La Tragicommedia

di faith84
(/viewuser.php?uid=613778)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Al diavolo! ***
Capitolo 2: *** Drive me to hell, Ryoga! ***
Capitolo 3: *** My own personal Hell ***
Capitolo 4: *** Ne sappiamo una più del diavolo! ***
Capitolo 5: *** Sympathy for the devil! ***
Capitolo 6: *** If I have heart... ***
Capitolo 7: *** Complicated ***
Capitolo 8: *** Di pentole e coperchi! ***
Capitolo 9: *** By the way ***
Capitolo 10: *** Don't be lazy! ***
Capitolo 11: *** B&b: Bagni e bovini ***
Capitolo 12: *** Don't dream is over ***
Capitolo 13: *** Fate il vostro gioco ***



Capitolo 1
*** Al diavolo! ***


Intorno a loro metri cubi di muta roccia, testimoni di una tragedia che dilaniava cuore e anima, l'acqua gorgogliante che accompagnava i singhiozzi del ragazzo.

Nonostante tutto ciò che le aveva comunicato con il pensiero, nonostante le lacrime, nonostante quel nome urlato a pieni polmoni, non c'era stato nessun miracolo per loro. Era stato punito per la sua arroganza, per la sua incapacità di cogliere quell'amore così puro, che aveva portato la donna che amava a dare la vita per lui. Chiuse gli occhi e strinse la presa su quel corpo ancora leggermente tiepido, desiderando solo una cosa. - Se ora la morte mi allungasse la sua mano scheletrica, io l'afferrerei senza esitazione- disse in un sussurro. Nemmeno il tempo di terminare quel pensiero a mezza voce, che entrambi vennero avvolti da una nebbia nera, sparendo da quel terribile luogo.

------ ------ ------ -------

 

Freddo pungente, che serpeggiava nelle ossa.. la prima sensazione spiacevole che lo accarezzò con dita di ghiaccio...

- Ehi un momento, pensò, se ho freddo sono... VIVO!

Aprì gli occhi e subito percepì che c'era qualcosa di sbagliato. Nebbia, non più nera stavolta, ma quella che accompagna i più grigi giorni d'autunno, celando tutto in una coltre misteriosa. Dove diavolo era? non certo alle sorgenti del monte Hoo! La seconda cosa che lo colpì e lo fece sussultare fu che Akane non era più tra le sua braccia... il panico gli scatenò un gelo peggiore di quanto avesse fatto la nebbia. Si guardò intorno con ansia e tentò di mettere a fuoco il panorama attorno a lui... un bosco... o meglio... una selva...

Ranma decise che era inutile stare lì...se voleva delle risposte era necessario capire dove diavolo si trovava, inanzitutto, poi mettersi subito a cercare la ragazza; una nuova speranza gli era nata dentro con violenza. Se lei non era più lì voleva dire che si era MOSSA e che quindi era viva, volessero i Kami, a cui per la prima volta in vita sua elevò una silenziosa preghiera di ringraziamento. Si concentrò: in lontananza percepiva dei rumori ovattati, forse animali, chissà. Con tutti i sensi all'erta e ben deciso a non lasciarsi andare alla disperazione, stirò i muscoli, pronto all'azione. Avrebbe ritrovato la sua donna, avesse pure dovuto rivoltare quel luogo sconosciuto pietra per pietra e albero per albero. Una lieve risata, lo colpì alle spalle. - Com'è possibile che non abbia percepito alcuna presenza?- si interrogò il ragazzo. Una voce autoritaria ma gentile rispose ai suoi dubbi – Perché qui non c'è nulla da percepire, Ranma Saotome.- il ragazzo si voltò lentamente e si trovò davanti un uomo non altissimo ma che aveva comunque un che di imponente, con un naso piuttosto importante che gli torreggiava in mezzo alla faccia: portava una lunga tunica rossa e in testa una corona d'alloro faceva fiera mostra di sé... Ranma non poteva credere ai suoi occhi. Gli veniva in mente qualcosa...qualcosa per cui la maggior parte delle volte si era addormentato, ma la sua memoria sembrava suggerirgli..." Aspetta ma tu... sei..."  "Esatto Ranma, sono io... George Takey!"

A quelle parole il ragazzo notò che sulla tunica c'era il simbolo di Star Trek e si ricordò delle volte che con il resto della famiglia si era sorbito tonnellate di fantascienza, lui che amava l'horror e i film d'azione!

"No frena, frena! Mi vuoi dire dove diavolo siamo e che cosa ci fai TU qui?"

"Non hai ancora capito? Prova a pensare cosa hai desiderato prima di trovarti in questo luogo!"

"Beh, volevo... volevo... andare ovunque si trovasse Akane!" disse il ragazzo, assumendo una spettacolare sfumatura melanzana.

"E sei stato esaudito, o almeno in parte!" rispose l'arzillo attore.

"Vogliamo smetterla con gli indovinelli! Dimmi subito dov'è la MIA ragazza altrimenti..." urlò Ranma facendo scrocchiare le dita. Pian piano stava recuperando tutta la sua boria; se Akane era lì, lui l'avrebbe trovata e condotta in salvo, dopotutto ormai viveva per questo. Poi magari le avrebbe fatto quel discorsetto che aveva vorticato con prepotenza nella sua testa poco prima, mentre ancora la teneva tra le braccia.

"Sono felice di vedere questa energia, giovanotto, perché ti servirà tutta... ora concentrati...una selva, uno strano individuo vestito con abiti di altri tempi... e penso tu abbia fatto caso alla collina laggiù in fondo..."

Gli ingranaggi del codinato iniziarono a girare vorticosamente: selva, individuo in abiti ridicoli, una collina dall'aspetto tutt'altro che invitante, un rumore come di ringhi e artigli che grattavano la terra... e all'improvviso un verso conosciuto in mezzo a quel luogo inospitale.

Un sorriso increspò le labbra del codinato che si diresse verso un cespuglio, per poi inchinarsi alla ricerca di qualcosa.

Riemerse dal cespuglio tenendo in mano un fagotto nero e giallo che si dimenava cercando di morderlo.

"Complimenti, Ryoga, vedo che non ti smentisci mai...Riesci a perderti anche all'Inferno!"

 

----- ------- ------ -------

 

"Allora ehm, signor Takey, mi pare di aver capito di essere stato per qualche motivo catapultato qui ma non riesco davvero a capacitarmi di che cosa sia successo... smettila di grugnire Ryoga che non capisco un accidente!" esplose Ranma, indirizzandogli un diretto per il mondo dei sogni.

"Vedi ragazzo, come avrai intuito, qui ci troviamo all'Inferno..."

"E che cavolo ci fa lei all'Inferno? Da quel poco che so di letteratura mi pare di ricordare che Dentu avventurandosi per la famosa selva oscura incontrasse un celebre poeta, tale Virguglio o Bargiglio... non mi ricordo bene, e non un attore di telefilm di fantascienza degli anni '70..."osservò ironico il codinato.

"Se mi lasciassi parlare benedetto ragazzo... a parte che erano Dante e Virgilio,giovane ignorante... questa è UNA versione dell'Inferno, la tua personale, anzi la VOSTRA. Quella graziosa ragazza, o per meglio dire la sua anima stava giungendo qui e incredibilmente tu l'hai seguita, corpo e tutto... per cui questo inferno sarà una specie di revival delle vostre esperienze, degli eventi che avete vissuto insieme, delle vostre paure!"

"Però questo non spiega che cacchio ci fai TU qui! E poi perché Akane è precipitata all'Inferno, me lo vuoi spiegare? A parte con me, è sempre stata una delle persone più buone e gentili che io abbia mai conosciuto!" fece questa ammissione abbassando gli occhi e sospirando.

"Io sono qui perché Akane pensava a una delle ultime volte che avevate fatto qualcosa insieme... e questo qualcosa era stato guardare in tv Star Trek solo voi due... non che fosse particolarmente interessata ma era un modo come un altro per poter stare da sola con te: ti spiava sorridendo mentre sbuffavi, dicendo che in tv passavano solo boiate..." disse l'attore con aria risentita.

Il giovane artista marziale si sentì stringere il cuore: quanto poco le aveva dato, se quello era considerato dalla sua mora fidanzata un “magic moment”. Strinse i pugni promettendosi che non appena l'avesse ritrovata avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per regalarle qualcosa che valesse DAVVERO la pena di ricordare... altro che uno stupido episodio di Star Trek...

"Ehi ragazzo, moderiamo il pensiero per favore!" lo interruppe un accigliato Takey

"Mi dispiace signor Takey... ma ora risponda all'altra mia domanda!"

"Beh ecco io..."

"La verità!" urlò Ranma

"La ragazza si tormentava per amor tuo... da quando sei entrato nella sua vita non ha fatto che contorcersi nel tormento per ciò che provava per te... il suo spirito era attanagliato da dubbi e sofferenza e il suo ultimo pensiero, quello definitivo prima di varcare l'oscura soglia, è stato che si sarebbe dannata l'anima per te... E qui c'è gente che prende in parola gli esseri umani, soprattutto nel momento fatidico."

"Dannata... l'anima? Per colpa mia..." Ranma sentì qualcosa che si strappava dentro di lui: quindi non solo aveva messo in gioco la sua vita, ma tutto, tutto! Persino la parte più profonda del suo essere era stata sacrificata per salvarlo su quel maledetto monte!

"Ma c'è un però... se sei qui vuol dire che vi muovono gli stessi pensieri, lo stesso spirito di sacrificio: tu per lei faresti la stessa, identica cosa."

Ranma, ancora sconvolto, si scosse un poco: su questo non aveva alcun dubbio, qualsiasi cosa si frapponesse tra lui e la sua dolce e violenta metà aveva i minuti contati, lui avrebbe affrontato qualunque ostacolo per riprendersela.

"Ovviamente signor Takey... niente, nemmeno il diavolo con corna e zoccoli può fermare Ranma Saotome! E ora mi spieghi come risolvere questo casino!Ah, e già che c'è mi procuri dell'acqua calda per questo porcello senza senso dell'orientamento!"

Takey sorrise...acqua calda all'inferno... sì, c'era davvero da ridere!

"E poi una curiosità personale... mi spiega questa pagliacciata del vestito e della corona d'alloro?" riprese il codinato, distraendolo da questa buffa constatazione.

"Beh capirai ragazzo... vuoi mettere la presenza scenica... sarò pure una proiezione delle vostre menti, ma sono pur sempre un attore!"

Andava bene così...stemperare la tensione l'avrebbe aiutato a ragionare con più lucidità...e anche l'aiuto di Ryoga sapeva sarebbe stato prezioso. Dopotutto aveva avuto un sacco di avversari tosti, l'ultimo dei quali era una semidivinità... Ma tutto questo era da dimenticare, si ripartiva da zero, perché, se non aveva inteso male, alla fine della fiera per riprendersi Akane, avrebbe dovuto trovarsi di fronte niente meno che Lui, l'Avversario, l'Altro...insomma Lucifero in persona! A quel punto l'espressione “ma che diavolo...” non gli parve mai così azzeccata.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Drive me to hell, Ryoga! ***


Cap 2: Drive me to hell, Ryoga!

 

 

“ Ecco l'acqua calda, giovanotto, ma sinceramente non capisco a cosa...” il signor Takey, novella guida dell'Inferno, faticò non poco a trattenere la sorpresa...un maiale che diventava uomo sotto i suoi occhi... cioè dai, erano all'Inferno ma una cosa così...ridicola...

“Ah ah ah ah! Tu sei un... ah ah ah.. porcellino! Ah ah ah! Per tutti i sistemi d'accensione dell'Enterprise! Un maiale! Ah ah ah!”

“ Adesso ti do una ritoccata ai connotati, idiota! Che diavolo ridi, maledetto! Ma dico ti sei visto come sei conciato? Razza di attoruncolo da strapazzo!”

sbottò Ryoga, pronto a sfogare sul signor Takey tutta la sua furia.

“A cuccia Ryoga! Questo tizio ci serve da guida!” intervenne Ranma, buttandogli in faccia i suoi vestiti, raccattati da dentro lo zaino nascosto dietro allo stesso cespuglio dove aveva recuperato l'amico/rivale... Ryoga appena arrivato all'Inferno ovviamente era riuscito immediatamente a centrare una pozzanghera.

“ Beh se gli rifaccio il grugno, le gambe funzionano lo stesso... e a proposito Ranma..” e la sua rabbia cambiò bersaglio “Brutto bastardo è colpa tua se la dolce Akane si trova in questo schifo di posto!...” gli gridò da dieci centimetri dalla faccia, prendendolo per il bavero “Povera innocente colomba! Ma non temere Ryoga correrà da te senza esitazione e...”

“ E si perderà come al solito! Piantala con i voli di fantasia e vedi di renderti utile, porcello girovago! Meno male che prima quando ti ho colpito non sei svenuto del tutto così mi eviti di ripeterti tutta la storia!”

“ Bene giovani signori, dobbiamo metterci in marcia perché la strada è lunga e perigliosa e... ma dov'è andato il ragazzo con la fascia in testa?”

Dove prima c'era Ryoga, soffiava una sottile brezza, con sterpaglie che svolazzavano tutto intorno.

“Akane sto arrivando da te! Resisti, mia principessa! Il tuo Ryoga ucciderà il drago per te!” l'eterno disperso ormai era schizzato via, ovviamente nella direzione sbagliata!

“ Non smetterà mai di di stupirmi per quanto è deficiente!” disse Ranma accingendosi a rincorrerlo.

“ Fermi signori! Non di là! Di là c'è il monte e non si passa! Le fiere...

“ Non abbiamo tempo per i divertimenti, signor Takey!” urlò Ranma facendogli l'occhiolino.

“ Ma no ignorante, non fiere in quel senso... razza di cretino patentato! Le bestie! Vi sbraneranno!”

Ma Ranma non lo ascoltava più! Rincorreva Ryoga a perdifiato, saltando sui bassi alberi della selva e intanto si chiedeva come mai anche l'eterno disperso fosse finito lì con lui e Akane, forse anche lui per...amore?

“ Non è esatto giovane Saotome!” il codinato per poco non mise un piede in fallo e fu solo per prontezza di riflessi se riuscì a non perdere completamente l'equilibrio.

“ Signor Takey... ma come...?”

“ Con tutte le puntate di Star Trek che sei stato costretto a sorbirti, mi fai questa domanda... teletrasporto, è ovvio!” Ranma si batté una mano sulla fronte senza parole. “Ma al momento questo non è importante...dicevo che quel Porcelloga, o come si chiama, è qui non solo perché anche lui tiene molto alla signorina Akane, ma anche perché ha un profondo rapporto con te...insomma in poche parole è tuo amico, la tua guida, una persona che durante questo viaggio non ti farà perdere la bussola! Io posso aiutarvi nel tracciare la rotta ma certe cose staranno a voi e solo a voi!”

“Ma chi? Ryoga? Lui e la parola bussola sono concetti che non possono stare nella stessa frase! Sarebbe capace di perdersi in un corridoio!”

“ Capirai a tempo debito ciò che intendo...quaggiù ci sono mille maniere di perdersi e non tutte c'entrano con il senso dell'orientamento...”

“ Sì, sì, lasciamo perdere va... dov'è quell'idiota integrale adesso?”

Intanto mentre si muoveva riusciva a dare una scorsa più ampia a quel luogo: anche la nebbia sembrava essersi un po' diradata.

La foresta era lugubre e avrebbe giurato che nulla di vivo potesse abitarla; quel terreno brullo e quell'atmosfera spettrale, quel cielo vermiglio e blu notte, nulla, ma davvero nulla c'era di rassicurante in quel luogo: proprio questa mancava alla sua collezione di esperienze folli...un bel viaggetto all'inferno! E Akane, come se la passava? Da quel che aveva capito avrebbe dovuto arrivare al livello più basso di quel postaccio per poterla riabbracciare. Kami, gli mancava come un pezzo di sé e, se avesse voluto essere puntiglioso, avrebbe detto un pezzo di cuore. Sentì il signor Takey fermarsi di colpo di fianco a lui e lo vide acquattarsi dietro un arbusto e fargli cenno di tacere.

“ Alt! Cerca di rimanere in assoluto silenzio ragazzo, recuperiamo il tuo amico e via!... tu qui non puoi percepire le aure perché all'inferno nessuno le ha, ma loro... loro possono percepire te e lui quindi muoviamoci in silenzio e con circospe...” Loro? Ma loro chi?

“ Bakusai Tenketsu! Non ho tempo da perdere con questa stupida montagna!” urlò a squarciagola l'uomo senza orientamento

“ E a questo punto la circospezione è andata a farsi friggere, deduco!” ironizzò Ranma “Poco male, avevo voglia di menare le mani!” Dopotutto qualcuno deve pur iniziare a pagare per quello che è successo ad Akane... e garantito che il conto sarà salato, parola di Ranma Saotome!

 

------ ------- -------- --------- --------

 

Intanto Ryoga si stava amaramente pentendo di aver usato la sua tecnica esplosiva: dal fianco della montagna era partito un violento getto di acqua gelida che l'aveva riportato di nuovo alle sembianze di un porcellino.

“ Complimenti Ryoga! Nuovo record! Neanche dieci minuti!” lo sfotté Ranma ridendo.

Ryoga grugnì di rabbia verso il suo rivale che persisteva a guardarlo ironico.

Ad un tratto però, mentre il maialino continuava ad agitarsi per esprimere tutto il suo disappunto al codinato, vide il volto del ragazzo farsi di ghiaccio, il sorriso arrogante morirgli sulle labbra... Ranma aveva capito a chi si riferiva Takey dicendo “loro”.

E fu allora che Ryoga/P-chan udì un rumore basso e inquietante poco distante dal suo corpicino suino, qualcosa di simile a...un ringhio.

Il suo piccolo corpo nero fu percorso da una serie di brividi incontrollabili, il suo respiro si fece grave e affannato, temendo l'inevitabile momento in cui si sarebbe girato e si sarebbe trovato faccia a faccia con quella... quella cosa!

Qualcosa raspava sul terreno e Ranma e Takey erano congelati poco distanti da lui... la scena sembrava un quadro immobile, non fosse stato per quella presenza che lentamente, pigramente avrebbe detto, se non fosse stato sotto forma di maiale, si avvicinava a lui, che ancora non si decideva a girarsi. Percepiva la pigrizia della creatura come un chiaro segnale di “tanto non hai scampo, posso prendermi tutto il tempo che voglio”.

Ad un certo punto vide stagliarsi un'ombra sopra di lui, ma ancora il suo cervello terrorizzato non gli permetteva di muovere uno zoccolo.

Improvvisamente qualcosa di caldo e vischioso gli colò addosso, inzaccherandolo completamente.

Fu allora che impose a se stesso di guardare... e la vide, terribile, gigantesca, in attesa.

“Ecco, appunto!” sospirò l'attore.

Il manto era bianco come la neve e gli occhi mandavano lampi rossi e oro “ Strano!” pensò il suo piccolo cervello suino “me la ricordavo diversa la lupa dantesca!” dopotutto Ryoga era sempre stato più acculturato di Ranma.

Un nome si fece largo nella testa di Ryoga “Metalupi...” Akane stava leggendo George R.R Martin già da qualche mese e ogni tanto gliene ripeteva uno stralcio... Perfetto! stava per diventare il pranzo di uno degli animaletti da compagnia degli Stark!

 

------- ------- --------- ------------ -----------

 

“Ma che cosa fa quello scimunito?” si sbloccò Takey “ Perché non salta via? Dovrebbe essere abbastanza agile per darsela a gambe!”

“ Non può...” constatò Ranma, una goccia di sudore gelato che gli attraversava la fronte, scendendo sulla tempia e poi via di corsa lungo il collo. “ E' semplicemente paralizzato dalla paura...”

La lupa guardò prima Ranma, quasi a sfidarlo, poi il porcellino nero sotto il suo enorme corpo. Lo guardò come se stesse scegliendo un piatto prelibato dal menù di un ristorante francese. O almeno così parve a Ranma e Ryoga sembrava essere dello stesso avviso, dato che i suoi occhi si fecero acquosi come la stagione delle piogge, rendendo palese il suo terrore.

Fu un attimo: la lupa si preparò ad assaggiare spezzatino di maiale, vabbè dose da gourmet, ma poi si sarebbe rifatta con quello vestito con la lunga tunica rossa, che notò avere un tocco in più di condimento con quell'alloro sulla testa. Avrebbe lasciato il ragazzo con gli occhi cobalto per ultimo... le sembrava il più duro e stopposo, ma tant'è che all'Inferno mica si può far tanto i difficili sul pranzo, tanto più quando arriva a domicilio!

 

------ -------- -------- ----------

 

La scena ora era come a rallentatore, i secondi dilatati in minuti, quella bocca con più denti di quanto fosse anatomicamente possibile, che si avvicinava inesorabilmente e una canzone suonata a tutto volume nella sua testa di porcellino “ Highway to Hell”... in fondo gli AC/DC gli erano sempre piaciuti.

Chiuse gli occhi stretti stretti...Chissà se si muore all'Inferno...

Non successe nulla... Mi avrà ingoiato intero... sarò digerito lentamente ancora vivo nel suo stomaco e...

“ Tirati via, disgrazia con gli zoccoli! Sei in mezzo ai piedi! Me la vedo io con questo chihuahua troppo cresciuto!”

Ranma con un movimento fulmineo aveva sferrato un calcio volante al muso della bestia, pochi istanti prima che l'abbassasse sul fiero pasto (lo so... non ho resistito NdF) riuscendo per il rotto della cuffia a salvare l'incauto porcello!

“Giovane Maialoga spostati da lì!” Maialoga a chi, vecchio rimbecillito... e invece gli uscì solo “Oink oink oink!”

Ranma intanto era in piedi davanti alla bestia che ora se la sarebbe presa con lui

“ Dai brutta bestia pulciosa... O sai prendertela solo con maiali cerebrolesi!”

Si mise in posizione di difesa... non riuscendo a percepire l'aura della bestia doveva basarsi solo su occhi, orecchie ed istinto. Iniziano le danze...Akane aspettami, sto venendo a prenderti!

 

 

 

Note di Faith

 

Salve bella gente! Oggi sono un po' il vostro incubo con tutto quello che ho postato!

Spero che si aggiungano nuovi lettori alla storia.... e spero che nessun animalista (anche io mi reputo tale) si offenda per il duello tra la lupa e Ranma... Dovrei dire che in questa fanfiction non è stato fatto male a nessun animale! E con queste ultime deliranti frasi vi lascio.

Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** My own personal Hell ***


Cap 4 My own personal Hell.

 

Una volta dissoltasi la creatura, la barriera che separava Ranma dal tornare alla sua forma maschile, sembrò svanire e la rossa non esitò un momento a gettarsi a bomba nella calda sorgente.

“ E tu copriti, scostumato!” stava urlando il signor Takey lanciando i vestiti all'eterno disperso, che ora era più sereno, chissà perché. Gli costava ammetterlo, ma con Ranma si sentiva in grado di affrontare tutto, perché fondamentalmente in quel marasma che erano le loro vite, si erano sempre trovati spalla a spalla contro una quantità di pericoli tale che faticava a ricordarli. Eppure Ranma, al di là della sua arroganza, era sempre stato un compagno leale e...

“Ehi P-chan, dai che non era mica poi così male la tua ragazza...” gli urlò il codinato con una faccia da schiaffi da gran premio, strizzandosi i vestiti.

“La mia ra...?” Ryoga iniziò a ribollire di una scarsamente rassicurante aura omicida... e lui che fino a un minuto prima si era fatto prendere da un sentimento di cameratismo nei confronti di quell'idiota dalla lingua lunga!

“Ranma io ti spacco tutte le ossa e poi le uso come stuzzicadenti! Vieni qui, brutto bastardo!” si mise a rincorrerlo, cercando di colpirlo col suo devastante Shishi hoko dan.

“Quei due sono assolutamente senza speranza! Ma si rendono conto che c'è ancora una fiera in giro? Ehi, dico con voi, mocciosi! Dateci un taglio... e tu Maialoga, chi pensi che io sia per dover portare i tuoi vestiti? La colf?” la sopportazione del signor Takey era agli sgoccioli... “Per la pazienza di mille Vulcaniani!”

Ranma, mentre saltellava a destra e a sinistra per evitare i colpi di Ryoga, pensava che era anche merito della presenza dell'eterno disperso se non si stava lasciando andare allo sconforto... ovviamente non glielo avrebbe mai detto, nemmeno se costretto!

Era ancora fermo a mezz'aria che sentì un rumore che, istintivamente gli gelò il sangue.... non troppo lontano da loro, proveniva quello che sembrava essere un... ruggito!

La mente di Ranma iniziò a ragionare per associazione... ruggito uguale leone e leone... uguale felino! Atterrò poco distante dal signor Takey... anche lui aveva sentito, come suggeriva il colorito cinereo del suo volto.

Ryoga pareva non averci fatto ancora caso, troppo preso dall'idea di fare un tappetino con la pelle del codinato, ma quando un secondo potente ruggito squarciò l'aria, il ragazzo con la bandana si bloccò all'istante. Guardò il signor Takey intento a mordersi un pugno, atterrito e con gli occhi spalancati fino all'inverosimile e Ranma assolutamente pietrificato dalla paura che guardava oltre le sue spalle. Si voltò verso il luogo di provenienza del verso belluino e vide che un leone si stava dirigendo verso di loro ad ampie falcate.

“Ranma rimani pure lì a tremare di paura! Ci penso io a quel gattone... poi non pensare di sfuggirmi che abbiamo un conticino in sospeso, brutto idiota!”

Ryoga, forte del fatto che finalmente era in possesso delle sue fattezze umane, corse incontro alla belva... In fondo non era che un leone ed era persino più piccolo dell'immensa lupa che avevano affrontato prima. Poteva tranquillamente farcela, pensava... non fosse per il fatto che, appena partito all'attacco e stava per centrarlo con un calcio, quello svanì in una nuvola di fumo nera, per poi apparire sempre più vicino al codinato e al signor Takey, che si era schermato dietro la schiena del ragazzo.

Ranma non riusciva a muovere un muscolo e Takey era riuscito nell'incredibile impresa di svenire in piedi.

Ryoga fece marcia indietro e nuovamente provò ad attaccare, ma la bestia sembrava fatta di nebbia.

“Un momento” pensò l'eterno disperso “se non si riesce a colpire, anche se Ranma fosse in grado di scatenare il Nekoken...”

Non aveva nemmeno finito di formulare la sua congettura che alle sue spalle sentì un inconfondibile MIAO...

Il leone annusò il codinato avvicinando il muso, per poi dissolversi quando Neko-Ranma gli allungò una zampata. La belva poi riapparve più lontano e Ranma, che evidentemente quel giorno era un gattone giocoso, si mise a ricorrerlo tutto contento e miagolante!

“Ma dove va quel cretino?! Sembra che abbia dimenticato perché siamo qui!” Ryoga si lanciò all'inseguimento urlando il nome dell'amico/rivale per ricondurlo alla ragione, ma sembrava che lui non gli desse retta, preso com'era a inseguire quello che evidentemente era stato eletto come compagno di giochi. In tutto ciò il signor Takey rimaneva svenuto e ignorato da tutti.

--------- ----------- --------------

 

Ryoga riuscì a raggiungere Ranma e il leone, che sembravano divertirsi un mondo a rincorrersi e l'eterno disperso provò a tirare un pugno in testa a Ranma per vedere di svegliarlo, ma il codinato evitò senza nemmeno accorgersene.

Ryoga sapeva quanto fosse veloce in quello stato, fece quindi una cosa molto pericolosa e si mise tra lui e il leone.

“Ranma guardami, brutto stupido!” gli gridò a brevissima distanza.

Il codinato sembrò essersi finalmente accorto di lui... e infatti lo attaccò con la zampata di gatto!

Ryoga si trovò con un bello squarcio sull'addome e pur sentendosi attanagliare dal dolore, avrebbe fatto quel che doveva!

Il leone intanto cercava nuovamente di attirare l'attenzione di Ranma e Ryoga fu illuminato da un'intuizione... Il leone voleva condurlo lontano.

Tenendosi la ferita l'eterno disperso provò ancora a far rinsavire Ranma, ma un altro colpo gli aprì un nuovo taglio sul braccio destro.

“ Ranma, brutto deficiente! Ma ti rendi conto che stai solo perdendo tempo, mentre Akane ti sta aspettando? Svegliati!”

Sentendo quelle parole il codinato fece un miao interrogativo... Akane... Akane...

“Imbecille! La tua donna è in pericolo e tu stai qui a grattarti le pulci! La tua donna...Akane Tendo!” quanto costò a Ryoga dire quelle parole...

Ranma sembrò fermarsi di colpo... nella sua mente felina andò a formarsi un ricordo...

Buono, buono”... una ragazza con i corti capelli lucidi e neri accarezzava... lui... non importava quanto potesse risultare strano... lo accarezzava come se fosse la cosa più naturale del mondo... poi lui aveva fatto quella cosa... si era sporto e l'aveva baciata... labbra su labbra.

“A.....” Ranma stava piano piano recuperando la ragione e vide che il leone lo fissava. Lentamente, senza sapere perché, si avvicinò, ancora titubante e allungò la mano per grattarlo sotto il mento... e stavolta l'animale non si dissolse.

Il grosso felino mugolò di piacere e iniziò a svanire in una nuvola di luce. Ryoga si avvicinò silenziosamente e fu investito dalla luce che, come era successo prima a Ranma, sanò le sue ferite.

Ranma rimase imbambolato... certo che ricordava quando l'aveva baciata... ma era stato così timido da non aver avuto il coraggio di dirle la verità, di dirle quando desiderava farlo ancora e ancora.

A quanto pareva, affrontare le sue paure era la strada giusta e non si trattava certo solo dei gatti...

Forse davvero Ryoga era la persona giusta per accompagnarlo in quel viaggio... sì perchè Ryoga sapeva... sapeva che dentro il suo cuore, quel cuore orgoglioso, c'era posto solo ed esclusivamente per Akane.

 

------------------- ------------------- ------------------

 

Il signor Takey li aveva raggiunti, dopo essersi accuratamente assicurato che non ci fosse più nessun pericolo. Ryoga e Ranma si fissavano intensamente negli occhi e parevano impegnati in una conversazione telepatica MOLTO seria. Poi il momento passò.

Finalmente anche la terza fiera era stata sconfitta!

“Bene signori, dopo aver combattuto INUTILMENTE contro queste bestie, possiamo finalmente intraprendere la strada giusta, o volete che so, andare a prendere degli stuzzichini?” li apostrofò ironico il signor Takey.

“Ora che me lo fa pensare, forse sarebbe il caso di prendere qualcosa da mangia...” rispose il codinato. Sbam!

“ Che eri cretino lo avevo capito, ma fino a questo punto! MAI mangiare qualcosa qui all'inferno, MAI! Si rischia di non poter più uscire! Non conosci la storia di Persefone?”

“E chi è? E perché dovrei conoscerla?” fece spallucce Ranma.

“Basta! Mi arrendo giovane Saotome, mi arrendo alla tua ignoranza! Comunque sia non mangiate nulla di ciò che vi è qui, men che meno se vi viene offerto. Non morirete certo di fame, visto che di fatto non siete né vivi né morti!” l'attore era sull'orlo delle lacrime.

“E allora cosa succederebbe se dovessimo essere fatti a pezzi da un nemico?” chiese Ryoga.

“Beh il vostro spirito sparirebbe da questo e dall'altro mondo... Puff, cessereste di esistere e buonanotte..” “...e che liberazione sarebbe per me...” aggiunse sottovoce.

“Diceva?” lo interrogò Ranma col pugno alzato e una vena che gli pulsava sinistra sulla testa.

“Ehm, niente!Pensieri miei!E... uh come si è fatto tardi...” disse un imbarazzato signor Takey.

“Ryoga fammi il favore di camminare tra me e il signor Takey! Hai già combinato abbastanza guai da quando siamo arrivati qui!” Si incamminarono in fila indiana con Ranma davanti e l'attore a chiudere la fila. Ryoga, rassegnato, camminava in mezzo... in effetti dopo ciò che aveva combinato era fortunato che non gli avessero messo il guinzaglio!

Arrivarono in un punto in cui la boscaglia si faceva più fitta e gli alberi più alti.

Ad un certo punto Ranma chiese a Ryoga “Ehi non ti sembra di sentire una specie di musica?”

“Adesso che me lo dici...” rispose il ragazzo con la bandana.

“Beh perché vi siete fermati ragazzi” disse il signor Takey.

“Non senti niente vecchio?” si voltò Ryoga.

“Modera i termini giovinastro senza orientamento!” si inviperì l'attore.

“Dateci un taglio per favore! Voglio sentire cosa...” intervenne Ranma.

La musica sembrava provenire da una macchia particolarmente fitta di alberi.

Si avvinarono lentamente, sempre in fila indiana... ci mancava solo che avessero perso di nuovo Ryoga proprio nel frangente di trovarsi di fronte un nuovo pericolo. Ranma, voltandosi verso i compagni, fece segno di fare silenzio. Ora che si erano fatti avanti la musica sembrava cresciuta di intensità... TANANANA TANANANA TARATATTA TANA NA NA NA NA NA NAAAA!

Si trovarono di fronte a una scena piuttosto movimentata: un ragazzo di cui non riuscivano a vedere bene il viso stava combattendo contro un gruppo di quelle che sembravano essere creature molto pericolose. Il ragazzo, armato solo di un affilato coltello, sembrava cavarsela egregiamente, tanto che Ranma e compagni non ebbero nemmeno il tempo di formulare il pensiero di intervenire... in fondo non sapevano nemmeno se fosse da considerarsi un amico o nemico.

Il ragazzo abbatté l'ultimo mostro con un affondo spettacolare, riuscendo nel contempo a evitare l'attacco della creatura. Ranma allora fece caso al fatto che indossava una giacca di pelle...

il misterioso combattente si deterse il sudore dalla fronte e si guardò intorno, pronto nuovamente a dar battaglia.

“Quella giacca mi ricorda qualcosa..” mormorò Takey e cercando di farsi avanti per osservare meglio il giovane sconosciuto, inavvertitamente calpestò un ramo secco. “Idiota” gli sibilò Ryoga sottovoce.

A quel punto il giovane con la giacca di pelle corse nella loro direzione con il coltello spianato e in men che non si dica si ritrovò di fronte all'allegro trio.

“ Ehi guys! Sembrate very anxious di morire!” e detto questo partì con un affondo letale diretto a Ranma, che velocissimo lo evitò.

“Non male, man! Ma ho incontrato bestiacce anche più veloci di te!” continuò il ragazzo.

Ma come diavolo parla questo? Pensò Ryoga mentre si metteva a sua volta fuori tiro.

Takey dal canto suo si era volatilizzato dietro un cespuglio, mica per paura eh... solo... la prudenza non era mai troppa!

Ranma con un salto mortale riuscì a portarsi alle spalle del misterioso individuo... e in sottofondo c'era sempre quella cavolo di musica. Seguendo il suo istinto il codinato, sferrò un calcio alla mano armata dello sconosciuto e riuscì a fargli cadere il coltello.

“Son of a bitch!” urlò quello. Sferrò un potente pugno alla faccia di Ranma che riuscì però a bloccarlo.

Il giovane misterioso lo guardò fisso in volto e ritrasse il pugno.

“Quindi you non siete dirty demons!?!” esclamò a un tratto, come se avesse avuto un'illuminazione dopo averlo fissato intensamente negli occhi.

“Assolutamente no! Si può sapere chi sei tu? E come cavolo parli? E cosa ci fai qui?” Ranma era un fiume in piena. Ryoga si mise al suo fianco e squadrò a dovere il nuovo arrivato: era un ragazzo alto, con corti capelli castani e occhi chiari... dove l'aveva già visto?

A quel punto la musica crebbe di intensità e Ryoga riuscì a riconoscere alcune parole...TANANANA TANANANA TARATATTA TANA NA NA NA NA NA NAAAA!

CARRY ON MY WAYWARD SON... THERE'LL BE PEACE WHEN YOU ARE DONE...LAY YOUR WEARY HEAD TO REST DON'T YOU CRY NO MORE! Non ci potevano credere, quel tizio aveva la colonna sonora personale in sottofondo!

“Nice to meet you, dudes! Io sono Dean Winchester, a hunter!”

“Chi?” Ryoga aveva gli occhi fuori dalle orbite e guardando Ranma si accorse che pure lui era rimasto piuttosto interdetto.

Improvvisamente Takey uscì dal suo nascond... ehm dalla sua zona di osservazione e si posizionò davanti al giovane di nome Dean scrutandolo con occhi indagatori, ridotti a due fessure, poi...

“Dean Winchester eh...” si avvicinò ulteriormente... “Mi faresti un autografo?! Sono un grandissimo fan di Supernatural!” esclamò a pieni polmoni l'attore, estraendo da chissà dove un blocco di fogli, mentre i suoi compagni di viaggio crollarono a terra senza parole.

“E, sorry chi sareste voi? E tu con quello strange red cloth?”

“Loro sono Suinoga e Ranma! Mentre io sono l'immenso George Takey!”

“Oh Gosh! You sei quello che pilote l'Enterprise?! What are you doing in Hell, guys?”

“Ma si può sapere che dice?” Ranma si stava leggermente innervosendo e il fatto di non capire una parola non era d'aiuto alla sua pazienza. Così imparava a dormire sempre durante le ore della professoressa Hinako!

Ryoga, che con tutte le volte che si era perso, un po' di inglese lo masticava, spiegò brevemente a Ranma.

“Ranma, lui è il cacciatore di demoni Dean Winchetser ed è felice di conoscerci... vorrebbe sapere cosa ci facciamo qui.”

“Che ci fa lui piuttosto!”

“Your friend è un po' agitato!” intervenne Dean.

“Oh Dean, non farci caso, il giovanotto con il codino è qui per riprendersi la fidanzata!” berciò Takey emozionatissimo.

“Oh! Romantic! Vedo che state dicendo true story... dai vostri eyes capisco che non siete dirty demons... le vostre iridi non sono totally black!”

Ryoga tradusse ad un esasperato Ranma: aveva capito chi era quel bellimbusto! Akane adorava quella serie sui cacciatori di demoni e aveva una certa predilezione per il personaggio di Dean Winchester... non che fosse un gran ché dal vivo... lui, Ranma Saotome, era molto meglio! Ormai il codinato non si stupiva più di nulla in quel posto, nemmeno di trovarsi di fronte il protagonista di una delle serie televisive preferite della sua dolce fidanzata!

“Ma se volete andare da Lucifer, you've taken wrong direction! Questo è il giro longer, dudes!”

Ranma e Ryoga guardarono malissimo Takey facendo schiocchiare entrambi i le dita chiuse a pugno

“La strada giusta eh?Guida dei miei stivali!” urlò Ryoga assestandogli un colpo in testa e facendogli fiorire un bel bernoccolo.

“Se you trust in me, posso accompagnarvi fino all'entrata!” fece Dean, ignorando la scaramuccia, anche se in realtà tratteneva le risate... “ Anche se this hell è little different dall'ultima volta che ci sono stato... A big lady pig mi ha inseguito urlando that I was her darling!”... che Lucifero fosse impazzito? Una volta era un principe dei demoni serio! pensò Dean.

Ryoga sibilò “Maledetta fedifraga!”... ovviamente senza che gli altri sentissero.

“Non ci hai ancora detto cosa ci fai tu qui!” Ranma non si fidava così su due piedi... voleva avere la certezza che quello yankee da quattro soldi li portasse nel posto giusto. Voleva rivedere la sua Akane il prima possibile e portarla via.

“ME? I'm trying di uscire da questo luogo! È una long story!” sorrise Dean.

“Oh sì, io so cosa è capitato! Ho visto tutti gli episodi!” si intromise un estasiato Takey.

Per l'ennesima volta Ranma e Ryoga si chiesero se quel folle in tunica fosse effettivamente di qualche utilità!

---------- ------------- --------------- -----------------

 

 

Facendosi guidare da Dean, l'allegro trio ci mise davvero poco a raggiungere la destinazione... sull'altro fianco della collina!

“Ma si può sapere dove cavolo ci stavi portando, vecchio rimbecillito?!” si arrabbiò Ryoga, pronto a sferrare un altro “pugno della giustizia” sul cranio del povero Takey.

“Beh signori io... stavo... seguendo la strada più sicura!” si difese Takey, riparandosi la testa.

“Ma che strada sicura! Hai capito o no che abbiamo fretta, mollusco!” Ryoga era paonazzo.

“Calma Ryoga! Cerca di tenere la tua foga per i momenti di bisogno!” Ranma era stato silenzioso per tutto il tragitto.

Su quel lato della collina vi era un'enorme porta di legno: su di essa troneggiava una scritta che riportava le celebri parole... LASCIATE OGNI SPERANZA VOI CHE ENTRATE!

Ranma si avvicinò per vedere cosa ci fosse scritto su una targa molto più piccola fissata alle travi dell'entrata.

Lesse ad alta voce “ORARIO PER IL PUBBLICO!!! Dalle ore 9,00 alle 13,00 e dalle 13,30 alle 18,30; nei festivi si effettua ORARIO CONTINUATO?!”.

Il codinato non poteva crederci... l'Inferno aveva un orario di apertura!

 

---------------- ---------------- ------------------- --------------

 

A quel punto Ranma sembrò perdere tutto il suo sangue freddo e iniziò a sferrare pugni fortissimi contro la porta “Fatemi entrare, maledizione!! RIDATEMI.... SUBITO... AKANE!” .

Dal suo corpo si sprigionò un potentissimo Shishi hoko dan... nella sua forma completa!

Ryoga lo guardò stupefatto... nemmeno lui era mai riuscito a lanciarne uno di tale potenza... la disperazione del suo amico/nemico doveva essere arrivata a livelli immaginabili se era stato in grado di produrre un'energia negativa del genere.

Purtroppo, però la porta sembrò non fare una piega e nessuno si presentò per accogliere i reclami del ragazzo e dei suoi compagni.

“Ehi man!” Dean si avvicinò con circospezione a Ranma, che dopo aver sfogato tutta la sua frustrazione, si era accasciato, come svuotato dalle sue energie. Il giovane cacciatore di demoni vide che il codinato aveva lo sguardo vacuo.

Allora gli mollò un pugno alla mascella

“Dude! Non è il momento di perdersi d'animo! Try di reagire! Io sono sicuro che lei waiting for you! Non abbadonare her! Never give up, dude!”

Ranma afferrò con le mani pezzi di terra arida e li sbriciolò. Lo yankee aveva ragione.

“Ranma, aspetteremo e quando apriranno... poveri loro!” disse con un ghigno Ryoga.

