Bloom

di Cee4
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First Seed ***
Capitolo 2: *** Second Seed ***
Capitolo 3: *** Third Seed ***
Capitolo 4: *** Fourth Seed ***
Capitolo 5: *** Fifh Seed ***
Capitolo 6: *** Sixth Seed ***
Capitolo 7: *** Seventh Seed ***
Capitolo 8: *** Eight seed ***
Capitolo 9: *** First sprout ***
Capitolo 10: *** Second Sprout ***
Capitolo 11: *** Third Sprout ***
Capitolo 12: *** A Frost ***
Capitolo 13: *** Fallow Land ***
Capitolo 14: *** Hanami ***
Capitolo 15: *** Unnecessary Bud ***



Capitolo 1
*** First Seed ***


AINE

La prima cosa che vide appena sveglio furono i grattacieli bagnati da una flebile pioggia mattutina. 
Con una veloce torsione del corpo si mise seduto a contemplare quel misterioso spettacolo.  Poi, si ridistese su un fianco coprendosi per metà col lenzuolo di seta bianco.  
Dopo aver passato consecutivamente un paio di notti in studio, Jiyong  aveva finalmente guadagnato il diritto di ritornare a  casa  e, soprattutto, al suo amato letto.
In effetti, dopo aver acquistato casa, l'elemento che gli era parso essenziale e che aveva sottoposto ad un attento e dettagliato processo decisionale era stato il proprio giaciglio. Niente stravaganze, doveva essere comodo, non troppo duro nè troppo morbido, equilibrato. E lo era comodo, ma ci aveva passato ben poco tempo per apprezzarne le qualità. 

Era stanco e desideroso di avere più tempo per staccarsi dal mondo, dalle notifiche che lampeggiavano senza sosta sullo schermo del telefono e da sé. La pressione di essere G-Dragon, a quella era abituato, in fondo non era implosa così tanto nell'ultimo periodo. Non aveva bisogno di scappare in Giappone, a Parigi o chissà dove:cinque minuti di silenzio nella sua testa gli sarebbero bastati. Però, i pensieri martellavano: passare a casa di Dami, un dj-set in Busan, due servizi fotografici ed il microcosmo di Tokyo.

Dunque, si disse che era sveglio e decise di alzarsi. Ad ogni modo, Soo-Ha sarebbe passato a prenderlo per ritornare in studio.

Quando raggiunse la porta per andare in cucina, fu colto di sorpresa da una melodia familiare che filtrava attraverso le pareti. Era una canzone dei 2PM, destino beffardo, ma non riuscì a ricordarne il nome. Esitò ad aprire, scenari inquietanti andavano e venivano come dei vividi flash attraverso il suo cervello stordito. In altri tempi, avrebbe pensato subito alla sbadataggine di Seungri o ad un altro dei ragazzi, ma non vivevano più insieme da un pezzo. Di sicuro, non potevano essere né manager né autista, a meno che qualcuno non si fosse introdotto a sua insaputa.

Dopo un lungo respiro a pieni polmoni, Jiyong aprì la porta. Quella musica veniva definitivamente dal salotto.
Prima di procedere oltre, prese telefono ed uno dei bastoni che aveva usato per la convalescenza dopo l'infortunio sul palco come arma  Aveva sopra solo le mutande e, realmente, incuteva meno paura di una qualsiasi ajumma in periodo di svendite.

Si fermò al di fuori della stanza.Un brivido gli scosse le ossa: poteva essere anche una delle sesang appostate ai parcheggi della YG come donnole intorno ad un pollaio. O il primo evento paranormale dal momento in cui aveva traslocato.

Tentennò una manciata di secondi ed entrò. Attraverso il mezzo bagliore che la luce filtrata dalle tende offriva di buon mattino, distinse una figura snella con due buste in mano.

La figura si fermò di scatto per l'introduzione improvvisa di Jiyong e lo guardò con occhi esterrefatti.
Lui sospirò vedendo la giovane donna spaventata di fronte a lui.

"Mi dispiace, non sapevo fosse tornato", disse lei tirandosi l'orlo della camicia color pesca. Quel suono che lo aveva condotto lì proveniva dal cellulare della ragazza e fu ovattato subito dal repentino silenzio tra i due.

"No, ok. Tu devi essere....". Jiyong si rilassò per tentare di ricordare il suo nome.Gli era bastato vedere i bustoni pieni di cibo e detersivi per capire che si trattava della ragazza che Soo-Ha aveva caldamente consigliato per tenere in ordine la casa. Nonostante ciò, i nervi rimasero leggermente rigidi fino alla punta delle dita  e per stemperare la tensione si passò una mano tra i capelli.
"Waits, Aine Waits". La ragazza continuò a scusarsi profondamente, si piegò addirittura in due inchini da novanta gradi, si disse dispiaciuta di averlo svegliato, che la musica l'aiutava a sbrigare tutte le faccende velocemente e che avrebbe fatto attenzione a non ripetere l'errore. Lei aveva voglia di scappare o nascondersi in un angolino della vergogna con molta probabilità. Pertanto, terminò quel garbuglio di frasi reverenziali con un Haeng-syo e l'accenno di una ritirata.
Lui scoppiò in una risata cristallina, quasi con le lacrime agli occhi per la paradossale ilarità della situazione. "Va tutto bene" la rassicurò e, prendendo posto sul divano, si accorse di  avere ogni zona del corpo scoperta fuorché le, bè, zone delicate. Almeno quelle. Lasciandosi sfuggire un'imprecazione assai colorita, si alzò e si avvicinò alle tende verdi tentando di coprirsi alla meno peggio.
"Aine-sshi credo di dovermi scusare io stavolta".
"Preferisce una colazione tradizionale o...". La ragazza abbassò gli occhi e, voltandosi verso l'immenso tavolo in marmo della cucina ad isola, cercò di stemperare l'assurdità di tutta la scena.
"Una tazza di caffè e due toast andranno bene". Jiyong si rigirò su se stesso e, più veloce di un bimbo che corre a chiamare il papà, ritornò in camera da letto.

~
Dunque un paio di note:
-Ah ah ah mi sono impelagata in una nuova long (continua...)
-(è la continuazione di cui sopra) in un nuovo fandom con ciò che, alla fine, è un pasticciaccio rom-com in salsa asiatica
-ogni valutazione è ben accetta

Un altro paio di note:
-semplificando, per Ajumma si intende una donna di mezza età o una zitellona, ecco. Non studio coreano quindi sono aperta a considerazioni filologiche più precise e puntuali della mia
-i 2PM e i BigBang, solite leggende *metropolitane* di rivalità dello showbiz
-Haeng-syo è una neoespressione che dobbiamo al protagonista della storia. Sta per "Siate felici" se interpretato alla lettera o più semplicemente a chiusa di un discorso tipo "Ciao, stammi bene". Anche qui apertura a considerazioni filologiche più preparate di me in coreano

I BigBang e, soprattutto, G-Dragon non hanno nulla a che vedere con i fatti fittizi e di pura fantasia di questa storia. Non scrivo a scopo di lucro, anche perché non ne ricaverei neanche un nichelino. Al massimo dei pomodori, quelli sì. Aine è un'ennesima bambolina di pura invenzione.

Nota delle note: grazie per essere giunti fin qui.

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Capitolo 2
*** Second Seed ***


aine2 Jiyong strisciò verso il piano di lavoro della cucina, tranquillamente stavolta. Trovò Aine con una pila di vario ciarpame, era suo tutto quel ciarpame, tra le braccia. Vedendola posare quell'armamentario che l'avrebbe sicuramente seppellita da un momento all'altro, tirò istintivamente un sospiro di sollievo. Il parquet avrebbe subito un duro attacco, letale probabilmente,  e sarebbe stato un peccato se fosse successo qualcosa di male  a colei che, pochi minuti prima, gli era sembrata una creatura non terrena.

Aine gli  sistemò davanti, sulla tovaglietta rossa in lino, ciò cha aveva chiesto e tentò di dileguarsi di nuovo. Jiyong le chiese di fermarsi un attimo. Gli pareva strano fare colazione con una sconosciuta a tutti gli effetti che gironzolava avanti e indietro e  "ora sono completamente vestito". Quest'ultima voleva essere una rassicurazione.
Lei, allora, rimase dall'altro lato a cercare di rispondere senza inciampare nelle parole. Aine intendeva mantenere un contatto visivo quanto più a lungo possibile, ma, più si sforzava, più le guance crescevano rosse e diventava dannatamente goffa.  Stava iniziando piano piano a realizzare ciò che era successo e, nonostante fin dalla stipulazione del contratto si  fosse preparata a qualsiasi tipo di scenario, era sulla giusta via per l'attacco di panico. Del resto, era solo, bè, umana e vedere il proprio capo in mutande di buon mattino quando non ti aspetti neanche la presenza di un moscerino è alquanto ansiogeno.

"Uh-oh!Aine-sshi, posso chiamarti così, vero? E' tutto molto buono e...grazie per l'ottimo lavoro. Ieri notte non avrei trovato la dispensa così piena e ben fornita neanche a casa dai miei", Jiyong posò la tazza del caffè e finì di ingoiare quel pezzo di toast che gli gonfiava metà zigomo.
"E' tutto merito di Soo-ha e delle indicazioni che mi ha fornito". Lei con un movimento leggero gli fece cenno a chiedere se voleva dell'altro caffè.
Jiyong annuì e, quasi divertito da quella precisione, iniziò a sorridere da orecchio ad orecchio. Aine, allora, frugò nel suo inseparabile zaino azzurro e tirò fuori un plico. "Ah, avevo pensato che, se mai ci fosse stata l'occasione di incontrarsi, avrebbe voluto vedere, non so, almeno un foglio di referenze. Insomma, sì, a parte la fiducia in Soo-oppa".
Lui si allungò verso di lei e, scorrendo quella sorta di curriculum, si mise a leggere. Lei potè distogliere finalmente lo sguardo e dare, come d'abitudine, un silenzioso buongiorno a quella vista di Seoul che era sua amica ormai da due mesi.

Era innaturalmente caldo per essere aprile e le giornate sembravano fatte per abbandonare le giacche ed immergersi  nella luce del sole. E, proprio, i raggi solari permisero per un istante ad Aine di scrutare Jiyong a fondo. Riuscì dunque a  farsene una propria prima vera impressione, scavando in quei particolari di cui era sazio l'SNS. Intanto, gli occhi seri di lui sembravano perforare quei centimetri di carta stampata.
Era davvero bello, si fermò a pensare Aine tra un battito e l'altro. Non seppe, però, decidersi se l'espressione che gli solcava il viso era innocente o pericolosa. Quasi certamente, entrambe al tempo stesso.

Jiyong alzò il capo, poi  lo scosse un poco ed, infine, schioccò la bocca tirando un lungo respiro. "Ah", si sfregò i capelli tra le mani,"Come si fa?".  Le pupille di lei si fecero più grandi e curiose, in parte spaventate.
"Saresti più qualificata di Soo-ha nel fare l'assistente", lui gongolò sullo sgabello e la ragazza, stuzzicata, si coprì la bocca e rise.
"Jiyong-ah", udirono entrambi. Lui, l'oggetto di scherno di due secondi prima, manager e braccio destro dell'uno, amico fraterno dell'altra, aprì la porta dell'appartamento. "Jiyong, che problema ha il tuo telefono? Perché non rispondi?", Soo-ha, accigliato, chiese a raffica  avvicinandosi loro.
"Avevo il silenzioso", lui rispose facendo il vago, "Lo so che è ora di muoversi". Jiyong indicò l'iPhone, il cardigan blu ed il cappello che aveva lasciato sul divano più in là. Soo-ha prese tutto e salutò Aine in fretta, rassicurandola con una carezza al braccio destro. Erano in ritardo e qualcuno avrebbe chiesto il conto.
"Aine-sshi, è stato un piacere. A presto".
Lei lo vide sparire dietro la colonna che separava il resto della casa dal corridoio e l'ingresso. Sospirò e, stiracchiandosi in alto, mise nel lavelllo piatti e tazza. Non poteva perdere tempo neanche lei.

~
Ennesime note: grazie di aver letto il primo capitolo e, dato che siete arrivate fin qui anche il secondo che è più che altro un piccolo aggiornamento di transizione. Dimenticavo, Anche Soo-ha è un personaggio di totale fantasia.
Alla prossima, spero. 


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Capitolo 3
*** Third Seed ***


aine3 Il palazzo dell'YG, una delle più vigorose centrali del k-pop, se non addirittura la fucina, vetro e cemento tendenti al cielo. Verso lo stesso pezzo di  cielo erano rivolti gli occhi di Aine da almeno dieci minuti.  L'edificio la intimoriva. Era la seconda volta che si ritrovava lì e quell'innata sensazione di fastidio  non era per niente passata. Trovava la costruzione troppo massiccia ed innaturale, immersa nel nulla, lontana dagli ideali di disegno proporzionato ed aggraziato che aveva studiato per anni. Una buona parte la giocavano anche il parcheggio grigio pieno di furgoni dai vetri scuri, molto da losco ritrovo di narcotrafficanti, ed il gruppo onnipresente di  fan accampati per cinque o sei ore con cervello e muscoli tipici di un falco a caccia. Era la seconda volta che doveva superare il complesso sistema di sicurezza dell'YG. Ed era essenzialmente sempre e solo colpa di Ye-rim, sua dolcissima coinquilina e fidanzata di Soo-ha.

