Some songs for some stories.

di Hamlet_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Neffa ft. Gheman – Dove sei ***
Capitolo 2: *** Ola - I'm in love ***
Capitolo 3: *** Guns N’ Roses – Don’t Cry ***
Capitolo 4: *** Eiffel 65 – Viaggia insieme a me ***
Capitolo 5: *** Guns N' Roses - Garden Of Eden ***
Capitolo 6: *** Noel Gallagher – If I had a gun ***
Capitolo 7: *** Owl City – Fireflies ***
Capitolo 8: *** The Doors - Roadhouse Blues ***
Capitolo 9: *** MGMT - Kids ***



Capitolo 1
*** Neffa ft. Gheman – Dove sei ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della BBC e di Sir Arthur Conan Doyle; questa raccolta è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. 



Ringrazio la mia dolce corrienonfermarti per il betaggio e dedico l'intera raccolta al mio scricciolo, che mi sostiene in tutto quello che faccio ed apprezza tutte le cavolate cose che scrivo.  



Genere: introspettivo.
Canzone: Neffa ft. Gheman – Dove sei 

Nonostante fosse passato del tempo – per la precisione, un anno e undici mesi esatti – e nonostante John si fosse rifatto una vita, non riusciva a smettere di far deviare i suoi pensieri verso qualcosa in particolare, verso qualcuno in particolare. Nonostante avesse accanto a sé un’altra persona, dolcissima Mary che lo stava pian piano tirando fuori dall’oblio, quando stringeva a sé il suo corpo morbido non poteva evitare di pensare a come sarebbe stato stringerne uno con tutt’altre fattezze. Quando si specchiava nei suoi occhi scuri, veniva subito trasportato al pensiero di un altro paio di occhi – azzurri o verdi, o grigi, ancora non sapeva definire con precisione di quale colore fossero stati. Quando udiva la voce armoniosa di Mary richiamarlo dalla cucina per avvertirlo che la cena era pronta, non poteva evitare di sovrapporre una voce baritonale alla sua. Non poteva evitare di lasciarlo andare, nonostante fossero passati quasi due anni. Non poteva.

 







 

Spazio autrice: Dunque. Innanzitutto spero di non aver combinato un disastro con html e codici vari, perchè essendo questa la prima storia che pubblico non me ne intendo assolutamente.
Sbarco in questo meraviglioso fandom con questa raccolta, che ho cominciato a comporre un paio di sere fa - e che spero vivamente vi piaccia. Seguo Sherlock da più di un anno e fin dalla prima puntata mi sono innamorata di questi due mascalzoni *-* e poi da lì alla stesura di diversi racconti il passo è stato breve.. Per ora ho già pronte quindici piccole storie, perciò conto di aggiornare regolarmente. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate :)  

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Capitolo 2
*** Ola - I'm in love ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della BBC e di Sir Arthur Conan Doyle; questa raccolta è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.



Come sempre ringrazio la mia dolce corrienonfermarti per il betaggio. Buona lettura! :) 



