free falling

di xfval
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** .1 Prologo. ***
Capitolo 2: *** .2 Primo. ***
Capitolo 3: *** secondo. ***



Capitolo 1
*** .1 Prologo. ***


Non gli piaceva andarsene in giro a fare da guardia ad una stupida bimba.
Si dondolava svogliatamente su un'altalena Luke Hemmings, angelo custode di Spencer Morgen. 

Quella mattina di maggio il vento gli sfiorava la pelle e lui se ne stava lì, nel suo nascondiglio di luce, a portare a termine il compito affidatogli. 
Sarebbe stato libero solo una volta portato a termine. Era morto all'età di diciotto anni, per cause tragiche.
A Luke non piaceva badare a Spencer, che aveva solo sei anni.
Era stato catapultato in questa situazione contro il suo volere.
Lei era una bambina molto irrequieta e sempre sorridente, una cosa normale alla sua età. Aveva questo suo modo di guardare le persone, di inchiodarle con uno sguardo.
A lui però non faceva tanto piacere stare lì.
Avrebbe preferito continuare a girare per il mondo, magari facendo qualche scherzetto di tanto un tanto sfruttando le sue doti da spirito. Ma anche quando sei un fantasma la vita ti spiaccica come un insetto. 
Alla sua morte si era trovato in uno stato di incoscienza totale. I primi giorni gli altri angeli si erano impegnati davvero tanto per fargli apprendere la notizia del suo decesso nel modo migliore. Quando si muore, si resta temporaneamente nel limbo, il luogo in cui vengono smistate le anime. 
Luke si era guardato intorno e aveva scrollato le spalle "almeno non invecchio." aveva ammesso in modo beffardo. Ma dentro stava morendo. 
Era sempre stato un ragazzo molto positivo, guardava sempre il lato migliore di tutto, anche quando si trattava di affrontare la sua morte. 
Era convinto che vivendo in questo modo la vita gli sarebbe risultata più semplice e magari le cose le avrebbe affrontate in modo migliore. 
Cercava sempre di vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo, perché lui infondo lo sapeva che la vita non gli avrebbe concesso molto tempo. 
E adesso se ne stava lì su quell'altalena, a giocherellare con una margherita appena fiorita. La voce di Spencer che giocava con le sue amichette gli rimbombava nella testa. 
Erano odiose quando iniziavano a canticchiare quelle canzoncine smielate. 
A Luke probabilmente sarebbero anche state di garbo, all'età di cinque anni. 
Ma alla fine quella genuinità gli piaceva. Gli piaceva quella mattina di maggio in quel parco a Sydney. Gli piaceva fare finta che il sole gli riscaldasse appena la pelle. Gli piaceva il profumo delle margherite appena fiorite.
Infondo la morte non è poi così brutta. 
Non era cambiato poi così tanto da quando era in vita. L'unica differenza, era che il suo cuore non batteva più. 
Nel suo petto, il nulla. 
Spencer sorrideva e correva arrampicandosi sulle giostrine del parco.

I suoi genitori vegliavano su di lei, con lo sguardo di chi avrebbe fatto di tutto pur di renderla felice. Luke si domandava spesso cosa ci facesse lui lì se Spencer aveva già i suoi genitori. Ogni volta veniva liquidato con "ogni cosa al suo tempo."

Ma cosa doveva aspettare ancora?
Sentiva i passi di Spencer e i suoi genitori allontanarsi, mentre lui era ancora inchiodato lì. 
Si guardava intorno, mentre osservava le persone. Tutte con un angelo custode.
A diciotto anni non si ha la consapevolezza che la propria vita sarà distrutta nel giro di una notte. 
Si era alzato svogliatamente, l'altalena dondolava un po. Aveva ripreso il suo skateboard e si era avviato verso casa, sicuro che in pochi minuti avrebbe raggiunto il gruppo. 
Le vans aderivano perfettamente alla tavola, come il jeans stretto alle sue gambe. Una camicia a quadretti rossa e nera sventolava man mano che avanzava. Era un bel ragazzo, Luke Hemmings , con gli occhi azzurri e i capelli biondi. 
Il piercing nero sul labbro luccicava al sole. Se non fosse stato invisibile agli occhi umani molte ragazze l'avrebbero già notato con gusto.
Li vedeva, pochi metri più avanti, i genitori di Spencer. Magraret e Jason Morgen. Tenevano per mano la bimba, sollevandola in aria di tanto in tanto urlando "volaaa".

