Helen

di youweremysummerlove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 42 ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45 ***
Capitolo 46: *** Capitolo 46 ***
Capitolo 47: *** Capitolo 47 ***
Capitolo 48: *** Capitolo 48 ***
Capitolo 49: *** Capitolo 49 ***
Capitolo 50: *** Capitolo 50 ***
Capitolo 51: *** Capitolo 51 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


-Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri ad Helen, tanti auguri a te!
-Mmm, uscite fuori che voglio dormire!
-Eh no, 18 anni si compiono una sola volta nella vita, non credi?
-Ma voglio dormire!!!
-No, tu adesso ti alzi, scendi sotto, fai colazione, ed apri il tuo regalo.
Appena sentì la parola "regalo" scattai giù dal letto e corsi immediatamente in cucina.
-Dai dai dai mamma, voglio aprire il regalo adesso.
-Non prima di aver fatto colazione, disse mio padre.
-Ma non sono più una bambina, la colazione può aspettare.
-Vabbene, tieni.
Mia madre mi consegnò una busta bianca. Cosa ci stava dentro? Boh, bisognava scoprirlo no? Appena aprì la busta sbucarono fuori due biglietti aerei andata e ritorno per miami, la città che sin da piccola mi aveva affascinata e la città che ho sempre voluto visitare, ma il modesto lavoro di mio padre non poteva permettersi questa vacanza, sino ad oggi, dove il mio sogno diventa realtà.
Ma facciamo prima un punto della situazione per farvi capire meglio.
Mi presento, sono Helen Cameron, e oggi ho compiuto 18 anni. Finalmente potrò andare nei locali, bere alcool e frequentare discoteche senza alcun problema e potrò finalmente prendere la patente!
Da oggi in poi vi racconterò la mia vita passo dopo passo, parlando al passato ovviamente, descrivendovi tutti i momenti più belli, più brutti e più magici.
Vivo in Inghilterra, ad Oxford in un quartiere non troppo affollato chiamato Rose Hill. La mia vita non è per niente incasinata, anzi io la definirei quasi perfetta. Ho degli ottimi amici, due genitori fantastici e adesso ho appena concluso la scuola 
Il mio sogno sin da bambina era quello di andare a Miami. Non avendo sbocchi sul mare la mia città, raramente vedo l'oceano, sopratutto in estate. Così, io e miei amici, frequentiamo sempre una piscina, che è ben diversa dal solito mare, anche se io preferisco quello.
Compio gli anni l'1 di luglio, un periodo caldissimo, estate piena direi. E adesso, un mio piccolo sogno si sta realizzando. Non ho sogni, non ho hobbie, non ho un talento in particolare, non ho nulla. A scuola me la son sempre cavata con tutte B, e non ho mai dato una delusione ai miei genitori. Quello che mi fa paura è il futuro, io cresco e più passano i giorni e più non so che decisione prendere della mia vita. Sono una ragazza graziosa, non troppo grassa, non troppo magra. Ho due occhi verdi e i capelli rossi. Due dilatatori che mi coprono quasi tutto l'orecchio e no, non ho mai avuto un ragazzo. Direte: "oh mamma, come non hai mai avuto un ragazzo?" beh, è la verità, sono come mamma mi ha fatta e non ho trovato il vero amore, ma a quello ci sarà tempo, io non ho fretta.
-Ma come mai ci sono due biglietti?
-Perchè così potrai portare Lucas con te.
Lucas è il mio compagno di infanzia, ci siamo conosciuti quando andavamo all'asilo e da quel giorno siamo diventati inseparabili. Siamo due goccie d'acqua, sopratutto perchè seguiamo lo stesso stile. Usciamo insieme e andiamo d'accordo su tutto. Ci piace la stessa musica, lo stesso sport e andiamo matti per il frappuccino dello starbucks. Ah sì, ho un piccolo lavoretto che mi tiene occupata il pomeriggio, lavoro proprio lì, nella caffetteria più famosa del mondo, starbucks, ovviamente Lucas lavora con me.
Siamo come fratello e sorella, siamo una cosa sola, e poi lui mi capisce, mi ha sempre capita e so che per me ci sarà sempre.
Ma adesso devo prepararmi per festeggiare il mio 18esimo compleanno e annunciare la bella notizia a Lucas, che sicuramente, come me, non vedrà l'ora di partire.
 
   
Ed eccomi qui con la terza storia che, come le altre due, ho pubblicato circa 2 anni fa su facebook.
Per chi la stesse leggendo ora per la prima volta, che ne pensate?
Questa volta, per evitare di perdere tempo a copiare i capitoli ed evitare che nessuno la legga, vorrei ricevere qualche recensione e vedere cosa ne pensate.
Ditemi voi se volete che io continui a pubblicare oppure no. La sto rileggendo per la seconda volta e non ricordavo di aver scritto alcune parti davvero belle e profonde ahaha
Beh, non mi resta che dirvi buona lettura e sperare che io possa continuare a pubblicare. Tanto la storia, composta da 50 capitoli, e' gia' pronta e scritta :D

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Come passare la giornata era una cosa a cui pensare dopo. In questo momento la mia priorità era preparare la valigia e annunciare la notizia a Lucas, così decisi di chiamarlo.
Il telefono squillò per un paio di secondi, ma poi finalmente rispose.
-Pronto?
Finalmente!
-Lucas, ma che dici pronto?
-E' un modo di dire scema.
-Sei un cazzone, comunque ho una bellissima notizia da darti.
-Cioè?
-Prepara le valigie.
-Perchè?
-Partiamo per Miami.
-Non muoverti, arrivo subito!
Bene, chiuse pure il telefono in faccia, molto educato. Comunque dovevo indossare velocemente qualcosa perchè stavo in accappatoio e non volevo che mi vedesse nuda, anche se quando eravamo piccini facevamo pure il bagnetto insieme, ma quelli erano altri tempi.
Il campanello suonò in meno di due minuti, venne a casa mia con la bicicletta e non stava neanche lontano, tipo ad un quarto di isolato.
A casa ero da sola, per cui indossai l'accappatoio e scesi per aprire il portone.
-Non credevo saresti arrivato così di fretta.
-Dopo la notizia che mi hai annunciato, spero solo che non sia uno scherzo perchè sto perdendo anche l'anima a quanto ho corso.
-Ma non dovevi, stupido! gli dissi dandogli un colpo di mano sulla testa.
Lucas era il classico ragazzo che a scuola veniva adorato, venerato, sognato da tutte quelle ragazzette che non hanno una vita sociale. Tutte lo vedevano come il ragazzo dei sogni. Moro, occhi chiari, piercing sul viso e due grandi dilatatori. Fisico snello, capelli da pazzo, look trendy, ma io lo vedevo come il coglione con cui giocavamo a nascondino da piccoli.
-Sali dai, che ti faccio vedere i biglietti.
Lo presi per mano e lo trascinai in camera mia.
-Tieni, guarda i biglietti, è un regalo dei miei genitori e mi hanno detto che posso portare te con me. Non trovi che sia una cosa grandiosa? Ti immagini io e te sulle spiaggie di Miami. Mamma mia, mi vengono i brividi solo a pensarlo!
-Quand'è la partenza?
-Non so, guarda in basso, dovrebbe esserci scritto.
-Partiamo l'8 di luglio, tra una settimana in poche parole.
-Figo! vado a vestirmi che ho caldo con l'accappatoio.
-Vestiti qui, no? mi disse ridendo.
-Fottiti, con tanto amore però, eh!
Presi la roba che stava sul letto e la portai in bagno con me, mentre guardavo Lucas immerso in quei biglietti.
Mi vestì velocemente, indossando una biancheria intima molto semplice, un paio di pantaloncini di jeans e una maglietta tutte rose e tutta colorata. Legai i capelli, lasciando soltanto il ciuffo e mettendo una fascia che si abbinava con la maglietta. Misi anche un po' di fard, cipria, un leggero strato di matita nera e un po' di mascara; un lucida labbra quasi trasparente e prima di uscire dal bagno misi un po' di profumo.
-Bene, possiamo andare al lavoro.
-Ma devi lavorare anche il giorno del tuo compleanno?
-A chi frega del mio compleanno, darling?
-A me!
-Andiamo stupido!
Uscimmo di casa, mentre lui portava a mano la bicicletta. Io non avevo una bicicletta, mi faceva paura solo a guardarla e non so neanche il perchè.
Amavo il turno di pomeriggio, anche perchè la caffetteria non chiudeva tardissimo e potevo avere anche il tempo di uscire. Poi, il pomeriggio era il momento migliore, più clienti e più mancie!
-Jason, io ho finito, qui pulisci tu?
-Si Helen, vai e divertiti, auguri ancora!
-Grazie Jè, andiamo Lucas?
-Sì, un momento..
-Ma che fai?
-Voilà, un frappuccino con doppio strato di caramello e doppio strato di panna e un disegnino fatto da me ovviamente!
Lo abbracciai quasi a non volerlo lasciare più, Lucas era il fratello che non ho mai avuto e che avrei voluto avere.
Per festeggiare il mio compleanno non avevo organizzato chissà cosa. Avevo invitato pochi amici a bere qualcosa in pub vicino casa mia e anche molto conveniente.
La serata passò molto tranquillamente, ricevetti pure tanti regali graziosi, tra cui una collana con le iniziali H e L, ovviamente regalata da lui.
Arrivai a casa, ovviamente accompagnata da lui, e indossai la collana, addormentandomi in pochi minuti con la consapevolezza che quella settimana non sarebbe passata mai.

Non ho ricevuto nessuna recensione al primo capitolo, pero' ho visto alcune visualizzazioni, quindi ho voluto pubblicare il secondo capitolo.
Buona lettura xoxo

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Mi risvegliai sapendo che avrei dovuto aspettare ancora altri sette e lunghissimi giorni. Mi alzai quasi forzata dal letto, sfilandomi la parte superiore del pigiama e mettendo un cerchietto dietro i capelli da pazza che ho quando la mattina mi sveglio. Poi mi soffermai a guardare il calendario che segnava come data l'8 di luglio. E io sarei partita proprio in quel giorno. Feci un grande salto all'indietro spalacando ancora di più i miei grandi occhi per focalizzare al meglio l'immagina che avevo davanti. Rimisi il pigiama e scesi di corsa le scale per andare in cucina.
-Ma che giorno è oggi?
-L'8 cara, rispose mia madre con un sorriso mentre mi preparava un cappuccino.
-E perchè non mi avete svegliata? credevo che fosse ancora giorno 2!
-Questa settimana è passata così in fretta che non te ne sei neanche accorta eh? comunque non ti abbiamo svegliata perchè sappiamo che devi affrontare un lungo viaggio e poi parti questo pomeriggio, disse mio padre.
-Cavolo, ma che ho avuto? un vuoto di memoria per caso?
-E ci credo, dopo la sbronza che ti sei presa ieri, disse mia madre.
-Accidenti, e chi mi ha riportata a casa?
-Lucas, ovviamente. Quel ragazzo è un angelo. Chissà se durante questa vacanza...
-Mamma, perchè non mi prepari la colazione ed eviti di dire cavolate? Grazie,
-Ma dai, come fai! sto solo scherzando.
-Sì, ma scherzando si dice la verità. Tu, signorina, cerca di stare attenta con Lucas durante questa vacanza!
-Papà, ti ricordo che ho 18 anni, non so se lo sai.
-E quindi? lo so che non sei più vergine.
-Papà, ti prego. Cominciai ad arrossire, ma mi divertiva il rapporto che avevamo io e lui. Molto aperto, lo definirei.
-Vado di sopra a controllare la valigia e vedere cosa manca, intanto chiamo Lucas.
Salì di sopra, entrai in bagno lavandomi la faccia, indossando una tuta e una maglietta scollata e sistemandomi i capelli, mettendo il ciuffo al suo posto, con attorno una fascietta a fiori e legai anche i capelli. Era una giornata afosa, forse più afosa delle altre, per cui accesi il clima in camera mia e misi la valigia sopra il letto, controllando i minimi dettagli.
Ci stava tutto. Parecchi ricambi, 4 paia di jeans e 5 paia di pantaloncini e poi tante ma tante magliette, di tutti i generi,  e ovviamente due tipi di costume.
Per fortuna il mio fisico non era assolutamente magro o grasso, diciamo che era giusto. Non mi sono mai creata dei problemi riguardante il mio fisico. Fin da piccola stavo bene, mangiavo di tutto e praticavo piscina agonistica.
Poi ho smesso e mi sono data al ballo, poi ho smesso il ballo e ho cominciato a mettere la testa sui libri, che adesso mi avrebbero portata a Miami!
Mentre pensavo a queste cose, vidi la luce illuminata del mio iphone e una chiamata in arrivo: Lucas.
-Luuuucas, ti stavo giusto chiamando!
-Pronta per la nostra vacanza?
-Assolutamente sì, stavo controllando le ultime cose,tu che fai?
-La stessa cosa. Come stai?
-Un leggero mal di testa, ma per il resto è ok. Stamattina mi son svegliata e appena ho visto la data neanche ci credevo.
-Ieri ti sei presa una bella sbronza.
-Mamma mia, non ricordo nulla, giuro! sperando che non abbia combinato nulla.
-Giusto qualche danno, ma piccolo eh.
-Tipo? non mi fare preoccupare.
-Tipo mi hai baciato quando ti ho riaccompagnata a casa.
-Co..cosa?
-Sto scherzando sciocchina! Però non mi sarebbe dispiaciuto, sai?
-Lucas, senti, io preparo le ultime cose, ci vediamo a casa mia?
-Vabbene, arrivo tra un po' con la valigia.
Non so perchè, ma ogni volta che Lucas tirava in ballo discorsi tipo: "spogliati davanti a me" o "vorrei un tuo bacio" cercavo di evitarli facendo finta di nulla e cambiando discorso. Non che non mi piacesse, ma, ci stava dietro un'amicizia lunghissima, non volevo rovinarla, ecco.
Preparai le ultime cose, mettendo qualche altro cambio e cercai di chiudere la valigia che a stento si reggeva in piedi. In quel momento la porta di camera mia si aprì, era Lucas.
-Non ti ho sentito arrivare.
-Con la musica ad alto volume ci credo, mi ha aperto tua madre.
Mi avvicinai a lui salutandolo con un bacio sulla guancia, lui ricambiò il gesto mettendomi una mano sul fianco.
-Allora, ci riesci o no a chiuderla?
-Non credo, aiutami dai!
Insieme cercammo di chiudere quella bestia chiamata valigia e dopo tanti sforzi ci riuscimmo.
-Amo questa canzone! esclamò.
-Balliamola dai, gli dissi trascinandolo per mano al centro della stanza.
Così ballammo come due scatenati, improvvisando mosse e movimenti mai visti e mai provati primi. Improvvisamente eravamo diventati due ballerini professionisti.
Mi prese per i fianchi, facendomi fare un giro su me stessa, poi riportandomi a lui, avvicinando il mio viso al suo e stringendomi sempre di più.
La canzone finì, e succesivamente ce ne stava una abbastanza "sdolcinata". Mi allontanai ma lui mi strinse a se.
-Balliamo anche questa, dai, mi disse.
-La trovo abbastanza sdolcinata, non trovi?
-E' questo il bello, lasciati trasportare dalla musica.
Così lo abbracciai e mi feci trasportare dalla musica, cercando di non pestargli i piedi.
-Ti voglio bene, scimmietta, mi sussurrò all'orecchio.
-Anche io te ne voglio, coglione.
Sorrise, sentì il movimento delle sue labbra che stavano appoggiate sulla mia spalla. Per fortuna avevamo anche la stessa altezza.
Poi bussarono alla porta, quasi quasi cominciava a piacermi quel momento. Io e Lucas ci staccammo subito.
-Tesorino, posso entrare?
-Certo mamma.
-Scendete per pranzo?
-Arriviamo subito, le risposi.
Io e Lucas ci guardammo negli occhi per qualche secondo, la nostra espressione era alquando imbarazzata, anche se facevamo queste cose spesso, anche a centro di strada con le cuffie all'orecchio, ma questa volta era diverso.
-Scendiamo dai, mi disse.
Lo seguì a ruota, non vedendo l'ora di salire su quell'aereo che mi avrebbe fatto vivere la vacanza più bella della mia vita e immaginando di ballare insieme a Lucas su una delle spiaggie di Miami.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


-Dai, muoviti Lucas arriveremo tardi e perderemo l'aereo!
-Un momento, prendo il cellulare!!
-Ma a che ti serve?
-A fare le foto, no?
-Ma se abbiamo la macchina fotografica, stupido!
-Dai, resteremo pochi giorni.
-Ma che dici! se troviamo un lavoro possiamo rimanere anche 6 mesi, scemo.
-Ma perchè mi dici sempre brutte parole?
-Perchè sei fottutamente in ritardo, e con te pure io, muovi il culo!
-Ok ok, eccomi sono pronto.
Scese di corsa le scale facendo fatica a trasportare quella valigia più grande di lui.
-Ma che hai messo dentro quella valigia?
-Tutto quello che mi serve.
-Tutta la casa allora.
-Non parlare per me e guarda la tua di valigia.
Feci una smorfia e poi chiamai mio padre:
-Pàààà! andiamo, siamo pronti.
-Mamma deve ancora truccarsi.
-Ma che cavolo!!
Casa mia in quel momento era un tale caos che neanche un concerto avrebbe fatto lo stesso casino che stavamo facendo in quel momento.
Mia madre dopo 5 minuti finalmente scese dalle scale.
-Mà, ma che ti trucchi a fare? mica devi partire tu.
-Sta zitta e saliamo in macchina.
Per fortuna non stavamo molto lontani dall'aereporto e in meno di 20 minuti arrivammo all'aereporto.
Il tempo di fare il ceck-in e controllare le valigie e iniziammo a fare la fila per salire sull'aereo.
-Chiamatemi quando arrivate, d'accordo?
-Mamma, me lo avrai detto minimo 100 volte questa settimana. State tranquilli che accanto a me ho un uomo coraggioso!
-Che spiritosa. Arrivederci signori Cameron, ci faremo sentire appena arriveremo.
Salutai in fretta i miei genitori mentre la fila cominciava a diventare più corta e man mano avanzai per salire sull'aereo.
-Vi voglio bene e poi ci sentiremo spesso. Grazie di tutto, non ve l'ho ancora detto.
-Lo hai fatto tesorino di mamma, divertitevi!
-Ciao!
Salutammo in fretta i miei genitori e io e Lucas ci guardammo negli occhi.
-Sono così eccitata, tu non sei eccitato?
-Molto, mi scoperei l'hostess pensa un po'.
-Ma lo sai che sei il solito coglione?
-Non posso più scherzare?
-E io neanche? gli dissi abbracciandolo, poi continuai:
-Grazie per avermi detto di sì e grazie per essere venuto con me.
-Potevo mai perdere un'occasione del genere? è il nostro sogno fin da bimbi Helen.
-E finalmente si sta realizzando e non ci posso ancora credere.
Mentre parlavamo un hostess ci interruppe:
-I biglietti per favore e il passaporto.
-Sì certo.
Mostrammo i biglietti e ci avviammo per salire sull'aereo.
-Da questa parte, disse una signorina davvero gentile, poi continuò:
-Ecco i vostri posti, buon viaggio, datemi i vostri bagagli a mano, li metto qua sopra.
Per fortuna avevamo i posti a due e io ovviamente mi misi dalla parte del finestrino, dove potevo vedere la mia bellissima città diventare sempre più piccola fino a quando le persone non si vedevano più e i palazzi diventano tanti puntini neri, tipo tanti brufoli sul culo di un vecchio. Che paragone schifoso, lo so.
-Sei mai salito sull'aereo? chiesi a Lucas.
-A dire la verità no, di solito ho preso il treno per viaggiare, sempre dentro l'inghilterra.
-Io una volta sono andata in Italia, a Milano, è una bellissima città, solo che con quelle scritte in Italiano non capivo nulla. Mi sono fatto anche un ragazzo fighissimo.
-Non hai perso tempo a quanto vedo, eh?
-Sei geloso per caso?
-Ma che, geloso di cosa? di te che ti scopi un italiano che non vedrai mai? 
-Quanto sei stupido!
Durante il viaggio ogni tanto chiudevo gli occhi e quando gli aprivo leggermente notavo che Lucas mi fissava e non sapevo per quale strano motivo. Poi mi presi di coraggio e glielo domandai:
-Perchè mi guardi?
Lui abbassò lo sguardo quasi imbarazzato, poi mi rispose:
-Nulla, gli occhi sono fatti per guardare, no?
-E la bocca è fatta per fare domande, dai, dimmelo.
-Ti ho detto niente, continua a riposare, ascolto un po' di musica.
Mi girai dall'altra parte del finestrino osservando quel cielo che pian piano diventava buio a causa del fuso orario e pensando a quelle 10 ore che avrei dovuto passare sopra quell'aereo che già mi stava troppo stretto.
Lucas si era addormentato ed erano ancora passate solo 3 ore da quando eravamo partiti.
Dovevo andare assolutamente in bagno, così cercai invano di svegliare Lucas per farmi passare, ma nessun tentativo fu efficente, era crollato.
-Lucas...scuotevo la spalla, ma niente.
Mi avvicinai all'orecchio sussurandogli:
-Lucas, devo andare in bagno, svegliati, tututu.
Di colpo scattò facendomi cadere sul sedile:
-Ti sei svegliato finalmente!
-Scusa, mi ero addormentato, diceva mentre strofinava i suoi grandi occhi chiari.
-Ho visto, scusami se ti ho svegliato ma devo andare in bagno, non potevo saltarti addosso, ti eri pure sdraiato.
-Questi sedili mi stanno facendo diventare il culo piatto.
-Ma perchè, come ce l'hai normalmente? gli dissi scherzando un po' per svegliarlo.
-Aspetta, ti faccio passare.
Si alzò, mettendosi accanto al sedile, così potevo passare. Mi alzai e fui costretta a strofinare i miei fianchi sul corpo di Lucas visto che l'aereo era piccolo. Lui mi tenne per i fianchi, cercando di non lasciarmi andare. Lo guardai negli occhi e gli dissi:
-Guarda che faccio la pipì qui se non mi lasci andare eh!
-Sto scherzando scimmietta.
-Fammi passare, idiota, gli dissi dandogli uno ceffone tra i capelli.
Lui sorrise mentre mi fissava da dietro, e io andavo in bagno visto che avevo la vescica piena come una bottiglia da due litri.
Tornai al mio posto, lui stava ancora alzato, mi fece passare, questa volta senza tenermi i fianchi.
-Grazie Lù.
-Di niente.
Appoggiai la testa nel finestrino e mi addormentai.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


-Hel...Hel...stiamo arrivando, svegliati.
-Uhmm...lasciami dormire!
-Ma che dici, siamo arrivati a Miami!
-Cazzo! 
Mi svegliai di colpo, dando accidentalmente una testata a Lucas.
-Ahia! mi hai fatto male!
-Scusami Lù.
Mi avvicinai dandogli un bacio sulla fronte dove avevo sbattuto, mentre sentivo il pilota dire di allacciare le cinture per prepararci all'atterraggio. 
-Non ci posso credere che siamo arrivati a Miami, dissi.
-Adesso sarà un problema trovare l'hotel, no? rispose Lucas.
-Vabbè, basta che chiediamo al taxi, no? dov'è che si trova? continuai io.
Lucas prese un foglio con tutte le istruzioni.
-L'hotel si trova a Miami Beach.
-Cavolo, vicino al mare, che bello!
Prendemmo i bagagli a mano, aspettammo i bagagli più grandi che arrivarono in pochi minuti, chissà come, e prendemmo il primo taxi che ci avrebbe portato all'hotel. Arrivammo circa un'oretta dopo, l'aereporto era distante dall'hotel. Arrivati alla reception, Lucas disse il cognome e la signorina ci diede gentilmente le chiavi. Mio padre avevo preso solo una camera quindi dovevamo dividere tutto, bagno, armadio e sopratutto letto. Ma non mi dispiaceva più di tanto, purchè avesse tenuto le mani al suo posto, io potevo stare tranquilla.
-Che bella camera, esclamai io.
-Eh già, è davvero bella, anche abbastanza grande!
-Lucas, vieni qui, guarda che vista.
Mio padre aveva fatto le cose in grande, anche se non potevamo rimanere dentro quell'albergo per tanto tempo, infatti avevo già in mente di trovarmi un piccolo lavoretto per pagare anche un monolocale giusto per me e Lucas. La vista che avevo davanti era qualcosa di incredibile.
Erano le 9 del mattino quando mi ritrovai davanti un meraviglia di spettacolo. Un immenso oceano blu davanti a me, persone che passeggiavano con la bicicletta, una leggere brezza di vento che mi scompigliava i capelli. Niente di fastidioso.
Lucas venne da me e mi abbracciò da dietro. I suoi occhi erano diventati dello stesso colore del cielo e del mare, e potevo vedere dentro di essi la felicità che mai aveva avuto e che adesso provava.
-Sei contenta? mi domandò.
-Troppo, non puoi neanche immaginare.
-Immagino, perchè anch'io provo la stessa cosa in questo momento.
E così restammo attaccati per un quarto d'ora, a ridere e ad osservare ciò che la natura aveva regalato agli uomini milioni di anni fa.
-Perchè non andiamo a fare un giro? se dormi ora va a finire che ti abitui così, mi disse Lucas.
-E per fortuna che ci sono solo 5 ore di fuso orario. Comunque ok, prima però facciamo una doccia, o almeno io la faccio.
-Ti seguo a ruota, falla prima tu.
Entrai in bagno, osservando ogni tipo di profumo che ci stava sopra il lavandino, le tovaglie sistemate, e un odore particolare, strano ma assolutamente delicato.
-Lù, abbiamo anche gli oli e la vasca!
-Che bello!
Entrai nella doccia dove ci rimasi 5 minuti, il tempo di insaponarmi il corpo e appena uscì indossai subito il mio costume che mi copriva quella seconda che avevo di seno e il mio piccolo sedere. Poi misi di sopra una maglietta scollata e un paio di pantaloncini accompagnati dagli infradito, un paio di occhiali da sole, capelli legati, cappello e borsa da mare con tutto ciò che serviva.
Nel frattempo Lucas aveva già finito, solo che lui venne direttamente col costume, indossando solo una maglietta.
-Te la metto dentro la borsa la tua tovaglia, ok?
-Grazie, così evito di portarla a mano. Andiamo.
Uscimmo dalla stanza, posai le chiavi dentro la borsa e ci avviammo in quel fantastico mare che aspettava solo di essere scoperto.
Arrivammo in meno di 5 minuti, visto che il nostro hotel si trovava proprio sotto di esso, la sabbia non era ancora del tutto bollente e il mare era piatto come la mia pancia. Levai gli infradito, Lucas fece lo stesso. Poi presi la tovaglia dalla borsa e la distesi sulla sabbia. Tolsi i pantaloncini, la maglietta, e mi sdraiai un po' per prendere quel sole che era ancora leggero.
Lucas invece andò subito a gettarsi in quel bellissimo mare. 
Stavo sdraiata di schiena, quando qualcuno bagnato si sdraiò su di me. Piccoli e leggeri brividi mi attraversarono il corpo.
Mi voltai, ovviamente era Lucas, chi sennò?
-Lucas, sei freddo!
Col costume potevo ammirare quel suo bellissimo corpo, non troppo magro, non troppo grasso, non troppo gracile, non troppo muscoloso. Perfetto.
-Vieni, l'acqua è bellissima.
-Magari più tardi.
-Ma se non ti bagni come fai ad abbronzarti? 
-Vabbene.
Tolsi gli occhiali e il cappello, Lucas mi prese in braccio e mi portò in acqua, dove mi gettò come un sacco di immondizia.
-Come sei delicato, gli dissi.
Lui cominciò a gettarmi l'acqua tanto per giocare, io feci lo stesso.
-Faccio una nuotata, torno subito, gli dissi.
Feci una nuotata in quel mare forse troppo grande per una ragazza piccola e dalla pelle bianca come me. Quando tornai, non facendo caso a ciò che mi trovavo davanti, sbattei la testa contro il sedere di un ragazzo.
-Oh santo cielo, scusami!
-Nulla, tranquilla, mi rispose un ragazzo, anzi IL ragazzo.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


-Scusami davvero, sott'acqua tengo di solito gli occhi chiusi per via dell'acqua salata, altrimenti mi bruciano gli occhi e mi diventano rossi, continuavo a dirgli cercando in qualche modo di compensare la brutta figura che avevo appena fatto.
-Ti ho detto di stare tranquilla, non mi hai fatto neanche male, mi disse lui.
-Davvero? scusami ancora.
-Tranquilla.
-Heeel! 
-Sì Lucas, arrivo.
-Bene, devo andare, scusa ancora.
-Il tuo ragazzo ti chiama eh?
-Oh no, non è il mio ragazzo, è il mio migliore amico dai tempi dell'asilo, siamo venuti qui in vacanza.
-Con i tuoi genitori?
-No, da soli, è stato il mio regalo di compleanno!
-Che bello, beh divertitevi allora!
-Grazie, scappo. Ci si vede!
-Ciao bella!
Nuotai verso Lucas, tenendo la testa fuori dall'acqua e pensando al bellissimo ragazzo che avevo appena visto.
-Chi è quello? mi chiese con tono freddo Lucas.
-Un ragazzo.
-E che ti diceva?
-Che sei geloso?
-No, solo curiosità.
-Sbadatamente ho sbattuto contro il suo sedere e mi sono scusata.
-Che scusa originale.
-E' la verità idiota, e anche se fosse altro mica te lo vengo a dire a te! 
-Vabbene, disse con tono arrabbiato e si allontanò per uscire, ma prima di farlo riuscì a fermarlo tenendolo per il braccio.
-Scemo, vedi che scherzo e poi non capisco il perchè ti comporti in questo modo con me, cioè non te ne è mai fregato di me e dei ragazzi con cui sono uscita.
-Non è vero che non me ne frega di te, tu sei importante.
-E allora perchè ti comporti così? non stavo facendo niente di male, non conosco neanche il suo nome.
-Mi da fastidio, ok?
-E perchè?
-Niente, te lo spiegherò quando verrà il momento, adesso usciamo dai.
Quella frase mi lasciò paralizzata in mezzo a quell'oceano. Non conoscevo il nome di quel ragazzo, non sapevo nulla di lui, a parte che avevo un culetto soffice. Ma oltre quello nulla, e non avevo intenzione di andarci a letto. Non capivo il comportamento di Lucas, questo suo modo di fare, i suoi toni freddi e distaccati quando parlavo di qualche ragazzo, cosa che accadeva raramente. Cercai di scacciare via questi pensieri, non volevo rovinarmi la vacanza per colpa di questi strani atteggiamenti di Lucas. Quindi, cercando di non pensarci uscì dall'acqua e mi sdraiai sulla tovaglia.
-Adesso non mi parli più per il resto della vacanza?
Non mi rispose.
-Lucas, senti, se devi continuare a fare così guarda che torno in città.
Senza aggiungere altro, si alzò, venne verso di me e mi baciò. Le nostre labbra, dopo 15 anni di amicizia si erano incontrare per la prima volta. Avevo già baciato altri ragazzi prima, ma nessuna di quelle labbra somigliavano a quelle di Lucas. Il sapore dell'acqua salata era aspro ma allo stesso tempo dolce. Fu un semplice bacio a stampo, niente di più, niente di meno.
-Ti voglio bene, mi disse.
-Eh? non riuscivo a capire.
-Vado in camera, vado a fare una doccia e poi vado a pranzo, tu vieni?
-Sì, ti raggiungo subito, gli risposi con aria incredula.
Dovevo capire il perchè si comportava in questo modo, forse una parte di me lo sapeva ma non lo voleva dire, una verità troppo triste.
Presi tutto ciò che rimaneva e senza indossare pantaloncini e roba varia mi avviai in camera in costume.
Lucas aspettava dietro la porta della stanza.
-Idiota, ho io la chiave.
-L'avevo dimenticato.
Aprì la porta della stanza che aveva un'aria quasi soffocante per via del sole, chiusi le porte e accesi il climatizzatore.
-Vai prima tu, mi disse.
-Ok.
Andai in bagno e mi feci la doccia per levarmi il sapore dell'acqua salata, già la mia pelle stava diventando bianca per via del sale. Appena ebbi finito, uscì dal bagno con la tovaglia che mi arrivava alle ginocchia e cedetti il posto a Lucas. Mi sdraiai sul letto, accendendo la televisione e godendomi quella bellissima aria fresca che mi arrivava in tutto il corpo. Lucas uscì in pochi minuti e si sdraiò vicino a me.
-Che guardiamo? gli domandai.
-Quello che vuoi, mi rispose.
Cercai qualche canale interessante, ma niente di eccezionale, così dieti il telecomando a Lucas e mi girai dall'altra parte del letto ammirando il panorama. Pochi minuti dopo mi addormentai con tutta la tovaglia addosso. Lucas se ne accorse dopo un'ora.
-Hel..Hel...mi chiamò scuotendo delicatamente la mia spalla.
Appena mi voltai, la tovaglia si spostò lasciandomi nuda. Imbarazzo, provai solo quello. Nessun uomo o ragazzo aveva mai visto il mio corpo nudo. Così cercai immediatamente di comprirmi, guardando gli occhi e le guancie arrossite di Lucas.
-Scusami...gli dissi.
-Non fa nulla. Io ho fame, che facciamo?
-Possiamo mangiare in un ristorante qua sotto, che ne dici?
-Vabbene, vestiti allora.
Lucas era già pronto. Io mi vestì velocemente indossando vestiti leggeri e un paio di infradito. Uscimmo dalla camera e andammo nel ristorante che si trovava vicino al nostro hotel. Lì incontrai il ragazzo di oggi che mi fece segnale con la mano per sedermi accanto lui e ad un suo amico.
-Hey ciao, mi disse con un bellissimo sorriso.
-Ciao...e...
-William! scusa oggi non ci siamo presentati. Piacere.
-Piacere io sono Helen e lui è il mio amico Lucas.
-Io sono Josh. Mi rispose il ragazzo che stava accanto a William.
-Allora ordiniamo insieme?
-Ci sto.
Lucas non sprizzava felicità, ma io ero contenta, perchè sapevo che non avrei passato questa vacanza solamente con Lucas in quel paradiso chiamato Miami.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Non ero la tipica ragazza circondata da mille amici, ne avevo pochi, ma quei pochi erano i migliori. Durante la mia residenza a Miami non facevano altro che chiamarmi e dirmi di spedirgli qualche cartolina. A differenza di Lucas e dei suoi 100 mila amici, i miei si potevano contare nelle 5 dita della mano, ma erano unici, nel loro genere. Ma io ero fatta così, preferivo averne pochi ma buoni.
Conoscevo i miei amici attraverso la scuola, non uscivo mai nel locali per conoscere gente, avevo già la mia compagnia. Non utilizzavo neanche tanto internet, ero iscritta su facebook, ma avevo si e no 100 amici, tutti compagni di scuola. Lucas invece passava ore ed ore su facebook, costruendo storia d'amore con gente che abitava dall'altra parte del mondo. Ogni giorno, metteva "fidanzato ufficialmente" con qualche ragazza diversa, ecco perchè non riuscivo a sopportare questo suo comportamento, lui usava le ragazze senza tener conto dei loro sentimenti e dei loro cuori spezzati.
Ma era mio amico fin dall'asilo e sapevo che in fondo in fondo qualche sentimento nascosto ce l'aveva pure lui.
-Allora, siete di Miami? mi domandò William.
-No, siamo di Oxford, Inghilterra, siamo qui per vacanze. E voi invece?
-Noi siamo originari di Sydney, Australia, ma abitiamo a Rimini, in Italia.
-Che bella l'Italia, mi piacerebbe andarci un giorno.
-Dovresti venire, è veramente bella, rispose Josh, il ragazzo che stava accanto a William.
Entrambi erano bellissimi, William aveva i capelli neri, Josh invece biondi. Josh aveva un tatuaggio sulla spalla sinistra e un paio di piercing sul viso. Pure William teneva alcuni piercing sul viso. Entrambi avevano dei fisici bellissimi e non erano tanto alti. 
-Quanti anni avete? mi chiese William.
-18 entrambi, rispose Lucas, che sembrava iniziare ad apprezzare la discussione.
-E voi? domandai io.
-Io 21 rispose William.
-Io 24, rispose Josh.
-Siete qui in vacanza? continuai io.
-Sì, con il lavoro che faccio possiamo permetterci qualche lusso ogni tanto, disse Josh.
-Che lavoro fai? domandò Lucas.
-Gestisco un ristorante Italiano, in verità non è mio, ma di mio padre che ha lasciato a me.
-E così ci siamo trasferiti in Italia a causa di questo lavoro.
-Vi siete? siete fratelli...cugini...dissi io.
-No, siamo fidanzati, stiamo insieme da 2 anni.
-Wow, non mi era capitato di conoscere una coppia omosessuale, continuò Lucas.
-Non capita tutti i giorni che una coppia omosessuali dichiari la propria relazione senza problemi. Disse William.
-Siete davvero coraggiosi, poca gente ormai ha il coraggio di mostrare ciò che è, dissi io.
-E poca gente accetta ciò che siamo, che poi siamo fatti di carne e ossa come voi, solo che siamo attratti dal nostro stesso sesso, disse Josh.
-Però cavolina, che bella la vostra storia, che poi a vedervi non sembrate neanche omosessuali, infatti credevo fratelli o qualcosa del genere, dissi io.
-Sì, diciamo che non lo mostriamo molto, molta gente può reputare questo atteggiamento offensivo, quindi evitiamo. Però quando parliamo con le persone non ci facciamo problemi, disse William.
Dopo questa discussione molto tranquilla finimmo di mangiare, Lucas era distrutto, io mi ero appena svegliata da quel breve riposino avvenuto in camera.
-Hel, io vado in camera, sono stanchissimo.
-Vabbene, tieni le chiavi.
-Dove alloggiate? chiese Josh.
-Nell'hotel di fronte, rispose Lucas.
-Bene, anche noi. Andiamo insieme Lucas?
-Ok, andiamo.
-Buon riposino tesoro, disse William baciandolo sulle labbra.
-Buon riposo idiota, dissi io a Lucas dandogli una capoccia sulla testa.
Così restammo da soli io e William.
-Vuoi fare una passeggiata in riva al mare?
-Ok.
Erano quasi le 2 del pomeriggio e la spiaggia era semi deserta. Le onde dal mare non erano per niente alte, e il vento leggero accarezzava la mia pelle e mi scompigliava i capelli.
-Quanto adoro il mare, dissi io, osservandolo.
-Non hai mai visto il mare? mi domandò.
-No, mai, purtroppo vivo in una città chiusa che non ha sbocchi sul mare, l'unica distesa di acqua che ho visto è quella di una piscina. Ma non è la stessa cosa. 
-Immagino. Io invece frequento le spiagge e il mare fin da bambino.
-Ci credo, Sydney si trova proprio sul mare.
-Poi anche in Italia, il ristorante di Josh si trova vicino al mare, quindi sono sempre lì. Quand'ero piccolo prendevo la mia bicicletta e pedalavo fino ad arrivare sulla spiaggia, mi sedevo e osservavo l'oceano. Era un ottimo modo di pensare, di riflettere e di rilassare i pensieri e la mente.
-E lo fai tutt'ora?
-Sì, è un abitudine che ho fin da bambino, diciamo che il mare per me è quasi come una droga.
-Beato te, per me questa è la prima volta. E' la prima volta che la mia pelle si ricopre di acqua salata e diventa secca per via del sale. 
-Dai, andiamo a farci un bagno! mi propose.
-Ma non sarà pericoloso? abbiamo appena mangiato?
-Ma no, tranquilla! se stai ferma non succederà nulla, e poi l'acqua è abbastanza calda, succede solo se l'acqua è fredda e il mare è agitato. A me sembra molto calmo.
-Vabbene allora, mi hai convinto.
Tolsi i pantaloncini e la maglietta e li gettai sulla sabbia, lui era già entrato in acqua, visto che indossava solo una maglietta. Feci un po' fatica ad entrare, perchè rispetto alla temperatura di fuori l'acqua sembrava gelida, forse perchè avevo la pelle calda per via del sole. 
-Se non entri guarda che ti butto l'acqua.
-Dammi un attimo di pazienza! 
Non se lo fece ripetere neanche una volta, tutto bagnato si avvicinò a me e mi abbracciò.
-No William, dai!!
-Ma tanto ti devi bagnare lo stesso.
E continuammo così per tutto il pomeriggio, giocando con l'acqua come due bimbi, ma non mi ero mai sentita così felice in vita mia.
-Mi piacerebbe conoscerti meglio, mi disse William.
-Piacerebbe anche a me, gli risposi.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


