You, me and the baby.

di Fonissa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un dono da Era. ***
Capitolo 2: *** Una bella notizia. ***
Capitolo 3: *** Scommesse ***
Capitolo 4: *** Prime foto ***
Capitolo 5: *** Nonna Sally. ***
Capitolo 6: *** Una normale cena di famiglia ***
Capitolo 7: *** Liti e nausee. ***
Capitolo 8: *** Una perfetta donna incinta ***
Capitolo 9: *** Il vincitore ***
Capitolo 10: *** Primi acquisti. ***
Capitolo 11: *** Sea Luke Jackson. ***
Capitolo 12: *** Nonni! ***
Capitolo 13: *** Futuro. ***



Capitolo 1
*** Un dono da Era. ***


 
*AVVERTENZE PRE-FF*
Dico subito che questa FanFic è mpreg, ovvero dove un maschio rimane incinto. Non importa di quel che possono pensare alcuni. Mi piace, mi è venuta l’ispirazione e lo scritta. Quindi, se non vi piace il genere, siete pregati di chiudere senza lasciare alcun commento negativo. Perché potete criticare uno stile noioso e degli errori, ma non il tipo di Fanfiction. Detto questo, vi lascio alla lettura.

***
E’ finita. Gea è stata sconfitta. E’ tutto finito. Certo che ne sono successe di cose durante questa guerra. Tanto per iniziare, ora sto con Nico. Non so quando scoprii che è lui che voglio, ma ora ne sono sicuro, voglio lui per sempre. Ho lasciato Annabeth con una scusa banale, non credo che me lo perdonerà mai, Nico vuole che la nostra relazione resti segreta per ora, ma non so per quanto tempo riuscirò a trattenermi dal prendergli la mano in pubblico, far vedere che è soltanto mio…
Riporto la mia attenzione su quel che sta succedendo. Sono davanti agli Dei insieme agli altri e Nico. Si stanno congratulando con noi per quello che abbiamo fatto e ci stanno dando dei premi.
“PERCY JACKSON!” esordisce Poseidone annunciando il mio nome con tanto foga che riecheggia per tutto l’Olimpo. Come l’ultima volta. Cammino verso il centro della sala.
“Naturalmente –continua mio padre- siamo tutti d’accordo che a mio figlio spetti un grande merito, di nuovo. No?”
Tutti gli Dei annuiscono.
“Siamo d’accordo. Percy Jackson, riceverai un dono dagli Dei, di nuovo.
In questo momento capisco che non ho idea di cosa desiderare. Guardo Nico negli occhi e ripenso a una nostra vecchia conversazione.

‘ “Sai, un giorno potremmo stare insieme, per sempre… capisci?” avevo detto io. Nico prima sbiancò completamente e poi arrossì. “Percy Jackson, mi stai parlando di matrimonio? A quest’età?”
“Sai, la vita dei semidei è piena di pericoli mortali, se aspettassimo potremmo non averne più la possibilità. Naturalmente non intendo ora, ma chissà, un giorno…”
Nico non mi rispose più, così lo baciai.

Quando vedo Nico che mi guarda male, capisco che sono arrossito. Zeus sta ancora aspettando una mia risposta.
“Io… io vorrei chiedere un grosso favore…”
“Qualsiasi cosa, a patto che sia in nostro potere.” Mi risponde il re degli Dei leggermente seccato.
Guardo Era. E’ a lei che ha il potere di realizzare il mio desiderio, lo so.
“Io…-inizio a dire- vorrei che Nico potesse rimanere incinto.”  Questa frase mi esce da sola dalla bocca, in fretta, ma non abbasso lo sguardo, voglio vedere le reazioni degli altri. Tutti gli Dei mi guardano scioccati, soprattutto Ade che rivolge uno sguardo assassino al figlio. Afrodite mi sembra leggermente intenerita a dirla tutta. I miei amici hanno la stessa faccia stupita, ma mi accorgo che Jason ride sotto i baffi. Ma il premio per la migliore espressione lo vince Nico. Sulla faccia ha un misto di incredulità, stupore, vergogna e imbarazzo. Dopo un paio di minuti di bisbigli e occhiate, Era parla.
“Si può fare, solo se, naturalmente, Nico è d’accordo.” Ora mi rendo conto di una cosa: non ho considerato la possibilità che Nico possa rifiutare. Lo guardo speranzoso, aspettando una risposta.
“Si, sono d’accordo.” Dice poco dopo. Lo sguardo di Ade è indecifrabile. Non so se sia arrabbiato, stupito o semplicemente non creda a quel che sta succedendo. Beh, a essere sinceri, un altro po’ non ci credo nemmeno io.
Era si alza in piedi e fa cenno a Nico di avvicinarsi. Lui cammina fino a mettersi affianco a me. La Dea fa dei strani gesti con le mani e si vede un bagliore provenire dalla pancia di Nico.
“Ecco fatto.” Dice Era freddamente. Io e il figlio di Ade ci guardiamo. Siamo increduli, ma anche felici, anzi, più che felici, stra-felici.

 
*ANGOLO AUTRICE*
SAAAAAAAAAAAALVE! Eccomi qui, con una long Percico! Prima di tutto mi scuso per il capitolo corto, ma questo serve solo da introduzione.
Ringrazio una mia amica per l’idea e per avermi fatto scoprire che esistono le FF mpreg (Marta T.V.B.)
E niente, ci si vede al prossimo capitolo. Mi raccomando, lasciate tante recensioni, davvero, ci tengo molto :*

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Capitolo 2
*** Una bella notizia. ***


  -quattro mesi dopo-                                                                                                                 
Mi sto preparando per uscire. Stasera vado a mangiare una semplice pizza con gli altri semidei, e con Nico. E da un po’ che non vedo gli altri, non vedo l’ora di rincontrarli. Mi infilo una maglietta e un paio di jeans, prendo le chiavi della macchina dello Stoccafisso e scendo di corsa. Sono leggermente in ritardo, come al solito, e ho promesso a Nico che lo sarei passato a prendere. E infatti quando arrivo a casa sua, lo trovo sotto il portone ad aspettarmi.
“Sei in ritardo Percy.” Mi rimprovera mentre sale in macchina.
“Se non fossi in ritardo non sarei Percy Jackson.” Rispondo con un sorriso.
Nico alza gli occhi al cielo e mi fa segno di andare, ma prima gli lascio un leggero bacio sulla guancia. Lo vedo arrossire e guardarmi con quei suoi immensi occhi neri, poi poggia le labbra sulle mie in un bacio casto. Anche se sono passati più di quattro mesi da quando stiamo insieme, ancora mi devo abituare a quelle labbra così calde sopra le mie, ma penso che non mi abituerò mai. Quando ci stacchiamo, ci guardiamo negli occhi per qualche secondo, poi Nico riprende la parola.
“Ehm…ora siamo più in ritardo di prima..” Guardo l’orologio: sono le otto e un quarto. Dovevamo vederci tutti alle otto!
“Hai ragione! Sbrighiamoci!”
***
“Finalmente siete arrivati ragazzi!” esclama Jason appena ci vede.
“Ehm…abbiamo avuto un piccolo contrattempo…” rispondo scambiandomi uno sguardo con Nico.
“Si, immagino che tipo di contrattempo.” Dice Leo facendoci l’occhiolino. Io e Nico arrossiamo contemporaneamente. Finalmente entriamo in pizzeria e prendiamo posto.
“Allora-inizia a dire Jason- riguardo ai nostri desideri espressi all’Olimpo… Nico è già incin…” viene interrotto da Piper che gli da una gomitata nello stomaco. Nico sembra voler far sprofondare Jason negli inferi, e so che ne sarebbe capace.
“No, per ora no.” Rispondo io tranquillamente prima che Nico possa dire qualcosa di cui si pentirebbe.
“Ma solo per ora, eh?” aggiunge Leo con uno sguardo divertito negli occhi.
Vedo Annabeth diventare rossa.
“Potremmo parlare d’altro?!” sbotta arrabbiata. A quanto pare non le è ancora andato a genio il fatto che l’abbia lasciata per Nico.
“Allora parliamo di come vi siete messi insiem…” cerca di dire Jason, ma viene di nuovo interrotto da Piper, che gli da una gomitata questa volta nelle parti basse.
“Come sei sensibile, Jason.” Lo richiama la figlia di Afrodite. In quel momento arriva il cameriere che prende le nostre ordinazioni. Fortunatamente dopo poco arriva la pizza, stavo morendo di fame. Subito inizio a mangiare con fame.
“Mmm… la pizza è italiana, li la fanno più buon…” si interrompe lasciando cadere il suo pezzo di pizza nel piatto.
“Nico, che hai?” dico allarmato.
“Percy…-mi sussurra nell’orecchio- non mi sento molto bene, mi accompagneresti in bagno?”
“Oh…certo. Scusateci un attimo…”
Ci alziamo e ci dirigiamo verso i bagni. Appena siamo fuori dalla visuale degli altri, Nico corre in bagno e si aggrappa alla toilette. Sto per aiutarlo a rialzarsi, ma vedo che inizia a vomitare.
“Nico! Che hai?!” dico avvicinandomi a lui, ma non riesce a rispondermi occupato a vomitare. Quando finalmente finisce, si alza barcollando e va al lavandino per pulirsi.
“Stai bene?” gli chiedo.
“S-si… penso sia stata la pizza, te lo avevo detto che in Italia è meglio…”  Non posso fare a meno di lasciarmi scappare un sorriso.
“Te la senti di ritornare dagli altri?”
“Io…preferirei ritornare a casa…”
“Come vuoi, amore.” Il figlio di Ade diventa color peperone mentre gli metto un braccio sulle spalle per tenerlo vicino a me. Appena ritorniamo dagli altri, ci guardano con occhi preoccupati.
“Ragazzi, io e Nico ritorniamo a casa. Non si sente molto bene..”
“Oh…okay..” dice Hazel dispiaciuta.
“Mi raccomando, fatevi sentire.” Ci saluta Frank. Mentre esco dalla pizzeria, noto una cosa strana: la pizza di Nico è ancora intera. Cerco di non pensarci troppo e metto Nico in macchina per accompagnarlo a casa sua.
“Se vuoi posso rimanere con te per stanotte, nel caso non ti sentissi bene.”
“Oh no, non ti preoccupare, te lo detto, sarà qualcosa che ho mangiato.”
“Ma…”
“Sul serio Percy, non ce ne bisogno.”
“Okay…” Non diciamo più una parola fino a che non arriviamo di fronte alla sua porta.
“Sei sicuro che non vuoi che resti?”
“Sicurissimo, ora vai.”
“Va bene…” lo saluto con un bacio e ritorno in macchina. Non riesco a far a meno di pensare che Nico non aveva mangiato niente, eppure diceva che era stato colpa del cibo.
Appena arrivato a casa, non faccio in tempo ad aprire la porta che subito ricevo una chiamata. Controllo il cellulare e vedo che mi sta chiamando Nico.
“Nico?”
“Ehy Percy. Senti, ti devo dire una cosa importante. Per favore, vieni subito qui. Fai presto.” Dalla sua voce si sente che ha pianto. Cerco di chiedergli spiegazioni, ma ha già riattaccato. Più veloce di un fulmine scagliato da Zeus, scendo giù nel garage e salgo in macchina al volo. Che sarà successo a Nico?! Perché stava piangendo?! Avvolto in questi pensieri, non mi accorgo delle persone che stanno passando. Faccio in tempo a frenare mentre quelli mi urlano contro.
“Mi scusi!” urlo mentre riparto. Arrivato sotto casa sua, cerco di prendere l’ascensore, ma è già prenotato all’ultimo piano. Sbuffo e inizio a salire le scale velocemente. Dopo non so quante rampe mi trascino verso la porta della casa di Nico col fiatone. Noto che la porta è aperta, così entro. Trovo Nico seduto sul divano con la testa fra le mani e le guance bagnate di lacrime. Corro da lui abbracciandolo e accarezzandogli la testa.
“Nico, amore, che hai?!” Lui non risponde, semplicemente con la mano mi indica una sbarretta di metallo appoggiata sul tavolino. La prendo in mano. Emana una luce verde e sul mini schermo c’è scritto “2-3 settimane”. Solo dopo qualche secondo lo riconosco. E’ un test di gravidanza. Sento le lacrime scorrermi dagli occhi e mi metto una mano davanti alla bocca.
“N-Nico…” riesco a pronunciare solo questo. Lo stringo in un abbraccio forte sollevandolo da terra.
“Perché non me lo hai detto al telefono?!”
“Idiota, ti sembra una notizia da dare per telefono?!” Lo stringo ancora di più.
“Ehy Percy, così non mi fai respirare!” dice Nico mentre ride. Lo poggio a terra e proprio ora sento un messaggio sul cellulare. E’ Hazel.
‘Ehy Percy, come sta Nico? Siamo preoccupati…’ dice il messaggio. Cerco il modo migliore di risponderle, e poi trovo una frase adatta.
‘Hazel, preparati, stai per diventare zia!’. Per i primi minuti non mi risponde, poi mi arriva un messaggio vocale. Appena schiaccio play, si sentono le urla di tutti i nostri amici.
“Credo che siano felici della notizia..” dico a Nico che mi guarda con fare curioso.
“Jackson! Hai rovinato tutto! Lo volevo dire io!” mi risponde lanciandomi un cuscino e colpendomi una spalla. Io glielo rilancio in faccia, e subito dopo lo prendo in braccio lasciandogli un bacio casto che diventa sempre più passionale.
“Ti amo.” Gli sussurro sulle labbra accarezzandogli la pancia.
“Ti amo anche io.”
*ANGOLO AUTRICE*
ZA ZA ZA ZAAAAAAAAAAN!
Ammettetelo. Non ve lo aspettavate così presto. Ma voglio avvertirvi che questa storia è nata per raccontare le vicende di Nico con il pancione e di lui e Percy genitori (Okay, forse avrei dovuto avvisarvi prima).
Coooooooooooomunque, spero che il capitolo vi piaccia e che lasciate tante recensioni. :*

