Si vedrà un verde baleno nell'oscurità della notte.

di Ulquioriko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Copia. ***
Capitolo 2: *** Nome. ***
Capitolo 3: *** Legame. ***
Capitolo 4: *** Conoscenze. ***



Capitolo 1
*** Copia. ***


Il silenzio avvolgeva le candide mura di Las Noches in ogni suo angolo e in qualunque suo istante: non sarebbero bastate grida, gemiti o risate per scuoterlo da quel luogo. La fortezza di Hueco Mundo aveva sempre un colorito tanto stinto ed oscuro che solo quei suoi disgraziati abitanti avrebbero potuto considerarla un luogo abitativo. Ma, più di ogni altro, soltanto Ulquiorra avrebbe potuto sentirvisi realmente a casa: la fortezza sembrava essere esattamente come lui, sembrava esser la sola disposta a restare al suo fianco; proprio come lui era il suo solo guardiano. Era solito passeggiare per i grandi corridoi, per lo più in quelli dove non vi erano possibilità di incontrare altri Espada, il Sesto in particolare. I suoi passi echeggiavano nell’aria e tutto appariva comune e normale anche per uno diverso come lui. I giorni passavano piatti, non conoscevano ancora lo Shinigami che Aizen tanto desiderava annientare, che tanto desiderava distruggere a causa della sua Reiatsu che avrebbe potuto intralciare i suoi piani; sapeva che sarebbe stato suo compito cercarlo e mettere fine ad una simile minaccia, ma non sentendo incombere ancora alcun pericolo si permetteva delle lunghe passeggiate dedicate al fine di sentire i suoi stessi passi e nient’altro.
E quello era uno di quei giorni, per l’esattezza proprio di quei momenti di solitudine che dedicava a se stesso; eppure avvertiva una nota differente, qualcosa di insolito si aggirava per la fortezza, nonostante non sapesse spiegare cosa fosse. Una sensazione, come una piccola fiammella che si accendeva, dalla quale scaturiva un turbine di frustrazione e desolazione: sembrava che mancasse qualcosa, che qualcosa stesse andando nel verso sbagliato. Mentre rimuginava a testa bassa notò con la coda dell’occhio qualcosa che si muoveva davanti a lui; sollevò lo sguardo e rimase sdegnato da uno scherzo tanto meschino.
 –Che grande presa in giro, donna. – si rivolse con tono ostile alla ragazza ferma davanti a lui. Capelli corvini, occhi verdi come degli smeraldi, carnagione simile alla pallida luna: quella stupida donna doveva essersi divertita ad imitare il suo aspetto esteriore per potersi prendere gioco di lui.
Non appena sentì quella voce fredda, la ragazza scattò ad osservarlo: le sue fattezze, identiche alle proprie, le permisero di conoscere l’angoscia che suscita un’identità. Non aveva capito chiaramente cosa avesse detto l’altro, ma non le importava davvero, desiderava unicamente liberarsene.
–Cosa? – rispose a tono, osservandolo a propria volta. Chi era quella brutta copia? Perché era lì davanti a lei? Che cosa voleva?
–Hai capito benissimo. – risposta secca, insolente.
–Sbagli. – la ragazza non aveva capito niente, non sapeva niente, non voleva niente da lui.
–Vedremo se continuerai ad essere per molto della stessa opinione, donna. – Ulquiorra puntò il dito indice verso di lei, lasciando che una sfera nera facesse la sua comparsa –Aizen non sarà contento di questo. –
Aizen, aveva detto? La ragazza puntò a propria volta il suo dito verso di lui, utilizzando però la mano opposta: mentre Ulquiorra sembrava in procinto di attaccare con la destra, lei non avrebbe esitato ad utilizzare la sinistra. Una luce composta dal verde e dal nero scaturì dunque dal suo indice, puntandosi contro quello stesso potere che il suo avversario stava per rilasciare.
–Aizen non sarà contento della tua presenza, brutta copia. – la giovane non sapeva di essere al cospetto del Quarto Espada, esattamente come Ulquiorra non sapeva niente di lei. Avevano solo potuto vedersi e, entro breve, si sarebbero accorti dell’identicità della loro forza: niente davvero li distingueva, se non le fattezze maschili del primo e quelle femminili dell’altra.
Las Noches si preparava ad esser danneggiata dai colpi di guerrieri dal pari livello, cosa che sarebbe realmente  avvenuta se non fosse stato per l’intervento repentino dei tre Shinigami che avevano recentemente disertato la Soul Society. Aizen Sosuke, Ichimaru Gin e Tosen Kaname erano fermi ad osservare lo scontro che si sarebbe potuto verificare di lì a qualche istante; l’ex comandante della Quinta Divisione aveva alzato una mano per fermare i due Arrancar, i quali si erano dimostrati obbedienti all’ordine.
–Deve esserci stato un disguido.– Aizen iniziò a parlare pacatamente –Nessuno di voi è una copia, siete entrambi il vero Quarto Espada. Ulquiorra, abbiamo constatato il suo arrivo da poco e la sua Reiatsu è indifferibile dalla tua; oltretutto, siete ben simili di aspetto come anche di emozioni, dovrete quindi accettare ognuno la presenza dell’altro. Ambisco a molto con due Espada a questo livello.–
Sembrava non essere di molte parole e si ritirò con gli altri due traditori.
Un peso morto si aggiungeva ai lavori di Ulquiorra: quella donna era un’altra delle missioni di Aizen, evidentemente. Le fece cenno di seguirlo, senza aggiungere troppe parole, mentre si incamminava verso la camera.
 

