Una questione in sospeso

di giny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ciao a tutti!!! Sono giny, fin'ora ho pubblicato storie nel fandom di Harry Potter, questo è il primo giallo che scrivo, abbiate pazienza xD spero che la storia vi piaccia, alla prossima!!!







Cassie passeggiava sovrapensiero per Camden Town. Era una giornata particolarmente soleggiata; evento molto raro per l'uggiosa Londra e poichè era sabato, i caratteristici mercati del quartiere erano particolarmente animati da famiglie e turisti di ogni genere.
Ma tutto ciò non contribuiva a migliorare l'umore di Cassie. Ormai lei e Julian avevano smesso di parlare da mesi e se non fossero stati partner a lavoro, avrebbero troncato anche quello straccio di rapporto rimasto.
Un bip la riscosse dai suoi pensieri.
-Cassie Smith-
-Sono Carl, c'è un cadavere in Farrier Street-
-D'accordo, arrivo-
Cassie chiuse la telefonata e si diresse verso la sua macchina. Anche quel giorno, apparentemente libero e tranquillo, sarebbe stato sconvolto da un'altra morte improvvisa.






Appena arrivata in Farrier Street, Cassie vide, come di consueto, una gran folla di gente e tutto lo staff del dipartimento. 
-Ciao Cassie!- la salutò Fred, che alzò il nastro per farla passare.
-Ciao Fred, hai visto Carl?-
-Sì. E' vicino alla vittima-
Cassie si diresse verso il collega, ma non riuscì da lontano a scorgere il cadavere, occultato dai membri della Scientifica.
-Hey-
-Hey Cassie-
-Chi è la vittima?-
-Arina Kozlova, 35 anni, residente a Hampstead, ma nata a San Pietroburgo. E' stata colpita due volte sulla nuca-
-Sappiamo verso che ora è morta?-
-Il coroner ha ipotizzato tra le due e le tre di stanotte-
-Bene-
-Tu come stai?-
Non ci fu bisogno di aggiungere altro, Cassie capiva benissimo a cosa si stava riferendo. Lei parlava di tutto con Carl e lui era sempre disposto ad ascoltarla.
-Come al solito. Hey, ma che sono quelle?-
-Oh quasi dimenticavo. Vieni, avvicinati-
Cassie si avvicinò al volto della vittima e rimase un po' interdetta.
-Ma sono... monete? Perchè ha delle monete sugli occhi?-
-Stiamo cercando di scoprirlo. Sono due monete da un rublo-
-Facciamo analizzare anche queste- 
-Ti va un caffè? C'è un bar qui dietro l'angolo- 
Cassie vide la Scientifica portare il corpo all'obitorio e la folla diradarsi a poco a poco e accettò.





-Cassie, dovete parlare, chiarirvi, non potete continuare così-
-Sai qual è il problema? Non c'è niente di cui dovremmo parlare, è questo il problema!-
-Allora se proprio non riuscite ad andare avanti perchè non troncate una volta per tutte?-
Bella domanda. Cassie se l'era posta tante volte, ma non era mai riuscita a dare una risposta, per mancanza di coraggio magari, ma la risposta rimaneva sempre un'incognita.
-Torniamo al dipartimento, dobbiamo risolvere il caso-
Cassie si alzò dal tavolo e Carl, scuotendo la testa, la seguì.


-La vittima è arrivata a Londra cinque anni fa. Non aveva nè marito nè figli, lavorava come badante da una signora anziana, una certa Rose Pendleton, che è morta 3 settimane fa e in seguito aveva trovato un impiego come commessa in un negozio in Farrier Street- disse Julian.
-Non vi sembra una cosa assurda? Queste persone cambiano paese per avere una vita migliore e vengono ammazzate. Non è triste?- disse Carl e Cassie annuì, evitando il più possibile lo sguardo di Julian.
-Bene, ehm... Cassie, tu e Julian dovreste andare al negozio dove lavorava la vittima, fate un po' di domande, cercate di capire che tipo era- continuò Carl.
Cassie e Julian si scambiarono un'occhiata veloce e annuirono. Sarebbe stata una lunga giornata.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***









Cassie e Julian si stavano dirigendo verso il negozio in cui la vittima lavorava.
-Farrier Market, dovrebbe essere questo- disse Julian, osservando l'insegna del negozio.
Cassie entrò e si diresse verso la prima cassiera che vide.
-Buongiorno, sono Cassie Smith del Dipartimento di Polizia, questo è il mio collega Warcraft- disse la poliziotta, mostrando il distintivo.
-Siete qui per Alina?-
-Sì, cosa potrebbe dire di lei?-
-Be', nonostante fossimo colleghe, non la conoscevo più di tanto, ma mi sembrava una persona piuttosto tranquilla-
-Dov'era fra le due e le tre di ieri notte?-
-A casa, sono andata a dormire verso le undici, c'era anche mio marito, può confermarlo-
-C'era una collega più vicina ad Alina?-
-Emily Peterson. Era molto in confidenza con lei-
-Va bene. Possiamo parlarle?-
-No, ha preso una settimana di ferie, a partire da ieri-
-Sa se possiamo trovarla a casa?- chiese Julian.
-Non saprei, comunque abita al 55 di Castle Road-
-Grazie mille. Il suo nome è...?-
-Julie Dawson-
-Grazie Julie. Arrivederci-
 
 
 
 
 
 
 