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Capitolo 3
*** Scommesse ***


Stanotte dormirò a casa di Nico, non mi va di lasciarlo solo, non stasera.
Ci stendiamo nel letto e con un braccio avvolgo Nico.
“Sei preoccupato?” gli chiedo.
“E per cosa? Sono solo il primo maschio esistente che partorirà…” dice provocandomi una lieve risata.
“Non vedo l’ora che nasca, una piccola bambina…” dico sorridendo.
“Bambina ?–dice Nico guardandomi con tono di sfida- e chi ri dice che sarà una femmina? Potrebbe benissimo essere un maschio.”
“Scommetto dieci dollari che sarà una femmina!”
“E io scommetto che sarà un maschio! Perderai, Jackson.”
“Perderai tu, Di Angelo.” Gli lascio un piccolo bacio di buonanotte e ci addormentiamo, Nico con la testa sul mio petto e io che lo stringo a me.
La mattina dopo mi sveglio da solo. Per qualche secondo mi guardo intorno ancora assonnato, poi velocemente scendo dal letto e cerco Nico. Lo trovo in cucina tutto indaffarato a preparare la colazione. Lo abbraccio da dietro e gli sussurro all’orecchio:”Buongiorno amore.” Lasciandogli un bacio sulla guancia. Lui arrossisce e borbotta qualcosa che non capisco prima di rigirare un pancakes…blu.
“Da quanto hai imparato a cucinare il cibo blu?” gli chiedo sorpreso.
“So che ti piace e ho chiesto a tua madre di darmi la ricetta.” Risponde imbarazzato.
“Oh, un dolce Nico…”
“Zitto Perseus. E vai a metterti comodo, è quasi pronto.”  Lo guardo sorridendo e mi stendo sul divano. Poco dopo nico arriva con in mano un piatto con una montagna di pancakes blu.
“Nico, ti amo.” Dico con la bocca piena di cibo. Nico alza gli occhi alcielo e inizia a mangiare anche lui.
Dopo esserci abbuffati ci mettiamo a guardare un po’ di TV seduti sul divano.
“Sai Nico, stavo pensando, dovremmo informare i nostri padri di questa lieta notizia…” Nico mi guarda come se dovesse chiamare uno psicologo.
“Sei impazzito?! Ti immagini se dicessi a mio padre ‘Papà, sono incinto. E l’altro padre è il figlio di tuo fratello’. Probabilmente mi butterebbe nel tartaro! E sai che non è proprio un posto piacevole…”
“Allora che intendi fare? Aspettare che nasca la bambina…”
“IL bambino”
“Si si come dici tu. Dicevo, intendi aspettare che nasca e poi andare da lui e dire ‘Ah si papà, sei diventato nonno.’ “
“Beh, sinceramente volevo fare una cosa simile…” dice abbassando lo sguardo.
“Mmm… va bene. Aspetteremo. Ma lo posso dire almeno a mia madre?”
“Va bene. Ma non per telefono. Certe notizie non si danno per telefono.”
“Vorrei proprio capire come ti è nata questa idea che certe notizie non si danno per telefono.” Dico guardandolo curioso. Lui liquida la questione con un gesto della mano. Proprio in questo momento squilla il telefono. Nico si alza e va a risponderel, ritornando qualche minuto dopo.
“Erano gli altri. Hanno detto che stanno per venire…”
“Ehm, Nico, stiamo ancora in pigiama…”
“Ah..” Corriamo in camera da letto e ci vestiamo in tutta fretta. Poi andiamo nel bagno e cerchiamo di sistemarci alla meno peggio i capelli. Appena finiamo, bussano alla porta. Appena apriamo la porta, tutti si mettono attorno a Nico facendogli domande e auguri, ignorandomi completamente. Piper saltella sul posto emozionata, Hazel non fa che ripetere la parola “Zia”e Jason gli riporta alla mente di “Quando disse il suo grande segreto”.
“Ehy ragazzi! Ci sono anche io!” dico dopo un paio di minuti. Nico mi ringrazia con lo sguardo per avergli tolto tutta quella gente da torno.
“Percy ha ragione. E poi, senza di lui Nico non potrebbe essere rimasto incinto.” Esclama Leo guardandoci malizioso. Lo fulmino con lo sguardo, mentre gli altri ridono divertiti.
Ed è così che passa la nostra giornata, tra risate, scherzi, domande e Piper che si fa film mentali romantici. Insomma, una normale giornata tra semidei.
 
*ANGOLO AUTRICE*
RIECCOMI GENTE!
Scusate il periodo di assenza, ma il computer si era rotto… Comunque, questo capitolo è breve, lo so, ma è solo un capitolo di passaggio. Dal prossimo succederanno tante

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Capitolo 4
*** Prime foto ***


Sto dormendo tranquillamente nel mio letto quando sento il campanello della porta. Controllo la sveglia e noto che sono già le undici del mattino. Nico dorme ancora di fianco a me, così decido di non svegliarlo e di andare ad aprire, infischiandomene di essere ancora in pigiama. Appena apro la porta, me ne pento. Davanti a me c’è niente poco di meno che il Dio dei mari, ovvero mio padre. Sono abituato alle incursioni dei miei amici da una settimana, ovvero da quando Nico ha detto di essere incinto, ma mio padre proprio non me lo aspettavo.
“Papà?!” esclamo.
“Ehy Percy! Come ti va? Tutto Okay?”
“Ehm…si, ma tu cosa ci fai qui?!” In quel momento mi sembra di vedere mio padre arrossire leggermente.
“Beh ecco… -inizia- sai, dopo quella tua, ehm, richiesta, abbiamo pensato che sarebbe stato difficoltoso per voi se Nico un giorno, cioè, hai capito…”
Vorrei tanto dirgli che Nico è già incinto, ma ho promesso a Nico di no…
“Oh…e quindi?”
“E quindi, ecco- dice porgendomi un biglietto da visita- qui c’è l’indirizzo di uno studio dove lavora una semidea, una figlia di Apollo… così non avrete problemi” Poseidone è evidentemente imbarazzato, e io non sono da meno.
“Ehm, grazie- dico prendendo il biglietto-allora…ciao…”
“Si, ciao. E stammi bene” e detto questo se ne va. Io rimango ancora frastornato sull’uscio della porta. Mio padre, dio greco dei mari, mi ha appena dato un biglietto da visita di un’ostetrica. Non sono cose che si vedono tutti i giorni. All’improvviso sento una voce dietro di me che mi chiama e mi affretto a chiudere la porta.
“Percy? Chi era?” Mi chiede Nico, ancora assonnato.
“Oh niente, solo mio padre che mi ha dato un biglietto da visita di un’ostetrica, cose da sempre” rispondo. A quel punto Nico sbianca improvvisamente.
“Mica sa, insomma, di…”
“oh, no no!- mi affretto a dire- me la dato per il futuro. O almeno, lui crede che sia per il futuro”
“Oh, ehm, okay. Andiamo a fare colazione?”
***
Ora è pomeriggio, e siamo in macchina diretti dalla dottoressa.
“Io penso che avremmo potuto aspettare ancora un  po’” mi dice Nico, leggermente seccato.
“Ma cosa dici? Sei incinto, è normale fare la prima visita!” dico parcheggiando la macchina. Per risposta, Nico sbuffa sonoramente mentre scendiamo.
Appena entrati, una ragazza dai capelli rossi ci accoglie.
“Salve. Come posso esservi utile?”
“Cerchiamo la dottoressa…ehm…”
“Nelson. Si chiama Nelson” mi interrompe Nico lanciandomi un’occhiataccia.
“Oh, bene… avete una prenotazione o..” ma non finisce di parlare che una signora sulla trentina con lunghi capelli castani e occhi nocciola esce da una stanza vendendoci incontro.
“Siete voi Nico e Percy?” ci dice. Noi annuiamo, e lei ci fa segno di seguirla. Andiamo nella stanza da cui era uscita e troviamo un lettino collegato a un macchinario appoggiato alla parete, mentre dalla parte opposta della stanza una scrivania. La dottoressa ci dice di accomodarci e noi ci sediamo su due sedie, mentre lei si siede alla scrivania.
“Allora –inizia- io sono la dottoressa Nelson. Sicuramente già saprete che sono una semidea e che mi hanno incaricato di occuparmi di voi…” Mentre parla sorride. Ma non uno di quei sorrisi sforzati che si fanno di cortesia, ma un sorriso sincero e caloroso.
“Sinceramente, credevo che ci saremmo incontrati più tardi”
“Mi creda dottoressa, anche io lo credevo” rispondo sorridendo. Lei si lascia scappare una breve risata.
“Scommetto che i vostri genitori non lo sanno ancora, giusto?”
“Già” risponde Nico abbassando leggermente lo sguardo. La dottoressa gli accennò un breve sorriso, prima di prendere della carte in mano.
“Da quanto tempo sei incinto?” chiese, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“Ehm, da un mese e qualche giorno” risponde Nico evidentemente imbarazzato.
“Mmm…” fa la dottoressa, e dopo aver scritto qualcosa su un foglio si alza e si dirige verso il lettino.
“Prego Nico, stenditi qui” dice indicando il lettino. Nico fa come gli viene chiesto e io mi avvicino a lui.
“Allora –inizia a spiegare la Nelson- ora facciamo la prima ecografia. Non è niente di difficile. Ora alzati la maglia”
Nico, in evidente imbarazzo, esegue. La dottoressa gli avverte che potrebbe sentire leggermente freddo e inizia a spalmargli uno strano gel sulla pancia. Quando ha finito, inizia a far scorrere sul gel uno strano apparecchio. In quel momento sul monitor del computer affianco al lettino iniziano a comparire delle immagini in bianco e nero.
“O dei…- esclama Nico-  quella…quella è la mia pancia?!”
“Wow” esclamo io.
Dopo qualche minuto, la donna stoppa l’immagine e poggia un dito sullo schermo.
“Vedete questo? –dice indicando una specie di macchia ovale- questo è il vostro bambino”
Rimango a fissare lo schermo per non su quanto. Quella piccola macchiolina diventerà un bambino. Quella piccola macchiolina è mio figlio.
Rivolgo lo sguardo a Nico. Lui ha la bocca semi-aperta e gli occhi sgranati. Senza nemmeno pensarci, prendo il suo viso tra le mani e lo bacio. Quando ci stacchiamo, mi rivolge un’occhiataccia, ma è arrossito. La Nelson, che fino a ora era rimasta a guardare intenerita la scena, da un fazzoletto a Nico per ripulirsi la pancia e lo fa alzare, per poi stampare due copie dell’immagine della ‘macchiolina’ e darcene una. La incornicerò, sicuro. Una bella cornice, magari blu.
Mentre io penso a una collezione di foto della bambina (perché sarà una femmina e io vincerò la scommessa, ovvio) la dottoressa spiega a Nico varie cose come l’alimentazione ecc… a cui io non do molto ascolto. Alla fine la salutiamo e ritorniamo in macchina.
“Percy, quella piccola macchia diventerà un bambino?” mi chiede Nico seduto sul sedile del passeggero.
“Beh, mi sembra logico” rispondo.
“E crescerà dentro di me” Questa non era una domanda, era un’affermazione.
“Si Nico. Sai, ti credevo più sveglio”
“Ah-Ah. Spiritoso Jackson”
**
Decidiamo di andare a casa mia, anche perché mia madre non c’è. (Già, le devo ancora dire che ho messo incinto un ragazzo, ma dovete ammettere che non è una cosa facile da dire).
Appena entrato cerco una cornice che possa andare bene per la foto. Ne trovo una in camera mia, con dentro una foto di me e Annabeth quando avevamo 12 anni, e anche sapendo che la bionda mi ucciderà, tolgo la foto e metto l’ecografia, per poi correre da Nico, che è steso sul divano.
“NICO NICO! Ti piace?” gli chiedo praticamente saltellando.
“Se dico di si, la smetti di saltellare?” mi risponde mentre sorride alla foto. Nico Di Angelo che sorride a una foto. Certe cose potevano capitare solamente se restava incinto.
Mi stendo accanto a lui facendogli poggiare la testa sul mio petto, in modo da poter vedere entrambi la foto. E restiamo così, fino a quando non ci addormentiamo pochi minuti dopo.
 