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Capitolo 2
*** Nome. ***


Troppo rumore, troppi passi assieme: camminare al fianco di quella presenza macabra non aveva alcunché di invitante, anzi. Avrebbe voluto liberarsene, eppure non ci sarebbe riuscito a meno che non l’avesse condotta fra le braccia della morte; ma Aizen sarebbe stato contrario, dal momento che quella cosa gli era stata affidata e sembrava ben poco intenta a diventargli sgradita. Ulquiorra teneva per precauzione la mano sull’elsa della Zanpakuto, sospettando qualche gesto inappropriato dall’altra parte che avrebbe potuto condurlo a sfoderare Murcielago.
Dal canto suo, la ragazza camminava con sguardo basso, incurante o, probabilmente, senza alcun sospetto degli occhi dell’Espada puntati su di lei. Mani nelle tasche, schiena spinta di poco in avanti, passi decisi seppur silenziosi e rapidi, portamento placido lasciavano intendere che avesse poco di femminile, ma il petto pronunciato ed i lineamenti più delicati del volto costringevano a non avere dubbi al riguardo. Eppure era tanto, davvero tanto simile ad un Espada come gli altri, e risultava poco credibile, per il Quarto, immaginare che le parole di Aizen potessero esser fasulle. Ed era costretto a girare per i corridoi con quella, incontrando altri sguardi che avrebbe preferito evitare, come dei fastidiosi occhi azzurri, o la lingua puntuta di Nnoitra che sembrava poco intento a lasciarli andare senza risposte. Dal canto suo, doveva ammetterlo, apprezzava il silenzio che era in grado di mantenere: non una parola, un movimento di labbra o uno sbuffo di fastidio avevano sfiorato la bocca nera, persino dentro la camera che avrebbero dovuto condividere. Si era preparata un tè, si era seduta, aveva bevuto ed era rimasta ferma a fissare il vuoto.
Ulquiorra non era curioso, ma si aspettava domande che non avevano l’aria di arrivare; e il silenzio non gli dispiaceva, ma innegabilmente aveva reso l’atmosfera carica di parole che non riusciva a pronunciare. Proprio lui, che di parole non riusciva a dirne quasi mai.
–Qual è il tuo nome?– Ulquiorra decise di rompere il gelo, stanco di dover aspettare per altro tempo che la giovane facesse il primo passo.
– Cos’è un nome?– lei sollevò gli occhi da terra, posandoli sui suoi. Era forse timore quello che era apparso nello splendore degli smeraldi? Era una breve e minuta vena di paura? Cosa voleva chiedergli?
– Un nome – Ulquiorra scansò i propri occhi da quelli di lei, spostandoli sulle sue labbra appena riscaldate dall’infuso, per non dover comprendere richieste sommesse – è un modo per riconoscerti. Puoi non avere niente e avere un nome, perché è quello che basta. –
– Qual è il tuo nome? – non capiva pienamente cosa le volesse dire, lei non aveva un nome, ma se magari gli avesse detto il suo sarebbe venuta a conoscenza del proprio nome.
– Ulquiorra Schiffer. – che storia era mai quella? non aveva neppure un nome?
– Allora anche io mi chiamo Ulquiorra Schiffer. – la ragazza mosse lentamente le labbra, per ricordarsene e per capire come pronunciarlo.
– No, io sono Ulquiorra Schiffer: tu non puoi esserlo, perché ci sono già io. – il suo nome, figurarsi. Il suo nome era unicamente suo, non era anche di quella ragazza.
– E allora come mi chiamo? – era dubbiosa e non capiva, sembrava non sapere proprio niente di cosa significasse essere lì.
– Non lo so. – Ulquiorra fece una pausa di riflessione, ma decise di non farla durare troppo – Se non sai come ti chiami, allora lo stabilisco io: tu sei Ulquioriko, ma per fare in fretta ti chiamerò Ko. –
– Cosa significa Ko? –
– Sulla Terra, lo usano per indicare un essere femminile. – non era esattamente così: Ko non aveva questo reale significato, ma lui non era intenzionato ad esser più chiaro e lei non avrebbe certo scoperto la verità.  
– Fa schifo. – sembrava che lei non fosse molto d’accordo.
– Non ho chiesto la tua opinione. – Ulquiorra chiuse la discussione, l’aveva osservata fin troppo. Ma almeno, quella vena nel suo sguardo sembrava esser svanita, facendo tornare gli occhi ad una forma di apatia.
Non aveva idea di quanto tempo ancora fosse trascorso, ma sicuramente Ko non mostrava di esser desiderosa ad avere uno scambio di parole con lui; eppure Ulquiorra doveva sapere come fosse arrivata e perché proprio lì, qual era il suo intento finale e perché era così dannatamente uguale a lui. Più la osservava e più non si spiegava come fosse possibile una simile identità. Ko non lo guardava, forse non ne aveva il coraggio?, e continuava a fissare l’hakama, forse in attesa che qualcosa potesse realmente accadere.
– Cosa sei tu? – una domanda all’unisono, una richiesta incomprensibile per entrambi che ritenevano di essere la non-copia.
– Come sei arrivata qui? – Ulquiorra non poteva mettersi a spiegare ulteriormente il disagio provato in quel riflesso e lei non sembrava avere intenzione di capirlo.
– Che domanda è? Io sono sempre stata qui, ho soltanto camminato. – lo sguardo di Ko si era fatto dubbioso, mentre Ulquiorra iniziava a temere dove sarebbe andata a parare.

