Eternal possession

di Itsallforzayn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The day they met ***
Capitolo 2: *** Can you touch the stars? ***
Capitolo 3: *** Irrational ***
Capitolo 4: *** Burnt but warms ***



Capitolo 1
*** The day they met ***


  • Capitolo 1• -"The day they met" 

    -"Brooklyn, non pensare, chiudi gli occhi e libera la mente, siamo soli, qui c'è il vuoto"
    Sentii Zayn avvicinarsi sempre di più a me, sentii il suo fiato premere sul mio collo e farsi sempre più presente, la sua guancia sfiorò la mia e un brivido percosse tutto il mio stomaco, sentii le sue mani posarsi delicatamente sul retro del mio collo e abbassarsi sempre di più lungo il braccio, sfiorando la mia pelle d'oca fino ad arrivare a congiungersi alle mie mani, le accarezzò.
    Aveva ragione, lui aveva ragione, in quel preciso momento per me...c'era il vuoto, il vuoto attorno a noi, tanto da non sentire un minimo rumore se non i battiti del mio cuore che coprivano i suoi. Nella mia mente, nella mia mente c'era il vuoto, talmente tanto vuoto che quell'attimo mi sembrò il più vivo che mai avessi provato nella vita, fu li che capii che quello significava vivere.
    Le sue dita fredde iniziarono ad intrecciarsi alle mie come se dovessero riscaldarsi. In quel momento stava a me se credere nella realtà di ciò che stava accadendo oppure nella fantasia, decisi di crederci.
    Un mio sospiro ruppe il silenzio e il gelo che si era creato fra noi.
    -"Mi sento viva."

    -"Tra due minuti uscite ragazzi, mettetevi in posizione sulle pedane"
    -"Via con la base di Midnight Memories"
    -"I gas fumogeni sono pronti per la prima canzone e l'uscita?"

    Le solite mille voci che una sopra l'altra davano le stesse identiche indicazioni, ogni volta, ogni settimana, ad ogni concerto, ormai era diventata quotidianità per me. Persone che camminavano a passo svelto da un lato all'altro del backstage con liste in mano e auricolari all'orecchio.
     Sentii strattonarmi da dietro e vidi che un tecnico stava riposizionando il microfono nei miei jeans.
    - "Così va meglio Zayn" mi disse dandomi una pacca sulla spalla.
    Io non risposi, lo guardai con indifferenza e mi girai, anche se avrei voluto scendere da quella pedana sulla quale mi avrebbero riportato con forza.
    -"One Direction, One Direction, One Direction."
    Non so il perché le urla delle fan mi sembravano sempre più intense e forti ad ogni concerto, o era davvero così o ero io che stavo impazzendo.
    La pedana iniziò ad alzarsi lentamente e il fumo mi annebbiò la vista, i miei unici pensieri in quel momento furono tutti i contro del mio lavoro, la troppa pressione dei giornalisti, non avere mai un attimo per sè, arrivare a delle volte in cui ti senti in gabbia, la relazione con Perrie che non funzionava nella quale c'era ancora più pressione per la storia del fidanzamento, forzato aggiungerei.
    Tanti vorrebbero avere la fortuna che ho io in questo momento e stare su questa pedana, ma pochi hanno idea di ciò di cui ti devi privare per essere al mio posto, e non è per niente facile farlo.
    Per la centesima volta ci esibivamo a Londra, pensai di conoscere a memoria ogni angolo di quell'arena ormai.
    La musica assordante e le urla delle fan si facevano talmente invadenti da far perdere i sensi almeno un secondo, tutte quelle persone li per te a urlare e dimenarsi, a volte ti chiedi come sia possibile, e altre volte gli sei semplicemente grato. Straziante è però rendersi conto che non provi più l'entusiasmo di una volta, la voglia di correre lungo quel palco e gridare a scuarciagola, non provare più brividi quando senti le fan acclamarti e acclamarti ancora sperando anche solo in un tuo minimo cenno. La magia di una volta non c'era più, o almeno non per me, avrei voluto essere spensierato come gli altri, ma c'erano troppe, troppe pressioni per i miei gusti.
    Iniziai a camminare lungo il palco sotto le note di Midnight Memories come apertura del concerto, fumo, luci, urla, pianti. Canzone dopo canzone stavamo arrivando alla chiusura, una delle ultime canzone fu "Right Now" molte parti eran le mie ed è sempre stata una delle mie canzoni preferite...per le parole, il ritmo, mi descriveva.
    Guardai le fan mentre la cantavo, quello che però loro a volte non realizzano è che noi non vediamo loro come loro vedono noi, le ragazze nel parterre sono tutte ammassate per cercare di prendere l'inquadrazione migliore per la foto o il video, a mala pena si riesce a vedere i loro visi, mentre quelle sugli spalti, be in quel caso vedi solo delle luci con dietro il buio o ancora meglio senti solo delle grida, quella è una sensazione indescrivibile,o meglio lo era per me, ormai era diventata una normalità.
    Mi sedetti cantando il ritornello, riuscii a vedere a malapena i visi delle ragazze nelle prime file del parterre, le poche che vedevo o urlavano o piangevano, urlavano e mi chiedevo se stessero almeno capendo quello che dicessi nella canzone, riuscivano addirittura a coprire la mia voce.
    -"Right Now, I wish you were here with me, cause right now, everything in new to me..."
    Quelle parole erano vere, però non capivo nemmeno io di cosa avessi bisogno con me in quel momento,qualcuno, o ancora più semplicemente qualcosa, avrei voluto con me tranquillità e silenzio, staccare un attimo la spina.
    -"You know I can't fight the feeling, and every night I feel it, right now I wish you were here with me."
     Mentre cantai il ritornello notai qualcosa, qualcuno, stavo guardando le ragazze nel parterre per vedere ancora una volta il loro entusiasmo e i loro pianti per la mia voce, cose che non riuscivo a spiegarmi ma che riusciva a darmi quella minima spinta in più.
    Il mio sguardo si disperse nella folla, notai una ragazza, riuscii a intravedere i suoi capelli sciolti, bagnati dalla pioggia mi pareva, la musica si stava facendo sempre più lenta e bassa nella mia mente, come se stesse diventando un sottofondo a ciò che i miei occhi guardavano.
    Lei non urlava, non saltava, non piangeva, e non cantava seguendo il labbiale della parte di Harry come tutte le altre, lei mi stava guardando, immobile ed incantata, quasi senza accorgersene delle spinte e le grida delle ragazze che la circondavano, i suoi occhi erano rivolti verso di me, e non so come riuscii a vederli in mezzo a quella confusione, ma parevano profondi, come se lei fosse davvero li per un motivo, come se per la prima volta mi sembrasse reale ciò che lei stesse provando pur non sapendo chi fosse, arrivai al punto di capire ciò che sentiva, i suoi sentimenti trapassarono i miei, e non so come fu tutto così chiaro, senza segreti o secondi fini per una volta.
    Sentii trascinarmi dalla maglietta e poi una pacca sul retro del collo. Erano Liam ed Harry che stavano andando verso l'inizio del palco dove c'erano i batteristi e i bassisti.
    Partirono delle scintille dai lati del sotto le note di What makes you beautiful, non mi accorsi nemmeno dell'inizio della canzone.
    Mi alzai e seguii i ragazzi verso l'interno del palco, non volevo perdere quella ragazza però, non capii nemmeno io cosa mi stesse prendendo, non riuscivo a capire se fosse un'illusione, forse era il periodo così, forse tra tutte le cose che mi stavano succedendo riuscii a trovare tranquillità in quello sguardo nero e buio a causa delle luci offuscate, che però ai miei occhi arrivava ben chiaro, forse perché nulla stava andando come io avrei voluto e per la prima volta mi lasciai trascinare da qualcosa che non eran urla e pianti, forse perché fui io a notare lei e non lei a volersi far notare da me.
    Non avevo mai notato una fan prima d'ora,son sempre stato grato per tutto quello che fanno e per quanto loro ci amino, incondizionatamente da tanti fattori, però non sono mai stato così sentimentale come potevano essere Harry o Niall, non ho mai avuto quell'approccio particolare che magari loro riuscivano ad avere, son sempre rimasto passivo davanti a quel tipo di cose, proprio perché non è nel mio carattere comportarmi diversamente, ma ora non ero più indifferente, ero preso.
    -"So c-come on, you got it wrong, to prove I'm right I put it in a so-o-ong, I don't know why, you're being shy, and turn away when I look into your eyes".
    Mentre stavo cantando il mio pezzo mi avviai di nuovo lungo la passerella del palco dove era quella ragazza, andai nello stesso punto in cui ero e rimasi in piedi, durante il ritornello camminai avanti e indietro per non rimanere li immobile, ma i ragazzi capirono che stavo cercando qualcosa, così provai a rimanere indifferente e andai dalla parte opposta, non volevo far capire nulla dato che non capivo nemmeno io perché lo stessi facendo e soprattutto a che conclusione volessi arrivare.
    Come chiusura del concero era in programma Best Song Ever, prima di cantarla andammo a cambiarci per mettere gli stessi abiti che avevamo nel video, andando verso l'inizio del palco per scendere la rividi, rividi quello sguardo e la musica divenne di nuovo un sottofondo per me, volevo sapere chi lei fosse, scesi le scale.
    -"Ragazzi nel back stage in fretta dovete cambiarvi"
    -"Dove sono i vestiti? Portarteli qua"
    -"Tra 4 minuti devono uscire "
    -"Zayn andiamo, non abbiamo tempo"
    -"Un secondo solo prendo un po d'aria".

