Fri(end)s

di Caby
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Preludio ***
Capitolo 2: *** Tommaso ***
Capitolo 3: *** Silvia ***
Capitolo 4: *** Jacopo ***
Capitolo 5: *** Jack ***
Capitolo 6: *** Azzurra ***
Capitolo 7: *** Allegra ***
Capitolo 8: *** Ginevra ***
Capitolo 9: *** Amanda ***
Capitolo 10: *** Beatrice ***
Capitolo 11: *** Federico ***
Capitolo 12: *** Andrea ***
Capitolo 13: *** Casa Pent ***
Capitolo 14: *** Romualdo ***
Capitolo 15: *** Tommaso 2.0 ***
Capitolo 16: *** Ginevra 2.0 ***
Capitolo 17: *** Federico 2.0 ***
Capitolo 18: *** Beatrice 2.0 ***



Capitolo 1
*** Preludio ***


Londra, 15 settembre

 

Cara Bex,

è cambiato tutto. Questa estate ci ha cambiati tutti. Forse è per questo che ti sto scrivendo una lettera al posto di usare Skype, Whatsapp, Facebook. Avevo bisogno di qualcosa che mi facesse sentire legata al passato. Quale passato? Quello recente? L'estate? Il liceo? I tempi antichi in cui la persone si mandavano piccioni viaggiatori? Non lo so. In un mondo dove tutto procede alla velocità della luce, una lettera dona a chi scrive e la riceve il tempo per riflettere. Una volta spedita, la lettera rimarrà solo al destinatario. Io non avrò più nulla oltre al ricordo di ciò che ho scritto.
Qui è tutto nuovo, tutto diverso, tutto inglese. Dove siamo noi? Dov'è il nostro gruppo? Tutto tace. Dove sono i ragazzi? I nostri amici. Dimmi com'è potuto finire tutto. Perché abbiamo lasciato che Noi finissimo? Forse è perché tutti cresciamo, l'estate finisce e l'autunno spazza via la magia nata sotto il solleone.
Non ho voglia di parlarti di me, della mia nuova vita all'estero. Ho bisogno di ricordare Noi. Quell'album su Facebook è l'unico elemento che mi ricorda che Noi ci siamo stati. L'universo per poco, pochissimo tempo ha accolto il nostro gruppo di spostati. In fondo è davvero importante se è stato un tempo finito? Un gruppo così perfetto da farsi chiamare “Noi”, non lo trovi mica dappertutto. Facevamo quasi ridere. Un'anoressica, due lesbiche, una bulimica, un cannato, una ragazza col cuore spezzato, una che non sapeva più dove andare, un indeciso. E non solo. Le aggiunte, gli ultimi arrivati, gli amori finiti ancora prima di nascere, le speranze per un futuro insieme, la voglia di cambiare il mondo. Ognuno di noi era qualcuno a maggio e ora che siamo a settembre, nessuno ci riconosce più. Siamo i primi a non riconoscere noi stessi. Dovremmo raccontare la nostra storia. Tutti meritano di conoscere la nostra meravigliosa, pazza, sconvolgente, atroce, indimenticabile estate. Perché se le cose belle non sono fatte per durare in eterno, devono tuttavia essere condivise. Forse Noi non esisteremo più, però si formeranno altri noi, altri gruppi. Forse qualcuno, leggendo, si ritroverà nelle nostre vicende. Scoprirà qualcosa che non aveva mai colto prima di sé. E io e te abbiamo il dovere di fermarci e riflettere su questi ultimi mesi. L'estate passa, il tempo vola, l'amore svanisce. Io e te raccoglieremo i pezzi e metteremo tutto insieme. Cominceremo da quel giorno in cui tutto cambiò. Era il 30 maggio, come dimenticarlo? Il giorno dello spettacolo e della festa da Silvia.

Quello che è successo quest'estate va ricordato. Quindi, cominciamo.

 

Gin

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Capitolo 2
*** Tommaso ***


Dovevano essere per forza le sette e mezza. Altrimenti come si sarebbe potuto giustificare quel fastidioso vibrare? Tommaso allungò una mano. Sì, proprio le sette e mezza. Sospirò. Solo più una settimana e la scuola sarebbe finalmente finita. Controllò se ci fossero dei messaggi. Forse Federico gli proponeva di tagliare con lui. Aveva parlato di un'interrogazione di latino alquanto ostica. Potevano andare al trono e fumare un po'. Ottima idea. No, aspetta. Lui non poteva. C'era l'ultima verifica di fisica quel giorno. Si giocava il debito. Fede avrebbe fatto a meno di lui.
Un messaggio. Ginevra gli ricordava dello spettacolo e della festa. Dio solo sapeva cos'era saltato in testa a quella ragazza per invitarlo a una festa post spettacolo, a casa di un'estranea e con persone a lui sconosciute.
"Ma non sono sconosciuti!" aveva ribattuto Gin. "La padrona di casa l'hai vista a scuola. Il mio ex lo conosci, perlomeno di vista. E poi c'è Federico, c'è Alessandro con Allegra. C'è persino quell'idiota di Valeria."
Che cosa poteva fare? Non si rifiuta mai l'invito a una festa. La solita sigaretta mattutina aveva un sapore strano quel giorno. Tommaso e Alessandro da soli non erano una novità. Federico avrebbe saltato qualcosa per fare finta di studiare qualcos'altro. Ma non era la sua assenza a rendere diversa quella sigaretta. Forse era stato il sorriso di Gin e Allegra quando li avevano visti. Raramente venivano loro incontro. Preferivano aspettarli al bar. Appena arrivavano, Gin salutava velocemente e correva su. Si era fatto l'idea che lei scappasse sempre per non dover salutare Federico. Non voleva indagare i meandri delle loro menti, tanto meno della loro relazione. "Non farti domande" era il suo motto.
Stava giusto pensando alle eterne storie d'amore del liceo quando la vide. Un po' sciupata, meno ruggente dell'ultima volta in cui l'aveva stretta tra le braccia. Sempre bellissima, a suo parere. Un morsa alla bocca dello stomaco lo colpì all'improvviso. Quanto tempo era passato? Un anno? Due? Tre? Sembravano mille. Sembrava non fosse mai successo. Era stato solo un sogno? O forse solo un incubo? Sì, sicuramente un incubo. I sogni al mattino ti lasciano una bella sensazione. Ti fanno alzare con un sorriso. Lei l'aveva fatto alzare con un cuore spezzato.
"Un proverbiale cuore spezzato e un pacco di tabacco" diceva Gin. E Federico ribatteva che un pacco di tabacco è per sempre, senza una ragazza puoi andare avanti anni, ma senza una canna? A quel punto ridevano tutti e tre. Fede aveva ragione. Loro due stavano molto meglio senza le ragazze. Sì, molto molto meglio. L'Innominabile era acqua passata. Entro una settimana lei avrebbe affrontato il periodo pre-esami e dopo quel fatidico rito di passaggio, nessuno dei due si sarebbe più fatto sentire. Fine di una bella storia. Ma quel sapore strano di sigaretta gli era ancora in bocca. Tommy sospirò. Era il sapore che preannunciava una novità. Un drastico cambiamento nella sua vita. O forse era il presentimento di fallimento per la fisica. Chissà.

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Capitolo 3
*** Silvia ***


Non ho voglia di vedere gente, non ho voglia di sentirmi obbligata a sorridere, ma Bex mi ha convinto, non so come, ma mi ha convinto. Ed ora mi trovo qua, con lei sprizzante di gioia che rassicura mia madre, e mi trascina alle prove mentre dalla sua bocca scorre un fiume di parole rassicuranti.
“Silvia, ci divertiremo. Silvia, starai bene. Silvia, sorridi. Silvia, la vita è bella. Silvia, ti voglio bene.”
E' sicuramente la ragazza migliore che io conosca, un' amica da urlo. L'unica che è stata capace di rimanere nonostante tutto. Nonostante io volessi solo morire, nonostante il ricovero in ospedale, nonostante io non mi liberi da questo brutto mostro che c'è in me e che pensa solo a non farmi mangiare, a farmi soffrire. Lei c'è nonostante tutto. Io sono in ansia però, l'idea di una festa a casa mia, dove non posso scappare, una festa con tutti, non so in quale strano raptus di follia io abbia acconsentito. Ha usato il suo potere, il suo sorriso. Lei mi contagia di solarità, lei in fondo è come me. Ma io ho smesso di combattere per me stessa. Continua a parlare e ora siamo passati dalle parole rassicuranti ai "magari". "Silvia, magari è la volta buona che conquistiamo un ragazzo. Magari quelli grandi, o come li chiama lei "gli intoccabili", stanno davvero pensando di farci parte della loro cerchia. Magari riusciremo anche noi a uscire allegramente il sabato sera".
Lei ci spera ancora, forse anche io, ma nel mio cervello non c'è abbastanza spazio per sperare ancora in una cosa che mai succederà. Io non farò mai parte di nulla, perché faccio schifo, nessuno mai avrà il coraggio di farmi parte di un gruppo, nessuno sarà mai disposto a scegliermi, io non mi sono scelta. E non ce la farà neanche lei perché noi due, siamo uguali. Si è accorta che non la sto ascoltando, si è zittita, tra un po' mi chiederà scusa e mi abbraccerà tornando alle parole rassicuranti sprizzando fiducia e affetto da tutti pori. Ora mi godo questo silenzio, adoro quando almeno intorno a me tutto tace, perché vuol dire che mi devo solo più preoccupare di un casino, il mio.

 

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Capitolo 4
*** Jacopo ***


Nessuno di noi un mese fa avrebbe mai creduto a tutto questo. Tutti insieme post spettacolo a casa di Silvia. A guardarmi intorno tutto si può dire meno che a Silvia manchino i soldi. Questo appartamento è perfetto per una festa, non ci abita nessuno e ha un sacco di stanze. Non avrei mai immaginato che dopo tutti i suoi problemi ci accettasse per una festa, con gente semisconosciuta, perdipiù oramai sono mesi che frequenta la scuola dell'ospedale e non più la nostra.

Ho accettato di venire alla festa solo per Gin. Domani viene al ballo con me, spero che oggi quell'idiota di Federico non le faccia qualche strano sortilegio. Bex non fa altro che incoraggiarmi. "Jaky, ce la puoi fare" è il suo mantra, ma capisco che non è vero proprio ora, quando siamo tutti in cerchio e mancano solo loro due. Tutti cominciano a riderci su.