-Fermati qui, - disse Cassie a Julian -è questo il numero 55-
I due scesero dalla macchina e provarono a suonare.
Ancora.
-Signora Peterson, è in casa?- urlò Cassie.
-Non c'è. Be', non credo abbia preso una settimana di ferie per chiudersi in casa, no?-
-Già. Torniamo al dipartimento-
-Avevo pensato una cosa- esordì Julian.
-Potrebbe essere lei l'assassina?- chiese Cassie.
-Cosa? No no. Volevo sapere se ti andava di uscire a cena, questo sabato-
-Oh. Okay, va bene-
-Bene-
-Però è strano-
-Cosa, che noi andiamo a cena insieme?-
-No no. Perchè la Peterson ha preso una settimana di ferie a partire dal giorno dell'omicidio?-
-Be', in effetti è strano- convenne Julian - Ma ciò non toglie che lei non era in casa e potrebbe essere andata da qualche parte, magari all'estero e questo costituisce un alibi di ferro per lei-
-Dobbiamo saperne di più-
-Dovremmo provare a controllare se ci sono voli a su nome-
-Okay, andiamo al dipartimento e controlliamo tutti i voli di ieri, anche se dovessimo impiegarci mesi- disse Cassie, determinata.
 
 
 
 
 
 
Cassie, Carl e Julian stavano cercando da ore, ma non avevano ancora trovato niente.
-Trovato!- esclamò Carl, all'improvviso.
-Cosa?-
-Un volo a nome di Emily Peterson-
-Fantastico!- esclamò Cassie.
-Ma non risale a ieri. L'orario del volo risale alle nove di questa mattina-
I tre si guardarono.
-Credete sia stata lei?- chiese Carl ai colleghi.
-Adesso, intanto, sappiamo per certo che all'ora dell'omicidio lei era ancora in città, quindi l'alibi comincia a fare acqua- disse Julian.
-Giusto, ma ora che facciamo? - chiese Cassie - Non possiamo aspettare una settimana che lei ritorni da... dov'era andata?-
-A San Pietroburgo- rispose Carl.
-Ma è dov'è nata la Kozlova.
-Troppe coincidenze- disse Julian.
-Piuttosto, direi che le due avevano troppe cose in comune- disse Cassie, pensierosa.
-Qualsiasi cosa fosse, preferisco pensarci domani. Buonanotte-
-Vado anch'io- disse Cassie.
-Buonanotte ragazzi-

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***








Il fatidico giorno della cena era arrivato.
Cassie si sentiva agitata e impaurita. Fissava il suo riflesso allo specchio, i capelli lunghi e biondi, che sembrava risentissero del suo stato d'animo e gli occhi grigio-azzurri che, nonostante risaltassero per effetto della matita nera, mostravano la tensione e la paura della ragazza.
Finì svogliatamente di prepararsi e poi iniziò a vagare su e giù per la stanza da letto.
Quando sentì il clacson della macchina di Julian nel vialetto di casa, il cuore cominciò a battere all'impazzata. Era una sensazione strana, in fondo, nonostante le tensioni degli ultimi periodi, lei e Julian stavano insieme da tre anni e non erano certo degli adolescenti alle prime armi.
Uscì e salì in macchina.
-Ciao- la salutò Julian, con un sorriso.
-Ciao- rispose Cassie, cercando di apparire più tranquilla possibile, tentativo che riuscì più o meno bene.
-Tutto okay?-
-Sì sì, tutto okay. Dove andiamo?-
-In un ristorante qui vicino-








Il ristorante, ''La finestra sul parco'', chiamato così poichè offriva una stupenda vista su Hyde Park, era un posto molto tranquillo e luminoso, in cui era possibile godersi una bella serata in tutta serenità.
-E' molto bello qui- disse Cassie, guardandosi intorno e ammirando i numerosi dettagli della sala.
-Già è un bel posto, dicono si mangi bene-
-Sai, mi mancavano le serate insieme-
-Anche a me. Cos'è successo in questi mesi?- chiese Julian, come se Cassie possedesse la risposta a quella domanda, che pesava come un macigno dentro di lei.
-Non lo so...-
-Scusa, forse non dovevo parlarne-
-Avremmo dovuto farlo, prima o poi-
-Ma che importa, stasera? Godiamoci la serata e non ci pensiamo- disse Julian sorridendo, con gli occhi verdi più luminosi del solito. Cassie annuì, con un sorriso teso.







Il resto della serata passò tranquillo e l'argomento che prima aveva creato tanta tensione tra i due non fu riaperto.
Verso mezzanotte, i due si fermarono nel vialetto di casa di Cassie.
-Buonanotte-
-Buonanotte- rispose Julian; quando il ragazzo si avvicinò per baciarla, Cassie si allontanò.
Non era ancora pronta; una serata non poteva mettere a tacere tutto quello che avevano vissuto nei mesi di silenzio.
-Scusami, non me la sento, non ancora-
-...Va bene, scusa-
-A domani-
-A domani-
Cassie scese dalla macchina, entrò in casa e si rifugiò sul suo letto.
Pianse.
Pianse come mai prima d'ora; pianse per quella situazione maledettamente ingarbugliata e che sembrava non avere una via d'uscita.
Sfinita dal pianto e con le guance rigate dalle lacrime, si addormentò.





