Forty-five memorys.

di _AnnabeThalia_
(/viewuser.php?uid=688264)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue. ***
Capitolo 2: *** Day one- vecchie conoscenze. ***
Capitolo 3: *** Day two- Faccia di Pigna e Testa D'Alghe. ***



Capitolo 1
*** Prologue. ***


PROLOGUE.
17 Giugno.
                                                                                                        
Annabeth.
Non riesco a vedere nulla oltre che il buio.
Sento una voce, in lontananza, ma non riesco a captarne le parole; un fastidioso beep beep riecheggia nella mia testa, ma non vedo nulla: sono circondata dall’oscurità.
L’accento continua a parlare, stavolta più lentamente e mi accorgo di quanto sia familiare.
“Ci sono possibilità che si risvegli, signore? “ domanda una voce vicino.
“Temo che l’eventualità di un suo risveglio sia molto remota, mi spiace. Come ogni coma, però, nulla è certo, potrebbe svegliarsi in qualsiasi momento, come non farlo mai più. Purtroppo, questa è una situazione che va ben oltre lo studio della medicina; queste sono condizioni imprevedibili, e anzi, oserei definirli veri e propri miracoli “ ribatte una voce dura e fredda.
“Quindi, vuol dire che con tutta probabilità non ce la farà? “ il tono della prima voce si incrina, e potrei giurare di aver sentito un singhiozzo.
“Quel giorno, ragazzo, arriverà comunque. Il macchinario può solo rallentare l’inevitabile. Arriverà il giorno in cui si sveglierà, ma con tutta possibilità non ce la farà. “
Il buio dei miei occhi sembra farsi ancora più gelido, mentre il volume del suono del macchinario aumenta sempre di più.
Morirò? O forse, sono già morta?
Sento la porta aprirsi e richiudersi, ma per l’ennesima volta, mi accorgo di essere impotente e rinchiusa in un baratro troppo profondo per essere risalito. Il buio mi sopraffà e lentamente, anche quello strano suono si riduce ad un lento ticchettio.
 