-Ok ok, basta, sono sfinita!
-Ma dai, in così poco tempo?
-Ma ti rendi conto di che ore si sono fatte?
-Non lo so e non lo voglio sapere.
-Guarda, si sta facendo quasi buio e poi non sono da sola, in camera il mio stupido amico mi aspetta.
-Dai, usciamo dall'acqua e parliamo un altro po', poi ti giuro che ti lascio andare.
-Prometti?
-Prometto, parola di scout!
-Tzè, ci credo. Comunque usciamo che inizio ad avere la pelle come una vecchia.
-Io quando cammino sento delle strane cose sotto i piedi.
-Fa un po' vedere.
Alzò un piede dall'acqua:
-Oh mamma, i tuoi piedi sono invecchiati di almeno 100 anni! gli dissi io ridendo come una matta.
-Colpa tua?
-Guarda che è colpa tua se ci troviamo in acqua!
Uscimmo dall'acqua, controllai dentro la borsa il cellulare e per fortuna nessuna chiamata persa da parte di Lucas, sicuramente si era addormentato. Così ci sedemmo sulla spiaggia, sopra una tovaglia, la mia tovaglia.
-Allora, che mi dici di te? sembri un tipo interessante, gli dissi.
-Non c'è molto da dire su di me e la mia vita, la cosa importante che dovevi sapere è quella che ho un fidanzato.
-Da quanto hai scoperto di essere...beh gay?
-Non ti creare problemi a pronunciare quella parola, io sono orgoglioso di ciò che sono. Comunque da quando avevo circa 15 anni, cominciavo a guardare i ragazzi in modo diverso e cominciavo ad avere delle fantasie su di essi.
-Wow...ti sei mai innamorato?
-Sì, una volta.
-Questa volta?
-Questa volta non lo so, non ne sono sicuro, non sono certo che il nostro sia amore vero, dopo due anni cominci a conoscere una persona meglio.
-Raccontami di quando ti sei innamorato.
-E' successo quando avevo 17 anni. Nello studio dove lavorava mio padre ci lavorava un ragazzo, forse meglio chiamarlo signore di 30 anni. Mi sono innamorato dei suoi occhi, anche se non ci avevo mai parlato. Poi, il giorno del mio compleanno mi chiese di uscire e da lì ci siamo frequentati per quasi due anni. Con lui ho fatto le prime cose, i primi baci veri, le prime uscite e l'amore. Poi mi tradì e io lo mollai.
-Che storia triste...ci ci cioè il finale è triste, mi dispiace.
-Ho sofferto molto, in quel periodo vedevo tutto nero, poi nella mia vita è entrato Josh e diciamo che ho visto un mondo un po' più a colori.
-Perchè credi di non amarlo?
-Perchè siamo troppo diversi, però gli voglio un bene dell'anima e questo nessuno può metterlo in dubbio. Ma per ora siamo qui, chissà cosa accadrà in futuro.
-Non ti sei mai interessato alle donne?
-No, mai, cioè ho avuto un rapporto con la mia migliore amica-sorella da parte del mio vero padre, ero attratto da lei, ma poi quando lo abbiamo fatto ho capito che la mia vera natura è questa.
-Wau, sai, puoi fare un film sulla tua vita.
-La vita di tutti è un film. Ma tu invece che mi dici? non concludi niente con quel ragazzo?
-Beh, ci conosciamo da quando siamo piccoli, abitiamo anche nello stesso quartiere. Lui è il tipico bulletto di scuola con una fila di ragazze dietro, io sono la tipica ragazza timida che nessuno calcola se non si mette una minigonna, ecco.
Siamo molto diversi io e lui, lui non crede nell'amore, io devo ancora trovare una risposta. Poi lui si è fatto decine di ragazze mentre io non ho mai avuto un ragazzo e di conseguenza non mi sono mai innamorata. E non voglio innamorarmi, perchè da quel che so fa soffrire molto, ed è molto meglio mettersi sotto un camion che avere il cuore spezzato.
-Non dire così, l'amore è quel qualcosa che ti colora la vita e del quale non ne puoi fare a meno, credimi, te lo dico per esperienza.
-Sai cosa mi blocca?
-Cosa?
-La paura.
-Paura di cosa?
-Paura che il mio cuore vergine venga fottuto da qualche stronzo che vuole solo prendersi gioco di me.
-Wau...
-Che poi, non so perchè, ma si comporta in modo strano ultimamente.
-Strano? in che senso?
-Sembra che mi riempi di attenzioni, sembra più dolce ecco. Quanto invece non ha mai trattato una ragazza bene in vita sua.
-Vabbè, magari è contento di essere in vacanza con la sua migliore amica.
-Se mi vede nuda diventa rosso!
-Ti vede nuda? mi disse con gli occhi spalancati.
-Cioè siamo intimi ma non fino a questo punto; è successo oggi pomeriggio prima di pranzo. Mi ero addormentata con la tovaglia e quando mi ha chiamata per svegliarmi e io mi sono girata mi è scivolata lasciando scoperta la parte intima del mio corpo. Io, che sarei per lui quasi una sorella, non dovrebbe avere questa reazione no?
-Concordo con te, è strano.
-Cambiamo discorso, da quanto tempo sei qui?
-Da circa un mesetto e tu?
-Sono arrivata oggi.
-Caspita, beh allora permettimi di dire che uno di questi giorni verrai rapita da me, mi piacerebbe portarti in un posto.
-Beh, quando vuoi tu.
-Lasciamo Lucas con Josh. Penso che entrambi abbiano tanto in comune!
-Cavolina, esclamai guardando l'orologio del telefono. Io devo andare, vado a svegliare Lucas così usciamo insieme. Tu che farai stasera?
-Non so, vediamo cosa ha deciso Josh.
-Dammi il tuo numero, così possiamo sentirci.
Mi diede il numero di telefono, presi le mie cose e andai subito in camera. Lucas stava dormendo come un bambino, così cercai di fare meno rumore possibile per non svegliarlo. Misi a lavare le tovaglie, il costume e tutta la roba salata e mi misi sotto la doccia per levare quell'odore. Mi insaponai per bene, cercando di apparire il meglio possibile. Ma per cosa? pensai. Quando uscì dal bagno guardai Lucas: forse per lui.
Mi vestì in camera, con la consapevolezza che Lucas stesse dormendo, appena mi voltai tranquillamente per prendere il reggiseno che stava ai piedi del letto avevo gli occhi di Lucas puntati su di me. Imbarazzo assoluto.
-Cre...cre...credevo che stessi dormendo per questo mi sono vestita qui. Dissi con aria imbarazzata cercando di comprirmi con qualcosa e alla fine mi misi dietro lo sportello dell'armadio.
-No..tranquilla, mi disse lui con aria stanca strofinandosi gli occhi.
-Hai dormito bene?
-Beh, mi ci voleva questa dormita. Tu non sei stanca?
-Tantissimo, ma sono ancora le 8 di sera e avrei anche fame.
-Ordiniamo qualcosa in camera e passiamo una serata tranquilla qui dentro, che ne pensi?
-Mi piace come idea.
L'aria stava cominciando a calmarsi e diventare più "a nostro agio". Mi vestì con la prima cosa che trovai dietro di me, ossia una maglietta di Lucas che mi arrivava alle ginocchia, e mi tuffai nel letto, abbracciando il mio migliore amico come non avevo mai fatto prima e invitandolo a saltare insieme a me su quel lettone enorme che ci avrebbe ospitato per la prima volta.
Significava qualcosa?

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


-Che ordiniamo? mi domandò Lucas.
-Non saprei, vedi il menù, no?
-Ma qua ci sono nomi che non conosco, vabbè se prendiamo un hamburger che fa? sarà la nostra cena speciale.
-La nostra cosa?
-Ma dai, sto scherzando.
Chiamammo il servizio in camera che arrivò in poco tempo. Ordinammo due hamburger con patatine e due pepsi.
La cena non era romantica con tartine al caviale e vino rosso, o bianco, ma eravamo giovani, non facevamo caso a queste cose. E poi a me bastava essere col mio migliore amico, tutto il resto non contava.
Con me avevo portato un paio di film, tanto per passare le ore pomeridiane quando stavamo in camera.
-Che film mettiamo? gli domandai prima di mangiare.
-Non so, che film hai portato?
-Horror, azione, commedia americana romantica.
-Metti una commedia americana e dopo guardiamo un horror.
-Ma io c'ho paura.
-Appunto!
-Che troio che sei!
-Un complimento detto da te! dai, metti il film e vieni a mangiare.
In camera avevamo pure il tavolo dove poter mangiare, non era un albergo a 5 stelle, ma ci arrivava quasi. Quando mio papà organizzava cose del genere, sapeva fare tutto alla perfezione e nei minimi dettagli.
-Caaazzo! devo chiamare mia madre! esclamai dandomi un colpo in testa e lasciando cadere una patatina sul piatto.
Lucas si mise a ridere:
-Che ridi? gli domandai.
-L'ho già chiamata io quando sono entrato in camera, tranquilla, le ho detto che stiamo bene e che tu eri in spiaggia, ma ha detto di richiamarla appena potevi.
-Lo faccio adesso, prima di dimenticarlo di nuovo.
Presi il cellulare e chiamami mia madre:
-Pronto?
-Mamma, sono io.
-Tesoro, non compare il tuo numero.
-Ma come?
-Eh no.
-Vabbè, comunque ti ho chiamata per dirti che adesso sono in stanza e stiamo mangiando.
-Non uscite stasera?
-No, rimaniamo in camera, siamo troppo stanchi dal viaggio. Pà come sta?
-Pà sta bene, sta guardando la tv.
-Perfetto, niente volevo solo farti sapere che ti voglio bene e che non finirò mai di ringraziarvi per avermi regalato questa vacanza.
-Sì, ma ricordati che sei vuoi rimanere più di un mese faccelo sapere, l'albergo non è pagato a vita e quindi dovrai trovarti una casa, ma ai soldi pensiamo tutto noi.
-Vabbè mamma, questo è ancora da vedere, vediamo anche che dice Lucas, perchè non mi va di rimanere da sola qui. In caso mi troverò un lavoro.
-A questo ci penseremo su, goditi questo mese intanto.
-Grazie mammina, saluta pà. Ci sentiamo presto.
-E chiama qualche volta!
-Lo farò. Ciao e buon pomeriggio.
-Buona cena tesoro di mamma.
Riagganciai guardando Lucas divertito dal fatto che l'avevo chiamata "mammina".
-Che ridi? lei è la mia mammina.
-No, no, nulla.
Mi avvicinai a lui riempiendolo di schiaffi, lui mi bloccò la mano e mi gettò sul letto, mettendosi sopra di me e dandomi colpi di cuscino e facendomi il solletico.
-No, no Lu..ti prego soffro il solle...ba..basta!!! dicevo con aria soffocata ma divertita allo stesso tempo.
-Tu non mi dare più schiaffi.
-Non posso giurartelo.
-E io continuò a farti il solletico!
Presi tutta la forza che avevo, lo allontani mettendomi sopra di lui e ricambiando il gesto.
-Adesso sei tu nelle mie mani! gli dicevo, facendogli il solletico sulla pancia e sul collo.
-No, ti prego, ba..basta! mi implorava lui.
Avvicinai il viso al suo, cercando di dargli dei morsi sul collo che lui odiava, ma mentre avvicinavo le labbra al suo collo, lui girò il viso verso di me guardandomi attentamente negli occhi. Non so il perchè lo abbia fatto.
I nostri sguardi si incrociarono di nuovo, diventando sempre più intensi e pieno di un qualcosa che non sapevamo neanche noi.
-Smettila di guardarmi così Lù, gli dissi alzandomi e sedendomi accanto lui.
-Non posso guardarti?
-Non mi hai mai guardata prima d'ora, adesso perchè lo fai? perchè sono l'unica preda che hai attorno?
Lui stette zitto senza sapermi dare una risposta.
-Vedi? ho ragione. Dai andiamo a mangiare.
Prima di alzarmi lui mi bloccò il braccio:
-Ti guardo perchè sei bella, perchè sei diversa, perchè ti trovo più interessante.
-E con questo?
-Nulla, volevo fartelo sapere. Mi disse dandomi un bacio sulla guancia, poi continuò:
-Andiamo a mangiare.
Ci sedemmo sul tavolo e finimmo di mangiare l'hamburger.
-Che ore si sono fatte? mi domandò.
-Quasi le 10. Che facciamo?
-Mettiamoci sul letto e guardiamo un film horror, questo qui è troppo noioso.
-Ok, aspetto che lo metto. Ti va paranormal activity?
-Che è sta cazzata? metti qualcosa di più crudo.
-Saw?
-Ho appena mangiato.
-The grudge?
-Simile a paranormal activity.
-Ma dai, tanto ci addormenteremo comunque quindi.
-E vabbene, metti paranormal.
Inserì il disco nel lettore dvd portatile e mi avviai verso il bagno con il pigiama in mano.
-Che fai?
-Metto il pigiama.
-Ma che, puoi rimanere con la mia maglietta addosso, sta meglio a te che a me.
-Tu non metti il pigiama?
-No, rimango con i pantaloncini senza maglietta.
Mi tuffai a pesce nel letto sentendo l'aria fresca addosso a me, quella, secondo i meteologi, sarebbe stata l'estate più calda di sempre.
Appoggiai la testa sul petto di Lucas sentendo il suo cuore battere a mille. La mia espressione cambiò, senza che Lucas se ne accorgesse. In pochi minuti mi addormentai, mentre Lucas continuava a toccarmi i capelli e accarezzarmi la spalla.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Mi svegliai con la luce del sole che rifletteva sul mio viso, il rumore del mare, il climatizzatore spento e la mano di Lucas poggiata sulla mia pancia. Entrambi eravamo vestiti, ciò stava a significare che durante la notte nessuno dei due aveva fatto cose sconcie, che poi non sapevo neanche il perchè facevo questi strani pensieri, probabilmente da quando lui mi rubò quel bacio non chiesto e non previsto, assolutamente semplice e pieno di amore, così lo interpretavo io.
Mi alzai dal letto, cercando di fare il meno rumore possibile, chiamando il servizio in camera per farci portare la colazione e andando in bagno per lavarmi il viso e cambiarmi.
Dopo essermi sistemata per bene i capelli e aver indossato dei vestiti decenti la colazione arrivò e chiamai Lucas. 
Scossi leggermente la sua spalla, chiamandolo dolcemente per non fargli avere un trauma di prima mattina. Si girò verso di me:
-Buongiorno, mi rispose strofinandosi gli occhi e alzando le braccia portandole all'indietro e sbattendole contro il muro, infatti dopo qualche secondo esclamò:
-Ahia! 
-Sei sempre uno stupido, comunque buongiorno, sei pronto per fare una ricca colazione e andare in giro per la città a fare shopping?
-Fare shopping con te significa rimanere in un negozio per un'ora e non comprare nulla, oppure girare per le vie, guardando le vetrine e comprando qualcosa di interessante?
-Bisogna vedere, se mi fai arrabbiare ovvio che rimango ore in un negozio, se ti comporti bene ti prometto che non rimango tanto in un negozio, ok?
-Bene, ottima vacanza direi!
-Dai stupido, è normale che scherzo, alzati e facciamo colazione.
Stavamo seduti sul tavolo a bere caffè e mangiare croissant al cioccolato, mentre il rumore delle onde del mare e degli uccelli che cantavano ci facevano da sottofondo.
-Sai, gli dissi mentre bevevo il caffè, stamattina credevo di trovarmi a casa mia. Non ci credo ancora che tutto questo sia vero.
-Credici, cavolo che bella vista che c'è. Come andrei a fare un bagno immediatamente.
-Dai, possiamo andare al mare dopo, portami in giro!
-Ho promesso a tuo padre che non ti avrei lasciata da sola, quindi non lo farò.
-Sei un amico, gli dissi abbracciandolo e dandogli un bacio sulla guancia, poi continuai:
-Questa sarà la vacanza più bella della mia vita, grazie a te.
Lui abbassò lo sguardo e si imbarazzò dopo aver sentito quella frase.
-Hei, che ti è successo? gli dissi cercando di calmare l'atmosfera.
-No, nulla, solo che...
-Solo che cosa?
-Quella frase mi ha fatto uno strano effetto.
-Ma tu lo sai che sei la persona più importante della mia vita, no? quindi non dovrebbe sorprenderti una frase del genere.
-Si, hai ragione, mi guardò sorridendomi.
Ricambiai il gesto.
-Dai, preparati, io sono già pronta.
-Ti scoccia se mi vesto qui?
-Basta che non ti togli le mutande per me va bene, gli risposi.
-Ma no sciocchina.
Si tolse i pantaloncini e frugò dentro l'armadio alla ricerca di un vestito decente, leggero e comodo.
Da dietro potevo fissargli il lato B, che non era niente male, e le sue spalle larghe ma non troppo muscolose. Non era niente male Lucas, e io me ne stavo accorgendo solo adesso. Ma no, non volevo innamorarmi, specialmente del mio migliore amico, specialmente di Lucas. Io volevo vivere una favola, non un incubo. Ed ero certa che con lui non sarebbe stato tutto rose e fiori.
Continuavo ad autoconvincermi che lui era il tipo sbagliato, intanto il mio cuore batteva all'impazzata quando mi fissava e l'attrazione cresceva sempre di più. Ma no, lui non era il tipo giusto per una come me.
-A che pensi? mi interruppe la sua voce.
-No, nulla, gli risposi sorridendogli.
-Sono pronto.
-Bene, andiamo.
Uscimmo dalla camera, misi le chiavi dentro la borsa e ci avviammo verso l'uscita. Il sole non era ancora caldo e la temperatura non era altissima, ma cominciava a fare caldo, ed erano soltanto le 10 del mattino.
Il mare era una tavola, la spiaggia era già piena, come le strade piene di negozi, gelaterie e centri commerciali.
Avevamo l'imbarazzo della scelta. Notavo che molte persone si tenevano per mano e in quel momento avrei voluto tenere la mano di Lucas tra la mia. Mentre camminavamo le nostre mani si sfioravano dandosi dei colpi, avvicinandosi e poi allontanandosi.
-Scusa, mi disse quando la sua mano sbattè per l'ennesima volta sulla mia.
-No, tranquillo, non mi hai fatto nulla.
Continuavamo a camminare, fissando i negozi, il chiarissimo cielo azzurro e le persone che camminavano felici e contenti, a piedi o in bicicletta. Era una bella città Miami, sopratutto se alloggiavi in un hotel vicino al mare e ti svegliavi con il rumore delle sue onde.
All'improvviso Lucas prese la mia mano e la incrociò alla sua. Nessuno dei due emise una sola sillaba dalla bocca, soltanto dei lunghi e intensi sguardi, nient'altro.
Non entrammo in nessuno dei negozi, era poca la voglia di fare acquisti dopo quello che era successo e che stava succedendo.
Le nostre mani erano unite, per la prima volta, e senza un motivo o un perchè.
-Voglio andare al mare, sento troppo caldo, gli dissi.
-Andiamo allora.
Tornammo in camera, gettai la borsa sul letto e infilai la mia testa nell'armadio per cercare il costume. Andai in bagno e lo indossai, nel frattempo Lucas indossava il suo in camera.
Uscì dal bagno, indossai un paio di pantaloncini e una maglietta, presi nuovamente la borsa che giaceva sopra il letto sudata, come lo ero io, e ci avviamo verso il mare.
-Stendi la tovaglia e rimani o vieni a tuffarti con me?
-Ti raggiungo subito, fammi mettere un po' di crema.
-Ma no, non serve! dai vieni.
-Ok.
Posai la borsa, gli occhiali da sole e il cappello sopra la tovaglia e corsi insieme a Lucas verso l'oceano che aspettava solo noi.
L'acqua all'impatto era fredda, ma si riscaldò subito quando Lucas mi venne incontro e mi abbracciò. I suoi capelli sbarazzini per via dell'acqua lo rendevano ancora più bello, come la sua pelle che luccicava con il sole.
-Sto troppo bene con te, mi disse.
-Anch'io, gli risposi.
E nuovamente restammo in acqua per ore, giocando come due bimbi, rubando qualche sguardo, non conoscendo ancora ciò che sarebbe accaduto in camera.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


E giocammo per ore ed ore, fino a sera, fino a quando sfiniti ci sdraiammo sulla sabbia a fissare le stelle che cominciavano ad apparire in quel cielo limpido.
-Cavolo, siamo rimasti da soli, dissi a Lucas.
-No dai, qualcuno ancora c'è, mi disse indicando con il dito un gruppo di ragazzi che attorno ad un falò bevevano birra e ridevano.
-Saranno del posto, gli risposi.
-Sicuro, mi rispose.
-Ho proprio bisogno di fare una doccia, tra l'altro ho le spalle che bruciano da matti, gli dissi.
-Ma come?
-Giuro, non mi toccare, potrei saltare in aria.
-Andiamo in camera e usciamo.
-Ok.
Ci avviammo in camera, senza tenerci per mano però. Aprì la porta, entrammo e immediatamente mi infilai sotto la doccia, mentre Lucas accese l'aria condizionata e la tv.
Appena uscì dalla doccia, mi guardai allo specchio e mi accorsi che ero diventata un peperone, in tutto il corpo. Tutta colpa di Lucas.
-Guarda, guardami! per colpa tua sono un peperone!
Mi guardò con aria divertita e si mise a ridere.
-Che cazzo ridi? tu mi hai detto di non mettermi la protezione e adesso sono rossa e brucio!
-Scusami...
-Scusami un corno! adesso non riuscirò a dormire. Non mi va neanche di uscire, non posso indossare nulla, cazzo come brucio!
-Vieni.
-Che vuoi?
-Tu vieni, sdraiati dai.
Mi avvicinai al letto sdraiandomi a pancia in su con tutta la tovaglia mentre Lucas prendeva una crema dal cassetto del comodino.
-Girati stupida.
Mi girai.
-Togliti la tovaglia, almeno dalla parte della schiena.
-Perchè?
-Voglio metterti un po' di crema per rinfrescare la schiena.
-Oh..ok.
Mi tolsi la tovaglia, lasciando scoperta la schiena e lasciando coperte le gambe e il sedere.
-Posso mettermi sopra di te?
-So..sopra di me? dissi con un nodo alla gola.
-Sì.
-D'accordo.
-Sono vestito, tranquilla!
Si mise sopra di me, sedendosi sul mio sederino. Mise un po' di crema sulle mani e la spalmò per prima sulle spalle e poi scese fino alla fine della schiena. Piccoli brividi percorrevano sul mio corpo e dentro il mio sangue. Forse la crema troppo fredda sopra quella pelle troppo calda, forse le sue mani che scivolavano con dolcezza senza farmi sentire dolore. Forse l'aria condizionata che arrivava alla mia schiena e che asciugava quel poco di crema che rimaneva. 
-Hai la pelle d'oca? mi domandò.
Se ne accorse, pensai.
-Sì, per via della crema troppo fredda, risposi senza pensarci due volte.
-Ah, capisco.
Intanto continuava a massaggiarmi la schiena e mi piaceva molto. Aveva le mani come se fossero due piume, facevano dei movimenti lenti e soffici e per niente duri e grezzi. Si muoveva lentamente e dolcemente, senza farmi sentire il bruciore della schiena. Ci sapeva fare con le mani.
Sì, forse mi stavo prendendo una bella cotta, ma di quella che alla fine ti lascia il cuore spezzato. Che poi ho sempre pensato che io non avevo bisogno di un ragazzo per divertirmi, avevo gli amici, e quello mi bastava. Ma Lucas, lui era diverso. Era stronzo, e per questo cominciavo a provare qualcosa che andasse oltre al semplice "ti voglio bene". Desideravo il suo corpo su di me come non mai. Desideravo sfiorare le sue labbra e avere tra le mie dita i suoi capelli.
-Dai, adesso tocca a me, gli dissi.
-Io non brucio!
Toccai la sua spalla.
-Ahia! disse.
-No, tu non bruci vero?
Si sdraiò in pochi secondi. 
-Aspetta, fammi vestire, gli dissi.
-Non c'è bisogno, puoi restare con la tovaglia.
-Ok.
Mi misi sopra di lui e mi sedetti sul suo sedere, mentre spalmavo un po' di crema tra le mani e tra le dita per ricambiare il massaggio che mi aveva fatto. Cominciai a massaggiargli la schiena, dalla spalle fino a giù, delicatamente, come lui aveva fatto con me.
-Sai che sei brava? potrei addormentarmi.
-Davvero? grazie.
Intanto sentivo dei sospiri di piacere da parte sua e vedevo che i suoi occhi pian piano si chiudevano.
-C'mon, non addormentarti!
-No, no, sveglio sono!
-Non ci credo, gli dissi prendendo il cuscino e dandogli un colpo in testa.
-Ah, vuoi la guerra?
-No, no, sai che brucio!
-Non mi interessa.
Si girò velocemente, mi prese per i fianchi e mi sdraiò sul letto.
-Che vuoi fare? rimango nuda se mi dai colpi di cuscini.
-E' quello che voglio.
-Smettila Lucas, gli dissi guardando altrove.
Mi sposto' il viso verso il suo, mi guardò attentamente:
-Sei bellissima.
-Non è vero.
-E' questo il bello, perchè sai di non essere così.
-Smettila.
-Guardami negli occhi, sono serio.
Lo guardai negli occhi, altri brividi percossero sul mio corpo, questa volta non per il bruciore, non per la crema, non per il freddo, ma per il suo intenso sguardo, mentre la sua mano cominciava a toccare il mio corpo per la prima volta.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


-Che fai? gli domandai bloccandogli la mano.
-Quello che avrei voluto fare da sempre, mi disse avvicinando sempre di più il suo viso al mio.
Così ci baciammo, per la prima volta, su quel letto, in quella città, in quella notte che avrei voluto durasse per sempre.
Finalmente potevo assaporare ciò che avevo sempre desiderato, accarezzargli i capelli, toccargli il viso, sfiorargli le labbra, testare il suo corpo caldo e muscoloso che si muoveva sopra di me lentamente.
Mi tolse la tovaglia, rimasi nuda, forse per la seconda volta, davanti ai suoi occhi, mentre io gli sfilavo la tuta e pure i boxe. Ci stavamo incontrando intimamente per la prima volta, in una città sconosciuta, in una stanza non nostra. Mi fissava, mi sorrideva, mi baciava, mi toccava. Tremavo dalla gioia, sorridendo a mia volta, lo toccavo, lo baciavo, poi gli dissi ciò di cui avevo paura.
-Che stiamo facendo? gli domandai.
-Quello che vogliamo, no?
-E cosa accadrà, dopo?
-Non lo sapremo mai se non proviamo, che dici?
-Devo confessarti una cosa.
-Sei vergine.
-Esatto.
-Lo so, l'ho sempre saputo.
-Ecco, adesso mi dirai che...
-Vuoi vivere una notte speciale e indimenticabile, con me?
-Sì.
-E allora non parlare e lasciati trasportare.
Lo baciai, mettendomi sopra di lui. Sentivo la sua eccitazione crescere, mentre la mia era già alle stelle. Non avevo mai desiderato un ragazzo così tanto in vita mia. Lucas, cazzo, cosa stavo facendo? Mille pensieri borbandavano la mia testolina, mentre lui continuava a baciarmi e a toccarmi dappertutto. Per prima i seni, poi scese sempre più giù fino al mio sesso. Lì venne il piacere, un piacere mai provato. Mi fece toccare il cielo con un dito in pochi secondi, lo vedevo sorridere, mentre io gridavo dal piacere in quella stanza vuota piena di calore e di passione.
Risalì sul mio viso baciando la mia pancia piatta, poi arrivò alle mie labbra che si incontrarono con le sue per la quinta volta forse. Questa volta il bacio era un bacio vero, pieno di amore.
Dopo qualche secondo mi spostò delicatamente le gambe e un lungo bruciore salì per tutto il corpo, facendomi venire persino la pelle d'oca. Un dolore tremendo, mai provato in vita mia. Ma lui era assolutamente perfetto, i suoi movimenti lenti e decisi erano allo stesso tempo dolci e delicati.
-Fai piano...gli dissi iniziando ad emettere qualche sospiro di piacere.
Iniziai a provare il vero piacere, senza pensare al dolore. In pochi secondi mi ritrovai sulla luna, sulle stelle, nell'universo, mentre vedevo il suo viso soddisfatto e colmo di piacere.
Era la mia prima volta e in quel momento mi sentivo la ragazza più felice della terra. Lucas, adesso non avrei mai dimenticato lui, il suo viso, la sua presenza, la sua importanza.
Eravamo diventati in pochi minuti una cosa sola divisa in due anime. All'improvviso lui era dentro di me come nessuno lo era mai stato. L'unico, la prima persona che adesso mi conosceva fino in fondo, il mio migliore amico.
Ci sdraiammo sul letto sfiniti dopo aver consumato il nostro amore 2 volte. Iniziavo a prenderci gusto.
Potevo ammirare la sua fronte sudata e i suoi capelli spostati un po' qua un po' là. Le nostre mani si incrociarono diventando una sola, mentre mi sorrideva e mi accarezzava dolcemente il viso.
-Ti amo. Mi sussurrò avvicinandosi a me e rubandomi un bacio.
"Stavo sognando" pensai, ma no, questa era la realtà.
-Anch'io, gli risposi.
E così ci addormentammo abbracciati l'uno con l'altro. Mentre l'aria condizionata asciugava il nostro sudore su quel letto pieno di amore.
Cosa sarebbe successo ora? questa nostra notte d'amore avrebbe cambiato le cose?

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Mi svegliai con la sua mano attorno alla mia spalla e il mio viso appoggiato sulla sua pancia. Il sole era appena apparso in cielo, mentre sentivo già gli uccelli cantare e l'aria fresca di prima mattina.
Erano le 7 del mattino, quando il sole ancora fresco rifletteva sul mio viso. La spiaggia deserta, a parte alcune persone con i propri cani. Mentre già le strade erano già affollate. Mi alzai dal letto dirigendomi verso il bagno e facendomi la doccia.
-Buongiorno piccola, mi disse Lucas entrando in bagno.
-Buongiorno a te, gli risposi.
-Posso entrare?
-Beh, ormai hai visto tutte le parti del mio corpo per cui, ok.
Entrò nella doccia e si mise dietro di me insaponandomi le spalle e baciandomi il collo. Oh, quando adoravo quei baci e quei brividi che mi provocava.
-Tu mi vuoi fare impazzire, gli dissi girandomi verso di lui rubandogli un bacio sulle sue labbra bagnate.
-E' quello che voglio, mi rispose abbracciandomi.
-Dopo però io e te dobbiamo parlare, gli dissi scherzando.
-So già qual'è l'argomento.
Uscimmo dalla doccia, misi una tovaglia intorno al mio corpo ormai diventato grande e mi diressi verso la camera per cambiarmi. 
-Facciamo colazione fuori? mi propose Lucas.
-Ok, ci sto.
Così ci vestimmo velocemente per uscire presto, non avevamo ancora visto nulla di quella città.
Uscimmo dalla camera mano nella mano e ci diressimo verso le vie di Miami. Entrammo in una caffetteria, prendemmo un cappuccino e un croissant e poi uscimmo, sempre mano nella mano.
-Più tardi chiamo mia madre, per fargli sapere come stiamo.
-Ok piccola, mi disse baciandomi sulle labbra.
Così camminavamo felici, l'uno accanto all'altro, come una coppia vera, che forse era quello che noi eravamo: una coppia.
Comprai qualcosina e qualche souvenir da portare a mia madre, mentre Lucas comprò solo una maglietta e un paio di infradito.
Erano passati solo 2 giorni da quando io e Lucas arrivammo a Miami, e ancora non sapevamo dove andare o cosa visitare. Mentre camminavamo incontrai William:
-Oh, ciao Helen! mi disse William baciandomi sulle guancie, poi salutò pure Lucas.
-Ciao Will, ciao Josh.
-Come stai? anzi, come state? beh, da quello che vedo bene!
-Eh sì, non ci lamentiamo, rispose Lucas.
-Dove state andando? domandai a William.
-Ma da nessuna parte in particolare, un po' in giro, mi rispose.
-Noi non sappiamo dove andare, gli dissi.
-Beh, neanche noi a dire la verità, che ne dite se andiamo tutti quanti insieme? l'unione fa la forza no?
-Beh, non è una cattiva idea, che ne dici Lù?
-No, non è una cattiva idea, andiamo.
Così le 2 coppiette camminavano felici in quelle vie dove le persone erano concentrare a pedalare o a camminare velocemente verso non si sa dove. Mentre William ogni tanto si girava e mi schiacciava l'occhio. Erano due gran bei ragazzi ed entrambi facevano una bella coppia. Lucas invece non lo vedevo molto sereno.
-Lù, che hai?
-No niente.
-Sei sicuro?
-Ma certo piccola, mi disse dandomi un bacio sulle labbra. 
Volevo credergli.
-Che si fa? mangiamo fuori? disse Josh.
-Perchè non mangiamo in camera? compriamo qualche panino e lo mangiamo in camera. Potete venire da noi, la camera non è male, abbiamo anche un balcone con delle sedie e un tavolino! dissi io.
-Oh che bella idea Helen, ok accettiamo, rispose William.
Così comprammo dei panini da subway e ci avviammo verso camera nostra. Io e Lucas ci sedemmo sul letto, mentre Josh e William stavano seduti su due sedie. Faceva troppo caldo per restare fuori sotto al sole. Quindi decidemmo di mangiare in camera il nostro pranzo. Parlammo del più e del meno, ridendo e scherzando come se ci conoscessimo da una vita.
Poi Lucas uscì fuori insieme a Josh a fumare una sigaretta, mentre io e Will restammo in camera.
-Allora, non mi dici nulla? mi disse William toccandomi la spalla e sedendosi accanto a me.
-Beh, è successo così di fretta.
-Racconta, racconta.
Raccontai tutto in un sol colpo mentre Will restava scioccato da ciò che gli dicevo.
-Oh mio dio Hel, è una cosa meravigliosa, mi disse abbracciandomi.
-Beh, lo è anche per me. Mi sono innamorata davvero, è la prima volta per me.
-C'è sempre una prima volta a tutto. Beh, spero il meglio per voi, davvero.
Lucas rientrò insieme a Josh mentre guardavo William che mi guardava a sua volta e mi sorrideva.
Avevamo trovato due amici fantastici, anche Josh non era niente male. Simpatico, intelligente, e anche molto carino.
-Stasera noi andiamo ad una festa, che ne dite di venire con noi?
-Oh certo! rispose Lucas che amava da matti andare alle feste.
-Bene, passiamo a prendervi verso le 8.
-Perfetto, risposi.
-Ok, noi andiamo al mare, voi che fate?
-Vi raggiungiamo.
Così Josh e William uscirono dalla camera, mentre io rimasi sola con Lucas a coccolarlo un po' sul letto prima di metterci il costume. Facemmo l'amore per la terza volta. La terza fu ancora meglio, più dolce, più sensuale. Ne approfittai per fargli uno spogliarello prima di indossare il costume e lui pareva accettare con gusto questa mia esibizione. Saltai sul letto, baciandolo con foga e mettendomi sopra di lui, pronta per sentirlo dentro nuovamente. Fu il momento più bello della mia vita, forse il migliore.
Ci rivestimmo e raggiugemmo gli altri in spiaggia. Al solito, ridemmo, scherzammo e giocammo con l'acqua come tanti bambini. Verso le 7 di sera ognuno ritornò nella propria stanza per lavarsi e vestirsi, pronti per una serata da urlo.
Come previsto, Will e Josh arrivarono puntuali, uscimmo dalla stanza e prendemmo un taxi. Arrivammo in una via tutta illuminata, con degli alberi intorno alla strada anch'essa illuminata. Fu il più bel spettacolo che io ebbi mai visto in vita mia e sì, ero la ragazza più felice della terra.