Il papà di Spencer, Jason, era un pilota. Anche se piccola quella bimba aveva volato già tantissime volte.
Luke sorrideva. 
Gli ricordavano i suoi genitori e i suoi fratelli, questi ultimi, sempre  pronti a fargli i dispetti. 
Ci pensava, a come fossero cambiati dalla sua morte. A quanto le persone potessero cambiare nel giro di sei anni. 
Luke ci pensava.

Pensava che avrebbe visto Spencer crescere a vista d'occhio e diventare una donna nel giro di poco. 
Per quanto potesse non sopportare quella bimba, si sentiva un po' come un padre, come la prima volta che si sbucciò un ginocchio. 
Piangeva, gli occhi enormi pieni di lacrime incorniciati da folte ciglia, la facevano sembrare un cerbiatto smarrito. 
Stava giocando al parco e Luke pensò di aver fatto un errore madornale. 
Si avvicinò a lei, preoccupato, e le accarezzò una guancia. Lei sembro sentirlo, perché smise di piangere. Sorrise, si rialzò, e continuo a giocare.

L'angelo rimase un po' perplesso.
Fissava la bambina correre verso i suoi amici, la ferita sul ginocchio rossa.
Avevano un legame strano, loro due. 
Un legame che avrebbe superato anche la morte. 





Ciao ragazzi :) 
Prima di tutto mi presento, sono Valentina.
Ho deciso di scrivere questa storia perchè mi frullava nella testa da un pò. 
E' da Giugno che la scrivo e ho già molti capitoli pronti. 
Per adesso questo è il prologo, spero vi piaccia o almeno vi attiri un pochino pochino (?)
Vi prego di farmi sapere cosa ne pensate, anche in una recensione di due parole haha. 
Non è una storia come tutte le altre, lo so. 
Diciamo che in questa breve anticipazione si capisce davvero poco della vita dei protagonisti e di quello che succederà.
Vi prometto che già dal primo capitolo sarà tutto più chiato. Entreranno in gioco anche Ash e Cal, mentre Mikey avrà (almeno secondo me) il ruolo più importante di tutti che, però, entrerà in scena un pò più tardi.
Basta dilungami, il primo capitolo lo posto fra tre giorni o meno, cercherò di essere il più puntuale possibile.
Grazie per l'attenzione, ad ogni modo.
Un bacio.
Vale x
p.s: ringrazio Giorgia e Giuly per avremi sostenuta e sopportata durante la ''procreazione'' della storia haha. 

Per domande, curiosità o altro, questo è il mio twitter: 
@5seconds0fhaz 

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Capitolo 2
*** .2 Primo. ***


