volo seguito dagli altri.
Qualcosa di caldo mi strinse una spalla e un gridò soffocato mi sfuggì dalla gola ma una mano mi tappò la bocca.
« Ssh vuoi svegliare tutti? » disse con calma qualcuno alle mie spalle.
Gli morsi la mano per fargli mollare la presa e mi allontanai velocemente.
« Stai ferma… » mi ribadì.
La guardai.
Era una ragazza che doveva avere sì e no la mia stessa età e come me era molto minuta.
Aveva i capelli neri cortissimi sulla nuca con qualche ciocca più lunga sul davanti a incorniciarle il viso quasi infantile. Gli occhi erano grandi ed espressivi, le iridi mi ricordavano il colore della terracotta.
Si mise le mani sui fianchi e mi squadrò con calma, poi sussurrò: « Sei qua per il test? ».
Test?
« Ehm… » esitai.
Lei non si scompose e si soffiò via una ciocca di capelli dal viso.
« Allora? »
Oddio…
« Ecco… io… » balbettai rischiando di andare nel panico.
Lei era completamente inespressiva, come se fosse una macchina che aveva un compito ben preciso da svolgere e non riconoscesse in nessuno delle persone.
Feci per dire qualcosa ma venni subito interrotta.
« Certo che è qua per il test, Cora. » disse qualcuno dalla voce molto familiare.
Guardai alle spalle della ragazza e una chioma di capelli castano ramati e degli occhi verdi mi vennero incontro.
« Secondo te per che cos'altro dovrebbe essere qui? » le chiese ironicamente Lucien.
Cora si girò ma, a parte un piccolo guizzo all'angolo della bocca, la sua espressione non cambiò.
« Io ho un compito, tu non dovresti interferire. » disse incrociando le braccia al petto per proteggersi dal vento gelido che ci aveva travolte per un attimo.
Lucien rise sommessamente.
« D'accordo, hai ragione. Ma è da stamattina che sei qua perché non ti vai a fare una bella dormita e ti rilassi un po'? Ci penso io qui. »
Cora borbottò qualcosa che somigliava molto a un: « Certo tanto il dottore sei tu. ».
Ma se ne andò verso un edificio con le finestre ancora intatte… più o meno.
« Ma dove… ? » mormorai guardandomi attorno.
« Domum. » disse Lucien.
Lo guardai.
Aveva i capelli un po' arruffati ed era completamente vestito di nero.
« Sei nel Domum. » 
Domum?
Cioè proprio il Domum che intendevo io?
« Cioè quella specie di struttura dove va chi non vuole essere un custode? » chiesi.
Lo conoscevamo tutti ad Angie Town ma la mia era una famiglia di custodi.
Era naturale che non l'avessi mai preso in considerazione.
Annuì passandosi una mano tra i capelli con aria stanca. Un corvo dietro di lui gracchiò.
Lucien gli diede un'occhiata e con una smorfia mi afferrò una mano.
« Andiamo, non è sicuro stare qua fuori. » sussurrò e mi guidò verso l'edificio di fianco a quello in cui era entrata Cora poco fa.
Aprì una porta di metallo stranamente senza nemmeno un'ammaccatura o ruggine.
Mi guardai attorno.
I palazzi anche se abbandonati sembravano intatti…
Non erano tutti grigi ma il colore prevalente era quello.
Entrammo dentro all'edificio e un sapore metallico mi invase la bocca.
Era gigantesco… largo come un campo da calcio e il pavimento era di un vetro pulito e spessissimo,  le finestre lasciavano entrare un po' di luce ma la vera luce la emanavano delle specie di sfere azzurre e bianche che nuotavano nell'acqua sotto il vetro.
L'effetto sulle pareti lisce e nere era stupendo.
Lucien ridacchiò a vedere la mia espressione sorpresa.
« Già la prima volta è sempre sconvolgente. » disse scuotendo bonariamente la testa.
« Ma da fuori non si vede nulla… come è possibile? » mormorai.
« Le finestre non lasciano uscire la luce, la lasciano solo entrare. » mi spiegò mentre camminavano su quel pavimento di vetro e acqua.
Rimanemmo in silenzio per un po'.
Non mi fidavo completamente di Lucien… era… beh… aveva cercato di saltarmi addosso cavolo ce n'era da essere diffidenti.
Passarono alcuni minuti  e alla fine lui sospirò.
« Scusa. » sussurrò.
Alzai lo sguardo dal pavimento ma all'inizio non dissi nulla.
« Mi stavi per violentare Lucien. » dissi con la voce che tremava per la rabbia.
« Lo so' e mi dispiace te lo giuro. Ma ho dovuto farlo… » sembrò in difficoltà perché si passò una mano fra i capelli.
Sospettavo che lo facesse solo quando era nervoso.
Nei suoi occhi c'era rabbia e rimorso.
Ma la rabbia non sembrava indirizzata a me… sembrava più rabbia verso se stesso, e repulsione.
« Diciamo che è un vizio di specie… anche te ne eri piuttosto tormentata. » disse infine con un sorriso amaro.
« Io non faccio certe cose! » ribattei punta sul vivo.
Lucien rise, una risata triste.
« Sì invece solo che non lo sai. Ma è inutile parlarne tanto non servirebbe a niente. » sospirò lui alzando gli occhi al cielo.
Non dissi nulla, non avevo voglia di litigare.
Mi limitai a incrociare le braccia al petto mettendomi in modalità broncio.
Lui ridacchiò alzando gli occhi al cielo e lo superai accelerando il passo, irritata.
« Attenta. » disse a un certo punto tirandomi per un braccio.
Quasi persi l'equilibrio ma riuscii a restare in piedi aggrappandomi a lui.
« Cosa? » chiesi spazientita ma si limitò a fare un cenno della testa verso qualcosa.
Guardai il pavimento di fianco a me e capii il perché di quella reazione.
C'era un buco l'argo dieci metri all'incirca e profondo… non lo sapevo.
Era impossibile dirlo.
Era così buio che sembrava una chiazza di petrolio in mezzo all'acqua del pavimento.
« Che cosa c'è là dentro? » chiesi mentre lo aggiravamo.
Lucien si strinse nelle spalle.
« Le camere dei demoni. » rispose.
« Cosa! E come fanno a risalire? » 
Rise e scosse la testa.
« E chi lo sa! Solo loro ci riescono! » 
Scrutai la stanza con più attenzione.
Era veramente immensa…
Una specie di cavità nel muro alla mia destra attirò la mia attenzione, sembrava l'ingresso di una grotta… la pietra era nera ma delle gemme di tutte le tonalità del rosso la impreziosivano, sul pavimento vicino all'entrata c'era uno strato di brina che riprendeva il colore delle gemme.
« Quello è un portale. » disse Lucien prima che potessi chiederglielo.
« Un portale che porta nel cuore della città dei Praesidium. Ma lì potranno andarci solo quelli cui il test avrà indicato la predisposizione alla protezione altrui. » mi spiegò.
Il Test.
Che cos'era questo test di cui tutti parlavano?
« E che cosa sono i Praesidium? » 
Lucien ci pensò un po' ma alla fine rispose.
« Sono i "protettori" per così dire del mondo intero. Rimarresti sconvolta dal vedere, oltre il mondo degli angeli, dei demoni e degli umani, quali altri mondi ci sono e alcuni sono davvero… ma davvero pericolosi. » mormorò portandosi istintivamente una mano alla spalla.
Non dissi nulla… non ero così insensibile.
« Mentre quello è il portale che porta nella città dei Meriteori. Ovviamente solo chi avrà la predisposizione e la capacità di curare andrà in quella sezione. » continuò scuotendo la testa per scacciare non so quali pensieri che  gli avevano assalito la mente, indicando la parete opposta.
C'era una grotta identica a quella di fianco a me, solo che le gemme erano di tutte le tonalità di blu anziché di rosso.
« I Meriteori hanno il compito di curare i sempiterni e assicurargli cibo, acqua e case. Molti lavorano assieme ai Praesidium, il motivo è evidente. » mi spiegò.
Annuii, ovviamente combattendo ci si fa male e si spendono molte energie.
« E infine quello è il portale che porta dagli Eligiti. » 
Il portale era nella parete di fronte a noi e le pietre erano viola.
Aspettai una sua spiegazione ma non disse nulla.
« E chi sono gli Eligiti? » incalzai.
Sospirò.
« Sono i "consiglieri" per così dire. Controllano che i Custodi, i Praesidium e i Meriteori facciano il proprio lavoro e che collaborino in sintonia. In alternativa fanno i consiglieri di Dio o di Satana in persona. » mi spiegò e poi fece una smorfia.
« Diciamo che non ti vanno proprio a genio, vero? » chiesi.
Lui si strinse nelle spalle.
« Il mio dipartimento è quello dei Meriteori… ecco siamo arrivati. » si fermò affianco a una specie di ripiano nero con sopra una specie di gigantesca coppa di marmo bianco che mi arrivava allo stomaco.
Mi sporsi per guardare dentro.
C'era dell'acqua talmente pulita che quasi non si vedeva.
Lucien tirò fuori un coltello dalla cintura e si tagliò il palmo della mano, il sangue sgorgò prontamente dalla ferita e lui chiuse il pugno per non farlo fuoriuscire.
Mi porse il coltello ed io lo afferrai, un po' incerta.
« Tagliati il palmo come ho fatto io. » mi disse.
« Perché? »
« Quest'acqua è come un lucchetto che chiude la porta delle nostre camere. Serve il DNA degli angeli per aprirla… » mi spiegò e si interruppe un attimo come a cercare le parole giuste.
« … beh per noi ci vuole un po' di sangue in più per aprirla perché il nostro DNA è… diverso. »
Mi morsi le labbra a quell'ultima affermazione.
Ma non chiesi spiegazioni semplicemente perché avevo paura che la furia che mi era cresciuta dentro mi avrebbe fatta gridare.
Feci un respiro profondo e ad occhi chiusi mi tagliai il palmo sinistro. Non vidi la lama entrare però la sentii perfettamente, fredda e precisa.
Mi sfuggì un gemito e riaprii gli occhi chiudendo la mano a pugno come aveva fatto Lucien.
La ferita iniziò e pulsare e a bruciare.
Lo guardai.
« Assieme? »
Annuì e mise il pugno sopra l'acqua, lo stesso feci io.
« Quando l'acqua riconoscerà il nostro DNA saremo direttamente nelle nostre camere. Per ritornare qua dovrai fare esattamente la stessa cosa che stiamo facendo adesso, d'accordo? » 
Annuii fissandolo, pensierosa.
Un milione di pensieri mi vorticarono nella mente e alla fine, sospirando, dissi: « Lucien…? ».
Lui mi guardò ed io sorrisi.
« Ti perdono. » 
È giusto così diceva il mio cuore mentre la mia mente avrebbe voluto affogarlo.
Lui rispose al mio sorriso con uno un po' più timido.
Ma poi ritornò serio.
« Pronta? » 
Annuii.
« Uno… due… tre. » contò lui e al tre schiudemmo i pugni lasciando mescolare il nostro sangue con l'acqua.
La testa prese a girarmi, lo stomaco si contrasse e una sensazione di freddo mi stuzzicò la pelle.
Quando riaprii gli occhi mi ritrovai in una camera, piccola ma bellissima.
Il pavimento era lo stesso, luminoso e accogliente, le pareti però sembravano estendersi all'infinito. 
Erano decorate con tanti puntini luminosi che formavano costellazioni e alzando lo sguardo riconobbi un frammento della via lattea.
Una vista stupenda.
Il letto era addossato alla parete, e fu grazie a quello che capii che l'illusione ottica era dovuta alla forma delle pareti.
Erano una cupola.
Le lenzuola del letto erano nere con delle decorazioni di filigrane ricciolute di un bianco fosforescente.
In mezzo alla camera c'era la gigantesca coppa di marmo bianco e affianco al letto un comodino con una brocca con dentro quella che doveva essere acqua e un bicchiere. No nero completamente sicura che fosse acqua comunque…
Perché c'era un liquido trasparente sì è vero ma era azzurrognolo, come se fosse illuminato.
Curiosa e assetata mi versai un po' di quel liquido nel bicchiere e lo bevvi.
Era acqua ma… diversa. Più buona.
Prosciugai il bicchiere avidamente e me ne versai un'altro po'.
Mi sedetti sul letto appoggiando la schiena al muro, il bicchiere stretto fra le mani.
È stata una notte veramente ma veramente sconvolgente.
Presi un'altro sorso d'acqua.
Chissà cosa avrebbe detto il professore a Uriè, Dolce e Micky.
Avrebbe detto la verità?
Poco probabile.
Sospirai e chiusi gli occhi, sfinita.
Mi mancavano…
Con gli occhi della mente rividi Sulfus. E lui? Anche lui ha fatto la mia stessa fine?
Lo avrei rivisto?
Probabilmente no ma la speranza è l'ultima a morire. 
Mia madre me lo diceva sempre.
Anche quando vuoi non sperare perché sai che poi sarai deluso inconsciamente speri e speri finché non ti si presenta davanti agli occhi la realtà dei fatti.
E lì sì che soffri se le cose non vanno per il verso giusto.
Scossi la testa per scacciare quei pensieri, riaprii gli occhi e posai il bicchiere sul comodino di cristallo.
Spostai le coperte e mi infilai nel letto.
Mi chiesi come avrei fatto a dormire con tutta quella luce ma con la cosa dell'occhio vidi un pulsante rotondo fatto di plastica spessa.
Lo premetti, era morbido, e la luce si affievolì piano piano ma non si spense del tutto, lasciando una luce piacevole e rassicurante.
Sospirai e chiusi gli occhi.
Il suo viso fu l'ultima cosa che vidi prima di cadere in un sonno sfinito.