Vi lascio sognare con questa gif *--*
Helen e Lucas <3


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E questi sono William e Josh *---*

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Non ero vestita in modo molto vistoso, indossavo soltanto un semplice vestito con dei fiori come disegno e un paio di infradito carine per l'occasione, eppure avevo gli occhi di tutti i ragazzi presenti in quella festa puntati su di me.
-Oh, ma è un bellissimo spettacolo quello che c'è fuori! esclamai non appena entrammo in una grandissima villa.
-E non avete visto la piscina dentro, disse William.
-Ma perchè, tu conosci i proprietari di questa casa? gli domandai io.
-Sì, diciamo che conosco molto bene i proprietari di questa casa e sua figlia.
-E come si chiamano?
-Jack e Jessica.
-Wow, e sua figlia? domandò Lucas.
-Sua figlia si chiama Elisabeth, ha 21 anni.
-Ma...non è la stessa Elisabeth di cui mi hai parlato una volta?
-Sì, mia sorella, solo da parte di mio padre però. Sua madre si è fidanzata e sposata con Jack, l'ex compagno di mia madre e quindi Elisabeth si è trasferita insieme ai suoi genitori qui a Miami, ecco perchè mi trovo qui.
-Intanto ne approfittiamo per girare un po' il mondo, disse Josh.
-Wow, sono scioccata, dissi io.
-Coraggio, entriamo.
Così mettemmo piede sul primo scalino che ci portava in una grandissima villa. Una grande scala a chiocciola all'interno ti portava su due piani. Al piano terra, dall'altra parte della casa potevi ammirare un grandissimo giardino con una grandissima piscina coperta con a bordo un paio di sedie a sdraio per prendere il sole e una vasca più piccola con l'idromassaggio. La casa era assolutamente fantastica.
Poi arrivò questa ragazza, molto bella. Alta, magra, con dei lunghi capelli. Indossava un paio di scarpe con il tacco che la rendevano ancora più alta, un paio di pantaloncini di jeans e un top. 
Lucas la stava fissando quasi con la bocca aperta, ne approfittai per dargli una gomitata facendogli il sorriso da innocente. Ero già gelosa.
-Salve ragazzi. Ciao piccolo! disse Elisabeth abbracciando William e poi Josh.
-Hai una bella casa, complimenti, dissi io.
-Oh, grazie, piacere Elisabeth, disse dandomi la mano.
-Piacere, io sono Helen.
-Che bel nome! e tu sei? disse rivolgendosi a Lucas.
-Oh..io sono Lucas, piacere.
-Piacere mio, disse questa ragazza che già non mi stava per niente simpatica, poi continuò:
-Siete fidanzati?
-Sì, perchè? dissi io con tono freddo.
-Oh nulla, vi ho visti mano nella mano quindi pensavo questa cosa e l'ho chiesta, nessun problema.
-Bene.
-Ok, disse William, chi vuole da bere?
-Per me va bene una vodka liscia, dissi io.
-Anche per me, risposero Josh e Lucas.
Ci sedemmo a bordo piscina, c'erano tantissime persone che ovviamente conoscevano solo Elisabeth e William.
-Da quanto tempo vivi qui? domandai ad Elisabeth che stava seduta insieme a noi.
-Da circa un anno, i miei hanno trovato lavoro qui, anche se adesso sono in viaggio per new york.
-E quando tornano? domandò William.
-Non saprei, hanno detto che rimangono fuori per tutta l'estate, non trovi che sia una cosa grandiosa? disse elisabeth eccitata.
-Beh, è bellissimo avere una casa così grande disponibile per tutta l'estate, dissi io.
-Anche se ogni tanto, devo ammetterlo, mi sento un po' sola. Sì, conosco molte persone, ma non posso dire loro di trasferirsi da me.
-Questo è anche vero. Noi, non appena finiamo l'alloggio in albergo non sappiamo se tornare in Inghilterra o rimanere qui e pagarci un bed e breakfast.
-Perchè non venite a stare da me? ho tantissime stanze vuote, tra cui una matrimoniale, no, anzi due. Che ne pensate? potremmo passare una vacanza tutti insieme, abbiamo la piscina, possiamo fare colazione insieme, dividerci i compiti, organizzare party, e passare l'estate più bella della nostra vita. Propose lei.
-Ma non so, non ci conosciamo abbastanza, non sembra che ne approfittiamo?
-Ma no, potrai stare pure tu Will insieme a Josh. Così non mi sentirò sola. Dai.
-Non è una cattiva idea, intervenne Josh. 
-No, non lo è, dissi io.
-Beh, allora potete venire da me quando volete, anche domani! disse Elisabeth.
-Beh, tesoro, se vuoi chiamiamo tuo padre e facciamo ridurre le spese di un mese in questo albergo. Lo facciamo chiamare qui per disdire tutto, così risparmia un po' di soldi, che ne pensi?
-No è male. Ok, domani chiamerò mio padre.
-Bene, allora prepariamoci. Andiamo a ballare tutti quanti dai.
Così ci alzammo appoggiando i bicchieri per terra e ci scatenammo sotto le note di David Guetta, in mezzo a tutte le altre persone che ballavano, saltavano e dimenticavano ogni problema. Non so perchè, ma Elisabeth non mi convinceva come ragazza. Ballava in modo scatenato prendendo Lucas e mettendogli le mani intorno al collo e lui pareva gradire molto queste sue avance. Mentre io, senza farci caso, o almeno facendo finta di non vedere, ballavo abbracciata a Josh e William, due bellissimi ragazzi che se non fossero stati gay non so cosa gli avrei fatto.
-Tuffiamoci tutti in piscina, gridò un ragazzo mezzo ubriaco.
E così, decine di ragazzi si tuffarono con tutti i vestiti in quell'enorme piscina, seguiti ovviamente da me, Lucas, William, Josh ed Elisabeth.
Mi tuffai mano nella mano con Elisabeth, toccai l'acqua della piscina e incontrai le mani di Lucas che mi sfioravano i fianchi per poi toccarmi i capelli, avvicinare il mio viso al suo e baciarmi, davanti agli occhi di tutti, davanti agli occhi di Elisabeth.

Sento l'odore dell'estate nell'aria, poi questa storia mi fa venire ancora piu' voglia di tuffarmi a mare, abbronzarmi e abbuffarmi di gelato! 
Dai che mancano 2 mesi alla fine della scuola :')



 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


E così continuammo per tutta la notte, ridendo, scherzando, giocando. 

-Piccola, sono stanco...mi disse Lucas.

-Anche io amore, gli risposi, poi rivolgendomi agli altri dissi:

-Ragazzi, noi andiamo.

-Ma come? rimanete un altro po', disse William.

-No davvero, siamo abbastanza stanchi, disse Lucas.

-Ok, allora ci vediamo domani, venite a casa mia per fare colazione? domandò Elisabeth.

-Ok, ci vediamo domani. A che ora? domandai.

-Verso le 9, propose Elisabeth.

-Perfetto, a domani allora.

Salutammo tutti velocemente e corremmo in camera, ma non a dormire. Si può benissimo immaginare cosa successe in quella camera, in quella notte, dopo quella festa.

Lucas era più eccitato di ieri e di stamani, e io avevo ancora di più voglia di lui e del suo corpo.

Lo trasportai sul letto, facendogli nuovamente lo spogliarello accompagnato da un po' di musica soft. Lucas stava lì, a guardarmi con la bocca aperta. La piccola Helen, la ragazza timida, che nessuno la calcola se non indossa una minigonna, improvvisamente era diventata una donna. Una donna sensuale, capace di far impazzire ogni uomo, che si chiami Lucas.

Perchè io, io al mondo volevo solo lui. Lui ormai era diventato il mio tutto, forse ciò che rendeva quella vacanza ancora più bella.

-Helen, tu mi fai impazzire.

-E' quello che voglio.

Mi avvicinai, nuda, baciandolo con foga sulle labbra che sapevano di qualcosa ancora da scoprire, di qualcosa di nuovo.

Lo desideravo, tanto.

Facemmo l'amore quella notte forse 2 o 3 volte e come sempre ci addormentammo abbracciati, con l'aria condizionata che rinfrescava i nostri corpi pieni di amore.

Ci svegliammo ancora abbracciati ma nudi, senza neanche un lenzuolo sopra. Non avevo più vergogna a mostrare il mio corpo a Lucas. 

-Buongiorno piccola, mi disse lui accarezzandomi la spalla.

-Buongiorno a te, gli dissi dandogli un bacio sulle labbra.

-Sai che un po' mi mancherà questa stanza, disse lui.

-Perchè? sono passati solo 3 giorni.

-Lo so, ma per me ha significato tanto.

-Perchè?

-E' qui che abbiamo fatto l'amore per la prima volta.

Dicendomi questo, mi misi sopra di lui e lo baciai.

-Cazzo se sei importante, mi disse.

-E tu cazzo se sei romantico, gli dissi ridendo.

-Facciamo la doccia insieme? mi disse schiacciandomi l'occhiolino.

-Certo.

E così entrammo nella doccia e facemmo l'amore pure là dentro. Ogni stanza adesso sapeva di noi.

Facevamo l'amore e provavo la stessa sensazione di quando lo facemmo per la prima volta. Lui ormai, faceva parte di me.

Sistemammo le cose in valigia, sistemammo il letto, l'armadio e tutto quanto, per lasciare la camera in ordine. 

Ovviamente la sera prima chiamai mio padre per dirgli tutto, e rimase molto contento al non dover più pagare il nostro alloggio, ma non dissi niente riguardo a me e Lucas.

-Ciao stanza, dissi io salutandola.

-Dai che adesso andiamo a vivere in una villa fantastica! disse Lucas.

-Hai ragione, risposi io.

Ci avviammo verso la casa di Elisabeth che sarebbe stata casa nostra per il resto dell'estate. Suonammo il campanello e ci aprì una Elisabeth un po' troia. Pantaloncini quasi trasparenti e costume a triangolo che le lasciava mezzo seno di fuori.

Lucas non la degnò di uno sguardo, anzi mi teneva stretta a lui ancor di più.

-Buuuongiorno ragazzi! disse lei con un grande sorriso e avvicinandosi a noi salutandoci con il bacio.

-Buongiorno a te, dissi io, e dopo qualche secondo Lucas.

-La colazione è già in giardino. Will e Josh hanno dormito qui stanotte.

-Capisco, dissi io.

-Dai entrate, vi faccio vedere la vostra stanza così posate i vostri bagagli.

Così salimmo su per quelle scale che sembravano non finire mai ed entrammo in una camera matrimoniale grandissima. 

-Oh mamma, che bella! disse Lucas.

-Bella vero? disse Elisabeth.

-Eh già, è bellissima, risposi io.

-Ok, vi lascio sistemare le cose e poi raggiungeci in giardino.

-Ok.

Appena Elisabeth chiuse la porta mi tuffai nel lettone grandissimo facendo cadere a terra i bagagli che portavo. Poi mi rivolsi verso Lucas con aria un po' preoccapata.

-Lucas...

-So già cosa vuoi dirmi.

-Dilla tu allora.

-Io amo solo te. Disse buttandosi anche lui sul letto.

-Ma..

-Ma niente, io amo te e basta. Da tanto, da troppo, da sempre.

-Da sempre?

-Da sempre e non l'ho mai detto, neanche a me stesso.

-E l'hai capito ora?

-Sì.

Lo baciai, mettendomi sopra di lui e poi rimettendomi al mio posto, ma rimanendo con le braccia sopra il suo petto.

-Sei il mio tutto, dissi.

-Tu anche.

E così rimanemmo sopra quel letto a scherzare un po', sistemammo i nostri vestiti e raggiungemmo gli altri per fare colazione. Adesso non dovevo temere nulla, nemmeno quella serpe di Elisabeth, che chissà, magari era una brava ragazza

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Scendemmo le scale mano nella mano e raggiungemmo gli altri, mentre Elisabeth ci guardava con aria incazzata e gelosa, molto gelosa. Sapevo che qualcosa sarebbe andato storto, ma non così presto.

-Buongiorno a tutti, dissi io insieme a Lucas ridendo.

-Buongiorno Helen, sei di buon umore a quanto vedo eh? disse William.

-Beh, sto con l'uomo più importante e forse l'unico della mia vita, che posso volere di più?

-Che siete belli, disse Josh. 

-Non sono belli Elisabeth? domandò William.

-Bellissimi, davvero, rispose lei con aria vanitosa.

Dovevo parlarle, e dovevo trovare il momento giusto per dirle di mettere le mani dentro le sue tasche dei suoi jeans trasparenti e quasi inutili che le mostravano in aria il suo perizoma orrendo.

-Bene, facciamo colazione? chiese William.

E così ci sedemmo a tavola tutti intorno, come in quei famosi reality show, dove convivono in una grande casa tanti ragazzi che fanno tutto insieme, anche mangiare e fare le pulizie.

Beh, mi sentivo davvero bene anche se la presenza di Elisabeth mi infastidiva. 

Dopo che finimmo di consumare la nostra colazione, ci buttammo tutti in piscina visto che fuori faceva un caldo tremendo ed eravamo tutti sudati. 

Dopo circa un'oretta di tuffi acrobatici, schizzi d'acqua dappertutto e ovviamente le battute idiote di William, Lucas disse una cosa che lo avrebbe portato solo in grossi guai, ma avevo gli occhi tappati e sopratutto mi fidavo di lui.

Elisabeth era scomparsa dalla circolazione, ma non so il perchè, non mi ero resa conto della sua essenza, almeno non quando Lucas mi disse:

-Tesoro, non mi sento tanto bene, sto andando sopra a riposare un po', d'accordo?

-Ma certo tesoro, vai a riposare, faremo il silenzio più assoluto.

-Ma no, tranquilla, perchè invece non uscite? propose lui.

-Beh sì, è un'ottima idea, disse Josh.

Così salita in camera mi diedi una rinfrescata sotto la doccia per levare il sapore del cloro e mi vestì velocemente e uscì insieme a William e Josh. Mentre Elisabeth era rimasta in casa a fare le "pulizie" perchè non voleva uscire.

Sentivo qualcosa dentro allo stomaco, qualcosa che sicuramente mi avrebbe lasciata di merda. 

Intanto, mentre girovagavo insieme a quei due piccioncini, decisi di tornare a casa lasciandogli soli.

Quindi, arrivai tranquillamente in casa. Elisabeth non era più in soggiorno o in cucina. Ovviamente, come prima tappa, mi diressi in camera mia e di Lucas.

Aprì la porta e qualcosa di assolutamente scioccante, tremendo, assolutamente pieno di dolore, mi si presentò davanti ai miei occhi che avevano perso il prosciutto ed erano diventati più aperti che mai.

Sì, Lucas stava insieme a quelle troia. In quel momento, l'unica cosa che riuscì a dire fu:

-Ti sei ripreso, amore?

Chiusi la porta alle mie spalle e corsi via, verso una meta sconosciuta, ma che mi avrebbe portata lontana da quella scena che in pochi secondi mi spezzò il cuore.

Sì, l'amore che avevo tanto trovato, l'avevo perduto in pochi attimi, gli attimi più sofferenti della mia vita.

Eh no, non perchè mi ero innamorata per la prima volta, ma perchè Lucas, lui, mi aveva tradito. Sia come migliore amico che come fidanzato da due giorni appena. In quel momento, tutte le sue dolci paroli svanirono insieme alle mie lacrime piene di dolore che scendevano dal mio viso.

Non riuscivo a camminare e vedevo davanti a me il nullo. Buio. Nebbia. 

Il cuore continuava a cadere in mille pezzi, e con lui anche me stessa.

Mi appoggiai alla prima cosa che trovai, ossia un muretto vicino al mare. La gente attorno a me continuava a parlare, a camminare, a ridere, a scherzare, mentre dentro di me il tempo si era fermato, tranne il rumore del cuore che faceva "crak crak".

-Stai bene? domandò un ragazzo che si trovava da quelle parti e casualmente aveva visto me crollare dal dolore.

-Sì, sto bene. Dissi asciugando il mio viso distrutto e cercando di nascondere quel dolore troppo grande per una diciottenne come me.

-Sei sicuro? insistette lui appoggiando la sua possente mano sulla mia spalla che cadeva pian piano come il mio cuore.

-Sì, solo problemi di cuore.

-Tieni, mi disse mostrandomi un suo fazzoletto. Sei una bella ragazza, ma con il trucco sbavato non riesco a vederti bene.

Alzai il viso. Biondo, spalle larghe, fisico da surfista. Occhi azzurri, come il mare che vedevo davanti a me. Pantaloncini e maglietta bianca. Infradito. Lucas però biondo.

Ma no, non dovevo assolutamente pensare a lui.

-Oh, grazie, dissi raccogliendo il fazzoletto che lui mi aveva appoggiato sulle mie piccole gambe.

-Chi ti ha fatto del male è soltanto uno stupido.

-Stronzo, tanto stronzo.

-Sì, stronzo, disse lui ridendo.

Feci una piccola risata anch'io. Ma il cuore ancora bruciava di dolore, come i miei occhi troppi gonfi di lacrime.

-Vuoi fare una passeggiata con me? vedrai che parlando con uno sconosciuto ti sentirai meglio.

-D'accordo.

Mi alzai dal muretto, tolsi le mie infradito e camminammo lungo la riva, osservando le piccole onde dell'oceano che andavano e venivano, il sole che pizzicava leggermente la mia pelle ormai abbronzata, mentre raccontavo a questo ragazzo, di cui non conoscevo neanche il nome, il perchè il mio cuore si ritrovava spezzato e senza amore.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Il mondo, tutto ciò che ci circonda, vive di amore. Cos'è un film senza una storia d'amore? che emozioni ti suscita un libro senza parole d'amore? perchè viviamo? viviamo per amare. Perchè piangiamo? perchè amiamo, perchè soffriamo. Tutto il mondo ruota attorno all'amore. E pur sapendo che questo ci spezzerà il cuore, noi continuiamo ad amare, perchè amare è forse l'unica ragione per vivere.

Fissavo l'orizzonte di fronte a me, notavo che il mondo era così grande e così pieno di persone, e chissà in quel momento quanta gente stesse piangendo per amore, questo stupido amore.

Camminavo, in silenzio, guardando le impronte dei miei piccoli piedi sulla sabbia bagnata e le onde che le trascinava via. Fissavo il sole, il mare un po' agitato e il cielo che cominciava a diventare grigio, come il mio umore. 

Qualche goccia di tanto in tanto arrivava sui miei capelli un po' spettinati, mentre altre mi bagnavano la mia spalla scoperta.

Avevo la pelle d'oca.

-Mi dispiace...

solo questo seppe dire quel ragazzo, dopo tutto quello che gli avevo raccontato e una lunga pausa di silenzio in mezzo a quel discorso.

-Lo so, anche a me, risposi.

-Devi andare avanti.

-Facile a dirlo. Che poi, sai, non mi ero mai accorta di essere innamorata di lui, cioè l'ho sempre trattato di merda, lo picchiavo, ovviamente per scherzare.

-Queste cose sono imprevedibili. Non ti rendi conto che tra un momento e l'altro ci caschi pure tu, che credi non avere un cuore.

-Mi sono fatta trascinare dal momento, il fatto che io e lui stiamo insieme in questa vacanza. E sai? non vedo l'ora di tornare a casa.

-Puoi tornare quando vuoi.

-Sono passati solo 3 giorni, dopo tutti i soldi che mio padre ha speso per me non mi sembra neanche il caso. E poi io voglio godermela questa vacanza cazzo. Sono a Miami, il posto che ho sempre sognato. Solo che adesso tutto ha perso senso. Ormai sembra tutto inutile tutto ciò che mi ritrovo accanto.

-Perchè ti senti distrutta dal dolore. Ma devi andare avanti, devi continuare a vivere con un grande sorriso sul viso. Le delusioni ci aiutano a diventare più forti.

-A me sta facendo l'effetto contrario.

-No, vedrai che tra qualche mese ci riderai su.

-Non voglio pensare al futuro, perchè se ci penso mi faccio i complessi e non voglio. Voglio vivere il presente anche se comporta a soffrire.

-Affronta la situazione, non puoi lasciare tutto in sospeso.

-E che dovrei affrontare? stavano scopando mentre io ero fuori, tutto qui. Stop, questa è la situazione.

-Ma parla con lui, vedrai che la situazione potrà cambiare, in meglio magari.

-Sarà anche vero, ma l'ultima persona che vorrei vedere in questo momento è lui. Anzi, non lo voglio proprio vedere.

-Immagino. E' successa la stessa cosa a me, ho trovato la mia ragazza scopare con il mio migliore amico a casa mia, sul mio letto. Era tanto il dolore, troppo. Ho cambiato pure appartamento, troppi ricordi dentro quella stupida casa dove avevamo condiviso tutta la nostra vita per 5 anni.

-Sei del posto tu?

-Sì, sono nato e cresciuto qui, ma vorrei tanto cambiare meta, cambiare direzione, non so, vedere posti nuovi, diversi. 

-Tu lavori?

-Sì, insieme a mio padre. Lui ha un albergo e allora lo aiuto un po' con le faccende.

-Oh, capisco. Quand'ero piccola desideravo tanto vedere il mare, ma la mia città non me lo permetteva essendo molto distante dal mare. Quindi frequentavo spesso piscine, anche se avevo voglia di toccare questa grandissima distesa d'acqua. E adesso, per il mio diciottesimo compleanno mio padre mi ha regalato un biglietto andata e ritorno per Miami, insieme a Lucas. 

-Dove vivi tu?

-Oxford, Inghilterra.

-E' bella come città?

-Insomma, abbastanza vecchia e non molto grande, ma molto conosciuta sopratutto per le sue università.

-Come mai non hai voluto continuare con l'università?

-Perchè avevo già un lavoro che mi guadagnava quel poco che mi serviva per passarmi qualche capriccio, e poi vivo con i miei genitori, non mi devo neanche preoccupare di pagare un monolocale. 

-Comunque abbiamo parlato per circa due ore e non ti ho detto neanche come mi chiamo.

-Beh, eravamo troppo impegnati a parlare delle nostre vite che abbiamo dimenticato di aver un nome. Piacere, Helen.

-Piacere Helen, sono Daniel.

-Bel nome, complimenti.

-Bel nome anche il tuo.

-Allora, tu vivi in questa zona? domandai.

-Sì, proprio qualche via più avanti, insieme a mio padre.

-Ah, i tuoi sono separati?

-No, mia madre è morta a causa di un tumore.

-Oh, mi dispiace...

-Ma no tranquilla, non potevi saperlo. E' morta quando avevo 15 anni. E da quel giorno diciamo che la nostra vita è cambiata. Siamo diventati più uniti che mai.

-Immagino...tu quanti anni hai adesso?

-25, tu 18 no?

-Sì, compiuti circa 2 settimane fa.

-Oh, allora sei una maggiorenne fresca. Beh, a furia di parlare ho la gola secca, vuoi bere un drink?

-Sì, ho sete anch'io.

Accettai questo suo dolce invito, ma dentro di me morivo, morivo di dolore, ma cercavo di dimenticare, anche se era una cosa impossibile. 

Dopo il drink offerto gentilmente da lui, decisi di tornare nella villa perchè mi sentivo molto stanca. 

Salutai Daniel, dicendogli che mi avrebbe fatto piacere rivederlo e dopo aver preso un bel respiro decisi di tornare in casa. 

William e Josh erano già tornati ed entrambi mi aspettavano in cucina, mentre non vedevo nè Lucas nè Elisabeth che sicuramente erano usciti insieme.

-Tesoro, ci dispiace tanto, dissero William e Josh abbracciandomi.

Fu lì che scoppiai in un pianto liberatorio, chiedendo disperatamente il perchè, il perchè tutto questo stava accadendo a me.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Quel pianto mi liberò da tutta la tensione insieme alla paura che avevo accumulato in quelle ore. Un grandissimo peso sullo stomaco, un nodo alla gola, non sentivo neanche bene, e mi faceva male tantissimo la testa.
-Non so dove stare, di certo non qui, dissi a William asciungandomi quel piccolo lago che si era formato sul mio viso.
-Certo che tu starai qui sciocchina! dormirai nella nostra stanza, senza badare a ciò che succederà in casa, che poi secondo me è stata una cosa di una volta e basta, rispose lui.
-Non mi interessa, al solo pensiero di vivere qui dentro e vederli tutti i giorni mi da la nausea.
-Ma questa è o non è la tua vacanza? e allora divertiti cazzo, disse Josh prendendomi il viso.
-Sì, ma..
-Ma niente, non mi interessa ciò che dirà quella stronza e troia di mia sorella, fanculo a lei e a Lucas, tu starai con noi. 
Accennai un leggero sorriso, perchè finalmente avevo la certezza di non essere da sola, e di avere due persone speciali accanto.
-Tanto noi stiamo qui solo per non spendere soldi in albergo, disse Josh schiacciandomi l'occhiolino.
-Non andate molto d'accordo voi eh? dissi io.
-A dire la verità, non conoscevo così Elisabeth. Adesso lei ha perso tutta la mia stima, e fattelo dire, è una troia, aggiunse William.
Mi sentivo meglio, il cuore era tornato un po' a respirare; a prendere una boccata d'aria.
La porta si aprì e in casa entrò Lucas, da solo.
-Ragazzi, vado in camera vostra, spero di non dare troppo fastidio. 
Così salì in fretta le scale, dirigendomi verso camera di William e Josh, mi sdraiai sul letto, presi il mio iphone e misi un po' di musica a caso: with me dei sum 41.
Così che le lacrime potessero scendere rapidamente, visto che questa canzone l'ascoltavamo insieme, io e Lucas.
Misi a tutto volume la musica, cercando di coprire il mio pianto, ma proprio in quel momento qualcuno bussò alla mia porta.
-Non ci sono, risposi io.
Ma la porta si aprì lo stesso. Era Lucas con un'aria particolarmente non-felice ed esausta.
-Che cazzo vuoi? dissi io.
-Parlare con te, disse lui con tono spento.
-Beh, io no, quindi vai via da qui, lasciami da sola.
-Fammi spiegare.
-Hai scopato, ti ho visto, punto.
-Quando sei scappata sono stato tutto il pomeriggio fuori a cercarti, in tutti gli angoli che conosco di questa città.
-Peccato, non mi hai trovata, anzi forse è stata una fortuna.
Mi alzai dal letto, asciugandomi le lacrime e uscendo dalla porta, quando una mano mi bloccò il polso.
-Lasciami andare, dissi a lui.
-No, devo parlare con te.
-Non voglio parlarti, lo hai capito questo?
-Sì, ma voglio parlarti lo stesso.
-Sentiamo, dissi io.
-Siediti, anzi sediamoci.
Ci sedemmo su una panchina che stava fuori sul balcone, mentre fuori pioveva a dirotto. Il cielo grigio, come quella atmosfera. Tanta pioggia, come le lacrime che gettava il mio cuore in silenzio.
Avevo le mani messe sotto le mie gambe, lui prese la più vicina a se e la prese, lasciandola sopra la panchina. La incrociò alla sua. Un piccolo brivido sul corpo. Non di amore, non di felicità, ma di dolore.
-Non posso darti ciò che tu potresti dare a me. Tu lo sai come sono fatto.
-Me ne sono resa conto troppo tardi. Adesso che hai fottuto il mio cuore, la stronza che piange come una matta sono io.
-Io ti amo, ma non come potresti amarmi tu.
Rimasi in silenzio, mentre le lacrime bagnavano nuovamente il mio volto. Lo sguardo perso nel vuoto, mentre ascoltavo ciò che diceva Lucas.
-Quando dicevo quelle cose mentre facevamo l'amore...
-...ti correggo. Non era amore, era sesso.
-Per me era amore. Mentre facevamo l'amore io provavo davvero delle emozioni, ma dopo mi sono reso conto che non potrà funzionare.
-Così, ti sei preso gioco di me, e ti sei scopato la prima troietta che hai trovato?
-Mi ha provocato lei, io non ho cercato nulla. Cazzo, sono un ragazzo.
-Eh infatti, il problema è questo. Sei un ragazzo, un fottuto ragazzo che gioca con i sentimenti delle ragazze. Come hai potuto fare questo a me? dopo neanche due giorni.
-Cazzo Helen, perchè non lo capisci? sono un ragazzo, e quando una troia si avvicina a te tutta nuda, tu che cazzo puoi fare?
-Ovvio che devi sfogare le tue esigenze. Ma vaffanculo Lucas.
-Lo so, merito questo e forse anche peggio. Ma non voglio perdere la migliore amica che avevo prima di partire.
-Sai, se tu non ci avessi provato così tanto noi adesso non saremmo a questo punto. E' stata tutta colpa tua, tu hai rovinato tutto. 
-Lo so, sono uno stronzo.
-No, sei ben altro. Ma sto talmente male che non ho voglia di discutere con te.
Il cuore pian piano si spezzava, mentre pensavo a cosa dirgli.
-Io non posso continuare così, forse è meglio finirla qui, gli dissi.
-Che stai dicendo?
-Che è meglio finirla qui. Fai finta che non mi conosci e io farò lo stesso con te. Fai finta che tra di noi non sia mai successo, cancella tutto, dimentica.
-Dimenticare? no..
-Sì, puoi farlo. Scopati tutte le ragazze che trovi, puoi anche tornare adesso in Inghilterra se vuoi. Ma no, non voglio rovinarti la vacanza come tu hai fatto con me, quindi goditela, e quando torneremo in Inghilterra faremo finta che non sia successo nulla e torneremo a fare la vita di due estranei. Tu vai per la tua strada, io andrò per la mia.
Rimase in silenzio. Rimasi in silenzio. Non mi rendevo conto di ciò che stavo dicendo, ma era il cuore che dettava queste parole, e sì, dovevo farlo. Lucas era ormai un lontano ricordo. Io? dovevo continuare con la mia vita. Rimanemmo entrambi in silenzio, su quella panchina, sotto quel cielo grigio e pieno di lacrime, con le nostre mani incrociate mentre si stringevano sempre di più, perchè sapevano che non si sarebbero più incontrate. Sì, quello fu un addio.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Quand'ero piccina guardavo spesso i cartoni della Disney e sognavo sempre un giorno di trovare il mio principe azzurro e vivere la mia favola. 

Leggevo spesso libri di favole e fiabe e sognavo ad occhi aperti. Ero pur sempre una bambina.

La cosa da quando ero bambina ad oggi non è cambiata molto. Forse perchè ancora dentro di me giace una bambina che cerca disperatamente qualcuno che le sistemi il cuore.

Pensai questo mentre lasciavo quella stanza piena di ricordi condivisi con la persona che credevo di amare e che forse continuo ad amare. Non potevamo dimenticare ciò che era successo in quella camera di albergo, ma forse la cosa migliore, come dissi a Lucas, era dimenticare e far finta che non ci fossimo mai conosciuti.

Indossai le cuffie e andai a girovagare in quella casa davvero grande e piena di stanze. Elisabeth era una troia, questo nessuno poteva metterlo in dubbio, ma la sua casa era qualcosa di grandioso.

Accompagnata dalle note di If you believe di Sasha, canticchiavo a bassa voce e curiosavo tra le stanze. Avevo deciso di godermi al meglio questa vacanza e volevo proprio rimanere a vivere a Miami e non tornare mai più ad Oxford che ormai sembrava essere un lontano ricordo.

Ripensavo a tutti i momenti passati con Lucas e al fatto che lui ha rovinato la nostra amicizia costruita con tante forze e rovinata in pochi secondi. Non eravamo fidanzati, eravamo soltanto amici diventati intimi e che stavano costruendo qualcosa che poteva diventare una storia, un insieme di due persone, un noi.

Dovevo smettere di pensarlo e godermi la vacanza dei miei sogni.

Così scesi le scale e incontrai William e Josh che facevano i piccioncini sul divano del salotto.

-Ragazzi, io esco un po' a prendere una boccata d'aria fresca, ne approfitto per prendere un po' di sole.

Salì in camera, nella camera di Lucas visto che avevo ancora tutta la mia roba lì e presi il costume che si trovava sulla valigia. Lucas era ancora lì dentro, perso dentro un libro.

-Scusa se ti disturbo, indosso il costume e tolgo la mia presenza.

-Tranquilla, rispose lui.

Andai in bagno e indossai il costume e mi preparai per andare al mare e far sorridere un po' il mio viso dopo quella tempesta burrascosa.

Uscì dalla porta senza salutarlo, ma lui gridò ad alta voce: 

-Ciao Helen, buon pomeriggio.

Non dissi niente, lo guardai un attimo, accennai un sorriso e chiusi la porta.

-Buona giornata ragazzi, dissi a William e Josh.

-Hey hey signorina, noi veniamo con te!

-Ma dai, sarò il terzo incomodo. Restate qui, non c'è problema.

-No no, vogliamo andare al mare, questa casa ci sta soffocando.

-Va bene. Siete già pronti?

-Ovvio!

Così uscimmo tutti e tre e ci dirigemmo verso il mare. Il sole finalmente era riapparso in cielo e la temperatura arrivava a circa 40 gradi. Fuori la gente passeggiava con solo addosso il costume, mentre la spiaggia era pienissima e facemmo un po' di fatica per trovare un posto non troppo lontano dall'oceano.

-Questo qui va benissimo, disse William correndo verso un posto ancora libero che si trovava vicino al mare.

-Perfetto, bravo amore! rispose Josh baciandolo.

Io sorrisi, senza dire nulla. Stavano così bene insieme, e sì, si amavano sul serio.

-Ragazzi entro in acqua, fa troppo caldo fuori! dissi io.

-Veniamo tra un po', il tempo di mettere un po' di crema.

Così mi avvicinai alla riva, toccai l'acqua con il piede destro, mentre sul corpo avevo dei brividi, a causa dell'acqua un po' fredda e della mia pelle troppo calda per via del sole. Ma finalmente si poteva intravedere la mia abbronzatura, e potevo essere più che orgogliosa.

Entrai piano piano, quando qualcuno mi spinse facendomi cadere in acqua e facendomi bagnare tutta.

Mi rialzai immediatamente:

-Ma che cazz...non feci in tempo a finire la frase che dietro di me ci stava Daniel.

-Oh, sei tu, dissi io con aria un po' infastidita.

-Scusami...disse lui.

-Beh, te la farò pagare, dissi io cercando di evitare una discussione.

-Ma sono già bagnato.

-Ti butterò lo stesso in acqua facendoti affogare.

Così mi avvicinai a lui, cercando invano di farlo cadere, ma era troppo forte e riuscì a prendermi in braccio e portandomi un po' più in là.

-Che fai! lasciami andare, dissi io ridendo e dandogli pugni sulla schiena.

Mi gettò nel punto dove l'acqua era abbastanza alta così da non farmi male.

-Vedi? non sei abbastanza forte.

-Ma dai!

Mi avvicinai a lui salutandolo con un leggero bacio sulle guancie. Cavolo, era ancora più bello con la pelle bagnata.

-Ti ho vista da lontana insieme a due ragazzi e mi sono avvicinato per vedere meglio se eri tu.

-Beh, eccomi qui. Sì, quei due ragazzi sono due miei amici.

-Come stai? mi domandò.

-Beh, abbastanza meglio. Ho chiarito la situazione con tu sai chi, e beh, ho deciso di evitarlo.

-La cosa migliore è parlare. Se non chiarisci la situazione un giorno te ne pentirai, credimi, te lo dice uno che se è pentito.

-Come mai? non hai parlato con lei?

-No. Abbiamo lasciato la situazione in sospeso, ma dopo 5 anni ormai non ci penso più. Anche se avrei preferito che ci lasciassimo in buoni rapporti invece che cattivi. Ma tanto lei si è trasferita in un'altra città.

-Capisco, mi dispiace.

-Ma no, ormai fa parte del passato.

-Ma farà sempre parte di te, in un modo o nell'altro hai condiviso con lei tutto per 5 anni. Come io ho condiviso la mia amicizia-relazione per 17 anni con Lucas.

-Dai, adesso hai la tua vita e questa è la tua vacanza. E te la devi godere.

-Ovvio, dopo aver riflettuto un po' ho deciso che un'occasione del genere non mi si capiterà più.

-Ecco, esatto!

Cominciammo a giocare in acqua, come ho fatto con William e come facevo con Lucas.

Poi arrivarono William e Josh con una palla.

-Hey Helen, vai via e non dici niente?

-Sono stata rapita, scusate, dissi io ridendo.

-Ciao ragazzi, disse Daniel.

-Ragazzi, vi presento Daniel, è un ragazzo che ho conosciuto oggi.

-Ciao Daniel, rispose prima William e poi Josh.

-Ma avete portato la palla? che bravi! dissi io.

-Infatti, giochiamo!

E così giocammo in acqua circondati da altre cento persone che facevano la stessa attività nostra. Giocammo per tanto tempo, fino a quando stanchi e sfiniti ci sdraiammo sulle tovaglie per ascugarci.

-Non ho la tovaglia cazzo! disse Daniel.

-Sdraiati accanto a me.

Si sdraiò accanto a me, mentre William e Josh guardavano divertiti il modo buffo in cui ci muovevamo per farci spazio. Per un frazione di secondo avevo dimenticato ogni problema ed ero tornata a sorridere.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Ho parlato per troppo tempo dei miei problemi alle altre persone, quanto invece la cosa più giusta da fare è conoscere quella persona, mettendo da parte qualsiasi mio problema.

Avevo deciso di catapultarmi in una nuova, stravagante e frizzante storia d'amore estiva e questa volta senza rimetterci il cuore. Dovevo soltanto guardarmi intorno e capire chi sarebbe stata la vittima. Una buona possibilità ce l'aveva Daniel, carino, anzi forse fin troppo per me. 

Decisi di buttarmi a capofitto in una nuova avventura, promettendo a me stessa di non affezionarmi troppo e di non piangere.

-Cavolo, sono tutta sulla sabbia, dissi a Daniel dandogli un colpo sulla spalla.

-Scusami, disse lui facendomi spazio.

-Guarda che la tovaglia non è grandissima e purtroppo in due non ci si entra.

-Lo so.

Si mise sdraiato sul fianco per farmi ancora più spazio, appoggiando la sua mano sulla testa. Mi strinsi di più a lui, costretti a restare appiccicati per via della tovaglia troppo piccola e stretta.

Riuscivo a sentire ogni parte del suo corpo appiccicata me, mentre il cuore mi batteva forte dall'imbarazzo. Intanto quei due, William e Josh si coccolavano senza badare a ciò che stava accadendo intorno a loro, neanche una bomba li avrebbe fermati.

-Ma stanno insieme? mi domandò Daniel.

-Sì, da due anni mi sembra.

-Wow...

-Eh già...wow!

Ci guardammo negli occhi per un lunghissimo secondo. Riuscivo a perdermi in quegli occhi così grandi e così profondi.

-Sarà meglio tornare in casa, dissi urlando a William e Josh.

Finalmente si staccarono, rispondendomi con un sorriso e alzandosi dalla tovaglia per prendere le varie cose.

-E' stato un grande piacere passare questo piacevole pomeriggio insieme a te. Grazie a te ho dimenticato i miei problemi e sono tornata a sorridere.

-Che ne dici se ritorni a sorridere stasera?

-Eh?

-Ti sto invitando ad uscire con me sempre che tu ne abbia voglia.

Non risposi, rimasi in silenzio, cercando nella mia mente qualcosa da dire. Ma William si avvicinò a me, sussurandomi all'orecchio:

-Digli di sì o ti uccido!