La sveglia suonò due volte quella mattina. Spencer giaceva ancora nel letto sommersa dalle coperte.
I capelli nocciola sparpagliati sul cuscino, le lunghe ciglia chiuse sulle guance.  La voce di Margaret riecheggiava fra le pareti "Alzati Spenc". Un grugnito, le coperte si mossero, uno sbuffo.
La ragazza aveva sbattuto varie volte le palpebre, stropicciandosi poi gli occhi. 
Luke Hemmings rideva, appoggiato allo stipite della porta, mentre leggeva un fumetto. Gli occhi azzurri intenti a scorrere sulle parole, i capelli biondi alzati in un ciuffo. "Sempre la solita Spenc." aveva detto fra se e se. 
La ragazza si era alzata, strusciando sgarbatamente i piedi sul pavimento. Odiava doversi alzare presto per andare a scuola. Avrebbe preferito rimanere nel letto a dormire, al caldo sotto le sue coperte. Avrebbe preferito trascorrere la mattinata leggendo un libro, sorseggiando una cioccolata calda. E invece doveva andare a scuola. Aveva compiuto il solito rituale del mattino, aveva salutato la madre e si era avviata verso scuola. Quella mattina Sydney viveva di un'aria tutta nuova. Faceva freddo, le persone erano tutte rannicchiate nei propri cappotti. A lei piaceva il clima nuvoloso, la neve. Le piaceva riscaldarsi davanti al camino quando tornava a casa, le piaceva rannicchiarsi nelle coperte del suo caldo letto, le piaceva uscire con la pioggia. Non era una ragazza come tutte le altre, Spencer Morgen. La pioggia le piaceva perché c'era qualcosa di malinconico e libero in essa. Un po' come era anche lei. Malinconica e viva.

Luke la seguiva, gli scarponi leggermente slacciati ai piedi. Ogni tanto qualcuno gli si infrangeva contro, passandogli attraverso. Era una sensazione strana, essere attraversati. Solleticava lo stomaco.

Lui sorrideva, osservando le persone che gli si scagliavano contro. Chi troppo in ritardo, chi troppo in pensiero, chi troppo triste, chi troppo sbadato. Le persone si erano ridotte a vivere la propria vita freneticamente, dimenticando di viverla in modo positivo. Forse con il tempo se ne sarebbero resi conto. Perché il tempo guarisce, o peggiora. 
Dieci anni erano passati in fretta, e in dieci anni le cose cambiano, certe cose si dimenticano e le persone vanno via. 
E Luke ricordava tutto. Ricordava la morte di Jason, il padre di Spencer, del dolore che aveva assalito la famiglia alla notizia della perdita. Ricordava i lunghi silenzi, quegli anni che avevano fatto crescere quella ragazzina di soli dodici anni, poiché la madre era stata assente emotivamente per un po'. Quella perdita le aveva distrutte. Anche con Jason la vita aveva deciso di essere crudele. 
L'aveva visto, il giorno dell'incidente, ai piani alti. Luke stato convocato per dei nuovi incarichi. Jason era arrivato sconvolto, i vestiti sporchi di sangue. Faceva fatica a capire dove si trovasse, cosa fosse successo. Lo stomaco del ragazzo si chiuse. Aveva imparato a considerare quell'uomo come parte integrante della sua vita e vederlo in quello stato di shock l'aveva turbato. Anche se lui non era minimamente a conoscenza della sua esistenza.

Era circondato da un gruppo di Angeli, che cercavano di calmarlo senza successo. Luke aveva deciso di andare a parlargli.
Si era avvicinato piano, e nel modo più calmo aveva detto "Ti trovi nel limbo, il luogo in cui le anime vengono smistate. Sei morto in un incidente aereo."
Non era mai stato bravo con le brutte notizie. Non era mai stato bravo a dire addio. Sapeva anche che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe rivisto Jason. Le anime morte per cause tragiche dovevano solo passare oltre. 
L'uomo l'aveva guardato come se fosse pazzo. Non riusciva a crederci.