Genere: fluff; romantico
Quando John quella mattina si destò, non fu a causa della sveglia o del camion della spazzatura – che puntualmente, ogni domenica, lo trascinava giù da letto ad orari improponibili. No. Ma a causa della sensazione di avere una presenza stanziata poco distante da sé. Si rigirò nel letto con fare convulso, tentando di riaddormentarsi, per nulla intenzionato ad aprire anche un solo occhio e controllare se effettivamente ci fosse qualcuno intento ad osservarlo; ma la sensazione non si acquietò e i buoni propositi di lasciarsi di nuovo andare al sonno svanirono con la stessa velocità con cui erano comparsi. Sbuffando sonoramente e trattenendo a stento un’imprecazione, socchiuse le palpebre e mise a fuoco l’ambiente attorno a sé. O perlomeno tentò di farlo, dal momento che lo spazio visivo di fronte a lui era interamente occupato da un volto. Un volto pallido, con due zigomi alti e affilati, due labbra a cuore – che sembravano disegnate dal più abile dei pittori – e due occhi azzurrissimi, che lo fissavano intensamente da sotto le sopracciglia aggrottate. Riconoscendo il proprio coinquilino ad un soffio da lui, si schiarì la voce e provò ad articolare qualche parola – per quanto l’essersi appena svegliato glielo concedesse. «Sherlock..?» l’altro, sentendosi richiamare, sgranò appena gli occhi come se solo allora si fosse consapevolizzato di ciò che stava facendo. «Io..» esalò, dando però l’impressione di non volersi muovere d’un millimetro dalla propria posizione. I suoi occhi saettavano da un punto all’altro del viso di John, come intenzionati ad assorbirne ogni minimo particolare; quest’ultimo, il respiro leggermente accelerato per tutta la situazione in sé, non seppe far altro se non ricambiare quello sguardo - in attesa della prossima mossa del più giovane. Il quale non si fece attendere più di tanto, poiché dopo qualche altro secondo di tentennamenti serrò gli occhi e schioccò un bacio piuttosto rumoroso ed umido sulle labbra del medico, che rimase sbigottito. «Buon compleanno!» blaterò poi; infine, rialzatosi velocemente, sparì al piano di sotto in uno svolazzo di vestaglia. Sul volto del soldato si susseguirono una serie di espressioni, dallo sbigottimento alla sorpresa, dalla rabbia alla tenerezza, per lasciare poi il posto ad un miscuglio di gioia e serenità che non ricordava d’aver mai provato. Sherlock Holmes, l’uomo che amava segretamente da tempo, lo aveva baciato. Lo aveva baciato. Per confermare la propria tesi si passò la lingua sulle labbra: su di esse aleggiava ancora un lieve sentore di caffeina, mischiato ad un altro che mai aveva sentito. Il sapore di Sherlock, del quale si innamorò all’istante, fino a desiderare di averne subito ancora. Al solo pensiero di quanto accaduto, le sue guance si imporporarono fino ad assumere la tonalità di due pomodori pachino. Certo, quello non era stato neanche lontanamente affiancabile ad un ‘bacio’ con la ‘b’ maiuscola, ma aveva lo stesso avuto il potere di scaraventarlo sull’orlo di un attacco cardiaco. Si portò una mano ai capelli sparati in ogni direzione a causa del sonno e li scompigliò ulteriormente, come se quel gesto avesse potuto in qualche modo calmarlo. Infine giunse ad una conclusione: Sherlock non poteva passarla liscia, non quella volta. Non dopo averlo baciato e di conseguenza averlo reso l’essere umano più felice – ed innamorato – dell’intero universo. Balzò quindi fuori dal letto e, senza neanche infilare ciabatte e vestaglia, si precipitò per le scale alla ricerca del coinquilino – intenzionato, una volta per tutte, a metterlo con le spalle al muro. Poi, decise sul momento, lo avrebbe baciato. Fino a consumargli le labbra. Oh, eccome se lo avrebbe fatto. Un compleanno meraviglioso, si disse; poi sorrise e riprese a scendere le scale con velocità, verso l’uomo di cui era pazzamente innamorato.



Spazio autriceInnanzitutto faccio tantissimi auguri a Martin Freeman, il nostro John, che oggi compie 43 anni! *lancia in aria coriandoli e strisce filanti* Proprio per l'occasione ho scritto questa cosuccia che spero non sia venuta uno schifo (ma chi prendo in giro?). Per rifarmi dell'altra volta, oggi anneghiamo nel fluff. Come sempre, sono graditi pareri! :) 

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Capitolo 3
*** Guns N’ Roses – Don’t Cry ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della BBC e di Sir Arthur Conan Doyle; questa raccolta è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.



Ed eccomi qua con la terza storia! Come sempre, ringrazio la mia dolce corrienonfermarti per il betaggio. Buona lettura! :)



