Mi ritorna in mente...

di IlBellArmando
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** INTRODUZIONE DEL BASTARDONE... ***
Capitolo 2: *** UNO: Il commercialista bibliofilo Alias Il Sergente Ronnie Brooks (Law and Order UK) ***
Capitolo 3: *** DUE: David Letterman EsseLunga Show ***
Capitolo 4: *** TRE: Il Commissario Cattani della Piovra m’ha segato alla Pratica!!! ***
Capitolo 5: *** QUATTRO: Miraggio d'un Pupo! ***
Capitolo 6: *** CINQUE: Four Weddings and... VERDONE ***
Capitolo 7: *** SEI: Il Clarinetto ***



Capitolo 1
*** INTRODUZIONE DEL BASTARDONE... ***


MI RITORNA IN MENTE…
 
IlBellArmando è un branco di bastardi pensanti e di manazze scriventi.  
Scriviamo soprattutto per noi stessi, per divertimento, per mettere insieme e rielaborare gli input con cui la vita reale e/o fittizia ci bombarda in continuazione…

 
Questa nuova raccolta nasce da un’esperienza abbastanza comune (almeno per noi). Quante volte, guardando un film, la tele, una Web serie, ci siamo detti: “Guarda un po’ quello/a lì! Somiglia al mio dentista, alla vicina di casa di nonna, alla cassiera della Coop di via 2 giugno”? Oppure, flippati di immagini, abbiamo creduto di imbatterci per strada in Viola di “Un posto al sole” o in Brad Pitt combinato da Achille? O abbiamo dato a un personaggio odioso di un libro la faccia del prof di Analisi?
Useremo quindi un po’ di personaggi alla rinfusa, sia esistenti (ma in camuffa) che letterari o televisivi… E’ ovvio che questi ultimi li prendiamo a prestito dai loro legittimi proprietari… JUST FOR FUN.
 
Tra un po’ inizia la lunga stagione calda dei pomodori: non abusatene per bombardare lo schermo… tanto non potrete colpirci e il vostro pc poi sarà da buttare!
 
Pace e Bene a tutti!
 
Il capobranco degli Ingloriosi BastErdi (con buona pace di Quentin T.) 

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Capitolo 2
*** UNO: Il commercialista bibliofilo Alias Il Sergente Ronnie Brooks (Law and Order UK) ***


UNO: Il commercialista bibliofilo Alias  Il Sergente Ronnie Brooks (Law and Order UK)
 
Liberamente tratto dall’episodio 4.5 “Help”
 
Brutta storia: una giovane promessa del calcio è stata accoppata per strada; cranio fracassato con un levabulloni a due passi dalla sua favolosa decapottabile. Il punto di partenza delle indagini degli uomini dell’ispettore Nathalie Chandler è una scalcagnata tavola calda vicino al luogo del delitto, che trasuda unto da tutti i pori dell’intonaco.
-Buone queste patatine! – dice compiaciuto il sergente Brooks e si lecca le dita bisunte, salaticce e insudiciate di senape e maionese. Dopo che il corpulento poliziotto della M.I.U. ha posto fine alla carriera da alcolista che gli ha devastato 2 matrimoni, il rapporto con 2 figlie e svariate amicizie e lo ha ridotto a un questurino sovrappeso e seborroico, la sua unica consolazione di uomo sobrio è ingurgitare cibo in ogni fish&chips, chiosco di kebab, rivendita ambulante di caramelle gommose a forma di coccodrillino, orsetto, gattino-con-gli-stivali, galletto-punketto che si trovi sulla sua strada.
-Le faccio io personalmente… le ho appena fritte!
Il collega Matt Devlin, ragazzo belloccio e decisamente megliovestito, lo trascina via con un sorriso: metà richiesta di comprensione al banconiere che ancora gongola per il complimento del ghiottone, metà segno di compatimento nei confronti di quel ventre sfondo come un pozzo senza fondo.   
-E’ il miglior cibo della giornata!
 