*ANGOLO AUTRICE*
RIECCOMI GENTE!
So di essere in ritardo assurdo, ma avevo mooolto da fare con la scuola, e poi non avevo idee (infatti avevo sospeso questa ff…) ma ora sono di nuovo qui! :D
Che dire su questo capitolo… la prima ecografia del bambino, che cosa dolcerrima *-----*
Anche se dovrei smetterla di metterci tutto questo fluff, avevo pensato anche a dei capitoli drammatici…
Ma vogliamo parlare di Poseidone che consiglia la dottoressa a Percy? XD
Beh, sicuramente meno imbarazzante di Ade..,
So di avervi riempito la testa di chiacchere inutili, quindi ciao e alla prossima!
Sciao sciao
-Animalia
 

 

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Capitolo 5
*** Nonna Sally. ***


Vengo svegliato dal rumore della porta. Mi stiracchio facendo attenzione a Nico che ancora dorme per poi alzare la testa. Scopro che è appena entrata mia madre che mi sta sorridendo dolcemente.
“Buongiorno” dice ridendo. Io ricambio il sorriso e inizio a scuotere leggermente Nico per svegliarlo.
“Ma no, lascialo dormire ancora se vuole” mi interrompe mia madre.
“E io come dovrei alzarmi?” chiedo scherzando.
“Non ti alzi!” risponde lei facendo l’occhiolino. Sbuffo ironicamente e lei fa per andare in cucina, ma si ferma davanti al tavolino prendendo una cornice in mano. Solo in quel momento mi ricordo dell’ecografia e scatto in piedi, facendo svegliare bruscamente Nico che inizia a lamentarsi.
“No!” esclamo.
“Perseus Jackson, per caso devi dirmi qualcosa?” esclama mia madre tenendo in mano la foto.
“Ehm, posso spiegare….” Rispondo. In quel momento Nico sembra ever capito la situazione e si mette seduto dritto, abbassando lo sguardo, il viso completamente rosso. Mia madre lo nota e si mette seduta vicino a lui, facendomi segno di accomodarmi affianco a lei.
“Ora, volete spiegarmi questa storia?” chiede. Io mi accomodo affianco a lei e inizio a spiegarle del mio desiderio sull’Olimpo, di quando abbiamo scoperto che Nico era incinto, di quando siamo andati dalla dottoressa. Mia madre ascolta tutto senza parlare, a dire il vero, non riesco a capire cosa pensi. Quando ho finito, la guardo negli occhi preoccupato.
“Percy, devo dire che sono molto delusa da voi” dice quando ho finito. Era proprio questo che temevo, che non lo accettasse, che rimasse delusa. Come se mi avesse letto nel pensiero, prende la mia mano tra le sue.
“Non sono delusa perché Nico è rimasto incinto –inizia- sono delusa perché non me l’hai detto prima. Ti ho sempre detto che a me puoi dire tutto. Perché mi hai tenuto nascosta una cosa così importante?”
Non riesco a trattenermi e scoppio in lacrime abbracciandola.
“Scusa scusa scusa! Sono stato un idiota!” dico continuando a stringerla. Non so dopo quanti minuti ci stacchiamo e mi asciugo le lacrime sorridendo. Subito dopo mia madre stringe Nico, che all’inizio sembra sorpreso, ma poi si lascia andare e ricambia l’abbraccio.
“Nico –dice mia madre mettendo le mani sulla spalle del più piccolo- sappi che sei sempre benvenuto a casa nostra, chiaro? Puoi venire da noi quando vuoi. E quando il piccolo sarà nato, puoi benissimo venire a vivere da noi”
“G-grazie…” dice Nico con la voce rotte. Sicuramente sta trattenendo le lacrime. Vedo mia madre prendere un gran respiro per poi alzarsi.
“Non vedo l’ora! Diventerò nonna, capite?! Nonna Sally! Ehy aspettate, non sembrerò mica vecchia?!”
“No mamma, in realtà sembri avere ancora sedici anni!” dico ridendo. Lei mi guarda male per poi scoppiare a ridere insieme a me.
“Naturalmente, io vi darò dei consigli! Tipo, avete già in mente dei nomi?”
“Ehm, signora Jackson” inizia Nico, ma viene subito interrotto.
“Nico, ho detto già che puoi chiamarmi Sally!” esclama con un gran sorriso.
“Okay… Sally, mancano ancora otto mesi”
“Ah, giusto! Ma è sempre meglio organizzarsi prima!”
“A proposito di organizzarsi prima –dico- hai detto che Nico può venir a vivere qui quando nascerà il piccolo, o la piccola. Ma dove faremo la stanza del bambino?!”
“Percy, è ovvio! –risponde mia madre- nella tua camera! Starete tutti e tre insieme!”
“Oh…okay. Per te va bene, Nico?” dico abbracciandolo.
“Ehm, io non vorrei essere un disturbo…” dice il figlio di Ade.
“Nico, ma sei idiota?! Nessun disturbo per il futuro padre di mio figlio!” e detto questo, lo bacio. Lui all’inizio ricambia, ma poi si stacca rosso in viso. Nn gli è mai piaciuto quando lo baciavo di fronte agli altri. Mia madre si lascia scappare una breve risata, poi avvolge le spalle di entrambi con le braccia.
“Vedrete, saremo una bellissima famiglia! Forse non una delle pù normale, ma bellissima!”
 
*ANGOLO AUTRICE*
Allooooora. E niente, un piccolo capitolo di passaggio. Infondo, prima o poi Sally l’avrebbe scoperto, no? Ho amato scrivere questo capitolo, ho sempre adorato Sally. Ci vediamo al prossimo capitolo!
Sciao sciao
-animalia

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Capitolo 6
*** Una normale cena di famiglia ***


Dieci minuti dopo io e Nico siamo in camera mia a decidere come disporre i mobili, mentre mia mamma è di la in cucina a preparare da mangiare, dopo aver obbligato Nico a rimanere da noi per la notte.
“Stavo pensando, potremmo mettere l’armadio e il letto contro la stessa parete, e mettere la culla affianco… oppure mettere l’armadio qui e il letto da quella parte…” dico indicando vari punti della camera, mentre Nico mi guarda seduto sul mio letto.
“Riusciremo a trovare una soluzione, credo…” sbuffa. E’ in questi momenti che vorrei l’aiuto di Annabeth, lei sicuramente saprebbe come sistemare il tutto. Devo assolutamente incontrarla e mettere le cose in chiaro con lei. Da quando ci siamo lasciati, per la maggior parte del tempo ci siamo solo evitati.
Sento il campanello bussare e mia madre che apre la porta. Qualche minuto dopo entra in camera mia Paul, il mio patrigno.
“Salve ragazzi!” ci dice, salutandoci con un sorriso. Io ricambio mentre Nico saluta con la mano.
“Ehm, Paul, caro. Vieni di la, devo dirti una cosa…” dice mia madre, lanciandoci uno sguardo. Paul la guarda curioso ed entrambi si dirigono in cucina chiudendo la porta della mia camera.
“Forse è meglio che sia tua madre a dirglielo. Lei sa come annunciarglielo con delicatezza…” osserva Nico.
“Te spera solo che non svenga” intervengo io, riprendendo a studiare la camera.
“Io spero solo che tu riesca a capire come sistemare la camera prima che nasca il bambino…”
Faccio una risata sarcastica, per poi sedermi vicino a lui.
“Sarà una bambina e io vincerò la scommessa” annuncio.
“Pff, contaci” mi dice il figlio di Ade con aria di sfida. Mi avvicino a lui e lo bacio, passandogli una mano tra i capelli. Lui ricambia passandomi una mano sulla guancia. E restiamo così per minuti, almeno fino a quando non sentiamo bussare. Ci stacchiamo con il fiatone, e dopo esserci presi qualche secondo per sistemarci, apro la porta, ritrovandomi mia madre davanti.
“Mamma! Paul è svenuto? Devo chiamare un’ambulanza?” chiedo.
Mia madre ride.
“No, fortunatamente no. Anche se forse lo vedrete un po’ pallido e shockato. Su venite, la cena è pronta”
Solo quando mi siedo a tavola, mi accorgo di quanta fame ho. Subito inizio a mangiare il mio hamburger.
“Ehm…allora…” inizia Paul, tentando di iniziare una conversazione. Mia madre non stava scherzando, è davvero leggermente pallido e ancora in stato di shock. Devo ammettere che vederlo così un po’ mi diverte.
“Quindi, quando nascerà il piccolo?” chiede, con voce sottile.
“Mh…più o meno verso fine agosto o inizio settembre…” risponde Nico, dopo averci pensato un po’ su.
“Si, ma con queste cose i conti non sono quasi mai esatti. Potrebbe anche nascere una settimana prima o dopo” osserva mia madre.
Credevo di averle viste tutte nella mia vita, ma non avevo ancora visto mia madre e Nico discutere tranquillamente di gravidanze. Ora sul serio, niente può più stupirmi.
“Ah… quindi non andrete a quel campo, come si chiama? Ah si, il Campo Mezzosangue” dice Paul.
Per un attimo ci rimasi. Non avevo ancora pensato al campo. Mi intristiva il pensiero di non andarci, ma non era proprio possibile quell’estate.
“No, non penso proprio” rispondo.
“Ma l’anno prossimo potremmo andarci in tre” dice prontamente Nico, prendendomi la mano sotto il tavolo senza farsi vedere. Mi sorpresi un po’. Nico mi stava tirando su di morale davanti a mia madre e al mio patrigno. Una cosa del genere potrebbe ricapitare solo tra circa vent’anni. Era anche leggermente dolce!
“Già” rispondo, dandogli un bacio sulla guancia. Nico diventa rosso, per poi scoccarmi un’occhiata arrabbiata. Io ridacchio, mentre mia madre ci guarda intenerita e Paul sorridente.
“Alla prossima ecografia voglio esserci anche io. Posso?” chiede all’improvviso mia madre.
“Ovviamente!” rispondo.
“Certo Signora Jack… ehm volevo dire, Sally” annuisce Nico.
“Eco…ecografia?” si chiede Paul.
“Mi sono dimenticata di fargliela vedere! Percy, va a prendere la cornice. E’ ancora in soggiorno” mi chiede mia madre.
“Sissignora!” rispondo, per poi correre in soggiorno, prendere la cornice e tornare.
“Eccola!” dico, porgendola a Paul.
Il mio patrigno guarda l’immagine per qualche secondo, per poi sorridere.
“Ma come avete fatto a farla? Insomma… capite, no?” ci domanda. Ogni traccia d’imbarazzo è sparita dalla sua voce.
“Io ve lo racconto, ma non ci crederete”
E così inizio a dire della visita di Poseidone, di quando siamo andati dalla dottoressa Nelson e di quanto è stata gentile.
“Avevi ragione, faccio leggermente fatica a crederci” dice mia madre. Rido cercando di non strozzarmi con il boccone che ho appena addentato. Inutile, visto che sono costretto a bere un bicchiere colmo d’acqua per non strozzarmi.
“Oh, perfetto –esclama Nico-  il grande eroe Percy Jackson che muore ucciso da un hamburger”
La cena procede normalmente, più o meno. Dopo aver aiutato mia madre a sparecchiare, vado con Nico in camera mia.
Lui si stende sul mio letto, sbadigliando.
“Hai sonno? Ma se abbiamo dormito tutto il pomeriggio” dico.
“Infatti mi sto chiedendo come mai ho sonno” esclama.
“Penso sia la gravidanza… cioè, secondo me è normali che tu consumi più energie del normale, no?”
Il figlio di Ade annuisce.
“Percy… ho bisogno di un pigiama”
“Puoi prenderne uno dei miei!”
“Ma mi stanno enormi!”
“Allora dormi senza vestiti!” dico ghignando.
Nico mi lancia un cuscino in faccia borbottando un ‘idiota’.
“Preferisco mettermi uno dei tuoi pigiami”
“Come vuoi” rispondo, prendendone uno dal cassetto e lanciandoglielo. Ci cambiamo entrambi e ci mettiamo nel letto.
“Percy…” sussurra Nico.
“Mh…?”
“Ti dispiace non andare al campo quest’estate?”
A quella domanda non so cosa rispondere. Ovvio, un po’ mi dispiace, ma sarebbe una vera follia andarci.
“Beh si, un pochino si… ma ora ci sono cose più importanti –rispondo, lasciandogli un bacio sulle labbra- e poi l’hai detto tu: l’anno prossimo ci andremo in tre”



*ANGOLO AUTRICE*
Allora, salve! Da quanto tempo :D Un altro piccolo capitolo di passaggio... carico di fluff. Io avevo pensato a metterci anche dell'angst in questa FF, ma non ci riesco, mi spezzerei i feels da sola T.T
Vabbè, alla prossima.
Sciao sciao
-Animalia

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Capitolo 7
*** Liti e nausee. ***


Quando mi sveglio, Nico sta ancora dormendo con la testa appoggiata sul mio petto. Gli lascio un bacio tra i capelli, per poi accarezzargli la guancia lievemente. Lo sposto piano, attento a non svegliarlo, per poi alzarmi e andare a fare una doccia. Passando per il corridoio, noto che anche mia madre e Paul stanno ancora dormendo,
Mi chiudo nel bagno, mi spoglio, entro nella doccia e inizio a lavarmi.
Questa mattina non ho niente in programma, forse potrei approfittarne per chiarire con Annabeth… da quando ci siamo lasciati, pochi giorni prima la sconfitta di Gea, non abbiamo parlato per niente. Anche perché lei era molto arrabbiata, a ripensarci. Eravamo ancora sull’Argo II. Ci lasciammo nella mia cabina e lei corse via sconvolta, forse per evitare di dar vedere che piangeva. Penso che Hazel e Piper la consolarono, visto che mi lanciavano sguardi arrabbiati ogni volta che ci incontravamo. Ma alla fine, quando io e Nico abbiamo annunciato il nostro fidanzamento, feci pace con le due. Annabeth invece si arrabbiò ancor di più.
Sospiro, uscendo dalla doccia. Mia avvolgo un asciugamano intorno alla vita e ritorno in camera mia per vestirmi. Quando entro mi accorgo che Nico si è svegliato.
“Buongiorno –dico, baciandolo- dormito bene?”
Lui annuisce stropicciandosi gli occhi, ancora assonnato. Poi si alza e si trascina in bagno per farsi una doccia, prendendo i suoi vestiti e portandoseli con se. Io nel frattempo mi vesto e nel frattempo invio un messaggio ad Annabeth.
 