Genere: introspettivo
Aveva iniziato a piangere come un ragazzino che viene sgridato dalla mamma per aver rotto un vaso. Ma non era riuscito a farne a meno, perché non avrebbe saputo reagire diversamente trovandosi Sherlock, vivo e vegeto, dopo due anni, in piedi di fronte a lui. E così si era lasciato andare alle lacrime, così come non faceva da quel giorno maledetto. Semplicemente, aveva sentito gli occhi pungere e non aveva fatto nulla per fermare quelle stille che ora gli rigavano le guance senza avere intenzione di fermarsi. Il consulente, forse non aspettandosi quella reazione da parte del medico, era rimasto momentaneamente spiazzato e non aveva saputo come agire. Alla fine, con la stessa cautela con il quale ci si avvicina ad un animale ferito, aveva mosso due passi in direzione di John – fino a fermarsi a pochi centimetri da lui. Ma neanche con quella vicinanza, il medico aveva dato segno di alzare lo sguardo o di smettere di piangere. Così Sherlock aveva di nuovo agito per lui, alzando entrambe le mani e poggiandogliele sulle spalle. A quel gesto, se possibile, il dottore aveva singhiozzato anche più forte. E il consulente semplicemente non aveva più saputo cosa fare, per far cessare quel pianto disperato – che stava distruggendo anche lui, dal profondo. Lo aveva così stretto in un abbraccio quasi impacciato, il profumo del coinquilino quasi come un balsamo che gli solleticava le narici, la consistenza morbida dei suoi capelli tra le dita, il calore del suo corpo premuto addosso al suo «Non piangere, John. Sono qui. Non me ne vado più» aveva mormorato al suo orecchio, con quella sua voce bassa e morbida, cercando di rassicurarlo – mentre l’altro si aggrappava alle sue braccia come fossero state un’àncora in grado di salvarlo da quel mare di dolore nel quale era sprofondato due anni addietro. Senza interrompere il contatto, si erano spostati sul divano. E così, lentamente e cullato dalle braccia del suo redivivo migliore amico, John scivolò in un sonno, finalmente dopo troppo tempo, libero dagli incubi.




Spazio autrice: Non potevo non inserire un ipotetico ritorno di Sherlock, così come lo avevo immaginato io (ammettetelo, non sono l'unica ad essersi aspettata un abbraccio stritolatore in TEH! Vabè che poi ci rifacciamo in TSOT al matrimonio di John, ma non è la stessa cosa u_u). Come al solito, spero vi piaccia :)
 

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Capitolo 4
*** Eiffel 65 – Viaggia insieme a me ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della BBC e di Sir Arthur Conan Doyle; questa raccolta è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 
Mio Dio, sto realizzando solo in questo momento che le vacanze sono ormai agli sgoccioli.. E' terribile. Ma cambiamo argomento: ecco qua la quarta storia, una delle mie preferite (e una di quelle che mi hanno fatto sudare sette camicie). Premetto che adoro le parent!lock, quindi ho voluto fare un esperimento. Spero vi piaccia :)
P.s. Naturalmente ringrazio la mia dolce corrienonfermarti per il betaggio. 


Genere: fluff; parent!lock
Era un mercoledì pomeriggio, Sherlock leggeva distrattamente una rivista scientifica stando acciambellato sulla poltrona e John, rientrato da poco dal lavoro, era in cucina a preparare la merendina di Hamish. Il suddetto bambino, una tempesta dagli scuri capelli ricci e due straordinari occhi azzurri che lasciavano chiaramente intendere da chi avesse ereditato il proprio patrimonio genetico, era seduto sul tappeto intento a giocherellare con un peluche a forma di ape.
Da un po’ di tempo a quella parte, Sherlock e John avevano preso l’abitudine di fargli fare un paio di giri del salotto sulle proprie gambotte – tenendolo fermamente per le braccia, per evitare che il piccolo si sbilanciasse e si facesse male. Quel giorno John gli si avvicinò con entrambe le mani occupate a reggere omogeneizzato e cucchiaino; il bambino, accortosi della presenza del padre a poca distanza da lui, lo salutò con un sorriso radioso – che fece sorridere John di rimando. «Ciao tesoro. E’ l’ora della merendina» e in quel momento, come ogni altro giorno, avrebbe poggiato il vasetto sul tavolo e si sarebbe sporto verso il figlio per prenderlo in braccio; invece rimase in piedi e, con le braccia tese verso il bambino, mormorò «Vieni da papà, Hamish?» le sue parole attirarono inevitabilmente l’attenzione di Sherlock, che abbassò il giornale e rivolse loro uno sguardo sorpreso e colmo d’aspettativa. Il piccolo, palesemente preso in contropiede, agitò in aria i pugnetti ed emise un verso contrariato. «John..» azzardò il detective, ma il dottore si mantenne irremovibile «Deve imparare a camminare, Sherlock» poi si voltò di nuovo verso il bambino, e si piegò sulle ginocchia «Vieni, amore?» ritentò. Sul viso di Hamish si dipinse la stessa identica espressione battagliera che tante volte John aveva scorto sul volto di suo marito; poi piantò a terra le braccia e fece forza su esse, per issarsi sulle ginocchia. L’ennesimo versetto condì quanto appena accaduto; i due uomini osservarono la scena mantenendosi in religioso silenzio e sprizzando trepidazione da tutti i pori. Ma nel preciso istante in cui Hamish si sollevò in posizione eretta e – dopo qualche esitazione – mosse i suoi primi passetti autonomi in direzione del dottore, le difese di quest’ultimo crollarono ed esplose in una risata fragorosa. Allo stesso tempo, tese le braccia in direzione del figlio per incitarlo a continuare a camminare; Sherlock, gettato il giornale in qualche angolo remoto del soggiorno, si lanciò in direzione del marito e, affiancatolo in ginocchio sul pavimento, allungò a sua volta le mani verso il piccolo. Costui, motivato dalla presenza di entrambi i suoi genitori, che davano l’impressione di poter esplodere di felicità da un momento all’altro, velocizzò la sua andatura fino a raggiungere le loro braccia spalancate e gettarvisi contro – tra i pianti di gioia del dottore e gli elogi del detective.           
Hamish aveva nove mesi quando imparò a camminare, riempiendo d'orgoglio e felicità i suoi due padri; eppure, a distanza di anni, John non riusciva ancora a trattenere l’emozione ripensando a quel momento e così si ritrovava a navigare nei ricordi, gli occhi lucidi e un sorriso radioso stampato sul volto.