D'altro canto, se non fosse stato per Rimri-unnie, la vita a Seoul per lei sarebbe stata diversa, forse noiosa, sicuramente difficile. Così, armata di un pacco di orsetti gommosi acquistato al family-mart lì di fronte, Aine si avventurò nei corridoi stretti e lunghi dell'YG alla ricerca di Soo-ha. Non ci mise molto a trovarlo in verità. Era in uno degli studi di registrazione, accasciato sul divano stretto tra il tipico abbiocco pomeridiano ed un buco allo stomaco grande quanto una palla di cannone. Era pomeriggio inoltrato e non c'era stata occasione di spostarsi da lì a partire dalla mattina. Neanche per il pranzo. Per adempiere ai basilari bisogni biologici, quello sì, almeno.
Nella stanza c'era anche Taeyang, stremato oltre che dall'appetito anche dall'umidità che si era venuta a creare perché il condizionatore aveva smesso di funzionare.

"Oh, Aine", fece Soo-ha destandosi.
"Annyongaseyo",  salutò lei con un piccolo piegamento della testa verso avanti e rifilandogli in fretta la cartellina che gli era venuta a portare.
Youngbae la accolse con un sorriso pacato. "Annyongaseyo, Aine-sshi. E' passato del tempo. Stavolta hai trovato la strada senza aiuto, uh?".
"Non tutti sono disponibili come Youngbae-sshi. Devo pur sopravvivere", abbozzò lei  sbattendo le palpebre da civettuola.
Taeyang assentì col capo, sorridendo di nuovo e spingendo avanti e indietro la sedia su cui era seduto. "Ma non vedo l'éclair che avevi promesso la scorsa volta".
Aine non fece in tempo a scusarsi del mancato saldo del proprio debito che sentì un "Youngbae-ah!" alle spalle.
Era Jiyong che, non appena era entrato, si era buttato sull'amico a peso morto, stringendolo forte. Fu solo dopo un ennesimo, più rumoroso, "Youngbae-ah! Youngbae-ah!" che lui si accorse della presenza della ragazza. L'atmosfera rilassata precedente si tramutò in un decisissimo minuto di silenzio.

Lei, spostandosi più vicino alla porta, spezzò l'imbarazzo di tutti i presenti con un "Annyongaseyo" accompagnato da un inchino maggiormente pronunciato. Erano passate due settimane dal loro primo e ultimo incontro, lui aveva abbandonato per l'ennesima volta la sua casa per un fan-meeting in Taiwan e, poi, di ritorno, le cose si erano riassestate secondo la  normale routine. E, adesso, Jiyong la ritrovava, ancora inaspettatamente, nel suo spazio sicché mantenere una faccia quantomeno sorpresa dagli avvenimenti era il minimo persino per lui. 
Aine si affrettò a spiegare come Soo-ha avesse mandato un messaggio a Ye-rim e Ye-rim l'avesse usata come corriere, ma "assolutamente dopo aver terminato tutti i compiti della giornata".
Jiyong si pizzicò il naso, voltandosi prima verso Young-bae e poi verso il proprio, probabilmente sulla via di una nota di demerito, manager. "Soo-ha", il tono di disapprovazione era ben giustificato dal fatto che avevano deciso di adottare una politica "a telefoni spenti" fin dalla mattina per potersi concentrare su quello che c'era da fare.
Taeyang cercò di rimediare con un "Yong-ah, ora Aine-sshi penserà che non è la benvenuta e che è stato tutto un suo errore" e ci riuscì.
L'amico prese una poltrona, doveva essere la sua, e fece cenno alla ragazza di sedersi. "Aine-sshi, stavo solo scherzando. Oggi sei ospite dell'YG, prego".
Si presero, dunque, una pausa.  Lei fu l'elemento da studiare insieme alla sua conoscenza con SOL, la cui timidezza verso il sesso opposto aveva fatto storia.

Nel frattempo, Aine intravide attraverso il pannello di vetro, prima che potesse bussare, una bimba.
La bambina entrò trascinando timidamente i piedi con le braccia portate dietro la schiena.  Taeyang le andò incontro e, abbassandosi, le chiese un bacio.
"Haru-ah". Jiyong  le fece ciao con la mano destra sfoggiando un sorriso più ampio possibile.  
Entrambi furono ignorati. Haru non mosse gli occhi da Aine.
Al "Ciao principessa!" di lei, la bambina proruppe in un "Mulgogi!". L'attenzione di tutti si spostò verso Aine che, portandosi la mano verso il viso, guardò il ciondolo a forma di carpa che adornava la sua catenina d'argento. Youngbae e Soo-ha scoppiarono in una fragorosa risata.
"Ah, ad Haru piacciono i pesci", Jiyong prese per mano quella piccola bambolina dagli occhi grandi e la fece avvicinare a lei.
Aine si sfilò la collana e porse ad Haru il ciondolo affinché lo potesse vedere meglio.  La bimba sorrise dondolandosi in avanti e indietro. "Che bello. C'è una stanza...a casa ho un sacco di...ho un delfino e tre sgombri. In-eo gonju unnie, può venire a giocare".
A ridere stavolta fu Jiyong che accarezzò la guancia rosea di Haru. "Oh, gwi-yeo-weo! Haru-ah, lei non è una sirenetta. Si chiama Aine".
"Aine-unnie", ripetè attenta la bambina mentre il suo samchon preferito riagganciava la collana intorno al collo della proprietaria.
Per un attimo, il cuore della ragazza lottò contro le costole per uscire. Il movimento improvviso di Jiyong ed il suo respiro che le danzava dietro la nuca l'avevano colta impreparata. Aine aprì la propria borsa. "Haru-ah, vuoi una caramella? Guarda sono tutte colorate e sono proprio buone, sai?".
Haru accettò l'offerta e  la quasi metà dei BigBang rimase sconcertata da come lei fosse così a proprio agio con Aine quando di solito, in mancanza dei genitori, si mostrava timida e sull'allerta con qualsiasi estraneo.
Soo-ha si alzò per  fare spazio sul sofà alla combriccola femminile. "Jiyong! Youngbae! Credo che nella scala preferenze della piccola Lee stiate decisamente perdendo posizioni".
GD e Taeyang gli risposero prontamente con due leggeri pugni ben assestati ai fianchi.

Per circa quaranta minuti lo studio di registrazione fu fatto di due mondi. Da un lato Aine e la piccola Haru erano prese dalla loro profonda conversazione sull'amore per l'oceano, i suoi abitanti e per "Jiyong-oppa", dall'altro i tre uomini erano ritornati al loro lavoro per definire ultimi dettagli.
Jiyong, però, non potè fare a meno di sbirciare occasionalmente verso il divano.  In parte, era geloso di quanto Haru si dimostrasse così aperta e felice con Aine e, di contro, era incuriosito dalla radiosità completamente nuova sul volto della propria impiegata.
"Assa!", esclamò Youngbae, "Ora caffetteria! Haru-ah, questo samchon ti offrirà qualcosa di delizioso. Anche Aine è dei nostri ovviamente".
Aine, cercando nell'espressione di Soo-ha un indizio sulla risposta giusta da dare, si limitò ad annuire giacché la piccola non accennava a voler lasciare la sua mano.
"Aine-sshi, oggi hai lavorato duro. Vedrai, la caffetteria dell'YG è famosa. Ti consiglio di approfittare", Jiyong aggiunse allungando le braccia verso l'alto nel tentativo di sgranchirsele.

~
Note, note, note:
-Mulgogi: pesce
-In-eo gonju: sirenetta
-Unnie: letteralmente sorella, è un appellativo di rispetto verso donne più grandi, persino di un anno, tra donne.
-Samchon: zio
-Oppa: letteralmente fratello, è un appellativo di rispetto verso uomini più grandi da parte di donne
-Gwiyeo-weo: carino
-Assa: espressione di soddisfazione, tipo "Oh, sì" o "Awesome!".
Ovviamente ho tentato di semplificare tutta la questione filologica quindi correggetemi se mi sono sbagliata. :)

Altre note:
-la caffetteria dell'YG è realmente famosa per la qualità del cibo. O, almeno, così dicono sicché calciorotatemi verso quelle lande e offritemi un buono-pasto per accedervi.
-non so se effettivamente ci sia un family-mart vicino l'YG ma se esiste e vendono orsetti gommosi potrebbe entrare nella lista dei miei posti preferiti in assoluto.I mean, YG-Seoul-caramelle è la combinazione perfetta
-Haru è la bellissima figlia di Tablo degli Epik High e dell'attrice Kang Hyejung. Vi consiglio di cercare i video di lei con i membri dei BB perché è troppo carina *sounds creepy*
-Ye-rim è pura fantasia 

Ulteriori note:
Grazie per essere arrivate anche a fine terzo capitolo. Questa settimana siamo stati invasi da mezzo mondo k-popparo(?), Siwon, Changmin, CL(bellabellabella) e Tabi(chediaminecifaiaFirenze?), ora mi aspetto il comeback più travagliato della storia (seh).
La storia procede lentamente ma prometto che al prossimo capitolo qualcosa si inizierà a sbloccare. Sarebbe molto più allettante offrire biscotti, lo so.
A presto.



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Capitolo 4
*** Fourth Seed ***


aine4 Leader dei BigBang, compositore, icona di moda, baronetto dell'YG, genio della musica. G-Dragon era tutte queste cose e un milione in più, inarrivabili.

Innarivabile lui, al pari del puntale di un albero di Natale per un bambino. Inarrivabile e folgorante in ogni declinazione. Aine respirò dentro quanta più aria poteva, frastornata dai rumori della festa che continuava alle sue spalle. Folgorante come il ritorno a Seoul un anno e mezzo prima. C'era  un solo borsone nel bagagliaio del taxi, le ossa e i muscoli di lei erano sfiancati dal jet-lag, la mente costruiva castelli e ponti. Gli occhi, però, complice la luce rossa del semaforo, erano rimasti fermi sull'immagine di lui proiettata sul palazzo dell'YG. Oscura l'immagine, oscuro GD tanto alla sua comprensione quanto al suo cuore.

Aine si fissò le mani, lo smalto verde petrolio che le ricopriva il pollice sinistro si era già rovinato.
Un party esclusivo all'Octagon e un pass giallo oro per accedervi. Soo-ha era stato più generoso del solito e lei e Ye-rin ne avevano approfittato.

Le caviglie tremarono mentre i talloni pungevano così che lei si piegò sulle ginocchia a trovare un po' di sollievo.  Mai indossare tacchi la cui vita sociale non abbai superato le sei ore, prove passeggiando per casa comprese.
Il vento le pizzicò le guance, faceva fresco ed il cappotto era rimasto nel guardaroba del locale. Pessime scelte tutte infilate di seguito che continuavano a minare l'equilibrio psico-fisico di Aine.
All'improvviso, lei si sentì accarezzare i capelli da dietro. Si rialzò di scatto.

"Rimri!", lo vide.

Jiyong se ne stava di fronte a lei, sorpreso dalla sua irruenza, con la fronte imperlata di sudore ed il torace che navigava in una T-shirt di cotone bianco. Era uscito pure lui a respirare quiete, poi, da lontano, l'aveva intravista. Lei nel vestito rosso, puntellato da fiorellini blu, stretto in vita, che scivolava dolcemente assecondando la brezza.

"Aine-sshi, tutto bene?".

"Sì. Sono soltanto scappata da Rimri".

"Rimri?".

"Yerin-ah".

"...".

"E dalla sua assurda logica per cui una donna entra sì sola nell'Octagon ma non può che uscirne in compagnia".

"Bè, tecnicamente, qui ci sono io". Lui sghignazzò sommessamente, divertito dalla sua stessa battuta. I suoi occhi, però, erano privi di umorismo, il modo in cui studiava il viso di Aine era quasi smarrito.

"Direi che non è male come soluzione, in una vita precedente uno dei due deve aver salvato qualche nazione".

Entrambi scoppiarono a ridere. Probabilmente l'alcol ingerito aveva aiutato a perdere quella costruita riverenzialità che aveva accompagnato le quattro conversazioni in croce che avevano avuto in precedenza.  O la splendida luna che illuminava Seoul aveva un effetto mistico.
In realtà, la luna era sempre la stessa con nulla di particolare da donare. D'altro canto, Jiyong era il tipo d'uomo che indossa il cuore sugli avambracci e Aine aveva bisogno di qualcuno che non si limitasse ad ascoltare le sue storie.

Sfrecciarono due volanti della polizia a sirene spiegate.

Però, il cuore di lui era occupato da un diverso paio d'occhi e lei non necessitava di un nuovo racconto complicato.

Parlarono per un'ora indisturbati, spiegandosi a vicenda, meno nervosi ad ogni battuta. Consumarono argomenti su argomenti, dal migliore venditore di fiori a Seoul a due piccoli locali di jazz per intenditori.
Fu la maniera con cui lui mosse le labbra in una dolce smorfia a far pensare Aine per un momento alla propria malinconia. Alla malinconia e alle fiabe.
Jiyong fu preso alla sprovvista in un paio di occasioni dalle sue risposte.

"Uhm, Soo-ha mi ha proposto il lavoro un po' per caso. Anzi, sono stata io ad autopropormi una sera mentre mi sistemavo l'eye liner. Ed il fatto di lavorare per qualcuno che arriva, attravero più canali...attraverso la musica, ecco, dovunque ed in ogni momento mi rende orgogliosa. Ecco, in questo senso si può dire che io sia una tua fan Jiyong-sshi".

"Oh". Il cuore di lui fece un tonfo simile a quello di un sasso in acqua. Ebbe la tentazione di sciogliersi in un salto per quella strana confessione. Ripensò un attimo alle ultime accuse dei netizens e osservò l'ombra di lei che si stagliava sul marciapiede. Ebbe l'impulso raro di raggiungere la mano di Aine e stringerla, ma non volle spaventarla. Inoltre, aveva imparato fin troppo ad essere cauto e a soppesare i propri istinti.

---
Torno con un miniaggiornamento e so di aver fatto la promessa che questo capitolo sarebbe stato più consistente.
Ho mille cose in corso ed un viaggio da organizzare a breve sicchè capitolo flash, ma ci tenevo a ritornare.
Grazie per continuare a seguire tutto ciò.






