le avventure del detective pears

di Matthew89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 Pears ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 pears ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 pears ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** pears capitolo 15 ***



Capitolo 1
*** un nuovo inizio ***


Salve a tutti ragazzi!Il mio nome utente è Matthew, sono entrato da poco a far parte della grande famiglia di EFP. Questa è la mia prima storia, un giallo ideato e totalmente inventato da me(compresi personaggi e luoghi). Spero vi piaccia. Auguro a tutti un grande in bocca al lupo per  le vostre storie, ansioso di poterle leggere e recensire. Un saluto, Matthew!:)
P.S: Anche il personaggio che racconta la storia, qui sotto, è frutto della mia immaginazione.
 
LE AVVENTURE DEL DETECTIVE PEARS

La storia che mi accingo a raccontare, ed il personaggio che la rappresenta, possono essere considerati, almeno secondo il mio modesto parere, come qualcosa di unico ed irripetibile. La più grande ondata di crimini dei quali io stesso sono stato testimone diretto,e la più pericolosa banda criminale che siano mai esistiti, a segnare in eterno la storia di una piccola città come Bustherburg. Piccola cittadina fondata nel 1723, quest'ultima faceva parte della poco più grande Calamity City, nel continente di Aisberg. Sin dalle origini, questo minuto e sconosciuto luogo aveva visto circa 50.000 abitanti, immersi nelle antiche casupole costruite quasi per passatempo dai costruttori della zona. Pace, silenzio e tranquillità, nient'altro per una esistenza semplice e priva di insidie. Difficile pensare che proprio qui, in un posto dimenticato da tutti, potesse prendere vita un organo molto più grande e pericoloso, che con gli anni si sarebbe evoluto sempre più. I fantasmi, così si facevano chiamare. Nessuno li vedeva, ma le conseguenze delle loro azioni si sentivano eccome. Agivano indisturbati, molto spesso di notte, senza che nessuno riuscisse mai a placare la loro sete di odio e vendetta. Persino le forze dell'ordine, nonostante accurate ricerche e varie intercettazioni andate a vuoto, non riuscivano a venire a capo della situazione. Dal 1948, le sorti di Bustherburg avevano incominciato a cambiare drasticamente, tanto da richiedere l'intervento del miglior investigatore in circolazione. In quanto testimone dell'accaduto, il mio intento è quello di narrare tale racconto nella maniera più dettagliata possibile, di modo che quanto vissuto in quel triste periodo possa non accadere mai più.

CAPITOLO PRIMO

UN NUOVO INIZIO


Bustherburg, Anno 1948, Lunedì 23 Settembre ore 16;30

Il sole risultava cocente quel pomeriggio, la temperatura superava di gran lunga i 45°. Sul tavolo, a sinistra, i soliti documenti giornalieri, ad indicare i nuovi casi da seguire. Sulla destra invece una pila di libri dai diversi colori, poggiati di fianco ad un malandato posacenere, contenente una sigaretta ancora accesa. Per il detective Jack Pears era una giornata come tante altre, tra nuovi clienti e scartoffie sparse. Uomo sulla trentina, egli era considerato il miglior investigatore di tutta Aisberg, il più scaltro in assoluto. Portava capelli corti dal colore nero scuro, con sopra un borsalino grigio ben lucidato. Gli occhi erano di un marrone chiaro piuttosto acceso, mentre sulle mani si scorgevano piccole smagliature nella parte superiore, e varie rughette in quella anteriore, sul palmo. Indossava una camicia bianca dai bottoni argentati, sovrastata da un jilet giallo lungo fin sopra la vita. Le scarpe erano dei semplici mocassini verdi, mentre i pantaloni eleganti e di uno strambo e alquanto particolare rosso fuoco. Pears era fatto così, odiava essere troppo prevedibile. Forse il segreto dei suoi successi continui era proprio questo, non lasciare mai nulla al caso ed essere sempre pronto al rischio. Tra tutti i suoi colleghi, nello studio Ghirlys di Bustherburg, era l'unico a non aver mai fallito un caso. Criminali arrestati, ladri scovati, assassini beffati con astuzia. Ogni giorno la solita solfa... il telefono squillava, il cliente assumeva, ed in meno di una settimana il caso era già risolto. Una vera forza della natura. " Questo lavoro inizia a diventare davvero noioso", esclamava. In quel di Aisberg tutti lo conoscevano, tutti lo temevano. L'infallibile era il suo nome d'arte. Almeno sino a quel lunedì 23 settembre. Quando alle 17 in punto il telefono tornava a squillare, un grande ed inatteso scossone si avvicinava all'orizzonte. Finalmente, dopo tanto tempo, la sua rinomata reputazione sarebbe tornata ad essere messa in discussione.

FINE CAPITOLO PRIMO

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***


Le Avventure del Detective Pears Capitolo 2 Con aria decisa,Pears sollevava la cornetta del telefono,pronto ad accettare un altro prevedibile caso. Lavorava 24 ore su 24, non cessava mai. Per lui la dignità e l'onestà erano molto più importanti del vil danaro. Non sposato,viveva in una piccola casupola al centro di Aisberg, a tre stanze. Altro non poteva permettersi, ogni mese si vedeva costretto a versare l affitto ad un avaro e poco socievole anziano settantenne. Cresciuto proprio in quel di Aisberg, Pears aveva genitori,settantenni entrambi,piuttosto attenti e premurosi. Questi non volevano ancora accettare l idea che il loro unico figlio fosse volato via dal nido, pronto per una convivenza solitaria. Niente alcool, niente vita mondana, e soprattutto niente donne, considerate com inutili distrazioni.Il lavoro era l unica cosa che contava realmente nella sua vita, si partiva alle 7 in punto del mattino sino a tarda sera. Rientrava in casa solamente per mangiare e dormire. Avvicinando delicatamente l orecchio alla cornetta, Jack finalmente rispondeva, dopo aver atteso qualche secondo di troppo. "Pronto,chi parla?", diceva. Dall altra estremità giungeva una risposta del tutto sorprendente. " Salve,parlo con il signor Pears?". " Si,lei chi è?". " Sono il sindaco di Aisberg in persona,ho urgente bisogno di vederla.. e non sto scherzando". Poche volte il detective era rimasto senza parole, nell arco della sua decennale carriera. Questa volta era diverso. Il primo cittadino si scomodava personalmente come avesse bisogno di aiuto. Nelle sue parole Pears aveva colto subito ansia e preoccupazione, le sillabe venivano pronunziate lentamente e con voce fioca, quasi ci fosse il pericolo di essere spiati. Molti dubbi pervadevano la mente di Jack, ma di una cosa era sicuro; quel nuovo caso,se di caso si trattava, lo interessava già. Senza pensaci troppo,ignaro di ciò che lo avrebbe atteso,sbatte' le palpebre due volte di fila ed accetto' l invito.