***
Ecco a voi il sogno e l’incubo di qualunque commesso di una libreria di provincia, per intenderci una di quelle imbucanate nel negozio più sfigato del centro commerciale; dove non esiste la caffetteria, o il bar che dir si voglia, nemmeno una stitica macchinetta del caffè avariato o un distribuisci pastine-figlie-della-Luisona (cit. Benni <3): tanto,  per la cronaca, perché comprare da mangiare in libreria quando lo si può fare in altri luoghi di quella cattedrale del consumismo, primo fra tutti l’ipermercato?
Luigi è un simpaticissimo cinquantenne, commercialista, vedovo senza figli. Tanti quattrini e un’ottima cultura: parleresti con lui per ore e ore, anche se di fronte a lui ti senti l’ennesimo prodotto del Liceo Somarifico, e pure di libri ne hai letti a pacconi e non solo per lavoro. Gigi, come vuole essere chiamato, sembra essere stato staccato direttamente dalla costola di un umanista, oppure nato da un “lo famo strano” tra Sibilla Aleramo, George Simenon e William Shakespeare. Definirlo bibliofilo è poco, è appena un gradino-ino sotto la bibliomania spinta. Conosce tutto, di tutti, di più e sempre: non sembrerebbe nemmeno umano, se la sua immane panza non preannunciasse il suo arrivo. Il virtuosissimo fiscalista non soffre solo di bibliomania… mangia in continuazione: patatazze fritte nell’olio consunto, pizzette farcite, supplì e arancini di riso, babà al rum venezuelano, causando così il panico tra i librai. Abbiamo messo fuori dal negozio un Dog parking, dei gancetti per lasciare in attesa l’amico a due zampe; dovremo inventarci anche una dispensa temporanea per il nostro cliente preferito. Ora è il momento giusto per progettarla: è tempo di denunce dei redditi e il nostro caro avventore è rinchiuso nel suo studio a tempo pieno. Un po’ di pace anche per i librai! 

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Capitolo 3
*** DUE: David Letterman EsseLunga Show ***


 
Michele, studente al primo anno di Medicina alla Sapienza, Policlinico Umberto I, risiedeva in una di quelle magnifiche stanze ammobiliate 1mx1m. Benché fosse di Tivoli, non voleva fare il pendolare e quindi, dopo le varie arrabbiature dei suoi, poiché a lavorare e portare quindi la pagnotta a casa era solo papà, ottenne il benestare di abitare nella terra dei Papi. In fin dei conti era un bravo ragazzo e quindi i suoi non potevano che esser contenti di avere un figlio 'Dottore' .
Si ritrovò in casa con un ragazzo di qualche anno fuori corso – al punto che aveva i capelli bianchi e si era immatricolato quando ancora MOODLE non esisteva - e con una ragazza che per mantenersi gli studi faceva la barista all'Hotel. I tre ragazzi, di cui uno poteva essere il patriarca dell’intera combriccola, si eran divisi i compiti: chi non andava a lezione la mattina, doveva pulire casa e la sera si aiutavano a vicenda. Ogni giorno a turno andavano a fare spesa, comprando le fetenzie più varie in onore del colesterolo buono e cattivo.
Un bel giorno l'attempatello, ah scusate ancora non vi ho detto il nome, Marcello, si recò al supermercato più vicino, poiché non voleva perdersi la 'Ghigliottina' di Carlo Conti e una volta addentratosi nei meandri dell’Esselunga, vide un anziano signore con un viso a lui molto familiare. Come un gatto che fiuta la sua preda, quatto quatto s’avvicinò a lui. Gli sembrava Mr Letterman, il simpatico e beffardo presentatore che tutte le sere c’è su Rai5.
-Hi Mr Letterman, it’s a pleasure for me to meet you!- disse lo studente fuori corso, molto sicuro di sé, soprattutto del suo impeccabile American English delle audiocassette di Repubblica.
-Ahò, ma che vòi? Che te sei rincoglionito? Ma va’ a chiedere i soldi a quarchartro sfigato… ahò. ‘Sti cazzi, manco la spesa in pace se pò più fa…

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Capitolo 4
*** TRE: Il Commissario Cattani della Piovra m’ha segato alla Pratica!!! ***


TRE: Il Commissario Cattani della Piovra m’ha segato alla Pratica

Per il giovane Luca essere arrivato al traguardo dei diciotto anni fu davvero il top.
Maggiorenne, diritto di voto (ma anche chissenefrega), ma soprattutto PATENTE.
Eh sì, come la maggior parte dei ragazzi italiani, anche Luca sognava l'agognato diciottesimo compleanno per potere presto sfrecciare in macchina per le strade del paese.

