Dream or reality?

di Alex Cullen
(/viewuser.php?uid=208239)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Londra ***
Capitolo 3: *** L'incontro ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***





Alexandra Maria Miller. 
Chi è? 

Alex è una normalissima ragazza di 19 anni proveniente dalla Sicilia.
Abita con i suoi genitori e i suoi fratelli. Ha una sorella di 17 anni e un fratello di otto anni. Ha frequentato il liceo socio-psico pedagogico ed ora aspetta nella speranza di poter riuscire a trovare un lavoro e a pensare nel frattempo a cosa fare nella sua vita. Adora la criminologia ma le affascina anche la grafica e l'archeologia così si ferma a riflettere e a  capire chi vuole davvero essere nella vita anche se a volte pensa che per lei non esiste un posto nel mondo e che la sua vita non ha nessun senso. 
E' una ragazza altruista, socievole, allegra. Passa le sue giornate di fronte al pc, ad ascoltare musica e a leggere romanzi. Di tanto in tanto esce con qualche amica o cugina.
Ama ballare. Ha frequentato per due anni una scuola di danza ma che successivamente ha abbandonato poichè il suo insegnante è dovuto partire per l'America anche se da quel giorno non ha mai smesso di ballare. Ogni volta che ascolta musica c'è qualcosa in lei che si accende e in quell'istante inizia a comporre dei passi cercando di seguire il ritmo della musica. A volte si abbandona completamente ad essa e in quel preciso momento si sente libera si sente se stessa altre volte invece vorrebbe non sbagliare, vorrebbe fare i passi giusti ma alla fine si ritrova a cadere per terra e con le forze che possiede pian piano si alza da terra. Eppure a volte sembra così difficile rialzarsi da sola ma lei riesce. Riesce a trovare quella piccola forza che c'è in lei e continua ad andare avanti, continua a vivere nonostante tutti gli ostacoli che la vita le mette di fronte. Alexandra durante i suoi 19 anni  ha dovuto passare tantissimi momenti brutti e dolorosi che le hanno lasciato numerose e profonde cicatrici, sono stati pochi i momenti felici che lei porterà per sempre impressi nel cuore. Lei pensa che la vita è difficile e che molte volte per andare avanti occorre tanta forza e coraggio che spesso le manca e vive di speranze. Spera che la gente possa cambiare ma in realtà rimane sempre quella. Spera di poter cambiare se stessa perchè vorrebbe essere più forte e meno fragile ma in verità rimane sempre la stessa Alexandra che tutti conoscono. 
Ma chi è che la conosce davvero?
Nessuno, o meglio quasi nessuno.
Sua madre è la sua migliore amica, la persona a cui racconta tutto, la persona a cui basta guardarla negli occhi per capire se va tutto bene ma a volte anche con lei in alcuni momenti c'è qualcosa che non va così continua sempre ad andare avanti e a vivere perchè in fondo è questo che bisogna fare. Andare avanti e chissà forse.. un giorno accadrà qualcosa che ti cambierà completamente la vita perchè si sà: le cose belle accadono quando meno te lo aspetti ma cosa succede quando per un attimo pensi 
'E' vero ciò che mi sta accadendo oppure non è altro che un sogno da cui presto mi sveglierò?!'
E così ti ritrovi tra il sogno e la realtà e sta a te far diventare reale il tuo sogno. Solo tu puoi riuscirci. Tu e nessun'altro. 

Alex, una ragazza siciliana che durante un viaggio a Londra si ritrova davanti l'uomo che ha sognato tantissime volte e visto sopra uno schermo: Robert Pattinson.
Che cosa accadrà tra i due?
Rimarrà solo un sogno oppure sarà davvero reale quello che starà vivendo?





Ps: Questa è una breve introduzione sul personaggio di Alex. Un personaggio che riprende alcune cose di me e della mia vita. 
Inoltre premetto che pubblicherò ogni fine settimana un capitolo della mia storia e spero di trovare gente a cui interessa:) 

A presto!