'Giorno gente!!!!!! Sono stata brava, ho aggiornato presto :3 anche perchè partirò e starò via per un po' quindi ho deciso di pubblicare prima di partire ^_^ come avete visto, questo capitolo era incentrato su Cassie e Julian, perchè volevo un po' approfondire i loro caratteri e il loro rapporto :) scusate per il capitolo molto corto, vi giuro che la prossima volta sarà più lungo ;) alla prossima e ricordate che una recensione, se volete, è sempre gradita ^_^ Baci!!!!!!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Cassie era appena arrivata al dipartimento e notò che Carl e Julian erano già a lavoro.
-'Giorno-
-Ciao Cassie-
-Ciao- la salutò Julian, senza incontrare il suo sguardo e Cassie sentì una fitta allo stomaco, ma la ignorò.
-Avete scoperto qualcosa?-
-Niente. Finchè la Peterson non torna, la situazione è ferma, immobile- disse Carl, sconsolato.
-Be', possiamo provare a tornare al Farrier Market- propose Cassie.
-E' un'idea, d'accordo- convenne Carl. 















In macchina, il silenzio tra Cassie e Julian si fece sempre più assordante, nonostante le cose da dire fossero davvero tante.
Quando entrarono in negozio, videro Julie Dawson alla cassa, come sempre.
-Buongiorno signora Dawson -al saluto di Cassie, Julie sussultò- Sono l'agente Smith, ricorda?-
-Oh sì certo- rispose la Dawson, con un sorriso tirato.
-Volevamo chiederle se ha notizie di Emily-
-No, nessuna, non è ancora tornata-
-Possiamo parlare con qualcuno? Non so, magari il suo capo?-
-Sì, la sua stanza è in fondo a sinistra-
-Bene, grazie-
Quando raggiunsero la stanza, sulla quale c'era una piccola targa con su scritto ''William O'Connor'', Cassie bussò due volte e una voce profonda dall'interno li invitò ad entrare.
-Dipartimento di Polizia di Londra, io sono l'agente Smith e questo è l'agente Warcraft-
-E' successo qualcosa in negozio?-
-Non in particolare, ma se fosse successo qualcosa lei non dovrebbe saperlo?-
-Be' sa, non è il mio unico negozio, mi divido un po' tra tutti e questo è quello che frequento meno-
-Capisco. Siamo qui per l'omicidio di una sua dipendente, Alina Kozlova-
-Ah già, Alina. Avete scoperto qualcosa?-
-Non molto, per questo siamo qui. Lei cosa può dirci?-
-A lavoro era sempre puntuale, non mi ha mai dato problemi, anche se è quello che ci si aspetterebbe da una persona con un passato come il suo-
Cassie e Julian si guardarono. 
-Cosa intende?- chiese Julian.
-Prima di venire a Londra, per quanto ne so, Alina aveva rapporti con la criminalità, roba da niente, ma sa come funziona in questi posti quando si hanno problemi economici-
-Non sa dirci altro?-
-Purtroppo no-
-Ci è stato comunque d'aiuto, arrivederci-
-Arrivederci agenti-











-Rapporti con la criminalità? Ma dite sul serio?- chiese Carl.
-Già- affermò Julian.
-Le cose diventano ancora più complicate adesso-
-Invece no, insomma è logico!- disse Cassie euforica.
I colleghi si guardarono, senza capire.
-Ragionate: in Russia, Alina faceva lavori per chissà quale pregiudicato, magari una volta arrivata a Londra non aveva saldato un debito con la criminalità ed ecco spiegato l'omicidio- spiegò Cassie in un fiato- Pensate anche alle monete sugli occhi, è un messaggio dell'assassino-
-Tu sei un genio!- esclamò Julian facendo sorridere la collega, che era arrossita vistosamente.
-Be', in effetti quadra- disse Carl.
-Ma non si spiega ancora l'implicazione della Peterson. Insomma, è partita il giorno dopo la morte della Kozlova ed è andata proprio a San Pietroburgo, non è strano? -disse Julian- Per non parlare della Dawson-
-Credi che lei c'entri qualcosa?- chiese Cassie perplessa.
-Secondo me sì, non hai visto com'è scattata quando siamo andati oggi al negozio? E poi il suo alibi, non le avevamo chiesto se c'era qualcuno che potesse confermarlo, ha detto tutto da sola. Perchè l'avrebbe fatto secondo te?-
-Già, hai ragione. Non ci avevo pensato- un'altra enorme incognita si fece largo nella mente di Cassie riguardo l'omicidio.
-Ragazzi, credo che a questo punto rimanga un'unica cosa da fare- disse Carl.
-Cioè?
-Andare a San Pietroburgo-
-Cosa?!-








Salveeeeeee :) sono tornata finalmente :) non vedevo l'ora di pubblicare questo capitolo che, come avete letto, è molto chiarificatore riguardo la vicenda :) vi aspetto nel prossimo capitolo, che come location non avrà più Londra bensì la bellissima San Pietroburgo <3 spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi ricordo che le recensioni sono sempre gradite ^_^ baci!!!!!!!!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***