E così fu. Mega festa con parenti, amici , amici di amici e le prime lezioni di guida.
Tutte le sere, frequentava con molta grinta e voglia le pur noiossime lezioni di teoria e dopo qualche mesetto affrontò l’esame di Teoria.
Passò con zero errori, in quanto avere una bella macchina sotto il sedere e una ciambella tra le mani era il suo unico obiettivo.
Dopo pochissime guide, giunse il giorno dell'esame di Pratica e lì venne il bello.
Come esaminatore si trovò il sosia di Michele Placido, ma non quello di oggi: quello dei tempi d’oro della Piovra.
Con molta spavalderia, Luca entrò in macchina e disse:
-Buongiorno, commissario Cattani! Partiamo in quarta e andiamo ad arrestare Tano Cariddi?
-Giovanotto, non metta nemmeno in moto e 
scenda… ci vediamo la prossima volta!-

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Capitolo 5
*** QUATTRO: Miraggio d'un Pupo! ***


Angela, graziosa ragazza di città, non vedeva l'ora che arrivasse l'estate per poter divorare la pietanza da lei preferita: il gelato.
Eh si, quel meraviglioso cono con sopra tanti carboidrati e trigliceridi era così lussureggiante che appena arrivava la stagione la golosona mangiava solo ed esclusivamente quello e il gusto che la faceva letteralmente andare fuori di cranio era il cioccolato.
Ogni volta che entrava in gelateria, trangugiava chili e chili di gelato.
Un giorno, però, probabilmente a causa del caldo, iniziò a vedere strani fenomeni e così per dissetarsi entrò in una gelateria del centro, chiedendo un cono da 4 euro con solo il cioccolato.
Alzò la testa e vide Pupo e Malgioglio che cantavano:
-Gelato al cioccolato, dolce un po’ salato tu gelato al cioccolato...

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Capitolo 6
*** CINQUE: Four Weddings and... VERDONE ***


Con il ritorno della bella stagione, si ripresenta l’incubo annuale.
Mannaggia alla miseria. Quella delle mie  miserrime finanze: prosciugate, anzi letteralmente dragate da una terribile, pandemica, mortifera consuetudine occidentalconsumistica che rischia di fare di me, piuttosto prima che poi,  un sociopatico depresso con limitate possibilità di ripresa.
Per chi non lo avesse ancora capito, sto parlando della Lista di Nozze.
 
Io detesto i Matrimoni. Eppure sono giusto giusto in età da marito/ moglie. E così tutti (o quasi) i miei amici, fratelli, cugini, ex compagni di scuola-calcio-parrocchia-eccetera.
Non detesto il Matrimonio in quanto scelta di vita, anzi mi sembra una gran cosa: più che un contratto, è secondo me un atto sacrosanto. Mi confesso addirittura grande ammiratore di chi intraprende questa strada, ma quello che non digerisco è il rituale pagano e idolatra che accompagna la cerimonia, civile o religiosa che sia.
 
Detesto i baccanali crapuloni in cui gente che manco si conosce è coatta alla refezione comunitaria, in greppie trendissime in cui si scialacquano decine di migliaia di (n)euroni per spumante di scarsa qualità, vini della zona in cartone tetrapack, antipasti caldi e freddi fantasia dello chef, quadriportata di primi, secondi, piatto di mezzo, frammezzo, patatazze al forno tagliate con l’accetta, dolce monumentale che frana sotto le sciabolate congiunte dei novelli aggiogati.
 
Detesto l’orgia pseudomodaiola  di colori, fogge, spacchi e scollature: gli invitati mascoli vestiti tutti  invariabilmente  in blu-bancario, che grondano cascate di sudore sotto le giacche, impiccati dai guinzagli di seta che le loro mogli fidanzate mamme sorelle amanti vicine di casa hanno annodato proprio sul pomo d’Adamo. Per non parlare delle fimmine, che si atteggiano  tutte a modelle di Vogue – e in cuor loro ne sono incrollabilmente convinte-, ma che fanno immancabilmente tutte – non una esclusa – la figura delle donne che di sera stanno sui viali. Per fortuna che sono nato maschio e me la cavo sempre con il completo grigio delle presentazioni dei libri.
 
Detesto la coercizione al regalo, l’implicito ricatto contenuto nel cartoncino  con gli svolazzi vulgatamente noto come “partecipazione”, ma non riesco ancora a rassegnarmi all’idea che i miei amici, ex compagni di scuola-calcio-parrocchia-eccetera possano trovarsi privati di qualche oggetto fondamentale per la sopravvivenza quotidiana della loro neofamiglia proprio a causa mia. Poi arrivo al negozio dove è stata depositata la famigerata Lista Nera e scopro che la loro scelta è caduta su una paccottiglia obbrobriosa e di inenarrabile inutilità e/o pericolosità per bambini, ragni e altri predatori (cit. Eraldo Baldini <3). Alla faccia di degustibusnonestdiputandum, il mio collo si storce a tal punto che non capisco più se i miei occhi guardino la punta delle dita o i talloni, ma consegno con insipiente liberalità la mia tessera bancomat nelle mani dell’esercente e lascio che un’emorragia mortale di (n)euro profluisca dal microchip.     
 
