Accordarsi di umavez (/viewuser.php?uid=467903)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le solite note ***
Capitolo 2: *** Dilatazione temporale ***
Capitolo 3: *** Abbandono momentaneo ***
Capitolo 4: *** Tempo speso bene? ***
Capitolo 5: *** Una grande aspettativa ***
Capitolo 6: *** Sicurezza ***
Capitolo 7: *** Le conseguenze ***
Capitolo 8: *** Champagne per tutti ***
Capitolo 9: *** A mani quasi vuote ***
Capitolo 10: *** Più di un canone di bellezza ***
Capitolo 11: *** Tutto liscio come l'acqua ***
Capitolo 12: *** Un plausibile Mercoledì ***
Capitolo 13: *** Morsi di anni addietro ***
Capitolo 14: *** Questione d'accento ***
Capitolo 15: *** Una di troppo ***
Capitolo 16: *** Nuove nuove, cattive nuove ***
Capitolo 17: *** In silenzio ***
Capitolo 1 *** Le solite note ***
Accordarsi
Le
solite note
«
Io non sono brava con la musica. »
Gli
disse quando sentì i suoni fermarsi per un
attimo. Magari era solo una pausa, uno stacco ben meditato a cui poi
sarebbe
dovuta seguire un'altra maratona di note, ma lei non lo sapeva e non lo
poteva
sapere, perché era la prima volta che lo sentiva suonare
quel brano, e perchèSasuke gli spartiti li teneva ben
nascosti nel cassetto della
scrivania, il primo, quello che aveva la possibilità di
essere chiuso a chiave, e rubargliene uno per sbirciare ed impararsi
bene quando le pause sono semplicemente pause o sono la fine era
impossibile.
Lui
si fermò, forse scocciato, senza distogliere lo
sguardo dalle corde, approfittando dell’interruzione
– che probabilmente gli
scocciava, eccome se gli scocciava – per riaccordare la
chitarra. Pizzicava una
corda e poi un’altra, e il suono a lei sembrava identico,
eppure lui sentiva
qualcosa che lei non percepiva, e allora modificava di poco la
posizione di una delle meccaniche sul manico, per tirare di
più o allentare la
corda. Lo fece con altre note, mentre attendeva che lei continuasse il
suo
discorso.
«
Cioè, io non capisco quello che stai facendo,
guardo le dita muoversi e quando si muovono in fretta mi sembra che tu
stia
suonando bene, ma non so, non so dove sta la bravura nei
musicisti.»
Sasuke
alzò lo sguardo su di lei che aveva finito da
un bel pezzo il suo tè, e aspettava che qualcosa si
muovesse. Che qualcosa che
non fosse il brano suonato da Sasuke cambiasse.
Lui
fece spallucce.
«
Non ce n’è bisogno, di solito.»
«
Di cosa? »
«
Di essere musicisti per apprezzare la musica.»
Lei
sorrise. Si alzò dalla sedia e ripose la tazza
del tè nel lavabo, poi si voltò a guardarlo e
aspettò che lui posasse la
chitarra sul supporto e che si alzasse anche lui, che proponesse una
passeggiata sul lago vista la bella giornata, e che si perdessero nei
suoni
della gente, della natura, dei bambini che giocano, e non delle note
della
chitarra. Non tra le solite, infinite, bellissime e struggenti note
della
solita chitarra di sempre.
Sasuke
ricominciò ad accordare.
Non
pubblico su EFP da una vita e ricomincio da una flashfic deprimente,
come al
solito, ma il momento è buio, miei cari amici, e purtroppo
la mia mente non è
spensierata. Ci saranno capitoli migliori spero, e più
felici, ma ho iniziato
così, con una cosa che farà fuggire il 90% del
lettori!
Non so
se saranno sempre e comunque flashfic, cercherò di non
sgarrare, ma non
prometto nulla.
Buona
lettura a tutti, e un grazie anticipato a tutti coloro che daranno
un’occhiata/leggeranno/recensiranno!
umavez
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Capitolo 2 *** Dilatazione temporale ***
Accordarsi
Dilatazione
temporale
Sasuke
faceva tardi agli appuntamenti perché quando
suonava la chitarra, diceva, il tempo non scorreva più in
maniera normale, e
non si rendeva conto che la durata di una melodia o la durata di un
intero
brano potevano significare, per lei, mezz’ora di attesa sotto
la pioggia, o
sotto il sole cocente, o dentro casa ad aspettare che il campanello
suonasse. E
Sakura credeva che il tempo venisse percepito in maniera diversa a
seconda di
ciò che una persona sente, a seconda di quanta
felicità c’è nell’aria e a
seconda di quanto vuoto ti circonda, è vero, ma non pensava
che la chitarra
potesse dargliene tanta, di felicità. Pensava che Sasuke
avrebbe potuto fare
tardi ad una lezione perché, per stare con lei,
con una persona, con un essere umano, si era dimenticato che il
corso di armonia iniziava alle tre del pomeriggio, o che avrebbe potuto
anticipare
l’uscita dalla lezione di storia della musica
perché di lì a poco si sarebbe
dovuto vedere con lei, con una persona, con un essere
umano, e che quindi doveva uscire di corsa da
quell’aula,
perché il tempo dell’attesa sembrava non passare
mai. Ma non era in quel modo.
Sasuke aveva un’agenda dettagliata e ordinata, e non
dimenticava mai nessun
impegno.
E
faceva tardi solo a certi
appuntamenti.
Guardò
l’orologio e decise di andarsene. Faceva
caldo, e il gelato che aveva comprato per ammazzare l’attesa
era già tutto
sciolto.
Quando
tornò a casa, nonostante tutto, nonostante la
odiasse in quel momento, nonostante anche lo stereo sul suo comodino
avesse
assunto un aspetto infernale, non poté farne a meno. Preso
uno dei cd che lui
le aveva regalato, e la tromba che iniziò a suonare jazz
ebbe l’effetto, per
una volta, di rilassarla. Perché era stupido arrabbiarsi, lo
sapeva. Era ancora
più stupido odiarla, perché incontrare la musica
per Sasuke era incontrare una persona,
un essere umano in carne ed ossa,
capace di carezze e di sussurri,
tanto quanto lo era lei. E poi, alla fine, cosa c’era nel
mondo di più umano e
bello della musica?
Comunque,
non rispose alle sue chiamate per una
settimana.
Avrei
voluto scrivere una cosa mediamente allegra per controbilanciare la
prima
flash, ma a quanto pare il risultato non è stato dei
migliori. Non so perché,
ma quando inizio a scrivere qualcosa che richiede più di un
capitolo – scelta fatta
da me in uno stato molto confusionale, visto che non ne sono in grado
– il mio
umore raggiunge i minimi storici e tutto ciò che viene fuori
è questo. Spero
comunque che possa piacervi più di quanto piaccia a me, e
spero di riuscire a
scrivere un qualcosa di spensierato, oppure finirò per fare
un ritratto pessimo
dei musicisti :S
Un
grazie anticipato a tutti coloro che daranno un segno di vita XD
Un bacio
umavez
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Capitolo 3 *** Abbandono momentaneo ***
Accordarsi
Abbandono
momentaneo
C’era
odore di pesce nella piccola cucina di casa
sua, e appena sfumato col vino bianco, aveva raggiunto una sfumatura
magnifica.
Sakura girava di tanto in tanto le vongole, e riusciva a percepire quel
poco di
piccante del peperoncino, l’alcool che evaporava,
l’indistinguibile odore del
mare salato, e il profumo del prezzemolo appena tritato finemente. Ma
poi il campanello
suonò, e Sakura si precipitò alla porta senza
badare più ai fornelli, a quanto
fossero alte le fiamme, o alla pasta che forse era il caso di far
mantecare con
il sugo, oramai.
Sasuke
era arrivato, puntuale. Per una volta, quasi
in anticipo. Gli aprì la porta sorridente e lo vide. Aveva
comprato il pane,
proprio come gli aveva chiesto giusto dieci minuti prima, quando si era
accorta
di averne solo in cassetta, e nell’altra mano teneva ben
stretta la custodia
della chitarra. Non se la portava sulle spalle, come al solito, e
quando avanzò
di un passo per entrare dentro casa, la prima cosa che Sasuke fece non
fu, a
dispetto delle sue aspettative, affibbiarle il pane e mettersi a
suonare qualcosa
aspettando la cena, ma fu posare la chitarra all’angolo
dell’ingresso. Lo fece
addirittura senza cura, consapevole che la custodia l’avrebbe
protetta, certo,
ma senza cura. Sakura gli prese il pane dalle mani e lo andò
a riporre in
cucina, dando un’occhiata al sugo, poi si affacciò
sul corridoio per vedere
cosa stesse facendo Sasuke. La chitarra era scivolata per terra,
rumorosamente.
Sasuke invece si stava avvicinando.
«
Sas’ke-kun, ciao. » le si avvicinò e le
stampò un
bacio sulle labbra. Sakura si staccò prima che le impedisse
di badare alla
cena. « Ho preparato il sugo alle vongole, e per secondo
merluzzo infarinato
con patate arro-»
«
Sas’ke-kun. » disse rigida dopo essersi
allontanata nuovamente da Sasuke, propenso ai baci più di
quanto non lo fosse
mai stato, « Va tutto bene? »
«
Sì, ma non ho fame. »
«
Cosa? » Sasuke le prese la mano e iniziò a
trascinarla fuori dalla cucina. Sakura fece appena in tempo a spegnere
il forno
dove stavano cuocendo le patate e a spegnere il fornello che oramai
aveva cotto
la pasta a puntino. « Ma Sas’ke-kun, ho preparato
una cenetta coi fiocchi,
avevo comprato anche il prezzemolo perché so che ti piace, e
io-»
«
Sakura. » Sasuke le poggiò le mani sulle spalle,
«
Quanto tempo dovrò sprecare per convincerti a venire in
camera? »
Sakura
boccheggiò. « Ma la cena...la
chitarra...»
«
Oggi niente cena, Sakura. » Se la avvicinò ancora,
ormai sulla porta di camera. « Oggi niente chitarra.
»
Ma
Sakura era perplessa, Sasuke lo capiva dal modo
in cui lei si mostrava accomodante a tutte le sue carezze che,
però, non si
aspettava. Sasuke maledì Neji Hyuga per quello che gli aveva
detto pochi minuti
prima, al conservatorio.
«
Oggi niente musica. » aggiunse, per soffocare i
sensi di colpa. Sakura si lasciò portare in camera, e Sasuke
chiuse la porta.
Buongiorno,
mie/i care/i, e benvenuti ad un altro
brillantissimo(?) capitolo di questa raccolta! Yeeei! Allora, per me
è un
grandissimo momento, perché per la prima volta nella mia
vita da autrice su
EFP, che ha da poco superato l’anno, sono riuscita a
pubblicare un terzo
capitolo! Quindi ci vuole un altro esaltatissimo yeeeeiiii!