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 ***


LE AVVENTURE DEL DETECTIVE PEARS CAPITOLO 3 Giunto ad Aisberg, grazie ad un tassista molto cortese e resistente al traffico, Pears raggiungeva così alle 20 in punto la Union Aisberg, un grande palazzo a sei piano, riservato esclusivamente al sindaco della città. Il signor Clacson, insieme ai suoi sottoposti, 5 in totale. La città era più che affollata, a grandi grattacieli si alternavano numerose abitazioni attaccate l'una all'altra e lunghe file di macchine disposte ovunque. Gli ausiliari del traffico stentavano a controllare le strade, il caos risultava assordante. Approdato dinanzi ad un grande portone, il detective suonava con forza, continuando nel frattempo a guardarsi intorno. Pur abitando a solo un'ora di distanza dalla grande metropoli, era solo la seconda volta che vi veniva. La prima era stata molti anni prima, in tenera età, in compagnia dei suoi genitori. Nel salire le scale, Jack restava quasi disgustato da tanto sfarzo. Quadri e pareti d'oro facevano da cornice a piccole statue, in oro anch'esse. Egli d'altronde detestava il lusso, simbolo di corruzione, e con esso anche i più ricchi. Non sapeva bene perché avesse acconsentito a tale incontro, ma sentiva che stava proseguendo per la giusta via. Uno strambo maggiordomo, dai folti baffi bianchi e sulla cinquantina, lo accompagnava nella stanza desiderata, all'ultimo piano. Quest'ultimo contava 5 stanze in totale, così come gli altri. " Benvenuto, signor Pears ... sono felice di incontrarla". A parlare, un uomo sulla sessantina, dai capelli bianchi, lunghi ed eleganti, e con una cicatrice sulla mano destra. Seduto di spalle, su di una poltrona, quest'ultimo continuava a recitare le classiche frasi di benvenuto utilizzate in speciali occasioni come questa. Jack rimaneva in silenzio, in preda alle parole del sindaco. " Se l'ho fatta venire qui, in modo così brusco, c'è un motivo preciso".Finalmente, dopo un breve soliloquio, Richard Clacson mostrava il suo volto. Presentava lunghi ed ammassati baffi bianchi, occhi a mandorla, bocca piuttosto stretta. Indossava inoltre un classico borsellino grigio, con camicia e pantaloni del medesimo colore. " Di che si tratta? Come posso esserle utile?", domandava il detective. Clacson riprendeva ad elogiare il nuovo venuto, dando sfoggio della sua grande abilità oratoria. " Vengo subito al dunque- riprendeva il primo cittadino- sono settimane che nella sua cittadina, Bhusterburg, si susseguono strani omicidi ... come se non bastasse, questi criminali stanno iniziando a colpire anche qui". Ecco spiegato dunque il motivo di tanta urgenza. I fantasmi, così denominati, venivano dipinti come assassini e ladri senza alcuno scrupolo. Il sindaco temeva per la sua stessa vita e incolumità. " So bene chi è lei- continuava- mi è giunta voce sia il miglior investigatore in circolazione al momento". Pears sollevava lo sguardo con grande fierezza. Amava essere elogiato, anche se cercava di non darlo a vedere. " Lo dimostri ... mi aiuti ad acciuffare questi criminali ... le giuro che sarà ben ricompensato". Jack adorava questo genere di sfide, anche se sentiva dentro di se uno strano presagio, come se qualcosa non quadrasse. Lo avrebbe comunque scoperto poi. Nel frattempo, una energica stretta di mano sanciva l'accordo!!

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 4 ***


LE AVVENTURE DEL DETECTIVE PEARS CAPITOLO 4 Martedì 24 Settembre, ore 9 del mattino L'incontro con Clacson, sindaco di Aisberg, aveva riacceso qualcosa nell'animo di Pears. Quella notte, il detective non aveva chiuso occhio. Questo non sarebbe stato un caso qualsiasi come altri già affrontati, se lo sentiva. Qualcosa di grosso era in ballo, non più soliti ladruncoli o assassini da quattro soldi facilmente rintracciabili. Come punto di partenza, per dare il via alle indagini, Jack pensò al locale di Gary, nella periferia di Bustherburg. Proprio lì incontrava spesso il suo informatore di fiducia, il quale non sbagliava mai. Se accadeva qualcosa, egli era puntualmente il primo a saperlo. Non vi era tempo da perdere, era necessario agire alla svelta. Indossato il suo inseparabile impermeabile grigio, Pears afferrava poi un classico borsalino nero, pronto per uscire. "Prima o poi dovrò sistemare queste scartoffie... uff ...!!", pensava. L'ordine non era certo il suo forte. La scrivania presentava fogliame sparso, immersa nel più impensabile disordine. "Ci penserò poi ... adesso ho altro a cui pensare!!". Proprio nel momento in cui si accingeva ad aprire la porta, il campanello suonava all'improvviso. Dinanzi a sè, il detective si trovava un ragazzo piuttosto giovane, dai capelli brizzolati e color oro, con occhi rosso fuoco. In completo nero elegante, l'ospite chiedeva di entrare. "Guardi sto uscendo ... per qualunque informazione o altro mi lasci pure il suo recapito ... la richiamerò non appena possibile ... promesso!!" Pensando si trattasse di un nuovo cliente, Jack cercava di liquidarlo con garbo, preso com'era dai propri affari. "No, c'è un equivoco ... io non sono affatto un cliente ... credevo che il signor Clacson l'avesse già avvertita!!", ribatteva il giovane. "Io sono il suo assistente di fiducia, da questo preciso momento!!" Pears rimase immobile, non credendo alle sue orecchie. Solo quando vide che il ragazzo faceva sul serio, cominciò a capire che non doveva trattarsi di un volgare scherzo. Il sindaco aveva affidato lui un secondo, suo conoscente di fiducia. Il suo nome era Mark McGowen. "Io? Un aiutante? Non posso crederci ... !!" Il detective non gradiva affatto l'iniziativa presa dal primo cittadino, era abituato da sempre a lavorare in solitudine. Tuttavia, aveva deciso di accettare il lavoro, con tutte le conseguenze che questo comportava. A malincuore, accoglieva così "l'intruso". "Non parliamo subito di lavoro ... andiamo a farci una birra ... questa sera ... per fare conoscenza!!", diceva Mark. Feste, birra e vita notturna, tutto quello che Pears odiava a morte. Una pacca sulla spalla lo fece quasi starnutire. Il rapporto con quello sconosciuto era già partito con il piede sbagliato. Difficilmente un tipo chiuso come lui avrebbe superato la cosa. Cominciava davvero a pentirsi della scelta che aveva fatto.

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 ***


Buongiorno amici lettori! Ecco il nuovo capitolo della mia storia! LE AVVENTURE DEL DETECTIVE PEARS CAPITOLO 5 Martedì 24 Settembre, ore 22 L'intera giornata era trascorsa velocemente, senza che Pears concludesse nulla. Il tempo dedicato al suo nuovo assistente, tra spiegazioni varie e disposizioni, aveva tolto ogni possibilità di indagine. Dopo una cena piuttosto rapida, in una piccola pizzeria di Bustherburg, i due andavano ad assaporare la tanto attesa birra. " Dunque, qual'è il tuo segreto? Come fai a risolvere ogni caso ... di la verità, hai qualche asso nella manica, non è così?", chiedeva Marc. Non la smetteva di porre domande, dimostrandosi una volta di più appiccicoso come colla. Con tono medio-basso, Jack rispondeva di non possedere alcun potere nascosto. Odiava avere qualcuno tra i piedi, per di più impiccione. " Come fai a vivere in una stamberga come quella? Non vorresti di più? Insomma, sei famoso ... uno come te non può accontentarsi di così poco!" " Senti ragazzo, la mia vita va benissimo così, non ho alcuna intenzione di cambiarla!" Con queste parole, l'astuto detective chiudeva bruscamente il discorso. Il biondo venticinquenne stava divenendo davvero insistente e pressante. In realtà, nonostante tutti i suoi principi, l'idea di uno studio più grande e accogliente navigava di tanto in tanto nella mente di Pears. Stremato dal continuo schiamazzare di Marc, decise di terminare la giornata e andare a dormire, dando al giovane appuntamento per l'indomani. La mattina dopo, le indagini riprendevano da dove si erano fermate. Il locale di Gary, frequentato da persone poco raccomandabili. Marc aveva voluto assistere con forza, mettendo a dura prova la pazienza di Jack. L'informatore era lì seduto, al solito tavolo, con la stessa barba bianca di qualche mese prima, e lo stesso borsalino grigio. Alla vista del detective, in lontananza, l'uomo si alzò, avvicinandosi cercando di non dare troppo nell'occhio. " Parliamo a bassa voce, qui anche le pareti hanno orecchie!", esclamava. Discutevano sempre in disparte, lui e Pears, per evitare inconvenienti spiacevoli. " Che mi dici, Coll?" Coll Rayan, questo il suo nome. Sulla sessantina, aveva capelli bianchi, occhi neri, e la pelle secca e cadente. Ex carcerato, aveva scontato 12 anni a causa di una rapina in una banca di Aisberg. Uscito, si era poi deciso a cambiare vita, divenendo l'informatore personale di Pears, " Non sei cambiato, da quando ci siamo incontrati qui, la prima volta, mio caro Pears ... da allora, continuo ad essere molto prezioso per te!" Senza battere ciglio, il detective rimaneva immobile, aspettando che il suo interlocutore si decidesse a vuotare il sacco. Non era dopotutto di molte parole. "Chi è quello? Non mi fido ... !", diceva Coll, rivolto verso Marc. "Marc, vai dentro, prendi qualcosa da bere e aspetta lì ... e non combinare guai!" Agli ordini di Pears, il giovane si allontanò, sbuffando vistosamente.

