Days of heaven

di Batyfe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


"sí, Max, sono qua davanti....un passo ed entro,tranquillo....sono solo cinque giorni,o almeno spero.... Almeno poi saprò parlare bene lo spagnolo...no,non ho la minima idea di dove si comprino le cartoline"
Ero seduta a una panchina in un giardino immenso, col telefono in mano pensando a cosa rispondere a mio fratello, Max, mentre con la coda dell'occhio spiavo le persone che mi passavano davanti.
" ti ho già detto che mamma non vuole che tu esca da lì... Hai l'asma e non puoi salire da solo verso un'avventura così perché ti pare... Si, lo so che ci sarei anch'io. Ma sai... Sono molto occupata a guardare i ragazzi"
Dissi mentre davanti a me passava una signora correndo con una tuta nera e rosa e dietro di lei un'anziana aspettava di poter attraversare la strada. 
" Max, ti devo lasciare... Si, saluta la mamma. Baci"
Assaporai per un istante il profumo dei fiori nell'aria con respiri profondi così che l'aroma mi riempisse i polmoni. Mi alzai dalla panchina e appoggiai le scarpe nel sentiero di terriccio per poi recarmi, sorpassati gli alberi, sul marciapiedi accanto all'anziana signora di prima. 
"posso aiutarla ad attraversare?"
La signora mi studiò da capo a fondo : partì dai miei piedi enormi, passando per le gambe, il busto e finì nei miei capelli scuri e ricci. La mia stazza era imponente davanti a lei anche se per la maggior parte delle mie amiche io ero quella bassa. 
" sì " squittì da un angolo della bocca. 
Decisi di prenderle le borse e, l'altro braccio, passarlo sotto al suo. Sentivo il suo corpo rigido sotto alla mia pelle, ma dato che ero una sconosciuta nei suoi confronti, la presi come una cosa normale.         
Aspettai che una macchina si fermasse e ci lasciasse passare e , quando questo successe, l'accompagnai dolcemente verso l'altro lato della strada tenendo il suo ritmo di piedi. Appena arrivate dall'altra parte la donna tirò un sospiro di sollievo e aspettò che le restituissi le sue borse. Lo feci e per un istante ci scrutammo ancora.
" sono Kendra"                       
Allungò la mano per stringermela e io feci lo stesso attenta alla debolezza dei suoi arti.
"vorrei chiederle... Sa mica dove si trovi il centro " SHS " ... Cioè lo Spanish High School. La scuola vacanza"
La signora fece memoria e si guardò intorno e infine indicò un edificio rosso in fondo alla via.
La ringraziai con un bacio sulla guancia e poi corsi verso il palazzo scarlatto mentre lei rimase impalata ancora domandandosi il motivo di tante smancerie.
Accostai tutta la strada sul marciapiede e mi ritrovai davanti alla mia meta. Un grande edificio si issava sopra di me. Ogni facciata aveva minimo un decina di finestre con appesi fuori altrettanti vasi con fiori gialli. Non si intravedeva niente dai vetri delle finestre solo una lasciava entrare un po’ di luce. La porta principale era un’enorme portone di legno con decorazioni floreali che arrivavano fino al  pavimento. Il marciapiede segnava il confine tra la strada e l’edificio mentre due aiuole fiumanti si trovavano sotto al cartello della facoltà. In esso c’era scritto il nome della scuola e un enorme ‘’hola’’.
La porta si aprì in un scatto e ne uscì una signora con una lunga veste lilla. Aveva occhi scuri e capelli corti che ricordavano il colore dell’edificio. Supponevo fosse di mezza età dalle rughe che le segnavano il viso e dall’espressione seria di chi ha un sacco di complicazioni. Mi inquadrò per un micro secondo e continuò per la strada. Come me, che con passo spedito mi infilai dentro prima che la porta si richiusse. Subito mi trovai in un grande atrio con pavimenti in ceramica e pareti sempre rosse. In fondo alla stanza c’era un bancone con due persone ad attendermi. Mi avvicinai. I due stavano leggendo dei fogli pieni di nomi, da quello che riuscii a scorgere, ma con un colpo di tosse riuscii a destarli.
‘’Buongiorno’’ augurarono all’unisono.
‘’Buongiorno’’ risposi con un finto sorriso stampato.
‘’Nome?’’ chiese uno di loro.
‘’ Kendra Paw’’
L’altro cercò il mio cognome nella lista immensa e, appena trovato, prese da sotto il bancone una chiave.
‘’ habitaiòn 122, arriba a la derecha’’ mi dissero con uno spagnolo sibilato indicando un corridoio.
Mi avvicinai a quello e trovai immediatamente una scala. La salii e arrivai in un corridoio di dormitori pieno di porte con numeri appesi. Un borbottio generale si spargeva fuori dalle camere e ogni tanto c’era qualche ragazzo fuori dalla sua camera da letto. Cercai il mio numero e, dopo aver bussato a stanze sbagliate, trovai una con scritto 122.
La porta era socchiusa e si sentivano delle grida da dentro. La spinsi piano e bussai con la mano destra. Le urla cessarono e sentii qualcosa venirmi addosso.
‘’HOLLAAAAAAAA’’ gridò una voce.