 

-------- ----------- --------------- ---------

 

L'unica differenza che sembrava esserci in quel luogo tra il giorno e la notte, a parte un quasi impercepibile cambiamento di luce, era che di notte l'aria diventava gelida.

Ryoga si offrì di andare a fare legna nella selva, ma fu fortunatamente fermato dal cauto Takey che evitò per un soffio di perdere nuovamente quel ragazzo assai carente di senso dell'orientamento.

Dopo che l'attore ebbe recuperato qualche ramo secco e qualche sterparglia, Dean estrasse l'accendino e accese il tutto, cosicché il gruppo poté stringersi vicino al fuoco per scaldarsi un po'.

Dopo un iniziale attimo di silenzio, il giovane Winchester iniziò a parlare.

“Allora... Ranma? It's right? Come ha fatto la tua girl a finire here?”

Ranma fu preso in contropiede da quella domanda e abbassò lo sguardo.

Fu Ryoga a rispondere inaspettatamente per lui. “E' stato un incidente... lei... voleva...salvare... tutti noi!”

“Oh! Ma allora it's strange che sia all'inferno! Il suo è stato the most beautiful dei gesti!” rispose Dean.

“Noi... IO la riporterò a casa, sana e salva! Non permetterò a nessuno di farle del male! Non dubitarne, Dune!” Ranma lo guardò intensamente negli occhi. Si era ripreso ed era terribilmente serio.

“Guarda che si chiama Dean!” si riattivò Takey. Ryoga lo guardò di sottecchi... senti da che pulpito, pensò.

Dean scosse la testa e sorrise, complice poi disse “Devi amarla davvero tanto, se sei venuto fin qui a riprendertela!”... allora ogni tanto riesce a parlare normalmente, pensò di nuovo Ryoga... poi l'eterno disperso trattenne il respiro e guardò Ranma, che ne se sostenne lo sguardo, mentre le fiamme gli creavano strani giochi di luce negli occhi.

Il codinato fissò i presenti uno per uno, Ryoga più a lungo, poi, senza nessuna incrinatura nella voce, nessuna esitazione, si limitò a dire semplicemente “SI'!”.

 

 

 

Note di Faith.

 

Ciao a tutti, oh dannati (sempre in senso buono)!! Scusate immensamente per l'attesa dell'aggiornamento! Non starò a dilungarmi in chiacchiere.

Allora non so come la prenderanno quelli di voi che seguono questa ff, con la comparsata del personaggio di Dean Winchester nella trama... oddio ora ho il terrore di aver fatto il passo più lungo della gamba.... ma è stato davvero più forte di me per cui... spero non storcerete il naso e apprezzerete!

So anche che magari in questo ultimo capitolo, soprattutto verso la fine, l'atmosfera è meno scherzosa, però sappiate che ho voluto vedere come veniva inserendo un tono un po' più serio.

Dopotutto in una tragicommedia ci sono pure dei drammi no?

Sperando in una reazione positiva, vi ringrazio in anticipo per i commenti (buoni o cattivi... accetto anche le critiche, eh!) che lascerete.

A presto.

Ps l'ho riletto un mucchio di volte e spero di non aver scritto castronerie o lasciato cose illeggibili!

 

 

Faith.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Ne sappiamo una più del diavolo! ***


Cap. 3. Ne sappiamo una più del diavolo!

 

 

La bestia scrollò il muso infastidita... Quel calcio non sembra aver fatto grosso danno.

Ranma si piantò più saldamente a terra e aspettò di vedere cosa avrebbe fatto la lupa.

Questa, assai irritata per l'interruzione del pranzo, iniziò a ringhiare e a grattare il terreno con l'enorme zampa, si acquattò un attimo poi spiccò un balzo verso il codinato e partì all'attacco.

Ranma la evitò, spostando il peso all'indietro e mettendosi parallelo al terreno e senza attendere un secondo, facendo leva sulle braccia, cercò di assestare un doppio calcio al ventre dell'enorme creatura, prendendola in pieno.

La lupa riuscì tuttavia con un colpo di reni ad atterrare sulle quattro zampe... Questo l'hai sentito eh pulciosa?

Era veramente folle di rabbia per quell'attacco e iniziò a ringhiare ancora più forte, in una maniera tale da far tramutare il sangue in acqua.

Ryoga intanto era riuscito a togliersi di torno e a correre dal signor Takey... Ranma gli aveva salvato la vita.

Doveva trovare assolutamente dell'acqua calda, dannazione, o quel cretino si sarebbe fatto sbranare!

Ranma intanto stava nuovamente attaccando la lupa, che ad ogni colpo del ragazzo sembrava sempre più infuriata, ma apparentemente senza danni; persino la tecnica delle castagne sembrava inutile. “ Ma perché questa dannata non cede di un millimetro? Anzi sembra sempre più rabbiosa”.

Pensò che valeva la pena giocarsi il tutto e per tutto e iniziò la danza a spirale dell' Hiryu Shoten Ha.

“ Ma che sta facendo quel ragazzino? Gli sembra il momento di mettersi a ballare?” urlò il signor Takey sull'orlo di uno svenimento (eh sì in questo inferno si sviene pure!NdF)

“Oink, oink” grugnì un disperato Ryoga. “Che ti prende Suinoga? Non riesco a capire una parola! E che sta facendo il tuo amico?”. Un ottimo momento per le problematiche comunicative.

“ E ora vediamo se sei veramente così tosta, pulciosa! HIRYU SHOTEN HA!” urlò Ranma dal centro della spirale.

Non accadde assolutamente nulla! “Ma perché? Cosa diavolo... Ma sì, qui niente ha un'aura!” ricordò il codinato. Quando si dice che certe cose entrano da un orecchio ed escono dall'altro...

Quindi l'Hiryu Shoten Ha era meno di una brezzolina estiva per ogni creatura che viveva in quel posto. La lupa lo guardò come se lo credesse preda della tarantella, girando la testa in maniera interrogativa. Poi le venne in mente che era un combattimento serio e ricominciò a ringhiare.

Le cose non si stavano mettendo per niente bene e il concetto era riassunto abbastanza chiaramente da un P- Chan con gli occhi sbarrati e gli zoccoli sul muso e un signor Takey che, con un certo stile, si decideva a svenire.

La lupa, dal canto suo, approfittò del momento di incertezza di Ranma per attaccarlo a fauci spianate. Ranma si riebbe appena in tempo per spostarsi ed evitare che gli centrasse il busto strappandogli le budella, ma non abbastanza da evitare che lo ferisse. Riuscì infatti a prendergli di striscio un braccio e a lasciargli profondi segni di morsi.

La ferita cominciò a sanguinare sul terreno brullo. A questo punto anche Ryoga, che tentava in ogni modo di risvegliare Takey, pensò che fosse un'ottima idea svenire.

“ Pensa, Ranma, pensa... Ci sono!”. La lupa lo guardò interessata e si mise di nuovo in posa d'attacco... chissà cosa aveva in mente quel pasto a domicilio su due zampe...era propria curiosa di vedere... “ Tecnica segreta della scuola di arti marziali indiscriminate di Saotome... LA FUGA A GAMBE LEVATE!”... Tanto non era di lì che dovevano passare...

Detto questo iniziò a correre a perdifiato e raggiunse i suoi due utilissimi compari “ Grazie tante per il valido aiuto, eh ragazzi!” e se li caricò con fatica e dolore sulla spalla sana.

Purtroppo la lupa, che col movimento aveva sentito aumentare il languorino, non aveva nessuna voglia di lasciar fuggire quel buffet semovente e si lanciò all'inseguimento.

Ranma che sentiva la bestia sempre più vicino si distrasse un attimo e mise un piede in fallo finendo dritto nel getto di acqua fredda gentilmente offerto da Ryoga.

I due belli addormentati si ridestarono di colpo e Ranma si ritrovò mutato in una procace ragazzina dai capelli di fiamma.

E la lupa arrivava a tutta velocità.

“ E' la fine” mormorò un ottimista Takey.

“Oink Oink Oink!” gli fece eco un maiale che sembrava d'accordo con lui.

Appena la bestia li vide sembrò un po' stranita... annusò l'aria e li fissò un po' confusa.

Ranma approfittò del momento e l'attaccò con tutta la forza residua “Kachu Tenshin Amaguriken!”

e riuscì a colpirla e questa volta la tecnica risultò più efficace. La lupa venne catapultata qualche metro più in là e cadde su un fianco.

“ E' fatta! Chi è il migliore, brutto chihuahua con problemi di crescita eh? Chi è...” le parole le si strozzarono in gola non appena vide il grosso animale rimettersi in piedi con un po' di fatica e avanzare nuovamente verso di loro. “ Scappate idioti!” urlò Ranma al maialino e al signor Takey.

Tenendosi il braccio ferito la fronteggiò, non si sarebbe mai e poi mai arreso! Prima doveva salvare Akane e farla tornare sana e salva nel mondo dei vivi, poi poteva anche tirare le cuoia!

La lupa avanzò ma non cercò di attaccare e arrivata a meno di un metro... si accucciò come un cane domestico e chinò la testa in un chiaro segno di resa.

In quel momento Ranma venne avvolto da una luce bianca che sembrò risanare in parte le sue ferite... e da lontano sentì provenire un ricordo...

Sei molto forte sai?” “Beh...” “ Sono molto contenta che tu sia una ragazza, non avrei mai sopportato di perdere contro un maschio!”.... lunghi capelli neri come l'inchiostro e un sorriso caldo come il sole...

La luce così come era apparsa si dileguò lasciando una Ranma guarita dalle sue ferite esterne ma con una voragine nel cuore. “Akane...”... quello che aveva visto era stato il loro primo incontro. Sentì qualcosa di caldo e salato bagnargli il viso.

“ Non so come tu abbia fatto ma siamo ancora vivi, ragazzo... o ragazza!”

Ranma rimosse dagli occhi quelle che sembravano lacrime e prendendo di nuovo possesso della sua proverbiale arroganza si girò e disse “ Ovviamente signor Takey, la mia strategia non poteva fallire!”

“ Non per sembrare ingrato, ma a me pareva stessi, ecco, scappando a gambe levate...” si udì un CRACK sospetto provenire da Ranma.

“ E qui si sbaglia! Dovevo solo arrivare alla fonte di acqua fredda per trasformarmi!”

“ E perché di grazia?” il signor Takey parve davvero incuriosito.

“ Perché la lupa si sarebbe fatta battere solo da un'altra femmina! Se qui è tutto a misura mia e di Akane, questa bestia ha lo stesso orgoglio di combattente della mia fidanzata e non avrebbe mai sopportato di farsi sconfiggere da un uomo... almeno fino a quando non sono arrivato io, il più forte e virile artista marziale del Giappone!” disse spostandosi la frangia con gesto teatrale.

“ Giovane Ranma, non per voler interrompere il tuo momento di orgoglio maschile, ma ecco... ti si vede il seno!” e a Ryoga partì un fiotto di sangue dal naso suino.

Bene!Avevano sconfitto la lupa femminista... chissà cosa li aspettava ora.

-------- --------- --------- ---------- ---------------

 

“Fammi vedere un po' ragazzo!” disse il signor Takey, indicando il braccio di Ranma.

“stupefacente!” mormorò, osservando l'arto risanato.

“Signor Takey, quella luce mi ha... guarito.” Ranma si aggrappò alla visione fugace che aveva avuto per un attimo... Grazie Akane... poi subito si scosse.

“Perché hai saputo come affrontare la lupa nel modo giusto.... ho sempre saputo che ce l'avresti fatta!”

“Sì come no... allora mi spiega perché è svenuto?”

Il signor Takey, dopo un sonoro crack, mise su una bella faccia di bronzo e rispose “ Come ti sbagli giovanotto... stavo meditando un'elaborata strategia per aiutarti... Ma ora non parliamo di questo dobbiamo far tornare te e il tuo amico alle vostre normali sembianze... a proposito dove è finito il giovane Salamoga?”

Ranma si guardò intorno, sperando di vedere l'eterno disperso nelle sue suine sembianze.

“Era qui un attimo fa... No, non mi dire che quel maiale privo di bussola è andato per i fatti suoi a cercare dell'acqua calda!”

“Ma è un disastro! Se si dovesse imbattere nelle altre due fiere... ne farebbero un hamburger! Benedetto ragazzo! Ma perché non ci ha aspettato?”

“Probabilmente quell'imbecille si sentiva in colpa per non essere stato d'aiuto! Dannazione Ryoga! Andiamo a cercarlo, prima che faccia una brutta fine! E intanto che c'è mi racconti qualcos'altro di questo posto!”

“Già..” rispose scettico Takey “E magari stavolta fammi il favore di ascoltare!”

Si lasciarono alle spalle la lupa placidamente distesa e Ranma pensò seriamente di mettere un guinzaglio a Ryoga.

------ ------- ------ ---------

 

Forse non era stata una grande idea partire alla ricerca di acqua calda da solo, stava pensando Ryoga. D'altra parte si sentiva così inutile in quelle fattezze che voleva almeno...

Ranma non aveva esitato un attimo a correre in suo aiuto.

Il suo senso dell'onore gli imponeva di fare qualcosa per sdebitarsi. Trovare l'occorrente per tornare normali gli era sembrata la cosa giusta da fare.

Se si fosse fermato a riflettere due secondi avrebbe pensato che già normalmente si perdeva sulla terra, figurarsi nelle distese infernali!

Stava camminando già da un po' quando vide poco lontano una nuvole di vapore... Che fossero terme?

Senza perdere tempo lanciò le sue zampette suine in quella direzione: finalmente un colpo di fortuna!

Riuscì in qualche modo a non perdersi e a raggiungere la fonte di tutto quel vapore.

“Oink oink!” Perfetto! era il porcello giusto nel posto giusto, per una volta!

Stava pensando a come trasportare quella manna dal cielo, prima di immergersi, quando un'ombra nera lo sovrastò, ancora più grande e minacciosa di quanto gli era sembrata la lupa... che finire sul menù di qualcuno, da quando era arrivato all'inferno, fosse diventato proverbiale quanto la sua mancanza di orientamento?

 

------ ------- -------- ----- ---------

Ranma e il signor Takey nel mentre, si aggiravano ignari per l'infernale selva, intanto che l'attore gli illustrava il pacchetto del tour che avrebbero dovuto affrontare per ritrovare Akane. Il nostro non vedeva l'ora di ritornare alle sue sembianze maschili. Ma prima era necessario ritrovare quel citrullo con gli zoccoli!

“Considerando che sarà tutto a vostra misura” continuava intanto l'attore “molte cose potranno rivelarsi diverse rispetto a quanto narrato da Dante nella Commedia... per cui una volta recuperato quello scellerato Suinoga, suggerirei maggiore pru...”.

Ad un tratto un suono singolare si propagò per la selva.

“OINK, OINK, OINK!”

“E' Ryoga!!” scattò la rossa... non lo aveva mai sentito emettere grugniti così disperati!

Scattò in avanti nella direzione della suina richiesta di soccorso, lasciando indietro un rassegnato Takey.... Ryoga resisiti, pensò. Dopotutto ciò che avevano passato insieme non avrebbe mai potuto perdonarsi se per colpa sua...

“Immagino che tu non abbia ascoltato una parola sul concetto di prudenza.” affermò sconsolato il signor Takey all'aria, iniziando a rincorrerlo... ma perché il teletrasporto funzionava solo una volta ogni tanto!

Ranma riuscì velocemente a raggiungere il luogo dove si augurava di arrivare in tempo per salvare quella salsiccia con le zampe e nel momento in qui arrivò, non poté credere alla scena che gli si parava davanti.

Non era capace di definire la creatura gigantesca che era apparsa ai suoi occhi. Era completamente sconvolto.

“Ma che diavolo è quell'affare?”

“Anf, anf...no ma non preoccuparti, riesco benissimo a starti dietro, giovanotto!” e l'attore quasi arrivò addosso al codinato che si era arrestato di colpo.

“Ma che..?” e sbirciò timidamente da dietro la schiena di Ranma.

 

------- --------- ---------

 

Ryoga pensava di trovarsi nella situazione più brutta della sua vita e questo la diceva lunga.

Era enorme e spaventosa, uscita da un incubo.

Ma la cosa che più lo preoccupava era che quell'affare, da circa dieci minuti, stesse cercando di... sedurlo.

 

“Signor Takey... Io credo... di non... aver... ah ha ha ah!” scoppiò in una risata fragorosa Ranma

“Dai ragazzo... non fare così... non vedi che la situazione è... buh ah ah ah ah!” il signor Takey abbandonò ogni resistenza e si unì al nostro.

 

“Ma mi spiega... ah ah ah ah... cosa... ah ah ah... diavolo... ah ah ah...è...quell'affare?” niente era più forte di lui, non riusciva a darsi un contegno.

Non che andasse meglio all'attore...

“Quella ah ah ah ah... dovrebbe essere.. ah ah ah... non non ce la faccio... è troppo buffo!” l'immagine di quell'imbranato di Ryoga che cercava di sottrarsi alle avance di quella creatura era troppo ridicola...

“Signor Takey... ah ah ah... se ride... ah ah ah... non capisco nulla... ah ah ah!”

Intanto il porcellino era in qualche modo riuscito ad evitare un altro sbavante bacio dall'essere che lo sovrastava e lo guardava con occhi languidi.

Il maialino nero girò lo sguardo verso i suoi compari che si stavano scompisciando dalle risate e li redarguì con un sonoro Oink!

 

 

“Signor Takey ha ragione Ryoga! Non è il momento!” Si riprese Ranma

“Ragazzo a giudicare da ciò che vedo il tuo amico è oggetto del desiderio della Lonza!”

“Lonza? Veramente a me sembra un maiale gigante!”

“Appunto... è la Lonza di maiale!”

“Prego?” Ranma non ci stava capendo un'acca.

“Beh vedi, fondamentalmente nessun ha mai bene inteso cosa fosse la lonza dantesca... evidentemente qualcuno di voi tre se l'è immaginata così... e da quel che vedo la possibilità che si tratti di Porcelloga sono alte... ah ah ah ah ah ah..” ormai Takey aveva le lacrime agli occhi.

“Ma quindi è un maiale?” riprese Ranma spazientito.

“Beh veramente sarebbe una maialina... non vedi che ha la bandana rosa e tigrata?”

“Ma le sembra questo il momento di parlare di moda per suini?”

“Guarda che fino a due minuti fa ti stavi sganasciando anche tu, mio caro!”

Ranma arrossì violentemente “Beh ma non è questo il punto! Come lo salviamo?”

“Non ho idea!”

“Ma lo sa che mi sta venendo il dubbio che lei sia inutile?” si infervorò il nostro.

La situazione per Ryoga non si stava mettendo bene: la bestia sembrava seriamente interessata a mettere su famiglia con lui. E suoi compari che facevano? Ridevano e si perdevano in chiacchiere come se si trovassero ad una scampagnata, completamente indifferenti alla sua tragedia... Ma quanto pesava quella maiala da sumo?

Ranma allora fece per correre finalmente in aiuto dell'amico/rivale, mettendo su la sua espressione più arrogante da MA- TANTO- LA- SALVO- SEMPRE- IO- LA- SITUAZIONE, spiccò un salto e.... finì per spiaccicarsi di faccia contro una sorta di barriera invisibile che lo separava dalla fonte termale e dai due suini piccioncini.

“OINK!”... Ryoga era sull'orlo della disperazione... già si vedeva padre di un nugolo di porcellini, mentre l'enorme signora porcello se ne andava a fare la spesa per la selva oscura...

La signora in questione intanto aveva assunto un modo di comunicare piuttosto conosciuto...

Apparì un cartello rivolto a Ranma e al signor Takey che recitava “Andate via, non vedete come siamo felici?!”, cartello che accompagnò con un sonoro sgrunt!

“E adesso come cavolo facciamo, signor Takey?” disse Ranma massaggiandosi l'enorme bernoccolo che gli spuntava a fungo sulla fronte.

“Noi non possiamo entrare, ma forse Maialoga può uscire..” mormorò pensieroso.

“State disturbando! Per certe cose ci vuole privacy!” nuovo cartello.

“Proviamo a toglierci dalla loro visuale... forse questa è una prova che riguarda solo Ryoga... deve vedersela da solo.”

“Ma signor Takey!”

“Per una volta, testardo ragazzo, fai quel che ti dico!”

Ranma si rassegnò e entrambi fecero capire alla signora maiala che stavano togliendo le tende.

------- --------- --------- --------- -------- --------

 

“Oink oink oink” * Finalmente soli amore mio!*

“Oink, oink, oink” *veramente io..*

“Oink oink oink sgrunt” * è tutta la vita che aspetto un maiale bello e intelligente come te...”

“Oink sgrunt oink” * sono lusingato signora, ehm signorina.. ma io... vede ecco...*

“Oink, Oink, oink, grunt oink sgrunt?” *non ti piaccio forse, mia affascinate costoletta?”

“Oink, sgrunt oink, oink oink...” mi dispiace signorina, ma vede il mio cuore appartiene già ad un'altra, davvero non ne faccia una questione personale... mi vedo costretto a rifiutare il suo amore...

“Oink, sgrunt sgrunt oink oink!” * Ma io ero convinta che tu fossi il mio porcellotto del destino, mia dolce lombatina! Come puoi spezzarmi il cuore in questo modo?!”

La fiera (?) ad un certo punto mollò la presa e Ryoga fu libero di muoversi e di sottrarsi alle sue eccessive attenzioni. Poi la creatura fece una cosa incredibile... iniziò a piangere in maniera sconsolata, spostandosi il più possibile da quel maiale crudele che l'aveva abbandonata ancora prima di amarla! Le sue erano lacrime roventi che andavano a finire dritte dritte nella sorgente termale mentre singhiozzando(?), lei esprimeva tutto il suo rammarico “Oink oink oink sgrunt oink grunt grunt!” * Sono di nuovo sola, nessuno mi amerai mai!”

“Ma perché quell'idiota non si butta subito nella fonte, invece di star lì come uno stoccafisso?!” imprecò Ranma, osservando la scena dietro un cespuglio col l'esimio signor Takey

“Boh... magari lei gli fa...pena?” suggerì l'attore.

Ryoga, dal canto suo, era congelato sul posto... capiva perfettamente cosa succedesse nel cuore di quella creatura e sì... il signor Takey aveva visto giusto... la sua pena era per la suinona, per se stesso, per tutti quelli che al mondo credono che mai riceveranno un gesto d'amore o una parola di conforto. E quella enorme fonte termale era piena di tutte le loro calde lacrime.

In fondo quale posto migliore per l'eterno disperso e solitario Ryoga, per riacquisire le proprie sembianze umane.

Si voltò e lanciò dentro la sorgente, mentre una lacrima solcava il suo musetto nero.

 

“Finalmente si è deciso quell'imbecille!” affermò deciso Ranma, pronto a ripartire alla ricerca della fidanzata perduta.

Stava per rialzarsi e ricondurre Ryoga alla decenza, quando vide che il ragazzo, nudo come mamma l'aveva fatto, si stava di nuovo dirigendo verso la creatura ancora in lacrime, che intanto aveva estratto da chissà dove, un fazzoletto delle dimensioni di una tovaglia.

E Ryoga fece qualcosa di inaspettato... abbracciò la schiena dell'animale, come a chiedere scusa per tutti gli amori non corrisposti di quello e dell'altro mondo, di tutte le solitudini che non si incontravano mai...e adesso sì le lacrime scorrevano anche sul suo volto.

Ranma avrebbe giurato in vita sua di non aver mai visto una scena più ridicola di quella... il suo nemico/amico nudo come un verme, abbracciato a un maiale gigante con la bandana rosa tigrata... C'era da ridere per dei mesi rievocando quel quadretto... Eppure per una volta, l'insensibilità di Ranma ebbe la buona creanza di starsene zitta, mentre anche il signor Takey osservava il tutto in assoluto silenzio. Ranma pensò allora che dopotutto anche dentro Ryoga ci fosse un Inferno che lo tormentava.

La creatura fu improvvisamente avvolta da una luce bianca, simile a quella che avevano visto sprigionarsi dalla lupa e, dedicando a Ryoga quello che si sarebbe potuto interpretare come un timido sorriso, scomparve. L'eterno disperso si sentì allora rinfrancato e, inaspettatamente, ebbe la visione di tutti quegli eccentrici individui che, da quando era giunto a Nerima, gli vorticavano intorno. In ultimo vide un immagine di Akane che si preoccupava per lui “Non dovresti più combattere contro Ranma, sai?”... Forse la sua solitudine era finita nel momento in cui, per una questione di merendine, si era scontrato/incontrato con Ranma Saotome.

Questo pensiero gli aveva lasciato addosso una sensazione tutt'altro che spiacevole... Lui, Ryoga Hibiki, eterno disperso, innamorato senza speranza, maledetto di Jusenkyo, aveva degli amici....

 

 

 

 

Note di Faith

Ciao a tutti! Ci ho messo un pochino ad aggiornare e spero mi perdonerete! Sono agli sgoccioli della tesi...

Spero di avervi fatto ridere anche con questo terzo capitolo.

I personaggi per ora, ho fatto in modo che fossero più IC possibile, ma può essere che, per esigenze della storia sia costretta a sfociare nell'OOC... perdonatemi sin d'ora.

Mi è piaciuto descrivere lo stato d'anima di Ryoga, perché credo che tutti si siano sentiti nella propria vita, anche solo per dieci minuti, non amati o non capiti...

Come potete notare le fiere non riprendono i vizi a cui sono originariamente associate, ma questo Inferno non è proprio quello dantesco, quindi mi prenderò una marea di licenze letterarie (Dante, perdonami ti prego!).

Finisco di stordirvi di chiacchiere e vi do appuntamento al prossimi capitolo ( se vi va ovviamente).

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Sympathy for the devil! ***


Cap 5 Sympathy for the devil!

 

 

Please allow me to introduce myself

I'm a man of wealth and taste

I've been around for a long long years

Stole many man's soul and faith...

Pleased to meet you

Hope you guess my name

But what's puzzling you

is the nature of my game...

 

Permettete che mi presenti

sono un uomo di ricchezza e di gusto

sono in giro da molto tempo

ho rubato molte anime e fede agli uomini...

Piacere di conoscervi

spero azzeccherete il mio nome

ma ciò che vi lascia perplessi

è la natura del mio gioco...

 

 

Freddo... Caldo... una sensazione di pesantezza alla testa... non ricordava minimamente dove si trovava, come ci era finita e cosa più importante, al momento non ricordava CHI FOSSE!

Si sollevò toccandosi la fronte con la mano e sentì che le doleva tutta la testa. Il solo fatto di essersi mossa le fece vorticare la stanza... stanza?

Ma lo era veramente? Il pavimento era nero come la pece, tutto attorno era buio o appena rischiarato da una luce vermiglia, pulsante e malata. Tutto intorno c'erano delle altissime colonne e lungo il percorso che conduceva al trono, colonnine decorative con appoggiate pesanti suppellettili a forma di demonietto plasmati in bronzo e marmo rosso costituivano una sorta di sentiero verso l'estremità della sala.

Passò in veloce rassegna il suo corpo, per controllare di non avere ferite: in un luogo sconosciuto, chi poteva dire cosa le sarebbe potuto accadere, così accertarsi di non essere ferita rappresentava la priorità.

Fortunatamente non aveva nemmeno un graffio. Si alzò in piedi per cercare di capire dove fosse e di nuovo la testa le fece vedere le stelle. Voltò le spalle al trono per trovare una via di fuga... voleva andarsene subito da lì, anche se la testa le pulsava dolorosamente.

Riuscì nonostante tutto a mettere a fuoco: la stanza era veramente gigantesca e davvero inquietante. In fondo ad essa c'era un enorme trono in legno drappeggiato di velluto scarlatto, le pareti attorno erano nere ma... sì... avrebbe detto pulsanti... e sembravano ammantate di quella strana luce vermiglia che aveva intravisto appena sveglia, una luce che sembrava scandire gli attimi in quel luogo spaventoso.

Fece allora caso, fatto di cui prima non si era curata, all'abito che indossava: scarlatto come il colore che imperava lì dentro, le fasciava i bei fianchi con una lunga gonna dotata di spacchi vertiginosi sui lati, a scoprire le belle cosce tornite. Il corpetto dello stesso colore, era di cuoio e delle maniche di seta trasparente le lasciavano scoperte le spalle e le avvolgevano le braccia candide.

I suoi corti e lucidi capelli scuri erano intrecciati con fiori ed edera che aveva già i colori dell'autunno.

Si stava ancora guardando intorno, quando ebbe l'impressione di essere osservata; si voltò di scatto verso il trono, con la sicurezza che avrebbe scorto qualcuno seduto su di esso.

Lo percepì, più che vederlo, ma era sicura, sicura che ci fosse qualcuno... avrebbe detto che davvero sedeva sul trono, con una gamba incrociata sull'altra e il volto appoggiato pigramente a una mano. Eppure non lo vedeva, dannazione! Era come quando certe volte notava le cose con la coda dell'occhio e una volta entrate nell'intero spazio visivo, esse sparivano. Era come cercare di leggere in sogno...

“Benvenuta!” disse una voce... una? no... era una voce che parlava con il suono di mille e lei non era assolutamente in grado di riconoscerla.

“Sei incredibilmente bella, Akane!” continuò quella cacofonia.

Akane? Akane! Sì, lei era Akane Tendo! Fu come se le si squarciasse un velo dentro la mente e ricordò tutto... la Cina, le fonti, il monte Hoo, Ranma!

Dove diavolo era Ranma? E cos'era quel posto orribile?

“Immagino che tu sia curiosa di sapere dove ti trovi?” fece eco ai suoi pensieri la voce.

“Immagini bene!” esclamò Akane stringendo i pugni con atteggiamento bellicoso e rivolgendo lo sguardo verso il trono... Era sicura che la voce (le voci?) venisse da lì.

“Ah ah ah ah! Sempre focosa eh? Sono lieto, mia bella e battagliera fanciulla di darti il mio più caloroso benvenuto all'Inferno!” la voce sembrava davvero divertita.

Akane invece era impallidita nel sentire nominare la parola Inferno... “Cosa?” riuscì a mormorare con un sussurro.

“Sì, Akane! Questo è il luogo degli infiniti tormenti... e io sono Lucifero!”

 

----------- ------------------ -------------------

 

“Good morning, dudes!” Dean era in piedi davanti a Ranma che, sfinito da tutto ciò che era successo, si era abbandonato a un sonno senza sogni.

Ryoga era ancora acciambellato nel suo sacco a pelo e Takey dormiva come se fosse morto.

Ranma fece scrocchiare tutte le sue giunture e si tirò in piedi con un movimento fluido e velocissimo.

Senza troppi complimenti e facendo semplicemente un cenno di saluto al cacciatore, Ranma scosse prima Ryoga e poi Takey per svegliarli.

I due, strappati al mondo dei sogni, si svegliarono con mala grazia.

“Ehi guys... a quanto pare stanno aprendo Hell's Door!” disse Dean.

Ranma era già pronto a entrare e a spaccare tutto, ma prima volle accomiatarsi da quello strano yankee che li aveva accompagnati fin lì.

“Grazie Dong per averci scortato fin qui, altrimenti chissà quanto ci avremmo impiegato” disse il codinato porgendogli la mano e guardando in maniera eloquente il signor Takey, che se la fischiettava ignorando l'occhiataccia.

“E' stato un pleasure conoscere dei guys so brave come voi! Sono convinto che riuscirete a save your girlfriend, Ranma!” rispose Dean, afferrando la mano del ragazzo, senza fare caso al fatto che aveva per l'ennesima volta storpiato il suo nome.

Anche gli altri compagni di viaggio strinsero la mano al cacciatore di demoni, augurandogli di riuscire a trovare l'uscita il più presto possibile.

La loro attenzione fu attirata da un rumore fragoroso, proprio alle loro spalle: l'enorme porta si stava aprendo.

Ryoga raccolse lo zaino e scambiandosi un cenno con Ranma scattarono verso l'entrata, ovviamente lasciando indietro il signor Takey.

Ranma diede un ultimo sguardo al giovane che gli aveva fatto ammettere ciò che da ormai troppo tempo stava nascondendo a se stesso e mormorò “Buona fortuna, Dean..”

Il giovane, benché già lontano, fu come se l'avesse sentito, perché sollevò un braccio per un ultimo saluto.

“Akane aspettami, ce ne andremo da qui e poi.. devo assolutamente dirti una cosa!” pensò il codinato.

 

----------------- ---------------- ------------------ ----------------

 

“Inferno... Lucifero?” Akane stava decisamente perdendo la pazienza. Quell'essere che non aveva nemmeno la decenza di mostrarsi, si stava facendo beffe di lei?

“Sì, mia cara.” risposero quelle mille voci.

“E come cavolo ci sarei finita qui, me lo spieghi?” Akane come al solito, non sapeva cosa fosse la paura, nemmeno di fronte a qualcuno che si spacciava per il signore dell'Inferno.

“Il coraggio è davvero una dote che non ti manca! E sei anche tanto intelligente da aver già capito che se sei qui è perché... SEI MORTA!” ad Akane sembrò che la voce si fosse impercettibilmente incrinata, ma fu solo un secondo.

“Morta eh?” la bella mora cercava di mantenere tutto il suo sangue freddo, ma svegliarsi e sentirsi dire di essere all'Inferno, al cospetto di Lucifero e MORTA, non era esattamente la sua idea di buongiorno.

“Già Akane! E indovina? La colpa è come al solito di quel fallito che ti ostini a chiamare fidanzato!” stavolta Akane non ebbe dubbi... nella voce del suo misterioso interlocutore c'era... rabbia.

“Come ti permetti? Ranma... lui...” Akane non poteva sopportare che quello sconosciuto si permettesse di giudicare ciò che c'era tra loro due. Sacrificarsi era stata una SUA scelta... lui le aveva salvato la vita così tante volte che ormai aveva perso il conto e lei non avrebbe mai permesso che gli succedesse qualcosa di male.

“Lui cosa Akane? È solo un ragazzino egoista e pieno di sé che non ha esitato un secondo a barattarti con la possibilità di spezzare la maledizione!”

“Ranma corre sempre in mio aiuto e non mi abbandonerebbe mai! Sono sicura che anche ora mi sta cercando e quando arriverà qui... non vorrei essere nei tuoi panni!” Akane e Ranma forse non erano una coppia convenzionale, ma la convinzione granitica di poter sempre contare l'uno sull'altro era forse il più bel pregio che caratterizzava il loro rapporto.

“Davvero? E sei convinta che non ti lascerebbe qui, se io fossi in grado di spezzare la maledizione di Jusenkyo, a patto che lui ti ceda a me?” il tono di insinuazione della creatura misteriosa fece salire la temperatura di Akane ben oltre il livello di guardia. PAZIENZA ESAURITA, LUCIFERO!

Akane prese uno di quegli aggeggi appoggiati sulle mezze colonne e lo tirò con tutta la sua forza verso il trono, dove pensava fosse posizionata la testa del sedicente Signore dei Demoni... e a giudicare dal rumore che fece l'oggetto e dalla conseguente imprecazione, doveva pure averlo centrato!

Ebbe persino la fugace visione per un istante, dopo l'impatto, che parte della testa di quell'essere semitrasparente, fosse diventata più reale...le sembrò di scorgere due corna rosse su una massa di capelli dello stesso colore e un enorme bernoccolo fiorirgli proprio tra le due appendici caprine.

“Comunque non importa ciò che credi... tu da qui non te ne andrai mai! Non lo permetterò, Akane!” disse il demone, tornando quasi totalmente invisibile e cercando di recuperare un minimo di autorità dopo la figuraccia epocale.

---------------- ------------------ -------------------

 

Ranma e compari stavano attraversando velocemente l'entrata quando vennero bloccati da quella che sembrava una vecchia conoscenza.

“E voi dove pensate di andare, signori? Non mi pare siate morti!” disse con la sua vocetta stridula Jack lo Oni, che svolazzava a mezz'aria.

“Oh no, ancora tu, piccolo combinaguai!” fece Ranma.

“E questo affare cos'è?” disse il signor Takey, che finalmente aveva l'aria di essersi svegliato. “Me lo aspettavo diverso il guardiano della porta dell'Inferno!”

“Basta pestarlo, no?” intervenne Ryoga, già pronto a massacrare l'esserino cornuto.

“Ehm calma gente... Intendevo dire che vi pregherei di munirvi di biglietto...” il piccolo demone iniziò a sudare freddo.

“E allora facci questo biglietto, senza perdere altro tempo, lavativo!” Ryoga era sempre più minaccioso.

“Beh ecco... al modico prezzo di un'anima a testa...” continuò Jack.

Si trovò circondato da tre paia d'occhi che lo squadravano come per dissezionarlo...

“Ma data la nostra amicizia di vecchia data, direi che potete passare...eh eh eh...”

“Ma quale amicizia di vecchia data, dannato idiota!” Ryoga gli strappò i biglietti, ribollendo di rabbia... quel piantagrane con le corna era stato una fonte inesauribile di disastri.

“I signori devono capire che il mio è un compito di responsabilità...” cercò di darsi un tono Jack.

“Ma se vendi i biglietti all'entrata e basta minacciarti un po' per convincerti a far passare la gente!” intervenne Ranma, poi rivolto ai compagni “Forza ragazzi, muoviamoci che abbiamo già perso abbastanza tempo!”

“Buona permanenza, signori!” urlò alle loro spalle il piccolo demone “e che Lucifero vi squarti!” mormorò a bassa voce. In quel momento fu raggiunto da una micidiale ombrellata che lo mise a tacere, mentre l'ombrello, grazie all'effetto boomerang tornava tra le mani di un soddisfatto ragazzo con la bandana.

 

--------------- ---------------------- ------------------------------- -----------------------

 

L'allegro trio ebbe la possibilità di guardarsi intorno: lo spazio aveva le fattezze di una gigantesca caverna, per la quale vagavano spiriti di ogni tipo.

Al centro della caverna si trovava un fiume molto ampio.

“E ora?” domandò Ranma con aria interrogativa “Quale direzione dobbiamo prendere?”

“Beh, ragazzo...dovete attraversare il fiume... ma non sai proprio un tubo?!” fece Takey.

La riva opposta appariva davvero troppo lontana per riuscire ad arrivarci con un salto.

“Dannazione! Ci toccherà farci un bagno!” esclamò Ryoga, per nulla entusiasta.

“Passi Ranma, che ho già intuito essere un ignorante impenitente, ma anche tu Maialoga?”

“Quante volte, te lo devo dire che mi chiamo Ryoga, maledetto imbecille? E poi che vuoi dire?”

Takey non disse una parola e si limitò a indicare: poco distante da loro sulla banchina, si trovava un approdo per barche.

“Ecco la soluzione a tutti i nostri problemi, giovinastri di poca fede!” esclamò il signor Takey.

Il gruppo si affrettò allora senz'altro indugio verso la direzione indicata dall'attore.

Intanto Ranma notò su un lato un' altra porta, chiusa da delle assi, dove troneggiava la scritta, enorme, ANTINFERNO. Sotto più in piccolo, ma distinguibile anche da quella distanza, si poteva leggere un cartello: CHIUSO PER RINNOVO LOCALI, CI SCUSIAMO PER IL DISAGIO!

Ma dove cavolo erano capitati, si chiese Ranma... non avrebbe mai immaginato che l'Inferno fosse un luogo così poco serio!

Scacciò tutti i pensieri e si concentrò sull'unico scopo che l'aveva portato in quel posto assurdo: ritrovare Akane. Era certo che lei fosse alla fine di quel viaggio e che lo stesse aspettando!

“Ranma?” Ryoga, sempre in fila tra il codinato e Takey per evitare di perdersi, lo scrutava, come a volergli leggere nel pensiero.

“Ryoga... voglio che tu mi faccia una promessa...” il tono di Ranma era così serio, che l'eterno disperso per un attimo non poté credere alle sue orecchie. Ricordava benissimo quello che Ranma aveva ammesso poche ore prima.

“Qualsiasi cosa accada... riporteremo indietro Akane, costi quel che costi! Promettilo!” Ranma si voltò per assicurarsi di avere tutta l'attenzione dell'eterno rivale e lo sguardo che gli rivolse non ammetteva risposte negative.

Ryoga si rendeva conto di cosa implicasse quella promessa...Akane prima di tutto...

“Per chi mi hai preso, idiota! Certo che sarà così!” rispose con aria di sfida.

“Bene!” disse solo Ranma. Il patto era stretto.

Intanto erano arrivati alla banchina e proprio in quel momento scorsero una barca che si avvicinava lenta e mesta, guidata da una figura inquietante vestita di nero.

Un cappuccio impediva di scorgerne le fattezze e si riuscivano a vedere solo le mani che tenevano un remo di legno scuro, con cui il misterioso individuo governava l'imbarcazione.

“Ehi tu, incappucciato!” gli si rivolse con fare arrogante il codinato “Ci serve un passaggio per l'altra sponda!”

L'incappucciato diede ad intendere che l'aveva udito. La barca toccò la riva e si fermò, in attesa.

“Io non capisco perché, benedetto ragazzo, devi essere sempre così cafone!” lo apostrofò il signor Takey, guardandolo con disapprovazione.

A Ryoga parve di intravedere uno scintillio sotto il cappuccio del barcaiolo. Chi si celava sotto quelle vesti lugubri e soprattutto... potevano fidarsi?

Il misterioso individuo fece un gesto con la mano per far capire loro che potevano accomodarsi.

Il trio salì così sulla barca insieme a un nugolo di anime che svolazzavano loro intorno.

L'incappucciato diede una lieve spinta con il remo alla banchina e presero il fiume per arrivare all'altra sponda.

Ranma si appoggiò alla balaustra in legno e dando un'occhiata, notò che il fiume sotto di loro ribolliva... e mandava un odore di...sakè!

“Maccheccavolo? Ehi, barcarolo, si può sapere che fiume è questo?” disse il codinato, voltandosi.

L'individuo si ostinava a fare scena muta, ignorandolo.

“Allora?” Ranma si stava visibilmente alterando e il suo tono poco gentile fece cessare il mormorio delle anime, che avevano preso a fissare ora lui, ora l'incappucciato.

“E poi non potresti far andare più veloce questa bagnarola? Si da il caso che andiamo di fretta!”

Niente. Nessuna reazione da parte del tizio.

Ranma, sempre più esasperato, superò il cerchio di anime e cercò di afferrare il misterioso barcarolo, ancora di spalle, per il lungo mantello nero e... e quello fermò la sua mano, deviandola con un colpo di remo.

“Interessante!” ghignò il giovane e con un salto mise tra loro qualche metro di distanza.

“Ma che diavolo ti viene in mente, giovane testa calda?” Takey era paralizzato dalla reazione del codinato: possibile che quel ragazzino dovesse sempre menare le mani? “Questo che hai appena provocato è Caronte, il traghettatore di anime!” continuò l'attore.