 ***
 
“Ce la farai, io lo so. Sono sicuro che ti risveglierai, Sapientona. Sorprendici tutti, come solo tu sei in grado di fare! Sbatti le palpebre, muovi un dito, tossisci. Fa qualcosa! Io so che tu mi puoi sentire… Io ci credo, che un giorno ti risveglierai. Ne sono sicuro “
Mi risveglio- o almeno così sembra- cullata dalla voce dolce e protettiva di un ragazzo. Mi è stranamente familiare, tuttavia, non riesco a ragionare correttamente, la mia mente è quasi… Bloccata.
Il mio cervello non riesce ad elaborare pensieri connessi su ciò che sta avvenendo, perché è ovvio che qualcosa sta succedendo. O almeno così sembra.
Il suono ormai familiare inizia a brusire di nuovo con nitidezza accanto a me, e percepisco sempre più chiaramente ogni minimo rumore. Il ronzio di una zanzara che vola fastidiosa accanto al mio orecchio; uno strano gorgoglio proveniente davanti a me e quello che mi pare un fazzoletto tirato fuori da un pacchetto.
Per qualche attimo, la voce rimane in silenzio, lasciando che mi concentri sul suono stridulo dell’attrezzo. Poi, lentamente, percepisco una sensazione strana al braccio.
Perché io ho un braccio, vero?
Provo a muovere l’arto, ma non succede niente. Né un informicolimento né un minimo dolore, o senso fastidioso. Come se non avessi affatto gli arti superiori.
Aspetta un attimo…. Devo avere le braccia.
Non è possibile.
Oh, Dio. Non ho le braccia! No, non può essere vero. Io le braccia ce l’ho, certo che le ho. L’ultima volta che ho controllato, le avevo, mi pare.
Cielo, non mi ricordo neanche qual è, l’ultima volta che ho controllato!  
Non riesco a distinguerlo chiaramente, lo avverto come un leggero soffio di vento, sulla mia pelle.
Cerco di risvegliarmi, alzarmi, ruotarmi o fare qualsiasi altra azione, ma rimango immobile, nel buio più totale. Non posso esaudire la richiesta del ragazzo- almeno pare, sia un ragazzo- ma non capisco il motivo. Magari, sono morta…
No. Non può essere.
Tuttavia, la sensazione di essere più statica di un vegetale mi opprime. È come se una camicia di forza mi tenesse immobile, ancorata ad un luogo che non conosco, che non ritengo affatto familiare.
Un altro leggero fruscio mi attraversa le orecchie, e sento sbattere un oggetto. Poi, la maniglia di una porta, che ancora una volta si apre e richiude.
Questa volta, la voce è estremamente femminile.
“Signor Jackson, devo chiederle di uscire, adesso “ annuncia, la voce.
Jackson? Suona così… familiare! Non riesco a connettere le varie informazioni che si aggiungono nella mia mente. Riflettere, in questo momento, è una azione decisamente troppo impegnativa. Non riesco neanche a ricordare il mio nome, figurarsi collegarne uno- estraneo fino a pochi attimi fa- nel tempo.
“Uh, sì certo “ la voce del ragazzo suona delusa.
Percepisco un piccolo sospiro sulla guancia, simile a quello avvertito in precedenza.
Aspetta un momento! La testa ce la devo avere per forza, no?
Quindi… Ho anche le braccia! Dio, che sollievo!
Il brusio nel sottofondo si fa più forte, e maledico ciò che si trova accanto a me, per tutto il baccano che sta creando con quei fastidiosi beep beep.
Attentamente, cerco di prestare attenzione alle parole. È come se stessi origliando una conversazione da dietro una porta, chiusa a chiave dentro una stanza buia, incapace di chiedere aiuto e uscire.
“Non possono staccarla! Dovete continuare a tenerla collegata alla macchina! Sono sicuro che si sveglierà, lei ce la farà “ il tono implorante del ragazzo- per quanto sia difficile anche solo pensare che possa accadere- mi mette i brividi.
“Signore, anche se si svegliasse- e a dire dalle condizioni in cui versa, non credo sarà così -, non vorrebbe mai averlo fatto. Appena aprirà gli occhi, desidererà solo chiuderli di nuovo. I suoi genitori sono morti, suo fratello è in coma come lei. L’impatto con la testa è stato decisamente troppo forte, non ricorderà più nulla. Non si ricorderà nemmeno più di lei. “ la voce della donna risuona in tutta la mia stanza buia.
Improvvisamente, mi pare quasi di morire e, se non lo sono già, desidero solo che avvenga.
I miei genitori non ci sono più.
Mio fratello è in coma.
Non ho più la possibilità di conservare alcun ricordo.
La verità mi è esplosa in faccia come una mina: netta, decisa, forte.
L’infermiera aveva ragione, sarei solo dovuta morire, avrebbero dovuto staccare la spina.
Il ragazzo, però, non pare della stessa opinione; un tonfo veloce, seguito da un gemito- di dolore, suppongo- e poi lacrime rumorose.
“La prego, no. Non lo faccia, lasci che mi occupi io di lei. Pagherò tutto il denaro che serve, ma non staccate la presa. La prego… “ ancora singhiozzi.
“Va bene. Ma questa situazione non può andare avanti per troppo tempo. Le concedo quarantacinque giorni, niente di più, niente di meno. Quarantacinque giorni per prendersi cura della ragazza, ma deve sapere che il rischio che non prenda più conoscenza è alto, e… Beh… Non si ricorderà più di lei. Di niente, in realtà “ conclude con tono compassionevole, la donna.
Vorrei urlare, dire che non è necessario, che non ce la farò. Piangere, scalciare, fare qualsiasi cosa che non posso fare adesso.
Vorrei svegliarmi, solo per cadere di nuovo in un sonno, stavolta più eterno. So bene, però, che non ne sono in grado.
Avverto un altro tocco impercettibile alle dita della mano, e poi, di nuovo la sua voce.
“Allora, vorrà dire che le ricorderò io, tutto ciò che necessita sapere “ il tono deciso, lascia comunque trasparire dolore, e capisco che forse non tutto è ancora perduto.
“Cosa vuole dire? “ la voce della donna sembra interdetta e perplessa.
“Ho quarantacinque giorni, giusto? “
La signora mormora un “sì” incerto.
“Bene, allora in questi giorni farò in modo di ricordarle i quarantacinque episodi più belli della sua vita; le riassumerò le emozioni più forti e le parlerò delle persone che la circondano. Un ricordo, un giorno “ sembra quasi che stia sorridendo, mentre dice queste parole. Ma io non lo so, non ho la capacità di vedere, non posso abbandonare il nero che mi circonda.
E dopo un’altra lieve carezza- o almeno, immagino che sia proprio questo- mormora: “Ciao, Annabeth “
Annabeth.
La porta si apre e chiude, e poi, per il resto del tempo, sento solo il beep beep del macchinario indebolirsi, piano piano, fino a scomparire. Presto, tutto diventa silenzioso.
 
________________________________________________________________________________________________________________________
 
 
Il mio angolino:
Si, lo so cosa state pensando: “Ma che cavolo di roba è?”
Però, tranquilli, non è così triste come sembra, ewe.
Questa è una storiella che sto scrivendo su word da un po’ di tempo, ormai, e ci tengo davvero tanto a pubblicarla! C’:
Ho scritto molti momenti di questa storia, e accenno che i capitoli saranno più lunghi e tutto il resto della storia sarà incentrato sui ricordi che svela Percy ad Annabeth. I capitoli saranno più o meno quarantacinque, come già si può intuire dal titolo della storia, ahahah.
 Come ho detto prima, ci tengo davvero tanto a questo piccolo prologo, e sapere le vostre opinioni mi aiuterebbe un sacco, oltre che rendermi molto felice! Detto questo, spero che vi sia piaciuto almeno un pochino, o che vi abbia un po’ incuriosito! :’)
Un bacio, e al prossimo capitolo. <3
Mad.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Day one- vecchie conoscenze. ***


 
 
DAY ONE.
VECCHIE CONOSCENZE.