 
Ieri era sabato, l’ennesimo impegnato in uno sponsale, tanto che sono arrivato a sentirmi come Charles di Four Weddings and a Funeral,  anche se non possiedo né il suo ciuffo sbarazzino, né il suo occhio malupino (cit. Nonno Libero <3), ma soprattutto ho cominciato a sentire su di me gli strali delle mie colleghe che mi odiano perché loro lavorano, mentre io sono “a divertirmi”. Se vogliono, faccio volentieri a cambio.
Raggiungo la località scelta, un ameno paesello di collina. Parcheggio fortunosamente nell’ultimo stallo bianco superstite la Passat Variant carrofunebre che papà mi ha prestato per l’occasione e mi scapicollo in chiesa.  
-    Jessica, vuoi accogliere Ivano come tuo sposo…
Jessica? Ivano? Mannaggia alla miseria, ho sbagliato pure matrimonio. Ma che ore sono? Le 16.30… eppure l’orario è giusto.
-Scusi, signora… - chiedo a una megera vicino alla quale mi sono seduto.
-Sst!
-Sst!
Un coro di indignatissimi invitati mi zittisce.
-A’ statte zitto! – urla un burinaccio con catenone grosso un dito in vista sul petto villoso, malcelato dalla camicia bianca sudacchiata.
-Ma che chiesa è questa? – riprovo timidamente.
-L’Osservanza – sibila la megera.
La chiesa è quella giusta… ma allora che mi è successo?
-Ivano, vuoi tu accogliere Jessica… - continua il prete.
Ivano, Jessica? Guarda un po’ lo sposo… ha pure i capelli pettinati a cresta! Mi pare quello di Verdone, il coatto di “Viaggi di nozze”. Ahò, questi lo fanno strano… infatti non c’è l’organo ma la chitarra elettrica.
Ma che giorno è? Sabato 14 giugno, anniversario della morte di Giacomino. Mi gratto la testa e penso che sono in anticipo di un giorno esatto.
 
Doktor Freud, sono un caso clinico, lo so. Ma visto che lo stress da matrimonio me lo sono già beccato, domani (cioè oggi, domenica 15) me ne vado al mare!  
    

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Capitolo 7
*** SEI: Il Clarinetto ***


Ahò, me sto a incespicà… ma scusateme: so’ camionista, ho fatto solo la seconda iti poi m’hanno segato, e pure a settembre. Quando c’ho un minuto libero, mi butto tutto sulla mia passione: il clarinetto.
Dicono che ho sbagliato tutto nella vita, ma a me non me ne può fregà de meno. Con la musica non se campa, quindi me la tengo per obbies. Qua ai Castelli c’avemo la banda. Dai, quella che c’hanno tutti i paesini d’Italia. A ogni festa, sagra e quant’altro io (che mi chiamo Carlo) e i compagni miei diamo fondo al nostro talento e repertorio e il pubblico ci ama.

-Ragazzi domani ci saranno le prove della banda in onore del Patrono, mi raccomando dovete esserci tutti, altrimenti faremo una gran brutta figura: ‘na chiavica!!!- fa il nostro maestro.
-Va bene- dicono i ragazzi e tutti gli altri componenti della banda, o si dice ensamble?
-Tanto l’unico che ci salva è Carlo- osserva Michele, che è il meglio amico che ho.

Michele è proprio il mio esatto opposto: secchione ma non ne imbrocca una manco a morì.

Il giorno dopo tutti ci affrettiamo per l’ultima prova generale, con le divise e gli strumenti ‘sfiatati’ a dovere. Tutta la città è in festa in onore del patrono e tutti i negozi sono chiusi, ma ornati a puntino.

-Ragazzi siete pronti?- dice ‘il direttore d’orchestra’
-Sììììììì- noantri in coro

E così io in prima fila con il mio clarinetto e gli altri mi vengono dietro.  Iniziamo la marcia intonando le musiche in onore della festa del giorno.
Ma ad un tratto mi va di dare un po’ di pepe a ‘sto mortorio… e mi metto a svarionare  con un famoso ritornello molto noto, che mi ricorda una faccia televisiva tanto simpatica….
IL CLARINETTO-OOO, QUELLO CHE FA FILU FILU FILU FILA
‘Sti c…, m’hanno cacciato dalla banda!
Però ho appena firmato un ottimo contratto per piano bar in un ristorante scic… quasi quasi mi vendo il camion e fo il musicista!

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