Un' inattesa pioggia d'amore

di Scarlett_Brooks_39
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Un' inattesa pioggia d'amore

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Capitolo I

E non sai quanto bene ti ho dato
e non sai quanto amore sprecato
aspettando in silenzio che tu
ti accorgessi di me
per capire quello che già sai che sono.


"Vorrei davvero che la mia vita fosse come un film d'amore. Lei, perfetta come una bambola, senza mai un capello fuori posto e lui, sempre attraente e dagli occhi cangianti. 
Vorrei che corresse sotto la pioggia, in prenda ad un temporale, solo per confessarmi il suo amore nei miei confronti. 
Vorrei affacciarmi alla finestra e vederlo bagnato da cima a piedi e dirmi: 'Ecco, lui è proprio quello giusto' e correre a perdifiato per le scale col rischio di cadere, fino in strada, abbracciarlo forte. 
Vorrei che mi facesse fare una piroetta, sollevandomi da terra, e poi vorrei baciarlo fino all'ultimo respiro nei polmoni. Ecco cosa vorrei, ecco l'aspetto più romantico della mia anima."
Concluse Isabel, battendo le mani sulle gambe ed alzando le spalle. 
Emily la guardò stranita ed al contempo con ammirazione. 
Era una a cui piacevano le storie drammaticamente romantiche. 
Martha stava giocando con il filo della coperta, arricciandoselo tra le dita.
"Per favore, dite qualcosa, mi sento una perfetta idiota."
Loro alzarono lo sguardo e sorrisero. 
Isabel afferrò un marshmallow rosa chiaro e celestino, il piatto principale del loro pigiama party, per nascondere l'imbarazzo. 
A volte volevano fare certe pazzie: una volta erano andate sulle montagne russe senza giorno di preavviso, altre volte avevano mangiato le cose più strane e caloriche che erano passate loro sotto il naso, un' altra volta ancora erano andate a fare il bagno di notte vestite. Il loro motto era: 'Non rimandare al domani ciò che puoi fare oggi. Goditi la vita nella bellezza dei tuoi quindici anni.' 
Per stasera il loro programma era un pigiama party e, dato che la madre di Isabel aveva  approvato, eccole qua a parlare dei loro più imbarazzanti e vomitevoli desideri e sentimenti sui vari aspetti di questa scoppiettante ed adolescenziale vita.
"È così... romantico. Non dai quest'impressione, dal di fuori. 
Insomma, è ti te che stiamo parlando, Isabel, la cinica e assolutamente anti romantica Isabel. Questo tuo lato è a dir poco... sconvolgente. E romantico."
Diciamo che non era proprio il tipo da mostrare alla gente questo suo lato, ma loro erano le sue amiche e doveva pur dirlo qualcuno. 
Ora si sentiva bene, da una parte, perché si era come liberata di un peso e male dall'altra, perché dirlo ad alta voce l'aveva fatta sentire davvero una cretina, più di ammettere a se stessa che in fondo in fondo c'era una parte romantica in lei. 
"Secondo me non sei sempre stata così, secondo me qualcosa, o più probabilmente qualcuno, ti ha fatto cambiare idea."
Isabel guardò di sottecchi Emily. 
Lei sapeva cosa le era successo, Martha no. 
Sì, erano inseparabili, ma si annidavano pur sempre dei segreti tra loro. 
"No, sono cinica e anti romantica da sempre."
"Mi è venuta fame a parlare. Passami i marshmallow, per favore."
Dopodiché si erano messe di nuovo a chiacchierare e non la finivano più. E solo alle due di notte si addormentarono.
Isabel non aveva sonno e continuava a rigirarsi e rigirarsi nel letto, finché non si alzò. 
Prese un bicchiere d'acqua, si voltò, trovandosi di fronte  Emily. Sobbalzò, sussurrando:"Emily!  Mi hai fatto prendere un colpo!"
"Non riesci a non pensare a lui, eh?"
"Ma no, che dici..."
Emily le rivolse il suo sguardo più eloquente, e solo allora Isabel vuotò il sacco, vomitando la marea di parole che teneva incanalate da parecchio, parecchio tempo.
"Non ce la faccio. Non posso continuare così."
"Ti capisco."
"Come puoi? Come puoi capirmi?"
"Cerco di mettermi nei tuoi panni e so che non è facile per te."
"L'eterna cinica Isabel prova dei sentimenti. Incredibile."
"Non essere così dura con te stessa, non è una situazione facile. E comunque, secondo me, Ryan non ama davvero Christine. Te lo dice una che lo conosce bene".
"Davvero? Perché sembra che siano molto affiatati. E sono contenta per loro, dico davvero! Anche se..."
"Anche se non sopporti quella voragine dentro te che continua a mangiarti l'anima, giorno dopo giorno."
"Beh, io non l'avrei detto proprio in questo modo ma si, è così. E non so davvero che fare."
Emily abbracciò la sua migliore amica, cercando di confortarla in qualche modo. 
La sua era proprio una situazione difficile e nessuna delle due sapeva cosa fare, o cosa dire.



