some nights|the marauders era

di seeyouthen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** family, fire and faith ***
Capitolo 2: *** bad guy, broken heart and bones ***
Capitolo 3: *** souls, shades and sight ***



Capitolo 1
*** family, fire and faith ***


family

 

 

James alzò lo sguardo e gli occhi di suo padre, di un castano scuro e caldo, si illuminarono.
«Certo che può restare, James, va' pure a dirglielo», disse con gentilezza. James corse uscì dalla cucina e scattò verso il piano superiore, dove Sirius si stava rinfrescando e cambiando dopo il viaggio.
Mr Potter era stato sempre comprensivo nei confronti di Sirius. Conosceva i Black – chi non li conosceva nel Mondo Magico? - ed era quasi con sollievo che aveva accolto Sirius in casa sua. Walburga non era mai stata una donna dal grande istinto materno e Orion era un uomo crudele. Non doveva essere stato facile per un ragazzo come Sirius crescere in una tale famiglia. James aveva raccontato a lui e a sua moglie di come i Black avessero cercato di inculcare pregiudizi contro i Babbani, i Mezzosangue e i Traditori nella mente di quel povero ragazzo; di come, una volta entrato nei Grifondoro, i suoi genitori avessero iniziato a trattarlo come un estraneo, o peggio; di come suo fratello, un giovane Serpeverde, gli avesse voltato le spalle.
Sentì i passi rapidi di James e Sirius correre giù per le scale e si sedette a capotavola, in attesa, perfettamente calmo. Il tavolo traboccava di alcuni tra i migliori piatti di Mary.
«Mr Potter!», esclamò Sirius facendo irruzione nella stanza. L'uomo si lasciò scappare una risata divertita e felice. Sirius sembrava molto più riposato e calmo di prima. «Ora puoi chiamarmi John», gli disse con un ampio sorriso.
Sirius annuì, prima di ricominciare il suo piccolo discorso. «Grazie per avermi accolto qui. Devo molto sia a lei che a Mrs Potter. Non so proprio come sdebitarmi».
«Sirius, caro, non ce n'è assolutamente bisogno», intervenne Mary posando una mano sulla spalla del ragazzo con fare affettuoso prima di sedersi di fianco al marito.
«Esattamente», le fece eco John, «in una famiglia ci si aiuta sempre».
Il sorriso di Sirius fu così grande, brillante e pieno di gratitudine che John provò quasi la sensazione di non meritarselo. Vide James abbracciare forte l'amico come fosse un fratello e non poté fare a meno di stringere la mano di Mary, posata vicino alla sua sulla tovaglia bianca. Avevano sempre desiderato un secondo figlio e, in un modo o nell'altro, alla fine era arrivato.
Era appena iniziata una nuova vita, ora erano in quattro.

 

fire

 

Lily era una fiamma – James l'aveva sempre saputo.
I suoi capelli erano del colore del fuoco e danzavano come fiammelle mosse dal vento ogni volta che correva nel prato o faceva un giro sulla Nimbus con lui durante l'estate. 
Lily aveva anche un carattere indomabile e pericoloso. James ancora portava le cicatrici di quella volta in cui l'aveva delusa, andando in missione la notte nella quale, secondo il Medimago, sarebbe dovuto nascere Harry. Poteva ancora sentire le ferite bruciare sul cuore, quelle ferite che si erano aperte non appena la voce di Lily si era fatta troppo alta e le lacrime avevano iniziato a riversarsi copiose sulle sue guance, un istante prima che lui varcasse la soglia per tornare il mattino dopo
Ma il dolore era passato, come i mesi, e ora James era sdraiato nel suo letto, sotto ad uno strato di coperte disordinate. La testa di Lily era appoggiata sul suo petto.
Era il 30 ottobre del 1981, Harry Potter dormiva placidamente nel suo lettino e James carezzava i capelli di sua moglie.
Non sapeva cosa sarebbe accaduto meno ventiquattro ore dopo.
Sapeva solamente che le labbra di Lily – quelle labbra che si stavano posando sulle sue, che lo baciavano con passione – ardevano più del Whisky Incendiario.

