A drop in the ocean

di Harriett_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** South Carolina ***
Capitolo 2: *** Late night ***



Capitolo 1
*** South Carolina ***



A drop in the ocean.
 
South Carolina.
Voleva una vita con la trama di un libro di Nicholas Sparks
e una colonna sonora country,
una di quelle canzoni che ascolti d’estate,
mentre guardi le stelle,
e ti innamori.
 
Nella vita ti dicono di scegliere. Sempre. Ma cosa succede se non scegli? C’è la possibilità di non farlo? Rimanere neutrali, lasciare che le cose scorrano, essere passivi nella vita che non abbiamo scelto?
E’ possibile, anche solo per una volta, non ripetere lo stesso sbaglio più e più volte?
Perché, prendiamo ad esempio due ragazzi, come scegliere?
Una volta mi hanno detto di scegliere il secondo, perché se fossi stata davvero innamorata del primo, non avrei mai pensato al secondo.
Ma mettiamo che io non sia innamorata di nessuno dei due, ma sia sul punto di farlo, cosa dovrei fare?
Prendiamo che il primo sia il classico ragazzo di cui ci si fida ad occhi chiusi, l’amico di sempre, quello che i tuoi conoscono da anni e apprezzano. Quello con cui si va sul sicuro, con un futuro prevedibile, con una complicità consolidata da tempo.
Prendiamo ora il secondo, ragazzo per bene, più grande ma che emana sicurezza. Un tipo cordiale e che ti strappa sempre il sorriso, ma che non conosci bene perché poche uscite non contano nulla. Non vuoi sbilanciarti troppo, non te la senti di dire che ti piace, ma una parte di te non è neanche disposta a lasciarlo andare e dimenticare completamente.
Ora mettiamo che con il primo sarebbe come leggere un vecchio libro che adori ma che conosci già i dettagli, e il secondo sarebbe un viaggio di sola andata senza meta.
Cosa bisogna fare?
Sono così simili che quasi ci si potrebbe confondere. Cambia solo il viaggio, ma se non si sa quale intraprendere, cosa bisogna fare?
Perché si parte sempre con un intenzione e si finisce con tutt’altro. E’ mai possibile?
Dov’è la risposta? Nelle stelle? Nel sole? Nella luna? Nella mezzanotte?
Dov’è?
 
 
Alysea si svegliò di colpo, sentendosi spaesata e confusa in quella che da qualche settimana era la sua camera. Doveva ancora abituarsi al caldo del sud della Carolina, New York in quel periodo era –ironicamente- più fresca. Passava quasi tutte l’estati, da quando aveva memoria, nella casa di famiglia sul mare di Boone Creck, ma da quando sua madre si era  trasferita in Europa, aveva deciso –o meglio: voleva continuare gli studi a Yale, quindi o trovava una soluzione o mollava- di rimanere in America con il padre e i suoi animali: il fratello Liam, la sorella Kara e il labrador White, che ormai pensava solo a mangiare e dormire, cosa che accomunava tutti e tre.
I suoi genitori avevano divorziato quando lei aveva tre anni, non aveva ricordi di loro due insieme, se non di lunghi e frequenti viaggi New York-Sud Carolina in cui i rapporti tra i due erano ridotti al minimo. Non si era mai fatta grandi problemi a riguardo, per lei era normale e aveva imparato a non fare troppe domande sui ‘discorsi dei grandi’.
La ragazza era troppo abituata alla vita di città, quella che non dorme mai, e così riposare in tutto quel silenzio le dava quasi fastidio. Quello era un paesino piccolo e in periferia circondato da grandi distese d’erba, tanto che ci voleva una mezzora abbondante per raggiungere una città che fosse grande almeno quanto China Town. Suo padre era nato e cresciuto in quel paesino di appena dieci mila abitanti, e si era allontano solo per la specializzazione in medicina –per fortuna o per sfortuna – prima a Yale, poi in un’ospedale universitario, dove aveva conosciuto colei che ormai era la sua ex moglie da anni.
Alysea decise che le due e ventisette minuti erano un orario perfetto per rompere le scatole al fratello maggiore, andando a infilarsi nella sua camera per vedere se dormiva davvero o per finta. Era abituata a farlo ogni volta che aveva un problema o non stava bene; era come se tra le sue braccia tutto si sistemasse per magia. Sin da piccola era stato la sua figura di rifermento e, anche se non lo avrebbe mai ammesso, avrebbe dato la vita per lui.
«Sea, ti conviene essere sul punto di morte per avermi svegliato» borbottò Liam girandosi dall’altra parte, sistemando la mano destra sotto il cuscino, troppo stanco per la serata con gli amici per tirare fuori la dolcezza e gentilezza.
«Prossima volta che non riesci a dormire ti sbatterò la porta in faccia» gli fece il verso la ragazza sdraiandosi accanto a lui lo stesso. Il fratello sorrise leggermente per poi tornare nella posizione precedente e avvolgerla tra le braccia stringendola a sé. Un gesto automatico che riusciva sempre a far sentire meglio entrambi.
«Grazie» sussurrò la ragazza accucciandosi a lui per poi prendere un respiro profondo.
«Che succede, piccola mia?» chiese Liam accarezzandole i capelli dolcemente, preparandosi ad una lunga notte insonne, ma quando dopo qualche minuto di silenzio non ricevette nessuna risposta, capì che l’unica cosa che voleva era non passare la serata da sola. Sorrise nuovamente lasciandole un dolce bacio sulla fronte prima di sistemarsi meglio sul letto –stando attento a non svegliarla—e tornare a dormire a sua volta.
 
