La Nuova Generazione

di The_Lock
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pilot- 0.1 ***
Capitolo 2: *** 0.2 ***
Capitolo 3: *** 0.3 - Der Golem ***
Capitolo 4: *** 1.1- Missione 1: i frammenti del Cuore ***
Capitolo 5: *** 1.2 ***
Capitolo 6: *** 1.3- Aria ***
Capitolo 7: *** 1.4 ***
Capitolo 8: *** 1.5 ***
Capitolo 9: *** 1.6 ***
Capitolo 10: *** 1.7- Acqua ***
Capitolo 11: *** 1.8 ***
Capitolo 12: *** 1.9- Terra ***
Capitolo 13: *** 1.10 ***
Capitolo 14: *** 1.11 ***
Capitolo 15: *** 1.12- Fuoco ***
Capitolo 16: *** 1.13 ***
Capitolo 17: *** 1.14- Energia ***
Capitolo 18: *** 1.15- Kandrakar! ***
Capitolo 19: *** 2.1 Missione 2: La crisi dei due Mondi ***
Capitolo 20: *** 2.2 ***
Capitolo 21: *** 2.3- Trasformati! ***
Capitolo 22: *** 2.4 ***
Capitolo 23: *** 2.5- Encantados! ***
Capitolo 24: *** 2.6 - il concerto ***
Capitolo 25: *** 2.7- Ancora in Gioco ***
Capitolo 26: *** 2.8 ***
Capitolo 27: *** 2.9- Assalto! ***
Capitolo 28: *** 2.10- Non è ancora la fine... ***
Capitolo 29: *** 2.11- Felipe! ***
Capitolo 30: *** 2.12- Il ballo di fine anno ***
Capitolo 31: *** 3.1 Missione 3: La Cura e La Chiave ***
Capitolo 32: *** 3.2- Il Pianto della Banshee ***
Capitolo 33: *** 3.3- Bitten ***
Capitolo 34: *** 3.4 ***
Capitolo 35: *** 3.5- Pool Party ***
Capitolo 36: *** 3.6- Vanessa, part I ***
Capitolo 37: *** 3.7- Vanessa part II ***
Capitolo 38: *** 3.8 ***
Capitolo 39: *** 3.9- Cuori spezzati ***
Capitolo 40: *** 3.10 ***
Capitolo 41: *** 3.11- La Chiave ***
Capitolo 42: *** 3.12- L'ultimo Sacrificio ***
Capitolo 43: *** 3.13- Im Memoriam ***
Capitolo 44: *** 4.1- Missione 4: The Void ***
Capitolo 45: *** 4.2- Acantha ***
Capitolo 46: *** 4.3- Powerless ***
Capitolo 47: *** 4.4 ***
Capitolo 48: *** 4.5 -Two Men Down ***
Capitolo 49: *** 4.6- Blossoms ***
Capitolo 50: *** 4.7- L'Alchimista ***
Capitolo 51: *** 4.8- Light off ***
Capitolo 52: *** 4.9- La soluzione è qui ***
Capitolo 53: *** 4.10 - Guerra dei due mondi ***
Capitolo 54: *** 4.11- Aftermath ***
Capitolo 55: *** 4.12- Questo non è un addio ***
Capitolo 56: *** 5.1 part I; Missione 5: questo non sono io ***
Capitolo 57: *** 5.1 part II ***
Capitolo 58: *** 5.2- Poteri ***
Capitolo 59: *** 5.3- Sonnambulo ***
Capitolo 60: *** 5.4- Let the right one in ***
Capitolo 61: *** 5.5- Sacrificio ***
Capitolo 62: *** 5.6- In my Mind ***
Capitolo 63: *** 5.7- Say my Name ***
Capitolo 64: *** 5.8- La caduta di un eroe ***
Capitolo 65: *** 5.9- Broken ***



Capitolo 1
*** Pilot- 0.1 ***


   

0.1

 

“Cari membri del Consiglio. Come temevamo, nuovi pericoli minacciano l'abbattimento dell'equilibrio cosmico, e ancora una volta siamo chiamati a proteggere la vita di ciò che è stato creato! Servono, dunque, nuovi soldati che proteggano il bene assoluto!”

“Soldati? Non intende guardiane?” domandò un saggio con la faccia a forma di vongola.

“Non possiamo più arrischiare la vita di cinque ragazze innocenti. Soprattutto dopo quello che è successo 5 anni fa! Per questo ho scelto cinque nuovi guerrieri. I tempi sono cambiati, i nemici sono più distruttivi che mai e abbiamo bisogno di giovani forti! I loro nomi sono:...”

 

“SYDNEY”

Il biondo sussultò, cadendo dalla tavola da surf e finendo sott'acqua, in debito di ossigeno mentre un'onda gli passava praticamente sopra. Una voce ancora gli rimbombava nelle orecchie, una voce limpida da donna che chiamava il suo nome, una voce che gli sembrava stranamente familiare senza sapere il perché. E proprio lì, sotto l'acqua, strizzò gli occhi e vide uno strano luccichio, come piccole scintille blu pallido lo stessero osservando con curiosità. Sydney sorrise, allungando il palmo e lasciando che una scintilla vi si posasse sopra, ma una lo colpì all'occhio dandogli una piacevole sensazione di freddo che tuttavia durò un solo istante, poiché una mano lo prese per il gomito e lo portò in superficie.
“Stai bene?” domandò il suo istruttore.
“Sì... s-sì sto bene!” annuì, spostando i capelli biondi dalla fronte. Vide il suo istruttore che lo osservava con aria sospettosa e il biondo cercò di specchiarsi sulla superficie dell'acqua per vedere se avesse un problema in viso, magari una ferita.
“Che c'è?” domandò infine.
“Niente... sembra quasi tu abbia gli occhi più blu!”

 

“KYLE”

“Mi hai chiamato?” domandò il moro, togliendosi la cuffia dall'orecchio destro. Banquo, suo amico, fece di no con la testa, allora i due ripresero gli allenamenti per la partita del giorno dopo, ma Tyler si ritrovò spesso a sbagliare gli esercizi perché sovrappensiero.
“Sicuro che non mi hai chiamato?” domandò ancora, e Banquo confermò la risposta. Quando terminarono gli esercizi, Kyle si sedette su una panchina per aspettare l'autobus, prese un pacchetto di sigarette, ne sfilò una, e premette il pulsante dell'accendino. Una fiamma di quasi un metro di si sprigionò dall'aggeggio, facendo sussultare il moro che lasciò immediatamente la presa, facendo cadere l'accendino per terra. Sopra, poco lontano dal ragazzo, volteggiavano piccole scintille rosse color fuoco vivo. Kyle osservò lo spettacolo con curiosità: sembrava quasi che quelle scintille volessero parlargli. Una si posò sulla sua mano e una vampata di calore lo riempì all'istante.
“Non dovresti fumare.” gli disse Banquo, sedendosi al suo fianco per poi osservarlo, preoccupato.
“Che?” domandò, inarcando un sopracciglio.
“I tuoi occhi... mi pareva di aver visto un bagliore rosso...”

 

“LYDIA”

La ragazza dai capelli rosso si guardò attorno, prima di essere distratta dal suono del citofono. Senza neanche rispondere prese la giacca e la borsa, avvisò sua madre che stava per uscire e si precipitò fra le braccia di Doug.
Appena i due si videro, si diedero un lungo bacio, e subito i fiori che circondavano il prato si aprirono dolcemente, acquisendo un dolce color ambrato.
“Vieni, sono riuscito a chiedere in prestito la macchina a mio fratello!” le sorrise, dandole un bacio sulla guancia e dirigendosi verso l'uscita. Lydia si guardò attorno un po' interdetta: era strano che quei fiori sbocciassero in pieno Settembre. Si chinò e annusò profondamente un fiore, lasciando che il nettare le penetrasse il cervello, ma quando aprì gli occhi, piccole scintille verdi le danzavano attorno, ricordando i motivi delle lucciole.
Lydia sorrise, guardandosi attorno, quando poi una scintilla le si posò sul suo naso, colpendola con un tepore che la fece rabbrividire. Un suono di clacson interruppe tutta la magia del momento, e Lydia si precipitò da Doug, salendo in macchina e baciandolo ancora.
“Hai messo delle lenti a contatto?” domandò azionando la macchina.
“No, perché?”
“Non so... i tuoi occhi sembrano più verdi del solito.”

 

“SKYLAR”

Uno sbuffo di vento scompigliò i capelli castani del ragazzo. Skyler era fermo, piantato davanti ad una vetrina ed ammirando una chitarra elettrica che desiderava da troppo tempo, ma che costava più di quanto al momento potesse permettersi.
Arrivò con 10 minuti di ritardo a lavoro, ma il suo capo non lo sgridò: era un uomo magnanimo e quella sera non c'erano troppi clienti al bar. Skyler ficcò la felpa nell'armadietto tirando fuori la divisa, quando un secondo colpo d'aria spalancò la finestra, lasciando entrare scintille argentate.
Il ragazzo non ci fece subito caso, ma poi, quando un luccichio lo colpì all'orecchio dandogli una leggera scossa di fresco, si ritrovò a sorridere, come avesse ricevuto un messaggio simpatico da una persona di cui gli importava molto.
Skyler iniziò il turno, pulendo e togliendo i bicchieri e le briciole dai tavoli, scontrandosi quasi con l'altra sua collega, Katee.
“Ehi, stai bene?” domandò la ragazza, prendendogli il mento fra indice e pollice, osservando il ragazzo attentamente.
“Sì, perché?”
“Non so... sarà la luce, ma sembra che tu abbia gli occhi grigi!”

 

“TYLER”

Il ragazzo aprì gli occhi, credendo fosse sua madre ad averlo svegliato per avvisarlo ad andare a scuola. Era ancora buio fuori dalla finestra, allora controllò il cellulare e vide che erano ancora le tre del mattino. Sbuffò, si rigirò fra le coperte ma non prese sonno subito poiché distratto da piccole lucciole arancioni che gli svolazzavano sopra il capo.
Provò ad afferrarne una, ma erano come granelli di polvere che si spostavano al minimo movimento d'aria, allora aspettò, affascinato, fino a quando una di quelle lucciole non gli si posò sulle labbra, dandogli una scossa che lo irrigidì per un momento soltanto. Il mattino dopo, quando fu davvero ora di andare a scuola, sua madre lo svegliò per fargli fare colazione.
“Hai mai visto delle lucciole arancioni?” domandò Tyler, sovrappensiero.
“No, tesoro. Le avrai sognate...” disse la donna e il ragazzo annuì. “Ehi, che hai fatto agli occhi?”
“Nulla, perché?”
“Mi... mi sembrano arancioni!”

 

Il suono della campanella, terribilmente familiare riscosse le coscienze meditabonde dei cinque ragazzi. Non tutti erano contenti di tornare all'ambiente angusto della scuola, ma non avrebbero potuto fare altrimenti per un'altra manciata di anni. I cinque ragazzi non potevano dirsi di conoscersi, ma almeno uno sapeva o almeno pensava di sapere il nome dell'altro, sebbene nessuno si sarebbe mai dichiarato amico dell'altro.
Dopo il discorso di inaugurazione del preside, ognuno seguì il proprio orario e si ritrovarono inconsapevolmente divisi in due gruppi.
“Buon giorno, ragazzi, e ben tornati dalle vacanze!” disse il professor Iodine, accogliendo i ragazzi nel laboratorio di chimica e presero posto secondo le loro amicizie: Kyle si sedette con Banquo, mentre Sydney vicino a Alissa.
“Ho pensato sarebbe stato bello cominciare l'anno con un esperimento facile e divertente: il saggio alla fiamma!” detto ciò, il professor Iodine divise i ragazzi in gruppi, e per pura casualità, Kyle si ritrovò alla sinistra di Sydney.
Il professore distribuì cinque vetrini contenenti cinque metalli polverizzati diversi, più un becco bunsen per ogni banco. Kyle storse il naso, notando che i cinque elementi non erano etichettati, e proprio mentre metabolizzava l'idea di un test d'ingresso con una punta di terrore, il professore confermò le sue parole.
“Tranquilli, il test non avrà ripercussioni sulla vostra media, ma diciamo che potrebbe aiutarla!” spiegò, iniziando a passeggiare fra i banchi.
“Ti prego, dimmi che hai studiato durante queste vacanze!” sospirò Kyle, rivolgendosi al biondo che rispose facendo di no con la testa.
“Ma qualcosa la ricordo.” annuì, avvicinando i vetrini per osservargli meglio. “Puoi accendere il becco bunsen? Prima iniziamo più tempo abbiamo per pensarci!” gli sorrise e Kyle annuì, girando la rotella, ma ne uscì solo un sibilo sofferente del gas.
Sydney stava facendo uno schizzo della tavola periodica riempiendo i buchi che si ricordava, quando poi fu distratto dal colpo di tosse del moro.
“Mh?”
“Non si accende!” borbottò.
“Usa l'accendino!” rispose Sydney, guardandolo con la stessa aria con cui si guarda un bambino che chiede perché due più due fa quattro. Il moro annuì, prese l'accendino dalla tasca e poi riaprì il becco bunsen, ma si bloccò.
“Come fai a sapere che ho un accendino?” domandò, e Sydney gli rispose alzando gli occhi azzurri come il mare.
“Perché puzzi di fumo!”
“Oh!” fu la sua risposta, ed immediatamente dalla punta del becco bunsen si schiuse un fiore di fiamme rossastre. Kyle si irrigidì e si guardò attorno: erano tutti occupati a fare il saggio alla fiamma, il professore era girato di spalle a parecchi banchi di distanza e Sydney aveva ancora la faccia rivolta al foglio. Tirò un sospiro di sollievo: nessuno aveva visto che aveva acceso il becco senza l'ausilio dell'accendino.
Sydney preparò il primo bastoncino intinto in una polvere bianca e subito la fiamma sprigionò una fiammata arancione.
“Calcio!” disse. Poi fu il turno di una fiammata verde- manganese-, di una azzurra- selenio -, di una bianca- piombo- e poi di una rossa.
“E questo? Ferro?” ipotizzò Sydney, provando ancora a fare il saggio alla fiamma.
“No... credo sia litio.” mormorò Kyle.
“Cosa te lo fa pensare?” domandò Sydney, subito affascinato da un lampo di luce rossa che attraversò gli occhi del moro.
“Il litio si trova in qualche psicofarmaco e da piccolo avevo provato a darne fuoco a qualcuno. Mi ricordo una piccola fiamma rossa e la rabbia di mio padre nel bruciare le medicine di mia madre!” sorrise, di un sorriso stanco.
“Oh. Mi dispiace, non sapevo!” disse Sydney e Kyle fece spallucce. La campanella suonò ancora e i due consegnarono il foglio.

 

“C-ciao Lydia!” sussurrò Skylar, sedendosi al banco vicino a quello della ragazza dai capelli rossi. Per tutta risposta, Lydia lo ignorò, continuando a mandare messaggi a qualche amica, allora Skylar si schiarì la voce e tentò di nuovo.
“Hai... hai passato una bella estate?” domandò con voce più alta. Lydia alzò gli occhi, poi si girò, guardandosi attorno, per poi indicarsi con faccia incredula.
“Stai dicendo a me?” domandò, e Skylar annuì. “Ah, bene! Ho passato una bella estate! E tu, Sylar?”
“Skylar!”
“Come?”
“Skylar! Mi chiamò Skylar. Con la K” mormorò.
“Ed io che ho detto?” domandò, sbattendo le ciglia.
“Lasciamo perdere.” sbuffò, ritraendosi, giusto in tempo per vedere Doug, il ragazzo di Lydia, sedersi al banco dietro di lei, non prima di averle dato un bacio sulle labbra. La lezione iniziò e Lydia si ritrovò più volte a fissare Skylar. Non sapeva cosa aveva di diverso, rispetto alle altre volte, ma oggi aveva un aspetto più familiare.
Dal canto suo, Skylar rimase tutto il tempo con la mano poggiata sulla guancia, scarabocchiando su un foglio, quando alzò lo sguardo, notando che quel ragazzo dai capelli rosso scuro che non conosceva bene si era addormentato.
Non era molto lontano dal raggiungerlo, allora impugnò una matita ed iniziò a punzecchiarlo, ma si congelò dal terrore quando sentì che Tyler emise un gemito, come chiedesse di dormire ancora.
“Windy! Powerth! L'anno non è ancora iniziato e voi volete già passare il pomeriggio in punizione?” domandò la professoressa Vox di letteratura latina. Tyler si alzò di scatto, mormorando qualche scusa, e la Vox fece dondolare la testa, sospirando. “Solo perché è il primo giorno, sono magnanima! Aprite il libro a pagina 59”.
Lydia sorrise a quello spettacolo, ma aspettò fino al suono della campanella prima di raggiungere Skylar per il corridoio e domandargli scusa.
“Tranquilla. Non è la prima volta che lo fai. Dall'asilo, più o meno!” le sorrise.
“ASILO?” sbottò lei, incredula.
“Sì, asilo... abbiamo fatto la stessa classe dall'asilo al liceo. Te lo ricordi?”
“Sì, certo!” sorrise lei, mostrando i denti perfetti e cercando di nascondere la figuraccia che a momenti avrebbe fatto. Era possibile vedere una persona per tanti anni e non conoscerla veramente? Doug arrivò poco dopo, prendendo Lydia per mano e portandola con sé.
Skylar sospirò, e sbloccò il lucchetto dell'armadietto, per poi girarsi ancora, sentendo un colpo alla spalla.
“Ehi bello, grazie per aver cercato di svegliarmi!” gli disse Tyler, porgendogli la mano. Skylar gliela strinse sorridendogli gentilmente. “Comunque, io sono Tyler!” disse
“Io Skylar!” e le luci della scuola vibrarono, lampeggiando come per festeggiare quell'unione.

 

Ricorderete certamente la preside del Bukowski High School. Capelli rossi, occhi castani e vispi, magra e aggraziata nonostante l'età. Il suo cognome era Vandom.
Era nel suo ufficio che sfogliava un prospetto economico per il ballo di inizio anno, arricciandosi ogni tanto una ciocca di capelli, quando un lieve bruciore pulso sul suo petto. Tirò fuori un ciondolo che rappresentava il cuore di Kandrakar in miniatura. Lampeggiava come un telefono che ha appena ricevuto un messaggio, allora si alzò e andò a chiudere la porta a chiave.
Abbassò la tenda e andò vicino ad uno specchio.
“Will Vandom. Mi ricevete?” domandò. Lo specchio fremette per qualche secondo, poi rivelò il volto dell'oracolo.
“Felice di rivederti, Will!”
“Lo stesso per me! Non sei invecchiata di un solo anno!”
“Sono i vantaggi di essere l'oracolo!” sorrise, poi tornando a farsi più seria. “Ho individuato cinque nuovi lottatori. Sono tutti nella tua scuola!” disse, notando che il volto di Will si rabbuiò per qualche secondo.
“Io non...”
“Lo so. L'ultima volta abbiamo mandato al patibolo cinque ragazzine, ma questa volta sarà diverso! Ho scelto loro perché so che saranno in grado di fronteggiare questo nuovo nemico!” assicurò. Will annuì lentamente e tornò a giocherellare con la ciocca di capelli.
“Cosa vuoi che faccia?” domandò.
“Per adesso vorrei solo che tu li introducessi al mondo di Kandrakar. Un po' come fece mia nonna quasi 30 anni fa!”“Va bene, Oracolo Lin!”

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Capitolo 2
*** 0.2 ***


0.2

 

La campanella suonò ancora. Era già il terzo giorno di scuola e Tyler non ce la faceva più. I professori avevano aumentato la dose giornaliera di compiti a casa e lui proprio non aveva voglia di ritornare a quei ritmi stressanti. Ricordava i giorni d'estate in cui non faceva altro che rilassarsi! Ed adesso svegliarsi alle 7 era un trauma che non gli lasciava pace.

“Che brutta faccia!” lo apostrofò Skylar. I due ragazzi avevano gli armadietti vicini, quindi non fu difficile per loro stringere un'amicizia semplice e gradevole.

“Guarda i tuoi capelli! Sembra che te li sia asciugati al vento.” rispose, facendolo ridere.

“Hai già trovato qualche dama per la festa di venerdì?” gli domandò, e Tyler fece di no con la testa. “Non ci vengo! Tu?” domandò, e proprio in quel momento passò Lydia sotto il braccio muscoloso di Doug.

“Penso neanche io...”

 

“Allora allora! Chi sarà la ragazza fortunata?” domandò Banquo, dando una pacca sulla spalla di Kyle, facendolo voltare con una smorfia irritata e al contempo interrogativa. “Venerdì c'è la festa!” gli ricordò e Kyle sbuffò, puntando il naso verso l'alto.

“Perché devi rovinarmi questa mattinata? Non ci vengo, alla festa!” sbottò, chiudendo l'armadietto di colpo, lasciando Banquo leggermente di stucco. Il ragazzo rincorse l'amico, tornando a martellare sullo stesso argomento.

“Oh avanti! Ci sono ragazze che si ucciderebbero per andare al ballo con te!” lo canzonò, ma ricevette un'altra occhiataccia e si ritirò in silenzio. “Sono sicuro che ci sia qualcuna che vorresti portare al ballo, però.” mormorò. Kyle non rispose, si limitò solo a guardare in direzione di una coppia di amici che stavano parlando: Sydney e Alissa.

“Bé si...” mormorò.

 

Era mezzogiorno quando gli interfoni del Bukowski High School risuonarono. Will sapeva che non era un piano perfetto, ma pensava che almeno avrebbero dovuto conoscere i ragazzi come gruppo, e di certo mettere tutti e cinque in punizione senza reale motivo sarebbe stato peggio.

“I seguenti studenti: Tyler Powerth, Sydney Waterline, Kyle Firal, Lydia Eartha e Skylar Windy sono pregati di recarsi immediatamente dalla preside!”

I ragazzi sbuffarono pesantemente, lasciando i vassoi della mensa e dirigendosi verso l'ufficio della preside Vandom che si fece trovare strategicamente occupata così da lasciare ai ragazzi il tempo di conoscersi in sala d'attesa.

“Qualcuno ha un'idea del motivo per cui ci troviamo qui?” domandò Tyler, stiracchiandosi e incrociando le braccia dietro al collo.

“Ci incolperà per qualche atto di vandalismo...” ipotizzò Kyle, storcendo il naso.

“Magari vi incolperà per essere degli incivili! Di certo non farà lo stesso con me, e poi tutti conosco i comportamenti rissosi dei giocatori della squadra!” disse Lydia guardando Kyle con aria di sfida. Kyle era il vice capitano della squadra di football della scuola ed era famoso per la serie di infortuni che si lasciava dietro.

“Sbaglio o il tuo ragazzo è il capitano della squadra?” rispose Kyle, sorridendole con aria vendicativa.

“Hai ragione, avrei dovuto specificare: il comportamento rissoso dei giocatori di seconda mano!”.

Skylar e Sydney si scambiarono un'occhiata allarmata, pur non conoscendosi, allora decisero di intervenire.

“Allora, chi avete invitato alla festa venerdì?” domandò Sydney, schiarendosi la voce.

“Io non ci vengo.” rispose Tyler, subito seguito da Skylar.

“Io con Doug!” tagliò corto Lydia.

“Tu?” domandò Kyle.

“Con Alissa!” annuì.

“Oh!” rispose Kyle, corrugando la fronte, lasciando Sydney interdetto. Nessuno fece in tempo ad aggiungere altro che la preside Vandom chiamò tutti e cinque i ragazzi nel suo ufficio. C'erano solo due sedie, ma nessuno dei cinque si sedette per non fare un torto a nessun altro, e questo rincuorò leggermente Will: almeno un minimo di senso di squadra lo avevano.

“Bene. Vi starete domandando del perché vi ho convocati. Questo è perché ho deciso di dare ad alcuni di voi un premio, ad altri un'opportunità. Vi occuperete voi dell'organizzazione del ballo di inizio anno!” sorrise, e subito iniziarono le lamentele all'unisono.

“Non era una richiesta! Signori Windy, Waterline ed Eartha, prendetela come un premio per la vostra media superiore a tutta la scuola. Lei signor Firal la prenda come un modo per sfogare la rabbia cercando di creare qualcosa di artistico e lei, signor Powerth... la sua è un'opportunità per ricevere una media migliore!”.

“E se rifiutassimo?” domandò Kyle.

“Allora un semestre di lavoro nella biblioteca scolastica.” rispose la Vandom, sapendo di giocare la carta più potente. La prima ad accettare fu Lydia: tanto a lei piacevano molto questi lavori organizzativi, e uno dopo l'altro accettarono tutti.

 

“Ok, dovremmo proprio scegliere un tema!” disse Lydia, prendendo carta e penna. I ragazzi si diedero appuntamento in palestra dopo la fine delle lezioni, e con sorpresa di tutti non ci furono assenti.

“Lo spazio!” propose Skylar.

“Il mare!” disse Sydney.

“Che ne dite della giungla?” propose Lydia, sorridendo.

“Fate come volete. Io darei solo fuoco a tutti.” mormorò Kyle, accendendosi una sigaretta. Lydia si alzò, muovendosi furente sui tacchi che riecheggiarono per la palestra coperta, poi strappò via la sigaretta dalle labbra di Kyle e la schiacciò, lasciando tutti impietriti.

“Non si fuma in un luogo pubblico!” lo ammonì, puntandogli il dito contro. Kyle osservò quel dito bianco con l'estremità coperta di smalto verde metalizzato come gli occhi di Lydia, e per poco non fu tentato di staccarglielo a morsi.

“Va bene la giungla!” tagliò corto Tyler e Lydia sorrise vittoriosa.

Sarebbe stato tutto perfetto, secondo i piani di Lydia: camerieri mascherati da bestie, fogliame ed alberi finti o veri e bevande strettamente esotiche.

“Ok. Allora Skylar tu che sei bravo a disegnare aiutami con gli sfondi. Tyler tieni, vai a comprare questa roba e voi due potreste farmi il piacere di andare a prendere le varie piante per i corridoi e portarle qui?” domandò, rivolgendosi a Sydney e a Kyle che erano i più muscolosi dei quattro. Sydney accettò, e successivamente anche Kyle dopo che il biondo gli diede un colpo sulla spalla; almeno Lydia stava cercando di essere gentile.

Quando gli altri se ne furono andati, Lydia e Skylar iniziarono a dipingere enormi cartoni con le latte di vernice avanzate dalle feste precedenti.

“Lydia... come fai a sapere che sono bravo a disegnare?” domandò Skylar, senza alzare gli occhi grigi.

“Io...- partì, sicura della sua risposta, per poi bloccarsi -Io, non lo so.”

 

Sydney non la smetteva più di ridere, mentre Kyle sollevava una pianta fin troppo leggera per i suoi gusti.

“La vuoi finire?” sbottò, un po' arrossato.

“Avresti dovuto vedere la tua faccia! Eri pallido di rabbia e... e... ti si sono allargate le narici come accade ai tori!” diceva, reggendosi la pancia e asciugandosi qualche lacrima occasionale.

“Tienimi, aiutami con questa!” gli disse, sbolognandogli una pianta di colpo e per poco Sydney non cadde. Si calmò, ma ogni tanto tornava a ridere, di colpo, esplodendo in una sola sonora risata.

“Fra poco mi vedrai davvero arrabbiato!” lo avvertì Kyle, anche lui divertito in fondo.

“Uh, e dai, non fare il noioso!” rispose Sydney, tornando a sollevare una pianta. “Ma quante ce ne sono?” si lamentò.

“Lascia fare a me, questa è pesante.” gli disse, prendendo il vaso, ma Sydney non voleva mollare.

“Cosa credi, che sia forte come un pulcino?” sorrise.

“Bé con quei capelli biondi l'aria da pulcino ce l'hai.” gli disse, per poi accorgersi troppo tardi di aver detto una cosa tenera nei confronti di un ragazzo. Nei confronti di Sydney. Il biondo sorrise, un po' imbarazzato da quell'affermazione.

“Dai lascia.” disse, strattonando, ma Sydney lasciò troppo in fretta ed il vaso cadde, frantumandosi e liberando la pianta e la terra. “V-vado a prendere...” disse, indicando lo sgabuzzino dei bidelli e prendendo scopa e paletta, ma non tornò prima di essersi detto che era ora di calmarsi, che in fondo non era successo niente.

Trovò Sydney che prendeva i cocci più grandi in mano e canticchiava una canzone che non conosceva, decise di optare per un silenzio celato per concentrazione, quando Sydney tornò all'attacco.

“Con chi hai detto che andrai al ballo?” domandò.

“Non l'ho detto. Non ci vengo.” rispose, sospirando.

“Ma come? Tutto questo lavoro e poi non te lo godi?” gli chiese, girandosi a guardarlo. Kyle fece spallucce. “Non vorrai dirmi che Kyle Firal non ha una ragazza da invitare!”

“Se la volessi la troverei. È che non voglio venire al ballo, punto. Lo odio!” rispose con aria da sufficienza. Alzò gli occhi e vide Sydney che lo osservava con aria dubbiosa. “Che?” domandò.

“Secondo me è divertente. Il ballo di inizio anno mi da sempre buone aspettative per l'anno nuovo! Poi non credere, neanche io ho la ragazza. Alissa è solo mia amica.” spiegò “Potresti unirti e diventeremmo un terzetto!” gli propose sorridendogli.

“Sarebbe ridicolo!” sbottò, capendo solo dopo di essere stato rude.

“Sarebbe più ridicolo non andarci “perché no”!” gli rispose.

“Va bene ci pens...”

“AHI!” disse il biondo, ritraendo la mano.

 

Nonostante il supermercato fosse molto vicino alla scuola, Tyler si trovò più volte in difficoltà nel cercare le cose sulla lista. Le cause principali erano due: la sua sbadataggine e l'enorme dispersione degli scaffali. Di commessi se ne vedevano ben pochi e avevano un abbigliamento talmente ordinario che Tyler si trovò più volte a chiedere aiuto a clienti.

Imboccò il lungo corridoio della colla, cercando quella vinilica di una marca specifica- non avrebbe avuto il coraggio di contraddire le istruzioni di Lydia -e passò il corridoio due volte ma la colla vinilica non si trovava.

Con un colpo di fortuna trovò un commesso che sistemava delle scatole su una scala, allora chiese aiuto a quel ragazzo.

“Scusi, mi servirebbe della colla vinilica Vinnalix!” disse Tyler, leggendo dalla lista.

“Si trova lungo questo corridoio!” fu la risposta del commesso.
“Ma dai!” rispose Tyler, non riuscendo a trattenersi. “L'ho cercata per due ore!” si lamentò.

“Sono sicuro che ci sia, l'ho vista stamattina.” annuì il ragazzo dubbioso.

“Può aiutarmi?”

“Ora sono occupato.” rispose.

“Senta... io...” si passò una mano fra i capelli rosso scuro “Io ho bisogno che lei mi aiuti perché mi serve quella colla e...”
“Le ho già detto che si trova lungo quel corridoio!”
“LO SO!” sbottò e tutti i barattoli di colla piovvero dagli scaffali, gettandosi come fossero felici di farlo, in un delirio caotico.
 

Lydia si fermò per togliersi tutti i braccialetti dal polso che le conferivano un suono simile al sonaglio che i gatti domestici hanno appeso al collo. Si fermò per osservare gli occhi grigi di Skylark, il modo in cui la mano seguiva elegantemente il perimetro delle varie foglie, senza mai sbagliare. Com'era possibile che Lydia non si ricordasse della sua presenza per tutta la sua carriera scolastica? Ora ci stava davvero rimanendo male, si sentiva in colpa.

“Abbiamo finito il verde.” comunicò Skylar, raschiando il fondo della latta con il pennello.

“Ma abbiamo il giallo e il blu!” disse Lydia, sparendo dal corridoio e tornando con due latte di vernice. Poggiò la prima per terra, poi, con le unghie, fece leva per aprire la seconda, ma la vernice secca attorno al bordo aveva incastrato il tappo.

“Lascia, faccio io...” si offrì Skylar: che eroe sarebbe parso agli occhi di Lydia, se le avesse dimostrato la sua forza in svitamento tappi? Magari, più probabilmente, non sarebbe successo niente.

“No no, ce la faccio!” insistette Lydia, mordendosi il labbro inferiore. Alla fine riuscì a togliere il tappo, ma la latta le scivolò dalle braccia e andò a macchiare la maglia di Skylar. Da grigia, la maglia divenne blu.

Lydia impallidì, mormorando parole di scuse, mentre Skylar sollevò la maglia come per guardare il danno da più vicino, e poi scoppiò a ridere.

“Scusami, scusami davvero!” mormorò Lydia, passando della carta assorbente sulla maglia del ragazzo.

“Lascia stare, tanto il danno è fatto!” le rispose.

“Te ne compro una nuova!” annuì lei ma lui rispose che non ci sarebbe stato bisogno, e poi le indicò una ciocca di capelli, anch'essa macchiata di blu. “Oh Signore!” mormorò, osservando la ciocca e poi passando a guardarsi maglia e pantaloni: piccole gocce blu erano schizzate colpendola come una mitragliatrice.

“Bé, visto che il danno è fatto...” mormorò Skylar, avvicinandosi a braccia spalancate verso la rossa. Lydia non capì subito, ma quando lo fece, fu troppo tardi. Skylar la stava abbracciandola, macchiandola, mentre lei rideva e gli spalmava la vernice sulla faccia e sui suoi capelli castani.

 

“Fammi vedere.” disse Kyle, prendendo la mano di Sydney e osservando la ferita. Il taglio non era allarmante ma comunque perdeva molto sangue, anzi gocciolava. “Secondo me ti ci vogliono i punti!” disse, lasciando la mano del biondo e tornando a issare la pianta.

“No è solo un tagliett... oh mamma!”

I ragazzi tornarono in palestra e videro sia Lydia che Skylar grondanti di vernice blu e gialla- qualcuno dei due aveva aperto il secondo barattolo per vendicarsi sull'altro.

“Noi sgobbiamo e voi vi divertite come bambini delle elementari?” domandò Kyle, lasciando la pianta.

“Colpa mia!” ammise Lydia, poi facendosi seria “E la tua mano?” domandò, rivolgendosi a Sydney.

“Oh, ehm... è caduto un vaso e questo è il risultato!” spiegò, porgendo la mano agli altri tre.

“Vuoi andare al pronto soccorso?” domandò Skylar, aggrottando la fronte, ma Sydney disse che non ce n'era bisogno.

“Eccomi!” disse Tyler, tornando dal supermercato con una busta di carta gocciolante colla vinilica.

 

Quando Skylar e Sydney salirono sullo stesso pullman, l'insieme di passeggeri si girò a guardare i ragazzi, subito inondati dal forte odore di vernice. I due ragazzi sorrisero e presero posto uno dietro l'altro.

“Davvero non verrai al ballo?” domandò Sydney, stringendo il nodo con cui Kyle gli aveva fasciato il palmo.

“Non ho nessuno da invitare!” spiegò il ragazzo, facendo spallucce, e subito Sydney sbuffò.

“E quindi? Potresti trovare qualche altra ragazza single direttamente alla festa! Dai, non puoi fare tutto quel lavoro per nulla!” gli sorrise, e Skylar sbuffò.

“E se la ragazza con cui vorrei andarci è già... occupata?” domandò.

“Credimi, Sky, ai balli di inizio e fine anno succede sempre qualcosa...” gli disse, prenotando la fermata.

“Oh povera!” pensò Lydia, avvicinandosi ad una pianta afflosciata dalla mancanza di cure che aveva subito. La riconobbe: era quella cui Sydney e Kyle avevano rotto il vaso, ed ora la pianta rischiava di morire. Lydia prese un vaso vuoto sul davanzale: era un po' piccolo ma sarebbe dovuto bastare: almeno fino all'indomani.

Mise la pianta nel vaso, tastò il terriccio per bene, ed ecco che la pianta si riprese subito. Il legno divenne forte e robusto, le foglie rigogliose e verdissime; addirittura spuntò un fiore in estremità. La ragazza dai capelli rossi rimase a fissare lo spettacolo affascinata, ma mai e poi mai avrebbe immaginato che era stata lei a curare la pianta.

Scese le scale con la testa fra le nuvole, prese la giacca e poi uscì, fermandosi nel vedere che Doug non era ancora arrivato a prenderla. Una nuvola di fumo la investì, e vide che c'era Kyle seduto sugli ultimi gradini che fumava.

“Ehi Kyle!” lo salutò, sedendosi vicino a lui.

“Ehi...” rispose. “Non torni a casa?” domandò lui, guardandola di sottecchi.

“Aspetto Doug!” annuì lei, “Tu?”

“Aspetto Tyler. Mi ha chiesto un passaggio con la moto.” spiegò, sbuffando il fumo dal naso. “Cosa pensi dirà Doug quando ti vedrà ridotta in quel modo?” le disse.

“Mah... niente. Lui è intellig...- ma si bloccò, vedendo un lampo rosso omicida negli occhi di Kyle -lui non è molto geloso!” rispose, schiarendosi la voce. Si sentì un colpo di clacson e Lydia scorse la macchina di Doug.

“Devo andare. A domani!”
“A domani!” rispose Kyle.

 

“Allora Will? Hai comunicato ai ragazzi il loro compito?” domandò l'oracolo comparendo sulla superficie dello specchio presente all'interno dello studio della preside Vandom.
“Non ancora, lo farò venerdì sera stessa.” rispose Will, e l'oracolo annuì, pensieroso. “Hay Lin... credi siano in grado di sopravvivere?” domandò Will pensierosa e l'oracolo sorrise.

“Certo! Sono anche sicura che riusciranno a ricomporre il cuore di Kandrakar!”

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Capitolo 3
*** 0.3 - Der Golem ***


0.3 - Der Golem

 

Sydney spense il motore della macchina e si diresse a grandi passi verso il giardino di casa di Alissa. Venerdì sera era arrivato senza che neanche i cinque ragazzi se ne potessero accorgere e l'intera aula magna era stata preparata a dovere.

Suonò il campanello, controllandosi i capelli biondi e lo smoking blu scuro che si intonava ai suoi occhi azzurro acceso. Alissa aprì la porta, rivelandosi in tuta e felpa.

“È uno scherzo?” domandò Sydney.

“È un piano perfetto!” rispose Alissa.

“Smettila. Vestiti ed andiamo.” le disse, entrando in casa e prendendola per mano la portò in camera sua- era stato tante volte a casa di Alissa che ormai la conosceva bene come fosse la sua.

“Tanto non ci vengo!” canticchiò lei, mentre Sydney le proponeva tutti i vestiti più eleganti che aveva in armadio.

“Oh avanti! È il ballo di inizio anno! Ci andiamo ogni volta!” miagolò, inginocchiandosi ai suoi piedi.

“E questa volta ci andrai lo stesso! Ma con un ragazzo!” gli sorrise, accarezzandogli la guancia.

“Io... vuoi farmi sentire in colpa?” domandò Sydney, guardandola dritta negli occhi.

“No! Voglio solo regalarti una bella serata con un ragazzo che, credo, ti piaccia.”

“Kyle non mi piace.” mormorò con voce poco convinta. “Ti prego! Vieni! Che faccia farà Kyle se vede arrivare solo me?” ipotizzò, mordendosi le labbra.

“Una bellissima faccia! Ora vai!” disse, convincendolo ad alzarsi, sistemandogli i capelli e buttandolo fuori di casa. “Non ti preoccupare, siamo solo al terzo anno!” gli gridò, mentre lui accendeva il motore.

 

Lydia aveva insistito affinché i ragazzi si incontrassero con un certo anticipo davanti alla sala per vedere se fosse tutto apposto. Tyler e Skylar si presentarono solo perché minacciati di perdere la vita da Lydia stessa: voleva ci fossero tutti, altrimenti avrebbe reso la loro vita un inferno e conoscendo Lydia ci sarebbe riuscita.

Erano tutti eleganti, tranne per Tyler che riuscì solo a indossare una camicia presa dall'armadio senza particolare attenzione. I cinque ragazzi entrarono e videro la sala in perfetto ordine: le piante erano alte e rigogliose ma senza essere troppo opprimenti, il servizio di catering aveva fatto un ottimo lavoro ed il dj stava montando la consolle.

Lydia portò tutti al buffet e riempì cinque bicchieri: voleva fare un brindisi.

“Alla nostra!” disse, alzando il bicchiere.

“Alla colla!” intervenne Tyler, alzando il suo bicchiere.

“Alla vernice!” disse Skylar.
“Ai vasi rotti!” sorrise Sydney.

“A questa serata!” disse Kyle con un leggero ghigno. I cinque brindarono e nello stesso momento in cui i cinque bicchieri si toccarono, le luci della sala lampeggiarono come eccitate.

“Strano...” mormorò Skylar, ricordandosi di quando aveva stretto la mano a Tyler e si era verificata una reazione simile.

“Bene, allora sparpagliatevi e divertiamoci!” disse Lydia, vedendo arrivare i primi studenti.

 

“Solo?”
“Solo!” Tyler e Skylar si sedettero e la musica fu sparata a palla, mentre il dj faceva stridere i dischi, rallegrando la maggior parte degli studenti seduti lì. Skylar si lasciò sfuggire un piccolo sbuffò che seguì con gli occhi, fino a vedere che devi tovaglioli su un tavolo lontano almeno 4 metri stavano cadendo, spinti dal vento.

Si sorprese a guardare quello spettacolo, soprattutto notando che ogni finestra era chiusa e che nessuno si era mosso vicino ai tovaglioli. Si diede del pazzo rincretinito, e si alzò per prendere un altro bicchiere.

Si voltò e vide Lydia che ballava elegantemente come una farfalla. Il vestito verde scuro che ne disegnava le curve perfette, il collo lungo e sottile da ballerina, i lunghi capelli rossi ondulati e gli occhi verdi come smeraldi che ora puntavano in sua direzione. Lydia gli sorrise, salutandolo con la mano e Skylar, impietrito, salutò con un cenno del capo e tornò a sedersi.

“Chi saluti?” domandò Doug, avvolgendola fra le sue braccia.

“Sky!”

“Chi?”
“Un mio amico.” spiegò.

 

Kyle si staccò da una ragazza, dicendole che sarebbe andato a prenderle da bere e si diresse verso il buffet. Vi trovò Sydney che scherzava con un suo amico basso, rachitico e sfigato, allora rimase lì fino a quando il mostriciattolo non se ne andò, e poi lo salutò.

“Dov'è Alissa?” chiese e subito Sydney si irrigidì.

“Lei... non... lei non... aveva la febbre.” annuì, guardando altrove, e Kyle si mise a ridere.

“Ne ho viste di persone che non sanno dire bugie, ma tu le batti tutte!” sorrise, bevendo un sorso. “Quindi il nostro terzetto è andato a farsi benedire?” domandò e Sydney fece spallucce. “Vieni.” gli disse, prendendolo per il polso e conducendolo sulla pista.

“Che vuoi fare?” domandò Sydney, iniziando a sudare freddo.
“Ti trovo una ragazza con cui ballare. La tizia con cui sto ballando ha un'amica carina!” gli disse, cercando le persone nella folla.

“No no, lascia perdere!” gli disse, strattonando il polso per liberarsi ma la presa di Kyle era salda.

“Allora! Non fare la bestia!” lo ammonì con un sorriso. “Tecnicamente siamo venuti al ballo insieme, quindi non posso permetterti di annoiarti!” disse, guardandolo negli occhi.

“Ok!” sospirò Sydney.

 

Tyler sbadigliò mentre si lavava le mani nel bagno maschile del terzo piano. Voleva un po' di pace e sapeva bene che sicuramente i bagni del primo e del piano terra avrebbero puzzato di canna e di marjuana e lui aveva voglia di passare una memorabile serata noiosa.

Sentì dei colpi come passi pesanti e dei lamenti gutturali provenire poco lontano da lì. Chiuse il rubinetto per ascoltare meglio, e sentì che i passi si stavano allontanando, allora uscì per vedere chi fosse il bufalo aggraziato, ma appena mise un piede fuori, le sue scarpe pestarono qualcosa di morbido e appiccicoso.

“Che... schifo!” si lasciò sfuggire, pensando al peggio. Ma usando la luce del cellulare capì che si trattava di un materiale simile alla creta. “Ma che...” disse, seguendo le orme per tutto il corridoio che conducevano al bagno delle ragazze. Fu indeciso se andare ad aprire la porta o meno, ma alla fine entrò, sentendo l'acqua scorrere.

C'era qualcuno di enormemente grosso piegato sul lavandino che beveva acqua in modo rumoroso. “Ehi amico, non credo sia potabile.” mormorò Tyler, accendendo la luce per poi trovarsi una bestia antropomorfa di venti metri che lo guardava con occhi gelidi. Dal suo corpo colavano pezzi di creta e sulla fronte aveva improntato un simbolo sconosciuto a Tyler.

La bestia si eresse e gli ruggì contro, ma Tyler non stette lì altri minuti e corse via, lungo le scale, fino quasi a cascare per terra se non fosse stato per Kyle che lo prese al volo.

“Ehi, hai esagerato con i drink?” domandò Kyle.

“N-no... c'è su... un... mostro!” mugugnò, trattenendosi dal tremare.

“Ah capisco. Sei andato di canna?” lo schernì, lasciandolo per dirigersi verso la porta di uscita, quando si sentì un ruggito che fece tremare i muri delle scuole. Chiunque fosse all'interno della sala non si accorse di nulla per via della musica, ma Kyle si girò e guardò Tyler impietrito.

“Ehi Kyle! Hai visto Lydia?” domandò Doug “Non la vedo da un bel po'.” aggiunse, dirigendosi verso il moro, che scosse il capo.

“Dove ha detto che andava?” domandò Tyler, mentre un brivido lo percorreva lungo la schiena.

“In bagno.”

 

“Non ha senso: perché Lydia sarebbe dovuta salire fino al terzo piano se doveva solo andare in bagno?” chiese Kyle.

“Non lo so, ma se fosse lì? Da sola con quel mostro?” domandò, passandosi una mano sui capelli rossi.

“Ok, senti mostro o meno andiamo a controllare se si trova nel bagno del terzo piano!” annuì, e insieme salirono le scale. “Descrivimi questa creatura.” sussurrò Kyle, mentre si avvicinavano al terzo piano.

“Altro due metri, sembrava fatto di creta e aveva uno strano simbolo in fronte!” spiegò. Kyle fu ben attento a non pestare le orme lasciate dal mostro e ad ogni passo pensò che la storia di Tyler aveva sempre più senso.

L'acqua continuava a scorrere nel bagno e Kyle entrò. La luce era accesa e spegnerla avrebbe solo indicato al mostro la loro presenza. Chissà, magari se si fosse mosso lentamente senza far rumore gli avrebbe lasciati stare.

“Lydia!” sussurrò, ma il rumore dell'acqua era troppo forte. “Mettiti dietro la porta.” disse, rivolgendosi a Tyler. Poi urlò “LYDIA?” e si nascose dietro la porta anche lui. Non tornò a guardare fino a quando non sentì il mostro tornare a bere, poi la vide. Lydia gli chiedeva aiuto dalla porta di una cabina leggermente aperta.

“Oh cazzo!” sussurrò.

“È lì?” domandò Tyler e lui annuì.

“Vado a prenderla, rimani qui!” disse, camminando più silenziosamente possibile, smettendo anche di respirare. Fece segno a Lydia di togliersi le scarpe e lei annuì. Mancavano pochi passi, Kyle leggeva la speranza di Lydia negli occhi, quando lui scivolò su un pezzo di creta e per poco non cadde a terra. Tuttavia il rumore prodotto fu abbastanza forte da far girare il mostro che lo guardò in cagnesco, ringhiando.

Scappare o rimanere lì fermo? Di certo Lydia non sarebbe stata così veloce ma almeno avrebbe potuto contare su un nascondiglio, ma il mostro sembrava abbastanza stupido quindi questo sarebbe potuto andare a suo vantaggio. Mentre Kyle ragionava su come scappare di lì con Lydia, Tyler prese l'ardua decisione di fare da esca, e prese a urlare contro il mostro che non ci pensò due volte ad inseguirlo.

 

Sydney uscì dall'aula magna con le orecchie che gli fischiavano per il troppo rumore. Fuori trovò anche Skylar che sembrava volenteroso nel perdere tempo leggendo i vari annunci sulla bacheca.

“Ehy! Hai visto gli altri?”

“No, ma...” iniziò Skylar, quando furono entrambi chiamati dalla preside Vandom.

“Windy, Waterline! Che ci fare qui? Andate immediatamente al terzo piano!” disse loro, spingendoli verso le scale.

“Cosa? Ma...” protestò Sydney, ma la Vandom non voleva sentire ragioni.

“Andate! I vostri amici hanno bisogno di voi!” spiegò ed i due ragazzi si scambiarono una lunga occhiata prima di partire per le scale. Arrivarono al terzo piano, vi entrarono senza esitazione e poi videro qualcosa di realmente bizzarro: Tyler inseguito da un mostro di creta alto due metri.

“Hanno messo qualcosa nei cocktail?” domandò Sydney, chinando la testa di lato. Furono subito raggiunti da Lydia e Kyle, entrambi affannati e con la faccia sconvolta.

“Avete visto Tyler?” domandò Kyle e Skylar indicò un punto in fondo al corridoio. Lydia e Kyle corsero e gli altri due li seguirono senza farsi troppe domande, un po' perché l'adrenalina era troppa, un po' perché la risposta avrebbe terrorizzato più della domanda stessa.

Tyler arrivò in un vicolo cieco. Si voltò e vide il mostro muoversi goffamente verso di lui, ruggendo e perdendo pezzi di creta. Il rosso si guardò attorno. Trovò un estintore e non ci pensò due volte ad usarlo: staccò la sicura, puntò il beccuccio contro le gambe della creatura e sprigionò un'enorme nuvola di nebbia biancastra che andò ad occupare l'intero corridoio. Il mostro ruggì ma non si sentivano più i suoi passi: forse si era fermato per la scarsa visibilità, allora Tyler ne approfittò per scappare via da quella situazione a suo sfavore.

Scivolò a pancia in giù sul pavimento non curante delle chiazze di creta e alla fine svoltò l'angolo, trovando i quattro ragazzi che lo inseguivano.

“Ehi! Stai bene?” domandò Lydia, mettendogli una mano sulla spalla. Tyler annuì, sconvolto, poi spiegò che aveva usato l'estintore contro il mostro e che era riuscito a fermarlo per qualche secondo.

Kyle si mosse, ma fu subito preso per la manica da Sydney.

“Che pensi di fare?” sussurrò.

“Vado a vedere se è ancora vivo!” spiegò.

“Chi se ne frega!? Andiamocene e avvertiamo qualcuno!” rispose, ma Kyle non lo stette ad ascoltare e si mosse verso il corridoio. L'estintore aveva seccato le gambe del mostro e ora non riusciva più a muoverle, ma la parte superiore del corpo funzionava ancora ma il moro non riuscì subito a capire cosa stesse facendo.

Aguzzò la vista e vide il mostro lacerarsi con le mani lungo la vita e Kyle capì immediatamente, indietreggiando e raggiungendo gli amici.
“Si sta staccando le gambe!” disse.
“Oh, che cosa disgustosa!” sbottò Lydia con tono leggermente snob.

“Ho lasciato l'estintore vicino a lui!” disse Tyler, mordendosi le labbra.

“Forse ce n'è un altro da queste parti...” mormorò Skylar, muovendosi in direzione opposta, fissando le pareti. I cinque ragazzi sentirono un tonfo provenire dall'angolo in cui il mostro era rimasto bloccato e Sydney si affacciò. Dalla creta avanzata dalla stazza del mostro nacquero due nuove gambe: più sottili e più agili che gli permisero di alzarsi immediatamente e di mettersi a correre il loro direzione.

“Via! VIA!” urlò, scappando per primo. Nessuno si affacciò a guardare il motivo per cui Sydney stesse scappando e tutti presero immediatamente a imitarlo, correndo verso le scale.

Il pavimento era parecchio scivoloso a causa delle chiazze di creta ormai sciolta, e Lydia, essendo l'unica senza scarpe, vi scivolò sopra, sbucciandosi un ginocchio.

“LYDIA!” urlò Skylar, facendo marcia indietro, ma il mostro era più vicino alla ragazza ed alzò la il braccio come per colpirla.

 

Lydia urlò e alzò le mani per proteggersi, attendendo il colpo; ma il colpo non arrivò. Sentì due mani sollevarla e poi osò aprire prima un occhio, poi l'altro. Il mostro era completamente bloccato. Riusciva a sbattere gli occhi vitrei, ma era fermo come una statua.

Alzò lo sguardo e vide Skylar che la aiutava a rimettersi in piedi, Lydia lo usò come appoggio e insieme si mossero lentamente verso gli altri.

“Che gli è preso?” domandò Tyler, ma nessuno rispose poiché furono entrambi distratti da un rumore di tacchi abbastanza familiare. Era la preside Vandom.

“Andate immediatamente nella classe di chimica!” disse e i ragazzi corsero verso la classe di chimica. Il mostro si liberò dalla presa invisibile e la Vandom generò un breve ma potente raggio rosa che andò a perforare la mano destra della creatura, facendogli saltare parecchie dita.

Poi raggiunse i ragazzi e chiuse la porta, aveva l'affanno.

“Cos'è quella cosa?” domandò Tyler.

“Un golem! È un omuncolo fatto di creta, ed ecco perché Lydia è stata in grado di fermarlo!” spiegò, sedendosi alla cattedra. La ragazza sussultò, e subito gli altri ragazzi la guardarono con occhi sgranati.

“C-che vuol dire?” domandò Lydia.

“Vuol dire che voi cinque siete i nuovi guardiani di Kandrakar: uno per ogni elemento che insieme garantiscono l'equilibrio universale. Sydney, tu sei il guardiano dell'Acqua. Kyle, tu comandi il Fuoco. Lydia, tu sei la detentrice della Terra. Skylar, tu il custode dell'Aria.”

“Ed io?” domandò Tyler.

“Tu, Tyler... tu hai l'energia sotto la forma più pura! Una forza che, se sviluppata bene, riuscirà a contrastare i quattro elementi messi assieme! Tu sei il custode del cuore di Kadrakar!”

 

Il Golem continuava a sbattere contro la porta, facendo tremare i cardini e l'intera stanza con il rimbombo dei colpi, ma i ragazzi erano scossi da altro in quel momento.

“Io... io non capisco.” mormorò Sydney, premendosi le tempie poiché colpito da un attacco di emicrania.

“Non c'è tempo per spiegare, non ora! Abbiate fiducia nei vostri poteri e tutto si concluderà in fretta!” detto ciò la Vandom avvicinò i due indici in posizione simmetrica e scomparve dietro piccole scintille rosee.

“Dove... ma cosa sta succedendo?” sbottò Lydia.

“Aiutatemi con questo tavolo!” disse Kyle, spingendo la cattedra contro la porta così da rallentare il mostro, ma non fecero in tempo che la porta fu aperta e il golem entrò, ruggendo e saltando sul tavolo.

“Fuori!” disse Tyler, prendendo Kyle per il colletto della giacca e uscendo dalla classe, ma il mostro si sovrappose fra di loro e l'uscita, sorridendo in maniera assassina.

“Bene. Non abbiamo altra scelta!” disse Skylar e lanciò un banco contro una finestra che andò in frantumi.

“Vuoi uscire dalla finestra?” domandò Sydney, ma il bruno fece di no con il capo. Mosse il braccio come stesse spostando una ragnatela invisibile davanti a sé ed una brezzolina leggera si creò, soffiando sul corpo fresco del golem, che non si fece intimorire ed iniziò a prendere a pugni qualsiasi mobile si trovasse davanti.

Skylar non perse la speranza, allora riprovò e questa volta uno sbuffo d'aria abbastanza forte fece muovere le varie tavole periodiche appese sulle pareti, finendo a soffiare contro il golem che si riparò con gli avambracci sui quali si crearono delle piccole crepe.

“È fatto di creta...” mormorò Sydney, per poi prendere fiato ed urlare “BISOGNA FARLO SECCARE!”

“Lydia, tienilo fermo!” urlò Kyle, mentre cercava l'accendino nella giacca. La rossa annuì e si avvicinò al Golem poiché immaginava che la paura avrebbe fatto scattare quel dispositivo che le schiudeva la magia. Al Golem bastò ruggire per spaventare Lydia e subito lei urlò, facendo scattare le braccia in avanti e bloccandolo come un giocattolo.

“Kyle usa il fuoco!” gli urlò Tyler, ma il moro gli rispose che non aveva un accendino con sé.
“Usa il becco bunsen!” disse Sydney.

“Ragazzi...” mormorò Lydia, iniziando a sentirsi stanca, lasciando andare il Golem a scatti sempre più frequenti. Skylar continuava a far entrare aria in maniera sempre più prepotente e Kyle era appena riuscito ad accendere la fiamma.

Qualcosa in Sydney gli disse di muoversi, di aiutare i suoi amici e tutte le persone che ballavano al pian terreno; poi pensò: il Golem è fatto di creta e per muoversi ha bisogno di...

“Acqua!” sussurrò. Il mostro alzò un braccio contro Lydia, Tyler le corse incontro per allontanarla ma appena lei fu fuori pericolo si udì un grande scrosciare d'acqua. Kyle si girò e vide Sydney che teneva le mani in alto e il braccio destro del Golem totalmente essiccato: il biondo aveva appena fatto cadere tutta l'acqua contenuta nel braccio.

Le urla del Golem furono terribili, ma Kyle non si fece distrarre. Lanciò uno sguardo a Skylar e il castano gli annuì. Con il massimo della concentrazione, Kyle lanciò una palla di fuoco contro Skylar che, a sua volta, generò un vento abbastanza forte da creare un muro di fiamme contro il mostro.

Lydia continuava a tenerlo fermo, Sydney continuava a disidratarlo, Kyle e Skylar lo stavano cuocendo. Tyler guardava affascinato lo spettacolo di terra, acqua, fuoco e vento che intervenivano insieme per debellare la creatura. Guardò in basso e vide le sue mani generare scintille arancioni.

Quando gli altri ebbero finito, Tyler generò una sfera arancione che fece sbriciolare il mostro in mille pezzi.

 

“È stato epico!” urlò Tyler, pulendosi i pantaloni dalla polvere di creta.

“Puoi dirlo forte! Quel muro di fuoco, e l'inseguimento...” rise Skylar al massimo dell'eccitazione.

“Io non pensavo esistessero cose del genere ed invece...” continuò il rosso.

“Ed invece sì. Wow che bello. Ora smettetela!” tagliò corto Sydney, camminando nero in volto, subito seguito da Kyle e Lydia, anche loro taciturni.

“Oh ,avanti! Non vorrai dirmi che non ti sei divertito!” rispose Tyler.

“Per niente!” sbottò, accelerando il passo.

“E tutto quello che ha detto la Vandom?” gli chiese pensieroso. Tyler era contento di quello che gli stava accadendo ed ora non voleva che qualcun altro gli rovinasse il momento: anzi tutti avrebbero dovuto essere abbastanza contenti, ed invece solo lui e Skylar sembravano apprezzare i poteri.

“Ma...”
“ZITTO!” ruggì, e subito le fontanelle dell'allarme antincendio si attivarono, bagnando tutti e tre i piani e mettendo fine anche al ballo di inizio anno.

“V-vado a prendere le scarpe.” disse Lydia.

“Ti accompagno.” si offrì Skylar ma lei si oppose vivamente, e alla fine ognuno dei cinque se ne andò per la propria strada.

 

Le sigarette di Kyle erano fradice e non avrebbe potuto fumarle né ora né mai. Sbuffò e le gettò in un cassonetto, per poi dirigersi verso il motorino ed indugiare se infilare o meno il casco: si sarebbe sicuramente ammalato poiché era bagnato fino alle ossa.

Voltò lo sguardo e vide Sydney che si toglieva la giacca dello smoking e si strappava il papillon di dosso senza slacciarlo procurandosi un leggero graffio al collo che lo fece imprecare.

“Tutto bene?” gli chiese Kyle e il biondo sospirò, evitando di guardarlo dritto negli occhi.

“Non va per niente bene! Niente va come sarebbe dovuto andare...” rispose, senza riuscire a controllare la lingua.

“Che intendi?” gli chiese.

“Senti. Voglio solo andare a dormire...” spiegò in modo un po' brusco, tirandosi i capelli all'indietro.

“Oh, ok.” disse, non osando usare la faccia tosta per chiedergli un passaggio, ma prima che il biondo accendesse il motore aprì la bocca e guardò il moro.

“Tu come torni?”

“In moto.”
“Ma sei bagnato.” osservò, e Kyle fece spallucce. “Vuoi un passaggio?”

 

Lydia aveva il trucco sciolto. Il mascara le colava sulle guance come fossero lacrime nere e il vestito le si appiccicava alle gambe, facendola inciampare ogni tre passi. Il pavimento scivoloso rendeva ancora più arduo il semplice camminare sui tacchi, ma la rossa resisteva tenacemente, fino all'uscita dove un po' di ragazzi si fermarono dal parlare per guardarla. Anche loro erano bagnati, ma lei era fradicia e aveva l'aspetto di una pazza.

Cercò Doug fra la folla ma non lo vide, scese gli ultimi gradini e lo trovò appoggiato al cofano della sua auto. Aveva la faccia arrabbiata, ma a lei non importava.

“Doug...” sussurrò, tremando dal freddo. Il ragazzo alzò lo sguardo e la rabbia sparì in un secondo, accorrendo immediatamente ad abbracciarla. “Doug...” riprese, liberandosi in pianto.

“Va tutto bene...” la consolava lui.

 

Skylar e Tyler stavano tornando a piedi, non curanti del vento fresco che ogni tanto faceva starnutire entrambi. Sembravano gli unici a godere a pieno di quella novità ed infatti Skylar alzava ogni tanto correnti d'aria di diversa intensità, facendo muovere le fronde degli alberi, mentre Tyler ogni tanto generava qualche scintilla arancione.

“Un giorno ci riuscirò!” sorrise Skylar.

“A fare cosa?” domandò Tyler.

“Imparerò a volare!”

 

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Capitolo 4
*** 1.1- Missione 1: i frammenti del Cuore ***


1.1

MISSIONE 1: 
-I FRAMMENTI DEL CUORE-

 

Sabato mattina. La Vandom aspettava nel suo ufficio l'arrivo dei cinque ragazzi, guardando insistentemente l'orologio quasi avesse tutte le risposte che avrebbe dovuto fornire ai ragazzi, ed era questa la paura che la attanagliava: come fare a spiegare certe cose che anche lei aveva imparato, da giovane, ad accettare ciecamente? Si ricordò gli anni della sua gioventù, quando anche lei era una guardiana e quando le missioni alle quali lei aveva preso parte sembravano ogni volta lasciare n segno indelebile nel suo cuore. Ma con l'ultima squadra di guardiane era stato tutto il contrario.

Sentì bussare e si riscosse violentemente da quei pensieri.

“Avanti!” disse, e vide con piacere che tutti e cinque i ragazzi erano presenti, senza nessuna esclusione. “Prego, sedetevi.” disse, indicando le cinque sedie pronte per loro. “Se avete particolari domande, porgetemele subito.” annuì, cercando di essere il più accomodante possibile.

“Cos'è Kandrakar?” domandò Tyler.

“Il centro dell'infinito.” rispose la Vandom.

“Questa affermazione è un ossimoro!” sbottò Sydney.

“Solo perché la tua mente non riesce a concepire un centro di uno spazio infinito, non vuol dire che questo centro non esista. Kandrakar è una fortezza che protegge l'equilibrio universale e ad ogni ricambio generazionale vi è una nuova squadra di guardiani che può essere visto come l'esercito di Kandrakar. Proteggere la fortezza e l'equilibrio è il compito dei guardiani, e voi siete stati scelti dall'Oracolo per adempiere a questo compito.” spiegò. Vide i loro volti, tutti attenti e leggermente sconcertati, disorientati ma comunque fieri.

“Non si può visitare questa Kandrakar?” domandò Skylar, e la Vandom prese un bel respiro.

“Come ho già detto prima ognuno di voi rappresenta un determinato elemento. Sydney l'Acqua. Kyle il Fuoco. Lydia la Terra. Skylar l'Aria. Tu, Tyler, tu sei il custode del cuore di Kandrakar: capace di ampliare i poteri d tutti voi, l'arma più potente mai costruita...”
“E dove si trova?” domandò Tyler, interrompendo la preside.

“È stato spezzato in cinque parti.” spiegò la Vandom, lasciando i ragazzi perplessi.

“Non ha appena detto che il cuore è un'arma potentissima?” chiese Lydia, aggrottando la fronte.
“Il cuore è sì un'arma potentissima ma è anche molto suscettibile al volere del suo custode e della squadra. Se il custode vuole dividersi dalla squadra, allora il cuore lascerà senza poteri gli altri componenti. Se il custode decide che tutta la squadra deve avere un frammento del cuore, allora il cuore si spezza.”

“Quindi il cuore di Kandrakar è stato spezzato?” domandò Kyle e la Vandom annuì. “Da chi?”

“Dalla squadra di guardiane precedente alla vostra.”

“Aspetti un attimo! Ci sta dicendo che noi cinque dobbiamo combattere contro persone che hanno il nostro stesso potere e avvantaggiate dal fatto di possedere un frammento del cuore che ne amplifica i poteri? È un suicidio!” protestò Sydney.

“Sarà difficile, ma una volta ottenuto il cuore anche voi diventerete più forti.” disse la Vandom. “E anche se loro hanno un frammento del cuore, voi avete qualcosa che loro non avranno mai.”

“Cos'è?” domandò Skylar.

“Una squadra.”

 

“Come facciamo a trovare queste ex-guardiane?” domandò Tyler.

“Saranno loro ad attaccarvi appena capiranno che c'è un'effettiva minaccia. Nel frattempo conoscetevi, uscite insieme, stringete una solida amicizia fra di voi, ma non dimenticate di allenarvi.” spiegò. “Se le conosco, vi attaccheranno una alla volta. La squadra è divisa da più di cinque anni, ed ora faranno di tutto per sbaragliare la concorrenza e quale modo migliore se non quello di sconfiggere i nuovi guardiani?”

“Quindi procederanno un elemento alla volta?” domandò Lydia, e la Vandom annuì.

 

“Allora... stasera usciamo?” domandò Tyler, non senza una punta d'imbarazzo nella sua voce. I ragazzi si guardarono attorno, leggermente disorientati: essere una squadra nei momenti difficili si era rivelato più facile che esserlo di sabato mattina, in piena tranquillità.

“Io ho il turno al pub.” disse Skylar, facendo spallucce.
“Io avrei un appuntamento con Doug...” mormorò Lydia, mordendosi il labbro inferiore.

“Oh avanti! Vedi Doug ogni mattina! Cosa vuoi che accada se gli dai buca per un sabato sera per uscire con i tuoi amici?” gli sorrise, dandogli un colpetto al braccio.
“Già, amiconi di una vita che conosco da tre giorni.” sbuffò Lydia “Comunque vedrò che fare.”

“Bene! E voi due?” domandò il rosso, girandosi verso Sydney e Kyle.

“Ok, va bene. Usciamo.” disse Kyle, annuendo.

 

“Quindi un appuntamento con Kyle?” domandò Alissa, dando gomitate alle costole di Sydney, ma il biondo non aveva molta voglia di partecipare allo scherzo.

“No, è un'uscita a quattro!” spiegò, prendendo una generosa cucchiaiata di gelato al cioccolato e portandola alla bocca.

“Sempre meglio di niente, no?” gli chiese, senza voler sentire risposte o obiezioni. “Com'è andata alla festa, alla fine?”
“Come vuoi che sia andata? Lui ha ballato con una cretina del primo anno ed io mi sono annoiato per tutto il tempo.” spiegò, con la bocca piena e facendo dondolare il cucchiaio.

“Non hai saputo sfruttare l'occasione. Come sempre.” ribatté la ragazza, sinceramente delusa.

“Gli ho dato un passaggio per tornare a casa. Abbiamo parlato. Mi ha chiesto se volessi entrare per, sai, cambiarmi i vestiti fradici a causa dell'allarme antincendio.” spiegò, leggermente rosso di imbarazzo.

“È ufficiale!” esplose Alissa, battendo un colpo sul tavolo.

“Che tu abbia problemi, questo è ufficiale.”
“No! Gli piaci!”

 

Tyler si gettò sul letto. Aveva pranzato abbondantemente: notizia di Kandrakar, del cuore, dell'esistenza di nemici da sconfiggere lo metteva immensamente di buon umore. Aveva sempre speso i momenti morti della giornata leggendo fumetti, guardando film sui super eroi e giocando a videogiochi a tema.

Ma ora era lui, in prima persona, che avrebbe potuto prendere parte in una guerra, difendendo la Terra, diventando importante per qualcuno. Un leader! Sorrise, abbandonandosi a quei pensieri e scivolò in un lungo sonno.

“Le porte di Kandrakar...” disse una voce di donna. La stessa che lo aveva chiamato la notte prima che iniziasse la scuola. “...sono chiuse!” spiegò, ed una donna di trent'anni dai tratti orientali gli si palesò, avvolta da una luce argentata.

Tyler guardò oltre di lei, oltre l'oracolo, e vide la fortezza trattenuta da uno scudo di cristallo color lavanda, sembrava una mossa di autodifesa, per evitare che chiunque potesse entrare a Kandrakar senza esserne davvero degno.

“Kandrakar aspetta il vostro ritorno!” spiegò ancora l'oracolo, prima di scomparire dietro un lampo di luce accecante. Tyler si alzò, era caduto dal letto a causa del sogno, ma non si era fatto particolarmente male. Guardò l'orologio e optò per fare una doccia prima di uscire con la sua nuova squadra.

 

Alle 21 i ragazzi si incontrarono in un pub poco lontano dalla scuola, scelto da Tyler per l'occasione. La mancanza di Skylar si sentiva, perché il ragazzo dava sempre quel tocco in più, ma nessuno dei quattro aveva ritenuto opportuno andare a prendere qualcosa da bere nel pub dove il bruno lavorava.

“Cosa prendete?” domandò una cameriera, facendo gli occhi dolci a Kyle. I ragazzi presero una birra, Lydia invece guardò il menu con aria fortemente interdetta.

“Penso prenderò un Cosmopolitan...” mormorò, non trovando il coraggio di toccare il menu per voltare pagina. Il pub era fatiscente, i tavoli in legno pericolanti e le panche scomodissime. Come se non bastasse c'era una macchia di muffa sul soffitto e degli ubriaconi al tavolo accanto che urlavano idiozie.

“Allora...” disse Tyler, ma poi si accorse che non aveva la minima idea di cosa parlare. “...come va con i poteri?”

“Siamo sicuri che vogliamo parlarne qui? Insomma... non vorrei sembrare pazza!” mormorò Lydia fortemente a disagio.

“Al massimo sembreremo ubriachi.” disse Kyle, tirando fuori l'accendino dalla giacca, premendo solo il bottone che rilasciava gas. Una fiamma comparve non appena lui passò vicino due dita. “È il massimo che riesco a fare!” spiegò.

“Ma non è vero! L'altro giorno con il Golem hai alzato un muro di fuoco.” gli disse Tyler, dandogli una leggera gomitata.

“Ero sotto adrenalina. E Sky mi aiutava.” disse. Arrivò la cameriera, lasciando le birre e il cosmopolitan.

“Chiamami se hai bisogno.” disse, rivolgendosi evidentemente a Kyle e il moro la congedò con un sorriso.

“Che gallina.” si lasciò sfuggire Sydney quando la ragazza fu lontana.

“Invece la trovo carina.” mormorò Tyler, squadrando la cameriera dalla testa ai piedi. Sydney lo guardò di traverso, sentendosi irrazionalmente tradito da quel commento, ma non riuscendo a modificare la minima facciale prima che Lydia intervenisse.

“Sembri geloso, Sydney.” gli disse, sorseggiando il suo cosmopolitan. Sydney arrossì di colpo.

“N-no! No, figurati.” balbettò bevendo la birra e non osando alzare lo sguardo perché era convinto che Kyle lo stesse guardando.

“Sì! Concordo con Lydia! Che c'è, preferiresti che la cameriera facesse gli occhi dolci a te?” gli disse Tyler. Sydney lo guardò come stupito da quell'affermazione, allora fece per rispondere ma Kyle intervenne per cambiare prontamente discorso.

“Non stavamo parlando dei nostri poteri?” ricordò.

“Giusto, giusto! Lydia? Tu?” domandò Tyler, ma la rossa non lo calcolò poiché troppo impegnata a scrivere un messaggio. “Lydia?”
“Mh?” disse lei, inviando l'sms e poi specchiandosi sullo schermo del cellulare. “Io? Cosa vuoi che faccia? Non c'è terra, qui!” rispose, cercando qualcosa nella borsa.

“Le panche sono fatte di legno! Prova a muoverle.” propose Tyler, ma ecco che Lydia tirò fuori il lucidalabbra ed iniziò ad applicarlo sulle labbra.

“Sei senza speranze...” sbuffò Kyle. Lydia lo guardò di traverso, mosse un solo dito ed il tavolo fu spinto contro Tyler e Kyle- erano seduti difronte a lei e Sydney -innervosito, Kyle fece per riportare il tavolo al suo posto ma a causa di uno strattone, fece cadere sia il cocktail di Lydia che la birra di Sydney.

“GORILLA!” sbottò Lydia, alzandosi in piedi e iniziando a tamponare il vestito con dei tovaglioli presenti sul tavolo. Kyle trattenne una risata per quell'insulto, ma si sentì in colpa per aver macchiato anche Sydney- non che fosse sua intenzione macchiare Lydia.

I due ragazzi si alzarono e andarono in bagno.

“Penso che andrò a scusarmi.” disse, bevendo un sorso di birra e dirigendosi verso il bagno degli uomini. Trovò Sydney nell'antibagno che passava della carta bagnata sulla camicia dove comparivano le macchie.

“Ehy, scusami!” gli disse, entrando.

“Prega che si tolgano le macchie.” sibilò, lasciando Kyle leggermente basito.

“Io... non l'ho fatto apposta.” rispose. Sydney non disse nulla e Kyle rimase lì a fissarlo mentre si smacchiava la camicia per un minuto scarso, poi intervenne “Lascia che ti aiuti.” sussurrò, facendo per prendergli il pezzo di carta dalla mano. Appena due dita si poggiarono sul dorso di Sydney, il rubinetto si aprì da solo, alla massima potenza, minacciando di allagare tutto il bagno.

“Lascia stare.” mormorò Sydney, prendendo un lungo respiro e subito il rubinetto si chiuse da solo, così come si era aperto.

 

“Macchiata! Macchiata! Mi pagherai il conto della lavanderia!” ringhiava Lydia, tornando seduta al tavolo e puntando l'unghia laccata di verde contro Kyle. “E ti dirò di più, troglodita, se la macchia non va via, mi ricomprerai tutto!”.

“Mi sembra un po' esagerato...” intervenne Tyler.

“Già. Per qualche gocciolina!” sorrise Kyle, sapendo di irritarla.

“QUALCHE GOCCIOLINA?” disse, alzandosi in piedi e mostrando una chiazza rosea sull'addome. Kyle scoppiò a ridere, subito seguito da Tyler.

“Io mi vendicherei.” mormorò Sydney a Lydia, e lei annuì. Il biondo mosse la mano in avanti e le caraffe contenenti il liquido dorato caddero addosso a entrambi i ragazzi, cancellando immediatamente il sorriso dai loro volti.

 

“Un panino con doppia carne al tavolo 5!” disse Skylar, entrando in cucina e appuntando l'ordine sulla bacheca del cuoco. Quella sera Katee, la sua collega, non si era presentata poiché malata e Skylar era costretto a lavorare il doppio senza aumenti di paga. Stava impazzendo fra tavoli da ripulire, clienti da servire e conti da fare.

“Sky ti occupi tu della cliente al tavolo 19?” domandò un suo collega ed il bruno annuì, tirando fuori il taccuino con la matita e dirigendosi verso il dehor. Vide una ragazza sui vent'anni, seduta da sola al tavolo.

“Desidera?” domandò Skylar.

“Prima di tutto... un posacenere.” sibilò con aria velenosa. Il suo sguardo, i suoi occhi così scuri e i capelli ancora più neri facevano presagire il peggio. Sembrava una ragazza alquanto pericolosa ed infatti nessuno degli altri ragazzi presenti al pub l'aveva puntata per una scena di baccaglio che Skylar era ormai abituato a vedere. “Ti muovi?” disse e Skylar annuì, prendendo un posacenere dal tavolo vuoto più vicino.

“A-altro?” domandò, ma la ragazza era impegnata ad accendersi una sigaretta. La aspirò con piacere, e poi parlò.

“Sembra si stia avvicinando una tempesta.” sibilò, e poi sbuffò una nuvola di fumo densa e nera, tanto che fece tossire Skylar e lacrimare i suoi occhi. Il chiacchiericcio si era fermato poiché l'intera attenzione dei clienti era riversa su quella nuvola di fumo che subito interpretarono come un segnale d'incendio.

“Tutto bene?” disse il suo collega e Skylar annuì, continuando a tossire. I suoi polmoni si rifiutavano di accogliere quel fumo tossico. Si girò, cercò la ragazza ma non vide più nessuno: il posto vuoto, il posacenere a terra, rotto.

“Ehy Sky!” si sentì chiamare, mentre si chinava a raccogliere i cocci. Si girò e vide i suoi quattro amici, si avvicinò per salutarli, ma subito storse il naso.

“Puzzate come una distilleria!” disse, sorridendo.

“Non parliamone!” sbottò Lydia.

“Diciamo solo che ci hanno cacciato dal pub... possiamo venire qui? C'è posto?” domandò Tyler ed il bruno annuì, ma subito dopo una tremenda folata di vento investì il viale.

 

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Capitolo 5
*** 1.2 ***


1.2

 

“Questa faccenda diventa di giorno in giorno più fastidiosa!” disse Lydia, rispondendo ai buongiorno dei quattro ragazzi. Nessuno si sorprese del suo malumore: era Lydia e ormai iniziavano a conoscersi bene.

Si erano dati appuntamento alle 7 del mattino per fare un po' di allenamento, successivamente sarebbero andati a scuola. Sydney continuava a sbadigliare, Kyle si stropicciava la faccia, Lydia guardava il telefono e Skylar continuava a tossire.

“E allora? Questo è l'esercito di Kandrakar? Dei bambini che non sanno svegliarsi in anticipo?” gli canzonò Tyler, seccato.
“Il riposo è fondamentale per un guerriero.” ribatté Kyle, ma Tyler lo ignorò volutamente e con nonchalance.

“Credo faremo un po' di lotta a coppie. Cinque minuti contro tutti. Vi va bene?” domandò Tyler, entusiasta e sorridente. Nessuno si oppose, solamente perché non avevano molta voglia di discutere e nel loro intimo pensavano quanto sarebbe stato bello finire tutto in fretta. “Poiché siamo cinque, una persona si riposerà a turno! Il primo sarò io!”.

Detto ciò i ragazzi si divisero seguendo le istruzioni di Tyler: Sydney contro Kyle e Lydia contro Skylar.

Con poco entusiasmo, Kyle prese l'accendino della tasca e pigiò il pulsante del rilascio del gas, ma prima che potesse accendere una fiamma, una palla d'acqua lo inondò, inzuppando tutta la parte superiore del corpo.

Alzò lo sguardo e vide Sydney che gli sorrideva ed una bottiglia di plastica vuota fra le mani. Sydney era avvantaggiato: nessuno dei cinque- con l'eccezione di Tyler -era capace di evocare un elemento dal nulla. Per questo Sydney portava sempre con sé una bottiglia e Kyle l'accendino, ma l'acqua era indubbiamente più facile da trovare che una fiamma viva.

“Questo non...” ma un'altra sfera d'acqua lo colpì facendolo cadere. Sydney arrivò, sorridendogli, e gli offrì un braccio per alzarsi, però il moro preferì ribaltare la situazione, tirando Sydney per terra e posizionandosi sopra di lui, tenendogli ferme le braccia con le mani.
“Non appena imparerò ad evocare il fuoco...” disse Kyle, sorridendogli a pochi centimetri dal volto “...ti lesserò piano piano. Come un ranocchio!” scherzò.

“Non ero un pulcino?” domandò Sydney, e subito il sorriso di Kyle cadde. Il moro lasciò andare il biondo e si rimise in piedi.

“Sai, solo perché tu non ti diverti con questa storia non vuol dire che devi rovinare la festa a tutti!” sbottò Kyle, piantandolo in asso e dirigendosi verso la lotta fra Lydia e Skylar, lasciando Sydney sconvolto.

 

Lydia dominava. Lanciava sassi- mancando volutamente Skylar-, innalzava nubi di terriccio, muoveva le prima foglie secche; Skylar invece a stento riusciva a provocare una brezza decente per difendersi.

“Sky, che ti prende?” domandò Tyler, quando decretò vinto il bruno.

“Non so... mi sento strano.” ammise, scotolandosi la terra di dosso. Ripensò a quella ragazza che vide di sabato sera seduta sul dehor del bar, con quella nube di fumo nero che gli aveva fatto girare la testa. Non aveva raccontato niente ai ragazzi perché credeva non fosse niente di importante, ma quella stanchezza e quello stordimento cominciavano a preoccuparlo.

Si era fatto tardi allora decisero di dirigersi verso scuola. Era la prima volta che i cinque ragazzi entravano insieme, dimostrando agli altri studenti di conoscersi, di essere diventati amici. Qualcuno strabuzzò gli occhi vedendo Kyle bagnato e Skylar sporco di terra, ma alla fine nessuno poté negare che quei cinque condividevano un'energia speciale.

Si divisero per andare a lezione: Kyle e Sydney chimica dal professor Iodine, gli altri tre letteratura latina dalla professoressa Vox.

Appena entrato, Kyle salutò il suo amico Banquo che non vedeva da molto tempo, mentre Sydney scivolò verso Alissa, felice di vedere i due ragazzi entrare insieme.

“Amico! Che fine hai fatto?” gli sorrise Banquo, scostandosi i ricci scuri.

“Ho avuto da fare.” rispose sottovoce poiché il professor Iodine era appena entrato. Come nessuno degli studenti poté prevedere, il professore di chimica insistette affinché i posti dei banchi presi durante il primo giorno tornassero tale e quali, quindi Kyle strinse i pugni e si sedette pesantemente alla destra di Sydney.

Ad ogni banco fu fornito un microscopio e delle serie di vetrini: il compito della giornata era stabilire quale tipo di batteri si osservava. Passarono la maggior parte del tempo in silenzio, appuntando con brevi discussioni se il batterio di turno fosse un bacillo o un cocco.

“Non volevo farti arrabbiare.” disse Sydney.

“Lo so.” rispose secco.

“Allora perché ti sei infuriato?” domandò, cercando di mostrare indifferenza.

“Ci sono cose che mi danno fastidio.”

“Tipo il ricordarti cose che hai detto?” ipotizzò, sorridendo.

“Tipo ricordarmi cose che non vorrei aver mai detto.” rispose.

 

“Aprite il libro a pagina 38, per favore.” disse la professoressa Vox, mentre cancellava la spiegazione dell'ultima declinazione insegnata. “Signorina Eartha, le va di leggere e provare a tradurre?” domandò, ovviamente presumendo nessuna risposta negativa da parte di Lydia. La rossa annuì e prese il libro, aprendolo alla pagina indicata.

“Aèneadùm genetrìx, hominùm divòmque volùptas, àlma Venùs, caelì subtèr labèntia sìgna quaè mare nàvigerùm, quae tèrras frugiferèntis còncelebràs per tè quoniàm genus òmne animàntum còncipitùr visìtque exòrtum lùmina sòlis: tè, dea, tè fugiùnt ventì, te nùbila càeli àdventùmque tuùm, tibi suàvis daèdala tèllussùmmittìt florès, tibi rìdent aèquora pònti plàcatùmque nitèt diffùso lùmine caèlum...”
“si fermi qui. Signor Windy, vuole provare ad aiutare la signorina Eartha nella traduzione?” e Skylar si ritrovò ad annuire, senza neanche accorgersene.
“Madre degli Enèadi, piacere degli uomini e degli dèi...” iniziò con lieve incertezza, ma la professoressa Vox non lo interruppe, allora continuò “Venere donatrice di vita, che sotto le costellazioni celesti ravvivi il mare portatore di navi, la terra che reca i raccolti poiché grazie a te ogni genere di esseri animato è concepito e vede, una volta nato, la luce del sole: te...” disse, per poi alzare lo sguardo ed incrociare quello di Lydia. I suoi occhi grigi indugiarono su quelli verdi della ragazza. “...te, dea, te fuggono i venti, te ed il tuo arrivo le nuvole del cielo... per te la terra industriosa fa crescere i fiori soavi...” continuò, non guardando più il foglio, ma dritto negli occhi di Lydia, ora leggermente arrossata: sembrava quasi che il bruno stesse dedicando il passo alla rossa.
“Come siamo poetici questa mattina, signor Windy! Cerchi di rimanere più fedele al testo, la prossima volta!” lo rimproverò la Vox, rompendo quel momento di magia fra i due ragazzi con un intervento fin troppo goffo, per poi passare la traduzione ad un altro alunno.

“Sei molto bravo...” sorrise Lydia.

“Ho avuto l'ispirazione giusta.” rispose, non osando guardarla, per poi essere scosso da un violento attacco di tosse, tanto che la Vox lo invitò ad uscire un attimo dall'aula. I polmoni gli si gonfiavano senza immagazzinare l'aria, ed il bruno sentiva sempre più il bisogno di respirare, ma la gola sembrava chiusa e la tosse non gli lasciava pace. Gli si insinuò un lieve senso di nausea, allora aprì l'acqua del rubinetto per bere qualche sorso, ma il corpo rigettò tutto, facendogli sputare l'acqua nel lavandino.

Si schiarì la gola: ora stava meglio e non sentiva più i polmoni otturati. Abbassò lo sguardo e aggrottò la fronte, vedendo che ciò che aveva sputato era nero e denso come il catrame.

 

Tyler aveva prenotato un intero tavolo nel parco sul retro della scuola. Era una di quelle belle giornate di ottobre in cui il sole splende caldo ed il vento rinfresca la pelle, per questo il rosso aveva deciso di prenotare un intero tavolo per pranzare con i suoi amici.

Si sedettero sulla panchina: Lydia vicino a Sydney da un lato, mentre Kyle, Tyler e Skylar dall'altro.

“Mangi solo quello?” domandò Tyler rivolto alla ragazza: era l'unica che non aveva preso un vassoio dalla mensa scolastica ma si era accontentata di una macedonia di frutta trovata al bancone dei dolci.

“Il cibo della mensa mi disgusta!” rispose, giocherellando con un pezzo di kiwi.

“Oh mi perdoni principessa...” la riprese Kyle, bevendo un sorso d'acqua.

“Pensa alla tua dieta piena di proteine! Guarda hai il vassoio pieno di porcherie!” disse, indicando il vassoio carico di carne che Kyle aveva preso.

“Dopo devo fare allenamento! Mi serve la carne... Doug non mangia carne come me?” domandò e Lydia annuì, disgustata.

Sydney diede un colpo al piede di Skylar con la punta della scarpa. Mentre gli altri tre continuavano a discutere delle loro abitudini alimentari, il biondo aveva notato che l'amico non stava mangiando, al più giocherellava con il cibo.

“Stai bene?” sillabò, senza emettere voce. Skylar fece spallucce.
“Un po' di nausea.” disse a bassa voce, ed il biondo annuì.

“Vuoi andare in infermeria?” domandò, ma Skylar fece di no con la testa: non era una nausea così forte.

Dall'altra parte del tavolo, Lydia, Kyle e Tyler continuarono a trovare un modo di discutere vivamente su ogni singolo argomento, ma tutti tacquero un freddo vento strano si levò dal bosco confinante la scuola. Quel vento sembrava urlare come se qualcosa di oscuro e terribile stesse per arrivare, tanto che ai ragazzi passò la fame all'istante e si misero a guardare in direzione contraria al vento.

“Sembra che l'aria stia scappando da qualcuno...” mormorò Skylar rivolto verso gli altri, ma i quattro ragazzi stavano fissando il cielo con aria preoccupata. Il bruno imitò i loro amici e puntò gli occhi grigi contro il cielo, ma un blocco di nuvole nere aveva oscurato tutto, il sole compreso.

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Capitolo 6
*** 1.3- Aria ***


1.3- Aria

Skylar si alzò di scatto, puntando il bosco ed iniziando a correre come una freccia in senso contrario alla direzione in cui soffiava il vento.

“Sky...” urlò Lydia, ma il vento soffiava forte e la voce della ragazza quasi non si sentiva.

“É lei!” rispose il bruno fermandosi per un momento.

I ragazzi sentirono qualche urlo e una serie di rumori di vetri rotti dovuti alle finestre che andavano in frantumi, allora Lydia, Sydney e Kyle si girarono verso Tyler, come avesse lui una risposta.

Il rosso boccheggiò un momento, ma poi le parole gli uscirono di bocca ferme e sicure, mostrando una determinazione a lui sconosciuta nel padroneggiare tale situazione.

“Lydia vieni con me e seguiamo Skylar. Sydney e Kyle rimanete qui ed evitate che qualcuno si faccia male...” disse, e prese la rossa per il gomito e corse seguendo la direzione contraria a quella del vento.

 

Skylar sapeva esattamente dove andare a cercare l'ex guardiana dell'Aria. Sentiva la sua presenza nella testa, era come ripercorrere una strada ormai imparata a memoria per il domicilio di una persona. Era lì, poco lontana da lui ed innalzava quel vento terribile che ora iniziava a rallentarlo, gettandogli polvere negli occhi che presero a lacrimare. Il bruno piegò le braccia a croce e poi le rilasciò dopo aver caricato abbastanza energia, e creando una breve bolla d'aria che deviò momentaneamente la direzione del vento.

“Ti servirà altro per battermi!” disse una voce alla sua destra. Eccola, la ragazza che quel sabato sera gli aveva buttato addosso quella nuvola di fumo nero che lo aveva fatto star male.

“Sta' certa che ti batterò!” le urlò contro, generando un mulinello d'aria e lanciandoglielo contro, ma lei non diede segni di difficoltà a respingerlo con un secondo mulinello d'aria nera e densa, che rivolse contro il bruno, battendogli contro il petto e facendolo cadere per terra a qualche metro di distanza.

Skylar sentì una risata sgorgare dalla bocca della ragazza, che subito generò un altro flusso d'aria nera che gli fece più male, ma almeno il bruno riuscì ad attutire la caduta creando uno sbuffo d'aria abbastanza potente da evitare che si facesse più male. Abbastanza prontamente, il bruno riuscì a schivare un altro attacco, nascondendosi dietro un albero abbastanza resistente.

Nel frattempo, Lydia e Tyler raggiunsero il luogo del combattimento, prendendo l'ex guardiana di sorpresa, tanto che un semplice attacco di Tyler la mise al tappeto.

“Voi... voi non c'entrate nulla in questa storia!” sbottò la ragazza, rimettendosi in piedi grazie ai suoi poteri.

“Oh sì, tesoro!” sbottò Tyler, generando un'altra sfera arancione, ma l'ex guardiana non si fece trovare in preparata e con un flusso d'aria abbastanza forte deviò il percorso del bolide. Skylar uscì allo scoperto, raggiungendo i suoi amici, e fu allora che la guardiana si infuriò.

“Ho detto...” ringhiò, levitando in aria, mentre il vento aumentava “...che in questa storia... NON C'ENTRATE!” urlò, generando un muro d'aria così forte che sradicò tutti gli alberi più vicini, sollevando zolle di terra intere e spazzando via i ragazzi come fossero foglie secche.

 

La situazione all'interno della scuola richiedeva molta delicatezza d'azione. Il pavimento era pieno di vetri rotti e lampadari pericolanti dondolavano dal soffitto lasciando scoperti fili elettrici che ogni tanto generavano una breve pioggia di scintille. Alcuni studenti si erano fatti seriamente male a causa dell'esplosione di alcune finestre e un vago odore di sangue si era diffuso per tutto il corridoio del secondo piano.

Sydney corse in bagno prendendo tutta la carta possibile per fasciare i feriti, mentre Kyle convinceva tutti a spostarsi nella palestra coperta, praticamente priva di finestre e con due vecchie porte ormai scardinate. Il vento sembrava essersi calmato e fra le persone iniziava a serpeggiare l'idea di un'evacuazione.

“Non credo sia una buona idea evacuare tutti. La strega avrà pure molto potere ma quest'edificio è molto solido.” disse Kyle, ma il biondo stava guardando altrove, puntando gli occhi azzurri sulle ferite dei ragazzi o dei professori. C'era chi era stato colpito da un pezzo di vetro arrugginito, o chi era scivolato sullo sporco esponendo la ferita ai germi...

“Vado a prendere del disinfettante.” disse Sydney con tono distaccato.

“Ma mi hai sentito?” domandò Kyle.

“Sì sì! Hai ragione, trova la Vandom e lasciale convincere tutti a rimanere qui, al sicuro. Io vado al laboratorio chimico e prendo della tintura di iodio.” spiegò, iniziando a muoversi. “Il lato est non è stato colpito, tanto!” aggiunse, prima che Kyle potesse opporsi.

Come evocata dalla voce del biondo, la Vandom apparve all'entrata della palestra, subito dirigendosi verso Kyle.

“È lei. È Nadine, l'ex guardiana dell'aria.” disse, informando Kyle. “Come mai sei rimasto qui?” domandò, rivolgendo al moro uno sguardo accigliato.

“Tyler mi ha detto di aiutare le persone, e sono venuto con Sydney...” ma si interruppe perché la Vandom sorrise in modo spensierato.

“La stoffa del leader ce l'ha...” mormorò, lasciando Kyle abbastanza interdetto. “Con Sydney, hai detto? E dov'è?” domandò.

“È salito al laboratorio di chimica per prendere della tintura di iodio.”

“Vuoi dire che è salito da solo al laboratorio di chimica? Pieno di soluzioni che combinate possono diventare tossiche contenute in provette di vetro che possono trafiggerlo?” insinuò, cercando di spronare Kyle a raggiungere l'amico per aiutarlo, ed infatti il moro partì senza neanche aprire bocca. Prese le scale, salì due gradini alla volta fino a quando non raggiunse il piano, poi svoltò una prima volta, corse lungo il corridoio, svoltò ancora e sbatté contro qualcuno, cadendoci sopra.

“Ma che...”
“SYD!” disse Kyle, vedendo che l'amico stava perfettamente bene. “Oh, la Vandom mi ha fatto andare in paranoia! Pensavo stessi soffocando tra gas velenosi!” sorrise, non staccando gli occhi dall'amico.

“Premuroso da parte tua, allora, farmi cadere.” lo provocò “Posso, rimettermi in piedi?” domandò, dopo che il moro non dava segni di volersi alzare. Kyle si schiarì la voce e aiutò il biondo ad alzarsi, porgendogli una mano.

“Le finestre di questo corridoio sono ancora intere...” osservò Kyle, mentre camminavano lungo il corridoio del terzo piano. Il moro si fermò per vedere una nube nera e densa che formava una specie di bolla, poi quasi riuscì a sentire le urla isteriche di Nadine, ed ecco che vide gli alberi muoversi velocemente, come fosse scoppiata una bomba in quel punto.

Da querce solide, gli alberi sembravano essersi ridotti a delle spighe di grano. Kyle vide una macchina che iniziò a decappottarsi, semafori che cadevano, quando poi realizzò che il vento stava per colpire anche quella parte di scuola.

“STA' GIU'!” urlò, lanciandosi contro Sydney per poi saltargli addosso e sbatterlo a terra, premendogli la testa contro il pavimento. Il biondo non ebbe molto tempo per farsi delle domande poiché poco dopo un terribile rumore d'esplosione spazzò via le finestre in piccolissimi proiettili.

 

Lydia si svegliò, e subito un'ondata di dolore la colpì, facendole spalancare gli occhi e mugugnare suoni lamentosi. Si mise seduta e notò che aveva non solo sbattuto la gamba, ma che perdeva abbastanza sangue dal polpaccio, tanto che il pantalone era ormai macchiato di rosso.

“Ty... Tyler? Sky?” chiamò, non vedendo i suoi amici, ma aguzzando un po' la vista vide Tyler svenuto vicino ad un albero con una ferita alla fronte dalla quale sgorgava un sottile rivolo di sangue. La rossa accorse dall'amico strisciando- la gamba le faceva troppo male -e verificò se l'amico respirasse, tirando un sospiro di sollievo quando constatò che aveva solo perduto i sensi.

“Sky?” urlò, cercando l'altro ragazzo, ma non c'era l'ombra del suo amico... e neanche dell'ex guardiana. Anzi, il vento si era pure calmato. “Tyler, svegliati!” disse, agitando il ragazzo, tanto da svegliarlo.

Il rosso era confuso, gli girava tremendamente la testa e il dolore alla fronte pulsava come una fiamma viva.

“Non trovo Sky.” disse la ragazza, preoccupata, ed allora Tyler si mise seduto, cercando di calmarsi, e successivamente prese un bel respiro profondo.

“Chiamiamo gli altri...” mormorò, e Lydia annuì, tirando fuori il cellulare.

 

“Sei resistente, piccolo!” scherzò Nadine, continuando a rimanere sospesa nell'aria e guardando uno Skylar tremendamente affannato. Poco prima dell'impatto, il bruno era riuscito a generare una bolla d'aria abbastanza resistente da impedire di volare via, ed infatti aveva solo fatto qualche metro. Purtroppo non era riuscito ad espandere la bolla per comprendere i due amici, ma era sicuro che stessero bene.

“Non sai quanto!” disse, generando un'altra bolla d'aria così velocemente che Nadine non poté mascherare la sua preoccupazione; lei fu però abbastanza pronta da proteggersi generando una seconda bolla che, a contatto con la prima, generò una forte corrente laterale.

“Mi fa piacere che tu sia determinato ad affrontarmi da solo, ma non vincerai contro di me! Io ho un pezzo del cuore!” ghignò.

“Ed io ho una squadra!” ruggì lui.

“Già... e dove sono ora? Due sono svenuti, gli altri? Hanno troppa paura?” rise, gutturalmente.

“No, stanno aiutando le altre persone nella scuola!”

“Oh! E se andassi a fare loro una visitina?” sorrise, mostrando i denti bianchi ed affilati. Un brivido di paura percorse la schiena di Skylar, mentre nella sua mente si attivava sempre di più la paura che Nadine potesse fare del male ai suoi amici.

“Devi prima sconfiggermi!” sbottò, unendo le mani e generando un flusso d'aria che sbatté Nadine contro il tronco di un albero. La ragazza ringhiò e agitò le braccia in un colpo secco, e subito Skylar si trovò un graffio al braccio destro abbastanza profondo: l'aveva ferito usando una corrente d'aria.

Giusto un attimo, il tempo per verificare l'entità del danno e abbassare momentaneamente la guardia, ed ecco che Nadine partì all'attacco, sfrecciando in aria e colpendo Skylar con un potente getto d'aria così vicino al suo stomaco e così improvviso che il bruno non poté nient'altro. Stava schizzando come un proiettile, questione di secondi e avrebbe preso un albero in pieno e per un attimo il bruno fu tentato di lasciar perdere, di lasciarsi morire così. Ma no, non poteva lasciare la squadra dei suoi amici con un elemento in meno. I suoi amici avevano bisogno di lui, e lui di loro.

Frenò il percorso con un flusso d'aria potente che poi raccolse e direzionò contro Nadine, anche lei distratta poiché completamente sicura di aver già vinto.

La situazione così ribaltata vide Nadine andare a schiantarsi contro un cumulo di terra, e Skylar in piedi, con il vento dalla sua parte.

“Questa me la paghi!” urlò a squarciagola. Era conciata abbastanza male, si reggeva in piedi per miracolo e perdeva sangue sia dal naso, che dal lato destro della costola che da un orecchio. Il bruno generò una bolla d'aria pronto a colpire l'ex guardiana e metterla k.o., ma una voce lo chiamò da lontano, e lui si voltò, istintivamente.

“Sky!” urlò Lydia, mentre camminava verso di lui, appoggiandosi a Kyle. Aveva una benda lungo il polpaccio, mentre Tyler ne aveva una lungo la testa.

“State bene?” domandò, abbracciando la ragazza, e loro annuirono.
“Tu?” domandò Kyle. Anche lui aveva un taglietto dietro l'orecchio, ma non era niente di grave. Il bruno annuì, anche se in realtà era quello messo peggio.

“Dov'è Nadine?” domandò Sydney, ed il bruno si voltò, affatto sorpreso di non vederla più lì.

“È ancora qui...” mormorò. Era parecchio ferita e Skylar dubitava avesse avuto la forza di mettersi a volare via, ma aveva il forte sospetto di sapere quale sarebbe stata l'ultima azione dell'ex guardiana: qualcosa che l'avrebbe messo parecchio in difficoltà.

Come evocata dai suoi stessi pensieri, Nadine fece la sua apparizione vicino al tronco di un albero ed con una bomba d'aria divise tutti e cinque i ragazzi, lasciando Skylar al centro.

“Bene bene... chi vuole iniziare?” domandò. Sydney stappò una bottiglia e le gettò contro una sfera d'acqua abbastanza densa, ma Nadine con un semplice gesto di due dita ne deviò il percorso. “Il tipo dell'Acqua, vero?” domandò, piantando i suoi occhi neri in quelli azzurri di Sydney “Non ti hanno spiegato come funziona fra Acqua e Vento?” rise, ma una sfera di fuoco le stava arrivando di spalle, ed ecco che con un solo dito spense il fuoco, senza mostrare il minimo sforzo.
“Il guardiano del Fuoco? Piccolo quiz, cosa serve al fuoco per bruciare?” sorrise, e subito dopo fece scattare le braccia in avanti, come stringesse il collo di qualcuno. I ragazzi non capirono cose stesse succedendo fino a quando Kyle non cadde per terra ansimando, e reggendosi il collo.

 

Sydney scattò in avanti e raggiunse il moro, che tentava in tutti i modi di respirare, ma sembrava che l'aria intorno a lui non volesse entrargli nei polmoni.

“Smettila!” urlò Skylar, generando un'altra bolla d'aria, ma Nadine la evitò senza troppi problemi. Stava sorridendo perché sapeva che stava per vincere. Perché bastava un membro in meno e la squadra si sarebbe indebolita. Sydney tappò il naso di Kyle ed iniziò la respirazione bocca a bocca, permettendogli così di respirare anche in modo approssimato.

Qualcosa in Tyler scattò, vedendo la sua squadra in difficoltà, e una scarica di scintille coprì il corpo di Nadine con degli spasmi, fino a quando lei cadde a terra. Persa la presa su Kyle, il moro tornò a respirare succhiando tutta l'aria che poteva nei polmoni, ed afferrando la mano di Sydney.

Era ora il momento di attaccare, ma come? Skylar non sarebbe stato abbastanza forte, e Kyle e Sydney erano praticamente inutili in quella lotta.

Gli occhi del grigio si piantarono sul volto candido di Lydia. Se l'Aria vince l'Acqua ed il Fuoco, cosa succede con la Terra? Il potere di Nadine aumentava quando lei era sospesa in aria, e osservando i comportamento degli alberi che si piegavano ma non sempre si spezzavano...

“Lydia!” urlò Skylar. “Intrappolala!”

La ragazza corrugò la fronte, non essendo sicura di ciò che le era richiesto di fare. Nadine fece per preparare un'altra bolla d'aria ma Tyler intervenne ancora, facendola sbattere contro il tronco di un albero, e fu allora che Lydia mosse le braccia, ed i rami dell'albero si allacciarono al corpo di Nadine, stringendola in un abbraccio.

 

Un semplice sospiro prodotto dai polmoni, ed ecco che un fumo nero si levò dal naso di Nadine, concentrandosi a pochi centimetri dalla sua faccia. Era la stessa quantità di fumo emessa da un semplice sbuffo di sigaretta, ma vorticava attorno a sé e diventava sempre più denso, fino a quando la pressione non fu tale da generale una piccola luce argentata.

A terra cadde una sfera di vetro piccola come una biglia, del colore dell'argento.

“Cos'è?” domandò Lydia.

“Un frammento del cuore!” mormorò Tyler, raccogliendolo. Dietro di lui, Nadine iniziò a cambiare aspetto: i capelli divennero di un biondo cenere lucente, mentre la pelle si colorò di un rosa vivo e gli occhi tornarono grigi come il cielo nuvoloso.

“L'aveva intossicata.” mormorò Sydney, non osando lasciare la mano di Kyle.

“Portiamola dalla Vandom.” disse Tyler.

 

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Capitolo 7
*** 1.4 ***


1.4

 

Nadine fu portata nell'ufficio della Vandom. La scuola era ancora in delirio per la tempesta del vento ma un'ambulanza era arrivata per portare in ospedale i casi più urgenti, ed infatti quando i paramedici videro le condizioni della gamba di Lydia, la rossa fu subito spedita in ospedale. Nonostante Tyler e Skylar insistettero per accompagnarla lei rifiutò, dicendo che avrebbe avvisato Doug.

Kyle, dal canto suo era ancora parecchio stordito dalla mancanza di ossigeno, ed infatti aveva bisogno di appoggiarsi a qualcuno per poter camminare senza cadere ogni tre passi. Nadine era ancora svenuta, quindi Tyler la raccolse come una foglia secca ed insieme i quattro ragazzi andarono dalla preside per apprendere il futuro della ragazza.

“Sapevo foste in grado di vincere.” ammise la Vandom, rivolgendosi ai ragazzi ma spostando una ciocca di capelli dalla fronte di Nadine.

“Questo è il pezzo di cuore.” disse Tyler, porgendo una biglia del colore dell'argento alla preside, ma lei fece di no con le mani.

“È tuo il cuore, adesso.” gli disse, per poi dirigersi allo specchio che subito diventò come d'acqua e non rifletté più l'immagine della preside, ma quella di un luogo dai muri di un bianco purissimo dove una donna di origini asiatiche era in piedi indossando un lungo kimono a fantasia argentata.

“Will...”
“Hay Lin!” si salutarono le due ex colleghe, poi la Vandom si spostò e lasciò vedere all'oracolo il corpo privo di sensi e ferito di Nadine. “I nuovi guardiani hanno recuperato il primo frammento di cuore.” spiegò, e l'oracolo sorrise con soddisfazione.

“Ottimo lavoro. Ora chiameremo Nadine a Kandrakar per decidere della sua sorte...” annunciò, con un volto serio.

“Cosa le accadrà?” domandò la Vandom, aggrottando la fronte.

“Il consiglio deciderà quello che sarà il suo destino.” spiegò, evasiva.

“Sì, ma ti ricordi cosa successe con Nerissa?” domandò, e l'oracolo annuì.

“Preverremo anche questo.” disse, e dopo un breve saluto, il corpo di Nadine sparì e lo specchio tornò a riflettere l'immagine della preside.

“Chi è Nerissa?” domandò Tyler.

“Diciamo che le H.E.X.E.N. Non sono le prime guardiane a tradire Kandrakar.” spiegò, sedendosi stanca sulla comoda sedia del suo ufficio.

“HEXEN?” domandò Sydney.

“Sì. Si facevano chiamare così i componenti della squadra precedente, dall'iniziale del nome di ciascuna delle ragazze. Hilda- la guardiana del cuore; Elliot- la guardiana dell'Acqua; Xandra- la guardiana del Fuoco; Edie- la guardiana della Terra e Nadine- la guardiana dell'Aria.” spiegò.

“Oh. Non penso noi potremmo fare lo stesso con le nostre iniziali. Iniziamo tutti per consonante.” mormorò Skylar con tono dispiaciuto.
“Anche lei, preside, aveva un nome per la sua squadra?” domandò Tyler.

“Sì. Noi eravamo le W.I.T.C.H.”

 

“Perché non rispondevi alle mie chiamate? Ero preoccupatissimo.” ruggì Doug, tenendo la mano di Lydia. I due erano appena entrati in una sala dell'ospedale e a breve sarebbe arrivato un dottore per visitare la gamba della ragazza.

“Scusa, io... ero svenuta.” mormorò, guardando altrove perché il peso della bugia non era mai riuscito a tenerlo.

“Dove? Ti ho cercato per tutta la scuola e non ti ho trovato! Credevo...” disse, ma non finì la frase. Doug era ancora seriamente scosso dallo spavento e Lydia si sentiva così in colpa che avrebbe voluto raccontargli tutto: dei poteri, di Kandrakar, delle ex guardiane, ma doveva pensare anche alla sua squadra, e non solo a se stessa.

Arrivò un medico e dopo una breve visita annunciò che ci sarebbero voluti dei punti ma che l'entità del danno non era poi così grave.

“Le consiglierei di evitare movimenti bruschi con la gamba. E comunque non faccia sport almeno per una settimana.” le spiegò, e lei annuì. Il medico uscì, e i due ragazzi rimasero ancora soli in un silenzio imbarazzante.

“Vado a prenderti qualcosa da bere. Sei pallida.” disse Doug accarezzandole il volto. “Un succo?” domandò.

“No, non è necessario.” spiegò con un filo di voce.

“Al lampone?” domandò, cercando di farla sorridere, e allora lei cedette e Doug uscì. Lydia non aveva mai detto bugie a Doug, o almeno non per un periodo di tempo così prolungato o per una ragione così effimera- a parer suo.

E Doug ora era così gentile con lei. Sentì il senso di colpa abbattersi su di lei come un masso, ma decise comunque di rimanere forte, di non lasciar trasparire nulla per evitare di insospettire ancora di più Doug, allora prese la borsa e tirò fuori un po' di trucchi, iniziando a mettersi il lucidalabbra.

 

“Ho una domanda!” domandò Tyler, quando i ragazzi stavano per uscire dall'ufficio della preside, e la Vandom annuì seriamente. “Mentre Nadine lottava contro Sydney e Kyle... ho notato che riusciva a contrastare entrambi senza troppo sforzo, invece a Lydia è bastata una mossa e l'ha messa al tappeto, ed lo stesso per me.” disse il rosso.

“È un discorso complicato,” disse la Vandom “preferirei affrontarlo con tutti e cinque presenti, ma per adesso posso dirvi che ogni elemento ha un rapporto particolare con gli altri. Diciamo che non siete mai pari uno con l'altro.” sorrise ed Tyler annuì, salutando la preside e chiudendosi la porta alle spalle.

“Le faranno del male?” domandò Sydney, parlando di Nadine.

“Non credo... l'oracolo sembra buono.” mormorò Skylar, sbadigliando. Era molto stanco e aveva più parti del corpo doloranti e forse una capatina all'ospedale avrebbe potuta farla. Infatti poco dopo i ragazzi si divisero a seconda dei loro progetti: Skylar e Tylero decisero di farsi accompagnare in ospedale per dei controlli, Kyle optò per tornare a casa poiché ancora stanco, mentre e Sydney decise di rimanere per dare una mano a chi aveva bisogno.

“Sicuro di voler rimanere qui?” domandò Kyle, ancora seduto per terra in una zona dove i vetri non erano ancora andati in frantumi.

“Sì.” rispose Sydney, sicuro della sua risposta.

“Grazie, per non avermi fatto morire senza ossigeno.” mormorò, mentre i due camminavano attraverso il corridoio.

“Grazie per aver evitato che una finestra mi esplodesse addosso.” gli sorrise.

 

“Ah, la testa...” mormorò Tyler, tamponandosi il taglio sulla fronte con un batuffolo imbevuto di una soluzione disinfettante che un'infermiera gli aveva dato. La sala d'attesa d'ospedale era piena di gente ferita o semplicemente contusa, ed i ragazzi dovettero sedersi su le poche ultime sedie libere che c'erano.

“Credo di avere una costola incrinata.” mormorò il bruno, massaggiandosi l'addome.

“Sei stato bravissimo, comunque, a tenerle testa!” sorrise, dandogli una leggera gomitata proprio sul punto in cui gli faceva male, e Skylar si lasciò sfuggire un gemito di dolore.

“Non ti preoccupare.- disse, dopo il fiume di scuse del rosso -Comunque siamo stati tutti bravissimi! Siamo una squadra collaudata, ormai.” disse. “Secondo te possiamo andare a fare visita a Lydia?” domandò, guardandosi attorno, e Tyler scoppiò a ridere.

 

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Capitolo 8
*** 1.5 ***


 

1.5

 

“Skylar, svegliati! È pronta la colazione!”

Il bruno mormorò qualcosa, cercando di rigirarsi fra le coperte senza successo poiché non le trovava, gli occhi ancora chiusi dal sonno pesante e dai sogni agitati. Pensò che magari erano cadute, e cercò di tornare a dormire.

“Skylar!” continuò sua madre dal piano di sotto.

“Mmmmh!” rispose il ragazzo. Fece per prendere il cuscino ma non trovò neanche quello sotto la testa, allora decise di aprire gli occhi. Mise a fuoco e si ritrovò a pensare, dubbioso, di non ricordarsi che il soffitto fosse così vicino al suo letto...

“SKYLAR, MUOVITI!” urlò la madre, bussando alla porta. Skylar sussultò e cadde sul materasso con un tonfo sordo. Si alzò e corse al piano di sotto dove c'era un'abbondante colazione preparata per lui, ma uno strano sorriso gli partiva dalle labbra e non riusciva a fermarlo.

Si preparò canticchiando una canzone che aveva abbozzato anni fa per Lydia, poi sistemò lo zaino ed aspettò che il pullman passasse a prenderlo.

“Ehy, Sydney!” squillò il bruno, sedendosi vicino al biondo.
“Ehy! Come mai così allegro?” chiese l'amico, togliendosi le cuffie.

“Stavo volando!”

 

La campanella suonò per l'ennesima volta, quel mese, ma la fine di Ottobre portava un certo brio nell'aria dell'istituto Bukowski: Halloween si stava avvicinando e si vociferava la possibilità di una festa in maschera a casa di Lilian Pop, una facoltosa- e ricchissima -ragazza del liceo che adorava organizzare feste quando i suoi genitori erano fuori città.

Ovviamente non tutti erano degni di passare una notte a casa della biondissima Lilian, e gli inviti erano distribuiti in gran segreto fra le élite più popolari della scuola.

“Ciao, Lydia.” disse Tyler, sorridendole. La rossa lo squadrò, chiuse l'armadietto e si avviò verso la classe, senza neanche salutarlo. “Ehi Lydia?” domandò lui, inseguendola.

“Scordatelo.” rispose.

“Cosa? Volevo solo salutarti!” si giustificò Tyler, ma la ragazza lo squadrò ancora e il rosso cedette sotto il suo sguardo verde. “Ok, sì... vorrei chiederti se magari tu potessi, come dire, intercedere per farmi avere un invito alla festa di Lily Pop.

“Scordatelo.” riprese lei, aumentando il passo.

“Oh avanti!” si lagnò lui, raggiungendola e prendendola sottobraccio.

“Non ho alcuna intenzione di dire a questa ragazza chi invitare alla sua festa! È da maleducati.” spiegò, cercando di mantenersi calma e assumendo un tono da maestrina.

“È anche da maleducati andare ad una festa pur sapendo che uno dei tuoi migliori amici smania dalla voglia di andarci!” le sorrise lui con aria assolutamente soddisfatta.

“Chiedi a Kyle.” sbuffò lei.

“Chiedi a Kyle cosa?” domandò il moro raggiungendo i due ragazzi.

“Kyle! Grazie al cielo! Tu che sei una persona ragionevole, puoi procurarmi un invito per la festa di Halloween di Lily Pop?” lo pregò Tyler, quasi mettendosi in ginocchio.

“Bé sì puoi venire, se ti va di essere il mio +1...” mormorò, e Tyler si lasciò sfuggire un sì a volume talmente alto che tutto il corridoio si girò in sua direzione.

 

Sydney aprì l'armadietto e una busta di carta cadde svolazzando fino ai suoi piedi. Il biondo guardò la busta in maniera curiosa e successivamente si piegò e la aprì.

L'invito alla festa di Lilian Pop. Sydney storse il naso, chissà perché si sarebbe aspettato qualcosa di più divertente, o magari romantico, invece del solito invito da Lilian. Fece per accartocciare il biglietto, ma una voce dietro di lui lo fece sobbalzare.

“NON OSARE!” urlò Lilian, dandogli un colpo alla fronte e strappandogli l'invito dalle mani.

“Ma che...” mormorò il biondo, confuso, guardando Lilian stendendo l'invito contro l'armadietto accanto, spiegando tutte le pieghe.

“Sydney Waterline! Questo invito è per te, per nessun altro!” strillò.

“Sì, ok, ma...”
“Ma niente...- sbottò, avvicinandosi a lui con fare assassino. -Non fare lo stupido. Tutte le persone più rilevanti sono state invitate e tu, ammettiamolo, non sei poi così famoso ma...” si interruppe, accarezzandogli una ciocca di capelli. Sydney era indietreggiato così tanto da schiacciarsi completamente contro il suo armadietto, un altro passo e sarebbe entrato dentro e non che gli sarebbe poi così tanto dispiaciuto.

“Ma?” chiese lui, visto che la pausa si era prolungata fin troppo.

“Ma con questo bel visino potresti arrivare ovunque.” gli sorrise con labbra piene di lucidalabbra al lampone- ne sentiva l'odore.

“Per questo mi hai invitato?” domandò lui, aggrottando la fronte, leggermente infastidito. Lilian parve non accorgersi del suo tono e si avvicinò, come volesse baciarlo.

“Ehi Syd...” mormorò Kyle. La voce del moro era un chiaro segnale di salvezza in quel momento. Sydney non si era accorto che la campanella era suonata da poco e che stavano tutti dirigendosi verso le proprie aule, e fra poco sarebbe dovuto tornare in classe con Kyle.

Lilian storse il naso e ripiegò l'invito poggiandolo sul palmo di Sydney.

 

“Chi è Lilian Pop?” domandò Skylar, mordendo una mela rossa e lucida, lasciando gli altri quattro amici di stucco per la sua domanda. Il bruno si rese conto di averla sparata grossa, e che magari questa Lilian Pop era l'equivalente liceale di Carla Bruni, ma Skylar si era sempre tenuto al margine di queste gerarchie di scuola.

“Una diva!” rispose Tyler con la bocca piena.
“No, è solo una ninfomane che organizza belle feste...” rispose Lydia, sbucciando con aria annoiata un chicco d'uva con le sue unghie rosse.

“N-ninfomane?” domandò Sydney, passandosi una mano fra i capelli.

“Prima ha quasi stuprato Syd!” rise Kyle, facendo ridere tutti gli altri. “Però sono intervenuto. Non volevo rovinarti la piazza, biondo!” gli disse, guardando il suo chicco d'uva.

“No, hai fatto solo bene. Quella ragazza mi inquieta. Mi ha picchiato perché stavo accartocciando il suo invito senza neanche leggerlo. Deve avere qualche problema...” spiegò.

“Sì. È una ninfomane.” riprese Lydia. “Ma allora siamo stati invitati tutti?” domandò, guardandosi attorno, ma Skylar fu l'unico che fece di no con la testa.

“Puoi essere il +1 di Sydney...” propose Tyler, ma il biondo fece di no con il capo e tirò fuori dalla giacca il biglietto, mostrandolo ai ragazzi: l'invito di Sydney era l'unico senza +1 incluso.

Tyler e Skylar risero fino alle lacrime, ed anche Lydia si trattenne a stento: a tutti sembrava abbastanza ridicolo il destino di Sydney e la pazzia di Lilian.

Kyle era l'unico che invece di ridere sorrideva non troppo di gusto, osservando il biglietto e iniziando a sentire una vampata d'odio nei confronti di Lilian.

“Ora si spiega perché ti ha invitato nonostante tu non sia così popolare.” disse Lydia, osservando il biglietto e restituendoglielo. “Comunque, Sky puoi venire come mio +1.” spiegò la rossa, sorridendo al bruno.

Un pezzettino di mela andò di traverso e Skylar iniziò a tossire, e solo dopo un sorso d'acqua e le pacche generosamente forti di Kyle riuscì a stare meglio.

“E Doug?” chiese Skylar, schiarendosi la voce.

“Io e Doug abbiamo due biglietti a testa. E tu sarai il mio +1” spiegò, tornando a sbucciare il chicco d'uva.

“Non gli darà fastidio?” domandò Tyler e Lydia fece spallucce, succhiando la polpa dell'uva.

“Può essere.”

“Mi ammazza.” sospirò Skylar.

 

Nonostante ci fosse la restrizione della popolarità, Lilian Pop riuscì a invitare una trentina di persone grazie alla sua tecnica del +1. La festa procedeva alla grande e lei accoglieva gli invitati con un vassoio pieno di bicchieri di cocktail. Per regola i +1 dovevano presentarsi insieme alla porta, ed i primi furono Kyle e Tyler, il primo vestito da cowboy, il secondo da zombie.

“I cowboy non fanno paura.” squillò Lilian: da quando le aveva sottratto Sydney in quell'incontro per i corridoi l'aveva odiato. Kyle non provò neanche a risponderle, prese quello che gli sembrava il cocktail meno fruttato di tutti e andò ad unirsi alla compagnia, salutando Banquo e gli altri.

Poco dopo arrivarono Lydia e Skylar, la prima vestita da strega ed il secondo da diavolo. A Lilian piacquero molto i vestiti, soprattutto perché- e non si fece problemi ad urlarlo vicino a Doug - “Era risaputo che le streghe andassero a letto con i demoni.”

Infine arrivò Sydney vestito da vampiro con un paio di canini finti, una camicia leggermente sporca di sangue e i capelli biondi pettinati all'indietro. Senza neanche dirgli qualcosa, Lilian lo tirò a sé e gli ficcò la lingua in gola, lasciandolo poco dopo perché erano arrivati altri ospiti.

“Si preannuncia una lunga serata, vero Sydney?” domandò Skylar, mentre il biondo si accasciava sul divano vicino all'amico. Sydney mormorò qualcosa e poi tornò a bere il bicchiere che gli aveva offerto Lilian.

Qualcuno suonò alla porta e Lilian andò ad aprire, trovandosi una ragazza alta, magra e pallida che non ostentava nessun trucco in particolare, ma era vestita di nero e lacrime nere erano incrostate sulla guance.

“Ci conosciamo?” domandò Lilian, ma la ragazza la ignorò ed entrò, dirigendosi verso la piscina.

 

La sala era affollata e nessuno degli invitati si accorse della ragazza sola, in giardino che fissava l'acqua della piscina e vi tendeva una mano sopra, ruotando leggermente il polso prima in un senso, poi nell'altro.

Un'ombra nera viaggiò velocemente prima sulla superficie e poi sul fondale, posandosi fra le mattonelle azzurre, nascondendosi dalla luce delle lampade abbaglianti. Fatto ciò, si tolse le scarpe e si tuffò, scomparendo nell'elemento.

 

“Non sei stanca di rimanere attaccata ai tuoi amici?” domandò Doug, stringendo i fianchi di Lydia fra le sue braccia. La rossa fece di no con la testa, appoggiando la testa sul petto del ragazzo.
“Sono delle brave persone...” mormorò,vedendo i quattro ragazzi scoppiare a ridere per una battuta di Skylar che lei, purtroppo, non aveva sentito.

“Sì. È che avete fatto amicizia così in fretta che... sembra siate legati da qualcosa di molto forte.” mormorò, Doug, ondeggiando al suono della musica lenta e rilassante. Lydia gli sorrise, baciandolo sulle labbra, ma non disse altro. Odiava quando Doug toccava quell'argomento, e lei non poteva far altro se non mentire.

Dall'altro lato della sala, Sydney si divertiva con gli altri quando un brivido lungo la schiena lo costrinse ad afferrare l'avambraccio di Kyle per reggersi.

“Stai bene?” domandò Kyle.

“Sì, sì... ho avuto un attimo di...” mormorò, senza concludere la frase poiché Lilian attentò di nuovo al biondo, buttandoglisi addosso e minacciando di baciarlo ancora, ma per sua fortuna l'arsenale di amici non era stato preso alla sprovvista.

Kyle lo tirò via, mentre Skylar e Tyler iniziarono a tempestarla di domande e commenti inutili che la mandarono in tilt in poco tempo.

“Bella casa, Lilian.”
“Grazie.” sorrise lei, delusa.

“Sei nata qui? Quanto vorrei essere nato io qui! Sai quante cose avremmo potuto fare?” domandò Skylar, rivolgendosi anche a Tyler.

“Nascondino... strega comanda colore...” annuì Tyler “A cosa ti piaceva giocare da piccola?” le domandò, lasciando Lilian titubante.

“Ma...” iniziò.

“Non rispondermi con le bambole! Quelle cosette sono inquietanti! Mia sorella più piccola ne ha un armadio pieno e mi inquietano!” rise Skylar, dandole un colpetto complice.

“Anche io le odio! Cioè sono promiscue per delle bambine...” mormorò Tyler.

“Sì, poi crescono senza una base di principi morali...” annuì Skylar.

“Io...” mormorò Lilian, non riuscendo a liberarsi da quel turbine di parole. “Io... SE ANDIAMO TUTTI IN CUCINA VI SERVIRO' IL DOLCE!” comunico abbassando il volume della musica ed alzando quello della voce.

“Dolce? Che dolce?”

“Torta di mele?”

“No, al massimo è torta di zucca! Siamo ad Halloween, ricordi?”

“Ah gà, che stupido! Allora torta di zucca?”

“Zitti e mangiate!”

 

Faceva abbastanza freddo per tuffarsi in piscina, ma Sydney non resistette alla tentazione di levarsi le scarpe, arrotolarsi i pantaloni e mettere i piedi in acqua, muovendoli spensieratamente. Kyle, invece, passeggiava sul bordo, tirando ampie boccate con la sigaretta e sbuffando nuvole di fumo grigiastre, divertito dal comportamento di Sydney.

“Non hai freddo?” domandò Kyle.

“Mi piace il freddo.” gli rispose, sorridendogli.

“Io non lo sento.” confessò, scrollando le spalle e sedendosi al suo fianco, togliendo anche lui scarpe e calze ed arrotolandosi i jeans. Il biondo subito scoppiò a ridere.

“Stai riscaldando l'acqua.” spiegò, prendendo la mano del moro nella sua e immergendola prima vicino a se stesso e poi vicino alle gambe del biondo, dove l'acqua rimaneva fredda.

“Non sapevo avessi questo potere.” mormorò, non lasciandogli la mano.

“Credo sia una deformazione del tuo potere incendiario.” gli sorrise, lasciandogli la mano, accorgendosi solo un attimo dopo di aver fatto uno sbaglio abbastanza forte, infatti Kyle si girò a guardare l'acqua, schiarendosi la voce, come fosse imbarazzato.

“Anche la tua pelle è calda.” mormorò il biondo, girandosi a guardarlo perché voleva studiare per bene la sua reazione, e voleva riparare al danno di avergli lasciato la mano.

“Sì... ho una temperatura interna abbastanza alta.” sorrise, ricambiando il suo sguardo.

“Io sono sempre stato gelido.” gli disse, poggiandogli la mano sul collo. Kyle deglutì, una scossa percorse entrambi, uno inebriato da una frescura che lo faceva sentire limpido, l'altro eccitato da una calura che lo faceva sentire più vivo. Il moro guardò verso la casa: erano tutti in cucina e nessuno accennava a tornare.

Si passò la lingua fra le labbra per inumidirle e avvicinò il suo volto a quello del biondo, sempre più vicino, fino a sfiorarsi gli zigomi con la punta dei rispettivi nasi. Stavano entrambi assaporando quel momento cercando di addomesticare la forza degli elementi che bruciava e scorreva dentro di loro, una lotta eccitante fra razionalità e sessualità.

Kyle decise di rompere quell'attimo bruciando gli ultimi millimetri di distanza, quando sentì un tonfo dell'acqua ed allora aprì gli occhi per scoprire che il biondo non era più vicino a lui.

“Syd?” domandò, schiarendosi la voce per poi guardare in basso e rabbrividire: l'acqua era nera.

 

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Capitolo 9
*** 1.6 ***


 

1.6

 

“Acqua. Io e te siamo Acqua...”

 

Un getto d'aria, la gola che si apriva, il petto che si espandeva e l'acqua che tornava lungo la sua trachea, fino a finire in bocca. Sydney si svegliò, spalancando gli occhi, girandosi da un lato e sputando tutta l'acqua nera che aveva dentro i polmoni, tossendo.

“Syd? Stai bene?” domandò Skylar, mettendogli una mano sulla spalla. Il biondo annuì e tossì ancora, guardandosi attorno e vedendo i suoi amici che lo guardavano con preoccupazione. Anche Kyle era bagnato.

“Io...” tossì, cercando di mettersi seduto, ma la nausea lo colpì come un pugno allo stomaco, allora gli altri optarono per lasciarlo steso.