 

 

faith

 

Sirius non aveva mai creduto in nulla.
Non credeva che la magia potesse sistemare ogni problema, non credeva che l'amore potesse essere più forte di qualsiasi cosa, non credeva che qualcuno, da lassù, stesse vegliando su di lui.
Sirius non credeva in se stesso. Da quando aveva visto i primi accenni della vera guerra – i Mangiamorte, qualche settimana prima, erano andati a fare una gita a Hogsmeade – aveva la più assoluta certezza di morire giovane. Avrebbe combattuto, perché non era un codardo, ma non era convinto di sopravvivere.
Sirius non credeva nemmeno nel destino. Scherzando, Peter una volta aveva detto che l'incontro dei Malandrini era stato un regalo del destino. Sirius gli aveva risposto che erano tutte cazzate, quelle sul destino. Sono le persone a scrivere la propria storia e se loro quattro erano diventati così tanto amici, be', era solo per merito loro.
«Pad, vuoi puntare quella bacchetta sulla tua maledetta moto e non sulla mia faccia? Non vedo niente», borbottò Remus durante un pomeriggio afoso di Luglio. Era il '77, e Sirius aveva comprato da solo un mese la sua motocicletta. Naturalmente l'aveva già rotta, facendo un incidente mentre inseguiva James a cavallo della sua scopa. Non aveva ancora preso confidenza con le misure, così... enormi in confronto a quelle delle Nimbus.
Remus aveva così avuto l'incarico di aggiustare il suo gioiello. Sirius non se l'era proprio sentita di leggere il manuale, soprattutto se pieno di termini babbani, e quindi aveva lasciato l'incombenza a Remus, che non aveva saputo dire di no.
«Hai finito di lamentarti, Moony? Siamo qui da più di un'ora, il mio braccio è stanco, capiscimi», borbottò lui in risposta.
«Sirius Black», ringhiò Remus con il tono di chi ne ha decisamente abbastanza, «non osare dire un'altra parola. Non ho mai toccato un motore o un'altra di queste cose e tu mi hai messo a fare il meccanico, quindi sta' zitto, passami quell'affare laggiù e prega che qualche santo ci faccia il miracolo di far finir bene questa storia».
Sirius sogghignò. «Dai, amico, non ti abbattere, sono convinto che tu ce la possa fare con le tue forze», lo incitò dandogli una pacca sulla spalla.
Perché in fondo, lui, credeva in Remus Lupin.

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Capitolo 2
*** bad guy, broken heart and bones ***


bad guy

 

 

Remus, in quella notte calda e tranquilla di Maggio, sentì la mano di Sirius sfiorargli il petto e rabbrividì non appena quelle dita calde e familiari si posarono sulla sua pelle. Sospirò, un sospiro che celava parole e gesti che ancora non aveva il coraggio di esternare.
«A volte non mi sembra reale», disse Sirius.
«Cosa?», rispose Remus intrecciando le sue dita con quelle del ragazzo. Sirius sorrise tristemente.
«Noi, la Stamberga, la pace...», mormorò chinandosi su Remus. Si baciarono dapprima con delicatezza, assaggiando leggermente l'uno le labbra tremanti dell'altro, poi con un passione, lasciando che tutte le parole non dette scivolassero in loro. Non era il loro primo bacio, ma era un nuovo uragano di emozioni.
«Remus», sussurrò ancora Sirius. Remus udì una melodia tutta nuova nel suo nome, una di quelle che non si sarebbe mai stancato di ascoltare. Quella maledetta voce roca faceva sembrare una semplice parola che in diciotto anni era stata mormorata, detta e urlata miliardi di volte la cosa più bella e preziosa mai esistita. Sembrava che Sirius dicesse il suo nome solo per fargli vibrare ogni dannato muscolo, per attirarlo sempre più vicino a lui.
A Remus venne da ridere. Ricordò quando avevano scritto la Mappa, tutti insieme, due anni prima. Era toccato a lui scrivere le parole giuro solennemente di non avere buone intenzioni. Remus, alla fine, di buone intenzioni non ne aveva mai avute quella notte. Non poteva averne, non con Sirius a quella distanza, così vicino, così bello, così... con la mano libera afferrò i capelli di Sirius e catturò di nuovo le sue labbra, baciandole, mordendole. A Remus piaceva mordere le labbra di Sirius.
Ma non bastava, no. Remus tirò Sirius così vicino a lui che ogni centimetro del loro corpo entrò in contatto. Per un attimo Sirius parve stupito dall'intraprendenza di Remus, poi rispose ai suoi gesti con ancora più furia.
Si abbracciarono e si strinsero e Remus sapeva che l'unica cosa importante era Sirius, Sirius che tremava in risposta ai suoi baci, Sirius che aveva il bacino così vicino al suo.
Remus spogliò Sirius e trattenne il fiato, guardando la pelle del ragazzo illuminata solo dalla luce della luna. Il suo viso era rigato da gocce di sudore, i suoi occhi grigi brillavano di una luce mai vista e i capelli erano incollati alla sua fronte, bagnati.
Sirius sorrise e si avventò su di lui, strappandogli via i vestiti. Remus sentì il suo corpo fremere e bruciare quando la sua pelle, per la prima volta, entrò completamente in contatto con quella di Sirius.
«Ho una cattiva influenza su di te», disse Sirius nella bocca di Remus, «Stai diventando decisamente un cattivo ragazzo».
Remus rise. «Sei un idiota».
«No, è solo che... Salazar, non riesco a starti lontano per più di un secondo», sospirò Sirius scuotendo la testa.
Remus, quella notte, quando fece per la prima volta l'amore con Sirius, si sentì completo e capì di aver trovato in Sirius l'amore. E nemmeno la guerra li avrebbe fermati.