Ehilà gentaglia ^^
Approfitto per precisare una cosa.
Vista la domanda di una recensitrice che è questa: "Tu scegli le canzoni dopo aver scritto il capitolo o le scegli prima e poi adatti il capitolo?".
Ecco magari la stessa domanda frulla nella vostra testolina e io preferisco rispondere collettivamente =}
Allora dipende dalla mia vena creativa.
Se voglio scrivere e non ho ispirazione mi affido ai testi o alla melodia della musica che mi pare più adatta alla storia...
Se invece ho la vena creativa e mi viene da scrivere a raffica poi becco sempre una canzone alla fine che si adatta al cappy >.<
Eh sì tutto quello che avete letto fino ad adesso viene da almeno una canzone se non da due o da tre ^^
Se volete ve le dico anche per me non c'è problema >.~
Un kiss by Katy =*

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Capitolo 39
*** 38- The key ***


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Cliccamiiii!!!!!!
Dedicaaaa!!! =}}}
A Alyx Evans che ha seguito la mia storia anche se non era iscritta al sito e che si è iscritta recentemente solo per la mia storia. SEI PAZZA!!! Ma ti stimo tantissimo! =*
A LailaJessicaHaley_97 che mi ha scritto una recensione FANTASTICA grazie di cuore ^^
A Nati_Chan che mi ha seguita fino ad adesso, sei unica =}


THE KEY


Un forte odore di metallo mi invase i polmoni facendomi tossire.
Aprii gli occhi di scatto e mi tenni la pancia per cercare di non vomitare.
Non ero più nella mia camera, ma in un'altra… molto più familiare. Una camera che avevo visto milioni di volte nella mia mente…
Mi tirai su a sedere inghiottendo un singhiozzo, il pizzo nero del letto mi sfregò le gambe, la stoffa dei cuscini mi accarezzò le braccia.
Mi guardai attorno e in effetti sì… poco più in là c'era un trono.
Mi alzai avvicinandomi a quel trionfo di gemme e seta.
Era molto bello ed ero sicura che dava molta soddisfazione sedercisi sopra…
Ma di Fire nemmeno l'ombra.
Presi un respiro e gridai: « Fire! ».
Non mi preoccupai molto di regolare la voce. Tanto questo era uno dei miei soliti sogni, ci potevo scommettere.
« Sono qui… » il sussurro mi arrivò attutito. Un suono molto lieve.
Mi guardai attorno ispezionando ogni angolo della stanza, i candelabri attaccati alle pareti di tanto in tanto mi aiutavano… ma io continuavo a non vederla.
« Non ti vedo… »
Un movimento nell'oscurità attirò la mia attenzione e una figura si materializzò.
« Sono qui… » sussurrò trascinando i piedi verso di me, stanca. Mi passò di fianco ma non mi degnò nemmeno di un'occhiata, si buttò sul letto a peso morto come se avesse appena fatto una maratona e adesso quasi non si reggesse in piedi.
Ma aveva tutta l'aria di averla fatta sul serio…
I capelli erano spettinati e arruffati con una ciocca più corta e una più lunga dell'altra come se qualcuno glieli avesse tagliati.
Gli occhi erano rossi e gonfi dalla stanchezza, i vestiti spiegazzati e stracciati.
« Oddio che ti è successo? » le chiesi in un soffio.
Lei all'inizio non mi rispose.
Respirava come se facesse fatica a far entrare l'aria nei polmoni, gli occhi chiusi come se le girasse la testa e stesse cercando di riprendersi.
Tossì pesantemente e con una contrazione della pancia si tirò su continuando a tossire come se volesse vomitare.
Mi sedetti sul letto accanto a lei e le tenni la fronte per aiutarla a sostenere la testa, con l'altra mano le accarezzavo dolcemente la schiena.
Fire fece un paio di respiri profondi e con un sospiro si tirò su raddrizzandosi.
« Stai meglio? » le chiesi tenendole un braccio per paura che cadesse giù dal letto sbilanciandosi.
Lei ridacchiò piano e passandosi il dorso della mano sulla fronte sudata sussurrò: « Beh… diciamo pure che sono stata meglio. ».
Un altro attacco di tosse la fece piegare un attimo in due ma lei si raddrizzò cercando di rimanere seduta.
Non potevo dirle di sdraiarsi perché le avrei peggiorato la tosse…
Ma non poteva rimanere così!
« Aspetta… cerca di appoggiarti con la schiena al muro. » sussurrai aiutandola a spostarsi.
Lei si fece leva con le braccia e riuscì ad arrivare alla parete abbandonandoci la schiena e la testa.
Aspettai qualche minuto ascoltando il suo respiro irregolare che usciva a fatica dalle labbra martoriate.
Alla fine riaprì gli occhi e allungò un braccio facendo apparire un bicchiere d'acqua che prosciugò con un solo sorso.
Aveva le mani graffiate e tremavano leggermente, come se lei stesse cercando di farle smettere senza troppo successo.
« Fire cristo santo mi vuoi dire che ti è successo? » le chiesi ancora e questa volta lei mi sentì.
Sospirò e scosse la testa.
« È stato tutto volontario te lo giuro, nessuno mi ha fatto nulla. Ho fatto tutto io… » sussurrò con un filo di voce.
« Non è quello che ti ho chiesto. » protestai.
Si schiarì la voce e si sporse un po' all'indietro per prendere qualcosa dalla tasca dei pantaloncini.
« Forse questa la riconosci… » sussurrò mettendomi in mano un oggetto di metallo.
Era sottile ma non riuscivo a vederlo bene…
Me lo portai più vicino al viso.
Era una chiave.
Oddio non mi dire che è quella chiave…
« Fire, ti prego, dimmi che non lo hai fatto… »
« Mi sono resa conto che io non sto aiutando molto in questa cosa della pietra… mi sono sentita in dovere di farlo. »
Oh mio Dio!
« Cristo Fire tu sei pazza! Guarda come ti sei ridotta! » quasi le gridai stringendola in un abbraccio cauto.
Avevo paura di farle male con tutti i graffi che aveva.
Ma lei non sembrò badarci e ricambiò l'abbraccio, sentivo le sue mani tremare dietro la schiena.
Sì.
Lo sapevo, avevo scelto di ignorarla, di far finta che non l'avessi mai sentita. Ma così facendo l'ho costretta a torturarsi in questo modo…
Era colpa mia, solo colpa mia.
Ha seguito quel corvaccio per aiutare me, e mi fa arrabbiare sapere che avrei potuto evitarlo.
Pensavo che alla fine Fire ci avesse rinunciato. E invece no.
È andata fino in fondo finendo poi per farsi male.
Un singhiozzo mi sfuggì dalle labbra, le lacrime iniziarono a rigarmi le guance copiosamente.
Ma non avevo alcun diritto di piangere.
Assolutamente nessun diritto.
Anzi.
L'unica in questa stanza che aveva il diritto di piangere era solo e soltanto Fire.
Lei mi strinse un po' più forte e mi accarezzò un braccio con la mano per darmi un po' di conforto. Ma non era giusto.
Mi scansai senza guardarla negli occhi.
Mi vergognavo troppo e mi avrebbe fatto male vedere i segni delle mie scelte sulla sua pelle.
Fire tossì ancora e portandosi una mano alla bocca per cercare di smettere mi sussurrò: « Non è colpa tua… sul serio. ».
Sì che era colpa mia, la colpa era solo e soltanto mia.
« Sì invece. Se non ti avessi ignorata a quest'ora non saresti ridotta così. »
Sbuffò contrariata.
« Era una reazione normalissima quella che hai avuto Raf! Anch'io se fossi stata in te avrei fatto così. » ribatté lei e poi fece un sorriso amaro.
« Anzi, sono io che dovevo provare in qualche modo che non ero frutto della tua immaginazione o della tua pazzia. Va bene così, sul serio… ».
No che non andava bene!
Un altro singhiozzo mi sfuggì e la abbracciai più forte.
« Mi dispiace… mi dispiace… mi dispiace… » sussurrai più e più volte.
Mi dispiaceva sul serio, non volevo che soffrisse al posto mio.
Fire mi baciò la nuca e poi mi diede un pizzicotto sul braccio.
« Okay ti perdono! Però molla la presa polipo! Che altrimenti mi soffochi! » cercò di sdrammatizzare e mi sfuggì una risata.
Mi staccai da lei e mi asciugai le lacrime con il dorso della mano.
« Tu piangi troppo spesso! Sorridi di tanto in tanto! » mi rimproverò.
Ridacchiai e mi sistemai meglio sul letto, mettendomi a gambe incrociate.
Fire sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
« Non vedo l'ora di uscire dalla tua testa! Sei troppo strana. » si lamentò.
Io le pizzicai una guancia e misi il broncio giocosamente.
Questa volta fu lei a ridere.
« Allora… Lucien è tornato all'attacco eh? » disse con una smorfia.
« Già. » risposi mangiucchiandomi l'unghia del pollice.
Sospirò.
« Beh, almeno si è scusato. E forse per questo, quando esco da qui, non lo prenderò a calci sulle palle ma potrei semplicemente prenderlo a pugni su quel suo bel visino. » borbottò acidamente.
Quando uscirà da qui… mmh… come?
« Toglimi una curiosità… come farai a uscire da… ehm… me? » chiesi un po' titubante.
Lei si strinse nelle spalle.
« Una volta che avrai trovato la pietra e che avrai ricordato il tuo passato il mio compito sarà finito. E allora potrò uscire… » rispose raggiante.
Immaginavo come doveva essere…
Vivere nella testa di qualcun altro.
« Immagino… »
« E poi potrò prendere Lucien a calci in culo! » esultò battendo le mani come una bambina.
Risi ma ancora non capivo una cosa.
« Ma si può sapere da dove viene tutta questa antipatia? »
Lei si rabbuiò e si mise a braccia conserte mettendo il broncio.
« Diciamo che… ci sono state alcune… ehm… incomprensioni. » sussurrò.
Sbaglio o è arrossita?
« Fire… » la ripresi un po' insospettita «… che tipo di incomprensioni? ».
Lei borbottò qualcosa di incomprensibile e prese a giocherellare con un filo del bordo dei suoi pantaloncini.
« Come scusa? Non ho capito. »
Fece un respiro profondo.
« Ecco io… a quel tempo… ero… ero innamorata di Lucien… » balbettò.
« Però… lui era innamorato di Valerie… solo che io non lo sapevo e quindi… insomma mi sono sentita un'illusa. » mormorò.
Cosa? Lei era innamorata di Lucien?
Beh la cosa non dovrebbe sorprendermi più di tanto in realtà…
Lucien è davvero bello…
« Mi dispiace Fire… » sussurrai.
Lei scosse le spalle come se non importasse poi così tanto.
« Non è uno stronzo, non è colpa sua lo so… ma non riesco a non odiarlo. » disse.
Ah ho capito… lei lo odiava solo per il torto che le aveva fatto. Non per il suo carattere.
« Però anche tu dovresti odiarlo visto quello che ti ha fatto. » mi fece notare lei.
Sì dovrei avercela a morte con lui ma… non so perché… lo capivo.
Problemi di specie aveva detto lui.
Non sapevo cosa significasse ma in fondo lo comprendevo, sapevo che cosa voleva dire inconsciamente.
« Beh la vita va avanti no? » minimizzai.
Aggrottò la fronte, semi incredula.
« Se lo dici tu. » disse e poi sembrò ricordarsi di qualcosa.
« Maaa… il maglione che hai in vita? Da dove arriva? » chiese con aria maliziosa.
Sentii le gote arrossarsi ma feci finta di niente.
« D-Da nessun posto che ti possa interessare. » dissi e ringrazia sinceramente Dio per aver balbettato solo nella prima parola.
« Mmh… » fece lei sistemandosi meglio sul letto, fece una smorfia quando si appoggiò con le mani ma durò solo un attimo.
« Il corpo di Kee… ehm… volevo dire Sulfus, mi interessa molto invece! » ridacchiò.
Le lancia un'occhiata che avrebbe potuto tagliare l'acciaio.
« Taci tu e torna a sbavare su Lucien! »
Lei rise più forte e cantilenò: « Gelosa! Gelosa! Gelosa! ».
Le rifilai una gomitata in risposta, piano ovviamente, non volevo che si ferisse ancora.
Lei mise il broncio e disse un finto « Ahia! » massaggiandosi il punto in cui l'avevo colpita.
Alzai gli occhi al cielo.
« Attrice! » la rimproverai ridacchiando.
« Antipatica! » ribatté facendomi la linguaccia.
Poi si raddrizzò e scrutò l'aria, come se avesse sentito qualcosa.
Mi guardai attorno anch'io ma non vedevo cambiamenti…
« Cosa c'è? » le chiesi.
« Missá che ti stai per svegliare. » disse.
Cosa?
No!
« Sei sicura? Se vuoi rimango con te ancora un po'… » ribattei scrutandole le ferite.
Alzò gli occhi al cielo.
« Non dire cretinate! Vai! » disse e i contorni della stanza sfumarono fino a inghiottire tutto.


