You can bet on me

di Fiamma Erin Gaunt
(/viewuser.php?uid=96354)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1 ***
Capitolo 2: *** Cap 2 ***



Capitolo 1
*** Cap 1 ***


Cap 1

 

 

 

 

 

 

 

 

Era un venerdì sera come tanti a casa Solace e tutto procedeva con tranquillità.

Okay, non era vero.

Era uno dei venerdì dedicati al poker a casa Solace e la serata si prospettava fin dall’inizio come caotica e destinata a degenerare. Apollo teneva banco come al solito, seduto a capotavola e intento a giocherellare distrattamente con le fiches mentre aspettava che il resto del gruppo prendesse posto. Chiunque guardando quella tavolata di Texas Hold’em avrebbe come minimo aggrottato la fronte con aria perplessa. Nove ragazzi e una ragazza. Non che Eve corresse il rischio di essere in difficoltà, anzi casomai erano loro quelli che rischiavano di essere spennati.

- Allora, siete pronti o Jason deve ricordare a Drew quanto è splendida ancora per molto? – domandò il maggiore dei Solace, alzando la voce e risultando ben udibile fin dall’altra parte del cellulare del biondo in questione.

Il trillio indignato dell’esotica capo cheerleader riecheggiò nella stanza, costringendo i presenti a soffocare più o meno maldestramente un attacco di risate particolarmente violento.

Quando finalmente Jason ebbe rassicurato la sua ragazza su quanto l’amasse e quanto fosse effettivamente splendida, la conversazione venne chiusa e poterono cominciare a giocare.

Andavano avanti da circa un’ora, tutti con le tasche visibilmente alleggerite e con un’Eve che sorrideva soddisfatta, quando a squillare fu proprio il cellulare della ragazza in questione.

- Clarisse, dimmi … -

Rimase in ascolto, mentre gli occhi verdi si tingevano di una sfumatura di cupo disappunto.

- E quando è successo? –

La risposta della sorellastra le fece aggrottare ancora più la fronte. – Okay, arrivo subito. –

Mise giù e rivolse un sorriso di scuse ai ragazzi.

- Emergenza a casa tua, Jason, devo andare – annunciò, alzandosi dalla sedia e rassettandosi gli shorts di jeans sotto gli sguardi congiunti di Will e Austin che non si perdevano nemmeno il più piccolo dettaglio.

- A casa mia? Che è successo? – domandò il ragazzo, improvvisamente allarmato.

Lui e sua sorella maggiore, Talia, abitavano da soli da quando i loro genitori si erano separati e il loro padre era scappato via con una certa Era mentre la madre aveva avuto una specie di crisi isterica e li aveva abbandonati.

- Sembra che la Taluke non sia più tale. –

Nove paia di sguardi perplessi si posarono su di lei, facendole alzare gli occhi al cielo e sospirare.

- Taluke … Talia e Luke. É il loro nome da coppia che aveva coniato Silena – spiegò.

Un coro di mormorii di comprensione riecheggiò nella stanza. Adesso sì che era tutto più chiaro, soprattutto considerata la strana ossessione di Silena per la creazione di nomi di coppia alquanto improbabili.

Travis e Connor si scambiarono un’occhiata, impallidendo leggermente sotto lo sguardo minaccioso della ragazza. Suo padre era un generale dei marines ed Eve sembrava aver ereditato da lui la predisposizione al risultare tremendamente inquietante, forse addirittura più di Mark e Sherman, i suoi fratelli maggiori che al momento si trovavano in viaggio per l’Europa prima di iniziare il loro primo anno di college.

- Voi due non ne sapevate nulla? – domandò, assottigliando lo sguardo e puntando minacciosamente un dito contro i due gemelli, nonché fratellastri di Luke Castellan.

- Assolutamente nulla. –

- Sì, te lo giuriamo – confermò Connor, sgranando gli occhi con aria innocente.

Bè, l’inferno sarebbe gelato prima che i gemelli Stoll potessero essere accostati all’aggettivo “innocenti”.

- Farò finta di credervi, ma se scopro che sapevate qualcosa giuro che vi castro – promise, recuperando il giubbotto di pelle nera, il casco integrale e le chiavi della moto.

- Fammi sapere se è il caso che torni anche io – le gridò dietro Jason, facendo sfoggio del suo fraterno lato protettivo.

- Sicuro, J, non preoccuparti. –

Gli scoccò un bacio sulla guancia, rivolse un ultimo cenno di saluto a tutti i presenti, e infilò velocemente l’uscita.

Rimasti soli, Austin lanciò un’occhiata penetrante all’amico.