“Portiamolo in ospedale...” mormorò Lydia, prendendogli il polso e contando le pulsazioni per vedere se fosse troppo bassa.

“No, sto bene.” mormorò, annuendo più volte.

“Dai, ti riaccompagno a casa...” intervenne Kyle “ce la fai a camminare?” domandò.

“Prendilo in braccio.” intervenne Tyler, osservando il biondo, e Kyle obbedì, facendo scivolare le braccia sotto la spalla e dietro le ginocchia del ragazzo, prendendolo in braccio, mentre Sydney gli avvolgeva un braccio attorno al collo.

“Vado a chiedere la macchina in prestito a Doug.” spiegò Lydia, e sparì poco dopo.

“Ma cos'è successo esattamente?” domandò Tyler, e Kyle si schiarì la voce mentre i quattro ragazzi si dirigevano verso la macchina del fidanzato di Lydia.

“Io... è stato in un attimo. Mi sono girato e Syd non c'era più e l'acqua era diventata nera.” disse, scambiandosi un sguardo con il biondo.

“Credete sia la guardiana dell'Acqua?” domandò Skylar, e Tyler annuì, serio. La rossa tornò poco dopo con le chiavi della macchina, e Kyle aiutò Sydney a sedersi sul sedile del passeggero, mentre Lydia si allacciava la cintura.

“Ragazzi, mi sentirei più sicuro se qualcuno dormisse con Sydney.” spiegò Tyler, rivolgendosi a Kyle e a Skylar. Il moro ebbe un tuffo al cuore che dissimulò a stento, mentre Skylar si offriva come volontario.

“No, lascia stare, vado io...” disse Kyle.

“No, ti ricordi quello che ha detto la Vandom? Aria batte Acqua, quindi in caso dovesse comparire Elliot io potrei dare una mano a Sydney.” spiegò Skylar, ed il moro non ebbe un argomento migliore per ribattere.

 

Tyler rimase a guardare la macchina che svoltava, riflettendo sulla gravità della situazione. Sydney si era salvato grazie a Kyle e per quella notte era al sicuro grazie a Skylar. Ma lui era il leader e lui doveva garantire la salvezza della sua squadra, per questo decise fermamente di organizzare un piano di salvaguardia di Sydney.

“Non lasciamolo mai da solo.” mormorò, guardando Kyle. Il moro annuì.

“Sei preoccupato?”

“Sì. Ma soprattutto sono incavolato.” soffiò, e i lampioni della strada presero a lampeggiare, obbedendo al potere emanato dal rosso.

 

“Acqua. Io e te siamo come Acqua. Acqua purissima che scorre nelle nostre vene. Vieni. Raggiungimi. Io e te come Acqua. Unisciti.”

Sydney si svegliò di soprassalto, l'improvvisa voglia di vomitare lo attanagliò, ma lui resistette, chiedendosi dove fosse finito. Era senza maglia e senza pantaloni e... sentiva qualcosa dormire al suo fianco.

Preso da una fitta di panico armeggiò con l'interruttore della luce cercandolo e premendolo con le dita tremanti, rivelando poi la sua stanza, il suo letto e Skylar che dormiva al suo fianco. Il biondo si impose di respirare in modo calmo, tranquillo e razionale. Sentiva leggermente fresco allora si diresse verso il cassettone dove tirò fuori un pigiama.

“Tutto bene?” domandò Skylar, la voce impastata dal sonno.

“Sì.” annuì Sydney infilandosi la maglia.

“Incubo?” domandò ed il biondo si girò a guardarlo, sorpreso da quella domanda. “Cos'hai sognato?” continuò.

“N-niente. Ho solo sentito una voce.” spiegò, rimanendo sul vago.

“Sai, ci sono passato anche io sulla sensazione che ti danno le ex guardiane. Il loro farsi sentire con così tanta insistenza... il loro potere corrotto che ti entra dentro come un veleno. Devi combattere queste sensazioni, Sydney.” gli disse, mettendosi a sedere sul letto. Il biondo annuì, cercando di sembrare più convincente di quanto in realtà fosse.

Un brivido gli percosse la schiena, mentre nella sua mente sussurrava ancora quella voce, quella terribile voce gelida.

 

Kyle spense la motocicletta e chiuse la porta del garage con il telecomando. Suo fratello e suo padre non erano a casa, quindi sarebbe rimasto solo per tutta la notte, ma l'idea non lo disturbava affatto. Salì fino in camera e si concesse un attimo per pensare, prima di togliersi via trucco e vestiti. Stava per baciare Sydney, lo stava per fare per davvero e se Elliot non avesse rovinato tutto, magari ci sarebbe anche riuscito e... chissà di cosa sanno le sue labbra.

Sorrise, non aveva voglia di pensare alle conseguenze, non stasera. Anzi, si concesse anche il lusso di inviare un messaggio a Sydney, chiedendogli se stesse bene per davvero. Si spogliò, aprì l'acqua calda e lasciò che le gocce gli massaggiassero le spalle e la schiena. Neanche l'idea di Elliot lo preoccupava in maniera importante, sentiva di essere leggermente più potente, ora che aveva osato con Sydney.

Continuava a cullarsi con quei dolci pensieri, quando l'acqua divenne gelida di botto, facendolo sussultare. Lontano dal getto, il moro fece per ruotare ancora la maniglia, ma notò con un certo sconcerto che puntava già al caldo.

Sbuffò, pensando alla una possibile rottura della caldaia, e uscì, indossando l'accappatoio. Sydney non aveva ancora risposto, notò, troppo distratto per notare la ragazza seduta sul suo letto, pronta ad attaccarlo.

Un getto d'acqua lo fece sbandare contro il muro, facendogli sbattere la testa dalla quale si aprì un piccolo taglietto. Kyle fece per alzarsi, ma un calcio allo stomaco lo fece ansimare, togliendogli tutte le forze per sollevarsi. Elliot lo prese per i capelli e gli portò il volto pericolosamente vicino all'orecchio.

“Di' a tutti i tuoi amichetti che domani li aspetto sul ponte principale. All'una. Se non verrete, ucciderò il tuo fidanzatino.” ruggì, gli occhi iniettati di sangue dai quali sgorgavano lacrime nere e appiccicose.

“Hai capito?” domandò.

“Fottiti!” sbottò Kyle, e lei sorrise. Gli prese il volto fra le mani e lo baciò, insinuando la sua lingua nella sua bocca carica di quell'acqua nera e densa. Kyle tossì, rimanendo a quattro zampe e cercando di trattenere lo stimolo di vomitare, ma quell'acqua densa lo stava proprio facendo stare male. Era come se avesse bevuto catrame gelido.

Alzò lo sguardo e vide che Elliot era andata ormai via; non rimaneva che avvisare gli altri ragazzi.

 

“Perché, già che ci siamo, non ci facciamo trovare bendati e legati ad una sedia e non aspettiamo che Elliot ci faccia fuori?” strillò Lydia, sbattendo lo sportello del suo armadietto e lasciando Skylar, Tyler e Kyle con gli occhi sbarrati.

“Lo so che sembra una trappola, ma...” cominciò Kyle.

“Usa il cervello! È una trappola! Saremo sospesi sopra il mare e noi saremo cinque idioti alla sua mercé!” continuò, prendendo a camminare verso l'aula della professoressa Vox.

“Hai ragione ma non possiamo non andare.- iniziò Tyler -Non dopo la minaccia che ha fatto. E comunque hai ragione, lei è la guardiana dell'Acqua e...”
“Ex!” esordì il biondo, sbucando alle spalle del gruppo. Aveva l'aria stanca di chi non aveva dormito per niente. “Ex guardiana. Sono io quello in carica, adesso.” lo corresse, e Tyler si ritrovò ad annuire e a dare ragione all'amico, chiedendogli scusa.

“Comunque, ci andrò da solo.” spiegò, e subito i suoi amici gli si rivoltarono contro.

“Syd no! Noi siamo una squadra!” gli ricordò Kyle.

“Sì, Kyle ha ragione. Non aspettarti minimamente che ti lasceremo andare lì da solo.” lo rassicurò Lydia. “Dobbiamo solo trovare il modo di cambiare luogo della battaglia.” spiegò, scambiandosi uno sguardo con Skylar che annuì.

Nessun altro fece in tempo ad aggiungere altro che la campanella suonò, dividendo i ragazzi che si ripromisero di tenersi aggiornati. Prima di andare via, però, Skylar prese Kyle in disparte e gli parlò all'orecchio.

“Fa' attenzione a Sydney. Quelle streghe ti entrano in testa e ti fanno star male, tu... cerca solo di aiutarlo, va bene?” domandò il bruno, e Kyle annuì, serio.

 

“Avanti.”

La Vandom era alle prese con le solite scartoffie, quando vide entrare Tyler nel suo ufficio. Gli sorrise, facendogli cenno di sedersi e lui obbedì, aspettando che la preside finisse di compilare qualche modulo prima di parlare.

“Come mai non sei a lezione?” domandò la preside.
“Avevo bisogno di parlare con qualcuno.” ammise.

“Dimmi.” disse lei, spostando le pile di fogli sul suo ufficio.

“È... è difficile essere il leader. Insomma, loro quattro sono tutti così sicuri, sanno cosa fare, sanno cosa dire. Io no.” sospirò, appoggiando le dita alle tempie.

“Tesoro, non sei stato scelto a caso. Tu hai la stoffa del leader! Solo, non devi avere paura di tirarla fuori... vedi, una squadra è importante. Sono i tuoi amici che ti aiuteranno a mantenere l'equilibrio, ma sei tu che devi guidare loro, mantenendo un punto di vista sempre obiettivo.” spiegò, incrociando le dita e poggiando i gomiti sul tavolo.

“Lo so, ma... Elliot si è fatta viva e vuole che noi combattiamo sul ponte. Ma ho paura per gli altri, ho paura per Sydney in particolare.” mormorò.

“Hai intenzione di andare sul punte con gli altri?”
“Sì.”
“Hai intenzione di fermare Sydney?”
“No.”

“E allora qual è il problema?” domandò la Vandom, aggrottando le sopracciglia.

“E se fosse tutto una trappola?” chiese, di rimando.

“Già. E se fosse una trappola? Cosa faresti?”

“Lotterei fino alla fine...”

 

Kyle continuava ad osservare Sydney mentre scriveva sul foglio degli esercizi posizionato al centro fra i due. Erano nel pieno di un esercizio di coppia, e il biondo procedeva a passi incerti, scrivendo con una grafia terribile, cancellando e scrivendo altro.

I suoi occhi blu erano stanchi e Sydney li chiudeva spesso per farli riposare, poggiando indice e pollice sulle palpebre per massaggiarli.

“Stai bene?” domandò Kyle, aggrottando la fronte.

“No.” mormorò, lasciando andare la penna. Il professore spense le luci e inizio a mandare delle diapositive sul proiettore, garantendo ai ragazzi un minimo di privacy. Kyle provò a toccare il ragazzo, ma la mano di Sydney era completamente gelida, tanto che il moro si spaventò.

“Stai congelando!” sussurrò, toccandogli la fronte, poi prendendogli il viso fra le mani.

“Mi succede quando sono nervoso.” si giustificò, facendo un mezzo sorriso.

“Vieni, avvicinati.” disse, tirando a sé lo sgabello sul quale sedeva Sydney così da portare il biondo più vicino a sé. Gli gettò un braccio attorno alle spalle e lo fece poggiare sul suo petto.

“Tu sei un forno.” sorrise, guardandolo dal basso. “Scusa se non ti ho risposto al messaggio, ma ero stanco.”

“Non ti preoccupare.” gli disse, osando accarezzargli la guancia.

 

La campanella suonò ancora. Tyler guardò l'orologio e sospirò, vedendo che mancava mezz'ora all'incontro decisivo con Elliot. Aspettò i ragazzi nel retro della palestra, dove nessuno avrebbe visto loro cinque uscire dalla scuola per dirigersi verso il ponte, quando arrivarono tutti, partirono.

Infilò una mano in tasca e rivelò ai compagni di squadra cinque anelli, ognuno di un colore diverso: blu per Sydney, rosso per Kyle, verde per Lydia, grigio per Skylar e arancione per se stesso.

“Cos'è?” domandò Lydia, allontanando la mano per vedere se l'anello calzava bene o meno fra le sue dita.

“Un anello che mi ha dato la Vandom. Serve a non far notare la magia, a passare inosservati.” spiegò Tyler.

“A proposito, ho un piano!” sorrise Skylar, mentre i cinque ragazzi si muovevano per la strada, dirigendosi verso il ponte.
“Cioè?” domandò Kyle.
“Faremo crollare il ponte!” esultò, indicando Lydia.

“Io dovrei fare cosa?” domandò la rossa, mentre gli altri ragazzi guardavano Skylar per niente entusiasti del suo suggerimento, come invece il bruno si aspettava di trovarli.

“Tu... ehm...” iniziò, balbettando.
“Credo sia una soluzione abbastanza costosa per la città. Ma in caso teniamola come ultima possibilità.” annuì Tyler. “Anzi, dobbiamo cercare di arrestare il traffico in direzione del ponte. Qualcuno ha qualche idea?” domandò, rivolgendosi ai suoi amici.

“Io una.” disse Kyle, alzando la mano. “Potrei sciogliere il catrame.” sorrise.

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Capitolo 10
*** 1.7- Acqua ***


1.7- Acqua

 

Il cielo non era ombroso, anzi era perfettamente sgombro ma il sole sembrava non riuscire a riscaldare da solo il freddo che era calato sul ponte. Elliot era lì, con il suo pallido volto impiastricciato di lacrime nere e dense che continuavano a cadere sull'asfalto del ponte, e guardava fisso i cinque ragazzi, sorridendo loro come un carnivoro pronto a fare un lauto pranzo.

“Brina...” mormorò Lydia, trovando parte della ringhiera del ponte coperta da uno gelido strato di brina nera. Poi gli occhi verdi della rossa percossero tutta la ringhiera fino a quando non si fermarono su uno spettacolo di gran lunga più raccapricciante.

“R-ragazzi!” mormorò, indietreggiando, spaventata.

“Che?” domandò Tyler.

“Il mare... è nero!” balbettò, indicando quello che prima era un normalissimo mare che costeggiava la loro città. Si sentì Elliot eruttare in una tremenda risata, e iniziare ad agitare le mani. Subito due tentacoli d'acqua iniziarono ad abbattersi contro i ragazzi, i quali presero a correre lontano da quel pericolo liquido che minacciava loro di fare davvero del male. I tentacoli si abbatterono contro il ponte, creando un'onda che bagnò tutti e cinque, chi più e chi meno.

“Unisciti a me! Siamo Acqua. Unica e sola Acqua!” continuava a urlare la voce nella testa di Sydney, tanto che ora sovrastava il suono di ciò che gli accadeva attorno, procurandogli solo dolore e confusione.

“Syd, alzati!” urlò Kyle, scuotendolo, ma il biondo riuscì solo a stringergli il braccio barcollando.

“VIA DI LI'!” strillò Lydia. Kyle issò Sydney sulle spalle, ma non riuscì a fare che pochi metri, prima che un'onda nera li inghiottisse.

Nella confusione nera, il moro continuava a tenere la presa ferrea sull'avambraccio di Sydney, anche quando i due furono sbattuti contro la ringhiera, e l'acqua che defluiva rendeva ancora più difficile per Kyle reggere sia se stesso che Sydney, ormai incosciente. Kyle si sentì mentre urlava dalla disperazione: sentiva che le forze stavano per abbandonarlo, sentiva gli amici che cercavano di raggiungerlo ma venivano trattenuti da Elliot, sentiva che Sydney gli stava scivolando dalla mano.

“SYD! SYD SVEGLIATI!” urlò.

“Come Acqua. Lasciati andare!”

“SYD! SYD!”

Il biondo aprì gli occhi, riconobbe la ringhiera dalla quale pendevano e poi vide gli occhi di Kyle, neri percorsi da lampi rossi che guizzavano, mentre il suo volto si allontanava sempre di più e Kyle urlava sempre più forte il suo nome, e poi un solo rumore che lo condusse ad un silenzio freddo e ad un buio bagnato.

 

Una mano afferrò il polso di Kyle, poi una seconda l'avambraccio e il moro fu trascinato oltre la ringhiera, al sicuro sull'asfalto del ponte. Al sicuro per così dire. Qualcuno cercava di parare con Kyle, ma lui non sentiva, guardava solo oltre il ponte, le orecchie sature del suono del suo cuore che batteva a mille e gli occhi fissi sull'immagine di Sydney che cadeva in acqua.

Vide Tyler piantarglisi difronte, oscurando l'orizzonte, urlandogli contro qualcosa, ma non sembrava afferrare perfettamente cosa, nonostante avesse gli occhi fissi sulle sue labbra per decifrare quei movimenti muti e trasformare il tutto in una frase comprensibile.

Un fiotto d'acqua gelida colpì entrambi, e fu allora che Tyler schiaffeggiò Kyle. Le orecchie si liberarono immediatamente, e il moro fu investito dall'intensità della realtà. Faceva freddo, lui era bagnato e la squadra aveva bisogno di lui per sconfiggere Elliot.

“Dov'è Sydney?” domandò Tyler, reggendosi il braccio.

“È... è caduto in acqua.” mormorò, prima che un altro fiotto colpisse entrambi, ma questa volta in maniera più forte, tanto che caddero entrambi sbattendo contro l'asfalto.

“Ragazzi! Ho bisogno di una mano!” urlava Skylar, cercando di sfidare Elliot, ma riuscendo solo a deviare gli attacchi diretti a se stesso poiché i più vicini per essere presi di mira. L'ex guardiana continuava a ridere, schivando con facilità gli attacchi di Lydia e di Skylar.

“Dobbiamo salvare Syd...” mormorò Kyle, indicando il mare sempre più in tempesta.

“Tyler!” urlavano contemporaneamente Skylar e Kyle, cercando dal loro leader una decisione da prendere al più presto. Ma cosa poteva mai suggerire il rosso? Dividersi ulteriormente per salvare Sydney o rimanere uniti per sconfiggere Elliot? E chi sarebbe andato da Sydney? Lasciar andare Skylar avrebbe peggiorato la situazione visto che il bruno era l'unico che sembrava tenere testa ad Elliot. Lydia, invece, dipendeva dall'acqua mentre Kyle ne era annientato. Chi poteva mandare? Chi? Chi poteva salvare il biondo dall'annegamento?

 

Elliot sapeva di aver praticamente vinto. L'unica vera minaccia del gruppo era stata debellata, ora si trattava solo di annientare i restanti quattro uno alla volta. Evocò quattro differenti tentacoli d'acqua e con un gesto secco, essi si avvolsero lungo il busto dei ragazzi, legandoli come una corda liquida, un altro gesto, poi, trasformò l'acqua in gelido ghiaccio nero, imprigionandoli come povere mosche in una ragnatela.

Lydia cadde immediatamente a terra, tremando fino a battere i denti e a rivelare quasi subito le sue labbra bluastre.
“Perché sta reagendo così?” domandò Skylar, in ginocchio.

“Le piante muoiono con il ghiaccio.” rise Elliot, per poi aggiungere “Bene. Ne mancano solo tre.”

Qualche minuto dopo, infatti, anche Skylar e Tyler caddero, distesi, presi dalla morsa gelida del ghiaccio che avvolgeva il loro corpo. L'unico che rimaneva in piedi era Kyle.

“Sei un tipo tenace! Qual è il tuo segreto?” domandò Elliot.

“Non sento il freddo!” ruggì.

 

Generare calore e rilasciarlo era un gioco da ragazzi, per Kyle, ed infatti lo dimostrò a tutti. Si concentrò per qualche secondo, e poi un'onda d'aria bollente si espanse per tutto il ponte, sciogliendo il ghiaccio che ricopriva lui e i suoi amici.

Appena liberi, Tyler e Skylar attaccarono Elliot con i loro poteri, ma l'ex guardiana si difese creando una barriera di ghiaccio abbastanza spessa da resistere alle loro offensive, ma non abbastanza da resistere al calore di Kyle.

I ragazzi, infatti, erano riusciti a trovare un certo equilibrio: il ghiaccio veniva indebolito da Kyle, l'acqua da Skylar e Tyler attaccava nei momenti in cui Elliot era più distratta a difendersi che a contrattaccare.

Lydia era ancora svenuta, sebbene avesse riacquistato un colorito più rassicurante, mentre di Sydney non c'era nessuna traccia, e fu quest'ultima la carta che decise di giocare Elliot.

“Allora, nessuno va ad aiutare il biondino?” domandò, rialzandosi dopo un attacco all'addome che l'aveva fatta cadere in malo modo.

Gli altri tre ragazzi si irrigidirono, scambiandosi occhiate allarmate. Se anche solo uno di loro si fosse tuffato per aiutare Sydney, allora sarebbero tornati in netto svantaggio e, magari, Elliot avrebbe vinto contro gli ultimi due ragazzi rimasti, impadronendosi anche del frammento del cuore che Skylar aveva recuperato con tanta fatica.

“Vado io...” disse Kyle allontanandosi.
“No!” urlò Tyler “Non andrà nessuno.” spiegò, lasciando Kyle incavolato e Skylar interdetto. “Dobbiamo avere fiducia in Sydney. Sono sicuro che fra poco tornerà ad aiutarci.”

 

C'era pace sott'acqua. Sydney si sentiva libero, alleggerito e molto più felice rispetto a quelle ultime giornate che lo avevano fatto star male così tanto. La voce che sentiva in testa, l'annegare, persino lo scoprire di essere un guardiano: poteva dimenticarsi di tutte queste cose e godersi quella pace in tutta tranquillità.

Aprì gli occhi e si guardò attorno interdetto. Era tutto nero, non blu o turchese, come era abituato quando cadeva dalla tavola da surf: quel mare era nero, e lui sapeva che era ancora giorno.

Persino il freddo che provava aveva acquisito una nota amara e dolorosa. Decise di tornare in superficie, ma ecco che quella voce, la voce di Elliot, tornò a martellargli la testa ripetendo le stesse cose: “Io e te siamo Acqua, unisciti a me e potremmo governare il mondo! Solo io, te e l'Acqua!”. Solo ora, però, Sydney si accorse di una cosa: Elliot cercava di farselo alleato? Perché? Forse perché lo temeva? Era spaventata dal suo potenziale? Il biondo si guardò attorno: Elliot era riuscita a far diventare il mare nero e denso come le sue lacrime, quindi probabilmente lui sarebbe riuscito a farlo tornare normale? Trasparente e salato come le sue lacrime?

Si concentrò, pensò ai suoi amici, a come sarebbero stati orgogliosi di lui, a come sarebbe stato felice di ricevere un bacio vero da parte di Kyle, a come si sarebbe sentito meglio nello sconfiggere Elliot piuttosto che nell'ignorarla.

Sì, ora era sicuro di ciò che avrebbe dovuto fare per capovolgere la situazione.

 

“Lydia? Lydia, come stai?” domandò Tyler, vedendo che la rossa cercava di mettersi a sedere, ma continuando a tremare. Lei annuì, mentre un rivolo di sangue prese a scivolare dal suo naso. Il rosso non sapeva quando ancora avrebbero retto loro tre, da soli, contro Elliot, ed ora iniziava a dubitare che ce l'avrebbero fatta comunque, anche senza Sydney.

“Sydney, dove sei?” mormorò, rivolgendosi poi a malincuore a Lydia. “Ehi, appena ti senti pronta, fa' crollare il ponte.” spiegò. La ragazza lo guardò dritto negli occhi per vedere se Tyler fosse serio o meno, ma quando notò i suoi occhi disperati, annuì.

Elliot era lì che si giostrava nel difendersi dagli attacchi dei ragazzi: aveva cambiato tattica e ora rispondeva col ghiaccio agli attacchi di Skylar e con l'acqua agli attacchi di Kyle, sicché riuscisse a ricalibrare la situazione a suo vantaggio. Ci fu un momento, però, in cui fu costretta a fermarsi. Qualcosa l'aveva colpita al cuore, le mancava il fiato e per un attimo aveva perso il controllo dei suoi poteri. Era spaventata e non riusciva a mascherarlo, tanto che i ragazzi la studiarono attentamente per cercare di capire cosa fosse accaduto. Lo capirono quando Kyle si girò a guardare il mare e vide che il mare era tornato blu come gli occhi di Sydney.

 

Un'onda enorme si alzò dal mare senza preavviso e rimase lì, ferma a puntare Elliot con aria famelica e minacciosa. In cima all'onda Sydney troneggiava come il re dei mari a braccia conserte, bagnato e bellissimo.

“Consegni il frammento del cuore?” le chiese con freddezza. La squadra era folgorata da quella visione, non osava proferir parola o muovere un solo muscolo: era Sydney quello avvantaggiato adesso.

Elliot si guardò attorno. Aveva abbastanza acqua da contrastare quell'attacco ma non abbastanza energia per continuare a contrattaccare; paradossalmente la sua mossa di gettare Sydney in acqua le si era ritorta contro: ora il biondo era riposato e al massimo della sua forza, mentre lei no. L'ex guardiana si inginocchiò mentre nuove lacrime trasparenti le ripulivano il viso da quelle nere e appiccicose. Sydney scese dall'onda atterrando sul ponte e fu subito accolto da un abbraccio di Skylar e poi uno di Tyler.

“Sei stato grande! Sapevo ci saresti riuscito!” gli disse il rosso, stritolandolo a sé.

“Ragazzi!” disse Lydia, indicando un punto vicino a dove era seduta Elliot: le lacrime cadute avevano preso una luce azzurrina e si avvicinarono, compattandosi fino a diventare un frammento del cuore di Kandrakar.

 

Elliot non oppose resistenza quando fu consegnata alla Vandom e quando fu teletrasportata a Kandrakar. Dopo le congratulazioni generali, Sydney invitò tutti a casa sua.

Kyle accese il caminetto con uno schiocco delle dita mentre il biondo distribuiva ai suoi amici delle coperte e poi offriva un tè caldo da bere. Erano tutti intirizziti dal freddo, lo sentivano ancora dentro le ossa, ma si sentivano riscaldati dal calore della loro amicizia.

Skylar e Tyler aiutavano a rendere l'atmosfera divertente grazie alle loro battute, e ovviamente non mancarono i commenti sarcastici riguardo al loro liceo.

“Vado a preparare altro tè!” disse Sydney, alzandosi e dirigendosi in cucina. Guardò l'acqua bollire nel pentolino mentre sorrideva al suono delle risate dei suoi amici, per poi irrigidirsi quando sentì un respirò caldo sul collo. Sapeva a chi apparteneva ed infatti si girò senza esitare, trovando il volto di Kyle a due millimetri dal suo. 

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Capitolo 11
*** 1.8 ***


 

1.8

 

“Ma quindi vi siete baciati o no?” domandò Alissa, guardando l'amico dritto negli occhi in modo da intuire al volo se stesse dicendo una bugia o no.

“No. È entrato Skylar e ci siamo separati.” sospirò, facendo spallucce.

“No, non puoi dirmi una cosa del genere!” protestò, abbattendosi sul sedile dell'autobus dove i due erano diretti. Sydney annuì tristemente, ricordando come solo una settimana prima lui e Kyle erano nella sua cucina, pronti a baciarsi, ed interrotti per la seconda volta nel giro di pochi giorni.

Il biondo aveva aspettato a raccontarlo ad Alissa perché in realtà non sapeva cosa avrebbe potuto raccontarle, omettendo poi tutta la parte di Elliot e della lotta per la supremazia sull'Acqua.

Quel giorno, il professore di geografia avrebbe portato tutti i ragazzi in gita su una delle montagne che circondavano la città e terminavano a strapiombo sul mare, e per strana combinazione tutti e cinque i ragazzi si ritrovarono presenti all'escursione, più i loro rispettivi amici come Alissa, Banquo e il fidanzato di Lydia, Doug.

Skylar e Tyler erano seduti l'uno vicino l'altro e continuavano a parlare di argomenti abbastanza nerd da interessare solo loro due e nessun altro, Lydia stava baciando Doug dall'inizio del viaggio, mentre Kyle stava seduto vicino a Banquo ma aveva le cuffie alle orecchie.

La gita sulla montagna sarebbe durata solo due giorni, ma alcuni ragazzi erano eccitati all'idea di dormire lontano dai propri genitori e potersi comportare finalmente da grandi. Quando arrivarono, a sorpresa di tutti il professor Stone divise le persone in coppie e distribuì loro una cartina a testa: avrebbero dovuto trovare cinque tipi di rocce diverse e poi tornare al rifugio.

 

“Possiamo scegliere noi con chi andare?” domandò Lydia, alzando la mano educatamente, ma il professor Stone fece di no con la testa.

“Visto i risultati dei vostri ultimi compiti, opterei per accorpare i più meritevoli con i più... pigri. Così da equilibrare i gruppi.” disse il professor Stone con un certo tono cinico. Il gruppo di ragazzi si ritrovò così diviso: Lydia con Kyle, Tyler con Sydney, Skylar con Alissa. Ad ogni coppia fu assegnata una cartina e un manuale tascabile in cui erano elencati i cinque tipi di rocce richieste. Il professor Stone diede infine appuntamento a tutta la classe di ritrovarsi per pranzo al rifugio, e poi diede il permesso ai gruppi di disperdersi.

“Sarà una mattinata lunga...” sospirò Tyler, ricevendo una pacca consolatoria da parte di Sydney, ed insieme si allontanarono.

“Bene, ci vediamo per pranzo, se non prima.” salutò Skylar andando dietro Alissa.

 

“Non dovremmo tipo fermarci per controllare qualche roccia?” domandò Kyle, seguendo Lydia che si dirigeva come un treno verso la cima.
“Non ho la minima intenzione di sporcarmi le mani.” rispose la rossa.

“Ma... è il tuo elemento la Terra, no?” domandò Kyle, aggrottando la fronte.

“Sì ma non mi ripaga la manicure.” rispose, mostrandogli le unghie curate e smaltate di un verde pastello, aspettandosi di strappare un sorrise a Kyle, ma il moro rimase serio come una statua.

“Sto scherzando.” sospirò, dandogli un colpetto al braccio, e Kyle scrollò le spalle. La rossa fece ancora per aprire bocca ma un sussurro le arrivò all'orecchio, facendola girare dall'altro lato, incerta di quello che era appena capitato.

“Tutto ok?” domandò il ragazzo.

“Sì, mi è sembrato di sentire qualcosa...” mormorò, passandosi una mano dietro l'orecchio per tentare di ascoltare con più attenzione.

“Ma...”
“Ssssht!” lo ammonì. Kyle rimase in religioso silenzio, dubitando della sanità mentale della ragazza, e optando per accendersi una sigaretta. Lydia invece rimase con gli occhi chiusi ancora per qualche secondo, attenta ad ogni suono della foresta, quando infine si riscosse, sfoggiò uno dei suoi sorrisi più sinceri.
“Che hai sentito?” domandò Kyle.

“Seguimi.” gli disse, prendendolo per mano e iniziando a correre con lui attraverso i boschi. Come una ninfa padrona della natura, ogni pianta si piegava dolcemente all'arrivo di Lydia, la terra diventava più morbida e le radici e i rami si spostavano per evitare di colpire la loro regina. Si sentiva libera come una creatura dei boschi, forte ed aggraziata, generosa e resistente, mentre continuava a correre, ridendo.

Anche Kyle, che per certo non aveva una cotta per Lydia, si ritrovò ad osservare l'amica comportarsi come una dea, riconoscendo in lei quello spirito di giovane ninfa che aveva letto nei libri. Ad un certo punto Lydia si fermò, ansimante e si guardò attorno, andando a scavare in un punto preciso per poi estrarre un sasso grande quanto una noce.

Kyle lo pulì per bene e ne controllò le caratteristiche sull'elenco che il professore aveva dato loro, per poi dedurre che era una delle cinque rocce di cui avevano bisogno.

“Come hai fatto?” domandò, stupito.

“Me l'hanno detto gli alberi.” sorrise, guardando le fronde mosse da un vento leggero.

 

“Non sono sicuro, ma credo che il professore mi abbia appena definito un idiota.” sospirò Tyler, raccogliendo un ramoscello e rigirandoselo fra le dita come una bacchetta.

“Ti ha solo definito pigro.” lo canzonò Sydney, sorridendogli mentre Tyler gli rispondeva lanciandogli il rametto addosso, facendolo ridere.

“Visto che tu sei il genio della coppia, potresti dirmi dove mi stai portando?” domandò il rosso.

“Certo, bradipo. Una delle rocce indicate è del tipo fluviale. Quei ciottoli che si trovano sui letti dei fiumi...” iniziò.

“Ah, allora stiamo barando!” tagliò corto.

“Non è barare! È utilizzare a pieno le capacità di cui sono provvisto, ed essendo io il guardiano dell'Acqua, riesco a captare la sorgente d'acqua più vicina a me.” spiegò, “E poi non ho la minima idea di come troveremo le altre quattro rocce.” aggiunse.

“Non sei tu il genio?” lo stuzzicò.

“Odio Geologia.” confessò il biondo, alzando le mani come segno di resa.

“Quindi rimarremo qui fuori fino all'ora di pranzo...”

 

“Hai mai fatto l'amore in montagna, Skylar?” domandò Alissa. La domanda fu così diretta ed inaspettata che Skylar appoggiò male il piede e per poco non cadde.

“Ehm, no.” tossì, cercando di camminare oltre per evitare l'imbarazzo.

“È bellissimo! Fra la natura, in mezzo agli alberi... ti senti come Adamo ed Eva nel giardino dell'Eden...” rise, giocherellando con il primo bottone della sua camicia.

“Io... ehm, prima penserei a concludere la consegna del professore.” sorrise, grattandosi la testa.

“Dai, non fare il noioso.” disse, giocherellando con la fibbia della sua cintura.

“NO! È che sono innamorato di un'altra.” spiegò, prendendola per i polsi e rimanendo con lo sguardo basso.

“Ah... fortunata lei.” sorrise, liberandosi dalla presa e procedendo in avanti.

 

Verso l'una tutti i gruppi tornarono al rifugio. I più fortunati erano riusciti a raccogliere solo tre tipi di rocce, mentre la maggior parte o una o nessuna. Gli unici che furono in grado di portare a termine il compito furono Lydia e Kyle che, con sorpresa del professore nei riguardi di quest'ultimo, assegnò ad entrambi il voto più alto.

Fu comunicato a tutti che il pranzo era pronto e i ragazzi si sedettero vicini lungo la tavola unica per tutta la classe.

“Avete barato, lo sapete?” protestò Tyler, lanciando un pezzo di grissino verso Kyle.

“Sei solo invidioso.” gli rispose, mangiando il grissino appena atterrato vicino al suo gomito.

“Smettetela di fare le scimmie.” protestò Lydia, dando uno scappellotto a entrambi e facendo ridere Sydney e Skylar.

“Amico, perché non mi hai detto che piacevo a Alissa?” sussurrò Skylar allungando il collo per parlare con l'amico seduto difronte a lui.
“Sì che te l'ho detto.” rispose Sydney.

“No! Me lo sarei ricordato!” protestò.

“Ah, scusami. Pensavo di... oddio ha fatto qualcosa?” chiese, aggrottando la fronte e cambiando espressione.

“Diciamo che mi ha proposto di... sai...” disse.

“Uh, hai fatto conquiste?” si intromise Kyle, inserendosi nel discorso poiché seduto al fianco di Sydney.

“Chi ha fatto conquiste?” domandò Tyler, seduto vicino Skylar

“Cosa mi sono persa?” intervenne Lydia, dopo che aveva sentito gli altri parlare con tanto affiatamento.

“Skylar piace ad Alissa.” le spiegò Kyle.

“COSA?” strillò Lydia, tanto che mezzo tavolo si girò per guardarla.

“E tu come hai reagito?” domandò Tyler.

“Bé... sono... sono inciampato.” confessò e tutti i quattro scoppiarono a ridere, mentre Skylar diventava bordeaux.
“E poi?” domandò Kyle.

“Poi le ho detto la verità.” sospirò Skylar, in imbarazzo.

“Cioè?” disse Sydney.

“Cioè le ho detto che sono innamorato di un'altra.” spiegò, e questa volta fu Lydia a diventare bordeaux.

 

Avendo finito il pranzo ed avendo ottenuto un pomeriggio libero, l'intera classe si divise dopo aver sistemato i loro bagagli. Ironicamente, Lydia finì in camera con Alissa, mentre Tyler con Skylar e Sydney con Kyle.

Il sole sarebbe tramontato a breve, ma Sydney decise comunque di passeggiare per i boschi, fermandosi su una roccia che sporgeva sul basso ruscello dove prima era stato con Tyler. Sollevò la mano destra e la guardò controluce, portandola ogni tanto vicino alla guancia per vedere com'era ancora calda. Durante il pranzo, Kyle gliel'aveva stretta. Aveva fatto scivolare la sua mano bollente sulla sua mano fredda, appoggiandola sulla sua, coperti dalla tovaglia e al riparo dagli occhi indiscreti.

Sicuro della solitudine del bosco, Sydney si portò la mano vicino al naso ed aspirò il dolce profumo che la pelle di Kyle aveva impresso sulla sua mano. Un profumo caldo e dolce. Il biondo si ritrovò a sorridere pensando a quello che quest'odore gli ricordava.

“Ehi Syd!” disse una voce, ed il biondo sussultò, mettendosi a sedere e vedendo Kyle spuntare dalla foresta.

“Ehi!” rispose il biondo, sorridendogli. Kyle avanzò e si sedette al suo fianco, in silenzio, ed entrambi guardarono l'acqua fresca scorrere in discesa. Purtroppo le temperature di fine Novembre erano fredde per permettere ai ragazzi di farsi un bagno, come Sydney avrebbe tanto voluto fare; ma come se Kyle gli avesse letto nel pensiero, il moro si tolse scarpe, calzini e si arrotolò il pantalone fino alle ginocchia.

Quando scese dalla roccia con un salto, Kyle allungò il braccio a Sydney come ad invitarlo a mettere a bagno i propri piedi, ed il biondo accettò. Si slacciò le stringe, si tolse le scarpe e i calzini e si arrotolò i jeans, ma quando fece per scendere, poggiò il piede nudo sul muschio e cadde in malo modo su Kyle, facendolo cadere sul letto di ciottoli sul fiume.

“Dio mio! Stai bene?” domandò, mentre il biondo gli rimaneva sopra. Kyle rise, appoggiandosi al gomito, mentre si massaggiava con la mano la nuca dolorante.

“Scusa...” mormorò Sydney. Ora erano entrambi zuppi ma nessuno dei due sentiva freddo e stavano bene così. Kyle piantò i suoi occhi neri i quelli azzurri di Sydney, e i due si fissarono a lungo, prima che il moro non appoggiasse la sua mano sulla nuca del biondo e lo tirò a sé, baciandolo più volte.

“Sai qual è la cosa più bella?” domandò Kyle, fermandosi un attimo. “
“Cosa?” domandò Sydney, aggrottando la fronte.

“È che stasera possiamo baciarci per tutta la notte.” gli sorrise, tornando a baciarlo.

 

“Amico, perché non ci provi con Alissa? So che non è esattamente il tuo tipo ma non puoi aspettare la ragazza perfetta per sempre.” disse Tyler. Il bruno alzò gli occhi grigi oltre il bordo del blocco di disegno su cui stava facendo un rapido schizzo del paesaggio, e restò in silenzio meditando ad una risposta.

“Non mi fa impazzire, Alissa.” spiegò.

“Ok, ma magari può nascere qualcosa...” gli disse Tyler, sbirciando sul foglio che l'amico teneva saldo sulle sue ginocchia mentre con la matita affilata tracciava linee e rette, sfumandole occasionalmente con il pollice.

“No, non credo.” tagliò corto.

“Come vuoi...” mormorò Tyler, facendo spallucce, sedendosi al suo fianco “...perché non chiedi a Lydia di uscire?” domandò, e la domanda fu talmente inaspettata che il bruno strisciò con la grafite lungo tutto il foglio, tagliando a metà il paesaggio con un profondo solco grigio.

“Lydia è fidanzata. Felicemente fidanzata.” spiegò, schiarendosi la voce.

“Da quanto tempo ti piace?” gli domandò.

“Dall'asilo.” spiegò con aria naturale, ma lasciando totalmente di stucco l'amico. Tyler aveva sempre avuto cotte, ma mai nessuna si era protratta di più di tre anni- il suo fidanzamento più lungo risaliva ai tempi delle medie.

“Secondo me dovresti parlarle.” commentò, ma Skylar si limitò a fare di no con il capo, mentre con la gomma cercava di cancellare il solco come fosse una cicatrice.

 

Doug ancora non riusciva a credere come Lydia era riuscita a convincerlo a seguirla nella foresta. Lui aveva una gran voglia di fare l'amore, ma lei aveva insistito tanto per andare in giro per i boschi e alla fine aveva ceduto al suo desiderio.

“Se andiamo oltre ci perderemo.” sbuffò Doug, vedendo che fra qualche minuto il sole sarebbe tramontato.

“Con me non ti perderai mai nei boschi.” rispose la rossa, facendogli l'occhiolino. Camminarono mano nella mano ancora per qualche kilometro, ed arrivarono in una parte della foresta dove alberi spogli, secchi e con la corteccia nera iniziavano a sostituire quelli forti e rigogliosi.

“Da brivido...” mormorò Doug, osservando il tronco di un albero nero come fosse carbonizzato. Lydia rimase ammutolita da quello spettacolo. Alla bocca dello stomaco percepiva un forte senso di nausea e aveva la costante sensazione di essere osservata. Commise l'incauto gesto di toccare il tronco di un albero, e subito i lamenti della pianta le si riversarono addosso in deliranti richieste di aiuto ed urla laceranti.

“Lydia?” domandò Doug, mentre vedeva la ragazza cadere a terra, reggersi la testa ed urlare come la stessero ammazzando in quel preciso momento. Istintivamente Doug la prese in braccio e la portò via di corsa da quel lato della foresta, dirigendosi a grossi passi verso il rifugio. Quando si furono allontanati abbastanza, Lydia si riprese ma volle rimanere in braccio al suo ragazzo, piangendo silenziosamente, mentre lui tentava di coccolarla.

Chi è che avrebbe potuto far soffrire così atrocemente una pianta? Chi è che poteva permettersi tale crudeltà senza ripercussioni?

“Edie...”

Il nome dell'ex guardiana della Terra uscì naturalmente dalle labbra di Lydia, e ogni domanda trovò risposta in quel nome.

 

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Capitolo 12
*** 1.9- Terra ***


1.9 - Terra

 

La cena era in procinto di essere servita lungo la tavolata riservata alla classe del professor Stone, ma cinque posti vuoti privavano la tavola dell'atmosfera magica e d'intesa che vi era a pranzo. I cinque ragazzi, infatti, si erano ritrovati in camera di Tyler e Skylar dopo che Lydia aveva inviato un allarmante messaggio ai suoi amici per avvertirgli della situazione.

“Sei sicura?” domandò Tyler, e la ragazza si limitò solo a guardarlo con aria interdetta, quasi insultandolo con un solo sguardo.

“Tutta la classe è in pericolo.” mormorò Kyle, mordendosi le labbra. “Siamo in una montagna, praticamente è il campo d'azione di Edie.”
“Sì, ma anche il mio...” protestò Lydia.

“Possiamo fare una cosa semplicissima! Faremo a turno la guardia questa notte, così da proteggere i ragazzi. Se va tutto bene allora domani mattina partiamo insieme alla classe e torniamo quassù nel pomeriggio per sconfiggere Edie. Se invece Edie dovesse attaccare, spero abbiate portato gli anelli della Vandom con voi.” disse Skylar, e gli altri cinque annuirono.

All'unanimità i ragazzi decisero che sarebbe stata quella la tecnica migliore, e poco dopo scesero per cenare, ma nessuno aveva l'aria spensierata di poco prima.

 

Per il primo turno, Lydia e Sydney si offrirono volontari per fare da guardia fino alle tre di notte. La rossa si sedette su una sedia sotto il grande portico posteriore dell'albergo, poco dopo arrivò Sydney con due tazze piene di una tisana bollente.

“Grazie.” sorrise Lydia, tenendo la tazza calda fra le gambe.

“Allora, come stai?” domandò il biondo, sedendosi di fianco a lei e coprendo l'amica con una coperta morbida e calda.

“Meglio, grazie. Ma non credo potrò mai dimenticare le urla di quelle povere piante.” sussurrò, sorseggiando la tisana che scoprì essere alla menta.

“Fra poco staranno meglio, vedrai.” la rassicurò. “Mi ricordo di quando Elliot mi era entrata in testa e continuava a tormentarmi. Era un tormento che non riuscivo a placare.” spiegò Sydney, ricordando della settimana scorsa.

“Ma io sto bene. Non mi sento strana come invece vi siete sentiti tu e Sky... solo un po' scossa.” rispose, e per un po' i due ragazzi rimasero in silenzio, cullati dalla fresca brezza della montagna e da una splendida luna piena che permetteva loro di vedere tutto il bosco.

“Non credo che Edie sappia che siamo qui. Se ci pensi, Elliot e Nadine erano venute a cercarci, mentre tu ti ci sei quasi imbattuta per caso.” mormorò Sydney.

“Hai ragione...” mormorò Lydia, per poi spalancare gli occhi e alzarsi in piedi, facendo cadere la coperta.

“Tutto ok?” domandò il biondo, aggrottando la fronte.

“Sì! Ma che stupidi che siamo! Come abbiamo fatto a non pensarci prima?” chiese, prendendo Sydney per il polso e tornando dentro, dirigendosi verso la camera dei ragazzi saltando tre gradini alla volta.
“Ma che ti prende?” domandò Sydney, confuso.
“Non capisci? Lei non sa che siamo qui, allora possiamo sfruttare questo vantaggio! Saremo noi ad attaccare per primi!”

 

“Non credo sia una buona idea.” mormorò Tyler, massaggiandosi gli occhi.

“Oh avanti! Io non voglio aspettare che Edie venga a cercarmi! Non voglio aspettare che Edie faccia ancora male a questa montagna!” sbottò Lydia.
“Sì, ma è notte...” mormorò Tyler.

“Kyle può farci luce con il fuoco.” rispose lei.

“Continuo a pensare non sia una buona idea...” sospirò Tyler, alzandosi dal letto e prendendo la giacca.

“Che fai?” gli chiese Skylar.

“Andiamo a stanare Edie.”

 

Fu come risvegliarsi da un lungo sonno riposante. Qualcosa era entrato nel suo territorio e l'aveva costretta ad aprire gli occhi e ad abbandonare quel dolce torpore che l'aveva accolta. Ma no, non era qualcosa; era qualcuno. Sentiva i loro passi come stessero camminando sulla sua pelle.

Da principio riconobbe solo che erano in due, poi riuscì a definire più dettagli: una ragazza ed un ragazzo, che correvano; anzi no, si rincorrevano. Lei rideva, felice.

Edie spalancò gli occhi neri e si alzò, uscendo dalla grotta nella quale riposava. Era una ragazza dalla pelle molto scura, e da capelli neri lunghi fino alle ginocchia. A passi furtivi, come una pantera, si avviò nel punto esatto dove sentiva la presenza dei due ragazzi, ed infatti trovò entrambi con estrema facilità. Si stavano abbracciando, lei con capelli rossi e lui con capelli mori.

Un colpo di polso e una radice si alzò, minacciando di colpire la coppia come una frusta, ma ecco che la ragazza si girò e alzò le mani, come per proteggersi.

“Sciocca...” ruggì Edie, mentre la radice si abbatteva su di lei, solo per fermarsi a mezz'aria, perdere la rigidità e accasciarsi al suolo come un serpente ammaestrato. L'ex guardiana non capì subito cosa fosse appena successo, ma quando vide gli occhi dei due ragazzi fissi su di lei, riconobbe la nuova squadra di Kandrakar. Edie optò per una ritirata strategica, ed iniziò a correre, ma uno spesso muro di fuoco di contrappose fra lei e una possibile via di fuga.

“State lontani da me!” sbraitò, alzando una dozzina di massi e spedendoli come proiettili verso i due ragazzi, ma un forte getto d'acqua deviò la loro rotta. Un terzo ragazzo, questa volta biondo, comparve, alla sua destra.

Allora tutta la squadra era al completo, ne mancavano solo due e poi Edie sarebbe stata davvero in difficoltà. Oppure no? Non sarebbe stato più facile colpire i ragazzi una volta individuata la loro posizione? Altri sassi volarono coprendo un raggio di 360 gradi, ed infatti alla sinistra di Edie delle scintille arancioni frantumarono alcuni sassi, rivelando la posizione degli ultimi due guerrieri: quello bruno dell'Aria, e quello rosso del Cuore.

Forse non sarebbe riuscita a catturare tutti, ma usare qualcuno come merce di scambio sarebbe stata un'ottima alternativa. Incrociò gli avambraccio, e una moltitudine di radici e rami si abbatterono sui ragazzi, avvolgendoli, sbattendoli contro i tronchi e legandoli ad essi.

Erano tutti stati legati, ognuno stretto al proprio tronco, quando la ragazza rossa urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, qualcosa che lasciò Edie parecchio basita.
“NON FATE DEL MALE ALLE PIANTE!” urlò Lydia.

 

Solo una cosa riusciva a sentire Lydia in quel preciso istante. Dolore. Non fisico, perché alla fine dei conti i rami non stringevano così forte, ma il dolore psichico che le trasmetteva il solo contatto con le piante.

La imploravano di aiutarle, di sconfiggere Edie. Le chiedevano scusa, perdono, ed aiuto. Ma era tutto un unico urlo confuso e logorante che perforava il cervello di Lydia, e le faceva perdere contatto con la realtà con piccoli black out dai quali si risvegliava a fatica, e si ritrovava sempre ad urlare o a piangere. Teneva gli occhi aperti per poco, poi era costretta a richiuderli e a ripiombare nel buio del tormento.

A nulla servivano le urla dei suoi compagni, Lydia non riusciva a rimanere sveglia abbastanza a lungo, ed ora che i rami iniziavano a stringere sempre più, il suo ordine di non toccare le piante si stava rivelando un'impresa.

“Io... fra poco... do fuoco a tutto...” ringhiò Kyle, mentre i rami iniziavano a togliergli la facoltà di respirare propriamente.

“Lydia... non vuole.” affannò Skylar, cercando di resistere alla tentazione di evocare un uragano.

“Kyle?” chiamò Tyler, mentre un ramo si allacciava al suo collo come un serpente.

“Mh?”
“Dai fuoco a tutto!”

 

Ci vollero poche fiamme per ustionare le radici delle piante e farle ritirare immediatamente, lasciando Kyle cadere a terra con un tonfo sordo, ma il moro si rimise in piedi senza troppa fatica, correndo verso l'albero dove era imprigionato Sydney. Tese le mani, pronto a sprigionare dell'altro fuoco, ma bastò una sola scintilla per risvegliare Lydia.

“NO KYLE, FERMO!” urlò. I rami che tenevano imprigionata Lydia si aprirono come dita obbedienti e lei cadde in ginocchio sulla terra umida, liberata da quella morsa tormentosa. Kyle si girò per risponderle, ma un sasso lo colpì dritto in testa, facendolo svenire con un rivolo di sangue che sgorgava da dietro l'orecchio e colava lungo il collo.

“Kyle!” cercò di urlare Sydney, ma le radici lo tenevano troppo stretto per permettergli di gridare. Lydia si guardò attorno, poi pianto gli occhi addosso ad Edie e si alzò, passandosi una mano fra i capelli, come volesse sistemarli.

“Ly...dia... li...bera...ci...” mugugnò Tyler, annaspando per evitare di rimanere senza fiato, ma Lydia continuava a guardare Edie.

L'ex guardiana alzò un sasso abbastanza pesante e sorrise, compiaciuta, sfidando Lydia per un'ultima volta: “Una mossa. O ti ripari dal sasso e lasci morire i tuoi amici, o liberi i tuoi amici e ti lasci spaccare la testa dal sasso. A te la scelta.” disse, spedendole contro il proiettile.

 

Non fu una mossa improvvisata, perché Lydia sapeva già quello che doveva fare, ancora prima di ricevere il sasso di striscio sulla scapola destra. Lei e Edie avevano una cosa in comune: erano guardiane della Terra e come tali potevano sentire i lamenti delle piante, di questo Lydia ne era sicura, o almeno così sperava.

Con una radice, infatti, scaraventò Edie contro un albero che la avvolse, rendendola partecipa dei loro lamenti. Ma Lydia non si accontentò di fare solamente questo. Con una complicata operazione, allacciò tutte le radici delle piante intossicate dalla cattiveria di Edie, creando un'unica rete che aveva come fulcro l'albero al quale Edie era intrappolata.

Gli altri alberi, quelli che avevano intrappolato i restanti tre ragazzi, si dischiusero lasciandoli cadere pesantemente al suolo, reggendosi il collo e tossendo, annaspando per avere più ossigeno possibile. Sydney gattonò fino a raggiungere Kyle e a tamponargli la ferita con la mano, constatando che non era tanto profonda.

“Ho la testa dura...” mormorò Kyle, stringendo la mano di Sydney.

Lydia continuava a guardare l'ex guardiana in preda al dolore straziante che implorava pietà, mentre la testa era preda della urla di rabbia e di risentimento delle piante che lei aveva condannato.

“Liberale.” disse Lydia, guardandola negli occhi ora riempiti di lacrime per via del dolore.

“No!” mugugnò Edie, per poi calmarsi un attimo e cercare di ridere, senza riuscirci troppo per via del dolore alla testa.

“Piuttosto...” mormorò Edie, guardando negli occhi verdi di Lydia “Piuttosto... le ucciderò io stessa!” grugnì, e un rumore di lastra e di gelo iniziò a diffondersi all'interno del bosco, mentre gli alberi lanciavano il loro ultimo grido silente, subito accompagnato da quello di Lydia, disparata per gli alberi che si stavano trasformando in pietra.

 

Edie cadde a terra con un tonfo sordo, mentre Lydia cercava con tutte le sue forze di arrestare il processo di pietrificazione, ma era praticamente piombata nel panico più totale. Tremava dalla testa ai piedi, singhiozzava e dagli occhi continuavano a riversarsi lacrime su lacrime, inzuppandole a breve il volto ora arrossato.

“Lydia...” disse Skylar, cercando di farle abbassare le braccia, ma la ragazza lo respinse via a malo modo e tornò a tenderle per rallentare la condanna delle piante.

Edie era ancora a terra, anch'essa concentrata nella battaglia della trasformazione in pietra.

“Interveniamo?” domandò Sydney, rivolto a Tyler, ed il rosso annuì. I tre ragazzi- Kyle era ancora stordito -accerchiarono Edie e, con aria minacciosa, la intimarono di arrendersi.

“Perché? Non mi pare di star perdendo.” sorrise, con i suoi denti bianchi come il marmo.

“Non hai un'ottima percezione della realtà, allora.” disse Tyler, scaricandole addosso delle scintille a voltaggio abbastanza alto da farle perdere il controllo per un attimo sulle piante; poi Sydney si inginocchiò vicino lei e le sorrise.

“Sai, Edie. Quando abbiamo affrontato Elliot, la tua amichetta ci ha confessato una cosa molto interessante:- sussurrò con aria inquietante, mentre Edie lo fissava allarmata cercando di capire di cosa volesse parlare -ci ha spiegato di come è veloce la morte per le piante con il freddo.” e così dicendo il sorriso del biondo sparì, subito rimpiazzato da un getto d'acqua che avvolse Edie e si congelò all'istante.

L'ex guardiana urlò per qualche secondo, poi cadde a terra in preda agli spasmi del freddo. Lydia riuscì a bloccare il processo di pietrificazione, ma le piante rimanevano ancora nere e secche. La rossa passò una manciata di minuti, pensando a come fare per liberare quelle piante, ma nessun attacco le sembrò abbastanza efficace, e poi nella sua testa si fece strada una certezza. La Terra non è violenta. La Terra sa donare senza pretendere nulla in cambio. Stringendo le labbra, Lydia si avvicinò ad un tronco e lo baciò; tempo qualche minuto e tutti le piante tornarono verdi e rigogliose, fiorite e resistenti, tutte nutrite dall'amore della Madre Terra.

 

 

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Capitolo 13
*** 1.10 ***


1.10

 

“Un brindisi!” urlò Tyler per sovrastare il suono della musica troppo forte.

“Come??” chiese Sydney, ridendo già.

“Un brindisi! Un brindisi a Sky, a Sydney e a Lydia!” urlò, e gli altri quattro ragazzi annuirono, prendendo un bicchiere a testa, e facendoli collidere per un brindisi per poi vuotarli in un sorso solo.

“Faceva schifo!” protestò Lydia, aggrottando la fronte.

“Questo perché qualcuno si è dimenticato di prendere anche la pera!” sorrise Kyle, guardando Tyler.

“Ah! Non si chiama Rum e Pera perché il rum è aromatizzato alla pera?” domandò, aggrottando la fronte, e gli altri quattro fecero di no con la testa, scoppiando a ridere e poi tornando a ballare, dimenandosi sulla pista della discoteca.

Erano già tre i frammenti del cuore raccolti. Quello argento dell'Aria, quello azzurro dell'Acqua e quello verde della Terra; ora mancavano solo il frammento del Fuoco e l'ultimo pezzo di cuore di Kandrakar. Essendo oltre la metà dell'obiettivo, i ragazzi optarono per andare a festeggiare quel giovedì sera e con voto a maggioranza di Lydia, Skylar e Sydney, i ragazzi decisero di andare a ballare. Ed infatti in discoteca i ragazzi si divertirono, sentendosi i vecchi loro stessi, prima ancora che il peso di Kandrakar e delle missioni gravasse sulle loro spalle.

Uscirono dal locale che erano le tre del mattino, e si diressero contenti ma ancora un po' storditi verso il parcheggio. Lydia camminava scalza con un un braccio attorno a Skylar ed uno attorno a Tyler, canticchiando una canzone del coro della scuola, aiutata dall'intonazione di Skylar che la seguiva a ruota.

“La piccola guardiana della Terra non regge molto alcol, vero?” domandò Tyler, e Lydia lo guardò male, allontanandosi da entrambi i ragazzi e cercando di mantenersi in equilibrio su un piede solo, dimostrando la sua sobrietà.
“V-visto?” balbettò, per poi abbassare il piede e tornare ad appoggiarsi ad entrambi. Arrivarono al parcheggio e si divisero.

“Chi vuole un passaggio?” domandò Kyle, sedendosi sul suo motorino e tendendo un casco ai quattro pretendenti.

“Io!” disse Sydney, afferrando al volo il casco ed indossandolo, per poi salire sulla moto.

“Quindi voi due venite in macchina con me?” domandò Skylar.

“Sììììììì! Ma io voglio sedermi sul bagagliaio!” sorrise Lydia.

 

“Sei mai andato sulla moto, prima?” domandò Kyle, appena si fermarono al primo semaforo che lampeggiava rosso.

“No, perché?” domandò Sydney, aggrottando la fronte.

“Stringi troppo forte.” rise, riferendosi alle braccia del biondo allacciate alla vita di Kyle.

“Oh...” mormorò, imbarazzato, e cercò di allentare la presa, ma Kyle gli prese una mano nella sua e tornò a guardarlo negli occhi.

“No, mi piace quando mi stringi.” confessò, e i due ripartirono, fino a quando Kyle non arrivò sotto casa di Sydney. Il biondo smontò e si tolse il casco, per poi toglierlo anche a Kyle e baciarlo sulle labbra, sentendo fuoco e acqua che venivano a contatto.

“Grazie per il passaggio.” mormorò Sydney.

“Prego.” sorrise l'altro, baciandolo ancora, ma questa volta schiudendo le labbra e lasciando posto alle lingue. Prima ancora che ne fossero consapevoli, Sydney e Kyle si ritrovarono a camminare lungo il vialetto di casa del biondo, continuando a baciarsi con passione, gettando a terra le giacche e cercando di procedere verso la porta della casa.

“Vuoi... vuoi entrare?” domandò, cercando di parlare mentre Kyle lo baciava ancora. Il moro annuì, il biondo spinse la porta e i due continuarono a baciarsi, facendo per entrare ma cadendo subito dopo per un gradino che Sydney non aveva visto.

“Finiamo sempre per terra, io e te.” sorrise Kyle, e Sydney annuì, allacciandogli le braccia attorno al collo e rimanendo lì per terra, mentre i due continuavano a baciarsi, interrompendosi solo quando sentirono un colpo di tosse. I due si girarono, e solo allora Kyle notò una signora bionda e magra, che sedeva su una poltrona nel soggiorno con in mano un libro ed una tazza di tè.

“Ciao, mamma.” disse Sydney.

“Ciao, Syd...” sorrise la madre, continuando a guardare i due ragazzi in modo accigliato. Il biondo diede un colpetto al braccio di Kyle ed il moro scattò in piedi, aiutando il biondo ad alzarsi e sperando in un infarto fulminante che potesse ucciderlo in quel preciso istante, risparmiandogli la vergogna.

“Mamma, lui è Kyle...” annuì Sydney, e la signora si alzò e andò a stringere la mano del ragazzo.

“S-salve.” disse Kyle, schiarendosi la voce.

“Ah, Kyle! È bello dare un volto ad un nome.” sorrise la madre “Comunque piacere, puoi chiamarmi Vela.”

“Come mai sei ancora in piedi?” domandò Sydney.
“Tuo padre russa come una motosega...” annuì, facendo spallucce “Allora, Kyle. Ti fermi da noi, stasera?” domandò, sorridente.

“MAMMA!” protestò Sydney, di colpo rosso di vergogna.

“Che c'è? Volevo essere gentile.- protestò -e comunque, Signorino, sono le tre e mezza! Sbaglio o avevamo pattuito per un tuo ritorno alle due?” domandò Vela, incrociando le braccia.
“Colpa mia, Sign... Vela.” intervenne Kyle, sorridendole, e la madre ricambiò il sorriso.

“Va bene. Ora andrò a dormire. Probabilmente nella camera degli ospiti. Con i tappi per le orecchie...”
“MAMMA!” sbottò ancora Sydney.

“Che? Mi riferivo a tuo padre, russa così tanto...” spiegò Vela, e come evocato, il padre di Sydney scese dalle scale in legno, sbadigliando.

“Che è tutto questo trambusto?” domandò, grattandosi un occhio.

“Caro, lui è Kyle!” disse Vela “Un amico di Sydney. Un caro amico di Sydney.” specificò.

“Oh- disse, aggrottando la fronte -OOOOOOOOOOOH!” disse, quando fu sicuro di aver afferrato a pieno il concetto. “È un piacere, Kyle! Ti fermi a dormire da noi?”

“PAPA'!” miagolò Sydney, disperato.

 

La camera di Lydia era esattamente come Tyler e Skylar se l'erano immaginata. La classica camera delle figlie uniche cresciute con la convinzione di essere le principesse dei genitori: letto a baldacchino, peluches e cabina armadio.

Skylar adagiò la ragazza sul materasso, poi le tolse le scarpe e la coprì con il piumone verde, quando la rossa si svegliò, mormorando qualcosa di incomprensibile.

“Eh?” domandò Skylar.

“Resta qui...” mormorò Lydia, afferrandolo per il gomito.

“Wow, amico! È o non è il sogno di una vita?” sussurrò Tyler, per poi venire fulminato dallo sguardo di Skylar, che gli fece morire il sorriso.

“Dai, resta qui...” continuò Lydia, tirandolo debolmente a sé.

“Lydia, ehm rimarrei, ma...” iniziò, schiarendosi la voce, ma non trovando nessun punto sulla lista che non fosse a favore del passare una notte con Lydia.

“Dai, Doug...”mormorò.

Se la mente di Skylar avesse potuto emettere un suono, quello sarebbe stato rumore di vetri infranti. Lydia l'aveva scambiato per Doug, ecco perché gli aveva chiesto di dormire con lei. Forse con troppa freddezza, Skylar slacciò le mani di Lydia dal suo gomito e poi le rimboccò le coperte, dandole la buona notte, subito seguito da Tyler.

“Sai, ho pensato a lungo rispetto quella cosa che mi dicesti in montagna.” disse Skylar, mentre percorrevano il vialetto della casa di Lydia per tornare alla macchina.

“Quale cosa?” domandò Tyler, aggrottando la fronte.

“Che non posso aspettare Lydia in eterno. Forse chiederò ad Alissa di uscire insieme.” spiegò, accendendo il motore, mentre Tyler annuiva.

“Mi spiace, amico, ma credo che Lydia e Doug siano una bella coppia.”

 

“Per favore, ricordatemi di chi è stata la magnifica idea di festeggiare il giovedì sera.” si lamentò Lydia, raggiungendo Kyle e Tyler al tavolo della mensa ormai riservato a loro.

“Tua, di Sydney e di Sky.” rispose Tyler sorseggiando l'acqua da una bottiglietta.

“Di Sky e di Sydney cosa?” domandò il biondo poggiando il vassoio vicino a Kyle, mentre Skylar si sedeva vicino Lydia.

“Non dico sia sbagliato bere e andare a ballare. Anzi, mi sono divertita molto, ma non dovremmo farlo durante la settimana.” annuì Lydia, mettendosi gli occhiali da sole poiché le luci della sala mensa le davano fastidio.

“Sei tu l'astemia!- la canzonò Kyle -volevi sederti sul bagagliaio di Sky!” ricordò, e tutti scoppiarono a ridere, Lydia compresa. La campanella suonò, intromettendosi in quel momento di piacevole vita scolastica, annunciando ai ragazzi che avevano ancora quattro ore prima della fine del pomeriggio.

Kyle si diresse sul campo da football, mentre Lydia e Sydney decisero di sedersi sugli spalti per osservare gli allenamenti e passare l'ora libera di quel giorno osservando i giocatori. Tyler e Skylar, invece, dovettero scappare a lezione di Letteratura Inglese.

Era sempre divertente assistere agli allenamenti della squadra di football poiché l'allenatore, il professore Preu, era il classico docente volgare, dalla bestemmia facile e creativa, ed infatti non era raro trovare gli spalti pieni ogni volta che lo spettacolo si riproponeva.

“Avete 17 anni o cosa? Mia nonna sarebbe in grado di ottenere risultati migliori, e mia nonna è morta vent'anni fa!” disse, facendo ridere Lydia e Sydney.

“Allora, come mai sei venuto a vedere gli allenamenti?” domandò Lydia, guardandosi attraverso lo specchietto portatile, per poi tirare fuori il tubetto del lucidalabbra.

“Così, non avevo niente da fare.” mormorò, facendo spallucce.

“Tesoro...- mormorò Lydia, spalmandosi il lucidalabbra sulle labbra -...so perché sei qui.” spiegò, facendo un po' di smorfie con la bocca per stendere meglio il prodotto.

“C-che?” domandò Sydney, deglutendo aria. Lui non avrebbe avuto nessun problema a raccontare ai suoi amici della sua relazione con Kyle,- sebbene non sapesse come classificarla, ma al momento era troppo presto per farsi dei problemi -ma il moro gli aveva chiesto di mantenere la cosa segreta ancora un po'.

“Allora, come bacia Kyle?” domandò la rossa, mettendogli una mano sulla spalla. Sydney aprì bocca per risponderle, gli avrebbe fatto bene condividere quello che stava succedendo anche con gli altri della squadra, ma proprio in quel momento Kyle ricevette un brutto placcaggio.

 

“Amico, ho deciso...” disse Skylar, parlando a bassa voce per evitare che il professore di letteratura inglese lo sgridasse.

“Andrai a tagliarti i capelli?” domandò Tyler, corrugando la fronte.
“Cosa? NO!”
“La smetterai di indossare solo canottiere sotto camicie a quadri non abbottonate?”

“Ma...”

“Iscriverti alla squadra di football per fare colpo su Lydia?”

“No, piantala!” lo rimproverò “Volevo scrivere ad Alissa per chiederle di uscire insieme.” spiegò, leggermente di malumore.

“Ah! Alissa! Quella che voleva concedersi durante la gita in montagna!” annuì Tyler.

“Sì, lei.” specificò, tornando a guardare sul suo quaderno di appunti, per poi alzare gli occhi al cielo quando notò che Tyler continuava ad annuire, guardando in direzione dell'amico.

“Che c'è?” chiese, esasperato.
“Niente!” rispose, facendo spallucce.

“Oh avanti, dimmi che c'è!”

“Voleva fare sesso con te in montagna, senza neanche conoscerti. Amico, tu sei più un ragazzo da serenata e pop-corn condivisi al cinema.” spiegò, facendogli l'occhiolino.

“Ok... ma magari, dopo un appuntamento Alissa mi piacerà...”

“Certo, quando proverà a stuprarti nei bagni di un cinema.” tagliò corto Tyler, schivando la matita che Skylar gli aveva lanciato.

 

“Stai bene, femminuccia?” domandò l'allenatore, avvicinandosi a Kyle e sollevandogli la testa per la grata del casco.

“Un po' intontito.” mormorò Kyle, ed il professor Preu annuì, permettendogli di riposarsi una decina di minuti dentro lo spogliatoio, dove il moro fu scortato da Banquo e da un altro ragazzo della squadra, per poi lasciarlo li da solo con una busta piena di ghiaccio.

“Ehi.” mormorò Syd, entrando.

“Ehi!” si animò Kyle, facendogli posto sulla panchina. “Mi aiuti a togliere queste protezioni?” domandò, e il biondo si ritrovò ad aiutare Kyle a rimanere a petto nudo.

“Come va la testa?” domandò Sydney e Kyle fece spallucce.

“Ho avuto infortuni peggiori.” ironizzò, dandogli un piccolo colpo col gomito. “Sei venuto a fare il tifo per me?” domandò, sorridendogli.

“Sì, ma a quanto pare porto sfortuna.” sorrise Sydney, allungando il collo per dargli un bacio, ma Kyle si ritrasse, voltandosi.

“Scusa, è che... non sono pronto che si sappia.” mormorò.

“Già...” disse Sydney con un sospiro. “Ora, torno sugli spalti, altrimenti Lydia si insospettirà. Ci vediamo.” “Ehi, aspetta...” disse Kyle, alzandosi, ma il giramento di testa lo colse impreparato, e il moro si ritrovò seduto sulla panchina a guardare Sydney uscire con passo nervoso. Arrabbiato con se stesso, Kyle riprese la busta del ghiaccio che, nelle sue mani calde, tornò liquido in pochissimo tempo. Sbuffando, il moro lasciò cadere la busta con il ghiaccio e cercò di mettersi in piedi, quando notò una donna seduta sulla panchina poco lontana da lui. Aveva capelli corti e rossi, e la corporatura era forte e robusta.

“Ciao, Kyle.” gli sorrise.

 

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Capitolo 14
*** 1.11 ***


1.11

 

Non ci volle molto prima che Kyle capisse chi avesse davanti. Quel volto spigoloso, quella pelle arrossata e imperlata da gocce di sudore che sembravano voler raffreddare un corpo sempre più in ebollizione, e quegli occhi dai quali traspariva fuoco vivo; l'ex guardiana del Fuoco era lì davanti.

Kyle scattò in piedi e generò una palla di fuoco che lanciò in direzione della rossa, ma quest'ultima afferrò il globo infuocato con la mano destra, corrompendo le fiamme che da rosso vivo divennero nero carbone.

“Non sono qui per lottare, stupido.” gli sorrise, stringendo il palmo e poi avvicinando il fuoco alla bocca per poi spalancarla e lasciare che il fuoco venisse inghiottito direttamente al suo interno.

“Cosa vuoi?” domandò Kyle, rimanendo in posizione di difesa, pronto a scattare al minimo movimento strano dell'ex guardiana.

“Voglio un'alleanza.” mormorò, ancheggiando in sua direzione. “Solo io e te.” sorrise, mostrando le gengive rosse pregne di sangue.

“Te lo scordi!” sbottò Kyle con incredulità.

“Lo so perché dici questo...- disse Xandra, gesticolando con aria da ragazzina -...non puoi tradire la tua squadra e bla bla bla. Ma credimi, fighetto, nessuno può capirti meglio di me.”

“Non ho bisogno della tua comprensione.” sbottò Kyle.

“Oh sì, invece. Io so cosa si prova a vivere con il Fuoco che brucia nelle tue vene.- sibilò, sapendo di aver toccato un tasto dolente -So cosa si prova a vivere con il desiderio ma con la paura di bruciare tutto subito. So cosa si prova a vivere con la passione pura e non poterla assecondare. So cosa si prova ad avere un istinto che preme per essere ascoltato, per poi essere solo messo da parte dalla ragione” continuò, poggiando una mano sul suo petto, generando delle scintille.

“Io mi sono sentita esattamente come ti senti tu adesso... e se vuoi, posso offrirti la soluzione.” mormorò ancora, accarezzandogli la pelle.

“Io... non...” mormorò Kyle, confuso. Xandra aveva toccato dei tasti dolenti.
“Se non assecondi il Fuoco, lui ti consumerà.”

“Cosa dovrei fare?” domandò Kyle, aggrottando la fronte.

“Baciami.”

 

Kyle tornò in campo subito dopo, aveva un passo che tradiva una certa impulsività, e Sydney e Lydia se ne accorsero subito, anche se nessuno gli diede abbastanza importanza.

“Ehi Firal, ti gira ancora tutto?” domandò il compagno di squadra che lo aveva atterrato qualche minuto prima.

“No, figurati.- disse, sorridendogli, per poi aggiungere -Hai qualcosa sul casco...”

“Davvero?” domandò il ragazzo, togliendosi il casco per osservare meglio la protezione. “Non mi sembra ci sia nient...” disse, non riuscendo a completare la frase poiché ricevette un pugno in pieno volto talmente forte che cadde.

 

“Sono sorpresa di aver ricevuto il tuo messaggio.” mormorò Alissa, svuotando l'armadietto mentre Skylar, dietro di lei, si grattava la testa non sapendo esattamente cosa rispondere.

“Sì, ehm... credo che abbiamo iniziato col piede sbagliato.” annuì Skylar, alludendo all'imbarazzante momento in cui Alissa aveva provato a fare sesso con lui durante la gita in montagna. Alissa si girò, guardandolo sorridendo, mentre prendeva il giubbotto per poi chiudere l'armadietto ed iniziare a camminare per il corridoio scortata da Skylar.

“Cosa avevi in mente?” domandò lei, stuzzicandolo.

“Non so... qualcosa di tranquillo... cinema?” propose, facendo spallucce, e lei annuì, mordendosi le labbra.

“Credo possa piacermi. Ti va di accompagnarmi a casa, adesso? O hai altre lezioni da fare?” chiese, avvolgendo la sciarpa attorno al collo, mentre il vento freddo di inizio Dicembre sferzava con energia gelida.

“Io... sì, va bene.” annuì, sorridendole. Magari sarebbe andata bene, magari sarebbero rimasti fidanzati a lungo e magari Skylar sarebbe riuscito a dimenticare Lydia. Un'onda di ottimismo attraversò la schiena di Skylar, mentre i due continuavano a parlare del più e del meno, passando ancora per argomenti superficiali come la scuola, o i genitori. E piano piano, nella mente di Skylar, la figura di Lydia si stava appannando sempre di più. I suoi capelli rossi sparivano, i suoi occhi verdi si sbiadivano, le sue labbra leggermente grandi si offuscavano sempre di più; ma il bruno sarebbe stato in grado di lasciare andare la sua cotta eterna? Quella alla quale, ormai, si era affezionato? Forse, no; forse non sarebbe stato mai pronto, ma non l'avrebbe mai scoperto se non ci avesse almeno provato.

 

“Io non so cosa vi sia saltato in mente, ma non ho la minima intenzione di tollerare un comportamento del genere fra due persone della stessa squadra.” disse la Vandom, caustica e lapidaria. Subito dopo il pugno, Kyle e Elias- l'altro giocatore -furono mandati all'ufficio della preside per la loro condotta. Per fortuna non era scoppiata una rissa fra la squadra, e l'allenatore Preu reagì con prontezza, urlando contro entrambi e spedendoli nell'ufficio della preside.

“Allora, mi spiegate com'è successo?” domandò la Vandom, togliendosi gli occhiali e poggiandoli sul tavolino, per poi massaggiarsi le meningi.

“Mi ha tirato un pugno per vendicarsi di un placcaggio.” spiegò Elias con voce nasale: il pugno di Kyle gli aveva rotto il naso e adesso il ragazzo perdeva fiotti di sangue.

“È vero?” domandò la Vandom, aggrottando la fronte.

“Mi ha provocato!” sbottò Kyle, mordendosi l'unghia del pollice.

“Non è vero, gli ho solo chiesto se stesse bene!” protestò Elias, agitandosi e togliendo momentaneamente il fazzoletto zuppo di sangue dal naso.

“Sì, dopo avermi placcato come un cinghiale!” ringhiò Kyle, guardandolo con occhi rossi come il fuoco.

“Nel football sono normali i placcaggi, signor Firal!” rispose la Vandom, e a quel punto lo sguardo assassino di Kyle slittò in sua direzione.

“Sì, ma non così forti!” ringhiò ancora, tanto da infastidire la preside.

“Non mi interessa. Siete in una squadra e dovete imparare a farvi forza a vicenda, sapendo che gli errori che fate si ripercuotono anche sugli altri. Ed infatti grazie a questa bravata la squadra di football giocherà con due dei suoi migliori giocatori in meno!”

“Cosa? Non può impedirci di giocare!” si lamentò Elias.

“Sì, invece! Sono la Preside!” gli ricordò “E adesso andate via!” continuò, facendo ad entrambi segno di uscire dal suo ufficio. Kyle si alzò di malavoglia dalla sedia, raccogliendo da terra il casco che aveva lasciato cadere appena era entrato. Si diresse alla porta dopo Elias, con la chiara intenzione di sbatterla con violenza, quando la Vandom lo bloccò.

“Kyle... controllati!” gli disse, e fu allora che il moro sbatté la porta. Ma non sbatté solo quella. Il Fuoco che lo divorava dentro era talmente forte che doveva sfogarlo in qualche modo, ed ecco che iniziò a tirare calci a tutti gli armadietti, ammaccandone qualcuno, e bloccandosi solo quando vide Lydia, Sydney e Tyler che lo guardavano con aria attonita.

 

Kyle continuò a camminare lungo il corridoio senza fermarsi a parlare con i suoi amici, scambiando un solo lungo sguardo con loro, per poi dirigersi verso l'uscita. Stava iniziando a nevicare, ma i fiocchi di neve che incontravano la sua traiettoria si scioglievano prima di potersi appoggiare a lui, tanto era il calore che emanava. Ancora nero di rabbia, Kyle indossò il casco e mise in funzione la moto, pronto per andarsene a gran velocità, magari sgommando, magari rischiando qualche pazzia solo per potersi sfogare.

“Mi dai un passaggio?” domandò una voce dietro di lui, e Kyle si voltò, vedendo Sydney con i capelli bianchi di neve: su di lui la neve non si scioglieva, bensì rimaneva intera come a constatare la sua purezza.

Il moro annuì, gli offrì un casco e insieme partirono senza dirsi altro, ma solo stringendosi l'un l'altro. Il freddo di Sydney, l'Acqua che rappresentava Sydney, era questo ciò di cui aveva bisogno per sfogarsi.

“Sei bollente!” gli mormorò Sydney all'orecchio quando furono fermi al semaforo rosso, ma Kyle non reagì, bensì partì accelerando poco prima che il semaforo diventasse verde, e sentendo le braccia fredde di Sydney avvolgersi ancora con più salde alla sua vita.

Eh sì, Sydney lo faceva stare bene. Un po' d'Acqua che calmasse il suo Fuoco che gli bruciava il cuore, che gli faceva sudare la pelle, che gli faceva bollire il cervello. Quanto voleva che quel loro momento non finisse più che durasse per sempre; ed infatti Kyle provò ad allungare il tragitto, girando tre volte per lo stesso isolato, prima che sentisse la risata di Sydney e decidesse di fermarsi davanti al suo cancello.

“Guarda che se vuoi stare con me basta chiedere.” disse, sorridendogli quando si tolse il casco.

“Metti qualcosa in testa, o ti ammalerai.” gli disse Kyle, scuotendo la neve dai suoi capelli.

“Va bene, mamma.” sorrise, per poi baciarlo sul capo del casco. “Ti va di entrare?” domandò “Mamma è di turno all'ospedale, e papà è di turno alla banca.” lo rassicurò.

“Sicuro che tu mi voglia?” domandò il moro, con aria triste, e Sydney annuì, prendendolo per mano. I due entrarono e Kyle tirò subito a sé Sydney, baciandolo ancora, accarezzandogli il volto.

“Tutto ok?” domandò il biondo, guardandolo dritto negli occhi.

“Ho fatto una cazzata.” confessò, abbassando lo sguardo.

“Cioè?” domandò Sydney, cercando di incrociare il suo sguardo.

“Io non la definirei proprio una cazzata.” disse una voce al loro fianco. Sydney vide una donna dai capelli rossi e dalla pelle arrossata che sedeva sulla poltrona dove era solito sedersi suo padre. Il biondo non fece in tempo a trovare un collegamento fra la presenza della rossa e il comportamento di Kyle, quando il moro gli si piazzò davanti come volesse proteggerlo.

“Kyle, chi è quella?” domandò Sydney, ma il moro si ostinava a rimanere in silenzio.

“Visto che il nostro amico in comune non vuole presentarci, farò da sola!” disse Xandra, alzandosi dalla poltrona con aria solenne.

“Stai ferma!” la minacciò Kyle.

“Non dirmi cosa fare!” strillò la ragazza, di colpo con il viso a pochi centimetri da quello di Kyle, afferrandogli il collo con le unghie lunghe e lucide. “Comunque, sono Xandra!” disse, rivolgendosi a Sydney e facendogli l'occhiolino.

 

Sydney non aspettò altro per contrattaccare. Quel nome lo fece scattare come la sirena di un allarme, ed il biondo corse direttamente verso la cucina: il posto più vicino al quale avrebbe potuto trovare una fonte d'acqua da sfruttare.

Prese il Kyle per il polso, ma a metà strada il moro lo strattonò liberandosi dalla presa, e costringendo Sydney a voltarsi per chiedersi cosa fosse successo, temendo il peggio, ma Kyle era lì fermo che lo fissava con aria truce.

“Kyle?”

“Syd...” ringhiò il moro, prendendosi la testa fra le mani e cadendo in ginocchio. Il biondo fece per avvicinarsi, ma Kyle scattò indietro, urlandogli contro. “NON TI AVVICINARE! VA' VIA!” continuò, tenendo i denti stretti.

“È inutile che lotti contro il tuo istinto, Kyle...” ridacchiò Xandra, ancheggiando in loro direzione.
“Cosa gli hai fatto?” sbottò Sydney, interponendosi fra i due.

“Diciamo che il tuo amichetto aveva bisogno di una spinta per assecondare il Fuoco che gli brucia dentro.” e così dicendo colpì Sydney allo stomaco, costringendolo ad inginocchiarsi. Dopo il colpo a Sydney, Xandra si avvicinò verso Kyle e gli prese il volto fra le mani, fissandolo con aria intenerita e disgustava allo stesso tempo.

“Lascialo stare!” ringhiò Sydney, ma Xandra lo ignorò.

“So io cosa ti serve, adesso.” gli sussurrò, afferrando Sydney per il colletto della maglia costringendolo ad alzarsi, e poi bloccandogli le braccia alle spalle. “Colpiscilo.” lo intimò.

“No...” rispose Kyle, poco convinto.

“Colpiscilo! Sfoga quelle fiamme che senti bruciare! Sfogati oppure muori bruciato!” urlò, tentando di opporre resistenza a Sydney che fremeva per liberarsi.
“Kyle...” mormorò il biondo, sperduto, quando vide che il moro si alzava e si dirigeva verso di lui con uno sguardo vuoto e oscuro.

“Kyle...” sussurrò ancora, gelido di terrore.

 

“Sydney!” sbottò Tyler, facendo girare Lydia con aria interrogativa. I due ragazzi stavano tornando a casa insieme, chiacchierando del più e del meno, quando il rosso si bloccò, reggendosi il torace come se gli avessero tolto tutto il respiro in un colpo solo.

“Che succede?” domandò Lydia, aggrottando la fronte.

“Sydney... è in pericolo...” mormorò, scuotendo la testa come per scacciare via quella sensazione, ma quell'impressione rimaneva e anzi, andava aumentando.

“Come fai a saperlo?” domandò Lydia, mentre il rosso iniziava a correre in direzione opposta.

“Non lo so! Ma so che Kyle è coinvolto! Chiama Sky!” disse, aumentando la falcata, per poi essere raggiunto da Lydia che gli teneva testa.

“Ci deve essere lo zampino di Xandra! Ecco perché Kyle ha tirato il pugno a Elias ed ecco perché stava prendendo a calci gli armadietti! Era strano così come siamo stati strani noi!” constatò Lydia, accelerando al pensiero degli amici in difficoltà.

“Come abbiamo fatto a non accorgercene?” domandò Tyler, soprattutto arrabbiato con se stesso. Lui sarebbe dovuto essere il leader, quindi avrebbe anche dovuto prevedere certe cose, essere più intuitivo e più stratega invece che correre sempre ai ripari. Lydia aveva avuto ragione la volta prima, quando aveva deciso di attaccare Edie per prima; a volte bisognava solo contrattaccare.

I due impiegarono dieci minuti di corsa, e alla fine arrivarono col fiatone a casa di Sydney. Lydia allungò la mano per suonare il campanello, ma in quello stesso istante la porta si spalancò, rivelando il biondo con naso sanguinante e zigomo arrossato.

“Sydney...” mormorò la rossa, toccandogli il volto per controllare l'entità delle sue ferite.

“Sto bene. Ma dobbiamo andare a cercare Kyle.” spiegò, mettendosi la giacca e tornando per la strada.

“Syd... chi ti ha fatto questo?” domandò Tyler, afferrandolo per il braccio, quasi fosse nervoso con il biondo stesso per essersi ridotto in quello stato.

“Kyle. È stato Kyle!” rispose.

 

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Capitolo 15
*** 1.12- Fuoco ***


1.12- Fuoco

 

“Che c'è?” domandò Skylar, esasperato. Era appena riuscito a salutare Alissa con un bacio sulla guancia dopo averla accompagnata a casa, ma negli ultimi minuti era stato distratto dalle continue chiamate che Lydia continuava a fare sul suo cellulare. Quasi al massimo dell'ironia, sembrava che Lydia si fosse accorta che stava per rimpiazzarla e avesse deciso solo in quell'istante di contattarlo.

“È comparsa Xandra, ecco che c'è!” strillò Lydia al telefono, inacidita.

“C-cosa?” chiese Skylar, battendo lentamente le palpebre.

“Xandra! L'ex guardiana del Fuoco! Ha attaccato Sydney ed ora è scomparsa con Kyle!” spiegò Lydia.

“Ma quindi è comparsa o è scomparsa?” domandò Skylar, inebetito. Sentì solo Lydia ruggire e poi movimenti di passaggio al telefono; poco dopo la voce cambiò.
“Sky, dobbiamo trovare Kyle ed in fretta! Raggiungici da Syd!” disse Tyler, ed il bruno annuì, promettendo che avrebbe fatto in fretta ed infatti così accadde poiché Alissa abitava abbastanza vicino a Sydney. Ma mentre correva sotto la neve gelida che gli si posava sui capelli castani, Skylar continuava a pensare a dove si sarebbe potuta nascondere Xandra, tenendo in ostaggio Kyle. Un luogo che fosse a stretto contatto con il Fuoco, ma in città c'era ben poco che potesse collegarsi all'elemento. Quando Skylar arrivò, raggiunse gli amici nel bel mezzo di una discussione.

“No che non ci dividiamo!” si oppose Tyler.

“Dobbiamo cercare in più posti contemporaneamente e questa è l'unica soluzione.” protestò Sydney.

“Non credo sia una buona idea, dividersi.” intervenne Lydia, seria. “Non è evidente il motivo per cui Xandra ha costretto Kyle a picchiare Sydney?” domandò la rossa, guardando negli occhi dei suoi amici.

“Per allontanarci da Kyle. Per dividerci.” intervenne Skylar.

“Va bene, non ci divideremo. Ma qualcuno ha un'idea di come raggiungere Kyle in poco tempo?” domandò Sydney, incrociando le baccia.

“Io ho un'idea di dove possono trovarsi.” disse Skylar, alzando l'indice.

“Cioé?” domandò Tyler.

“La vecchia miniera di carbone.”

 

Un guizzo di fuoco nero si abbatté sul petto di Kyle facendolo volare fino ad una parete rocciosa, dove il moro sbatté pesantemente la schiena.

“Un fuoco che non fa luce! Questo sì che è imprevedibile da parare, vero?” disse Xandra, cominciando a ridere con la sua voce rauca.

“Ti ammazzo!” urlò Kyle, generando un getto in fuoco che diresse alla cieca ed infatti non colpì nessun bersaglio.

“Non fare il cretino! Sappiamo entrambi che soccomberai sotto il mio potere! Sei solo, Kyle! Non hai più una squadra, hai picchiato un loro membro e...”
“LA COLPA è SOLO TUA!” urlò Kyle, gettando una palla di fuoco verso la sinistra e poi ordinandole di fermarsi così da poter illuminare il luogo. Il moro rabbrividì, guardandosi attorno: una lunga galleria fatta di rocce e capriate in legno si estendeva a perdita d'occhio. Sotto i suoi piedi c'erano dei binari e nient'altro se non solitudine e oscurità.

“Certo, comodo incolpare gli altri, vero?” rise Xandra, comparendo difronte a lui con un sorriso felino. “L'unica cosa che ti dava un vantaggio su di me era la tua squadra, e tu sei stato così stupido da permettermi di portartela via!” continuò, con gli occhi di fuoco.

“Ce l'ho ancora, una squadra!” protestò, lanciandole contro altre sfere di fuoco, ma Xandra se le mangiò tutte senza batter ciglio.

“Oh no, non ce l'hai! Sei solo e ora soccomberai perché io ho parte di cuore di Kandrakar e tu no!” e così dicendo trasformò in fuoco nero la fiamma che Kyle utilizzava per illuminare e gliela spedì contro, colpendolo alle schiena.

“Fammi uscire di qui!” urlò, rimettendosi in piedi e tirando un pugno alla cieca.
“NO! ORA SEI QUI, SOLO E AL BUIO!”

 

Un urlo di Kyle arrivò fino all'entrata della miniera dove i quattro ragazzi si erano raggruppati, aspettando di decidere cosa fare. Appena l'urlo arrivò alle loro orecchie, tutti rabbrividirono, ma Sydney fu l'unico a scattare in avanti, pronto a correre in direzione dell'amico. Qualcosa, però, lo trattenne: si girò e vide Tyler che gli era praticamente salito addosso per evitare corresse incontro al nemico.
“Fermo! Ci serve un piano!” protestò.

“Ma Kyle...” rispose Sydney con un miagolio. Un lampo di luce rossa esplose dalle profondità della miniera, subito seguito da un altro urlo del ragazzo, questa volta più lacerante. Sydney fece per correre di nuovo ma questa volta Tyler gli fece più pressione ed insieme caddero per terra.

“Credo di avere un piano!” mormorò Skylar, aiutando prima Tyler e poi Sydney ad alzarsi. “Però avrò bisogno di entrambi!” spiegò

 

Ormai la speranza cominciava a lasciare posto alla disperazione. Solo, al buio, incapace di contrattaccare o solamente di difendersi, Kyle non riusciva più a trovare la motivazione per sopravvivere a quell'attacco e la speranza che Xandra la facesse finita in fretta iniziava a serpeggiare.

Aveva anche provato a scappare, ma quella miniera era un labirinto e non riusciva ad orientarsi e perdersi non poteva che peggiorare la situazione. Fu spinto un'ultima volta contro la parete sulla schiena ormai diventata insensibile e sanguinante, quando sentì un'ondata di potere attraversare la miniera come una folata di vento fresco. Un momento dopo, ecco che le luci dell'impianto ormai rotto si riattivarono con lentezza illuminando di color giallo zolfo le intere gallerie.

Kyle alzò lo sguardo, incrociando gli occhi di Xandra, ma anche lei era sorpresa quanto lui da quella inaspettata novità.

“Che... che hai fatto?” ringhiò in direzione di Kyle, ma il moro non le diede retta perché le sue orecchie erano occupate a sentire un altro tipo di rumore, come di... scorrer d'acqua. Il moro connesse in pochi secondi ed infatti poco dopo si ritrovò in piedi a correre il più veloce possibile, lasciando Xandra di stucco, tanto che l'ex guardiana non seppe che fare per i primi secondi.

Quando l'acqua fu abbastanza vicina sicché anche lei potesse sentirla, fu troppo tardi. Xandra e, più tardi, anche Kyle furono presi dall'enorme getto d'acqua inarrestabile. Erano sommersi, ma la luce filtrava ancora gialla in modo che Kyle potesse vedere in che direzione farsi portare dall'acqua. Sentiva la presenza di Sydney e degli altri, sentiva la fiamma della speranza che riprendeva a bruciare dentro di sé, e vide la luce alla fine del tunnel che gli prometteva libertà.

 

Quando il gettò d'acqua sputò entrambi, sia Kyle che Xandra si ritrovarono stesi per molto tempo a tossire e sputare tutta l'acqua che avevano ingerito contro la loro volontà.

L'acqua fece spandere il sangue sulla pelle di Kyle, facendogli prendere un aspetto più grave rispetto a quanto non fosse già.

“Stai bene?” gli domandò Lydia, aiutandolo a mettersi in piedi. Kyle annuì e si guardò attorno. Vide Skylar che teneva sotto guardia Xandra, pronto a toglierle l'ossigeno appena avesse commesso un passo falso; vide Tyler che reggeva Sydney ancora troppo stanco per tutta la massa d'acqua che aveva comandato.

“Credo tu sia in leggero svantaggio numerico.” disse Tyler, rivolgendosi alla guardiana fradicia e indebolita dall'acqua. Xandra puntò i suoi occhi fiammeggianti su di lui, poi su di Sydney e riconobbe il guardiano dell'Acqua che prima aveva aggredito insieme a Kyle.

“Hai sottovalutato la mia squadra!” mormorò Kyle, con le labbra gonfie per le botte ricevute.

“E credo voi abbiate sottovalutato me!” urlò Xandra scattando a correre verso Sydney e Tyler con un pugno coperto di fiamme nere pronte a divorare i due ragazzi. Con un'inaspettata forza e prontezza, Kyle si sganciò da Lydia e corse interponendosi fra i tre ragazzi.

Xandra stava già generando il suo fuoco quando Kyle generò il suo, ricco, fiammeggiante e talmente esplosivo che inghiottì Xandra, scaraventandola e facendole perdere i sensi.

 

Da ordinato che era, l'ufficio della Vandom divenne un disastro. L'acqua gocciolò sul pavimento, i fumi del carbone si sparsero sulle pareti bianche e il sangue macchiò le poltrone. Non appena Xandra fu teletrasportata a Kandrakar, i cinque ragazzi si sedettero in ufficio, stanchi e affannati.

Kyle mostrò la biglia rosso fuoco e sempre calda che era stata secreta dalla pelle di Xandra e la Vandom annuì, soddisfatta.

“Quattro frammenti su cinque. Posso dichiararmi molto orgogliosa della vostra squadra!” sorrise. “Spero che questa missione vi abbia fatto entrare più in sintonia con i vostri poteri e che abbia rafforzato il vostro legame come squadra, perché questo è quello che siete: una squadra. Ma non osate abbassare la guardia, manca ancora Hilda, la custode del cuore!” li avvertì la Vandom, ed i ragazzi annuirono, stanchi.

“Possiamo andare?” domandò Tyler e lei li congedò con un cenno del capo.
“Ah, signor Firal. Da domani può tornare a giocare.” aggiunse, guardando un foglio che firmò poco dopo.

“Grazie.” mormorò, e poi uscì, scortato da Skylar.

“Ora che facciamo?” domandò Skylar.

“Non un'altra festa.” intervenne Lydia.

“Che ne dite di starcene a casa mia? Pizza e film?” domandò Tyler ed il gruppo annuì. 

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Capitolo 16
*** 1.13 ***


1.13

 

Un colpo secco, uno schiaffo al muro ed un volantino incollato sulla colonna vicino agli armadietti. Tyler sobbalzò, preso alla sprovvista da quel forte rumore che l'aveva colto impreparato. Rivolse i suoi occhi castani sul pezzo di carta e lesse con scarsa curiosità, per poi volgere gli occhi altrove, esasperato.

“Ma quanti balli organizzano in questa scuola?” domandò il rosso raggiungendo Kyle e Skylar che prendevano un caffè alle macchinette in fondo al corridoio.

“Tre. Uno ad inizio anno, uno per Natale ed uno a fine anno.” spiegò Skylar, e Tyler lo guardò con aria truce. “Ah, era una domanda retorica...” constatò subito dopo Skylar annuendo.

“Sembra quasi ci vogliano spingere ad accoppiarci!” si lamentò il rosso.

“Oh, avanti... è solo un ballo.” mormorò Kyle, non capendo tutto quell'allarmismo dilagante. “E poi nessuno ti obbliga ad andare.” aggiunse, finendo il caffè nel suo bicchiere e accartocciandolo.

“Per te è facile parlare! Sei un figo, sei vicecapitano ed ogni ragazzina del primo e secondo anno ti sbava dietro come un dobermann!” si lamentò, picchiando il petto di Kyle con l'indice.

“Non è una bella immagine.” mormorò Kyle, e Skylar annuì di conseguenza.

“Appunto. Pensa agli sfigati come me e Sky che non hanno nessuno da invitare!”
“Ehi, frena! Io invito Alissa.” lo interruppe, guardandolo truce per la nomea di sfigato.

“Quindi alla fine il tuo problema si riduce a non avere il coraggio di invitare nessuna al ballo!” rise Kyle, dandogli una pacca sulla schiena così forte che per poco Tyler non urlò di dolore.

“Questo è sminuire il problema!” rispose, incrociando le braccia.

“Dai, ti aiuteremo noi a trovare qualcuno per la festa!” propose Skylar, e Kyle annuì, facendo spallucce.

 

“Ehi, principessa!” disse Doug, allacciando le braccia alla vita di Lydia e baciandola sulla guancia, facendola sorridere.

“Buon giorno! Siamo allegri, oggi?” domandò Lydia, chiudendo l'armadietto e Doug annuì. “Come mai?”
“Nessun motivo in particolare.” spiegò il ragazzo, facendo spallucce con le larghe spalle da giocatore. “Di che colore hai scelto il vestito?” domandò Doug, accarezzandole una ciocca di capelli.

“Vuoi vestirti coordinato a me?” rispose Lydia di rimando, guardandolo con gli occhi stracolmi di gioia per essere riuscita finalmente a convincere Doug a vestirsi in tono. “Lavanda! Verrò vestita color lavanda!” spiegò, baciandolo e sporcandolo con il suo lucidalabbra al lampone.

“Ah, e che colore è?” chiese lui, sorridendo.

“È un viola...” rise lei, per poi notare i volantini che Lilian Pop stava distribuendo in uno stand vicino all'entrata; su quei fogli si sarebbero raccolti i voti per il re e la reginetta del ballo invernale. Dopo aver salutato Doug con un altro bacio, Lydia si diresse verso lo stand, accettando il volantino che Lilian le porse con un volto inespressivo.

Gli occhi verdi di Lydia scorsero velocemente la lista, cercando di capire chi fossero i candidati. Per le ragazze c'erano la stessa Lilian, Lydia- la quale vantava due titoli di reginetta d'inverno ed uno di reginetta di fine anno -e due ragazze pon-pon: Vanessa e Josephine. I candidati per il re d'inverno erano altri quattro ragazzi: Doug, Kyle, Frank- un ragazzo che Lydia non conosceva -e Sydney.

“Che fai, voti per te stessa?” domandò Lilian, squadrandola con faccia arcigna.

“Non ne ho bisogno.” sorrise Lydia, facendo una croce sul nome di Lilian.

“Cosa ci fa il mio nome qui?” si lamentò Sydney, sbattendo un volantino sul bancone, facendo sussultare sia Lydia che Lilian.

“Il comitato del ballo ha deciso che...”
“Il comitato del ballo? Qui c'è il tuo zampino!” ruggì Sydney, guardandola inferocito.

“Siamo fatti per essere re e regina, Syd.” ridacchiò Lilian.

“Sei... sei malata!” protestò Sydney.

“A proposito, hai già una dama per il ballo?” domandò Lilian ed il biondo si arrestò di colpo, come colpito sul tallone d'Achille.

“Sì che ce l'ha.” intervenne Lydia, offrendo un'ancora di salvataggio all'amico.

“E chi sarebbe?” domandò Lilian mal celando la sua gelosia.

“Sarà una sorpresa. Ora scusa, dobbiamo andare.” disse, prendendo Sydney sottobraccio ed allontanandosi con lui, voltandosi poco dopo per vedere il volto di Lilian contorto dalla gelosia e il dito medio che la ragazza riservò a Lydia.

 

“Allora, Kyle ti ha invitato?” domandò la rossa ed il biondo fece di no con il capo. “Allora invitalo tu...”
“Non accetterebbe. Non vuole che si sappia.” protestò, mordendosi le labbra. Quella situazione sul tacere la loro relazione- Sydney era anche insicuro di potersi definire impegnato, fidanzato o “occasionalmente libero” -iniziava davvero a stare stretta al biondo. Nessuno dei due aveva fatto coming out a scuola, ma magari farlo insieme avrebbe aiutato entrambi a superare a testa alta i vari problemi che si sarebbero presentati.

“Però posso domandarglielo.” mormorò il biondo, riflettendoci sopra.

“Sì! Tocca sempre alle persone con più palle invitare gli altri, per questo sono quasi sempre le donne a farlo!” spiegò Lydia, facendo spallucce.

“Mi stai dando della donna?” rise Sydney, dando una lieve spinta alla rossa.

“Dovresti prenderlo come un complimento.”

 

Durante l'intera lezione di letteratura tenuta dalla professoressa Vox, Skylar e Tyler erano con la testa dispersa fra le nuvole. Mentre uno si arrovellava il cervello per inventare dal nulla un invito per Alissa, l'altro si guardava intorno disperato, cercando di captare qualche segnale di ragazze a cui sarebbe potuto piacere.

Tyler si voltò, guardandosi sul riflesso della finestra e si osservò attentamente. Forse non era altissimo o muscoloso, ma non si vedeva neanche brutto. Forse i suoi capelli tendenti al rosso, o le sue lentiggini che aveva sempre cercato di mascherare, o gli occhi grandi da cucciolo non piacevano alle ragazze. Forse doveva puntare più sull'aspetto da cattivo ragazzo come Kyle, o sull'aspetto da bravo ragazzo come Sydney, o sull'aspetto da artista come Skylar.

“Signor Powerth, la lezione dovrebbe essere incentrata sulla contemplazione di Ovidio e non sulla contemplazione del paesaggio.” lo rimproverò la Vox, costringendo Tyler a girarsi dall'altra parte e fare finta di prendere appunti.

“Amico, che ne dici di quella ragazza nuova?” domandò Skylar, sottovoce. Tyler aggrottò la fronte e si guardò in giro, ma tutti i volti che vedeva nell'aula erano volti conosciuti.

“Quella che non parla la nostra lingua?” rispose, guardandolo aggrottando la fronte.

“Ok, forse meglio di no.” constatò Skylar.

“Di cosa parlate?” si intromise Lydia.

“Nient...”
“Tyler cerca una dama per la festa d'inverno!” disse Skylar, interrompendo il rosso che gli riservò uno dei suoi sguardi più eloquenti.

“Perché non hai chiesto a me?” domandò Lydia, “Ci sono un paio di ragazzine che vogliono essere mie amiche e farebbero di tutto per entrare nelle mie grazie.” sorrise, scrivendo i loro nomi su un pezzo di carta.

“Non capirò mai da dove deriva il potere che hai su questa scuola.” sbuffò Skylar.

“Sono la fidanzata del capitano della squadra di football. È un po' come essere la first-lady degli Stati Uniti.” spiegò, sorridendo e porgendo il biglietto a Tyler. “E poi sono bella.” aggiunse con un tono di falsa modestia.

 

Quando fu ora di pranzo, i cinque ragazzi si incontrarono al loro solito tavolo della mensa, ma questa volta vi si aggiunsero anche Alissa, Doug e Banquo. Il pranzo trascorse in modo piacevole per tutti, sebbene i tre ragazzi potevano quasi avvertire l'atmosfera impenetrabile che rendeva gli altri cinque così uniti ed inavvicinabili da parte degli altri.

“Oh no, guarda chi arriva!” mormorò Lydia, vedendo che Lilian si avvicinava con il vassoio verso il tavolo dei ragazzi con la sua solita aria da invasata e il passo da minotauro.

“Sei troppo cattiva con lei!” sorrise Doug, sbucciando la mela e poi porgendola alla sua ragazza.

“Ciao, ragazzi. Posso sedermi?” domandò Lilian, sorridendo in modo grottesco.

“Non credo ci sia posto, Lily!” rispose Lydia ricambiando il sorriso, ma Lilian la spinse e praticamente la costrinse a farle spazio, sedendosi in mezzo a lei e Doug.

“Avete tutti trovato una dama o un cavaliere per la festa di sabato?” domandò Lilian, guardandosi attorno. Skylar, Alissa, Banquo, Doug e Lydia annuirono. “Tu no, Sydney?” aggiunse, voltandosi di scatto verso il biondo che si irrigidì, e fece finta di bere.

“Non verrò con te.” sbottò, continuando a bere.

“Ah, ma io non volevo chiederlo a te.” lo rassicurò Lilian, puntando i suoi occhi verdi su Kyle. “Volevo chiederlo a Kyle!” spiegò, facendo andare l'acqua di traverso a Sydney.

Il moro rimase bloccato con la forchetta a metà del percorso, ed alzò lo sguardo per vedere se Lilian stesse parlando veramente o stesse solo scherzando. La situazione al tavolo si era completamente congelata. Tutti aspettavano una risposta che tardava ad arrivare, allora Lilian decise di aiutare Kyle.

“Allora, verresti al ballo con me?” domandò ancora.

“Io... ehm... o-ok!” mormorò.

 

L'acqua nelle mani di Sydney si congelò all'istante, mentre i suoi occhi azzurri si accesero del blu vivo del mare in tempesta. Lilian sorrise, divertita dalla reazione di Sydney, sicuro di averlo fatto ingelosire, mentre Skylar e Lydia piantarono i loro occhi sul biondo, preoccupati della sua reazione.

“Kyle, pensavo che avresti voluto portare un'altra persona.” rise Lydia, spalancando gli occhi.

“Non ti intromettere, ormai ha detto di sì!” la ammonì Lilian, piantando la forchetta nella pasta.

“Non vi pare faccia più freddo, all'improvviso?” domandò Banquo, massaggiandosi le spalle, ed in effetti la temperatura calò di parecchio poiché il gelo che emanava Sydney iniziava ad espandersi come una nebbia. Lungo il bancone della mensa, il distributore dell'acqua iniziò a gorgheggiare per poi spaccarsi e versare tutta l'acqua sul pavimento, mentre un contenitore pieno di brodaglia esplose come un geyser, macchiando una decina di persone.

“Guarda che ore sono! Sydney, dobbiamo andare a fare quella cosa, ricordi?” intervenne Skylar, praticamente prendendo il biondo di peso e portandolo via, subito seguito da Lydia.

“Sto bene! Lasciatemi in pace!” sbottò il biondo, svincolandosi dalla presa dei due amici in male e dirigendosi in bagno dove, prima che se ne rendesse conto, si ritrovò a trattenere sempre più lacrime che Sydney proprio non voleva versare.

“Syd...” disse Kyle, rimanendo sulla soglia della porta. Il solo sentire la voce di Kyle fece scattare nel biondo altra rabbia, e tutti i rubinetti del bagno si aprirono all'unisono. Kyle sospirò e provò a prendergli la mano, cercando di stabilire un minimo di contatto, ma Sydney ritrasse la mano come l'avesse poggiata su un ferro bollente.

“Non toccarmi.” sbottò.

“Senti, mi dispiace per aver accettato quell'invito, ma mi ha colto di sorpresa e...”
“E allora hai accettato! È la cosa più logica che avresti potuto fare, in effetti!” ringhiò. Sydney inspirò profondamente e si calmò, così come i rubinetti interruppero il loro flusso d'acqua.

“Mi dispiace, lasciami riparare.” annuì Kyle, “Ti prego.” disse, prendendogli il volto fra le mani. Il biondo si morse le labbra e guardò altrove, sapendo che se avesse piantato i suoi occhi blu in quelli neri di Kyle, si sarebbe sciolto in poco tempo e avrebbe ceduto.

“Dai, Syd...” mormorò Kyle, baciandolo sulla guancia.

“Non sarebbe giusto nei confronti di Lilian darle buca.” sospirò Sydney, sentendo il calore prodotto da Kyle pervadergli il cervello.

“Lo dici solo perché vuoi punirmi...” sorrise, facendo ridere anche Sydney.

“Sì, infatti!” ammise, guardandolo negli occhi.

 

Anche se le due amiche di Lydia si erano appena presentate, Tyler già non riusciva a ricordarne i nomi. La bionda era estremamente stupida, rideva come una papera ad ogni battuta di Lydia che si sforzava di farne di peggiori solo per sbandierare quanto la ragazza fosse patetica. La mora, invece, era leggermente meno carina della bionda, ma almeno pareva portatrice sana del dono del decoro, ridendo alle battute che facevano ridere o dicendo cose pertinenti alle conversazioni che venivano affrontate.

Dal canto suo, Tyler rimaneva muto e osservava lo spettacolo di Lydia versione regina e delle due scagnozze affamate di popolarità e di fama.

“Lydia, posso parlarti in privato?” domandò Tyler, e la rossa annuì, tirando un sospiro di sollievo perché si stava davvero annoiando quel pomeriggio.

“Allora? Chi preferisci?” domandò Lydia, guardando l'orologio.

“Non so se “preferire” sia il verbo più adatto...” mormorò Tyler, mordendosi le labbra.

“Tesoro, questo è tutto ciò che ho da offrirti!” sospirò la rossa, e Tyler annuì. Il tempo stringeva, così come la paura di non trovare la dama per il ballo d'inverno gli creava un cerchio alla testa sempre più stretto.

“La mora!” disse, indicandola in modo svogliato.

“Grace, ehi! Puoi raggiungerci un attimo?” disse Lydia, e con grande invidia della bionda, la mora si alzò, zampettando fino ai due.

“Ehi, mi chiedevo se ti andrebbe di andare al ballo con Tyler...” sorrise Lydia, arrivando a rubare a Tyler persino la proposta.

“Oh, mi piacerebbe tanto. Ma ho già un cavaliere.” mormorò, mordendosi le labbra.

“Che peccato!” sibilò Lydia, per niente sorpresa da quella risposta. “Già, perché io, Doug e Tyler volevamo andare in limo. Ti avrei fatto conoscere tutti gli amici di Doug e, chissà, magari saremmo potute diventare amiche!” sospirò, falsamente dispiaciuta.

“In realtà non è stata un vero e proprio invito, quindi non sono sicura di essere occupata. Però visto che l'invito di Tyler è stato il più chiaro, verrò al ballo con lui!” sorrise, per poi congedarsi e sgambettare via.

“Sei... crudele!” mormorò Tyler.

“Sì, ma solo quando c'è da aiutare un mio amico.” disse Lydia, facendogli l'occhiolino.

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Capitolo 17
*** 1.14- Energia ***


 

1.14- Energia 

 

Nonostante la festa d'inverno fosse stata preparata nei minimi dettagli e con le più pure delle intenzioni, qualcosa andò storto. Anzi no, più di qualcosa.

La musica era buona, il cibo superava tutte le aspettative, ma Tyler proprio non riusciva a divertirsi. Siccome la preparazione di una festa era quasi degna del più lussuoso dei matrimoni, a tutti gli invitati fu assegnato un tavolo a cui, alla bene e meglio, sarebbe dovuto sedersi con i suoi amici. Da questo punto di vista Tyler fu fortunato: si sedette con Lydia e Kyle e i loro compagni; ma ora erano tutti e quattro a ballare mentre lui rimaneva stravaccato sulla sedia a giocherellare con palline di carta ricavate da un tovagliolo.

“Non ti va di ballare?” domandò Tyler, rivolgendosi a Grace, la ragazza che Lydia aveva invitato per lui.

“No.” disse, secca. Il silenzio della ragazza che il rosso all'inizio aveva scambiato per segno di intelligenza, si rivelò presto una sopravvalutazione di Grace; lei non parlava semplicemente perché non aveva niente da dire, e allora rimaneva zitta.

Tyler alzò lo sguardo e vide i suoi amici che si divertivano- Kyle un po' meno, visto che Lilian continuava a stargli vicino solo quando Sydney era nei paraggi -mentre lui era lì, seduto con una ragazza muta. Non riuscendo a sopportare oltre quella situazione il rosso sbuffò e si avviò verso la pista.

“Dove vai?” chiese Grace.”
“A ballare da solo!”

 

A metà serata, di colpo la musica si fermò e comparve la preside Vandom sul palco dove prima una band di ragazzi qualunque stava strimpellando divertendo gli studenti. Dopo un breve discorso che anche lei avrebbe voluto evitare, la Vandom prese in mano due buste (una azzurra ed una rosa) pronta a pronunciare i nomi del re e della reginetta del ballo d'inverno.

“Presto, facciamoci vedere felici insieme!” gracchiò Lilian afferrando il volto di Kyle e baciandolo, ficcandogli mezzo metro di lingua in gola.

“La reginetta del ballo è...”

“Ma che fai!” sbottò lui, allontanandola. Per vedere solo un momento dopo che Sydney lo guardava inorridito.

“LYDIA EARTHA!”

uno scroscio di applausi e Lydia fu illuminata da un faro. Fingendo la migliore faccia sorpresa che il suo repertorio di emozioni poteva sfoggiare, Lydia si diresse sul palco, girandosi solo un attimo per restituire il dito medio a Lilian che, subito dopo, scappò furiosa.

La ragazza salì sul palco e le fu affidata la classica coroncina ed un mazzo di fiori abbastanza smorto che, però, appena lei prese in mano, iniziò a fiorire e a colorarsi delle più belle tonalità.

“Invece, il re è...” disse la Vandom, subito aggrottando la fronte. “Oh... abbiamo un fuori lista...!” spiegò, sorridendo a Lydia che la guardò allarmata sotto il suo sorriso.

“Dicevo, il re è... SKYLAR WINDY!”

un fascio di luce si abbatté su Skylar che appariva sorpreso quanto gli altri, a giudicare dai suoi occhi grigi spalancati.

“Devi andare verso il palco!” gli sussurrò Alissa, e lui annuì, camminando rigido come un pezzo di legno.

“Un applauso per il re e la reginetta del ballo d'inverno!” disse la Vandom, incoraggiando il pubblico che iniziò ad applaudire e a esultare per la nuova “coppia d'inverno”.

“Ed ora, la coppia aprirà le danze!” disse la Vandom, sorridendo e inducendo i ragazzi a scendere dal palco e mettendosi al centro della pista, subito colti da una canzone.

Sometimes I feel like throwing my hands up in the air
I know I can count on you

“Non so ballare.” mormorò Skylar a denti stretti.

“Non è vero.” sorrise Lydia, questa volta davvero. “Ti ho visto ballare tante volte.” lo rassicuro, Skylar annuì e appoggiò una mano sul fianco di Lydia ad altezza “amicizia” e con l'altra mano teneva quella della ragazza, poi iniziarono ad ondeggiare a tempo.

Sometimes it seems that the going is just too rough
And things go wrong no matter what I do
“Stai tremando.” disse Lydia, sorridendogli ancora. Ormai altri avevano preso a ballare insieme, anche Doug ed Alissa che avevano dimostrato di averla presa abbastanza bene, mentre questa volta Tyler tornò al tavolo con Grace- la quale non si era mai mossa -e si sedette, aspettando che il momento romantico finisse.

“Non sto tremando.” disse Skylar, respirando profondamente.

You got the love

you got the love

Lydia si poggiò sul torso di e non poté non notare quanto le palpitazioni del ragazzo fossero impazzite. Era una conferma a quello che sospettava dagli ultimi quattro mesi. Lei piaceva a Skylar...

You got the love

you got the love

...anzi, avrebbe detto che era persino innamorato.

 

“Syd, non fare così!” disse Kyle inseguendo il biondo che si muoveva a passo veloce fuori dalla scuola per evitarlo. “Mi ha baciato di sorpresa!” si giustificò.

“LO SO!” sbottò, girandosi di colpo, lasciando Kyle fulminato da quella reazione.

“E allora cosa vuoi da me?” domandò, ma dallo sguardo che fece Sydney subito dopo quella domanda, avrebbe fatto meglio a non chiederglielo.

“Voglio che tu non vada in giro ad accettare inviti dalle ragazze! Voglio poterti baciare mentre siamo in sala mensa mentre tutti guardano! Voglio poter entrare a scuola tenendoti per mano! Voglio aspettarti fuori dalla classe per poi tornare a casa insieme!” urlò, per poi aggiungere “ECCO. COSA. VOGLIO!” disse a denti stretti, e spingendolo ad ogni parola.

Kyle aprì bocca, pronto a difendersi, ma qualcosa fece dimenticare ad entrambi del litigio che stavano avendo in quel momento. Un rumore assordante di vetri rotti, di mura che si rompevano e di urla di gente. Si voltarono entrambi e videro la palestra che tremava, circondata da scintille arancioni come fosse stata appena colpita da un fulmine.

 

La folla impazzita si diresse immediatamente verso le porte di sicurezza, mentre i professori urlavano per mantenere la calma e intimando gli studenti a non correre. Alcuni vetri erano esplosi e c'erano stati dei feriti, tra cui Skylar che fu colpito alla schiena da qualche scheggia, mentre parti del tetto erano cadute sul tavolo, rovesciando le bibite e facendo scivolare praticamente chiunque ci passasse sopra.

“LYDIA!” urlò Doug, facendosi strada tra la folla per cercare la sua ragazza, ma trovava davvero difficile vederla fra tutto quel trambusto. Se fosse già fuori? O se fosse ferita? L'idea della sua ragazza ferita e da sola in mezzo a quell'inferno gli faceva triplicare i battiti cardiaci. Era troppo buio, ma la luce d'emergenza si era attivata e si potevano vedere le poche sagome rimaste in palestra. Doug strizzò gli occhi e ne contò quattro: Tyler che reggeva Skylar, Lydia e la Vandom.

“LYDIA!” urlò di nuovo il ragazzo.

“DOUG VA' VIA!” urlò di rimando lei, ma non per rabbia, bensì per paura che anche lui potesse farsi male. Una seconda scossa, infatti, lo colpì alle spalle facendolo crollare a terra. L'ultima cosa che vide, prima di perdere i sensi fu una donna dai capelli ricci e argentei, con occhi che avevano qualcosa di davvero strano: rilucevano come quelli di un felino.

 

“Doug!” disse Lydia, ma la Vandom la bloccò per il polso evitando che corresse il pericolo di avvicinarsi troppo.

“Hilda...” mormorò Tyler, rosso di rabbia, mentre l'ex guardiana si avvicinava con aria letale. Uno schiocco di dita e le luci si riaccesero, mentre le porte della palestra si chiusero con un suono esplosivo, impedendo a chiunque di entrare od uscire.

“Sono io quello che vuoi, lascia andare tutti gli altri!” ringhiò Tyler, ma lei fece di no con il volto, quasi intenerita dall'ingenuità del ragazzo.

“No, non voglio solo te. Voglio anche gli altri frammenti del cuore.” ringhiò, generando due sfere d'energia che diresse verso Lydia e Skylar.

Un getto d'acqua ed un muro di fuoco protessero i due ragazzi, e dietro Hilda si scorsero le figure di Sydney e di Kyle. Il biondo sollevò tutta l'acqua del buffet e la scaraventò contro l'ex guardiana, congelandola e creando una specie di camicia di forza di ghiaccio, ma Hilda non batté ciglio e dopo poco il ghiaccio si frantumò sotto piccole scintille nere.

“Non potete battermi!” rise, mentre vedeva i due ragazzi raggiungere la loro squadra.

“Torna in te, Hilda! Non è tardi per chiedere il perdono di Kandrakar!” disse la Vandom.

“Non è il perdono quello che cerco! È il potere! È l'indipendenza!” urlò, generando una scarica che scaraventò la Vandom sul palco, facendole perdere i sensi.

“EHI! QUELLA E' LA MIA PRESIDE!” sbottò Tyler, lanciandole contro una sfera d'energia che la fece solo barcollare.

“Datemi i frammenti del cuore e vi lascerò andare vivi...” sorrise, generando una sfera d'energia decisamente più grande delle prime due.

“Era il tuo piano fin dall'inizio, vero?” domandò Lydia “Ci avresti potuto sconfiggere subito, ma hai aspettato solo perché ti serviva qualcuno che raccogliesse i frammenti del cuore al posto tuo!” sibilò Lydia, per poi spalancare le braccia e sollevare alcune assi del parquet della palestra. Hilda, questa volta, sembrò abbastanza turbata da vedere assi come dardi puntati contro di lei.

Un movimento di polso e una decina di assi partì, ma con un campo di forza Hilda fece esplodere il legno sorridendo a Lydia, ma anche Lydia le sorrideva ed infatti altre dieci assi partirono da destra e da sinistra, ma questa volta Hilda si protesse in modo approssimativo, e si ferì ad un braccio.

Lo sguardo di pazzia colse gli occhi di Hilda. La donna unì le mani ed un enorme getto d'energia nero si diresse verso Lydia, ma Tyler si sovrappose, rimandandolo in dietro, fra la sorpresa generale.

 

La parte anteriore della palestra esplose generando uno spostamento d'aria che per fortuna fu bloccato da Skylar, evitando ferite di detriti ed altro.

“Presto, andiamo via!” disse Sydney, approfittando della nuvola di fumo e dell'apparente scomparsa di Hilda.

L'unica porta che riuscirono ad aprire fu quella che conduceva all'interno della scuola e così, dopo aver messo al sicuro la Vandom e Doug in un'aula, iniziarono a correre verso l'uscita.

“Non sapevo di essere così potente.” mormorò Tyler.

“Neanche io.” spiegò Lydia.

“Credo sia dovuto al fatto che i cinque frammenti del cuore siano vicini, quindi il cuore di Kandrakar è praticamente completo.” spiegò Sydney.

“Sky come stai?” domandò Kyle, mentre aiutava l'amico a camminare.

“Potrei stare meglio.” confessò, sentendo il dolore alla schiena che aumentava ad ogni passo.

“Ok, ora ci serve un piano!” spiegò Lydia, ma prima che potessero idearne uno, ecco che videro Hilda ferita ed impolverata alla fine del corridoio, purtroppo non troppo lontana da loro.

“Questa me la pagate.” ringhiò, mentre l'aria si riempiva di elettricità e scintille nere si aggiravano attorno all'ex guardiana come falene attorno ad una fiamma.

Sydney e Kyle si piantarono davanti alla squadra pronti ad attaccare, ma con un semplice gesto di Hilda, entrambi volarono contro gli armadietti in modo così violento che li ammaccarono, cadendo per terra svenuti.

“Datemi i frammenti e prometto di uccidervi in modo veloce.” abbaiò, ma Skylar le scaraventò addosso un getto d'aria non forte abbastanza, e lei si infuriò solamente, scaraventandolo al fondo del corridoio.

“Va bene, allora. Sarò lenta e dolorosa.” urlò, mentre le scintille esplodevano, creando una scossa perpetua che fece tremare l'intera scuola.
Lydia si sovrappose fra Hilda e Tyler, ma il rosso la prese per il polso e le fece di no con la testa.

“Assicurati che stiano bene.” le disse, per poi rivolgersi ad Hilda. “Vuoi i frammenti del cuore? Vieni a prenderli!” urlò, sfidandola, e poi correndo su per le scale, fino al tetto della scuola, dove presto rimasero solo lui ed Hilda.

 

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Capitolo 18
*** 1.15- Kandrakar! ***


Care amiche lettrici e cari amici lettori, TSKLS torna verso aprile-maggio (c'è la mia laurea di mezzo, e ho bisogno di concentrarmi sulla tesi, ora come ora)! Quindi, non disperate, l'attesa sarà anche lunga, ma le sorprese saranno moltissime! 

1.15- Kandrakar!

L'aria era satura di elettricità, e questo, in un certo senso, caricava Tyler. Avvertiva il potere di Hilda come onde nere che si propagavano verso di lui, ma non riusciva a non pensare a quel potere anche come al suo. Quando Hilda lo raggiunse sul tetto, non si degnò di aprire la porta con la serratura, ma la scardinò facilmente con un getto d'energia, scagliandola come un proiettile verso il rosso che, per un soffio, fu mancato.

“Dammi i frammenti del cuore!” ringhiò Hilda, generando altra elettricità che iniziò a colpire parti del tetto. Ormai l'ex guardiana non poggiava neanche più i piedi a terra, ma levitava come una furia in preda all'ira più cieca.

“Mai!” rispose Tyler, direzionando un getto d'energia affinché la colpisse, ma lei rispose con un secondo getto che si rivelò più forte di quello del ragazzo. Vi fu un'esplosione e nubi nere ed arancioni si mischiarono, mentre Tyler si copriva il volto con gli avambracci scervellandosi nel trovare una tattica per disarmare Hilda dell'ultimo frammento.

La polvere si diradò, permettendo ad entrambi di continuare ad attaccarsi con sfere e getti d'energia o con scariche elettriche, ma i due poteri erano quasi equivalenti: era evidente che Hilda avesse perso parte della sua forza ad ogni pezzi del cuore recuperato. Tyler si ricordò delle parole della Vandom: lui poteva contare su una squadra che Hilda non aveva esitato a mettere k.o., ma ora doveva trovare un altro modo per vincere la battaglia. Una sfera arancione colpì Hilda alla spalla, facendola vorticare in aria fino a farla capitolare per terra. Il rosso non riuscì a trattenere un ghigno, ma lo sguardo della ragazza dai capelli argentei gli smorzò il sorriso di colpo.

“Fossi in te mi aggrapperei da qualche parte.” sibilò, per poi sbattere la mano sul tetto. Una fortissima vibrazione si sprigionò attraverso il cemento armato e subito dopo piccole crepe si crearono sotto i loro piedi, sbriciolando la loro base di appoggio ed inghiottendo entrambi nel buio.

 

“Kyle! Kyle, svegliati!” disse Lydia, prendendolo a schiaffi. Il moro mugugnò qualcosa; aveva sbattuto la schiena e perdeva sangue dal labbro, ma per il resto sembrava davvero stesse bene. Skylar era sveglio, mentre Sydney era leggermente più pallido degli altri.

“Lydia, devi andare ad aiutare Tyler.” tossì Skylar che, tra tutti, sembrava il più malconcio.

“E come, senza di voi?” domandò lei, disperata nel tentativo di svegliare Kyle.

“Non solo Lydia, ma tutti quanti.” spiegò la Vandom. La sua comparsa sorprese entrambi i ragazzi; dopo averla vista volare per mezza palestra si sarebbe aspettata di vederla in barella e poi ricoperta di gesso, ma ora lei si ergeva in piedi con qualche livido e qualche graffio.

La preside si avvicinò a Kyle e gli toccò il viso.

“Sapete, quando smetti di essere una guardiana, parte del potere rimane con te.” sorrise, e poco dopo applicò una lieve pressione sulla fronte del moro e quest'ultimo aprì gli occhi come nulla fosse accaduto. La preside fece lo stesso con Sydney e poi con Skylar.

“Cosa sta facendo?” domandò il bruno, lasciandosi toccare la spalla ed avvertendo il dolore che spariva piano piano.
“Sto dalla vostra parte e da quella di Kandrakar!” gli disse, sorridendogli, per poi rivolgersi a tutti e quattro. “Andate, Tyler ha bisogno di voi.”

 

Tyler provò a sollevarsi, ma un cumulo di macerie era posato sopra la sua gamba, schiacciandola ed impedendogli il movimento. Sentiva un dolore acuto alla spalla sinistra, mentre da più parti del corpo perdeva sangue ma in maniera superficiale. Alzò lo sguardo e vide Hilda che lo fissava con la sua lunga chioma argentea che fluttuava per aria a gravità zero. Un suo semplice gesto e Tyler si ritrovò sospeso in aria dal potere dell'ex guardiana. Aveva spostato le macerie con poco sforzo, ed ora teneva il rosso sul palmo della sua mano: un gesto e lo avrebbe ucciso.

“Dammi i frammenti!” sibilò, velenosa come un serpente.

“Facciamo un'altra volta.” rispose Tyler, e lei lo spedì pesantemente contro la parete, per poi risollevarlo e riformulare lo stesso ordine.

“Dammi i frammenti del cuore!”