Da: Percy
A: Annabeth
Devo parlarti. Sei a casa?
 
Da:Annabeth
A: Percy
Si.
 
Sospiro, osservando quel messaggio così freddo e distaccato e stendendomi sul letto. Fortunatamente Annabeth, insieme a suo padre, alla sua matrigna e ai suoi fratellastri, si era trasferita non molto lontano da me circa tre mesi fa.
In quel momento Nico entra, vestito con pantaloni neri stracciati sul ginocchio e maglietta dello stesso colore.
“Che hai?” mi chiede, sedendosi vicino a me.
“Oggi vado a parlare con Annabeth” rispondo.
“Oh.. –dice, avvicinando il suo viso al mio- allora buona fortuna” e mi bacia. Io ricambio, sorridendo.
“Da quando sei così intraprendente?” dico scherzando.
Nico sbuffa, indicandosi la pancia, che per ora è solo un lieve rigonfiamento.
“Non vedo l’ora” dico, mettendomi a sedere e abbracciandolo.
“Anche io…ma Percy…”
“Cosa c’è?”
“Vedi di fare pace con Annabeth. Non credo che senza il suo aiuto saremmo in grado di sistemare la camera entro otto mesi”
 
Circa mezz’ora dopo sono davanti alla porta della casa di Annabeth. Con la mano che mi trema leggermente, suono il campanello. Dopo cinque minuti la porta si apre, e davanti a me appare la figlia di Atena, che inizia a squadrarmi non appena mi vede.
“Entra, non c’è nessuno” dice. La sua voce è tagliente e piena di rancore.
Entro nel salotto, mettendomi in piedi al centro in piedi mentre la ragazza si piazza davanti a me, incrociando le braccia al petto e guardandomi come se si aspettasse qualcosa.
“Annabeth…io…” inizio, non sapendo esattamente cosa dire.
“Hai anche il coraggio di parlare? Tu mi hai mentito. Dopo tutto quello che abbiamo passato, mi hai lasciato con la banalissima scusa del ‘non sei tu, sono io’. Certo che sei tu, sei tu l’idiota!” esclamò, calcando particolarmente l’ultima frase. Mi sento piccolo e incapace di replicare.
“Io…scusa. Non dovevo mentirti. Dovevo dirti come stavano le cose. Ma avevo paura di ferirti…”
“Oh certo, perché ora sto benissimo!” e una lacrime le bagna la guancia. Subito l’asciuga con il palmo della mano. Cerco di avvicinarmi, ma lei indietreggia.
“Annabeth, ti prego. Io non volevo questo. Io volevo che restassimo amici, come prima… ricordi?”
La figlia di Atena emette una breve risata, carica di odio.
“Peccato che non è quello che voglio io. Io non riesco a fidarmi di te come prima…” singhiozza, e un’altra lacrima scende.
“Percy, va via”
“Ma io..” tento di replicare. No, non può finire così, non deve finire così.
“Percy, ti prego…” e in quel momento mi accorgo che se non l’avessi lasciata sola, sarebbe esplosa, con conseguenze che solo gli dei sanno. Pian piano vado verso la porta, rivolgendole un’ultima occhiata prima di chiudermi la porta alle spalle. L’ultima immagine che vedo è Annabeth con gli occhi pieni di lacrime, le guance bagnate e le mani strette a pugno.
 
Per tutto il viaggio di ritorno piango, bagnandomi le maniche della giacca. Quando arrivo resto dieci minuti in macchina, cercando di rendermi presentabile attraverso lo specchietto. Quando i miei occhi non sono più rossi, o almeno non come prima, salgo su. Appena entro, trovo Nico steso sul divano con le mani sulla pancia e un secchio affianco a lui.
“Nico ha le nausee” mi spiega mia madre, che è seduta affianco a lui. Mi avvicino al figlio di Ade, inginocchiandomi di fronte al divano.
“Nico? Stai bene? Non dirmi che sei già KO per un po’ di vomito…” dico.
“Si Percy, in realtà sto benissimo e questo secchio vicino a me è qui solo per bellezza” risponde lui, alzando gli occhi al cielo.
“Anche quando abbiamo scoperto che eri incinto hai vomitato”
“Si. Bleah, ho un saporaccio in bocca…”
“Tranquillo, passeranno presto” interviene mia madre.
“Davvero? Quando?” chiede Nico, alzandosi leggermente.
“Beh, naturalmente non è uguale per tutti, ma verso il quarto mese la nausea dovrebbe finire o diminuire verso il quarto mese”
“Ma io sono solo al primo!” e detto questo, si accascia sul divano, portandosi un braccio in fronte.
Io ridacchio.
“Ci sono le nausee e la stanchezza. Ora mancano solo le voglio e l’aumento della temperatura e sarai una perfetta donna incinta, davvero”
Nico mi rivolge una delle sue peggiori occhiate.
“Percy, portami in camera…”
“Perché io?”
“Perché non riesco a muovermi” Sorrido, prendendo in braccio il più piccolo delicatamente, per poi portarlo in camera mia e metterlo sul letto facendo attenzione a non farlo male.
“Come è andata con Annabeth?” mi chiede, Io sospiro, iniziando a raccontargli tutto. Appena finii, mi accorsi di aver le lacrime agli occhi, di nuovo. Mi stesi vicino a Nico, che mi abbracciò.
“Vedrai che farete pace” mi disse.
“Si, lo spero”



*ANGOLO AUTRICE*
Ed eccoci a un nuovo capitolo! :D Allora, Percy ha cercato di parlare con Annabeth, ma non è andata proprio benissimo, mentre Nico, beh, è incinto XD
Visto che non so che altro dire, vi lascio :3
Sciao sciao
-Animalia

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Capitolo 8
*** Una perfetta donna incinta ***


E' passato un mese tra le visite dei nostri amici, mia madre che gioiva ogni volta che parlavamo della gravidanza, Annabeth che non risponde ai miei messaggi e la nausea di Nico, a cui si è aggiunta la voglia di fragole. Dico davvero, avreste mai creduto che Nico fosse tipo da 'voglia di fragole'? Nemmeno io. E invece mi sono dovuto ricredere. Penso di aver speso più soldi in fragole in quest'ultimo mese che in colorante blu per dolci in tutta la mia vita, e siamo solo all'inizio del terzo mese.

E proprio perchè è passato un mese, ora ci troviamo in macchina, io sul sedile posteriore, mia madre alla guida e Nico al posto del passeggero.

“Non vedo l'ora di conoscere la dottoressa Nelson! Spero che sia gentile con voi, altrimenti se la vedrà con me” esclama mia madre.

“Stai tranquilla mamma, è gentilissima. E poi non credo che voglia provare la furia della mitica Sally Jackson” dico, ridendo.

Un quarto d'ora dopo siamo nella sala d'attesa della Nelson, con la ragazza dai capelli rossi dell'altra volta che picchietta qualcosa sul computer. Dopo qualche minuto la dottoressa esce da una stanza, sorridendo e venendoci incontro appena ci vede.

“Ciao Nico, ciao Percy -poi rivolge uno sguardo a mia madre- lei deve essere Sally Jackson. Io sono Darcy Nelson. Piacere di conoscerla”

Le due donne si stringono la mano, poi entriamo nella sala della dottoressa.

Nico si stende sul lettino e io gli stringo la mano. Nel frattempo, la Nelson spalma la stessa sostanza liquida dell'altra volta sulla pancia di Nico, poi ci fa segno di guardare lo schermo e noi eseguiamo. Quello che vedo è una sagoma di un bambino molto piccolo e ossuto rannicchiato su se stesso. Faccio un largo sorriso stringendo di più la mano di Nico, riuscendo a distogliere lo sguardo solo per guardare mia madre asciugarsi una lacrima.

La dottoressa ci stampa una copia e io la metto nella tasca della felpa con molta cura.

“La gravidanza sta andando magnificamente e penso che tra un paio di mesi riusciremo a vedere il sesso dl bambino...”

E qui io e Nico ci scambiamo uno sguardo d'intesa.

“...ma possiamo già iniziare a parlare di date. Dovrebbe nascere per la fine di agosto, e mi sembra inutile dire che sarà un cesario”

Annuisco piano, leggermente stordito. Mancavano solo sei mesi. Sei mesi e avrei stretto tra le braccia quel piccolo esserino. Sei mesi e sarei stato la persona più felice del mondo. Sei mesi e sarebbe iniziato un nuovo capitolo della mia vita. Sei mesi... e ancora dovevamo decidere come disporre i mobili.

“Arrivederci dottoressa Nelson” dissi, dopo che la donna ci ebbe fissato il prossimo appuntamento.

Lei ci mise qualche secondo a rispondere.

“Chiamatemi pure Darcy”

 

Quando arriviamo a casa, Nico si dirige nella mia camera, mentre io prendo qualcosa da mangiare. Quando vado in camera, trovo Nico che si osserva davanti allo specchio.

“Dovrei iniziare a mettermi delle maglie più larghe..” dice, guardandosi di profilo. Io mi siedo sul mio letto, ridendo.

“Sembri una donna incinta con i complessi”

“CHE HAI DETTO?!” esclama, facendomi ridere ancor di più.

“Ed ecco l'isteria. Tieni, mangia qualche fragola” gli dico, porgendogli un piattino con qualche fragola tagliata a pezzetti che lui prende subito, sedendosi affianco a me.

“Dai sul serio, ti sembro ingrassato?”

“Nico, è ovvio che sei ingrassato. E comunque, non si nota nemmeno”

“Dici sul ser...” ma non fa in tempo a finire la frase che si alza di scatto correndo in bacio. Io lo seguo, e mi inginocchio vicino a lui scostandogli i capelli dalla fronte. Dovevo aspettarmelo, erano già alcune ore che non vomitava. Quando finisce, lo aiuto a tornare in camera e a stendersi sul letto.

“Lo ripeto, sei un'ottima donna incinta. Mi farai impazzire, me lo sento”

“Sta zitto, Jackson”

“Come vuoi, Di Angelo”

“...Percy?”

“Mh?”

“Puoi aprire la finestra?”

“Perchè?”

“Ho caldo”

“Oh cielo”

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ed eccomi qui con un piccolo capitolo. Si, io scompaio e ritorno con capitoli piccoli. Sono imperdonabile. Il prossimo sarà di almeno quattro pagine, giurin giurello u.u

sciao sciao

-Animalia

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Capitolo 9
*** Il vincitore ***


Mi sveglio quando sento una pressione sul mio letto. Apro gli occhi e vedo Nico mangiare una ciotola stracolma di fragole.

“Buongiorno” dico, abbracciandolo da dietro e accarezzando la pancia ormai gonfia.

“Giorno” mi risponde lui, accennando un sorriso.

“Come mai sei già sveglio?”

“Avevo fame. Scusa se non ti ho svegliato, ma vista la notte scorsa, ho preferito farti dormire”

“Grazie amore” rispondo sospirando. Sono un paio di settimane che facevo incubi, da quando Nico è entrato nel quinto mese di gravidanza. Sogno che ci portano via il bambino, che cresce male, che il parto non va a buon fine... Il fatto che ieri Darcy ci abbia detto che oggi scopriremo il sesso del bambino non fa che peggiorare le cose. Siamo sempre più vicini al fatidico giorno.

Nico mi prende il viso tra le mani, guardandomi egli occhi.

“Andrà tutto bene, capito?” dice con convinzione. Non posso far a meno di sorridere a quella scena. Di solito sono io a rassicurare Nico, ora invece i ruoli si sono invertiti. Annuisco. Poi ci baciamo. Un bacio che purtroppo non dura molto, poichè noto che il mio telefono si sta illuminando ininterrottamente, segno che è arrivato un messaggio da un po'. Allungo l braccio, sblocco lo schermo e apro il messaggio.

 

9:30

Da: Annabeth

A: Percy

Sto venendo a casa tua. Ti devo parlare.

 

Strabuzzo gli occhi alla vista di quel messaggio. Non mi ha mai scritto negli ultimi quattro mesi, ovvero da quando abbiamo parlato faccia a faccia, nonostante io le avessi mandato circa 200 messaggi. Ancora confuso, controllo l'orario: le dieci in punto. Annabeth sarà qui tra poco.

“Percy, che succede?” mi chiede Nico. Io gli lancio il cellulare, prendendo velocemente un jeans e una maglietta e vestendomi. Non credo che un pigiama azzurro con dei pesciolini sia l'ideale per discutere con una persona.

“Come mai all'improvviso vuole parlarti?” mi chiede il più piccolo, osservando il cellulare.

“Non ne ho la più pallida idea” rispondo. In quel momento, sento il campanello suonare e la voce di mia madre dire: “Annabeth! Che sorpresa. Prego, accomodati. Vado a chiamare Percy”, poi la donna viene in camera mia, guardandomi con un misto di preoccupazione e felicità, per poi sedersi affianco a Nico. Io prendo un respiro, poi vado in salotto.

“Ciao Annabeth” la saluto. Lei, che di solito è sempre controllata e pacata, sobbalza leggermente guardandomi dalla testa ai piedi, tenendo le braccia incrociate al petto. Poi fa una cosa che non mi sarei mai aspettato: si fionda su di me abbracciandomi.

“Percy... scusami, sono stat una stupida...” dice quasi singhiozzando.

“Tu non puoi essere stupida, Sapientona... se qui c'è un idiota, sono io” rispondo, con le lacrima agli occhi.