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6 ***


LE AVVENTURE DEL DETECTIVE PEARS CAPITOLO 6 " Bando ai convenevoli - esclamava Rayan- dimmi di cosa hai bisogno e togliti dai piedi, non voglio grane in giro, adesso sono pulito". L'uomo era ingobbito e piuttosto stanco, forse abbattuto dagli anni trascorsi in gattabuia. " Il tuo assistente mi sembra piuttosto giovane, non dovresti portarlo in posti come questi ...tira una brutta aria qui!" " Non preoccuparti di lui ... si chiama Marc, è giovane e piuttosto sveglio, anche se un pò troppo appiccicoso", ribatteva Pears. In tutta fretta, il detective scrisse su di un pezzo di carta il nome della banda ricercata, i Fantasmi. Senza emetter parola, Rayan afferrò il biglietto. Funzionava così tra loro. Poche parole, solo messaggi segreti o cifrati, per non dare nell'occhio. "Non li conosco ... dammi qualche giorno ... vedrò quello che posso fare". Ricevuto l'incarico, Rayan si allontanava, tornando al solito tavolo pronto ad assaporare altro vino. Più tardi, nel pomeriggio, il telefono di Pears ( tornato nel frattempo nel suo studio con Marc), tornava a squillare. "Pronto, chi parla?" " Salve signor Pears, volevo informarla che tra 10 minuti esatti, in Via della Notte, a Bustherburg, avverrà un omicidio". Senza dire il nome, e dalla voce mascherata, il misterioso interlocutore riagganciava di colpo. " Pronto? E' sicuro di quello che dice? Pronto?", urlava Jack. Nessuna risposta. Impossibile tentare di riconoscere i suoni ... le parole erano state ben truccate, forse modificate da una sorta di megafono. " Sarà stato uno scherzo di cattivo gusto", diceva Mark, con aria tranquilla. Per chiunque poteva essere un rompiscatole ... ma non per Pears. Trascinando il giovane sul luogo indicato, il famoso investigatore si recava così sul posto, per controllare la veridicità delle fonti ricevute. Tra traffico, rischi di multe e quant'altro, i due giunsero nel luogo segnalato,in poco più di mezz'ora. Parcheggiata la sua vecchia Fiat rossa in doppia fila, Jack ebbe la conferma di ciò che sospettava. "Chi è lei? Qui non si passa, un uomo è stato ucciso da circa 20 minuti!" A parlare era stato il capitano dei carabinieri, Arthur Kyle. "Sono un detective, mi chiamo Jack Pears ... questo è il mio assistente Marc!" " Pears? Ho sentito molto parlare di lei ... è famoso!" Spiegata la situazione, Jack riuscì a passare, con al seguito il suo fidato compare. Sdraiato senza vita, al centro della strada , giaceva il corpo di un uomo, con un pugnale conficcato dietro la schiena. " Il sangue è ancora fresco ... l'omicidio è stato commesso da poco ... probabilmente il poveretto è stato colto di sorpresa ... aveva quarant'anni, era un impiegato di banca, il suo nome era Gary Crodo!" Mentre ascoltava la descrizione della vittima, dalla dottoressa McBruneen, della scientifica, Pears venne attirato da un curioso particolare. Sul petto, il morto aveva uno strano foglietto bianco, fissato con scotch trasparente. La sigla centrale, firmata F, non mentiva. " F come Fantasmi"- diceva Marc! " Credo tu abbia ragione,Marc ... si tratta di quella banda!" Il caso si faceva intricato. Prima la telefonata, poi il messaggio firmato. Chiunque fossero i nemici, una cosa era certa; avevano tutta l'intenzione di sfidare Pears.

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 7 ***


LE AVVENTURE DEL DETECTIVE PEARS CAPITOLO 7 "Mark, che mi dici? Hai scoperto qualcosa? Spero tu abbia buone notizie!" " Purtroppo no, signor Pears. Rispetto a quanto trapelato dalle ultime ricerche, nulla di nuovo. La vittima non aveva nessun nemico, ne conti in sospeso con la giustizia; al contrario, era un semplice impiegato, una persona normale insomma!" Dall omicidio dei Fantasmi era già trascorsa una settimana, e il caso sembrava tutt altro che risolto. Il detective vedeva in quel brutale assassinio una sfida nei suoi confronti. "Qualcosa mi sfugge Mark ... non posso credere che questa banda agisca esclusivamente contro di me ... continua ad indagare, chiedi in giro ... datti da fare!!!" Anche se stentava ad ammetterlo, Jack iniziava pian piano ad abituarsi alla presenza di un altro collaboratore. Quattro occhi del resto erano meglio di due. A complicare le cose, le dichiarazioni della moglie della vittima, la signora Clara. Quest ultima aveva confermato la totale estraneità del marito nei confronti della malavita. Eppure, qualcosa non tornava. " Fantasmi ... sembrano astuti ... acciuffarli non sarà facile!" L unico indizio ritenuto valido, una società di cui il povero impiegato aveva fatto parte anni prima, la Calamity Industry, fallita per bancarotta. Driin. Lo squillo del telefono fece sobbalzare Pears. "Pronto?" " Mi delude, signor detective ... la credevo un eroe ... vediamo come se la cava oggi ... via dei Carbigi, l omicidio avverrà tra quindici minuti esatti!" Ancora la stessa voce cifrata. " Chi sei? Fai parte della banda, non è così?" Neanche il tempo di riagganciare, che Mark e Jack erano già partiti, nel tentativo di raccogliere la seconda sfida ricevuta ed evitare altri inutili spargimenti di sangue. " Sono riuscito a rintracciare la chiamata- esclamava Mark- grazie al suo speciale attrezzo; proveniva da un cabina telefonica, non molto distante dalla destinazione!" "Andiamo allora, e speriamo di fare in tempo!!!"

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 8 ***


LE AVVENTURE DEL DETECTIVE PEARS CAPITOLO 8 "Di nuovo lei? E' la seconda volta che arriva subito dopo un omicidio ... se non fosse per la sua fama, potrei pensare che c entri qualcosa, in tutto ciò" Con aria sorpresa, il capitano Kyle si rivolgeva a Pears, scrutandolo con attenzione. " Non è un caso che io sia qui - ribatteva Jack - sono stato avvertito da una telefonata anonima ... tutto qui". Il detective era scuro in volto, un altra vittima innocente era stata brutalmente uccisa. " Maledizione, sono arrivato troppo tardi". Le modalità erano le stesse; pugnale dietro la schiena, e foglietto firmato "F". Sa qualcosa di questi Fantasmi, signor Pears? Una nostra collaborazione potrebbe risultare proficua per entrambi". " No capitano Kyle, mi spiace ... ne so quanto lei!" Anche se avesse saputo, Jack non avrebbe spifferato nulla, dal momento che odiava le collaborazioni. Arthur sembrava un normale cinquantenne, con capelli bianchi e brizzolati. Tuttavia restava un poliziotto. " Povera donna ... che brutta fine!" Anche Leila Gowell, bionda e sulla cinquantina, aveva subito l ira della banda misteriosa. " Detective ... ho controllato la cabina da cui è partita la chiamata - diceva Mark, tornando di corsa - non vi sono impronte, niente di niente!" Chiunque fosse stato a telefonare, doveva aver ripulito per bene senza lasciare tracce. " Lo immaginavo Mark ... scopri di più su questa Leila, e fammi sapere ... alla svelta ... non dormirci sopra ragazzo". Due persone uccise nello stesso modo, e con la stessa tecnica. " Il pugnale deve essere stato conficcato con cura, si tratta di professionisti!" " Grazie dottoressa McBruneen". Mentre ascoltava il dialogo tra Kyle e la Bruneen, Pears accese una sigaretta, per pensare e allentare la tensione. Nel primo caso, sul pugnale non erano state rinvenute impronte. Il che sembrava impossibile. Come poteva uccidere l assassino eliminando ogni dettaglio? Il mistero si infittiva. Quella che sarebbe poi divenuta una guerra senza esclusione di colpi, non era che agli inizi!