Faceva freddo, quella mattina di Giugno. Spencer si stringeva nel suo cappotto, mentre aspettava l'autobus. Avrebbe dovuto essere abituata al clima di sydney, ma era sempre stata molto freddolosa.
Luke passeggiava tranquillo, a suo agio nella sua t-shirt a mezza manica dei nirvana. I fantasmi non sentono ne freddo ne caldo. 
Eppure sentiva il vento sfiorargli la pelle, solleticargli la peluria bionda delle braccia. 
Aveva attraversato una parete del pullman come se nulla fosse, prendendo posto vicino a Spencer.
Gli piaceva osservare il mondo dall'autobus, su questo lui e la ragazza erano molto simili. 
Spencer si guardava attorno, avvolta nel suo cappello bordeaux, gli occhi nocciola incorniciati dalle folte ciglia irritati dal freddo. Ripassava mentalmente gli appunti presi in classe per affrontare il test di biologia che si sarebbe svolto quella mattina. 
L'angelo rideva. Spencer era buffa quando era preoccupata. Aveva quel suo modo di accigliarsi, di chiudersi in se stessa, che somigliava molto al suo. 
In dieci anni aveva scoperto che erano molto più simili di quanto si aspettasse. 
La ragazza aveva sobbalzato appena l'autobus si era fermato. Era arrivata. Aveva raccolto con fretta le sue cose ed era corsa giù, i lacci delle scarpe sciolti. 
Luke lo sentiva, una storta, una caduta, i lacci fra i piedi, un incidente. Aveva questo potere, di poter fermare il tempo, di avvertire le cose.
A lui piaceva, bloccare tutto. Notare i particolari, gli sguardi. A volte si fermava a disegnare, nel suo quadernino pieno di ricordi. Niente in particolare: uno sguardo, un sorriso, una foglia. Aveva raccolto volti ed emozioni che probabilmente le persone non sapevano neanche di avere. 
Si era alzato dal sedile, il tempo fermo. Aveva percorso il corridoio del bus passandosi una mano fra i capelli biondi. Aveva rimesso la situazione a posto prima che potesse succedere il disastro.  Era sceso dal bus, Spencer sana e salva sul marciapiede. 
Aveva sbattuto le ciglia, il mondo aveva ripreso a vivere. 
Questo faceva, Luke Hemmings. Salvava le persone, perché qualcuno non aveva avuto la premura di salvare lui. 

 

Spencer camminava a passo veloce, ansiosa di arrivare a scuola. Si era diretta verso il suo armadietto e aveva posato i libri. Solitamente non era nervosa per i test, ma quella mattina era più ansiosa del solito. 
Luke si era affiancato a lei, vicino l'armadietto. Aveva sposato la sua attenzione ad un gruppo di ragazze che squadravano dalla testa ai piedi i giocatori della squadra di football , facendo qualche risolino isterico di tanto in tanto. 
"Che stupide." aveva detto scoppiando in una risata beffarda. Aveva imparato a riconoscere il carattere di ogni persona presente in quella scuola. Luke aveva spostato la sua attenzione su una ragazza. 
Alla sinistra di Spencer, Emily Priston, detta la ragazza più ambita della scuola. Capelli rossi, alta, bel fisico, occhi nocciola. Una bellezza rara, che pochi potevano permettersi. Purtroppo lei la usava per fare la civettuola con i ragazzi, o meglio, voleva far credere a tutti di essere una senza cervello snob. In realtà era molto intelligente, e da li a poco avrebbe ottenuto una borsa di studio per il college. 
All'ingresso Bradley Grosed, etichettato "nerd della scuola." Fisico normale, sul metro e sessanta, occhiali pendenti sul naso. Girava per la scuola con il suo zaino colmo di nuovi esperimenti e di fili, perdendo qualche pezzo di tanto in tanto. 
Luke rideva, lo trovava un tipo interessante. 
Aveva posato la sua attenzione su Spencer, che al suono della campanella, si era diretta verso l'aula di biologia. 
Sarebbe stata un'ora di continui pensieri e tanta, tanta biologia.