"Isabel! Emily! Martha! Come state ragazze?" 
Esclamò Ryan, venendo loro incontro. A Isabel quasi venne un colpo. Rivederlo così, di colpo e soprattutto a braccetto con la sua nuova ragazza, Christine, le metteva uno strano subbuglio allo stomaco. Era così felice di vederlo e lo odiava allo stesso punto. 
Voleva cavargli le budella ed il cuore, per riprendersi il suo. Ryan glielo aveva rubato tanto tempo fa, il primo giorno di scuola.
"Ryan!"
Lei si era limitata a sorridere cordialmente, non tenendo conto del magone che le stava crescendo all'altezza del petto. Le mancava il respiro, le lacrime bussavano alle pareti dei suoi occhi. Voleva davvero piangere, piangere davanti a lui, così si sarebbe accorto di quello che lei provava. 
"Festeggiamo la nostra prima settimana insieme!" 
Aveva esclamato Christine, con quella sua voce così odiosa, così da risvegliare uno sconosciuto senso omicida in Isabel.
Lei deglutì a fatica, e sussurrò solo:"Complimenti ragazzi, siete una bella coppia".
Ryan la guardò, ma lei non lo corrispose, continuò a tenere lo sguardo su Christine, prendendola in giro per quei suoi occhi così piccoli e quelle sopracciglia uscite male.
"Ma invece tu, Isabel, come va con... Josh?"
"Joe."- la corresse lei, odiava quando la gente, soprattutto Christine, storpiava i nomi degli altri - "Non ci sentiamo più, l'ho lasciato."
"Oh no! E come mai?" - odiava la falsità di Christine, la odiava fino al midollo - "A dire la verità l'ho lasciato per un altro."
"Davvero? E chi è?" - come se te lo dicessi, pensò Isabel - "Oh, uno stronzo. Ti auguro di non averci mai a che fare. Ragazze, andiamo? Mi è venuta sete."
Accentuò la nota sulla parola 'stronzo' e gettò un'occhiata troppo eloquente per i suoi normali standard a Ryan, poi rivolse loro un sorriso e si avviò verso il bar. Si rifugiò in bagno, chiuse a chiave la porta e si accasciò a terra, distrutta.
Era stanca di tutto questo, era davvero stanca, ma poi si alzò, si guardò allo specchio e si sforzò di sorridere, dicendosi di sopprimere questi sentimenti e di andare sempre avanti. Era una persona forte, che non si lasciava scalfire da niente, ma soprattutto da nessuno. 

"Hai sentito della festa a casa di Emily?" 
Chiese Martha ad Isabel, mentre si stavano dirigendo verso gli armadietti.
"Sì, me ne ha parlato. Dobbiamo assolutamente andarci!"
"Ne sei sicura? Ci saranno anche Christine e Ryan... non so se sia la cosa migliore."
"Aspetta... tu sai?"
"Certo che so, Isabel. Sono tua amica, ho visto come lo guardavi, l'altra sera."
"Beh... ti risparmiata un piagnisteo infinito e privo di senso. Comunque sì, voglio andarci, quei due idioti non potranno rovinarmi la vita per sempre. Sono giovane, sono divertente, troverò qualcuno di cui impazzire e mi dimenticherò per sempre di Ryan."
"Lo sai anche tu che non è possibile. Lui è il tuo grande amore, ed anche se io non lo considero giusto per te, vedo come i tuoi occhi s'illuminano quando lo vedi, anche se lo nascondi."
"Io non..."
"Tu non... cosa? Dammi retta, è così."
Isabel sbatté frustrata la schiena all'armadietto. Era così stanca di dover ammettere le sue debolezze.
Guardò negli occhi la sua amica, e notò quante sfumature di celeste si diramassero all'interno della sua iride.
Aveva un'espressione dolce, comprensiva. In un certo senso le infondeva sicurezza.
"Sì, è così. Io lo amo, lo amo con tutta me stessa. E sono così stanca di ammetterlo, perché lui continua a ferirmi, ed è una cosa che non sopporto! Non voglio essere debole, ma forte, ma come faccio se non la smette? Ho cercato di farmela passare, dicendomi che era solo un'infatuazione, ma non lo è. È qualcosa di forte, troppo forte per i miei gusti e certe notti mi sorprendo a pensare a come sarebbe la nostra vita insieme, se il mio abito da sposa sarà panna, o bianco, o crema e poi mi immagino il nostro matrimonio e, credimi, io non sono il tipo che pensa a queste cose, ma... le penso lo stesso. Mi sta cambiando, l'amore mi sta facendo abbassare tutte quelle barriere che mi sono costruita intorno per non cadere, per non farmi male. Ryan le ha abbattute tutte, ed ora mi sento nuda, senza alcuna arma. Non lo sopporto, per di più i miei occhi devono sopportare la vista di Christine, quell'oca bionda ossigenata con il piercing all'ombelico e le unghie da strega. È sgradevole, e patetico. Ma in fondo, se quella è il suo tipo, io non ho speranze."
"Non dire sciocchezze! Ryan non è così, sta con lei perché non può avere te. Anche lui sa che non ha abbastanza coraggio da farsi avanti."
"E perché con Christine gli viene così facile?"
"Perché non la ama! Lui ama te, e lo sai!"
Isabel voltò la testa, oltre la spalla di Martha e vide Ryan baciare con passione Christine.
"A me non sembra. Comunque, alla festa ci verrò lo stesso e mi divertirò come mai."
Isabel prese un paio di libri con fare frettoloso, chiuse l'armadietto con un tonfo e se ne andò verso l'aula di Biologia, lasciando Martha da sola. L'amica sapeva cosa le stava capitando, la capiva, per questo sospirò e si avviò verso l'aula di Storia. 
Isabel sapeva che stava facendo la cosa giusta. Sarebbe andata a quella festa e sarebbe divertita come non aveva mai fatto. Non si sarebbe curata dei due, e se davvero, come diceva Martha, Ryan provava qualcosa per lei, allora l'avrebbe messo alla prova. 