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Capitolo 5
*** Fifh Seed ***


aine 5 Era l'una del pomeriggio. Aine aprì gli occhi e vide Ye-rin affianco a lei con uno di quei sorrisi pronti a strapparne altri mille.
-Ouch!-.
-Ai-chan, non ti muovere. Cosa c'è? Un po' d'acqua, del succo, ti aiuto ad andare in bagno, non so...Per fortuna hai dormito un po'. Hai riposato bene?-.
Lei allungò il braccio verso l'amica per rassicurarla. Aveva solo bisogno di ritornare padrona del proprio corpo e voleva smettere di esserlo del tempo altrui. Rimri stava facendo i salti mortali per starle vicino e così tutti gli altri amici,  sin dalle prime ore in ospedale, sin dal momento dell'incidente.
Ah, già, l'incidente. E la promessa fatta a lui.
Aine afferrò, annoiata, una ciocca di capelli  mentre la gamba destra, costretta nel gesso, le pizzicava da morire. Gli eventi si ripetevano ormai nella sua mente più volte.
Quella sera all'Octagon, uno scherzo concretizzato in un'offerta seria. Una passeggiata a Jamsil di buon mattino, due domeniche a venire.
Un adesivo a forma di smile sulla data stabilita ed un piccolo buco allo stomaco ogni volta che ci dava un'occhiata.
La promessa, d'altronde, era stata inavvertitamente la causa dell'incidente.
Quattro giorni prima,  Aine aveva raggiunto l'appartamento di Jiyong. Era già notte inoltrata, ma doveva riportare i capi appena presi dalla tintoria.
La lavanderia Lee&Syon era stata sempre svizzera nelle sue consegne. A posteriori, probabilmente, si sarebbe potuto dedurre che quello era il primo segno di qualcosa da evitare.
Tutto il corpo di Aine era stanco, ma la sua  mente era impegnata ad organizzare mentalmente le successive sedici ore. Amava essere occupata e controllare i dettagli.
Tirò fuori
le chiavi, giocherellandoci per trovare quella giusta.
Non appena sbloccò la porta, dalla tromba delle scale, proprio dietro di lei, risuonarono grida acute quella che sembrava essere una fuga precipitosa.
"Oppa! Saranghae! Oppa!", Aine era stata in grado di distinguere quelle poche parole quanto più la fonte si avvicinava. Il suo cuore cominciò a battere rapidamente nel  petto, temendo che tipo di cosa  barbarica e  pazza  avesse potuto creare tali urla terrificanti. Rapidamente, aprì la porta, pronta a sfuggire ad incontri spiacevoli.Però, non appena ebbe guardato indietro vide  una figura familiarefarsi strada dritto verso di lei. 
-Aspetta
!-, Jiyong gridò, allungando una mano verso Aine per chiedere aiuto.
-Forza-, rispose lei tirandolo rapidamente dentro con sé.
Entrambi riuscirono a distinguere frasi come "Dov'è finito?", "Non è sceso a questo piano", "Oppa!Jiyong Oppa!"., "No, sicuro è qui.Naeyon aveva detto che l'appartamento era il 17-B".
Aine si portò una mano alla bocca, per tentare di attutire il proprio singhiozzo.
-Okay, puoi lasciar stare, non siamo mica in qualche film horror-, Jiyong le sussurrò dandole una pacca sulla spalla.
-Oh, credo di essermi fatta un po' trasportare dalla situazione-. Lei lo guardò chiedendosi cosa diamine ci facesse lì. Cioè,era casa sua ma non doveva che essere di ritorno il giorno dopo. Non era previsto neanche questa volta. -Hai fatto quattordici rampe di scale tutte di filata?".
Lui si limitò ad annuire stendendo avanti ed insietro il collo, a sinistra e a destra, come se ciò fosse parte della sua quotidianità. -Mi preparo al trekking settimana prossima, no?!-.
-Capisco-.
-Avresti del...-.
-Cibo? C'è una porzione di maccheroni e formaggio e del kimbap in frigo-.
Jiyong la guardò sospettoso, incerto per la seconda volta se lei non avesse qualche potere. Perlomeno, era inquietante ed incredibile come avesse quel potere con lui.
-Ok, ora vado-.
-Ci sono le...-.
-.Le ho sentite andarsene-.
-Aine-sshi, puoi sentire così chiaramente? Anche attraverso una porta blindata con tanto di password e doppia serratura?-.  Jiyong era ancora più sbalordito. In più, non voleva rimanere da solo.Qualcuno per almeno dieci minuti, almeno dieci. Aine poteva rimanere per almeno dieci minuti.
-, il mio udito è il migliore tra tutte le persone di mia conoscenza-. Lei affermò con orgoglio, quasi a dover essere ricompensata per una tale capacità. Invece, ricevette una risata morbida prima di un leggero spostamento d'aria.
-Sei strana-. Lui la guardò dall'alto in basso, standole di fronte, con quel sorriso accattivante capace di far arrossire persino le sottane pallide della regina d'Inghilterra.
-E' meglio che vada-.
-Sì-.
Stettero impalati per qualche secondo davanti la porta, scrutandosi a vicenda e segliendo su quale sarebbe stato il metodo consono di  salutarsi.
Fu la voce di Jiyong a rompere il momento. -Bene, buonanotte-.
-Buonanotte, Jiyong-sshi-.
Aine scosse la testa ritornando alla stanza di casa sua. L'immagine di lui chiara si mischiò a quella delle due ragazze che, no, non se ne erano andate.Le avevano chiesto di  GD oppa, un passo falso e giù dalle scale.
-Aine-chan!-.
-Mmm-.
-Mi ascolti?-.
-Ye-rin, sì, sarebbe  impossibile non farlo-.
-Dovresti ritornare a studiare-.
-Non farmi da madre-.
-Almeno dovresti cambiare lavoro-.
-Non sono mica nell'esercito-.
-Ainechan, non ne vale la pena-.
-Cosa?-.
-Lui-.
-Chi?-.
-Voglio dire, Sooha gli vuole bene ma non si è neanche preoccupato di mandare un messaggio-.
-Mi ha portato in ospedale. Non è tenuto a fare nulla più di questo. Non sono mica alla fine dei miei gloriosi giorni-.
Yerin la lasciò in silenzio, sapendo che non avrebbe avuto senso continuare quel discorso. L'amica era la maestra delle strategie di evitamento e fuga sicchè avrebbe solo peggiorato le cose.
Aine fissò il suo cellulare,poggiato sul comodino, attaccato al filo dell'alimentatore. Non era il caso di pretendere nulla, non c'era motivo di desiderare qualcosa da qualcuno così simile a lei nel non avere una casa.
Solo, un bigliettino da leggere, una virgola in un messaggio l'avrebbe distratta.
L'avrebbe potuto sentire vicino, amico, come quando le aveva fatto quella promessa. Ad ogni modo, lei era abituata alle tempeste, ai sassi, ai calli.
Era abituata ormai alla carne viva che rimane alla fine di ogni fantasia.

^^^^
Hi there! *waves*
Ritornata con un microcapitolo, spero vi piaccia e che per Natale (molto prima kkk) il Jiyong di questa storia mandi almeno un cesto di frutta ad Aine, leggermente acciaccata.
Sono sempre benvenuti i commenti.


 





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Capitolo 6
*** Sixth Seed ***


aine 6
Jiyong staccò per un istante dal lato destro la mascherina che gli copriva metà volto. L'altra metà era nascosta da un cappello di lana nero.
Solo gli occhi, marroni e leggermente stanchi, erano sfuggiti a quel bardamento. D'altronde, doveva pur vedere.
Sospirò.
Stava percorrendo l'ultimo corridoio prima di attraversare le porte scorrevoli dell'uscita A.
Sospirò ancora, risistemando la mascherina.
Di lì a breve l'avrebbe investito un considerevole numero di obiettivi fotografici. Persino nell'aeroporto di Incheon sarebbe stato rincorso da un vociare confuso in cui spiccava il suo nome.
Desiderava unicamente gettarsi sul morbido sedile del furgone scuro che lo attendeva  fuori. Seungri e Youngbae l'avevano già anticipato di almeno un quarto d'ora.
Era esausto.
Guardò la faccina sorridente che aveva tatuata sulla mano.
Una nuova pausa, darsi spazio, darsi tempo. Rispettarla in tutto quello che chiedeva.
Ed era finita, ancora, nel tragitto dall'albergo allo stadio per le prove. Stavolta  l'avevano scelto entrambi e quel "basta" aveva il sapore rammaricato del per sempre.
Jiyong gettò uno sguardo dietro. Soo-ha spingeva un piccolo trolley azzurro e conversava con un tizio della security, doveva essere esausto anche lui.
-Hyung-. Lo chiamò a sè, non aveva voglia di essere il primo ad uscire.
-Jiyong-ah, è meglio uscire dalla B-.
Soo-ha tentava continuamente nuove tattiche, fallendo di continuo miseramente. Alla fine, sarebbero stati circondati lo stesso. -Abbiamo fretta?-.
-Sì-. 
-Oh, hyung, te l'avevo detto di usare il bagno prima-. Jiyong sghignazzò mentre gli occhi gli si fecero più sottili assecondando una leggera risata.
A sorpresa la tattica di Soo-ha funzionò. Riuscirono ad evitare la folla e Ji potè coronare il suo sogno crollando a peso morto dietro mentre l'auto affrontava il traffico dall'aeroporto a Gangnam.
-Non hai bisogno di me, vero? Puoi ritornare da solo, no?-, gli chiese Soo-ha  ma Jiyong lo ascoltò distrattamente mentre piegava e e intrecciava due kleenex presi dal pacco appena di fronte a lui.
-Hyung?-.
-Alla fine della giornata sono le grida di Yerin che devo ascoltare quindi non ti asseconderò-.
-Hyung!-, protestò apaticamente Jiyong portandosi la mano sinistra alla fronte.
-Tu vuoi vedermi morto, non è così? Davvero, se non ritiro la torta che Yerin ha ordinato, se non gliela consegno subito...bè, puoi iniziare a prepararti per la mia veglia funebre-.
Il resto del tragitto lo trascorsero in silenzio. Lui era consapevole di come Soo-ha non fosse il tipo da arrotondare per eccesso, spesa e situazioni, e non voleva attirarsi le antipatie di Yerin-sshi più del dovuto. Aveva già dato per almeno un anno in termini di karma e donne.
Arrivarono a uno dei negozi di Paris Baguette, quello con i muri verde menta in Cheongdamdong, in mezz'ora.
-Mi raccomando, riposati eh-, gli fece Soo-ha aprendo lo sportello e mettendo già un piede fuori.
-Hyung-, lo chiamò indietro Jiyong, -potresti dare questo a Aine-sshi visto che ci sei?-.
Il manager si ritrovò in mano una piccola e graziosa rosa di carta, molto simile a quei lavoretti che i bambini imparano nella scuola dell'infanzia. Soo-ha ebbe la tentazione di chiedere spiegazioni, pur sapendo che lui era fatto così. Non c'erano significati particolari e reconditi nella maggior parte delle sue azioni, specie con risicate ore di sonno pieno alle spalle.
Jiyong, comunque, non gliene diede il tempo. Dopo aver affidato la missione al manager, quasi lo cacciò via dal mezzo e chiese all'autista di ripartire.
La destinazione finale fu casa di sua sorella. Una volta arrivato, dopo essersi tolto le scarpe ed un ciao con abbraccio a Dami, Jiyong si trascinò verso la stanza in fondo al corridoio, subito a destra. La sua.
Lì, non fece in tempo a poggiarsi a pancia in giù sul piumone bianco latte che si addormentò.
Si risvegliò solo alle cinque del mattino. Ancora intontito, si recò in cucina per prendere un bicchiere d'acqua.
Aveva anche voglia di qualcosa di dolce. Sfortunatamente, però, non riuscì a trovare niente.
Avrebbe dovuto comprare qualcosa da Paris Baguette pure lui.
Quel sentimento che porta a pensare "se avessi x, ora starei benissimo" gli si infilò nella pelle, ma fu in grado di scacciarlo.
Al suo ritorno in camera. trovò Astrid spanciata sul letto.  La gatta dal pelo dorato di Dami se ne stava esattamente nel mezzo muovendo, annoiata, la coda.
Lui, allora, le si mise accanto schioccando in aria le dita per cercare di attirare la sua attenzione. Astrid prima lo guardò, poi, si alzò e si raggomitolò un po' più in là.
Jiyong sorrise. Era evidente che stava perdendo il suo famigerato appeal.
Inoltre, pure il suo cellulare non mostrava segno di chiamate perse e la casella di kakao era immacolata.
Non se ne dispiacque. Anzi, era sollevato.
Gli rimanevano un paio d'ore prima di un salto veloce al suo appartamento e, successivamente, sala prove alla YG.
In generale, ritornare a casa propria  non lo trovava spiacevole ma avvertiva una crescente pressione al torace al pensiero dell'assenza di entrambi.Sua e di Aine-sshi.  
Improvvisamente, si scoprì intento a mandare un messaggio a Soo-ha chiedendogli se aveva consegnato ciò che doveva a lei. Si fermò, ritornando alla realtà.
Era passata da poco l'alba a Seoul.
Jiyong si sentì un po' scemo a non averle telefonato prima, ad essersi informato di sfuggita solo all'inizio su come lei stesse. Tuttavia, a sua discolpa, troppe cose avevano deciso di cozzare ed esplodere nella sua vita nel medesimo momento.
Una volta che Soo-ha lo aveva rassicurato era stato come se quei momenti non fossero mai accaduti. Aine-sshi stava bene e, magari, l'avrebbe sorpresa che dal parco intorno casa si infilava nel parcheggio con una busta della spesa due volte più grossa di lei.
Aine-sshi stava bene e lui non aveva mai sentito le urla di quelle ragazze che chiedevano aiuto, non l'aveva mai vista contorcersi per il dolore, non si era fatto aiutare dalla security a trasportarla  alla sua Lamborghini.
Aine doveva stare bene, aveva pensato.
Jiyong scrollò le spalle, voleva che almeno lei non lo biasimasse così tanto per come era fatto.
Astrid gli si sfregò ad un tratto contro la mano. "Go-yan-gi!"