“Preferirei ingoiarli!” spiegò, e fu di nuovo proiettato contro la parete, ma questa volta non riuscì a trattenersi dall'urlare a causa del dolore, sapendo di dare così a Hilda il modo di divertirsi ancora di più.

“Vuoi continuare ancora a lungo?” domandò lei.

“Non ho altri impegni.” rispose lui, sputando sangue. Irritata dall'insolenza del ragazzo, Tyler fu lanciato ancora verso la parete, ma un morbido cuscino attutì la sua caduta. Il rosso si guardò attorno e vide Skylar che aveva creato una bolla d'aria così da impedire all'amico di farsi male. La sua squadra era arrivata, forse ora aveva una speranza in più di sconfiggere Hilda.

Dalle tasche dei quattro ragazzi i frammenti del cuore iniziarono a levarsi in aria. Quello argenteo e leggero dell'Aria. Quello blu e freddo dell'Acqua. Quello verde e resistente della Terra. Quello rosso e caldo del Fuoco. Dal petto di Hilda, invece, partì un raggio di luce nero e il frammento del cuore che lei stessa aveva custodito gelosamente.

I cinque frammenti partirono come proiettili verso un punto unico e si unirono, scontrandosi con tale energia che un'esplosione di luce accecante e suono assordante colse tutti di sorpresa. Quando tutti riaprirono gli occhi, videro un oggetto luminoso al centro della sala che risplendeva di luce purissima.
“Allora ecco com'è fatto il cuore di Kandrakar.” mormorò Tyler.

 

Hilda allungò il braccio con uno scatto secco, sorridendo così tanto da ferirsi le labbra, mentre il cuore finalmente completo si avvicinava lentamente verso di lei.

“Tyler!” disse Lydia, allarmata; ma il rosso prestava attenzione ad altro. Sentiva dei sentimenti che non erano i suoi, ma era come li vivesse in prima persona e non ne capiva la fonte. Era come sentirsi tutt'uno con un'entità sola.

“È il cuore che ti fa sentire così! Sta comunicando con te.” disse la Vandom, comparsa dietro ai ragazzi e subito sorretta da Kyle. Tyler annuì e si alzò. Il cuore arrestò il suo lento cammino verso Hilda e rimase ad aspettare. Tyler fece per allungare la mano, ma si sentiva parecchio dubbioso riguardo cosa fare per acquistare la fiducia del cuore.

“Lascia che il cuore venga da me! È un peso che tu non sopporteresti!” urlò Hilda, quasi disperata.

“Si vede come l'hai sopportato bene tu, invece.” sbottò Sydney, facendo infuriare l'avversaria. Tyler pensò a quello che gli disse una volta la Vandom: il cuore si piega alla volontà del suo custode, ma forse adesso era venuto il momento di ribaltare la situazione. Tyler ritirò la mano e lasciò entrambe le braccia rilassate lungo i fianchi, era fermo e non porgeva più la mano al cuore.

“Rinunci?” domandò Hilda, sorridendo.
“Solo se è quello che vuole il cuore! Sono io che mi piego alla sua volontà!” spiegò, e come un cucciolo che corre dal suo padrone, il cuore corse fra le mani di Tyler, rifugiandosi nel suo nuovo padrone.

 

Hilda iniziò a correre, disperata e senza poteri verso il cuore, cercando di raccoglierlo un'ultima volta, ma fu il cuore stesso a respingerla con una leggera scarica elettrica che la fece cadere. Tyler accarezzò il cuore che ora splendeva sul suo palmo destro e proiettava cinque raggi di luce colorata che colpirono i cinque ragazzi, sprigionando in loro una maggiore quantità di potere rispetto a quanto fossero abituati.

E così, mentre Hilda era costretta a rimanere seduta e a invidiare la gloria dei cinque ragazzi, la squadra dei nuovi guardiani era ormai al completo, e poteva finalmente vantare la possessione del cuore di Kandrakar.
Quando la luce diminuì, un varco si aprì dal nulla, rivelando l'ingresso per la fortezza. I cinque ragazzi, la Vandom e Hilda varcarono la soglia, per poi ritrovarsi circondati da una struttura in marmo bianchissimo. Lunghe scalinate si diramavano a perdita d'occhio, fiamme bianche fluttuavano sospese garantendo una luce purissima, ogni angolo delle mura era decorato da un unico finissimo bassorilievo che sembrava raccontare una storia infinita. Tyler e gli altri si guardarono attorno e si ritrovarono al centro di un'unica grande arena, dove creature di ogni tipo li osservavano, mentre un leggero chiacchiericcio serpeggiava tra la folla. D'un tratto, tutto si fece silenzioso e una donna camminò verso di loro. Sembrava più giovane della preside Vandom e aveva fattezze orientali accompagnata da una grande eleganza.

“Salve, Guardiani!” disse l'oracolo, e tutti i componenti della sala si alzarono in piedi. “Vi do il benvenuto a Kandrakar, dimora dell'equilibrio universale. Voi cinque siete i prescelti destinati a difendere la pace nel suo senso più ampio; ma per adesso, lasciate che vi ringrazi per aver restituito libertà al cuore di questo luogo!” e fece partire un applauso che ben presto si propagò per tutta la sala, facendo sentire i cinque ragazzi non solo apprezzati, ma addirittura ammirati.

“Siate benedetti voi tutti; Sydney, Kyle, Lydia, Skylar e Tyler.” disse, sorridendo.

Tyler continuava ad osservare quel luogo incantato, perdendosi nei dettagli, quando alla fine riconobbe quattro visi. Erano Nadine, Elliot, Edie e Xandra. Erano sedute insieme all'intera congrega, ma portavano vestiti diversi, ed il loro volto era stato purificato dalla corruzione del potere, ed ora risultavano semplicemente quattro bellissime ragazze.

“Hilda. Nonostante tu abbia voluto infliggere un tormento a Kandrakar, aizzandogli contro la sua essenza stessa, la congrega ha deciso di votare a favore che tu e le tue amiche ritroviate la pace che la corruzione del potere non ha saputo garantirvi. Ovviamente la nostra è un'offerta, non un ordine. Accetti?” domandò la donna asiatica. Hilda esitò, guardandosi attorno con aria infuriata e difesa, accusando con i suoi occhi l'intera congrega e la squadra dei nuovi guardiani.

“Non fare la stupida, torna da noi.” pianse Elliot, asciugandosi le lacrime.

“Non è mai troppo tardi per il perdono!” spiegò Nadine, alzandosi e convincendo le altre a fare lo stesso, raggiungendo la loro amica e abbracciandola tutte insieme.

“Visto? Nessuno si salva senza una squadra.” sussurrò la Vandom a Tyler

“Cari guardiani. La vostra prima missione si può considerare conclusa con successo, e Kandrakar ve ne sarà sempre riconoscente. Ci tengo a sottolineare che questo luogo è anche casa vostra. Siamo alleati, adesso, e voi siete liberi di domandarci o chiederci qualsiasi cosa.” spiegò la donna, sorridendo ai cinque.

“Io avrei una domanda.” disse Tyler. “Lei chi è?” domandò.

“Lei è l'oracolo!” rispose la Vandom “Ma prima si chiamava semplicemente Hay Lin.”

 

“Cara Will, devo proprio farti i complimenti per questa nuova squadra! Sei stata essenziale per la buona riuscita di questa missione e della formazione dei ragazzi.” sorrise Hay Lin, bevendo un sorso di tè.

“Sono loro quelli straordinari. Mi ricordano molto noi cinque.” sospirò Will, guardando le nuvolette di vapore che si sollevavano dalla superficie bollente della bevanda. “Sai, a volte mi mancano quei tempi.” confessò.

“Mancano anche a me. Il modo in cui lottavamo e riuscivamo comunque a mantenere una buona media scolastica.” spiegò una ragazza di colore al loro fianco.

“Tu riuscivi a mantenere una media scolastica buona, Taranee!” rispose Will, e le tre scoppiarono a ridere, in memoria dei vecchi tempi, ma poi Will si rabbuiò, ricordando il motivo per cui l'amica si trovasse lì con loro.

“Mi spiace, Tara, per come è andata.” mormorò.

“Oh, avanti! Sono passati quasi vent'anni e nessuna di noi cinque avrebbe potuto prevedere quell'attacco. Sono comunque felice che almeno voi quattro vi siate salvate.” sorrise, con le lacrime agli occhi.

“Lo so, ma non è giusto...”
“No, Will, non devi essere triste!” spiegò, prendendole la mano nella sua “Qui ho trovato la pace!”

 

Una piccola magia da parte di Kandrakar come regalo per l'impegno dimostrato, e il tempo tornò indietro di qualche ora. La palestra era integra così come il tetto della scuola e parti di essa. Non c'erano tracce di lotta e gli unici che ricordavano quel momento erano solo i guardiani e la preside Vandom.

“Allora, dove eravamo rimasti?” domandò Kyle, accedendo una sigaretta. Sydney aveva solo voglia di abbracciare il moro, e di passare un'intera serata a baciarsi con lui, ma sapeva bene che c'erano questioni più importanti da sistemare, fra di loro.

“Baciami.” mormorò Sydney, guardandolo con sfida. Kyle sbuffò una nuvola di fumo e si passò una mano fra i capelli e si avvicinò verso il biondo, dandogli un bacio sulla guancia. Sydney si infuriò, forse più del dovuto, e gli prese il volto fra le mani e lo baciò fino a quando non fu spinto via dal moro stesso.

“Syd! Ti prego!” lo rimproverò, guardandosi attorno. Il biondo fece un risolino isterico e si passò una manica dove sapeva già stesse scendendo una lacrima.

“Mi spiace, Kyle.”

“No, non ti preoccupare.” disse lui, avvicinandosi e facendo per toccargli la mano, ma Sydney si ritrasse come un animale ferito e poi si allontanò.

“Mi spiace, ma è finita.” spiegò, tornando in palestra.

Poco più in là, Lydia e Skylar erano ancora alle prese con il lento, ma entrambi erano troppo esausti per fingere ogni altro tipo di emozione se non il sollievo.

“Ti piaccio, vero?” domandò Lydia, ancora appoggiata al suo petto dove sentiva palpitazioni. Skylar non rispose, ma la strinse leggermente di più.

“So che ami Doug. Non ti sto chiedendo di lasciarlo o di darmi una possibilità. Ho solo bisogno di tempo.” spiegò lui, guardando Alissa che ora parlava con qualche compagna di classe.

“Da quando?” domandò lei.

“Da quando cosa?”
“Da quando ti piaccio?”

“Terza elementare, dopo che difendesti una tua amica da un bullo lanciandogli contro il budino alla mela verde.” spiegò lui.

“Oh sì, mi ricordo.” rise, spensierata, non riuscendo a pensare ad altro se non a rilassarsi e godersi quel momento.

Dal canto suo, invece, Tyler era stremato. L'oracolo l'aveva guarito ma lui era davvero troppo stanco anche solo per muovere un passo, così si ritrovò al tavolo con Grace, muta come una statua di sale. Ben presto, però, i suoi amici si sedettero attorno a lui, tutti troppo stanchi per esprimere qualcosa al di fuori del sollievo.

“Non ci posso credere che sia finita.” mormorò Skylar.

“Già... ma avremo altre missioni!” annuì Sydney, sbadigliando.

“E nel frattempo cosa faremo?” domandò Kyle

“Nel frattempo potremmo festeggiare!” disse, facendo appello alle ultime energie che gli rimanevano e trascinando tutti e cinque giusto in tempo per un'ultima canzone su cui ballare.

 

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Capitolo 19
*** 2.1 Missione 2: La crisi dei due Mondi ***


Carissime amiche lettrici e carissimi amici lettori, eccomi tornato con la nuova missione della saga TSKLS! Missione basata a lungo sul fattore misterioso dei nuovi nemici dei Guardiani, sperando che anche voi possiate partecipare all'indagine sull'identità di tali mostri. Mi scuso per il capitolo breve, ma tra una settimana rincalerò la dose con più colpi di scena! Buona Lettura!


2.1 Missione 2: La crisi dei due Mondi
 

La campanella suonò per la prima volta dopo la lunga pausa invernale, annunciando la fine delle vacanze di Natale e l'inizio di un secondo semestre che sarebbe durato fino a metà Giugno.

Sbuffando, Tyler camminò lungo il corridoio scrollandosi la neve dalle spalle, accorgendosi solo in un secondo momento che ad ogni movimento della mano corrispondevano delle scintille arancioni dovute alla forte elettricità statica generata dallo sfregare i suoi guanti di lana. Da quando aveva acquistato il cuore di Kandrakar i suoi poteri erano aumentati enormemente e trovava spesso difficile riuscire a controllarli. Aveva fatto esplodere almeno cinque lampadine, una televisione ed il microonde per il sovraccarico di energia.

“Buongiorno, pigrone!” disse una voce alle sue spalle.

“Ciao, Sky!” ripeté Tyler, sorridendogli.

“Allora, pronto per un entusiasmante semestre?” gli chiese, per poi fermarsi un attimo, sfregare il naso e starnutire. Un vortice d'aria fece volare tutti i volantini presenti lungo il corridoio, cadere una pianta con vaso e sbattere qualche porta.

“Ops.” mormorò Skylar, mordendosi le labbra.

“Anche tu sei in sovraccarico?” gli domandò Tyler, e il bruno annuì.

“È come se il potere fosse triplicato e continui a crescere!” spiegò, guardandosi le mani, leggermente pensieroso.

“Penso sia normale, dopo un semestre senza cuore di Kandrakar ora tutto il potere che ci spettava ci sembra enorme.”

“Già, è vero! Ma almeno ci potremmo allenare ancora di più.” commentò, cercando il lato positivo della situazione.

“E con Alissa come va?”

“Oh, bene. Purtroppo passerà il semestre in Norvegia.” spiegò, annuendo, per poi essere raggiunti da Kyle che, caldo come un forno, si ritrovò già mezzo asciutto nonostante la nevicata assurda di quella mattina.

“Adoro i miei poteri contro l'inverno.” esordì Kyle, dando una pacca bollente ai suoi due amici che approfittarono del saluto per guadagnare un po' di calore in più. “Non so perché, ma sono decisamente ottimista per questo nuovo semestre.” spiegò, unendosi a loro lungo il cammino verso le macchinette del caffè alla fine del corridoio.

“Già, anche io!” annuì Skylar. “Tu sai già da dove iniziare?” chiese al moro, guardandolo.

“Certo. Ho già una vaga idea.” spiegò, guardando Sydney arrivare verso di loro in compagnia di Lydia.

 

“Allora, come sono andati gli esami di fine semestre?” domandò Skylar, sorseggiando il caffè in compagnia, la cosa che più gli era mancata durante le vacanze di Natale era stata quella routine costituita dai vari incontri per la scuola; caffè, lunghe camminate per i corridoi e il pranzo sempre in compagnia dei suoi amici.

“Prossima domanda?” ironizzò Tyler.

“Ho preso il voto più alto in chimica.” spiegò Kyle, lanciando un'occhiata a Sydney che sembrò non cogliere il riferimento, ma anzi, sembrava addirittura distratto da qualcos'altro.

“Dannazione!” commentò, lasciando il caffè sul tavolino senza averlo neanche toccato.

“Che succede?” domandò Lydia ed il biondo la invitò a guardare dentro il bicchiere: il caffè si era congelato in tempo zero. “È da quando abbiamo ricomposto il cuore che congelo o bagno tutto.” sbuffò.

“Io faccio volare di tutto.” disse Skylar. Dispiaciuto, Kyle poggiò una mano sul bicchiere e sciolse il caffè, ma poco dopo la bevanda cominciò a bollire e poi evaporò del tutto, mentre la plastica si scioglieva come burro.

“Che diamine...” mormorò Kyle, cercando di togliersi la plastica dalle dita.

“E quelli chi sono?” domandò ad un tratto Lydia, indicando con un movimento del volto tre nuovi studenti che camminavano al centro del corridoio con aria tipica di chi si sente già padrone della scuola. I tre erano troppo simili per non essere fratelli: avevano capelli scurissimi, pelle abbronzata e occhi di un verde smeraldo che incutevano timore e generavano fascino. Erano tutti e tre molto belli e con un fisico parecchio atletico. Ad occhio e croce, c'era il ragazzo più alto e muscoloso che sembrava il fratello maggiore, poi la sorella di mezzo anche lei alta e atletica, ed infine un ragazzo leggermente più basso della sorella ma comunque con un fisico ben costruito.

I tre camminavano per il corridoio indifferenti alla scia di silenzio ed occhiate che generavano, quasi sapendo che loro erano in grado di procurare quell'effetto.

“Spero di capitare in classe con quella ragazza.” mormorò Tyler, quando furono abbastanza lontani.

 

Per la gioia di Tyler, di Skylar e di tutti i ragazzi presenti alla lezione della professoressa Vox annunciò l'arrivo di una nuova studentessa in classe.

“Ragazzi, siate civili.” disse la professoressa, prima di lasciare la parola alla ragazza.

“Buongiorno a tutti- disse, parlando con un forte accento del Brasile. -Mi chiamo Olivia Alvarez, ho 18 anni e frequento il quarto anno. Vengo da Rio de Janeiro e mi sono trasferita con i miei fratelli Felipe e Nicolas.” spiegò, non perdendo mai il sorriso.

“Wow, quante informazioni utili...” mormorò Lydia a bassa voce.

“Interessante.” aggiunse Tyler, seriamente incantato dalla bellezza della ragazza. Olivia prese posto proprio davanti Lydia, e la ragazza si accorse di come tutti i ragazzi seguissero con lo sguardo la nuova arrivata ed il suo look da cantante rock che aveva vissuto una vista sregolata ma felice.

“Hai tutto quello di cui hai bisogno? Penne? Libro? Fogli?” disse Tyler.

“Si! Sei molto carino!” commentò, abbagliandolo con i suoi occhi verde smeraldo.

“M-mi chiamo Tyler.” disse il rosso, porgendole la mano, che lei strinse con delicatezza.

“Io Sky!” intervenne Skylar, rischiando di cadere dal suo posto per presentarsi ad Olivia.

“Siete buffi! Mi piacete.” commentò Olivia, tornando a seguire la spiegazione.

“I-in che senso ti piacciamo?” domandò Tyler, per poi essere rimproverato dalla Vox e tornare a prendere gli appunti a testa china, ma con il cuore pieno di speranza per la nuova arrivata.

 

Dopo la prima nevicata mattutina, il sole aveva preso il posto delle nuvole e durante tutto il pomeriggio splendette sul campo da football dove la squadra si allenava, mentre Sydney osservava i giocatori- in particolare uno -che correvano e si lanciavano la palla.

Il biondo sbuffò, cercando di tornare a leggere il brano di letteratura inglese che aveva per il giorno dopo, ma la distrazione rappresentata da Kyle era fin troppo pressante per concedere a Cime Tempestose parte della sua attenzione. Non che volesse tornare sui suoi passi, ma a Sydney erano mancate le labbra di Kyle per tutte le vacanze di Natale, e gli mancava anche ricevere i suoi messaggi di buonanotte, o sentire le sue mani sul suo volto... Sydney scosse la testa, rimproverandosi per tanta debolezza d'animo e tornò a leggere, solo per sentire la sua attenzione catturata da qualcos'altro. Uno dei tre fratelli, il più piccolo, sedeva a un paio di gradini più in alto di lui e continuava ad osservarlo e a tracciare linee su un foglio. Il biondo aggrottò la fronte, per poi capire che gli stava facendo un ritratto seduta stante.

“Scusa, non volevo darti fastidio.” disse il ragazzo, quando si accorse che Sydney lo stava osservando.

“No, non interromperti.” lo pregò Sydney, sorridendogli. Il moro si alzò e si andò a sedere più vicino a lui, e si presentò, stringendogli la mano con fermezza.

“Mi chiamo Nicolas.” disse.

“Sei portoghese?” domandò Sydney.

“Brasiliano. Vengo da Rio.” spiegò, sorridendogli.

“Come mai vi siete trasferiti qui?”

“Nostro padre ha un lavoro molto... nomade.” disse, sorridendogli ancora.

“Ti stai trovando bene?” domandò, guardando altrove per evitare di fissarlo troppo negli occhi, cosa di cui non si sarebbe stancato tanto in fretta, visto il colore vivissimo delle sue iridi verdi smeraldo.

“Sì, sono tutti gentili...”

“Posso vedere il ritratto?”

“No.” sorrise, facendo di no con la testa “Devo finirlo, prima.” disse, inserendo il quaderno nella tracolla così da evitare ulteriori tentazioni. “Ti va se ci vediamo domani, dopo la scuola? Ho ancora un po' di problemi con la lingua, e poi possiamo approfittarne per finire il disegno.” spiegò, sorridendogli ancora con uno sguardo di innocenza mista a malizia. Sydney annuì, stupito da quella proposta, mentre nella sua mente l'idea di Kyle veniva diluita sempre di più.

 

“Ehi, rossa.” disse Kyle, salutando Lydia all'uscita dallo spogliatoio.

“Perché Doug deve sempre essere l'ultimo?” sbuffò Lydia, tornando a limarsi le unghie questa volta senza smalto. Kyle attaccò un paio di fogli per le selezioni che la squadra di football alla bacheca, e prima che avesse finito, si palesò Felipe, il fratello più grande, e si iscrisse.

“Sei tu il capitano?” chiese Felipe.

“No, sono il vice. Ma se hai bisogno di qualcosa, dimmi pure.” spiegò, cercando di sorridergli ma qualcosa in quel ragazzo proprio non gli piaceva affatto.

“Preferisco parlare solo con il capitano.” rispose Felipe, sorridendo nel modo più gentile che Kyle avesse visto, ma lasciandolo comunque arrabbiato per quella risposta.

“Fa' pure.” sbottò Kyle, tornando ad appendere l'ultimo foglio, e poco dopo Felipe si avviò verso l'uscita. “Che faccia di...”

“Lo so! Vedessi la sorella! Sembrano tutti impazziti per questi brasiliani!” si aggiunse Lydia. “Sono bellissimi e gentilissimi e sorridono sempre! Cosa hanno da sorridere sempre? Hanno vinto un premio alla lotteria nazionale?” si lamentò Lydia, gesticolando.

“Invidiosa di Olivia?” domandò Kyle, sorridendole.

“Tesoro, conosco quelle come Olivia. Sono popolari all'inizio, poi commettono qualcosa di esagerato, un passo falso come farsi l'ex ragazzo di qualcuna o un professore ed ecco che la loro popolarità finisce nel dimenticatoio.” spiegò la rossa, sorridendogli e facendo ridere Kyle.

 

Il sole stava tramontando. Ormai le temperature di gennaio erano davvero rigide e Grace si rimproverò più volte per aver perso l'ultimo bus che potesse accompagnarla a casa, quindi decise di camminare sul lungo mare. Le cuffie alle orecchie le impedivano di sentire qualsiasi altro suono al di fuori della canzone, e Grace procedeva a passo svelto verso la strada marmorea che conduceva a casa sua.

Qualcuno dietro di lei parlava e si muoveva quasi strisciando, nascosto dall'ombra e dai tronchi di alberi, ma Grace aveva le cuffie e continuava a non sentire niente, tranne per un momento solo, cioè quando ci fu la pausa fra due canzoni, e una voce le arrivò sibilante alle orecchie.

“Adoro quella canzone...” disse la voce, e Grace si voltò, non trovando nessuno se non alberi e cumuli di neve che risplendevano alla luce rossa del tramonto. Leggermente inquietata da quel frammento di frase che aveva sentito, Grace si tolse le cuffie ed iniziò ad accelerare il passo, lasciando che la prossima canzone si diffondesse per l'area fredda di metà Gennaio.

Uno struscio, qualcosa come foglie secche calpestate e Grace si voltò di scatto, allarmata, sicura di essere seguita da un qualche maniaco, ma non vide niente. Ordinandosi di calmarsi, Grace tornò a camminare, ma prima ancora di aver finito un metro, qualcosa di viscido e bagnato la prese per la caviglia e la trascinò verso il mare.

Grace urlava, si contorceva, mentre quella cosa la portava con sé con facilità, neanche stesse trascinando un bambino per quanto leggero potesse essere. Grace si voltò, le unghie spezzate a forza di graffiare il pavimento, e poi urlò un'ultima volta, vedendo ciò che si trovava davanti, per poi sparire fra le onde del mare dal quale una pallida luce si sprigionò.

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Capitolo 20
*** 2.2 ***


2.2

 

“Sky, per favore, aspettami fuori.” disse lo sceriffo Sean Windy, padre del ragazzo. Skylar era abituato a fare visita all'ufficio del padre quando usciva presto da scuola, ma questa volta alla centrale di polizia c'era fermento e il bruno moriva dalla curiosità di capire cosa fosse successo.

Skylar annuì e uscì, lasciando suo padre solo con altri due poliziotti, e aspettò fuori, abbastanza vicino alla porta da riuscire a sentire qualche parola.

“La ragazza è scomparsa due sere fa. Testimoni affermano di averla vista camminare sul lungo mare, dove abbiamo trovato questo.” spiegò un poliziotto porgendo allo sceriffo una bustina trasparente con dentro un iPod.

“Siamo sicuri sia suo?” domandò lo sceriffo e l'altro poliziotto annuì.

“Sua sorella ha riconosciuto la playlist interna e il modello.” spiegò.

“Credo ci toccherà chiamare i sommozzatori.” sospirò Sean, prendendo il telefono e congedando i due poliziotti che aprirono la porta e trovarono Skylar appiccicato alla parete che ancora origliava.

“Salve...” sorrise, imbarazzato.

 

Sotto pressante invito di Skylar, i ragazzi decisero di darsi appuntamento al lungo mare così il bruno avrebbe potuto aggiornare gli altri quattro sugli avvenimenti alla centrale. Quel sabato mattina era leggermente più freddo del solito, ed i ragazzi trovarono presto riparo in una caffetteria poco lontano da lì, dove presero un tavolo appartato per poter parlare meglio senza essere ascoltati.

“Allora, qual è la novità?” domandò Kyle.

“Qual è la cosa più eccitante che avreste voluto fare da piccoli?” domandò, sorridendo.

“Diventare una regina.” rispose Lydia.

“Tuffarmi dal trampolino più alto del mondo.” sorrise Sydney. Skylar rimase leggermente deluso da quelle confessioni, perché si aspettava che almeno uno di loro avesse da sempre desiderato risolvere un mistero, ma comunque non si lasciò perdere d'animo e tornò all'attacco.

“Che ne dite di risolvere un mistero?” domandò, e subito gli altri quattro lo guardarono con occhi diversi, divertiti e incuriositi.

“Di che si tratta?” domandò Tyler, mentre al tavolo venivano servite le cinque cioccolate calde che i ragazzi avevano ordinato.

“Oggi ero in ufficio da papà e per sbaglio ho sentito che...”
“Origliato, vorrai dire.” rise Kyle.

“Sì, ok, ho origliato e ho sentito che una ragazza è scomparsa sul lungo mare.” raccontò, e tutti si fecero più seri.
“Sai chi è?” domandò Lydia, e lui fece di no con la testa.

“Ma so che le tracce portavano al mare, perché devono chiamare i sommozzatori.”

“E noi cosa dovremmo fare? Tuffarci in acqua in pieno Gennaio?” domandò Tyler, aggrottando la fronte, scettico.

“No, non tutti. Solo uno.” disse, guardando Sydney.

 

“Alzi la mano chi pensa sia una brutta idea.” disse Lydia, e subito fu imitata da Kyle e da Tyler, mentre Sydney e Skylar rimasero con le braccia conserte a guardare i loro amici con aria interdetta.

“Non credo sia una cosa prudente.” rispose Tyler, guardando le onde del mare grigio. “Non sappiamo cosa ci sia là sotto.” spiegò.

“Ma sono nel mio elemento! Posso controllare tutta questa massa d'acqua!” rispose Sydney, ma non sembrò comunque convincere gli altri tre.

“Secondo me è rischioso.” intervenne Lydia.

“Potremmo salvare una vita.” rispose Skylar e Sydney annuì di rimando.

“Ok, ma ti do dieci minuti. Dopo di che veniamo a prenderti.” disse Tyler, ma Kyle si oppose fermamente.

“Cosa? NO! Non esiste!” sbottò, mentre Sydney si toglieva le scarpe, i calzini, la giacca ed infine la maglia. Il biondo lo guardò con indifferenza e il moro si passò una mano sul volto, nero di rabbia.

“Verrò con te.” si offrì, ma subito vi furono quattro voci che dissentirono fortemente, sostenendo che il Fuoco sott'acqua era decisamente inutile, e alla fine Kyle cedette e acconsentì a lasciar andare Sydney sott'acqua.

“Hai dieci minuti da adesso.” spiegò Tyler, osservando l'orologio ed il biondo si tuffò.

Dopo qualche bracciata Sydney si ritrovò già abbastanza lontano dalla riva. Il biondo si era accorto di poter controllare il flusso delle correnti e darsi così una notevole spinta per accelerare e ridurre così il tempo e la fatica. Un pregio inaspettato dell'essere guardiano dell'Acqua fu quello di poter vedere in modo chiaro ciò che si trovava sul fondale senza lenti o occhiali specifici per le immersioni; Sydney vedeva bene come fosse in superficie.

Nuotò senza una meta precisa a qualche centimetro dal fondale roccioso dove alcuni pesci si allineavano per vedere il comandante dell'Acqua, quando Sydney capì che doveva cambiare approccio. Rischiava di perdere troppo tempo ad andare a zonzo, così si fermò e rimase ad ascoltare. Il mare era a disagio, lo sentiva distintamente, come quando si presenta ad amici cari una persona che sappiamo porterà solo guai ed imbarazzo, e questa sensazione lo incuriosì alquanto, mentre nuotava verso il fulcro di quel sentimento.

Sydney non sapeva dire quanti minuti erano passati, ma voleva risolvere quella situazione con una sola immersione, per questo nuotò con lentezza, fermandosi ogni tanto per ascoltare le onde del mare per poi ripartire nella direzione suggeritagli.

Infine giunse in un punto del fondale dove c'era una grande distesa di sabbia che prendeva il posto del fondale roccioso. Sydney si immerse ancora di più e notò come alcuni sassi erano allineati in cerchio, ognuno con delle precise incisioni a lui sconosciute. Il biondo fece per toccarne uno, ma un ringhio lo fece irrigidire all'istante. Alzò lo sguardo e vide una creatura acquattata sulla sabbia, gli occhi da rettile che lo fissavano in maniera aggressiva, i canini pronti a mordere e lunghi artigli pronti a scattare.

L'istinto di Sydney gli urlò di nuotare via, ma la ragione gli suggerì ben altro. Se quella creatura gli stava ringhiando contro non era perché era finita nel suo territorio- altrimenti avrebbe già attaccato -ma perché forse stava per prendere qualcosa a lei caro. Senza pensarci due volte, Sydney afferrò il sasso più vicino e cominciò a nuotare via.

 

“Ok, vado a cercarlo.” disse Kyle, togliendosi le scarpe.

“No, non se ne parla!” si oppose Lydia, ruotando i polsi e aprendo un varco nella sabbia dove incastrò Kyle. Il moro si voltò e la guardò con occhi assassini, mentre cercava di liberarsi invano.

“Kyle, calmati. Sydney sta facendo solo un minuto di ritardo.” sospirò Tyler, cercando di nascondere la preoccupazione che serpeggiava dentro di lui.

“E poi non aveva neanche un orologio quindi temo non abbia cognizione del tempo, ora come ora.” valutò Skylar, ma il moro lo fulminò con gli occhi e, se non fosse stato per il precedente intervento di Lydia, a quest'ora Skylar si sarebbe trovato già un occhio nero.

“Se gli accade qualcosa...” ringhiò, puntandogli il dito contro.

Se Sydney avesse dovuto descrivere quella creatura, avrebbe usato tre aggettivi: terrificante, mostruosa e veloce. Squame verdi coprivano ovunque il corpo del mostro che sembrava una versione a quattro zampe di un serpente, con una coda lunghissima e un'unica pinna lungo tutta la schiena. Non sembrava avere orecchie e i suoi denti erano così lunghi che le labbra non riuscivano a coprirli.

In un primo momento Sydney fu messo in difficoltà dal mostro. Era davvero veloce e più di una volta aveva minacciato di graffiarlo gravemente o di morderlo, ma Sydney era sempre riuscito ad accelerare in tempo, tranne per un'unica volta in cui il mostro riuscì a graffiargli il polpaccio abbastanza in profondità. Sydney urlò di dolore e, del tutto inaspettatamente, un banco di pesci iniziò ad attaccare la creatura, difendendo il guardiano dell'Acqua.

Approfittando del momento di distrazione, Sydney nuotò via fino a raggiungere un punto dove toccasse. Uscì, respirando aria dopo quasi venti minuti di apnea, e iniziò a camminare verso la spiaggia, ma quando l'acqua fu troppo bassa per alleggerire il suo peso, Sydney cadde e cominciò a strisciare perché non riusciva a reggersi sul polpaccio.

 

I ragazzi lo aiutarono a raggiungere la sabbia asciutta, mentre Lydia gli reggeva la gamba piegata a novanta gradi così che non toccasse la sabbia. L'acqua del mare che si andava a mischiare con il sangue faceva grondare gocce rossastre sulla sabbia, scavando piccoli solchi.

“Credo servano dei punti...” mormorò Tyler.

“Non fa poi così male.” sorrise il biondo, ma quando Lydia, per sbaglio, sfiorò la ferita, Sydney inarcò la schiena e trattenne un urlo. Skylar fece per avvicinarsi, ma una vampata di fuoco partì da Kyle in sua direzione, lasciando il bruno sconcertato.

“Non ti avvicinare!” sbottò.

“Ma...” rispose Skylar, aggrottando la fronte.

“Non mi hai capito?” sibilò Kyle, prendendolo per il colletto della maglia e bucando il tessuto con le sue mani bollenti.

“Kyle, calmati!” lo rimproverò Tyler, ed il moro lasciò la presa su Skylar e tornò ad occuparsi di Sydney.

“Cosa ti ha fatto questo?” domandò Lydia e Sydney descrisse brevemente la creatura: la sua velocità, le sue squame verdi e i canini affilati.

“Si è arrabbiata particolarmente quando ho preso questo.” spiegò, aprendo la mano sinistra e rivelando un sasso dove vi era un'incisione. Tyler prese il sasso e lo osservò attentamente, ma non riuscì a trovarvi niente di strano, allora lo infilò in tasca e prese il cuore di Kandrakar da sotto la maglietta. “Kyle, pensi di riuscire ad accompagnare Sydney all'ospedale?” domandò, e il moro annuì.

“Noi tre che facciamo, invece?” domandò Lydia.

“Andiamo a fare qualche domanda all'Oracolo.”

 

“Tieni, indossa questa.” disse Kyle, porgendogli la sua giacca, ma il biondo lo guardò interdetto e lui tagliò corto “O la indossi con le buone o con le cattive.” aggiunse, e Sydney annuì, sorridendo.

“Ce la fai a camminare o preferisci che ti prenda in braccio?” domandò, e questa volta Sydney scoppiò a ridere.

“Non ce la faresti. Peso troppo.”

“Mi stai sfidando?” domandò, e subito dopo scattò, prendendo il biondo in braccio come fosse una sposa, ed entrambi si guardarono sorridendo. Kyle resse senza dare segno di sforzo fino a dove aveva parcheggiato la motocicletta, poi aiutò Sydney a salirvi sopra e gli mise il casco, spostandogli la frangetta bagnata.

Il tragitto verso l'ospedale fu abbastanza breve e la fila al pronto soccorso era davvero scarsa, ma la ferita al polpaccio di Sydney gli fece guadagnare la priorità su altri pazienti con lesioni meno gravi. Il dottore fece accomodare i due ragazzi in una sala, successivamente costrinse Sydney a togliersi i pantaloni e a stendersi prono, così che potesse osservare meglio la ferita.

“Come va', Sydney?” domandò il dottore.

“Bene.” rispose il biondo, e Kyle aggrottò la fronte, non capendo da dove arrivasse tutta quella confidenza.
“Vuoi che chiami tua madre? È di turno a quest'ora.”

“Oh no, è solo un graffio.” spiegò, e il dottore annuì. Kyle capì; Vela, la madre di Sydney, era infermiera e Sydney da piccolo doveva aver passato molto tempo in ospedale con sua madre quand'era più piccolo.

“Credo ci vogliano dei punti. Come te lo sei procurato?” domandò il dottore, prendendo attrezzi per la sutura.

“Sono scivolato sugli scogli.” rispose, inarcando leggermente la schiena quando sentì la puntura dell'ago.

“Non può mettergli dell'anestetico locale?” lo interruppe Kyle.

“Posso farne a meno.” intervenne Sydney, ed il dottore prese a cucire le tre ferite verticali che la creatura gli aveva procurato.

“Siete compagni di scuola?” domandò il dottore, ingannando il tempo.

“Sì.”
“Non solo.” intervenne Kyle. “Sono il suo ragazzo.” aggiunse.

 

“Tyler, Lydia, Skylar! Benvenuti a Kandrakar.” disse l'Oracolo, accogliendo i tre ragazzi all'entrata dell'infinita fortezza di marmo bianco. “Prego, seguitemi.” aggiunse poco dopo, e i tre guardiani si ritrovarono poco dopo in una sala più piccola delle altre dove fiamme azzurre fluttuavano illuminando le pareti.

“Ditemi, di cosa avete bisogno?” domandò l'Oracolo, facendo accomodare i ragazzi su delle bolle opalescenti che si rivelarono comode a dispetto dell'aspetto liscio.

“Temiamo che una creatura sia implicata nella sparizione di una ragazza.” spiegò Tyler.

“Cosa vi fa pensare ciò?”

“Siamo andati alla ricerca di qualche traccia e... Sydney è stato ferito da una creatura che cercava di riavere questo.” spiegò, porgendo la pietra alla donna che la studiò attentamente. “Sydney ha detto che era una creatura umanoide ricoperta di squame, molto veloce e con canini affilati.” aggiunse.

“In che circostante è scomparsa la ragazza?” domandò l'Oracolo, e Skylar riprese la parola.

“Era al lungo mare... non so altro. Ha qualcosa in mente?”

“Ci sono molte creature che rapiscono le persone... il tutto sta nel fissarsi nei dettagli; neanche tanto sull'aspetto fisico perché molte creature possono cambiare aspetto a loro piacimento, ma non possono cambiare i rituali e le abitudini.” spiegò, restituendo il ciottolo a Tyler. “Se quella creatura ha aggredito Sydney per avergli rubato questa pietra, allora sappiate che tornerà a cercarla. Intanto, cercate di studiare le circostanze in cui è scomparsa la ragazza. Studiate i dettagli e poi venite pure qui per la risposta.” disse sorridendo.

“E se nel frattempo scompare altra gente?” domandò Lydia.

“Ragazzi... vi parlo come ex-guardiana, adesso. Non potrete salvare tutti.- disse in tono serio e leggermente malinconico -è una cosa impossibile.”

 

“Tu non sei il mio ragazzo.” sibilò Sydney, mentre Kyle lo portava in braccio verso la porta di casa sua. Dopo che il medico gli aveva ricucito la ferita, raccomandò a Sydney di non sforzare la gamba almeno per due giorni, quindi Kyle si offrì non solo di accompagnarlo a casa ma anche di rimanere con lui fino all'arrivo dei suoi genitori. Il biondo, però, si era fatto stranamente taciturno da quando Kyle aveva pronunciato quella fatidica frase, ed ora, l'unica cosa che aveva detto dopo minuti di silenzio, era quella stilettata al cuore del moro. Kyle incassò il colpo e continuò a reggere Sydney come nulla fosse. Salì le scale, poi adagiò Sydney sul letto e sospirò.

“Non siamo fidanzati e non è dichiarandoti ad uno sconosciuto che sistemi tutto.” spiegò Sydney e Kyle annuì.

“Al... almeno ci sto provando.” mormorò. “Io... Syd... mi manchi.” aggiunse, cercando di sorridere. “E sto cercando di riparare ai miei errori, ma non posso andare avanti se non so che ci sei tu che mi aspetti.” spiegò, a sguardo basso.

“Dovresti farlo per te stesso.” sussurrò Sydney.

“Voglio farlo per te.” rispose.

 

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Capitolo 21
*** 2.3- Trasformati! ***


2.3 -Trasformati! 

 

“Non capisco... è passata una settimana da quando abbiamo preso quella pietra e nessuno ci ha attaccato!” mormorò Tyler, aggrottando la fronte.

“Davvero non capisci perché?” domandò Lydia, ed anche Skylar e Kyle la guardarono con un'espressione interdetta, allora la ragazza sospirò e spiegò la sua teoria “La creatura non ci attacca solamente perché non sa che noi centriamo qualcosa! È stato Sydney a rubare la pietra, non ha visto noi quattro. Visto che il nostro biondo preferito è a casa e che la creatura sicuramente non sa dove abita, deve per forza aspettare che Sydney si faccia vedere in un luogo pubblico. Tirando le somme, fino a quando Sydney non torna a scuola, nessuno ci attaccherà.” spiegò Lydia, sorridendo e inclinando il capo.

“Non ci avevo pensato.” mormorò Kyle.

“È bello avere qualcuno di intelligente nel nostro gruppo.” rise Tyler, abbracciando la ragazza e facendola ridere.

“Comunque io propongo di andare a spiare le informazioni sul caso di Grace dal computer di mio padre. Anche se adesso hanno reso noto il nome della ragazza, non si sono dilungati molto nei dettagli in nessun giornale locale.” intervenne Skylar, e gli altri tre annuirono.

“Grace? Tyler, non è la ragazza con cui sei andato al ballo di fine anno?” domandò Kyle e lui annuì, leggermente rannuvolato.

“Ok, allora ci incontriamo alle quattro davanti all'uscita della scuola per decidere dei dettagli, va bene?” domandò Tyler, e i ragazzi annuirono.

“No. Non va bene.” disse Lydia, per poi indicare la porta principale dalla quale stava entrando Sydney.

 

Come previsto, Sydney si oppose con tutte le forze all'idea di dover essere scortato per tutta la giornata da uno dei suoi quattro amici, ma alla fine il biondo cedette a causa della preoccupazione che mostrarono nei suoi confronti, pensando che fosse anche loro diritto quello di proteggerlo.

La giornata scorse tranquillamente, poiché secondo le teorie di Lydia, il mostro non avrebbe mai osato attaccare in un luogo pubblico, ma in tal caso solo sarebbero stati pronti all'attacco e avrebbero sfruttato il vantaggio degli anelli per camuffare i loro poteri. Si divisero, facendo a turno per scortare Sydney, seguendo un piano ben definito che scattava ogni ora.

“Tocca a me!” disse Kyle, dando il cambio a Lydia.

“Non fare danni.” lo minacciò la ragazza, e poi se ne andò, lasciando soli i due ragazzi.

“Cosa devi fare, adesso?” domandò, ed il biondo spiegò di avere un'ora buca “Perfetto, andiamo a sederci sugli spalti.” propose e insieme si incamminarono verso la palestra scoperta.

“Ehi, Syd!” disse una voce poco lontana da loro, ed entrambi i ragazzi si girarono.

“Ehi, Nick! Ciao!” sorrise il biondo, abbracciando brevemente il ragazzo brasiliano conosciuto un paio di settimane prima.

“Dov'eri finito? Ti ricordi che dobbiamo terminare il ritratto?” gli disse, e Sydney si diede un colpo alla fronte, chiedendogli scusa più del dovuto. “Non ti preoccupare. Però dopo non mi scappi!” sorrise, lasciandogli il numero di cellulare su un pezzo di carta.

“Adesso ti chiamano tutti Syd ?” domandò Kyle, ringhiando, quando Nicolas fu ormai lontano. “Pensavo fosse un'esclusiva mia.”

“Non fare il geloso.” rise Sydney.

“Non sono geloso. Posso bruciare quel foglio?” domandò, allungando la mano sul pezzo di carta con su scritto il numero, ma il biondo gli diede un colpetto alla mano e ripiegò con cura il foglio e lo ripose in tasca.

 

Alle quattro e trenta i ragazzi si diedero appuntamento nel bagno maschile del terzo piano: sarebbero rimasti nascosti lì fino alla chiusura della scuola, successivamente avrebbero aspettato l'attacco della creatura o, in caso non si fosse fatta vedere, avrebbero passato una serata in compagnia all'interno della scuola.

Verso le cinque e trenta Tyler uscì dal bagno e si diresse a passo felpato verso l'entrata, constatando che era chiusa e che nessun bidello era rimasto ancora lì a pulire.

“Ok, scendete pure.” disse il rosso, chiudendo la chiamata con Kyle. I cinque si raggrupparono in silenzio, aspettando l'attacco mentre la luce rossa del tramonto inondava i corridoi della scuola insolitamente calma.

“Mi da i brividi questo scenario.” confessò Lydia “Incredibile come i luoghi normalmente più affollati diventino i più spettrali quando disabitati.”

“Ah, quasi dimenticavo! La Vandom mi ha chiesto di non danneggiare la scuola.” intervenne Tyler.

“Non credo sarà facile.” borbottò Kyle. Quando il sole fu completamente sparito ed un crepuscolo verdognolo prese il suo posto, il moro generò una serie di fiamme fluttuanti che illuminassero la scuola, assicurando ai suoi amici che fosse fuoco magico che non bruciava.

Quando ormai tutti avevano perso la speranza di ricevere un attacco, si udirono ben distinti dei colpi provenienti dal primo piano. I ragazzi si alzarono e si raggrupparono in cerchio in modo tale da essere protetti da tutti i lati. Si udirono dei passi scendere per le scale, passi bagnati e scivolosi, poi una creatura di palesò ad una decina di metri da Tyler, rimanendo a gattoni e ringhiandogli contro.

“Ragazzi... lo vedete?” domandò Tyler.

“Sì!” rispose Lydia che però, dando le spalle al rosso, fece venire a tutti un dubbio terrificante. I cinque ragazzi si voltarono da ambo i lati.

“Sono due...” sussurrò Kyle, leggermente spiazzato.

 

Di fronte a quell'inconveniente, i ragazzi optarono per una pronta ritirata, correndo in direzione delle scale e schivano l'attacco all'unisono delle due creature che, per poco, non si colpirono a vicenda.

“Che facciamo?” domandò Lydia, correndo dietro Tyler.

“Dividiamoci!” propose il rosso.
“Cosa? No! Non hai visto cosa succede negli horror quando si dividono?” intervenne Skylar. Le due creature fecero l'intera rampa di scale con due semplici salti, mentre una terza comparve dal bagno in fondo al corridoio.

“Ok. Non ci dividiamo. Ma Sydney e Sky si occupano della creatura a destra. Lydia e Kyle di quella a sinistra ed io di quella al centro.” propose Tyler, tirando fuori il cuore di Kandrakar. Il monile era caldo, pulsava di energia quasi non aspettasse altro che l'inizio della lotta, ma poi cinque raggi colorati partirono, colpendo i ragazzi e rivelando cinque simboli diversi.

I guardiani si sentirono riempire ancora di più del potere arcano di Kandrakar, un'energia mistica che aumentava esponenzialmente la loro capacità di controllare l'elemento di cui erano al comando, e quando la luce si ritirò, i ragazzi si trovarono vestiti con delle divise da combattimento. Erano tutte e cinque completamente nere, tranne per qualche ricamo del colore corrispondente all'elemento, ed il simbolo colorato cucito a sinistra del cuore. Nonostante le cinque divise erano uguali, qualcuna differiva per qualche dettaglio: quella di Kyle non aveva maniche e un collo a V profondo, quella di Lydia comprendeva dei guanti lunghi fino al gomito, quella di Sydney aveva maniche corte e guanti senza dita, quella di Skylar aveva semplici maniche corte e due paia di guanti che coprivano solo i pollici, gli indici e i medi, mentre quella di Tyler aveva maniche lunghe che terminavano a metà del polso.

“Questa è una... figata!” gioì Sydney, studiando attentamente la tuta e constatando quanto fosse spessa e resistente.

“Ma... ho i capelli legati!” osservò Lydia, notando che un elastico le legava ordinatamente i capelli in una coda.

“Cosa ci è successo?” domandò Skylar, sorridendo in direzione di Tyler.

“Credo che... ci siamo trasformati!” rispose l'altro, sbalordito.

 

Le creature attaccarono all'unisono, ed i ragazzi si divisero secondo le indicazioni di Tyler.

Sydney e Skylar iniziarono a correre verso le scale che portavano al secondo piano, così da poter dividere le creature e poter affrontare il nemico nel modo migliore. La creatura intuì le loro intenzioni e si infrappose fra i due e le scale, allora Skylar- che non aveva la minima intenzione di rallentare la corsa -si buttò in scivolata, passando fra le gambe divaricate del mostro. Sydney, invece, approfittò della creatura in posizione piegata per afferrare Skylar, e ci saltò sopra alla cavallina, atterrando già a metà della rampa di scale.

“Queste divise sono un portento!” gioì Skylar, correndo la rampa di scale insieme al biondo.

“Sì, mi sento agilissimo.” rispose Sydney. Con un unico balzo, la creatura atterrò al secondo piano prima che i ragazzi potessero raggiungerlo, ed iniziò a ringhiare in loro direzione.

“Sky, attento!” urlò Sydney, quando la creatura scattò in loro direzione. Come mosso dall'istinto, il biondo mosse il braccio come per cacciare via il mostro, e una fitta brina ricoprì il corpo squamoso, bloccandolo a metà strada.

“Questa è una delle cose più belle che abbia mai visto.” ammise Skylar, ma il ghiaccio non si rivelò abbastanza spesso da poterla bloccare a lungo, quindi i due ragazzi optarono per scappare prima che la creatura fosse libera.

“Mi sento così... potente!” confessò il bruno, guardandosi le mani.

“Già, anche io!” concordò Sydney. Quando furono a metà del corridoio, i due rallentarono il passo, sicuri che la creatura si sarebbe palesata di lì a poco.

“Sai... pensavo...” iniziò Skylar, aggrottando la fronte. “Non ci sta mettendo troppo a venire da quella parte?” domandò, indicando la strada dalla quale erano appena venuti, ed infatti l'intuizione di Skylar fu confermata quando la creatura attaccò entrambi alle spalle.

Sydney fu lanciato contro la parete colpendola in malo modo, mentre Skylar fece in tempo a generare un mulinello d'aria che colpì il mostro ma si rivelò troppo dispersivo ed infatti il nemico si mosse di poco. Convinto che l'attacco fosse la miglior difesa, Skylar fece per provare di nuovo a colpirlo, ma la creatura ricambiò la cortesia afferrandolo per il collo e sollevandolo da terra.

“Syd... a...iut...o!” mormorò il bruno, ma Sydney era ancora intontito dal colpo.

Seppure fosse praticamente senza labbra, il mostro sembrò sorridere e portò Skylar oltre la ringhiera delle scale, dove poco dopo lasciò la presa, facendo cadere Skylar nel vuoto. Il bruno urlò a pieni polmoni, convinto che la sua fine fosse vicina- o almeno un grande dolore -ma quando mancò poco all'atterraggio, vi fu un lieve spostamento d'aria, ed il suo corpo rimase sospeso a pochi centimetri dall'atterraggio.

“Sto volando!” pensò, sorridendo fra sé e sé e sfruttando le correnti d'aria per tornare in cima alle rampe di scale e rimanere sospeso a mezz'aria, con la creatura che lo guardava furibondo.

“Scusa, avrei dovuto avvisarti che posso volare.” sorrise, facendo lo sbruffone. La creatura saltò sulla ringhiera e fece per saltare ancora, ma Skylar glielo impedì, generando un altro getto d'aria decisamente più forte rispetto al precedente e spedendo la creatura oltre una finestra che andò in frantumi e, a causa del forte rinculo, se stesso contro la parete opposta, atterrando sulle scale.

 

Al piano terra, invece, Lydia e Kyle stavano correndo per sfuggire al secondo mostro, decisamente più grande degli altri due. Quando i ragazzi arrivarono alla fine del corridoio, però, non ebbero altra scelta se non quella di contrattaccare; la prima fu Lydia che mosse il braccio e generò un'esplosione di petali rosa.

“Ma che ca...” mormorò la rossa.

“Stai scherzando? Fiori?” sbottò Kyle, quasi indignato dall'attacco di Lydia.

“È che non ho fatto molta pratica con i nuovi poteri.” sorrise la ragazza. Kyle fece di no col capo e stese il braccio con uno scatto secco. Una fiammata sottile come una freccia partì in direzione del mostro, ma quest'ultimo la schivò grazie alla sua rapidità.

“Non definirei neanche questo un progresso.” squittì Lydia, ricevendo un'occhiataccia da parte di Kyle. Il moro unì i polsi e generò una fiammata di fuoco potentissima. La creatura balzò indietro per poi nascondersi dietro gli armadietti, alcuni dei quali iniziarono a fondersi, ma presto l'allarme antincendio si attivò, e fontane d'acqua zampillanti inzupparono i due ragazzi.

“Questa non ci voleva...” disse Kyle, provando ad accendere una fiamma sul palmo, ma riuscendo solo a tenerla in vita per poco tempo. La creatura uscì fuori dal suo nascondiglio e ringhiò in loro direzione, facendo scoccare la coda come una frusta.

“Bé, se non posso usare il Fuoco, userò altro!” commentò Kyle, e si lanciò in una lotta corpo a corpo con il nemico. Non solo la divisa lo rendeva più forte e più agile, ma anche dal punto di vista della difesa, quella tuta dava a Kyle una protezione in più. Il moro scattò in avanti e colpì la creatura sul viso con un pugno, poi saltò e la colpì in pieno petto con entrambi i piedi, costringendola ad indietreggiare di parecchi passi. Il mostro cercò di tirare un pugno, ma Kyle lo schivò, per poi colpirgli il braccio con gomito e ginocchio ed approfittare del dolore che aveva causato, per poi colpirla ancora con un calcio e un altro paio di pugni.
La creatura fu lanciata contro una parete e rimase intontita per parecchi secondi, per poi vedersi arrivare un altro calcio da parte di Kyle, ma questa volta reagì, immobilizzando la gamba del ragazzo con la sua coda e sbattendolo contro la parete opposta. Il mostro avvolse la coda attorno al collo di Kyle e lo sollevò di peso, spalancando la bocca, pronto a mangiarselo vivo.

“Lydia!” urlò il moro, e la ragazza si inchinò, toccando il pavimento con le mani.

Dopo una breve vibrazione, alcune mattonelle si alzarono, pronte a colpire il mostro, ma quest'ultimo posizionò Kyle come scudo umano, pronto a proteggersi con il suo corpo. Il ragazzo stava iniziando a perdere le forze a causa della privazione d'ossigeno dovuta alle spire della coda del mostro, e adesso toccava a Lydia fare scacco matto.

La rossa alzò le mani come per arrendersi, e le mattonelle caddero, rompendosi in mille pezzi. La bestia sorrise, avvicinando Kyle a sé, pronto a morderlo, quando un rumore sordo interruppe tutto, salvando Kyle dalla stretta micidiale del mostro. Lydia accorse a salvare l'amico, mentre un nuvolone di intonaco si abbassava, e Kyle tossiva, reggendosi sugli avambracci.

“C-che è successo?” domandò.

“Gli ho fatto cadere il tetto addosso!” spiegò.

 

Tyler fu spinto contro una porta e il suo peso la fece scardinare, mentre il rosso continuava a rotolare spostando i banchi ed atterrando su un plastico del sistema solare che si frantumò in mille pezzi.

“Non è divertente.” mormorò, cercando di alzarsi ancora in piedi ma ricevendo un altro colpo di coda al fianco e volando contro la lavagna, spaccando l'ardesia. Il buio giocava a favore della creatura, poiché era veloce e gli occhi di Tyler non riuscivano a registrarne i movimenti; quindi il rosso alzò le mani verso i lampadari ed essi subito si accesero, rispondendo al comando del guardiano. La creatura sibilò, saltando sulla cattedra vicino al ragazzo, e Tyler rispose con una scarica elettrica che tuttavia colpì l'agile bestia solo di striscio, ma dalla sua gola uscì un urlo gorgogliante.

“Non ti piace l'elettricità?” domandò Tyler, ricordando che la creatura era abituata a vivere sott'acqua e che quindi, con ogni probabilità, temeva l'elettricità più di ogni altro elemento. Il rosso generò una sfera d'energia e gliela lanciò contro, ma il mostro si abbassò in tempo, e la sfera bucò parte della parete dell'aula, lasciando Tyler a bocca aperta. Già si immaginava il rimprovero del giorno dopo da parte della Vandom.

Il mostro comparve alle spalle del rosso, e questa volta Tyler non fu pronto alla difesa e fu proiettato violentemente contro l'uscio, andando a sbattere in malo modo contro gli armadietti. La creatura allora gli saltò addosso, premendolo contro le lamiere di metallo mentre piantava i suoi artigli sulle gambe e sulle braccia di Tyler. La sua bocca, pericolosamente vicina alla gola di Tyler, era spalancata e i denti erano pronti a strappargli via la carne, quando invece di morderlo, la creatura parlò.

“Restituisci ciò che non è tuo!” ringhiò con voce profonda.

“Siete stati voi a rapire Grace?” domandò Tyler, ma non ottenne risposta, se non graffi più lunghi e profondi.

“Dammi la pietra!” urlò, mentre le sue pupille da rettile si facevano sempre più sottili fino a diventare quasi invisibile sull'iride giallo oro.

“Scordatelo!” protestò Tyler, allora la creatura sibilò e si avvicinò per morderlo, ma un forte rumore dal piano di sopra fece scattare improvvisamente l'allarme antincendio anche al primo piano. Presa di sorpresa, il mostro subì un ribaltamento di situazione e Tyler, spingendola su una pozzanghera, elettrizzò il punto facendo urlare la creatura di dolore.

“È tutto bagnato. Non hai scampo, quindi riporta Grace indietro oppure ti verremo a cercare e la prossima volta non avrò pietà!” ringhiò Tyler, ed il mostro scappò con la coda fra le gambe.

 

“È stato FANTASTICO!” urlò Skylar, abbracciando i suoi amici quando la battaglia fu ormai finita e i cinque si raggrupparono all'uscita della scuola. Per fortuna, i ragazzi erano scappati poco prima dell'arrivo di pompieri e polizia, quindi nessuno riuscì a trovare una prova della loro colpevolezza. Doloranti, feriti ma felicissimi, i ragazzi camminarono per il lungo mare, e rimasero a contemplare la luna che splendeva nel cielo sereno.

“Abbiamo vinto?” domandò Sydney.

“No. Almeno non fino a quando non restituiranno Grace.” disse Tyler. “Ma credo che abbiamo spaventato abbastanza quelle tre... cose, quindi forse la storia finisce qui.”

“Comunque sia, a breve andrò a frugare nell'ufficio di mio padre. Magari troviamo qualcosa che possa aiutare l'Oracolo a identificare le creature. Qualcuno vuole accompagnarmi?” domandò Skylar, guardando i suoi amici.
“Verremo io e Kyle. I nostri poteri possono tornare utili per camuffarci.” spiegò Tyler ed il moro annuì.

“E se le creature dovessero tornare?” domandò Lydia.
“Le affronteremo ancora.” mormorò Tyler.

 

Il mattino dopo, quando le porte della scuola furono aperte dopo un ritardo di quasi un'ora dovuto all'inagibilità di alcune aule, i cinque ragazzi fecero di tutto per evitare lo sguardo infuriato della Vandom che, dopo tutto, non accusò mai i ragazzi se non con occhiatacce.

“Ci ammazzerà.” disse Lydia, mordendosi le labbra, appoggiandosi all'armadietto ammaccato vicino a quello di Tyler. La notizia che fu divulgata vedeva dei teppisti sotto droga colpevoli di tutto.

“Può essere. E lei mi fa più paura di quei mostri.” scherzò Tyler, aprendo l'armadietto con uno strattone che causo la caduta di qualche oggetto, pietra compresa.

Il sasso rotolò fino ai piedi di Olivia. La ragazza osservò il sasso incuriosita, poi lo raccolse e si guardò attorno per vedere a chi potesse appartenere.

“Ehi, Olivia! Scusami, mi è caduto dall'armadietto!” disse, porgendole la mano.

“Oh, certo. Prendi.” sorrise, restituendoglielo. “Ci vediamo alla lezione di latino della Vox?” domandò, sempre sorridente e Tyler annuì, ammaliato come sempre.

“Come ti stai trovando a scuola?” domandò Tyler.

“Bene. Ma ho un po' di problemi con il latino!” spiegò, corrucciando il volto, per poi illuminarsi e chiedergli “potresti darmi ripetizioni?”

“Chi? Tyler?” domandò Lydia, per poi scoppiare a ridere “Ma se non sa neanche la prima declinazion...” ma si interruppe perché il rosso le pestò un piede.

“Certo, mi farebbe molto piacere!” sorrise lui.

“A dopo, allora.” disse, facendogli l'occhiolino ed allontanandosi.

 

 

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Capitolo 22
*** 2.4 ***


2.4

 

Banquo controllò il cellulare un'ultima volta, e storse il naso, notando che Kyle non aveva ancora risposto. Da quando il suo amico aveva preso a frequentare quegli altri quattro ragazzi, Banquo sentiva che Kyle si era allontanato sempre di più da lui, ed era sinceramente dispiaciuto per questa lenta perdita che stava subendo. Conosceva Kyle dalla terza elementare e da allora erano stati inseparabili. Adesso, invece, Kyle era distante, continuava a citare Tyler e gli altri amici, e quando erano solo loro due, Banquo riusciva a capire che il moro avrebbe preferito stare con gli altri quattro.

Accese lo stereo ed alzò il volume al massimo, approfittando del fatto di essere solo a casa. La canzone che stava ascoltando era troppo triste, per i suoi gusti, ma il ragazzo si prese un momento per guardare il tramonto dalla finestra: il mare azzurro che si stagliava contro il cielo arancione e le nuvole rosa. Canticchiò i versi della canzone, poi un rumore attutito lo fece girare di scatto. Banquo aggrottò la fronte e abbassò il volume fino ad un livello leggermente percettibile, successivamente aprì la porta e si affacciò dal pianerottolo, non trovando niente di strano oltre le scale che conducevano al piano giorno. Il ragazzo fece spallucce, convinto di essersi immaginato tutto, e proprio mentre abbassava la guardia, una mano gli tappò la bocca, mentre l'altra lo issava e lo portava via, verso la spiaggia.

 

“Hai un piano?” domandò Skylar.

“IO? Pensavo che il piano ce l'avessi tu!” sussurrò Tyler, facendo spallucce.

“Ma sei tu il capo!” sottolineò il bruno.

“E quello è l'ufficio di tuo padre, non del mio!”

“Ok, smettetela! Troveremo qualcosa!” intervenne Kyle, facendo tacere i due.

“Forse Lydia e Sydney ci sarebbero tornati utili...” mormorò Tyler.

“No. No! Saremmo stati troppi!” commentò Skylar, annuendo lentamente. “Forse ho un piano...” mormorò e dopo averlo spiegato brevemente ai due ragazzi, il bruno si alzò, da dietro al muretto dove si erano nascosti, e si diresse verso la porta principale. In ufficio conoscevano tutti Skylar, quindi per il ragazzo non fu un problema passare con la scusa di dover parlare con suo padre che, in quel momento, non era neanche tanto occupato con pratiche o riunioni particolari.

“Ciao Pa'!” disse Skylar, bussando alla porta.

“Ehi! Che ore sono? È già ora di andare via?” domandò, guardando l'orologio e constatando che erano solo le 18:30 e che il suo turno durava ancora un'ora.

“Ti va di prendere un caffè?” domandò il bruno, appoggiato alla finestra, e lo sceriffo annuì, facendo spallucce.

“Tanto oggi è una giornata no.” sbuffò, chiudendo la sessione del computer e alzandosi, dirigendosi col figlio verso la macchinetta del caffè poco lontana da lì. Skylar si allontanò un attimo con la scusa di andare in bagno, e quando si chiuse in cabina, mandò un messaggio a Tyler avvisandogli di entrare dalla finestra che lui aveva aperto poco prima. Sapendo di avere il tempo contro, Skylar si concentrò per creare una nebbia che coprisse i movimenti dei due ragazzi, ma l'ansia era tale che il banco di nebbia tu così fitto che entrava anche dalle finestre.

“Allora, come va con Alissa?” domandò lo sceriffo, porgendo al figlio una tazza di caffè bollente.

 

“Hai l'agilità di un topo morto!” sussurrò Kyle, mentre raccoglieva da terra Tyler che era caduto, cercando di entrare nell'ufficio del signor Windy dalla finestra.

“Scusa, è che non avevo visto quel fermacarte!” spiegò, schiarendosi la voce ed evitando di soffermarsi sullo sguardo avvilito del moro.

“Ok, ora cosa facciamo?” domandò Kyle muovendo il mouse del computer per constatare che la sessione era chiusa ed una password era richiesta.

“Ehm... fammi provare!” disse Tyler, stendendo le mani sulla tastiera e dando una piccola scossa al computer. Lo schermo fece un po' di bizze, poi tornò normale, chiedendo sempre una password per entrare nel sistema.

“Ora riprovo.” sussurrò il rosso, ponendo le mani sulla tastiera.

Non ci provare!Disse una voce che fece voltare entrambi di scatto.

“Vedi qualcosa?” domandò Kyle, e l'altro fece di no con il capo.

Se non riuscite a vedermi siete proprio ciechi! Sono qui davanti a voi! Continuò la voce, ed i due ragazzi guardarono straniti il Pc, constatando che la voce veniva esattamente da quel punto.

“Ci... stiamo parlando con un computer?” domandò Kyle, passandosi una mano tra i capelli neri, confuso più che mai.

Non capisco perché questa cosa dovrebbe sconcertarvi tanto... commentò la macchina. Avete bisogno di qualcosa?

“Questa poi la chiediamo alla Vandom!” bisbigliò Tyler all'orecchio del moro “Ehm sì- si rivolse al computer -avremmo bisogno di entrare nella sessione dello sceriffo per rubar... ehm, per prendere qualche informazione.”

Non so se posso fidarmi... sono informazioni riservate! Commentò la macchina.

“Ehm, lo sappiamo... ma sai, siamo i guardiani e possiamo far tornare indietro Grace, la ragazza scomparsa!” spiegò Tyler, e dopo qualche secondo d'attesa, la stampante si azionò, iniziando a stampare i documenti necessari.

Lo so che siete i guardiani. Si vede lontano un miglio, anche se siete un po'... goffi! Comunque prego, non ostacolerò io la salvezza di una ragazza! Disse la macchina, e poco dopo si spense. Kyle raccolse i fogli e li piegò, infilandoli in tasca.

“Andiamo, prima che torni lo sceriff...” ma prima che il moro potesse dire qualcosa, il telefono dell'ufficio iniziò a squillare.

“Oh merda! Via via!” sussurrò Tyler, correndo verso la finestra.

 

I cinque ragazzi storsero il naso, sfogliando fotografie sul luogo dove l'iPod di Grace fu ritrovato, leggendo rapporti e testimonianze, e sottolineando alcuni particolari che, magari, potevano risultare utili.

“Ammettiamolo, è inutile!” sbottò Lydia, lanciando i rapporti sul tavolo. “Non possiamo pensare che un dettaglio sia decisivo se una e una sola è la ragazza scomparsa.”

“Lo so, ma non possiamo aspettare una seconda sparizione!” spiegò Tyler “Se poi quelle creature non restituiranno Grace dobbiamo conoscere contro chi stiamo lottando.”

“Il problema è anche un altro.” intervenne Sydney “Se hanno rapito Grace, dove l'hanno portata? Non voglio fare l'uccello del malaugurio, ma forse Grace non è solo sparita ma addirittura... morta.”

“Il tuo ottimismo mi offende, Sydney.” sospirò Skylar.

“Ragionateci! La tana di quei mostri è nel mare e Grace non può respirare sott'acqua, che io sappia.” convenne Sydney, rabbuiando i pensieri dei cinque ragazzi.

“Magari l'hanno trasformata in uno di loro.” ipotizzò Kyle, facendo spallucce.

“Sì, magari l'hanno anche portata sulla luna, ma tanto è inutile fare ipotesi, ora come ora!” disse Lydia. “Una cosa la sappiamo, però, ed è che quelle creature vivono nel mare! È già un inizio.”

“E sappiamo anche qualcos'altro...” intervenne Sydney, prendendo un foglio dal fascicolo “La sparizione di Grace è avvenuta tra le 16 e le 19, e noi siamo stati attaccati verso quell'orario. Quindi questi mostri cacciano durante le ore del tramonto!”

“Credete che possa bastare a Kandrakar?” domandò Tyler, ma sia Lydia che Sydney fecero di no con la testa.

“Deve esserci un dettaglio che sia come una firma inequivocabile.” disse Lydia, riprendendo i fogli per leggerli più attentamente.

“Il signor Kyle Firal è atteso all'ufficio della preside.” disse l'interfono, ed il moro aggrottò la fronte, guardando i suoi amici come se loro sapessero il motivo di quella chiamata.

“Chi hai preso a pugni, questa volta?” domandò Lydia, sorridendogli.

“Ah. ah. ah.” rispose il moro, raccogliendo lo zaino e dirigendosi verso l'ufficio della Vandom. Kyle aprì la porta e trovò la preside Vandom con sguardo grave, più il coach di football e due uomini alti e magrissimi che lo squadrarono con attenzione.

“Siediti, caro.” disse la Vandom, indicandogli la sedia.

“Che succede?” domandò Kyle, aggrottando la fronte.

“Salve, signor Firal. Siamo gli ispettori Vetiver e Fern. Possiamo farle qualche domanda?”

 

“Stai fermo.” sorrise Nicolas, prendendo il viso di Sydney fra le due mani e rimettendolo nella posizione precedente.

“Scusa, non sono abituato a fare il soggetto dei ritratti.” rispose.

“Strano. Hai un viso che tutti vorrebbero disegnare.” spiegò Nicolas, sempre sorridendogli. Sydney arrossì leggermente. Il biondo decise allora di guardare verso l'entrata della scuola, poiché a Nicolas serviva che lui osservasse un punto fisso, ma ormai erano andati quasi tutti a casa e poca gente usciva. Qualche minuto dopo, però, Sydney vide Kyle uscire dal portone sbattendolo in malo modo, con il suo solito sguardo truce di quando era arrabbiato. Ma questa volta il moro non era solo arrabbiato, i suoi occhi erano un misto di sentimenti che Sydney non riusciva a decifrare completamente.

“Possiamo fare una pausa?” domandò, e Nicolas annuì, dicendo che si sarebbe concentrato su qualche dettaglio. Il biondo scese dal muretto e chiamò Kyle, ma il moro non si girò.

“KYLE!” insistette Sydney, prendendolo per mano e subito la differenza di temperatura fra i due causò il rumore tipico di un oggetto raffreddato in fretta.

“Ehi, che ti prende?” domandò il biondo, più dolcemente. I suoi occhi blu cercavano di creare contatto con quelli neri di Kyle, ma il moro guardava ovunque tranne che in quel punto. Aveva gli zigomi un po' arrossati e gli occhi leggermente lucidi.

“Lasciami.” sibilò, strattonando il braccio e salendo sulla moto, partendo in quarta. Sydney guardò la sagoma di Kyle che si allontanava, dubbioso del motivo per cui Kyle era tanto nervoso, frustrato e disorientato. Il biondo si voltò per tornare indietro, ma vide che Nicolas lo stava raggiungendo, allora si incontrarono a metà strada.

“Che ne dici di andare altrove? Il sole sta tramontando e la luce non è adatta per disegnare.” sorrise, e Sydney annuì, con la mente decisamente da un'altra parte.

 

Dopo che Skylar aveva praticamente permesso ai suoi amici di invadere l'ufficio del padre, rubargli le informazioni e sostituirsi a lui nelle ricerche, il bruno si sentiva decisamente in colpa nei suoi confronti, ed infatti era diventato notevolmente mansueto e docile con il padre. Quella sera, Skylar era tornato ancora una volta in ufficio del padre, trasformando in abitudine quello che era una tantum e, ripetendosi come un paio di settimane prima, Skylar entrò nell'ufficio del padre senza bussare, trovandolo a parlare con due ispettori che il bruno non aveva mai visto.

“Oh, scusate.” disse Skylar.

“Sky, aspettami fuori.” sospirò il padre, ed il bruno annuì, allontanandosi di poco dalla porta ed ascoltando attraverso la fessura della serratura ciò che i tre uomini si dicevano.

“Un altro ragazzo scomparso?” domandò lo sceriffo Windy, appuntando su una cartina della città un adesivo rosso sulla casa dove il ragazzo era stato rapito.

“Questa volta sembra sia stato prelevato da casa. Non sembra una coincidenza con il caso di Grace.” disse l'ispettore Vetiver.

“Questa mattina abbiamo interrogato un po' di studenti riguardo la sua sparizione, ma non hanno saputo dirci niente. Era una ragazzo normale con una vita normale.” aggiunse l'ispettore Fern. Il padre di Skylar annuì, guardando il fascicolo, e poi osservando la foto del ragazzo appuntata vicino a quella di Grace.

“Scusate, ripetetemi nome e cognome.” disse lo sceriffo.

“Banquo Yarn.”

Skylar spalancò gli occhi e si allontanò di scatto dalla porta dell'ufficio del padre. Anzi, il bruno prese a correre fuori dall'ufficio e tirò fuori il telefono, cercando il numero di Kyle sulla rubrica telefonica con le mani che gli tremavano. Banquo era scomparso? Come era possibile, se avevano ancora loro la pietra che- non ci voleva un genio a capirlo -era collegata proprio a quelle sparizioni?

Niente, il moro non rispondeva, allora Skylar chiamò la persona che pensava fosse più in sintonia con Kyle, e poco dopo sentì la voce di Sydney al telefono.
“Hai visto Kyle?” domandò il bruno.
“Sì, è uscito da scuola mezz'ora fa. Perché?” chiese il biondo.

“Dobbiamo avvisarlo... Banquo è scomparso.” spiegò. Una scossa percosse la schiena del biondo, e subito si alzò dal tavolo del bar dove era seduto con Nicolas. Ecco perché Kyle era in quello stato, perché Banquo era scomparso.

“Sai dove può essere andato?” domandò Skylar.

“Sì. Avvisa Lydia e Tyler. Ci vediamo al lungo mare.” disse, chiudendo la chiamata.

 

Un meteorite infuocate cadde in un punto del mare, sollevando una grande quantità di vapore e una maggiore quantità d'acqua, causando onde abbastanza grandi che raggiunsero la riva, bagnando le caviglie di Kyle.

“VENITE FUORI!” urlò con tutta l'aria che aveva nei polmoni, irritandosi la gola e lanciando un secondo bolide di fuoco poco lontano da dove aveva direzionato il secondo, ma nessuna creatura uscì dal nascondiglio, lasciando Kyle da solo con la sua rabbia.

“DOVE SIETE?” urlò, iniziando a camminare verso il mare, bagnandosi fino alla vita per poi creare altri tre bolidi, ma un muro d'acqua si sollevò, spegnendoli prima che potessero precipitare in acqua. Kyle si girò, sapendo già chi si sarebbe trovato alle sue spalle.

“Kyle.” disse Sydney dolcemente, cercando di tendergli una mano. L'acqua vicino al moro era caldissima, quasi a punto di ebollizione, e Sydney la raffreddò, facendo un semplice gesto con la mano.

“Kyle vieni via. Potresti fare male a qualcuno.” aggiunse, avvicinandosi.

“Non mi interessa.” rispose, con voce rotta. Il biondo provò a toccarlo, ma lui si scostò di poco. “No, non voglio calmarmi.” spiegò.

“Non voglio calmarti. Voglio starti vicino.” spiegò Sydney.

“Hanno preso Banquo.” spiegò, guardando finalmente il biondo negli occhi, per poi coprirsi il volto con l'avambraccio e iniziare a piangere. Intenerito, Sydney lo abbracciò più forte che poté, accarezzandogli la nuca.

“Lo ritroveremo.” gli promise.

“Non sappiamo se è vivo.” mormorò, e Sydney si morse la lingua per ciò che aveva detto la mattina stessa, quando aveva ipotizzato la morte di Grace. “Mi sento così in colpa.” confessò, affondando il volto nell'incavo fra collo e spalla del biondo. “Come possiamo proteggere l'equilibrio del mondo se non sappiamo proteggere chi ci sta vicino?” domandò.

“Ehi, non essere troppo severo! Abbiamo solo diciassette anni.” gli sorrise Sydney “Stiamo imparando, tutti insieme. Tu, io, Lydia, Tyler e Sky.”

Il moro sembrò calmarsi, e si lasciò asciugare le lacrime da Sydney, che gli sorrise per tutto il tempo. Era il contatto con la pelle di Sydney che Kyle agognava così tanto da tempo, ma le sue labbra erano bramose più di ogni altra parte del corpo, allora il moro fece per avvicinarsi per baciarlo, ma si fermò a pochi millimetri, rimanendo con gli occhi chiusi.

“Non baciarmi solo per pietà o se non ti piaccio più. Baciami solo se vuoi.” sussurrò, ma non dovette attendere a lungo che sentì le labbra di Sydney sulle sue. Il moro scattò, e gli prese il volto fra le mani, mangiandosi di baci le labbra del biondo che da troppo tempo erano estranee alle sue. I due si baciarono a lungo, e si fermarono solo quando sentirono un colpo di tosse provenire dalla spiaggia.

“Prendetevi una camera!” scherzò Tyler, mettendo le mani a coppa sulla bocca affinché l'urlo si sentisse. Lydia diede un colpo in testa al rosso, e Skylar rise, mentre Kyle appoggiava la sua fronte a quella di Sydney, e gli passava il pollice sulle sue labbra, bagnandole con acqua salata.

 

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Capitolo 23
*** 2.5- Encantados! ***


2.5 -Encantados!

Lydia era abituata a vedere ragazzi che si fermavano per guardarla passare, magari facendo arrabbiare la fidanzata di questi, ma lei sentiva di non poterci fare nulla, sapeva di essere bella e sensuale, ma il suo cuore apparteneva ad un ragazzo alto dai capelli scuri. La rossa fece la sua solita entrata da diva nella scuola: occhiali da sole, bracciali che tintinnavano sbattendo uno contro l'altro e andamento da passerella. Arrivò fino all'armadietto e vi trovò infilati due biglietti, allora lei li prese e con curiosità lesse di cosa si trattasse.

“Spero ti piaccia.” disse Doug, abbracciandola e stampandole un bacio sulla fronte.

“Oddio! Ma...” balbettò lei, rimasta senza parole, facendo ridere il ragazzo.

“Se sono riuscito a far rimanere Lydia Eartha senza parole, allora ho proprio fatto centro.” sorrise. Lydia saltò addosso a Doug, e per poco non lo fece cadere a terra, e prese a baciarlo prima dolcemente, poi sempre più appassionatamente. La campanella suonò, e Lydia staccò le sue labbra da quelle di Doug per poi prenderlo per mano e dirigersi insieme in una aula in disuso, dove la rossa gli ordinò di spogliarsi, mentre chiudeva la porta così da non fare entrare nessuno.

 

“Avete sentito? I Lithium faranno una tappa in città, questo venerdì!” esordì Tyler, raggiungendo Skylar, Kyle e Sydney.

“Cosa? I Lithium! È la mia band preferita!” rispose Skylar, tirando fuori di tasca il cellulare per cercare su internet la notizia di Tyler. “Dove sono i biglietti? Quanto costano? Ho bisogno di informazioni!” si lagnò, guardando Tyler con occhi disperati.

“Giuro, sembri posseduto.” intervenne Kyle.

“Voi non capite! Ho risparmiato per una vita per assistere a questo concerto.”

“Pensavo stessi risparmiando per comprare quella chitarra che ti piace tanto.” commentò Sydney, aggrottando la fronte.

“La chitarra era il piano B!” spiegò con tono di chi stava dicendo un'ovvietà.

“Va bene, ma parlando di cose serie, che ne dite di fare un'altra capatina all'ufficio dello sceriffo per rubare i fascicoli sulla scomparsa di Banquo?” propose Tyler.

“Io ci sto!” disse immediatamente Kyle.

“Aspettate, forse basto solo io, questa volta.” intervenne Skylar.

“No. Sai perché? Perché io posso parlare con gli oggetti elettronici!” disse Tyler, buttando il petto all'infuori, facendo vedere quanto fosse fiero dei suoi poteri. Nel frattempo, Lydia- con i capelli leggermente spettinati e il rossetto un po' sbavato -si avvicinò al tavolo dove stavano mangiando i suoi amici, e vi si sedette con aria sorridente.

“Perché sorridi? Tu non sorridi!” commentò Kyle, guardandola di sbieco.

“Per questi!” squittì, facendo vedere ai ragazzi i biglietti per il concerto dei Lithium. Skylar ne afferrò immediatamente uno e lo studiò con attenzione, sbiancando nel vedere quanto il prezzo fosse alto.

“Forse dovrei fidanzarmi io con Doug.” mormorò Skylar, restituendo il biglietto a Lydia.

“Lydia, hai il lucidalabbra sbavato.” osservò Sydney e la ragazza tirò fuori lo specchietto per controllare la situazione delle sue labbra. Al lato della sua bocca, a destra, un paio di occhi da rettile che ormai lei conosceva fin troppo bene la fissavano: gli occhi della creatura alle sue spalle la guardavano con aria famelica e lei balzò in piedi, lasciando che lo specchietto cadesse, rompendosi in mille pezzi.

“Tutto ok?” disse Tyler, aggrottando la fronte, mentre la rossa si guardava in giro allarmata, ma la creatura non c'era: solo i ragazzi del terzo e del quarto anno che mangiavano alla mensa.

“È qui...” sibilò, continuando a guardarsi attorno.

 

La visione della creatura in sala mensa aveva dato ai ragazzi un'urgenza maggiore di copiare il fascicolo sulla sparizione di Banquo, in modo tale da poter partire per Kandrakar e capire chi fosse il nemico che stessero per affrontare. I cinque ragazzi, allora, si divisero per affrontare meglio la situazione: Kyle, Lydia e Sydney sarebbero andati a monitorare tutto il lungo mare durante le ore del tramonto, mentre Skylar e Tyler avrebbero fatto nuovamente irruzione nell'ufficio dello sceriffo.

“Ci terremo in contatto con i telefoni.” disse Tyler, e i ragazzi annuirono per poi dividersi.

“Se mio padre dovesse mai scoprire una roba del genere... mi ripudierà come primogenito.” sospirò Skylar, aiutando Tyler a varcare la soglia della finestra.

“Siamo fortunati che tuo padre è impegnato altrove, oggi.” convenne il rosso, deciso a guardare solo i lati positivi della situazione.

Salve! Ben tornati! Squittì il computer, appena entrambi furono abbastanza vicini.

“Che cosa... epica.” mormorò Skylar.

Desiderate qualcosa in particolare? Domandò il pc, e dopo una breve spiegazione da parte di Tyler, la stampante si azionò, sputando una dozzina di fogli e fotografie che sarebbero potuto tornare utili per studiare il caso. Il bruno fece appena in tempo a prendere le carte e nasconderle dietro la schiena, che gli ispettori Fern e Vetiver entrarono nell'ufficio dello sceriffo, fulminando il ragazzo con lo sguardo; Tyler, invece, si nascose sotto la scrivania.

“E tu chi sei?” domandò Vetiver con aria minacciosa.

“Io... io sono il figlio dello sceriffo.” spiegò, con uno dei sorrisi più ampi che avesse mai fatto. Fern lo squadrò silenzioso, e sussurrò qualcosa all'orecchio dell'altro.

“E che ci fai qui?” chiese, caustico.

“Sono passato per... ehm... perché ieri sera avevo dimenticato qui lo zaino.” disse, indicando il suo zaino vicino alla finestra aperta. Nonostante l'inventiva di Skylar fu notevole, non riuscì a scrollarsi gli occhi inquisitori di Fern e Vetiver, tanto che il secondo arrivò a chiedergli cosa nascondesse dietro la schiena. Preso dal panico, Skylar volse lo sguardo alla finestra, ed essa si aprì, facendo entrare un vento fortissimo che alzò una nuvola di fogli e di carte che coprirono la visuale dei due ispettori, garantendo così a entrambi i ragazzi di uscire inosservati.

“Sono ufficialmente un sospettato.” piagnucolò Skylar, scappando insieme a Tyler verso la più vicina fermata dell'autobus.

 

Un urlo interrotto e il correre acquattato di passi non umani che si dirigevano verso il mare il più presto possibile. Mancava davvero poco prima che la creatura si tuffasse in mare con una nuova vittima- una bionda che stava facendo jogging -quando la sabbia si innalzò, facendo scivolare il mostro indietro.

“Questa volta non ci scampi.” disse Lydia, e la creatura si rimise immediatamente in piedi, e puntò l'artiglio dell'indice sul collo della ragazza.

“Fate un passo e lei muore.” ringhiò, indietreggiando lentamente verso il mare. I tre ragazzi si ritrovarono congelati da quella minaccia, non sapendo cosa fare, mentre la bionda continuava a piangere con le cuffie che penzolavano lungo i suoi fianchi.

La creatura si voltò di scatto, e si tuffò nel mare, subito seguita da Sydney che si tolse la maglia e si tuffò anch'egli. Sfruttando tutto il potere che riusciva a racimolare, il biondo partì come un razzo in direzione della creatura e la colpì con un calcio sul costato, ma in risposta ricevette una forte botta alla schiena procuratagli dalla sua coda. Sydney cercò di congelare l'acqua attorno al suo collo, ma il mare era troppo salato e ottenne solo qualche piccolo cristallo sul corpo del mostro. Irritata da quel tentativo, la creatura colpì nuovamente il biondo sul volto con la coda, ed approfittò del suo stordimento per sparire il più in fretta possibile, portandosi la ragazza con sé.

Sydney aprì gli occhi e cercò di vedere dove si fossero diretti, ma quello che vedeva era solo un immenso blu che gli indicava ancora la tana che aveva trovato un mese prima. Non sapendo cosa fare, Sydney fece marcia indietro e tornò in superficie, subito accolto da Kyle che gli passò una giacca e prese ad asciugarlo con un abbracciò.

Tyler e Skylar erano appena tornati, e la notizia di una terza ragazza scomparsa li lasciò depressi e rattristati per molti minuti.

“Avremmo dovuto attaccare.” mormorò Kyle, seduto su uno scoglio mentre abbracciava Sydney seduto fra le sue gambe.

“Le avrebbe tagliato la gola.” sospirò Lydia, massaggiandosi le tempie “Ma almeno sappiamo che le vittime servono vive.” convenne.

“Noi abbiamo preso i rapporti.” spiegò Tyler, porgendo i fogli a Lydia che prese a studiarli con interesse.

“Il problema è che il loro agire è alquanto disordinato. Fra Grace e Banquo c'è stata una pausa di quasi due settimane, mentre tra Banquo e la bionda solo di pochi giorni.” commentò Skylar, mangiandosi l'unghia del pollice.

“Ragazzi...” mormorò Lydia, aggrottando la fronte. “Penso di avere un indizio importante. Andiamo a Kandrakar!”

 

I ragazzi furono subito accolti dall'Oracolo in persona. Nell'aria vi era un forte profumo di incenso al sandalo, mentre l'Oracolo girava sul tavolo un mazzo di carte, ponendole a forma di croce celtica.

“Si chiamano carte trasfiguranti, e sono state loro ad indicarmi i vostri nomi.” disse l'Oracolo, senza che nessuno dei cinque ragazzi avesse chiesto nulla.

“Crediamo di aver trovato qualcosa che possa essere d'aiuto per capire chi stiamo affrontando.” esordì Tyler, facendo un passo in avanti. L'Oracolo alzò lo sguardo sui cinque e sorrise loro.

“Abbiamo trovato dei punti in comune. Queste creature escono sempre verso il tramonto e rapiscono solo ragazzi.” continuò il rosso.

“Possono assumere un aspetto umano.” disse Sydney.

“Sappiamo un'altra cosa.” intervenne Lydia “Attaccano chi ascolta la musica!” spiegò, e l'Oracolo inclinò leggermente il volto, meditabonda, per poi girare un'ultima carta ed annuire sovrappensiero.
“Venite. Dovete vedere qualcosa.”

L'Oracolo portò i cinque ragazzi in una grande sala dove una fontana di luce dorata si ergeva da un buco centrale del pavimento. Di lì, con poche mosse eleganti della mano, la donna compose la figura del mostro, rispettandone esattamente i tratti e lasciando i ragazzi di stucco.

“Sono loro.” annuì Tyler, e l'Oracolo annuì.

“Queste creature hanno un nome. Si chiamano Encantados e sono delle creature mutaforma che abitano in una loro dimensione chiamata Encante, una specie di utopia dove non c'è dolore né guerra, ma non si sa cosa accade agli umani che vengono rapiti; nessuno di loro ha mai fatto ritorno. Gli Encantado hanno un debole per la musica, ecco perché rapiscono chi correlato ad essa.” raccontò l'Oracolo. “Evidentemente il loro Re deve aver deciso di aprire un portale nella baia della vostra città.”

“Quello che ho visto sott'acqua.” rifletté Sydney, e l'Oracolo annuì.

“Il consiglio si riunirà e insieme verrà scelto l'approccio migliore all'occasione. Se necessario, verranno mandati ambasciatori. Ad ogni modo, sarete avvisati appena verrà presa una decisione, nel frattempo tentate di difendere i civili della vostra città.” disse l'Oracolo, e congedò i ragazzi che tornarono sulla Terra con un profondo senso di sconforto.

 

“Praticamente la cosa che dobbiamo fare è aspettare?” domandò Kyle, passeggiando per la sabbia fredda- il sole era tramontato da molto.

“Ragazzi...” mormorò Lydia, arricciandosi una ciocca di capelli “L'Oracolo ha detto che gli Encantados hanno un debole per la musica... e venerdì c'è un concerto!” osservò la rossa, allarmata.

“Potremmo sfruttarlo a nostro vantaggio e fare una specie di esca per gli Encantados!” propose Skylar, facendo spallucce.

“Credo che saremo troppo occupati a difendere gli abitanti della città.” sbuffò Tyler, seduto sul muretto che dava alla spiaggia. “Non capisco perché non attacchiamo e basta.” confessò, battendo un pugno sul suo ginocchio.

“Perché Kandrakar deve proteggere l'equilibrio dell'intero universo, e sarebbe un controsenso attaccare direttamente senza provare una via più pacifica.” osservò Sydney.

“Odio quando hai ragione.” rispose Tyler ed il biondo fece spallucce, sorridendo “Comunque preparatevi. Venerdì saremo presenti al concerto. Già trasformati e con gli anelli addosso, così che nessuno possa vederci.”

“Pare che alla fin fine il concerto dei Lithium riuscirò a vederlo...” sospirò Skylar.

“Sapete, c'è una cosa in tutta questa storia che non capisco!- intervenne Lydia, attirando l'attenzione dei quattro ragazzi. -a cosa serve quel sasso? Quello che ha rubato Sydney e per cui tre Encantados hanno lottato per avere, per poi rinunciarvi alla prima sconfitta?”

“Tu ce l'hai ancora, vero?” domandò Kyle, e Tyler annuì, tirando fuori la pietra dalla sua tasca e mostrandola ai loro amici.

“C'è qualcosa che mi sfugge.” sussurrò Lydia.

 

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Capitolo 24
*** 2.6 - il concerto ***


Eccoci arrivati ad un capitolo importantissimo, sia per trama, sia per posizione- questo capitolo sancisce l'esatta metà della seconda missione! Non posso fare molti spoiler, ma sappiate che questo è solo l'inizio!!!
Buona lettura,
The Lock


2.6 - Il concerto
 

Un trillo di chitarra elettrica e la platea sparsa per la rotonda che dava sul mare esplose in un applauso. Mancavano pochi minuti al tramonto, e il concerto era appena iniziato, creando un mix micidiale per l'arrivo degli Encantados. I tre del gruppo Lithium comparvero illuminati da tre fari colorati, e subito iniziarono a cantare la loro hit più famosa.

Lydia, che si trovava stretta fra le braccia di Doug, guardava attentamente Tyler eretto sulla ringhiera della rotonda: appena avrebbe visto un Encantado sbucare dall'acqua, avrebbe avvisato i ragazzi e si sarebbero trasformati immediatamente. Lydia non sapeva ancora che scusa usare con Doug per allontanarsi un momento, o per solo avere il tempo di infilare l'anello così da rendersi praticamente invisibile, ma era fiduciosa nella sua capacità di improvvisazione.

Come i ragazzi avevano temuto, da Kandrakar non si avevano ancora avuto notizie e questo era costato il rapimento di un altro ragazzo, aumentando il desiderio dei ragazzi di punire quelle creature appena si fosse presentata l'occasione.

Lydia osservò che i tre membri della band indossavano gli occhiali da sole, mentre suonavano e cantavano, e la rossa sorrise, pensando a quanto fossero bizzarri.

“No wall can keep me protected

No sleep, nothing between me and the rain,

And you can save me not
I'm in the grip of a hurricane...”

La canzone era stranamente più orecchiabile di quanto Lydia si ricordasse, e le parole erano così penetranti che poté giurare di sentirle entrare in testa.

“I brace myself

cause I know it's gonna hurt...

I'm going on...”

La rossa inclinò leggermente il capo, e smise di ballare. Il suo corpo percepiva la beatitudine di quella sinfonia nell'assoluta totalità, svuotandola delle energie e dei pensieri che prima la affliggevano. Lydia si guardò attorno, e vide che tutta la platea era nella sua stessa condizione, erano tutti fermi con sguardi trasognanti e beati.

Il cantante sorrise- lo si poté vedere dal maxi-schermo montato a destra del palco -poi si girò verso i suoi amici e fece cenno di sì con la testa. Il sole toccò la superficie del mare e i tre si tolsero gli occhiali, rivelando giallissimi occhi da rettile.

 

Se non fosse stato per il cuore di Kandrakar che si attivò di propria volontà, nessuno dei cinque ragazzi avrebbe percepito quella visione come qualcosa di minaccioso. Il monile, invece, si illuminò e fluttuò, per poi colpire i ragazzi con cinque raggi di luce colorata.

Tyler, Sydney, Kyle, Lydia e Skylar si riscossero da quel torpore e si guardarono dalla testa ai piedi, vedendo che indossavano la divisa di Kandrakar: era il momento di attaccare. Dal mare una dozzina di Encantados uscirono allo scoperto, arrampicandosi verso la scogliera che portava alla rotonda dove aveva luogo il concerto, mentre le tre creature sul palco si gettarono fra la folla ancora intorpidita, ghermendo più persone possibile.

“Kyle, Sky! Tenete a bada quei tre!” urlò Tyler, subito raggiunto da Lydia e Sydney che, invece, si disposero sulla ringhiera così da non far oltrepassare nessuna creatura. “Ragazzi...” ruggì Tyler, preparando una scarica elettrica nelle sue mani “Non rompete le righe.”

 

Kyle lanciò una sfera di fuoco contro un Encantado, e il mostro fu respinto per parecchi metri, ma atterrò in piedi e balzò immediatamente contro il moro, riservandogli un colpo di frusta che lo proiettò contro le colonne di ferro del palco, ma Skylar intervenne con una nuvola d'aria che attutì il colpo.

“Tutto bene?” domandò il bruno, aiutando l'amico ad alzarsi.

“No! Non possiamo attaccare fra tutta questa gente, rischiamo di fare del male a qualcuno.” disse Kyle, lanciando un getto di fuoco che ferì un altro Encantado. La bestia gli si lanciò contro, e Skylar fece scattare le braccia, creando prima un vuoto d'aria che bloccasse la creatura, e poi spedendola parecchi metri lontana grazie ad un getto d'aria improvvisata.

“Credo che sia parte del loro piano, quello di non farci usare la nostra magia al cento per cento.” disse Skylar, aiutando Kyle ad alzarsi.

“Allora vuol dire che userò le mie armi preferite.” ringhiò Kyle, schioccandosi le nocche e lanciandosi in una lotta corpo a corpo contro un Encantado. Skylar continuava a creare getti d'aria che sollevassero gli Encantados per allontanarli dalle prede che avevano designato, quando però ricevette un colpo di coda alla schiena che lo fece cadere a terra. L'encantado gli saltò addosso, tenendo gli artigli pronti a ferirlo, e ruggì a pochi centimetri dal viso del bruno.

Non sapendo cosa fare, Skylar urlò di rimando con tutte le sue forze, lasciando la creatura parecchio stranita da quella risposta, e il bruno ne approfittò per farla volare via, su verso il palco dove atterrò sulla batteria fra un fragoroso suono di piatti e di percussioni.

Kyle, invece, si dava da fare a menare pugni, calci e gomitate contro i due encantados che gli tenevano testa. La pelle del moro era ustionante, ed infatti ogni colpo che infliggeva alle creature, faceva male il doppio perché i suoi pugni scottavano come ferri roventi, così come le sue gomitate. La tuta che indossava, inoltre, gli conferiva parecchia potenza ed agilità, nonché resistenza ai colpi, garantendogli un lieve vantaggio contro i corpi scoperti dei mostri. Una manata, però, lo colpì al braccio destro, lasciandogli tre profondi graffi dal quale sgorgò immediatamente del sangue.

“Facciamola finita!” ringhiò, e unendo i polsi lanciò una fiammata che investì in pieno le creature.

 

Sydney si sporse oltre la grata della ringhiera e toccò le rocce che costituivano la scogliera dalla quale gli encantados continuavano ad arrampicarsi. Erano più di venti ormai i mostri che piantavano i loro artigli sugli scogli, e Sydney aveva in mente un'idea per rallentarli. Concentrandosi leggermente, ricoprì le rocce con un lieve strato di acqua condensata dall'atmosfera, e poi la congelò, rendendo le pareti immediatamente scivolose. Più della metà dei mostri ricadde in acqua, gli altri invece capirono che dovevano solo sforzarsi a piantare gli artigli più in profondità.

“Bella idea!” commentò Tyler, lanciando sfere d'energia che colpivano i mostri in pieno, rispedendogli in acqua.
“Ragazzi, stanno salendo dall'altra parte!” disse Lydia, sporgendosi verso sinistra, allora torse lievemente il polso ed una pianta che spuntava dalle rocce imprigionò un encantado fra i suoi rami. Dall'altro lato, invece, cinque encantados saltarono la ringhiera, dirigendosi a passi feroci fra gli spettatori ipnotizzati.

Una scarica elettrica ne colpì due in pieno, facendogli cascare a terra intontiti, ma un terzo encantado si lanciò contro Tyler, spingendolo contro la ringhiera facendogli sbattere la testa e lasciandolo intontito per qualche secondo.

La creatura guardò Tyler con un ghigno di divertimento, poi si volse verso la folla e vi sparì lì in mezzo. Il rosso si girò, e vide una ventina di Encantados che cercavano di salire. Erano tutti alla ringhiera e se non avesse fatto qualcosa subito, allora avrebbero praticamente perso per svantaggio numerico. Provò a mettersi in piedi ma le vertigini erano ancora fortissime, e scivolò di nuovo a terra. Poi, all'improvviso, la ringhiera cominciò a tremare, e le viti saltarono via come proiettili e la saldatura si inclinò fino a spezzarsi, e l'intero ammasso di ferrò volò via, spedito verso al mare insieme agli encantados ancora appesi.

Tyler non capì fino a quando non vide Lydia che, affannata e sudata, fece ricadere le braccia stanche lungo i fianchi. Lo sforzo era stato davvero dispendioso, ma gli effetti erano soddisfacenti, tanto che la ragazza fece un occhiolino a Tyler, e lui le sorrise.

“LYDIA!” urlò Sydney, e la ragazza fu colpita di schiena e spinta via, oltre la ringhiera che ormai non sussisteva più. La ragazza urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, in preda al panico per la caduta che l'avrebbe annientata come una formica, con la mente in panico totale che le impediva di usare il proprio potere per atterrare in modo sicuro. Quando mancavano pochi metri allo schianto, Lydia si sentì prendere in braccio ed osò alzare lo sguardo per poi vedere Skylar che, tenendola in braccio, volava verso la rotonda.

“Ti ho presa!” le sorrise il bruno, ed in risposta lei si aggrappò ancora di più a lui, tremando come una foglia.

 

Getti d'acqua che poi si rivelavano gabbie di ghiaccio imprigionavano gli encantados che cercavano di salire dal lato destro della scogliera. Sydney iniziava ad accusare i segni della fatica, e ben presto dovette richiedere rinforzi per continuare a sorvegliare quella parte di rotonda, ma Kyle era impegnato con gli encantados che erano riusciti a passare, mentre Tyler a stento si reggeva in piedi. Di Lydia e di Skylar non si vedeva traccia, quindi era il momento di fare un attacco conclusivo che rispedisse tutti gli encantados a casa con la coda fra le gambe. Il biondo alzò una barriera di ghiaccio per tutta la rotonda, alta abbastanza da rallentare gli encantados, poi si rivolse dalla parte dove Lydia aveva fatto saltare la ringhiera ed allungò le braccia verso il mare. Dapprima furono piccole onde, successivamente un mulinello sempre più ampio si andò creando al centro della baia così da ingoiare tutti gli encantados che erano finiti sott'acqua o che ce li stavano spedendo Tyler e Kyle.

Una delle creature, però, ruppe la sua prigione di ghiaccio e attaccò Sydney alle spalle, piantandogli i denti sulla spalla sinistra. Il dolore fece urlare immediatamente il biondo, che subito perse la concentrazione e la baia tornò ad essere calma e ed il mare piatto come una tavola.

L'encantado ricevette un getto di fuoco e subito si andò a tuffare in acqua per spegnere le fiamme, mentre Kyle, anche accorse in aiuto del biondo, inginocchiandosi per dargli una mano.

“Stai bene?” domandò Kyle, affannato, ed Sydney fece di sì, alzandosi in piedi mentre il braccio veniva tinto di rosso dal sangue che colava. “Fammi vedere.” disse Kyle ed il biondo si lasciò esaminare, stringendo i denti ogni volta che gli veniva voglia di urlare di nuovo.

“Quando finiranno di arrivare?” domandò Sydney, e Kyle fece spallucce, passandosi l'avambraccio sulla fronte. “Anche tu sei ferito.” osservò il biondo, toccandogli il braccio, ma Kyle lo prese improvvisamente per i fianchi e lo spostò, per poi gettare un globo di fuoco in pieno volto ad un encantado che stava per aggredirli.

“Ragazzi!” urlò Skylar, tornando a toccare terra con Lydia ancora in braccio. La rossa toccò terra con un piede, poi con l'altro, ma continuò a rimanere pallida e tremante ancora vicino a Skylar. Altri encantados uscirono dal bordo della rotonda, e subito Skylar gli rispedì indietro con un getto d'aria, ma altri tornavano all'attacco, superano i quaranta.

“Qui ci vuole una mossa drastica!” urlò Tyler, dando la scossa a cinque creature contemporaneamente, mentre dalla testa perdeva un rivoletto di sangue che gli bagnava l'occhio.

“Posso far crollare tutto il piazzale!” propose Lydia, iniziando a lanciare mattoni contro gli encantados che spuntavano.

“Può andare! Sydney, Sky, provate a far spostare la gente!” ordinò Tyler e i due ragazzi annuirono, e partirono a colpire gli innocenti con getti d'acqua e scariche di vento che gli fecero andare alla deriva, fino al viale alberato che, se tutto fosse andato nel verso giusto, non sarebbe crollato.

Sydney iniziava a sentirsi fiacco, ma c'era qualcosa di strano nella sua debolezza poiché gli tremavano le ginocchia e iniziava a vedere doppio. Il morso iniziava a bruciargli come gli avessero poggiato un ferro rovente sopra, mentre il sangue cominciava a colorarsi di nero e le vene e le arterie del braccio divennero talmente livide che furono visibili.

“Kyle...” sussurrò, prima di accasciarsi a terra.

“Sydney?” domandò Skylar, accorrendo ad aiutare l'amico, ma un encantado sbucò dal nulla e sorprese il bruno alle spalle, bloccandogli il collo nell'incavo del suo gomito, e trascinandolo indietro, verso il mare.

 

“FERMO!” urlò Tyler, accorrendo a salvare il suo amico, conscio del fatto che se avesse colpito l'encantado, avrebbe colpito anche Skylar.

“Stai indietro o gli spezzo il collo!” disse la creatura e Tyler alzò le mani in segno di resa, allora l'encantado prese ad indietreggiare ancora, portandosi al limite della rotonda, pronto a tuffarsi in mare e a sparire, portandosi dietro Skylar.

“Aspetta! Facciamo uno scambio! Ho qualcosa che tu vuoi!” disse il rosso, tirando fuori dalla tasca la pietra che Sydney aveva preso dalla loro tana quasi un mese prima. Il sole stava per scomparire dietro al mare, e fra poco gli encantados sarebbero tornati nella loro dimensione e non sarebbero più usciti per ventiquattr'ore, quindi se riusciva a chiudere quell'encantado fuori dalla sua dimensione avrebbe almeno potuto salvare Skylar.

“No! Tyler!” mugugnò il bruno, agitandosi, ma la creatura sbuffò, leccandosi i denti affilati.

“Quella? Non ci serve!” lo schernì, piantandogli gli occhi da rettile addosso.

“C-come... ci avete attaccati per averla e...” balbettò Tyler con il panico negli occhi.

“Non notate proprio niente... siete degli stupidi!” rise l'encantado, per poi tuffarsi in mare e sparire nell'azzurro scuro delle onde, insieme a Skylar.

 

“Syd! Syd, rispondi!” miagolò Kyle, muovendo la spalla del biondo, ma Sydney aveva perso i sensi e diventava sempre più pallido, mentre il suo polso si faceva sempre meno percettibile. “TYLER! SYD STA MALE!” urlò Kyle, ma il rosso era affacciato sul ciglio della rotonda e guardava fisso in un punto.

“Non hanno preso la pietra...” sussurrò a bassa voce, sotto shock per tutto ciò che era successo in quei pochi secondi: Sydney avvelenato e Skylar rapito. “Perché non...” continuò, rimanendo sordo ai richiami di Kyle, ma alla fine intervenne Lydia e diede al rosso un sonoro ceffone che lo fece riprendere.

“Chi se ne frega della pietra!” sbottò Lydia, strappandogliela dalla mano e lanciandola contro il pavimento della rotonda. Curiosamente, la pietra non si spaccò, ma rimbalzò in un modo troppo insolito per un sasso, allora Lydia si avvicinò e lo raccolse, vedendo che si era scalfita e la parte superficiale perdeva vari strati che andavano sbriciolandosi.

“Vernice?” domandò Lydia, aggrottando la fronte.

“Uno di loro l'ha morso... devono essere velenosi o qualcosa del genere.” spiegò Kyle, tremando di paura.

“Sta calmo, andrà tutto bene. Adesso andremo a Kandrakar e ci aiuteranno.” gli disse, tirando fuori il cuore e aprendo un portale luminoso.

“No, Tyler. Io e te abbiamo altro da fare.” disse Lydia, stringendo la pietra così forte che la sbriciolò. Grazie a quell'ultima rivelazione, ormai era tutto chiaro.

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Capitolo 25
*** 2.7- Ancora in Gioco ***


2.7- Ancora in Gioco

 

Skylar aprì gli occhi e una luce lo colpì, così intensa che il bruno dovette sbattere le ciglia più volte prima di abituarvisi. Gli encantados che lo avevano rapito, avevano pensato fosse una mossa saggia quella di bendare gli occhi del ragazzo, e così lo condussero fino ad un salone dorato, arredato con mobili ricchi di dettagli e di materiali preziosi.

Un trono dorato e alto più di tre metri innalzava colui che Skylar ritenne essere il capo degli encantados. Era nella sua forma umana- tutti all'interno della sala erano nella loro forma umana -ed era vestito con talmente tanto sfarzo che risultava quasi ridicolo.

“Ben arrivato ad Encante!” disse l'uomo, facendo brillare i suoi occhi verdi. “Quale onore abbiamo, di ospitare il guardiano dell'Aria!” e subito tutta la servitù si inchinò per salutare l'arrivo di Skylar. Il bruno arrossì d'imbarazzo, indeciso se attaccare immediatamente- c'erano una ventina di guardie armate -oppure aspettare il momento più opportuno prima di fuggire. Purtroppo non sapeva dove si trovasse il passaggio che portava alla sua dimensione, ma in un modo o nell'altro sarebbe scappato via.

“Prego di accettare questo dono!” disse il re, e un paio di serve portarono, retta su un cuscino di seta, una chitarra fatta di cristallo e dalle forme molto poco ergonomiche, ma comunque piacevoli a vedersi.

“No, grazie.” disse il bruno, suscitando un certo mormorio fra la folla, ma non era il momento di fare il ragazzo educato. “Non credo mi fermerò a lungo, comunque.” aggiunse, ottenebrando lo sguardo del re che, subito dopo, rise come davanti alla sciocchezza detta da un bambino.

“Nessuno se ne vuole andare mai da Encante! Capisco che il cambiamento di dimensione sia qualcosa di... frastornante! Portatelo nei suoi alloggi!” disse il re, e quattro guardie fra le più armate circondarono Skylar, il quale pensò che, dopotutto, neanche loro si fidavano tanto di lui.

Il bruno si lasciò diligentemente guidare su per una rampa di scale, fino ad un lungo corridoio dove una decina di porte uguali si stagliavano simmetricamente. Le guardie aprirono una porta e spinsero non troppo delicatamente Skylar dentro la stanza, per poi chiudere la porta a chiave alle sue spalle.

Il bruno sbuffò: c'erano solo finestre coperte dal vetro colorato. La stanza era sfarzosa come quella dove era stato accolto, solo decisamente più piccola. Al centro vi era un tavolo imbandito pieno di cibi che Skylar non aveva mai visto, ma decise che digiunare sarebbe stata la mossa migliore per il momento, allora si poggiò sul letto e cominciò a pensare ad un modo per evadere.

 

“Ho provato a bussare, non c'è nessuno.” sussurrò Tyler, dopo che aveva bussato contro la porta di una villa per almeno tre minuti consecutivi. “Andiamo...” disse, prendendo Lydia per il gomito, ma la rossa non volle sentir ragioni e con un gesto leggero della mano, come stesse smuovendo un moscerino, scardinò la porta di legno e la proiettò contro la parete opposta, colpendo anche il pianoforte.

“È permesso?” urlò ironicamente Lydia. Tyler la ragazza, incuriosito e allo stesso tempo spaventato dal suo comportamento, quando poi comparve Felipe alla loro destra con le braccia conserte.

“Mi ripagherai tutto quanto.” ringhiò, ma Lydia, accecata dalla rabbia, gli spedì contro un mobile di legno massiccio, prendendo il ragazzo in pieno.

“LYDIA!” urlò Tyler, non capendo perché la ragazza si comportasse così. “Che ti prende?” disse, scuotendola.

“Ma non capisci? Loro non sono umani! Sono encantados come gli altri.” sbottò, sgusciando via dalla presa di Tyler, pronta per attaccare di nuovo Felipe che si era appena rialzato e ripreso dal colpo che gli aveva inferto.

“La tua amica è matta.” ringhiò il ragazzo, massaggiandosi il mento.

“Non hai le prove!” le fece osservare Tyler, e allora la rossa prese in mano la pietra scheggiata che avevano così tanto difeso e gliela poggiò sul palmo.

“Che succede?” disse Olivia, affacciandosi dal piano superiore. “Tyler? Lydia? Uscite subito da casa mia!” urlò, subito raggiunta da Nicholas. Un ricordo particolare riaffiorò nella mente di Tyler: aveva appena aperto l'armadietto e la pietra era rotolata fino ai piedi di Olivia, poi la mora aveva raccolto il sasso con la destra e... poi l'aveva passato alla mano sinistra... mentre la mano destra era scomparsa nella sua tasca.

“L'hai sostituita!” ringhiò Tyler, e subito le luci della casa presero a lampeggiare.

“Credo che la copertura non regga più!” sibilò Felipe, e in un batter d'occhio, Lydia e Tyler si trovarono a dover affrontare tre encantados.

 

Non fu l'oracolo ad accogliere Kyle e Sydney, bensì una ragazza di colore che era intenta a preparare il tè verde, mentre varie aste di incenso bruciavano eternamente, senza mai produrre cenere.

“Ho... ho bisogno di aiuto.” mormorò Kyle, reggendo Sydney inerme fra le braccia. L'intossicazione si estendeva rapidamente, e aveva raggiunto alcune vene del collo ed altre del petto.

“Fallo stendere su quel tavolo.” disse la ragazza, dandogli ancora le spalle. Kyle obbedì immediatamente, senza neanche chiedersi di fosse quella giovane che lo stava aiutando al posto dell'Oracolo, ma al momento non gli interessava granché visto che la sa priorità era salvare Sydney.

La ragazza portò allora una tazza di tè, piena di un liquido lilla e profumato, e ordinò a Kyle di reggere la testa al biondo, mentre lei gli apriva la bocca e gli faceva bere l'infuso caldo. Quando la tazza fu vuotata, il biondo si lasciò sfuggire un sommesso sospiro, e aprì debolmente gli occhi.

“Syd... ehi...” sorrise Kyle, baciandogli la fronte.

“Do-dove s-sono?” domandò Sydney, facendo per mettersi a sedere ma ricevendo il consiglio della ragazza di rimanere steso ancora per qualche minuto.

“Sei a Kandrakar. Ti ho somministrato l'antidoto al veleno di encantado, e fra poco tornerai come nuovo.” spiegò, sorridendogli.

“Grazie mille.” disse Kyle con tutta la riconoscenza che riusciva ad esprimere, e la ragazza di colore sorrise ancora.

“Gli altri?” domandò Sydney, e Kyle si fece immediatamente più serio.

“Gli encantados hanno preso Sky... Lydia e Tyler sono andati non so dove a cercare di capire qualcosa in più.”

“Devi raggiungerli!” annuì Sydney, ora forte abbastanza da rimanere seduto senza soffrire di vertigini.
“Cosa? No, tu stai...”
“Sto bene e appena starò meglio vi raggiungerò, ma ora devi andare da Tyler e Lydia!” commentò il biondo con imperio, tanto che Kyle concordò che quella fosse la soluzione migliore.

“Allora ti aspetto. Non metterci troppo.” gli disse, e poi lo baciò velocemente sulle labbra e fece per entrare nello stesso portale dal quale era arrivato a Kandrakar, ma la giovane lo bloccò, indicandogli un altro portale appena aperto che avrebbe condotto il moro dai suoi due amici. Kyle, allora, vi saltò dentro e scomparve, lasciando soli Sydney e la sconosciuta.

“Come ti chiami?” domandò il biondo.

“Taranee.”

 

Lydia e Tyler furono proiettati contro una parete, sbattendo in maniera abbastanza violenta, mentre i tre encantados si avvicinavano a loro con fare assassino: i loro occhi brillavano all'idea di sconfiggere i due ragazzi, ma un muro di fuoco si innalzò, impedendo ai tre encantados di fare qualche passo in avanti.

“Il guardiano del Fuoco...” mormorò Felipe, girandosi di scatto e ritrovandosi Kyle che fissava i tre con aria di sfida.

“Kyle...” sussurrò Lydia, rimettendosi in piedi, subito seguita da Tyler.

“Facciamo uno a testa?” propose il moro, schioccando le nocche, e gli altri due sorrisero.

 

Le porte furono di nuovo aperte, e Skylar fu condotto in una sala che racchiudeva anche le precedenti vittime dei rapimenti degli encantados. Fu accolto da un Banquo insolitamente affettuoso e da una Grace insolitamente allegra.

“Skylaaar... anche tu qui? Vieni, vieni... vieni che festeggiamo!” sorrise Banquo, poggiandogli le braccia attorno alle spalle e trascinandolo ad un banchetto al quale partecipavano tutti. Skylar gli contò, e, lui compreso, erano otto in totale. Evidentemente durante il concerto gli encantados erano comunque riusciti a rapirne qualcuno. Il bruno annusò il contenuto di qualche anfora, ma non riconobbe l'odore dolciastro che percepì, così come non riconobbe tutto il resto del cibo presente sulla tavola.

“Non hai fame, terrestre?” disse una guardia, facendo trasalire Skylar che balbettò un no incerto, ma la guardia non reagì in alcun modo visibile, e poi si rivolse agli otto ragazzi, dicendo “Il re desidera invitarvi alla festa che si terrà questa sera in vostro onore. La vostra presenza è data per scontata.” concluse, piantando gli occhi su Skylar.

“Feste, cibo gratis... sembra troppo bello per essere vero...” mormorò Skylar.

“Ma è vero, Skylaaar! È tutto veeero!” rise Banquo.

 

Nicholas prese Kyle per il collo e lo sollevò, per poi sbatterlo contro un tavolino basso, usando la sua schiena per romperlo. Il moro urlò di dolore, e rimase agonizzante per terra. Tyler lanciò un getto di elettricità verso Nicholas, ma l'encantado saltò talmente in alto che, piantando gli artigli sul soffitto, rimase piantato lì, sorridendo al rosso con aria arrogante.

Tyler allora alzò le braccia, ma un colpo di coda alla schiena da parte di Felipe lo proiettò contro la libreria, ma almeno il moro riuscì a scansarsi prima che il mobile gli cadesse addosso.

Lydia, invece, lottava contro Olivia, ma la stanchezza dovuta alle ore passate a proteggere gli spettatori al concerto le dava parecchio svantaggio contro l'agilità della creatura. La rossa sollevò allora le tessere del parquet e ne scagliò qualcuna contro Olivia, ma l'encantado si appiattì e, facendo scattare la coda, avvolse la caviglia della ragazza e poi la proiettò contro il pianoforte. Andando a sbattere contro lo strumento, Lydia perse immediatamente i sensi, mentre il pianoforte cedeva e crollava per terra, con Lydia inerme sulla sua coda. Tyler, l'ultimo rimasto, fu tentato dall'idea di far esplodere la casa, ma la presenza dei suoi amici gli impediva un gesto tanto avventato.

“Sei rimasto solo tu...” sorrise Felipe, mentre con Olivia e Nicholas circondavano il ragazzo. Il cuore di Tyler batteva a mille: la sua squadra era a pezzi ed ora non aveva la minima idea di cosa fare, mentre quei tre encantados si avvicinavano sempre di più a lui, mettendolo con le spalle al muro.

Poi un'idea gli solleticò il cervello, allora il rosso alzò lo sguardo alle luci della casa e tutte le lampadine esplosero, lasciando i tre encantados al buio. Tyler sgusciò via e colpì i tre, elettrizzandoli con tutta l'energia che gli rimaneva, abbastanza da procurar loro un dolore talmente forte da farli battere in ritirata.

 

Erano le tre del mattino quando la Vandom fu svegliata da un insistente bussare alla porta della sua villa. La preside dapprima sognava riguardo i vecchi tempi ormai passati, quando combatteva con le sue amiche, ma il forte colpire alla porta la aveva portata nel mondo della realtà abbastanza bruscamente.

Allacciandosi la vestaglia, la preside osservò dallo spioncino chi potesse essere a quell'ora, e non appena il volto insanguinato di Tyler le si palesò davanti, la Vandom non esitò ad aprire la porta, aiutando Tyler a portare Lydia e Kyle nel suo salotto, dove fece stendere i due su dei divani.

“Cos'è successo?” domandò la preside, pallida.

“Hanno... hanno avvelenato Sydney... hanno preso Sky... e hanno messo al tappeto Lydia e Kyle... ed io... io...” mormorò, quasi in un attacco di panico, mentre si metteva le mani fra i capelli e copiose lacrime iniziavano a sgorgare dai suoi occhi castani.

“Ehi. Ehi. Stai tranquillo. Andrà tutto bene.” disse la Vandom, abbracciando il ragazzo ben più alto di lei.

“Non sapevo dove andare...” continuò, ricambiando l'abbraccio.

“Ora sistemiamo tutto. Vieni, siediti.” gli disse, e Tyler obbedì, asciugandosi le lacrime dal volto e sentendosi, per la prima volta da quel giorno, al sicuro.

“Io... non so cosa fare...” spiegò, e la Vandom sorrise, sentendo un intenso moto di tenerezza nei riguardi di quel ragazzo. Gli ricordava la se stessa di anni prima, entrambi testardi, passionali, a volte addirittura impulsivi, ma con un cuore enorme.

“Guariranno in fretta.” lo rassicurò la Vandom, e Tyler la guardò confuso, allora lei si affrettò ad aggiungere “Quando siete trasformati, attingete a pieno al potere di Kandrakar, e ciò implica anche una guarigione più rapida del normale.”

Tyler si voltò, e guardò il braccio destro di Kyle; quello ferito dagli artigli di un encantado ore prima, al concerto, e constatò con sollievo che non vi era ombra della ferita, se non qualche chiazza di sangue rappreso. Il rosso sospirò, sprofondando nel divano, mentre la Vandom si alzava e metteva a bollire dell'acqua per del tè.

“Siamo ancora in gioco...” sorrise Tyler, chiudendo gli occhi ed addormentandosi.

 

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Capitolo 26
*** 2.8 ***


2.8 

 

La festa al castello sembrava una di quelle feste piene di ogni sfarzo e lusso che avevano luogo secoli prima alla reggia di Versailles. C'erano i nobili di tutta Encante che guardavano con curiosità e divertimento gli umani che cercavano di integrarsi con gli altri encantados, ottenendo le stesse attenzioni di un turista che viene a vivere nella propria nazione.

Skylar era invece l'unico terrestre che rimaneva a guardare fuori dalla finestra, taciturno e malinconico, desideroso di risentire i suoi amici che ritornavano a salvarlo. Certo, Skylar aveva ancora la tuta addosso, ma non poteva di certo resistere agli attacchi di tutti quei nobili encantados, quindi per adesso poteva solo aspettare.

“Attenzione, per favore...” disse il re, colpendo il calice di vetro con un cucchiaino, e immediatamente il brusio si interruppe “...vogliate dare il benvenuto a mia figlia, la principessa Cordelia!” e tutti i presenti applaudirono, mentre la ragazza iniziava a scendere dalle scale.

Era simile a tutti gli altri encantados, aveva capelli lunghi, neri e lisci che mettevano in risalto gli occhi verdi come smeraldi, ma aveva qualcosa nello sguardo che colpì Skylar immediatamente. Era uno sguardo che non aveva visto partire da nessun altro encantado, era uno sguardo timido, quasi impacciato, che trasudava disagio per quella situazione in cui erano tutti a puntare i loro occhi su di lei.

“Buon Compleanno, cara Cordelia!” disse il re, abbracciando la figlia e subito alcuni encantados iniziarono a suonare i loro strani strumenti, dando inizio alle danze. Il ritmo era parecchio invitante, quasi ipnotico, ed alcuni nobili invitarono Skylar a ballare con loro, ma il bruno mentì sostenendo di avere male ad una caviglia, gli altri umani, invece, non esitarono un solo momento a ballare con gli altri encantados, pur non sapendo i passi alla perfezione.

Lo stomaco di Skylar brontolò, e lui poggiò la mano sopra come a placarlo, mentre la musica che si insidiava piano nelle sue orecchie come un serpente velenoso iniziava sempre di più a corromperlo, tanto che si sorprese più volte a battere il piede a ritmo. Massaggiandosi le tempie, Skylar decise di concentrarsi sul paesaggio notturno, pregando che i suoi amici arrivassero in fretta.

 

Un portale si aprì alla destra di Sydney, facendo sussultare il biondo, che sorrise immediatamente appena vide Tyler, Kyle e Lydia sbucare dalle luce biancastra.

“Sydney!” sorrise Lydia, abbracciando il biondo, subito seguito da Tyler che, vedendo il ragazzo in forze, si sentì leggermente più sicuro di vincere la battaglia contro gli encantados. L'Oracolo entrò in sala dalla porta principale, portando un vassoio con una dozzina di provette contenenti un liquido violastro.

“L'antidoto...” mormorò Sydney, mentre metteva due provette in tasca, subito imitato dagli altri tre.

“Kandrakar conta su di voi per ristabilire l'ordine e l'equilibrio dell'intero universo. Ma tenete a mente che per arrivare al re di Encante, dovrete prima sconfiggere l'esercito e i loro tre ufficiali che, del resto, avete già conosciuto.” spiegò l'Oracolo.

“Olivia, Felipe e Nicholas sono i tre ufficiali dell'esercito?” domandò Tyler, sconvolto.

“In effetti erano decisamente più forti e abili rispetto agli altri encantados.” aggiunse Kyle.

“Ed è per questo che il re ha inviato loro tre sulla Terra. Erano i più adatti a tenerci d'occhio e a rapire vittime.” meditò Sydney.

“Fate attenzione, guardiani! L'equilibrio del mondo dipende dall'esito di questa battaglia.” disse l'Oracolo, e con un gesto della mano, aprì un portale verso Encante.

 

La città di Encante appariva agli occhi dei ragazzi come una versione ricca e pulita di Venezia. C'erano canali pieni di acque talmente limpide che si poteva vederne il fondo, ed ogni tanto persino qualche pesce dai colori fluorescenti che guizzava mangiando qualche briciola caduta. Gli appartamenti erano alti, sfarzosi così come i ponti che collegavano i vari isolati erano stretti ma splendidi in architettura e strutture.

I quattro ragazzi erano, però, su uno dei tetti dei palazzi più alti, dal quale potevano vedere facilmente com'era strutturata la città: un porto trafficato e ben attrezzato, un centro storico ben curato, ed infine la lontana reggia del re di Encante, riconoscibile anche a distanza grazie al suo lusso. Tyler tirò fuori il cuore di Kandrakar, ed il monile lanciò un raggio di luce verso la reggia stessa, come a voler confermare l'obiettivo dei ragazzi.

“Si scende in campo, ragazzi.” disse il rosso.

 

Quando la musica finì, un applauso fu rinnovato per la principessa Cordelia, e quando finalmente l'attenzione fu spostata al buffet dove iniziavano ad essere serviti dei dolci, Cordelia prese un piatto, lo riempì di frutta e lo portò da Skylar, il quale rimase parecchio interdetto da quel gesto.

“Ho visto che non hai mangiato nulla.” spiegò Cordelia, porgendogli il piatto.

“Una principessa non dovrebbe servire.” mormorò Skylar, declinando l'offerta gentilmente, ma Cordelia sorrise e prese un frutto, lo fece a metà e poi ne offrì una parte a Skylar il quale, questa volta, accettò l'offerta.

“Ti manca casa?” domandò lei. “Hai una famiglia, sulla Terra?”

“Sì. Ho una famiglia, e degli amici. E una ragazza... in Norvegia.” spiegò, con tono secco e duro.

“Sai, noi encantados amiamo la musica... ma non sappiamo inventarla. Io c'ho provato tante volte, ma l'inventiva non è propria della nostra specie.”

“Neanche io ho mai scritto una canzone in vita mia...” rispose Skylar, aggrottando la fronte.

“Ma lo farai. Lo sento.” gli disse, sorridendogli e addentando il frutto.

“E noi siamo, tipo, i regali di tuo padre per il tuo compleanno?” chiese Skylar, e Cordelia arrossì, guardando a terra, abbattuta, come un ladro che era stato scoperto nell'atto.

“Io... non volevo...” mormorò, per poi asciugarsi una lacrima ed alzarsi di nuovo in piedi “Scusa, devo andare...” spiegò, tornando alla festa.

 

“Fermi fermi fermi!” disse Lydia, bloccando l'ingresso dei tre ragazzi alla reggia di Encante.

“E ora che c'è?” domandò Kyle, sbuffando, per poi ricevere una gomitata da parte del biondo.

“Non abbiamo un piano!” fece notare loro Lydia.

“Ne abbiamo mai avuto uno?” domandò Sydney, sorridendo, ricevendo una gomitata da Kyle per ripicca.
“Se per questo non abbiamo neanche una mappa degli interni della reggia...” rifletté Lydia.

“Ci stiamo facendo troppi problemi! Entriamo, atterriamo qualche encantado facendo attenzione ai tre generali del piffero, recuperiamo Skylar e gli altri umani, e sculacciamo il re. Ta-da!” disse Tyler, facendo scoppiare a ridere Sydney, che fu subito zittito da Kyle che gli tappò la bocca con la mano per evitare che il suono della sua risata attirasse l'attenzione di qualche guardia.

Lydia sospirò, alzando gli occhi al cielo, e poi tornò a guardare Tyler con la sua solita aria da diva.

“Avremmo bisogno di un piano, lo sai?” disse, ritornando all'argomento precedente.

“Ok, ok!- sospirò Tyler, grattandosi la testa -Kyle e Sydney affrontano le guardie o chiunque si trovino davanti, catalizzando l'attenzione su di loro.” iniziò.

“Che idea magnifica.” commentò Kyle, caustico.