 

 

broken heart

 

 

Severus fece scattare i suoi occhi da Potter a Lily.
«Non mi serve l'aiuto di una schifosa Mezzosangue!», le gridò addosso. Il viso di Lily, in un breve istante, fu attraversato da mille emozioni. Tristezza, delusione, rabbia. L'aveva ferita. Severus se ne rese conto non appena finì di parlare. Alla fine l'aveva fatto. L'aveva persa.
«Molto bene», gli disse lei in un tono così freddo che il sangue di Severus si gelò nelle vene, «vuol dire che in futuro non mi prenderò la briga di aiutarti. E se fossi in te mi laverei le mutande, Mocciosus».
Severus non udì un'altra parola, né di Potter né di Lily e men che meno di Black. L'unico rumore che riuscì a sentire fu quello del suo cuore, mentre si sgretolava piano.
Lily era sempre stata tutto per lui. Compagna di scuola, amica, confidente, la ragazza che amava.
Ora aveva perso tutto. Era solo.
Qualcosa in lui si era spezzato nel momento stesso in cui si era spezzato il filo che lo legava a Lily e sapeva che non sarebbe mai tornato la stessa persona di prima. Non senza lei.
In un attimo si ritrovò a mezz'aria, la testa al posto dei piedi. Non si scompose. Il suo viso era una fredda maschera di pietra. Vedeva ancora gli occhi di Lily, così belli, verdi e brillanti, colmi di lacrime. Non riusciva a vedere la bacchetta di Potter puntata verso di lui. Non provava nulla nei confronti di quel ragazzo, non più.
Lily Evans se n'era andata.

 

 

bones

 

 

Regulus sapeva, nel profondo, di stare facendo qualcosa di sbagliato. Lo sentiva nelle ossa. Eppure si imponeva di essere felice mentre porgeva il braccio sinistro a Lord Voldemort in persona.
Essere Marchiati significava una sola cosa: essere abbastanza talentuosi nelle Arti Oscure da essere notati dal Signore Oscuro e da essere chiamati a far parte della sua cerchia ristretta. Non vi era molto da essere fieri nell'uccidere con arte, ma i Mangiamorte si appigliavano con tutte le loro forze ai discorsi ammaliatori del Signore Oscuro, che li lodava per omicidi fantasiosi quanto crudeli e per torture malvagie, e finivano per esserlo. Regulus non si sentiva del tutto fiero di avere una mente corrotta dal buio e un cuore pieno di ambizione, ma si convinse del contrario.
Ogni suo muscolo fremette quando la mano destra di Voldemort si chiuse intorno al suo polso, proprio come fa un serpente con la sua preda. La bacchetta, fredda ed elegante, si posò sul suo braccio.
Cercò di non sussultare e trattenne il fiato.
Vide il Marchio Nero sorgere lentamente sulla sua pelle: l'inchiostro si faceva largo nelle vene, tra il sangue, prima di innalzarsi verso la superficie del braccio.
Faceva male, ma mai quanto la voce di Sirius che nelle sue orecchie sussurrava è sbagliato, tu sei diverso, non sei un Mangiamorte.
Ma Sirius dov'era? A dividere le lenzuola con qualche ragazzo del suo gruppetto, probabilmente, lontano da lui, lontano dal fratello che aveva ripudiato tanti anni prima per degli amici che Regulus disprezzava. L'aveva abbandonato a se stesso, senza una guida, un faro, ignorando il loro indissolubile legame di sangue.
Era solo colpa di Sirius se Regulus era finito in un covo di Mangiamorte - il Serpeverde ne era convinto - ma nonostante tutto non riusciva ad odiarlo. Non aveva dimenticato ciò che era stato.
E mentre nella sua pelle veniva suggellato il suo patto con la Morte, Regulus chiuse gli occhi, chiedendo perdono a Sirius.

