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SPAZIO AUTRICE

Ciao ragazzi, ho scritto questa ff dopo averla pensata prima di dormire. Ho voglia di scrivere qualcosa di consueto ma nuovo. Una vena comica delle solite storie su una ragazza in un college. Ditemi che ne pensate, continuo ad almeno una recensione.


Bacioni 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


‘’HOLAAAAAAAA’’

Una ragazza bionda, abbastanza bassa e sorridente mi saltò addosso.

‘’ Linda, sapevo che saresti venuta! Cioè... tu non sei lei?’’ si allarmò alzando gli occhi su di me pian piano.

‘’Kendra...’’ sussurrai a denti stretti.

‘’Te l’avevo detto! Non volevi credermi ed ecco... lei è al posto di Linda.’’ disse una voce.

Mi diressi con la vista verso la voce. In piedi vicino alla finestra c’era un ragazzo: alto, con capelli scuri e una felpa firmata. Il suo viso era contratto in una smorfia che pareva più un ghigno e i suoi occhi, anche quelli sul nero, passavano da me alla ragazza con intervallo di pochi secondi.

‘’Sono Ryan... e lei è Natalie’’ concluse.

Natalie si allontanò dal mio corpo con aria interrogativa mentre Ryan si allontanava dalla finestra e si avvicinava a me porgendomi la mano.

‘’Linda è una nostra amica, da due anni veniamo qui assieme. E quest’anno è diventata strana, dopo un incidente’’

Annuii lentamente con il capo stringendogli la mano. Fatto ciò il ragazzo uscì dalla stanza.

‘’Quindi tu... dovresti essere la mia coinquilina’’ supposi.

La stanza era a dir poco ristretta. La finestra su cui era appoggiato Ryan, il ragazzo di prima, si trovava in fondo alla stanza. Un letto a castello si trovava sul lato destro. Mentre dall’altra parte di quella stanza quadrata c’era una porta che portava, molto probabilmente, a un bagno ancora più piccolo della stanza. Un tappetino ornava inoltre il pavimento.

‘’Sì’’ rispose con un soffio di voce.

‘’Scusami per prima. Comunque sei stata adorabile a non... insomma... a non credermi pazza’’

‘’ Non avrei mai potuto... Natalie, giusto?’’seguì un movimento verticale della testa da parte sua.

 

‘’Il ragazzo le accarezzò dolcemente il viso come se fosse un cuscino di piume in tutta la sua dolcezza. Quei due diamanti azzurri la studiarono con ammirazione, come si guarda a un antico tesoro. La ragazza tremava sotto il suo tocco mentre il suo viso era incantato da quella vista paradisiaca.’’

O almeno questo era quello che stavo leggendo nella Hall della mia nuova scuola mentre una miriade di ragazzi si dirigevano alle loro classi.