    Andai dal capo della sicurezza, Gimmy mi pare, non ricordavo uno di quei nomi che non fosse Paul.
    -"Dovrei chiederti un favore" gli dissi io a testa bassa guardandomi dietro.
    Lui si girò verso di me sorpreso perché gli stessi parlando, non parlavo con nessuno solitamente prima dei concerti, eran tutti uguali per me.
    -"Dimmi Zayn ti ascolto"
    -"Ho visto una ragazza in parterre, lungo la passerella del palco, vorrei sapere chi è".
    Lui mi guardò spaesato, come se non stessi dicendo io quelle cose, sbarrò di nuovo gli occhi e borbottò
    -"Bhe, insomma posso provarci ma, devo scendere nelle transenne del parterre e dovresti dirmi chi è"
     Io mi guardai di nuovo intorno e mi avvicinai al suo orecchio
    - "Vieni dalla parte destra del palco davanti le transenne, guarda il punto dove mi siedo e la troverai li davanti"
    -"Zayn non credo che..."
    Io lo interruppi, dovevo sapere chi fosse.
    -"La noterai subito, se vedi una ragazza che non urla, che mi guarda, allora è lei, indicamela e ti farò un cenno, altrimenti lasciamo stare."
    -"Va bene."

    Vidi che andò verso il parterre e io raggiunsi i ragazzi per cambiarmi, erano quasi pronti.
    -"Maybe is the way she walked, straight to my heart and stole it, through the doors and pass the guards..."
    Iniziò la canzone finale del concerto, i ragazzi andarono lungo la passerella con passo deciso oppure correndo, salutando le fan e facendo i soliti passi di danza che in realtà non sappiamo fare, anche a me sarebbe piaciuto aver quell'atteggiamento, ma in quel momento mi stava passando ben altro per la testa. Cantai il mio pezzo e nel frattempo mi avviai verso la parte destra del parterre, salutai le fan che costantemente gridavano il mio nome, pareva volessero far sparire le loro corde vocali.
    Mi sedetti nello stesso punto di prima, il capo della sicurezza era proprio li sotto di me.
    Le fan erano ancora più chiassose e urlanti per l'ultima canzone, non riuscivo più a riconoscerla, Gimmy mi indicava ragazze a caso ma nessuna era lei, c'erano ragazze con cartelloni, sciarpe, bandane, cellulari, videocamere in mano, di tutto, tanto da non capire più nulla.
    La canzone continuava e continuava e mentre gli altri andavano da una parte all'altra del palco, sempre con più enfasi e euforia, io rimasi li, e dicendola tutta non era il contesto e la canzone più adatta per rimanere seduti, ma poco importava.
    Ad un certo punto Gimmy si spostò ancora più avanti, indicò una ragazza, strizzai gli occhi per vedere meglio, le luci e i gas fumogeni annebbiarono la mia vista, mi sembrò lei, aveva un telefonino in mano e stava filmando verso di me, almeno credevo fossi io, non riuscivo ad essere sicuro però che fosse lei. Gimmy puntò il dito verso di lei e la indicò di nuovo
    -"È lei Zayn, te lo garantisco"
    Cercai di comprendere il suo labbiale tra la folla, ma non riuscii a capire niente di ciò che mi stava dicendo, mi alzai in piedi e mi avvicinai ancora di più al bordo del palco.
    Era lei, era lei che mi aveva guardato in quel modo, non so da cosa potevo dirlo ma quegl'occhi, o meglio quello sguardo lo riconoscevo pur non riuscendo a metterlo a fuoco. Feci un cenno a Gimmy e gli alzai il pollice, mi girai e corsi verso gli altri.
    -"And we danced all night to the best song ever, we knew every line now I can't remember..."
    Vidi Gimmy che parlava a questa ragazza, mi sembrò che le stesse facendo spazio in mezzo a tutte per portarla nel backstage, si stava avvicinando sempre più alla parte posteriore del parco, fino al punto in cui non riuscii più a vedere dove fossero, la cosa importante però era che lei fosse li.
    Non avevo idea del perché l avessi fatta portare nel backstage, non avevo idea di cosa dirle, forse un semplice ciao, o forse fare una foto o un autografo come ho sempre fatto d'altra parte, l'unica cosa che sapevo era che non mi ero mai posto domande e problemi simili. Forse stavo davvero raggiungendo il limite, tanto da arrivare a fare cose del genere.
    La canzone era finita, sentii due botti assordanti al cielo e delle luci che cadevano davanti ai miei occhi, il concerto era finito, io e i ragazzi ci mettemmo uno di fianco all altro, facemmo l'ultima corsa intorno alla passerella del palco,guardai in mezzo alla folla ancora per salutare le fan e riuscii a vedere solo mani alzate, luci e qualche cartellone qua e la, mentre la musica assordante mi rimbombava nella testa e il fumo mi aveva ormai dato al cervello. Scendemmo dal palco e la prima cosa che feci fu togliermi quella stupida giacca di pelle che da protocollo dovevo indossare ogni volta.
    I ragazzi andarono in camerino, io mi soffermai un attimo, stavo camminando in mezzo a mille tecnici, scenografi, truccatori, stilisti, non avevo mai visto una di quelle facce o forse non ci avevo mai prestato attenzione, so solo che spingevo tra loro per cercare Gimmy e quella ragazza, il mio sguardo si disperse in ogni angolo del backstage, dal basso all'alto da destra a sinistra.
    Aprii una porta che mi porto in un corridoio, andavo a passo veloce senza nemmeno capire dove fossi o cosa stessi facendo, mi passai una mano sulla fronte per togliermi il sudore iniziando a guardarmi intorno e poi mi sistemai il ciuffo come d'abitudine. Ad un tratto sentii una voce, con tono basso, ma che voleva farsi sentire
    -"Zayn, Zayn dove stai andando vieni qui"
    Mi girai e vidi Gimmy, feci un sospiro, l'unica cosa che riuscii a fare fu mordermi il labbro dal nervoso andando verso di lui con passo svelto e deciso, l'unico rumore presente era quello dei miei passi sul pavimento.
    -"Dov'è lei?"
    -"Seguimi"
    mi disse lui prendendomi per il braccio.
    Aprii un'altra porta del backstage, non avevo idea ce ne fossero così tante. Mi guardai intorno, era una stanza tutta bianca con sedie e tavolini qua e la con sopra diverse apparecchiature per il suono presumevo, al lato sinistro, su una sedia in fondo alla stanza vidi lei, feci cenno a Gimmy di andare via e mi voltai a chiudere la porta.
    C'era un silenzio tale da sembrare assordante, quella ragazza a mala pena mi guardava, anzi teneva la testa bassa e gli occhi fissi al pavimento.
    Io rimasi per più di due minuti contro la porta, non sapevo cosa fare o cosa dire, sapevo solo di essere nervoso, e sapevo di non essere in grado di approcciare. Continuavo a mordermi le labbra, facendo sospiri profondi guardando intorno a me stesso e toccando il mio ciuffo di continuo, in tutto questo, lei guardava dritto, non me, forse le mie scarpe, feci una faccia stranita come per capire che diavolo stesse fissando, almeno non più il pavimento.
     Decisi di fare io il primo passo, allo stesso tempo pensai che diavolo stessi facendo, qualsiasi altra ragazza mi avrebbe come minimo già strappato un braccio, mentre lei era immobile su quella sedia, mi sembrò di essere da solo in quella stanza.
    Feci un altro respiro profondo, mi girai verso di lei guardandola e poi alzando gli occhi al cielo, quelle furono le uniche reazioni che riuscii ad avere.
    -"Ciao" dissi io con voce bassa passandomi una mano tra i capelli e impugnandomeli come se volessi staccarmeli.
    Ci furono diversi secondi di silenzio, il sul sguardo non so distoglieva da terra, sembrava i suoi occhi volessero gridare.
    Sentii una voce, sottile, leggera e fine
    -"Ciao."
    Alzò gli occhi e mi guardò, mi guardò come se ciò che avesse davanti non fosse realtà, notai che stava respirando pesantemente, la sua voce tremava.
    In tutto quello io non sapevo cosa fare o cosa dire.
    -"Ti...ti senti bene?" le domandai io.
    Alzò lo sguardo verso di me e mi fece cenno con la testa di si, io a mia volta ricambiai annuendo.
    Andai a sedermi vicino a lei, appoggiai le mani ai miei jeans, feci un sospiro, non sapevo perché ma mi sentivo agitato, ansioso, impotente difronte a un comportamento simile di una fan, non spettava a me ma lo feci.
    -"Come ti chiami?"
    -"Brooklyn"
    mi disse lei guardandomi e facendo un sorriso.
    Non capivo, non capivo davvero perché quel sorriso mi trasmise emozioni, o perché i suoi occhi mi sembrassero così veri, so solo che dentro quello sguardo riuscivo a intravedere me stesso, ciò che provava sembrava così nascosto, ma ai miei occhi era così chiaro. Avrei voluto dire mille cose, fare mille domande, cosa che avrebbe voluto fare anche lei, rimanemmo a guardarci, zitti.
    Lei passò la lingua fra le labbra e sorrise, distolse lo sguardo da me per porlo a terra per poi guardarmi di nuovo. In quel momento capii davvero che le emozioni, quelle vere, non parlano, il silenzio parlava da sè per entrambi, c'era quel briciolo di imbarazzo e complicità che non riuscivo a spiegarmi, so solo che in quello sguardo io mi perdevo, trovavo pace, tranquillità, cosa che non avevo da troppo tempo, e cosa di cui avevo davvero bisogno.
    Si chiamava Brooklyn.



