Wild Heart.

di namelessjuls
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo.

Un colpo.
Un altro colpo.
E infine l'ultimo, quello decisivo, che la costrinse a cedere.
Sentì l'ormai conosciuto freddo del pavimento oltrepassarle i vestiti leggeri, arrivandole fino alle ossa.
Avvertiva il dolore allo stomaco farsi più forte ogni secondo che passava, diventando quasi insostenibile.
Il ragazzo si abbassò in modo da raggiungerle il viso, che lei teneva basso e con le lacrime pronte a scendere.
Le mise due dita sotto al mento, costringendola a guardarlo.
Gli occhi verdi di lei puntati nei castani di lui.
Le spostava il viso da destra verso a sinistra, osservando con un leggero sorriso i segni che aveva lungo il collo, quasi compiacendosi del risultato.
Lei non parlava, aveva troppa paura di una sua potenziale reazione.
"Sai di cosa avresti bisogno?" Le chiese, spezzando il silenzio della stanza "Di un cuore selvaggio."
Lei se ne stette zitta, la paura era più forte della curiosità di sapere il significato di quella frase.
Il ragazzo rise, alzandosi dal corpo accasciato della ragazza, alzando un piede, pronto per un nuovo colpo.
La ragazza chiuse gli occhi, preparandosi all'ennesimo scontro.
Però il dolore non arrivò.
Ci fu un forte rumore, come di passi.
Poi la porta della stanza si aprì  di colpo e tre uomini in uniforme entrarono di corsa.
"Fermo, polizia!"

***

Aleisha guardava attentamente il riflesso del suo corpo allo specchio, aiutandosi con le mani a tenere alzata la maglietta.
I segni neri erano spartiti, ma il ricordo era ancora lì, non se n'era mai andato.
Ogni notte si rifaceva vivo nei suoi incubi, costringendo la ragazza a svegliarsi tra le urla e completamente ricoperta di sudore.
Dopo tre anni, lui non l'aveva ancora abbandonata.
"Shai?" Un ragazzo riccio entrò nella stanza, lanciandole un'occhiata preoccupata, vedendo che stava facendo.
"Ciao Ash." Lo salutò, liberando i lembi della maglia, in modo che le coprissero lo stomaco ed osservando il fratello sedersi sul suo letto.
"Stai bene?" Le chiese lui, mentre la sorella gli si sedeva accanto.
"Si, tranquillo." 
In realtà, lei non stava bene per niente.
"Sono tre anni oggi." Le ricordò. "Questo vuol dire che è libero." 
"Lo so." 
"Ti verrà a cercare."
Aleisha abbassò lo sguardo, sapeva anche quello.
Se le ricordava bene le urla del ragazzo, al processo, dove diceva che sarebbe tornato presto, che l'avrebbe trovata e che gliel'avrebbe fatta pagare.
"Non ti farà del male questa volta, te lo giuro, Shai."
La ragazza si costrinse un sorriso, stringendosi di più al corpo del fratello.
"Grazie Ashton."
Non c'erano parole per descrivere quanto bene volesse a suo fratello.
"Di niente, sorellina." Le sorrise "Però sarà meglio che andiamo, non voglio arrivare tardi." 
Aleisha sorrise di nuovo, prima di afferrare il suo zaino e seguire il fratello in cucina, dove mangiarono la colazione che la madre aveva lasciato  loro prima di andare a lavoro.
Il padre di Shai ed Ashton era morto quando avevano rispettivamente cinque e sei anni, e da quel momento la madre lavorava a tempo pieno per poter mantenere la famiglia.
Era difficile a volte, e Ashton si ritrovava spesso a dover fare dei lavoretti per arrivare a fine mese, ma alla fine non si potevano lamentare della loro vita.
Dopo aver fatto colazione, i due si avviarono verso la scuola che frequentavano entrambi, Ashton all'ultimo anno e Aleisha al quarto.
Anche Lui avrebbe frequentato il quarto anno, si ritrovò a pensare la ragazza.
A volte le capitava, di pensare a Lui, anche involontariamente.
Ripensava ai suoi occhi,  grandi e marroni, che le erano sembrati tanto dolci e infantili all'inizio. 
Gli si illuminavano quando sorrideva. 
Poi ricordava i suoi capelli, di una tonalità più scura di marrone e ricci.
A lei piaceva prenderne una ciocca tra le dita, e poi avvolgerla su una di quelle, tirando appena.
Lui si fingeva infastidito quando lo faceva, ma poi la sua maschera cadeva, e si ritrovavano avvolti in uno dei loro baci.
Ma il chiodo fisso nella mente di Aleisha era uno solo, ovvero il suo sorriso.
Lei adorava il sorriso del ragazzo, luminoso, e formato da una linea di denti perfetti, fin troppo regolari.
Ogni volta che sorrideva lui, anche lei lo faceva.
"Shai?" 
Aleisha vide due dita schioccarsi davanti al suo viso, risvegliandola dai suoi pensieri, accorgendosi solo in quel momento di essere nel cortile della scuola.
"Oh, scusa Ash, stavo pensando."
"A lui?" Chiese subito il fratello.
Aleisha scosse il viso "No, tranquillo."
Ashton non sembrava convinto.
"Guarda, ci sono i tuoi amici." Disse lei, cambiando discorso e indicando il trio di ragazzi che aspettavano il riccio poco lontano.
"Mi posso fidare a lasciarti da sola?"
La ragazza annuii, sorridendo incoraggiante.
Il fratello le lanciò un'ultima occhiata preoccupata, prima di unirsi al gruppo poco lontano che lei si limitò a salutare con un gesto della mano, prima di entrare nell'edificio e andare direttamente nell'aula di scienze.
Andò a sedersi in un banco in fondo all'aula, uno di quelli meno voluti.
Nessuno si sedeva accanto a lei, e la colpa era di quel ragazzo dai capelli ricci che faceva fatica a non pensare.
Quando stavano insieme lui non permetteva a nessuno di avvicinarsi a lei, neppure i migliori amici del fratello, che la conoscevano da quando era  appena nata.
Tutti la evitavano.
E lei, per colpa di troppo amore, aveva perso tutto.
La classe si riempì velocemente, e al suono della campana il professore fece la sua entrata.
Sembrava preoccupato, e a Aleisha parve che le avesse lanciato uno sguardo mentre entrava, ma forse era solo una sua impressione.
"Ragazzi, ho un annuncio da farvi." Disse, infine "Da oggi questa scuola avrà un nuovo studente e passerà la sua prima ora con noi."
Da tutti i banchi prese ad alzarsi un forte vociare, e si potevano sentire le varie ipotesi che ogni studente faceva sul nuovo arrivato.
Alcune ragazze cercavano di sistemarsi il trucco e i capelli per rendersi più presentabili, nel caso fosse stato un bel ragazzo.
Tra tutti, Aleisha era l'unica impassibile.
Non le sembrava una notizia così sconvolgete l'arrivo di un nuovo studente, al contrario, la preoccupavano gli sguardi nervosi che il professore le lanciava continuamente.
"Ragazzi, state calmi" Provò a dire "Mi raccomando, cercate di essere simpatici, accoglienti e .."
Non riuscì a terminare la frase che qualcuno bussò alla porta, interrompendolo.
"Avanti." Disse, un po', titubante.
Alla vista del ragazzo, la classe si divise in due, chi emetteva urletti sorpresi verso il ragazzo e chi guardava preoccupato verso Aleisha.
Dal canto suo, la ragazza faceva fatica anche a respirare.
Le sembrava di essere stata catapultata in un suo incubo, in uno di quelli brutti per davvero. Il ragazzo sorrise, passandosi una mano tra capelli ricci "Piacere, io sono Bradley Will Simpson."


Angolo autrice.


Salve gente! :)
E la seconda storia che pubblico in un quarto d'ora, Oddio 🙈 
In ogni caso, questa è la prima storia che scrivo sui The Vamps, dato che scrivo principalmente sui 5 Seconds of Summer, ed onestamente non so se è un granché.
Mi piacerebbe davvero tantissimo sapere l'opinione di qualcuno di voi c:
Mi spiace anche se qualcuno trova insolito il nome 'Aleisha', ma dalle mie storie potrete vedere che io non uso nomi molto comuni :c
In ogni caso, spero vi piaccia il capitolo e fatemi sapere :)
Giulia. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1
 
Il passato non ti abbandona mai, non ti lascia mia fuggire dai tuoi ricordi, non ti permette di ricominciare, non ti permette di essere felice.
Aleisha lo sapeva, mentre osservava Bradley guardarsi intorno, con il sorriso sulle labbra, quasi felice di tutte quelle attenzioni.
In quasi tre anni, il ragazzo non era cambiato quasi per niente, sempre i soliti capelli ricci, forse un po’ più lunghi, il sorriso raggiante e gli occhi castani che gli davano un’aria infantile.
Non era un ragazzo molto alto, e non aveva nemmeno un fisico particolare.
Aveva le gambe magre, che teneva fasciate in un paio di pantaloni stretti, coperti fino a metà coscia dal grande maglione grigio.
Ad Aleisha piaceva lo stile del ragazzo, ne troppo semplice, ne troppo sfarzoso, come il suo.
“Ehm, Bradley” Iniziò l’insegnate, pensieroso “Se vuoi c’è un banco libero vicino a Dallas, se ti vuoi accom-“
“Voglio sedermi al mio posto.”
Sentire la sua voce fu come un fulmine a ciel sereno per la ragazza bionda, soprattutto perché il posto di Bradley era quello proprio accanto al suo.
Lei era come pietrificata, con lo sguardo puntato davanti a se, mentre il ragazzo si andava a sedere tranquillamente accanto a lei.
Nel farlo, il suo gomito sfiorò quello della ragazza, che lo ritrasse velocemente, voltandosi e scontrandosi con lo sguardo del ragazzo.
Lui sorrideva, mentre lei si era già persa nei suoi occhi.
Le erano mancati, le era mancato sentire il suo profumo e le era mancato sentirlo così vicino.
Si aspettava che dicesse qualcosa, ma lui si limitava a sorriderle senza aprire bocca, e quando la lezione incominciò, lui iniziò a seguirla senza averle ancora detto nulla.
Aleisha non riusciva a concentrarsi, troppo presa ad osservare il profilo del ragazzo al suo fianco con un misto di paura e sorpresa.
Sapeva che avrebbe dovuto odiare quel ragazzo dai capelli ricci, ma proprio non ci riusciva, per lei era troppo difficile togliere dalla mente tutti i ricordi positivi passati con lui e dar peso solo a quelli negativi.
Per lei lui era il Bradley che la schiaffeggiava, ma anche quello che l’abbracciava quando piangeva.
Era il ragazzo che le dava i pugni, ma anche quello le aveva portato un mazzo di rose al primo appuntamento.
Era il ragazzo che la insultava, ma anche il primo che le aveva detto che l’amava.
Il suono della campanella distrasse Aleisha dai suoi pensieri, costringendola a sistemare in fretta tutte le sue cose per non arrivare tardi alla lezione successiva.
Ma di sicuro non poteva calcolare il fatto che Bradley non la volesse far passare.
Era indietreggiato con la sedia fino a toccare il banco dietro, e guardava Aleisha sorridendo, tenendo le gambe accavallate e le braccia al petto.
Era irritante il fatto che lui mantenesse la sua solita calma mentre lei stava per impazzire.
“Posso passare?” Chiese, con voce incerta.
Il sorriso si cancellò dal viso di Bradley, e Aleisha fece un passo indietro, temendo una sua potenziale reazione, finendo contro il muro.
Ormai la classe si era svuotata.
Bradley si alzò, avvicinandosi a lei con cautela, e passandole le mani sulle braccia, fino ad arrivare alle mani, stringendole.
Aleisha trattene il respiro per tutta la durata del contatto, sentendo i brividi quando la sua pelle incontrò quella del ragazzo.
“Ti sono mancato?” Disse, finalmente, lui.
Che poteva dire?
Doveva dire no, e quindi mentire?
O doveva dire si?
A cosa avrebbe portato ogni risposta?
“Non è il momento, Bradley.”
Bradley le sorrise, per poi avvicinarsi all’orecchio della ragazza, lei poteva sentire il suo fiato caldo sul collo.
“Sai, preferivo quando mi chiamavi ‘amore.”
In una scala di paura da zero a dieci, Aleisha in quel momento avrebbe detto nove.
Voleva andarsene, voleva stare lontana da Bradley e da tutto ciò che le riguardasse.
Ma allo stesso tempo voleva stargli vicina, e tornare ai momenti nel quale stava con il vecchio Bradley, quello vero.
“Lasciami stare.” Provò a dire lei, cercando di liberarsi le mani dalla sua presa e spingerlo via. “Ti prego, Bradley.”
Eravamo arrivati al solito punto, quello in qui lei lo pregava di lasciarla in pace.
Lui di solito la guardava per qualche secondo, e poi scoppiava a ridere, tornando a fare quello che già stava facendo.
Ma questa volta invece, non si mise a ridere, e con delicatezza lasciò i polsi di lei, scostandosi appena di lato per permetterle il passaggio.
Lei sgranò gli occhi, sorpresa da una reazione così tranquilla del ragazzo.
 “Ci vediamo più tardi.” Aggiunse lui, sorridendo.
Aleisha sorpassò il ragazzo senza dire una parola, sbrigandosi ad uscire dalla stanza e raggiungere la classe successiva.
Era confusa, non riusciva a capire perché Bradley fosse diventato così gentile con lei.
Forse la prigione lo aveva cambiato?
Oppure voleva farsi perdonare?
Aleisha non lo sapeva.
“Shai, dove ti eri cacciata?” Strillò Luke, l’amico biondo di suo fratello Ashton, non appena varcò la soglia della classe.
Luke aveva un anno in più di Aleisha, ma essendo stato bocciato, avevano alcune ore in comune.
La ragazza si sedette al suo fianco, liberando un respiro che aveva trattenuto dal primo momento in cui il suo sguardo si era incrociato con quello del riccio.
“Che brutta faccia.” La prese in giro Luke “Martins ti ha dato B invece che una A?”
“Taci, Luke.”
Di solito Aleisha rispondeva ai soliti battibecchi di Luke, ma quello non era il momento adatto.
Luke parve capirlo, perché si fece improvvisamente serio.
“Dimmi che è successo, Shai.”
Luke, come gli altri amici di Ashton, era sempre stato come un fratello maggiore per Aleisha, e quando scoprirono quello che le aveva fatto Bradley, il biondo gli aveva tirato un pugno dritto in viso, ed Ashton aveva completato l’opera rompendogli definitivamente il naso.
“Bradley.”
Al suono di quella parola, avvertì i muscoli del ragazzo irrigidirsi, e i pugni stringersi.
“Che ti ha fatto quello stronzo?”
Aleisha alzò per la prima volta lo sguardo verso il ragazzo, incontrando i suoi occhi azzurro cielo.
Quasi tutta la popolazione femminile della scuola andava dietro al suo quartetto di amici, ma la prevalenza avrebbe sicuramente ammesso di preferire Luke che, puntualmente, rifiutava tutte le avance.
Aleisha gli aveva chiesto più volte perché non provasse ad uscire con qualcuna di quelle ragazze, e lui rispondeva sempre che era troppo presto.
Per cosa, lei non lo sapeva.
“Ha finito la pena, e oggi è tornato a scuola.”
Luke serrò le palpebre, analizzando attentamente il viso della ragazza.
“Ti ha fatto del male?”
Aleisha si affrettò a scuotere il viso “No, non mi ha fatto assolutamente nulla.”
Luke continuava ad osservare la ragazza, come per capire se gli stava nascondendo qualcosa.
Stava per aprire la bocca per dire qualcosa, ma proprio in quel momento il professore fece la sua entrata, e quindi le fece cenno che avrebbero parlato dopo.
Aleisha annuì, e tutti e due presero a guardare alla lavagna, anche se entrambi erano fin troppo persi nei loro pensieri per prestare ascolto ad almeno una parola.
 