“Mentre tu, Lydia, cercherai Skylar. Libererai prima lui, poi raggiungerete Sydney e Kyle e li aiuterete a sconfiggere i tre generali, poi tornerete indietro e libererete gli altri umani. A quel punto, se sarò ancora vivo dal mio scontro contro il re, vi raggiungerò e partiremo tutti quanti per la Terra.” disse, subito seguito da un lungo silenzio in cui Sydney, Kyle e Lydia lo guardarono a lungo per vedere se stesse parlando seriamente o meno.

“Senti, tu hai insistito per un piano...” si lamentò Tyler, indicando Lydia.
“Ok, facciamo che a grandi linee seguiremo questo piano. Vi va?” domandò Sydney, e gli altri annuirono.

Due guardie sbarravano l'ingresso alla reggia, ma i ragazzi se ne sbarazzarono velocemente con un getto di fuoco ed un fulmine, quindi entrarono indisturbati nel cortile coperto di ghiaia. Cinque guardie armate fino ai denti uscirono sul cortile, chiedendo ai ragazzi chi fossero. Tyler fece un cenno a Lydia, e la ragazza sollevò quattro sassolini che partirono come proiettili, colpendo gli elmetti di quattro soldati, facendogli cadere a terra storditi.

“Siamo qui a nome di Kandrakar. Portami dal tuo re.” disse Tyler, all'unica guardia superstite.

“Altrimenti?” domandò la guardia, mal celando una certa paura.
“Altrimenti- disse, facendo crepitare un fulmine sul palmo della sua mano -non credo che con quell'armatura di metallo avresti qualche chance.” sorrise.

“Da questa parte.” disse l'encantado, conducendo Tyler verso il portone principale.

“Questa ghiaia può tornare utile.” disse Lydia, riempiendosene un pugno.

“Ci incontriamo tutti in questo cortile entro l'alba. Va bene?” domandò il rosso, e i tre ragazzi annuirono.

 

“Signore e signori! Prego, un applauso per mia figlia che adesso si esibirà in una meravigliosa performance per ringraziarvi tutti della vostra presenza.” disse il re di Encante, e tutti i nobili applaudirono, mentre Cordelia saliva sul palco e abbracciava l'arpa, pronta ad iniziare a suonare.

If I could fly I'd come to see you wherever you are
I would lie down beside you while you're sleeping...”

Brividi lungo la schiena di Skylar serpeggiarono. Era una delle più belle, limpide e cristalline voci che Skylar avesse mai ascoltato in tutta la sua vita- e lui si riteneva un esperto di musica. Purtroppo per il concerto, però, una guardia entrò spalancando le porte, attirando l'attenzione dei presenti e facendo distrarre Cordelia che si interruppe, corrugando la fronte.

Il re camminò verso la guardia e quest'ultima mormorò qualcosa, ed il re annuì.
“Signori, per un contrattempo siamo costretti a spostare la festa in un'altra sala! Scusate per il disagio, ma riprenderemo appena potremo!” disse il re. Cordelia scese dal palco e andò incontro al padre, preoccupata.

“Che succede?” domandò Cordelia.

“Ci sono i soldati di Kandrakar. Vorranno riportare gli umani sulla Terra.” spiegò.

“Bene, allora restituiamoli! Tanto io non voglio nessun umano!” disse la principessa, prendendo l'occasione al volo.

“Non fare la sciocca. Questi umani servono a tutto il regno.” rispose il re, facendo entrare nella sala tre persone che Skylar riconobbe immediatamente: Olivia, Felipe e Nicholas. “Impedite ai guardiani di arrivare fino alle stanze degli umani! A qualsiasi costo. Felipe, tu rimani con noi, potremmo aver bisogno di difenderci.” disse il re. I tre generali si inchinarono e si divisero, obbedendo agli ordini.

Una guardia arrivò alle spalle di Skylar, e chiese non troppo gentilmente al ragazzo di alzarsi. Skylar obbedì, e si lasciò condurre alla propria stanza, non prima di aver scambiato un ultimo sguardo con Cordelia.

 

Un raggio di luce verde colpì una parete e i tre guardiani rimasti ancora uniti entrarono in un corridoio.

“Col mio potere sarà un gioco da ragazzi far scappare Sky!” disse Lydia, richiudendo il buco nel muro che aveva creato poc'anzi.

“Come farai a trovarlo?” domandò Sydney, e la rossa si morse le labbra, guardandosi in giro alla ricerca di una soluzione a portata di mano, ma per i corridoi non c'era nulla se non piante in costosissimi vasi, specchi incorniciati nell'oro più brillante e quadri artisticamente complicati. Un'idea passò per la testa di Lydia, allora raccolse alcuni petali, vi soffiò sopra e, dopo averli tenuti delicatamente fra le mani, li lasciò volare via.

“Ecco fatto!” disse Lydia, seguendo lo stormo di petali che svolazzava verso la rampa di scale più vicine.

“Stai attenta!” le urlò Kyle, e lei si girò per salutarli ancora una volta.

Kyle e Sydney, invece, iniziarono a vagare senza meta lungo i piani della reggia, ma nessuna guardia si faceva ancora viva.

“Dobbiamo attirarli in qualche modo...” mormorò il biondo, allora Kyle lanciò una sfera di fuoco contro un mobile di legno che esplose in mille pezzi infuocati. Sydney guardò il moro con uno sguardo interdetto, e Kyle per tutta risposta gli sfoggiò uno dei suoi sorrisi più smaglianti, facendolo sorridere. Era da tanto- pensò Kyle -che non rimaneva da solo con Sydney, e un'improvvisa voglia di baciarlo si fece avanti nella sua testa.

“Attento!” sussurrò Kyle, prendendo Sydney per il colletto della maglia e schiacciandolo contro la parete. Il biondo rimase in silenzio, in attesa dell'arrivo di qualcosa- qualunque cosa -ma poco dopo alzò lo sguardo su Kyle e trovò il moro che gli sorrideva da un orecchio all'altro.

“Era una scusa per appendermi al muro?” domandò Sydney.

“Era una scusa per baciarti!” lo corresse Kyle, avvicinandosi per baciarlo. “E poi ho sempre sognato farlo!” aggiunse annuendo, ma subito dopo Sydney lo spinse e i due caddero per terra. Kyle non capì il perché di quel gesto da parte di Sydney, quando poi vide tre frecce conficcate nel punto esatto in cui i due erano poggiati poco prima.

“Si comincia...” sbuffò Kyle, vedendo dieci guardie avvicinarsi a loro con fare poco pacifico. Sydney assunse una posizione d'attacco, subito imitato da Kyle. Le guardie iniziarono a correre in loro direzione, allora Sydney si abbassò improvvisamente, toccando il pavimento con le sue mani ricoperte dai guanti, e subito dopo le guardie si ritrovarono a scivolare lungo una spessa lastra di ghiaccio, andando a sbattere l'una contro l'altra.

Kyle ne approfittò e iniziò a lanciare qualche palla di fuoco in loro direzione, fino a che non rimase nessuno in piedi. I due si guardarono, si sorrisero, e poi si riavvicinarono, provando a baciarsi una seconda volta, ma il rumore dei passi delle altre guardie fece sbuffare entrambi. Armato con alabarde, balestre, spade e scudi, una trentina di encantados occuparono le due uscite del corridoio, bloccando ogni via di fuga per i due guardiani.

“Io mi occupo dei quindici a destra!” disse Sydney, appoggiando la propria schiena a quella di Kyle.

“Perfetto. Vediamo di uscirne vivi!” mormorò Kyle.

 

“Come hai detto che si chiama il tuo re?” domandò Tyler.

“Non l'ho detto.” rispose la guardia.

“Ok, saresti così gentile da dirmelo?” sospirò Tyler, sorridendogli in modo falso e forzato.

“Non abbiamo il permesso di rivelare certe informazioni agli umani.” sbottò la guardia.
“Certo che abbiamo risparmiato proprio la guardia più pallosa!” grugnì Tyler.
“EHI!” si lamentò la guardia.

“Voi encantados siete così amanti della musica, e poi dimostrate di essere spontanei quanto... quanto una spugna per lavare i piatti!” con questo insulto, la guardia si voltò a guardare Tyler con un'espressione realmente offesa, ed il rosso si ritrovò ad alzare le spalle come per giustificarsi.

“Comunque. Dietro quella porta c'è la sala del trono. Ora scusami, vado a lavare dei piatti!” e così dicendo la guardia si allontanò, gettando l'elmetto e borbottando qualcosa sulla sua dignità da soldato. Tyler sorrise, poi aprì la porta della sala da ballo, per poi ritrovarsi in una sala vuota. Il rosso sbuffò, imprecando contro la guardia che l'aveva condotto in quel posto, quando poi le sue orecchie udirono qualcosa: un suono di cetra e di risate che veniva da un luogo non troppo lontano da lì.

 

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Capitolo 27
*** 2.9- Assalto! ***


2.9 - Assalto! 

 

Un petalo rosa arrivò, svolazzando, fino alla grata sulla porta che dava alla stanza di Skylar. Il petalo vi si poggiò sopra, ignorato completamente dalla guardia che controllava l'uscio, ed ignorato da Olivia che, facendo avanti e indietro per il corridoio, teneva sotto controllo ogni movimento da parte degli umani; ma quasi tutti erano storditi dall'atmosfera di Encante quindi non richiedevano una particolare attenzione.

Il resto dei petali raggiunse il primo, vorticando e disegnando ghirigori per aria, e alcuni entrarono nella camera di Skylar, mentre altri furono presi da Olivia che, tenendoli stretti in mano, ne annusò l'essenza per poi ringhiare il nome di Lydia.

Quello era il segnale che il bruno stava aspettando, allora unì i polsi e dai palmi generò un colpo di vento talmente forte che scardinò la porta e fece volare la guardia che, schiacciata contro la porta, si ritrovò sbattuta contro il muro opposto.

Le guardie brandirono le loro spade e le loro alabarde, e le puntarono contro la stanza di Skylar, ignorando completamente che Lydia era comparsa dal fondo del corridoio. La rossa distese la mano e una decina di sassolini partirono in direzione dei soldati che, loro malgrado, furono colpiti alla testa; mentre altri furono fatti volare via dalle onde d'aria generate da Skylar.

“Sky!” disse Lydia, abbracciando l'amico che ricambiò il gesto.

“Dio, mi siete mancati!” mormorò il bruno. “Aggiornami sul piano.” disse poi, staccandosi dalla ragazza.

“Ora andremo a dare una mano a Sydney e Kyle che sono soli contro tutte le altre guardie.” spiegò la rossa.

“E Tyler?”

“Tyler è a parlare con il re. Forza, andiamo.” disse Lydia, prendendo Skylar per mano e correndo nella stessa direzione da cui era arrivata, ma una figura si sovrappose fra i due ragazzi e la rampa di scale.

“Voi non andate da nessuna parte.” ringhiò Olivia, trasformandosi da umana ad encantado.

“Sarà un piacere prenderti a calci nel cul...”
“Ehi, Lydia! Sei agguerrita.” scherzò Skylar, assumendo una posizione d'attacco.

 

Un getto d'acqua sollevò tre soldati e si congelò istantaneamente, intrappolandoli in una gabbia trasparente come il vetro. Altri tre soldati iniziarono a correre in direzione di Sydney, ma con un gesto del braccio il biondo creò una rampa di ghiaccio nella quale si conficcarono le loro armi, successivamente il biondo fece esplodere con un gesto la coltre cristallina, colpendo quattro soldati con i dardi trasparenti. Un encantado iniziò ad attaccare Sydney, ma il biondo congelò la spada che si frantumò al primo contatto, allora i due iniziarono un combattimento corpo a corpo. La guardia parò un calcio di Sydney e gli restituì un pugno allo stomaco, ma il biondo fu abbastanza reattivo da parare un secondo pugno con una mano, e generare nell'altra un'onda d'acqua che colpì il soldato, spedendolo contro il muro.

Il biondo fece sciogliere il ghiaccio che aveva fatto esplodere poco prima e lo utilizzò per colpire altre due guardie, sentì in seguito lo scatto del meccanismo della balestra, allora Sydney si voltò giusto il tempo per creare una barriera di ghiaccio che bloccò la freccia pochi millimetri prima che lo colpisse. Con due dita Sydney spedì la barriera contro un soldato e lo colpì in pieno, mettendolo al tappeto. Sydney si fermò un attimo, asciugandosi il sudore dalla fronte con l'avambraccio e poi ripartì all'attacco, creando delle spesse bolle di ghiaccio con cui ricoprì le proprie mani, per poi prendere a pugni il primo encantado che si trovava a tiro.

A pochi metri di distanza, invece, Kyle lanciò un globo infuocato che, appena toccò terra, esplose creando un'onda d'urto che investì qualche soldato. Il moro aspettò che qualche encantado si avvicinasse, successivamente ne surriscaldò le armi e le armature, costringendo tutto l'esercito ad affrontarlo completamente disarmato. Kyle si leccò il labbro superiore e partì all'attacco; nel combattimento corpo a corpo il moro era decisamente abile, ma nonostante i suoi pugni e calci ustionanti, a volte doveva fermarsi e lanciare qualche getto infuocato in modo tale da ferirne il più possibile.

Due encantados lo tennero fermo mentre un terzo lo prese a pugni, ma subito dopo tutti e tre furono costretti a lasciarlo andare poiché il moro scottava come un ferro arroventato. Kyle mimò il gesto di scoccare una freccia e un dardo infuocato comparì dal nulla, esplodendo a metà strada e colpendo cinque encantados. Usando la forza del fuoco come spinta, Kyle fece fuoriuscire numerose fiamme dai polsi e, approfittando della velocità, colpì più encantados possibile. Quando fu abbastanza vicino ad una parete, Kyle vi camminò sopra, sfruttandola come rampa di lancio e facendo una capriola per atterrare, generò un'ondata di fuoco al momento dell'impatto col terreno, colpendo solo quegli encantados che non erano stati abbastanza pronti da saltare. Per liberarsi degli ultimi encantados rimasti, il moro prese un bel respiro, e successivamente espirò una fiammata infuocata come fosse un drago. Quando non vi furono più soldati rimasti in piedi, Sydney e Kyle incrociarono il loro sguardo. Erano sudati, stanchi e affannati, ma ebbero ancora la forza di corrersi incontro e di baciarsi.

“Sei molto artistico mentre combatti.” ansimò Kyle, poggiando la sua fronte su quella di Sydney.
“E tu sei molto sexy.” sorrise Sydney. Altri passi di guardie che correvano in loro direzione riecheggiarono per il corridoio, allora i due si separarono ancora, ma solo dopo un ultimo bacio.
Dal lato di Kyle uscirono altri venti encantados, mentre da quello di Sydney ne uscì solo uno: Nicholas.

 

Tyler aprì una seconda porta e la musica ed il chiacchiericcio cessarono immediatamente. Mentre il rosso entrava nella sala sprofondata nel silenzio più totale, alcuni nobili si nascosero dietro le poche guardie presenti, mentre altri accennarono a scappare ma l'unica porta accessibile era quella da cui era entrato Tyler poco prima.

“Buonasera. C'è sua altezza?” domandò sorridendo.
“Io sono il re di Encante. Tu chi sei, umano?” chiese il re, facendo un paio di passi in avanti.

“Sono Tyler e vengo a nome di Kandrakar per chiedervi di cessare il vostro commercio di umani.” spiegò il rosso, incrociando le braccia. Cordelia diede una gomitata al padre e fece qualche passo in avanti fino a sorpassare il re.

“Certo! Capiamo la vostra preoccupazione e chiediamo perdono per le nostre azioni...”
“Cordelia! Ma che fai?” la apostrofò il padre, tirandola per il polso.

“Sapevi che prima o poi continuare a rapire le persone dalle altre dimensioni avrebbe portato a questo!” strillò Cordelia, strattonando il braccio fino a liberarsi dalla presa del padre. “Padre, restituiamo gli umani adesso, oppure la situazione peggiorerà! Encante non è in grado di affrontare una guerra a lunga durata, Lei lo sa!” lo implorò Cordelia. Tyler osservò la scena accigliato, entusiasta al massimo di avere dalla sua parte la principessa del re, ma qualcosa alle sue spalle lo sollevò di colpo e lo lanciò contro una parete, facendolo sbattere goffamente.
“Ma che..?” si domandò il rosso tornando in piedi, per poi vedere Felipe che, con gli occhi da rettile e i denti affilati gli ringhiava contro.

“Non si preoccupi, sire. A pel di carota ci penso io!” sorrise Felipe.

“EHI!” sbottò Tyler, sinceramente offeso.

“Padre!” lo pregò Cordelia, tirando il genitore per la giacca, ma prima ancora che il re potesse aprire bocca, Felipe partì all'attacco.

 

Olivia balzò contro i due ragazzi, pronta ad usare i suoi artigli per lacerare i loro corpi, ma Skylar allungò un braccio e creò un vuoto d'aria che bloccò l'encantado a metà strada; poco dopo, generò un flusso d'aria abbastanza forte da spedire Olivia indietro, facendola cadere oltre la ringhiera delle scale.

“È stato facile...” annuì Lydia, e i due scapparono dal lato opposto del corridoio, cercando di arrivare il più presto possibile all'altra rampa di scale, ma a metà strada trovarono una ventina di soldati che li minacciavano puntando le spade e le alabarde. Skylar batté le mani ed una folata di vento spedì all'aria alcune guardie; Lydia, invece, toccò il pavimento con i suoi palmi e poco dopo alcuni soldati iniziarono a sprofondare in una specie di sabbia mobile.

“Non credo sia stata una buona idea bloccarli nel punto esatto in cui dovremmo passare.” mormorò Skylar.

“Perché no?” domandò Lydia, e il bruno le indicò qualcuno alle sue spalle. La rossa si voltò e vide Olivia che si avvicinava a loro con le fauci spalancate.

“In effetti avrei potuto evitare di bloccarci la strada.” convenne Lydia, ma subito dopo distese il braccio e tutti i mobili fatti di legno presenti nel corridoio partirono contro Olivia, schizzando come dei proiettili. Il generale ne ruppe alcuni con la sua coda e i suoi artigli, ma non riuscì ad evitare un mobile che la investì in pieno, andando i mille pezzi.

Olivia si risollevò prontamente, e questa volta iniziò a correre in loro direzione, ma Skylar, spiccando il volo, le riservò un potente calciò allo stomaco, ma Olivia lo afferrò per il polpaccio e lo lanciò dall'altro lato. Approfittando del momento di distrazione, Lydia batté un piede sul terreno e un'onda d'urto fu condotta dal pavimento contro Olivia, colpendola ai piedi e facendola capitolare a terra. Olivia non era stupido e aveva capito di essere in svantaggio numerico, soprattutto se non poteva contare in un esercito che, a causa di Lydia, era stato bloccato.

L'encantado, allora, si rimise in piedi e corse verso la rossa, ma invece che attaccarla saltò in aria ed atterrò con i pugni nel punto esatto in cui le guardie erano state bloccate. Il colpo creò qualche crepa sulla superficie del pavimento, ma già un paio di guardie furono in grado di liberarsi, allarmando sia Lydia che Skylar.

Olivia diede un secondo colpo e le guardie che furono in grado di liberarsi furono più della metà.

“Sky, tienili occupati!” disse Lydia, e subito la ragazza si chinò per terra, toccando il pavimento con le proprie mani. Obbedendo, Skylar creò dapprima un vortice che disorientò i soldati, e successivamente respinse con un muro d'aria tutti i soldati che cercarono di attaccarlo.

“Usate le balaustre!” urlò Olivia, e le guardie obbedirono, scoccando le loro frecce contro il ragazzo, ma Skylar fu abbastanza pronto da invertire la rotta delle frecce, e spedirle contro i soldati stessi.

“Sky...” disse Lydia con voce ferma e decisa. “...vola!” e subito dopo un grosso scossone colpì il pavimento, generando una crepa che spaccò prima il corridoio in due, e poi sbriciolò l'intero pavimento, facendo cadere gli encantados- Olivia compresa -al piano di sotto.

Skylar tornò volando vicino Lydia, e sorresse la rossa quando fu il momento di rialzarsi poiché era tanta l'energia che aveva utilizzato per distruggere il pavimento.
“E se dovessero riprendersi?” domandò Skylar, e allora Lydia girò entrambi i polsi e imprigionò l'esercito svenuto all'interno di una gabbia fatta con le stesse macerie del pavimento.

“Andiamo, ora... è quasi l'alba.” disse Lydia, guardando fuori dalla finestra.

 

Dall'altro lato del castello, Sydney e Kyle iniziavano ad accusare i primi effetti della stanchezza. Il moro fu presto preda di ferite, botte e tagli, mentre il biondo tentava in ogni modo di guadagnare tempo con Nicholas.

Sydney continuava a creare coltri ghiacciate che rallentassero il generale, ma presto o tardi Nicholas riusciva sempre a liberarsi, fino a quando con uno strattone non colpì Sydney al petto con la sua coda. Il biondo cadde ansimante, mentre l'encantado gli riservava un calcio alle costole, per poi sollevarlo da terra e afferrargli il collo con entrambe le mani, stringendo più forte che potesse.

“Sai, Syd? È un peccato che io non possa finire il tuo ritratto!” sorrise, sbattendolo contro una parete.

“C'è solo una persona che mi può chiamare Syd...” disse, poggiando le sue mani sui polsi di Nicholas “...e non sei tu!” detto ciò, congelò i suoi polsi, costringendolo ad allentare la presa sul collo del biondo, ma Sydney prima di cadere a terra gli riservò un doppio calcio allo stomaco che lo spedì a qualche metro di distanza.

“Ti strapperò la faccia a morsi!” urlò Nicholas, che aveva perso momentaneamente l'uso dei polsi e dovette tornare in piedi flettendo le gambe.

“Meno parole e più fatti!” gli rispose Sydney, e creò un getto d'acqua che sparò in sua direzione, ma non parve danneggiare gravemente l'encantado, poiché in quanto creatura d'acqua non soffriva particolarmente gli attacchi di quell'elemento. Il biondo però sfruttò l'acqua che ricopriva il corpo di Nicholas e la congelò, bloccando momentaneamente l'avversario. Sydney si voltò e vide Kyle che cercava di tenere testa agli ultimi dieci soldati rimasti, ma il moro era ferito in più punti, e la divisa che indossava era recisa e cadeva a pezzi.

Il biondo fece per corrergli incontro, ma sentì Nicholas che si liberava dal ghiaccio, lanciando qualche dardo gelido contro Sydney, ma il biondo ritrasformò prontamente quei pezzi di ghiaccio in acqua e formò un cilindro che ricongelò. Nicholas aggrottò la fronte, non capendo le intenzioni del biondo, ed ecco che dal busto di ghiaccio, partirono tanti dischi sottili e taglienti. L'encantado riuscì a schivarne solo alcuni, mentre altri gli si conficcarono nella carne, ferendolo.

Intestardito dalla situazione, Nicholas provò ad alzarsi ancora una volta, ma Sydney creò un getto d'acqua che, piovendo dall'alto, creò tante lance di ghiaccio che imprigionarono Nicholas al loro interno.

Dall'altro lato del corridoio si udì il rimbombo di un'esplosione che fece raggelare Sydney. Lasciando perdere totalmente Nicholas, il biondo corse in direzione di Kyle.

Il moro era l'unico che era rimasto in piedi. Tutt'attorno c'erano schizzi di sangue, segni di bruciature e fiamme che ardevano ancora. Kyle, invece, era scoperto dalla cintura fin sopra, ed era ferito, sudato e ricoperto di fuliggine nera. Vedere Kyle in quello scenario, era come vedere una divinità che si ergeva vittoriosa sul campo di battaglia.

“Syd...” mormorò il moro, iniziando a camminare in sua direzione, ma dopo pochi passi, Kyle inizò a barcollare e cadde di faccia a terra. Sydney gli corse incontro e vide, con orrore, che aveva ben due morsi di encantado- uno sulla spalla e l'altro sul fianco -e che il veleno aveva già iniziato a diffondersi.

“Tieni, bevi.” disse Sydney dolcemente, offrendo l'antidoto al moro, ma quest'ultimo era troppo debole persino per sollevare il braccio, allora il biondo lo aiutò a bere, sollevandogli la testa e poggiandola sulle proprie cosce.

“C-come è an-data?” domandò, inghiottendo la prima pozione.

“Bene. È svenuto.” disse, accarezzandogli la fronte e stappando il secondo antidoto.

“Lo s-sapevo che eri il p-più bravo.- sorrise, bevendo un altro sorso, e poi iniziando stranamente a piangere -volevano venire da te, Syd... s-stavo perdendo e ho s-sentito che volevano venire da te a... a ucciderti ed io... io non potevo permetterlo.” disse, tirando su col naso e piantando i suoi occhi neri e spaesati su quelli inteneriti e blu di Sydney.

Commosso da quella dimostrazione d'affetto, Sydney si chinò sul moro e lo baciò delicatamente sulle labbra.

“Sei il mio eroe.” gli sussurrò.

 

Una scarica elettrica colpì Felipe, il quale dopo un lungo ruggito di dolore si ritrovò contro la parete, ma guaì solo per pochi secondi, poi tornò in piedi e schivò qualche sfera di energia di Tyler e fece per colpirlo al petto, ma Cordelia si sovrappose, facendo sussultare l'intera folla di nobili.

“Padre, vi chiedo di fermare questa battaglia oppure io... oppure io combatterò contro di voi e aiuterò Kandrakar a liberare gli umani!”

“Togliti di mezzo, principessa.” sibilò Felipe, allora Cordelia gli tirò un pugno in pieno viso, facendo barcollare Felipe.

“CORDELIA!” strillò il re, e la figlia tornò a guardarlo con i suoi severi occhi verdi. “Non possiamo rinunciare agli umani! Encante si regge sulla musica...”
“E allora usiamo il portale per andare sulla Terra e studiare musica! Potremmo inviare gli studenti più giovani e meritevoli sulla Terra dove potranno frequentare un corso di musica ed imparare a comporre! Potrebbe funzionare.” disse la principessa, “E poi se dovessi continuare a lottare contro Felipe... quello mi sbrana.” spiegò, aggrottando la fronte.

“Maestà, potrebbe essere una soluzione fallace.” mormorò un nobile alle loro spalle.

“Sì. Potrebbe esserlo. Allora sarai tu, figlia mia, la prima ad essere inviata sulla Terra. Ritirate le truppe e preparatemi ad un incontro con l'Oracolo di Kandrakar. Questa storia è andata fin troppo oltre.

 

Tyler corse, accompagnato da Cordelia, lungo le scale della reggia, saltando due gradini alla volta fino a raggiungere il grande spiazzo presente all'ingresso, dove ore prima si erano dati appuntamento lui e i suoi amici. Ed infatti il rosso trovò lì la sua squadra, leggermente sfinita per la battaglia appena affrontata. Kyle, quello messo peggio, si reggeva a malapena e, nonostante il suo corpo stesse espellendo il veleno, ancora non si era ripreso del tutto dalle ferite.

“Fresco come una rosa.” lo apostrofò Lydia, ed il rosso sorrise, facendo spallucce.
“Veramente è stato tutto merito di Cordelia e della sua dialettica!” spiegò Tyler, “A proposito: Cordelia, loro sono la mia squadra! Sydney è il biondino; Kyle è quello che non si regge in piedi; Lydia è la so-tutto-io; e Sky...”
“Lo conosco già.” disse Cordelia, e i due si scambiarono uno sguardo intenso ed un sorriso amichevole.

“Allora, che facciamo?” domandò Sydney, e subito dopo una decina di guardie comparvero dal portone principale, scortando gli umani rapiti, tra cui Banquo e Grace.

“Ora si torna a casa.” disse Tyler, e, con il cuore di Kandrakar illuminato, creò un passaggio verso la Terra.

 

“Sire, non ci credo che ha permesso ad Encante di rimanere senza musica!” sbottò Felipe, ma quando il re lo guardò severamente, il generale fece un passo indietro e chinò il capo.
“Non sei tu a prendere le decisioni. Tu sei un generale, io sono il re.” rispose.

“Ma...”

“Basta, Felipe! È giusto dare un'opportunità al piano di mia figlia! Ora va'!” e così dicendo congedò il generale. Furibondo, Felipe fece un salto nei locali dell'infermeria per vedere come fossero stati ridotti i propri fratelli, e quando li vide feriti e provati, la sua rabbia aumentò esponenzialmente.

Bisognava fare qualcosa, bisognava far capire al re che quel commercio di umani era la cosa migliore per Encante, e forse sapeva anche come fare.

 

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Capitolo 28
*** 2.10- Non è ancora la fine... ***


2.10 - Non è ancora la fine...

 

Kyle si svegliò dopo un bagno di sudore, e si rigirò fra le lenzuola ancora qualche secondo prima di aprire gli occhi e capire di non essere nella propria stanza. Le pareti erano dipinte di blu, c'erano poster di band che lui non conosceva e persino le lenzuola del letto emanavano un profumo che non riconosceva ma che tuttavia gli era familiare.

“Buongiorno.” disse una voce al suo fianco, e Kyle si girò, riconoscendo Sydney.

“Syd... perché sono qui?” domandò, passandosi una mano sul volto stanco, e mettendosi a sedere.

“Non sapevo come farti entrare a casa tua, e poi ho pensato che magari saresti stato più al sicuro se fossi rimasto qui, con me.” spiegò il biondo, inginocchiandosi e poggiando il viso sulle ginocchia del moro, che sorrise quando incrociò i suoi occhi blu.

“La missione?” domandò.

“L'Oracolo ha sostituito i ricordi dei ragazzi su Encante con una scampagnata, Sky a quest'ora sarà in ufficio dal padre rivendicando di aver ritrovato i ragazzi e poi noi tutti andremo a cancellare i fascicoli riguardanti questa brutta faccenda.” spiegò Sydney, sedendosi al suo fianco.

“Quindi la missione è conclusa?” chiese Kyle, e il biondo annuì. Un sospirò uscì dalle labbra del moro, che poi si cercò di visualizzare l'ora sullo schermo della radiosveglia di Sydney.

“Dovremmo prepararci per andare a scuola.” sorrise Kyle.

“Ah, no! Noi due ci prendiamo una vacanza.” annuì Sydney, facendo pressione sulle spalle del moro affinché si stendesse di nuovo sul suo letto.

“Cosa? No, abbiamo fatto troppe assenze.” mugugnò Kyle, le cui membra iniziavano a cedere sotto il peso del sonno.
“E abbiamo anche impedito una guerra fra due mondi. Ci meritiamo una vacanza.” sostenne il biondo, ma prima ancora che potesse finire la frase, Kyle dormiva già.

 

“Tu pretendi che io creda che tu abbia trovato questi ragazzi ritornare in un furgoncino anni '50 dopo una scampagnata in periferia senza cellulari e senza aver avvisato le famiglie?” domandò lo sceriffo Sean Windy, mentre Skylar annuiva con aria sempre più insicura.

“Certo, papà... chiedi a loro!” domandò Skylar, ingoiando aria.

“Ho già chiesto a loro, e concordano con la tua version...”

“E allora! Tutto finito! Ora vado perché sennò faccio tardi a scuola e...”
“Un momento! Loro non mi hanno saputo spiegare alcuni particolari che, magari tu potresti aiutare a rendermi più chiari.” domandò lo sceriffo, aprendo il fascicolo dedicato a Grace e tirando fuori la foto dell'iPod- unico indizio della sua scomparsa. “Come mi giustifichi questo?” domandò lo sceriffo.

“Le è caduto di tasca?” sorrise Skylar, facendo spallucce.

“E questo?” domandò suo padre, mostrandogli la foto della finestra a casa di Banquo andata in mille frantumi.”

“Ehm... vandalismo dilagante?” domandò il figlio, e subito in ufficio entrarono altri due investigatori Vetiver e Fern che squadrarono Skylar con aria parecchio interrogativa, fino a quando uno dei due non iniziò a parlare.

“Che fortuna aver risolto la situazione così, nel giro di un paio di mesi.” disse Vetiver.

“Eh già...” sorrise Skylar, poi Fern prese il fascicolo ed iniziò ad analizzarlo attentamente.

“E così tu hai ritrovato Banquo e Grace che tornavano da una scampagnata alla quale uno si è aggiunto all'altra dopo due settimane?” domandò Fern.

“Sì, sembra strano anche a me, lo ammetto, ma è quello che è successo. Comunque, gentili signori, non mi pare il caso di interrogarmi senza la presenza di un avvocato, o almeno il consenso di uno dei miei genitori in quanto, ricordiamolo, io sono ancora minorenne e mia madre non acconsentirebbe mai. Ora scusate, ma devo andare a scuola.” e così dicendo, Skylar si congedò dagli altri e sgusciò via dalla porta dell'ufficio del padre.

I due investigatori guardarono il padre, interrogativi, e lo sceriffo scrollò le spalle.

 

Lydia era sicura di non essere al massimo del suo potenziale quella mattina, ma si sentiva persino troppo stanca per impugnare un lucidalabbra e applicarlo sulle sue labbra. Per la prima volta dopo molto tempo aveva raccolto i capelli con una coda di cavallo e portava solo un leggero tocco di matita e mascara. Alcune ragazze notarono subito il suo cambiamento- l'assenza della borsa, l'assenza del trucco e l'assenza dei tacchi -ma Lydia se ne curava ben poco.

La rossa camminò fino a raggiungere l'armadietto di Doug e trovarvi il ragazzo che vi prendeva i libri con aria assai truce.

“Ciao tesoro,- disse lei, baciandolo sulla guancia -che ne dici se saltiamo l'ora di matematica e andiamo a fare colazione insieme?” domandò lei, ma lui non spiccicò una parola e, anzi, sbatté lo sportello dell'armadietto per poi prendere ad armeggiare con lo zaino.

“Hai ucciso uno scarafaggio con quel colpo o...” domandò lei, ma Doug la interruppe con il suo tono brusco di quando era arrabbiato.

“Puoi andare a fare colazione da sola. Anzi, sai che ti dico? Da oggi puoi fare tutto quello che vuoi da sola!” le sibilò, puntandole il dito contro. Una piccola crepa si fece strada nel cuore di Lydia, ma subito la sua razionalità le impose di non andare in panico, allora la rossa prese un bel respiro e domandò il perché di quel comportamento.

“Perché? Vuoi sapere perché? Allora dimmi, hai passato una bella serata?” ma Lydia non sembrò capire, ed aggrottò la fronte, allora Doug aggiunse “Dopo che il concerto è stato annullato ti ho cercata per tutto il piazzale, ti ho chiamata al cellulare, sono passato da casa tua e tu non c'eri...” continuò lui, e un'ondata di senso di colpa si abbatté su di lei come un terremoto e la sua mimica facciale non l'aiutò molto, visto che non fece che aumentare i sospetti del ragazzo.

“Doug, io...” disse lei, asciugandosi una lacrima.

“Cosa? C'è un altro? Mi tradisci con uno di quei tuoi amichetti?” sibilò ancora.

“No, non lo farei mai, lo sai!” sbottò lei.

“Allora che fine hai fatto? Dimmi la verità...” sussurrò lui, guardandola negli occhi.

“È complicato!” disse lei, odiandosi per dimostrarsi una frignona invece che attivare il cervello ed utilizzarlo per creare una scusa sul momento, ma forse c'era dell'altro; forse non voleva o poteva più mentire a Doug.

“Prova a spiegarmelo.”

“Io...” disse, premendosi il setto nasale per evitare che altre lacrime sgorgassero, e ordinandosi di trovare una scusa decente, ma il suo cervello andava in tilt alla minaccia di essere lasciata da Doug. “...ti prego non posso dirtelo, ma devi fidarti di me...” mormorò.

“Tu non puoi dirmi una cosa e sarei io quello che si deve fidare di te?” ringhiò lui, e poi alzò le braccia sopra la testa e respirò profondamente. “Lydia, questo è il mio ultimo anno in questo liceo, poi andrò all'università e se non riesci a dirmi cosa fai di così segreto quando mi hai al tuo fianco, figuriamoci quando sarò a due ore di aereo di distanza!”

“Doug!” miagolò lei, ma il ragazzo le voltò le spalle e partì in direzione opposta, sparendo girando l'angolo. Lydia prese un bel respiro e si morse le labbra, trattenendo le lacrime solo quel che bastava per raggiungere il bagno delle ragazze. Si sarebbe poi chiusa in cabina e avrebbe pianto quanto avrebbe voluto, ma proprio a pochi passi dal bagno, Lydia si scontrò con qualcuno.

“Ehi, Lydia!” disse Tyler, allora la rossa si voltò e gli sorrise, pensando di riuscire a trattenere ancora qualche secondo le lacrime. “Allora, come va?” domandò il rosso.

“Tutto bene.” annuì lei, per poi scoppiare a piangere.

 

Dopo altre due ore di sonno ed una lunga doccia rinvigorente, Kyle indossò i vestiti che Sydney gli aveva prestato- i suoi erano completamente distrutti -e scese al piano di sotto dove trovò il biondo intento a preparare la colazione.

“Allora, cosa mangiano i campioni?” domandò Sydney, aprendo il frigorifero, per poi sentirsi le mani calde di Kyle sui fianchi e le sue labbra sul collo.

“Mangiamo i bei ragazzi biondi.” gli sussurrò, baciandolo sull'orecchio.

“Povero me.” scherzò Sydney, voltandosi e lasciandosi baciare dal moro. “Comunque quello sfortunato sarai tu. Non so cucinare.” annunciò il biondo.

“Davvero? Allora spostati e lasciami fare! Ti cucinerò io la colazione!” annuì Kyle, spingendo delicatamente Sydney sulla sedia del tavolo in cucina.

“Non sapevo fossi in grado di cucinare.” confessò Sydney.

“Ho dovuto imparare dopo che mia madre, sai...” spiegò, e il biondo si sentì immediatamente in colpa per aver indirettamente rievocato nel moro il ricordo della madre deceduta. Sydney stava per cadere in ginocchio ed implorare il perdono del ragazzo, quando sentirono il rumore delle chiavi nella toppa e la madre di Sydney, Vela, comparve sulla soglia con qualche busta per la spesa.

“Sydney!” disse la madre con tono di rimprovero, e Kyle stava già per dire che non si trovavano a scuola per colpa sua, quando Vela aggiunse “Ci sono degli ospiti a casa e tu non fai niente?”.

“Dai, mamma! Sai quanto faccio schifo in cucina!”

“Non significa nulla.” disse la madre, per poi rivolgersi più dolcemente a Kyle “Devi scusarlo, ma a volte Sydney sembra sia stato allevato dalle scimmie!” sospirò, facendo ridere i due ragazzi.

 

“Perché quei musi lunghi?” domandò Skylar, raggiungendo Lydia e Tyler al tavolo della mensa, e il rosso fece un ampio gesto della mano, incitando l'amico a cambiare discorso. “Ehm... notizie da Kyle?” domandò, schiarendosi la voce.

“Sì, Sydney mi ha scritto che si è ripreso completamente.” annuì.

“Bene... quindi adesso siamo in... vacanza?” domandò Skylar.

“Tecnicamente sì, se non conti gli esami fra due settimane.” esordì Lydia, punzecchiando con la forchetta il cibo che aveva nel vassoio.
“Sai, dovresti mangiare qualcosa dopo la lunga lotta ad Encant...” iniziò Tyler, ma la rossa lo fulminò con lo sguardo e lui annuì, impaurito “...s-sì forse digiunare è meglio...”

Da sotto al tavolo, Skylar diede un calcio alla gamba di Tyler, allora con una serie di complicati gesti, il primo domandò al secondo il motivo della tristezza di Lydia. Il rosso prese a spiegare all'amico con una gestualità esagerata e fuorviante l'avvenimento, ma Skylar fece segno di non aver capito, allora Tyler provò a comunicarglielo con il linguaggio delle labbra.

“Dio mio, sei pessimo!” sospirò Skylar, alzando le braccia al cielo. “Ricordami di non fare squadra con te a nessun gioco di gruppo!” aggiunse, aprendo la bottiglia di succo.

“Ehi! Questo mi ferisce...” disse Tyler. Skylar lo fulminò con lo sguardo, allora il bruno si fece coraggio e si abbassò, come dovesse chiedere un suggerimento durante un compito.

“Ehi, Lydia? Tutto ok?” domandò.

“No.” fu la sua risposta, e Skylar annuì, non sapendo se andare oltre con le indagini o rimanere in quella terra franca.

“Ti va di... parlare?” domandò ancora, allora la ragazza alzò finalmente lo sguardo e piantò i suoi occhi eloquenti verdi e un po' arrossati su quelli grigi del ragazzo.

“No. Grazie.” rispose lei, nonostante avesse assunto l'espressione tipica delle maestre che si chiedono se l'alunno è veramente scemo o fa solo finta.

“Ok. Ci rinuncio!” disse Skylar, tornando a concentrarsi sul pranzo della mensa.

“Scusami è che...” intervenne la rossa, ma la voce le morì in gola mentre gli occhi si fecero più umidi. Dirlo ad un altra persona sarebbe equivalso a rendere la perdita di Doug ancora più vera e quindi più dolorosa; però Lydia prese un bel respiro e cercò di controllarsi.

“Io e Doug abbiamo... rotto.” disse, con un groppo alla gola che quasi le impediva di pronunciare quell'ultima parola.

“Oh... m-mi dispiace.” sussurrò Skylar e lei fece spallucce, concentrandosi su altro per cacciare via il dolore, osservando i particolari della mensa, come gli altri ragazzi erano vestiti, fino a quando i suoi occhi non scivolarono su Doug, seduto a qualche tavolo più avanti di lei. Nonostante fosse stato Doug a rompere il fidanzamento, il ragazzo aveva un aspetto quasi peggiore di quello di Lydia, ma il contatto visivo durò pochi secondi, perché dopo la ragazza sentì il bisogno di alzarsi e andare via.

 

Verso l'ora di cena, poco prima del tramonto, i cinque ragazzi si diedero appuntamento sul lungo mare per festeggiare la compiuta seconda missione della loro carriera da guardiani. Tyler aveva portato delle birre in una borsa frigo, e i ragazzi si accamparono in spiaggia, sedendosi sugli scogli e contemplando lo spettacolo del mare.

“Non so voi, ma c'è qualcosa di questa seconda missione che non mi convince.” disse Skylar, storcendo il naso.
“Tipo?” domandò Kyle.

“Non lo so, ma alla fine è andata bene a tutti noi... forse a tutti tranne che a te, Kyle, ma è stato quasi facile.” spiegò il bruno, arricciando le labbra.

“Facile? Tu che sei stato rapito, io che sono stato avvelenato, la presa della reggia di Encante e la lotta con i tre generali è tutto stato facile?” domandò Sydney, alzando un sopracciglio, interdetto.

“Non lo so... ma ho come questa sensazione di qualcosa lasciato in sospeso.” annuì Skylar, guardando verso l'orizzonte. “Forse ho capito cosa...” disse Skylar, scattando in piedi ed indicando un encantado appena uscito dall'acqua.

“Oh, no... ancora?” domandò Tyler, tirando fuori il cuore di Kandrakar che vestì i ragazzi delle tute ufficiali da combattimento; ma il tempo che i cinque ragazzi impiegarono alla trasformazione, servì all'encantado per arrivare sulla riva e bere un liquido viola una misteriosa boccetta. Successivamente i cinque ragazzi furono testimoni della trasformazione della creatura: le squame da verde scuro tendettero ad un nero violaceo, mentre la stazza dell'encantado iniziava a duplicarsi, poi a triplicarsi, fino a quando il mostro non raggiunse un'altezza di quasi cinque metri.

“Questa è una bella fregatura...” mormorò Tyler.

“Salve guardiani... abbiamo lasciato qualcosa in sospeso, o sbaglio?” domandò l'encantado con la sua voce modificata a causa delle trasformazioni che il suo corpo aveva subito.

“Felipe?” domandò Sydney, e il mostro annuì, sorridendo con aria assassina.
“Vediamo di farla finita!” ruggì e poi si avventò su di loro.

 

Presi alla sprovvista, i cinque ragazzi optarono per una pronta ritirata e corsero via dalla spiaggia fino a raggiungere il lungo mare. Protetti dagli anelli che li rendevano invisibili agli occhi degli umani, i ragazzi si sorpresero nel constatare che nessuna delle persone presenti notava i movimenti di quel mostro di cinque metri.

“Correte pure, piccoli guardiani! Tanto vi schiaccerò come dei moscerini!” rise, avanzando con i suoi mostruosi piedi che lasciavano impronte gigantesche sull'asfalto. Tyler si voltò e lanciò alla bene e meglio una sfera d'energia contro il volto di Felipe, ma l'encantado non sembrò accorgersi troppo dell'attacco e continuò ad inseguirli.

“È tutto nelle proporzioni!” urlò Lydia, “Se Felipe è cresciuto tre volte di più, vuol dire che sentirà un dolore pari ad un terzo di quello che percepiva quando era nella sua altezza normale. Morale della favola, dobbiamo aumentare la forza dei nostri attacchi.” spiegò la rossa, e tutti e cinque svoltarono ad una curva, guadagnando del terreno e nascondendosi in un portone trovato aperto.

“Non so se saremo in grado di raggiungere quel livello di forza dopo una notte continua passata a lottare.” sussurrò Sydney.

“Tranquilli, ragazzi. Se attaccheremo tutti e cinque insieme, riusciremo a sconfiggere quello sbruffone... Vi rendete conto? Ha dovuto prendere una pozione per sconfiggerci... che vigliacco!” rifletté Tyler, facendo di no con il capo, contrariato dalla situazione.

“Al mio tre usciamo ed attacchiamo?” domandò Kyle, e gli altri ragazzi annuirono. “Uno... due...”

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Capitolo 29
*** 2.11- Felipe! ***


 

 

2.11- Felipe! 

 

“...Tre!”

I cinque ragazzi uscirono dal loro nascondiglio; Kyle e Skylar spiccarono il volo utilizzando i loro elementi, mentre Tyler, Sydney e Lydia corsero verso Felipe. Apparentemente il mostro non si era accorto del contrattacco dei cinque ragazzi, e fu colpito alle spalla destra da una sfera d'energia, da una brina ghiacciata, da una fiammata, da un masso e da una bomba d'aria.

Felipe cadde per terra, portando con sé qualche lampione ma subito dopo si voltò, e la sua espressione di dolore si trasformo in una smorfia di follia; mentre i suoi occhi rilucevano di eccitazione fece scattare la coda e colpì i tre ragazzi che erano a terra.

“Sky!” disse Kyle, e il bruno capì immediatamente e creò delle nuvole soffici con cui attutire la caduta dei ragazzi, mentre il moro si lanciò in battaglia contro Felipe per evitare che l'encantado approfittasse di quel momento di debolezza.

“Sei sempre stato uno dei più fastidiosi...” mormorò Felipe, schivando un getto di fuoco e tornando in piedi con un salto. Kyle generò una sfera di fuoco e la indirizzò verso l'occhio destro di Felipe, ma si rivelò troppo piccola anche per fare un danno minimo e la creatura la parò con il palmo della mano. Per tutta risposta, Felipe provò a contrattaccare con qualche pugno, ma l'agilità e la statura più piccola di Kyle gli permisero di schivare ogni singolo colpo, per poi approfittare di un momento in cui Felipe si sbilanciò, colpendo l'aria, e farlo cadere ancora con un getto di fuoco.

“Kyle, sciogli l'asfalto!” urlò Tyler che, insieme agli altri due si era ripreso dal colpo, ed il moro annuì. Kyle allora estinse le fiamme dei piedi e delle mani e si lasciò cadere a terra fino a toccare l'asfalto con le proprie mani, ma la coda di Felipe lo colpì alla schiena, lanciandolo verso le grinfie di Felipe che lo respinse come una pallina da ping pong contro la direzione opposta, facendolo andare a sbattere contro una saracinesca che si deformò profondamente dopo l'impatto con il ragazzo.

“Fuori uno... ne mancano quattro!”

 

Felipe tornò a correre in direzione dei ragazzi, allora Tyler ordinò un nuovo attacco combinato di tutti e quattro gli elementi rimasti, ma l'offensiva si rivelò presto solo una distrazione per Felipe, piuttosto che una minaccia.

“Ci serve un piano!” disse Lydia, per poi scattare a correre subito imitata dagli altri quattro.
“Opto per tagliargli la cosa...” urlò Sydney.

“Non male come idea!” rispose Tyler. “Sky, io e te lo distraiamo, mentre Lydia e Sydney, voi andate a tagliargli la coda!” e i ragazzi obbedirono, mentre il bruno prese il volo e , incrociando le braccia, rilasciò una densa nebbia che abbassasse la visuale dell'encantado.

Tyler preparò due sfere d'energia e lanciò entrambe verso la stessa direzione. Poco dopo si sentì un grugnito e i ragazzi capirono che Felipe era ancora dietro di loro.

“Dobbiamo attirarlo da questa parte.” mormorò Tyler, e Skylar annuì, per poi guardarsi in giro, puntare gli occhi su un paletto di ferro e sorridergli. Con un getto d'aria, il bruno riuscì a sradicare il palo e a farlo levitare creando una spirale di corrente.

“Mi dai un po' di carica?” urlò Skylar, così che Felipe potesse sentirlo. Tyler sorrise e caricò il palo con l'energia di un fulmine, successivamente, Skylar lo lanciò contro un punto a caso nella nebbia e un secondo grugnito, questa volta più forte, fu seguito da un ruggito minaccioso.

“Questa volta l'abbiamo fatto arrabbiare!” urlò Skylar, schernendolo, ma una mano uscì dalla nebbia e colpì dritto in petto il ragazzo, facendolo volare contro il parabrezza di una macchina che andò in frantumi dopo l'impatto.

“Ne mancano tre!” qualcosa Felipe, ma qualcosa bloccò la sua risata a metà. Anche Tyler, corso a soccorrere Skylar, riuscì a sentire il rumore di qualcosa che veniva strappato come un foglio di carta, e subito dopo l'urlo di dolore di Felipe riecheggiò ovunque.

 

La nebbia calò immediatamente, così come era stata evocata, e Sydney e Lydia furono in grado di ritrovare Tyler senza dover urlare il suo nome. L'enorme coda di Felipe zampettava come fanno le code delle lucertole dopo essere state mozzate, e spargeva qualche schizzo di sangue viola, mentre l'encantado- caduto a terra per il dolore -cercava di rialzarsi ma con evidenti difficoltà di equilibrio.

“Come avete fatto?” domandò Tyler, sorridendo ai ragazzi.

“Lydia gli ha bloccato la coda con un macigno, ed io 'ho tagliata con una lama fatta di ghiaccio.” spiegò Sydney.

“Ora, però, è il momento di attaccarlo!” disse Lydia. La ragazza pestò fortemente il piede a terra, e vi fu una vibrazione che fece tremare i semafori e i lampioni. Dopo una seconda pestata, un ramo di crepe si fece largo nell'asfalto, ma solo alla terza volta, l'asfalto attorno ai piedi di Felipe crollò, facendolo cadere in un cratere abbastanza grande da contenerlo tutto.

“Sydney, tocca a noi!” disse Tyler ed il biondo annuì, correndo verso il bordo e facendo esplodere tutti i tubi contenenti dell'acqua, mentre il rosso giunse le mani, concentrandosi per generare una carica elettrica abbastanza potente da fulminare Felipe sul posto. Sydney diede il suo contributo, aumentando il livello dell'acqua, ma Felipe si stava rialzando ed era pronto a tornare all'attacco.

“Tyler!” disse il biondo.

“Un attimo ancora...” mormorò, con i muscoli del collo tesi, ma Sydney non aspettò oltre e congelò l'acqua, bloccando Felipe fino alle caviglie.

“Pensi e un livello d'acqua così basso possa bloccarmi?” domandò Felipe.

“No, ma spero in un'ipotermia fulminante.” ammise Sydney. Lydia intervenne prontamente, cercando di richiudere il cratere dell'asfalto come fosse una cerniera, ma Felipe si liberò prontamente e blocchi di ghiaccio schizzarono ovunque.

Sydney bloccò tutti i pezzi di ghiaccio prima che potesse fare del male a qualcuno, poi, girando i polsi lentamente, diede loro una forma appuntita e gli indirizzò contro Felipe.

La sensazione che provò l'encantado fu quella di venire trafitto da mille spille da balia. Ancora in piedi, anche se dolorante, Felipe indirizzò un colpo verso di Sydney, ma il biondo fu spinto via all'ultimo da Lydia e la ragazza incassò il colpo, volando contro la vetrina di un negozio e mandandola in frantumi.

“Solo due...” ruggì Felipe, con il veleno che gli colava dalla bocca.

 

Con gli artigli serrati, Felipe fece per colpire Sydney, ma una scarica elettrica lo sollevò da terra e lo proiettò contro un palazzo che per il rotto della cuffia non crollò a terra. Felipe, invece, si accasciò al suolo mentre il corpo ancora percosso dall'elettricità si muoveva a scatti irregolari.

Sydney raggiunse Tyler e lo aiutò a mettersi in piedi, poiché lo sforzo gli aveva richiesto molte energie.

“Rimaniamo solo io e te, Tyler...” annunciò Sydney e il rosso annuì, mordendosi il labbro inferiore.

“Finiamolo...” disse Tyler, tornando in piedi.

“No, no... tu hai bisogno di riposare.” spiegò Sydney, prendendolo al volo per un improvviso mancamento del ragazzo.

“Non c'è tempo...” disse Tyler e Sydney lo guardò severamente.

“Tu riposati. Io lo distraggo.”

“Cosa? Non dire idiozie...”

“Ascoltami, Felipe ora è debole ed io posso indebolirlo ancora di più. Poi, quando tu ti sarai rimesso potrai finirlo. Ma ora come ora ci vorrebbero almeno altre due fulmini e non saresti in grado di rimanere sveglio dopo il secondo.” spiegò Sydney con fermezza, mentre Felipe iniziava a mugugnare dando segni di riprendersi.

“Non svenire, però...” mormorò Tyler e il biondo annuì e lo baciò sulla fronte.

 

Sydney provò qualcosa simile all'imbarazzo della scelta, non sapendo quale attacco si sarebbe rivelato più efficace per stancare Felipe al meglio. L'encantado si era rialzato, ma era ancora parecchio scosso dal colpo di Tyler, tanto che camminava a malapena, ma quando il biondo gli lanciò una sfera d'acqua, quasi volesse farlo risvegliare da quel torpore, Felipe si rialzò in piedi e con i suoi cinque metri di altezza corse verso il biondo.

Posizionato vicino al lungo mare, a una trentina di metri da Felipe, Sydney distese il braccio oltre la ringhiera ed evocò turbini d'acqua che si mossero come tentacoli contro l'encantado. Felipe fu ferito da quelle fruste d'acqua, ma la prospettiva di stare ad affrontare l'ultimo dei cinque guardiani- non vedendo Tyler aveva dedotto fosse svenuto -gli dava più forza e grinta.

“L'acqua non mi fa niente.” disse Felipe, mentendo in parte poiché essendo una creatura d'acqua gli attacchi dello stesso elemento lo ferivano in modo più lieve.

“Lo so.” sorrise Sydney, “Era solo per farti rallentare.” spiegò, e successivamente le sue braccia scattarono in avanti, con le dita tese come a voler tirar qualcosa fuori dal corpo di Felipe.

L'encantado continuò a correre nella sua direzione, ignaro del piano del biondo, ma Sydney continuava a tirare ancora e ancora, con i muscoli delle braccia tesi e la fronte imperlata di sudore. Felipe iniziò ad accusare uno strano movimento all'interno del suo corpo: si sentiva indebolito e destabilizzato, per poi inorridire quando si accorse che stava perdendo altezza velocemente, e la sua pelle stillava gocce violacee.

“Tu... Cosa...?” mormorò Felipe, cadendo in ginocchio e reggendosi lo stomaco.

“Chiamala purificazione, se vuoi.” spiegò Sydney a denti stretti per poi, con un ultimo strattone, estirpare ogni goccia della pozione dal corpo di Felipe. L'encantado tornò alla sua statura normale, mentre la pozione fu lanciata contro un muro.

Anche Sydney cadde in ginocchio, sorridendo vittorioso a Felipe, ora gelato dall'orrore di quella nuova prospettiva in cui era stato privato delle cose che più gli davano vantaggio- per inciso, coda e altezza. Ma era l'ultimo guardiano ancora in piedi, così pensava, e questo gli bastò a rimettersi in piedi e a ciondolare in direzione di Sydney, il quale non mancò di rimettersi in piedi ed assumere una posizione d'attacco.

“Spero tu abbia con te dell'antidoto al mio veleno.” sibilò l'encantado, mostrando i suoi denti affilati grondanti di veleno trasparente.
“Prima devi riuscire ad avvicinarti.” ringhiò in risposta Sydney. Felipe fece per sferrare un pugno al biondo e Sydney lo scostò, ma si rivelò tutto una finta dell'encantado che lo precedette e prese il biondo per il collo con l'altra mano, dandogli poi una gomitata dritta sullo stomaco e lanciarlo contro la ringhiera di metallo.

Felipe afferrò nuovamente Sydney per il collo, stringendo con gli artigli sulla carne del ragazzo e spingendolo contro la ringhiera, e Felipe ci stava mettendo tutta la forza che aveva ancora in corpo, quando qualcuno gli bussò alla spalla destra, lui si girò e ricevette un solo pugno in faccia che lo fece capitolare per terra.

“T-Tyler...” tossì il biondo, massaggiandosi il collo.

“Tranquillo Sydney, ora me ne occupo io.”

 

Felipe indietreggiò, sorpreso dalla presenza di Tyler ancora più forte di quanto si ricordasse, ed infatti il rosso emanava un'aurea elettrica tutt'attorno che gli conferiva un'aria letale.

A volte, quando Tyler batteva le palpebre, o metteva il piede per terra per camminare, delle scintille sprizzavano dai suoi movimenti, dai minimi urti che il suo corpo poteva produrre. Anche i suoi occhi, da un castano tenue quasi arancione, divennero più luminosi e specchio della sua forza interiore.

Felipe deglutì a fatica e valutò per bene l'opzione di attaccare Tyler, ma aveva come la sensazione che sarebbe finito carbonizzato prima ancora di muovere un solo muscolo. Ma quale sarebbe stata la sua alternativa? La prigione di Kandrakar? Aveva tradito il re che di certo non lo avrebbe supportato alla difesa davanti al giudizio dell'Oracolo, allora capì che non gli rimaneva altro da fare che serrare i denti e partire all'attacco.

Felipe si mosse velocemente verso Tyler, ruggendo e spalancando la bocca così tanto che quasi si ferì le labbra e la gola, ma non gli importava perché i suoi fratelli erano stati feriti da quella squadra, il suo re era stato abbindolato da quella squadra e la causa per cui lottava da anni era stata mandata in fumo da quella squadra. L'unica cosa che gli veniva in mente era quella di perdere la vita, piuttosto che piegarsi alle soluzioni pacifiste, e allora affrontò la situazione con coraggio: vide Tyler distendere il braccio in sua direzione e successivamente vide partire uno stormo di scintille che volò in sua direzione alla velocità della luce, ma Felipe non si fermò, né scappò. Continuò a correre fino a quando gli ressero le gambe.

 

A Kandrakar vi fu una nuova pioggia di petali dorati e l'applauso per i guardiani da parte di tutta la congrega e di qualche ospite d'eccezione: la preside Vandom che era seduta vicino a Taranee ed ogni tanto si bisbigliavano qualche parola all'orecchio; Cordelia ed il re di Encante che, dopo un breve discorso di quest'ultimo e la firma del trattato di pace fu accolto da un altro lungo applauso.

“Infine, guardiani ringraziamo il vostro operato e la fiducia che avete riposto nell'autorità di Kandrakar.” concluse l'Oracolo, iniziando lei per prima un applauso per i ragazzi, mentre Felipe era dichiarato attentatore alla pace dell'universo e perciò successivamente incarcerato nelle prigioni di Kandrakar.

“Dovremmo inchinarci?” domandò Skylar, e Tyler fece spallucce.

“Credo andrà basterà un grosso sorriso.” suggerì Sydney. Quando i festeggiamenti furono conclusi e la seconda missione fu dichiarata archiviata con successo, l'Oracolo Lin si avvicinò a piccoli ed eleganti passi verso la squadra ed invitò i ragazzi a seguirla in un'altra stanza che lei indicò come la stanza delle Stille.

 

“Prima di procedere con il mio discorso, avrei bisogno di sapere una cosa da parte tua, Tyler.” disse l'Oracolo, guardando il ragazzo con i suoi nerissimi occhi orientali. “Perché hai risparmiato Felipe? Ho sentito il tuo potere, e so che con un pizzico di forza in più l'avresti ucciso. Perché l'hai lasciato vivere?”

“Ehm...” disse Tyler, schiarendosi la voce. Il rosso sapeva perché l'aveva lasciato vivere, ma non sapeva se la sua motivazione poteva essere considerata valida anche dall'Oracolo stesso, però sapeva anche che non sarebbe stato corretto mentire all'autorità, perciò prese un bel respirò e parlò “ehm... chi sono io per poter decidere chi deve morire o meno?” chiese, e l'Oracolo annuì, meditabonda.

“Sai, Tyler. Verrà un momento in uccidere sarà il male minore... un momento in cui non avrai altra scelta se non quella di annientare il tuo nemico per il bene supremo. Mi chiedo se sarai in grado di affrontare tale difficoltà.” disse l'Oracolo senza staccare i suoi occhi dal rosso.
“N-non saprei... dipenderà dalla situazione, credo.” ma a quanto parve, l'Oracolo si era già distratta prendendo una delle gocce luminose che vorticavano su di un piatto argenteo sospeso nel vuoto. Le gocce erano in totale cinque e sembravano fatte di acqua luminosa ed ognuna di esse aveva il simbolo dell'elemento corrispettivo dal quale prendeva anche il colore. L'Oracolo prese quella azzurra e la porse ai ragazzi, sebbene fosse chiaro che non intendesse invitarli a toccarla.

“Queste sono le stille: la radice stessa dei vostri poteri. Dovreste sapere che prima che voi recuperaste il cuore di Kandrakar, queste stille erano grosse quando una monetina. Successivamente il loro potere è cresciuto insieme a voi, ma non solo perché il cuore ha contribuito a rendervi più forti, bensì perché la vera fonte del vostro potere è nella sintonia che vi unisce e vi rende una squadra. Ci sono, inoltre, alcuni poteri latenti che sono compresi in quelli da guardiani, e mi auguro imparerete al più presto.”

 

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Capitolo 30
*** 2.12- Il ballo di fine anno ***


Carissime lettrici e carissimi lettori! Un grosso in bocca al lupo per chi fa gli esami di maturità, e uno ancora più grosso per gli sventurati che, come me, sono in sessione estiva! 
TSKLS torna verso agosto/settembre (gli esami ce li abbiamo tutti, ne!?), ma se nel frattempo vorrete tempestarmi di domande sui personaggi tipo qual è il cantante preferito di Sky, per quale squadra tifa Kyle, il cocktail preferito di Lydia, il libro preferito di Sydney o il piatto preferito di Tyler, chiedete pure! Non siate timidi!
Auguro a tutti una buona estate,
The_Lock



2.12- Il ballo di fine anno

 

“Come sarebbe a dire non verrai al ballo di fine anno?” sbottò Skylar, alzandosi in piedi e facendo girare mezza sala mensa che guardò la reazione del ragazzo con interesse.

“Non ci vengo.” rispose Lydia.

“Sky dovresti rispettare le decisioni di L...” disse Kyle e tutti i suoi amici lo guardarono di sbieco, non abituato a vedere Kyle fare da paciere fra due persone. “Che?” domandò il moro, tornando a bere il suo succo dalla cannuccia.

“È per Doug?” domandò Skylar, tornato seduto.

“Sì. È per Doug.” sospirò Lydia.

“Come è andato l'esame di matematica?” domandò Sydney, cercando di cambiare discorso visto che l'argomento si era fatto bollente.

“Lydia ci sarà sicuramente una schiera di ragazzi che vorrebbe andare al ballo con te!” si ostinò Skylar.

“Non voglio una schiera di ragazzi, voglio un solo ragazzo. E adesso basta, non toccare più l'argomento o ti pugnalo la faccia con questa forchetta.” lo minacciò Lydia, facendo dondolare la forchetta di plastica davanti al volto dell'amico.

“Ma...”
“Ah! Ssssht!” lo ammutolì lei, e Skylar sbuffò, alzando le mani al cielo per dire che si era arreso.

“Arriva Tyler!” disse Sydney, salutando il rosso da lontano.

“Che si dice?” domandò Tyler.

“Lydia non vuole venire al ballo!” spiegò Skylar, e tutti e tre i ragazzi che si erano già sorbiti il dramma voltarono gli occhi al cielo e sbuffarono.

“Oh... neanche io.” rifletté Tyler.

“Siete degli sfigati...” soffiò Skylar a denti stretti, tornando ad accoltellare il cibo che aveva nel piatto.

 

Quando la campanella suonò per l'ultima ora di quell'anno, i ragazzi si divisero dirigendosi verso le rispettive classi, quando qualcosa afferrò Sydney dal colletto della polo celeste che indossava, e lo sbatté praticamente contro gli armadietti.

Dopo un attimo di confusione, il biondo mise a fuoco chi aveva davanti, ed un sospiro di disperazione gli uscì dalle labbra.

“Lilian...” mormorò Sydney, volgendo gli occhi al cielo.

“Sai, Sydney... mi domandavo se dopo quest'ultimo anno tu avessi cambiato idea...” disse la bionda, giocherellando con la punta dei suoi capelli, riuscendo a sembrare solo più inquietante del solito. Era dall'inizio di quell'anno che Lilian aveva puntato Sydney, ed ogni festa era un motivo in più per provarci con il ragazzo.

“No. Mi spiace.” disse il biondo, facendo per andare via, ma lei lo trattenne ancora poggiandogli una mano sul petto.

“Che succede?” domandò Kyle, raggiungendo Sydney e Lilian.

“Niente. Sydney stava per accettare il mio invito al ballo.” ridacchiò Lilian, senza sbattere ciglia.

“Io cosa?” sbottò il biondo.

“Ehi, Lilian. Mi spiace ma Sydney non andrà al ballo con te perché ci andrà con me. Ora, se non ti dispiace, stai infastidendo me ed il mio ragazzo.” sussurrò, facendole cenno di andare via. Dopo un primo momento di confusione, Lilian si guardò attorno credendosi preda di uno scherzo, e poi andò via, sgambettando lungo il corridoio. Kyle raccolse Sydney, poggiandogli una mano sulle spalle e stringendolo a sé.

“Stavo per staccarle la faccia.” sospirò Sydney, facendo ridere Kyle.

“A proposito... ti vengo a prendere alle 8!” aggiunse Kyle, cambiando strada e facendogli l'occhiolino.

 

Skylar scese alla fermata dell'autobus ed alzò il volume del lettore mp3. Odiava sentire il rumore delle macchine e dei motori, oppure il frastuono dei clacson che segnava il passaggio di qualche cafone, e camminò fino a raggiungere il vialetto di casa e trovare Alissa seduta sul gradino di casa.

“Ciao! Perché non mi hai avvisato che tornavi oggi?” domandò Skylar, sorridendole e camminandole incontro, ma lo sguardo di Alissa era parecchio triste, per non dire imbarazzato e mortificato.

“Sky... dobbiamo parlare.” disse la ragazza con tono greve.

 

Lydia si stese sul suo letto, con la semplice intenzione di fissare il soffitto fino a che non l'avrebbe colta il sonno. Sua madre bussò alla porta, e senza aspettare che la figlia rispondesse, si affacciò alla porta.

“Tesoro, va tutto bene?” domandò la madre, e Lydia rispose con un mugugno, allora Jenna si sedette al fianco della figlia, accarezzandole i capelli rossi come i suoi. “Non dovresti prepararti per andare al ballo di fine anno?”
“Non ci vado.” rispose la figlia. Jenna annuì, torcendo le labbra e guardando altrove; sapeva quanto sua figlia fosse innamorata di Doug e non aveva la minima intenzione di chiederle l'impossibile, quindi di rimpiazzarlo.

“Sai. Io andai al ballo di fine anno da sola. Senza cavaliere.” spiegò, sorridendo al ricordo.
“E come è stato?”

“Terribile... ma solo per la prima mezz'ora... poi conobbi tuo padre.” raccontò con occhi sognanti.

“E 20 anni dopo avete divorziato.” aggiunse Lydia, caustica.

“Sì, so che non è un esempio edificante ma non mi sono mai pentita di quegli anni con tuo padre, e con te. Lydia, tu sei una delle ragazze più forti e coraggiose che io conosca, e non lo dico solo perché sono tua madre; quindi se una ragazza frignona e secchiona come la sottoscritta ha osato andare al ballo senza cavaliere, non vedo perché tu non possa fare lo stesso.” disse, facendo sorridere la figlia.

“Ma... non ho un abito.” disse Lydia, facendo spallucce. Sospirando ma nascondendo un sorriso, Jenna porse la carta di credito alla figlia che le sorrise con aria birichina.

“Non esagerare.” disse, e Lydia annuì, saltellando fino alla porta d'ingresso.

 

“TYLER! C'è UNA RAGAZZA CON I CAPELLI ROSSI CHE TI VUOLE ALLA PORTA!” urlò Victor, il fratello minore di Tyler. Il ragazzo sospirò, già imbarazzato per quell'infelice comportamento del fratello, mise a pausa la partita sulla playstation e uscì di camera, trovando Lydia alla porta che gli sorrideva.

“Ehi. Ciao, entra pure. Scusa mio fratello, ma è un bambinetto.” disse, chiudendo la porta alle spalle dell'amica.

“Bambinetto? Ho quindici anni!” si lamentò, guardando il fratello come un traditore. Tyler decise di tagliare la conversazione sul momento e condusse Lydia in soggiorno, dove la ragazza si accomodò e poggiò una busta dall'aria abbastanza costosa.

“Voglio andare al ballo.” annuì Lydia.

“...Ok...” mormorò Tyler, aggrottando la fronte non sicuro di dove l'amica volesse andare a parare.

“Vuoi venirci con me?” domandò Lydia, e Tyler non riuscì a nascondere la sorpresa di quel gesto, tanto che andò in tilt.

“Ah... ehm... uhm...”
“Come amici, ovviamente.” sottolineò Lydia, disperata per la totale mancanza di intuizione mostrata da Tyler.

“S-si potrebbe fare.” annuì.

 

“Cinque minuti e sono pronto, lo giuro!” disse Kyle, aprendo a Sydney con solo un asciugamano in vita. Sydney sorrise ed annuì, misericordioso ed il moro salì lungo le scale due gradini alla volta, sapendo che avrebbe fatto tardi.

Il biondo studiò diligentemente la casa di Kyle: l'interno completamente in legno, le scale che si ergevano difronte l'entrata e il salone a destra, immerso in un disordine del tutto tollerabile. Gli occhi blu di Sydney furono colpiti dal riflesso luminescente del vetro di qualche fotografia poggiata sul davanzale del camino, allora il biondo si avvicinò e studiò attentamente i ritratti. Vide Kyle quando era piccolo- un minuscolo esserino dai grandissimi occhi scuri -suo fratello maggiore Gabriel, una foto del matrimonio dei suoi genitori e poi un primo piano della madre, Alexandra.

Benché Kyle fosse una perfetta combinazione fra il volto di entrambi i suoi genitori, in quella foto, gli occhi di sua madre sembravano gli stessi di Kyle: l'espressione corrucciata ma innamorata, leggermente tenebrosa ma con un grandissimo cuore. Sydney non si era mai sentito di chiedere molto a Kyle riguardo sua madre, ma sapeva che prendeva degli psicofarmaci e da quella foto era possibile avvertire qualcosa di quella tempesta in arrivo. Era impossibile capire a che età fosse stata scattata quella fotografia, ma mise un'infinita dose di tristezza dentro Sydney, tanto che sussultò quando la sua meditazione fu interrotta dall'arrivo di Gabriel, il fratello di Kyle.

“Ehi, Sydney. Aspetti quel ritardatario di mio fratello?” domandò il ragazzo ed il biondo annuì, sorridendogli. Il volto di Gabriel si rannuvolò leggermente quando notò che Sydney teneva il primo piano della madre fra le mani, e Sydney si affrettò a metterlo a posto.

“Kyle ti parla mai di lei?” domandò Gabriel.

“Molto poco.” mormorò Sydney.

“Già...” annuì Gabriel, “Lui era molto piccolo quando lei è morta. Non aveva neanche 9 anni e da allora ne parla poco o niente.” rifletté, guardando altrove; ma Gabriel si riscosse subito, intuendo di essere stato troppo funereo per l'occasione della serata. Kyle scese immediatamente dopo, prese le chiavi della sua motocicletta e poi salutò il fratello con una pacca sulle spalle.

“Non tornate troppo tardi.” disse Gabriel, sorridendo alla coppia.

 

La musica era assordante, ma andava bene così, mentre i ragazzi si dimenavano sulla pista da ballo per dare il benvenuto all'estate che sarebbe durata troppo poco rispetto ai loro progetti. Settembre e l'inizio del nuovo anno scolastico era un fantasma lontano dai loro pensieri e dalle loro preoccupazioni: quella notte doveva significare solo divertimento, mare e sole.

L'entrata di Lydia e Tyler fece voltare non poche persone, ma tanta era l'abitudine della ragazza di vedere gente voltarsi al suo cospetto che neanche se ne accorse, mentre Tyler divenne rosso in volto come avesse dimenticato di indossare i pantaloni. I due ragazzi raggiunsero il tavolo a cui erano seduti Kyle e Sydney, Banquo e una ragazza che nessuno del gruppo aveva capito come si chiamasse, ed infine Skylar che era intento ad osservare un cocktail con aria torva.

“Ce l'avete fatta!” urlò Sydney, accogliendo Lydia con un abbraccio.

“La reginetta del ballo non poteva mancare.” sorrise la rossa, lasciando lo stampo del rossetto sulle guance del ragazzo.

“Siete venuti insieme?” domandò Banquo, alzando un sopracciglio e Tyler annuì con la stessa agilità di un pezzo di legno.

“Che gli prende?” domandò il rosso, cercando di cambiare argomento e puntando l'attenzione su Skylar.

“Alissa l'ha scaricato.” spiegò Kyle e Skylar lo fucilò con lo sguardo.

 

Dopo una ventina di minuti dominati da musica da discoteca, il DJ decise che era arrivato il momento di ballare un paio di lenti, e fu allora che le coppie si riunirono, mostrando il loro attaccamento al partner o all'amico.

Lydia aveva dato il meglio di sé ballando nel modo più elegante e sensuale che una ragazza della sua età avesse mai potuto fare, e alla fine abbracciò, ricambiata, Tyler ed insieme ciondolarono per la palestra. Il rosso, decisamente più a suo agio nei movimenti di un lento, sentì una fitta di colpevolezza, sapendo di ballare con la cotta storica di Skylar, che era ora seduto da solo al tavolo con entrambe le braccia incrociate e sguardo torvo.

Gli occhi verdi e vispi di Lydia si incrociarono di colpo con quelli scuri di Doug, anche lui seduto al tavolo ed intento ad osservarla chissà da quanto tempo. Nonostante l'impulso fosse quello di distogliere lo sguardo, Lydia continuò a mantenere il contatto senza sapere con esattezza quello che trasmetteva o voleva trasmettere. Per ora i suoi occhi erano assetati della figura di Doug, dei suoi lineamenti e dei suoi colori e delle sue forme e non voleva preoccuparsi d'altro se non guardarlo fino allo sfinimento. Poco dopo, però, il senso di colpa di Tyler verso l'amico costrinse il ragazzo a chiedere una pausa, e Lydia annuì, rimanendo al centro della pista da ballo, indecisa sul da farsi, e poi camminare a passo deciso verso Doug.

Un'altra coppia, invece, stava destando abbastanza scalpore all'interno della palestra allestita, e questi erano Sydney e Kyle.

“Ci guardano tutti.” sorrise Sydney, sorprendendosi del piacere ricavato da fare scalpore fra gli altri studenti dell'istituto.

“Mmm... magari si aspettano qualcosa di più.” mormorò Kyle, avvicinando di colpo Sydney al suo corpo con un movimento secco.

“Dai, ci guardano tutti.” rise Sydney.

“Allora dobbiamo dare uno spettacolo degno dell'aspettativa.” concluse Kyle, ed avvicinò le sue labbra al biondo ed i due si baciarono, provocando il tipico rumore di un ferro rovente raffreddato di colpo.

“Sei il più bello della festa.” sussurrò Kyle all'orecchio di Sydney e stringendolo a sé ancora di più, ma poco dopo qualcuno toccò la spalla del biondo interrompendo quel momento.

“Facciamo a cambio?” domandò Banquo, e Sydney scivolò via dalle braccia di Kyle e ballò per qualche minuto con la sua dama, mentre Banquo prese Kyle fra le sue braccia e lo costrinse a ballare con sé.

“Perché non me lo hai detto prima che eri gay?” domandò Banquo, ballando impacciato con l'amico.

“È stata una cosa lenta.” spiegò Kyle.

“Sydney sembra un tipo ok.” annuì.
“Stai facendo l'amico geloso?” chiese Kyle.

“Caro mio, anche quando sarai laureato o sposato, tu per me rimarrai sempre il mio compagno di banco che a scuola divideva la merenda con me.” rispose, facendo sorridere il moro. “Divertiti, questa serata è tutta tua.” disse, e dopo un breve abbraccio tornò dalla sua dama, facendo ancora a scambio con Sydney.

 

 

“Ciao.” disse Lydia, avvicinandosi a Doug.

“Ciao.” rispose Doug, poggiandosi al muro del corridoio nel quale si erano spostati per poter parlare meglio. Era la prima volta da quando Doug aveva lasciato Lydia che i due osavano parlarsi o stare così vicino, e l'aria era piena di elettricità.

“Sei molto bella.” disse Doug.

“Grazie.” rispose lei. “Notizie dall'università?” domandò.

“Mi hanno ammesso al Reldey College.” annuì lui.

“Sono felice per te.” sorrise lei, sapendo che era il College dove Doug sperava con tutte le forze di andare, anche se distava due ore di aereo da dove erano loro in quel momento.

“Lydia...- iniziò Doug con voce malferma -...mi dispiace sia finita in questo modo.” concluse, ed un colpo d'accetta colpì la ragazza al cuore.

“Sei un idiota!” lo rimproverò Lydia, non riuscendo a trattenersi e scoppiando a piangere; intenerito Doug cercò di avvicinarsi a lei, ma Lydia lo allontanò con uno strattone e si ricompose subito dopo, asciugando le lacrime con le dita.

“Sei un idiota, Doug. Uno stupido! Perché tu mi ami, ma non sai andare oltre quella prova di fiducia che ti si è presentata davanti!”

“Prova di fiducia? Sparire un'intera serata senza avvisarmi?” domandò lui, pallido di rabbia.

“Non voglio tornare sull'argomento.” rispose caustica Lydia. “Sei tu che l'hai fatta finire in questo modo, quindi almeno non fare l'ipocrita fingendone dispiacere.”

“Sei tu che mi hai costretto a metterti con le spalle al muro. È dall'inizio di quest'anno che sei strana, Lydia! Sparisci senza avvisare e torni a volte in lacrime, a volte dolorante, a volte stanca morta!”

“Sì, è vero, ma tornavo sempre da te! Eri tu la prima persona che cercavo! Non i miei amici, non mia madre, ma tu!” urlò la ragazza, piegandosi in avanti tanta era la rabbia e tornando a piangere.

“Mi dispiace, io...” iniziò Doug, ma Lydia non volle sentire altro e tornò in palestra, chiudendosi la porta alle spalle e ringraziando la luce bassa della serata che impediva agli altri di vedere che stava piangendo.

 

La preside Vandom salì sul pacco con in mano due buste da lettera contenente il nome del re e della reginetta del ballo di quest'anno, ma prima la donna decise di spendere qualche parola per ringraziare tutti i professori ed il corpo docenti per lo splendido anno passato insieme, e per augurare a tutti gli studenti delle vacanze all'insegna del divertimento responsabile e il desiderio di un futuro anno per collaborare ancora.

“Ma adesso, passiamo ai nomi dei vincitori. I loro nomi sono...”

 

“I passeggeri Powerth, Waterline, Firal, Eartha e Windy del volo AJK2038 diretto a Mykonos, sono pregati di presentarsi immediatamente al gate 12, grazie.”

Subito dopo l'annuncio, quattro ragazzi ed una ragazza furono visti sfrecciare per i corridoi dell'aeroporto, correndo impacciati con i loro bagagli ingombranti e in preda al panico di non poter arrivare in tempo.

“Aspettate, mi si è rotto il tacco.” strillò Lydia, tanto che una delle due assistenti presenti alla scrivania difronte al gate andò ad aiutarla.

“Siete arrivati appena in tempo.” commentò l'altra assistente, scannerizzando i biglietti dei ragazzi.

“Scusate.” annuì Tyler, asciugandosi il sudore dalla fronte.

“Il passaggio porta direttamente all'aereo. Passate delle buone vacanze.” disse la signora, sorridendo al gruppo di ragazzi.

“Lo faremo di sicuro.” sorrise Kyle, dando una pacca al sedere di Sydney che si voltò sorridente.

“Mykonos arriviamo!” urlò Skylar, correndo come un pazzo verso l'aereo.




 

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Capitolo 31
*** 3.1 Missione 3: La Cura e La Chiave ***


Carissimi affezionati e carissimi lettori di passaggio, eccomi puntuale come le tasse e la morte: TSKLS torna sui "grandi" schermi! Questa missione, tra l'altro, è la mia preferita fino ad ora! Non vi annoio oltre, spero abbiate passato belle vacanze e che la malinconia estiva non vi attanagli troppo...

3.1 Missione 3: La Cura e La Chiave

 

La campanella suonò per la prima volta dopo più di due mesi dall'inizio delle vacanze estive. Tyler si diede un pizzico al braccio per verificare se stesse dormendo o meno, ma purtroppo la nuda e cruda realtà lo stava investendo come un tir in corsa.

Aveva sulla pelle ancora l'abbronzatura guadagnata a Mykonos insieme ai ragazzi e poi si avviò verso l'aula magna dove la preside Vandom avrebbe tenuto il classico discorso di inizio anno e avrebbe anche annunciato la data del ballo d'inizio anno- ballo al quale Tyler non aveva la benché minima voglia di partecipare. Tyler non sapeva bene il perché di quella malinconia da inizio anno, ed in parte dava la colpa al cambio repentino dalle vacanze spensierate alla frenesia della scuola con i suoi orari, con i suoi compiti e con le sue consegne.

Senza quasi accorgersene, Tyler era arrivato fino alle soglie dell'aula magna, e allora cercò con lo sguardo i suoi amici per vedere dove andare a sedersi.

Vide Kyle seduto vicino a Banquo che chiacchieravano animatamente, vide Sydney, Lydia e Skylar che ridevano e si sentì stranamente fuori posto in entrambi i casi. Decise, allora, di sedersi leggermente lontano dai suoi amici, prendendo posto al fianco di Lilian Pop.

“Uh. Non ti hanno bocciato?” domandò Lilian.

“È un piacere rivederti...” rispose Tyler caustico.

“Come hai intenzione di buttare quest'altro anno?” domandò la bionda. La domanda prese totalmente in contro piede il rosso, tanto che Tyler rimase qualche secondo in silenzio.

“Scusami?” domandò Tyler, aggrottando la fronte.

“Bé... nel vostro gruppetto tu sei quello senza ruolo. Sydney è quello intelligente, Kyle sarà il capo della squadra di football, Lydia è la reginetta di questo posto e Skylar è quello simpatico. Mentre tu? Chi sei tu, Tyler?” chiese Lilian, corrucciando le labbra. La preside Vandom comparve sul palco e cominciò il suo discorso, ma Tyler era tutt'altro che intento ad ascoltare.

“Io... dovrei essere il leader.” mormorò a bassissima voce.

“Credimi, caro Tyler, dovresti trovare un tuo posto a scuola.” annuì Lilian, controllandosi le doppie punte.

“E quale sarebbe il tuo posto?” chiese Tyler e la ragazza sorrise, come non aspettasse altro se non quella domanda. Lilian si piegò, prese la borsa e tirò fuori una decina di fogli gialli rilegati insieme e porse al rosso il fascicolo. Tyler lesse attentamente ed aggrottò la fronte.
“Sei direttrice del giornalino scolastico?” domandò Tyler.

“Perspicace.” annuì lei, sollevando il mento soddisfatta. Il rosso stirò le labbra, cercando di imitare un sorriso poiché sapeva quanto un giornale scolastico in mano di Lilian potesse essere pericoloso per quanto riguardasse la messa in giro di voci e pettegolezzi.

Tyler fece per rispondere, ma un profondo sconforto lo colse, sapendo che in fin dei conti Lilian aveva ragione e che il suo ruolo all'interno della scuola era pressoché nullo.

 

In qualità di nuovo capitano della squadra, Kyle fu incaricato di appendere i fogli per le iscrizioni per coloro che volessero entrare a far parte della squadra. Neanche aveva finito di attaccare il secondo foglio che una persona prese la matita e iscrisse il proprio nome.

“TYLER?” urlò Kyle, rimanendo a bocca aperta.

“Sì. Voglio provare.” spiegò Tyler, improvvisando un sorrisetto.
“Ma tu sei negato per lo sport!” commentò il moro.

“Visto che abbiamo il compito di preservare l'equilibrio dell'universo, credo che un po' di muscoli in più mi farebbero bene!” annuì.
“Ok....” mormorò Kyle lentamente, ancora poco convinto della situazione. La campanella suonò e i due ragazzi si avviarono verso la macchinetta del caffè, loro punto di incontro fra il cambio di un'ora e l'altro. Soprattutto per il primo giorno di scuola dove tutte le classi dovevano erano nuove e i ragazzi non sapevano con chi ritrovarsi a lezione, i ragazzi trovavano conforto in quel rituale.

“Allora, chi ha lezione di biologia, dopo?” domandò Lydia.

“Io!” disse Kyle, alzando una mano. La rossa sorrise e scivolò sottobraccio al ragazzo, sorridendogli.
“Sarà divertentissimo!” sogghignò Lydia.

“Lo spero.” annuì Kyle.

“Tranquillo Sydney, non te lo sciupo!” disse Lydia, avviandosi verso l'aula e praticamente trascinandosi dietro Kyle.

“Chi va a matematica?” domandò il biondo, invece, e Tyler sventolò la mano.
“Qualcosa mi dice che la mia media di matematica si alzerà di colpo!” gioì Tyler, dando una pacca sulla spalla del biondo.

“E tu, Sky?” domandò Sydney.

“Quest'anno mi sono iscritto nella banda scolastica e adesso andrò esattamente lì.” annuì, poco soddisfatto nel vedere le facce dei suoi amici leggermente interdetti.

“Banda? Amico, è leggermente da sfigati!” mormorò Sydney.

“È da sfigati saper suonare piano e chitarra!?” si difese Skylar.

“No, Sydney non voleva dire quello. Ma la banda fa schifo in sé! Non sono bravi, non sono coordinati e...”
“E io la migliorerò!” annuì, sicuro di sé.

“Ok, contento tu...” sbottò Tyler, per prendere a camminare con Sydney “Ora scusaci, ma andiamo ad alzarmi la media dei voti!”.

 

Ancora pieno della sicurezza di poter fornire un contributo fondamentale alla banda scolastica, Skylar entrò in aula solo per rimanere pietrificato davanti alla visione di una persona che aveva conosciuto bene in un'occasione spiacevole. La ragazza lo guardò e provò a salutarlo, risultando impacciata nei movimenti e imbarazzata da quella situazione di stallo, ma Skylar dopo poco si riprese, la raggiunse e si appartò con lei, trascinandola per il gomito.

“Che ci fai qua? Volete rapire altra gente?” sussurrò.

“Cosa? No! Io non faccio quelle cose!” rispose Cordelia, principessa del regno di Encante.

“E allora che ci fai qui?” domandò ancora.

“Sono venuta per imparare a fare musica. Tipo erasmus ma... in un'altra dimensione.” spiegò, sorridendogli.

Skylar lasciò andare il gomito della ragazza e la guardò severamente, sentendo di non riuscire a fidarsi completamente di un'encantada.

“Senti, fai un passo falso e ti rispediamo a casa!” la minacciò, forse troppo severamente poiché Cordelia assunse un'espressione ferita e i suoi occhi verdi tralucettero sotto il riflesso acquoso delle lacrime. Cordelia annuì e tornò al suo posto, mentre il bruno- con un vago senso di colpa -afferrò il cellulare e mandò un messaggio a tutta la squadra per diffondere la notizia.

 

“Non credo sia pericolosa.” disse Sydney, camminando con il vassoio in mano.

“E perché no?” domandò Skylar, prendendo posto in mezzo a Tyler e Lydia, mentre il biondo si sedette vicino a Kyle.

“Perché sarebbe veramente stupido da parte degli encantados mandare un rapitore nella stessa scuola dove qualche mese fa gli abbiamo scovati!” intervenne Lydia, mettendosi il lucidalabbra “E noi tutti sappiamo che gli encatados non sono stupidi.”

“Concordo con gli altri. Cordelia ha giocato un ruolo importante nella pace fra Encante e Terra.” disse Tyler.

“Ma vogliamo ricordarci che suo padre ha ordinato i rapimenti e che, ehi ciao, io sono stato rapito?” ricordò Skylar.

“Secondo me ha il diritto di una seconda chance.- intervenne Kyle, osservando Cordelia seduta al tavolo -Guardatela... sta mangiando seduta al tavolo da sola e... sta mangiando con le mani?” inorridì.

“Questo è un disastro sociale!” sbottò Lydia, alzandosi di tutta fretta e percorrendo la distanza fino al tavolo come fosse una passerella. La rossa si porse al fianco di Cordelia, le prese il vassoio e senza dire una parola, tornò al proprio tavolo, sicura che la ragazza l'avrebbe seguita, e così fece.

“Non sai quanto mi sei debitrice per questo salvataggio.” disse Lydia, porgendole una forchetta, che Cordelia prese con titubanza.

“Si chiama forchetta e la si usa per mangiare. Ecco, guarda.” disse Kyle e con una gentilezza inaspettata le insegnò a tenere lo strumento in mano.
“Con cosa mangiate ad Encante?” domandò Tyler, aggrottando la fronte.

“Con le mani!” rispose Cordelia, facendo spallucce.

“Senti, Cordelia...- riprese Tyler, schiarendosi la voce -vorremmo scusarci per l'orribile impressione che Skylar ti ha dato...”
“Ehi!” intervenne Skylar, ma Sydney lo zittì con un calcio sotto al tavolo, dritto contro lo stinco.

“...ti prego di accettare le nostre scuse e, benvenuta sulla Terra!” le disse, sorridendole.

“Quindi saremo amici?” domandò, e i cinque annuirono.

“Anche perché altrimenti non sopravviveresti un solo giorno in una scuola.” disse Lydia a denti stretti.

“Grazie, siete troppo gentili! Anche perché ci sono alcune cose di questo mondo che proprio non capisco...” confessò Cordelia.

“Tipo?”
“Tipo... cos'è quell'aggeggio?” domandò, indicando il telefono che Lydia teneva in mano.

“Un telefono.” rispose Kyle, aggrottando la fronte.

“E a che serve?” domandò Cordelia, inclinando leggermente il capo. I ragazzi si scambiarono uno sguardo, impreparati a quella domanda, ma sospirarono con sollievo quando la campanella iniziò a suonare, segnando la fine della ricreazione.

 

Neanche fosse un evento nazionale, molti studenti dell'istituto decisero di buon umore di trattenersi oltre l'orario scolastico per osservare i primi allenamenti della nuova squadra di football che andava formandosi. Persino Cordelia, che non nascondeva la sua ignoranza per il football, si appassionò nel vedere Kyle e Tyler partecipare attivamente agli allenamenti; o almeno- nel caso di Tyler -provare a partecipare.

“Siamo a mezz'ora di allenamento e Tyler non è ancora morto.” disse Skylar, sorridendo complice a Sydney che, con un'espressione sconfitta, passava una banconota al bruno.

“Avete scommesso su Tyler?” domandò Lydia, profondamente sbigottita.

“Anche su Kyle, se per questo.” annuì Skylar.

“Siete crudeli, a volte.” sospirò Lydia, inclinando il capo “Quali erano i termini della scommessa su Kyle?” domandò la rossa.

“Se Kyle diventa capitano della squadra vinco!” spiegò Sydney, sorridendole.
“Se Kyle diventa capitano della squadra, tu, caro Sydney, sarai la nuova Lydia.” spiegò la ragazza, accarezzando i capelli dell'amico.

“Non credo di aver capito...” mormorò, ma Lydia si perse nei suoi pensieri e continuò a guardare fisso l'orizzonte con un certo malumore.

“Perché quelle ragazze saltano sventolando quei batuffoli mentre urlando?” domandò Cordelia, indicando il gruppo di ragazze pon-pon che si allenava nell'incitare la squadra.

“Sono le cheerleader. Praticamente fanno così ad ogni partita e cantano qualche inno alla squadra.” disse Skylar.

“Sono stonate.” tagliò corto Cordelia, incrociando le braccia.

“Perché non fai le audizioni per entrare in squadra? Ci servirebbe qualche ragazza ponpon che sappia cantare per davvero.” disse Sydney.

“Lydia perché non mi accompagni?” domandò Cordelia, ma Skylar e Sydney scoppiarono a ridere, lasciando anche la rossa interdetta della loro reazione.

“Lydia che fa sport? Bella questa!” disse Skylar.

“Che idiota!” disse Lydia, alzando gli occhi al cielo.

 

“Allora, mammolette! Questo primo allenamento ha fatto così schifo che persino mia nonna in carrozzina avrebbe saputo fare di meglio!” urlò il coach Preu. “Davvero, se continuate così non arriveremo neanche ai quarti di finali! Neanche alle qualificazioni! Anzi fareste meglio a entrare tutti nel club degli scacchi!” continuò, guardando tutti torvo, mentre alcuni ragazzi sugli spalti ridevano, godendosi lo spettacolo.

“Comunque sia, grazie a Dio non dovrò più prendermi questo fardello da solo, ma sarà il signor Firal a farsene carico...” spiegò, ed un applauso esplose dagli spalti e dagli altri compagni di squadra che festeggiarono con Kyle prendendolo in braccio ed innalzandolo come un vincitore.

“NON HO FINITO!” urlò il coach, facendo mettere tutti in riga e continuando con la lista dei componenti della squadra, ma il cognome di Tyler sembrava non spiccare mai. “Ah, dimenticavo delle riserve. King, Spades e Powerth, congratulazioni: passerete la prima stagione in panchina.” e così dicendo, un secondo urlo partì dagli spalti: Lydia, Sydney, Skylar e Cordelia urlavano a gran voce il nome di Tyler che, a modo suo, ce l'aveva fatta.

 

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Capitolo 32
*** 3.2- Il Pianto della Banshee ***


 

3.2- Il Pianto della Banshee

 

“Luna Park?” domandò Lydia, osservando attentamente il volantino che Skylar le aveva mostrato, per poi sorridergli teneramente, accartocciarlo e lanciarlo alle sue spalle.

“Cos'è un Luna Park?” domandò Cordelia.

“Un posto dove ci sono macchine infernali che ti vendono la falsa speranza di farti divertire.” riassunse Lydia, guardando ancora Skylar con espressione interrogativa.

“Sentite, la Vandom ha cancellato il ballo di inizio anno, quindi potremmo divertirci in altro modo, stasera...” disse Skylar, facendo spallucce. “E poi gli altri tre ragazzi sono d'accordo. Tu, Cordelia?”

“Secondo me è divertente...” sorrise, osservando il volantino.

“E va bene! Andiamo in questo stramaledettissimo posto.” si arrese Lydia, accelerando il passo per raggiungere gli altri ragazzi appostati vicino alla macchinetta del caffè. “Sappiate che vi odio! Tutti quanti! Anche te, Sydney!” disse, puntando l'indice contro i suoi amici.

“Non c'è giorno che inizi senza una scenata della reginetta.” la schernì Kyle, ricevendo un piccolo pugno sulla spalla da parte della ragazza.

“Cos'hai contro i Luna Park?” domandò Sydney, aggrottando la fronte.

“Sono... malvagi. Non lo so, mi hanno sempre ispirato terrore.” confessò Lydia gravemente.

 

“Damien...”

“Sì, Vanessa?” disse un uomo dai capelli biondo cenere e corti e dagli occhi eccezionalmente gialli.

“Ho... bisogno... di... cibo...”

“Non preoccuparti, attaccheremo questa sera stessa.” spiegò Damien, accarezzando il volto della donna.

“I Guardiani...” mormorò Vanessa, pettinandosi i lunghi capelli neri con le dita sottili “Questa sera ci saranno i Guardiani... ma non riesco a vederli... qualcosa offusca i loro volti.” mormorò con voce impastata, mentre chiudeva gli occhi e prendeva a canticchiare una melodia.

“Lo so, tesoro. Ci siamo trasferiti qui apposta, ricordi?” domandò l'uomo, sorridendole.

“Portami il Cuore, Damien!”

 

Secondo il volantino, il luna park sarebbe rimasto in città fino al week-end della settimana prossima, ma ogni tentativo di Lydia di posticipare l'uscita falliva rovinosamente, e prima ancora che potesse accettare la sconfitta, la rossa camminò a passo incerto all'interno del parco giochi.

“Cosa vogliamo fare?” domandò Kyle, guardandosi intorno con l'imbarazzo della scelta.

“Qualunque cosa non richieda sforzo fisico... sono distrutto.” spiegò Tyler, facendo sorridere gli amici. Il momento di bassa tensione fu interrotto bruscamente da un clown che aveva deciso di spaventare i ragazzi, ed infatti il pagliaccio uscì fuori dal nulla, sbucando alle spalle di Lydia.

La rossa urlò con tutto il fiato che aveva in corpo e balzò via, nascondendosi dietro Kyle, mentre Cordelia, che si trovava al fianco del pagliaccio, reagì d'istinto e tirò un pugno in pieno volto all'uomo, facendolo cadere per terra.

“Chi sei, creatura?” domandò Cordelia, saltandogli nuovamente addosso.

“Che?”

“Ho chiesto chi sei?” ripeté, minacciandolo di colpire ancora, ma Tyler e Skylar intervennero, l'uno bloccando la ragazza e l'altro aiutando l'uomo a rimettersi in piedi.

“Psicopatica!” sbottò il clown, massaggiandosi la mascella e sparendo nell'ombra.

“Ottima prontezza di riflessi...” disse Tyler congratulandosi con la ragazza. Il resto della squadra guardò Tyler come fosse uno scherzo della natura, allora il rosso tossì leggermente ed assunse un tono più serio per poi aggiungere “...ma non si picchia la gente!”

“Pensavo volesse aggredirci.” spiegò Cordelia, facendo spallucce.

“Sì lo so... dai, vieni. Ti porto su quelle specie di montagne russe a basso costo.” disse Tyler, dirigendosi insieme alla mora verso una specie di trenino con qualche curva e qualche salita. Nel frattempo, Lydia era ancora rimasta attaccata alla schiena di Kyle e non accennava a muoversi, tanto che i ragazzi temettero avesse avuto un infarto fulminante.

“Lydia, che ne dici di staccarti dalla mia schiena?” domandò Kyle.

“No.” miagolò la rossa.

“Lydia, ormai sei al sicuro. Cordelia ha spaventato quell'orribile clown!” le sussurrò Sydney, ma la rossa continuava a rimanere attaccata all'amico.

“Ok, ragazzi. Voi andate pure. Mi occupo io di lei.” disse Kyle.

“Sicuro?” sussurrò Sydney in modo da non farsi sentire dall'amica, e il moro annuì, allora il biondo gli diede un bacio sulla guancia e si allontanò insieme a Skylar.

“Lydia, se molli la presa ti compro dello zucchero filato.”

 

“La smetti di sospirare? Mi fai perdere la concentrazione.” disse Skylar, prendendo la mira con il finto fucile, cercando di prendere un premio bello grosso.

“Scusa.” disse Sydney, mangiandosi le unghie. “Mi vergogno come un ladro e so che è insensato... ma credo di essere geloso.” spiegò, e Skylar sbagliò completamente mira.

“Geloso? Di Lydia?” domandò Skylar.

“Lo so... non ha senso... ma già vanno nella stessa classe, quest'anno e stasera volevo passare una bella serata con lui...” spiegò.

“Non puoi essere geloso di Kyle! Si vede che ti ama.” spiegò Skylar e subito il ragazzo percepì l'irrigidirsi dei muscoli del biondo.

“Bé... tecnicamente non me l'ha detto.” disse Sydney a denti stretti.

“Diglielo tu!” disse Skylar, e come risposta Sydney sbuffò ancora. Il bruno si concentrò allora nel tentativo ultimo di colpire il centro del bersaglio, ma qualcosa arrivò alle sue orecchie; dapprima sembrava un lamento sordo, ma successivamente divenne sempre più forte, tanto che per una manciata di secondi Skylar non riuscì a sentire altro.

“Perché piangi?” domandò il bruno, guardando Sydney, ma il biondo aveva la solita espressione pacifica sul volto e nessun segno di un pianto solcava la sua faccia.

“Non sto piangendo.” disse Sydney, allora Skylar lasciò perdere il fucile e si guardò attorno. Le onde del pianto arrivavano irregolari alle sue orecchie, ma la loro provenienza diventata ogni secondo più chiara e prima che il ragazzo potesse accorgersene, Skylar prese a correre in direzione di quel suono straziante.

Il suono era ormai più forte delle urla divertite dei ragazzi sulle montagne russe, più forte dei martelli che schiacciavano pesi, dei fucili a canne mozze che sparavano e delle risate delle persone. Skylar corse oltre i tendoni e le varie strutture del luna park, fino ad arrivare in aperta compagna, dove un fienile abbandonato si ergeva spettrale. Era da lì che il suono proveniva. Con un ultimo scatto, Skylar entrò all'interno del fienile. Purtroppo non vi era abbastanza luce da vedere ogni cosa, ma l'udito gli dava conferma che chiunque stesse piangendo era lì, nel fienile insieme a lui.

“Chi sei?” domandò Skylar ad alta voce, ed il pianto si fermò per un istante.

“Posso aiutarti?” chiese.

“Non sono io che ho bisogno del tuo aiuto.” sussurrò la voce con tono quasi spietato. Era la voce di una ragazza, magari della stessa età di Skylar, ma senza luce il bruno non avrebbe saputo dire con più certezza.

“Perché piangi?” domandò, e sentì dei movimenti alla sua destra come il dolce frusciare di stoffe.

“Perché qualcuno morirà. E tu non potrai farci niente.” disse con voce bagnata di chi aveva pianto da molto tempo.

“Chi? Chi morirà?” domandò Skylar, ma la ragazza, invece che piangere, digrignò i denti ed emise un urlo acutissimo e disumano che fece tremare le sue ossa.

 

Kyle porse lo stecchino ricoperto di zucchero cotonato rosa e Lydia sorrise gentilmente, ringraziandolo del gesto.
“Quando si ha uno spavento, solo lo zucchero filato può farti star meglio.” le disse, sedendosi al suo fianco.

“Mi dispiace di averti rovinato la serata.” disse Lydia, stirando le labbra mentre con le dita si divertiva a disarcionare una matassa di zucchero che poi poggiò sulla lingua e lasciò sciogliere.

“Non ti preoccupare.” le disse, dandole una piccola gomitata.

“Sai... la prima volta che ero venuta al luna park avevo 5 anni e...- prese un respiro profondo -e mi sono persa. Non ti saprei dire dove fossi stata per il tempo della sparizione, ma so che mio padre è brizzolato da quel giorno. Lui dice che un secondo prima camminavo al suo fianco e un secondo dopo ero scomparsa chissà dove.”

“Per quanto tempo sei scomparsa?” domandò Kyle.

“1 ora.” spiegò, con le lacrime agli occhi. “Mi hanno ritrovata addormentata nella campagna vicina.”

“Da brividi...” mormorò Kyle, annuendo, ma prima che i due potessero continuare a parlare, un fascio di luce che riconoscevano per bene si alzò verso il cielo. Kyle e Lydia si alzarono immediatamente in piedi e corsero verso quella luce che nessuno vedeva, tranne che per i membri della squadra e le altre creature magiche. I due ragazzi corsero fino a raggiungere Tyler e Cordelia, intenti ad osservare il cuore di Kandrakar che si muoveva sul palmo del suo guardiano come impazzito.

“Non l'ho mai sentito così agitato.” disse Tyler, aggrottando la fronte.

“Trasformiamoci!” disse Kyle, e il rosso annuì, ma un brivido gelido lungo la schiena sorprese i quattro ragazzi, tanto che Tyler lasciò perdere la trasformazione e, pietrificato dalla paura, si voltò. Una squadra di cinque uomini pallidissimi si ergevano a schiera alle loro spalle, sorridenti e con uno sguardo folle dipinto in volto.

“Uccideteli!” disse Damien, indicando i quattro.

 

Oltre che estremamente agili, i quattro scagnozzi che avevano risposto al comando del loro leader si erano rivelati persino più forti del normale. Con un calcio, uno di loro strappò il Cuore dalle mani di Tyler e il monile cadde una decina di metri lontano dal suo custode.

“Tyler! Il cuore!” urlò Kyle, mentre veniva atterrato da un omaccione nerboruto che praticamente si sedette sul corpo del ragazzo.

“Lo so!” rispose Tyler, cercando di evitare i colpi di un altro uomo, sebbene, ben presto, cadde vittima della sua raffica di pugni e di gomitate, tanto che ben presto il rosso cadde con di pancia a terra, non riuscendo neanche più a reggersi in piedi.

Lydia provò a contrattaccare con i suoi poteri di guardiana della terra, ma i mostri erano molto più resistenti e lei, senza la tuta da guardiana, era troppo poco forte rispetto alle sue potenzialità. Lanciò piccoli sassi che colpirono gli uomini come proiettili, ma le loro ferite sputavano la pietra e si rigeneravano con velocità; bizzarria che lasciò senza parole e parecchio preoccupata.

Con le mani in fiamme, Kyle toccò i polsi dell'omaccione che gli si era seduto sopra, e subito questi saltò via come un gatto, urlando e cercando istericamente di spegnere le fiamme che andavano espandendosi su tutte le braccia. Cordelia aiutò Kyle a rialzarsi, ed insieme cercarono di aiutare rispettivamente Tyler e Lydia, ma lo svantaggio numerico non aiutava di certo.

Mentre la rissa continuava furente, Damien si avvicinò al cuore di Kandrakar e lo osservò molto attentamente. Era un oggetto affascinante, lo si poteva percepire pensare e comunicare senza aver bisogno di poteri speciali, ed adesso Damien riusciva a percepirne la paura, l'ansia e la rabbia che opprimeva il piccolo oggetto, collegato con il doppio filo al suo padrone. Eppure sembrava un normalissimo oggetto, e Damien avrebbe potuto coglierlo in quel preciso istante e portarlo dalla sua amata Vanessa ma qualcosa, una specie di sesto senso, lo avvertì di stare attento a quel gioiello. In passato aveva visto tantissimi leader cadere sotto la potenza di quel piccolo oggetto che quasi tutti avevano provato a rubare, senza sapere che doveva essere il padrone a cederne il possesso, e non poteva accadere diversamente. A meno che, e questo Damien l'aveva sempre sospettato, ma mai convalidato, il gruppo non fosse indebolito. Il problema era che quel gruppo di guardiani sembrava parecchio unito, e cogliere il cuore adesso avrebbe significato finire in cenere.

“Ehi, tu!” urlò Damien, chiamando agli ordini un suo scugnizzo. “Vai a trovare gli altri due.”

“D-da solo?” domandò, intimorito.

“Sì, da solo! Muoviti!” tuonò, e l'uomo scomparve velocemente così come era comparso.

 

“Si può sapere dove eri finito?” domandò Sydney con l'affanno che gli spezzava il fiato per la corsa che aveva fatto per inseguire Skylar.

“Io... l'hai sentita?” domandò Skylar.

“Chi?” domandò Sydney aggrottando la fronte.

“Quella ragazza... quell'urlo...” mormorò Skylar ancora scosso dall'esperienza, tanto che alcuni brividi gli correvano lungo la schiena, gelidi ed affilati.

“Skylar io non ho sentito niente. Ti ho solo visto correre via all'improvviso.” spiegò Sydney “Sembra che tu abbia visto un fantasma...” mormorò ancora il biondo.

“Cerchiamo gli altri.” tagliò corto Skylar, camminando in direzione del luna park. Camminarono in silenzio per un po', successivamente Skylar percepì un movimento furtivo alle loro spalle e il bruno si girò appena in tempo per ritrovarsi un uomo magro e pallido ruggire contro di loro.

“Che ca...?” domandò Sydney, aguzzando la vista per vederci meglio. Gli occhi gialli dell'uomo pulsavano felini ed assassini, mentre i ragazzi valutavano attentamente se correre via oppure contrattaccare, ripiegando sull'ultima poiché l'uomo saltò loro addosso. I due si spostarono, e l'uomo atterrò sul terreno a quattro zampe, soffiando prima in direzione dell'uno e poi dell'altro.

Skylar giunse le mani e poi le divise, rilasciando una folata di vento che lo sollevò di qualche metro e poi lo fece ricadere.

“Sydney!” chiamò Skylar, cercando di coinvolgere l'amico.

“Senza la divisa non posso generare acqua dal nulla!” disse Sydney, optando per un attacco corpo a corpo contro il loro aggressore, il quale parò tutti i colpi del biondo e gliene restituì metà, facendolo cadere a terra dolorante dopo qualche minuto.

“Merda!” disse Skylar, raggiungendo l'amico.

 

Kyle si lanciò contro l'uomo che le stava suonando a Tyler e, a suon di pugni roventi, riuscì a metterlo in difficoltà, sebbene l'uomo fosse più veloce e più agile di lui, tanto che alla fine parò un suo pugno, torse il braccio e bloccò il ragazzo nella classica stretta con l'avambraccio piegato contro la schiena. Kyle si guardò attorno, vide Lydia e Cordelia bloccate nella stessa posizione, e solo Tyler libero, che cercava di rialzarsi. Arrivò Damien e, con un calcio al costato, fece volare il rosso di qualche metro.

“Tyler! TYLER ALZATI!” urlò Lydia, facendo sbuffare Damien, che squadrò la ragazza con stizza. Tyler allungò il braccio e aprì la mano nel chiaro tentativo di richiamare il cuore a sé, ma il piede di Damien gli si poggiò sul polso, minacciando di romperglielo.

“E questi sarebbero i Guardiani?” rise Damien, facendo sorridere i suoi tirapiedi.

“Taci, schifoso!” urlò ancora Lydia.

“No, stai zitta tu oppure ti strappo la lingua e poi la testa!” la minacciò Damien, puntandole l'indice contro. Kyle, allora, prese ad agitarsi, cercando di liberarsi da quella mossa che lo costringeva inerme fra le braccia del nemico. Affascinato dal comportamento di Kyle, dal suo coraggio e dalla sua sfacciataggine, Damien lasciò perdere Tyler e si avvicinò al moro, prendendogli il volto fra le mani e guardandolo con attenzione. Gli alzò la maglietta, gli aprì la bocca e ne controllò i denti, gli divaricò le palpebre per controllare i suoi occhi come fosse un veterinario. Successivamente lo costrinse a rimanere con la testa alta e ne osservò il collo, passando il pollice sui tendini e poi leccandolo attentamente.

“LASCIALO STARE!” sbottò Lydia, e Damien sbuffò ancora.

“Uccidila!” disse, e l'omone l'afferrò per il collo, sollevandola da terra dove lei era meno forte. Damien costrinse Kyle a piegare la testa di lato e, mentre il moro tremava come una foglia, lo morse con i suoi denti così affilati da non sembrare neanche umani.

Il moro urlò dal dolore, cercando di trattenere le lacrime mentre sentiva i denti di Damien divertirsi con la carne del suo collo, ma all'improvviso una luce abbagliante si sprigionò alla loro destra, e i quattro aggressore si ritirarono, accusando un forte dolore agli occhi.

“Non finisce qui, guardiani!” ringhiò Damien, con gli occhi che lacrimavano sangue, per poi sparire, inghiottito dall'oscurità.

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Capitolo 33
*** 3.3- Bitten ***


3.3- Bitten

Dopo che Tyler recuperò il cuore e che Damien fece una breve comparsa a Skylar e Sydney, recuperando il suo scagnozzo e portandolo via con sé, i due ragazzi raggiunsero giusto in tempo per trovare i loro amici distrutti.

Erano tutti stesi per terra tranne Cordelia che cercava di aiutare Tyler ad alzarsi, ma il rosso era fin troppo indebolito e dolorante anche solo per riuscire a mettersi a sedere. Skylar corse da Lydia, la trovò stesa su un fianco che piangeva silenziosamente, intervallando i singhiozzi a colpi di tosse dovuti al dolore che aveva provato quando quell'uomo aveva provato a strozzarla. Skylar scorse dei lividi violacei sul suo collo e per un attimo bruciò di rabbia cieca ed assassina, calmandosi solo quando i suoi occhi videro quelli verdi di Lydia che riversavano lacrime salate.

“Va tutto bene. È finita.” disse Skylar, aiutandola a mettersi a sedere.

“Non dire agli altri che ho pianto.” miagolò la rossa, asciugandosi velocemente gli occhi e rimettendosi in piedi, nonostante fosse ancora tremante.

“Come?” domandò Skylar.

“Non dire agli altri che ho pianto. Per favore.” ripeté, guardandolo con determinazione. Il bruno annuì, sebbene incerto, ed insieme alla ragazza si diressero verso Tyler.

 

“Che ti hanno fatto?” sussurrò Sydney, vedendo Kyle che si reggeva il collo che sanguinava abbastanza copiosamente, tanto da imbrattargli la maglietta.

“Fa male!” mugugnò Kyle, stringendo il pugno e serrando gli occhi.

“Fammi vedere.” disse Sydney, facendo forza affinché Kyle scoprisse la ferita, e sospirando quando notò con sollievo che la ferita non era irrimediabilmente profonda, sebbene non potesse essere definita superficiale.

“M-mi hanno bloccato e quel tizio m-mi ha morso.” spiegò, sentendo le fiamme della rabbia che divampavano dentro di sé; già Kyle odiava perdere, ma quando diveniva oggetto di scherno, l'odio si trasformava in pura ira.

“Dobbiamo comunque andare in ospedale.” disse il biondo.

“Dobbiamo andarci tutti in ospedale!” sbottò Kyle, forse più bruscamente di quanto intendesse, per poi sospirare e abbassare lo sguardo.

“Andiamo a Kandrakar.” disse Tyler, aprendo il palmo della mano e lasciando fluttuare il cuore fino a che non aprì un portale. “Lì potranno guarirci e noi potremo chiedere spiegazioni su chi ci ha attaccati.” aggiunse con molta più fermezza di quanta gli altri erano abituati a vedergli sfoggiare. Sotto il comando del suo padrone, il cuore aprì il varco spaziotemporale ed i cinque ragazzi vi entrarono dentro, salutando Cordelia, la quale preferì lasciare ai soli Guardiani la traversata delle dimensioni.

Appena arrivati a Kandrakar, i cinque ragazzi furono subito accolti da Taranee che condusse la squadra dall'Oracolo in persona. Hay Lin, quando vide entrare i ragazzi così mal messi, aggrottò la fronte, facendo trapelare tanta preoccupazione dal suo sguardo di solito così limpido e sereno. Impose le mani sui ragazzi ed uno ad uno li guarì, inondando i loro corpi di una luce dorata.

“Cos'è successo?” domandò, mentre Taranee passava ai ragazzi un infuso alle erbe.

“Eravamo in città quando il cuore ha iniziato ad illuminarsi senza apparente motivo. Subito dopo siamo stati attaccati da un gruppo di omaccioni più forti e più veloci di un umano qualsiasi.” spiegò Tyler.

“Avevo avvertito una forte energia negativa aggirarsi nei pressi della vostra città, per questo mi sono collegata con il cuore e ho comunicato con lui, sperando di fare in tempo per avvertirvi. Bisogna che stiate attenti, guardiani! I nemici di questa volta sono figli della notte.”

“Cosa intende per figli della notte?” domandò Skylar, aggrottando la fronte.

“Vampiri.” mormorò Sydney, impallidendo.

 

Kyle tornò a casa senza curarsi di fare silenzio. Erano quasi le due di notte e suo padre s'era raccomandato di non fare così tardi, ma ancora una volta, per cause del tutto esterne alla sua volontà, Kyle aveva trasgredito al volere del genitore e domani ne avrebbe pagato le conseguenze. Corse in bagno e vomitò il tè che aveva bevuto a Kandrakar; forse la sua composizione era troppo strana per il suo stomaco e l'aveva rifiutato di rimando. Quando i conati finirono, il moro si sciacquò la faccia e si specchiò, afferrando spazzolino e dentifricio, per poi sentire uno strano dolore sul collo. Si tolse la maglia e vide che la ferita aveva ripreso a sanguinare, e che le cure dell'Oracolo, efficaci su tutto il resto del corpo, lì avevano funzionato di meno. Forse era più profonda di quanto credesse anche Hay Lin, pensò Kyle, prendendo del disinfettante e inumidendo della garza per poi poggiarla sul collo.

Il moro sbuffò ancora, sentendo il dolore, e guardò il cellulare, notando un messaggio di Sydney che gli augurava la buonanotte.

Buonanotte anche a te rispose.

 

“C-ciao, Lydia...”

La ragazza si voltò, chiudendo l'anta dell'armadietto e trovandosi a fissare un ragazzino, forse del secondo anno dai capelli ricci e biondi.

“E tu saresti?” domandò la ragazza, aggrottando la fronte.

“Sono Gavin! Facciamo francese insieme e...”

“E cosa?” domandò lei, sorridendogli per poi iniziare a camminare in direzione delle macchinette per il caffè dove avrebbe incontrato gli altri amici.

“Mi chiedevo se ti andava di uscire una volta insieme.” azzardò.

“E questo cosa ha a che fare con francese? Comunque, sentiamo: perché vorresti uscire con me?!” gli chiese, senza degnarlo di uno sguardo; nel frattempo vennero raggiunti da Tyler, che salutò alla ragazza con un gesto della mano.

“Perché mi piaci.” rispose, facendo spallucce. Lydia si voltò, sbattendo le ciglia e facendo un gesto della mano che voleva dire “spiegati meglio”.

“Ehm... ti trovo molto carina e... intelligente!” confessò, grattandosi la testa. Lydia si scambiò uno sguardo con Tyler e i due sorrisero.

“Ma mi trovi più carina o più intelligente?” domandò lei, facendo la finta ingenua.

“Oh! Ehm... sì, ecco. Sei molto intelligente...”
“Quindi sono brutta?”

“No! No! Sei molto bella!”
“Allora sono scema!” concluse lei, annuendo sovrappensiero.

“Cosa? No! Senti, io...” sbuffò, guardando Tyler per cercare un po' d'aiuto, ma il rosso alzò le mani come per arrendersi.

“Ci vediamo a francese, Gale.” lo salutò, marciando via e inforcando gli occhiali da sole nuovi.

“Mi chiamo Gavin...” mormorò, facendo dietrofront.

 

“Cos'è questa roba?” domandò Cordelia, bevendo il suo primo caffè.

“Si chiama caffè e ti aiuta a sopportare la gente.” spiegò Sydney, salutando Lydia e Tyler che si avvicinavano a loro.

“Non mi piace.” pigolò, lasciando il bicchiere sul tavolino.

“Ti piacerà... piace a tutti, prima o poi!” intervenne Tyler, sbadigliando e trangugiando dal proprio bicchiere. Arrivò poco dopo anche Skylar pieno di libri e di fogli stampati che sbatté sul tavolo, rischiando di farlo cedere.

“Sei in piena sindrome da bibliotecaria appassita?” domandò Lydia, prendendo un libro a caso e leggendone il titolo ad alta voce “Vampiri, mito o leggenda? Ma scherziamo?” domandò la rossa, guardando anche gli altri titoli dei volumi e sconfortandosi nel trovare solo nomi affini.

“Cosa abbiamo imparato dalla missione precedente?” domandò Skylar.

“Mai fidarsi di adoni dall'accento brasiliano?” rispose la ragazza, concedendogli un sorriso acido.
“No! Abbiamo imparato che prima sappiamo contro chi, o cosa, stiamo combattendo e prima possiamo imparare le mosse del nemico, ergo capire come combatterlo.” la rimproverò, passando una manciata di fogli ad ognuno.

“Non ho intenzione di mangiarmi un'insalata d'aglio, ti avviso.” lo ammonì Tyler, prendendo controvoglia i fogli.

“L'aglio non funziona. In realtà niente di quello che ci fanno credere funziona. Cioè... un paletto nel cuore ucciderebbe tutti, quindi anche loro, così come il fuoco o la decapitazione...”

“Sono fotosensibili?” domandò Sydney e Skylar annuì, dicendo che il sole può ridurli in un mucchio di cenere.

“Non c'è un altro modo oltre quelli tradizionali?” domandò Lydia.

“In effetti un modo c'è... sentite qui, ogni clan di vampiri ha un re o una regina. Una specie di Adamo o Eva la cui morte provocherebbe la morte di tutti gli altri figli procreati dal sovrano o dalla sovrana.”

“Quindi non sono solo cinque sfigati in cerca di sangue ma c'è anche un capostipite con un quartier generale e così via?” domandò Cordelia, aggrottando la fronte.

“Spiegatemi perché queste cose non ce le ha dette l'Oracolo.” domandò Sydney, sbuffando.

“L'Oracolo ci potrà dire di più. Ci dirà chi è il capo, cosa vogliono e perché sono qui. Dobbiamo solo aspettare.” disse Tyler, fiducioso.

“Lo spero.” disse Lydia, per poi salutare con un cenno del capo Kyle che si avvicinava a loro con passo appesantito.

“Ma sei morto?” domandò Skylar, notando quanto l'amico fosse pallido ed i suoi occhi fossero arrossati.

“Può darsi.” rispose il ragazzo, poggiando i gomiti sul tavolo e prendendosi la testa fra le mani “Quel dannato tè di Kandrakar mi ha fatto vomitare tutta la notte.” mugugnò.

“A me è piaciuto.” disse Tyler, facendo spallucce, per poi essere fulminato dallo sguardo del moro.

“Cosa sono tutti questi fogli?” domandò Kyle.

“Skylar ha fatto una ricerca sui vampiri.” spiegò Sydney, provando a mettere una mano sulla fronte del suo ragazzo, ma il moro la rifiutò, asserendo che stava bene, dopo tutto.

“Praticamente c'è un sacco di roba che non sai sui vam...”
“Ciao ragazzi!” urlò Lilian, sbucando alle spalle di Cordelia e facendosi strada fra i sei per porgere la copia del nuovo giornale scolastico.

“Vam...os a la playa!” improvvisò Skylar, raccattando tutti i fogli alla rinfusa per nasconderli alla vista della bionda.

“Qual è l'articolo della settimana? Le tue scarpe?” domandò Lydia, rifiutando la copia.
“No, no! C'è un nuovo professore! Si chiama Chris Gold ed insegnerà lettere e filosofia!” squittì, mostrando la foto ai ragazzi.

“C-come hai detto che si chiama?” domandò Sydney, deglutendo aria.

“Chris Gold! Ma sì, ha insegnato qui fino a due anni fa! Poi, a metà del nostro secondo anno si dimise ed ora è tornato!” spiegò Lilian, guardando i ragazzi impassibili alla notizia. Kyle sollevò la testa e diede una sbirciata alla foto, notando quanto il professor Gold fosse sì un bell'uomo e abbastanza giovane da permettersi una barba incolta lungo il volto spigoloso.

“Dicono sia un latin lover...” scherzò Lilian, ridacchiando.

“Dicono che sia ora di andare in classe! Forza tutti, basta fesserie! E Skylar... restituisci quei libri!” disse Lydia, dirigendosi in classe, seguita da Kyle.

“Aspettate! Domani do una festa e siete tutti e cinque invitati!” disse Lilian, sorridendo con i suoi grandi denti bianchi.

“Lilian, ma siamo sei.” disse Skylar, guardandosi attorno.

“Sì, infatti. Tyler non è invitato!”

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Capitolo 34
*** 3.4 ***


3.4

 

Mykonos, qualche mese prima:

Nella prima camera, la 103, Kyle si tuffò di pancia sul letto, dando la precedenza a Sydney per la doccia. Nonostante le buone intenzioni del biondo di fare più in fretta possibile, Sydney non riuscì a resistere al piacere dell'acqua tiepida sul suo corpo, e si lasciò coccolare da quella sensazione ben oltre il tempo necessario, tanto che Kyle si addormentò sul letto, respirando profondamente. Appena uscito dalla doccia, con solo un asciugamano attorcigliato in vita, ed ancora gocciolante, Sydney si fermò ad ammirare la schiena forte e muscolosa di Kyle, ed un certo desiderio si fece strada nella mente del biondo.

Sydney gattonò sul materasso facendo attenzione a non svegliare Kyle, successivamente raffreddò la lingua, la poggiò esattamente fra le due fossette di venere e seguì poi il solco della sua schiena che ora Kyle inarcava per il piacere, fino ad arrivare all'orecchio che baciò voluttuosamente.

“È il mio turno per la doccia?” domandò Kyle, sorridendogli e Sydney annuì, continuando a baciargli il collo. Con uno scatto imprevedibile, Kyle ribaltò la situazione e costrinse Sydney con la schiena sul materasso, mentre il moro gli teneva fermi i polsi.

I due si baciarono a lungo, in modo appassionato, mentre il corpo di Sydney si raffreddava e quello di Kyle si riscaldava, creando ondate di piacere anche dal semplice contatto della pelle.

“Dovremmo farlo...” sussurrò il biondo, mentre Kyle gli baciava l'orecchio. Il moro si interruppe e guardò Sydney leggermente sospettoso.
“Non vuoi aspettare?” chiese.

“Perché dovrei?”

“Perché... non sarebbe la tua prima volta?”

“Ehm, no.” confessò Sydney, corrugando la fronte.

“Ah. L'hai già fatto?” domandò Kyle con un tono che pareva ferito.

“Sì, ma cosa cambia?” domandò Sydney, mentre il moro lo liberava dalla sua presa e tornava a sedersi sul suo materasso.

“Avrei voluto essere la tua prima volta.” confessò Kyle, guardando altrove. Il biondo abbracciò il ragazzo di spalle, e gli baciò la guancia.

“Tu non l'hai mai fatto?” domandò Sydney con voce intenerita.

“Con un uomo mai. Solo due volte con una ragazza.” confessò.

“Stai tranquillo, se vuoi aspettare, io aspetterò con te.” sussurrò Sydney, scompigliandogli i capelli. Kyle sorrise e baciò Sydney sulle labbra, poi tornò a guardarlo nei suoi limpidi occhi blu e non poté fare a meno di provare uno strano sentimento per quella nuova rivelazione.

“Credo di essere geloso di quel tizio.” sorrise il moro. “A proposito, chi è?” domandò.

“Si dice il peccato ma non il peccatore.” rispose Sydney.

“Oh avanti...” lo pregò Kyle, punzecchiandogli la guancia con il dito indice. “Lo conosco?” domandò, poi, ma prima che il biondo potesse rispondere, qualcuno bussò alla loro porta: era Tyler che diceva ai due ragazzi di sbrigarsi a scendere.

 

Bukowski High School, presente:

Kyle aveva un male terribile agli occhi. Persino la luce dei neon gli procurava un forte dolore alle pupille, e si era visto costretto ad indossare gli occhiali da sole per la maggior parte del tempo. Anche le sue gengive gli facevano male, soprattutto quelle anteriori; un dolore talmente acuto che spesso doveva smettere di mangiare per evitare che gli prendessero a sanguinare.

Era passato un solo giorno dall'aggressione, eppure Kyle continuava a sentirsi sempre peggio. Forse quel vampiro gli aveva passato una malattia! O, forse, più semplicemente l'aveva trasformato. No, scacciò il pensiero con un calcio e svuotò la mente, prese una sigaretta e l'accese, fumandola avidamente, mentre aspettava che Sydney finisse di parlare con Alissa per dirigersi insieme a casa.

Vide il biondo all'ingresso che rideva e scherzava con la sua amica, insieme spensierati in quella bolla di felicità, quando vide poco lontano il professor Gold che parlava con una collega, ma che continuava a fissare Sydney. Un'ondata di gelosia colpì Kyle come un pugnale, perché riusciva perfettamente ad intercettare i pensieri o, meglio, i sentimenti dell'uomo verso il suo ragazzo, ed erano pensieri di una lussuria incontenibile e sfacciata. Che uomo disgustoso, pensò, ringhiando e spegnendo la sigaretta sui gradini della scuola, per poi entrare, dirigersi verso Sydney e metterlo con le spalle al muro e baciarlo appassionatamente.