Spazio autrice: Ma come sono teneri questi due nei panni dei genitori *-* ? Li adoro. La canzone che ha ispirato il capitolo ha molta importanza per me ed è legata proprio a ricordi del genere.
Come al solito, sono graditi pareri :) 

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Capitolo 5
*** Guns N' Roses - Garden Of Eden ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della BBC e di Sir Arthur Conan Doyle; questa raccolta è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Okay, no. Questa è veramente ridicola. Ma la cosa più importante è che la canzone non c'entra assolutamente niente con quanto trattato nel capitolo! Vi chiederete, "Allora perché quella babbea di Hamlet l'ha scelta?". Semplice: è capitato che ascoltandola, la mia mente malata abbia partorito tale scena. E dato che mi sentivo quasi in colpa a non riscriverla - perché mentre dai meandri del mio cervello veniva fuori ciò, io ridevo da sola - eccola qua. 
Ovviamente ringrazio la mia cara corrienonfermarti per il betaggio e per il suo supporto in questa avventura.

 

 
Genere: comico
John dormiva placidamente in camera sua, al piano di sopra, quando un urlo lo ridestò bruscamente dai propri sogni e lo fece quasi cadere dal letto. Stava chiedendosi cosa lo avesse svegliato così all’improvviso quando il grido si ripeté e John non ci pensò due volte, prima di afferrare la pistola dal cassetto del comodino e gettarsi per le scale con nulla indosso se non i boxer. «COSA SUCCEDE?! CHI E’?!» gridò, puntando la pistola alla cieca e non premendo il grilletto per miracolo. Per miracolo, sì, perché quando si consapevolizzò di cosa stava accadendo in salotto rimase basito. Sherlock – Sherlock - era in piedi sul tavolo ed esibiva un’espressione impaurita da far invidia ad un bambino in una notte di temporale. Prese un respiro profondo e contò fino a dieci, molto lentamente. Poi si azzardò a chiedere «Cosa c’è?» il coinquilino, dalla sua posizione sopraelevata,  sembrò accorgersi solo in quel momento del medico. Al quale rivolse un sorriso radioso «John! Oh, John! Fortuna che esisti!» l'interpellato lo guardò in cagnesco per qualche secondo «Cosa c’è?» ripeté, con voce falsamente calma. «UN RAGNO IN CUCINA, JOHN!» sbraitò il consulente, sbattendo il piede sul tavolo e facendo così cadere a terra una povera penna «DEVI UCCIDERLO! SUBITO!» John ponderò per un attimo di scaricare il caricatore in faccia al coinquilino, ma si riscosse quando giunse ad una conclusione «Aspetta» cominciò «Affronti criminali, conduci esperimenti che mettono a rischio la tua vita – la mia, quella di Mrs Hudson e dell’intera Baker Street – e ora vieni a dirmi che soffri di aracnofobia?» l’altro annuì concitatamente, per nulla intenzionato a scendere dal tavolo «Ho capito. Allora, dov’è quest’essere mostruoso?» «Accanto al lavandino! UCCIDILO!» il medico si diresse lentamente in cucina, verso il suddetto mostro, e quando giunse a constatarne l’identità si bloccò. «John? JOHN?!» s’arrischiò a chiedere l’altro «Tu hai paura di quest’essere minuscolo?» Sherlock non rispose, ma alle orecchie del medico giunse un mugolio frustrato. Allungò un dito in direzione dell’aracnide e lo schiacciò sotto di esso «Ecco fatto. Ora puoi dormire sonni tranquilli!»
Abitare con Sherlock Holmes portava anche a ciò. 