 
Luke non era riuscito a parlare con Aleisha dopo il suono della campanella, per colpa di un suo amico che aveva bisogno di lui, e a causa delle lezioni diverse non riuscì a vedere la ragazza per tutta la durata della mattina.
Ora, era arrivata ora di pranzo, e tutti gli studenti si stavano sbrigando per raggiungere i propri amici al tavolo.
Aleisha stava per entrare nella mensa quando il rumore del suo telefono la bloccò.
 
Ci vediamo al solito posto.
Luke xx

 
Sorrise, involontariamente.
Le piaceva quando la gente le scriveva ‘xx’, e Luke lo faceva sempre.
Sistemò tutti i libri nel suo armadietto e, dopo averlo richiuso con la combinazione, percorse tutti i corridoi verso l’uscita secondaria, che dava sul giardino della scuola.
Dato che era ottobre, e quindi faceva freddo, era deserto, ma Aleisha non importava più di tanto.
Si andò a sedere sotto il solito albero, quello dove stavano sempre lei e Luke quando avevano voglia di stare insieme, e si strinse le gambe al petto, appoggiando il viso alle ginocchia.
Aveva ancora lo sguardo abbassato quando iniziò ad avvertire dei passi.
Alzò lo sguardo, felice che fosse arrivato Luke, ma appena vide che le iridi che stava guardando era marroni e non azzurre si immobilizzò.
Livello di paura? Nove.
 
 
 
Angolo autrice.
 
Salve bella gente :)
Mi scuso per il ritardo, ma da ora sarò sempre così (mi spiace), ma già da oggi mi hanno sommerso di roba da fare a scuola :c
Ma di sicuro, appena avrò un attimo libero, aggiornerò :)
Spero che questo capitolo vi piaccia e magari lasciatemi una piccola recensione c:
 
Alla prossima,
Giulia.
 
 
Aleisha Scott (Amanda Seyfried)
 
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Bradley Will Simpson

 
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Luke Roberts (Luke Hemmings)
 
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Ashton Scott (Ashton Irwin)

 
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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 
 
La sindrome di Stoccolma era quella malattia, per lo più psicologica, che si verifica quando la ‘vittima’ si innamora del suo carnefice, e per quanto dolore questa possa procurargli, lei non farà altro che volerla di più.
Le persone vittime di violenza fisica da parte del proprio ragazzo o marito ne soffrono nel momento in cui non lo denunciano, preferendo cercare di capirlo o, in casi estremi, amare il trattamento a loro riservato.
Questa sindrome può causare, nel momento in cui l’aggressore è lontano dalla vittima, incubi in quest’ultima, nel quale ricorda più volte le violenze subite.
La vittima non smette di amare il suo aggressore, qualsiasi cosa possa accadere.
“Ciao Shai.” Disse Bradley, rimanendo in piedi di fronte alla ragazza dai capelli biondi. “Come mai sei qui tutta sola soletta?”
“Sto aspettando una persona.” Disse lei, stringendosi di più nella sua felpa, come se potesse proteggerla da un qualcosa che nemmeno lei conosceva.
Bradley storse il labbro, come se fosse infastidito “Immagino che sia il tuo amichetto biondo.”
“E se anche fosse?” Chiese Aleisha, spostandosi di qualche centimetro quando lui si sedette al suo fianco.
Bradley continuava a guardare le sue mani, coperte a metà dal maglione grigio “Non mi piace quel tipo.”
Era scontata questa cosa, era stato merito Luke se la polizia era riuscita ad arrivare alla casa di Bradley e lo aveva arrestato.
Era presente anche lui quel giorno, ed era stato proprio lui a raccogliere il corpo di Aleisha, steso a terra, ricoperto solo dai vestiti strappati e il sangue della ragazza stessa.
Lei non lo aveva riconosciuto subito, ma lui si era avvicinato con cautela, tranquillizzandola con parole dolci e rassicuranti, e appena vide che lei iniziava a fidarsi, lui l’aveva presa tra le sue braccia, e l’aveva portata lontano da quell’inferno e il suo carnefice.
Aleisha si era chiesta più volte cosa sarebbe successo se Luke non si fosse chiesto perché quel giorno sia lei che Bradley non fossero venuti a scuola e se fosse intervenuto solo qualche minuto più tardi.
“A volte mi chiedo cosa sarebbe potuto succedere quel giorno.” Scoppiò, improvvisamente, il ragazzo, come se avesse letto i pesieri della ragazza.
“Bradley…” Aleisha non voleva parlare di quei momenti, e soprattutto non voleva farlo con quel ragazzo.
“Aleisha, non ha senso che facciamo i finti tonti, se Luke non fosse intervenuto molto probabilmente ora non saresti qui.” Il viso di Bradley scattò verso quello della ragazza, e lei poté vedere gli occhi di lui riempirsi di venature scarlatte e inumidirsi.
“Basta, Bradley, ormai è passato.” Sapeva che si sarebbe messa a piangere a momenti, ma non voleva farsi vedere per l’ennesima volta in quelle condizioni dal ragazzo.
Lui distolse lo sguardo da lei, tornando a guardare le sue mani “Ero così incazzato.”
“Lo so ma..”
“Non era colpa tua” La interruppe lui “Ma tu eri li, mi volevi aiutare, ma io volevo solo farti smettere di respirare.”
Questa volta Aleisha non disse nulla, riusciva solo ad immaginarsi lei, tre anni prima, stesa sul pavimento della camera del ragazzo con i lividi e i tagli che la ricoprivano, e con il petto immobile.
Bradley probabilmente non si sarebbe reso conto di quello che stava facendo fino a quando non fosse stata ridotta in quelle condizioni.
Poi si sarebbe sentito in colpa, forse, e avrebbe pianto, scusandosi, come faceva sempre.
Ma nessuna scusa avrebbe funzionato in quella occasione.
“Tu non mi odi” Continuò lui, vedendo che lei non riusciva a parlare “Te lo leggo negli occhi, e so anche che questo è sbagliato. Tu mi dovresti odiare, mi dovresti volere vedere soffrire o, perché no, anche morto.”
“Non potrei mai volerti morto, Bradley.” Disse lei, con un piccolo spicchio di coraggio.
Lui sorrise “Lo so, Shai, è per questo ti dico che stai sbagliando, perché è proprio quello che mi merito.”
In quel momento una lacrima silenziosa scese lungo il suo profilo e, quasi istintivamente, la ragazza si sporse verso di lui per raccoglierla con un dito.
Lui girò velocemente il viso verso di lei, sorpreso quanto la ragazza di quel gesto.
“Non devi perdonarmi.” Sentenziò lui, spostando una ciocca dei capelli biondi della ragazza dietro al suo orecchio, per poi rimanere con il palmo della mano sulla guancia calda di lei.
“Non ho intenzione di farlo.” Disse lei, cercando di non dare conto alla lontananza che continuava a scomparire verso il viso del ragazzo.
Lui sorrise, e il suo respiro caldo finì sulle labbra di lei “Stai mentendo.”
Lei non sorrise, ne si mosse, rimase completamente immobile mentre le labbra di lui sfioravano le sue senza, però, toccarle veramente.
“Bradley?” Cercò di dire lei, con un gemito.
“Mhm?” Lui non la stava ascoltando veramente.
“Non credo che dovr…”
“Che diamine sta succedendo qui?!” La voce chiara di Luke arrivò perfettamente ad entrambi i ragazzi, che si separarono con un balzo.
Il biondo percorse a grandi falcate la distanza che lo separava dagli altri due, afferrando con foga il braccio di Bradley e costringendolo ad alzarsi.
Era la seconda volta che Aleisha vedeva Luke così arrabbiato, e la prima era stata quando aveva picchiato il riccio tre anni prima.
“Non osare avvicinarti mai più a lei, altrimenti giuro che ti faccio fuori.” Luke aveva preso Bradley per il colletto, e continuava a scuoterlo, facendolo sbattere più volte contro l’albero dietro di lui.
Bradley non si muoveva, e incassava ogni colpo senza dire una parola, non gli era sfuggito nemmeno un gemito di dolore.
Aleisha lo vedeva stringere occhi e labbra ogni volta che la sua schiena si scontrava con furia contro l’albero, ma non riusciva a intervenire.
“Hai capito, Simpson?” Continuava Luke, rosso in volto dalla rabbia e dallo sforzo di sollevare il corpo di Bradley da terra “Non ho intenzione di vederla stare ancora male per colpa tua, intesi?”
Il biondo mollò di colpo la presa sul ragazzo, che si lasciò cadere a terra con un tonfo, proprio accanto ad Aleisha.
Tutti e tre i ragazzi respiravano profondamente, non cercando di farlo in modo silenzioso.
“Andiamo, Shai.” Spezzò il silenzio Luke, porgendo la mano alla ragazza.
Lei guardava prima il corpo esanime di Bradley, e poi la mano del biondo, indecisa sul da farsi.
“Aleisha” La richiamò Luke, con un tono leggermente più duro “Andiamo.”
Bradley non guardò la ragazza mentre afferrava la mano di Luke, e lui la aiutava ad alzarsi, circondandole la vita con un braccio, allontanandola finalmente da lui.
E non fece nulla nemmeno quando lo sentì ordinarle di non avvicinarsi mai più a lui, perché sapeva che le avrebbe fatto del male.
Bradley non fece assolutamente nulla.
Continuava a pensare ad Aleisha, al modo in cui i suoi grandi occhi verdi l’avevano guardato, con un misto di paura e nostalgia, e al modo in cui la sua pelle era entrata in contatto con la propria, scatenandogli una serie di emozioni che nemmeno si ricordava di poter provare.
Lui l’amava.
Ma l’amava nel mondo sbagliato, e lo sapeva bene anche lui.
Lo sapeva nel momento in cui le dava un pugno o la schiaffeggiava che stava facendo qualcosa di sbagliato, che amare non era quello.
Ma non riusciva a fermarsi, la rabbia lo controllava, lo aveva sempre fatto, e si sfogava sempre contro le persone che cercavano di aiutarlo, prima tra tutte, Aleisha.
Lui stava male, soffriva quando vedeva la sua mano dirigersi verso la guancia della ragazza, e un livido iniziava a formarsi poco dopo.
Ma appena sentiva la debolezza prendere il soppravvento su di lui, la rabbia riprendeva il potere, costringendolo a fare quello che poco prima considerava sbagliato, e lo faceva quasi sentire bene.
Quei tre anni in prigione lo avevano cambiato, ma non del tutto, sapeva che gli sarebbe servito altro tempo, altro aiuto, e lui voleva che fosse Aleisha a renderlo la persona che cerca di diventare.
Lui voleva vederla sorridere grazie a lui, non vedere i lividi o le sue lacrime.
Voleva che fosse felice di ricevere un suo bacio o un suo abbraccio, non vederla ritrarsi perché aveva paura di ricevere uno schiaffo.
Lui voleva cambiare, voleva tornare il vecchio Bradley, quello senza la rabbia che lo controllava.
Ma nel momento in cui i suoi occhi avevano scontrato quelli azzurri di Luke era tutto cambiato.
Lui era quello che gliela aveva portata via, quello che aveva fatto scatenare la rabbia la prima volta, la persona che più Bradley odiava dopo se stesso.
Bradley non si era voluto difendere non perché avesse paura o non ci riuscisse, ma sapeva che anche solo un movimento sbagliato l’avrebbe fatta risvegliare, e poi esplodere.
La sentiva, nel fondo nel suo stomaco, che si muoveva, aspettando di riuscire a tornare.
Lui non voleva, doveva andarsene da lui, non voleva più essere un mostro,
Ma ormai era troppo tardi, aveva iniziato a sentirla scorrere lungo le sue braccia nel momento in cui Luke aveva abbracciato Aleisha, e l’aveva portata via un’altra volta da lui.
La rabbia si era risvegliata nel corpo di Bradley, e questa volta era tutta per Luke.
 