    Spazio autrici:

     Ciao a tutte,giusto per dire qualcosa di me, mi chiamo Vittoria ho 16 anni e faccio il liceo linguistico:) anyway, ecco il primo capitolo (finalmente sono riuscita a mettere le modiche che volevo).
    Inanzitutto volevo ringraziare tutte le ragazze che hanno letto la storia e che hanno recensito. Scrivo di Zayn perchè mi ha sempre colpita, mi ha sempre incuriosita, inutile dire che lo amo, davvero tanto, per ogni cosa credo e voglio provare a parlare di lui cercando di immedesimarmi nel suo personaggio al massimo, spero di riuscirsi ovviamente.in questo primo capitolo non c'è molto da capire, se non la "stanchezza" di Zayn e la tranquillità che cerca e che riesce a trovare in questa fan. Per ora si sa poco di lei, vi dico solo che sarà una ragazza partcolare e nel secondo capitolo capirete meglio. Spero, come ho già detto che vi possiate immedesimare in lei e spero di riuscire a trasmettervi le stesse emozioni che provo io scrivendolo. Ho detto tutto, grazie ancora a chi ha recensito e non, e se passate mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate, anche critiche in modo da poter migliorare. Ci sentiamo al prossimo capitolo, un bacio a tutteeeeee e grazie:)
    Vitti xxx <3

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Capitolo 2
*** Can you touch the stars? ***


Capitolo 2• -"Can you touch the stars?"

Distesi la mano verso di lei, per farle segno di venire con me. Guardò la mia mano e poi ripose il suo sguardo sui miei occhi, esitando.
-"Avanti" le dissi io cercando di convincerla.
Volevo portarla in un posto, in un posto in cui andavo sempre all'arena di Londra, dal primo concerto che feci.
 Lei allungò la sua mano posandola sulla mia, mi guardo facendo un mezzo sorriso.
-"Ti voglio portare in un posto" le dissi io mentre ci alzammo entrambi dalla sedia.
-"Credimi, è un posto speciale" aggiunsi.
I suoi occhi si illuminarono, sembrava mi stessero facendo un sorriso smagliante, come sempre ci fu il suo silenzio a colmare quel momento, ormai valeva come risposta.
Ci incamminammo lungo il backstage, dovevo esser sicuro di non esser visto, non dovevo suscitare polemiche, e soprattutto nessuno doveva sapere che lei era con me. La tenni per mano dietro di me guardandomi sempre intorno prima di passare da un corridoio all'altro, dovevamo arrivare prima dei camerini per poi prendere una porta.
-"Dove mi stai portando?" aggiunse con tono preoccupato.
Mi fermai, la guardai stringendole più forte la mano.
-" È una sorpresa, tu cammina senza dare nell'occhio"
-"Non capisco"
mi disse cercando di lasciarmi.
-"Non c'è niente da capire, andiamo" le dissi io con tono brusco.
Non dava aria alla bocca quando doveva e lo fece proprio in quel momento.
Mentre ci incamminammo verso la porta da prendere sentii diverse emozioni, che si racchiudevano tutte in ansia, cosa stavo facendo, perché lo stavo facendo, con che scopo lo stavo facendo. Se solo qualcuno di sbagliato mi avesse visto, io ero fidanzato, non impegnato, fidanzato, era diventata una cosa soffocante dalla premiere di This is us, se qualcuno avesse capito un minimo di me, avrebbe saputo che non avrei mai fatto una proposta di fidanzamento in quel contesto, ma davanti ad alcuni "obblighi" bisogna farlo.
Mi distolsi dai miei pensieri, guardai alla mia destra e subito dopo alla mia sinistra, afferrai la maniglia e aprii la porta scortando Brooklyn dentro.
 -"Avanti entra qui"
Sopra di noi c'era una rampa di scale che pareva infinita, era tutto al buio e si riusciva a intravedere uno spiffero di luce dall'alto.
Guardai lei, fissava in alto con la bocca socchiusa e sul suo volto notai un'espressione dubbiosa, si stava sicuramente chiedendo dove fosse e perché, ma non era il momento di darle spiegazioni.
-"Hai resistenza?" le chiesi io.
-"Cosa?" Esclamò lei girandosi verso di me ed inarcando le sopracciglia.
-"Io le faccio sempre correndo queste scale, non si sente la fatica"
Sentii un rumore uscire dalla sua bocca, non le diedi neanche il tempo di rispondere che si ritrovò già a metà della prima rampa, con me che la tenevo per il braccio mentre correvamo verso quello spiffero di luce.
L'unico rumore che si sentì fu il rimbombo assordante dei nostri piedi che battevano su quelle scale di ferro, tutto venne soffocato dalla sua risata, l'avevo fatta ridere.
-"Ci siamo quasi, non smettere di correre o sentirai la stanchezza" le dissi voltandomi e sorridendole. Lei ricambiò il tutto con una smorfia e un'aria seccata. Eravamo arrivati, quella luce lontana a quel punto ci illuminava il viso. Era la luna.
Arrivammo in cima alla rampa di scale, il silenzio tornò padrone sul momento. Era incantata, come se non credesse a ciò che stesse vedendo, nonostante fossimo in città le stelle si vedevano così bene da quel punto.
-"Dove siamo?" Mi chiese lei mentre il suo sguardo vagava nel cielo.
-"È il punto più alto dell'arena, vengo sempre qua dopo i concerti, mi rilassa."
Risposi appoggiando le spalle al muro rivolgendo il mio sguardo in alto. Lei si appoggiò accanto a me.
-" Perché mi ci hai portata?"
-"Se ti dessi una risposta non sarei sincero."