"Ragazzi, indovinate chi ha occupato una camera?!"

"Gin e Fede sono sempre i soliti."

Sono solo un povero illuso perché al confine tra la friendzone e la boyfriendzone c'è Federico che non mi lascia passare la dogana. Così bevo anche io, mi scolo una birra e guardo tutto attorno a me che prende il verso di una stupida e melensa serie TV americana. Prima il gioco della bottiglia, poi gli obblighi, stupidi baci a stampo dati a qualcuno senza importanza. Piano piano tutti hanno cominciato ad andare a dormire e si vedono braccia che ne stringono altre, coppie che nascono, alcune che si ristringono e altre ormai scontate e affermate. E poi ci sono io. Da solo.

Nella camera matrimoniale schiacciati in quattro: Allegra e Alessandro che dividevano il letto con Bex e Tommaso. Beatrice ha una cotta per lui già da un po', ma lui fino a dieci giorni fa non conosceva la sua esistenza. L'ho avvisata che i ragazzi più grandi spezzano il cuore. Gin lo ha fatto con me. Gin sta continuando a farlo e io ho solo voglia di bere un'altra birra. Tutti gli altri stanno andando a dormire. Cesare abbracciato a Silvia su un divano e Matteo e Jack che cercano di accaparrarsi Eleonora, uno con i suoi occhioni blu e l'altro con i grattini sulla schiena, patetici. Valeria e Andrea stanno chiacchierando del loro raffreddore a bassa voce in un' altra stanza. Tutti hanno trovato qualcuno con cui passare la notte e io sono qua. Sono qua a pensare a lei, a quanto sarebbe magnifico poterla abbracciare. Sto seriamente valutando l'idea di rompere quella porta e ammazzare di botte Federico, ma io non sono il tipo e a Gin non piacerebbe. Così sto in silenzio, seduto su una poltrona e mi apro un'altra birra. Forse è lei che mi fa compagnia stasera, una signorina Menabrea.

Fanno eco i rintocchi del campanile, nella mia testa il suono si amplifica, non sono abituato a bere, ma lei è ancora dentro, è ancora in quella camera chiusa a chiave con Federico e tutti gli altri dormono. Apro un'altra birra, o forse adesso è ora della vodka.

Fatti forza, Jacopo, ne troverai un'altra. E' vero non bella come lei, non con il suo perchè, ma la troverai. Per autoconvincermi di questa cosa è meglio che io butti giù ancora un po' di alcol. Beviamoci su.

 

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Capitolo 5
*** Jack ***


Un'altra festa stasera. Ci sarà anche lei. E lui. Non so cosa fare. Come comportarmi.
Un respiro profondo, Jack. Tu ce la puoi fare.
Bene, eccomi qui. Saluto i ragazzi. Ci sono tutti. Tom, Fede e Ale. Il trio migliore della storia. Due biondi e un bruno, pronti a conquistare il mondo con la musica. Percorro la sala con lo sguardo e scorgo l'altro trio di "grandi", le ragazze. È strano che non siano tutti accoppiati tra loro, quei sei. Alessandro e Allegra sì, in realtà. E Gin e Fede... Tutti sanno che gatta ci cova ma davanti agli altri paiono due estranei. L'altra ragazza non la conosco molto bene. Si chiama Samantha. Noi non le piacciamo molto. Probabilmente sta con noi solo perché le sue migliori amiche sono qua. Vado oltre e vedo Bex e Silvia intente a chiacchierare con i loro amici ricchi. Andrea e Azzurra si fanno le coccole. Sono la coppia più bella che io abbia mai visto. Sono davvero tanti gli ospiti stasera. Non mi va di ispezionarli tutti. Sarebbe solo uno spreco di tempo. Tempo prezioso da usare per contemplarla. È talmente bella che mi fa stare male. I capelli castano chiaro, gli occhi verdi. Come si può non essere follemente innamorati di lei? Non si può. Quindi perché mi stupisco se lui se l'è presa? Non era neanche di mia proprietà.
"Jack, tutto a posto?"
Beatrice interrompe il flusso dei miei pensieri. Mi fa cenno con la mano di raggiungerla. Stanno sorridendo tutti.
"Raccontaci una barzelletta, dai!"
"Sì, sì! Facci ridere un po' "
Le voci si sovrappongono. Avanzo fino al centro della stanza e mi giro, voglio guardarli bene. Voglio che lei sia consapevole che ci sono, e ci sarò per molto tempo. Io non andrò in America come lui, Cesare il Magnifico. Mentre parlo la mia mente è altrove. Ritorno alla sera della gita, quando ci siamo baciati. Sembrava tutto perfetto. Appunto, sembrava. Non era reale. Dopo un'ora dal bacio lei era in un'altra stanza a vomitare tutto l'alcol che si era sgolata. Io non ci capivo niente. Come poteva pensare che io l'avessi usata? Io non sono quel genere di persona. Non sono come Federico, che va a letto con Ginevra e nel frattempo si tiene la fidanzata in città. Non sono come Cesare, che la bacia dopo cinque minuti e non si preoccupa di parlarle. Però nella vita pare che essere stronzi funzioni di più.
Scrollo la testa. Prendo una birra e la butto giù. Va tutto bene. Si stanno baciando ma non vuol dire niente. Mi guardo attorno. Bex. La mia salvezza. È carina, ha un suo perché. È innamorata di Tommaso, lo sappiamo tutti. Ora sta confabulando con Ginevra. Ridono, si abbracciano. Se le vedessi per strada, le scambieresti per due sorelle. I quattro anni che le separano non si notano nemmeno. Fino a un mese fa si rivolgevano a mala pena la parola.
Il gruppo, "Noi", non c'era mica. Eravamo solo tanti adolescenti con le vite incasinate. Però adesso eccoci qui, di nuovo da Silvia, di nuovo insieme. I piccoli, i grandi. Che poi ha un senso dividerci in "grandi" e "piccoli"? Non credo. Abbiamo gli stessi problemi, a dispetto dell'età. Però siamo insieme. Questo fa tutta la differenza.

Non ho sonno. Questo giardino è così bello che preferisco passare tutta la notte qua. Ora lei è sola. Cesare è andato via. Chissà quanto tempo passerà prima che si rivedano. Mesi senza dubbio. Non sono da solo. Bex e Tommy sono qui con me. Insieme a Silvia e un suo amico di cui ho già scordato il nome. Non è uno importante. Parliamo di tutto e di niente. I problemi sembrano meno incipienti se sono con loro. Siamo Noi. Che cosa diceva già quella frase?
"Ben venga il caos, perché l'ordine non ha funzionato".
Sì, Noi siamo il caos migliore mai creato.

 

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Capitolo 6
*** Azzurra ***


Oggi uscita a sei. Tre coppie. Una ufficiale, una di fatto, una che temporeggia per sbocciare. Io e Andrea. Gin e Fede. Bex e Tom. Doveva esserci tutto il gruppo per festeggiare la fine degli scritti. Peccato che allegra, Alessandro e Valeria abbiano l'orale tra quattro giorni. Così gli unici maturandi sono Gin e Fede. Per adesso però siamo solo io, Bex e Gin. I ragazzi arriveranno più tardi e Andrea ci raggiunge alla sagra dell'arrosticino.
Che idea. Di chi è stata? Di Bex? Si vede che le piace mangiare queste strane cose. Non so se ce la farò a mangiare. O anche solo a far rimanere tutto nello stomaco. Ci sto provando a stare meglio. Per Andrea, per me. Solo che... Non è facile come sembra. Ho paura che finisca tutto. Questo gruppo, lei. Non voglio rovinare delle amicizie per colpa di una rottura. Eppure, mi dico, guardali. Guardali, Azzurra. Guarda come ridono.
Alla sagra dell'arrosticino non si mangia stasera e loro ridono. Sembrano un gruppo di vecchi amici. Gli amici "storici" non si distinguono da me, da Andrea, da Bex. A chi importa se ci conosciamo da appena due settimane? Che importa se tra altre due settimane cinque del gruppo avranno finito il liceo definitivamente? Non li vedi? Non vedi quel luccichio nei loro occhi? Quel brillio che ti pensare "questa volta è la a volta buona, non ci fermerà nessuno". Ridere, scherzare, mangiare, bere, fumare, giocare a Risiko. Ecco, siamo finiti a casa di Federico. Ci facciamo qualche selfie. Saremo anche degli alternativi, ma certe cose vanno documentate. Noi ci siamo. Le foto lo provano. Noi lo proviamo. La luce nei nostri occhi a ancora di più.
Nessuno ci può sconfiggere.

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Capitolo 7
*** Allegra ***


Mi sudano ancora le mani. Oh mamma mia. Siamo sicuri che sia andata? Ho i miei dubbi. È troppo bello per essere vero. Cinque anni finiti in un'ora davanti a professori visti e rivisti e altri appena conosciuti. Comincio a capire perchè si chiami "maturità". Abbiamo faticato per cinque anni. Sono nate amicizie, altre sono morte. Nuovi amori diventati vecchi e stanchi all'improvviso. Tante litigate. Qualche perdita.
Mi sono piaciuti questi cinque anni? Bella domanda. Nell'eterno ritorno dell'uguale l'uomo felice è colui che accetta di rivivere tutto senza apporvi neanche un cambiamento. Forse io qualche cambiamento lo farei. Ma cose minimali. Magari farei abbassare la cresta a un paio di compagne di classe. O farei in modo di cominciare prima le amicizie che si sono create in quest'ultimo terribile anno di liceo.
"Maturità" perché all'inizio eravamo acerbi, dei ragazzini. Ora, dopo cinque anni, siamo adulti, pronti per una nuova vita da grandi. Ho paura. Alessandro andrà in un'altra città. Come sopravviverò senza di lui? Mi sento già sola. Sono felice per l'opportunità che gli stanno offrendo e non voglio essere egoista. Sono disposta a fare dei sacrifici per lui, per noi. Ginevra sarà con me. Questa è una delle notizie migliori. Saremo con Federico. Andrà bene? Samantha e Valeria entreranno dove desiderano entrare? Dopo queste due settimane di stress all'ennesima potenza tutto è calma e tranquillità. Volti distesi, felici. Finalmente liberi. Non importa che cosa succederà a settembre. Noi cinque, Federico, Ginevra, Samantha, Alessandro ed io, siamo pronti per l'estate più indimenticabile della nostra vita. E la condivideremo con il gruppo. In fondo, siamo o no Noi?