Cassie e Julian si trovavano in macchina, diretti all'aeroporto di Heathrow.
Carl non aveva voluto sentir ragione quando i colleghi avevano cercato di ribellarsi; le indagini erano in totale stallo fino al ritorno della Peterson.
Per Cassie la prospettiva era ancora meno allettante, dal momento che avrebbe passato tutto il suo tempo, ventiquattr'ore su ventiquattro con Julian e questa prospettiva, visti gli ultimi risvolti, non le piaceva per niente.
-Sai, pensavo una cosa- esordì Julian, rompendo il silenzio.
-Cioè?-
-Riguardo la Dawson-
-Sei ancora dell'idea che sia coinvolta?-
-Sì. Ho riflettuto su una cosa: ricordi com'è morta Alina?-
Cassie parve pensarci un attimo.
-Con due colpi alla nuca- La ragazza si rese conto di aver trascurato fin dall'inizio quel particolare, che subito, per un motivo sconosciuto, le era sembrato futile, ma che adesso poteva rivelarsi fondamentale.
-Appunto, non ti suggerisce niente?-
-...Dovrebbe?-
-Ovvio. Un colpo solo alla nuca, può essere fatale se inferto con la forza giusta, quindi...?-
-Quindi?-
-Cassie è ovvio, è stata una donna!-
Cassie lo guardò fisso negli occhi.
-Avanti, ragiona:fosse stato un uomo, il colpo sarebbe stato un uno, ma i colpi erano due e allora...-
Cassie lo interruppe, infervorata.
-Stai dicendo che noi donne siamo meno forti di voi uomini?-
-No Cassie, sto solo facendo un ragionamento logico-
-Il tuo discorso è assolutamente maschilista!-
Quest'ultima affermazione di Cassie fece apparire un sorriso stanco, ma al contempo divertito, sul volto di Julian.
-Cassie non volevo sminuire voi donne, insomma tu sei l'esempio lampante che...- Julian si interruppe quando vide gli occhi grigi di Cassie scrutarlo fin dentro l'anima.
-...Okay, siamo arrivati- disse infine, distogliendo gli occhi da quelli della partner.
-E comunque rimani sempre un maschilista!- urlò Cassie, sbattendo la portiera dell'auto.
 
 
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Quando furono davanti all'ingresso dell'aeroporto, Cassie si bloccò all'improvviso.
-Aspetta-
-Che succede?-
-Dobbiamo tornare in Farrier Street-
-Cosa? Cassie, ma che stai dicendo? Stiamo per partire, abbiamo il volo tra un'ora!-
-Beh potremmo già essere di ritorno se ci sbrighiamo!-
-Non è possibile, siamo dall'altra parte della città e poi cosa dovremmo fare?-
-Ho pensato alla tua teoria, dei colpi alla nuca-
-Cos'hai in mente?-
-Dobbiamo cercare qualcosa lì, per strada, dove abbiamo trovato il corpo-
-Definisci ''qualcosa''-
-Non so, dei segni, un indizio, deve esserci qualcosa che non abbiamo notato-
-Devi farlo proprio adesso?-
-Quando sennò? Potrebbe essere fondamentale per le indagini, anche la nostra presenza a San Pietroburgo potrebbe avere un significato diverso, metti che la colpevole è la Peterson?-
Julian tacque, in effetti il ragionamento di Cassie non faceva una piega.
-Allora?-
 
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Un quarto d'ora dopo, il cartello che indicava l'inizio di Farrier Street era ben visibile davanti ai due poliziotti.
Non appena Julian si fermò, Cassie si precipitò fuori dall'auto e corse verso il luogo in cui il corpo della Kozlova era stato rinvenuto.
Dopo qualche secondo, Julian la raggiunse.
-Allora, cosa dobbiamo fare ora?-
-Qui è dove abbiamo trovato il corpo; -iniziò Cassie, mimando le parole con le mani- qui c'è ancora la macchia di sangue. Hey, cos'è questo segno?-
-Che tipo di segno?-
-L'asfalto è rigato, come se avessero strisciato con qualcosa di appuntito-
-Guarda, si interrompono circa un metro prima della macchia, Forse, anche un metro e mezzo- notò Julian.
-Tacchi. Questo è il segno di un tacco. La Kozlova stava scappando-
-Era con qualcuno che non conosceva e voleva scappare-
-Mmm, non credo. Forse mentre era girata per andare via l'assassino l'ha colpita e lei aveva cercato di scappare, nonostante la ferita-
-Non capisco cosa c'entri il segno dei tacchi-
-Nella foga di scappare si è rotto il tacco- disse Cassie sorridente e mostrando al partner, al pari di un trofeo, l'estremità di un tacco spezzato.
Julian la guardò sbalordito.
-Cassie sei un genio! Adesso però dobbiamo consegnare questo al dipartimento e andare in aeroporto alla velocità della luce-
 
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-Si pregano i gentili passeggeri di rimanere seduti durante il decollo, allacciare le cinture di sicurezza e spegnere tutti i dispostivi elettronici, grazie- disse la suadente e allo stesso tempo metallica voce di una hostess all'altoparlante.
Cassie e Julian erano riusciti a salire sull'aereo appena in tempo.
-A questo punto, i sospetti ricadono su Emily Peterson- disse Julian.
-Beh è piuttosto probabile. Ma per ora non dobbiamo dare nulla per scontato, dobbiamo invece considerare tutti gli elementi che abbiamo a disposizione e riesaminare con calma la situazione-
-Già. Comunque, sei stata molto brava oggi pomeriggio, sono contenta che tu sia di nuovo te stessa- disse Julian, guardando Casse, sorridendo.
Cassie sorrise di rimando e guardò fuori dal finestrino il panorama di Londra allontanarsi sempre di più e con esso ogni possibilità di fuga da quella sensazione che le opprimeva il cuore e la mente che avvertiva quand'era con Julian. Sarebbero stati giorni molto lunghi quelli che li aspettavano, ma Cassie non ebbe il tempo di accorgersene che la voce li avvisò che stavano iniziando l'atterraggio verso l'aeroporto San Pietroburgo - Polkovo. 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***