A quella mia frase non rispose, mi girai verso di lei, i suoi occhi erano colmi, mi sembrò che ci si specchiasse il cielo dentro, sembrava catturata da ciò che aveva davanti.
Mi sdraiai per terra sui mattoni di pietra freddi e misi le braccia incrociate dietro la testa.
 -"Sdraiati qui, è ancora meglio"
Si mise stesa fianco a me.
Rimanemmo zitti per dei minuti, eravamo soli, come se non ci fosse nient'altro intorno, come se non ci fosse al disotto di noi un'arena piena di gente, i rumori delle auto, della folla di persone, erano spariti, si dissolsero lentamente.
-"Hai mai toccato le stelle?" la sua voce ruppe il silenzio che ormai sembrava padrone fra noi.
Mi girai verso di lei e le feci una risata di tenerezza.
-"Come posso aver toccato le stelle?" risposi io.
-"Io l'ho fatto, guarda" alzò il braccio verso il cielo allungando il dito.
-"Non stai toccando le stelle" risi, teneramente.
-" Lo sto facendo, anzi le nascondo con il polpastrello del dito volendo."
Mentre disse quelle parole socchiuse un occhio e inclinò la testa, le sue guance vennero scavate da un mezzo sorriso.
Sentii la sua mano sulla mia e il rumore del suo corpo farsi più vicino a me. Mi prese il braccio e tenendomi per mano lo alzò verso il cielo come fece lei prima.
-"Scegli una stella, posaci il dito sopra ."
Non capivo cosa stesse dicendo, ma in quel momento non mi feci domande, mi meravigliai della sua non normalità che però faceva sentire normale me.
Da quando eravamo insieme non mi aveva ancora chiesto spiegazioni, di nessun tipo, ma bensì mi chiese di toccare una stella, e fu ciò che provai a fare.
-"L'ho scelta" dissi io sorridendo.
-" Puntaci il dito sopra, e pensa di averla proprio li sul polpastrello, è talmente piccola che sparisce."
A quel punto furono i miei occhi ad illuminarsi, non so per quale strana ragione ma ciò che mi diceva sembrava realtà, mi aveva trasportato.
Erano i miei occhi colmi, il mio volto era segnato da un'espressione meravigliata, tranquilla, c'era pace, sensazioni che non provavo da tempo.
Avrei potuto farmi mille e mille domande, ma il momento parlava da sè, la mia mente era libera, non c'era spazio per pensare a qualcosa che non fossero le stelle o Brooklyn. Forse era la situazione che mi prese così tanto o forse ero io che avevo bisogno di lasciarmi andare, ma in quel momento, sdraiato nel punto più alto dell'arena di Londra, su quelle piastrelle fredde che sembravano riscaldarmi per l'emozione, io avevo toccato una stella, con una ragazza mai vista prima, una ragazza che minuto dopo minuto mi sembrava pazza, ma genuina, lei era vera.
Sentii la sua mano scorrere lungo la mia per poi lasciarla, allargò leggermente le braccia e fece un sospiro guardando la stella che lei aveva scelto, i suoi occhi erano raggianti, radiosi mentre osservava una massa di stelle infinite che però confronto al suo sguardo non lo erano più, aveva quel luccichio, quel luccichio dentro che mi riportò a trovare la semplicità nelle cose.
-"Hai una fervida immaginazione Brooklyn" le dissi io.
-"Io credo sia essenziale per essere felici, tu saresti felice vivendo la normalità? Senza credere in ciò che vorresti?"
A quella domanda non risposi, o meglio non mi diede il tempo di farlo che trovò lei la risposta che non riuscii a darmi.
-"Io no, non sarei felice, sono arrivata al punto di credere che se non riesco a realizzare ciò che voglio, posso sempre immaginarlo, niente è impossibile così, nemmeno toccare una stella."
Mi girai verso di lei, il mio sguardo si fece serio, la guardai. Lei ricambiò sorridendomi e tornò ad ammirare il cielo.
Forse quelle parole erano le più sincere e vere che avessi mai sentito. Forse era per quello che non ero felice, perché io stavo vivendo la normalità, pensando di aver già realizzato ogni sogno possibile, fu in quel momento che mi accorsi di essermi sbagliato, di avere ancora un mucchio di stelle da voler toccare, cioè un mucchio di sogni magari irrealizzabili, ma immaginabili. Il primo si era realizzato quella sera.
Sospirai e un'espressione sorpresa ma allo stesso tempo scontata caratterizzò il mio viso.
-"Sai, non ci avevo mai pensato" aggiunsi io.
-"Nessuno ci pensa, tutti credono che sia una cosa ovvia, in realtà non lo è, io amo la mia fervida immaginazione" disse guardandomi, ripetendo la stessa frase che le dissi io facendo una smorfia e sgranando gli occhi, il tutto sotto un leggero sorriso.
Anche io, anche io amavo la sua fervida immaginazione.
Mi sentivo sempre più disorientato ma allo stesso tempo forse al posto giusto.
-"Non so niente di te" aggiunsi io.
Il suo viso venne scavato da una mezza risata seguita da un sorriso, scosse la testa e sospirò.
-"E io non so perché sono qua, però non è male, quindi non c'è motivo di chiederselo, la domanda se mai dovrebbe essere perché non dovrei trovarmi qua"
Non capivo cosa volesse dire, io non riuscivo a capire una parola di quello che usciva dalla sua bocca, capii solo che mi intrigava sempre di più.
Si girò di scatto verso di me e sgranò gli occhi alzando le sopracciglia.
-"Io non sono male?"
Che domanda era, insomma cosa voleva intendere, sotto che aspetto mi chiedeva di non esser male.
Mi limitai a balbettare mentre le mie sopracciglia si curvarono e il dubbio segnò il mio volto.
-"No, insomma no che non sei male"
-"Allora non chiederti niente di me, sei nel posto giusto"
mi sorrise e sollevò la spalla come per mostrare fierezza nella mia risposta, come se ciò che avesse appena detto fosse scontato.
Il suo sguardo si rivolse di nuovo alle stelle.
Mentre ero preso a guardare il cielo come riprese a fare lei, sentii il rumore del suo corpo che si trascinò su da terra, sollevai leggermente la testa per vedere dove stesse andando. Fece due passi, al massimo tre e poi si fermò.
-"Cosa vuoi fare?" le domandai io con un tono di voce più alto per farmi sentire.
-"Niente, ho solo voglia di stare alzata, dopo un po rimanere in quella posizione diventa soffocante, non trovi?"
Io alzai lo sguardo e insieme le sopracciglia, no, io non lo credevo, anzi non ci avevo proprio mai pensato, ma non aveva importanza.
Mi alzai a mia volta e andai vicino a lei, misi le braccia conserte, entrambi guardavamo davanti a noi.
L'unico rumore in lontananza era quello delle auto, quasi scomparve, e a quel punto l'unico rumore fu la distanza che ci separava e il vuoto intorno a noi. Sospirai continuando a guardare fronte a me.
-"Io voglio sapere qualcosa di te" le dissi io senza voltarmi.
-"Ti servirebbe a qualcosa saperne su di me?" disse lei facendo uguale.
A quel punto mi girai e la guardai.
-"In realtà si"
-"Non pensi che tutto ciò che sta accadendo ora sia una cosa che domani non ricorderà nessuno dei due? Perché io lo penso."