 
18 Giugno.
Annabeth.
Da quando qualche tempo fa (non so ben definire quanto, senza un orologio) ho sentito la voce di quel ragazzo, non ho potuto far a meno di cercare di capire chi fosse, e soprattutto, perché ci tenesse tanto a farmi rimanere in vita.
Ripenso alle parole, che anche se con inesattezza, sono rimaste impresse nella mia mente.
“Le riassumerò le emozioni più forti e le parlerò delle persone che la circondano. Un ricordo, un giorno “  
Perché mai un estraneo vorrebbe rammentarmi parti della mia vita che non posso più ricordare o rivivere? Forse non è un estraneo. Magari è un cugino, uno zio o qualche altro parente.
Ma ancora una volta, se fosse un cugino o uno zio, perché non fa lo stesso con mio fratello?
Mille domande si accavallano nella mia mente, mentre passeggio per la mia stanza buia.
La cosa utile di essere mezzi morti, in uno stato di coma assoluto? Hai tempo per pensare, e tanto, direi.
Non so perché, ad esser sincera, ma anche l’idea di riflettere mi attira; forse nella mia vecchia vita trovavo utile questa azione. Magari mi piaceva farlo…
Dio, che confusione. Pensare mi piace, in questo momento, ma non ho le fonti necessarie per farlo. Non ho informazioni. E credetemi, se dico che le informazioni sono tutto ciò che più desidero, in questo momento.
Per la prima volta, da quanto ricordo, una strana emozione si fa largo dentro di me: il desiderio di conoscere.
Momentaneamente, spero solo che il ragazzo mantenga la sua promessa, che arrivi e mi racconti della mia vita, delle vicende che non ricordo più.
E quasi come se controllassi il mondo con la mia mente mezza addormentata, la porta si apre e richiude.
Il rumore di qualche passo incerto e poi una botta, accompagnata da una sonora imprecazione.
“Ahià! Porca miseria, che dolore. Il mignolo. Proprio il mignolo? Con tutte le dita dei piedi che ho, proprio il mignolo? “ il suo tono buffo mi fa quasi ridere… Se solo ne fossi capace.
Sento il suono di una sedia e poi un formicolio leggero alla mano; probabilmente la starà stringendo.
Una strana emozione prende il sopravvento su di me, quando inizia a parlare. Mi rendo conto forse per la prima volta, di quanto sia bella la sua voce, e di quanto suoni calda e familiare.
“Bene, bene, Sapientona. Pensavi che non sarei venuto alla fine, eh? “ lo sento ridacchiare.
“Avrei tanto voluto arrivare prima, tesoro. Perdonami, ma il grande capo mi ha ordinato di mettere a posto la stanza, prima. Dice che tu mi obbligheresti ad essere più preciso, se potessi parlarmi…
Già, sei una piccola dittatrice, Annie.  “ immagino che in condizioni normali, riderei, e probabilmente, lo obbligherei a chiedermi perdono in ginocchio.
Okay, forse, e dico forse, sono una piccola dittatrice. Ma, ehi, che ci posso fare io?
Sorrido all’impatto della sua risata, sentendomi io stessa un po’ più leggera.
Che sensazione strana… Che cos’è?
Non riesco a collegare tutti i tasselli, ne mancano ancora troppi.
“Uh con grande capo non intendo proprio il ‘Grande Capo’, quello con la G maiuscola… E anche con la C, suppongo. O con la D? Oh, Cielo, sto facendo confusione.
Ripartiamo.
Voglio dire, mia madre- Sally, ti ricordi di lei? (Quella che fa i biscotti blu, io li adoro e anche a te piacciono tanto!) – mi ha ordinato di sistemare la stanza, che era un po’ incasinata. Beh, forse un po’ tanto, ma sono dettagli”
Cerco di immaginare la sua espressione confusa, ma il suo volto non riesce a prendere alcuna sembianza. La voce, però, quella sì che la percepisco. Capisco di averla ascoltata con attenzione tante e tante volte.
Improvvisamente, l’immagine di una donna con una teglia di biscotti blu in mano, balena nella mia mente.
Ha caldi occhi castani e lunghi capelli scuri, con qualche filo argenteo, ma non è affatto anziana. Il suo sguardo trasmette amore. Indossa un’uniforme rossa-bianca-e-blu con su scritto “Sweetness of America”, probabilmente il negozio in cui lavora.
Mi chiedo se il ragazzo le assomigli, in qualche modo. L’immagine della donna è ancora impressa nella mia mente, quando una voce dolce alla mia destra prosegue- o meglio, inizia- con il racconto.
Presto la massima attenzione a ciò che dice, desiderosa di assimilare quanto più posso, considerate le mie precarie capacità di memoria.
“Da cosa potrei iniziare? Uhm… Magari presentandomi, perché no.
Sono un ragazzo super-figo con splendidi occhi e verdi e capelli neri. Ci conosciamo da un sacco di anni e tu in segreto mi hai sempre amato, il tuo è stato… Come dire? Un vero e proprio colpo di fulmine.
Mi hai visto… E sbam! Sei rimasta folgorata…”
“Ecco perché sono mezza morta, spiegazione interessante” ribatto mentalmente, sarcastica.
“…A tal punto che non hai resistito oltre, e dopo qualche tempo di attesa, hai attirato la mia attenzione, e mi hai confessato il tuo infinito amore nei miei confronti “ rimango scettica a questa parte del racconto, anche a quella prima, a dire il vero, tuttavia, sorridendo tra me e me per l’interessante storiella.
Non crederei di essere così frivola neanche in condizioni di piena memoria, figurati con un piede nell’aldilà.  
“Oh, Percy. Piantala, non puoi manipolarla, caspita. È la tua ragazza, non sarebbe moralmente corretto! “ lo sento borbottare tra sé e sé.
Percy.
La tua ragazza.
Due tasselli piuttosto grandi si uniscono a quella sottospecie di roba che ho egregiamente soprannominato “puzzle mentale”.
Ecco perché il ragazzo non è andato da mio fratello, ecco perché sta parlando a me.
La verità mi risveglia come una secchiata d’acqua: sono la sua ragazza.
Inizio a cercare mentalmente una piccola immagine di noi, ma non riesco a ricordare nessun attimo totalmente o minimamente nostro.
Neppure uno. 
“Sappi che faccio questo solo perché altrimenti, una vola sveglia mi tortureresti nel modo più crudelmente immaginabile “ rido nella mia camera buia.
“Dovevamo avere un rapporto meraviglioso “, penso.
 “Bene, chiarito questo, oggi ho deciso di ricordarti una parte fondamentale della tua vita; quando eri una bambina. Una innocua, piccola, graziosa mini-dittatrice. Quello lo sei ancora, ma crescendo, hai raggiunto il ruolo di ‘dittatrice piena’. Ritieniti fortunata.
Ad ogni modo, ti racconterò del Campo, del giorno in cui ci siamo conosciuti” la voce del ragazzo si fa improvvisamente seria, quando parla. Quasi malinconica, triste.