Giorno gente :) Intanto mi scuso se ho aggiornato adesso, ma ho avuto gli esami e non ho potuto scrivere. Poi, prima di lasciarvi al capitolo, volevo fare una ''premessa'', diciamo. Nelle recensioni che alcune di voi hanno lasciato, ho notato una certa ''avversità'' nei confronti delle vicende di Cassie e Julian. Adesso, ovviamente non pretendo che a tutti debba piacere tutto, ognuno ha le proprie preferenze e questo è giusto. Voglio solo precisare che la storia è un pacchetto e questo pacchetto comprende il tema centrale, ovvero l'omicidio di alina e una storia parallela, quella tra Cassie e Julian. Qualsiasi storia poliziesca o romanzo giallo tratta le vicende personali dei protagonisti, qualsiasi, anche per alleggerire la storia che altrimenti sarebbe troppo pesante e monotona. Quindi, se vi da fastidio che io abbia affiancato le vicende personali di Cassie al caso di omicidio, potete anche leggere altro :) voglio ringraziare chi segue la storia e chi recensisce, buona lettura e alla prossima!!!!! ^_^







Una volta fermato l'aereo, la voce della hostess, che poco prima aveva avvisato i passeggeri dell'arrivo, invitò gli stessi a scendere dal mezzo per raggiungere la navetta che li avrebbe poi condotti in aeroporto.
Cassie non riusciva ancora a crederci; durante il viaggio, non aveva fatto altro che pensare al caso e al punto in cui erano arrivati. Sperava che a San Pietroburgo la situazione subisse una svolta importante abbastanza per risolvere il caso.
Quando arrivarono in aeroporto, iniziarono a seguire i cartelli, leggendo le indicazioni in inglese, che portavano all'uscita.
Subito non si era resa conto di quanto l'edificio fosse grande, ma se ne accorse quando finalmente, dopo cinque minuti, trovarono l'uscita.
Cassie vide Julian armeggiare col cellulare.
-Che fai?-
-Ho fatto una breve ricerca su internet. Pare che passi un autobus ogni venti minuti, diretto all'albergo. Dovrebbe essercene uno ancora qui, se siamo fortunati-
L'albergo era il Pushka Inn, un piccolo albergo a mezz'ora circa dall'aeroporto. Carl aveva prenotato due camere separate, sotto insistenza di Cassie, che aveva posto quella come condizione per il viaggio e lui aveva ceduto.
-Aspetta qui un attimo, vado a prendere i biglietti per l'autobus- disse Julian e si diresse alla biglietteria.
Quando tornò, si incamminarono verso il mezzo e salirono.
Fuori dai finestrini la città scorreva veloce, ma non tanto da impedirgli di godere della magnifica vista. Affiancarono le più belle chiese che avesse mai visto, ogni edificio urlava maestosità, opulenza, e a Cassie dispiacque di avere a disposizione così poco tempo in quella città così magica, che dava quasi l'impressione di trovarsi sotto la cupola in vetro di una palla di neve.
Cassie e Julian erano così intenti a osservare la città. che quasi non si accorsero del controllore, che urlando in russo, inveiva contro di loro. Julian parve ridestarsi e consegnò immediatamente i biglietti, che vennero timbrati dal controllore e poi restituiti.






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Quando arrivarono davanti all'albergo, la sera stava già iniziando a calare; all'esterno dell'albergo, le luci erano già accese e ciò conferiva all'entrata principale, che ricordava molto un tempio greco, molta atmosfera e maestosità.
Cassie si dovette ricredere quando entrò. Se l'esterno poteva risultare magnifico, l'interno lo era ancora di più.
Notò una grande cura dei dettagli; la reception, sui toni del bianco e del dorato, mostrava nel complesso un'eleganza classica e uno stile moderno semplice e lineare.
I poliziotti si avvicinarono al banco della reception.
-*Добрый вечер- disse un'elegante ragazza, sorridendo.
Cassie e Julian si guardarono un po' imbarazzati, fu la ragazza a parlare.
-Buonasera, lei parla inglese?- disse Cassie.
-Certo!- rispose l'altra, con uno spiccato accento russo.
-Abbiamo prenotato due camere, una a nome Smith e l'altra Warcraft-
-Certo, sono le stanze tredici e quattordici. Ecco le chiavi-
-Grazie mille-
-Di nulla. Potete sempre chiamarmi se avete bisogno di qualcosa-
I due salirono al piano superiore e raggiunsero ognuno la propria camera.
-A dopo- disse Julian.
-A dopo-
Quando entrò, Cassie rimase sbalordita dalla stanza, che sarebbe potuta sembrare anche un piccolo appartamento, se ci fosse stato un piccolo angolo cottura. Lo stile rifletteva quello dell'ingresso, semplice ma ricercato.
I toni delle tende e delle lenzuola variavano dal bronzo all'oro. Non riuscì ad immaginare come fosse la suite.
Poco distante dal letto, due eleganti poltrone facevano da cornice ad un piccolo tavolino, sul quale erano stati sistemati una bottiglia di champagne, una piccola candela accesa e un piatto di frutta fresca, talmente bella da sembrare finta.
Cassie fu sollevata che tutta quella meraviglia fosse a carico del Dipartimento e non del suo poco fornito conto in banca.
Decise di andare a fare una doccia prima che arrivasse il momento della cena.
Anche il bagno era molto semplice, anche se meno opulento rispetto alla camera.