Bene,
a parte questa inopportuna introduzione,
vorrei ringraziare come sempre colore che hanno recensito ed apprezzato
questi
due piccoli assaggi della raccolta, mi fa davvero un piacere immenso
sapere
cosa ne pensate, e quindi un grazie mille anticipato a chi lo
farà anche con
questo capitolo, mi fate commuovere <3
Infine
vorrei dire due paroline su questo capitolo.
Mi sono sforzata di mettere un minimo di buonumore, ma non credo di
esserci
riuscita appieno. Spero che questo spezzone di vita vi sia piaciuto, ho
presentato una situazione un po’ diversa dalle precedenti, e
chissà cosa avrà
detto Neji a Sasuke per fargli abbandonare la musica, anche se per un
giorno
solo? Muahahahahha lo scoprirete solo in seguito, perché non
seguo nessun
rigore cronologico e mi piacciono le cose incomplete! Yeah! Buon
lunedì a tutti!
umavez
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Capitolo 4 *** Tempo speso bene? ***
Accordarsi
Tempo
speso bene?
Tutto
ciò che aveva sempre detestato era lì, sugli
scalini della chiesa, e stava facendo rumore.
Sasuke non sarebbe stato d’accordo sulla sua scelta
lessicale, perché i rumori
e i suoni sono cose diverse, assolutamente
diverse, e se i rumori si distinguevano per le loro onde sonore con
movimenti
oscillatori aperiodici, i suoni potevano vantare delle onde sonore con
oscillazioni periodiche e rapide. Ma era rumore per le sue
orecchie, ne era sicura. Le persone che stavano ballando,
incuranti della sporcizia e dei mozziconi di sigarette abbandonati
sugli
scalini, intonavano una melodia ben precisa, fatta di la, di do, di mi.
E poi
c’erano le chitarre in sottofondo. Sakura tirò
fuori il cellulare e controllò
che fosse proprio quello il luogo che Sasuke le aveva indicato nel
messaggio,
proprio quella piazza.
Non
si guardò neppure intorno, non ce n’era bisogno.
Se
in una piazza qualcuno stava suonando una chitarra, quello
probabilmente era
Sasuke. Salì gli scalini facendosi spazio tra la marmaglia
ubriaca, dalla quale
ricevette qualche insulto perché, probabilmente, non stava
rispettando il ritmo
della musica, ed infine scorse coloro che rendevano possibile tutto
quello.
C’era
Sasuke, ovviamente. C’era Neji, e c’era Naruto. Due
chitarre bellissime ed una così così, ma tutte e
tra stavano suonando. Li
osservò bene fino a quando non smisero il brano –
Django Reinardt, e cos’altro
si poteva suonare per far ballare la gente in piazza? C’era
un’immensa
soddisfazione sul volto di Sasuke. Non aveva un sorriso smagliante, ma
ogni
tanto, quando con Neji azzeccavano nel passaggio
dall’improvvisazione al tema –
nonostante la stonatura di Naruto -, sorrideva. Non a Neji, non a
Naruto. Né
tantomeno a lei, sempre che l’avesse vista. Sorrideva a se
stesso e sorrideva
alla chitarra, alle unghie lunghe della mano destra con cui suonava la
sua
amatissima classica.
La
musica stava unendo un branco di sconosciuti, c’era
gente che ballava a piedi nudi come fossero sui prati, non si curavano
di
quando facevano rotolare una bottiglia di birra vuota giù
dagli scalini della
chiesa, né si rendevano conto che, quello che iniziava dopo
l’ennesima
improvvisazione, era sempre lo stesso tema, e non una canzone nuova,
eppure, la
musica, aveva fallito, pensò Sakura.
Perché
non aveva unito lei.
Il
brano si chiuse tra gli schiamazzi delle persone che,
forzatamente, vennero costrette a smettere di ballare, aspettando con
ansia
l’inizio del prossimo accompagnamento.
“Sapresti
essere più ridicolo?”,
avrebbe voluto chiedergli quando Sasuke,
mai entusiasta, mai troppo felice, le fece segno di sederglisi accanto,
“Tu che professi la massima bellezza
della
musica come arte, potresti essere più ridicolo di uno che
suona la chitarra in
mezzo ad ubriachi a cui non frega un cazzo di quello che stai
facendo?”
«
Sei solo un passatempo. » gli disse poi, quando ormai,
dopo aver preso frettolosi accordi con Neji sul prossimo brano da
suonare,
Sasuke aveva già ricominciato a suonare, e non la
sentì. Si sedette il più
lontana possibile da tutti loro.
Sasuke
preferiva fare il passatempo degli sconosciuti
piuttosto che essere il tempo speso nel miglior modo di lei.
«
Fanculo. »
Strano, eh?
Un aggiornamento dopo l’altro, così, senza nessuna
ragione evidente. Ma in mia
difesa, perché nessuno aveva voglia di vedere comparire sullo schermo del computer
questo aggiornamento,
lo so, lo so, chiedo perdono anticipatamente a tutti, devo dire che
quando uno
è di cattivo umore scrive meglio, almeno a parer mio, e
quindi non potevo non
farlo, visto che i tempi dei miei aggiornamenti sono pericolosamente
lunghi.
Quindi buona lettura!
umavez
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Capitolo 5 *** Una grande aspettativa ***
Accordarsi
Una
grande aspettativa
Non se lo
aspettava.
Il litigio di
qualche giorno fa con Sakura era stata una cosa a cui non aveva badato
troppo,
perché, in quei tempi, i litigi con Sakura fioccavano come
fosse pieno inverno,
e non c’era da stupirsi se per gli ultimi due giorni non
l’aveva più sentita.
Ma era sicuro di averglielo detto che quel venerdì non
avrebbe dovuto prendere
impegni per nessuna ragione al mondo. Non era niente di strano,
né di
particolare, ma lui stava per iniziare, erano le dieci passate, il
proprietario
del locale stava posizionando le ultime sedie per accogliere i clienti
più
numerosi delle aspettative, e Sakura non c’era.
Si diceva che
non poteva essere per la litigata, perché era stata futile,
senza senso e
dettata dal cattivo umore di entrambi, e Sakura non poteva essere una
che si prendeva
le vendette in questo modo, mancando agli appuntamenti importanti
– quelli dove
c’era la musica.
«
L’hai
sentita? » chiese a Naruto, seduto al tavolino davanti al
piccolo palco, con
accanto una sedia vuota.
« Non
risponde al telefono. »
«
Cazzo. »
Si
voltò
verso gli altri ragazzi, e non ce n’era uno che non fosse
pronto per iniziare.
Neji regolava l’amplificatore per non rendere il suono delle
acustiche troppo
forte, e dietro c’era Rock Lee, il loro batterista
improvvisato che forse per
suonare jazz non aveva proprio il tocco adatto, ma che non rifiutava
mai un
invito quando bisognava fare una serata, e infine c’era
Shikamaru, che
raggiungeva l’altezza del contrabbasso solamente aggiungendo
ai suoi effettivi
centimetri anche quelli della capigliatura. Erano un bel quartetto,
nonostante
tutto.
Ma mancava
Sakura.
« Dai
Sas’ke,
non prendertela a male, hai suonato altre volte senza Sakura, mica sei
Sansone
senza capelli! »
Sasuke
guardò
Naruto un po’ perplesso, chiedendosi dove avesse sentito la
storia di Sansone e
dei capelli, ma poi capì che c’era lo zampino di
Sakura lì, decisamente.
«
Senti,
ordina un bicchiere di vino bianco. »
« Ho
già
ordinato un drink per me, ma grazie, non ti facevo così
gentile, Sas’ke. »
«
È per
Sakura, idiota. Per quando arriva. »
« Se
arriva.
»
Sasuke gli
lanciò uno sguardo poco amichevole prima di salire sul palco
e accomodarsi
sullo sgabello. Vide la cameriera portare il bicchiere di vino al
tavolo, che
restava semivuoto.
Poi si
chinò
a guardare le corde della chitarra, quasi nel completo silenzio della
piccola
sala del locale, e all’improvviso la porta
d’ingresso si aprì violentemente, e
se non avesse saputo che Sakura era terribilmente goffa nei movimenti,
e che
aveva il vizio di non soffermarsi a leggere se sulla porta ci fosse
scritto
tirare o spingere, avrebbe anche potuto pensare che non fosse lei
quella che
era appena entrata, e che le scarpe che ticchettavano sul pavimento non
fossero
le sue, magari quelle nere con tacco basso, quelle che gli piacevano.
La vide
sedersi in fretta e furia e scusarsi con un paio di persone per aver
interrotto
proprio l’inizio del concerto. La guardò senza
curarsi del fatto che tutti
stessero aspettando una nota di inizio.
Lei vide il
bicchiere di vino e sorrise. Non a lui, probabilmente era ancora troppo
arrabbiata per sorridergli direttamente, ancora troppo punta sul vivo
per la
litigata, e troppo permalosa in generale, ma si accontentò.
C’era tempo nella
pausa sigaretta per fare pace.
Il primo
tocco di Rock Lee sul piatto della batteria che diede inizio al
concerto non fu
epocale, né tantomeno perfetto, come al solito sempre un
po’ troppo irruento.
Ma si sarebbe accontentato anche di quello.
C’era
Sakura.
E chi ci
avrebbe mai sperato? Una cosa semi-spensierata! Naturalmente
c’è la lite di
mezzo, ma sono dettagli. Non sono sicura che le cose vagamente felici
mi
riescano tanto quanto quelle un po’ più
tristacchione, - e anche su quelle
dovrei farmi delle domande, perché non credo di riuscire
nemmeno lì! – ma ci ho
provato, e ne sono quasi soddisfatta, eh sì. Purtroppo sono
più di 500 parole,
non sono riuscita a rimanere sotto il limite massimo, e mi scuso, mi
pento e mi
dolgo, sempre che non vi dia fastidio di tanto in tanto qualche
parolina in
più!
Inoltre sta
diventando sempre più difficile dare i titoli ai capitoli,
dannazione!
Evidentemente ho sprecato tutte le mie energie per il titolo
dell’intera
raccolta e la mia mente non è più in grado di
elaborare cose decenti. Comunque,
per chi non l’avesse capito – io stesso non so se
ci azzecca qualcosa -, la
grande aspettativa non sono gli ascoltatori o la riuscita del piccolo
concerto,
è Sakura. (Lo so T^T)
Inoltre mi
sono resa conto di aver sbagliato a scrivere il cognome di Django nel
capitolo
scorso – errore fatale!
