The X Place

di PONYORULES
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The X Day ***
Capitolo 2: *** The X Choice ***
Capitolo 3: *** The X Path ***
Capitolo 4: *** My X ***
Capitolo 5: *** The Y ***
Capitolo 6: *** The X is Bleeding ***
Capitolo 7: *** I Hear Your X ***
Capitolo 8: *** We had the Same X ***
Capitolo 9: *** The Equation ***
Capitolo 10: *** The Peace of the X ***
Capitolo 11: *** The X Pride ***
Capitolo 12: *** The X Story ***
Capitolo 13: *** Talking X ***
Capitolo 14: *** Shake the X ***
Capitolo 15: *** To the Beautiful X ***
Capitolo 16: *** Counting X ***
Capitolo 17: *** Descendants of the X ***
Capitolo 18: *** Prison X ***
Capitolo 19: *** Paint the Town X ***
Capitolo 20: *** Up X Down ***
Capitolo 21: *** Shall We X ***
Capitolo 22: *** Rescue X ***
Capitolo 23: *** Breaking X ***
Capitolo 24: *** Let me X ***
Capitolo 25: *** When We were X ***
Capitolo 26: *** Dancing with a X ***



Capitolo 1
*** The X Day ***


The X Place


Quanti metri potranno essere? Dieci? Venti?
« Mi stai ascoltando JungKook-ssi? ».
No, non di più. Oppure sì?
« Fino a prova contraria mi ci hai portato tu qui. Non credi sarebbe il minimo donarmi un pizzico della tua attenzione? ».
Il piano non è difficile: entri e chiedi. Giusto. Quanti metri mi separano dal negozio? Al massimo quindici. Venti sono troppi.
« Ti saluto! ».
« Aspetta! » lo rincorre JungKook, bloccandolo per una manica della divisa scolastica. « Avevi promesso ».
« Avevo- » Taehyung alza gli occhi al cielo. « Va bene, ok, ora lasciami » strattona il tessuto per riconquistare la sua libertà. Sbuffa, continuando a guardare il suo migliore amico. « Mi hai allargato la manica ».
« In un lavaggio tornerà a posto ».
« Io non capisco » torna a prendere la parola. « Per te è tutto così semplice ma.. » la sua voce diventa un sussurro al passaggio di un gruppetto di studentesse dalla divisa degli stessi colori. « .. Da quanto vuoi entrare lì dentro? Mesi? Perché non lo fai? ».
« Undici, per la precisione » risponde risoluto il ragazzo più giovane. Inarca un sopracciglio. « Sì, sono un vigliacco. Qualche problema al riguardo? ».
« Diventano anche miei problemi quando mi obblighi ad accompagnarti in queste missioni suicide ».
« Non ti ho obbligato. Ti ho comprato. Per duecento grammi di mandorle » lo scruta dal gradino su cui è salito qualche attimo prima e nei suoi occhi, Taehyung legge molto chiaramente dello scherno.
« Sì, beh » incomincia, grattandosi il retro della testa. « Sono buone. Ma questo cosa centra? Stavamo parlando di te » la sua voce si impenna.
« Perché non entriamo assieme? ».
« Oh, no » risponde prontamente Taehyung. « No, non se ne parla ».
« Potrebbe piacerti ».
« No, sono convinto di no, ma grazie per l'interessamento » lo supera e allunga il passo, avvicinandosi al punto X. Kim Taehyung riconosce di essere una persona poco paziente e decide di dare un senso al pomeriggio. La sua intenzione, però, non è quella di entrare, bensì di invogliare l'amico a farsi avanti.
« Cosa? Cosa stai facendo? Vieni qui! » lo sente alzare la voce, stizzito.
Si volta davanti all'entrata, gli sorrise. « Perché non mi raggiungi? » ma poi la gravità va ad esercitare una forza sovrumana sulla sua mandibola. Alza un braccio e indica l'amico. « Che diavolo ci fai nascosto dietro a quell'angolo? ».
L'unica risposta che riceve da JongKook è uno scuotere il capo.
« Ma si può sape- » cerca di criticarlo ma la porta del negozio si apre di fronte a lui.
« Entri o no? » gli chiede il ragazzo che ora staziona sulla porta d'ingresso.
Taehyung riconosce che ha delle spalle molto larghe ma un fisico asciutto. Potrebbe avere dei bei lineamenti ma sono mascherati da un espressione rude.
« Sto aspettando un amico » borbotta.
« Allora levati dall'ingresso. Con la faccia che ti ritrovi stai allontanando la clientela ».
Kim Taehyung ama due cose: il suo criceto e i film americani. Quindi sputa per terra, perché riconosce possa essere un gesto fico.
L'ultima cosa che ricorda è un pugno in piena faccia.
 
X
 
Il primo rumore che percepisce è forte, improvviso e sobbalza. Apre gli occhi di scatto e incomincia il dolore al viso. É talmente disarmante che rimane senza fiato. Alza una mano per toccare la causa del male che ora gli fa digrignare i denti.
« Taehyung-ssi » si sente chiamare e volta il capo per scrutare l'amico che si muove a disagio su un panchetto di legno. Si stropiccia le mani in modo frenetico, alzando lo sguardo di poco, per poi abbassarlo un attimo dopo.
« Quell'idiota mi ha dato della faccia di culo. Mi sembrava d'obbligo lasciare un segno del mio passaggio ».
« L'idiota in questione ha solo dato voce ad un'ovvietà » risponde il ragazzo interpellato, dandogli le spalle, le gambe sul basso tavolino davanti a lui.
Le sue sneakers color cobalto non hanno un briciolo di sporcizia, nonostante il posto che li circonda sia cosparso di capelli, lacca e tinture di talmente tanti colori che Taehyung si domanda se possa conoscerli tutti.
« Sei solo uno stronzo » lo rimbecca, scorgendo alla sua destra un grande specchio ovale. JongKook sposta la sua sedia e lo spinge verso quel riflesso che no -non può assolutamente- corrispondere alla sua faccia. Kim Taehyung riconosce che la macchia rossastra e gonfia che sta prendendo forma poco sopra lo zigomo è un'oscenità. Così, sbuffa fuori la sua frustrazione, facendo attenzione a svuotare bene i polmoni prima di prendere un nuovo respiro.
« Smettila di rispondere » lo supplica l'amico sporgendosi verso di lui. « Non peggiorare la situazione ».
In risposta comincia a ridere in modo frenetico, spasmodico, non preoccupandosi del dolore che comincia a farsi acuto. « Tutto ciò ha dell'assurdo » borbotta infine, cercando di ricomporsi.
« Questo è pazzo » continua a giudicare il ragazzo seduto sul divano, ammiccando ad un altro, poco distante da loro, impegnato a fare il suo lavoro. Questi impiega una manciata di secondi per recepire la frase, tanto è concentrato. Sfrutta il riflesso dello specchio e sorride.
« Il mondo è bello perché è vario, caro Jin. Te l'ha mai detto nessuno? ».
« No, e manco mi interessa ».
« Vi ringrazio per l'ospitalità » JongKook fa un profondo inchino, arrossendo. « Forza Tae, dobbiamo andare ».
« Proprio ora che cominciavo a divertirmi? » ma davanti a quel paio di occhi supplicanti non può che fare spallucce e alzarsi in piedi.
« Ricevuto » alza gli occhi al soffitto.
« E loro chi sarebbero? » domanda una voce sconosciuta. JongKook sobbalza appena per la sorpresa, mentre direziona il suo sguardo sui due ragazzi appena entrati nel negozio. Quello che ha parlato ha profondi occhi scuri, sagomati con una matita nera e viene subito fiancheggiato da un altro dai capelli più chiari e il viso più allungato.
« Due imbecilli » risponde l'uno.
« Non ne ho idea, mi sto concentrando sul mio nuovo taglio di capelli » fa eco l'altro.
Il parrucchiere grugnisce, mentre si pulisce le mani contro ai jeans sbiaditi.
« Due clienti ».
« Dici davvero? » li indica il primo, quasi con ammirazione. « Sapete a cosa state andando incontro, vero? ».
Jin sghignazza, mentre dà forma a piccole gru di carta con i fogli di una vecchia rivista scandalistica.
« Jimin, credo tu sappia benissimo dove sia la porta » il parrucchiere tentenna. « Sì, anche perché ci sei appena entrat- lo vedi, NamJoon-ssi? Manco riesco a dire una battuta decente » abbassa il capo sconfitto. « Più passa il tempo e più divento uguale a mio padre ».
« Tuo padre è il più swag del quartiere » gli sorride l'interpellato, passandosi una mano fra i capelli ossigenati. « Non ti va poi così male, non credi? ».
« Ah » esclama sollevato. « Quasi scordavo questo particolare » fa per voltarsi e condividere questo attimo con i clienti ma torna subito serio. « Dicono così perché gira con una pelliccia » sorride di nuovo e JungKook cerca un modo per distogliere lo sguardo ma la bellezza del viso di Yoongi non smette di attrarlo nemmeno questa volta.
Taehyung è troppo occupato a toccarsi la parte lesa per accorgersi del mondo che lo circonda. Perso com'è nei suoi pensieri viene preso alla sprovvista quando uno dei nuovi arrivati gli tocca una spalla per attirare la sua attenzione.
« Tieni » gli dice, prima di allungargli una bottiglietta ghiacciata. « Si gonfierà ancor di più a contatto col freddo ma non preoccuparti, è normale ».
« Grazie » balbetta, visibilmente a disagio. « Sei molto gentile ».
« Mi chiamo Hoseok » gli risponde, sorridendo a pieni denti. « Fa sempre piacere vedere delle facce nuove qui dentro ».
« Sbaglio o faresti amicizia anche un cipresso? » lo rimbrotta Jimin, mentre infila una mano in uno dei cassetti, per poi uscirne trionfante con una barretta Mars.
Jin si volta lentamente, piantando lo sguardo su entrambi.
« Lo trovi carino? ».
Hoseok si allontana appena da Taehyung, spazia la stanza per trovare qualcosa da fare o uno spunto per la prossima frase da dire.
« Ahia, livello di imbarazzo in continua crescita » scherza Yoongi, avvicinandoglisi. « Capitano, come vuole procedere? ».
« Buttateli in mare » risponde secco Jin.
 
« Non me ne capacito ».
« Taehyung-ssi, sarà la sesta volta che lo ripeti » JungKook si arresta e rimane indietro, attirando così l'attenzione del più grande.
« Sono terribilmente dispiaciuto per la tua faccia ma non hai sentito cos'ha detto Yoongi poco prima di salutarci? ».
« Ho sentito forte e chiaro, ma non è mia intenzione tornare a trovarli » toglie la bottiglietta d'acqua dal viso mentre passa la carta nella biglietteria automatica.
« Avanti, non è stato divertente? » esclama soddisfatto JungKook.
L'amico lo fissa intensamente, riportando il freddo a coincidere con la sua pelle arrossata. « Uno spasso ».
« Facciamo cinquecento grammi? ».
« No, stavolta non funzionerà ».
« Ok, cinquecento grammi di mandorle e duecento di fichi secchi ».
Taehyung lo spinge via, usando l'unica mano libera. Nonostante ci sia poco spazio, per un attimo vede sparire la testa dell'amico, mischiarsi alla folla che sta aspettando pazientemente la metro.
« Ti ripeto che non serve a farmi cambiare idea ».
« .. e una bottiglia da tre litri di succo al kiwi » conclude Jungkook, mentre entra con fare distratto nel vagone. L'amico lo affianca, si siedono accanto e per dieci minuti non si parlano tra loro.
Potrebbero essere scambiati per perfetti sconosciuti, anche se con divise uguali continuano a sostenere ognuno il proprio cipiglio. Si guardano attorno: l'uno fissa la mappa delle linee metropolitane, l'altro conta le fermate che mancano, controlla di non aver sbagliato come è solito fare anche se scende alla stessa da che ne ha memoria.
« Due ».
« Mh? ».
« Hai capito benissimo ».
« No, affatto » sul viso del più giovane si apre un sorriso accattivante. « Due cosa? ».
« Due bottiglie, sei litri in totale » ora è il più grande a sorridere. « Prendere o lasciare ».
« Affare.. » tentenna. « Fatto » sospira.
« Aspetto la merce domani pomeriggio ».
« Ok » risponde secco.
« Qualcosa non va? ».
« Stavo solo pensando al dove nasconderai tutta quella roba iper calorica senza farti ammazzare da tua madre ».
Taehyung sbatte le palpebre un paio di volte prima di parlare. « Aigoo~ Ho imparato a farmi furbo » schiocca la lingua. « E questa volta ho come l'impressione che non si accorgerà di niente. Sarà troppo occupata a fare altro » si indica la parte colpita, che sta cominciando ad assumere un colore violaceo. « Mi metti i brividi quando ti preoccupi per me » conclude.
« Tu sì che sei un amico » gli tira una sonora pacca sulla spalla. « Sai sempre dire la cosa giusta al momento giusto ».
Mentre stringe la presa sente l'amico uggiolare come il peggiore dei cani.
« A domani » lo saluta in modo sbrigativo Taehyung, mentre attraversa il cortile tinto dei colori della primavera, l'unico spazio che separa la sua casa da quella dell'amico.
« A domani » gli fa eco JungKook, mentre gira la chiave nella toppa della porta.
Cerca subito la madre e la trova a gambe incrociate sul pavimento del salotto. Quando lo vede, i suoi occhi si addolciscono e il suo viso si rilassa.
La saluta baciandola su una guancia, prendendo posto accanto a lei e, come avviene ogni sera, gli racconta la sua giornata.
Gli parla di Yoongi, dei suoi occhi e della sua carnagione chiara. Sa di aver già affrontato l'argomento almeno un centinaio di volte ma sua madre lo fissa sorpresa, come se fosse la prima.
JungKook parla della sua omosessualità da quando è bambino. Non si è mai vergognato di essere gay, e alla madre la cosa non disturba affatto.
Anzi, è stata proprio lei ad indicargli Yoongi la prima volta, al supermercato.
« Quando tornerai a trovarlo? ».
« Non lo so » risponde il figlio, arrossendo fino alla punta dei capelli. « Non dovrei aspettare? Far passare del tempo? ».
« Certo, dovresti » sottolinea lei, trattenendo una risata. « Ma per queste cose sei identico a tuo padre ».
« É già tornato a casa? ».
« Non ancora » gli occhi della donna sorridono ancora una volta al figlio, mentre comincia a sciogliersi la lunga treccia che solitamente tiene raccolta sul capo. Ha i capelli che le arrivano alla cintola, completamente bianchi nonostante abbia compiuto cinquant'anni il mese precedente.
JungKook la guarda ammirato e non riesce a ricordare l'ultima volta che è stato sgridato. Non è un genio e i suoi voti scolastici lo possono confermare: ma invece che ricevere una punizione, ha sempre ottenuto rispetto, incoraggiamento.
Come ogni sera prima di addormentarsi si rende conto di avere una famiglia unita e che gli vuole bene. Pensa a Taehyung e a quanto anch'egli abbia avuto la sua stessa fortuna ma di quanto possano essere così diversi gli ambienti da cui provengono e i metodi educativi che hanno ricevuto, quando l'unica distanza sono i pochi metri che li separano l'uno dall'altro.