Mi confuse, perché stava dicendo quelle parole, di sicuro io non avevo mai notato una fan e mai fatto così, non era difficile da capire, la guardai stranito.
-"No, non lo penso, non capisco perché dovresti farlo tu"
-"Semplicemente perché io non sono una persona che si illude, perché so a cosa e quando dare il giusto peso, e così sarebbe troppo"

Continuai a guardarla con la stessa aria confusa, non capii se ciò che stesse dicendo fosse una cosa positiva o meno.
-" Per me questo momento è bellezza, tranquillità, pace, non sto pensando a cosa potrebbe succedere proprio perché non potrebbe succedere niente, perché rovinare tutto" aggiunse lei voltandosi e guardandomi negli occhi, uno sguardo fisso, vuoto e senza significato, per la prima volta da quando l'avevo guardata, era così.
Io, io ero sempre più confuso, le stesse mille domande ripercorrevano e risuonavano nella mia testa.
A quel punto provai a ragionare come avrebbe fatto lei, ovvero non parlando.
In quel momento avevo tutto ciò che mi serviva, non c'era bisogno di farsi domande a cui non si poteva dare una risposta, non c'era bisogno di parlare sperando in qualcosa che non sarebbe successo.
Mi girai a guardarla più volte, notai che lei non lo fece, il suo sguardo era rigido, sempre rivolto a ciò che aveva davanti.
Decisi di prendere in mano la situazione. Mi misi fronte a lei, c'erano pochi centimetri che separavano il suo viso dal mio.
La guardai negli occhi profondamente, andai oltre a ciò che potevo riuscire a guardare.
-"Brooklyn, non pensare, chiudi gli occhi e libera la mente, siamo soli, qui c'è il vuoto"
Mi feci sempre più vicino a lei, il mio viso si trovava accanto al suo, sentii la sua guancia che sfiorò la mia. Il mio respiro premeva sulla sua pelle, riuscivo a sentire il profumo del suo collo. Posai le mani sul retro del suo collo toccandolo delicatamente.
Lei era immobile, quasi pietrificata, non si mosse, sentivo solo il suo respiro che si fece sempre più possente. La mia mano accarezzò tutto il suo braccio, aveva la pelle d'oca, a quel punto stava alla mia immaginazione credere se era per il leggero vento intorno a noi oppure per i brividi.
Accarezzai la sua mano fredda fino al punto di far intrecciare le mie dita alle sue.
In quel momento non pensai a niente, pensai al suo profumo, alla sua presenza accanto a me che mi rendeva ancora più vivo.
Non pensai al mio lavoro, a cosa stessero facendo i ragazzi, al fatto che io non dovessi essere li.
Con lei mi sentii per la prima volta me stesso, come se fossi riuscito ad azzerare ciò che mi successe in quegl'anni e come se quel momento durasse un'eternità, il tempo si era fermato. Dentro di me speravo solo che lei sentisse le stesse cose.
Un suo sospiro ruppe il silenzio e il gelo che si era creato intorno a noi, dicendo due parole diede mi diede l'unica risposta che volevo davvero.
-"Mi sento viva."



Spazio autrice:

Eccomi qua ragazze con il secondo capitolo:) allora ci ho lavorato molto e ci ho impiegato tanto per fare questi dialoghi tra Zayn e Brooklyn. Diciamo che questo capitolo è importante perchè capiamo qualcosa in più sul carattere di lei e sui sentimenti di Zayn, la storia sta iniziando a svilupparsiiii! Se avete letto il primo capitolo capirete che la parte finale si riferisce proprio all'intruduzione di quello, solo dal punto di vista di Zayn, spero siate soddisfatte e mi scuso se ci saranno errori di battitura o altro. Mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate sia recensioni positive che critiche come sempre. Quindi niente, spero che passerete! Grazie in anticipo a tutte! Dimenticavo, se recensite, mi piacerebbe anche sapere secondo voi cosa accadrà nei prossimi capitoli tra Zayn e Brooklyn, vediamo che idee avete:)! Ci sentiamo al terzo capitolo, ciao a tutteeeee :*
Vitti xx

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Capitolo 3
*** Irrational ***


Capitolo 3° -"Irrational"