– che è
Reinhardt, con la h. Mannaggia a me.
Spero di sentirvi
nelle recensioni! Grazie per aver letto!
umavez
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Capitolo 6 *** Sicurezza ***
Accordarsi
Sicurezza
Sasuke
aprì gli occhi.
Per
questo si sistemò meglio sulla sedia togliendo con un
movimento repentino della mano quella spregevole scia di bava che le
era
scivolata fino al mento. Sperò che la madre di Sasuke, in
quel lasso di tempo
in cui si era lasciata andare sul materasso, non si fosse fatta viva.
«
Ciao. »
Sasuke
alzò il braccio, quello con l’ago infilato in vena
con tanto di flebo attaccata, e le stropicciò con due dita i
capelli per poi
farlo ricadere pesantemente sul materasso. Se lo ricordava bene quel
gesto.
Credeva che Sasuke lo avesse coniato solamente per imitare Itachi, per
avere
anche lui un modo particolare da rivolgersi a qualcuno.
«
Come ti senti? »
«
Allora, Sasuke! » il medico entrò in sala senza
preavviso e, a detta di Sakura, con molto poco tatto, e se conosceva
bene
Sasuke, e se lui non era cambiato in quei due anni, era sicura che
avrebbe
voluto rispondergli “Dottor Uchiha, se non le
dispiace”. Ma forse Sasuke aveva
imparato, grazie a quell’intervento chirurgico, la
gratitudine, e se ne rimase
in silenzio.
«
Come ti senti, ragazzo? L’intervento è andato
bene,
dovrai startene solo un altro po’ qui in ospedale, visto che
hai avuto anche un
principio di peritonite. »
Sakura
avrebbe voluto fare la figura della ragazza molto
apprensiva che fa domande senza fine su cosa sia la peritonite, e lo
avrebbe
fatto, ma si ricordò in quel momento di non essere la sua
ragazza, e di
studiare medicina da un numero considerevole di anni tanto da sapere
perfettamente cosa fosse la peritonite.
Sasuke
annuì e mosse leggermente il braccio con la flebo.
«
Mi da fastidio. » biascicò.
« Devi tenerlo,
Sas’ke. »
«
Sì giovane, dai retta alla tua ragazza. »
Non
sono la sua ragazza
non uscì proprio dalla sua bocca.
°°°
«
Bel modo di incontrarsi, dopo due anni. » le
sfuggì
quando fu convinta che Sasuke fosse perso nei suoi pensieri e nei
dolori addominali
dovuti alla ferita. Lui aprì giusto un occhio, per
economizzare le energie.
«
Ci siamo visti al matrimonio di Neji. » rispose
laconico.
«
Ah, sì, il matrimonio. »
Era
stato imbarazzante quell’incontro.
Ritornò
il silenzio. Sakura si alzò dalla sedia e si
stirò, dimenticandosi per un attimo che era vestita in
maniera disdicevole e
inadeguata per un ospedale – una camicia da notte, un
golfino, dei sandali
azzurri -, ma la chiamata nel bel mezzo della notte non le aveva
lasciato altra
scelta.
«
Non pensavo fossi io il numero di sicurezza. »
Sasuke
aprì entrambi gli occhi, stavolta.
«
Non cambio spesso le impostazioni del telefono. »
E
dopo due anni di niente, in cui non si erano visti né
sentiti, Sakura capì che per tutto il tempo in cui lei e
Sasuke avevano
combinato disastri pur di restare insieme, lui l’aveva sempre
considerata in
quel modo, come sicurezza, e lei,
invece,
non l’aveva mai capito.
Salve, mie/i
care/i lettori. Sono tornata per dire che, purtroppo, non ho molto da
dire in
questo periodo, e che non so con quale ritmo seguiranno i prossimi
aggiornamenti, ma ci tengo particolarmente a questa raccolta e non
sparirò nel
nulla per troppo tempo, lo prometto! E niente, spero che vi sia
piaciuto questo
capitolo. Naturalmente parlare di salto temporale sarebbe un eufemismo
in
questo caso, ma avevo avvertito, vero? O forse no? In caso non lo
avessi fatto
precedentemente: non seguo nessuno rigore cronologico, e sì,
questo capitolo è
ambientato due anni dopo la rottura tra Sasuke e Sakura.
Muahahahhauahahaha.
Basta, se
continuo così non rimarrà nessuno disposto a
leggere la mia storie T^T
Piccola domanda
finale: è normale che l’ultimo capitolo sia
più letto di quelli precedenti? ._.
Non ha senso ._.
umavez
|
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Capitolo 7 *** Le conseguenze ***
Accordarsi
Le
conseguenze
« Il
sogno
erotico di un musicista è decisamente
una musicista. » Disse Neji stancamente, facendo ruotare il
vino rosso nel
bicchiere per ossigenarlo, quasi stufo di quella conversazione
esasperante tra
ragazzi che si fanno domande personali, che si chiedono quale sia il
sogno
erotico di una ragazza di venti anni e quale quello di un musicista.
Sakura
evitò lo sguardo di Sasuke tanto quanto evitò
quello di Ino, perché tutti e tre
sapevano che la sera prima l’aveva scottata troppo per non
avere conseguenze, ma decise di
fissare Neji
più intensamente di quanto avrebbe fatto in qualsiasi altro
momento, perché Neji
era troppo vanesio anche per essere guardato oltre che per essere
ascoltato. Lo
si capiva anche dal modo in cui continuava a far ossigenare il vino.
«
Soprattutto se suona uno strumento considerato poco femminile, come la
chitarra. Oh, e il contrabbasso. Una donna contrabbassista è
decisamente il sogno erotico
più comune
tra i musicisti. »
Lui bevve
un sorso di vino e lanciò un’occhiata prima a
Sasuske, poi a Shikamaru e a
Gaara.
Sakura
finì
di bere il suo vino bianco posando poi il bicchiere al lato della sua
sedia.
«Invece
voi
donne avete sempre i soliti chiodi fissi: il pompiere, lo scrittore, il
dottore
magari. »
« Mi
permetto di dire, » intervenne « Che i dottori non
sono poi così male. »
Chiese a
Ino di passarle l’ultimo pezzo di torta rimasto sul tavolo.
«Lo
dico
per esperienza personale, da tirocinante. » prese un grande
morso che però
masticò fin troppo velocemente tanta era l’urgenza
di intromettersi nuovamente
nella conversazione.
«
Sempre
che voi musicisti crediate a qualsiasi cosa che non venga detta da una
musicista. »
Naruto
ridacchiò rischiando di farsi andare di traverso la birra.
Neji non
sembrava troppo scoraggiato dalle frecciatine, comunque. Poco dopo
prese a
parlare dell’utilità
della musica.
« Per
non
parlare della musicoterapia. » aggiunse soddisfatto alla fine
del suo discorso.
«
Esiste
anche la cromoterapia se è per questo, ma non ho mai sentito
nessuno fare l’elogio
dei colori. » disse Ino sfrontata, come lo era stata lei
prima, perché del
resto era stata Ino ad insegnarglielo.
« E
pet
therapy. » aggiunse Tenten, che da buona studentessa di
veterinaria non poteva
lasciare fuori gli animali da nemmeno una delle sue conversazioni.
«
Esiste
anche la chirurgia, se è per questo. »
Sakura si
alzò lentamente stando attenta a non rompere il bicchiere
posato per terra,
vicino alla gamba della sedia, e si avviò verso il divano di
casa Nara, prese il
suo giacchetto e la sua borsa, e poi, ritornando verso il tavolo per
andare poi
verso l’uscita, si fermò nuovamente per concludere
con Neji una discussione
che, più che altro, avrebbe voluto fare con Sasuke, o,
meglio ancora, con la
personificazione della musica.
«
Quando i
crini di cavallo di un archetto riusciranno a curare le disfunzioni
renali o le
corde dei contrabbassi troveranno la cura per la SLA, fammi un fischio,
ok? Non
vorrei perdermi il momento in cui la musica diventa la cosa
più importante del
mondo. »
Sorrise
ampliamente.
«
Come se
per alcuni già non lo fosse. »
°°°
Quando
Sakura se ne uscì di casa, tutti si convinsero che era stata
colpa del troppo vino
a farla parlare in quel modo, perché lei era pacata, e
calma, e rispettosa
delle opinioni altrui, anche se Neji era tanto
da sopportare. Ino guardò Sasuke in cerca di sensi di colpa,
perché la sera
prima era stata lei a dover
consolare
Sakura per l’ennesima buca. Ma non ne trovò.
Sasuke, semplicemente, si alzò da
tavola e se ne andò anche lui, senza nessuna battuta finale
e senza nessuna
frecciatina da lanciare.
Ino prese
un gran respiro e si alzò a sua volta, raccolse le sue cose
dal divano e anche
lei, sulla strada per l’ingresso, si fermò
nuovamente davanti alla non più
allegra combriccola.
«
Certo che
voi musicisti siete proprio dei cazzoni, eh. »
Buonasera a tutti, o forse
buonanotte. Eccomi tornata dopo
un tempo che spero non abbiate trovato esageratamente lungo. Mi sembra
di
essere tornata ai tempi dei primi capitoli in cui non mi usciva fuori
nemmeno
una cosa vagamente allegra, ma purtroppo le vacanze sono finite, il mio
umore è
a terra, e piove, non ho potuto fare di meglio. Spero comunque che
possiate
apprezzare anche questo capitolo, le vostre opinioni sono sempre ben
accette e,
ovviamente, mi fanno molto piacere. Ringrazio comunque tutti in
anticipo,
grazie.
Ah, purtroppo non sono riuscita a
rimanere nei limiti delle
500 parole, mi dispiace, e visto che i miei titoli diventano sempre
più brutti
mi prendo la briga di spiegarli: le conseguenze sono dovute
all’ennesimo
misfatto di Sasuke che rimane celato nell’ombra ma che
c’è stato, purtroppo.
Un saluto
umavez
|
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Capitolo 8 *** Champagne per tutti ***
Accordarsi
Champagne per
tutti
Naruto
fischiò e le sue due braccia segnalarono che la palla era
andata fuori.
« Oh
ma tu
stai scherzando! » gli urlò dietro Ino, mentre
Naruto era intento ad indicare
con il braccio destro la squadra avversaria, per segnalare che il punto
era andato
a loro.
« Mi
avevi
detto che eri brava, fronte spaziosa! Undici anni di pallavolo e questo
è tutto
quello che sai fare? »
Sakura si
passò la mano sulla fronte sudata. Quello non era certo
ciò che si aspettava.
Ci erano andate troppo leggere su quel campo di beach volley, pensando
che i
loro avversari sapessero solamente pizzicare corde.