- Hai una vaga idea di quanto vorrei essere al tuo posto, Grace? –

Scoppiarono a ridere tutti, tranne Will che rivolse un’occhiataccia al gemello e si rivolse al maggiore.

- Non dovevi dare le carte, Apollo? –

Scuotendo la testa, divertito, prese a mischiare le carte per poi interrompersi, come colto da chissà quale grande lampo di genio.

- Ho un’idea. –

Percy si lasciò sfuggire un gemito. Quando Apollo Solace se ne usciva con frasi come “ho un’idea” quasi sempre si trattava di qualcosa che non gli sarebbe affatto piaciuto e, in aggiunta, avrebbe probabilmente provocato qualche danno di proporzioni epocali.

- Posso cominciare a tremare per la paura o aspetto che parli? – rincarò la dose Chris, dando voce ai suoi pensieri segreti.

- Oh, andiamo, non comincerete mica a fare le femminucce – replicò il ragazzo, sorridendo malandrino prima di aggiungere: - Certo, se avete troppa paura di rischiare lasciamo perdere. –

Quelle erano le parole magiche per un gruppo come il loro in cui nessuno era in grado di tirarsi indietro davanti a una bella sfida servita su un vassoio d’argento.

- Parla – ordinò Charles per tutti.

- Il primo che esce in questa mano deve accettare una sfida scelta dal gruppo. È una cosa semplice, niente di particolarmente pericoloso – spiegò.

- E se perde la sfida? – domandò Percy, dubbioso.

Tra tutti lui era probabilmente uno dei giocatori più scarsi e se voleva accettare una cosa del genere avrebbe fatto meglio a chiedere prima tutto ciò a cui poteva andare incontro.

- Se la perde ci faremo venire in mente qualcosa quando se ne presenterà l’occasione. –

Si levò un mormorio di approvazione e Apollo consegnò finalmente le carte.

- Il giro parte da Charles – decretò.

- Poker di jack. –

I successivi furono Connor e Travis, rispettivamente con un Colore e una Scala a Colore. Poi venne il turno di Will, anche lui un Poker ma di assi, di Austin, con un Colore.

- Jason, sta a te. –

- Scala reale – annunciò, sorridendo soddisfatto. L’unico con la certezza della salvezza era lui.

Percy voltò le sue carte con titubanza, scoprendo un Full e tirando un seppur lieve sospiro di sollievo, seguito da Chris che mostrò un Tris.

Mancava solo Apollo. Gli occhi di tutti puntarono su di lui, in trepidante attesa, mentre Chris pregava mentalmente affinchè uscisse una carta inferiore alla sua.

Le voltò lentamente, sbiancando quando vide il risultato sul tappetino verde.

Doppia Coppia. Una stupida, ridicola, e inutile Doppia Coppia.

Sbuffò, infastidito, mentre tutti ridevano e commentavano maliziosamente la sua sfortuna al gioco.

Jason, il primo a riprendersi dall’attacco di ridarella, prese la parola. – Ho la sfida perfetta per te – annunciò, aspettando che calasse il silenzio prima di continuare. – Tempo fa ci hai detto che avevi una cotta per una ragazza che non ti degnava di un’occhiata. La sfida consiste nel riuscire a conquistarla – decretò, mentre il resto del gruppo fischiava la sua approvazione.

Il volto di Apollo, solitamente perennemente abbronzato dal momento che passava ogni momento libero sotto al Sole, parve sbiancare.

- Sei sicuro che è questo ciò che vuoi, Jason? Assolutamente sicuro? –

Annuì, risoluto.

Apollo sospirò. – Okay, ma voglio che sia messo a verbale che io ho provato a farti cambiare idea. –

Quelle parole ebbero il potere di farlo tentennare. E se avesse scelto davvero qualcosa che sarebbe andato a suo discapito?

- Tanto per sapere, chi sarebbe questa ragazza? –

Il più grande prese fiato, preparandosi mentalmente all’esplosione dell’amico.

- Talia … tua sorella. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Okay, non so neanche io come è uscita fuori questa fic, ma mi piaceva l’idea di mettere in campo un po’ delle mie coppie preferite e catapultarle al liceo. Ergo, spero che la storia non faccia troppo schifo e vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Cap 2 ***


Cap 2

 

 

 

 

 

 

 

- Tu cosa?!? –

Ecco, Jason era esploso. Gli occhi azzurri sembravano mandare lampi e l’intenzione di incenerire il più grande dei fratelli Solace era alquanto palese.

- L’avevo detto che non l’avrebbe presa bene – commentò Percy, sottovoce, rivolgendosi ai fratelli Stoll.

Jason spostò lo sguardo sul migliore amico, se possibile ancora più indignato.