‘’Sciocchezze’’ pensai e infine mi alzai per iniziare a vagare nel corridoio come i miei compagni, ma io non dovevo recarmi in classe, ma bensì dal preside per parlare del mio nuovo piano di studi.

Sorpassai i dormitori e salii per una scala di servizio verso l’ultimo piano. Superata la scala trovai solo una porta rossa con scritto in una targhetta ‘’ decano’’ in caratteri argentei. Mi avvicinai con cautela e bussai.

‘’Avanti’’ dissero da dietro alla porta.

Spinsi la porta che si aprì cigolando mentre dentro una signora mi stava aspettando. Appena alzò il viso la riconobbi: una signora con corti capelli rossi e espressione contratta.

‘’Salve, si accomodi’’ mi suggerì.

Scrutai la stanza. Aveva pareti scarlatte con dipinti raffiguranti paesaggi esotici. Mi accomodai davanti alla sua scrivania.

‘’ E’ venuta a parlarmi delle sue attività scolastiche, corrrretto?’’ chiese marcando la ‘’r’’.

Annuii.

‘’Lei è la signorrrina Paw...  prrroviene dall’Inghilterrrrra, è venuta qua per il corso di spagnolo, corrretto?’’ continuò.

‘’... per cos’altro se no?’’ sbottai.

Alzò gli occhi e mi osservò da sopra gli occhiali.

‘’ Vedo che non vi insegnano le buone manierrrre nella vostrrrra città... Comunque, questi sono i tuoi orrarrri.’’

Allungai la mano per prendere un fascicolo dalla sua. mentre annotava qualcosa in un altro fascicolo identico al mio studiai la scrivania. Era una grande tavola di legno rivestita di tela rossa con una montagna di cose accatastate. Nell'angolo a destra una pila di fascicoli, probabilmente appartenevano a tutti gli studenti dell'Accademia.

" La seconda ora della mattitanata è libera per lei mentre alla terza ora avrà cultura spagnola. per quanto riguarda la prima ora, cioè ora, dovrebbe essere a lingua" irrumpette.

"Perfetto" osai dire e mi alzai.

Tesi la mano per salutarla e, quando lei ricambiò, girai i tacchi e uscii dall'ufficio.

Ripercorsi la strada a ritroso verso i dormitori convinta che la prima ora l'avrei saltata comunque. In effetti mancavano pochi minuti al suono della campanella, sempre se ce ne fosse stata una.

" Ragazzina, in classe" gridò una voce dal fondo della Hall.

I due uomini che mi avevano dato la benvenuta erano ancora seduti ai loro posti. A guardarli bene mi accorso che erano identici, per non dire gemelli. Avevano gli stessi capelli mori con due rose ai lati della testa. Le forme del viso erano identiche e la loro stazza si poteva sovrapporre.

Li salutai con un cenno della testa e mi allontanai ancora diretta alla mia stanza.

"coff coff le classi sono dall'altra parte" mi beccarono

" ma..."

" niente ma"