 
 
Angolo autrice.
 

Ed eccomi con un nuovo orrendissimo capitolo.
Mi convince poco quello che ho scritto haha
Spero solo che qualche anima pia mi dica la propria perché ne ho veramente bisogno :c
Mi scuso se aggiorno poche volte ma tra scuola, compleanno, influenza e trovare una soluzione ad una tinta disastrosa (da rossi sono passati a fucsia/rosa, che mi vanno bene sommati agli altri tre colori che ho in testa, ma perdo troppo colore per i miei gusti) ho avuto poco tempo :c
Al prossimo capitolo,
Giulia.

Twitter:@__Mirrors__

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
 
Se tre anni fa vi foste messi a chiedere la stessa cosa ad ogni persona della London High School, queste vi avrebbero risposto sempre nello stesso modo.
Tristan Evans era popolare.
Lo riuscivi a capire, quando lo vedevi in giro per i corridoi nelle sue All Star nere e con due bacchette rosse nello zaino.
Appena passava tutti si giravano, o per salutarlo o, nel caso delle ragazze, perdersi qualche secondo nei grandi occhi chiari del biondo.
Tristan Evans sapeva di essere popolare, sarebbe stato difficile non notarlo, ma a lui non importava e, in realtà, non riusciva nemmeno a capire perché gli davano così tanta importanza.
Beh, naturalmente il fatto che fosse il migliore amico di Bradley Will Simpson poteva valere qualcosa, ma dal resto Tristan non ci vedeva niente di male.
Bradley era il popolare, quello sempre sulla bocca di tutti, anche se quasi sempre non in modo positivo, ma a Tristan non importava nemmeno quello.
Lui sapeva chi era Bradley, quello vero, e la rabbia non era parte di lui, e avrebbe fatto di tutto per trovare un modo per mandare via quella forza negativa che lo comandava.
Ed era per questo che, tre anni prima, gli aveva presentato una delle sue migliori amiche, una certa Aleisha Scott.
Aveva visto per prima volta la ragazza tra i banchi di scuola, e aveva subito notato quanto lei fosse diversa.
Mentre tutte le altre facevano di tutto per ricevere almeno uno sguardo da Tristan, lei appena sapeva dell’esistenza del ragazzo, e per questo non aveva fatto nessun urletto estasiato, quando lui le si era seduto accanto durante la lezione di letteratura.
Sorrideva sempre, aveva notato il biondo, e vedeva sempre il lato positivo in tutto, che fosse un compito di algebra impossibile oppure la febbre alta del fratello.
Ma Tristan sapeva che una persona non poteva essere felice e basta, e glielo aveva letto negli occhi, dietro ad ogni bel sorriso, che ad Aleisha mancava  un qualcosa, o meglio, un qualcuno a cui potersi aggrappare e sentirsi, finalmente, completa.
Aleisha era tutto l’opposto di Bradley, ormai dedito alla vita solitaria per cercare di controllarsi, ed era per questo che Tristan aveva pensato che fossero perfetti l’uno per l’altra.
Ed aveva addirittura funzionato la cosa, nemmeno nelle più floride delle ipotesi il biondo avrebbe pensato che la rabbia del ragazzo sarebbe stata così controllata per quasi un anno.
Dopo quasi una vita che conosceva il ragazzo, era finalmente riuscito a vederlo felice, ma una felicità vera, quelle che ti fanno capire che sei nel posto giusto al momento giusto con la persona giusta.
E quella persona, per Bradley, era proprio Aleisha.
Ormai la rabbia del ragazzo era stata quasi rimossa dalla mente di tutti quando si rifece viva, un pomeriggio di dicembre.
I due stavano insieme da una decina di mesi, quando la ragazza una mattina si presentò a scuola da sola, senza il ragazzo che l’accompagnava, e con un occhi nero.
A tutti, perfino il fratello Ashton, aveva raccontato che era caduta nel giardino del ragazzo mentre giocava con il suo labrador Jesse, ma Tristan lo sapeva che quella era solo una bugia, e aveva capito che non poteva farle rischiare oltre.
Ma inutili furono le sue parole per cercare di convincere Aleisha ad allontanarsi da Bradley, che nel frattempo non la perdeva mai d’occhio, forse per paura che potesse dire qualcosa di sbagliato.
E così Tristan continuò a guardare da lontano i lividi sul corpo di lei e la rabbia che continuava a distruggere l’interno di lui.
Ma nemmeno un paio di mesi dopo successe l’immaginabile agli occhi di molti: Bradley Will Simpson arrestato.
E fu così che Tristan Evans, allora uno dei più popolari della scuola, divenne uno dei tanti “nessuno”.
Ora era come un’ombra, lo vedevi si, ma era come se non ci fosse.
Tutti lo tenevano lontano, tutti, eccetto una persona.
“Hey Tris.” Lo salutò Aleisha, sedendosi accanto a lui sulla panchina del parco.
Erano passati due giorni dal primo incontro con Bradley dopo la sua scarcerazione, e da quel momento il ragazzo non aveva più cercato di rivolgerle la parola, forse dipendendo anche dal fatto che Luke non la lasciava mai sola.
Tristan sorrise alla vista della ragazza “Ciao Shai, come mai qui senza la tua ombra bionda?”
Lei rise, spostandosi una ciocca bionda dietro all’orecchio “Intendi Luke? E’ con mio fratello e i suoi amici, per questo sono riuscita a scappare.”
Il biondo si appoggiò meglio allo schienale della panchina, allungandosi le braccia sopra la testa “Aleisha Scott, l’evasa. Suona anche bene dai.”
“Stupido.” Ribatté lei, dandogli un leggero pugno sulla spalla, che scatenò solo un sorriso da parte di Tristan.
Intorno a loro nulla si muoveva, doveva far troppo freddo perché i genitori potessero portare i loro bambini in quel parchetto.
“Sta sera sei al Blackie?” Chiese, improvvisamente, lei.
“Da quando sei un tipo da discoteca?” La prese in giro.
“A volte l’alcool è l’unica cosa che ti fa dimenticare il ritorno di certe persone, Tristan.”
Il biondo non rispose subito, troppo preso dai suoi pensieri per riuscire a formulare qualcosa da dire.
“Non è ancora venuto da me.” Constatò, poco dopo “Pensavo che dopo tre anni senza vedermi avesse qualcosa da dirmi, e invece niente.”
“Ti è mancato, vero?”
Tristan si strinse nelle spalle, affondando le mani dentro alle tasche del giubbotto in pelle “E’ pur sempre il mio migliore amico, nonostante tutto.”
Aleisha gli sorrise, appoggiando la testa contro la spalla del ragazzo “Lo so.”
Rimasero in quella posizione per qualche istante, guardando il cielo grigio sulle loro teste, prima che Aleisha si alzasse dalla panchina con un balzo, sistemandosi proprio di fronte alle gambe di Tristan, con una mano al fianco e l’altra con un dito puntato verso il ragazzo.
“Tu sta sera verrai al Blackie con me, non si discute.”
Tristan rise della convinzione della ragazza, annuendo sarcastico alla sua affermazione “Vuoi anche un the caldo con i biscotti, intanto che ci sei?”
Aleisha gli fece una smorfia, incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio “Non mi accontenti mai.”
Tristan alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa “Non è assolutamente vero, giusto due giorni fa ti ho accompagnato a fare shopping e, te lo dico con tutto il cuore, è stato orribile.”
“Tristan!” Esclamò lei, spalancando occhi e bocca, offesa “Non è vero che è orribile fare shopping con me!”
“Oh, si che lo è.” Rise il ragazzo “E comunque ci verrò in quel tuo stupido locale, se ci tieni tanto.”
“Davvero?”
“Davvero.”
“Grazie Tris.” Urlò la ragazza, abbracciando forte il ragazzo.
“Ehi ehi, sta attenta, se Luke ci vedesse ora potrebbe anche uccidermi.”
Lei gli lasciò un bacio sulla guancia, sorridendo “Tranquillo, ti difendo io, Tris.”
Il sorriso di Tristan fece un piccolo balzo a quelle parole.
Lui sapeva che Aleisha non stava scherzando dicendo che l’avrebbe difeso, e Tristan si sentiva terribilmente in colpa, perché lui non era riuscito a difendere la bionda quando ne avrebbe avuto bisogno, e si era perfino tirato indietro, quando aveva visto quello che stava succedendo, preferendo stare lontano dai guai.
Eppure Aleisha era rimasta con lui, non gli aveva mai dato colpe, nemmeno indirettamente.
Lei gli voleva bene davvero, e Tristan sapeva che non si meritava il bene di quella ragazza sempre positiva che credeva che in tutti ci fosse del buono.
Perfino in Bradley, quando nemmeno lui riusciva a vedere qualcosa di bello in se stesso.
“Grazie Shai.” Le rispose, dopo qualche minuto.
La ragazza si accorse dell’incertezza del ragazzo, ma preferì non dire nulla, concendendogli invece uno dei suoi sorrisi splendenti, passandogli una mano tra i lunghi capelli biondi.
“Ci vediamo sta sera, Tristan. Ti voglio bene.”
“Anche io, Shai.” Le rispose, questa volta prontamente, lui, prima che lei ripartisse per la sua strada, probabilmente verso casa sua.
Tristan odiava andare in discoteca, ma per vedere Aleisha felice avrebbe fatto di tutto, sapeva di doverle qualcosa e non si sarebbe fermato fino quando non avesse raggiunto il suo scopo.
Iniziò a guardarsi intorno, canticchiando una canzone che aveva inventato al momento.
Nel parco non c’era nient’altro che alberi e giostrine per i bambini fin troppo arrugginite per essere usate, con qualche panchina qua e la lungo il sentiero.
Ma poi la vide, la sagoma scura poco più lontana da lui, nascosta appena dall’ombra di un albero.
Il ragazzo se ne stava con la schiena appoggiata ad un albero, con un piede piegato verso la corteccia muschiata.
Aveva le mani nel giubbino in pelle, simile a quello di Tristan, e le gambe erano fasciate dai jeans scuri e attillati, che avevano l’orlo nascosto dentro gli scarponcini neri.
Il moro si passò una mano tra i ricci scuri, come faceva sempre, e poi concesse un sorriso a Tristan.
Tristan non ricambiò il sorriso, limitandosi ad un movimento del viso, vedendo che il ragazzo moro avanzava verso di lui.
“Ciao Tristan.” Disse lui, sedendosi accanto all’amico.
“Hey Brad.” Gli rispose Tristan, con un leggero sorriso in volto “Come mai qui intorno?”
Bradley si passò una seconda volta una mano tra i riccioli bruni, mostrando la sua fila regolare di denti in uno dei suoi soliti sorrisi “Mi riprendo la mia vita.”
 