 
«Dannazione, dannazione, dannazione!» imprecò Kara correndo da una parte all’altra della camera per trovare gli occhiali da sole che puntualmente perdeva tutti i giorni. Li poggiava in un punto della camera e qualche secondo dopo lo aveva già dimenticato, impazzendo nel cercarli. Alysea alzò gli occhi al cielo a causa della voce della sorella, alzandosi dal letto del fratello –con il diretto interessato già in salotto per la colazione- per poi prendere un respiro profondo e tornarsene in camera, sperando di non ricevere nessuna domanda.
Ma mai dire mai.
«Sea! Sea! Ci vieni stasera al bar da Mark? Ci siamo tutti e Belle mi ucciderà se non ti porterò» chiese Kara mentre sbucava dalla porta con la testa, inchiodandola al pavimento con i suoi occhi dolci color cioccolato. Nella famiglia Kara e Liam avevano preso gli occhi del padre, mentre Alysea aveva quelli della madre, di un blu profondo che a volte sembrava fossero dello stesso colore del fondo dell’oceano. A dirla tutta, Alysea era identica alla madre, a confronto con i fratelli non sembravano parenti se non per il naso e labbra.
«Ora lasciami dormire» borbottò la ragazza lasciando cadere il discorso per chiudersi in camera e –con fare molto teatrale- cadere a peso morto sul letto.
Era in quella città da due settimane ormai, e anche se conosceva gli abitanti da quando era nata, si sentiva comunque un’estranea. Il suo accento era diverso, la chiamavano la Newyorkese con affetto –e a lei in fondo piaceva – ma doveva ancora rendersi conto che quella non era solo una vacanza.
«Stasera esci con me e non ammetto discussioni» concluse Liam prendendola di peso, uscendo dalla camera per portarla in cucina. Aveva diciott’anni ed era ora che si prendesse una bella sbronza illegalmente, visto che in America non si può bere prima dei ventun’anni, prima che fosse ‘troppo tardi’. Era una ragazza fin troppo decisa a realizzare se stessa, tanto che sembrava quasi un adulto in miniatura. Si controllava, era precisa e –anche se sognava ininterrottamente- aveva un strano legame con i ragazzi. Andavano bene fino ad un certo punto, ma quando c’era aria di interessamento, lei mandava tutto all’aria con la prima scusa plausibile.
«Ora mangia e cerca di essere simpatica che sta per arrivare Niall» aggiunse il fratello poggiandola sullo sgabello della cucina con già la colazione pronta sulla penisola.
«Ma tu hai mai imparato il significato di ‘Vacanza’?» chiese Alysea mettendo il muso per poi prendere un morso di pancake con lo sciroppo d’acero.
«Devo ricordarti per caso che mi hai svegliato nel cuore della notte?» ribatté il ragazzo facendole il verso per poi scoppiare a ridere insieme a lei.
 