Davanti a quelle parole non risposi, lasciai che fu il momento a prendere sopravvento su di noi e lasciai che i fatti parlassero da sé.
Quelle due parole che mi sussurrò all'orecchio fecero venire a me i brividi, sentire il suo fiato freddo sul mio collo e il suo respiro profondo, ora era il contrario. Sapevo solo che non potevo permettermi di perderla, sapevo che non doveva rimanere un ricordo che il giorno dopo non avrebbe più avuto posto nei miei pensieri, sapevo che se avevo fatto tutto quello, un motivo c'era, e non aveva importanza se ciò non mi fosse ancora chiaro, io lo sapevo e basta.
Decisi di fidarmi delle mie intuizioni.
Eravamo ancora li, uno accanto all'altro, le sue dita erano intrecciate alle mie e piano piano sentii il suo corpo farsi sempre più lontano.
Iniziai a sentire il vento al di sotto della mia maglia quando il suo petto si allontanò dal mio, ora i brividi erano per il freddo.
-"È meglio che vada, tutti si chiederanno dove sei, e io devo proprio andare"
Dicendo queste parole Brooklyn non distolse un secondo lo sguardo da terra, aveva la voce tremante e gli occhi confusi, respirava profondamente, quasi ansimante passandosi più volte la lingua fra le labbra.
Non mi sembrò strano ormai che non capissi il perché del suo atteggiamento.
Io la guardai con un'aria dubbiosa mettendole una mano sulla spalla, strinsi la giacca di jeans che aveva indosso.
-"Ti accompagno fuori dallo stadio"
Dette quelle parole le misi una mano dietro la schiena per accompagnarla.
Perché? Perché le dissi così? Avrei potuto dirle di rimanere ancora, avrei dovuto imporle di dirmi qualcosa in più su di lei.
Mentre questi pensieri affollavano la mia mente, stavamo scendendo la rampa di scala nella quale avevamo corso con così tanta foga circa un'ora prima. Stavo per dirle una cosa, le parole non fecero in tempo a uscire dalla mia bocca che lei mi precedette.
-"Lo so, non deve vederci nessuno" mi disse lei.
Sotto quelle parole nascose un mezzo sorriso, dolce, ma allo stesso tempo abbattuto, un sorriso sforzato.
Aprii la porta e attraversammo il backstage, non c'era molta gente, era piuttosto tardi.
Camminavamo lungo i corridoi, il silenzio diventò quasi assordante, era diventato imbarazzo, o meglio lo era da parte sua.
Occhi che guardavano il vuoto e capelli che le ricoprivano il viso, era così. Pensai che forse era un buon segno, che forse in qualche modo quel momento le avesse cambiato le idee e che forse si stava illudendo anche lei, proprio come lo stavo facendo io.
Arrivammo alla porta nera dietro il backstage, dalla quale uscivamo sempre noi ragazzi, la portai li in modo che nessuno la vedesse e nessuno potesse farsi domande.
Aprì la porta e senza voltarsi stava per andarsene, camminava lentamente con le mani in tasca, le quali ogni tanto portava alla testa per sistemarsi i capelli.
Il mio cervello mi disse di non fare niente, di voltarmi e di andare nei camerini a cambiarmi per dimenticare tutto, ma il mio istinto mi disse tutt'altro.
Deglutii, la mia gola era secca.
-"Non dimenticarti di me!" le urlai io mentre lei si faceva ogni passo più lontana.
Lei si fermò di colpo, senza girarsi.
Mi resi conto della idiozia che avevo appena detto, come poteva dimenticarsi di me, obbiettivamente non ero proprio una persona qualsiasi di cui ci si dimentica.
A quel punto si voltò a guardarmi, fece un sorriso leggero e i suoi occhi erano di nuovo profondi, rivolti a pieno nei miei.
Camminò verso di me avvicinandosi. Ancor prima che le dessi il tempo di parlare la interruppi io.
-"Lo so, non ha senso ciò che ho detto, cioè non sono una persona qualsiasi di cui ci si dimentica" dissi io passandomi la mano tra il ciuffo e impugnando una ciocca di capelli, ero nervoso.
In quella mia frase però non c'era egoismo o vanità, c'era semplicemente imbarazzo in ciò che avevo detto, quando si trattava di lei avevo l'impressione che nulla andasse mai bene.
Lei rise appena, scuotendo la testa.
 -"Stasera io non sono stata con Zayn Malik, cantante famoso o ciò che credi tu,stasera io sono stata con Zayn, solo Zayn."
Davanti a quelle parole, rimasi pietrificato, ancora una volta lei mi aveva sorpreso, il tutto lo disse guardandomi negli occhi, a fondo, senza battere palpebra. Ciò che prima iniziò con un sorriso mutò in un'espressione seria e sincera. Volevo risponderle ma continuò lei.
-" E quindi si, potrei benissimo dimenticarmi di te, ma non lo farò, e questo non per il tuo nome o la tua immagine, ma per ciò che sono riuscita a vedere"
Ero sempre più stupito. Non riuscii a rispondere a ciò che aveva appena detto.
I miei occhi erano fissi nei suoi, erano occhi pieni di speranza, occhi che hai quando senti davvero che una persona ti capisce, quando arrivi ad un punto in cui senti che persino le parole sarebbero di troppo, io ero arrivato a quel punto, quella notte.
Mi resi conto ancora una volta che lei aveva ragione, quando sei nel posto giusto non c'è domanda o parola che regga, arrivai al punto di pensare che il posto giusto per me era dove ci fosse lei.
Potevo sembrare esagerato, ma mai in quei quattro anni avevo incontrato una persona così pura, pura era l'aggettivo adatto per descriverla. Una persona razionale ma allo stesso tempo sognatrice, che però sapeva quando sbilanciarsi e quando non farlo.
Lo so, so che stavo parlando di lei come se la conoscessi a fondo, ma in quel l'attimo per me non c'era un segreto che potesse nascondermi.
Distolsi i miei occhi dai suoi e iniziai a guardare in basso, spaesato.
Tornai alla realtà, forse tutto ciò che avevo pensato di lei non era vero, era solo la mia immaginazione che si convinceva di avere di fronte ciò che avevo sempre cercato senza saperlo, ma dentro di me io lo sapevo, io lo sentivo che non poteva che essere lei.
Eravamo entrambi in silenzio, in quel momento però fuori dall'arena.
La mia mente non era stabile, continuavo a pensare e ripensare se mi stavo illudendo o se era vero quel peso che sentivo dentro solo avendola vicino. Ancora una volta non pensai, lasciai che fu il mio cuore a parlare per me, il senso della ragione in ciò che dicevo non era più importante.
 -"Non ho intenzione di lasciarmi sfuggire qualcosa di meraviglioso."
I suoi occhi sorrisero guardando i miei. Sbatteva le palpebre lentamente, ciò li metteva ancora più in risalto.
A quelle parole non rispose, prolungò il suo sguardo.
 -"A questa mia affermazione mi aspetterei da te una risposta, e se ho capito almeno un pizzico di te dovresti dirmi di non farmi sfuggire questo qualcosa di meraviglioso, qualunque cosa sia"
Non riuscivo a credere di aver detto davvero quelle parole.
A quel punto fu lei a guardarmi sorpresa, come se qualcuno l'avesse capita per la prima volta.
Respirava sempre più profondamente e si guardò intorno mordendosi il labbro.
 -"Semplicemente non riesco a credere che questo qualcosa sia io."
Le sue risposte mi disorientavano costantemente, prima sembrava una persona che pensava solamente a ciò che di bello c'era, in quel momento invece una persona che non riusciva a non preoccuparsi di ciò che poteva succedere.
Sospirai, esausto, non sapevo più come prenderla.
 -"Zayn, io vivo di attimi, e per me ora quel l'attimo è finito, sono una persona irrazionale ma la mia razionalità è ancora più grande"
Mi spazientii, strinsi i pugni è chiusi gli occhi sospirando.
Senza pensarci due volte la presi per il polso, lo strinsi più forte che potevo, sperando che potesse capirmi davvero.
 -"Sono io a chiederti di lasciare la tua razionalità da parte allora."
Balbettai e ansimai, mi mordevo talmente forte il labbro quasi volessi staccarmelo.
 -"Mi stai facendo impazzire, penso di aver capito tutto di te e un attimo dopo mi ritrovo al punto di partenza."
Dissi quelle parole alzando la voce, guardandola a fondo negli occhi.
Lei non rispose, la sua testa era rivolta a terra, il suo sguardo nel vuoto. Sentii la sua mano tremare. La lasciai e mi girai di scatto.
Ero quasi deciso ad andarmene, senza voltarmi come fece lei prima, ma era più forte di me, era come se i miei piedi non si staccassero da terra.
Sentii la sua voce alle mie spalle.
 -"Non ho mai permesso a nessuno di capirmi, non ne sono capace nemmeno io, e io sto bene così"
Mi girai lentamente e la guardai.
 -"Non aspettandoti niente dalle persone non rimarrai mai deluso, ho imparato questo."
Le sue parole mi calmarono, e inizia ad essere razionale nella mia irrazionalità come riusciva ad esserlo sempre lei.
Decisi che non mi sarei aspettato nulla da lei, in modo da non rimanere deluso se qualcosa non fosse andato come io speravo, le diedi però l'occasione di rivedermi, o meglio diedi a me stesso l'occasione di rivederla.
 -"Aspettami qua"
Mi girai e con passo svelto entrai di nuovo nell'arena.
Andai nella sala dei tecnici, li tenevano tutti i pass per entrare nel backstage ai concerti.
Aprii vari cassetti velocemente e alla fine lo trovai, lo misi in tasca e con passo rapido andai fuori dalla stanza in modo che nessuno mi vedesse.
Uscii dall'arena e lei era ancora li, a braccia conserte fissando l'asfalto sotto i suoi piedi, mentre faceva piccoli passi avanti e indietro.
Tirai fuori il pass dalla tasca, glielo misi al collo.
 -"Cos'è questo?" mi disse lei guardandomi.
Aveva un'aria confusa, inarcò le sopracciglia.
 -"Un pass per un concerto, domani partiremo per Dublino ma tra un mese saremo in Scozia, Edimburgo, sarebbe facile venire li, voglio darti l'occasione di rivedermi"
Lei fece un sorriso malizioso.
-"A me sembra che tu ti stia dando questa occasione da solo"
Ancora una volta mi aveva capito, andava bene così.
-"Hai ragione, è così"
Lei mi guardo sorridendo un'altra volta, sollevò i capelli che si trovavano al di sotto del nastro del pass che aveva intorno al collo.
-"Non ti priverò di questo qualcosa di meraviglioso che hai trovato, se ne varrà la pena."
Improvvisamente si girò e se ne andò, e questa volta senza voltarsi indietro davvero.
Stava a me capire quella frase che aveva appena detto, se significava che l'avrei rivista oppure no, dentro di me sapevo la risposta.
-"Farò in modo che ne valga la pena"
Sussurrai quelle parole a me stesso, sorrisi e chiusi la porta nera del backstage alle mie spalle.