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Capitolo 8
*** Ginevra ***


Io e Bex ci prepariamo. È solo una festa in montagna, lo sappiamo entrambe. Ma è la nostra festa. Tommy l'ha organizzata apposta per noi maturati. È un peccato che lui non possa festeggiare con noi. Tutta colpa dell'Innominabile. Ha permesso che gli accadesse questo. Io almeno non ho lasciato Federico a marcire nel suo brodo. Sarà anche uno stronzo ma merita di essere aiutato. Stasera per fortuna non ci sarà la "sua" Bea. Quella ragazza è una sciocca. Non si accorge che il suo fidanzato è impegnato a stare con me? Lui dice che è in vacanza. Non so quanto credergli. Anche se, ha motivo per mentirmi? Noi non stiamo insieme. Siamo amanti. È così che si dice in questi casi? Non è il massimo. Inoltre tutti del gruppo lo sanno. Le relazioni extra non dovrebbero essere segrete? Forse il problema è che stiamo sempre insieme alle feste. Le feste come quella di oggi. Non ho bisogno di dire a Bex che io voglio stare con lui. Lei sa. E a modo suo approva.
Ci guardiamo allo specchio. Sembriamo due scappate di casa. Ridiamo come due matte e corriamo in macchina. Il papà di Bex ci dà i soliti consigli/avvertimenti genitoriali prefesta. Noi facciamo sì con la testa. Non è necessario preoccuparsi. Abbiamo la testa sulle spalle. Arriviamo in piazza. È pieno di gente. Ci sono insoliti ignoti e altri quattro ragazzi. Non li ho mai visti ma se stanno con noi, deduco siano gli amici di Tommy.
"Ciao, io sono Romualdo! Ma puoi chiamarmi semplicemente Aldo"
È alto ma non troppo. Ha gli occhi azzurri e i capelli biondi. Carino. Uno per cui potrei perdere la testa. Ma quella canottiera. Quell'obbrobrio rovina tutto.
"Piacere di conoscerti. Io sono Ginevra. Gin per gli amici. E tu ti chiami davvero Romualdo? Cos'è tua madre era una fan sfegatata di Fantaghirò?"
Mi rivolge un mezzo sorriso e dice: "Sei la prima che indovina. Di solito la gente ride e basta".
"Puoi biasimarla?" Gli fa eco un ragazzo di fianco a lui. Si chiama Colin ed è mezzo Irlandese. Non è propriamente bello. Eppure ha un fascino misterioso. Io e Bex li guardiamo per un po', finchè Allegra non ci chiama a rapporto. Dobbiamo fare la spesa, non c'è tempo per cincischiare.
"Se volete, ho ancora un posto in macchina".
Lo fisso come se fosse pazzo. Io non salgo in macchina con estranei. Specie quelli che si mettono canottiere per andare in montagna.
"No, tranquillo. Noi ci occupiamo della spesa. A dopo".
Federico non mi ha degnata di uno sguardo. Sta lì come un deficiente a ridere e scherzare con Lara. Che ci trova in lei? Una ragazza dai dubbi gusti sessuali, più simile a un primate che a un sapiens sapiens. Io e Azzurra ci mettiamo in disparte. La odiano entrambe. Lara è l'ex di Andrea. Solo che mentre Andrea ha perseverato nelle sue scelte gay, Lara ha deciso di cambiare sfonda. Col mio ragazzo. Okay, non è il mio ragazzo. Il mio ex. Il mio amante. Insomma, è qualcuno! Qualcuno che dovrebbe guardare me e invece guarda una lesbica indecisa. Basta. Bisogna trovare una soluzione. Giro lo sguardo. Chi c'è? Tommy. No, lui è fuori discussione. È il mio migliore amico, oltre che quello di Federico, e piace a Bex. Non si tocca. Jaky mi sorride. È ancora cotto, sebbene ci stia provando palesemente con Beatrice. Jack? Per carità. Simpatico fin che vuoi ma stop. I gemelli Agroppi, i cugini di Allegra. Giulio e Cesare. Giulio è gay, Cesare un dongiovanni. Questa volta abbiamo preferito evitare le contese, quindi niente Giorgia. Io e le ragazze parliamo del più e del meno quando Aldo fa irruzione nel nostro cerchio.
"Chi vuole un po' di rum e cola?"
Sorride divertito, ha una punta di malizia nella voce. Le altre si passano a mano a mano le bottiglie mentre io rimango a guardare.
"Ma come? Tu niente? È la tua festa postmaturità! Dai, su, non fare la difficile!"
Ha ragione. È la mia festa. Quindi ho il sacrosanto diritto di bere. E provarci con un bell'Irlandese, se Federico non mi dà corda. Non chiedetemi come ma io e Bex ci siamo ritrovate al piano di sopra, solo noi due, con Aldo e Colin. Aldo ci prova con lei, è palese. Non sa che ha quindici anni ed è territorio di Tommaso. Colin è una meraviglia. Il suo modo di parlare, di ridere, ti prende e non ti lascia più. Potrebbe raccontare anche la barzelletta più sciocca del mondo e io riderei senza ritegno. Stare qui noi quattro ha reso la festa ancora più bella. Federico è di sotto a drogarsi con gli altri. Non sa che la vera festa è qui da noi. Non sa che così facendo mi sta pian piano perdendo. Tommaso ci chiama. L'ultima canna e poi tutti a dormire. Scendiamo. I ragazzi cominciano a darsi da fare. Ognuno ha un preciso compito da svolgere. Li guardo. Abbraccio Bex. Tommy è venuto a cercarla tutta la sera. Mantenere le distanze è servito a qualcosa. Federico è troppo preso dal rollare quella dannatissima canna per prestarmi un minimo di attenzione. "Cicci!" Colin grida nell'aria gelida. "Yeu!" Rispondono contemporaneamente Andrea e Tommy.
"Prima le signore" e Andrea si accaparra la preziosa canna. Colin si stiracchia, ci augura la buona notte e sale a raggiungere gli altri già a nanna. Ora siamo in pochi. Solo più io e Bex, Jack, per la prima volta fatto, Tommy, che tiene un braccio attorno alle spalle di Beatrice "per scaldarla ", Federico, Lara e Aldo. Sono stanca, fa freddo e non fumo. Mi ritiro anch'io. Do un bacio a Bex e comincio a salire i gradini. Nessun posto al primo piano, mi tocca andare al secondo. Sui letti ci sono Colin e gli altri due. Nei materassi in fondo alla parete Azzurra e Andrea dormono tranquille. Mentre scelgo dove posizionarmi arrivano Tommaso, Aldo e Jack. Ci guardiamo per un attimo. Tommy prende l'iniziativa e si butta di fianco alle ragazze. A noi tre non rimane altra scelta se non stringerci di fianco a Giulio. Io mi metto in mezzo ma mi giro verso Aldo. Jack cerca di abbracciarmi in vita. Lo scanso. Come può pensare che io voglia lui, quando ho un biondino di città, pure più grande, a disposizione?
Nel frattempo Bex si corica di fianco a Tommaso. Federico e Lara cercano asilo al piano di sotto. Ora stanno tutti dormendo. Quanto ci mette a baciarmi? Che cosa aspetta? Non capisce che è suo compito prendere l'iniziativa? È il ventunesimo secolo, ma certe cose non cambiano. Sono lì a elucubrare quando lui mi prende. E mi bacia.
Non capisco più niente. Ha un profumo talmente buono che potrei perdermi nell'annusarlo. Non ha quel terribile gusto di sigarette e kebab che ormai aleggia in perpetuo attorno a Federico. È gentile e delicato. Mi prende la mano, mi stringe forte. I suoi baci. È come essere morti e atterrati in paradiso. Potrei continuare all'infinito. Non mi importa se il mio ex è di sotto. Se lui è uno sconosciuto che non rivedrò mai più. Essere tra le sue braccia è tutto ciò che conta. Titone, ti scongiuro. Trattieni Aurora nel letto ancora per un po'. Non voglio che arrivi l'alba. Non voglio che tutto questo finisca.
Non ho mai creduto al colpo di fulmine. Mi sbagliavo. Questo è un colpo di fulmine. Al primo bacio.

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Capitolo 9
*** Amanda ***


Non pensavo gli amici di Bex fossero così simpatici, non c'entro nulla, ma mi sento già parte del gruppo. Siamo chiusi in quindici metri quadrati di camera e i genitori di Beatrice sono ad un muro da noi. Sono la sua migliore amica da dodici anni eppure non l'ho mai vista sorridere così beatamente. Forse sono le canne, forse Tommaso, ma sembra che la Bex che fino a qualche mese fa conoscevo solo io ora sia visibile a tutti. Potrei essere gelosa, ma non ha senso. Il nostro rapporto è troppo stretto per avere di queste gelosie. Io e Ricky, il mio ragazzo, non abbiamo fatto fatica ad integrarci.
Vedo cose che succedono, sembra che dopo la seconda canna tutto prenda una strana piega da commedia romantica. Nessuno sta più guardando "Lo Svarione degli anelli" come avevamo programmato e anche l'ultima partita a Just Dance è stata vinta da Jack. Fa scassare. Tutti sono rilassati e impegnati, io e Ricky abbiamo conquistato il letto. Mi sento leggermente in colpa a fare sesso sul letto della mia migliore amica, ma Bex mi perdonerà se domani mattina le cambio le lenzuola. Ora come ora è troppo impegnata a guardare le stelle sul balcone con Tom che la tiene per i fianchi, non so se sia l'erba che non la fa stare in equilibrio o l'agitazione di passare un'altra notte con lui a meno di dieci centimetri, è un caso perso.
Gin è andata in bagno con Aldo già da un po' di tempo. Corrono voci sul loro da farsi. Io e Bex ridiamo, ma in un angolo c'è Federico. Non conosco i dettagli della loro travagliata storia, ma traspare dal suo viso che non vorrebbe stare a suonare la chitarra. Se fosse meno orgoglioso, andrebbe a riprendersi la sua principessa caduta nelle mani di un biondino di città che si veste come un vippino. Mi fa un po' pena. Ma sono contenta per Gin: è giusto divertirsi, non siamo adulti con grandi responsabilità. E' il momento di sbagliare e le probabilità che si rimanga con lo stesso ragazzo del liceo per sempre sono davvero molto scarse. Questo a Ricky non lo dico, lui è follemente innamorato di me. Mi dice un sacco di belle parole, io sono più realista ed è molto probabile che non sopravviveremo fino all'anno prossimo.
Domani è un altro giorno. La vita è bella. Se si chiude una porta si riapre un portone. E' questa la mia filosofia.