Spencer mangiava svogliatamente il suo pranzo, giocherellando con qualche maccherone.
Il formaggio filava e appiccicava tutto. La mattinata era trascorsa abbastanza in fretta, tra aule e professori, ma lei era preoccupata per il test.
Avrebbe determinato il rendimento di tutto l'anno. Sentiva il vociare dei ragazzi nella mensa, ma lei era assente. 
"Spenc, spenc. Ci sei o devo attivare l'interruttore?" Aveva attirato  la sua attenzione Ashton, il suo migliore amico. Aveva i capelli biondo sul bronzeo, gli occhi tra il verde e il miele. Indossava una simpatica bandana arrotolata fra i capelli, facendo partire i ricci in tutte le direzioni.
Spencer non era stata mai brava ad avere amicizie durature con le ragazze. Era sempre stata più un maschiaccio che una ragazza tutta rose e fiori, per questo la maggior parte delle volte si era trovata davvero male in relazione con lo stesso sesso. Liti, gelosia, dispetti. Erano cose che non facevano per lei.  Ecco perché aveva più amici maschi che femmine. 
"Si scusa, Ash." si scusò sorridendogli. "So che ti preoccupa il Test, ma non puoi farti condizionare la vita così. Sei giovane, hai tempo per la depressione." la riprese lui strizzandgli l'occhio. 
Spencer sorrise, così fece anche Luke. 
Gli piaceva, Ashton. Era un tipo particolare. Se fosse ancora in vita probabilmente sarebbero andati molto d'accordo. 
"Hai ragione, scusa. È che determina tutto questo test, e non sono mai stata un genio in biologia." si giustificò lei. 
"Hei, anche se andasse male non puoi farne una tragedia.
Nella vita le batoste le devi prendere, sennò sarebbe troppo facile." aveva risposto Ash addentando una crocchetta di pollo. 
Un ragazzo moro, dai tratti asiatici fece capolino al tavolo. 
"La signora della mensa diventa ogni giorno più inquietante." aveva esordito Calum Hood, sedendosi insieme ai ragazzi. Aveva i capelli scuri, le labbra grandi e  un paio di occhi capaci di scrutarti l'anima. "Buongiorno anche a te piccolo kiwi." lo aveva salutato Spencer con un sorrisetto. Il ragazzo irrigidì . "Ti ho già detto di non chiamarmi così, Spenc. Solo perché sono mezzo irlandese e mezzo kiwi non vuol dire che devi chiamarmi così a vita." l' aveva rimproverata lui. I ragazzi scoppiarono un una risata. "Okay okay cal, cosa dicevi riguardo la signorina Bells?" aveva risposto ashton. 
"Quella donna mi fa senso ogni giorni di più. Oggi mi ha sorriso in un modo raccapricciante." Aveva detto il ragazzo con un verso di disgusto. 
A Luke piacevano quei ragazzi. Avrebbe voluto che facessero parte della sua vita, un giorno. 
I tre si erano alzati, portandosi appresso la spensieratezza di tutti gli adolescenti diciottenni. 
Luke camminava al loro fianco, ascoltando le conversazioni e intervenendo di tanto in tanto.

Si fa per dire. 
"Oggi il tempo è stupendo." aveva notato Spencer uscendo dall'istituto. Osservava il sole filtrare fra le nuvole. 
"Un po' strano per il solito clima di Sydney." aveva risposto Calum.
"Oggi per poco non prendevo una nota in condotta." Ashton aveva affermato di botto. 
I due ragazzi si erano girati a fissarlo perplessi. Luke lo guardava e rideva. Aveva assistito alla scena in classe quella mattina, mentre faceva il suo solito giro quotidiano. 
"Cos'è successo?" aveva domandato Calum.
"Beh ecco, ieri non ho studiato perché ho perso tempo a guardare le puntate registrate di my little pony con le mie sorelle-" "Aspetta, aspetta, aspetta. Guardi ancora my little pony?" l'aveva interrotto Calum ridendo. 
"Cosa c'è di male?" Ashton aveva chiesto. "Hai diciotto anni Ash!" Calum aveva risposto. 
"L'età è solo un numero." si era giustificato, per poi continuare " e comunque il signor Trager ha deciso di interrogare proprio me. Io gli ho risposto che non avevo fatto i compiti, lui mi ha chiesto il perché, e io ho risposto dicendo la verità.
Pensava lo stessi prendendo in giro." aveva concluso facendo scoppiare tutti a ridere. 
Luke rideva insieme si ragazzi. Se la ricordava la scena. Ricordava Ashton cercare di convincere il professore della verità, mentre lui era intento ad urlargli contro fra le risate dei compagni di classe. 
Erano belli quei ragazzi, con i loro piccoli difetti. 
Si sentiva a casa. 