Spazio autrice: io vi avevo avvertite che era una cosa ridicola u_u 
Non cullatevi sugli allori poiché io e il mio adorato angst stiamo per tornare... *fa una faccia cattiva* 
IMPORTANTE: Ringrazio di cuore tutti voi che spendete il vostro tempo per leggere la mia raccolta. Un grazie speciale va ad elyxyz per il suo appoggio e per le sue dolcissime recensioni. Ringrazio anche marghevale123Quella che ama i BeatlesSkellyPup e Nicole_9_mk per aver inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate.
 Per il resto, spero come al solito che la storia vi sia piaciuta. Ogni parere è ben gradito. A martedì :)

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Capitolo 6
*** Noel Gallagher – If I had a gun ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della BBC e di Sir Arthur Conan Doyle; questa raccolta è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.


La scuola è cominciata da due giorni e già non ne posso più. Meno male che questo è l'ultimo anno anche se a giugno mi aspetta la maturità. Non vedo l'ora arrivino le vacanze natalizie ç_ç 
Ringrazio la mia dolce corrienonfermarti per il betaggio.  

Genere: angst a secchiate

Lo aveva lasciato andare via, così come il bambino che aprendo la manina fa volare via la farfalla. Allo stesso modo, John aveva visto volar via Sherlock dalla propria vita. Aveva assistito, impotente, alla sua caduta dal tetto del Bart’s. Ed aveva quasi riso nel momento in cui aveva visto le code dell’amato cappotto del consulente aprirsi come un paio d’ali nere, a mascherare da volo d’angelo quel gesto disperato che a lui aveva strappato anche l’ultimo briciolo di vita. Si sentiva morto, ma effettivamente non lo era. No. Altrimenti non avrebbe sofferto ancora così tanto, anzi, sarebbe stato al fianco di Sherlock a risolvere indagini in quella dimensione che aspetta gli uomini dopo la morte. Invece si trovava lì, seduto sulla sua poltrona, esattamente davanti a quella vuota del detective. A desiderare che Greg non gli avesse requisito la pistola, perché quell’ultimo colpo che gli era rimasto lo avrebbe usato per ricongiungersi finalmente a Sherlock. 




Spazio autrice: Eh.. ve lo avevo detto che io e il mio adorato angst prima o poi saremmo tornati. Anche se questa cosa che è venuta fuori non mi convince un granchè. Spero che almeno a voi sia piaciuta. Alla prossima :)

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Capitolo 7
*** Owl City – Fireflies ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della BBC e di Sir Arthur Conan Doyle; questa raccolta è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.


Buonasera a tutti! (scusate il ritardo!) Eccomi qua con la storia numero sette: primo esperimento kid!lock - il quale ha già una teen!lock pronta come seguito. Spero vi piaccia u_u
Ringrazio il mio scricciolo per il betaggio.  