“Si Invece, lo sono stata eccome! Mi sono fatta prendere dai sentimenti e non ho analizzato la situazione...” Ormai la figlia di Atena sta piangendo. Le metto le mani sulle spalle, guardandola negli occhi.

“Anny, non tutto può essere analizzato. A molti capita di lasciarsi trascinare dalle emozioni, è normale.. vuol dire che sei umana. Beh, almeno per metà -lei ridacchia tra le lacrime- scusami, dovevo dirti tutto quella sera sull'Argo II, non lasciarti con una banale scusa. Non sai quante volte io ci abbia pensato negli ultimi mesi. Potrai mai perdonarmi?”

“Ti ho già perdonato, Testa d'alghe”

Ci stringiamo forte, e finalmente smettiamo di piangere.

“Come sta Nico? E' da un po' che non lo vedo...” mi chiede poi Annabeth.

“Beh, diciamo che sta bene... è in camera mia se vuoi vederlo”

“Vivete insieme?”

“Per ora no, ci alterniamo: una settimana da me e una da lui... ma quando nascerà il bambino verrà a vivere qui”

Annabeth fa un sorriso gigantesco, per poi andare in camera mia seguita da me.

“Annabeth! Avete fatto pace?” esclama mia madre abbracciandola, mentre io annuisco leggermente imbarazzato. Poi lo sguardo della bionda si posa su di Nico.

“Nico... ma sei enorme!” dice, ridendo leggermente e abbracciandolo.

“Ehm... ciao Annabeth...” dice lui leggermente rosso, mentre io rido.

“Dobbiamo festeggiare questo evento -esclama mia madre- Annabeth, che ne dici di restare a mangiare da noi?”

“Certo, per me va bene” risponde la ragazza contenta.

Io non posso far a meno di sorridere a quella scena. Finalmente va tutto per il verso giusto.

 

La mattinata passa normalmente, mentre Annabeth mi racconta cosa a fatto negli ultimi mesi. A quanto pare lei va di nuovo a scuola. Mi sembra scontato dire che è una delle più brave.

“Io non so quando riprenderò la scuola...” dico.

“Hai interrotto quando hai scoperto della gravidanza, giusto?” mi chiede lei.

“Già... penso che non verrò nemmeno al campo quest'anno” rispondo, prende Nico annuisce al mio fianco. La figlia di Atena sbianca leggermente.

“Dici davvero?” esclama.

“Si, dico davvero. Il parto è previsto per la fine di agosto, non sarebbe conveniente”

“Giusto, hai ragione” dice Annabeth sospirando.

“Mh...Annabeth, che ne dici se oggi vieni con noi a vedere l'ecografia? -le chiedo sorridendo- tu che ne pensi, Nico?”

“Ehm...per me va bene...” risponde Nico leggermente imbarazzato.

Annabeth all'improvviso salta in piedi, evidentemente emozionata.

“Si! Certo che si!”

“Così mi inquieti” esclamo preoccupato. Lei ride, poi fa una faccia confusa.

“Ma come fate a fare un'ecografia senza... insomma... farvi notare?”

Inizio a raccontarle tutta la storia, da quando è venuto mio padre con quel biglietto da visita fino al messaggio di Darcy dal giorno prima.

“Tutto questo è strano” dice alla fine la bionda.

“Perchè fino ad adesso sono successe solo cose normali, no?” dico. Questa volta ridiamo tutti e tre.

 

Alla tre precise del pomeriggio io, Nico, mia madre e Annabeth siamo nella sala d'attesa della dottoressa. Lei arriva qualche minuto dopo, accogliendoci col suo solito sorriso. Poi rivolge un'occhiata a Annabeth.

“Lei è la mia migliore amica, Annabeth” spiego.

“Piacere di conoscerti! Chiamami pure Darcy”

“Piacere mio!”

Dopo che le due si sono salutate entriamo nello studio dove Nico si stende sul lettino come al solito, mentre io gli stringo la mano.

“Allora, come sapete oggi scoprirete il sesso del piccolo o della piccola -inizia Darcy- non so se si riuscirà a vederlo subito. Se il bambino è rannicchiato forse dovremmo aspettare un pò” dice, mentre inizia a passare lo strumento sulla pancia del più piccolo.

“Siamo fortunati! Si, si vede chiaramente proprio in questo momento, è...” esclama.

Sento il mio cuore battere velocemente mentre mi mordo il labbro. Stringo di più la mano di Nico, che trema leggermente. Mia madre e Annabeth, che prima erano sedute, si alzano in piedi, avvicinandosi.

“E' un maschio!”

Per qualche secondo non so esattamente cosa fare, rimango li a fissar il vuoto. Poi un sorriso spunta sulla mia faccia, mentre lacrime di gioia mi salgono agli occhi. Scambio un bacio veloce con Nico, mentre Darcy sorridendo stampa l'ecografia.

Inutile dire che stiamo ancora tutti col sorriso sulla faccia anche in macchina, mentre ritorniamo a casa.

“Sarò nonna di un maschietto...” sussurra mia madre, che aveva insistito per guidare.

“Ti immagini un altro Percy?” dice Annabeth, seduta sul sedile del passeggero.

All'improvviso il viso di Nico, seduto al mio fianco sui sedili posteriori, sembra illuminarsi. Si gira verso di me, con un sorriso furbo sulle labbra.

“Jackson...” mi sussurra all'orecchio.

“So cosa vuoi, Di Angelo” e senza farmi vedere da Annabeth e mia madre, gli allungo dieci dollari. Lui li prende velocemente, mettendoseli in tasca e sghignazzando piano.

“La prossima volta mi andrà bene...” dico.

“Eh?! La prossima volta?!” dice allibito.

Questa volta sono io a sghignazzare.

 

 

AGOLO AUTRICE
E niente, ho fatto di nuovo ritardo T.T Capitemi, avevo un blocco dello scrittore, e questo capitolo doveva essere bello u.u

Allora... Annabeth e Percy hanno fatto pace e blah blah blah. Ma passiamo alle cose più importanti... E' UN MASCHIO. YEP

No davvero, all'inizio ero indecisa, poi però ho optato per il maschio :3

Vi avverto, siamo sempre più vicini alla nascita... ah, e se d'ora in poi vedrete dei salti temporali, è perchè altrimenti la storia sarebbe ripetitiva... ewe

Sciao sciao

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Capitolo 10
*** Primi acquisti. ***


Non so bene come ho fatto a ritrovarmi in questa situazione. So solo che è giugno, che sono in un centro commerciale, che affianco a me c'è Nico incinto di sette mesi e di fronte Hazel, Annabeth, Reyna e Piper che ci guardano emozionate.

“Bene, ripetetelo: perchè siete qui?” chiedo.

Reyna sbuffa prima di rispondermi:
“Perchè voi due non sareste mai in grado di comprare dei mobili funzionali che entrino in camera di Percy senza troppi ingombri”

Al suo fianco, Annabeth annuisce vigorosamente.

“Io sono qui per dedicarmi al buon gusto” afferma Piper.

“E Hazel è qui in veste di zia emozionata” aggiunge poi la bionda, ricevendo un'occhiataccia da parte di Hazel.

“E allora noi che ci facciamo qui?” chiedo confuso.

Questa volta è la figlia di Atena a sbuffare.

Purtroppo, in queste cose è necessario che i genitori vedano da subito gli acquisti”

Io e Nico ci scambiamo uno sguardo confuso, per poi seguire le ragazze verso il negozio di articoli per l'infanzia. Guardando le quattro davanti a me, non posso far a meno di sorridere al ricordo di quel che è successo circa un mese fa.

 

Era il giorno in cui i semidei che decidevano di trascorrere solo l'estate in uno dei due campi partivano per poi ritornare tre mesi dopo. Io me ne stavo sul mio letto a guardare il soffitto sospirando. Nico era andato a prendere delle cose a casa sua e mia madre e Paul erano a lavoro. Io ero solo li, quando all'improvviso suonò il campanello. Convinto che fosse Nico, andai ad aprire. Non mi aspettavo di certo di ritrovarmi davanti Jason sorridente.

“Ho delle notizie, Bro!”

Senza aspettare il mio permesso, entrò. Solo allora notai che c'erano tutti i miei amici che entrarono come se nulla fosse.

“Non dovevate partire oggi?!” esclamai stupito.

“E' questa la notizia! Non partiamo! -rispose Leo aprendo il frigo- ehy amico, hai qualcosa da bere che non sia blu o di qualunque altra sua sfumatura?”

“Nel ripiano in alto” disse Annabeth sedendosi sul divano. Il figlio di Efesto prese alcune bottiglie di Coca Cola e le distribuì agli altri, che si erano accomodati anche loro sul divano oppure a terra. Io ero ancora troppo sconvolto per replicare.

“Chiudi la bocca Percy, ci entrano le mosce” disse Piper sorseggiando la sua Coca Cola.

“Ehm... Percy? Che succede qui?” Nico, con in mano una busta piena di vestiti, era in piedi sulla soglia della porta, che nella confusione era stata lasciata aperta.

“Me lo chiedo anche io” risposi debolmente, mentre Hazel si alzava dal pavimento per andare a salutare il fratello.

“E' semplice: ci siamo presi un anno di pausa per starvi accanto” spiegò Reyna tranquillamente.

“Seriamente? E come farete tu e Frank col vostro impiego da pretore?” Ormai lo shock era passato, ma ero comunque un po' scosso. Solo qualche minuto prima stavo accettando l'idea che non avrei rivisto i miei amici per altri tre mesi e in quel momento me li ritrovavo tutti nel mio salotto a ridere e scherzare. Con la mia Coca Cola.

“Abbiamo già trovato dei sostituti. Il campo Giove è preparato a queste evenienze” mi rispose Frank. Io guardai Nico sorridendo. Luì, stranamente, ricambiò.

 

Il negozio è molto grande, diviso in varie zone, a seconda del tipo di prodotto. Appena entriamo una sorridente signora di circa trentacinque anni con indosso una maglia che riporta il logo del negozio ci saluta. Ha dei corti boccoli biondi e grandi occhi nocciola. Con qualche difficoltà, leggo il nome sulla sua targhetta: Isabelle. La foschia qui deve essere molto forte se non è scappata o svenuta.

“Salve, posso aiutarvi?” ci chiede.

“Si, grazie. Questi due hanno bisogno di comprare tutto partendo da zero, ma non sarebbero mai in grado da soli, per questo ci siamo noi. Può gentilmente indicarci i vari articoli?” rispose Annabeth indicandoci.

Hazel, Piper e Isabelle ridacchiarono, mentre Reyna si concesse un largo sorriso.

“Certamente” rispose la commessa, per poi farci segno di seguirla tra i vari reparti. Per prima cosa ci porta nello spazio dedicato alle culle e ai mobili.

“E' un maschietto o una femminuccia?”

“Un maschietto” risponde Nico arrossendo leggermente. Isabelle ci sorride incoraggiante. Il suo sorriso mi sembra familiare, come i suoi occhi color nocciola.

“Non c'è niente di cui vergognarsi, ho incontrato molti ragazzi diventati genitori presto”

Noi annuiamo, mentre Reyna, Hazel, Piper e Annabeth partono guardando le varie culle. Le guardano una a una, scartandone alcune per estetica o perchè occuperebbero troppo spazio. La scena è anche un po' comica con quelle quattro che studiano ogni culla come se fossero delle esperte di mobili infantili. Alla fine selezionano tre culle non molto grandi, ma abbastanza perchè il bambino possa muoversi tranquillamente. Ne scegliamo una celeste chiaro, con un materassino con coperte e cuscino bianchi con ricami azzurri e sopra un velo anch'esso bianco che scende leggero. Sui lati ci sono delle sbarre vicine tra loro mentre sul davanti e sul dietro ci sono due orsacchiotti bianchi circondati da piccole pietre. Accompagnato c'è un mobile azzurro con manopole bianche non molto largo con cinque cassette e sopra il fasciatoio e davanti a questo un piccolo cestino dove tenere il necessario, così da non occupare troppo spazio.

“Ascoltatemi -inizia Annabeth- Percy, nella tua camera ci sono letto, armadio e cassettone. Considerando che dovrai prendere un letto più grande, metterai quello vicino alla porta, culla e fasciatoio sulla parte opposta e i tuoi mobili sulla parete di fronte. Capito?” mi spiega Annabeth.

“Si, capo” dico ridacchiando

“Tutte le vostre scelte saranno portate nella zona ritiro dove potrete prenderle appena avrete finito” ci informa Isabelle. Io la ringrazio e continuiamo col giro.

La stessa scena si ripete con i passeggini. Alla fine ne prendiamo uno nero con all'interno nuvolette bianche disegnate che, staccando la parte di sopra, diventa un ovetto. Fino ad ora sono molto soddisfatto delle nostre scelte.

Spostandoci ancora, arriviamo agli accessori. Prendiamo un seggiolino per auto grigio, un seggiolone grigio perla e azzurro e un paio di cesti in vimini bianco alti, uno per i giocattoli e uno per i panni sporchi.

“Quello per i giocattoli vicino alla culla, quello per i vestiti vicino al fasciatoio” dice Reyna.

Piper prende qualche tutina di vari colori, cappellini, berretti, bavaglini, ciucci, biberon e scarpine. Sembra molto entusiasta e fiera delle sue scelte.

“Questi possiamo anche portarli a mano in delle buste” dice, mentre Hazel analizza gli oggetti uno a uno con occhi brillanti. Poi si dirige verso il reparto giocattoli, iniziando a sceglierne alcuni. Io non posso che essere felice di tutto quello che stanno facendo per noi. Faccio un largo sorriso, prendendo la mano di Nico, che se la lascia stringere borbottando qualcosa.