Sorrisi grazie alla sua battuta, ma sapevo che non scherzava per cui alla fine presi la mia decisione.

-Sì.

-Ti passo a prendere io o...

-Meglio se ci vediamo sulla spiaggia.

-Perfetto, alle 8?

-Ok, ho giusto il tempo di prepararmi e farmi bella, se è possibile.

Si avvicinò a me, sussurrandomi all'orecchio:

-Sei bella anche senza trucco.

Sorrisi imbarazzata ma contenta per aver sentito questa frase. Finalmente potevo avere l'occasione di conoscerlo meglio.

-Ci vediamo allora stasera, dissi salutandolo con un bacio sulla guancia.

Corremmo subito in casa, ero felice, avevo un appuntamento! 

William e Josh festeggiarono insieme a me, saltellammo per tutto il tragitto. Sì, avevo deciso di dimenticare e andare avanti. Non potevo stare in casa e rovinarmi la vacanza dei miei sogni per uno sbaglio che avevo fatto anch'io.

Purtroppo tutta la mia roba si trovava in camera di Lucas, quindi fui costretta ad entrare, bussando prima ovviamente per evitare ulteriori sorprese.

-Posso entrare? domandai da dietro la porta. Ma nessuno rispose.

Aprì la porta pian piano e Lucas si era addormentato sul letto, ma fu svegliato dal mio "toc toc" per cui lo vidi girarsi e sbadigliare.

-Scusa, ti ho svegliato.

-No, tranquilla.

-Ma perchè non esci? stai sempre chiuso in questa casa di merda.

-Al dire la verità...

-No...non mi interessa, non voglio saperlo. 

Mentre pronunciai queste parole, una vocina di una troietta si avvicinò alla porta di Lucas. Era Elisabeth, che indossava la maglietta di Lucas, quella che indossai pure io.

-Oh, a quanto vedo hai compagnia, dissi io. Tolgo subito il disturbo, continuai.

-No, tranquilla. Elisabeth stava andando via.

-Non c'è bisogno, prendo ciò che mi serve e mi cambio in camera di Will.

Elisabeth mi guardò storto. Mi avvicinai a lei:

-Hai ottenuto ciò che volevi, sei contenta no?

Non rispose.

-Congratulazione, continuai, hai vinto il premio come migliore troia dell'anno.

-Senti bella, se il tuo uomo è venuto da me non è mia la colpa, disse lei con tono vanitoso.

-Senti, bella, se vai in giro per casa nuda e poi ti chiamano troia, non è mia la colpa. Adesso sparisci, altrimenti ti vomito in faccia. 

Presi rapidamente i miei vestiti e corsì subito via, con Lucas che mi veniva dietro.

Entrai in camera di William ma non feci in tempo a chiudere la porta che Lucas riuscì ad entrare.

-Che cazzo vuoi? dissi.

-Non è quello che sembra.

-Ti guardo e mi viene da vomitare. Hai scopato di nuovo con quella troia? ma che cazzo ti passa per la testa, coglione?

-Appunto perchè è una troia passo un po' di tempo con lei.

-E lo dici pure. Che cazzo me ne può fregare a me? per me ti puoi scopare mezza Miami. Io ho la mia vita, tu la tua, credo che oggi sia stata abbastanza chiara.

-Sì...

-Ecco, devo vestirmi, esci.

-No!

-Lucas, esci ho detto, altrimenti ti mando fuori a calci in culo.

-Io non esco.

-Vaffanculo Lucas.

Cercai di spingerlo fuori dalla porta, ma niente da fare, era troppo pesante per me.

-Lucas, non scherzo, esci o ti prendo a pugni.

-No, non esco.

-Esci, adesso! dissi cominciando ad urlare.

Ci guardammo negli occhi.

-Lucas, smett...

Si avvicinò a me e mi baciò con forza, poi disse:

-Lei non può darmi quello che riesci a darmi tu con un solo sguardo.

Lo spinsi:

-Vaffanculo, Lucas.

Uscì dalla camera, guardandomi negli occhi e vedendo che dai suoi occhi scendevano delle lacrime. Andai velocemente in bagno e mi preparai, facendomi una bella doccia e pensando a ciò che era appena successo. E no, questa volta il cuore non mi batteva. No, questa volta non ero distrutta. No, questa volta non ero innamorata. Questa volta avevo capito che Lucas era proprio come mi aspettavo, e che la mia vita non poteva essere rovinata da uno stronzo come lui. Uscì rapidamente di casa, visto che erano le 8 in punto, salutando velocemente Will e Josh e correndo come una matta per arrivare in tempo. Daniel stava lì, ad aspettarmi, più bello che mai. Ecco che all'improvviso, quando mi avvicinai a lui, tutto il mondo era scomparso.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Era bellissimo, mentre io ero un cesso messa accanto a lui. Era stupendo, come il primo fiore che sboccia in primavera o come l'unica stella in cielo che brilla più di tutte. 

-Wow...stai benissimo, dissi a lui senza sembrare troppo frettolosa nel fargli un complimento.

-Sei bellissima, mi disse lui baciandomi sulla guancia

-Grazie, dissi io arrossendo.

-Dove mi porti? gli domandai.

-Non voglio fare niente di assolutamente sdolcinato, non sono il tipo che ama fare cose troppo romantiche al primo appuntamento. Quindi avevo pensato di portarti a mangiare nell'albergo di mio padre, c'è anche il ristorante e si mangia molto bene.

-Mi va più che bene, anche perchè non saprei dove andare visto che non sono del posto.

-Prima però voglio fare una passeggiata sulla spiaggia.

-D'accordo. 

Andammo sulla spiaggia che si trovava a due passi da noi, tolsi le scarpe e lui fece lo stesso. Mi diede la mano e insieme camminammo sulla riva, con l'acqua un po' gelata che ci toccava i piedi.

-Il mare di notte è una tavola, dissi io.

-E' il momento più bello. Io amo il mare.

-Davvero?

-Sì, da morire. Lo frequento da quando sono nato, e lo frequento sopratutto di notte. Mi piace sedermi sulla sabbia ormai fredda e osservare la luna che riflette su questa enorme distesa di acqua. Sentire le onde che sbattono sulla riva mi rilassa e poi trovo che sia il posto dove puoi pensare e mettere al suo posto i propri pensieri.

-Hai ragione. Io quando ho voglia di pensare osservo la luna dalla finestra della mia camera. Anche se la vedo raramente visto che c'è un enorme albero di fronte ad essa che la copre. Però è il momento che più preferisco. Sentire il silenzio e il tuo respiro.

-Esatto, ti da un senso di pace, di calma e di tranquillità.

-Già, concordo assolutamente con te. Non ami le cose romantiche a quanto noto eh?

-No, non voglio che tu fraintenda la mia frase. Amo i momenti romantici, ma non al primo appuntamento. Amo sorprendere la mia dolce metà quando so che lei appartiene a me e a nessun altro.

-Oh...wow.

-Sì, sono fatto così. Non amo fare cose particolari quando esco con una ragazza le prime volte, perchè prima di donare tutte le mie attenzioni a lei voglio conoscerla a fondo e capire se lei merita le merita o no.

-Capisco. Io, prima della mia storia con Lucas, non credevo che l'amore potesse esistere. Poi mi sono ricreduta. Non sono per niente romantica, anzi tutt'altro. Preferisco ridere e scherzare col mio uomo, che coccolarci tutta la giornata e non avere neanche un attimo di respiro. In una coppia deve esserci anche fiducia.

-Già, se non hai quella non hai nulla. 

-Esatto. Poi arriva quel qualcuno che prima ti ruba il cuore, tu ti fidi cecamente di lui, hai fiducia in lui e poi scopa la prima troia che trova.

-Dai, adesso non devi pensarci, è una storia chiusa. Adesso sei con me.

-Lo so, scusami, ma ancora la cosa è un po' fresca. Ma sto mettendo tutte le forze che ho per dimenticare.

-Esatto, devi dimenticare.

Non dovevo assolutamente nominare Lucas quella sera, altrimenti sarebbe stato al centro delle discussioni e no, non volevo che lui fosse così importante. Quindi cercai in tutti i modi di parlare di cose frivole, ma che arricchivano i nostri momenti di silenzio.

-Qual'è il tuo colore preferito? gli domandai.

-Il nero, il tuo?

-Rosso, decisamente.

-Come i tuoi bellissimi capelli.

Arrossì mentre ci stavamo sedendo sul tavolo che lui aveva prenotato, mentre guardavamo il menù. Ci stavano scritti nomi stranieri per me, cose che non avevo mai visto per cui gli dissi:

-Per favore, decidi anche tu per me, perchè non saprei cosa prendere. Prendo ciò che prendi tu.

-D'accordo. 

Lui, già pronto, chiamò il cameriere e ordinò due antipasti, due primi, due secondi e un dessert da dividere in due, accompagnati da una bottiglia di vino bianco frizzante.

-Una cena con una bottiglia di vino io non la chiamarei molto informale, anzi romantica.

-Ahah, dai, se prendevamo la coca cola non era molto...sai no?

-Sì sì, tranquillo, la mia era una semplice battuta.

Così mangiai tutte quelle prelibatezze che lui fece portare. Tanto che non arrivai a mangiare neanche il dolce.

-Mamma mia, sono pienissima.

-Dai, manca solo il dolce, qui fanno una torta al cioccolato buonissima.

-D'accordo, lo faccio solo per te.

Portarono pure il dolce, buonissimo anche quello e finalmente ci potemmo alzare per fare una passeggiata digeredo tutto quello che avevo divorato.

-Sai, di solito non mangio così tanto quando sono con qualcuno.

-Beh, allora io sono un eccezione.

-Direi proprio di si.

Passai proprio una bellissima serata, tanto che il tempo volò. Durante quella sera scoprì che avevamo gli stessi gusti musicali e anche nel cibo.

Avevamo molto in comune, ma forse avevamo due carattere un po' troppo diversi. Io credevo ancora che l'amore potesse esistere, lui aveva qualche dubbio.

-Si è fatto tardi, dissi io con aria triste.

-Ti accompagno a casa.

Mi feci accompagnare sotto casa di quella troia.

-Grazie per la bellissima serata, dissi io ringraziandolo.

-E' stato un vero piacere passare questa sera con te. Mi sono divertito tanto. Ci possiamo rivedere?

-Anche domani, dissi io con aria entusiasta.

Ci baciammo semplicemente sulla guancia, ma poi lui prese il mio viso e lo portò verso il suo. Un bacio semplice, a stampo, senza lingua. Non ero pronta, non così presto.

-Scusa...ma...dissi.

-Tranquilla, volevo solo sapere che gusto avevano le tue labbra ed è come immaginavo.

-Cioè?

-Hanno un sapore stupendo.

Lo baciai nuovamente, come prima e poi chiusi la porta alle mie spalle. Fui costretta ad andare di nuovo in camera di Lucas per spogliarmi e prendere la mia roba. Avrei dormito sul divano, non volevo disturbare Will e Josh.

Cercai di fare più piano possibile, aprendo l'armadio, togliendomi tutti vestiti di dosso e prendendo velocemente il pigiama. Prima che potessi chiudere la porta una voce mi bloccò.

-Chi è quello?

-Oh santa madonna! mi hai fatto prendere un colpo, credevo stessi dormendo.

-Sono sveglio, abbastanza da aver visto la dolce scena.

-Che cazzo vuoi quindi?

-Niente, sono contento per te, tutto qui.

-Ok, notte.

-Dove vai a domire?

-Sul divano.

-Dormi qui, divido il letto.

-Non c'è bisogno, grazie.

-Dico sul serio, il divano è scomodo.

-Come lo sai? 

-L'ho provato oggi, mi sono addomentato e risvegliato con un terribile torcicollo.

-Bene, allora sono costretta a dormire qui.

Si alzò, spostando il letto per dividerlo in due e mi prese una coperta per comprirmi in caso avessi sentito freddo.

Indossai velocemente il pigiama e mi infilai sotto il letto. La mia mano pendeva dal letto, mentre l'altra stava appoggiata sul mio seno. Fissavo il soffitto pensando alla serata. Ma un movimento mi bloccò i pensieri, era la mano di Lucas che prese il mio mignolo e lo incrociò al suo. Ci addormentammo così, mignolo su mignolo, senza che nessuno dei due avesse il coraggio di spiccicare qualche stupida parola.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Mi risvegliai con entrambe le mani sotto al cuscino. Credo che di notte io mi sia spostata per mettermi più comoda. La cosa più interessante e forse anche la più buffa e che Lucas non stava sul suo letto ma sul mio.

Non avevo preso uno sbronza, nè avevo fumato qualche canna, eppure non ricordai il perchè lui si spostò di notte e si mise accanto a me. Ma gente, la notizia più sensazionale è che io no, non lo respinsi.

Adesso le questioni erano due: o lui aveva iniettato dentro il mio sangue qualche droga che mi facesse perdere i sensi o io ero ancora innamorata di lui, tanto da non fare caso a ciò che faceva.

Le sue mani stavano attorno alla mia pancia, come quando ci risvegliammo per la prima volta a Miami. 

Alquanto incazzata ma allo stesso tempo compiaciuta di ciò che stava accadendo, levai in due secondi la sua mano sopra la mia pancia con modi non molto delicati.

-Che cazz...

non fece in tempo a finire la frase che Lucas cadde dal letto. Ecco che in quel momento scoppiai in una risata che svegliò mezza casa. La mia risata sembrava quella di una foca in calore, quindi diciamo che era mezza risata e mezzo pianto isterico. William corse subito in camera, per vedere cosa stava succedendo. Ma appena vide la scena, scoppiò anche lui in una risata isterica.

-Immagino la scena, ecco perchè rido!

Diceva lui con aria soffocata, mentre la stanza veniva raggiunta pure da Josh, che con un mano sopra la spalla di Will cercava di farlo respirare. L'unica che non venne fu Elisabeth, che si trovava già sotto a pulire la piscina. Nessuno in quella casa fu in grado di cagarla, tranne Lucas. E lei era troppo una ragazza per bene per cacciare via quei ragazzi che le avevano invaso l'appartamento e che lei considerava ancora amici.

Lucas, dopo aver riso insieme all'imbarazzo si alzò, così mi alzai pure io dal letto. Sistemai per bene la camera, aprendo le finestre e facendo entrare quel poco di aria fresca che cominciava a diventare calda a causa del sole.

Era una bellissima giornata per andare al mare, così proposi a tutti, compresa Elisabeth di andare al mare. Mi sentivo particolarmente bene e felice, molto felice. Avevo una quasi relazione, anche se era molto presto per parlare di relazione, ma avevo comunque passato una bellissima serata e mi ero accorta che Lucas pian piano cominciava a pentirsi di ciò che aveva fatto. Questo mi rassicurò molto, facendomi accumulare un po' di autostima.

-Ragazzi, andiamo al mare dai! è brutto passare una giornata così dentro casa.

Elisabeth, non troppo convinta accettò comunque. E finalmente, dopo un'ora di preparazione, e non parlo di me ma di William e Josh, ci avviammo verso il mare che ci stava chiamando.

-Will, hai portato la palla? domandai io.

-Certo, la metto sempre dentro la borsa mare prima che la dimentichi. Dai entriamo in acqua e cominciamo a scaldarci.

Gli occhi di Lucas erano puntati su di me, che non so perchè, ma mi sentivo diversa, una donna.

Iniziavo ad accettare il mio corpo, tanto che comprai pure un costume brasiliana che risaltasse il piccolo sedere rotondo che avevo ma di cui non potevo lamentarmi.

In quanto ad Elisabeth, molti ragazzi la adocchiavano mentre lei prendeva beatamente il sole. Partecipava raramente e a me onestamente non me ne poteva fregar di meno.

Così giocammo in acqua per parecchio tempo, la mia pelle ormai cominciava ad assumere un colore nero, mentre quella degli altri stava ancora sul rosato tendente al nero/marrone.

Una voce mi chiamò da dietro, abbracciandomi i fianchi e facendomi sentire sua. Era Daniel.

-Ma tu come fai a trovarmi in mezzo a questa folla? dissi io abbracciandolo e salutandolo con un bacio sulle labbra.

-Ciao ragazzi, salutò lui, poi continuò:

-Beh, sei l'unica ragazza bella della spiaggia, come fa un uomo a non notarti?

-Tu sai sempre come farmi impazzire eh? dai gioca con noi. Conosci già William e Josh, lui invece è Lucas.

-Ah sì, ciao Lucas sono Daniel, mi hanno parlato di te.

-Urrà, allora sono famoso, disse lui con aria scortese.

-Lucas non fare l'idiota come al solito e passa quella palla.

La partita continuò tra risate e battute sciocche di Will e fra occhiatine tra me, Daniel e Lucas.

Mi sentivo al centro dell'attenzione tanto che la mia autostima salì di nuovo alle stelle. Ma prima che io riuscì a finire questi pensieri la voce di una troietta si avvicinava sempre di più. Era Elisabeth.

-Ragazzi, ragazzi, gioco anch'io. 

-Ok, disse William.

-Ma ciao bel fusto, come ti chiami? domandò lei a Daniel.

-Senti bella, sta lontana da lui che è roba mia. Via.

-Come sei scontrosa, stavo solo domandando.

-Guarda, per averti dato questa fiducia ti sei scopata il mio ex fidanzato, quindi mi dispiace, ma non mi fido di certi tipi come te.

-Tesoro, se hai un problema risolviamolo da sole.

-Tesoro chiami tua mamma e poi io con te non ho nessun problema, anzi se ce l'hai tu ok, ma non dobbiamo rimanere da sole per forza, puoi parlare anche qui benissimo, cara.

-Non ho nulla da dirti.

-Bene e allora zitta e gioca se vuoi vivere.

-Cos'è una minaccia?

-Beh sì, e sai, ne sono capace.

-Non ci credo?

-Vuoi vedere?

Le nostre faccie ormai erano vicinissime, tanto che i ragazzi furono costretti ad allontanarci.

-Elisabeth, sai che io ti voglio un bene dell'animo, ma ciò che hai fatto nei confronti di Helen non è proprio carino, non credi?

-Cosa c'è? stai dalla sua parte?

-Tutti stiamo dalla sua parte, disse Josh.

-Beh e allora perchè non andate via da casa mia?

-Guarda, non aspettavamo altro, aggiunge Lucas.

Uscimmo dall'acqua rapidamente, mentre Daniel teneva la mia mano stretta a se.

-Scusa se hai dovuto assistere a questo orribile spettacolo.

-Cucciola, ho già capito in questi pochi minuti che razza di ragazza è Elisabeth, quindi stai tranquilla, sei più che giustificata.

Lo baciai e poi presi la mia roba per andare a casa e prendere le mie valigie, insieme a Lucas, William e Josh.

-Tesoro, vuoi venire con noi? domandai a Daniel.

-Ma certo che ti accompagno.

Durante il tragitto cercavamo un posto dove poter passare la notte, e fu evidente che nessuno aveva idee a proposito.

-Ragazzi, se non sapete dove dormire posso prenotarvi una camera nell'albergo di mio padre.

-Oh mamma, davvero? saremo disposti a magare qualsiasi prezzo, disse entusiasta William.

-Ma no per voi è pure gratis, certo non sarà una residenza permanente, ma almeno sapete dove poter passare la notte, no?

-Oh che idea meravigliosa, dissi io.

-Grazie amico, disse Lucas.

-Di niente. Andate a prendere la vostra roba e la sistemate in albergo. Intanto vado lì e prenoto subito tre camere matrimoniali. Amore, sai dov'è l'albergo no?

-Certo, ti raggiungiamo lì.

Daniel se ne andò e Lucas mi domandò:

-Sei già stata in albergo?

-Ieri sera abbiamo mangiato al ristorante.

-Capito.

Lungo silenzio si mise in mezzo, ma non avevo voglia di dargli spiegazioni o altro. Ero super eccitata all'idea di veder tutti i giorni Daniel e sì, avevo dimenticato qualsiasi dolore.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


In pochi minuti arrivammo alla villa di Elisabeth. Lei era rimasta al mare a rimorchiare come fanno le troie, mentre io, Josh, William e Lucas eravamo appena arrivati alla villa per prendere la nostra roba. A dirla tutta mi ero stancata di disfare le valigie e poi rifarle di nuovo. Volevo stare per un mese intero ferma, senza toccare le valigie, soltanto sistemare i miei bei vestiti nei cassettoni.

Sta di fatto che questo mio desiderio non fu molto realizzabile, visto che comunque sarei rimasta all'hotel per poco tempo.

-Tieni, le tue mutande erano fra la mia roba, dissi a Lucas mentre sistemavamo le valigie.

-Grazie, non riuscivo a trovarle.

-E' brava a scopare? domandai io in modo molto tranquillo.

-Ma chi?

-Sai benissimo chi.

-No, non tanto. Cioè ti provoca e poi alla fine non è granchè.

-Capisco. Quante volte?

-Una sola.

-E allora perchè ieri indossava la tua maglietta?

-Perchè se l'è presa lei, dice che era bella e allora l'ha indossata.  Se vuoi saperlo è successo una volta e basta e non ritorno indietro per fare lo stesso errore. E poi sta meglio a te.

-Questo era ovvio.

-Sei stata una tigre oggi quando parlavi con lei, sai non mi sarebbe dispiaciuto vedere una lotta tra donne in acqua.

-Ma vaffanculo Lucas.

Mi abbracciò da dietro:

-Non possiamo far tornare le cose com'erano prima?

-No.

-Ok, ma perchè almeno non rimaniamo amici?

-Ti ho detto addio Lucas, due giorni fa, non so se ricordi.

-Sì, sotto la pioggia, fuori, mentre io tenevo la tua mano e tu tenevi la mia. 

-Tu hai preso la mia mano, io non ho fatto nulla. Come non ho fatto nulla stanotte, perchè hai dormito accanto a me?

-Perchè avevo bisogno di sentire una presenza sul mio corpo, capire che tu ci sei ancora.

-Hai rovinato tutto e lo sai.

-Lo so, e ti ho detto che sono un coglione. Voglio solo sistemare le cose, ritornare ad essere amici come sempre.

-Mi hai ferita Lucas, mi hai spezzato il cuore, sia come amico che come fidanzato.

-Lo so, credimi se ti dico che io ti amo davvero.

Aveva le lacrime agli occhi, stava quasi per inginocchiarsi ma io lo fermai:

-Non amo queste cose romantiche, a me basta sapere che tu ami ancora.

-Ti amo, davvero.

Le lacrime bagnavano delicamente il suo viso, mentre io non potevo far altro che abbracciarlo.

-Devi conoscere altre ragazze. 

-Io voglio te.

-No, la nostra storia è finita, forse non è mai cominciata.

Gli stavo dicendo definitivamente che non poteva esserci altro se non l'amicizia. Il destino voleva così, cercammo di cambiarlo ma nulla, noi eravamo amici e amici dovevamo rimanere.

-Ti amo anch'io. Dai asciugati queste lacrime e fammi un bel sorriso, sei bellissimo quando sorridi.

-Anche tu sei bellissima.

-Vuoi fare un'altro giro sul letto?

-Eh?

-A saltare dico, idiota!

-Ma certo!

Lo presi per mano e lo trascinai sul letto. Saltammo come due bimbi, come quando arrivammo il primo giorno a Miami. Eravamo felici, io ero felice. Avevo recuperato un amico molto importante, quasi una parte di me e sapevo che lui mi amava ancora.

Avevo un quasi fidanzato perfetto, bellissimo e molto dolce. Degli amici fantastici, con cui avrei passato una vacanza speciale,  cosa potevo volere di più dalla vita?

Il peggio forse ancora doveva venire.

Preparammo i bagagli, mentre la voce di William che urlava a sguarciagola i nostri nomi rimbombava per tutta la casa.

-Arriviamo! urlai a mia volta.

Cercai di trascinare quelle valigie troppo pesanti per me, ma fui aiutata da Josh e Lucas, mentre William faceva la casalinga disperata, cercando di lasciare la casa nel miglior dei modi.

-Ma cavolo Will, sembri mia madre! mica è casa tua.

-Tesoro, anche se non è casa mia io amo lasciare tutto in ordine.

-Il mio tesoruccio è un maniaco della pulizia, disse Josh.

-Il mio amore invece non fa altro che star sul divano a non fare niente disse William.

-Una coppia perfetta, disse Lucas.

-Andiamo dai, completai io.

Uscemmo e ad aspettarci ci stava un taxi chiamato da Daniel.

-Sì, ma non so se entrano tutte le valigie, dissi io.

-Tranquilla.

Josh si sedette davanti, mentre dietro ci stavamo io, William e Lucas, un po' stretti a causa delle valigie di William che aveva portato con sè l'intera casa.

-Cazzo Will, sei peggio di una donna, dissi io cercando di sistemarmi dentro quel taxi troppo stretto.

Lucas ne aveva approfittato per toccare qualche parte del mio corpo non coperta dalle valigie.

-Metti al posto quelle mani o con un calcio farò spazio in quest'auto lanciandoti fuori come una palla.

Ritirò immediatamente le mani mentre io sorrisi soddisfatta.

Era un momento quasi comico. Lascio a voi immaginare la scena. Quel taxi giallo caricato come se avevamo traslocato. E non, non parlo delle mie valigie ma di quelle di William e Josh.

Arrivammo all'hotel dove fuori ci aspettava Daniel.

-Ciao piccola, di nuovo. Mi salutò lui con un bacio.

-Ciao amore, ricambiai.

-Ho prenotato le stanze ragazzi, ma soltanto due matrimoniali, le altre erano già tutte prenotate.

-Cazzo, e adesso? dissi io.

-Vabbè Josh e William stanno insieme tu e Lucas insieme.

-D'accordo, dissi io.

Poi Daniel si avvicinò a me dicendomi:

-Stai attenta a quello che fai, ridendo.

-Stai tranquillo, rapiscimi appena ti faccio uno squillo.

Lui sorrise mentre Lucas non vedeva l'ora di passare la notte con me. Si capiva dal suo sguardo di "gloria" e di "compassione" verso Daniel.

Ci avviammo con tutti i bagagli in quell'hotel di lusso, infatti era a 5 stelle. Mentre Daniel ci accompagnava nelle camera e teneva la mia mano stretta a se.

-Piccola, stare picnic sulla spiggia, ti va?

-Ma certo, è una bellissima idea!

-Lucas, dissi, tu devi uscire stasera?

-Non so cosa faranno William e Josh.

-Ok, in caso fammi sapere, ci mettiamo d'accordo per la chiave della camera, se torno tardi non vorrei svegliarti.

Lucas mi guardò con aria di sfida, mentre io non vedevo l'ora di passare questa notte sulla spiaggia insieme ad un persone che pian piano cominciava ad assumere la sua importanza ed entrava nel mio piccolo cuore

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Dicono che quando ti innamori il mondo attorno a te cambia, in meglio. Vedi tutto rose e fiori e poi sorridi sempre, specialmente quando il mondo ti crolla addosso. Sei sempre di buon umore, vedi tutto colorato e poi boh. Dicono tutti così eppure quand'ero innamorata di Lucas non vedevo tutto questo cambiamento. Il mondo sembrava normale, come l'ho sempre visto. Forse non ero veramente innamorata e la mia è stata una semplice cotta? Boh, chi lo sa.

Per l'occasione, visto che dovevo uscire con Daniel, uscì insieme a William, Josh e Lucas per fare un po' di sano shopping e spendere parecchi soldi.

Proprio in quel momento, erano le 2 del pomeriggio, squillò il mio cellulare:

-Tesorino, sono mamma.

-Oh mammina, ciao!

William e Josh ridevano sotto i baffi che non avevano.

-Tesorino, c'è un problema.

-Quale sarebbe mamma?

-Io e tuo padre non possiamo più mandarti soldi nella carta di credito.

-Come mai?

-Tuo padre ha alcuni debiti che adesso dobbiamo pagare. A stento arriveremo alla fine del mese.

-Oh cazzo, vuoi che torni lì?

-Ma no sciocchina, torna soltanto se ritieni che sia opportuno. Ma se puoi, trovati un lavoro, tu e Lucas, almeno potete sopravivvere lì. Goditi la vacanza.

-Che vacanza è se lavoro? D'accordo, torno a casa.

-No, prima di prendere questa decisione pensaci su. Se non hai trovato nulla allora torni, ma non rovinare tutto. E' la tua estate, è il tuo sogno, ricordi?

-Sì ma...d'accordo ti farò sapere.

Riagganciai. 

-Cazzo! dissi mentre mettevo il cellulare dentro la borsa.

-Che succede? mi domandò Lucas preoccupato.

-Che i miei non possono mandarci più soldi.

-Oh cazzo! vabbè ma posso sempre chiedere ai miei genitori.

-Non credo che ti manderebbero sulla carta di credito mille sterline che non so neanche quanto valgono in dollaro, non credi?

-Beh, ma posso sempre farmi...

-No, è la mia vacanza, tu sei invitato, che devi pagare? lascia stare. Dobbiamo cercarci un lavoro, altrimenti possiamo tornare a casa.

-No, davvero? disse con tono dispiaciuto Will.

-Già. O troviamo un lavoro al più presto o possiamo tornare da dove siamo venuti, non possiamo pagare neanche l'albergo, chissà quanto costa poi quello dove alloggiamo essendo a 5 stelle e avendo due camere matrimoniali che sono grandi quanto una casa.

-Beh, hai ragione, disse Lucas.

-Odio aver ragione in questi casi, ma l'unica soluzione è cercare un lavoro, altrimenti addio Miami.

-Che vacanza è se lavori? domandò Josh.

-Beh, molti ragazzi viaggiano per visitare il mondo e lavorano allo stesso tempo per poter mantenersi. E intanto visitano il mondo.

-Beh è verissimo questo. In Australia ogni anno vengono milioni di studenti provenienti da varie parti del mond con un work holiday visa, o international student. Pagano la scuola, un piccolo appartamento dove alloggiano insieme ad altre persone e intanto lavorano per poter vivere lì e nel frattempo si godono la città. Trovano sempre il tempo libero per poter girare, e sono sicuro che sarà così anche per voi. Non siamo in Australia, ma siamo a Miami. E' estate e sicuramente molte caffetterie cercheranno del personale.

-Beh, ritorno a fare la vita che facevo in Inghilterra, dissi io.

-Con un particolare. Ti trovi a Miami, da sola, con un paio di fantastici amici, disse Lucas.

-Già, sai, non avevo pensato a questo!

Il sorriso ritornò sul viso. 

-Però non so, non vorrei stare lontana dalla mia famiglia in questo momento, dissi.

-Capisco, ma se tua mamma ti ha detto di cercarti un lavoro vuol dire che non è poi così grave, e poi diciamola la verità, che facciamo ad Oxford? disse Lucas.

-Nulla, rispose Josh.

-Almeno qui abbiamo il divertimento, il mare, è estate, fa caldo e abbiamo conosciuto e conosceremo persone fantastiche, quindi, aggiunge Lucas.

-Ci penserò su. Adesso andiamo a comprare qualcosa, vorrei apparire al meglio stasera.

-Parlane con Daniel, lui è più grande, ti può dare qualche consiglio su qualche posto dove lavorare.

-Vedremo.

Non sapevo se essere contenta o scontenta. Avrei passato la mia estate lavorando senza godermi al pieno quella città tanto sognata e tanto sudata. Il mio piccolo sogno stava diventando quasi un incubo. Poi, mentre camminavamo girando per vari negozi, pensai che alla fine la vacanza diventa fantastica se hai persone fantastiche accanto. E beh, io le avevo trovate e forse avevo trovato pure l'amore.

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Ritornammo all'hotel carichi di borse con tante cose che avevamo comprato qualche minuto prima. Lo so, non dovevo spendere soldi, non in questa situazione, ma tanto ormai non avevo nulla da perdere e sapevo che l'unica soluzione era tornare a casa.

Daniel stava lavorando alla reception quando mi vide e si avvicinò a me.

-Ciao picci, dissi io.

-Ciao splendore, hai fatto shopping eh?

-Beh, lo sai come siamo fatti noi donne, a parte questo amo fare shopping, mi rilassa da tutti i pensieri.

-Che hai?

-Meglio parlarne stasera.

-D'accordo, alle 8 sono da te.

Così salì in camera, non sapevo se essere contenta o triste. Ma di una cosa era sicura: non volevo lasciare quel paradiso che già sentivo mio.

Lucas notò che qualcosa in me non andava.

-Che hai? sei preoccupata?

-Come faccio a restare lontana da casa in un momento del genere? che figlia sono?!?

-Ascolta, non è colpa tua, vabbene? 

-Sì, è colpa mia, perchè...

-Perchè niente! la colpa non è tua, hanno soltanto dei problemi economici che verranno risolti in poco tempo.

-Sì, ma...

-...ma niente! non ti devi preoccupare se loro ti hanno detto così, non credi? e adesso fatti bella che il tuo cavaliere ti sta aspettando.

-D'accordo. 

Entrai nella doccia per rinfrescare un po' le mie idee e scoppiare in un pianto isterico. L'acqua scivolava sulla mia palle, mentre le mie lacrime, mescolate con l'acqua, scivolavano sul mio viso. 

Ero stressata, preoccupata, con un grande nodo in gola e un blocco sullo stomaco. Il cuore quasi voleva uscire dal petto, mentre la testa mi scoppiava in un modo incredibile.

Non sapevo cosa fare, che scelta prendere, perchè sapevo che qualsiasi scelta avessi preso, per me sarebbe stata comunque sbagliata.

Mi vestì velocemente, senza badare a ciò che mettevo, non avevo neanche tanta voglia di uscire.

Alle 8, come previsto, Daniel bussò alla porta della mia camera, mentre Lucas giocava con il cellulare.

-Come facciamo con le chiavi Lù? domandai.

-Tranquilla, ho la scheda che apre qualsiasi porta di quest'hotel, quindi lasciali pure a Lucas, disse Daniel.

-Perfetto.

Così appoggiai le chiavi sulla scrivania, salutai velocemente Lucas e uscì mano nella mano con Daniel che portava un cesto con delle cose dentro.

Il mare non era distante dall'hotel, e mentre cercavamo un bel posto dove metterci, passeggiavamo osservando la luna e le stelle in quel cielo limpidissimo.

-Che bella serata, disse Daniel, coprendo il mio collo con il suo grande braccio.

-Già, proprio bella. Non ero in vena di parlare o fare complimenti a quel panorama che forse non avrei più rivisto.

-Cos'hai? mi domandò lui con aria preoccupata. 

-Sediamoci qui.

Sistemai la tovaglia, mentre lui appoggiava sopra quello che aveva portato. La spiaggia era semi deserta, e beh, amavo quel momento. 

-Quante cose hai portato? dissi io.

-Soltanto qualcosina così, tanto per mangiare, disse lui ridendo.

-E' bello, sai sempre come sorprendermi.

Mi abbracciò senza dire niente, fu in quel momento che scoppiai in lacrime tra le sue braccia stringendomi sul suo petto.

-Piccola, che ti è successo?

-Devo lasciare Miami prima del previsto.

-Pe..perchè?

-I miei genitori non stanno passando un bel periodo, devo trovarmi un lavoro se voglio restare qui.

-E allora che aspetti?

-Non posso lasciare i miei genitori da soli, proprio in questo momento.

-Loro che dicono?

-Che devo stare tranquilla, che se voglio restare devo trovarmi un lavoretto e che mi devo godere la vacanza.

-E allora fallo, se te lo hanno detto loro!

-Si, ma...

-Non voglio che tu vada via, non ora, non in questo momento dove ho più bisogno di te.

-?

-Non dico di essere innamorato di te, ma ti dico che non riesco a fare a meno di te. E quando vai via, già mi manchi in un modo incredibile.

-?

Non riuscivo a capire.

-Non andare via, non mi lasciare.

-Voglio restare qui io.

-E allora resta, troveremo una soluzione insieme, io posso prestarti dei soldi.

-Ma non sono da sola.

-Troveremo un lavoro anche per Lucas, sistemeremo tutto, ma no, non andare via.

Mi asciugò le lacrime, baciandomi sotto quel chiaro di luna e quelle stelle che brillavano come i miei occhi. Iniziavo a stare un po' meglio e tutto sommato riuscì a passare anche una bella serata.

-Ti va di restare a casa mia, stanotte?

Quella domanda, però, mi fece un tantino preoccupare, non sapendo neanche che intenzioni avesse. Ma senza pensarci su due volte accettai senza esitazioni, alla fine ero in vacanza, e in vacanza ci si diverte e non solo con gli amici.

Dopo aver divorato tutto quello che Daniel era riuscito a cucinare, raccogliemmo le nostre cianfrusaglie e ci avviammo verso casa che non era neanche tanto distante. Quella città non era enorme, ma non era neanche tanto piccola.

Arrivammo in 15 minuti circa, la temperatura di fuori cominciava ad abbassarsi e mentre Daniel apriva la porta di casa sua io chiamai Lucas per avvisarlo. Senza fare domande lui disse che andava bene e appena riagganciai entrai nell'appartamento.

-Wow, che bella casa!

-Non è il massimo, ma per me e mio padre va bene.

-Vivi con tuo padre?

-Sì, ma spesso lui rimane in albergo.

-Oh, capisco.

-E quindi ho la casa tutta per me.

Girai un po' per le stanze, osservando quella casa molto moderna e molto grande.

-Che vuoi fare? mi propose lui.

-Non so, è tardi, decidi tu.

-Faccio dei pop corn al microonde e guardiamo un film, decidi tu quale, lì ci sta lo scaffale.

Posai la borsa sul divano e mi tolsi la giacchetta mentre mi avvicinai verso la pila di film per sceglierne uno. Ovviamente scelsi una commedia americana, visto che a me piacevano tantissimo.

-Lo guardiamo in camera mia, qui il dvd è rotto.

-Ok, nessun problema.

Camera sua era fantastica, grandissima, con un letto matrimoniale, un grande armadio, un bagno e un terrazzino dove potevi ammirare il mare.

Ci sdraiammo sul letto, mangiando poc corn e ridendo alle battute del film, ma in men che non si dica, in pochi minuti mi ritrovai tra le sue braccia e in pochi secondi mi addormentai col sorriso sul viso.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


La mattina mi risvegliai nella stessa posizione, con tutti i vestiti addosso della sera scorsa. Lui ancora stava dormendo. Approfittai di questo momento, per essere un po' romantica e osservare tutte le sue perfezioni. Aveva il volto rilassato e potevo sentire il suo leggero respiro.

Era un momento quasi magico, quando lui interruppe il mio sguardo:

-Perchè mi fissi? 

Si era appena svegliato, l'espressione quasi sonnolenta gli copriva il volto.

-Niente, non posso guardarti? gli risposi io.

-Certo che puoi.

Mi abbracciò e si sdraiò su di me facendomi il solletico.