“Scusa! Stavamo parlando!” disse Alissa.

“Parlerete domani.” sbottò Kyle, tornando a baciare Sydney.

“Liss... aspett...!” mormorò Sydney, cercando di trattenere l'amica, ma Kyle gli si era piazzato davanti e non accennava a muoversi. “Che ti è preso?” domandò il biondo.

“Non mi piaceva come ti guardava quell'uomo... quel prof. Gold.” ringhiò, voltandosi mentre il professore usciva dalla porta, facendo finta di non vedere i ragazzi.

“Ma tu sei tutto matto.” rise Sydney, cercando di svincolarsi dalla presa del ragazzo, ma Kyle ad un certo punto si irrigidì. Non si seppe spiegare il perché, ma era riuscito a rilevare una variazione nel battito cardiaco di Sydney, e ad un certo punto, come prima gli era accaduto per i pensieri del professor Gold, ora gli accadeva per Sydney.

Il moro guardò il ragazzo con la bocca aperta, non riuscendo a capacitarsi di quel che sapeva.

“È stata la tua prima volta...” mormorò, stralunato.

“Cosa? Ma che stai dicendo?” domandò Sydney, arrossendo.

“Tu... e il professore... quanti anni avevi?” domandò, balbettando.

“Kyle ma che stai farneticando?”
“NON MENTIRMI!” urlò, sbattendo la mano sulla parete, mancando di pochi centimetri il biondo, che sussultò visibilmente. “Non mentirmi, Syd! Non ti conviene!” ringhiò, avvicinandosi al volto del ragazzo.

“Non parlarmi così!” soffiò il biondo, glaciale.

“Allora è vero! Quell'uomo mi fa schifo! E tu... come hai potuto?” domandò.

“Non sono affari tuoi!”
“Sì che sono affari miei! Te lo sei dimenticato che siamo fidanzati? O forse ora che è arrivato Gold te ne sei convenientemente scordato?”

“Stai delirando.” sibilò Sydney, divincolandosi dalla presa di Kyle ma il moro lo afferrò per il braccio e lo tenne stretto.

“Sporco pedofilo! Andrò dalla Vandom e le dirò tutto!” ringhiò, per poi puntare i suoi occhi neri su quelli azzurri di Sydney, e aggiungere “E tu verrai con me!” disse, trascinandosi dietro il ragazzo.

“Non funzionerà. Mentirò, mentirò su tutto perché io ero consenziente, Kyle!” soffiò Sydney, facendo forza affinché Kyle non lo trascinasse.

“Consenziente? Quanti anni avevi, Syd? 14? 15? A quell'età potresti solo acconsentire su che maglietta indossare la mattina!” sbraitò, mentre la sua voce rimbombava nei corridoi “Come ti ha adescato? Ti ha scritto una poesia? Ti ha abbindolato con qualche fesseria da filosofo? Ti ha promesso un bel voto?” domandò, ma a quell'ultima provocazione, Sydney non cercò più di sfuggire dalla presa di Kyle, ma la sfruttò a suo vantaggio per tirarlo a sé e tirargli un pugno in pieno volto che lo fece capitolare per terra.

Kyle alzò lo sguardo, reggendosi il mento dolorante e guardò la figura affannata del biondo, il suo petto si muoveva affannato, la sua mano tremava, e dai suoi occhi sgorgavano delle lacrime che non tentava neanche più di mascherare.

“Ti odio...” sussurrò Sydney.

 

“Vedo le stelle...” sussurrò Vanessa, ondeggiando fra le coperte bianche del letto.

“Ma è giorno, tesoro.” disse Damien, aggrottando la fronte, ma Vanessa si mise improvvisamente a sedere, pettinandosi i capelli e mostrandosi profondamente turbata da qualcosa che Damien non poteva percepire.

“I guardiani! Stasera si riuniranno! Uccidili, Damien!” spiegò, improvvisamente spaventata.

“Li ucciderò, però il guardiano del Fuoco ha carbonizzato le braccia di Adzin e adesso siamo in quattro...” spiegò, sedendosi al suo fianco.

“Eppure hai morso quel guardiano, Damien! Ne avrai un altro! È bello? L'hai scelto bello per me?” domandò, parlando con la voce di una bambina.

“È molto bello, Van.” disse con tono piatto.

“E allora uccidi Adzin! Non abbiamo posto per i deboli, lo sai. Ho bisogno del cuore per guarire e della chiave per aprire il mondo! Il cuore e la chiave, il cuore e la chiave, il cuore e la chiave!”

“Ma Adzin ci è rimasto fedele per tanto temp...”
“Non può più esserci di alcuna utilità, Damien. Uccidilo, è un debole ed io e te siamo quelli forti!”

 

Skylar continuava a sfogliare freneticamente i fogli per cercare qualche indizio sui vampiri che avevano deciso di sedimentarsi nella città, ma oltre un determinato tipo di informazioni, non riusciva a trovare altro. C'era una specie di forza invisibile che gli impediva di conoscere qualcosa di più sui vampiri, e ormai era quasi ora di andare alla festa di Lilian, quindi sarebbe stato meglio uscire da quella biblioteca polverosa e tornare a casa per prepararsi e farsi una bella doccia. Con un sospiro, Skylar voltò pagina e vide la figura di una donna che urlava nel cuore della notte; il ritratto non era molto verosimile, ma quella donna rappresentata sulla pagina, gli ricordava parecchio quella ragazza che incontrò nel capannone e che gli aveva quasi fatto perdere l'udito con il suo urlo. Vide l'intestazione della pagina e lesse ad alta voce.

“Banshee.”
 

Sydney aprì la porta controvoglia e trovò Tyler vestito con giacca e camicia a sorridergli. Il biondo, confuso, si passò una mano fra i capelli e chiede al ragazzo cosa ci facesse lì.

“La festa di Lilian.” spiegò.

“Pensavo non potessi venire.” disse Sydney, facendo entrare Tyler in casa e dirigendosi in cucina.

“Lydia ha tipo ricattato Lilian. Sai come sono le ragazze. Allora, non vieni?” domandò Tyler, incrociando le braccia e aggrottando la fronte.

“No, non credo.” disse Sydney, dando le spalle all'amico e armeggiando con il bollitore per farsi vedere occupato, mentre cercava di nascondere qualche lacrima che si andava formando agli angoli degli occhi.

“Hai paura di essere stuprato da Lilian?” scherzò Tyler.

“Non è Lilian.” miagolò Sydney, riempiendo il bollitore d'acqua.

“Oh... Sydney, va tutto bene?” domandò Tyler, avvicinandosi al ragazzo.

“Io... Kyle...” spiegò, coprendosi il volto con le mani mentre alcune lacrime scendevano lungo le guance, si congelavano e poi cadevano a terra spaccandosi come cristalli. Tyler si avvicinò all'amico e gli poggiò una mano sulla spalla per confortarlo, ma la ritirò immediatamente, accusando un gran freddo provenire dal corpo del biondo.

“Ti va di parlarne?” domandò, e Sydney fece spallucce, respirando profondamente e riprendendo il controllo delle proprie emozioni. Il bollitore fischiò, e Sydney versò l'acqua calda nelle due tazze e ne passò una a Tyler.

“Secondo me dovresti venire alla festa. Magari ci sarà anche Kyle e potrete chiarire, giusto?” propose.

“Io... non so se ci sarà niente da chiarire.” spiegò il biondo, prendendo la tazza in mano. Tyler aggrottò la fronte e si morse un labbro, stava per dire qualcosa ma poi fu distratto da ciò che accadeva alla tazza retta dal biondo. Una brina si formò velocemente sulla porcellana della tazza; il biondo se ne accorse e la poggiò sul tavolo ma non appena la vibrazione causata dallo spostamento colpì la porcellana, la tazza andò in frantumi, rilasciando il freddo vapore del tè congelato.

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Capitolo 35
*** 3.5- Pool Party ***


3.5

 

“Ahia!” urlò Cordelia, portandosi una mano sul sopracciglio sinistro.

“Non fare tante storie.” sbuffò Lydia, aspettando che la ragazza togliesse la mano per continuare il suo lavoro da estetista.

“Non capisco perché voi umane dobbiate torturarvi con pinzette, piegaciglia, trucco e cose del genere!” si lamentò Cordelia, lasciando che Lydia continuasse il suo lavoro.

“Perché fa bene all'autostima.” spiegò la rossa.

“Quindi più ti trucchi più hai bassa stima di te?” domandò Cordelia, piegando leggermente il volto.

“Non lo so. Dipende da come ti trucchi, credo. Io tendo ad utilizzare un trucco che non si vede; giusto un po' di fondotinta e mai senza mascara o matita per gli occhi!”

“Capisco... più o meno.” ammise Cordelia, annuendo lentamente e facendo sbuffare ulteriormente Lydia che doveva sempre ricordare alla mora di rimanere con la testa ferma.

“Secondo te piacerò a qualche terrestre, stasera?” domandò Cordelia, sorridendo a Lydia con occhi speranzosi.

“Di certo che continui a muovere la testa no; invece se mi farai finire ti troverai in men che non si dica a ballare Oops I did it again. Ora smettila e fammi finire di lavorare.”

 

Lilian aprì la porta e invitò in festeggiati all'interno della sua abitazione, dando loro il benvenuto con un vassoio stracolmo di bicchieri contenenti qualche liquido alcolico non meglio definito.

I primi ad arrivare furono Sydney, Tyler e Skylar i quali, appena preso il drink, si sedettero sul divano, mentre il biondo si avvicinò al camino, cercando di riscaldarsi il più possibile.

“Sydney, non credo dovresti bere... sai potresti congelare tutto di fronte agli altri invitati.”
“L'alcol congela a temperature bassissime; non credo sarebbe possibile per me raggiungerla.” spiegò con voce secca.

“Io non ho ancora capito cos'è successo.” fischiettò Skylar, ricevendo una gomitata da Tyler. I due si scambiarono un paio di smorfie che fece sorridere il biondo, ma alla fine anche lui confessò che non era sicuro di cosa fosse appena accaduto fra lui e Kyle.

“Quindi c'entra Kyle.” annuì Skylar, mordendosi le labbra. Un lampo gli trapassò il cervello ed il bruno saltò dalla poltrona atterrando sui piedi, dirigendosi verso la tracolla piena di fotocopie sulle teorie riguardanti i vampiri che aveva trovato.

“Non voglio leggere nulla di questa roba.” tagliò corto il biondo, usando la scusa di una chiamata per uscire e sedersi fuori, al freddo, vicino alla piscina.

 

“Lydia... ce l'hai fatta.” mormorò Lilian, tirando su un sorriso falso.

“Cara! Non potevo certo mancare alle tue feste.” rispose Lydia, togliendosi il cappotto e appoggiandolo sul vassoio della bionda, per poi camminare verso la sala ora più gremita. Confusa, anche Cordelia fece per usare Lilian come una domestica, ma la bionda fulminò la ragazza con uno sguardo e la mora annuì, optando per poggiare il cappotto vicino agli altri.

“Cos'è questa roba?” domandò, bevendo dal bicchiere di Skylar.

“Veleno.” scherzò il bruno, ma subito dopo si pentì della burla poiché Cordelia gli sputò tutto sulla camicia e sui fogli.

“No! I fogli!” disse, cercando di recuperarli ma riuscendo solo a peggiorare la situazione, strappando la carta.

“Skylar, prenditi una pausa! Non possiamo parlare di vampiri qui.” sussurrò Lydia.

“Ma ci sono cose che dovete sapere! Riguardano me e... e forse anche Kyle!” spiegò, parlando a denti stretti.

“Non possiamo parlarne domani?” domandò Tyler, massaggiandosi le tempie “Siamo ad una festa, amico.”

“Ok. Va bene. Ma appena si presenterà l'occasione vi sbatterò il mio ve-lo-avevo-detto in faccia.” sbuffò, gettando la carta nell'apposito contenitore.

 

Sydney sbuffò, comandandosi un po' più di forza d'amino per affrontare una semplice rottura, con un semplice ragazzo. Il biondo si era accorto che, se si concentrava abbastanza, riusciva a raffreddare il suo animo a tal punto da renderlo apatico, ma questo lo rendeva gelido all'esterno, alla stregua di un blocco di ghiaccio e questo lo spaventava tantissimo. Abbandonarsi al dolore oppure al gelo, queste erano le due scelte e nessuna delle due, per quanto poco invitanti, gli ispiravano una via migliore. Sbuffò, avvicinando la mano all'acqua, congelandone solo una piccola porzione della superficie senza che lui vi poggiasse sopra la mano. Poi, masochisticamente, si ricordò di quando, quasi un anno fa, lui e Kyle si erano quasi baciati su quel bordo piscina. Una fitta al cuore, un brivido di gelo, della condensa che usciva dalla sua bocca e subito la superficie congelata cominciò ad espandersi, rischiando di andare oltre la metà. Il biondo ritirò immediatamente la mano, spaventato, ma non si mosse da bordo piscina, deciso a guardare le stelle per quella notte.

Si domandò se Kyle sarebbe venuto a quella festa, quando sentì dapprima la grande calura alla sua destra, e poi la voce del moro che lo chiamò, debolmente.

“Syd...” sussurrò. Altra fitta al cuore, altro brivido di gelo ed ecco che Sydney abbassò nuovamente la temperatura del suo corpo. Kyle si avvicinò all'acqua e ne toccò il ghiaccio, scongelandolo in pochi secondi.

“Syd. Possiamo parlare?” domandò.

“Non ho niente da dire.” sbottò, evitando di guardarlo in faccia. Sentì Kyle sospirare, e allora il moro gli si sedette vicino.

“Allora ascolterai quello che ho da dire io.” disse il moro, prendendogli la mano, ma ritirando subito la propria, accusando un grande dolore dovuto alla differenza di temperatura. “Sei gelido! Non credo ti faccia bene...”
“Cosa vuoi, Kyle?” urlò il biondo, alzandosi in piedi. Kyle lo imitò, ma l'ombra dovuta alla proiezione di un albero gli oscurava il viso, impedendo che Sydney capisse di cosa il moro stesse parlando.

“Credo che quel morso... mi abbia fatto più male del previsto.” mormorò.

“Che vuoi dire?” domandò, e allora Kyle fece qualche passo sicché la luce della luna potesse illuminarne gli occhi e il volto. Sydney sgranò gli occhi e impallidì vistosamente. Kyle aveva gli occhi gialli come quei vampiri che gli avevano attaccati qualche notte prima, e i canini... i canini erano orribilmente lunghi e affilati.

“Kyle...” disse il biondo, non resistendo a toccare il volto del ragazzo.

“Questa cosa... è questa cosa che mi fa dire cose cattive. È forte e... Syd ti prego aiutami.” disse, sull'orlo del pianto.

“Andrà tutto bene.” lo rassicurò, abbracciando il ragazzo “Tu sei più forte di tutto questo.” disse, stringendolo con tutte le forze per calmare i singhiozzi di Kyle. Le sue grandi spalle facevano su e giù, come prese da un'improvvisa convulsione, quando Sydney percepì il suono di una risata invece che di un pianto.

“Non credo proprio.” ringhiò Kyle, spalancando la bocca e facendo per mordere il biondo, ma il ragazzo lo allontanò con una spinta, facendolo capitolare a terra. Kyle si rialzò con un'agilità ben poco naturale, e si avvicinò a passo da predatore verso il biondo.

“Syd, tesoro... ho fame, spero non ti dispiaccia.” sorrise, mostrando i canini.

 

Un raggio di luce investì Sydney, ed il biondo si ritrovò la divisa di Kandrakar addosso, mentre alle spalle di Kyle, Tyler, Lydia e Skylar sfoggiavano la stessa tuta, seppure il loro sguardo fosse inorridito dalla vista del volto del moro.

“Kyle...” miagolò Lydia, portandosi una mano alla bocca.

“Non avete paura che gli invitati vi vedano?” ringhiò, sorridendo.

“Cordelia conosce qualche canzone per ipnotizzare le persone.” spiegò Skylar.

“Kyle qualunque cosa tu stia sentendo dentro... combattila!” lo pregò Tyler, ma il moro scoppiò in una grottesca risata.

“Mi sento potente! Certo, affamato ma potente! E questa sensazione mi piace!” disse, leccandosi le labbra.

“E comunque presto avrete altro a cui pensare.” aggiunse, tornando a guardare Sydney.

“Cioè?” domandò ingenuamente il rosso.

“Noi quattro.” spiegò una voce sul tetto della casa. I ragazzi si voltarono e videro Damien ergersi con il suo esercito di tre scagnozzi.

 

“Mi sono accorto che l'altra notte ho mancato di presentare me e i miei servitori, e per questo vi domando scusa.” disse Damien, scendendo dal tetto con agilità e noncuranza dell'altezza. “Il mio nome è Damien, il principe dei Doppelsauger! Loro sono Malik, esperto in spaccare i crani,- disse, indicando un omaccione nerboruto dal viso truce – Rider, esperto in dissanguare una vittima in tre secondi, -e tese la mano verso un bel ragazzo dai capelli a spina -e Vervan, esperto nello spellare le vittime.” e, concludendo, indicò un ragazzo magrissimo dai capelli lunghi fino alle spalle.

“Che begli epiteti. Ditemi, ci avete messo tutta l'eternità per pensarli o vi è bastata una notte?” domandò Lydia, incrociando le braccia.

“Ben presto avrai poco da scherzare, Guardiana!” ringhiò Damien, e i quattro si lanciarono all'attacco.

 

Lydia assestò un doppio calcio dritto al petto di Vervan, facendolo cadere di schiena per terra, ma il vampiro dimostrò la sua agilità tornando in piedi senza muovere un muscolo, sorridendo alla ragazza con i suoi denti appuntiti.

“Hai un ottimo profumo.” sghignazzò Vervan, avvicinandosi a lei.

“Oh, mi fai arrossire.” scherzò la ragazza, per poi muovere le mani con grazia e sollevare una dozzina di mattonelle del bordo piscina, lanciandole con velocità verso il vampiro. Vervan schivò tutti i proiettili con estrema facilità, scomparendo dal campo visivo della rossa, per poi ricomparire alle sue spalle, scaraventandola contro il cancello. Lydia si rialzò in fretta, vide Vervan flettere i muscoli e quando il vampiro fu abbastanza vicino gli riserbò una gomitata in pieno petto che gli tolse il fiato per qualche secondo. La ragazza ne approfittò per correre via, ma sentiva il fiato del vampiro sul collo allora, sapendo che una curva le sarebbe costato un altro attacco, si diresse a tutta velocità verso la parete dove, quando fu abbastanza vicino, con uno slancio camminò verticalmente al muro, per poi ricadere alle spalle del vampiro dopo una capriola. Vervan ringhiò, mostrando i denti bianchissimi e le si lanciò contro, ma Lydia toccò il pavimento e alcune radici sbucarono dal pavimento, avvolgendo il vampiro in una gabbia spessa ed abbastanza resistente da tenerlo bloccato per qualche altro secondo.

“Stai giocando con il fuoco, bellezza.” disse, spezzando le prime radici.

“Tu non sai quanto.” soffiò Lydia, pronta a parare il prossimo attacco del nemico.

 

Una bomba d'aria scaraventò Rider contro il vetro di una casa, mandandolo in frantumi, ma il vampiro, sorprendentemente, sorrise e partì con un attacco così veloce che Skylar si ritrovò a volare di qualche metro prima ancora di capire cosa stesse accadendo. Skylar si fermò a mezz'aria, rimanendo sospeso a qualche centimetro dal suolo. Sentì Rider avvicinarsi a lui, allora il bruno fletté i muscoli e si alzò di qualche metro, sfruttando una corrente d'aria appositamente creata per riservare al vampiro un calcio caricato dalla rotazione del proprio corpo. Rider finì contro una siepe e, ringhiando, sparì ancora nella notte, per comparire qualche secondo dopo sulla parte più altra del tetto, invitando Skylar a raggiungerlo.

Il ragazzo volò e si fermò solo quando ritenne di aver raggiunto una distanza di sicurezza adatta. A quel punto, unì i polsi, fletté i gomiti e poi rilasciò una scarica di vento che fece volare via gran parte delle mattonelle presenti sul tetto. Rider si protesse con gli avambracci incrociati dinanzi al volto, ma quando la scarica di vento fu finita, prese la rincorsa e si lanciò contro Skylar, crollandogli addosso e precipitando, insieme, sul bordo piscina. Dolorante, Skylar cercò di rialzarsi in fretta, ma Rider fu più veloce del ragazzo e, afferrandolo per il collo lo schiacciò contro la parete, sollevandolo a mezz'aria, pronto a togliergli il fiato.

Invece di andare nel panico, Skylar afferrò il vampiro per il polso, ed insieme a lui tornò a levitare, dando il via ad una vera e propria bufera di vento che graffiava la carne di Rider a causa della sua potenza. Impotente davanti alla forza di quella bufera, Rider si decise a staccare la presa sul collo del bruno e, sfruttando un calcio, si diede lo slancio staccandosi da Skylar, facendo sì che entrambi cadessero sulle due sponde opposte della piscina.

 

Kyle sembrava un'altra persona. Le sue espressioni, le sue frasi sembravano pervenire da un completo sconosciuto, e per questo per Sydney fu difficile attaccarlo. Sebbene con la difesa non aveva problemi, non riusciva a costringere il suo corpo o la sua mente ad attaccare Kyle, mentre il moro non sembrava farsi tanti problemi a riguardo.

Le difese di ghiaccio con Kyle non funzionavano, però. Sebbene il moro non fosse stato incluso nella trasformazione, aveva comunque poteri derivanti dal fuoco e questo riusciva a sciogliere il ghiaccio creato dal biondo.

“Che fai, Syd? Non mi attacchi?” domandò Kyle.

“Se vuoi ti accontento subito.” disse, creando una sfera d'acqua abbastanza grande da risultare dolorosa come un pugno, una volta lanciata.

“Non ci riusciresti mai, vero Syd?”

“Non mi mettere alla prova.”
“Non puoi attaccarmi. Mi ami.” soffiò, avvicinandosi al biondo con fare carnivoro. Il biondo sussultò visibilmente dopo quella dichiarazione e distolse per un attimo lo sguardo, dando così il tempo a Kyle di sfruttare la sua velocità da neo-vampiro e raggiungere il biondo alla spalle, bloccandolo con una presa.

“Sai, Syd... desidero tanto che tu sia la mia prima vittima.” mormorò con voce sensuale, leccandogli il collo. Per tutta risposta, il biondo raffreddò notevolmente il suo corpo, tanto che sentì i propri vestiti ricoprirsi di brina.

“Che fai? Speri che il freddo mi impedisca di morderti?” rise, sussurrandogli all'orecchio.

“No. Spero ti distragga.” rispose. Kyle aggrottò la fronte, e fece solamente in tempo a girarsi per poi essere travolto da un serpentone d'acqua che lo scaraventò contro il cancello di ferro. Intontito, Kyle provò a mettersi in piedi ma fu atterrato nuovamente da Sydney con un calcio. Il biondo, gelido di rabbia, soffiò sul corpo del ragazzo e congelò tutta l'acqua che era rimasta attaccata al suo corpo. Kyle sussultò visibilmente, iniziando a tremare dal freddo ma essendo impossibilitato a muoversi dalla coltre di ghiaccio che lo ricopriva.

“Come vedi, posso attaccarti quando e come voglio.” ringhiò il biondo.

 

Dentro il salotto, il canto di Cordelia continuava ad ammaliare tutti come fosse il canto di una sirena. La mora non era certa quanto a lungo avrebbe potuto resistere, ma sapeva che doveva stringere i denti per aiutare la squadra dei suoi amici. Poco dopo, però, Tyler fu scaraventato dentro casa, rompendo una finestra e atterrando vicino al pianoforte, mancandolo per un soffio. Il rosso si mise sulle sue ginocchia e fece scaturire un fulmine dalle sue dita che andò a colpire Malik, il quale, dopo un volo di qualche metro, cadde su un arbusto di rose.

“Tutto ok?” domandò Cordelia. Il rosso annuì ed uscì dalla finestra, tornando a combattere contro Malik, mentre la mora riprendeva il suo canto per assopire tutti quanti. Tyler, dal canto suo, sapeva bene che un pugno da parte di quel vampiro nerboruto gli sarebbe costato qualche ossa, ed optò per degli attacchi a distanza, ma Malik era troppo agile affinché questa tecnica si rivelasse andare a buon fine. Il rosso, allora, optò per un'altra tecnica. Preparò due sfere di energia e lanciò prima quella nella mano sinistra e subito dopo quella nel palmo destro, riuscendo, finalmente, a colpire Malik di striscio. Il vampiro fece una piroetta su se stresso e cadde pesantemente sul pavimento.

“Dammi il cuore, guardiano.” disse, rialzandosi.

“Di tutte le cose stupide che avresti potuto dire, questa è la più stupida in assoluto!” sbottò Tyler, fulminandolo e facendolo volare per qualche metro ancora. Sfruttando la presenza della piscina al suo fianco, Tyler creò in pochi secondi un piano che vedeva coinvolto Malik in acqua ed i suoi fulmini che lo facevano friggere per questo, appena si presentò l'occasione, caricò una sfera d'energia abbastanza potete ma, invece che direzionarla al vampiro, fece in modo che essa esplodesse prima sicché l'onda d'urto fece cadere Malik in piscina, proprio come aveva calcolato.

Il piano era perfetto, ma l'improvvisa comparsa di Damien che, con un pugno fece cadere Tyler a terra, interruppe le volontà del rosso sul più bello.

“Il cuore, e vi lasceremo vivere.” ringhiò, salendogli addosso.

“Mai!” ringhiò.

“Bene, allora dovrò prendermelo con la forza.” disse, sapendo bene che gli sarebbe costata la mano, prendere il cuore di Kandrakar a mani nude; la sua luce l'avrebbe carbonizzato in pochi secondi, ma Damien era deciso a bluffare fino in fondo.

Il rosso iniziò a caricare il proprio corpo di elettricità e, appena fu pronto a rilasciare vide Damien sorridergli con i suoi occhi gialli da gatto. Il vampiro, infatti, aveva intuito l'intenzione del rosso e, qualche centesimo di secondo prima che Tyler rilasciasse l'energia, si allontanò dal rosso e lo spinse in piscina.


 

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Capitolo 36
*** 3.6- Vanessa, part I ***


3.6- Vanessa, part I

“TYLER!” urlò Lydia, distraendosi e permettendo così a Vervan un grosso vantaggio. Il vampiro si liberò dei rami e colpì la guardiana con un manrovescio, facendola capitolare a terra intontita, ma la grossa esplosione folgorante che scaturì dall'impatto del rosso con l'acqua, generò una luce accecante ed alcuni fulmini che provocarono altre piccole esplosioni.

Il dolore provato da Tyler in quel momento fu talmente sconvolgente che il ragazzo temette in morire in quel preciso istante. Urlò con tutta l'aria che aveva nei polmoni, facendovi entrare una gran quantità d'acqua; ma per fortuna, appena il suo cervello decise di censurare quell'esperienza orribile permettendogli di perdere i sensi, l'elettricità smise di torturare l'acqua di quella piscina, calmandosi poco dopo.

“Andiamocene.” disse Damien e sia Vervan che Rider si avvicinarono al loro capo. Damien si incamminò verso Kyle, deciso a portarlo via con sé, ma Sydney si sovrappose fra i due, minacciando di colpire il vampiro.

“Levati di mezzo, biondino.” ringhiò Damien, ma in tutta risposta ricevette un pugno in pieno volto dal ragazzo.

“L'hai voluto tu.” sbottò il vampiro, e così dicendo caricò il braccio e sferrò un pugno allo stomaco di Sydney, facendolo cadere a carponi per terra, alla presa con qualche conato di vomito. Damien prese, indisturbato, il moro, se lo caricò sulle spalle e si avvicinò agli altri.

“Dì addio al tuo amore.” sibilò, schernendo Sydney, e i vampiri sparirono.

 

Skylar si tuffò nella piscina e recuperò Tyler più in fretta che poté. Quando riuscì a portarlo in superficie, con l'aiuto di Sydney allontanò il ragazzo dal bordo e poi si prodigò con la respirazione bocca a bocca in modo tale che il ragazzo potesse rigettare tutta quell'acqua che aveva nei polmoni.

Alla sesta rimboccata d'ossigeno, Tyler si svegliò e vomitò tutta l'acqua che aveva in corpo, preso da conati e da leggere convulsioni. La sua pelle era ustionata a causa dell'impatto con l'acqua, ma il rosso stava guarendo velocemente grazie ai prodigi del cuore di Kandrakar.

“Come sta?” domandò Lydia, accarezzandogli il volto.

“Si riprenderà.” la rassicurò Skylar, sospirando.

“Cosa facciamo? Ha preso Kyle.” mormorò la rossa, guardando Sydney che, in piedi, continuava a fissare la pozza d'acqua con un'espressione che la ragazza non riusciva a decifrare.

“Non lo so. Andiamo dall'Oracolo; abbiamo bisogno di risposte, subito.” disse Skylar, inginocchiandosi vicino all'amico.

“Ah no! Tu non vai da nessuna parte!” ringhiò Sydney, e subito il biondo piantò il braccio nell'acqua della piscina ed essa si congelò ad una velocità tale che i bordi si ruppero in più parti. Lydia e Skylar non capirono il perché di quella frase o di quel gesto, ma quando si girarono videro Malik che, con mezzo busto fuori dal ghiaccio, cercava di uscire dal lato opposto della piscina. Sydney liberò il braccio con uno strattone e poi si diresse con una falcata enorme verso il vampiro, riservandogli dapprima un calcio sul volto e poi ringhiandogli contro.

“Dove l'hanno portato? DOVE?” urlò.

“Syd...” disse Lydia, raggiungendo il biondo insieme a Skylar.

“Dovrai uccidermi.” sputò Malik.

“Non credere che io non voglia farlo! Dove l'hanno portato?” ripeté.

“Non te lo dirò mai.” sghignazzò l'omaccione, allora Sydney gli afferrò un braccio e glielo congelò all'istante, facendolo urlare di dolore.

“Dove. L'hanno. Portato.” ripeté, ma Malik continuava a rimanere muto. “Bene.” soffiò il biondo e alzò la gamba, pronta a frantumare il braccio del vampiro, ma Skylar intervenne e allontanò via Sydney con uno spintone.

“Per l'amor del cielo, Sydney! Datti una calmata!” lo rimproverò.

“Come posso darmi una calmata?” sbottò, sull'orlo del pianto.

“Lo porteremo a Kandrakar, e lì ci diranno cosa fare.” disse Lydia.

“Hanno preso Kyle! Hanno... l'hanno portato via.” singhiozzò, mettendosi una mano sulla bocca e iniziando a piangere.

“Andrà tutto bene, Syd.” dissero i due amici, abbracciando il biondo. I tre ragazzi cercarono di trovare nell'abbraccio dei propri amici un po' di conforto da quella situazione che facilmente induceva al panico; ma un rumore sinistro distrasse tutti e tre. Malik, infatti, approfittando della distrazione, aveva raggiunto un ramo che poco prima Lydia aveva utilizzato per intrappolare Vervan e se l'era conficcato nel cuore, riducendosi in cenere.

“S'è suicidato...” mormorò Skylar, inorridito.

 

Poco dopo il suicidio di Malik, il cuore di Kandrakar prese ad illuminarsi vistosamente e un varco si generò dal nulla, invitando i quattro ragazzi a varcare la soglia dimensionale. Cordelia decise di accompagnarli giusto perché non voleva essere presente al momento in cui Lilian avrebbe trovato quello spettacolo di distruzione nella propria abitazione, ed i cinque ragazzi furono accolti nella sala delle Stille. L'Oracolo, insieme a Taranee- guardiana delle stille – osservavano le gocce di potere muoversi non più circolarmente ma alla rinfusa. Mentre quella di Sydney sembrava in iperventilazione, quella di Tyler si muoveva appena e quella di Tyler era diventata completamente nera.

“La situazione è grave, Guardiani.” fu il benvenuto dell'Oracolo.

“Possiamo aiutare Kyle?” domandò il biondo.

“Solo se lui vorrà essere aiutato. Il suo potere di Fuoco potrà tornare utile alla sua cura, ma ci sarà bisogno che lui riprenda coscienza e che si guarisca da solo.” spiegò. “Quando sarà il momento giusto, lo attirerete qua e, se sarà abbastanza forte d'animo, si lascerà convincere a curarsi. Altrimenti il suo destino sarà segnato. Verrà bandito da Kandrakar.”

“Ma non è diventato un vampiro per sua volontà!” sbottò Sydney.

“Ma la sua decisione di curarsi o meno sarà del tutto arbitraria! E da tale decisione, qualunque essa sia, scaturiranno delle conseguenze più o meno gravi!” rispose l'Oracolo leggermente adirato. “Ma adesso non vi ho chiamati per parlare del vostro compagno. Dovete conoscere bene il vostro nemico, per questo vi racconterò di Damien e Vanessa e di cosa gli rende così terribili.”

 

Brighton, 1798

“Mi perdoni padre, perché ho peccato.”

“Vanessa. Sei di nuovo tu?” domandò il prete, non riuscendo a distinguere niente della figura nascosta dalla graticola del confessionale. La ragazza rispose affermativamente, trattenendo le lacrime a stento.

“C'è qualcosa che non va in me, padre.” disse la giovane, alzando gli occhi cerulei al cielo e imponendosi una certa calma e decoro poiché si ritrovava all'interno della casa del Signore.

“Si spieghi meglio.”
“Io... vedo cose, sento cose che non appartengono a questo tempo, ma che... non so spiegare precisamente, padre, però, prima o poi, le cose che percepisco si avverano.” spiegò in un sussurro.

“È successo ancora?” domandò il prete.

“Sì. Ero a Londra in vacanza dai miei zii e loro volevano prendere un traghetto per visitare il Tamigi. Sarebbe stata la conclusione di una vacanza perfetta, padre! Ma appena misi piede in quella nave, un forte senso di angoscia e di paura mi ha pervaso, ed io sono svenuta non prima di aver insistito affinché tutti scendettero.”

“E poi cosa è accaduto?”
“E poi la nave ha avuto un guasto ai motori ed ha preso fuoco.” spiegò, scoppiando in pianto.

“Nove Ave Maria e due Padre Nostro.” fu la risposta del parroco.

 

Per tutta la strada del ritorno, Vanessa e sua madre rimasero a lungo in silenzio. La giovane ragazza, allora di appena diciannove anni, non osava alzare lo sguardo dalla strada per evitare di incorrere nell'ira della madre, avvezza a pensare che la dote della figlia fosse qualcosa di diabolico. Ma a guardarla dall'esterno, Vanessa appariva tutto fuorché diabolica. I suoi lunghi capelli neri erano raccolti in una elegante treccia arricchita con qualche fiore di campo fresco; il suo volto delicato e pallido era teatro di due occhi talmente belli che ogni uomo sentiva le proprie ginocchia tremare non appena si fissavano su di loro; e la sua bocca, così rosea e delicata tradiva un'infanzia non ancora conclusa.

Quando arrivarono a casa, la domestica avvisò le due signore che il colonnello Stroy e suo figlio erano ad attenderle in salotto.

“Cielo, spero non abbiate aspettato troppo, signori.” disse la madre di Vanessa, entrando in salotto e sfoggiando un sorriso convenevole.

“Certo che no.” rispose il colonnello, esibendosi in un baciamano per entrambe le donne, subito imitato da suo figlio.

“Qual avvenimento turba il suo bel volto, Vanessa?” domandò il colonnello, vedendo la ragazza così silenziosa e distante. Gli occhi cerulei di Vanessa incontrarono quelli severi e castani della madre.

“Un brutto sogno, signore.” spiegò, cercando di sorridergli.

“Un brutto sogno? E di cosa trattava, se posso chiederlo?”

“...Serpenti.” disse Vanessa, facendo sorridere il colonnello e suo figlio. “Ma di certo non vorremo indugiare troppo su tali stupidi dettagli al limite della superstizione, vero? Andrò a dire alla domestica di preparare del buon tè.” disse la ragazza, ed uscì dalla stanza, sorridendo sebbene ignorasse ancora di poterlo fare. Arrivata in cucina, Vanessa comunicò l'ordine alla domestica e successivamente si soffermò a guardare dalla finestra. Era una giornata uggiosa, il vento soffiava forte e il sole era da settimane coperto da un fitto strato di nuvole; per nulla al mondo la ragazza sarebbe tornata da quell'uomo, il colonnello Stroy che tanto le dava i brividi ogni volta che sorrideva o ogni volta che la guardava. Vide nel cortile William, il figlio dello stalliere, intento a giocare con i cuccioli di beagles tanto cari a sua madre. Un sorriso nacque spontaneamente sulle sue labbra della ragazza, intenta a vedere i bei capelli biondi del giovane essere cullati dal vento, e lei si trovò a domandare se avrebbe mai avuto il piacere di accarezzare quel volto ancora una volta.

“Il tè è pronto, signorina.” disse la domestica, e la ragazza sussultò, cercando di ricomporsi.

“Assicurati di portarlo un minuto dopo che io torno in quella stanza. Non voglio sospettino abbia passato troppo tempo qui.” spiegò, prendendo un bel respiro e aprendo le porte del salotto.

 

Un manrovescio costrinse Vanessa a svegliarsi in piena notte. La ragazza non capì il perché di quel gesto, ma bastò qualche occhiata per intuirne i motivi; era tutta sudata ed ansimava ancora, le coperte del letto erano cadute a terra e sulla testiera del letto v'erano segni di unghiate.

“C-cosa è accaduto?” domandò la ragazza, toccandosi la guancia.

“Urlavi a pieni polmoni!” spiegò il padre, guardandola preoccupato.

“Dobbiamo chiuderla in un convento! È l'unico posto dove il demonio la lascerà in pace!” disse la madre, battendosi il petto.

“Non sono indemoniata!” pianse Vanessa. “Padre, voi mi credete, non è così?” domandò, afferrando il genitore per il polso.

“Non lo so, Vanessa. Urlavi così intensamente il nome di una persona che anche io ho temuto il peggio, per qualche secondo.” spiegò, respirando profondamente.

“Nome? Quale nome?” domandò, allarmata. I due genitori si guardarono per un momento, la madre fece di no con il capo, “Quale nome, vi prego!” ripeté.

“Re Draven.”

 

“Perdoni padre, perché ho peccato.”

“Vanessa? Son passati solo due giorni.” disse il parroco.

“Ho sognato il demonio.” rispose.

“Undici Ave Maria e cinque Padre Nostro.”

 

“Uno... due... tre...” contò Vanessa, spazzolandosi i lunghi capelli neri davanti allo specchio. Il colonnello, sua moglie e suo figlio, Nicholas, erano stati ospiti a cena a casa loro e non si erano ritirati fino allo scoccare delle undici.

“Quattordici... quindici... sedici...” contò ancora, pensando a quanto quell'uomo le dava i brividi. Sin dal suo ballo da debuttante, Vanessa aveva sentito quei viscidi occhi verdi su di sé, e se fosse stata una ragazza come tutte le altre, non ci avrebbe fatto caso; ma Vanessa non era come le altre. Lei vedeva cose che dovevano ancora avvenire, e sentiva dentro le proprie ossa che qualcosa di terribile sarebbe successo fra lei e il colonnello Stroy.

“Trentasette... trentotto... trentanove...” come sarebbe stato bello vivere con William e la sua famiglia. I suoi genitori erano deliziosi, William era un ragazzo adorabile nonché bello ed affascinante nella sua semplicità; ignorava dettami che Vanessa conosceva a menadito, ma era la sua puerilità ad ammaliarla più d'ogni altra cosa.

“Cinquantanove... sessantuno... sessantadue...” cento colpi di spazzola prima di andare a letto e i tuoi capelli saranno i più belli di Brighton, era solita dire la sua balia, quand'era ancora in vita.

“Ottantatré... ottantaquattro... ottantacinque...”
“Tesoro, non vai a letto?” domandò il padre.

“Finisco e vado subito.” mormorò Vanessa, guardando il riflesso del padre allo specchio. L'uomo si avvicinò e strinse la spalla della figlia con la sua mano calda e forte, mani che Vanessa aveva adorato e temuto al contempo durante la sua infanzia.

“Buonanotte.” disse, baciandola sullo zigomo.

“Novantotto... novantanove... cento.”

 

La domestica bussò alla porta della ragazza e Vanessa chiuse il libro che era intenta a leggere con tanta passione e dedizione da quasi due ore.

“Il colonnello Stroy è qui.” disse la domestica, affannata per aver salito le scale. Vanessa sospirò e alzò gli occhi al cielo, alzandosi dalla sedia e sistemandosi la gonna per poi scendere lungo le scale cercando di essere il meno elegante possibile così da disgustare il colonnello ed indulgerlo a lasciare casa sua.

“Vanessa, oggi è uno splendore.” disse, baciandole il dorso della mano.
“Lei è sempre gentile, colonnello Stroy. Purtroppo nessuno dei miei genitori è in casa, ma sarò felice di dire loro che siete venuti a farci visita.” sorrise, inchinandosi brevemente per congedarlo.

“Sa', Vanessa, che non l'ho mai sentita suonare il piano?” disse l'uomo.

“Oh, sono una terribile musicista.” si giustificò la ragazza.

“La modestia è fra tutte le doti quella che apprezzo di più, ma quella che sopporto di meno. Vi prego di farmi il favore di suonare qualcosa per me.” disse l'uomo. Vanessa sospirò e si diresse al pianoforte a coda che si ergeva al lato del grande salotto e prese a strimpellare qualcosa, sbagliando volutamente tutti gli accordi più facili. Sentiva il colonnello muoversi dietro di sé, ma per nulla a mondo Vanessa si sarebbe girata, riuscendo solo lontanamente intuire le intenzioni dell'uomo; continuava a concentrarsi affinché sbagliasse il più possibile quando un rumore metallico anticipò il buio in cui cadde.

 

La ragazza si svegliò, provò a muoversi ma era troppo intontita persino per mettere a fuoco la sua vista.
“Che succede?” domandò Vanessa, accusando un forte dolore alla tempia.

“Siete svenuta e avete battuto contro il camino. Non ricordate?” domandò il colonnello.

“No, io... suonavo il piano.”
“Presto, vada a chiamare un dottore.” disse il colonnello e la domestica annuì immediatamente, allontanandosi e chiudendo la porta di casa dietro di sé.

“Ora, Vanessa... abbiamo poco tempo. Dobbiamo fare in fretta.” disse il colonnello, tappandole la bocca con un fazzoletto. La ragazza capì immediatamente le intenzioni di quell'uomo e prese a dimenarsi con tutte le sue deboli braccia, ma il colonnello era parecchio forte e riusciva a tenerlo a bada. Lacrime di rabbia fuoriuscivano dai suoi occhi confusi, mentre le grida giungevano troppo attutite persino alle sue orecchie per sperare che qualcuno accorresse a salvarla.

“Ti piacerà, credimi.” sghignazzò l'uomo, calandosi le braghe ed iniziando ad armeggiare con la gonna della ragazza.

“Conta fino a cento, e sarà tutto finito.” le sussurrò, leccandole l'orecchio.

 

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Capitolo 37
*** 3.7- Vanessa part II ***


3.7 Vanessa- part II

 

“Mi aiuti, padre.” pianse Vanessa, asciugandosi le lacrime su di un fazzoletto celeste chiaro.

“Dimmi, Vanessa.”

“Sono stata violata dal colonnello Str...”
“Non dica sciocchezze!” sbottò il parroco, indignato. “Voi donne ripiegate sempre su tali scempiaggini; colpa dei libri che vi mettono strane idee in testa! La bibbia è l'unico libro sacro.”
“Ma non mi sono inventata nulla! È successo l'altro giovedì!” miagolò la ragazza con il viso inumidito dalle lacrime.
“Ah sì? E scommetto che nessuno può testimoniare quest'assurda teoria; non è forse vero?” domandò, adirato.

“Mi deve credere! Io non mentirei mai, lo sapete bene!”

“Una ragazza bisognosa di attenzioni, ecco cosa siete! Procurerete solo dolore alla vostra famiglia, e nessuno vorrà sposarsi con lei se continua a dire fandonie del genere; il generale è una persona rispettabile, chi credete di ingannare? Ora andate, e non voglio sentir più certe cose, rammentatelo bene!”

 

Nuovamente fu notte, e nuovamente altri incubi pieni di visioni oscure tornarono a tormentare la mente di Vanessa, tanto che la giovane si svegliò che ancora non era l'alba in preda a brividi e a sudori freddi. Si mise a sedere sul letto e ordinò di calmarsi, perché ora era sveglia ed era al sicuro.

Fece per rimettersi a letto quando intravide una sagoma seduta sulla poltrona non lontana dal letto.

“C'è qualcuno?” domandò Vanessa.

“Mi hai chiamato tu.” rispose la sagoma. Le si gelò il sangue all'istante, ma una paura paralizzante le impedì di alzarsi dal letto o di urlare; era come pietrificata

“Qual è il tuo nome?” mormorò con la bocca secca.

“Lo sai. Cerca nei meandri oscuri della tua mente e lo saprai.”
“Re Draven.” disse la ragazza con un sussurro e sentì l'uomo sorridere.

“Cosa volete da me?” domandò.

“Cara Vanessa! Io vedo in te quello che gli altri uomini non riescono a vedere: tu hai un dono; quelli maledetti sono gli altri esseri umani costretti ai dettami di una vita ordinaria e tu, tesoro mio, sei la più straordinaria delle creature! Mi domandi di dirti ciò che voglio, ebbene voglio offrirti un patto: io ti offro il potere, la vita eterna ed io mi assicurerò che il colonnello non viva un'ora di più. Ma dovrai farmi un favore: con la vita che ti donerò, dovrai adoperarti al fine di trovare la chiave! Vedi, angelo mio, io ed altri miei simili siamo banditi da questo regno, e solo a volte possiamo mettervi piede: durante gli incubi o nelle notti più buie; per questo mi serve la chiave. È un patto quello che ti sto chiedendo.”

“Com'è fatta questa chiave?”

“Non è in metallo; non presenta oro o venature argentee: è il cuore della persona più pura che abbia mai solcato questo pianeta. Vivrà una volta sola; non fartelo scappare, altrimenti il patto è sciolto e mi riprenderò ciò che mi spetta con diritto.”

“Lo farete soffrire come ha fatto soffrire me?” domandò la ragazza.

“Cento volte di più.”

 

Vanessa prese un profondo respiro e fu come svegliarsi da un lungo sonno. Si passò una mano sul volto e provò a calmarsi, ma il cuore batteva a mille e questo, stranamente, le piaceva. Capì di essere fuori dalla sua stanza e si ritrovò ad ammirare la bellissima luce della luna piena che, argentata, risplendeva nei suoi occhi cerulei. Era un momento perfetto, o quadro romantico, se non fosse per un determinato gusto nella sua bocca, leggermente dolciastro e con un retrogusto ferroso. Abbassò lo sguardo e rabbrividì, trattenendo a stendo un urlo; fra le sue braccia giaceva il corpo inerme e senza vita del povero William. Il suo collo era lacerato, il suo sangue aveva attraversato la gola di Vanessa ed ora lui era morto.

“No! NO! NO! NO!” urlò, cercando di svegliare il ragazzo scuotendolo fortemente, ma gli occhi del ragazzo erano ormai vitrei e senza vita. Cos'era diventata? Un mostro che ignorava i sentimenti del proprio cuore e seguiva solo la rabbia e la furia della fame; una bestia che non si era fermata neppure davanti al ragazzo per il quale lei provava un sentimento così dolce. Tornò in casa, decisa a svegliare tutti, quando il riflesso di uno specchio la fermò, rivelando la macchia di sangue del ragazzo che si estendeva per tutta la parte inferiore del viso fino al collo e macchiava la camicia da notte. L'avrebbero arrestata e lei questo proprio non poteva permetterlo, non senza che Re Draven si riprendesse la sua immortalità. I suoi occhi, ora costeggiati da un bordo giallastro, caddero su un paio di candele spente, e la ragazza sospirò, decisa a fare l'impensabile pur di non perdere l'occasione di ricominciare una nuova vita. Accese le candele, cosparse il pavimento di legno con gli alcolici del padre e poi lasciò cadere la cera bollente sul liquido. Se quello doveva essere un nuovo inizio, allora Vanessa sarebbe rinata dalle ceneri della propria famiglia.

 

Londra, 1869

 

Damien si accasciò alla parete, ubriaco perso. Quell'inverno era particolarmente freddo e tutto l'alcol che aveva in corpo non riusciva ad impedirgli di sentire continuamente freddo, ma decise di rimanere in quel vicolo lo stesso, tanto casa sua era totalmente sprovvista di un riscaldamento. Prese il fazzoletto e cominciò a tossire convulsamente, sapendo che la tisi lo avrebbe consumato in fretta, sebbene non in maniera del tutto indolore. Controllò la stoffa e vide impresse macchie di sangue rosso vivo che lo disgustarono a tal punto che il ragazzo decise comunque di alzarsi e di andare via; magari un po' di riposo gli sarebbe servito.

“Passa radiosa, come la notte tersa
dai cieli stellati;” iniziò a recitare, con tono da ubriaco ma fiero di riuscire a ricordarsi di quei versi nonostante le sue condizioni.
“il meglio del buio e del fulgore
si incontra nei suoi occhi
addolciti a quella tenera luce
che il cielo nega allo sforzo del giorno.”

“Che belle parole.” disse una voce dietro di lui. Il ragazzo si voltò lentamente e vide una giovane ragazza dagli occhi cerulei che lo guardava, dolce ed innocente.

“Non dovresti stare qui, ragazzina. È un quartiere poco raccomandabile per una fanciulla esile come te.” disse, riprendendo a barcollare.

“Continueresti la tua poesia per me?” domandò lei, rimanendo ferma al suo posto.

“Non è mia, tesoro. Le mie poesie non piacciono a nessuno,” spiegò “però ti accontento subito.”
“Un'ombra in più, un raggio in meno, avrebbero
in parte guastato la grazia senza nome
che si posa sui capelli neri
o illumina il volto con dolcezza,
dove pensieri limpidi
svelano pura e preziosa dimora.” recitò, facendo dietrofront e avvicinandosi alla ragazza.

“Su quella guancia, sopra quella fronte serena
sorrisi e colori parlano di pacifici giorni,
di un intelletto in armonia con tutto,
di un cuore che ama innocente.” disse, accarezzando il volto della giovane con il dorso della mano.

“Questa poesia sembra scritta a posta per voi.” mormorò, sorridendole.

“Qual è il vostro nome?” chiese lei, inclinando il capo ed accogliendo la mano calda del ragazzo.

“Damien.”
“Damien.” ripeté lei, masticando lentamente le sillabe e facendo di quel nome qualcosa di nuovo, di bellissimo e di estatico. Il ragazzo non si era mai sentito chiamare in quel modo, non aveva mai provato un brivido lungo la schiena se qualcuno si rivolgeva a lui, eppure quella giovane fanciulla sembrava essere a conoscenza di molte cose che lui ignorava.

“Non dovreste starmi vicino.” soffiò lui, dirigendosi verso casa.

“Voi non siete pericoloso, Damien. Non ancora.” disse la giovane, sorridendogli.

“Sono malato! Ho la tisi. Vi infetterei e voi morireste e non potrò vivere con la consapevolezza di aver rovinato quel viso così dolce.” disse Damien.

“Se tornate indietro vi svelerò un segreto.” rise l'altra, inclinando leggermente il capo.

“Cioè?” disse lui, aggrottando la fronte e tornando sui suoi passi.

“Io non posso morire.” spiegò, soffiandogli nell'orecchio. “Se vuoi, posso insegnarti.”

“Siete innamorata, signorina? Ho sentito dire che solo chi è innamorato può dirsi veramente immortale.”

“E voi siete innamorati?” chiese lei, sorridendo.

“Di voi, sì.” ammise, facendo spallucce.

“Ma non mi conoscete.” replicò lei.

“Avete ragione. Ma sono un artista e gli artisti fanno cose folli, ed io mi sono innamorato di voi, signorina. A proposito, qual è il vostro nome?”

“Vanessa.” spiegò, prendendogli la mano e poggiandola sulla sua guancia. “Mi sento così sola, Damien! Le va di unirsi a me? Le va di partire insieme e non tornare mai più? Faremo grandi cose, insieme, ma tutte arricchite dall'amore più puro ed incondizionato! Io lo so, so molte cose, vedo tante cose.”

“Mi insegnerete a non morire?” domandò lui, e lei annuì.

 

Kandrakar, presente:
“E questo come può aiutarci a capire cosa vogliono da noi?” domandò Skylar.

“Vogliono la chiave, l'ha detto Re Draven.” rispose Lydia, guardando l'amico con severità.

“Non solo.” intervenne l'Oracolo, camminando al centro della sala e imponendo le sue mani su Tyler per aiutarlo a guarire più velocemente “Non solo. Qualche anno fa, a Firenze, Vanessa è stata morsa da un demone e questa ferita la sta indebolendo sempre di più. Una cura esiste, ma è ad un prezzo che l'universo non può permettersi di pagare.” disse, lasciando che Tyler si alzasse da solo.

“Vogliono il Cuore di Kandrakar.” mormorò il rosso, sostenuto da Sydney.

“La cura per la ferita di Vanessa risiede all'interno del monile magico, ma la distruzione del cuore significherebbe la fine di Kandrakar, dei guardiani e di tutto l'equilibrio dell'universo.”
“Bene. Quindi sappiamo cosa vogliono ed una cosa sanno che possono ottenerla solo venendo a cercare noi cinque. Ma questa chiave, come facciamo a riconoscerla?” domandò Sydney, aggrottando la fronte.

“Re Draven ha detto che sarà la creatura più pura del mondo intero.” mormorò Cordelia, mordendosi le labbra.

“Abbiamo, tuttavia, ragion di credere che la chiave sia in questa città? Voglio dire, magari Vanessa si sta aggravando e Damien vuole solo che lei guarisca.” ipotizzò Skylar, facendo spallucce.

“La chiave è nella vostra città, è stata messa lì affinché i guardiani potessero proteggerla al meglio e Damien e Vanessa devono averla intercettata; non sono stupidi e Vanessa ha il dono strabiliante di avere visioni del futuro. Non sottovalutate il nemico. Non sottovalutate Vanessa.” spiegò l'Oracolo, facendosi seria. “Tenete,” disse poco dopo, porgendo ai ragazzi un ciondolo con un'ametista a punta di freccia “Il talismano si illuminerà quando la chiave sarà vicino ad esso.”

 

“Il cuore e la chiave il cuore e la chiave il cuore e la chiave il cuore e la chiave il cuore e la chiave il cuore e la chiave il cuore e la chiave il cuore e la chiave...” continuava a ripetere Vanessa, pettinandosi i capelli con le dita davanti ad uno specchio rotto e diroccato.

“Tesoro, sono a casa!” esordì Damien, entrando nel deposito abbandonato ora allestito come covo dei vampiri. Vanessa saltò in piedi e saltellò fino ad abbracciare Damien, baciandolo a lungo sulle labbra, per poi volgersi a guardare, curiosa come una bambina, il nuovo acquisto della sua famiglia.

“Ma è bellissimo!” disse Vanessa, accucciandosi vicino al corpo di Kyle, ancora privo di sensi, che Rider e Vervan avevano prontamente disteso lungo un materasso. Il moro si svegliò, sbattendo le ciglia e rivelando il suo volto umano, non ancora sfigurato dalla rabbia e dalla bestialità dei vampiri.

“D-dove sono?” domandò, aggrottando la fronte.

“A casa.” disse Vanessa, baciandogli la guancia.

“Io... no! Non è vero!” sbottò Kyle, mettendosi in piedi e accucciandosi in un angolo come un cucciolo ferito e spaventato.

“Che noia! Odio le intermittenze dei nuovi nati.” sospirò Vervan, riferendosi ai momenti subito seguenti la trasformazione in cui i nuovi vampiri alternavano la loro natura diabolica a quella umana, in una lotta estenuante, prima che la persona si lasci abbandonare al proprio nuovo io.

“Ssssht!” disse Vanessa, avvicinandosi a Kyle. “Guarda nei miei occhi, Kyle...” disse, muovendo indice e medio prima sulle sue iridi e poi si quelle del moro, alternando i movimenti con grazia e maestria “...lasciami entrare nel tuo cuore, Kyle... perditi nei miei occhi, affonda in essi.” e così dicendo socchiuse le palpebre del ragazzo. Quando il moro riaprì gli occhi, sorrise, consolato dall'idea di aver fatto solo un brutto incubo.

“Ciao, Syd.” disse, rivolto a Vanessa.

 

“Ci serve un bel piano. Un piano ben studiato che prenda in considerazione anche possibili deviazioni dalla traccia originale.” disse Lydia, mordendosi le labbra.

“Dobbiamo capire dove si trovano, per prima cosa.” disse Skylar. I quattro ragazzi e Cordelia erano tornati sulla terra e ora si erano riuniti in un parco giochi solitario dove erano sicuri che nessuno li avrebbe visti rientrare da Kandrakar.

“Fra poco sarà l'alba e non possiamo attaccarli alla luce del sole. Potremmo solo ferire Kyle.” spiegò Tyler, facendo avanti e indietro disegnando un cerchio irregolare sull'erba bagnata di rugiada.

“Allora iniziamo a cercare la Chiave di giorno, mentre di notte faremo delle ronde per stanare i vampiri.” sbottò Sydney, brusco come i suoi amici non lo avevano mai visto.

“E quando dormiremo?” domandò Skylar.

“Faremo dei turni. Dopo scuola c'è chi andrà a riposare e chi andrà a cercare la Chiave. Divideremo la città in settori e cammineremo con quel ciondolo in mano, così che saremo sicuri di aver setacciato ogni quartiere, ogni via della città.” spiegò Sydney. Lydia, Cordelia e Skylar si voltarono a guardare Tyler. Al rosso questa tecnica non faceva impazzire; era pericolosa e avrebbe stancato tutti molto più in fretta, ma per adesso era l'unico piano che erano riusciti ad elaborare.

“E se provassimo con la radioestesia?” domandò Lydia.

 

“Ciao, Lydia.” disse Gavin, tornando a scodinzolare dietro la ragazza.

“Non oggi, Gale.” rispose la rossa, armeggiando stizzita con la borsa.

“Ehm... mi chiamo Gavin.”
“Ed io cos'ho detto, Gale?” domandò lei, accelerando il passo. Lydia prese un foglio di carta fresco di stampa e lo dispiegò, rivelando la mappa della città che avrebbero utilizzato da lì a qualche minuto nell'aula di chimica per l'esperimento di radioestesia.

“Ok, ci vediamo a pranzo.” rispose la matricola, facendo dietrofront ed allontanandosi, sconsolato. Lydia entrò nell'aula e vi trovò Kyle, Skylar, Sydney e Cordelia.

“Mi spieghi ancora una volta come questo potrà aiutarci?” domandò Skylar.

“Semplice: faremo ondeggiare il cristallo sulla mappa e, se la mia teoria è giusta, il cristallo dovrà illuminarsi nei pressi della Chiave. Purtroppo nessuna prova scientifica ha dato manforte a questa pratica, ma almeno possiamo tentare, non trovate?” domandò, stendendo il foglio sul banco.

“Va bene, ma facciamo in fretta ché fra cinque minuti suona la campanella.” tagliò corto Tyler. Il rosso fece penzolare il cristallo sulla mappa e poi iniziò a farlo ondeggiare sulla mappa, aspettando che il pendolo desse segni di vita. Lydia osservava con attenzione Tyler concentrarsi in quei movimenti, mentre il silenzio vigeva nella stanza e fuori si sentiva lo scalpitare delle scarpe di studenti e professori ed un vociare crescente. Un dubbio si insediò nella mente della ragazza, un dubbio abbastanza forte e radicato che via via si espanse, prendendo sempre più spazio ed allargandosi con una spugna. Vide il ciondolo fermarsi di botto su un punto in particolare, ma prima che gli altri potessero leggere su cosa stesse puntando, Lydia afferrò il ciondolo e gettò la mappa a terra fra lo stupore di tutti.

“Che ti prende?” domandò Sydney, aggrottando la fronte.

“È questo che Vanessa vuole!” spiegò Lydia, strappando la mappa ed infilandosi il cristallo nella tasca. “Pensateci bene, ragazzi! Perché sono venuti da noi e non hanno attaccato nessun altro? Vogliono il cuore, certo, ma Re Draven aveva imposto a Vanessa la priorità sulla Chiave!” spiegò, guardando tutti con uno sguardo allarmato.

“Non credo di seguirti...” mormorò Tyler.

“Loro non sanno dov'è la Chiave, Ty! Evidentemente Kandrakar avrà occultato così bene la sua identità che adesso neanche i poteri di Vanessa possono intercettarla, se poi sommiamo il fatto che Vanessa sia stata indebolita dal morso di quel demone, allora è tutto ancora più chiaro: vogliono che noi la troviamo per primi, ci vogliono usare come cani da tartufo!” spiegò la ragazza.

“Quindi che facciamo? Ne ignoriamo l'esistenza?” domandò Skylar.

“E se tu avessi torto, Lydia?” domandò Sydney.

“Non ho torto! Non sanno dove cercarla e aspettano che qualcun altro la trovi al posto loro! Vi ricordate di Hilda? Lei ci attaccò per ultima perché ha aspettato che noi raccogliessimo tutti e quattro gli altri frammenti del cuore, così da poterceli soffiare in un colpo solo, invece di fare la fatica di combattere contro le proprie compagne.”

“Dobbiamo comunque capire chi è la chiave, Lydia.” spiegò Tyler, incrociando le braccia.

“Cosa? Ma mi hai ascoltato per qualche secondo?” domandò la ragazza, indignata.

“Non possiamo non sapere chi sia questa chiave! Metti che Vanessa abbia una delle sue visioni, per qualsivoglia motivo, allora ci fregherebbero sul posto e userebbero la chiave per liberare Re Draven!”

“Ma non l'ha ancora avuta...” sospirò Lydia, massaggiandosi le tempie.

“Non conosciamo l'estensione del suo potere, non sappiamo come funziona! Potrebbe averla da un momento all'altro.”

“Vanessa è malata! Per l'amor del cielo, Tyler, ascoltami!”

“E cosa dovremmo fare, adesso, secondo te?” domandò Tyler, quasi ringhiando.

“Riprendiamoci Kyle. Stanotte.” spiegò.

 

 

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Capitolo 38
*** 3.8 ***


3.8

 

“Dove cavolo è finito Firal?” urlò il coach Preu subito dopo l'appello della squadra.

“È malato, coach,” rispose Tyler, grattandosi i capelli.

“La prossima settimana avremo una partita importante e il nostro capitano non si fa vedere perché è malato! Qualcuno vada lo imbottisca d'aspirina e lo porti qui, domani!” sbraitò, facendo riprendere gli allenamenti.

“Ehi, Tyler. Kyle non risponde più ai miei messaggi da quasi tre giorni? Sicuro non sia nulla di grave?” domandò Banquo, marcando stretto il ragazzo dai capelli rossi che si sentì messo alle strette. Se c'era qualcosa che non sapeva fare bene era mentire improvvisando.

“No, ehm... non la definirei grave la sua febbre... ma, sai ha vomitato un sacco e il cellulare lo fa stare peggio...” spiegò, nel panico.

“Uhm... ok. Magari questo pomeriggio andrò a fargli visita. Vieni con me?” domandò Banquo.

“Perché no...” sorrise Tyler, sentendosi morire.

 

Durante l'intervallo, il cellulare di Sydney prese a vibrare sotto la notifica di varie chiamate dovute ad un numero sconosciuto.

“Conosci questo numero?” domandò il biondo rivolto a Lydia, ma la ragazza fece di no con la testa e Sydney aspettò che richiamasse ancora per rispondere. Appena Sydney sentì la voce dall'altro capo del telefono, gli si strinse il cuore di qualche taglia: era Gabriel, il fratello di Kyle.

“Ciao, Sydney; sono Gabriel! Senti, sono preoccupato per mio fratello. Sono quasi due giorni che non si fa vedere! Mi ha solo mandato un messaggio dicendo che sta bene e che sarà via per un po' di tempo. Sai se è successo qualcosa? Sai se è nei guai?” domandò il ragazzo.

“Io... Kyle si è trasferito a casa mia, nulla di cui preoccuparti! Pensavo te l'avesse detto.” mormorò il biondo, cercando aiuto nello sguardo di Lydia.

“No. Quel deficiente si dimentica sempre le cose più importanti. Va bene, allora; ma non trattenerlo troppo: ci manca.” aggiunse, prima di chiudere la telefonata.

“Lo odio!” sbottò Sydney. “Tutti si stanno accorgendo della sua assenza e tutte le nostre brillanti bugie non potranno tenerlo nascosto per sempre!” ringhiò, raffreddandosi di rabbia.

“Ce lo riprenderemo questa notte stessa!” disse Lydia, prendendo Sydney per mano.

“No se non vuole...”
“Conosciamo entrambi Kyle per capire che non è uno stupido. Il sangue del vampiro può avergli dato alla testa quanto vogliamo, ma rimane comunque Kyle!” cercò di confrontarlo, ed abbracciando l'amico in mezzo al corridoio.

“Vanessa ha ucciso il ragazzo che le piaceva... potrebbe essere capace di tutto!” mormorò il biondo, sull'orlo del pianto. Il flash di quell'immagine proiettata fra le mura di Kandrakar colpì Lydia con estremo stupore, perché c'era qualcosa in quella sequenza che non andava affatto sottovalutata.

“Ho un'idea!”

 

“BANSHEE? DOVE?” urlò Cordelia, saltando in piedi durante le prove della banda, facendo diventare Skylar bordeaux.

“Siediti e taci!” mormorò Skylar, prendendo Cordelia per il gomito e ringraziando il cielo che il professore di musica non fosse ancora arrivato. “Dimmi tutto quello che sai sulle banshee, per favore.” sussurrò, mentre gli altri accordavano gli strumenti.

“Sono spiriti femminili che urlano e piangono quando qualcuno di molto importante sta per morire. So solo questo... perché, tu l'hai sentita?” domandò Cordelia, impallidendo all'idea di trovarsi difronte ad una banshee.

“Non solo; l'ho anche vista.”
“E che ti ha detto?”

“Che qualcuno morirà e che io non potrò farci niente.” spiegò Skylar.
“Bé, puoi stare tranquillo: non credo stesse parlando di te! Ma evidentemente qualcuno di molto importante morirà questa volta, Sky...”

“Ti prego, non dirlo a nessuno! Devo prima capire di chi si tratti...” spiegò Skylar.

 

La campanella dell'intervallo suonò e i cinque ragazzi si ritrovarono al solito tavolo con i vassoi praticamente vuoti, tanto era la preoccupazione e il malumore. Lydia si aggiunse al tavolo per ultima, togliendosi gli occhiali da sole e poggiando la borsa sulla sedia solitamente occupata da Kyle.

“Ho un piano. È terrificante e pericolosissimo, ma può funzionare.” esordì la rossa, prendendo dalla borsetta il lucida labbra da rinnovare sulle sue labbra.

“Quanto pericoloso?” domandò Tyler, aggrottando la fronte.

“Tanto...” spiegò lei.

“Che aspetti? Spiegacelo!” intervenne Skylar, incapace di sopportare l'attesa.

“Vi ricordate quando Vanessa ha ammazzato il figlio dello stalliere che le piaceva tanto? Dopo averlo ucciso è tornata umana, per qualche tempo! Ciò mi induce a pensare che i vampiri neonati soffrano di una specie di lotta interiore fra umano e vampiro, quindi possiamo spingere Kyle a fare qualcosa di talmente orribile da farlo riprendere per qualche minuto e portarlo a Kandrakar.” disse Lydia.

“Sei spietata!” mormorò Tyler, aggrottando la fronte. “E chi ci sarebbe in cima alle possibili vittime?” la prese in giro il rosso.

“Naturalmente interverremmo prima che lui uccida effettivamente qualcuno!” spiegò Lydia.

“Non possiamo picchiarlo fino a tramortirlo e poi trasportarlo a Kandrakar come peso morto?” domandò Sydney, stupendo tutti della violenza di quella frase.

“Non mi piace il tuo piano, Lydia...” mormorò Tyler.

“Ricordati che l'Oracolo ha detto che Kyle deve sottoporsi volontariamente alla sua cura!” lo bacchettò Lydia.

“Questa storia non mi piace proprio.” sospirò Tyler “Ma proviamoci, sperando che nessuno muoia...” disse Tyler, e lo stomaco di Skylar ebbe un sussultò. Il bruno si scambiò uno sguardo con Cordelia, ma la ragazza fece spallucce e lui sbuffò, tornando a concentrarsi sul piano del ragazzi.

“Visto che l'altra volta voleva bere me, posso farla io, l'esca!” si propose Sydney.

“Aspettate: vi state dimenticando due particolari! Il primo: se Sydney dovesse venir morso da Kyle, allora si trasformerebbe in un vampiro a sua volta; secondo: chi potrà proteggere Sydney se noi saremo impegnati a combattere contro gli altri della squadra?” domandò Cordelia.

“Ottime osservazioni, Cordelia!” sospirò Lydia. “Ma il primo problema non sussisterebbe perché, in caso Sydney si lasci mordere da Kyle, lo porteremmo subito dall'Oracolo e lui si sottoporrebbe alla cura; mentre per il secondo possiamo sempre ingegnare un piano.” spiegò la ragazza.

“Non mi piace. È troppo rischioso.” intervenne Skylar, aggrottando la fronte. “Non possiamo usare Banquo o Lilian?” domandò il ragazzo.

“No, loro non c'entrano nulla in questa storia e non voglio mettere in pericolo la vita di chi dobbiamo salvare! Se deve essere qualcuno a fare da esca, sarà uno di noi. Ma proporrei comunque di tirare a sorte.” spiegò Tyler.

“No, Tyler. Fai andare me.” disse Sydney, chiudendo la conversazione.

 

Un rumore di vetri rotti interruppe la tranquillità del covo dei vampiri. Kyle, ancora in crisi nella sua doppia lotta d'identità, aveva rifiutato un calice colmo di sangue che gli era stato porto da Damien come segno d'amicizia. Oltraggiato da quel gesto insolente, Damien tirò un manrovescio al moro, facendolo volare dall'altra parte della stanza e riempendo l'aria con dell'elettricità.

“Ssssht!” intervenne Vanessa, entrando in stanza. “Lasciatemi sola con lui.” canticchiò, e Vervan, Rider e Damien si congedarono, seppure di malavoglia.

“Che accade, bambino mio?” domandò Vanessa, inginocchiandosi vicino al ragazzo e massaggiandogli la guancia.

“Non sono come voi.” mormorò il ragazzo, schiaffeggiando la mano bianca della donna.

“Non lo sarai fino a quando non vorrai! Tu sei il mio dono più prezioso. Vedo il Fuoco vivo bruciare dentro di te, eppure perché non lo assecondi? Sei nato per essere il padrone del mondo, Kyle; perché vuoi rinunciare alle tue potenzialità?” domandò lei, con tono infantile.

“Io... faccio parte di una squadra!” spiegò lui, aggrottando la fronte.

“Una squadra! Che animo nobile hai, piccolo mio; ma cosa può una squadra dinanzi a quello che posso offrirti io?” domandò lei, accarezzandogli il volto.

“Cioè? La vita eterna? Non la voglio!” sbottò, aggrottando la fronte.

“No, tesoro. Posso offrirti quello che hai sempre voluto... una madre.” disse, baciandolo in fronte.

 

“Banquo, non possiamo più andare da Kyle, stanotte!” disse Tyler, seguito dagli altri membri della squadra.

“E perché no?” domandò lui, grattandosi i capelli ricci.

“È molto contagioso.” spiegò Tyler, annuendo con convinzione.

“E chissene?” rispose Banquo, continuando a svuotare l'armadietto. Tyler si scambiò uno sguardo allarmato con i suoi amici, ma le sue brillanti idee questa volta non potevano essere molto d'aiuto poiché l'improvvisazione non era una delle sue qualità.

“Sta vomitando parecchio; magari vuole essere lasciato da solo...” mormorò il rosso, facendo spallucce.

“Te l'ha detto lui?”
“Sì, mi ha scritto un messaggio poco fa...”
“Conosco Kyle. Dice sempre che non vuole nessuno a torno e poi vorrebbe solo essere coccolato come un gattino! Sydney, tu vieni con noi?” domandò Banquo, guardando il biondo.

“Sì... ma, ecco... in realtà... sai, oggi è quasi sette mesi che siamo insieme e volevamo passare una notte romantica. Lo so che avrei dovuto dirtelo io, ma non volevo sembrare il ragazzo geloso!” sorrise il biondo, mostrando i denti bianchi per cercare di essere convincente.

“Gli tiro una botta in testa e poi lo chiudiamo nello sgabuzzino delle scope?” propose Cordelia a bassa voce.

“Vergognati!” sbottò Skylar, aggrottando la fronte.

“Se non abbocca a questa, attuerò io stessa questa idea! È per il suo bene!” sussurrò Lydia, ignorando lo sguardo inceneritore del ragazzo.

“...ok! Ma salutamelo!” disse Banquo, sospirando; e appena diede loro le spalle, Tyler e Sydney si diedero un cinque.

 

“Convincilo a uccidere chi ama, Damien!” mormorò Vanessa, lasciando che il ragazzo le baciasse il lungo ed elegante collo.

“Quel ragazzo ci crea solo problemi.” ringhiò il vampiro.

“Ma è un bene così prezioso!” sorrise lei, per poi oscurarsi e mettersi in piedi, improvvisamente preoccupata e sull'orlo del pianto “Il Cuore! Vedo la squadra dei guardiani! Sono... oh Damien, mi trovi ancora bella?” domandò lei, mettendo il muso.

“Sei la più bella di tutte! Ma di cosa parlavi?”

“La guardiana della Terra... è troppo intelligente! Ha previsto tutto... uccidila, Damien! E uccidi anche il guardiano dell'Aria, lui ha sentito una banshee...” spiegò, leccandosi le labbra.

“E del guardiano dell'Acqua e del Cuore?”

“Del primo se ne occuperà Kyle. Il secondo ci serve vivo! Ci serve il Cuore, non dimenticarlo!” disse, tornando a sorridere e muovendo l'indice come una maestrina divertita.

“Stai tranquilla, tesoro mio. Entro questa sera stessa saranno tutti morti!” rise lui, ricevendo un gaio abbraccio della fidanzata.

 

Fra pochi minuti il sole sarebbe tramontato, portando con sé l'oscuro manto della notte. I cinque ragazzi si erano dati appuntamento nel punto più alto della città: una collina che dava direttamente sul mare e dal quale si vedeva la metropoli che era casa loro. Dopo la trasformazione da adolescenti a guerrieri, Tyler lasciò galleggiare il cuore di Kandrakar sul suo palmo; si concentrò e pronunciò lentamente il nome di Kyle. Il cuore vibrò leggermente e generò un raggio che indicò una piccola fabbrica dismessa da anni, non lontana da dove si trovavano loro.

“Siete pronti?” domandò il rosso e gli altri annuirono. Correndo a perdifiato, i cinque arrivarono fino all'ingresso della fabbrica, ma il sole che stava illuminando con i suoi ultimi raggi avrebbe garantito loro ancora qualche minuto di vantaggio.

“Lydia, ora tocca a te.”

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Capitolo 39
*** 3.9- Cuori spezzati ***


3.9

 

Lydia prese un bel respiro e si piegò, poggiando le mani sul terreno. Il suolo si sollevava e si abbassava come ospitasse un serpente sotterraneo, fino a raggiungere la vecchia fabbrica dismessa e farla tremare. Il piano non era di farla crollare, altrimenti il sole avrebbe potuto uccidere anche Kyle, ma almeno di arrecare qualche danno così da costringere i vampiri a venire allo scoperto, come bestie stanate. Ed infatti non ci volle molto prima che Vervan, Rider e Damien uscissero allo scoperto, ringhiando come leoni e mostrando i canini affilati.

“Ehm, ragazzi...” disse Tyler, assumendo una posizione di combattimento.

“Sì?” domandarono.

“Cerchiamo di uscirne vivi!”

 

Sydney e Lydia corsero all'interno dell'abitazione, mentre gli altri tre vampiri erano impegnati a lottare contro Tyler, Skylar e Cordelia che si rivelò una preziosa alleata per l'occasione. Mentre Skylar cercava di tenere a bada Rider, nemico della notte scorsa, con mosse d'aria e bombe di vento, Cordelia tentava di attaccare Vervan sfruttando la sua natura da Encantada e Tyler cercava di tener testa a Damien, sebbene la potenza e l'agilità del vampiro fossero decisamente preoccupanti.

Con scatto felino, Rider sbucò alle spalle di Skylar, lo sollevò e fece per sbatterlo violentemente a terra se non fosse stato che il ragazzo creò un cuscino d'aria che spedì al vampiro sotto forma di getto d'aria abbastanza forte da spedirlo qualche metro indietro.

“Sei banale!” sorrise Rider, balzando veloce come un gatto, sicuro dell'ormai totale mancanza di luce, mentre gli occhi umani di Skylar iniziavano ad accusarne i problemi.

“Tyler! Ci fai un po' di luce?” domandò il bruno, schivando per qualche millimetro un colpo di gomito del vampiro.

“Sono... occupato!” disse Tyler, subito dopo aver finito di rotolare per terra, spinto via da Damien. Il vampiro sferrò un calcio in pieno petto al ragazzo, ma il rosso, sebbene intontito dal dolore, sfruttò il contraccolpo per lanciargli una scarica elettrica che prese in pieno Damien, lanciandolo contro la parete della fabbrica le cui lamiere tremarono, tese come corde. Approfittando del momento libero, Tyler si concentrò e generò dai suoi palmi una ventina di globuli luminescenti che, galleggiando come lucciole, fluttuavano lungo il loro campo d'azione, illuminandolo.

Pochi metri più lontani, si sentì il ruggire di Cordelia che, pronta a dimettere le spoglie da umana, era in procinto a trasformarsi in encantada, tanto che già aveva gli occhi da rettile, gli artigli affilati al posto delle unghie e lunghe file di zanne avvelenate al posto dei suoi bianchissimi denti.

“Questo è scomodo.” disse Vervan, aggrottando la fronte. Il vampiro si lanciò contro di lei, ma Cordelia si rivelò di parecchio più agile di lui e, dopo averlo atterrato con un calcio in aria, lo colpì con i suoi lunghi artigli, fino a che Vervan non dovette spingerla via con un doppio calcio per togliersela di dosso.

“Sai, Guardiano! Capisco che tu sia venuto qui solo per riprenderti il tuo amico... ma non capisco una cosa.” disse Damien, togliendosi la polvere di dosso. “Perché vi siete divisi? Così non perderai solo il tuo prezioso guardiano del Fuoco, ma anche tutti gli altri.” spiegò Damien.

“Non abbiamo paura né di te né dei tuoi scagnozzi.” sbottò Tyler, generando una sfera d'energia.

“Infatti non sono io quello che dovete temere. È Vanessa.”

 

Sydney e Lydia salirono fino al secondo piano e lì, andando alla cieca per qualche metro, aprendo stanze e controllando armadi sempre vuoti o dismessi, trovarono, dopo quel lungo vagare, Kyle. Il ragazzo era pallido e debole e appariva incosciente, allora i due si precipitarono verso di lui, cercando di svegliarlo in ogni modo, arrivando persino a prenderlo a schiaffi. Fu solo quando Sydney gli gettò una sfera d'acqua addosso che il moro si risvegliò, sbattendo molte volte le ciglia per mettere a fuoco la vista.

“Syd... Lydia... che ci fate qui?” domandò con la voce stanca.

“Ti portiamo via.” rispose Lydia, sollevando il ragazzo insieme a Sydney e caricandosi le sue pesanti braccia sulle loro spalle.

“Non posso.” mormorò Kyle.

“È notte, non brucerai.” rispose Sydney.

“Ho detto che NON POSSO!” urlò, scaraventando a terra i suoi amici. Lydia e Sydney si guardarono allarmati. Il suono di un applauso, subito seguito da una risatina divertita, preannunciò la comparsa di Vanessa alle spalle di Kyle.

“Bravo, cucciolo.” soffiò Vanessa, accarezzando il volto del ragazzo con affetto.

Lydia flesse le dita e fece partire una trave di legno come un proiettile diretto al cuore di Vanessa, ma i movimenti della donna furono così veloci che riuscì a fermare lo stiletto a pochi millimetri dal cuore. Vanessa lo osservò con molta curiosità, per poi mettere il muso ed abbassare la testa.

“Non è stato molto carino da parte tua!” ringhiò, alzando di scatto il volto e rivelando la sua natura diabolica con lunghe zanne al posto dei canini ed occhi gialli come quelli dei gatti che risplendevano al buio.

“Non dividiamoci.” sussurrò Lydia, aiutando Sydney ad alzarsi.

 

Fu solo un attimo di distrazione e Skylar si ritrovò in netto svantaggio nella sua lotta contro Rider. Il vampiro l'aveva colpito alle spalle con una gomitata, facendolo piegare in avanti, per poi riservargli una gomitata al centro dello stomaco e lanciarlo via come una pallina da tennis con un calcio ben assestato ai fianchi. Il bruno arrancò, stordito dalla velocità e dalla potenza di quell'attacco e provò a contrattaccare, creando un vuoto d'aria in direzione di Rider, così da bloccarlo, ma il vampiro si mosse più velocemente di lui e gli riservò un pugno in pieno volto che lo fece capitolare a terra.

“Sei stanco, guardino?” domandò Rider, sorridendogli.

“Non ho neanche iniziato!” rispose Skylar e, prendendo un bel respiro, soffiò via un così potente getto d'aria che Rider si ritrovò a volare per qualche metro, arrivando a cadere di schiena per terra e lasciandosi sfuggire un lamento di dolore.

“Sei morto!” urlò, rimettendosi in piedi, imitato da Skylar.

“Prova solo ad avvicinarti!” rispose il bruno e, muovendo le braccia, iniziò a creare un piccolo vortice attorno a sé. Rider rimase a guardare affascinato quella tecnica ma, quando Skylar ritenne che il piccolo tornato fosse resistente abbastanza e glielo scagliò contro, il vampiro spalancò gli occhi e sfruttò tutta la sua velocità per sfuggire a quella centrifuga massacrante. Purtroppo per Skylar, però, la velocità del tornado non era abbastanza da raggiungere Rider e, sebbene il vampiro girasse alla larga da quel fenomeno della natura, egli si avvicinò al ragazzo, sorprendendolo alle spalle, appena ne ebbe l'occasione.

“Ritira il tornado o t'ammazzo.” sibilò Rider, afferrando il collo di Skylar, pronto a spezzarglielo in poche mosse.

“Credevo fosse il tuo obbiettivo fin dall'inizio.” sorrise Skylar ma, deciso ad obbedire alle indicazioni del vampiro, tese le mani sul tornado ed esso sparì, sfilacciandosi ed entrando nelle mani del suo evocatore. Rider, ignaro del piano di Skylar, abbassò la guardia, convinto che il bruno avesse deciso di collaborare; ma non appena per il bruno si presentò l'occasione, s'aggrappò alle braccia del vampiro e, sfruttando la forza centrifuga del vortice che aveva assorbito, iniziò a roteare con lui fino a che, entrambi, non caddero a molti metri di distanza. Skylar sfrecciò come un proiettile contro la fabbrica, ammaccando i muri con l'urto del suo corpo, mentre Rider si disperse, catapultato nel cielo.

“Non sto bene.” furono le ultime parole di Skylar, prima che le vertigini ed il dolore gli facessero perdere i sensi.

 

Sebbene il loro proposito fosse quello di rimanere uniti per resistere al meglio alla forza di Vanessa, ben presto Lydia e Sydney si trovarono divisi, l'una a combattere contro Vanessa, e l'altro a combattere contro il suo ex fidanzato.

“EX???” ringhiò Kyle con le vene del collo gonfie. Sydney annuì, sapendo che l'unica tecnica che aveva per salvare Kyle era quella di fargli perdere così tanto il controllo, di spingerlo così oltre il limite, da garantirgli poi un ritorno sui suoi passi; o almeno così sperava.

“Mi spiace, Kyle. Non ti sopporto più. In realtà non t'ho mai sopportato...” spiegò, facendo spallucce.

“Non è vero! Tu mi ami! Lo sento dal tuo freddo cuore!” ringhiò, mentre gli occhi gli diventavano sempre più gialli dalla furia.

“Amore è un parolone. Sei carino, lo ammetto, ma non sai baciare poi così bene e sei un po' una palla al piede!” spiegò, pregando che Lydia riuscisse a tenere a bada Vanessa per ancora un po' di tempo. Non riuscendo a sopportare oltre, Kyle si lanciò contro Sydney e vi atterrò sopra, immobilizzandolo a terra mentre con le mani teneva ferme le sue braccia e con il suo peso il resto del corpo.

“Io... io ti amo!” confessò Kyle con gli occhi ancora gialli da belva.

“Mi spiace per te.” disse Sydney e si prese un pugno in pieno volto, poi un altro e un altro ancora. La furia di Kyle stava crescendo velocemente, ma non era una furia assassina, era una furia alimentata dalla tristezza, dalla delusione e dal rimprovero.

“Guardami negli occhi, Syd! Guardami negli occhi e dimmi che non mi hai mai amato!” ululò, mettendosi a due centimetri dal suo volto. Gli occhi di Kyle iniziarono a tornare neri, i sue denti iniziarono a ritirarsi ma, per essere sicuri, il biondo doveva dare il colpo di grazia. I palmi delle mani di Kyle piantati nelle braccia di Sydney erano bollenti, allora, forte del fatto che Kyle era troppo sconvolto dall'accorgersi che il biondo aveva cambiato temperatura corporea, Sydney giocò la sua ultima carta. Raffreddò il cervello, rallentò il battito, raffreddò il suo sangue e tutti i suoi organi interni solo per poter così riuscire a gestire le proprie emozioni e mentire a Kyle. Dopo una manciata di secondi in cui fu costretto a raffreddarsi oltre il limite, Sydney guardò negli occhi di Kyle e sospirò.

“Non ti ho mai amato.” rispose il biondo. Kyle scoppiò in una specie di ululato e poi iniziò a piangere, accovacciandosi sul petto di Sydney come un figlio sul petto del padre, singhiozzando, ma con il volto normale: gli occhi neri e i denti di sempre.

“Io ti ho sempre amato.” pianse Kyle “Fin da quando è iniziata questa storia l'anno scorso. Eri l'unica cosa bella che mi capitava da anni.”

 

A sue spese, Lydia aveva imparato a capire quali fossero i punti di forza di Vanessa. Doveva evitare assolutamente il contatto visivo, perché l'ultima volta che aveva ceduto alla tentazione, si era vista bloccata per una manciata di secondi alla mercé della vampira; e doveva evitarne le unghie, affilate come rasoi, e la ragazza aveva molti graffi, profondi o meno, che ne testimoniavano la fatalità.

“Mi sto divertendo un sacco...” rise Vanessa, camminando verso Lydia.

“Io un po' meno...” rispose la rossa, mettendo una ciocca di capelli rossi dietro l'orecchio, come per fare ordine. Vanessa fece per scattare in direzione di Lydia e la ragazza fece crollare parte del pavimento così da impedire alla vampira di raggiungerla. Con le travi spezzate, Lydia creò un esercito di paletti che lanciò contro la vampira, ma la donna, con eleganza di ballerina, li evitò tutti con pochi sforzi.

Sparendo nel buio, Vanessa ricomparì alle spalle di Lydia e, con un manrovescio ben assestato, la scaraventò contro la parete di cartongesso che andò in frantumi, facendola precipitare al piano terra dove Lydia, grazie ai suoi poteri, riuscì solo ad attutire il colpo di poco, creando un po' di muschio all'ultimo. Che dolore al ginocchio, sentì la rossa, e magari si era spezzata anche qualche osso, ma la paura che Vanessa potesse raggiungerla era ben oltre il dolore, perciò cercò subito di muoversi. Una mano le afferrò il mento e la sollevò di poco.

“Sei una ragazza così bella, Lydia!” annuì Vanessa, accarezzandole il volto con le unghie, creando un paio di piccoli graffi. “Così bella ed incredibilmente intelligente. Non parlo a vanvera, so quello che dico e, a differenza di altri, lo vedo. Una mente così fertile... scommetto che il tuo quoziente intellettivo è ben oltre la media, vero?”

“170” rispose Lydia con uno sbuffo.

“170? ma sei un genio!” rise Vanessa “Sarà un onore, per me, mangiarti il cervello!” ringhiò, spalancando la bocca, ma Lydia colpì a terra con un pugno e creò delle crepe attorno a Vanessa, facendola capitolare a terra insieme a molte macerie con cui Lydia non ebbe affatto timore di risparmiare.

“SYD!” urlò Lydia, e poco dopo comparve il biondo con Kyle. “Riempi d'acqua questa fossa e poi congelala!” disse la rossa, cercando di rimettersi in piedi ma cadendo per il dolore. Sydney obbedì, mentre Kyle, muto e con gli occhi gonfi, prese Lydia in braccio.

 

Tyler e Damien si scambiarono uno sguardo feroce ma allo stesso tempo affannato. I due si erano combattuti fino ad adesso ed erano stanchi, sebbene non fossero ancora pronti a darsi alla sconfitta, o parità, ed erano di gran lunga più determinati a scontrarsi ancora.

“Sei un osso duro, Guardiano.” lo apostrofò Damien, asciugandosi il sudore dalla fronte, mentre tutte le ustioni provocate dagli attacchi di Tyler iniziavano a pulsare dolorosamente.

“Anche tu.” ammise Tyler, passandosi l'avambraccio sulle labbra per asciugare un rivolo di sangue dal labbro spaccato.

“Facciamo che allora ti propongo una cosa intelligente?” domandò Damien, avvicinandosi a ciondoloni verso il rosso. Tyler si mise sull'attenti, pronto a scattare ad un solo movimento accennato del vampiro, ma per molto tempo Damien camminò e basta.

“Non ho niente da spartire con te, Damien. Andate via!” rispose, piccato.

“Ma noi abbiamo bisogno della Chiave, Tyler! Della Chiave e del Cuore!” spiegò, facendogli il verso con la voce miagolante.

“E se invece lasciaste perdere la Chiave e per Vanessa non provi a chiedere a qualche specialista di vampiri? Magari trovi uno sciamano bravo...” scherzò Tyler, facendo sorridere Damien che si perse un momento a guardare la luna.

“Facciamo così, allora... o mi dai il cuore di Kandrakar...”
“Oppure?” domandò Tyler, e Damien gli sorrise e sparì nel buio, ricomparendo solo per lanciare Tyler contro una parete e schiacciarlo con il suo peso così che il ragazzo non riuscisse a muoversi.

“Oppure mi dai il tuo!” sibilò, spaccandogli il petto col la mano.

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Capitolo 40
*** 3.10 ***


3.10

 

Tyler sputò sangue e iniziò a tremare dal dolore, mentre sentiva la mano di Damien che gli scavava nella carne e nelle ossa ed afferrava il cuore come fosse un pesce in trappola.

“Tic Tac Tyler...” canticchiò Damien, stringendo le dita sull'organo del rosso. Il ragazzo sputò altro sangue, era in panico e non riusciva a capire cosa gli stesse accadendo attorno, sentiva solo troppo dolore anche solo per riuscire a ragionare.

“TYLER!” urlò Cordelia, distraendosi dal suo combattimento contro Vervan e correndo verso l'amico, ma il vampiro le balzò addosso e le schiacciò la testa sull'erba, impedendole di muoversi ancora. Purtroppo per Damien, però, in quel momento uscirono anche Sydney, Kyle e Lydia che, guardando il petto sfondato di Tyler e tutto quel sangue che usciva, rabbrividirono e corsero in suo soccorso- tranne Lydia che rimase appoggiata alla parete.

“Ah-a! Fossi in voi non mi avvicinerei di un solo passo, oppure...” e Damien fece per strattonare il cuore del ragazzo, facendogli strabuzzare gli occhi e sputare altro sangue.

“Cosa vuoi! Lascialo stare!” urlò Sydney.

“Non ti immischiare, biondino!” sbottò Vervan, dall'altro lato del campo.

“Tyler, tesoro, fra poco morirai dissanguato... vuoi quindi cedermi il Cuore o devo strapparti il tuo a mani nude?” domandò.

“Ty... daglielo!” urlò Lydia, piangendo.

“Sì, Tyler! Non fare lo stupido, lascia che prenda il cuore!” si unì al coro Skylar, zoppicando verso il suo amico.

“Non permetterti a morire!” pianse Sydney, puntandogli l'indice contro.

“Tyler se muori giuro che ti resuscito e poi t'ammazzo io!” ringhiò Kyle, più arrabbiato che spaventato. Cosa doveva fare? Oh, il senso del dovere di Tyler era così rumoroso e predominante che il rosso sapeva quello che era universalmente giusto fare: permettere a Vanessa di guarire avrebbe significato la fine del mondo, il regno di Re Draven e un sacco di dolore si sarebbe sparso sulla Terra.

“No... non posso cederglielo...” pianse Tyler.

“Ok, come vuoi!” disse Damien flettendo i muscoli e pronto a strappargli il cuore, quando una luce accecante si materializzò al lato del vampiro e, improvvisamente, si spense, seguito da un tintinnio cristallino. Damien aggrottò la fronte e vide, a terra, il cuore di Kandrakar che brillava timidamente, regolato per non ustionare le mani del vampiro. Damien sorrise e raccolse il monile fra le unghie, cauto, non fidandosi del suo arcano potere.

“Cos'è successo?” domandò Skylar.

“Il Cuore si è sacrificato per Tyler.” disse Lydia, tirando su col naso.

“È il tuo giorno fortunato, Guardiano.” disse Damien, estraendo la mano dal suo petto e leccandosi le dita, rientrando, insieme a Vervan e Rider, con il cuore di Kandrakar in mano. Tyler cadde a terra e i ragazzi corsero dal loro leader per aiutarlo e per soccorrerlo, ma erano tutti così sconvolti da quello che avevano visto che nessuno spiccicò più di qualche parola.

“A-andiamo via...” singhiozzò Tyler.

“Kyle, lo aiuti tu?”
“Scusate, ma tutto quel sangue...” disse, premendosi il naso. Anche se ora era nella sua forma umana, Kyle sentiva ancora la forte sete riguardo il sangue, e fu allora che Sydney e Skylar si offrirono di aiutarlo, mentre Cordelia aiutava Lydia; e così andarono tutti via.

“Aspettate.” disse Lydia, zoppicando.

“No, Lydia! Tyler sta perdendo ancora sangue e dobbiamo aiutarlo.” tagliò corto Sydney.

“Perché abbiamo le tute, se il cuore non è più nostro?” domandò la ragazza, ed un silenzio si fece largo fra i sei ragazzi.

“Perché non ho rinunciato al cuore. È il cuore che si è offerto!” spiegò il rosso, pallido.

“Ed allora richiamalo a te, Ty! Possiamo farlo, forse non abbiamo perso tutto!” insistette Lydia. Gli occhi castani di Tyler si soffermarono su quelli verdi e vividi di Lydia. Era da un anno e mezzo che Tyler conosceva Lydia e sapeva riconoscere dallo sguardo della ragazza se lei aveva un'idea che valesse la pena provare o meno. Tyler annuì e, aiutato da Sydney e Skylar si girò e tese il braccio. Un forte bagliore e qualche urla si fecero largo nel silenzio della notte e subito si sentì una forte esplosione ed il cuore che, come un proiettile, tornava fra le mani di Tyler quasi facendone le fusa. L'azienda era crollata, adesso vi era solo un ammasso di macerie e di travi carbonizzate ed ustionate: di Damien, Vanessa, Rider o Vervan neanche l'ombra.

Tyler pianse, sentendo il calore del Cuore fra le sue mani e poi, stremato, svenne.

 

“Tyler, svegliati!” lo scosse dolcemente Lydia. Tutti i ragazzi avrebbero voluto garantire a Tyler il suo riposo, ma il tempo di Kyle stava scadendo ed il moro aveva cominciato ad accusare i primi sintomi del vampirismo.

“Fate in fretta...” ringhiò Kyle, prendendosi il volto fra le mani ed iniziando a fare avanti e indietro.

“Tyler!” urlò Lydia, scuotendo più violentemente il rosso ed il ragazzo aprì gli occhi, frastornato.

“Che?”
“Dobbiamo andare a Kandrakar.”

 

La congrega di Kandrakar, per la prima volta, appariva gelida e distante nei confronti dei guardiani, uno messo peggio dell'altro. C'era un vago mormorio di dissenso, ma la cosa più insopportabile era lo sguardo muto e severo dell'Oracolo, Hay Lin, che fissava la squadra con un'espressione indecifrabile.

“Guardiano del Fuoco! Vuoi guarire?” domandò l'Oracolo, e Kyle annuì. “Il tuo potere di Fuoco tornerà utile a tale azione. Come ben saprete i vampiri temono le fiamme persino più dei paletti, questo perché per loro il fuoco è l'arma più letale di tutte, quindi tu, Kyle, dovrai praticamente dare fuoco ad ogni singola cellula del tuo corpo per liberarla dal gene del vampirismo. Non parlo di autocombustione e le tue cellule si rigenereranno in fretta una volta trasformato in un Guardiano della congrega. Se avrai bisogno, il guardiano dell'Acqua potrà aiutarti a restaurare i liquidi nel tuo corpo e a raffreddare eventualmente la temperatura del tuo corpo. Ora andate nella stanza delle stille.” disse, indicando la direzione con le lunghe braccia magre.

“Oracolo, noi...” iniziò Tyler.

“Parleremo delle conseguenze delle vostre azioni più tardi. Ora riposate.” disse l'Oracolo, facendo condurre Cordelia, Lydia, Skylar e Tyler in un'altra sala.

 

“Fa male?” domandò Sydney. Kyle era steso su un letto le cui lenzuola di lino e cotone ed aveva iniziato il processo circa da un quarto d'ora, in silenzio e stringendo i denti e tenendo gli occhi ostinatamente chiusi per evitare il contatto visivo con il biondo.

“No.” spiegò in un gemito.

“Kyle...” lo rimproverò Sydney, sedendosi al suo fianco. Sydney gli toccò il braccio e lo ritirò, scottato dalla temperatura del ragazzo, ed infatti Kyle aveva iniziato a sudare pesantemente, tanto che il biondo insistette affinché si togliesse almeno la maglia.

“È vero quello che mi hai detto?” domandò il moro dopo altri minuti di silenzio. Kyle parlava sotto sforzo del pianto che stava per sgorgare e sotto il dolore della temperatura troppo alta del suo corpo.

“Non mi hai mai amato, Syd?” chiese, visto che il biondo rimaneva in silenzio.

“Sì che ti amo. Ti amo ancora, Kyle.” spiegò e gli occhi di Kyle si aprirono all'istante, mentre un sottile velo di lacrime ne appannava lo sguardo.

“Perché mi hai mentito?” domandò il moro, prendendogli la mano ed il contatto mandò tantissimi brividi su ambo i corpi.

“È vero che ti amo, Kyle. Ma non credo possiamo stare più insieme...” spiegò il biondo con voce secca. L'espressione di Kyle mutò dalla pura speranza alla pura disperazione. Una lacrima scese dal suo occhio destro, ma non fece in tempo a percorrere la guancia che già era evaporata.

“È p-per quello che ho fatto?” domandò, avvicinando la mano del ragazzo sulle sue labbra.

“Anche...”
“Ma non ero in me!” sbottò.

“Lo so, lo so Kyle! Cerco di ripetermelo ogni volta, ma quando ti guardo ormai vedo il vampiro che voleva uccidermi e che voleva umiliarmi...” spiegò Sydney con un filo di voce. Kyle sbottò ancora, ed afferrò il volto di Sydney e lo avvicinò al suo, lasciando solo qualche centimetro di distanza.

“È questo che vedi adesso, Syd?” chiese, piantando i suoi occhi neri in quelli azzurri del ragazzo.

“Kyle...” disse il biondo, provando a liberarsi da quella morsa, ma la presa di Kyle era bollente e salda ed il ragazzo voleva una risposta che Sydney sapeva gli spettava per rispetto.

“Kyle... hai cercato di uccidermi.” mormorò Sydney, riuscendo solo per qualche secondo a vedere gli occhi di Kyle. “Hai ridicolizzato i sentimenti che provavo per te. E lo so che non eri in te, ma queste cose le hai comunque dette! Guardaci, siamo tornati allo stesso punto dell'anno scorso! Ci stiamo ripetendo come una di quelle coppiette che non sa decidersi sul da farsi...”

“Hai ragione. Lo stesso punto. Anche l'anno scorso mi lasciasti tu!” ribatté Kyle, lasciandolo all'improvviso e tornando a concentrarsi sull'innalzamento di temperatura del proprio corpo.

“Kyle...” miagolò Sydney, provando a toccargli la mano, ma il moro la scostò bruscamente. E rimasero a lungo in silenzio interrotto solo da qualche gemito di Kyle.

“Sai che c'è Syd? Hai ragione. Lasciamoci! Perché evidentemente tu non vuoi stare con me!” sbottò Kyle.

“Non è così semplice!” ribatté Sydney con le lacrime agli occhi. “Non sai o forse non ti rendi conto di quello che mi hai fatto passare, Kyle! Quindi non osare semplificare le cose!”

“Syd... dimmi solo che non ti ho perso per sempre...” mormorò Kyle.

 

Skylar e Lydia aiutarono Tyler a stendersi su un lettino. Il rosso era parecchio pallido per tutto il sangue che aveva perso, ma dopo un riposo e un buon pasto, avrebbe recuperato tutte le sue forze mentre anche gli altri ragazzi, adesso, iniziavano a sentirsi meglio dopo la lotta contro i vampiri.

“Che spavento che mi son presa...” mormorò Lydia, asciugandosi le lacrime che cadevano. “Ogni missione diventa sempre più difficile.” constatò, tirando su il volto e respirando profondamente.

“Puoi piangere davanti a me, sai? Prometto di non dirlo a nessuno.” spiegò Skylar, sorridendole.

“Piangerò, ma non ora. A missione conclusa, magari sì.” annuì lei, cercando di sdrammatizzare la situazione.

“E tu, Sky? C'è qualcosa che ti preoccupa? Sei più serio, ultimamente.” disse Lydia, guardando il bruno dritto negli occhi. L'urlo della banshee nelle orecchie di Skylar tornò a pulsare come se lo spirito fosse a qualche metro di distanza da lui. Sarebbe stato produttivo, condividere quell'informazione con il resto della squadra, o sarebbe stato meglio lasciare tutti più tranquilli? Il suo cervello gli diceva di vuotare il sacco, mentre il suo cuore no, perché un'altra notizia del genere non era sicuro che i suoi amici sarebbero stati in grado di reggerla.

“Mi domandavo se Vanessa e Damien fossero ancora vivi...” mormorò, sorridendole.

“Ovviamente. Altrimenti ci saremmo sorbiti il gran discorso dell'Oracolo, no?” domandò lei, facendo spallucce. I due ragazzi risero, e poco dopo Cordelia entrò, portando un vassoio con quattro tazze piene di tisana.

“Tyler, svegliati. Devi bere.” disse Lydia, sussurrandogli all'orecchio.

“Altri cinque minuti.” si lagnò, rigirandosi su un fianco.

“Amico, ubbidisci!” scherzò Skylar, aiutandolo a mettersi seduto, ma Tyler era così debole che doveva essere retto costantemente dall'amico per evitare di ricadere addormentato. Il rosso provò a sollevare la tazza, ma i muscoli erano così flosci che per poco non se ne versò addosso.

“Oh! Speravo di poterlo fare, un giorno!” applaudì Cordelia, prendendo la tazza e porgendola a Tyler, il quale la guardò di sbieco, quasi chiedendole se fosse sicura di ciò che stava facendo. “Che c'è? Da piccoli non vi imboccano?” domandò Cordelia, aggrottando la fronte.

“Sì, certo! Ma tu sei una principessa e...” biascicò Tyler.

“Non me ne frega nulla! Sarò anche una principessa, ma il sangue blu non mi impedirà di aiutare un mio amico!” spiegò la mora, riporgendo la tazza ed aiutando il rosso a bere la tisana.

 

Mancavano pochi minuti al sorgere del sole e la luce verdastra dell'alba annunciava l'arrivo dei fiammeggianti raggi della stella. Dalle macerie della fabbrica ormai diroccata, all'improvviso, una figura sorse, reggendo il corpo privo di sensi di un altra persona.

“Oh, Tesoro mio! Cerchiamo un altro alloggio.” disse Vanessa, allontanandosi con Damien in viaggio. Il volto pallido di Vanessa era adesso più colorato e la pelle era decisamente più tesa, mente gli occhi gialli, puntanti contemporaneamente sul presente e sul futura, zampettavano da un punto all'altro della strada che stava percorrendo.

“Guarda... vedo la Chiave, Damien! Ecco la Chiave!” sorrise, continuando a guardare nel vuoto e a camminare con il vampiro in braccio. “Stasera, Damien, andremo a prendercela! Io, te e Re Draven!” rise Vanessa, prendendo a saltellare.

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Capitolo 41
*** 3.11- La Chiave ***


3.11- La Chiave

 

La campanella prese a suonare a gran voce, e Kyle fu così contento di poterla sentire ancora che quasi si commosse. Si diresse all'armadietto di Banquo e salutò l'amico con un lungo abbraccio, scusandosi per il silenzio di quella settimana, ma spiegando che quel particolare “virus” l'aveva costretto a letto per tanto tempo. Banquo lo perdonò senza problemi e propose a Kyle di andare a prendere un caffè insieme alle macchinette, ma Kyle si scusò, assumendo un'espressione da cucciolo bastonato.

“Scusami, ma devo risolvere alcune cose con Syd...”
“Non era già stata la vostra serata?” sbuffò Banquo.

“Sì, ma... ti racconterò tutto dopo, promesso!” spiegò, giungendo le mani e dirigendosi nell'aula di chimica dove Cordelia, Skylar, Lydia e Sydney lo attendevano- Tyler era a casa a riprendersi. Skylar aveva ristampato la mappa della città e Lydia aveva tirato fuori il cristallo per individuare la Chiave.

“Siamo sicuri di quello che stiamo facendo?” domandò Cordelia, aggrottando la fronte.

“Vanessa è guarita e avrà sicuramente individuato la Chiave. Il nostro unico vantaggio è il sole.” disse Lydia, iniziando a far dondolare la pietra sulla mappa. La pietra oscillò un paio di volte e poi, presa da una forza invisibile, cadde pesantemente su un certo punto della mappa.

“Oh, merda!” disse la rossa, mentre gli altri ragazzi si aggruppavano attorno al tavolo.

“Oh, merda!” ripeterono in coro: la Chiave era nella scuola.

“Come facciamo a sondare più di cento studenti e più di trenta professori? Senza dimenticare i bidelli, le segretarie...” iniziò Kyle, mettendosi la mano fra i capelli.

“Dobbiamo riuscirci. Non so come, ma dobbiamo!” sbottò Sydney mordendosi le labbra.

“Calmiamoci.” disse Lydia, attirando l'attenzione su di sé “Faremo una seconda mappa con tutte le classi della scuola, di tutti e tre i piani e rifaremo la stessa cosa.” disse Lydia. “Skylar, Cordelia e Sydney scandaglieranno la scuola mentre io e Kyle faremo la mappa.” disse.

“Sono le otto del mattino... abbiamo circa dieci ore prima che il sole inizi a tramontare.” osservò Skylar, prendendo il pendaglio.

“Bene, ragazzi. Facciamo vedere a Vanessa chi comanda!” disse Lydia.

 

“Svegliati, tesoro!” disse Vanessa, accarezzando il volto pallido di Damien. Il vampiro strinse le palpebre e sbatté gli occhi un paio di volte, prima di mettere a fuoco la figura di Vanessa, ora bella come un tempo anzi, forse ancora più eterea con la sua voce da incantatrice, gli occhi tornati brevemente cerulei e le labbra rosse come due petali di rosa.

“Tesoro!” disse, abbracciandola e poggiando la testa sul suo grembo, sentendo per la prima volta che era al sicuro, e quasi commosso per essere riuscito a curarla. “Quando ci è stata quell'esplosione... credevo fossimo tutti morti!” spiegò, allentando la presa.

“No, mio amato. Solo Vervan è stato polverizzato. Ed ora ho mandato Rider a procacciare del cibo.” spiegò sorridendogli.

“Ma è giorno! Rider morirà!” rispose Damien, corrugando la fronte.

“Non se presta attenzione.” sorrise lei. “E stasera, andremo a prenderci la chiave!” sorrise, spalancando le palpebre.

“Cosa?” domandò lui.

“Ho avuto la più bella delle visioni! Catturavamo la Chiave e poi liberavamo re Draven ed il suo esercito da cinquanta legioni! E tutto questo pianeta soggiogato dalla grande potenza del suo potere, ed io, povera ed umile serva del re, sarò suo moglie!” rispose lei, guardando il soffitto come se stesse leggendo un manoscritto visibile solo a lei.

“MOGLIE?” domandò Damien. Vanessa piantò i suoi occhi cerulei in quelli del vampiro e ne accarezzò il volto, provocando un taglietto sulla sua guancia e leccandone subito il sangue che ne fuoriusciva.

“Non preoccuparti, Damien! Sarai sempre il mio preferito...” spiegò Vanessa, baciandolo voluttuosamente.

 

“Quindi fra te e Sydney...” iniziò Lydia, avviando un computer della sala d'informatica per loro fortuna ancora vuota.

“Non mi va di parlarne.” tagliò corto Kyle, e Lydia alzò le mani al cielo, come per arrendersi. I due ragazzi rimasero per lungo tempo in silenzio, mentre la rossa dava il via ad un complicato programma di design che le avrebbe permesso di compiere, in poco tempo, la mappatura della scuola.

“Sono contenta che tu sia tornato, comunque.” rispose Lydia, sorridendogli e stringendogli la mano.

“Già... mi dispiace per tutto quello che v'ho fatto passare.” mormorò Kyle, mordendosi le labbra.

“Oh, avanti! Non ti sei mica fato mordere di proposito, no? E poi se tutti avessero resistito al sangue di vampiro come hai fatto tu, allora sarebbero morti tutti disidratati.” disse, facendo sorridere per un momento il moro.
“Mi domando cosa sarebbe successo se non avessi accettato la cura dell'Oracolo.” aggiunse Kyle, mormorando lentamente.

“Bé, non so cosa sarebbe successo, ma so cosa avrei fatto io.” rispose Lydia, sorridendogli.

“Cioè?”
“Cioè ti avrei portato su una panchina del lunapark e poi ti avrei offerto dello zucchero filato.” rispose la ragazza, sapendo bene che Kyle avrebbe capito il riferimento a qualche mese prima con Kyle che cercava di consolare la rossa dallo spavento del pagliaccio. Il ragazzo, sull'orlo del pianto, abbracciò Lydia ed affondò il suo volto nei suoi capelli ramati e profumati al gelsomino, mentre Lydia rispondeva all'abbraccio stringendolo più forte che poteva e dicendogli che sarebbe andato tutto bene.

 

“Quindi fra te e Kyle...”

“Oh che noia!” sbuffò Sydney, volgendo gli occhi al cielo e continuando a camminare per i corridoi deserti, sperando che nessun professore fosse uscito ad intimar loro di entrare nelle loro rispettive classi.

“A me piacevate, come coppia! Eravate proporzionati!” asserì Cordelia, annuendo con espressione meditabonda.

“Che vuol dire proporzionati?” chiese Sydney, storcendo il naso.

“Vi completavate.” rispose Cordelia, dando un pugno metaforico allo stomaco del biondo. Vedendo l'amico in difficoltà, Skylar decise di cambiare completamente discorso e per un po' di tempo parlarono del più e del meno, sebbene la loro preoccupazione crescesse ad ogni passo.

“Sky, non credi dovresti dire ai tuoi amici della banshee?” domandò Cordelia, rallentando di pochi passi e prendendo il ragazzo per il gomito.

“No, si preoccuperebbero.” tagliò corto il bruno, ma Cordelia continuava a trattenerlo.

“Oh, magari, potrebbero impedire la morte di questo fatidico qualcuno, preparandosi all'eventualità della morte.” sorrise Cordelia, facendo sbuffare Skylar.

“Passi troppo tempo con Lydia, tu!” rispose.

“Allora, glielo dirai o no?” domandò, assumendo un'espressione severa.

“Ok, va bene!” sbottò.

 

Le lezioni stavano per finire ed i ragazzi si incontrarono nel seminterrato della scuola, sicuri che lì nessuno avrebbe potuto trovarli, così da essere liberi di completare la ricerca sulla Chiave, dato che il ciondolo in ametista non si era mai illuminato mentre Sydney, Skylar e Cordelia scandagliavano la scuola. Il freddo vento di inizio Dicembre soffiava forte dalle finestre ed entrava sotto forma di spifferi dagli infissi delle finestre, ma la grande caldaia che forniva riscaldamento a tutta la scuola aiutava i ragazzi a non sentire freddo.

“Siete pronti?” disse Lydia, disponendo i tre fogli uno di fianco all'altro così che riuscissero a trovare la Chiave fin dalla prima ricerca. Lydia lasciò dondolare il cristallo, mentre esso iniziava già a vorticare in maniera vigorosa, e poi lo lasciò andare, così che il ciondolo fu libero di piantarsi, come un proiettile, su una stanza in particolare.

“Questo non l'avevo previsto.” mormorò Skylar, aggrottando la fronte e mostrando a tutti il risultato della ricerca.

“L'ufficio della Vandom?” tuonò Kyle, preoccupato.

“Speriamo ci sia qualcun altro con lei, in questo momento.” mormorò Sydney, sapendo di sembrare cattivo, ma non riuscendo a trattenere quella considerazione rispetto alla prospettiva di veder morta- nel peggiore dei casi -la propria preside che si era rivelata un aiuto così imprescindibile nelle ultime missioni. I ragazzi presero i fogli e si diressero verso l'ufficio della Vandom, condividendo, silenziosi, la speranza di Sydney, ma quando bussarono ed entrarono, videro che Will era da sola.

“Desiderate?” domandò lei, ma nessuno rispose, se non il ciondolo che prese ad illuminarsi con gran intensità.

 

Tyler si svegliò di soprassalto, sentendo il suo cellulare squillare a ripetizione a causa delle chiamate dei suoi amici. Ancora stordito dal dolore e dalla stanchezza, il ragazzo fece per allungare il braccio e prendere il cellulare, ma una mano fredda lo afferrò per il polso ed un'altra gli tappò immediatamente la bocca.

“Calmati, Guardiano!” disse una voce, e Tyler capì subito con chi aveva a che fare: era Damien. Doveva essere entrato in casa chissà come, visto che il tramonto era da poco iniziato, ma le tapparelle abbassate delle sue finestre gli garantivano una protezione totale dai raggi solari.

“Non voglio ucciderti!” aggiunse, vedendo che il rosso continuava ad agitarti “Voglio solo proporti un patto!” spiegò Damien, mentre i suoi occhi gialli brillavano come due fari gialli nel buio della stanza.

“Sarebbe?” domandò Tyler, ora libero dalla morsa del vampiro.

“Vanessa sa chi è la Chiave e stasera stessa verrà a prendersela. È inutile che mi chiedi chi sia, non me l'ha detto neanche lei, quindi al massimo chiedi ai tuoi amichetti; intelligenti come sono avranno già trovato tutto! Comunque, come t'ho detto prima, sono qui per proporti un patto! Io impedisco a Vanessa di aprire il portale che conduce al mondo di re Draven, e voi mi farete un piccolo favore!” spiegò.

“Sarebbe?”

“Ci lascerete andare. Vivi. Sia io che Vanessa.”

“Cosa ti fa credere che io accetti?” domandò caustico Tyler.

“Perché non conosci Vanessa. Lei non si ferma davanti a nulla e quando vuole qualcosa, la ottiene, e se dovesse aprire il portale avrete problemi ben più grossi a cui pensare, invece di dare la caccia a due vampiretti!” spiegò.

“Perché non saresti d'accordo con il suo piano?”
“Forse perché re Draven vuole farla sua moglie?” sbottò, dando un calcio alla cassettiera che andò in mille frantumi “Io la amo! Lei ha reso la mia eternità qualcosa di bellissimo e la sua presenza per me è indispensabile! E poi cosa scopro? Dopo più di duecento anni di amore passionale ed incondizionato, lei mi dice che è destinata a qualcun altro? Chi è questo re Draven per arraffarsi il diritto di sposare la donna che amo, la donna per la quale ho accettato quest'esistenza da dannato?” Damien si calmò, sentendo di aver rivelato troppo dei suoi sentimenti verso Vanessa, e si passò una mano fra i capelli biondo cenere e la lingua sulle labbra secche.

“Accetti, allora?” domandò, porgendo a Tyler la mano. Non del tutto convinto, Tyler, allungò la sua mano e gliela strinse.

“È deciso, allora.” disse, prima di sparire nel buio.

 

Sydney, Kyle, Lydia, Skylar e Cordelia scortarono la preside Vandom lungo i corridoi della scuola. Ignara di tutta la faccenda, Will non riusciva a trattenersi dal fare domande riguardo la gravità della situazione o la preoccupazione nei loro volti, ma i ragazzi continuavano semplicemente a spingerla affinché uscisse il prima possibile dalla scuola.

Esasperata, la Vandom puntò i piedi e si girò per guardare i cinque ragazzi severamente “Dove diavolo stiamo andando?” domandò, incrociando le braccia.

“Già, dove stiamo andando?” domandò Skylar.

“Non lo so. Lontani da qui!” rispose Lydia.

“Non mi muoverò fino a quando non saprò cosa sta succedendo! Chi è tornato? Phobos? Ludmoore? Dark Mother?” domandò, aggrottando la fronte.

“Non so di cosa stia parlando, ma non è nessuno di loro.” rispose Sydney.

“Chi mi sta cercando, allora?” domandò la Vandom.

I cinque ragazzi si scambiarono un lungo sguardo preoccupato, ma la Vandom non volle saperne di uscire dalla scuola prima che sapesse tutti i dettagli ed i particolari della storia che si celava alle sue spalle.

“Due vampiri vogliono... ucciderla per aprire un portale che possa collegare questo mondo ad un altro pieno di demoni e mostri.” spiegò Lydia, sbuffando.

“E perché proprio io?” domandò la Vandom, aggrottando la fronte.

“Perché lei è la Chiave.” spiegò Cordelia.

 

“Preside Vandom! Preside!” strillò Lilian, sventolando una penna e dei fogli di carta. Poiché la campanella aveva da poco segnato la fine delle lezioni, il corridoio era gremito di studenti e professori che uscivano dalle aule per dirigersi fuori dalla scuola quindi Lilian pensò bene di dirigersi con il suo passo da soldato nell'angolo in cui la preside parlava con il solito gruppo di amici che lei definiva “i randagi”.

“Preside Vandom, si ricorda dell'intervista per il giornalino scolastico, vero?” domandò la bionda, sorridendo alla preside, ma incontrando solo sei volti talmente depressi e rannuvolati che Lilian aggrottò la fronte, “Wow... chi è stato espulso?” domandò, ma le sei paia di occhi le si puntarono addosso come per intimarla al silenzio.

“Signorina Pop, purtroppo oggi mi sarà impossibile rilasciare l'intervista, ma domani mattina salti pure le prime due ore di lezione e si diriga nel mio ufficio.” spiegò la preside, sorridendole.

“Ma...” balbettò Lilian, evidentemente delusa. Skylar guardò fuori dalla finestra e vide che il sole era ormai bello che tramontato ed era, quindi, impossibile scortare la preside della scuola senza che essa diventasse un bersaglio troppo scoperto.

“Lilian, devi andare via.” intervenne Skylar, prendendo la ragazza per il gomito ed accompagnandola all'uscita della scuola, per poi salutarla velocemente e chiudere le porte della scuola, quasi si assicurasse che la bionda non vi mettesse più piede.

“Sei un maleducato, Skylar Windy!” urlò dalla porta, per poi ricomporsi e dirigersi verso casa, per fortuna a dieci minuti a piedi dalla scuola.

 

“Che facciamo? Che facciamo?” domandò Cordelia, guardando i suoi amici in maniera davvero preoccupata, mentre Sydney guardava fuori dalla finestra e Kyle e Lydia si mordevano le labbra per pensare più velocemente possibile.

“Dov'è finito Tyler?” sbottò Lydia, prendendo il cellulare e iniziando a chiamare l'amico, ma dopo una decina di squilli il rosso non rispose e partì la segreteria telefonica.

“Ci serve un piano, adesso!” disse Kyle.

“Calmatevi, dannazione! Siete riusciti a sconfiggere le ex guardiane senza il cuore di Kandrakar, allora perché con dei vampiri dovrebbe essere diverso?” domandò la Vandom.

“Perché sono forti come gli Encantados e veloci il doppio!” sbottò Lydia “Ah, già. Dimenticavo il fatto che Vanessa può ipnotizzare!” aggiunse, quassi aggredendo verbalmente la preside.

“Sentite, presto o tardi questa Vanessa verrà qui a prendermi, no? Allora facciamo in modo di trovarci preparati per l'accoglienza!” spiegò, mostrando ancora quel lato materno che era da sempre stato molto utile per la squadra.

“Ok, barrichiamoci dentro.” disse Skylar, e gli altri annuirono.

 

Lilian prese le chiavi del portone dalla borsa per aprire il cancello di casa, ma si accorse, rovistando nella borsa, che aveva dimenticato alcuni libri. Sbuffò, passandosi una ciocca di capelli biondi dietro le orecchie e decise di tornare indietro, verso scuola.

 

Si divisero allora in coppie: la Vandom e Sydney andarono al terzo piano, Lydia e Cordelia al secondo, mentre Kyle e Skylar rimasero al pian terreno.

“Puoi dirmi che andrà tutto bene?” domandò Skylar, passando i banchi a Kyle che, essendo più muscoloso di lui, riusciva a riporli con più facilità sulle finestre della segreteria. Kyle si fermò e guardò l'amico con un sorriso spento.

“Non sei d'aiuto.” spiegò Skylar.

“La Vandom non morirà. Su questo posso metterci la mano sul fuoco.” disse Kyle, tornando a sistemare i banchi.

“Perché no?”

“Pronto? È una delle più importanti Guardiane che siano mai esistite! Non può mica morire per una robaccia del genere!” spiegò Kyle. Skylar annuì, pensieroso, quando un suono come di piedi scalzi che correvano lungo il corridoio, ed allora si bloccò, sentendo dei brividi lungo la schiena.

“Hai sentito?” domandò all'amico, impallidendo.
“Cosa?”

“Rimani qui.” disse e il bruno uscì fuori dalla segreteria per dirigersi nel corridoio dove vide, solo con la coda dell'occhio, una mano che tirava la porta dell'aula di letteratura latina e la faceva chiudere. Facendosi forza, ma tenendo abbastanza aria nei polmoni per essere pronto ad un urlo che aiutasse i ragazzi a capire che, in caso, Vanessa era entrata a scuola. Con un getto d'aria, Skylar spalancò la porta dell'aula e guardò attentamente al suo interno, ma non v'era traccia di alcuna presenza neanche sotto i banchi. Sospirando di sollievo, Skylar tornò in corridoio, ma non appena vi mise piede, la figura di una donna comparve dal nulla, facendolo sussultare vistosamente. Lei aveva gli occhi arrossati ed i capelli lunghi ed argentati e sembrava inconsolabile.

“Tu...” disse Skylar, riconoscendo nella ragazza la Banshee che sentì quasi due mesi prima, anticipatrice di tutti i problemi che avrebbero affrontato. “Dimmi chi morirà!” disse, afferrandola per le spalle.

“Lo sai già, Skylar,” pianse lei, scuotendo dolcemente la testa “hai tutti gli indizi!”

“Quindi posso impedirne la morte?” domandò e la Banshee lo guardò con gli occhi pieni di potere e di disperazione, e fu lei ad afferrarlo per i polsi con così tanta inaspettata forza che Skylar si crebbe in pericolo di vita.

“NO.” rispose con voce rauca “Non puoi. Nessuno può.” e detto ciò, spalancò la bocca e tornò ad urlare a pieni polmoni. Quasi quell'urlo fosse diretto a Skylar stesso, la Banshee lo attirò a sé e lei gli afferrò il volto, continuando ad urlargli nelle orecchie. Tanto era il dolore, tanto era il suono che perforavano le orecchie del ragazzo che Skylar urlò di rimando, cercando invano di tapparsi le orecchie dalle quali sentiva un liquido caldo fuoriuscire. La tortura durò una dozzina di secondi, ma per Skylar furono l'eternità, e quando sentì un tipo diverso di mani che lo afferrava- due mani calde e forti -trovò il coraggio di aprire gli occhi e vedere, sfocato, la figura di Kyle e degli altri amici che lo guardavano con la fronte corrugata.

“È un'illusione di Vanessa?” domandò Kyle, scuotendo l'amico per farlo riprendere.

“No... no...” disse Skylar, tirando su col naso: non si era accorto di aver pianto, di aver sudato, di essere caduto in ginocchio e di aver perso sangue dalle orecchie.

“Non è stato un vampiro a fargli questo.” intervenne Cordelia.

“E chi?” sbottò Lydia, aiutando l'amico ad alzarsi.

“Una Banshee.” spiegò Cordelia.

“Cos'è una Banshee?” domandò Kyle.

“Un messaggero di morte.”

“Ha detto che qualcuno morirà.” spiegò Skylar, appoggiandosi alla parete per reggersi, ancora stordito.

“Ti ha detto chi?” domandò Kyle, allarmato.

“No, non lo so.” disse Skylar facendo di no con la testa.

“Io sì!” disse una voce all'inizio del corridoio: Vanessa, Rider e Damien erano entrati nella scuola e ora guardavano i ragazzi come dei leopardi che avevano puntato le loro prede mentre, fra le mani di Rider, Lilian si divincolava, cercando di sgusciare fuori da quella presa.

 

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Capitolo 42
*** 3.12- L'ultimo Sacrificio ***


3.12- L'ultimo Sacrificio 

 

“Ragazzi? Chi sono questi sfigati?” domandò Lilian, muovendo il volto come se non volesse lasciarsi toccare dalle fredde dita di Rider. “Qualcuno può spiegare loro che Halloween è passato?” domandò.

“Lilian, stai calma, per l'amor del cielo!” intervenne Sydney.

“Lasciate stare la ragazza!” disse la Vandom, facendosi strada fra i ragazzi “Se è me che volete, prendetemi pure!” disse, incrociando le braccia.

“Adesso ti diremo cosa faremo. Per prima cosa Rider morderà la ragazzina, poi toccherà a te!” sorrise Vanessa, muovendo le dita attorno al proprio volto come avesse appena imparato ad usarle. Il volto di Rider passò a quello sfigurato da vampiro e sorrise, con i suoi occhi gialli per poi aprire la bocca e avvicinarsi al collo di Lilian. I cinque ragazzi scattarono e corsero per salvare Lilian, ma prima che i canini potessero anche solo sfiorare la gola della ragazza, un fulmine arancione colpì il vampiro, facendolo volare fino all'altro capo del corridoio.

Tyler aprì la mano e mostrò il cuore di Kandrakar che diede alla sua squadra il solito potenziamento dei poteri e la divisa di appartenenza.

“Cosa diavolo...?” disse Lilian, guardandosi terrorizzata.
“Lilian, va' via.” tuonò Tyler con gli occhi fissi sui due vampiri. Lilian, stranamente, non ribatté e si allontanò da Damien e Vanessa, la quale, salutò la ragazza con ondeggiando le lunghe dita raffinate.

“Speri di farcela, Tyler?” domandò la vampira, scimmiottando il suo nome.

“Devo farcela, mia cara.” rispose il rosso.

“Vedremo!” disse Vanessa, e sparì nel buio insieme a Damien.

 

Lydia e Kyle corsero al piano di sopra, scortando la preside Vandom il più lontano possibile dalle grinfie di Vanessa.

“Perché finiamo sempre per lottare a scuola?” domandò Lydia, guardandosi attorno per evitare di incappare nella vampira.

“Cercate solo di non distruggerla, questa volta!” sospirò la Vandom, mentre i suoi tacchi risuonavano per tutto il corridoio. Will sapeva di non essere completamente indifesa, il suo trascorso da guardiana le aveva lasciato qualche capacità da guardiana, come lampi d'energia o sfere elettriche, ma ogni azione non-umana le sarebbe costata molta energia vitale.