« Non
è
ancora finita, hanno solo tre punti di vantaggio, e non sanno muoversi
bene sul
campo. Possiamo ancora- »
«
Possiamo
cosa? Siamo stremate, ho il costume pieno di sabbia, e Nara con quella
faccia
addormentata mi da sui nervi! Non posso credere che stia vincendo! Io
non ho
soldi sufficienti per pagare da bere a tutti, ti avverto. »
Sakura
diede un’occhiata a Naruto, arbitro improvvisato ma
stranamente professionale
nei movimenti tranne che nell’imparzialità, e poi
gettò un occhio anche
sull’altra metà campo, quella di Sasuke e
Shikamaru. Avevano già recuperato la
palla e Shikamaru, poco al di fuori della linea di fondo campo,
attendeva
pazientemente che loro due smettessero di confabulare e si mettessero
in
ricezione.
« Ho
un’idea. » disse ad Ino, messasi
sull’attenti.
«
Shikamaru
è troppo lento nel retrocedere dopo aver alzato o dopo la
fase di attacco, e
Sasuke ha strane manie di grandezza anche nel beach volley, si piazza
sempre
più a destra di quanto dovrebbe per coprire anche la zona di
Shikamaru.
Facciamo così. Shikamaru batterà su di te
perché prima gli hai detto che il suo
esistere è uno spreco di ossigeno, e anche se sembra un tipo
tranquillo è
comunque amico di Sasuke, in qualche modo deve essere stato influenzato
dalla
sua smania di vendetta. »
Ino
annuì
profondamente facendo scrocchiare tutte le dita delle mani.
«Facciamo
un primo gioco normale, tre passaggi. Per il momento è
importante rimandare la
palla di là, possibilmente su Sasuke. A quel punto Shikamaru
sarà costretto
sotto rete per alzare, tu ti piazzerai davanti a Sasuke, pronta per
fare muro, anche
se in realtà non lo farai, così Shikamaru si
fermerà sotto rete per coprire. E
a quel punto, Ino...»
« A
quel
punto speriamo in una botta di culo. »
Sakura
batté le ciglia, perplessa, mentre Ino piegava il collo a
destra e a sinistra,
neanche dovesse affrontare un incontro di box.
«Anche.
»
le rispose per non avvilirla. « Speriamo nella botta di culo,
e se riusciamo a
ricevere la palla- »
« Se tu riesci a ricevere la palla, io sto
sotto rete a fare finta di murare, ricordi? »
«
Vogliamo
darci una mossa? » urlò Shikamaru da fondo campo.
«
Stai zitto
tu, inutile spreco di ossigeno! » urlò Ino
mettendosi dritta con la schiena giusto
il tempo di insultarlo nuovamente, per riassumere poco dopo la
posizione
accucciata di chi sta organizzando un piano con i fiocchi.
« Se
riesco
a ricevere la palla, per quanto imprecisa possa essere, tu non alzare,
schiaccia. Palla piazzata Ino, non è necessario che sia
forte, deve essere
precisa. Sasuke sarà sempre troppo a destra, e Shikamaru
sarà troppo avanzato
per coprire la sua zona. Piazzala in zona cinque, siamo intesi? Zona
cinque
lunga, quasi incrocio delle righe. »
« Per
chi
mi hai presa, per Mila? »
«
Sakura-chan, mi dispiace disturbare ma...»
«
Stai
zitto tu! Sei un altro inutile spreco di ossigeno, e sei pure
imparziale! »
Ino
andò
nella sua parte di campo dopo aver urlato cattiverie anche a Naruto
che, con le
lacrime agli occhi e dopo aver sussurrato un debole
“Sakura-chan”, fece uscire
dal fischietto un suono molto tremolante.
Shikamaru
batté.
***
«Oh,
siamo
state strepitose fronte spaziosa, i tuoi piani funzionano alla grande!
E adesso
cosa facciamo? »
Sakura
osservò attraverso i quadrati della rete la squadra
avversaria. Sasuke, dopo la
sconfitta del secondo set, si era preso l’impegno di dare un
minimo di linee guida
a Shikamaru. Lo aveva preso sotto braccio e camminando lentamente in
cerchio
sul campo, confabulavano.
Ino era
tornata nel pieno delle sue forze. Saltellava a destra e a sinistra,
non
curante del fatto che il suo costumino rosso fosse quasi color sabbia e
che,
essendosi dimenticata di rimettere la crema solare, si stesse scottando
su
tutte le spalle.
« Hai
visto
come li abbiamo confusi quando hai iniziato a mettere la mano dietro la
schiena
prima della battuta? Non ci stavano capendo nulla, come se mi stessi
dicendo
qualcosa con quei numeri a caso che fai con le dita! »
Sakura
spalancò gli occhi.
«
Ino,
dannazione, io ti sto dicendo qualcosa con quei numeri! »
«
Suvvia
Sakura, li fai solo per confonderli. »
«
Come faccio
a confonderli se neanche vedono quello che faccio? »
Ino
alzò
gli occhi al cielo con aria di ovvietà.
« Il
sole
ti ha dato alla testa fronte spaziosa: non capisci che se non riescono
a
collegare quello che fai tu a rete con quello che faccio io andranno in
confusione? »
Sakura si
fermò per un attimo, incurante della sabbia che scottava e
del sudore che
colava lungo la schiena attraversando tutta la spina dorsale.
Pensò a quello
che aveva detto Ino, ed in effetti non era poi così
improbabile. Sasuke e
Shikamaru incappavano in trappole che lei non si rendeva nemmeno conto
di
tendere, ma forse Ino, con la sua strabiliante voglia di vincere e di
non
pagare da bere a tutti, era riuscita a tendere, forse anche lei
inconsciamente.
E se un genio come Shikamaru ancora non aveva capito la logica dietro
ai loro
movimenti, forse era proprio perché non c’era
logica.
« E
poi tu
non puoi rimproverarmi. » disse Ino accigliata, togliendosi
per un attimo gli
occhiali da sole e portando via il sudore che si era venuto a creare
sul naso,
lì dove i gommini degli occhiali battevano.
« Tu
hai
insegnato a Sasuke i passi per schiacciare, ma dico, sei impazzita?
Cosa
diavolo fate quando state a casa da soli, mini partite di pallavolo in
salone?
Come se lui si fosse mai preso la briga di insegnarti qualcosa.
»
Sakura si
strinse nelle spalle.
«
Beh, una
volta mi insegnò l’accordo di- »
« Non
è
tempo di gratitudine, fronte spaziosa! » Sasuke e Shikamaru
si voltarono a
guardarle dopo aver sentito l’urlo di Ino, «
Dimentica tutto ciò che ti ha
insegnato, e pensa a quella volta a Disneyland in cui sono dovuta
venire con te
sul laghetto dei cigni perché a lui sembrava una stronzata.
»
Gli occhi
di Sakura si assottigliarono. « Quei fottutissimi cigni.
»
Ino
sorrise, inviperita.
«
Vittoria!
Abbiamo vinto! Le donne hanno vinto contro i musicisti! Abbiamo vinto
Sakuraaa!
»
Ino corse
nella sua direzione e l’abbracciò, scaraventandola
per terra per rialzarsi
subito dopo, senza aspettare nulla e nessuno. Ino la prese per mano e cominciò a
saltare, muovendosi al contempo in
cerchio. Tempo addietro, quando con le sue compagne esultava per la
vittoria di
una partita, era sicura che non sembrassero stupide in quel modo, ma
non se la
sentiva di smorzare l’entusiasmo di Ino.
Shikamaru,
senza troppe storie, si andò a sdraiare su un lettino,
mentre Sasuke,
incredulo, continuava a guardare il punto in cui la palla era caduta,
senza
saperselo spiegare.
« Le
donne
prendono molto sul serio le sfide, dovresti saperlo. » lo
rimbeccò Sakura dall’altro
lato del campo, mentre Ino si esibiva in piroette fallimentari che
venivano
attutite dalla sabbia.
La bionda
poi si rialzò con un balzo.
«
Champagne
per tutti! »
Buongiorno,
amici telespettatori (?), sono tornata.
Pazzesco,
vero? Per caso in questi due giorni non ho avuto un gran che da fare
– a parte
lo studio, giusto, ma ho ridimensionato le mie priorità
–
e
ricordandomi del mio passato
da pallavolista ho deciso di scrivere qualcosa su questo gioco, che io
trovo
meraviglioso, anche se qui si tratta di beach volley. Devo ammettere
che queste
due shot, perché naturalmente non sono stata in grado di
rimanere nel limite
delle 500 parole, mi scuso per questo, sono un po’
– ma anche parecchio – più
leggere delle altre che ho scritto, e spero vivamente che non stonino
troppo
con il resto della raccolta, ma io personalmente avevo bisogno di
svagarmi un
po’, e una vacanza tra amici mi sembrava un’ottima
occasione. E poi dai, c’è
sempre un po’ di tensione, no? Musicisti contro donne! XD
Inoltre,
visto che essendomi allontanata dalle atmosfere cupe a cui sono
abituata, sono
un po’ incerta sul IC, quindi mi metto un attimo a spiegare
la mia visione
delle cose sperando di non annoiarvi troppo.
Insomma,
per me qui Ino è il personaggio che trascina la situazione e
che, oltretutto,
porta alla vittoria (ma questa me la lascerò per
un’atra flash)! Volevo far
vedere come Sakura, nonostante sia una persona testarda e che sa quello
che
vuole, davanti ai comportamenti di Sasuke e in generale davanti a
Sasuke
stesso, è più inerme di quanto vorrebbe. Ed Ino
gioca una parte fondamentale
nella sua vita, soprattutto in un periodo in cui Sakura è
davvero troppo
innamorata per pensare a se stessa, e così l’amica
prende in mano la
situazione. Ecco, spero che non risulti troppo OOC tutto questo, a me
sembrava
un tipo di legame abbastanza azzeccato.
Ringrazio tutti
quelli che seguono questa raccolta e un grazie speciale a coloro che
recensiscono J
A presto
umavez
|
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Capitolo 9 *** A mani quasi vuote ***
Accordarsi
A
mani quasi vuote
«
È un crimine? »
«
Come scusa? »
Sakura
pose l’ennesima
stoviglia sullo scolapiatti e, senza togliersi i guanti in plastica si
sporse
dalla porta per sentire meglio. Sasuke era più vicino di
quanto si aspettasse.
«
Come scusa? » ripeté.
«
Non mi parli. Da tre ore.
» le fece notare lui. Stava rollando una sigaretta.
«
Sto lavando i piatti. »
alzò le mani in alto, e il giallo dei guanti di plastica fu
ben visibile.
«
Lavi piatti da tre ore. »
le rispose, prima di leccare la parte della cartina che si sarebbe
dovuta
attaccare con la colla ad un’altra estremità e
permettergli di fumare. Ci
ripassò sopra con il dito indice.