Eccola che ritorna! Ponyo è di nuovo in circolazione (cominciate a tremare)!
Per l'ennessima volta, sarò piuttosto sincera con voi: non chiedetemi cosa significa questo nuovo aggiornamento perché non ne ho la minima idea!!
Penso di aver fatto un buon lavoro e ringrazio di cccuore la mia amata Rayna per avermi aiutata a scegliere il titolo!
Manchi tantissimo!
Ponyo
 

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Capitolo 2
*** The X Choice ***


 

 
The X Place

JongKook apre gli occhi a contatto con i primi raggi del sole che filtrano dalla finestra della sua camera.
Sospira, in attesa che la stanchezza possa prendere nuovamente il sopravvento, ma come di consueto non succede. Recupera lo smartphone da sotto al cuscino e digita il numero di Taehyung.
« Ehi » inizia la chiamata.
« Mi svegli alle otto e ti aspetti che io possa accettare solamente un ehi? Sei fuori strada ».
« Come stai? ».
« Te l'ha mai detto nessuno che non sai mentire? ».
« Sì, tu. Tutti i giorni ».
« Beh, allora qualcosa di buono lo faccio per davvero ».
« Ci vediamo fuori fra dieci minuti? ».
« JongKook » il tono dell'amico diventa ruvido.
« É domenica. L'unico giorno in cui noi poveri studenti possiamo goderci un po' di riposo ».
« I tuoi genitori sono già in giardino? ».
« Mh » lo sente alzarsi dal letto.
« Sì, sono appena usciti ».
« A tra poco, allora ».
« Ti detesto ».
« Non è vero ».
« Non ci scommeterei ».
JongKook ama la domenica. Ma sopratutto ama il giardino che condivide con la famiglia di Taehyung.
Quando apre la porta sa già cosa trovare ad aspettarlo, perché è una scena che gli si presenta da quando è piccolo: suo padre e quello dell'amico seduti a gambe incrociate sotto all'albero di cedro, con la fronte corrucciata a giocare a Go; sua madre che parla con quella di Taehyung, mentre quest'ultima le lima le unghie. Dentro a quel piccolo pezzo di terra, JongKook ha sempre riconosciuto una parte di mondo. Benché piccolo, benché circondato da palazzi giganti e centri commerciali, lo sente suo, e lo vede ancora immutato. E vede l'amico salutare la famiglia allargata con un certo imbarazzo, mentre l'occhio violaceo comincia ad attirare l'attenzione.
« Non gli ho chiesto nemmeno come se l'è procurato » sta dicendo la madre. Guarda JongKook negli occhi prima di sospirare. « Avrei voluto avere te come figlio. Almeno sei buono ».
« Grazie, mamma » Taehyung grugnisce. « Belle cose ».
« É stata colpa mia, in realtà » risponde JongKook, grattandosi la testa. « Tae non centra niente ».
« Sono sicura che se lo sia meritato ».
« Eh? Ma le madri non dovrebbero avere questa specie di » gesticola, cercando di trovare le parole adatte. « Istinto iper protettivo costante ed eterno nei confronti dei propri figli? ».
« Mai avuto ». Il padre di Taehyung, poco distante, scoppia a ridere.
« Non so come replicare » la sua espressione esprime tutta la sua incredulità. « Dico sul serio. Omma è una fonte continua di sorprese ».

« Ho fame » brontola Taehyung.
« É già ora di pranzo? ».
« No, sono solo le dieci ».
« Sei senza speranze ».
« Sono d'accordo. Almeno me ne rendo conto » assottiglia gli occhi. « Mi rendo conto dei miei limiti ».
« Cosa stai cercando di insinuare? ».
« Che sei pazzo, Kook! Che dovresti toglierti dalla testa le tue idee malsane ».
« Scusa? ».
« Ma sì, intendo quel posto, Yoongi e i suoi amici ».
« Che cos'hanno che non va? A me sembrano simpatici ».
« Non sono simpatici » nega con la testa.
« Ok, ma non puoi negare il fatto che Yoongi sia bello ».
« Quest'ultima affermazione ti sembra pertinente? ».
« Assolutamente sì ».
« Opinabile ».
« Avanti, Tae » JongKook incrocia le braccia al petto. « Ho voglia di rivederlo ».
« Perché? » la sua voce si impenna. « Non rifilarmi un'altra delle tue frasi sconclusionate sulla lunghezza effettiva delle sue ciglia o sul colore della sua pelle, potrei non contenermi più ».
L'amico ci riflette un poco, distoglie lo sguardo. « É così chiaro di pelle » conclude, ignorando i suoi avvertimenti.
« É bianco ».
« No, è solo molto chiaro ».
« Sembra morto ».
« Kim Taehyung, la tua sensibilità mi commuove ».
« Sono oggettivo ».
« Non ti si può parlare di niente » esclama JongKook, alzando gli occhi al cielo.
« Cambiassi argomento mi troveresti interessato » annuisce. « Dico sul serio! Qualunque altra cosa? ».
« Ce l'ho! ».
« Cosa, cosa? » Taehyung è esaltato. Finalmente dopo mesi pensa di vedere la luce alla fine del tunnel.
« Jin » l'amico sorride. « Che ne pensi? ».
« Penso di non aver capito » risponde l'altro. « Per un attimo ho come avuto l'impressione che mi stessi chiedendo un parere sul ragazzo che mi ha tirato un pugno in faccia ».
« Meritato ».
« Mai detto il contrario ».
« Allora? » lo incalza, tirandogli una gomitata.
« É un ragazzo ».
« E quindi? ».
« Non sono gay ».
JongKook ride. « Non ci credi nemmeno tu ».
« Touchè » è il turno di Taehyung di alzare gli occhi al cielo. « Questo è il frutto della tua influenza negativa su di me. L'hai sempre avuta ».
« Quanto esageri » JongKook fa per alzarsi ma una mano lo riporta col sedere sull'erba.
« Dove stai andando? ».
« A mali estremi, estremi rimedi » borbotta. « Vorrà dire che ci tornerò da solo ».
« Cosa? » Taehyung è sconvolto, la sua bocca si apre senza far fuoriuscire alcun suono per una manciata di secondi.
« Tu? » indica l'amico. « Da solo ».
« Sì, hai capito bene! ».
« No, frena, ragiona ».
« Non mi va ».
« Non ti va di pensare? ».
« Esatto ».
« JongKook, non sarai una cima di arguzia ed intelligenza ma credo tu stia correndo un po' troppo ».
« Allora fermami ».
Si sfidarono unicamente guardandosi negli occhi. Rimasero in silenzio, attirando così gli sguardi dei loro famigliari, incuriositi sullo scontro ormai imminente.JongKook e Taehyung, però, aveva un modo molto particolare di litigare: si fissavano e basta, a volte per periodi interminabili ma non ero mai arrivati al contatto fisico. Ad entrambi non importava far valere la propria autorità sull'altro, nè esibirsi davanti ai genitori. Semplicemente entravano nel loro palazzo mentale, una sfera al di là del tempo e dello spazio. E attendevano.
Kim Taehyung aveva imparato a gestire la propria impazienza grazie agli sforzi titanici del suo migliore amico; che non erano stati abbastanza -quello no- ma che erano serviti. Benché più giovane di età, sin da bambino JongKook aveva dato prova di avere un animo generoso e leale. E di essere maledettamente testardo.
Se Kim Taehyung veniva continuamente paragonato ad un gambo di giunco -maneggevole e resistente, flessibile ad ogni cambiamento-, JongKook era la tempesta stessa.


La prima cosa che JongKook vede una volta entrato nel negozio è il sorriso smagliante di Yoongi. Corre verso di loro e alza le braccia, entusiasta. « Siete tornati! » esclama.
« Non è fantastico?! » domanda ironico Taehyung, spostando lo sguardo in lungo e in largo per accertarsi dell'assenza di Jin. Come sperato, non lo vede da nessuna parte, il divano affianco alla cassa è vuoto e le quattro poltrone sono occupate da dei clienti.
Nota che sono molto giovani, e che si stanno decolorando i capelli.
« Sì, è fantastico! » risponde Yoongi, saltando a piè pari la domanda retorica e poco convinta rivolta dal ragazzo che ora si aggira fra gli scaffali di prodotti. « Stai.. » tentenna. « Stai cercando qualcosa di particolare? ».
« Veramente no » risponde in modo secco, guardandolo con la coda dell'occhio. Lo sta fissando, gli occhi si sono spenti appena. E Kim Taehyung, forse per la prima volta nella vita, si sente in colpa e tenta di rimediare. « Che colore di capelli mi donerebbe di più? » domanda.
Ma subito si pente di averlo chiesto perché -ehi- si tratta pur sempre dei suoi capelli. Dei suoi piccoli bambini. Kim Taehyung considera la sua capigliatura come un tempio sacro. Yoongi si illumina di nuovo, di nuovo torna a sorridere. « Potremmo schiarirli ».
« Cos-? Mi sembra eccessivo ».
« Sì, forse hai ragione » risponde l'altro. « Anche se un colore chiaro ti starebbe molto bene ».
« E se provassimo qualcosa di più.. Sobrio? ».
« Perché non un bel color cioccolato? Che ne dici? ».
« Vi lascio soli per qualche minuto e diventate migliori amici? » borbotta contrariato JongKook, incrociando le braccia al petto.
« Stiamo solo decidendo il colore ».
« Il.. Cosa? » il ragazzo moro guarda l'amico. « Dopo tutte le storie che hai fat- » ma Taehyung gli salta addosso tappandogli la bocca e sussurrandogli all'orecchio una minaccia di morte.
« Vorrei farlo anche io » esclama, aggrottando le sopracciglia.Yoongi chiede a Taehyung di andare a prendere in magazzino il prodotto che utilizzerà sui suoi capelli. Rovista qualche secondo nelle tasche e gli lancia una piccola chiave d'ottone. Taehyung rimane interdetto: si conoscono a malapena eppure fra le mani si trova la chiave. E non può rifiutare.
Mentre si allontana vede i due ragazzi avvicinarsi di poco e le sue labbra si increspano in un sorriso sornione.
« Cosa dovrei fare con te? » gli si rivolge Yoongi. JongKook si zittisce e spalma la schiena contro al muro quando vede l'altro ragazzo avvicinarglisi pericolosamente al volto.
« Non saprei » balbetta incerto, quando in realtà ha le idee abbastanza chiare sul come potrebbe svolgersi la scena che gli sta balenando nel cervello. Non l'ha mai fatto, ma è convinto di poter spogliare Suga di ogni indumento entro venti secondi.
Quando si sente toccare i capelli sussulta: le sue mani sono morbide, a dispetto di quello che avrebbe potuto aspettarsi.
« I tuoi capelli sono belli così come sono » si sente dire. 