NdA: hello everyone! siamo arrivati al secondo capitolo di questa racconta. rigrazio la mia carissima danae98 per avermi dato il prompt 'giuro solennemente di non avere buone intenzioni', usato nella prima flash, insieme alla coppia da rappresentare. adoro quando fa la figlia di moffat in questo modo (?)
eccetto questa piccola digressione, volevo ringraziare mille volte tutte le persone che hanno letto questi miei sei folli scleri e quindi sono qui a leggere frasi ancora più folli. davvero, grazie, aw.
al prossimo capitolo, xxx

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Capitolo 3
*** souls, shades and sight ***


souls

 

 

Remus, qualche volta, credeva di vedere l'anima di Sirius.
Accadeva nelle notti buie, in cui Sirius a volte non riusciva più a sopportare il peso oppressivo che gli schiacciava il petto e crollava. Remus, nel baluginio delle sue lacrime, vedeva scorci d'anima. Era fragile, ferita, percossa, lacerata. E capiva per quale motivo loro fossero così intimamente legati. Erano solamente giocattoli rotti.
Un lupo mannaro e un ragazzo dall'infanzia infelice senza più famiglia. Sembrava l'inizio di una maledetta barzelletta triste.
Remus sorrise con malinconia guardando Sirius che leggeva di fronte a lui. La sua fronte era solcata da una ruga di concentrazione, i suoi occhi grigi scattavano da una parola all'altra, con avidità.
«Ti piace, eh, Pad?», domandò.
Sirius alzò la testa di scatto, sorridendo raggiante. «Dannazione, sì. Moony, sei il mio nuovo consigliere». Si passò una mano tra i capelli neri e mossi, leggermente più lunghi e disordinati del solito, e ricominciò a leggere.
Remus continuò a guardarlo. Gli aveva regalato quel libro solamente due ore prima e Sirius aveva già superato la metà.
Era stato facile scegliere il titolo, era anche uno dei suoi preferiti. Remus sapeva che gli sarebbe piaciuto perché alla fine, in fondo all'anima, lui e Sirius erano simili.

 

 

shades

 

 

«Marlene McKinnon», disse Sirius dal fondo del corridoio vuoto. La ragazza si voltò di scatto. I suoi capelli neri e lunghi saettarono nell'aria come mille fruste.
«Black», rispose lei in tono acido, fissandolo con presunzione negli occhi.
Sirius sorrise con malizia, deliziato dai toni bruschi di Marlene. Quell'atteggiamento era esattamente ciò che l'aveva attratto fin dall'inizio, come se loro due fossero state calamite destinate a respingersi e lui volesse a tutti i costi vincere la forza che mirava a dividerli.
La McKinnon era una sfida sfiziosa, lo era sempre stata.
«È inutile trattarmi male, Lene, so che in fondo io ti piaccio». Sirius avanzò a passi lenti e sicuri, il suono delle sue scarpe che rimbombava tra i muri, e si fermò a pochi centimetri dalla ragazza. Il suo respiro era lieve e lui quasi non riusciva ad udirlo.
«Tu non mi piaci, Black, sei un bastardo arrogante che pensa solo al Quidditch e a mettere in mostra i suoi bellissimi e disordinati capelli, facendo finta di non notare tutte le ragazzine che ti sbavano dietro. Sei un grandissimo stronzo, però mi diverti», replicò Marlene tutto d'un fiato.
Sirius fece finta di non avere udito nessuna di quelle parole, se non quel divertente pronunciato con una sfumatura di affetto nella voce, e la baciò.
Le labbra di Marlene erano piene e calde, e sorprendentemente si schiusero per lasciare spazio a Sirius, per lasciare che quel bacio, dapprima rubato, diventasse profondo, quasi romantico.
Sirius voleva assaggiare ogni centimetro della bocca di Marlene, lo desiderava da così tanto tempo... le mise una mano sulla schiena, attirandola a sé, e una tra i capelli, con gentilezza.
Non si staccarono mai, se non per respirare, sorridendo l'uno contro le labbra dell'altro, e Sirius pensò che fosse la miglior cosa accaduta negli ultimi cinque anni, da quando era salito sull'Hogwarts Express.