 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Londra ***


1. Capitolo 


Erano passati due mesi da quando avevo terminato con gli esami di maturità e adesso ero in cerca di un lavoro. Settembre ormai si avvicinava e più i giorni passavano più mi sentivo inutile come se non servissi più a niente e a nessuno. Avevo ottenuto il mio diploma, avevo passato cinque anni dentro il liceo socio psico-pedagogico. Avevo pianto, sorriso all'interno di quelle mure. Avevo conosciuto l'amore ma poi alla fine ho perso anche quello. Ho conosciuto gente a cui ho voluto bene e che mi hanno ricambiato prendendomi in giro e usandomi per i loro scopi o per i loro interessi. Ho conosciuto professori che non sapevano nemmeno la materia che loro stessi trattavano, altri non facevano semplicemente nulla se non dirci quanto fossimo ignoranti e che ciò non sarebbe mai cambiato altri ancora invece sento che  li porterò sempre nel mio cuore ma non per la loro materia ma per quello che mi hanno detto in tutti questi cinque anni: la vita è complicata e difficile ma non bisogna mai arrendersi perchè arrendersi significa mollare e mollare significa morire. Bisogna lottare per ottenere qualcosa dalla vita perchè essa non farà altro che metterti continuamente degli ostacoli nel tuo cammino e solo con i tuoi sacrifici un giorno potrai ottenere qualcosa. 
Per quei due mesi non avevo fatto altro che pensare a quelle parole così belle e così vere eppure ormai sentivo che una parte di me voleva abbandonare tutto. Qualcosa dentro di me mi diceva che non ne valeva la pena ad andare avanti. Avevo sempre avuto la fretta e la premura di uscire fuori da quel liceo che per anni avevo odiato ma adesso.. adesso sentivo che non era di quel misero posto che dovevo preoccuparmi che non erano gli esami di maturità che dovevo temere ma a quello che mi sarebbe potuto accadere adesso. Prima studiavo.. avevo qualcosa da fare durante i pomeriggi mentre adesso avevo passato questi due mesi a non fare niente e a pormi solamente delle domande a cui spesso non sapevo dare delle risposte. Avevo terminato con la scuola ma cos'era cambiato? Avevo per caso ottenuto un lavoro? No ma all'improvviso ripensai di nuovo a quella frase. Bisogna fare dei sacrifici per avere qualcosa in cambio perchè nulla viene così da sè.. perchè la vita l'unico 'regalo' se possiamo definirlo davvero così che può farti è metterti al mondo. Tutti pensano che la vità è bella.. chissà forse sarà davvero così ma è piena di ostacoli e di problemi. Vivi continuamente in uno stato di malinconia angoscia e tristezza. A volte le persone ti chiedono 'Come stai'? E tu rispondi semplicemente 'Bene' ma è davvero così che ci sentiamo ogni volta che qualcuno ci pone questa domanda oppure spesso la utilizziamo come una scusa per non dire realmente che cosa ci succede veramente? Ebbene sono pochi gli istanti di allegria e felicità e spesso l'errore che noi umani commettiamo e quello di non godercelo fino in fondo. Non ci rendiamo conto che quell'attimo di felicità durerà solo per poco e che prima o poi la vita tornerà a metterci di fronte quel dolore, quella tristezza che non farà altro che avvolgerti fino a quasi farti mancare il respiro.
Ho compiuto 19 anni da qualche settimana e per tutti questi anni mi sono resa conto che a volte il dolore aveva la capacità di risucchiarmi completamente senza lasciare nessuna traccia di me. Ricordo ancora un avvenimento doloroso che mi ha segnato qualche anno fà. Avevo solo 15 anni.. e quei due/tre mesi erano diventati un vero incubo per me. Per la prima volta riuscivo a comprendere che cosa significasse la parola 'morire' perchè è quello che stava accadendo. Il dolore di giorno in giorno mi trascinava con sè mentre mi apriva le porte dell'inferno e nessuno poteva aiutarmi ad uscirne fuori perchè mia madre era già dentro ad esso. Ogni giorno vedevo le lacrime rigare il suo viso. Ricordo una volta che si era appoggiata al letto di mia sorella, cercava di mandare via le lacrime ma quest'ultime continuavano a scendere senza fermarsi un attimo. Non c'era nessuno. Eravamo solo io, lei e il suo dolore mentre io cercavo di scacciare via le lacrime. Mi avvicinai a lei cercando di aiutarla a rialzarsi e di calmarla ma non ci riuscivo. Ad un tratto si aggrappò a me.. voleva che io l'aiutassi perchè il dolore si sa.. è sempre un po più forte di te ma io non ci riuscivo. Non riuscivo a salvarla. Non riuscivo a tenerla stretta a me mentre lei sembrava cadere in un vuoto profondo. E' mia madre. Avanti Alex mi ripetevo tra me e me. Puoi farcela. Puoi resistere. Non lasciarti trascinare anche tu dentro a quel buio totale. Ero sommersa dal dolore eppure chissà a quale miracolo dopo un pò di tempo mia madre era riuscita a stare meglio e a riprendersi dalla sua quasi 'depressione' mentre io ero riuscita a salire nuovamente in superficie grazie ad alcune persone speciali che in quel periodo avevo conosciuto su Facebook. Sono passati 3 anni circa da quel brutto episodio che ha segnato completamente la mia vita e che non dimenticherò mai ma è questa la vita. Ci sono momenti belli che vorresti ripetere e rivivere e ci sono momenti che vorresti dimenticare oppure non averli vssuti affatto ma sono i ricordi che ci fanno essere quello che siamo oggi. Sono le nostre esperienze a renderci tali. 
"Alex.. Alex aiutami a cucinare" ripeteva più volte mia madre mentre io ero distesa nel mio letto con le cuffiette alle orecchie. Dopo un po riusci a sentirla così mi tolsi le cuffie appoggiandole sul letto insieme al cellulare e mi alzai dal letto andando in cucina. La notai mentre prendeva due pacchi di lasagne e metterli sopra la tavola, poi la salsa, il prosciutto, le sottilette e un po di besciamella. Erano passati anni ormai ma quegli occhi erano sempre spenti proprio come i miei e spesso mi chiedevo se un giorno i nostri occhi avrebbero rispeso di nuovo ad illuminarsi e a brillare come un tempo. Mi avvicinai al tavolo prendendo due vassoi e iniziai a mettere la salsa e poi posizionai le lasagne. In venti minuti circa erano già pronte per metterle dentro al forno. Mi lavai le mani asciugandoli subito dopo con una tovaglia e solo dopo qualche minuto guardando il calendario ricordai la data di oggi. 23 agosto. Era il compleanno di mia sorella Nadia e  tra un'ora circa sarebbero arrivate le sue compagne. Avevamo organizzato per lei un pranzo con le sue amiche e passata la mezzanotte ero riuscita a farle gli auguri ma chissà perchè avevo quasi dimenticato il suo compleanno per un momento.. 
"Che succede Alex? E' tutto ok?" mi chiese mia madre guardandomi. 
"Si va tutto bene" le dissi senza voltarmi dirigendomi in camera mia. Accesi il computer e aspettai. Era molto vecchio e spesso anche lui mi faceva perdere la paziena. Ero una ragazza molto tranquilla e disponibile ma quando mi fanno perdere la pazienza divento un'altra persona, pensai tra me e me sorridendo. Fortuntamente dovevo aspettare solo altri tre mesi e avrei potuto finalmente prendere un pc nuovo insieme al modem. Dopo dieci minuti circa con il mouse andai sulla icona chiavetta. Aspettai che mi connettesse ad Internet e dopo un po cliccai su Chrome il browser che utilizzavo di più rispetto a Mozilla, Iternet Explore e altri broswer. Non appena vidi la scritta Google incominciai a digitare una parola, Facebook. Cliccai su invia e quando fui nella pagina incominciai a scrivere email e passwod e dopo qualche minuto ero già nel mio profilo o meglio nel profilo di Stella. Stella Mikaelson era un profilo Fake che avevo creato un anno e mezzo fa per partecipare ad un gioco di ruolo. Qualcuno si chiede che cosa sono.. bè sono semplicemente dei giochi in cui qualcuno interpreta un personaggio di qualche telefilm tipo The Vampire Diaries, Beauty and Beast, Pretty little liars e altri. Ci sono persone che creano un profilo falso solo per divertirsi e per evadere dalla propria realtà ed è quello che successo anche a me ma pian piano ho conosciuto il flame e mi sono affezionata ad alcuni membri. E' lì che passo quasi tutto il mio tempo libero. Mi rilassa e mi fa stare bene a chiacchierare con loro perchè grazie a quelle persone sono riuscita a sorridere nei miei momenti bui e tristi. Ad un tratto si aprì una chat. Ohana Family. La chat di gruppo dove tutti i membri del flame si uniscono per parlare, dire cavolate e spesso scappa pure qualche screnn. Saluto tutti e dopo un po inizio a guardare qualche notifica. Ne apro alcune e poi mi soffermo su una. Era di Margaret. Lei interpreta la sorella di Elena Gilbert ed è mia amica e anche nella realtà lo siamo. Camilla è il suo vero nome. la conosco ormai da otto anni. Abbiamo fatto le medie insieme. Abbiamo condiviso tante belle cose insieme inclusa la passione per la saga Twilight. Era stata lei a farmi conoscere il primo film e da lì me ne sono innamorata totalmente soprattutto dell'attore inglese: Robert Pattinson. Ricordo i nomignoli che utilizzavamo a quel tempo quando avevo visto Twilight. Io ero Bella mentre lei Rosalie. Eravamo due nemiche/amiche. Poi però ci perdemmo un po di vista nonostante il liceo che lei frequentava fosse nella mia stessa scuola. Qualcosa ci aveva diviso ma dopo tanti anni siamo tornate di nuovo ad essere amiche come prima.Clicco sulla notifica che mi porta ad un post di Margaret dove comunicava a tutti se qualcuno avesse voluto andare con lei a Londra tra due settimane. Strofinai gli occhi. Era pazza o avevo letto bene? Voleva andare a Londra tra due settimane? Non riuscivo a crederci e dopo un po vidi la sua chat aprirsi con un messaggio. Lo lessi. Mi chiedeva se volessi andare a Londra insieme a lei. Stava scherzando oppure era davvero seria?