« Dov'è la lu- come mai era già accesa? » Taehyung non è bravo a trattenere la sua agitazione. Anche se gli è stata consegnata la chiave personalmente, si sente un ladro alle prese con la sua prima rapina.
E come ladro farebbe davvero schifo.
Kim Taehyung ama parlare, così si mette ad esprimere i suoi pensieri ad alta voce, mentre apre gli armadietti, disposti l'uno affianco all'altro.
Bum. Bum.
Colpi secchi che arrivano ai suoi timpani. Le mani tremano e la chiave gli scivola dalle dita, tentenna sul pavimento e finisce sotto alla pesante libreria affianco a lui.
Bum. Bum. Bum.
I colpi cominciano a farsi sempre più veloci. Il respiro del ragazzo si mozza e alle sue orecchie arriva un altro suono: un ansimo.
Bum. Bum.
Kim Taehyung non può dirsi una persona pudica ma in quel frangente non crede sia nemmeno troppo giusto origliare i suoni di una sana scopata. Così si mette a chinino, appoggia la testa contro il pavimento e strizza gli occhi per vedere dov'è andata la chiave. Ma i colpi continuano ad aumentare e il respiro si fa sempre più affannato, fintanto che ad un certo punto risulta quasi come un gemito.
Così, febbrile, sporge il braccio e lo infila nella fessura buia e sicuramente piena di sporcizia e ragnatele. Comincia a tastare a caso, allargando la bocca con un riflesso incondizionato.
Quando finalmente la stringe fra le dita, ritrae il braccio, trionfante.
« Si può sapere che diavolo ci fai tu qui? » una voce alle sue spalle lo fa sussultare, mentre si morde la lingua per non esibirsi in un urlo poco virile.
Si gira di scatto e si accorge della posizione che il suo corpo -non lui- ha assunto: è a novanta. Quando si trova davanti un paio di pantaloncini color smeraldo e un rigonfiamento esplicito al di sotto di essi, non gli resta altra scelta se non quella di deglutire e alzare lo sguardo, per riconoscerne il proprietario.
« Aigoo~ potresti alzarti? Al solo pensiero della tua faccia vicino ai miei gioielli mi si ribalta lo stomaco » dice SeokJin, alzando un sopracciglio.
« Sì, subito » risponde obbediente Taehyung. Ma mentre si spolvera le ginocchia, il suo sguardo si indurisce. « Yah! Come ti permetti? ».
« Ti ho solo ordinato di levarti ».
« Senti » sbuffa Taehyung, le guance fattesi paonazze per la rabbia. « Mi dispiace, ok? Mi ha mandato Yoongi, aveva dei clienti e non poteva lasciare il salone scoperto » apre il palmo della mano. « Mi ha dato lui la chiave ».
« O..kay? » risponde l'altro, inespressivo.
« Non volevo origliare ».
« Eh? ».
« Sì, insomma » gesticola in direzione dell'altra stanza. « Hai capito ».
« No, per niente. Oltre ad essere un cesso sei pure analfabeta? ».
Taehyung alza gli occhi al cielo. « Ti stavi sbattendo qualcuno o no? » lo incalza, ora con tono diretto. « Intendevo scusarmi per questo ».
Jin rimane senza parole e poi, senza continuare a proferirne alcuna, lo prende per un orecchio e lo butta dentro alla stanza affianco. Kim Taehyung sbatte il naso contro a qualcosa di duro e che puzza di sudore. Una volta aperti gli occhi si ritrova davanti un sacco da boxe.
« Non sono ancora così disperato da farmi un oggetto ».

« Come mai ci sta mettendo così tanto? » domanda Jongkook, mentre Yoongi continua a lavorare. Sorride al cliente attraverso il riflesso dello specchio, prima di girarsi a rispondere.
« Avrà incontrato Jin-ssi ».
JongKook ride. Forte. E a lungo.


 

 

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Capitolo 3
*** The X Path ***


 
The X Place


« Non ho.. Mai insinuato una cosa del genere » risponde Taehyung, sulla difensiva.
« Però avevi inteso un concetto abbastanza scabroso ed imbarazzante » Jin sorride. « Come puoi vedere, è un tira pugni » indica il sacco appeso al soffito. « Ma se vuoi posso sostituirlo ».
« Con che cosa? ».
« Con te, ad esempio » taglia corto il più alto e gli si avvicina. Kim Taehyung arretra, gli occhi vagano e si fermano sulla porta alle spalle del ragazzo. Fa una finta, lo scarta, gli gira intorno e corre fuori. Un paio di braccia lo prendono per la vita e lo trattengono. Gli svuotano tutta l'aria che ha nei polmoni e rantola.
« Più ti agiti più ti farà male ».
« Lasciami andare! ».
« Detta così, sembra il preludio perfetto per uno stupro in piena regola » la presa si allenta. « Se ti calmi, prometto che ti lascio ».
Ma il corpo del ragazzo è scosso dai fremiti, ha il fiatone e gli occhi si fanno lucidi.
« Mi fai ribrezzo » sussurra. Kim Taehyung ha sempre avuto un difetto: ferire le persone a parole.
Se tu mi ferisci, io ti ferisco il doppio. É diventato il suo motto.
Ma quando Jin lo lascia libero di muoversi, le lacrime cominciano a scendere.
« Sei una checca isterica » si sente giudicare. L'altro, ancora alle sue spalle, sceglie parole dure.
« Davvero? » esclama lui, girandosi per guardarlo dritto negli occhi. « Chissà perché! Non sarà forse per il pugno che mi hai tirato? » storce la bocca in giù. « No, forse no! O forse.. Sarà stato il segno che ho ancora addosso? Fammici riflettere ».
« Non credevo potessi essere così idiota ».
« Oh! Aspetta.. » alza tre dita di una mano. « Cesso, analfabeta e pure idiota! » scrolla le spalle. « Mi hai mandato il cuore in frantumi, Jin. Sono sincero » si stringe il petto e mima una smorfia di dolore.
« Perché stai piangendo? ».
« Ho già smesso ».
« Perché stai piangendo? ».
« Sei un disco rotto ».
« Rispondi e basta » il tono di SeokJin si fa ruggito, lo fa sussultare ancora una volta.
« Perchè ho avuto paura di te! Ora sei contento? » esclama Taehyung, al limite della frustrazione. « Ora potrai aggiungere anche codardo alla tua preziosa lista! ».
« Non sono contento » ribadisce l'altro. Apre un cassetto e gli passa un flacone marrone.
« Non ti aspettare che ti ringrazi ».
« Non farlo » torna ad attaccarlo Jin, sogghignando. « Così potrò aggiungerci anche maleducato ».

« Mi spieghi che problemi ha il tuo amico? » sbotta, guardando Yoongi.
« Parli di Jin? » ci pensa un attimo. « Nessuno, credo ».
« Nessuno? Ho qualche dubbio ».
« É nel suo carattere fare così » risponde Jimin, mentre si specchia, trionfante di sfoggiare una chioma nero cobalto. « Non farci caso ».
« Ok » Taehyung si alza in piedi incurante di avere i capelli insaponati. JongKook tenta di fermarlo, onde evitare danni, ma la presa gli sfugge. « Sono l'unico in questa stanza che trova totalmente anormale il fatto che mi abbia tirato un pugno? ».
« Beh, vedila così: non ha intaccato il naso » gli fa eco Hoseok, sorridendo. « Sarebbe stato un peccato ».
Taehyung crolla di nuovo sulla sedia e torna ad appoggiare il collo sul lavello, sconfitto, affranto, rassegnato.Si gira verso la sua sinistra e incontra lo sguardo comprensivo di JongKook, che gli da una pacca sul braccio, come a dire: sono con te, fratello. Sbuffa, si contorce ma un tirotto ai capelli gli fa capire di essere docile.
« Ho afferrato il concetto, hyung. Prometto di stare fermo ».
Yoongi lo guarda e tace, mentre gli passa un asciugamano per tamponare i capelli bagnati.
« Quindi sei sicuro, eh? ».
Taehyung si gira verso l'amico. « Ti sembro uno che cambia idea facilmente? ».
« No, quello no ».
« Allora smetti di chiedere! ».
Hoseok sorride. « Sei buffo quando ti alteri ».
« Mi piacerebbe essere minaccioso, ma mi accontento » le sue spalle si rilassano e Yoongi comincia a tagliare. Cadono ciocche di capelli, ma quando il colore comincia a fare effetto e il capello viene asciugato, Taehyung si trova ad osservare un se stesso che stenta a riconoscere.
E ammette di essere diventato persino più bello di prima. Un'impresa, visti i livelli alti a cui solo lui può arrivare.
« Narcisista » lo rimbrotta JongKook, mentre gli passa una mano fra i capelli.
« Lasciami il mio momento di gloria » scherza l'altro, mentre gli sorride. « Jin maledetto » gli sussurra, digrignando i denti.
« Racconta ».
« Dopo ».
E per un attimo, JongKook ha l'impressione che, nonostante tutto, Taehyung si sia divertito.

« Ma quindi non è successo niente? » il ragazzo moro sembra deluso.
« Cosa doveva succedere di preciso? ».
« Pensavo fosse sfuggito un bacio ».
Taehyung gesticola, in preda ad una crisi di nervi. Taehyung gesticola sempre. « Mi sono persa un passaggio: da quando SeokJin mi attrae? ».
« Credo dalla prima volta che vi siete visti ».
« No, non è vero! ».
« Beh, chi non ci farebbe un pensierino » JongKook si inumidisce le labbra. « Con quelle spalle larghe, poi ».
« Cosa stai cercando di fare? » lo addita l'amico. « Cos'era quella mossa con la lingua? Eh? Pensi non mi fossi accorto di niente? ».
« Mi riesce bene, non trovi? Mi sono esercitato allo specchio! ».
Riceve un pacca sulla testa.
« Sei un fesso! ».
« Ma che ho fatto? ».
« Chi ti ha insegnato ad esprimere questi gesti così sessuali? ».
« L'ho visto fare a Jimin-ssi » risponde, cercando di giustificarsi.
Taehyung allarga gli occhi. « Stai scherzando? ».
« No, affatto » continua JongKook, massaggiandosi la parte colpita. « É stato fico! ».
« Ma è » si blocca e sospira. « Senti, Jimin è un'altra storia ».
« Cosa vuol dire? ».
« A lui viene spontaneo farlo. Il tuo è forzato ».
« Vorrà dire che ci lavorerò ».
« Non ti permettere ».
« Qual è il tuo problema?! » esplode JongKook, le labbra assottigliate per la collera.
« Il mio problema, amico mio, è che mi fa impressione ».
« Tranquillo, non farò mai più in tua presenza ».
« Sembri un disperato quando lo fai ».
« Non ti seguo ».
« Comprendo tu sia frustrato sessualmente in questo momento, ma non credi che il sangue dovrebbe tornare a circolare nella zona cerebrale e non solo in quella pelvica? ».
« Stronzo ».
« Realista ».
« Stronzo ».
Taehyung fissa l'amico. « Sì, beh, a sto giro hai ragione tu ».
« Parli a me di tensione sessuale » JongKook gli tira una gomitata. « Chi vuoi prendere in giro? ».
« Ma la vuoi smettere?! Non mi farei scopare da Jin nemmeno sotto tortura! ».
« Non parlavo di lui ».
« Ah » taglia corto Taehyung, facendosi rosso in viso. « Ti riferisci a.. » schiocca le dita. « Non ricordo il suo nome ».
« Hoseok ».
« Sì, ecco, lui » fa spallucce. « É molto carino ».
« Lo penso anche io ».
« Carino di modi » Taehyung sottolinea ogni dettaglio, a scanso di equivoci. « Non è il mio tipo ».
« L'ho visto ballare un paio di volte » continua JongKook, mentre si infila le mani in tasca. « É molto bravo ».
« Con questo dovrebbe guadagnare punti? ».
« Solitamente sì ».
« Non è il mio tipo » ripete convinto l'amico.
« Fai troppa selezione ».
« Sarà.. » sospira. « Ma Hoseok non ha la idee chiare ».
« In che senso? ».
« Nell'unico senso possibile, Kokkie: non ha ancora capito a quale sponda appartiene ».
« Non sono d'accor- ».
« É così « taglia corto Taehyung. JongKook non controbatte: è sicuro il suo amico abbia ragione. É sempre stato più bravo di lui a capire le persone. E la loro reale sessualità.
A Kim Taehyung non piacciono i bisex, ma JongKook è più tollerante. E nonostante tutto, Hoseok gli sembra un bravo ragazzo.

« Ehi » Yoongi si piega per chiudere la serranda del negozio e saluta Jin, in piedi di fianco a lui.
« Mh » biascica l'altro, accendendosi una sigaretta.
« Anche oggi è stata una giornata pesante » si lamenta il ragazzo più basso, mentre si massaggia il collo. « Sono a pezzi ».
Jin continua a fumare e fissarlo, in silenzio.
« Certo che sei proprio egoista! » esclama, strappandogli la sigaretta dalle labbra e portandola alle sue. Fa un tiro lungo, lento, si prende il suo tempo per aspirare e buttare fuori. Fa anelli di fumo con la boccata dopo. Sorride.
« Sputa il rospo » dice SeokJin.
« Non so di cosa tu stia parlando ».
« So che vuoi dirmi qualcosa, quindi fallo, avanti ».
« No, dico sul serio » Yoongi si fa serio, eppure sul suo viso nulla diventa minaccioso. Solo dolcezza e pazienza, nient'altro.
« Min Yoongi ».
« Quando? ».
« Quando cosa? ».
« Quando sarà l'incontro? ».
Jin distoglie lo sguardo. « Non ci sarà. Mi sto solo allenando ».
« Per tenerti in forma, eh? » l'amico annuisce, butta la sigaretta per terra e la spegne con la suola delle converse.
« Fidati ».
Suga sorride, scrolla le spalle. « L'importante è che non rovini tutto ».
« Ho chiuso con quel giro, Yoongi ».
« Fa che sia così » l'amico gli da una pacca sulla spalla. Min Yoongi non si arrabbia mai, è una persona paziente e non incute paura.
Eppure la sua bontà disarma più di un pugno nello stomaco. << Torniamo a casa >> conclude. 