Hallo!
Ciao a tutti :) 
Come promesso, sono tornata presto con il primo capitolo, anche se da ora in poi cercherò di aggiornare una volta a settimana.
Beeene, diciamo che sono entrati in gioco anche Ash e Cal, e si è capito un pò di più della vita dei due protagonisti.
Come avete visto, Spencer è cresciuta e non è più la bimba di una volta.
Vi prometto che le sorprese non finiranno e che dal prossimo capitolo le cose diventeranno davvero interessanti.
Ci tenevo a puntualizzare che ho inventato tutto, non so come funzioni la vita dopo la morte ma io l'ho immaginata così.
Volevo anche dire che in Australia è inverno quando da noi è estate, quindi non è strano che a Giugno faccia freddo.
Bene, come sempre, se vi va, fatemi sapere cosa pensate della storia. 

Sono contenta poichè il prologo ha avuto 94 visualizzazioni, mi sento meno sola haha. 
Ringrazio le tre ragazze che hanno recensito il prologo:


kennylove89
_Marta16_
Heitsgiu


e gli altri che hanno inserito la storia fra le preferite\seguite\ricordate.
Un bacio.
Vale x

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Capitolo 3
*** secondo. ***


Quel pomeriggio Spencer era uscita con la scusa di dover andare in biblioteca.
Aveva mentito alla madre, consapevole che sarebbe andata dritta al capanno.
Ci volevano giusto 20 minuti di autobus da casa sua e, anche se la madre era contraria, lei non poteva rinunciare alla sua passione più grande: volare. 
Dalla morte del padre la madre le aveva proibito di avvicinarsi a qualsiasi cosa riguardasse il volo, ma lei non riusciva.
Aveva questa cosa dentro, che la spingeva a disobbedire. 
L'appuntamento era sempre lo stesso: 15.30 alla fermata dell'autobus, lei, Calum e Ashton.
A loro piaceva accompagnarla. Avevano imparato molte cose, tutti insegnamenti che Spenc aveva appreso dal padre. Luke se ne stava lì, vicino ai tre ragazzi, ad osservare come suo solito le persone. Gli piaceva osservare. 

La ragazza aveva percorso la solita strada, aveva salutato lo stesso cane del vicino.
Quel giorno si respirava vita pura.
"Allora che si fa oggi?" aveva domandato Ashton con gli occhi pieni di emozione.
"Dobbiamo sistemare il motore e l'elica, il temporale ha rovinato parecchie cose." Aveva risposto Spenc. 
"Allora oggi ci si sporca." aveva esclamato Cal. 
I ragazzi scoppiarono in una risata. Il capanno era un ex aeroporto abbandonato che aveva acquistato il padre di Spenc durante la sua gioventù.
Lo usava più che altro come officina di riparazione per gli aerei. Dalla sua morte, era stato affidato al suo migliore amico, Oliver, nonché co-pilota.
Ad Oliver piaceva ricevere le vistite di Spenc, nonostante i divieti della madre.
Entrambi si coprivano a vicenda: lui alzava un po' troppo i gomito disobbedendo al medico, lei veniva al capanno disobbedendo alla madre. Equo. 
Al loro arrivo, quell'uomo un po calvo, tozzo, sulla cinquantina, aveva accolto i ragazzi con un mega sorriso. Il volto sporco di olio e grasso, la tuta da meccanico "ciao ragazzi." 
I ragazzi avevano ricambiato il saluto, e si erano poi diretti al loro box. 
Spencer si occupava della manutenzione di un Cessna 152, uno dei primi aerei da addestramento del padre, che ormai era diventato suo. 
Luke aveva attraversato le porte in ferro del box, trovandosi davanti alla struttura in ferro del velivolo. 
La luce gli aveva illuminato il volto, quando la ragazza aveva aperto le porte. Le brillavano gli occhi alla vista dell'aereo. 
"Ed ecco che non ascolta più nessuno." aveva esclamato Calum in tono beffardo. 
Luke si era accomodato comodamente su un'ala del velivolo, con le vans che dondolavano a penzoloni. Osservava tutto, da lassù. Poi lo aveva sentito. Un barattolo di vernice che stava cadendo dal mobile, Spencer giusto sotto. 
Un battito di ciglia, il tempo fermo. 
"Devi smetterla di essere così maldestra." si era lamentato l'angelo mentre si era spostato per indirizzare il barattolo lontano dalla ragazza. 
Aveva preso di nuovo posto sull'ala, un battito di ciglia, il tempo aveva ripreso a scorrere. Un tonfo, del clolore azzurro versato sul pavimento. 
I tre ragazzi sobbalzarono. "Sei sempre tu, Spenc." Aveva esclamato Ashton.