-Vedo che ti sei svegliato di buon umore eh? gli dicevo mentre soffocavo dalle risate.

-Beh, vederti qui, sul mio letto, tra le mie braccia..

Si fermò, spostandomi una ciocca di capelli sul mio viso e fissandomi attentamente.

-Sei bellissima, Helen.

-Pure tu lo sei, dicevo quasi sbavando. Era assolutamente perfetto.

-Hai colorato la mia vita da quanto ti ho incontrata.

Sorrisi senza dire niente, anche perchè non sapevo cosa rispondere o cosa dire. La sua bellezza mi aveva incantata. I suoi occhi mi avevano gelato il cuore e il suo respiro si avvicinava sempre di più al mio.

Ci baciammo e questa volta il bacio fu intenso, sentito, sensuale. Sarà stato il momento, sarà che avevo voglia di lui più di quanto ne avevo di Lucas. Sarà che lui sapeva come prendermi, sarà che lo sentivo già parte di me. Ma no, non era pronta per il grande passo, almeno non così presto.

Lui cominciò a toccare il mio corpo, ma lo fermai.

-No, ti prego.

-Che c'è amore?

-Non mi sento pronta. E no perchè sei tu.

-Lucas?

-Sì. Scusami.

-Tranquilla, aspetterò.

Lo abbracciai senza dire nulla. Avevo però paura. Paura di soffrire di nuovo, in poco tempo. Paura di innamorarmi di nuovo di un amore impossibile. Paura di amarlo, più della mia stessa vita, più di quanto amavo Lucas.

Che poi, non capì mai se l'amore tra me e Lucas fu vero o no.

-Facciamo colazione? mi chiese.

-Certo. Prima posso fare una doccia però? 

-Ma certo, il bagno è in quella porta laggiù, fai con comodo, intanto preparo qualcosa.

-D'accordo.

Lo baciai sulle labbra e mi alzai dal letto, iniziando a levarmi quei vestiti che ormai si erano appiccicati sul mio corpo.

Mi lavai per bene, levando il sudore della notte trascorsa e l'odore della sabbia bagnata sui miei piedi.

-Tesoro! dissi urlando dalla doccia.

-Dimmi picci.

-Non è che avresti qualcosa da prestarmi? poi mi vesto dopo.

-Certo, tieni, ti vanno bene un paio di pantaloncini e una maglietta?

-Più che bene, un po' grandi, ma vanno benissimo, grazie!

Mi asciugai velocemente il corpo bagnato e indossai la biancheria che per fortuna profumava ancora e i vestiti che Daniel gentilmente aveva appoggiato sul lavandino. Intanto arrotolai la tovaglia sui capelli per farli asciugare.

-Eccomi qui!

-Wow, come sei elegante.

Immaginate una casalinga disperata, che indossa vestiti con una taglia tripla, rispetto alla sua. I capelli quasi alla pazza e ancora un po' di acqua sulla fronte quasi a sembrare sudore.

-La tua pelle odora di vaniglia, mi disse lui baciandomi la mano e salendo lungo il braccio.

-Merito del tuo bagnoschiuma, dissi io rompendo quel momento "magico".

Ma lui non disse niente, scoppiò in una risata e poi mi guardò dritto negli occhi, continuando a baciarmi il braccio. In quel momento il mio corpo, per l'ennesima volta, fu travolto da mille brividi che in quel preciso istante non sapevo spiegare. Eppure l'effetto che lui faceva su di me era qualcosa di grandioso, e lui, neanche lo sapeva.

Mentre stavamo seduti sul tavolo a mangiare la colazione che lui aveva personalmente preparato, parlavamo un po' di tutto.

-Devo trovare lavoro cazzo!

-Oggi usciamo io tu e Lucas e cerchiamo qualche lavoretto, d'accordo?

-Ok.

-Troveremo una soluzione, non ti devi preoccupare, devi stare soltanto calma. Non sei più da sola.

-Sei unico, dico sul serio.

-Sono figo e molte ragazze dicono che io sia uno stronzo.

-La bellezza non è tutto, vuol dire che queste ragazze non ti conoscono a fondo.

-Parlano soltanto perchè io non le ho mai calcolate e preferisco guardare oltre.

-Cioè? descrivimi la tua ragazza ideale.

-Non mi importa come sia il suo aspetto, può essere magrissima, grassa, bionda, mora, rossa, alta, bassa. Per me ciò che più conta e cosa ha dentro il suo cuore. Preferisco avere una bambina da crescere, che una donna troppo cresciuta. Io devo coccolare la mia dolce metà, falle capire che lei è mia e di nessun'altro. Voglio che lei si senta speciale davanti ai miei occhi.

Quelle parole mi bloccarono un attimo. Fissavo le sue labbra mentre lui emetteva fuori questi suoni dolcissimi. Sì, avrei voluto Daniel nella mia vita, per sempre? non lo so, non credo nelle favole e neanche nella scritta che si vede alla fine "e vissero per sempre felici e contenti". Ma, ogni tanto, sognare qualcosa di impossibile non fa male, no?

Finimmo di fare colazione, indossai di nuovo i miei vestiti e uscimmo di casa mano nella mano. Andai nell'albergo per cambiarmi e dissi a Daniel che poteva entrare in camera. Per fortuna lui aveva la scheda che apriva ogni stanza. Appena sentimmo il "tic" aprì la porta. Ma una scena davanti ai miei occhi mi gelò il cuore e mi bloccò il respiro.

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Non avrei voluto vedere quella immagine, non di nuovo, non un'altra volta. Ad un tratto mille coltelli trafiggevano il mio piccolo cuore appena ricucito dopo una ferita mortale. Già, stavo morendo davanti ai loro occhi.

Lucas scattò di botto dal letto, facendo un salto e coprendosi le sue parti intime.

-Scusate, non volevamo disturbarvi, ritorniamo dopo, disse Daniel chiudendo la porta.

Mentre io rimasi bloccata nel vedere quella scena che mi bloccò il cuore e l'aria che stava attorno a me, persino il respiro di Daniel.

-Dobbiamo trovare un appartamento con almeno due camere, dove poter rimanere e non disturbare nessuno, fu questo che dissi, solo questa frase.

-Senti, non è che mi potresti accompagnare per andare in giro un po' per la città a cercare una casetta piccola? Sai che non posso restare qui in eterno.

-Ma potrei rimanere fin quando ne avrai di bisogno, disse Daniel.

-Daniel, io apprezzo il tuo aiuto, ma voglio cavarmela da sola, almeno questa volta. 

Dissi questo, appoggiando le mie mani sul suo petto e poi uscendo dall'hotel. Poche lacrime bagnarono il viso ma riuscì ad asciugarle prima che Daniel mi raggiungesse.

-Hey, si può sapere che ti prende?

-Non mi prende nulla, mi sono rotta leggermente i coglioni di vedere quei due che scopano sempre.

-Ma è la sua vita e lui è libero di fare quello che vuole.

-Sì, ma perchè devo vederli sempre io? e poi questa qui che ci fa qua?

-Non è che sei gelosa? mi domandò lui.

-Io? gelosa? di chi? di quella papera? ma anche no guarda.

-E allora perchè stai reagendo in questo modo?

Non seppi rispondere, in pochi minuti le parole di Daniel avevano bloccato i miei pensieri e sì, forse ero gelosa ma non volevo ammetterlo a me stessa. E' difficile ammettere di aver sbagliato, di essere innamorati, di essere gelosi di qualcuno che non ci appartiene. Sì, quella troia aveva Lucas e io no. Io avevo perso, lei aveva vinto. Ma non è una gara questa. Invece lo è. Una gara per cosa? Una gara per la felicità, quella che lei ha ottenuto e io no.

Mi facevo certi complessi nella mente che dentro di me cominciai ad urlai per farli smettere. 

-Scusami, non so perchè reagisco così, davvero. Mi da fastidio, perchè a me non è mai piaciuta quella e non sono gelosa.

-Voglio crederti, ma sai, sospetterò sempre qualcosa, sappilo.

-Scusami...

Lo abbracciai quasi a non volerlo lasciare andare. Potevo sentire il suo cuore battere, ero alta abbastanza da arrivare all'altezza del suo petto e sentire il suo cuore. Il mio batteva a ritmo regolare, in quel momento provavo soltanto una grande confusione e basta.

Ci avviammo verso il centro per cercare qualche casetta piccola e non troppo costosa. 

-Non mi importa quanto lontano sia, voglio soltanto trovare una casa.

-La troveremo, stai tranquilla.

Mentre camminavamo mano nella mano, il sole abbronzava ancora di più la nostra pelle e i capelli cominciavano a diventare umidi per via del sudore. Dopo poco incontrammo William e Josh.

-Hey, ciao ragazzi, dissi io salutandoli con un bacio sulla guancia.

-Che fate da queste parti? domandò Daniel.

-Stiamo cercando casa, abbiamo intenzione di restare ad abitare qui, rispose William.

-No? davvero? cavolo che fortuna! esclamai io.

-Perchè? a te non piacerebbe restare qui? mi domandò Josh.

-Beh, un casino, ma sai, per me questa è una vacanza e prima o poi dovrò tornare in patria, dissi io.

-No se te lo impedisco io, disse ridendo Daniel.

Lo baciai sulle labbra ormai sudate, poi continuai:

-Comunque anch'io sto cercando casa.

-Non ti conviene andare da quella parte, gli affitti sono cari anche se le case sono bellissime, disse Josh.

-Ci credo, sono tutte case vicino al mare! stavamo cercando qualcosa verso la periferia, disse Daniel.

-Beato lui che non ha problemi di questo genere! dissi io.

-Guarda, se non fosse per mio padre ti avrei detto di venire a stare da me.

-Ma non puoi, quindi fammi cercare una casa dove poter stare.

-Sentite, perchè non ne cerchiamo una insieme? essendo in 4 possiamo trovare una casa carina e le spese non saranno neanche tanto, che ne dite? propose William.

-Bene, ci penso io per Lucas, troppo occupato per scopare con Elisabeth.

-Che? diss Josh.

-Ormai ho paura ad aprire le porte, davvero, dissi io ridendo.

Ormai ci scherzavo su.

-Mia sorella non perde tempo e non cambierà mai, beh, peggio per lei, disse William.

-Possiamo andare? dissi io cercando di evitare l'argomento.

Così, insieme, le due coppiette, ci avviammo verso la periferia per cercare una casa, ma nulla di concreto o almeno nulla di conveniente. Tutte case con prezzi alti e anche dei buchi. Poi, mentre stavamo ritornando all'hotel, alzai gli occhi verso il cielo e notai una palazzina dove ci stava appeso un cartello con scritto: "Affittasi, per informazioni contare *** numero".

Un grandissimo sorriso invase il mio viso, tanto da attirare l'attenzione di tutti.

-Che hai visto piccola? disse Daniel.

-Guarda sopra, aspetta che chiamo.

Chiamai quel numero e prendemmo un appuntamento per il momento stesso.

-Ragazzi, forse abbiamo trovato la casa perfetta, dissi io con aria entusiasta a William e Josh.

-Mentre siamo qui, continuai, vado a chiamare Lucas e vedere se vuole vedere la casa.

Mi avviai verso l'hotel, mentre i ragazzi aspettavano fuori. Questa volta però bussai la porta e una voce quasi delusa disse:

-Avanti.

-Ciao, posso entrare?

-Sì certo che puoi.

-C'è qualcuno?

-No, se ne è andata.

-Ok, senti, ho deciso di cercare una casa visto che non possiamo stare qui per sempre. Se ti vesti abbiamo un appuntamento adesso, è proprio vicino l'hotel.

-D'accordo...

Non aveva l'aria molto contenta o soddisfatta. Stava male e in qualche modo stavo male anch'io nel vederlo in quello stato.

-Posso farti una domanda? gli dissi io.

-Dimmi.

-Te ne sei innamorato? 

Mi prese la mano e la strinse a quella sua. Lungo silenzio, non ebbe il coraggio di rispondermi all'istante e questo mi fece capire che la risposta era sì.

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Sapevo che quello era un sì. Lucas, quando era certo di una cosa e non aveva paura di dirla rispondeva senza pensarci su due volte. Lui era fatto così, lo conoscevo da ben 17 anni anche se in questo momento sembrava essere un'altra persona.

-Hey, vuoi rispondermi o dobbiamo stare qui per tutta la vita?

Ancora silenzio.

Presi il suo viso tra le mie mani e lo alzai per guardarlo negli occhi. In quel momento ci trovammo faccia a faccia. Io in ginocchio lui seduto dal letto, come se gli stessi facendo una dichiarazione d'amore, anche se questa volta era il contrario.

-Perchè non rispondi? è così, vero? Guarda che a me puoi dirlo.

-Non lo so.

-Io credo che tu lo sappia già, so come sei fatto. 

-Non lo so, ti ripeto.

-Smettila di ripeterlo che non sono mica scema, l'ho capito, ti sei preso una cotta per lei.

-E tu come fai a saperlo se non lo so neanch'io?

-Perchè tu hai la regola del "non scopare mai con una ragazza una seconda volta, se lo fai vuol dire che ti piace."

-Sai più cose di me.

-Ti conosco troppo bene e conosco fin troppo bene quella troia.

-Non chiamarla così.

-Cominci pure a difenderla eh? guarda, a me non interessa cosa faccia lei o che intenzioni abbia, io non voglio vederti star male, tutto qui.

-Sì...ma...

-La vita è la tua, sei tu che devi scegliere se star bene o male. Lo sai che tipo è, lo sappiamo entrambi. Io non sono gelosa, ma se ti dico che vedervi di nuovo insieme mi ha fatto star male, è la verità.

-Non volevo che succedesse di nuovo, non un'altra volta, non ora. Ma lei è venuta ieri in camera, dicendo di aver bisogno di qualcuno e che per colpa tua ha perso un fratello e allora l'ho consolata ed è successo.

-Cioè, aspetta, fammi capire. Tu hai consolato una che ha dato la colpa a me se Will non vuole più parlarle? ma questa è matta e pure tu lo sei.

-No, tu non sai cosa ha lei.

-A me non interessa.

-Credo che dovresti saperlo.

-Sentiamo...

-Da poco ha scoperto di aver un tumore e non lo sa nessuno, oltre lei e i suoi genitori, per questo ha bisogno che qualcuno le stia vicino.

-Allora fa quello che ti dice il cuore.

-Non so, ma in qualche modo mi sento attaccato a lei.

-C'è qualcosa che dovrei sapere?

-No, io sto bene, ma lei, lei ha bisogno di me.

-E allora aiutala, ma dille che aver il tumore non la giustifica per quello che ha fatto e per quello che ha detto.

-Lo so e lo sa pure lei.

-Bene, allora che vuoi fare, vieni o no?

-Ma ti rendi conto di cosa dici? ti ho appena detto che Eli ha un tumore e che forse non ce la farà e tu pensi a cercare casa? ma vaffanculo Helen.

-Bello mio, Elisabeth non è un problema mio e fino a poco tempo fa non lo era neanche il tuo, quindi lavati un po' la faccia, rinfrescati le idea e cerca di sparare meno cazzate, che grazie a te e a lei adesso mi ritrovo col cuore spezzato.

Uscì dalla camera sbattendo la porta. Improvvisamente ero diventata una ragazza senza cuore e senza sentimento. Non mi importava niente nè di Elisabeth nè di Lucas. Ma prima che io potessi raggiungere l'ascensore lui mi raggiunse.

-Ok, scusami, sono un idiota pezzo di merda. Ho spezzato il cuore alla mia migliore amica, l'ho fatto proprio davanti ai suoi occhi. Sono un bastardo. Ma adesso io sono innamorato di lei.

-Finalmente l'hai ammesso. Cosa ci voleva per fartelo dire?

-Scusami per averti mandata a fanculo e per avere detto quelle cose orrende.

-Vaffanculo a te Lucas.

Mi prese per mano e mi portò al suo petto e mi abbracciò:

-Non lasciarmi, non tu.

Non seppi dire niente, neanche mi allontanai o esitai a farlo. In qualche modo, non volevo allontanarmi da lui, sopratutto in quel momento dove tutto ciò attorno a me era scomparso.

-Scusami...piccola...disse lui piangendo.

Qualche lacrima cadde pure a me, ma cercai di non farglielo notare e dissi:

-Asciugati quelle lacrime e se vuoi venire a vedere la casa vieni, faremo tardi.

Con le mie mani asciugai quelle piccole lacrime sul suo viso e poi gli sorrisi. Non potevo far altro che perdonarlo e dimenticarlo.

-Voglio solo che tu sia felice, tutto qui, dissi io.

-Lo voglio anch'io, per te con Daniel.

-Non è niente di serio, non siamo andati neanche a letto.

-E allora è qualcosa di serio, fattelo dire da me.

Uscimmo dall'hotel e poco prima di raggiungere gli altri lui mi sussurrò:

-Non dire niente di Elisabeth, per favore.

-Non lo farò.

Raggiungemmo gli altri e mi avvicinai a Daniel baciandolo sulle labbra. Da lontano intravedemmo qualcuno che si avvicinava a noi, era un uomo non molto vecchio, alto, con un bel aspetto. Era il proprietario della casa.

-Salve, mi avete chiamato voi?domandò gentilmente.

-Sì, ho chiamato io. Volevamo vedere la casa.

-Quanti siete?

-Dovremmo viverci in 4, dal balcone noto che non è molto piccola.

-No, va bene anche per 10 persone. Venite, ve la faccio vedere.

Seguimmo questo signore mentre apriva la casa per farci salire. Era il primo piano, gli altri due non erano abitati.

-E' tutta sua la casa? domandò Will.

-Sì, è tutta mia. I miei genitori me la lasciarono e io continuai a completare le costruzioni, ma poi ho cambiato casa col mio compagno.

-Compagno? disse Josh.

-Sì, viviamo insieme da ben 10 anni. Piacere, mi chiamo Robert.

-Io sono Helen, mentre lui è Daniel, poi Lucas e poi William e Josh, anche loro stanno insieme.

-Bene, c'è un ottima camera per voi due, era la mia vecchia camera.

Ci fece fare un giro per la casa, e dovevo dire che non era niente male. Molto grande, attrezzata di tutto, spaziosa e molto luminosa.

-La casa è fantastica, ma quanto costa? domandai io.

-Neanche tanto.

Ci disse il prezzo che per noi 4 era abbastanza ragionevole.

-Dovete pagarci ogni settimana e se non potete va bene anche al mese.

-Meglio fare al mese, stiamo cercando lavoro, dissi io.

-Noi stiamo cercando del personale in una caffetteria proprio qui vicino, disse Robert.

-No? davvero? disse Lucas.

-Sì, se avete già delle esperienze potete iniziare domani.

-Io e Lucas abbiamo già lavorato in una caffetteria.

-Io e Josh ce la caviamo nel fare i caffè.

-Perfetto, la caffetteria è appena aperta e quindi ho bisogno di personale, venite più tardi per dettagliare le ultime cose.

-Certo.

Robert se ne andò, lasciandoci le chiavi di quella grande casa. 

-Allora, che ne pensate?

-Io penso che oggi sia il mio giorno fortunato! disse Josh.

Insieme girovagammo per la camera, quando ad un tratto, Lucas Will e Josh stavano in cucina, mentre Daniel mi trascinò in una delle camere da letto.

-Posso rapirti un po'? domandò lui chiudendo la porta.

-Ma certo, mio signore!

Mi gettò sul letto, con la luce che entrava nella stanza, i nostri visi erano più che illuminati. 

-Sei bellissima, baby.

-Lo sei anche tu.

E cominciò a toccare il mio corpo sussurrandomi:

-Ho voglia di te.

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Non sapevo che intenzioni avesse in quel momento. So solo che avevo la pelle d'oca e non per via del freddo visto che fuori c'erano come minimo 40 gradi.

Mentre eravamo nel momento più "critico" se così può essere descritto la porta venne aperta da Lucas:

-Oh, scusate e chiuse velocemente la porta.

-Bene, mi sa che il momento-dolcezza è finito, dissi io. 

-Alziamoci coraggio, continuai dandogli una pacca sul suo sedere che testai per la prima volta e non era niente male.

A malincuore dovette alzarsi dal letto, poveretto! Uscimmo dalla camera e notai subito la faccia imbarazzata di Lucas che mi fissava con espressione del tipo: "Ok, ti odio."

Non capisco il perchè, ma non mi interessava sinceramente.

-Tu, signorino, ricordati che abbiamo l'appuntamento più tardi in quella caffetteria con Robert, si chiama così? dissi rivolgendomi a William concentrato a coccolare Josh.

-Eh? rispose con aria distratta.

-Niente, continua pure, dissi io ridendo.

-Bene, credo che sia ora di andare all'hotel a prendere le valigie, che ne dite? propose Lucas.

-Sì, credo sia ora, disse Josh mentre si rimetteva a posto.

Così, uscimmo tutto insieme dalla casa e ci dirigemmo verso l'hotel.

Ognuno entrò nelle camere, mentre Daniel rimase sotto con suo padre per parlare di non so cosa.

-Sai, mi mancherà questa camera, disse Lucas.

-Ti mancherà? beh a me no, che poi quante notti abbiamo passato qui? due?

-Beh, per me è importante.

-Capisco, risposi con aria delusa. In quel momento capì che per lui, quella sera, ero stata semplicemente una delle "scopate" da aggiungere alla sua lista e ormai il suo cuore apparteneva a qualcun'altra, dovevo farmene una ragione.

Capì che avevo cambiato, pure la mia espressione del viso.

-Ti pare che a me non da fastidio il fatto che quel Daniel ti tocchi o ti baci?

-Che vuoi dire con questo?

-Che poco fa, quando vi ho visti, mi è salita un non so cosa, forse gelosia.

-Bene.

-Bene?

-Bene. Perchè?

-Che significa?

-Niente, lasciami stare.

Mi allontanai da lui, andando a prendere le poche cose che stavano dentro l'armadio. Non aveva avuto un significato preciso quella nostra discussione, del resto la nostra storia era rimasta, come si può dire? in sospeso, ecco. 

Non avevamo entrambi mai le idee chiare, nessuno dei due era onesto, nessuno ammetteva di provare un po' di gelosia. Nessuno di noi ammetteva che tra di noi non ci stava una semplice amicizia.

-Io ti ho perdonato, ma non so se la cosa mi sia passata, dissi mentre sistemavo le cose in valigie.

-Lo so, sai?

-Lo so che tu lo sai.

-L'ho capito fin da quando abbiamo cominciato a parlare, guardaci, quante cose sono cambiate da quando siamo arrivati a Miami?

-Beh, parecchie, sopratutto il nostro rapporto, che TU hai rovinato.

Stette zitto, senza saper cosa dire o cosa pronunciare, sicuramente in quel momento non gli passava nulla nella mente. Beh, neanche a me.

-Voglio uscire da questa lurida stanza schifosa, mi ripetevo nella mente, pensando alla scena che avevo appena visto la mattina e pensando che in quel momento, dove io appoggiavo la valigia, c'era stato il corpo nudo di quella. Non mi faceva più neanche schifo e non era per niente giustificata. Anche se un po' mi dispiaceva per ciò che le stava accadendo.

-Comunque voglio solo che tu sia felice, dissi io a malincuore.

-Lo stesso vale per me, che poi secondo me l'amicizia è di gran lunga migliore dell'amore. Quello prima o poi svanisce, l'amicizia no.

-Già, hai ragione, quindi il nostro "gesto d'amore" è stato semplicemente di amicizia?

-Non lo so, non riprendere...

-No, ok, lasciamo stare, sei pronto? andiamo.

-Sì, sono pronto.

Scendemmo sotto, Daniel, Josh e Will ci stavano aspettando.

-Eccoci qui, pronti?

-Più che pronti! sono così eccitato! disse Josh.

-Tu lo sei sempre, piccino, disse Will.

Quei due erano la ragione per cui ridevo ogni giorno, la loro presenza illuminava le mie giornate tristi. Stavano diventando davvero importanti. Corsi ad abbracciarli, entrambi, insieme.

-Perchè? domandarono insieme.

-Boh, così! 

-Che tenera questa fanciulla, disse Josh strofinando la mano tra i miei capelli.

Feci una faccia strana e buffa, ma avevo il cuore pieno di gioia, non ero da sola non lo sarei mai stata.

Ci avviammo tutti insieme verso quel luogo che sarebbe diventata casa nostra per molto, ma molto, tempo.

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


Si stava preparando per una nuova avventura, forse meglio di quella che avevo progettato prima di arrivare a Miami. Avevo deciso, volevo restare a Miami per molto, ma molto tempo.

La nuova casa cominciava a piacermi, cominciavo a sentirla mia. Ogni giorno facevamo colazione insieme. Ci eravamo divisi pure i compiti, chi doveva pulire il bagno, chi i piatti, chi doveva cucinare. Mentre le nostre camere, ognuno puliva la sua.

Il lavoro? beh, pure quello andava alla grande. Spesso, Robert che possedeva pure un locale, ci invitava a bere qualcosa, e quindi andavamo tutti lì, nella discoteca più cool di Miami. Ovviamente tutte le coppie, compresi Lucas e Elisabeth. Già, ormai quei due facevano coppia fissa, e la cosa sembrava piuttosto seria.

Non potevo far altro che digerire le odiose scene romantiche tra quei due e fare finta di niente.

Intanto la mia vita sentimentale proseguiva a ritmo non troppo accellerato. Non ero ancora pronta per compiere il grande passo dopo così poco tempo. E beh, Daniel non poteva più aspettare.

-Tesoro, davvero, sai che ormai sei importante, ma il mio corpo necessita di certe...

-Lo so tesoro, ma ti prometto che se aspetterai un'altro un po', sarà indimenticabile.

-Io aspetto fin quando me lo dirai tu, babe.

Le solite conversazioni tra due innamorati, anche se tanto innamorati non eravamo.

Così, passò in men che non si dica un mese. Arrivò l'11 di agosto e quella sera decisi di videochattare con la mia famiglia che non vedevo da quasi un mese. Per fortuna mio padre sapeva usare il computer, mentre mia madre era una frana in elettronica. Così, mentre stavamo lavorando dissi a Lucas:

-Lucas, senti, stasera potresti uscire un po' più tardi? ho chiamato mio padre e gli ho detto che avrei videochattato con lui su skype.

-Certo Eli, a che ora?

-Non so, anche verso le 7 di sera così dopo hai la serata libera.

-Stasera ho la serata libera, Elisabeth esce con un paio di amiche sue, mentre io ho deciso di passare una serata tranquilla in casa.

-Neanch'io stasera esco.

-Come mai'

-Daniel lavora tutta la sera con suo padre, ultimamente il suo lavoro lo tiene abbastanza occupato.

-Beh, immagino, beh allora vuol dire che staremo insieme stasera.

-Yu u, dissi io con tono non molto entusiasta.

-Che hai?

-Niente, sto scherzando sciocchino, dissi bagnandogli il nasino con la panna.

E così cominciammo a giocherellare mentre il locale era vuoto e stavamo per ripulire tutto e chiudere.

-Robert, noi andiamo! dissi io esausta.

-Andate pure ragazzi, buona serata.

Ringraziammo colui che in un modo o nell'altro ci aveva "salvati" e uscimmo dal bar esausti. 

-Cavolo, non vado al mare da non so quando! non pensavo che questo lavoro ci avesse tenuti così impegnati, disse Lucas.

-Hai ragione, guarda va a finire che da vacanza si trasforma in vita quotidiana. Lo sapevo io.

-Sapevi cosa?

-Che sarebbe andata a finire così, forse se...

-Se niente. Ci godiamo lo stesso quel poco di tempo libero che abbiamo. Che poi guarda, abitiamo in una casa da urlo, che quando ti affacci da uno dei balconi ti trovi davanti il mare.

-Hai ragione, ma non la chiamo comunque vacanza.

-Mettiamola in questo modo, è un modo per fare esperienze.

-Già.

Prima di raggiungere la nostra abitazione, facemmo una passeggiata in riva al mare. Tolsi le scarpe e mi bagnai i piedi con l'acqua che stava diventando quasi gelida per via del sole che cominciava a sparire.

-Brr, è freddina!

-Vediamo..

Lucas si avvicinò, ma invece di testare l'acqua, me la tirò un po' addosso, bagnandomi i vestiti.

-No dai Lù!

Con il piede calciai un calcio per tirargli l'acqua, ma mi bagnai lo stesso i jeans. Giocammo un po' prima di ritornare a casa.

-Questa casa è grande ma ha un solo bagno.

-E che vuoi? vivere in una villa con 50 bagni? sii contento di avere un letto comodo su cui dormire e un buon stipendio per poter pagare sto villaggio in cui viviamo, dissi io.

Riuscivo, in un modo o nell'altro, ad accontentarmi con poco, e vivere in quella reggia per me era abbastanza.

-Bene, chi fa la doccia per primo? domandai io.

-Vai tu, intanto accendo il computer.

-D'accordo, tanto non ci metto tanto.

Entrai in bagno, levandomi i vestiti e mettendoli sulla lavatrice per lavarli insieme a quelli di Lucas. Entrai nella doccia e feci una doccia veloce tanto per levare l'odore di caffè e cappuccini e pure dell'acqua salata.

Uscì dalla doccia ed entrò Lucas. Entrai in camera e senza badare alla porta aperta mi vestì ma non mi accorsì che Lucas aveva dimenticato la tovaglia sul tavolo, quindi appena mi girai per prendere le mutandine lui era lì, immobile, con la tovaglia che gli cadde per terra e gli occhi spalancati per focalizzare meglio.

Velocemente, con aria abbastanza imbarazzata chiusi la porta e continuai a fare quello che stavo facendo.

Uscì e Lucas aveva già finito e stava davanti al computer. 

-Vieni Helen, ci sono i tuoi in linea.

-Ok, chiamali, aspetta prendo una sedia per sedermi.

-Puoi sederti in una delle mie gambe, tranquilla.

-Ok.

Mi avvicinai a lui e mi sedetti su una delle sue gambe, prima che i miei potessero rispondere mi baciò su una delle mie spalle.

-Perchè? dissi io.

-Non lo so, rispose lui.

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Doveva smetterla con quegli atteggiamenti da "ti faccio girare la testa" perchè ormai si sapeva, io ero cotta e stracotta di lui. Non potevo togliermelo dalla testa e forse stavo facendo pure del male a Daniel. Ma il destino volle separarci. "troppo grande" per noi la storia che si stava venendo a creare tra noi due, tra quell'amicizia che ormai durava da anni.

Finimmo di videochattare con i miei genitori e dopo aver spento il computer entrambi rimanemmo lì. Io sulla sua gamba, lui che mi teneva per i fianchi e mi fissava. Cercai in qualche modo di alzarmi, ma mi teneva stretta a se.

Non era amore, non era passione e non era neanche amicizia, cosa poteva essere allora?

-Che succede? gli domandai.

Non abbassò lo sguardò, prendendosi di coraggio continuò a guardarmi dritto negli occhi. In un attimo mi ritrovai sulla luna. Non sapendo neanche per quale motivo.

Dopo vari sforzi riuscì a liberarmi e a prendere un po' d'aria fuori dal balcone. Erano quasi le 11 di sera, l'aria cominciava a diventare più fresca e adoravo quel momento. Sulla spiaggia poche persone stavano ancora lì, alcune stavano in acqua a farsi un bagno, altri in gruppi bevevano birra attorno ad un falò. William e Josh non erano ancora tornati.

-Non posso fare a meno di te, continuava a ronzarmi nella testa questa frase, solo che dopo la seconda volta che la pensai, beh, non era più un pensiero.

La voce possente, dura e decisa di Lucas si avvicinò a me sussurrandomi dolcemente queste parole.

-Quando ti guardo mi sento in paradiso. Sei l'unica ragazza che mi fa arrossire se la vedo nuda.

-Ho la prova.

-Oggi pomeriggio non avevo dimenticato sbadatamente la tovaglia, l'ho fatto di proposito. So come sei tu, che quando in casa non ci sta nessuno ti vesti con la porta aperta.

-Mi conosci troppo bene tu.

-Ti conosco da quand'eri piccina. Facevamo il bagno nella vasca insieme, anche se non ricordiamo nulla entrambi.

-Le foto testimoniano tutto.

Mi abbracciò, senza dire nulla, baciandomi nuovamente la spalla e toccandomi dolcemente i capelli. Piccoli brividi ora percorrevano il mio corpo, dalla testa fino alla schiena. Una leggera pelle d'oca poteva intravedersi tra la luce di un palo vicino alla casa e il riflesso della luna in quella notte limpida.

-Ma...continuò.

Infatti, un ma doveva proprio starci in quel momento.

-Ma?

-In qualche modo mi sento responsabile della vita di Elisabeth.

-Responsabile di cosa Lucas? la conosci appena.

-Come tu conosci appena Daniel.

-Non è la stessa cosa. Io ancora con Daniel non ho fatto nulla, tu te la sei scopata non so quante volte, sul nostro letto, cioè quello che una volta era nostro. E adesso lei viene qui, sta con te, insieme a noi, come se fosse una del gruppo.

-Si, ma, ormai mi sono affezionato a lei e se continua così credo che mi innamorerò di lei.

-Io certe volte non ti capisco sai? un momento sai essere dolce, romantico e terribilmente fantastico, un'attimo dopo riesci a rovinare un momento magico con pochissime parole che arrivano dritte al cuore quasi a distruggerlo.

Non seppe rispondere, quella mia risposta lo bloccò da ogni possibile risposta. Ogni tanto sapevo come farmi valere. Non potevo stare tutta la vita con l'illusione che Lucas un giorno avrebbe preso la mia mano e mi avrebbe chiesto di sposarlo. No, quello mai, andava oltre la cosa impossibile, la più impossibile del mondo.

-Vado a dormire, si è fatto tardi e sono stanca, dissi io allontanandomi da quel balcone che ormai odiavo.

Prima di andare a dormire chiamai Daniel per dargli la buonanotte e poi mi misi a letto, fissando la luna che si vedeva dalla mia finestra aperta abbastanza per fare entrare un po' d'aria fresca.

Non avevo indossato neanche il pigiama, avevo semplicemente tolto i miei vestiti infilandomi nel letto in biancheria senza badare a cosa sarebbe accaduto dopo.

Mentre stavo per addormentarmi sentì dei passi avvicinarsi a me.

-ei, ciuciuciu, disse Lucas toccandomi l'orecchio.

-Ma che cazzo dici? ciuciu? dissi io girandomi e ridendo come una cretina.

-Pensavo stessi dormendo! non ho sonno.

-Io cercavo di dormire ma qualcuno ha disturbato il mio sonno.

-Scusa, me ne vado.

-Ormai mi hai svegliata, ma che ore sono?

-Quasi l'una, Josh e William sono rientrati ma stavano andando a dormire.

-Cacchiolina! allora sono riuscita ad addormentarmi?

-Credo proprio di si, dai continua a dormire.

-Ma che, ormai rimani, guardiamo qualcosa alla tv.

-Vabbene.

Presi il lenzuolo che si trovava sul letto e mi alzai per andare a mettermi qualcosa addosso. Ma Lucas interruppe ciò che stavo facendo:

-Puoi stare anche così, sotto il lenzuolo mica ti vedo.

-Sei sicuro? perchè io non ne ho problemi, tanto ormai hai visto tutto di me.

-Sono sicuro.

-Non mi saltare addosso.

-Non lo faccio.

-Giura!

-Giuro! parola di ometto.

-Di che? scoppiai in una risata che svegliò pure i vicini.

-Ometto, è il mio modo di dire! non ridere e vieni qui.

Mi avvicinai a lui, rimanendo con il lenzuolo addosso. Giocherellava un po' col telecomando, girando tra i canali, ma vista l'ora tardi era difficile trovare qualche programma decente che non parlasse di telepromozioni o roba varia.

Pian piano lui si avvicinava sempre di più a me, mentre io rimanevo nella mia posizione, ferma e immobile senza fare niente.

Non mi diede neanche il tempo di dire "che fai" che prese il mio viso, lo avvicinò al suo e mi baciò. Per l'ennesima volta.

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


Dopo quel bacio ce ne fu un altro e un altro ancora.

-Che stiamo facendo? gli dissi bloccandogli il viso.

-Non lo so, non pensiamoci.

-Troppo facile per te.

-Non è facile neanche per me.

-E allora perchè lo fai?

-Perchè ho voglia di te.

Dopo aver sentito quella frase ripresi a baciarlo, con più forza. Cominciai ad accarezzargli il viso e toccare il suo corpo mentre lui pian piano mi slacciava il reggiseno.

Il cuore mi batteva a mille, come non mai. Stavo facendo una cazzata di cui me ne sarei pentita presto. Stavo tradendo Daniel e Lucas Elisabeth. Mi sentivo una cogliona ma la voglia del suo corpo si faceva sempre più forte.

Mi misi sopra di lui, continuando a baciarlo, mentre lui pian piano sfilava i boxer.

Il cuore cominciava quasi a scoppiare dal petto ma in quel momento non c'era nessuno oltre me, lui e la luna che ci guardava.

Riuscivo a sentire il vento sbattere contro le finestre e il rumore delle onde. Fuori il tempo cominciava ad agitarsi, come l'atmosfera che in 15 secondi si venne a creare in quella stanza.

La porta era aperta e questo aumentò la mia paura di essere scoperta da William, ma non feci caso a questo pensiero, continuai solo a diventare più sua, più di quanto non lo fossi già.

In poco tempo entrò dentro di me, per la quarta volta forse. Facemmo l'amore, di nuovo, come se stessimo insieme da una vita. La voglia di lui era sempre più forte e io mi sentivo davvero innamorata di quella persona che era riuscita a rubarmi il cuore in pochissimo tempo.

Dopo aver finito, ci sdraiammo sul letto e in pochi minuti ci addormentammo sfiniti ed esausti dopo una notte d'amore.

L'indomani lo svegliai per mandarlo in camera sua prima che altri scoprissero qualcosa, sopratutto William che sicuramente avrebbe raccontato tutto a sua sorella.

-Hey Lucas, vattene in camera tua.

-Lasciami dormire!

-Lucas e se ci scoprono? se vedono che tu esci dalla mia camera nudo? vai in camera tua che è meglio.

-Perchè?

-Quello di stanotte è stato uno sbaglio e lo sappiamo entrambi. Una cosa di un attimo, adesso vai via.

Si alzò dal letto e raccogliendo i vestiti gettati per terra mi guardò attentamente negli occhi, mentre io rimanevo coperta da quel lenzuolo che sapeva di noi e di quell'amore che diventata sempre più forte ad ogni nostro sguardo.