Mi svegliai che qualcuno mi stava trapanando il cervello…
Ah no, era una sveglia.
Con un mugolio allungai una mano per spegnerla. Aveva un suono così fastidioso!
Sbuffai e mi tirai su strofinandomi gli occhi, ma quando strinsi il pugno notai che avevo qualcosa in mano.
Era la chiave…
Una chiave d'ottone tutta riccioluta.
Ma adesso non avevo tempo da perdere, dovevo scendere e dovevo farlo in fretta. Non mi volevo perdere la spiegazione degli istruttori.
Scesi dal letto e cercai qualcosa da mettermi.
Non faticai molto in realtà… sul mio letto, tutti belli piegati, c'erano una canottiera nera con su scritto in una grafia bella e limpida "The stars can't shine without darkness" scritto con un azzurro shocking e un pantaloncino di jeans bellissimo, sdrucito sui bordi e con del pizzo bianco qua e là assieme a qualche Swarovski e una cinturina sottile sempre azzurro shock.
Tirai su la maglietta e notai con mia grande sorpresa che dietro alla schiena c'era un tessuto trasparente con del pizzo nero che richiamava quello dei pantaloncini e dei brillanti anche lì.
Mi infilai sia la canotta che il pantaloncino, sul comodino di cristallo c'era un astuccio e un cordoncino di pelle nera…
Presi il cordoncino, aveva dei ganci così che potevi usarlo come collana.
Afferrai la chiave e infilai il cordoncino in un buco tra le filigrane alla fine della chiave e me lo allacciai al collo.
Dopodiché aprii l'astuccio e scoprii che dentro c'erano alcuni trucchi e uno specchietto.
C'erano un mascara nero e uno azzurro acceso, un eye-liner azzurro e nero anche quello e un lucida labbra forse un po' troppo rosso per i miei gusti…
Non ci feci molto caso comunque e obbedii all'ordine silenzioso, mi misi sia eye-liner che lucida labbra, i mascara… beh non sapevo cosa farmene con due mascara.
Alla fine decisi di mettere quello nero sulla radice e quello azzurro sulle punte delle ciglia.
Affianco all'astuccio poi c'era una specie di pezzo di carta grande come un foglio, forse un po' meno, con sopra un corvo nero con le ali spiegate. Sembrava uno di quei tatuaggi che si mettono ai bambini, applicati con l'acqua.
Decisi di metterlo anche se non sapevo bene dove…
Affianco c'era un'altra figura più piccola, con una piuma tutta riccioluta e decorata, era azzurra azzurra sulle punte e nera all'interno, come le piume del corvo.
A quanto pare questo animale non faceva che ossessionarmi giorno e notte…
Sospirai e mi ispezionai il corpo.
Forse potevo mettere la piuma all'interno del polso destro… e il corvo… boh.
E poi era pure bello grande!
Sulla spalla non ci sarebbero state nemmeno un decimo delle ali spiegate.
Sul petto sarebbe troppo… volgare.
Sulla schiena allora. Tanto le ali non le avevo in quel momento.
Sarebbe stato difficile arrivarci… ma potevo provare.
Okay adesso però che acqua usavo?
La brocca di prima si era dileguata.
Missá che dovevo usare per forza l'acqua della coppa… non ne prenderò molta, solo quel che bastava per applicare i due tatuaggi.
Mi sfilai la maglia e presi la canotta con cui ho dormito, bagnandola tutta. Poi la tirai su e la strizzai per togliere l'acqua in eccesso.
Mi slacciai il reggiseno e mi applicai il tatuaggio, feci gocciolare un po' di acqua sulla carta inzuppandomi la schiena.
Per farlo fui costretta ad abbassare la testa, fissai lo sguardo sulle filigrane del cinto e scossi la testa.
Aspettai qualche minuto e poi rimossi la carta con delicatezza. Riuscii a vedere con la cosa dell'occhio un bagliore quando finii di tirare via la carta.
Girai la testa per guardare la punta delle piume che mi occupavano l'inizio delle spalle.
Erano magnifiche, disegnate in maniera precisa e fantasiosa assieme.
Sfiorai la punta di un ala del corvo sulla mia spalla e mi sorpresi a constatare che non era ne appiccicosa ne di plastica.
Sembrava di toccare la mia pelle naturale.
Wow…
Feci lo stesso anche con la piuma, posizionandola sul polso destro.
Un lampo di luce bianca e il tatuaggio si impresse sulla mia pelle.
Mi rimisi la canotta e mi sistemai davanti alla coppa di marmo. C'era un ripiano accanto dove c'era un fodero con un gancio con cui potevi attaccarlo alla cintura. Dentro al fodero si poteva notare il manico di un coltello.
Lo presi e me lo agganciai alla vita, poi tirai fuori il coltello e mi tagliai di nuovo il palmo.
Grazie a Dio che poi quando bisognava mischiare il sangue con l'acqua le ferite si rimarginavano altrimenti mi sarei già dissanguata.
Rimisi il coltello nel fodero e schiusi il palmo per far scivolare il sangue nell'acqua.
Sentii il familiare strattone allo stomaco e la sensazione di freddo sulla pelle e mi ritrovai di nuovo nel centro del palazzo.
Ma era strano… sembrava che fosse ancora notte.
E un'occhiata dalle finestre confermò la mia ipotesi.
Qualcuno mi prese dentro a una spalla e mormorandomi un "scusa" un po' incerto tirò dritto per la sua strada.
Era pieno di gente, angeli o demoni che siano. Tutti ammassati in questo specie di gigantesco salone di ritrovo.
« Ehi ciao! » mi chiamò qualcuno dalla voce familiare.
Mi girai verso la fonte della voce.
Era Cora.
Si avvicinò con una grazia che quasi mi sconvolse, considerata poi la ressa era un miracolo rimanere solo in equilibrio.
« Ci si rivede eh? »
Aveva dell'eye-liner arancione fosforescente che risaltava in mezzo alla sua pelle abbronzata.
« Che bello! Il tuo eye-liner è fosforescente. » le feci notare sinceramente colpita.
Lei ridacchiò così delicatamente che quasi non la sentii.
« Anche il tuo! » disse.
Davvero era fosforescente?
Wow…
E un'occhiata veloce al polso mi confermò che anche i tatuaggi erano fosforescenti, nei punti in cui erano blu.
« Che ne dici? Usciamo un attimo? Io mi sento soffocare. » proposi.
Lei annuì e ci dirigemmo verso la porta d'acciaio.
Era strano perché nessuno sembrava badare a chi fosse angelo e chi demone. Chiacchieravano come se nulla fosse.
Cora sembrò notare il mio sguardo spaesato perché sussurrò: « Non servirebbe a molto fare distinzione, dopo il test non conterà più se uno è un angelo o un demone. ».
Non conterà più se uno è un angelo o un demone…
Che cosa significava?


PRIMA AVVERTENZA STRAIMPORTANTISSIMISSIMAAAA ANCHE PER CHI SEGUE LA MIA STORIA SENZA ESSERE ISCRITTO!!!! >.<
Voglio cambiare il titolo della storia e la trama iniziale perché fanno cagare le palle U.U
Ahahahahha molto finemente detto diciamo! XD
Perciò ATTENZIONE a tutti quelli che seguono la mia storia senza essere iscritti.
(Che sono tipo due centinaia o giù di lì >.<)
Il titolo della storia sarà MIDNIGHT SUN - REMEMBER ME… d'accordo? XD
Sì lo so continuo a cambiare il titolo però… non sono mai soddisfattaaaa =.=
SECONDA AVVERTENZA STRAIMPORTANTISSIMA DA NON IGNORAREEEE!!!!! XPPP
Ho notato che la storia si sta allungando di moooolto e per facilitare le cose la vorrei dividere in tre parti:
1. Midnight Sun - Remember me… (Questa qua ^^)
2. Midnight Sun - Touch me…
3. Midnight Sun - Choose me…
D'accordo? ^^
Quindi se fra circa due o un capitolo vedrete che la storia è considerata completa non vi allarmate, non l'ho abbandonata l'ho solo divisa. =}}}
Sapete perché mi è venuta fuori questa cosa?
Perché ho provato a fotocopiare TUTTA la storia… mi sono venute fuori 170 pagine grandi come fogli da fotocopia e con la scrittura a grandezza formica (UN LIBRO INTERO VI STO CREANDO!!! *^* AHAHAH CHI OSA LAMENTARSI LA SBRANO >.< [Scerzo! XD]) =.=
Per non allungarla ulteriormente ho voluto dividerla ^^ tutto qua X3
Comunque alla fine di ogni storia ci saranno pure i ringraziamenti perché mi sembra il MINIMO per avermi sopportata per tutta la durata Q_Q
Un kiss grandissimo a tutte quelle che leggono e non sono del sito! Siete fantastiche ragazze veramente
TT-TT

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Capitolo 40
*** 39- Black Eyes ***


Qui potrai trovare il blog ufficiale della storia!

Cliccamiiii!!!!!!
RAGA ED ECCO IL TERZULTIMO (o penultimo? Ancora non ho deciso…) CAPITOLO DELLA PRIMA STORIA!!! XD
Aspettatevi un papiro ^-^"
Miraccomando tenetevi vicino tutto il necessario per sopravvivere.
Acqua, cibo e cesso portatile perché sarà un parto leggerlo =.=
Beh… come si dice? Ah sì lettrice avvisata mezza salvata ^w^


REINA

La neutra rivide la Figlia della Dea della notte attraversare il portale con un ghigno, nascosto dalla sua maschera, sul volto magro e pallido.
Una risata acuta e malefica proruppe dalla sua gola facendo rabbrividire il servo al suo fianco.
« Credevano di potersi liberare di me eh? » rise lei, una risata amare senza un briciolo di gioia. Solo ironia profonda.
Rise ancora, più forte di prima.
« Poveri… poveri illusi… mi avete soltanto agevolato la cosa! »
Il servo la guardò con aria confusa.
« Ma nel Domum non avete poteri mia Signora, non potreste fare nulla. Nemmeno io posso entrarci.» sussurrò in un soffio.
Reina lo guardò, gli occhi attraverso la maschera, si riempirono di ira cieca.
Gli punto un dito contro e da lì partì una scarica che lo colpì in pieno petto. Il servo gridò di dolore, il corpo che si agitava, percosso dalle convulsioni.
« Non osare mai più contraddirmi servo! Ne parlare più senza il mio permesso! » gli sibilò contro la Neutra.
« Ho un infiltrato nel Domum che eseguirà i miei ordini al posto tuo inutile verme! E lì saranno meno controllati che alla Golden School! » disse e poi un pensiero balenò pericolosamente nella sua mente.
« E poi Raf e Sulfus saranno nelle mie mani! » gridò quasi e riprese a ridere.
Il servo rimase rannicchiato a terra cercando di riprendersi e con un fil di voce sussurrò un: « Imploro perdono Mia Signora… » che non venne udito.


RAF

Cora spinse il pesante portone d'acciaio, appoggiandocisi con tutto il corpo ma riuscì ad aprirla solo quel tanto che bastava a far passare una persona.
Mmh…
Mi chiedo come Lucien abbia fatto ad aprirla senza il minimo sforzo… ma considerando le esili braccia di Cora potrebbe anche essere dovuto alla sua mancanza di muscoli.
« Passa, su. » mi incitò gentilmente lei.
Non me lo feci ripetere due volte e, grazie a Dio che ero minuta, riuscii ad uscire senza strizzarmi per passare.
Cora mi seguì e lasciò andare la porta d'acciaio come se scottasse.
Una musica vibrava nell'aria, all'interno dell'edificio e riuscivo a sentirla anche adesso che ero fuori.
Tendendo le orecchie riuscii a distinguere le note di Neon Lights di Demi Lovato.

Baby, when they look up at the sky.
We’ll be shooting stars just passing by.
You’ll be coming home with me tonight.
We’ll be burning up like neon lights.

Piccolo quando guarderanno su nel cielo
Noi saremo stelle cadenti solo di passaggio
Verrai a casa con me stanotte
E bruceremo come luci neon

« Allora… iniziata. » mi richiamò Cora.
« Non ho mai avuto il tempo di presentarmi… grazie a qualcuno. » disse posata, le mani incrociate dietro alla schiena dritta e composta. Era costretta ad alzare un po' la testa perché era di qualche centimetro più bassa del mio metro e sessantacinque.

Please still my heart cause it’s freaking out, it’s freaking out, right now.
Shining like stars cause we’re beautiful, we’re beautiful, right now.

Per favore calma il mio cuore perché è fuori di testa, fuori di testa. Adesso
Brilliamo nel cielo come stelle perché siamo bellissimi, siamo bellissimi

Camminavamo tranquille lungo la vecchia autostrada abbandonata circondata dai palazzi, la luna regnava ancora nel cielo.
Cora aveva un sorriso rilassato sulle labbra e cordialità infinita negli occhi… doveva essere un'angelo sicuramente ma preferii chiederglielo più tardi per non fraintendere e rischiare di offenderla.

You’re all I see in all these places.
You’re all I see in all these faces.
So let’s pretend we’re running out of time, of time.

Sei tutto quello che vedo in questi luoghi
Sei tutto quelli che vedo in queste facce
Quindi fingiamo che stiamo correndo fuori dal tempo, dal tempo

« Il mio vero nome… è Caroline Staid, ma il mio nome da Istruttrice è Cora. » si presentò e mi porse una mano.
« Piacere di conoscerti Cora. » dissi stringendogliela rispettosamente.
« Scusa l'impertinenza ma… quando hai detto "nome da Istruttrice" tu intendevi soprannome giusto? E poi come fai a essere un'istruttrice? Sei giovanissima. » le chiesi un po' incerta.

Baby, when they look up at the sky.
We’ll be shooting stars just passing by.
You’ll be coming home with me tonight.
And we’ll be burning up like neon lights.

Piccolo quando guarderanno su nel cielo
Noi saremo stelle cadenti solo di passaggio
Verrai a casa con me stanotte
E bruceremo come luci neon

Lei scosse la testa.
« No, non proprio. Dopo aver fatto il test gli iniziati, cioè voi, hanno il diritto a cambiare nome. Sai… è la classica mentalità da: "Ti stai lasciando il passato alle spalle, casa, famiglia eccetera non contano più. Ora sei un'altra persona e devi ricominciare da capo". » mi rispose lei alzando gli occhi al cielo.
« E comunque ho solo quattro anni in più di te, è vero. Ma l'età qui dentro non conta. » aggiunse stringendosi nelle spalle.

Neon lights…
Neon lights…
Neon lights…
Like neon lights…!
Like neon lights…!

« Ah… ho capito. Ma se uno non vuole cambiare nome? » chiesi.
Con i nomi ero già fin troppo incasinata… Elena, Lucinda, Raf e adesso se ne deve aggiungere un altro ancora? Meglio di no.
« Beh… non ti conviene in realtà. Perché poi gli altri Istruttori ti prenderebbero di mira. Sai com'è… penserebbero che tu voglia rimanere attaccata al passato… » mi spiegò sospirando «… ed è proprio quello che cercano di evitare. ».

Please still my heart cause it’s freaking out, it’s freaking out, right now.
Shining like stars cause we’re beautiful, we’re beautiful, right now.

Per favore calma il mio cuore perché è fuori di testa, fuori di testa. Adesso
Brilliamo nel cielo come stelle perché siamo bellissimi, siamo bellissimi

Era anche vero che la prima impressione era quella più importante. Dovevo imparare a mettere i miei capricci in secondo luogo.
Però…
« Però Lucien non ha cambiato nome. » protestai dubbiosa.
Lei mi guardò con l'aria di essere appena cascata dalle nuvole.
« Lucien? » mi chiese incerta.
Tirai un calcio a un sassolino di passaggio, facendolo sbattere contro un ramo, il corvo che era appoggiato al ramo gracchiò contrariato e spiegando le ali al massimo volò fino alla ruota di un camion abbandonata sul marciapiede.
Lo ignorai.