 
«Se ti dicessi che Kara vuole portami al bar da Mark stasera, tu mi diresti di no, vero?» chiese Alysea retorica mente stava seduta sul lettino dell’ambulatorio del padre. L’uomo era cresciuto lì dentro, in quanto in precedente era del padre, e quando lo aveva lasciato per qualche anno si era sentito perso, e ora era contento di essere tornato ad essere il pediatra del paese, così come lo era stato il padre.
«Se c’è Liam e prometti che non tornerai a casa ubriaca per me non c’è problema» rispose Aaron, il padre, sorridendole dolcemente. La ragazza sbuffò, sdraiandosi sul lettino per poi poggiarsi un braccio sugli occhi. «Non sei d’aiuto così» borbottò poi.
«Pulce, ti aspettano anni e anni di studi per diventare medico, credo che una serata con qualche amico tu te la possa concedere in vacanza» ridacchiò il padre scompigliandole i capelli.
«Allora facciamo così: io esco, mi ubriaco e se torno che non mi reggo in piedi non potrai mettermi in punizione» ribatté la ragazza alzandosi dal lettino per poi uscire dall’ambulatorio prima che il padre potesse dire qualcosa.
 
 
«Uh, devo farti conoscere un ragazzo – esordì Belle eccitata—si è trasferito dal Nord Carolina settimana scorsa. E’ uno che viaggia un sacco, ha visitato praticamente tutto il mondo» aggiunse sorridendo mentre passava un braccio sulle spalle di Alysea.
«E perché me lo dici? Già non è nel tuo letto?» chiese la ragazza scoppiando a ridere mentre entravano nella spiaggia libera, dove passavano la gran parte delle serate d’estate dopo aver deciso che il locale da Mark era troppo affollato per loro.
«Simpatica, davvero! Non è il mio tipo, ma ho scoperto un sacco di cose interessanti, sai? E poi ha degli occhi che, Dio, sono illegali. E poi è single, il che non fa male. Ah, ho già detto che ha un bel sorriso?» continuò Belle sorridendo, quasi stesse promuovendo un nuovo prodotto innovatore, dal gran entusiasmo che metteva nelle parole.
«Siamo per caso all’interno di un programma di televendite?» domandò Alysea corrugando leggermente la fronte.
«Non sei simpatica, ragazzina, stavo solo dicendo che potresti prendere una pausa dalla tua lunga scalata per realizzare te stessa, e capire che a volte serve un ragazzo accanto.»
«Lei non ha bisogno di lui, ci sono io!» disse Niall ridendo –anche a causa del paio di birre già bevute- poggiando un braccio intorno alle spalle della ragazza.
«Il mio principe azzurro dalla splendente armatura» lo apostrofò Alysea tenendogli il gioco mentre scoppiava a ridere. Mise il braccio attorno alla sua vita, pizzicandogli giocosamente il fianco. «Ti manca solo il cavallo bianco» aggiunse seria guardando l’amico.
«Ci sto lavorando, tranquilla» rispose lui ovvio sorridendo beffardo.
«Allora non c’è di preoccuparsi» commentò Belle alzando gli occhi al cielo con fare teatrale per poi scoppiare a ridere.
Harry rimaneva a guardare l’oceano, dando le spalle agli amici, mentre i pensieri si mescolavano dentro la sua mente. Si passò una mano tra i capelli ribelli, tendenti al riccio, come per rimettere in ordine tutte le domande che si stava ponendo.
Gli mancava il freddo di Londra, le sue giornate miti, la nebbia e la pioggia. Si, era decisamente in un momento nostalgico. Odiava quella città, il clima e tutto il resto, ma –forse- era l’unico posto che poteva chiamare «Casa».
Alzò lo sguardo alle stelle, trovando conforto nel trovarle uguali a quelle della sera prima, e ancora a quella precedente.
«Ti hanno mai detto che non dare il benvenuto al nuovo arrivato è da maleducati?» chiese Alysea avvicinandosi al ragazzo, portando le mani dentro le tasche dei jeans. Si avvicinò ancora, finendo al suo fianco, iniziando a contemplare l’oceano a sua volta.
«Ti hanno mai detto che non bisogna interrompere uno che pensa?» domandò Harry lanciandole una breve occhiata, per poi tornare a guardare il cielo.
«Sei qui da sei mesi, potresti dargli qualche diritta» scherzò lei dopo aver fatto roteare gli occhi, sentendo il ragazzo ridacchiare appena.
«E probabilmente non ne rimarrò altrettanti» rispose lui alzando le spalle, abbassando lo sguardo sulla sabbia, dove l’acqua lasciava conchiglie e sassi di vario tipo.
«Allora trova qualcosa per rimanere, perché altrimenti rimani soltanto una goccia nell’oceano.»