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Cassie aveva quasi finito di prepararsi, quando il telefono della camera squillò e la receptionist di prima la avvisò che dovevano scendere per la cena.
Mentre usciva dalla camera, incontrò Julian.
-Queste stanze sono magnifiche!- disse sbalordito e Cassie rise.
-Già. Il mio portafogli ringrazia- disse, suscitando la risata del partner.
Quando arrivarono nella sala, i poliziotti scelsero un tavolo per due.
Qualche minuto dopo, un elegante cameriere porto due menu. Cassie vagò a lungo con lo sguardo fra le scritte in cirillico, quando finalmente trovò l'inglese.
Scorse vari piatti, tutti molto particolari, ma uno in particolare la colpì: i varieniki, ravioli di formaggio in salsa alle erbe. Decise di prenderli, Julian invece optò per la piervyi, una zuppa a base di pesce, cavolo e barbabietola.
I due gustarono a pieno la cena, chiacchierando e confrontando i loro gustosi piatti.
Quando pensavano di aver finito, il cameriere portò ad ognuno un piattino e un piccolo bicchiere con un liquido trasparente dentro.
-Queste sono pirozki, frittelle ripiene alla marmellata, accompagnate da un bicchierino di vodka. Li offre la casa- disse il cameriere in perfetto inglese.
-Grazie mille!- dissero i due e conclusero la loro cena.




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Quando salirono, ognuno si diresse verso la propria camera.
-Buonanotte- disse Cassie e si affrettò ad entrare prima che il collega potesse aggiungere altro.
-Buonanotte- disse Julian sotto voce, quasi a sè stesso. 




*''Buonasera'', in russo :)

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Erano le sette e mezza quando Cassie si svegliò. Si prese un po' di tempo, prima di fare la doccia e scendere per la colazione, per pensare a quello che lei e Julian avrebbero fatto per quanto riguardava il caso. In effetti, non sapeva da dove avrebbero cominciato e il fatto che restassero solo una settimana non aiutava.
Fece una doccia veloce e scese per la colazione. Julian era già lì, ad aspettarla, al tavolo a cui si erano seduti la sera prima per la cena.
-Buongiorno- 
-Buongiorno-
-Hai dormito bene?- le chiese Julian con un sorriso.
-Abbastanza, anche se ho pensato a tutto quello che dobbiamo fare qui- rispose Cassie, sospirando.
-Cassie cerca di rilassarti- disse Julian e Cassie sorrise.
Mentre iniziavano la colazione, la receptionist li raggiunse.
-Buongiorno. Se non sbaglio, voi due siete poliziotti, vero?- disse, in modo concitato.
-Sì, ma che è successo?- chiese Cassie.
-C'è stato un omicidio, qui vicino-
-Ma noi non possiamo fare niente, c'è la vostra polizia qui-
-Non ve lo chiederei, se non fosse arrivata questa- disse e porse a Cassie una lettera.
La aprì e lesse un indirizzo.
-E' dove è avvenuto l'omicidio- disse la receptionist.
Cassie e Julian si guardarono.
-Grazie, faremo il possibile- disse Cassie alla ragazza, quella sorrise e si allontanò.
-Qualcuno sa che siamo qui- 
-L'assassino di Alina?- disse Julian.
-E' probabile. Chiamo Carl-
Fece il numero del collega e il telefono dall'altra parte iniziò a squillare.
-Cassie! Come va a San Pietroburgo?- rispose Carl.
-C'è un problema. C'è stato un omicidio-
-Okay, ma...
-Lo so, non è competenza nostra, ma è arrivata una lettera qui in albergo, diretta a noi, c'è scritto l'indirizzo in cui è stato trovato il cadavere. L'assassino sa che siamo qui-
Silenzio.
-Cosa pensate di fare ora?- 
-Dobbiamo andare sul luogo dell'omicidio, magari l'assassino ha lasciato qualche indizio particolare-
-D'accordo, chiamatemi se ci sono sviluppi-
-Va bene-
-Che si fa, andiamo?- chiese Julian e Cassie annuì.
Arrivati all'albergo, trovarono, appena in tempo, un taxi, che stava per partire.
Appena salirono, l'uomo alla guida bofonchiò qualcosa in russo. Cassie gli porse la lettera con l'indirizzo e l'uomo annuì.
Arrivarono in un paio di minuti, poichè il luogo del delitto era piuttosto vicino all'albergo.
Nel vicolo, una piccola folla si era radunata e la polizia del posto era già arrivata.
Cassie fece per avvicinarsi, ma un uomo la bloccò. Dai suoi abiti, capì che faceva parte della polizia, così gli mostrò il distintivo che portava sempre con sè.
-Ah, collega!- disse l'uomo in un inglese molto arrangiato.
Cassie sorrise e gli presentò anche Julian.
-Possiamo dare un'occhiata?- chiese, indicando il cadavere e l'uomo annuì, facendola passare.
Quando i due furono accanto al corpo, entrambi si bloccarono.
-E' lui- disse Cassie, con un filo di voce.
La vittima era una donna, ma ciò che colpì i due fu ben altro: anche questo cadavere presentava delle monete sugli occhi.
Cassie si avvicinò per esaminarle.
-E' una scrittura strana. Sembra...-
-Greco- disse Julian - Sono dracme. Era la moneta greca prima dell'Euro-
Cassie annuì e si rivolse all'ufficiale con cui aveva parlato poco prima.
-Sapete qualcosa della vittima?-
-E' una donna greca, di Atene, sulla trentina, aveva i documenti nella borsa. Si chiama Alèxandra Doukas-
-Com'è morta?-
-Ha due colpi sulla nuca, sembra siano stati inferti con un oggetto molto pesante e duro-
Cassie annuì, mettendo a posto altri pezzi dell'enorme puzzle davanti al quale l'assassino li aveva condotti.
-Posso vedere il documento della vittima?- chiese e il poliziotto annuì.
Un attimo dopo, il collega russo le porse la carta di identità della vittima.
-Potrebbe aiutarmi? Non parlo il russo- chiese, un po' timidamente e il collega accettò, sorridendo.
-Vede, qui c'è scritto il nome, qui l'età, la città di provenienza, questo è il lavoro...-
-Che lavoro faceva?- 
-Era dirigente di una multinazionale-
-Perfetto, grazie mille. Dobbiamo andare, grazie dell'aiuto-
-Di nulla-
I due decisero di tornare in albergo a piedi, poichè erano molto vicini.
Strada facendo, decisero di fermarsi in un ristorante.
Presero posto al tavolo e Cassie chiamò subito Carl.
-Cassie, ci sono novità?-
-Abbiamo visto il corpo. Anche questa era una donna e anche lei aveva delle monete sugli occhi. E' morta per gli stessi colpi contundenti alla nuca-
-Tutto quadra. Hai qualche teoria?-
-Sembra che l'assassino ci voglia coinvolgere in una specie di... caccia al tesoro-
-Che intendi?-
-La vittima era di origini greche, ma viveva e lavorava qui. Sembra che l'assassino voglia farci fare il giro del mondo in ottanta giorni- disse Cassie, facendo ridere Julian.
-Vuoi dire che avete intenzione di andare in Grecia?- chiese un po' titubante Carl.
Cassie ci pensò un attimo.
-Questo punto lo rivedremo in seguito. Ti chiamo se succede qualcosa-
-D'accordo-
-Qual è il punto che dovremmo rivedere?- chiese Julian, curioso.
-Beh... Dato che la vittima è greca e che sembra un chiaro messaggio dell'assassino, potremmo ecco... andare in Grecia- disse Cassie, con finta nonchalance.
Julian rise.
-Perchè ridi?-
-E' solo che prima eri così contrariata all'idea di venire qui e mi sembra strano che sia tu a proporre un altro viaggio-
-Sto solo assecondando l'assassino- disse Cassie candidamente, con aria quasi infantile e Julian scosse la testa, sorridendo- Muoio di fame, ordiniamo?-