^^^
1.Goyangi: gatto.
2.Kakao è un servizio di messaggistica istantanea.
3.Astrid è un nome bellissimo  per una gatta tho.
4.Paris Baguette e le sue *cosine* dolciose, antidieta ma portatrici di tanta felicità.
5.Jiyong uomo dai mille talenti, è anche maestro di origami. Almeno, qui si è spacciato per esserlo.

Ritorno prima del previsto a sorpresa, continuo a sussurrare "I am a good boy" e spero di non tenere troppo sulle spine chi deciderà di continuare a seguire Aine e Ji.
Baci.




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Capitolo 7
*** Seventh Seed ***


aine7
Guardò il display graffiato del suo cellulare. Era illuminato.
Lo guardò titubante e incredula. Quel telefono era davvero troppo scassato, l'avrebbe dovuto cambiare.
Continuò a guardare il display per altri tre minuti.
Aine era ritornata da una settimana ad essere autonoma, o almeno a non essere accudita da Ye-rin per più di dodici ore al giorno consecutive. E,  proprio sfruttando l'assenza della sua coinquilina il venerdì, causa cena romantica con Soo-oppa, aveva deciso di avventurarsi per il quartiere.
Erano le dieci e mezza,  lei passeggiava in completa solitudine da Apgujeong a Cheongdam con una busta piena zeppa di snack.
Se c'era una cosa che adorava di Seoul, erano i convenience store. Dovunque, ad ogni ora. Probabilmente se le fosse stato chiesto, ne avrebbe scritto un pamphlet elogiativo al riguardo.
Il  tutto sarebbe stato perfetto se avesse avuto come sottofondo Let it go. Sì, Let it go era la colonna sonora giusta per quel piccolo morso di riacquisita indipendenza.
Però, invece,  era arrivato a tradimento, tra un morso diverso, quello a dei cracker al mango, ed un sorso alla strawberry coke, lui.
"Aine u ok?" e per poco la ragazza non lasciava l'anima di fronte l'ex edificio della SM.
Dunque, l'unica risposta appropriata che le venne in mente fu "I'm ok thanx".
Dall'altro lato, lui sorrise cospargendosi  in faccia quel solito sorriso da zigomo a zigomo che lo contraddistingueva.
Jiyong si trovava alla pensione dei genitori con un paio d'amici già da mercoledì. Con una bottiglia di soju all'attivo, aveva deciso di fare ordine nella casella messaggi e si era accorto del messaggio di Soo-ha, in cui il manager gli riportava fedelmente i contatti di Aine.
Un messaggio di un giorno e mezzo prima. Se il tempismo è tutto, certamente non era dalla loro parte.
"Are u really ok ok?".
"Yea yea".
Entrambi si sentirono imbarazzati da loro stessi. Alla fine, Aine optò per un selfie con il mega incrocio di Dosan-daero e Samseong-ro alle spalle per rassicurarlo.
Jiyong scoppiò in una risata, trovando adorabile quel  V sign sghembo. Trovò adorabile lei.
Allora, lui decise di contraccambiare mandandole una foto con un pollice all'insù e un "jalhaesseo".
Era quasi mezzanotte e lei si gettò sul letto. Forse aveva esagerato ed ora il cuo corpo le stava ricordando quanto incauta fosse stata. Aine accostò l'orecchio per la terza volta a quel messaggio vocale per capire cosa avrebbe dovuto rispondergli. Optò per una buona dose sincerità.
Il messaggio di lei arrivò ed il succo di mirtillo che Jiyong stava bevendo gli si fermò in gola. Lui si sentì orribile. Non era colpa specificatamente di Aine ma la situazione in generale l'aveva turbato. Non lo mostrava spesso ma essere frainteso lo feriva più di quanto ci si potesse immaginare. Infatti, se avesse dovuto stilare una lista del tipo "Cinque cose che fanno piangere Kwon Ji Yong"  ci sarebbe stata sicuramente la voce "non essere capito".
Tuttavia, comprese quanto ingiusta potesse sembrarle l'intera situazione.
Lei dava un grosso peso alle parole  e ai gesti. Odiava i pensieri che rimanevano appesi, viveva di cose tangibili. Perciò, ad un certo punto quello scambio di domande e risposte le era sembrato infantile, un modo per nascondersi. E Aine non voleva che lui si nascondesse nè nascondersi a lui  perché, in qualche modo, sentiva che ne valeva la pena.
Ji percorse il corridoio che portava dal soggiorno alla sua camera, chiuse la porta dietro di sè e la chiamò.
Lei, che già aveva da cinque minuti le braccia incrociate e tre respiri irritati con se stessa, accostò l'orecchio.
Le scuse di entrambi si intersecarono nel medesimo istante in un chiacchiericcio confuso. Lei si zittì, lui continuò a scusarsi.
-...è tutto ok. Solo, sembra più reale in questo modo. E' più diretto che chattare. E, dovrei essere io quella a scusarsi.Sono stata un po' rude, credo-.
-No, va tutto bene. Aine-sshi stai bene sul serio?-.
-Sì-, lei guardò le foto che aveva sul comodino. Guardò anche la rosa di carta appoggiata alla cornice che conteneva quelle foto. -Posso iniziare a riprendere a lavorare già dalla prossima settimana.Magari, le piccole commissioni e...-.
Jiyong la interruppe. -Prima dovresti darmi modo di fare ammenda-.
-Eh?-.
-Immediatamente-.
-...-.
-Programmare quell'appuntamento che...-.
-Fra tre giorni, alle due alla porta di Dongdaemun?-.
Lui fu spiazzato ma, mettendo a fuoco per sommi capi i propri impegni, accettò. Terminata la telefonata, Jiyong annaspò. Aine l'aveva messo in difficoltà, l'aveva forzato a rendere reale una decisione presa tra un "Mi metto a scrivere un po'" e un "Ma non sarebbe meglio giocare a biliardo?!".
Poggiando la testa sul cuscino e spostando l'altro un po' più in là, smise di farsi domande. Diede uno sguardo all'ultimo aggiornamento di Satsuki-noona su instagram. C'era anche colei il cui anello lui portava ancora. Jiyong si mise a dormire.

^^
1.jalhaesseo: ottimo lavoro nel senso aver fatto bene.
2.Let it go fa parte della colonna sonora di Frozen (essere colpiti in ritardo dall'amore per Frozen:fatto)

Piccolo update prenatalizio. Come al solito, i commenti sono benvenuti  anche del tipo "Ma non era una commedia romantica? Quando si baciano?".

xxx



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Capitolo 8
*** Eight seed ***


aine 8
Jiyong si fece timido, preso di sorpresa dalla sua confessione. Si sentì lusingato e allo stesso tempo in colpa, sapendo che non poteva ricambiare i sentimenti di Aine. Poggiò una mano sulla testa di lei, per poi scompigliarle leggermente i capelli mentre le rivolgeva un sorriso dispiaciuto.
La ringraziò di essere abbastanza coraggiosa da confessargli i propri sentimenti e le disse quanto era grato che lei provasse tutto ciò per lui. Ad ogni modo, si schiarì la voce. Fu diretto, non era lo stesso per lui e non lo sarebbe mai potuto essere. Terminò il tutto, cercando di non ferirla troppo, con un "Questo oppa non è poi un così buon partito, lo sai?".
L'espressione di Aine, dapprima preoccupata, si fece più distesa. Scoppiò a ridere, rischiando di strozzarsi con la torta di riso che aveva in bocca. Aveva ottenuto una risposta seria, davvero credibile, ad una battuta che aveva preso le sembianze di uno stupido gioco.
-Così questo è ciò che si prova ad essere scaricate da Jiyong-sshi, uh?-.
Lui annuì gonfiando le guance e guardando davanti a sé. Aveva l'aria di chi voleva perdersi nell'orizzonte.
Erano quasi le tre del pomeriggio. Prima di addentrarsi maggiormente nel parco Naksan, avevano deciso di riposarsi su una piattaforma in legno. La vista era meravigliosa. Si riusciva anche a scorgere la  N Tower grazie alla limpidezza del cielo. 
Poco più in là, un gruppo di anziani era intento a giocare a godori. Nessuno lo aveva ancora riconosciuto fortunatamente.
Solo, erano riusciti a sentire il bisbiglio delle due ajumma che piazzavano la posta. "Che bel giovane", avevano detto prima di ritornare alle carte.
-Aine-sshi, a questo punto possiamo abbandonare ogni formalità non credi?-.
-Uhm, ok. Ehm. Kwon. Posso chiamarti così?-.
Lui sorrise. L'ultima volta che qualcuno lo aveva chiamato in quel modo era stato alle lezioni di hip hop. Aveva avuto forse quattordici anni, o quindici. -Che ne dici di Ai?-.
Lei scosse il capo. -Aine sarebbe perfetto-.
-Allora, Aine, potresti darmi la mano?-.
Titubante, lei allungò il braccio verso di lui. Jiyong le alzò leggermente la manica della camicia e cinse il suo polso con un braccialetto.
-Mi dispiace per tutto quello che è successo-.
Si trattava di un doppio filo rosso con appeso un sole. Un sole le cui pietre luccicavano a seconda della luce.
-Non posso accettarlo, pagare le cure è stato più che abbastanza. Cioè, si vede che non è uno di quei cosi carucci ma finti che vendono nei negozietti di Hongdae. Davvero non posso-.
Jiyong si piegò in avanti, con una mano sulla fronte, per poi portarsi indietro coprendosi metà volto. Non avrebbe smesso di ridere, almeno non nell'immediato presente.
-Ti senti bene?-, domandò lei.
Lui annuì continuando in una risata che sembrava essere sul punto di mescolarsi con delle lacrime.
-Kwon!Kwon!! Kwon!!!-. Aine,esasperata, gli infilò una torta di riso tra le labbra.
Jiyong si zittì finalmente. Con ancora metà boccone in bocca, si alzò controllando di non avere delle briciole sui pantaloni. Lei  fece lo stesso.
-Andiamo?-.
Aine annuì, guardandosi le ginocchia.
Fu un pomeriggio sereno, un piccolo universo parallelo e perfetto dove entrambi passeggiavano fianco a fianco.  Lui aveva scoperto che i genitori di lei,un giapponese ed un'irlandese, si erano conosciuti all'aeroporto di Incheon durante uno scalo che era durato sei ore. Lei aveva annotato mentalmente quanto a lui non piacessero lo yogurt e le noci.
Si lasciarono attraversare dalle parole, diventando felicemente un po' più pesanti.
Ad un certo  punto, furono presi d'assalto dalla corsa di studenti delle medie che giocavano ad un due tre stella.
Jiyong l'afferrò per la vita.
In realtà, si afferrarono a vicenda, temendo uno scenario simile all'incidente. Per fortuna, scamparono illesi anche all'orda di adolescenti in pausa dai propri doveri scolastici.
Ad ogni modo, lui era riuscito a sentire a sè i fianchi di Aine. Erano più piccoli di quanto avesse potuto scorgere o immaginare.
Scesero un numero infinito di scale,visitarono il museo dedicato alla storia del parco. Aine fu colpita da quanto lui fosse curioso ed entusiasta su qualsiasi cosa.
Mentre percorrevano la via che li portava dal quartiere dipinto di Inwha fino all'ultima tappa di quel minitour, videro un'altra massa di ragazzini e ragazzine correre per la strada.
Lei domandò una dolce bambina con le treccine lunghe fino al petto perché si affannassero in quel modo e lei "C'è  Jun Ki di quel drama sulla SBS".
Aine e Ji si fissarono per un istante, chinandosi l'uno sull'altro perché le risate erano troppo forti perché lo stomaco le contenesse.
Lui la prese per mano. Fu un istante. La trascinò, mettendosi a correre pure lui.
Si vollero bene per il tempo che le loro dita furono intrecciate. Le mani scivolavono a causa del calore, tuttavia la presa rimase salda.
Si arrestarono.
-Ah, mi gira la testa, sento che vomiterò-. La fronte di lui era imperlata di sudore  e la T-shirt bianca un po' più adesa al suo corpo.
-...-.
-Tranquilla, non su di te. Sei troppo bella in questo momento perché possa rovinarti-. Jiyong le sorrise, sistemandole una ciocca di capelli in disordine. Tenero, delicato.
Lei lo baciò assaggiando timidamente solo la superficie delle sue labbra.