“E quindi?” lo guardò sprezzante Ranma, mettendosi in posizione. Combattere era un modo per non lasciarsi andare a pensieri cupi, oltre che la cosa che gli riusciva meglio.

Ryoga rimaneva fermo a osservare la scena, continuando a pensare allo strano luccichio che aveva visto per un secondo sotto il cappuccio e chiedendosi insistentemente cosa gli ricordasse...

 

 

--------------------- ------------------------- -------------------------

 

Note di Faith.

 

Ciao a tutti.

Nell'ultimo capitolo ho avuto una imperdonabile dimenticanza! Non ho tradotto la canzone che faceva da colonna sonora all'entrata in scena del mitico Dean Winchester!

Chi non segue Supernatural deve sapere che di solito Carry on my wayward son è una canzone dei Kansas e fa parte della colonna sonora dl telefilm (direi che tra i vari capolavori del rock che compongono la soundtrack della serie è quella che identifica i fratelli Winchester.).

 

La traduzione è questa:

Non ti fermare (vai avanti), figlio ribelle.

Ci sarà pace alla fine

Posa la tua testa stanca e falla riposare.

Non piangere più.

 

 

Scusate per la svista!

 

Spero di avervi incuriosito con questo nuovo capitolo... Chi sarà mai il misterioso incappucciato... ovviamente ho concluso qui il capitolo apposta per lasciarvi sulle spine!

A proposito piaciuta l'entrata in scena della piccola Tendo? Fatemi sapere ;).

A presto!

Ps come al solito mi scuso se mi è scappato qualche refuso.. mea culpa!

 

Faith.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** If I have heart... ***


Capitolo 6: If I have a heart...

 

 

 

This will never end

Cause I want more

More, give me more, give me more

If I have a heart I could love you

If I have a voice I would sing

After the night when I wake up

I'll see what tomorrow brings.

 

(Fever Ray- If I have a heart)

 

Questo non finirà mai

perché voglio di più.

Di più, dammi di più, dammi di più.

Se avessi un cuore potrei amarti.

Se avessi una voce canterei.

Sul finire della notte, quando mi sveglierò

vedrò ciò che porta il domani.

 

 

 

 

 

“E quindi hai intenzione di tenermi prigioniera in questa stanza?” chiese Akane acida. Anche se picchiarlo le aveva dato una certa soddisfazione, rimaneva comunque un problema non da poco: lei voleva assolutamente andarsene da lì per andare incontro a Ranma. Era certa che fosse alla sua disperata ricerca. Le sembrava di avere un ricordo sfumato del suo fidanzato che... piangeva sconsolato in una remota grotta cinese, ma non poteva dire di esserne certa.

“In linea di massima direi che il piano è quello!” rispose Lucifero con la voce ancora un po' incerta. Akane non poté trattenere un ghigno soddisfatto, immaginando che fosse ancora intento a massaggiarsi il bernoccolo.

“Mmm... E dimmi un po'” riprese la ragazza dando una rapidissima occhiata alla porta “hai intenzione di incatenarmi o cosa?” fece un piccolo passo indietro, equilibrando accuratamente il peso sulle gambe.

“E perché dovrei farlo?” fece Lucifero, con tono interrogativo.

Akane, con uno scatto fulmineo, si diresse verso l'immenso portone scarlatto e percepì che nessuno la stava rincorrendo. Arrivata a poca distanza dall'entrata, si alzò elegantemente in volo, con una gamba protesa per distruggere con un calcio ciò che la separava dalla libertà e soprattutto dal suo Ranma.

Aveva la sensazione di essersi persa un momento importantissimo con il suo fidanzato e voleva recuperare quanto prima. Alla faccia (invisibile) del Re dell'Inferno, lei toglieva le tende!

Sentì una risata e un semplice schiocco di dita e atterrò sul pavimento, lontanissima dalla porta, come se non si fosse mai mossa. Cosa diavolo...? Ah già, proprio il Diavolo in carne e ossa.

“ Sempre energica e audace...ma credi davvero che sia così semplice andartene da questo luogo, Akane?”

“ E tu credi di intimorirmi con i tuoi trucchetti da illusionista? Non mi importa chi tu sia, riuscirò ad andarmene da qui!”

“E per quale motivo? Non vorrai per caso tornare da quell'idiota col codino?” rise Lucifero

Akane notò però che quella risata era amara.

“Non mi sembra siano minimamente affari tuoi!” ruggì Akane. La voce del Re dell'Inferno si era spostata dal trono e lei non riusciva più bene a capire da dove provenisse. Dunque, il soprammobile della vendetta non avrebbe potuto nuovamente abbattersi sul suo cranio.

“Davvero? Ma non capisci che voglio solo proteggerti? Lui ti rende infelice!” la strana voce era ora chiaramente alterata “E io non posso più permetterlo... dovessi anche tenerti rinchiusa qui per l'eternità, lontana dalla luce e dalla vita, giuro che ti terrò separata da lui. Non lo rivedrai... MAI PIU'!” concluse urlando Lucifero.

Ad Akane, per la prima volta da quando si trovava in quella situazione, si gelò il sangue nelle vene.

 

------------------------------ ------------------------------

 

 

“Allora incappucciato? Vuoi menare le mani? Sappi che di fronte a te c'è Ranma Saotome, il più grande artista marziale del Giappone!”

Ryoga lo guardò storto... sempre il solito esibizionista arrogante.

Il signor Takey, molto elegantemente, si era mischiato alle anime che osservavano la scena, facendo finta di nulla e anzi, chiacchierando amabilmente con qualche fantasma, come se non avesse mai avuto nulla a che fare con i due ragazzi.

Provocare niente meno che Caronte! Quei due cretini erano una fonte costante di problemi. Che se la vedessero da soli stavolta (stavolta eh?)! Questi erano i pensieri dell'esimio attore, mentre si intratteneva con un prestante fantasma, parlando del tempo sempre più pazzo.

Ryoga gli lanciò un'occhiata di rimprovero, che venne prontamente ignorata.

“Attoruncolo da strapazzo! Più andiamo avanti, più mi convinco che sia una presenza inutile!” mormorò l'eterno disperso, scuotendo la testa.

“Guarda che ti ho sentito... Suinoga!” disse accigliato il signor Takey, rimanendo però prudentemente al riparo.

 

 

“Non sei uno a cui piace sprecare fiato! Complimenti per la lugubre sceneggiata, ma con me non attacca!” Ranma aggredì verbalmente il misterioso barcaiolo.

L'incappucciato, per tutta risposta, iniziò a far roteare il remo in maniera piuttosto eloquente.

E Ryoga vide di nuovo il luccichio sotto il cappuccio.

“Bene, amico, vedo che ci intendiamo alla perfezione... Se non ti decidi a farti avanti, allora lo faccio io!” Ranma, con un movimento fluido, scattò verso il misterioso nemico.

“Fammi dare un'occhiata al tuo bel faccino!” disse il codinato puntando al volto.

L'avversario deviò, apparentemente senza sforzo l'attacco di Ranma, utilizzando il sottile remo per bloccare il potente pugno del ragazzo.

Ryoga, osservava la scena, senza sapere se intervenire o meno: sapeva che uno scontro onorevole era da combattere uno contro uno e per Ranma, come per lui, l'onore in combattimento era sacro. Fece poi caso al fatto che la barca fosse immobile. A quanto pare quella bagnarola poteva muoversi solo se condotta dal suo barcaiolo.

Il ragazzo col codino atterrò alle spalle dell'incappucciato. Sentì la mano intorpidirsi

“Ma cosa...?” si disse, provando ad aprirla e chiuderla, con grande fatica.

Partì poi di nuovo all'attacco, ma stavolta l'individuo riuscì a deviare il colpo usando con maestria il mantello della sua veste.

“Sei davvero in gamba! Ma ho sempre i miei assi nella manica!” Ranma si diede una poderosa spinta con parapetto dell'imbarcazione e scatenò il suo micidiale Kachu Tenshin Amaguriken, con la mano ancora sana, mentre l'altra pendeva quasi inerte.

Il movimento del misterioso individuo fu davvero veloce, ma Ranma riuscì comunque a strappargli parte del mantello, ricevendo però in cambio una “remata” alla base della schiena. “Strano” pensò il codinato atterrando “questo colpo era poco potente... Eppure questo tizio ha un'abilità tale, che la schiena avrebbe potuto spezzarmela!”

 

 

------------------------- ------------------------ ----------------------

 

“E quindi il tuo stupido piano comprende il tenermi imprigionata qui dentro ad annoiarmi a morte per tutta l'eternità?” disse Akane, recuperando la propria audacia.

“Annoiarti? Non credo ti annoierai con me!” rispose saccente l'invisibile Signore dei Demoni.

“Cioè dovrei rimanere confinata qui, con il dubbio piacere della tua compagnia, ogni minuto del giorno e della notte? Risparmiami almeno questo, per favore!” la piccola Tendo si era seduta a gambe e braccia incrociate, tenendo gli occhi chiusi, sia per dimostrare tutto il suo disprezzo, sia per concentrarsi e tentare di capire dove si fosse nascosto quello pseudo- diavolo.

“La tua espressione arrabbiata è impagabile, Akane. Comunque per rispondere alla tua domanda, no, non sarò sempre qui con te. Non sto a spiegarti il motivo, ma ogni tanto mi assenterò, ma non preoccuparti, non sarà mai per troppo tempo!”

Forse abbastanza per uscire da qui, pensò la ragazza riaprendo gli occhi.

“Ah... e non credere in nessun modo che questo possa facilitare la tua fuga. Ogni volta che proverai ad avvicinarti alla porta succederà ciò che hai già potuto vedere! Inoltre...” schioccò di nuovo le dita, dedusse Akane da rumore, di cui continuava ad non capire la provenienza: i piccoli soprammobili sistemati sulle colonnine sembrarono destarsi da un lungo sonno. Quello ai piedi del trono, provò ad alzarsi in volo ma ricadde a terra stordito dall'impatto di poco prima con la testa del suo padrone.

“Miei fedeli servitori, questa è la vostra signora... Trattatela come una regina, o subirete le mie ire!”

“Ma signore...” quello un po' acciaccato protestò debolmente “lei è ragazza violenta... noi molto spavento!” biascicò nella sua incerta grammatica demoniaca.

“Fa' come ti dico! Temete più lei... o me?” s'inviperì Lucifero e l'esserino si zittì, anche perché non era molto sicuro della risposta da dare.

“Loro, mia cara Akane, saranno ai tuoi ordini e, contemporaneamente controlleranno ogni tua mossa! Poi, anche se non ne avresti bisogno, dato che sei morta...”

Stavolta ad Akane sembrò di sentire un pugno, che fece vibrare violentemente il pavimento, e si alzò di scatto.

Vide una lunga crepa, che le passò tra le gambe e proseguì nell'angolo della stanza.

Si udì una forte esplosione e alle spalle della ragazza comparvero una sorgente termale, un comodo letto con lenzuola scarlatte e una lussuosa specchiera che sembrava scolpita nel ghiaccio. Stavolta la ragazza non poté fare a meno di stupirsi. Lucifero sghignazzò soddisfatto, vedendo che finalmente, era riuscito ad avere dalla piccola Tendo, una reazione diversa dal disprezzo.

“Tutto per rendere la tua permanenza qui più piacevole. Ho il totale controllo di questo luogo e posso far apparire ciò che desideri: si manifesterà solido e reale sotto i tuo splendidi occhi, mia bellissima Akane, devi solo chiedere!” concluse il misterioso Lucifero.

“Tua? Nemmeno se mi giuri di mandarmi dritta in Paradiso, maledetto!” urlò la ragazza esasperata.

“Maledetto? Potrei quasi considerarlo uno dei miei soprannomi... sul fatto che non sarai mai mia... beh vedremo!”

Fu un solo istante e Akane ebbe una fugace visione dei suoi occhi, gli occhi di Lucifero, mentre un dolore lancinante sembrò spaccarle la testa, lasciandola quasi svenuta sul pavimento.

 

------------------------- ---------------------------

 

Ranma sentì una strana fitta al cuore in quel preciso istante: poi avvertì un'improvvisa vertigine e vide anche lui il baluginio sotto il cappuccio.

Percepì le gambe pesanti e senza forza, ma nonostante questo si lanciò all'attacco urlando “Ryoga!”

Il giovane con la bandana, che aveva intuito qualcosa, fece in modo di distrarre l'incappucciato, fingendo un attacco. Non volevano veramente combattere in due contro uno, ma il fatto che quell'essere celasse il suo volto era diventato snervante.

Volevano guardare negli occhi, quel misterioso nemico.

Ranma appoggiò le mani sul ponte della barca e si diede una spinta che lo portò sopra la testa dell'individuo misterioso, ma quello riuscì di nuovo a bloccare sia lui che Ryoga, con l'ausilio del mantello e del remo. L'eterno disperso aveva letteralmente le mani legate dalla stoffa dell'indumento.

Ranma allora si aggrappò al pezzo di legno e fece una giravolta di 180° e con una mano riuscì ad aggrapparsi al cappuccio di Caronte, anche se poi quest'ultimo roteando il remo se lo scrollò abilmente di dosso.

Il codinato fu comunque in grado di strappargli parte del cappuccio che si portò dietro, mentre cercava di evitare il colpo di remo.

Ciò che i due ragazzi videro li lasciò senza parole.

Ranma gettò il pezzo di stoffa scuro per terra.

“Sei l'ultima persona che immaginavo avrei incontrato qui!” disse con voce stupita, ma che non aveva perso nulla della sua arroganza.

Ryoga invece era talmente interdetto che non riusciva a spiaccicare parola.

 

Il dottore li guardò con fare bonario.

“Salve ragazzi, benvenuti sulla mia barca; in questo frangente io non sarò il dottor Tofu che conoscete, ma il vostro Caronte. Il fiume che scorre sotto di noi invece è... il Sakèronte! Come nella più classica tradizione, l'alcol è fonte di oblio!”

Ranma pensò che stavano davvero precipitando nell'assurdo più totale, ma vabbè ormai... accettava pure il fiume di sakè e i “Bevevo per dimenticare”... tanto... follia più follia meno.

“E tu sei qui perché...?” continuò il codinato.

“Anche io faccio parte dei ricordi che condividete tu e Akane …. e sono qui nel limbo

delle vecchie rimembranze ormai sbiadite della ragazza... ricordi che hanno iniziato a perdersi nel momento in cui TU sei apparso nella sua vita... dopotutto sono stato il primo amore della piccola Tendo!” disse il dottore, o meglio quella proiezione del dottore.

Ranma strinse forte i pugni e l'eterno disperso lo guardò con occhi interrogativi. Questa storia gli giungeva nuova.

“Poi ti spiego, Ryoga!” lo apostrofò Ranma “Quindi, cosa dovremmo fare per passare?”

“Beh... fare quello che hai fatto quando hai conosciuto Akane... soppiantare il mio ricordo... in altre parole... SCONFIGGERMI!” rispose il buon dottore sempre sorridendo.

Ranma non ricordava di aver mai visto altra espressione sul volto di Ono Tofu. Sempre allegro e gioviale... Combattere contro di lui? Non ne aveva la minima intenzione. Quella battaglia l'aveva già vinta nel momento in cui la SUA Akane si era tagliata i capelli, relegando il dottore nel suo passato.

Decise dunque di giocare d'astuzia, per una volta, invece di menare le mani.

Lo fece sia per accelerare i tempi, sia perché aveva avvertito una piccola fitta di gelosia per il giovane dottorino, che per lungo tempo aveva occupato i pensieri della sua fidanzata. Già...Akane era sua, sua e di nessun altro. In barba anche alla morte, al destino, al diavolo. Quindi da questo memento in poi, avesse anche dovuto giocare sporco per riportarla indietro, per i Kami, lo avrebbe fatto.

“Dottore, ma la ragazza sull'altra sponda non è Kasumi?” disse Ranma facendo il gesto di mettersi una mano sopra gli occhi per vedere meglio.

In effetti c'era una ragazza che passeggiava sull'altra sponda, ma ovviamente non era la dolce figlia maggiore di Soun.

Il dottore ebbe un sussulto e subito i suoi occhiali si appannarono, quindi non riuscì a distinguere la figura, così lontana.

“Che succede, dottore? Mi sembri un po' nervoso?” rincarò la dose Ranma.

“Io? Cosa ti salta in mente, mio caro ragazzo... eh eh eh!” ormai il dottor Tofu era partito, come si poteva chiaramente notare dal fatto che stava parlando con il remo e saltellando per tutta la barca cercando di scorgere le amate sembianze della maggiore delle Tendo.

Poi senza nessuna ragione apparente, dopo aver appassionatamente discusso con il suo remo, lo piantò sul ponte dell'imbarcazione creando un enorme buco, dal quale iniziò a sgorgare... sakè caldo!

“Oh oh oh! Sono calmissimo mio caro Ranma” continuò il dottore, sempre rivolto al remo.

La barca intanto stava lentamente inabissandosi e le anime si stavano disperdendo.

Ranma cercò di balzare via, ma le sue gambe cedettero improvvisamente e si ritrovò così a mollo nel sakè: senza l'ausilio delle gambe anche il codinato, che aveva pure una mano intorpidita dai colpi di remo, iniziò ad andare a fondo.

 

 

Mentre perdeva i sensi ebbe una visione: “A mali estremi, estremi rimedi” stava dicendo una bella ragazza dai capelli lunghi e neri, per poi caricarselo sulle spalle dopo averlo trasformato in ragazza, in seguito alle sue rimostranze di quanto fosse poco virile farsi trasportare da una donna... e adagiato su quella schiena calda sentì imbarazzato, il profumo delicato di quella chioma lucente.

 

“Mi hai sentito?... non bere!!” una voce e una boccata d'aria nei polmoni dissolsero la visione. Qualcuno lo aveva afferrato e riportato in superficie.

Sentì un calore a contatto con il suo petto e di getto urlò “Akane!”

“Vuoi per caso assordarmi, brutto idiota? E tu che credi di fare, vecchio bacucco?”

“Ry... Ryoga!” disse Ranma... allora era stato il suo amico a salvarlo. Evidentemente era riuscito a liberarsi del mantello.

Vide che stava nuotando rapidamente verso la riva, con lui sulle spalle e il signor Takey saldamente aggrappato ad un braccio, cercando di non ingoiare quel liquido dal potere di far dimenticare.

“Vuoi per caso che la vostra guida scompaia nel Sakèronte, malnato giovinastro con la faccia da prosciutto?” boccheggiò l'attore stringendo la presa.

“Se potessi ti affogherei con le mie mani! Come al solito non hai alzato un dito per aiutarci, brutto parassita!” disse ancora un furioso Ryoga.

Ranma scorse il dottor Tofu che, nuotando a rana, si stava riavvicinando alla riva opposta, dove stava riapparendo lentamente la barca, con una specie di rudimentale riparazione.

A quanto pareva si considerava sconfitto e li lasciava passare. E forse erano stati proprio i suoi pensieri, così determinati a farlo desistere. Non lo sapeva, ma gli piaceva crederlo. Forse doveva solo dimostrare di meritare un minimo una persona come Akane.

In qualche modo riuscirono a raggiungere la sponda che rappresentava la continuazione del loro viaggio.

Erano tutti e tre abbastanza stravolti dai fumi dell'alcool: il signor Takey cantava a squarciagola , mischiandole senza nessuna logica, le canzoni degli Abba e Ryoga rideva senza ritegno.

Ranma prima di stramazzare mezzo ubriaco, bisbigliò tossendo “Grazie... Ryoga!” e perse i sensi, aggrappandosi all'immagine sorridente di Akane, per non rischiare di dimenticare la cosa più bella che la vita gli aveva dato, anche se in realtà riteneva impossibile che esistesse una qualsiasi dannata pozione di quello o dell'altro mondo capace di togliergli quella ragazza dalla testa e dal cuore.

 

 

 

 

Note di Faith.

 

 

Ciao egregi et adorati lettori! È un piacere ritrovarvi qui nelle lande dell'eterno tormento! Volevo darvi una piccola comunicazione di servizio: visto che il 20 marzo devo consegnare la tesi stampata, rilegata e codice miniata in segreteria, forse avrò un po' di carenza di tempo... ma giuro che metterò tutto il mio impegno per non lasciarvi senza la vostra dose di dannate avventure! Anche perché ho decisamente paura della reazione di Spirit99... brrr...

La colonna sonora del capitolo è una canzone che io adoro... vi anticipo che è un po' particolare e forse non vi sembrerà azzeccata per il ritmo, ma era pertinente al concetto che volevo esprimere, motivo per cui ve la cuccate! È anche la overture di un telefilm bellissimo (Vikings: fanciulle guardatelo... c'è un gran bonone!). Ok, fine dell'angolo promozionale.

Ho già in mente altre folli idee per torturarvi con appropriate pene di contrappasso! AH AH AH AH AH! Bene, sto impazzendo... colpa della tesi imminente, vogliate perdonarmi.

Spero vi sia piaciuta l'identità del misterioso barcaiolo... dite, dite che non ve lo aspettavate!

Come al solito vi prego di segnalarmi tutto ciò che vi passa per la mente, perché a me serve tutto (critiche, complimenti, canzoni in rima, pentametri giambici& sfanculate!) per migliorare e cercare di scrivere sempre robba bona!

Grazie a tutti! Vi adoro.

Faith

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Complicated ***


Capitolo 7 Complicated.

 

Chill out whatcha yellin for?

Lay back it's all been done before

And if you could only let it be

you will see

I like you the way you are...

 

you will see

Somebody else 'round everyone else

you're watching your back, like you can't relax

you tring to be cool, you look like fool to me

Tell me

 

Why'd you have to go and make thing so complicated?

 

Rilassati, perché stai strillando?

Lascia perdere, era già tutto deciso

e se puoi solo lasciare che sia

vedrai che

mi piaci così come sei.

Sei diventato un altro in mezzo agli altri

ti guardi le spalle, non riesci a rilassarti,

tenti di fare fare il figo, ma a me sembri uno stupido

Dimmi

Perché devi rendere le cose così complicate?

 

 

(Complicated- Avril Lavigne)

 

 

Akane si risvegliò lentamente sentendo una piacevole sensazione sulla pelle.

Curioso il pensiero di percepire qualcosa, considerando il fatto che era morta.

La cosa più incredibile era che, nella sua mente ancora ovattata, iniziava ad abituarsi a quella idea pazzesca... sì insomma l'Inferno, Lucifero.

In fondo di cose strane, da quando era la “fidanzata per forza” di Ranma Saotome gliene erano capitate a bizzeffe. Perché stupirsi di una bazzecola come essere nelle grinfie del Signore del Male, dopo tutto...

Chissà dov'era il suo stupido preferito, ora...

Lentamente cercò di alzarsi e solo allora si accorse di essere stata adagiata nel lussuoso letto, “gentilmente” regalatole dall'evanescente Lucifero.

La piacevole sensazione provata al risveglio era quella data dalle morbidissime lenzuola di seta scarlatta, che la avvolgevano come una seconda pelle.

Ricordando quello che le aveva fatto intuire il Principe delle Tenebre sul fatto che l'avrebbe fatta sua, controllò atterrita, prima di essere ancora vestita, poi di non avere presenze sgradite nel letto assieme a lei.

Fortunatamente sembrava sola, esclusi i demonietti che la fissavano spaventati, forse pensando che li avrebbe nuovamente usati come arma impropria.

Del suo “ospite” nemmeno l'ombra... anche se non lo vedeva, SAPEVA che non era presente.

Uno dei demonietti, probabilmente più audace degli altri, la stava fissando volando a mezz'aria, con le sue alucce viola e coriacee che sbattevano per tenerlo sospeso.

“Padrone....detto noi di servire Lady Akane!” riuscì finalmente a dire la spaventata creatura svolazzante.

Akane, tranquillizzata dall'assenza del suo carceriere, riuscì a distendere i muscoli del volto, assumendo un'espressione meno aggressiva... in fondo quei poveri esserini non le avevano fatto nulla e lei aveva usato uno di loro come oggetto contundente.

Non era granché, se voleva iniziare un rapporto amichevole... Chissà, magari potevano aiutarla a capire meglio quel luogo e a fuggire.

“Ehm... ecco io credo che siamo partiti con il piede sbagliato, piccoli soprammobili parlanti!”

“Noi essere orgogliosi Imps, no soprammobili, ragazza violenta!” la corresse quello che riconobbe come il “corpo del reato”: aveva una piccola crepa che gli si apriva tra i cornini e la guardava con risentimento.

Akane allora si tolse di dosso le lenzuola e si mosse verso l'esserino che, memore del fatto che il suo signore esigeva assoluta obbedienza a quella ragazza forzuta e manesca si avvicinò con circospezione, coprendosi la testina cornuta.

La ragazza stracciò una piccola porzione del morbido tessuto delle lenzuola e fasciò il capo del diavoletto.

“Ti prego di perdonarmi, piccolo... non avevo idea che foste... vivi! Non era mia intenzione farti del male... Volevo solo andarmene da qui...” concluse Akane, dopo aver terminato la fasciatura. Il piccolo Imp adesso indossava una bandana scarlatta di seta e gli altri lo guardavano con ammirazione.

La piccola Tendo aspettò che l'esserino, volato fino alla specchiera per rimirarsi, si voltasse di nuovo verso di lei e poi alzò un dito perché lui lo stringesse... una versione in miniatura di un gesto di pace.

Il piccoletto, ancora estasiato dalla bandana all'ultimo grido, che sembrava piacergli molto, prese il dito della giovane con le sue manine artigliate, poi mimò quello che sembrava un sorriso, scoprendo i suoi dentini aguzzi.

Akane ricambiò e allora gli altri Imps, nascosti ai bordi del letto, misero da parte la timidezza e la paura e saltarono sulle lenzuola, per fare anche loro amicizia con quella bella e fortissima ragazza che sembrava aver fatto perdere la testa (e guadagnare un bernoccolo) al loro signore e padrone.

 

 

--------------------------- -----------------------------

 

“Oh Kami, la mia povera testa!” disse Ranma rotolando su un fianco.

Ci mise un po' a mettere a fuoco e poi riuscì a distinguere gli altri due compagni di viaggio che a quanto pareva non stavano meglio di lui.

Ryoga rideva con un tipico ghigno alcolico mormorando nel sonno “Sai che sei proprio carina? Non avevo mai fatto caso a quanto ti donasse quell'enorme spatola sulla schiena...” Ranma si stupì non poco poi iniziò a sghignazzare... chissà CHI stava sognando l'eterno disperso.

Il signor Takey era invece in un angolo a vomitare.

Avevano tutti e tre l'aria di chi era reduce da un pesantissimo dopo sbronza.

Eppure avevano solo respirato i fumi di quel fiume di sakè. Quel depravato del vecchio Happosai ne avrebbe bevuto a secchiate, Ranma ne era certo.

Il codinato si portò a sedere con non poca fatica. Gli girava tutto e stava di nuovo per stramazzare a terra, ma con uno sforzo di volontà riuscì a stare seduto. Per lo meno quella robaccia era calda e lui e Ryoga avevano ancora le loro sembianze.

Mentre pensava, Ranma vide Ryoga che stava abbracciando, o meglio stritolando nella sua presa d'acciaio, il povero e paonazzo signor Takey “Oh mia dolce U...”

Il codinato aveva visto abbastanza e, nonostante fosse molto divertente, non aveva tempo da perdere. Avrebbero pensato poi alle passioni alcoliche di quel porcello di Ryoga. Comunque in vino... anzi in sakè veritas!

Si alzò e andò verso di lui, sempre intento a flirtare con il signor Takey, che non dava più segni di vita, poi gli mollò un pugno abbastanza deciso da scuoterlo e fargli abbandonare piuttosto bruscamente il mondo dei sogni, sogni che forse l'eterno disperso non sapeva nemmeno di fare...

“Dai Ryoga, sveglia! Passata la sbronza?” chiese Ranma.

“Io... io... che cosa...?” disse Ryoga in risposta alla domanda.

Il giovane con la bandana guardò poi tra le sue braccia.

“Ma che stavi facendo vecchiaccio?!” urlò un imbarazzatissimo Hibiki.

Il signor Takey tossì per riprendere fiato “ Cof cof...Ma cosa... stavi facendo TU piuttosto, brutto porcello! Maiale in tutti i sensi! Oddio, so di essere terribilmente sexy... ma ero convinto ti piacesse quella ragazzina che siete venuti a riprendervi!”

Anche io, pensò Ranma, interrogandosi su ciò che aveva sentito mormorare all'amico mentre era ancora beatamente ubriaco.

“Io vivo per la mia dolce Akane! Altro che sexy, brutto idiota!” gli sbraitò in faccia Ryoga, facendogli scivolare di lato la coroncina di alloro.

“Buongiorno, raggi di sole!” commentò Ranma serafico. “se avete finito con i vostri battibecchi da piccioncini, possiamo andare?”

I due compari continuarono a guardarsi in cagnesco, poi entrambi si voltarono reciprocamente le spalle e fecero per alzarsi, barcollando però vistosamente.

“Bene signorini, grazie alla mia sapiente guida finalmente siete arrivati al primo, vero girone dell'Inferno!” disse con gravità il signor Takey, riuscendo finalmente a stare in piedi in maniera soddisfacente.

I due ragazzi lo guardarono di traverso, Ryoga già pronto con il pugno alzato a massacrarlo di botte. Ranma lo trattenne per una spalla.

“Sapiente guida eh?” ironizzò il codinato.

L'attore tossicchiò facendo orecchie da mercante poi riprese “Seguitemi per le lande dei mille tormenti e...”

“Piano, sto davanti io che, da ciò che ho visto me ne intendo più o meno quanto te di questo posto... inoltre sarò sicuramente più utile, nel caso dovesse attaccarci qualcosa! Tu chiudi la fila e impedisci a Ryoga di perdersi... bah... guida!” concluse il codinato, impaziente di rimettersi in viaggio.

Il signor Takey e Ryoga si lanciarono un nuovo sguardo di disapprovazione e si misero a seguire Ranma, che intanto si era incamminato per raggiungere un enorme arco di pietra con appesa una targa. Il signor Takey nel mentre borbottava “Ma guarda se io, il grande George Takey, dovevo finire a far da balia a un ragazzino senza il senso dell'orientamento...”... ovviamente fece attenzione a dirlo molto piano, in modo che il sussurro non arrivasse alle orecchie di Ryoga... era così permaloso, quel ragazzo!

 

 

Ranma si incamminò per leggere la targa affissa sull'arco

“Passioni brucianti..?” lesse ad alta voce il ragazzo.

Il terzetto superò l'entrata e si trovò in un ambiente dove il rosso regnava sovrano:

ovunque delle buche circolari eruttavano fiamme.

“Esatto! Qui si trovano coloro che in vita sono stati folgorati dalla passione, coloro che hanno amato fino a consumarsi!” stava declamando con enfasi il signor Takey, una mano al petto e l'altra lontana dal corpo con il palmo rivolto verso l'alto, in un gesto plateale

Sembra quel matto di Kuno, pensò Ranma.

“Complimenti, bel discorso” commentò una voce leggermente ironica, battendo le mani.

Un giovane con abiti decisamente fuori moda li stava guardando incuriosito.

“Con chi stai favellando, mio amore?” si unì una nuova voce flautata.

Una giovane dama con sfarzosi abiti medievali stava sbucando da uno dei crateri, alzandosi lievemente la gonna dell'ampia veste.

“Francesca, mia adorata!” disse il giovane.

La ragazza, distratta dalle parole del giovane, inciampò nella sua stessa gonna e ruzzolò fino ai piedi dei visitatori.

Il giovane non poté trattenersi e scoppiò a ridere.

“Si può sapere, mio amore, cosa ti scatena tale ilarità?” chiese la giovane con un certo cipiglio.

“Oh... mia luce... non manco mai di rimembrare come anco in vita tu fossi goffa et sgraziata!” il giovane ora rideva fino alle lacrime.

La ragazza fu circondata da fiamme scarlatte.

“A quanto pare questi due sono... Paolo e Francesca! Beh... io me li ricordavo leggermente diversi!” disse Takey perplesso, grattandosi la testa.

“Chi? Pollo e Ventresca? E chi cavolo sarebbero?” chiese Ranma.

“Ma NO IDIOTA!” gli disse Ryoga “Sono i due amanti cantati da Dante. Lei si innamorò del fratello del marito, che scoprì la tresca e li uccise entrambi!”

“Io ancor mi interrogo del motivo per cui mi sono innamorata di codesto buffone!”

“E io che dovrei dire? Sei testarda al par di un mulo.... testardaggine, cari visitatori, che come potete veder, ancor non l'abbandona!” aggiunse il giovane con un ghigno.

La ragazza a queste parole aveva letteralmente preso fuoco.

“Allora, amor che PER NULLA ho amato... che dire di te? Sempre circondato da ancelle compiacenti?!”

Francesca aveva un aspetto decisamente minaccioso, assai lontano dall'immagine della giovane e sfortunata protagonista della leggenda. Ranma avrebbe detto che si stava preparando a suonarle al suo “innamorato”.

Paradossalmente questo pensiero lo fece sorridere.

“Ma che stanno facendo? Io credevo fosse una storia romantica e tragica! Proprio come la mia con Akane!” disse Ryoga. Il codinato mollò un cazzotto sulla testa con bandana dell'eterno disperso “Ma tu sogni! Stai parlando della mia ragazza, brutto porcello!”

Ryoga si passò una mano sul bernoccolo e pensò che le cose, dall'ammissione di Ranma stavano davvero cambiando.

L'altra allegra coppia di innamorati medievali, intanto sembrava essersi completamente dimenticata del terzetto.

“Vediamo se hai l'ardire di ripeter ciò ha partorito la tua lingua velenosa! Ti colpirò SI' FORTE che ti farò passar la voglia!” stava urlando la “dolce” nobildonna.

Ranma non poteva credere ai propri occhi: la fragile e giovane damigella sollevava enormi massi e li lanciava a un terrorizzato nobiluomo che, con tutta la forza consentita dalle sue gambe cercava di scampare alla furia della sua violenta metà.

E mentre era impegnata nel tentativo di uccidere nuovamente il suo già trapassato amante, Francesca lasciava alle sue spalle una scia di fiamme, che cresceva di intensità ad ogni stoccata velenosa che le lanciava il compagno.

“Sei sì goffa che non riesci neanco a colpirmi!Ah ah ah! Altro che leggiadra pulzella!” continuava Paolo, sempre tenendo una distanza di sicurezza tra lui e la giovane.

Il terzetto di visitatori, intanto si trovava completamente circondato dalle fiamme e la situazione, loro malgrado stava prendendo una piega decisamente rovente.

“Arresta la tua fuga, malnato calunniatore!” urlava l'infuriata Francesca “Lascia che ti dimostri quanto brucia il mio amore!”

“Fantastico!” esclamò Ranma, evitando una lingua di fuoco, “Anche in una lite tra due pazzoidi dovevamo incappare! E ora come ne usciamo?”

“Bah! È sufficiente saltare oltre no?” e detto questo Ryoga spiccò un salto e... venne travolto da una colonna di fuoco che lo rispedì al punto di partenza, mezzo bruciacchiato.

“Ahem... da sopra non si passa...” bofonchiò il ragazzo con la bandana.

“Accidenti! Come la fermiamo quella pazza?!” si interrogò Ranma

“Ehi, signor Takey? Ha qualche idea per non finire abbrustoliti?”

“Mmmm... beh come ti ho ripetuto fini alla nausea questo è il VOSTRO Inferno, quindi la risposta è dentro di te... Ohhh ma che vedo! Quelli sono Brooke e Ridge di Beautiful... devo assolutamente avere l'autografo! Con permesso...” e detto questo l'attore si teletrasportò fuori dal cerchio ci fiamme e si materializzò lanciando urletti entusiasti vicino ai due celebri personaggi, famosi per i loro interminabili tira e molla.

Anche in quel momento stavano litigando su chi fosse figlio di chi.

Nulla da dire...erano nel posto giusto.

Ranma si mise una mano sulla fronte sudata, completamente senza parole per l'ennesima cretinata della loro guida.

Si voltò poi verso le due figure urlanti che ancora se ne stavano dicendo di tutti i colori... sempre con stile eh, dopo tutto erano nobili!

Con un urlo allucinante, Francesca era finalmente riuscita a centrare il suo adorato Paolo, che ora languiva semisepolto sotto un gigantesco masso.

“Allora, mio amore, luce delle mie iridi? Stavi dicendo?” la ragazza si parava con le braccia incrociate, sbattendo nervosamente un piede, di fronte all'incauto ragazzo con la lingua lunga. “No..non... sei per niente...leggiadra...”

Il volto della ragazza presagiva nuove e dolorose ritorsioni.

Fu allora che Ranma iniziò a ridere... una risata di cuore, di quelle che scaturiscono da un pensiero o meglio un ricordo DAVVERO divertente.

Francesca e ciò che rimaneva di Paolo si misero a fissarlo stupiti: il codinato era praticamente piegato in due e si teneva la pancia. Aveva addirittura le lacrime agli occhi.

“Ah ah ah ah! Ma guardatevi! E dire che il vostro amore passa per leggendario! Ah ah ah! Siete come cane e gatto! Proprio identici a me e...”

Di colpo Ranma cessò di ridere. Quei due erano uguali a lui e alla sua Akane.

Quanti tipi di amore esistevano al mondo?

Il loro era sicuramente fuori da ogni schema e da ogni logica... ma davvero l'amore può definirsi logico?

Il loro amore poteva essere Inferno o Paradiso a seconda dell'ora del giorno, a seconda di ciò che si erano detti, di ciò che era stato frainteso e di chi si era intromesso.

Però era parte di loro... anche se era sotto gli occhi di tutti e tutti si permettevano di giudicare e ficcare il naso... era qualcosa che apparteneva solo a lui ed Akane.

Fece fatica ad evocare un'immagine sola riguardo a quell'aspetto della loro relazione;

fu letteralmente travolto da una marea di scene che gli ricordavano i loro violenti battibecchi che di solito si concludevano con la sua testa sepolta sotto qualcosa di assai pesante o con la faccia completamente pesta.

“Messere?” Francesca aveva assunto un'espressione più dolce e le fiamme si stavano lentamente diradando.

La ragazza fece rotolare via il pesantissimo masso dal corpo del compagno, poi si rivolse nuovamente a Ranma, arrossendo leggermente per aver dato spettacolo.

“Felice di avervi strappato un sorriso, messere...”

La ragazza si avvicinò ulteriormente e gli sfiorò una mano... e Paolo che si stava massaggiando la testa dolorante, grugnì quando vide la sua amata dare confidenze a un altro.

“Sento che siete qui per trovare qualcuno che fa parte di voi... una ragazza che vi è entrata talmente nel profondo da non poter più essere dimenticata.... E sento che voi due in qualche modo... ci assomigliate...” la giovane arrossì di nuovo, ritraendo la mano per evitare di impicciarsi oltre nei pensieri del bel ragazzo moro, che la fissava a sua volta imbarazzato.

“Ecco io...”

“Vi chiamate Ranma, vero? Un nome invero inconsueto... Ranma ogni volta che la vostra mente sarà visitata dalle di lei rimembranze... vi avvicinate un po' di più alla fine del vostro viaggio. E se mai vi verranno dei dubbi, messere ... tenete presente... che non esiste un unico e universale modo di amare. Il vostro vi appartiene e fa parte di voi. E questo pensiero vi aiuterà a riaverla tra le vostre braccia. L'amore talvolta è complicato, ma non per questo bisogna rinunciarvi!”

Il codinato fu stupito di notare di come la ragazza avesse dato voce ai suoi pensieri... annuì senza dire nulla. Certe cose per lui erano ancora troppo difficili da dire in maniera esplicita. Ma forse, con e per Akane, avrebbe imparato a farlo, con il tempo.

Paolo si era intanto riaffiancato alla compagna e le aveva silenziosamente afferrato la mano. La ragazza si era voltata a guardarlo e gli aveva sorriso.

Poi il giovane si era rivolto a Ranma “Vi conviene sbrigarvi ora... Tra un po' Giulietta e Romeo inizieranno le loro solite beghe! Vi garantisco, signori che è meglio non farsi coinvolgere!”

Ranma strinse la mano ai due giovani, poi fece per recuperare Ryoga, ancora mezzo svenuto. “Grazie Pollo, grazie Ventresca...”

“Ehm... veramente messere saremmo Paolo e Fra... oh non importa!” protestò debolmente il giovane nobiluomo.

Ranma fece per allontanarsi dalla coppia, sempre con Ryoga sulle spalle.

“Aspettate!” li fermò Francesca e dopo averli raggiunti sfiorò la testa dell'eterno disperso: una luce calda e rassicurante lo avvolse, curando le ferite del giovane. Ranma se lo issò più saldamente sulla schiena.

“Sono davvero spiacente di avervi coinvolto nella nostra lite!”

“E vi è andata bene, messeri!” disse Paolo a bassa voce, ma non troppo... Francesca gli stritolò la mano.

 

“E tu allora, brutto stupido? Non sei capace di riconoscere un veleno da un sonnifero!!”

“Pensa a quegli impiccioni dei tuoi parenti, piuttosto!”

In lontananza iniziarono ad udirsi delle esplosioni.

“Ops... a quanto pare oggi hanno iniziato prima! È stato un piacere, messeri. Ehm ricordatevi di recuperare il vostro compagno....” disse Paolo salutandoli e abbracciando la sua Francesca.

Cavolo... bisognava portarsi dietro anche quella piaga di Takey, pensò Ranma.

L'allegro signor Takey stava conversando amabilmente con i due personaggi della soap opera più longeva della TV e sembrava pure godersela un mondo.

“Ma tu guarda quel babbeo!!” sibilò il codinato, sistemandosi meglio Ryoga sulle spalle.

 

 

------------------------------ ----------------------- ---------------------

 

“Ok allora tu con la bandana rossa sarai Su...” disse sorridendo Akane al diavoletto.

“Su? Lady Akane dare noi dei nomi?”al piccolo si illuminarono gli occhietti

“Di solito padrone chiama noi inutili pezzi di granito o soprammobili di gusto pacchiano svolazzanti...”

“Beh d'ora in poi ognuno di voi avrà un nome! E il vostro padrone dovrà trattarvi meglio, se vuole che io e lui sviluppiamo un rapporto minimamente civile!” rispose la bella Tendo.

“Devo dedurre che stai rivedendo le tue posizioni, mia cara Akane!”

Le mille e una voce, come aveva iniziato a chiamarle la ragazza nella sua testa, la scossero profondamente. Era così assorta in chiacchiere con i suoi nuovi piccoli amici, che non si era accorta per nulla della presenza del padrone di casa.