Alla fine pago il tutto con la carta di credito che mi ha prestato Paul.

Ringraziamo Isabelle e sto per andarmene, quando lei ci ferma chiamandoci.

“State per andare a riposarvi al bar, giusto? Vi dispiace se vi aggrego a voi? Il mio turno finisce tra venti secondi e devo aspettare una persona li”

“Certo che non ci dispiace!” esclamo sorridendo.

“Allora vado a cambiarmi la maglia. Datemi pure del tu d'ora in poi eh” e detto questo, corre a cambiarsi.

Una decina di minuti dopo siamo seduti a uno dei tavolini del bar del centro, bevendo succhi di frutta.

“Quando nascerà il piccolo?” ci chiede Isabelle.

“Verso fine agosto” rispondo prontamente.

“Ah beh, manca poco. Avete già scelto il nome?”

Inizio a girare lentamente la cannuccia nel mio succo ai mirtilli.

“Ancora no..”

“Prendetevi tutto il tempo che vi serve, un nome è per sempre. Conosco genitori che hanno scelto il nome del proprio figlio il giorno stesso in cui è nato”

Sorrido, rassicurato. All'improvviso sentiamo una voce chiamare Isabelle. Ci giriamo, e con mia grande sorpresa vedo la dottoressa Nelson venirci incontro.

“Ehy sorellina! Sei in ritardo!” esclama Isabelle alzandosi e abbracciando Darcy. Quest'ultima ci guarda per qualche secondo stupita, poi sorride.

“Ma c'è anche la mia coppietta preferita qui!” dice. Io e Nico la salutiamo, mentre Annabeth spiega chi è Darcy alle altre.

“Siete sorelle?” chiede Nico, anche lui stupito.

“Già, lei è la mia sorellina ritardataria” ridacchia Isabelle.

“Aspetta, questo vuol dire che lei sa... cioè, hai capito...” dico non riuscendo a esprimermi bene. Isabelle ci fa l'occhiolino, sorridendo. Parliamo per qualche altro minuto, poi loro ci salutano e vanno via.

“Che coincidenza...” dice Annabeth.

“Già” concordo io. In quel momento sento il mio cellulare vibrare. Lo apro, leggendo il messaggio.

“E' Paul. Ci aspetta alla zone di ritiro. Può anche accompagnarvi a casa” dico rivolgendomi alle ragazze. Loro si guardano, per poi ridacchiare.

“Accompagnaci pure tutte a casa di Annabeth” dice Piper.

“Perchè?”

“Serata tra ragazze!” esclama Hazel.

“Okay, non mi interessa”

E tra le risate, lasciamo il bar.

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Finalmente ho aggiornato! Non so perchè, ma ci tengo molto a questo capitolo :3

Che dite, hanno fatto delle belle scelte la nostra coppietta? Certo, se non ci sarebbero state Hazel, Piper, Annabeth e Reyna chissà dove sarebbero finiti...

Ci vediamo alla prossima! (e siamo sempre più vicini alla nascita...)

Sciao sciao

-Animalia

 

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Capitolo 11
*** Sea Luke Jackson. ***


Apro un pacchetto di patatine per poi rovesciare il contenuto nella grande ciotola che ho davanti. Metto il contenitore sul tavolo apparecchiato per la serata e mi siedo sul divano affianco a Nico, che fa fatica ad alzarsi a causa del pancione ormai di nove mesi.

“Devo ammettere che mi hai stupito quando hai detto che non volevi una grande festa, ma ti bastava un serata tra amici.” mi dice, appoggiandosi con la testa sul mio petto.

“Beh, avrei invitato comunque le stesse persone, tanto vale risparmiare energie e soldi per Sea.” dico, accarezzandogli il pancione e baciandolo.

“Già me lo vedo il grande Sea Luke Jackson, figlio di Percy Jackson e Nico Di Angelo, discendente di Ade e Poseidone, girare per il Campo Mezzosangue a circa un anno.” esclamo ridendo.

Abbiamo deciso il nome solo un paio di settimane fa. Non ci siamo fatti troppi complessi, è venuto spontaneo. Sea, come l'oceano, quello che a Nico ricordava sempre di me, e Luke, piccolo tributo a quello che è stato un grande eroe.

“Spero solo di non doverlo rincorrere ovunque.”

Sorrido, osservando l'orologio. Casa mia era stata allesstita a dovere. Alcuni tavoli sno stati messi nel salotto con sopra bibite e stuzzichini di ogni genere (anche un paio di alcolici), degli striscioni pendono dal soffitto. Il più grande di questi è azzurro e recita la scritta 'Buon 18° Compleanno Testa D'Alghe'. Un enorme stereo con luci connesse è stato comprato per l'occasione.

“Ti manca solo l'abito.” mi ricorda Nico osservando il mio sgaurdo perso nelle decorazioni.

“Manca anche il tuo!” gli rispondo, per poi aiutarlo ad alzarsi e andare entrambi in camera mia.

Io ho un semplice completo elegante mentre Nico pantaloni neri e una larga maglia anch'essa nera. Osservo per qualche secondo la mia camera, che da un paio di mesi ospitava i mobili per il futuro arrivo.

“Percy! Nico! Stanno salendo i vostri amici!” urla mia madre dalla cucina, dove sta finendo di decorare la torta.

Andiamo in salotto, dove vengo subito travolto dai miei amici che mi fanno auguri e mi consegnano i regali.

“Ehy Percy, era da un po' che non ci si vedeva!” esclama una voce a me molto familiare. Mi giro di scatto, verso l'ingresso. Sorrido vedendo Thalia sulla soglia di ingresso.

“Thalia! Che ci fai tu qui?” chiedo abbracciandola.

“Per il tuo compleanno, no? Ah, non sono sola.” e infatti dietro di lei spuntano Rachel, Travis e Connor Stoll, Grover, Juniper e con mia grande sorpresa perfino Clarisse con Chris.

Li guardo tutti uno a uno, sbalordito.

“Non farti strane idee, Jackson.” mi dice la figlia di Ares, per poi entrare con espressione dura, seguita da Chris che si scusa per lei con lo sguardo.

“Amico! Questo stereo è da urlo!” esclama Leo.

“Divertiti pure se vuoi.” gli rispondo. E qualche minuto dopo la musica parte portando con se la festa. Dopo qualche minuto però, mi trovo a disagio. Nico non è più nei paraggi.

Mi allontano un attimo dal centro del salotto e lo cerco in bagno, ma niente. Provo in camera nostra e finalmente lo trovo, seduto sul letto con le guance appoggiate alle mani e i gomiti sulle ginocchia.

“Che ti prende?” gli chiedo.

“Senti, io sapevo che sarebbero venuti i nostri amici più stretti, non tutte quelle persone!”

“Beh, sono i nostri amici più stretti...”

“Da quando Clarisse è tua amica? E poi magari saranno i tuoi amici, non i miei. Non sanno nemmeno di questo!” conclude indicandosi la pancia.

“Nemmeno io sapevo che sarebbero venuti, Nico. Però dai, non saranno tuoi amici, ma li conosci. E comunque sarebbero venuti a conoscenza di Sea prima o poi.”

“Lo so. Ma già non mi trovo a mio agio alle feste, figurati con tutta quella gente...”

“Ti do il permesso di incollarti a me per tutta la serata se vuoi.”

Io non mi incollo.

“Fidati, lo fai. Soprattutto quando dormi.”

“Non sei spiritoso.” risponde mettendo il broncio,

“E' la verità!” dico, per poi baciarlo.

“Che dici, vuoi ritornare in salotto?”

“Pff, vabene. Ma lo faccio solo per te.”

Ritorniamo nella stanza, dove nessuno sembra aver notato la nostra breve assenza.

“E' vero allora ciò che ci ha detto Chirone.” dice Travis avvicinandosi.

“L'anno prossimo avremo un marmocchio al Campo!” continua Connor.

“Un altro Jackson?! Dei, che tortura.” esclama Clarisse alzando gli occhi al cielo.

“Io, personalmente, non voglio sapere come sia successo tutto ciò.” dice Thalia ridendo.

“Mi aggrego.” afferma Rachel.

 

La serata procede benissimo, con canzoni a tutto volume, cibo che sembra non finire mai (grazie mamma) e un lento per finire. Tutto è abbastanza normale, beh, a parte il taglio della torta sfociato in un duello di dolci. Alla fine tutti se ne vanno felici e pieni di torta, alcuni anche un po' brilli.

Verso le cinque del mattino ho di nuovo casa libera. Io e Nico facciamo una doccia veloce per poi metterci a letto.

“Nico?” chiedo, appena ci stendiamo sotto le lenzuola.

“Mh...” dice questo assonnato.

“Tu non mi ha fatto un regalo di compleanno.”

“Il tuo regalo lo sto portando in grembo, idiota.” mi risponde acidamente, per poi sorridere.

“Oh beh, allora grazie di avermi fatto il regalo più bello della mia vita.”

 

 

Apro gli occhi completamente intontito dal sonno. La sveglia al mio fianco segna le dieci del mattino. Mi giro dall'altra parte e ciò che vedo mi sveglia completamente. Nico è seduto sul letto, col respiro affannato. Il materasso dalla sua parte ha una macchia umida.

“Percy, Sea...” prova a dire.

Salto dal letto e afferro il cellulare.

“Pronto? Darcy?” dico mentre il cuore mi arriva in gola.

“Percy? Che hai?” mi risponde la dottoressa dall'altra parte del telefono.

“Nico! Il bambino! Ora!” esclamo solamente non riuscendo ad rticolare una frase di senso compiuto.

“Cavolo. Percy, sta calmo. E soprattutto, stai vicino a Nico. Correte in ospedale, in questo istante!” e con questo attacca.

Ancora in pigiama, infilo velocemente una felpa e prendo in braccio Nico.

“Amore, tranquillo. Ora andiamo in ospedale.”

In quel momento una fitta travolge il corpo del più piccolo, che si stringe acor di più a me.

“Mamma! Paul!” esclamo andando in salotto. I due sono già svegli e appena ci vedono afferrano le chiavi di casa e della macchina, precipitandosi fuori.

Mi sembra il viaggio in macchina più lungo che io abbia mai fatto. Nico è steso con la testa sulle mie gambe, mentre io gli tengo la mano e cerco di farlo respirare regolarmente come consigliato da mia madre.

Arrivati all'ospedale il figlio di Ade viene subito messo su una barella e portato in sala parto. Io mi accascio su una delle sedie in sala d'attesa. La mia mente a poco a poco si rilassa, permettendomi di pensare in maniera più lucida.

“Percy, ho avvertito i tuoi amici. Saranno qui tra poco.” mi informa Paul. Io sorrido per ringraziarlo.

 

E' un quarto d'ora che vado avanti e indietro per la sala, non sapendo cosa fare per scaricare la tensione.

“Ma quanto tempo ci stanno mettendo?” esclamo.

“Percy, tesoro, è un parto E' normale. Ora per favore, siediti, mi stai facendo venire il mal di testa.” esclama mia madre. Mi siedo di nuovo, spostando gli occhi da una parte all'altra. On quel momento sento delle urla provenire dalla sala accoglienza.

“SONO LA SORELLA DELLA PERSONA CHE SI TROVA IN SALA PARTO. DOVETE FARMI ENTRARE!”

Questa è sicuramente Hazel,

“Ma signorina, non abbiamo nessun documento...”
“I MIEI AMICI STANNO PER DIVENTARE GENITORI.” questa era la voce di Annabeth.

Li raggiungo subito, correndo.

“Testa D'alghe! Finalmente! Puoi dire a queste persone che tu ci conosci?!” mi dice la bionda non appena mi vede.

“Si, sono i miei amici.” dico rivolto alle infermiere.

“Mi dispiace, ma la maggior parte di loro sono minorenni. E non posso farli entrare senza un rapporto di parentela...”

“QUALE LETTERA NON CAPISCE DELLA PAROLA S O R E L L A?!” dice Hazel, scandendo per bene le lettere dell'ultima parola.

“Non c'è nessun documento ad attestarlo...”

“Qua non ci muoviamo più. Me ne occupo io.” esclama Piper, per poi avvicinarsi guandando l'infermiare negli occhi.

“Senta, ci dispiace davvero dei casini che stiamo creando. Che ne dice di lasciarci passare? Non vorrà mica che due giovani genitori no abbiamo l'aiuto dei loro amici, vero?”

“No...Non lo voglio. Passate pure.” afferma l'infermiera e io ritorno in sala d'attesa seguito dagli altri.

“Hai usato la lingua ammaliatrice, vero?” chiede Jason alla sua ragazza.

“Già.” risponde questa con naturalezza.

“Aqua-men, perchè sei in pigiama?” mi chiede Leo.

“Perchè non ho avuto tempo di infilarmi niente. Ah, e non chiamarmi Acqua-men.”

Tutti ridiamo, poi cala il silenzio.

Stiamo in silenzio per un'ora e mezza, ognuno assorto eni propri pensieri e nelle proprie preoccupazioni.

Poi si sente un urlo, anzi, un piano disperato. Dopo dieci minuti vedo distrattamente Nico che viene portato in un'altra stanza. Sembrava che dormisse.

Darcy esce subito dopo, con un enorme sorriso stampato sulla faccia.

“Tre chili e quattro, in ottima forma. Congratulazioni Percy, sei ufficialmente padre di un maschietto.”