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Rassegnata al volere dei gemelli e scrivania ( così li avevo soprannominati) mi diressi, questa volta realmente, verso i miei ultimi cinque minuti della mia prima lezione al college. Presi la strada inversa alle camere e, oltrepassando una miriade di corridoi, feci suonare i miei passi nelle assi di legno del pavimento. Dopo una porta a due ante di vetro si trovava l'area classi. La mia, secondo il foglio che avevo ancora in mano, era la prima a destra,mentre, per la seconda lezione, avrei dovuto entrare nella terza a sinistra. Bussai con le nocche lentamente prima di aprirla sempre con pazienza sperando che la campanella suonasse proprio in quel momento.
"Permesso" sibilai intromettendosi la testa dentro alla stanza. 
Una voce roca e una giovanile mi diedero il permesso. La seconda, la riconobbi, era quella di Ryan, il ragazzo che la mattina prima era nella mia nuova camera a spiegare alla mia conqilina che non ero un'impostora. L'altra,invece, apparteneva a un uomo in carne seduto dietro alla cattedra, molto probabilmente uno dei miei insegnati.
"Bongiorno" sussurrai.
Nessuno rispose. Davanti al tavolo del professore il giovane Ryan, con una faccia da posseduto, spiegava al suo maestro la sua teoria.
Avanzai tra i banchi e mi sedetti in un posto vuoto in fondo alla classe. Però qualcuno fischiò prima che potessi appoggiare le natiche sulla sedia di legno.
" Quello è il suo posto" disse Natalie indicando Ryan ancora intento a convincere il suo superiore. 
Mi ristabilizzai e mi diressi nel banco accanto alla mia coinquilina.
" Perciò... Ryan è un sapientone?" chiesi a bassa voce. 
" Diciamo che ama far perdere tempo con cose inutili" rispose. 
Proprio in quel momento la campanello squilló debolmente, quasi impercettibile all'orecchio umano. Tutti si alzarono. 
" Io non ho niente alla seconda ora... Forse potremmo andare a mangiare qualcosa" proposi alla ragazza. 
" Oh, scusa... ho geografia... ma alla terza sicuro"
"Non posso io" terminai.
Mi incamminai verso la porta iniziando a capire il mio destino di rimanere sola
" Ci vediamo in camera" gridò Natalie da dietro.
Annuii con la testa sempre girata verso l'uscita.

Appena entrai nella mensa un odore acre mi entrò dalle narici e mi invase i polmoni. La stanza era un grande salone mal dipinto di bianco con chiazze giallastre ogni tanto. Tre file di banchi si issavano dal pavimento con una trentina di sedie ciascuna. Subito all’entrata c’era una piccola stanza con un muro aperto da cui gli studenti potevano prendere il proprio pasto. Mi accodai dietro  a un ragazzo bassino e un pelo pelato e aspettai il mio turno. Non c’era molto da scegliere e nemmeno la qualità era ottima, ma era sempre e comunque cibo. Optai su un’insalata verde, che di verde aveva quasi il colore e dei pomodori freschi. Presi una pagnotta dall’aria stantia e andai a sedermi in fondo ai tavoli a destra, vicino a una porta di emergenza. Mi guardai un attimo in giro e poi tornai sul mio pasto. Con la forchetta infilzai un pomodoro e me lo porta alla bocca.

‘’Ciao’’ disse qualcuno alla mia sinistra.

Mi girai di scatto. Un ragazzo si ergeva al mio fianco.

‘’Zayn’’ si presentò.

‘’Sono una specie di fotografo/artista del college’’ continuò.

Lo guardai bene. Aveva una barbetta che gli disegnava perfettamente il viso. Occhi marroni, capelli neri e denti bianchi come il latte finivano di marcare i suoi tratti principali. Aveva un accento britannico ma i suoi tratti mi ricordavano l’Asia meridionale. Molto probabilmente Pakistan o paesi adiacenti.

‘’Mi chiedevo... avrei bisogno di un modello e, la prima volta che entro in questo posto, ne trovo una... bella, bella da morire’’ disse.

‘’Io...io non sono come dici tu’’

‘’Chi stava parlando di te? Dicevo la cuoca’’.

Raggiunsi con gli occhi la signora: una donna non molto giovane con capelli legati sotto a una cuffia. Era un po’ in carne ma non obesa. Da quello che si riusciva a vedere aveva un viso serio e impegnato.

‘’Ha dei bei occhi’’ dissi.

‘’Era uno scherzo. Che ne diresti di essere la mia musa’’ mi propose.

‘’Mi dispiace, ma rimarrò qua per altri quattro giorni e sono molto impegnata con lo studio. Non che mi dispiacerebbe, ma non ho tempo’’ mi scusai.

‘’Va beh, se cambi idea...’’ prese un tovagliolo e scrisse dei numeri sopra.

Gli sorrisi leggermente inarcando il labbro verso destra.

‘’Ci vediamo’’ mi salutò.

Ricambiai il saluto e lo guardai uscire dalla mensa.

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