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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Capitolo II



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Eri solo da incontrare, ma tu ci sei sempre stata.



Isabel si ricordava benissimo quando tutto era iniziato.
Si sentiva come un pesce fuor d' acqua, quel suo primo giorno di scuola. Tanti visi sconosciuti, tanti corpi simili a robot che si muovevano frenetici. Non conosceva nessuno, a parte alcune ragazze che a volte aveva notato in città. Si aggirava per i corridoi, in cerca della sua nuova classe. E poi lo vide. Un ragazzo alto e magro sedeva in un banco, attorniato dai suoi amici, che parlottavano lanciando occhiate alle tante ragazze che passavano davanti ai loro occhi. Ma aveva un' espressione familiare... Isabel era sicura di averlo già incontrato da qualche parte... ma dove? Quei suoi occhi verdi, misteriosi, variopinti di tante sfumature diverse, le ricordavano un qualcuno che le sembrava importante. Rimase come in uno stato di trance, finchè la campanella suonò. Come al solito, le era toccato il famoso 'banco di scarto', quello riservato alle ragazze impacciate come lei.
Il ragazzo misterioso si mise a sedere davanti a lei, ed un brivido la pervase.
Il banco accanto al suo fu subito occupato da una ragazza dai capelli ricci e mossi, una certa Emily, con un sorriso gentile. ' E' ora di ricostrursi una vita ' - si disse - ' Nuova scuola, nuovo futuro ' . Aveva scelto quel liceo per un motivo: per ricominciare. Voleva dare un taglio a quella sua monotona vita, voleva smettere di fare sempre ciò che facevano gli altri. Doveva venire a capo della sua timidezza, però. Da oggi in poi sarebbe stata una persona diversa, un' altra Isabel Moore.
Emily era davvero simpatica, forse sarebbero diventate amiche. Forse Isabel avrebbe trovato una vera amicizia, visto che fino ad allora era stata la più timida della classe, da sempre. A dire il vero aveva avuto un migliore amico, si chiamava Scrat ed era un criceto.
Ma poi era morto di crepacuore, mentre correva a perdifiato sulla sua ruota. Era stato un duro colpo per Isabel, aveva solo cinque anni.
Dieci anni dopo quell' episodio, aveva nuove prospettive.
Il ragazzo misterioso si voltò, guardando negli occhi entrambe, poi solo lei.
"Ehy, non è che avresti una penna da prestarmi?"
Fu esattamente in quel preciso momento che Isabel si ricordò chi fosse. L' aveva visto tante volte da piccola, a casa di sua nonna.
Era il nipote di Annie, la signora che spesso sua nonna invitava per fare due chiacchiere. A quel tempo Isabel era una palletta di ciccia, con guanciotte tonde e denti a castoro, appena spuntati. Sua nonna l'adorava. Adorava i suoi capelli lunghi e castani, gli occhioni dolci ed espressivi, il carattere remissivo ma forte.
Solo sua nonna la capiva davvero, solo lei aveva visto quanto tempo impiegava se una cosa non veniva come voleva Isabel, solo lei sapeva che sotto quel faccino dolce da angelo c' era la grinta di una tigre.
Isabel si ricordava di lui. Era un caldo pomeriggio d'estate...

"Nonna! Nonna!"
Isabel correva con quelle sue gambette corte e paffute verso il gatzebo, in giardino, per cercare sua nonna. Scrat aveva avuto un problema e dovevano aiutarlo.
"Isabel, sono qua!"
La bambina seguì la voce dolce ma rauca della nonna, raggiungendola.
Non era sola.
Oltre alla signora Annie, l' amica della nonna, c'era qualcun altro.
"Ryan, presentati, avanti."
Un bambino spuntò da dietro la sedia della signora Annie, con fare diffidente. Isabel notò subito i suoi occhi verdi. Erano di un colore così intenso... che lei s' incantò a guardarlo, inclinando la testolina tonda da un lato.
Lui si fece avanti, e chinò appena la testa, in segno di saluto. Forse era troppo timido per dire o fare qualcosa.
Le risate delle nonne li distrassero da quell' indescrivibile magia che si era creata.
"Isabel, perchè non fai conoscere a Ryan il tuo amico Scrat?"
Isabel stava per dire di no e guardò la nonna imbronciata. Non voleva che Ryan conoscesse il suo unico amico, aveva paura che così facendo glielo avrebbe portato via. Ma il suo sguardo eloquente le fece cambiare idea.
Malgrado tutto, si limitò a sbuffare. Prese Ryan per una mano e lo strascinò nella sua cameretta, facendolo sedere sul tappeto bianco, davanti alla gabbia di Scrat.
"Lui è Scrat, il mio migliore amico. Ha un problema: la sua ruota si è rotta, e ora non può più correre. E' molto triste."
Ryan non disse niente. Prese Scrat e lo affidò alle mani di Isabel. Dopodichè corse di sotto, lasciando la bambina in aria interrogativa. Quando tornò, si mise ad accomodare la ruota con il suo kit da riparazione.
Cinque minuti dopo, il criceto correva felice sulla sua bella ruota accomodata un po' alla meglio.
Fu quello il momento in cui Isabel provò una grande gioia, simile ad un bagliore improvviso dentro se'. Non si sarebbe più scordata quel momento...