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Capitolo 4
*** My X ***


The X Place
 
« Davvero sono qui per aiutarti? » la domanda incredula di Namjoon si va a posare sulla faccia altrettanto incredula di Jin, uscito in quel momento dal magazzino.
« Così sembra! » esclama Yoongi, al pieno delle sue forze. « E mi stanno facendo un gran favore a spazzare per terra! E’ una gran seccatura ».
« Ma è una cosa che va fatta comunque » risponde puntiglioso l’amico più alto.
« Certo, SeokJin! E’ una cosa che va fatta a prescindere se ti piaccia o no » sorride, affabile. « Non ricordo bene: quante volte ti sei offerto volontario da quando lavori qui? ».
« Fino a prova contraria non ho mai firmato alcun contratto di lavoro ».
Yoongi tentenna, apre un paio di volte la bocca ma non esce alcun suono. Così, si stizza. « Prima o poi le tue risposte automatiche finiranno ».
Jin ride. « Cosa sono? Una macchina? ».
L’amico lo fissa per qualche secondo, sottolineando un assenso. 
« Parli seriamente?! Nam! Nam! » Jin si dispera, alza la voce. « Hai sentito quel che mi ha appena detto Suga? Per favore, digli qualcosa ».
Namjoon non si scompone e guarda il suo migliore amico. « Cattivo Yoongi » sillaba, con occhi a mezz’asta.
« Seriamente? Ma- ».
« Per una volta che sto avendo la meglio io, qual è il problema? ».
« Ma non è giusto! ».
« Davvero? » Suga si irrigidisce. « Vuoi un elenco rapido sulle cose ingiuste e sicuramente con una priorità più elevata dei tuoi problemi esistenziali? ».
« Sì, molte grazie ».
« In questo momento non mi viene in mente niente » scrolla le spalle. « Se non i tuoi problemi esistenziali ».
« Non puoi vincere tu ».
« Non si tratta di una gara o di una sfida, ragazzi. Per favore, cercate di elevarvi, almeno questa volta ».
« Ha ragione » risponde per primo Yoongi. « Anche se lo sai benissimo che io non considero tale una semplice conversazione con Jin ».
« Sì, questo lo so ».
« E sai anche che è lui a far tutto da solo? ».
« Sì, so anche questo ».
« Allora possiamo passare ad un altro argomento, che ne dici? ».
« Mozione approvata ».
Jin non risponde. Si zittisce proprio mentre un tornado color cioccolato gli finisce addosso e gli fa perdere l’equilibrio. Cerca di aggrapparsi al bancone ma le dita scivolano sul ripiano appena lucidato e l’unica cosa che può fare è lasciarsi cadere all’indietro a peso morto, aspettando l’urto col pavimento.Ma non arriva.Il suo fondoschiena cade su qualcosa di eccessivamente morbido. E che guaisce, per giunta.
« Ouch! Sto morendo » sibila la vittima.
Il ragazzo più alto si rende finalmente conto che la persona sotto di lui è ancora viva -purtroppo- e risponde al nome di Kim Taehyung. Cerca di scrollarsi di dosso il corpo pesante che continua ad opprimergli i polmoni ma più si muove, più Jin non intende spostarsi.
« Avanti, alzati! » esclama impaurito JongKook, mentre lo tira per un gomito. « Non vedi che gli stai facendo male? ».
« No, non lo vedo particolarmente sofferente » risponde, cercando di guardare in volto il ragazzo sotto di lui.
« Una di queste volte ti attacco al muro » ringhia Taehyung, totalmente fuori di sé. Si alza in piedi di scatto, facendo leva sui bicipiti. « Giuro che ti ammazzo ».
JongKook e Yoongi si frappongono fra di loro, il primo a tenere fermo per le spalle il suo migliore amico; il secondo si intrufola in mezzo ai corpi e guarda Jin. Non dice una parola, lo guarda e basta. Il silenzio che si posa è teso ma NamJoon non lo può definire pesante. In fondo, sono solo ragazzi in balia dei loro ormoni.
Poi, qualcosa spezza l'equilibrio, distorce l'atmosfera e la bolla di sapone attorno a JongKook scoppia quando il suo telefono comincia a vibrargli nella tasca dei pantaloni.
Risponde senza neanche guardare il display.
« Yeobo~ » una voce soave lo fa trasalire. Stacca il cellulare dall'orecchio ma la chiamata è da un numero che non conosce.
« Pronto, chi parla? ».
« Kookie! Per caso mio fratello è lì con te? ».
« Sì, è qui con me! ».
Silenzio dall'altro capo del telefono. « Yah~ è tutto quello che mi dici dopo tre anni che non ci vediamo? ». Gli ingranaggi ruotano, ricominciano a girare e JongKook finalmente connette.
« Oh cazzo! » esclama. « Baekhyun, sei tu? Come stai? » fa un cenno al suo amico, il quale fa un balzo in avanti per raggiungerlo. « Ti mettiamo in vivavoce! ».
Click.
Quel suono viene registrato da Yoongi, che cerca un modo per distrarsi. Cerca qualunque cosa eppure quella voce gli arriva forte e chiara e lo asfalta.Il respiro si blocca fra polmoni e trachea e annaspa. Annaspa come un pesce tirato fuori dall’acqua. La voce che sente dall’altro capo del telefono lo marmorizza come una doccia gelata.
« V! V! Ci sei? ».
« Sì, sono qui, eccomi! Come mai hai chiamato Kokkie? ».
« Perché il mio telefono si è scaricato e ricordo solamente il suo numero a memoria ».
« Seriamente? » Taehyung ha gli occhi a mezz’asta.
I due ragazzi non si accorgono di ciò che li circonda, non fanno caso al corpo di Yoongi che sprofonda nel divano accanto alla porta d’ingresso. Non fanno attenzione alle sue mani che vanno a coprire il suo viso. Mormora qualcosa, ma né Namjoon né Jin riescono a sentirlo. E non possono reagire a loro volta. Decidono quindi di rimanere silenziosi spettatori di quello spettacolo crudele.
« Sì, sono serio! Non te la prendere, fratellino! Dove siete? ».
Potrebbe essere un altro Baekhyun
 continua a pensare Yoongi. Potrebbe essere una valida spiegazione, ma i conti non tornano: quella è la sua voce. E potrebbe riconoscerla fra cento, perché è ciò che lo rende unico ai suoi occhi. E quel dato di fatto gli colpisce il petto, gli fa male. 
« Da amici » risponde vago JongKook. Yoongi porta una mano sul petto, prossimo all'infarto.
« Perfetto! Io fra.. » voci di sottofondo. « Fra un'ora dovrei arrivare a casa! ».
« Bene, dai » rispondono in coro. Si guardano per una manciata di secondi.
« Sarò a casa ».
« Sì, hyung, questo l'avevamo capito e ci fa piacere, dico davvero però.. » JongKook si interrompe.
« ..Però a noi cosa ci interessa? ».
Dall'altra parte si sente una risata roca e profonda che esplode.
« Aish~ siete ritardati o cosa? Sono atterrato adesso all'aeroporto ».
« Dove sei stato di bello? ».
Baekhyun si stizza. « Siete due imbecilli, ormai questa cosa l'ho appurata. Secondo voi perché prendo l'aereo? Eh? Domanda retorica, sto sprecando anche troppo tempo: ci vediamo a casa. A casa nostra. Sono a Seoul » detto questo riaggancia senza aspettare una risposta.
Cala il silenzio. Quella classica calma prima della tempesta.
« Quindi Baekhyun è tornato? » esclama il primo.
« Sì! Ma ci pensi? Dobbiamo tornare a casa in fretta! » risponde il secondo ed escono, ignorando i cocci che hanno rotto.
Jin sospira, lo sguardo triste che si posa sulle schiene dei due ragazzi, ormai lontani. Chiude la porta del negozio a chiave e si siede sul divano accanto all’amico.
« Questa non ci voleva » sospira.
« Perché adesso? » ragiona ad alta voce Namjoon. « Non è tornato per tre anni, quindi mi domando: cos'è cambiato? ».
« Te lo dico io: niente. Le persone vanno e vengono senza un motivo » Jin alza gli occhi al cielo. « È proprio una spina nel fianco ».
« O una scheggia sotto all'unghia ».
« Diamine! Questa sì che è pura poesia! ».
« È una presa per il culo? ».
« Ovviamente ».
« Ancora devo capire come faccia Yoongi ad esserti amico ».
« Anche io. È uno di quei misteri che rimarrà irrisolto finché avrò vita ».
« Non hai nemmeno la decenza di fingerti interessato al mondo che ti circonda! ».
Jin allarga le braccia. « Dovrei? ».
« Quantomeno per salvare le apparenze! ».
« Stimolante » borbotta. « Aspetta che me lo segno subito nella lista delle cose che non farò mai ».
« È impossibile » Yoongi prende la parola. Continua ad avere lo sguardo fisso.
« Oh, e invece no, ti assicuro che ce l'ho davvero una lista del genere! ».
« Non può » riprende l'altro. « Non ci credo. Non è possibile ».
Suga si alza, si allontana, prende tempo. Eppure ciò che non sfugge ad entrambi gli amici sono le sue mani: tremanti, l'una piazzata su un fianco, l'altra a sorreggere la tempia destra, come se avesse il timore di perderla da un momento all'altro.
È un segnale inconscio, ma Namjoon sa quali saranno le prossime parole che pronuncerà Yoongi.
Namjoon sbaglia spesso, e questo è un dato di fatto. Il perchè lo si può trovare nella fiducia che ripone le persone, cioè una quantità irrisoria. Namjoon fa fatica a fidarsi del genere umano, nella fattispecie dei suoi coetanei. Per questo motivo non riesce ad entrare in sintonia e perde tutte quelle occasioni per conoscere a fondo gli altri. Ha dei forti pregiudizi e questi lo manipolano, lo tengono prigionierio del suo stesso subconscio.
Namjoon sbaglia spesso e questo è un dato di fatto. Ma quando si tratta di Min Yoongi, non sbaglia mai.
« Voglio restare solo ».
Namjoon ha già messo la giacca, ancor prima di sentir parlare l'amico. China il capo, non cerca di convincerlo del contrario perché non ha senso. Sarebbe solo tempo perso. SeokJin è il ragazzo più impulsivo che conosca, da sempre. Ma quando Yoongi ripete la frase per la seconda volta, non recupera nemmeno la sua felpa. Decide di tornare a casa di corsa, con gli avambracci e i bicipiti scoperti, prede dell'aria fredda di novembre.


Il respiro si è fatto via via più regolare eppure lo sterno continua a fargli male. Si asciuga le guance bagnate di lacrime, mentre gli occhi gonfi non fanno altro che chiudersi, dandogli l'impressione di essere stremato.
Un nuovo singhiozzo si fa spazio a forza ed esce strozzato, così come il sospiro che ne segue.
Un vortice. Baekhyun è un vortice. Yoongi ricorda di esserci scivolato dentro ma anche di averne trovato l'uscita. O almeno, così pensava. E si dà dello stupido da solo, più volte, come a fermare il concetto e farlo aderire bene alle pareti della sua scatola cranica. Ne prende coscienza, ci pensa a fondo e a lungo, per un tempo che gli sembra eterno.
Quando ritrova le forze per alzarsi comincia a chiudere il negozio: prima svuotando la cassa, poi impilando le sedie contro al muro, infine tira giù la serranda.
Cerca il pacchetto di sigarette nelle tasche della giacca lunga ma sa già di non trovarle.
I suoi piedi lo fanno camminare per chilometri, facendolo girare in strade che non conosce ma non se ne interessa. Decide di pensare, di pensarci, di pensarlo.
Dopo anni che non lo fa è un po' incerto, ha paura che tutta la sofferenza torni fuori ma una voce profonda nella sua testa -che ha lo stesso timbro di Namjoon- gli consiglia che forse dovrebbe provare.
E la curiosità di scoprirlo ha il sopravvento.
Il primo ricordo di Baekhyun spunta fuori in modo spontaneo. E la sua risata cristallina gli stuzzica le orecchie. Sembra talmente reale che Yoongi si ferma e si guarda intorno ma non vede nessuno.
Non preoccuparti, Yoongi-ssi! È sicura! Ci sono io!
Si era aggrappato a lui e la salita verso la Seoul Tower era diventato un divertente aneddoto che affiorava sempre sulle labbra di entrambi.
Era stato quel giorno che Min Yoongi si era innamorato di lui.