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


LE AVVENTURE DEL DETECTIVE PEARS CAPITOLO 9 "Mia moglie era una persona normalissima. Il nostro matrimonio non conosceva ostacoli, durava da trent'anni ... non posso credere che sia morta in un modo così brutale". Mentre Mark appuntava ogni particolare della testimonianza, Jack ascoltava con attenzione. Frank Collwell, moro e sulla sessantina, descriveva in linee generali la sua defunta consorte. " E' proprio sicuro che non nascondesse nulla? Non so ... magari qualcosa legato al suo passato". " No signor Pears ... niente che mi riguardi, almeno". " Dalle indagini e' emerso che la signora Leila facesse parte, anni fa, di una società, la Calamity City, poi fallita. Lei ne sa qualcosa? Era pur sempre suo marito, maledizione!" Frank era incredulo, nemmeno lui sapeva di questo particolare. " Veramente no ... adesso basta, sono stanco ... mi lasci andare via, i miei figli mi aspettano ... saranno sconvolti!" Una volta congedato il pover'uomo, Jack e Mark presero a consultarsi. " Calamity City ... entrambe le vittime lavoravano in questa strana società... poi fallita per bancarotta. Mark, fai una ricerca su tutti quelli che lavoravano lì, ho l impressione che la battaglia a questi Fantasmi debba partire da li!" " Già fatto signor Pears ... avevo già pensato a questa possibilità ... purtroppo dagli archivi non risulta nulla ... di questa società e' rimasto ben poco, come se fosse stata intenzionalmente cancellata. L unico indizio si chiama Carl Piper, il fondatore. Risulta essere ancora in vita, dovrebbe avere ottant'anni, su per giù! Forse sa qualcosa!" Pears balzo' giù dalla sedia. " Maledizione, cosa aspettavi a dirmelo, andiamo subito. Vediamo se questo Carl può esserci d aiuto!" Il capo fondatore risiedeva a Bustherburg, in un piccolo vicolo difficile a vedersi. " Accidenti, poteva scegliersi un posto migliore". Dinanzi ad un grande portone dorato, in vetro, Mark suonava il citofono. " Si?" Una voce giovanile rispose. " Salve ... il mio nome e' Pears, sono un detective ... sto indagando su di un caso di omicidio ... avrei bisogno di fare qualche domanda al signor Carl. " Prego, terzo piano sulla destra!" " Sarà la giovane moglie", scherzava Mark. Al termine di tre lunghe e faticose rampe di scale, i due entrarono in casa. " Buon pomeriggio signori ... sono Marta, badante del signor Carl!" Pears e il suo assistente rimasero di sasso. L anziano soffriva di continui vuoti di memoria, a causa dell'Alzaimer che lo aveva colpito poco tempo prima. " Provate a parlare con lui- disse la donna, trentenne e bionda oro- ma non vi assicuro nulla ... la sua mente è' simile a quella di un neonato!" Nella stanza da letto, Mark rischio' di commuoversi. Provo' compassione per quel povero vecchio, sdraiato e immobile, con lo sguardo assente è perso nel vuoto. " Signor Carl ... questi due signori vorrebbero conferire con lei". " Jack ... Jack ... sei proprio tu - esclamo' l uomo- quanto tempo ... sei tornato ... sapevo che lo avresti fatto ... figlio mio!!!"

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


LE AVVENTURE DEL DETECTIVE PEARS CAPITOLO 10 Jack rimase immobile, senza dire una parola. Anche Mark esitava a controbattere, in seguito alle sorprendenti esclamazioni del povero Carl. “ Non può essere vero … Jack- continuava l’uomo- sei tornato … sei proprio tu … lo sapevo, sapevo che non avresti rifiutato l’invito di tuo padre … sei venuto per chiarire ogni cosa non è così?” Carl ciarlava a più non posso, con le orbite oculari quasi completamente all’infuori e le mani tremolanti. I pochi capelli bianchi rimasti erano sul punto di cadere, la pelle era grinzosa e malaticcia, con varie macchie scure sparse in più punti. “ Non dovete spaventarvi … Jack era il nome di suo figlio, scomparso non molto tempo fa …!”, esclamava la domestica. Pears tirò un sospiro di sollievo. Scoprire di avere un padre nascosto era l’ultimo dei suoi pensieri, specie in quel momento così delicato delle indagini. “ Mi dica, signora Marta … da quanto è ridotto in questo stato?” “ Da un anno o poco più ormai … lo conosco perché abitavo vicino a lui, sono cresciuta in questo palazzo … e ora ho deciso di assisterlo, è rimasto solo, senza nessuno intorno!” “ Uhm … quindi lei conosceva bene questo povero vecchio … che mi dice del figlio?” “ Una testa calda … Jack Piper … un vero maleducato e insolente … l’ultima persona che uno vorrebbe incontrare nella vita … lavorava insieme al padre Carl per la Calamity City, poi, dopo il fallimento dell’impresa, si è misteriosamente dileguato … il signor Carl era già malato da tempo, e, andato in pensione, aveva deciso di affidare il ruolo di capo responsabile al figlio … dopo soli 12 mesi, si sono visti i risultati!” “ Quindi, mi faccia capire bene- commentava Pears, con voce ferma e decisa – il signor Carl, ormai malato e vecchio, lascia le sorti della sua azienda nelle mani del figlio, nominandolo capo … dopo un anno, questa fallisce, e Jack scompare nel nulla!” “ Esattamente!” “ Per assegnare lui un compito così gravoso, i due dovevano andare più che d’accordo, immagino!”, interveniva Mark, sinora silenzioso. “ Assolutamente no … non facevano altro che litigare … Jack ha avuto anche dei problemi con la droga … io lo so perché lo vedevo spesso rientrare ubriaco e strafatto … poi Carl lo ha chiuso in un centro d recupero, per farlo disintossicare … dopo qualche anno, appena uscito dal centro, lo ha inserito in banca … forse con la speranza che cambiasse … bah!” “ Sa molte cose di questa famiglia!”. La dichiarazione di Mark venne ben accolta da Pears. La domanda giusta al momento giusto. L’assistente guadagnava punti. “ Le ho detto che sono cresciuta qui … ci vivo da ormai tredici anni, adesso ne ho 30, compiuti proprio ieri!” “ I nostri più sinceri auguri,allora!” “ Carl si è ammalato per colpa del figlio- riprendeva Marta- non ha mai accettato che quell’ingrato lo trattasse male e se ne fregasse di tutto e tutti … maledetto … spero che lo prendano e lo rinchiudano per sempre … l’Alzaimer del signor Carl, e il precedente tumore, di qualche mese fa, sono opera sua!” Carl Piper era praticamente in fin di vita. In preda alle più terribili e spietate malattie, stava percorrendo il suo personale cammino verso l’aldilà. “ Che mi dice invece della banda dei Fantasmi? Ne avrà sentito parlare di sicuro … hanno commesso due omicidi in poco tempo!” “ Si ho sentito, ma non so cosa dirle su questo … non ho la più pallida idea di chi siano e del perché facciano tutto ciò!” Pears si accorse di uno strano dettaglio. Nel momento in cui negava, Marta non sembrava del tutto sincera. Qualcosa sfuggiva al suo arguto ingegno. “ Uhm … d’accordo … per il momento è tutto, ma si tenga a disposizione, e non si allontani dalla città per nessun motivo … potremmo aver ancora bisogno di interrogarla!” “ Certamente!” “ Se per caso sentisse o vedesse Jack Piper, il figlio scomparso, non esiti a chiamarci, e occhi vigili … quell’uomo è una minaccia finchè resta in libertà!” Mark fissava la giovane, quasi attratto dalla sua bellezza. I suoi capelli corti castano-rosso, fin sopra le spalle, e i suoi occhioni marroni, lo facevano spesso perdere nel nulla. “ Arrivederla, signorin … ehm … Marta!” Pears fu quasi disgustato dalla scena. Ella ricambiò il saluto con un ampio sorriso a trentadue denti. “ Mark … Mark … umpf … andiamo idiota, ti sembra il momento per queste smancerie!” Una volta fuori, il detective analizzava i fatti. “ A me questa Marta non dice il vero … una che conosce così bene la famiglia Piper, non può non essere al corrente di qualcosa …!” “ Rilassati Pears … vedi sempre tutto nero … Marta era sincera, non c’entra niente, te lo assicuro … è l’angelo più bello che abbia mai visto!” Jack fu costretto a cambiare discorso, per non vomitare. “ Torniamo in ufficio, e cerchiamo quanto più possibile su questi Carl,Jack Piper, e Marta. Qualcosa dovrà pur saltare fuori!” I Fantasmi erano ancora in giro, e la città era più che mai in pericolo. La sfida era solo alle prime battute.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 Pears ***