"Come sta Scrat?"
Disse il ragazzo misterioso, guardandola negli occhi con uno sguardo divertito.
Si ricordava.
Si ricordava di lei.
Proprio di lei.
Nessuno l' aveva mai fatto prima e lei non se n'era mai preoccupata più di tanto. Era ovvio, non era una bambina particolare, perchè ai suoi occhi non era mai stata così interessante.
Eppure, lui si era ricordato.
"E' morto come ha passato la sua vita intera: correndo sulla ruota."
Ribattè lei, con un sorriso amaro, ma in fondo divertito. Proprio come in quel caldo pomeriggio d'estate, non riusciva a non guardarlo con quello sguardo perso, curioso, inclinando la testa da una parte.
"Ah! Sapevo che non dovevo accomodarla!"
"Beh, il mio migliore amico ha preferito vivere con intensità ma morire giovane. Una scelta che gli è costata cara."
"Non lo farei mai: a me basta vivere."
"Ti serviva una penna?"
Isabel gliene porse una, la sua prefrita. Sapeva che nelle sue mani sarebbe stata al sicuro.
In quel preciso momento, lei si accorse che quella sensazione di un tempo la stava pervadendo ancora.
E ora sapeva anche che era un' emozione molto forte, bella o brutta che fosse.

La ragazza tornò a casa, e scoppiò di gioia, ripensando a cosa era successo quella mattina. Ryan si era ricordato di lei. Per la prima volta, si sentiva importante ed apprezzata.
Quella sera Emily le aveva chiesto di andre insieme al pub in centro.
Non aveva esitato: prima regola del suo nuovo piano, farsi degli amici VERI, animali esclusi. Chissà, magari ci sarebbe stato anche Ryan, forse avrebbero potuto parlare ancora dei vecchi tempi, fare strani aneddoti su Scrat, tante cose che in Isabel avrebbero risvegliato un sentimento antico, che credeva ormai sepolto.

E proprio come si aspettava, Ryan era lì, ma non era lui. Stava giocando a biliardo con tre ragazze bionde e dalle gambe lunghe, sempre invidiate da Isabel. Adesso il suo fisico si era affusolato, ma non era cresciuta in altezza. Era sempre stata per tutti la dolce e piccola Isabel.
Fatto sta, lei non riusciva a credere che quel ragazzo tanto simile a Ryan, fosse veramente lui. Rideva, scherzava, beveva. Si muoveva con quelle movenze seducenti, da playboy. Chi era veramente Ryan Green? Quel ragazzo bellissimo e sagace, quel ragazzo che non aveva esitato ad accomodare la ruota del suo migliore amico criceto e quello che si era ricordato di quella bambina tonda e bassa, anche dopo anni, o il seducente playboy che prendeva l' amore solo come uno stupido gioco? Isabel non lo sapeva, ma l' avrebbe scoperto, anche se questo significava scavare nel lato più oscuro della sua anima.
Isabel era stanca di essere rifiutata. Cercava in tutti i modi di rompere quelle barriere trasparenti ma fortissime che tenevano Ryan prigioniero. Cos'aveva? Perché il Ryan che conosceva lei non c'era più?
Basta. 
Gli avrebbe confessato i suoi sentimenti, una volta per tutte. Era questo ciò che pensava quando camminava spedita tra i corridoi di scuola, con un paio di libri in mano. Il morbido maglioncino lilla la teneva al caldo, come al sicuro. Ed a lei sarebbe servita molta sicurezza per fare ciò che era in procinto di fare. 
Lo vide. 
Era appoggiato ad un armadietto, con una bella bionda davanti. 
'È solo un'amica', si disse per farsi coraggio.
"Ryan, io... dovrei parlarti."
Lui la guardò con aria curiosa, e scacciò via la bionda come una mosca, che si dissolse nella folla studentesca.
"Dimmi tutto dolcezza."
"Senti... so che forse ti sembrerà strano, ma... Mi piacerebbe se un giorno tu ed io, beh... se noi... uscissimo insieme."
La sua espressione sembrava indecifrabile. La guardava in modo curioso, quasi a chiedersi come mai le avesse fatto quella domanda. Sembrava strano, ma a lui non era mai successo. Forse perché aveva avuto paura di una cosa nuova, forse perché lo spaventava rapportarsi con Isabel, forse perché non voleva smentire la sua fama di playboy. Fatto sta, si mise a ridere. Isabel voleva scoppiare a piangere in mezzo a tutti. Perché stava ridendo? Cosa c'era che non andava?
"Cioè, vuoi farmi credere che il fatto di essermi ricordato del tuo stupido criceto, ti abbia fatto pensare di avere una speranza con me?"
"I-io.... io credevo che..."
"Credevi... cosa? Tu non mi conosci, non mi conoscerai mai."
"Hai ragione, io conoscevo un altro lato di te. Ora che ho capito che non c'è più non voglio avere niente a che fare con uno stronzo montato come te. E ora scusami, ma devo andare."
Detto questo, Isabel gli lanciò un' ultima occhiata di ghiaccio e si diresse a passo spedito verso i bagni. 
Entrò in uno e, appoggiandosi alla porta, iniziò a piangere. Singhiozzava così forte da non riconoscere la sua stessa voce. Si sentiva tradita, umiliata, in imbarazzo. E lei odiava sentirsi così. Con uno scatto si alzò in piedi e si portò davanti allo specchio. Osservò quella ragazza minuta, bassa e dagli occhi profondi ed imperlati di lacrime. Il mascara sciolto scorreva lungo le sue guance, rigandogliele.
Aveva ragione sua nonna: all'apparenza era fragile, debole, ma dentro, nel profondo della sua anima, Isabel possedeva la grinta di una tigre. Sentì quella grinta salire su per tutto il torace, fino ad arrivare alla bocca, agli occhi, al volto.
Teneva gli occhi chiusi, per respirare e per buttare fuori tutto il suo dolore. 
Quando li riaprì, non era più la stessa. 
O meglio, era sempre Isabel, ma una Isabel nuova, con una strana barriera intorno per proteggerla. Nessuno l'avrebbe penetrata o spezzata, nessuno mai l'avrebbe più ferita. Nei suoi occhi marroni notava una luce diversa, una luce chiara, luminescente.
La luce di quella grinta da tigre che finalmente era venuta fuori.