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Capitolo 5
*** The Y ***


The X Place
The Y

Si avvolge nella coperta appena siede sul piccolo divano di casa. Per primi, si copre i piedi, ondate di gelo che partono dalle appendici e sembrano arrivare al petto.
Hai le mani fredde, Yoongi. Perché hai le mani così fredde? Sei preoccupato per qualcosa? 
Di nuovo, l'ondata dei ricordi lo destabilizza, talmente tanto che si aspetta di cadere con le ginocchia a toccare terra, anche se è già seduto.
Si circonda la testa con le mani, fiumi di parole che lo inondano, non gli lasciano scampo. Ciò che per anni ha arginato -barriere sempre più spesse costruite con dedizione, costanza e coraggio- sta tornando fuori e non ricorda l'ultima volta che ha pianto per Baekhyun.
Non gli ha solo spezzato il cuore. Ha fatto di peggio: lo ha allontanato, abbandonato come un giocattolo difettoso. Si è sentito usato, e la gioia che ha provato per un lungo -infinito- anno fra giornate di sole e gli occhi scintillanti dell'altro sembrano essere stata una menzogna.
Baekhyun è stata una menzogna, un piccolo quanto importante sogno che non ha lasciato nel cassetto ma che ha coltivato, come le piante che suo padre cura nel piccolo giardino dietro casa.
Come suo padre ha raccolto dalla strada uno scheletrico ed emaciato Kim Seokjin, lo ha accolto in casa come parte integrante di una famiglia che stava cadendo a pezzi anche senza una presenza in più a complicare le cose.
Per mesi, non singoli giorni, Yoongi lo ha considerato un peso, una persona in più da sfamare. 
Sente uno sguardo su di sè, così raddrizza la schiena e con gesto svogliato accende la tivù.
Lo sguardo continua ad essere insistente, ma non vuole dargli la soddisfazione di aver capito tutto.
Jin si siede accanto a lui, difficile capire se lo stia guardando ancora oppure se ha scelto di cominciare a portare rispetto al genere umano.
Un tentativo sarebbe gradito.
« L'ho visto » biascica, mentre apre un cartone di succo alla pera. Ingolla tutto il liquido senza proferire altro.
« Dove? » la voce di Yoongi trasuda disperazione. Dovrebbe odiarlo, è partito senza dire niente e non ha più avuto modo di sentirlo. Un nodo alla gola si contorce da minuti interi e non si scioglie. Quando comincia a pensare a quante cose potrebbero essere cambiate nel viso delicato di Baekhyun, il cuore sembra scoppiargli nel petto.
« No, non me lo chiedere » Jin è categorico, e si chiude nel suo mutismo.
L'amico scatta, si alza in piedi e cerca di raggiungere l'ingresso di casa, in cerca del suo paio di scarpe. Deve uscire, vuole correre e i suoi occhi guizzano fra le scarpe ma non trova le sue.
Un braccio lo trattiene, comincia a stringersi all'altezza del gomito.
« Insisto » si sente ammonire.
« Non capisci ».
« E questo mi giustifica a lasciarti andare. Io credo tu sia una persona di grande intelletto, Yoongi. Non farmi dire quanto ti stai rendendo ridicolo in questo momento ».
« Per favore » di nuovo, scaturisce quella bontà che è insita nella sua persona. Ma questa volta vuole usarla a suo favore ed una fitta al petto, lancinante, fa scaturire in lui i sensi di colpa. 
« No » risponde semplicemente Jin, scrollando le spalle. Ma quando ritrae la mano e incrocia le braccia, l'altro non può che strabuzzare gli occhi e aprire la bocca per la sorpresa. « Fai quello che vuoi » conclude con uno sbuffo.
Le ultime parole che pronuncia, Yoongi non le sente neanche perché è uscito con le scarpe in mano. I suoi calzini si bagnano all'istante a contatto con un mucchio di neve e impreca in un sussurro, mentre cerca di recuperare un po' di quella pazienza che sa di essergli rimasta.
Deve sbrigarsi, è certo che Jin abbia incrociato Baekhyun nel negozio di alimentari che si trova a due isolati di distanza. Quando ha finito di fare l'ennesimo doppio nodo parte, fa leva sulle ginocchia e si dimentica di avere dei polmoni. Per un attimo trattiene il respiro ma dopo qualche secondo eccolo in cerca d'aria, mentre attraversa la strada col rosso e ferma le macchine che inchiodano accanto alle sue caviglie troppe volte perché lui non si domandi se non stia sbagliando qualcosa.
Quando il suo cervello razionalizza di essere vicino, comincia a rallentare il passo ma il fiato rimane affannoso, non smette di ansimare.
Il negozio di alimentari è pieno di persone nonostante l'orario. Vede stranieri, mamme di fretta, muratori ma non c'è nessuno che possa assomigliare alla persona che più di tutti vuole rivedere. Mentre si avvia alle casse, le spalle curve dalla delusione, sfiora con le mani un pacchetto di patatine alla paprika e lo porta con sè, unico baluardo di gioia in quella sera che preannuncia un'altra nevicata.
Si chiude nel cappotto, maledice l'aver scordato la sciarpa sul ripiano della cucina.
« B., ma si può sapere dove ti sei cacciato? Come sei andato a comprare le sigarette nel negozio di fronte?! E dirmelo magari?! Aish~ » una voce roca esplode dietro di lui e Yoongi sobbalza. Per lo spavento fa cadere il pacchetto e rimane sconvolto dalle mani che glielo rimettono fra le braccia. Sono affusolate, enormi e gentili allo stesso tempo. 
« Non volevo spaventarti » boccheggia il ragazzo, mentre raddrizza la schiena. È alto, Yoongi crede che possa sfiorare il metro e novanta, ed ha degli occhi grandi. 
« Nessun problema » biascica, mentre si impone di non fissarlo. 
Gli passa accanto mentre un fruscio di vento gli fa chiudere di istinto gli occhi. Si immobilizza e il gigante alle sue spalle sussulta. Nonostante la sua mole, è circondato da due piccole braccia, che passano attorno allo sterno e si intrecciano dietro alla sua schiena. Un volto è stretto contro al suo petto.
« Scusami, non volevo farti arrabbiare ».
« Ero solo preoccupato ».
« Sei arrabbiato? ».
Il ragazzo alto comincia a ridere mentre continua a stringerlo a sè. Yoongi perde l'uso della parola quando lo vede baciare il ragazzo più basso sulle labbra, facendone scaturire uno schiocco.
Comincia ad incamminarsi, trovandosi a disagio al guardare quel gesto di incondizionata intimità e si domanda se l'abbia rovinato in qualche modo.
« Non riesco ad arrabbiarmi con te, Baekhyun. Ti amo troppo per riuscirci ».
Min Yoongi si cristallizza, dimentica tutto e il mondo comincia a perdere i colori brillanti che ha visto fino ad un attimo prima: le insegne luminose al neon sbiadiscono al passaggio della sua retina e crescono i punti d'ombra nel suo campo percettivo.
Stringe il pacchetto di patatine talmente forte che lo sente stridere contro ai polpastrelli. Non sa dove trova la forza, ma con un gesto meccanico si tira su il cappuccio e riprende a camminare. Non vuole vederlo, non vuole più sentirne parlare. Tutto ciò che prova è solo un cuore che fa troppo male per poterlo sopportare. 
Le gambe diventano pesanti come colonne di marmo.
Mentre aspetta di attraversare le strisce pedonali, cerca di calmarsi ma per farlo ha bisogno di guardarsi alle spalle. Sa di star percorrendo una strada poco frequentata e non sente nessun suono provenire da dietro. Quindi si toglie delicatamente il cappuccio della giacca invernale e si gira, ignaro, speranzoso di aver ragione.
Gli occhi sono rimasti gli stessi, sono dolci e hanno una forma che risulta anonima a molti ma che hanno sempre avuto un qualcosa di particolare. Non vi è peluria sul viso, solo un lieve pallore dovuto al freddo. Le sue labbra si sono ingrossate appena, sono leggermente più rosse di quello che ricorda.
« Suga » sussurra Baekhyun, mentre gli occhi si dilatano. 
 

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Capitolo 6
*** The X is Bleeding ***


The X Place
The X is Bleeding

« Dannazione, Yoongi » la voce roca di Seokjin raggiunge il suo orecchio sinistro e lo riempie, diventa sale sulle sue ferite. Cerca di riprendersi ma gli occhi rimangono impigliati in quelli di Baekhyun e non può fare altro che abbandonarsi in essi. Riconosce di averlo sempre fatto da quando lo ha conosciuto. Non resiste, non ha mai opposto resistenza e non capisce il reale motivo. 
Le braccia lunghe di Jin gli fasciano le spalle e una sua mano -calda a dispetto del tempo- gli copre gli occhi, costringendolo a sospirare in un mare buio.
« Dannazione, Yoongi » si sente ripetere e non reagisce, non risponde.
Il profumo di Beakhyun è rimasto incastrato nel suo naso, oppure si è avvicinato senza che lo venisse a sapere. 
« Suga, ti ricordi di me? » domanda. La sua voce è più roca dall'ultima volta che l'ha sentito ma continua ad essere irresistibile e il suo corpo viene attraversato da brividi. « È da molto che non ci si vede, volevo chieder- ».
« Sparisci » la voce rabbiosa di Jin prorompe, che continua a non lasciarlo andare.
« Ehi » una terza voce si intromette e Yoongi, ancora cieco della scena, riconosce possa essere il ragazzo che ha baciato Baekhyun. « Modera il tono ».
« Non credo, no ».
« Porta rispetto ».
« Non credo, no ».
« Yah~! ».
« Lascia perdere, Yeol. È una causa persa in partenza ».
Il tono del suo primo amore si è fatto tagliente e Yoongi sussulta contro alla pelle di Jin, che comincia a trascinarlo via. Come inanimata marionetta, lui si lascia trasportare mentre i suoni attorno a lui lo confondono. Sente il rumore di un capotto trattenuto.
« No, B., dobbiamo andare ».
In quel momento, Yoongi è grato all'amico di averlo reso cieco di quella scena. Ancora una volta, sente il petto stracciarsi in due e boccheggia in cerca d'aria. Ma sa che l'ossigeno che reclama il suo corpo è tutto attorno a lui.
« Dannazione » con un sbuffo, l'amico lo libera dalla gabbia che hanno formato le sue braccia.
 
Qualcosa si spezza nel petto di Jongkook quando vede il fratello del suo migliore amico rientrare con due sporte in entrambe le mani. Non è tanto il contenuto a sconvolgerlo -in fondo nessuna delle famiglie aveva del soju in casa- ma la sua espressione: a differenza di una mezz'ora prima la sua pelle è tirata sugli zigomi, i suoi occhi sono vitrei e le dita delle sue mani tremano visibilmente.
Sembra sconvolto da qualcosa ma Jongkook non sa cos'abbia visto. Lo segue Chanyeol e la sua mole invade il piccolo appartamento della famiglia. 
Sorride a Taehyung, ridendo ad una sua battuta, e non è per niente a disagio in mezzo ai parenti del suo fidanzato.
Hanno annunciato la cosa a cena, quella sera stessa. I loro occhi e gesti erano talmente tranquilli che Jongkook non ha visto particolari reazioni dall'altro capo del tavolo: solo qualche assenso, sorrisi e comprensione.
I suoi genitori sanno della sua omosessualità e ci convivono da sempre, per loro non è un ostacolo bensì un occasione per essere genitori più presenti.
Ma anche Taehyung lo è e, specialmente suo padre, ha sempre cercato di non fare caso alla cosa.
Jongkook non capisce il motivo fino a quella sera: avere due figli maschi è importante, ma averli entrambi gay è forse una condanna?
« Hyung, è tutto a posto? » domanda il ragazzo a Baekhyun, raggiungendolo in corridoio mentre si sta slacciando il lungo cappotto marrone. Lo vede bloccarsi a metà azione, gli occhi resi grandi dallo spavento. 
« Certo, io.. Ho incontrato una vecchia conoscenza » risponde con un filo di voce. Mentre appende la giacca chiude forte gli occhi, come a voler scacciare brutti pensieri dalla testa.
Baekhyun è sempre stato un ragazzo tutto d'un pezzo ed è in poche occasioni che Jongkook l'ha visto così perso, così fragile.
Jongkook si rende conto della presenza di Taehyung solo quando lo vede abbassare il capo e mordersi l'interno della guancia. Ormai riconosce ogni gesto di frustrazione, nervosismo e angoscia sul volto del suo migliore amico. 
E lo sguardo che gli riserba fa scattare un campanello d'allarme in un angolo del suo cervello. Apre quindi la bocca per tempestarlo di domande ma Taehyung alza una mano in segno di resa, indietreggia come minacciato dalla curiosità che ancora non si è manifestata. 
La madre di Taehyung li chiama dal salotto, invitandoli a raggiungerli per fare un brindisi e festeggiare la sera del ritorno a casa del primogenito. Per tutto l'arco della serata Jongkook evita di guardare l'amico in faccia per evitargli ulteriore disagio e quando si alza dal divano per annunciare la buonanotte, Taehyung non lo accompagna alla porta. 
Una volta infilatosi sotto le coperte fissa il soffitto nella speranza di addormentarsi presto.
 
« Buongiorno, figliolo » dice il padre di Yoongi vedendolo entrare in salotto, gli occhi ancora gonfi dal sonno. Lo fissa per un po' mentre il figlio lo saluta con un gesto distratto della mano e si gratta la schiena. « È tornato, vero? ».
« Mh? ».
« Baekhyun. È tornato. Lo vedo dalla tua faccia » continua l'uomo mentre allunga le gambe e le appoggia sul tavolino davanti a lui. Ha indosso un pigiama intero, la fantasia di dubbio gusto: su ogni parte del tessuto svettano dei piccoli unicorni alati color glicine. « Non vedevo quel l'espressione da molti anni, ma non l'ho dimenticata » scuote la testa mentre afferra il telecomando e comincia a fare zapping. « No, non l'ho dimenticata ».
« Appa, tira giù i piedi dal tavolo, quante volte te lo devo ripetere? ».
Suo padre si gira guardandolo in modo svogliato. « Questo, caro Yoongi, è un blando tentativo di cambiare discorso ».
Il ragazzo appoggia entrambe le braccia sul ripiano del piccolo angolo cottura e sospira, chiudendo gli occhi. « Non ne voglio parlare ».
« Lo so, perché sai di essere nel torto » abbassa il volume della tivù. « Ho visto Jin maledire ogni creatura vivente prima di afferrare le scarpe e inseguirti » schiocca la lingua contro al palato, pensieroso. « E ci ha impiegato relativamente poco a esprimere tutto il suo odio per il genere umano » sorride soddisfatto. « Quel ragazzo è eccezionale ».
Il "bambino prodigio" sta entrando in quel momento nel salotto e si siede accanto all'uomo che l'ha appena lodato. Sembra non curarsene ma Yoongi nota in lieve rossore che gli imporpora le guance. 
« Buongiorno » biascica, in direzione dell'amico. 
SeokJin non lo guarda e fa finta di non averlo nemmeno sentito.
« Fantastico, ora cerchi pure di ignorarmi? Magnifico » alza gli occhi al cielo e sbuffa. « Sono stanco, torno a dormire ».
« Ti avevo detto di fare una sola cosa, Suga » la voce dura e roca di Jin lo prende alla sprovvista. « Non ti ho mai chiesto nulla, nessun favore, niente. Niente di niente ».
« Aspetta, fammi indovinare: non ti ha ascoltato ».
« Appa, tu non centri niente ».
« Beh » mormora, guardandosi intorno. « Posso fare la parte del pubblico ».
« Il pubblico non commenta ».
« È qui che sbagli, figliolo! » esclama il padre trionfante. « Il pubblico interviene sempre ».
« Sì, ma solo se interpellato ».
Jin si schiarisce la gola e riporta l'attenzione su di sè. « Perché hai voluto vederlo? ».
« Non capiresti ».
« Allora prova a spiegarmelo ».
« Non capiresti comunque ».
« Credi che io non sia mai stato innamorato, Yoongi? ».
Un fischio che proviene dalla zona del padre fa scattare gli occhi del ragazzo interpellato, che sprizzano scintille di impazienza.
« No, non lo sei mai stato ».
« Giusto. Ragione in più per farti capire che non ne vale la pena ».
Min Yoongi si chiude in se stesso, come tante volte fa e lascia correre.
« Hai ragione, Jin. Ho reagito di impulso e se non fosse stato per te le cose sarebbero andate peggio » il suo tono è tornato mite.
L'amico lo fissa intensamente, gli angoli della bocca tirati per l'irritazione ma capisce che non sta fingendo nè che lo stia cercando di provocare.
Capisce subito quale tecnica stia usando e pone fine alla conversazione con un gesto secco del capo.
 