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Quando arrivarono davanti alle camere, Cassie girò subito la chiave nella toppa, aprendo di poco la porta e preparando
un'immediata via di fuga.
-A domani- disse semplicemente, con tono sbrigativo, a Julian.
Lui rimase in silenzio ad osservarla; poi, prima che lei potesse fare un passo, le bloccò dolcemente i fianchi e la baciò, senza darle il tempo di replicare.
Cassie rimase spiazzata, ma dopo qualche istante si abbandonò finalmente a quel bacio e prese timidamente il viso di Julian fra le mani.
Lei capì finalmente cosa le era mancato in quei mesi, che cosa poteva finalmente colmare quel vuoto dentro di lei.
Ma era pronta a lasciarsi andare?
Julian sentì il trasporto di Cassie e la strinse forte a sè; nel farlo, la porta socchiusa si aprì ancora e lui fece per entrare, tenendo ancora la ragazza fra le braccia, ma la mano di lei fu più lesta e afferrò saldamente lo stipite della porta, facendo fermare Julian.
Staccò le sue labbra da quelle di lui, guardandolo negli occhi.
-Buonanotte- sussurrò, entrando poi nella stanza e chiudendo con decisione la porta.
No, non lo era.
Come un automa raggiunse il letto, rannicchiandosi e lasciando lo sguardo perso nel vuoto, le spalle rivolte verso la
porta.
A nulla serviva la voce di Julian che la chiamava da fuori e le chiedeva di aprire la porta.
Dopo un lungo silenzio, la porta si aprì e Cassie avvertì una persona stendersi accanto a lei e due braccia forti cingere i suoi fianchi, stringendola.
Sentì poi le labbra di lui vagare fra i capelli e lungo il collo, lasciando lunghi e dolci baci.
Chiuse gli occhi a quel senso di tenera protezione che la invase e una lacrima quasi di sollievo e gioia scivolò giù
lungo la guancia.
Rimasero così, stretti e in silenzio, per tutto il tempo, finchè non si addormentarono.