Vieni con me a Londra? Eh dai non puoi dirmi di no. Ami quel posto e so benissimo quanto sogni di andarci. 

Lessi il contenuto del messaggio più volte. Amavo Londra e spesso avevo sognato quanto sarebbe stato bello andarci. Odiavo la pioggia, l'umidità eppure non mi importava molto.. da quando avevo scoperto che il mio attore preferito era nato lì e da quando avevo visto alcuni posti di Londra mi ero perdutamente innamorata di quella città ma non potevo andarci. Londra era molto costosa ed io non potevo permettermelo. Inoltre non volevo chiedere alla mia famiglia.. ero sicura in fondo quale sarebbe stata la risposta.

Mi piacerebbe tesoro ma non posso. Non ho soldi in questo momento e non so come recuperarli in due settimane.

Aspettai guardando altre notifiche mentre vedevo che stava già scrivendo. 

Non devi preoccuparti di nulla e sai perchè? Perchè il destino mi ha dato una botta di fortuna. Ieri sono entrata in un bar con il mio ragazzo. Ha preso uno di quei biglietti che gratti e che poi finisci per perdere solo soldi anzichè vincerli. Ha insistito perchè lo prendessi anch'io così l'ho fatto e indovina un pò? Ho vinto dieci mila euro. Roba da non crederci ma tu credici ugualmente quindi compra solo alcuni vestiti, alcuni accessori e inizia a preparare qualcosa mentre io faccio i biglietti. Tra due settimane si parte Alex e staremo via  per 3 settimane **

Incominciai a leggere e all'improvviso mi portai una mano sulla bocca. Dieci mila euro? Oddio che botta di c*** pensai tra me e me sorridendo. Mi aveva scritto che avrebbe pensato a tutto lei, biglietti inclusi e adesso? Che cosa potevo fare adesso? Dovevo accettare e ringraziarla oppure rifiutare tutto? Una parte di me mi diceva di andare insieme a lei. In realtà avevo bisogno di fare un viaggio e di andare via per un po. Nell'ultimo periodo c'erano troppi pensieri che mi assalivano che mi rendevano triste e fare quel viaggio a Londra insieme a Camilla mi avrebbe di certo aiutato a stare meglio. 


Va bene accetto anche se tutto ciò che posso dirti è grazie. Grazie perchè sai già che realizzerai uno dei miei più grandi sogni. Grazie davvero tesoro. 

Aspettai nuovamente mentre la vedevo già scrivere. 

Non devi ringraziarmi di niente. Voglio solo vedere la mia amica felice. Pensi che non me ne sia accorta? Sei sempre così triste Alex. Ieri quando siamo uscite sembravi spenta e con la testa altrove. Non voglio chiederti il motivo di tutto ciò perchè magari nemmeno tu sapresti darmi una risposta ma voglio solo farti sorridere e farti divertire per un po. Adesso stacco. Ti voglio bene. 


Ti voglio bene anch'io. Un bacio. 

Le scrissi dopo qualche minuto pensando a quello che mi aveva scritto. Come aveva fatto a capire che c'era qualcosa che non andava in me? Quando ero con gli altri avevo imparato ad indossare una maschera perchè spesso avevo paura di essere me stessa perchè si sa che pochi ti accettano veramente come sei e ad un tratto lei per pochi istanti era come se fosse riuscita a togliermi quella maschera per un po e a notare che c'era qualcosa che non andava. Questa cosa mi faceva  paura ma decisi di non farci molto caso. Volevo pensare solo al nostro viaggio. Due settimane e mi sarei trovata sopra un'aereo. 
Il mio primo volo, il mio primo viaggio. 








Due settimane dopo..