« Jin-ssi » gracchia Jimin al telefono, mentre continua a battere i denti per il freddo. « Dove siete? ».
« Yah~ Perché non fai altro che presentarti davanti al negozio? >>.
« Ho marinato le lezioni ».
« Non capisco perché ancora tu vada a scuola, a questo punto ».
Jimin alza gli occhi al cielo in segno di protesta. « I miei genitori » sbuffa fuori.
« Ci vai per far piacere ai tuoi genitori? ».
« No, Jin, ci vado perché la retta costa quanto una macchina nuova. E si aspettano dei risultati ».
« Che non sono positivi, o sbaglio? ».
« Sbagli » Jimin si gira e sorride assieme ad Hoseok. « Sono un piccolo genio ».
« Oggi il negozio rimane chiuso, ragazzi » si sente la voce gentile di Yoongi. « Mi dispiace! Provate ad andare nel negozio di alimentari dall'altra parte della strada. Il proprietario è un caro amico di mio padre, fingetevi tristi e sconsolati e vi darà del ramen senza farvi pagare ».
« Grazie, amico, sei il migliore! ».
« Quindi tu sei un genio, eh? » il sorriso cavallino di Hoseok brilla in direzione di Jimin, che scrolla le spalle come a levarselo di dosso. 
« Cosa dovevo dire? ».
« Mh » comincia a pensare l'altro, grattandosi la testa. « Magari potevi partire dalla verità ».
« Mai! » sbotta l'amico, diventando paonazzo di vergogna. « Non è una cosa per cui vado fiero ».
« Sono nostri amici » lo rimbecca Hoseok, mentre attraversano la strada poco trafficata. Ha ancora le mani in tasca ma sotto al giaccone pesante svettano i colori cangianti della divisa scolastica, che richiamano le stesse tonalità del colletto di Jimin. « Forse dovresti smettere di recitare una parte e cominciare ad essere te stesso ».
« Nemmeno tu sei sincero con loro! » esclama indignato l'altro, incrociando le braccia e facendogli cenno di entrare per primo.
« Io non faccio l'esibizionista facendo finta di avere pochi soldi in tasca. Hai visto come ha guardato le mie scarpe Namjoon, la scorsa settimana? Ha capito che vengo da una famiglia di diversa estrazione sociale » sospira. « E lì dentro nessuno è stupido ».
« Ma allora perché non ci hanno ancora cacciati? » domanda a bruciapelo Jimin, mentre si siede di fronte all'amico con una ciotola di ramen caldo. Il proprietario li ha presi di buon occhio e le loro facce amareggiate lo ha fatto intenerire ancora di più. 
« Non hanno delle motivazioni per farlo  ».
« Beh, sì ».
« E quali sarebbero? ».
« Che abbiamo.. Dei soldi » biascica.
« Allora evita di mangiare a scrocco » la voce roca di Namjoon spazza via tutti i loro dubbi e ne fa nascere dei veri e propri problemi: ad Hoseok esce l'acqua che ha appena deglutito da entrambe le narici; a Jimin va di traverso una manciata di spaghetti e tossisce fino a che enormi lacrimoni non gli solcano le guance rotonde. 
« Quello che volevo dire.. » comincia a balbettare, diventando ancora più rosso in viso.
« So quello che stavi dicendo » l'aria autoritaria del loro amico si fa ancora più minacciosa. « Ma questo non è un buon motivo per abusare della gentilezza di mio nonno ».
« Tuo nonno?! » esclamano in coro.
« Sì » risponde l'altro, sorpreso. « È il proprietario del negozio ».
Jimin guarda Hoseok.
Hoseok guarda Jimin.
Dopo una manciata di secondi, si alzano e fanno un rapido inchino di scuse.
« Che diavolo..? ».
« Non pensavamo ci fosse un legame di parentela fra te e il proprietario. Ti chiediamo scusa se ti sei sentito mancare di rispetto ».
Namjoon districa le braccia un momento prima incrociate all'altezza del petto. « Jimin, ma non dovevi essere tu il genio incompreso e acculturato del gruppo? ».
« No, io.. Anzi, sì, certamente » ride in modo nervoso. « Non ha detto poi nulla di così eclatante ».
Hoseok mantiene lo sguardo per terra e non reagisce.
« Non so a che gioco stiate giocando, ragazzi. Ma non me la raccontate giusta, voi due ». 

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Capitolo 7
*** I Hear Your X ***


The X Place
I Hear Your X


La neve fiocca insistente da tutta la giornata. Sono le due del pomeriggio quando la macchina di Chanyeol si ferma nel vialetto candido. Le gomme tentano di fare attrito sul manto ghiacciato: slittano, stridono e poi si fermano. Il ragazzo scende in modo maldestro, chiude la portiera mentre cerca un punto di appoggio e nel frattempo mantiene una posizione stabile. Sospira, continuando a mantenere un religioso silenzio: tenta di aprire le portiere e il bagagliaio di quel l'automobile tutta ruggine e poca vernice in modo delicato. Non ha timore di romperla, ma non vuole svegliare quel fagotto steso e avvolto in una pesante coperta ricamata a mano. Sorride. Chanyeol ha conosciuto Baekhyun grazie ad un sorriso. 
Fa fatica a ricordare i singoli dettagli -in fondo sono passati anni- però ricorda il suo primo sorriso. 
Mentre trascina un piccolo comodino verso la porta di entrata non distoglie lo sguardo dalla macchina. E poi, si da dell'imbecille: ha timore possano rapirgli il fidanzato. Ha sempre avuto queste paure ridicole, ma spontanee. 
Continua per un bel pezzo a scaricare gli ultimi mobili, gli scatoloni. Rimane immerso in un silenzio che diventa pesante, dovunque volti lo sguardo non riconosce le strade nè il giardino dei vicini. È tutto uguale, tutto bianco.
Park Chanyeol ha paura del bianco. Non comprende il motivo, ma lo mette in soggezione, si sente travolto. Quindi, con mani tremanti, si avvicina al viso ancora profondamente addormentato di Baekhyun e lo bacia.
Il ragazzo sussulta a contatto con le sue mani bollenti, nonostante la temperatura al di sotto dello zero. 
« Dimmi che non hai già fatto tutto da solo ».
« Si, ho già finito. Vieni, entriamo in casa ».
« Perché non mi hai detto niente? » raddrizza forte la schiena e sbatte la testa contro al tettuccio. Fa uno smorfia, mentre comincia a massaggiarsi la parte lesa. « Non mi svegli mai. Non è un crimine, giuro! ».
« Sei bello quando dormi, non riesco a svegliarti ».
« Mi stai dicendo che sono bello perché è l'unico momento in cui non parlo? » gli occhi di Baekhyun si accendono di una luce sinistra ed esce dalla macchina con un balzo, si riempie le mani di neve e la butta dritta sul naso del suo fidanzato. Lui indietreggia, colto di sorpresa, ma subito dopo comincia a ridere. Mentre getta il capo indietro perde l'equilibrio e cade con il sedere per terra.
« Yeol, stai bene? » domanda preoccupato l'altro ragazzo, mentre si piega su di lui e gli allunga una mano. Chanyeol lo trascina giù con sè, gli passa una mano attorno alla vita e lo abbraccia forte. 
« Ora sto bene, B. ».
Nessuno dei due dice più niente. Entrambi chiudono gli occhi, inspirano l'uno il calore dell'altro. A volte la loro relazione non ha bisogno di parole ma solo di gesti, di sensazioni.
Passano ore ad accarezzarsi, a captare i punti sensibili del corpo altrui attraverso soffici baci a fior di pelle. A volte ripercorrono sentieri già battuti, vittime della dimenticanza. Mai l'uno non ha ricordato all'altro questo difetto. Semplicemente si amano, si amano di un amore semplice; diventano l'uno la luce per l'altro, si tengono per mano quando il mondo si fa soffocante.
I loro cappotti impermeabili non gli fanno sentire il freddo, rimangono abbracciati su un'infinita distesa di neve.
« Era sconvolto » dice Chanyeol dopo quella che sembra un'eternità. Spezza il silenzio con poche parole. 
« Chi? ».
« In realtà lo erano entrambi ».
« Di chi stai parlando? ».
« Di Yoongi. E di Jongkook ».
« Yoongi » ripete Baekhyun e i suoi occhi si perdono nel cielo color panna. « Che cosa ho fatto? ».
« Hai fatto quello che ritenevi più giusto ».
« No, mi sono comportato da ipocrita ».
« Non lo sapevi ancora ».
« Ma lui sì. Ha visto la mia omosessualità e.. » la voce si spezza. « Avrei dovuto semplicemente dirgli che non mi sentivo pronto ».
« Non abbiamo il potere di tornare indietro, B. Purtroppo il danno è stato fatto ».
« È una cosa che non mi perdono, Yeol. Non riuscirò mai più a guardarlo in faccia. E per cosa? Tutto perché volevo salvarmi la faccia, volevo essere migliore di lui. I primi tempi l'ho evitato perché mi faceva ribrezzo. Hai idea di quanto sia grave una sensazione del genere? Ero spaventato! Spaventato di un ragazzino che mi aveva confidato di essere innamorato di me! ».
« E se fossi stato io? Avresti fatto lo stesso con me? ».
Baekhyun sospira, gli occhi colmi di tristezza.
« Credo di no! Oppure sì? Non lo so! ».
« Allora fai finta di avere Yoongi davanti, adesso. Che cosa gli diresti? ».
« Non vi somigliate e mai potrei fare una cosa del genere ».
« Ma te lo sto chiedendo io, yeobo. Esterna ciò che ti opprime ».
« Perché? ».
« Perché ti amo ».

Taehyung si sfrega le mani l'una contro l'altra e fa un passo indietro, mentre osserva orgoglioso il grande pupazzo di neve che ha appena finito di costruire. Gli sorride, mentre JongKook gli allunga una carota, per comporre il naso e finire così la loro abituale opera d'arte.
Quel pupazzo di neve non avrà vita lunga, nel giro di qualche settimana comincerà a sciogliersi sotto al sole. 
« Forza, andiamo » lo incita l'amico, che corre sul posto per evitare che il freddo gli entri nelle ossa. 
Camminano in silenzio per un paio di isolati, la neve li circonda e li avvolge. Costruisce attorno a loro un equilibrio di pace, che dubitano possa sciogliersi.
Mentre attraversano la strada, sentono un urlo prorompere dal nulla. È potente, è disperato e a Taehyung fa rizzare i peli delle braccia. 
JongKook comincia a correre, lo trascina per un gomito. Con gli occhi preoccupati girano l'angolo e ancora, quella voce straziante li investe.
« Yoongi! Yoongi, mi dispiace ».
Baekhyun punta gli occhi contro al cielo assieme ai palmi delle mani. Le dita svettano su quel mare bianco, e Taehyung trattiene il fiato. 
Il suo migliore amico fa un passo e poi si blocca, le sue spalle rigide e il contorno del viso tirato per la sorpresa.
« Cosa significa? » domanda a tutti i presenti. Il primo a sollevarsi in piedi è Chanyeol, mentre si spazza via il gelo dai jeans e dai guanti. Ha uno sguardo disorientato, confuso, non risponde.
« Kokkie » lo chiama Baekhyun, che drizza solamente la schiena. Gli rivolge uno sguardo pentito e le sue labbra hanno un fremito, mentre gli occhi continuano a vagare in cerca di un appiglio. Lo trova in Taehyung, suo fratello minore, ora cinereo.
« Yoongi? Perché gridavi il suo nome? Conosci Min Yoongi? » la tempesta di domande finisce quando si mozza il fiato al ragazzo che ora stringe forte le mani a pugno. Il suo viso è già rigato di lacrime. 
« Non è come sembra, dico davvero ».
« Allora racconta ».
« Eh? ».
« Raccontami la vostra storia » implora JongKook, mentre aiuta Baekhyun a rialzarsi. « Ti prego, raccontami di lui ».