Un lieve spostamento d'aria sembrava ad indicare che lui era alle sue spalle.

I piccoli Imps si prostrarono immediatamente per rendere omaggio al loro signore.

“Dicevo solo che se vuoi che non ti tiri altro in testa, dovrai trattare meglio questi diavoletti!” Akane e il suo sangue freddo sarebbero presto diventati leggenda anche all'Inferno.

“Se questo ti rende felice, mia bellissima regina, non vedo nessun problema a essere più gentile con questi soprammobili vo...”

“E intendevo dire che avresti iniziato subito!” incrociò le braccia Alane, sfoderando la sua espressione più imbronciata... espressione che annunciava guai.

Sentì una lieve carezza sul collo e un sussurro appena accennato al suo orecchio destro.

“Mi è così facile accontentarti... farei di tutto per strapparti un sorriso, credimi!”

Akane non sopportava tutta quella confidenza: come si permetteva di toccarla, quel cafone che nemmeno aveva il coraggio di mostrarsi.

“Ehi, giù le mani!”

Caricò un destro e cercò di colpire la presenza alle sue spalle, ma sferzò solo l'aria.

“Ti turba la mia vicinanza, Akane?” malignò Lucifero che si era spostato evitando tranquillamente il colpo. Passasse una volta, ma due...

“In realtà mi fa solo ribrezzo, se proprio lo vuoi sapere!” gli gridò la piccola Tendo.

Quel tizio era davvero irritante.

“E perché mai? Secondo me invece ti spaventa tanto una persona che ti apprezza per ciò che sei e non ha paura di dirtelo” continuò il Re dell'Inferno, che a giudicare dal suono della voce sembrava essersi diretto al suo trono “Quel pallone gonfiato del tuo fidanzato non ti ha mai fatto molti complimenti, se non sbaglio... anzi... ti fa piangere, arrabbiare e imbarazzare. Ti sembra amore questo?”

“TU che ne vuoi sapere? Non sei proprio famoso per le tue virtù!” lo provocò Akane

“E vorresti farmi credere di essere capace di amare qualcuno?! Poi chi dice che... l'amore debba per forza essere moine e melensaggini?” il suo viso avvampò per l'imbarazzo.

“In realtà tu non sai come ci si senta ad essere amata da un uomo, Akane. E intendo amata davvero. I tuoi spasimanti ti veneravano come qualcosa di irraggiungibile, una dea splendente e lontana. E per quanto riguarda Ranma non ha MAI detto di amarti, non si è MAI comportato da fidanzato. Non sei ancora riuscita a capire se prova qualcosa per te o sta solo tenendo fede a una promessa fatta ai vostri padri. Inoltre potrebbe essere sempre il senso dell'onore che lo conduce a salvarti ogni volta che sei in pericolo. Senza contare come si comporta di fronte a terzi.

Riflettendo su questo Akane, puoi davvero dire che ciò che esiste tra te e lui sia amore? Pensi davvero che Ranma Saotome sia innamorato di te?”

Akane trasalì e sentì la gola secca; certo che Lucifero ci sapeva fare con le parole: non per niente era il signore degli inganni, ma non gli avrebbe lasciato soddisfazione. Anche se quelle semplici constatazioni le erano arrivate addosso come schiaffi sul volto.

“E' complicato. Io... Noi... Se fosse così semplice parlare di me e Ranma...” non finì la frase, ma lo pensò soltanto.

“Forse non saresti nemmeno qui, vero Akane?” concluse per lei in maniera lapidaria Lucifero.

 

 

 

 

Note di Faith

Buonasera a tutti!

Lo so... sono in ritardo che definire mostruoso è fargli un complimento!

Sono davvero mortificata egregi! La tesi mi ha fatto svalvolare di brutto... ma sono lieta di comunicare alle signorie vostre che il calvario è alfin concluso!

È andato tutto benissimo e devo anzi, ringraziare molte di voi per l'appoggio e la sopportazione dei miei sbalzi d'umore!

Questo capitolo forse risulterà un po' diverso dal solito, forse leggermente più nostalgico e introspettivo... ho voluto sperimentare e mettermi alla prova in un ambito che di solito non è il mio...

Devo ringraziare in particolar modo la mia carissima Elle, che indomita, nonostante l'influenza, si offerta di farmi da Beta. Grazie piccina!

Ovviamente ringrazio ognuno di voi che vorrà farmi l'onore di commentare questo nuovo capitolo. Vale la solita legge: scrivete ciò che pensate senza paura e senza remore!

Spero approviate la scelta della canzone introduttiva... oh a me fa venire davvero troppo in mente io due testoni, come se fosse un ipotetico sfogo di Akane nei confronti di Ranma.

Fatemi sapere che ci tengo un sacco! A presto e... a voi la parola! ;)

 

Faith (quella che ora si spaccia per dottoressa!)

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Di pentole e coperchi! ***


Capitolo 9: Di pentole e coperchi!

 

 

I can't get to sleep

I think about the implications

Of diving into deep and possibly the complications

 

Especially at night

I worry over situations

I know I'll be alright

Perhaps it's just immagination

 

Day after day it appears

Night after night my heartbeat shows the fear

Ghosts appear and fade away

 

Alone between the sheets

Only brings exasperation

It's time to walk the streets

Smell the disperation

 

At least there's pretty lights

And though there's little variation

It nullifies the night from overkill.

 

 

Non riesco a dormire

penso alle implicazioni

dell'immergersi profondamente in possibili complicazioni

 

Soprattutto di notte

Sono preoccupata riguardo a queste situazioni

Ma so che andrà tutto bene

Perciò è solo immaginazione

 

(Ma) giorno dopo giorno ricompare

notte dopo notte il battito del mio cuore esprime la mia paura

Fantasmi appaiono e scompaiono.

 

Stare sola fra le lenzuola

Mi conduce all'esasperazione

E' tempo di percorrere certe strade

Senti la disperazione

 

Almeno ci sono belle luci

e sebbene questo porti piccole variazioni

impedisce alla notte di accanirsi.

 

(Overkill- Colin Hay- Scrubs Soundtrack)

 

 

 

 

 

L'aria era tiepida, piacevole.

Le scorreva addosso come una delicata carezza. Il cielo sopra di lei era limpido e azzurro.

Sollevò una mano per proteggersi dal sole e sorrise.

Aveva spalancato la finestra per godersi quella splendida domenica di primavera.

Però! Che incubo orrendo che aveva fatto! Morta, all'Inferno e alla mercé di un maniaco con manie di grandezza che si spacciava per Lucifero e che si era messo in testa di sedurla!

Che ci aveva messo Kasumi nel sukiyaky della sera prima? Funghi allucinogeni?

Se non altro si era svegliata a casa sua, nel suo letto. E quella sensazione di pesantezza alla testa era scomparsa.

La cosa che l'aveva terrorizzata di più, nel sogno, non era stata tanto la prigionia, ma i dubbi.

E la lontananza. Da LUI. La sua croce e delizia. Il suo baka preferito.

Quel giorno Akane, forse a causa dell'incubo, si sentiva stranamente ben disposta nei suoi confronti. Forse avrebbe potuto essere gentile con lui per almeno ventiquattro ore.

Sorrise di nuovo e si tolse il pigiama giallo.

Era così assorta che si dimenticò della finestra spalancata.

“Che visione celestiale! Ma questo è il Paradiso in terra, il Sacro Graal, il giardino delle Esperidi!”

Una crapa pelata ben conosciuta era appesa alla finestra e osservava estasiato la piccola Tendo che circondata da un'aura spaventosa non perse tempo.

“E questo è un calcio!” si limitò ad urlargli a tutto volume, spedendolo nella stratosfera. Il vecchio partì a razzo per i cieli di Nerima “Ne è valsa la penaaaaa!”

Solo in quel momento la ragazza si accorse di Ranma che osservava la scena dal giardino. Non aveva fatto nessun cenno di volere intervenire.

“Chissà quell'allupato che ci troverà in una simile vita larga?” disse con totale disinteresse, senza nemmeno guardarla in faccia.

Akane era abituata a quelle cattiverie. Facevano parte della loro routine.

Ciò che le parve strano fu il fatto che Ranma non avesse, come spesso accadeva, preso le sue difese, anche se non ce n'era bisogno, contro il vecchiaccio.

La ragazza pensò di reagire come al solito: prese la scrivania e bersagliò il suo adorabile fidanzato centrandolo in pieno e dicendo “Buongiorno anche a te, brutto stupido!”

Visto, si disse, tutto come al solito. Cercò di scacciare quella brutta sensazione di qualche istante prima, anche se le sue buone intenzioni di essere gentile con Ranma andarono a farsi friggere.

Finì di prepararsi dando qualche sbirciata al proprio corpo. Sì, forse i suoi fianchi erano un po' troppo... Uffa ma chi se ne importava di quello che pensava quell'idiota!

Sì... certo Akane...

Quell'incubo non aveva gettato luce solo sulle sue paure...

 

Di nuovo cercò di scacciare quella miriade di pensieri.

E pensare che la giornata era iniziata con un raggio di sole...

Scese in sala da pranzo e vide che tutta la famiglia al completo stava già consumando la colazione nella consueta confusione.

“Papà, molla quella ciotola di riso!”

“Po-po po-po!”

Scene di ordinaria follia.

Akane però notò che suo padre era stranamente pensieroso.

“Allora Ranma...” la voce di Soun era bassa e penetrante e riuscì ad attirare l'attenzione del ragazzo, che intanto aveva avuto la meglio sul suo padre-padrone.

“Dicevi che volevi partire per la Cina?”

Akane si bloccò sulla porta.

“Esatto. Non so di preciso quando tornerò... Partirò domani con Ryoga, Mousse e Shampoo.”

Il silenzio si fece pesante come un macigno.

Akane spalancò gli occhi, stupita, senza parole, addolorata.

Ranma, il suo Ranma, in Cina con quella gatta morta?

La sua parte razionale comprendeva benissimo che sopra ogni altra cosa lui desiderava tornare un ragazzo normale, ma l'altra parte di lei, quella che... sì insomma … quella che lo... saperlo con quella manipolatrice che non vedeva l'ora di infilargli un anello a dito...

Scosse bruscamente la testa.

“Immagino che tu sia mooolto felice del fatto che venga anche Shampoo” nonostante si stesse sforzando di mantenere il proprio tono neutrale, una vena enorme le pulsava sulla testa.

Ranma si voltò e ad Akane si bloccò il respiro.

Nei suoi occhi non lesse assolutamente nulla. Lo zero più totale. Nessuna traccia del calore che c'era (o pensava ci fosse) ogni volta che la guardava. O dell'espressione che faceva quando cercava di giustificarsi.

“Almeno lei è in grado di badare a se stessa e non devo sempre correre a toglierla dai guai.”

Se fosse stata una mattina come le altre quella frase avrebbe suonato diversamente, divertita magari, in un certo senso bonaria.

Ma quel giorno Akane la percepì come una semplice e fredda constatazione.

“Ranma..” mormorò.

Le sembrava che i suoi familiari la fissassero in silenzio, come se la compiangessero.

“Ascoltami Akane, mi sembra giusto essere sincero con te... ciò che mi interessa, ciò che voglio è tornare un ragazzo normale. Questa farsa che hanno messo in piedi i nostri genitori deve finire. Non c'è nulla tra noi. O almeno nulla di ciò che vorrebbero i nostri padri.”

Ad Akane sembrò che quel dolore martellante alla testa fosse tornato e che stavolta si diramasse in ogni fibra del suo corpo, tormentandole il cuore con un'intensità agghiacciante. Fissava Ranma come inebetita.

“Ma tu sei sempre corso in mio aiuto e io pensavo...” si sentiva una stupida e non fece in tempo a fermare la propria lingua dal pronunciare quelle parole.

“Oh Akane andiamo. Ho un grosso debito di riconoscenza verso la vostra famiglia. Pensi davvero che avrei potuto lasciarti nei guai?” le rispose lui con una nota sprezzante nella voce, come se quella conversazione lo stesse infastidendo.

“Senza contare che poi tuo padre avrebbe voluto la mia testa, se ti fosse capitato qualcosa. Insomma Akane, non posso negare di provare un affetto fraterno nei tuoi confronti, ma... ecco se ti sei fatta un'idea che ci sia qualcosa oltre questo...”.

Ogni parola era una stilettata. Le persone attorno a lei parevano marionette silenziose. E gli occhi di Ranma, così freddi, distanti.

Le sembravano gli occhi di un estraneo. E lei non riusciva a sostenerne lo sguardo senza che una disperazione infinita le opprimesse il cuore e le facesse attorcigliare lo stomaco. Si sentiva in subbuglio e in balia di una violenta voglia i piangere.

“Akane io non potrei mai amare una come te!” la voce era indifferente, lontana eppure assolutamente decisa.

Se le avessero strappato il cuore probabilmente avrebbe sentito meno dolore.

La vista le si annebbiò... poi tutto fu nero.

 

 

“NOOOOO! RANMA!”

Il grido veniva direttamente dall'anima. Un'anima ferita a morte. Un'anima che avrebbe preferito sparire per sempre piuttosto che sentire quelle parole.

Akane balzò sul letto, quasi strappandosi le lenzuola di dosso, rischiando di ridurle a brandelli per la brutalità con cui le aveva afferrate.

“Padrona Akane?” un paio di occhietti vivaci la guardavano preoccupatissimi e altri sembrarono presto imitarli.

La giovane Tendo si ritrovò circondata dalla sua personale corte di piccoli Imps.

Ansimò e mise a fuoco la stanza, ricordando all'istante dove si trovava.

“Lady Akane ha avuto brutto incubo, Su!” intervenne una graziosa demonietta che Akane aveva ribattezzato Bara, la quale cercava di rincuorare la sua dolce signora accarezzandole una spalla con la manina artigliata. Gli occhi della Imp esprimevano affetto e compassione.

“Io... io...” Akane sembrò risvegliarsi da uno stato di trance.

“Era solo...”

Le parole però le morirono in gola, perché quell'immagine che l'aveva così sconvolta in sogno, le si ripresentò con prepotenza nella mente. Vivida e sconvolgente.

E fu allora che due enormi lacrime fuori controllo le rigarono il viso, per piombare pesantemente sulle lenzuola, lasciando una traccia che ci avrebbe messo tempo ad asciugare.

 

 

------------------------ -----------------------------

“Mousier Picolet!”

Una elegante signora di mezza età stava raggiungendo il gruppetto di viaggiatori accompagnati dal (molto poco) nobile Chardon.

“Madame Saint Paul! Stavo proprio cercando vous!” disse il giovane francese.

“Immagino che questi siano i nuovi garçon! Tres bien! Ci sono giusto da pulire les cloaques! Oh vedo che avete trovato quel polisson di Delicious! Vieni da maman, mon petit!”

Il cagnolino saltò in braccio a Madame e prese a leccarle con entusiasmo il viso.

Intanto il signor Takey era paonazzo dalla rabbia.

“Ancora con questa storia dei camerieri? E poi... noi pulire... le... cloache!! Ridicola imitazione in brutto di Maria Antonietta! Fosse per me, qua dentro si scatenerebbe un'altra Rivoluzione Francese!” urlò un alterato attore in faccia a una sconvolta Madame, la quale parve mimare un mancamento di fronte a tanta foga.

“Ma monsieur Picolet... si può sapere chi sono questi grossiers plebeiens?”

Il signor Takey e la superba governante francese si guardarono mandando spaventosi lampi di stizza.

“ Madame siate gentile con i nostri visiteurs! Stanno attraversando l'Enfern per cercare una ragazza...”

I tratti arcigni della signora si distesero.

“Oh C'est romantique! Come Orfeo ed Euridice! Ma glielo avete detto, monsieur, che da qui non si può uscire?” esclamò sognante, facendosi elegantemente vento con la mano.

“Ma chi cavolo sarebbero...” ovviamente Ranma non aveva la minima idea di chi stessero parlando. Un provvidenziale signor Takey sollevò un braccio ad altezza della testa del codinato per farlo tacere. Ne aveva già abbastanza di quei due boriosi francesi ed ostentare ignoranza di fronte a loro non gli pareva una grande idea.

“Come ha detto il vostro grazioso padrone...” fece uno sforzo enorme per non pensare alla bocca allucinante del suddetto e mettersi a vomitare “stiamo cercando una fanciulla turpemente rapita da Lucifero!” concluse pomposamente l'attore, drizzandosi per apparire più alto.

Ranma si irrigidì pensando al fatto che quel maledetto cornuto potesse stare vicino alla sua ragazza e serrò la mascella come un pitbull figurandosi l'immagine di lui che la sfiorava.

“Non abbiamo tempo da perdere, gente!” disse quasi ruggendo.

“Già! Diteci come uscire di qui e nessuno si farà male!” rincarò la dose Ryoga, che era finalmente riuscito a riprendersi un po', nonostante il suo stomaco facesse ancora le bizze.

“Ma mon ami come ti ho già detto da qui non si esce!” gli rispose un rassegnato Picolet.

“Beh un modo ci deve essere!” protestò Ranma, a cui si stavano accumulando in testa visioni di Lucifero che attentava alla virtù della fidanzata. Ma possibile che tutti la rapissero con intenzioni romantiche, dannazione? Era sua, SUA!!

Picolet stava per ribattere quando si udì un rumore come di corrente ad alta tensione che attraversava tutta la caverna.

“Oh Mon Dieu! Sta per... iniziare!” affermò terrorizzata Madame Saint Paul, riponendo a terra il cane.

“Su Madame fatevi forza!” la consolò Chardon, divenuto di una sconcertante sfumatura verdastra.

Improvvisamente, il rumore della corrente fu coperto da un boato e la caverna sembrò scossa da un terremoto.

“Ma che diavolo... cioè volevo dire... che succede?!” gridò Ranma per sovrastare il fragore.

“E' una delle nostre terribili punizioni!” disse Picolet sull'orlo delle lacrime, mentre sosteneva Madame che piangeva senza ritegno in un raffinato fazzoletto di pizzo, con il brutto barboncino a tre teste che ringhiava e uggiolava tra le gambe del suo padrone.

Un altro boato e poi si trovarono circondati da strani aggeggi appesi alle pareti.

Si sentì di nuovo il flusso di corrente e poi... ZAP...

 

 

 

“SONO LE TAGLIATELLE DI NONNA PINA... RIPIENO DI ENERGIA EFFETTO VITAMINA...!”

“Ma che accidenti...!!” Ranma urlava per sovrastare quella cacofonia.

E poi vide... Centinaia di schermi ultrapiatti da cui li fissava una tizia bionda, riccia e dall'aspetto stralunato, con un inquietante sorriso di plastica stampato in volto. “SALVE CARE AMICHE CHE CI SEGUITE DA CASA!” ululò carica di entusiasmo l'energica presentatrice.

“Oh santi Kami!” mormorò Ryoga.

A Ranma venne un'illuminazione: quell'esaltata era la stessa insopportabile donna che conduceva un insulso programma di cucina che andava in onda sul satellite e che Kasumi adorava! Ogni tanto anche Akane dava una sbirciatina, annotandosi, sperando di non essere vista, qualche ricetta italiana, che avrebbe cercato di propinargli il giorno dopo. Già era una schiappa con la cucina giapponese, figurarsi con quella italiana...

“BENE AMICHE MASSAIE! OGGI CON IL NOSTRO CHEF IMPAREREMO A FARE IL RAGU'! E DI SECONDO ARROSTO DI MAIALE CON COMPOSTA DI MELE CARAMELLATE!”

Ranma guardò interrogativo Picolet e Madame Saint Paul... DAVVERO QUELLA ERA UNA DELLE PENE DEL GIRONE?”

Vabbè, la bionda era antipatica e irritante come uno sfogo sul sedere e ancora peggio la vecchia signora con la voce stridula che l'accompagnava nella direzione del programma, ma da qui a definirla una punizione infernale...

Eppure i due sembravano disperati!

Si udì un altro Zap e altri televisori si accesero.

“QUESTO POLLO E' COSì CRUDO CHE UN BUON VETERINARIO RIUSCIREBBE ANCORA A SALVARLO!”

I due francesi sussultarono spaventati nel sentire quella voce alle loro spalle.

Ranma fissò il volto imbestialito nello schermo della Tv... un altro pazzo che conduceva programmi di cucina, uno dei quali chiamato Hell's Kitchen... appropriato, indubbiamente appropriato.

“E QUESTI SAREBBERO WAFFLES? IN BELGIO TI ARRESTEREBBERO!!”

Gli improperi dell'esaltato Chef Ramsey continuavano ad espandersi per tutta la caverna.

“E voi avete paura di questi fantocci televisivi da quattro soldi?!”

Ranma era veramente infuriato.

“Ne ho abbastanza! Ryoga, Signor Takey andiamocene! Quel dannato portone lo sfonderemo a calci!”

Il ragazzo fece per balzare in direzione dell'enorme portale (che assomigliava incredibilmente all'entrata della cucina di un ristorante).

“E TU DOVE CREDI DI ANDARE? DOBBIAMO ANCORA SERVIRE INNUMEREVOLI PORTATE AI TAVOLI! VUOI CHE I CLIENTI CI ROMPANO LE XXXXX!”

Il codinato si vide piombare davanti un'enorme 62 pollici, con lo chef che urlava con un'espressione da pazzo e gli occhi fuori dalle orbite.

“E TU VORRESTI GESTIRE UN RISTORANTE BELLIMBUSTO? NON SAPRESTI GESTIRE UN GABINETTO A PAGAMENTO, IDIOTA!”

Ok... La vita di Ranma Saotome era sempre stata un manicomio a cielo aperto, ma ora pure chef psicopatici?

“Già vogliono farmi gestire una palestra, ci mancherebbe solo il ristorante! Se vuoi ti presento la mia amica Ukyo!” A Ranma parve di udire un grugnito di disapprovazione alle sue spalle, ma non vi presto particolare attenzione.

“Scommetto che andreste d'accordo” urlò di nuovo il codinato rivolto all'enorme schermo... l'assurdo l'avevano già superato da un pezzo, dunque parlare con un televisore non era nulla di particolarmente strano.

“BAH SCOMMETTO CHE LA TUA AMICHETTA NON E' NEMMENO CAPACE DI CUOCERE UN UOVO SENZA BRUCIARLO! SARA' UN'INSULSA SCIACQUETTA CHE SI CREDE UNA GRANDE CUOCA!!” continuava lo chef imperterrito, col tono di chi soffrisse di una forte misantropia.

“Come ti permetti, concentrato di pixel con deliri di onnipotenza! Non parlare così di...” Ryoga era scattato in avanti, pronto a difendere l'onore della piccola Ukyo.

Si accorse improvvisamente di avere gli occhi di tutti, compresi quelli dell'esaltata bionda e del terribile Ramsey, puntati addosso.

Ranma lo fissava come chi la sapeva lunga.

“Oh ma che carino questo giovane! Possiamo consigliare, anche ai nostri amici a casa, un menù speciale per conquistare la ragazza dei propri sogni...”

L'eterno disperso diventò color melanzana e iniziò a saltellare imbarazzatissimo per la caverna urlando “NO... NO... NO... !!”

“RAZZA DI MOLLUSCO E TU VORRESTI FARTI LA SCIACQUETTA CON QUELLA SPINA DORSALE DA SEPPIA AI FERRI CHE TI RITROVI?” si intromise anche Ramsey.

Picolet e Madame (non ci siamo dimenticati di loro) erano atterriti in un angolo e non si azzardavano a proferir parola.

Il signor Takey intanto stava prendendo appunti e dialogando con la matta bionda, che gli si rivolgeva come fosse stato un bambino cerebroleso.

“Davvero interessante questo menù San Valentino Special... e mi dica la mousse di cioccolato e frutto della passione quanto deve stare in frigorifero per avere la giusta consistenza?” chiese con la massima innocenza l'attore.

“Ora BASTA!! Mi avete STU-FA-TO!”

Ranma aveva definitivamente perso la pazienza.

“Ma no caro... dello stufato parliamo domani... come sono irruenti questi giovani!”

lo ammonì bonariamente la matta bionda.

“Forse una canzone saprà rendere meno pesante l'attesa...”

“SONO LE TAGLIATELLE DI NONNA PINA...”

 

“EHI MEZZA MATTA! LA CUCINA E' L'ULTIMO POSTO A CUI DOVRESTI AVVICINARTI!” si intromise nuovamente quel demonio di Ramsey

“MAI PENSATO DI ANDARE A CUCINARE NELLA MENSA DI UN OSPEDALE PSICHIATRICO!”

Scoppiò il putiferio... tutti si misero a litigare con tutti (compreso Takey che aveva preso le difese della signora bionda contro “quel villano” di Ramsey, imponendogli di moderare i termini con la SQUISITA SIGNORA ANTONELLA!)

Ranma stava raccogliendo tutte le sue energie per scatenare il Moko Takabisha.

Forse con la sua aura non avrebbe potuto ferire nessuno degli spiriti che dimorava all'inferno, ma se si trattava di spaccare qualcosa... come dei televisori ad esempio...

Si concentrò nonostante il baccano e...

“MOKO TAKABISHA!” gridò il ragazzo, riportando per un attimo il silenzio.

Poi un nuovo fragore invase la caverna.

Tutti gli schermi andarono in frantumi e i presenti si voltarono a guardare stupiti il codinato che a sua volta li fissava con arroganza di chi sentiva di aver salvato ancora la situazione. Una tremenda puzza di transistor e plastica bruciata invase ogni anfratto.

“Allora... vogliamo andare? E mi riferisco a quei due idioti dei mie compagni di viaggio...” fulminò prima Ryoga ancora imbarazzatissimo e poi il signor Takey che nascose lestamente il blocco in cui aveva annotato il Menù San Valentino Special.

Ryoga recuperò lo zaino a testa bassa.

Fecero un cenno ai due terrorizzati francesi e si diressero prontamente verso la porta che però sembrava rimanere ostinatamente chiusa.

 

 

“NON COSI' IN FRETTA, BRANCO DI LAVATIVI! C'E' ANCORA DA SERVIRE IL DOLCE!”

Nuovi schermi spuntarono ovunque e davanti all'uscita si materializzò un enorme schermo cinematografico su cui troneggiava un' immagine raccapricciante...

una sorta di fusione tra la Clerici e Ramsey... il grugnuto chef con una cascata di vaporosi boccoli biondi stile Lady Oscar e un rossetto rosa shocking da far rivoltare persino Enzo Miccio.

“AH AH AH AH! VERRETE PUNITI PER LA VOSTRA IMPUDENZA, INUTILI CAMERIERI DA FASTFOOD!!”

tuonò nuovamente quell'orrore vestito da cuoco.

Iniziarono a piovere pietanze andate a male sui nostri sventurati eroi, mentre la puzza di plastica andava a mischiarsi con quella di cibo avariato.

Intanto l'inquietante faccione con i boccoli iniziò a recitare come una preghiera una lista infinita di menù.

“Oh mon Dieu, Madame tenga duro...” sussurrò Picolet.

“Ma monsieur Picolet... il vino bianco con le lasagne...non è decoroso...”

Madame Saint Paul era pallida con un cadavere, a un passo dal collasso.

Da bravi francesi, esperti di gourmet e lotta da tavola con una tradizione raffinata e antichissima, sentire ricette sbagliate e abbinamenti di vino a casaccio era sicuramente una pena infernale di rara crudeltà.

Senza parlare di tutte quelle schifezze mezze marce che volavano loro intorno.

“Oh Monsieur Picolet... la costata alla fiorentina con il Tavernello...”

La raffinata signora ora mordeva il fazzoletto in lacrime, come se la stessero torturando.

Fu quando CleRamsey (la fusione tra la Clerici e Ramsey, il mostro-demone-chef definitivo) decantò la palatabilità del patè de foix gras con le patate fritte che i due cedettero, spalancando le enormi bocche e urlando a più non posso

NON... NON...NON...

Ryoga si mise ancora una volta le mani davanti alla bocca, cercando di distogliere il proprio sguardo schifato, per usare un eufemismo, di fronte allo spettacolo di Picolet e della sua governante che si sgolavano disperati, spalancando quelle voragini che avevano al posto della bocca... L'eterno disperso ripensò ad un famoso film dove la protagonista si avventurava nella Gola dell'Eterno Fetore*.... ecco, a lui quelle bocche mostruose faceva venire in mente esattamente il luogo descritto nella pellicola.

Ok poteva concentrarsi e pensare a qualche bella immagine, chiuse gli occhi... ad esempio Akane che lo coccolava, Akane che gli sorrideva, Ukyo che gli preparava una focaccia...

No... un attimo da dove veniva l'ultima immagine e perché sentiva di avere un sorriso ebete sulla faccia?

Accidenti si era distratto e aveva aperto gli occhi trovandosi di nuovo di fronte alle cloache umane che continuavano a frignare per non aveva ben capito quale errato accostamento vino/pietanza....

Ok nuovo tentativo... nella confusione totale in cui versava la sua povera mente però riuscì ad evocare solamente una visione di Obaba in reggicalze che cucinava ramen..

Fu il colpo di grazia per il suo già provato stomaco... probabilmente avrebbe rimesso gli onigiri mangiati l'anno prima...

 

 

Ranma cercava di schivare quella malsana poltiglia che gli stava piovendo addosso, mentre Takey si riparava la testa alla bell'e meglio con l'assai adirato barboncino tricefalo di Chardon che, a quanto pareva, non gradiva molto fare da ombrello allo spensierato attore.

 

 

 

---------------------------------- ------------------------------------

 

 

 

Akane si era affrettata a detergersi ciò che rimaneva delle due lacrime che erano sgorgate così repentinamente dai suoi occhi.

“Cosa avere visto Lady Akane in sogno? Perché stare così male?”

Bara svolazzava davanti al viso della bella Tendo, fissandola con un suoi occhioni verdi preoccupati.

“Lui non mi ama!” le parole rotolarono fuori dalla bocca della ragazza come lava incandescente. Bruciarono quei pensieri positivi che l'avevano consolata poco prima.

“Signorina Akane...” fu il turno di Su che non sapeva bene cosa dire.

Inaspettatamente si levò la vocina di Uchi, il più timido dei piccoli Imps.

“Non essere vero... lui forse non averlo mai detto... ma Lady Akane... lui essere venuto all'Inferno solo per LEI!”

“Anche nostro malvagio Signore avere confermato questo, padrona...” le disse Bara cercando di scuoterla.

“Ma lui... viene sempre a salvarmi, forse lo fa per dovere!” sospirò Akane.

“Ohhh... ma per piacere...secondo lei suo fidanzato venire all'Inferno per...dovere?” fece nuovamente capolino Uchi che era arrossito fino alle orecchie a punta.

Quel demonietto era la quinta essenza della timidezza.

“Lady Akane, perché essere così poco fiduciosa in sentimenti?” le chiese comprensiva Bara, guardando storto Uchi. Forse era stato un po' brusco, ma non aveva tutti i torti.

“Non ha mai detto di... amarmi... nemmeno una volta...”

“Parole spesso essere solo parole...” continuò Uchi, “Sono gesti ad essere importanti!”

Akane sentì che parte del peso che le stava soffocando il cuore, scivolava via lentamente. Di gesti importanti lui ne aveva fatti moltissimi per lei.

Non dubitava che Ranma sarebbe sempre corso in suo aiuto, ma ora che era consapevole che questo non le bastava più, voleva parole e fatti un po' più chiari.

Forse avrebbe dovuto iniziare ad essere più limpida anche lei con il suo fidanzato e smetterla di nascondere le sue gelosie e paure dietro a spettacolari sfuriate.

Avrebbe dovuto parlargli, mettersi in gioco, anche rischiare che si avverasse quell'orribile incubo, piuttosto che continuare quella tortura.

La coraggiosa Akane Tendo capì che il vero coraggio sarebbe stato ammettere i propri sentimenti e affrontare le conseguenze di quel gesto. Quella rivelazione ebbe il potere di calmarla. E al tempo stesso terrorizzarla più di quanto facesse l'idea di essere alla mercé del Demonio.

 

 

------------------------- ------------------------- --------------------

 

“Che schifo! Che schifo!” continuava a ripetere Ryoga, anche se non era ben chiaro se l'affermazione fosse riferita ai rifiuti puzzolenti che gli turbinavano intorno o allo spettacolo altrettanto ributtante dei due francesi che si sgolavano disperati.

“AH AHA AH AHA... QUEL MAIALE E' COSì CRUDO CHE STA ANCORA CANTANDO HAKUNA MATATA!!” urlò a dieci milioni di decibel quell'orrore in dolby sorround, indicando proprio l'eterno disperso.

Takey non poté reprimere una risata.

“Maiale a chi? Ora basta!!”

Ryoga stava per lanciare il suo Shishi Hoko Dan, ma fu avvolto da una colonna di cibo avariato che gli impedì qualsiasi reazione, facendolo svenire a causa del puzzo, intollerabile da naso umano.

Ranma dal canto suo era immobile e stava facendo una cosa abbastanza inusuale per lui: rifletteva.

Ad occhi chiusi, sperava che la soluzione per uscire da quella CUCINA DA INCUBO gli venisse suggerita da una visione, o meglio da un ricordo. Ripensava alle parole di Francesca: Ogni volta che la vostra mente sarà visitata dalle di lei rimembranze... vi avvicinerete un po' di più alla fine del vostro viaggio.

 

 

e allora perché non hai mangiato il mio sakura mochi? Hai paura di vedere il risultato?”

Non aveva più avuto dubbi... aveva trangugiato quel dolce dall'aspetto a dir poco tossico e segretamente nel suo cuore aveva sperato e temuto il responso.

E il volto impaziente della sua bella Akane gli avrebbe rivelato che anche lei provava le stesse cose... glielo avrebbe rivelato se lui non fosse stato voltato dalla parte opposta. Quegli occhioni color dell'ambra erano diventati ancora più profondi, ma lui non poteva vederli...altrimenti forse avrebbe capito tante cose, senza bisogno di una stupida predizione d'amore fatta con dei dolcetti nauseanti.

 

 

Ranma spalancò gli occhi e afferrò un non meglio identificato alimento (avrebbe detto che fosse un... sakura mochi) e se lo mise in bocca senza troppi complimenti.

Era disgustoso ma si sforzò di deglutire... proprio come faceva con le pietanze di Akane.

La terribile figura nell'enorme teleschermo vacillò e fu pervasa da pixel impazziti.

“COSA CREDI DI FARE! ELIMINATO, ELIMINATO DALLA COMPETIZIONE!”

si agitò CleRamsey.

“ORA!” gridò a se stesso il codinato, scattando in avanti.

Con un balzo fulmineo riuscì ad arrivare ad una gigantesca presa elettrica.

Staccò con decisione il cavo dell'alimentazione.

“E' ora dei consigli degli acquisti, psicopatico in camice da chef! A mai più rivederci!”

Si sentì quasi un grido di agonia riecheggiare nel girone. Poi nulla.

“Bene! E per sicurezza...” con un impressionante calcio rotante Ranma distrusse il gigantesco schermo.

“Abbiamo già perso abbastanza tempo!”

Takey, con una molletta fissata sul naso stava disseppellendo Ryoga dalla montagna di schifezze che lo aveva investito.

“Oh garçons... cioè visiteurs... siamo liberì!” disse un gioioso Picolet. “Bastava staccare la presa...” aggiunse sottovoce il nobilastro, schioccando le dita.

Madame Saint Paul fece un grazioso inchino.

Le enormi porte si spalancarono e tutti gli ospiti del girone corsero fuori festosamente.

“Brutti perditempo, volete darvi una mossa?!” disse Ranma rivolto ai compagni “E signor Takey non creda che non l'abbia vista mentre si annotava le ricette di quei due pazzi furiosi!”

“Tu stai... fraintendendo... io li... distraevo ecco...” sbuffò un imbarazzato Takey che a fatica si trascinava a fianco Ryoga.

“Sì sì... come no... E dia qua...” Ranma recuperò Ryoga dal fragile signor Takey, che non era evidentemente in grado di trasportarlo.

“Ranma... per quel che riguarda Ukyo...”sussurrò l'eterno dispero, che lentamente si stava riavendo.

“E' qualcosa che deve riguardare solo voi due...” disse il codinato con noncuranza.

Ryoga arrossì.

“E Ryoga... Appena la rivedrai... Diglielo, non aspettare un minuto di più. Se è lei che vuoi... FAGLIELO SAPERE CHIARO E TONDO!”

“Ehm io forse...”

“DIGLIELO!” terminò lapidario il giovane Saotome.

A Ryoga non rimase altro che annuire.

 

 

--------------------------- ---------------------------

 

Akane stava ringraziando i suoi piccoli amici, che le avevano restituito il sorriso con le loro parole di conforto e che soprattutto l'avevano fatta riflettere a fondo su certe questioni spinose che si era sempre rifiutata di affrontare.

Ad un tratto, una folata di vento rovente invase la sala.

“Padrone essere tornato!” esclamò Uchi, buttandosi sotto il letto. Il suo momento di coraggio era passato.

“E sembrare di cattivissimo umore!” gli fece cupamente eco Bara, posandosi con grazia sul letto, facendo in modo di trovarsi dietro la figura della sua signora, che nel mentre si era alzata e stringeva fieramente i pugni.

I piccoli Imps tremarono spaventati.

Akane invece per qualche misterioso motivo era felice che il suo carceriere fosse evidentemente contrariato, come suggerito dai borbottii e da quella che sembrava una tempesta di malumore in arrivo. Lo sentì dare ordini a figure invisibili riguardo a “dannati dalla bocca larga che si erano introdotti nelle sue cucine e nelle cantine dove conservava i più pregiati vini francesi e italiani...”

“Tutto... hanno spazzolato via tutto...” lo udì sentenziare infine rassegnato, accompagnando la frase con il rumore di un tonfo, come se si fosse buttato sconsolato sul suo trono.

“Oh... a quanto pare non sembri così arrogante come prima, eh demonio!” lo schernì la piccola Tendo.

I piccoli Imps la guardarono pensando fosse impazzita. Stava sfidando il loro tremendo signore senza alcuna paura. Poi ricordarono come lo aveva spedito gambe all'aria nel loro precedente incontro.

“Mia bellissima Regina... sono solo piccoli dettagli senza importanza... inconvenienti che avevo preventivato. Qualsiasi cosa accada, sarai mia per l'eternità.” ruggì il Signore del Male.

Akane non rispose e si limitò a regalargli un sorriso beffardo.

Non aveva preventivato però che lei nella sua vita (e anche nella sua morte!) avrebbe amato sempre e solo un unico uomo. E nulla le avrebbe fatto cambiare idea. Nemmeno le pene dell'Inferno.

 

 

 

Angolo di (Quella scema, lavativa, ritardataria...) Faith.

 

Ciao a tutti.

Vi prego di scusarmi dal profondo del cuore. Davvero!

Sono stata lunga come la carestia questa volta e vi prego di essere clementi.

Ho avuto un periodo strapieno di roba da fare...

e la festa rinascimentale del paese, grigliate in cui ho avuto la brutta idea di offrirmi come aiuto cuoca (se vi consola ho puzzato di aglio e verdure per una settimana!), ricerca del lavoro, dogsitting... insomma... comprendetemi!

Allora spero vi sia piaciuta questa ennesima impennata di demenzialità!

E spero anche di avervi fatto ridere di cuore.

Chiedo venia ai fan della Clerici se ce ne sono...

La canzone che ho scelto parla di accanimento come si può intuire dal titolo: il termine di solito indica, in criminologia o anche in medicina legale, l'accanimento dell'assassino sulla vittima... macabro vero? È chiaro che in questo caso è invece inteso come una sorta di autotortura psicologica, per la precisione quella che Akane attua nei propri confronti, lasciandosi prendere dalla paura e dai dubbi.

Ciò che intendevo è che spesso le pene peggiori ce le infliggiamo da soli, più o meno consapevolmente e ho sempre pensato che la piccola Tendo, con tutti i suoi fraintendimenti, fosse una vera campionessa in questo.

Nella canzone è un continuo fronteggiare i propri dubbi (quei fantasmi che appaiono e scompaiono, insomma...) e di solito questo accade durante la notte o più in generale durante il sonno, quando la mente è più fragile ed indifesa.

Se volete un consiglio ascoltate la versione presente nella colonna sonora di Scrubs... è la più bella.

Spero abbiate apprezzato anche questa mia ultima cavolata. ;)

Perdonooooo! Chiedo nuovamente scusa

Pubblico qui di seguito TUTTI i capolavori di Spirit99 (Anto facci sognare!!).

In ritardo pure con questi, miseriaccia!

Vi adoro branco di folli!

* chi si ricorda il film vince il libro di ricette di Takey!

Ps le frasi di Gordon Ramsey sono quelle originali, pronunciate da lui durante Hell's kitchen.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ps le frasi di Gordon Ramsey sono quelle originali, pronunciate da lui durante Hell's kitchen. Ps2 Nomi delle immagini immagine 1: Adorabile soprammobile: Akane e il demonietto con bandana immagine 2: Benedizione d'inverno immagine 3: Benedizione d'inverno immagine 4: Chiara e Ranma Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** By the way ***


Capitolo 8: By the way

 

Si fa così

per cominciare il gioco

e ci si mastica poco a poco

si fa così

E' tutto apparecchiato

per il cuore per il palato

sarà bello bellissimo travolgente

lasciarsi vivere totalmente

dolce dolcissimo e sconveniente

coi bei peccati succede sempre.

 

(Rossetto e cioccolato- Ornella Vanoni)

 

 

Akane si sentiva come se l'avessero privata della capacità di parlare.

Più della situazione in sé, iniziava a temere la capacità di quell'essere di fiutare i suoi pensieri più intimi, le sue paure, di insinuarsici come un serpente, freddo, viscido.

Come poteva conoscerla così bene da portare a galla ciò che nemmeno lei aveva avuto il coraggio di ripetersi, non solo a voce alta, ma mai nemmeno nei pensieri.

Eppure sentirlo dire da lui...

Un lieve spostamento d'aria le fece intuire che si stava avvicinando.

Provò a recuperare il controllo dei suoi nervi, in modo da poter azzardare una qualsiasi reazione, ma niente. Il suo corpo e la sua mente sembravano non appartenerle più.

Realizzò il pensiero, completamente insensato, che forse i suoi nuovi piccoli amici, quando erano di pietra, si sentivano come lei in quel momento. Che le fosse stato fatto un incantesimo?

Il respiro ridotto al minimo e il rumore assordante del suo cuore nelle orecchie rendevano tutto ancora più spaventoso, reale, come anche il silenzio di lui.

Sentì che il Signore dei Demoni era giunto a pochi passi da lei.

Un altro spostamento d'aria vicino al viso le indicò che probabilmente Lucifero avesse mosso un braccio.