Erano passate due settimane da quando Camilla mi aveva detto di andare insieme a lei a Londra. Avevo parlato del viaggio con i miei genitori. All'inizio mi avevano preso quasi per pazza. Nessuno aveva mai osato fare tanto per me e solo quando mostrai a loro il biglietto iniziarono a realizzare la situazione. Avevo ricevuto tantissime raccomandazioni del tipo 'Stai attenta' 'Fatti sentire quando arrivi' 'Non ti perdere' 'Non parlare con gli sconosciuti' e altre ancora. Avrei voluto dirgli 'Mamma, papà ho 19 anni e so perfettamente badare a me stessa' ma sapevo che per loro sarei rimasta sempre una bambina. Salutai mia sorella e mio fratello e dopo qualche minuto scesi dalle scale prendendo il trolley. Mi infilai dentro la macchina aspettando mio padre che mettesse in moto e iniziammo a partire. Avrei incontrato Camilla direttamente nell'aeroporto di Catania. Mentre mio padre guidava io osservavo il cielo azzurro.. era una bellissima giornata e tra poche ore avrei abbandonato il sole e tutto quel calore che sicuramente mi sarebbe mancato eppure mi sentivo ugualmente elettrizzata e felice. 
Londra. 
Non riuscivo ancora a crederci. 
Dopo un'ora arrivammo finalmente a destinazione. Presi il cellulare dalla tasca dei jeans ma dopo un po alzando lo sguardo intravidi da lontano Camilla così corsi verso di lei e l'abbracciai da dietro. 
"Eccoti" sussurrò abbracciandomi. 
"Sei pronta allora per questo viaggio?" mi domandò guardandomi facendomi un sorriso.
"Sono prontissima" affermai e subito nelle mie labbra spuntò un enorme sorriso. 
Salutammo i nostri genitori che per l'ennesima volta ci fecero le solite raccomandazioni. Salutai mio padre dandogli un bacio in guancia. Sapevo che avrei sentito molto la mancanza della mia famiglia ma ora volevo pensare un po a me stessa e alla mia vita. Ci recammo verso i controlli di sicurezza passando sotto ai metal detector e leggemmo sugli schermi il numero di gate assegnato al nostro volo. Dopo dieci minuti circa dopo essere passati al check-in raggiungemmo finalmente l'aereo. Ci sedemmo dopo aver sistemato le borse e dopo qualche minuto senti qualcuno parlare al microfono. Era il capitano che augurava a tutti i passeggeri di fare un buon viaggio e di allacciarci le cinture. Lo feci stringendo la mano di Camilla. Era il mio primo viaggio ed avevo un po paura nonostante la mia adrenalina arrivasse a mille in quel momento.
"Andrà tutto bene" sussurrò stringendo la mia mano e in quell'istante capii che eravamo partiti e che per tre settimane avevamo detto addio alla nostra sicilia. 

Il viaggio fu molto tranquillo e rilassante. Di tanto in tanto ci portavano qualcosa da mangiare e dopo tre ore circa arrivammo. Scendemmo dall'aereo prendendo le valigie mentre Camilla camminava più avanti con il telefono all'orecchio. Il taxi ci aspettava fuori così iniziai a camminare a lunghi passi quando ad un tratto mi scontrai con qualcuno che mi fece cadere a terra. 
"Ahi" dissi fermandomi e massaggiandomi la spalla. Cercai di alzarmi ma qualcuno mi tese la mano così l'afferrai e mi alzai da terra alzando lo sguardo. 
"Scusami non volevo" mi disse guardandomi per un secondo e dopo un po riprese velocemente a camminare. Mi massaggiai la spalla voltandomi verso il ragazzo. Indossava un paio di occhiali neri, una maglietta rossa, jeans scuri insieme ad un giubbotto di pelle nera. Mi girai nuovamente e mi incamminai verso Camilla; non volevo perderla di vista. All'improvviso però ebbi un flash. Quel ragazzo.. io.. io avevo già visto quel ragazzo. Aveva un volto così famigliare. Alexandra è impossibile. Non è come pensi tu. Sei appena arrivata a Londra e già pensi di avere incontrato l'attore che tanto hai amato? Robert Pattinson ma ti pare? Continuava a dirmi una vocina dentro di me. Si infatti.. era assolutamente impossibile. Ero a Londra.. finalmente ero arrivata eppure dovevo smettere di illudermi. Robert era nato qui ma chissà in quale parte del mondo era adesso pensai tra e me. 
"Allora ci sei?" urlò Camilla facendomi segno di aver visto un taxi fermarsi. 
"Si arrivo". le dissi e poco dopo entrammo sul taxi che ci avrebbe portate nel nostro albergo. Durante il viaggio non smettevo di pensare a quel piccolo scontro che era avvenuto un momento prima. Era stata solo una piccola allucinazione.. era qualcun'altro.. eppure perchè sentivo dentro di me che stava per accadermi qualcosa di grande? Qualcosa che mi avrebbe cambiato completamente la vita? Chissà forse anche questa era solo una cosa stupida oppure Londra avrebbe avuto davvero il potere di trasformare la mia vita. 

PS: Eccomi con il primo capitolo di questa Fanfiction :3 Siamo ancora all'inizio e non voglio rivelarvi niente. Vi lascio solo con una domanda.. Alex avrà avuto davvero un'allucinazione oppure era davvero l'attore inglese? ;) Lo scoprirete solo nel prossimo capitolo. Forse (?) ahahahahha
Spero che seguirete la mia storia e che dire.. aspetto le vostre recensioni. Ho bisogno di sentire i vostri pareri sia positivi che negativi.