“Faccio una premessa; ogni Estate che si rispetti, deve essere passata al ‘Campo Mezzosangue’, e per noi è una specie di tradizione, suppongo. Ci andiamo tutti gli anni. Si chiama così perché è stato fondato dal Signor D. (non chiedermi perché si faccia chiamare così, il suo vero nome non l’ha mai svelato) e mettiamola in questo modo: è un vero fissato con i miti e le storie degli antichi greci. Ha assunto al campus anche il signor Brunner, ma fa in modo che tutti lo chiamino ‘Chirone’, così l’idea suona più realistica”
Improvvisamente, un’immagine si proietta nella mia mente: un uomo su una sedia a rotelle, con una giacca di tweed, capelli castani, radi e barba incolta. Tiene in mano un bicchiere da cappuccino dello “Starbucks”, che emana un piacevole odore di caffè.
Vorrei gridare di gioia, sto iniziando a ricordare.
Alla sua destra, l’immagine di un uomo con una camicia hawaiana tigrata, pantaloncini color kaki, e una bottiglia di vino in mano, che protesta per avere più alcolici, perché per tre mesi, una bottiglia non basta affatto.
La voce del ragazzo, intanto, continua a parlare e mi ritrovo piacevolmente sorpresa dalla marea di ricordi che lo leghino a me.
“La prima volta che sono arrivato al campo, mi ha aggredito l’alano del Signor D., prendendomi per un maniaco solo perché urlavo ‘Che cucciolone che sei! ’ ‘Ma che bel maschietto! ’… Ti chiederai cosa ci sia di male, perché sia stato rincorso per metà del campo, e infatti ora te o spiegherò in modo molto chiaro: era una femmina. “ scoppio a ridere mentalmente, mentre cerco di raffigurarmi la scena.
“Però, parliamone: quale padrone sano di mente, chiamerebbe ‘Minotauro’ il suo cane? Che per giunta, è pure una femmina! Il mio era un più che valido motivo per chiamarlo maschietto, mi sembra “
Quel ragazzo è simpatico. E imbranato, a quanto pare.
Mi piace.
“È stata la prima volta che ti ho visto, tu te ne stavi lì, a braccia incrociate e ridevi di gusto, mentre il cane mi rincorreva per tutto il campo. Ti ho notata subito, avevi due splendide codine arricciolate, e una maglia arancione del campo. Mi sono distratto nel guardarti, e sono scivolato su un sasso, sbattendo la testa “
Cerco di immaginare quella bambina, ma non ci riesco. È come se ascoltassi la vita di un’altra persona, composta da persone che non posso ricordare o immaginare semplicemente perché non le conosco.
“Era esasperante aver fatto la completa figura dell’idiota con te, sai? Soprattutto perché dopo quel momento, hai continuato a trattarmi proprio come un idiota “ la sua risata serena mi inebria le orecchie.
“Mi sono risvegliato in un lettino dell’infermeria, con il tuo volto disgustato che mi fissava. Ti ho guardato innocentemente, non capendo il motivo di tanto fastidio nel tuo sguardo, quando te ne sei uscita con un ‘quando dormi, sbavi ‘ che mi ha fatto abbassare gli occhi, notando l’enorme gora bagnaticcia sulla maglia. Non mi sono mai vergognato così tanto “
Un ricordo vivido mi attraversa di colpo la mente.
Una sedia accanto ad un lettino, e un bambino che dorme angelicamente.
No, non così tanto angelicamente.
Il mio sguardo si avvicina all’immagine del bambino: è a pancia in su con la bocca aperta, e sta sbavando come un lama. Ha i capelli neri tutti spettinati, e un bernoccolo violaceo sulla fronte. Lo vedo girarsi, stropicciarsi il viso e voltarsi verso di me; ha due meravigliosi occhi verdi.
La mia visuale si allontana mentre osservo i due bambini; la ragazza seduta ha due grandi occhi grigi, e una faccia un po’ schifata, in effetti. Un’altra icona appare nella mia mente: i due stessi ragazzi, leggermente più cresciuti, si tengono la mano sulla spiaggia; la ragazza ride, e il ragazzo, sostanzialmente più alto di lei, la abbraccia ridendo.
Un senso di felicità mi opprime il petto: sono davvero io, quella ragazza così spensierata?
“Il primo giorno è stato decisamente memorabile, diciamo. La sera ho fatto la mia seconda figura dell’idiota. Ogni prima sera al campus che si rispetti, i ragazzi si dividono in due squadre per la Caccia alla bandiera, una specie di caccia al tesoro dove bisogna trovare la bandiera avversaria prima che sia la squadra avversaria a farlo. Ero spaesato nell’ammasso di ragazzi, e conoscevo solo te (beh, più o meno, sì…), ma eri occupata a sbavare dietro a Luke come un obeso dietro ad una montagna mobile di cupcake. Io ti osservavo incuriosito, e lo ammetto, anche leggermente infastidito da tutte le attenzioni che riservavi a lui. Dopo, mi hai scelto nella tua squadra, presentandomi a Thalia, (credo sia la tua migliore amica) e a Silena.
Ero così felice che tu mi avessi fatto più o meno integrare con gli altri, così tanto che nel giro di un quarto d’ora sono finito nel laghetto delle anatre.
Si sono messi tutti a ridere, proprio mentre tu tornavi con la bandiera azzurra. Mi hai guardato quasi dolcemente, ma poi non hai trattenuto le risate. Credici o no, è stata la giornata più lunga della mia vita! “ rido fino alle lacrime nella mia stanza buia, ricordando ogni attimo con estrema enfasi.
Una ragazza mora con enormi occhi blu mi sorride, camminiamo a braccetto verso il boschetto.
Un ragazzo biondo, piuttosto carino che mi porge un foglietto mentre arrossisco, e infine Percy, che nuota verso la riva del laghetto, spaventato, confuso e divertito allo stesso tempo.
I suoi occhi verdi trasmettono pura innocenza.
Tutti questi ricordi trovano il loro posto nella mia mente, proiettandosi nella mia testa l’uno dopo l’altro. È una sensazione strana, ricordare. Ma per il momento, è la cosa più bella che possa fare.
La porta si apre e richiude, permettendo ad una voce squillante di entrare: “L’ora del passo è terminata! La prego di uscire “
Percepisco lontanamente la mano calda di Percy sulla mia guancia, che lentamente, rilascia una morbida carezza.
“A domani, Annie “ sorrido teneramente, mentre ancora una volta la porta si spalanca e in seguito si accosta.
Il suono accanto a me aumenta inesorabilmente, e intanto, le scene ricordate, si riproducono nella mia mente in sequenza.
Prima di addormentarmi, un semplice pensiero si formula nella mia testa; la sua mano calda e la sua voce dolce. E non posso fare a meno di sperare, che l’indomani arrivi presto.
 