Non potevo far altro che digerire tutto, far finta di niente e andare avanti con la mia vita, con la mia non-relazione che si stava creando tra Daniel e me. Io amavo Lucas ma lui non amava me e dovevo farmene una ragione, niente è per sempre.

Lucas uscì da camera mia con aria da cane bastonato, mentre io continuavo a guardarlo da dietro e ammirare il suo bel fisico che ancora una volta ero riuscita a toccare e far diventare qualcosa di mio.

Lucas non era un trofeo e di questo ero certa, ma no, non potevo pensare che Elisabeth potesse toccare quel che volevo mio. Era una cosa che non riuscivo a pensare o ad immaginare.

Ma ormai il danno era fatto e niente e nessuno avrebbe potuto sistemare l'errore che avevamo appena compiuto in quella notte che per me significò molto.

Non riuscì ad addormentarmi e fissai il sole che pian piano dava il buongiorno a Miami. Presa anche dai sensi di colpa mandai un messaggio a Daniel con scritto "Buongiorno amore mio. "

Piccolo, semplice, senza faccine e cuoricini, un semplice buongiorno amore mio. Adesso dovevo fare finta di niente e continuare a fingere un sorriso. Dovevo voltare pagina, ero pur sempre una donna e esigevo un po' di rispetto, sopratutto da Lucas che ovviamente non mi dava e non mi facevo dare visto che cadevo tra le sue braccia ad ogni suo sguardo.

Si erano appena fatte le 8 che Daniel mi rispose:

"Buongiorno a te cucciola, come mai ti sei svegliata presto? io mi sono appena alzato, facciamo colazione insieme?"

io risposi con:

"Certo, dammi il tempo di farmi una doccia veloce e sono pronta, comincia a venire, ho una sorpresa per te. "

Lui rispose:

"Ok, arrivo subito amore."

Ok, non sapevo che sorpresa fargli, o per meglio dire, lo sapevo, ma non sapevo se era una buona idea o no, se era giusto o no dopo quello che avevo fatto; ma dovevo dimenticare, all'istante.

Per cui mi alzai dal letto e mi diressi in bagno con il lenzuolo addosso.

William e Josh stavano ancora dormendo. Aprì la porta del bagno e Lucas era sotto la doccia.

-Oh, scusa, non avevo sentito...cioè....ok esco subito. Dissi con voce imbarazzata.

-No, tranquilla, ho finito, entra pure.

-Ok, prima esci tu.

-Ok.

Uscì dalla doccia, nudo, cercando la tovaglia. 

-Eccola, dissi io con lo sguardo abbassato.

-Non guardi perchè? dopo stanotte...

-Smettila Lucas e prendi questa cazzo di tovaglia.

-Altrimenti?

Chiuse la porta alle mie spalle e mi tolse la tovaglia che avvolgeva il mio corpo nudo. Arrossì e cercai di raccoglierla ma lui me lo impedì.

-Sta arrivando Daniel, lasciami andare.

-No, prima voglio darti il buongiorno.

E mi baciò, di nuovo.

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


Il tempo si fermò per l'ennesima volta, mi ero pure rotta di quella situazione. Allontanai Lucas facendolo sbattere sul bordo del lavandino.

-Ahai! esclamò lui.

-Vaffanculo idiota e ora esci dal bagno.

Toccandosi il fianco un po' indolenzito si allontanò dal bagno e chiuse la porta. Entrai nella doccia tranquillamente cercando di pensare il meno possibile a ciò che era successo quella notte e un attimo prima di entrare nella doccia.

Appena uscì dal bagno il campanello suonò: era Daniel.

Corsi subito ad aprirgli, con aria particolarmente entusiasta e corsi in camera mia.

-Posso entrare?

-Daniel, sono in camera mia, vieni.

Lucas stava in cucina e lo guardava con aria di sfida.

-Buongiorno Lucas, disse Daniel.

-Buongiorno, rispose lui con tono freddo e maleducato.

Ma a questo Daniel non fece caso e venne in camera mia.

-Vieni, entra e chiudi la porta.

-Buongio...

Non fece in tempo a finire la frase che si trovò davanti un Helen che non aveva mai visto e che probabilmente sognava di vedere. In pochi secondi la tovaglia che avvolgeva il mio corpo ancora umido toccò il pavimento e il viso di Daniel diventò rosso come un pomodoro.

-Che c'è? non hai mai visto una ragazza nuda?

-No...cioè...

Balbettava dall'imbarazzo e non sapeva neanche cosa dire.

Lo trascinai a me dandogli un bacio sulle labbra e facendolo sedere sul letto. Adesso io mi ritrovavo davanti a lui, nuda, mentre sentivo il suo cuore battere a mille.

-Sei agitato? dissi io ridendo.

-Abbastanza. Non mi aspettavo questo.

-E allora qual'è il bello della sorpresa, dissi io.

Cominciai a toglierli la camicia e a sbottonargli i jeans. Ero pronta per fare l'amore, se così si può chiamare, con lui.

Ma perchè? perchè sto facendo questo a me stessa e a lui? Mi sento in colpa? perchè sono andata a letto con Lucas stanotte? perchè non l'ho respinto? perchè non ho detto di no? perchè mi sono lasciata andare? perchè gli ho permesso di farmi questo? perchè, che donna, anzi, che ragazza sono? perchè gli permetto di toccarmi e lasciarmi andare come e quando vuole? perchè quando mi bacia vorrei che il tempo si fermasse? perchè sono innamorata di un amore impossibile? e perchè sto facendo questo a Daniel? e se lui è come tutti gli altri? e se lui mi ama davvero e io mi sto prendendo gioco del suo cuore?

Nel frattempo già eravamo sul letto nudi, la mia mente mi riempiva di domande e noi già ci lì, faccia a faccia, a fare l'amore per la prima volta, in quel letto che ancora sapeva di me e Lucas.

Dovevo dimenticare, dovevo smetterla di farmi del male. Dovevo fermare quella situazione e dovevo mettere la parola fine.

L'unico modo era ricominciare una vita con una nuova persona, provare nuove esperienze e...e poi vivere il presente senza pensare al futuro o al passato.

I ricordi sono ricordi, ricordi sono e ricordi rimangono. Fanno parte di quella fase chiamata "passato". Rimangono lì, in uno scaffale dove puoi prenderli quando vuoi e dargli anche una rispolverata se vuoi. I ricordi sono questo, solo e semplici ricordi che ogni tanto riaffiorano nella mente.

Lucas doveva essere questo, un bellissimo ricordo e nient'altro. Un ricordo che rimaneva nel passato e basta.

Bisognava mettere la parola fine in questa storia. Non ero un giocattolo, ma da lui mi facevo trattare come tale. Perchè? non lo so, cercavo ancora tra qualche angolo della mia mente una risposta a questa domanda, ma, sfortunatamente, non riuscivo a trovarla o magari ero io a non volerla trovare.

Cercai di concentrarmi a quello che stavo facendo e far sì che fosse speciale per me e per Daniel.

Il sudore gli spostava il bellissimo ciuffo biondo che gli copriva fronte. Fuori faceva caldo, ma la temperatura di quella stanza lo era ancora di più.

Stavo facendo l'amore con Daniel per la prima volta e riuscivo a sentire qualcosina, qualcosa che dentro di me stava cambiando, ma non so in che modo.

Mi fissava, lo baciavo, lo fissavo, mi baciava. Lo toccavo, mi sfiorava, mi sorrideva e ogni tanto cambiava espressione del viso.

Finimmo e ci sdraiammo sul letto sfiniti. No, lui poteva rimanere nella mia stanza per tutto il tempo che voleva.

-Wau, disse lui tirando un grande sospiro.

Sorrisi baciandolo sulle labbra. Non sapendo neanche cosa riuscivo a sentire. Una grande confusione, quello era certo.

-Non so se sia il caso di dirti una cosa del genere proprio ora.

-E allora non la dire, dissi io.

-Magari è troppo presto, te lo dirò quando sarà il momento opportuno.

-Ok.

-Sei importante piccina.

-Lo sei anche tu, amore.

E lo baciai un'altra volta.

Qualcuno, però, disturbò quel momento magico bussando alla porta. Era William che senza pensarci due volte entrò in camera mia e si ritrovò davanti la scena di me nuda appoggiata sul petto di Daniel, anch'esso nudo.

Si mise a ridere, imbarazzato per aver visto la scena, e mentre chiudeva la porta vidi Lucas che mi guardò.

-Il premio per miglior troia dell'anno magari potevano darlo a me. Cosa cazzo stavo combinando?

Ma no, io non ero una troia. Lucas mi ha trascinato a se, io ho già una relazione con un ragazzo che credo mi ami.

E allora perchè mi sento un mostro?

Perchè sei ancora innamorata di Lucas e non vuoi ammetterlo.

No, io non lo sono. Io non sono innamorata di nessuno.

Oh sì che lo sei, ed è perchè questo che Lucas si prende gioco di te. 

No, sono io che sono troppo stupida e non ho capito chi voglio.

Dovresti stare da sola e capire chi ti interessa davvero.

No, non voglio fare questo a Daniel.

E allora continua a prenderlo in giro, prima o poi scoprirà tutto.

Parlavo con me stessa, con il mio pensiero e con il mio cervello, cercando di trarre conclusione da questa assurda situazione. La Helen di una volta era cambiata e adesso aveva bisogno di risposte. Risposte che nessuno poteva darle, tranne il suo cuore troppo aperto e ferito per riuscire a sputare fuori una verità troppo crudele.

Ma di una cosa era sicura: dopo quello che aveva appena fatto con Daniel di sicuro la sua vita sarebbe cambiata, in meglio.

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Capitolo 34
*** Capitolo 34 ***


La mia più grande paura era di quella di rimanere da sola, di tradire qualcuno che amo, di non ricevere ciò di cui avevo bisogno. Forse la mia testolina aveva ragione, forse dovevo restare da sola per un po' e cercare di capire cosa realmente volevo. Però una parte di me non lo voleva, e un'altra parte di me era tentata.

-Credo che sia ora di andare di là, dissi a Daniel.

-Ma dai, non possiamo rimanere un'altro po' qui?

-Aspetta, controllo l'orologio.

Guardai dall'altra parte del letto ed erano già le 11 e 30.

-Cazzo, ma io oggi devo andare al lavoro! aspetta, che giorno è oggi?

-Sabato.

-Oh, menomale, oggi ho il giorno libero, cazzo che colpo che mi sono presa.

-Tranquilla, te l'avrebbe detto Lucas, no?

-Beh questo è anche vero, ma comunque alziamoci che non mi piace stare qui tutto il giorno con una bella giornata che c'è fuori. Andiamo al mare dai!

-Vabbene, disse lui a malincuore.

-E dai, non fare il bimbo e muovi il culo! dissi io urlando con aria divertita.

Così ci alzammo e dopo aver indossato quei vestiti che stavano sparsi per la camera tornammo di là.

William mi guardava con aria divertita, Josh neanche mi cagava, mentre Lucas mi fissava come non mai.

Ogni tanto lo guardavo, ma mi sentivo davvero imbarazzata.

Ma alla fine non dovevo dare nessun conto a lui e nemmeno spiegazioni.

-Ragazzi, noi andiamo al mare, voi che volete fare? domandai io.

-Io vengo sicuro tesorino, disse William.

-Hey, tesorino chiami solo me, disse Josh.

-No, tu sei il mio porcellino.

-Mi da tanti soprannomi il cucciolotto, disse Josh con aria imbarazzata.

-Avete finito? dissi io.

-Si, comunque veniamo, tu che fai Lucas?

-Io credo che andrò da Elisabeth.

Il cuore mi si gelò non appena sentì quel nome. Ma come io avevo fatto così con Daniel lui poteva farlo benissimo con Elisabeth.

-Bene, divertiti. Dissi io.

Presi la tovaglia e tutto il resto e uscimmo da casa, le due coppiette. Ma prima di chiudere la porta mi fermai e dissi a Lucas:

-Se cambiate idee sapete dove trovarci. 

E chiusi la porta. 

Il mare era una tavola e la spiaggia calda ed affollata. Mi guardai un attimo intorno, cercando di assaporare al meglio quel bel scenario che mi si presentava davanti agli occhi. Gettammo tutto sulla sabbia e ci avviammo subito verso il mare. Ovviamente William aveva portato la sua palla e così ci ritrovammo lì, noi 4 a giocare con la palla, come una delle tante volte, ridendo e scherzando, ma, ci deve stare sempre un ma, non mi sentivo davvero felice. Mi mancava qualcosa o forse qualcuno, e quello era Lucas.

Continuammo a giocare per oltre mezz'ora, fin quando due persone, mano nella mano, entravano in acqua e si avvicinavano a noi. Lucas ed Elisabeth.

Quella scena da coppietta felice non mi fece molto piacere, ma fui costretta a digerire tutto e continuare a sorridere come se niente fosse.

-Scusate il ritardo ragazzi, possiamo inserirci?

-Certo, disse William che intanto non so perchè aveva sistemato tutto con sua sorella.

E così, noi sei ci ritrovammo lì, come se tutto andava a meraviglia, come se eravamo tutti felici e intanto gli occhi di Lucas mi mangiavano viva.

Cercavo di evitare il suo sguardo, ma fummo costretti a guardarci negli occhi e ad essere vicini ad un palmo dal naso quando la palla accidentalmente finì in mezzo, tra me e Lucas e quindi entrambi ci gettammo per prenderla.

Tutti sorrisero nel vedere quella scena da due migliori amici che cadono, ma solo il mio cuore sapeva cosa stava succedendo in quel momento dentro di me. 

Non avendo più la forza di far finta di niente, uscì dall'acqua con la scusa di andare a prendere un po' di sole.

Gli altri continuarono a giocare come se niente fosse, ovviamente non si accorsero che io stavo morendo dentro.

Dopo pochi minuti mi raggiunse Lucas, che si sdraiò accanto a me e cominciò a parlare.

-Stavi giocando bene, perchè sei andata via?

-Preferisco prendere un po' di sole.

-Ma sei già abbronzata.

-Mi ero stufata di giocare.

-O non ti va giù che io sia venuto qui con Eli.

-Come io ho una relazione pure tu hai il diritto di averla, quindi no.

-Allora hai fatto il grande passo con Daniel eh?

-Che ti frega a te?

-Mi frega, perchè su quel letto abbiamo fatto l'amore noi.

-E tu lo chiami amore? ma fammi il piacere.

-Come dovrei chiamarlo?

-Questo non lo so, dimmelo tu.

Stette zitto.

-Io non capisco cosa ci sia tra di noi e credimi sto impazzendo cercando di capire cosa tu sei per me e cosa io sono per te. Cosa si è creato tra di noi? e non rispondermi amicizia perchè così non è.

-Io penso che la nostra sia solamente attrazione fisica. Io sono innamorato di Elisabeth.

-Mettiamola così, potevamo andare a letto insieme se nessuno dei due aveva una relazione, ma entrambi abbiamo una storia, quindi credo sia inutile continuare così.

-Hai ragione.

-Bene, quindi amici e basta.

-Bene, disse lui guardandomi con la mano davanti agli occhi per coprirsi dal sole.

Intanto ci raggiunsero gli altri e Daniel tutto bagnato si sdraiò su di me. Quel gesto mi rese un po' felice, tanto che lo abbracciai baciandolo sulle labbra. Mi sentivo più leggera, avevo chiarito la situazione con Lucas e non sarei più ricaduta nell'errore. Adesso dovevo concentrarmi soltanto su Daniel e basta. Volevo innamorarmi, ma questa volta volevo essere ricambiata.

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Capitolo 35
*** Capitolo 35 ***


E così passo un mese, un altro e un altro ancora. Tanto che arrivo l'inverno, il periodo che più odio. Con l'arrivo dell'inverno significa posare nei cassetti i bellissimi vestitini scollati, le minigonne e i pantaloncini. Riprendere i felponi che ti ingrassano di 20 kg e poi con loro ci stava pure il freddo, la neve e nessun bagno al mare.

Fortunatamente, Daniel, disse che quell'inverno fu uno dei più caldi rispetto alle altre volte. L'abbronzatura cominciava a svanire e con lei pure le giornate calde di sole.

Era il mese di novembre e io per le feste natalizie dovevo per forza ritornare a casa, dalla mia famiglia, abbandonando ciò che più mi rendeva felice in quel momento. I miei nuovi amici, il mio nuovo amore, il mio lavoro che mi permetteva di vivere e quella casa che era un sogno.

-Tesorino?

-Ciao mamma, come stai?

-Come mai chiami adesso? non dovevamo sentirci stasera?

-Sì, ma stasera esco un po' con i ragazzi e poi volevo parlarti di una cosa importante.

Era l'11 novembre, io e mia madre parlavamo al telefono, il suo tono da dolce diventò teso e preoccupato.

-Non ti preoccupare, non è niente di grave.

-Che succede amore?

-Non so come dirvelo...

-Aspetta, fammi pensare, vuoi restare lì per le feste natalizie.

-In verità voglio restare qui per un bel po' di tempo.

Questa notizia congelò il cuore di mamma, non abituata a non avermi in casa per più di un giorno. All'idea che la sua bambina si trovava lontana da casa per tutto questo tempo, lacerava il suo cuore. Io lo sapevo. Ma mi rispose soltanto con:

-Fai quello che ti rende felice, l'importante che tu e Lucas state bene. Non importa quanto resterete.

-Lo sai giù quanto ti amo vero? dai un grande bacio a papà. Lì tutto a posto?

-Sì amorino, abbiamo sistemato tutto, tranquilla. Divertiti e stai attenta.

-Certo, ciao mammina.

Chiusi quella chiamate che sembrò durare un secolo e corsi subito in camera da Lucas senza bussare o roba varia, tanto eravamo da soli in casa.

-Lùùùù! ho chiamato mia madre.

-E quindi?

-Beh, le ho detto che vogliamo restare qui per un altro po' di tempo e lei ha detto che andava benissimo.

-Bene, ai miei genitori non gli frega quanto tempo sto fuori, anzi più ci sto e meglio è.

-Vestiti e andiamo al lavoro che stasera usciamo per festeggiare.

-Io e tu?

-Io, tu e gli altri, coglione!

Corsi in camera tutta contenta per prepararmi per andare al lavoro e uscimmo di casa in fretta, portando l'ombrello con noi, visto che in quel periodo pioveva spesso.

-Cazzo, ma fa freddo oggi, dissi io.

-Abbastanza, dai siamo arrivati.

Entrammo nella caffetteria, lavorammo come stabilito e dopo uscimmo dal lavoro per andare a casa.

Chiamai Daniel.

-Amore?

-Picci sono io, che fai stasera?

-Sto con te, no?

-Stasera usciamo a festeggiare, ok?

-Cosa festeggiamo?

-E' una sorpresa. Alle 9 da me.

Non so perchè, ma mentre Lucas stava sotto la doccia io mi sedetti sul letto e cominciai ad osservare il muro che stava di fronte a me. Ogni tanto mi capitava di avere qualche momento di nostalgia e piangere di felicità.

Pensavo a quanto fosse cambiata la mia vita, a quante ne dovetti passare e quante altre avventure mi aspettavano in questo nuovo futuro che si chiamava Miami.

Ero felice ma triste allo stesso tempo, nello stesso secondo, nello stesso attimo. 

A volte pensavo a quanto fortunata ero, mentre altre volte avrei voluto non cambiare la mia vita, che stava bene già com'era. Ma forse era meglio così, e allora piangevo. Piangevo degli errori che avevo commesso e che non potevano essere sistemati. Pensavo al mio cuore spezzato e ancora in fase di costruzione. Pensavo alle lacrime perse tra quei cuscini che la notte mi accompagnavano. Alle sigarette fumate sotto la luna, alle abbronzatura prese sotto il sole. Ai baci dati in acqua, all'amore fatto in questo letto dove adesso stavo seduta. Pensavo ai momenti tristi che mi avevano reso più forte di quanto non lo ero giù. Ai sorrisi che i miei amici riuscivano a rubarmi, ai momenti di felicità che passavamo ogni santo giorno lì, in quella casa che ormai ci apparteneva.

E così le lacrime cominciarono a scendere sul mio viso sporco di trucco. Lucas entrò in camera mia e si sedette accanto a me, appoggiando la sua mano sulla mia spalla.

-Perchè piangi? mi chiese lui.

-Ma niente, per fortuna non piango per dolore.

-Non dovresti farlo mai.

-Troppo tardi.

-Cred...

-No, tranquillo, io sto bene, quella storia ormai è passata. Penso a quanto la mia vita è cambiata.

-Lo penso anch'io, ogni giorno che passiamo in questa città riconosco di essere il ragazzo più fortunato del mondo. 

-Addirittura?

-Sì, perchè a vivere questa esperienza la mia migliore amica mi ha accompagnato.

E mi abbracciò, senza dire niente, senza emmettere una A, un respiro o un esclamazione. Nulla, mi abbracciò semplicemente.

-Dai, adesso dobbiamo festeggiare, disse lui asciugandomi le lacrime.

-Sei uno stronzo bastardo, ma non immagini quanto ti voglia bene.

-Te ne voglio anch'io, sei la persona più importante della mia vita. Anzi, sei l'unica, fino ad ora.

Quelle parole mi fecero sorridere, alla fine non per forza dovevamo avere una relazione. Noi eravamo già fidanzati, in un modo buffo e non ufficiale, ma lui teneva me esattamente quanto io tenevo a lui. E questo mi riempiva il cuore di gioia, perchè ciò che più contava in quel momento, era sentire quelle parole che Lucas aveva pronunciato.

Lo avrei amato per tutto la vita, e no, questo lui non lo avrebbe saputo mai

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Capitolo 36
*** Capitolo 36 ***


L'orologio segnava le 8 in punto quando mi infilai sotto la doccia per darmi una rinfrescata, anche se fuori si gelava, e sistemarmi un po' prima dell'arrivo di Daniel. In casa tutti erano in fase di preparazione, sopratutto quei due piccioncini che erano peggio di me. Lucas era occupato a sbaciucchiarsi con Elisabeth, mentre io, da sola in camera mia, cercavo qualcosa di decente dentro l'armadio da mettermi. Quella sera doveva essere assolutamente qualcosa di speciale, la migliore di tutte le sere che avevamo passato lì. Purtroppo, come succede sempre, in poco tempo il cielo cambiò e improvvisamente arrivò una di quelle pioggie che ti cambiano i programmi e che ti fanno venire un nervoso assurdo. 

Daniel comunque arrivò puntuale come previsto, noi tutti eravamo pronti, seduti sul divano con la tv accesa, ma fuori il cielo non smetteva di piangere, un po' come il mio cuore.

Quindi optammo per un film e una pizza. Eravamo lì, tutte e 3 coppiette, innamorati, felici e spensierati, a guardare una commedia americana, a mangiare poc corn fatti al microonde e ad aspettare la pizza che sarebbe arrivata, a causa del tempo, tra circa 5 anni.

Ma verso le 11 la pizza arrivò, ci sedemmo sul tavolo e cominciammo a divorarla.

-Ma non mi hai detto il perchè di questa uscita, chiese Daniel.

-Beh, rimango qui per un altro bel po' di tempo.

Si alzò dalla sedia e mi venne incontro, dandomi un bellissimo e appassionato bacio sulle labbra, per niente volgare agli occhi degli altri. Un semplice bacio a stampo che per me, in quel momento, significò tanto.

Corsero ad abbracciarmi pure William e Josh, contenti del fatto che mi avrebbero visto la mattina con i capelli da mostro per altri lunghissimi mesi.

La faccia di Elisabeth non era per niente contenta, e lì scoppiai:

-Non ti vedo contenta, che hai? dissi rivolgendomi a lei.

-Niente, che devo avere?

-Non sei contenta che il tuo amore rimane qui?

-Sì...

-Non ti vedo entusiasta, continuai io.

-Helen, smettila, disse Lucas.

-Che sto dicendo! Vedo la reazione di tutto, poi guardo la sua faccia, deve tenerci molto a te.

-Carina, io dimostro la mia felicità a Lucas in altri modi.

-Facendo la puttana, come hai fatto dal primo giorno eh? 

Non poteva reggerla più. Poi mi alzai dalla sedia e dissi:

-Daniel, vieni fuori per favore.

Presi la giacca e uscimmo di casa. Daniel con aria incredula ma allo stesso tempo infastidita mi domandò:

-Perchè ti comporti così con quella ragazza? se non è felice saranno cazzi suoi, no?

-Bel modo di tenerci al mio migliore amico, dissi io facendo un tiro di sigaretta sotto il portone, con la pioggia che mi bagnava i piedi.

-Sono anche sicura che si è inventata balle soltanto per...

-Per cosa?

-Daniel, tu non sai l'importanza che ha avuto in quei giorni Lucas. E vederlo nel letto insieme a lei, completamente nudo, dopo una notte passata a dirmi che mi amava e che ero importante...tu non sai come mi sono sentita.

-Ti capisco perchè come ti ho detto fin dall'inizio io ci son passato anche. Ma credevo che ormai avessi dimenticato.

-Come faccio a dimenticare qualcosa, che appena chiudo gli occhi e gli riapro me la rivedo davanti?

-Allora devi prendere una decisione Helen.

-Cioè?

-Continuare a stare con me e quindi dimenticare, o continuare a pensare a lui distruggendo il tuo cuore. Io non reggo più questa situazione, mi dispiace.

-No...ti prego...

-Prenditi un paio di giorni per pensare, poi mi fai sapere.

E così, voltò le spalle e se ne andò, lasciandomi un piccolo vuoto dentro che solo lui in quel momento era riuscito a colmare.

Anche lui mi aveva lasciata, abbandonata e pure lui aveva distrutto quel pezzetto di cuore che gli avevo donato.

Il cielo continuava a piangere e ora pure il viso rovinato dal trucco sbavato.

Feci una passeggiata sotto la pioggia, senza badare a quale assurda malattia avrei potuto prendere. La pioggia scivola su di me come se avessi un impermeabile. In pochi minuti mi ritrovai bagnata fradicia, senza una meta precisa.

Il cuore, anche lui, piangeva con i miei occhi e con il cielo che mi teneva compagnia.

Mi sedetti su una panchina, chiudendo gli occhi qualche minuto e cercando di non pensare a niente.

Strinsi la mano intorno al braccio del sedile e lì scoppiai. Attorno a me non ci stava nessuno, soltanto macchine che correvano veloci, luci di alcune case accese mentre altre erano spente o si stavano spegnendo.

Il mare dietro di me era agitato e il vento mi scompigliava quei pochi capelli rimasti asciutti. Non era un incubo, soltanto la dura realtà che la mia stupida gelosia mi stava facendo vivere.

Avevo rovinato qualcosa di bello in pochissimi secondi, per colpa di colui che sì, mi aveva rubato il cuore e se l'era portato via.

E adesso cosa avevo? niente. Chi avevo? nessuno.

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Capitolo 37
*** Capitolo 37 ***


Ero da sola, sola in quella panchina. Sola in quella città non mia. Sola con la pioggia che accompagnava le mie lacrime. Nessuna poteva capirmi in quel momento, neanche Lucas, il mio migliore amico, il ragazzo a cui avevo regalato il mio cuore.

Mi mancava già Daniel. Non ero innamorata ancora di lui, ma stavo per farlo. Non ero innamorata di lui, ma era importanza.

Non ero innamorata di lui, ma potevo esserlo presto. E con la mia stupida gelosia per uno stupio ragazzo che non ricambiava il mio stupido amore, avevo rovinato tutto, avevo rovinato un futuro magari bello, magari migliore dalle mie aspettative.

Ero da sola, e nessuno mi stava accanto. Ero da sola e nessuno se ne era accorto.

Mi sentivo ormai esclusa da quel gruppo che io continuavo a chiamare amici. Mi sentivo di troppo con i miei stupidi problemi amorosi.

Mi sentivo stupida, avevo perso tutto, mentre quell'altra aveva guadagnato ogni cosa. Tutto ciò che doveva appartenere a me.

Pensai di lasciare la città, troppo estranea per continuare a rimanere in quel posto che non mi voleva più.

La miglior cosa era tornare a casa, dalla mia famiglia, senza dire niente a nessuno.

Mi alzai dalla panchina, facendo una passeggiata vicino al mare. Vedevo le macchine che correvano veloci e quelle poche persone con l'ombrello che si avvicinavano a me per vedere se stavo bene.

La mia felpa bagnata, i miei capelli rovinati e il trucco sbavato. Sembravo una ragazza senza tetto, senza una famiglia, senza soldi, senza un motivo per vivere.

Infatti, non avevo più un motivo per vivere. Quella luce che illuminava il mio viso pian piano si stava spegnendo, insieme alla felicità che mi aveva accompagnato durante questa estate.

Camminavo senza avere una meta, non avevo con me neanche il cellulare.

Mentre stavo camminando una mano femminile si appoggiò sulla mia spalla destra. Il volto mi sembrava familiare. Cercai di asciugar in fretta quelle lacrime che mi annebbiavano la vista e infuocai meglio l'immagine. Era Elisabeth. 

I suoi capelli bagnati e una giacca anch'essa bagnata, mi fecero capire che non appena uscì da casa lei mi seguì poco dopo per cercarmi.

-Helen, sei qui.

Disse lei levando la mano sulla mia spalla.

-Ciao Elisabeth, che ci fai qui?

-Quando sei uscita di casa poco dopo sono uscita anch'io ma non ti ho trovato. Ti ho cercato per quasi tutta la città.

-E adesso mi hai trovata. Che vuoi?

-Ti prego, non iniziare a fare la scontrosa. Ti ho cercato perchè devo parlarti.

-Che mi devi dire?

-Torniamo a casa, qui fuori fa freddo e noi siamo tutte inzuppate.

-Non mi importa.

-Vieni con me, altrimenti ti prenderai un raffreddore.

Improvvisamente Elisabeth diventò una ragazza premurosa. Ma non mi feci ammaliare da questi suoi modi di fare, la odiavo comunque.

-Io non voglio tornare in quella casa, dissi io.

-Vieni a casa mia, ti presterò dei vestiti io.

Accettai non sapendo neanche il perchè e andammo a casa sua.

Tolsi immediatamente i miei vestiti bagnati e li misi ad asciugare, mentre lei mi prestò una sua tuta. Per fortuna portavamo la stessa taglia.

-Non so se Lucas ti ha parlato della mia malattia.

-Sì, me ne ha parlato, ma non l'ho detto a nessuno. Ho promesso di non farlo.

-Tranquilla, ho giù fatto tutto io. Non ti sei accorta che William e Josh sono più "carini con me"?

-Beh, sì, ma non ci ho fatto caso sinceramente.

-Beh, dopo aver parlato con loro della mia malattia, William si è messo a piangere e mi ha abbracciato. Ti rendi conto di quanto una malattia possa avvicinare due persone?

-Mi dispiace tanto comunque...

-Il dottore ha detto che non mi resta molto tempo. E' stata una cosa così, scoperta all'improvviso. Sai, la vita è imprevedibile. Su queste cose non sai cosa fare, come gestire la situazione.

-Capisco, cioè in verità non posso capire, ma posso mettermi nei tuoi panni.

-Già. Comunque, Lucas ti ama e io lo so.

-Ma che dici?

-Certe cose una ragazza le sa. Tante volte ha parlato di te e del vostro amore impossibile.

-Lui è innamorato di te, me l'ha confessato qualche mesetto fa.

-No, non credo. Io credo che mi voglia soltanto bene e che si sia affezionato a me, nient'altro. Scusami.

-Per cosa?

-Per averti rubato il fidanzato.

-Significa che non era destino, non preoccuparti. Adesso ho altro a cui pensare.

-Daniel?

-Già.

-Vi siete lasciati?

-Diciamo che la mia stupida gelosia me lo ha portato via e adesso non so cosa fare. Forse è meglio stare zitta e in silenzio.

-No, devi farti sentire. Se non reagisci non potrai mai riprendertelo. Io sono innamorata di Lucas, lo sono fin da quando l'ho conosciuto, è stato come dire? un colpo di fulmine. 

-Vabbè, senti, non mi va di parlare di queste cose, okay? evitiamo l'argomento. Anzi, adesso vado a casa.

Mi prese per il braccio:

-Ti sto chiedendo scusa, col cuore in mano. Fammi godere questi ultimi mesi di vita che mi rimangono, non chiedo altro. 

-Vuoi vivere questi tuoi ultimi giorni con l'illusione?

-Sempre meglio di restare da soli. Ho bisogno di un'amica con cui confidarmi, fare shopping, parlare, ridere e abbracciare.

-Quella non sono io, mi dispiace.

-Dimentichiamo, te lo sto chiedendo in ginocchio.

-Non esagerare.

-Sei una brava ragazza, dammi solo il modo di dimostrarti che lo sono anch'io.

-Io so che tu lo sei.

-Te lo dimostrerò ancora di più. 

Improvvisamente fuori smise di piovere.

Non risposi, non sapevo neanche cosa dire. L'idea di diventare amica sua non mi attirava tanto, ma in fondo forse aveva ragione; non solo lei aveva bisogno di un'amica con cui confidarsi.

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Capitolo 38
*** Capitolo 38 ***


Rimasi lì, ferma immobile, stretta alle sue braccia che non volevano lasciarmi andare. Per la prima volta sentì dentro di me una pace mai provata. Avevamo posato le armi e stavamo cercando di costruire tra di noi un legame di amicizia. Amicizia, avevo bisogno di questo. Amicizia, quella che non sentivo da parecchio tempo. Amicizia, quella che cercavo. Amicizia, quello che volevo.

Era quasi mezzanotte e forse dovevo tornare a casa per non far preoccupare gli altri.

-Elisabeth, io devo tornare a casa. Se vuoi domani ci vediamo.

-D'accordo, tanto ormai i miei sono tornati quindi non mi sento più da sola.

-Davvero? e quando sono arrivati?

-2 giorni fa.

-Capisco, bene, io vado che si è fatto tardi. Ci vediamo allora domani. Che faccio con i tuoi vestiti?

-Tienili, domani me li ridai, intanto ti lavo questi.

-D'accordo, grazie mille.

Uscì velocemente da casa sua e mi avviai verso casa mia. Il cielo si era calmato, un po' come il mio cuore, anche se ancora stavo male, troppo.

Daniel, lui era il mio primo problema, e forse Elisabeth aveva ragione, dovevo parlare con lui, non dovevo arrendermi. Non potevo perdere anche lui, come ho già perso Lucas.

Arrivai a casa e corsi velocemente in camera mia. Gli altri stavano dormendo, ma non Lucas, che stava sdraiato sul mio letto ad aspettarmi.

Chiusi la porta di camera mia e accesi la luce. Magicamente dal nulla sbucò Lucas, che si era addormentato e che si svegliò a causa della luce.

-Cazzo Lucas, non ti avevo visto. Dissi io facendo un salto all'indietro presa dallo spavento.

-Scusami tu, mi sono addormentato, disse lui strofinandosi gli occhi. Poi continuò:

-Dove sei stata? mi, anzi ci hai fatto preoccupare.

-Dovevo prendere un po' d'aria fresca.

-Hai litigato con Daniel, vero?

-Non abbiamo litigato, ci siamo solamente lasciati.

Si alzò dal letto e corse da me per abbracciarmi.

-Io sono con te, hai capito? io ti sono vicino, io non ti abbandono.

Chiusi gli occhi e cominciai a piangere tra le sue braccia. 

-Non piangere, mi fai stare ancora peggio.

-Scusami, ma ho rovinato tutto.

-Non hai rovinato tutto, quello che adesso ci perde è lui. Non sa cosa ha perso.

Rimasi abbracciata con lui per altri 15 lunghissimi secondi. Il tempo sembrava si fosse fermato, come i nostri battiti del cuore. Lo sentivo più vicino che mai.

-Che hai fatti ai tuoi vestiti?

-Ah sì, fuori pioveva a dirotto, sono rimasta sotto la pioggia per circa un'ora e ho incontrato Elisabeth, abbiamo parlato un po' e siamo andati a casa e mi ha prestato questi vestiti visto che i miei erano tutti bagnati.

-Tu sei stata con chi e dove? disse Lucas incredulo.

-Abbiamo messo un time-out a questa nostra stupida guerra. Ha sbagliato, ma alla fine tutti sbagliano. L'ho perdonata in un certo senso.

Lucas questa volta mi abbracciò forte.

-Lo sapevo che avevi bisogno di parlare con lei qualche minuto. Lo sapevo che prima o poi l'avresti perdonata.

-Lo so. L'ho fatto anche per te, so che sei innamorato di lei.

-Come non lo sono mai stato. E' davvero importante.

-Come lo sei tu per me.

Non seppe rispondermi, stette zitto senza fiatare. Questa mia risposta lo aveva spiazzato.

-Scusami, non dovevo dirtelo, dissi io cercando di rompere il ghiaccio.

-Tranquilla, anche tu sei importante. Sei come una sorella.

-Lo so e tu per me sei come un fratello.

-Dai, adesso che so che stai bene posso tornare in camera mia.

-Rimani qui con me, ho bisogno di te, ti prego.

-D'accordo.

Indossai il pigiama, senza tener conto della presenza di Lucas in quella stanza e mi infilai sotto le coperte. Lucas mi abbracciò e io ricambiai il suo abbraccio. 

Era passato troppo tempo da quando non passavamo momenti come questi. Spesso, quando stavamo in Inghilterra lui dormiva a casa mia e ci addormentavamo abbracciati dopo aver mangiato montagne di pop corn e aver visto commedie americane alquanto stupide. Noi passavamo il nostro tempo libero così: tra una risata, una manciata di pop corn e qualche stupida battuta e per concludere una bella lotta di cuscini. 

Il nostro rapporto era così, anche prima di partire. Tutto è cambiato da quando Lucas credeva di essersi preso una cotta per me. Qualcosa di assolutamente insignificante per lui, qualcosa di molto importante per me.

Ma non badavo a quelle cose in quel momento. Eravamo abbracciati, sotto un cielo troppo stanco per piangere.Il vento che sbatteva violentemente contro la finestra e noi due, estranei in quel mondo, sotto le coperte, al calduccio. guardandoci negli occhi e addormentandoci pian piano, come quando una mamma racconta una favola al suo bambino.

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Capitolo 39
*** Capitolo 39 ***


La notte passò velocemente. William e Josh, non trovando Lucas in camera sua, lo cercarono nella mia e così ne approfittarono per svegliarci in modo molto delicato.

-Sveeeeeeeeeeglia! urlò William gettandosi su di me.

-Ma porca vacca, ma non si può dormire in santa pace? dissi io con una tipica voce mattutina.

-Buoooongiorno, aggiunge Josh.

Lucas dormiva ancora come un ghiro, mentre io fui costretta ad alzarmi dopo tutte quelle urla e il peso di William sul mio corpo.

-Mi alzo, mi alzo, disse Lucas svegliato dal solletico di Josh.