You’re all I see in all these places.
You’re all I see in all these faces.
So let’s pretend we’re running of time, of time.

Sei tutto quello che vedo in questi luoghi
Sei tutto quelli che vedo in queste facce
Quindi fingiamo che stiamo correndo fuori dal tempo, dal tempo

« Sì il ragazzo che ci ha interrotte quando sono apparsa qui. » le spiegai.
« Oh, tu intendi Liuce (Laius) ? Non sapevo che si chiamasse Lucien realmente… » disse, poi si fermò e si guardò attorno.
« Forse è meglio tornare indietro, ci siamo allontanate troppo, non credi? » mi fece notare lei.
Mi guardai attorno anche io e in effetti ci eravamo allontanate di molto. Lei sembrava avere il fiatone ma io non mi ero nemmeno accorta di aver fatto tutti quei metri.
« Sì hai ragione meglio tornare. » concordai e ci dirigemmo verso l'edificio.

Baby, when they look up at the sky
We’ll be shooting stars just passing by
You’ll be coming home with me tonight
And we’ll be burning up like neon lights

Piccolo quando guarderanno su nel cielo
Noi saremo stelle cadenti solo di passaggio
Verrai a casa con me stanotte
E bruceremo come luci neon

« Ascolta ti posso chiedere una cosa? » dissi dopo un po'.
Cora annuì.
« In che cosa consiste il test? » chiesi finalmente.
Cora ridacchiò e si limitò a rispondermi con un vago: « Vedrai… vedrai. ».
Sbuffai indispettita e incrocia le braccia sul petto.
« Ma sono l'unica qui a non sapere cosa sia? »
« No, nemmeno gli altri lo sanno sta tranquilla. » mi rispose con una nota ironica nella voce.

Baby, when they look up at the sky
We’ll be shooting stars just passing by
You’ll be coming home with me tonight
And we’ll be burning up like neon lights

Piccolo quando guarderanno su nel cielo
Noi saremo stelle cadenti solo di passaggio
Verrai a casa con me stanotte
E bruceremo come luci neon

Tacqui per un po', la musica si stava riavvicinando.
Oltrepassammo la ruota del camion abbandonata e facemmo qualche altro metro.
« Non mi hai ancora detto come ti chiami. » mi fece notare Cora.
« Raf, mi chiamo Raf. » risposi automaticamente.
Cora mi lanciò un'occhiata di sbieco.
« Sei sicura? »
Ah è vero dovevo cambiare nome…
Ci pensai un po', guardandomi attorno in cerca di ispirazione, mi sedetti su un masso appoggiato ai piedi dell'albero rinsecchito davanti alla porta d'acciaio e pensai a un nome.

Neon lights…
Neon lights…
Neon lights…
Like neon lights…!
Like neon lights…!

Un corvo sopra di me gracchiò. Guardai su, verso un ramo sopra alla mia testa.
Il corvo mi guardò arruffando le penne. Gracchiò ancora e spiegò le ali spostandosi verso un ramo più vicino a me.
Cora si appoggiò al tronco dell'albero e attese.
Il corvo gracchiò di nuovo e mi beccò piano una spalla per attirare la mia attenzione.
Lo guardai incuriosita.
« Che cosa vuoi tu? » mormorai giocosamente verso il corvo.

Shining like stars cause we’re beautiful, beautiful…
You’re all I see in all these places.
You’re all I see in all these faces.
So let’s pretend we’re running of time, of time.

Brilliamo nel cielo come stelle perché siamo bellissimi, siamo bellissimi
Sei tutto quello che vedo in questi luoghi
Sei tutto quelli che vedo in queste facce
Quindi fingiamo che stiamo correndo fuori dal tempo, dal tempo

Era lo stesso di prima, lo capii perché aveva delle striature di riflessi blu e viola sulle ali nere come la notte ed era anche molto grande… non era un corvo comune.
E credevo pure che non era la prima volta che lo vedevo.
Il corvo gracchiò e mi beccò giocosamente i capelli scompigliandomeli con le ali mentre passava dal ramo alla mia sinistra alla pietra, di fianco a me.
Risi e allungai una mano per accarezzarlo, lui non si mosse, si limitava a guardarmi muovendo il capo con piccoli scatti.

Like neon lights…!
Like neon lights…!

Gli accarezzai la schiena con delicatezza, cercando di rimanere il più leggera possibile.
Non sembrava dispiacergli, anzi, strusciò il becco e il capo contro il mio polso.
Allora presi più confidenza e lo accarezzai sul capo.
« Mmh… strano che si sia avvicinato. » disse Cora guardando sia me che il corvo con curiosità.
« Di solito appena uno si avvicina anche di poco, soffiano e se ne vanno. » continuò Cora piegandosi per guardarlo meglio.
Il corvo avvertendo la presenza dell'Istruttrice gracchiò e volò di nuovo verso il ramo che si protendeva verso il terreno, vicino a me.

Please still my heart cause it’s freaking out…

Per favore calma il mio cuore perché è fuori di testa…

Finì la canzone. Nell'edificio regnò un silenzio spezzato solo dal chiacchiericcio dei sempiterni che non durò a lungo poiché un'altra canzone iniziò a vibrare nell'aria.
Riconobbi le note della canzone "Mmm yeah" di Austin Mahone e Pitbull.
Mi piaceva molto il ritmo di quella canzone!
« Cosa succederebbe secondo te se gli porgessi il polso? Ci salirebbe? » le chiesi osservandolo.
Lei si strinse nelle spalle.
« Non ne ho idea, ma provare non costa nulla no? Se ci sale però stai attenta agli artigli. Sono piuttosto affilati. » mi avvertì lei.
Annuii.
Il corvo aveva iniziato a pulirsi le penne dell'ala sinistra con aria annoiata.

Austin man keep doin yo thing.
Let these boys keep slippin mane.
I’m not into gymnastics but I’m into flippin things.

Austin, continua a fare quello che fai
Lascia che questi ragazzi si sfilino la criniera
Non mi piace la ginnastica ma mi piace gettare cose

Gli portai il polso destro davanti e quando vidi che non mi aveva notata fischiai per attirare la sua attenzione.
Lui smise di beccarsi le penne e mi guardò.

I told these women that it’s all about
the team, Jordan and Pippen mane
So if you wanna join the team
Now tell me up in this thing
Dale!

Ho detto a queste donne che riguarda tutto la squadra
Jordan e Pippen Mane
Se vuoi unirti alla squadra
Ora dimmi questa cosa
Dai!

Abbassò il capo e aprì le ali lasciandosi cadere giù dal ramo, planando poi si posò sul mio braccio. Una zampa mi stringeva l'indice, il medio e l'anulare e l'altra stringeva il polso, gli artigli mi pizzicarono un po' la pelle ma erano sopportabili. Non pesava molto nonostante le sue dimensioni e dovevo far poca forza con il braccio per tenerlo sollevato.

When I saw her…
Walking down the street.
She looked so fine…
I just had to speak.

Quando l’ho vista…
Camminare per strada.
Era così bella…
Dovevo parlarle.

Mi portai il polso davanti al viso per guardarlo meglio.
Aveva degli occhi grandi, in proporzione al suo muso ma sembravano piccoli perché il colore si confondeva con quello delle piume.
« Quindi… hai deciso il tuo nome? » mi chiese ancora Cora.
Questa volta sorrisi.

I asked her name…
But she turned away.
As she walked…
All that I could say was.

Le ho chiesto come si chiamava
Ma lei è andata via
Quando camminava
Tutto quello che riuscivo a dire era

Sì, lo avevo trovato.
« Raven. » risposi con decisione.
Poi guardai di nuovo il corvo e sussurrai: « Mi chiamo Raven adesso… ».
Cora annuì.
« Mi piace. » disse.
La guardai e lei mi sorrise.
Il corvo non sentendosi più al centro dell'attenzione mi beccò una guancia, gracchiando.
Risi e con l'altra mano gli accarezzai delicatamente il petto con il dorso del dito medio.

Mmm Mmm yeah yeah!
Mmm Mmm yeah yeah!
Mmm Mmm yeah yeah!
All that I could say was…

« Che c'è diavoletto? Vuoi un nome pure te? »
Il corvo gracchiò ancora e con un battito d'ali si aggrappò alla mia spalla. La mia testa gli arrivava sotto al collo.
« Mmh… avrei la tentazione di chiamati Black ma sarebbe troppo scontato eh? » chiesi a Cora che, con una smorfia, annuì.
« Che ne dici di… » ci pensò un po' su e alla fine disse «… Midnight? ».
Un po' scontato pure quello però gli stava bene.
« Tu che dici diavoletto? » gli chiesi alzando un po' la testa per guardarlo.
Il corvo gracchiò e mi beccò ancora la guancia, dolcemente.
« Non c'è di che! » risi io.
Il fischio di un microfono interruppe la musica all'interno dell'edificio.
« Iniziati riunitevi tutti qui! » disse una voce di donna.
Cora si alzò e mi diede una mano per aiutare ad alzarmi.
« Dobbiamo andare su. » mi incitò.
Io le afferrai la mano.
Midnight spiegò le ali e volò verso una sbarra di metallo sporgente, incastrata nello stipite superiore della porta.
Nel farlo, le sue piume mi accarezzarono una guancia come una carezza.
Si appoggiò alla sbarra e abbassò il capo per vedere cosa facevamo.
Cora aprì la porta d'acciaio con una spallata frettolosa, io le tenni aperta la porta appoggiandomici sopra e lei ringraziando entrò.
Midnight la seguì subito, con un balzo era sceso in picchiata ed era entrato dentro.
Io non avevo tempo da perdere e non controllai dove fosse andato. Entrai e chiusi la porta sostenendola per evitare che sbatta.
Corsi verso il centro della sala dove almeno un migliaio di sempiterni si erano radunati.
Era stato montato una specie di ripiano alto un metro e mezzo buono, oppure c'era già ed era sotto il pavimento?
Era questa l'impressione che dava perché il ripiano dove una donna di mezza età vestita con un abito viola intenso che le arrivava al ginocchio camminava avanti e indietro ispezionandoci, aveva l'acqua e le stesse luci del pavimento.
Spintonai un po' sotto gli sguardi torvi degli altri sempiterni e alla fine riuscii a guadagnare una buona posizione.
La mia statura giocava a mio vantaggio perché riuscivo a incastrarmi nei piccoli spazzi che si creavano tra una persona e l'altra.
Un mormorio continuo regnava nella sala.
« Ssh…! » sibilò la donna e, non so come perché non aveva nemmeno un microfono in mano, riuscì a sovrastare il mormorio generale e trasformarlo in un silenzio con la S maiuscola.
Molto probabilmente era la sua figura oppure il suo tono autoritario, comunque qualunque cosa fosse riuscì a far tacere anche me.
La donna camminò un po', guardandoci e allo stesso tempo ignorandoci. I tacchi neri ticchettavano ogni volta che faceva un passo e mi misero addosso una grande ansia.
Alla fine si fermò in mezzo a quel ripiano simile a un palco e allargò le braccia con grazia come a volerci abbracciare tutti con quel gesto.
« Benvenuti nel Domum iniziati! » annunciò, il tono della voce imperioso, gentile e severo assieme.
« I tre Dipartimenti sono lieti di vedervi così numerosi. E così desiderosi di aiutare i vostri rispettivi popoli. » continuò lei ricominciando a camminare e a guardarci a uno a uno.
« Io sono Lidia e sono una Eligita. Mi occuperò di controllare i vostri orientamenti nel Dipartimento e di registrarvi nei vari Dipartimenti. » disse.
« Io sono un'angelo ma ho il diritto di monitorare anche i risultati dei demoni. » chiarì lei.
« Oh sì perché in questa preparazione non conterà chi sarà angelo e chi demone. Ma ovviamente ci sarà sempre la regola universale del Veto. Vietato Esporsi, Toccare, Ostacolare. » lo disse con una voce che mi spaventò data la sua intensità.
« Quindi evitate di diventare troppo intimi oppure potrebbe scappare l'ormone a qualcuno. » aggiunse poi strappando una risatina generale.
« Per noi sarete esattamente uguali, non ci saranno preferenze di razza tra gli istruttori a cui verrete assegnati ne tanto meno di simpatia. » disse con un piccolo ghigno rivolto a qualcuno, probabilmente un istruttore o un'istruttrice.
Mmh… iniziavamo bene…
« Molti di voi avranno sicuramente già scelto in quale Dipartimento andare. Ma ahimè vi dò una brutta notizia. Non sarete voi a scegliere il Dipartimento ma sarà un test a decidere per voi. » annunciò la donna senza un briciolo di espressione nel volto.
Sì questo già lo sapevo ma a quanto pare molti qui dentro no.
« Cosa!?! » gridò una ragazza dietro di me con l'incredulità nella voce.
La sala si riempì di voce stupite, incredule e alcune persino arrabbiate.
« Non è giusto! » gridò un ragazzo alto e muscoloso.
La donna alzò una mano e gridò: « Basta! ».
La sala cadde di nuovo nel silenzio più totale.
« Il test non è un estrattore dell'otto ragazzi. » sibilò.
« Vi indicherà a quale dipartimento siete più affini. E credetemi nessuno e dico NESSUNO che abbia eseguito il test si è mai lamentato del Dipartimento sceltogli. » disse e poi unì le mani dietro alla schiena ricominciando a camminare.
« Credetemi so cosa provate, ci sono passata anch'io. » disse lei con un piccolo sorriso divertito.
Era strano… ma quella frase mi ricordò tanto mia madre.
Quando ero piccola non avevo mai voglia di andare a scuola, volevo sempre rimanere fuori a giocare e stare nei giardini o alla spiaggia e ricordo mia madre che diceva: « Lo so che è noioso andare a scuola, tesoro. Ma ti servirà quando sarai più grande. Credimi, ci sono passata anch'io. ».
Al pensiero di mia madre mi venne fuori una smorfia. Non sapevo nemmeno se fossi realmente figlia sua…
« Io volevo andare nel Dipartimento dei Meriteori perché mi affascinava il loro lavoro, la loro devozione nel dare una casa, cibo, acqua e cure a tutti gli abitanti del mio popolo.» continuò lei.
Qualcuno mi afferrò una spalla ed io mi girai spaventata da quel contatto improvviso. Probabilmente ero troppo concentrata sul discorso della donna in viola.
Era Lucien.
« Ehi… » mormorò lui salutandomi.
« Ehi ciao… » gli risposi e sorridendo aggiunsi « …Liuce. »
Lucien, o meglio, Liuce fece una risata sommessa alzando leggermente gli occhi al cielo.
« Purtroppo… il test mi ha indirizzata in un altro settore perché scoprii di non essere qualificata per curare le persone o in qualche modo aiutarle con il cibo, l'acqua, le case e così via. Ma in compenso scoprii di essere dotata di un intelletto molto sviluppato e di una ragione e una logica molto preziosi che sarebbero serviti molto al mio popolo. » continuò lei.
Lucien mi strinse una spalla con la mano ed io poggiai la mia sulla sua.
« Così mi indirizzarono negli Eligiti e sono orgogliosa e lietissima di essere stata classificata in quel Dipartimento perché è un lavoro che faccio bene e volentieri. » annunciò, il mento un po' alzato in uno sguardo fiero, per un attimo i suoi occhi grigi mi guardarono e un brivido gelido mi percosse la schiena.
Lucien aumentò la presa sulla mia spalla.
« E sono sicura che vi troverete tutti benissimo nel Dipartimento che il test vi sceglierà. » concluse.
« Comunque… in che cosa consiste il test? » si chiese Lidia.
Domanda retorica ovviamente…
« Beh è molto semplice… dovrete semplicemente entrare in una camera di controllo. La camera è fatta da tanti monitor che vi ispezioneranno la mente. Dopodiché creerà un'allucinazione adatta alla vostra mentalità che ci permetterà di classificarvi nei vari Dipartimenti. » ci spiegò.
Mmh… mi ricordava molto l'aula sfida della Golden School.
Ma la spiegazione era molto… limitata diciamo.
« Coraggio allora! » ci incitò Lidia battendo le mani, un suono secco che mi fece sobbalzare.
Si posizionò al centro del palcoscenico e tirò fuori una sfera bianca molto simile a quella che Arckan aveva usato per portarmi qui.
La gettò a terra sprigionando la stessa nebbiolina bianca che poi si unì e formò uno squarcio di luce.
« Mettetevi in fila ed entrate nel portale! Una volta finito il test riapparirete davanti al portale prescelto. » disse indicando le grotte che avevo notato quando sono apparsa qua.
I ragazzi parlottarono ancora ma fecero come chiesto.
Molti si sparsero in fondo alla sala lasciando che quelli più vicini al palco passino per primi. Dei ragazzi fecero ripartire la musica di prima ed io gli ringraziai mentalmente per questo. Mi aiutava per sciogliere la tensione…