^^
Un po' di fluff ed un *piccolo* passo in avanti. Buone feste da tutto lo staff di Bloom :)
Ogni commento è ben accetto.
xxx

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Capitolo 9
*** First sprout ***


aine 9
Ji, cielo, quel grandissimo sdolcinato nerd, aveva cercato  di pretendere di non essere affatto emozionato e si era limitato ad un grande sorriso. Aveva fatto quella tipica piccola tossetta nascondi-risata e chinato  la testa, guardando in alto Aine attraverso le ciglia.
Le mani erano nervose e pizzicavano un po'. Le aveva infilate nelle tasche strettissime dei jeans, rimettendole fuori e poi dentro una quantità interminabile di volte.
La sua lingua era adesa  ai denti nonostante cercasse disperatamente di fermarsi dal gongolare come un idiota.
Aine era stata tutto il tempo di fronte a lui sicchè entrambi erano rimasti impalati in quel preciso quadrato di marciapiede. Fissandosi, arrossendo e dondolandosi ora a destra ora a sinistra.
Allora, lui si era piegato su di lei a premere la bocca nel punto dove le labbra di lei si incurvavano in un morbido angolo. Fu davvero dolce e leggero, persistendo giusto il necessario perché potesse significare di più di un semplice contatto.
Aveva afferrato, poi,  la sua mano chiamando un taxi con un sorriso ampio almeno un miglio e le guance screziate di rosso.
Il "Jiyong-ah! Abbiamo bisogno di te" di Moon Gee lo richiamò alla realtà contingente. Erano passati tre giorni, il lavoro l'aveva inghiottito ancora una volta e, a parte briciole di parole su kakao, non l'aveva più sentita.
Tutto sommato, però, era contento. Finalmente la conferenza per la presentazione del nuovo album e del tour era arrivata. Senso di liberazione, gioia, amarezza e soddisfazione gli si attorcigliarono intorno al cuore e allo stomaco. Sarebbe stato l'ultimo grande progetto insieme prima di un lungo periodo o, probabilmente, per sempre. Seunghyun-hyung aveva già posticipato di parecchio la data di arruolamento e quei due anni sarebbero toccati anche a lui  molto presto. Jiyong aveva sentito e visto come potessero rovesciarsi totalmente relazioni, contratti e mondi durante quella pausa. La trovava una cosa triste, una forzatura innaturale, ma non si sarebbe sottratto anche se avesse potuto. Nonostante fosse ormai di continuo con un piede fuori il proprio Paese, era pur sempre coreano sino al marrone profondo delle sue pupille. E alla Corea doveva la sua fama come ai propri compagni.
Si alzò dal divano, dove aveva sonnecchiato per un quarto d'ora, avviandosi verso la porta perché Moon Gee gli fornisse il look adatto all'evento.
Spesso nelle interviste gli era stato chiesto se, anche senza i BigBang, lui avesse comunque potuto trovare la strada del successo. Jiyong aveva sempre glissato con occhi sornioni ed  una battuta quasi adulatoria.
Non aveva alcun significato pensare a cose come quelle e, ora come ora, non avrebbe potuto immaginare alcun passo percorso senza gli altri quattro.
Prima che potesse uscire, si affacciò nella stanza Seungri. -Jiyong-ah!-.
-Esci. Chi ti ha dato il permesso di chiamarmi così?-, rispose lui, piantandogli una mano in faccia per zittirlo.
-Oh, oppa, che ti prende?-, Seungri gli fece il verso dandogli una leggera gomitata,-Divertiamoci-.
Ji lo guardò. Era agitato anche lui. -Seungri-ah, andiamo-, gli mise il braccio intorno al collo ed andò verso il camerino per la prova abiti.
Lì, salutò Dae che era appena tornato dal Giappone e Seunghyun-hyung che già era davanti allo specchio per trucco e parrucco.
-Dov'è Youngbae?-, chiese a Moon Gee e a Soo-Ha.
Taeyang uscì dal guardaroba tirandosi la giacca verso il basso in modo da sistemarla perché sembrava tirare un po' sulle spalle.
Lui si avvicinò a Youngbae aiutandolo. -Ecco fatto, sei a posto-.
-Grazie Jiyongie-.
Daesung si mise in mezzo a loro. -Ah, Jiyong è sempre proprio bravo in queste cose. Vero, hyung?-.
Seunghyun guardò gli altri quattro attraverso lo specchio della toeletta annuendo.
Passarono un'altra mezz'ora a chiacchierare e a prepararsi. Seungri sventolando il nuovo orologio che gli era stato regalato a Singapore cercando approvazione, Seunghyun facendo avanti ed indietro controllando che tutto fosse apposto, Dae e Youngbae parlando del nuovo ristorante che un loro hyung aveva aperto e Jiyong rilassandosi sul divano dopo essere stato rimesso a nuovo da Moon Gee
Durante la conferenza stampa filò tutto liscio. Anzi, i ragazzi scherzarono tra di loro più del solito donandosi  totalmente anche alle domande più scomode.
Il programma prevedeva  di spostarsi al quartiere generale dell'YG per un consolidato brindisi ben augurante ed il conto alla rovescia per il rilascio della prima traccia audio.
Il cellulare di Jiyong era già bombardato da messaggi di auguri e congratulazioni tanto che ad un certo punto fu costretto a cederlo a Soo-Ha perché glieli leggesse nel tragitto in auto.
Il manager riportò fedelmente ogni parola, anche il messaggio della sua ex. Una smorfia malinconica si disegnò sul viso di  Ji. Non voleva pensare a come risponderle, non nelle immediate ventiquattro ore perlomeno.
-Hyung, che c'è?-.
Soo-ha si era fermato d'un tratto e, dopo un sospiro crucciato tirato tutto fuori, lo fissò attraverso lo specchietto dell'auto. -Probabilmente ci sarà Aine ora dentro-.
-Hyung?-.
-Te lo avrei detto domani. O te ne saresti accorto da solo. Lei mi aveva chiesto di terminare l'obbligo che aveva con te  e si è presentata l'occasione di farla entrare nell'entourage dei ragazzi...-.
Jiyong scosse la testa. Non capiva. Cioè, comprese di aver fatto un grosso errore a lasciare la sua rubrica al manager ma continuava a non seguire il suo discorso. -Quali ragazzi?-.
-Bobby, Hanbin-ah e gli altri-.
-Lei ha già accettato?-.
-Sì-.
-Subito?-.
-Sì-.
-Nessun tentennamento?-.
-No-.
Ji scosse di nuovo il capo. -Ha avuto poco tempo fa un incidente per colpa di...e tu la ributti in tutto questo?-.
Soo-Ha girò su se stesso, voltandosi verso di lui. Lo guardò dritto negli occhi, riporgendogli il telefono. -Lasciala perdere-.
Scesero simultaneamente e, abbandonando alle spalle le grida di fan appostate come al solito di fronte al palazzo, entrarono dentro.
Per quella sera non ebbero più occasione di riprender quel discorso. In realtà, il manager aveva terminato tutto ciò che c'era da dire riguardo i suoi dongsaeng ed il loro legame. Ji, d'altro canto, venne inghiottito dalla serie di impegni  che aveva con gli altri compagni. Spese il tempo a twittare il countdown personalmente a quanti lo seguivano e a salutare chiunque lo fermasse. Tablo, Teddy e Dara tra i più.
Poi, la intravide. Risaliva le scale con Bobby e Jinhwan, provenendo sicuramente dal piano della caffetteria.
Tentennò,  ma, non trovandosi nessun ostacolo umano davanti, decise di raggiungerla. Le si avvicinò riuscendo a captare un "noona" pronunciato da Jiwon.
-Bobby, Jinhwan...ah, Aine-sshi-.
Un semplice "GD-sshi" accompagnato da un debole movimento della testa  fu quello che gli rispose lei.
I due ragazzi degli iKON li lasciarono a quel discorso fondato su formalità e monosillabi abbastanza presto. D'altronde, c'era un fornito buffet ed avevano obblighi anche verso gli altri hyung.
Aine e Ji si ritrovarono faccia a faccia, impossibilitati nell'affrontarsi senza quel pubblico chiacchiericcio e lo sviluppo di probabili rumour.
Lui azzardò ugualmente, non prima di averle passato il proprio bicchiere di champagne. -Aine-.
-Kwon-.
-Perché?-.
Lei si sorprese. Forse lui non aveva letto il suo messaggio. Forse era stata una stupida a non parlargli direttamente. Era lampante che non si era comportata bene. -Congratulazioni-, tirò fuori un sacchettino. Si trattava di un regalo, o meglio, come  disse lei, "un pensiero".
Ji non ebbe il tempo di replicare, di chiederle se si trattasse di "un presente d'addio o che altro?", di farsi dare spiegazioni che, sapeva bene, non avrebbero avuto ragion d'essere e che non gli erano dovute.
Seungri si intromise, ammiccando nella direzione di lei e trascinando Ji in studio. Fu così che Aine scomparve nuovamente alla sua vista  il tempo d'un breve gesto di congedo.
Mentre Daesung e Youngbae parlavano attraverso i microfoni con un "Hey, VIPs, we are BigBang!" e formule della stessa risma, Jiyong  scartò graziosamente il pacchettino, ancora indeciso se odiare a prescindere il contenuto o meno. Si trovò a rimuginare su quanto tempo avesse speso esattamente lei per comprarlo, se avesse giusto preso la prima cosa che le era capitata per le mani o avesse meditato attentamente su ciò che gli fosse potuto interessare effettivamente. Tuttavia, si limitò a sorridere, scusandosi durante il broadcast tra l'altro.
Non la rivide più una volta terminato.  Allora, si recò al terrazzo del penultimo piano per fumare una sigaretta. Il karma o l'istinto lo spinsero a tirare fuori l'iPhone e non il pacchetto di Dunhill.
-Sono io-.
-Kwon-.
-Grazie-.
-Finito?-.
-Quindi, che tipo di cibo ti andrebbe adesso?-.
-Hm, tutto eccetto topokki. Ne ho mangiato una quantità sovrumana ieri e non ne vorrò per un pezzo-.
-Perché ne hai mangiati così tanti?-.
-Ne avevo comprato una porzione per Yerin ma non era in casa-.
-E ora?-.
-Sono sola con il porcello-.
-Il porcello?-.
-Il cane di Yerin che le ha regalato Soo-oppa per l'anniversario. Voi coreani siete strani.-.
Jiyong scoppiò a ridere. -Non ti piacciono i cani, eh?-.
-Non è questo il punto. Assomiglia davvero ad un maiale.E mangia come un maiale pure-.
-Cosa vuoi che faccia?-, le chiese mentre la timidezza gli impastava la voce. Era  sempre stato fatto così, sfrontatezza e timidezza arrotolate in un individuo solo. Lui attese. Non era da vero gentleman lasciar  decidere alla controparte, ma per una volta voleva che fosse qualcun altro a fare chiarezza nel proprio animo. La immaginò chiudere gli occhi per un attimo e, allo stesso tempo, fissò il cielo coperto da nuvole grigie.
In effetti, Ji aveva immaginato bene. Dall'altro capo della conversazione Aine abbassò le palpebre e si portò una mano al petto, giocherellando con il primo bottone della polo che indossava.
Era stata una domanda secca e fin troppo onesta. -Venire qui-, azzardò lei.
Lui annaspò e fece per rientrare. -Sei sicura? Hai visto tu stessa...-.
-Vieni qui, porta del gelato se puoi e sii mio amico-.
Jiyong  riagganciò e, dopo essersi congedato definitivamente ed aver recuperato una grossa felpa grigia ed un cappellino da baseball scuro, si diresse verso il parcheggio principale.

^^
Capitolo arrivato prima del previsto, non so se sia un bene o un male. In caso, se vi va, fatemelo sapere.
Per il prossimo credo ci vorrà un po' di tempo anche se già a grandi linee c'è anche quello.
Anche se un po' presto, tantissimi auguri per l'inizio del nuovo anno. Se siete il genere di persone che stila i buoni propositi, spero che almeno i primi tre si realizzino. Diversamente, spero che vi capitino buone cose o la giusta quantità che vi faccia guardare indietro, a fine 2015, con un dolce sorriso sulle labbra.
Fighting!
:*










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Capitolo 10
*** Second Sprout ***