Spazio autrice:

Ciao a tutte :)  finalmente sono tornata con il terzo capitolo. 
Inizio col dire che non sono per niente soddifatta del capitolo, la fantasia mi aveva abbandonata in questi giorni ma spero che a voi piaccia lo stesso.
So che è tardi dato che domani delle povere anime come me iniziano la scuola, ma dato che negli ultimi tre mesi andavo a dormire tipo ale 4 perchè cazzeggiavo bellamente ora mi ritrovo a scrivere cose che non vi interessano tipo queste ahahah, ok basta.
Allora in questo capitolo non succede niente di importante, se non ovviamente il pass che Zayn da a Brooklyn per rivederla, ovviamente come avrete notato lei non è molto convinta ad andare, questo si scoprirà nel prossimo capitolo, anche se sono sicura che molte di voi hanno già le loro intuizioni eheheh:)
Come sempre ci tenevo a ringraziare chi legge la mia storia, spero davvero riesca a lasciarvi qualcosa, grazie a chi recensisce e a chi non lo fa ma la segue, come immaginate mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate per sapere anche come migliorare la storia. Siamo solo all'inizio!!
A presto bellissime <3 grazie ancora a tutteeee :)

Vitti xxxx 

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Capitolo 4
*** Burnt but warms ***


Capitolo 4° -"Burnt but warms"

Stavo salendo le scale dell'aereo. Stavamo partendo per Dublino, avremmo fatto due tappe in Irlanda, per la felicità di Niall ovviamente. L'unica cosa a cui riuscivo a pensare era Edimburgo, volevo soltanto che quel mese passasse il più veloce possibile, volevo soltanto vedere Brooklyn davanti a me al prossimo concerto, volevo garantirmi che lei non buttasse via tutto ciò che avevo fatto, se così fosse stato non me lo sarei mai perdonato, o non gliel'avrei mai perdonato, a patto che davvero ci fosse qualcosa da perdonare.
Riuscivo a pensare solo a come tra le note di "Right Now" il suo sguardo si incrociò al mio, a quello che mi trasmise, a ciò che mi disse. Già, mi disse di vivere l'attimo delle cose senza farmi domande, e quella sera ci riuscii, ma come può quell'attimo non finire per me è continuare a ripetersi nella mia testa?
Non avevo ancora parlato ai ragazzi di lei, ma dovevo farlo, ed era inimitabile che dovessi farlo il più presto possibile per fargli capire. Ecco che mi domandai, c'è davvero qualcosa di cui parlare?
Mi sentivo un coglione a farmi tutte quelle domande.
Non sapevo neanche se l'avrei mai più rivista, eppure dall'ultima volta che parlai con lei, fuori dall'arena 02 di Londra, capii che quando ci si appartiene un modo per trovarsi lo si trova sempre. Ero io che volevo che lei mi appartenesse, o mi apparteneva davvero?
Andai a sedermi sulla mia poltrona, ovviamente con tutte quelle comodità della prima classe a cui ormai non facevo nemmeno caso, televisore, tavolo, il sedile-letto. Chissà a cosa ci sarebbero serviti per un viaggio di un'ora.
Niall era seduto fianco a me. Presumevo che gli altri si fossero fermati ancora fuori, non so perché salivano sempre all'ultimo e la cosa mi irritò sempre, soprattutto la prima volta che andai in aereo, con loro ovviamente, me lo ricordo ancora.
Sorrisi guardando fuori dal finestrino.
 -"Si va nella mia Irlanda finalmente!"
Mi disse Niall facendo uno di quei sorrisi che solo lui sa fare, che riescono a metterti di buon umore in qualsiasi condizione tu sia, lo fecero anche con me in quel momento.
Si sporse vicino al finestrino ansioso stringendo il labbro in un morso, inizio a picchiettare le mani velocemente sulle gambe, era evidente che era impaziente, forse lo ero anche io, ma solo perché speravo di tornare al più presto da Dublino, poi sapevo cosa mi avrebbe aspettato, forse.
Io lo guardai sorridendo.
-"Lo so fratello"
Incrociò le mani sopra la testa e si appoggiò al sedile, guardò in alto e sospirò con occhi compiaciuti, felici, per poi scoppiare in una delle sue calorose e grosse risate che fanno ridere anche te solo per il loro suono, e che non sai da cosa sono causate.
Forse avrei dovuto dirlo a Niall, lui avrebbe sicuramente capito, ultimamente passavamo anche più tempo insieme e diventammo ancora più legati.
Mi sporsi dal sedile e gli tirai una pacca sulla spalla. Lo potevo capire ed ero felce per lui, sapendo quanto amo l'Irlanda.
-"Io dormo un po, sono stanco"
Dissi sdraiandomi sul sedile-letto che credevo non servisse. Ovviamente volevo sfruttare anche quell'ora per dormire.
-"Mi ricordo ancora quando al primo viaggio in aereo ti misi a piangere, e ora dormi? Sei proprio un Bradford boy."
Mi disse Niall sollevandosi di colpo dal sedile e ridendo.
Lui rideva sempre. Ormai non era una novità che scherzasse, mi mise di buon umore e mi limitai soltanto a ridere mentre scossi la testa socchiudendo le palpebre.
Mi girai verso il finestrino è chiusi gli occhi. C'era lei.
 -"5 minuti alla partenza"
Arrivarono correndo Harry, Louis e Liam, come sempre del resto e andarono a sedersi dietro di me.
-"Si va Dublino!"
Disse Louis scompigliando i capelli di Niall per poi mettersi dietro di lui. Fece un sorriso a 32 denti.
La sua allegria ti contagiava, ero davvero fortunato a essere un una band così, anche se non l'avrei mai ammesso davanti a loro.
Per la millesima volta arrivò la hostess a fare quelle dimostrazioni stupide nel caso cadesse un aereo, inutili direi perché a differenza che tu metta o no una maschera dell'ossigeno in bocca, se l'aereo cade muori.
Misi le cuffie alle orecchie e non ascoltai nemmeno, guardai fuori dal finestrino.
Sapevo che dovevo mettere la modalità aereo, ma chi mai lo faceva. Se Niall avesse sentito questo mio pensiero avrebbe caldamente urlato "Bradford boy".
Sentii il rumore assordante dell'aereo in partenza che alle mie orecchie risultava di sottofondo.
Guardai l'aereo andare sempre più veloce lungo la pista, quella è sempre stata la mia parte preferita.
Veloce veloce e veloce, ed ecco che si alza.
Feci un sospiro profondo, di pace, socchiusi gli occhi guardando fuori dal finestrino, era tutto inclinato, forse era diventata quella la mia parte preferita.
L'unico spazio che mi ero preso per me, in cui ero riuscito a non pensare a Brooklyn, pensavo ad un aereo.
Purtroppo o per fortuna, il mio pensiero costante tornò su di lei. Sapevo di essere un po masochista, ma c'era qualcosa in lei che nelle altre fan non c'era, o forse ero io che non lo notai mai, non lo so, ma quella sera avevo davvero bisogno di notare qualcosa così.
Lei era un fuoco, potrei dire, che aveva la capacità di bruciarmi in alcuni momenti, ma in altri riusciva a riscaldarmi. Come si può stare lontani quando si ha bisogno di essere riscaldati?
Molti, troppi forse, comprese alcune fan magari, pensano io sia superficiale, una persona "spenta", quando non è così, significa vedere le cose sotto un altro punto di vista, avere i piedi per terra.
Lei lo aveva capito, e nonostante questo era riuscita a farmi perdere il controllo di ciò che ero sempre stato, forse l'avevo perso io da solo.
Tra quei pensieri mi addormentai, non c'era niente di più bello a cui potessi pensare.
Mi svegliò il suono del mio cellulare, si illuminò lo schermo e lessi "Perrie". Rimasi completamente indifferente.
Stropicciai gli occhi con le mani e sbadigliai aprendo la chat per risponderle.
Il mio dito rimase fermo sulla tastiera per un minuto, il mio sguardo fisso al suo messaggio.
-"Wish you were here. Perrie x"
Voleva fossi li con lei, io no, stavo bene così, stavo ancora vive do quell'attimo.
Non sentii mai particolarmente la sua mancanza, questa volta ancora meno del solito, non andava.
La cosa più giusta da fare era mentirle, lo feci.
-"Me too babe, xx"
Mi girai verso Niall, l'unico sveglio e ancora in fibrillazione, stavamo atterrando, andai leggermente in avanti e mi tenni al sedile, ero ancora stanco ovviamente.
Scendemmo dall'aereo, l'espressione di Niall era sempre più felice.
Fuori dall'aeroporto c'era la macchina che ci avrebbe accompagnato in un albergo a Dublino. Salimmo tutti in macchina velocemente, come ogni volta c'erano mille fan che urlavano una sopra l'altra sperando di farsi notare. Non diedi importanza alla cosa, ormai più che urla di amore ecc per me era diventato baccano.
Salimmo in macchina e accennai ai ragazzi.
 -"Poi dovrei dirvi una cosa."
Dissi io appoggiando le gambe sul sedile davanti, guardai a terra. Di fianco a me c'erano Louis e Niall, Liam e Harry erano in un'altra macchina.
 -"Anche noi poi dobbiamo dirtene una" 
Disse Louis ridendo e lanciando un'occhiata complice a Niall. Ricambiò la risata strofinandosi le mani.
Sinceramente pensavo mi stessero prendendo in giro, in realtà non era così.
-"Allora dopo parliamo"
Dissi io, sempre con tono serio.
Arrivammo all'hotel, non mi sorpresi che ci fecero entrare dal retro, le fan erano anche li.
Portai il mio borsone e mi sistemai la cuffia. Ci fermammo alla reception per prendere le camere, forse era uno degli alberghi più belli in cui eravamo stati "Ariel House".
Non sembrava un hotel diciamo, ma una casa, bellissima di color mattone vista da fuori, dentro era il lusso più totale, amavo quel posto, ogni volta che eravamo a Dublino andavamo li. Circondato da prati e prati leggermente fuori città, il tipo posto irlandese.
Ci diedero le camere e andammo su. Eravamo tutti e 5 in ascensore. Terzo piano 28b e 30b, una camera da tre e una da due.
Niall si prese la libertà di scegliere la camera dato che come diceva lui "era la sua patria".
Ovviamente scelse quella da due, e ancor prima che potessimo aprire bocca Louis decise di star con lui per esser più comodi.
Io, Liam ed Harry entrammo nella nostra stanza, un letto matrimoniale e un letto singolo.
Stavo scoppiando e dovevo assolutamente raccontare tutto ai ragazzi, non riuscii più a contenermi, dovevo sapere cosa fare e cosa avrebbero fatto loro al mio posto.
Esplosi.
 "Ho conosciuto una ragazza."
Dissi io tutto d'un fiato, facendo poi un sospiro di liberazione.
Harry e Liam stavano aprendo la loro valigia, appena dissi quelle parole rimasero immobili e mi guardarono scioccati, increduli a ciò che stavo dicendo.
 -"Cosa...cosa vorresti dire?"
Mi disse Harry sogghignando, con un'espressione confusa e le sopracciglia inarcate. Liam rimase senza parole, e se avevo fatto rimanere Liam così, qualcosa non andava.
Mi passai le mani fra i capelli, scossi la testa guardando a terra con la bocca socchiusa, cercando di dire qualcosa.
 -"È così, ho notato questa ragazza al concerto e...è per questo che sono arrivato tardi, son stato con lei"
Vidi Liam strofinassi una mano sugli occhi e poggiarla sulla fronte, scosse la testa.
Harry guardò Liam per poi guardare me, ancora incredulo, a bocca aperta e con occhi sbarrati.
-"Come hai fatto a conoscerla? Com'è possibile? Non è divertente, se è uno scherzo dillo subito, io non capisco Zayn ce lo dici solo ora, ti ricordo che tu sei fidanzato e non puoi pensare qualsiasi cosa tu stia pensando e.."
-"E cosa Liam? Cosa?"