Akane percepì come una scarica elettrica, quando una mano invisibile le sfiorò la guancia e un sussurro caldo le solleticò l'orecchio.

“Akane è inutile che te la prendi tanto. Se le mie parole hanno questo effetto è perché il dubbio è già dentro di te! Nessun incantesimo o malia, solo il semplice, umano dubbio!”

Come era già successo in precedenza, la ragazza percepì un fortissimo dolore alla testa, ma stavolta strinse i denti.

Si stava lasciando sfiorare, impotente, da un uomo!

Quel pensiero sembrò sbloccare la sua mente...

 

Provaci ancora con Akane e ti stendo in una bara! Hai capito? Akane è la mia fidanzata! Toccala e t'ammazzo!

 

Quel ricordo la colpì così forte da sovrastare il dolore alla testa e da risvegliarla definitivamente dal suo stato di torpore.

Afferrò la mano di Lucifero (anche se non riusciva a vederla la sentiva indugiare sulla sua gota), gli fece un sorriso e la strinse... per poi esibirsi in uno spettacolare kata per disimpegnarsi e lanciare lontanissimo l'incauto Signore delle Tenebre.

“Non... azzardarti... a toccarmi... con... quelle manacce... SUDICE!” urlò con quanto fiato aveva in gola.

I piccoli Imps avevano pensato fosse prudente nascondersi sotto il letto, lasciando fuori solo le testine quel tanto che bastava per osservare la scena.

Stavano imparando che la loro signora non apprezzava MINIMAMENTE le attenzioni del padrone e che forse il corteggiamento sarebbe stato più impegnativo di quanto l'evanescente Principe delle Tenebre avesse pensato.

Quel giorno i piccoli Imps compresero che NESSUN UOMO toccava impunemente

Akane Tendo.

 

----------------------------------- -------------------------------------

 

 

“Vuole darsi una mossa!” urlò Ranma arrivato alle spalle del signor Takey che discuteva amabilmente con Brooke e Ridge.

Ranma ricordò che quei due erano i protagonisti di una soap opera che appassionava la dolce Kasumi: aveva visto di sfuggita due episodi per caso a distanza di sei mesi e aveva avuto l'impressione che non ci fosse stato nessuno sviluppo concreto nella trama.

Pensò bene che non fosse né il luogo né il momento per farlo presente ai due che sorridevano a trentadue denti ad un estasiato signor Takey, che stringeva al petto come un tesoro il blocco con gli autografi. (Ranma immaginò che ci fosse pure quello di Dean Winchester).

“Allora avete detto che Eric ha fatto un viaggio nel tempo e ha messo incinta Brooke che in realtà è la madre di Ridge? Che svolta inaspettata! Oh se miei amici potessero vedermi!”. Il codinato strabuzzò gli occhi... ma che razza di storia era?!

“Penserebbero che lei è peggio di una casalinga disperata!” disse Ranma spazientito tirandolo per il colletto, sempre con Ryoga saldo sulle spalle.

“Scusate questo ragazzo maleducato!”

“Ma si figuri signor Takey! Pensi che mio figlio...”

“Ce lo racconta la prossima volta, signora!” tanto probabilmente quello che aveva combinato quel cretino del figlio sarebbe stato trasmesso nell'arco narrativo di un anno.

“Il ragazzo è qui per riprendersi la fidanzata!” affermò l signor Takey per rendersi interessante.

“Oh Ridge non è terribilmente romantico? Come quando tu hai sorvolato l'Amazzonia con una mongolfiera solo per portarmi delle acai fresche da mettere nel Manhattan!”

Una vena enorme si mise a pulsare sulla testa di Ranma.

Era meglio andarsene prima che di rischiare di ritoccare i connotati a quei due invasati senza l'aiuto del botox!

“Ehm... sì arrivederci eh?” il codinato salutò con malagrazia e trascinò via un signor Takey in lacrime che urlava “Ma io devo assolutamente sapere cosa è successo alla cugina del fratellastro del portiere del grattacielo della Forrester Creation. Devo sapere se è figlia della zia della sorella acquisita di Brooke... Ranmaaaaa!!”

Il giovane altamente incurante delle proteste e con una mezza idea di porre per sempre fine all'esistenza del signor Takey, si incamminò con i suoi fardelli, uno sulle spalle semisvenuto e l'altro urlante trascinato per la veste mentre lasciava segni di unghiate sul terreno.

Eh sì la vita di Ranma Saotome era decisamente complicata!

 

 

“Come va Ryoga? Riesci a camminare? Ventresca dovrebbe aver curato tutte le ustioni provocate dai suoi scatti d'ira!” disse Ranma inginocchiato di fronte all'amico.

Il ragazzo aprì gli occhi e ciò che vide lo stupì non poco (e non mi riferisco al signor Takey che piangeva in un angolo blaterando di una stupida soap opera e di figli, cugini, amanti e parenti!).

L'aveva adagiato a terra, vicino ad un masso e aveva controllato che le ferite si fossero effettivamente sanate.

Ryoga incontrò gli occhi del suo nemico/amico e per la prima volta vi lesse qualcosa che non vi aveva mai visto, o almeno non rivolto a lui. Preoccupazione.

“Che ti prende Ranma?” gli chiese l'eterno disperso con un ghigno.

“Io... ecco... Ryoga senti se tu volessi rimanere ad aspettarmi qui con quell'insulso Takey...” disse Ranma indicando l'attore che era quasi in procinto di superare Soun Tendo in “espressione esagerata di disperazione”.

“E perché dovrei... ti ha dato di volta il cervello?” disse Ryoga sistemandosi a sedere senza distogliere gli occhi dal codinato.

“Ecco... salvare Akane è compito mio... lei...” Ranma non era mai stato bravo con le parole, ma Ryoga lo bloccò subito.

“Vuoi dire che io non c'entro con voi due e che per questo non devo rischiare? Dannazione credi che non sappia che per Akane io non sarò mai niente altro che l'adorabile P-chan o l'imbranato amico dal cuore d'oro che le porta bizzarri souvenirs da luoghi improbabili! E credi che per me questo faccia qualche differenza? Ho giurato sul mio onore che l'avrei riportata a casa sana e salva, dovesse anche significare che la vedrò al tuo fianco per tutta la vita! Quindi vedi di smetterla di preoccuparti per ciò che può succedermi, che mi fai venire i brividi!”

Ranma divenne paonazzo, in un mix esplosivo di rabbia e imbarazzo e gli voltò le spalle.

“E a chi diavolo importa quel che può capitarti? Dicevo così solo perché sei d'impiccio e mi tocca sempre toglierti dai pasticci! Per me possono anche grigliarti, brutta bistecca di suino andata a male!”

Ryoga invece di cercare di stenderlo con un poderoso cazzotto scoppiò a ridere. Ranma era il solito orgoglioso. E poi per chi l'aveva preso se lo pensava capace di abbandonare i suoi due migliori amici in guai così grossi come una passeggiata all'Inferno. Amici... che bella parola... Ryoga la sillabò mentalmente chiudendo gli occhi e riaprendoli afferrò la mano di un titubante e scontroso codinato di sua conoscenza che lo aiutò ad alzarsi, mentre in un angolo la loro valente e saggia guida continuava a sgolarsi disperata.

 

 

Il terzetto si incamminò in direzione del successivo girone, mentre Takey sembrava essersi ripreso anche se ogni tanto tirava su col naso.

Ranma tentò di cavargli qualche informazione di bocca.

“Ehm... signor Takey... qual è il prossimo girone?”

Il vecchio attore sembrò rianimarsi, forse desideroso di recuperare un minimo di credibilità nel suo ruolo di guida dell'Inferno.

“Ma cosa vuoi che sappia questa mummia! Potrei riuscire a orientarmi meglio persino io qui dentro!” sbuffò Ryoga. Era ormai evidente che tra i due non correva buon sangue (più che evidente direi certo!)

“Bada a te, malnato Suinoga! Hai rischiato di finire divorato da una lupa, sposato con una porcella gigante dai bollenti spiriti e... fammi pensare... ah sì grigliato da una focosa coppietta di innamorati!”

“Come ti permetti, dannato?” urlò Ryoga ricordando i fatti effettivamente accaduti.

“La volete smettere, voi due! Allora signor Takey dove ci stiamo dirigendo adesso?”

L'attore si schiarì la voce e assunse una posa teatralmente solenne.

“Qui miei cari giovani viaggiatori, scontano pene indicibili coloro che PER DANNOSA COLPA DE LA GOLA si dedicarono a rimpinzarsi di ogni genere di cibarie. E ora state attenti miei giovani amici, entrando ci aspetta un terribile guardiano zannuto. Preparatevi a pugnar con questa terribile belva tricefala...”

“Ehi, frena, frena, frena? Perché dovrei affrontare un cefalo? E poi dove sarebbe? Non vedo nessun corso d'acqua...”

“Io giovane Saotome ho ormai la convinzione che mentre stavano distribuendo l'intelligenza, tu fossi in fila per un panino! Non un cefalo idiota! Una TERRIBILE BESTIA CON TRE TESTE, il peggior incubo dei dannati di questo girone!”

“Tutto qui! E io chissà che credevo. Abbiamo affrontato un coso gigantesco e zannuto che di teste ne aveva otto, vero Ryoga?” disse con baldanza il giovane.

Avevano appena passato l'enorme portale quando dalla grotta si udirono improvvisamente dei latrati assordanti, come di una animale di dimensioni spropositate.

Ryoga vide sulla parete stagliarsi un'ombra terribile e gigantesca, molto più grande di quanto ricordasse essere il tremendo drago a otto teste della foresta di Ryugenzawa.

“Ranma ho idea che questo sia più grosso!” urlò Ryoga con un sorriso.

Il codinato lo fissò con la stessa espressione che riservava alle battaglie veramente epiche. Lui e Ryoga, i migliori, i più virili, i più coraggiosi, pronti a fronteggiare una creatura vomitata dall'oscura bocca dell'Inferno...

 

 

“Bau bau bau!”

“Eh? E questo scherzo della natura cosa sarebbe?” strillò il signor Takey cercando di scrollarsi dalla caviglia uno dei barboncini più brutti e antipatici della storia, agghindato con ridicoli fiocchettini rosa shocking sulle orecchie.

Barboncino che per inciso aveva tre teste, tutte e tre antipatiche!

“Grrr, grrr, grrr...” ringhiava l'assurda palla di pelo, cercando di mordere il signor Takey anche con le altre fauci.

Ryoga e Ranma erano interdetti.

“E questa sarebbe la pericolosissima belva, incubo dei dannati eccetera eccetera?” gli fece il verso Ranma. Ormai l'assurdo era la norma.

“Guarda giovanotto che sono allibito quanto te... e toglietemi di torno questo botolo tricefalo!”

I ragazzi provarono a staccare la bestiaccia ringhiante dalle nobili caviglie di un furibondo signor Takey.

“Shò, shò, brutta imitazione malriuscita di Cerbero!”

 

“Del, Del, mon amì dove sei finito? Qui belò!”

A Ranma sembrò di sentire una voce conosciuta... Non sarà mica... il codinato non riuscì a finire il pensiero che si fece avanti un giovane dalle fattezze familiari.

 

“Oh mon petit Delicious... cosa stavi facendo con questi signori?”

Ranma ebbe un mancamento. Giusto lui ci mancava! Certo se avesse dovuto mandarlo all'Inferno (nel senso stretto e concreto del termine!) quello sicuramente sarebbe stato il girone perfetto!

 

 

----------------------- ----------------------- ---------------------

 

 

“Allora Lucifero dei miei stivali? Ne vuoi ancora?” urlò di nuovo Akane a pieni polmoni.

“Credi di spaventarmi con queste prove di forza, Akane? Il tuo temperamento non fa altro che farmi desiderare ancora di più di averti al mio fianco per l'eternità! Sono l'unico a poterti rendere felice, l'unico a sapere come sei davvero e ad amarti per questo... presto te ne accorgerai e non potrai più respingermi!”

Di nuovo Akane vide per un solo istante, breve quanto un battito di ciglia, gli occhi di Lucifero e di nuovo le esplose quel dolore alla testa e sentì quel senso di vertigine.

“ Nnngh...Che cosa stai tentando di...?” la ragazza teneva entrambe le mani sulla testa, come a volersi proteggere da quel dolore.

“Io? Proprio nulla. Te l'ho detto, mia fortissima regina, tutto ciò che senti è già dentro di te.”

 

 

------------------------ -------------------- ------------------------

 

“Ci mancavi solo tu in questo cavolo di posto!” disse Ranma.

“Et vous chi siete? Vieni qui Del, smetti di mordere quella truc bizzarre.

“Robaccia a chi, bamboccio? E riprendeti questa belva sanguinaria travestita da barboncino isterico!” evidentemente il signor Takey capiva benissimo il francese!

Ranma invece capiva soltanto che Picolet Chardon nuovamente sulla sua strada significava guai in arrivo. E ora si era pure dotato di botolo da compagnia.

Non aveva nemmeno finito di pensarlo che su di loro cominciò a cadere una pioggia di... sì non aveva dubbi... hamburger dal pessimo aspetto.

 

“Oh quelle horreur... Delicious, Delicious, non azzardarti a mangiare quello pseudo-cibo!”

La bestiola sembrava ignorarlo bellamente correndo e cercando di prendere al volo quella roba tutt'altro che invitante.

“Delicious Gourmet Camembert Chardon III, VIENI SUBITO QUI!” urlò Picolet spalancando talmente tanto la bocca da far tremare la caverna.

Il cagnolino, terrorizzato, si fece piccolo piccolo e tornò dal suo padrone con la coda tra le gambe.

E non era l'unico.

Ranma non si stupì delle dimensioni impressionanti della cavità orale del giovanotto francese e si interrogava semplicemente sul nome ridicolo del cane, ma Ryoga e il prudente signor Takey erano allibiti.

“E quello schifo cos'è?” disse il ragazzo con la bandana mettendosi le mani davanti alla bocca per soffocare un conato di vomito. Prima i fumi del sakè poi quella roba inguardabile. Non era un periodo felice per lo stomaco di Ryoga.

“Giovanotto ehm, sono stupito dalla sua...”

“Eleganza? Sì me lo dicono spesso, monsier!” disse il giovane sistemandosi e capelli e sfoderando un sorriso scintillante.

“Non era ciò che intendevo giovanotto...” riprese il signor Takey.

Ranma lo guardò, inviandogli il messaggio mentale “Lascialo perdere! É un idiota irrecuperabile.”

L'esimio signor Takey sembrò capire perché non continuò quell'assurda conversazione. Ma quanta gente piena di sé girava da quelle parti?

“Allora che vuoi Chardon? Hai intenzione di attaccarci?” gli chiese Ranma facendo scrocchiare le sue giunture. Quel patetico damerino non era un combattente e l'unica cosa spaventosa che possedeva era quella fogna inglobante che aveva al posto della bocca e a quanto ne sapeva, non aveva mai mangiato esseri umani. O almeno sperava!

“Attaccarvi? Moi? E perché dovrei fare una cosa tanto rozza, di grazia? Pensavo foste i nuovi valletti!”

“Valetti? Con chi credi di parlare, razza di cloaca su due gambe!” Ryoga era molto suscettibile e iniziava ad averne abbastanza di quel posto assurdo e dei suoi altrettanto assurdi abitanti.

“In questo caso pardon messieurs!” disse Picolet prendendo in braccio il cagnolino che iniziò a leccarlo con tutte e tre le teste.

“Quindi possiamo semplicemente salutare e andarcene?” Ranma tirò un sospiro di sollievo. Sembrava che finalmente qualcosa andasse per il verso giusto.

“Ahimè mon ami, devo contraddirti! Nessuno può sfuggire da questo girone e alle sue agghiaccianti pene!” sospirò tristemente.

E ti pareva! Perché anche solo per un'istante si era azzardato a pensare che la fortuna fosse dalla loro?

Ora doveva aspettare che Picolet illustrasse alla loro allegra compagnia quale assurda creatura impediva il passaggio per avvicinarsi alla sua Akane.

E qualunque cosa fosse stata, non importava. Perché ormai ne era assolutamente certo... niente si sarebbe mai intromesso tra lui e la donna che amava.

Ma nulla poteva prepararlo a quello che il raffinato francese, esponente della rinomata scuola di combattimento da tavola della famiglia Chardon, stava per comunicargli.

La loro dannata Tragicommedia continuava disastrosamente... e come poteva essere altrimenti?

 

 

 

Note di Faith

 

Salve banda di fantastici folli. Sì lo so, sono da fustigare a sangue! Sono lunga come l'anno della fame ad aggiornare, ultimamente!

Chiedo venia e perdono a voi tutti (Mozione respinta... un anno di scrittura forzata finché non hai finito!).

In questo capitolo come avrete notato il titolo non corrisponde alla canzone abbinata

(By the way è una splendida canzone dei Red Hot, come molti voi sapranno).

Visto che non avevo le idee chiare su come chiamare il capitolo 8 sono corsa in lacrime dalla mia pazientissima Beta (tranquilla, se ti serve un analista per sopportarmi te lo pago io!), la gentilissima Elle che dopo avermi fatto un consolatorio pat pat sulla spalla e avermi corretto gli strafalcioni mi ha dato l'idea per il titolo.

Grazie cara!

Poi mentre traducevo il testo... ho pensato che se il titolo era perfetto ciò che riportava la canzone non legava alla perfezione.

Il concetto che volevo esprimere era il viaggio e dato che questo, come avrete sicuramente notato è un capitolo di passaggio, ho pensato di fare così.

Improvvisamente l'illuminazione! Questa canzone un po' datata esprime secondo me benissimo il rapporto tra Ranma e Akane (soprattutto quel “masticarsi poco a poco”, dato che la loro è una storia d'amore tutt'altro che convenzionale e fin dall'inizio c'è una sorta di “assaggio reciproco” che comunque continua nell'arco di tutta la storia, o almeno io la penso così... cosa sono quelle facce poco convinte...).

Poi ovviamente il discorso dei bei peccati... dove poteva stare meglio che all'inferno?

Inoltre è un bel contrasto con le disastrose capacità culinarie della piccola Tendo.

Se vi va ascoltatevi la canzone! È davvero bella!

Cerbero non poteva essere qualcosa di serio... suvvia! Quale cane di rara antipatia potevo infilarci che facesse coppia vincente con quello snob francese? Ovviamente il barboncino! Chiedo scusa a chi di voi ne ha uno.

Io adoro tutti gli animali, però mi sembrava veramente buffo ridicolizzare la mitica belva con tre teste in questo modo.

Spero che apprezziate il capitolo anche se non è proprio lunghissimo.
Dato che sono imbranata e nonostante abbia provato e riprovato non sono riuscita a postare gli splendidi disegni di Spirit 99 (anto potrai mai perdonarmi?!)
Giuro che ovvierò a questo spiacevolissimo inconveniente in modo che possiate rendere merito a questa bravissima artista!

A presto bella gente!

Un abbraccio collettivo! Vi adoro.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Don't be lazy! ***


Don't be lazy!

 

Today I don't feel like doin' aything

I just wanna lay in my bed

Don't feel like picking up in my bed

So leave a message at the tone

Cuz today I swear I'm not doin' anything.

 

(Lazy Song- Bruno Mars)

 

Lasciato alle spalle l'enorme porta da ristorante, i nostri tre eroi (?) si rimisero sulla strada.

Ranma era impaziente di affrontare il girone successivo e di sconfiggere chiunque cercasse di intralciarlo. A malapena si accorgeva del peso di Ryoga sulle spalle.

Fu un debole lamento dell'eterno disperso, ancora in preda alla nausea a fargli ricordare che lo stava trasportando.

“Sta diventando un'abitudine portarti in giro come un sacco di patate, eh Ryoga!”

disse Ranma per allentare la tensione.

“E diciamo che hai pure la stessa utilità!” concluse il codinato, recuperando definitivamente la solita boriosa arroganza.

Scaricò l'eterno disperso come il suddetto sacco, dato che il ragazzo aveva poco apprezzato il riferimento al suo scarso contributo al salvataggio di Akane e stava gridando come un ossesso “Ranma... maledetto... come ti permetti!”

In realtà Ranma non lo pensava minimamente: avere al suo fianco Ryoga contava eccome!

Persino la presenza di quell'insulso Takey, con le sue buffonate, in qualche modo lo faceva sentire più leggero nell'affrontare la prova più ardua della sua intera esistenza.

Ma per i suoi gusti si era sbilanciato troppo.

“Dai, maialuncolo da strapazzo! Vedi di riprenderti o ti lascio qui con quell'invasato di un attore!”

“A chi hai dato dell'invasato, giovane mononeurone!? Se non fosse per me, chissà in che guaio vi sareste cacciati tu e il qui presente Salsiccioga!”

“In che guai NON ci saremmo cacciati, semmai!” Ryoga si era rialzato prontamente in piedi e lo aveva centrato con un cazzotto sulla testa facendogli fiorire, sotto il buffo cappello rosso di dantesca fattura, un enorme bernoccolo.

“Sempre il solito violento e brutale suino. Compiango quella povera ragazza che ti aspetta a casa...” piagnucolò Takey, massaggiandosi la testa.

Ryoga si accese come un albero di Natale e iniziò a balbettare

“Ma... ma... ma... ma! Credi davvero che lei mi aspetti a... Cioè...No! Voglio dire... che cavolo stai dicendo, scarsa imitazione di una guida! Bada agli affari tuoi!”

“Beccato! Allora quel sentimento che senti per Akane è pura e semplice amicizia... lo sospettavo...” terminò l'attore, stavolta con fare meditabondo e schioccando le dita.

“Gli conviene che sia così, se vuole mantenere l'uso delle gambe!” si intromise anche Ranma, leggermente accigliato “Bene signorine, se avete finito di farvi le trecce e parlare di ragazzi, io andrei!”

“Saggia decisio... ehi che significa farvi le trecce? Oh... lasciamo perdere che ho già capito che con voi due si sa quando si inizia e non si sa quando si finisce!”

I tre ripresero il cammino, Ranma sentendosi un passo più vicino ad Akane, Ryoga chiedendosi se non fosse davvero il caso di fare due chiacchiere con Ukyo una volta a casa così giusto per tastare il terreno, Takey ripassando mentalmente la ricetta del semifreddo al cioccolato e frutto della passione.

Il tremendo girone degli iracondi e degli accidiosi li attendeva con le sue mille insidie. Sì, come no...

 

 

-------------------------------- --------------------------------

 

“Il tuo temperamento non fa altro che infiammare i miei sensi, Akane!” disse Lucifero, evidentemente divertito dall'ennesima dimostrazione di orgoglio della piccola Tendo.

“Beh allora datti fuoco e non parliamone più! E già che ci sei lasciami andare!”

“Vedo che lo spirito non ti viene mai meno... lo stesso non si può dire per la sicurezza riguardo al tuo... fidanzato!” la parola risultò come sputata da quelle labbra invisibili.

Sembrava che l'evanescente signore dell'Inferno riservasse a Ranma qualcosa che andava oltre la gelosia... era odio puro, avrebbe detto Akane. E la cosa la turbava tantissimo. Mai, in nessuno degli avversari di Ranma le era parso di percepire qualcosa di simile. L'aria attorno a quella invisibile creatura era intrisa di una forza che più che sentire si intuiva, come un mostro nascosto sotto il pelo dell'acqua.

Questa era un'altra cosa che la allarmava. Il suo baka era forte, fortissimo, il migliore artista marziale sulla terra. Già... ma sulla terra dei VIVI.

Benché non riuscisse a percepire con chiarezza l'aura del malvagio Lucifero, aveva come la sensazione che sarebbe stato un avversario tremendo, più spaventoso persino di Sofulan.

“Mmmm... e non sbagli mia cara. Sarò la cosa peggiore che Ranma Saotome..” ancora quella miriade di voci cariche del più brutale odio e il dubbio che lui potesse leggerle la mente diventato certezza, in quella pausa densa di un rancore atroce e pulsante “...si sia mai trovato di fronte. Sarò l'incubo più nero che abbia mai popolato i suoi inutili sogni!”

L'intera stanza ebbe come un tremito, come se il ruggito di un gigantesco leone ne scuotesse le fondamenta. Quel luogo pareva rispondere agli stati d'animo del padrone di casa.

Akane ebbe l'impressione di scorgere un baluginio all'altezza di dove pensava fossero gli occhi del demone. E fu scossa da un brivido che le suggerì l'assoluta sicurezza che quella tremenda creatura stesse dicendo la verità.

 

 

------------------------- ----------------------------

 

 

“Ecco l'ennesimo, enorme portone infernale!” sbuffò Ranma.

“Quale altre assurdità dovremo affrontare questa volta?”

Takey sembrò materializzarsi accanto al codinato con uno smagliante sorriso a trentadue denti e l'espressione da gran saggio negli occhi.

“La tua valente ed informata guida è qui per illuminarti la strada, giovane Saotome!”

“Ma dacci un taglio, pagliaccio! Non ne hai imbroccata una!” disse Ryoga afferrandolo con malagrazia per il bavero.

“Ti sembra il modo di rivolgersi ad un venerando anziano, bamboccio! E poi non eri in un angolo a vomitare fino ad un minuto fa? Ti ricordo che sono stato io a salvarti da quella pioggia di hamburgers maleodoranti!”

Ryoga impallidì al pensiero dell'ondata di cibo marcescente che gli era calata sulla testa e allentò leggermente la presa per portarsi una delle mani alla bocca.

il signor Takey si liberò dalla stretta del giovane e si sistemò la tunica sgualcita, con fare di superiorità. Uno a zero per lui.

“Dicevo, giovane malfidente, stiamo per addentrarci in un girone particolarmente infido abitato da... ehi!”

Ranma stava già varcando l'entrata di dimensioni spropositate, facendo un cenno con la mano ai due compagni di viaggio. Che continuassero pure con le loro cretinate.

Lui non aveva più tempo da perdere.

 

 

---------------------------- ---------------------

 

“Ma perché quel benedetto ragazzo non ascolta mai una parola di ciò che dico!” si lagnò Takey prima di seguire Ranma all'interno del girone, lasciandosi alle spalle un ancora sconvolto Ryoga, che lottava con nuovi, preoccupanti conati di vomito.

Cercando di accelerare il passo, il signor Takey riuscì a raggiungere Ranma, al prezzo di quattro palmi di lingua fuori e un principio di infarto.

“Oh...eccoti qua vecchio! E quell'altro rincitrullito starà ancora vomitando...”

“Ma possibile... anf... anf...anf... che né tu né l'altro fenomeno diate mai retta a nessuno? Pant Pant! E chi sarebbe...puff puff... il vecchio! Non mi... anf anf... davi del lei fino a poco fa?”

“Ehi vacci piano... VECCHIO... Non sei più un ragazzino e seguire Ranma Saotome non è gioco per principianti!” lo sfotté Ranma ormai già sul sentiero che sembrava perdersi nell'enorme grotta, che pareva la più grande che avessero visitato fino ad allora.

Ranma ignorò le proteste e scorse anche Ryoga che li stava raggiungendo.

Sembrava aver riguadagnato un colorito vagamente umano.

“Allora... vecchio... che posto è questo?” riprese il codinato.

Takey fece due lunghi rassegnati sospiri, comprendendo e rassegandosi all'idea che Vecchio sarebbe stato il suo nuovo appellativo.

“Questa è il girone degli Iracondi e degli Accidiosi!” esclamò magniloquente. Che almeno qualcuno del trio mantenesse un certo contegno!

“E perché tengono Anaconde e gente che soffre di acidosi... ma che schifo!”

Ryoga scosse la testa e per una volta guardò comprensivo il signor Takey sull'orlo delle lacrime e prese la parola.

“Ranma... in questo girone vengono puniti coloro che in vita cedettero ad una rabbia folle e cieca e coloro che si dimostrarono indolenti e pigri.”

“Ma sì ma sì.. stavo scherzando!” rispose Ranma sventolandosi una mano davanti al volto con noncuranza.

“E quale sarebbe la punizione?” continuò poi incuriosito.

“BOH!” rispose Takey con fare sbarazzino.

“Ok... ora lo trituro come merita questo patetico attoruncolo!” digrignò i denti Ryoga.

Però proprio quando stava per agguantare l'odiata guida che gli sorrideva beatamente, sentì che non aveva poi così tanta voglia di farlo.

E continuò a brontolare tra sé e sé.

“Mmm” mugugnò pensieroso Takey.

“Ehi vecchio... laggiù... c'è una porta... di cosa si tratta?” si fece avanti Ranma, ringraziando che Ryoga non avesse messo in atto propositi omicidi.

“Oh quella... è il luogo dove sono confinati i peggiori esponenti delle due categorie che ti ho detto... ci sono rinchiusi i tremendi Politici Italiani... viene detto l'Angolo degli Scaldapoltrone... meglio non avvicinarsi” disse l'attore rabbrividendo.

“Ma non dovrebbero stare tra i ladri, quelli?” riprese Ranma assai scettico.

“Se vuoi discutere la disposizione dei locali e l'assegnazione delle... ehm.. stanze... e magari non so, proporre una nuovo arredatore di interni, credo proprio dovrai rivolgerti a Lucifero!” rispose sarcastico Takey.

Ranma, appena le sue orecchie captarono quel nome, fu percorso da una sorta di scarica elettrica che lo fece scattare.

Gli occhi si infiammarono e la mascella si serrò quasi dolorosamente.

Fissò Takey, come se volesse incenerirlo.

“QUEL MALEDETTO FARA' LA FINE CHE MERITA... L'INFERNO GLI SEMBRERA' UNA CASA PER LE VACANZE IN CONFRONTO AL LUOGO IN CUI LO SPEDIRO' IO! NESSUNO PUO' TOCCARE AKANE E PENSARE DI PASSARLA LISCIA!IO... LO... UCCIDERO'!”

Ryoga si riebbe dai suoi borbottii e fissò Ranma attonito.

Gli aveva detto migliaia di volte quella parola durante i loro scontri, ma non avrebbe mai davvero messo in pericolo la sua vita. Erano ragazzini e litigavano come due ragazzini, dopotutto.

Ma Ranma... Ranma pensava davvero ciò che aveva appena detto.

Le parole che ancora vibravano nelle orecchie del giovane Hibiki risuonarono terribili quanto sincere. Avrebbe ucciso per riprendersi Akane.

E in quel momento avrebbe potuto rivolgere la sua furia contro chiunque.

Il fatto che il signor Takey avesse anche solo un accennato a Lucifero gli aveva come fatto perdere momentaneamente la ragione.

L'eterno disperso si rese conto ancora una volta che la prova che stavano affrontando lo stava segnando duramente. Lo guardò in faccia per trasmettergli... non sapeva bene cosa nemmeno lui...

Quello che vide negli occhi dell'amico e rivale lo lasciò attonito.

Vi vide riflesso l'Inferno stesso.

Il giovane girovago fu distratto da questi pensieri cupi quando vide in lontananza due uomini seduti per terra, attorno a quello che sembrava un basso tavolino.

I due avevano qualcosa di familiare... drammaticamente e atrocemente familiare.

Ryoga prese a muoversi nella loro direzione e Ranma, notando il movimento dell'amico, parve scuotersi e riprendere controllo dei propri nervi.

Takey, dal canto suo, era svenuto dalla paura dopo la sfuriata di Ranma, riuscendo nell'ulteriore, incredibile performance di mantenere, anche se privo di sensi, un sorriso smagliante. In fondo qualche straordinario talento lo aveva anche lui.

Ranma fissò prima Takey poi le sue mani chiuse a pugno, vedendo leggeri rivoli di sangue scorrere su di esse e gocciolare lentamente a terra.

Le riaprì, quasi stupito per il proprio scatto d'ira e osservò pensieroso i profondi solchi lasciati dalle sue unghie.

Tornò poi a posare lo sguardo su Ryoga che si dirigeva verso la coppia di uomini.

Pensò che i suoi occhi lo stessero ingannando.

Con pochi balzi fu al fianco dell'eterno disperso e il signor Takey rimase solo e abbandonato da tutti.

“Ryoga io non...”

“Lascia perdere Ranma...” disse il ragazzo. Voleva sincerarsi dell'effettiva identità dei due uomini che sembravano guardarli con disapprovazione.

E intanto nella sua mente sembrava perdersi l'eco di una frase che aveva letto da qualche parte e che gli suonava stranamente calzante

 

Se scruterai a lungo nell'abisso, l'abisso guarderà dentro di te.

 

 

 

 

 

 

--------------------- -----------------------------

 

Akane stava ancora riflettendo sugli oscuri pensieri che le sconvolgevano la mente, quando udì un rumore di stoffa che fendeva l'aria.

“Ora mia piccola guerriera coraggiosa devo lasciarti. Quegli incapaci dei miei sottoposti non sono nemmeno in grado di ricacciare quella feccia ingorda nel proprio girone. Spero non sentirai troppo la mia mancanza.” terminò galante.

Il misterioso Signore delle Tenebre era di nuovo a pochissimi passi da lei, che sentì un sudore gelato imperlarle la fronte e la schiena.

Lucifero le prese delicatamente la mano e Akane percepì distintamente delle labbra calde che ne sfioravano il dorso, vicino alle nocche. Un tocco leggero, delicato.

Di nuovo una rabbia cieca la invase per essere stata toccata senza che lei lo volesse.

Ma non fece in tempo a reagire perché lui, sempre accompagnato da un fruscio di stoffa, si spostò a molti metri da lei. Stava per andarsene, pensò sollevata la piccola Tendo.

Prima di abbandonare la stanza però la voce, o meglio il coro di voci, scandì poche secche parole, rivolte stavolta ai piccoli Imps.

“E voi, branco di inetti! Vedete di intrattenere degnamente la vostra padrona!”

Detto questo, ad Akane sembrò che Lucifero uscisse dalla enorme stanza accompagnato da un vento rovente, lasciandosi dietro una ragazza attonita e un branco di demonietti terrorizzati.

“Sentire la tua mancanza... vorrei che non tornassi mai più!...Ranma...ti prego... stai attento!” mormorò Akane, scivolando lentamente sul lussuosissimo pavimento nero, col cuore in tumulto per un inspiegabile quanto orribile presagio.

 

 

------------------- ---------------------------

 

 

“Oh no... voi no!!” bofonchiò incredulo Ranma di fronte a quei due fin troppo conosciuti signori.

“Ma allora non mi ero sbagliato!” gli fece eco Ryoga.

“Ragazzo, ti sembra il caso di gridare come un ossesso? Non sei a casa tua!” disse l'uomo più alto fissandolo severamente.

“Hai perfettamente ragione, amico mio. Questo giovane non sa assolutamente cosa siano l'educazione e la disciplina. È una vergogna!” lo supportò l'altro uomo, più basso e tarchiato.

Non ci si poteva credere, anche se alla fine un senso bislacco ce l'aveva la loro presenza in quel girone.

Ranma guardò tra i due uomini: un tavolino da Go ospitava l'ennesima, noiosa, interminabile partita tra i due.

“Papà, Signor Tendo... ecco... può darsi che sia una fortuna trovarvi qui... e sottolineo il PUO' DARSI!”

Il codinato pensò che, come aveva detto il signor Takey, quel luogo da incubo sarebbe stato popolato da personaggi che in un modo o nell'altro facevano parte della vita sua e di Akane, proiezione di come loro percepivano e vivevano le persone in carne ed ossa che questi rappresentavano.

Era convinto che siccome i due vegliardi desideravano ardentemente la loro unione, avrebbero fatto qualsiasi cosa per aiutarlo a raggiungere la meta.

E Ryoga di fianco a lui pensava esattamente la stessa cosa.

“LA MIA BAMBINA!!!” si disperò sgolandosi il signor Tendo, buttando all'aria il tavolo da Go.

“E ci risiamo...” mormorò Ranma.

“Ehm... Tendo guarda che stavi perdendo!” protestò Genma.

“Ma ti pare il momento di perdere tempo in queste cavolate, padre degenere?!” disse il codinato colpendolo con un calcio e preparandosi a conciarlo per le feste, mentre il baffuto futuro suocero, correva intorno spargendo lacrime ovunque.

“E di chi è la colpa se è successo tutto questo?!” lo prese in contropiede il signor Saotome con la faccia pesta e gli occhiali d traverso.

Ranma si bloccò prima di colpirlo con un pugno e lasciò scivolare il braccio inerte lungo il fianco, perdendo ogni volontà di picchiare il suo maledetto padre.

Per una volta aveva ragione.

“Signor Saotome, la smetta di infierire e ci dica come uscire da qui!”

Inaspettatamente la voce di Ryoga sovrastò il pianto isterico di Soun Tendo, facendo sì che Ranma mormorasse mentalmente un grazie rivolto all'amico.

“Uscire... e perché dovremmo uscire?!” la voce del signor Saotome si fece vacua e sonnacchiosa.

“Ma sei scemo o cosa! Per andare a salvare Akane e tornare a casa, nel mondo dei vivi, maledizione! Possibile che sia cretina anche la tua proiezione?!” urlò Ranma, nuovamente padrone di se stesso.

“Oh oh oh... io appaio come tu mi immagini... Ranma, figlio ingrato... come puoi avere così poco rispetto di tuo padre!” concluse Genma con le lacrime agli occhi.

Possibile che questi due sappiano solo frignare pensò Ryoga.

“Ahem... Dunque come facciamo ad uscire di qui?” riprese il giovane con la bandana nel tentativo di riportare la conversazione su binari pertinenti.

“AKANE!!” furono investiti nuovamente da un fiume di lacrime e da un assordante pianto disperato.

“ADESSO VOI DUE RAMMOLLITI VENITE CON NOI E CI DATE UNA MANO!” gridò Ranma furibondo.

Per tutta risposta il genitore Saotome si rovesciò dell'acqua fredda in testa e si mise placidamente a giocare con una ruota mentre con l'altra zampa sollevava un cartello con scritto “I PANDA SONO IN VIA DI ESTINZIONE, PERTANTO NON COMBATTONO CONTRO IL DEMONIO!”

Il genitore Tendo invece lo afferrò per le spalle e assordandolo si rivolse a lui con la consueta sequela di lacrimosi ringraziamenti “Ranma sono commosso da quanto ami la mia bambina! Sono certo che sconfiggerai Lucifero e poi... già vi vedo... il signore e la signora Saotome... i nuovi sovrani dell'Inferno! Sono certo che se aprissimo una filiale della palestra nel girone dei violenti sarebbe un enorme successo!”

Ranma e Ryoga non potevano credere alle parole del baffo.

Era impazzito? E quell'idiota di Genma che continuava a tirare fuori cartelli assurdi

“AMICO SOUN, CHE IDEA GENIALE!”

Passasse suo padre, ma Soun? Ranma non riusciva a capacitarsi.

E in quel momento accanto a loro comparve il signor Takey.

“Vecchio!” gli si rivolse Ranma, divincolandosi dal signor Tendo nuovamente in lacrime.

L'attore lo guardò accigliato e storse il naso in una smorfia di disapprovazione.

“Ok... signor Takey... cosa succede qui?” lo interrogò il codinato cercando di essere più educato.

“Così va meglio!” si illuminò l'anziano “Giovane Ranma... qui regnano incontrastati la pigrizia e l'ira... inoltre è chiaro che tu questi due li abbia sempre visti così; tuo padre come un uomo egoista e meschino e il padre di Akane beh... come uno che sa solo disperarsi, darti addosso quando la sua piccola è in pericolo e pensare al futuro della palestra... non sei in grado di capire quanto quest'uomo ami le proprie figlie... perché beh... tu non sei ancora padre. Hai visto solo la superficie e hai dato un giudizio blando e impietoso del tuo futuro suocero! Spesso nelle persone c'è più di quanto si creda.”

Ryoga per la primissima volta da quando aveva fatto la conoscenza di quello stranissimo individuo, si rese conto di stare fissandolo con una certa deferenza.

Ranma guardò prima Soun poi suo padre infine di nuovo il signor Takey.

Aveva perfettamente ragione.

Lui non immaginava minimamente cosa significasse essere padre, crescere da solo tre figlie piccole dopo che la vita ti aveva strappato via l'amatissima moglie.

Kasumi, Nabiki e Akane erano i preziosissimi tesori del signor Tendo, il frutto di un grande amore, un insostituibile segno del legame che avrebbe unito la coppia oltre la morte, tre vite da proteggere a costo di qualsiasi cosa.

Forse allora...

“Quindi mio padre..?” chiese Ranma con qualcosa di simile alla speranza nella voce.

“No, su di lui hai ragione... è davvero un idiota!” rispose Takey già distratto da qualcos'altro...

“Oh ma quel tavolino da Go è un pezzo di raffinatissimo antiquariato del '600... starebbe benissimo nel mio salotto!”

Ryoga scosse la testa sconsolato subito imitato da Ranma.

La serietà del signor Takey aveva autonomia limitata, ormai era un dato di fatto.

 

 

----------------------- --------------------------

 

Akane era piuttosto scossa dal nugolo di sensazioni tremende che aveva provato e si chiedeva insistentemente cosa nascondesse Lucifero dietro tutto quell'astio contro Ranma. E inoltre perché non si era ancora mostrato a lei, se davvero voleva conquistare il suo cuore. Rimase seduta sul pavimento, raccogliendo le belle gambe tornite vicino al corpo e circondandole con le braccia, in posizione meditabonda.

Ma certo! Che stupida che era stata!

“Ehi piccoli... ehm... immagino che voi abbiate visto tantissime volte l'aspetto del vostro... capo” non voleva mancare di rispetto agli Imps definendolo il loro padrone.

Si stava decisamente affezionando ai sei nanerottoli.

“Noi non sapere com'è padrone... lui essere talvolta evanescente come aria o bruciare come fiamma... lui dare vita a piccoli Imps quando avere bisogno...”

Il fatto dell'invisibilità del suo carceriere destabilizzava Akane. Un nemico che non poteva vedere non le consentiva di carpirne i punti deboli e con essi la possibilità di fuggire.

Quel maledetto giochetto della stanza che diveniva un infinito corridoio l'aveva colta in contropiede e benché avesse provato più volte mentre Lucifero era assente, non riusciva a raggiungere l'imponente portone che la separava dalla libertà.

Sei paia di vispi occhi la spiavano durante le sue elucubrazioni, in attesa che la loro signora comunicasse richieste che loro sarebbero stati felicissimi di soddisfare.

Se Akane aveva preso a ben volere i gentili mostricciattoli, era anche vero il contrario: il fatto che lei avesse assunto le loro difese contro le terribili sfuriate del padrone aveva fatto breccia nei loro piccoli cuori; la natura di quella ragazza era buona e generosa e i demonietti ne erano stati presto conquistati.

Bara sembrava intuire quanto tutti i pensieri che tormentavano la piccola Tendo la stessero sfinendo e avrebbe voluto allentare un po' la tensione che gravava sulle spalle della sua giovane signora.