aine10
Aine alzò piano piano le palpebre. Si prese pochi minuti per lenire il trauma del risveglio. Erano passate  quattro settimane ed era la terza mattina insieme.
Lei prima si sporse verso il comodino per appurare che ora fosse, poi lo raggiunse, accarezzandogli col dito dove aveva quel "Forever Young" tatuato sul corpo. Lo punzecchiò proprio lì dove la "u" si incurvava con gentilezza.
Jiyong si arrotolò nelle lenzuola bianche e morbide abbracciandola ad occhi chiusi. La faccia di lei così si trovò perfettamente incastrata contro lo sterno di lui. Aine inspirò dolcemente, a fondo, sino a non distinguere più dove terminava il profumo di lampone del proprio shampoo e quello alla cannella e vaniglia della pelle di lui.
-Kwon-, lo chiamò lei con la voce rotta dalla secchezza della gola mattutina.
Lui scosse la testa, ancora confuso, e mosse le labbra in un infantile broncio. Aine cercò di trattenersi, ma alla fine non potè fare a meno di ridere.
Ji le sorrise.
Allora, lei si alzò velocemente per andare in cucina. Lui la seguì, dopo essersi infilato i boxer ed aver recuperato una maglietta dal comodino.
-Ti cercano-.  Jiyong sventolò il cellulare di Aine.
Lei lo sfilò dalla mano di lui lasciandogli il compito di estrarre i toast dal tostapane, imburrarli e metterci sopra la marmellata a scelta.
Ji decise di dare sfogo al suo estro creativo e, una volta finita la chiamata, Aine si ritrovò impiattati faccine sorridenti, cuori e fiorellini.
-Kawaiii-ih!-, gli disse con tono mellifluo portando il suo braccio intorno al collo per farsi abbracciare.
-Yerin-sshi?-.
-Uh, doveva prendermi un appuntamento nello studio dentistico dove lavora-.
Lui la accarezzò sulla guancia. -Non stai bene?-.
Aine lo rassicurò inghiottendo metà toast in un sol boccone.
-Bene-. Lui annuì, bevendo un sorso di succo di pomodoro. -Ha detto qualcos'altro, Yerin-sshi?-.
-Nulla di particolare-.
-Bene-, fece di nuovo Jiyong sparecchiando per sé e per lei, mettendo tutto nel lavello della cucina.
-Sa di noi se è questa la tua preoccupazione-.
-Ah, sì?-, lui simulò sorpresa,-e cosa ne pensa?-.
Lei fece per pensarci con l'aria di chi è sul  punto di rivelare uno dei misteri dell'universo. -A volte sente di essere dispiaciuta per me-.
Ji si rabbuiò, scuotendo la testa e rivolgendola altrove.
-Rimri-unnie  è dispiaciuta per me, ma soprattutto per te-, lei aggiunse,- sostiene che un ragazzo carino dovrebbe avere anche un sedere carino e che ragazzi carini senza un sedere, provvisti solo di un'area simile ad un sedere, la fanno sentire triste-.
Lui sospirò.
Aine stava ancora prendendo le misure del loro rapporto e non voleva spingersi troppo oltre, forse aveva esagerato. -Ma a me piace il tuo sedere, davvero-, esclamò lei a voce alta, quasi fosse un postulato assoluto, e dandogli una piccola pacca proprio sul punto amaramente incriminato.
Jiyong non reagì subito, rimase girato e mormorò:-Tu dici così solo adesso-.
-Sono sincera-, lei ammise poggiando la testa sulla sua schiena,-Kwon, voltati-.
Lui la colse di sorpresa, con uno scatto la baciò così violentemente che stavano entrambi per perdere l'equilibrio e finire per terra. Fortunatamente, lui la trattenne a sé per poi finire contro l'immensa vetrata da cui si poteva vedere il fiume Han e i grattacieli che gli crescevano intorno.
Aine si sentì piacevolmente in trappola, non sicura su cosa volesse Ji effettivamente.
-Voglio una lista-.
-Uh?-.
-Dal miglior equipaggiato al meno nei...-.
Lei scoppiò a ridere. Dio,  a volte Jiyong era un totale nerd. -Dei BigBang? Seunghyun-sshi,  Daesung-sshy e Taeyang-sshi pari merito, Seungri-sshi ed, infine, Jiyong-sshi-, gli rispose senza alcun segno di esitazione.
-Ok, posso accettare di perdere contro Seunghyun-hyung. Cioè, se fossi una ragazza gli chiederei di uscire-, affermò innocentemente lui, -Il resto non farlo sapere mai a Seungri-ah, uh?!-.
Un altro bacio, più lungo del primo, e Aine non potè fare a meno di gemere quando Ji si era messo a giocare con la sua lingua. Lei ansimò a quel delizioso attrito.
Lui terminò guardandola:-Credo che questo sia sufficiente per fare ammenda per qualsiasi classifica-.
-Non saprei-,  lei ammiccò,-ma credo che basti per ora-.
Nessuno dei due voleva che quel prolungato botta e risposta terminasse. In fondo, era il loro modo di conoscersi ed avvicinarsi palmo dopo palmo, rendendo preziosi i momenti in cui erano completamenti estranei al mondo ed incuranti di ogni precauzione del caso. Tuttavia, si fece strada in Aine l'urgenza di una doccia veloce, sciacquarsi i denti, cambiarsi ed andare a lavoro. Ji, inoltre, aveva ancora mezza giornata di relax prima di partire per il Giappone per una serie di partecipazioni a show televisivi.
-Pensi che possa uscire dal parcheggio principale evitando di allungare per la scala C, Kwon?-.
Lui fece cenno di sì, guardandola attentamente. Lei  che combatteva per infilare un orecchino nel buco del lobo destro, che decideva quanto rossetto fosse opportuno avere sulla bocca  e  svuotava il contenuto della sua borsa sul tavolino in soggiorno per cercare la tessera della metro, senza il minimo sentore che quel tavolino costasse quasi sedicimila dollari. Non si erano scambiati nessuna promessa, un "Mi piaci" non era stato necessario. Dal momento in cui lui le aveva portato il gelato azzeccando il suo gusto preferito e lei si era scusata fino a  quasi piangere perché il cane di Yerin gli aveva rovinato il pantalone sbavandoci sopra e mordicchiandone i lembi, avevano deciso di allearsi e di imbarcarsi in quella relazione. Amanti, estranei con interessi comuni, migliori amici: solo il tempo l'avrebbe rivelato.
-Resisterai senza di me?-. Jiyong le si avvicinò con impudenza, sistemandole i capelli dietro le orecchie.
Lei fece spallucce. -Saprò tenermi impegnata-.
Lui le passò una mano sul viso, chiudendole gli occhi e baciandola lì sopra. -Va a conquistare il mondo-.
Aine lo abbracciò, augurandogli un buon viaggio. Mise le ciabattine a posto all'entrata e, dopo essersi infilata le scarpe, se ne andò. Non incrociò nessuno fino a che non fu lontana almeno una cinquantina di metri dall'appartamento, era una mattina fortunata. Lei alzò gli occhi ripensando a come si era morsa la lingua quando stava per rispondergli che le bastava avere conquistato il suo di cuore. Cielo, Kwon Ji Yong la stava iniziando a contagiare  in quanto a smancerie. Forse, dopotutto, non era un male. Stava scoprendo un lato di sé differente e questo lo trovava carino. Seduta nel vagone della metroplitana, Aine guardò l'orologio. Aveva ancora un po' di tempo e decise di fare una piccola deviazione a Sinchon. Aveva intenzione di comprare un nuovo album e nuovi pastelli,  per quanto dozzinali, all'ArtBox vicino all'uscita due prima di recarsi al dormitorio di Apgujeong.


***


-Kwon Jiyong, ti conosco da ormai quattordici anni e non sono mai stato così preoccupato per la tua sanità-.
-Bae?-.
Daesung, che sedeva sul sedile davanti, tese le orecchie mentre Seunghyun fece per aggiustarsi gli occhiali da sole.
-Jiyong, sei innamorato?-, chiese apertamente Taeyang ripensando a come l'amico fraterno e membro del gruppo non avesse smesso di ridere per tutto il tempo durante la fila al gate.
-Quando mai questo hyung non è stato innamorato?-, si intromise prontamente Seungri.
-Seungri-ah, tu hai proprio una gran voglia di morire vero?-, Ji chiese ad alta voce facendo capire che non desiderava ulteriori domande al momento da nessuno.
Al "Stai per caso mettendomi il muso, Jiyongie?" di Youngbae, lui rispose di no e cercò di deviare il discorso sul ristorante in cui Dae aveva detto di voler mangiare non appena fossero atterrati.
-Parlando di cose serie, qualcuno può rispiegarmi cosa prevede lo show che abbiamo in programma oggi pomeriggio? Un altro parco-divertimenti o una casa dell'orrore?-.
Tutti risero all'ingenua richiesta di Seunghyun venuta dal nulla e Ji lo ringraziò mentalmente per aver deviato il discorso.


^^
*saluta e va a sotterrarsi per il troppo fluff*
xxx











 

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Capitolo 11
*** Third Sprout ***


aine 11
"Innamorati di qualcuno che ti voglia, che ti aspetti, che ti capisca anche nelle piccole manie. Che ti aiuti, che ti guidi, che ti supporti. Innamorati di qualcuno che ti parli dopo una lite, che senta la tua mancanza. Non innamorarti di un corpo o di un volto, o della stessa idea di essere innamorata." Aine continuava a ribadirselo da ormai sei anni e se lo ripeté ancora più forte percorrendo il lungo corridoio color avorio che  portava  alla dressing room dei ragazzi.
Gli iKON avrebbero aperto uno show per i BigBang e lei era stata prescelta come balia delle nuove promesse dell'YG.
Aine smise di guardarsi intorno. Nel promemoria aveva aggiunto un'ulteriore postilla "Non innamorarti dei musicisti e di chi profuma di vento". Non vedeva Jiyong  da una settimana e le era mancato. Stava comprando bibimbap ed assorbenti di scorta, erano in offerta d'altronde, dal convenience store vicino casa e, all'improvviso, aveva sentito il bisogno di "Kwon". Un bisogno tanto impossibile quanto insopportabile di essere avvolta da lui.
-Noona-.  Donghyuk e Bobby la investirono con uno dei cesti di benvenuto che avevano trovato sui tavolini, affrettandosi ad offrirle le chips che vi erano contenute.
Lei cercò mille scuse portandosi fuori dal camerino. Kim Jiwon non si arrese e la seguì con un "Noona, noona, Ainoona!" incastrato tra le fossette e gli occhi sornioni.
Incrociarono Soo-ha in una delle hall.  -Cosa state combinando?-, chiese il manager. Bobby rispose prontamente con un "Sono l'incaricato a proteggere Ainoona oggi" e l'abbracciò da dietro, cingendole il collo.
Jiyong era in fondo. Lei lo vide, lui la vide. Fu uno di quei momenti strani in cui entrambi furono in bilico sull'orlo di sentimenti giusti e sbagliati. Aine ebbe l'impulso di corrergli incontro per sentire la dolcezza della sua pelle sulla propria. Invece, si limitò a staccarsi da Bobby, stringendo le spalle.
Lui le andò incontro, trascinando i passi e tirandosi in giù il cappellino blu che aveva in testa.
Al "A Bobby sembrano piacere le donne mature" di Soo-ha, Jiwon si limitò ad arrossire.
Ji annuì e prese tempo con un lieve colpo di tosse. -Non essere imbarazzato, Aine-sshi è veramente molto carina-, irrigidì il mignolo della mano destra,  trattenendosi dal portarla a sè e baciarla.
-Bobby deve essere onesto-, si intromise Daesung, venuto a chiamare il suo hyung.
Al "Mi accontento di essere il figlioccio di Ainoona" la ragazza si chiese che diamine di situazione fosse quella e cercò di mantenere la calma. Soo-ha e Jiyong scoppiarono a ridere.
-Comunque, per queste cose dovresti prendere come modello questo hyung qui, lui è il maestro-, continuò Dae indicando Ji.
-Non lo sono. E...-. Lui non fece in tempo a terminare che Soo-ha esclamò ad alta voce un "lui conosce la tecnica dei tre minuti per far innamorare una ragazza".
Ji scosse il capo e lei si trattenne dal protestare poiché, più di tutti quanti i convenuti a quella conversazione, sapeva bene come lui potesse essere goffo ed impacciato alle volte.
-D'altro canto, Aine-sshi sembra una ragazza troppo furba per cadervici, vero?-. Dae non aveva proprio intenzione di tacere quel giorno, pensò Jiyong.
Aine colse l'occasione per esibirsi in un inchino a novanta gradi, fatto come si deve, proprio come lui le aveva insegnato, e ringraziò i presenti. -Jiwon-ah,  ora dobbiamo andare-, lo tirò per un orecchio e scappò via.

***

Il concerto era finito da un pezzo, sia lei che Jiyong erano esausti ma lui aveva insistito perché andassero in un posto insieme. Prendere un taxi era abbastanza rischioso così lui la diresse e Aine guidò. Non finirono a Gangnam come lei pensava e, una volta parcheggiato, dovettero fare un po' di strada a piedi.
-Di qui-, Ji  prese le sue mani  e la portò in fondo alla strada, -Non ti preoccupare, è una sorpresa-.
Aine fece una faccia scioccata quando constatò che l'ultima fermata era  un banchetto di street food.
-Ci vengo sin da quando ero alle prese con il training. Ancora prima dei BigBang. Avevi detto di volere delle patate dolci nel tuo ultimo messaggio, no?-. Jiyong salutò il proprietario dello stand, un adorabile vecchietto. Prese in mano una patata dolce e, chiudendo gli occhi, diede un morso. Lei, ancora stupita, prese la sua porzione e guardò in basso, assaporando lentamente.
Lui sogghignò.
-Kwon, facciamo due passi?-. Una piccola sfumatura di rosso le colorò il viso mentre la voce le si era fatta più sottile.
Ji pagò quanto doveva e la tenne vicino a sè. Mentre passeggiavano, tra le caviglie doloranti e l'attesa ad un incrocio, quel modo che lui aveva di camminarle fianco a fianco le sembrò avere il più profondo dei significati.
Ovviamente la magia si spezzò in un baleno quando Jiyong portò il bicchiere che aveva nella mano sinistra vicino alla bocca e rischiò di insozzarsi la maglietta.
-Aine, tutto questo ti diverte?-.
-Tanto-.
-Oggi avrei dovuto dire non solo che sei carina, ma che non ti si può staccare gli occhi di dosso-.
Lei si zittì e lo abbracciò, petto contro petto, cuori diametralmente opposti, stesso ritmo.
Lui sospirò con la mano destra intenta a giocare con lembo della camicetta di lei. -Mi sei mancata-.
Aine si strinse più forte a lui. -Andiamo?-.
Una volta a casa di Ji, lei dovette combattere non poco perché lui rinunciasse a prenderla in braccio e portarla così nella propria stanza direttamente. Alla fine, vinse lui con non poca fatica.
Jiyong ignorò il suo dimenarsi e la posò con delicatezza vicino al letto con lo sguardo di chi non ha intenzione di aspettare più. Aine si tolse le pantofole e si distese, sentendo la testa affondare nei cuscini ed i capelli spargersi tutt'intorno.
Lui le si mise accanto, steso su di un fianco, disegnando con dolci carezze una lunga linea che partiva dalla spalla fino alle punte delle dita.
-Kwon-, sussurrò Aine, prendendogli il viso tra le mani. Allora, le labbra di lui furono subito sulle sue. Il calore del corpo di Jiyong premette contro di lei che, infilando le mani sotto la sua T-shirt, sentì tra le dita i  muscoli tonici di lui.
Piccoli baci  che sembravano galleggiare sulla pelle finché lui non si staccò di colpo. Lei rimase sola ed insoddisfatta per cinque minuti, sbuffò.
-Per te-.  
Tra le mani Aine si ritrovò una spilla a forma di quadrifoglio con in mezzo il logo Chanel. -Ma...-.
-Ne ho una anch'io-, Jiyong le mostrò una spilla identica con un sorriso ampio ma nervoso.-Un couple-set-.
Con uno scatto veloce, lei gli si gettò contro e lui le piantò un baciò sul collo. Mentre un'unica ombra, ibrido di quella di entrambi si stagliava contro il muro, si vollero davvero bene.
-...Ainoona-.
-...-.
-Dopotutto, mi piace-.
Aine lo tirò giù, rotolandosi sul comodo materasso, e si ritrovò sopra di lui. Finì con appoggiarsi sopra di lui, sussurrando qualcosa proprio lì dove il cuore di Jiyong  doveva trovarsi. Lui, però, non capì cosa.
Fecero l'amore subito dopo fino a che non si ritrovarono di nuovo stanchi.  Lei si addormentò presto, con la testa poggiata nell'incavo dell'ascella di lui e il braccio sinistro che lo cingeva tutto.
Ji non si mosse. Gli piacque quella ritrovata scomodità. Guardò il soffitto per un po' non pensando sul serio a nulla finché il sonno non attirò anche lui.