 
 
 
Angolo autrice.
 
Hey, wow, sono riuscita ad aggiornare prima di una settimana, ma che brava *si applaudisce da sola*
Ringraziate il fatto che mentre cercavo allegramente delle foto su we heart it sono stata invasa da una serie di foto “Bradley and Lauren” e, dato che per qualche motivo che non sto qui a raccontarvi, non amo particolarmente le Fifth Harmony, ho deciso di scaricare il nervosismo scrivendo un capitolo.
Si, quando sono nervosa produco, non odiatemi se non mi piacciono le Fifth Harmony please. :c
Ma a parte gli scherzi, era meglio se avessi aspettato anche un mese piuttosto che scrivere questo capitolo che, come gli altri, fa un po’ schifo.
Chiedo perdono :c
Spero solo che qualche buona persona mi dica la propria, perché, come sempre, necessito del vostro parere :c
Sperando di sentirci presto,
Giulia.
 

Tristan Evans.
 
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Aleisha Scott.
 
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Bradley Will Simpson.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
 
Lucas Roberts, o per gli amici semplicemente Luke, era il migliore amico di Ashton Scott da quando avevano quattro anni.
Luke era un bel ragazzo, non si poteva di certo dire il contrario, vedendo i suoi begli occhi azzurri, il sorriso smagliante e i capelli biondi.
Agli occhi di alcuni i suoi tratti delicati e il carattere dolce ma comunque sicuro lo facevano sembrare quasi perfetto.
Aveva più della metà della popolazione femminile della scuola ai suoi piedi, ma a lui non importava.
Lui aspettava.
Non che arrivasse la ragazza dei suoi sogni, no, lui aspettava che questa si accorgesse di lui e i suoi sentimenti,
Ma, come spesso succedeva in qualche bella favoletta, il protagonista aveva l’amore di tutte, eccetto quella di chi gli interessava veramente.
E il tutto peggiorava quando questa amava un altro.
Ma Luke aspettava, lo avrebbe fatto anche per sempre.
“Non riesco a capire perché devi venire anche tu.” Disse la bionda, continuando a frugare nel suo armadio alla ricerca di qualcosa da indossare “Ashton si fida di Tristan, e non mi ha fatto nemmeno tante storie per farmi uscire.”
Luke scosse le spalle, stendendosi sul letto della ragazza “Ho solo voglia di divertirmi, Shai.”
La ragazza gli concesse uno sguardo, mentre afferrava un vestito bianco che le arrivava al ginocchio e se lo metteva davanti, per vedere come le stava.
“Secondo te come sto?”
Il biondo si sollevò con una spinta dal materasso, osservando dalla testa ai piedi la ragazza che lo guardava incerta.
Lui non riusciva a capire come potesse essere sempre così perfetta ogni volta, con qualsiasi cosa, e che lei non riuscisse a notarlo.
Non che lui glielo avesse mai detto.
“Stai bene.” Le sorrise, per poi tornare sdraiato ad osservare il soffitto.
Lei si guardò un’altra volta allo specchio dentro all’armadio, per poi chiuderlo di botto.
“Okay, deciso, metto questo!”
Afferrò al volo una trousse e un paio di scarpe con il tacco, per poi chiudersi in bagno.
“Se vuoi puoi cambiarti mentre mi aspetti.” Disse, cercando di farsi sentire attraverso la porta.
Luke le rispose con un verso, iniziando ad estrarre i vestiti dalla borsa che si era portato da casa.
Erano un po’ stropicciati, ma non gli importava.
Indossò i suoi soliti pantaloni stretti, con sopra una canotta con la scritta “You complete me(ss)”, che rappresentava perfettamente la sua situazione in quel momento.
Indossò delle Vans nere come i pantaloni, e finì l’opera aggiustandosi i capelli biondi con le mani e con un po’ di gel.
Stava cercando di sistemare un ciuffo ribelle quando ecco che la porta del bagno si aprì con uno scatto, e una ragazza dai capelli biondi fece la sua comparsa con le guance arrossate.
“Non credo di starci così bene.” Sussurrò, senza alzare lo sguardo.
Luke ci impiegò qualche secondo a rispondere, troppo preso ad osservare il profilo perfetto del corpo della ragazza.
Gli sembrava quasi un angelo vestita così.
“Aleisha Scott, non hai nulla da dire, sei splendida.” Disse, infine, imbarazzato dalle sue stesse parole.
La ragazza alzò lo sguardo, incrociando gli occhi azzurri che la scrutavano attentamente.
“Dici davvero?”
Luke le sorrise “Si, Shai.”
Lei sorrise, facendo comparire due leggere fossette ai lati della sua bocca.
“Anche tu non sei male.”
Luke era al settimo cielo.
“Dovrò pur essere all’altezza di uno spettacolo del genere.” Disse, facendola ridere.
Lei afferrò una pochette scura “Meglio se andiamo, gigolò dei miei stivali.”
Scesero insieme le scale che portavano all’entrata, e dopo essersi dati un’ultima occhiata andarono ad accomodarsi nell’auto di Luke.
Ashton non era in casa, dato con il resto dei suoi amici, mentre la madre era ancora a lavoro.
“Dov’è che hai detto che abita il tuo amico?” Chiese il biondo, osservando la strada con attenzione.
Aleisha seguì con attenzione il profilo di tutte le case della via, indicando con enfasi quando arrivarono davanti a quella giusta, facendo fermare il ragazzo.
“Arrivo subito, tranquillo.” Lo avvertì, scendendo dall’auto e percorrendo in fretta il vialetto della villetta bianca, suonando il campanello.
Dopo qualche secondo la porta si aprì, mostrando un Tristan tutto in ghingheri.
“Ciao splendore.” La salutò lui, sorridendole.
“Anche tu stai bene vestito così, Tris.”
Aleisha sapeva che Tristan non amava vestirsi elegante, ma il suo maglione leopardato con i jeans lo rendevano comunque bello, con anche la bandana colorata che gli fasciava i lunghi capelli biondi.
“Sarà meglio che andiamo, Luke ci sta aspettando.”
Tristan annuì, chiudendosi la porta alle spalle, e seguendo la ragazza dentro all’auto dell’amico.
“Tu devi essere Tristan.” Lo salutò Luke, guardando il ragazzo accomodasi nei sedili posteriori della sua auto.
“E tu invece sei Lucas.”
“Luke.” Lo corresse il biondo “Comunque, piacere.”
I due si scambiarono un sorriso, ed Aleisha sembrava che si stessero simpatici.
Luke mise in moto l’auto, e in una decina di minuti erano già al parcheggio del locale dove molte persone stavano già accorrendo all’entrata.
In macchina avevano iniziato a parlare del più e del meno, e appena i due ragazzi avevano scoperto di avere la passione della musica in comune continuarono a parlare di gruppi e strumenti fino ad essere arrivati dentro al locale, dove la musica ad alto volume impediva una qualsiasi forma di comunicazione.
I tre ragazzi iniziarono con il bere qualche bicchiere con qualche sostanza alcolica, per poi andare a scatenarsi in pista.
Tristan ondeggiava la testa in modo che i capelli biondi gli tenessero sempre il volto coperto, mentre Luke non si muoveva molto, ma aveva comunque la fronte imperlata di gocce di sudore, che gli scendevano velocemente lungo il collo, per poi insinuarsi dentro la canotta scollata.
Aleisha sembrava quella che si stesse divertendo di più visto che, forse per colpa anche dei troppi drink che aveva bevuto, continuava ad ondeggiare i fianchi e scuotere le braccia in cielo.
Alcuni ragazzi provarono ad avvicinarsi a lei, come fecero alcune ragazze con i due biondi, ma subito questi venivano respinti.
I tre ragazzi erano nel locale da quasi un’ora, e continuavano a sorridere felici, grazie all’alcol che gli faceva dimenticare di tutte le preoccupazioni e la musica che faceva salir loro l’adrenalina alle stelle.
Però, mentre le note di Animals di Martin Garrix innondavano la sala, Luke si accorse di avere una sete tremenda e per questo, dopo aver detto a gesti dove sarebbe andato, si incamminò verso il bancone.
Aleisha si avvicinò a Tristan, avvolgendogli la braccia al collo, mentre lui faceva lo stesso intorno ai suoi fianchi.
Entrambi continuarono a ballare così per qualche minuto, aiutandosi con il corpo dell’altro a tenersi in piedi.
Tristan sembrava avere ancora un pizzico di lucidità, mentre Aleisha sembrava completamente ubriaca.
Lei si stringeva con forza al collo del ragazzo, usandolo come appiglio, mentre ballava ad occhi chiusi, felice dell’assenza di preoccupazioni.
Ma ad un certo punto sentì un’altra presa stringersi contro i suoi fianchi, che la fece allontanare da Tristan.
Lei non aveva capito cosa stava succedendo ma, dato che Tristan non aveva dato segni di preoccupazione, decise di non dargli importanza, stringendosi alla persona che la stava sorrengendo così come aveva fatto poco prima con il biondo.
Riprese a ballare accompagnata dal ragazzo, almeno sul sesso del ragazzo era sicura, seguendo le note dalla musica.
Ad un certo punto però si sentì terribilmente stanca, e si appoggiò alla spalla del ragazzo, continuando a dondolarsi sul posto.
Le piaceva il profumo del ragazzo, le ricordava l’odore di menta, e questo le fece pensare che non fosse ubriaco.
Sentiva i suoi capelli contro il suo viso, e iniziò a giocarci con le dita, prendendo ad avvolgere qualche ciocca su di esse.
Il ragazzo la stringeva forte a se, e non sembrava avere intenzione di mollarla, e per questo lei gli fu grata.
“Sei veramente bella sta sera.” Gli sussurrò una voce all’orecchio, facendola sussultare.
Lei conosceva quella voce.
Si allontanò di scattò dal ragazzo, che però continuò a tenerla vicino tenendola per i fianchi, e lei cercò di mettere a fuoco la vista sbattendo più volte le palpebre.
Capelli mori e ricci, grandi occhi castani e sorriso in bella vista.
Si, era proprio il suo Bradley.
 
 
 
Angolo autrice.
 
Salve :)
Questa volta per scrivere ho usato come sottofondo l’album degli Emblem3, spero che abbia funzionato bene come ispirazione lol
Il capitolo non è dei migliori, ma spero che qualcuno mi dica la propria, magari per aiutarmi a migliorare :C
Ora scappo a studiare matematica,
Giulia.
 