___________________________________________________________________________________________________________________________________________
Il mio angolino:
Ehilà! :3
Allora, parto dicendo un enorme “Grazie” a tutti coloro che hanno recensito, inserito la storia tra le seguite, ricordate e preferite, o anche solo letto il prologo; mi avete reso molto felice!
Sono rimasta davvero colpita dalle cinque recensioni, ero una bomba di felicità, ahahah
Perciò grazie, grazie, e ancora grazie!
Ad ogni modo questo è il primo capitolo effettivo, mi sono divertita molto a scriverlo, e spero veramente che vi sia piaciuto! Sarei molto felice se mi faceste sapere la vostra opinione con una recensione, per me è molto importante sapere cosa ne pensate! ^^
 Come si può ben intendere da testo, nessuno di loro è un semidio o ha a che fare con il mondo divino; il Campo è semplicemente una specie di campus estivo, che sarà scena di molti dei ricordi principali di Annie.
Prima che mi dimentichi: aggiornerò una volta a settimana, che dite, va bene? :)
Grazie mille per aver letto, intanto.
Un abbraccio!
 Mad. <3

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Day two- Faccia di Pigna e Testa D'Alghe. ***


DAY TWO.
FACCIA DI PIGNA E TESTA D'ALGHE.
19 Giugno.
Questa notte è passata abbastanza velocemente, ho ripensato mille volte a Percy e a ciò che mi ha raccontato ieri.
Mi sono deliziata nel notare che più o meno riesco a capire di cosa parla, quando mi racconta qualcosa. Insomma, per me è già un passo in avanti riuscire a collegare determinate immagini a ricordi.
Ma credetemi, se dico che ricordarsi la propria vita in brevi pezzetti è un po’ come quando si cambia velocemente canale su Sky Cinema; vedi solo alcuni istanti dei film e non ci capisci assolutamente nulla.
Ho pensato all’evenienza di risvegliarmi dal coma… Sarebbe plausibile, considerato che comunque il mio cervello è in perenne attività, ma non dipende da me. Ora come ora, non ci riesco proprio e tra l’altro non credo di avere motivi poi così validi per risvegliarmi; l’unica ragione è Percy.
Ho perso tutto, dalla memoria, alla famiglia.
Questo straziante pensiero mi accompagna, mentre il buio si impossessa di me.
 