Mmm Mmm yeah yeah!
Mmm Mmm yeah yeah!
Mmm Mmm yeah yeah!
All that I could say was…

Io ero la decima nella fila, la statura giocava a mio vantaggio.
Quello davanti a me era il ragazzo che aveva parlato prima… quello alto e muscoloso.

Rollin up one time, we’ll make it up as we go.
I know you feel it cus I mean what I said said said said…

Una volta arrivati, faremo pace
So che lo senti, perché penso davvero a quello che ho detto…

La statura era come quella di Gas, alto, grosso e potente ma era un po' più magro di lui e forse un po' più alto.
Gli arrivavo a malapena al petto.
Ci sono solo sette persone tra me e il portale ora.
Era una tortura aspettare.
Sentire il proprio cuore battere per la paura dell'ignoto e l'eccitazione di provare a scoprire qualcosa di nuovo.

We can do whatever, do whatever we want.
If she walk past me I say hehehe…

Possiamo fare qualsiasi cosa, qualsiasi cosa vogliamo
Se lei mi passa accanto, dico hehehe…

Mi logorava.
Il sempiterno successivo, un ragazzo con un fisico quasi da bambino e i capelli cortissimi, entrò nel portale. Gli vidi le gambe tremare prima di saltare.
Non ci volle molto.
Un minuto dopo era già apparso davanti al portale a lui destinatogli.
Sembrava sconvolto…
Sudato e pallido mosse dei passi incerti verso il portale.
Era un Meriteore ora.

So tell me where you’re from, where you wanna go.
But she walked past me like ain’t said a word.
Stood there like man…

Allora dimmi da dove vieni, dove vuoi andare.
Ma lei mi è passata accanto e io non ho detto una parola.
Stavo là come un uomo…

Erano in molti ad esserlo… Lucien, Cora, il ragazzo e gli altri sei prima di lui erano tutti finiti nei Meriteori.
Ed io?
Finirò anch'io in quel Dipartimento?
Nessuno dei sempiterni in fondo e affianco alla nostra colonna sembravano spaventati.
Dovevano essere degli iniziati che avevano voluto venire a vedere i nuovi arrivati… lo capii perché dovevano avere uno o due anni in più di me.

Girl I don’t usually feel some type of way.
But this one hear me out it’s some kind of place…

Io non mi sento così di solito
Ma questa volta, ascoltami

Avevo notato che la maggior parte avevano tatuato sul braccio un sole con varie filigrane all'interno del cerchio. Era tatuato con un inchiostro blu fosforescente che risaltava molto, soprattutto al buio.
Anche Cora e Lucien ce l'avevano… forse era quello il simbolo dei Meriteori.
Al contrario di loro, guardandomi alle spalle, la maggior parte degli iniziati ha il viso pallido e segnato da rughe di preoccupazione, anche se parlottano tra loro, tutti eccitati.

When I saw her…
Walking down the street.
She looked so fine…
I just had to speak.

Quando l’ho vista…
Camminare per strada.
Era così bella…
Dovevo parlarle.

Tre persone davanti a me. Una ragazza coi capelli rosso acceso e dei ricci domati da una coda di cavallo. Entra nel portale quasi correndo.

I asked her name…
But she turned away.
As she walked…
All that I could say.

Le ho chiesto come si chiamava
Ma lei è andata via
Quando camminava
Tutto quello che riuscivo a dire era

Due persone. Un'altra ragazza un po' più formosa sale a fatica sul palco esitò un po' prima di entrare ma poi fece un respiro profondo e attraversò lo squarcio di luce.
Una persona. Il ragazzo scavalcò il palco senza il minimo sforzo e diede un cenno di saluto in segno di rispetto a Lidia prima di sparire in un lampo di luce.

Mmm Mmm yeah yeah!
Mmm Mmm yeah yeah!
Mmm Mmm yeah yeah!
All that I could say was…

Finalmente arrivò il mio turno.
Ma non mi mossi, dovevo aspettare che il ragazzo ritorni e riappaia vicino al portale.
E forse sapevo già in quale Dipartimento sarebbe finito…
I secondi per me divennero minuti, i minuti ore.
Il respiro iniziava ad agitarsi, le gambe a tremare.
Qualcuno mi strinse una mano per darmi un po' di conforto. Non avevo bisogno di girarmi per capire che era Lucien. Avevo riconosciuto il suo profumo di sale e oceano.
Il ragazzo riapparì davanti al portale dei Praesidium.
Lo sapevo… con la sua statura non c'erano dubbi.

Mmm Mmm yeah yeah!
Mmm Mmm yeah yeah!
Mmm Mmm yeah yeah!
All that I could say was…

Lidia spostò la sua attenzione su di me. Esaminandomi con sguardo critico.
Sentii un nodo formarsi sul petto e chiudermi la gola. Respirare divenne più difficile di quanto avessi mai immaginato.
Inghiottii e strinsi più forte la mano di Lucien.
Lui mi accarezzò il braccio con l'altra mano e mi diede un bacio sulla fronte sussurrandomi "buona fortuna".
Gli sorrisi, grata per il conforto e mi avvicinai al palco.
Per salire mi feci leva con le mani appoggiando il sedere per primo e le gambe dopo.
Mi tirai su.
Lidia mi fissava molto più di quanto desiderassi e molto più di quanto avesse mai fatto con gli altri iniziati.
Mi avvicinai al portale, la luce mi accecò per un attimo.
Un ricordo mi venne in mente.
Mi ricordai il portale che avevamo ad Angie Town per arrivare sulla terra… chissà se ci sarei mai tornata.
« Iniziata… » mi chiamò Lidia con il suo solito tono imperioso.
La guardai avvicinarsi a me e fermarsi a qualche centimetro di distanza.

6 inch heels clickin up and down the street.
You know she’s comin and when she walks away way way way…

15 centimetri di tacco, ondeggiando per la strada
Sai che sta arrivando e quando va via, via, via, via

Le labbra erano una linea severa. Sul braccio brillavano di un viola fosforescente i tatuaggi di due ali, una di angelo e l'altra di… demone supposi, anche se non avevo mai visto realmente le ali dei demoni.
« Identificati. » mi ordinò lei con voce tagliente.
Deglutii e lanciai un'occhiata veloce a Lucien ma lui era rimasto impassibile. Nemmeno una traccia di preoccupazione a segnarli il viso.
Mi tranquillizzò un po' e schiarendomi la voce, mi raddrizzai.
« Il mio nome è Raphaella Draven. » dichiarai e poi mi affrettai ad aggiungere « Ma il mio nome di iniziata è Raven. ».
Lidia aggrottò la fronte con aria compiaciuta.
« Il cambio di nome per noi indica buona propensione ad incominciare una nuova vita. » approvò lei annuendo.
Ringraziai di cuore Cora per avermi dato quel consiglio. Adesso sembravo stargli simpatica… più o meno.

Look I’m a big big deal, a little fun’s all I need.
But I can tell she don’t believe what I said said said said said…

Guarda, sono una importante, un po’ di divertimento è tutto quello che mi serve
Ma posso dire che non crede a quello che ho detto

Mi afferrò il polso e analizzò il tatuaggio a forma di piuma che avevo al suo interno.
« Ti ho fermata… » iniziò lei « …perché è molto raro vedere un'iniziata con già dei tatuaggi. » disse.
Mi accigliai.
E questo cosa significava?
« Non è vero Lucien? » chiese con una nota ironica nella voce.
Lo guardai, lui si strinse nelle spalle.
« Anche lui aveva dei tatuaggi prima di fare il test… e a quanto pare qualcosa andò storto… » continuò poi rivolgendosi a me.
Aveva un tono che non prometteva nulla di buono…
Feci istintivamente un passo indietro per cercare di mettere un po' di distanza tra me e lei.
Il suo sguardo mi inquietava e il significato delle sue parole ancora di più.

So tell me where you’re from, where you wanna go.
But she walked past me like ain’t said a word.

Allora dimmi da dove vieni, dove vuoi andare
Ma lei mi è passata accanto e io non ho detto una parola

« Adesso basta Lidia. La stai spaventando. » intervenne qualcuno.
Un ragazzo che doveva avere quattro o cinque anni in più di me salì sul palco e si mise in mezzo tra me e Lidia.
Aveva i capelli nerissimi, un fisico asciutto e allenato, mascella squadrata e un viso molto attraente.

Stood there like man.
Girl I don’t usually feel some type of way…
But this one hear me out it’s some kind of place.

Stavo là come un uomo
Io non mi sento così di solito
Ma questa volta, ascoltami…

Lei non apprezzò e con occhi taglienti sibilò: « Stai al tuo posto Praesidium e abbassa la cresta con una di rango superiore al tuo ti è chiaro? ».
Rabbrividii ma il ragazzo non ne fece una piega. Non trasalì nemmeno.
Gli occhi di un nero profondo non lasciavano trasparire alcuna emozione.

When I saw her…
Walking down the street.
She looked so fine…
I just had to speak.

Quando l’ho vista…
Camminare per strada.
Era così bella…
Dovevo parlarle.

« Io non rimango mai al mio posto quando succedono cose del genere e lo sai. Non è per PREFERENZA che lo faccio. » ribatté lui con una punta di fastidio nella voce ma per il resto trasudava calma.
Capii che era lui l'Istruttore a cui Lidia aveva lanciato quel ghigno durante il suo discorso.
Ma infondo apprezzai molto il suo gesto…
Lidia si schiarì la voce e con un cipiglio piuttosto contrariato si rivolse a me: « Vai iniziata, stai bloccando la fila. ».

I asked her name…
But she turned away.
As she walked…
All that I could say was.

Le ho chiesto come si chiamava
Ma lei è andata via
Quando camminava
Tutto quello che riuscivo a dire era

Feci un respiro profondo.
« Tutto a posto? » mi chiese il ragazzo quando non mossi un muscolo per dirigermi verso il portale.
Lo guardai negli occhi.
Grave errore…
Mi incantai a guardare le sue iridi. Erano così nere che ti ci potevi perdere e così profondi che sembravano scrutarti dentro e in compenso non lasciavano trasparire niente.
Per la prima volta in vita mia mi sentii veramente imbarazzata a guardare qualcuno dritto negli occhi.
Battei le palpebre un paio di volte e distolsi lo sguardo per evitare di incantarmi di nuovo.
« Sì… grazie mille per l'aiuto… » sussurrai.
Ma potevi anche risparmiartelo gridò il mio orgoglio.

Mmm Mmm yeah yeah!
Mmm Mmm yeah yeah!
Mmm Mmm yeah yeah!
All that I could say was…

« Bene… » disse lui e mi guardò intensamente come se stesse cercando qualcosa dentro di me… ma che cosa?
« Mi sembra di averti già vista… » disse infine.
Impossibile io non ero mai stata qui.
« Come ti chiami? » mi chiese.
« Ragazzi muovetevi! » ci riprese Lidia.
Il ragazzo fece una smorfia.
Sai una cosa? La canzone mi ispirò.
Lo guardai sorridendo e senza dire una parola mi diressi verso la venatura di luce.
Lui mi seguì con lo sguardo finché non mi decisi ed entrai nel portale.