 
Aleisha Scott

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Luke Roberts

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Tristan Evans

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Bradley Simpson

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5
 
Adrenalina al massimo, gente sudata che continuava ad urlare e strusciare l’una contro l’altra, musica a palla e alcolici in ogni angolo.
In mezzo a tutto questo, Aleisha stava cercando di non mettersi ad urlare o di non svenire da un momento all’altro.
Bradley era li, la stava stringendo, non se ne voleva andare, e lei non sapeva che fare.
All’iniziò pensò fosse solamente un effetto collaterale dell’alcool, ma anche se continuava a sbattere più volte le palpebre il ragazzo riccio rimaneva proprio li, davanti a lei, a sorriderle in attesa che realizzasse che era esattamente lui.
“Bradley?” Chiese, tanto per essere sicura.
Lui rise mentre annuì, come se la sorpresa della ragazza fosse molto divertente.
“Che ci fai qui?”
Lui scosse le spalle “Facevo un giro e ti ho visto.”
“Mi stavi seguendo?” Sputò fuori lei, non era la prima volta che Bradley lo faceva, amava controllarla anche quando lei pensava di essere sola.
Lui sorrise, passandosi la lingua sulle labbra “Forse.”
Aleisha iniziava a sentirsi soffocare, tra il caldo e la stretta salda del ragazzo contro la sua vita, e provò a liberarsi, divincolandosi sul posto.
“Non te ne andare.” La pregò il ragazzo, capendo le sue attenzioni, al quale lei non voleva dare ascolto.
“Voglio che tu mi lasci in pace, Bradley.” Lo guardò dritta negli occhi, cercando di far capire quanto fossero serie le sue parole “Non voglio che ti avvicini mai più a me.”
Bradley ricambiò per un istante il suo sguardo, prima di scuotere la testa “Non lo dici davvero.”
La ragazza cercò nuovamente di liberarsi dalla presa del ragazzo, che notò diventare sempre più salda intorno al suo corpo.
“Si, Bradley, è finita, te ne devi andare.”
Non sapeva se fosse l’alcool o fosse veramente la sua mente a farle dire quelle cose, ma sapeva con certezza che erano le cose più giuste da dire, anche se faceva male.
Aleisha vedeva dal viso di Bradley che il ragazzo stava per scoppiare, lo capiva dai suoi occhi, stretti in fessure, e le labbra che continuava a mordere fiso a farle sanguinare.
Avrebbe voluto piangere, ma non lo avrebbe fatto, se avesse pianto, Bradley sarebbe partito alla carica.
La distanza tra i due si restrinse quando il riccio avanzò leggermente con il viso verso quella della ragazza, soffiando sulle sue labbra “Mi prendo sempre ciò che mi spetta.”
Ad Aleisha le se gelò lo sguardo, pietrificata dalla paura per quelle parole che sapeva non potevano portare a niente di buono.
Per lei, naturalmente.
Bradley sorrise di nuovo, estinguendo completamente la distanza con il suo viso lasciandole un leggero bacio al lato della bocca.
“Ci vediamo, Shai.”
Così come era comparso se ne era andato, e Aleisha si era ritrovata sola, alla ricerca di qualcuno che la portasse in salvo da tutti i suoi problemi.
“Shai?” La voce chiara di Luke fu come un lampo a ciel sereno, e la ragazza si buttò letteralmente tra le braccia del biondo, bagnando completamente la sua canotta con le sue lacrime.
“Hey, Shai, che è successo?” Le chiese lui, stringendola forte a se.
Lei si limitò a scuotere il viso, pregandolo con lo sguardo per uscire da quel posto.
“Tristan?” Chiese Luke, capendo i suoi pensieri.
“Gli lascerò un messaggio, ora andiamo.”
Luke teneva Aleisha contro al petto, mentre cercava di farsi spazio tra la folla verso l’uscita.
Non sapeva che era successo ma di sicuro centrava Bradley.
E lui odiava quel ragazzo.
Con tutto il cuore.
“Allora, mi dici che è successo?” Le chiese, una volta che furono fuori dalla discoteca e l’aria fredda di ottobre gli aveva invaso completamente le ossa.
“Bradley era qui.” Sussurrò lei, asciugandosi una lacrima mentre lui prendeva le chiavi della macchina nera “Non mi lascerà mai stare Luke, mai.”
Luke non alzò lo sguardo sulla ragazza fino a quando non furono fuori dal parcheggio, e Aleisha aveva ormai le guance asciutte.
“Se prova ad avvicinarsi di nuovo a te lo farò fuori.”
La bionda scosse la testa al suo fianco “Bradley è intelligente, e furbo, saprà aggirare sia te che Ashton e arriverà a me.”
Le nocche di Luke diventarono bianche quando lui strinse in modo convulsivo il volante della macchina.
Detestava essere inutile.
“Ashton non è in casa.” Costatò poi, quando arrivarono davanti a casa Scott.
Aleisha annuì “E’ dalla sua ragazza, probabilmente tornerà domani mattina, mentre mamma sarà a lavoro.”
“Vuoi che rimanga?” Subito si schiaffeggiò “Scusa, è una domanda stupida.”
La bionda sorrise, scuotendo la testa e slacciandosi la cintura “No, che non è stupida. Comunque se vuoi puoi rimanere.”
Le fossette che Luke aveva ai lati si infossarono completamente nelle sue guance quando lui sorrise in modo raggiante, visibilmente felice mentre parcheggiava l’auto nel vialetto di casa.
Aleisha trovò con difficoltà le chiavi di casa, nascoste nel fondo della borsa, facendo sussultare Luke quando urlò di averle trovate ed aprendo la porta.
Il biondo conosceva bene casa Scott e per questo non gli fu difficile prendere dei pantaloncini e una maglia dal cassetto di Ashton ed andare ad aspettare Aleisha in camera sua mentre aspettava che la ragazza si cambiasse.
Si era quasi addormentato quando lei entrò in camera, dentro il suo pigiama troppo grande per lei e i capelli biondi legati in una coda disordinata.
Non si era struccata bene e quindi aveva tutto l’alone nero intorno agli occhi verdi, ma a Luke non importava, lei era bellissima, anche così.
“Prima tu.” Le disse, permettendole di stendersi nello spazio del letto vicino al muro, mentre lui stava nella parte vicino al bordo.
“Non hai freddo?” Chiese lei, sentendo la pelle fredda del ragazzo contro la sua, e per quanto lui scuotesse la testa per negare lei si accucciò comunque al suo fianco, infossando il viso nell’angolo del suo collo.
Probabilmente in quel momento l’ultima cosa che Luke sentiva era il freddo.
“Vuoi che spenga la luce?” Chiese, e sentendo la risposta affermativa si sporse verso l’interruttore, raggiungendolo a stenti.
La stanza calò in un silenzio totale, interrotto solo dal respiro dei due ragazzi contro la pelle dell’altro.
Entrambi avevano troppi pensieri per la testa e sembravano volersi godere quell’istante di pace fino alla fine.
“Shai?” Chiese, improvvisamente lui.
“Si, Luke?”
“Non mi importa di che ha in mente Bradley, io ti proteggerò sempre.”
Gli occhi azzurri di Luke erano così vicini a quelli di Aleisha che riusciva a scorgerne il colore chiaro anche attraverso alla poca luce che arrivava attraverso le finestre oscurate.
Erano sinceri, tranquilli, sicuri, proprio come il ragazzo che li possedeva.
“Grazie Lukey, ti voglio bene.” Disse lei, sotterrandosi di più nel petto del ragazzo.
“Anche io, Shai.” Rispose lui, passandole una mano lungo la schiena per tranquillizzarla.
Di sicuro non potevano sapere che fuori, nascosto tra le ombre della notte, qualcuno stava guardando proprio nella direzione della finestra di Aleisha.
 
 
Angolo autrice.
 
Sono di fretta, scusate, quindi sarò breve.
Scusate il ritardo, siete fantastiche, davvero.
In questo momento sono troppo sconvolta, Animals, Thinking Out Loud e Good Girls tutte in poche settimane, no, il mio cuore non può sopportare così tanta figaggine.
Ok, ora scappo, ditemi che ne pensate se vi va <3
Giulia.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
 
Il fumo continuava ad uscire a cerchi regolari dalla bocca del ragazzo, che ad ogni soffiata passava la lingua sulle labbra secche per assaporare un ultimo rimasuglio di nicotina.
Faceva freddo, ma era normale visto l’ora e la stagione, e il moro continuava a ripetersi mentalmente il perché si trovava alle tre del mattino davanti a una casa di un’estranea a guardare le sagome dei due attraverso la tenda.
Era da più di un’ora che aspettava seduto su quella muretta gelida, al limite del marciapiede, aspettando che l’amico facesse la sua comparsa dalla fine buia della via.
Si passò la mano tra il ciuffo blu, disordinandolo più di quanto fosse già, prendendo l’anello che aveva sul labbro tra i denti.
Aveva appena finito la sua sigaretta e già ne sentiva la mancanza.
Ma dall’altra parte era quella la sua vita ormai, fumo e nottate in bianco.
“Sei in ritardo.” Biascicò, una volta che intravide la figura del riccio comparire da dietro una macchina.
“Taci, Brooks, non ho tempo da perdere.” Ribatté l’altro, sedendosi al suo fianco sulla muretta.
Il moro fece un accenno di sorriso “Sei tu che mi hai fatto chiamare, o sbaglio?”
Bradley fulminò l’amico, non amava che qualcuno riuscisse a zittirlo, ma invece che ribattere prese a guardare verso la  finestra di Aleisha.
“Jason, ho bisogno del tuo aiuto.” Sentenziò Bradley, non distogliendo gli occhi dalla finestra.
Sapeva che dall’altra parte di quelle mura c’era lei, abbracciata al suo amichetto biondo che non aspettava altro che si accorgesse del suo amore.
Bradley detestava quella visione, detestava Luke e probabilmente detestava anche se stesso.
Alla fine era colpa sua se Aleisha voleva stargli lontano, o no?
Lui aveva sbagliato, e ne stava pagando le conseguenze, ma non aveva intenzione di passare il resto della sua vita senza la ragazza, e presto le cose sarebbero cambiate.
Il primo ostacolo da affrontare però, era proprio Luke.
Doveva sparire, e per quello Bradley aveva già un piano.
“Tu hai sempre bisogno del mio aiuto, Simpson.” Rispose Jason, prendendo un’altra sigaretta dalla tasca “Chi c’è da far fuori questa volta?”
“Lucas Roberts.” Disse il riccio, facendo un cenno con la testa verso la casa “Però non voglio troppi guai.”
Jason scoppiò a ridere, e quella risata fu come un tuono nella notte.
“Ho capito, Simpson, faremo un lavoro fatto bene, se non sbaglio Connor è appena tornato in città e avrà bisogno di un passatempo.”
Bradley soffocò un sorriso “Sarebbe perfetto.”
“Lo so.” Sospirò Jason, scendendo dalla muretta e spolverandosi i vestiti “Ma sta attento Simpson, anche io sono stato in cella, e una bella ragazza non è un motivo valido per tornarci.”
“Tranquillo Brooks, me la caverò.”
Jason scosse le spalle, sapeva che l’amico non l’avrebbe mai ascoltato, e con un cenno del viso ripercorse la stradina buia fino a scomparire dalla vista di Bradley.
Non che Bradley stesse prestando veramente attenzione all’altro, non quando una luce soffusa aveva appena illuminato la camera di Aleisha.
Per un momento ebbe il brutto presentimento che fosse Luke, ma riconoscendo la lunga chioma della ragazza non poté che sorridere.
La vide stiracchiarsi, e poi scomparire dalla visuale della finestra, per poi ricomparire dietro a quella del bagno, finendo di nuovo su quella della sua stanza.
La vide immobilizzarsi un attimo proprio sul centro del rettangolo bianco, e Bradley alzò una mano in segno di saluto.
Sapeva che l’avrebbe visto.
La luce nella camera di Aleisha si spense di colpo, e presto la porta principale si spalancò di botto, e la figura della ragazza in pigiama e cappotto si parò nella visuale del riccio.
“Che ci fai qui?” Esclamò lei, con ancora la voce impastata di sonno, visibilmente sorpresa.
Bradley scosse le spalle “Facevo un giro e mi sono ritrovato qui.”
Aleisha incrociò le braccia al petto, alzando un sopracciglio “Ti avevo detto di andartene.”
“E io ti ho detto che mi prendo sempre ciò che è mio.”
La ragazza alzò gli occhi al cielo, probabilmente la poca lucidità la rendeva più spavalda, e Bradley non poté che divertirsi vedendo la sua sicurezza.
“Devi smetterla di starmi intorno, Bradley, rendi solo le cose più difficili.”
Il ragazzo si allungò verso di lei, sorridendo “Se non sbaglio sei venuta tu da me questa volta.”
Vide le guance della ragazza arrossarsi appena “Solo per dirti di andartene.”
Bradley si raddrizzò con le spalle, imitando la posizione della ragazza “No.”
“No?” Quasi strillò lei “Bradley, sono passati tre anni, è il momento che lasci il passato da parte.”
“Questo vale anche per te, Aleisha.” La voce gli uscì più dura di quello che voleva, ma gli dava fastidio che Aleisha gli chiedesse di dimenticare il passato quando era proprio lei a non farlo.
La ragazza sospirò, sedendosi affianco del riccio “Bradley, ti ho già detto che è finita, non devi continuare a far funzionare una storia impossibile, perché io non ne farò parte.”
Quelle parole furono come un pallottola nel cuore per Bradley, che si alzò di scatto, non nascondendo il viso rosso dalla rabbia.
“Impossibile?! Che c’è di tanto impossibile in noi, eh? Ho sbagliato, lo so, ma ho pagato, cazzo! Ho passato tre dannatissimi anni con il rimorso di ogni singolo livido che hai sul tuo corpo, e in quei tre dannatissimi anni sono cambiato, non aspettando altro che il momento di uscire per poter tornare da te, e far vedere che non sono più lo stesso, che non sono più il Bradley  che alza le mani senza motivo ma che sono solo il Bradley che ti ama, e che farebbe di tutto per non vederti soffrire, e tu sai solo dirmi che è impossibile? Io ti amo, Aleisha, questo non è mai cambiato, e farò di tutto per farti capire quanto tengo a te.”
Il ragazzo aveva le lacrime agli occhi mentre parlava, e una volta finito non nascose l’affanno che quelle parole gli avevano portato.
Si sentiva terribilmente stanco, sia di quella situazione, che di se stesso.
Aleisha era rimasta immobile a guardarlo, con unico movimento le piccole nuvolette di vapore che provocava il respiro caldo contro l’aria fredda.
Rimasero così per qualche istante, a guardarsi a vicenda, come se il tempo si fosse bloccato, come se vivessero in un mondo statico dove i problemi sono solo una cosa lontana, una cosa che non li  riguardava, una cosa che non li avrebbe mai raggiunti.
“Bradley” Disse infine la ragazza, alzandosi dalla sua postazione “E’ meglio se me ne torno dentro.”
Lui non disse nulla, si limitò ad annuire mentre lei gli si avvicinava, passandogli una mano lungo le guancie umide, e costringendolo ad alzare lo sguardo verso gli occhi verdi di lei.
“Non piangere, okay? Per quello ci sono già io.” Aleisha accennò ad un sorriso, passando velocemente la mano tra i capelli sudati di lui, per poi riavviarsi verso la porta, chiudendola alle spalle.
Bradley seguì la sua sagoma fino alla sua stanza, quando la luce si accese per un microsecondo e poi finalmente si spense totalmente.
Sentiva ancora il calore della mano della bionda sulla guancia, e il suo profumo contro i vestiti, e se avesse potuto sarebbe entrato in casa e l’avrebbe abbracciata, per poi non lasciarla più andare.
Ma sapeva che era una cosa impossibile, almeno per il momento.
Sentì una vibrazione famigliare contro il fianco destro, ed estraendo il telefono e fu felice di vedere il messaggio che stava aspettando.
 