***
 
La porta si apre e richiude.
Oh, cielo. Percy è già qui? Chissà che aspetto ho, magari ho addirittura la bava che mi cola all’angolo della bocca o i capelli tutti arruffati! Per la miseria, no. Potrei avere la bocca spalancata ed un alito terribile!
Una voce femminile risuona scocciata nella stanza.
“Ah tesoro, vediamo di darti una sistemata, hai tutti i capelli annodati “
Ci mancava solo che Percy mi strigasse i capelli. E poi la sua voce era così scocciata e femminile
Aspetta un momento.
Percy non ha una voce femminile.
O meglio, sì, ma non così tanto femminile…
Grazie a Dio non è Percy!
“Senti, non so neanche il tuo nome, sei mezza morta e quindi salterei le presentazioni. Ma il primario dice che dobbiamo parlarci con i nostri pazienti, perché voi potete capire. Quindi, mi chiamo Maggy Sanchez, sono un’infermiera e adesso ti toglierò un po’ di bava di dosso, tutto chiaro? Chi tace acconsente, quindi, bene “ sospira.
Neanche due minuti e questa donna è già seccante.
Sento un formicolio leggermente più forte sul volto. Poi una sensazione di piacevole fresco alla testa. Credo che mi stia lavando.  
“Ma cosa hai fatto a questi riccioli, li hai incollati con l’Attack? Dio, sono tutti aggrovigliati. Se li tagliassi potrei farci un maglioncino. Uff, cosa mi tocca fare! Dieci anni di studi universitari per finire a sfare quattro nodi giganti, poi dicono che la vita non è ingiusta! “
L’infermiera parla tanto, troppo, e mi sta facendo salire il nervoso. Non sono mezza morta, o meglio, sì, ma posso comunque sentirla ed è irritante ascoltare la sua voce che si lamenta.
Avverto una leggera tensione alla testa, minimamente più forte di prima… probabilmente si sarà armata di un pettine a denti larghi.
Io usavo quello…
Oh cielo, ricordo il tipo di pettine che usavo!
L’immagine di una ragazza contrariata si fa largo nella mia testa: ha luminosi occhi grigi che esprimono dolore, la fronte corrucciata e si sta mordicchiando il labbro inferiore.
Una marea di capelli biondi e ricci le ricadono davanti agli occhi fino ad arrivarle al bacino, mentre ogni tanto, dall’ammasso, compare una mano che impugna un pettine nero.
Ora immagino il motivo delle ultime due imprecazioni della donna.
Immagino di averne dette parecchie anche io, quando facevo la doccia.
Sorrido mentalmente, un po’ perché sono davvero contenta di ricordare almeno qualche piccolo frammento della mia vita, e da un’altra parte per il semplice motivo che probabilmente, se mai mi risveglierò, sarò in grado di ricordare tutte le persone a cui tengo di più, e anche gran parte dei ricordi che mi legano a loro. Ci vorrà del tempo, certo, ma sono sicura che ce la potrò fare.
Non so per quanto tempo sia rimasta a pensare, ma dopo ciò che mi sembra classificabile come ‘non molto tempo’, l’infermiera se n’è andata, lasciandomi sola con l’ormai familiare beep beep del macchinario accanto a me.
Ho pensato che mi farebbe piacere se in questo momento arrivasse Percy con uno dei suoi ricordi raccontati, ma il tempo si è come bloccato, e per ora non è arrivato nessuno.
Sento una botta alla maniglia, segno che qualcuno sta entrando.
Ah, che bello, Percy è finalmente arrivato!
Aspetto che si avvicini a me, quando la voce odiosa dell’infermiera mi ammonisce mentalmente: “Sono io, che sbadata ho dimenticato la bacinella”
È ancora lei!
“Fossi in te, non mi emozionerei troppo, tra qualche minuto… Stanno per entrare i tuoi amici”
Wow, ha il senso dell’umorismo pari a quello di un tubero.
Ad ogni modo, non vedo l’ora che arrivino i miei amici. Finalmente!
No, aspetta. Amici?
Quali amici?
Una risata riecheggia forte e sento dei passi che entrano nella stanza.
Sta diventando affollata, direi.
Sento una persona sbuffare e poi una voce assolutamente familiare: “Senta, abbiamo trenta minuti, poi il passo finisce, noi dobbiamo andare a casa e poi non possiamo tornare prima di domani. Quindi, se ci fa il piac… “
“Thalia. “ la voce ferma di Percy l’ammonisce.
È Thalia! La ricordo perfettamente, è la mia migliore amica.
Una ragazza con i capelli neri, eyeliner nero e jeans dello stesso colore strappati, fa capolino nella mia testa. Ha uno splendido sorriso, dolci lentiggini ed elettrici occhi blu.
Il ricordo appare come una foto, ci abbracciamo e lei ride serenamente, mentre io le scompiglio i capelli sciogliendole la perfetta treccia laterale.
“Ci scusi, la mia amica, qui, è solo molto preoccupata per Annabeth “ interviene Percy cautamente, irrompendo nel mio ricordo.
“Oh, non ne vedo il motivo, non starete ancora sperando che si risvegli? Ne ho visti parecchi di casi come lei, e garantisco che nessuno di loro si è mai svegliato. “ l’infermiera sbuffa, mentre avverto il respiro lungo e profondo di Thalia, simbolo che sta per scoppiare.
“Senta lei, Megan-o-come-cavolo-si-chiama, mi sta irritando. Non ha nessun diritto di dire che non si sveglierà, perché non la conosce, lei è una ragazza estremamente forte e non sarà abbattuta dalle sue stupide predizioni del ca…”
“THALIA! “ Percy la frena per la seconda volta, trascinandola affianco a me. Sento una sensazione leggermente fredda, proprio come la mano di Thalia, sul volto.
“Ci potrebbe lasciare da soli? Per cortesia… “ ancora una volta il ragazzo si interpone gentilmente tra le due, sperando di placare le acque.