Un bacio.
A presto.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** L'incontro ***


2. Capitolo

Londra. 
Eravamo finalmente arrivati nella capitale dell'Inghilterra e per l'ennesima volta non riuscivo a crederci.
Ero proprio lì? Nella città che avevo sognato di visitare tantissime volte? Ad un tratto mentre guardavo fuori dal finestrino del taxi notai velocemente il Big Ben, una cabina telefonica rossa e più avanti vidi passare un autobus a due piani. I tre simboli di Londra pensai tra me e me ridacchiando e in quell'istante una vocina dentro di me sembrò rispondere alla domanda che mi avevo posto precedentemente. 
'Si Alexandra.. sei proprio a Londra e per tre settimane anche tu sarai una londinese'.
Sorrisi e ascoltai nel frattempo Camilla parlare con il taxista e dopo circa dieci minuti quest'ultimo si fermò. 
"Scendi Alex. Siamo arrivate" sussurrò prendendomi per un braccio così scesi velocemente dal taxi prendendo le nostre valigie. 
Alzai lo sguardo e notai un'enorme scritta oro 'Cafe Royal Hotel'; era quello l'hotel in cui avremmo alloggiato per tre settimane. Entrammo dentro a passi lenti guardandoci attorno e per un attimo mi chiesi se fosse davvero quello.. chissà forse Camilla si era sbagliata. 
"Sicura che sia l'hotel giusto?" domandai guardandola negli occhi. 
"Sicurissima Alex. Non è stupendo? Sono sicura che passeremo delle bellissime giornate qui." affermò e sulle sue labbra spuntò un enorme sorriso. 
Ci avvicinammo al bancone della reception e notai tantissimi fascicoli riguardanti all'hotel. Ne aprii uno ed incominciai a leggerlo. 
Il Cafe Royal era a quanto pare un hotel situato nel centro di Londra e non era propriamente nuovo: per più di cento anni era un bar ristorante frequentato da intellettuali come Oscar Wilde e Virginia Woolf, personaggi del mondo del teatro e della politica, giornalisti eminenti e persino membri della famiglia reale. L'hotel era classico ma i dettagli erano modernissimi. Inoltre al suo interno non mancavano i servizi di ristorante, bar, Spa e centro benessere.
Mi voltai verso Camilla e nei suoi occhi notai una luce immensa. 
Era felice.. i suoi occhi ne erano la prova e anch'io lo ero. 
Per la prima volta dopo tanto tempo la felicità aveva bussato alla mia porta ed io l'avevo accolta. 
Eppure c'era qualcosa che mi spaventava.. avevo paura. La felicità pian piano mi stava avvolgendo e se l'avessi persa tutto ad un tratto velocemente? Come avrei potuto sopportarlo?
Sospirai. 
Non volevo essere triste ne pensare a cose negative. 
Dovevo scacciare via tutte quelle paranoie e brutti pensieri.. quelli avevo deciso di tenerli in Sicilia e così dovevo fare mentre a Londra volevo solamente godermi ogni attimo di tranquillità ma allo stesso tempo di divertimento ed ero sicura che insieme a Camilla avrei passato una bellissima vacanza. 
"Vorremmo una suite" esclamò Camilla ad un ragazzo della reception il quale annuendo chiamò altri due ragazzi che ci aiutarono con le valigie. 
"Grazie" gli dissi ed insieme a loro ci avviammo verso la nostra suite. Avrei voluto dire qualcosa al riguardo alla mia amica ma sapevo che sarebbe stato inutile. Il ragazzo moro aprì con una carta magnetica la porta della stanza e dopo aver poggiato a terra le nostre valigie ci diede altre due carte da utilizzare sia per l'uscita che per l'entrata. Ci raccomandarono di far attenzione a non perderle e detto ciò andarono via. Entrai dentro alla camera e rimasi a bocca aperta. L'hotel era raffinato e lussuoso e la suite lo era altrettanto. Non ero mai stata in un albergo e tutto quello che osservavano i miei occhi era decisamente troppo per me. Posai la borsa su una delle poltrone poste all'entrata della camera. Poco più avanti c'erano due divani enormi posti uno sulla sinistra e uno sulla destra con al centro un tavolinetto. Sempre sulla destra c'era situata una porta marrone così l'aprì e vidi un enorme stanza con un letto matrimoniale, una poltrona e di fronte c'era un altra stanza un po più piccola con una vasca idromassaggio ed infine il bagno. Di fronte al letto invece c'era una grande tv.. doveva essere una 42 pollici probabilmente. Uscii fuori chiudendo la porta e nel frattempo vidi Camilla avvicinarsi per visitare la stanza che avevo appena già visto. Riuscivo a percepire lo stupore e la meraviglia che provava, anche lei come me non si aspettava di vedere tutto questo splendore. Mi avviai di nuovo verso il salotto notando una parete attrezzata e accanto ad essa un balcone e poi una parete scorrevole. L'aprii e vidi un'altra camera da letto matrimoniale quasi identica all'altra.. erano differenti per pochi dettagli. In entrambe le camere c'era un balcone. Osservai le tende blu toccandole dolcemente con una mano. 
"Questa è la mia camera" urlai ridendo buttandomi dopo un po sopra il letto a braccia aperte. Feci un sorriso guardando il soffitto. Per la prima volta ero circondata dal lusso dalla raffinatezza e anche se sapevo che erano delle sciocchezze per me era completamente tutto nuovo. Non avevo mai visto niente del genere prima d'ora e la cosa mi entusiasmava parecchio. L'allegria e la felicità che provavo incominciavano a crescere dentro di me sempre di più.. erano anni che non mi sentivo così bene. 
Ecco potevo dirlo. Potevo dire di stare bene veramente invece di fingere ogni volta e mascherare come realmente mi sentivo. Era una bella sensazione. Mi sentivo fresca. Mi sentivo libera. Chiusi gli occhi. Volevo assorbire ogni odore piacevole di quella stanza. 
All'improvviso sentì bussare così mi alzai dal letto ed andai verso la porta dove trovai Camilla abbracciare qualcuno. 
"Cami chi è?" le domandai confusa. Quando però si spostò lievemente capii tutto. Era Stefan, il suo ragazzo. Ma cosa ci faceva qui a Londra?
"Avanti non sai più riconoscere il tuo amichetto Alex.. " Si avvicinò a me e mi abbracciò. Ricambiai quell'abbraccio salutandolo e poi guardai Camilla. 
"Stefan si fermerà con noi. Ha voluto farci questa piccola improvvisata" disse ridacchiando guardando prima me e poi il suo ragazzo. Ero contenta per lei. Era così innamorata e anche lui le voleva molto bene eppure pensavo che sarebbe stato solo un viaggio tra me e lei invece avremmo dovuto passare queste settimane in tre e la cosa mi preoccupava un po. Mi sentivo perfino di troppo e in quell'istante provai una fitta allo stomaco. Perchè? Perchè dovevo sentirmi così? Come se ogni luogo non mi appartenesse? Come se io non esistessi? Abbassai lo sguardo e dopo qualche minuto sentii una mano afferrarmi il braccio dolcemente. 
"Sarà una vacanza straordinaria. Passeremo dei giorni indimenticabili che porterai per sempre nel cuore. Fammi un sorriso tesoro.. vedrai che ci divertiremo ugualmente e non preoccuparti. Io ci sono e non ti lascerò mai da sola." sussurrò guardandomi dritta negli occhi e dopo qualche minuto mi abbracciò forte. 
La strinsi a me rendendomi conto quanto fossero utili e indispensabili quelle parole per me.
"C'è la cucina, due camere da letto, un salotto, due bagni, tre balconi.. che vuoi di più dalla vita?" cantilenò sciogliendo l'abbraccio e ridendo. Era così buffa, così tenera e sempre allegra. Era decisamente pazza ed era proprio per questo che l'adoravo. Camilla amava vivere la sua vita ogni giorno con un sorriso sulle labbra. Amava tantissimo il suo ragazzo, anche se aveva due anni meno di lei non ci faceva caso in fondo si dice che l'amore non ha età. Ogni situazione brutta o spiacevole lei l'affrontava con allegria. Spesso mi chiedevo come facesse ad affrontare tutto con un sorriso eppure mi rendevo conto che a volte avrei voluto essere come lei. Forte, determinata e meno fragile. A volte lo ero altre invece mi lasciavo completamente abbattere dalla tristezza. 
"Direi che possiamo andare a fare un po di spesa. Ho controllato prima il frigo e non c'è molta roba." ammise dopo un po guardandomi. 
"Puoi andarci con Stefan? Ho voglia di visitare un po la città Cami e comprare qualcosina". Ovviamente senza esagerare essendo che non avevo portato molti soldi con me. 
"Certo tranquilla. A mezzogiorno si rientra in albergo per pranzare e poi stasera usciamo fuori a cena. Offre Stefan" disse facendo l'occhiolino a Stefan che a sua volta rise per ciò che aveva appena detto. Quei due erano così piccoli e teneri. 
Erano molto dolci e vederli così innamorati mi rendeva felice ma allo stesso tempo custodivo una speranza dentro di me. Da alcuni mesi la mia storia con Matthew era finita. Ero stata io stessa a lasciarlo poichè tutto quello che provavo un tempo per lui non lo sentivo più. L'avevo lasciato un paio di mesi prima poi ero tornata insieme a lui perchè credevo che forse c'era ancora qualcosa tra di noi invece mi ero resa conto che si trattava solo di attrazione ed affetto. La verità e che non volevo essere abbandonata. Volevo avere qualcuno accanto a me eppure come facevo a stare insieme a lui se non riuscivo più a sentire quelle emozioni quei brividi quella felicità che provavo quando ero accanto a lui? Ogni volta che mi accarezzava non sentivo niente e ogni volta che provava a baciarmi il mio cuore era muto, come se fosse d'un tratto morto. Era inutile andare avanti così avevo deciso di rompere quel rapporto. Era come se tra di noi si fosse rotto un vaso e per quanto riuscissi ad incollare i pezzi sapevo che alla fine non sarebbe mai potuto diventare quello di una volta. 

