A note from the past

di New Americana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** When a concert can't solve our lives ***
Capitolo 2: *** Galeotto fu il testo ***



Capitolo 1
*** When a concert can't solve our lives ***


Jack's pov

  Alex Gaskarth è un idiota.
  Va bene, abbiamo litigato, ma non può farmela pagare in questo modo, non su un palco davanti a tutti.
  Però a quanto pare sta facendo lo stronzo; perché ha preso la chitarra acustica, se adesso avremmo dovuto suonare Stella?
  Cerco lo sguardo di Rian, ma nemmeno lui capisce cosa voglia fare.
  Vedo Alex sussurrare qualcosa in un orecchio a Zack, che mentre si sporge dietro di me per prendere l'altra chitarra, mi dice che per la prossima canzone non servo e che posso andare a sbirciare le tette delle fan nelle prime file dal backstage.
  Non mi lamento, però potevano anche avvertirmi prima.
  Rian sparisce dal palco con me e mi chiede cosa sta succedendo, ma non ho il tempo di dirgli che non lo so, perché ecco che sento risuonare le prime note di quella canzone così maledettamente significativa per me.
  Non mi pare che l'abbiamo mai suonata live, perché proprio ora?
  Avrei fatto ad Alex la lavatrice per un mese se si fosse fermato in quel momento, avesse detto che scherzava e continuato con la scaletta predefinita.

  "I wish you could see your face right now,
'cause you're grinning like a fool".

  Alex si volta verso di me per vedere la mia faccia, ma fortunatamente il gioco di luci sul palco glielo impedisce.
  Sento un boato provenire dai fan, che sapevano che io e Rian eravamo lì.
  Sparsi qua e là si sollevano voci che gridano "Jalex", ma il trambusto si spegne presto per rispetto alla canzone.

  "So I'll keep you a daydream away,
just watch from a safe place,
so I'll never have to lose".

  La canzone finisce, dobbiamo tornare ai nostri strumenti dal momento che abbiamo ancora due canzoni da suonare, ma non sono certo di avere una bella cera.
  Sento le guance avvampare, ma forse con le luci non si può notato.
  Qualcuno tra la folla grida ancora la parola "Jalex", e di solito quando succede io e Alex cominciamo a fare gli stupidi baciandoci o prendendoci in braccio come una coppietta felice, ma questa volta non ci riesco.
  I ragazzi nelle prime file se ne accorgono, cala il silenzio, ma viene prontamente spezzato dalla batteria di Rian, che non se la ride come al solito quando succedono queste cose.
  Non ho nemmeno il coraggio di guardare Alex, infatti suoniamo in modo freddo ed innaturale, privi di quell'empatia che ci lega solitamente, e sbaglio due o tre accordi, cosa che mina ancora di più la mia autostima che per quanto riguarda le mie capacità musicali, è già minima.
  Con la stessa fretta con cui abbiamo suonato gli ultimi pezzi, ci lanciamo giù dal palco dopo un saluto veloce, io per primo, scansando Alex con un braccio, in modo da farlo rimanere indietro.
  Come aveva potuto suonare quella canzone, di cui solo noi due conosciamo il significato, dopo che avevamo appena litigato?
  Se voleva farmi sentire ancora più di merda, ricordandomi tutto quello che avevo perso in quei cinque anni, ci era riuscito.
  Mi butto sul mio letto, tiro le tendine del bus e mi infilo le cuffie nelle orecchie, senza accorgermi che era quello di Alex.
  Ha lasciato una canzone a metà, così prima che possa scegliere, gli Sleeping With Sirens cominciano a risuonare nella mia testa.

  "That first summer we spent's
one we'll never forget,
  Looking for any kind of reason
to escape all the mess that
  We thought was what made us
  Ain't it funny now? We can see
  We're who we're meant to be"
                           
  Anche la musica ora mi prende per il culo, riportandomi indietro nell'estate dell'anno in cui conobbi il mio migliore amico.
 