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Capitolo 8
*** We had the Same X ***


The X Place
We had the Same X
 

Baekhyun si stropiccia le mani, ancora intirizzite dal freddo. Una volta accesi i fornelli e messo a scaldare l'acqua dentro ad una grande pentola, le lascia a mezz'aria, in modo che il vapore le riscaldi ancora di più. Gli trema la voce quando comincia a parlare ma non fa niente per mascherarlo.
« Ci siamo conosciuti a scuola. Amici in comune, ora non ricordo. Abbiamo cominciato a parlare e da subito avevo capito i molti interessi in comune. Condividevamo la stessa morale, in molte situazioni avremmo agito nello stesso modo. Yoongi ed io siamo molto simili, questo mi ha spronato a legarmi a lui. Iniziammo a frequentarci assiduamente, e così iniziarono anche i litigi, le crisi isteriche della mia fidanzata del liceo. Io vedevo in lui qualcosa che gli altri, probabilmente, non notavano. Lo misi al primo posto, e fu un errore. Il suo errore fu di lasciarmi fare. Mi lasciò entrare in casa sua, conobbi suo padre; iniziammo ad imbiancare il negozio assieme. Divenimmo l'uno l'appendice dell'altro. Non comprendevo quel legame, credo di essere stato molto ingenuo all'epoca. Oppure, come mi ripete spesso Chanyeol, avrebbe fatto troppo male accettare la mia omosessualità. Così mascherai il tutto. Yoongi confessò di essere innamorato di- ».
La frase si interrompe bruscamente, coperta dal rumore di una sedia che si trascina sul pavimento tirato a lucido. 
Jongkook non guarda nessuno, corre verso la porta di ingresso, la schiena ricurva -come se fosse preda di un enorme peso. 
« Non riesco, mi dispiace » balbetta, mentre esce. Non ha le forze per correre: tutte le energie le ha impiegate per non piangere davanti a Baekhyun ma ora è troppo difficile fermare il dolore che gli attanaglia la gola. 
Iniziammo.
Vuole accelerare ma le sue gambe non glielo permettono, il corpo lo sta proteggendo da eventuali distrazioni. La neve lo circonda.
Ad.
Sospira, il fiato corto anche se ha fatto pochi metri si sente collassare. L'aria attorno a lui è fredda.
Imbiancare.
Il bianco lo abbaglia, chiude forte gli occhi mentre dietro alle palpebre scoppiano fuochi d'artificio. Riconosce colori e forme identiche a quelle che vede ogni anno, la sera di capodanno. 
Il.
La sofferenza peggiora, rimane impigliata nei muscoli. Li tira, li allenta, ma non passa.
Negozio.
Il posto in cui è entrato qualche volta ma che riconosce come porto sicuro. Lo Ha sempre associato a Yoongi e fa male. Fa dannatamente male sapere di non essere stato il primo a pensarlo. 
Assieme.
I pensieri impuri, quelli romantici, tutto gira intorno a Yoongi e sul dove lavora. Ed è stato Baekhyun ad aiutarlo. Non lui. 
Lo hanno fatto assieme. Erano due entità separate ma collegate allo stesso tempo. Jongkook soffre, lo fa senza mostrarlo. Nessuno lo guarda, e poco tempo dopo capirà perché: il suo viso rimane statuario, i suoi occhi non sono lucidi.
Scalpiccio di passi, rumore della città. Lo chiudono, lo fanno sentire in trappola. Accelera il passo, svolta a destra, poi a sinistra. All'angolo si ferma mentre infila le chiavi nel cancello di casa.
La mano trema e il mazzo tintinna sull'asfalto. Una mano lo raccoglie. Una mano che non è la sua.
« Kookie ascoltami ».
« Non lo farò mai più » sentenzia, il dolore trasformato in rabbia, rancore, furia accecante che scroscia. « Tu sapevi. Non mi hai detto un cazzo. Ma tu sapevi. Siamo cresciuti assieme e questo è il meglio che puoi fare? Da amico? ».
« Come potevo dirtelo? Jongkook, pensaci. Si tratta di mio fratello ».
« Potrebbe anche essere tua madre, ma se non ti togli di mezzo ti appendo al muro e ti lascio marcire lì! Non sai un cazzo! Hai pure pensato fossi tranquillo poche ore fa. Non è così! Mi hai tradito, idiota! ».
Taehyung viene schiaffeggiato da queste parole ma non ribatte. 
« Come posso anche solo pensare che sia tutto a posto? Io sono innamorato di Min Yoongi, cazzo! Lo vedi? Ci arrivi a questa cosa?! E poi vengo a scoprire che non solo lui provava dei sentimenti per tuo fratello ma che tu sapevi. Hai fatto finta di niente! Tutte le volte che ho cercato di tornare al negozio volevi tirare il culo indietro! Perché non me l'hai detto? Perché sei stronzo, ecco perché! Ci conosciamo da sempre, Taehyung. Porca troia! Non sarebbe il minimo dirmi cosa mi succede intorno se non lo capisco da solo?! Egoista » Jongkook ha il fiatone, tira fuori l'ultima offesa come sputandola. « E ora sparisci dalla mia vista,  non voglio nemmeno sentire più il tuo odore ».
Taehyung cerca di afferrarlo per una manica, ma la presa gli sfugge. Taehyung non lo rincorre, lo lascia andare.
Taehyung si piega su se stesso e vomita.

« Aspetta, calmati. Respira, non vado da nessuna parte » balbetta Hoseok, mentre Taehyung è scosso dai singulti.
La luce del lampione dall'altra parte della stanza è l'unica entità che tiene loro compagnia nell'arco di molti isolati.
Hoseok deglutisce, incapace di reagire. Sceglie di fare l'unica cosa in cui sa di non fallire: prende Taehyung per le spalle e lo attira a sè. Fa passare le sue braccia attorno alla vita stretta dell'altro e lo stringe. 

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Capitolo 9
*** The Equation ***


The X Place
The Equation


Taehyung e JongKook sono in cortile, il vento che solletica i capelli di entrambi. È primavera, l'albero in mezzo al giardino è fiorito come tutti gli anni e i grandi fiori di ciliegio tendono a gettare delle piccole ma innumerevoli ombre attorno a loro. Il primo, mentre si gratta una gamba, guarda il secondo, con fare corrucciato.
« Continuo a non capire » esclama, sbuffando di disapprovazione. « A te risulta davvero così semplice? Non mi starai dicendo una bugia? ».
« Tae, posso spiegartelo di nuovo, ma è facile! Devi solo rimanere concentrato! ».
« Mi sto concentrando! Ma non riesco a capire perché questo » indica un segno sul foglio. « debba essere trovato ».
« Perché devi seguire la consegna che ti ha dato il professore! ». 
« Kokkie, non è che sono stupido? ».
« Perché lo pensi? » domanda l'amico, fattosi serio. « Mamma dice che siamo due ragazzi molto intelligenti ».
« Sei sicuro abbia usato la parola 'ragazzi'? ».
« No, ci ha chiamati bambini, ma non è questo il punto! » ribatte JongKook. « Non sei stupido, non ci arrivi semplicemente perché non è una cosa che ti interessa abbastanza ».
« A chi interessa trovare il risultato di un'inutile X? ».
« A me piace » si confida il più giovane. « Quando trovo un risultato a qualche problema.. Mi fa stare bene ».
« Sarà » sospira Taehyung. « A me non importa affatto trovare la soluzione, però ».
« E che cosa ti piacerebbe fare? ».
« Trovare il problema ».
 
« Non sei una persona orribile » ripete Hoseok, passandogli una mano sulla schiena. « Perché mi fai questa domanda? ».
« Perché sento di esserlo » risponde Taehyung, gli occhi ancora gonfi dal pianto. 
« Non ti conosco abbastanza ma a me non lo sembri affatto. Perché ti crucci? Cos'è successo con JongKook? ».
Taehyung tace. Continua a guardarlo negli occhi e continua a tacere. Non ha più lacrime da versare -o forse sì, ma è troppo esausto per farlo- ma continua a sentire il cuore stringersi. Gli fa male.
« Non ho bisogno di saperlo, in realtà » continua l'altro, mentre sorride. « Capisco dalla tua faccia che è successo qualcosa di grave, ma non sarà mai grave abbastanza per stroncare il vostro rapporto ».
« Vorrei poterlo pensare anche io » si confida Taehyung, la schiena che torna a incurvarsi. « Ma non sono io quello bravo a trovare una soluzione. Fra i due, sono quello che è più carente ».
 
« Fra quanto parte? » domanda JongKook, mentre accarezza dolcemente la schiena del suo migliore amico. Non alza la mano nemmeno quando lui cerca di sottrarsi al contatto: sa che non lo fa consciamente. Ma che è proprio in questi momenti che non può demordere, che deve stargli accanto e che non può offendersi se il ragazzo che si trova davanti cerca di chiudersi in se stesso. 
La risposta viene attesa con pazienza, ma dopo svariati minuti arriva.
« La prossima settimana ».
Taehyung si piega, si piega sul proprio corpo e si piega sull'amico, appoggiando il capo sulla sua spalla. Ha chiuso gli occhi? Sta piangendo? Quello che è appena uscito dalla sua bocca è un sospiro o un singhiozzo? 
JongKook tende a farsi continue domande. E tende a trovare sempre una soluzione, non concentrandosi sul problema di fondo.
« A questo non ci avevi pensato, eh? Nemmeno io. Non credevo volesse andarsene. Non Baekhyun, non il mio fratello maggiore. Andrà all'estero, sta già parlando di trasferirsi, Kookie. Riesci a trovare una soluzione per farlo tornare, ora? ».
 
« Lascia passare un po' di tempo » suggerisce Hoseok, mentre si alza dalla panchina su cui sono stati a sedere quasi due ore. « È probabile che tutto torni come prima solamente lasciandogli i suoi spazi ».
« Sento di avere sbagliato » ammette Taehyung. « Ma sono sicuro che, se tornassi indietro, tornerei a fare la stessa scelta. Per questo ti chiedo: sono forse una brutta persona? ».
Hoseok si piega sulle ginocchia fino ad arrivare alla stessa altezza dell'altro ragazzo. Lo guarda negli occhi e gli sorride. « No, non lo sei ».
Gli prende una mano per farlo alzare in piedi. « Vieni, ti accompagno a casa ».
« Non preoccuparti! Ti ho tolto un sacco di tempo, ci possiamo salutare qui ».
« Posso accompagnarti alla fermata della metropolitana? ».
« Mi farebbe piacere! » saltella Taehyung. « Questo te lo posso lasciar fare ».
« Quale gentilezza! » esclama l'altro, mentre si diletta in un inchino. « Prego, seguirò i suoi passi fintanto che sarà necessario ».
« Mi stai mettendo in imbarazzo! ».
« Giammai! Le chiedo perdono, non succederà più ».
Taehyung ride, mettendosi una mano sul ventre. 
« Sei più bello ora » gli confida Hoseok, passandogli un braccio sulle spalle e attirandolo a sè. « In realtà sei sempre bello ».
 
Rumore sommesso di stoviglie che sbattono. Una schiena è curva sul lavello, il corpo completamente nudo. 
« Dobbiamo ricordarci di comprare il caffè, sta finendo » dice il ragazzo mentre finisce di sciacquare un piatto. Alza la testa e lo ripone nella credenza di fronte a lui. « E dovremmo anche tornare al mercato dietro casa. Ci siamo troviamo bene, non trovi? La carne non ci è costata tanto ed era buona » ripone un bicchiere. « Mi ha chiamato mia madre stamattina: siamo invitati a pranzo a casa loro domani. Per che ora ti farebbe comodo? Va bene per le 13:00? ». 
Non ottenendo risposta, Baekhyun sbuffa e si gira verso il suo fidanzato. « È successo qualcosa? ».
Chanyeol lo sta fissando, ed indugia un attimo sulla sua virilità scoperta. Si alza in piedi e gli si avvicina, passandogli una mano grande sulla schiena. « Non riesco a parlarti quando sei nudo, dovresti saperlo ».
« Sì, lo so » lo canzona l'altro. « Però mi piace lavare i piatti senza indumenti! ».
« È un'abitudine che infatti non dovresti perdere » Chanyeol gli sorride e gli posa un bacio sulla clavicola.
Guarda il suo ragazzo per un po': ha la frangia più lunga del normale, ed è buffo quando la rimette a posto con un gesto improvviso del capo. 
« Yeol ».
« Dimmi, B. ».
« Mi dici a cosa pensi? ».
« Non sto pensando a niente ».
« Non ti credo ».
« Come fai a capire queste cose anche senza guardarmi? ».
« Perché tu guardi me. Non mi fissi spesso, ma quando lo fai significa che vuoi dirmi qualcosa ma che non hai il coraggio di farlo ».
« Un po' come quando.. ».
« ..mi hai chiesto di andare a bere un caffè assieme la prima volta che ci siamo conosciuti » completa la frase per lui Baekhyun, sorridendo. « Sono ricordi piacevoli, penso spesso all'inizio della nostra relazione ».
« Lo sai che, qualunque scelta tu farai, una volta tornato a casa mi troverai qui ad aspettarti, vero? ».
Il ragazzo più basso alza la testa e lo guarda. Non sa come, nè perché, ma capisce: con Chanyeol è tutto immediato, come un qualcosa di automatico. E questa particolarità non l'ha sviluppata col tempo: c'è sempre stata. 
« Lo so, e mi piace quando me lo ricordi ».
« Posso ricordarti anche il fatto che ti amo? ».
« Certo. Lo sai che sono un ragazzo che ha bisogno di continue certezze » quindi Baekhyun lo bacia, e il suo sorriso non brilla di luce propria, ma di luce riflessa.
 