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Spazio autore

Parttiamo dal fatto che pubblico nulla da tipo tre mesi e che mi dispiace un sacco :c 
E' stato un fine anno scolastico moooolto duro (per chi mi consoce su fb saprà tutta la storia) e ho avuto il debito a settembre, quindi anche un'esate sui libri *vorevo morire*
coooooooooooomunque! Ora sono davvero felice di essere tornata con questa nuova storia! E' molto personale e spero che vi sia piaciuta! Molti di questi personaggi sono tratti dalla realtà, se volete più avanti potrei parlarvene o mostrarvi i pv ahahah
Rigrazio Lilac per il banner, è udghhygfbsvfg

Spero che in questo capitolo ci sia qualcosa che vi abbia fatto scattare qualcosa o incuriosito e spero che me lo comunicherete tramite una recensione! Oppure se volete mantenere l'anonimo c'è sempre Ask! (sotto c'è il link c:)
Che ne dite?

Spero vi abbia interessato e che continuerete a seguire la storia c:
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Harriett xx

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Capitolo 2
*** Late night ***



Capitolo uno.
 
Late Night
Quando è notte
sei solo te e i tuoi pensieri,
e non c’è cosa più pericolosa.
 
Quante sono le notti che vivrai in tutta la vita? Quante ne passerai a piangere, ridere, pensare, sognare e maledicendo il suo nome? Quanti saranno i baci rubati a mezzanotte? Le canzoni cantate fino a perdere la voce, camminando sulla spiaggia braccetto con gli amici.
Quando capirai che quello non è crescere, ma sprecare un’altra notte?
 
«Allora, io credo che sia ora di bere» esordì May passando un bottiglia di birra ad Alysea non appena fu tornata dal resto del gruppo. Si erano tutti radunati intorno al falò, chi con la coperta stesa sulla sabbia, chi con la chitarra, e chi con più bottiglie che neuroni in testa. La ragazza afferrò la bottiglia di birra –già stappata- e bevve un sorso, osservando la compagnia di amici.
«Liam ha già fatto amicizia con il nuovo arrivato?» chiese poi retorica mentre osservava i due chiacchierare tranquillamente tra una sorsata di birra e un’altra. Il fratello stava ridendo ad una battuta del moro, mostrando il suo sorriso perfetto. Zayn – il nuovo arrivato- appariva come un bel ragazzo sulla ventina, con due grandi occhi magnetici. Alysea non era riuscita a coglierne il colore, ma era sicura fossero scuri.
«Ha fatto amicizia con tutti, praticamente» rispose May facendo spallucce, portandosi alla bocca una manciata di pop corn.
«Ho sentito dire che Harry pensa di partire, credo sia Parigi la sua prossima tappa»  commentò Belle lanciando un'occhiata al ragazzo che si era appena seduto tra Niall e Liam, rimediando facilmente un birra.
«Impossibile, a Parigi non c’è l’oceano» ribatté Alysea ovvia, osservando i suoi movimenti. Si era appena portato alla bocca la bottiglia, prendendo un sorso del contenuto di essa, per poi pulirsi le labbra con il dorso della mano.
«E non ci sei tu» sussurrò Kara senza farsi sentire dalla diretta interessata.
 