  *sei ore prima*

  "Alex è di nuovo ubriaco" sento dire da Rian mentre vegeto sul divanetto del bus pensando in quale locale avremmo potuto andare dopo il concerto.
  Le cose non stanno andando bene ad Alex al momento, ma non vuole parlarne, non con me, che anche se lo prendo per il culo ogni volta che ne ho l'occasione, sono il suo migliore amico.
  E' strano da quando, pochi giorni prima di partire per il nostro primo tour mondiale, è stato a casa, a Baltimora, per passare un po' di tempo con la sua famiglia e con Lisa.
  "Gliel'ho già spiegato che ci si ubriaca dopo il concerto, non prima! Tu sai cosa gli sta succedendo? Sono giorni che è come se non ci fosse, è assente, e soprattutto mi evita".
  Rian mi dice che probabilmente lui e Lisa hanno problemi, da come ha intuito ascoltando per caso una loro telefonata.
  Non sapendo che Alex è sveglio, mi lascio scappare a voce un po' troppo alta il mio disappunto per la situazione, dal momento che Lisa non mi era mai stata troppo simpatica.
  Mi sono sempre detto che se Alex era felice con lei, allora non doveva essere così male, ma non me ne ero mai convinto davvero, e lui lo sapeva.
  "Tranquillo, io e Lisa ci siamo lasciati, ora puoi sputtanarla davanti a me senza sentirti in colpa".
  Sono le prime parole che Alex mi rivolge da giorni che non riguardino la scaletta o gli strumenti, e le pronuncia in modo così sprezzante che le sento colpirmi come una pugnalata, come se fosse colpa mia.
  "Alex, non sapevo che fossi.. Vabbè, mi dispiace, e immagino tu stia di merda in questo momento, ma non prendertela con me.
Dopotutto, io cosa ne posso?" rispondo senza guardarlo, fingendo che non mi interessi più di tanto.
  "Tu.." Alex si interrompe notando che è entrato Zack.
  Si crea un silenzio così imbarazzante e pesante che Zack fa un passo indietro, con l'intenzione di uscire, ma Alex si infila a letto, con la scusa di smaltire la sbornia.
  Mi infilo le scarpe, notando la confusione sul volto di Zack, che sa di essere entrato nel momento sbagliato, e che ci squadra con aria interrogativa.
  Esco, sbattendomi dietro la porta.
  Zack si sporge per chiamarmi, ma gli faccio un cenno con la testa e capìisce che deve lasciar perdere.
  Fortunatamente la maggior parte della gente è in fila per il concerto, perciò riesco abbastanza facilmente a defilarmi, perché non sono dell'umore giusto per scherzare o fare l'idiota.
  Zack è uno dei miei migliori amici, ma non posso parlare di ciò che è successo con lui.
  Non posso parlarne con nessuno che non sia Alex, con cui sfortunatamente però sono furioso.
  Mi sta davvero accusando di essere la causa della rottura tra lui e Lisa?
  Ok, non mi piace, ma non le ho mai detto niente che avrebbe potuto farla sentire a disagio.
  Non ho fatto niente, per una volta.
  Almeno, non ho fatto niente da quando loro si erano messi insieme.
 