Tutto diventa ovattato intorno a me. Sento i miei amici gioire, alcuni anche piangere. Mia madre si butta tra le braccia di Paul, esclamando un “Sono nonna!”

Io non so che fare, mi limito a sorridere come un ebete, non accorgendomi delle lacrime che escono dai miei occhi.

Sono padre.

 

Il giorno dopo mi sveglio a causa di alcuni raggi di sole che entrano dalla finestra. Mi stiracchio, indolenzito dal fatto di aver dormito su una sedia, affianco al letto di Nico. Nello stesso istante, anche lui si sveglia.

“Buongiorno.” dico dolcemente, baciandolo.

“Percy? Cos'è successo?” dice il ragazzo stropicciandosi gli occhi.

“Oh niente, hai solo partorito.”

“Ah giusto... Aspetta, COSA?!”

“Non ricordi nulla?”

“Mi hanno anestetizzato. Ricordo solo un forte dolore, poi niente.” cerca di alzarsi, ma io lo fermo.

“Stai steso, non puoi ancora stare in piedi.”

“Sea. Come sta Sea?” domanda all'improvviso preoccupato.

“Benissimo. E' in ottima saluto e pesa tre chili e quattro.”

“Mio figlio. Siamo padri...”

“Eh già, siamo padri.” Sorridiamo entrambi, per poi baciarci di nuovo. Ci stacchiamo quando sentiamo bussare alla porta.

“Scusate se disturbo. Vi interessa vedere il piccolo Sea Luke Jackson?” esclama Darcy con dolcezza, spingendo dentro la sala privata una specie di culla di plastica trasparente. Quando questa rriva a fianco a noi, inizio a piangere e Nico mi segue. Un neonato dalla pelle leggermente abbronzata, qualche ciuffo nero sulla testa e una tutina azzurra dorme tranquillamente.

Provo ad asciugarmi le lacrime, ma non riesco a smettere di piangere. Darcy ci guarda per un po', per poi lasciarci da soli. Osserviamo per minuti interi Sea, fino a quando non si sveglia mostrando un paio di occhi verde mare.

“Ha i tuoi occhi.”

Annuisco, ancora commosso.

“Dovresti prenderlo.” dico a Nico, non distogliendo gli occhi da mio figlio.

“Io non so come si fa, ho paura di fargli male...”

“Da qualche parte dovremo pur iniziare.”

Il più piccolo fa spallucce, poi mette una mano sotto la testa di Sea e l'altra sotto il corpo, per poi stringerselo al petto mentre io accompagno le sue mani con le mie. Senza che me ne accorga, Sea mi stringe un dito e io non posso far a meno di ridacchiare. Poi il piccolo inizia a tastare il petto di Nico.

“Cosa fa?” chiede questo.

“Penso che stia cercando qualcosa che di solito le donna hanno ma che tu non hai.” dico sarcasticamente.

“Ah...” mi risponde Nico leggermente deluso, mentre io prendo un biberon già pronto e lo metto a riscaldare.

“Le infermiere mi hanno spiegato come fare. Dovremmo cavarcela.” spiego dopo qualche minuto, prendendo il altte caldo e porgendolo a Nico.

“Aiutami tu.”

“Certo.” mentre io lo aiuto a mantenere il bambino, il figlio di Ade inizia a dare il biberon a Sea, che succhia vorace senza problemi.

“Ehy Nico...”

“Si?”

“Ti amo.”

“Ti amo anche io.”

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

EFFETTO SORPRESA!

A parte gli scherzi, si, vi ho fatto questo regalino.. che dite, vi è piaciuto?

Sciao sciao

-Animalia

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Capitolo 12
*** Nonni! ***


Mia madre apre la porta di casa, mentre io stringo le mani sul manubrio del passeggino, vicino a quelle di Nico. Finalmente, dopo una settimana passata in ospedale, siamo potutti ritornare a casa con Sea. Darcy ha voluto trattenerci un po' di più, per accettarsi che sia Nico sia Sea stessero bene.

Entriamo in casa, per la prima volta come genitori. Da quando è nato mio figlio, tutto intorno a me sembra diverso, come se ormai avessi sempre qualcosa a cui pensare. Spingo la carrozina fino alla nosyra stanza e Nico prende Sea in braccio e io accompagno le sue braccia ocn le mia.

“Stai attento...”

“Percy, mi stai ripetendo la stessa cosa da quando abbiamo lasciato l'ospedale. Devi calmarti.”

“Non è facile.”
“Lo so.”

Lla fine riusciamo ad adagiare Sea nella culla, rimboccandogli le coperte mentre il piccolo ancora dorme tranquillo. Sia io che Nico iniziamo a guardarlo. Non rieco ancora a credere che adesso io sia responsabile di un esserino tanto piccolo e innocuo.

All'imrpovviso sento qualcuno bussare alla porta. Mi giro e noto mia madre in piedi sulla soglia della stanza che ci guarda con dolcezza.

“Mi dispiace interrompere questa dolce scena, ma dobbiamo parlare.” dice, facendosi improvvisamente preoccupata. Io e Nico, confusi, annuiamo. Tutti e tre ci sediamo al tavolo della cucina, dove mia madre ha preparato anche dei biscotti.

“Io capisco che ora voi siate completamente felici, ma ci sono alcuni fattori che non posssono essere tralasciati.” ci dice.

“Che genere di fattori?” chiede Nico intimorito.

“Per iniziare: entrambi siete minorenni”*

“E questo è un grande problema?” domando.

“Beh, non molto. Ma resta il fatto che, legalmente, ho io la custodia di Sea, essendo la nonna.”

“Oh, capisco...qualcos'altro?”

“Darcy, a quanto pare, riesce a manipolare la foschia. E' riuscita a camuffare i documenti. Per lo stato, Nico è una ragazza e voi siete una coppia di giovani genitori come altre.”

Osservo Nico fare una smorfia. In un'altra situazione tutto ciò sarebbe stato divertente, ma ora mi preoccupa soltanto.

“Quindi se qualcuno dovesse scoprire che io... beh, non sono una ragazza, farebbero delle ricerche per scopire la 'vera madre'...”

“... ma non la troverebbero, ovviamente.” finisco io.

“A quel punto non so cosa succederebbe -mi confessa mia madre- ma Darcy ha un piano.”
“Quella donna non finirà mai di stupirmi...” esclamo.

“Beh, c'è un motivo per cui è stata scelta lei. Comunque, tra tre anni tu sarai maggiorenne -dice indicandomi- e legalmente potrai avere la custodia di Sea, ma Nico risulterà ancora una ragazza. Quando anche lui avrà ventun anni, potrete sposarvi e...”

“Aspetta, non abbiamo ancora parlato di matrimonio...” provo a dire, vedendo Nico con la faccia sbiancata.

“E' necessario che voi siate sposati. A quel punto anche Nico avrà legalmente la custodia di Sea e la foschia sparirà. Così le carte diranno che la 'madre biologica' diSea è sconociuta, che Percy ha riconosciuto il figlio e che poi si è sposato con Nico. Solo così nessuno vi potrà... togliere Sea.” Mia madre pronuncia quelle ultime due parole con un nodo alla gola.

“Si tratta di mantenere la foschia per più di sei anni... è un periodo lungo, chiunque potrebbe scoprirci.” dice Nico ocn un filo di voce. Nei suoi occhi riesco a leggere la paura, che come al solito non dimostra.

“Dovrete far molta attenzione...” in quel momento, il pianto di Sea interrompe la conversazione. Velocemente ritorno in camera mia e lo vedo che si agita tra le coperte. Cautamente, lo prendo in braccio, iniziando a cullarlo. Un po' si calma, ma resta comunque agitato, così vado in cucina chiedendo aiuto a mia madre. Questa guarda il grande orologio che si trova in cucina, poi sorride.

“Tranquillo, penso che abbia fame.” mi dice. Controllo anche io l'ora: in effetti, sono le nove del mattino. Sea prende il latte a quest'ora. Un po' rammaricato per non essermelo ricordato, lasciop Sea a Nico, che inizia a giocarci goffamente mentre io riscaldo il latte.

“Guarda che è normale fare piccoli errori quando si è neo-genitori.” mi rassicura mia madre. Io annuisco, accenanando un sorriso. Mentre verso il latte dal pentolino al biberon, un suono che non sentivo da un po' di tempo attira la mia attenzione. Nico ride, grazi ai sorrisi di Sea. Era da molto tempo che non vedevo il figlio di Ade così felice. Rido anche io, avvicinandomi al piccolo e iniziando a dargli il latte mentre è ancora in braccio a Nico. E in quel momento, utto mi sembra perfetto. Tanto che mia madre decide di farci una foto.

“Ce la faremo.” dico deciso, accarezzando una manina di Sea.

“Dobbiamo farcela” risponde Nico.

“Cambiando argomento... quando pensate di tornare ascuola? -domanda mia madre- Percy, tu devi fare l'ultimo anno di liceo. E Nico... tu non le hai nemmeno iniziate le scuole superiori.”

La guardo leggermente stupito mentre Nico, con la scusa di dover far digerire Sea, non osa staccare gli occhi da lui. Sospiro, capendo di dover parlare io.

“La scuola inizia tra poco, ma Sea è ancora piccolo.

“Volete prendervi un altro anno?” mi interrompe la donna di fronte a me.

“Si..”
“Avevate detto che avreste ripreso quest'anno... -sospira, cercando di essere paziente- ma va bene, vi capisco. Però dovete assolutamente fare una cosa...”

 

“Dai Percy, ti sbrighi?” esclama Nico, con Sea che gli tira leggermente i capelli.

“Voglio proprio vederti quando toccherà a te...” dico borbottando, con la dracma che scintilla tra le mie mani. Prendo un grande respiro, lanciandola nell'acqua e dicendo la solita formula. Nico si sposta, in modo da non essere inquadrato nella visuale e poco dopo il riflesso mi mostra il viso di Poseidone.

“Percy? Come mai mi hai chiamato? Spero che sia per qualcosa di importante.”

“Beh si, in effetti è molto importante.E' talmente importante che non posso dirtelo per messaggio-iride.” rispondo, spostando il peso del corpo da un piedi a un altro.

“Sei sicuro che sia talmente importante da farmi venire li?” mi chiede, un po' infastidito.

“Si.”

La chiamata si spegne e qualche secondo dopo sento il campanello bussare. Io e Nico ci guardiamo preoccupati, poi corro ad aprire, lasciando Nico dovè. Mio padre è davanti a me e mi guarda con un sorriso gentile. Lo faccio entrare, chiudendo la porta.

“Cos'è così importante da condurmi qui in pieno pomeriggio e... ma tua madre non è in casa?”

Annuisco, sedendomi sul divano.

“Allora, papà. Ecco, è una cosa complicata da dire e...” mi guardo intorno, cercando di trovare le parole giuste, quando poi mi accorgo di una cosa.

“Aspettami un attimo, papà.”

Mentre il suo sguardo confuso mi segue, vado in camera mia, dove trovo Nico che se ne sta steso sul letto con Sea che giocherella sulla sua pancia.

“Tu non milasci da dolo ad affrontare una cosa del genere!” gli dico.

“Perchè no? E' tuo padre.” mi risponde beffardo.

“Allora puoi andare pure da solo a dire ad Ade che il suo unico figlio maschio ha partorito.”

“Non oseresti.”

“Si invece.”

Rassegnato Nico sospira, costrigendosi ad alzarsi prendendo Sea in braccio. Esco dalla mia stanza e Nico mi segue, standomi dietro. Incrocio di nuovo lo sguardo di Poseidone.

“Allora, visto che non riesco a dirtelo, te lo mostro.” così dicendo mi scosto, facendo in modo che vede Nico con il piccolo in braccio.

“Ehm, ciao Nico e... oh.” le parole gli muoiono in gola. Lentamente si avvicina a Sea, scostando la coperta e scoprando il faccino sul quale nasce un gran sorriso.

“E'...” prova a chiedere mio padre. Io metto una mano sul fianco di Nico, attirandolo a me.

“Nostro figlio.” mormoro. Mio padre lo prende in braccio e Sea inzia a ridere. Mi sorprendo quando anche Poseidone fa lo stesso.

“Come si chiama?”

“Sea.”

“Ti somiglia, Percy.”

“Già, lo so. Non sei arrabbiato?”

“E per cosa? Voi siete felici ed è questo che conta!” A questo punto, sorrido anche io.

“Piuttosto -dice mio padre- lo avete già detto ad Ade? Non penso che lui la prenderà tanto bene come me.”

Sospiro, alzando gli occhi al cielo.

“Grazie per l'incoraggiamento.”

 

“Sei sicuro che venga?” esclamo, fissando la porta di ingresso con Sea in braccio che gioca con la sua coperta. Ormai è passata un'ora e mezza da quando Poseidone se ne andato e Nico si è convinto a chiamare suo padre.

“Dagli tempo. Ci ho messo un'ora per convincerlo a farlo uscire dafli inferi. Di sicuro non potevamo portare Sea la sotto.” mi rassicura Nico.

“Come glielo dirai?”

“Penso che sarò molto diretto.”

Proprio in quel momento qualcuno bussa alla porta. Nico apre, ritrovandosi Ade di fronte a se che lo squadra dalla testa ai piedi.

“Allora Nico, cosa devi dirmi? Sbrigati, non ho molto tempo da perdere, soprattutto in questa casa.”

“Salve anche a te, padre. -borbotta Nico sarcastico- comunque, più che dirti, voglio mostrarti una cosa.” detto questo, indica con un gesto della mano me e Sea e Ade finalmente smette di far finta di non vedermi. Mi guarda per qualche secondo, poi nota Sea. All'improvviso impallidisce, pietrificandosi sul posto.