- Tu lo sapevi, razza di traditore, e non mi hai detto nulla? –

Il moro imbastì un sorriso di scuse, ravviandosi una ciocca ribelle. – Andiamo, Jace, non ti sembra di esagerare un tantino? È solo una cotta, niente di grave. –

- È peggio che niente di grave. Uno dei miei amici ha una cotta per mia sorella … è un disastro epocale. Specialmente se si tratta di lui – concluse, puntando un dito contro Apollo.

Il diretto interessato alzò le mani, in segno di resa, prima di realizzare il significato delle sue parole.

- Ehy, che significherebbe “specialmente se si tratta di lui”? –

- Semplice. Non sei esattamente quello che si definisce un tipo monogamo. –

- Io so essere monogamo – ribattè.

- Dimostramelo. –

Apollo aggrottò un sopracciglio, perplesso. – Come faccio a dimostrartelo? –

Era una bella domanda … peccato che non avesse una bella risposta.

L’aiuto giunse da Percy, evidentemente desideroso di recuperare punti agli occhi del suo migliore amico.

- Se per una settimana non salterai da una ragazza all’altra potrai provarci con Talia. –

Jason annuì, sfregandosi le mani soddisfatto. Per una volta l’idea del “sirenetto” si era rivelata geniale. Apollo cambiava ragazza con la stessa frequenza con cui una persona normale cambiava i calzini e dopo diciotto anni passati vivendo in quel modo anche solo una settimana doveva sembrargli un traguardo irraggiungibile.

- E se ce la faccio avrò il tuo permesso? – domandò, assottigliando gli occhi blu e scrutandolo dubbioso.

- Avrai il mio permesso. –

- Okay, ci sto, sarà un gioco da ragazzi – accettò.

Mentre i due si scambiavano una solenne stretta di mano per sancire l’accordo, il cellulare di Apollo squillò. Sul display lampeggiava il nome di Daphne, la sexy bionda con cui era uscito due giorni prima.

- Che fai, non rispondi? – lo stuzzicò Travis, facendo ridere i presenti e ottenendo un’occhiataccia dal ragazzo.

Tuttavia spinse il pulsante di risposta e portò l’apparecchio all’orecchio. La voce miagolante della ragazza l’avvolse.

“Ehy, avevi promesso che mi avresti chiamato, ma sei sparito da due giorni.”

“Lo so, scusami dolcezza, ma è un periodo un po’ complicato. Mi faccio sentire io appena mi libero, okay?”

Will e Austin si diedero di gomito, soffocando il principio di una risata sonora. Avevano perso il conto delle volte in cui il loro fratellone aveva rifilato quella scusa a una povera ragazza dal cuore palpitante d’amore.

“Sì, certo che dico sul serio, non preoccuparti.”

Mise giù subito dopo, rivolgendo un sorriso smagliante ai presenti.

- Visto? Me la sono cavata alla grande. E Jason, prima che tu me lo chieda, non ho intenzione di richiamarla. –

Il più giovane dei Grace inarcò un sopracciglio. Ad Apollo fedele avrebbe creduto solo quando l’avesse visto con i suoi occhi e avesse avuto la certezza assoluta di non essere vittima di una qualche allucinazione o strano sogno a occhi aperti.

- Lo spero … per te, ovviamente – ribattè, riservandogli il suo migliore sguardo da fratello pluriomicida e iperprotettivo.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

La scena che Eve si era trovata davanti quando aveva messo piede in casa Grace era quanto di più simile a un rifugio antiatomico pochi secondi dopo lo scoppio di una bomba, ne era assolutamente certa.

Talia era seduta sul suo letto matrimoniale, intenta a fissare il soffitto su cui era stata appesa una gigantografia dei Metallica, mentre Annabeth e Piper le sedevano accanto una per lato e la guardavano desolate. Silena si era accomodata sul futon nero nell’angolo e armeggiava contrariata con lo stereo alla ricerca di qualcosa che fosse, parole sue, “melanconicamente adatto alla situazione”. Clarisse, infine, sedeva a braccia incrociate appoggiata all’angolo vicino alla finestra e sembrava pronta a fare Luke in mille minuscoli pezzettini.

- Dov’è Katie? – domandò, notando che mancava solo il loro dolce e delicato “fiorellino” all’appello e che non era proprio una cosa da lei. Non quando era stata per un intero anno a ribadire quanto Luke Castellan fosse ambiguo e non la convincesse.

- Aveva un appuntamento con Lee, non volevo che lo mandasse all’aria per colpa mia e di quell’idiota – replicò Talia, affibbiando un pugno al cuscino.

Inarcò un sopracciglio, sorpresa.