  Faccio in modo di tornare nel bus poco prima che cominci il concerto, in modo da infilarmi subito nella doccia ed evitare i ragazzi.
  Sfortunatamente Rian, che non vuole essere messo in mezzo, ha la mia stessa idea, e non appena mi vede entrare, si chiude in bagno e apre il getto della doccia fingendo di ignorare i miei insulti.
  Getto un'occhiata veloce ad Alex, che è sveglio e guarda il soffitto, ovvero il supporto del materasso del letto di Zack, che dorme sopra di lui.
  "Ridammi il mio ipod, quando sparisce di solito è perché lo hai preso tu".
  Cerca una scusa come un'altra per provocarmi.
  "Se tu la smettessi di lasciare la tua roba in giro, non verresti umiliato nello scoprire che io non ti ho preso proprio niente" rispondo lanciandogli l'ipod, che effettivamente avevo dimenticato sul letto di Rian.
  "Adesso ti da fastidio il disordine, a te che l'altro giorno non trovavi la maglia blu perché l'avevi messa nella custodia della chitarra?".
  "No, mi dai fastidio tu, e il fatto che prima mi ignori e poi te la prendi con me perché quella cret.. cioè Lisa ti ha lasciato".
  "Io non me la prendo con te, anche se non sei poi così innocente. La odi da quando ci siamo messi insieme".
  Alex vuole mostrarsi più arrabbiato di quanto non sia in realtà, ma posso percepire che più che altro è triste.
  Ma il fatto che mi stia ancora nascondendo il suo vero stato d'animo mi irrita da morire.
  "Io non ho mai detto niente a Lisa, non come te che hai fatto battute dietro ogni singola ragazza che mi sono portato a letto!"
  "Cosa centra questo ora? Non mi sembra che la cosa ti abbia devastato, non credo che mentre te le scopavi rimurginassi sulle mie parole!"
  "Ci mancherebbe che mentre sono a letto con una bionda tutta tette e culo, pensi a te!" urlo quasi scoppiando a ridere e aspettandomi la stessa reazione da Alex.
  Di solito le nostre discussioni si chiudono con una battuta, ma ora non so cosa fare.
  Alex sospira pesantemente, uno di quei sospiri spezzati e tremanti di quando stai per piangere, e sembra stia trattenendo parole che non devono assolutamente uscire dalla sua bocca.
  La porta del bagno si spalanca, e in una nuvola di vapore ne viene fuori il povero Rian, che deve aver fatto la doccia più lunga della sua vita per darci il tempo di parlare.





Salve a voi, gente coraggiosa che è arrivata fino a questo punto!
Questa è la mia prima fanfiction Jalex a più capitoli, anche se avevo già scritto una os che aveva un tema simile.
In più ho fatto la saggia pessima scelta di usare il presente come tempo verbale, e spero di non aver fatto confusione con i verbi.
L'ho riletta più volte per sicurezza, ma credo che qualcosa mi sia sfuggito, perciò se notate degli errori avvertitemi.
Essendo la mia prima ff un po' più lunga, sono piuttosto in ansia di sentirei vostri pareri, anche perché non sono totalmente soddisfatta del risultato, anche se penso che sarebbe potuta essere peggio.
Ok basta, sto zitta, niente, grazie per aver letto e fatemi sapere please (;

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Capitolo 2
*** Galeotto fu il testo ***