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Capitolo 3
 
I can’t believe it,
I’m not myself,suddenly I’m thinkin’ of no one else
You make me shudder
Ohh I really need to know
Or else you gotta let me go.


Isabel si guardava allo specchio con un'espressione soddisfatta. Indossava un paio di jeans neri, strappati sulle ginocchia, un paio di stivaletti alti ai piedi. La maglietta argento sfavillava sotto la luce della lampada, e ricadeva morbida sulla cintura borchiata. Aggiunse una giacca di pelle nera, si acconciò i capelli corvini a mo' di boccoli ed usò la matita nera per rifinire il contorno dei suoi occhi, in maniera leggera. Stese un po' d'ombretto marrone scuro sulle palpebre e concluse il tutto con del mascara volumizzante, che fece diventare le sue ciglia lunghe come non lo erano mai state. 
'Forse catturerò qualcuno, così.'
Disse a se stessa, per incoraggiarsi.
'Non catturerai nessuno, sei innamorata di Ryan'.
La sua coscienza emerse dal lato più nascosto di se', quello che poche volte faceva capolino.
'No. Stasera mi divertirò e mi libererò di lui, per sempre.'
Disse ancora, con tono duro, sopprimendo la sua coscienza. Faceva sempre così: sopprimeva le emozioni, le ignorava, faceva sì che non influenzassero le sue scelte, ma era di notte che agivano. Spesso aveva incubi, spesso si girava e rigirava nel suo letto cercando di liberarsi di loro. Ma il suo amore per Ryan, tutte le sue paure, le si rivoltavano contro e lei non poteva farci niente. 
Ripensava alla Isabel di un anno fa, quella timida e dolce ragazza dell'Italia, che si vestiva sempre come una bambolina e credeva nell'amore, anche se i suoi genitori si erano separati. Così, per dirsi che era sempre dentro lei, nascosta da qualche parte, spolverò sulle sue guance del fard rosa, che le ricordava lontanamente quella che era una volta. 
Si sentì meglio e, come un gladiatore che si prepara all'arena, arrivò a casa di Emily, pronta a gettarsi nella mischia, ancora una volta, nell'ultima vera battaglia che affronterà.