“Dove siete?” cantò Vanessa, comparendo alla fine del corridoio “Volete giocare a nascondino?” domandò, sorridendo loro.

“Sì!” rispose Lydia, scioccando Kyle che la guardò con aria sconcertata.

“Ok! Conterò fino a venti...” disse, girandosi e mettendosi in un angolo della parete. “Uno...”
“Ma che?” domandò Kyle, quasi inorridito da quella situazione.

“Zitto e muoviti!” rispose Lydia, spingendo il ragazzo e la preside per farli muovere più in fretta.

“Aspetta... ho un piano!” disse Kyle, prendendo Will e Lydia per i polsi e scendendo al pian terreno insieme a loro.

 

Skylar tirò un calcio al petto di Rider e Sydney lo colpì con un getto d'acqua che lo allontanò di parecchi passi.

“Ci hanno servito droga alla mensa scolastica? No, perché questo non è normale!” strillò Lilian, facendo esasperare i due ragazzi.

“Lilian, perché non scappi?” sbottò Skylar, generando una bomba d'aria che Rider schivò di un soffio e andò a scardinare un paio di porte in fondo al corridoio.

“Non posso lasciarvi da soli!” rispose lei.

“Sei in pericolo!” rispose Sydney, ghiacciando il pavimento così che Rider avesse più difficoltà a muoversi.

“Sì, ma anche voi!” ribatté lei. Rider si lanciò contro il bruno e vi atterrò sopra pesantemente, ma Sydney intervenne calciandolo via e generando un'altra sfera d'acqua che colpì Rider in pieno petto.
“Ora mi sto innervosendo!” sbottò lui, scomparendo nell'ombra e ricomparendo alle spalle del biondo, colpendolo e facendolo capitolare a terra. Skylar generò una forte corrente d'aria ma Rider sparì ancora e rifece lo stesso trucco, colpendo il bruno alle spalle, per poi ergersi davanti a Lilian con il suo sorriso assassino.

“Ho sempre avuto un debole per le bionde!” sorrise lui, spingendola contro la parete, pronto a morderla.

“Ed io per gli umani!” rispose, tirandogli un calcio ai testicoli che lo fece cadere in ginocchio. Lilian aiutò i due ragazzi a rialzarsi e così potere riprendere il loro combattimento.

Rider tornò all'attacco, ma Sydney lo colpì con un getto d'acqua che successivamente congelò, intrappolando il vampiro in una gabbia di ghiaccio; ma la forza di Rider si rivelò ben presto maggiore della resistenza del ghiaccio e si liberò, lanciando in aria pezzi di ghiaccio. Il vampiro, in preda alla furia, usò tutta la sua velocità per caricare due colpi: uno che spedì Sydney contro un armadietto, l'altro che lanciò Skylar sulla finestra che si ruppe, facendo cadere il bruno dal terzo piano.

“Oh, merda!” disse Lilian, guardando Rider che si avvicinava a lei con aria minacciosa, per poi prendere e scappare via.

 

“Come possiamo fermare l'apertura del portale?” domandò Tyler, seguendo Damien insieme a Cordelia.

“Mi sono persa qualcosa?” domandò la mora, vedendo il suo amico ed il suo nemico parlare invece che lottare.

“C'è un rituale che solo Vanessa conosce.”
“Allora dove stiamo andando?” domandò Tyler.

“Nei sotterranei di questa scuola. La preparo all'esplosione!” rispose Damien.

“Tu... cosa? No! È la nostra scuola!” protestò Cordelia, cercando uno sguardo complice nel viso di Tyler.

“Se Vanessa dovesse riuscire ad aprire il portale, allora dovrete riuscire ad uccidere un centinaio di demoni in poco tempo. Se avete una soluzione migliore, ditemelo!” rispose Damien.

“Spiegati meglio.” disse Tyler, corrugando la fronte.

“Il rituale non dovrebbe uccidere la Chiave se fatto bene, ma re Draven sicuramente lo farà. Per questo, se dovesse venir aperto il portale sarà meglio assicurarsi che le legioni demoniache che ne usciranno siano fin da subito eliminate, e l'esplosione di quest'edificio potrebbe essere abbastanza forte da almeno decimarle.” rispose Damien, rompendo la porta che dava al seminterrato con un calcio.

“Tyler! Di qualcosa!” protestò Cordelia.

“Non credo avremo scelta.” rispose Tyler, mordendosi le labbra.

 

“Si nasconda qui!” disse Kyle, facendo entrare la preside Vandom nell'aula di chimica. Lydia scassò l'armadietto degli agenti chimici, mentre Kyle aprì le valvole dei beccucci presenti all'interno della stanza. Lydia riempì parecchie provette con una soluzione da lei improvvisata e la sparse sul pavimento dell'aula.

“Venti...” sentirono dire dalle scale. Kyle, Lydia e Will si scambiarono un lungo sguardo e, dopo che la preside annuì, uscirono dalla stanza e si nascosero nell'aula affianco. Vanessa comparve seduta sulla cattedra, intenta a studiarsi le unghie e facendo sussultare Will che, pian piano, indietreggiò fino a toccare la parete divisoria dell'aula.

“Non sei molto brava a nascondino!” sorrise Vanessa, facendo di no con la testa. Con un salto, la vampira scese dalla cattedra e si avvicinò alla donna, camminando lentamente come pregustandosi il sapore della vittoria.

“Questo lo dici tu!” disse Will, assumendo un'espressione seria. La donna diede un colpo alla parete e subito dopo si spalancò un varco come se il muro fosse stato di plastica malleabile. Lydia afferrò la Vandom e la portò nell'altra aula, mentre Kyle generò un globo di fuoco.

“Addio, mammina!” ringhiò, lanciando la sfera. Vanessa capì al volo quello che i due avevano intenzione di fare, ma l'esplosione fu di una tale potenze che colse tutti alla sprovvista. Parte della parete divisoria crollò, si ruppero le finestre e i banchi volarono come pezzi di carta, mentre Kyle si gettò su Lydia, costringendola a piegarsi e proteggendola con il suo corpo e la Vandom si riparava dietro la cattedra, troppo spessa per volare via.

“Ha funzionato?” domandò Lydia.

“Non credo.” rispose Kyle, alzandosi e prendendo la Vandom per il braccio, costringendola ad alzarsi e correndo via con lei. I tre corsero a lungo, salirono fino al terzo piano, ma appena svoltarono l'angolo, Vanessa era lì, sporca di cenere ma perfettamente indenne.

I due ragazzi si sovrapposero fra lei e la Vandom, ma Vanessa sorrise loro e fece ondeggiare le due lunghe dita vicino alle sue pupille, incantando i due ragazzi.

“Sssssht.... guardate nei miei occhi... perdetevi nel loro interno!” disse, leccandosi le labbra.

 

Lilian corse a perdifiato fino ad entrare in un'aula, chiudendosi la porta alle spalle e barricandola con dei banchi, sperando che Rider non riuscisse ad entrare.

“Ecco che arriva il lupo cattivo!” disse Rider, per poi ridere in maniera grottesca. Lilian si tappò la bocca mentre alcune lacrime si andavano formando sulla superficie dei suoi occhi azzurri. Sentì un colpo di Rider e alcune parti della porta schizzarono via come fossero state attaccate con della colla e Lilian stava per entrare nel panico, quando disse alla sua testa di calmarsi e di trovare una soluzione. Guardò l'aula con attenzione, ma non trovò nulla che potesse aiutarla, se non una lunga bacchetta di legno. Un altro colpo alla porta e Lilian trasalì, nascondendosi dietro la cattedra per cercare un rifugio, ma un altro tipo di colpi la attirarono, alla finestra. Vide Skylar che, volando, le chiedeva di aprire la finestra e la bionda non ci pensò due volte prima di lasciar entrare l'amico. Rider scardinò in quell'esatto momento la porta e fece saltare la barricata di banchi con un semplice calcio.

“Ah, tu!” ringhiò, vedendo Skylar.

“Già, io!” rispose, generando una bomba d'aria che Rider schivò con molta facilità, per poi spingere Skylar contro al muro e premergli la mano sulla faccia, quasi volesse soffocarlo.

“Mi hai rotto!” sibilò ancora, sbattendo la testa del bruno sul muro un paio di volte, prima che Lilian gli lanciasse addosso una scarpa.

“Scherzi, vero?” domandò il vampiro.

“Vieni a prendermi!” lo provocò lei, tenendo le mani dietro alla schiena, come volesse offrirsi come sacrificio. Rider sorrise e corse verso di lei alla sua velocità consona, ma appena fu abbastanza vicino, Lilian portò la bacchetta che aveva spezzato davanti al proprio petto e, a causa di un tempismo perfetto, Rider finì con l'impalarvisi contro.

Il bel vampiro sputò del sangue nero, mentre il suo volto tornava normale e poi, con un sospiro, si trasformò in cenere.

 

Damien, Tyler e Cordelia tornarono al primo piano, ma appena uscirono dal seminterrato, i tre trasalirono. Vanessa sorrideva, tenendo Will stretta a sé, mentre Kyle e Lydia giacevano per terra pieni di graffi e lividi, come se Vanessa si fosse divertita a giocare con loro.

“Guarda cos'ho trovato, tesoro!” squittì, mostrando Will come un trofeo. “Che ne dici se iniziamo il rituale?” domandò, lasciando cadere la Vandom a terra ed afferrandole un braccio. Un'unghia di Vanessa si piantò nel polso della Vandom e tagliò orizzontalmente, mentre il sangue scuro prese a sgorgare dalla ferita. Vanessa prese anche il secondo polso, ma Tyler le lanciò contro una sfera d'energia che la vampira scansò con un'eleganza innaturale.

“Non vorrai mica farmi sbagliare, vero Tyler?” domandò Vanessa, iniziando ad incidere il polso della Vandom e formando una cicatrice a forma di croce. La Vandom si lasciò cadere per terra e vide il sangue che scorreva dai suoi polsi concentrarsi in una specie di spirale rosso porpora.

“Mhjlok kaatun dlopovor fgun Draven!” urlò Vanessa e subito il pavimento della scuola prese a sgretolarsi sotto il loro piedi.

 

Damien scomparì nell'ombra e comparve al fianco di Vanessa. Baciò intensamente la sua amata e poi le incastrò la testa fra le sue braccia, togliendole il respiro.

“Da...mien!” soffiò lei, cercando di liberarsi, ma gli occhi pieni di lacrime del vampiro erano ormai severi e decisi a fare di tutto per impedire che la sua amata cadesse nelle grinfie di re Draven. Dei piccoli mostriciattoli simili a ragni più grandi del normale iniziarono ad uscire dal cratere creato dal sangue della Vandom, mentre risate diaboliche e sussurri si facevano strada nell'aria piena di elettricità. Tyler iniziò a polverizzare tutte le creaturine che riusciva a prendere, mentre Cordelia le pestava con grande forza.

“Dam...!” sussurrò Vanessa prima di perdere i sensi definitivamente.

Lilian, Skylar e Sydney arrivarono giusto in tempo per vedere il cratere espandersi e iniziare a ingurgitare altro pavimento. Tyler e Cordelia saltarono dall'altro lato ed indietreggiarono fino a raggiungere i loro amici, rimanendo anche loro senza parole. Il cratere adesso aveva preso a vorticare e dei fulmini neri come il carbone iniziavano ad essere generati, rompendo ogni cosa che aveva la sventura di venir colpita da essi.

“E adesso?” domandò Sydney, sentendo la terra sotto di sé mancare.

“Avete ancora un quarto d'ora prima che la scuola scoppi.” disse Damien, per poi prendere Vanessa in braccio e sparire nel buio.

“Cos'è appena successo?” domandò Skylar, aggrottando la fronte. Sydney si inginocchiò vicino alla Vandom e cercò di tamponarle le ferite, ma ben presto altri ragnetti uscirono da quel vortice e i ragazzi dovettero spostarsi da lì. Lilian resse Lydia, Cordelia resse Kyle e Tyler resse la Vandom, mentre Skylar e Sydney coprivano le spalle dei loro amici, ammazzando più ragnetti possibili.

“Dobbiamo svegliarli!” disse Lilian e subito Sydney si voltò e inondò tutti con un getto d'acqua gelida, facendo trasalire i tre sotto l'ipnosi di Vanessa. Lydia e Kyle si misero a stento in piedi, ma andarono subito a dare una mano agli altri due amici, uccidendo altri ragnetti.

“Cosa... non sono morta...” disse la Vandom.

“Lo sarà presto se non andremo all'ospedale!” disse Sydney. La seconda ondata di ragnetti sembrò estinguersi, allora i ragazzi si raggrupparono nuovamente e videro il vortice cambiare nuovamente forma e farsi ancora più grande, ingoiando qualche armadietto, mentre la terra sotto ai loro piedi si spaccava.

“Abbiamo altri sette minuti.” disse Tyler.

“Prima di cosa?” domandò Lydia.
“Prima che la scuola esploda con noi otto dentro.” sorrise Skylar, dando uno scappellotto a Tyler “Come hai potuto non dirci che avevi stretto un patto con Damien?”

“Tu cosa?” domandò Kyle, spalancando la bocca.

“Sentite, Damien ci ha aiutato!”
“Intanto Vanessa è a piede libero e presto o tardi la rivedremo, Tyler!” lo rimproverò Sydney, incrociando le braccia.

“Che dovevo fare? Dovevo lasciare che Vanessa la passasse liscia? Almeno così bloccheremo l'entrata dei demoni!” specificò Tyler.

“Ci deve essere un altro modo per chiudere questo portale.” sbottò Kyle, mordendosi le labbra. I ragazzi rimasero a lungo in silenzio, qualche minuto trascorse senza che nessuno proferisse parola, troppo affascinati e al contempo troppo spaventati dall'orribile vortice che stava per inghiottire tutta la terra.

Lydia si morse le labbra, cercando di pensare al più presto ad una soluzione; com'era possibile chiudere un portale magico? La soluzione le si piantò in testa come una pallottola, allora Lydia alzò lo sguardo e incrociò gli occhi blu di Sydney che sembrava averle letto nel pensiero.

“Che c'è, Lydia?” domandò Skylar.

“Niente...”

“Parla, dai.” disse Tyler, allora delle lacrime si formarono sugli occhi della ragazza.

“Una soluzione ci sarebbe.” disse Sydney, parlando al posto della ragazza. “Una chiave non può solo aprire o chiudere. Fa entrambe le cose.” spiegò con voce tremula.

Nella testa di Tyler rimbombarono le parole di Damien e di Vanessa: “Il rituale non dovrebbe uccidere la Chiave se fatto bene, ma re Draven sicuramente lo farà” e Tyler capì che re Draven avrebbe ucciso la Chiave così che nessuno avrebbe più potuto chiudere il portale; così come la frase di Vanessa “Non vorrai mica farmi sbagliare, vero Tyler?” doveva essere collegata al fatto che Will doveva esser viva per funzionare come Chiave.

“Qualcuno di importante...” disse Skylar, ricordando la definizione sulla Banshee secondo la quale questi spiriti urlano quando qualcuno di veramente importante per l'umanità sarebbe morto.

“Va bene, ragazzi. Non preoccupatevi.” disse la Vandom, togliendosi le bende che Sydney aveva arrangiato con il suo foulard.

“No, ci deve essere un'altra soluzione.” intervenne Tyler. “Lydia?” chiese, ma la ragazza si morse le labbra e guardò sul soffitto, incapace di parlare. “Sydney?” chiamò, ma il biondo fece di no con la testa. “Skylar?” ed il bruno abbassò lo sguardo. “Kyle?” ma dal volto del moro scesero solo un paio di lacrime. “Cordelia?” domandò, ma la ragazza rispose con un intenerito “mi dispiace”. Arrabbiato, Tyler guardò altrove, mentre alcune lacrime presero a scendergli dal volto rosso dall'emozione. Lilian gli prese la mano e gliela strinse, anche lei commossa, ed abbozzò un sorriso.

“Avanti, ragazzi! Non fate quelle facce, non è un addio, questo, va bene?” disse la Vandom, anche il lei in preda alle lacrime. “Guardatemi!” disse, e tutti e sette alzarono i loro volti verso quello sereno della preside. “Voglio che mi promettiate di affrontare sempre insieme i problemi, qualunque cosa accada; va bene?” domandò “Tyler, non aver paura di comandare; se il cuore ha scelto te vuol dire che sei davvero degno ed io non posso che confermare questa teoria! Ragazzi, prendetevi cura l'uno dell'altro, va bene? E non dimenticatevi di impedire alla scuola di esplodere, intesi?” disse, abbozzando anche lei un sorriso. Will si girò e vide il grosso vortice che ora aveva preso un colore bluastro davanti a lei. Tutti gli anni passati, tutte le sfide, tutte le prove che aveva dovuto superare le passarono davanti agli occhi: le sue amiche, Matt, l'Oracolo, suo fratello, il suo ghiro... ed adesso c'era la prova più grande, quella in cui avrebbe dimostrato a tutti la fierezza di essere al servizio di Kandrakar e la serenità di una fine. Will chiuse gli occhi, prese un lungo respiro e si lasciò cadere nel vortice.

 

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Capitolo 43
*** 3.13- Im Memoriam ***


3.13- Im Memoriam 

 

Il funerale per la preside Wilhelmina Vandom si tenne in un bellissimo parco. La giornata era serena, sebbene fosse fredda, ma un bel sole splendeva riscaldando alla bene e meglio l'aria durante la cerimonia. Tante erano le persone presenti alla cerimonia che molte persone rimasero in piedi per carenza di sedie. Il prete parlava, spiegando quanto fosse stato un onore conoscere una donna come Will, così carismatica ed altruista, sempre disponibile per aiutare tutti, amici e non.

In prima fila si poteva scorgere la famiglia di Will: suo marito Henry, i suoi due figli Lana e Luis, e altre due donne dagli occhi arrossati ma dall'aria particolarmente austera. In settima fila, invece, v'era la squadra dei moderni guardiani, inconsolabili sebbene non tutti stessero piangendo con gli occhi. Kyle sembrava sereno, non particolarmente disperato, ma Sydney, seduto al suo fianco, continuava ad asciugarsi gli occhi e a tirare sul col naso, a volte entrando persino in apnea per evitare di piangere, ma le lacrime continuavano a fuoriuscire come avessero una vita propria. Intenerito da quella vista, Kyle allungò la sua mano su quella del biondo. Sydney sorrise e la strinse, ma poco dopo tornò a piangere e il moro lo accolse sulla sua spalla, lasciandolo sfogare.

Lydia, invece, con occhiali da sole enormi, sembrava impassibile a ciò che stava assistendo, se non fosse stato per due righe di lacrime che le percorrevano le guance; così come Skylar continuava a guardare altrove con gli occhi arrossati, abbracciato da Cordelia e Tyler, invece, continuava ad asciugarsi le lacrime con la mano libera, mentre con quella occupata stringeva la mano di Lilian, anche lei commossa.

“Non ci posso credere” disse Skylar quando la cerimonia fu finita e dovettero mettersi in fila per fare le condoglianze alla famiglia.

“Basta parlarne, vi prego.” disse Lydia con un miagolio e Sydney la abbracciò da dietro, facendola quasi scoppiare a piangere ancora. E fu proprio con Sydney e Lydia che accadde qualcosa di strano. Dopo aver fatto le condoglianze alla famiglia inconsolabile della Vandom, Lydia e Sydney si trovarono difronte alle due donne dall'aria austera. Una era alta e magra con due occhi azzurri bellissimi e capelli biondi, l'altra leggermente più bassa dai capelli castani e occhi turchesi. Quando Lydia strinse la mano con la prima e Sydney con la seconda, tutti e quattro ondeggiarono, come colpiti da un grande potere.

“Tutto bene?” domandò Skylar.

“S-sì.” disse Lydia.

 

Dopo aver dato le condoglianze, i cinque ragazzi si raggrupparono in un cerchio non lontano dalla sepoltura della preside. Lydia vide la donna bionda lasciar cadere un fiore sulla bara e subito incamminarsi con la sua amica sottobraccio.

“È orribile.” tuonò Kyle “La Vandom aveva due figli poco più grandi di noi...” aggiunse.

“Nessuno l'ha obbligata a sacrificarsi, Kyle.” mormorò Tyler, passandosi una mano sotto l'occhio.

“Ho una nausea di tutta questa faccenda! Mi domando dove siano i vantaggi di essere un guardiano se non puoi neanche invecchiare con la tua famiglia!”

“Dai, Kyle.” disse Lydia, mettendogli una mano sul braccio per calmarlo ed infatti il moro annuì e respirò profondamente.

“Mi sento così in colpa... possiamo andare, per favore?” disse Sydney con la voce bagnata e gli occhi pronti per una nuova dose di pianto. L'unica cosa che Sydney avrebbe voluto in quel momento era abbracciare Kyle e baciarlo, ma sapeva di non averne il minimo diritto e questo lo faceva stare dieci volte peggio.

“Chi sta arrivando?” domandò Skylar, stringendo le palpebre per mettere meglio a fuoco e notare le due donne che si incamminavano verso loro cinque. Quando furono abbastanza vicine, le due donne si fermarono e solo quella con i capelli ondulati sorrise loro, mentre quella dai lunghi capelli bionde rimase seria e severa come durante il funerale.

“Salve, ragazzi. Forse avete sentito parlare di noi. Io mi chiamo Irma, e lei è Cornelia.” disse la donna.

“Irma e Cornelia? Le compagne di Will?” domandò Tyler, strabuzzando gli occhi.

“Esatto. Noi... ci chiedevamo se, per caso, un giorno di questi vi andrebbe di prendere un tè da me. Ci sono molte cose di cui parlare.” spiegò Irma.

“Certo.” disse Tyler e le due donne si allontanarono così come erano venute.

 

I sei ragazzi stavano tornando a casa, emotivamente distrutti da quel pomeriggio al funerale, quando il cuore di Kandrakar prese a illuminarsi vigorosamente, tanto che i ragazzi si rifugiarono in un vicolo. Senza neanche impartirne il comando, il cuore creò un portale che conduceva a Kandrakar ed i ragazzi vi saltarono dentro, mentre Cordelia disse loro che per questa volta avrebbe saltato la visita.

Arrivati a Kandrakar, i ragazzi notarono subito che la disposizione della congrega era ben diversa dalla solita: invece che una camera piatta con comode bolle argentate come poltrone, i ragazzi si ritrovarono al centro di un'arena.

“Vogliono lapidarci...” mormorò Skylar, stringendo i denti. Entrò l'Oracolo e sedette difronte ai cinque ragazzi, guardando severamente i loro volti.

“Guardiani. Quest'oggi Kandrakar vi richiama a giudizio.” annunciò l'Oracolo Lin e i cinque ragazzi si scambiarono degli sguardi allarmati. “Molti sono stati gli errori commessi da voi durante questa missione, e forse la parola errore non è neanche giusta, poiché avete volontariamente disobbedito al volere della congrega! Avete permesso a Vanessa di guarire, avete stretto un patto con Damien affinché loro potessero andarsene sani e salvi, il portale è stato aperto e uno di voi si è rivoltato contro la squadra intera!” spiegò, tuonando con severità.

“Ma...” iniziò Tyler, ma l'Oracolo alzò la mano, facendolo tacere.

“La congrega ha deciso di non togliervi i poteri, né di farvi retrocedere dall'incarico di Guardiani, almeno non così di punto in bianco. La prossima missione sarà per l'appunto strutturata con una prova dalla cui riuscita si concluderà se lasciarvi guardiani o meno.”

“Stiamo scherzando?” intervenne Lydia “Non eravamo noi i prescelti? Son tutte balle?” sbottò, lasciando che un forte mormorio si diffondesse attraverso la sala.

“Nessuno vi obbliga a prender parte a questa prova. Potreste rinunciarvi a priori.” annunciò l'Oracolo.

“Oh, vi piacerebbe!” rispose Kyle.

“Accettate, dunque?” .

“Accettiamo. Faremo il nostro solito lavoro e porteremo a termine la prova!” annunciò Tyler dopo una breve riflessione comune.

“Bene. Potete andare.” disse l'Oracolo. Davanti ai cinque ragazzi si riaprì il varco dimensionale che avrebbe condotto loro sulla terra, ma quasi chiamato da una voce inesistente, Tyler si voltò per caso, vedendo, seduta su un gradino dell'arena, una donna dai capelli rossi che era intenta a salutarlo. Il volto di Tyler si illuminò e sussurrò “Salve, preside Vandom!”

 

“Poverini, non sanno cosa li aspetta.” sospirò Cornelia, soffiando sulla tazza di tè prima di berne un sorso.

“Non essere così pessimista, Corny!” la schernì Irma, dandole un colpetto sul gomito, ma lo sguardo gelido di Cornela costrinse l'amica a tornare sui suoi passi e a rimanere in silenzio.

“Prima Taranee... poi Hay Lin... ora Will!” mormorò, con gli occhi lucidi.

“Hay Lin non è tecnicamente morta! Ha solo accettato il suo posto da Oracolo!” la corresse Irma.

“Chi l'avrebbe mai detto che saremmo rimaste solo io e te?” sorrise la donna bionda, guardando la sua amica con molta malinconia.

“E rimarremo solo io e te per molto tempo! Will non si è mai voluta allontanare da Kandrakar; noi due, invece...”

“Appena Taranee è rimasta uccisa in quell'imboscata non riuscivo neanche a utilizzare i miei poteri senza sentirmi in colpa! Dovevo andarmene, Irma! Altrimenti sarei impazzita.”

“Lo so, Corny! Non volevo rimproverarti, e poi ho rifiutato il ruolo anche io, ricordi?” disse, sorridendole.

“Spero solo che a loro vada meglio di come sia andata a noi! Tutti e cinque mi ricordano tanto noi alle nostre prime missioni, e ciò mi terrorizza!” spiegò Cornelia, abbracciandosi.

“Sembra che i destini delle guardiane sia di impazzire o morire.” annuì Irma “Ma confido in quei ragazzi! Hanno qualcosa di speciale che a noi è poi venuto a mancare!”

 

“Non è minimamente giusto! Loro hanno scelto e c'hanno presentato il ricatto già bello pronto e ricamato! O non fate i guardiani o li fate a modo nostro! Cos'è, un contratto?” si lamentava Skylar, sbracciandosi.

“Avranno i loro motivi, Sky! Motivi che noi non condividiamo.” rispose Lydia placidamente.

“Non hanno neanche menzionato il numero delle prove, Lydia! Potrebbero essere cento!” sbuffò Skylar.

“Saranno poche, e tu lo sai! Altrimenti dovesse presentarsi un altro pericolo chi li salverebbe?” domandò la rossa, rallentando poiché era arrivata a casa.

“Ci vediamo domani?” domandò Skylar, facendo spallucce. Sebbene l'indomani fosse domenica, i ragazzi avevano deciso di vedersi per fare colazione insieme, soprattutto perché l'ultima missione si era rivelata talmente dominante che sentivano di aver tralasciato un po' la loro amicizia.

“Io... ti va di entrare?” disse Lydia, facendo dondolare le chiavi. “Non voglio sembrarti un'approfittatrice ma...-e si bloccò, tirando su col naso - “...avrei davvero bisogno di piangere e se sono sola... vorrei che tu fossi con me.” spiegò, mordendosi le labbra e lasciando le lacrime sgorgare sul suo viso.

“Certo.” sorrise Skylar, abbracciando la ragazza ed entrando in casa insieme a lei.

 

Per tutto il tragitto di ritorno, Kyle e Sydney avevano spiccicato sì e no un paio di frasi a testa. Ora c'era il silenzio che si sovrapponeva fra i due ragazzi, ogni tanto interrotto dai sospiri e dai singhiozzi di Sydney, o dallo sfrigolare della sigaretta di Kyle.

“Perché continui a piangere?” domandò il moro, senza voltarsi.

“Mi sento così in colpa.” bisbigliò Sydney con un nodo alla gola che a mala pena gli impediva di parlare.

“Perché?”
“Perché non siamo stati bravi abbastanza.” spiegò.

“Non eri tu quello che stava scortando la Vandom.” ribatté Kyle, bruscamente. Ferito da quella risposta, Sydney volse gli occhi al cielo e si asciugò la lacrima all'angolo dell'occhio, deciso di non parlare più con Kyle per tutto il tragitto. Se Kyle non voleva dimostrarsi empatico, allora Sydney avrebbe evitato ogni tipo di contatto... ma ecco che un'idea balenò nella testa del ragazzo, seguita dalla parola empatia.

“Non è colpa tua...” mormorò, capendo che Kyle era parecchio in collera con se stesso.

“Sì che lo è!” sbottò, fermandosi di colpo “Io vi ho rallentati, mi sono trasformato in un vampiro, ho minacciato di uccidervi e non sono neanche riuscito a proteggere la Vandom nonostante abbia vissuto quasi una settimana con Vanessa!” replicò, con gli occhi che lampeggiavano di rosso.

“Ma sei tornato, questo è quello che conta.” rispose Sydney.

“Davvero? Non sembrerebbe!”

“Se ti stai riferendo alla nostra rottura...”
“Sì, mi sto riferendo a quello! Cosa credi, Syd, che non senta che io ti piaccio ancora? Lo vedo come mi guardi, come ridi alle cose che dico, come mi cerchi quando sei triste e come il tuo corpo freme ogni volta che lo tocco; non sono scemo e in questo anno e mezzo ho imparato a conoscerti molto bene! Quello che non capisco è perché tu abbia deciso di lasciarmi!”

“Non voglio sentirmi più così debole.” miagolò Sydney, non avendo il coraggio di guardare Kyle in faccia. Il moro annuì, aspirando un ultimo tiro dalla sua sigaretta per poi farla cadere sul marciapiede e schiacciarla con la punta della scarpa. Erano arrivati davanti a casa del biondo e i due si fermarono, guardandosi per qualche secondo e poi partendo per due direzioni diverse, senza neanche salutarsi.

“Mamma?” disse Sydney, entrando in casa. Vela entrò nell'ingresso con il grembiule e i guanti da forno alle mani, ma quando vide il figlio in quello stato si avvicinò a lui e lo abbracciò a lungo, consolandolo.

“Va tutto bene, tesoro.” continuava a ripetergli.

 

Con gli occhi ancora arrossati, Tyler prese a rovistare nelle tasche del giubbotto fino a quando non tirò fuori il mazzo di chiavi per aprire la porta di casa propria. Alzò lo sguardo e trasalì, vedendo una figura ergersi a pochi metri da lui, e subito rassicurandosi quando vi riconobbe Lilian.

“Ehi!” disse Tyler.

“Ehi. Sei andato via con i tuoi amici prima che potessi dirti qualcosa.” disse la bionda.

“Dimmi pure” disse il rosso, passandosi la mano sulle guance per asciugare i residui di lacrime.

Lilian aprì bocca un paio di volte, ma nessun suono uscì dalla sua bocca, tanto che lei iniziò ad arrossire e poi, con gli occhi altrove, disse “Non dirò niente a nessuno. Il vostro segreto è al sicuro.”

“Grazie.” rispose il rosso, facendo per entrare.

“No, Tyler. Aspetta...” sospirò Lilian, prendendo la mano del ragazzo nelle sue “Io... non sono brava con queste faccende dei sentimenti e delle emozioni! Mi danno fastidio, mi fanno sudare le mani!” confessò, mordendosi la lingua prima di poter controllare il flusso di parole che le usciva dalla bocca.

“Io non...”
“Mi piaci, Tyler Powerth!” confessò, chiudendo gli occhi come dovesse subire un'iniezione dolorosa.

“Credevo ti piacesse Sydney!”

“Tu mi piaci di più.” mormorò, guardando altrove e lasciando andare la mano del ragazzo.

“Wow...” rispose Tyler, passandosi una mano fra i capelli. “Posso baciarti?” domandò, corrugando la fronte.

“Solo se non mi sbavi il lucidalabbra!” sorrise Lilian, avvolgendo le braccia attorno al collo del rosso e lasciandosi baciare.

 

Damien si svegliò e vide Vanessa osservare il paesaggio di Roma dalla finestra della camera d'albergo che aveva prenotato la notte prima. La donna continuava a pettinarsi i capelli e a canticchiare una strana filastrocca, ma il paesaggio notturno della città la rapiva e sembrava proiettarne la mente altrove, ad anni luce di distanza.

“Cosa c'è, tesoro?” domandò Damien.

“Io sapevo già tutto. Avevo previsto tutto.” spiegò Vanessa, sorridendo e prendendo a leccarsi i denti.

“Non capisco,” disse Damien, alzandosi e avvicinandosi a lei “Cosa sapevi?”

“Tutto tutto!” rise, portandosi una mano alla bocca “Il tuo tradimento, la chiusura del portale, re Draven bloccato nell'altra dimensione per sempre... avevo già visto tutto! Ogni singola mossa, ogni singola parola era già stata proiettata nella mia mente, ed io sapevo cosa dovevo fare per aver salva la pelle! Con la morte della Chiave, re Draven non potrà punirmi. Lo so, altrimenti lo vedrei! Siete stati tutti i miei piccoli burattini, dai guardiani a Rider e gli altri, fino a te, tesoro mio!” rise, baciandolo sulle labbra.

“E adesso dove andremo, tesoro?” domandò Damien, baciandola sul collo.

“Mi piacerebbe rimanere qui per un po'.” rispose, sorridendo alla vista della Roma notturna.


Carissimi e carissime, 
con questo capitolo termina la terza missione della squadra. Spero vivamente vi sia piaciuta perché mi sono impegnato molto nella sua stesura e nella sua resa. 
TSKLS riprende dopo Pasqua con la quarta missione! Vi aspetto numerosi.
Un abbraccio,
The_Lock

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Capitolo 44
*** 4.1- Missione 4: The Void ***


4.1  Missione 4: The Void

 

Il vicepreside Brown controllò la lista ancora una volta, successivamente la firmò e la consegnò al bidello affinché l'appendesse sulla bacheca vicino al suo ufficio. Dopo la scomparsa della Vandom, il vicepreside aveva scoperto che un desiderio nascosto della preside era quello di garantire ai ragazzi più meritevoli un'esperienza all'estero di circa un quadrimestre, e fu per questo che, con l'aiuto dei fondi regionali, il vicepreside decise che sarebbe stata una buona idea accontentare le ultime volontà della ex Preside. Non incontrando particolari opposizioni da parte del consiglio scolastico e dei genitori in generale, il vicepreside- con l'aiuto di alcuni professori e segretarie -stilò una lista di venti studenti fra i più meritevoli che avrebbero vinto il viaggio studio a Bluebeech, una città a più di cinque ore d'aereo di distanza; ma il campus omonimo avrebbe era uno dei più facoltosi dell'intero Paese e di certo qualsiasi studente fra quelli scelti sarebbe stato felice di ottenere quel privilegio. O forse no?

“COOOOOOOSA?” urlò Lydia, guardando il foglio e piantandoci un'unghia verde prato all'altezza del proprio nome che era addirittura il primo di tutto l'elenco.

“Che succede?” domandò Kyle, arcuando le sopracciglia.

“Vado a Bluebeech!” urlò, saltellando sul suo posto, per poi calmarsi e sventolare una mano vicino al volto, come per farsi aria “Non che dubitassi! Ma non sapevo di essere la più brava di tutta la scuola!” confessò, abbracciando l'amico.

“Wow, una sensazione che non conoscerò mai, vero?” domandò Kyle, accarezzandole la schiena. “Chi altri viene con te?” domandò il moro.

“Non lo so, non ho controllato.” spiegò, sospirando e sorridendo ancora. Un fiume di persone s'era ormai coagulato vicino al foglietto, e fu difficile per chiunque cercare di leggere qualcosa a causa della lunga fila di teste e di capelli che coprivano la carta. Lydia e Kyle videro uscire dalla folla Sydney e Skylar che, sconvolti come dopo una rissa, ebbero due reazioni ben differenti. Sydney sorrise e corse ad abbracciare Lydia, ed insieme iniziarono a cantare: “Andiamo a Bluebeech, andiamo a Bluebeech!”; mentre Skylar, pallido di rabbia, cominciò ad imprecare.

“Com'è possibile che io non sia finito in quella lista? Ho la media dell'8.7!” tuonò.

“Consolati, amico! Saremo io, te e Tyler.” lo consolò Kyle, dandogli delle pacche sulla spalla.

“Un corno! Io mi meritavo questo viaggio studio!”
“Dai su, Sky, non fare così! Ti invieremo una cartolina!” scherzò Sydney, e il bruno, di risposta gli fece il dito medio.

 

“Aspetta!” disse Lilian, staccandosi dalle labbra di Tyler. I due avevano trascorso buona parte delle vacanze a baciarsi nella camera dell'uno o dell'altra, ma adesso i due erano nascosti nello sgabuzzino dei bidelli e stavano baciandosi ormai da molti minuti, quando Lilian decise di interrompere le loro smancerie.

“Che succede?” domandò Tyler, aggrottando la fronte.

“Io... sono stata selezionata per andare a Bluebeech.” spiegò, facendo una smorfia.

“Ma è fantastico!” esultò Tyler, baciandola di nuovo, ma Lilian lo allontanò dolcemente e sbuffò, fortemente combattuta su quello che doveva dire.

“Se vuoi non vado.” spiegò.

“Scherzi? Perché non dovresti?”

“Perché stiamo insieme da così poco e adesso devo passare ben quattro mesi lontano da te...” mormorò, aggrottando la fronte.

“Non ti preoccupare! Potremo sentirci con delle telefonate e dei messaggi! E poi, ehi...- disse, facendole l'occhiolino -posso sempre teletrasportarmi creando un varco da qui a Bluebeech!” propose, riuscendo a provocare in lei un sorriso.

“Un giorno mi spiegherai meglio tutta questa storia di Kantrakarm.”

“Kandrakar.” la corresse, e lei fece spallucce. I due si baciarono ancora per qualche minuto, poi la campanella suonò, interrompendo entrambi che si guardarono con un sospiro ed uscirono dallo sgabuzzino.

“Ty! Vuoi sapere la magnifica notizia?” disse Lydia, correndo dall'amico per poi intravedere Lilian alle sue spalle che usciva dallo sgabuzzino. La rossa inclinò leggermente il capo, mentre i suoi occhi verdi rimbalzavano da Tyler a Lilian e viceversa, fino a quando, spalancando le palpebre, rimase a bocca aperta e leggermente sconvolta.

“Ora devo andare. Ciao.” disse Lilian, baciando Tyler sulla guancia e incamminandosi verso l'aula di chimica.

“Allora? Qual è la magnifica notizia?” domandò il rosso, sorridendo fino alle orecchie.

 

“TU E LILIAN?” urlò Sydney, facendo ricadere la forchetta nel piatto.

“Oddio, neanche mi fossi fidanzato con un demone!” sbuffò Tyler, continuando a punzecchiare il cibo con la sua forchetta, improvvisamente inappetente.

“Quella m'ha quasi stuprato!” sussurrò il biondo, avvicinando la sua bocca all'orecchio di Tyler.

“Non è vero! Sei il solito esagerato.” tagliò corto il rosso “Però... ti prego! Anche Lydia lo sa... o lo sospetta... anzi no, conoscendo Lydia lo sa per certo, ma l'ho detto prima a te perché di solito sei il più gentile e vorrei che mi aiutassi a far sentire Lilian a suo agio!” spiegò, assumendo il tono da supplica. Sydney sospirò e alla fine annuì, alzando gli occhi al cielo. Poco dopo, infatti, al tavolo si unì il resto della squadra, più Cordelia, Banquo e Lilian. Kyle e Skylar, ignari ancora della notizia, si scambiarono degli sguardi allarmati, ma una gomitata di Sydney ad entrambi li richiamò all'ordine.

“Skylar, mi sono sorpreso di non aver letto il tuo nome sulla lista.” spiegò Banquo.

“Già non dirlo a me!” rispose il bruno.

“Io so chi ti ha soffiato il posto.” disse Lilian, iniziando a frugare nella sua tracolla e tirando fuori un fascicolo abbastanza sottile. “Ho controllato la lista per vedere chi fossero le altre persone a dover dividere Bluebeech con me, e questo nome proprio non ricordavo mai di averlo sentito! Allora sono andata dal vicepreside e ho chiesto chi fosse questo Dylan Nuances e ho scoperto che si è trasferito insieme alla sorella gemella Vyvyen questo semestre. Siccome la media di Dylan è molto alta, il vicepreside ha quindi deciso di inserirlo in questo progetto scartando... te!” disse Lilian.

“Lo ammazzo!” annuì Skylar, facendo spallucce.

“Come hai ricevuto tutte queste informazioni?” domandò Kyle, guardando Lilian con sospetto “L'hai minacciato?” domandò, ricevendo un'altra gomitata da parte di Sydney.

“Sono la direttrice del giornalino! Tutte le porte sono aperte per me.” spiegò Lilian.

“Ragazzi, non sono loro Dylan e Vyvyen?” domandò Banquo, indicando con la forchetta l'entrata della mensa. Contro ogni norma della buona educazione, tutti i ragazzi che davano le spalle all'entrata si voltarono, mentre i restanti allungarono il collo per vedere meglio. In effetti, due ragazzi si stavano facendo strada nella folla: Dylan alto e con il fisico atletico, aveva i capelli color corvino e due occhi viola, mentre Vyvyen, anch'essa più alta della media e con un fisico ben costruito, aveva occhi che tendevano al giallo e una cascata di boccoli biondi. I due fratelli lanciarono uno sguardo ostile verso il tavolo, puntando gli occhi un po' su tutti, e proprio mentre gli occhi viola di Dylan si poggiarono su quelli castani di Tyler, il rosso sentì il cuore di Kandrakar frizionare d'energia.

“Oh mio dio!” mormorò il rosso, sconvolto. Capendo al volo, Lydia fece cadere la propria forchetta e si rivolse a Banquo, chiedendogli di andare a prendere un'altra forchetta.

“O-ok.” rispose il ragazzo e la rossa gli sorrise.

“Che c'è?” domandarono tutti contemporaneamente, allungando il loro collo per avvicinarsi a Tyler così da impedirgli di urlare troppo.

“Sono gli altri Guardiani!” sussurrò.

 

“Già li odio.” ruggì Kyle, camminando lungo il corridoio insieme agli altri cinque.

“Ci dobbiamo presentare?” domandò Tyler, aggrottando la fronte.

“Sì, qualcosa tipo 'ciao siamo noi i veri Guardiani, ora levatevi dal caz..' potrebbe andare.” rispose Skylar, torvo non solo della notizia di Bluebeech, ma anche dell'ironia secondo la quale adesso i nuovi Guardiani abitavano non solo nella stessa città, ma addirittura andavano alla stessa scuola.

“Vi prego, l'ultima cosa che voglio è una faida!” sbottò Sydney. I ragazzi uscirono, quindi, dall'istituto, uno con un malumore peggiore dell'altro, quando videro che i due fratelli li stavano aspettando all'uscita della scuola, poggiati su una macchina che, evidentemente, era la loro.

I due gruppi si avvicinarono e si fissarono a lungo con uno sguardo indagatore. Alla fine, fu Dylan a parlare per primo.

“Guardiani. Mi chiamo Dylan e sono il guardiano dell'Ombra.” spiegò, stendendo il braccio e porgendo la mano per una stretta. La voce del ragazzo era risuonata particolarmente profonda e rauca, ed il suo sguardo, tutt'altro che amichevole, incuteva un certo timore ai sei ragazzi dell'altra squadra.

“Io sono Vyvyen, guardiana della Luce.” spiegò Vyvyen, abbozzando un sorriso e stendendo anche lei il braccio. Al contrario del fratello, Vyvyen s'era da subito dimostrata particolarmente amichevole, sebbene era evidente che cercasse di tenere determinate distanze dall'altra squadra. A turno, l'altra squadra si presentò, aggiungendo al nome proprio l'elemento a cui erano stati assegnati, ed i due fratelli sembrarono davvero molto interessati a quelle informazioni che non staccarono mai gli occhi dai loro colleghi.

“Io, invece sono Cordelia.” spiegò la mora, tendendo la mano ai due. Dylan la strinse con poca sicurezza ed alzò un sopracciglio, sapendo che in realtà i guardiani dovevano essere solo in cinque, non si spiegava la presenza di un sesto elemento.

“Ah, no! Non sono una guardiana.” specificò Cordelia “Sono solo una... collaboratrice.” specificò, sorridendo, senza venir ricambiata.

“Sia chiaro, Guardiani. Non ci tratterremo dal vincere.” spiegò Dylan con voce minacciosa.

“Sarà più divertente, allora.” ringhiò Kyle.

“Che vinca il migliore, allora.” disse Vyvyen.

“No, sorellina, non dire così. È poco educato escluderli a priori.” sorrise Dylan, e successivamente i due entrarono in macchina e partirono, scomparendo dietro l'angolo.

 

“Lo uccido, lo resuscito e poi lo uccido di nuovo!” sbottò Kyle, incamminandosi insieme agli altri.

“Calmiamoci. È evidente che voleva provocarci.” spiegò Lydia “Ma noi siamo superiori, sia d'esperienza che di fattore numerico, quindi non abbiamo molto da temere.” aggiunse, cercando di calmare i suoi amici irrequieti.

“Che poi che poteri sono la luce e l'ombra?” domandò Cordelia, aggrottando la fronte.

“Hanno preso gli elementi sfigati, è ovvio.” tagliò corto Skylar.

“Ragazzi, calmiamoci! Non sappiamo neanche quale sarà la prova di Kandrakar quindi è inutile pensarci troppo.” sospirò Tyler.

“Che ne dite di una cioccolata calda?” propose Cordelia, e tutti e gli altri ragazzi annuirono.

“Già che ci sono, vi dovrò dire una cosa.” confessò Tyler, pensando alle reazioni di Skylar, Kyle e Cordelia nei riguardi della relazione sua e di Lilian.

 

Passò una settimana senza che ci furono notizie da Kandrakar o ulteriori discussioni con Dylan o Vyvyen, ma i ragazzi continuavano sempre a tenere d'occhio quei due fratelli, neanche fossero stati loro l'obiettivo della quarta missione.

“La cosa che mi da i brividi è che mi ricordano troppo Olivia, Felipe e Nicholas.” spiegò Skylar, ricordando la seconda missione e gli encantados che si erano celati nella loro forma umana. I ragazzi avevano deciso di accompagnare Lydia e Sydney all'aeroporto, così da potersi godere quegli ultimi momenti con i loro amici, prima di una separazione lunga quattro mesi.

“Non ci credo. Sto per partire.” sospirò Lydia, mordendosi le labbra.

“Hai preso tutto?” domandò suo padre Stephan. “Caricabatteria? Spazzolino? Pigiama? Fon?”

“Perché dovrei portarmi il fon in viaggio?” chiese Lydia, sorridendo al padre.

“Non so. Io ho il mio fon speciale, magari ne hai uno anche tu.” disse, facendo spallucce e facendo ridere la ragazza. Qualche metro più in là, la famiglia Waterline era intenta ad abbracciare il figlio e sembrava davvero decisi a non lasciarlo più andare.

“Mamma! Devo salutare anche gli altri.” disse Sydney.

“Lo so.” rispose Vera con tono greve “Ma... ci mancherai!” spiegò, sull'orlo del pianto.

“Sono quattro mesi, mamma!”

“Tranquillo Syd! Tua madre ti chiamerà solo dieci volte al giorno.” scherzò il padre, riuscendo a far sorridere anche la madre, oltre che il figlio.

“Uh, c'è Kyle!” disse Vela, alzando il braccio per salutarlo.

“Mamma! Lo sai che ci siamo lasciati!” bisbigliò, facendole abbassare il braccio.

“No, Syd! Tu hai lasciato lui!” rispose la madre “E comunque rimarrà uno dei miei preferiti per molto tempo!” annuì, facendo spallucce.

 

“Non sapevo ti portassi l'intera casa.” scherzò Skylar, vedendo le tre valigie di Lydia.

“Se mi perdono i bagagli tirò giù l'aeroporto!” annunciò la ragazza.

“Ci mancherete tantissimo.” disse Tyler, leggermente triste.

“Anche voi!” rispose Sydney, dandogli un colpetto sulla spalla.

“Tanto ci vedremo ogni volta per venirvi a prendere e andare a Kandrakar o completare la missione!” disse Kyle che odiava quei lunghi saluti poiché lo mettevano parecchio a disagio. Una voce metallica parlò all'interfono ed annunciò che il volo per Bluebeech sarebbe partito a breve ed invitava tutti a dirigersi al Gate.

“Fate i bravi.” disse Skylar, abbracciando i sue due amici ed anche Lilian, sapendo di metterla in imbarazzo.

“Scriveteci appena atterrate!” rispose Tyler, abbracciando a lungo Lydia e Sydney e poi prendendo a baciare Lilian davanti agli altri.

“Eravate i miei preferiti!” miagolò Cordelia, abbracciando i due ragazzi contemporaneamente, mentre Kyle e Skylar si scambiarono degli sguardi divertiti. Kyle abbracciò a lungo Lydia, per poi baciarla sulla guancia e dirle che gli sarebbe mancata, e quando dovette salutare Sydney, si accontentò di un cenno del capo e nient'altro, lasciando il biondo parecchio interdetto. E così, Lilian, Lydia e Sydney presero le loro valige e si allontanarono, voltandosi solo una volta prima di sparire dietro l'angolo e salutando tutti con un ampio gesto della mano.

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Capitolo 45
*** 4.2- Acantha ***


4.2- Acantha

 

Il campus di Bluebeech era spettacolare come Sydney e Lydia se l'erano immaginato. Un grosso istituto centrale dove erano locate tutte le aule e gli uffici dei professori principali, mentre altre costruzioni erano sparse per tutto il campus tappezzato di un perfetto prato all'inglese e delle altissime palme che facevano male al collo solo a guardarle. Il campus si estendeva per una superficie tale da essere considerata una frazione della città, con i suoi dormitori capaci di garantire l'ospitalità a più di trecento fra ragazzi e ragazze.

“È un sogno!” sussurrò Lydia, mentre la guida stava elencando tutti i tipi di laboratorio presenti all'interno del campus, da quello di cinema a quello di musica e quello di nuoto.

“Sentito, Sydney? C'è il club del nuoto! Perché non ti iscrivi?” domandò Lydia, tirandolo per la manica della camicia.

“Non so.” rispose lui, facendo spallucce.

“Oh avanti! Vedresti un sacco di fustacchioni in costumi talmente aderenti!” scherzò, facendo ridere il biondo e richiamando l'attenzione di un ragazzo alto che dava dapprima loro le spalle, e successivamente alla battuta della ragazza, si voltò per guardare entrambi con un certo rimprovero nello sguardo. Era Dylan.

“La parte interessante è lì!” sussurrò Lydia, indicando la guida, e Dylan si voltò ancora, provocando un'altra risata di Sydney, questa volta imitato dalla rossa.

Il gruppo si mosse ancora, capeggiato dalla guida, dal preside del Bluebeech campus e dal vicepreside Brown con il quale aveva intavolato un lungo discorso su qualche argomento. Mentre camminavano per il campus, i ragazzi del Bukowski High School non poterono non sentirsi osservati dal centinaio di studenti che, seduti sul prato o affacciati alle finestre, sembravano mangiare con gli occhi ogni singolo studente del liceo. Non che a tutti dispiacesse. Lydia, in effetti, era oltremodo lusingata da quegli sguardi e adorava condividere qualche pensiero con Sydney, cercando di mantenere una certa distanza dal biondo così da non sembrarne la ragazza.

“Ed infine, questa sera, ci sarà una festa di benvenuto!” annunciò il preside e il lungo scroscio di applausi che seguì, arrivò attutito alle orecchie di Lydia che, affascinata da un particolare giovane, si era persa a guardarlo giocare col frisbee.

 

“Stasera faremo qualcosa, altrimenti mi sentirò un irrimediabile sfigato!” disse Skylar.

“Amico, ti rendi conto che sei nello spogliatoio e non giochi nemmeno a football?” osservò Kyle, togliendosi la maglia e poi piegandosi per slacciarsi le scarpe.

“Sì. ok. Wow!” rispose sarcastico Skylar “Dai, una serata solo uomini!” piagnucolò il bruno, giungendo le mani davanti a Tyler.

“Va bene! Basta che non includi altre ragazze! Sono fidanzato!” rispose il rosso, togliendosi la maglia e rivelando la lunga cicatrice sul petto, resto della ferita di Damien quando provò a strappare il cuore del ragazzo. Skylar sussultò visivamente, e Tyler se ne accorse, aggiungendo con tono stanco che entro un mese o due la cicatrice sarebbe addirittura svanita.

“Anche a me sta bene uscire senza altre ragazze! Non mi piacciono.” sorrise Kyle, sfilandosi i pantaloni ed indossando quelli della squadra.

“Potremmo... potremmo uscire e voi due mi farete da spalla così che io possa cercarmi una fidanzata!” sorrise Skylar.

“Ok. Lo dico a Banquo?” domandò Kyle e gli altri due annuirono.

“Serata fra soli uomini! Da quanto tempo non ne facciamo una?” sospirò Skylar.

“La facevamo ogni volta che Lydia non voleva uscire.” tagliò corto Tyler, aggrottando la fronte e distruggendo l'entusiasmo dell'amico.

 

“Bevete!” disse Lilian, portando due cocktail rispettivamente a Lydia e a Sydney.

“Uno è veleno e l'altro l'antidoto?” domandò Lydia, cercando di sovrastare il suono della musica per riuscire a parlare. Sydney scoppiò a ridere, ma prese entrambi i cocktail e ne porse uno alla rossa.

“Grazie Lilian!” le urlò all'orecchio.

“Consideratelo un segno di pace! Ora sto con Tyler e voglio seppellire l'ascia di guerra!” spiegò la bionda. Sydney e Lydia si guardarono, fecero collidere i bicchieri e fecero un brindisi a Lilian, facendola leggermente arrossire. Lydia prese Lilian per il gomito ed entrambe si diressero al bagno delle ragazze, lasciando Sydney da solo a fissare il grande falò allestito al centro del piazzale del campus. Era alto almeno tre metri e il calore era tale che chiunque sudava, tranne il biondo. Il ragazzo lasciò gli occhi vagare per le fiamme che serpeggiavano lungo i legni secchi, ignorando la musica, quando sentì una voce alla sua destra.

“Ti piace il fuoco?” domandò un ragazzo. Sydney si voltò e vide un bellissimo ragazzo. Era alto e dalla muscolatura ben definita, gli occhi verdi e dei capelli scuri come il carbone. Il biondo sorrise, imbarazzato e non sapendo cosa dire.

“Mi chiamo Nick.” disse il ragazzo, allungando la mano e stringendo quella fredda del biondo. “Sei del Bukowski?”

“Sydney.” rispose il biondo, ed insieme intavolarono un breve discorso grazie al quale Sydney scoprì che Nick era amante della buona musica- ed infatti non riusciva a ballare le note della musica da discoteca -era Bilancia e il suo colore preferito era l'azzurro. Lydia e Lilian ritornarono, e gli occhi di Lydia si spalancarono appena riconobbero in Nick il bel ragazzo che aveva visto prima, durante la visita del campus.

“Ti va se ci allontaniamo? Questa musica mi dà alla testa.” disse Nick all'orecchio di Sydney.

“Ehm... ok.” rispose il biondo, e Nick lo prese per il polso e si allontanò con lui.

“No! Non può essere gay!” rispose Lydia, sospirando.
“Adesso sai cosa si prova.” disse Lilian, facendo spallucce. “Dai, cerchiamo un altro ragazzo!” disse dando una pacca sul sedere della rossa e accompagnandola al centro della pista.

 

“Veramente ci siamo rinchiusi in un pub a guardare una stupida partita di football?” domandò Skylar, reggendosi la testa fra le mani.

“Sssht!” risposero in coro Tyler, Kyle e Banquo con gli occhi fissi sullo schermo.

“Siete terribilmente noiosi!” ribatté Skylar, prendendo a tamburellare le dita. “Kyle, dammi una sigaretta.” disse il bruno.

“Ma tu non fumi.” rispose il moro, staccando gli occhi solo per un secondo dalla tv.

“Lo so. Ma potrò rimorchiare con la scusa dell'accendino, no?” rispose. Kyle fece spallucce e tirò fuori il pacchetto delle sigarette, passandolo al ragazzo.
“Sai come funzionano?” domandò Kyle, facendo ridere Banquo e Tyler.

“Spero che la tua squadra perda dodicimila a zero!” fu la risposta di Skylar, prima di prendere il cappotto, pronto per uscire, quando Tyler si strinse una mano al petto, aggrottando la fronte. Kyle e Skylar si pietrificarono, davanti a quella mossa, ma il rosso ricambiò loro uno sguardo sereno, annunciando solamente che “Dovevano andare.”

“Dove?” domandò Banquo, distogliendo gli occhi dallo schermo.

“Ehm... coprifuoco. I nostri genitori sono molto ansiosi, ultimamente.” disse Skylar, sorridendo.

“Ma sono le nove e mezza!” protestò Banquo, dando un'occhiata veloce all'orologio.

“Molto. Molto ansiosi.” ripeté Skylar.

 

Lydia continuava a ballare, catalizzando su di sé l'attenzione di una gran parte dei ragazzi del campus. Era sensuale, elegante e, cosa che la rendeva ancora più eterea, ballava da sola, senza un compagno che le girasse attorno che potesse offuscarne la grazia. Unì le mani e sollevò le braccia sulla testa, mentre con il suo bacino ondeggiava dolcemente al ritmo della musica, lasciando tutti i ragazzi a bocca aperta, causando qualche lite fra quelli già fidanzati che non riuscivano a distoglierne lo sguardo.

La rossa aprì gli occhi, sorrise nel vedere Sydney che parlava appoggiato ad un albero con Nick vicino, qualche minuto ancora e avrebbero finito per baciarsi; si voltò e vide Dylan che armeggiava, annoiato con un bicchiere semivuoto, e quasi si sentì triste per lui, se non fosse che una strana sensazione si impadronì di lei, come del biondo e del moro.

I tre si scambiarono uno sguardo. Lydia smise di ballare e prese Lilian per il polso, allontanandosi dalla pista da ballo, subito raggiunta da Dylan che vuotò il bicchiere in un sorso solo e Sydney che, dopo una semplice scusa, si allontanò da Nick.

I quattro ragazzi camminarono in silenzio fino a raggiungere un antro oscuro del campus, sotto un albero deserto dove non vi era l'ombra di nessuno studente. Poco dopo, un varco si aprì e Tyler, Kyle, Skylar e Vyvyen uscirono da quel portale, già con le divise di Kandrakar addosso.

Lilian salutò Tyler gettandoglisi al collo e baciandolo a lungo, riempiendolo di parole e di un riassunto non tanto breve, mentre il cuore permetteva anche agli altri tre guardiani di trasformarsi. La divisa dei due fratelli era nera e resistente come quella degli altri cinque ragazzi, ma avevano le loro modifiche personalizzate. Quella di Vyvyen aveva ricami gialli, il simbolo della Luce cucito vicino al cuore, due anfibi alti fino alle ginocchia, una gonna stretta che terminava all'altezza di metà coscia, una canotta con un ampio collo a U e due semplici guanti; in più i suoi capelli erano legati in una elegante treccia laterale. Quella di Dylan era più semplice: pantaloni, scarponi ed una maglia che terminava a dolcevita. I ricami della sua divisa erano tutti viola, ed il simbolo del suo potere, le Ombre, era cucito vicino al cuore.

“Pronti per andare?” disse Tyler, e tutti obbedirono.

“Fate attenzione!” disse Lilian.

 

A Kandrakar, i guardiani furono accolti dall'Oracolo e basta. Né Taranee, né Will erano presenti in quella sala, ma solo Hay Lin con la sua solita aria assorta e meditabonda.

“Guardiani, vi ho convocati per illustrarvi la vostra prossima missione.” disse l'Oracolo.

“Pensavo fosse una prova.” mormorò Lydia, aggrottando la fronte.

“Ed infatti verrete giudicati ed osservati per tutto il periodo necessario al compimento di questa missione. La squadra di Guardiani che porterà a termine la missione con il miglior risultato, continuerà il proprio compito di difesa dell'universo. Ma badate bene a non scontrarvi uno con l'altro. Kandrakar non approverebbe una condotta del genere. Per portare a termine questa missione, occorre innanzitutto la stretta collaborazione di tutti e sette i guardiani.” spiegò l'Oracolo, aprendo gli occhi solo alla fine di quel lungo discorso. Non sentendo obiezioni, l'Oracolo continuò “Dovrete andare sul pianeta Acantha ed indagare sull'epidemia che si sta diffondendo. Acantha era uno dei più floridi pianeti dell'universo, superiore alla Terra sotto molti punti di vista; un vero e proprio paradiso della democrazia e della modernità. Tutti gli abitanti di Acantha possedevano dei poteri magici, dai più semplici ai più potenti, ma da qualche settimana abbiamo perso tutti i contatti con gli abitanti del pianeta. Abbiamo inviato degli ambasciatori, ma solo uno di loro è tornato, ma il suo stato di shock ci impedisce di capire cosa sia successo.”

“Promettente.” mormorò Tyler, aggrottando la fronte. L'Oracolo mosse il braccio e aprì un portale verso il suddetto pianeta ed i ragazzi vi saltarono dentro.

 

Il paesaggio era tutto fuorché florido. Gli alberi erano spogli, le piante erano secche, la terra si sbriciolava sotto ogni passo ed un'insistente nebbia copriva, fitta come un mantello, la maggior parte del perimetro. I ragazzi si guardarono attorno per molto tempo, tendendo le orecchie e facendo attenzione ad ogni dettaglio, prima di decidere ed incamminarsi in una direzione non specifica.

“Lydia, puoi provare a parlare con le piante?” domandò Tyler. Lydia annuì ed accostò le orecchie al tronco dell'albero secco, ma nessuna parola uscì da quello scheletro di legno.

“Non mi pare questo sia un pianeta sviluppato.” mormorò Skylar, raccogliendo da terra dei sassi freddi come il ghiaccio.

“È come se qualcosa avesse succhiato via la vita da questo posto.” mormorò Vyvyen, mordendosi le labbra carnose.

“Vi viene in mente qualcosa che possa fare una roba del genere?” domandò Sydney, sentendosi a disagio in quel paesaggio spettrale.

“Non conosco creature capaci di eliminare la magia di un intero pianeta.” specificò Dylan.

“Continuiamo a camminare.” disse Tyler e gli altri sei ragazzi lo seguirono, continuando a guardarsi attorno alla ricerca di qualche indizio, ma trovandosi solo circondati dalla nebbia e dalla terra secca. Dopo un'ora, un timido sole, più piccolo di quello terrestre, sbucò dal cielo coperto ed asciugò l'atmosfera, sebbene la nebbia non si poté definire diradata. I ragazzi camminarono fino al punto più alto della collina, e quando arrivarono, si trovarono circondati solo da chilometri e chilometri di bosco morto e marcio.

“Siamo sicuri questo pianeta sia abitato?” domandò Sydney.

“L'Oracolo ha detto così.” sbottò Dylan, lasciando i cinque guardiani con una grande voglia di prenderlo a pugni in faccia.

“Chiederò al cuore.” intervenne Tyler, aprendo le dita della mano e aspettando che il cuore si palesasse sul palmo, ma dopo qualche secondo, il cuore ancora non compariva. “Che cavolo?” domandò il rosso, tastandosi il petto.

“Che succede?” domandò Lydia,

“Non vuole uscire. Ha... paura.” disse il rosso, e poco dopo sentirono un grottesco ululato provenire da qualche parte del bosco.

 

“Ok. Ci serve un piano!” disse Lydia, avvicinandosi a Kyle in cerca di qualche protezione.

“Direi di andare nella città più vicina... se ne è rimasta qualcuna.” disse Skylar.

“E come facciamo ad orientarci? Le piante sono morte, il Cuore si rifiuta di uscire...” ribadì Lydia.

“Posso... chiedere al vento.” disse Skylar, facendo spallucce.

“Ma se non si muove una foglia!” sbottò, sull'orlo dell'isteria. Dylan e Vyvyen si scambiarono uno sguardo spazientito, poi il ragazzo si inchinò per terra, poggiando una mano sul terreno. Immediatamente, tutte le ombre degli alberi ondeggiarono e poi si tesero come corde di violino, unendosi una all'altra, creando una rete d'ombra che si espandeva fino a perdita d'occhio.

“Ci sono persone a quasi dieci miglia da qui.” spiegò Dylan, alzandosi e pulendosi le mani dalla terra. Gli altri guardiani annuirono, leggermente impressionati da quell'azione, ma fin troppo orgogliosi per ammetterlo. I due fratelli si incamminarono, subito seguiti dagli altri cinque che, silenziosi come non mai, non osarono proferir parola per molto tempo; fu solo dopo circa mezz'ora che i ragazzi videro dei ruderi marcescenti sbucare all'orizzonte. La città si presentava in uno stato d'abbandono totale, sebbene l'architettura fosse diversa da quella terreste, con palazzi a cono dalla punta smussata, marciapiedi in marmo e molte costruzioni di vetro. Ma ora quel che rimaneva della città era polvere e crepe. I vetri erano resi opachi dalla polvere, alcuni palazzi erano crollati a causa dell'avanzata decadenza, le strade si spaccavano ad ogni passo e l'unica cosa che sembrava resistere era il marmo, sebbene fosse scalfito in più punti.

“Spettrale...” mormorò Sydney, guardandosi attorno.

“C'è qualcuno?” urlò Tyler, mettendo le mani a coppa vicino alle labbra così da amplificare il suono; ma nessuno rispose, se non una folata di vento che portava con sé polvere e pezzi di carta stracciata ed ingiallita.

“Che facciamo? Ci dividiamo?” domandò Kyle, grattandosi la testa.

“No, non mi piace questa storia. Restiamo uniti.” disse Tyler.

“Aspettate, ragazzi. Dobbiamo ragionare come dei rifugiati! È chiaro che qui è successo qualcosa, allora mettiamoci nei panni dei superstiti. Se davvero sono qui come ci ha detto Dylan, allora dove cerchereste rifugio?” domandò Lydia, premendosi le tempie.

“Durante un disastro naturale le persone si raccolgono in luoghi comuni molto ampi.” disse Skylar, facendo spallucce.

“Ma qui non è accaduto nulla di naturale, per quanto ne sappiamo.” intervenne Vyvyen, guardandosi attorno.

“Andate via!” sussurrò una voce sopra le loro teste. I sette ragazzi volsero gli sguardi e videro un uomo dalla lunga barba bianca e con un turbante di un viola scolorito che diceva loro di andare via, scacciandoli con il braccio quasi volesse allontanare delle mosche.

“Andate via! Non farete altro che attirarla qui!” disse, ancora, con un tono fortemente disperato.

“Signore, ma di cosa sta parlando?” domandò Tyler. “Siamo i guardiani di Kandrakar e siamo venuti qui per aiutarvi.” spiegò il rosso.

“Peggio per voi! Ma andate via!” urlò, un'ultima volta, prima che un ululato poco lontano da lì, fece vibrare tutte le finestre dei palazzi. “È troppo tardi. È già qui.”

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Capitolo 46
*** 4.3- Powerless ***


4.3- Powerless

 

I sette ragazzi si disposero a cerchio e si prepararono all'avvento di quella misteriosa creatura che aveva messo in ginocchio un intero pianeta. Non passò molto, infatti, prima che i ragazzi sentirono dei passi pesanti e graffianti, tanto che dei brividi corsero lungo le loro schiene.

“Eccolo!” disse Vyvyen, lanciando un raggio di luce che, veloce come un proiettile, mandò in frantumi la vetrina di un negozio, senza tutta via colpire la creatura.

“Cosa hai visto?” domandò Dylan.

“Era... una cosa nera!” spiegò Vyvyen, prendendo a tremare.

“Pronti ad attaccare!” disse Tyler, e tutti quanti rimasero in attesa di vedere la creatura, ma non dovettero aspettare molto prima di vederla avanzare verso di loro. Fu Lydia la prima ad accorgersene, e subito prese Kyle per mano perché talmente era spaventoso l'aspetto di quel mostro, che non era comparabile a nient'altro che avesse visto fino a quel momento.

“Scappiamo?” domandò Skylar. La creatura, in effetti, era parecchio mostruosa. Era una specie di uomo nero che camminava a quattro zampe: le braccia straordinariamente lunghe e le gambe più corte del normale; le mani lunghe e con degli artigli al posto delle dita; il volto scavato e nero come il carbone; i denti insolitamente lunghi ed aguzzi; orbite vuote e nere al posto degli occhi ed un naso quasi inesistente. Tutta la pelle del mostro era nera e opaca, mentre il suo corpo era magrissimo, tanto che si riuscivano a distinguere tutte le ossa, da quelle delle braccia a quelle della gabbia toracica, fino alle vertebre appuntite che spuntavano dalla pelle tirata della schiena.

La creatura avanzava, piantando i lunghi artigli dei piedi e delle mani nell'asfalto, e sebbene le sue orbite fossero vuote, tutti i ragazzi potevano giurare di sentirsi osservati da quel mostro terrificante.

“Attacchiamo.” disse Tyler, e subito Vyvyen sparò un altro raggio di luce, ma la creatura si dissolse in una nuvola di polvere nera e scomparve.

“Perché hai attaccato?” domandò Tyler.

“L'hai detto tu!” si difese Vyvyen.

“Intendevo attacchiamo insieme! Altrimenti avrei detto Vyvyen attacca tu!” spiegò, ma prima che il battibecco potesse continuare, la creatura apparve alle loro spalle, ruggendoli contro.

“VIA! VIA! VIA!” urlò Tyler, partendo verso il lato opposto, ma prima che potesse compiere due metri, la creatura gli si palesò davanti e lo colpì con un manrovescio, facendolo andare contro il palo della luce. Il mostro si avvicinò minacciosamente a Tyler, ma prima che potesse attaccarlo ancora, un globo infuocato lo colpì in pieno volto. La creatura scomparve ancora, per ricomparire solo qualche secondo dopo dietro Kyle- il moro unì i polsi, fletté i gomiti e produsse una lunga fiammata che direzionò sul volto della creatura, ma ella non parve sentirsi ferita da tale attacco, anzi, spalancò la bocca e fece come per ingoiare più fuoco possibile. Quando Kyle fu troppo stanco per continuare, però, in suo soccorso arrivarono Vyvyen e Dylan. La bionda colpì la creatura alla spalla, ma anche qui la pelle si dilatò, accogliendo la luce al proprio interno, mentre Dylan prese a produrre una fumata tossica nera come il carbone, che la creatura sembrò gradire come il resto degli altri attacchi.

La creatura scomparve l'ennesima volta e comparve alle spalle dei due fratelli. Colpì Vyvyen con noncuranza, spedendola contro una vetrina, e poi afferrò Dylan per le braccia, spalancando la sua enorme bocca nera. Sydney generò una sfera d'acqua che lanciò al mostro prima che egli potesse compiere quel bizzarro attacco, e successivamente la congelò, ma anche questa volta la pelle del mostro assorbì il ghiaccio e comparve alle spalle del biondo.

“SYDNEY!” urlò Skylar, ed il biondo sentì la presenza del mostro alle proprie spalle. Si voltò lentamente e il mostro lo afferrò per le braccia, ficcando i suoi artigli nei suoi muscoli e poi spalancando la bocca. Gli occhi del mostro da neri iniziarono a brillare di un verde spettrale, quasi ipnotizzando il biondo, e poi prese a risucchiare, spalancando ancora di più la bocca. Quasi subito, Sydney si sentì troppo debole anche per provare a controbattere. Gettò la testa all'indietro, quasi privo di sensi, per poi vedere il proprio corpo generare delle scintille azzurre che andavano a finire nello stomaco del mostro.

Un masso colpì la creatura al fianco, facendola volare via. Skylar e Kyle aiutarono Sydney ad alzarsi, ma il biondo era ormai svenuto e, a sorpresa di tutti, non indossava più la divisa di Kandrakar ma solo i suoi vestiti normali.

“Andiamo via!” disse Lydia, e Tyler aprì un varco che condusse tutti a Bluebeech. Quando la creatura si accorse che erano andati tutti via, allungò il collo e tornò a ululare.

 

I ragazzi ricomparvero nella camera di Sydney del dormitorio. Skylar e Kyle stesero il biondo sul letto, ed il bruno controllò con mani tremanti se il battito del biondo si sentisse, ed infatti così era. Sydney stava bene, stava solo dormendo.

“Che cosa diavolo era?” sbottò Kyle.

“Andiamo a Kandrakar...” seppe dire Tyler.

“Qualcuno farebbe meglio a rimanere con Sydney...” disse Lydia, ed i tre ragazzi volsero lo sguardo verso Kyle, il quale, impassibile, serrò la mascella e non proferì parola.

“Va bene, rimango io.” disse Skylar “Però aggiornatemi.” e gli altri annuirono, mentre Tyler apriva un varco verso Kandrakar.

Al centro dell'infinito, furono accolti nella stanza delle Stille. Taranee, guardiana delle magiche gocce di potere, guardava i globi con aria parecchio preoccupata, mentre anche Hay Lin sembrava turbata.

“Oracolo...” disse Tyler.

“È sparita la Stilla dell'Acqua.” disse Hay Lin con tono secco. Lydia notò altre due Stille che orbitavano insieme alle altre: una gialla con il simbolo della luce ed una viola con il simbolo delle ombre.

“Siamo stati ad Acantha ed un mostro ci ha attaccati. Ha afferrato Sydney e... è come se gli avesse mangiato la magia.” spiegò Tyler, grattandosi la testa. L'Oracolo annuì, meditabonda, e si avvicinò ai guardiani.

“C'è solo una creatura capace di assorbire completamente i poteri di qualcun altro. Si chiama Void. Fu creata dal nulla dall'Alchimista nel lontano 1400, ma qualcosa andò storto e Void iniziò ad assorbire i poteri dell'Alchimista fino a quando non lo divorò completamente. Fu necessaria l'azione dei guardiani dell'epoca, che collaborarono con altre streghe ed altri maghi molto potenti, e riuscirono a rinchiudere Void in un sarcofago e lo condannarono alla solitudine eterna dello spazio sconfinato. Ma evidentemente qualcosa deve essere andato storto e Void è atterrato ad Acantha... Fate attenzione, guardiani! Void è una bestia immune alla magia!” spiegò l'Oracolo, prendendo a passeggiare per la sala “Quando tornerete ad Acantha, non usate la magia: Void può avvertirla a chilometri di distanza. Una volta varcato il confine, allontanatevi immediatamente dal vostro luogo d'arrivo, cosicché la creatura non possa individuarvi subito.”

“E come facciamo ad ucciderlo?” domandò Dylan.

“Bé, sarà immune alla magia... ma non alle armi.” disse Lydia.

 

Sydney si svegliò, era parecchio stanco, ma un bisogno impellente era più forte di tutta quella stanchezza che lo sfiancava. Provò ad alzarsi ma ricadde pesantemente nel letto.

“Ehi, Syd! Come va?” domandò Skylar.

“Acqua...” mormorò, ed il bruno lo aiutò a bere da una bottiglietta d'acqua che il biondo svuotò in un sorso solo.

“Cosa è successo?” domandò.

“Quel mostro ti ha rubato i poteri, credo.” mormorò Skylar, pronto a consolare l'amico. Ma Sydney non fece una piega, mormorò qualcosa e tornò a dormire.

 

“Void? Che razza di nome è Void?” domandò Cordelia, camminando per i corridoi della scuola insieme a Tyler, Kyle, Skylar e Vyvyen.

“Si sarà rivoltato contro l'Alchimista appunto per il nome.” scherzò Skylar, facendo ridere i ragazzi.

“Mi spiace troppo non poter accompagnarvi in questa missione.” guaì Cordelia, abbassando lo sguardo.

“Tranquilla, non ti perdi assolutamente nulla!” disse Tyler.

“Vi siete fatti aiutare da un'encantada?” domandò Vyvyen, squadrando i tre ragazzi con aria di sufficienza, ma prima che qualcuno potesse rispondere, Banquo si avvicinò al gruppo di ragazzi, salutando tutti e soffermandosi su Vyvyen. Anche la bionda guardò con attenzione il ragazzo, sorridendogli a lungo prima di allungare la mano e presentarsi.

Per Kyle fu come guardare un incidente a rallentatore. Quello scambio di sguardi, quei sorrisi accennati...

“Allenamenti! Ci sono gli allenamenti.” disse il moro, non appena la campanella squillò, e prendendo Tyler e Banquo per le braccia, partì insieme a loro alla volta degli spogliatoi.

“Che lezioni avete adesso?” domandò Skylar.

“Io andrò a guardare gli allenamenti” confessò Vyvyen, arrotolandosi una ciocca di capelli.

 

Lydia sbadigliò coprendosi la bocca con la mano, sapendo che avrebbe solo scarabocchiato sulle pagine del quaderno dove, fra qualche minuto, avrebbe dovuto trascrivere le complicate formule di fisica che il professore avrebbe spiegato. Non era riuscita a dormire, perché avevano trascorso praticamente tutta la notte ad Acantha e quando erano tornati sulla Terra era già giorno.

“È libero?” domandò una voce al suo fianco.

“Certo.” disse la rossa, non degnando il suo vicino neanche di uno sguardo.

“Sei nuova?” domandò.

“Sono qui per lo scambio.” spiegò Lydia, facendo spallucce per poi voltarsi a guardare il suo interlocutore. Alto, capelli scuri, occhi verdi.

“Nick?” domandò lei, ma la sua voce si risolse in un filo inudibile ed il ragazzo prese a controllare le notifiche del suo cellulare. Il professore entrò nell'aula costituita come un'arena e tutti gli studenti si alzarono, anche Lydia, ma non il suo vicino.

“Fai il maleducato?” domandò la rossa, quando si risedette, facendolo sorridere.

“Queste lezioni mi annoiano. Sono troppo semplici.” rispose, sorridendole in un modo che le fece tremare le ginocchia. “Non mi hai detto come ti chiami.” sussurrò poco dopo al suo orecchio.

“Lo sai come mi chiamo!” rispose lei.

“Ehm...”
“Ci siamo presentati l'altra sera.” commentò lei, aprendo il quaderno degli appunti sulla prima pagina.

“Allora sarò stato davvero ubriaco.” rispose, facendo spallucce. “Non me lo vuoi ripetere?”
“Nop!” disse, facendo scoccare la P con le sue labbra lucide.

“E tu non vuoi sapere come mi chiamo?” domandò.

“Lo so come ti chiami.” tagliò corto Lydia.

“La mia fama mi precede.” sorrise, facendo spallucce. Lydia sbuffò ed i due rimasero in silenzio per quasi mezz'ora, quando nuovamente il moro prese la parola.

“C'è un errore, qui.” disse, indicandole un punto sul foglio.

“Sei tu l'errore qui.” rispose lei, cancellando con la penna.

“Sono tutte così le ragazze del Bukowski?” domandò il moro, non riuscendo a nascondere il fatto di essere parecchio divertito da quella risposta.

“Ah, ti interessano le ragazze?” domandò lei. Il moro rimase interdetto per un lungo momento, poi la campanella arrivò in soccorso della rossa, allora Lydia mise il suo quaderno degli appunti nella tracolla e sgattaiolò via, cercando un volto amico.

 

Qualcuno bussò alla porta con insistenza. Sydney, camminando come uno zombie, aprì la porta per poi sussultare, vedendosi davanti un bellissimo ragazzo dai capelli neri e dagli occhi verdi.

“Salve.” disse Nick, facendogli l'occhiolino.

“Che ore sono?” domandò il biondo, grattandosi il gomito.

“Mezzogiorno.”
“COSA?” urlò Sydney, afferrando il polso del ragazzo per guardare nel quadrante dell'orologio. “È terribilmente tardi!” mormorò, dirigendosi verso il proprio bagno e spremendo il dentifricio sullo spazzolino.

“Infatti. Saltare il tuo primo giorno di lezione! Ti facevo più serio.” sorrise Nick. “Ti va di uscire, stasera?” domandò.

“Uscire? Tipo... appuntamento?”
“No, uscire tipo fare un giro per il campus e basta. Ovvio che è un appuntamento.” disse Nick. Il biondo sputò il dentifricio nel lavandino, e nel suo cervello si attivò già quel processo che prevede la creazione istantanea di una scusa, quando poi, s'accorse, che non aveva nessun impegno.

“Certo. Non ho nulla da fare.” spiegò, sorridendo alla prospettiva di una vita senza missioni.

 

“Ehi, Alissa.” disse Skylar, avvicinandosi all'armadietto della ragazza con aria disinvolta.

“Ehi, Sky.” rispose lei, continuando a svuotare lo zaino e a riporre i libri nell'armadietto.

“Posso farti una domanda?”

“Basta che non ha a che fare con la nostra storia.” tagliò corto lei.

“Tecnicamente no...” mormorò lui, mordendosi le labbra. Alissa sospirò, sapendo già dove volesse arrivare il bruno, chiuse l'armadietto e incrociò le braccia, aspettando che Skylar facesse la sua domanda.

“Perché mi hai lasciato?” domandò.

“Oddio!” mormorò lei, esasperata.

“No, sto cercando di capire! Voglio migliorarmi!” si giustificò, prendendo a seguirla visto che la ragazza aveva deciso di abbandonare fisicamente la conversazione.

“Sky!” disse, la ragazza, bloccandosi di colpo. “Siamo stati insieme quanto? Parlo di stare insieme in maniera fisica, visto che ho passato un semestre in Svezia!” replicò lei.

“Quindi la distanza?”
“Quindi non puoi competere con i manzi svedesi. Mi spiace.” disse, facendo spallucce, girandosi e andando via. Skylar rimase fermo come una statua di sale per quasi un minuto intero, non riuscendo a capacitarsi della risposta che Alissa gli aveva dato.

Distrutto da quell'insinuazione, Skylar raccolse le sue ultime forze e si diresse con una certa urgenza verso la palestra coperta, in cerca disperata di aiuto.

“Kyle!” urlò, facendo sussultare il moro.

“Che?” domandò, lasciando cadere i pesi e asciugandosi il sudore dalla fronte.

“Pensi che io sia brutto?” domandò il bruno.

“Scusami?”

“Pensi che sia brutto? Lo chiederei a Sydney, ma non ricordo quale sia il loro fuso orario.” spiegò, facendo spallucce.

“Perché non lo chiederesti a me?” domandò il moro, aggrottando la fronte.

“Te lo sto chiedendo.” si difese Skylar, facendo spallucce. Kyle sospirò e tornò a sollevare i pesi, piegando le braccia.

“Me lo chiedi perché sono gay?” domandò il moro.

“Esatto. Tipo, non so, ci proveresti con me?”

“Questa conversazione sta prendendo una piega che non mi piace...” ammise il moro

“Dai! Ti prego!” disse, giungendo le mani.

“Metti su più muscoli e tagliati quel ciuffo.” fu la risposta di Kyle.

“Vedi, ecco perché l'avrei chiesto a Sydney.” abbaiò. “Stasera andiamo a rimorchiare?”

“Non mi va.” tagliò corto.

“Lo so, ti capisco, ma quando ruppi con Alissa... o almeno quando Alissa ruppe con me, volevo solo...”

“Non osare paragonare la mia storia con Sydney alle altre!” ringhiò il moro con così tanto vigore da far sussultare il bruno.

“Ok. Scusami.” fu la risposta del ragazzo.

 

You crossed this line

do you find it hard to stay with me, tonight?

I walked this miles but

I've walked'em in straight line

You'll never know what is like

to be fine...” Cordelia si interruppe, guardando Tyler con sguardo esasperato.

“Ty... mi stai ascoltando?” domandò, leggermente offesa. La mora aveva chiesto al ragazzo un parere sincero su una canzone che aveva deciso di comporre in quelle settimane dopo Natale.

“Sì, sì. What is like to be fine.” disse Tyler, scrivendo un sms a Lilian.

Cordelia sospirò, ed allora decise di continuare:

I'm wasting my young years,

it doesn't matter if

I'm chasing wrong ideas,

it doesn't matter if... TY!” urlò, alzando gli occhi al cielo.

“Scusa scusa. È che la distanza rende tutto più romantico.” sorrise Tyler. “Giuro, lo metto a posto!” spiegò, finendo di pigiare gli ultimi tasti per poi mettere il cellulare in tasca e prestare attenzione alla canzone di Cordelia.

“...Maybe

we are, we are

maybe I'm wasting my young years,

maybe...

we are, we are

maybe I'm wasting my youn...” un piccolo squillo tuttavia tale da interrompere Cordelia al climax della canzone. Tyler si morse le labbra, sapendo che era di Lilian quel messaggio, ma era davvero deciso a non offendere Cordelia. D'altro canto, la morsa sospirò ancora e guardò attentamente il piano, poi ancora Tyler e poi lo spartito, per poi arrivare ad una conclusione.

“E va bene, leggi il messaggio.” sospirò, sapendo di non potere nulla contro il romanticismo.

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Capitolo 47
*** 4.4 ***


4.4

 

“Devo dire che mi mancavate?” domandò Lydia, sorridendo ai suoi amici. Tyler, Kyle, Skylar e Vyvyen, infatti, erano tornato a Bluebeech per prendere la ragazza e Dylan per tornare ad Acantha.

“Dov'è Syd?” domandò Tyler, aggrottando la fronte perché sperava di poterlo vedere.

“È uscito.” disse la rossa, facendo spallucce.

“Ah.” disse Tyler, rimanendo parecchio interdetto.

“Allora, andiamo?” domandò Dylan, e Kyle soffocò un ringhio, per evitare di sembrare troppo aggressivo agli occhi di Kandrakar. Un varco si aprì nello spazio ed i sei ragazzi si ritrovarono ad Acantha.

 

Seguendo i suggerimenti dell'Oracolo, i ragazzi si allontanarono immediatamente dal varco sapendo che Void ne sarebbe stato presto incuriosito, e si diressero verso est, seguendo la traiettoria insolita di quel sole che splendeva pallido nella radura secca e polverosa.

“Propongo un piano!” disse Lydia, rompendo il silenzio.

“Potessi avere una moneta ogni volta che dici questa frase.” scherzò Skylar, prendendosi un leggero spintone dalla rossa.

“Dobbiamo proteggere Tyler fino all'ultimo!” spiegò, ed il rosso aggrottò la fronte, guardandola interdetta.

“Mi aspettavo una tecnica migliore da parte vostra per arraffarvi la vittoria.” disse Dylan, alzando un sopracciglio.

“Taci, beccamorto- lo insultò Lydia -Tyler ci serve per tornare sulla Terra.” spiegò, con voce insolente.

“L'Oracolo non ci lascerebbe qua.” rispose subito Dylan.

“Oh certo.” intervenne Kyle, sbuffando una risata, per poi essere fulminato dagli occhi viola del ragazzo. La tensione fu subito spezzata da Vyvyen che, indicando un edificio, domandò cosa fosse. Poiché nessuno degli altri ragazzi seppe individuare la natura di quella costruzione in cemento- così diversa dagli edifici della città in cui erano stati attaccati -optarono per esplorarlo.

Vi si avvicinarono con fare curioso e sospetto, mentre constatavano che solo una porta dava l'accesso a quel luogo ed era, conseguentemente blindata.

“Potrei fonderla.” disse Kyle.

“E poi ci troveremmo Void alle calcagna.” rispose Vyvyen, caustica.

“Non tutte le cose si risolvono con la magia.” disse Skylar, facendosi strada e bussando. Il bruno sentì delle voci, dei sussurri e dei sussulti- soprattutto infantili -provenire dall'altra parte della porta.

“Siamo i Guardiani!” disse Skylar, ed il mormorio aumentò velocemente di suono. Sentì dei passi ed una donna dall'aspetto stremato aprì una fessura della porta, rivelando i suoi occhi stanchi.

“Avete cibo e medicine?” domandò.

“Ehm... no.” rispose Tyler. “Ma siamo qui per aiutare.”
“Qui non potete fare nulla.” rispose la donna, pronta a chiudere la fessura.

“Aspetti. Cos'è questa struttura?” domandò Vyvyen.

“Un orfanotrofio... l'abbiamo aperto per i bambini che hanno perso i genitori a causa di Void.” spiegò la donna.

“Ci lasci entrare! Per favore!” disse Lydia e la donna chiuse la fessura. I sei ragazzi si guardarono in silenzio, non sapendo cosa fare o cosa aspettarsi, ma poco dopo sentirono la serratura scattare e la porta si aprì, rivelando una grande stanza piena di orfani tremanti, sporchi e spaventati.

I guardiani fecero per avvicinarsi agli orfani, allora i bambini più piccoli, per tutta risposta si nascosero dietro ai più grandi, osservando con paura e curiosità quei sei ragazzi dall'aria così potente. Il cuore di Vyvyen si strinse alla vista di quei poveri bambini, allora si avvicinò verso una bambina dai capelli rossicci, quella dall'aria più coraggiosa, e si sedette vicino a lei.

“Ciao. Come ti chiami?” domandò, sorridendole, ma la bambina non rispose. “Io sono Vyvyen!” disse, guardandola con lo sguardo più rassicurante che poté sfoggiare, ma ancora non ricevette risposta.
“Alcuni di loro sono troppo traumatizzati. Alcuni non parlano da quando hanno perso i loro genitori.” spiegò la donna che aveva aperto loro la porta.

 

La serata si era rivelata più piacevole del previsto. Nick era un ragazzo simpatico, sensibile e davvero intelligente, infatti molte volte lui e Sydney si erano ritrovati a parlare di letteratura, sfociando nella psicologia ed andando a sfiorare l'arte e la filosofia. Dopo che Nick ebbe offerto, e dopo che rifiutò categoricamente che Sydney contraccambiasse la gentilezza, i due si ritrovarono sulla soglia del campus, intenti a baciarsi. Ma il loro baciò durò molto a lungo, infatti, Nick e Sydney presero a camminare per i corridoi del dormitorio senza mai staccare le labbra l'una dell'altra, noncuranti dell'imbarazzo d'esser visti. Prima che il biondo potesse fare mente locale, Sydney si ritrovò sul letto del ragazzo. Ma Nick baciava troppo bene per lasciare a Sydney il desiderio di fermarsi. Il ragazzo si tolse la maglia, rivelando un fisico scolpito e sbottonò la camicia del biondo, accarezzandone i fianchi ed il petto. Nick baciò lo sterno del ragazzo e poi si mosse, pronto a baciarne il collo, ma nella mente del biondo scattò un meccanismo molto strano. Gli occhi azzurri di Sydney si inclinarono e al posto di vedere Nick che si avvicinava al proprio collo, vide Kyle dagli occhi gialli e dai denti affilati, il suo volto deformato dalla rabbia di un vampiro che ora voleva morderlo.

“KYLE, NO!” disse, ritraendosi e respirando affannosamente. Nick aggrottò la fronte. Il biondo si passò una mano sul volto madido di sudore e pallido, e prese a mugugnare alcune scuse.

“Scusa... devo andare.” disse, riabbottonandosi la camicia con mani malferme.

“Ma...”
“Non è colpa tua.” spiegò, prima di uscire dalla camera “Scusami.”

 

“Non potete sconfiggere Void. Nessuno può.” disse la direttrice dell'orfanotrofio a Tyler e Dylan.

“Di certo possiamo rispedirlo indietro. Dobbiamo capire come ha fatto ad arrivare sul vostro pianeta.” disse il moro con voce severa.

“Nessun abitante di Acantha avrebbe liberato quel mostro!” ribatté la donna.

“Magari non intenzionalmente!” spiegò Tyler “Ma a quanto sappiamo, Void era stato imprigionato e dubito sia riuscito a fuggire da solo.” disse il rosso. Dall'altra stanza, si sentivano ancora i canti di Vyvyen e di Skylar che intrattenevano i bambini insieme a Kyle e Lydia.

“Non sapete nulla della storia di Acantha! Non avete le basi per fare tale ipotesi!” rispose.

“Forse la nostra ignoranza di questo pianeta è proprio la chiave che ci fa vedere le cose con un'ottica obiettiva.” disse Dylan con sguardo freddo.

“Quando è comparsa, la creatura?” domandò Tyler.

“Meno di un mese fa. Un declino così veloce l'ho letto solo nei libri di fantascienza...”
“Ma come ha fatto a ridurre il pianeta in questo stato in così poco tempo?”
“Void è un parassita insaziabile. Cosa non capite?” domandò la donna. “Vi ringrazio per aver rallegrato i bambini, ma ora andate! L'ultima cosa che voglio è rivedere quella creatura.” spiegò, praticamente spingendoli fuori dalla porta.

 

“Che armi possiamo usare per sconfiggere Void? Qui ci sono solo rami secchi e sassi!” spiegò Skylar, dando un calcio ad un sassolino.

“Non credo siamo ancora pronti ad affrontarlo.” spiegò Tyler.

“Concordo... altrimenti gli abitanti di Acantha lo avrebbero già ucciso con qualche arma.” sospirò Lydia.

“C'è qualcosa che ci manca.” mormorò poi, mordendosi le labbra.

“Possiamo cercare il punto esatto in cui è arrivato e magari lì possiamo trovare degli indizi utili.” disse Vyvyen, facendo spallucce.

“Cioè spingerci nella tana del lupo? Che ideona!” rispose sarcastico Kyle.

“Se preferisci andare in giro per tutto il pianeta a interrogare i superstiti allora fai pure!” rispose Vyvyen.

“Di certo è più sicuro.”
“Di certo ci metterai anni.”

“Ragazzi, smettetela.” intervenne Tyler. Kyle e Vyvyen si guardarono ancora con ostinazione; gli occhi neri del ragazzo lampeggiavano di rosso, mentre quelli gialli della ragazza brillavano come soli. Un ululato che ormai tutti conoscevano troppo bene spezzò l'ostilità.

“Da dove proveniva?” domandò Tyler, guardandosi istintivamente le spalle.

“Non so... ma sembrava vicino.” mormorò Skylar.

 

I sei ragazzi camminarono a passo svelto in nessuna direzione in particolare, sapendo che dovevano solo allontanarsi da quel luogo. Dopo mezz'ora di marcia senza che nessuno fiatasse, i ragazzi trovarono un edificio abbandonato e optarono per entrarvi, giusto il tempo per decidere il da farsi. Il sole stava per tramontare, e dalle finestre sbarrate di quello che sembrava un vecchio collegio entravano pochissimi raggi, facendo cadere tutto lo stabile nel buio più completo.

“Ditemi che qualcuno ha un accendino...” mormorò Skylar, stanco di inciampare su scatoloni o pezzi di lamiera.

“Fate andare avanti me, io posso vedere al buio.” spiegò Dylan, facendosi strada fra i ragazzi, ed infatti il moro riuscì a guidare tutti lungo i vecchi corridoi disordinati e pieni di polvere.

“Cosa si prova a vedere al buio?” domandò Lydia, curiosa.

“È tutto più vivido.” rispose Dylan. Dei rumori provenienti dalla foresta vicina arrivarono alle orecchie di Skylar, ed il bruno si avvicinò alla finestra con meno sbarre per poter sbirciare.

“Ragazzi... è qui difronte.” sussurrò.

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Capitolo 48
*** 4.5 -Two Men Down ***


4.5 - Two Men Down

 

Void stava annusando il terreno e, sbuffando come un cinghiale, andava avanti e indietro per cercare di trovare una traccia di magia che fosse abbastanza forte da seguire.

“Andiamocene.” sussurrò Tyler.

“Non credi sia troppo vicino?” domandò Lydia a bassa voce.

“Che intendi?”
“Ricordiamoci che Void può teletrasportarsi per brevi distanze, a quanto ne sappiamo, quindi potrebbe arrivare qui prima ancora che tu riesca ad evocare il cuore...” spiegò.

“E cosa suggeriresti di fare?”
“Aspettiamo che se ne vada.”

 

Grazie alla struttura a ferro di cavallo del deposito, i guardiani riuscirono a dividersi equamente in tre gruppi da due, ognuno a guardia del proprio lato. Dylan e Tyler erano nel lato ovest, Lydia e Kyle nel lato sud, mentre Skylar e Vyvyen al lato est.

“Forse se n'è andato...” disse Vyvyen, non riuscendo a vedere Void.

“Sento i suoi passi.” rispose Skylar.

“Che c'hai, il superudito?” domandò Vyvyen ed il bruno annuì in modo presuntuoso.

“Mi annoio.” sbuffò lei, iniziando a giocare con i suoi capelli, per poi concentrare i suoi occhi color topazio sul volto di Skylar. Un volto completamente glabro, il solco della mascella pronunciato e gli occhi grandi e grigi da cucciolo...

“Ti va di divertirci?” domandò Vyvyen, accarezzandogli il petto.

“Che?” domandò Skylar, incredulo.

“Sai che intendo...” sorrise lei, avvicinando il suo volto a quello del ragazzo.

“Aspetta! Siamo nel mentre di una missione da film horror.” ribatté lui, ritraendo il collo.

“E quindi?”
“E quindi visto che praticamente solo tuo fratello ed io siamo d'aiuto, visto che lui vede nel buio ed io ho il superudito, mi spiace, ma forse dovremmo... rimandare.” concluse Skylar, stupendosi del modo in cui aveva concluso quella frase. Rimandare? Ma che aveva in mente? Davvero voleva perdere la sua verginità con Vyvyen? La sua rivale?

“Credevo ti piacesse Banquo...” mormorò Skylar, poco dopo.

“Mi piaci anche tu.” rispose lei. “Ma forse non ti piaccio quanto qualcun'altra...” sussurrò, sorridendo.
“Di chi parli?”

 

“Lydia...”

“Dimmi.”
“Con chi è uscito Sydney?” domandò Kyle, con un filo di voce.

“Kyle...” disse la rossa, sospirando.

“Ti prego...” mormorò, abbassando lo sguardo ed aggrottando la voce.

“Credevo stessi cercando di andare avanti.” disse lei, toccandogli il braccio.

“Ci sto provando!” rispose, con gli occhi lucidi “Ci sto provando con tutte le mie forze, ma...” si interruppe, sentendo un nodo alla gola “...non riesco.”
Lydia sospirò, non sapendo se dire la verità al moro, o una bugia. Ovviamente la verità lo avrebbe ferito, forse anche parecchio, ma sarebbe riuscito, da quel dolore, a trovare la forza per andare avanti e dimenticare il biondo? Lydia lo sperava con tutte le forze.

“Aveva un appuntamento con un ragazzo.” spiegò, incollando gli occhi verdi sul viso apparentemente impossibile del moro. Kyle annuì lentamente, mentre i suoi occhi neri prendevano a lampeggiare di un rosso cremisi intenso. Lydia fece per prendere la mano del moro, ma la pelle del ragazzo era talmente bollente che la rossa la ritrasse subito, per poi essere distratta da un ululato grottesco.

“Oh mio dio...” disse Lydia, mettendo insieme alcuni pezzi del grande mosaico che le si presentava davanti.

“Che?”

“Vai da Skylar e digli di smettere di usare il suo superudito! È pur sempre magia! E tu calmati, per l'amore del cielo, o ci farai scoprire!” spiegò, prendendo una strada diversa.

“E tu dove vai?”
“Da Dylan! Anche lui deve smetterla di usare la sua vista notturna.” spiegò, prendendo a correre.

 

“È qui fuori... continua a fare avanti e indietro.” mormorò Dylan.

“Questo comportamento è strano.” sospirò Tyler, massaggiandosi le tempie. “Quindi... come l'hai presa, quando hai saputo di essere un guardiano?” domandò il rosso.

“Non credo sia il momento per queste chiacchierate.” tagliò corto il moro, serrando la mascella e continuando a osservare oltre le sbarre delle finestre. Tyler volse gli occhi al cielo, irritato, e optò per un silenzio scomodo, così da urtare i sentimenti di Dylan, ma poco dopo, infatti, sentirono dei passi avvicinarsi con gran fretta.

“Lydia!” disse Tyler, aggrottando la fronte.

“Smettila di usare la tua vista!” ansimò la rossa, per la gran corsa. “È pur sempre magia.” spiegò.

“Non è magia. È una specie di effetto collaterale. Io vedo al buio e basta.” ribatté Dylan con voce stanca.

“Ma non è comunque naturale!”
“Allora perché non ci ha ancora attaccato?” domandò il moro.

“Perché...” disse Lydia per poi fermarsi a riflettere. Void non aveva ancora attaccato eppure sapeva, sentiva che c'erano degli esseri magici in quel deposito... ma perché stava fermo? Forse perché il quantitativo di magia presenti nei suddetti effetti collaterali di Kandrakar era troppo poco per essere localizzato con esattezza, però... Void ululò ancora e Lydia impallidì velocemente.

“È sparito!” disse Dylan, aggrottando la fronte.

“Skylar! Kyle!” disse, coprendosi la bocca con la mano. Forse un solo effetto collaterale era difficile da localizzare, ma due vicini? E poi sentirono Vyvyen urlare.

 

Un proiettile di luce colpì Void in pieno volto, rompendogli uno zigomo, ma immediatamente la ferita si rimarginò ed il raggiò di luce fu assorbito dalla luce. Skylar generò una bomba d'aria che sì allontanò Void, ma non procurò al mostro nessun danno fisico.

“Merda, merda, merda...” disse Kyle, cercando un'altra via d'uscita, visto che Void bloccava il corridoio che conduceva alle altre ali del deposito.

“Kyle, ti va di fare una combo?” disse Skylar ed il moro annuì. Il bruno generò una forte brezza, mentre Kyle sfruttava tutto l'ossigeno del vento per aumentare la forza distruttiva della sua fiammata. Void, però, spalancò la bocca ed ingoiò tutto il fuoco e tutto il vento che aveva davanti, lasciando i tre ragazzi in difficoltà. Void si avvicinò a loro perpetuando un ringhio gutturale, ma prima che potesse balzare contro di loro, parte del tetto del deposito gli crollò addosso, alzando una nuvola di polvere che fece tossire tutti.

“Andiamo via!” disse Tyler, facendo segno ai ragazzi di raggiungerli. Superate le macerie, i ragazzi corsero verso l'uscita dello stabilimento, ma si trovarono difronte Void, appena comparso da una nuvola nera come il carbone. Dylan allungò le braccia e tese i muscoli; Void fece per muoversi, ma si rivelò ben presto immobilizzato da una forza invisibile.

“Che stai facendo?” domandò Tyler.

“Gli ho bloccato l'ombra. Ora attaccatelo!” disse, e tutti e cinque i ragazzi generarono un attacco veloce e potente da scagliargli contro; ma qualche centimetro prima che Void potesse esser colpito, egli sparì ancora.

“Via!” disse Tyler, correndo verso l'uscita, ma Void ricomparve, intromettendosi nella fila e comparendo difronte a Dylan, Skylar e Lydia. Con un solo colpo ben assestato, Void colpì tutti e tre, facendoli volare contro la parete.

Vyvyen, Kyle e Tyler attaccarono il mostro all'unisono, ma Void scomparve ancora e ricomparve alle loro spalle. Con altri due colpi, Kyle e Tyler volarono ai lati della corridoio, lasciando Vyvyen da sola contro il mostro. La bionda allungò il braccio ed emise un raggio di luce accecante, ma Void ingoiò anche questo e si preparò ad assorbire tutta la sua energia, ma qualcuno spinse Vyvyen via, prendendone il posto.

“KYLE!” disse Tyler, vedendo l'amico nelle grinfie del mostro. Ma ormai era troppo tardi, Void spalancò la bocca e ingurgitò tutta la magia presente nel corpo di Kyle, che si disintegrò come piccole scintille dal colore rosso vivo. Tyler generò una sfera d'energia e colpì il mostro alla spalla sinistra, facendolo volare per qualche metro. I cinque ragazzi si avvicinarono a Kyle, ormai svenuto, e Tyler creò un portale, giusto in tempo per tornare sani e salvi sulla Terra.

 

Una luce biancastra svegliò Sydney di colpo, e ben presto il biondo si ritrovò Tyler, Lydia, Skylar, Vyvyen, Dylan nella propria camera.

“Che è successo?” domandò Sydney, vedendo Kyle svenuto fra le braccia di Tyler e di Dylan.

“Ha rubato i suoi poteri.” spiegò Tyler, aggrottando la fronte. “Andiamo a Kandrakar. Questa storia non quadra...” spiegò.

“E che facciamo con Kyle?” domandò Lydia.

“Me ne occupo io. Voi andate.” disse il biondo.

 

Il moro si svegliò dopo un incubo assurdo, e se avesse avuto le forze di saltare giù dal letto, a quest'ora l'avrebbe già fatto; ma un'innaturale stanchezza lo colse all'improvviso, costringendolo solo ad un leggero movimento degli arti e dei fianchi. Kyle si rigirò, dunque, in posizione fetale, ed iniziò a tremare.

“Kyle? Stai bene?” domandò Sydney, avvicinandosi al moro.

“Fr-freddo.” spiegò, battendo i denti. Il biondo annuì, si avvicinò ad armadio e lo aprì, tirando fuori un piumone dall'aria parecchio pesante. Sydney stese il piumone con cura sul corpo di Kyle, e gli rimboccò le coperte.

“Vuoi che ti prepari qualcosa di caldo?” domandò il biondo, ma Kyle fece di no con la testa, sebbene non riuscisse a smettere di tremare. Sydney si morse le labbra, cercando un modo per evitare che Kyle andasse in ipotermia, allora tornò vicino all'armadio e tirò fuori i capi più pesanti che aveva a disposizione. Kyle guardò il biondo interdetto, e non capì quali fossero le sue intenzioni fino a che non lo vide avvicinarsi con due maglioni ed altrettanti pantaloni.

“Scordatelo...” disse Kyle.

“Non te lo sto chiedendo.” spiegò Sydney, approfittando della stanchezza del ragazzo per metterlo a sedere sul letto.

“Smettila...” mormorò Kyle, ma il biondo non volle sentire ragioni e spogliò Kyle della sua maglietta, per poi aiutarlo ad indossare prima un maglione e poi l'antro. Sydney notò che Kyle era leggermente arrossito, ma decise di non approfondire quella reazione con ulteriori domande, soprattutto perché voleva mantenere un'atmosfera di professionalità, quasi lui fosse stato il dottore di Kyle. Sydney allora prese ad armeggiare con i pantaloni del ragazzo, ma a questo punto Kyle iniziò davvero ad arrossire.

“Syd... no! Sto bene, davvero.” mormorò.

“Stai tranquillo.” disse, iniziando ad abbassare i pantaloni, per poi bloccarsi, imbarazzato, quando i suoi occhi si soffermarono sui suoi boxer. Sarà stato anche stanco, ma Kyle aveva abbastanza forza da eccitarsi; ed anche parecchio. Lentamente, il biondo aiutò Kyle ad indossare i due pantaloni, e poi coprì i piedi con tre paia di calze di lana.

“Va meglio?”
“Sì.” mormorò, con un filo di voce e ancora rosso in volto.

“Vuoi...- disse il biondo, cercando di non lasciare ad intendere strane intenzioni -...vuoi che mi stenda vicino a te?” domandò, ma Kyle fece di no con il capo, e tornò a riposarsi. Sospirando, ma senza trovare la forza di sorridere, Sydney si sedette alla scrivania e prese a studiare, non trovando di meglio da fare per tenere occupata la testa.

“Grazie, Syd...” mormorò il moro, ormai addormentato.

 

L'Oracolo osservava sommessamente la vasca delle stille. Anche la stilla rossa del Fuoco era scomparsa, ed ora rimanevano solo altre cinque, quella argentea dell'Aria, quella gialla della Luce, quella verde della Terra, quella viola dell'Ombra e quella arancione dell'Energia.

“Oracolo... credo ci manchino delle informazioni.” disse Tyler, grattandosi la testa. La donna non rispose, rimase a guardare attentamente nella vasca, sapendo che questa missione stava costando davvero tanto a Kandrakar e all'intera congrega.

“Cosa cercate?” domandò la donna.

“Bé... se Void era stato imprigionato anni fa, allora qualcuno deve pur averlo liberato, giusto?” domandò Tyler, facendo spallucce.

“Le tue deduzioni sono giuste, Guardiano.” spiegò l'Oracolo, sospirando “Ma da quello che possiamo ipotizzare, Void ed il suo maestro sono legati da un vincolo. Void avrà giurato fedeltà a colui, o colei, che l'ha liberato.” spiegò l'Oracolo, mentre i fumi dell'incenso creavano forme che volteggiavano per pochi secondi e poi si disperdevano.

“Ma perché Void è ancora ad Acantha?” domandò Vyvyen, mordendosi le labbra “Se non c'è più magia su quel pianeta, allora perché è ancora lì?” aggiunse la bionda.

“Non è evidente?” domandò Lydia, sbuffando. Tyler, Skylar e Vyvyen si voltarono per guardare la rossa, ma prima che Lydia potesse fornire loro delle spiegazioni, intervenne Dylan.

“Perché vuole noi.”

“In... in che senso? Non capisco...” mormorò Tyler, grattandosi i capelli.

“Noi Guardiani siamo l'unica via d'accesso per Kandrakar. E siccome l'evocatore di Void sa bene che non rimarremo con le mani in mano a lasciare quella creatura massacrare dei poveri innocenti, la lascia là nella speranza che prima o poi arrivi al Cuore.” spiegò Lydia.

“Quindi tutta la faccenda di Acantha è un'esca?” domandò Skylar, aggrottando la fronte, sentendosi leggermente nauseato.

“Fatto sta che dobbiamo cercare questo signor qualcuno.” sbottò Lydia.

“Forse so a chi chiedere...” pensò fra sé e sé Tyler.

 

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Capitolo 49
*** 4.6- Blossoms ***


 

4.6- Blossoms 

 

Al Bluebeech campus non vi era alcun suono della campanella: tutte le lezioni erano regolate da grandi orologi presenti nelle aule e a cui i professori facevano minuziosamente riferimento, rivelandosi molto più puntuali dei professori che Sydney e Lydia avevano conosciuto al Bukowski.

“Questo fatto della mancanza di campanella mi destabilizza. Sono terrorizzata dal fare ritardo.” mormorò Lydia, appoggiandosi all'armadietto adiacente a quello del biondo.

“Credo che fra jet lag e tutto il resto saremmo giustificati...” sorrise Sydney, mettendo i libri nello zaino e chiudendo l'armadietto. Lydia sospirò, intravedendo la figura di Nick al fondo del corridoio che parlava allegramente con altri amici del campus, indecisa se rivelare al suo amico quello strano incontro che avevano avuto nell'aula qualche giorno prima. Se Nick non fosse stato chiaramente omosessuale, allora avrebbe pensato che ci stava provando con lei.

“Magari è bisex.” mormorò, fra sé e sé.

“Chi è bisex?” domandò il biondo, aggrottando la fronte.

“Nessuno... che lezione hai adesso?” domandò la rossa.

“Biologia.”
“Schifo. Io fisica. Ci vediamo all'intervallo, così mi racconti di ieri sera?” domandò Lydia, facendogli l'occhiolino. Il biondo annuì, mogio, ricordandosi come la sua mente aveva inopportunamente deciso di giocargli quello scherzo, facendogli avere quell'allucinazione di Kyle che voleva morderlo al collo, quando invece era solo Nick che voleva... bé, baciarlo sul collo.

I due ragazzi si divisero, e Lydia avanzò a passo spedito verso l'aula di fisica, prendendo il suo solito posto, sperando vivamente che Nick non si facesse vedere; speranza che si rivelò vana in meno di dieci secondi, perché il ragazzo si sedette al suo fianco e la salutò allegramente. Lydia sorrise al ragazzo cercando di non risultare acida: l'unica cosa che voleva era inimicarsi l'attuale flirt di Sydney, quindi decise di ripiegare in una tattica di aggressività passiva.

“Qualche volontario per risolvere dei problemi alla lavagna?” domandò il professore. Lydia alzò subito la mano, immediatamente imitata dal ragazzo.

“Che fai, mi copi?” domandò lei, alzandosi.

“No, ti sfido.” sibilò lui, sorridendo con le labbra sottili.

 

“Ti prego ti prego ti preeeeego!” disse Skylar, giungendo le mani e quasi inginocchiandosi davanti all'amico.

“Smettila! Non capisco niente di arte, perché vuoi che venga con te?” domandò Kyle, stringendosi nel suo giubbotto pesante. Nonostante la primavera fosse alle porte, il moro sentiva un costante freddo nelle sue ossa, e quella sensazione proprio non gli piaceva, tanto che continuava ad andare in giro con una sciarpa e ingurgitando cibi e bevande calde.

“Perché Tyler deve Skypare con Lilian questa sera, e Cordelia di arte visiva non capisce niente.” spiegò, aggrottando la fronte.

“Non hai altri amici?”
“No, imbecille.” sbottò il bruno, incrociando le braccia. “Siete voi i miei amici, e Lydia e Sydney sono lontani mille ore d'aereo.” aggiunse.

“Quindi sono la... quarta ruota di scorta?” domandò Kyle, alzando un sopracciglio. “Comunque stasera ho degli impegni.”
“Cioè? Rimanere in pigiama, fumare e ascoltare musica deprimente?” domandò il bruno, subito ricevendo un'occhiataccia da parte dell'altro ragazzo.

“Va bene! Va bene! Ma se entro mezz'ora non vedo nulla che mi piace a questa dannatissima mostra, parto e ti lascio solo.” lo minacciò, puntandogli il dito contro.

“Grazie! Sei il migliore!” esultò Skylar, dandogli una pacca sulla spalla e tornando a zampettare, allegro, per i corridoi della scuola.

 

Tyler guardò il corridoio vuoto con attenzione, tendendo le orecchie così da percepire ogni passo estraneo che avrebbe potuto sorprenderlo nell'atto di evocare il cuore di Kandrakar; ma nessun rumore arrivò alle sue orecchie, se non il chiacchiericcio isolato delle aule della scuola. Tyler sospirò, ed entrò nel bagno dei ragazzi del terzo piano, chiudendosi in cabina ed aspettando qualche secondo, per essere ancora sicuro che il bagno fosse deserto. Quando ebbe la certezza di sentire solo il suo respiro, Tyler evocò il Cuore e sospirò a lungo, chiedendosi più volte se stesse facendo davvero qualcosa di utile per la missione. Certamente era un'azzardata, un'idea talmente rischiosa che, appunto, preferì tenerla per sé, per evitare che qualcuno dei suoi amici si opponesse. Già immaginava le reazioni del suoi amici. Le forti opposizioni di Lydia, la sfuriata di Kyle, il mite rimprovero di Sydney e lo sguardo preoccupato di Skylar.

Il Cuore comparve sul suo palmo, ed un varco dimensionale si aprì, illuminando la cabina del tipico colore bianco accecante. Prendendo un lungo respiro, saltò oltre il varco.

 

“A che gioco stai giocando?” domandò Lydia, continuando a scrivere con il gesso sulla lavagna, staccando gli occhi solo qualche secondo per studiare il ragazzo che, al suo fianco, stava svolgendo l'equazione.

“Un gioco che include me e te e tanto romanticismo.” sorrise lui, mostrando i denti bianchissimi e perfetti.

“Certo, continua a sognare.” sbottò lei, inviperita per l'evidente doppio gioco che il ragazzo stava facendo con lei e Sydney. Lydia tornò a scrivere con rabbia e sulla lavagna, facendo rimbombare il gesso che collideva con la parete liscia; chissà, forse Nick non sapeva che Sydney e Lydia erano migliori amici, e quindi sperava di fare fessi entrambi con il suo bel faccino e lo sguardo affascinante.

“Non uscirò mai con te.” spiegò, andando a capo.

“Non te l'ho ancora chiesto.” rise lui, guardandola.

“Ma adesso lo sai. Quindi puoi tornare a concentrarti su qualcun altro.” spiegò lei, inclinando la testa e tornando a guardare la lavagna e prendendo a terminare l'operazione.

“Cosa ti ho mai fatto, Lydia?” domandò lui, facendo una foce forzatamente penosa.

“Smettila, mi urti i nervi.” rispose lei, facendolo ridere.

“Se pensi di riuscire ad allontanarmi da te con questo tuo atteggiamento, sbagli di grosso. Mi piacciono le gatte con le unghie sempre pronte a graffiare.” confessò, sorridendole sornione.

“Ascoltami, brutto idiota:- sibilò Lydia, guardando il ragazzo ma senza interrompere il suo braccio destro che continuava a svolgere l'operazione come da solo -non ho alcuna intenzione di avere alcun tipo di rapporto con te, che esso sia vagamente romantico o d'amicizia, visto che io non stringo amicizia né altro con persone viscide come te.”

“Ma di che stai parlando?” domandò il ragazzo, aggrottando la fronte.

“Lo sai di cosa sto parlando! Se vuoi fare il doppio gioco con qualcuno, allora ti consiglio, per il tuo bene, di lasciar perdere me e Sydney; altrimenti, giuro sulle mie unghie, te ne pentirai amaramente.” ringhiò, per poi scrivere il risultato, pulirsi le mani ed allontanarsi con il suo andamento da diva e tornare a sedersi, rallentando per fare solo un sorriso al professore che le fece i complimenti per l'ottimo svolgimento dell'esercizio.

 

La galleria d'arte era gremita di gente, ma la struttura era abbastanza ampia da permettere a tutti di camminare senza sentirsi completamente schiacciati dai movimenti della folla. Dei camerieri andavano in giro a offrire dello champagne in dei flute di vetro, e l'abbigliamento elegante di tutti i presenti, Kyle escluso, non facevano che mettere in imbarazzo il ragazzo, che si era presentato con la solita giacca di pelle, una maglietta semplice e due paia di jeans leggermente strappati sulle ginocchia. Skylar, invece, aveva una bella camicia grigia che metteva in risalto i suoi occhi e s'era spruzzato tanto di quel profumo che a stargli troppo vicino, Kyle sentiva girar la testa.

L'artista, un certo Stefano Pasolli, era un pittore che Kyle giudicò “molto astratto”. Dagli schizzi di colore, dalle pennellate alla rinfusa e dal disordine caotico delle gocce di vernice, spiccava un determinato ordine che, se guardato dalla giusta posizione, rivelava un paesaggio o un volto.

“Secondo te posso fumare?” domandò Kyle, inclinando la testa, visibilmente annoiato.

“Certo. Ma la multa non te la pago io.” rispose Skylar, distante, intento a fissare un quadro. Kyle sbuffò, ed iniziò ad andare a zonzo da solo, non sopportando il distacco del bruno, troppo preso dall'arte per scambiare alcune semplici battute con l'amico. Kyle rifiutò il flute di champagne che una gentile cameriere gli offerse, e si incantò a fissare un quadro, senza davvero vederlo, ma ritrovandosi a pensare a tutt'altro.

“Annoiato?” domandò una voce al suo fianco. Kyle sussultò, risvegliato da quel torpore in cui era caduta, e si schiarì la voce, voltandosi a guardare il suo interlocutore. Era giovane, non avrà avuto più di trent'anni; aveva capelli bruni ed uno sguardo malinconico incastonato da due occhi scuri.

“Già... non mi piacciono le mostre d'arte.” spiegò.

“Ti capisco. Anche io le odio.” mormorò, sorridendogli con complicità.

“Sono Kyle.” disse, allungando il braccio per presentarsi al ragazzo.

“Stefano.” rispose lui, e Kyle sgranò gli occhi, facendo ridere il ragazzo.

“Oh... io... ehm... scusi, non volevo...” mormorò Kyle, grattandosi la testa, imbarazzato.

“Ehi, non darmi del Lei! Mi fa sentire vecchio. E comunque mi piacciono le persone sincere.” rispose “Quindi, caro Kyle, mi farai un favorone. Puoi, vero?”

“Di che si tratta?” domandò il moro.

“Puoi, per favore, andare in giro per la galleria e osservare tutti i quadri, per poi dirmi, a fine serata, quali sono i peggiori?” propose, sorridendogli gentilmente.

“Come?” chiese Kyle, imbarazzato.

“Sì, voglio capire quali quadri scartare per la mostra di Parigi e quali includere. E sai come sono a Parigi! Tutti pronti a distruggerti... per questo chiedo a te!” spiegò.

“Io... io non capisco niente d'arte...” mormorò.

“L'arte non è questione di capire, ma di interpretare; e, bene o male, siamo tutti in grado di interpretare qualcosa. Giusto? Nietzsche disse che non esistono fatti ma solo interpretazioni. Ed io vorrei le tue interpretazioni.”

“O-ok.” annuì Kyle.

“Tieni. L'alcol disinibisce.” disse, porgendogli un flute di champagne.

“Non posso, devo guidare.” rispose.

“Al massimo ti porto a casa io.” spiegò Stefano, allontanandosi.

 

Sydney prese il vassoio del pranzo e si guardò attorno, cercando un tavolo libero a cui sedersi per aspettare Lydia e Lilian. I suoi occhi azzurri vagarono attraverso la mensa, piena di ragazzi allegri e sorridenti che mangiavano, ridevano e si divertivano, eppure, c'era solo qualcuno che non sembrava affatto a suo agio. Seduto da solo ad un tavolo circolare, Dylan stava giocando con il cibo, punzecchiandolo con una forchetta e guardando con i suoi occhi nel vuoto, fortemente malinconico. Sydney si sentì fortemente dispiaciuto per il ragazzo. Forse Dylan non era il migliore quando si trattava di fare amicizia o di sembrare il simpatico, ma questo non voleva dire che gli altri non dovevano dargli un'opportunità; erano tutti guardiani, del resto.

“Posso?” disse il biondo, e Dylan annuì impercettibilmente. “Novità?” domandò.

“Non sappiamo chi abbia evocato Void ad Acantha, ma credo fortemente che una volta trovato il responsabile ed una volta neutralizzato, Void ne sarà indebolito... penso ci sia un legame.” spiegò, sorseggiando il suo succo di frutta.

“Ah....” mormorò Sydney, aggrottando la fronte. Di certo il biondo non intendeva discutere di Void, di Acantha e della missione in generale. Si sentiva in vacanza, si sentiva finalmente leggero e... normale.

“Sydney! Dobbiamo parlare!” irruppe Lydia, sbattendo il vassoio sul tavolo.

“Che succede?”
“Nick è bisessuale!” spiegò, ed il biondo sgranò gli occhi.

“C-come lo sai?” domandò, aggrottando la fronte con sospetto.

“Ci sta provando con me!” guaì la rossa, sbuffando e accasciandosi sullo schienale della sedia.

“Io... oh...” mormorò il biondo, lasciando cadere la forchetta. I due rimasero in silenzio, mentre Dylan lanciava sguardi furtivi ad entrambi. Erano questi i guardiani dell'universo? Erano questi i prescelti? Ragazzini che si preoccupavano più di un ragazzo che del destino di un intero pianeta? Dylan ebbe la nausea per quel comportamento, allora fece di no con la testa, prese il vassoio e lo svuotò, per poi andarsene senza dire nient'altro. Sydney e Lydia si scambiarono uno sguardo interdetto.

“Che maleducato.” mormorò Lydia, facendo scoccare la lingua. Sydney sospirò, storcendo il naso, e poi salutò Lilian, vedendo la bionda arrivare da loro con un paio di fogli e un'aria talmente divertita che, per poco, sperarono in uno scoop scandalistico sul conto di Dylan.

“Ho delle notizie da leccarsi i baffi.” disse Lilian, sogghignando e aprendo un fascicolo, per poi metterlo al centro del tavolo. Lydia e Sydney allungarono il collo e poi guardarono attentamente i due fascicoli fotocopiati che Lilian aveva porto loro.

“Non è possibile...” commentò Lydia, facendo a cambio con i fogli della rossa. Ebbene, i due scoprirono con una leggera sensazione di liberazione che Nick- per quanto ne sapevano -non era bisessuale, né ci stava provando con Lydia e Sydney contemporaneamente.

“GEMELLI?” sbottò Sydney.

“Esatto! Nikholas e Richard Velvet. Chiamati anche Nick e Rick, sono i gemelli più ambiti del campus: uno è gay, l'altro etero... quindi potete dividerveli equamente.” sogghignò Lilian.

“Me la pagheranno...” ringhiò Lydia, arrossendo.

“E tu come hai fatto a trovare certe informazioni?” domandò Sydney, sospettoso.

“Segreti della professione.” sospirò Lilian, facendo loro l'occhiolino.

 

“Amico, andiamocene.” disse Kyle, raggiungendo Skylar. Il bruno era intendo a guardare un quadro che presentava macchie di vernice nera, grigia e avorio, rapito da quello spettacolo di rabbia e tristezza che pervadeva il suo animo.

“Perché?” domandò, senza distogliere lo sguardo.

“Stefano... l'artista... ci stava provando.” spiegò Kyle. Il bruno strabuzzò gli occhi e volse lo sguardo verso Kyle, con un'espressione che il moro non riuscì subito ad inquadrare.

“Tu... ti odio!” sbottò, incrociando le braccia e incamminandosi verso un'altra opera.

“Ma...”
“Pasolli è uno dei miei artisti preferiti! È inavvicinabile, eppure sono solo riuscito a vederlo di sfuggita, e adesso arrivi tu che flirti con il pittore e lo chiami Stefano!?!?!” spiegò, quasi urlando. Kyle balbettò qualche scusa: non era mica stato lui ad iniziare la conversazione, né era stato lui ad avvicinare Stefano con qualche intenzione romantica, era tutto accaduto per il volere del pittore stesso.

“Non capisco cosa possa trovarci in te...” mormorò, invidioso, Skylar, per poi afferrare Kyle per la nuca ed avvicinare i loro volti, finendo per baciarlo con delicatezza sulle labbra. Kyle spalancò gli occhi mentre il suo cervello andava in tilt e non riusciva a mettere a fuoco quello che stava succedendo. Il bacio durò pochi secondi, poi Skylar si scostò e fece di no con il capo.

“Continuo a non capire, infatti...” mormorò, allontanandosi. Incredulo, Kyle vuotò l'intero flute di champagne in un sorso solo.

 

 

Tyler si guardò attorno, ma la camera era completamente vuota, malandata ed in un disordine caotico. Il rosso fece qualche passo, facendo attenzione a dove mettesse i piedi e tendendo le orecchie così da percepire qualsiasi rumore che presagisse la presenza di qualcuno; ma la camera si rivelò ben presto vuota, e, scoraggiato, sospirò. Un piccolo topolino sgattaiolò vicino ai suoi piedi, facendolo sussultare, e Tyler generò un fulmine che danneggiò parte del pavimento, tanta era la tensione che aveva in corpo. Il topolino tornò a saltellare poco dopo, sparendo in una fessura del muro.

Il rosso decise di arrendersi, sarebbe tornato in quella camera un'altra volta, ma qualcosa attirò la sua attenzione. Una lettera appesa all'armadio, dove al nome del destinatario spiccava il proprio nome, scritto con un'elegante calligrafia piena di ghirigori. Il rosso prese la lettera, la scartò, e lesse attentamente.

 

Caro Tyler,

scusa se non ti ricevo in maniera degna del mio nome, ma ho avuto un sogno così terrificante... ero bellissima, ma senza capelli... neanche un pelo! Neanche un sopracciglio! Ma tante ciglia lunghe e nere che coprivano i miei occhi cerulei e la mia pupilla dilatata. Ero bellissima, però. Damien dice che sarò bellissima per il resto della mia vita, ed io ho riso, sentendo quella parola. So perché sei venuto a cercarmi, Tyler; io so tutto e tu, invece, cosa sai?
Sarò sincera; non ho voglia di incontrarti. Ho fame, devo andare a caccia di qualche trentenne: il loro sangue è perfettamente stagionato! Non è aspro come quello dei bambini, né inacidito come quello dei sessantenni. Ho bisogno di ricostruirmi una famiglia, dopo che tu e i tuoi amichetti m'avete ucciso tutti i miei amanti, e m'avete sottratto Kyle... come sta il mio bambino? ...Scherzo; ovviamente so come sta. Tuttavia, Tyler, ho deciso di aiutarvi. Vuoi sapere chi ha evocato Void? Che odiosa creatura, non è vero? Quei suoi occhi neri, quella sua andatura sgraziata, quella sua pelle secca e tesa! Mi fa passare la fame al sol pensiero! Ma tu non vuoi sapere chi lo sconfiggerà, vero?

...o forse sì?
Solo uno dei guardiani riuscirà a sconfiggerlo, ma non è giusto ch'io ti dica chi. Non va forzato il destino, non si gioca con le Parche e ogni cosa deve andare come io ho visto e come io vedo e come io vedrò ancora ed ancora. Eppure, Tyler, non so chi ha evocato Void. È potente. La sua magia mi offusca la vista, ma non è poi così forte... io sono la Signora della Notte, lui è solo un principiante che s'è trovato a giocare con gli elementi. Vuoi un nome, Tyler? E a cosa ti servirebbe? Non ci sono molte informazioni su di lui, ed io non voglio mica sostituirmi a quella smorfiosa dell'Oracolo. Però una cosa posso dirtela, Tyler. Avete già incontrato una delle sue creazioni. Uno scarabocchio così sgraziato creato da un uomo così avido da farmi storcere il naso! Che maleducato, che egoista! Allora, Tyler... non l'hai ancora capito? Non posso aiutarti più di così, altrimenti non mi divertirei e tu, tesoro, devi dimostrare all'Oracolo di essere un passo avanti ai due fratelli, n'è vero?
Un ultimo consiglio: per uccidere Void, ripiega nella magia.