- Un momento. Quando dici Lee intendi quel Lee? –

Clarisse annuì. – Sì, Lee Fletcher, il ragazzo che partecipa al mio corso di boxe. –

Cercò di riportare bene alla mente la figura del ragazzo. Non sembrava affatto il tipo che potesse interessare a una come Katie.

 - Bè, almeno qui c’è qualcuna a cui gli affari di cuore sembrano andare bene – commentò, attirando l’esclamazione indignata di Silena.

- Ehy, le cose tra me e Charles vanno alla grande. –

- Sì, Lena, ma non sono neanche sicura che tu e Charles possiate definirvi due esseri separati e distinti. State sempre tanto appiccicati che finirete per fondervi in un unico corpo. Anzi, mi domando perché non sia già accaduto. –

Abbozzò una risata sarcastica, roteando gli occhi azzurri. – Molto divertente, veramente spassosa. Ora capisco perché tu e Clarisse siete sorellastre, il vostro livello di romanticismo è pari a zero – borbottò.

Annabeth tossicchiò, diplomatica, sviando il discorso. – Possiamo tornare a concentrarci sulla vera questione? –

Solitamente non era una di quelle ragazze che si lasciava coinvolgere facilmente nei piani di vendetta da post rottura, anzi la maggior parte delle volte li definiva immaturi e non riusciva a capirne il senso, ma stavolta sembrava particolarmente collaborativa. Forse c’entrava il fatto che Luke fosse stato anche amico suo e che fosse stata lei a farlo conoscere a Talia.

- Io propongo di ammaccargli quella Mustang di cui si prende cura in modo tanto ridicolo – suggerì Clarisse, riscuotendo l’approvazione unanime.

- Se Katie fosse qui probabilmente direbbe che è il modo sbagliato di affrontare la questione – osservò Piper, sorridendo divertita.

- Sì, ma il nostro fiorellino probabilmente si starà sbaciucchiando con Fletcher al momento, quindi propongo di agire immediatamente – replicò Eve, lasciando che gli occhi verdi saettassero per tutta la stanza e si soffermassero in special modo sulle iridi blu di Talia. – Chi è con me? –

Un coro di approvazione unanime fece da sottofondo alle mani che venivano sollevate in aria.

Dieci minuti più tardi erano tutte stipate nella macchina di Clarisse, dirette due isolati più avanti. Arrivate a destinazione, Clarisse aprì il portabagagli e consegnò all’amica una mazza da baseball in acciaio.

- Vai e fanne buon uso – le disse, sorridendo.

Mentre Talia si avvicinava alla Mustang, tirata a lucido e parcheggiata in bella mostra sul vialetto, Annabeth rivolse all’amica un’occhiata perplessa.

- Perché hai una mazza da baseball nel portabagagli? –

- Non si può mai sapere quando torni utile una buon’arma contundente. Coraggio, tigre, colpisci! – la esortò, alzando la voce.

Talia si soffermò una frazione di secondo a osservare la vettura. Era bellissima, proprio come il suo proprietario. Il ricordo di quegli occhi azzurri che la fissavano colti in flagrante avvampò nella sua mente, dando voce alla rabbia che provava. Menò il primo fendente, spaccando un fanalino. Poi l’altro. Aveva appena preso d’assalto il parabrezza, sfondandolo, quando un Luke incredulo era uscito di casa attirato dal rumore dei vetri rotti.

- Talia, che accidenti stai facendo? – gridò, allungando una mano per cercare di fermarla. Lei fu più veloce, però, e colpì il cofano, osservando compiaciuta l’ammaccatura profonda.

- Pareggio i conti, stronzo. –

Poi, come se niente fosse, tornò verso le amiche. Porse la mazza a Clarisse, che la rimise al sicuro nel portabagagli, e prese posto sul sedile anteriore.

- Voi siete completamente fuori di testa, tutte quante! –

Eve si volse appena verso il diciannovenne, fulminandolo con un’occhiata sprezzante. – Ma va all’inferno, coglione. –

Mentre tornavano verso casa di Talia, la ragazza si lasciò andare a una risata senza freni. Quando fu sicura di riuscire a  parlare senza scoppiare nuovamente a ridere, prese la parola: - Forse un po’ fuori di testa lo siamo per davvero, ma quanto mi ha fatto stare bene vedere la sua faccia davanti alla sua preziosissima “bambina”. –

Clarisse tolse una mano dal volante, battendole un cinque, mentre Annabeth e le altre la imitavano subito dopo.

Aveva perso Luke, era vero, ma continuava comunque ad avere il gruppo di amiche migliori che avrebbe mai potuto desiderare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Finalmente ce l’ho fatta ad aggiornare. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima, gente!

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2814129