Ad un tratto le venne un'idea.

“Forse padrona Akane vorrebbe fare bagno rilassante?!”

La ragazza abbandonò per un attimo i suoi ragionamenti. Non le parve una brutta idea. Se nel sonno non riusciva a trovare pace, forse rilassarsi in una vasca di acqua calda l'avrebbe ritemprata, ridandole forza e vigore per pianificare possibili piani di fuga.

C'era però un particolare che impediva il realizzarsi di questo ideale progetto.

La mancanza di una vasca.

“Bara sei gentile e mi piacerebbe molto, ma qui non abbiamo ciò che occorre per un bagno, purtroppo!”

“Questo è luogo magico e mutevole, mia signora!” intervenne Su, ansioso di fare colpo sulla bella giovane.

La demonietta lo fulminò con lo sguardo e vide che le stava rubando la scena, quando il furbastro saltò sul tavolo della elaborata specchiera.

Con la piccola mano artigliata sfiorò una raffinata scatola porta-essenze in oro e madreperla. Akane aveva dato una veloce occhiata al lussuoso mobile e agli oggetti che vi erano disposti sopra e non aveva notato il prezioso suppelletile.

Su lo girò tre volte e questo si aprì liberando un delicato e soave aroma di vaniglia.

Un nuovo boato fece tremare la sala e Akane incredula vide sbucare dal nulla una meravigliosa vasca di marmo di enormi dimensioni, riccamente decorata da figure fantastiche di animali e creature mitologiche.

Un enorme leone alato eruttava acqua calda e profumata dalle possenti fauci.

“Padrone detto noi di soddisfare qualunque desiderio di Regina di Inferi!” si inchinò il piccolo Su, per poi regalare una smorfia di superiorità a Bara.

“E tu essere nostra meravigliosa Sovrana!” finì la piccola Imps, ignorando l'irriverente compagno.

“Siete davvero gentili e dolci, piccoli amici e vi ringrazio. Ma io non ho nessuna intenzione di diventare la Regina di alcunché. Io voglio solo tornare a casa da...”

Sentì un groppo serrarle la gola. Avrebbe voluto dire che desiderava tornare dalla sua famiglia, ma ciò che il suo cuore agognava ad ogni battito era riabbracciare Ranma il prima possibile e potergli finalmente dire tutto ciò che non era riuscita ad esprimergli durante il loro sgangherato, disastroso fidanzamento.

 

 

 

 

Note di Faith

 

Ciao a tutti branco di folli.

Sono in ritardo e ormai anche la fustigazione sarebbe poca cosa come pena per la mia colpa.

E finalmente siamo arrivati al capitolo con due cifre. Quasi non ci credo (e dato i ritardi, forse manco voi!).

Vi prego di scusarmi ma sto cercando lavoro, ahimè finora con poco successo.

So che la canzone di introduzione al capitolo vi risulterà strana, però mi sembrava calzante da matti, dato il girone in cui i nostri si trovano. Oh poi in realtà a me Bruno Mars non piace...

Spero che vi sia piaciuto questo capitolo un pochino più riflessivo.

Ho sempre pensato che Ranma sottovalutasse profondamente Soun ed è proprio questo che ho voluto sottolineare. Quest'uomo è un grande, un padre amorevole e un marito eternamente innamorato della moglie. Chiaramente la Takahashi ha voluto sottolineare il lato comico del nostro baffo, per cui spesso ce l'ha presentato in lacrime, con l'aspetto di un terribile Oni o in fuga con la coda tra le gambe quando c'era da affrontare Happosai.

Vi ho stupito con l'inedita versione di Takey nei panni della guida seria e responsabile? Solo per 5 secondi è ovvio...

Attendo di sapere i vostri pareri!

So che il capitolo è breve, ma è un po' una fase di passaggio.

Grazie alla mia adorata Ellebeta (come farei senza di te?!) e a tutte le mie bellissime fanciulle che, nonostante i ritardi, continuano a leggere la mia ff.

A presto mie adorabili folli!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** B&b: Bagni e bovini ***


B&B: Bagni e bovini

 

 

Little black submarines

Operator, please,

Put me back on the line

Told my girl I'd be back

Operator, please,

This is wrecking my mind

 

Oh can it be,

the voices calling me?

They get lost and out of time.

 

 

Piccoli sottomarini neri

operatore per favore

rimettimi in linea.

Ho detto alla mia ragazza che sarei tornato.

Operatore per favore,

questa cosa mi sta snervando.

 

Può essere che

le voci mi stiano chiamando?

Si sono smarrite e sono fuori tempo.

 

 

(Little black submarines- The black keys)

 

 

 

Akane guardò incredula la meravigliosa vasca che le era comparsa davanti, sbattendo le palpebre una, due ,tre volte.

Lievi sbuffi di vapore si alzavano invitanti dall'acqua profumata e sembravano attrarla come una calamita, quasi potessero risultare un momentaneo palliativo per la sua mente stanca e la sua anima afflitta.

In effetti non poteva certo dire che un bagno le avrebbe rilassato le membra, neanche sapeva se lo aveva o no un corpo nel vero senso del termine.

Eppure tutte le sensazioni fisiche, come ad esempio il tocco di quel maledetto demonio, le parevano estremamente reali.

“Ah basta” si impose! La vasca era lì e lei voleva farsi un bagno, corpo o non corpo.

Anche per lavarsi via la sensazione delle labbra del padrone di casa che ancora le sembrava di sentire tiepide sulla mano.

Ranma non avrebbe mai fatto un gesto del genere...

E che cavolo le veniva in mente ora! Si prese il volto tra le mani e si schiaffeggiò leggermente.

Gli Imps la osservavano in silenzio, mentre sul volto le passavano le più svariate espressioni. I piccoli demoni apparivano alquanto perplessi.

Fu Bara a cercare di sbloccare la situazione e fugare le remore della sua dolce signora.

“Padrona non deve preoccuparsi. Questa essere acqua termale spirituale. Lenire dolore di anima e rilassare muscoli! Dannati di Inferno farebbero qualsiasi cosa per averne anche solo un bicchiere! Ma essa scorrere solamente in palazzo di Signore delle Tenebre!”

“Ehm Bara, grazie e scusa se non approfitto subito del vostro splendido dono... mi chiedevo... sì insomma... vorrei un po' di privacy... nel caso tornasse quel cialtrone!”

I piccoli Imps rabbrividirono dai cornini alle alucce, sentendo apostrofare in quel modo poco lusinghiero il loro signore e si guardarono intorno preoccupatissimi, per il terrore di vederlo (o meglio NON vederlo spuntare!) da qualche parte e punirli.

Già perché lui avrebbe sostenuto che il malanimo dimostrato nei suoi confronti dalla giovane che voleva come sposa, fosse colpa della loro incapacità di tenerla di buon umore.

Akane sembrò intuire il disagio dei piccoletti e si affrettò a cambiare registro.

“Mi sembra inappropriato che il vostro signore mi veda nuda!”

Bara tirò un sospiro di sollievo e Uchi divenne così rosso che la bandana di Su al confronto sembrava scolorita.

Un altro dei diavoletti, con una buffa cresta verde tra i cornini, volò sulla specchiera e nuovamente armeggiò con il porta essenze.

Il piccolo, che Akane aveva ribattezzato Kusa per il ciuffo che ricordava il rigoglioso colore di un prato in primavera, stavolta, invece di girare l'oggetto lo premette delicatamente. Era il più pigro dei piccoletti e molto spesso se ne stava mollemente sdraiato sulle lenzuola di seta a ronfare.

Evidentemente però, voleva anche lui rendersi utile alla sua bella Regina, in più temeva che il padrone lo punisse per la sua scarsa solerzia nel servire la ragazza.

Una nuova scossa fece tremare il palazzo e dal nulla apparve un separé di legno e seta, con disegni così meravigliosi che Akane spalancò la bocca per lo stupore.

In quel modo la vasca risultava separata dal resto della stanza e lei, assicurandosi che il signore del luogo fosse realmente assente, iniziò a togliersi le sfarzose vesti che la fasciavano a pennello.

Bara, dal canto suo cacciò a calci con decisione al di là del separé i suoi compagni di sesso maschile uno ad uno e trascinò fuori per un piede Uchi, svenuto per l'imbarazzo.

 

 

------------------- ------------------------------

 

“E quindi come si fa ad uscire da qui!” ci riprovò Ryoga, al terzo tentativo di estrapolare una seppur minima informazione dai due vegliardi.

E CHI HA VOGLIA DI PERCORRERE TUTTA QUELLA STRADA PER USCIRE, recitava un cartello apparso nella zampa di un panda evidentemente sovrappeso che masticava beatamente foglie di bambù.

Il signor Takey, che stava studiando il modo di portarsi via il pregiato tavolino da Go come souvenir, fu interpellato da Ranma riguardo alle parole sibilline dell'insulso genitore.

“Che vuol dire?” era nuovamente ad un piccolo passo dall'esasperazione.

Takey, distratto dalla sua occupazione che evidentemente riteneva di vitale importanza, rispose sbuffando “Oh insomma giovane Saotome! Intende dire che questa caverna è così grande che nessun Accidioso degno di questo nome si darebbe tanto disturbo per lasciarla!”

Ogni tanto in lontananza si udivano imprecazioni degne di scaricatori di porto e tavolini da Go sfasciati. Gli Iracondi odiavano perdere!

“Ma allora a noi che importa?” intervenne Ryoga “Possiamo passare tranquillamente...” concluse con uno sbadiglio e l'improvvisa tentazione di mettersi a sedere per un tè.

Ranma fulminò la reazione poco vitale dell'amico, preda dell'improvviso impulso di strangolarlo.

Takey si fece improvvisamente serio “Vi informo che più ci tratteniamo in questo luogo, più esso avrà effetto sul vostro comportamento. Avevo già notato che sembravate risentire di questi terribili influssi!”

Ranma trattene un fremito di rabbia. La sua voglia di aprirsi un varco spaccando tutto stava divenendo soverchiante, ma doveva procedere con prudenza.

Il pensiero di farsi manovrare come un burattino da quel luogo e di conseguenza dal suo disgustoso padrone, riusciva a fargli mantenere quel poco di lucidità necessario per non cadere completamente vittima della malia.

“E tu vec... ehm signor Takey? Come fai a non risentire di questo incantesimo?”

“Oh oh oh oh... una persona dalla personalità spumeggiante e poliedrica come la mia... non soccomberà di certo all'atmosfera di questo girone di debosciati! Ora che ne dite di sederci per una partita a Go e una tazza di thè?”

Ryoga, recuperando a fatica la padronanza di sé, resistette all'impulso e gli piantò l'ennesimo pugno in testa. Il pensiero che però visitò la mente del girovago fu che la loro guida non risentisse del luogo, ma fosse irrimediabilmente cretina.

 

 

“AKANEEEEE!”

Ah giusto.. e si erano dimenticati del signor Tendo, o meglio della sua proiezione, che con il suo solito grido di battaglia carico di ansia e lacrime, aveva svegliato Genma, il quale aveva estratto un cartello con scritto “È ORA DI PRANZO? HA CUCINATO AKANE … EHM IO SONO A DIETA!” e si rimise a russare.

“ALLORA RANMA, HAI PER CASO INTENZIONE DI NON PROVVEDERE ALLA MIA BAMBINA E ALLA SUA FELICITÀ !” un enorme Oni dall'aspetto spaventoso e dal baffo a manubrio comparve dove prima c'era il signor Tendo.

“Ma no...” fece Ranma, che come al solito davanti a queste manifestazioni del suocero non sapeva bene che pesci pigliare.

Takey intanto stava cercando di convincere Ryoga a trasportare via il tavolino da Go “Dai Arrostoga! Non è mica pesante! E poi guarda che bello! Guarda gli intarsi, la qualità del legno!”

“Oh vecchio, trasportatelo da solo... Io non ne ho voglia!” disse il ragazzo con la bandana, la voce impastata e gli occhi a tapparella.

In Ranma suonò un campanello d'allarme.

Forse dopotutto ci voleva un po' di polso per sbloccare la situazione!

“SIGNOR TENDO! MI ASCOLTI ATTENTAMENTE, PERCHÈ LO DIRÒ UNA VOLTA SOLA PER TUTTE! SONO QUI ALL'INFERNO PER RIPRENDERMI AKANE E NON IMPORTA COSA DOVRÒ AFFRONTARE, LA RIPORTERÒ A CASA, PUÒ SCOMMETTERCI CIÒ CHE VUOLE! E UNA VOLTA TORNATI, FARLA FELICE SARA' L'UNICO PENSIERO PER IL RESTO DELLA MIA VITA! SONO STATO CHIARO?!”

Nel dire queste cose il codinato si tinse di una bella sfumatura di amaranto e prese ad ansimare, tanto per l'imbarazzo quanto per aver dato sfogo a tutta l'aria contenuta nei suoi polmoni.

La bizzarra dichiarazione di intenti ebbe due effetti: spandersi in un'eco devastante che fece rimbombare la caverna e far scoppiare a piangere il signor Tendo, che tornò a normali fattezze umane “Oh bambina mia! Che bravo marito ho trovato per te!!”

Anche il signor Takey aveva estratto dal pastrano un fazzoletto rosa con dei ricami e il logo d Star Trek e si stava detergendo gli occhi umidi.

Ryoga, scuotendosi dal torpore che lo aveva assalito, era balzato in piedi all'istante, aveva fatto un sorriso dolce-amaro e aveva detto definitivamente addio al pensiero di Akane.

Forse dopotutto ciò che voleva davvero l'eterno disperso era riportare i suoi amici a casa e sedersi ad un certo bancone di un certo ristorante, mangiando l'okonomiyaki più buona del Giappone.

Magari afferrando una mano delicata, fissando dei magnifici occhi innocenti e puliti, avrebbe trovato il coraggio di essere davvero felice.

E si ripromise di non portarle né rose né stupidi souvenirs. Basta con il romanticismo alla Kuno.

Le avrebbe semplicemente detto che si era innamorato di lei.

 

 

--------------------- ------------------------------

 

 

Akane non credeva alle sensazioni che stava provando. Sembrava davvero che quell'acqua prodigiosa percorresse le ferite della sua anima e placasse placidamente la sua mente.

La vasca era così ampia che avrebbe quasi potuto nuotarci e il profumo dell'essenza di vaniglia così inebriante che le pareva di trovarsi nella migliore pasticceria di Tokyo.

Bara si era offerta di lavarle la schiena e farle un massaggio al collo.

Akane era stata tentata di rifiutare. Non era proprio nel suo carattere farsi servire e riverire in quel modo, ma quando aveva incontrato gli occhi azzurri della demonietta rosa, così pieni di volontà di aiutarla a sentirsi meglio, la giovane Tendo non aveva potuto fare altro che sorriderle dolcemente e accettare l'offerta.

Bara stava in equilibrio sulla statua di un satiro e massaggiava la cute ad Akane, cospargendo il corto caschetto con un'essenza profumata.

Risciacquò con perizia e poi le massaggiò il collo con un panno bello caldo.

Per spostarsi la piccoletta svolazzava graziosamente da un lato all'altro della vasca, ora in equilibrio su un delfino, ora su di una meravigliosa aquila. Tale era la magnificenza della vasca che sembrava quasi scolpita da Michelangelo in persona.

Akane si sentiva decisamente meglio, per cui pensò di lasciarsi andare e chiudere gli occhi per qualche minuto, pensando che in quel breve riposo non ci sarebbe stato spazio per sogni orribili.

Bara, quando vide che la sua signora stava chiudendo gli occhi, iniziò a canticchiare piano una nenia che le conciliasse il sonno, sperando che la bella mora trovasse un attimo di pace.

 

 

Akane, completamente abbandonata alla carezza dell'acqua bollente, si lasciò andare ai ricordi, ai primissimi ricordi suoi e di Ranma.

Eh già... il loro approccio iniziale, con Ranma nella sua forma maschile, era accaduto proprio in un bagno!

Arrossì violentemente al pensiero. Vedere un uomo nudo... e che uomo! Ammise per la prima volta con se stessa, arrossendo ancora di più, immergendo il viso bollente fino alle orecchie.

Il corpo del ragazzo era ancora marchiato a fuoco nella sua mente.

Occhi blu spalancati, di un colore così bello da sembrare impossibile, indescrivibili a parole. Ci si poteva solo tuffare dentro e lasciarsi travolgere dalla tempesta che celavano dentro.

Capelli umidi e lucidi come ebano che spargevano gocce d'acqua su un viso troppo perfetto per appartenere ad un comune mortale.

L'espressione timida ed imbarazzata, eppure... in qualche modo eccitata dalla situazione.

Il collo su cui si rincorrevano come piccoli baci, tanti piccoli rivoli umidi.

E le spalle, oh Kami, le spalle... larghe, perfette, marmoree, che si congiungevano a braccia altrettanto scultoree... chissà come sarebbe stato farsi stringere con passione da quelle braccia... Ancora non lo aveva scoperto, purtroppo.

Aveva sperimentato solo brevi, fugaci e maldestri momenti stretta ad esse... accidenti a chiunque si fosse intromesso, accidenti pure alla sua natura orgogliosa!

La piccola Tendo riafferrò il filo dei ricordi. Voleva pensare solo a Ranma e quell'incontro, mentre era immersa in quella vasca principesca... chissà come sarebbe stato condividerla con lui...

Mise il naso fuori dall'acqua e prese un lungo respiro, sempre ad occhi chiusi.

Quel pensiero le aveva mandato il cuore in tilt.

Espirò e tornò di nuovo a quel giorno.

Il petto dell'allora sconosciuto ragazzo era il sogno di ogni donna, l'aveva capito proprio nel momento in cui l'aveva visto, lei che aveva sempre schifato gli uomini. C'era da ridere!

E l'addome così muscoloso e tonico da far andare una statua greca in mille pezzi dall'invidia.

Il sedere (inutile negare! Glielo aveva guardato eccome! Basta mentire!)... semplicemente un'opera d'arte.

Si era sentita prendere da uno strano languore alla pancia, già quella volta.

Un calore le aveva pervaso le membra, facendole quasi svenire dall'emozione.

Ma poi era successo qualcosa. La sua testardaggine, il suo orgoglio, quella parte di lei che odiava gli uomini e si credeva infantilmente invaghita di un uomo che la considerava una sorellina minore... sì... quella sfumatura di Akane ebbe il sopravvento e le fece provare il desiderio di far scontare a quello sconosciuto nudo la tempesta di emozioni che le aveva scatenato dentro. E così aveva fatto.

Se quel giorno non avesse dato libero sfogo a quel lato di lei, ma avesse invece ascoltato il suo profondo istinto, avrebbe capito che quello non era altro che un colpo di fulmine, il primo, l'unico, il definitivo. Per entrambi.

E forse le cose tra loro sarebbero state molto diverse.

 

 

-------------------------------- ----------------------------

 

Il signor Takey era ancora intento ad asciugarsi le lacrime, pensando a quanto fosse romantica tutta la storia (ma anche a come portarsi via il bel tavolino da Go!), quando ripose il fazzoletto e fece cenno agli altri di tacere.

Udirono dei rumori che sembravano passi, ma strani e pesanti.

ORA Sì CHE SIAMO NEI GUAI! Apparì dal nulla un cartello e un vigilissimo signor Saotome formato panda con una certa grazia, si diede alla fuga.

“Ma che diavolo...?” disse Ranma “Signor Tendo?!”

“Ra... Ra... Ra... È il Gua...Gua... Gua....” Soun era color cenere per la paura.

“Per favore, cerchi di essere più chiaro!” lo esortò Ryoga.

Soun deglutì e in qualche modo riuscì a sillabare la parola GUARDIANO.

Dopo di che ad una invidiabile velocità si lanciò nella stessa direzione di Genma urlando “Ragazzi, lascio tutto nelle vostre mani... GEEENMAAAA ASPETTAMI, CODARDO!”

“Quei dueeeee!” si arrabbiò Ranma.

 

Takey aveva iniziato a preoccuparsi, ma era comunque rimasto al suo posto senza nemmeno svenire, osservò Ryoga.

“Che ti prende vecchio! Cosa dobbiamo aspettarci?” gli chiese serio il ragazzo con la bandana.

“Mmmm... non ne sono sicuro... immagino che però se la lunghissima strada per l'uscita sia un deterrente per gli Accidiosi, lo stesso non si possa dire per gli Iracondi... quindi probabilmente c'è un guardiano che impedisce a questi ultimi di fuggire... e questo ci porta ad un quesito fondamentale!” la guida si fece ancora più seria.

“Già... come sconfiggerlo e uscire di qui...” disse Ryoga in soffio, quasi parlando tra sé e sé.

“No... intendevo... Come fare a portarci via il tavolino da Go!” concluse l'attore mantenendo l'espressione delle occasioni più drammatiche.

“MAIOTISPACCOTUTTO...NONTILASCIOUNOSSOSANO!” ruggì Ryoga.

“Ryoga...sta arrivando!” disse Ranma, pronto al combattimento.

 

 

Se lo trovarono davanti all'improvviso e quasi non fu una sorpresa vederlo lì.

Aveva le fattezze che calzavano come un guanto ad un possibile Guardiano Infernale.

E li odiava abbastanza da dar loro filo da torcere.

 

 

------------------------- ---------------------------

 

Akane era ancora deliziata dal momento dei ricordi.

Si lasciò scappare un sorriso ripensando a quando era corsa in giardino per afferrare un masso da legare al collo di quello che sarebbe diventato il suo stupido, impacciato, adorato fidanzato.

Era quelle le cose a cui voleva pensare. Le belle immagini scolpite nella sua mente che le regalavano la speranza che quel ragazzo che a modo suo le volesse bene.

Il bagno, doveva riconoscerlo, aveva fatto miracoli e le aveva restituito fiducia in se stessa e nel SUO fidanzato.

Aspettò ancora un secondo che Bara finisse di sistemarle i capelli con l'edera, che si era dimenticata di togliere prima del bagno.

Toccò le foglie pensando che le avrebbe sentite sfaldarsi al solo tocco, calde e umidicce, invece quelle erano fresche e rigogliose.

Alzò le spalle. Non c'era nulla di cui stupirsi.

“Ecco, padrona! Bara avere finito. Lei essere semplicemente bellissima!” disse la demonietta mentre la ragazza si alzava dalla vasca coprendosi il seno con le braccia.

L'acqua le arrivava appena al ventre e Bara si stava adoperando per recuperare asciugamani dalla magica specchiera dalle mille risorse, in modo che Akane non prendesse freddo.

Akane aveva riso a questa ultima preoccupazione della piccola. Prendere freddo? All'Inferno? E da morti poi...

Si voltò verso il separé e ad un tratto si rese conto di non essere più sola.

Il separé era spostato... Lui era tornato!

Si rituffò in acqua urlando come un'ossessa.

Persino Bara ebbe un moto di stizza verso il padrone che, deduceva, se ne stesse imbambolato ad ammirare la scena.

“Lurido... MANIACO!!!!!” riuscì a ritrovare le parole Akane. “Bara!”

La demonietta annuì e le passò una lunga vestaglia di seta rossa.

Akane si vestì furibonda, scese la scaletta di marmo della vasca e si avvicinò a dove credeva fosse il maledetto spione, poteva dire di sentire il calore che emanava; aveva capito che era il segnale che lui si trovava nella stanza, un vento caldo: grazie a questo riusciva ora a localizzarlo con un margine di errore abbastanza basso.

Con un nuovo spettacolare kata lo lanciò da una delle vetrate del palazzo, mentre il povero Lucifero, ancora stordito dalla celestiale visione (e all'Inferno non era cosa di tutti i giorni!) urlava “SCUUUSAAAA!” mentre partiva in esplorazione dei cieli del suo oscuro regno.

La ragazza sbuffò come un toro inferocito e Bara aggiunse “Quando ci volere, ci volere! Ben fatto padrona Akane!”

La ragazza guardò poi pensierosa la vetrata in frantumi. E le venne un'idea.

-------------------------- -------------------------

 

 

“Guarda guarda chi c'è!” iniziò sarcastico Ranma.

“Una brutta mucca sovrappeso con un pessimo carattere!” rincarò la dose Ryoga, affiancandosi all'amico

“Gnhuuu!!” muggì di rabbia il Guardiano.

“Bentrovato... COLLANT TARO!” lo schernì Ranma con un sorriso, sapendo quanto detestasse quel nome.

La creatura (che ricordiamo era il bizzarro risultato di una mucca, uno yeti e una gru...ah...e... giusto un polpo! Ah, le meraviglie di Jusenkyo!) estrasse da chissà dove un bollitore di acqua calda e se lo versò addosso.

“Ma che diavolo ci fanno il suino e il finocchio qui all'Inferno?” rispose prontamente alle provocazioni. Era proprio un Iracondo fatto e finito.

“Oh aspetta...” continuò “Sarai mica venuto a salvare la ragazzina mora?! Mi pare di aver sentito vociferare della cosa...”

“Esatto! Quindi, se non vuoi che ti riduca a macinato di bovino, fatti da parte!” gli intimò Ranma, cancellando ogni parvenza di cordialità e di atteggiamento scherzoso.

“Ma cosa avrà mai di speciale quella per farsi rapire in continuazione?” si chiese Collant Taro incrociando le braccia.

A Ranma pulsò una vena in fronte.

“Che noia... mi tocca anche la scocciatura di prendervi a sberle...”

“Prego?!” ringhiò Ryoga.

“Di qui non si passa suino. Né oggi né tra cent'anni!” sorrise bieco, estraendo una boccetta che si vuotò addosso.

“Stupefacente!” riuscì a dire Takey “Ha anche le ali! Potrebbe aiutarci a trasportare il tavolino da Go! Ehi ragazzi, dite che ce la darà una mano?”

 

 

------------------------ ------------------------

 

 

Akane chiese a Bara se poteva avere altri vestiti più comodi.

La demonietta rosa la guardò con fare interrogativo, poi felicissima di rendersi utile,

trafficò con la specchiera e dal nulla apparve un armadio.

I piccoli Imps intanto avevano assistito alla scena di Akane che sparava in orbita il padrone commentando “Avere visto che bella evoluzione in aria avere fatto nostro Re? Essere proprio signore di Demoni!”

I commenti dei piccoli fecero sorridere la bella Tendo, che aveva elaborato un nuovo piano di fuga che reputava infallibile.

Lei non aveva potuto rompere le finestre del palazzo per chissà quale incantesimo, ma evidentemente il corpo del padrone di casa aveva avuto la funzione di ariete. Ora c'era un varco.

E lei avrebbe sfruttato quel piccolo vantaggio per fuggire e cercare Ranma.

Indossò dei bellissimi pantaloni da odalisca e il corpetto coordinato, sempre scarlatti e di stoffa pregiatissima.

Le sembrava di non averli addosso, tanto erano morbidi e leggeri. Erano adattissimi a calarsi dalla finestra.

Chiese a Bara di darle tutte le lenzuola che poteva. La demonietta era piuttosto basita, ma obbedì senza discutere.

Akane aveva dato uno sguardo dalla vetrata rotta allo strapiombo. Alto, altissimo e rocce aguzze. Si era fatta forza.

“Ehm piccoli... cosa succederebbe se qualcuno cadesse da qui?”

Su la fissò torvo “Smetterebbe di esistere anche sua anima... nemmeno padrone probabilmente riuscirebbe a fare nulla!”

Akane, mentre ascoltava la risposta, annodava tra loro quante più lenzuola possibili.

Avrebbe tentato il tutto e per tutto! Non importava. In ogni caso, meglio smettere di esistere che stare in compagnia di quel maledetto (nel vero senso della parola tra l'altro!) demone!

Rabbrividì mentre questo pensiero si faceva spazio nella sua testa, ma cacciò ogni dubbio e strinse con più decisione il nodo che stava facendo.

Bara e gli altri piccoletti la guardavano preoccupatissimi, perché ormai era chiaro cosa la padrona intendesse fare. E a loro non piaceva per niente!

Al di là delle ire del padrone, al di là del fatto che probabilmente li avrebbe mandati a spalare sale nelle miniere fino alla fine dei tempi, gli Imps erano ancora più terrorizzati dall'idea che alla loro adorata signora potesse capitare il peggio.

Loro non potevano uscire dal palazzo se non era Lucifero ad ordinarlo espressamente e comunque non sarebbero stati abbastanza forti, nemmeno tutti e sei, per afferrarla e condurla al sicuro con la forza delle loro alucce.

Akane li stava implorando di scappare con lei per sottrarsi a quel signore crudele, ma loro le avevano spiegato la loro impossibilità di uscire.

La ragazza promise ai suoi piccoli amici che sarebbe tornata con Ranma e avrebbe dato una sonora lezione a quel buffone evanescente che li trattava come schiavi, per poi portarli via con sé, dicendo che Kasumi li avrebbe adorati come li adorava lei e che suo padre non le avrebbe mai negato la possibilità di poterli tenere a casa Tendo.

Persino quella calcolatrice di suo sorella Nabiki avrebbe lasciato sciogliere un po' il suo cuore di ghiaccio, una volta che li avesse visti.

Bara commossa l'abbracciò, subito imitata dagli altri quattro. Anche Uchi, nonostante l'imbarazzo riuscì a stringersi alla bella padrona. Il sesto si teneva in disparte, cupo.

Dango, un demonietto grasso che più che volare rotolava, chiamato così da Akane per la sua mania di portarsi appresso un sacchetto degli omonimi dolcetti, che sembrava non finire mai, (e che la ragazza sospettò essere magico!) si fece avanti e timidamente allungò verso la ragazza il suo prezioso tesoro.

La piccola Tendo si commosse e in cuor suo si ripromise di tornare a prenderli quanto prima... se fosse sopravvissuta alla discesa, naturalmente.

 

 

--------------------- -------------------------

 

“Brutto bastardo! Non cambi di una virgola eh!” urlò Ranma schivando un poderoso pugno di Collant Taro nelle sue fattezze belluine.

“Muhhhh!” gli rispose quello. Non era traducibile ma non doveva trattarsi di un complimento.

Ryoga riuscì a portarsi alle spalle del poco collaborativo maledetto di Jusenkyo, grazie ad una spettacolare evoluzione.

Provò a sbilanciarlo colpendo le gambe, o zampe a dir si voglia.

La furba creatura riuscì a levarsi in volo e contemporaneamente ad allungare una poderosa manata in direzione del codinato, che fu in grado comunque a limitare i danni riparandosi con entrambe le braccia.

I due giovani atterrarono a poca distanza l'uno dall'altro.

Ranma aveva le maniche della casacca a brandelli, segno che il colpo di quel maledetto Collant era stato devastante.

“Ryoga... stanchiamolo!” sibilò il ragazzo all'amico.

I due artisti marziali iniziarono una snervante danza attorno all'avversario, senza cercare veramente di colpirlo, ma provando a sfiancarlo a forza di finte.

Takey appurò che vedere quei due combattere insieme era un vero spettacolo. Si intendevano alla perfezione e la tecnica sembrava avere un buon margine di successo.

Non fosse che i due avevano dimenticato una cosa.

Quello che avevano di fronte era un guardiano dell'Inferno, le possibilità che si stancasse erano praticamente pari a zero! Dopotutto doveva vigilare, instancabile, che gli “ospiti” del girone non si dessero alla macchia.

Mentre loro due avrebbero esaurito le energie... e allora sarebbe stata la fine! Chi avrebbe portato il tavolino allora? Pensò terrorizzato Takey.

Bisognava correre ai ripari! Anche perché Suinoga aveva appena ricevuto un getto di inchiostro dritto negli occhi.

Il signor Takey si guardò intorno e vide due signori che giocavano a Go, discutendo amabilmente, mentre su un fornelletto da campeggio bolliva l'acqua per il thè.

Se non aveva inteso male, il guardiano aveva lo stesso bizzarro problema del suino e di Ranma.

L'attore pensò che nelle sue sembianze umane sarebbe stato meno temibile.

Ranma intanto era riuscito a recuperare dai vestiti del dannato, un paio di collant che il ragazzo usava come cintura e con perizia era riuscito ad immobilizzare le ali.

“Ranma... è una mia impressione o questo non si stanca?” avanzò l'ipotesi Ryoga.

Il codinato riuscì nel suo intento di far combattere il mostruoso essere ben ancorato a terra, ma quello era comunque dotato di una forza non umana.

Si distrasse un secondo e il bovino gigante partì alla carica riuscendo a sbatterlo violentemente per terra, dove picchiò la testa.

“Non... devo.. svenire...!” recitò a se stesso cercando di liberarsi dalla stretta mortale.

Era evidente che Collant Taro volesse schiacciarlo utilizzando la pressione della sua immensa mano sul terreno.

 

 

 

------------------------ ------------------------

 

“Noi pregare Lady Akane... non scendere... troppo pericoloso!” provò di nuovo Bara.

“Devo andare Bara! Vado a cercare il mio fidanzato!” disse risoluta la piccola Tendo

“Non posso semplicemente starmene qui ad aspettarlo e basta! E se fosse in pericolo e avesse bisogno di me? Non potrei mai perdonarmi se gli succedesse qualcosa mentre cerca di salvarmi!”

Cinque diavoletti abbassarono mestamente la testa. La ragazza non sarebbe tornata sulle sue decisioni per nessuna ragione al mondo.

Assicurò l'estremità di un lenzuolo ad un solido pezzo di metallo nero dell'intelaiatura della finestra e ne saggiò la tenuta. Si legò il piccolo sacchetto magico di dolci alla cintura.

Si fece avanti il sesto dei demonietti, rimasto in disparte fino a quel momento.

Era il più alto e dotato di una testardaggine fuori dal comune. Akane l'aveva chiamato Ganko e spesso lo aveva visto battibeccare con i compagni in una strana lingua che lei non comprendeva. La pelle era blu notte e aveva ciuffi di capelli azzurri.

Il piccoletto aveva faticato a instaurare un rapporto con la giovane, ma come gli altri alla fine ne era rimasto conquistato. Era preoccupato per i propositi della loro signora.

Si mise tra Akane e la sua via di fuga a braccia incrociate “ Bella Lady non deve andare! Essere troppo pericoloso! Ganko non spostarsi da qui!”

Mise su un'espressione crucciata.

La giovane Tendo si intenerì e lo afferrò mentre lui si dimenava per sottrarsi all'abbraccio.

“Ganko dire sul serio! Padrona non dovere lasciare palazzo! Deve rimanere al sicuro, con piccoli Imps!”

“Piccolo DEVO andare! Devo trovarlo!” disse Akane stringendolo forte.

“Ma padrone in fondo non essere così male! E amare moltissimo giovane signora!

Tu essere perfetta regina per piccoli Imps!” esclamò Ganko, rassegnato (e neanche troppo dispiaciuto) di farsi un po' coccolare.

“Amare? Quel perfido rapitore? E vuole conquistarlo così il cuore di una donna? Strappandola all'affetto dei suoi cari?! E comunque non è affar mio! Non ricambierò mai i suoi sentimenti perché io...” Akane era rossa di rabbia e di imbarazzo.

Com'era difficile finire quella frase ad alta voce, maledetto orgoglio!

Posò il piccolo a terra che sospirò rassegnato. Lui aveva capito benissimo.

Zampettò fino alla finestra distrutta e toccando la stoffa delle lenzuola appese come una corda, fece modo, con un semplice incantesimo, di saldarla al pezzo di metallo affinché che non si sciogliesse mentre sosteneva il peso della ragazza.

Akane abbracciò ancora una volta con lo sguardo i suoi piccoli amici e ringraziò Ganko per quella premura.

Fissò con determinazione l'abisso in cui si preparava a scendere, strinse i pugni e fece un cenno di assenso rivolto a se stessa. Era pronta.

 

Si aggrappò con decisione e iniziò la discesa, mentre sei testoline guardavano dal bordo preoccupatissime. Fece loro un sorriso rassicurante.

Continuò a lavorare di gambe e braccia, lasciandosi scorrere prudentemente lungo la sua corda di fortuna.

Le sembrava di stare andando abbastanza bene, mentre si ripeteva mentalmente di non guardare in basso.

Ma l'abisso ha uno strano lugubre fascino e la mora non poté non dare un fugace occhiata all'orrido spettacolo sotto di lei.

Bastò un attimo e un'improvvisa folata di vento a far oscillare pericolosamente la corda.

La giovane Tendo a causa dello scossone perse la presa sulle lisce lenzuola.

Dall'alto la piccola Bara lanciò un urlo disperato tentando di volare in aiuto della sua padroncina che stava per precipitare nel vuoto, ma una crudele barriera invisibile la ricacciò indietro.

La ragazza vide cadere nel vuoto un sacchetto di dolcetti che sparse tutt'attorno migliaia di dango. E, annaspando con le braccia nel vuoto, si concentrò con tutte le sue forze sull'immagine di Ranma, pregando che il suo ultimo pensiero volasse in qualche modo al suo amato Baka.

 

 

 

---------------------- -------------------------------

 

Ryoga sentì scricchiolare le ossa dell'amico in maniera poco rassicurante, mentre Ranma si mordeva tenacemente le labbra per non urlare di dolore.

Ad un tratto gli si oscurò parzialmente la vista e fu come se una nube nera si fosse appoggiata sul suo capo.

Sentì come un grido silenzioso squarciargli con violenza il petto e poi brandelli di pensieri sconvolgergli la mente.

Collant Taro lo fissava attraverso le dita, pronto a dargli il colpo fatale.

Ma poi lo udì fremere e sghignazzare. Una risata malevola, totalmente priva di allegria.

“Anche tu...”

Ryoga tese l'orecchio. Era rimasto paralizzato dall'orrore, pensando che non avrebbe fatto in tempo a salvare il suo amico.

“Gnhuuu?” muggì la creatura con fare interrogativo.

“ANCHE TU LA VOLEVI PER TE!! ANCHE TU L'HAI PORTATA VIA DA ME COME GLI ALTRI!”

La voce di Ranma riempì la caverna, facendone vibrare le pareti.

“E ANCHE TU COME GLI ALTRI VERRAI SCONFITTO... ANCORA UNA VOLTA. E TI ASSICURO CHE NON SARÒ COSÌ MAGNANIMO... DA LASCIARTI ANCORA IN VITA!” non furono parole, furono il verso di una bestia ferita ed inferocita che stava per spargere sangue, quelle che uscirono dalla bocca di Ranma.

Si udì uno schiocco secco e Collant Taro sottrasse l'enorme mano con un profondo lamento di dolore. Con un colpo devastante il codinato aveva gli aveva spezzato le ossa.

Ranma era ora in piedi davanti a lui, circondato da una terribile aura rossa e nera.

Ryoga lo scrutò in volto e rabbrividì. Gli occhi, quegli occhi che conosceva così bene e che una volta avevano il colore del mare in tempesta, ora erano rossi.

Rossi come le fiamme dell'Inferno.

“E ORA...MORIRAI!” sibilò con un ghigno diabolico, quasi irriconoscibile.

Ryoga si chiese perché l'altra creatura non facesse nessuna mossa.

Voltandosi a guardarlo, si rese conto che Collant Taro era semplicemente, inesorabilmente paralizzato dalla paura!

Quell'enorme ammasso di peli e arroganza era scosso da brividi di un terrore cieco, mentre Ranma, o ciò che di lui era rimasto in quel corpo, si avvicinava lentamente, quasi fosse un gatto che giocava col topo.

Il codinato, ad un tratto, fece un balzo così fulmineo che l'eterno disperso nemmeno lo vide muoversi. Prima era a terra e subito dopo al collo della mucca gigante, che poi aveva iniziato pian piano a stritolare, con crudele perizia!

“AH AH AH! SOFFRI VERO? BEH È NULLA AL DOLORE CHE HO PROVATO IO TUTTE LE VOLTE CHE GENTE COME TE HA PORTATO VIA LA MIA AKANE!”

 

“Santa pazienza!” sospirò il saggio Takey. Era riuscito dopo qualche chiacchiera sul tempo e un'abile contrattazione a farsi dare dai due galantuomini il bollitore con l'acqua calda, che però al momento era divenuto inutile, essendosi ribaltata inaspettatamente la situazione. Riportare la mucca a sembianze umane avrebbe voluto dire accelerarne la fine.

Senza pensarci su, sfiorò la prima cosa pesante e contundente a portata di mano, ovvero l'ormai mitico tavolino da Go.

L'oggetto immediatamente si materializzò sul cranio di Ranma con un tonfo sordo, sfasciandosi in mille pezzi. Il teletrasporto fortunatamente non aveva fatto cilecca.

Il codinato gli rivolse uno sguardo tra il furibondo e l'interrogativo, poi mollò la presa e cadde svenuto. Anche Collant Tarò si accasciò a poca distanza dall'avversario, piombando al suolo inerte come una bambola di pezza.

Takey appena si accorse di cosa si era abbattuto sulla testa (dura) del codinato, si mise a piangere in maniera inconsolabile.

Ryoga si avvicinò con circospezione. L'aura che aveva visto poco prima sprigionarsi dal corpo di Ranma era scomparsa.

Si mise in ginocchio accanto all'amico che sanguinava copiosamente dalla ferita alla testa. Gli toccò il petto per verificare che non fosse accaduta una catastrofe.

Il cuore batteva e l'eterno disperso tirò un sospiro di sollievo e si sedette.

Guardò anche in direzione di Collant Taro e vide che respirava. Fortunatamente era solo svenuto anche lui.

Fece poi un cenno a Takey che ululava come un animale a cui avessero prestato la coda. Vedendo che non lo degnava di uno sguardo e seguitava a piangere, Ryoga fece qualcosa di inaspettato “Ahem... Sommo Takey!” disse abbastanza forte da farsi sentire.

Il vecchio attore cambiò atteggiamento così repentinamente che il giovane Hibiki pensò di aver sognato le lacrime di poco prima.

“Sono qui per spiegarvi l'arcano, giovane Mortadelloga!” sussurrò avvicinandosi con voce profonda.

Ryoga ignorò l'appellativo poco lusinghiero e continuò “Maestro”... blandire il vecchio Takey sembrava l'unica cosa in grado di farlo diventare una persona seria. Per almeno dieci secondi. Infatti quello si impettì ulteriormente, pronto a rispondere a qualsiasi domanda. Proprio come una guida!

“Cosa è successo?” chiese Ryoga cupo.

“Non lo so bene nemmeno io. Credo che risenta degli influssi del luogo e stia sviluppando un'aura spiritica.”

“Ovvero?” lo incalzò Hibiki. Quell'uomo aveva una vera e propria passione per le pause ad effetto.

“È raro che dei vivi riescano a passare di qui. Se poi questi vivi sono forti come il ragazzo qui presente c'è la possibilità che incrementino le loro capacità a dismisura, assorbendo potere spiritico dai luoghi che attraversano e gli avversari che affrontano. Però è molto pericoloso! Se davvero uccidesse qualcuno qui all'Inferno perderebbe se stesso!”