 
«Non credo che la presentazione e uno ‘scusa, mi chiama May’ possa essere classificata come un buono e giusto ben venuto al nuovo arrivato» esordì Harry, che si sdraiò accanto ad Alysea, portandosi le braccia dietro la testa.
«Mi hanno detto che vuoi andare a Parigi» rispose la ragazza continuando a guardare le stelle.
Stupido ragazzo, non puoi continuare a scappare.
«È un’idea –ammise lui sorridendo appena, —mi manca l’Europa» aggiunse poi prendendo un respiro profondo.
«A Parigi non c’è l’oceano» commentò la ragazza accennando ad una risata. Riusciva a sentire gli occhi di lui addosso, osservando il suo profilo, per poi tornare a guardare le stelle.
«Non ho mai capito come fai a viaggiare così spesso. Gli studi, gli amici, la famiglia…» ammise Alysea girandosi su un lato, guardandolo sorridere nell’oscurità.
«Amo viaggiare e…» iniziò a dire lui, ma la ragazza lo fermò subito con un gesto della mano.
«Tu ami scappare» precisò ovvia, lasciandosi ricadere all’indietro sul telo steso sulla sabbia ormai fredda. Si sentivano le risate degli amici e il rumore delle onde, era quel tipo di serata che sarebbe rimasta nei ricordi per tanto tempo.
«E da cosa scapperei?» la sfidò lui sorridendo beffardo girandosi su un per osservarla.
«Da quello che potresti trovare qui» rispose lei semplicemente sedendosi a gambe incrociate, ricambiando lo sguardo.
«Da quando fai la psicologa?» chiese Harry scoppiando a ridere, per poi lasciarsi ricadere sulla sabbia, e farla sorridere.
«A giorni alterni, durante quelli dispari e quando mi annoio» rispose Alysea facendo roteare gli occhi, ridendo in seguito a sua volta.
«Ti ci vedo a Parigi» commentò il ragazzo alzandosi dalla sabbia, scompigliandole i capelli per poi scrollarsi la sabbia di dosso e allontanarsi.
 
 
«Credo di aver bisogno di un altro goccio» ammise Alysea scoppiando a ridere all’ennesima battuta di Niall, portandosi una mano alla pancia per i crampi. Il biondo le sorrise passandole una bottiglia di birra, per poi poggiarle il braccio sulle spalle, continuando a camminare sulla spiaggia.
«Io credo di aver bisogno di una lunga dormita» commentò lui lasciando cadere all’indietro la testa; era decisamente ubriaco.
«Forse è meglio andare a dormire, domani non devi aiutare tua madre a preparare i dolci per la fiera?» disse la ragazza passandosi una mano tra i capelli, mentre le onde del mare bagnavano le loro caviglie.
«Sea! Dobbiamo andare! Muoviti!» esclamò Liam –molto ubriaco- a braccetto con la sorella Kara. Ormai metà della compagnia si era dileguata, le tre del mattino erano passate da un po’ e avevano tutti bisogno di una bella dormita.
«Affido Niall ad Harry e arrivo.»
 