LE AVVENTURE DEL DETECTIVE PEARS CAPITOLO 11 “ Capisco … mi dispiace molto … d’altronde devi ammettere che non si trovava in condizioni ottimali … fatti coraggio, lo sai che io ti sono vicino … per qualsiasi cosa chiamami!” In seguito alle ultime parole, Mark riagganciava di colpo il suo cellulare, all’arrivo di Pears. “ Mark, con chi stavi parlando al telefono? Hai scoperto qualcosa?” “ Buongiorno signor Pears … ho effettuato le ricerche che mi aveva chiesto, e … bè … i passi avanti non sono molti!” “ Tu dimmi lo stesso!” “ Jack Piper ha avuto qualche precedente, per spaccio, ma roba da poco … la signorina Marta è realmente cresciuta in quella casa, e anche lei risulta pulita … i suoi genitori sono morti qualche tempo fa, in un incidente stradale … per quanto riguarda il signor Carl … ecco … era un uomo impeccabile … tutto casa e lavoro … aveva perduto la moglie qualche anno fa, per una grave malattia!” “ Questo non lo sapevo …!” “ Già, neanche io signor Pears … tra l’altro … proprio pochi secondi fa, ho appreso della sua morte … Carl Piper è approdato nel mondo dei defunti!” A questa notizia, il detective chinò il capo, in segno di compassione. Odiava i sentimentalismi e rifiutava i rapporti di coppia troppo duraturi, ma anche uno come lui, in apparenza rigido, aveva del resto un cuore. “ Era un uomo onesto … non meritava una fine del genere!” “ Già …!” “ Non hai però risposto alla mia prima domanda, mio caro Mark … da quel che ho sentito, eri al telefono con una persona a cui tieni molto!” “ Glom … indovinato … ma preferirei tenere per me la cosa … sa, si tratta di un rapporto nato da poco … !” “ Ma figurati, queste cose mi provocano il voltastomaco. Fa pure i tuoi porci comodi, ma mi raccomando, tieni sempre separate vita privata e professionale … è la prima regola, per chi lavora qui dentro!” D’un tratto, qualcuno bussava alla porta. “ Mark lascia stare, ci penso io!” Dalla fretta con cui decideva di aprire, il detective doveva essere molto ansioso. “ Buongiorno, signor Pears!” “ Buongiorno a lei, signor sindaco!” Il sindaco in persona era giunto a Bhusterburg. Richard Clacson, indossando un borsalino nero, si accingeva a fare il suo ingresso in studio. “ Woow … il primo cittadino di Aisberg in persona … per me è un tale onore … siamo onorati della sua visita!” “ Mark, per favore … cerca di contenerti!” Il giovane assistente, scelto proprio dal sindaco, mostrava tutta la sua adorazione. “ Non si preoccupi signor Pears, sono abituato a questo genere di convenevoli … se sono qui, è perché spero lei abbia novità importanti sui Fantasmi … come saprà due nuovi omicidi sono stati compiuti, nei giorni scorsi!” “ Certo che ne sono al corrente, ero lì sul posto, in entrambi i casi!” L’incontro tra i due non fu dei più cordiali. Mark sentì Clacson alzare decisamente il tono di voce più di una volta, e Pears rispondere senza timore. Il dialogo durò non più di dieci minuti al massimo, dopodiché il primo cittadino riprese il suo borsalino appeso al poggia abiti, e con passo felpato abbandonò lo studio. “ Maaark!” Le urla del detective non promettevano nulla di buono. “ Si? Eccomi … come andata?” “ Non bene, non bene maledizione … mettere in discussione la mia reputazione di detective … ma li prenderò … giurò che li prenderò … fosse anche l’ultima cosa che faccio prima di ritirarmi a vita privata!” Il giovane assistente non aveva mai visto il suo capo così adirato. Perdere il controllo delle situazioni lo faceva andare fuori di testa. “ Voglio che la smetti di chiacchierare al telefono con le giovani donzelle … pensa al lavoro piuttosto, non a queste idiozie … amore … puah … lo detesto … mai avuta una ragazza, per mia fortuna!” Il grande Jack Pears , noto come il più famoso e arguto investigatore, aveva appena rivelato un suo piccolo segreto … non aveva mai provato il piacere di un legame sentimentale. Mark fu sul punto di rispondere, ma preferì lasciar correre. Uno squillo assordante del telefono fece sobbalzare entrambi. “Pronto? Chi parla? Sei tu? Hai novità? Molto bene … domani al solito posto … ci vediamo lì, 16 in punto!” Riagganciata la cornetta, Pears ebbe un sussulto di gioia. “ Che succede? Chi era?” “ Il mio informatore, quello con cui ho parlato giorni fa … deve aver scoperto qualcosa … altrimenti non mi avrebbe richiamato con così tanta urgenza!” Il giorno dopo, all’orario stabilito, i due si presentarono puntuali come un orologio all’appuntamento. “ Benvenuto Pears!”, iniziò l’uomo. Mark fu costretto per la seconda volta ad attendere fuori. “ Allora, che notizie mi porti?” “ Non è molto, ma sono riuscito a racimolare qualcosa … ho scoperto l’identità del capo dei Fantasmi … colui che guida la banda, insomma …!” “ Dimmi il nome!” “ Deve essere il suo nome in codice … si fa chiamare M!” “ M?” “ Si … è stato visto qualche notte fa da un mio amico pescatore, vicino al porto … era coperto da un telo nero, e aveva una grande M rossa al centro del petto!” “ E tu come sai che quello è il suo nome in codice?” “ Il mio amico mi ha anche detto di aver sentito qualcuno della sua banda che lo chiamava … signor capo M, appunto … ma era buio, e i due si sono eclissati quasi subito!” “ Mmm … M … così il tizio si nasconde anche da se stesso … interessante … hai altro?” “ No, per ora, ma continuerò le mie ricerche!” Tornati in ufficio, Pears si immerse nuovamente nelle sue scartoffie, facendo ricerche su ricerche. “ Uff … M … non sarà semplice scoprire l’identità di un tizio chiamato in questo modo … ci sarà del lavoro extra Mark, ti avviso!” Mark si limitò ad annuire. Nel frattempo, nascondendo il suo cellulare sopra le ginocchia, inviava l’ennesimo messaggino alla sua nuova e misteriosa fiamma.

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Capitolo 12
*** capitolo 12 pears ***


CAPITOLO 12 LE AVVENTURE DEL DETECTIVE PEARS “ M … M … mmm dannazione!” Adirato per l’ennesimo buco nell’acqua, Pears continuava a tormentarsi. L’aver appreso il nome, o meglio il soprannome, del boss dei Fantasmi non si era rivelata poi così utile. Il giovane assistente se ne stava lì, seduto sulla sua scomoda sedia in legno semirotta, a consultare vecchie scartoffie, nel tentativo di scoprire l’anello mancante. “ Il sindaco si permette di rimproverare me … Pears … ma chi si crede di essere!” Più che arrabbiato per il caso ancora in altomare, l’astuto investigatore si sentiva ferito nell’orgoglio. “ Signor Pears, di questo M non vi è traccia … ho interrogato i due testimoni segnalati dal suo informatore, che lo hanno sentito chiamare … ma hanno confermato la loro versione … non hanno visto nessuno in faccia … era buio e i soggetti erano troppo lontani. Tuttavia … “ “ Tuttavia cosa? Avanti, parla!” “ Ho avuto la sensazione che stessero mentendo e … signor Pears?” Nemmeno il tempo di terminare il discorso, che il giovane assistente vide il suo capo andar via in fretta e furia. “ Glom … stavolta è davvero adirato … devo stare attento a ciò che dico!” Poco più tardi, il detective bussava furiosamente alla porta del primo dei due soggetti interrogati poco tempo prima da Mark. “ Un momento, quanta fretta, arrivo!” Alla porta, Martin Goodwik, uno dei due quarantenni che affermava di aver sentito il nome del fatidico M. “ Ancora lei? Le ho già detto che non so nulla … potrei farla denunciare per … ehi … si fermi!” Senza badare troppo alle buone maniere, Pears afferrò per il collo l’uomo, seppur fosse più robusto di lui e alquanto barbuto. “ Stammi a sentire, brutto imbecille rincretinito … mi capita di rado di perdere il controllo, ma quando lo faccio, posso risultare pericoloso … !” Spintonato contro il muro, il moro dagli occhi scuri digrignò i denti. “ Con questo gesto si è garantito l’espulsione … “ “ Ah si? Tu credi? Sono piuttosto impulsivo, ho capito che non hai detto tutto ciò che sapevi … forse per paura … ma adesso ti giuro che mi rivelerai ogni cosa … o non mi chiamo Pears!” “ N- non posso … si fermi … non posso … glom … ne andrebbe della mia famiglia … !” “ Tu sai i nomi delle persone che hai visto, non è così? Parla …!” “ S-si … li ho sentiti … ma non posso … mi uccideranno!” “ No … io ti proteggerò … !” “Signor Pears, per pietà, la supplico … ho famiglia … è un rischio troppo alto … lei non conosce quella gente!” “ Come pensavo … hanno pagato il suo silenzio, vero? Quanto le hanno dato per nascondere la verità? Parli!” Preso dalla furia, il detective uscì definitivamente fuori di sé. Colpì con un pugno in pieno stomaco il malcapitato, facendolo piegare in due. “ Se non lo faranno loro, lo farò io … parla … chi sono i tizi che hai visto? E come si chiama in realtà il loro capo?” Un altro pugno, stavolta in pieno viso, aprì una vistosa ferita sullo zigomo destro di Martin. “ Mi uccida pure … ma non posso … sigh … non posso … ho già rischiato … coff coff… a rivelarle una parziale verità … coff coff!” A quel punto, il giovane assistente Mark, che aveva seguito Pears di nascosto, si precipitò in casa. “ Capo, che fa … si fermi … non lo faccia!” Anche i due bambini, figli di Martin, uno di 8 e una di 5, scesero le scale dal piano superiore. “ Papi … che succede? Perché urli?” Fu solo in quell’attimo, vedendo quelle innocenti creature, che il detective si guardò allo specchio, capendo di aver oltrepassato il limite. “ Sei cattivo, perché fai male al nostro papà?” La moglie, Gina Garrison, di 45 anni, bionda con occhi verdi, accorse a sua volta per trascinare via i suoi figli. Martin era ancora a terra, tenendosi lo stomaco … Pears continuava a fissarsi allo specchio, incredulo. Sembrava come se si fosse accorto di essersi trasformato in un'altra persona, anche solo per pochi minuti. “ M-mi dispiace signor Pears … so che non può capirmi … ma … coff coff … e va bene … le dirò tutto!” Il detective restava in piedi, inerme. “ I nomi di quelle persone son … BANG!” Un colpo violento di proiettile penetrò il vetro della finestra, creando il panico. Pears sussultò, risvegliandosi dal suo torpore. Quando tutti si destarono, era troppo tardi. Martin era morto, con un proiettile stampato in piena fronte. Qualcuno lo aveva eliminato prima che parlasse.