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Capitolo 3
*** Legame. ***


– Non puoi esser sempre stata qui – Ulquiorra rispose secco, senza permetterle di spingere oltre le proprie ragioni – Non è possibile, perché se così fosse ci saremmo incontrati necessariamente. –
– Eppure, io non ho ricordi secondo i quali sia mai mancata da questo luogo, ergo devo necessariamente esservi sempre appartenuta. – lo sguardo di Ko si fece più sottile, come se avesse voluto osservare l’anima del Quarto e poterla comprendere. Lui chiuse gli occhi, dal momento che non riusciva a sostenere quello sguardo; fortunatamente, nel giro di pochi secondi qualcuno bussò alla porta: cosa importava chi fosse? L’Espada voleva solo liberarsi per qualche istante da quella incomprensione continua.
– Ehi, Ulquiorra! Aizen ha chiesto di vederti. – Yammy, dietro la porta, vociava come suo solito senza preoccuparsi dell’attenzione suscitata: alcuni Arrancar, soprattutto i più curiosi, si erano fermati ad osservare la scena. Uscì dalla stanza, fermandosi un istante per richiamare l’attenzione della sua simil-copia.
– Andiamo. – non una parola né un gesto di più, non ve n’era necessità. Iniziò ad avanzare, con Ko che teneva il passo alla sua destra a mani giunte dietro la schiena e volto basso. Nessuno osò intralciarli: lui era forte da solo, figurarsi in compagnia. Quelli che volevano saperne di più cercarono di seguirli con lo sguardo fino all’ultimo, tentando di carpire parole o sguardi incriminatori: eppure niente, solo la classica apatia che sembrava caratterizzare entrambi; poi sparirono, girando verso un altro corridoio e facendo tornare alla noia quotidiana gli abitanti di Las Noches. Nel frattempo, all’ombra di tutti, i due si osservavano alternatamente, senza far scoprire il proprio interesse verso qualcosa di tanto misterioso e, forse, anche interessante.
– Cosa vorrà Aizen? – Ko ruppe il silenzio, forse intimorita dall’esser convocata, forse perché non conosceva ancora l’ambiente in cui si trovava, forse perché non sapeva niente. Ulquiorra non l’avrebbe di certo rincuorata, lei lo sapeva già e lui non fu da meno delle sue aspettative: biascicò un “si vedrà”, o qualcosa del genere, pochi istanti prima di presentarsi al cospetto dello Shinigami.
– Grazie per avermi raggiunto con tanta fretta. – lui li aspettava, ma da quanto? Si rivolse dunque a Ko, che sembrava suscitare gran parte della sua attenzione – Mi auguro tu sia riuscita a metterti a tuo agio: dopo un arrivo tanto inaspettato non avrei davvero saputo come gestire la situazione e ho avuto necessità di riflettere. Mi diresti, intanto, qual è il tuo nome? –
– Ha deciso che mi chiamerò Ulquioriko, quindi Ko. – la giovane rispose compostamente, facendo un evidente riferimento ad Ulquiorra.
– Capisco. – osservò lo Shinigami per un istante, un attimo solo, rendendosi conto di quanto fosse magnanime, da parte sua, occuparsi di scegliere un nome (seppur tanto orribile, a suo avviso) – Ad ogni modo, vi ho chiamati per comunicarvi un’importante novità: da questo momento in poi, Ulquiorra, anche lei sarà il Numero Quattro, esattamente come te; dovrai occuparti del suo addestramento, sarà necessario essere pronti ad ogni evenienza. Per quanto riguarda chi sia la copia di chi, non ho risposte da comunicare: al momento, sembra che entrambi siate il primo ad essere creato, ne consegue che ambedue risultiate autentici. Forse Ko ha impiegato più tempo per raggiungere Las Noches, ma non altro. Con questo, vi lascio alla vostra giornata: potete andare. –
I due Quarto uscirono dalla sala, tornando nel corridoio e ripercorrendolo al contrario, suscitando ancora lo stesso interesse. Per gli altri Arrancar non era cambiato niente, per loro quelle poche parole avevano stabilito un legame che si auguravano di non dover tenere con nessuno.