***

Plot Twist. Jiyong inghiottì quell'espressione straniera, ma questa gli rimase frantumata in gola.
Plot Twist, ovvero un cambiamento repentino nel corso degli eventi, inaspettato e meglio se ironico. Di ironico la sua situazione, però, aveva davvero pochissimo.
Quante volte aveva desiderato anche solo sognarla sia quando erano lontani che nei silenzi del loro rapporto. Persino quando sembrava essere finita. Jiyong, però, aveva finito per immaginare solo cose come armate di Pikachu e oggetti volanti.
Ora lei gli comunicava di essere a Seoul per quattro giorni e di volergli parlare.
Gli parve profondamente ingiusto.
Alla fine, decise che non c'era nessun problema. Non c'era nulla di male a cercare di rimanere amici, Jiyong aveva chiaro il limite.

^^
Veloce aggiornamento prima di una pausa (lunga?) e tanto tanto fluff.
Grazie  a ladycarmen che continua ad essere particolarmente buona e a chi continua a seguire Bloom.
LoveLove

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Capitolo 12
*** A Frost ***


aine 12
Jiyong uscì dal bagno con i capelli ancora umidi, indossando solo un paio di pantaloni larghi. Braccia, torso e spalle li aveva completamente esposti.
Arrivò in soggiorno, dove la vide. Aine non si era ancora cambiata, aveva sopra quel maglioncino troppo lungo e largo e quella gonna  troppo corta con cui l'aveva vista andare e venire tutto il giorno.
Gli sembrò di rivivere il loro primo incontro. Solo, il cuore gli batteva più felice e sereno.
Le si avvicinò ma lei si scostò di poco, mettendo della musica, per poi ritornare a lui e cingergli il collo. In un batter d'occhio, si ritrovarono a volteggiare nel mezzo della stanza assecondando la melodia.
Si trattava di una di quelle ballate che si ficcano accidentalmente in qualche pezzo di te e se ne impossessano poco a poco.
Ji le mostrò un sorriso compiaciuto, alzando le sopracciglia, pronto a finire direttamente in camera da letto o sul divano.
Non le disse quanto fosse bella, buona o saggia. Si limitò a poggiare il viso nell'incavo del suo collo e, come poche altre volte gli era accaduto, a pregare perché quella giornata non durasse tanto brevemente.
Era stato uno dei rari giorni in cui erano potuti rimanere insieme.
Avevano passato tutto il pomeriggio in uno studio. Aine aveva accompagnato Hanbin e Hanbyul dentro e fuori la YG e, poi, era ritornata da lui.
Forse, era tremendamente egoista a pensare che fosse una delle sue cose preferite averla nella stessa stanza. Lei dedita ad osservarlo dall'altro lato del tavolo, mentre lui era alle prese con degli arrangiamenti. Eppure, saperla lì quando lui, faccia coperta da un cappello, giochicchiava con una matita cercando di risolvere qualche questione gli era piaciuto davvero.
Con loro c'erano anche i due Seunghyun. Choi aveva finito per rilassarsi sul divano in pelle. Mr. Lee, invece, si era seduto vicino ad Aine, distraendola da lui.
-Ai-chan, ci facciamo una foto?-.
-Uh, ok-. Lei aveva acconsentito, avvicinandosi di più a Seungri.
-Hyung, non ti preoccupare, non la carico su IG questa-.  Ormai quasi tutti all'interno dell'agenzia sapevano della loro relazione, ma ovvio che Ji non aveva confermato nulla. Specie, al di fuori.
-Oh, mi piace, Ri-. Aine guardò intensamente la foto.  Riri sorrideva e lei, affianco, che abbozzava una timida V con l'indice ed il medio.
-Yah, Aichan, sei davvero carina-.  Persino, Top, che sembrava essersi addormentato, annuì  dando una rapida sbirciata al telefono del maknae.  Seungri continuò: -Non c'è da stupirsi che abbia già un fansite-.
Jiyong finalmente si era voltato e con un "Seungri-ah, come fai a sapere tutte queste cose?" gli si era avvicinato. In realtà, era stata tutta una scusa per vedere la foto.
-Non sei geloso, hyung?-.
-Per niente-, Ji si tolse il cappellino, sistemandosi i capelli, e  sedette vicino a Choi, -Dovresti pensare a lavorare ed accrescere di più il tuo di fansite-.
Top scoppiò a ridere mentre Ri si limitò a rispondere con faccia offesa che "Non ricordi, hyung, che l'inverno scorso ho persino trovato una fan in Italia eh?".
Seunghyun-hyung non riuscì a contenersi. -Sei sicuro di non averla sognata?-.
-No, hyung. Aichan è stata in Italia, vero?-.
Ainecolse l'occasione per zittire i tre uomini e prese a raccontare di ciò che aveva visto, sentito, vissuto. Dio, era appena  diciannovenne,  aveva visitato l'Europa da sola. Non si soffermò, però, sulle ragioni che l'avevano spinta a viverci poi per quattro anni.
Passarono altri quarantacinque minuti e tutti e quattro lasciarono la stanza. Prima,Top e Seungri, lei e Jiyong dopo.
Lui si era alzato velocemente dal divano, raccogliendo le sue cose. Disse che non avrebbe combinato niente per il resto della serata e che l'avrebbe aspettata nel cortile posteriore. come al solito.
Aine aveva raccattato la propria borsa e, dopo aver aspettato che Ji facesse il giro del blocco, era salita in macchina con lui.
-Kwon, stiamo andando a casa tua?-
-Vuoi che ti riaccompagni ?-.
-No, era solo per capire-.
Jiyong premette il piede sul freno. La luce del semaforo era diventata rossa.
-Mi dai un bacio?-.
Lei  non si fece impedire dalla cintura di sicurezza e posò le labbra sulle sue. -Che fai?-.
-Voglio anche io una tua foto-,  lui rimise a posto il suo telefono, -Com'è che si chiama il tuo fansite, allora?-.
-Ti ci vuoi iscrivere?-. Aine guardò la fila di auto davanti a loro.
-Perché no?-.
-AineLovers, suppongo-.
Jiyong afferrò il volante in maniera più salda, scuotendo leggermente la testa e muovendo  la bocca nervosamente. -Dovremo stare più attenti-.
Aine sospirò, pensando a quanto lo fossero già abbastanza. -Soo-oppa ha chiesto a Rimri-unnie di sposarlo-.
-Lo so-.
-E Rimri sta facendo impazzire anche me coi preparativi-.
-Sei triste?-
-Un po' ma so che hanno aspettato tanto questo momento. Sono stati così buoni con me. Dunque, no, sono contenta-. Aine lo guardò sorridendo.
Erano rimasti in silenzio per alcuni minuti finchè Jiyong, prima di parcheggiare l'auto, non le aveva preso la mano.  -Non sono più così sicuro di potermi legare per "per sempre" ad un'altra persona. Mi piace il modo in cui noi siamo oggi, il tipo di libertà che esiste tra noi e tu mi hai garantito. Questo tipo di bene-.
Ji ritornò al presente. Non smise di guardarla. Non voleva lasciarla andare ma Aine aveva gli occhi stanchi. Era già l'una.
Lei, però, gli sussurrò di voler continuare a ballare.
Di fatto, la danza finì presto. Sulle note di On the radio di Donna Summer, si ritrovarono fermi. Jiyong le cingeva la vita mentre lei aveva poggiato il suo braccio sinistro sulla spalla di lui . Quello destro, invece, ciondolava da solo.
-Kwon-.
-Uhm, cosa c'è?-.
-Ho un taxi che mi aspetta giù, devo andare-.
-Uh?-.
-Non sto scherzando-.
Lui la tenne stretta facendole il solletico. 
-Davvero-. Aine lo spinse via con tutta la forza che aveva.
-Cos'è successo? Qualcuno si è sentito male? Tu non stai bene?-. Jiyong le accarezzò il viso.
-Ci siamo fatti del bene a vicenda, ma è ora di finirla-.
L'espressione di lui si fece simile a quella di un bambino ferito e lei per un istante si pentì di come stava gestendo la situazione.
-Sul serio, che ti prende?-. La voce di Jiyong si fece più sottile. Non capiva cosa stesse succedendo e non capiva lei. Rimase in silenzio, non sapendo se per lasciarle finire di spiegare o perchè i suoi senitmenti erano vicini ad esplodere.
Aine chiuse gli occhi per un momento e, quando li riaprì, gli disse con determinazione che si era resa conto di non volere più quella loro relazione, che era stato delizioso stare con lui quei sei mesi ma "Kwon tu sei rimasto confuso e io non sono certa di amarti".
Ji si fece più cupo, muovendo la testa come a scacciare le emozioni che iniziavano a ribollirgli nei muscoli e nei nervi. Non era capace di vedere da dove fosse potuto scaturire un tale risultato.
-Tu non vuoi me, Kwon-. 
Al "Sei impazzita?",  Aine si limitò a sorridergli. -Probabilmente-.
La risposta di lei gli sembrò quasi uno schiaffo in faccia, un insulto per deriderlo. -Non uscire dalla porta principale, però-.
Aine lo vide andare via nella sua camera prima che potesse aggiungere qualcos'altro. Lei, allora, spense  lo stereo e chiuse la porta dell'appartamento di Ji dietro di sè.

^^
Dimenticatevi la parte rom-com perché da qui in poi sarà angst. Ok, non sono una cima nelle previsioni. Tipo, sono ritornata prima del previsto ma hey, è ritornato il mio periodo insonnia con bicchierone di schweppes sicché occhiaia da panda e grafomania.
Un bacio a ladycarmen...ora so chi sei *creepy style*
Spero che continuerete a leggere e vorrete bene ad Aine anche se ha appena spezzato il kokoro di Jiyong.
LoveLove.




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Capitolo 13
*** Fallow Land ***


aine13
Prima di uscire dall'edificio, Aine guardò il bracciale che lui le aveva regalato. Esitò e ritornò indietro fino agli ascensori. Lo vide lì. Jiyong le corse incontro e lei gli si strinse forte.
Però, non andò così. La realtà , putroppo o per fortuna, non è come è presentata nei racconti. Non ha nulla a che vedere con ciò che è presente nei film, nè nelle canzoni.
E gli esseri umani sono molto più complicati, tendono davvero poco a fare ciò che è giusto nel momento esatto in cui andrebbe fatto.
Pertanto, Aine attese che il taxi la riaccompagnasse a casa mentre  nella sua testa continuava a sentire il proprio "Non sono sicura di amarti" e a vedere lui ferito e solo. Ad un certo punto, lei fu sul punto di fermare l'auto  ed andare da Ji ma sarebbe stato da idioti fare marcia indietro sui propri passi.
Pagò il tassista e digitò il codice della propria abitazione. Una volta chiuso quanto era accaduto fuori, tremò e si abbandonò a terra. Le ginocchia le erano diventate deboli.
Scoppiò a piangere, ma le lacrime si fermarono presto sotto le palpebre. Le spuntò, invece, in mezzo al petto, un dolore antico, ben conosciuto. Ritornava, dunque, a farle più male.
Aine si rialzò velocemente scappando verso il lavello della cucina. Stette d'improvviso per soffocare, come se non avesse mai imparato a respirare. Bevve avidamente e rimase in piedi con i gomiti stanchi appoggiati al piano della cucina.
Era scappata, ancora una volta, e, no, non aveva dato nessuna spiegazione.
Aveva abbandonato Kwon che, sì, lei amava.
Solo, Aine aveva il terrore di amare lui più di quanto amava se stessa.  
Jiyong, invece, era rimasto tutto il tempo immobile con entrambe le mani appoggiate alla maniglia della porta. Anche quando l'aveva sentita andarsene, non si era mosso.
Gli era sembrato irreale, un brutto scherzo rovesciato. Per la seconda volta non si sentì capace di risolvere la situazione.
In verità, si rese conto di quanto poco conosceva lei.  Di Aine sapeva  dalla piccola cicatrice sulla mano destra, ricordo di un incontro poco fortunato con un pastore tedesco, all'abitudine di abbracciare il cuscino quando si trattava di dormire da sola. Era evidente che gli era sfuggito il resto. Non riuscì a comprendere cosa le era successo e, soprattutto, cosa stava succedendo a loro.
Il fatto era che quei mesi passati insieme erano stati totalmente felici. Quel tipo di felicità per cui smetti di trovare una spiegazione perché, diamine,sei semplicemente contento e basta. Ora, ciò sembrava costituire il delitto maggiore.
Si distese sul letto e gli parve strano non sentire la porzione di materasso accanto a lui un po' più in giù a causa del peso di  lei.
Separati dal fiume Han e da un ragguardevole numero di incomprensioni, entrambi  poggiarono la testa sul cuscino fissando un punto a caso. Sperarono in questa maniera di poter svuotare il cervello e l'animo.