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Capitolo 10
*** Beatrice ***


Mi preparo sempre con tanta cura, piena di speranze, sicura che sarà la volta buona in cui Tom affermerà che gli interesso e mi darà questo dannatissimo bacio che sogno ormai da qualche mese. E' strana la vita. Non avrei mai creduto che potesse anche solo imparare il mio nome fino a una manciata di mesi fa e ora spero addirittura in un lieto fine da fiaba. Sono abbastanza patetica. Credo sia lo studio che mi fonde il cervello. Decidere di farmi due anni di due materie in un'estate è davvero un'idea folle. Ma i migliori sono un po' pazzi.
Stasera siamo tutti a casa di Azzurra per la festa a sorpresa di Andrea. Io e Gin siamo pronte, Tommaso e Federico ci danno uno strappo in macchina. E' strano essere in macchina noi quattro. Mi sento a disagio, ma non mi dispiace.
Adoro Federico. Odio Federico. Lo adoro perché è un ragazzo divertentissimo e mi trovo eccezionalmente bene con lui. Non siamo amici, non ci conosciamo, eppure quel ragazzo mi piace così. A pelle. Mi sento in sintonia con le sue cretinate. Forse è perché sono innamorata del suo migliore amico, non lo so. Lo odio per tutto quello che ha fatto a Gin. Ha dato della troia ad una delle mie migliori amiche. L'ha usata e continua a volerlo fare. Si trasforma in una persona orribile quando si parla di lei.

C'è gente che non conosco, amici di Azzurra. Non presto loro molta attenzione. Oggi voglio divertirmi, fumare e divertirmi. Credo che farsi le canne sia un'immensa stupidaggine. Ma è il mio lusso di quest'estate. Sono stanca di fare sempre e solo ciò che è più giusto e fare qualche tiro mi piace. Una volta ogni tanto non credo sia un peccato grave. Dio mi perdonerà, e anche mamma. La serata gira attorno ad uno strano amico di Andrea palesemente gay che ci prova con Federico e Tommaso in maniera molto poco discreta. Non facciamo che ridere dei suoi strani modi di rimorchiare due ragazzi non etero, di più. Ridiamo, ridiamo tantissimo. Alterniamo i soliti giochi sul bere a qualche tiro sul balcone. Un temporale estivo ci assale mentre siamo sul terrazzo, così rimaniamo in pochi intimi ad ammirare i fulmini che dividono il cielo con eleganza. Tommaso posa le mani sui miei fianchi. Ho la schiena contro la ringhiera fredda del balcone. E' umida. Sta ancora piovendo.
Aspetto.
Lo spazio tra di noi è davvero misero.
Aspetto.
Questi secondi sembrano infiniti. Spero abbia serie intenzioni e la finisca di scrutare il cielo tempestoso. Ci siamo, mi guarda negli occhi. Okay, sono pronta.
Fallo.
Baciami.
Baciami adesso.
L'incrocio degli sguardi è intenso. E' sicuramente il secondo più lungo della mia vita. Risate. Lui distoglie lo sguardo. Tre metri più in la c'è qualcuno che ride.
Cazzo.
Amanda e Ricky si stanno facendo il solletico sul balcone. Proprio adesso. Tom toglie le mani dai miei fianchi e va dentro. Scappa. Mi isolo. Il fumo entra in circolo e i miei ragionamenti sembrano sempre più complessi. Sono seduta, da sola. Passano minuti prima che Amanda mi trovi. Mi ha cercata con discrezione. Nessuno si era accorto della mia assenza. Mi abbraccia e mi bacia sulla fronte. Il suo corpo caldo vale molto più di mille parole. Ci capiamo, è per quello che è la mia migliore amica da sempre. Mi alzo e scrollo la malinconia dell'ennesimo "non è stato".
Oggi si ride. Entro e la serata prende la piega migliore, si canta stupidi coretti per bere al goccio, si mangiano squisiti biscotti, che forse sono squisiti più per la chimica che per la loro effettiva prelibatezza culinaria, e si ballano canzoni improponibili in modo obbrobrioso. Eleonora e il suo ragazzo sono chiusi in una camera. Non voglio indagare sul cosa stiano facendo. Andrea sembra estasiata dalla sua festa e l'amico dai modi di abbordaggio insoliti anima davvero bene la serata. Ci sembra ora di andare a dormire quando ormai vediamo il sole fuori e sentiamo l'odore delle brioche della panetteria di sotto che invade la casa.
L'ora di andare a dormire è sempre ostica. Gin e Fede stanno discutendo. Non ho voglia di sentire. Quindi cambio camera anche se ciò significa dire ciao a Tommaso. Ma lì non ci voglio stare. C'è anche Silvia in quella camera che mi implora di rimanere, ma l'ho evitata tutta la sera. Voglio una sera per me. Le voglio bene, ma stare dietro a tutti i suoi problemi non è per niente facile per me. Le faccio forza. Ma oggi ho bisogno della mia forza per me stessa. Migro e mi imbuco in camera da letto con Amanda, Ricky, Eleonora e il ragazzo. Sono ufficialmente il quinto incomodo, ma mi perdoneranno. Tempo di chiudere la porta e buttarmi sul letto, la porte si riapre e Tommaso si sdraia di fianco a me, mi cinge con le mani e stende una coperta su entrambi. Rimango con la testa sul suo petto ad annusare il suo odore fino a quando il ritmo scandito del suo cuore non mi accompagna da Orfeo.
Il risveglio è crudele. Il solito vibrare fastidioso alle sette e mezza. Mi alzo e, oramai di rito, spengo quella stessa sveglia non mia, come a tutte le feste. Mi trascino in cucina e faccio un caffè. Siamo quattro seduti ad un tavolo. Io, Federico, Tommaso e lo strano amico di Azzurra e Andrea. C'è uno strano silenzio. Finisco di bere e vado a trovare Gin. So che è sveglia e dalla faccia di Federico è successo qualcosa. La trovo seduta su un materasso per terra a singhiozzare. Questo è uno dei momenti in cui odio Federico. La abbraccio forte e pian piano le passa. Lei va ad asciugarsi gli occhi e io sfrutto la camera vuota per mettermi un po' di musica e stendermi sul letto. Sto quasi dormendo quando proprio Federico mi chiama e mi chiede di parlare. Andiamo fuori. Siamo io e lui. Lo lascio parlare e poi parlo io. Ho detto tutto ciò che pensavo, e l'ho detto meglio di quanto mi aspettassi. Capisco di essere stata davvero brava con le parole quando alla fine del mio monologo Fede mi ringrazia e dice che sono davvero una brava ragazza. Uno dei momenti che rimarrà impresso nella mia vita per sempre, credo. Il resto della mattina lo passiamo a pulire e a documentare con stupide foto che Noi esistiamo davvero.
Il mondo ha deciso di sorridere ad un gruppo di adolescenti dalle vite incasinate. Grazie Dio, Allah o chiunque comandi li sopra.

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Capitolo 11
*** Federico ***


Girarsi una sigaretta mi dà sempre una certa soddisfazione. Sono seduto sul tavolo del terrazzo di Andrea, di fianco a me c'è Lara e di fronte Tommaso. Tutti e tre concentrati per uno scopo comune. La sigaretta prefesta. Lara è la versione scopabile di Tom. Non è la mia principessa o cose del genere. Lei è la mia compagna di viaggi mentali. E poi dove la trovo un'altra ragazza che mi permette di fare sesso mentre ci fumiamo una canna? Sento Azzurra che fa scattare l'accendino, stasera lei e Andrea hanno optato per il sentiero più facile: comprarle già belle che pronte nel pacchetto. Gli altri ci guardano, parlano. Alessandro e Allegra, Bex, Jack, Eleonora, Silvia e un amico sconosciuto di Azzurra. Non possono comprendere. Non possano capire la felicità che si impara a provare con un pacco di tabacco. Perché fumare è un'arte. L'arte di imparare a scappare pur rimanendo. Ginevra non c'è. Un casino in meno per me. Cazzo, mi sono dimenticato le sue cose. Mi aveva mandato un messaggio minatorio, io avrei portato le cose a Bex e così noi due potevamo evitare di vederci. Cazzo. Mi farà una scenata. Fa lo stesso. Andiamo a mangiare, qualcuno ha portato del cibo e noi facciamo piazza pulita. Aspettiamo che faccia buio e poi andiamo fuori e ci giriamo una canna. Si fuma a turno. Loro ridono, scherzano, io e Lara stiamo sulle nostre. Le metto le mani sui fianchi, guardiamo, osserviamo. Il fumo invade le menti e cominciamo a giocare a ninja tutti in cerchio. Colpo dopo colpo in finale siamo io e Bex. Mi guarda negli occhi e sta attenta ai miei colpi, mi scruta, mi studia e non credo sia solo per il gioco. La cosa si fa complicata, la partita non ha una svolta così gliela do vinta. Lei ride, ringrazia il mio gesto da cavaliere, ma anche nella sua risata non la finisce di scrutarmi. I suoi occhi mi fanno la radiografia e anche quando si accorge che incrociamo lo sguardo, lo tiene fisso e non se ne vergogna. Non so che cosa pensi. Mi ha detto che non mi odia pochi giorni fa. Gli occhi fissi, ma Tommaso la distrae, la abbraccia, fa una stupida battuta e lei si scioglie, smetto di essere il suo punto focale e rido. É buffo come uno sguardo tanto intenso si sia sciolto con stupide parole e una stretta sui fianchi. Lara li guarda. Se Bex vuole concludere qualcosa con Tommy la nostra approvazione le serve e questo lo sa. Lara ride. Non ho ancora capito se lei approvi e soprattutto non ho capito se lo faccio io. I miei pensieri si perdono e si fanno sempre più complessi. É ora di un'altra canna. Ci sediamo in cerchio e fumare sembra uno strano rito sciamanico. Bex e Azzurra corrono per il cortile facendo ruote e gesti strani. Decisamente troppo attive per il mio vivere a basso consumo energetico. Ridono, dicono cose insensate e giocano a Guitar Hero con un gameboy. Provo anche io a fare una partita, ma non sono un fenomeno, perciò prendo la chitarra vera. Io e Tom ci perdiamo nel nostro mondo alternativo di dubstep fino a quando tutti cominciano a migrare verso la camera da letto. Materassi per terra. Tutto tace e io l'abbraccio. Abbraccio la mia ragazza e cerco di non mangiare troppi dei suoi capelli. Credo sia imbarazzante per lei essere a casa della sua ex ragazza. Sistemo il cellulare sotto il cuscino e mi addormento con i suoi capelli come cuscino. Uno, due, tre, dieci. La sveglia suona dieci volte alle otto del mattino. Tutti ci stanno maledicendo, ma io e Lara dobbiamo andarcene, così mi alzo. Devo svegliare Tommaso, ha la mia parte di erba in tasca. Lo scuoto, vedo Bex che sguscia dalle sue braccia emettendo un gemito di disapprovazione e si mette in un angolo del letto evitando qualsiasi tipo di contatto con lui. Ma Tom si alza, maledicendomi per l'ora e la situazione, si alza. Quasi rapidamente mi dà ciò che mi spetta e poi si ributta sul materasso. Salutiamo solo Andrea, gli altri dormono. Ce ne andiamo. Quando tra me e Gin c'era qualcosa era diverso. Avevo un vero motivo per fare parte di questo Noi. Ma ora? Forse non più.