-Forza, coraggio, facciamo colazione che oggi è un bel giorno!

Mi avvicinai alla finestra, un cielo grigio ricopriva tutta Miami e pioveva ancora.

-Ma che bel giorno, davvero! dissi io stufa di vedere quella pioggia.

-Dobbiamo rimanere in casa anche oggi? disse Lucas.

-Io devo vedermi con Elisabeth, dissi rivolgendomi ai ragazzi.

L'espressione di William e di Josh era alquanto perplessa. Era comprensibile dopo ciò che avevo detto.

-Cosa? domandò William.

-E' una lunga storia.

-Beh, dovrai raccontarmela signorina, fino a ieri sera vi stavate per ammazzare e adesso siete amiche?

-Sarà che Daniel mi ha lasciata, ma ieri sera mi sentivo davvero sola.

-Cosa? disse di nuovo William.

-Cosa, cosa? dissi io.

-Tu e Daniel..?

-Ci siamo lasciati, ah non pensate male, io e Lucas abbiamo trascorso la notte insieme come facevamo di solito, non abbiamo fatto niente di male, avevo bisogno di un amico sincero ieri.

Mi allontanai dalla camera, dirigendomi verso il bagno. William mi raggiunse.

-Posso entrare? disse bussando alla porta.

-Sì certo, dimmi.

-Che succede, allora? si appoggiò sul lavandino mentre io mi lavavo i denti.

-Niente, va tutto a meraviglia, non trovi?

Mi bloccò la mano e mi costrinse a guardarlo negli occhi.

-Che c'è?

Mi sciacquai la bocca e mi sedetti sulla tavoletta del water.

-Va tutto male, ecco cosa succede.

-Cosa dici? perchè dici questo?

-Ho perso Lucas, tu e Josh quasi mi evitate, Daniel mi ha lasciato ed è tutta colpa mia.

-Ma cosa dici? io e Josh ti evitiamo? ma quando?

-Ultimamente i nostri rapporti non sono come quelli di prima e lo sai.

-Non è questo, io anzi noi non ti stiamo evitando. Da quando Elisabeth ci ha detto di non avere molto tempo da vivere mi è crollato il mondo addosso. Non so se puoi capirmi, è pur sempre mia sorella, io con lei ho fatto l'amore!

-No, aspetta, quest'ultima parte mi sfugge.

-E' successo qualche anno fa, prima che io partissi per l'Italia. Ma comunque, è sempre mia sorella, tu non sai come mi sento in questo momento. Il mondo, non ha più senso.

Lo abbracciai, senza dire nulla. Il mio problema confrontato con quello suo non era niente. 

-Lucas è innamorato di lei.

-Lo so, si vede. Sono contento ma mi dispiace per te.

-Ormai è passata. La mia priorità è Daniel. Ho rovinato tutto.

-Non hai rovinato tutto, sei ancora in tempo per sistemare le cose con lui.

-Preferisco prendermi un po' di tempo, ci tengo a lui, ma non so se lo amo davvero. Anche se adesso mi manca da morire.

Lo abbracciai un'altra volta e poi uscì dal bagno andando in camera mia per vestirmi. L'atmosfera in casa non era quella di una volta. Non era triste ma neanche felici. Era diciamo neutra.

Indossai una semplice felpa e andai a casa di Elisabeth, come previsto dall'appuntamento. Lei era già sveglia e mi stava aspettando.

-Ciao Helen! disse lei abbracciandomi.

-Buongiorno a te, come stai?

-Entra e andiamo in camera mia.

Salimmo le scale e arrivammo in camera sua.

-L'ultima volta che sono entrata in questa casa è quando...

-Non pensarci adesso, mi interruppe lei.

Già, troppi ricordi alcune volte fanno male. Tanto vale non pensarci e far finta di dimenticare.

-Non parlo con una ragazza, con una vera amica, da non so quanto tempo. Forse da quando ho lasciato Sydney.

-Com'era lì?

-Bellissimo, una favola, anche se quando se ne andò William le cose non erano più le stesse.

-E' stato brutto, vero?

-Abbastanza, sopratutto per me che ne ero innamorata.

-Come si ci sente ad essere innamorati del proprio fratello?

-Credo che sia la stessa cosa di quando si è innamorati del proprio migliore amico.

-Beh, forse.

-Non siamo qui per deprimerci, cosa vuoi fare? ascoltiamo un po' di musica?

-D'accordo.

Non ero proprio sciolta anzi ero molto rigida. Dovevo abituarmi ad avere un rapporto amichevolte con lei, a non essere più "cattiva" nei suoi confronti. Abituarmi a chiamarla amica, a confidarmi (semmai l'avessi fatto) e a fare tutte quelle cose che solitamente si fanno tra amiche.

Decisi di sciogliermi un po', cominciando a ballare una musica dance o pop, non so quale genere, al centro della sua camera che comunque adoravo già, ritornando giovane di almeno 10 anni.

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Capitolo 40
*** Capitolo 40 ***


Mi scatenai, come non avevo mai fatti durante la mia permanenza a Miami. Anche se comunque non mi fidavo del tutto di Elisabeth, stava escogitando, secondo me, qualcosa. Non so, non la vedevo come una ragazza pulita. Ma no, non dovevo essere così cattiva, quindi cercai di scacciare via questi brutti pensieri.

Ci sdraiammo sfinite sul suo grandissimo lettone, mentre lei col telecomando abbassava il volume della musica.

-Wow, sono esausta, vuoi qualcosa? disse lei piena di energia, cosa molto strana per una ragazza che ha il tumore. Ma magari dentro di lei ci stava quel pizzico di voglia di vivere e quindi voleva godersela al massimo. Scacciai via pure questo pensiero.

-Anche un bicchiere d'acqua va bene per me.

-Scendiamo in cucina.

Così lasciammo la camera, con lo stereo accesso e ci dirigemmo verso la cucina per bere e magari sgranocchiare qualcosa.

Mi offrì un succo di frutta con qualche biscottino al cioccolato che amavo da matti. Ci sedemmo sul divano, guardando qualche stupido programma di cucina che mandano in onda sempre verso l'ora di pranzo.

-Te l'avrò detto mille volte, ma amo la tua casa.

-La amo anch'io, anche se ogni, in mezzo a queste cose ti senti il nulla, sola.

-Posso immaginare. Non ho una grande casa in Inghilterra, ma ogni tanto quando i miei sono fuori, mi sento da sola.

-Hai intenzione di rimanere qui?

-Non lo so ancora. Ho deciso di allungare la mia permanenza, ma adesso non ne sono più sicura.

-Per quello che è successo con Daniel?

-Per un po' tutto insomma. Non mi sento più contenta, voglio cambiare città, meta, non so.

-Dove?

-Magari dirigermi verso l'Australia.

-Potremmo fare un bel viaggetto insieme tutti quanti. Ancora la mia casa a Sydney è disponibile e poi lì è estate.

-Davvero?

-Sì, le stagioni sono invertite.

-Wow, figo!

-Lì l'estate è caldissima.

-Immagino, solo che non so, non ne sono sicura. Voglio sistemare le cose con Daniel, mi manca da morire.

-Posso capirti, ma perchè non vai a trovarlo? vai a casa sua o al lavoro, parlaci in qualche modo.

-Non lo so, davvero. Non so che fare, sono in una grande confusione.

-Passerà, passerà tutto.

Mi abbracciò e io senza dire nulla accettai quell'abbraccio che sentivo "falso". Ok, chiamatemi stupida o cogliona o senza cuore, ma quando mi sentivo che in lei ci stava qualcosa che non andava, non potevo sbagliarmi. 

Ma scacciai via pure questi pensieri e ritornai a casa mia.

-Devo andare, ci vediamo più tardi se vieni.

-Sì, nel pomeriggio dovrei raggiungervi, a dopo.

-A dopo.

Uscì di casa, con le mani sulle tasche della felpa e col cappuccio. Camminavo senza guardare cosa ci stava di fronte a me, tanto che mi scontrai con un ragazzo.

Alzai lo sguardo e mi scusai immediatamente, ma poi mi accorsi che era lui.

-Da...Da...Da...

-Ciao Helen, attenta quando cammini.

-Scusami, avevo la testa da un'altra parte. Devo andare, ciao.

Mi bloccò il braccio avvicinandomi a se.

-Non vuoi parlare?

-Credo che ieri sera ci siamo detti tutto. Non posso continuare a scusarmi a vita. Se tu non capisci non è colpa mia.

-Io posso capire fino ad un certo punto, ma sai che Lucas mi sta sul cazzo, come mi sta sul cazzo la tua gelosia nei suoi confronti.

-Dillo al mio cuore.

-Cosa posso fare per farti innamorare di me?

-Fammi sentire tua, io non chiedo altro.

Avvicinò il mio viso al suo e levandomi il cappuccio e spostandomi una ciocca di capelli con le dita, mi baciò sotto quel cielo che iniziava a piangere, di gioia forse, come il mio cuore.

Il cielo stava diventando il mio migliore amico, di questo ero sicura.

-Che significa questo? chiesi spostandomi.

-Che ti amo.

Ok, blocchiamo l'immagine per due secondi e concentriamoci sull'ultima frase. Lui mi ama. Ok, questo deve essere una cosa normale, no? No, se te lo dice dopo 5 mesi, no se lo ami anche tu forse. 

Sì, io lo amavo, finalmente l'avevo capito. Come? beh, il suo ti amo per pochi secondi mi ha bloccato il cuore e mi ha fatto spuntare sul viso un enorme sorriso. Credo che questo, per una ragazza come me, basti.

-Ti amo anche io, amore mio. Dissi io abbracciandolo.

-Stanotte ti ho pensata tutta la notte, e sì, mi mancavi.

-Mi sei mancato anche tu. Cazzo, sta piovendo fortissimo. Andiamo a casa mia.

A casa non ci stava nessuno, quasi sicuramente Josh era uscito con William e Lucas stava andando a casa di Elisabeth. Perfetto, pensai, avevo tutta la casa per me.

Ci dirigemmo verso camera mia.

-Allora, come vuoi festeggiare questa nostra riappacificazione? domandai cominciando a togliermi la felpa quasi tutta bagnata.

-Ma non saprei, signorina, lei cosa propone?

Mi avvicinai senza dargli una risposta e portai le sue mani sui miei fianchi, baciandolo. 

-Così? dissi io.

-Mi va più che bene.

E così finimmo sul letto a fare l'amore, per la prima volta. Sì, dico prima volta. Perchè? perchè quella volta era diverso. Lui mi amava, io lo amavo. Me lo aveva detto, glielo aveva detto. Questa volta era diverso perchè riuscivo a sentire dei brividi lungo il corpo. Questa volta era diverso perchè ero innamorata di Daniel e dopo tanta confusione riuscì a fare spazio alla mia mente e al mio cuore. Sì, lo amavo e mi ero innamorata. Sì, quell'amore che tanto cercavo finalmente era lì con me, sopra di me, su quel letto, che mi sussurrava: "sei bellissima".

Era lì, che mi faceva sentire sua. Era lì, che lo desideravo. Era lì, il ragazzo che per la seconda volta era riuscivo a rubarmi il cuore.

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Capitolo 41
*** Capitolo 41 ***


I nostri corpi cominciavano a riscaldarsi in quella stanza piena di amore. In quel momento mi sentivo sicura di me, mi sentivo amata, protetta da quel ragazzo che ormai amavo.

Non era ancora neanche tardo pomeriggio, quando sfiniti sul letto cominciammo a chiacchere un po'.

-Non devi andare al lavoro? mi domandò Daniel.

-Stanno facendo dei lavori e hanno sospeso il lavoro a non so quanto. Intanto abbiamo già pagato la casa per i prossimi 3 mesi e il proprietario ci da comunque dei soldi per poter vivere.

-Capisco.

-Tu invece?

-Mio padre mi ha dato il giorno libero, quindi dovrai sopportarmi.

-Ma dai, non è così male passare il resto della giornata con te.

-E il resto della vita?

Quella domanda mi paralizzò in quel letto. Improvvisamente persi il controllo, quasi facevo fatica a respirare.

-Eh?Riuscì a dire solo questo.

-Non è una cattiva idea.

-Non mi dire che mi stai chiedendo di..

-Ma no sciocchina, però ormai la nostra relazione si sta facendo seria.

-Sì, lo so.

-E non ti piace?

-Certo che mi piace. Io con te mi trovo più che bene.

Mentre continuavamo a parlare qualcuno entrò in casa. Pensai fosse William invece no era Lucas che mi chiamava urlando.

Indossai subito la prima cosa che mi capitava davanti e uscì dalla mia camera.

-Che c'è Lucas?

-Ah, sei qui? credevo...

-Sono con Daniel.

-Avete fatto piace a quanto vedo.

-Sì, ma che c'è? dai che devo tornare di là.

-No niente, stasera rimango a dormire da Elisabeth.

-Ok, nessun problema.

-Potete vivere senza di me una sera? disse facendo gli occhi dolci.

-Guarda, se te ne vai per sempre ci fai un gran favore, dissi io ridendo.

Quasi non apprezzò quella battuta.

-Hey, sto scherzando. Ok, mi mancherai, ma credo di poter passare una serata senza il mio migliore amico.

Mi baciò sulla guancia e andò in camera sua a prendere un paio di vestiti di ricambio, mentre io ritornai dal mio Daniel. Avevo ancora bisogno di coccole.

Tolsi quel che avevo indossato e ritornai tra le sue calde e grandi braccie, per essere nuovamente coccolata e sentirmi nuovamente sua.

Qualche bacio, qualche carezza, qualche battuta, qualche silenzio, qualche sguado. Amavo quei momenti con Daniel. Non sapevi cosa aspettarti da lui. Un giorno lo trovai romantico, mentre un'altro giorno lo trovavi odioso col mondo. Ma con me no, con me rimaneva il Daniel di sempre. Quello che connobbi quando Lucas mi spezzò il cuore. Quello che si sdraiò sulla mia tovaglia, cercando un po' di spazio sul mio cuore. Quello che si sdraiava su di me non appena usciva dall'acqua. Quello che pian piano mi faceva capire che dopo la pioggia ci sta sempre l'arcobaleno. Non letteralmente visto che a Miami pioveva da giorni e quel tempo mi aveva pure stancata.

-Allora, caro signorino, che vuoi fare adesso? io fuori non esco. Quanto cazzo odio la pioggia.

-Perchè non ci facciamo una vacanza in un posto dove in questo momento non piove?

-Sai che oggi parlando con Elisabeth, mi ha proposto una vacanza in Australia, tutti quanti insieme, per natale e capodanno.

-Vero, in Australia in questo momento è estate.

-Già e natale è alle porte.

-Siamo ancora a novembre ma..

-Oggi ne abbiamo già 20.

-Beh, su questo non posso darti torto. Ma non è costoso un biglietto?

-Non saprei, devo informarmi meglio con Elisabeth. Non ora, sta con Lucas.

-Ma dovremmo organizzare il viaggio in questi giorni, chissà quanta gente ci andrà in questo periodo.

-Parecchia. Potremmo cercare qualcosa su internet, che ne dici?

-Andiamo allora.

Ci rivestimmo e prestai a Daniel una tuta di Lucas, che magicamente, poteva indossare. Ci sedemmo sulla scrivania, aprì skype per vedere se ci stava collegata la mia famiglia e entrai su safari per fare qualche ricerca a proposito dei costi aerei.

Qualche minuto dopo mi arrivò la chiamata da parte di mia madre, così, cercandomi di sistemare in pochi secondi, accettai, mentre Daniel si era allontanato dall'imbarazzo.

-Ciao mamma! ciao papà!

-Ciao tesorino, come vanno le cose lì?

-Abbastanza bene, il tempo non è fantastico, ma si può sopravvivere! Lì che si dice?

-Tutto regolare tesorino, sei da sola?

-No, c'è qui con me il mio ragazzo. 

Indicai Daniel per farlo venire da me e lui con un'aria di imbarazzo si avvicinò a me salutando i miei genitori.

-Ciao ragazzo, salutarono i miei.

-Salve, piacere sono Daniel.

-Non è un bel modo di presentarsi in una chat ma comunque piacere, noi siamo i genitori di Helen.

Poi aggiunse mio padre:

-E trattala bene giovanotto!

-Papà, dai, smettila.

-Sto scherzando, dissi con uno tono scherzoso mio padre, mentre mia madre era andata di là a preparare la cena.

-Noi stacchiamo, ci sentiamo presto, dissi a mio padre.

-Ok, divertitevi e non fate troppi danni.

Chiusi la chiamata e guardai Daniel.

-Carini i tuoi genitori.

-Beh, a volte fanno battute pietose, ma per il resto li amo.

Mi prese per mano, mi alzò dalla sedia e mi avvicinò a lui. Mi guardò attentamente negli occhi spostandomi una ciocca di capelli. 

-Sono stati bravi i tuoi genitori.

-A fare cosa?

-Ad aver avuto una figlia come te.

E mi baciò, per l'ennesima volta.

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Capitolo 42
*** Capitolo 42 ***


Rientrarono William e Josh, che ci sorpresero mentre baciavo appassionatamente Daniel.

-Scusate se vi abbiamo interrotti ragazzi, disse ridendo sotto i baffi William.

-No, tranquillo, avevamo già finito, dissi io schiacciandogli l'occhio e facendogli una piccola linguaggia.

Poi non so perchè, ma presa dal momento di felicità, corsì ad abbracciarlo.

-Hey, che succede? mi domandò lui con aria sorpresa ma ricambiando l'abbraccio.

-Non so, avevo voglia di farlo.

Chiudendo gli occhi, mi persi in quell'abbraccio che, senza motivo, desideravo. Avevo bisogno di sentire che lui c'era ancora, che non mi aveva abbandonata, che era lì per me, come il primo giorno che ci conoscemmo in quella spiaggia. Quando da estraneo si avvicinò a me, facendomi capire che lui ci sarebbe stato sempre.

La gente dice spesso che l'amicizia si costruisce con il passare degli anni. Ma io penso che l'amicizia possa nascere anche grazie ad uno scambio di sguardi, un piccolo silenzio che parla da se. L'amicizia non è fatta di sole parole che comportano anche a litigare. L'amicizia è fatta anche di piccoli gesti, anche banali, ma importanti.

William mi aveva dimostrato la sua amicizia tante di quelle volte che avevo anche dimenticato. 

Una mano sulla spalla, un abbraccio sincero e una parola di conforto, ecco cosa sapeva darmi lui, ecco cosa ha saputo darmi lui in questi mesi. Ecco cosa non volevo perdere. Un'amicizia vera.

Con Lucas era diverso, la nostra non si poteva definire amicizia dopo quanto è successo. La nostra amicizia ormai non era più quella di prima. La nostra amicizia era quella che avevamo prima di partire. La nostra amicizia, non era forse neanche un'amicizia. Eppure continuava a negare e io continuavo a fingere. Lui continuava a sorridere, io continuavo a piangere dentro. E no, non per il motivo che pensate. No, non piangevo perchè avevo perso "l'amore della mia vita". Piangevo perchè avevo perso "il mio migliore amico" che è più grave di perdere "un'amore finto" come il nostro.

No, niente poteva ritornare come prima e il tempo non poteva tornare indietro. Come avrei voluto cambiare la data del calendario, rimettere le lancette dell'orologio di qualche ora indietro e non rifare lo stesso errore che mi ha portato a perdere un amico così importante. Un punto nella mia vita, un centro di riferimento. Una spalla su cui piangere e un silenzio di una cosa che veniva detta col cuore, senza bisogno di esprimermi.

Mi staccai dall'abbraccio dato a William e asciugai quelle piccole lacrime che non feci vedere a nessuno, tranne a William che se ne accorse e mi sorrise, senza dire nulla.

La mia vita era cambiata, la mia vita non era più quella di una volta e no, non volevo assolutamente cambiarla.

Stavo bene con me stessa, con Josh e William e con Daniel, che avevo capito di amare.

-Perchè mi piangi? mi disse William a bassa voce.

-Nulla, sono solo felice che tu sei qui con me.

Mi sorrise di nuovo, accarezzandomi la guancia destra e abbracciandomi di nuovo.

-Sono geloso!

Ecco che la voce di Daniel interruppe quel bellissimo momento romantico.

-Rovini sempre tutto, disse William con aria imbronciata.

-Dai amico, sto scherzando! disse ridendo Daniel.

-Lo so, ma tanto Helen è mia.

-Non ci provare, disse avvicinandosi Daniel.

Insieme mi tirarono per entrambe le braccie.

-Tanto per farvelo sapere, ma mi sto facendo male eh.

Entrambi mi abbracciarono forte forte, quasi a farmi soffocare.

-Ok, adesso soffoco.

Entrambi mi lasciarono per abbracciarmi con più leggerezza. Ricambia l'abbraccio sorridendo e poi cominciai a fargli il solletico. Amavo quei momenti di pazzia pure.

Si avvicinò Josh con un cuscino, e fu lì che iniziò una battaglia di cuscinate per tutta la casa. Chi correva a destra, chi a sinistra. Chi saltava sul divano, chi sul letto, chi rideva, chi piangeva dalle risate. Chi cadeva per terra, chi rimaneva alzato con forza. La musica a palla, fuori la pioggia e noi che giocavamo come se niente fosse.

-Ma dov'è Lucas? domandò ad un tratto Josh.

-Oh sì, è con Elisabeth, dormirà lì stanotte.

-Non sa cosa si è perso, disse William continuando a darmi cuscinate.

-Ok, ma che ce l'avete con me? dissi io stufa di quelle cuscinate.

Daniel venne incontrò a me e mi abbracciò:

-Ti proteggo io, piccola.

William riuscì a trascinarmi a se, continuando a darmi quelle cuscinate e devo dire che neanche mi dispiaceva, perchè mi stavo divertendo. Ero tornata bambina, come quando ballai come una pazza a casa di Elisabeth. E poi sì, mi mancavano quei momenti.

-Piccola, devo parlarti, disse Daniel trascinandomi in camera mia.

-Ragazzi, ve la rubo un minuto, disse rivolgendosi a William e Josh.

-D'accordo, ordiniamo una pizza intanto? sono già le 7.

-Ok, fate voi, dissi io.

Entrammo in camera e Daniel chiuse la porta. Preoccupata su ciò che stava per dire lo guardai con occhi più aperti che mai. Le mani tremavano da sole e fissavo la finestra che era diventata opaca a causa del calore della casa.

-Che è successo, amore?

-Vuoi venire a stare da me?

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Capitolo 43
*** Capitolo 43 ***


Vivere con lui. Condividere le cose con lui. Il letto, il bagno, l'armadio e anche i vestiti, quando capita.

Condividere la mia vita che diventata un po' la sua. No, non erano queste le genere di cose che volevo nella mia vacanza.

Forse troppo piccola per lui? O forse la paura di diventare grande mi impediva di dire sì. 

Una parte di me voleva restare incollata a lui giorno e notte, ogni singolo minuto e ogni singolo secondo.

Mentre l'altra parte no, non voleva lasciare ciò che avevo costruito utilizzando un po' di forze. Ciò che desideravo da bambina e ciò che si era avverato in poco tempo.

Non potevo abbandonare Lucas, William o Josh. Il solo pensiero mi mandava completamente fuori di testa.

-Non saprei, davvero.

-Lo so, hai 18 anni, ma visto che non resterai qua per sempre goditi questi mesi con me, vieni a vivere da me.

-Non lo so, è una proposta molto importante.

-Non devi darmi adesso la risposta se non te la senti. Pensaci un po', lo so che non vuoi abbandonare i tuoi amici. Io ti chiedo soltanto di condividere un pezzo della tua vita con me.

Lo baciai, senza dire nulla. Aveva detto una cosa sensata, quella di condividere un pezzo della mia vita con la sua. Ma forse non mi sentivo pronta. Pronta a crescere, pronta ad entrare nel mondo degli adulti, pronta a separarmi da Lucas.

Mi gettò sul letto, riempiendomi di baci e carezze e dolci paroli.

-Questo potremo farlo tutti i giorni se viene a vivere da me.

Non dissi niente, accennai un semplice sorriso, e mentre lui appoggiava la sua testa sul mio petto, così da poter sentire il battito accelerato del mio cuore, io chiusi gli occhi e pensai.

Pensai che la mia vita stava cambiando nuovamente, per varie ragioni. 

Restammo lì oltre 5 minuti, a coccolarci da innamorati, a scambiarci sorrisi e sguardi silenziosi. Poi la voce di William ci interruppe.

-La pizza è arrivata, disse lui aprendo la porta senza badare a cosa avrebbe visto.

-Grazie eh, potevamo pure scopare e tu che apri la porta senza bussare! disse Daniel.

Io scoppiai a ridere, non avevo mai sentito Daniel parlare in modo così sfacciato, mentre William se ne uscì con un:

-Sono gay, non mi fa nessun effetto guardare voi etero scopare e tu Daniel modera i termini, la tua ragazza è sotto di te.

Dopo quel momento imbarazzante ci alzammo dal letto e corremmo in cucina.

-Cavolo, ho una fame da lupi. Ma piove ancora? domandai io.

-Sì, quello che ha portato la pizza era inzuppato, disse Josh ridendo.

-Scusa, ma non viene con la macchina?

-No, oggi aveva il motorino, continuò William.

-Quando si dice: la fortuna è nelle tue mani, disse Daniel.

Passai una serata piacevole, dopo la pizza riscaldammo al solito i pop corn al microonde e guardammi una commedia romantica americana. Come al solito William e Josh piansero, mentre io non facevo altro che fissare la bellezza di Daniel.

-Perchè mi guardi? mi domandò Daniel a bassa voce per non disturbare la visione.

-Niente, ti guardo e penso che sono fortunata.

-Per cosa?

-Perchè sei perfetto. Non riesco a trovare in te una imperfezione.

-Ma che dici?

-Per favore, noi vorremo continuare a piangere, se non volete vedere il film andate di là. Disse William.

-Dai piccino, non piangere, è un film!

-Tu non puoi capire quanto significa questo film per noi. Racconta in parte la nostra stessa esperienza, disse Josh.

Incuriosita da queste parole, rimasi ferma sul divano e continuai a guardare il film. In fondo sapevo così poco di William e Josh.

Guardai l'intero film finendo col piangere insieme a William e Josh, mentre Daniel si era addormentato.

Cercai di svegliarlo piano.

-Dani..il film è finito. Vuoi restare a dormire qui?

-Sì, rispose un Daniel tutto assonnato.

Lo presi per mano e lo trascinai in camera mia. Si sdraiò sul letto e in pochi minuti si addormentò di nuovo. 

-Ragazzi, vado a dormire, buonanotte. Salutai i ragazzi e chiusi la porta di camera. Indossai il pigiama e mi misi sotto le coperte, abbracciando Daniel, che nel sonno, ricambiò il mio abbraccio.

Mi addormentai col rumore della pioggia, mentre i miei occhi puntavano il volto di Daniel e la mia mente pensava alla risposta da dargli. 

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Capitolo 44
*** Capitolo 44 ***


Una leggera luce illuminò il mio volto. Finalmente, dopo settimane di pioggie il sole era tornato a splendere in quel cielo che aveva pianto fin troppo.

Mi piace immaginare il fatto che quando piove è il cielo che piange per un dolore troppo grande e per il dolore che vede. Il cielo alla fine sta sotto tutte le persone: i poveri, i bambini picchiati, i barboni per strada, due fidanzati che si lasciano e così via. Il cielo riesce a vedere il dolore di qualsiasi persona si trovi sotto di esso.

Daniel stava ancora dormendo, così decisi di coccolarlo un po'. Gli accarezzai il viso mentre giocherellavo con qualche ciocca dei suoi bellissimi capelli. Ma lui non si svegliò, così scesi dal letto e andai in bagno a darmi una sistemata e anche a cambiarmi. 

Non amavo tanto rimanere in casa in pigiama e con una giornata come quella decisi di uscire, sola o non, ma volevo uscire.

Andai in bagno, tutti gli altri stavano ancora dormendo. Guardai la lancette dell'orologio che segnavano appena le 9. Visto che avevo abbastanza tempo decisi di riempirmi la vasca per fare un bel bagno caldo per rilassarmi. Aggiunsi un po' di bagnoschiuma per profumare l'acqua e non appena fu riempita attaccai i capelli con una molletta, tolsi i vestiti e mi infilai nella vasca. La temperatura dell'acqua mi fece un piccolo brivido in tutto il corpo, ma non appena entrai, cominciai ad abituarmi.

La casa era silenziosa e questo mi piaceva ancora di più, permetteva ai miei pensieri di essere più chiari e permetteva alla mia mente di concentrarsi meglio.

Giocherellavo con la gamba, insaponando una e poi l'altra. Poi qualcuno interuppe quel momento magico bussando alla porta:

-Sono dentro la vasca, chi è?

-Sono io piccina, posso entrare?

La voce di Daniel mi trasmetteva una sicurezza incredibile.

-Certo stupido, entra.

Entrò con la faccia un po' imbarazzata, così per rompere il ghiaccio gli dissi:

-Perchè sei diventato rosso? non è la prima volta che mi vedi nuda, no?

-Sì, ma è sempre uno strano effetto.

-Bene, comunque se vuoi esco dalla vasca se devi andare in bagno.

-Posso entrare?

Il cuore cominciò ad accellerare i battiti.

-Ce..certo, risposi un po' balbettando.

Pian piano Daniel cominciò a togliersi i vestiti, rimanendo coi boxer che in due minuti tolse.

Mi sentì un po' imbarazzata, ma cercai di non farlo notare e così gli sorrisi semplicemente. Entrò nella vasca e notai che la sua pelle fu ricoperta da una leggere pelle d'oca. Così mi avvicinai a lui, sedendomi sulle sue gambe.

-Lo sai che quando ti svegli sei ancora più bello? gli dissi buttandogli un po' d'acqua sulle spalle e un po' di sapone sui capelli.

-E tu lo sai che con i capelli raccolti sei uno splendore?

-Così mi sciolgo eh.

-Fallo, allora, perchè io non smetterò mai di dirti che sei sensazionale.

-Ti amo.

Lo baciai, lì dentro, dentro quella vasca che fra poco sarebbe diventato il nostro letto d'amore.

Lo baciai perchè volevo. Lo baciai perchè ormai l'amore che nutrivo nei suoi confronti cresceva sempre di più. Lo baciai perchè avevo voglia di lui, in quel preciso momento.

Mi prese per i fianchi e mi fece mettere le gambe intorno ai suoi di fianchi.

Lo facemmo lì dentro, dentro quella vasca che profumava di noi.

Mi sentivo come un bambino soddisfatto quando la mamma gli compra il giocattolo. Mi sentivo tre metri sopra il cielo. Mi sentivo in paradiso, ammesso che possa esistere. Mi sentivo come se ad un tratto io e lui fossimo diventati una cosa sola, dentro quella vasca piena di amore.

-Ti amo, mi sussurro lui.

-Ti amo anch'io, gli sussurrai io.

Usciti dalla vasca, ci asciugammo insieme, giocando ancora un po', coccolandoci come due innamorati sanno fare, scambiandoci intensi sguardi e qualche sorriso qua e là.

Uscimmo dal bagno e William e Josh si erano appena svegliati.

-Buongiorno, dissi io asciugandomi con una tovaglia i capelli.

-Buongiorno, risposero entrambi in coro.

Poi una chiave girò la serratura della porta, era appena rientrato Lucas.

-Buongiorno a tutti, disse lui di buon umore.

-Oh, qualcuno stasera ha scopato! disse William.

Tutti ridemmo mentre Lucas rimase con la tipica faccia da trattino punto trattino (-.-) e anche imbarazzato, notai il cambiamento del colore delle sue guance.

Mi avvicinai a lui, dandogli un piccolo bacio sulla guancia e poi mi avviai verso camera mia per cambiarmi.

Dopo che ci sistemammo proposi a tutti di uscire e di approfittare della bella giornata che si presentava davanti.

Tutti accettarono, eccetto Lucas che non si sentiva di uscire e che preferiva rimanere in casa. Non pensai a niente di male, ma mi mancava, mi mancava passare un po' di tempo con lui che ormai aveva tutti i giorni occupati dal suo unico amore. Non feci caso a questi pensieri, sorrisi soltanto e lo abbracciai.

-Devo parlarti dopo, dissi a Lucas.

-Ragazzi, andiamo a comprare qualcosa allo starbucks, voi volete qualcosa? disse Daniel.

-Amore un croissant e un frappuccino grande per me.

-Ok, amore, Lucas vuoi qualcosa?

-Anche per me la stessa cosa.

William, Josh e Daniel uscirono di casa, così io rimasi da sola con Lucas.

Prima di cominciare a parlare lo fissai negli occhi:

-Allora, che mi devi dire?

-Daniel mi ha chiesto di andare a vivere con lui.

Senza fare troppi giri di parole dissi tutto ad un fiato ciò che dovevo dirgli.

Corse verso di me abbracciandomi:

-Non te ne andare, ti prego, mi disse lui in lacrime.

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Capitolo 45
*** Capitolo 45 ***


-Ancora devo pensarci, niente è stato deciso, gli dissi

Sciolsi quell'abbraccio che non voleva portarmi via da lui, ma lui già mi aveva persa da parecchio tempo.

-E poi la vita è la mia, non posso sempre decidere per noi due, continuai.

-Lo so, ma ormai, io ci sto troppo bene qui con te.

-Anche io sto bene qui con te e gli altri, ma devo anche pensare a me stessa, non riusciamo mai ad avere un momento di privacy. Tu hai passato la notte con Elisabeth, beh, io vorrei condividere una parte della mia vita con Daniel, cosa c'è di sbagliato?

-Stai dicendo che vuoi lasciarmi?

-Siamo mai stati insieme?

-Sì.

-E quando?

-Stanotte.

-Io stanotte non ero con te.

-Sì che lo eri, nei miei sogni, ma lo eri.

-Cosa cerchi di dire con questo? smettila di fare gli occhi dolci e sputare belle parole, indietro io non ci torno.

-E neanche io voglio tornarci.

-E allora perchè mi dici queste cose?

-Perchè non lo so neanch'io.

-Ma che cazzo Lucas, puoi mettere in chiaro le cose? prima mi dici belle parole, poi fai finta che non è successo niente? Mi vuoi dire una volta per tutte cosa ti frulla in quel cervello?

Non rispose, stette in silenzio e io mi ero stancata di quei silenzi che non davano risposte.

-Vabbene, se è questo ciò che pensi torno in camera mia.

Voltai le spalle e mi avviai verso camera mia, ma prima che io potessi chiudere la porta Lucas mi raggiunse bloccandomi per un braccio.

-Cos'altro vuoi?

Cominciò a cantare una canzone che faceva tipo così "Sei la luce dei miei occhi, il motivo per cui vivo. I momenti passati con te sono i migliori".

-Chi la canta questa canzone? domandai incuriosita io.

-Io. 

-Eh?

-L'ho inventata al momento, stupida.

-Adesso devo beccarmi pure la stupida.

Mi tirò a se abbracciandomi. I nostri sguardi si incrociarono e il mio cuore cominciò a battere. Sapevo cosa stava per succedere, per cui mi allontanai prima che gli altri rientrassero in casa. 

-No Lucas. Dissi io.

-No cosa? 

-Lo so che adesso tu mi bacerai e blablabla quindi meglio evitare.

-Ma non è vero.

Ecco che all'improvviso la mia faccia si trasformò a "trattino punto trattino" (-.-) di nuovo.

-Cioè...Lucas, ma vai a quel paese.

-Io non ti bacio più, ce lo siamo promessi, ricordi?

-Non ricordo, mi dispiace ma comunque sono io che non voglio baciarti. Io sono innamorata di Daniel.

In quel momento sembravamo due bambini che litigano per non so cosa. E noi stavamo litigando, per una grandissima cavolata.

-Vabbene, e se ti bacio? mi domandò lui.

-La smetti ed esci dalla mia camera?

-No.

-Ok, allora esco io.

Mi prese nuovamente il braccio per bloccarmi, ma non fece in tempo a portarmi verso lui che entrarono i ragazzi in casa.

-Che succede? domandò Daniel.

-Niente, stavamo giocando a chiapparella (?) e Lucas mi ha preso.

Scossi il braccio e lo portai al suo posto, mentre mi avvicinavo per prendere la colazione.

Daniel guardò per un primo momento Lucas con aria di sfida, ma poi guardando nuovamente me gli tornò il sorriso su quel bellissimo viso.

-Non smettere mai di ridere, gli dissi io mentre gli altri erano a prepararsi per uscire e Lucas stava sul balcone a prendere un po' di sole.

-Non lo faccio infatti. Sei tu che mi fai sorridere e fin quando sei con me io non smetterò mai di ridere.

Lo baciai senza dargli una risposta, sapeva già cosa gli avrei detto. Perciò evitai le chiacchere e lo baciai in silenzio.

-Noi siamo pronti, diceva una voce proveniente dalla cucina.

Per cui uscimmo da camera mia, che ormai era diventata la camera dell'amore e uscimmo di casa.

-Aspetta, aspetta, vengo con voi! disse Lucas.

-Non dovevi rimanere a casa? domandai io.

-Ho cambiato idea, non voglio rimanere qui dentro di nuovo con una bella giornata fuori.

-Finalmente hai messo un po' di cervello, disse William.

Lucas gli diede un colpo sulla spalla e William per poco non piangeva, ma allo stesso tempo rideva soddisfatto per aver fatto arrabbiare Lucas.

Uscimmo di casa tutti, mano nella mano, tranne Lucas che faceva il quinto (?) incomodo. Mentre ci avviammo verso il mare, anche se non potevamo farci il bagno, Lucas da lontano vide una ragazza che somigliava tanto ad Elisabeth. 

Si avvicinò a lei e vide, forse, la cosa più brutta della sua vita.

Voltò le spalle e se ne andò.

-Scusate ragazzi, dissi a William e Josh.

-Scusa amore, ma il mio migliore amico ha bisogno di me. Lasciai la mano a Daniel e corsi per raggiungere Lucas. 

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Capitolo 46
*** Capitolo 46 ***


Corsi via inseguendo Lucas che continuava a correre senza fermarsi. Era troppo veloce per me, ero sicura che non l'avrei mai raggiunto. Invece, mettendo tutte le forze che mi ritrovavo addosso, utilizzando anche quel po' di energia che solo Daniel sapeva darmi continuai a correre, raggiungendolo e bloccandogli il braccio.

-Ma si può sapere che fai? mi sembravi me quando vi ho sorpresi entrambi in camera da letto.

-Lasciami andare!

Non avevo mai visto in quel stato Lucas. Aveva gli occhi gonfi di lacrime, il viso rosso di rabbia, tremava, come mai l'avevo visto prima.