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Capitolo 13
*** capitolo 13 pears ***


LE AVVENTURE DEL DETECTIVE PEARS CAPITOLO 13 “Chi ha sparato? Chi diavolo ha sparato?” Il corpo di Martin giaceva inerme a terra, senza vita. “ Mark … hai visto qualcosa?” “ No signor Pears, sono entrato in fretta e furia per fermarla, ma non ho notato nulla di strano!” “ Dannazione!” La moglie si accasciò sul corpo del marito defunto, scagliando tutto il suo odio e la sua frustrazione contro Pears. “ E’ colpa sua … è tutta colpa sua … se non lo avesse costretto a parlare, a quest’ora sarebbe ancora vivo! La odierò per sempre! Non la perdonerò mai!” Jack si limitò a non rispondere, rispettando il dolore della povera Gina! “ Mark, pensa tu a chiamare la polizia … ho bisogno di una boccata d’aria fresca …!” “ Non c’è problema signor Pears!” Uscito fuori, pensava e ripensava. Il suo era stato un gesto avventato, forse, ma se non fosse stato ucciso, l’uomo avrebbe parlato. Era sul punto di farlo. Nel frattempo, in casa, Gina stringeva forte i suoi due bambini, che per fortuna erano stati condotti poco prima nelle loro stanze. “ Io … non … non so cosa dire … mi dispiace … - diceva Mark, sconsolato!” “ Non dica niente … esca, se ne vada, non voglio più vedervi … fuori!” Sconsolato, il giovane assistente chiamò i soccorsi, e poi raggiunse il suo capo. “ Andiamo via Mark, torniamo in studio … oggi è accaduta una cosa gravissima … dobbiamo cercare il secondo testimone, e impedire lui di fare la stessa fine. Rimane l’unica pista da seguire, per ora!” Sul punto di andarsene, Pears venne bloccato. “ Aspetti … guardi qui … c’è un biglietto!” “ Come?” “ Ma si, proprio qui … attaccato fuori la porta!” “ Dammi qua … con la porta completamente aperta, era rimasto nascosto dietro!” Un pezzo di carta bianca, con una evidente scritta rossa, diceva: “ Ti abbiamo sconfitto di nuovo, caro detective … non ti conviene metterti contro di noi … rischi di farti molto male …!” Firmato F. “ Grrr F come Fantasmi … è opera loro, ne ero sicuro!” “ Pensa che sia un avvertimento?” “ Certo che lo è Mark … umpf … i codardi si firmano sempre in gruppo … evidentemente il loro capo, il fatidico M, ha paura ad affrontarmi di persona! Questo lo conservo io … la scrittura è in corsivo, la farò analizzare … mi sembra ancora fresca!” Portato il biglietto al laboratorio vicino lo studio, i due tornavano così al lavoro! Poco più tardi “ Matilda Mc Brian … è il nome della seconda testimone che quella notte afferma di aver udito il nome M!” “ Molto bene Mark … valla a prendere, e portala qui … cerca di non destare sospetti … inventati una scusa, fa come ti pare, ma la voglio qui. Altrimenti ritieniti licenziato!” “ Come desidera signor Pears!” Nel giro di un’ora, il giovane assistente tornò con la donna a l suo seguito. “ Buonasera signora Matilda … prego, si accomodi!” “ Cosa volete da me? Il suo assistente mi ha detto di essere un poliziotto … mi sono spaventata!” “ Non si preoccupi … l’ho chiamata in merito alla sua dichiarazione alla polizia, riguardo la banda, che suppongo, conoscerà bene!” “ S-si … ne ho sentito parlare … e allora?” I due chiusero la porta. Mark nel frattempo, continuava a scambiare messaggini amorosi con la sua nuova ragazza sconosciuta. Ogni volta che la sentiva, i suoi occhi si coloravano d’immenso. “ Lei ha detto di aver udito, una notte, il nome M, non è così?” “ Ehm … ho detto che mi era sembrato di sentire qualcosa del genere!” “ Signora, vengo al sodo. Non siamo qui per perdere tempo … così come lo ero del signor Martin, purtroppo morto da poco, così sono sicuro che anche lei mi stia mentendo!” La signora Matilde iniziava pian piano a mostrare piccoli vizi dovuti al nervosismo, come toccarsi le ginocchia, i capelli, e mordersi ripetutamente le labbra. Pears era un genio nel riconoscere questi sintomi. “ Ehm … veramente … io ho detto già tutto quello che sapevo … alla polizia!” “ La prego, ho bisogno di lei … non appena sapranno che li ha visti, la faranno fuori, così come Martin … devono averlo visto, ecco perché è stato eliminato. Lei è fortunata ad essere ancora qui!” Matilde esitava. “ Conosco il commissario di polizia, la metteremo in un programma speciale di protezione, ha la mia parola. Collaborare con le forze dell’ordine non faceva impazzire Pears, ma in questo caso avrebbe fatto una eccezione. “ Non posso … mi uccideranno lo stesso!” “ Non lo faranno, se mi dice la verità … adesso!” “ Glom … io sono da sola, non ho nessuno!” La donna, con capelli castani, occhi verdi e sulla cinquantina, era vedova, e senza figli. I genitori erano morti da tempo, e viveva in una casetta solitaria, in totale solitudine. “ E va bene, tanto non avrei nulla da perdere … io e il signor Martin avevamo una relazione extraconiugale … per questo eravamo li quella sera … sigh!” “ Vada avanti!” “ Avevamo scelto un porto isolato, di notte, per vederci … non era la prima volta che ci incontravamo di nascosto dalla moglie … mi amava, l’avrebbe lasciata, diceva …!” “ Poi cosa è accaduto?” “ Eravamo appena usciti dal ristorante, e … ci siamo fermati dietro un muretto … sa, per scambiarci delle effusione, quasi come due adolescenti …!” “ Lasci perdere i dettagli inutili!” “ D’un tratto, abbiamo udito dei rumori … come di casse che venivano scaricate … e poi dei furgoni … Martin è uscito a controllare, dicendomi di restare nascosta … poi ho udito il nome M, ad alta voce!” “ E poi?” “ E poi … Martin è tornato … dicendomi di aver visto degli strani tipi!” “ Chi??” “ Avevano delle tute scure, coperti in volto … con una F al centro del petto!” “ Sono loro … mi dica chi erano quelli con il volto scoperto!” “ Cosa dice?” “ Signora Matilde, prima di morire il suo amante stava per dirmi i nomi di due uomini che affermava di aver visto in faccia …!” “ A me non ha detto nulla di questo … non so nient’altro!” “ Non le credo … adesso, andrò a spifferare il tutto alla moglie di Martin … come pensa che la prenderà?” “ Non può farlo!” “ Ah no? Vuole scommettere?” “ Ee va bene … va bene … tanto arrivati a questo punto … mi ha solo detto di aver sentito che si chiamavano a vicenda, e avevano pesanti casse in mano … uno era Thomas … e l’altro … Jack …!” “ Jack? Jack Piper??” “ S- si … adesso che me lo dice … si … perché signor Pears lo conosce?” “ Lo stiamo cercando! Maledetto!Per quanto la riguarda, la polizia la proteggerà, come promesso. Riguardo la relazione … non posso assicurarle che resti nascosta!” Matilda si alzò in lacrime, correndo via e sbattendo la porta con forza. “ Jack Piper … dunque sei uno di loro! La caccia continua!”