 

 

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Capitolo 12
*** Andrea ***


Quest'idea della tendata mi suona leggermente assurda, però le tende ci sono, l'alcol c'è, l' “insalata” pure, il cibo spazzatura non manca mai. Quindi perché preoccuparsi? Funzionerà anche questa volta. Non credo in nessun essere superiore ma qualcuno lassù ci deve essere per forza. Altrimenti come si spiega la nostra amicizia? E il mio amore per Azzurra? Non pensavo di trovare delle persone che mi accettano in un modo così incondizionato, come fa lei. Eppure eccoci qui. Un'estate insieme, fatta di lacrime e di preghiere, di libri di greco e di diritto tirati contro i muri, tanto non si impara niente con questo caldo, di torte mezze mangiate e mai finite, di birre calde perché nelle baite non si può certo pretendere un frigo, di canne girate male ma sempre buone. Tanti Io trasformatisi in un Noi.

 

La banda sta arrivando a prendermi. Io ho dovuto mangiare a casa e così loro arrivano in macchina fino a qui. Suona il campanello e vedo dalla telecamera Gin e Tom. Esco e vado loro incontro. Hanno una faccia più rilassata del solito, distesa. É come se non portassero il mondo sulle spalle per una volta. Con Gin è facile capire se c'è qualcosa che non va. I suoi occhi dicono tutto, e ancora di più il suo modo di muovere la bocca. Tommy è un altro paio di maniche. Lui è molto più complesso. Sprizza gioia da ogni poro in continuazione. Ma non è sempre così. Anzi. Adesso sta affrontando un periodo difficile, da quando Federico sta con Lara. Ha perso in un colpo solo i suoi due migliori amici. Lo escludono facendo finta di volerlo ancora con loro. Noi non permetteremo a quei due coglioni di rovinargli la vita. Come dice Gin, “a me possono fare quello che vogliono, Tommaso non si tocca”.

Li faccio accomodare e i miei genitori cominciano a parlare con loro. Mentre siamo tutti fuori a fumarci una sigaretta, ci raggiunge il resto del gruppo. Stasera siamo tanti. C'è Bex con la sua amica Amanda, ormai perfettamente integrata. C'è Matteo, ricomparso dai suoi campi estivi con Don Bosco, pronto ad essere il solito rumoroso e molesto individuo. C'è Silvia, sempre elegante e perfetta nella sua pelle perlacea. Lorenzo, che ha deciso finalmente di prendere parte a una nostra festa. Rossella, la quale si è ritrovata in mezzo a noi al posto di uscire solo con me e Azzurra. E poi c'è Romualdo, il nuovo ragazzo di Gin? Non pare che siano molto interessati l'uno all'altra al momento. E infine lei. Come poteva mancare? Bellissima, perfetta nella sua imperfezione. Azzurra.

 

“Lollo, tu sei sicuro di saper accender un fuoco?”

“Massì, raga! Non è mica così complicato! Lo sanno fare tutti!”

Stiamo affidando le nostre vite in mano di due boy-scout. Se Lollo o Amy ci fanno morire affumicati, giuro che li prendo a pugni. Riescono ad accendere questo benedetto fuoco e così possiamo cominciare con i giochi. “Io non ho mai”, “obbligo e verità”. Il limoncello e le birre passano da una mano all'altra e finiscono in fretta. Aldo stasera risulta più molesto di quanto lo sia normalmente Matteo. Ci prova sia con Amanda sia con Bex. Ginevra sta da una parte, ride e scherza con Azzurra. Fa finta che sia tutto nella norma. Ma si sente che qualcosa tra di loro non va. É come se avessero litigato, come se continuassero ancora a farlo ma in una maniera così silenziosa e sottile che bisogna stare molto attenti per percepirla. Tom fa avanti e indietro tra la macchina e Bex. A modo suo la protegge dalle avances di Aldo, e anche di Matteo.

La serata procede con tranquillità finché decidiamo di farci un giretto in macchina. Amy, Gin, Matteo e Aldo rimangono all'accampamento. Siamo in sei in un auto da cinque e siamo tutti ubriachi e fatti. Proprio per questo non capiamo niente. É troppo bello per fermarsi ora. Tom mi lascia guidare per un tratto, poi cedo il volante a Lorenzo. Ridiamo, ridiamo come dei pazzi. La velocità ci dà alla testa. Velocità che non è reale, solo una sensazione. Sembra di essere ai trecento all'ora. Guardo il contachilometri e vedo un banale trenta. Non importa, per me sono trecento lo stesso. Una macchina ci infastidisce, pare voglia superarci. Tom ha una reputazione da difendere e accelera.

Sirene. Luci blu.

Sirene? Luci blu?

Cazzo. Cazzo. Cazzo. Cazzo.

La polizia.

É la volta buona che gli tolgono la patente. Come abbiamo fatto a non riconoscerli? Qua ci arrestano tutti. Cazzo.

Scendiamo e ci mettiamo uno di fianco all'altro. Stiamo tremendo tutti. Abbiamo paura. La lucidità torna di colpo. Bex scoppia a piangere. Parla dell'esame, non l'ha passato. Il carabiniere la rassicura, non le succederà niente. Lei continua a singhiozzare disperata. Le vado vicino e l'abbraccio. Mi sussurra qualcosa all'orecchio. Mi fermo. Sta recitando. Non l'avevo capito. Meccanicamente le do un'ultima pacca sulla spalla e mi sposto. Quelli là stanno controllando i nostri cellulari. Non trovano niente e ci lasciano andare. Non riesco a crederci ma siamo ancora vivi. Grazie al cielo. Tutti interi e nessuno arrestato.

Torniamo al prato e troviamo il fuoco spento. Amanda dorme, Gin fissa il cielo e ascolta le scemenze di Aldo e Matteo. Riaccendiamo tutto ma io e Azzurra siamo stanche. Ci rifugiamo nella sua tenda. Ora siamo solo noi due, tutto il resto è un rumore lontano lontano.

Urla, risa, movimenti. Non si capisce cosa stia succedendo e io mi addormento tra le sue braccia ancora prima di rendermene conto.

 

Il devasto che riesce a produrre un gruppo di dieci ragazzi in un prato è a dir poco straordinario. Ci dividiamo i compiti. Qualcuno piega le tende, qualcuno sparge le braci, qualcuno raccoglie la spazzatura. Mi avvicino a Gin. Lei capisce cosa voglio sapere. Certo che hanno dormito insieme. Ma avranno concluso qualcosa? Gin non lo sa, dobbiamo aspettare le fonti dirette. Bex. La chiamiamo e lei ci viene incontro. Fa no con la testa. Di nuovo niente. Quel ragazzo ha dei seri problemi. Hanno dormito in tenda da soli e lui non ha neanche mosso un dito. Da prendere a schiaffi. Una volta rimesso tutto a posto, risaliamo in macchina.

Romualdo e Ginevra si sono lasciati ancora prima di mettersi insieme. Non so cosa sia capitato stanotte ma lei ora è in macchina con noi, la macchina di Tom. Non è andata bene. Non è il momento di parlarne. C'è rumore qui. Un rumore che sembra musica alle mie orecchie. Rumore di persone che si vogliono bene, che affrontano i problemi insieme. Amici. Così ci chiamiamo. A-mi-ci. Come suona bene. Specialmente di prima mattina a colazione in un bar in pieno centro. Amici, cornetto e cappuccino. Se proprio devo morire, ora.