«
Tanto tempo per una che in
casa ha la lavastoviglie. »
Sakura
serrò le labbra e,
stranamente, ripensò al suo primo incontro con Shikamaru
Nara, l’uomo della
verità, in una delle tante aule del conservatorio, quando
l’aveva avvertita che
nello sguardo di Sasuke Uchiha, quando è convinto di stare
dalla parte del
giusto e non ha alcun problema nel fartelo notare, c’era
qualcosa al limite
della sociopatia.
«
Io sto- »
«
Lavando i piatti, certo. »
«
La lavastoviglie consuma
troppo! » gli disse, alzando la voce, cercando di farsi
sentire mentre le aveva
voltato le spalle per raggiungere la finestra dell’ingresso.
Sentì che la
apriva e il rumore dei meccanismi dell’accendino sfregare gli
uni contro gli
altri per produrre la fiamma.
«
Allora lo consideri un
crimine. » lo sentì dire. Sakura roteò
gli occhi e decise di non rispondere.
Tornò a guardare il lavabo.
Sasuke
tornò a passo lesto
in cucina chiudendosi la porta alle spalle, la sigaretta ancora accesa
tra le
dita. Lui le tolse, rischiando di bruciarle la pelle in più
di un’occasione, i
guanti in plastica, buttandoli nel lavello ancora pieno.
«
Ti ho fatto gli auguri. »
si giustificò.
Accanto
alla sociopatia,
doveva esserci anche una dose non indifferente di infantilismo.
«
Grazie mille, me lo
ricordo. »
La
spintonò fuori dalla
cucina fino all’uscio della camera da letto.
Sasuke
iniziò slacciandole
il grembiule dietro la schiena con una mano e aprendo la porta di
camera sua
con l’altra, la sigaretta finita chissà dove.
Candele
– le sue candele
aromatizzate, che lei aveva
comprato e nascosto in un
cassetto che Sasuke doveva aver frugato in maniera certosina
– erano
accese.
Ottimo.
Sasuke
sapeva rimediare bene
ai guai.
Salve a tutti,
carissimi/e. È tipo mezzo secolo che non aggiorno, e mi
sto vergognando tanto, tantissimo, tanto tanto tantissimo. Devo dire
che per un
attimo ho pensato di abbandonare il fandom di Naruto approdando da
qualche
altra parte, visto che ho decine di altre storie sul computer che non
credo
avrò mai il coraggio di pubblicare, ma poi,
all’improvviso, Naruto si è
concluso, le ultime scan sono uscite, e mi è sembrata un
po’ un’eresia lasciare
questa storia incompiuta, visto che io in primis non sopporto le storie
lasciate a metà. Quindi credo che – per vostra
sfortuna – bazzicherò qui da
queste parti ancora per un po’, anche perché la
raccolta, nei miei sogni,
dovrebbe durare molto, ma molto di più.
Ok, a parte
questa breve parentesi, vorrei ringraziare tutti coloro che
stanno seguendo questa storia e coloro che stanno sprecando un
po’ del loro
tempo per recensirla e farmi sapere cosa ne pensate, vi sono molto
grata per
questo, e ringrazio in anticipo coloro che continueranno a farlo
nonostante le
mie sparizioni potrebbero essere lunghe ed inattese. Spero che questo
compleanno non festeggiato vi sia piaciuto!
Un bacio
umavez
E
oltretutto, avendocene un
altro paio pronte, forse in giornata pubblico qualcos’altro,
ma non ci metterei
la mano sul fuoco.
|
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Capitolo 10 *** Più di un canone di bellezza ***
Accordarsi
Più
di un canone di bellezza
«
Non sapevo che potesse essere così figo
stare con un musicista! » disse Ino
appena giunta al tavolo con due bicchieri di vino bianco sulle mani,
ancora
stranamente integri e stranamente pieni, nonostante la corsa fatta con
i tacchi
tra i tavolini per raggiungere Sakura prima che il piccolo concerto
iniziasse.
«
Non è figo,
infatti. » rispose prendendo di buona lena il bicchiere che
Ino le porgeva.
«
Non è figo? » chiese Ino scettica.
Batté l’unghia
smaltata di rosso sul bicchiere di vino bianco –
perché erano a stomaco vuoto,
perché i musicisti hanno orari tutti loro che non prevedono
la cena prima delle
dieci di sera, e loro dovevano adattarsi
– rovinando la condensa che si era venuta a creare a causa
della temperatura
fredda del vino.
«
Ma lo sai che anche tu hai bevute gratis? Otto
euro di vino bianco, renditi conto. »
Sakura
inarcò le sopracciglia mentre mandava giù il
primo sorso del fruttatissimo e costosissimo vino bianco al bicchiere,
incredula, e Ino roteò gli occhi al suo gesto.
«
Si vede che non sai sfruttare le cose a tuo
vantaggio, fronte spaziosa. »
Quel
piccolo palco era visibilmente improvvisato,
meno grande di quelli su cui Sasuke era solito suonare con Neji, o con
Shikamaru, meno adeguato all’ego di un musicista ma non male
per quello di uno
strimpellatore come Naruto, e Sasuke, stranamente, sapeva adattarsi
bene a
quello che rendeva felice Naruto.
«
Ieri siamo andati a vedere un concerto di
violoncello. » disse senza pensarci.
Ino
batté le palpebre un paio di volte e controllò
quanto
vino Sakura avesse ingerito a stomaco vuoto, ma il bicchiere era
praticamente
ancora pieno.
«
Non era un vero e proprio concerto in realtà, era
quasi un saggio, c’erano tutte ragazze che salivano sul
palco, facevano il loro
pezzo, e così via. »
Sakura
tirò fuori dalla borse i fazzoletti e si
soffiò il naso preventivamente, e Ino capì dove
sarebbe andata a parare con
quel discorso sul violoncello.
«
Sasuke le guardava così attentamente, sai.
Guardava loro le mani alcune volte, ed altre volte invece si fissava
sul viso e
ascoltava solamente i suoni. Ad un certo punto sono stata
così frivola da pensare
che alla fin fine non
c’era da essere gelose, perché pensavo di essere
più carina di tutte
loro, ma poi Sas’ke a fine concerto mi ha chiesto
come mi era sembrato, e non ho saputo cosa dirgli, e allora...Ino.
»
Sakura
si spostò con tanto di sedia a seguito e le
si avvicinò, arrivando a costringerla ad allargare la gambe
per farci entrare
le proprie nel mezzo. Ino si sistemò meglio la gonna per
coprirsi e Sakura nel
frattempo poggiò le mani sulle sue spalle.
«
Credi che stia facendo un errore? Non è che per
stare con un musicista bisogna essere un musicista? »
Naruto
diede una cosiddetta pacca sulla spalla a
Sakura senza nemmeno rendersi conto che i suoi occhi erano lucidi e
senza far
caso al fatto che stesse guardando Ino come si aspettasse la risposta
più
importante della vita.
Le
due si ricomposero e fecero un sorriso a Naruto,
già posizionatosi sul suo sgabello personale, con la
chitarra in mano pronto
per il soundcheck – sempre che ce ne fosse bisogno, per due
sole chitarre
acustiche.
Sasuke
si fermò giusto al lato del tavolo. Diede
un’occhiata ad Ino che, stranamente imbarazzata, si sistemava
la gonna, e a
Sakura, che fissava il palco.
«
Hai gli occhi lucidi. » le disse.
«
Credo di avere un po’ di febbre. » rispose Sakura.
Ino
tossì a lungo dopo quella frase.
Bene,
eccoci qui. Inizierò subito dicendo che
sorprendentemente, questo non sarà l’unico
aggiornamento della giornata. Visto che
avrò una settimana – e forse anche un paio
– davvero disastrose e piene di
impegni, mi sono ritagliata un po’ di tempo per aggiungere un
altro paio di
capitoli a questa raccolta a cui mi sto affezionando sempre di
più. Se poi dopo
tutta questa introduzione non riesco lo stesso ad aggiornare nuovamente
in
giornata, sono davvero da compatire e potrete odiarmi senza problemi.
Niente,
non credo di avere molto da dire, forse mi
dilungo altre due righe per spiegare il titolo del capitolo. Sakura
giudica gli
altri – o meglio le ragazze – seguendo un canone di
bellezza puramente
estetico, mentre Sasuke – ovviamente
–
da altri punti vista, ad esempio se sono musiciste, che strumento
suonano, come
suonano, cosa suonano, ecc ecc ecc. Ecco fatto.
Credo
di avervi annoiato già abbastanza, quindi per
ora vi lascio!
Grazie
mille in anticipo a chi recensirà!
Un
baio
umavez
|
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Capitolo 11 *** Tutto liscio come l'acqua ***
Accordarsi
Tutto
liscio come l’acqua
Stava
filando talmente tutto liscio che Sakura
credette ci fosse qualcosa di incredibilmente sbagliato in quella
serata. Nessun
concerto, nessun’uscita di gruppo, nessun ripasso degli
ultimi brani per la
lezione di strumento del giorno dopo, nessun film in streaming. Sasuke
era
attento ed era vigile, coglieva in che direzione andava il suo sguardo,
capiva
di cosa aveva voglia di parlare e di cose non aveva voglia di parlare
e,
difatti, il conservatorio era rimasto nascosto nei meandri della mente
di
entrambi. Non si sentiva, nemmeno in lontananza, neanche una delle
tante
canzoni natalizie che cominciavano a circolare in quel periodo,
nonostante le
vetrine fossero già addobbate a festa.
Stava
andando tutto così perfettamente
liscio che Sasuke si ritrovò sotto la porta di casa
sua senza assolutamente nessun altro impegno a cui doversi catapultare
subito
dopo averla salutata e senza l’ombra di
un’immediata chiamata da parte di amici
in procinto di partire, con le chitarre in spalla, per il parco
più vicino.
Sarà
stato il brutto tempo di inizio Dicembre, o il
fatto che le lezioni fossero agli sgoccioli, ma il tempo libero di
Sasuke, dopo
tre mesi di frequentazione, si era improvvisamente dilatato andando a
comprendere momenti della giornata che prima erano del tutto
proibitivi. Come
il sabato sera. Come quel liscissimo
sabato
sera.
Lui
si fermò davanti al portone di casa e si voltò a
guardarla. Non aveva nessun’espressione particolare in volto.
Sakura
avrebbe potuto dargli la buonanotte e lui non
avrebbe fatto una piega, eppure la vista del naso rosso e delle guance
rosate
la costrinse a chiederglielo, per non lasciarlo al freddo.