E RIECCOMIIII ^^
Lo so, lo so avrete il cervello in pappa a questo punto ma un commentino me lo lasciate lo stesso? >.<
Bah beeeene fatemi sapereeee!!!! =.=
P.S
Sì lo so che sn pazza ad aggiornare alle tre e un quarto del mattino ma che volete? Sono fatta così… *^*
P.P.S
BUAHAHAHHAHA lo so che mi volete uccidere perché non ho messo ne l'incontro con Sulfie ne il test ^^
Ma è stata questione di forza maggiore sul serio… U.U
Era meglio così ;)
Ora me me vado sul serio ahahahaha =}}}
Un kiss by Katy! =*

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Capitolo 41
*** 40- Remember me… ***


Qui potrai trovare il blog ufficiale della storia!

Cliccamiiii!!!!!!
RAGAAAAA ED ECCO L'ULTIMO CAPPYYYYY!!!!!!! >.<
Ovviamente continuate a tenere d'occhio la storia perché poi ci saranno i ringraziamenti finali e… un piccolo extra per voi ;)

Musicario (? ^^"):
• Beat the speed of sound di Emmelie de forest.
• Chandelier di Sia
Buona letturaaaaa!!!! =***


La luce mi avvolse facendomi chiudere istintivamente gli occhi.
Riuscii a riaprirli solo quando, dolcemente, si affievolì fino a scomparire del tutto.
Bianco.
Fu questa la prima cosa che vidi.
Un bianco puro e infinito… e silenzio.
Provai a fare qualche passo e l'eco delle mie scarpe mi seguì come una presenza nella stanza.
Era così silenzioso che riuscivo a sentire i battiti del mio cuore…
Passarono… alcuni minuti? Oppure ore?
Non lo sapevo… ma tutto quel silenzio mi dava alla testa.
Un altro paio di passi e alla fine non resistetti più.
« C'è qualcuno? » dissi ad alta voce.
Non mi rispose nessuno ma in compenso avevo spezzato il silenzio e un suono elettronico ma musicale mi accompagnò.
Una striscia di luce azzurra vibrò leggera nell'aria e poi scomparve quando la mia voce sparì.
Wow…
Ci riprovai.
« Ehi! » gridai ancora, un grido più lungo di prima e una melodia leggera occupò il silenzio per tutta la durata del grido.
Tre strisce di luce azzurre, verdi e arancioni mi volteggiarono attorno e poi sembrarono concentrarsi in un punto in quella camera infinita ma a quel punto avevo già smesso di parlare.
Sospirai.
« Okay. » dissi calma ma questa volta non successe nulla. Ne un suono ne una scia di luce.
A quanto pare non funzionava se non gridavo… ma forse…
Intonai una melodia a bocca chiusa e questa volta le scie apparvero luminose e una musica mi accompagnò nel canto.
Le luci mi avvolsero come a seguire la mia voce.
Risi.
Adesso avevo capito…
Tacqui un attimo e mi concentrai.
Un calore mi crebbe in grembo. Si diffuse nel petto e nel cuore facendomi nascere una canzone in mente.
La canticchiai per un po', ad alta voce e le luci mi avvolsero di nuovo, una musica accompagnò la mia voce con un flauto.
La stessa musica che mi suonava nel cuore.
« Circulate, circulate, circulate…! The searching is endless. The journey relentless. » cantai e le luci riempirono completamente lo spazio bianco intorno a me.
Mi ricordavano i bambini quando cercavano di creare i loro primi disegni, mettendo righe di tutti i colori sul foglio bianco.
Adesso era la stessa cosa… soltanto che le righe si muovevano e nuotavano sinuose nell'aria.
« In the air, in the air, in the air! Ocean are breaking. Senses awakening… » cantai ancora.
Le luci vibrarono e si concentrarono in una direzione creando un'onda di luce.
« In your eyes, there’s a storm, in your eyes!
Call of the wild a wilderness child.
Take a flight in the dawn to the light…
Out of the exile into the clear blue sky, sky, sky, sky! » cantai e risi quando le luci presero a vorticarmi attorno quando alzai il tono della voce.
Mossi qualche passo continuando a guardarle.
« Born to fly high to run free…
Across the deep sea.
Born to fly high…
To beat the speed of sound! » vorticarono ancora, concentrandosi su qualcosa davanti a me. Ne accarezzarono i contorni ma non riuscivo a capire cos'era.
« Soar through the sky free at mind…
Close your eyes now.
Born to fly high…
To beat the speed of sound! » cantai alzando ancora la voce.
Le luci attecchirono meglio alla figura enorme davanti a me. Qualsiasi cosa fosse… aveva delle ali gigantesche.
La creatura spiegò le ali lentamente e le scosse come a volersi liberare delle luci.
Ruggì e le scie abbandonarono il suo corpo, vorticandoci attorno in una specie di arena di luci ed ombre.
Sbuffò con un ringhio e un muso di lucertola mi apparve davanti.
Il drago scrollò le ali e le spiegò come a sgranchirle, si mise su due zampe e ruggì al vento. Le scaglie nero bluastre vibrarono come a voler saggiare l'aria che avevano attorno e il drago puntò i suoi occhi dorati su di me. Una striscia verticale, uno squarcio, in mezzo all'iride formata da tanti filamenti dorati al posto della pupilla.
Scoprì i denti grandi e affilate come pugnali.
Istintivamente feci un passo indietro e il drago ritornò su quattro zampe.
Mi schiarii la voce, il drago sbuffò e mi esaminò, girandomi attorno. Gli artigli affilati raschiavano il pavimento ad ogni suo passo, facendomi venire la pelle d'oca.
Lo seguii con lo sguardo mentre mi valutava.
Un'altra melodia mi suonò nel cuore ma avevo paura ad esprimerla. Avevo paura anche solo di respirare.
Alla fine il drago si fermò davanti a me.
Gli occhi dorati mi penetravano nell'anima come a cercare qualcosa.
I muscoli delle zampe che si contraevano appena appoggiava il peso da una zampa all'altra, il collo sinuoso ed elegante che si girava ogni volta che cambiava posizione.
Tirò fuori i denti in un ringhio sibilante che assomigliava a quello di un alligatore.
Le ali si contrassero e il muso scattò verso di me, le fauci spiegate.
Volevo gridare. Gridare terrorizzata…
Ma dalla bocca mi sfuggì tutt'altro.
« Party girls don't get hurt.
Can't feel anything, when will I learn…
I push it down, push it down! » cantai con forza e delicatezza assieme, come se in quel modo potessi fermarlo e… in un certo senso… ci riuscii.
Nel petto del drago si illuminò una luce che vibrava ad ogni mia nota.
Il drago richiuse la mandibola e scosse la testa come a volersi schiarire le idee poi ringhiò di nuovo, con furia, e cercò ancora di saltarmi addosso.
« I'm the one "for a good time call"…
Phone's blowin' up, they're ringin' my doorbell.
I feel the love, feel the love… » cantai ancora, incoraggiata dal risultato ottenuto prima.
Il drago ruggì ma sembrava stordito, la luce dorata che gli brillava nel petto si intensificò. Sbuffando frustrato cercò di nuovo di aggredirmi.
La musica iniziò a suonare nell'aria seguita dalle scie di luce.
« 1,2,3 1,2,3 drink! 1,2,3 1,2,3 drink! 1,2,3 1,2,3 drink! Throw em back, till I lose count… » cantai seguendo la musica e questa volta il drago abbassò la testa e fece un passo indietro.
« I'm gonna swing from the chandelier, from the chandelier!
I'm gonna live like tomorrow doesn't exist…
Like it doesn't exist!
I'm gonna fly like a bird through the night, feel my tears as they dry…!
I'm gonna swing from the chandelier, from the chandelier! » cantai con furia facendo alcuni passi avanti.
Il drago indietreggiò, un mio passo avanti, un suo passo indietro.
Alla fine la luce che aveva nel petto brillò maestosa e il drago si fermò annusando l'aria attorno a lui.
Mi avvicinai ma a lui non sembrò importare.
« And I'm holding on for dear life, won't look down won't open my eyes!
Keep my glass full until morning light, 'cause I'm just holding on for tonight… » cantai e lui spostò lo sguardo su di me.
Un brivido mi percorse la schiena.
Aveva degli occhi veramente penetranti…
« Help me, I'm holding on for dear life, won't look down won't open my eyes!
Keep my glass full until morning light, 'cause I'm just holding on for tonight…
On for tonight…! » cantai.
Ormai gli ero vicinissima, sentivo il suo respiro accarezzarmi il viso.
Il drago abbassò il muso e lo portò all'altezza del mio viso. Le sue fauci vicine… troppo vicine.
Volevo fare un passo indietro ma il corpo non rispondeva ai comandi del mio cervello, mentre il drago mi guardava con un odio e una curiosità infinita negli occhi.
« Sun is up, I'm a mess…
Gotta get out now, gotta run from this.
Here comes the shame, here comes the shame… » cantai piano e con dolcezza.
La luce dorata brillò ancora e le luci attorno a me entrarono in delirio, iniziando a vorticarci attorno.
Attirata da quel luccichio allungai una mano per toccarla ma il drago ringhiò e scattò di nuovo verso di me.
Mi morse con furia il braccio destro, i denti come tanti pugnali che mi penetravano la carne fino all'osso.
Ed io in un grido cantai: « 1,2,3 1,2,3 drink! 1,2,3 1,2,3 drink! 1,2,3 1,2,3 drink!
Throw em back till I lose count… ».
Il drago mollò la presa sul mio braccio e si passò la lingua fra i denti sporchi del mio sangue.
Con un gemito mi afferrai il braccio cercando di farlo smettere di sanguinare e mi allontanai.
« I'm gonna swing from the chandelier, from the chandelier!
I'm gonna live like tomorrow doesn't exist!
Like it doesn't exist…!
I'm gonna fly like a bird through the night, feel my tears as they dry…
I'm gonna swing from the chandelier, from the chandelier! » cantai con le lacrime agli occhi.
Il drago abbassò la testa con aria confusa e guardando di nuovo il mio braccio emise un lamento che assomigliò a un ringhio.
La luce dorata brillò intensamente e le scie vorticarono attorno al mio braccio ferito.
« Non fa niente… » gli sussurrai riavvicinandomi «… ho sbagliato io a pensare che fosse il momento giusto. » lo rassicurai con un sorriso.
Mi sentii un po' stupida… a parlare con un drago…
Però lui sembrò apprezzarlo perché sbuffò e si riavvicinò puntando il muso dai lineamenti affilati sul mio braccio ferito.
« And I'm holding on for dear life, won't look down won't open my eyes!
Keep my glass full until morning light, 'cause I'm just holding on for tonight… » cantai per sicurezza.
La sfera di luce dorata sul suo petto pulsò ancora…
Credevo che fosse… il suo cuore in un certo senso.
Riaprì la mandibola e con uno scatto cercai di nuovo di tirarmi indietro ma lui mi passò la lingua ruvida e calda sulla ferita.
Dovetti sforzarmi di trattenere un grido in gola per il bruciore ma poi non sentii più nulla…
Mi guardai di nuovo il braccio e con mia grande sorpresa scoprii che non ero più ferita.
Mi tastai con le dita là dove prima c'era lo squarcio ma… non sentivo dolore.
« Help me, I'm holding on for dear life, won't look down won't open my eyes! » cantai dolcemente questa volta e feci un altro passo avanti.
Allungai una mano di nuovo ma questa volta non cercai di toccarlo.
La tenni sospesa in aria.
Avrebbe deciso lui quando lasciarsi toccare.
« Keep my glass full until morning light, 'cause I'm just holding on for tonight…
On for tonight… » finii la canzone e l'eco delle mie ultime parole si diffuse in quell'enorme e infinita stanza bianca.
La musica continuò a suonare per un po' finché non si spense, le scie di luce con lei.
Il drago mi fissò negli occhi per un po' poi guardò la mia mano con titubanza.
Gli sorrisi, calma e chiusi gli occhi spostando la testa dall'altra parte.
Ora tutto dipendeva da lui.
Aspettai per un tempo che a me parve infinito e alla fine sentii qualcosa di caldo e pulsante nella mia mano.
Riaprii gli occhi e non ci misi molto a capire cos'era…
Era la piccola sfera dorata che vibrava nel petto del drago.
Strisce di luce dorata mi avvolsero la mano mentre toccavo quella piccola sfera.
La strinsi tra le dita e il drago emise un piccolo gemito guardandomi negli occhi.
Lasciai la sfera e premetti una mano contro il suo petto.
Non volevo prenderla…
Il drago non fece nulla. Si limitò a scrutarmi intimamente, come se volesse capire a che cosa stessi pensando.
Io sorrisi e avvicinai la fronte alla sua.
Lui mi venne incontro con una vibrazione cupa che nasceva dalla gola e si diffondeva nel petto.
E nel momento in cui la mia fronte entrò in contatto con la pelle liscia e scura del drago una luce mi avvolse e tutto ritornò bianco come prima.
Una donna si materializzò davanti a me.
Aveva un'aria inquietamente familiare…
Indossava un leggero vestito bianco, ogni passo verso di me era delicato come una piuma e aggraziato come il battere delle ali di una farfalla.
Aveva la pelle abbronzata e immacolata, un sorriso cordiale che le illuminava gli occhi azzurro chiaro.
Mi ricordavano gli occhi degli husky…
E i capelli erano così biondi da sembrare bianchi.
Quasi si confondeva con le tonalità della stanza…
Un'altra donna ben presto la affiancò.
Indossava anche lei un leggero vestito, ma era nero.
La pelle sembrava fatta di porcellana talmente era bianca e un neo appena sotto l'occhio destro attirò la mia attenzione.
Noi angeli non avevamo ne nei ne voglie di alcun tipo… era normale che fossi curiosa dopotutto…
Corti capelli ricci e rossi come il vino le incorniciavano il viso pallido, al posto delle iridi aveva due pietre d'onice… talmente scuri che la pupilla non si vedeva nemmeno.
La vidi sorridere lentamente, un sorriso di scherno e curiosità che si sostituì subito con una scintilla di consapevolezza quando in qualche modo sembrò riconoscermi.
Mi irrigidii istintivamente quando capii finalmente chi erano quelle due donne…
Quelle erano le donne che mi avevano strappata da mia sorella… un po' di vite fa… forse due o tre.
La donna in bianco allargò le braccia come a volermi abbracciare ma io mi ritrassi quasi bruscamente, evitando il più delicatamente possibile il contatto.
Lei non sembrò sorpresa da questo mio rifiuto ma non si allontanò.
Non gradii la cosa.
« Congratulazioni bambina mia…! » mi disse con un sorriso gentile che riuscì solo a far crescere in me la rabbia.
« Io sono Miriam… e sono la prima consigliera del nostro Signore. » si presentò con un tono così formale che mi strappò una smorfia.
« E sono felicissima di annunciarti… che sei stata ammessa al Dipartimento dei Praesidium con il massimo del punteggio! Evento mai accaduto fino a adesso!» annunciò lei tutta contenta.
Come se la conoscessi da sempre… o che gliene importasse qualcosa di me in ogni caso…
« Sono orgogliosa di te, bambina! » disse con la voce effettivamente piena di orgoglio nei miei confronti.
Feci un piccolo inchino con la testa in segno di rispetto.
Non avevo totalmente dimenticato le buone maniere in fondo…
« Ne sono infinitamente lieta… ed è un vero onore e piacere incontrarvi. » sussurrai con reverenza.
« È un piacere anche per noi! » intervenne la donna dai capelli rossi.
« Il mio nome è Lilith… e sono la prima consigliera di Lucifero. » si presentò lei con un ghigno di scherno.
« Eravamo davvero curiose di vedere con i nostri occhi come fossi cresciuta… e devo dire che sono un po' delusa. » disse imbronciata.
« Mi dispiace che la pensiate così Lilith. » ribattei un po' punta sul vivo. Ma poi un pensiero mi fiorì nella mente.
« Nei Praesidium? Ma io non ho fatto nulla per poter anche solo minimamente entrare in quel Dipartimento. » dissi un po' confusa.
« Non ho il fisico adatto! » aggiunsi poi squadrandomi da capo a piedi.
Miriam sorrise cordiale e scosse bonariamente la testa.
« Cara, penso che tu abbia frainteso. I Praesidium sono automaticamente divisi in due parti. Una parte si occupa della forza fisica e una parte nella forza mentale. » mi spiegò lei.
« E tu sei molto portata per la forza mentale. » concluse Lilith.
Mmh… non ero ancora del tutto convinta…
« Non preoccuparti tesoro, ti sarà spiegato tutto a tempo debito. » mi rassicurò Miriam.
« Adesso però ti dobbiamo marchiare con il simbolo dei Praesidium. » intervenne seccamente Lilith.
Miriam sospirò contrariata per il comportamento della donna ma mi posò ugualmente una mano sulla spalla destra.
Lilith mise la mano sopra la mano di Miriam.
La loro mani unite iniziarono ad emettere un bagliore che si intensificò a ogni secondo che passava. Sentii la pelle bruciare e dovetti fare uno sforzo erculeo per non staccargli da loro urlando di dolore.
Poi le due donne sussurrarono delle parole che non riuscii a capire ma che avevano una musicalità tutta loro e mi sentii strattonare via dal portale.
La familiare carezza del gelo mi intorpidì la pelle per un momento e finalmente riuscii ad aprire gli occhi.
Ero davanti al portale dei Praesidium, il braccio mi faceva un male cane e le mani mi tremavano.
Feci un respiro profondo e cercai di raddrizzarmi almeno un po'.
Strinsi le mani in grembo per evitare di farle tremare e mi diressi verso il portale.