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Capitolo 13
*** Casa Pent ***


Casa Pent accoglieva di nuovo una vasta comitiva di amici del figlio minore. Erano due anni buoni che non succedeva. Tommaso aveva chiuso i ponti con quasi tutta la sua vecchia classe dopo la bocciatura e la rottura con l'Innominabile. Le uniche persone con cui aveva ancora un rapporto simile al passato erano Federico e Alessandro. Con Ginevra le cose non andavano più da quando lei e Fede avevano chiuso. Tommaso Pent, l'alto biondo che avrebbe potuto avere ogni ragazza ai suoi piedi, si era rintanato in letargo. Un letargo volontario interrotto solo dalle canne e dalle serate con i suoi due migliori amici. Chiunque non lo conoscesse bene fin dall'inizio scambiava la sua vita per un'esistenza felice. Gli altri, quelli che sapevano che cosa aveva passato, erano ben consci del fatto che quella non fosse vita ma sopravvivenza. Tommy non ne parlava mai apertamente. Rideva e scherzava come aveva sempre fatto. Eppure la luce nei suoi occhi si era spenta, dopo l'Innominabile. Due anni erano passati. Il suo cuore era stato rinchiuso in una gabbia e la chiave gettata via, chissà dove. Andava bene così. Niente legami, niente sofferenze. E allora perché casa Pent aveva riaperto le porte? Che cos'era cambiato in Tommaso? Lui che prima non usciva senza Federico, adesso organizzava feste su feste a casa sua e l'unico assente degno di nota era proprio quel migliore amico. Sarebbe stato più semplice dire che avevano litigato, che tra di loro qualcosa si era rotto. Ma sarebbe stata una spiegazione superficiale, oltre che non veritiera. Federico e Tommaso durante l'estate avevano preso strade diverse. Si erano trovati davanti ad un bivio. Loro due. E anche Ginevra. Tre ragazzi, due strade.
Era tempo di scegliere. Accettare i cambiamenti, diventare definitivamente parte del gruppo o dimenticare quelle feste che avevano rallegrato la prima parte dell'estate e tornare alla vecchia sopravvivenza. Federico fu l'unico a scegliere la seconda. Una scelta dettata dalla paura e dalla speranza, dalle amicizie e, forse, dall'Amore. Federico era selettivo. Troppi amici non gli piacevano. Non ne voleva più del necessario. E la sua nuova ragazza, Lara, non piaceva a Gin. Esattamente come a lui non piaceva Aldo, quello strano individuo che da un po' era ospite fisso alle feste. Finché con Ginevra le cose andavano, aveva un senso sopportare. Ma ora gli bastavano le serate con Lara e Tommy. A Tommaso invece non bastavano più. Stava così bene con quei ragazzi. Tutti quanti, senza discriminazioni. Erano tutti simpatici. C'era sintonia in quel gruppo. Erano davvero un Noi. Non avrebbe rinunciato a loro. Sapeva che con Fede non sarebbe stato facile. Ma per una volta valeva la pena litigare con lui. Alla fine avrebbe capito quanto importanti fossero i suoi nuovi amici. E non erano solo gli amici. Certo, stava benissimo con Andrea, Azzurra, Matteo, Jack. Con Aldo aveva finalmente trovato la compagnia giusta per inserirlo. Lo conosceva da molto prima di incontrare Fede e non era mai riuscito a includerlo, come invece stava succedendo ora. Tuttavia se si fosse fatto un esame di coscienza, il motivo per cui teneva tanto al gruppo era un altro. Era Lei. Bex. Dov'era finita quella chiave? Tom non la trovava. Doveva essersene impossessata lei in qualche modo. L'aveva trovata e ora la teneva stretta. Per fortuna sia la chiave sia il lucchetto erano arrugginiti. Ci avrebbe impiegato del tempo ad aprire il suo cuore. Ma forse alla fine lo avrebbe aperto. Tommaso aveva paura. L'Innominabile gli aveva spezzato il cuore tante, troppe volte. Come poteva fidarsi di Lei? Chi gli garantiva che sarebbe stato diverso? Nessuno. Non si poteva prevedere il futuro. Forse Lei gli avrebbe infranto il cuore. O forse prima di spezzarlo in mille pezzi l'avrebbe aggiustato. In qualsiasi caso ne sarebbe valsa la pena. Non tuffarsi per paura di prendersi una panciata lo aveva bloccato sul trampolino per troppo tempo.
Aveva bloccato entrambi, lui come Gin. Si meritavano un nuovo amore e una nuova vita. Quindi perché non Lei?
Dei tre Ginevra era quella che più aveva contribuito alla creazione del gruppo. Bex era diventata in pochissimo tempo una delle sue migliori amiche, al pari di Allegra e Samantha. Si trovava così bene con tutte quelle persone che il bivio era stata superato quasi senza essere notato. L'esitazione c'era stata solo un momento. Subito dopo aver conosciuto Aldo. Ma la scelta era diversa. Non conduceva a un gruppo o al ritorno alla vecchia triste vita. La scelta era tra Federico, il suo Grande Amore, e Aldo, il suo Amore Estivo. Fino ad allora aveva sempre scelto Federico. Romualdo però l'aveva conquistata. Perderlo non era più concepibile. Sapeva di novità e aria fresca. Nonostante lo conoscesse solo da due settimane quando si ritrovò davanti al fatidico bivio lo aveva scelto e l'avrebbe scelto anche adesso.
Le feste a casa Pent stavano portando a termine l'estate. Gin aveva scelto Aldo ma Aldo non aveva scelto Gin.
L'Amore Estivo era cominciato ad una festa e finito ad una festa. Il Grande Amore sarebbe tornato al momento giusto.
Tommaso, Ginevra e Federico avrebbero affrontato l'autunno separati per la prima volta. Il gruppo li avrebbe presi quando fossero ritornati dalle loro nuove avventure. Un'estate come quella non l'avrebbero mai dimenticata. Noi non sarebbe finito. Era solo una pausa. La Manica non avrebbe mai diviso Ginevra dal Noi. La maturità non avrebbe impedito a Tommaso di innamorarsi ancora e ancora dei suoi (nuovi) amici e di Bex. La diffidenza non avrebbe tenuto Federico a distanza per sempre.
Casa Pent li aveva ospitati per cinque anni e ora era di nuovo la Casa delle Feste. I suoi primi inquilini si erano finalmente e definitivamente risvegliati dal loro letargo.

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Capitolo 14
*** Romualdo ***


Sono in macchina da solo. Vado a prendere le ragazze. Ci sarà anche Gin, ne sono quasi sicuro. Ormai se cerchi una, ne trovi tre. Gin, Bex e Amanda. Ho avuto una storia con la più grande quest'estate ma adesso non riesco a fare a meno di pensare ad Amanda. C'è qualcosa in lei che mi attrae. Credo di essermi innamorato. Stasera la bacio. Stasera le farò capire che tra noi può funzionare. Una ragazza non mi coinvolgeva in tale maniera da tantissimo tempo. Lei è speciale. La voglio. Arrivo davanti a casa di Beatrice ed eccole lì. Il trio. Stanno ridendo, come al solito. Amanda e Gin si stringono da una parte. Sembra che non vogliano lasciarsi un attimo. E continuano così tutta la sera.
Dopo la cena a base di kebab ci siamo trasferiti da Tommaso. É casa mia in un certo senso. Vengo qua da anni. Ho montato uno straordinario impianto stereo insieme a Matteo. Eleonora, Allegra e Bex sono le più calde in pista. I due divani e il tavolino schiacciati verso le pareti e in un attimo il salotto si è trasformato in una discoteca. Le ragazze fanno le idiote e si divertono.
Amanda, Lorenzo, Jack e Matteo si sono uniti al suono di musiche tamarre. Io, Tommaso e Alessandro siamo fuori. Ci rolliamo una canna e pian piano il salotto si svuota.
Sono tutti presi da una qualche attività: chi fuma una canna, chi sbrana mezza pancake per colpa della chimica.
E poi ci siamo io e Bex a giocare a basket. Parliamo un po’. Entrambi innamorati di qualcosa troppo difficile da conquistare. Sono più coraggioso io, però; quindi le lascio la palla, le rivolgo un sorriso e vado dentro. Tommaso e Amanda ciondolano per il salotto, ognuno pensa ad altro.
Le vado vicino. Tom capisce. Esce e io non esito. Il sapore delle sue labbra è estasiante. All’inizio esita poi si lascia andare. Sento del movimento attorno a noi, ma non mi interessa. Il tempo passa, io non me ne accorgo e lui passa. Lei si stacca. Mi guarda.
“Scusa non posso. Voglio bene a Gin.” Cazzo, non ci credo. Odio questo fatto che le ragazze siano amiche. Mi serva una birra.
In cucina c'è Matteo disperato perché Valeria ha scelto un amico di Andrea al suo posto. Quattro mesi sprecati dietro una ragazza che ha deciso di farsi il primo che passa. Sapevo che Valeria è stupida. Ex compagna di Gin, “stupida come una capra”, dice lei. Ha dimostrato di esserlo, spezzando il cuore a Matte. Salgo su con lui in camera di Tom. Ci chiudiamo lì dentro per leccarci le ferite. Ma arriva Bex, ci fa la ramanzina.
“Ragazzi non ha senso che rimaniate qua a piangervi addosso. Venite giù e divertitevi. Cercate di dimenticare e ridete perché è una bella vita.”
Dobbiamo ammettere che con le parole ci sa fare. Matteo si convince e scende. Se non fosse così persa per uno dei miei migliori amici forse ci proverei. In fondo oggi non ho nulla da perdere. Ma lei non si lascia avvicinare. I suoi messaggi sono chiari e ognuno mantiene le distanze con serenità. Mi rivolge uno sguardo d'intesa. Siamo sicuri che siano solo due amici che ci conosciamo?
“Lasciala stare. Amanda è la mia migliore amica da sempre, ma dal punto di vista dei ragazzi non vale la pena stare male per lei.”
Tommaso è sulla soglia della porta, lei sfoggia un grande sorriso e cominciamo a parlare, di tutto. Tom tira fuori una battuta stupida e insensata contro Bex. Credo sia il suo modo più carino e discreto per dimostrarle affetto. Lei ride fa la finta offesa e salta sul letto facendogli il solletico. Sono una sopra l’altro e ridono. Mi sento terribilmente di troppo. Mi alzo dalla sedia della scrivania e loro si girano.
Ridiamo tutti e tre per la situazione e scendiamo insieme agli altri. Okay, è il momento di bere. Obbligo e verità vince le votazioni per il gioco della serata. Siamo tutti in cerchio. Amanda non si stacca da Gin. Giochiamo. Bevo. Giro una canna. Amanda rimane attaccata a Gin. Pausa pipetta e il gruppo si divide. In cucina a schimicare e io alla play contro Tommaso che gioca sulle gambe di Bex. C’è tempo solo di una partita prima che il salotto torni il punto focale della festa. I divani si riempiono, il rum gira e la TV viene accesa su un horror di Dario Argento. La serata passa, tutti ridono. Qualcuno canta e Lorenzo strimpella qualcosa alla chitarra accompagnato dallo stereo che ha completamente cambiato genere di musica riprodotta.
Pian piano tutti cercano un posto per dormire. Amanda e Gin salgono. Insieme. In salotto svegli rimaniamo solo Lorenzo che oramai dorme sul divano di fianco a Matteo che però è steso per terra. Forse ha esagerato con il rum.
Amy e Gin si prenotano per la camera della sorella di Tommaso. Jack le informa che si unirà a loro. Io voglio dormire con Amanda. Serve una soluzione. Penso in fretta. Jack è già in camera, le ragazze sono ancora sotto con Eleonora e il suo ragazzo. Cerco una chiave. Nessuno si accorgerà che la porta è chiusa a chiave, nemmeno Jack. Do la buona notte a Bex e Tommy e scendo di nuovo. Gin ha sonno, torno in camera con lei. Aspettiamo che arrivi anche Amanda. C'è lo spazio apposta per lei tra me e Gin. La porta si apre. Lei urla il nome di Gin e la sposta di peso verso di me. Amanda si sistema tra la sua amica e Jack. Comincia a parlare. Parla di un ragazzo che le piace. Mi fa male. Ad ogni parola sento una stiletta al cuore. Gin le risponde ogni tanto. Ridono insieme. Adesso sta cantando delle sciocche canzoni da oratorio insieme a Jack. Sto impazzendo. Gin cerca di fare conversazione. Ci scambiamo qualche parola cercando di non dar loro retta. Prima o poi smetteranno.
Nel frattempo mando un messaggio a Tom per ribadire il concetto che deve farsi Bex. Silenzio, finalmente.
Dormono tutti. Io guardo il soffitto e penso. Penso a quest'estate. La mia estate di libertà. Penso ad Amsterdam. Mi manca, non vedo l'ora di tornarci. Penso a Tom, uno dei miei più cari amici. Penso a Colin, che non ho ancora coinvolto con questo nuovo gruppo, ma prima o poi lo faccio. Penso a Bex, nuova migliore amica. Penso a Ginevra. Penso a che cosa abbiamo condiviso in questi due mesi. Alle giornate passate insieme, ai film che abbiamo visto, alla musica che abbiamo ascoltato, alle sue lamentele scherzose sulla mia pasta in bianco, ai viaggi in macchina per andare a recuperarla da qualche parte della città. E poi penso ad Amanda. A quel suo modo di farmi girare la testa. Ai suoi capelli biondi e lunghi. Al suo sorriso e al suo modo di fare. Però penso anche al suo comportamento di stanotte. È stata infantile. Mi ha stancato. Non voglio stare male più del necessario. Devo lasciar perdere. Morto un papa se ne fa un altro. Fine della questione. Dormiamo.
 