***

Passò un giorno. Lei non l'aveva cercato, lui non l'aveva cercata. Jiyong, invece, aveva contattato Yerin che, alla fine,aveva ceduto.
Lui ascoltò i sommi capi e le intuizioni di Rimri-unnie circa l'universo in cui Aine aveva faticato a trovare equilibrio. Un universo pieno di dubbi e di un'umanità non completamente pura. La fidanzata di Soo-ha, bevendo l'ultimo sorso di espresso con panna che aveva ordinato pcoo prima, gli aveva chiesto con naturale schiettezza "Allora, sei serio con Ai?". Jiyong aveva portato la mano vicino al viso, quasi a rifletterci, e poi le aveva risposto che ci stava pensando appropriatamente.
Così, Yerin gli disse che avrebbe fatto in modo che Aine non si muovesse da casa e gli diede il codice di casa, sebbene ancora titubante su cosa intendesse Ji per "appropriatamente".
Jiyong non aveva ben chiaro quale fosse il modo migliore di affrontare la cosa. L'unica cosa evidente era quanto ne valesse la pena.  
Parcheggiò non lontano da casa di Aine, entrando dall'ingresso secondario del residence dove era ubicata, e premette, tra un battito e un respiro, la sequenza che Rimri gli aveva fornito. Indugiò, togliendosi le sneaker, ed entrò trovandola sul divano mentre piegava dei panni.
Aine non si accorse subito di lui ma, quando lo fece, gli occhi furono sul punto di bagnarsi di nuovo mentre la bocca si contorceva non riuscendo a dare spazio ad un unico ed indispensabile "Grazie".  Tutto dentro di lei gli era riconoscente per essersi fatto carico del rischio di essere lì.
Ji si tolse il cappello al fine di prendere tempo per capire se era ok andare  da lei.  
-Kwon-, si  mise in piedi.
-Non fermarmi-.  Lui la prese per le spalle e la cinse premendo le labbra sulle sue, più soffici  e calde di quanto avesse mai avvertito prima.
-Kwon-.
-Non provare a  decidere per me-.
-Kwon-.
-Non lasciarmi più solo-.
Mentre Aine stava per pronunciare per l'ennesima volta il suo nome, Jiyong le tracciò lungo la schiena delicatamente un "Ti amo". Di  nuovo e di nuovo finchè non si staccarono.
Lei si mise seduta. -Kwon, mi perdoni?-.
Lui le si mise accanto e,stendendosi, appoggiò la testa sulle sue gambe.
-Ti amo-.
-Perdonata-.
Un altro pianto si affacciò negli occhi di Aine mentre quelli di Ji non smettevano di fissarla
-Sono qui-.
-Lo so-.
-E voglio che te lo ricordi-, prese un fazzoletto e le asciugò le guance,-e che tu sia qui-.
Aine annuì. -E io vorrei dirti tantissimo che...-.
-Shh-.
Lei obbedì, intuendo che lui aveva parlato con Rimri. Al pensiero di quanto coraggio doveva aver avuto, lei  trovò lui splendido e se stessa più leggera.  Nulla era risolto, eppure tutto poteva essere riparato. Quella sensazione di scomodità e di rammarico,come quando inzuppi troppo il biscotto preferito nella tazza del latte e questo ti cade dentro, era sparita.

^^
Aggiornamento lampo. La stesura di questo capitolo è stata travagliata e,difatti,questo è solo un terzo dell'originale. Happy and sad times are ahead!
Grazie di esserci ancora anime silenziose.
Alla prossima.

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Capitolo 14
*** Hanami ***


aine14
Aine andava e veniva attraverso i corridoi dell'albergo silenziosamente.  Ora accoglieva gli invitati,  ora parlava con lo staff per sistemare meglio quel vaso di cristallo all'entrata della sala. Il ticchettio delle sue scarpe con un tacco appena rialzato era diventato un sinistro avvertimento per chiunque intorno a lei.
Era il giorno di Yerin e Sooha.
Rimri-unnie era bella, con le guance colorate del giusto tono di rosso, una perfetta sposina coreana.
Soo-ha era bello anche lui, sorrideva sistemando nervosamente il fazzoletto nel taschino della giacca scura.
Di Kwon nessuna traccia. Sarebbe arrivato a qualche altro membro della YG appena in tempo probabilmente.

***

Battè le mani insieme agli altri a fine cerimonia, in piedi, in mezzo a Seungri e Youngbae. Poi, la vide portarsi  al centro della sala.
Aine aveva  un microfono in mano e, gli parve,  il cuore nell'altra. "Congratulazioni", la voce di lei risuonò un po' bassa ma salda. Si mosse verso gli sposi, abbracciando Yerin, e fece un cenno all'orchestra.
Un brusio indistinto di attesa e stupore si diffuse dapperttutto.
Aine si mosse ancora e, con lei, in mezzo, si portò Taehyun .
Dio, era bellissima con quei capelli sciolti che le scendevano morbidi lungo il corpo. Probabilmente lui era il meno indicato per essere obiettivo o lei era sul serio una piccola ninfa.
Forse erano veritiere entrambe le cose.
Gli occhi di Jiyong si fissarono su di un unico punto. Le labbra di Aine, che ai primi tre accordi s'erano messe a tremare per poi continuare spedite, erano diventate il fulcro dell'attenzione di colui su cui era puntato il massimo numero di sguardi.
Ad un tratto, però, tutti avevano iniziato ad  ammirare quell'esserino che lui sapeva essere sempre un po' spaventato e bisognoso. Quell'esserino, di cui, alla fine, lui aveva iniziato a sentire bisogno.

***

Passò il tempo delle foto e lui non si sarebbe potuto trattenere più a lungo. Un altro volo a portarlo via, ma al ritorno sarebbero stati assieme finalmente.
Aine gli si avvicinò, sfiorandogli il palmo della mano lì dove era stampato un ben augurante sorriso.
A sorridere fu anche  lei che, assieme ad una piccola smorfia, aggiunse un "Taehyun-ah è stato bravissimo, ma io davvero non ho un futuro in questo settore".
Quando le fu accanto, la guardò attentamente. Jiyong restò immobile per tre lunghissimi secondi, tentando di processare qualcosa da rispondere. La tirò a sè baciandola sulla fronte.
- 당신은 나의 영원한 노래이야-.
L'imbarazzo di lei aumentò ancora di più. Se poco prima aveva avuto il coraggio di dedicare ai neoconiugi una canzone davanti a tutti, ora le corde vocali le si erano sciolte in gola.
Che cos’era quella? Una dichiarazione? Lo era.
Pur essendo l'ennesima confessione dei suoi sentimenti, la meraviglia la colse ancora una volta.
Kwon era decisamente un romantico.
E un pazzo.
E la banalità gli era del tutto estranea.
-Ecco...fai buon viaggio eh!-, esclamò con tono allegro e canzonatorio.
Jiyong esibì un sorriso forzato, ostentando tranquillità. Poi, si decise, nell'adorabile tepore del suo abbraccio, di  rivelarle che la prossima volta che si sarebbero visti ci sarebbe stata un'importante sorpresa.
Aine gli mise il broncio. Kwon sapeva benissimo quanto lei odiasse le sorprese. O meglio, le piacevano ma odiava l'espressione che assumeva quando alla fine scopriva di cosa si trattava.
Lui giocò con il suo naso. -Fai la brava-.
L'espressione di lui era terrificante, strana e bellissima. Le fece desiderare ancora una volta di essere quella che aspetta.
-Io sarò lì, ora vai-.

^^
Ritornata con un piccolo quadretto fluff. Congratulazioni agli sposi!
La frase in coreano è traducibile con "Tu sei la mia canzone per sempre", è una citazione al contrario della canzone Everyone di Yoon Book Hee.
Spero vi sia piaciuto questo aggiornamento.
 







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Capitolo 15
*** Unnecessary Bud ***


aine17 Una caldo pomeriggio. Jiyong aveva la testa poggiata sullo stomaco di Aine, entrambi  distesi sul letto. Perpendicolarmente l'uno all'altro e nudi.
Nulla di cui sorprendersi dal momento che avevano passato più tempo senza che con i vestiti addosso da quando lui era ritornato.
Lei teneva un braccio sulla faccia e muoveva l'altro pigramente per giocare con le sue ciocche. Ora le aggrovigliava, ora le torceva, e di tanto in tanto, le tirava delicatamente.
L'unico vero rumore era quello dell'orologio che ticchettava via e che contrastava con le loro figure quasi in letargo.
-La tua pancia sta brontolando-, le sussurrò Ji  parecchio divertito.
Aine in tutta risposta gli tirò la ciocca di capelli che si ritrovava in quel momento tra le mani.
Tirò un po' più violentemente. Prevedendo la sua reazione, poi, lasciò la presa e tracciò una linea immaginaria con le dita che andava dal naso alla bocca.
Ed è sulla bocca che si fermò, tracciando più volte il contorno delle labbra.
Lei percepì il sorriso di lui e continuò giù, seguendo la mascella, per poi ritirarsi. Lui si mise a mugolare frustrato per la perdita del suo tocco.
Ridacchiando, gli accarezzò il volto nell'istante esatto in cui sentì le mani di Kwon intorno alla vita mentre nascondeva  lì la faccia. Aine, allora, gli massaggiò le tempie ottenendo le sue riconoscenti fusa.
Altri pochi minuti e il respiro di lui si uniformò a tal punto che lei credette  che si fosse addormentato.
Ricordandosi che nessuno dei due si era rivestito, Aine allungò la mano libera per afferrare qualsiasi indumento vicino per coprirlo.
-Quale pensi sia il significato della vita?-. La voce vellutata di Jiyong risuonò per tutta la stanza.Non mosse gli occhi  neanche per un secondo finchè non le ammiccò e le si rotolò vicino, con le mani intorno ai fianchi affichè non potesse scappare.
Lei lo fissò in quelli occhi che sapevano di cioccolato decidendo di concederlgi un piccolo bacio.
Aine sorrise maliziosamente, lui predisse i suoi movimenti così che le loro labbra si incontrarono.
Bocche aperte che ripetevano una danza familiare, facendo a turno a stuzzicare la lingua dell'altro con la propria.
Baci distratti in cui lui implicitamente le rimproverava di non coccolarlo abbastanza. Il "Sei adorabile" di Ji fu interrotto dal suo stesso incespicare dato che Aine si era messa a toccare il lobo del suo orecchio.
"Solo ora?", gli chiese lei  sfidandolo e continuando a tracciare sulle labbra di lui linee senza senso.
Kwon aprì la bocca quasi per morderle il dito.  Aine sentì la sua lingua prima che lui potesse rispondere con un poco udibile "Sempre".
Nonostante le parole rassicuranti, gli mise il broncio cercando di liberare il suo dito ma lui non lo permise. Alla fine, gli si distese sopra completamente.
Petto contro petto, fronte contro fronte, naso contro naso.
-Ridammi il dito indietro, Kwon-.
In tutta risposta, lui strinse di più. Aine, allora, stette sul punto di protestare maggiormente quando sentì i suoi polpastrelli farsi strada lungo la schiena.  Un brivido viaggiò dal dito della mano fino giù a quelle dei piedi e le scappò un dolce sospiro. Respirò dentro il profumo di lui sino a chiudere gli occhi, sino a sciogliersi nella sua figura.
Non appena lei nascose la faccia in mezzo alle sue clavicole, le lasciò andare il dito. Dito che, automaticamente, seguì giù la variazione nella pelle di Kwon che Aine preferiva di più. Si trattava del tatuaggio del compleanno con l'otto  ripetuto per buon auspicio.
Erano troppo pigri per muoversi, si limitarono a ingarbugliarsi con i prorpi corpi simili a fili di un gomitolo di lana.
Il corpo di lei in cerca dei  tatuaggi di Jiyong, mentre quello di lui  alle prese con ogni curva insita nella ragazza.
Bisbigli di piacere mischiati nell'aria con occasionali risate che turbinavano intorno.
Lui scattò alcune volte come Aine osava scendere con le unghie lungo la sua schiena.  
Dal nulla una melodia catturò l'attenzione di lei, a cui ci vuole qualche minuto per elaborare che quella era la voce di Ji.
Fremiti e baci e poi piombarono di nuovo in un pacifico riposo.
Una leggera pressione sul naso e si risvegliò alla faccia di lui che scrutava la propria.
-Creepy-, borbottò Aine con un sorriso, chiudendo ancora gli occhi e  facendo per accarezzare i propri capelli. Non aveva bisogno di guardare per sapere l'espressione di gioa che ha Kwon sulla faccia.
Lui si chinò a baciarle il naso e lei
gli diede un bacio morbido sulla spalla  come lui scese dal letto lasciandolo.
Lo vide praticamente scivolare fuori  per recuperare i vestiti. Doveva essere in ritardo dal momento che stava indossando una maglietta rossa a caso insieme ai suoi jeans neri preferiti.
Ugualmente, Jiyong  tirò fuori dalla cassettiera, posandolo sulla sedia, un outfit anche per lei.
 "Indubbiamente costoso" pensò lei mentre lui completava il tutto con dei gioielli abbinati. Aine non gli aveva mai chiesto come mai avesse così tanti abiti da donna o accessori e lui non le aveva offerto ulteriori dettagli quando ripetutamente li dava via a lei. "Il comò infinito dell'abbigliamento femminile", pensò Ai.
-Torno stasera-, le disse.
***
Lei si mosse dal divano alla televisione a muro per spegnerla. Era stato tutto un sogno. Meglio, un flashback che la sua mente le stava rimandando in rewind da almeno quattro ore dopo aver appreso la notizia e mentre aspettava che lui davvero ritornasse.
La pace della quotidianità che auspicava non sarebbe di certo arrivata, ma avrebbe avuto le spiegazioni che desiderava.
Un nuovo scandalo lo aveva colpito, uno scandalo che rischiava di macchiare persino il loro rapporto.
Parole come "stanza d'albergo", "traditore", "cosa ci si può aspettare da un drogato?" le punzecchiavano il cervello fino a che non spazzò via tutto sorseggiando un bicchiere di vino e finendo l'ultimo fazzoletto rimasto.

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I'm back!
Spero vi sia piaciuto.
Alla prossima.

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