Appena entrai una luce rossa mi inondò facendomi bruciare ancora di più il marchio sulla spalla e sentii dei filamenti solleticarmi i piedi.
Abbassai lo sguardo.
Era erba. Così verde che sembrava splendere come lo smeraldo.
Alzai gli occhi per guardarmi e quel che vidi era l'ultima cosa che mi sarei mai aspettata di vedere.
Una prateria di erba verde smeraldo e fiori che si estendeva a perdita d'occhio, da un lato una foresta ne cingeva il confine.
In mezzo alla foresta… una quercia dalle dimensioni gigantesche che dominava sugli altri alberi come una presenza costante.
Di fianco a me un lago dall'acqua splendida e pura divideva in due la prateria, l'acqua cambiava colore dal azzurro acceso, al verde smeraldo, al blue oltre mare, al viola ametista e infine al rosso rubino.
Non riuscivo a vedere cosa c'era sull'altra sponda, era troppo lontana.
Il cielo era costellato da milioni di puntini luminosi che formavano costellazioni che non avevo mai visto… ne sulla terra ne a Angie Town.
Costellazioni di un altro mondo… aliene.
Era uno spettacolo magnifico… e all'orizzonte, un po' più su dalle sponde del lago tre lune dominavano il cielo.
La prima e la terza luna erano più piccole della seconda che era grandissima e in pieno plenilunio. La prima invece era crescente e la terza calante ed entrambe avevano le stesse dimensioni.
Non sapevo sinceramente che cosa dovevo fare a questo punto… ne tanto meno dove dovevo andare.
Feci qualche passo verso la foresta quando uno schiocco e uno sciabordio che proveniva dal lago non mi fermò.
Mi girai.
L'acqua era increspata, come se qualcuno l'avesse smossa…
Strano…
Mi guardai attorno ma non c'era nessuno.
Alla fine decisi di avvicinarmi al lago. Mi arrampicai su delle rocce di onice grezzo che mandavano riflessi di ogni colore e inginocchiandomi e tenendomi con le mani ai bordi di due rocce, mi sporsi per guardare.
Riuscivo a vedere benissimo il fondo, fatto di sabbia bianca e finissima, le conchiglie che si riflettevano nei bagliori della luce lunare.
Alcune rocce d'ossidiana e onice erano cadute nell'acqua.
Poi un movimento catturò la mia attenzione… una specie di nastro che fluttuava dietro a una roccia più in là.
Il nastro si ingrandì fino a diventare una coda sinuosa e aggraziata attaccata a una vita umana.
Non riuscivo a distinguerne bene il colore grazie all'acqua che a ogni piccola onda cambiava colore.
Alla fine un viso apparve da dietro la roccia, un viso da bambina con lunghissimi capelli neri.
Mi guardò da sotto l'acqua ma sapevo che non riusciva a vedermi bene.
Era una sirena?
Con una spinta delle piccole mani e un colpo di coda riemerse.
Aveva un viso delicato e molto tenero, gli occhi erano grandi ed espressivi, quasi ingenui. Le guance un po' rosee e il nasino piccolo e all'insù.
Si teneva a galla con un movimento ritmico del bacino e le mani che fendevano dolcemente l'acqua l'aiutavano a stare dritta. Aveva delle membrane tra un dito e l'altro.
Un'espressione sorpresa si formò pian piano sul suo viso quando in qualche modo sembrò riconoscermi.
Ma cambiò subito quando capì chi aveva davanti e si aprì in un sorriso sincero, gioioso.
Vedendo il suo sorriso così felice non potei fare a meno di ricambiare con uno un po' incerto.
« Ciao… » le dissi.
Lei sembrò capirmi perché mi fece un cenno con la testa però non rispose.
« Sai parlare? » le chiesi con gentilezza.
Lei sembrò tentennare un po' ma alla fine scosse la testa per negare.
« Níl sé i do theanga, Tá brón orm… » sussurrò lei.
Aveva una voce cristallina e melodiosa… infantile ma molto bella.
« Mi dispiace non ti ho capita… » dissi un po' incerta.
Lei sospirò e scosse la testa poi abbassò lo sguardo con aria afflitta.
Inclinai la testa d'un lato, incuriosita, e le dissi: « Il mio nome è Ra… ven… ».
Mi stavo quasi per dimenticare che qui io mi chiamavo così.
Lei mi sorrise.
« Is é mo ainm Seraphine. » disse lei e poi sembrò ricordarsi di qualcosa e un po' incerta si avvicinò.
« Ehm… An féidir liom? » mi chiese lei allungando una mano verso di me.
Non sapevo che cosa avesse detto ma annuii comunque.
Lei mi toccò delicatamente la fronte, in mezzo alle sopracciglia e sentii un calore sprigionarmisi dentro.
Quando tolse il dito mi sentii la testa un po' più pesante ma… niente di insopportabile.
Seraphine sorrise.
« Anois, dtuigeann tú? » mi chiese e questa volta riuscii a capirla.
Mi aveva chiesto se riuscivo a comprendere la sua lingua adesso.
« Sea, go raibh maith agat. » le risposi gentilmente.
Mi guardai attorno.
« Éist ... tá tú aon smaoineamh nuair ba chóir dom dul? » le chiesi.
" Ascolta… tu hai idea di dove io debba andare? "
Seraphine annuì e con un dito indicò la grande quercia.
« De ghnáth, tá gach everlasting le feiceáil anseo i gcónaí i dtreo an crann. Sílim go bhfuil áit ar cheart duit dul. » mi rispose lei.
" Di solito tutti i sempiterni che appaiono qua vanno sempre verso l'albero. Penso che sia lì che tu debba andare. "
Appoggiò il corpo ad uno scoglio, lasciando che la coda galleggiasse sul pelo dell'acqua.
Le scaglie variavano dall'azzurro acceso al blu notte.
« Go raibh maith agat. » mormorai.
" Grazie. "
« Ach ... má iarrann liom tú ... cad atá tú? » aggiunsi un po' incerta.
" Ma… se posso chiedere… tu che cosa sei? "
Il suo viso si adombrò un attimo ma si riprese subito.
« Tá mé cuid de na cúirte Sellie. Tá mé Banshee le cruinneas. »
" Io faccio parte della corte dei Sellie.
Sono una Banshee per la precisione."
Scossi la testa.
« Tá brón orm, níl a fhios agam cad a chiallaíonn go. »
" Mi dispiace, non so cosa significhi. ".
Lei mi sorrise con aria rassicurante e infantile.
« Feicfidh tú amach go luath. » mi disse e poi si allontanò cominciando a immergersi.
" Lo scoprirai presto. "
« Gur mhaith leat níos fearr hurry! An Praesidium ag fanacht leat. » mi avvertì prima di sparire nelle acque cristalline del lago.
" Meglio che ti sbrighi! I Praesidium ti attendono. "
Aveva ragione, dovevo muovermi.
Mi rialzai e, dopo essere scesa dalle rocce in riva al lago, iniziai a correre verso la foresta. La luce non mi mancava mai in quel groviglio di alberi e piante, le lune mi illuminavano il cammino dovunque io andassi.
Ci misi un po' ma alla fine arrivai alla quercia.
Da vicino sembrava ancora più mastodontica…
Però adesso… che cosa dovevo fare?
Feci un giro attorno al tronco e circa a metà giro vidi una specie di… lastra di diamante attaccata al tronco.
Affianco c'era una scritta incisa nel legno a caratteri cubitali.
" Tocca la lastra ".
Anche un cieco avrebbe potuto vederla…
Obbedii all'ordine e posai il palmo della mano destra sulla lastra e quella si mise a brillare, il marchio mi pizzicò la pelle della spalla.
Un macchinario si azionò con un leggero clic e il legno dell'albero si dilatò fino a formare un'entrata.
Una specie di grande padiglione mi apparve davanti, una sala illuminata da candele e da due grandi lampadari finemente lavorati che pendevano dal soffitto fatto di legno e metallo verniciato di panna.
I cristalli dei lampadari erano neri e rossi come quelli nei corridoi dell'ala dei demoni, alla Golden School.
La cosa che mi colpì particolarmente era la fusione dei tempi moderni con quelli antichi.
Gli immobili avevano l'aria molto raffinata e vecchia ma vidi che, osservando alcuni ragazzi, si aprivano appoggiando un dito al legno della porta.
Della musica di sottofondo suonava e la sentivo provenire da delle specie di sfere che fluttuavano per tutta la sala.
Era come fare un passo avanti e allo stesso tempo indietro nel tempo.
Le ragazze indossavano vestiti lunghi e molto belli, con corsetto e sottoveste immaginavo.
Eppure non sembravano scomodi… anzi.
I ragazzi erano più o meno vestiti come sempre… solo che apparivano molte camicie e jeans neri.
« Ciao… » mi chiamò una voce femminile.
Mi girai, una ragazza che doveva avere sì e no uno o due anni in più di me mi avvicinò.
« … sei nuova vero? » mi chiese lei.
Aveva i capelli castano chiaro raccolti in un morbido e ordinato chignon sulla nuca con un fermaglio a forma di rosa, uno spruzzo di efelidi sul naso e dei grandi occhi verdi.
Indossava un'abito molto bello, la parte superiore del vestito era verde scuro con delle decorazioni di pizzo sul bordo della scollatura mentre quella inferiore era di un rosso cremisi e la stoffa era tagliata in modo da richiamare i petali di una rosa.
Non sapevo che scarpe portasse perché il vestito le arrivava fino ai piedi.
« Sí, si vede eh? » le risposi. Aveva un viso simpatico che mi ispirava fiducia.
Rise e annuì.
« Direi di sì, la riunione per i nuovi arrivati si terrà fra un'ora circa. Ma se vuoi posso rispondere alle tue domande se ne hai… » mi propose lei.
« Mi faresti un grande favore! Grazie! » le dissi felice.
Mi servivano proprio un paio di spiegazioni.
« Molto bene. Allora seguimi, ti faccio fare un giro della struttura. » mi disse lei soffocando una risata a veder la mia espressione sollevata.
Mi prese per un gomito e mi invitò a seguirla.
« Oh… ma che maleducata, mi sono scordata di presentarmi. » saltò su lei rimproverandosi quasi da sola.
« Il mio nome è April, molto lieta. » si presentò lei porgendomi una mano.
La strinsi.
« Io sono… Raven. » mi presentai tentennando un po', prima di dire il nome ma alla fine lo ricordai.
Mi guardai attorno.
Notai che c'era una colonna al centro della stanza… dove attorno girava una scala che portava al piano superiore, immaginavo.
« Mi sento un po' fuori posto. » mormorai mentre salivamo le scale.
« Sí anch'io la prima volta che ho visto tutto questo sono rimasta un po'… ehm… spaesata ecco. Ma poi con il tempo impari ad apprezzarlo. » disse lei.
« Insomma non pensavo che nel Dipartimento dove bisogna difendere il nostro popolo ci fossero tazzine di porcellana, vestiti antichi e candele. » borbottai guardandomi un'ultima volta attorno.
« Capisco la tua perplessità… ma credimi. Una volta che inizierai ad allenarti capirai il perché di questa scelta. » disse lei con un sorriso amaro.
Finalmente arrivammo al piano superiore dove April mi spiegò che c'era la mensa.
Anche se a una mensa non assomigliava per niente, c'era un unico gigantesco tavolo con tantissime sedie molto belle e raffinate.
Salimmo delle altre scale al centro della stanza.
« Queste sono le camerate dei ragazzi e delle ragazze del primo anno, nel terzo piano ci sono quelle del secondo anno e così via. » mi spiegò lei.
Arrivammo al sesto piano, dove c'era una biblioteca immensa… e al centro un'altra scala.
I volumi sembravano molto usati e gli scaffali erano di metallo, probabilmente perché il peso era troppo eccessivo per essere di legno.
Il pavimento era fatto di marmo bianco, tendente al panna e le pareti erano cremisi.
« Questa è la biblioteca, ovviamente sono costretta a dirti che tutto questa struttura è dedicata alle camere e allo svago dopo l'allenamento. » mi spiegò lei.
« L'inferno è sotto l'albero… » borbottò lei così piano che credetti di essermele immaginate quelle parole.
« Puoi prendere in prestito i libri ma, mi raccomando, riportali sempre entrò il tempo limite che c'è scritto nella prima pagina altrimenti tornano da soli. » continuò lei.
La guardai perplessa.
« Come tornano da soli? »
Un libro mi fluttuò davanti e come attirato da una calamita si infilò in uno scaffale.
« Hanno un sistema a calamita che si accende dopo un po' che non stanno al loro posto. » mi spiegò lei.
Salimmo l'altra rampa di scale.
Mi chiedevo come fosse così agile nei movimenti con quel vestito…
« Posso chiederti una cosa? » le chiesi.
« Ovviamente. »
« Perché tutto è ambientato nel passato? Come mai questa scelta? »
April sospirò.
« Beh… non ti sei mai domandata perché i Dipartimenti sono solo tre? Te lo dico io perché. Perché ognuno ha un ispirazione temporale. » mi spiegò lei.
Salimmo la rampa e trovammo una sala con giochi da tavolo e tecnologici.
Non c'era molto da spiegare qua…
« I Praesidium hanno avuto una preferenza temporale per il passato, i Meriteori per il presente e gli Eligiti per il futuro. In più noi non stiamo diventando "Guerrieri", e te lo dico perché in molti fraintendono questa parte, ma "Cacciatori". »
« Cacciatori? Cacciatori di che cosa? » le chiesi mentre salivamo un'altra rampa di scale.
« Questa è una parte che gli Istruttori ti spiegheranno. » mi disse lei evasiva.
Mmh… la cosa non mi piaceva.
L'altro piano era dedicata alle piscine ( Evvai avevamo addirittura la piscina! ) e agli spogliatoi e come al solito la piscina era divisa in due da un ponte da cui partiva una colonna di marmo con altre scale.
« Il prossimo è l'ultimo piano. » mi disse lei.
Salimmo le scale e delle fronde di rami e un cielo stellato mi accolse. Era una specie di ripiano di legno a forma circolare tenuto su dai rami dell'albero dove c'erano dei parapetti per evitare che la gente cadesse giù.
Da lì le stelle si vedevano molto meglio così come il lago anche se, nonostante l'altezza, non riuscivo ancora a vedere la sponda opposta.
« Okay questo è ufficialmente il mio piano preferito! » dissi sporgendomi leggermente dal parapetto.
April rise sommessamente e mi raggiunse.
« Che cosa c'è nella sponda opposta del lago? » le chiesi.
Fece per rispondermi quando una voce ci interruppe.
« Tutti i nuovi arrivati sono pregati di riunirsi nel salone principale! Mentre gli altri iniziati di dirigersi immediatamente nelle proprie camere! »
Guardai April allarmata ma lei mi sorrise con aria rassicurante.
« Tranquilla andrà tutto bene! » mi disse e prendendomi per mano mi trascinò al piano di sotto, ma al terzo piano lei si fermò.
« Io non posso scendere adesso, la mia camera è qui. In bocca al lupo e non aver paura andrà tutto bene! » mi rassicurò lei facendomi l'occhiolino prima di sparire nel corridoio.
Sospirai ma feci l'ultimo paio di scale e arrivai al piano terra.
Erano tutti riuniti lì, molti erano ancora scossi per il test mentre altri si guardavano attorno incuriositi.
« Buonasera iniziati… » disse qualcuno dalla voce familiare.
Spintonai un po' per guadagnarmi un punto di vista migliore e capii il perché.
Era il ragazzo di prima… quello che si era messo in mezzo tra me e Lidia.
« Io direi di ritardare le spiegazioni e iniziare con la pratica più noiosa… e cioè la divisione tra quelli portati a essere Hunter o Rialóir. » disse lui.
« Qual'è la differenza?!? » gridò qualcuno.
« La differenza? » ridacchiò il ragazzo dai capelli neri.
« Beh è molto semplice. Gli Hunter sono quelli dotati di un elevata abilità e forza mentale mentre i Rialóir.
sono quelli che hanno elevate capacità fisiche. » ci spiegò lui.
« Il mio nome è Gavrielle e sono l'Istruttore che allenerà gli Hunter. » si presentò lui.
Mmh… perfetto.
« A che cosa serve la capacità mentale… "Istruttore"? » chiesi io mettendo fin troppo sarcasmo sull'ultima parola.
Gavrielle sembrò riconoscermi perché un ghigno gli si impresse sul viso.
« Molte delle… "creature" che dovremmo catturare, oppure uccidere, non si possono abbattere con la forza fisica ma con… capacità sonore o mentali, a volte anche entrambe. » mi rispose lui.
« Ebbene sì, cantando si sprigiona un'onda sonora che potrebbe uccidere una creatura. »
« Ma questo potrebbe farlo chiunque! » obiettò una ragazza.
« E invece no, perché non è un semplice canto quello degli Hunter. Hanno delle capacità che solo loro possono avere. » ribatté Gavrielle serio come la morte.
« Invece non c'è molto da dire per i Rialóir. Trova, combatti, uccidi è lo schema principale. » continuò.
« Ogni Hunter, però, deve lavorare assieme a un Rialóir. Perciò chi è stato indirizzato negli Hunter si metta alla mia destra, chi nei Rialóir a sinistra. Forza che non abbiamo tutto il giorno! » intervenne una ragazza che doveva avere cinque o quattro anni in più di noi.
Ed era tanto bella quanto terrificante.
La pelle era bianca come il latte e i capelli sembravano esserlo ancora di più con una ciocca viola però sul ciuffo a spezzare tutto quel bianco. Gli occhi erano di un malva intenso e il fisico era snello e forte con un accenno di muscoli sulle braccia, le unghie erano smaltate di nero.
Indossava un abito scuro, con la parte superiore stretta e grandi piume di corvo a ornare l'unica spallina che aveva, dalla parte del cuore. Le gonne sembravano le onde del mare di notte.
Nessuno osò protestare ed io mi diressi verso la mia sinistra seguita ben presto da un bel gruppetto di sempiterni.
« Molto bene chi vuole scegliere per primo? » chiese Gavrielle.
Nessuno alzò la mano.
« Molto bene… in questo caso… » spostò gli occhi su di me e fece un piccolo ghigno.
Mmh… quel ghigno non mi convinceva.
« Signorina con il ciuffo rosso, ci dà l'onore di essere la prima? » mi chiese lui sarcastico.
E ti pareva…
« No signore. Preferirei evitare. » borbottai contrariata causando una risatina generale.
« Su insisto. » disse lui divertito.
Sbuffai.
Missá che non avrei ricavato nulla anche se mi impuntavo.
Mi staccai dal gruppo e mi sistemai di fianco a lui.
« Allora… possiamo sapere il vostro nome oppure è un segreto nazionale? » chiese lui.
Bastard… ehm… stupido!
« Mi chiamo Raven. » risposi lanciandogli un'occhiataccia.
« Bene… Raven. Adesso ti toccherò il braccio ma stai tranquilla che non muori. » disse lui.
Altre risate.
Lo uccisi con lo sguardo ma lui non mi diede retta, mi posò un dito sul marchio, cioè tre lune disposte come il mio bracciale e come le lune che avevo visto sul lago, sulla luna al centro più precisamente e una scia argentata ne uscì fuori.
Assomigliava alle scie di luce che c'erano nel mio test.
La scia fluttuò un po' tra i sempiterni che erano stati destinati ai Rialóir, passando tra marchio e marchio.
Poi a un certo punto si fermò, vorticando attorno a un sempiterno…
Aguzzai la vista per vedere chi era e quando lo capii… il cuore saltò un battito.


FIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII *prende fiato* IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ahahaha ed eccoci qua! XD
ALLUORA povere anime pie che ormai sarete con 'sta faccia O.O e starete pensando: « Ma che cazzo ha scritto 'sti imbecille? » ebbene io vi dò assolutamente ragioneeeeeeeee! ^^
Sono pazza non è colpa mia, sono nata così >.<
Ahahah cooooooomunque non abbandonate la storia perché poi ci saranno i ringraziamenti e l'extra che avevo citato all'inizio del cappy X3
E poooooooi metto un bel vocabolario con su tutte le spiegazioni così non vi perdete e vi rende più facile la vita ne? ^^
Perché mi sono accorta che sono veramente tanti i vocaboli! 0.o
E poooooiiiii basta mi pare…
Ah no! Ma che dico!
Volevo dire anche che, per chi segue la mia storia ma non mi ha messa nei preferiti, seguiti etc. oppure non mi ha mai recensita, di mettermi una recensione o mettermi tra i preferiti se vuole ricevere la dedica finale!
Per chi segue la storia invece senza essere iscritto mi può lasciare un messaggio via mail ( la mail la trovate sul mio profilo ^^ ).
Quindi… PER CHI NON HA MAI RECENSITO QUESTA È L'ULTIMA OCCASIONEEEEE!!!!! XD
Kiss e alla prossima storia by Katy =*

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Capitolo 42
*** Novità!!!!! X3 ***


Allora raga ci sono novità soprattutto per le ragazze che NON hanno un profilo sul sito ma che HANNO un account su gmail. Ma anche per le ragazze che mi seguono normalmente.
Allora io ho aperto un blog sulle mie storie, non chiedetemi perché l'ho fatto… è solo che volevo sentire la cosa un po' più… MIA ecco ^^
Nel blog posterò sia capitoli che vari extra quindi se volete qualcosa di più approfondito andate la =} ovviamente continuerò ad aggiornare anche su EFP tranquille X3
Questo è il link generico del blog:
http://scrivendosottoallestelle.blogspot.com/
Li troverete tutte le spiegazioni di che cosa farò su quel blog perché vi ho dato una spiegazione MOOOLTO sintetica di quello che metterò sul sito ^^ consiglio vivamente di aprirlo con il computer e non con il cellulare altrimenti viene fuori uno schifo =.= ma se siete curiose Fanniente X3 Vi dico però che è ancora in strutturazione perciò non ci sono ancora tutti i capitoli perché ho aperto il sito questa sera, ma se quelle nuove che leggono da fuori voglio commentare i capitoli sono più che lieta di rispondere! XD Spero vivamente di sentirvi anche la e… ah ecco un altra cosa!
AVVISO CHE L'EXTRA E I RINGRAZIAMENTI LI METTERÒ SUL BLOG PERCHÉ SU QUESTO SITO NON POSSO FARLO!!!!!! X_X
Beh… che altro dire… UN KISS E CI VEDIAMO SENTIAMO DALL'ALTRA PARTEEEE X3

P.S Un piccolo sondaggio raga!!! Chi di voi ha gmail o comunque qualcosa che permetta di lasciare commenti? X3 Potete mandarmi una recensione in questo cappy con la frase: “Io sono moderna” se ce l'avete oppure “Sono ancora all'antica” se non ce l'avete ^^ AHAHHAH ciauuuuuu XD

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Capitolo 43
*** EXTRAAAA!!!!! ***


RAGAZZE HO POSTATO L'EXTRA PROMESSO, LO POTETE TROVARE SUL MIO BLOG: http://scrivendosottoallestelle.blogspot.com/

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Capitolo 44
*** Un bellissimo avviso per voi!!! 😆 ***


BUONA FINE ESTATE A TUTTE RAGAZZEEEEE!!!!!!!!!!!!!! 😆
Lo so lo so mi volete uccidere ma non lo fate per favore perché voglio potervi spiegare 😭
Aaaallora NON ho ASSOLUTAMENTE abbandonato la storia, parola di scout ve lo giuro U.U
Solo che avevo ASSOLUTISSIMAMENTE bisogno di un periodo di distacco perché, a parer mio è da 1 ANNO che scrivo!!!! E avevo bisogno di prendermi l'estate per oziare allegramente ☺
Coooomunque per chi ancora mi vorrà seguire dopo tutta l'estate *si nasconde sotto al letto* ecco sarà felice di sapere che l'8/9 settembre aggiornerò con la seconda storia 🎉🎊🎉🎊
Eh sì… ALLELUJA DIREI!!!! 😂
Ho solo voluto aspettare l'inizio della scuola per continuare a scrivere e, badate, avevo in programma di aggiornare il 15 (mio primo giorno di scuola 😳) ma visto che 5 mie CARISSIME amiche di Whats App che ho conosciuto su EFP e che mi seguono… mi rompevano ogni tanto chiedendomi se avevo abbandonato la storia e quando l'avrei continuata *sospira esasperata*  (Ahahahahah scherzo amori belli VI AMO DI BENEEEE!😘😂).
Ecco ho deciso di anticipare l'aggiornamento perciò baciate i piedi a loro se lo faccio! 😇
Per favore non mi odiate per avervi fatto aspettare in questo modo… 😖
Per farmi perdonare farò un bel POV Sulfie ❤ cosa che in molte speravano! 😂
Vi prego ancora di non uccidermi e ci sentiamo ancora fra una settimana con: #2 Midnight Sun - Touch me…
Perdonatemiiiiii!!!! 😭
E GRAZIE di tutto ragazze! 😘❤

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Questa storia è archiviata su: EFP

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