“Ale, cannetta?” Alessandro mi guarda estasiato. Annuisce con la testa e mi fa segno di procedere. Amanda e Beatrice sono chiuse in una camera a parlare, tutte le ragazze sono in giro per la casa. In balcone ci siamo solo io, Ale, Tom, Jack, Matte e Gin. Ci dividiamo dei succhi al mirtillo e sbraniamo due confezioni di strane merendine. Scherziamo e ridiamo. Puliamo casa e io aiuto Gin a preparare la pasta al ragù. Un po' cruda ma decisamente buona. Che finesettimana. Sembra strano, ma con questo strano gruppo mi trovo bene. Non avevo mai frequentato così a lungo una compagnia di amici di Tom. Ma loro mi piacciono. Mi sa che quest’anno mi toccherà sempre venire a fare i weekend con questi “muntagnin” e la cosa che più mi sorprende è che non mi dispiace affatto.

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Capitolo 15
*** Tommaso 2.0 ***


Aldo è andato a prendere le ragazze. Io sono rimasto qua a casa a giocare alla play con Matteo e Jack. Controllo l'ora. Pausa cannetta. Stasera me la faccio? Non lo so. Ho la mente annebbiata. È da ieri sera che mi spacco di erba, non sono abbastanza lucido per prendere una decisione di questa portata. Se ce ne sarà l'occasione magari... Ma chi prendo in giro? C'è sempre l'occasione. Mi ritrovo sempre a cinque centimetri da lei. È da maggio che ad ogni festa c'è almeno un momento nel quale sono sul punto di baciarla. E non lo faccio mai. Perché?
"Ciao, Tom!"
È arrivata, ha interrotto il flusso dei miei pensieri. Bex. È sempre bella, un fiore che sta sbocciando. Non credevo di essere un poeta. Deve essere l'erba. Gin mi scocca un bacio e corre in cucina a sistemare le cose. Aldo ci prova con Amanda. La festa è ufficialmente cominciata.
Anche stavolta sono nel letto con lei. Ci stiamo facendo il solletico. I nostri visi sono a dieci centimetri. Nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre... Vibrazione.
Messaggio da Aldo: "Fattela". Mi stacco da lei. Stasera meglio di no. Possiamo continuare con il solletico. Più facile, meno aspettative. Ci addormentiamo abbracciati.
Sa di cocco, di pulito, di buono. È morbida. Le mie braccia sono perfette per stringerla. Che cosa mi blocca? Alzo lo sguardo verso la scrivania e vedo la scatolina. Mi squadra, mi dice: "Tommaso, come osi dimenticarti di me? Io sono qua e tu non mi cancelli". La scatolina con la fedina che l'Innominabile mi ha regalato per il nostro primo anniversario. È lì da due anni. Non l'ho ancora spostata.
Non ci riesco. Prima o poi lo faccio, prometto. Adesso sta bene lì. Tanto non lo sa nessuno che cosa significa. Solo io. Sospiro e mi alzo. Cerco i ragazzi per andare a fumare. Colazione, pulizie, pranzo. Un'altra domenica di ordinaria follia. Ho sempre pensato che se avessi perso Fede, sarei rimasto da solo. Fede non c'è, eppure io sono circondato da amici. Gin e Ale sono qui con me. Aldo pure. E Bex. Lei c'è. Avrà pazienza? Mi aspetterà?
Lo spero. Se ne vanno tutti. Li saluto dal balcone. Faccio ciao ciao con la mano. Finisco la sigaretta. Rientro in camera. Mi siedo alla scrivania. Prendo la scatolina. La apro. Sfilo l'anello. Mi calza ancora a pennello. Lo guardo brillare alla luce del lampadario. Lo rimetto a posto. Prendo la scatolina in mano e dopo aver aperto l'armadio, la nascondo sotto le felpe. Il suo posto è lì ora.
Just a little late you found me, Bex.

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Capitolo 16
*** Ginevra 2.0 ***


Sorridi. Meno tirata. Sai fare solo questo? Più convincente, su. Ginevra, sorridi. Perché? Sei a una festa. Forza, sorridi. Lo specchio riflette il mio viso, la mia camicetta a quadri leggermente scollata, la mia pelle abbronzata, i capelli svolazzanti. E i miei occhi. Sorridere. Come faccio a spostare il sorriso anche agli occhi? Non ho ancora imparato. Sfilo gli occhiali, mi spruzzo la faccia con l'acqua. Sento la musica che viene dal piano di sotto.
Hey, sexy lady. You are what I want.
Ho voglia di te.
Avevo detto così quella volta. La prima volta. Adesso ha voglia di qualcun'altra. Amanda, forse. E se non è lei, un'altra la troverà. La trova sempre. Non posso rimanere chiusa in bagno per l'eternità. Mi tocca scendere. Sorrido. Lo specchio sorride di rimando. Porta, scale, cucina, birra.
Bex è con Tommaso. Almeno una cosa funziona. Allegra, Samantha e gli altri ci sono. Stanno parlando. Amanda mi vede e la raggiungo. Non mi stacco da lei. Cerco di non guardarmi intorno ma non posso farne a meno. Dov'è lui? Dov'è Aldo? Un brusio di sottofondo. Ridono, rido anch'io. Per cosa non lo so, ma rido. Eccolo. Era solo nella sala.
Lo guardo ma non troppo. Non sta bene fissare le persone. Lui e Amy si sono baciati. Ora però lei è su questa sdraio con me, non con lui. È finita. A lei non interessa, a lui passerà. Giochiamo, beviamo, ci divertiamo. Sono stanca. Jack mi dice che lo è anche lui.
Saliamo al piano superiore per conquistarci una camera.
"Cominciate pure ad andare, io vi raggiungo tra poco."
Amanda preferisce rimanere ancora con Eleonora, Valeria e rispettivi ragazzi. Aldo non si vede. Matteo dorme sul divano. Bex e Tommy si saranno imboscati nella sua camera. La camera di Lucrezia, la sorella di Tommaso, è vuota. Ci buttiamo sul letto. Jack mi abbraccia. È troppo vicino. Non riesco a dormire, quindi mi alzo. Scendo di nuovo giù e trovo anche Aldo, oltre a tutti gli altri. Vado verso Amanda. Passa un'ora. Ho sonno davvero adesso.
Aldo mi accompagna su, si sdraia con me e Jack. Lascio un vuoto tra noi. È per Amanda. Lui vuole lei, non me. Non più. Arriva. Si butta tra me e Jack, mi sposta contro Romualdo. Sono attaccata a lui. Lo sento di fianco a me.
Amy comincia a blaterare riguardo a un ragazzo. Le piace, l'ha baciato. È stato meraviglioso, dice. Avverto Aldo contrarsi. Sento il suo respiro farsi più corto. Vorrei abbracciarlo, spiegargli che va tutto bene perché io sono con lui. Ovviamente non posso. Mi accontento di fare conversazione mentre gli altri due si danno alle canzoni dell'oratorio. Saranno le quattro del mattino e questi urlano come cornacchie. Tra poco sparo a entrambi. Silenzio, finalmente. Mi giro sul fianco. Respiro a pieni polmoni il Suo profumo. È la prima cosa che ho notato di lui alla festa postmaturità. Così buono, così maschile. Mi inebria.
Per stasera basta questo. Basta annusarlo, sentire la sua presenza. Se allungassi la mano, lo toccherei. Meglio di no. Accontentiamoci.
Come nella migliore tradizione di Casa Pent, eccoci riuniti sul balcone per cannetta e schimicata mattutina. Bex e Amy sono in camera a parlare. Allegra dorme ancora, Andrea e Azzurra sono chissà dove e tutti gli altri sono giù.
Qua ci siamo solo io e i ragazzi. Tommy e Ale, abituè della casa, fedeli compagni di feste da cinque anni. Jack e Matteo, nuovi membri aggiunti. E infine Romualdo. L'ho osservato da ieri sera, ho osservato lui, Tommaso e Alessandro. Sembrano tre migliori amici. È come se Federico non fosse mai esistito. Nessuno ne parla ma è così. Aldo ha preso il suo posto. Ho un po' paura. Lo stiamo cancellando? È solo un periodo? Finché ci sarà Aldo, Federico non tornerà. Allora forse è meglio che rimanga. Guardando questi cinque ragazzi mi sento a casa, felice come mai prima d'ora. Ci raggiungono tutti gli altri, mettiamo a posto casa Pent. Aldo mi aiuta a preparare la pasta. È tutto perfetto in questo mondo imperfetto. È solo la fine dell'estate, non del Noi. A Londra saprò quali aneddoti raccontare.
È la fine del primo atto. Lo spettacolo continua. Per ora, sipario.