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Capitolo 14
*** capitolo 14 ***


CAPITOLO 14 LE AVVENTURE DEL DETECTIVE PEARS “ Capo, perché mai siamo venuti qui? Potrebbe essere pericoloso … e potremmo rischiare di fare un nuovo buco nell’acqua!” “ Sta zitto Mark, so quello che faccio. Se Matilda ha detto di aver visto quei tipi proprio qui, nel porto centrale di Bustherburg, allora è qui che faremo i nostri pedinamenti!” “ Potrebbero volerci ore, giorni, mesi … !” “ Vai a casa no? Non sono io ad averti scelto!” Quella sera, Pears, in seguito alle confessioni forzate della seconda testimone, Matilda, aveva deciso di tornare nello stesso luogo ove erano stati avvistati Jack Piper, Thomas e il resto del gruppo. Il detective appariva sicuro che quello potesse essere il loro punto di incontro per fare affari. “ A costo di venire qui ogni sera, prenderò quel Jack … suo padre Carl è morto per colpa sua, e ha più di un conto in sospeso con la giustizia!” Il rischio era pedinare a vuoto. Ma difficilmente l’istinto del detective sbagliava. L’attesa di quella notte non portò grandi novità. E così anche le successive. Dopo una settimana, tra ricerche e quant’altro, nessun passo in avanti. “ Signor Pears, sono sette notti che passiamo in bianco … per stasera facciamo una pausa … anche lei ha bisogno di riposare un po’! Domani riprenderemo!” “ I criminali non attendono noi Mark … passami quel panino piuttosto … gnam … adoro salsiccia e pomodoro!” Addentando un robusto e succoso hot dog, Pears era intenzionato a restare in piedi per l’ottava notte consecutiva. “ Resisti Mark … al termine di questo caso, arrestati i Fantasmi, ti pagherò un bel weekend con la tua nuova lei!” “ Eh, come? Ma che dice … io … !” “ Ti ho visto come guardi quel telefono … non sono stupido … innamoramenti … puah … peggio per te … !” Mark era visibilmente arrossito e imbarazzato. Pensava di esser stato furbo, invece il detective aveva capito tutto sin dal principio. “ Non serve che mi dici come si chiama … sei attaccato a questa ragazza?” “ Signore io … ecco … credo di amarla!” “ Povere le mie orecchie … comunque … se la ami così tanto, cerca di aiutarmi e impegnati,dopo sarai libero … e cerca di non farti uccidere!” “ Agli ordini!” I due non avevano mai parlato così a lungo, come in quelle interminabili notti. Pears si stava affezionando al ragazzo, anche se, orgoglioso com’era, difficilmente lo avrebbe dato a vedere. “ Sono quasi le 5 del mattino … yaaawn!” Sul punto di tornare in studio, i due udirono dei rumori. “ Shh … una macchina … registro la targa … uhm !” A scendere, due individui dal volto coperto. “ Capo … sotto il giubbotto hanno una F!” “ Si Mark … che ti dicevo … devono essere due dei membri della banda!” Scendendo, e avanzando lentamente, i due si avvicinarono nell’ombra. Voci rudi si udivano. “ Maledizione, mi sono stancato di essere sempre io a fare il lavoro sporco … M a volte esagera nel comandare!” L’altro uomo rispondeva a tono . “ Fai silenzio imbecille … l’ultima volta, chiamandolo a voce alta, hai finito col farti sentire da un testimone … così M sarà costretto a non essere presente in giro per un po’ … e ho dovuto uccidere il malcapitato Martin … per colpa tua … brutto deficiente … vedi di piantarla!” Approfittando del momentaneo litigio tra i due, Pears e Mark guadagnavano passi. Pesanti casse vennero scaricate, e trasferite in una strana barca. “ Ora Mark … ora … fermi tutti … mani in alto!” Munito di pistola ( Pears ne aveva una in studio, regolarmente registrata), e procuratane una anche a Mark ( sin dall’inizio del suo incarico, anche questa registrata) Pears usciva allo scoperto. “ Bastardi … devono essere gli sbirri!” “ Sono il detective Pears … mettete le mani bene in vista … e venite avanti piano!” I due fecero come detto. In seguito gettarono a terra le loro pistole, nascoste nei giacconi. “ Molto bene … adesso, toglietevi il cappuccio, e fatevi riconoscere!” Uno dei due eseguì gli ordini. L’altro, tirò fuori d’improvviso una seconda pistola, nascosta sotto la maglia. Una violenta sparatoria iniziò. “ Mark sta attento!” Un proiettile centrò in piena gamba uno dei due criminali, il quale cadde a terra dolorante. L’altro invece riuscì a riprendere l’auto e darsela a gambe. La barca con le due casse si era già allontanata da tempo, sparendo all’orizzonte. “ Inseguiamolo Mark, presto!” Fu tutto inutile. Era troppo lontano. “ AARGH … la mia gamba … aiuto, chiamate qualcuno … aargh!” Il malcapitato urlava a più non posso per la ferita ricevuta. “ Portatemi all’ospedale, morirò, sto perdendo sangue … argh!” Pears fece invece di testa sua. Curò di per sé l’uomo, portandolo poi nel suo studio. Poco più tardi, 10 del mattino “ Oi … dove … dove sono … !” “ Ben svegliato, finalmente. Come va la vita?” Sastarg Dolagan, il criminale acciuffato, si ritrovò in ospedale, con davanti il capitano dei carabinieri Artur Kyel, Pears e Mark!” Il detective aveva fatto la cosa giusta, ossia avvertire i carabinieri di quanto accaduto. “ Oi … cosa è accaduto!” “ Sei stato ferito Sastarg, se non fosse stato per Pears saresti morto!” “ E’ lui che mi ha sparato!” “ Sta zitto … nella posizione in cui sei ti conviene non fiatare …. Sappiamo che sei un membro dei Fantasmi, e hai avuto in passato problemi per droga e alcool … sei già stato dentro due anni … non peggiorare le cose!” Messo alle strette, Sastarg iniziò a sudare freddo. “ Uscito di qui, verrai trasferito nel carcere di massima sicurezza di Bustherburg. Puoi avere uno sconto di pena, in base a ciò che ci dirai!” Mentre Arthur faceva il suo dovere, Pears e Mark parlottavano tra loro. “ L’altro ci è scappato Mark … ma ho preso la targa … troveremo anche lui … non so perché, ma sono sicuro che si trattasse di Jack Piper!” Più tardi, in centrale “ Sei fortunato a camminare ancora Sastarg … adesso però, è meglio che parli … chi sono i Fantasmi … voglio tutti i nomi della banda … e chi è M … ti conviene non farmi perdere la pazienza, o dal carcere questa volta non uscirai mai più!” Il malvivente guardava nel vuoto, impaurito. “ Io non so niente!” Farlo cantare non sarebbe stata impresa facile. Pears e Mark, dall’esterno, assistevano all’interrogatorio. “ La ringrazio per averci avvisato detective, ha fatto la cosa giusta- diceva il maresciallo Garing, uomo dai capelli mori sulla sessantina, con occhi a mandorla e vita arrotondata. “ Sono uno che lavora da solo in genere, ma … per prendere questi maledetti, sono disposto a qualsiasi cosa, solo per questa volta! Hanno sfidato la mia abilità … me la pagheranno cara!” Nel frattempo, Sastarg veniva condotto in cella, senza aver detto una parola. All’uscita, lui e Pears si scambiarono una velenosa occhiata. Dopodichè, il malvivente distolse lo sguardo e chinò il capo, con aria saccente e soddisfatta. Metti in evidenza il post