Siamo pronti.
 
Jason.
 

 
Bradley sorrise, il primo ostacolo era appena stato abbattuto.
 
 
 
Angolo autrice.
 
Okay, sono scomparsa per qualche settimana, ma oggi avevo il giorno libero e perciò mi sono messa a scrivere sta schifezza mentre aspettavo che lo streaming di American Horror Story si caricasse c:
Spero che qualcuno mi faccia sapere qualcosa  c:
LA STORIA è NELLE POPOLARI, VI AMO AW
Ora sparisco.
Ciao.
Vi adoro.
Ciao.
 
 
Jason Brooks. (Luke Brooks - Ho scelto lui e non Jai perché volevo il ciuffo blu aww)
 
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Bradley Will Simpson.

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Aleisha Scott. ( Amanda Seyfried)
 
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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7
 
Dicembre era quasi agli sgoccioli, la neve scendeva lenta, i bambini non vedevano l’ora di ricevere i propri regali di natale, le canzoni di natale si espandevano nell’aria e James McVey cercava di smaltire una sbornia.
Non era strano per lui essere ubriaco, ormai non faceva altro che bere e bere ogni singolo momento da quando lei non c’era più.
Esatto, lei se n’era andata, per sempre.
E James beveva, beveva, e beveva ancora.
Lui l’aveva conosciuta così, grazie ad un drink, la sua Beatrice.
Era una ragazza bellissima, con i lunghi capelli biondi, e la pelle chiara.
Tutti la adoravano, ma per James era di più, era la sua stella, il suo amore, la sua Beatrice.
Sentì alcuni fiocchi di neve finirgli dentro le scarpe entrando a contatto con la pelle, ma il biondo non sembrava essersene accorto.
Portò un’altra volta la bottiglia di vodka alle labbra, sentendo il solito bruciore lungo la gola.
Si lasciò cadere a terra, preso da un giramento di testa, e da un momento all’altro scoppiò a ridere.
“Sono tutto bagnato.” Rise, prima di scoppiare in un leggero singhiozzo.
Non si ricordava nemmeno più di come faceva a vivere prima di Beatrice, come facesse a trovare un senso per alzarsi ogni mattina.
Sapeva solo che ero era completamente vuoto, così come era la sua bottiglia di vodka.
“Un sorso?” Due stivaletti neri entrarono nella visuale di James, e una mano dalle lunghe dita sottili gli porse una bottiglia di birra.
Il biondo afferrò in fretta l’oggetto di vetro, prima di finirne metà a grandi sorsate.
Intanto il nuovo arrivato si era seduto al suo fianco, non preoccupandosi del freddo e del bagnato causato della neve.
James si concesse un secondo per osservarlo nel suo completo, ma l’unica cosa che riuscì a distinguere con chiarezza furono i capelli ricci dell’altro.
“Chi sei?” Chiese con voce un po’ tremante.
“Bradley Will Simpson.” Si presentò “Ma puoi chiamarmi Brad se vuoi.”
Il biondo scosse le spalle “Io sono James.”
Bradley sorrise “Lo so, tu sei James McVey, il ragazzo di Beatrice.”
“Non più ormai.” Abbassò lo sguardo sui suoi scarponcini marroni, Beatrice gli mancava terribilmente.
Il riccio sospirò “Già, è sempre brutto quando sono così giovani e belle, e poi morire per una cosa così stupida è ver-“
Bradley non finì nemmeno di parlare che James l’aveva già preso per il colletto, sbattendolo a terra.
“Non osare mai più parlare di lei.” Scandì.
Bradley sorrise “E perché no? Alla fine sei tu che non l’hai salvata.”
Quello che avvertì James fu come un coltello infilzato nel cuore, la verità faceva troppo male.
“Com’è che l’hanno trovata?” Continuò il riccio “Nella vasca da bagno? Quanti tagli aveva?”
James aveva gli occhi lucidi, e non era colpa della sbronza.
Sapeva che era colpa sua, non era riuscito a farle capire quanto valesse, non era riuscito a farle capire quanto la amasse, e l’aveva persa.
Ci sarebbe voluto essere lui al suo posto.
“McVey?” Si sentì richiamare, il riccio aveva ancora il sorriso stampato in viso.
“Vattene.” Biascicò lui, rialzandosi e cercando di mettere più distanza possibile tra lui e Bradley.
“Ti posso aiutare.” Strillò lui, facendolo voltare.
“E come?” Chiese sarcastico lui “Beatrice non tornerà più.”
Bradley si alzò, raggiungendolo, solo allora James si accorse che il riccio era molto più basso di lui.
“Non posso farla tornare, ma posso farti stare meglio.”
James alzò un sopracciglio, ancora non capiva.
Bradley sorrise “Sai James, anche io sono nella tua stessa sensazione, e se tu mi potessi aiutare magari ti sentiresti meglio.”
Il biondo continuava a non capire, in che modo l’avrebbe fatto sentire meglio aiutare Bradley?
“Non ha senso quello che dici.”
“Appena vedrai Aleisha capirai.” E detto quello Bradley se ne andò, lasciando James più interdetto di prima.
Il suo piano stava procedendo alla perfezione.
 
 
 
“No, voglio quella rossa! C’è ne sono già troppe di blu!” Strillò Aleisha ridendo, mentre Luke frugava in fretta tra le varie decorazioni alla ricerca di qualche pallina rossa.
“Ma il blu è figo!” Riabbatté Ashton, togliendo con una smorfia alcune palline blu dall’albero.
“Qualche pallina blu è figa, un albero blu invece è da puffi, Ash.” Ridacchiò la sorella, appendendo le sfere che gli passava Luke.
“Scusa Ash, ma Shai ha ragione.” Disse il biondo, con finto dispiacere.
“Bastardi.” Sbuffò il riccio, infilando la punta all’albero, mentre gli altri continuavano a ridacchiare senza sosta.
Era da qualche tempo che nella famiglia Scott si respirava un’aria tranquilla, e la maggior parte del merito era che Bradley se ne era stato il più lontano possibile da Aleisha.
La ragazza faceva finta che tutto andasse bene, anche se gli mancava terribilmente il ragazzo dai ricci castani.
Luke invece era sollevato dal fatto che Bradley se ne stesse ben lontano, e cercava di passare la maggior parte del suo tempo con Aleisha.
Ashton invece era tranquillo come al solito, felice di vedere la sorella sorridere.
“Okay, io ho finito.” Strillò, dopo aver appeso un’ultima decorazione alla porta “Ora, cibo!”
E senza dire altro si rifugiò in cucina, ed entrambi i ragazzi sapevano che non ne sarebbe uscito tanto presto.
“Ashton è sempre di buon umore a Natale.” Sorrise la ragazza, chiudendo le varie scatole.
Luke annuì, mentre la aiutava a sistemare “Anche tu mi sembri più rilassata.”
“Si, spero che duri.”
I due finirono di sistemare le scatole e si stesero sul divano, incrociando le gambe sul tavolino davanti a loro.
Luke passò un braccio intorno al corpo di Aleisha e lei poggiò il suo viso nell’incavo del suo collo.
 “Shai?”
“Mm?” Sussurrò lei.
“Ti volevo chiedere una cosa..”
Aleisha alzò lo sguardo sull’amico e vide che era completamente rosso.
“Che c’è Luke?” Chiese, nascondendo un sorriso.
“Beh, ecco, sai che c’è il ballo di fine anno, e beh io volevo chiederti se.. si, insomma se..”
“Se?” Lo incitò lei.
Luke era sull’orlo di scoppiare dall’imbarazzo, e quando si era quasi deciso a parlare, il suono del campanello di casa li fece sobbalzare dalla sorpresa.
“Andate voi!” Sentirono urlare dalla cucina.
Aleisha sospirò prima di alzarsi dal divano e dirigersi a passo veloce verso la porta, spalancandola.
“Oh, ehi, ciao..emh?”
Aleisha non conosceva il nome del ragazzo biondo che se ne stava accampato davanti alla sua porta, anche se ricordava che era un nuovo arrivato nelle classi di fisica e spagnolo.
“James.” Si presentò “James McVey.”
“Oh, si, piacere James.” Sorrise incerta la ragazza “A cosa devo la tua visita?”
Tralasciò di chiedere come facesse a sapere dove abitava, anche se era terribilmente curiosa.
Il ragazzo si inchinò a terra, e lo vide estrarre dallo zaino un libro blu.
Il suo libro blu.
“Oh mio Dio!” Esclamò lei, afferrandolo “Pensavo di averlo perso! La O’ Donnels mi avrebbe ucciso se non l’avessi ritrovato, mi hai appena salvato la vita James.”
La ragazza aveva un sorriso così splendente che perfino il biondo se ne concesse uno, anche se non era proprio dell’umore.
“Figurati, per sbaglio era finito nella mia cartella, e mi sembrava giusto riportartelo.”
“Sei stato un angelo, sono in debito con te.”
Il ragazzo sorrise, schiarendosi la gola “Beh, un modo per sdebitarsi ci sarebbe..”
Aleisha lo guardò curiosa, incitandolo a parlare.
“Beh ecco, mi chiedevo se ti andava di venire al ballo di Natale con me?”
La ragazza rimase leggermente sorpresa a quella proposta, ma era in debito, e quindi non poté che accettare.
“Perfetto.” Sorrise il ragazzo “Allora ci si vede, ciao Shai.”
“Ciao James.” Lo salutò la ragazza, chiudendo la porta.
“Chi era?” Chiese Luke dallo stipite dalla porta.
“James McVey.” Rispose lei, poggiando la schiena contro la porta e stringendo il quaderno a sé. “Mi ha chiesto di andare al ballo con lui.”
“Il ballo di Natale?”
Annuì.
“Ah.” Luke si pietrificò per un attimo prima di afferrare il suo giubbino in pelle dall’attaccapanni e infilarselo “Io me ne vado a casa.”
Aleisha lo guardò perplessa, scostandosi dalla porta per avvicinarsi a lui “Di già? Non mi dovevi chiedere qualcosa?”
“No, non era nulla.” Sussurrò uscendo di fretta dalla porta di scatto.
“Ma si può sapere che prende a tutti?!” Strillò la ragazza, portandosi una mano ai capelli.
“Ti voleva portare lui al ballo.” Disse una voce alle sue spalle.
Era Ashton.
“Che cosa?”
“Sai Shai, a volte sei molto ingenua.” Disse lui, pulendosi la bocca da alcune briciole “E’ ovvio che Luke prova qualcosa per te, ma tu fai di tutto per non ammetterlo, sia a lui che a te stessa.”
Aleisha scosse la testa “Io e Luke siamo solo amici, e poi a me non piace nessuno.”
“Tranne Bradley.” Sentenziò il riccio.
Solo sentire quel nome la pelle di Aleisha si fece di una tonalità più pallida, e gli occhi minacciavano lacrime imminenti.
“Con Bradley ho chiuso.”
Ashton sorrise, scuotendo la testa “E’ tardi, sorellina, meglio se vai a letto.”
Detto questo il riccio salì in fretta le scale che portavano alle camere da letto, lasciando Aleisha più intontita di prima.
Era vero che Luke provava qualcosa per lei?
E da dove veniva questo James?
E Bradley, dove era finito?
Stava peggiorando tutto.
 