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Capitolo 17
*** Federico 2.0 ***


Sono un idiota. Sì, sono proprio un idiota. Maledetto sia il mio stupido orgoglio maschile. Non basterebbe un’enciclopedia per elencare tutte le volte in cui mi sarebbe bastata una parola per riconquistarla. Un piccolo gesto o un semplice bacio. Ma no. È nell’essere umano accorgersi di non riuscire a vivere senza qualcuno solo quando lo si sta perdendo e dentro ci si sente morire. L’avevo vista con Aldo, provavo quella strana sensazione fastidiosa, gelosia. Ma non mi sentivo minacciato. Ero convinto che ovunque e comunque lei sarebbe tornata da me. Ero convinto di esercitare un potere su di lei. Forse lo stesso che lei esercita su di me, ma io non l’ho mai voluto ammettere. Ho mollato Lara. Non aveva senso continuare a prendere in giro lei e me stesso facendo finta che potesse andare bene così. A me non va bene, perché Gin non c’è più. Gin sta per partire e a me non va bene affatto. Ho poche ore per impedirle di salire su quell’aereo e convincerla che scappare da qua non servirà a niente. Convincerla a rimanere, per me. Devo fare qualcosa di eclatante, qualcosa che non sono mai riuscito a fare in cinque anni. Ammettere che senza di lei non riesco a stare. Lei è la mia costante. Devo ammetterlo senza sotterfugi, senza vergognarmene, senza paura dei giudizi. Devo ammetterlo e basta. Ho provato a nascondere tutto questo dolciume che provo quando penso al suo nome, ma nemmeno l’ammazzarmi di canne per tre mesi è servito a qualcosa. Sono stato con una ragazza come me. Avevamo in comune la musica da fatti, l’erba e un migliore amico. Mi sembrava una situazione ideale. Ma l’amore non è fatto di situazioni ideali. Lara era ciò che volevo per sfizio, mentre Gin è ciò che ho bisogno per vivere. Lei è la mia principessa. Corro, ho poco tempo e una macchina non troppo veloce. Mando un messaggio a Bex, sarà di fisso con lei, in qualche scena melodrammatica di addio che starà durando da ieri sera. Bex sto arrivando. La vengo a riprendere. 
Fede, drogati di meno. Che stai dicendo?! Tom se sei tu, hai rotto con il scrivermi dal cellulare di Federico u.u 
No, no, sono io. Bex, sto dicendo seriamente. Siete già in aereoporto? Devo parlare con Gin. 
Okay, spero tu non mi stia prendendo in giro perché non è divertente. Comunque sì, siamo in aeroporto. Gli altri stanno per arrivare e l’aereo parte tra un’ora e mezza.
Quaranta minuti e sono li. Grazie. Per te magari questo gesto, il fatto che tu mi risponda non significa niente, ma per me è importante, me ne ricorderò.
Ok ok, muoviti! Ps. Non ho mai smesso di tifare per te
:P 
Corro. Sono davvero fuori allenamento, queste vacanze sono state deleterie. Corro. Arrivo al gate e la trovo lì con una piccola valigia e intorno tutto il Noi di cui per un periodo anche il mio piccolo Io ha fatto parte. Mi avvicino, Gin mi guarda a bocca aperta. Luccichio e incredulità nei suoi occhi. A turno tutti le danno un abbraccio che potrebbe sembrare un tristissimo addio e non un banale arrivederci. Si avviano in massa verso il bar e ci lasciano soli. Io e lei. Sembra un dèjavu. Vorrei dirle tante cose, un fiume di parole, una marea di scuse e milioni di baci.
“Mi dispiace, per tutto. Ti amo. Ti aspetterò ora e lo farò per sempre.”
"Amare significa non dover mai dire mi dispiace."
Un bacio. Sa di novità, ma riporta alla luce tutto il passato, tutto il nostro passato. Sa di addio, ma anche di arrivederci. È tanto dolce da sembrare salato. È unico, forse il primo di tanti altri che verranno o forse l’ultimo che sigilla in un ricordo tutto ciò che è stato. Non lo so, ma è decisamente bellissimo. Mi sorride, ricambio. Prende la sua valigia ed entrambi ci giriamo dalle parti opposte: lei verso una nuova vita dall’altra parte della Manica e io verso casa ad imparare a crescere anche senza di lei. Dieci passi, mi giro, lei si gira.
“Gin, un’ultima cosa!”
“Dimmi.”
“Riaggiungimi al gruppo di whatsapp. Mi manca essere intasato di notifiche fastidiose.”
“Che scemo!"
Sorride di nuovo, dolcemente. Ci rigiriamo verso le nostre rispettive strade. Venti passi, ma lei ora non si volta più; è troppo impegnata a sognare la sua brillante nuova vita. Le sono sempre piaciuti i brillantini e le cose rosa e luccicanti, e questa sua avventura sa proprio di luccicante. Mani in tasca e mi avvio a passo svelto verso il bar. Sono tutti fuori ad aspettarmi. Valeva la pena far parte di questo Noi. Ne vale la pena.
Sarai sempre un po’ mia.
Malgrado il mondo.
Malgrado il tempo.
Malgrado me.
Buon viaggio, Gin.

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Capitolo 18
*** Beatrice 2.0 ***


Torino, 15 Gennaio 2015
 
Cara Gin,
Per giusta conseguenza ad una lettera rispondo con una lettera.
Ti chiedo scusa per il ritardo, ma il mondo in quest'ultimo periodo mi ha decisamente spiazzato. Tu sei andata via e con te tutto ciò che ne è stato di un'estate unica e stupenda. Ora, purtroppo, l'unica cosa che mi dice che quel Noi esisteva davvero è il dolore. Il dolore delle perdite.
Vorrei pentirmi di tutto ciò che è stato, ma non posso. È stato tutto troppo magnifico e rifarei ogni cosa da capo. Tuttavia un po' mi sento in colpa. Mi sento mangiare gli organi interni dal "non hai fatto abbastanza", perché lo sappiamo entrambe che negli ultimi periodi io non avevo fatto abbastanza. Non le ero stata vicino quanto potevo. E ora?! Ora lei non c'è più.
È morta banalmente dopo due anni di agonia e imbilico tra il volere vivere e il lasciarsi morire. E io?! Io non riesco più a mangiare. Non parlo, non rido, non piango. Sto in silenzio a sentirmi in colpa.
Quante volte mi aveva detto che avrebbe voluto addormentarsi per non svegliarsi mai più?! Troppe volte. Ma mai, in fondo, nessuna delle due pensava sarebbe successo davvero.
È bastato un attimo, il suo cuore ha ceduto. I suoi organi e tutto dentro di lei erano stanchi di combattere. Stanchi di combattere per qualcosa da cui non riusciva ad uscire.
Non faccio che ripetermi che forse è stato meglio così. Ha smesso di soffrire. Ma non ce la faccio a convincermi di questa puttanata. Perché non può in nessun caso essere una fortuna morire a quindici anni per colpa di una società che ti obbliga ad essere perfetta e ti convince che l'unico modo per esserlo è avere un fisico come le barbie.
Odio questo mondo. Lo odio perché mi ha strappato un pezzo della mia vita. Si è portato via troppo presto una delle mie migliori amiche. Questo mondo fa schifo.
Sembro una di quelle anziane signore del sud. Porto il lutto. Il mio abbigliamento si è ridotto al solo colore nero e le sue sfumature. Le mie unghie sono perennemente coperte da uno strato pesante di smalto rigorosamente nero.
Probabilmente se tu fossi qui mi sgrideresti, mi diresti che come sto reagendo non ha senso perché io non potevo farci assolutamente nulla. Sicuramente avresti ragione, ma il punto è che tu non sei qua. Nessuno è più qui.
Domani ci sono i funerali e i suoi mi hanno chiesto di scrivere un discorso. Ogni volta che lo rileggo mi sembra sempre di più carta straccia. Ho avuto diversi giorni, abbiamo dovuto aspettare l'autopsia, ne ho scritti migliaia di stupidi discorsi strappalacrime eppure nessuno sembra mai all'altezza.
Non ci sono parole giuste da dire, non ci sono parole. Non ho più parole e sono stanca di pensare. Non ho la forza di scrivere un messaggio a Tom e oramai non gli rispondo neanche. Non accendo il computer da giorni e il mio cellulare giace sfinito sul comodino. Vibra in continuazione. Mi da fastidio. Non voglio parlare con nessuno. Non ho voglia di fare nulla. Ho perso il conto dei giorni in cui sono in pigiama. Mamma e papà hanno rinunciato nel provare a comunicare con me e non mi chiedono nemmeno più se voglio andare a scuola. Sto semplicemente qua. Seduta. Sul letto che sembra enorme.
Fisso quella parete sull'armadio piena di ricordi. Piena di sorrisi e vita. Bex e Silvia. Fisso tutte le nostre foto. E odio il sorriso stupendo di Silvia in quelle foto. Odio le foto. Odio tutto perché in uno stesso momento entrambi i sorrisi su quelle foto si sono spenti. Mentre il mio forse un giorno tornerà il suo non farà mai più ritorno.
Mi sento in colpa. Mi sento in colpa per essere ancora viva. Mi sento in colpa per non avergli fatto capire che la vita presa nel modo giusto può essere stupenda. Io mi sento in colpa.
Rivoglio il nostro Noi. Rivoglio una seconda possibilità. In fondo non è mai troppo tardi.
Mi manchi, torna presto.

Tua,
Bex

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