«
Vuoi salire? »
°°°
Quando
lui le chiese dove fossero i preservativi
Sakura capì che non c’erano possibilità
di ripensamento. “Cassetto nel
comodino.” gli disse indicandolo, riuscendo a malapena a
muoversi intrigati
com’erano tra le coperte.
Lui
si staccò dal suo corpo rimanendo carponi su di
lei, e la seconda cosa che Sakura sentì, dopo
l’ondata di freddo che la
travolse quando il petto di Sasuke si allontanò dal proprio
per allungarsi
verso il comodino, fu la suoneria di un cellulare. E considerando che
era la
suoneria più banale, più preimpostata e
conosciuta nel mondo dei telefoni
Apple, Sakura capì senza sforzo che si trattava di quello di
Sasuke.
Lo
vide lasciare la mano sospesa a mezz’aria,
indeciso tra il cassetto e il telefono.
«
Chi è? »
«
Naruto. »
Le
scappò una risata che lui non condivise.
«
Puoi rispondere. »
Lui
si voltò a guardarla scettico. Sakura prese
l’iniziativa e, raggiungendo il telefono con una mano,
rispose, posandoselo
sull’orecchio sinistro mentre Sasuke, gettatosi di nuovo
addosso a lei, prese
d’assolto la parte destra del suo collo.
«
Pronto? »
Naruto
fu stranamente contento di sentire la sua
voce e non quella di Sasuke, e dopo due intensissimi minuti di
conversazione
capì il perché.
«
Sas’ke, » gli disse avvicinando il telefono
all’orecchio di lui, « forse dovresti rispondere
tu. »
Sentì la richiesta disperata di Naruto di non passare il
cellulare a Sasuke, ma
oramai era troppo tardi.
«
Cosa vuoi? »
Sakura
già sapeva che la serata sarebbe finita lì.
«
Come diamine hai fatto- cosa significa che è colpa
del lavaggio lana? No, te lo avevo già spiegato come
funziona, Naruto, non- »
Sasuke allontanò il telefono e fece un respiro
profondissimo. « Ok, lascia
stare. Hai messo le chitarre in un posto rialzato? »
Dalla
faccia che fece Sasuke qualche secondo dopo
Sakura fu decisamente convinta che la serata sarebbe finita
lì.
«
Tu sei il cretino più idiota, più disorganizzato,
e
più in pericolo che io
abbia mai
conosciuto. »
Sasuke
attaccò senza una parola di più, si
districò
dal cumulo di coperte e, in un silenzio di tomba, ricominciò
a vestirsi. Sakura
si chiese se lui se ne stesse andando per via della casa allagata o per
via
delle chitarre possibilmente danneggiate. Stranamente il pensiero di
essere
abbandonata per uno strumento musicale non la disturbò
troppo.
«
Che fai? » le chiese dopo qualche minuto mentre
era intento ad allacciarsi le scarpe. « Non ti vesti?
»
Sakura
batté le palpebre, confusa.
«
Andiamo, ci vorranno almeno venti minuti per
arrivare a casa. » Lui se ne uscì dalla stanza, ma
prima di chiudere del tutto
la porta le chiese “Resti a dormire?”
Sakura
iniziò a cercare la maglietta per terra.
«
Sì, okay. »
Non
del tutto finita, dopotutto.
Allora,
prima cosa: ho mantenuto la promessa!
Yeeiii! Ehm. Seconda cosa, mi scuso per la lunghezza. Questa dovrebbe
essere
una raccolta di flash e, come al solito, non riesco a mantenerla sotto
le 500
parole, quindi credo che cambierò l’avviso e
metterò raccolta di One-shot,
sempre che sia possibile. Terza cosa: sono stranamente fiera di me in
questo
momento, ma non so il perché.
Spero
di essere riuscita a trascinare di nuovo un po’
di musica in questa raccolta, negli ultimi tempi l’avevo
messa un po’ da parte
per concentrarmi più su Sasuke e Sakura, anche
perché delle volte è davvero
difficile inserire la musica in tutti i capitoli.
Okay,
detto questo, non so davvero quando avrò il
tempo di aggiornare ancora, ma spero il prima possibile.
Naturalmente
le vostre opinioni sono grandemente
gradite (lo so, pessima allitterazione, chiedo perdono) se avrete
voglia di
farmele sapere.
Ringrazio
tutti coloro che seguono la fic, mi fate
davvero felice, ci sono molto affezionata.
Un
bacio e buona serata,
umavez
Ah!
Ultima cosa! Il titolo è ridicolo, lo so bene,
ma la serata è filata liscia finché non
è comparsa l’acqua, quindi mi piaceva.
T^T Vabbè, me ne torno nel mio cantuccio solitario,
d’accordo.
|
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Capitolo 12 *** Un plausibile Mercoledì ***
Accordarsi
Un
plausibile Mercoledì
Vivere
nella stessa città delle volte risultava essere un
pericolo mortale. Hinata fece appena in tempo ad afferrarla per la
tracolla
della borsa che una macchina passò – suonando
animatamente il clacson – dove,
fino a pochi millesimi di secondo prima, c’era il suo piede
sinistro.
La
vide annaspare un attimo come se fosse stata lei
quella che aveva quasi rischiato di essere presa sotto, teneva ancora
la mano
stretta alla tracolla.
«
Scusami. » le disse. Gettò poi
un’occhiata al di
là dell’attraversamento pedonale,
sull’altro marciapiede, « Scusami, ero
sovrappensiero. »
Si
alzò sulle punte per vedere meglio senza degnare
Hinata di uno sguardo, e scorse ancora la custodia di una chitarra tra
la gente
che copriva il proprietario che la portava in spalla.
Era
del tutto plausibile.
La sede distaccata del conservatorio era a poche decine di metri da
lì, ed era
Mercoledì. Mercoledì Sasuke aveva lezione di
strumento.
Si
ricompose e aspettò diligentemente il verde,
guardando scomparire la custodia. La cosa più brutta non era
stata rischiare di
rompersi qualcosa, era stata appurare che gli orari di Sasuke non era
ancora
riuscita a dimenticarseli.
°°°
Sasuke
si alzò dalla sedia giusto per andare in
bagno, ma non poté fare a meno di notare due ragazze sedute
al bancone.
La
ragazza con cui lei stava parlando
sembrava la tipica persona con cui Sakura
sarebbe potuta andare d’amore e d’accordo. Aveva
gli occhi chiari, non un filo
di trucco, i capelli scuri lunghi fino ai fianchi.
Fece
per avviarsi in quella direzione, chiedendosi
come mai proprio Sakura – o quella che sembrava essere
Sakura, almeno per lui –
dovesse essere proprio quella ad essersi seduto sullo sgabello
sbagliato tra le
due, quello che gli dava le spalle.
Ma
poi Shikamaru lo richiamò dicendo che il bagno
era da tutt’altra parte.
Così
tornò sui suoi passi e, chiusosi la porta alle
spalle, pensò che era plausibile,
che
Sakura il Giovedì mattina non aveva lezione prima
dell’una, e il Mercoledì sera
poteva concedersi qualche svago serale, e che il locale non era poi
così
distante da casa sua.
O
il rosa era diventato improvvisamente un colore
estremamente popolare per tingersi i capelli, o lì
c’era Sakura, su uno
sgabello.
Quando
uscì però lo trovò vuoto.
Beh
non so cosa dire: appena mi convinco a scrivere
One-shot, esce fuori una flash. Ditemi che c’è un
modo per fare una raccolta
mista, perché non so davvero più cosa fare!
Questo è un affaccio sul momento in
cui Sas’ke e Sakura si sono lasciati già da un
po’, ma lo avevate sicuramente
capito da soli, quindi cosa parlo a fare? Meglio stare zitta e
dileguarsi.
Spero che via sia piaciuto e aspetto con ansia le vostre opinioni! Un
bacio
umavez
|
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Capitolo 13 *** Morsi di anni addietro ***
Accordarsi
Morsi
di anni addietro
«
Ho preso lezioni in questi due anni. » disse prima
di allontanare drasticamente l’archetto dalle corde del
violino e farlo
ricadere insieme al braccio lungo il fianco nudo.
Sasuke
capì in quel momento che Neji non aveva mai
del tutto ragione in quello che diceva, ma nemmeno del tutto torto.
Perché il
sogno erotico – ma anche solamente sogno sarebbe andato bene
– di un musicista
forse era davvero una musicista, ma,
nonostante l’accuratezza delle analisi di Neji, non serviva
che suonasse uno
strumento meno adattabile alle mani di una donna, bastava il violino.
Bastava
quel violino e, notò Sasuke con pacata soddisfazione, pago
di poter contraddire
ciò che un tempo aveva detto il suo amico, che lei
sorridesse. E che avesse le
guance arrossate, e i capelli un po’ arruffati. Che si
ostinasse a rimanere
nuda e a suonare per lui come stava facendo in quel momento.
Che
arricciasse le dita dei piedi per poi
distenderle e dondolare un po’ su se stessa, e che poi
sorridesse ancora. Serviva
che fosse molto più di una semplice musicista in effetti, e
si convinse del
fatto che Neji avesse più torto che ragione, forse.
«
Almeno adesso riesci a tenere in mano l’archetto
senza farlo cadere. »
Sakura
si imbronciò come non era mai stato abituato
a vederla fare. Forse perché prima non era così
propenso alle battute, né ai
battibecchi. A Sakura, gli sembrava di ricordare, piacevano.
«
Era solo questione di allenare le dita. » gli
rispose.
Lui
si ritrovò a sorridere e ad addentare uno dei
biscotti che lei gli aveva portato, attento a non far rovesciare la
tazza di tè
quasi traboccante poggiata distrattamente sul materasso.
«
Ti ostini ancora a comprare questi biscotti. »
osservò. Lei aveva ricominciato a suonare distrattamente,
cercando di seguire
con la voce l’altezza delle note. Sembrava divertirsi ad
ignorarlo.
«
Oh, capisco. » morse ancora il biscotto e lo mandò
giù con un sorso di tè, « ti stai
prendendo le tue vendette. »
Sakura
sorrise e gli fece l’occhiolino, non smise subito
di suonare.
«
Comprensibile. » sussurrò. Se quelle erano le
vendette di Sakura – suonare nuda il violino per un tempo
indefinito - ,
avrebbe aspettato ancora molto tempo prima di dirle che non aveva fatto
la
scelta appropriata.
Lei
interruppe il brano all’improvviso e posò lo
strumento sopra la custodia, senza rimetterlo a posto, e si
avvicinò guardinga
al letto, salendoci gattoni, attenta a non fare rovesciare la tazza di
tè. Si ostinò
a rimanere scoperta e a rifiutare il lenzuolo che lui le
offrì.
«
Niente più vendette. » lei allungò la
mano e prese
la tazza, bevve un sorso di tè, « Promesso.