 
Angolo autrice.
 
Okay, sono sparita per mesi e torno con sta schifezza, non so proprio come scusarmi :c
Vi prego di non uccidermi :C
Se vi va, ditemi che ne pensate :)
Giulia.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8
 
Aleisha Scott era agitata.
Lo era terribilmente quel 24 dicembre, giorno del ballo scolastico.
Si era fatta una lunga e calda doccia, più con l’intento di calmarsi che altro, per poi asciugarsi e truccarsi velocemente, lasciando i lunghi capelli biondi sciolti lungo le spalle.
Con ancora l’asciugamano intorno al corpo tornò in camera sua, piazzandosi proprio davanti al grande armadio aperto.
Non aveva ancora scelto ne il vestito ne le scarpe, e James sarebbe arrivato tra una decina di minuti.
Incominciò a passarne uno alla volta tra le mani, scartandoli uno dopo l’altro.
Stava quasi per andare nel panico, e quando il campanello suonò saltò dallo spavento.
James era arrivato, e lei era ancora nuda.
Diamine.
“Shai.” Urlò Ashton dal piano di sotto “C’è una cosa per te!”
Aleisha alzò un sopracciglio, aveva proprio detto 'una cosa'?
Si infilò velocemente la biancheria e l’accappatoio, tanto per essere un po’ più coperta, per poi scendere in fretta le scale, dove Ashton stava guardando perplesso un grande pacco bianco.
Lui si era già vestito con un bello smoking e una bandana blu tra i capelli.
Era bellissimo.
“Che cosa sarebbe?” Chiese sospettoso, osservando attentamente la sorella.
Lei scosse le spalle, perplessa come il fratello.
“Non ne ho idea, Ash.” Ammise “Non c’è nessun biglietto?”
Il riccio esaminò in fretta il pacco, staccando quasi subito un post it giallo che era sul retro.
 
 
Sono sicuro che questo ti sarà utile.
 
 
Niente, nessuna dannatissima firma.
“Forse uno scherzo?” Propose Ashton, guardando verso la bionda.
“Basta aprirlo per saperlo.” Gli rispose, afferrando il bacco, che scoprì essere abbastanza pesante.
“Non penso che sia una buona id-“
La voce di Ashton venne interrotta dal campanello di casa Scott.
James.
“Oh mio Dio!” Strillò la bionda, in preda al panico “Ash, tieni occupato James, io devo andare a vestirmi.”
E senza aspettare una sua risposta corse in camera sua,  gettando il pacco sul letto e frugando nervosamente tra i suoi vestiti.
Niente.
Non c’era assolutamente niente che andasse bene.
Si buttò esasperata sul letto, osservando il soffitto.
Era la fine.
“Aleisha, datti una mossa!” Sentì strillare dal fratello, preoccupato.
La ragazza si alzò in fretta, pronta ad andare a dire a James una qualsiasi scusa, ma per lo scatto fece cadere la grande scatola a terra, che si aprì, rivelandone il contenuto.
Era proprio un vestito quello che Aleisha vedeva?
Un bel vestito rosso a fantasie nere, con tacchi del medesimo colore inclusi.
Se lo passò tra le mani, sembrava anche della sua taglia ed era anche del suo colore e tessuto preferito.
Quante persone la conoscevano così bene?
“Aleisha!”
“Arrivo, Ash!”
Si infilò in fretta il vestito rosso e i tacchi, facendo attenzione a non rovinarli, per poi guardarsi allo specchio.
Ci stava incredibilmente bene, ma chi era il mittente?
Forse Ashton?
No, era quasi più sorpreso di lei vedendo il pacco.
Sua madre?
Stava a casa un paio di ore al giorno, non la conosceva così bene.
James?
Improbabile.
Luke?
Forse era un modo di scusarsi per il suo comportamento di qualche giorno prima.
Si, doveva essere per forza così.
Afferrò la pochette nera, e cercò di correre giù per le scale per la seconda volta, vedendo che James e Ashton si stavano guardando intorno visibilmente imbarazzati.
Il biondo non si era vestito in modo molto diverso dal solito, ma con i suoi skinny neri, la camicia bianca e il giubbotto in pelle stava benissimo.
“Sorellina” Scatto il riccio appena la vide “Sarà meglio che James faccia il bravo questa sera, altrimenti ci saranno gravi conseguenze."
“Ashton!” Rise lei “Non fare lo stupido con James.”
La bionda spostò lo sguardo verso l’amico, vedendolo visibilmente teso.
Di sicuro lei non poteva sapere che, con quei capelli, quel vestito, e quei grandi occhi azzurri assomigliava terribilmente a Beatrice, un’altra bionda amante del rosso.
E si sentiva terribilmente in colpa per quello che stava per fare.
“Tutto bene, James?” Chiese, preoccupata.
Lui annuì velocemente, fin troppo “Certo, andiamo?”
Lei gli sorrise, e dopo aver baciato e salutato Ashton con la raccomandazione di stare attenta, seguì James nella sua jeep grigia, accendendo la musica.
Il viaggio non doveva essere molto lungo, ma fu estremamente imbarazzante per Aleisha, a causa del grande silenzio che si era creato.
“Ehm, allora” Iniziò, cercando di alleggerire la situazione “Come mai mi ha chiesto di uscire?”
James scosse le spalle “Sei la ragazza che mi è sembrata più simpatica, e sei anche molto bella, naturalmente.”
Anche se non sapeva perché, ad Aleisha le parole di James sembravano false.
Sarà solo un brutto presentimento, pensò subito.
L’auto si fermò di colpo, parcheggiando proprio davanti all’entrata della grande sala da ballo, che non era nient’altro che la palestra della scuola.
I biondi scesero quasi nello stesso istante, e la situazione sembrò alleggerirsi un poco quando James afferrò la mano di Aleisha, scortandola fino alla porta, porgendo i biglietti al cassiere.
Dopo aver fatto la classica foto di coppia all’entrata, i due entrarono nella grande sala, già piena di studenti semi ubriachi.
Tra luci, musica e alcool, Aleisha non sapeva a cosa associare lo stordimento maggiore.
Quasi subito, il telefono di James iniziò a suonare, e il ragazzo si affrettò a rispondere al messaggio, visibilmente teso.
“Ti va di bere qualcosa?” Le chiese James, senza guardarla in faccia.
Lei annuì subito “Niente di alcolico, grazie.”
Lui le sorrise in modo tirato “Tranquilla, puoi fidarti di me.”
Le fece un cenno di saluto, prima di scomparire tra la grande massa di persone.
Aleisha, rimasta sola, iniziò a guardarsi intorno, alla ricerca di visi conosciuti.
Il primo fu quello di Ashton, che ballava in modo al quanto buffo con la sua ragazza, e subito dopo Luke, che stava seguendo un ragazzo incappucciato verso l’uscita della palestra.
Non riusciva a vedergli il volto, ma Luke aveva molti amici, e molti di essi erano molto strani, e  perciò non ne rimase sorpresa più di tanto.
Aleisha non era ancora ubriaca, ma il volume troppo alto le impedì di sentire i passi del ragazzo che le si stava avvicinando da dietro fino a quando questo non le avvolse le braccia intorno alla vita, facendola sussultare.
“Sei molto bella, sai?”
Un ragazzo biondo, con un piercing al naso, continuava a sorridere in modo falso verso Aleisha, che cercava di divincolarsi dalla stretta.
“Chi saresti tu?”
Dov’era finito James?
Perché non si dava una mossa?
“Il mio nome è Connor Ball, dolcezza.” Sorrise “E ho una sorpresa per te.”
Le mollò la vita, trascinandola per la mano verso l’uscita della scuola, senta interessarsi delle protese della ragazza.
“Vuoi stare ferma?” Sputò, innervosito.
“Dimmi dove mi stai portando e lo farò.” Ribatté lei, guardandosi intorno alla ricerca di aiuto.
“Non c’è nessuno qui.” Le disse lui, capendo le sue intenzioni “Questa è la parte vecchia della scuola, non ci passa qualcuno da anni.”
La fece salire su delle scale di sicurezza, che portavano fino al tetto dell’edificio, che svolgeva il compito di parcheggio.
E la, seduto sul tettuccio di una macchina lo vide.
Bradley.


Angolo autrice.

Beh, ho cercato di fare del mio meglio per aggiornare in fretta :)
Stiamo entrando nel vivo della storia uhuhu *autrice non tanto normale*
Comunque, bella gente, vi voglio ringraziare per tutto il sopporto che mi date, siete troppo gentili!
Vi voglio solo informare che, per chi piacessere, ho scritto una storia in tema Teen Wolf, spero che qualcuno sia così gentile da passare <3
Baci,
Giulia.


Il vestito di Aleisha.
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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9
 
4 Agosto 2009 – Connor Ball riceve una multa dopo essere stato scoperto a rubare alimentari in un super mercato cittadino.
9 Dicembre 2009 – Connor Ball viene sospeso dall’anno scolastico corrente dopo aver cercato di molestare una sua compagna, perderà l’anno e dovrà essere seguito da uno psicologo.
19 Gennaio 2010 – Connor Ball arrestato per furto, 9 mesi.
20 Aprile 2011 – Connor Ball arrestato per aver tentato di scassinare la porta di una casa e derubare i proprietari, 12 mesi.
7 Settembre  2012 – Connor Ball multato dopo aver arrecato diversi danni a nove automobili appartenenti ai suoi insegnati.
1 Novembre 2012 – Connor Ball viene multato dopo aver rovinato alcune lapidi in presenza dei parenti dei defunti.
3 Maggio 2013 – Connor Ball arrestato per spaccio di droga tra minorenni, 7 mesi.
 