Alex's pov

Tornare a Baltimora prima di partire è stata una delle idee peggiori della mia vita.
E peggio ancora, quella, in un momento di nostalgia, di frugare tra le mie vecchie cose, tra le quali ho trovato quel vecchio foglio di carta piegato e ripiegato, sgualcito, che reca sopra una minaccia in caso qualcuno avesse voluto aprirlo.
Ignorando la minaccia che io stesso mi ero impegnato per scrivere anni prima, e che probabilmente avrei dovuto ascoltare, spiego il foglio a righe, pensando sia la bozza di un qualche testo mai terminato.
Non ho del tutto torto, poiché tra cancellature, righe e scarabocchi, leggo il testo di una delle canzoni degli All Time Low meno conosciute, ma a cui noi, in particolare io e Jack, eravamo più affezionati.
Avrebbe dovuto essere una bella sensazione, sfogliare nella mia mente quei vecchi ricordi di quando eravamo due ragazzini idioti (non molto diversi da ora) che non avevano idea del sogno che, cinque anni dopo, il tempo avrebbe regalato loro.
Invece mi lascia la peggiore amarezza della mia vita, e una timida lacrima che si fa largo sulla mia guancia destra, mentre tento invano di ricacciare indietro le altre.
Nonostante l'entusiasmo per il tour mondiale, non riesco a levarmi di dosso le emozioni che quel foglio stropicciato mi ha procurato, e le conseguenze non sono certo buone.
Avrei tanto voluto che Jack fosse lì con me quando ho trovato quel testo, magari lui avrebbe detto qualcosa di stupido e trasformato quei ricordi in qualcosa su cui riderci su, ma allo stesso tempo non sono certo di come avrebbe reagito, perché quando registrammo quella canzone, parecchi anni prima, anche lui era diverso, assente, come se stesse cercando di non pensare, ma di suonare in modo automatico e frettoloso, in modo che quella tortura finisse il prima possibile.
E' il mio migliore amico, e non voglio turbarlo o farlo stare come sto io; da una parte, penso che la faccenda si sia chiusa quel giorno di tanti anni fa e dimenticata, dall'altra spero che non sia così.
Da quando siamo partiti non ho fatto altro che pensare a queste cose e non sapendo cosa fare, evito Jack, che per me è galeotto, quanto il libro lo fu per Paolo e Francesca, tra il passato ed il presente.
Avrebbe dovuto esserlo quel foglio, ma lo è Jack perché ogni volta che lo vedo mi ricorda di Baltimora e di ciò che è successo.
So che non posso continuare a ignorare per sempre il mio migliore amico, il quale, preoccupato per ciò che mi sta succedendo, ha tentato più volte di parlarmi.
Non sono nemmeno certo di ciò che provo nei suoi confonti; ho bisogno di lui, ma gli attribuisco anche la colpa di ciò che sta succedendo, e del fatto che le cose con Lisa stanno andando male per il casino che ho in testa.
Ma Jack non ne può molto più di me, perché le cose si fanno in due.
Non volendo parlare direttemente con lui, ma sapendo di non poter lasciare le cose in sospeso ancora per molto, mi viene un'idea malsana che però vedo come unica soluzione.
La riuscita del piano dipende dalla reazione di Jack; se capisce ciò che intendo dirgli, le cose probabilmente andranno a posto, ma dal momento che il mio amico è una testa di cazzo, temo che non recepirà il messaggio e che se la prenderà con me, che gli sto causando non pochi problemi.
Dopo la discussione avuta nel pomeriggio, interrotta dal povero Rian, uscito da una doccia troppo lunga, trasformata in sauna per colpa nostra, prima che le lacrime mi rigassero il volto, decido di agire, così durante il concerto faccio uno strappo alla scaletta.
Leggo la confusione sul volto dei ragazzi quando, dopo Weightless, prendo la chitarra acustica; chiamo Zack e gli spiego che ho cambiato idea, e lui rimane ovviamente stupito per il fatto che stiamo per suonare una canzone che non abbiamoo mai fatto live prima, e di cui non è nemmeno sicuro di ricordare gli accordi.
Jack non capisce, ma esce di scena insieme a Rian e io, nonostante le mani tremanti, comincio a suonare, sperando che la voce non mi si spezzi.
Guardo verso il backstage per far capire a Jack che quella canzone è per lui, ma non riesco a vedere la sua reazione a causa delle luci diritte in faccia.
Sento il pubblico mormorare stupito e confuso, ma entusiasta all'idea di sentire per la prima volta quella canzone live.
Come temo, e in un certo senso anche spero, sento che qualcuno fra la folla sta gridando "Jalex! Jalex!", ma so che Jack non farà il buffone come è solito fare.
La canzone finisce, vedo diverse ragazze in lacrime aggrapate alle transenne e rivolgo loro un falso sorriso, prima di voltarmi verso Jack e vedere le sue guance rosse sul viso paonazzo.
Non mi guarda, prende la chitarra e attende il colpo delle bacchette di Rian per iniziare a suonare.