Andai nella mia camera prendendo con una mano il trolley e lo poggiai sul letto. Aprii la valigia e incominciai a disfarla sistemando i vestiti dentro un armadio mentre la roba intima la sistemai nei cassetti del comodino posto accanto al letto. Finito di sistemare tutto andai verso il bagno. Avevo bisogno di una doccia prima di uscire così mi infilai dentro abbandonandomi per un attimo ad essa. Avevo bisogno di calmarmi e di tranquillizzarmi un po e quell'acqua calda faceva proprio al caso mio. Era una sensazione piacevole. Non appena ebbi finito uscii dalla doccia presi un asciugamano bianco e mi ci avvolsi. Presi dall'armadio un paio di jeans scuri aderenti, un top bianco e li indossai. Misi un paio di stivaletti neri e dopo aver finito di pettinare i capelli indossai il giubbotto di pelle nero. Fortunatamente c'era il sole eppure si manteneva sempre quell'aria fresca di Londra. Sorrisi ed uscii fuori dalla stanza. Salutai Camilla che mi raccomandò di fare attenzione e poi Stefan. In effetti speravo di non aver nessun tipo di problema. Era vero.. conoscevo pochissimo l'inglese giusto qualche parola base ma in fin dei conti qualche italiano a Londra potevo riuscire a trovarlo no? Ridacchiai a quel pensiero ed uscii fuori dall'hotel. Decisi di incamminarmi sulla sinistra e iniziai a passeggiare sul marciapiede a passi lenti. Di in tanto in tanto fotografavo qualcosa che catturava la mia attenzione fin quando notai un muretto con una scritta inglese sopra. Era una citazione di Samuel Johnson. 

"When a man is tired of London, 
he is tired of life, for 
there is in London all that life 
can afford."