Dissi io alzando la voce mentre Liam si sdraiò sul letto sbuffando. Non era litigare ciò che volevo.
 -"Sono stato io, l'ho portata io con me e sono io che ho voluto rimanere con lei, non so spiegarvelo ragazzi e non so spiegarmelo nemmeno io, ma credetemi, non è una cosa da niente"
Io stesso ero stupito dicendo quelle parole, non riuscivo a credere di essere davvero io, mi morsi il labbro talmente forte da strapparmi la pelle, ero nervoso e iniziai a scrocchiarmi le dita.
 -"Zayn non so cosa dire...io...credo che ti stai cacciando nei guai e.."
-" Oh avanti Harry, non hai idea dei problemi che potrebbe avere, io lo dico per te Zayn, lo sai."

Mi disse Liam guardandomi e sbarrando gli occhi.
Odiavo dover ammettere che Liam aveva ragione, che sapeva veder sempre il lato giusto delle cose nella sua saggezza.
Sospirai.
 -"Le ho dato il pass per il concerto di Edimburgo"
Dissi io guardandoli senza battere ciglio.
Rimasero davvero senza parole, sapevo che non successe mai una cosa così fra di noi, e soprattutto io ero l'ultimo a cui sarebbe dovuto succedere vista la mia situazione di fidanzamento.
 -"Spiegaci meglio"
Disse Harry sedendosi sul mio letto e tirandomi una pacca sulla spalla.
Non mi aspettavo una reazioni così comprensiva da lui, come non mi aspettavo una reazione così spazientita da Liam, forse stavo davvero esagerando.
-"Non è il momento giusto per spiegare niente Harry...vorrei ricordarti una cosa."
Disse Liam guardando male Harry, non capivo, ma decisi di raccontare tutto ciò che sentivo.
 -"Vi sembrerà strano, ma mi ha dato emozioni che mai nessuna mi aveva dato, che da anni mi mancavano, ho visto un lato di me che nemmeno io conoscevo e..."
Mentre dicevo quelle parole vidi Harry che guardandomi sbarrò gli occhi e scosse la testa, Liam intervenne subito.
-"Penso che dovremmo finire di sistemare Zayn"
Mi disse sorridendomi e inclinando la testa come per farmi cenno di girarmi.
Non riuscivo a capire.
-"Sono qui per te."
Mi girai di colpo, era la voce di una ragazza, per un secondo mi illusi potesse essere davvero di Brooklyn.
Voltandomi vidi capelli biondi, jeans aderenti e maglia appena sopra l'ombelico.
Era Perrie.
Non sapevo cosa fare, cosa dire, avrei voluto solamente che lei non fosse li, stava rendendo tutto più difficile. Lo so, ero una persona orribile.
La guardai e rimasi a bocca aperta, cercando di non far vedere la mia espressione delusa.
Mi alzai e la abbracciai, inutile dire a chi stavo pensando, mi sentii un tale idiota.
La sentii stringermi sempre più forte.
 -"A chi ti riferivi mentre parlavi?"
Mi disse Perrie guardandomi, con occhi speranzosi e innamorati, stringendomi la mano.
L'unica cosa che potevo fare, mentii.
-"A te, ovviamente."



Spazio autrice:
Eccomi qua con il 4• capitolo.
Allora mi scuso tantissimo con tutte se ho ritardato ma la scuola mi da troppo da fare, e siamo all'inizio arriverò a gennaio? Comunque, se siete arrivate qua significa che avete letto il capitolo, e ciò che poteva sembrare banale (spero di no) ha rivelato un gran colpo di scena!
Perrie...come avete notato è andata a fare una sorpresa a Zayn, mettendolo ancora più in confusione.
Ora la domanda è, ciò che Zayn deciderà di fare, se rivedere Brooklyn o meno, anche se in realtà tutto è nelle mani di lei.
Spero di avervi lasciato abbastanza sulle spine anche se non ne sono in grado lol
Come sempre volevo ringraziare tutte quelle che leggono la storia e che recensiscono e non dicendovi che ne sono davvero felice e siete fantastiche , spero di leggere cosa pensate del capitolo, e prometto che ci sentiremo al più presto col prossimo bellissime!
  Baci a tutteeeeee

Vitti xx

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