"Ew, sembra pipì di puffo." aveva esclamato calum facendo ridere tutti. 
"Che ne sai com'è la pipì di puffo?" Aveva domandato Ashton perplesso.

"Fantasia." si era giustificato il moro. 
Spencer aveva raccolto i lunghi capelli castano in una cipolla, e aveva poi raccolto il barattolo dal pavimento. Uno schizzo di vernice le aveva raggiunto la guancia, sotto l'occhio. 
"Non riesco a trovare la chiave inglese." aveva esclamato pulendosi la faccia. 
"Questa?" rispose Calum mostrando un arnese in ferro dalla forma allungata. "Esatto" aveva sorriso la ragazza avvicinandosi all'amico. 
Aveva rimosso il bullone che serviva ad aprire il vano motore, la parte del velivolo situata anteriormente e contenente il motore. 
Ci aveva messo un po' a risolvere il problema, poiché non era così semplice. Anche Luke aveva appreso molto, osservando i tre ragazzi. 
Erano molto simili, lui e Spencer. Lui sapeva cosa volesse dire volare, sentirsi liberi, sentirsi lontani dalla quotidiana normalità.

In volo, lì, si sentiva vivo.

Più vivo di quanto potesse dire esserlo.

Perché lui non era vivo, non vivo nel modo in cui intendiamo noi. La sua anima era viva, il suo corpo no.

Poteva far finta che gli battesse ancora il cuore, che i suoi polmoni racchiudessero tutta l'aria con un respiro. Poteva cadere, il vento fra i capelli, la testa libera, vivo. 
Un angelo in caduta libera. 

 

Ci aveva messo un po', Spencer, a risolvere il problema. Si erano fatte ormai le 18.30 e nel giro di un'ora sarebbe dovuta tornare a casa. Le piaceva stare lì, senza che nessuno sapesse cosa stava facendo. A parte Calum, Ashton e Luke. "Si divertono eh?" Aveva affermato un signore, riferendosi a Luke. 
L'angelo l'aveva guardato distrattamente "già, mi piace vederli così." aveva poi risposto. 
Era Jake, l'angelo custode di Ashton. 
Gli angeli potevano decidere se rendersi visibili agli altri angeli o svolgere il proprio lavoro solitariamente. Luke in quel momento era visibile. 
"Ho sentito che ci sono problemi, ai piani alti." aveva esclamato l'uomo. 
"Che genere di problemi?" aveva chiesto il giovane. 
"Problemi con le anime bloccate nel limbo. Stanno aumentando e si dice che assegneranno nuovi incarichi anche ai custodi." aveva risposto Jake. 
"E tu come lo sai?". aveva chiesto Luke. 
"Amici." aveva risposto Jake, per poi sparire. 
L'angelo era preoccupato. Quando i piani alti chiedevano l'intervento dei custodi, non si trattava mai di qualcosa di semplice, anche se lui non aveva mai avuto l'occasione di viverlo in prima persona.