"Quando un uomo è stanco di Londra, è stanco della vita perchè a Londra c'è tutto ciò che la vita può offrire." ripetei traducendo la frase. Nonostante il mio scarso inglese ero riuscita perfettamente a coglierne il significato e mi chiesi se veramente fosse così per un londinese. Anche se era la prima volta che vedevo Londra ero sicura che avrei potuto passare tutta la mia vita qui senza stancarmi mai. Certo la mia Sicilia mi sarebbe mancata.. quel sole e il caldo soffocante ma qui l'aria era pulita e fresca. Osservavo le persone che passeggiavano tranquillamente e tutti erano impegnati con i loro pensieri. Nessuno faceva caso all'altro. Nessuno faceva caso a me e questo sembrò tranquillizzarmi. Odiavo essere al centro dell'attenzione, odiavo essere fissata e contrariamente al mio paese qui a Londra potevi indossare e fare quello che volevi e nessuno ti avrebbe giudicato. Qui potevo essere me stessa forse anche se mi risultava parecchio difficile togliere quella maschera che per anni mi aveva accompagnato e nessuno aveva provato a toglierla a parte mia madre e Camilla qualche volta..e pensandoci anche Matthew ci era riuscito. Proseguii per la mia passeggiata. Gli edifici di Londra erano altissimi ed erano diversi uno dall'altro caratterizzati ognuno da un particolare stile architettonico diverso. Alzando lo sguardo notai un cartello con alcune frecce e dei nomi: Regent Street e Piccadilly Circus. Entrambe segnavano per la via che stavo percorrendo. Presi il cellulare dalla tasca e collegandomi ad internet digitai i nomi su google. Scoprii che Piccadilly Circus era una celebre piazza di Londra, nonché luogo di ritrovo e un importante strada dello shopping mentre Regent Street era una delle strade più importanti dello shopping di Londra, nota ai londinesi e ai turisti e famosa per le sue illuminazioni natalizie. Ora tutto era molto più chiaro. Cominciai nuovamente a girovagare fin quando mi resi conto di essere già a Regent Street. Vidi i vari mercatini. Alcuni contenevano specialità gastronomiche, altri oggetti di antiquariato e altri ancora abiti firmati. Mi avvicinai a quest'ultimo quando ne vidi accanto uno che aveva alcuni accessori orientali così mi soffermai su questo. Adoravo ogni cosa che fosse orientale e spesso sognavo di andare in India.. chissà perchè ma mi affascinava. Alla fine optai per una collana lunga con delle piume. La pagai e proseguii per la mia passeggiata. Arrivai fino a Piccadilly Circus rimanendone estasiata. La piazza era immensa e ogni mercatino conteneva tantissimi oggetti, abiti, accessori, gadget di Londra. Acquistai una maglietta con la scritta 'I Love London' e mi voltai iniziando camminare per la via che avevo appena percorso ritornando così di nuovo in Hotel. Mi sentivo un po stanca e notando l'orario sul display del telefono mi accorsi che erano già le undici. Infilai la carta magnetica nella porta che si aprì subito dopo. Entrai dentro ed incominciai a chiamare Camilla ma non c'era nessuno. Sicuramente era ancora al supermercato con Stefan e si era fermata a vedere qualcosa di Londra. Sorrisi e mi sdraiai sul divano chiudendo gli occhi. Per un istante mi apparve in mente quello scontro del giorno precedente che era avvenuto con un ragazzo. Mi era già sembrato di averlo visto da qualche parte o per meglio dire mi era sembrato di vedere quell'attore inglese che avevo in tutta la stanza appeso ai muri: Robert Pattinson. Tuttavia era assolutamente impossibile così scacciai quel pensiero cercando di non farci molto caso. 