Connor Ball era senza cuore e senza pietà agli occhi di tutti, probabilmente anche i suoi.
Ma non a quelli di Bradley Will Simpson, no, lui sapeva vedere attraverso le persone, e dentro Connor non vedeva ne rabbia ne malvagità, scorgeva solo tanto, tantissimo, dolore.
Dolore per la perdita della sorella, Beatrice, annegata in una vasca piena del suo sangue con i polsi tagliati.
Dolore per la perdita di suo padre, un ubriacone che non voleva nemmeno un figlio, figurarsi due.
Dolore per sua madre, che aveva preferito lasciare lui e sua sorella in orfanotrofio piuttosto che prendersene cura.
Dolore perché non era mai abbastanza, perché agli occhi degli altri non era mai la persona giusta in nessun momento.
Dolore perché lui era Connor Ball, e nessuno vuole essere Connor Ball.
Ed era questo quello che pensava il biondo, mentre osservava la ragazza impaurita in mezzo a quel parcheggio abbandonato, pronta a inseguire il suo destino.
Bradley era seduto a gambe incrociate sul tettuccio di una macchina nera, forse la sua, e aveva il viso coperto da un cappuccio nero.
L’unica luce era data dalla luna, e Aleisha stava gelando dal freddo, ma aveva troppa paura per farlo notare.
“Aleisha” le sorrise il ragazzo “è un piacere vederti.”
“Come se non fossi stato tu a portarmi qui.” Le fece notare, battendo i denti.
Lui sorrise sarcastico, prima di scivolare dalla macchina ed avvicinarsi a lei, che si ritrasse.
“Tranquilla, non voglio farti nulla di male.” La rassicurò, togliendosi il giubbino in pelle e avvolgendoglielo intorno alle spalle “Non voglio che ti ammali.”
“Non ho freddo.” Mentì lei, troppo orgogliosa, cercando di togliersi il giubbino in pelle dalle spalle.
Bradley le sorrise, come se non avesse notato il fatto che la ragazza avrebbe voluto trovarsi ovunque tranne che davanti a lui.
“Shai, non fare storie.” Le ordinò dolcemente, coprendola di nuovo e portando un suo braccio intorno alle sue spalle.
“Perché sono qui, Bradley?” Chiese acida lei, comunque non distanziandosi dal corpo del ragazzo.
Lui la riportò fino alla sua macchina, per poi sedersi sul cofano, prendendole i polsi tra le mani.
Agli occhi di Connor sarebbero sembrati quasi una dolce coppietta, se non avesse saputo i secondi fini di Bradley e il guaio nel quale si stava cacciando Aleisha.
“Mi mancavi” Le confessò il riccio, abbassando lo sguardo “E quando ti ho visto insieme a McVey sono morto dalla gelosia.”
Le guance di Aleisha si colorarono leggermente, anche se lei cercò di nasconderlo.
“Non stiamo più insieme Bradley, pensavo che fosse chiaro.”
“Non lo è per me.” Alzò i suoi occhi scuri verso i chiari di lei “E non lo è nemmeno per te.”
Aleisha rimase ferma a guardarlo, cercando di ignorare la guerra interiore tra mente e cuore.
“Brad.” Sospirò “Devi smetterla.”
“Di fare cosa?” Chiese lui, ironicamente “Di amarti? Di guardarti come se fossi la persona più bella in questo mondo? Di pensare che forse sei l’unica persona che potrà mai sistemare la confusione che c’è dentro la mia testa? Avanti Aleisha, dimmi che cosa vuoi smetta di fare.”
Perfino Connor era rimasto senza parole davanti alla rivelazione di Bradley, ed Aleisha non era da meno dato che non era nemmeno riuscita a sbattere le palpebre per non distogliere il contatto visivo con gli occhi del ragazzo, che gli sembravano così sinceri in quel momento.
“Io..” Sussurrò a fatica “Io..Io non lo so, Brad, mi hai mandato fuori di testa, e ora non so più cosa fare con te.”
Bradley abbassò la presa delle sue mani su quelle della bionda, portandosele al petto, dove si poteva avvertire i battiti veloci del suo cuore.
“Lo senti? Anche tu mi mandi fuori di testa, e non so nemmeno io come comportarmi quando sono con te. Ho sempre paura di sbagliare, come ho fatto in passato.” Si zittì un attimo, preso forse dai sensi di colpa “Ma voglio ricominciare, voglio essere tutto ciò che vuoi, tutto ciò di cui hai bisogno, e ti prometto che ci riuscirò, se solo tu mi permetterai di farlo.
Aleisha tenne sgranati i suoi grandi occhi verdi verso il viso di Bradley, troppo sorpresa da quello che stava succedendo.
Era davvero sincero? Avrebbero potuto farcela insieme? Bradley sarebbe cambiato sul serio o sarebbe sempre rimasto il solito?
La bionda socchiuse le labbra per parlare nell’esatto momento in cui sentì una portella nascosta nell’oscurità del parcheggio aprirsi e chiudersi in un tonfo veloce.
“Che cosa è stato?” Chiese, spaventata, avvicinandosi al petto di Bradley, che strinse subito le braccia intorno al suo busto.
“Non era niente, forse solo qualche ragazzo ubriaco.” Cercò di usare il tono più calmo possibile, ma lo sguardo irritato che mandò a Connor tradì i suoi sentimenti.
Il biondo capì cosa intendeva l’amico e silenzioso come al solito si intrufolò nell’oscurità ad eseguire gli ordini di Bradley.
“Aleisha?” Richiamò la sua attenzione il riccio, mettendole una mano sotto al mento “Che cosa vuoi fare?”
Lei scosse subito il volto, liberandosi dalla presa del ragazzo “Come posso fidarmi di te, Bradley? Come faccio dopo tutto quello che mi hai fatto?”
“Guardami!” Strillò lui, alzando le braccia al cielo “Sono qui da quasi un mese, e sai quante cose avrei potuto fare? Avrei potuto farla pagare a tuo fratello e a Luke per avermi sbatutto in galera, avrei potuto violentarti e poi lasciarti morire in fondo ad un fiume.”
Aleisha rabbrividì immaginando avverarsi la visione di Bradley, e abbassò subito lo sguardo.
“Ma non l’ho fatto.” Continuò lui “Non ho fatto nulla di questo, anche se sai che ne sarei stato capace. Non l’ho fatto perché sono cambiato, perché sono cambiato, Shai, te lo giuro.”
La bionda alzò gli occhi, ormai in lacrime, verso a quello che ormai era diventato il chiodo fisso nei suoi pensieri.
“Tu mi ami, Bradley?”
Lui le si fece più vicino, stringendola a sé “Si, Shai, ti amo più di ogni altra cosa o persona.”
“E mi farai ancora del male?”
Bradley allontanò il corpo di lei da suo, prendendola per le spalle “Io non ti farò più del male, okay? Ci lasceremo alle spalle tutto quello che è successo e ricominceremo da capo. Saremo felici.”
Lei si lasciò scappare un sorriso “Felici sul serio?”
Lui la imitò “Si, felici sul serio.”
Aleisha non riuscì più a trattenersi, lanciandosi tra le braccia di Bradley, che la sollevò da terra come se non gli pesasse affatto.
Quando fu di nuovo con i piedi per terra, i due erano ancora abbracciati, e non dovettero aspettare molto a far unire le loro labbra in un bacio che entrambi aspettavano da tempo.
I due erano così concentrati dall’altro che non sentirono il rumore della portella ripetersi, e dei passi avvicinarsi, e quando capirono di chi si trattasse era già troppo tardi.
“Shai.”
La voce di Luke era soffocata dalle lacrime, e i pugni erano stretti lungo i fianchi, quasi come sostegno a non cedere.
“Luke?” Chiese sbalordita lei, guardando prima lui e poi Bradley, che cercava di nascondere un sorriso.
Dietro a Luke, Connor stava in piedi come un avvoltoio pronto a ricevere la sua ricompensa, senza preoccuparsi davvero di quello che stava succedendo.
“Che ci fa lui qui?” Chiese ancora Aleisha, con la testa che scoppiava per cercare di trovare una possibile soluzione.
“Non lo so.” Disse semplicemente Bradley, lanciando uno sguardo veloce al biondo in lacrime “Magari si è perso.”
“Sta zitto, Simpson.” Sbraitò Luke “Sei tu che mi hai portato qui.”
“Che cosa?!” Aleisha si distanziò dal corpo di Bradley, che la guardava con leggerezza, scuotendo le spalle.
“Prima o poi avrebbe dovuto capirlo, non mi piaceva vedertelo sempre attorno.”
“Tranquillo, farò del mio meglio per tenermi a debita distanza da lei.”
Luke guardò per un attimo dritto verso Aleisha, che sentì il suo cuore spezzarsi in mille pezzi.
“Luke, ti prego, io non sapevo niente di questo.”
Lui rise amaramente “Come se potessi credere che questo non sarebbe successo anche con me presente.”
“Ti ass-“
“Zitta!” Strillò il biondo, passandosi una mano tra i capelli spettinati “Devi smetterla di parlare, non voglio più ascoltarti!”
Sospirò in modo affannato, mentre le lacrime scendevano sul terreno davanti a lui.
“Tu sei sempre stata più di una migliore amica per me, Shai, io ti ho sempre amato” Sorrise amaramente, ripensando ai suoi sentimenti “Che stupido sono stato! Avrei fatto di tutto per te anche se tu non ti saresti mai accorta di me, troppo impegnata con lui.”
Aleisha non riusciva nemmeno a respirare per colpa del peso che sentiva sopra il suo stomaco, e avrebbe voluto morire in quel preciso istante.
“Ma ora è tutto chiaro.” Sospirò “Voi siete molto belli insieme, andrete molto lontano. Io cercherò qualcosa con cui passare il tempo.”
Luke prese un bel respiro, avvinandosi ad Aleisha, passandole una mano dal viso sino alla mano.
“Addio Shai.”
Lei cercò di prendere la mano di lui, ma scivolò tra le sue dita, e così come era comparso scomparve nella notte.
“Luke.” Sospirò lei, facendo qualche passo in avanti, cercando di raggiungerlo, prima che due braccia forti la circondarono.
“Mollami, Bradley, voglio andare da lui.” Strillò, con le lacrime che scendevano come non mai “Voglio andare da Luke, non stare con te!”
Bradley non la lasciò, e rimase impassibile alle sue parole.
“Non tornerà, Shai, è andato, ora tu hai me.”
Lei si immobilizzò subito, girandosi lentamente verso di lui con il viso rovinato dalle lacrime e dal troppo dolore.
“Tu mi hai mentito.”
Lui scosse subito il volto “No, Shai, volevo solo che lui sapesse la verità.”
“Beh, hai scelto il modo sbagliato!” Gli strillò contro, allontanandolo con una spinta quando lui fece per avvicinarsi “Vattene.”
I suoi occhi di sgranarono “Che cosa?”
“Ho detto che devi andartene.”
Lui socchiuse le labbra, troppo sorpreso anche per riuscire a pensare.
“Tu preferisci lui a me?”
Lei annuì subito senza ripensamenti “Vado da Luke.”
Si girò per poter inseguire il biondo, ma Bradley la afferrò per il polso facendola girare.
“Si può sapere che cazzo dici? Tu mi ami, come puoi preferire lui a me? Come puoi andare da lui quando io sono qui per te?!” Urlò, stringendo forte il polso della ragazza.
“Bradley.” Disse lei, calma “Mi stai facendo male.”
Lui si immobilizzò sul posto, abbassando lo sguardo sul polso arrossato, lasciandolo subito.
“Okay, va da lui allora, tanto so che prima o poi tornerai da me.”
Lei si limitò a scuotere la testa, girandosi su se stessa e correndo via.
“Lo so che tornerai!” Le urlò dietro il riccio “Tu mi ami, Aleisha Scott, e tornerai da me!”
“Simpson.” Lo richiamò una voce, che poi era quella di James.
Anche lui aveva assistito a tutta la scena, seduto in una macchina poco lontano con Luke, sentendosi in colpa dall’inizio alla fine.
“Perché lo hai fatto?”
Bradley non disse nulla per qualche secondo, alzando infine lo sguardo verso i due biondi che lo guardavano rivelando gli occhi completamente rossi e pieni di lacrime.
“Connor.” Chiamò, indicando poi con un dito James “Ti presento l’assasino di tua sorella.”
 
Angolo autrice.

Okay, volevo aggiornare velocemente ma alla fine ho fatto passare quasi un mese, non sapete quanto mi sento in colpa!
E poi mi ripresento così, con una schiffezza di capitolo, sono veramente dispiaciuta :c
Spero di sentire l'opinione di qualcuno di voi :)
Mettero le gif appena avrò tempo ow
A presto (si spera),
Giulia.
 
 

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