Mi immagino la scena, e non posso far a meno di sorridere, perché Thalia è sempre la solita stupenda Thalia, e Percy è sempre il mio bellissimo Percy.
“Con molto piacere “ sento la porta sbattere, e la risata imminente dei due ragazzi.
“AH. Che sfigata! La mia Annie è un portento “ la voce di Thalia suona fiera nella stanza.
“La tua Annie?”
“Sì, proprio la mia, Testa D’Alghe. Fino a prova contraria era la mia migliore amica ancora prima che tu facessi la tua brillante entrata al Campo Mezzosangue “ la ragazza scoppia a ridere, e io insieme a lei, nella mia camera buia.
“Per quanto, ancora, me lo rinfaccerai? “ ribatte Percy, con finta scocciatura.
“Fino a che sarai una Testa D’Alghe, immagino “
“Andiamo Thalia, volevo evitare di ricordarle questo odioso soprannome! “ protesta il moro.
“Non è mica colpa mia se sei finito nel Laghetto delle Canoe riemergendo con tre alghe sulla testa “ ride la mia amica. 
Ora che ci penso, mi ricordo perfettamente quell’episodio; mi è stato raccontato ieri da Percy, solo che ha tralasciato la parte del soprannome. Rimugino sul nome ‘Testa D’Alghe’ e mi rendo perfettamente conto di averlo chiamato innumerevoli volte così.
Mi viene in mente una particolare scena: quattro bambini stanno giocando sulla spiaggia tutti insieme, un bambino, che immagino sia Luke, fa lo sgambetto a Thalia, che cade all’indietro, distruggendo il meraviglioso castello appena terminato degli altri due bambini.
La bionda, si volta giusto in tempo per vedere il castello in frantumi, e non avendo notato come si sono svolti i fatti, incolpa il ragazzo che le è accanto, Percy, incominciando a rincorrerlo per tutta la spiaggia. Di tanto in tanto, si sentono urla come “Testa D’Alghe, vieni qui! “ o “ Se ti prendo ti faccio rifare tutto il castello con solo la lingua! TESTA D’ALGHE!! “
Ricordandomi anche solo quei piccoli attimi, rido, per poi concentrarmi di nuovo sulle parole dei miei amici che stanno ancora discutendo. 
‘Che strani personaggi…’
“Ehi, ehi, ehi. Frena! Non sono io quella che ha un soprannome orrendo! “
“Ah sì? Dicevi, Faccia di Pigna? “ la voce di Percy suona vittoriosa.
“Non-non lo farai “ Thalia balbetta.
“Oh sì, che lo farò “
“PERSEUS JACKSON. AZZARDATI, E TI RITROVERAI CON TRE DITA DELLA MANO IN MENO “ Tuona la ragazza.
“Correrò il rischio, d’altronde oggi è il secondo giorno, e lo devo abbinare ad un secondo ricordo, quindi perché no! Oggi Annie, ti racconterò del giorno in cui l’impavida Thalia venne soprannominata ‘Faccia di Pigna’ “ Percy scoppia a ridere mentre Thalia, irata, sputa sonore imprecazioni contro il ragazzo.
“Conosciamo tutti le caratteristiche della nostra bella amichetta: beffarda, coraggiosa, forte, insomma, una vera dura. Metti tutta questa durezza in un piccolo corpo incavolato, ed otterrai una mini-Thalia di quattordici anni, che agguerrita si dirige alla cieca il più lontano possibile da Luke. Che dici, amica, proseguo? “
“NO “
Inizio ad immaginarmi la scena, compiaciuta, mentre Thalia prosegue con la seconda sequenza di sane parolacce. 
“Bene, dicevamo che? Ah sì, parlavamo della nostra dura preferita. Velocemente, sotto il tuo sguardo preoccupato per la discussione appena avuta con il ragazzo, Thalia si è letteralmente fiondata in un pino.
Oltre al bernoccolo alla fronte, ne è apparso uno anche sul capo, quando precisamente dritta, le è caduta in testa una pigna. Una scena da Oscar, giuro.
Che altro dire? Ci siamo mangiati un bel po’ di pinoli “ Percy scoppia crudelmente a ridere, non fermandosi per una buona cinquina di minuti, mentre nel frattempo il ‘filmato’ della scena si ripete nella mia testa; Thalia che, proprio come ora, inviene contro di noi urlando: “Siete proprio dei bastardi, tutti coalizzati contro di me”, accarezzandosi il rigonfiamento sulla fronte che in seguito diventerà un gigantesco bernoccolo. Ricordo le nostre risate unite, mentre alla fine anche alla mora scappa un piccolo sorriso.
L’espressione strana di Silena, presente anche lei durante ‘l’avvenimento’, che non sa se ridere fino alle lacrime, o preoccuparsi per l’amica.
Mentre Thalia interviene, per cambiare discorso, entra l’infermiera, che annuncia con voce fastidiosamente squillante: “L’ora del passo è finita! “, guadagnandosi un mormorio rattristito dei due amici.
Una volta uscita dalla stanza, Thalia borbotta spazientita: “Mi sta ancora di più sulle pa… “
“Thalia! “ urla per l’ennesima volta Percy, esasperato.
“Percy! “ ribatte la mora, facendogli il verso.
Nella mia camera buia, sto ancora ridendo, perché due amici migliori di loro, non potrei proprio averli.
Percy mi saluta con un leggero bacio sulle labbra, che avverto a stento, mentre sento la carezza di Thalia e le sue parole nell’orecchio: “Quella donna mi fa salire l’omicidio, sì, ma azzardati a chiamarmi Faccia Di Pigna, una volta sveglia, e le tre dita staccate a Percy saranno una barzelletta “ la sento ridere mentre urla un “Ti voglio bene” che sovrasta il “Ci vediamo domani, tesoro “ di Percy.
Per un attimo rimango in silenzio, senza pensare, ascoltando solamente il rumore del macchinario. Poi il buio mi sopraffà, e il beep beep, diventa la più dolce ninna nanna.
__________________________________________________________________________________________________________
 