» aggiunse prima di soffiare sulla
superficie della bevanda per freddarla.
Dovette
posare le mani ai lati dei fianchi di Sakura
per sporgersi in avanti e darle un bacio. Sakura, nonostante si
sforzasse di
non vergognarsi di essere nuda, esposta, nonostante cercasse di
sentirsi a suo
agio, arrossì.
E
gli piacque che almeno quello non
fosse cambiato in due anni.
Anche
se non poteva dire la stessa cosa per i
biscotti.
Buonasera
a tutti/e. Eccomi che faccio un altro
salto su EFP, apparendo dal nulla. Speravo di riuscire ad aggiornare
prima, ma
nonostante tutto continuo a non trovare il tempo per fare tutto quello
che
vorrei, e devo dire che questa volta anche l’ispirazione
è stata scarsa, quindi
chiedo venia per questa cosa
– merita
di chiamarsi cosa,
perché è
indefinibile e perché il mio cervello si è
arrovellato troppo per decidere se
scrivere One-shot o Flash, e nonostante tutto ho finito per scrivere
una cosa da 508 parole, quindi
è ovvio che
io non sia in grado di definire alcunché.
Ammetto
che sto davvero esagerando con le note d’autrice,
ormai mi diverto più a scrivere queste che le storie, bah.
Dovrei tagliarla corta,
vero? Darmi alla macchia, scappare e diventare una contadina?
Sì, decisamente
dovrei. Anche perché i miei titoli oramai vanno verso un
inevitabile declino, i
partecipanti di Masterchef, per quel poco che ho visto, danno nomi
più
fantasiosi ai loro piatti più di quanto io faccia con le mie
storie, e questo è
veramente un colpo basso.
Bene,
a parte questo vi saluto tutti e spero che
abbiate passato un buon Natale, delle buone vacanze, e che
l’anno sia iniziato
nel migliore dei modi per voi. E con questa cosa
vi auguro tanta, tanta, tanta tenerezza, come Sasuke e Sakura che
tornano
insieme e si ritrovano dopo due anni. Chi non ha bisogno di tenerezza,
del
resto?
Quindi
tanta tenerezza a tutti,
baci
umavez
|
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Capitolo 14 *** Questione d'accento ***
Accordarsi
Questione
d’accento
Se
avesse suonato un la, glielo avrebbe chiesto. Non
c’erano ulteriori provvedimenti da prendere al riguardo e
lasciare la decisione
al caso era la scelta saggia ed equa che ci si poteva aspettare da un
qualsiasi
Uchiha momentaneamente a corto di capacità decisionale.
Ma
quando lei suonò un la – riconosciuto con
l’ausilio del suo orecchio assoluto – si
ricordò che erano appena tornati da
una vacanza e che era ovvio che
avrebbe iniziato con un la. Le corde andavano tirate di nuovo, lo
strumento
riaccordato.
«
Mi fai suonare il diapason? »
Si alzò dalla sedia e prese il diapason dalla tasca
superiore della custodia
della chitarra. Lo fece suonare e lo avvicinò al suo
orecchio. Poco dopo il
suono del violino si sovrappose e Sakura cominciò a tirare
le corde.
Si
rimise seduto sulla sedia e cominciò a slacciarsi
le scarpe. Aveva appena deciso che se avesse suonato un si, appena
finito di
accordare il violino, allora glielo avrebbe detto.
Ma
Sakura suonò un re e per un momento gli venne
voglia di lanciare quella scarpa appena tolta sullo specchio.
«
Tutto okay? »
Alzò
il capo di poco. Sakura aveva scostato il
violino dal collo e lo guardava confusa. Lui si limitò a
guardarla e Sakura si
mosse scomodamente sul posto, presa in contropiede dal silenzio.
«
Ci hai messo 5 minuti per slacciarti una scarpa. »
aggiunse, come per giustificare la sua preoccupazione.
Assottigliò
gli occhi, infastidito, e cominciò a
slacciare l’altra scarpa.
«
E tu dieci per accordare. Cos’è peggio? »
«
Decisamente la scarpa. »
Sakura
sospirò ed uscì dalla stanza quando non
ricevette risposta e vide che il suo senso dell’umorismo non
era stato per
niente apprezzato, e Sasuke, ormai scalzo e nella peggior disposizione
d’animo
possibile, si disse che la terza volta era la volta buona. Sakura
sarebbe
rientrata, avrebbe ricominciato a suonare, e se avesse iniziato con un
sì
allora glielo avrebbe detto.
Ma
quando lei rientrò il violino fu l’ultima cosa
che catturò la sua attenzione. Aveva iniziato a svestirsi
sbadatamente e a
cercare un ricambio pulito nei cassetti.
«
Cosa stai facendo? » le chiese, ricomponendosi
solamente quando notò lo sguardo di Sakura che si fermava su
di lui per poi
vagare confuso per la stanza, incapace di capire se avesse fatto
qualcosa di
sbagliato per meritarsi un rimprovero.
«
Pensavo di farmi una doccia. »
«
Prima dovresti suonare un po’. »
Sakura
chiuse il cassetto con un fianco rigirandosi
un paio di calzini nelle mani. Sasuke cominciò a svestirsi
solamente per
aggirare un altro “tutto okay?” che era pronto per
risuonare nuovamente nella
stanza. Vide con la coda dell’occhio Sakura avvicinarsi al
violino.
E
se non avesse iniziato con un si? Se avesse
iniziato con un re, o magari con un sol? Si maledì quando
capì che il sol era
decisamente più probabile.
«
Aspetta. » le disse quando l’archetto si era
già
posato sulle corde. Ormai negli occhi di Sakura si leggeva solamente lo
sbigottimento più totale.
Si
alzò e le si avvicinò, si schiarì la
voce.
«
Sakura. » iniziò.
Lei
poggiò il violino, si grattò la spalla destra
con la mano sinistra e dopo aver capito di non avere la più
pallida idea di
cosa gli fosse preso tutto d’un tratto, rilassò i
muscoli. Si schiarì la voce
anche lei, per empatia.
«
Sì? »
Stavolta
non lascio molte note. Sono di corsa, sono
sotto esami, e l’unica cosa che ho da dire è scusa
– per non aggiornare
abbastanza frequentemente quanto vorrei e per non recensire tutte le
storie che
vorrei recensire. A parte queste tre tristissime righe, avete capito il
motivo
del titolo? Muahahahahahahahaha mi sto sbellicando come se avessi fatto
chissà
quale sottile gioco di parole, ma in realtà è una
cavolata, davvero. Fatemi
sapere se avete capito! ;) Ah, e grazie in anticipo a tutti coloro che
mi
faranno sapere cosa ne pensano!
Un
bacio
umavez
|
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Capitolo 15 *** Una di troppo ***
Accordarsi
Una
di troppo
«
Hai da accendere per caso? »
Sakura
ebbe come primo istinto quello di frugare
nella borsa per poi scuotere la testa dispiaciuta, come per far credere
“Di
solito ce l’ho, perché io
fumo, ma
oggi me lo sono stranamente dimenticata”. Ma, si disse, se la
ragazza che le
stava chiedendo l’accendino ne avesse trovato un altro in
giro, da uno dei
tanti ragazzi che si aggiravano fuori dalla sala, magari glielo avrebbe
porto e
le avrebbe detto “Tieni, adesso puoi accenderti una sigaretta
anche tu, perché
prima stavi cercando un accendino nella borsa, quindi fumi,
e starai sicuramente morendo
per una sigaretta”. Le conversazioni che si immaginava erano
sempre molto
surreali, in realtà, ma decise comunque di fare direttamente
di no con la
testa, senza sembrare dispiaciuta.
La
ragazza se ne andò accennando un sorriso.
Cercò
Sasuke in mezzo alla marmaglia.
«
Sas’ke, » gli disse poggiandogli una mano sulla
schiena, « possiamo andarcene? Tutti mi chiedono se ho da
accendere e perché
non fumo, e che tinta ho usato per i capelli. »
Sasuke
le diede un attimo le spalle per evitare di
espirarle il fumo addosso e poi si voltò a guardarla.
«
Devono ancora iniziare a suonare. » le rispose, un
po’ guardingo, battendo con l’indice sulla
sigaretta tenuta tra il pollice e il
medio, per far cadere la cenere.
«
Mi sento a disagio. » insistette.
Sasuke
cercò qualcuno con lo sguardo e poi fece un
altro tiro dalla sigaretta. Quella volta non si scomodò
troppo per non farle
arrivare il fumo in faccia.
«
Ho detto a Neji che lo sarei venuto a vedere. Non
puoi aspettare almeno la fine del concerto? »
Sakura
stava per aprire bocca e rispondere che erano
le undici, e che il concerto sarebbe dovuto iniziare un’ora
fa, ma qualcuno
picchettò sulla sua spalla e si voltò a vedere
chi fosse.
«
Scusa, non è che hai una cartina? »
Sakura
serrò le labbra e i pugni, mentre Sasuke
tirava fuori dalla tasca della giacca il porta tabacco con tanto di
cartine e
filtri dentro.
Sakura
capì che c’era un motivo se esistevano gli
stereotipi e l’imagologia, e che non riguardavano solamente
le nazionalità, ma
anche svariate categorie sociali, se non proprio classi
sociali. E i musicisti, da quel che aveva capito, erano la
crème de la crème delle classi sociali, o almeno,
loro la sentivano così.
«
Scusate ragazzuoli, » e poi usano
questa confidenza snervante, si disse tra sé e
sé
Sakura mentre si voltava per far buon viso a cattivo gioco con
l’ennesima
ragazza. Sorrise a Sasuke ma si rivolse a lei.
«
Non è che avete un po’ d’erba?
»
°°°
Sasuke
non fece in tempo a fermarla e a dirle che
era il caso di entrare in sala perché il concerto stava per
iniziare, che
Sakura non riuscì più a trattenersi. Tese la mano
verso la ragazza, per
iniziare una conversazione come qualsiasi dio di qualsiasi religione
comandava,
con una presentazione.
«
Ciao, sono Sakura Haruno. Non suono nessuno
strumento e no, non fumo. Non mi drogo nemmeno. Non prediligo nessuna
sostanza
tossica o alienante, né sostanze che alterano lo stato
psicofisico di una
persona, pensa, non bevo nemmeno il caffè. Non mi faccio di
cocaina, né di
eroina, né di crack e tantomeno di LSD, e dulcis
in fundo, no, non fumo erba. Che vergogna, eh? Non faccio
nulla di tutto
questo. »
°°°
«
Sakura? » gli chiese Neji appena lo vide sedersi
ad uno dei tavolini più vicini al palco. Sasuke scosse la
testa e fece
spallucce, ma non nel modo in cui lo avrebbe fatto una persona estranea
ai
fatti. Sembrò quasi che le spalle gli pesassero.