"Adesso devo solo supervisionare lo stabilizzatore orizzontale." aveva affermato Spencer togliendosi una ciocca di capelli dal viso. Calum era seduto sull'ala destra, osservando l'amica. Ashton ogni tanto le passava qualche attrezzo. Gli sembrava di rivedere il padre quando aveva a che fare con gli aerei. 
"Ho fame." aveva detto Calum massaggiandosi lo stomaco. 
"Che novità." rise Ashton lanciandogli un fazzoletto appallottolato in faccia. 
"Hey hey vacci piano, sono un ragazzo sensibile io." si era giustificato il moro sentendosi offeso, lanciando poi il fazzoletto in testa a Spencer, assorta nel suo lavoro.

"Hey" aveva esclamò sorpresa. 
"Lavori troppo, andiamo a mangiare qualcosa." disse Calum. 
"Va bene, inizio ad essere stanca e infreddolita." aveva accettato la ragazza. 
"Stasera mi va messicano." Ash propose.
"Stasera state da me, mamma cucina le sue mitiche omelette." aveva detto Spencer. 
"Vada per le omelette." avevano acconsentito i due ragazzi. 
"Prima però devo fare un volo di prova, giusto due minuti, okay?" aveva detto la ragazza mortificata. 
"Come dirti di no, dai." aveva risposto Ashton. 
Gli piaceva vedere Spencer con quel fuoco dentro, con quella cosa che sapeva fare solo lei. 
La ragazza aveva indossato la tuta di protezione e il casco. Cinture allacciate, motore acceso. Il velivolo si avvicinava alla pista del decollo. Pochi minuti per la conferma e la stabilizzazione, la corsa inizia. 
La forza di gravità, una spinta sul sediolino come una mano gigante. Il vuoto nello stomaco, la sensazione di vuoto. La corsa verso il cielo, le persone e le case sempre più piccole. Il cuore a mille, l'adrenalina in circolo. E poi la libertà.
Luke si era allontanato, le spalle rilassate. Sapeva che Spencer era al sicuro per un po'. Per quanto potesse sembrare contraddittorio, sapeva che la ragazza era più al sicuro fra i cieli che non sulla terra.
Era il tramonto, una bella giornata di inverno. Sentiva il rumore del motore di Spencer riecheggiare nell'aria. 
Un passo, i piedi sollevati dal suolo, uno sguardo rivolto all'aereo. Le persone, gli edifici, man mano diventavano più piccoli. E lui volava, al di sopra delle nuvole, per essere libero, per vivere una seconda volta.
Le nuvole, rosa e arancioni. Gli avevano ricordato lo zucchero filato. Il vento gli aveva scompigliato i capelli. 
Era bello Luke Hemmings, con il sorriso sghembo e la voglia di rivivere. 
E così come saliva, cadeva.

Cadeva, trattenendo il respiro.

Cadeva, chiudendo gli occhi.

Cadeva, ascoltando il vento passargli fra i capelli e l'anima.

Cadeva, morendo una seconda volta.



Hola! 
Aaaallora, non ho scuse. Lo so, ho fatto tardi, ma da quando è iniziata la scuola non ho un momento libero haha. 
Voi come state? Spero bene! 
Cosa dire su questo capitolo, mi piace tanto la parte finale, perchè mi rispecchia. 
Non so cosa ne pensate anche voi, perciò magari se vi va lasciatemi un piccolo commento ewe.
Prometto di essere puntuale, eeeeeeeeeeeee, nel prossimo capitolo si capirà anche cosa sta succedendo ai ''piani alti.''
Ovviamente, tutto quello che scrivo sugli angeli e roba varia l'ho inventato, quindi non prendetelo in considerazione haha.
Per il resto, vi invito ad ascoltare '' free falling'' di John Mayer, brano da cui ho preso ispirazione per il titolo della ff.
Fatemi sapere cosa ne pensate.

Ringrazio ancora tutte le persone che hanno recensito\inserito fra le seguite\preferite\ricordate\ e tutti quelli che hanno letto i capitoli. 
Mi farebbe anche leggere l'opinione di qualche lettrice\lettore fantasma.
Mi dileguo, un bacio.
Vale x

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