“Nico, non dirmi che quel bambino...”

“In realtà si.” sussurra Nico, evitando di incrociare lo sguardo del padre. Questo sospira, massaggiandosi la fronte.

“Io non voglio sapere come sia successo, credo di essermene fatto un'idea. -poi guarda attentamente il bambino- come si chiama?”

“Sea.” risponde Nico, abbozzando un sorriso mentre il padre alza gli occhi al cielo.

“Ma si può sapere quando è successo tutto questo?” chiede il dio.

“Sea è nato una settimana fa, e prima ci sono stati nove mesi...” provo a spiegare, ma Nico mi interrompe.

“Percy, ti prego, stai zitto.” mi dice seccato.

“Io non ne voglio sapere niente di questa storia, o forse quasi -esclama Ade lanciando un'occhiata al piccolo -ma Jackson... trattali bene, intesi?”

“Si.” rispondo prontamente, un po' confuso.

 

*In America si è maggiorenni a 21 anni.

 

ANGOLO AUTRICE

Sto ancora ridendo pensando a Ade. Non deve essere facile scoprire una cosa del genere ahahaha

Comunque, in questo capitolo Sea viene presentato ai nonni e vengono spiegate un po' di cose c:

Ci vediamo alla prossima.

Sciao sciao

-Animalia

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Capitolo 13
*** Futuro. ***


 

 

Mi sveglio di soprassalto, a causa dei pianti di Sea. Un paio di secondi dopo Nico, steso al mio fianco, scatta a sedere con il viso pallido. Entrambi ci guardiamo per un istante, per poi avvicinarci alla culla. Prendo Sea in braccio, iniziando a cullarlo.

"Dai piccolo, stai tranquillo... ma all'ospedale non faceva così." esclamo con una punta di preoccupazione.

"Forse perchè è la prima notte che passa qui? Cioè, non è abituato?" mi chiede Nico, come se io potessi saperlo.

"Non è che si sente male? Dovremmo chiamare Darcy?"

"Percy... sono le tre di notte. Non credo che possiamo disturbarla a quest'ora solo perchè Sea piange."

"Ma potete chiedere a me." esclama una voce, facendomi girare la testa di scatto. Mia madre ci sta guardando, leggermente divertita dalla scena.

"Scusa se ti abbiamo svegliato, mamma."

"Non è stata colpa vostra... dai, ora cerlo di calmarlo io. Voi osservate con attenzione eh."

Con delicatezza passo Sea a mia madre, che lo prende con esperienza inziando a girare per la stanza, mentre gli sussurra parole dolci cullandolo a ritmo. Dopo un paio di minuti il bambino inizia a calmarsi, o almeno a non urlare più, e mia madre gli allunga il ciuccio e una copertina azzurra, per poi darlo in braccio a Nico.

"Grazie..." dice questo, continuandolo a cullare per farlo addormentare.

"Non c'è bisogno di ringraziarmi, ho fatto solo il mio dovere di nonna -risponde mia madre calcando con fierezza la parola 'nonna'- ma è meglio se vi abituate. Se Sea è simile a Percy nel comportamento così come nell'aspetto, piangerà ogni notte."

"Che gioia. -esclama Nico con sarcasmo- aspetta, Percy piangeva molto?"

"Si! Era un vero piagnone!"

Il figlio di Ade mi guarda, trattenendosi dal scoppiare a ridere solo per non svegliare Sea che si è appena addormentato, mentre io alzo gli occhi al cielo.

"Grazie mamma, è sempre un piacere parlare di queste cose con te."

"Prego figlio. Comunque, ora che l'allarme pianto è passato è meglio che torniamo tutti a dormire. Buonanotte." detto ciò, Sally esce, chiudendosi la porta alle spalle. Nico appoggia delicatamente Sea nella culla, poi torniamo anche noi a letto.

La mattina dopo ci alziamo verso le otto e mezza in modo da avere il tempo di preparare il biberon a Sea. Nico inizia a versare il latte nel pentolino sul fornello e io sorrido a quella scena.

"Sai, quando ci siamo fidanzati, la nostra prima estate non me la immaginavo così." dico pensieroso.

"Che intendi?"

"Dai, hai capito: immaginavo di svegliarci tardi, magari nella casa di Poseidone al campo Mezzosangue, svolgere tutte le attività insieme, andarcene in qualche posto appartato o sulla spiaggia... non di certo di dovermi alzare presto per preparare la colazione a nostro figlio."

"E invece questo è meglio o peggio di quello che ti eri immaginato?"mi chiede Nico e riesco a sentire il tremolio della sua voce. Mi avvicino pian piano a lui, fino ad abbracciarlo da dietro poggiando il mio mento sui suoi capelli.

"Non potrei chiedere niente di meglio."

Si gira verso di me, con il sorriso sulle labbra. Ci guardiamo negli occhi per qualche secondo e poi ci scambiano un lieve bacio. Ma prima di poterlo approfondire, veniamo interrotti dal pianto di Sea.

"Finisci di preparare qui, io vado a prenderlo." dice Nico, liberandosi delicatamente dal mio abbraccio e sparendo in camera nostra. Io continuo a preparare il latte, ancora sorridendo. Proprio mentre sto controllando la temperatura del biberon pieno di latte e Nico sta ritornando in cucina con Sea tra le braccia, arriva mia madre, con la sua divisa del negozio di dolci.

"Buongiorno mamma." esclamo, mentre mi siedo e Nico mi passa Sea.

"Buongiorno Sally." dice Nico, sedendosi al mio fianco.

"Buongiorno anche a voi, ragazzi. Io sto andando a lavoro, ma tranquilli, Paul rimane qui. Se avete bisogno di una mano potete chiedere a lui."

"Ehm... Paul sa come occuparsi di un neonato?" chiedo tibutante.

"Non ha esperienza diretta, ma è pur sempre più grande di voi. Se proprio siete in difficoltà, conosci i miei orari di pausa."

Probabilmente ha aggiunto quell'ultima frase vendendo la mia espressione non proprio serena. La vedo prendere la borsa per poi uscire dopo averci salutato. Un paio di minuti dopo arriva Paul, ancor insonnolito e col pigiama, che ci saluta con un sorriso e inizia a prepararsi un caffè. Io, nel frattempo, inizio a far digerire Sea.

"Mamma ha detto che potevamo chiedere a te se ci serviva una mano con Sea." dico tenendo gli occhi fissi sul bambino. Paul quasi si strozza col suo caffè.

"Oh, ehm, certo. Per quanto posso esservi utile, s'intende..." risponde, mentre io e Nico ci guardiamo ridacchiando. Ma proprio in quel momento, Sea rigurgita parte del suo latte, sporcando completamente sia la sua tutina sia la mia maglia. Nico lo prende velocemente, attento a non sporcarsi, mentre io guardo il mio pigiama ormai rovinato.

"Oh, andiamo! Non potevi vomitare quando era il turno di Nico?" esclamo con finta rabbia, anche sapendo che Sea non può capirmi. Il figlio di Ade mi guarda trattenendosi dal ridere.

"Beh, forse una cosa posso farla -interviene Paul- vado a prepararvi l'occorrente per pulire Sea. Percy, tu nel frattempo puoi iniziare a buttare quel pigiama." finisce ridendo.

Proprio quando avevamo appena finito di ripulire Sea e mi ero infilato una vecchia tuta, qualcuno bussa alla porta. Vado ad aprire, trovandomi davanti Hazel e Annabeth che mi guardano sorridenti. In fondo dovevo aspettarmelo: in ospedale, i nostri amici hanno potuto vedere Sea poche volte, e solo dalla sua incubatrice.

"Buongiorno ragazze." dico, facendo segno di entrare. Si accomodano entrambe sul divano, guardandosi intorno. Annabeth prende una delle copertine di Sea che era poggiata sul divano, guardandomi con un sopracciglio alzato.

"Copertine abbandonate, ciucci sparsi qua e là... e sbaglio, o quello che vedo sul tavolo della cucina è un biberon? -domanda ironicamente, intravendendo la cucina dalla porta aperta- siete proprio super impegnati, eh? Meno male che non siamo venuti tutti in massa."

"Dov'è il mio nipotino?" domanda invece Hazel, calcando sulla parola 'nipotino'. Il ruolo di zia deve piacerle davvero molto.

"E di tuo fratello non ti importa?" le domanda la figlia di Atena per prenderla in giro. Le guance di Hazel si tingono di rosso.

"Certo che mi importa! Ci mancherebbe! Solo che voglio vedere Sea, ovviamente." risponde con imbarazzo. Scoppio a ridere, sedendomi sul bracciolo del divano a fianco a lei.

"Nico è impegnato a vestire Sea in camera nostra. Abbiamo avuto un piccolo allarme vomito questa mattina a colazione."

Appena dico ciò, Nico spunta in salotto con Sea in braccio, guardandomi con finta rabbia.

"Certo, lasciamo pure da solo a vestire nostro figlio mentre tu chiacchieri tranquillamente."

Mi alzo, avvicinandomi a lui e lasciandogli un bacio tra i capelli scuri.

"Sapevo che potevi cavartela da solo." dico, facendolo arrossire. Le due ragazze ci osservano per qualche instante, per poi guardarsi tra di loro e sorridere. Subito dopo si alzano, venendo verso di noi e osservando il neonato.

"Ti assomiglia proprio tanto, Percy." esclama Annabeth. Ormai ho perso il conto di quante persone me lo hanno fatto notare.

"Posso..." inizia Hazel, senza però finire la frase. Ma Nico deve aver capito le intenzioni della sorella, poiché le porge Sea aiutandola a capire come reggerlo.

"Ciao piccolino, io sono la zia Hazel. Piacere di conoscerti." sussurra, e Sea stringe la mano intorno al suo indice. A Hazel scappa una lacrime, ma nessuno dei tre decide di farglielo notare. Annabeth mi trascina in cucina, lasciando soli i due fratelli insieme a Sea.

"Lasciamoli un po' da soli. Anche perché... devo parlarti di una cosa."

Il sorriso mi si spegne non appena Annabeth pronuncia quella frase. Quando dice una cosa del genere, vuol dire che mi aspetterà un discorso non facile da sopportare.

"Cosa è successo?"

"Sally mi ha detto che avete intenzione di saltare un altro anno di scuola."

Mi accascio su una delle sedie, sospirando. Era ovvio che Annabeth volesse parlarmi di ciò."

"Anny, quando inizierà la scuola, Sea non avrà nemmeno un mese di vita..."

"Lo so, ti capisco. Ma Percy, hai già perso un anno! Per non parlare di Nico, che probabilmente non le ha nemmeno iniziate le superiori."

"Ma vorrebbe dire sacrificare troppo tempo. Se Sea fosse stato più grande, ci sarei andato, lo sai... in più mia madre lavora e Paul anche. E non intendo assumere nessuna Baby-sitter, anche perché le spese graverebbero su loro due."

"Quindi volete fare le mamme casalinghe per un intero anno?"

"Non saremo delle mamme casalinghe... saremo dei padri casalinghi."

Annabeth sbuffa, massaggiandosi la testa con le mani. Quasi posso vedere il suo cervello lavorare per trovare una specie di accordo.

"E se rientraste qualche mese dopo, verso novembre o dicembre? Poi vi potrei dare una mano a recuperare il programma." propone, assottigliando gli occhi, e so di non avere altra scelta.

"Rimane il problema di a chi affidare Sea... e hai pensato anche a questo, giusto?" aggiungo, vedendola sogghignare.

"Ho parlato con Mellie, la moglie del Coach Hedge... ha detto che vi aiuterebbe volentieri, gratis, a patto che nel frattempo possa badare anche al piccolo Chuck. Mi sembra un buon compromesso, no?"

Per qualche minuto, valuto l'idea di far crescere Sea insieme al figlio di Hedge. Ma sotto l'occhio attento di Mellie non dovrebbero esserci problemi, giusto?

"Okay, va bene. Solo... devo parlarne con Nico, ovviamente."

Annabeth da una sbirciata in salotto, per poi ridacchiare.

"Gliene sta già parlando Hazel. E lasciamelo dire, Nico sembra d'accordo."

"Ci avete separati per attaccarci singolarmente!"

La figlia di Atena alza gli occhi al cielo.

"Stiamo parlando del vostro futuro, non di una battaglia!"

Appena nomina la parola 'futuro', alcune immagini mi attraversano la mente, pensieri su cui avevo già ragionato. Annabeth deve essersene accorta, poiché la sua espressione si fa più seria mentre si siede al mio fianco.

"Cosa succede?"

"Sai, ultimamente ho pensato... ho diciotto anni e ho già un figlio. Quando io avrò, diciamo, ottantotto anni, Sea ne avrà settanta... sarò in grado di vedere i miei bisnipoti?"

Annabeth strabuzza gli occhi, si gira per qualche instante, come a non voler farsi vedere in viso, e poi si rigira verso di me.

"Penso che tu sia andato troppo oltre... pensa più al presente, okay?"

"Okay."

 

 

*ANGOLO AUTRICE*
I pensieri sul futuro che si fa Percy alla fine sono presi dai veri pensieri che si faceva mia nonna, avendo partorito la prima figlia ad appena diciassette anni.

Bonus: c'è un motivo preciso per cui, dopo quell'affermazione, Annabeth non vuole farsi vedere in faccia. E' abbastanza complicato forse, ma se riuscite a capire vi dono un biscotto. :3

 

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