                                                          *****************

Tutto ciò che Ryan sentiva erano le risate acute della sua ragazza, Christine. Si sforzava di sorriderle, dato che era di carattere molto permaloso e non sopportava non essere al centro dell'attenzione. Forse era proprio questo il suo più grande difetto. Oltre ad altri mille, ovviamente. Non capiva nemmeno perché stava con lei. Forse perché era bella, bionda, magra e con una bella carrozzeria. Ma più si sforzava di trovare un suo pregio, più si convinceva che tutto quello che stava facendo era sbagliato. Perché stava con lei? Per Isabel. Fu l'unico vero motivo che gli venne in mente. Credeva che farla ingelosire avrebbe migliorato le cose, ma non era stato affatto così, le aveva solo peggiorate. Non capiva perché non si facesse avanti lui stesso, forse aveva paura di non essere abbastanza per lei o di far venir fuori il lato più debole di se'. Perché, diciamocelo, lui non era affatto il tipico ragazzo dolce e timido nei confronti delle ragazze. Era il tipico 'bello e dannato' della scuola e la cosa gli recava onore, secondo lui. 
L'amore è un gioco, si diceva, posso fare ciò che voglio; sono giovane, bello, avvenente. Tutte mi vogliono. 
Perché, allora, il suo stomaco si chiuse ed il suo corpo iniziò a fremere quando si ritrovò davanti Isabel? 
Era così... sexy, quella sera. I pantaloni neri le calzavano alla perfezione, mettendo in evidenza le sue morbide curve e la canottiera argento sfavillava sotto la luce delle lampade. Si guardava intorno, come in cerca di qualcuno. 
Ryan era certo che quel qualcuno era sicuramente lui. 
Sapeva che Isabel aveva una cotta per lui da tanto tempo, ma non capiva che cosa ci trovasse. 
Da quando si erano conosciuti certe volte la trattava male, come per esempio quando baciava ardentemente Christine davanti a lei. Amava fare lo stronzo, farla soffrire. 
Perché Isabel stava ancora dietro a lui? Meritava meglio di così, meritava una persona dolce e gentile, che la ricoprisse di complimenti e regali, non uno come lui. 
Anche se non voleva ammetterlo, sapeva che la sua in realtà era una battaglia contro se stesso. Voleva nascondere il lato più dolce di se', perché sapeva che i bravi ragazzi rimanevano sempre fregati. Era questa la sua più grande paura: non essere accettato, essere respinto, rimanere da solo, soffrire. 
Per questo si nascondeva dietro la maschera del cattivo, dell'egoista, del menefreghista. Perché così nessuno avrebbe mai e poi mai potuto rifiutarlo, perché sapeva per esperienza personale che il cattivo vince sempre. 
Non era come nelle favole, in cui il principe e la principessa vivono felici e contenti ed il cattivo muore, era come se la realtà fosse la brutta copia, l'esatto contrario della fantasia. Questo lui l'aveva testato sulla sua pelle, e la sensazione non era stata particolarmente piacevole. Ma doveva smetterla, disse a se stesso. 
Doveva smetterla di nascondersi, doveva abbattere le sue barriere. Fu la vista di Isabel che gli fece cambiare idea. 
Si accorse di tenere a quella ragazza più di quanto immaginasse, e che continuare a farla soffrire era da idioti. 
Mise da parte se stesso e pensò solo a lei. Basta essere egoisti, bisogna cominciare ad amare.
Stava avanzando a grandi passi verso Isabel, sicuro di se' come al solito. Lei sorrise entusiasta quando lo vide, e lui mostrò i suoi denti bianchi di rimando. Ma quando furono abbastanza vicini da sfiorarsi, Isabel lo oltrepassò, esclamando:
"Ehi, Joe!"
Joe? Chi è Joe? Ryan si voltò, la fronte corrugata e l'espressione stranita.
Isabel stava abbracciando calorosamente un ragazzo rossiccio e dai capelli corti. 
Joe. 
Si ricordò di lui, era l'amico di Emily. Sembrava aver notato Isabel, ma a lei non importava. E allora perché ora lo stava abbracciando in quel modo? 
Isabel si voltò verso il ragazzo con un sorrisetto malizioso. I suoi occhi profondi lo catturarono, come un gabbiano in un oceano di petrolio. 
Si sentiva appiccicato a lei, non riusciva a riprendere il volo. Era ovvio che voleva farlo ingelosire. 
Bene, avrebbe contrattaccato.
Stava per dire a Christine di farsi un giro, e confessare ad Isabel, finalmente, dopo lungo tempo, ciò che bramava tanto dirle. 
Cambio di programma. 

Joe era piuttosto sorpreso del ritorno della ragazza. 
Non l'aveva mai vista così espansiva nei suoi confronti. 