“Ma avevi detto che con i nostri colpi non eravamo in grado di uccidere qualcuno in questo regno!” protestò Ryoga scosso dai brividi.

“Ora è diverso! Assorbendo aura spiritica state entrambi sviluppando il potere di nuocere anche alle creature che popolano l'Inferno! E questo ci porta a due problemi!”

il ragazzo sgranò gli occhi. A giudicare dalla faccia di Takey erano in arrivo pessime notizie.

“Tutto ciò è una vostra proiezione, ma se uccideste l'immagine di qualcuno in vita, il mondo dei vivi sprofonderebbe nel caos. I cancelli infernali si spalancherebbero sulla terra! E inoltre il tuo amico ha rischiato grosso! Se avesse ucciso il guardiano sarebbe stato condannato a prendere il suo posto!”

Ryoga ebbe una vertigine. Erano in guai enormi!

Cosa avrebbe fatto se una volta ripresosi, Ranma fosse stato ancora violento e furibondo, incapace di ragionare?

Quasi in risposta al suo pensiero, il codinato mugolò debolmente.

L'amico trattenne il fiato, aspettando che riprendesse conoscenza.

Ranma si agitò per qualche minuto, in preda a chissà quale incubo.

E poi spalancò gli occhi.

 

 

 

--------------------- --------------------

 

 

Morire due volte nell'arco di... non sapeva nemmeno lei quanto tempo.

Che assurda beffa!

Percepì un calore tranquillizzante in tutto il corpo.

Ma che cavolo le stava succedendo? Che fosse finita in Paradiso? Che si fossero accorti dell'errore? Oppure era solo un sogno?

Spalancò gli occhi e si trovò di fronte uno sguardo blu molto arrabbiato.

Sorrise e cominciò a piangere di gioia! Ranma l'aveva salvata, presa al volo come tante altre volte. Era finita, sarebbe tornata a casa!

“Possibile che tu debba sempre essere così imbranata!” sibilò lui con disprezzo.

“Ma io...” balbettò la ragazza guardandosi intorno. Sembrava... ma sì... sembrava che si trovassero alle pendici del monte Hoo.

“Chi ti ha detto di seguirmi in Cina?!”

Akane era confusa e lo fissava inebetita, mentre lui, dopo averla appoggiata a terra con poco garbo, continuava la sua sfuriata.

“Ma non lo capisci che sei una palla al piede? Immagino tu mi sia venuta dietro perché sono partito con Shampoo... beh sai che c'è? Ne ho abbastanza della tua infantile gelosia! Ho deciso di rimanere in Cina con lei! Tu tornatene in Giappone, non voglio vederti mai più!” continuò Ranma, carico di veleno.

Può esplodere un cuore, lasciando nel petto solo un buco nero senza più sogni né speranze? Akane in quel momento ne era assolutamente certa e senza nessun ritegno iniziò a singhiozzare come una bambina.

 

 

Si svegliò di soprassalto nel lussuoso letto del palazzo.

Aveva solo sognato di fuggire o...

Il cuore le martellava nel petto così furiosamente che pensava le sarebbe schizzato fuori. Per fortuna anche quello era stato un incubo.

Poi sentì su di sé degli occhi indagatori: per la precsione sei molto commossi e un altro paio arrabbiatissimi.

“Lady Akane... signora! Tu essere viva!” scoppiò in lacrime Bara saltando sul letto e stringendola forte “Io pensare a peggio!”

“Già...” risuonò un coro di voci, in un misto tra l'imbestialito e il risollevato

“Ti rendi conto del pericolo che hai corso, di ciò che avrebbe potuto succederti eh?”

L'aria intorno era rovente.

“E a te che importa?!” lo aggredì Akane incrociando le braccia e facendo il broncio

“Io qui non ci voglio stare!”

Una folata di vento la raggiunse sul letto e gli Imps filarono istantaneamente via.

“Cosa mi importa? COSA MI IMPORTA? Io ti amo Akane!” disse Lucifero a una impietrita piccola Tendo.

Sentì indugiare un dito su una lacrima che ancora le vagava sulla gota e rimase immobile.

“Finché rimarrai qui non ti accadrà nulla, amore mio! Ti sto donando l'eternità, non lo capisci? E non amerei nessuna all'infuori di te! Per sempre Akane! E quel mollusco per cui ti tormenti invece che ti offre? Dubbi, sofferenza, gelosia, altre donne con cui competere e per finire insulti e incomprensione!” il tono era quasi supplichevole nella prima parte del discorso per poi farsi tagliente e rabbioso nella sua conclusione.

“Ma io...” protestò la bella mora.

“Io rinuncerei a tutto per te, sappilo. E lui? Credi che rinuncerebbe ad una briciola del suo orgoglio? Lo ha mai fatto? Rispondimi Akane!”

Due braccia roventi ed invisibili le stringevano le spalle e nonostante la foga, il loro tocco era deciso ma delicato.

Non ricevendo risposta, Lucifero si alzò di scatto. Akane sentì la presa allentarsi e la pressione sul letto scomparire.

“Pensa bene a ciò che ho detto, amore mio!” concluse con tono più dolce il Signore degli Inferi.

“In quanto a voi che l'avete messa in pericolo lasciandole attuare un piano così folle....” la voce, o meglio il coro di voci, divenne di ghiaccio.

Gli Imps spuntarono da ogni angolo della sala con i musetti rassegnati. Sarebbe stata una punizione esemplare e loro si sentivano così in colpa che pensavano pure di meritarsela.

“Nooo! Ti scongiuro! Non punirli! Ti prego! Ti prometto che non tenterò più di fuggire, ma non fare loro del male!” si mise ad implorare Akane, nuovamente in lacrime.

Si era resa conto che con il suo gesto sconsiderato aveva messo in pericolo anche quei piccoli, meravigliosi amici.

Lucifero sospirò.

“Farei di tutto per non vederti piangere, mia regina! E sia... potrai tenerli con te, a patto che, come hai promesso, tu non faccia altre sciocchezze che possano nuocerti!”

E Lucifero lasciò nuovamente la stanza.

La piccola Tendo si lasciò cadere senza peso sui cuscini.

Il Signore dei Demoni le aveva salvato la vita. L'aveva afferrata al volo, evitandole una fine orribile.

Sfinita, risprofondò in un sonno agitato e carico di paure e dubbi.

 

 

------------------------ -----------------------

 

“Grazie ai Kami!” sospirò Ryoga vedendo le iridi blu notte di Ranma fissarlo spaesato.

“Che diavolo è successo? Ah... la mia povera testa!” disse il codinato massaggiandosi con una mano. La ritrasse sporca di sangue.

Poi vide Collant taro a terra che stava rinvenendo lentamente.

“Ehm... doppio KO!” disse Hibiki ridendo. Fece un impercettibile segnale a Takey di non dire nulla della loro conversazione di poco prima.

“Ah sì? E perché non ricordo un accidente?!” chiese Ranma poco convinto.

“Ehm... la botta in testa! Ah ah ah!” venne in aiuto l'attore.

“Ma...macché botta in testa, finocchio! Tu eri...” Collant Taro si era ripreso trascinandosi verso il bollitore dell'acqua che Takey non era riuscito ad usare e tornando in sembianze umane.

Sdeng! Ryoga lo rispedì nel mondo dei sogni per evitare che rivelasse verità scomode, tirandogli in testa la medesima teiera di metallo. Ranma lo guardava senza capirci nulla.

Però vide che sia lui che il maledetto bovino erano feriti in maniera abbastanza seria.

Si appellò allora ad un ricordo, sperando che avvenisse un nuovo miracolo.

 

Una rupe. Dell'acqua. Lui che stringeva Akane dopo che entrambi erano precipitati in seguito ad un attacco di Collant Taro...

Stai bene, Akane? Non ti sei fatta male, vero?”

Un sorriso dolcissimo. Il sorriso di chi non dubita mai che, qualsiasi cosa succeda, sarai sempre lì per correre in suo aiuto. Sempre.

No... grazie...”

la sua Akane...

 

Una colonna di luce lambì sia il codinato che il maledetto Collant ed entrambi sentirono risanarsi le proprie ferite. Ancora una volta il ricordo di Akane aveva compiuto un miracolo.

Ranma riuscì a rialzarsi agilmente, scavalcando il bovino nemico ancora parzialmente privo di sensi e passando oltre l'eterno disperso.

“Vogliamo andare?!” disse semplicemente. Il comportamento di Collant Taro e quello di Ryoga lo avevano insospettito, ma avrebbe indagato strada facendo.

 

 

“Signori... abbiamo un grosso problema!” intervenne con estrema gravità l'allegro Takey, battendo nervosamente un piede a terra.

Ryoga lo fissò senza capire. Sperò vivamente che non avesse intenzione di rivelare a Ranma tutta la storia. L'eterno disperso temeva che il codinato, signore incontrastato dell'impulsività, una volta scoperto il suo nuovo potere, l'avrebbe usato senza pensarci troppo per correre da Akane, rischiando di combinare un colossale sconvolgimento universale.

L'amore renderà pure impavidi e incuranti del pericolo, ma non è detto che renda più intelligenti.

Rivolse la sua attenzione al signor Takey in attesa e facendo gesti di diniego alle spalle di Ranma che stavano per lo più a significare “Imbecille, non dirgli niente!”

Dopo una pausa ad effetto, con Ryoga che continuava a mandargli velati messaggi di morte e Ranma ansioso di sapere quale fosse il grande problema che intralciava il loro cammino, Takey disse “Il mio tavolino da GOOOO! Guardate come è ridotto!! inservibile, irriparabile... Bhuahahaaaaaa!” e scoppiò nuovamente in lacrime soffiandosi rumorosamente il naso nel suo fazzolettino rosa con il logo di Star Trek.

Ranma non ci fece nemmeno caso. Il suo unico pensiero era riprendersi Akane, strapparla dalle grinfie di quel bastardo malvagio.

Intanto una miriade di voci portate dal vento fece vibrare la caverna

“Sei sicuro di essere così diverso da me, Ranma Saotome?”

 

 

 

 

 

 

 

Note di Faith.

Ciao adorabili Ranmofile!

Visto che stavolta mi sono superata con la velocità di aggiornamento!

Sono brava eh?! Ma va là... mi dovrei vergognare dei tempi biblici degli altri due capitoli!

Comunque spero di essermi fatta perdonare!

Allora sono riuscita a stupirvi, crearvi nuovi dubbi, farvi ridere e sobbalzare sulla sedia?

Spero apprezzerete la colonna sonora. Questa canzone mi piace moltissimo perché ha due ritmi diversi (uno nostalgico e un po' triste e l'altro carico e grintoso, un po' come il capitolo... o almeno era nelle mie intenzioni che fosse così!) e anche il testo è molto calzante. ;)

Aspetto come al solito che mi diciate cosa ve ne pare.

Scrivere questa parte mi ha molto soddisfatto. Ci ho messo tante cose, con il risultato di ritrovarmi con un capitolone!

Ho inserito scene un po' violente (spero di non avere urtato la sensibilità di nessuno!)

e forse questo episodio è risultato più serio degli altri.

Attendo le vostre opinioni!

 

Ps: i significati dei nomi dei demonietti

Bara: Rosa

Su: Aceto

Dango: il tipico dolcetto giapponese

Ganko: Testardo

Uchi: Timido

Kusa: Erba.

 

Io mi ci sono affezionata molto a questi esserini volanti... sono così pucciosi!

A presto branco di folli. Sarò rapidissima anche con il prossimo aggiornamento.

Vi abbraccio!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Don't dream is over ***


Capitolo 12 Don't dream it's over

 

 

 

 

lo so, lo sai, la mente vola

fuori dal tempo

e si ritrova sola

senza più un corpo, è prigioniera...

Tu sei dentro di me, come l'alta marea

che riappare e scompare portandomi via.

Sei il mistero profondo, la passione, l'idea

sei l'immensa paura che tu non sia mia.

Lo so, lo sai il tempo vola,

ma quanta strada per rivederti ancora

per uno sguardo, per il mio orgoglio

quanto ti voglio...

Per dirti quanto ti voglio...

 

(Alta marea- Antonello Venditti)

 

 

 

 

 

La voce rimbombò nel cervello di Ranma in maniera quasi dolorosa.

Un brivido di rabbia, di un'intensità mai provata prima, scosse le membra del giovane.

I suoi occhi si fecero nuovamente purpurei.

Stava perdendo il lume della ragione, mentre un'aura spiritica rovente iniziava una danza frenetica attorno al suo corpo fremente.

Ryoga fissò l'amico, paralizzato dall'indecisione.

Collant Taro, in forma bovina, si fece piccolo piccolo e si nascose goffamente sotto un tavolino da Go, ovviamente di dimensioni assai inferiori rispetto al suo corpaccione.

Muggì flebilmente come un vitellino e si zittì immediatamente, osservando la scena con gli occhi fuori dalle orbite. Chi avrebbe fermato quel pazzo col codino? Di certo non lui! Per quanto lo riguardava poteva fare a pezzi tutto l'Inferno. Lui aveva già dato!

Takey aveva addocchiato il tavolino da Go usato da Taro come nascondiglio e lo fissava con occhi brillanti di avidità. Poi si ricordò che forse non era propriamente il caso di darsi all'antiquariato.

Una voce con il fragore di un tuono scosse la caverna. I tre muti spettatori furono costretti a tapparsi le orecchie con le mani. Taro abbandonò a malincuore la presa sulle gambe del tavolino.

“TU...TU, MALEDETTO! ASPETTA DI ESSERE TRA LE MIE MANI E TI FARÒ INGOIARE LE CORNA UNA PER UNA...E NON NECESSARIAMENTE DALLA BOCCA! FATTI VEDERE! FATTI VEDERE E COMBATTI! TI RIDURRÒ A BRANDELLI, SCHIFOSO BASTARDO!”

Risuonò ancora il coro beffardo di voci “Tu non la meriti...”

Ranma a quel punto spalancò gli occhi, come se lo avessero schiaffeggiato.

Era un fascio di rabbia inarrestabile che non sapeva come o con chi sfogarsi.

La ragione cercava di farsi spazio nella sua mente ma inutilmente.

Partì alla cieca, nella direzione in cui si disperdeva l'eco delle voci.

Prese a colpire le pareti e il terreno e dove concentrava la sua furia le rocce parevano liquefarsi, come consumate da una colata di lava.

Ryoga notò la mascella serrata del codinato e un particolare lo atterrì: dagli angoli della bocca e dalle narici del suo migliore amico uscivano vampate di vapore rosso e nero. L'aura spiritica si faceva largo dentro di lui.

L'eterno disperso accennò un passo, anche se non aveva un'idea chiara di cosa avrebbe fatto una volta raggiunto Ranma. Non temeva ciò che avrebbe potuto succedergli se avesse affrontato l'amico, ma non sapeva che conseguenze avrebbe avuto un loro eventuale combattimento.

Venne superato dal signor Takey che, con l'inaspettata grazia di un alito di vento,

si posizionò di fronte al ragazzo impazzito.

Scosse la testa, come a rimproverare un bambino capriccioso “Così proprio non ci siamo, giovane Saotome!”

“TOGLITI DAI PIEDI, VECCHIACCIO! LUI DEVE RIDARMI LA MIA AKANE! ADESSO!”

Fece per indirizzare la sua rabbia contro l'attore, ma questo estrasse da non si sa dove la teiera che aveva preso in prestito ai due dannati. L'acqua ormai era fredda.

Versò il contenuto del recipiente in testa al codinato e poi lo spedì nel mondo dei sogni con un sonoro e, pensò Ryoga, dolorosissimo colpo di teiera.

Quel vecchio ridicolo sapeva il fatto suo, ogni tanto.

 

-------------------------- -------------------------------

 

La prima sensazione al risveglio fu di aver dimenticato la testa in un frullatore.

Non era molto lucido e non ricordava nemmeno dove fosse.

Pensava di aver sognato una assurda accozzaglia di avventure nientemeno che all'inferno.

La testa era un vespaio. Che la sera prima Happosai o Shampoo gli avessero propinato qualche schifezza?

Meno male che Akane era sana e salva nella sua camera!

Si alzò di scatto e con la testa ottenebrata dal dolore, salì le scale fino a trovarsi di fronte alla porta con la paperella gialla.

Bussò. Aveva voglia di prenderla un po' in giro e poi... sì magari uscire con lei e offrirle un gelato. Anche se glielo rinfacciava sempre, la sua ragazza non aveva nessun problema di linea, anzi.

Pensò alla sua piccola Akane prima in costume da bagno, poi in biancheria intima, arrossendo come un peperone. Altro che vita larga... quanto avrebbe voluto accarezzare quel corpo...

Si diede un pugno in testa e si schiarì la voce “Ehi, Akane ci sei? Fino a che ora hai intenzione di poltrire?!”

Il suo tono era più acido del solito a causa dell'imbarazzo.

Molto spesso la bella morettina aveva popolato le sue fantasie notturne, ma finché esse rimanevano nella sfera onirica, al mattino potevano essere archiviate.

Il fatto di aver immaginato le sue grazie da sveglio lo aveva destabilizzato.

Ma poi sentì allargarsi un sorriso sul proprio volto. Aveva una donna bellissima e forte al suo fianco e voleva trascorrere quella giornata con lei, cavolo se lo voleva!

Di nuovo bussò e stavolta con più convinzione.

Al diavolo! Quella domenica sarebbe uscito con la sua fidanzata!

A rispondergli però fu nuovamente il silenzio.

Decise di entrare con circospezione. Nulla... la stanza era vuota, in ordine.

Un senso di inquietudine si impossessò di lui, ma non seppe dire perché.

Uscì chiudendosi la porta alle spalle e in corridoio si ritrovò davanti Kasumi che lo scrutava intensamente.

“Oh Kasumi! Ecco... stavo cercando la mia... cioè volevo dire tua sorel... cioè... sai dirmi dov'è Akane?”

La maggiore delle Tendo spalancò gli occhi, solitamente così dolci e materni, ma in quel momento attraversati da un'ombra scura.

“Ranma... non ricordi?” chiese con voce flebile Kasumi.

Intanto anche Nabiki era uscita dalla sua stanza.

Lo sguardo della mezzana, contrariamente a quello della sorella che esprimeva pena e dolore, mandava lampi di odio viscerale.

“E hai il coraggio di fare lo smemorato, oltre che di rimanere qui a scrocco, maledetto parassita?” il suo tono era come una lama di ghiaccio che penetrava lentamente e in profondità, un centimetro alla volta.

“Insomma che succede? Dov'è Akane?”

“Dov'è Akane?” gli fece il verso Nabiki.

Kasumi si coprì gli occhi con le mani e sussurrò “Ti prego Nabiki!”

“È dove l'hai mandata tu....”

Ranma sentiva che il respiro gli mancava, quasi stesse per svenire.

“Al cimitero...” concluse lugubre la mezzana.

Ranma si mise le mani sulle orecchie, come a volersi proteggere da quelle parole raccapriccianti. Scosse la testa una, due, tre volte.

“Oh sì invece! È morta su quel dannato monte. Ed è morta per colpa tua!” urlò Nabiki.

Ranma corse per le scale, per fuggire da quell'incubo. Ma le parole della ragazza lo seguivano come una bestia feroce per divorarlo con fauci di disperazione.

“È inutile che scappi... è solo colpa tua!!” gridò più forte la mezzana.

Il ragazzo mise un piede in fallo e precipitò dalle scale.

Si massaggiò la testa e sollevò gli occhi, sperando che uno sguardo sarcastico e ambrato fosse lì per prenderlo in giro.

Ma quelle pozze dorate non erano lì. E il cuore sembrò esplodergli nel petto.

 

 

-------------------------------- -----------------------------

 

“Ma che fa? Piange nel sonno?” chiese Ryoga parlando sottovoce all'indirizzo del signor Takey, che annuì silenziosamente.

Di fianco al terzetto bolliva allegramente una teiera.

“ AKANE!!!” il codinato in fattezze femminili si svegliò di soprassalto, urlando con quanto fiato aveva in gola.

“Dannazione Ranma! Oggi hai intenzione di assordarci! È la seconda volta che...”

Ryoga si morse la lingua e Takey gli diede una bella gomitata nelle costole.

“Ehm.. voglio dire... hai urlato tutto il tempo durante il sonno!” concluse il ragazzo con la bandana, bagnandolo con l'acqua calda.

“Ahi ahi ahi!” disse il ragazzo col codino massaggiandosi il bernoccolo delle dimensioni di un uovo che gli decorava la testa. “Ma che è successo?”

“Beh... cioè sì... ecco... Collant Taro ti ha attaccato alle spalle... già è andata così!” spiegò Ryoga, tentando di inventare una balla credibile.

Ranma fece vagare lo sguardo alla ricerca del Guardiano-Mucca. Lo vide ancora nascosto sotto il tavolino da Go.

“Che c'è, fiorentina con le ali? Ne vuoi ancora?” ringhiò provando ad alzarsi.

Il guardiano dal canto suo iniziò a piagnucolare sollevando un cartello alla maniera di un ben noto panda. NON È COLPA MIA!

Ranma si sostenne la fronte per controllare le vertigini e riuscire ad alzarsi.

C'era qualcosa che non gli tornava. Perché si era trasformato in donna, tanto per cominciare?

 

 

-------------------------- ----------------------------

 

 

 

 

Akane lanciò un urlo e per l'ennesima volta si sollevò di scatto sul letto.

Sconvolta dai tremiti e dalle lacrime si strinse nelle lenzuola, avvertendo un freddo che probabilmente era solo nella sua immaginazione.

Continuando così sarebbe impazzita, si diceva.

Tutte le volte che scivolava nell'oblio quegli incubi la ridestavano brutalmente... quegli incubi in cui Ranma le rivolgeva parole di indifferenza o crudele scherno. In cui le diceva di non amarla

Come potevano i discorsi di Lucifero averla messa così in crisi, lei la forte e decisa Akane Tendo, la cui volontà era inferiore solo alla testardaggine?

Stava vacillando, stava perdendo fiducia... fiducia in cosa poi?

Ranma era sempre corso in suo aiuto e forse anche questa volta l'avrebbe raggiunta e liberata...ma quali erano le sue motivazioni? Provava davvero le stesse cose che provava lei?

Accidenti! Quel maledetto essere infernale l'aveva davvero messa alle corde, più di qualsiasi altro dei suoi passati incauti rapitori, che bene o male, aveva sempre sapientemente tenuto a bada.

Inoltre ogni volta che si perdeva in quegli orribili pensieri, le veniva quel dolore lancinante alla testa, che la lasciava spossata. Sembrava un circolo vizioso: dubbi, incubi, mal di testa.

Eppure da qualche parte dentro di sé, iniziava a farsi largo la convinzione che non si trattasse di un incantesimo di Lucifero. Lei iniziava davvero a dubitare che Ranma provasse dei sentimenti profondi per lei. Forse le voleva bene, dopo tutto quel tempo passato assieme, forse considerava i Tendo come la sua famiglia, lui che non ne aveva mai avuta una.

E forse ad Akane questo non bastava più. Voleva LUI, dannazione. Voleva il suo amore.

Non era poi tanto diversa da quelle altre tre pazze furiose che gli giravano attorno, come squali con la preda sanguinante.

Iniziava anche lei ad accampare pretese? Quel pensiero la fece sentire ancora peggio, ma forse per la prima volta pensò di comprendere le sue tre rivali.

Non lo avrebbe mai né drogato né rapito e nemmeno sottoposto a un'allucinante serie infinita di dichiarazioni d'amore, ma sicuramente si sarebbe sentita morire dentro se Ranma avesse scelto qualcun'altra come sua compagna.

Le lacrime continuarono a scorrere sulle guance, sempre più copiosamente, sempre più in fretta, fino a divenire un fiume in piena, uno sfogo troppo a lungo rimandato.

Fino a divenire disperazione.

Maledì il tentativo fallito di fuga e forse anche il fatto di non essere precipitata...

Ma no! L'avrebbe rivisto! Sarebbero tornati a casa insieme! Come sempre!

“Lady Akane...” si fece avanti timidamente il piccolo Su. Svolazzò appoggiandosi delicatamente sul letto, senza sapere bene cosa fare.

Il demonietto scrutava preoccupato la piccola Tendo e per provare a portarle conforto, le posò la manina artigliata sul dorso della mano, gesto che sembrò un po' scuoterla.

“Su..” disse sfregandosi gli occhi con l'altra mano.

“Lady Akane molto triste. Lei sempre piange... Non stare bene qui con piccoli Imps?”

gli chiese timidamente la creaturina.

“Vedi Su... Io...”

“Su... tu solito insensibile! Lady Akane piangere per suo amore lontano! Lei rischiato tutto per raggiungerlo, stupido idiota!” lo riprese la demonietta rosa.

“Volere vedere tuo innamorato, Lady Akane?” le chiese aggiustandosi la piccola bandana di seta scarlatta. La ragazza arrossì violentemente.

Annuì debolmente, poi con maggiore convinzione “Ma ho promesso che non sarei fuggita!” disse con un filo di voce.

“Scoperta di acqua calda, tu fatto, stupido Su!” lo punzecchiò Bara, guardandolo sarcastica.

“Allora forse noi potere aiutare! E non essere detto che tu dovere lasciare questa stanza!” il piccolo Imp si erse con orgoglio per sottolineare la serietà delle sue parole.

“Su... essere andato di volta cervello? Botta averti fatto molto male!” disse Uchi.

“Io non volere vedere piangere Lady Akane!” sbottò imbarazzato il diavoletto.

“Ma padrone...” si intromise Kusa.

“Padrone adesso non esserci! E stavolta lui non accorgersi di nulla!” continuò Su in un impeto di coraggio e sempre più con un colorito simile a quello della bandana.

“Padrone sapere sempre tutto Su!” sibilò Ganko incrociando le braccia.

“Su! Vuoi dire che posso... vedere... Ranma?!” Akane sembrò scrollarsi di dosso tutti i pensieri tristi e le lacrime. Fosse esistita anche una microscopica possibilità di vederlo...

Afferrò il diavoletto e iniziò a scuoterlo per avere conferma di ciò che le aveva appena rivelato.

“Ti prego Su! IO... DEVO.... INCONTRARLO!”

Il povero Imp iniziò a vedere le stelle tra lo sballottamento della sua dolce signora e il suo melodioso urlargli nelle orecchie.

Quando Akane vide che stava praticamente perdendo i sensi, lo posò cautamente sul letto, dove Su barcollò pericolosamente, per poi sedersi. Il colorito rosso era completamente scomparso lasciando spazio a una sfumatura verde oliva.

“Oh scusa!” lo implorò la giovane, sfoderando un sorriso sbarazzino assolutamente adorabile che fece immediatamente riavere il piccolo Su.

Era riuscito a restituire il sorriso a quella ragazza violenta a cui era impossibile non affezionarsi.

“Come io detto, Lady Akane ora che padrone assente, noi potere aiutare te a vedere tuo innamorato. Problema è che tu potere vedere solo in sogno!”

“In sogno? E cosa... come è possibile?” la giovane Tendo era assai impaziente di avere i dettagli, ma stavolta si trattenne dal trasformare il piccolo amico in un punchingball. Ecco cosa intendeva il piccoletto quando le aveva detto che avrebbe visto Ranma senza abbandonare la sua stanza.

Il demonietto fece gesto con la manina artigliata verso l'enorme specchiera vicino al letto. Sembrava davvero scolpita nel ghiaccio, ma ad una più attenta analisi Akane notò che era di finissimo cristallo.

“Questo è specchiera magica! Essere stata creata da padrone in persona! Tu avere avuto dimostrazione di suoi incredibili poteri” disse Su.

“E attraverso specchi magici si può viaggiare! Ognuno ha diverso sistema. In questo tu puoi viaggiare attraverso sogni! Tuo corpo rimarrà qui! Essere piano perfetto!” concluse Bara.

“Davvero? Vi prego piccoli ditemi come devo fare!” la speranza aveva ridato vitalità ad Akane che non stava più nella pelle. Ma un attimo dopo si bloccò pensando al fatto che se Lucifero li avesse scoperti, i piccoli Imps ne avrebbero pagato le conseguenze.

Strinse forte i pugni e scosse la testa “Io... non... posso... chiedervi questo!”

Bara le volò accanto e le sfiorò la mano delicatamente “Lady Akane può chiederci tutto ciò che desidera, tu ricorda? Ordini di padrone! Noi obbedire ciecamente! E tu ora volere usare specchiera magica!”

Ganko sempre a braccia conserte annuì vigorosamente, subito imitato dagli altri tre diavoletti.

Le strizzò un occhietto dopo averle rivolto uno sguardo colmo di affetto.

Akane le sorrise. Questo voleva dire girare le regole a proprio vantaggio. Annuì.

Valeva la pena tentare. Dopotutto aveva promesso che non avrebbe tentato la fuga. E di fatto non sarebbe fisicamente fuggita.

Col diavolo bisognava agire d'astuzia e quel ragionamento ad Akane appariva ineccepibile.

Su si alzò in volo e si diresse verso la specchiera, mentre gli altri demonietti si guardavano intorno terrorizzati dal pensiero che Lucifero facesse ritorno.

A dispetto di ciò che avevano detto ad Akane, erano certi che se fossero stati scoperti, stavolta non gliela avrebbe fatta passare liscia. Ma avrebbero tentato per amore della loro splendida signora.

Bara invece guardava ammirata il suo compagno con la bandana, facendo cenni di approvazione.

Il diavoletto, arrivato a destinazione, afferrò uno degli spuntoni affilati che decorava la specchiera e tirò con tutta la forza consentita dalle sue piccole membra.

Il pezzo di cristallo però sembrava inamovibile.

Fu allora raggiunto da Akane che provò a dargli una mano, ma nel momento in cui la ragazza tentò di toccare lo specchio, quello si fece evanescente come nebbia.

“Tu ora non potere toccare specchio, Lady Akane! Uff uff...” boccheggiò la creaturina. “uff.. nostro signore... uff... temere che tu attivare suoi poteri onirici... e non pensare che noi fare colpo di testa! Pensare che essere terribilmente spaventati da lui! Gnnn ” il piccolo era paonazzo per lo sforzo.

“Ed essere così infatti!” rabbrividì Uchi.

Bara vedendo che Su era in evidente difficoltà, spiccò il volo e si ritrovò a fianco del compagno con l'intenzione di dargli una mano.

Anche la simpatica demonietta iniziò a tirare “Su avere forza di vecchio Imp con la sciatica!” lo prese in giro bonariamente.

Niente da fare! Nemmeno con gli sforzi congiunti dei due Imps il pezzo di cristallo dava cenni d cedimento.

Akane stringeva i pugni, frustrata dalla sua stessa impotenza: quei piccoletti stavano rischiando grosso per aiutarla a vedere anche solo per un fugace istante il suo Ranma.

Dopo il tentativo fallito di fuga e la promessa di non provare più a scappare fatta a Lucifero, si era a lungo chiesta come fare a comunicare con il ragazzo e ora quel piccolo spiraglio di speranza sembrava vacillare pericolosamente. E lei non poteva fare nulla. Senza contare che gli incubi sembravano non darle tregua!

Chiuse gli occhi, per trovare una qualsiasi soluzione. Rompere la specchiera tirandoci contro un qualche oggetto contundente in perfetto Akane tendo Style non le sembrava una grande idea...

All'improvviso altre quattro paia di piccole braccia si unirono a Bara e Su, cercando di staccare quel frammento di specchio.

Alla piccola Tendo parve di sentire uno scricchiolio incoraggiante, mentre percepiva il suo cuore ricolmo di gratitudine per quei demonietti, che superando il sacro terrore per il proprio padrone, avevano deciso di aiutarla, ancora una volta.

“Ultimo sforzo, fratelli!” incitò Su.

Con un leggero rumore di vetri rotti, il frammento finalmente cedette e i sei esserini alati capitombolarono sul letto.

Akane si sedette in ansia sulle lenzuola scarlatte, aspettando nemmeno lei sapeva bene cosa.

Il diavoletto con la bandana sollevò trionfante la scheggia estirpata con tanta fatica.

Essa scintillava come se fosse stata fatta di essenza di arcobaleno.

Akane la osservava rapita e fece per sfiorarla.

“Aspettare Lady Akane. Ora Imps spiegare cosa tu dovere fare per vedere tuo innamorato!” le disse Su.

Akane recuperò tutto il suo sangue freddo e ritrasse la mano, pronta ad eseguire qualsiasi indicazione del suo piccolo amico.

“Ora io tracciare su tua mano nome di tuo innamorato... Perdona Lady Akane, forse io fare un po' male...” il demonietto sembrava seriamente avvilito all'idea di graffiare la candida pelle della sua signora.

La giovane Tendo non batté ciglia e lo incitò “L'unica cosa a farmi veramente male ora, Su, è non vederlo!”

Gli altri si misero in cerchio attorno ai due, recitando una litania che Akane non poteva comprendere.

Su si fece più vicino e Akane gli porse la mano con il palmo rivolto verso l'alto in attesa.

“Mia Lady, tu dire me nome di tuo innamorato...” le chiese il piccoletto stringendo il frammento, che prese a brillare ancora più intensamente.

Akane sentì il cuore balzargli in gola... il momento della verità...

“Ranma... Ranma Saotome... è lui il ragazzo che amo!” quelle parole le sgorgarono da un punto così profondo della sua anima, che per un attimo sembrò mancarle l'aria (cosa assai strana dato che era tecnicamente morta...), risucchiata dalla grandezza e dalla prepotenza di quel sentimento troppo a lungo represso.

Su, unendosi alla nenia dei compagni, prese ad incidere la pelle della ragazza.

La giovane Tendo ebbe solo un lievissimo sussulto, che però fece arrestare un attimo il demonietto. Un solo sguardo agli occhi permeati di una luce febbrile di determinazione di Akane, furono il segnale silenzioso per continuare l'incantesimo.

Su concluse l'opera e sulla pelle di Akane ora appariva a chiare lettere il nome di Ranma, quasi fosse stato inciso a fuoco.

Questo simbolo, quasi di appartenenza, fece sussultare nuovamente il cuore della piccola Tendo. Sì, lei era SUA, sua e di nessun altro.

Sempre recitando parole incomprensibili, Su spiccò il volo verso lo specchio e sempre con l'affilato frammento tracciò sulla strana superficie, che ora sembrava viva e pulsante, un simbolo sconosciuto.

“Ecco, Lady Akane... tu ora toccare con mano marchiata questo simbolo... essere potente incantesimo... segno su specchio essere simbolo di Asmodeus, demone di passione...” il piccolo Imp arrossì e guardò Bara che gli fece una boccaccia.

La ragazza si alzò come in trance e si diresse verso lo specchio, alzò la mano e andò a sfiorare senza nessuna esitazione la superficie in corrispondenza del simbolo.

Ne scaturì una luce sfavillante, scarlatta e così calda che per un attimo Akane si chiese se non la stesse bruciando fino all'osso.

Poi tutto finì.

I demonietti rimasero in silenzio, Su fermo a mezz'aria e gli altri sempre in cerchio sul letto.

Passarono i minuti senza che nessuno si azzardasse a muoversi.

Fu Bara a rompere il silenzio “Io sapere che tu sbagliava qualcosa, razza di inetto!” lo apostrofò arrabbiata.

“Io non avere sbagliato nulla!” si inalberò Su incrociando le braccia, assai risentito.

Akane era alquanto dubbiosa.

“Ora mia signora tu ti addormentare profondamente... e in sogno tu vedere il ragazzo che ami... Lui non essere rappresentazione di tuo desiderio come succedere normalmente in sogni... essere davvero Ranma Saotome!”

Il volto di Akane si illuminò, facendo impallidire la spettacolarità delle scarlatte fiamme di poco prima. Vederlo anche solo in sogno, poter chiarire i propri dubbi, parlagli, sentire di nuovo la sua voce... sentirgli dire che stava venendo a prenderla...

“Ma esserci però...” intervenne il demonietto.

Akane sentì venire meno il suo entusiasmo, ma rimase in silenzio aspettando che Su le rivelasse la fregatura.

“Voi... non potere parlare... nemmeno sola sillaba o incantesimo verrà spezzato ed entrambi risvegliarvi! Inoltre funzionare unica volta” questo fu il responso di Su riguardo all'incantesimo che le avrebbe permesso di vedere Ranma seppure solo in sogno.

“Neanche una parola...” mormorò Akane. Il demonietto annuì.

Non le importava: dopo tutto se c'era qualcosa di cui era certa, era che nei momenti veramente importanti tra lei e il suo ragazzo, molto spesso aprire bocca aveva portato al disastro, quindi forse non era poi questa gran pecca non potersi parlare.

Sorrise pensando al fatto che loro due comunicavano più stando zitti che in altro modo, o almeno lei era convinta di avergli detto molto più con i suoi silenzi e le sue azioni (tipo mandandolo ad esplorare lo spazio siderale tutte le volte che l'aveva sorpreso in atteggiamenti sospetti con una delle altre smorfiose, ad esempio) che con le parole.

Sentì che un torpore piacevole e appagante si stava impadronendo del suo corpo, lentamente, una sorta di voluttà. Si abbandonò gradualmente ad essa e chiuse gli occhi, pensando intensamente al suo stupido con il codino.

Sei paia d'occhi la videro librarsi sul letto, mentre il potere dello specchio stava per rendere possibile il più incredibile dei paradossi: un miracolo all'Inferno...

 

 

----------------------- ----------------------------

 

“Ryoga allora ti muovi?” ruggì Ranma. Sembrava essersi ripreso nonostante la sensazione che i suoi compagni di viaggio gli stessero nascondendo qualcosa.

Ma non aveva tempo di fermarsi a riflettere. Lui era un uomo d'azione.

Lanciò l'ultimo sguardo a Collant Taro che con un muggito di terrore e le zampe anteriori in aria, si diede rovinosamente alla fuga, distruggendo il tavolo da Go che fino ad allora gli aveva offerto rifugio.

Takey vide sfumare l'ennesima possibilità di recuperare un pregiato pezzo di antiquariato per il proprio salotto e si lagnò con Ryoga. “Voi e gli altri della vostra combriccola siete proprio un branco di cafoni senza nessun rispetto per l'arte!”

Ranma intanto era ancora furioso per l'ennesima intromissione dei due padri più impiccioni dell'Universo. Neanche all'Inferno quelli riuscivano a smentirsi.

Se ripensava all'idea balorda di Soun e di quel debosciato di suo padre di sconfiggere Lucifero, liberare Akane, organizzare le nozze in quel luogo completamente folle... E DI APRIRCI UNA PALESTRA! Giusto quei due matti potevano...

Non serbava memoria di ciò che era accaduto mentre era preda dell'aura spiritica.

E i due compagni, dopo la seconda sfuriata e il manifestarsi di ulteriori devastanti poteri del codinato, erano più che mai decisi a non farne parola.

Improvvisamente, proprio mentre rifletteva su quei due idioti, Ranma si portò una mano all'altezza del cuore, sentendo contemporaneamente un calore piacevole partigli dalla mano destra e percorrergli tutto il corpo. Era come se una voce gli sussurrasse dentro, una voce meravigliosa, come il canto di una sirena.

Anche se una parte di lui temeva qualche altra diavoleria in agguato, percepì che qualunque cosa fosse a farlo sentire così, avrebbe dovuto lasciarsi andare.

La voce dentro sembrava suggerirgli cosa fare; si rivolse così ai compagni.

“Ho bisogno di un attimo per riposarmi...” non sembrava vero nemmeno al codinato di aver pronunciato quelle parole.

“EH?” si fece avanti infatti un interdetto eterno disperso. “Come sarebbe a dire che ti vuoi riposare? Ma se hai appena detto...”

“Senti Ryoga, è da quando siamo arrivati che sembriamo palline di un flipper. Avrò pur diritto di farmi un riposino?!” quella scusa pareva patetica, ma

doveva toglierseli dai piedi... quella voce dentro di lui sembrava così insistente...

Dormi....Soli... tu ed io... dormi...

“Beh voi fate quel che vi pare! Io vado a cercarmi un posticino per farmi una ronfata... e non seguitemi eh? Non è che abbia bisogno della balia 24 ore su 24!” concluse in tono perentorio.

Ryoga stava per lanciarsi all'inseguimento di quello scriteriato, ma una mano gli si posò sulla spalla, bloccandolo.

Quella presa inaspettatamente decisa era del signor Takey, che per l'occasione sfoderava un'espressione seria e meditabonda. Ryoga pensò che stava per farci l'abitudine.

“Giovane... Ryoga, lascialo andare... lascialo solo con i propri pensieri... una buona guida sa quando mollare il timone e lasciare che la nave si abbandoni alle correnti cosmiche.” solite metafore alla Star Trek...

L'eterno disperso, stupito per il fatto che avesse azzeccato finalmente il suo nome, riflettè che dopo tutto Ranma aveva bisogno di stare senza di loro almeno per un po'.

Nel caso vi fosse stata un'emergenza “aura spiritica” sarebbero accorsi per sedare la crisi. Ma per il momento capì l'esigenza del suo amico di stare da solo.

Era solo un ragazzo dopotutto, un ragazzo che rischiava di perdere per sempre il grande amore della sua vita. Il pensiero dell'eterno disperso volò velocissimo alla bella cuoca di okonomiyaki. Poi tornò con i piedi per terra e scrutò in lungo e in largo il territorio che li circondava,

Si trovavano in una zona di passaggio tra un girone e l'altro, quindi non avrebbero dovuto esserci pericoli. Ranma voleva solo un attimo per sé.

Annuì pensieroso, si tolse lo zaino e vi ci appoggiò il capo, per tentare anche lui di riposare il proprio corpo e la propria mente.

Il signor Takey stava già ronfando a bocca spalancata: tutta quella drammaticità doveva avere esaurito ogni sua energia.

 

 

Ranma si era velocemente allontanato dal resto della compagnia, con il cuore in gola, per un'emozione che non riusciva a spiegare.

Trovò un luogo lontano da occhi indiscreti. Voleva addormentarsi, lasciarsi cullare dal sonno, riempirsi la mente del pensiero di Akane.

Da quando erano arrivati ovviamente non aveva fatto altro che pensare a lei, ma sempre con l'ansia di vedersela strappare via, con il terrore, benché non lo ammettesse ad alta voce, di non riuscire a riportarla indietro. Di non averla più al suo fianco e poterle finalmente dire quanto la amava.

Gli serviva un attimo per recuperare ottimismo attraverso la pura e semplice immagine di lei, senza che ci fossero altri ficcanaso in giro.

E quella voce che sentiva quasi come una costrizione, probabilmente era la sua coscienza che gli comunicava ciò di cui aveva bisogno in quel momento...