Il mio angolino:
Ehi ragazzi! <3
Come sta andando l’inizio della scuola?  A me davvero pesantemente, tra compiti in classe, interrogazioni e studio... Voi, invece? Come procedono, le cose?
Anyway, perdonatemi, davvero. Ho fatto un ritardo ultra-galattico, e sono sicura che: l’80% di voi non si ricorderà nemmeno più quasi della storia e sarà incavolato nero e deluso da me per il ritardo, Il 10% si ricorderà della storia, ma sarà comunque incredibilmente arrabbiato, e l’altro 10% starà leggendo per la prima volta la storia ma sarà infuriato comunque con me per il ritardo.
Ragazzi mi dispiace davvero tanto, vi prego di perdonarmi, prometto che non avverrà più! Non ho scusanti, e me ne rendo perfettamente conto, avrei dovuto postare prima… Ma spero di essermi fatta un pochino perdonare con questo capitolo, che a me personalmente piace leggermente.
So che non è completamente Percabeth e romantico, ma trovavo carino integrare anche Thalia, dato che comunque è la migliore amica di Annabeth ed è compresa in molti dei ricordi principali! Quindi spero veramente che vi sia piaciuto, e se vorreste lasciarmi una recensione, anche piccolina, mi rendereste davvero felice! Sapere la vostra opinione è molto importante per me! ^^
VI RINGRAZIO CON TUTTO IL MIO CUORE PER LE SETTE RECENSIONI DELLO SCORSO CAPITOLO, non sapete quanto sia felice che la storia per ora vi sia piaciuta, e spero davvero che il capitolo non vi abbia deluso! Grazie mille ad ognuno di voi, perché è grazie alle vostre parole che la storia procede (anche se stavolta con ritardo… scusate ancora!) <3 <3
Inoltre, un enorme grazie anche a voi che avete inserito la storia tra le preferite, seguite, e ricordate, e caspita, un gigantesco Grazie con la G maiuscola a voi che mi avete inserito tra gli autori preferiti! Ragazzi, è una gioia immensa. ^^
Vi adoro con tutto il mio cuore, spero di sentirvi nelle recensioni!
Un bacione a tutti quanti voi!
La vostra, Mad. <3
Ps: ho incominciato a riscrivere il capitolo quattro, così che tra qualche giorno possa aggiornare, sperando di farmi perdonare! 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2811393