Genere: fluff che più fluff non si può; kid!lock
Un incessante bussare al portone d’ingresso aveva riscosso Violet Holmes dai suoi pensieri, mentre si trovava seduta su una poltrona accanto al camino spento. Poggiò sul tavolinetto il libro che stava leggendo e si tirò in piedi, per poi dirigersi nell’ingresso ed aprire la porta al prevedibile ospite che vi si celava dietro «John, tesoro. C’è qualcosa che non va?» il piccolo, gli occhi che brillavano di quella luce che è solo dei bambini, si era aperto in un sorriso radioso «Potrebbe chiamare Sherlock, signora? Ci sono le lucciole!» e così dicendo indicò col braccio dietro di sé, come ad abbracciare tutto il giardino. Violet, sorridendo accomodante, si fece da parte per far passare il compagno di giochi del figlio «Vuoi andare a chiamarlo tu? E’ in camera sua» John non se lo fece ripetere due volte e sfrecciò all’interno di quella casa che ormai era anche un po’ sua, dirigendosi verso le scale. La donna rimase ad osservare la scena con un sorriso intenerito, ripensando a come quel bambino avesse portato una ventata di felicità nella vita del suo figlio minore. Difatti fin dalla più tenera età Sherlock aveva avuto difficoltà a rapportarsi con le altre persone e Violet, come ogni mamma preoccupata per la felicità del proprio bambino, aveva seriamente avuto il timore che suo figlio sarebbe rimasto solo. Ma poi, con la potenza di un uragano, il piccolo John Watson era entrato a far parte delle loro vite ed era riuscito ad estinguere i timori della donna. Ora, mentre li guardava scendere velocemente le scale, l’eco delle loro risate in sottofondo, non poteva fare a meno di ritenersi fortunata che quell’angioletto di nome John si fosse trasferito con la sua famiglia proprio di fronte a loro. Nel frattempo, sdraiati l'uno accanto all'altro nel curato giardino di casa Holmes, se ne stavano due bambini col naso all'insù e gli occhi puntati verso il cielo - verso migliaia di lucciole che volteggiavano nell'aria, andando a disegnare fantasiosi arabeschi dorati. «Eri a conoscenza del fatto che il vero nome delle lucciole è "Lampiridi", John?(1)» l'interpellato distolse lo sguardo dal cielo per puntarlo verso il viso del bambino steso al suo fianco, in palese attesa che procedesse. «Si tratta di una famiglia di coleotteri che conta circa 2000 specie diffuse in tutto il mondo» continuò il piccolo Holmes, con la stessa scioltezza con cui avrebbe descritto la trama del suo libro preferito. «Tutte le specie, sia allo stadio di larva che di adulto, sono caratterizzate dalla capacità di produrre luce da uno o più segmenti addominali: da qui il nome comune "lucciole". Lo sapevi, John?» Sherlock si voltò verso il suo interlocutore, trovandolo intento a fissarlo con un'espressione meravigliata in viso. di riflesso, corrugò la fronte. «Straordinario, sei straordinario Sherl!» esalò il bambino biondo con evidente ammirazione ad impregnargli la voce. L'altro distolse immediatamente lo sguardo, le guance che assumevano un delicato color cremisi come ogni volta che John gli rivolgeva un complimento. «Potrei abituarmi a tutte queste moine, fa attenzione» borbottò mantenendo rivolta altrove l'attenzione. Il piccolo Watson esplose in una risata fragorosa ed allungò un braccio verso l'amico, cingendogli le spalle. «Sai meglio di me che non ti stancherai mai d'esser riempito di complimenti, specie da me!» Sherlock emise uno sbuffo contrariato, ma non si sottrasse alla presa dell'amico. «Non dare niente per scontato, potrei anche trovare qualcun'altro che mi "riempia di complimenti", Johnny» calcò appositamente su quel nomignolo che tanto infastidiva l'altro, che infatti lo lasciò andare con un grugnito. «Ma io non lo permetterò, tu sei il mio migliore amico ed è una mia esclusiva ricoprirti di complimenti!» i loro sguardi si incrociarono e tali si mantennero per qualche secondo; poi John portò una mano a scompigliare l'indomabile massa di ricci del suo amico «Sono stato chiaro?» lo interrogò. «Cristallino» Il silenzio aleggiò per qualche secondo, poi Sherlock continuò timidamente «Secondo te, saremo amici per sempre?» «Nah, non ti sopporterei così a lungo» il biondino rise alla faccia indignata dell'altro, perciò disse «Certo che saremo amici per sempre, Sherlock. Ti fidi di me?» l'altro lo guardò ed attese qualche secondo prima di rispondere a sua volta. 


«Sì.
»

  
 




(1) Tutto ciò che di specifico è qui  riportato riguardo le lucciole, è spudoratamente preso da Wikipedia :P


Spazio autrice: Evviva l'innocenza dei bambini. 
Mi scuso per il ritardo. Ma da "pronta" questa storia è rapidamente passata a "mmm non mi convince", fino ad arrivare a "Oh no, proprio no". In poche parole, l'ho riscritta dal principio. Chiedo venia *abbassa lo sguardo dispiaciuta*. Spero comunque che non sia venuta un obbrobrio; come al solito, sono graditi pareri. A sabato :)

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Capitolo 8
*** The Doors - Roadhouse Blues ***



Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della BBC e di Sir Arthur Conan Doyle; questa raccolta è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.