Ha fretta di finire e andarsene e io, con il cuore in gola, canto distrattamente canzoni che, senza Jack vicino a me, non sento mie.
Jack è sul palco con il corpo, ma la sua mente è lontana, forse è tornata indietro a quel giorno di parecchi anni fa, quando tornato a casa dopo una giornata che mi lascia tutt'ora confuso a causa di sentimenti contrastanti, scrissi il testo di A daydream away.
Jack si fionda in fretta e furia giù dal palco, spingendomi via con il braccio, così scendo per ultimo e mi dirigo verso il bus.
Sdraiato sul letto con le tendine aperte lo vedo ripassare con il dito i contorni del letto di Rian sopra di lui.
So che non si rivolgerà a me con il tono dolce che aveva avuto nel pomeriggio, in cui la mia rabbia si era trasformata in malinconia e lui se ne era accorto, so che ha frainteso le mie intenzioni e che ora tocca a me mettere da parte il subbuglio di emozioni che ho sia nello stomaco che in testa e spiegargli che non potrei mai ferirlo, neanche volendo.
Con il trambusto che c'è fuori probabilmente non mi ha sentito entrare ma, quando si accorge della mia presenza, finge di dormire.
"So che sei sveglio.. Jack, non sai fingere di russare.
Dormiamo insieme da anni, riconosco benissimo la differenza tra il tuo respiro quando dormi e quando sei sveglio".
Jack apre gli occhi, senza guardarmi. Ma ciò mi fa capire che ha intenzione di ascoltarmi almeno.
"Mi voglio scusare per il comportamento di questi ultimi giorni, soprattutto di og.." comincio, ma lui mi interrompe inaspettatamente.
"Non è quello il problema, lo sai benissimo".
"E allora qual è?" fingo di non capire per vedere ciò che pensa e farmi due risate su quanto il mio amico sia poco intuitivo.
Jack si mette a sedere e mi fissa con gli occhi appannati dalle lacrime.
Non l'ho mai visto così.
Di solito è lui che mi consola nei momenti in cui lascio sopraffare dal peso del mondo, lui è sempre stato il più forte.
Allora ricorda tutto, e si sente come me, e gli importa più di qualunque altra cosa al mondo.
Fa per alzarsi, guardandomi come fossi il più grande pezzo di merda al mondo, che non sa fare altro che giocare con i sentimenti delle persone.
Lo afferro per un braccio prima che se ne vada, e sento la porta sbattere, segno che Zack e Rian sono usciti per lasciarci parlare.
"Jack, l'intuito non è il tuo forte. Senti, non te l'ho mai detto perché noi non parliamo di queste cose, ma mi sembra piuttosto ovvio, che non ti farei mai del male volontariamente".
Vedi che si sta calmando, ma rimane all'erta, pronto a sferrarmi un pugno e andarsene da un momento all'altro.
Non ne parliamo mai seriamente, ma credo che il fatto che preferisca le relazioni da una botta e via piuttosto che quelle serie, sia per il fatto di nascondere con l'orgoglio la sua vulnerabilità.
Scherza sempre e non prende molto sul serio le cose, in modo che nessuno possa ferirlo; ma noi, soprattutto io, sappiamo quanta passione ci metta in ogni cosa, oltre che nella musica, e quanta forza ostenti per distrarre il pubblico dalle sue insicurezze.
"So che sono strano da quando sono tornato da Baltimora.
Il giorno prima di partire avrei dovuto chiamarti per tentare di sistemare le cose, ma non volevo accollarti lo stesso peso che ho io addosso da quando siamo in tour. Questo è il tuo sogno da quando eri un bambinetto rompipalle, e per quanto fai finta di niente, so che è il momento più bello della tua vita.. o meglio, lo sarebbe se le cose tra di noi ritornassero a posto".
"E'anche il tuo sogno, eppure non sei felice".
Jack sta parlando dopo quello che mi è sembrato un lasso di tempo interminabile.
"E' che ho ritrovato una cosa, a casa" dico finalmente, attirando la sua attenzione.
Mi sporgo verso il mio letto e tiro fuori da sotto il materasso quel vecchio foglio su cui è scritto il testo di A daydream away, la "nostra canzone".
Jack guarda con fare interrogativo l'oggetto, poi lo apre, ignorando coraggiosamente la mia infantile minaccia scritta e legge.
Vedo cadere una lacrima sul foglio, che si aggiunge a quelle che già presenti, di quando la canzone è stata composta.
Si passa una mano sugli occhi, prima di alzare lo sguardo verso di me e dirmi con un sospiro terrorizzato e pieno d'angoscia, ma consapevole "Non sapevo quando la faccenda sarebbe tornata a galla, ma sapevo che sarebbe tornata. Vediamo solo di non affogarci dentro".
Scorgo un mezzo sorriso sul suo volto, che ricambio, pensando che sia sollevato almeno nel sapere cosa c'è che non va, e che, senza dubbio, sfrutterò la sua ultima frase per una canzone, che magari fra dieci anni ci riporterà alla mente tutta questa storia.
Non posso fare però a meno di pensare se, tra dieci anni, io e lui saremo ancora insieme.

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