Isabel stava tirando fuori il lato più sensuale e femminile di se', voleva far capire a Ryan di che pasta era fatta realmente. 
"Joe, portami a ballare!"
Stasera lei si sentiva libera, leggera come una piuma, mentre si librava nella pista da ballo in mezzo ad altre decine di persone. 
Casa di Emily era grande, in più i suoi genitori avevano lasciato la città per qualche giorno, quindi nessun problema. 
Vide poi di traverso la chioma bionda ossigenata di Christine, portata per mano al centro della pista da Ryan. 
L'aveva evitato apposta, prima.
I suoi capelli castano chiaro erano imbevuti di gel, quella sera. 
La camicia bianca, leggermente stropicciata, sottolineava la sua linea sottile, ma tonica. 
I suoi occhi balzarono su di lei, misteriosi, come se nascondessero una certa aria di sfida. Voleva la guerra? L'avrebbe avuta.
Iniziò un gioco di sguardi, persuasivi ed infuocati. 
Christine e Joe non parevano accorgersi di quel che stava succedendo, continuavano a ballare, sotto le luci delle lampade di casa di Emily, rapiti da quel ritmo travolgente e persistente. Joe iniziò a sfiorare i fianchi di Isabel, con fare non troppo deciso, come impaurito di fare troppa pressione. Come se Isabel fosse un oggetto delicato, e lui avesse paura di romperlo.
Ma Isabel voleva che lui la sfiorasse così, voleva che quel bastardo di Ryan crepasse di gelosia, se davvero era capace si provarla. 
E Ryan la provava, oh sì se la provava. 
Ad ogni sguardo di lei sentiva una fitta allo stomaco che lo spronava a fargliela pagare. Intanto Christine iniziò a dargli baci sul collo. 
Isabel non riusciva a tollerare quella scena, era così... straziante. 
Allora guardò dolcemente negli occhi Joe, e gli sfiorò la guancia sulla quale affiorava della barbetta incolta. Gli mise le mani intorno al collo ed inclinò la testa, come a porgergli il collo. Non sapeva bene cosa fare, Isabel non si era mai comportata così con lui. Tuttavia, la avvicinò a sé ancora di più. 
Le loro labbra si toccarono leggermente, poi più intensamente. Fu proprio con quel bacio che Isabel si accorse di non amare nessun altro, all'infuori di Ryan. 
L'unica cosa che le venne in mente fu 'Cosa prova adesso Ryan?', non 'Sto baciando un ragazzo, dovrebbero scoppiarmi mille fuochi d'artificio dentro, fino a farmi esplodere'. 
Non aveva mai ancora sentito le farfalle nella pancia, o avuto alcun sentimento che non fosse imbarazzo. 
Poi successe tutto in un lampo: si sentì trascinare via da Joe, un paio di mani forti  staccarono le sue labbra da quelle del ragazzo e qualcuno le si mise davanti. Era Ryan, che aveva appena dato un pugno nella guancia di Joe. Isabel si sentì pervadere da una fiamma sconosciuta, ma anche familiare. 
Era come se un sorriso volesse affiorarle sulla bocca, ma voleva dimostrarsi arrabbiata. In fondo era contenta che Ryan avesse picchiato Joe, allontanandolo da lei. 
Voleva dire che finalmente aveva abbassato le barriere, che finalmente aveva detto a se stesso basta con le bugie. 
Voleva dire che si era finalmente accorto di tenere a lei. 
Joe era in terra, il pugno seguito dalla spinta era stato forte. 
Isabel si precipitò su di lui, per sentire se stesse bene. 
In fondo, aveva pur sempre dell'umanità. 
Christine era sbigottita: continuava a guardare Ryan, che ansimava con l'aria di un toro, ed a tenere la bocca aperta.
"Ryan! Ma che ti prende!"
Esclamò Christine. Lui non le rispose, continuava a guardare Isabel.
"Joe, tutto bene?"
Gli sussurrò lei, poggiandogli una mano sulla guancia dolorante. Aveva un grosso segno rosso, che si estendeva dalla bocca fin su all'occhio. 
Joe si limitò ad annuire, confuso. 
Isabel non poteva più sopportare tutto quello, era successo troppo in fretta, troppo violentemente. Sentiva che la sua testa stava per scoppiare. 
Si alzò ed uscì da casa di Emily, correndo. 
Il cielo era scuro, presto si sarebbe messo a piovere. Ecco che una leggera goccia di pioggia le pizzicò il volto. 
Cosa poteva fare? Tornare indietro? No, neanche morta. 
Non sopportava sentirsi in imbarazzo, per di più in mezzo a metà della sua scuola. Iniziò a correre, mentre la pioggia diventava sempre più forte, sempre più persistente, e le stava rovinando i capelli mossi per l'occasione. 
Il trucco si sarebbe sciolto presto, trasformandola in un clown. Stava scappando da tutto e da tutti, ma soprattutto da Ryan. 
Perché aveva dovuto farlo in mezzo a decide di persone? Perché non l'aveva fatto davanti a lei e basta? 
Odiava il suo desiderio di protagonismo, sempre in cerca d'attenzione. Era una delle cose che più la infastidiva di lui.
"Isabel!"
Ryan la stava raggiungendo, sotto la pioggia, bagnandosi come un pulcino.
Ma cosa voleva ancora da lei? Prima sbuffò, spronandosi a continuare la sua fuga e ad ignorarlo. Ma poi si voltò, fermandosi.
"Cosa vuoi?"
"Devo parlarti."
"Non ho né il tempo, né la voglia. Voglio solo andare a casa."
Teneva le mani incrociate al petto e lo sguardo alto, senza mai incrociare gli occhi di lui. 
"Non m'importa. Adesso mi ascolterai."
"Ecco, bravo, obbligami."- si avvicinò impetuosamente a lui, pervasa da una scossa d'energia che non aveva mai conosciuto prima- "È questo tutto ciò che sai fare. Obblighi le persone a fare quello che vuoi tu, perché sei solo un'egoista!"
"Isabel..."
"No, no, adesso mi ascolterai. Ho passato un anno intero della mia vita a correrti dietro, sopportando tutte quelle sgualdrine che da un giorno all'altro diventavano tue fidanzate. Per loro era un onore esserlo, non è vero? Sai una cosa? Anch'io la pensavo così; ora provo solo pena per quella che ero."