Dormi...

La sua mente, cullata da quella voce, realizzò che in realtà l'immagine di Akane viveva in pianta stabile dentro di lui sin dal loro primo incontro.

.Dormi...

 

Il giovane si distese tra un gruppo di enormi pietre, in una radura nascosta da alcuni arbusti e fissò bene nella mente l'unico pensiero che avesse mai davvero avuto senso nella sua vita... Akane...

…Nuvole di vapore e un corpo da dea... l'eccitazione che si espandeva in ogni fibra del suo giovane corpo...

... Dormi...

… Una notte stellata intrisa di profumi...

...Dormi...

Prima di cadere finalmente tra le braccia di Morfeo, come lo supplicava quella voce interiore, focalizzò un'immagine bellissima di loro due assieme, un'immagine da sogno proibito....

E...

 

 

. La brezza era tiepida e rassicurante...

L'aria era intrisa del profumo del mare e di fiori esotici... Furono queste le prime cose ad esaltare i suoi sensi, a spingerla ad aprire gli occhi, per trovarsi così di fronte ad uno degli spettacoli più incantevoli a cui avesse mai assistito.

Le sembrò di riconoscere quel luogo, quel paradiso sotto un manto di stelle, spazzato da un vento estivo che le spettinava leggermente i capelli: era sull'Isola delle Illusioni.

Alzò gli occhi al cielo per ubriacarsi di quello spettacolo, per bere attraverso il suo sguardo ogni singola stella.

Quella volta Ranma, durante la battaglia con Touma, non si era davvero risparmiato per salvarla e riaverla con sé...

quale luogo migliore in cui ritrovarsi in sogno, insieme finalmente anche se per pochi fugaci momenti....

Le sembrava che tutti i suoi sensi fossero più acuti che mai e le parve di udire dei passi lievissimi sulla sabbia... “Ci siamo” pensò al massimo dell'emozione cercando di controllare quel cuore che sembrava volerle schizzare fuori dal petto.

Si voltò lentamente, godendosi ogni secondo.

E lo vide. La canotta arancio che evidenziava ogni muscolo, quasi fosse una seconda pelle, i capelli d'ebano che il vento scompigliava, facendo danzare il suo inconfondibile codino. Bello da togliere il fiato e da far impallidire anche lo spettacolo offerto dal mare avvolto nell'abbraccio di quella notte stellata.

Lui spalancò quei due meravigliosi lembi di cielo, che ora si erano riempiti di stelle.

In realtà Ranma non stava guardando la volta celeste, ma quello che per lui era l'astro più bello dell'universo che sembrava apparso dal nulla, come per incanto, quasi evocato, dalla sua mente affamata e bisognosa di immagini di lei.

Capì subito che quello era un sogno, così come comprese che la voce che lo aveva esortato al sonno non era quella della sua coscienza, ma quella della sua Akane. D'altronde chi poteva dire dove finisse l'una e iniziasse l'altra. Akane era parte di lui, indissolubilmente. La parte migliore.

Stava per dire qualcosa, ancora sconvolto per essere riuscito a raggiungere una visione così vivida, reale della donna che da sempre popolava ogni suo pensiero.

Vederla era come trovarsi in una tempesta di vento, come lasciarsi trasportare dalla marea, senza chiedersi dove lo avrebbero trascinato le onde. E questa sensazione era resa più reale dallo sciabordio dell'acqua a pochi passi da loro.

Stava per pronunciare il suo nome, bello come una carezza sulla pelle nuda.

Stava per farlo.

Ma se la ritrovò fra le braccia, così stretta, così all'improvviso che per poco, lui il grande maestro di arti marziali, non perse l'equilibrio. Non che non riuscisse a sostenere una ragazzina mora, per quanto formosa fosse, per quanto impeto ci avesse messo in quell'abbraccio. Sì lo ammetteva era morbida, sexy, da capogiro!

Ciò che in quel momento non riusciva a sostenere era la grandezza del sentimento che li univa; fu per quello che vacillò. Ma fu solo un istante.

La strinse per farle sentire tutto ciò che poteva: era già da diverso tempo che si era convinto che tra di loro, erano sempre state le parole a rovinare tutto.

Però almeno il suo nome voleva sussurrarlo e di nuovo mosse lievemente le labbra.

Akane non glielo permise. Gli chiuse la bocca con la propria e da qualche parte nella sua testa Ranma percepì una preghiera portata dal vento... NON PARLARE...

La sua mente divenne un vespaio impazzito e tutte le sinapsi andarono in tilt. Ogni percezione fu amplificata del 1000%.

Averla accanto per Ranma significava tutto.

Il profumo di Akane surclassava quello di qualsiasi fiore, del mare e di ogni altra cosa conosciuta; il suo calore si insinuò sotto la pelle, trasformandogli il sangue in benzina, che da lì a poco, sentiva, avrebbe preso fuoco in un devastante incendio che nessuno dei due avrebbe potuto e, soprattutto voluto, arginare.

I pensieri di Akane non erano tanto dissimili da quelli del fidanzato: era come se non ci fosse nessuna distinzione tra le emozioni dei due innamorati, che finalmente potevano riabbracciarsi.

Si abbandonarono al loro primo bacio, con l'unico rimpianto che esso stesse avvenendo in sogno. Si fece urgente, come un'inevitabile fatto sancito dal destino, troppo a lungo rimandato e che adesso chiedeva pegno e soddisfazione.

Ranma rispose a quelle labbra morbide con tutta la passione di cui era capace, cercandole ed esplorandole, rimandando all'infinito il momento di staccarsi da loro.

Le sue mani poi presero vita propria, iniziando ad accarezzare prima timidamente, poi con maggior sicurezza la schiena di Akane, che con un certo stupore, si accorse di non provare nessun tipo di imbarazzo, ma solo un desiderio che sembrò aver spazzato via ogni briciolo di innocenza, ogni frammento di pudore.

Akane, in un misto di eccitazione e impazienza, pensò distrattamente che forse quei gesti così audaci da parte del fidanzato fossero dovuti all'incantesimo, suggellato attraverso il simbolo di un demone che rappresentava la passione e la lussuria.

Ma anche quel pensiero scivolò via, sostituito da un'esigenza sfrenata di immergersi in Ranma sempre più profondamente.

Lo voleva... senza mezzi termini, senza mezze misure, senza rimpianti...avidamente, voracemente...

E a giudicare da certi movimenti delle sue mani sulle sue curve e soprattutto dalle reazioni delle zone basse di lui, quel desiderio era ampiamente condiviso.

Fu per questo che la piccola Tendo non oppose la minima resistenza quando lui iniziò a trascinarla verso la sabbia ancora tiepida, senza mai abbandonare le sue labbra.

Fu per questo che non oppose resistenza e anzi partecipò con entusiasmo ad un gioco che avrebbe chiamato mentalmente “mettiamoci a nudo” e questo pensiero la fece sorridere internamente. Un gioco eccitante, un gioco a lungo bramato.

Era un istante importantissimo per entrambi, anzi era L'ISTANTE, poco importava che stesse accadendo in sogno: all'interno del frammento di un ricordo, su un'isola che era essa stessa poco più che un'illusione nel mondo reale, stavano per fare l'amore.

Le carezze si fecero più audaci, con l'intenzione di carpire l'uno il piacere dell'altra e stuzzicarlo fino al punto di non ritorno. La poca stoffa che li separava fu un ostacolo di cui si liberarono velocemente.

Il timore e i dubbi che la lontananza aveva scatenato in Akane non esistevano più.

I loro corpi erano ormai nudi, ansiosi di esplorarsi, impazienti di fare il grande passo.

Ranma la strinse più forte, insinuando il proprio bacino tra le gambe snelle e toniche di lei. La guardò in attesa di un cenno che non tardò ad arrivare.

Niente parole tra loro. Era come se Akane fosse riuscita a comunicargli mentalmente che il minimo suono avrebbe rotto l'incanto.

Le baciò lentamente il collo e si tuffò di nuovo sulle labbra dischiuse in un ansimo di piacere, contemporaneamente scivolò in lei con tutta la cautela possibile.

Un lieve sussulto di dolore da parte di Akane fu immediatamente percepito dal ragazzo che si bloccò per un istante. Ma lei strinse le gambe attorno al corpo muscoloso del fidanzato e iniziò con lui quella danza di passione che scaturisce solo dal vero amore.

Akane e Ranma si unirono in quel mondo onirico che apparteneva solo ed esclusivamente a loro, lontani anni luce dal pensiero dell'Inferno, di Lucifero, da Nerima, da ogni psicopatico che avesse mai interferito con le loro vite... lontani mille miglia da qualsiasi cosa non riguardasse loro due in un sogno che non sembrava minacciato dalla luce del giorno.

Non c'era nessuna sensazione che potesse essere paragonata, era come trovarsi in animazione sospesa, uno stato d'estasi troppo a lungo rimandato.

Così l'amore, il desiderio, il piacere esplosero come la furia di una tempesta che cancellasse ogni cosa al suo passaggio.

In quel momento entrambi si resero conto che in qualsiasi parte del mondo, questo o quell'altro poco importava, loro si trovassero, niente e nessuno avrebbe potuto separare due anime fatte per stare insieme.

E stremati, in quel sogno che avrebbe dovuto durare per sempre, si baciarono ancora e ancora, sperando di poter rubare ancora un po' di tempo, prima del risveglio.

 

 

To be continued...

-------------------------- ------------------------

 

 

 

 

 

 

Angolo di (quella ignobile ritardataria) di Faith.

 

 

Ciao ragazze mie! Lo so... sono da fustigare senza pietà, punire con il cilicio e altre delizie dell'inquisizione! Perdono perdono perdonooooo....

Allora che ne dite della mega sorpresa che ho preparato per gli affezionati di tragicommedia... ora sapete perché tra le avvertenze ho anche segnalato lemon.

Mo ve spiego la funambolata e come l'ho concepita...

Questo capitolo un po' spinto nasce dall'unione di tante canzoni che ho ascoltato mentre lo scrivevo.

Inanzi tutto ovviamente la canzone che dà il titolo, ovvero la bellissima Don't dream it's over dei Crowded House e la sua cover italiana Alta marea (adoro!).

Seguono in ordine sparso (sì ho fatto una playlist per scrivere il capitolo... ridete, ridete!) In qualche parte del mondo (sempre di Venditti), Learning to fly dei Pink Floyd, Heroes (quale canzone più azzeccata per parlare di due innamorati divisi).

Questo capitolo era pronto eoni fa... e voi direte “E che cavolo aspettavi?”

beh insomma... come al solito c'erano delle cosine che non mi soddisfavano. E la mia Elle sa quanto sia pignola in proposito, oltre che terribilmente insicura.

Spero di aver fatto agire i personaggi in maniera coerente col resto. Forse ho sforato in un OOC siderale... spero mi perdonerete!

Ascoltate le canzoni che ho citato... sono una più bella dell'altra!

Gretel sei stata profetica... nel tuo commento a Just a cup... avevi citato Alta marea...

e io il capitolo lo avevo già scritto prima della one shot! Ah ah ah!

Spero abbiate apprezzato la sorpresa e di non essere risultata troppo melensa. ;)

Grazie a tutti coloro che, nonostante i tempi biblici di aggiornamento, continuano a leggere e commentare, grazie a coloro che leggono in silenzio e grazie anche a quelli che semplicemente non mi insultano per aver dissacrato la Divina Commedia!

A presto branco di folli. Ho un'ideuzza che mi frulla in testa....

vi adoro!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Fate il vostro gioco ***


Faites vos jeux... Fate il vostro gioco.

 

 

If you could only read my mind

You know the things between us, ain't right

I know your arms are open wide

but you're a little on strange side, I can't lie

 

 

Your one vice

Is you're too nice

Come around now

Can't you see

 

 

I want you

All tatooed

I want you bad

Complete me

Mistreat me

I want you bad, bad, bad, bad, bad.

 

 

Don't get me wrong

I know your only being good

But if that's what wrong

I guess I just misanderstood.

 

 

I want you

all tattooed

I want you bad

Complicated

X rated

I want you bad

I mean it

I need it

I want you bad, bad, bad, bad.

 

 

 

Se potessi leggere nella mia mente sapresti

che le cose tra di noi non funzionano.

So che le tue braccia sono sempre aperte

ma sei un po' strana, non posso mentire.

 

 

Il tuo unico vizio

è di essere troppo buona

fatti un giro dai,

Non vedi?

 

Ti voglio tutta tatuata

completami, maltrattami

Voglio che tu sia cattiva, cattiva, cattiva, cattiva.

 

 

 

Non prenderla male

So che sei solo una buona

ma se è questo a non andare bene,

temo proprio di essere stato frainteso.

 

 

Ti voglio tutta tatuata

complicata

con una tariffa

Ti voglio cattiva

Intendo che ne ho proprio bisogno.

Ti voglio cattiva, cattiva, cattiva, cattiva.

 

 

(Want you bad- The Offspring)

 

 

 

“Allora?”

“Allora cosa?”

“Lo farai?”

“Credo di averti già spiegato che questo ti costerà caro... molto, molto caro!”

La voce era vellutata, sensuale, ma in quel tono affascinante sembrava nascondersi puro acciaio, appena sotto la superficie.

“Insomma per te tutto ha un prezzo?”

“E se anche fosse?” un guizzo scaltro nei bellissimi occhi scuri.

“Mmmm... e chi mi dice che non mi tradirai?”

“Beh nessuno...” una lieve risata “Forse però mi conosci abbastanza bene per sapere che in fondo anche io voglio fargliela pagare per quello che ha combinato!”

“Dietro compenso...” si alterò lievemente l'altro.

“Già... dietro LAUTO compenso!” di nuovo quel sorriso splendido...e gelido.

Socchiuse gli occhi e scosse la testa ridendo con amarezza.

Ebbe come l'impressione che esistesse qualcosa di peggio del concetto di “allearsi con il diavolo” e che lui lo aveva appunto appena fatto.

 

 

 

-------------------------------------------------- -------------------------------------------------

 

 

Riaprire gli occhi e farsi cullare dalla melodia delle onde, bearsi del lieve tepore della sabbia in quell'angolo di paradiso, era ben poca cosa se paragonato all'emozione di trovarla addormentata e nuda tra le sue braccia.

Si ritrovò a pensare che forse lei gli avrebbe spaccato tutte le ossa che aveva in corpo per quello che era successo tra loro.

La sua Akane... in fondo faceva sempre passare tutto quello che accadeva come colpa sua, senza lasciare mai il tempo di spiegare!

Ma lui l'amava anche per questo: l'amava per ogni singola parte di lei, anche la più nascosta. Amava la sua bontà che la portava sempre a sacrificarsi per tutti, dannazione!

Strinse il pugno destro mentre con l'altra mano le spostava i capelli dalla guancia appena arrossata. Deglutì pensando che aveva esplorato ogni centimetro di quella pelle di seta, di quel corpo da dea.

Arrossì. Ma sì! Che gli spaccasse pure tutte le ossa! Ne era decisamente valsa la pena! Sarebbe morto felice!

Iniziò a sghignazzare come un ebete e finì per svegliarla.

Lei aprì gli occhi d'ambra e il cuore di Ranma perse un colpo.

Era possibile innamorarsi ad ogni sguardo? Lui ormai ne era convinto.

Akane gli sorrise arrossendo, poi lo fissò con aria interrogativa. Perché stava ridendo, quello stupido?

Lui era ben consapevole di non poter parlare, così si limitò a tirarle leggermente i capelli, facendole intendere che fosse ridicola così tutta spettinata. Ovviamente mentiva spudoratamente.

Ma era ancora così in imbarazzo, che finì per comportarsi come al solito.

Erano pur sempre Ranma e Akane.

Lei mise il broncio e si coprì. Gli diede un pugno, ma Ranma continuò a ridere.

Che poteva farci? Era così felice che non riusciva a smettere.

Ma non poteva dirglielo. E lei che era pur sempre la regina del fraintendimento, sradicò una grossa palma e la calò in perfetto stile Akane Tendo sulla testa del suo fidanzato.

Lui dolorante, ma ancora in preda ad attacchi di risate, scrisse velocemente qualcosa sulla sabbia.

Sei sempre tu...

Akane, sempre irritata, vergò un punto interrogativo.

Il mio meraviglioso, violento, fortissimo maschiaccio...” apparve un'altra scritta.

E tu il mio arrogante, insopportabile Baka!” scrisse lei facendogli un sorriso.

E sarebbero complimenti questi? Avresti potuto dire IL MIO INSUPERABILE MAGO...” ribatté lui.

“Mago?” scrisse lei.

Lui arrossì. Non era pienamente convinto della battuta che gli prudeva sulla lingua.

Ma Ranma Saotome non era mai stato famoso per la sua capacità di azionare il cervello prima di parlare. O comunque prima di esprimere il proprio parere. E spesso questo aveva conseguenze disastrose.

Già... mago del ses...” non fece in tempo a finire di scrivere che stavolta fu un masso enorme a calargli sulla testa.

“Maniaco!” urlò Akane assumendo un vivace color melanzana.

“Non sei per niente carina!” rispose lui.

Fu un momento. Entrambi si resero conto troppo tardi di essersi lasciati guidare dal solito isitinto di cantarsele come due dodicenni.

Iniziarono lentamente a svanire l'una agli occhi dell'altro.

Akane fece appena in tempo a sussurrare un'ultima parola, a regalargli un ultimo struggente sorriso.

Ranma strinse fortissimo il pugno allungando l'altra mano verso quell'immagine che svaniva, mentre anche lui diveniva poco più che un'ombra reclamata dalla coscienza di un corpo che si stava svegliando da un lungo, incredibile, meraviglioso sogno.

 

 

 

 

---------------------- ----------------------- ----------------------

 

 

“Ma secondo te che stava facendo?”

“Facciamo che te lo spiegherò quando sarai più grande, ingenua salsiccia di suino!”

sghignazzò.

“Cosa? Come sarebbe a dire? Ma aspetta vuoi dire che lui... lei...?”

“Esaurirai i pronomi prima o poi!”

Ranma fu svegliato da due voci ben conosciute e starnazzanti, avrebbe aggiunto.

Aprì gli occhi e si ritrovò piazzato in faccia lo sguardo indagatore e malizioso di un certo attore con la mania delle soap opera e dei programmi di cucina.

“Ben svegliato Romeo...” disse con voce flautata e di chi la sapeva lunga “Come è andato il pisolino? Fatto BEI SOGNI?”

Ryoga intanto nascondeva il volto tra le mani, un volto che minacciava seriamente di andare in ebollizione, mentre la candida e ingenua mente del suo proprietario cercava di capacitarsi delle insinuazioni di Takey.

Ranma tossicchiò imbarazzato cercando di dissimulare.

“Direi che mi ci voleva un attimo di riposo!” disse e balzò in piedi baldanzoso.

Forse lo aveva messo nel sacco.

“Più che riposante, la tua siesta la definirei APPAGANTE...” rise nuovamente l'attore.

“Beh sì... anche... forse...”

“Cioè... lui... lei... in sogno...” Ryoga portava ulteriore scompiglio nella scena, aggirandosi per la landa e pronunciando frasi sconnesse “Quindi... loro...”

“E poi... non so... abbiamo sentito che... gemevi...” il signor Takey si stava divertendo troppo per mollare la presa.

“Ehm... forse un incubo... l'agitazione...”

“Io direi più che altro l'ECCITAZIONE, figliolo...” il vecchio aveva un intuito fuori dal comune.

“Ma loro quindi... ecco loro...” Ryoga stava per farsi esplodere per la vergogna.

“Che stai dicendo vecchiaccio?” si alterò Ranma.

“Io? Io proprio niente... è il tuo corpo a dire tutto.” Takey lo fissò in un punto ben preciso.

Ranma e Ryoga seguirono gli occhi dell'attore. Il giovane Hibiki svenne, troppo imbarazzato per fare altro e Ranma pensò che il suo migliore amico avesse avuto un'ottima idea.

Il cavallo dei pantaloni del codinato era molto più che eloquente di qualsiasi ammissione.

 

 

 

-------------------------- -----------------------------

 

“Ma secondo voi, Lady Akane stare bene?” chiese preoccupata una vocetta timorosa.

“Oh sì... lei stare MOLTO PIÙ CHE BENE!” fece eco un'altra vocina, stavolta femminile, più sicura e maliziosa.

“Ma lei essere tutta rossa in volto e sudata...” riprese la prima voce poco convinta.

“E poi gemere e urlare...Forse attacco di mal di pancia?” aggiunse qualcun altro.

“Voi essere branco di caproni ignoranti! Oh... ben svegliata mia signora!” sorrise soddisfatta la piccola Bara.

Akane si sentiva sfinita e appagata, come dopo una corsa sotto il tiepido e generoso abbraccio del sole di maggio. Ma la sensazione era miliardi di volte più forte e intensa.

Non sapeva davvero capacitarsi per quello stato d'animo.

Poi fu travolta dal ricordo del suo sogno... profumo di corpi fatti per appartenersi, carezze desiderate tanto da stare male e calore, tanto calore, come un fiume di lava inarrestabile, fuori e dentro, nella mente, nelle membra, nel cuore.

Arrossì di fronte a quelle sei paia di occhietti, cinque dei quali in apprensione.

Bara invece sembrava l'unica a sapere esattamente cosa le avesse regalato il potente incantesimo per il quali si erano prodigati.

“Lady Akane avere mal di pancia?” chiese Uchi.

“Forse fatto indigestione...” ipotizzò Dango, azzannando un dolcetto. A quanto pareva aveva recuperato un altro sacchetto miracoloso.

“E come avere fatto a fare indigestione durante sonno, testa di budino? O forse ha fatto altro tipo di indigestione... un'indigestione d'amore... la più bella che possa essere!” intervenne Bara, concludendo con voce sognante.

Akane non poté fare a meno di sorridere, nonostante l'imbarazzo.

Guardò complice la demonietta rosa e, con fare misterioso e mettendosi un dito davanti alle labbra, disse “Segreto!”

Fissò poi la propria immagine allo specchio e vide sul collo un leggero segno rosso, proprio nel punto in cui un certo stupido di sua conoscenza aveva posato labbra focose e insaziabili.

Lo sfiorò con delicatezza, quasi avesse paura di cancellarlo.

 

 

----------------------- --------------------- ----------------------

 

Il signor Takey era ancora preda dell'ilarità, quando tutto ad un tratto tornò ad essere inaspettatamente serio.

“Allora giovane Saotome sei riuscito a vederla in sogno?”

Ranma riuscì in qualche modo a riprendersi. Forse il vecchio aveva intuito tutto, ma non sarebbe certo stato lui a dargliene la certezza.

Quel sogno apparteneva solo a lui e alla sua Akane. E a nessun altro.

Ma una cosa non l'avrebbe nascosta.

“Sì, sono riuscito a vederla...” disse con un filo di voce.

“E ti ha detto qualcosa?” lo interrogò Takey.

Ranma assunse un'espressione decisa.

“Sì.”

“Giovane Saotome, insomma bisogna tirarti fuori le parole con le tenaglie?” il vecchio si stava spazientendo.

“Mi ha detto che mi sta aspettando.” concluse il codinato.

Rivide in maniera vivida quelle dolci labbra ancora arrossate dai baci che pronunciavano poche parole.

Ti aspetto, amore mio.

E io sto arrivando!

 

 

Raccattarono Ryoga e Ranma provò a scuoterlo.

Niente. Il giovane vagabondo aveva subito un corto circuito gravissimo che aveva mandato in tilt il suo animo timido e candido.

“Posso provare io?” chiese con voce maligna il signor Takey.

“Prego” rispose Ranma mollando l'amico come un pupazzo.

Il vecchio attore si prodigò nella più spettacolare pioggia di schiaffoni che la landa infernale avesse mai ospitato.

“Sono sv... sveg...”

“Oh guarda... è ancora privo di sensi, poverino!” ghignò la guida, moltiplicando la dose.

“Ti ho detto... che...” SBAM SBAM SBAM.

“Ma come soffre! La sua mente è turbata” continuò il vecchietto, divertendosi un mondo.

“TI HO DETTO CHE SONO SVEGLIO, VECCHIACCIO RIMBAMBITO!!!”

Ryoga balzò in piedi e lo afferrò per il bavero.

“Toh... Grigliatoga! Ti sei ripreso! Eravamo così in pensiero!” disse l'attore congiungendo le mani con fare innocente, occhioni da cucciolo e tutto il resto.

“Ma se hai provato ad uccidermi a suon di schiaffi! Ma ora ti ammazzo, come avrei dovuto fare fin dall'inizio!”

“Vedi che fraintendi sempre tutto! Sei un bruto, ecco cosa sei!” frignò Takey mordicchiando il fazzoletto di pizzo rosa con l'immancabile logo di Star Trek.

“Ryoga! Vecchio!” Ranma li richiamò alla ragione per l'ennesima volta, il volto contratto dalla rabbia.

Ryoga lanciò in aria il malcapitato attore che però planò con grazia al suolo, senza un graffio.

“Ranma...”

“Lei mi sta aspettando, Ryoga. Non intendo lasciarla un secondo di più nelle mani di quel bastardo! Lei è MIA! Quindi vedete di darci un taglio con le vostre buffonate...”

L'eterno disperso percepì l'aria attorno al codinato farsi sempre più calda... aura spiritica. Cercò dunque di azzerare il suo spirito combattivo per non fomentare ulteriormente la voglia di combattere dell'amico.

Quella rabbia crescente andava stroncata sul nascere.

“Quel TUA è interpretabile su più piani, vero?” il vecchio Takey si era materializzato proprio tra i due giovani.

Ranma parve scuotersi diventando più rosso della sua casacca.

L'aura spiritica sembrò svanire.

“ Allora vogliamo metterci in marcia, perditempo?” e l'allegro Takey partì esibendosi in una buffa corsetta in stile danza disneyana, sollevando leggermente i lembi della lunga tunica.

 

 

 

 

Il terzetto si ritrovò alle pendici di una bassa collina.

“Ecco signori miei... dobbiamo solamente passare oltre e ci troveremo nel prossimo girone!”

“Cosa dobbiamo aspettarci stavolta, maledetto vecchio?” sbuffò Ryoga, ancora risentito per l'overdose di sberle.

“Mmmm... sembra che ci sia un rumore di fondo fastidioso! Come... un grugnito!” disse l'attore, ignorando la domanda.

“Io... io...” ...chissà che piacere sarebbe stato fargli ingoiare i denti insieme alla corona di alloro!

“Ryoga per favore!” si intromise Ranma.

“Ok...ok” il vagabondo con la bandana mandò giù la frustrazione e riformulò il quesito.

“Ehm... signor Takey, dove sta per condurci la nostra SAPIENTE e SAGGIA guida?”

“Ebbene, giovane Prosciuttoga...”il signor Takey, carico di boria, fece una pausa ad effetto mentre i due giovani stavano letteralmente pendendo dalle sue labbra.

“....NON NE HO LA PIÙ PALLIDA IDEA!” finì sempre con tono solenne.

“Co...co... co... co...” Ryoga aveva gli occhi fuori dalle orbite.

“Che c'è? Oltre che in maiale, ti trasformi pure in pollo? D'ora in poi ti chiamerò Mcnuggent!”

“Vecchio rimbecillito!” ruggì Ranma. Takey lo guardò e sillabò, senza farsi sentire dall'eterno disperso, “Ex-verginello!”

Ranma si zittì all'istante, imbarazzato.

“Calma, calma! Non chiedo a Saotome di pensare, potrebbe farsi male, ma forse tu Pancettoga, hai notato qualcosa che non va...” disse la guida.

Ryoga scacciò momentaneamente la rabbia.

Si mise a riflettere, cercando di capire quali fosse la nota stonata che aveva percepito anche lui.

“Forse ci sono!” disse schioccando le dita “Il prossimo girone potrebbe essere...”

“Vedo che sai far lavorare il cervello! E dalla tua faccia credo tu abbia in mente qualcuno che potrebbe abitare in quel particolare cerchio infernale...” sorrise la guida.

Ryoga si fece improvvisamente silenzioso.

“Qualcuno spiega anche a me?” proruppe Ranma, ripresosi dall'imbarazzo.

“Sarebbe complicato Saotome... anche perché non capisco bene cosa sia successo!”

“Sai che novità, vecchio! Sei utile come un Tom Tom rotto!”

L'anziano attore sillabò sottovoce le parole “Fornicatore onirico!”

Stavolta però fu centrato da un poderoso cazzotto in testa.

Piangendo e massaggiandosi la testa, Takey lo guardò con fare interrogativo.

“Ti è andata male... non ho la minima idea di cosa voglia dire!” ghignò sadicamente Ranma, allungandogli un altro pugno ben assestato.

Il vecchio, sofferente, pensò che non aveva, per l'ennesima volta, tenuto conto dell'ignoranza abissale di quel bestione tutto muscoli.

 

 

---------------------------- -----------------------------

 

 

“Forse Lady Akane volere fare altro bagno caldo?” chiese Kusa alla ragazza, che per non rimanere ore e ore inebetita sul letto, aveva deciso di sistemare le lenzuola, tutte sgualcite dall'irruenza del suo sogno.

I piccoli Imps le avevano raccontato che alcuni istanti dopo essersi librata in aria per effetto dell'incantesimo, era poi lentamente planata sul letto.

Su, in maniera del tutto innocente le descrisse, con dovizia di particolari, tutti i suoi gemiti e i suoi sospiri, “Come durante attacco di asma molto grave!” aveva aggiunto.

Bara lo aveva steso con un gancio all'indietro.

“Ehm... io preferirei di no, grazie Kusa...”

“Ma tu sudato tanto...” insistette il piccoletto.

“Insomma, brutta erbaccia infestante! Lady Akane non volere fare bagno!”

Bara volò a sedersi sulla spalla della sua padrona.

“Bara sa che tu non volere fare bagno perché sembra di sentire profumo di... tuo lui su tua pelle...”

Akane rise di cuore. Era esattamente così.

Ogni tanto guardava il piccolo segno rosso sul proprio collo.

Non sapeva cosa fosse reale e cosa no, ma non importava.

Anche se in sogno, finalmente Ranma le aveva dimostrato ciò che le serviva per sentirsi fermamente sicura del loro sentimento reciproco.

Anche nel caso fosse stato solo frutto di un incantesimo onirico, ora tra loro oltre alla fiducia, c'era vera e propria appartenenza reciproca.

Chissà se poi lui aveva sentito le ultime parole che gli aveva rivolto prima che svanissero entrambi. Amore mio. Due parole così strane, pure, meravigliose...

Era quasi certa di sì. E sorrise per questo.

Si stava rallegrando di questi dolci e piacevoli pensieri mentre sistemava l'ultima piega del lenzuolo, quando fu investita da una ventata di aria rovente.

Qualcosa le diceva che il suo maledetto carceriere era tornato.

La piccola Tendo era piuttosto preoccupata, dato che il padrone di casa sembrava sapere leggerle dentro.

Bara parve intuire i pensieri della ragazza e con un guizzo di ali volò fino alla specchiera.

Estrasse da un cassetto un candido panno e lucidò velocissima lo specchio, che sembrò divenire ancora più sfavillante.

Ovviamente alla ragazza non parve strano che anche il panno avesse qualche incredibile potere.

“In questo modo padrone non riuscirà a vedere pensieri di Akane riguardanti incantesimo!”

Akane tirò un sospiro di sollievo e si preparò a fronteggiare Lucifero.

Il suo cuore era saldo. Non aveva più paura di niente. Ranma era con lei.

 

 

 

------------------------- -------------------------------

 

 

“Ma la vuoi smettere di piagnucolare e dirmi cosa ci aspetta?” chiese Ranma a Takey mentre salivano il pendio della collina.

Ogni tanto lo picchiava per vendicarsi delle prese in giro.

“No, perché sei cattivo!” Takey smise un attimo di piangere e gli fece una boccaccia.

“Ma che hai? 12 anni?” gli ringhiò conto il codinato.

“Dai Ranma, lascia perdere questo mentecatto!” intervenne Ryoga.

“Almeno tu Ryoga dimmi cosa pensi che ci sia al di là di questa collina... quale idea ti sei fatto?”

Ranma pensò di chiedere all'amico.

Ryoga era particolarmente meditabondo da quando sembrava aver capito dove fossero diretti.

“Beh ecco...” stava finalmente per svelare ciò che pensava di aver scoperto, quando Ranma fu distratto da una luce abbagliante e da suoni assordanti... sembrava musica...

Erano arrivati in cima alla collina e non poteva credere ai propri occhi.

Era lì in tutta la sua sfavillante opulenza.

Un'enorme insegna riportava la scritta ONE TICKET TO HELL, avvolta dalle fiamme.

Ma la cosa che fece rabbrividire il codinato fu ciò che vi lesse sotto.

C'era scritto CASINÒ.

 

 

------------------------ -------------------------

 

“Mia meravigliosa regina... Ogni minuto lontano da te è una sofferenza senza fine...”

Le fu accanto in un battito di ciglia.

Ma ora lei non lo temeva più. Poteva dire ciò che voleva, non avrebbe più vacillato alle sue insinuazioni.

“Bla bla bla... allora sei riuscito a salvare le tue riserve di formaggio francese?” lo sbeffeggiò la piccola Tendo, facendo in modo di allontanarsi dal suo raggio d'azione, ovvero dal punto in cui sembrava provenire il calore più intenso.

Che provasse a sfiorarla con un mignolo.

Se solo si fosse nuovamente azzardato, Akane avrebbe mirato decisa alla sua virilità!

E con la foga che aveva dentro l'avrebbe ridotta a un frappè!

“Non ho intenzione di toccarti se non vuoi, amore mio!” sembrò quasi scusarsi l'invisibile principe delle tenebre.

“È la prima cosa sensata che ti sento dire! E non chiamarmi amore mio!” lo aggredì lei.

“Mmmm... siamo più battagliere del solito, mia ardimentosa combattente! La cosa mi stuzzica!” una nuova folata di aria calda suggerì ad Akane che lui era vicino

“Beh vatti a stuzzicare da qualche altra parte, maniaco!” si mise fuori portata.

Lui sembrò ammutolirsi.

Non vedere in faccia colui che la teneva prigioniera era snervante.

“Ehi... aspetta un attimo... COS'HAI SUL COLLO?!”

Akane ricorse a tutto il suo sangue freddo.

“Non so di che parli...”

“Guardati allo specchio!”

Bara cercò di fare gesti inconsulti senza che il padrone la vedesse.

Non doveva guardarsi allo specchio o le facoltà del panno avrebbero perso d'efficacia. Gli Imps si fecero più immobili di quando erano statue.

Akane continuò ostinatamente a mantenere la sua posizione.

“Da quando in qua hai il potere di darmi ordini?” lo affrontò lei calmissima. O almeno in apparenza.

“Non voglio obbligarti a far nulla, Akane, ma avevi promesso...”

L'insieme di voci era stranamente triste, avrebbe detto la piccola Tendo.

“Non sono venuta meno a nessuna promessa, mi sembra!”

“Non mentire ti prego... quello è il segno di un bacio...” le voci erano davvero affrante.

Il vento caldo le girò attorno avvicinandosi allo specchio.

Un'unica esplosione di energia lo mandò in frantumi.

Un frammento si alzò a mezz'aria fino a trovarsi di fronte agli occhi di Akane.

E Lucifero finalmente seppe.

---------------------------- --------------------------

 

“Era proprio come pensavo allora!” disse Takey, rompendo il silenzio.

“Ma perchè questa discrepanza?” chiese Ryoga.

Ranma li guardava senza capire un tubo.

“Ehm...”

“Non avrebbe dovuto essere così...” continuò la guida.

“Infatti. C'è qualcosa che non mi torna!”

Sembrava che i due compari, solitamente intenti a punzecchiarsi e insultarsi si fossero completamente dimenticati del codinato.

“Perchè? Vi pare che in tutta questa storia ci sia qualcosa di normale?” provò nuovamente a intromettersi nel discorso.

Nulla da fare. Ryoga e Takey continuavano ad ignorarlo, parlottando tra loro.

“INSOMMA, RAZZA DI IMBECILLI! VI DECIDETE A SPIEGARMI?”

La sua pazienza era giunta al culmine.

“Oh, giovane Saotome... allora ogni tanto ascolti...” finalmente Takey gli rivolse la sua attenzione.

“SPIEGATEMI!” ruggì Ranma.

“Sarò breve e non farò giri di parole per non complicare la storia...” disse Ryoga.

“Ma la volete piantare di trattarmi come un capra?!” si accigliò il codinato.

“Allora... nell'inferno dantesco questo girone era ubicato prima...”

“Ubiche?” Ranma fece una smorfia.

Ryoga sbuffò. Avrebbero dovuto tornarci sul discorso della capra!

“Nel senso che avremmo dovuto imbatterci prima in questo girone!”

“E ci voleva tanto?” rispose il giovane ignorante.

“In realtà non eravamo sicuri nemmeno noi. Questa è un'anomalia.” concluse Takey.

“Ma chi se ne importa! Tanto come al solito sarò io a picchiarli tutti!” si vantò Ranma.

“Possibile che per voi due tutto si debba sempre risolvere menando le mani? Siete due incivili!” si lagnò Takey.

“Uff! Quanto sei noioso!” sbuffò Ranma, incamminandosi per raggiungere l'entrata del nuovo girone.

“Non sarebbe meglio che andasse avanti Mcnuggets?” consigliò la guida; temeva infatti che qualunque strambo personaggio fungesse da guardiano a quel luogo potesse esasperare il giovane moro e rischiare di fargli sprigionare nuovamente l'aura spiritica.

“Sì certo ottima idea!” gli urlò Ranma di rimando “Se vuoi ritrovarti al Polo Nord, intendo! Perché poi? Ormai dovresti averlo capito che la salsiccia qui presente non può che limitarsi a lustrare le scarpe al sottoscritto!”

“Ehi!” si lamentò Ryoga.

“No... ehm... nessun motivo in particolare... solo che Mcbacon mi sembra più... cioè...” l'anziano attore non sapeva che scusa inventarsi, quindi cambiò discorso.

“Ma è davvero così negato nel trovare la strada?” riprese teletrasportandosi di fianco al codinato.

“Hai avuto solo un pallido assaggio del suo scarso senso dell'orientamento...” e Ranma iniziò a raccontargli di quando, il piccolo Hibiki, si fece attendere ben tre giorni nel parco subito dietro casa sua, per quella che avrebbe dovuto essere la prima di molte sfide.

E così si diressero discorrendo amabilmente delle barbine figure dell'eterno disperso, mentre Takey pareva divertirsi un mondo e Ryoga ringhiava indignazione, ripetendo ogni due secondi “Guardate, maledetti bastardi che sono qui!”

 

 

Finalmente riuscirono a raggiungere l'entrata, con Takey ancora preda delle risate e un Ryoga più immusonito del solito.

La porta era enorme, ma invece di essere di legno massiccio, era interamente in elegante vetro fumè.

Ranma fece per spingerla ed entrare, ma la porta si mosse da sola per inghiottirli in quel luogo di perdizione.

Si trovarono in una specie di anticamera rivestita di velluto rosso.

Una voce metallica gli pregava di attendere.

Il giovane vagabondo intanto aveva afferrato il signor Takey per la tunica.

“Brutto vecchiaccio! Come avete osato prendervi gioco di me!”

“Guarda McChicken che ti sbagli! Volevo solo distrarlo! Non potevo certo dirgli che volevo andassi avanti tu per evitare che qualunque ci attendesse al di là di questa porta facesse esplodere la sua aura spiritica!”

“Mmmm... a me sembrava ti stessi DIVERTENDO ascoltando le mie sventure!” protestò Ryoga.

“Hai visto che splendida interpretazione! Non per nulla sono un attore di alto livello!”

si vantò Takey.

“Sarà... ma a me sembrava che ridessi di gusto...”

La conversazione sussurrata dei due venne interrotta dalla voce metallica che annunciava loro che conciati così non potevano entrare, ma che la direzione offriva loro abiti più consoni al luogo. Takey protestò che lui era già elegantissimo di suo.

Si aprì automaticamente uno scomparto che rivelò tre smoking, uno dei quali rosso cangiante e con il simbolo di Star Trek.

Il coerente Takey lo afferrò immediatamente e si liberò in un batter d'occhio “di quella insulsa e polverosa tunica ammuffita e demodé!”

I ragazzi si guardarono e scossero la testa, indossando i loro abiti senza dire una parola.

Nell'istante stesso in cui ebbero terminato la preparazione, si spalancò la porta dell'anticamera e si trovarono nell'immensa sala da gioco, tra luci soffuse, musica ricercata, cameriere con mini abiti e l'assordante rumore delle slot machine.

Il velluto cremisi regnava ovunque prepotentemente.

Una rampa di scale in legno lucidissimo conduceva ad un piano superiore.

 

 

“Benvenuti cari ospiti!” la voce proveniva da una balconata sopra di loro.

Ryoga vide confermati tutti i suoi sospetti, mentre una figura ben nota veniva loro incontro.

“Come immaginavo il padrone della baracca sei tu, maledetto!” ruggì Ranma

“Oh oh oh!” sghignazzò King, arricciandosi i baffi con aria arrogante.

“Ti sbagli Saotome. Questo luogo è dominato da una regina, non da un re!”

“Finalmente siete arrivati, esattamente nel momento che avevo preventivato! Mio fedele King a quanto pare ho vinto la scommessa e mi devi un milione di yen... li detrarrò dal tuo stipendio, come sempre!”

Ranma alzò lo sguardo, rabbrividendo al suono di quella voce, sexy ma terribilmente simile allo stridio di un registratore di cassa.

Appoggiata alla balaustra della balconata, li osservava con sguardo indecifrabile, avvolta in un opulento vestito di velluto rosso, con un vertiginoso spacco laterale.

L'inferno non sarebbe stato luogo degno di tale nome, se non fosse stato abitato da Nabiki Tendo.

 

 

 

 

 

 

Angolo di Faith

 

 

Ciao (pazientissimi) e carissimi branco di folli.

Vi immagino con torce e forconi e quant'altro pronti ad ardermi sul rogo!

Lo so che lavoro e influenza non sono scuse per il mio ritardo...

per cui chiedo venia ad orecchie basse.

Spero che questo capitolo vi piaccia, nonostante non sia proprio all'apice della mia ispirazione!
La canzone penso non abbia bisogno di presentazioni e nemmeno il gruppo che l'ha ideata.
Avete mai pensato che ogni tanto Akane fosse TROPPO buona? beh io sì!

Ringrazio come sempre la mia Ellebeta che mi supporta (e mi minaccia affettuosamente di morte per farmi dare una mossa...), le mie dolcissime Ladies, chi commenta, chi legge silenziosamente.

Un bacione a tutti e BUON ANNO.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2411724