 
«Perché mi hai parlato di Parigi?» chiese Harry abbracciando Alysea da dietro, legandole le braccia tatuate attorno alla vita. Poggiò il mento sulla sua spalla, continuando a guardare l’oceano davanti a loro. Era notte e l’unica luce proveniva dalle luminose stelle e la luna illuminava l’acqua con il suo riflesso.
«Perché non voglio che tu vada» rispose ovvia lei lasciando andare un respiro, poggiando le mani sulle sue. Continuava a sentire il calore del ragazzo che le faceva provare un mix di emozioni che non riusciva a decifrare.
«Perché?» domandò nuovamente Harry abbassando le labbra sulla sua spalla scoperta, per poi iniziare a lasciarle leggi baci sulla pelle. In risposta la ragazza rise appena, voltando il viso verso di lui.
«Puoi arrivarci anche da solo» sussurrò facendo sfiorare i loro nasi. Portò una mano sulla sua guancia, scorrendo con le dita il suo profilo, prima di baciarlo.
«Svegliati!» esclamò Kara da dietro la porta della camera della sorella nel tentativo di svegliarla. Alysea, in tutta risposta, borbottò qualcosa di incomprensibile e si girò dall’altra parte.
Era decisamente troppo sconvolta. Aveva uno strano ricordo del suo sogno e non riusciva a rimettere insieme i pezzi. Probabilmente era colpa dell’alcol e dei discorsi della sera precedente, l’unica cosa di cui era sicura era che lo voleva dimenticare.
«Forza mostriciattolo, c’è un sacco da fare» disse Liam entrando nella stanza per aprire le tende e toglierle le coperte di dosso. Si buttò nel letto, facendola sobbalzare, per poi sdraiarsi comodamente sopra di lei, schiacciandola di proposito.
«Io ti odio» borbottò la sorella cercando di buttarlo a terra senza risultato.
«Devi aiutare il nonno con i cavalli, oppure puoi aiutare nonna in cucina, oppure Kara sta dando una mano a Niall e la madre. Io vado con i ragazzi in centro per montare gli stand. Insomma scegli di fare qualcosa e fallo» le spiegò lui alzandosi, le lasciò un  bacio sulla fronte e uscì dalla camera come se nulla fosse.
Alysea borbottò qualcosa per l’ennesima volta.
Come ogni anno, la settimana del sette luglio il paese entrava in festa, con tanto di stand, bancarelle, corse di cavalli e giostre. Era un modo per festeggiare l’estate e far divertire grandi e bambini, coinvolgendo tutta Boone Creck. Aveva sempre amato quell’atmosfera, ma quel giorno proprio non riusciva a trovare neanche un briciolo di voglia di iniziare la giornata e darsi da fare.
Si alzò svogliatamente dal letto, preparandosi il più velocemente possibile e indossando le prime cose sotto tiro, per poi scendere le scale. Come al solito White le andò incontro scodinzolando, facendola quasi cadere un paio di volte, camminandole tra le gambe. Alysea alzò gli occhi al cielo, cercando di deviarla senza grandi risultati.
«Oh, andiamo, cosa c’è?» si arrese poi abbassandosi alla sua altezza, ricevendo come risposta il suo muso contro la guancia. White continuò a scodinzolare e a leccarle la guancia felice, facendola scoppiare a ridere, e ricevendo in cambio delle carezze sulla testa.
«Oggi pomeriggio gioco con te, te lo prometto» mormorò la ragazza lasciando un’ultima carezza alla cagnolina per poi alzarsi e uscire di casa.
 
 
«Serve una mano?» chiese Alysea comparendo nella cucina della nonna, vedendo Kara ai fornelli, la vicina Beth impastare –probabilmente dolci- e la piccola Sally pasticciare con i gessetti colorati su un foglio. Beth alzò lo sguardo su di lei sorridendole come saluto, mentre la nonna rimaneva concentrata sulla sua ricetta.
«Prendi Sally, ci faresti un favore» disse Kara girandosi verso di lei facendo un cenno alla bambina.
«Se non ti dispiace; non voleva andare con Tom e quindi ho dovuto portarla con me» aggiunse Beth guardando la figlia di un anno e mezzo che sorrideva nel vedere il suo lavoro.
«Certo, noi due andremo a farci un bel giretto, vero?» rispose Alysea sorridendo alla piccola mentre la prendeva tra le braccia. Sally la guardò con aria interrogativa prima di sorridere e poggiare le mani sporche di colore sulle sue guance.
«Ciao» ridacchiò poi soddisfatta del suo lavoro, facendo ridere tutte le altre.
«Andiamo mostriciattolo, abbiamo del lavoro da fare» concluse Alysea pulendosi il viso con un tovagliolo per poi salutare tutti e uscire di casa.
Mise a terra la bambina e la tenne per mano mentre camminavano lungo il marciapiede per raggiungere il centro del paesino, dove sarebbero potute essere utili.
«Ieri sono andata allo zoo» raccontò la piccola sorridendo, mentre faceva ondeggiare la sua piccola codina ramata.
«E chi hai visto?» chiese Alysea pizzicandole giocosamente il naso. Sally iniziò a fargli l’elenco di tutti gli animali che aveva incontrato –e a cui aveva dato un soprannome – per tutto il tragitto, finché non vide una figura che la fece correre verso di loro.
«Guarda che abbiamo! Una scimmietta!» esclamò Liam ridendo dopo aver preso in braccio la bambina.
«Tu scimmia!» ribatté la piccola mettendo il muso, facendo ridere i presenti. Liam, Harry, Jake e Austin stavano dando una mano a montare i vari stand per la festa insieme ai genitori o parenti. Alysea li raggiunse subito dopo, osservandoli tentare di lavorare.
«Che ci fate qui?» chiese Liam curioso, girandosi verso la sorella che prontamente gli fece la linguaccia.
«Recupero i marmocchi e mi invento qualcosa per tenerli buoni mentre gli altri fanno qualcosa di produttivo» rispose lei passandosi una mano tra i capelli.
«Phoebe è con mia madre, che è con le altre mamme, che…. Insomma, come l’anno scorso» disse Jake facendo cenno alla ragazza prima di passare un asse di legno al padre.
«Agli ordini» disse Alysea ridacchiando, facendolo sorridere.
«Comodo tenere dietro i bambini mentre noi facciamo il lavoro duro» commentò Harry sistemandosi gli occhiali in viso. Si avvicinò alla ragazza con il puro intento di darle fastidio, scompigliandole i capelli appena sistemati. Lei alzò gli occhi al cielo e gli diede una pacca sul petto per ripicca.
«Ma se non stai facendo nulla!» ribatté Alysea incrociando le braccia al petto.
«Sembri una bambina così» le fece notare sorridendo per poi girarsi e tornare al lavoro.
 