Al suo risveglio, Cassie sentì qualcosa di caldo avvolgerla: voltò di poco la testa e avvertì il peso confortante di una
coperta.
Julian la stringeva ancora e si trovavano nella stessa posizione della sera prima.
Anche lui dopo qualche minuto si svegliò, stiracchiandosi appena e facendo voltare la ragazza.
-Ciao- mormorò lui, con la voce ancora roca per il sonno, ma sorridendo.
-Ciao- rispose lei, accarezzandogli il viso e baciandolo.
Julian rispose con un sorriso sereno al bacio, stringendola quasi per volerla cullare.
-Sai- iniziò lei, con la testa poggiata sulla sua spalla -Credo ci abbia fatto bene questo viaggio...-
Julian sorrise e annuì, per poi diventare un po' più serio, pur mantenendo un'espressione tranquilla.
-Qual era il problema?-
A quella domanda, Cassie alzò lo sguardo su di lui.
-Non lo so... Forse avevo paura che ciò che ci è successo, il modo in cui ci siamo allontanati, potesse accadere di
nuovo... Ma non ha più importanza, ora- concluse, accucciandosi di nuovo sulla sua spalla.
-Mi sei mancata- sussurrò Julian, facendole alzare di nuovo il viso con un dito.
-Anche tu- rispose Cassie baciandolo, quasi per suggellare la risoluzione di quella questione in sospeso.


-Pronto Carl, ci sono novità?- chiese Cassie, tenendo il telefono in una mano e il cucchiaino immerso nel caffè
nell'altra.
-In effetti sì- rispose la voce gracchiante di Carl dall'altro capo del telefono -Ho scoperto che Julie Dawson ha preso un
mese di aspettativa dal suo lavoro al supermercato-
-Un mese?- esclamo Cassie stupita, attirando l'attenzione di Julian.
-Già, un mese. E indovina? E' partita per San Pietroburgo, il giorno prima della vostra partenza-
-Ma si può sapere perchè vengono tutti qui?- sbottò Cassie, sbuffando -C'è altro?-
-Per ora no. Avete intenzione di trascorrere l'intera settimana lì?-
-Non lo so, dipende... Ah Carl, vedi se la Dawson ha prenotato in qualche albergo qui in città e chiama al supermercato chiedendo di Emily Peterson, dovrebbe essere già rientrata a Londra. In caso, convocala per farle qualche domanda-
-Come fatto- rispose Carl, prima di riattaccare.
-Allora? Cosa ti ha sconvolto tanto?-
-Julie Dawson ha preso un mese di aspettativa dal lavoro ed è venuta qui, un giorno prima di noi. Mi chiedo per fare
che cosa...-     
-Beh in effetti è strano... Intanto perchè non credo che l'impiego di cassiera in un supermercato sia così redditizio da
potersi permettere un mese di aspettativa, per venire qui poi... E soprattutto è strano che entrambe siano venute qui a
San Pietroburgo, che è la città natale di Alina...- disse Julian, pensieroso.
-...E se fossero coinvolte entrambe?- chiese lei, esitante, come se avesse voluto fino all'ultimo scartare quell'ipotesi.
Julian la guardò, riflettendo su quella possibilità.
-Se sì, in che modo? Certo, potrebbe essere che la Peterson sia partita prima per non far capire che fossero d'accordo e lei l'abbia raggiunta qui qualche giorno dopo, ma non capisco perchè la Dawson abbia preso un mese di aspettativa quando la sua presunta complice aveva chiesto pochi giorni di normalissime ferie.-
Cassie sospirò, affondando le mani nei capelli biondi.



I due poliziotti camminavano serenamente mano nella mano lungo la Prospettiva Nevskij, quando il cellulare di Cassie
squillò.
-Carl, dimmi tutto-
-La Peterson non è ancora tornata-
-Ma come può essere? Avrebbe dovuto essere già rientrata, è assurdo-
-Lo so, è molto strano...-
-Pensi ci sia qualcosa sotto?-
Dall'altro capo del telefono, Carl tacque.
-Non saprei, ma di sicuro ci sono troppe coincidenze-
Cassie sbuffò, alzando gli occhi al cielo e facendo ridere Julian.
-Va bene, chiamami per qualsiasi cosa- concluse lei, riattaccando.
-Qualche novità?-
-La Peterson non è ancora tornata. Se fosse successo qualcosa? Intanto ormai abbiamo assodato che l'omicida è una donna, per la parte finale del tacco che abbiamo trovato e per il tipo di colpi inferti sulle vittime. La conferma che ci vorrebbe sarebbe conoscere il ruolo delle due in tutto questo-
-Credi sia il momento di andare in Grecia?- chiese Julian ad un tratto.
Cassie si fermò a guardarlo, ponderando la richiesta.
Qualche minuto dopo, le sue dita correvano veloci sullo schermo del cellulare, componendo il numero di Carl.



L'aeroporto San Pietroburgo - Pulkovo era particolarmente caotico quel giorno e i due poliziotti ebbero non poche
difficoltà per i controlli.
-Spero che le casse del dipartimento non vengano dilapidate prima della risoluzione del caso...- disse Julian
sarcasticamente, mentre erano in fila al gate.
-Che intendi?- chiese Cassie, ma si interruppe quando una donna la urtò.
-Mi scusi...- mormorò quella senza
girarsi, infagottata nel pesante giubotto e nella larga sciarpa.
-Di nulla- disse Cassie un po' titubane, ma la donna era già corsa via.
-Tutto okay?-
-Sì, è solo che... Nulla, solo un'impressione... Allora, dicevi?-
-Dicevo che spero che il Dipartimento non finisca tutti i suoi soldi in questi viaggi prima che risolviamo il caso, altrimenti credo che chiederanno il numero dei nostri conti in banca...- rispose Julian, facendo ridere Cassie.
-Beh, ma tu potresti fare il cavaliere di turno e pagare tu per me-
-Molto spiritosa, Cassie...-
Intanto, fra le risate dei due, la fila al gate era diminuita e i poliziotti sarebbero a breve saliti sull'aereo per Atene.

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