Il pomeriggio passò velocemente. 
Stanche per il viaggio e per le pance piene per le miriade cose che avevamo mangiato passammo l'intero pomeriggio a dormire e a riposarci un po. Erano già le sette pensai guardando l'orologio. 
"Alex sbrigati. Tra un'ora dobbiamo uscire e tu sei ancora così?" mi domandò Camilla. 
"Così come?" dissi abbassando lo sguardo per vedere i vestiti che indossavo. Avevo una maglietta larga e un paio di pantaloncini con delle calzette ai piedi. Alzai lo sguardo e solo allora pensai a ciò che intendesse. La cena. Stefan aveva detto che ci avrebbe portato a cenare in uno ristorante chiamato Olley's. Corsi subito verso la doccia. Tolsi gli abiti che avevo addosso e mi infilai dentro. Non appena ebbi finito uscii fuori mettendo un accappatoio blu. Cercai qualcosa da indossare dentro l'armadio e dopo qualche minuto optai per un vestitino nero semplice e un paio di decolletè nere. Misi un giubbotto viola a tre quarti ed uscii fuori dalla stanza con una pochette tra le mani. 
"Sei favolosa tesoro." affermò Camilla guardandomi. 
"Grazie". le dissi dandole un bacio in guancia. 
"Oh si Alex sei uno schianto stasera." sussurrò dopo un po Stefan prendendomi in giro. Lo spinsi piano e ridendo uscimmo tutti e tre dalla stanza. Camilla chiamò un taxi che si presentò subito davanti il nostro hotel. Ci infilammo dentro mentre dava le indicazioni del ristorante al taxista; senza dubbio il suo inglese era migliore del mio. Sorrisi e dopo circa dieci minuti arrivammo al locale. Era molto semplice ma allo stesso tempo carino e caloroso. C'era moltissima gente e a quanto pareva le specialità di quel ristorante era il pesce con patatine. 
"Adoro questo ristorante" dissi ridacchiando guardando entrambi che a loro volta mi osservavano confusi. 
Amavo il pesce e speravo solo che anche qui era buono proprio come lo faceva mia madre. 
La mia mamma. Quanto mi mancava. Ero arrivata da solo un giorno e ovviamente sentivo la mancanza della mia famiglia soprattutto quella di mia madre. Io e lei avevamo un legame così speciale. A volte litigavamo come matte altre invece bastava guardarci negli occhi per sfogarci un po. A noi bastavano molte volte gli sguardi perchè si sà che certe cose a parole non riusciresti mai a dirle come ad esempio 'Ti voglio bene'. Amavo mia madre, le volevo un bene dell'anima eppure non ero mai riuscita a dirglielo ma i miei occhi.. i miei occhi l'avevano fatto un miliardo di volte soprattutto quella volta in cui il mondo le stava letteralmente crollando addosso. 
"Alex.." senti pronunciare il mio nome. Era Camilla che mi faceva segno di avvicinarmi al tavolo che avevano appena trovato così alzai lo sguardo e mi stampai uno di quei sorrisi falsi sulle labbra. Ero a Londra ma non potevo cancellare quello che avevo vissuto.. non potevo cancellare il mio passato che per quanto volessi farlo sarebbe rimasto sempre tale. Mi sedetti ma dopo un po mi scusai con entrambi dicendo loro che andavo un attimo in bagno. Avevo bisogno di starmene almeno per qualche minuto per conto mio. 
"Prenotate pure. Tra due minuti arrivo" le dissi guardando Camilla che aveva già intuito qualcosa. Abbassai lo sguardo e mi diressi verso il bagno quando ad un tratto mi scontrai con qualcuno. Alzai lo sguardo e forse era solo un miraggio, forse era solo una luce, forse era solo un piccolo sogno nel quale ero entrata oppure davanti a me, c'era proprio lui Robert Pattinson.
"Scusami" sussurrò guardandomi dritta negli occhi. I suoi occhi verdi-azzurri erano fissi sui miei castani. Erano rimasti incatenati eppure dovevo riuscire a distaccarli se non volevo apparire ancora più goffa e impacciata di quanto lo fossi già. 
"3..2.. 1. Scappa Rob. Tra poco la ragazza ti salterà addosso." sentii qualcuno ridacchiare e insieme a lui altre persone lo seguirono nella sua risata. Mi voltai e vidi un enorme tavolo con il cast di Twilight. 
Oh mio dio. 
Erano proprio loro? Mi guardai attorno e poi tornai ad osservare il loro tavolo. C'era Kellan seduto accanto a Nikki poi Ashley insieme a Jackson, Kristen insieme ad un ragazzo che non conoscevo minimamente, poi Peter ed Elizabeth e infine Taylor. Tutti mi fissavano e in quell'istante sentii il panico assalirmi. Mi voltai e a passi veloci andai verso il bagno. Mi sporsi un po verso il lavandino aprendo l'acqua e iniziai a bagnarmi un po i polsi e la fronte. 
No non poteva essere vero.. mi stavo immaginando tutto. Doveva essere per forza così. 
"Stai bene?" chiese qualcuno ma non ci feci molto caso. Solo quando sentii una mano sulla mia spalla mi voltai e lo vidi nuovamente. Era Robert. Era lui e non era un sogno o un allucinazione. Lui era lì a poca distanza da me che mi fissava e attendeva una risposta da me. 
"Si sto bene" sussurrai in italiano. Avrei voluto cercare le parole adatte per ripetere quella frase in inglese ma subito dopo aggiunse "Meno male" in italiano ma mantenendo sempre quell'accento inglese. Aveva imparato l'italiano? Come? E perchè? Tante domande mi assalivano senza nessuna risposta. Volevo solo capire quello che stavo realmente vedendo in quel momento. Insomma era lui.. era davvero lui? 
"Se ti stai chiedendo se sono veramente Robert Pattinson, la risposta è si" ammise passandosi una mano tra i capelli e ad un tratto vidi un lieve sorriso spuntare sulle sue labbra. 
Era lui allora. 
Di fronte a me c'era davvero Robert Pattinson. 
L'uomo che avrei voluto vedere tantissime volte. 
L'uomo che avevo sognato ed amato fin da quando l'avevo visto in Twilight. Era stato un colpo di fulmine e pian piano ogni volta che lo vedevo in tv incominciavo ad innamorarmi di lui sempre di più. Ogni volta che si presentava sullo schermo iniziavo ad impazzire, a saltellare come una matta per tutta la stanza. I miei occhi divenivano subito lucidi e il cuore batteva all'impazzata. Era strano ma era quello che avevo provato per tanti anni ed era quello che sentivo adesso. Dopo tanto tempo riuscivo a sentire di nuovo il cuore battere velocemente e i miei occhi che per tanto tempo erano rimasti spenti.. una luce sembrava illuminarli di nuovo. Nelle mie labbra si fece spazio un enorme sorriso. Sembravo una perfetta ebete e ad i suoi occhi potevo apparire decisamente imbranata e stupida ma poco mi importava. Sapevo che quella sarebbe stata la prima e l'ultima volta in cui l'avrei visto e volevo ricordare ogni emozione che aveva provocato in me quell'attore londinese. 
"Devo andare"
"Si anch'io" sussurrai. 
Insieme uscimmo dal bagno e ognuno si avviò al proprio tavolo, notando solo dopo che non era molto distante dal mio. 
Ci fu l'ennesimo sguardo tra me e lui e poi tornai ad avviarmi verso il tavolo con una sola differenza. Ero arrivata malinconica e triste mentre adesso avevo una strana luce negli occhi, il cuore mi batteva forte quasi come volesse farmi capire che avesse ripreso di nuovo vita e la felicità sembrò invadermi tutta in una volta. Eppure mentre da una parte mi sentivo elettrizzata e felice dall'altra parte c'era qualcosa davanti a me: il nulla che ansioso mi attendeva perchè lo sapevo. Sapevo che quel misto di felicità e di allegria alla fine sarebbe durato solo un attimo.





Ps: Ecco a voi il secondo capitolo. Alexandra e Robert si sono finalmente incontrati ma siamo ancora all'inizio ed entrambi sono molto timidi. Mi chiedo che cosa succederà adesso tra i due ;) Alex pensa che quella sia l'ultima volta in cui ha visto Robert.. sarà davvero così? Ah vi anticipo fin da adesso che ci saranno alcune cose che non corrisponderanno alla realtà. Nikki in questo momento si sta frequentando con Ian? Ebbene dimenticatelo perchè qui nella mia FF non sarà così ;) 
Buona lettura.. e aspetto le vostre recensioni. Forse per alcuni di voi non sono importanti ma per me si perchè essendo una ragazza molto insicura voglio capire se davvero possa interessare questa storia oppure no. 
Un bacio. 
A presto. 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2780084