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Capitolo 4
*** Conoscenze. ***


Erano trascorse poche settimane e Ko si era dimostrata una magnifica combattente. Tutto ciò che le veniva detto di distruggere spariva in tempo limite e sempre era fedele agli ordini di Ulquiorra, qualunque essi fossero. Il loro modo di combattere era perfettamente identico, non c’era colpo che non si scontrasse con uno pari e opposto da parte dell’altro. Tutti avevano iniziato a temere i Numeri Quattro, persino gli Espada più forti di loro sapevano che non sarebbero mai riusciti ad eliminarli se fossero rimasti insieme. Alle spalle dei loro allenamenti, gli altri Arrancar si riunivano per cercare una strategia che potesse perlomeno separarli, se non addirittura eliminare uno dei due.
– Non possiamo permettergli di fare quello che gli pare! – Grimmjow non sopportava l’idea di non allontanare più Ulquiorra: giocare con quello era facile, perché rendergli le cose tanto difficili?
– Non possiamo nemmeno togliere ad Aizen i suoi giocattolini preferiti. – Aporro era disgustato dalla riunione che si stava tenendo, ma sapeva di non avere altra scelta se voleva togliere di mezzo tutti gli ostacoli.
– Bene, allora chi ha qualche proposta si faccia avanti. – erano gelide come sempre le parole di Starrk.
Qualcuno si alzò, ed espose la propria tesi.
Di tutto questo, i Numero Quattro non avevano idea. Il mondo di scontri e incomprensione che avevano creato li estraniava da qualsiasi altra cosa li circondasse. Ulquiorra si chiedeva per quanto ancora avrebbe potuto passare il suo tempo con Ko e dopo quanto sarebbe scomparsa. Sapeva che sarebbe successo: non il come, o il quando, ma lo sapeva. Dal canto suo, Ko continuava a non comprendere Ulquiorra, che la scrutava con occhi inquisitori pur non ponendole alcuna domanda. Il loro mondo era costituito da un’immensa incognita e sembrava che per quel momento potesse andare bene così. Ma per quanto ancora sarebbe stato possibile credere che due gocce d’acqua come loro potessero accettarsi senza replicare?
Alla fine degli scontri si ritrovavano in quella camera solitaria, lontana dagli altri Numeros, e si fissavano senza trovare alcun coraggio di porre domande necessarie alla loro stessa comprensione. I loro occhi si poggiavano gli uni su quelli dell’altra, spezzando il silenzio con domande tecniche di combattimento. Non sarebbe durata a lungo quella pausa irreale.
Aizen diede l’ordine: Yammy e Ulquiorra sarebbero andati a Karakura Town per cercare di raccogliere le informazioni necessarie da utilizzare contro il Sostituto Shinigami, Ko sarebbe rimasta a seguire gli addestramenti. La notte prima della dipartita, la ragazza rivelò il proprio dissenso.
– Sono convinta di esser più forte di Yammy, sono preparata, permettimi di seguirti. – Un po’ arrogante come pretesa, ciononostante Ulquiorra si rese conto di quanto le sue parole fossero sensate.
– Proprio per questo non posso portarti con me. – Il suo sguardo si fece più sottile – Siamo noi che dobbiamo raccogliere informazioni, non dobbiamo garantirle ad altri. Useremo uno stupido come Yammy per fargli credere che la nostra forza non sia alla loro altezza, io non attaccherò. Tu aspettami qui, donna. –
Poggiò una mano sulla sua testa e la spinse indietro, buttandola sulla sedia più vicina. Ko lo osservò un istante, poi accettò le sue condizioni. Fintanto che fosse tornato, lei avrebbe aspettato.

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