 
«Ripresa dalla sbronza di eri sera?» chiese Alysea come saluto non appena vide Ginny raggiungerla al parco. Era comodamente seduta su una delle altalene mentre osservava Sally, Phoebe e Andy giocare tranquillamente sul prato.
«Non ero messa poi così male» rispose l’amica ridacchiando, seguendo con lo sguardo il fratellino minore che si univa al gruppetto.
«Dicono tutti così» la sminuì Alysea sorridendo appena, girando il viso verso di lei. Ginny andò a sedersi nell’altalena accanto, facendo scorrere i capelli lungo la spalla destra.
«Ho un grande bisogno di dormire» ammise la ragazza sbadigliando, per poi poggiare la fronte alla catena quasi fosse un cuscino.
«Walt ti ha fatto fare le ore piccole?» chiese Alysea inclinando leggermente la testa di lato, cercando di non ridere.
«Non sei divertente Sea, è andato a casa sua ieri sera, era fin troppo ubriaco.»
I due stavano insieme praticamente da sempre, avevano fatto l’asilo ed elementari insieme e poi era sbocciato l’amore. Tutti erano convinti che si sarebbero sposati dopo il college, erano una coppia perfetta, quella che tutti vorrebbero essere e che sognano la notte.
«Sea! Sea!» esclamò Phoebe tutta felice mentre le correva incontro tenendo tra le mani una piccola coccinella rossa. La ragazza sorrise e si portò alla sua altezza, osservando il piccolo insetto camminare sul dorso della mano della sua nuova amica.
«Hai preso una coccinella! Lo sai che quando volerà dovrai esprimere un desiderio?» disse Alysea sorridendole dolcemente, accarezzandole i lunghi capelli neri come la pece.
«Esprimilo con me» ribatté la piccola sorridendo felice non appena la coccinella fu volata via.  La ragazza non aveva la più pallida idea di cosa desiderare, però chiuse lo stesso gli occhi lasciando che la sua mente scavasse dentro di sé, trovando l’unico piccolo segreto.
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 Spazio autore
 
Ciao ragazze! Avrei tanto voluto aggiornare ieri ma ho avuto qualche problema çç
Comunque, eccomi qua! 
Allora, tornando al capitolo: qui iniziano ad arrivare i miei veri e disagiati problemi mentali ahahahahah perchè OVVIAMENTE non potevo far baciare Harry e Alysea, quindi mi sono rifatta col sogno :)
Ho visto che avete ship diverse, quindi se avete scleri o cose simili fate pure ahahah io non vi svelerò mai la mia. 
Per i nomi: Alysea lo si leggere così come si scrive, mentre il soprannome si può scegliere tra Sia e Sii. Ve lo dico perchè un paio di ragazze me lo hanno chiesto ahahah
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Spero che in questo capitolo ci sia qualcosa che vi abbia fatto scattare qualcosa o incuriosito e spero che me lo comunicherete tramite una recensione! Oppure se volete mantenere l'anonimo c'è sempre Ask! (sotto c'è il link c:)
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