"Io..."
"Ed ho sopportato, e sopportato ogni giorno di questo dannato anno tutte loro. In silenzio piangevo e mi rivoltavo nel mio letto la notte, pensando a te. 
Ed è stupido perché non avrei dovuto! Perché tutto questo mi sta lacerando l'anima, mi sta rovinando la vita. E la causa sei solo tu!"
"Isabel, maledizione, ascoltami!"
Ryan cercava di farsi ascoltare, doveva dirle ciò che provava per lei. 
Quelle parole erano come un animale inferocito che voleva liberarsi da una gabbia che stava diventando sempre più piccola.
Erano ad un metro di distanza l'uno dall'altra. 
Il ragazzo voleva bruciare quello spazio, baciandola ardentemente sotto la pioggia, ma il vomito di parole di Isabel lo bloccava. 
Continuava a gesticolare con le mani, in preda ad una crisi isterica. Faceva sempre così, quando era nervosa. 
"Dio, come sono stata idiota! Avrei potuto rifarmi una vita, avrei potuto trovare un ragazzo dolce e carino, qualcuno a cui sarebbe importato davvero di me, invece di uno stronzo come te. 
Perché sì, sei uno stronzo Ryan, un fottuto stronzo affetto da mania di protagonismo! 
Perché quel gesto, prima? Perché adesso? Hai buttato giù le tue barriere? Sei finalmente riuscito a diventare qualcuno? Ti sei fatto un esame di coscienza? 
Sono stata umiliata, derisa, messa in imbarazzo, per non contare di ciò che hai fatto a Joe! Cosa c'entrava lui? Sei così malato dall'essere sempre al centro dell'attenzione che non ti accorgi di quello che ti sta succedendo attorno, e questa è una delle cose che più odio di te. Perché credimi, ce ne sono tante. Potrei farti una lista lunga chilometri...."
Senza che se ne accorgesse, Ryan aveva avanzato verso di lei ed in quel momento si ritrovarono a soli pochi respiri di distanza. 
"Ti amo."
Le sussurrò lui, interrompendo il suo monologo, con un tono che Isabel non sentiva da tanto, quello del vecchio Ryan. 
Lei non credeva alle sue orecchie, non pensava che tutto sarebbe successo così velocemente, così drasticamente, così.... come aveva sempre desiderato. 
"C- come?"
Isabel sbatté le palpebre velocemente, sorpresa come non mai.
"In tutto questo tempo... ho cercato di essere una persona che in realtà non sono io, una persona che odio essere. 
Pensavo di essere perso e che stare al centro dell'attenzione fosse la soluzione a tutti i miei problemi... 
Dopo il tradimento di Caroline, la mia prima ragazza, ho cercato di cambiare me stesso. Pensavo che se me ne fossi fregato il dolore sarebbe stato meno... straziante. 
Non riuscivo più a sopportarlo, non riuscivo più ad andare avanti. Tu eri così dolce, ma anche così misteriosa. Volevo davvero conoscerti meglio. Ma se avessi buttato giù le barriere, avrei dovuto ricominciare a soffrire. Ho scelto me stesso, ancora una volta, invece di te. 
Perché è proprio questo che sono: un egoista. 
Ma nonostante tutto, non so cosa farei senza di te."
La guardò negli occhi con fare sincero. Sentiva che le sue barriere pian piano si stavano sgretolando, che pian piano la pioggia le stava sciogliendo a terra. 
"Non vorrei amarti, ma lo faccio."
Isabel sentiva che la sua voce si stava via via rompendo, incrinata dall'emozione e dall'amore che provava per Ryan.
"Ma ti giuro Ryan, se mi farai soffrire, se mi costringerai di nuovo a..."
"Quel Ryan non c'è più."
La rassicurò lui, con tono dolce. La guardava con un amore che non pensava potesse mai provare. Le sue barriere non c'erano più, erano sparire, lavate via dalla pioggia purificatrice. 
"Ti amo, Ryan."
Lui non disse niente, le cinse i fianchi e con un fare morbido, leggero come non era stato mai con una ragazza, sfiorò le sue labbra. 
In Isabel successe qualcosa. 
Fu come se mille fuochi d'artificio scoppiassero dentro lei, come se mille farfalle s'impossessassero della sua pancia. Faceva quasi male, ma poteva sopportarlo. 
Per Ryan, era sicura di poter fare qualsiasi cosa. Perché non le importava più tutto quello che le aveva fatto passare; tutte le notti in bianco, tutte le lacrime soffocate nel suo cuscino, tutte le fitte di dolore che aveva provato alla vista di lui con un'altra gallina ossigenata. 
Dopo quel bacio, non le importava più. 
Adesso era come se quei brutti ricordi non ci fossero più, come se la pioggia li avesse cancellati. 
Ryan le teneva una mano sulla schiena, tirandole leggermente la canottiera argentea. Guardò negli occhi quella bellissima ragazza dagli occhi color cioccolato, e le fece fare una piroetta in aria, mentre lei rideva felice. Adorava il suo sorriso. Da ora in poi avrebbe fatto tutto il possibile per vederlo sempre affiorare sulle sue morbide e carnose labbra. 
Isabel non capiva più niente, sapeva solo che, dopo tanto tempo, era proprio tutto come aveva sempre immaginato. 



E saremo quel che tutti sognano,
quell’amore che i cantanti cantano
tanto forte, potente,
immenso che sembra esagerato e impossibile
con il petto che sembra esplodere
che non serve altro più per vivere
che non c’è parola per descrivere
che non ti sceglie e che non si fa scegliere.

Che potrebbe scomparire l’Universo
tranne noi.


E rimasero lì, sotto quelle gocce fredde e persistenti, in mezzo alla strada, a baciarsi come nessuno dei due aveva mai fatto. E mentre la pioggia li bagnava, portava via anche tutto ciò che prima era stato di loro.
Spazzò via il vecchio Ryan e la vecchia Isabel, lì purificò e li rese delle persone nuove. 
E con quel bacio, rimasero avvolti dall'amore che entrambi provavano l'uno per l'altra.

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