Ora devo andare: lo stomaco borbotta e Damien è impaziente.

T'abbraccio e ti mordo.

Tua sempre,

Vanessa

 

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Capitolo 50
*** 4.7- L'Alchimista ***


4.7- L'Alchimsta

 

Kyle si svegliò di soprassalto. Il telefono continuava a vibrargli con forza e determinazione, tanto che il moro si allungò dal letto al comodino per rifiutare nuovamente la chiamata.

“Che fai, non rispondi?” domandò una voce. Kyle si mise a sedere immediatamente e si guardò attorno, notando solo allora che non si trovava nella sua camera e neanche nel suo... letto. Al suo fianco, vi era Stefano che sorseggiava del caffè americano da una tazza sporca di vernice blu. Il cuore di Kyle smise di battere per un paio di secondi, poi il moro alzò le lenzuola per controllare se era vestito o meno, sospirando profondamente quando verificò che aveva tutto addosso, meno scarpe e calzini.

“Stai tranquillo, non t'ho mica stuprato.” sorrise Stefano. L'artista, invece, era in mutande e indossava una vestaglia aperta, lasciando intravedere il fisico atletico e glabro.

“Io... cos'è successo?” domandò, sentendo una fitta alla testa.

“Hai bevuto... mi hai cercato dicendo che tutti i miei quadri erano brutti, ma che almeno io ero bello e poi hai insistito per venire da me. Ci siamo baciati, ma poi hai farfugliato qualcosa e sei crollato addormentato. Tieni, questa ti farà stare meglio.” spiegò Stefano, lanciando al moro una mela verde che Kyle prese al volo.

“Io... oh mio dio... mi spiace...” mormorò, passandosi una mano fra i capelli, mentre il telefono prendeva nuovamente a squillare.

“Stai tranquillo. Però voglio un altro appuntamento, Kyle.” spiegò, ghignando.

“Io... sì, sì! Mi farò perdonare.” spiegò Kyle, mettendo gli calzini e infilando successivamente le scarpe. Salutò Stefano sulla soglia, ma l'artista lo prese alla sprovvista e lo baciò sulle labbra, molto più appassionatamente di quanto Kyle sospettasse.

“Fai il bravo, teppista.” sussurrò, facendogli l'occhiolino e poi chiudendo la porta del suo appartamento, lasciando Kyle sul pianerottolo a boccheggiare. Il cellulare squillò ancora, allora Kyle si risvegliò da quel torpore e rispose alla chiamata.

“Dove diamine sei?” tuonò Tyler.

“Che... che succede?” domandò il moro.

“Riunione!” spiegò il rosso.

 

Kyle parcheggiò la moto vicino al marciapiede, successivamente scese dalla sella e coprì la distanza del vialetto ghiaioso con poche falcate, per poi suonare al campanello. Sentì dei rumori di passi e Victor, il fratello minore di Tyler, aprì la porta.

“Ehi Kyle!”
“Ehi Vick!” si salutarono i due giovani, dandosi un cinque. “Mio fratello e Sky sono in camera sua.” spiegò facendolo entrare. Kyle ringraziò Victor e salì gli scalini due alla volta, fermandosi davanti alla porta dell'amico, per poi bussare. Tyler aprì la porta, e Kyle fu subito salutato da Skylar, da Lydia e da Sydney, tutti seduti in cerchio come fossero partecipanti a qualche incontro di recupero.

“Che succede?” domandò il moro, aggrottando la fronte.

“Tyler deve confessarci una cosa.” mormorò Lydia, annoiata. Kyle annuì e prese posto sedendosi sul pavimento vicino alla ragazza.

“Allora... sapete tutti che Void è stato evocato da qualcuno, giusto? E siccome mi sembrava impossibile andare in giro per Acantha a chiedere informazioni, ho pensato che sarebbe stato... come dire... utile cercare un aiuto esterno.” spiegò, tirando fuori una lettera alla vista della quale tutti i ragazzi alzarono un sopracciglio. Lydia prese la lettera ed iniziò a leggerla. I suoi occhi verdi schizzarono da un lato all'altro della lettera, fino a sgranarsi quando videro la firma della lettera.

“Ma sei rincretinito?” sbottò Lydia.

“Che succede?” domandarono tutti gli altri ragazzi.

“È andato da Vanessa!” spiegò la rossa.

“Tu... COSA?” ringhiò Kyle, alzandosi in piedi e stringendo i pugni fino a far sbiancare le nocche.

“Kyle...” mormorò Sydney, come per rimproverare il moro, ma il ragazzo fulminò il biondo con lo sguardo, facendolo tacere immediatamente.

“Perché l'hai fatto?” domandò Skylar, aggrottando la fronte e iniziando a leggere la lettera.

“Pensavo che le doti chiaroveggenti di Vanessa avrebbero potuto aiutarci.” si giustificò Tyler, facendo spallucce.

“Ti rendi conto di quanto è pericolosa quella donna?” aggiunse poi il bruno.

“Tyler, non mi piace la piega che stai prendendo nell'ultimo periodo.” spiegò Lydia, incrociando le braccia.

“Cioè?”
“Prima fai il patto con Damien e non ci dici nulla, ora vai da Vanessa e ci tieni tutto nascosto... per una squadra la comunicazione è importante e tu non ti stai dimostrando un grande comunicatore, ultimamente.” lo rimproverò Lydia, stringendo le labbra.

“Ragazzi, non saremmo comunque potuti andare tutti e cinque!” spiegò Tyler.

“Sai quanto hai rischiato? Dobbiamo ringraziare che Vanessa abbia deciso di non ucciderti, nonostante lei sapesse già della tua visita, questo è sicuro.” spiegò Sydney, premendosi le tempie.

“Ah, certo! Ringraziamola pure, quella pazza maniaca!” sbottò Kyle.

“Non ho detto questo!” rispose Sydney, mettendosi anche lui in piedi e sfidando Kyle con lo sguardo.

“Ragazzi, smettetela!” gli rimproverò Tyler, mettendosi anche lui in piedi. Prima Sydney, poi Kyle con manifesta controvoglia, si sedettero, mettendosi entrambi a gambe incrociate.

“Tanto ormai il danno è fatto. Bisogna solo capire chi è questa persona che, secondo le parole di Vanessa, abbiamo già incontrato.” sbuffò Skylar, prendendo la lettera.

“Rileggi il passo ad alta voce, per favore?” domandò Lydia, massaggiandosi le tempie.

Avete già incontrato una delle sue creazioni. Uno scarabocchio così sgraziato creato da un uomo così avido da farmi storcere il naso!” rilesse Skylar ad alta voce.

“Allora, ragioniamo... le HEXEN non avevano creazioni per conto loro...” mormorò Sydney, mordicchiandosi le labbra.

“Neanche il re di Encante, se per questo.” mormorò Tyler, sbuffando. “C'ho già pensato mille volte, ma non sono riuscito a capirci nulla.” confessò, stanco.

“Una delle sue creazioni... creazioni...” sussurrò Lydia, e i suoi occhi verdi si posarono su un pupazzo presente sulla scrivania di Tyler, una vecchia statuina rappresentante un soldato della guerra di secessione, tutta dipinta accuratamente a mano e perfetta nei dettagli. Un'idea colpì la mente di Lydia come un proiettile, e la rossa spalancò la bocca.

“Che stupidi!” brontolò, passandosi una mano sul volto.

“Che intendi?”
“L'unica creazione che abbiamo mai incontrato, ragazzi! Il nostro primissimo nemico!” spiegò.

“Il GOLEM!” disse Sydney.

“Esatto!”
“Aspetta... ma l'abbiamo distrutto!” disse Tyler, aggrottando la fronte.

“Certo, ma secondo la mitologia ebraica, solo una persona è in grado di costruire un golem, un homunculus di creta che risponde ai suoi comandi.” spiegò la rossa, con le guance porpora.

“Chi sarebbe?” domandò Kyle.

“Lo chiamano l'Alchimista.”

 

I sette guardiani si incontrarono nella camera di Sydney a Bluebeech, essendo diventata la camera del biondo il nuovo punto d'incontro dell'intera squadra. I ragazzi decisero con unanime accordo che mentre i cinque aventi i nuovi poteri sarebbero andati ad Acantha, Sydney e Kyle avrebbero fatto più ricerche possibili sul fantomatico Alchimista che aveva liberato Void.

“Non capisco come siete riusciti a carpire queste informazioni.” borbottò Vyvyen, atterrando per ultima sul suolo secco del pianeta infestato da quell'odioso parassita.

“Abbiamo fonti a cui chiedere.” tagliò corto il rosso, incamminandosi per primo.

“E l'Oracolo ne è al corrente?” domandò Dylan, ma il moro non ricevette nessuna risposta, se non degli sguardi leggermente infastiditi da parte dei tre guardiani.

“Allora, qual è il nostro piano?” domandò Skylar, cercando di far virare il discorso altrove.

“Cerchiamo la tana dell'Alchimista.” spiegò Tyler, tirando fuori il cuore di Kandrakar e lasciando che sondasse l'intero pianeta, per poi sparare un raggio di luce verso est.

“Muoviamoci, non voglio ritrovarmi con Void alle costole.” mormorò il rosso.

 

“Ci sono almeno trenta alchimisti famosi!” borbottò Kyle, tamburellando con le dita sulla tastiera del computer. I due ragazzi avevano optato per andare nella biblioteca di Bluebeech, sicuri di trovarla deserta quel sabato mattina, ed infatti oltre la bibliotecaria annoiata, nessun altro ragazzo si era rivelato troppo masochista da presentarsi in quel luogo pieno di libri e di volumi che opprimevano l'aria con il loro odore dolciastro.

“Non credo sia famoso...” mormorò Sydney, mentre sfogliava un volume sulla cabala ebraica.

“E allora cosa stiamo cercando?” ribatté il moro, sentendosi libero di alzare la voce, visto che i tavoli erano deserti.

“Secondo me è un discepolo, Kyle.” sospirò il biondo, annoiato dal comportamento del ragazzo. “Se è stato un alchimista a creare Void, è del tutto probabile che sia stato un suo stesso allievo a liberarlo. Magari possiamo scoprire dove e quando Void è stato creato, così da restringere il cerchio sempre più.” spiegò il biondo, continuando a sfogliare il libro. Kyle ringhiò sottovoce come un lupo, poi prese a fare altre ricerche in rete, ma passò quasi un'ora senza che trovasse niente di soddisfacente. Sydney, dal canto suo, continuava a sfogliare con attenzione il libro, prendendo qualche appunto ogni tanto su vari fogli di carta, collegando le informazioni con delle frecce, magari sottolineandone qualcuna e facendo comparire dei maestosi punti interrogativi vicino a particolari che non riusciva a capire.

“L'Oracolo ha detto che Void è stato creato nel 1400...” spiegò Kyle, subito cercando degli alchimisti che operarono in quel periodo. “Bé... il cerchio si stringe a dieci alchimisti.” spiegò.

“L'Oracolo ha detto anche dove?” domandò Sydney, e Kyle fece di no con la testa.

“Tu che stai cercando, invece?” domandò il moro, allungando il collo.

“Nulla di preciso. Sto cercando di capire quale sia il processo per... creare la vita.”

 

Per tutto il tragitto i cinque ragazzi non incontrarono nessun abitante di Acantha, né Void e questo non potè che rassicurarli e scoraggiarli, a seconda del punto di vista che adottavano.

“Credo di avere un piano.” mormorò Lydia, asciugandosi il sudore dalla fronte. Il sole pallido d'Acantha risplendeva nell'aria umida, incapace d'asciugarla, e la totale mancanza di acqua, di vento o di fronte verdi dove potersi riparare da quella calura rendevano una semplice passeggiata qualcosa di decisamente troppo faticoso.

“Illuminami.” disse Skylar.

“Gli Alchimisti non sono esseri magici. Nel senso, non hanno poteri come noi sette, ma posso creare la magia.”

“Non credo di seguirti.” ammise Vyvyen, aggrottando la fronte.

“Pensateci, la differenza è molto sottile, eppure è l'unica chiave che abbiamo. Noi siamo esseri magici: abbiamo poteri sugli elementi e particolarità derivanti da questi poteri, come la vista al buio di Dylan o il superudito di Sky... un alchimista, invece, può sì creare golem, fare incantesimi, trovare la pietra filosofale... ma di per sé non ha poteri. Per questo Void non lo attacca!” spiegò Lydia, illuminata dalla sua teoria che non faceva una piega.

“Sembra sensato.” ammise Dylan, annuendo lentamente.

“Per questo, arriveremo nella tana dell'Alchimista in questione e lo costringeremo a fare una magia, così che Void possa papparselo.”

“Frena un attimo, tesoro... non dobbiamo uccidere l'Alchimista. Dobbiamo solo... consegnarlo a Kandrakar.” spiegò Tyler, con un sospiro.

“E poi ci serve vivo, se vogliamo imprigionare Void.” aggiunse Vyvyen, facendosi aria con la mano vicino al volto.

“No. Questa storia non si dovrà più ripetere. Noi uccideremo Void.” sibilò Tyler, serio come una tomba.

 

Era ormai sera inoltrata, quando Kyle si accorse che stava leggendo la stessa pagina da almeno mezz'ora. Sbuffò, stropicciandosi gli occhi arrossati e sbadigliò, stiracchiandosi sulla sedia. Tra qualche ora la biblioteca sarebbe chiusa e loro due avevano persino saltato il pranzo pur di cercare nuove informazioni su questo alchimista, ma adesso Kyle era stanco ed affamato ed aveva voglia di fumare.

Prese il pacchetto di sigarette dalla giacca di pelle ed alzò il collo oltre lo schermo del computer per avvisare il biondo che sarebbe uscito per qualche minuto, però, invece di parlare, Kyle si sorprese a sorridere teneramente. Sorriso nato dalla visione di Sydney addormentato con la testa sulle pagine del volume ingiallito.

“Syd...” disse, muovendolo dolcemente.

“Mmm?” domandò il biondo, aprendo gli occhi e facendo mente locale, per poi alzarsi e passarsi una mano sul volto.

“Stavi sbavando sul libro.” scherzò Kyle, sorridendo.

“Io non sbavo.”
“Sì, tu sbavi.”
“E tu russi.” ribatté, ma il sorriso sul volto di entrambi scomparve dietro una maschera di imbarazzo. Erano già pronti a dimenticare la loro storia d'amore e scherzarci su come due vecchi amici? Era questa la domanda che entrambi sentivano rimbombare nelle loro teste, mentre l'aria si riempiva di un silenzio goffo ed ingombrante.

“Andiamo a mangiare qualcosa?” disse Kyle, non riuscendo più a tollerare quell'atmosfera. Il problema era che Kyle era costretto a rimanere a Bluebeech fino al ritorno di Tyler, altrimenti Kyle avrebbe ben presto optato per una ritirata strategica nella propria camera.

“Ma non abbiamo trovato nulla.” si lamentò il biondo, prendendo la testa fra le mani.

“Non troveremo niente. E non possiamo digiunare.” tagliò corto Kyle, alzandosi e chiudendo il libro difronte al biondo; chissà, magari sarebbe uscito qualcosa di buono da quella loro cena insieme.

I due ragazzi percorsero il sentiero dalla biblioteca fino ai cancelli del campus in totale silenzio, interrotto solo dallo sfrigolio del tabacco di Kyle che veniva aspirato in ampie boccate argentate.

“Sydney!” disse una voce poco lontana da loro, ed il biondo sperò davvero di non aver riconosciuto quella voce, ma il suo udito e la sua memoria uditiva funzionavano ancora bene, ed infatti il biondo si ritrovò raggiunto da ampie falcate da Nick.

“Ehi... tutto ok? Non hai risposto alle mie chiamate.” sorrise il ragazzo, incrociando le braccia.

“Io... ehm eravamo occupati per un progetto.” spiegò il biondo, per poi indicare Kyle con la mano.

“Piacere, sono Nick.” disse, stringendo la mano del moro.

“Kyle.” rispose il ragazzo con apatia. Quel nome risvegliò in Nick un recente ricordo: Sydney che si ritraeva urlando 'Kyle, no!', mentre erano intenti a baciarsi sul suo letto. Il biondo si accorse dell'ombra di dubbio che passò sul volto del ragazzo, ma Sydney non sapeva davvero cosa fare, non aveva la mente abbastanza fredda da riuscire a formulare una frase o una semplice bugia.

“Ti va di fare un giro?” domandò il ragazzo, lasciando la mano di Kyle e guardando Sydney negli occhi.

“Io... ehm... ho detto a Kyle che...”
“Ok.” ribatté caustico Nick “Ci si vede.” sbottò, allontanandosi con passo pesante.

“Chi era?” domandò Kyle, aggrottando la fronte, ma un solo sguardo da parte di Sydney esaurì la sua curiosità. “Gli hai raccontato di me?” domandò, cercando di capire il perché di quella strana reazione del ragazzo.

“No...” mormorò il biondo, riprendendo a camminare.

“E allora?”
“Kyle,- sospirò Sydney, mordendosi le labbra -non posso parlare di queste cose con te. Non ce la faccio!” spiegò, con voce tremula.

“Non c'è bisogno di scaldarsi! Era una semplice domanda da amico ad amico; se poi tu non riesci ad andare oltre, allora non te la prendere con me.” sbottò Kyle, inviperito da quella frase del biondo. Per un attimo aveva creduto di riuscire ad allacciare un rapporto, eppure le ferite s'erano rivelate ancora troppo scoperte.

“Allora perché non mi racconti di chi ti ha fatto quel succhiotto?” domandò il biondo, e Kyle si toccò istintivamente la base del collo dove, evidentemente, Stefano gli aveva lasciato un marchio. Il biondo sbuffò, facendo di no con la testa e, con lo sguardo basso per evitare che potesse esser visto sull'orlo del pianto, tornò indietro.

“D-dove vai?”
“Non ho più fame.”

 

Il castello era enorme, ma non del tutto maestoso. Era evidente che la devastazione di Void aveva colpito anche quel luogo, sebbene fosse quasi messo peggio di qualsiasi altro posto che i ragazzi avessero ancora visitato. Alcuni mattoni si sbriciolavano al solo tatto, le vetrate evidentemente complicate e fatte di materiali preziosi erano crollate e scheggiate, alcune travi portanti erano fragili e parte del tetto era completamente scoperchiato.

“Sorpresa sorpresa...” mormorò Dylan, incrociando le braccia.

“Non ci dividiamo.” disse Tyler, spingendo il pesante portone con l'aiuto di Skylar. All'interno, il castello era ancora più marcescente: arazzi slabbrati, disordine impolverato e un terribile puzzo che fece storcere il naso a tutti.

“Zolfo.” mormorò Lydia.

“Che cliché.” sbuffò Vyvyen, coprendo a stento una risata. I ragazzi seguirono l'odore di zolfo come cani da segugio, fino a salire per una delle torri, per poi arrivare davanti ad una porta dove una nebbiolina densa e verdognola passava da sotto gli infissi.

Tyler fece per spingere la porta, ma Lydia gli fermò il braccio con la sua mano.

“Potrebbe essere una trappola.” mormorò la rossa.

“C'è solo un modo per scoprirlo.” sospirò il ragazzo, e poi spinse la porta.

 

Un uomo dava loro le spalle; era alto e sembrava abbastanza forte, aveva corti capelli argentati ed una barba spuntava ai lati della sua mascella. Non sembrò sorpreso nel trovare i cinque guardiani nel suo studio, ed anzi, si girò con aria divertita, mostrando i suoi occhi di un colore talmente particolare che i ragazzi sussultarono: erano rosa. Un rosa fortemente acceso, a metà strada tra il magenta e il fucsia.

“Finalmente ci vediamo...” mormorò l'Alchimista, sorridendo ai ragazzi.


Carissimi e carissime,
mi prendo un po' di spazio per comunicarvi che siamo arrivato al capitolo numero 50. Lo so, non è un gran numero ma sono contento di esser riuscito ad arrivare fin qui, grazie a voi lettori e lettrici, soprattutto!
Un fortissimo abbraccio,

The_Lock

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Capitolo 51
*** 4.8- Light off ***


4.8- Lights off

 

“Sono sotto arresto?” domandò l'Alchimista, senza perdere il suo ghigno, ed alzando le sue braccia coperte da una tunica color azzurro acceso e ricamata in oro.

“Oh, ti meriteresti più di un semplice arresto...” ringhiò Tyler, avvicinandosi all'Alchimista, ma facendolo scoppiare in una fragorosa risata, talmente sguaiata che l'uomo dovette reggersi lo stomaco ed asciugarsi le lacrime.

“Allora uccidimi, ragazzino.” lo provocò, prendendo un bel respiro. Tyler sapeva bene che l'Alchimista si stava prendendo gioco di loro, e se fosse stato leggermente più impulso gli avrebbe tirato un bel pugno sul naso.

“Andiamo!” intervenne Dylan, strattonando l'Alchimista, ma l'uomo si fece d'un tratto serio, prese una boccetta dal tavolo e la lanciò ai propri piedi. L'impatto generò un nuvolone di fumo denso e grigio, lasciando i ragazzi nel panico, nel constatare che quando il fumo fu svanito, l'Alchimista era scomparso.

“Merda!” sbottò Dylan, tirando un calcio al tavolo.

“Avremmo dovuto prevederlo.” mormorò Lydia, avvicinandosi al tavolo per cercare qualche indizio, ma un suono congelò tutti in quella posizione: era l'ululato di Void, attirato dalla magia dell'Alchimista.

“Tyler!” urlò Skylar, chiedendo implicitamente all'amico di creare un portale per scappare immediatamente da quel luogo, ma prima ancora che il rosso potesse evocare il cuore, un'ombra nera apparve all'interno dello studio, rivelando Void affamato e famelico.

 

Sydney provò ad entrare in biblioteca, ma le porte erano state chiuse dalla bibliotecaria. Scoraggiato, il biondo si accasciò sugli scalini prendendosi il volto fra le mani e imponendosi di restare calmo, sebbene sentisse il cuore in tempesta. Avrebbe tanto voluto bere o addirittura fumare, per cercare di far andare via quel sentimento opprimente che sentiva addosso.

Passò qualche minuto, poi il biondo sentì dei passi lungo il vialetto ghiaioso ed il rumore ferroso della stagnola che veniva piegata.

“Tieni.” disse Kyle, porgendo al ragazzo un secondo kebab, mentre divorava il primo.

“Grazie...” mormorò il biondo, accettando l'offerta. Kyle si sedette al fianco del ragazzo, e mangiarono in silenzio per qualche minuto.

“Scusa. Non avrei dovuto insistere.” disse Kyle, accartocciando la carta e finendo il suo kebab.

“No, avevi ragione. Dobbiamo andare avanti per il bene della squadra, giusto?” mormorò il biondo, e Kyle annuì.

“Il succhiotto me l'ha fatto un ragazzo. Si chiama Stefano. È un artista. Ma io ero ubriaco e non c'è stato nient'altro.” spiegò, sospirando.

“Quando... quando Nick ha provato a baciarmi il collo...” mormorò il biondo, incerto se dire la verità o meno, ma se dovevano essere sinceri l'uno con l'altro allora avrebbero dovuto raccontarsi tutto “...quando Nick ha provato a baciarmi sul collo, ho visto te... ma eri... vampiro...” spiegò “...e volevi mordermi.” concluse, non avendo il coraggio di alzare gli occhi per guardare la reazione di Kyle.

“Mi dispiace.” mormorò il moro “Forse... forse mi sono sempre e solo giustificato, ma non mi sono mai scusato. Ti ho fatto soffrire nonostante meritassi qualcosa di più- disse, tirando su con il naso ed asciugandosi una lacrima -ed invece di proteggerti o di aiutarti... Syd, mi spiace.” disse, nascondendo il volto fra le mani.

Commosso, il biondo si avvicinò a Kyle e lo abbracciò, sentendo per la prima volta quel corpo come tiepido e non bollente; sentendo quelle parole da parte di Kyle, Sydney sentì come un peso dissolversi all'altezza del cuore.

“Ti meriti quello che non sono riuscito a darti.” mormorò, nascondendo il suo volto nell'incavo del collo di Sydney, sul quale il biondo sentì poggiarsi una lacrima. Il contatto con l'Acqua percorse la schiena del biondo come un brivido gelido, e subito nella sua mente si spalancò una possibilità.

“Che stupidi!” disse il biondo, sciogliendo l'abbraccio con Kyle e prendendolo per il polso per dirigersi insieme in camera del ragazzo.

“Che succede?”
“Non capisco perché non ci abbiamo pensato prima! Che stupidi a cercare un discepolo, quando probabilmente l'Alchimista che ha liberato Void è lo stesso che l'ha creato!” spiegò Sydney, correndo su per le scale del corridoio, incurante del volume della propria voce.

“Ma che dici, sono passati più di seicento anni!”

“Ma gli alchimisti cercano sempre una cosa, oltre la pietra filosofale!” aggiunse, e Kyle capì, spalancando gli occhi.

“La fonte dell'eterna giovinezza!”

 

Fasci di luce, bombe d'aria, sfere d'energia e flussi di ombre attaccavano Void contemporaneamente, ma la creatura rimaneva ferma ed inghiottiva ogni attacco ed anzi, sembrava addirittura divertirsi nel rimanere in quell'occhio del ciclone. Lydia- l'unica che non stava attaccando Void -corse al tavolo dove il laboratorio dell'Alchimista si ergeva come un'opera d'arte. La rossa si mise a cercare fra le pietre, fra le ampolle e fra gli innumerevoli fogli qualcosa che sapeva poter contenere informazioni sulle attività di quell'uomo: il proprio grimorio. Mentre Void scompariva, attaccava gli altri guardiani alle spalle, facendoli volare da un punto all'altro della stanza, la ragazza dai capelli rossi non si dava pace e continuava a rovesciare le fiale, le erbe e persino qualche alambicco.

“Lydia!” urlò Tyler “Ci servirebbe una mano!”
“Arrivo.” disse la rossa, continuando a cercare e sbattendo i pugni sul tavolo, frustata dall'infruttuosa ricerca. Il gesto di stizza, però, aiutò la ragazza nella sua spasmodica questua, ed all'improvviso un cassetto si aprì, come chiamato da un'ordine superiore.

Lydia afferrò il libro e poi scaraventò il tavolo di legno contro Void, colpendolo con schegge e travi. La creatura ululò e scomparve, per poi ricomparire alle spalle della ragazza, ma ecco che Dylan arrivò in soccorso della ragazza e generò una nuvola di tenebre che potesse nasconderla dall'immonda creatura. Lydia corse fino alla parete opposta e tese un braccio, facendo crollare i mattoni.

“Che fai?” domandò Skylar, mentre Void risucchiava la nuvola con la sua bocca insaziabile.

“Creo una seconda via d'uscita.” spiegò Lydia, ma la torre era alta almeno una decina di metri e saltare sarebbe stato inutile, oltre che rischioso- e solo Skylar sapeva volare.

I due ragazzi furono distratti dall'urlo di Vyvyen e videro la bionda tra le grinfie serrate di Void, videro la sua bocca spalancarsi e i suoi accendersi di quel verde spettrale per poi risucchiarne la magia. Tyler generò appena in tempo una sfera d'energia che esplose sulla faccia del mostro e lo fece volare contro il lato opposto della stanza. Skylar e Dylan corsero ad aiutare la bionda e raggiunsero Lydia e Tyler che guardavano il vuoto che si apriva sotto i loro piedi.

“Saltiamo!” disse Lydia, e gli altri tre ragazzi la guardarono come impazzita. “Saltiamo e Tyler, per l'amor del cielo, crea un varco in tempo!” spiegò Lydia, ed i tre fecero per protestare, ma ecco che Void si stava per rialzare e tornare all'attacco e non c'era più tempo per pensare. I cinque saltarono e chiusero gli occhi per poi atterrare su qualcosa di morbido, rimbalzare e cadere su qualcosa di più duro.

 

“Ahia!” disse Skylar, trovandosi il piede di Dylan in faccia e il gomito di Lydia sullo stomaco.

“Che caspita è successo?” disse Sydney, aiutando i ragazzi a districarsi da quel nodo di braccia e gambe. I cinque erano atterrati sul letto del biondo- sfondandolo con il loro peso -e poi erano caduti per terra, e a parte qualche contusione erano tutti sani e salvi.

“Void ha preso Vyvyen.” mormorò Dylan, aiutato da Kyle a stendere il corpo svenuto della sorella sul letto del biondo.

“Abbiamo incontrato l'Alchimista.” spiegò Tyler.

“E...?”
“E c'è sfuggito...” mormorò Skylar, sbuffando.

“Ah- disse Tyler, come ricordandosi di qualcosa e dirigendosi a passi pesanti verso Lydia – tu mi devi spiegare perché hai giocato a Dora-l'esploratrice invece di aiutarci!” spiegò, inviperito.

“Stavo cercando questo.” spiegò Lydia, mostrando un libro che teneva ancora stretta al petto.

“Cos'è?”
“Un Grimorio. Streghe e alchimisti hanno sempre un libro in cui scrivono le loro magie, quindi ho pensato che prenderlo sarebbe stata la soluzione migliore.” spiegò la rossa, sedendosi sulla scrivania di Sydney ed iniziando a sfogliarlo.

“Ehi! Non ho finito con te! Ti stavo rimproverando.” spiegò Tyler, visibilmente più addolcito dopo quella spiegazione.

“Noi che facciamo, adesso?” domandò Skylar.

“Aspettiamo che ad Acantha torni il sole e poi torniamo a prendere a calci nel sedere Void.” propose Dylan, seduto sul letto vicino alla sorella addormentata.

“E l'Alchimista.” aggiunse Tyler.

 

Erano passate ore da quando Void le aveva prosciugato la magia nelle vene, eppure Vyvyen era ancora stanca e debole. Ora era sul letto di casa che si rigirava tra le coperte, troppo arrabbiata per dormire e troppo esausta per fare altro se non rimanere sul letto a non fare niente. Qualcuno bussò alla porta della sua stanza e subito dopo entrò il suo maggiordomo con un vassoio pieno zeppo di leccornie.

“Ehi, Fred!”
“Signorina Vyvyen. Come si sente?” domandò l'anziano, poggiando il vassoio sul comodino della ragazza ed aprendo le finestre, facendo entrare il sole forte di inizio aprile.

“Stanca.” spiegò, sorridendo.

“C'è un giovanotto che chiede di lei.” spiegò.

“Chi?”
“Un certo Banquo. Lo lascio entrare?”

“Oh sì, certo, ma dammi dieci minuti!” spiegò, alzandosi e dirigendosi in bagno per sciacquarsi la faccia. Vyvyen si guardò allo specchio, l'assenza di magia aveva reso i suoi capelli meno splendenti ed il suo volto meno luminoso, ma si convinse che era comunque bella abbastanza da fare la finta malata e ricevere Banquo senza sembrare uno zombie. Quando tornò in camera, infatti, trovò Banquo che l'aspettava, seduto composto sul bordo del letto appena fatto da Fred.

“Ehi!”
“Ehi! Ho saputo che stavi male e allora sono venuto a farti visita.” disse lui, sorridendole.

“Non hai paura di venir infettato?” domandò lei, sedendosi al suo fianco e iniziando a giocare con una ciocca di capelli biondi, mentre Banquo rispondeva con tranquillità che l'influenza di stagione l'aveva già avuta e non era un granché.

“Due giorni a casa e poi ti sentirai come nuova!” concluse, avvicinandosi impercettibilmente a lei.

“Hai altri consigli, dottore?” domandò lei, inclinando il volto come per prepararsi a ricevere un bacio.

“Solo tanto riposo.” sorrise lui, e quando i centimetri furono troppo pochi per essere bruciati con movimenti lenti dei tendini del collo, il ragazzo prese coraggio ed accorciò le distanze, baciando la ragazza sulle labbra fresche e accarezzandole dolcemente il viso.

 

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Capitolo 52
*** 4.9- La soluzione è qui ***


4.9- La soluzione è qui

 

La notte stava calando in fretta sulla Terra, ed i ragazzi del Bukowski High School non persero ulteriore tempo e si teletrasportarono in camera di Sydney, dove il ragazzo, Lydia e Lilian stavano aspettando con impazienza l'arrivo dei loro amici.

Lydia, che non aveva fatto altro che sfogliare il grimorio per tutta la giornata, aveva trovato molte ricette interessanti, ma molte delle pagine erano scritte in antico alfabeto runico e aveva come il sospetto che le istruzioni per rinchiudere un'altra volta Void nel suo sarcofago erano scritte in quella lingua arcana e misteriosa.

“Allora, ecco il piano,” esordì Tyler “Io, Lydia, Skylar e Dylan andiamo a prendere a calci nel sedere Void, mentre Sydney, Vyvyen e Kyle studiano il Grimorio.”

“Non mi piace rimanere nelle retrovie.” borbottò Kyle, sedendosi per terra.

“Posso dare una mano anche io!” squillò Lilian, lasciando Dylan interdetto.

“Non credo che siano affari da esseri umani.” spiegò, arcigno.

“Non sapevo fossi un alieno.” scherzò Lilian, lasciando un sorriso beffardo sui volti dei suoi amici. I ragazzi si salutarono e si diedero un in bocca al lupo, ma ecco che poco lontano dalla camera di Sydney un secondo vortice si apriva, ed un uomo metteva piede sul prato del campus di Bluebeech. L'uomo respirò a pieni polmoni e sorrise guardando la luna piena che si ergeva luminosa nella lotta scura.

“Sto venendo a prendervi.” canticchiò l'Alchimista, muovendo i passi.

 

I ragazzi si ritrovarono teletrasportati in quello che un tempo sembrava un ospedale della zona. Era una struttura a più piani d'un bianco sbiadito e ora dell'edera secca e fatiscente ricopriva le pareti sporche, le macchie d'umidità e le finestre rotte.

“Ragazzi!” disse Lydia, puntando il dito coperto dal lungo guanto nero contro una finestra. Gli altri tre ragazzi guardarono nel punto esatto in cui la ragazza stava puntando e videro la figura dell'Alchimista che si nascondeva velocemente dietro la parete.

“Andiamo!” ringhiò Tyler, e i quattro partirono a correre verso l'entrata. Spalancarono la porta e si lanciarono lungo le scale, salendo con foga il primo piano, svoltando a destra e poi prendere le scale per il secondo e ancora per il terzo ed il quarto. Arrivati al quinto, i ragazzi si fermarono ed aprirono la porta, pronti a fare fuoco verso l'Alchimista, e rimanendo alquanto interdetti dallo spettacolo che si presentava ai loro occhi: nonostante fossero saliti a piedi per cinque piani, i ragazzi si ritrovarono difronte al cortile interno dell'ospedale.

“Ma... com'è possibile?” domandò Skylar, mettendo piede in quello spazio lastrellato di mattoni scheggiati e sporchi. I ragazzi rientrarono dalla stessa porta da cui erano acceduti al cortile e trasalirono di nuovo, ritrovandosi nuovamente nel cortile interno dell'ospedale.

“C'è qualcosa che non va...” mormorò Tyler.

“Ma non mi dire.” borbottò Dylan. I ragazzi tornarono indietro e si ritrovarono difronte a delle scale.

“Credo siamo caduti in una trappola.” mormorò Lydia.

 

“Cosa cerchi?” domandò Vyvyen, stendendosi sul letto di Sydney.

“Un equivalente tra il nostro alfabeto e quello runico.” mormorò il biondo, schiacciando tasti sulla tastiera del computer.

“Lo sai, vero, che traslitterare non vuol dire tradurre?” sorrise la bionda, rigirandosi tra le coperte come una gatta.

“Sì, ma almeno traslitterando sarà più facile tradurre, non credi?” domandò Sydney, riservandole un sorrisetto beffardo.

“Ragazzi, non ho capito molto di questa missione, ma...” disse Lilian, per poi interrompersi di colpo e rimanere con gli occhi azzurri spalancati, fissi nel vuoto, come fosse caduta in catalessi.

“Lilian?” domandò Kyle, aggrottando la fronte e sventolando una mano vicino ai suoi occhi, ma la ragazza continuava a rimanere ipnotizzata.

I tre ragazzi si guardarono preoccupati, e mentre Kyle prendeva a scuotere docilmente la bionda, Vyvyen uscì dalla camera del biondo per dare un'occhiata nel corridoio e vedere, con immenso stupore, che anche altri ragazzi erano nella stessa condizione di Lilian.

“Oh, merda!” mormorò, chiudendo la porta.

“Che succede?” domandò Sydney.

“Sono tutti in catalessi!” spiegò.

“Credete che...” iniziò il biondo, ma ecco che qualcuno bussò alla porta e i tre ragazzi impallidirono.

“È permesso?” rise l'Alchimista.

 

I ragazzi erano riusciti a tornare al corridoio del terzo piano dell'ospedale e, decisi a non varcare nessun'altra soglia, presero ad aprire una porta alla volta per vedere dove portavano.

“Qui si va al quinto piano.” disse Skylar, chiudendo la porta sulla quale c'era scritto TOILETTES, per poi riaprire la porta e constatare che si andava nelle cucine dell'ospedale.

“Qui in sala operatoria.” disse Lydia.

“Scantinato!” urlò Dylan.

“Un ufficio!” aggiunse Tyler.

“Ok, come temevo. Ci siamo fatti fregare dall'Alchimista e siamo finiti in una delle sue illusioni!” mormorò Lydia, raggiungendo i suoi compagni.

“E ora che facciamo?” domandò Skylar.
“Vuole costringerci a usare la magia per uscire.” sibilò Dylan, visibilmente arrabbiato.

“Hai ragione ma non credo abbiamo altra scelt...” disse Lydia, per poi interrompersi ed illuminarsi in volto come quando le accadeva di avere un'idea geniale “Void! Quest'illusione sarà sicuramente frutto della magia, quindi basta attirare Void e lui si potrà mangiare la magia di questo posto!” sorrise, contenta.

“Ci rendiamo conto che è praticamente un suicidio?” domandò Tyler, aggrottando la fronte.

“Non abbiamo scelta, temo. Per uscire dovremo usare comunque i nostri poteri, e questo attirerebbe comunque Void.” sbuffò Dylan, passandosi una mano tra i capelli corvini.

“Ok, allora. Facciamo crollare questo posto.” disse Skylar, facendo scoccare le nocche delle mani.

 

“Aperio!” tuonò e la serratura della camera di Sydney si aprì con un suono secco. L'Alchimista entro dando un calcio scenografico alla porta, ma rimase parecchio deluso quando constatò che la camera era deserta. L'uomo dagli occhi rosa sbuffò, rollando gli occhi al cielo e notò la finestra del bagno aperta che dava sul giardino del campus pieno di persone immobilizzate.

“Perché dovete rendere tutto noioso?” si domandò, uscendo dalla camera del biondo, sbattendo la porta. Quando abbastanza secondi furono passati, Kyle, Sydney e Vyvyen uscirono allo scoperto. I tre si erano infatti nascosti in posti precisi della camera, sapendo che l'inganno della finestra avrebbe funzionato a dovere.

“Dove andiamo?” mormorò Vyvyen con un sussurro impercettibile.

“Non lo so, ma non possiamo rimanere qui.” disse il moro, aprendo la porta per controllare il corridoio e, quando verificò che l'Alchimista non era presente, fece uscire i due ragazzi, per poi richiudere la porta.

“Aspettate, ho un'idea!” disse Sydney, facendo improvvisamente dietro front e finendo a sbattere contro Vyvyen. “Andiamo nel seminterrato!” aggiunse, prendendo l'iniziativa e dirigendosi in punta di piedi verso il piano inferiore. La camera del dormitorio del ragazzo era al terzo piano, quindi i tre sfrecciarono come lepri quando si ritrovarono per le scale, incuranti del rumore che le loro scarpe facevano a contatto con i gradini. Sydney era il capofila e diede una veloce accelerata quando vide la porta del seminterrato divisa solo da un'ultima rampa di scale, ma ecco che appena si accingeva a scendere gli ultimi gradini, sbatté contro qualcosa e ricadde indietro.

“Ah! Il naso!” mormorò, mentre Kyle lo raccoglieva da terra. Vyvyen si avvicinò con il braccio completamente teso, come quando qualcuno si accinge a muoversi in una stanza buia, e alla fine le sue dita toccarono una fredda barriera invisibile.

“Fantastico, vero?” disse una voce a qualche rampa di scale da loro “Basta dire qualche parola in latino e subito diventi Harry Potter!” rise.

 

Lydia stese il braccio verso una parete qualunque ed iniziò a flettere i muscoli, tendendo le dita e lasciando che il potere della Terra creasse una frattura in quel determinato punto. Poi la rossa aggrottò la fronte e si mosse le labbra, per poi guardare Tyler con sguardo allarmato.

“Che succede?”
“Questa... questa non è Terra! Non riesco a comandarla.” spiegò, incredula. Dylan si avvicinò alla parete e provò a toccarla: sembrava un normalissimo muro di mattoni intonacato e dipinto del classico color verde degli ospedali, allora perché Lydia non riusciva a muovere un solo mattone? Il ragazzo indietreggiò di qualche passo e poi lanciò una sfera d'ombra contro la parete. Niente, neanche un graffio, neanche una piccola crepa sull'apparentemente fragile muro di vernice.

“Strano...” rimuginò Skylar.
“Deve essere magia d'alto livello...” mormorò Dylan.

“Ok, allora... il piano va a quel paese.” sbuffò Lydia.

“Forse solo una parte.” balbettò Tyler, indietreggiando leggermente.

“In che senso?”
“Nel senso che Void l'abbiamo attirato!”

 

Senza neanche mettersi d'accordo verbalmente, i tre ragazzi presero la rincorsa e si lanciarono dalla ringhiera della rampa di scale, certi che un salto di neanche due metri non avrebbe potuto danneggiare le loro ginocchia se fossero riusciti a cadere correttamente. Mossa evidentemente non prevista dall'Alchimista che, immediatamente dopo, perse il sorriso e ringhiò qualche maledizione contro i ragazzi. Sydney aprì la porta senza pensarci due volte ed i tre ragazzi si ritrovarono lungo le scale umide e sporche che portavano alla caldaia.

“Non si scomodano a pulire anche qui.” commentò Vyvyen, evitando una ragnatela.
“Non sprecare fiato!” imprecò Kyle, spingendola per fare in modo che la bionda accelerasse. I tre ragazzi arrivarono nell'anticamera della caldaia e si lanciarono contro la porta, maledicendo il mondo intero poiché la trovarono chiusa.

“Dormio!” disse una voce e subito Vyvyen rivolse gli occhi al cielo e cadde a terra, addormentata. Sydney e Kyle si scambiarono uno sguardo terrorizzato e videro apparire l'Alchimista.

“Lo tengo occupato! Tu prova a sfondare la porta!” sussurrò il biondo, lasciando il libro nelle mani di Kyle.

“Cosa? NO!”
“Sì, sei più forte di me!” rispose l'altro, e si lanciò contro l'uomo che, senza batter ciglio, sembrò divertito da quell'ultima trovata.

“Immotus!” disse con aria annoiata, e Sydney si ritrovò immediatamente pietrificato, capace di muovere solo gli occhi e di respirare. “Senza magia non potete reggere neanche due minuti! Consegnami il libro!” disse, camminando verso Kyle. Il moro, di tutta risposta, prese a dare spallate contro la porta, cercando di aprirla con furia dettata dalla disperazione, ma all'Alchimista bastò pronunciare un'altra formula ed ecco che Kyle si ritrovava contro la parete opposta. Tale fu la botta che il moro per poco non perse i sensi, ma appena il dolore iniziò a svanire, Kyle allacciò le sue braccia sul libro e tirò fuori l'accendino, minacciando di bruciare il volume.

“Non farmi diventare cattivo, ex guardiano!” disse, sottolineando l'ex con tono crudele.

“Fai un passo e lo brucio!” lo minacciò Kyle, facendo scattare la rotella e dando vita ad una fiamma.

“Forse possiamo fare un patto, io e te.” disse l'Alchimista, incrociando le braccia, pensieroso.

“Non credo proprio!”
“Neanche se resuscitassi tua madre?” domandò. Il cuore di Kyle mancò un battito ed il moro spalancò gli occhi come colpito fisicamente da una lama rovente.

“Sei... un bastardo!” ringhiò a denti stretti.

“No, Kyle! Ti sto facendo un'offerta! Tu mi dai il libro ed io ti ridò tua madre. Semplice.” spiegò, sghignazzando. “Come sono stati questi anni senza tua madre, Kyle? Come sarebbero quelli a venire con una figura importante come la sua al tuo fianco e...”
“FOTTITI!” urlò, mentre una lacrima iniziava a scendergli dalla guancia.

“È un no?” domandò, senza neanche attendere una risposta e prese a camminare verso Sydney, per poi appoggiare un braccio sulla tua spalla. “Ok, vuoi che faccia il cattivo? Bene. Tu mi dai il libro, ed io guarirò il tuo amichetto.” disse, indicando il biondo.

“Che stai dicendo? Non sta male!” ringhiò Kyle.

“Ora sì.” disse, e tirò fuori dalla tunica un lungo pugnale che piantò nello stomaco del biondo.

 

Void si lanciò all'attacco ed immediatamente i ragazzi risposero con una controffensiva: Tyler generò un fulmine abbastanza duraturo, Sydney un getto d'aria e Dylan una fiammata d'ombra, mentre Lydia... la rossa provo a spaccare il pavimento ma la Terra non rispondeva ai suoi comandi e la ragazza rimaneva indifesa. Era evidente che quell'illusione di materiale non aveva niente, era solo una perfetta immagine di un'ospedale deformata dalla magia dell'Alchimista. Ma allora perché Void non riusciva a risucchiarla?

“Lydia... avremmo bisogno di una mano!” iniziò Tyler, dopo che Skylar fu messo al tappeto da un manrovescio da parte della creatura.

“Non posso!” si lamentò la ragazza, alquanto stizzita perché il rosso aveva rotto il filo del suo discorso. Dov'era arrivata? Ah sì, perché Void non aveva risucchiato la magia da quel posto? Qualcosa non tornava ed il mistero che si celava dietro la figura dell'Alchimista non aiutava certo a capire quali fossero le sue intenzioni e le sue tattiche. Un altro colpo, ed anche Dylan fu lanciato contro il muro: ora solo Tyler cercava di resistere alla creatura con sfere d'energia.

E il suggerimento di Vanessa? Era quello di ripiegare sulla magia per uccidere Void, quindi, forse...

“LYDIA!” disse Tyler, mentre la creatura attanagliava il corpo del ragazzo, pronto a risucchiarne l'energia. La rossa scattò in avanti e spinse via Tyler, ma così facendo si ritrovò a faccia a faccia con il mostro e la creatura non ci pensò due volte prima di prendere lei al suo posto. Gli occhi di void si accesero del tipico verde spettrale e le sue fauci si spalancarono, mentre piccole scintille di magia verde iniziavano a sfuggire dal corpo di Lydia, per essere inghiottite dalla famelica creatura.

“Ty... non... andare via... la soluzione... è qui!” mormorò la ragazza, prima di cadere svenuta. Skylar intervenne e con un getto d'aria scaraventò Void oltre una porta che dava su un corridoio del sesto piano. Appena la creatura oltrepassò la soglia, Dylan chiuse la porta per poi riaprirla con un leggero tremolio della mano e constatare che ora la porta dava sulla mensa generale.

“L'abbiamo allontanato per un po'...” mormorò il moro.

 

Come se l'incantesimo fosse stato spezzato, Sydney crollò a terra, ululando di dolore e reggendosi lo stomaco dal quale fuoriuscivano copiosi fiumi di sangue. D'istinto, Kyle lasciò la presa sul libro e corse a soccorrrere il biondo, lasciando così che l'Alchimista arrivasse ad arraffare il libro.

“GUARISCILO!” urlò Kyle e l'uomo dagli occhi rosa sbuffò.

“Sanas!” disse e la ferita sullo stomaco di Sydney si rimarginò completamente. Non contento, l'Alchimista prese Kyle per i capelli ed inclinò all'indietro la testa del ragazzo, per poi puntare il coltello sulla sua gola e premere leggermente.

“La prossima volta...” disse, sussurrando con tono velenoso all'orecchio di Kyle “...toccherà a te e non ci sarà nessun santo ad aiutarti!” spiegò, e così dicendo colpì Kyle alla nuca con il manico del pugnale e lo lasciò cadere praticamente addosso a Sydney, per poi avviarsi verso l'uscita felice come un bambino che ha appena ritrovato il suo gioco.

 

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Capitolo 53
*** 4.10 - Guerra dei due mondi ***


4.10 - Guerra dei due mondi

 

“Non capisco perché siamo rimasti in questo labirinto.” borbottò Dylan, aprendo il grande frigorifero e richiudendolo, deluso nel constatare che gli scaffali erano vuoti.

“Lydia ha detto che la soluzione è qui...” mormorò Tyler, massaggiandosi le tempie.

“Sì, ma...” iniziò Skylar, grattandosi la fronte “...non credo sia la soluzione migliore rimanere nella tana del lupo.”
“Sky... quante volte Lydia ha avuto ragione in due anni?”

“Costantemente per due anni.” annuì il bruno, sospirando. La ragazza giaceva addormentata su un tavolo della mensa, il volto leggermente pallido ed una smorfia di dolore, come stesse sognando di incubi indicibili. Skylar toccò la fronte della ragazza, ora vestita dei suoi soliti abiti raffinati e ricercati e annuì, sapendo che di Lydia ci si poteva fidare, in fin dei conti.

“Credo dovremo andarcene! Non possiamo rimanere fermi troppo a lungo, Void potrebbe comparire da un momento all'altro.” disse Dylan.

“Sì, ma con Lydia? Non può camminare. E se apro un portale Void comparirebbe in un nano secondo.” spiegò Tyler.

“Non... non se siamo abbastanza veloci.” mormorò Skylar, mordendosi le labbra. Dylan e Tyler si scambiarono uno sguardo interdetto, allora il ragazzo, sicuro di non essere stato capito, prese un respiro e spiegò il suo piano: “Se aprissi una porta a caso e iniziassi a giocare con il vento, allora Void verrebbe da me, prima che da te. Tu avrai tutto il tempo di portare Lydia sulla terra, tornare e... trovare un modo per prendere Void a calci, insieme a Dylan.” spiegò il bruno.

“Ti rendi conto di quanto faccia schifo il tuo piano?” domandò Tyler.

“È l'unico che abbiamo!” spiegò Skylar.

“Lo sai che se non dovessi riuscire a trovarti in tempo Void ti succhierebbe via anche la vita, oltre che la magia?” domandò Tyler, ora più serio che mai.

“Non lo farà, se ci sarò io a coprirgli le spalle.” disse Dylan.

 

“Kyle! Kyle, svegliati!”

“Che?” domandò il moro, aprendo gli occhi e subito sentendo una fitta di dolore alla nuca che si percosse lungo tutto il suo scheletro.

“Kyle!” lo chiamò Sydney, ed un treno di ricordi investì Kyle, facendogli ricordare dell'attacco dell'Alchimista, della pugnalata, del grimorio...

“Stai bene?” domandò, facendo per muoversi ma trovandosi impedito da corde lunghe, strette e ruvide attorno a caviglie e polsi. “Ma che..?”

“Credo siamo in ostaggio...” mormorò Sydney. I tre ragazzi erano ancora nel locale della caldaia, ma erano tutti e tre legati a rispettive tubature presenti su tre lati diversi del perimetro della stanza. Vyvyen, l'unica senza corde, giaceva ancora addormentata a causa dell'incantesimo dell'Alchimista.

“Che si fa?” domandò Kyle.

“Riesci a prendere l'accendino dal tuo giubbotto?” domandò il biondo. Il moro provò a divincolarsi dalla scomoda posizione in cui le corde lo costringevano, ma ben presto si rese conto che era una mossa del tutto inutile, anche perché l'accendino giaceva nella stanza antistante la camera della caldaia.

“Perché ci ha legato?”

“Credo per evitare che lo seguissimo.”
“Tu stai bene?”
“Sì, mi ha guarito subito.” mormorò il biondo.

“E se urlassimo?” domandò, lasciandosi sfuggire un sorriso di rassegnazione.

“Credi che abbia annullato l'incantesimo ai piani superiori?” domandò Sydney, aggrottando la fronte.

“Te lo dico subito.” disse, prima di schiarirsi la gola ed iniziare a chiedere aiuto.

 

“Pronti?” domandò Skylar, poggiando una mano sulla maniglia. Tyler sospirò, sentendo che quel piano si sarebbe rivelato un buco nell'acqua, ma rassegnato sul fatto che erano il migliore sul quale potessero contare per il momento; Dylan, dal canto suo, annuì con sicurezza.

Skylar aprì la porta, si trovarono in una sala operatoria e varcarono la soglia.
“Diamo il via alle danze.” disse, e creò un leggero mulinello d'aria che accarezzava i capelli dei ragazzi come brezza marina. Poco dopo, attirato dalla magia, Void apparve famelico e bavoso davanti a i due guardiani, ed ecco che gli attacchi ricominciavano, più forti di prima e più frenetici. Bombe d'aria esplodevano, sfere di oscurità si infrangevano contro il mostro, mulinelli di vento lo strattonavano, fiammate di ombra lo ustionavano, ma nessun attacco sembrava abbastanza efficace da tenere a bada il mostro famelico abbastanza a lungo.

“Pronto a cambiare stanza?” domandò Dylan, ed il bruno annuì. Il moro bloccò l'ombra di Void e poi si lanciò contro la porta, trascinandosi Skylar dietro, per poi chiudere la porta poco prima che il mostro gli si lanciasse contro.

I due si accasciarono dietro l'uscio, ritrovandosi in una normalissima stanza per pazienti e si sedettero per terra, sudati ed affannati.

“Credo... credo di aver intuito una cosa, su Void.” disse Dylan, cercando di riprendere fiato. “Ogni volta che si ciba, diventa... vulnerabile. Pensaci. Quando prese Sydney, fu colpito da Lydia; quando prese Kyle e Vyvyen fu colpito da Tyler e quando ha preso Lydia è stato colpito da te.” spiegò, affannato.

“Quindi? Uno dei due dovrebbe ucciderlo mentre l'altro si fa mangiare via la magia?” domandò Skylar, aggrottando la fronte.

“Non ho idea di come ucciderlo, sia chiaro.” spiegò Dylan “Forse con un'arma, come ha detto Lydia.” mormorò.

“O forse con la magia stessa.” rispose pensieroso Skylar.

 

Tyler varcò la soglia dimensionale e chiuse immediatamente il portale, sapendo bene che questa mossa avrebbe distratto Void dai suoi amici e lo avrebbe rispedito in mensa. Il rosso fece stendere Lydia sul letto di Sydney, leggermente preoccupato nel trovare la camera completamente vuota tranne per...
“Lilian?” domandò Tyler, avvicinandosi alla sua ragazza. Ma Lilian continuava a guardare fisso nel vuoto, senza dare segno di aver ricevere gli impulsi visivi e uditivi di Tyler. Il rosso aggrottò la fronte, profondamente stranito nel vedere la ragazza in quello stato, quando delle urla attirarono la sua attenzione.

Tyler aprì la porta che dava sul corridoio e si mise ad ascoltare. Quella voce stava chiedendo aiuto e il suo timbro aveva un che di notevolmente familiare.

“KYLE!” urlò di risposta, prendendo a correre per i corridoi pieni di studenti e professori pietrificati.

“KYLE; DOVE SEI?” domandò, mettendo le mani ad imbuto attorno alla propria bocca per amplificare l'effetto sonoro. Il moro rispose di rimando e Tyler prese a scendere le scale praticamente saltando quattro gradini alla volta, per poi spalancare la porta che dava sulla caldaia e ritrovarsi metà della sua squadra legata a dei pali.

“Ehi! Che è successo?” domandò il rosso, correndo a liberare Sydney poiché era il più vicino.

“L'Alchimista s'è preso il Grimorio...” spiegò Kyle “E ha pugnalato Sydney e addormentato Vyvyen.” aggiunse, con tono stanco.

“Cosa?” domandò Tyler, girandosi verso Kyle per capire se stesse dicendo la verità.

“Ehm... le corde...” mormorò Sydney ed il rosso riprese a provare a slacciarle. Il biondo osservò Tyler da vicino: aveva ancora la tuta di Kandrakar addosso ed un dubbio si fece largo nella sua mente.

“Tyler... non hai avuto paura di farti vedere dalle persone?” chiese.

“Erano tutti come pietrificati, quindi io non...” iniziò il rosso, facendo spallucce.

“Oh... Oh! Oh no! Tyler vai via! Via!” disse il biondo, spingendolo con i piedi uniti.

“Che ti prende?” domandò il rosso, scioccato da quella reazione.

“Non capisci? È una trappola! Lui è...”
“QUI!” disse l'Alchimista, uscendo dall'ombra nella quale si era nascosto.

 

“Non credo di aver afferrato... come possiamo uccidere Void con la magia se si nutre della magia stessa!?” domandò Dylan, alzandosi in piedi e pulendosi i pantaloni dalla polvere.

“Credimi, non so neanche io cosa significhi, ma abbiamo... come dire... chiesto un parere ad una chiaroveggente e lei ci ha risposto così!” rispose Skylar, facendo spallucce e beccandosi un'occhiataccia di sbieco da parte del moro.

“Mi sorprende vedere come chiedete aiuto a encantados e a veggenti e non all'Oracolo!” borbottò Dylan.

“L'Oracolo è strano! Ci da informazioni col contagocce e non è poi così onnisciente...” spiegò Skylar, incamminandosi con il ragazzo per il corridoio nel quale erano capitati aprendo la porta della camera.

“Vi siete dimenticati che i guardiani sono al servizio di Kandrakar? Se non avete voglia di seguire i suoi ordini dimettetevi e lasciate fare a chi ha voglia e dedizione di seguire i suoi ordini.” commentò caustico il ragazzo, mentre Skylar alzava gli occhi al cielo.

“Dylan...” disse, mettendo le mani sulle spalle del ragazzo “sei insopportabile quando fai così! Sembri un automa!” spiegò, assumendo un'espressione irrisoria.

“Skylar. Sei un pagliaccio e sei immaturo!” rispose il moro, facendo ridere il ragazzo.

“Sarò anche immaturo, ma io ho tre missioni alle spalle.” commentò, facendo spallucce e lasciando andare la presa sulle spalle del ragazzo ed avviandosi per il corridoio con aria vittoriosa per essere riuscito ad ammutolire Dylan mostrandogli un dato di fatto che neanche il moro poteva negare.

“Non vuol dire niente questo, lo sai?” domandò Dylan, poco dopo. “Siete in prova quindi non mi pare vi siate mostrati come i perfetti guardiani!”
“Lascia che sia l'Oracolo a giudicare.” canticchiò, stufo di quel confronto. “E comunque, dobbiamo prima cercare di finire questa missione.” mormorò.

 

Tyler lanciò una sfera d'energia contro l'Alchimista ma l'uomo la scansò con facilità, lasciando che il muro si crepasse all'impatto con il potere di Tyler. L'uomo dagli occhi rosa mormorò qualcosa e Tyler fu spedito contro la parete, a pochi centimetri da Sydney, mancando l'impatto con il biondo per qualche centimetro.

“Non vuoi sapere cosa voglio, Tyler? Non vuoi scendere a patti con me?” domandò con tono irritante l'Alchimista, passeggiando tranquillamente per la stanza.

“Con i criminali non si scende a patti!” spiegò il rosso, rialzandosi e facendo scoppiare a ridere l'Alchimista.

“Facciamo così, allora. Tu mi consegni il cuore ed io rimetterò Void nel suo bel sarcofago!” spiegò, facendo spallucce.

“Oh, ti piacerebbe!” sbottò il rosso, senza prendere in considerazione la proposta neanche sotto tortura.

“E cosa vuoi fare, Tyler? Combattere contro di me mentre due della tua squadra sono intrappolati con Void? Lo sai che Void ha sempre fame, vero?” domandò, sorridendogli in modo diabolico.

“Sta' zitto, brutto figlio di...” ringhiò Kyle, ma un calcio al costato lo costrinse a chiuder la bocca e a gemere a labbra strette.

“EHI!” urlò Tyler, lanciandogli contro un'altra sfera d'energia,

“Protego.” disse, e la sfera si infranse contro una barriera invisibile che andò in frantumi all'impatto, generando un'onda d'urto che scaraventò i due rivali ai lati opposti della stanza.

“Ok, basta giocare.” disse l'uomo, rialzandosi e togliendosi la tonaca azzurra.

 

“Ti va di azzardare?” domandò Skylar. “Non possiamo rimanere qui per sempre.” spiegò.

“Va bene, ma chi farà da esca?” domandò Dylan, incrociando le braccia. Qui si decideva tutto: chiunque avrebbe fatto da esca, avrebbe automaticamente perso i poteri, consegnando la squadra vincitrice come nuova custode dell'equilibrio universale. Sempre se l'altro sarebbe stato in grado di uccidere Void, perché altrimenti sarebbero entrambi morti.

Skylar sospirò, facendo spallucce e trovando per puro caso, una monetina poggiata sul bancone della reception.

“Testa o croce? Lasciamo scegliere al destino.” spiegò. Dylan annuì e disse testa. Il bruno fece scattare il pollice e per un secondo che durò un'eternità, i due guardarono la monetina fluttuare in aria, capovolgersi, fare capriole, e poi atterrare sul palmo del ragazzo.

“Croce.” disse Skylar, mostrando la moneta a Dylan. Il moro annuì, mordendosi le labbra e tradendo un certo sconforto nel suo sguardo sempre così duro ed inespressivo.

“Vuoi... vuoi fare due su tre?” domandò Skylar.

“No.” disse Dylan, sorridendo e lasciando Skylar interdetto poiché erano ormai due mesi che lottavano contro Void e non aveva mai visto Dylan sorridere “La moneta ha scelto.” spiegò, facendo spallucce. I due ragazzi aprirono una porta e si ritrovarono nella stessa sala operatoria nella quale poco prima avevano affrontato Void. La creatura non c'era, ma non sarebbe stata difficile da attirare. Skylar si nascose dietro un armadietto dei medicinali, vicino al carrello pieno di attrezzi chirurgici così tecnologici che Skylar non avrebbe neanche saputo nominare.

Gli occhi viola di Dylan incontrarono quelli grigi di Skylar ed i due ragazzi annuirono all'unisono, prima che Dylan iniziasse ad utilizzare il suo potere.

 

Tyler fu proiettato contro la parete e un terribile scossone percosse le fondamenta del locale della caldaia, mentre i suoi amici notavano che parte dei mattoni si erano frantumati a causa dell'impatto con il ragazzo. Per tutta risposta, Tyler fulminò l'Alchimista, ma l'uomo utilizzò nuovamente la barriera e questa volta l'impatto tra le due magie fu addirittura più forte, creando una piccola esplosione che colpì tutti i presenti nella sala.

Nonostante i rumori, Vyvyen continuava a dormire beata, mentre Kyle e Sydney continuavano a fare pressione sulle corde per liberarsi e correre in soccorso dell'amico, ma ogni sforzo sembrava inutile e presto i loro polsi presero a sanguinare a causa delle corde ruvide.

Tyler lanciò una sfera d'energia, poi un'altra ed un'altra ancora, e riuscì finalmente a colpire l'Alchimista, proiettandolo contro la parete opposta.

“Se continuiamo così, faremo crollare tutto.” sorrise l'uomo, asciugandosi un rivolo di sangue dall'angolo della bocca. Tyler preparò un'altra sfera d'energia e fu pronto a colpire il suo rivale, ma ecco che egli gli lanciò contro il suo coltello, prendendolo al braccio. La sfera d'energia andò contro il soffitto e lo bucò, mentre il ragazzo barcollava per il dolore, afferrava la lama e la estraeva dal suo braccio sinistro, ora fradicio di sangue.

“Facciamo che questo te lo restituisco, prima o poi.” ringhiò, generando un altro fulmine.

 

Una nuvola d'oscurità ed ecco che Void era comparso al fianco di Dylan. Il moro fletté immediatamente le braccia ed investì la creatura con un getto d'ombra che avrebbe atterrito un branco di elefanti, ma Void continuava a rimanere fermo e a spalancare le fauci sempre di più, inghiottendo tutti gli attacchi che riceveva. Poco lontano, il cuore di Skylar batteva all'impazzata, aspettando il momento giusto per colpire Void. Sì, ma colpire come? Non poteva ucciderlo con una semplice bomba d'aria, e poi quello che aveva detto Vanessa: che Void si può uccidere solo con la magia stessa, non lasciava spazio ad altre interpretazioni. Però anche quello che aveva detto Lydia prima di svenire: la soluzione è in questo ospedale. Ma come? Com'era possibile? Skylar vide Void afferrare Dylan per le braccia. I suoi occhi verdi iniziarono a brillare di, mentre la sua bocca iniziava a spalancarsi sempre di più. Poi accadde tutto in pochi secondi: il flash di Lydia che non riusciva ad utilizzare i suoi poteri di Terra in questo luogo, la definizione di illusione, le parole di Vanessa... e tutto si incastrò perfettamente come un puzzle al quale mancava un solo pezzo. Skylar partì all'attacco, prese il bisturi più lungo che trovò sul carrello e si alzò di qualche centimetro in volo, per poi piantare il bisturi nel cranio di Void, sfruttando la forza dell'atterraggio per colpire la creatura con più forza possibile.

Immediatamente la creatura lasciò la presa su Dylan e prese a ululare, cercando in tutti i modi di togliersi il bisturi di dosso, ma evidentemente Skylar aveva danneggiato pesantemente le sue articolazioni, poiché il mostro non riusciva a muoversi con la sua naturale crudeltà, ma sembrò impacciato e sofferente. Quando finalmente riuscì ad afferrare il bisturi, però, a causa dei nervi danneggiati, Void non riuscì ad estrarlo, ma invece lo fece scorrere lungo parte del cranio, arrivando quasi a scoperchiare il cervello. Con un ultimo rantolo, la creatura cadde a terra, mentre un fiume di sangue nero e denso colava dai suoi occhi, dalla sua testa e dalla sua bocca.

Skylar e Dylan si guardarono senza scambiarsi una sola parola, incerti di cosa era appena accaduto, e poi il corpo di Void prese a gonfiarsi sempre di più, fino a quando, infine, esplose in una marea di suoni, colori e piccole stille che partirono in cielo per poi esplodere in mille piccolissimi fuochi d'artificio che caddero su Acantha, restituendo al pianeta la sua vecchia gloria ed energia.

 

L'Alchimista aveva bloccato Tyler con uno dei suoi incantesimi in latino, ed adesso si accingeva a colpire il ragazzo con il suo pugnale ritrovato.

“Sai... vi odio. Tantissimo!” confessò, sussurrando all'orecchio di Tyler ormai impotente “Avete ucciso la mia creaturina! Il mio piccolo Golem! Sapete quanto tempo c'ho messo per crearlo? Una vita!” urlò, prendendo Tyler per i capelli e strattonandolo “E voi l'avete ucciso! Quindi perché non vendicarmi? Perché non creare un piano perfettamente diabolico in cui vi avrei privati dei vostri poteri e poi vi avrei ucciso ad uno ad uno, incominciando da te?” domandò, sorridendogli. Impossibilitato, Tyler non poté rispondere con il vigore necessario nei riguardi dell'Alchimista. L'uomo, prese il pugnale in mano e fece per trafiggere il rosso al cuore, quando il pugnale divenne improvvisamente rovente, tanto che l'uomo dovette lasciarlo cadere per soffiarsi sulla mano. Incapace di darsi una risposta sull'accaduto, l'Alchimista fece per girarsi ma un getto d'Acqua lo colpì in pieno, trascinandolo contro la parete, per poi essere colpito da un proiettile di luce che gli spaccò le ossa del braccio sinistro.

“Che...?” domandò, reggendosi il braccio dolorante e inorridendo, nel trovarsi davanti Vyvyen, Sydney e Kyle con le divise di Kandrakar.

“Void... no!”

 

Preso dal panico, l'Alchimista fuggì dalla porta, subito inseguito dai quattro guardiani ora nel pieno possesso dei loro poteri. Kyle si sentiva di nuovo forte come una tigre, Vyvyen aveva riacquistato il suo buonumore e Sydney si ritrovò a sorridere, pensando che, in fin dei conti, essere un guardiano non era così male. L'Alchimista stava per imboccare l'uscita, quando un muro di fiamme si alzò alto e vigoroso; l'uomo, allora, allungò la mano pronto a pronunciare una formula per far diminuire le fiamme, quando un proiettile di luce lo colpì nel retro del ginocchio, facendolo crollare a terra.

“Maledetti!” ringhiò, cercando di rimettersi in piedi. “Non sapete chi sono! Sono l'Alchimista! Sono immortale! Sono il vostro peggiore incubo!” urlò, prendendo a levitare con gli occhi rosa che risplendevano di una luce sinistra.

“Arrenditi, non hai via di scampo.” disse Tyler, creando una sfera d'Energia, subito imitato dai suoi tre compagni che crearono rispettivamente una sfera di Fuoco, una di Luce ed una d'Acqua.

“MAI!” urlò, facendo tremare l'intero corridoio. Si sarebbe potuto dire che l'Alchimista si stava preparando per un attacco letale, ed infatti i guardiani erano quasi pronti a contrattaccare, quando qualcosa di inaspettato capitò davanti ai loro occhi. L'Alchimista giunse le mani, pronto a colpire i quattro guardiani, ma ecco che un mattone si staccò dal pavimento e lo colpì sulla nuca, facendogli perdere immediatamente i sensi e facendolo crollare di faccia in terra.

“Per me parlava un po' troppo.” disse Lydia, comparendo dietro la porta.

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Capitolo 54
*** 4.11- Aftermath ***


4.11- Aftermath 

 

Un varco si aprì per l'ennesima volta, ed i ragazzi si ritrovarono nello spiazzo antistante l'ospedale dove Tyler aveva lasciato Dylan e Skylar da soli. L'erba e gli alberi erano tornati forti e rigogliosi, il cielo era limpido e di un violetto rilassante, mentre il suono di uccelli ed altri animali rendeva l'aria ricca di vita.

“SKY! DYLAN!” urlò il rosso, incerto se entrare nell'ospedale ed attendendo la loro risposta con il cuore in gola. Certo, se i loro poteri erano ritornati, questo voleva dire solo una cosa: che voi era stato sconfitto, ma a quale prezzo? La sola idea di aver perso uno dei due ragazzi congelava il sangue di Tyler, ma ecco che mentre si preparava al peggio, Skylar si affacciò alla finestra e salutava i suoi amici con ampi gesti della mano. Skylar si lanciò dalla finestra e atterrò con lentezza grazie ai suoi poteri, mentre Dylan compariva dopo aver spinto la porta dell'ingresso. Skylar corse ad abbracciare i suoi amici: stritolò Sydney, diede un cinque a Kyle, abbracciò Lydia e praticamente salì addosso a Tyler, facendolo cadere per terra. Mentre Dylan e Vyvyen si abbracciavano a lungo, sospirando dopo la paura liberata di aver perso un fratello. I sette ragazzi poi si guardarono, e senza imbarazzo, presero ad abbracciarsi l'un l'altro: per poi finire in un abbraccio di gruppo, tutti e sette, quando una voce che nessuno conosceva destò la loro attenzione.

“Guardiani!” disse un uomo, ed i sette ragazzi furono avvolti da una nuvola bianca e scomparirono.

 

Tyler aprì la porta e si ritrovò ancora stretto ai suoi amici, tenendo la mano a Lydia e a Kyle, mentre una folla iniziava ad osannare il loro operato.

“Che succede?” domandò Skylar, sorridendo, mentre constatava che erano praticamente su un palco di marmo ed un fiume di gente ora applaudiva, ora urlava i loro nomi, ora gettava rose sul palco ed inneggiava al loro operato. Un vecchio comparve alla loro destra, e l'uomo iniziò a parlare, rivelandosi per il proprietario di quella voce che poco prima aveva chiamato i ragazzi a rapporto.

“Guardiani! Acantha sarà sempre debitrice verso l'operato di Kandrakar. Vi prego di accettare questo dono come segno della nostra riconoscenza.” disse, e rivelò una statua che giaceva dietro di loro. I sette ragazzi si voltarono e sussultarono, alla vista dei loro corpi impressi nel marmo più splendente con sguardi fieri e portamento composto tipico di chi sta per lottare.

“Oh! Ehm...” disse Tyler, rosso di imbarazzo, ma ecco che il vecchio iniziava a chinarsi e fu subito imitato dalla folla, e tutto il popolo di Acantha si inchinò fino a toccar terra con la propria fronte.

 

La congrega aveva deciso, e l'Alchimista fu condannato a passare l'eternità all'interno delle prigioni di Kandrakar e, come punizione ulteriore, gli sarebbe stata rimossa la facoltà di parlare.

“Lo sa che non finisce qui, vero Oracolo?” sorrise l'uomo, venendo strattonato verso l'ingresso delle carceri da due guardie nerborute. “Non potrà proteggere i suoi Guardiani per sempre!” urlò, prima di scomparire dietro il lungo corridoio di marmo bianco.

 

I Guardiani furono nuovamente evocati e questa volta l'intera congrega presiedette alla seduta. Era arrivata l'ora di scoprire quale squadra aveva vinto la prova, e quale aveva perso. Nonostante la rivalità avesse caratterizzato parte della missione, i ragazzi non si divisero e rimasero un blocco di cinque persone le une strette alle altre.

Poi, l'Oracolo iniziò a parlare.

“Siete stati osservati a lungo durante questa missione, guardiani. È pur vero che una squadra è stata necessaria all'altra per il successo, infatti la congrega si è dimostrata unanime nel constatare che nessuna delle due squadre avrebbe raggiunto l'obiettivo prefissato senza l'intervento dell'altra. Ma ecco che siamo costretti a scegliere una sola squadra, poiché questa è la tradizione! Non voglio parlare oltre e quindi passerò subito alle conclusioni: dati i comportamenti, le tattiche e le...”
“Oracolo, mi scusi! Ha detto che una deve essere la squadra, giusto? Allora perché non fare una squadra di sette guardiani?” domandò Tyler, dando il via ad un lungo mormorio proveniente dall'arena della congrega che si disperse non appena l'Oracolo alzò la mano per chiamare il silenzio.

“Non sono queste le regole, Guardiano.” spiegò la donna, ma ecco che Dylan lanciò uno sguardo alla sorella. Vyvyen annuì accennando un sorriso ed il moro si fece avanti.

“Oracolo, con permesso. Io e mia sorella ci ritiriamo.”

 

Lydia rimase a bocca aperta, mentre gli altri ragazzi spalancavano gli occhi dallo stupore di sentire quelle parole pronunciate proprio dal ragazzo che tutti ritenevano tra i più antipatici dell'intero pianeta.

“È giusto che i cinque guardiani scelti all'inizio continuino il loro ruolo senza che nessuno si intrometta. Certo, hanno sbagliato, ma... ma loro sono una squadra perfetta e Kandrakar ha bisogno di una squadra prima di un esercito di guardiani. Ecco perché io e Vyvyen ci ritiriamo, riconoscendo la nostra inferiorità rispetto a loro. È giusto che siano loro a continuare a proteggere l'ordine cosmico.” spiegò Dylan, tornando al suo posto e venendo abbracciato dalla sorella.

“È nobile da parte vostra, questo discorso.” disse l'Oracolo, annuendo lentamente per poi riflettere a lungo in silenzio “Se anche l'altra squadra di guardiani è d'accordo, allora vi illustro la conclusione: i guardiani che erano stati scelti due anni fa rimarranno tali, ma non appena Kandrakar riterrà opportuno un intervento anche da parte dei due nuovi guardiani, essi entreranno nuovamente a far parte della squadra.” spiegò, lasciando che un sospiro di sollievo venisse espirato dalle bocche dei guardiani e della congrega.

“Vi trovare d'accordo all'unanimità?” domandò, ed i sette guardiani annuirono.

 

Un portale si aprì ed i ragazzi si ritrovarono nella camera di Sydney. Lilian sussultò e, felice nel ritrovare il suo ragazzo vivo ed i suoi amici con i poteri nuovamente acquisiti, saltò addosso a Tyler, riempiendolo di baci.

“Che significa che per il prossimo mese non potremmo vederci?” domandò Sydney, aggrottando la fronte.

“Bé, visto che la missione si è conclusa non abbiamo più la scusa per venire a trovarvi. Lo so, sono un terribile amico ed un terribile fidanzato.” rispose Tyler, stringendo Lilian a sé.

“Quindi dobbiamo nuovamente risalutarci? Come all'aeroporto?” domandò Skylar, aggrottando la fronte, e il rosso annuì, anch'egli sconsolato.

“Non è un addio, ragazzi! Ci vediamo per il ballo di fine anno!” disse Lydia, abbracciando a turno i ragazzi.

“Godetevi quest'ultimo mese qui, mi raccomando.” disse Skylar, abbracciando i tre amici.

“Non abbiate fretta di tornare: è noiosa la vita al Bukowski.” scherzò Tyler, baciando Lilian, e poi abbracciando Sydney e Lydia.

“Fatevi sentire.” disse Kyle, imitando gli altri due e riuscendo finalmente a salutare Sydney con un abbraccio.

“Non studiate troppo!” disse Tyler, prima di saltare nel vortice e sparire, lasciando i tre ragazzi soli nella camera del biondo con un vago senso di malinconia.

“Allora- si riscosse Lydia -come facciamo con Rick e Nick?” disse, rivolta a Sydney.

 

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Capitolo 55
*** 4.12- Questo non è un addio ***


4.12- Questo non è un addio

 

Il ballo di fine anno era alle porte e per tutti i corridoi si poteva percepire l'aria frizzante dovuta alla gioia collettiva degli studenti.

Cordelia si aggirava per i corridoi ed avvertiva questa contagiosa atmosfera festiva, ma non riusciva a coglierne il significato o a lasciarsi coinvolgere poiché il suo viaggio nella dimensione terrestre era quasi al termine e, presto, sarebbe dovuta tornare ad Ecante per insegnare musica.

“Cos'è questo ballo di cui tutti parlano?” domandò la ragazza, sedendosi al tavolo da mensa con Tyler, Kyle, Skylar e Vyvyen.

“Un'orribile ricorrenza in cui costringono i ragazzi a procacciarsi una ragazza per ballarci assieme.” mormorò Skylar.

“Sembra un rito di accoppiamento.” mormorò Cordelia e gli altri ragazzi scoppiarono a ridere rumorosamente.

“Sky fa così solo perché non ha un appuntamento.” spiegò Tyler, facendo spallucce.

“Neanche tu ce l'hai. Lilian dista a non so quanti km da noi e non tornerà prima della fine del mese.” disse Skylar con una certa dose di ripicca nella voce.

“Già, pensavo di chiedere un piccolo favore al Cuore.” disse Tyler, facendo l'occhiolino ai suoi amici.

“Potremmo far venire qui Dylan, Sydney, Lydia e Lilian e festeggiare insieme.” gioì Cordelia.

“Uh che gioia.” mormorò secca Vyvyen.

“Qualcun altro è di cattivo umore?” domandò Kyle, guardandola di sottecchi. “Non hai un compagno?”

“Sì che ce l'ho.” sorrise Vyvyen con fare velenoso “è Banquo.” spiegò e Kyle si affogò con l'acqua che stava bevendo.

 

Lydia chiuse l'armadietto e si trovò affianco il bellissimo e provocatorio sorriso di Rick.

“Ehi...” disse Lydia, arrossendo leggermente.

“Nessun insulto? Stai bene?” domandò Rick, incrociando le braccia e appoggiandosi alla fila degli armadietti.

“Ok, scusami.” mormorò Lydia, sospirando “Ti avevo scambiato per tuo fratello e Nick ci sta provando con Sydney, quindi pensavo che stessi facendo il doppio gioco.” ammise, facendo spallucce.

“Wow, tu sì che sai come volare a conclusioni affrettate.” sorrise Rick e Lydia sorrise di rimando. “Ti va di venire al ballo di fine anno con me?” chiese poi il ragazzo, facendosi più serio.

“Ballo?” domandò la ragazza, aggrottando la fronte.

“Sì, venerdì.”

“Venerdì?” domandò Lydia, e si ricordò che lo stesso giorno ci sarebbe stato il ballo al Bukowski High School.

“Me lo devi.” mormorò Rick, avvicinandosi a lei con fare predatore.

“Sta' indietro che mi urti.” rispose Lydia, facendolo scoppiare a ridere. “Ci penso, ok?” disse e poi filò via.

 

Vyvyen si sedette sugli spalti insieme a Cordelia e insieme guardarono gli allenamenti della squadra di football.

“Mi mancherà tutto questo.” mormorò la mora e Vyvyen aggrottò la fronte, dubbiosa del significato di quella frase.

“Torni nella tua dimensione?” chiese la bionda e Cordelia annuì “Non puoi allungare di un altro anno la permanenza sulla Terra?”

“No, ho parlato con mio padre e l'accordo era di rimanere qui un anno solo. Chissà, magari tornerò, ma non sono neanche tanto scontenta di andar via. Non mi fraintendere: voglio molto bene a Tyler e agli altri, e mi è piaciuto molto aiutarli nella scorsa missione, ma con questa missione mi sono accorta che loro non possono avere molti amici fuori dalla cerchia.”

“Ti sei sentita un po' trascurata, vero?” domandò Vyvyen e Cordelia fece spallucce.

“Un piccolo prezzo per avere amici che salvano il mondo.” sorrise.

“Sai, dopo che Dylan tornerà da Bluebeech, anche noi andremo via. Ci trasferiremo di città e ricominceremo una nuova vita.” sospirò Vyvyen, soffermandosi a guardare Banquo che in quel momento rideva e scherzava con Kyle.

“Ti piace?” domandò Cordelia.

“Sì. E a me non piace nessuno- sorrise Vyvyen, con fare un po' malinconico -ma Banquo ha qualcosa di speciale...”

 

“Ok, abbiamo un problema.” disse Lydia, sedendosi sul prato dove Dylan stava leggendo un libro e Lilian prendeva il sole.

“Ti è finito il mascara?” domandò Dylan, sarcastico.

“No, magari. Rick mi ha chiesto di andare al ballo con lui questo venerdì.” disse Lydia e subito Lilian si mise a sedere, mentre Dylan continuava a leggere con aria poco interessata alla faccenda.

“E tu?”

“Gli ho detto che ci avrei pensato.” mormorò Lydia, mordendosi il labbro.

“Quindi ora Rick è a cercare una seconda dama per il ballo.” sospirò Lilian.
“Dov'è Sydney? Ho bisogno di Sydney...” disse Lydia con voce disperata.

“Sta litigando con Nick da circa dieci minuti.” disse Dylan, indicando la coppia di ragazzi che sembrava discutere animatamente poco fuori il cancello del campus.

“Poverino... dobbiamo andare a salvarlo?” propose Lydia.

“No, ora pensiamo a te. Cosa vuoi fare?” domandò Lilian.

“Io... non lo so...”

 

“Cos'è questo?” domandò Stefano, tirando fuori dalla tasca dei jeans di Kyle un volantino accartocciato. I due ragazzi stavano pomiciando da un bel po' sul divano di casa dell'artista e, proprio quando Stefano si era fatto coraggio e aveva deciso di allungare un po' la mano, trovò il foglio che invitava gli studenti della scuola al ballo di venerdì.

“Niente.” disse Kyle, cercando di afferrare il foglietto, ma Stefano fece un salto indietro e continuò a leggerlo con un'espressione divertita sul volto.

“Oddio, il ballo scolastico! Che tortura. Ci vuoi andare?” domandò l'artista, rubando la sigaretta dalle dita di Kyle e fumandola.

“Forse...” mormorò Kyle, facendo spallucce. “Tu?” chiese il moro.

“Io cosa?”

“Ci vorresti venire?” domandò, riprendendosi la sigaretta.

“Mi stai chiedendo di venire ad un ballo liceale con te?” domandò Stefano con un sorriso sghembo a fior di labbra.

“Già.” disse Kyle, indossando una faccia di piombo sul volto quando invece dentro si sentiva morire per la figura da idiota che stava facendo. Stefano soppesò la proposta e, per la prima volta, si rese conto del grande divario di età che i due ragazzi avevano: Kyle doveva iniziare l'ultimo anno di liceo, mentre Stefano aveva finito l'università un anno prima.

“Sono a Parigi venerdì prossimo.” rispose.

“Oh, è vero.” disse Kyle.

“Vuoi venire?” domandò.

“Cosa?”
“A Parigi. Tu, io, la Torre Eiffel.” domandò prendendolo per mano e avvicinandolo a sé.

“Non ho i soldi...”

“Non ho chiesto se puoi venire. Ti ho chiesto se vuoi. E, chissà, magari potremmo rimanere una settimana o due in Francia.” mormorò, baciandogli l'orecchio.

“O-ok...”

 

Lydia entrò nella stanza di Sydney senza neanche bussare e trovò il biondo che si annodava la cravatta con un viso così mogio che metteva tenerezza.

“Vieni, ti aiuto io.” disse al rossa, camminando verso l'amico, poiché Sydney era evidentemente distratto e i risultati del nodo alla cravatta erano parecchio deludenti.

“Come mai non sei vestita per il ballo?” domandò il biondo.

“Non so se venire, sinceramente.” mormorò “Rick mi ha invitata.”

“Uh.” mormorò il biondo, non riuscendo a nascondere l'antipatia per il ragazzo.

“Com'è andata con Nick?”

“Diciamo che Void sembrava più mansueto.” mormorò il biondo e Lydia sorrise.

“Mi spiace.” mormorò Lydia e lisciò la cravatta del ragazzo, rivelando un ottimo lavoro.

“Non aveva tutti i torti. Forse non sono pronto per una nuova relazione dopo ciò che ho passato con Kyle.” sbuffò il biondo e guardò l'orologio. Mancava mezz'ora, poi Tyler sarebbe comparso in quella camera e avrebbe aperto un portale per condurre Dylan, Lilian e Sydney al Bukowski High School.

“Non hai molto tempo per decidere, Lydia.” mormorò il biondo.

“Sono già bella, non ci metto tanto a preparami.” sorrise la ragazza, quando le si illuminò il volto “Il fuso orario!” gioì, battendo le mani.

“Non capisco...”
“Ok, tra le due città c'è un fuso di due ore e mezza, se mi ricordo bene. Vengo con voi, sto due ore e mezza e poi mi faccio teletrasportare qui da Ty giusto in tempo per ballare con Rick. Sono un genio!” gioì, uscendo di camera e correndo a prepararsi.

 

La festa del Bukowski era stata semplice eppure molto divertente, soprattutto per Sydney, Lydia e Lilian che erano tornati a frequentare quell'ambiente a loro più abituale rispetto al campus di Blue Beech. A chiunque domandasse loro perché erano qui, quella sera, i ragazzi rispondevano di aver trovato una vantaggiosa offerta per il volo di andata e ritorno, così da dissipare i dubbi nei compagni di scuola sorpresi nel vederli.

“Notizie da Kyle?” domandò Lydia, guardandosi attorno poiché sperava di contare su di lui come accompagnatore per quella sera.

“Non lo sai?” domandò Cordelia. “Kyle è partito per Parigi con il suo ragazzo.” disse e, inevitabilmente, gli occhi di Lydia si andarono a poggiare su Sydney che, nonostante gli fosse venuta una gran voglia di piangere, stese il braccio e chiese a Lydia di danzare.

“Stai bene?” domandò la rossa e, per tutta risposta, Sydney sospirò.

“Non è più il mio ragazzo, no?” mormorò e Lydia lo strinse più forte a sé.
Poco più in là, Banquo e Vyvyen danzavano uno stretto all'altra, eppure era evidente dai movimenti della bionda che aveva altri pensieri per la testa.

“Ehi, che succede?” domandò il ragazzo.

“Mi mancherai.”

“Tu no.” mormorò il riccio e Vyvyen strabuzzò gli occhi “Ho fatto i calcoli: ci sono bus che ci impiegano meno di un'ora per raggiungerti. Perché dovresti mancarmi?” domandò Banquo e la ragazza sorrise, baciandolo con gioia.

 

La serata giunse a termine quando il vicepreside Brown parlò al microfono per annunciare il re e la regina di quell'anno.

Skylar si avvicinò a Tyler e Vyvyen e disse “Tutto pronto?”

“Tutto pronto per cosa?” domandò Lydia.

“Abbiamo deciso di fare un regalo di addio a Cordelia.” sussurrò Tyler all'orecchio dell'amica.

“E la reginetta è... CORDELIA DE SANTOS.”

La platea esplose in un applauso generale mentre Cordelia veniva illuminata da un faro. Confusa, la ragazza si guardò attorno, non capendo cosa fare.

“Ma io sono già principessa...” disse.

“Vai sul palco e fai vedere a tutti come sei bella.” disse Vyvyen, spingendo l'amica con un lieve gesto della mano. Pregando di non inciampare, Cordelia sorrise a tutti e si lasciò incoronare dal vicepreside, sfoggiando un sorriso imbarazzato eppure naturale.

 

Era già l'ora del tramonto ed i ragazzi accompagnarono Cordelia alla spiaggia più vicina. Gli occhi lucidi della ragazza risplendevano nella luce arancione del sole e la corona argentata la rendeva ancora più bella di quanto ormai non fosse.

Cordelia si voltò e abbracciò i suoi amici, uno ad uno, anche Vyvyen e Dylan.

“Fai la brava principessa.” disse Tyler, abbracciandola per ultimo.

“E voi... rimanete uniti, ok?” disse, con voce rotta dal pianto che stava per sgorgare “Grazie per avermi accolta come un membro della vostra squadra. E grazie per i consigli sui trucchi e sui ragazzi- disse, guardando Lydia -, per le lezioni di musica -e si rivolse a Skylar -, per l'aiuto con i compiti -, e osservò Sydney – e per essermi stati amici.” concluse, guardando Tyler con occhi pieni di lacrime.

“Salutate Kyle da parte mia.” disse la ragazza, e poi si incamminò verso le onde, per poi tuffarsi e sparire tra le onde azzurre del mare.

“Mi mancherà.” sospirò Tyler, asciugandosi una lacrima.


Carissime lettrici e carissimi lettori,
vi ringrazio per aver seguito questa quarta missione dei nostri ragazzi che si conclude ufficialmente con questo capitolo. La quinta missione penso che verrà pubblicata tra Ottobre/Novembre (molto dipende dalla mole dei miei impegni). 
Spero questa quarta missione vi sia piaciuta.
un abbraccio,
The Lock

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Capitolo 56
*** 5.1 part I; Missione 5: questo non sono io ***


5.1 parte I; Missione 5: Questo non sono io

 

Skylar si svegliò nel pieno di un incubo. Il cuore batteva ancora forte, e un velato strato di sudore freddo copriva il suo corpo mentre il petto, affannato, era preso da forti scossoni per consentirgli di respirare meglio.

“Tutto ok?” domandò Lydia, con voce assonnata e toccandogli la spalla.

“Lydia? Che ci fai qui?” chiese Skylar, non ricordandosi di aver mai invitato Lydia a dormire con lui o... perché era solo in mutande? E perché Lydia aveva solo reggiseno e slip? Cosa diamine...
“Hai fatto un incubo?” domandò lei, massaggiandogli le spalle.

“S-sì.” rispose Skylar, più che mai confuso. Stava forse sognando ancora? Eppure le mani di Lydia erano fresche e morbide come si ricordava, e sentiva il suo respiro sul collo e il suo profumo di fiori ed erba appena tagliata.

“Lydia, perché sei qui?” domandò Skylar, aggrottando la fronte. Ma prima che la rossa potesse rispondere, la porta di camera di Skylar, da chiusa che era, cigolò e si aprì rivelando uno spicchio di totale oscurità.

“Vieni, torniamo a dormire.” disse Lydia, poggiandogli una mano sulla spalla, ma Skylar non rispose, troppo occupato a ricambiare lo sguardo che sentiva provenire dall'oscurità, quando poi il bruno decise di alzarsi in piedi.

“Sky! Che fai?” domandò Lydia “Torna qui.” ordinò con imperio.

“Vado a chiudere la porta.” rispose il bruno con naturalezza.

“Lasciala perdere.” disse Lydia con voce che tradiva una grande paura.

“Tranquilla.” le disse, poggiando la mano sulla maniglia.

“No, Sky! Torna qui! Lasciala così!” lo pregò, minacciando di alzarsi dal materasso. Skylar fece per chiudere completamente l'uscio quando poi sentì un sibilo. Lo sentì forte e ben definito eppure non capì un bel nulla, quindi, divorato dalla paura e dalla curiosità, Skylar spalancò di scatto la porta ignorando le urla di Lydia e fece un passo in avanti. Il ragazzo fu investito da una luce bianchissima e accecante, tanto che dovette coprirsi gli occhi con l'incavo dell'avambraccio, ma ecco che adesso iniziava nuovamente il sibilo, questa volta più forte di tutte le altre, più intenso e più composto da altre parole a lui sconosciute.

“Svegliati! SVEGLIATI!” si urlò, sbattendo le mani contro la testa, per poi sentirsi cadere ed atterrare su qualcosa di duro e di freddo. La luce del sole filtrava attraverso le persiane e la camera di Skylar era calma e tranquilla come al solito.

“Tesoro.” disse la madre, aprendo la porta e facendo sussultare il figlio. “Tesoro, tutto ok?”

 

“Sky... calmati, era un incubo!” disse Tyler, camminando insieme all'amico e a Kyle per il cortile della scuola.

“Direi più un sogno erotico, vista la presenza di Lydia in intimo.” scherzò Kyle, dando un colpo alla spalla del ragazzo.

“Non capite! Era un incubo così reale... sentivo le mani di Lydia e poi la porta si è aperta e... e mi son svegliato per terra.” sbottò, innervosito dalla poca partecipazione dimostrata dai suoi amici.

“Tranquillo, non diremo nulla a Lydia.” gli promise Tyler, dandogli una leggera gomitata, mentre i ragazzi venivano raggiunti da Sydney, Lydia e Lilian.

“Dire a me cosa?” domandò la rossa, togliendosi gli occhiali da sole per scrutare al meglio i suoi amici.

“Non pensavo di poterlo mai dire ma... mi mancava il Bukowski.” sospirò Sydney pronto, insieme al resto del gruppo, a sentire la campanella per l'ultimo-primo-giorno-di-scuola, come l'avevano battezzato Skylar e Tyler.

“Ci pensate che tra ex guardiane, encantados, vampiri e... mostri siamo riusciti ad arrivare al quinto anno con i voti intatti?” domandò Lydia, orgogliosa di se stessa.

“Parla per te... i miei voti non son migliorati.” disse Kyle.

“Ecco, meno dieci secondi.” disse Tyler, osservando l'orologio e ragazzi presero posizione a pochi metri dall'ingresso, prendendosi tutti per mano.

“Cinque...” disse Tyler.

“Quattro...” sorrise Lydia.

“Tre...” gridò Kyle.

“Due...” aggiunse Sydney,

“Uno.” sbuffò Skylar.

 

La campanella non suonò, ed i ragazzi, così come gli altri studenti della scuola, rimasero parecchio interdetti da quel meccanismo che, come un orologio svizzero, ordinava e regolava la vita degli studenti senza mai secondi di ritardo.

“Oh, che sfiga però!” borbottò Tyler, rompendo il contatto con gli altri.

“Bé, vogliamo rimanere qui impalati?” domandò Lilian.

“Se la campanella non suona, chi sono io per prendere iniziativa?” domandò Kyle, facendo ridere i suoi compagni, ma ecco che poco dopo sbucò l'ormai preside Brown con un megafono in mano che invitava gli studenti ad entrare.

“Solo perché la campanella non suona, non vuol dire che sia vacanza! Forza, muovetevi!” urlò il preside, e tutti i ragazzi, chi con volto mogio, chi con volto ottimista, si diressero all'entrata e verso le macchinette del caffè per il rituale caffè mattutino.

“Sapete... essendo l'ultimo anno, le cose possono andare solo in due modi.” spiegò Tyler.

“Oh sentiamola, questa teoria!” mormorò Sydney, volgendo gli occhi al cielo mentre si portava alle labbra il primo sorso di caffè mattutino.

“Le cose possono andare o decisamente bene o decisamente male.” spiegò il rosso.

“Ty... è una teoria orribile.” mormorò Lydia, con un sospiro.

“CHE CI FATE ANCORA QUI?” urlò il preside Brown attraverso il suo megafono, facendo sussultare i ragazzi. “IN CLASSE, FORZA!”

 

“Ah!” mormorò Kyle, massaggiandosi le tempie con grande energia. Il moro, Sydney e Skylar erano seduti vicino durante la lezione di letteratura francese, mentre Tyler e Lydia frequentavano economia due classi più in là.

“Che c'è?” domandò Sydney.

“Da un po' di giorni ho un'emicrania terrificante.” spiegò Kyle, ma i due furono subito richiamati dalla professoressa Paresse, un donnone che osava arrischiare le proprie caviglie con dei tacchi che neanche Lydia avrebbe osato indossare tutti i giorni.

Dopo aver chiesto velocemente scusa, i due ragazzi smisero immediatamente di parlare, e Kyle cercò di concentrandosi prendendo gli appunti, ma ben presto vi rinunciò, sapendo comunque di poter contare su quelli di Sydney e Skylar. Il moro si voltò a guardare il bruno e vide l'amico con lo sguardo perso nel vuoto, gli occhi grigi fissi su un punto così dimensionalmente lontano che Kyle si chiese se, effettivamente, Skylar stesse davvero bene.

Un'altra fitta alla testa lo distrasse e il moro si impose di calmarsi e di respirare a fondo quando, il suo cervello avverti qualcosa di sconcertante.

“Cavolo, oggi devo andare a far la spesa.” sentì dire da una voce femminile. Il moro sussultò e si guardò attorno, cercando la fonte di quella frase, ma nessuno dei suoi compagni sembrò averla sentita. Eppure lui l'aveva captata in modo così chiaro e limpido che stentava a credere di essersela immaginata. Il moro ripeté il processo e questa volta sentì un suono diverso e nuovamente ben distinto. Era il rumore simile ad un'interferenza radiofonica, ma in classe non vi erano radio e proveniva dalla sua sinistra, vale a dire da Skylar. Il moro osservò di nuovo l'amico che appariva più pallido ed emaciato di prima, tanto che si preoccupò. Kyle si concentrò con tutte le sue forze nel captare meglio quel rumore che proveniva da Skylar, ma quando fu sicuro di aver capito qualche parola, ecco che la campanella suonò facendogli perdere il filo del discorso.

 

“Qual è il tema della festa di inizio anno, questa volta?” domandò Lydia, bevendo un sorso d'acqua.

“Il male.” scherzò Sydney, facendo sorridere tutti al tavolo, tranne Skylar e Kyle. Il primo era parecchio assente quel giorno, mentre il secondo non riusciva più a sentire nessun rumore e nessuna voce, non riuscendo a non sentirsi alquanto stranito da quest'esperienza.

“Ehi, voi due? Siete qui con noi?” domandò Tyler, ed i due annuirono. “Con chi verrete al ballo?”
“Credo da solo. Penso che a Stefano non piacciano queste cose da ragazzi!” spiegò Kyle, riprendendo il buon umore.

“Da solo anche io!” annunciò Skylar.

“Quindi, Lilian ed io a parte siete tutti soli?” domandò Tyler.

“Sì, esatto Ty! Puoi vantarti di essere l'unico accompagnato al ballo per la prima volta in assoluto.” lo anticipò Lydia, sorridendogli.

“AH! SFIGATIII!” scherzò, puntando l'indice verso i suoi amici che subito gli restituirono l'insulto, tornando a ridere sereni, tutti tranne Skylar che si alzò improvvisamente dal tavolo.

“Ragazzi, scusate. Non mi sento troppo bene, è meglio se vado a casa.” spiegò.

“Vuoi che ti accompagno?” si offrì Tyler, ma lui fece di no con il capo, sollevò il suo vassoio dal tavolo e si allontanò, sparendo dietro la porta come un fantasma.

“Voi... voi state bene?” domandò Kyle e gli altri lo guardarono come avesse chiesto loro se volessero del veleno per colazione. “Non... ehm... non sentite nulla?” domandò ancora.

“Cosa intendi?” domandò Lydia.

“Voi... non avete sentito nulla in questi giorni? Qualcosa che magari... che magari non vi spiegate?” chiese, corrugando la fronte.

“Kyle, mi stai spaventando.” mormorò Tyler.

“Cosa senti?” chiese Sydney.

“N-niente...” disse, facendo spallucce e lasciando cadere l'argomento.

 

Skylar entrò dal cancello che dava al piccolo giardino di casa sua e raccolse le chiavi dalla tasca, desideroso di addormentarsi e dimenticare quella strana sensazione che aveva addosso da quella mattina. Fece per infilare la chiave nella fessura quando la porta si rivelò semi aperta.

“Mamma?” domandò, entrando e vedendo la casa stranamente scura. Skylar chiuse la porta a chiave e provò subito ad accendere la luce, ma l'interruttore di casa non andava, allora si fece coraggio e si diresse verso la cucina.

“Phoebe?” chiamò, sperando almeno di trovare sua sorella minore a casa.

“Papà?” ma non ricevette risposta. Un gran freddo lo investì all'improvviso e nuvole di vapore si condensavano dalla sua bocca. Skylar si abbracciò, tremando dal freddo, quando un forte rumore proveniente dal piano di sopra lo fece rabbrividire di una paura gelida.

“C'è qualcuno?” domandò, ritornando in soggiorno, ma non ricevette risposta se non un secondo tonfo. Facendosi coraggio, Skylar salì le scale sentendo il freddo aumentare ad ogni gradino, per poi arrivare al pianerottolo.

“Artù?” domandò, chiamando il suo labrador. Ecco che un terzo tonfo rimbombò per casa, così forte e sordo che Skylar sentì persino le propria ossa essere percosse da quel suono. Preso dalla paura, Skylar si diresse correndo al fondo della scala ma si bloccò ancora, vedendo la porta socchiusa, sebbene si ricordasse di averla chiusa a chiave poco prima. E dov'era finito il sole? Perché s'era fatto d'un tratto buio anche per strada?

“Skylaaaar.” disse una voce al di là della porta ed il bruno divenne pallido come un lenzuolo, sapendo bene di non esserselo immaginato.

“Chi è?” domandò con un filo di fiato.

“Sono io! Sono Skylar!”

 

Il suono del telefono catapultò Skylar alla realtà. Era Tyler che lo chiamava per chissà quale ragione, ed il bruno era ancora così sconvolto dal sogno che per poco non gli cadde il cellulare dalle mani tremanti e malferme.

“S-sì?” domandò il bruno, passandosi una mano sulla fronte madida di sudore.

“Ti va di uscire, stasera?” domandò Tyler con voce roca.

“N-no, non sono in forma. Credo di avere la febbre.” ipotizzò, sentendo il sudore scendergli lungo la schiena.

“No che non ce l'hai! Dai, esci con noi!” lo pregò.

“Tyler, no...” sbuffò, sull'orlo del pianto.

“Che ti costa? Tanto la porta di casa l'hai lasciata già aperta!” disse, ed il bruno si irrigidì completamente, come fosse stato trasformato in una statua di pietra.

“C-che hai detto?”

“Che hai lasciato la porta aperta. Anche quella di camera.” spiegò Tyler.

“No, quella di camera è chius...” rispose Skylar, ma non finì la frase che l'uscio cigolò, aprendosi leggermente.

“Tyler, se è uno scherzo...”

“No, Sky! Non è uno scherzo!” ringhiò la voce, rivelandosi non più Tyler ma qualcun altro. Skylar scattò in piedi e si diresse a chiudere la porta, facendo peso con tutto il proprio corpo per evitare che quella persona entrasse, chiunque essa fosse.

“Vai via!” urlò il bruno, e subito il cellulare azionò autonomamente il vivavoce.

“Skylar! Guarda che se non esci... ti vengo a prendere!” ringhiò la voce, e subito la porta iniziò a tremare sotto fortissimi colpi e scossoni.

“VAI VIA! LASCIAMI...”

 

“...SOLO!” urlò Skylar, trovandosi a letto. Il bruno prese il cellulare e vide che erano le 4:35 del pomeriggio. Aveva dormito solo due ore eppure quei sogni erano stati i peggiori della sua vita. Così vividi e così terrificanti che a stento poteva prendere in considerazione l'idea di riaddormentarsi.

Il bruno si alzò per andare a bere, ma in quel momento la porta cigolò ancora, facendogli prendere un infarto, per poi calmarsi quando vide che Artù, il suo cane, era venuto per fare le feste al suo padrone.

 

Le porte della palestra si aprirono e i cinque ragazzi più Lilian e Banquo comparirono sulla pista da ballo, diretti come frecce al loro tavolo.

“Ho riversato il tavolo migliore per noi! Essere l'organizzatrice ha i suoi vantaggi!” cinguettò Lilian, camminando mano per la mano con Tyler.

Lydia, vestita ovviamente al massimo con un lungo vestito verde pastello che ne risaltava gli occhi, scoccò un'occhiata preoccupata in direzione di Skylar. L'amico era taciturno da tutta la settimana: non era più quel simpaticone che era prima e la cosa la preoccupava abbastanza profondamente, così come preoccupava gli altri ragazzi.

“Alla fine Stefano non l'hai invitato!” disse Banquo, rivolto a Kyle.

“In realtà arriva più tardi” sorrise, facendo spallucce “Sono sicuro si sarebbe annoiato a passare tutta la serata qui.” spiegò. “E tu perché non hai invitato Vyvyen?” domandò, con sorriso complice.

“Non sarebbe potuta venire questo week-end, ma a breve andrò a visitarla.” spiegò il riccio, ricambiando l'espressione complice dell'amico.

“A chi va del pounch?” domandò Sydney, offrendosi per andare a prenderlo, e tutti i ragazzi alzarono la mano.

“Ti do una mano.” si offrì Tyler, accompagnando l'amico fino al tavolo in cui veniva servita la bevanda.

Appena furono lontani, il rosso non poté trattenersi dal chiedere al biondo se almeno lui si sentisse bene, visto che Skylar sembrava sempre stanco e Kyle accusava quell'emicrania da almeno una settimana.

“Sì, sto bene. Sarà lo scompenso ormonale.” ipotizzò il biondo, riferendosi agli altri due amici.

“Sarà... siamo così abituati ai problemi sovrannaturali che quelli normali ci fanno paura.” spiegò, sorridendo tra sé e sé.

Il biondo girò il mestolo argentato e studiò a lungo la bevanda, trovandola troppo densa per essere un pounch dall'aspetto invitante. Ed era così rosso che quasi sembrava nero.

“Che fai?”
“Sembra fango!” si lamentò il biondo, versando un bicchiere e portandolo vicino al naso per annusarne l'odore e poi allontanarlo, disgustato. Tyler prese il bicchiere e ne assaggiò un sorso.

“Non è il miglior pounch della mia vita, ma non è così terribile.” disse, porgendo il bicchiere al biondo. Sydney lo assaggiò, mandando giù un sorso, ma quando la sua lingua riconobbe il sapore, Sydney risputò tutto, macchiando la camicia bianca di Tyler.

“SYDNEY! PERCHE'?” domandò il rosso, come ad accusarlo di alto tradimento.

“Non è pounch!” mormorò il biondo, subito coprendosi la bocca e allontanandosi dalla palestra, facendo più in fretta possibile per uscire. Quando fu fuori, Sydney si appoggiò al muro, non curante della camicia celeste che avrebbe potuto macchiarsi e cercò di respirare profondamente per evitare la nausea, ma quando il suo cervello ricordò a Sydney la sensazione di quel liquido denso nella sua bocca, il biondo si piegò e vomitò.

“Sei serio?” domandò una voce e Sydney si accorse- troppo tardi -di aver vomitato sulle scarpe di qualcuno.

“Syd... vedo che hai conosciuto Stefano.” mormorò Kyle, raggiungendo i due.

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Capitolo 57
*** 5.1 part II ***


  1. 1 part II

 

“Ti va di ballare?” domandò Lydia, avvicinandosi a Skylar. I due erano gli ultimi ragazzi rimasti al tavolo: Sydney e Kyle si erano dileguati, Banquo era andato a corteggiare qualche ragazza, mentre Lilian e Tyler erano intenti a smacchiare la camicia del rosso nel bagno al terzo piano.

“Non sono in forma.” sbuffò il ragazzo, giocando con una cannuccia.

“Allora riformulo la domanda: ti va di ballare con me?” domandò, sapendo bene che un ballo insieme avrebbe potuto far sentire meglio il ragazzo. Skylar sorrise e Lydia lo interpretò come un sì, quindi lo prese per mano ed insieme si diressero al centro della pista- la rossa non avrebbe ballato da nessun'altra parte -e si abbracciarono, visto che il dj aveva sapientemente deciso di inserire dei lenti.

Skylar appoggiò le mani sui fianchi di Lydia e subito si sentì leggermente meglio. Non seppe dire se per l'atmosfera o l'emozione di ballare con la sua cotta secolare, ma il bruno si sentì così bene che abbozzò un sorriso spontaneo e sincero.

“Sei bellissima.” disse.

“Grazie. Anche tu.” rispose, spostandogli il ciuffo dalla fronte. “Come stai?”

“Adesso bene.” spiegò, e Lydia sorrise, annuendo e poggiando la testa sul petto largo del ragazzo.

 

“Come stai?” domandò Kyle. Dopo aver fatto sedere Sydney sugli spalti e dopo aver mandato Stefano a cercare un po' d'acqua per il ragazzo, il moro si era preso cura del biondo e adesso gli aveva addirittura prestato la giacca per evitare che sentisse troppo freddo.

“Hai bevuto il pounch?” domandò il biondo ed il moro annuì, aggrottando la fronte. “Di che cosa sapeva?” domandò.

“Ehm... di pounch!?” rispose Kyle, e Sydney sospirò, poggiando il volto sui palmi delle mani. “Non capisco...” ammise il moro, aggrottando la fronte.

“Quello che ho bevuto io non era pounch... era sangue!”

 

“Ti piacerebbe vincere di nuovo il titolo di re della festa?” domandò Lydia, ricordando di quando, al ballo di natale di ben due anni fa, i due amici erano stati eletti re e reginetta.

“Non mi dispiacerebbe.” ammise, sorridendo. La serata aveva preso una bella piega: i due ragazzi ballavano e sembravano la coppia perfetta: la bellezza di Lydia faceva oscurare ogni altra ragazza nella palestra e si irradiava investendo anche Skylar. I due ragazzi si guardarono negli occhi a lungo: era uno di quei momenti che trasporta la coscienza altrove, uno di quei momenti in cui uno si perdere negli occhi dell'altra sentendo di non poter appartenere altrove, quando il corpo di Skylar si irrigidì di colpo e i suoi occhi si velarono di lacrime.

“Lo senti?” domandò, prendendo a tremare.

“Cosa?” chiese.

“No, non può essere vero.” sbottò, piantando Lydia in palestra e prendendo a correre verso l'interno della scuola. Preoccupata, la rossa prese a correre dietro il ragazzo.

“SKY! RALLENTA, HO I TACCHI.” si lamentò Lydia, vedendo il bruno scattare e prendere le scale. Infatti Skylar era così terrorizzato da quello che stava sentendo che solo la conferma avrebbe potuto peggiorare la situazione, eppure non riusciva a trattenersi dall'investigare. Corse a perdifiato non curante delle preghiere di Lydia, salì fino al terzo piano e ancora spostò con un getto d'aria i mobili che ostruivano il passaggio al tetto della scuola.

Con un secondo getto d'aria Skylar aprì la porta e la persona che si trovò davanti fu la risposta a tutte le sue paure.
“No! NO! NO!” urlò, reggendosi la testa tra le mani e cadendo in ginocchio. Difronte a lui, accucciata sul cornicione, una donna dai capelli lunghi e argentati piangeva in continuazione.

“No, ti prego!” pianse, reggendosi il petto, scosso da forti fremiti, ed ecco che lei smise di piangere per poi scomparire e ricomparire alla sua destra, spalancare la bocca e urlare, squarciando la notte con il suo grido maledetto.

 

Le onde sonore dell'urlo viaggiarono attraverso l'atmosfera, ma molte si diressero in un punto specifico. Sydney era ormai in piedi, difronte a Kyle e i due discorrevano su varie teorie ed ipotesi che riguardavano l'esperienza del biondo.

“Non capisco.” si arrese Kyle, sbuffando. “Andiamo a trovare Tyler e diciamoli di andare a Kandrakar.”

“Aspetta,- intervenne il biondo -fors...” ma ecco che si bloccò ancora. Un dolore lancinante al petto lo trapassò come la punta di una spada, e Sydney credette di trovarsela davvero, la lama della spada in corpo che gli spaccava il cuore. Tanto fu il dolore e così improvviso che il biondo inclinò la schiena all'indietro, come lo stessero davvero infilzando in quel momento, e il fiato gli morì in gola, per poi spalancare la bocca ed esplodere un grido talmente forte che persino Kyle dovette tapparsi le orecchie.

 

“Ma ti ha sputato con moto di disprezzo?” domandò Lilian, aiutando Tyler a smacchiare la camicia. Alla domanda, il rosso alzò i suoi occhi castani, incredulo alla domanda della ragazza.

“No. Diceva che il suo punch era strano.” spiegò “Perché pensi che Sydney potrebbe sputarmi per disprezzo?” domandò Tyler, sorridendo.

“Bé, siete tutti e cinque un po' strani...” ammise Lilian, facendo spallucce.

“Ah sì? Anche io?” domandò il rosso, divertito e assumendo una facciata offesa.

“Sì! Il più strano di tutti, ma il mio preferito.” spiegò, afferrandolo per la cravatta sottile e avvicinandolo a sé, per poi baciarlo più e più volte. I due ragazzi trascorsero molto tempo a stuzzicarsi: si baciavano mordendosi le labbra e il collo, si concedevano lunghe carezze e le loro lingue sembravano instancabili. Presi dalla libido, Tyler condusse Lilian nello sgabuzzino delle scope che erano soliti usare, e i due iniziarono, quasi senza accorgersene, a spogliarsi lentamente.

Lei gli tolse la cravatta e sbottonò qualche bottone della camicia, lui le abbassò una bretella del vestito e le slacciò il reggiseno: erano due pieni adolescenti in crisi ormonale quando un forte fascio di luce si sprigionò dal petto di Tyler e il cuore comparve sul suo palmo.

“Oh... fantastico.” mormorò lui.

“È un avvertimento? Vi vogliono casti?” domandò lei, riallacciandosi il reggiseno.

“No... non è Kandrakar che mi chiama... è solo il cuore che...” mormorò Tyler, confuso.

 

“Sky! Sky guardami! Che succede?” domandò Lydia, cercando un modo di calmare il bruno, ma Skylar era nel pieno di una crisi di panico e gli era impossibile articolare una singola frase. L'aria sembrava liquida e non riusciva ad entrare nei suoi polmoni, i reni rilasciavano l'adrenalina e il cuore continuava a pompare come stesse affrontando un grande pericolo, e nel mentre il mondo intorno a Skylar sembrava vorticare e allontanarsi da lui.

“Ba...n...sh...ee”

“Sky! Trattieni il respiro con me! Conta con me...”

“Non... ci... ries...co...” ansimò, sgranando gli occhi. Preoccupata e disperata, non sapendo cosa fare per calmarlo, Lydia afferrò il volto del bruno con entrambe le mani e lo portò vicino a sé, baciandolo.

Immediatamente Skylar si calmò, i battiti decelerarono ed il mondo smise di girare mentre il bruno si perdeva nella sensazione delle morbide labbra della rossa, così dolci e carnose che si chiese come aveva potuto vivere senza di esse per tutto questo tempo.

“Perché mi hai baciato?” domandò, quando i due si allontanarono all'unisono.

“Ho letto che per fermare un attacco di panico bisogna trattenere il respiro. Ed io sapevo che, se t'avessi baciato io, avresti smesso di respirare per un secondo.” sorrise la rossa, aggiustandogli il ciuffo.

 

“Syd? Syd che diamine ti succede?” domandò Kyle, reggendo il biondo che si aggrappò al moro, inondandogli la camicia di lacrime. Preoccupato che Stefano potesse tornare e vederli in quella condizione, Kyle prese Sydney in braccio ed insieme si spostarono, avvicinandosi di più al campo da football, dove il moro fece sedere il biondo che, ancora impaurito, non si staccò da lui come un gattino.

“Syd, se non parli ti do uno schiaffo.” lo minacciò, riuscendo solo a risultare tenero e preoccupato.

“Q-qualcuno... qualcuno morirà...” pianse e Kyle corrugò la fronte.

“Chi? Sai chi?” chiese, cercando di fare contatto visivo col ragazzo, ma il buio era tale che a stento riusciva a percepirne i lineamenti.

“No.” disse, “Ma... c'era una spada...” spiegò.

“Vieni, andiamo a cercare gli altri.” disse, tirandolo su e- dopo un attimo di esitazione -prendendolo ancora in braccio. Kyle non fece due passi che le luci dello stadio si accesero una dietro l'altra, accecandolo. Quando i suoi occhi furono abituati alla luce intensa, vide dall'altra parte del palco una donna con un lungo vestito nero, con capelli ed occhi castani.

Kyle fece scendere Sydney, e chiese alla donna chi fosse.

“La vostra salvezza.” rispose lei, con voce calda eppure spietata. La donna si tolse dalle dita cinque anelli e li gettò per terra. All'impatto col suolo, gli anelli rilasciarono una grande quantità di fumo nero, rivelando infine cinque figure mascherate e con delle pesanti armature addosso.

Kyle afferrò Sydney per il colletto della camicia e lo strattonò fino a farlo rimanere dietro di sé, per poi allentare il nodo della cravatta e tirare su le maniche della camicia, pronto al combattimento.

“Non opporre resistenza, guardiano.”

“Altrimenti?”
“Altrimenti perderai.” e così dicendo le cinque creature estrassero dai loro corpi cinque spade affilate. Sydney sussultò e afferrò il braccio di Kyle, pregandogli improvvisamente di andare via.

“Syd, che ti prende?”
“Quelle spade! Sono quelle, le ho viste! Uccideranno!”

 

Tyler corse in palestra ed estrasse il cuore di Kandrakar, investendo Sydney e Kyle dei poteri dell'elemento rispettivo.

“Non capite? Sono qui per aiutarvi!” disse la donna.

“Minacciandoci?” domandò Tyler. Il rosso osservò le cinque maschere dei cinque combattenti che aveva davanti e notò che erano una differente rispetto all'altra: c'era la maschera di una volpe, di un corvo, di un camaleonte, di una scimmia e di una lepre.

“Dove sono gli altri?” domandò Kyle a denti stretti.
“Non lo so, ma il raggio del cuore dovrebbe averli raggiunti. Temporeggiamo fino a quando non arrivano, ok?” sussurrò, e Kyle annuì.

“Io prendo la scimmia e il camaleonte.” disse Kyle.

“Io la volpe e il corvo. Syd, riesci a trattenere la lepre?” domandò Tyler, ed il biondo annuì, scambiandosi un'occhiata veloce con Kyle.

“Bene, diamo il via alle danze!”

 

Lydia fu investita dall'energia del cuore e si ritrovò addosso le vesti dei guardiani, mentre Skylar fu schivato dal raggio. Interpretando il fatto come la troppa spossatezza del ragazzo per scendere in campo, Lydia gli raccomandò di rimanere sul tetto fino a quando non si sarebbe sentito pronto.

“Voglio aiutarvi...” mormorò

“No, pensa a rimetterti!” lo rimproverò.

“Ma...” e non riuscì a finire la frase che Lydia gli scoccò una delle sue occhiate furenti alle quali Skylar si arrese, volgendo gli occhi al cielo. “Fa' attenzione.”

“Come sempre.” disse la rossa, facendogli l'occhiolino e saltando giù dal tetto.

 

A loro discapito, i ragazzi si erano accorti che le maschere erano diverse non solo per scelta stilistica, ma conferivano particolari poteri a chi le indossava. La volpe era particolarmente furba e agile, il corvo poteva volare, il camaleonte diventava invisibile, la scimmia era paurosamente forte e la lepre spiccava dei salti impressionanti.

Presto i ragazzi furono messi con le spalle al muro da tanta forza. Tyler rimbalzava tra le grinfie della volpe e gli artigli del corvo, Kyle soccombeva sotto i forti pugni della scimmia e sotto i tranelli del camaleonte, mentre Sydney non riusciva neanche a sfiorare la lepre con i suoi attacchi.

Presto- prima di quanto avessero mai pensato -i ragazzi furono spinti al centro del campo e i tre si chiusero in un cerchio, dandosi ognuno le spalle con gli altri.

“Questa tattica non va bene.” disse Tyler, asciugandosi un rivolo di sangue che sgorgava dal labbro.

“Siamo aperti a nuove idee.” commentò Kyle, affannato. I ragazzi ripresero le loro posizioni di combattimento, ma non appena il corvo piegò le ali per scendere in picchiata verso i ragazzi, un muro di pietra comparve all'improvviso. Il corvo andò a sbattere a tale velocità che frantumò il muro e atterrò in malo modo, ma ecco che poco dopo si rialzò come nulla fosse accaduto.

“Ragazzi! Io mi prendo il corvo!” disse Lydia, entrando nel campo da gioco. “Come li fermiamo?” domandò.

“Non potete!” rise la donna.

 

I combattimenti durarono per circa un'ora e, mentre i guardiani risentirono tutti della stanchezza, i cinque esseri continuavano imperterriti a stracciarli e a batterli. I ragazzi avevano capito che un gioco di squadra era fondamentale e, non appena era possibile, ognuno prendeva a coprire le spalle dell'altro, attaccando l'animale che si era scelto. Nonostante questa tecnica, presto i guardiani furono talmente stremati che per loro fu anche impossibile contrattaccare, decidendo di concentrare tutte le energie sulla difesa. Tyler parò dei colpi della volpe, ma si accorse troppo tardi che era quello che la creatura voleva, ed infatti la volpe lo bloccò per i polsi e gli incastrò il collo nell'incavo del suo gomito.

Sydney provò a far scivolare la lepre su un letto di ghiaccio, ma l'avversario prese velocità e controllò la flessione delle gambe per saltare contro Sydney, afferrarlo con una stretta di ferro, impedendogli ogni movimento.

Lydia provò ad imprigionare il corvo in una rete di liane ma l'animale afferrò la ragazza per le spalle e la sollevò da terra, sapendo che in aria la guardiana della Terra era più debole.

Kyle ricevette un pugno in pieno stomaco da parte della scimmia e volò tra le braccia del camaleonte che lo trattenne in una presa assai scomoda. Il moro provò a dimenarsi aumentando anche la propria temperatura corporea, ma il camaleonte sembrava impassibile. La scimmia si avvicinò a Kyle con la spada puntata al suo petto, e Sydney sentì subito tremare le ginocchia.

“No! No! Kyle, scappa!” urlò Sydney, con le lacrime agli occhi, ma la presa del camaleonte era saldissima e quasi non gli permetteva di respirare. La scimmia puntò la punta della spada sul collo di Kyle, e poi, sorprendendo tutti, la immerse nuovamente nel proprio addome, facendola sparire così come l'aveva fatta comparire.

La scimmia allungò la mano e la poggiò sulla fronte del moro, e subito Kyle divenne rigido come la pietra. I ragazzi non avrebbero saputo dire quanto tempo stava passando, ma non appena la scimmia ebbe finito, il camaleonte lasciò la presa e Kyle cadde a terra, pallido e in preda a degli scossoni.

“Passa agli altri.” disse la donna.

“Non ci... provare!” ringhiò Tyler e sovraccaricando l'aria di elettricità, fece partire cinque fulmini che colpirono i cinque combattenti, facendoli volare oltre il campo da football.

“Ritardare ciò che è vostro destino non servirà a niente.” disse la donna, richiamando i mostri a sé e trasformandoli nuovamente in anelli che indossò con cura.

“Chi sei?” domandò Tyler, facendo crepitare un fulmine sul palmo della mano.

“Ophelia.” disse, e sparì.

 

“Kyle! Kyle!” lo chiamò Sydney, dandogli piccoli schiaffi sulla guancia, ma il moro tremava a causa di forti tremori ed era freddo come il ghiaccio.

“Dobbiamo portarlo a Kandrakar!” disse Lydia, rivolgendosi a Tyler e poggiando le mani sul petto del moro.

“L-Lydia...” mormorò Sydney, guardando con stupore un fenomeno strano. Dai palmi di Lydia, usciva una luce tiepida e color dello smeraldo che si andava diffondendo su tutto il corpo di Kyle, per poi ritirarsi, affievolendo pian piano. Kyle si mise a sedere di scatto, afferrando Sydney e Lydia e prendendo un respiro come fosse stato in apnea tutto questo tempo.

“Kyle, come stai? Che ti hanno fatto?” domandò Tyler, correndo a raggiungere l'amico.

“Mi... mi hanno perquisito l'anima.” spiegò.

 

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Capitolo 58
*** 5.2- Poteri ***


5.2- Poteri

 

Sydney aiutò Kyle ad alzarsi e i quattro guardiani camminarono per la scuola fino ad incontrare Skylar che, dopo essersi calmato e ripreso dalla crisi di panico, era deciso a scendere per aiutare i loro amici.

“Che è successo?” domandò, vedendo i ragazzi così sconvolti.

“Da dove iniziare...- sbottò Tyler, stizzito -siamo stati attaccati da cinque... non saprei neanche come definirli... cinque idioti con maschere di carnevale, una certa Ophelia e, ah già, tu non c'eri e Kyle è stato attaccato!” disse

“Scusami...” mormorò Skylar, abbassando lo sguardo e sentendosi profondamente in colpa per essersi dimostrato debole nel momento del bisogno.

“Cosa è successo?”

“Ho... ho sentito la Banshee e ho avuto un attacco di panico.” sussurrò, e Tyler sospirò, ancora più nervoso e, per calmarsi, premette indice e pollice sul setto nasale per controllare il respiro.

“Hai capito chi morirà?” chiese, e Skylar fece di no col capo.

“Ragazzi, secondo me dovremmo andare a Kandrakar.” disse Lydia, cercando di allentare quell'atmosfera elettrica che si stava creando tra i due amici. “Dobbiamo capire chi sono quegli esseri, come sconfiggerli e cosa sta capitando ai nostri poteri.”

“Vi spiace se non vengo?” mormorò Kyle, ancora in preda a forti giramenti di testa.

“No, rimani pure. Sky, ti va di accompagnarlo a casa?” domandò Tyler, ed il bruno annuì, desolato. Skylar, essendo meno muscoloso di Sydney, resistette a fatica al peso dell'amico moro, ma non disse una parola ed insieme a lui si allontanò.

“Ty...” iniziò Sydney.

“Andiamo a Kandrakar.” rispose lui, aprendo un portale ed impedendo al biondo di commentare.

 

Nella sala delle stille, non vi era nessuno ad accogliere i guardiani, lasciando i tre ragazzi parecchio interdetti per quell'assenza.

“C'è nessuno?” domandò Tyler a gran voce.

“Tyler, forse sei stato un po' duro con Sky...” iniziò Lydia, approfittando del momento per parlare.

“Non è venuto a combattere. Una banshee predice la morte di qualcuno e lui non combatte per evitare che ciò accada?” sbottò.

“Sì, ma...”
“Ma cosa?- la interruppe -Quando mai ci siamo tirati indietro, Lydia? Abbiamo sempre, e dico sempre, combattuto per salvaguardare il dannatissimo equilibrio dell'universo o come vuoi chiamarlo. Questo è il nostro compito, punto.” ringhiò.

“Ma ha avuto una crisi di panico!” lo giustificò Lydia.

“Quant'è durata, la crisi?” domandò, incrociando le braccia.

“Pochi secondi...” mormorò la rossa “Ma questo non c'entra...”

“Sì, Lydia! Kyle sarebbe potuto morire, stasera. Dobbiamo ringraziare che quei mostri hanno altri piani... ALLORA? C'E' NESSUNO???” urlò, e poco dopo apparve l'Oracolo che, aprendo le porte, camminò a passo svelto in loro direzione.

“Guardiani. Cosa vi porta qui?” domandò la donna.

“Non sa niente?” domandò Sydney, e l'Oracolo aggrottò la fronte, lasciando intendere che non aveva avvertito nulla di strano nell'ultimo periodo “I nostri poteri hanno qualcosa che non va e...” spiegò il biondo, ma la donna annuì e lo interruppe alzando una mano.