Ecco qua una mini fic piccina picciò per augurarvi un buon weekend; come è già capitato, la canzone non c'entra con la trama della storia - prendetevela con la mia immaginazione, che partorisce le cose più insolite u_u
Ringrazio corrienonfermarti per il betaggio.

Genere: slice of life; comico
«Adesso dimmi dove diavolo siamo, Sherlock. Sempre che tu lo sappia!» abbaiò un decisamente arrabbiato ex medico militare, rivolto ad un consulente investigativo dall’aria indifferente. L’interpellato, alzando a malapena un sopracciglio udendo l’alterato tono di voce del coinquilino, voltò di poco la testa per degnarlo d’un briciolo d’attenzione «E’ ovvio che lo sappia, John. Io so tutto» ribatté con voce quasi annoiata, tornando poi a rivolgere lo sguardo al paesaggio deserto che si stagliava incontaminato di fronte a loro. «Chiedo perdono, signor onniscienza, ma non credo che questo posto coincida con “una casa a ridosso della baia di Barafundle(1)”! SIAMO NEL BEL MEZZO DEL NULLA!» sbraitò di nuovo il medico «Siamo pur sempre nel Regno Unito. Quindi, come vedi, so dove ci troviamo. Ecco la cartina» il consulente gliela sventolò sotto al naso, ma alla fine non fu tanto contento di sapere dove John avesse intenzione di mettergliela..

(1) Sì, è proprio la baia di Third Star. Se non conoscete il film in questione, vi consiglio di guardarlo. Ah, fate in modo che durante la visione ci sia un'ingente scorta di fazzoletti accanto a voi.


Spazio autrice: Ditemi, si può uccidere un computer? Si può? Perché ho terminato improperi ed imprecazioni da urlargli contro -.- odiosa tecnologia. Coooomunque. Piano piano ci avviamo verso la conclusione di questa raccolta, ancora qualche capitoletto e spunterò il quadratino "completa" per la mia prima storia su EFP. Ma non temete: tornerò. Oh sì. *ghigna malevolmente*  

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Capitolo 9
*** MGMT - Kids ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della BBC e di Sir Arthur Conan Doyle; questa raccolta è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.


Ed ecco il seguito della kid!lock che ho pubblicato qualche giorno fa :D spero vi piaccia.
Ringrazio corrienonfermarti per il betaggio. 


Genere: leggermente fluff
Se ne stavano sdraiati l’uno accanto all’altro, all’ombra di un albero, a St James’s Park. La pioggia aveva dato una tregua alla città, dopo averla innaffiata per sei giorni continui – nonostante fosse primavera inoltrata. Per questo motivo ora si trovavano a godersi quei timidi raggi di sole che si affacciavano dalle nuvole che, tuttavia, non ne volevano sapere di lasciare libero il cielo. Ma a loro andava bene così. «Stamani stavo per uccidere quella di letteratura inglese. Non la smetteva più di blaterare stronzate, credimi, se avessi avuto un’arma da fuoco ora non sarei qui» John soffocò uno sbadiglio portandosi il palmo della mano destra davanti alla bocca. Il ragazzo steso al suo fianco sorrise leggermente, prima di allungare le gambe in avanti e stiracchiarsi come se fosse stato un gatto «Ho sempre detto che la scuola è noiosa, John, solo che tu non mi ascolti mai» ridacchiò poi. Il biondo si sollevò leggermente, fino ad appoggiare la testa sulla mano «Per te ogni cosa è noiosa, Sherlock. Ogni cosa!» sentenziò, lasciando trasparire una nota di divertimento nella voce. E infatti, dopo poco, si ritrovarono a ridere entrambi. «Oltre agli omicidi e alla chimica, c’è qualcosa che non reputi noiosa?» il più piccolo parve pensarci su, poi si strinse nelle spalle «No» rispose poi, facendo spuntare un adorabile broncio sul volto dell’altro. Eppure in cuor suo Sherlock sapeva che non c’era niente, niente di più importante della compagnia dell’altro. Ma non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce.



Spazio autrice: Okay, credo si sia capito come abbia una passione sfrenata per tutto ciò che riguarda i Johnlock da bambini/ragazzini/adolescenti. Non posso evitarlo, sono o non sono adorabili? *sospira deliziata* 
Alla prossima :)

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