-Calmati cazzo, calmati Lucas!

-Ma tu hai visto lei? e quello chi era? ma tu li hai visti insieme? hai visto come lui la stringeva a se.

-Lucas, io ero con te, ho visto tutto.

-Come ha potuto? dopo quello che abbiamo passato insieme? dopo quello che abbiamo condiviso.

Era ufficiale, Lucas stava piangendo davanti ai miei occhi per una ragazza. Era una cosa nuova per me, non sapevo cosa fare, non sapevo cosa dirgli. Lo abbracciai tenendolo stretto a me.

-Io sono con te, non ti abbandono. E fanculo a quella troia.

Mi sentì un po' libera nel pronunciare quella frase. No, io non avevo bisogno di un'amica come lei e lei non aveva bisogno di me.

Ad un tratto il cellulare di Lucas squillò, sullo schermo lessi il suo nome.

-Dammi a me, non voglio che lanci il cellulare a terra dalla rabbia.

Sapevo le reazione che Lucas aveva quando stava incazzato e una di quelle era che riusciva a lanciare qualsiasi cosa trovasse in mezzo alle sue mani.

Staccai la chiamata, mandandole un messaggio:

'Sono Helen, ti consiglio di dare spiegazioni sensate altrimenti dovrai vedertela con me.'

-Cos'hai fatto? mi domando Lucas ancora in lacrime.

Cancellai subito il messaggio dalla posta inviata e gli consegnai il cellulare.

-Nulla, stavo controllando l'orologio.

-Ok.

-Vieni, sediamoci qui, non ti reggi in piedi.

Mi teneva stretta la mano, me la stringeva talmente forte che era impossibile sfuggire. E piangeva, come mai aveva fatto prima. Piangeva, piangeva perchè una ragazza per la prima volte gli aveva spezzato il cuore. Quel cuore che tanto aveva dato e che poco aveva ricevuto. Quel cuore pieno di amore, che adesso urlava di dolore, un dolore lacerante, come quando vieni tagliato a pezzi dentro.

Un dolore così forte che nessuno, oltre la tua migliore amica, riesce a capire. Io riuscivo a capire cosa stava succedendo all'intero di se. Potevo capire perchè lui aveva fatto la stessa cosa a me.

-Lucas, ascolta, guardami in faccia!

Urlai obbligando il suo viso a fissare i miei occhi pieni di dolore.

-Non sei da solo, okay? non sarai mai solo, perchè io, la tua migliore amica, resterà al tuo fianco per tutta la vita.

Non mi rispose, continuò semplicemente a piangere. E io non potevo vederlo così, mi si spezzava nuovamente il cuore al solo pensiero che Lucas, la metà di me, stava soffrendo e io non potevo fare nulla. Sì, la verità è questa. Quando qualcuno ti spezza il cuore nessuno è in grado di ripararlo. Quello si sistema col tempo. Nessuno è in grado di capirti o di fare qualcosa per aiutarti. Quando hai il cuore spezzato solo il silenzio è la cura migliore. Pensare a quanto importante sei, che non vale la pena sprecare lacrime per chi non le merita. 

Ed è quello che io volevo dirgli a Lucas in quel momento, ma che non lo avrebbe aiutato di certo. L'unica risposta al suo dolore gliela poteva dare solo lei. Lei era la soluzione al problema, ma quasi sicuramente, Lucas non voleva averci niente a che fare.

-Devi chiarire con lei, metterti il cuore in pace, cercare di capire che TU sei più importante di lei e che il SUO amore confrontato con quello TUO non vale NIENTE.

Non mi ascoltava, era distrutto da dolore, e io parlavo col muro. Non aggiunsi altro, lo abbracciai ancora più forte, asciugandogli quelle lacrime che ormai avevano bagnato la mia giacca.

-Andiamo a casa, sta cominciando a piovere.

Ed ecco che il cielo cominciò a piangere insieme a noi. Non riuscì a trattenermi, non appena rientrammo in casa e posai delicatamente il cappotto sulla poltrona, abbracciai per l'ennesima volta Lucas e questa volta lo accompagnai col mio pianto.

Per la prima volta, distesi su quel pavimento, io e il mio migliore amico stavamo condividendo qualcosa che nessun'altro avrebbe potuto condividere: il dolore di un cuore spezzato.

Non appena finimmo di piangere, dopo circa mezz'ora, lo guardai dritto negli occhi, spostandogli quella ciocca che gli copriva quasi un'occhio:

-Anche quando piangi, rimani comunque bello.

-E tu invece non dovresti piangere con me.

-Perchè no?

-Perchè non sei tu che stai soffrendo.

'Oh no caro, io soffro insieme a te, perchè tu non sai, ma sei la mia metà.' Avrei voluto dirgli quello, cercando di arricchire il discorso con semplici parole, ma mi limitai a dire:

-No, io piango perchè non posso vederti così.

Ci abbracciammo di nuovo, ma questa volta ci trovavamo sul mio letto. Nel frattempo avevo mandato un messaggio ai ragazzi con su scritto: 'Lasciatemi la casa libera per qualche ora per favore.'

Eravamo distesi in quel letto, entrambi stavamo piangendo di nuovo, ma lui ancora di più. Chiudeva gli occhi, stringeva i pugni e premeva il suo viso sul cuscino per soffocare quel dolore tremendo. Ma no, non poteva farlo, il dolore era più grande di lui.

Mi limitai a mettergli una mano sulla spalla. Lui toccò con la sua mano la mia di mano e mi guardò con le lacrime agli occhi.

-Ti amo.

Riuscì a dirgli.

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Capitolo 47
*** Capitolo 47 ***


Ci addormentammo per tutta la mattina, neanche mangiammo per pranzo e nessuno rientrò in casa per svegliarci.

Mi svegliai, guardando il cellulare che aveva 5 messaggi e 10 chiamate perse.

I 5 messaggi includevano alcuni amici e poi Daniel:

'Piccola tutto ok? perchè non rispondi?'

Mentre le chiamate 5 erano di Daniel, 2 di William, 1 di Josh e 1 di Elisabeth.

Ignorai quel nome e chiamai immediatamente Daniel per dirgli cosa era successo. Abbandonai la stanza in silenzio per non svegliare Lucas che dormiva come un sasso.

Erano le 5 del pomeriggio.

-Tesoro? rispose una voce preoccupata.

-Piccolo, che diamine! mi sono, anzi, ci siamo addormentati e avevo il cellulare con la vibrazione. 

-Capisco. Come sta Lucas?

-E' distrutto, non l'ho mai visto così in tutti questi anni. Ha bisogno di me ora più che mai.

-Lo so. Senti, possiamo rientrare noi? 

-Tu non ritorni a casa?

-Vorrei vederti e stare un po' con te.

-Tranquillo, potete venire, tanto ancora Lucas sta dormendo.

-Ok, stiamo arrivando.

Riattaccai il cellulare e ritornai in camera mia, ma il letto era vuoto e il rumore di una vasca che si riempiva proveniva dal bagno.

Bussai delicatamente.

-Puoi entrare Helen, sono ancora vestito.

Così entrai in bagno ed effettivamente si trovava solo con le mutande, il resto dei vestiti si trovava a terra.

-Hey, ci siamo addormentati, non avevo intenzione di rubarti il pomeriggio in questo modo. Si scusò lui.

-Ma no tranquillo, mi ha fatto piacere passare un po' di tempo con te e poi tu hai bisogno di me ora più che mai.

Mi sorrise.

-Come stai? gli domandai.

-Non credo sia una domanda da fare in questo momento.

-Ti dispiace se mi assento per un'oretta? tanto tra poco arriveranno gli altri a casa.

-Sì tranquilla, vai pure!

Gli regalai un bacio sulle guancie e uscì dal bagno, dirigendomi verso la mia camera per cambiarmi. Nel frattempo i ragazzi erano arrivati in casa.

-Daniel, senti, io devo fare una cosa, ma non ci metterò molto. Puoi restare qui? o devi tornare a casa?

-No, tranquilla, posso restare. Dove devi andare?

-Ti spiegherò tutto non appena avrò concluso 'sta cosa. Ci vediamo dopo.

Scappai dando un bacio sulle labbra a Daniel e salutando velocemente gli altri ragazzi.

Uscì di casa e chiamai il primo numero che trovavo tra le chiamate perse: Elisabeth.

Rispose una voce strana, triste, spenta.

-Sono io, Helen. Dove sei?

-A casa, perchè?

-Non muoverti di lì, sto venendo.

E riagganciai senza sentire la sua risposta. Camminai più in fretta che potevo, raggiungendo casa sua in pochissimi minuti.

Suonai e mi aprì direttamente lei, senza chiedere chi fosse a suonare.

Salì le scale col fiatone, sapevo di trovarla in camera e infatti era lì. Sul letto a leggere un giornalino con lo stereo accesso ma la musica messa a basso volume. Rimasi ferma fuori dalla porta, aspettando un suo invito.

-Entra, disse lei senza guardarmi negli occhi.

-Bene, adesso non guardi più la gente in faccia? ti prego non farlo, potrei sputarti in un occhio.

-Guarda che ti ho fatto un favore.

-Per cosa? per aver spezzato il cuore al mio migliore amico? se era questo il favore che dovevi farmi potevi benissimo risparmiarlo. Sei stata tremenda fin dall'inizio. Solo che nessuno capiva, ma io sì, l'ho capito fin da subito che tu sei falsa, bugiarda, una vipera in poche parole.

Stette zitta anche perchè non le davo modo di parlare.

-Sai? Lucas sta a pezzi ma a te questa cosa non importa. Ora io vorrei sapere il perchè lo hai fatto.

-Vuoi sapere tutta la storia?

-Io sono qui, ti ascolto.

-La storia del tumore è una balla. Vi ho visti insieme, felici, mi piaceva da morire Lucas e adesso lo amo. Ho inventato la storia del tumore in modo che lui potesse venire da me all'istante. Lui ti amava e credo ti ami ancora.

-No, adesso ama una cogliona come te! ma tu lo sai che hai scherzato su una cosa che è molto grave? pensa alle persone che sperano di vivere un giorno in più a causa del tumore? pensa alla gente che ringrazia Dio ogni santo giorno per avergli fatto vivere un minuto in più. Potevi scherzare su tutto, ma non su queste cose. Hai mentito a me, a William, Josh e alla persona che più mi sta a cuore, Lucas.

-Per questo ho baciato quel ragazzo oggi, per farlo allontanare da me. Ho capito di aver sbagliato, ma me ne sono resa conto troppo tardi e ormai il danno era fatto.

-L'amore non è mai un danno. Il danno sei tu e le cazzate che hai sparato in questi mesi. Mi fai schifo, davvero.

-Odiami, sputami in faccia, fai quello che vuoi, ma non dire a Lucas che la storia del tumore è una cazzata, non voglio che stia peggio.

-Lui sta peggio adesso, per colpa tua e di tutte le paroline dolci che sei riuscita a fargli entrare in testa in questi mesi. Lui ti ha donato il suo cuore e tu lo hai calpestato sputandoci sopra. Ti rendi conto? non ti fai schifo da sola? io non uscirei di casa per sempre.

Non rispose, stette zitta. Voltai le spalle e uscì di casa sbattendo la porta. Ero incazzata col mondo e con quella troia che si era presa gioco di tutti inventando cazzate, facendomi separare da Lucas che probabilmente cominciava ad amarvi e spezzando il cuore al mio migliore amico che sì, ancora amavo con tutta me stessa.

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Capitolo 48
*** Capitolo 48 ***


Dopo aver fatto una piccola passeggiata lungo la riva, ritornai a casa sapendo che lì ad aspettarmi ci stava lui, Daniel.

Improvvisamente provavo una grande emozione al pensare che lui stava aspettando me. Non mi rendevo conto di quanto fortunata ero stata ad incontrare un tipo come lui. Improvvisamente, nell'arco di cinque secondi mi ritornarono in mente tutti i momenti che avevo passato con lui. Avevo sorriso, avevo pianto. Spesso il cuore usciva dal petto, mentre altre volte lo sentivo spezzarsi dal dolore.

Scacciai, come sempre, questi pensieri quando stavo aprendo la porta per entrare in casa. Mi ritrovai davanti la scena tipica di una sitcom americana. I quattro stavano guardando un film mangiando un gelato. Il divano era ricoperto di fazzoletti bagnati e tutti e quattro stavano abbracciati sotto una calda coperta. Il divano, abbastanza piccolo, permetteva a Josh di stare sopra William, e Lucas di stare appiccicato a Daniel. 

La mia faccia era contenta-triste-scioccata. Non capivo cosa mi trovavo davanti, ma di certo la scena era molto divertente. Evitai di ridere come una cogliona.

-Ehm, scusate, vado in camera mia, dissi io a bassa voce per non disturbare.

-Ma no, vieni amore, questo film è bellissimo, disse Daniel asciugandosi le lacrime con un fazzoletto che gentilmente gli aveva dato Lucas.

Io ero ancora più scioccata, non avevo mai visto Daniel piangere.

-Non piangi mai tu, non lo hai mai fatto, e lo fai per un film?

-Siamo delicati noi uomini! disse William.

Mi trattenni col fare commenti idioti e appoggiai la mano sulla spalla di Daniel e poi sorrisi a Lucas che mi stava guardando.

-Dove sei stata? mi domandò quel curioso di Josh.

-Oh niente, volevo prendere un po' d'aria per schiarire le idee.

Ero sicura che nessuno avrebbe creduto a ciò che avevo appena detto, ma adesso portavo con me un piccolo segreto che quasi sicuramente avrebbe rilassato i pensieri di tutti ma che allo stesso avrebbe portato ad odiare a morte di Elisabeth. Eh sì, dopo quello che aveva fatto, mi faceva pena, perchè la gente, anche se è cattiva, se è portata a fare queste cose, vuol dire che si sente proprio sola. Allora mi faceva quasi tenerezza, ma no, non l'avrei mai perdonata. Cercai di farmi vedere preoccupata per non fare insospettire gli altri e andai in camera mia.

-Dai, vi lascio ragazzi, vado un po' a sdraiarmi sul letto.

Abbandonai la cucina, dove ci stava pure il soggiorno, la tv e il divano e andai in camera chiudendo la porta.

Mi tolsi i vestiti di dosso e indossai una tuta per stare più comoda. Mi gettai sul letto e indossai le cuffie del mio iphone per ascoltare un po' di musica. Chiusi gli occhi e in un momento mi persi in quel silenzio che solo la musica sapeva procurare.

Silenzio si fa per dire. Dimenticai ciò che la canzone diceva e abbandonai i miei pensieri, cercando di concentrarmi sulla vita reale.

Riaprì di nuovo gli occhi e lo sguardo di Daniel era puntato su di me. Non mi ero accorta e neanche avevo sentito la sua presenza. Feci un piccolo salto dal letto, ma poi gli sorrisi senza dirgli nulla. Tolsi le cuffie e posai l'iphone sul comodino. 

-Scusa, non volevo disturbarti. Mi disse lui.

-Ma no, tu non disturbi mai, lo sai. Lo baciai sulle labbra.

Mi abbracciò e si sdraiò su di me delicatamente, poggiando i suoi capelli sul mio petto e sfiorandomi la pancia con dolci baci.

Mi venne la pelle d'oca e lui se ne accorse.

-Hey, che ti succede? mi domandò lui fermandosi.

cominciai a tremare per qualche stupida ragione.

-Nulla, risposi.

Il mio nulla freddo e distaccato lo fece preoccupare, il suo viso ritorno di fronte al mio guardandomi serio.

-Che ti succede? mi domandò di nuovo, questa volta con aria seria.

-Nulla, solo che...

Avevo voglia di dirgli tutto, urlargli che sì, Elisabeth aveva raccontato una cazzata e aveva spezzato il cuore di Lucas, e quasi sicuramente avrebbe spezzato il cuore di suo fratello William.

Ero tentata, ma potevo fidarmi di lui? era in grado lui di mantenere un segreto?

Mi presi di coraggio e gli dissi ciò che mi tormentava da un'ora.

-Beh, poco fa sono stata da Elisabeth. Gli dissi parlando a bassa voce.

-Davvero? a fare che?

-A chiedere spiegazioni. Lucas è il mio migliore amico.

-E che ti ha detto?

-Che lo ha fatto apposta. La storia del tumore è una cazzata.

Daniel rimase scioccati, i suoi occhi erano quasi arrivati fuori dal letto. Quella sua buffa espressione mi fece ridere un pochino.

-Ma che dici? mi disse lui con aria perplessa.

-Beh, lo ha detto lei. Si sentiva sola, non voleva che io Lucas stessimo insieme e quindi ha inventato sta cazzata per farlo allontanare da me e farlo avvicinare a lui.

Non poteva crederci, era rimasto incredulo dopo ciò che gli avevo appena detto.

-Dai, non fare quella faccia che mi fai ridere! gli dissi.

-Scusa, ma è una notizia un po'...

-Sì, ma non devi dirlo a nessuno, sono stata chiara? 

-Perchè?

-Perchè è una questione tra lei, Lucas e suo fratello. Mi ha detto di non dire nulla. Ed è quello che farò.

-Ok, non dirò nulla.

-Giuramelo, ok? non voglio avere niente a che fare con questa storia, non voglio essere la complice di nessuno. Quando sarà pronta sarà lei stessa a venire e dire ciò che è successo.

Mi abbracciò in silenzio e mi disse:

-Non preoccuparti, si sistemerà tutto.

-Lo spero amore, lo spero.

E così rimanemmo abbracciati su quel letto, mentre fuori cominciava a piovere di nuovo.

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Capitolo 49
*** Capitolo 49 ***


Quanti mesi erano passati da quando io ero arrivata a Miami? Cinque. Esatto, cinque lunghissimi mesi pieni di emozioni fortissime.

Ed eravamo giunti anche a dicembre e con lui arrivava pian piano anche il natale, il periodo più bello dell'anno, così dicono.

Di solito passavo il natale con la mia famiglia e il capodanno con i miei amici da quando avevo 15 anni. Quest'anno era il mio natale fuori casa. Lontana dalla mia famiglia, dai miei nonni che nonostante la loro mentalità, mi facevano tornare sempre un po' bambina, aprendo quei regali insieme ai miei cugini. 

Ogni tanto odiavo la mia famiglia in generale, perchè mi trattavano ancora come una bambina. Ma quando arrivava il natale, beh, diventavo una bambina. Anche se negli anni successivi le cose cambiavano e io mi sentivo sempre meno bambina.

Quest'anno il natale, il mio primo natale lontana da tutti, sarebbe stato diverso e pieno di sorprese, almeno così mi immaginavo e così volevo.

Era giorno 23 dicembre, a Miami ancora pioveva ma non nevica per fortuna. Anche se il freddo congelava tutti, persino Daniel che era un tipo caldo.

Ah sì, non vi ho detto cosa è successo tra me e Daniel dopo quel giorno in cui gli ho confessato cosa aveva fatto Elisabeth.

No, io non potevo lasciare il mio migliore amico sopratutto in quel momento, nel periodo più brutto della sua vita. E io dovevo dare una risposta a Daniel che ancora aspettava un mio sì.

-Piccola, sai che non voglio metterti fretta, ma è passato quasi un mese e beh, io avrei bisogno di una risposta.

Mordicchiai il mio labbro inferiore e infilai le mani dentro le tasche della felpa: segno di nervosismo.

Non sapevo cosa rispondergli in quel momento. Una parte di me voleva restare con lui per sempre, condividere ogni cosa, anche il letto e la cucina e il piatto in cui mangiamo. Ma l'altra parte non voleva lasciare Lucas, sopratutto in quel momento dove aveva più bisogno di me. Dove gridava di dolore e mi implorava di restare.

-Io ci ho pensato su in questi ultimi giorni.

Gli occhi di Daniel si aprirono sempre di più, come le sue orecchie, per poter sentire meglio.

-E credo di aver preso una decisone e fatto una scelta.

-No, vero?

Aveva già capito tutto, ma proprio in quel momento preciso mi venne un'idea che lui non poteva sicuramente rifiutare.

-Però ho pensato ad una cosa, gli dissi.

-A cosa?

-Perchè non vieni tu qui? la casa è abbastanza grande per cinque persone, e l'affitto non viene neanche tanto, visto che siamo in cinque. Tu puoi dormire con me e io posso fare spazio nell'armadio. La sua espressione non mi convinse molto, tanto che pensai ad un 'no' secco. Ma dopo qualche secondo si avvicinò a me ridendo:

-Speravo dal primo giorno che ho messo piede qui in una domanda del genere.

Gli sorrisi a mia volta e lo abbracciai con tutta la forza che in quel momento potevo avere e che lui mi trasmetteva con un semplice bacio sulla fronte e un carezza sul viso.

Lui era la mia forza, era tutto ciò di cui avevo bisogno. Chiamatemi bambina, ma io per la prima volta, forse la seconda, mi sentivo davvero innamorata di una persona che ormai era diventato il senso del mio vivere. Non desideravo altro, avevo tutto ciò che mi serviva: veri amici e un fidanzato assolutamente perfetto che ti fa sentire speciale.

Accettò senza neanche pensarci due volte e sì, quindi si trasferì da me.

Ed eccoci qui, al 23 di dicembre, in una giornata completamente invernale al centro di Miami.

-Cazzo, devo fare ancora gli ultimi regali. Dissi a Daniel mentre stavamo sul letto a coccolarci come facevamo ogni mattina appena alzati.

-Chi ti manca? io ho già fatto tutto.

-Mi manca Lucas e Josh. Josh lo conosco così poco, è così misterioso, mentre Lucas non so proprio cosa regalargli. Non vorrei fargli qualcosa di banale.

-Regalagli qualcosa di semplice. Regalata da te sarà qualcosa di speciale comunque.

-Devo uscire per vedere cosa trovo. Tu vieni con me?

-Rimango un po' a casa, ho un po' di mal di testa e tra due ore devo essere al lavoro.

-A che ora torni?

-Dovrei tornare verso il pomeriggio, devo sbrigare delle cose che mi ha chiesto mio padre di fare.

-D'accordo.

Mi alzai dal letto anche se volevo restare incollata lì per sempre e godermi quel momento stupendo e andai in bagno a darmi una sistemata. Poi mi vestì velocemente e salutai Daniel con un bacio, quel bacio che mi bloccò per un paio di minuti, grazie anche alla mano di Daniel sui mio fianco che mi teneva stretta a lui per non lasciarmi andare.

Uscì di casa salutando gli altri che stavano facendo colazione, indossai le cuffie del mio iphone e inserendo qualche musica inizia a girovagare fra i negozi per cercare qualcosa di bello e significato per quei due scemi.

Trovai la cosa perfetta per Josh: un bellissimo kit composto da cremine, dopobarba e altre cose che lui utilizzava spesso e si lamentava di non avere mai perchè li finiva subito.

Mentre per Lucas nulla, girai per ore ed ore e alla fine arrivai in un negozio strano che vendeva dei piccoli oggetti da collezione e roba varie.

Entrai incuriosita e inizia a guardarmi un po' in giro. Un signore si avvicinò a me, ma non lo sentì subito perchè la musica nelle cuffie era davvero alta.

Mi toccò la spalla e mi girai di scatto. Tolsi le cuffie.

-Oh mi scusi, non l'avevo sentita.

-Si figuri. Cerca qualcosa in particolare, signorina?

-Beh sì, vorrei fare un regalo al mio migliore amico, ma non so proprio cosa comprare. Vorrei qualcosa di semplice ma che significhi tanto.

-Ho quello che fa per lei. 

Si avvicinò alla cassa e prese una piccola scatola, da dove sbucarono due anelli.

-Questi sono gli anelli dell'amicizia eterna.

-E cosa fanno?

-Niente, uno lo tiene lei e un'altro lo da al migliore amico o migliore amica. Prima di indossarlo dovete esprimere un desiderio che si avverrà solo quando uno di voi toglierà l'anello.

L'anello era abbastanza semplice, aveva qualche disegnino, ma nulla di troppo pesante.

-Mi piace. Li compro.

Me li passò a poco prezzo e con i sacchetti fra le mani tornai a casa dove trovai William e Lucas. Josh era uscito per andare non so dove.

Misi i regali sotto l'albero e diedi un bacio a Lucas e un'altro a William.

-Vi voglio bene ragazzi, dissi io col sorriso che pure la luna in quel momento, avrebbe invidiato.

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Capitolo 50
*** Capitolo 50 ***


I due giorni passarono velocemente e così arrivo pure il natale, il periodo più bello dell'anno, dove le persone, anche i nemici, si riuniscono mettendo da parte l'odio e facendo emergere un po' di amore.

Di amore, in quella casa, ce n'era abbastanza. Da parte di tutti con tutti, ed è questo quello che mi faceva sperare in un anno migliore, in cui la mia vita sarebbe migliorata. Avevo preso una decisione, ero grande abbastanza per dire ai miei genitori che potevo cavarmela benissimo da sola, e così feci.

Dopo una bella chiacchereta con i miei la mattina di natale e dopo avergli dato la triste/felice notizia che sarei rimasta a Miami per non so quanti altri mesi, iniziai a prepare il pranzo che con un po' di fatica riuscì a fare, grazie anche all'aiuto di tutti gli altri, tranne di Josh che era troppo impegnato a guardarsi allo specchio, William troppo impegnato a scegliere cosa indossare per l'occasione e Lucas che era sempre più distante e con la testa fra le nuvole.

In poche parole, rimanemmo soltanto io e Daniel, la coppia felicemente sposata, si fa per dire.

Non preparammo niente di speciale, soltanto qualcosa di diverso dal solito pranzo 'take away'.

Era quasi mezzogiorno e chiamai gli altri per sedersi a tavola e mangiare. Lucas non si presentò.

-Dov'è Lù? domandai a William.

-E' rimasto in camera sua, dice che non ha fame.

Andai in camera sua senza bussare, non mi importava cosa stesse facendo in quel momento, ne tanto meno se fosse nudo o vestito. Mi importava sapere se stava davvero bene come lui diceva sempre.

-Sto bene, tranquilla.

Ecco cosa riusciva a dire ogni volta che gli facevo la domanda 'come stai?'. Bugie su bugie e io no, non potevo più reggere quella situazione che stava uccidendo me e lui insieme.

-Vuoi stare qui anche il giorno di natale oppure muovi le chiappe e vieni di là a mangiare?

-Non ho fame.

-Sei stato bene in questi giorni, cosa ti ha fatto cambiare umore?

Mi mostro' il telefono con un messaggio di Elisabeth.

'Lo so, sicuramente avrai anche cancellato il mio numero e sono consapevole di questo. Ti chiedo scusa ma sono sicura che non accetterai neanche le mie scuse. Ti scrivo per dirti che la storia del tumore era una balla. Mi sono innamorata di te fin dal primo giorno e sì, ho voluto/dovuto inventare questa storia per portarti da me, sapevo che non mi avresti mai guardata, sapevo che eri innamorato di Helen, so che l'ami ancora e che io sono stata l'avventura di qualche mese. Sono una stronza bastarda, non dovevo farti soffrire, non dovevo illuderti e no, non dovevo tradirti. Buon natale cucciolo di orso, ti voglio bene.'

Alla vista di quel messaggio, Lucas cominciò a piangere. Mi sedetti accanto a lui sul letto mettendogli una mano sulla spalla.

Avrei voluto dirgli tante cose, molte delle quali avrebbe ignorato per il troppo dolore. Avrei voluto dirgli che io sapevo tutto, che stavo per ucciderla quando me l'ha detto, che avrei fatto qualunque cosa per far tornare sul suo viso quel sorriso che qualche troia gli aveva rubato. Avrei voluto dirgli che l'amavo ancora, che non avrei smesso in quel momento e in futuro. Avrei voluto dirgli tante cose, ma mi limitai a dirgli semplicemente:

-Andrà tutto bene.

Andiamo Helen, che donna sei se non dici al ragazzo che tu hai sempre amato ciò che provi? Perchè devi fingere a te stessa? perchè devi dire che ami Daniel se sai che è così?

La mia mente diceva ciò che il mio cuore in quel momento non avrebbe voluto sentire. Piccole lame lo affliggevano e lui disperatemente diceva di smettere.

Ma no, la mia mente, ancora una volta, aveva ragione e io non potevo fare nulla per ignorare i suoi rimproveri.

-Io sono qui, se hai bisogno. Dissi alzandomi dal letto.

Lui mi bloccò il braccio, facendomi cadere di nuovo sul letto. Mi baciò, non sulla guancia, non sulla fronte, ma sulle labbra.

Non un bacio tra due fidanzati, un bacio tra due amici che si conoscono da troppo tempo e fin troppo bene. Un bacio senza sensualità o passione, un semplice bacio fatto di tenerezza, amicizia e dolcezza.

Un semplice bacio senza nulla. Soltanto labbra su labbra.

Cosa poteva significare in quel momento? per me tutto, per lui nulla.

Cosa sarebbe successo in quel momento? io l'avrei gettato sul letto, lui non avrebbe fatto nulla.

Si staccò da me, mi diede la mano stringendomela forte.

-Voglio andarmene da qui. 

Seppe dire semplicemente questo. Una fitta al cuore mi lacerava, il dolore divenne quasi nauseante.

-Io vengo con te. Non rimango in un posto dove tu non ci sei.

Questo seppi rispondegli.

-Tu rimani qui, io vado via. Tu hai la tua vita, io la mia.

-No, io voglio stare con te, per sempre.

-Helen, abbiamo 18 anni, tu hai il tuo fidanzato qui mentre io ho solo te.

-E non ti basto io?

-Ho bisogno di sentirmi amato.

-Tu sei già amato, da me.

-Lo so, ma non mi basta. Voglio qualcuna accanto, voglio che qualcuna mi dica quanto sono importante. Voglio innamorarmi.

-Tu sei importante, per me tu lo sei tanto ma non te ne rendi mai conto.

-Non posso avere te.

Quelle parole mi bloccarono l'aria e il cuore non batteva più. 'Non posso avere te'. Quelle parole continuavano a ronzarmi in testa senza spiegazioni. 'Non posso avere te.' 

-Non puoi o non vuoi? gli domandai.

-Non posso, ecco la verità e sì, dimmi che sono stato uno stupido a lasciarti andare quel giorno.

-Non ho mai smesso di dirtelo e non smetterò mai di ripetertelo. Ma il tuo posto adesso è affianco al mio.

Non disse niente e così rimanemmo seduti su quel letto dimenticando che in cucina delle persone aspettavano il nostro rientro. Nessuno dei due fiatò e io, pian piano, mi resi sempre più conto che stavo perdendo il mio migliore amico, che probabilmente l'avrei perso, molto presto.

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Capitolo 51
*** Capitolo 51 ***


-Che ne dici se andiamo di là? ci stanno aspettando, dissi io interrompendo quel momento.

-Ok, andiamo.

Finalmente si decise e così andammo di là.

-Finalmente! stavamo morendo dalla fame, disse William.

-Scusate, ma ho avuto un po' di quei momenti no, disse Lucas.

-Ti capisco amico, disse Daniel.

Io sorrisi un po' imbarazzata ma sapevo che quel sorriso presto avrebbe lasciato il mio viso. 

Dopo aver divorato il pranzo che io e Daniel avevamo preparato con tanto amore, ci mettemmo tutti seduti per terra vicino l'albero di natale per aprire i regali.

Ognuno apriva i suoi tanto che si creò una leggera confusione in casa, tra carte strappate e pacchetti sparsi nella stanza.

Arrivò il mio turno. Daniel mi aveva regalato una bellissima collana con incisi i nostri nomi, mentre io regalai a lui un album fotografico che avevo preparato qualche mese prima.

Non sapevo in effetti cosa regalargli, così optai per il regalo più semplice e anche più carino.

All'interno dell'album, oltre ad esserci le foto dei momenti passati insieme, avevo scritto di tanto in tanto qualche pagina. Avevo scritto i miei sentimenti, ciò che lui era stato fino a quel momento per me.

Qualche lacrima bagnò il suo viso. Si avvicinò a me e mi abbracciò sussurrandomi all'orecchio quanto importante ero per lui.

Arrossì leggermente, cercando di non farlo notare e subito consegnai il mio regalo a Lucas.

Aprì la scatolina che conteva gli anelli che avevo comprato due giorni prima. All'interno ci stava un biglietto che lo stesso giorno avevo scritto e infilato subito dentro la scatola.

-Devi esprimere il desiderio prima di indossarlo, così mi hanno detto, dissi io sedendomi vicino a lui.

-Ok, allora lo faccio, tieni, fallo anche tu.

Stringemmo entrambi gli anelli in mano e chiudendo gli occhi esprimemmo il nostro desiderio, che chissà, magari era lo stesso.

-Fatto? mi domandò lui.

-Sì, tu? 

-Anch'io.

Lo abbracciai senza un valido motivo, forse avevo troppa paura di perderlo, e sapevo che sarebbe accaduto molto presto. Per questo non volevo lasciarlo andare via da me, dopo tutto quello che avevamo passato, dopo tutto quello che ci legava. No, non poteva finire così. Non prima di avergli detto cosa provavo per lui.

-Non te ne andrai, vero? dissi io mentre raccoglievo le carte da terra e gli altri stavano sul balcone a godersi un po' d'aria fresca.

-Me ne andrò presto, questo posto finirà per uccidermi.

-No se io sono qui con te.

-Non resterai con me per tutta la vita, come devo fartelo capire? come devo dirti che ormai ognuno deve prendere la propria strada? come te lo devo dire che devi farti la tua vita e non pensare più a me?

Mi bloccai non appena Lucas finì di pronunciare l'ultima frase. Lasciai cadere tutte le carte che tenevo in mano e mi avvicinai a lui con aria alquanto incazzata.

-Mi stai mandando a quel paese, giusto? tu forse non capisci il valore che tu hai nella mia vita. Tu non capisci che il mio cuore si spezzava insieme al tuo. Tu non capisci che io ho pianto con te per non lasciarti solo. Tu non capisci le lacrime spese su quel letto dove io e te non abbiamo fatto mai l'amore. Ma forse è questo, sono io che ancora spero qualcosa, qualcosa che ormai è svanito nel nulla. Sono io che ancora ci spero in noi. Sto con Daniel, è vero, lo amo, ma sappi che lui non riuscirà a prendere il tuo posto.

Ritornai al mio posto dove avevo gettato le carte e le raccolsi in silenzio, mentre Lucas fissava ogni mio movimento.

Andai in camera e mi addormentai.

Verso il pomeriggio Daniel venne a svegliarmi.

-Tesoro, usciamo, vestiti.

-Sì amore, arrivo.

Mi vestì velocemente e tutti e 5 uscimmo da casa. Cercai di evitare qualsiasi contatto con Lucas, visto che ogni volta che lui toccava il mio corpo, quello andava al fuoco e il mio cervello andava in tilt.

Ma lui mi fissava in continuazione, in silenzio e cercava di avvicinarsi a me, mentre io facevo di tutto per evitarlo.

Tutto sommato passai una piacevole serata e ritornammo a casa dove ad aspettarci ci stava una bella cioccolata calda accompagnata da un solito film di natale.

Tutti e 5 nel divano, cercando di stare comodi, sorseggiavamo la nostra cioccolata sotto un caldo pleid.

Si fece l'ora e tutti andammo a dormire, per riposare e prepararci psicologicamente per il 31.

La settimana trascorse a ritmo non molto lento, tanto che non mi accorsi che già era arrivato il 31 di dicembre.

Avrei dovuto dire addio a quell'anno che nonostante tutto mi aveva portato amore e gioia. Tutto ciò di cui avevo bisogno, oltre alla salute.

Durante la settimana parlai poco con Lucas, volevo fargli capire che io lo amavo. Non volevo dirgli nulla, volevo che lui lo capisse da solo.

La sera avevamo un appuntamento con alcuni ragazzi che davano una festa nei paraggi per salutare l'anno vecchio e dare il benvenuto all'anno nuovo.

Tutto mi sembrò così strano, così triste, così vago. Non riuscivo a divertirmi e non pensare ad altro che non fosse il viso di Lucas. 

Tutto mi sembrò senza senso, forse ero io che ormai avevo perso qualsiasi speranza mi teneva ancora in vita.

Non riuscivo più a pensare ad un futuro tra me e Lucas, mi rassegnai all'idea di averlo.

Ero comunque felice di dire addio a quell'anno che mi aveva portato oltre alla gioia anche del dolore. 

Ero comunque felice di celebrare questa festa accanto alla persone che cercavo in tutti i modi di amare. 

Ero comunque felice di dare il benvenuto a quell'anno che, come sempre, sarebbe stato uguale a tutti gli altri.

Mezzanotte era appena scattata. Tappi di bottiglie di spumante volavano in quella villa. C'è chi era ubriaco marcio, chi era ancora sobrio, chi dormiva per terra, chi mangiava come un maiale. Insomma, un macello. Ma io non notavo niente di questi particolari, se non gli occhi di Lucas che ogni volta si incrociavano con quelli miei.

-Buon anno nuovo, migliore amico. Gli dissi avvicinandomi a lui e abbracciandolo, come se quello era l'ultimo abbraccio.

-Buon anno nuovo anche a te, migliore amica. Disse ricambiando l'abbraccio che ci teneva stretti stretti.

Ritornammo a casa verso le 4 del mattino. Josh e William stavano crollando dal sonno, insieme a Daniel, mentre io ero ancora sveglia più del solito.

-Devo parlarti, mi disse Lucas.

-Vieni in camera mia, continuò.

Andai in camera mia, tolsi i vestiti e indossai il pigiama, mentre Daniel si era già addormentato.

Entrai in camera sua, lui era sdraiato sul letto, stava aspettando me. Mi sdraiai vicino a lui, infilandomi sotto le coperte.

-Che c'è? gli domandai con aria preoccupata.

-Tra due giorni parto, torno a casa.

Il cuore mi si gelò, mi mancava l'aria e mille lacrime cominciarono a bagnare il viso.

Mi abbracciò senza farmi dire nulla, anche perchè in quel momento la lingua era bloccata e non conoscevo più una sola parola. 

Lo abbracciai a mia volta, con la consapevolezza che quello sarebbe stato il nostro ultimo abbraccio in quella città che ci aveva accolti, dandoci una casa, un lavoro, degli amici e l'amore, il nostro amore, che non sarebbe mai finito.

Ed ecco che finalmente anche la terza ed ultima storia e' conclusa. Ringrazio tutte le persone che hanno letto questa storia fino alla fine e mi scuso se i capitoli non li ho pubblicati spesso, ma non ho mai avuto tempo e avendoli gia' scritti sulla mia pagina facebook, ho dovuto cercarli di nuovo e memorizzarli sul pc ad uno ad uno. Grazie mille ancora :*

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