“I vostri poteri stanno crescendo, crescono in continuazione e se avete percepito dei cambiamenti è del tutto normale. Dovete sapere che dopo un determinato lasso di tempo, la radice degli elementi a cui siete legati si installa così potentemente nei vostri animi da sprigionare nuove capacità legate sempre all'elemento stesso. Dovete tener conto che ogni elemento corrisponde ad una parte specifica di un'entità. L'Acqua è legata alla psiche, il Fuoco alla mente, la Terra al corpo e l'Aria allo spirito. Da qui vi è una specie di ampliamento delle suddette parti. Il Fuoco consentirà di leggere nelle menti, la Terra di guarire i corpi, l'Aria di compiere una proiezione astrale e l'Acqua...”
“L'Acqua?” domandò Sydney, preoccupandosi di quella pausa. L'Oracolo si avvicinò al biondo e ne accarezzò il volto.

“Il potere che deriva dall'Acqua è multiforme come l'elemento stesso. Così pieno di sfaccettature che non vi è ancora un nome che lo racchiuda a pieno. È il potere più difficile di tutti perché non si può controllare: non vi è un interruttore come gli altri. Però, molto indicativamente, quelli che sono molto legati alla radice dell'Acqua si fanno chiamare sensitivi.”

“Io sarei COSA?” sbottò Sydney, impallidendo.

“Oracolo, mi scusi, ma siamo stati attaccati!” intervenne Tyler e la donna lo guardò con curiosità. “È comparsa questa donna all'improvviso e lei ha evocato cinque guerrieri mascherati che erano praticamente invincibili...” spiegò il rosso.

“Il nome della donna? Lo sai?” domandò, visibilmente preoccupata.

“Ophelia.” disse, e l'oracolo volse lo sguardo altrove, ripetendo quel nome con cura, sillaba per sillaba, e corrugando sempre di più la fronte.
“Non capisco...” ammise.

 

“Grazie.” mormorò Kyle, dopo che Skylar lo aiutò ad adagiarsi sul letto.

“Mi spieghi cos'è successo?” domandò il bruno, sedendosi vicino a lui.

“Uno di loro mi ha toccato la fronte e... ed ho sentito come se qualcosa mi entrasse nella testa e mi controllasse ogni anfratto della mia coscienza.” spiegò il moro, rabbrividendo.

“Bene. Spero che l'oracolo ci aiuti.” sospirò, facendo per alzarsi dal letto.

“No, non andare via!” lo trattenne Kyle per la mano, sebbene avesse una presa molto debole.

“Vuoi che rimanga qui con te?” domandò, sorridendogli.

“Non andare via!” ripeté Kyle, e la porta di camera del bruno cigolò, lasciando che l'oscurità del corridoio piantasse i suoi occhi su Skylar che si sentì immediatamente osservato. Skylar chiuse gli occhi imponendosi un po' di calma e quando gli riaprì, oltre che a trovarsi in penombra con solo la fredda luce della luna che entrava dalle persiane, notò di non essere più in camera di Kyle, bensì nella sua. La porta cigolò ancora, e gli occhi di Skylar si velarono di lacrime, mentre il suo respiro si faceva sempre più affannoso.

“Svegliati... svegliati...” mormorò, prendendo la testa tra le mani e cadendo in ginocchio. La porta cigolò ancora e Skylar vide nella penombra qualcosa di molto simile ad una mano avvolta con delle garze che cercava di spingere la porta ed aprirla completamente. Il ragazzo scattò e andò a tutta velocità contro la porta, lanciandosi e chiudendola con un colpo di spalle.

Un urlo demoniaco stracciò l'aria e la mano, spezzata, cadde sul pavimento di camera di Skylar.

“È solo un sogno. È solo un sogno!” si disse.

“Allora perché non riesci a svegliarti?” sbottò la voce al di là della porta. Due lacrime scesero lungo le guance di Skylar e seguirono il solco della sua mascella per poi gocciolare a terra.

“Lasciami stare...” pianse, ma un suono come di unghie lo distrasse e, nella luce della luna, vide la mano che poco prima aveva mozzato riprendere a muoversi con la velocità di un ragno. Skylar scattò indietro ma andò a sbattere contro il muro, cadendo e offrendo involontariamente la propria caviglia alla mano che non perse tempo a ghermirla. Con sorprendente forza, la mano iniziò a trascinare Skylar sotto il suo letto, mentre il bruno faceva resistenza con tutte le sue energie per evitare che il buio lo inghiottisse.

“SONO SVEGLIO, SONO SVEGLIO, SONO...”

 

“SVEGLIO!” urlò, riaprendo gli occhi e trovandosi nel proprio letto.

 

“Ophelia non è cattiva.” spiegò l'Oracolo, infilando le mani nelle larghe maniche e camminando per la stanza delle stille formando dei cerchi perfetti con i suoi passi minuti.

“Di certo non è sembrata amichevole.” borbottò Lydia.

“Ophelia è una strega, una delle più potenti che l'universo abbia mai conosciuto, eppure lei si è sempre posta oltre il concetto del bene e del male, offrendo le proprie doti alla salvaguardia dell'equilibrio dei mondi.” spiegò la donna.

“E allora perché ci ha attaccati?” domandò Tyler.
“Avete detto che ha evocato cinque guerrieri mascherati?” chiese l'Oracolo.

“Sì. Avevano maschere bruttissime di volpe, lepre, scimmia, camaleonte e corvo.” spiegò Tyler.

“Ha evocato i Trickster... ma, perché?” meditò.

“Cosa sono i Trickster?”
“Sono spiriti che incarnano determinati vizi. I Tricksters sono spesso presenti nelle favole o nelle leggende di ogni mitologia, e possono assumere tantissime forme: da coyote a cicogna, a serpente fino a quelli che avete visto. Loro sono i veri maestri dell'arte di creare inganni.”

“Cos'hanno fatto a Kyle?” domandò Sydney.

“Ci deve essere un grande pericolo nascosto da un velo così spesso che noi non possiamo avvertire. I Trickster staranno cercando un determinato soggetto e per scovarlo seguono l'aura degli esseri non del tutto umani o con qualche potere, ecco perché Ophelia li ha portati da voi. Voleva assicurarsi che nessuno di voi fosse il nemico.” spiegò, gesticolando.

“Nemico? Quale nemico?” domandò Tyler.

“Non lo so, ma sa nascondersi davvero bene.” mormorò l'Oracolo.

 

Il sole sorse ed i cinque ragazzi si incontrarono all'uscita della scuola per aggiornarsi sulle ultime notizie che l'Oracolo aveva dato loro. La notizia dei nuovi poteri rassicurò un po' tutti, mentre la presenza di Ophelia e di un nuovo nemico ancora più potente della strega stessa dileguava quell'ultimo rimasuglio di senso di sicurezza.

“Quindi abbiamo a che fare con una strega, degli spiriti ed un... un nemico che non si sa chi sia ma che presumibilmente è forte?” domandò Kyle, e i ragazzi annuirono. Il moro tirò fuori il pacchetto di sigarette e ne sfilò una, accendendola e fumandola con foga.

“Ma secondo voi questo nemico è una persona in carne e ossa?” domandò Skylar.

“Può essere...” mormorò Lydia “Sappiamo così poco di quello che sta accadendo che l'unica cosa che mi pare ovvia da fare è difendersi dai Trickster e da Ophelia. Non sarà il nemico, ma non mi va di essere nel mirino di una strega.” confessò con un sospiro.

“E se sfruttassimo il vantaggio dei nuovi poteri?” domandò Sydney, e gli altri quattro ragazzi lo guardarono con curiosità. “I Trickster perquisiscono l'anima, Kyle può leggere nella mente. Sono cose che si equivalgono, più o meno...” disse il biondo. “Al massimo possiamo usare la proiezione di Skylar e... non so.” mormorò, facendo spallucce.

“Syd, nessuno di noi sa usare i nuovi poteri. Non sappiamo quali sono i motori che li innescano.” spiegò Kyle.

“Sì, ma vale la pena esercitarsi.” annuì Tyler.

 

Il rosso prese un coltello dalla cucina e passò la parte più affilata sul pollice, ferendosi lievemente e lasciando che un po' di sangue gocciolasse dalla ferita, dopo di che, Tyler avvicinò il dito a Lydia e le chiese di guarirlo.

La ragazza avvicinò il proprio palmo al dito di Tyler, ma nessuna luce verde scaturì dalle sue mani, lasciandola delusa.

“Cos'hai provato quando hai guarito Kyle?” domandò Tyler, portandosi il pollice alle labbra e succhiando il sangue per impedirne di macchiare il pavimento.

“Non so... paura.” spiegò lei.

“Dovrei piantarmi il coltello nello stomaco?” domandò il rosso, facendola sorridere.

“Ho paura, Ty...” confessò, amareggiata, prendendo un tovagliolo e fasciando il dito dell'amico.

“Non devi averne. Abbiamo dimostrato tante volte di essere all'altezza di tante prove, perché questa volta dovrebbe essere diversa?” domandò.

“Perché Sky e Sydney hanno avvertito la Banshee.” spiegò lei. “E chi c'è di importante da piangere in questa città?” domandò.

 

Nell'altra stanza, Sydney e Kyle si sedettero uno di fronte all'altro. Il biondo prese un mazzo di carte francesi ed iniziò a mischiarle: lo scopo dell'esercizio era vedere se Kyle era pronto a entrare nella testa dell'amico e leggere qualche carte Sydney pescava, senza che l'altro potesse vederlo.

Skylar, invece, stanco ed annoiato, guardava il cielo nuvoloso dal balcone, appoggiato allo stipite della porta finestra.

“Ok, vai.” disse Sydney, pescando un cinque di quadri. Kyle si concentrò, respirò lentamente e cercò di captare qualcosa- qualunque cosa -ma non riusciva a sentire nulla se non i respiri dei due amici.

“Ehm...” mormorò, scoraggiato, passandosi una mano sul volto. “Non lo so.”
“Concentrati...” lo incoraggiò il biondo. “Stai tranquillo, abbiamo tutto il tempo.” disse. Kyle annuì ed espirò, liberando il corpo di ogni peso, si concentrò nel captare qualsiasi segnale mentale.

“Un cinque.” spiegò ed il biondo annuì.

“Cinque di... è rosso. Cinque di...” continuò, cercando di entrare nella testa di Sydney, ma un suono di sottofondo lo distrasse, facendolo concentrare su qualcun altro. Kyle aprì gli occhi che brillarono di rosso e li puntò su Skylar che, di spalle, iniziava a respirare affannosamente. Quel rumore di interferenza era tornato e Kyle era deciso più che mai a capirne la fonte, ma più si sforzava di penetrare la barriera, più essa diventava spessa. Così come Skylar avvertiva la presenza di Kyle nella sua testa, o il tentativo di entrarvi, e il bruno opponeva sempre più forza, arrivando a serrare i pugni e la mascella, fino a quando non riuscì più a trattenersi.

“ESCI DALLA MIA TESTA!” urlò, e una forza invisibile scagliò Kyle contro la parete, facendolo volare via dalla sedia.

Interdetto da ciò che aveva visto, Sydney si alzò ad aiutare Kyle, mentre Skylar usciva dalla stanza e si dirigeva all'ingresso con passi pesanti, per poi spalancare la porta e chiudersela alle spalle.

“Stai bene?” domandò Sydney, aiutando Kyle ad alzarsi, ed il moro annuì, massaggiandosi la nuca. Lydia e Tyler accorsero immediatamente e, vedendo la sedia rovesciata a Kyle dolorante, chiesero cosa fosse accaduto.

“Stavo cercando di leggere la mente di Skylar, ma se l'è presa.” spiegò Kyle, piegando il capo per far scoccare le articolazioni del collo.

“Ha usato il suo potere contro di te?” domandò Tyler, aggrottando la fronte.

“Io non ho avvertito l'aria muoversi. Ho solo visto Kyle volare dall'altra parte della stanza così, all'improvviso.” disse Sydney.

“Tipo telecinesi?” domandò Lydia, e i due ragazzi annuirono.

 

Ophelia mischiò i tarocchi e li dispose a forma di ventaglio sul tavolo, per poi passarci sopra la mano a qualche centimetro di distanza, per sentire l'energia delle carte.

Ne prese una leggermente decentrata e la poggiò sul tavolo, girandola e guardandone l'immagine per poi annuire come avesse ricevuto l'ennesima conferma. La carta pescata era la numero quindici, “il Diavolo”.

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Capitolo 59
*** 5.3- Sonnambulo ***


 

 

5.3- Sonnambulo 

 

“Mammaaaa! Tyler ha portato una ragazza in cameraaaa!” disse Victor, il fratello minore di Tyler. Il rosso aprì la porta e con scatto felino saltò addosso al fratello, tappandogli la bocca e acuendo le orecchie in attesa di qualche rumore che avrebbe annunciato l'arrivo dei genitori.

“Sei morto!” ringhiò Tyler, mollando la presa sul fratello e fissandolo con furia. “Allora, Victor...” disse, cercando di resistere alla forza del fratello minore che cercava di divincolarsi.

“No! Stai infrangendo le regoleee!” disse, con un lungo belato. Lilian uscì di camera ed osservò attentamente la scena, vedendo quanto fossero impacciati entrambi i fratelli e sorridendo dolcemente nel vedere Tyler che cercava inutilmente di trovare un compromesso con Victor.

“Lilian! Una mano?” domandò Tyler, chiudendo il fratello in una mossa da lottatore. La bionda annuì e si avvicinò lentamente a Victor, fino a quando il suo volto non fu a pochi centimetri dal ragazzo.

“Ascoltami...” disse, accarezzandogli il viso “...facciamo così: tu lasci che io stia in camera di Tyler, senza fare la spia, ed io tolgo lo spinello che ho nascosto in camera tua. Altrimenti, ti consiglio di pensare ad una buona scusa, perché i tuoi genitori non crederanno mai che una canna sia comparsa così, per caso.” soffiò Lilian, velenosa come una vipera.

“Stai bluffando.” ridacchiò Victor.

“Vuoi mettermi alla prova?” domandò la bionda, guardandolo teneramente, come si guarda un povero fesso. Dopo un breve momento passato a meditare, Victor fece di no con la testa e Lilian gli diede delle piccole pacche sulla fronte, facendo segno a Tyler di lasciarlo andare.

“Ah, mettiti delle cuffie e ascolta la musica.” ordinò Lilian, ed il ragazzo, sconfitto, annuì e si chiuse in camera, mentre Tyler prendeva la bionda per mano e la portava nella sua stanza. I due iniziarono a baciarsi e crollarono sulle lenzuola, spogliandosi lentamente e godendosi il momento, creato magico da qualche tocco di classe di Tyler- ovviamente sotto la supervisione di Lydia. Candele, petali di fiori e un buon incenso alla rosa e subito i due ragazzi persero le loro coscienze in quel vortice di voluttà e sensualità.

 

“Grazie per il passaggio!” disse Kyle, reggendo con una mano il ghiaccio sulla parte posteriore della sua testa che poche ore prima aveva battuto violentemente a causa dello spintone di Skylar.

“Figurati.” rispose Sydney, frenando dolcemente poiché il semaforo era diventato rosso. “Stefano mi odia?” domandò il biondo, sorridendogli.

“Erano le sue scarpe preferite.” sorrise il moro. “Hai fatto colpo, sono sicuro.” scherzò, facendo sorridere l'amico che ingranò la prima e ripartì, impegnando l'incrocio e svoltando a destra, per poi accostare al vialetto di casa di Kyle.

And every was a gift,

and every skyline was like a

kiss upon the lips...” cantava la radio, mentre i due ragazzi continuavano a chiacchierare in macchina, noncuranti della tarda ora.

And meanwhile a man

was falling from space

and everyday I wore your face...

“Buonanotte, allora.” sorrise Kyle, dando il cinque a Sydney.

“Buonanott...” fece per rispondere l'altro, ma Sydney si bloccò, spalancando gli occhi ed impallidendo.

“Syd?”
“Cosa senti?” domandò con un filo di voce.

We openend that door

and now is all coming through...”

“Sento della musica.” mormorò Kyle, aggrottando la fronte “Perché? Tu cosa senti?” domandò.

“Voci.”

 

“Che c'è? Che c'è? CHE C'È?” urlò Tyler, afferrando il cellulare e rispondendo. Il rosso aveva provato ad ignorare le chiamate, ma quando la vibrazione iniziò a modificare l'andamento dei suoi amplessi, e quando le chiamate da due divennero quasi dodici, il rosso non ci vide più dalla rabbia, afferrò il cellulare e rispose.

“T-Tyler...” mormorò la voce di Skylar, tutta bagnata come se avesse appena pianto. “Tyler, aiutami!”

“Sky, che succede?” domandò il rosso, tappandosi un orecchio poiché la ricezione era pessima.

“N-non so dove mi trovo.” spiegò, con un sussurro.

“Cosa vuol dire? Non capisco...”
“Devo aver camminato nel sonno, non so...” pianse, trattenendosi a stento “Tyler, aiutami... C'è qualcosa che mi blocca, non riesco a muovermi.” disse, tirando su col naso.

“Dimmi cosa vedi? Riconosci il posto o qualche segnale?” domandò, alzandosi e iniziando a camminare per la camera pallido di preoccupazione.

“N-non riesco a vedere nulla. È buio. Tyler ora devo andare, ho la batteria scarica. Ti richiamo io.” disse, con voce flebile e tremante.

“Sky, aspetta! Perché stai sussurrando?” domandò “Non sento bene.”
“Perché non sono sicuro di essere solo.”

 

Tyler e Lilian arrivarono davanti casa di Skylar e per poco non furono investiti dalla macchina guidata da Sydney con ancora Kyle a bordo.

“Ragazzi, come fate a saperlo?” domandò Tyler, aggrottando la fronte.

“Non chiedere.” tagliò corto Sydney.

“Skylar mi ha chiamato. Ha detto che non sa dove si trova, deve aver camminato nel sonno o qualcuno l'ha rapito, non so.” spiegò Tyler, passandosi una mano tra i capelli.

“Che aspettate, avvisate il padre.” esordì Lilian.

“Non so se...”
“Il padre di Sky è lo sceriffo della città! Se la cosa non è soprannaturale, allora la polizia può aiutarvi, no?” spiegò, e Tyler annuì, cercando in rubrica il numero del padre di Skylar, mentre Kyle chiamava Lydia per avvisarla di quello che stava accadendo.

Sydney si avvicinò alla casa di Skylar e osservò a lungo il vetro della finestra di camera di Skylar, lasciato aperto come se il bruno fosse uscito da quel punto.

“Ok, andiamo alla stazione di polizia.” disse Tyler.

“No, qui c'è qualcosa. Lo sento.” mormorò il biondo, fissando la finestra.

“Andate, rimango io con lui.” annuì Kyle appena chiuse la chiamata con Lydia.

 

“C'è nessuno?” domandò Skylar, spegnendo il cellulare per evitare di consumare quel poco di batteria che aveva ancora a disposizione. In risposta il bruno ricevette un rantolo, poi qualcosa si mosse ed il bruno sentì una specie di respiro.

“C-chi c'è?” e nuovamente un rantolo si propagò attraverso l'aria. Skylar si impose del sangue freddo, e si mise a ragionare, non trovando altra soluzione a quella situazione se non quella di dare la maggior parte di indizi a Tyler e al resto della squadra. Per prima cosa aveva notato che la sua voce faceva eco, quindi era in un luogo chiuso, forse anche piastrellato, poi faceva freddo e non si sentivano rumori al di fuori del respiro di Skylar e del rantolo dell'altro ospite.

“Rispondimi!” urlò, riprendendo il cellulare, deciso ad accenderlo per utilizzare il flash della macchina fotografica per fare luce.

“Skyyy...laaar!” sibilò l'altro corpo, immerso nel buio. “Skyylaaar.” ripeté con più sicurezza. “Vuoi uscire, Skylar?” chiese, avvicinandosi con ciò che le orecchie di Skylar interpretarono come unghie sul pavimento. Stava arrancando, invece di camminare.

“Stammi lontano.” ringhiò Skylar, provando a generare un mulinello d'aria, ma il suo potere non rispose e Skylar si sentì per la prima volta alla mercé di qualcun altro.

“Skylaaar.” canticchiò, questa volta. Il telefono fu pronto, il ragazzo lo puntò in direzione della voce e quando vide chi aveva davanti, non riuscì a trattenere un urlo di disgusto.

 

“Questo è il tabulato della telefonata?” domandò Lydia, afferrando una copia del documento dalla scrivania del padre. Tyler annuì, e insieme a Lilian, i due guardiani si misero a rileggere la telefonata cercando qualche indizio.

“Non riesco a capire.” si arrese Lydia, sentendosi immensamente impotente in quella situazione.

“Ho provato a chiedere al cuore di rintracciarlo, come quando eravamo ad Encante, ma non lo trova da nessuna parte.” spiegò Tyler.

“Non ha senso.” mormorò Lydia, massaggiandosi le tempie, ricontrollando il tabulato per poi notare una cosa: la chiamata era stata effettuata alle 22:58. I ragazzi erano rimasti insieme fino alle 20 circa, poi Skylar si era arrabbiato ed era andato via.

“Signor Sceriffo!” urlò la rossa, e l'uomo subito comparve da dietro la porta. “Skylar è tornato per cena?” domandò lei.
“No, l'ultima volta che l'abbiamo visto ha detto che veniva a cena con voi. Sentite, apprezzo lo sforzo ma siete solo dei ragazzini, questo è un compito da adulti.” disse l'uomo, per poi chiudere la porta.

“Quanto lontano si può andare, camminando?” si chiese Lydia, volgendosi verso la cartina della città.

 

La camera di Skylar era in soqquadro totale. Vi erano vestiti ovunque, lenzuola lanciate lontane e la scrivania stracolma di fogli stropicciati e la chitarra rovesciata sul pavimento.

Artù, il cane di Skylar, si alzò dal pavimento e si avvicinò a Sydney e Kyle, annusò le mani dei due brevemente e poi tornò ad accucciarsi con aria molto malinconica. Kyle si chinò e accarezzò il cane dietro le orecchie, mentre Sydney si metteva a studiare la camera dell'amico, in cerca di qualche segnale.

“Kyle, guarda.” disse Sydney, mostrando a Kyle dei segni di graffi sul muro, vicino a dove era poggiato il cuscino di Skylar.

“Senti qualcosa?” domandò il moro, e il biondo fece di no.

“Ho... ho la sensazione che qui ci sia qualcosa ma... non capisco cosa.” spiegò, passandosi una mano tra i capelli.

“Ehi, calmati. L'Oracolo ha detto che il tuo potere non si attivava a piacere, quindi non prendertela.” disse Kyle, poggiandogli una mano sulla spalla.

“Allora che senso ha?” domandò il biondo, sedendosi sul materasso.

“Non lo so ma se senti qualcosa, vale la pena cercare.” sorrise Kyle, mettendosi a sistemare le carte sulla scrivania, cercando di trovare messaggi nascosti o ricorrenti, ma nulla appariva utile alla ricerca. Erano tutti appunti di scuola, e ben presto Kyle abbandonò la ricerca, focalizzandosi sulla chitarra abbandonata sul pavimento.

“Ti ricordi com'era felice Sky quando gli abbiamo regalato questa?” domandò il moro, sfiorando la chitarra e pizzicandone una corda. Subito, le orecchie di Sydney captarono dei sussurri misti alla musica, ed il ragazzo scattò in piedi, avvicinandosi a Kyle.

“Rifallo.” disse il biondo, e Kyle obbedì, prese una corda con pollice e indice, la tese e la lasciò andare. Sydney si piegò porgendo l'orecchio allo strumento, mentre infiniti sussurri appartenenti a diverse voci lo guidavano in una direzione.

“So dove si trova.” mormorò il biondo.

“Dove?”
“Alla vecchia acciaieria.”

 

Skylar cercò di allontanarsi, ma potendo contare solo sulle sue braccia- le gambe erano bloccate da qualcosa di freddo e metallico -non riuscì a fare molti metri prima di arrendersi. Ciò che vedeva davanti a sé lo spaventava più di mille vampiri ed encantados: era una copia perfetta del suo corpo che camminava, parlava e respirava. Skylar si trovava faccia a faccia con se stesso, ma un sé diverso poiché gli occhi erano completamente neri, sclerotica compresa, e la voce era fredda e grottesca.

“Mi devo svegliare mi devo svegliare mi devo svegliare...” mormorò a denti stretti, serrando gli occhi, ma sentì la presenza dell'altro Skylar a cinque centimetri dal volto, così freddo e perfetto che sembrava inumano.

“Dimmi, Skylar. Pensi ancora che questo sia un sogno?” domandò, afferrandogli il volto con le sue mani gelide.

“Apri la porta, Sky! APRILA!”

 

Tyler, Lydia e Lilian- dopo aver ricevuto la chiamata di Kyle che spiegava loro l'indicazione che aveva ricevuto da Sydney -uscirono dalla stazione di polizia e corsero per la strada, cercando un anfratto in cui usare il Cuore senza essere visti.

“Sydney come fa a sapere dove si trova?” domandò Lilian, correndo insieme ai ragazzi.

“Ha un nuovo potere. Molto complicato.” spiegò Tyler. I tre si infilarono in un vicolo, ma ecco che tutti i lampioni iniziarono a spegnersi, uno dopo l'altro, come se le lampadine venissero fatte esplodere da un cecchino.

“Che diavolo...?” mormorò Lydia, osservando il fenomeno.

“Non proprio il diavolo.” disse Ophelia, comparendo dietro di loro con tre Trickster: la Volpe, il Camaleonte e la Scimmia.

“Senti, non abbiamo tempo per stare dietro i tuoi giochetti.” sbottò Tyler.

“Lo so che non avete tempo, guardiani. Quindi, fatevi un favore e non opponete resistenza.” disse, mentre i Trickster si avvicinavano a loro con la loro solita faccia imperturbabile nascosta dietro la maschera animalesca, ma Tyler e Lydia presero una posizione da combattimento, facendo intuire di essere ben poco disposti a farsi perquisire l'anima.

“Avete già perso.” mormorò Ophelia, e i Trickster partirono all'attacco.

 

Sydney parcheggiò la macchina alla bene e meglio e scese dal veicolo insieme a Kyle senza neanche curare di spegnere il motore. La vecchia acciaieria era stata costruita alla fine del 1800 e fu chiusa un secolo dopo a causa di un devastante incendio che aveva mietuto molte vittime tra operai e impiegati. Si diceva che quel posto fosse maledetto, o comunque infestato, a causa della sofferenza ancora impressa tra quelle mura.

“Kyle...” ansimò Sydney, afferrando di colpo la mano del moro a causa di un forte giramento di testa.

“Ehi, tutto ok?”
“Non mi piace questo posto.” spiegò, respirando affannosamente con le mani sulle ginocchia.

“Aspettami qui.” disse il moro, vedendo che Sydney peggiorava invece di migliorare.

“No, ce la faccio.” disse, rimettendosi in piedi e percorrendo il sentiero brullo che conduceva all'entrata. Kyle aprì il grosso portone arrugginito e creò due fiamme fluttuanti che potessero illuminare il posto, ma più andavano avanti, più Sydney respirava affannosamente, arrivando persino a tapparsi le orecchie per i troppi sussurri che sentiva.

“Syd, vai via, davvero. Ci penso io.” spiegò.

“No, voglio... capire...” rispose, appoggiandosi ad una parete. I sussurri crescevano, adesso mista ad urla di dolore o rabbia che facevano sussultare il biondo che, man mano, sentiva di essere circondato da quelle sensazioni. Era quasi sul punto di svenire, quando le voci si bloccarono all'improvviso ed il biondo tese l'orecchio per captare qualcosa.

“Stanno arrivando.” disse una voce, ed il biondo ripeté la frase a Kyle.

“Chi?” domandò il moro, e subito dopo il Corvo e la Lepre comparvero nell'acciaieria.

 

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Capitolo 60
*** 5.4- Let the right one in ***


5.4- Let the right one in

 

Un palmo della mano si poggiò sulla fronte di Lydia e la rossa cadde immediatamente preda del potere dei Trickster. Era la Volpe, questa volta, decisa a non lasciarsi scappare nessun essere soprannaturale in tutta la città, così puntò immediatamente Lydia e la rossa, dopo una breve battaglia, fu assoggettata dal potere del nemico.

Lydia cadde a terra, fredda e in preda alle convulsioni, lasciando da solo Tyler con altri tre Trickster.

“Richiamali!” ringhiò il rosso, tenendo Lilian stretta dietro di sé e preparando due sfere d'energia pronte a colpire la Scimmia e la Volpe che si avvicinavano a loro con passo lento eppure deciso.

“Non capite, vero? Dobbiamo trovare Azeban!” spiegò Ophelia, incrociando le braccia.

“Chi?”

“Lo spirito di un essere malvagio! Si sta nascondendo nel corpo di qualcuno aspettando di reincarnarsi e dominare...”
“Il mondo intero, certo. Sai quante volte ho sentito una roba del genere?” domandò Tyler, anticipando Ophelia.

“Hai sbagliato, guardiano. Non è del destino del mondo che si parla, si parla dell'universo intero.” spiegò con aria severa.

“Questo non vuol dire che mi piaccia il tuo metodo.”

“Il mio metodo è l'unico.” sibilò la donna, e successivamente i due Trickster partirono all'attacco, ma Tyler li freddò con le sfere d'energia, colpendoli dritti al petto e facendoli capitolare a terra dove rimasero storditi per pochi secondi, poiché subito dopo si rialzarono.

“Tyler...” mormorò Lilian.

“Che c'è?”
“Ma non erano tre?” domandò lei. Tyler spalancò gli occhi, pensando alla tattica del Camaleonte di mimetizzarsi, e subito fece per spostare Lilian, ma il Camaleonte comparve alle spalle della ragazza e la bloccò, mentre la Scimmia- con la sua grande forza -teneva fermo Tyler per il busto.

“Lei non c'entra!” urlò Tyler, vedendo la Volpe dirigersi verso Lilian anziché verso di lui.

“NON OSARE TOCCARLA!” sbottò, dimenandosi inutilmente dalla presa della Scimmia. Lilian impallidì, trattenendo un paio di lacrime a stento, mentre le gambe le si facevano molli e il respiro si faceva breve ed affannoso.

“Richiamali! RICHIAMALI!” urlò Tyler.

“Me lo stai ordinando?” domandò Ophelia “Lascia fare ai Trickster il loro lavoro.”

“Ma i tuoi soldati si sbagliano! Non dovrebbero perquisire solo chi non è umano?” disse.

“Appunto.” tagliò corto Ophelia “E lei non lo è”.

 

Kyle afferrò Sydney per il colletto della polo e quasi lo strozzò, mentre lo strattonava e iniziava a correre, trascinandoselo dietro. Come diversivo, Kyle aveva utilizzato le due fiamme che poco prima aveva usato per illuminare la vecchia acciaieria e le aveva lanciate contro i due Trickster, ma solo il Corvo fu preso, poiché la Lepre saltò in alto e schivò il colpo. I due ragazzi si chiusero in una grande sala che comprendeva gli antichi forni dove veniva fuso l'acciaio, e subito Sydney accusò nuove urla e nuovi dolori, tanto che si piegò a metà, reggendosi la testa.

“Syd, Syd! Dobbiamo andare!” disse Kyle.

“U-un attimo...” mormorò, cercava di capire qualcosa da quell'orgia di urla e di sussurri e di parole che gli perforavano la testa, tutte con la stessa intensità. La porta iniziò a essere tempestata di colpi, e una spada la perforò con una facilità assoluta.

“Cosa ti dicono?” domandò il moro, cercando di convincere Sydney ad andare via.

“Non so... sono troppe...” spiegò, mentre gocce di sudore gli si formavano sulla fronte e gli inumidivano i capelli. “Mi... mi fanno venire voglia di urlare...” mormorò a denti stretti.

“Allora urla, Syd! Urla!” lo incoraggiò Kyle, scuotendolo leggermente, e senza farselo ripetere il biondo spalancò la bocca e lasciò uscire quel suono gutturale ed acuto che era molto simile a quello della festa, con la differenza che questo fu molto forte e Kyle dovette tapparsi le orecchie e persino i Trickster si fermarono, quasi impauriti da quel ruggito.

Sydney tornò a respirare affannosamente e tese l'orecchio, sperando di riuscire a sentire qualcosa, ed infatti qualcosa lo captò.

“È qui... è questo il posto...” mormorò.

“Che intendi?”
“Qui morirà qualcuno.” spiegò, e subito i Trickster scardinarono la porta, pronti ad attaccare.

 

“I tuoi amici sono in pericolo, lo sai?” domandò l'altro Skylar, facendo su e giù per la stanza poco illuminata dove Skylar era stato intrappolato. “I Trickster sono arrivati a loro, e poi arriveranno a te. E cosa credi che accadrà, quando non troveranno ciò che cercano?” domandò, piegandosi per guardare meglio il bruno.

“Lasciami in pace.” ringhiò Skylar con disperazione.

“Ma non posso. Io sono te, Sky!” sorrise, teneramente “Sono una parte di te, e devi accettarmi. Altrimenti...”
“Altrimenti cosa?”
“Altrimenti i Trickster saranno gli ultimi dei vostri problemi. Ucciderò i tuoi amici uno ad uno, iniziando da Lydia, che ti piace tanto!” sibilò, mostrando i denti. “Lasciami entrare Sky! Lasciami entrare e risolveremo questa brutta situazione... LASCIAMI ENTRARE!”

 

Kyle raccolse Sydney da terra e, tenendo il biondo per l'avambraccio, iniziò a correre a perdifiato, cercando un modo per evitare l'attacco di quegli esseri ambigui, ma prima che il moro potesse cambiare stanza, il Corvo spiccò il volo e gli apparve davanti, tirandogli un manrovescio che lo proiettò contro la parete.

Sydney fece immediatamente dietrofront, provando a scappare dalle grinfie del corvo, ma si trovò la Lepre davanti e fu subito placcato dal Corvo che, con una presa salda, lo sorprese alle spalle, bloccandolo per le spalle.

La Lepre si avvicinò tendendo il braccio avvolto dall'armatura, mancavano solo pochi centimetri al contatto e Sydney chiuse le palpebre, sperando nella brevità della tortura, quando la Lepre fu scossa da un forte tremito. Il biondo aprì gli occhi e vide un braccio che trapassava il petto del Trickster da lato a lato. Un pugno faceva capolino su quel braccio teso, e quando la mano si dischiuse, mostrò un anello rotto- quello che Ophelia usava per evocare i Trickster. Subito la Lepre si dissolse in fumo nero, e dietro a quella nebbia oscura comparve Skylar con un sorriso compiaciuto sulle labbra.

 

Lilian cadde a terra, anche lei preda del potere dei Trickster, mentre Tyler si divincolava come un cavallo impazzito, cercando un modo per farla pagare a quei mostri senz'anima. Ora era il suo turno: vide la Volpe avvicinarsi a lui con braccio teso, ma un sussulto di Ophelia bloccò i Trickster.

“La Lepre...” mormorò, reggendosi il petto come fosse stata lei stessa vittima dell'uccisione. Arrivò il Corvo preceduto dalla consueta nube, e i quattro Trickster superstiti tornarono anelli che Ophelia infilò alla rinfusa.

“Non so a che gioco state giocando, ma non vi gioverà.” sibilò la donna, scomparendo nell'oscurità.

Tyler corse verso Lilian, ma la bionda era fredda come un ghiacciolo e non rispondeva agli stimoli né alla voce di Tyler. Il rosso, in preda al panico, cercò Lydia e gattonò fino a raggiungerla: anche lei fredda e rigida come una statua.

“Lydia... Lydia svegliati.” mormorò, scuotendola sempre più violentemente, arrivando persino a tirarle qualche schiaffo leggero, ma la rossa non dava segni di ricezione. Lydia aveva il potere di guarire gli altri, allora perché non avrebbe dovuto guarire se stessa? Il rosso afferrò saldamente la testa dell'amica ai lati, sollevandola leggermente e la chiamò a gran voce.

“LYDIAAA!” urlò, come per svegliarla, e subito la ragazza spalancò gli occhi e prese una gran boccata d'ossigeno.

“C-che è successo?” domandò, tremando come una foglia.

“I Trickster... ora ti prego, guarisci Lilian.” la scongiurò, indicando la ragazza a terra.

“Lilian? Ma i Trickster...”
“Lo so... Ophelia ha detto che non è umana.” mormorò, mentre si avvicinavano. Lydia impose le mani sulla ragazza e immediatamente la luce verde iniziò ad espandersi sul corpo della ragazza.

“Se non è umana, allora cos'è?”
“Non lo so.”

 

“Sky!” gioì Kyle, abbracciando l'amico, subito imitato da Sydney. “Ci hai fatto prendere un colpo!” lo rimproverò, dandogli un piccolo pugno sulla spalla.

“Sì, scusate... avrò camminato nel sonno... non so.” disse, facendo spallucce.

“E come hai fatto a uccidere la Lepre?” domandò Sydney.

“Non ne ho la minima idea. Ti ho visto in pericolo ed ho agito per istinto. Ora andiamo? Vorrei tranquillizzare i miei genitori.” spiegò, assumendo un'espressione colpevole. I due ragazzi annuirono e si allontanarono da quella sala. Kyle e Skylar chiacchierarono su improbabili teorie che avrebbero spiegato quel fenomeno, sia scientifiche che paranormali, mentre Sydney camminava silenziosamente dietro di loro, consapevole che c'era qualcosa che non andava.

Poi, un sussurro lo colse alla sprovvista ed il biondo si voltò, come si aspettasse di vedere effettivamente qualcuno.

“In guardia...” mormorò la voce.

“Syd? Tutto bene?” domandò Kyle, ormai sulla soglia.

“S-sì. Andiamo.” annuì il biondo, raggiungendo a passo sostenuto il ragazzo.

“Non fidarti!” sentì ancora, prima di chiudere il cancello.

 

Lo sceriffo Windy insieme alla moglie Amaranth e alla figlia Phoebe corsero incontro a Skylar e lo abbracciarono a turno, rimproverandolo dolcemente per lo spavento che aveva dato loro.

“Vi ringrazio infinitamente!” disse la madre di Skylar, prendendo Sydney e Kyle per mano con il volto pieno di gratitudine e gli occhi annebbiati dalle lacrime che stavano per sgorgare.

“Non ci ringrazi. Sky è come un fratello per noi.” sorrise Kyle, e subito la donna lo abbracciò, per poi riservare lo stesso trattamento all'altro ragazzo.

“Ma... come avete fatto?” domandò il padre, stringendo ancora il figlio a sé.

“Tutto merito di Sydney. È un sensitivo.” disse Skylar, sorridendo, e subito Sydney impallidì. Kyle, per allentare l'imbarazzo, scoppiò in una risata ed accusò l'amico di essere il solito esagerato.

“Abbiamo solo girato a caso.” concluse, con un sorriso che tradiva una grande paura di essere giudicato pazzo. L'arrivo di Lydia alla stazione, scaricò del tutto l'atmosfera elettrica, dopo che la rossa si gettò tra le braccia dell'amico, lasciando trasparire più sollievo di tutti gli altri.

“Che spavento mi hai fatto prendere!” disse, stringendolo forte.

“Scusami.” le sussurrò all'orecchio.

“Non lo fare mai più. Me lo prometti.” sussurrò lei, slacciando le braccia dal collo dell'amico e guardandolo con i suoi occhi verdi.

“Lo prometto.” ghignò Skylar, accarezzandole i capelli.

 

“Tyler, ti prego...” sbottò Lilian, ritraendo il braccio dopo che il rosso l'aveva toccata per prenderla per mano. Tyler si era offerto di accompagnarla a casa, visto che dopo l'aggressione Lilian era ancora molto scossa, ma per tutto il tragitto la bionda era rimasta taciturna e gelida. Tyler la guardò come fosse stato pugnalato al cuore in quel preciso istante, e come se Lilian stessa tenesse il pugnale in malo.

“Lilian, capisco che tu sia turbata dall'attacco, ma...”
“Non è solo l'attacco!” sbottò ancora la bionda “Mi hanno appena detto che non sono umana, Tyler. Come vuoi metterla con questo?” domandò.

“Neanche io sono umano al cento per cento.” spiegò Tyler “Non c'è nulla di male a non essere umani.” spiegò, accarezzandole il volto.

“E... e se fossi una creatura cattiva? Di quelle che mangiano i bambini?” domandò, abbassando lo sguardo ed intenerendo Tyler, tanto che l'abbracciò e la vide abbandonarsi completamente a lui, appoggiando la testa al suo petto e tenendo le mani strette alle sue braccia.

“Questa tesi non regge.” mormorò il rosso.

“Perché no?”
“Perché nonostante la tua facciata snob, so che sei la ragazza più dolce e più premurosa del mondo.” le sussurrò all'orecchio, facendola sorridere.

“E se fossi brutta?”

“Allora ti amerei anche con i serpenti al posto dei capelli e...” ma il rosso si bloccò perché si accorse di aver usato quel verbo, il verbo amare, con una naturalezza che mai si sarebbe aspettate da sé, di solito così impacciato e goffo. Lilian si allontanò leggermente da Tyler e lo studiò con i suoi occhi azzurri. Tyler divenne immediatamente rosso in volto e guardò altrove, schiarendosi la voce e preparando un discorso di emergenza, ma Lilian gli accarezzò dolcemente il volto e poi lo baciò dolcemente sulle labbra.

“Vuoi entrare? Sbaglio o siamo stati interrotti?” domandò lei, facendogli l'occhiolino.

 

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Capitolo 61
*** 5.5- Sacrificio ***


5.5 - Sacrificio 

 

Skylar si svegliò e sorrise. Era da tanto che non dormiva senza incubi o paralisi nel sonno, e dopo quella sera poteva dirsi assolutamente riposato e rigenerato. Il sole entrava dalle persiane socchiuse e il bruno era addirittura in anticipo per andare a scuola, allora si concesse qualche secondo per stiracchiarsi ed ascoltare della musica. La porta della camera cigolò, e Skylar si voltò con un certo timore, per poi vedere Artù che lo guardava con aria sospettosa.

“Ciao, bel cagnone.” sorrise il bruno, ma al suono della voce, Artù rizzò le orecchie e prese a ringhiare, allora Skylar sorrise, si portò l'indice alle labbra e fece segno di far silenzio.

“Deve rimanere un segreto.” mormorò, uscendo di camera.

 

“Ok, quindi dobbiamo dividerci e fare delle ricerche. Dobbiamo recuperare più informazioni possibili sui Trickster, su Ophelia e su Azeban.” disse Tyler, raggiungendo i ragazzi alla mensa e sedendosi a capotavola.

“Io oggi pomeriggio non posso! Devo fare una risonanza.” spiegò Skylar e tutti gli altri ragazzi si incupirono, presagendo il peggio. “È solo di controllo... ho camminato per quasi due chilometri mentre dormivo e i miei genitori vogliono star tranquilli.” spiegò il bruno.

“Vuoi che ti accompagni?” domandò Lydia e subito Kyle inclinò la testa, captando i pensieri della rossa, ma solo un'ondata passeggera e incostante.

“No grazie, sono grande abbastanza per andare dal dottore senza piangere.” spiegò, sorridendo. “Ora, scusatemi, ma a breve mia madre viene a prendermi. Fatemi sapere.” disse, raccogliendo lo zaino ed allontanandosi dopo un breve saluto con gli altri.

“Da quando Sky rifiuta un invito di Lydia?” sussurrò Sydney, sospettoso, rivolto a Tyler.

“Magari l'ospedale non è proprio un appuntamento romantico.” ipotizzò il rosso, e Sydney annuì, seppur storcendo il naso. Dopo aver consumato il pranzo, i ragazzi si diressero in biblioteca scolastica, sapendo che non era esattamente ben fornita riguardo le varie mitologie, ma confidando nell'utilizzo di internet. Il gruppo si divise: Kyle e Lydia avrebbero cercato informazioni su Azeban, Sydney sui Trickster, mentre Tyler e Lilian su Ophelia.

“Non sarebbe più facile andare a Kandrakar?” borbottò Sydney, sfogliando un libro di mitologia norrena.

“L'Oracolo non sapeva nulla... e se poi dovesse avere qualcosa da dirci ci chiamerebbe con il cuore.” spiegò Tyler, digitando sul computer cercando le streghe più famose della mitologia.

“Perché non ci è capitata Circe? Sarebbe stata più divertente...” aggiunse Tyler, e subito la bibliotecaria lo azzittì con uno sbuffo.

Nel frattempo, Kyle continuava a guardare Lydia e a sogghignare.

“Kyle, lo so che sono bella, è inutile che mi guardi così.” sospirò la rossa, sorridendogli.

“Sto sorridendo per altro.” mormorò, mordendosi le labbra.

“Vuoi dirmelo o devo estorcertelo?” chiese la ragazza, mentre la bibliotecaria riattaccava con i suoi versi di ammonizione.

“Ti piace Sky.” sussurrò.

“NON DIRE CAZZAT...”
“SSSSSSSSSSSSHT!”

 

“Ho sentito i tuoi pensieri verso di lui.” sussurrò Kyle per evitare di essere nuovamente ripreso dalla bibliotecaria.

“Perché non usi i tuoi poteri per qualcosa di utile, impiccione!?” lo rimproverò Lydia.

“A me puoi dirlo, sono tuo amico.” mormorò Kyle poggiando la testa sulla spalla della ragazza e sorridendole. “Non lo dirò a nessuno.” promise, disegnando una X sul suo cuore con le dita.

“Non insistere, se non vuoi trovarti senza faccia.” sibilò Lydia.

“Ok, come vuoi...” si arrese Kyle, tornando a concentrarsi sulla ricerca. Lydia sospirò e si aggiustò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, visibilmente a disagio.

“Ci siamo baciati.” mormorò lei e lui rimase a bocca aperta. “Se lo dici a qualcuno ti castro!” lo ammonì, e lui alzò le mani come a dichiararsi completamente complice. “È successo quando la Banshee ha urlato. Sky era sconvolto e in preda ad un attacco di panico, non sapevo che fare e allora l'ho baciato... non pensavo di... provare qualcosa. Era un bacio. Però... ho sentito come qualcosa smuoversi...” sospirò, nascondendo il volto tra le dita, rossa come un peperone.

Per evitare di infierire oltre, Kyle tornò alla ricerca e si trovò difronte alla pagina del demone Azeban, uno spirito tanto potente quanto temibile.

“Lydia, guarda...” disse il moro, facendo leggere sullo schermo alcune frasi del mito.

“La leggenda narra che Azeban fu bandito in un'altra dimensione dagli antichi Dei, confinandolo privo del suo corpo e come solo spirito. Per riuscire a tornare a pieno potere, solo il sacrificio di un centinaio di anime può risvegliarlo completamente, garantendogli una reincarnazione, altrimenti sarà costretto a passare da un corpo ad un altro come una specie di parassita, uccidendo di volta in volta il corpo che lo ospita.” lesse, e impallidì, scambiandosi uno sguardo preoccupato con Kyle

 

Skylar fischiettava per i corridoi deserti della scuola poiché al momento l'orario prevedeva tutti i ragazzi a lezione e infatti il bruno ne incontrò pochi lungo il percorso. Tutto secondo i piani: pochi testimoni e, se anche fosse stato, non sarebbero riusciti a raccontarlo a nessuno.
Il bruno si trovò davanti la porta chiusa del locale caldaie, allora si guardò attorno: prima a destra e poi a sinistra e non vide nessuno, quindi fletté le dita e la serratura scattò. Skylar saltellò per i gradini come stesse andando a fare una scampagnata, poi si diresse alla più grande caldaia della scuola e ne osservò accuratamente il meccanismo. La pressione sarebbe stata indubbiamente tale da far esplodere la scuola intera, quindi non ci pensò due volte e manomise il macchinario, facendo ruotare la manovella senza neanche toccarla.

Guardò l'orologio e azionò il timer: fra un quarto d'ora sarebbe esploso tutto.

“Giusto in tempo per un gelato.” mormorò, tornando a salire le scale.

 

I ragazzi si ritrovarono alle macchinette per fare pausa dalla ricerca e condividere quei scarni materiali che avevano raccolto. Su Ophelia non vi era alcuna traccia sulla rete, così come Sydney aveva trovato informazioni sui Trickster che non aggiungevano nulla di nuovo a quanto già detto dall'Oracolo. Gli unici che avevano informazioni importanti erano Lydia e Kyle che comunicarono agli altri ragazzi le preoccupanti caratteristiche di Azeban.

“Ok quindi Azeban non è in carne ed ossa, ma cerca di possedere qualcuno...” mormorò Sydney, aggrottando la fronte.

“Ecco perché i Trickster ci hanno scrutato l'anima! Per trovare Azeban!” commentò sorpreso Tyler, prendendo il foglio dalle mani di Sydney e leggendo attentamente la ricerca di Lydia e Kyle.

“Dobbiamo trovarlo, ma non possiamo costringere tutta la città a essere sottoposta al trattamento tutt'altro che gentile dei Trickster.” osservò Kyle, incrociando le braccia.

“Non ci sono indizi che Azeban sia qui, no?” commentò Lilian, facendo spallucce “Magari sta ancora cercando di passare in questo mondo e di ottenere un corpo.” ipotizzò.

“L'arrivo e l'insistenza di Ophelia suggeriscono altro, però.” commentò Lydia, alzando un sopracciglio.

“Ok, andiamo a Kandrakar? Non riesco a venirne a capo...” sbuffò Tyler, ed i ragazzi annuirono. I ragazzi camminarono lungo i corridoi alla ricerca di un luogo al riparo dagli sguardi indiscreti, e mentre camminava, Sydney sentiva sempre di più una specie di ticchettio, che aumentava ad ogni passo.

“Ragazzi, lo sentite anche voi?” domandò il biondo, scuotendo un orecchio per capire se fosse sua illusione o meno.

“Cosa?” domandò Lydia.

“Non so è... è come un ticchettio...” mormorò, parlando a fatica poiché il suono si faceva sempre più forte, fino a sembrare una cannonata dietro l'altra e un tuono dietro l'altro. Sydney si tappò le orecchie mentre i ragazzi cercavano di soccorrerlo.

“Syd, Syd guardami! Sai cosa fare quando il rumore è troppo forte, vero?” disse Kyle, prendendogli il volto tra le mani. Il biondo annuì, chiuse gli occhi e urlò così forte che le finestre tremarono.

“Ahia...” mormorò Tyler, tappandosi le orecchie, ancora stordito. Il biondo riprese fiato e alzò lo sguardo, guardando verso l'orologio del corridoio. Ogni esplosione che il ragazzo sentiva equivaleva al movimento della lancetta dei secondi. Erano le 15:06 e tra meno di un'ora la scuola sarebbe finita, ma ecco che il biondo tese la mano ed indicò l'orologio.

“Che succede?”
“Abbiamo solo 9 minuti.” spiegò con voce secca e distante.

“Prima di cosa?”
“Prima di diventare noi il sacrificio.”

 

“Allora tu non sai cosa sta per accadere, ma sai che tra 8 minuti saremo tutti morti?” domandò Tyler, sperando di aver capito male, ma Sydney annuì con aria desolata, sorretto da Kyle.

“Ok, pensiamo: come si possono uccidere quasi duecento tra studenti e professori?” disse Lilian, cercando di aiutare i suoi amici.

“Veleno...” ipotizzò Tyler.

“No, se ci fosse stato del veleno nel pranzo Sydney l'avrebbe saputo prima, non credi? E scarterei anche il gas tossico: le finestre sono quasi sempre aperte e ce ne vuole davvero tanto per uccidere duecento persone.” spiegò Lydia, mordendosi l'unghia del pollice e facendo su e giù per il corridoio in cerca di una risposta.

“Ragioniamo! Deve essere un metodo veloce e semplice.” aggiunse.

“Una bomba!” rispose Kyle.

“Se c'è una bomba in questa scuola non riusciremo a trovarla in 6 minuti.” spiegò Tyler.

“Ah, a proposito!” disse il moro, prendendo l'accendino e provocando una fiamma abbastanza alta da far scattare l'allarme antincendio “Se la scuola deve esplodere, che esploda! Almeno le persone al suo interno saranno salve.” sorrise Kyle, mentre vedevano le aule svuotarsi.

“Oppure... se non una bomba...” mormorò Lydia, impallidendo, mentre l'acqua del sistema antincendio le bagnava il viso.

“Il locale caldaie!” esordì Tyler, iniziando a correre.

 

Skylar era seduto sulla collina: aveva inforcato gli occhiali da sole e teneva gli occhi fissi sulla scuola e sul proprio orologio, contando i secondi che mancavano all'esplosione e continuando a fischiettare.

“Meno trenta secondi, signori e signore.” rise, assaporandosi già lo scenario di macerie in fiamme che cadevano come meteoriti in altri luoghi,, aggiungendo, chissà, un altro po' di vittime al numero che aveva calcolato.

“3... 2... 1... BOOOM!” disse, ma la scuola non esplose. Skylar aspettò altri dieci secondi, incolpando il ritardo ad un errore di calcolo, ma non accadde nulla né dieci secondi, né tre minuti dopo. La scuola era ancora intera: nessuna vittima, nessuna esplosione. Il bruno si alzò, profondamente arrabbiato e umiliato da quell'affronto che insultava la sua intelligenza.

“BASTARDI!” urlò, facendo volare via qualche uccello improvvisamente spaventato da quel ruggito oscuro. Come avevano fatto a prevedere il suo piano? Nessuno avrebbe potuto sospettare di lui, nessuno! Si era comportato normalmente per tutto il giorno e...

“Sydney.” ringhiò, stringendo i pugni.

 

Lydia arrivò davanti a casa di Skylar. Camminò per il sentiero ghiaioso e si protese per bussare alla porta, ma all'ultimo si morse le labbra e tornò indietro, pentendosi di quella scelta.

“Che stupida.” mormorò, per poi fare dietrofront e ritornare a passi lenti verso la porta, respirando a fondo per dirsi di calmarsi: era da amici farsi visite dopo controlli medici, quindi che aveva da vergognarsi? Skylar era suo amico, tutto qui. Suo amico e lei, da amica, gli voleva solo chiedere come fosse andata la risonanza. Bussò, sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi ed attese, finché la madre- Amaranth -non aprì la porta.

“Oh, ciao Lydia. Tutto bene?”
“Salve signora Windy! Sì, tutto bene. C'è Sky?” domandò, cercando di non sembrare un'idiota.

“No, non è ancora tornato da scuola.” spiegò, sorridendole.

“Da scuola? Non doveva andare dal dottore?” chiese la rossa, aggrottando la fronte.

“Come? No, ci siamo presi un bello spavento, ma può capitare di camminare nel sonno. Perché pensi che Sky sia dal dottore?” domandò Amaranth, incupendosi anche lei.

“Mi scusi... mi sarò confusa.” sorrise, “Buona giornata.”

“Vuoi che dica a Sky che l'hai cercato?” domandò.
“No, no. Va bene così.” disse, salutandola con un gesto della mano e sparendo dietro l'angolo, domandandosi perché Skylar avrebbe dovuto mentire riguardo una cosa così seria, per fare cosa, poi? Aveva un'altra ragazza? Ma allora perché inventarsi la scusa della risonanza? Non sarebbe stato più semplice una scusa meno drastica?

Lydia sospirò, confusa, e alzò lo sguardo, per poi vedere Ophelia che, seria e fiera, scrutava casa di Skylar con sguardo minaccioso.

“Oh no.” mormorò la rossa.

 

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Capitolo 62
*** 5.6- In my Mind ***


5.6 - In my Mind

 

“Lydia, calmati! Le tue sono solo teorie e non hai prove di quello che stai dicendo.” disse Tyler, bloccando la ragazza prima che potesse aggiungere qualcosa. La rossa era corsa a casa di Tyler non appena il sospetto che Skylar fosse coinvolto in quella brutta storia l'aveva assalita, ma il ragazzo sembrava parecchio restio ad accettare la teoria di Lydia come veritiera e questo non faceva altro che arrabbiare la ragazza.

“Ty, ascoltami! Ha senso, se ci pensi: Sky accusava incubi terribili, una notte sparisce e lo troviamo nel luogo dove un centinaio scarso di persone sono morte a causa di un incidente- persone che potrebbero essere perfettamente state usate come sacrificio -e poi se ne va da scuola e questa rischia di esplodere... dai, Ty!” lo scongiurò la rossa.

“Ha detto che andava dal dottore.” sospirò Tyler.

“Sono passata da casa e ho trovato la madre che mi ha detto che non c'era nessuna visita medica in programma! Poi, Sky è stato in grado di uccidere un Trickster quando noi non siamo in grado di ferirne neanche uno, e quando Kyle ha provato a leggergli nella mente, lui l'ha scaraventato contro la parete!” si scaldò lei, sbattendo una mano sul tavolo e alzando la voce. “Ty... quante volte ho avuto ragione in cinque missioni?” domandò lei.

“Sempre.” sbuffò Tyler.

“Allora ascoltami.” concluse, guardandolo dritto negli occhi.

 

“Finalmente ti rivedo.” sorrise Stefano, abbracciando Kyle sulla soglia di casa e facendolo entrare nello studio dove l'artista stava lavorando ad un nuovo quadro.

“Scusami, è una settimana terribile...” borbottò, sedendosi sulla scrivania disordinata.

“Sì, ho saputo del tuo amico sonnambulo...” annuì, riprendendo il pennello in mano e dando qualche passata di vernice.

“Come lo sai?” domandò Kyle, aggrottando la fronte.

“È su tutti i giornali locali. C'è una foto tua e di Sydney con Skylar al tuo fianco. Sembrate una bella coppia, voi due.” borbottò, facendo sorridere il ragazzo.

“Sei geloso?” domandò Kyle, sicuro di ricevere una risposta negativa, ma quando Stefano rispose con un secco “Sì”, il moro si fece più serio.

“Perché non dovrei? È il tuo ex, è bello, sembra intelligente, ha un certo fascino, state sempre insieme...” continuò, quasi con un ringhio.

“Ehi...” lo interruppe Kyle scendendo dalla scrivania e abbracciandolo da dietro “Sei tu il mio ragazzo, non lui.” lo rassicurò, per poi farlo voltare e baciarlo teneramente sulle labbra. Stefano gli sorrise e ricambiò il bacio, via via aumentando la dose di passione, ma furono interrotti dalla suoneria del cellulare di Kyle che prese a suonare.

“Chi è?” domandò Stefano, baciandolo sul collo.

“Lydia.” spiegò, aprendo la chiamata e portandosi il cellulare all'orecchio “Lydia, non è un bel momento.” ansimò.

“Non mi interessa. Vieni a casa mia adesso.” ordinò con voce seria.

“È tutto ok?” domandò, allontanandosi da Stefano.

“No. Vieni, ci sono già Tyler e Sydney. Muoviti.” spiegò, e chiuse la chiamata.

“Odio i tuoi amici...” sbuffò Stefano, baciando un'ultima volta Kyle sul naso, prima di lasciarlo andare. “Sembra quasi che dobbiate salvare il mondo ogni volta.” sorrise, tornando a concentrarsi sulla sua tela.

“Stasera cenetta romantica?” propose Kyle, desideroso di farsi perdonare.

“Ok, vieni pure alle 8. Non farmi aspettare.”

 

Lydia aprì la porta e fece accomodare Kyle nel grande salotto dove già Sydney e Tyler erano seduti, uno con la faccia più seria dell'altro.

“Che succede?” domandò Kyle, aggrottando la fronte.

“Sospettiamo che Sky sia coinvolto con la storia della scuola e di Azeban.” spiegò Sydney.

“Cosa? Non è possibile!” sbottò Kyle, convinto che i ragazzi lo stessero prendendo in giro, ma le loro facce serie smentirono la sua teoria. “Avanti, ragazzi! Sky? Perché uno spirito maligno dovrebbe entrare nel corpo di Sky? È... è magro! Peserà settanta kg bagnato e con tutti i vestiti!” spiegò, non riuscendo ad accettare l'idea dell'amico posseduto.

“Potrebbe essere stato un caso.” spiegò Sydney. “Sky ha il potere della proiezione astrale, questo vuol dire che riesce a separare il proprio spirito dal corpo quindi... ammettiamo che abbia attirato l'attenzione di Azeban su di sé mentre andava a zonzo per la dimensione astrale, allora si spiegherebbe tutto.”

“E allora che facciamo? Lo chiamiamo qui e facciamo un esorcismo?” domandò Kyle, aggrottando la fronte.

“Più o meno...” mormorò Lydia.

“Arriverà tra poco. Gli abbiamo detto che abbiamo trovato un piano per sconfiggere Ophelia e questo dovrebbe essere abbastanza da attirarlo qui.” spiegò Tyler, guardando fuori dalla finestra. Per quanto si sforzasse, Tyler non riusciva a farsene una ragione: Skylar posseduto? Il tenero, gentile, goffo Skylar preso di mira da un demone centenario? La storia era così assurda da sembrare credibile, dopo tutto quello che avevano vissuto per quattro missioni.

Qualcuno suonò al campanello e Lydia andò ad aprire, per poi tornare nella sala con Skylar che la seguiva alle spalle.

“Allora, questo piano?” domandò, sorridendo ai suoi amici.

 

Lydia fece accomodare Skylar sul divano portò del tè freddo in soggiorno, porgendo quattro bicchieri pieni ai suoi amici e prendendone uno per sé.

“Sky... proprio non sai come hai fatto a uccidere quel Trickster, vero?” domandò Tyler “La cosa potrebbe tornarci utile.”
“No, mi spiace, ma potrei ucciderli uno ad uno, se voi mi coprite le spalle...” spiegò portandosi il bicchiere alle labbra per poi bloccarsi, odorare il contenuto e versare tutto sul parquet.

“Dimmi, Lydia. Offri sempre tè e sonnifero ai tuoi ospiti?” domandò Skylar, cambiando immediatamente espressione.

“Sky...” mormorò Tyler, mentre gli altri ragazzi si alzavano in piedi, subito allarmati da quella reazione.

“Non è molto gentile.” ringhiò, facendo un passo verso i suoi amici.

“Sky, ascoltami.” continuò Tyler, ma l'amico non sembrò darci troppa importanza, come se non si sentisse chiamato in causa da quel nome, e allora il rosso impallidì e fece la prova del nove.

“Azeban?” domandò, e Skylar si voltò a guardarlo con occhi completamente neri e un ghignò malvagio dipinto sul volto.

 

Un gesto della mano e tutti i ragazzi furono proiettati contro la parete e bloccati come da una forza invisibile.

“Siete davvero insopportabili...” ghignò Azeban, camminando su e giù per la sala e cercando di riprendere il controllo della propria copertura “Sono riuscito a fingermi un'altra persone per... mesi! Poi prendo il corpo di questo sfigato ed i suoi amici mi fanno venire la nausea, e allora ciao copertura!” si lamentò, rollando gli occhi al cielo, ora che erano tornati normali.

“Che fare? Vi ammazzo?” domandò, portandosi indice e pollice al mento.

“Sky, se ci sei ribellati!” disse Tyler a fatica: quella forza misteriosa sembrava schiacciarlo e impedirgli di respirare. Azeban scoppiò in una fragorosa risata e camminò verso Tyler con fare minaccioso.

“Il tuo amico sta scomparendo.” annuì, facendo contatto visivo con gli occhi castani del rosso.
“Bastardo! Ti ammazzerò con le mie stesse mani.” ringhiò Tyler, facendo per muoversi ma Azeban lo bloccò immediatamente senza neanche toccarlo.

“Allora dovrai uccidere anche Skylar...” annuì Azeban, con un'insopportabile espressione saccente sul volto.

“Cosa vuoi da lui?” domandò Tyler, mentre Sydney, dall'altra parte della parete cercava di concentrarsi per creare una sfera con i liquidi rovesciati, tra cui il sonnifero che avrebbe cercato in ogni modo di somministrare a Skylar.

“Da lui? Nulla. È solo un mezzo per il mio progetto.” spiegò, facendo spallucce. “Ho bisogno di un corpo per vivere, Tyler.” sbuffò, come se stesse dicendo un'ovvietà.

Lydia intese il progetto di Sydney e puntò i suoi occhi su quelli del biondo per poi annuire debolmente. Concentrandosi, Lydia fece barcollare un mobile di legno, per poi farlo cadere completamente al grido “Sono arrivati i Trickster! È finita!”.

Azeban sussultò e si voltò, pronto ad attaccare gli altri quattro spiriti, ma una palla di tè e sonnifero lo colpì in pieno volto, entrandogli in bocca.

“Tu...” ringhiò, puntando un dito contro Sydney, mentre iniziava a biascicare e a barcollare “Tu sarai l'ultimo che ucciderò...” disse, prima di cadere di faccia a terra sul pavimento. “Dovrai vedere tutti i tuoi amici morire...” sussurrò, prima di addormentarsi.

 

“E adesso?” domandò Kyle, massaggiandosi il braccio destro. “Vogliamo chiamare un prete?”
“Tra poco sarà il tramonto. Dobbiamo proteggere Sky dai Trickster. Non mi interessa se è posseduto da uno spirito malvagio, non lascerò che venga ucciso.” spiegò, incrociando le braccia.

“Ok, ma come facciamo a separarlo da Azeban?” domandò Sydney, e un'idea scosse come un fulmine la testa di Lydia.

“Separare. Hai detto bene, Sydney...” mormorò la ragazza, mordendosi l'unghia del pollice “Se c'è ancora Sky in quel corpo, allora potremmo riuscire a separare le due entità, restituendo Azeban al suo mondo e Sky al nostro.” disse.

“Ma lo spirito di Sky non è tangibile...” mormorò Tyler, non riuscendo ad immaginarsi uno scenario in cui dividevano Skylar a metà.

“Per questo entreremo nella sua testa. È lì che la sua anima risiede: nell'inconscio, nella memoria, nella psiche tutta.” spiegò, mentre l'idea nella sua testa continuava a prendere forma con sempre più vigore.

“Quindi dobbiamo entrargli nella testa? E come?” domandò Sydney e Lydia puntò l'indice su Kyle.

“COSA? IO?” domandò il moro “Ma se a stento riesco a leggere i pensieri della gente...” disse.

“Il tuo potere del Fuoco risiede nella Mente, quindi troverai un modo per farlo, Kyle. Bisogna vedere chi verrà con te...” spiegò, e poi puntò gli occhi su Sydney.

“Non mi piace il modo in cui mi guardi.”
“Se il Fuoco è la Mente, l'Acqua è la Psiche. E chi meglio del guardiano dell'Acqua saprà muoversi al suo interno?” domandò la ragazza, sorridendo.

“Ty, dì qualcosa.” mormorò disperato il biondo, sperando che il rosso riuscisse a dissuadere Lydia da quel piano folle.

“In realtà è la migliore idea che abbiamo.” spiegò, serio. “Io e Lydia rimarremo di guardia in caso i Trickster compaiano.” spiegò.

“Ok, ma se non ne usciamo vivi avrete nemici peggiori di Azeban a cui dare conto.” spiegò Sydney, facendo sorridere Lydia e Tyler. Il biondo si sedette al fianco di Skylar, e Kyle rimase in piedi dietro lo schienale del divano. Pur non sapendo cosa fare, Kyle ebbe l'istinto di poggiare la mano destra su Skylar e la sinistra su Sydney e appena il contatto fu stabilito, i due ragazzi sussultarono e poi chiusero gli occhi, cadendo in una specie di stato di trance.

“E ora che facciamo?” domandò Lydia.

“Aspettiamo...”

 

Fu il freddo più oscuro la prima sensazione che i due ragazzi captarono appena entrati nella mente di Skylar, per poi ritrovarsi fiondati in un mare nero in piena notte. I due ragazzi risalirono la superficie e presero una boccata d'aria a pieni polmoni, guardandosi attorno e trovandosi circondati solo da acqua scura e profonda senza accenno di terra o qualcosa a cui aggrapparsi.

“Ed ora?” domandò Kyle, muovendo leggermente gambe e braccia per rimanere a galla.

“Non lo so. È la prima volta che entro nella testa di qualcuno.” rispose Sydney, guardandosi attorno per poi percepire un movimento sotto di loro, nelle oscure profondità di quel mare dall'aspetto tutt'altro amichevole.

“Aspetta qui.” disse il biondo, e prendendo una generosa boccata d'aria si immerse, andando sempre più a fondo fino a quandole sue mani non toccarono qualcosa di freddo e di metallico che spuntava da una superficie tiepida, levigata e grande. Il biondo nuotò fino alla superficie e prese Kyle per mano.

“Vieni, seguimi. Ho trovato qualcosa.” disse, affannato.

“Cosa?”
“Una porta.” Kyle si morse le labbra bagnate di acqua salata. Dove si erano cacciati? In quale situazione oscura? Ma vedendo Sydney così sicuro di sé, Kyle prese un bel respiro e si immerse e, guidato dal biondo, nuotò per circa tre metri fino a trovare anche lui la porta di cui parlava Sydney. Il biondo fece scattare la serratura ed i due ragazzi furono immediatamente risucchiati da quel passaggio oscuro.

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Capitolo 63
*** 5.7- Say my Name ***


 

5.7 - say my name

 

Tyler guardò oltre la finestra: il sole stava iniziando a scomparire dietro l'orizzonte e presto, con il favore delle tenebre, i Trickster sarebbero arrivati a combatterli e, probabilmente, ad uccidere Skylar. Ad occhio e croce mancavano ancora dieci minuti prima del crepuscolo, quindi Tyler decise di rimanere ottimista e si sedette difronte ai ragazzi, aspettando e sperando che Kyle e Sydney riuscissero a tirar fuori Skylar da quella brutta situazione. Il rosso posò gli occhi su Lydia che, in piedi, passeggiava per la stanza mordendosi- come al suo solito -l'unghia del pollice. Era parecchio nervosa, Tyler non credeva di averla mai vista così agitata, allora la invitò a sedersi al suo fianco.

“Stai tranquilla.” le disse, cingendole le spalle con il braccio.

“Avremmo dovuto dargli ascolto.” rispose lei, facendo di no con la testa “Tutti quegli incubi che accusava...” sospirò, improvvisamente sull'orlo del pianto.

“Ehi, Lydia.” disse Tyler, prendendole il volto tra le mani “Ti prometto che non accadrà più niente a Sky.” disse, serio e guardandola negli occhi. Lydia si asciugò gli occhi e sorrise, prendendo lunghi respiri per calmarsi.

“Pensiamo ad un piano per l'arrivo dei Trickster?” propose lei.

 

Sydney e Kyle erano perfettamente asciutti e vestiti di punto. I due ragazzi si scambiarono sguardi straniti, riconoscendo quel luogo in cui si ritrovavano adesso come la scuola di notte. I corridoi erano pieni di palloncini, dalla palestra veniva un suono attutito di musica ed i due ragazzi capirono immediatamente dove si trovavano.

“La sera del ballo...” mormorò Kyle, riconoscendo la giacca e la camicia che indossava quella sera.

“La sera in cui sono comparsi Ophelia ed i Trickster...” disse Sydney, camminando verso la palestra, subito seguito da Kyle. Il biondo in realtà non aveva idea di cosa fare in quella determinata situazione, ma la logica gli suggeriva di andare nel luogo dove il ballo stesso aveva avuto luogo, visto che si ritrovavano in quello specifico ricordo. Sydney aprì le porte della palestra e si ritrovò circondato da coppie danzanti senza volto, come se la memoria di Skylar aveva omesso quei particolari, ma al centro della palestra Skylar e Lydia facevano capolino nel loro splendore divino.

Kyle fece per muoversi verso di loro, ma Sydney lo bloccò immediatamente afferrandolo per il gomito. Il moro si voltò, aprendo la bocca per chiedergli cosa non andasse, ma Sydney gli poggiò l'indice sulle labbra e gli indicò con gli occhi azzurri qualcosa dietro le spalle del ragazzo. Kyle si voltò ed inorridì. Al posto del bar man, una sottospecie di mummia mesceva sangue dalla coppa del punch nei bicchieri che poi distribuiva a studenti senza volto. Parte del volto era completamente fasciata da garze ingiallite e la pelle scoperta era violacea e nera come fosse in decomposizione, mentre l'occhio sinistro- l'unico che spuntava -era completamente nero, e denti aguzzi e color dell'argento spuntavano da labbra troppo sottili per contenerli.

“Andiamo via.” mormorò Kyle, tirandosi dietro Sydney e tornando nei corridoi della scuola, ma appena svoltarono l'angolo, ecco che la mummia comparve davanti a loro, e con un gesto della mano fece volare Kyle contro gli armadietti.

“Sei serio?” domandò la mummia, rivolto a Sydney. “Fino a che punto vuoi provocarmi, biondino?” ringhiò, avvicinandosi al ragazzo con passo zoppicante- una gamba era notevolmente più piccola dell'altra -e Sydney iniziò ad indietreggiare.

“Lascia stare Skylar.” lo minacciò il biondo.

“Qui non hai poteri, guardiano. Qui comando io.” ringhiò, mentre un rivolo di saliva nera colava dal suo labbro inferiore. Azeban appoggiò la mano sugli armadietti ed iniziò a graffiarli, procurando un rumore che fece rabbrividire Sydney. Ma c'era qualcosa di strano in quel rumore, il biondo si sentì immediatamente affaticato, stordito e senza forze, per questo iniziò ad indietreggiare lentamente, mentre Azeban aggiungeva il suo rauco ruggito al suono delle sue unghie.

 

“Tyler! Tyler vieni qui!” disse Lydia, indicando Sydney. Il rosso corse e aggrottò la fronte, vedendo un rivolo di sangue oscuro scendere dal naso del ragazzo.

“Sydney! Ehi!” mormorò Tyler, prendendogli il volto tra le mani ed asciugandogli il sangue con la manica della sua maglietta. Tyler guardò il biondo con preoccupazione, di certo non era una ferita corporea ciò di cui soffriva Sydney; Azeban doveva star ferendo il ragazzo nella sua copia astrale o qualcosa del genere, quindi era anche inutile far intervenire Lydia con il suo potere di guarigione accelerata.

“Che facciamo?” domandò Lydia, passandosi una mano tra i capelli.

“Non lo so...” mormorò Tyler, senza lasciare la presa sul volto morbido del ragazzo. Tyler inspirò profondamente e si schiarì la voce. “Sydney. Ascoltami, devi concentrarti, ok?” disse, scuotendolo leggermente “Sei più forte di tutto questo! Capito?” disse, accarezzandogli il volto, per poi afferrarlo con più fermezza ed urlare a gran voce il suo nome.

 

Kyle si rialzò e vide Sydney da solo a carponi per il corridoio della scuola.

“Stai bene?” domandò, aiutandolo a rialzarsi.

“Sì. Grazie a Tyler.” sorrise, passandosi una mano sulla fronte inumidita e appoggiandosi alla spalla di Kyle poiché era ancora abbastanza debole. I due ragazzi si guardarono attorno, adesso non era più la sera della festa ma la scuola rimaneva buia e silenziosa.

“Dove andiamo?” domandò Kyle.

“Di là.” disse Sydney, indicando l'uscita della scuola.

 

Appena passato l'uscio, i ragazzi si ritrovarono in una grande stanza bianca- così grande che non riuscivano a vedere la fine delle pareti -e iniziarono a guardarsi attorno in cerca di qualche indizio, quando Kyle afferrò l'amico per mano ed iniziò a correre, trascinandoselo dietro, diretto verso qualcosa che aveva visto e che, più si avvicinava, e più sembrava dare conferma ai suoi sospetti. Quando furono abbastanza vicini, anche Sydney riconobbe le due figure che ormai erano lontane solo qualche metro da loro, e i due ragazzi accelerarono fino a sbattere contro una parete invisibile.

“Che dolore!” ringhiò Kyle, tirando un pugno alla parete.

“Dici che ci sente?” domandò Sydney, dando colpi alla parete ma Skylar non sembrava avvertire niente. Sì, perché dall'altra parte della parete vi era il ragazzo impegnato a giocare a scacchi contro Azeban; e la cosa preoccupante era che Azeban era in netto vantaggio. Kyle si fece schermo con le mani per vedere meglio, e constatò che non erano scacchi normali, ma erano rappresentati tutti loro. Skylar era il re, Lydia la regina, Sydney la torre, Kyle il cavallo e Tyler l'alfiere.

“SKYLAAAR!” urlò Sydney, ma il bruno non si mosse di un centimetro: toccava a lui muovere e gli rimaneva poco meno della metà delle figure sulle scacchiera, mentre Azeban aveva perso solo tre pedoni, un cavallo ed un alfiere.

“Un momento...” disse Sydney, fermandosi a riflettere. “Le urla...” mormorò, toccandosi la gola come avesse appena scoperto di avere una voce.

“Che?” domandò Kyle, aggrottando la fronte.

“Non so... sembra un'assurdità.” si ritirò il biondo.

“Chi se ne frega! Sputa il rospo.” s'arrabbiò Kyle.

“Siamo tornati alla sera della scuola, poco fa, quando Skylar ha sentito l'urlo della Banshee. Poi Tyler è riuscito a far innescare il processo di auto guarigione di Lydia urlando il suo nome, come poco fa ha fatto con me per sfuggire al potere di Azeban. Dobbiamo chiamarlo a gran voce. Tutti e quattro.” disse, annuendo con convinzione.

“Come facciamo a dire a Lydia e a Tyler di urlare? Non possono sentirci, siamo nella testa di Skylar.” disse Kyle.

“Possono sentire te.” sorrise.

 

Kyle si mise in contatto telepatico con Lydia e Tyler, ed i due ragazzi si guardarono come ad assicurarsi di non essere pazzi, ed entrambi, dopo aver ascoltato con attenzione la teoria di Sydney, decisero di partecipare al risveglio di Skylar. I due ragazzi si misero vicino a Skylar, Lydia gli afferrò la mano, mentre Tyler il volto, così come Tyler e Sydney si presero per mano e con quella libera toccarono l'invisibile barriera che divideva Skylar da loro. All'unisono, i quattro amici tesero le corde vocali ed urlarono a gran voce il nome dell'amico. Il suono viaggiò in due piani, quello astrale che andò a frantumare la barriera e a far crollare le pedine del gioco e quello fisico che aiutò Skylar a capire che c'era qualcuno dall'altra parte che lo aspettava, che non era tutto rinchiuso in quello spazio infinito abitato solo da lui ed Azeban. Il bruno si volse verso Sydney e Kyle e sorrise ai suoi amici, per poi rovesciare le pedine a terra, mentre Azeban urlava di frustrazione, vedendo i te guardiani scappare verso la salvezza.

 

I tre ragazzi sussultarono. Kyle cadde a terra, mentre Sydney fu aiutato a rialzarsi da Tyler e Lydia studiava attentamente Skylar che, pallido e affannato si guardava attorno con aria spaesata.

“Ragazzi...” ansimò, cercando di rimettersi in piedi.

“Ha funzionato?” domandò Tyler, e Sydney e Kyle fecero spallucce. Il sole sparì, e i quattro Trickster comparirono anticipati da nuvole di fumo nero e accompagnati da Ophelia che osservava la situazione con interesse.

Tyler e Lydia si sovrapposero tra i Trickster e Skylar- se la loro tecnica non aveva funzionato, allora i Trickster avrebbero cercato certamente di uccidere il bruno, e questo non potevano permetterlo. Ma ecco che Skylar si fece strada tra i due.

“Sky...” mormorò Lydia.

“Sono tornato in me e se devo sottopormi al trattamento di questi demoni per dimostrarlo, lo farò.” spiegò, mentre la Scimmia lo bloccava e il Camaleonte si avvicinava a lui con braccio teso, pronto a studiare ogni antro della sua coscienza. Skylar inspirò a fondo come stesse per essere torturato ed abbassò lo sguardo in segno di resa, mentre il Camaleonte si avvicinava a lui con lentezza insostenibile.

Mancavano pochi centimetri quando Skylar alzò leggermente il volto e sorrise, gli occhi neri iniettati di odio. Il ragazzo si liberò facilmente dalla presa della Scimmia e allontanò il Camaleonte con un calcio, per poi trapassare con un pugno il petto dei due Trickster, uccidendoli.

“Bel tentativo, guardiani.” disse, prima di stendere tutti a terra con la sua telecinesi, facendo volare persino mobili e quadri, solo per creare caos e dimostrare il proprio potere. Quando Tyler si alzò, vide che Skylar era scomparso.

 

I ragazzi si guardarono sconvolti, mentre Ophelia si chinò per raccogliere i due anelli rotti; ora rimanevano solo il Corvo e la Volpe e Azeban si era dimostrato abbastanza forte da tener testa a due Trickster contemporaneamente.

“Davvero pensate basti una gita nella testa del vostro amico per liberarlo da Azeban?” ringhiò Ophelia, facendo per uscire di casa.

“Perché non ha funzionato?” domandò Lydia.

“Perché il sovrannaturale avrà pure delle regole, ma non è una scienza. La conoscenza di tale mondo si basa sull'esperienza e voi siete appena entrati a contatto con questa dimensione.” li rimproverò Ophelia.

“E cosa dovremmo fare?”

“Ucciderlo.” tagliò corto la strega “Avete risvegliato la coscienza del vostro amico, ma lui non può opporsi ad Azeban, non da solo. Magari lotterà, magari vincerà dei brevi momenti di coscienza, ma Azeban è instancabile.” spiegò, per poi scomparire insieme agli ultimi due Trickster.

“NOI NON LO UCCIDEREMO!” sbottò Tyler, urlando al vuoto “HAI CAPITO?” disse, fuori di sé, per poi tirar fuori il cuore di Kandrakar.

“Basta, andiamo a Kandrakar.” ringhiò, creando un portale. “Kyle, Sydney. Voi rimanete qui che siete stanchi.” ordinò, e nessuno dei due ebbe la forza di opporsi all'imperio di Tyler, tanta era la sua furia. Così Tyler prese Lydia per mano ed entrambi indossarono le divise di Kandrakar e varcarono la soglia per approdare nelle stanze delle Stille, dove ora, quella grigia dell'Aria, si era fatta nera e si era staccata dall'orbita in cui volteggiavano le altre quattro.

Tyler e Lydia furono accolti dall'Oracolo, ora seriamente preoccupata e intenta ad osservare il comportamento delle stille per capire ed anticipare le mosse di Azeban.

“Guardiani. La situazione è parecchio grave.” disse la donna, alzando lo sguardo e poggiandolo su Lydia e Tyler “Il potere di proiezione astrale del giovane Skylar si è rivelato un canale con il mondo astrale in cui era stato intrappolato Azeban, ed il demone ne ha subito approfittato.” spiegò.

“Cosa possiamo fare?” domandò il rosso.

“Non ci sono molte soluzioni. Di certo, in primis, impedire ad Azeban di raggiungere il numero di vittime necessario al ritorno in questo mondo. Successivamente, dovreste riuscire a scacciarlo dal corpo di Skylar, altrimenti sarete costretti ad ucciderlo. E se non lo ucciderete voi, Azeban lo consumerà dall'interno fino a lasciarlo vuoto e privo di vita.” spiegò la donna.

“Quindi Skylar morirà?” domandò Tyler con le lacrime agli occhi.

“Le Banshee hanno urlato. Qualcuno dovrà morire, e manca poco... tutto sta a capire chi.” spiegò l'Oracolo.

“Scusate, abbiamo risvegliato la coscienza di Skylar, quindi potrebbe imparare ad usare il proprio potere di proiezione a staccarsi da Azeban!” disse Lydia, con frenesia.

“La proiezione è solo una manifestazione dello spirito, non può essere la sostituta di un corpo.” spiegò l'Oracolo “Se il corpo muore, la proiezione muore con esso.”
“Sì, ma se riusciamo a staccare le due entità potremmo aiutare Skylar ad utilizzare i suoi poteri dell'Aria e... non so... non lo so!” sbottò Lydia, afferrandosi la testa. Lei, la ragazza che aveva sempre un piano per ogni situazione, ora si vedeva impotente davanti alle condizioni dell'amico... però, ecco che la sua mente sempre attiva non tradì la ragazza, ed alzò lo sguardo con decisione verso l'Oracolo.

“Oracolo... c'è solo un modo grazie al quale Azeban può tornare in questo mondo? Solo il sacrificio di cento anime?” domandò la rossa.

“No... ci sarebbe un peso altrettanto insopportabile da pagare... offrire una sola anima tanto valorosa da equivalere il peso di cento anime...”

 

Sentendosi impotente davanti a quell'enorme situazione, Kyle prese a mettere in ordine casa di Lydia, teatro della furia di Azeban, mentre Sydney si era fermato a guardare dalla finestra con le lacrime agli occhi. Skylar, il loro amico sempre così allegro e spontaneo... No, la sola idea lo faceva impazzire. Dovevano giocare in anticipo, prevedere la prossima mossa di Azeban ed impedirgliela, ma come? Il suo nuovo potere aveva spesso messo i bastoni tra le ruote al demone, ma il problema era la sua attivazione tutt'altro che facoltativa.

“Guarda, ha graffiato anche il disco.” disse Kyle, rimettendo un rottamato disco di vinile sul grammofono moderno che Lydia aveva in casa- regalo del suo compleanno da parte di Skylar stesso. Il moro poggiò il disco sull'apparecchio ed esso si azionò da solo, facendo muovere la graffetta sulle parti lacerate.

Kyle aggrottò la fronte e allungò la mano, pronto a toglierlo, ma fu subito bloccato da Sydney che invece si avvicinò.

“Syd?”
“Ssssht.” lo ammutolì, inginocchiandosi vicino al disco per sentire meglio.

“Syd non si sente nulla!”
“Io sento.” spiegò, ed alzò lo sguardo, come indicato dalle voci, sulla parete difronte a lui dove la sua mente ebbe ogni risposta di ciò che sarebbe successo da lì a pochi minuti. Vi era dolore, vi era sangue, vi era l'urlo della Banshee e vi era il nome della vittima. Ma vi era molto di più: la dettagliata descrizione della notte che avrebbero affrontato di lì a poco ed un senso di pericolo che assalì Sydney come un animale feroce.

“Cosa stai sentendo?” domandò Kyle.

“Nulla di che.” rispose il biondo, alzandosi e andando in cucina, armeggiando con mani tremanti con dei bicchieri in cui inserì dell'acqua e in uno vi inserì del sonnifero che mischiò bene con il liquido trasparente.

“Tieni.” disse, offrendo un bicchiere a Kyle.

“Grazie- sorrise, bevendo qualche sorso -mi dici cos'hai sentito?” domandò, aggrottando la fronte.

“Non preoccuparti.” rispose il biondo, evidentemente nervoso.

“Syd. Ti conosco. Cos'hai sentito?” insistette Kyle, sbadigliando e sentendosi improvvisamente stanco. “Devo sedermi...” mormorò, e poi le ginocchia cedettero e il biondo lo prese al volo, facendolo stendere sul divano.

“Che succede?” domandò, flebilmente, con la mente appannata dal sonno, quando poi, in un ultimo forzo stoico, capì che era stato addormentato dal biondo e provò a mettersi due dita in gola per vomitare, ma Sydney glielo impedì e gli baciò le dita con occhi lucidi.

“Mi stai spaventando...” mormorò Kyle, stanco.

“Tranquillo. Andrà tutto bene...” spiegò Sydney. Kyle lo guardò con sguardo ferito degli animali abbandonati dal branco, ma, prima di addormentarsi, vide gli occhi demoniaci e neri di Skylar comparire dietro alle spalle del biondo.

“Scappa...” mormorò, cadendo in un sonno senza sogni.

 

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Capitolo 64
*** 5.8- La caduta di un eroe ***


5.8

 

Le grida e le urla erano insopportabili. Sydney camminava reggendosi alla parete e con passo spedito, cercando una via d'uscita da quel labirinto infernale dove Azeban l'aveva condotto, ma ogni corridoio sembrava senza uscita, ed ogni porta era chiusa.

“Le senti le urla, Sydney?” domandò il demone, inseguendo il biondo con la lentezza del gatto che sa già di aver intrappolato il topo. “Cosa ti stanno dicendo? Ti stanno urlando il nome di chi morirà?” chiese, seguendolo.

“Cosa vuoi da me?” ringhiò il biondo, accelerando il passo dopo aver visto una porta, ma constatando dopo poco che era chiusa a chiave anche quella. Come se non bastasse, Sydney si trovava in un luogo senza fonte d'acqua vicina che poteva comandare per proteggersi.

“Sai cosa è successo qui?” domandò Azeban con voce profonda. “Sai perché ti ho portato qui?” domandò ancora, avvicinandosi pericolosamente al biondo che, trovandosi in un vicolo cieco e stordito, non avrebbe potuto far altro che aspettare la sua fine. Azeban l'aveva portato all'acciaieria dove una settimana prima lui e Kyle avevano trovato Skylar dopo l'episodio di sonnambulismo che l'aveva fatto sparire da casa per qualche ora.

“Gusto per il macabro?” domandò il biondo, affannato.

“No.” sorrise sbuffando, per poi avvicinarsi all'orecchio del biondo e soffiare, fermandolo con una presa ferma sul collo “Ascolta bene quello che ti stanno dicendo.”

“Sei stato tu...” mormorò Sydney, spalancando gli occhi “Hai ucciso tu tutta questa gente...” aggiunse, incredulo, mentre Azeban rideva.

“Esatto! Ed ero a tanto così da riuscire a resuscitare. Ma è arrivata Ophelia ed ha fatto la guasta feste.” mormorò, dispiaciuto come un bambino. “Sai quante anime sono? Saranno un'ottantina scarsa...”

“E dove le troverai le altre venti?” domandò Sydney, non riuscendo ad impedirsi di tremare.

“No. no. Basta stragi...” spiegò “Mi accontenterò di un anima che ne vale mille.” sorrise, ora mettendosi difronte a lui e fissarlo con i suoi occhi completamente neri.

“Cosa vuoi da me?” domandò il biondo, mentre una lacrima scendeva sulla guancia pallida.

“Voglio che tu urli.” ringhiò, spingendolo contro la parete.

 

Lydia e Tyler tornarono a casa della ragazza, e si diressero entrambi verso Kyle che, dormiente, sembrava estraneo a tutto quel dramma.

“Potremmo offrire ad Azeban un'anima che vale cento, gli diamo un corpo, lascia Skylar, lo uccidiamo e torniamo alle nostre dannate vite.” sussurrò Lydia e Tyler la guardò adirato.

“Sei seria?” domandò, ma Lydia non rispose. “Skylar stesso ce lo impedirebbe.” fu il suo commento, sapendo bene che all'idea di un sacrificio per garantirsi da vivere Skylar stesso avrebbe rifiutato.

“Non voglio perderlo...” pianse Lydia, nascondendosi il volto tra le mani.

“Non lo perderemo!” rispose Tyler, abbracciandola e baciandole i capelli folti. “Farò tutto ciò che è in mio potere per portare Skylar indietro!” disse, guardandola negli occhi “Te lo giuro!” aggiunse, e Lydia annuì, abbozzando un sorrisetto. Il cuore di Kandrakar si attivò da solo e colpì con un raggio Kyle che, immediatamente, spalancò gli occhi e si mise a sedere sul divano.
“Syd? L'avete visto?” domandò, alzandosi in piedi e camminando furiosamente per casa della ragazza.

“No... Kyle che succede?” chiese Tyler, subito allarmato.

“Syd mi ha dato il sonnifero e... ho visto Azeban dietro di lui prima di addormentarmi...” spiegò, per poi chiamare a gran voce il biondo per casa.

“Perché avrebbe fatto una roba del genere?” domandò Tyler, non riuscendo a concepire una teoria per cui Sydney si sarebbe concesso ad Azeban senza neanche lottare.

“Ragazzi...” urlò Lydia, richiamando gli amici in salotto dove mostrò ai due un foglio di carta dove vi era scritto un semplice concetto con la calligrafia ferma e morbida di Sydney.

“Syd...” miagolò Kyle, leggendo la scritta NON CERCATEMI.

 

Kyle ricostruì gli ultimi momenti che si ricordava con Sydney. Spiegò del grammofono, del momento di estraneazione del biondo e del successivo colpo basso del sonnifero; ma i ragazzi non riuscirono a trovare una spiegazione logica.

“Deve aver sentito qualcosa di importante...” mormorò Lydia. “Non credo Azeban voglia sacrificarlo... Sydney avrebbe lottato...” continuò, passeggiando per la stanza e mordendosi l'unghia del pollice ormai completamente senza smalto.

“Non capisco...” ammise Tyler.

“Azeban ha preso Sydney per un motivo, per il suo potere, supponiamo. Ma se Sydney non vuole farsi salvare, c'è solo una spiegazione.” disse.

“Vuole proteggere qualcuno.” concluse Kyle.

“Sydney sa chi morirà.” spiegò Lydia.

 

Un gesto della mano, il polso lievemente flesso e Sydney si ritrovò a volare contro una vetrata. La telecinesi di Azeban diventava sempre più potente e il biondo non poteva fare altro che cercare di resistere senza potersi opporre, nonostante le voci che sentiva gli davano piccoli incoraggiamenti, pregando il biondo di non cedere.

Il dolore, però, quando Sydney rotolò nel cortile interno subito riempito di vetri fece vacillare la sua resistenza. Il biondo si ritrovò a piangere, provò a mettersi in piedi ma cadde nuovamente tra le schegge di vetro, e allora si voltò, inorridendo nel vedere due grossi pezzi di vetro uno conficcato al polpaccio, l'altro al fianco. Stringendo i denti, il biondo estrasse la prima scheggia ed un piccolo fiotto di sangue zampillò dalla ferita, mentre il liquido rosso e caldo andava ad inzuppare il resto della gamba. Poi passò al secondo, molto più doloroso del primo, e con decisione di chi toglie i cerotti di colpo, estrasse la piccola lama e la lanciò lontana, ma il dolore questa volta fu tale che Sydney sbatté un pugno per terra ed urlò, per poi ritrovarsi a strisciare in cerca di un posto sicuro.

“Chissà cosa ti hanno detto del tuo potere. Quali cose inutili e stupide.” disse Azeban, storcendo il naso e osservando con attenzione il ragazzo strisciare. “Ti hanno detto che parli con gli spiriti? Non è vero. Sono solo che parlano con te, e loro sanno tante cose. Tu al massimo urli. E ti hanno spiegato perché urli quando le voci sono troppe, Sydney?”

“No...” mormorò il biondo.

“Perché così riesci a sovrastare ogni altro suono e sentire solo loro. Sai, quel fischietto nelle orecchie dopo l'urlo? È il canale che si apre tra te e loro. Per questo mi serve che tu urli. Devi comunicare con loro... te lo chiedo come un favore personale.” sorrise, alzandogli il volto, ora inondato di lacrime e sudore.

“Scordatelo.” ringhiò il biondo. Azeban volse gli occhi al cielo e lasciò la presa sul volto, per poi camminare verso i cocci di vetro e prendere il più lungo che trovò. “Mi serve sapere quando sono vicino alla morte, Sydney. Cioè quando verranno i Trickster con Ophelia. Non voglio farmi trovare impreparato e voglio contare sul fattore sorpresa.” sorrise, giocherellando con il pezzo di vetro.

“Che ne dici di questo?” domandò il biondo, e dal suo palmo partirono dei piccoli proiettili di lacrime congelate che colpirono Azeban. Uno al petto, uno al braccio, un altro ruppe il coccio di vetro, un altro ancora gli graffiò lo zigomo. Ma nessuno dei proiettili era abbastanza grande da infliggere grandi danni, e subito Azeban si infuriò e piantò un pezzo di vetro nella schiena del ragazzo che, questa volta, urlò di dolore.

“Che dici, quando ci mettiamo a romperti la spina dorsale?” domandò, iniziando a far girare il pezzo di vetro nella carne.

“Sky! Ti prego!” disse Sydney a denti stretti, mentre si consumava le unghie sul pavimento del cortile. “SKY!” urlò, e Azeban si toccò la testa, accusando un forte dolore, e poi perse coscienza.

 

“Maledizione! Maledizione! Maledizione!” urlò Tyler, piantando un pugno contro il muro ad ogni sillaba, tanta era la rabbia e la frustrazione di quella situazione.

“Ty, smettila! Ti fai male!” lo rimproverò Lydia, ma il rosso appoggiò la fronte alla parete e diede un ultimo pugno.

“Che leader incapace...” sbuffò, mentre qualche lacrima iniziava a scendergli sul volto arrossato dall'ira. “Skylar è posseduto... Sydney in balia di un demone psicopatico...” singhiozzò, asciugandosi le lacrime ma continuando a tenere la faccia vicino al muro. “Dovrei essere in grado di proteggervi...” sussurrò.

“L'hai sempre fatto. Tyler, quante volte ci sentivano sconfitti e poi siamo riusciti a ribaltare la situazione?” intervenne Kyle.

“Kyle ha ragione! Se siamo arrivati fin qui è solo merito tuo, quindi non ti abbattere. Siamo una squadra, lo siamo sempre stati e continueremo ad esserlo.” disse Lydia, prendendogli la mano ferita e chiudendola tra le sue, per poi guarirla in pochi secondi.

“Mi spiace...” mormorò il rosso, asciugandosi le lacrime, ma il momento di comunione tra gli amici fu rotto quando comparve in mezzo a loro la figura di Skylar. Era Skylar, Lydia e gli altri lo riconobbero dalla prima occhiata, ma il bruno era semitrasparente, a significare che aveva finalmente imparato ad utilizzare la proiezione astrale.
“Ragazzi dovete aiutare Sydney! Non so quanto resisterà ancora!” spiegò, mentre cominciava a svanire completamente.

“Dove? Dove vi trovate?”
“Alla vecchia acciaieria.” spiegò. “È sempre bello vedervi.” sorrise, prima di scomparire completamente.

“Andiamo.” disse Kyle.

“Aspetta. Ci serve aiuto.” spiegò Tyler, tirando fuori il cuore di Kandrakar il quale sparò due piccoli raggi: uno viola ed uno giallo.

 

Azeban riaprì gli occhi e prese aria, rimettendosi in piedi a fatica e tossendo, stordito da quell'esperienza a cui l'aveva costretto la dislocazione astrale di Skylar.

Il demone si rimise in piedi e vide Sydney che ancora ansimava, stordito dal dolore, steso a pancia in giù sul pavimento e con il coccio di vetro sempre conficcato nella schiena. Aveva perso molto sangue, e Azeban capì di aver esagerato con lui: a cosa gli serviva da svenuto o morto?

“Senti, biondino. Non costringermi a torturarti ancora. Fai ciò che ti chiedo e prometto che ucciderò tutti i tuoi amici velocemente.” sorrise, avvicinandosi a lui.

“Sei tu quello che morirà...” spiegò Sydney.

“Che hai detto?” domandò irritato il demone.

“Sei tu quello che morirà...” ripeté il biondo.

“Allora tanto vale che ti porti con me, no?” propose, ringhiando e puntandogli un altro coccio di vetro alla gola. Sydney fece per rispondere, ma qualcosa lo distrasse: una voce che lo avvisava dell'imminente battaglia.

“Sono già qui...” mormorò, guardandosi attorno. “E non c'è bisogno che io urli per sapere che morirai.” sorrise, e poco dopo ecco comparire il Corvo e la Volpe.

“Ottimo...” sorrise Azeban, lasciando perdere Sydney e scomparendo, iniziando un gioco con i due spiriti.

 

Ophelia era ferma all'entrata della vecchia acciaieria, speranzosa che i due Trickster da soli si sarebbero rivelati in grado di fermare Azeban, benché poco prima aveva dimostrato di essere in grado di affrontarne due contemporaneamente e questo riduceva drasticamente la possibilità di un eventuale successo. In caso, però, Ophelia sarebbe entrata in gioco e allora avrebbe concluso lei l'affare, rispedendo Azeban nel mondo astrale.

La strega sentì dei passi e alzò lo sguardo, vedendo arrivare cinque guardiani. Vi erano Tyler, Kyle e Lydia ma altri due che lei non aveva mai visto: un ragazzo dai capelli corvini con la tuta a richiami viola ed una ragazza dai capelli biondi con la divisa a richiami gialli.

“Avete chiamato i rinforzi?” domandò la strega.

“Siamo qui per salvare i nostri amici, e tu non ce lo puoi impedire.” ringhiò il rosso, facendo crepitare un fulmine nel suo pugno chiuso.

“Non c'è più speranza per il vostro amico. Azeban lo sta consumando dall'interno.” spiegò Ophelia.

“E noi lo consumeremo prendendolo a calci nel sedere.” spiegò Tyler, facendosi strada senza degnare Ophelia di un secondo sguardo.

“Non potete salvarlo!” urlò la strega, ma i ragazzi la ignorarono e si avvicinarono all'entrata. La porta era chiusa da un lucchetto pesante, ma Vyvyen lo disintegrò con un proiettile di luce ed i cinque ragazzi entrarono senza abbassare la guardia.

“Kyle, Lydia. Andate a cercare Sydney... Vyvyen, Dylan noi cerceremo di mettere k.o. Azeban. Vi va?” domandò.

“Non vedevo l'ora di prendere a calci qualcuno.” spiegò la bionda.

“Nessun problema.” ghignò Dylan.

 

Il gruppo si divise, Tyler, Vyvyen e Dylan corsero seguendo il rosso che stava bruciando molti metri i pochi secondi, quando dovette frenare bruscamente in scivolata poiché i cinque Trickster erano comparsi difronte a loro.

“Che succede?” domandò Dylan, assumendo una posizione d'attacco.

“C'è stato un colpo di stato.” mormorò Azeban, facendosi strada tra i Trickster. Era ferito, perdeva sangue dal braccio destro e dal fianco, ma non sembrava per nulla turbato da quelle ferite poiché sorrideva con il suo solito sguardo assassino.

“Uh, hai chiamato i rinforzi?” domandò, osservando Dylan e Vyvyen. “Uccideteli!” disse ed i Trickster partirono all'attacco, ma ecco che una barriera azzurra comparve all'improvviso per proteggere i guardiani, lampeggiando come fosse costituita interamente di elettricità. I ragazzi si voltarono e videro Ophelia col braccio teso.

“Posso chiederti come hai fatto?” domandò, camminando con fierezza verso Azeban.

“Li ho uccisi tutti... poi ho aggiustato gli anelli, ed ora appartengono a me.” ghignò Azeban, ed Ophelia annuì.

“Pensi davvero che cinque spiritelli possano spaventare me e loro?” sibilò poco dopo, ed i Trickster scomparvero per comparire oltre la barriera.

“Scopriamolo subito.” ghignò.

 

Kyle e Lydia stavano correndo ormai da un quarto d'ora quando, quasi per un colpo di fortuna, Lydia intravide un corpo steso nel cortile interno. La rossa spalancò il muro e saltò giù dal secondo piano, subito imitata da Kyle, per poi riprendere a correre e inginocchiarsi vicino all'amico.

“Syd...” miagolò Kyle, vedendolo coperto di ferite.

“È svenuto.” lo rassicurò Lydia, curando prima la ferita del polpaccio e poi quella del fianco.

“Kyle, estrai il pezzo di vetro dalla sua schiena.” disse, e il moro obbedì, estraendo il coccio di vetro e risvegliando così, Sydney.

“Che... che ci fate qui?” domandò, stordito, per poi mettere a fuoco e riconoscere Lydia e Kyle, e quindi impallidire ulteriormente. “N-non sareste dovuti venire! Non avete letto il mio messaggio?” domandò.

“Sydney... che sta succedendo?” domandò Lydia.

“Chi altri c'è qui?” chiese allora il biondo con le lacrime agli occhi.

“Ma...”
“CHI ALTRI?” sbottò.

“Tutti...” spiegò la rossa.

“Vai, Lydia! Avranno bisogno di te!” la pregò, spingendola leggermente via con il braccio indebolito.

“Devo ancora guarirti la schiena.”
“VAI!” urlò, scoppiando il lacrime. Lydia e Kyle si scambiarono uno sguardo preoccupato e il moro annuì, così Lydia si alzò in piedi e corse via, mentre Kyle prendeva in braccio un inconsolabile Sydney che continuava a ripetere “Non sareste dovuti venire”.

 

“Come si fermano questi cosi?” domandò Vyvyen, respingendo il Corvo con un getto di luce abbastanza potente da bruciargli la divisa.

“Non potete!” urlò Ophelia, che nel frattempo teneva testa a due Trickster contemporaneamente: il Camaleonte e la Lepre. Dylan, invece, era occupato a tener testa alla Scimmia, mentre Tyler cercava di sconfiggere la Volpe.

“Che bello spettacolino!” ghignò Azeban, sedendosi su una scrivania marcescente per osservare meglio la situazione. Tyler era esasperato: vedeva Vyvyen e Dylan combattere già in difensiva, mentre Ophelia avrebbe presto perso contro almeno uno dei due spiriti a cui teneva testa, ed anche lui era stanco. Sentiva i muscoli intorpidirsi e il sudore gli colava sugli occhi, appannandogli la vista, mentre il respiro si faceva sempre più affannato; allora Tyler capì che c'era bisogno di un colpo che ribaltasse la situazione, ma quale? Cosa? Quei Trickster sembravano invincibili ed erano per definizione instancabili. Allora pensò a quando, poco prima, Azeban aveva ucciso il Camaleonte e la Scimmia: aveva trapassato il loro petto con un pugno, ma non un pugno normale, bensì un pugno carico di potere... e forse valeva la pena tentare. Deciso a puntare il tutto per tutto, Tyler si abbassò, tirò un calcio alle ginocchia della Volpe che cedettero, facendo cadere il Trickster a terra, e poi caricò tutto l'avambraccio di energia elettrica, per poi aspettare che lo spirito si rialzasse e lo colpì, quindi, al petto con tutta la forza che aveva in corpo. Il Trickste sussultò e Tyler ritirò immediatamente il braccio, trovando chiuso nel palmo l'anello rotto, mentre la Volpe si disintegrava in una nube nera.

“Tyler, l'anello!” urlò Ophelia, ed il ragazzo lanciò i due pezzi dell'anello che la strega prese al volo, ma ecco che un suono metallico che trapassava della carne e dei tessuti interruppe l'atmosfera di acquistato vantaggio.

 

Il corridoio era troppo stretto affinché Kyle potesse passare con Sydney in braccio, quindi il moro fece camminare il biondo davanti a sé- aiutandolo e prendendolo ogni tanto per i fianchi -ma la ferita al polpaccio si era riaperta ed il ragazzo cadde a carponi, respirando affannosamente.

“Tranquillo.” disse Kyle, piegandosi per aiutarlo, ma quando riuscì quasi a sollevarlo da terra, ecco che Sydney si irrigidì. Sentì il colpo metallico, vide il sangue, capì che ciò che gli spiriti gli avevano cercato di dire da tempo si era avverato, che era un destino ineludibile, che così sarebbe andata e così stava andando. Allora il biondo afferrò la mano di Kyle, prese fiato e, piangendo, urlò come vai in vita sua il nome del guerriero caduto:

“TYLEEER!”

 

 

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Capitolo 65
*** 5.9- Broken ***


5.9 - Broken

 

Il rosso abbassò lo sguardo e vide una lama spuntare dal suo petto ormai spaccato nel centro esatto. Un rivolo di sangue scivolò dalla sua bocca, mentre la spada veniva estratta con la stessa decisione con cui era stata conficcata. Tyler si voltò per vedere chi fosse stato, e vide Azeban con la spada di un Trickster in mano- l'aveva rubata alla Lepre con la sua telecinesi -ed ora sorrideva vittorioso. Dylan scattò e prese Tyler al volo, per evitare che le sue condizioni peggiorassero con la caduta, e gli sollevò la testa.

“Sky...” mormorò il rosso, con qualche lacrima che sgorgava dai suoi occhi ora appannati. “Sky... r” mormorò, facendo per socchiudere gli occhi.

“Ehi, ehi! Rimani sveglio!” disse Dylan, ora raggiunto da Vyvyen che prese la mano di Tyler. “Rimani con me! La ferita non è poi così grave...” lo rassicurò, ma invece tutti e tre sapevano che Tyler era stato colpito al cuore, ed ora solo in un miracolo potevano sperare.

Dei rumori di passi preannunciarono l'arrivo di Lydia che sussultò appena vide Tyler a terra, allora la ragazza scattò con furia felina e si abbassò, spingendo via Vyvyen e Dylan per darsi spazio per guarirlo.

“Ty! Ty!” disse la rossa, poggiando la mano sul suo petto. “Andrà tutto bene...” disse, mentre la luce smeraldo iniziava a sprigionarsi calda dai suoi palmi.

“Sta bene... Sydney?” domandò e Lydia annuì, sorridendo.

“Scusatemi... non volevo... lasciarvi soli.” mormorò, prima di voltare gli occhi all'indietro e lasciare che i suoi polmoni espirassero il suo ultimo ossigeno.

“Ty... Ty, ehi ehi!” disse Lydia, scuotendolo. “Tyler!” pianse, con qualche lacrima che sgorgava dai suoi occhi verdi. “Tyler no, ti prego...” miagolò, appoggiando il suo volto sul suo petto ed iniziando a singhiozzare. Arrivarono anche Kyle e Sydney che, già al corrente della situazione, si avvicinò a Tyler e lo baciò sulla fronte chiudendogli gli occhi, mentre Kyle rimaneva in piedi con occhi colmi di lacrime e i muscoli tesi, non riuscendo a credere a quello che stava succedendo.

La Banshee comparve al fianco di Sydney e tutti la videro, per la prima volta, anche Skylar che, vedendola, si riscosse per qualche secondo e riconobbe il suo amico per terra, immobile come un pezzo di pietra. La Banshee, poggiò un braccio sulla spalla di Sydney ed i due si scambiarono uno sguardo, alla quale la Banshee annuì con sconsolatezza. Bisognava annunciare il morto, sicché tutte le altre Banshee potessero a loro volta urlare in nome di Tyler in tutto il mondo, sapendo che il guerriero più coraggioso di tutti era caduto in battaglia, combattendo.

Sydney annuì, prese fiato e, insieme alla Banshee, urlarono il suo nome.

“TYLEEEEER!”

 

Skylar vide le proprie mani sporche del sangue dell'amico e notò che stava impugnando ancora la lama autrice di quel delitto, allora con un sussultò la lasciò cadere e indietreggiò, vedendo l'amico steso a terra a causa sua.

“No...” pigolò, iniziando a piangere, ma lo sfogo fu subito interrotto quando un forte senso di nausea lo colpì e Skylar prese a vomitare una roba densa e nera, attirando l'attenzione degli altri. Quando Skylar finì, si vide una mano spuntare dalla pece nera e fare leva sul pavimento, subito imitata da una seconda mano ed infine spuntò la testa di Azeban, poi il busto ed infine uscì del tutto, sogghignando sotto lo strato di bende e che lo ricopriva.

“Tu... bastardo!” ringhiò Skylar, alzandosi immediatamente in piedi e generando un mulinello d'aria che lo sbatté violentemente contro la parete.

“Ti ammazzo...” lo minacciò, colmo di rabbia per tutto ciò che era stato costretto a fare- da arrischiare alla vita degli studenti nella scuola a torturare Sydney alla peggiore di tutte: uccidere Tyler.

“Mi ringrazi così, Skylar?” domandò il demone, alzandosi in piedi “Bene, vuol dire che sarai il prossimo.”
“Prova a fare una sola mossa e sei morto!” sbottò Kyle, pronto a generare l'incendio più disastroso della storia. A questo punto anche Lydia si alzò, mentre Dylan e Vyvyen si aggiunsero alla schiera di amici, pronti a far pentire Azeban di aver messo piede nel loro mondo. Sydney, invece, rimase accoccolato vicino al corpo di Tyler, accarezzandogli i capelli.

“Mi spiace...” mormorò, inconsolabile. Sydney sapeva che sarebbe stato Tyler a morire, aveva avuto il sospetto da quando aveva sputato il sangue sulla sua camicia alla sera del ballo, poi il disco del grammofono aveva dato a lui la conferma dei suoi sospetti, e per questo si era fatto prendere da Azeban senza opporre resistenza, chiedendo ai suoi amici di non cercarlo. Voleva proteggere Tyler, il suo migliore amico.

“Mi spiace...” ripeté, baciandolo sulla fronte.

 

“Non potete nulla contro di me, voi guardiani!” rise Azeban, sfoderando gli artigli e ringhiando con la bocca, dalla quale scendeva un rivolo di saliva nerastra.

“Ci sono anche io, Azeban!” sbottò Ophelia, riaggiustando l'anello con la sua magia e facendo ricomparire la Volpe.

“Ophelia... tesoro. Che bello incontrarci di persona.” la schernì “A proposito, io ho ancora quattro Trickster!” disse, ed immediatamente gli altri spiriti tornarono in posizione d'attacco. Lydia fece un calcolo veloce: loro erano in cinque- Sydney era troppo mal ridotto per combattere e Skylar era senza tuta -più la Volpe, mentre Azeban era solo con altri quattro Trickster. Avevano il vantaggio di un solo uomo e forse non sarebbe bastato a ribaltare la situazione, ma valeva provarci in onore di Tyler.

I Trickster partirono all'attacco, mentre Ophelia e la Volpe si occupavano di Azeban che, dal suo immenso potere teneva perfettamente testa ad entrambi. Sydney vide i loro amici lottare, Skylar compreso, e fece per alzarsi, ma la mano di Tyler scattò e glielo impedì. Il biondo rimase a bocca aperta e vide il cuore di Kandrakar materializzarsi sopra il corpo del moro e iniziare a calare sempre più, sempre più, fino a quando non entrò nella sua ferita e sostituì il suo cuore con se stesso.
Tyler spalancò gli occhi- ora arancioni ed abbaglianti -e si rimise in piedi tra l'incredulità di tutti. Con un semplice gesto della mano, Tyler polverizzò i quattro Trickster, per poi dirigersi verso Azeban con passo assassino. I capelli del rosso ondeggiavano come mossi da una forza invisibile e ogni tanto dei fulimini crepitavano attorno a lui, come fosse lui stesso il fulcro e il centro di quella tempesta elettromagnetica.

“Io... ti avevo ucciso...” ringhiò Azeban, mentre indietreggiava fino a far aderire la schiena contro la parete.

“Non avresti dovuto, infatti.” rispose Tyler con il volto imperturbabile di una divinità che sta per abbattersi con furia su un semplice mortale.

“Cosa credi di fare, eh?” domandò Azeban, riacquistando sicurezza in sé. “Io sono un demone vecchio come il mondo intero! NON PUOI UCCIDERMI!” grugnì, avvicinandosi a lui con fare da sfida.

“Questo lo dici tu...” rispose Tyler, alzando la mano come a fermarlo, e poi facendo scattare le dita e immobilizzando Azeban in una presa invisibile.

“Io torno sempre.” rispose.

“Non più.” spiegò, avvicinandosi a lui “Per Skylar, per la mia squadra, per tutte le anime di questo posto che tu hai condotto alla morte...” sussurrò, e chiuse la mano in un pugno, disintegrando ogni cellula del suo corpo, fino a polverizzarlo.

 

Tyler si voltò, tese il braccio e investì Skylar della magica tuta di Kandrakar e fece lo stesso con Sydney, ma il suo volto era ancora imperturbabile, i suoi occhi ancora di un arancione intenso e divino, ma non per questo meno inquietante.

“Stai bene, Sydney?” domandò, ed il biondo annuì come un cagnolino.

“Tu?” domandò, voltandosi verso Skylar, ed anche il bruno annuì. “Bene.” aggiunse, per poi sparire nel nulla, lasciando solo un pavimento talmente danneggiato dal suo potere che per poco non crollò l'intera struttura.

“Che sta succedendo?” domandò Vyvyen, con occhi spalancati ed increduli.

“È in sovraccarico.” spiegò Ophelia. “Il cuore di Kandrakar ha preso il posto del suo cuore anatomico. Ora è vivo ma è troppo potente...” aggiunse.

“E dove è andato?” domandò Kyle, aggrottando la fronte, ma la strega non rispose, ammettendo di non sapere la risposta.

“Cosa dovremmo fare per farlo tornare normale? Estrargli il cuore?” domandò Skylar con espressione indignata.

“Questo lo ucciderebbe...” constatò Lydia. “Per prima cosa gli faremo riprendere il controllo.” decise, sbattendo il pugno chiuso sul palmo della mano.

“Come?”
“Siamo la sua squadra, i suoi amici! Se non serviamo a questo...” sorrise la rossa.

“Ok, allora dobbiamo trovarlo!” disse Dylan “Dividiamoci in gruppi da due e...”
“Ragazzi...” disse Sydney flebilmente.

“Andremo io e Vyvyen, Lydia e Skylar, Sydney e Kyle...” propose Dylan, mentre gli altri annuivano.

“Ragazzi! Fate silenzio!” sbottò Sydney, tendendo l'orecchio. Gli altri guardiani capirono al volo, e videro Sydney rimettersi in piedi anche se in modo incerto e fissare il muro dove i volti delle ottanta anime dell'acciaieria comparvero, spingendo sul muro come fosse fatto di tela.

Erano voci allarmate, piene di preoccupazione ed apprensione per il futuro, e Sydney rimase ad ascoltare per quasi cinque minuti interi; poi, così come erano iniziate, erano finite, lasciando il biondo con un'orribile certezza.

“Che succede?” domandò Vyvyen.

“Tyler... vuole purificare il mondo...” spiegò, voltandosi verso i suoi amici.

“Cioè?”
“Vuole sterminare tutti.”

 

Tyler si era teletrasportato sulla montagna più alta che sovrastava la città, ancora ignara del pericolo che stava per correre. Il rosso era stordito dal potere, condivideva la sua scarsa lucidità con i vari ubriaconi delle strade a tarda notte, e nonostante la luna piena illuminasse la città di una candida atmosfera lattea, il rosso continuava a fissare l'insieme di case con indifferenza. Quanto avevano sofferto i suoi amici? Quanto ancora avrebbero dovuto soffrire? Della sua morte non gli importava, sinceramente era più preoccupato per il dolore che tutta la squadra aveva assorbito in quegli anni e in quelle missioni, e non avrebbe più permesso a nessuno di far del male alle persone che lui amava più di ogni altra.

La storia di Azeban era stata solo la goccia che aveva fatto traboccare il vaso: lui era il capo della squadra e compito suo era quello di guidare e difendere i membri di essa, e visto che con le buone maniere non era riuscito a proteggere chi lo circondava, per Tyler era arrivato il momento di passare alle cattive, deciso a sterminare ogni forma di vita che, anche alla lontana, avrebbe minacciato chi lui amava. Avrebbe iniziato dalla città, poi sarebbe passato al pianeta intero e alle varie dimensioni e ai vari popoli e alle varie creature: vampiri, banshee, encantados, alchimisti, demoni... era giunto il momento per fare della pulizia, allora tese il braccio e un immediato blackout interruppe la vita della città, mentre l'aria si caricava di elettricità ed i tuoni iniziavano a rimbombare per il cielo scuro.

 

“Come facciamo a raggiungere Tyler prima che faccia qualcosa di scemo?” domandò Vyvyen.

“Le voci non ti hanno detto dove si trova?” domandò Kyle, rivolto a Sydney, ma il ragazzo fece di no con la testa, e tutto il gruppo sospirò.

“Forse abbiamo un modo per trovarlo...” mormorò Lydia, guardando Kyle. “È arrivato il momento di usare il tuo potere, Kyle! Mettiti in contatto con la mente di Kyle e cerca di capire dove si trova.” gli suggerì Lydia.

“Potrebbe essere ovunque.” contestò Kyle con una smorfia di sconforto.

“Un buon motivo per iniziare subito.” tagliò corto Dylan. Kyle sospirò ed annuì, sedendosi per terra ed incrociando le gambe in modo da favorire la sua meditazione. Il moro si concentrò sul suo nuovo potere ed ecco che nuove voci iniziarono a farsi sentire. Dapprima i pensieri carichi d'ansia della squadra, poi esse si affievolirono ed ecco che sentì altre... una madre che ripassava le strofe di una ninna nanna per mentre cullava il bambino che si era spaventato a causa dei tuoni, una ragazza che sperava di non svegliare i genitori mentre rientrava oltre l'orario del coprifuoco, un nonno che cercava delle candele con una certa urgenza poiché colto da una profonda nostalgia della moglie sparita qualche mese prima. Poi anche queste voci si affievolirono come fiamme senza ossigeno e Kyle passò ancora oltre, mentre iniziava ad accusare un lieve mal di testa; allora il moro sentì i pensieri gioiosi di un uomo che accarezzava i capelli della donna che amava ora addormentata dopo una frenetica notte d'amore, percepì il terrore di un bambino rimasto solo a casa durante il blackout ed un'altra cinquantina di voci che continuavano a sussurrare sovrapponendosi l'una a l'altra come strati di granito. E Kyle passava oltre ogni volta che la voce dei pensieri non corrispondeva a quella di Tyler, saltando da padri a madri, da avvocati a professori, da bambini ad anziani, mentre di Tyler non v'era nessuna traccia, fino a quando la sua mente non andò a sbattere contro un muro d'energia. Kyle sforzò ancora, accusando una fitta alla testa, e riuscì a guadagnare un po' di spazio e sentire solo il ritornello ossessivo di una voce che predicava la purificazione.

“Non mi lascia entrare...” disse, digrignando i denti. Allora sforzò un'ultima volta, sentendo un rivolo di sangue scendergli dal naso e bagnare le labbra, ma non aveva voglia di gettare la spugna ora che aveva trovato Tyler. Provò a mettersi in contatto con lui e sorprendentemente Tyler rispose.

“Dove sei?” domandò il moro “Ti stiamo cercando.”
“Non preoccupatevi. Verrò a prendervi quando tutto sarà finito.” rispose con voce piatta e fu l'unica cosa che il rosso gli disse, prima di ricacciarlo fuori dalla propria mente, facendolo sussultare. Il sangue era ormai arrivato al mento, e Kyle decise di sondare altre menti: quelle più vicine a Tyler, sperando così di ottenere qualche informazione. E dopo qualche secondo ci riuscì, sentendo parole come montagna e panorama della città. Il moro riaprì gli occhi, stordito.

“È in una radura della montagna...” disse, asciugandosi il sangue con il polso e macchiandosi tutta la faccia.

“Andiamo.” disse Dylan, iniziando a camminare.

“Voi andate, io vi raggiungo.” disse Lydia.

“Dove vai?” domandò Skylar.

“Ho un piano...” sorrise, prendendo a correre in direzione opposta a quella degli altri e sparendo dietro l'angolo del corridoio.

“Come facciamo a raggiungerlo, senza cuore di Kandrakar?” domandò Sydney, mentre Dylan aiutava Kyle a rimettersi in piedi.

“Vi restituirò il favore.” disse Ophelia, avvicinandosi ai ragazzi. “È stato un piacere essere vostra alleata. Spero di incontrarvi in situazioni diverse...” sorrise, alzando il pugno chiuso e rivelandolo pieno di una polvere viola che soffiò su di loro.

“Rimanete uniti!” fu l'ultima cosa che sentì.

 

I ragazzi aprirono gli occhi e si trovarono a pochi metri da Tyler. Il rosso aveva la mano alzata e in cielo una tempesta elettromagnetica aveva iniziato a surriscaldarsi, preparandosi alla strage. I ragazzi fecero per avvicinarsi ma Skylar bloccò il loro camminò, prendendo un rametto e lanciandolo vicino al ragazzo. Ecco che a metà del tragitto, il ramo impattò contro qualcosa di invisibile provocando una piccola pioggia di scintille e polverizzandolo.

“Vado io...” disse Skylar.

“Cosa? Non fare lo scemo!” sbottò Sydney.

“L'ho ucciso io dopotutto, no?” sibilò il bruno.

“Non dire idiozie!” lo rimproverò Vyvyen.

“Sentite... mi sento in dovere di mettere le cose a posto.” sbottò, girandosi verso di loro e guardandoli uno ad uno con i suoi occhi grigi carichi di determinazione.

“Se ti avvicini ti carbonizza.” spiegò Dylan.

“Non ho detto che voglio avvicinarmi.” sorrise, per poi mettersi difronte a Tyler, rilassarsi e cadere in trance.

 

Skylar aprì gli occhi e si guardò le mani: non erano evanescenti come l'ultima volta che aveva utilizzato il potere, erano in carne ed ossa- o sembravano tali -e sbuffò, sicuro di aver fallito nel tentativo, ma ecco che, alzando lo sguardo, vide a pochi metri il proprio corpo ritto in piedi e con la testa china.

“Sky?” domandò Tyler, voltandosi a guardare l'amico.

“Ehi, amico...” sorrise il bruno, avvicinandosi a lui. “Che ne dici di lasciar perdere tutto e andare a casa? È tutto finito, adesso...” disse, con le lacrime agli occhi.

“Dopo. Devo prima fare una cosa.” spiegò, ed un fulmine colpì il tetto di un palazzo con una potenza tale che il suonò fracassò i vetri dei palazzi vicini.

“Cosa? Uccidere tutti?” domandò il bruno.

“Devo proteggervi...” spiegò con risolutezza.

“Lo fai sempre e l'hai sempre fatto...”

“Non sono riuscito a proteggere te.” commentò, abbassando lo sguardo.

“Sono io quello che ti ha ucciso.”

“Non sei stato tu. È stato Azeban.”
“Sì, ma con il mio corpo. Non sarei dovuto riuscire a ribellarmi prima che ti ferisse a morte?” pianse, passandosi la mano sulle guance per asciugare le lacrime. “Quindi perché devono pagare tutti, se la debolezza è stata la mia?” chiese, e Tyler lo guardò, incapace di trovare una risposta.

“Non sei un assassino.” lo consolò.
“Neanche tu.” rispose l'amico, prendendolo per mano. “Andiamo a casa, Ty... dimentichiamoci di questa brutta storia...” lo pregò, abbozzando un sorriso, mentre la tempesta si placava pian piano.

“Non posso permettermi di vedervi soffrire ancora.” spiegò.

“E noi non possiamo permetterti di uccidere tutti.” rispose con imperio il bruno. “Dici di non volerci vedere soffrire ed è sofferenza che vuoi portare in tutto l'universo... Tyler! Torna in te, ti prego...” disse, stringendo la sua mano nella propria.

“Io...” mormorò il rosso, confuso.

“Tyler! Tyler!” urlò una voce, era femminile e proveniva da qualche metro di distanza, ma era abbastanza familiare al rosso da riuscire a farlo girare completamente. Era Lilian che, accompagnata ed informata da Lydia sugli ultimi avvenimenti- la rossa aveva prontamente omesso il particolare della morte del ragazzo per evitare di aggravare la situazione.
“Lilian...” disse il rosso, e la tempesta si acquietò all'istante, come se quel nome fosse il centro di tutto il potere.

“Tyler... lascia perdere... andiamo via...” mormorò la bionda, avvicinandosi e ignorando gli avvertimenti degli altri ragazzi riguardo il pericolo di avvicinarsi troppo al rosso.

“Ma... devo proteggere i miei amici... e te.” spiegò.

“Non in questo modo, Tyler. Lo sai che non è il modo giusto.” spiegò, ormai a pochi centimetri dalla barriera elettrica. Tyler si avvicinò e poggiò una mano sul muro invisibile, e Lilian fece lo stesso, facendo sussultare gli altri guardiani, credendola ormai spacciata, ed invece la bionda rimase illesa, separata dal suo ragazzo solo da un sottile strato d'energia inoffensiva.

“Ti amo, Tyler. Torniamo a casa, insieme.” sorrise, con le lacrime agli occhi. Il rosso abbassò gli occhi e non appena li rialzò, rivelò le iridi castane e non più arancioni, ed i suoi capelli si abbassarono assecondando la gravità. Lilian scattò e abbracciò il ragazzo per poi baciarlo a lungo, mentre le loro lacrime si mischiavano e i due sorridevano, manifestando un sollievo che subito li sorprese.

Skylar sussultò ed il suo spirito tornò nel proprio corpo, facendolo cadere per il grande sbalzo di energia, e fu subito raggiunto da Lydia che lo abbracciò con tutte le forze, inondandogli il volto con la sua folta chioma di capelli rossi.

“Mi sei mancato.” confessò, asciugandosi qualche lacrima.

“Anche tu. Più di tutti.” sorrise, ricambiando l'abbraccio.

“È finita, quindi?” domandò Sydney, ora pallido.

“Più o meno...” rispose Kyle che aveva ripreso le forze.

“Bene. Allora posso svenire.” mormorò il ragazzo, e Kyle non fece in tempo a chiedere cosa intendesse che allungò le braccia e prese il biondo al volo. Troppo era stato il dolore, troppo il sangue versato ed ora il ragazzo aveva solo bisogno di un momento per riprendersi.

“Vieni, andiamo a casa...” disse Lilian, prendendo Tyler per mano.
“Aspetta. Devo prima andare a Kandrakar.” spiegò, sorridendole e baciandole la fronte. “E ci andrò solo.” spiegò, aprendo tre portali con un gesto della mano, e salutando così i suoi amici.

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