«
Se ne è andata. »
Neji
tirò fuori dal suo repertorio uno di quei
sorrisi che lasciavano intendere di aver presagito il tutto tempo
addietro.
«
Dovresti smettere di fumare, sai? » gli disse
passandogli accanto e avviandosi verso il palco. Sasuke
sbirciò sul tavolo alla
ricerca di un posacenere che non c’era.
«
Lo so. »
Buonasera
a tutti, mie/i care/i. Oggi è stata una
giornata buia e tempestosa che, in compenso, mi ha dato la
possibilità di
scrivere qualche riga, essendo io nuovamente, dopo tempo immemore,
computer-munita. E ne ho subito approfittato per aggiornare Accordarsi
in
attesa di concludere il quarto capitolo di Verdi idee e una nuova
storia che ho
in cantiere.
Inutile
dire che l’università mi tramortisce, e
oltretutto ci si mette una certa ansia per il futuro e un incubo ad
occhi
aperti molto ricorrente che mi vede come una stracciona, incapace di
fare un
qualsiasi lavoro, e destinata a morire in povertà e in
solitudine a rovinarmi l’umore.
Comunque, a parte le inquietudini personali che mi attanagliano,
è sempre un
piacere tornare ad aggiornare questa fic, e aspetto con ansia qualche
vostro
giudizio.
Oltretutto
volevo specificare che non ce l’ho
affatto con i musicisti, e che non credo assolutamente che siano tutti
uguali,
anzi, e nemmeno che tutti fumino e si diano alle sostanze stupefacenti,
il mito
dell’artista maledetto che si dà
all’oppio è cosa superata oramai (almeno
credo), e quindi quello che c’è scritto in questa
fic è, naturalmente, la
visione personale, e particolarmente arrabbiata, di Sakura, che come
tutti
sappiamo ha rapporti molto controversi con la musica e i musicisti, e
questo di
evince non solo dai discorsi diretti ma dalla narrazione stessa, come
un
discorso indiretto libero alla Pasolini, con la semplice differenza che
Pasolini era un genio innovativo e io non so nemmeno cosa diavolo sto
scrivendo
e cosa farò della mia vita, ecco tutto. Quindi mi rimangio
il paragone con
Pasolini e dico solo che questo è quello che mi è
venuto fuori, abbiate pietà
D:
un
abbraccio a tutti,
umavez
|
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Capitolo 16 *** Nuove nuove, cattive nuove ***
Accordarsi
Nuove
nuove, cattive nuove
Non
che Sasuke lasciasse che i vestiti
invecchiassero nei cassetti senza sentire l’esigenza di
cambiarli, ma Sakura
conosceva a memoria il suo armadio e avrebbe giurato di non aver mai
visto da
nessuna parte, nemmeno nei meandri più scuri della
cassettiera di Sasuke, una
maglietta di quel colore, di quel rosso abbastanza spento da non farlo
sembrare
troppo pallido ma di un rosso abbastanza acceso da non farlo sembrare
un tutt’uno
con i capelli.
Le
sembrò quasi che la maglietta fosse un chiaro
messaggio diretto a lei. Un messaggio che diceva “Sto andando
avanti per conto
mio”.
Sakura
si voltò verso Hinata e vagliò la
possibilità
di dirle perché d’improvviso non avesse
più voglia di andare a vedere la
mostra, ma avrebbe dovuto spiegare che una maglietta l’aveva
messa k.o. e che
quel rosso aveva dato il colpo di grazia ad un cumulo di false certezze
che
aveva cercato di inculcarsi in testa negli ultimi tre mesi, dicendosi
che se
qualcuno l’aveva amata una volta, non c’era nessun
motivo per pensare che non
sarebbe potuto succedere di nuovo.
Hinata
la guardò un attimo negli occhi e da quel
momento sembrò anche lei restia a muovere anche un solo
passo verso l’entrata
del museo.
«
Io sono più in vena di una passeggiata. » disse
Hinata.
La
vide rimettere in borsa i due biglietti senza
troppa cura, accartocciandoli un poco, come per far capire che non
c’era davvero
bisogno di una risposta.
°°°
Se
Sakura avesse potuto vederlo avrebbe dubitato
della sua lucidità e avrebbe indugiato qualche minuto a
guardarlo per decidere
se fosse più dolce e più patetico quel che stava
facendo. Accartocciò la
maglietta e la gettò sulla poltrona, poco lontana dalla
testata del letto.
Si
mise al centro del letto e si chiese che effetto
avesse fatto, alle persone accanto a lui, vederlo con una maglietta
nuova. Con qualcosa
di nuovo che avrebbe dovuto incoraggiare gli altri a cercare qualcuno di nuovo in lui.
Ma
Sasuke si sentiva uno sconosciuto a se stesso più
che un qualcuno di nuovo, se nuovo doveva considerarsi come migliore. A
lui
quel rosso nemmeno piaceva così tanto.
L’aveva
presa solo perche in mattinata, con gli occhi
ancora cisposi e assonnati, da lontano, quel rosso assumeva tinte
più tenui, e
gli sembrava di vedere ancora qualcosa di rosa
nella sua vita.
Un
rosa che avrebbe preferito a qualsiasi altro nuovo
tipo di rosso.
La
cosa che gli fece davvero sentire la sua mancanza
quella sera fu la certezza che Sakura lo avrebbe trovato un gesto
dolce.
Dalle
mie parti, ma credo ovunque in Italia, c’è un
detto che recita “Niente nuove, buone nuove”, che
vuol dire essenzialmente che
se non ci sono novità allora va tutto bene o, alla meno
peggio, che nulla è
peggiorato. I miei titoli diventano sempre più sciocchi, me
ne rendo conto, ho
dovuto stravolgere un detto per trovare un titolo decente. Se non
è un segno
questo per smettere di scrivere, cosa potrà mai esserlo?
Comunque,
sono passata qui da queste parti perché mi
è tornata un po’ di voglia di scrivere dopo un
periodaccio, che è lontanissimo
dal finire ma che comunque è in netta ripresa. Non pensavo
nemmeno di
continuare ad aggiornare questa raccolta in realtà, ma non
credo mi sarei perdonata:
già ritardo in modo vergognoso negli aggiornamenti e nelle
risposte, smettere
addirittura di scrivere sembrava un taglio troppo radicale.
Con
questo chiedo scusa per il ritardo disumano,
probabilmente la vita ci ha messo meno tempo a svilupparsi sulla Terra,
ma
davvero, non ho passato dei bei mesi e ho avuto tanti problemi da
affrontare.
Ho praticamente abbandonato il sito per un bel po’, non ho
letto nulla, non ho
recensito nulla, e forse questa è la cosa che più
mi dispiace, molto più che
non riuscire a pubblicare. Ma, se qualcuno crede ancora a quel che
scrivo,
cercherò di rimediare.
In
compenso, spero ci sia ancora qualcuno
interessato a questa raccolta. E spero che stiate tutti bene. Aspetto
le vostre
opinioni.
Un
bacio
umavez
|
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Capitolo 17 *** In silenzio ***
Accordarsi
In
silenzio
Ha
un buonissimo odore. Credeva che l’acqua bollente
e il vapore acqueo lo avrebbero affievolito. Non che non lo abbia mai
sentito
prima, ma in quel momento è più forte, ed
è quasi contento di non coprirlo con
il proprio.
Si
passa la saponetta un po’ ovunque mentre lei
ancora si gode quei momenti iniziali in cui ci si deve abituare alla
temperatura dell’acqua e bagnarsi per bene tutti i capelli.
Quando
posa la saponetta lei si scansa di un passo
per lasciargli il posto sotto il sifone. I capelli le si sono
appiattiti
intorno alla fronte e le sopracciglia hanno assunto uno strano verso.
Tempo due
secondi e le torna la pelle d’oca per un contatto occasionale
con le piastrelle
che ricoprono le pareti. Lui non glielo dice, ma si sciacqua il
più velocemente
possibile solo per non farla stare al freddo.
Le
passa la saponetta e poi prende ad insaponarsi i
capelli, mentre la guarda lavarsi senza mai uscire completamente dalla
portata
del sifone, lavandosi il seno mentre il getto d’acqua le
colpisce la schiena e
viceversa.
Lui
intanto ha la pelle d’oca, ma non fa niente.
Lei
intercetta il suo sguardo e sorride subito prima
di chiudere gli occhi e riposizionarsi sotto l’acqua. Le mani
aiutano a mandar
via il sapone anche se non ce n’è davvero bisogno,
e lui, quasi quasi, vorrebbe
aiutarla anche con le proprie, solo per farlo insieme.
Lei potrebbe fare qualsiasi cosa con quelle mani, e
potrebbe farla meglio di lui, ne è sicuro. Forse anche
suonare la chitarra se
solo lei volesse togliersi anche quello sfizio e umiliarlo.
Non
canticchia come si aspettava, ma forse, si dice,
è solo questione di tempo. Un altro paio di docce insieme,
un altro po’ di
confidenza, e chissà.
Forse,
inoltre, dovrebbe offrirsi di insaponarle i
capelli. Lui non le ha dato l’occasione, ma sa che lei lo
avrebbe fatto.
Anche
lui, sorprendentemente, lo farebbe, ma la sola
possibilità – la certezza – che possa
accadere lo manda in estasi e lo
sbigottisce, e non è sicuro che lei lo riesca a percepire
tutto quello
sbigottimento – ma forse è più
l’estasi -
tra lo scroscio dell’acqua e il vapore.
Gli
sorride di nuovo e inizia ad insaponarsi i
capelli da sola. Magari la prossima doccia.
Una
nottata particolare, mi sono presa giusto il
tempo per immergermi nella prospettiva maschile senza esserci
probabilmente
riuscita, e solo adesso, rileggendola, mi rendo conto di aver usato
solo i
pronomi personali e non i nomi veri. E visto che ho troppo sonno per
cambiare/correggere qualsivoglia imperfezione, credo proprio che la
lascerò
così.
Era
iniziata come un momento di dolcezza totale in
realtà, ma c’è sempre qualcosa che non
sembra andare nel verso giusto forse,
non saprei. Forse Sasuke è solo un tipo che riesce a farsi
venire davvero tanti
dubbi nel frangente di una sola doccia. Comunque io lo vedo un
po’ così, come
uno che pensa anche agli altri, forse più che a se stesso,
ma non lo fa notare.
Un piccolo subdolo manipolatore che fa del bene nell’ombra.
Forse OOC?
Probabilmente.
Un
saluto a tutti quanti, buonanotte mie/miei
care/i.
Umavez
p.s.
Sono alla ricerca di titoli, qualcuno mi dia una mano T^T
|
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