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Capitolo 15
*** pears capitolo 15 ***


Buonasera ragazzi ( e ragazze)! Ecco il nuovo capitolo, appena sfornato, del detective Pears, nella sua personale battaglia contro i Fantasmi!" Buona lettura!;) LE AVVENTURE DEL DETECTIVE PEARS CAPITOLO 15 Due giorni erano trascorsi dopo l’arresto di Sastarg, ma la situazione stentava a decollare. Il malvivente continuava imperterrito a tenere la bocca chiusa, continuando a seguire quelle che, almeno secondo il suo punto di vista, erano considerate come regole di uomini d’onore e senza macchia. “ Mio caro e giovane Mark, quanto vorrei che quel maledetto telefono squillasse … e che il commissario di polizia mi desse qualche buona nuova!” “ Mai disperare, signor Pears … amore mio … ops, ho commentato a voce alta!” Messaggiando nel frattempo con la sua fiamma misteriosa, Mark si lasciava sfuggire una sdolcinatezza ad alta voce. “ Continui a credere in queste sciocchezze, eh … anche sul posto di lavoro … sta tranquillo, fa come vuoi, te l’ho già detto cento volte, e non mi piace ripetermi. Basta che rimani lucido e non ti rincretinisci, come fanno tanti!” Nel momento più rilassante, arrivò la chiamata tanto attesa. Lo stridio del telefono non ebbe nemmeno il tempo di emettere il suo suono per intero, che Pears era già con le mani ben salde sulla cornetta. “ Pronto?” “ Parlo con il signor Pears? Sono un sottoposto del commissario … la chiamo per informarla che vi sono interessanti novità, sui Fantasmi … può raggiungermi al bar dei Castani, in via Ottembrino 22?” “ Certo che si, arrivo subito!” In poco più di mezz’ora, Pears e Mark approdarono al luogo indicato. Davanti a loro, un giovane fanciullo sulla trentina, dai capelli biondi e brizzolati, con occhi azzurri e divisa ben allacciata. Le mani risultavano sottili e dalle dita allungate, mentre le orecchie erano ben marcate e rifinite. “ Mi chiamo Martino Liller, e lavoro in centrale!” “ Perché ci hai chiamati qui?” “ Ecco, ho sentito molto parlare di lei, detective … non che non mi fidi del mio superiore, è un bravo superiore e un ottimo poliziotto … però … in questo caso ho paura che non abbia la più pallida idea di come agire!” In poche parole, il giovane Martino proponeva uno scambio … avrebbe passato le informazioni sui passi avanti fatti dalla polizia sul caso, ed in cambio Pears avrebbe tenuto la bocca chiusa sulla loro futura collaborazione. “ Ti ringrazio per la fiducia ragazzo, ma mi sopravvaluti … non sono così eccelso come dicono in giro, faccio solo il possibile per svolgere nel migliore dei modi il mio lavoro!” “ Suvvia, non sia modesto … tutti la conoscono, non ha mai sbagliato un caso … è il migliore su piazza!” Dopo una carrellata di complimenti, la discussione arrivava finalmente al punto cruciale. “ Sastarg rischia grosso … il commissario lo ha minacciato in maniera pesante … rischia l’ergastolo, se non parla … in carcere vi è uno a cui tempo fa ha fatto un torto … oltre che la libertà, rischia anche la pelle!” Pears osservava i movimenti delle labbra del sottoposto, per capire se poteva fidarsi oppure no. Non che fosse in cattiva fede, ma preferiva sempre stare attento agli sconosciuti. “ Quindi?” “ Alla fine ha ceduto … ho delle notizie belle grosse, scottanti … se il commissario sa che sono qui, potrebbe farmi radiare dall’arma!” “ Sta tranquillo!” Anche Mark era impaziente. “ Sastarg ha confermato di lavorare per un certo M … si tratta del capo, colui che ha creato la banda … non conosce però quale sia il suo nome reale, nessuno lo sa. Viaggia sempre scortato da un’auto dai vetri scuri, e nessuno, o almeno non i membri più piccoli della banda, lo hai mai visto in volto! E’ un tipo astuto, crudele e previdente, a suo dire. Ha sulle spalle molti omicidi, rapine, persino stupri … Sastarg era terrorizzato, quando ne parlava … in cambio di ciò ha ottenuto uno sconto della pena!” “ Questo M è un mostro, da come lo descrivi … piuttosto … dell’uomo che era con lui, quando gli abbiamo sparato … Sastarg cosa dice?” “ Ah giusto. L’uomo che era con lui stava caricando delle casse, ma nemmeno Sastarg sapeva cosa vi fosse al suo interno!” “ E voi gli credete?”-intervenne Mark. “ Si, non avrebbe motivo di mentire … sa bene cosa rischia. Però sappiamo il nome del suo compagno, che purtroppo vi è scappato!” Pears si lasciò sfuggire un gesto di stizza. La risposta di Martino non fu però quella sperata. “ Il nome del secondo uomo è Karlile Ghor.” Jack rimase sorpreso. Aveva la certezza che il compagno di Sastarg fosse Jack Piper … invece si vedeva costretto a ricevere l’ennesima brutta notizia. “ Chi diavolo è questo Karlile Ghor?” “ Il commissario mi ha commissionato una indagine su di lui … ho scoperto che ha 35 anni, ha vari precedenti con la giustizia, si è fatto anche due anni, molto tempo fa, per spaccio. Cosparso di tatuaggi, capelli lunghi e neri … e … ah … gli manca un dente, davanti, nella parte superiore della bocca … ed è robusto quanto una roccia … a dire di Sastarg, colui che gli fa un torto è spacciato!” “ Bah … questo Sastarg è un idiota … nient’altro?” “ Ha un soprannome, questo Karlile dico … ehm … mazza chiodata … glom … !” “ Che soprannome è …!” “ Glom … Sastarg dice che utilizzi una mazza chiodata per sterminare le sue vittime, per conto di M … state attenti amici, vi state mettendo contro una banda di assassini e criminali senza scrupoli … occhi aperti!” Più tardi, giunti in studio, Mark e Pears si misero subito al lavoro, cercando a loro volta questo Karlile. Le informazioni combaciavano, Martino aveva detto il vero. “ Quel giovanotto aveva ragione … attento Mark … qualcosa mi dice che stiamo per entrare in una zona minata … sei ancora in tempo per tirarti indietro … non voglio che rischi così tanto, se non lo vuoi … posso andare avanti da solo!” Mark non esitò a rispondere che non aveva nessuna intenzione di mollare proprio adesso. “ Posso farle una domanda signor Pears?” “ Certo, dimmi!” “ Sul serio non ha mai avuto una storia seria … e non pensa mai a sposarsi, fare una famiglia, dei figli … io ci penso spesso … potrebbe essere una bella cosa,no?” La risposta di Jack venne interrotta sul nascere da un nuovo squillo del telefono. Stavolta non era Martino. “ Salve, mio caro e gentile amico!” “ Chi parla?” “ Ma come … mi offendi … non mi riconosci?” Pears scattò in piedi. Era la stessa voce che lo aveva chiamato per avvertirlo dei due omicidi. “ Ancora tu … chi diavolo sei …!” “ Non si scomponga così, signor Pears … fa male alla salute!” “ Rivelati, maledetto … sei M,non è vero?” “ Tu vaneggi detective … finora abbiamo scherzato, e ci siamo divertiti entrambi … ma adesso queste tue intromissioni iniziano a stancarmi di brutto … hai persino fatto arrestare uno dei miei … non appena uscirà, sarò costretto ad ucciderlo brutalmente, ti rendi conto di cosa mi costringi a fare?” Jack deglutì prima di rispondere. L’atteggiamento del suo interlocutore era perfido e spietato. “ Sei pazzo se credi che mi fermerò … lo farò solo quando ti avrò visto assicurato alla giustizia!” “ Sarò più chiaro allora … o ti fermi adesso, o sarà guerra … non ti mettere contro di me, detective … rischi di farti molto male. Con me, non puoi vincere … l’unica cosa che puoi ottenere, è una morte violenta!” “ Io ti scoverò, maledetto … fosse anche l’ultima cosa che faccio!” “ Come preferisci … goditi gli ultimi attimi della tua esistenza, allora!” Il misterioso interlocutore riagganciò di colpo. Pears si sedette, scaraventando poi con rabbia il telefono a terra.

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