 

 

sight

 

 

Lily osservò James, seduto accanto a lei a Trasfigurazione.
I capelli erano disordinati e lui continuava a passargli una mano dentro. Era un vizio che Lily non aveva mai sopportato, ma che invece ora la faceva sorridere. Forse era stato il tempo, oppure l'abitudine, ma ora non provava più fastidio quando vedeva quella mano scivolare rapida verso la chioma ribelle.
Le venne quasi da sorridere, a guardarlo.
James scrisse qualche parola sulla sua pergamena e poi si voltò verso di lei. Un bagliore guizzò nei suoi occhi nocciola, così brillanti e attenti. Nonostante il comportamento decisamente infantile, James era intelligente, lo si vedeva nel suo sguardo.
«Hey, Evans, che è successo oggi?», le chiese in un bisbiglio avvicinandosi a lei.
Lily aggrottò le sopracciglia. «Come?».
«Sembri su di giri. Hai preso un'altra E?».
«No, no, è tutto normale».
James si strinse nelle spalle allegramente e tornò alla sua pergamena. Ridacchiò e passò il foglio a Sirius, che rise sommessamente non appena lesse le poche righe. James, notò Lily, era più bello quando rideva. Non ci aveva mai fatto caso negli anni, troppo presa a criticarlo per la sua arroganza e presunzione. Quando era colto dal riso, le sue labbra si tendevano in un sorriso dalla spiccata bellezza e i suoi occhi s'illuminavano. Era... strano, le sembrava quasi di stare osservando una persona diversa.
«James», sussurrò Lily. Lui si voltò immediatamente. «Ti ricordi quella volta in cui mi hai chiesto di uscire, qualche settimana fa?».
James annuì, interdetto. «Certo, e per la seconda volta – perché ricordo benissimo di averti chiesto di uscire anche al quinto anno – mi hai detto di no. Hai per caso cambiato idea?», domandò con un sorriso malizioso.
Lily arrossì improvvisamente. «La McGranitt ci sta fissando».
«Hai ragione, signorina Evans, sto guardando lei il signor Potter, che oltretutto ha appena mandato un biglietto sicuramente molto spiritoso a Black», sibilò la professoressa, «prima di disturbare anche te».
«Veramente sono stata io a chiamare Potter, professoressa. Mi ero persa una parte della spiegazione che lui invece ha scritto, proprio qui», disse in fretta Lily mostrando un foglio di frasi scarabocchiate di James. Non sapeva nemmeno se ci fosse scritto qualcosa di sensato. Probabilmente no.
La McGranitt parve stupita. «Allora... be', non lo fare più. Disturbi la lezione», annunciò incerta prima di tornare a parlare di un incanto di cui Lily non aveva udito nemmeno il nome, perché troppo presa a studiare con attenzione il suo compagno di banco.
«Perché mi hai coperto, Evans?», domandò James incuriosito alla fine della lezione.
«Farai meglio a chiamarmi Lily, James, perché stiamo per uscire insieme. Alla terza ho detto sì, visto?».
Così gli scoccò un'ultima, eloquente occhiata prima di avviarsi a passo rapido verso Aritmanzia, lasciando il ragazzo felice e a bocca aperta nel corridoio con Sirius.
E, mentre si voltava, Lily giurò di aver visto la McGranitt osservare lei e James, sorridendo. 














NdA: hi, eccoci qui ad un altro capitolo di questa raccolta. questa volta ho voluto rappresentare un james un po' diverso, uno che non chiede mille volte a lily di uscire, ma che la tratta tranquillamente, come un'amica. 
oltre a questa precisazione che mi sentivo in dovere di fare (nonostante sia l'anno in cui james matura ho avuto paura di uscire davvero troppo dal personaggio), volevo ringraziare tutti coloro che leggono. vi voglio bene e vi meritate un sacco di biscotti (?)
oh, se volete lasciare un commento di qualunque genere siete ben accetti!
alla prossima xxx

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