Taehyung e Hoseok si salutano con un abbraccio. Prendono direzioni diverse e lo fanno entrambi a malincuore.
Quando il primo si siede su un seggiolino per aspettare la metropolitana, il secondo torna a girarsi per guardarlo.
Taehyung tira fuori il cellulare, è intenzionato a mandare un messaggio a JongKook quando qualcosa gli rovina letteralmente in faccia.
Dopo un attimo di sorpresa, capisce che quello che gli è arrivato addosso è un enorme borsone bordeaux.
« Eh, scusa?! » si gira verso il ragazzo che gli si è seduto di fianco. Ma sbianca, quando si trova a guardare il viso serio di SeokJin.
« Guarda chi c'è » biascica lui. « Hai occupato il posto dove metto la mia borsa di solito ».
« Quindi hai pensato bene di lanciarmela addosso ».
« Sì, è così. Ma è colpa tua ».
« Perché ho occupato un posto?! ».
« Esatto » gli risponde. « Sbaglio, o sei particolarmente perspicace oggi? Forse la vicinanza di Hoseok sta facendo aumentare il tuo quoziente intellettivo? » SeokJin scrolla le spalle. « Anche se ne dubito ».
« Non solo ti piace tirare pugni a caso alle persone, le segui pure » sbuffa inferocito Taehyung. « Io credo che tu abbia un problema ».
« Oh » ora il ragazzo più alto sembra sinceramente sorpreso. « Quindi adesso sono io ad avere un problema ».
« E con questo cosa vuoi insinuare? ».
Taehyung si chiede se è a conoscenza della sua discussione con JongKook, della sofferenza che sta provando anche in quel momento mentre ricorda le cose che gli ha detto il suo migliore amico. Si domanda se, effettivamente, il ragazzo che si trova davanti possa essere empatico. 
« Sei andato a nasconderti fra le sottane di Hoseok solo perché il tuo più caro amico è rimasto deluso dalle tue bugie? ».
Empatico 'sto cazzo.
« Non ti permettere ».
« È arrivata la tua metro, ci si vede ».
« Prendo la prossima » ora Taehyung è infuriato, e si rende conto di tremare. Si alza in piedi e guarda SeokJin dall'alto in basso. « Adesso ne parliamo ». Sa di pesare la metà di lui, e sa di non avere le forze per contrastarlo. Ma questo non gli importa: ha solo bisogno di sfogare tutto ciò che sente dentro e di riversarlo su di lui.
E SeokJin lo capisce. Quando fa leva sulle ginocchia per alzarsi fa uno scatto in avanti e chiude le sue braccia intorno alla vita stretta dell'altro. Lo spinge fino a fargli toccare con la schiena il muro che hanno di fianco.
Nessuno è presente alla scena, non c'è nessuno nei paraggi. 
Continua a tenerlo stretto.
« Mi stai facendo male » boccheggia Taehyung.
« Ti stai facendo male da solo » ora Jin alza il busto e si erge davanti a lui. Le sue mani si appoggiano sulle spalle dell'altro, ed esercitano quella forza minima per tenerlo incollato lì.
« Mi fai incazzare! » sbotta il più basso, continuando a divincolarsi. « Non sai niente di me e comunque ti ostini a mettermi le mani addosso! Perché lo fai? Ti piace vedere soffrire le persone?! ».
« Non giocare col fuoco ».
« Perchè non dovrei?! È questo che non capisci: io non ho paura di te. Pensi di essere il più forte, non è così?! Ti sbagli. Picchiare della gente a caso non significa essere forti! Significa essere vigliacchi! » così, Taehyung sceglie di giocare e allunga la mano verso la fiamma. « Lasciamelo chiedere: hai mai messo le mani addosso a Yoongi? In sua presenza sei peggio di un cagnol- ».
Jin lo bacia. Le sue mani si spostano ai lati del suo viso e lo attrae a sè, tirandogli i capelli.
È un bacio che sa di proibito, questo Taehyung lo deve ammettere. Il modo in cui la lingua dell'altro entra nella sua bocca con forza lo fa sentire violato. Quel bacio sa di qualcosa di sbagliato, ma proprio per questo il corpo di Taehyung reagisce e si avvinghia. Ha bisogno di attenzioni, si sente perso e il corpo che ora lo sta premendo contro al muro con più forza.. Lo desidera.
SeokJin non ha odore, è semplicemente istinto ed è questo che lo fa scattare. 
Ed è lo stesso che si allontana dalla bocca dell'altro e lo morde sul collo, gli lascia baci crudeli sulla clavicola, mentre una mano si insinua dentro alle mutande. Circonda la virilità ormai dura di Taehyung e la accarezza esigente.
E poi, il germe della consapevolezza si insinua in entrambi e si staccano nello stesso momento, con la stessa rapidità in cui era cominciato.
 
Seoul Tower. Dalle 09:00 alle 15:00. Sarò lì ad aspettarti. 
B.

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Capitolo 10
*** The Peace of the X ***


The X Place
The Peace of the X


Baekhyun si stringe nel cappotto più che può, mentre l'inverno cade attorno a lui. Cade a grandi fiocchi, che gli si impigliano fra i capelli di tanto in tanto. Con gli occhi ancora gonfi di sonno e un termos in una mano attende l'arrivo della funicolare. 
I piedi non riescono a riposare, si agitano sul posto, assieme alle gambe smilze racchiuse in un paio di jeans color petrolio. Dà la colpa allo sbalzo di temperatura, non vuole pensare. Ha solo bisogno di fare quello che deve fare, risolvere un qualcosa che è rimasto irrisolto per troppo tempo.
Sorride fra sè, dandosi dello stupido: non si è accorto della cosa finché non l'ha raccontato a Chanyeol.
Non è possibile gli aveva risposto incredulo, sgranando gli occhi. Devo essere sincero: non ti sei comportato bene. Probabilmente la tua partenza l'ha distrutto.
E molto probabilmente era andata così. Ma negli anni in cui aveva vissuto all'estero, Baekhyun non ha mai realmente pensato a cosa o chi aveva lasciato a casa ad aspettarlo: contattava raramente la famiglia, i suoi più cari amici come Jongin o JongDae li aveva chiamati un paio di volte su Skype, per poi scomparire nel tunnel che rappresentava la sua nuova vita. 
E fino a quel momento, continua a non sentire pentimento o rimpianto per le scelte che ha compiuto. 
Tranne per Yoongi, e nel momento in cui si scrolla dalle spalle la neve e tenta di salire sull'enorme cabina che gli si è aperta davanti senza mostrare nervosismo, riconosce un profilo conosciuto.
L'orologio da polso di Baekhyun segna le 08:55, e rimane impalato in mezzo alla folla di gente che cerca di spintonarlo verso l'interno per approfittare della vista di Seoul.
Baekhyun trema visibilmente al primo scossone che fa la funivia una volta partita, e continua a stropicciarsi le mani per tutta la durata del tragitto.
Il profilo pensieroso di Min Yoongi si staglia di fronte a lui, che non è interessato al panorama fuori ma a quello che ha appena incontrato.
Baekhyun ricorda perfettamente i tratti dolci e senza spigoli di Yoongi, i suoi occhi leggermente allungati all'ingiù ora guardano verso la sommità, ora guardano verso il basso. 
Non lo si direbbe agitato, anzi, profondamente a suo agio in quella scatola di latta che viaggia a trenta metri d'altezza.
I suoi lineamenti si contraggono appena, le sue spalle si irrigidiscono in un istante. E Baekhyun sa perché: non sono le vertigini, ma sono i ricordi.
Andavano spesso lassù assieme, quando erano amici. 
E anche il panorama li lega, anche i turisti che continuano a scattare foto li rappresenta.
Baekhyun ha paura delle altezze, Yoongi  le adora. Cerca di farsi spazio fra il groviglio di corpi per raggiungerlo, ma un brusco scossone lo fa vacillare e le porte alle sue spalle si aprono. 
Viene spinto di forza fuori dalla funicolare, non sa dire se nel tragitto di quei pochi metri abbia toccato i piedi per terra oppure no.
« Baekhyun? » si sente chiamare. Se lo trova davanti e no, non può scappare ora.
« Buongiorno » risponde educatamente, facendogli cenno di spostarsi dall'atrio gremito di persone. 
 
« Perché l'hai lasciato andare? » la voce di Taehyung gracchia al citofono. 
« Sali, così posso spiegarti meglio » gli dice con tono paziente Chanyeol, mentre apre il portone di casa e lo aspetta di vedere salire l'unica rampa di scale che li separa.
Il fratello del suo fidanzato entra di corsa nell'appartamento e si guarda intorno, incredulo. 
« Quindi è andato veramente?! » domanda isterico.
« Certo, perché? ».
« Perché l'ha incontrato? ».
« Non avrebbe dovuto? » Chanyeol lo invita a sedersi al piccolo tavolo davanti alla cucina. « Posso offrirti qualcosa da bere? ».
« Cosa me ne faccio di una bevanda calda?! ».
« Ho anche il tè freddo, se preferis- ».
« Non ci faccio niente neanche con quello! » sbotta Taehyung, mentre si passa una mano sul viso. Chiude un attimo gli occhi e sospira. « Te lo chiedo un'altra volta: perché l'hai lasciato andare? ».
« Non so rispondere a questa domanda, mi dispiace ».
Il ragazzo più giovane chiude le mani a pugno, contrae il collo facendolo incassare fino a scomparire fra le spalle esili. « Lascia perdere, è inutile. Ho sprecato il mio tempo venendo qui ».
« Cosa pensavi di ottenere, Tae? » gli domanda Chanyeol, il viso ancora increspato da un sorriso educato. 
« Pensavo.. » balbetta l'altro, preso in contropiede. « Pensavo che.. Che non lo so! Sei contento? ».
« Sono perplesso ».
« Mh? ».
« Rivendico qualche diritto su tuo fratello? ».
« Certo che no! Non te lo permetterebbe mai! » risponde subito Taehyung. 
« Ecco ».
« Quindi l'hai lasciato andare senza proferire parola perché non vuoi metterti contro di lui?! Hai paura di litigarci? Non gli fa bene vederlo! E a Yoongi non fa bene vedere mio fratello ».
« Gli ho detto ciò che aveva bisogno di sentire ».
« E sarebbe? ».
« Che lo amo ».
« Solo questo? ».
Chanyeol non riesce a trattenersi e gli ride in piena faccia, mantenendo sempre un certo decoro. « È poco, per te? ».
« Pensavo a qualcosa di più ».
« Ho anche aggiunto che avrei accettato la sua scelta, come accetto ogni parte di lui. Ora sei più soddisfatto? ».
« Credo di sì ». 
Delle scuse, capisce Chanyeol con rammarico, può scordarsele.
« Ti andrebbe di bere qualcosa, ora? ».
« Ce l'hai una birra? ».
« Non mancano mai » gli dice il ragazzo più alto, mentre apre il frigo. « Ma temo non te ne darò neppure una ».
« Cosa? E perché? ».
« Perché non so se reggi l'alcol oppure no ».
« Una birra la bevo senza problemi ».
Mentre Chanyeol gliene allunga una bottiglia, la trattiene un attimo dal collo. « Mi devo fidare? ».
E Taehyung si prodiga nel miglior sorriso che riesce a sfoggiare, che lo ricopre di una luce divina manco fosse un santo. « Assolutamente ».
 
« Da quanto state assieme? » domanda Yoongi, mentre continua a stropicciarsi le mani.
« Da quasi due anni » risponde cauto Baekhyun, mentre sospira. « Non parliamo di lui, ok? ».
« Certo, come vuoi ».
« Come stai, Yoongi? ».
I due si guardano per un po', e poi il ragazzo interpellato distoglie lo sguardo e sorride. « È tutto a posto, non succede mai nulla di nuovo ».
« Jin? Ho saputo che lavora a tempo pieno con te, adesso ».
« Anche lui sta bene. Continua ad allenarsi, lo fa per tenersi in forma. Voglio credergli, sono convinto abbia smesso di farsi picchiare a sangue per racimolare qualche soldo ».
« Continua ad odiarmi? ».
« Non l'ha mai fatto » risponde sinceramente l'altro. « Era invidioso della nostra sintonia, e di vedermi così felice. Nulla di più ».
« Neanche un po' di rancore? ».
« Come lo si può portare alla persona per cui hai visto il tuo migliore amico annullarsi per anni » dice tutto d'un fiato Yoongi, mentre il suo sguardo si vena di tristezza. « E più ci stavo male, Baekhyun, e più non riuscivo a trovare delle colpe da affibbiarti ».
« Io.. ».
« È stata una mia scelta continuare a pensarti. Quando mi hai allontanato da te, non ho fatto altro che cercare di riprenderti, di aspettarti » i suoi occhi sono lucidi. « Perché per tanto tempo ho sognato di rivederti. Nella mia testa mi ero immaginato almeno cento scenari diversi » sospira. « Ma poi è successo in un modo che non mi sarei mai aspettato ».
« Ti ho allontanato perché avevo paura » comincia Baekhyun, drizzando la schiena e poggiando i gomiti sulla spalliera della panchina. « Avevo paura di te? No, tu non mi avevi fatto assolutamente niente. Avevo paura dei tuoi sentimenti perché, dopo esserti dichiarato, ho visto la nostra amicizia spezzarsi. Si era andato ad incrinare qualcosa » si gira di lato e lo guarda, i lineamenti afflitti da un peso che taciuto troppo a lungo. « E dentro alla mia testa ti ho dato troppe colpe » socchiude gli occhi. « E sento di doverti delle scuse ».
« Non mi devi nulla ».
« Perché dici così? ».
« Perché è vero » ammette Yoongi. « Sono ferite che si sono già cicatrizzate ».
« Parlami, non chiudermi fuori » gli dice Baekhyun, il tono vagamente supplichevole.
« Non lo sto facendo, dav- ».
« E così scegli la strada più semplice » il ragazzo dai folti capelli castani appoggia i gomiti sulle ginocchia, i palmi a sorreggere il viso. 
« Preferiresti ti riversassi addosso tutto il veleno che ho tenuto dentro per anni, non è così? » gli domanda il più giovane, mentre le guance si imporporano. Sembra in procinto di esplodere, la punta delle orecchie fattesi via via più cremisi, ma poi sbatte le palpebre e i suoi lineamenti tornano ad essere delicati. « Ma io non avrei molto da dirti ».
« So che non è vero ».
« Non posso darti ciò che vuoi » Yoongi si muove a disagio sulla panca, dopo aver terminato di parlare.
Baekhyun ha la sensazione di essere stato schiaffeggiato in faccia e il suo sguardo, ora vitreo, continua a puntare su un punto davanti a lui. 
Ricorda bene quella frase, in fondo è stata lui a pronunciarla. E non si è fermato neanche davanti alle lacrime del suo più caro amico.
« In questi anni sono cambiato » riprende l'altro, mentre si passa una mano fra i capelli. « Ho smesso di fare scenate in luoghi pubblici. Non so chi ti aspettavi di trovare oggi, ma non sono più il Yoongi che conoscevi » conclude, e si alza, fa qualche passo nella direzione opposta a dove si trova Baekhyun, poi si gira. « Credo Taehyung e Jongkook abbiano litigato per colpa nostra. Dovresti parlare con entrambi, per quanto mi riguarda.. » sembra soppesare le parole. « ..è come se fra noi non ci sia mai stata una vera amicizia ».
« Io ci credevo, però » Baekhyun risponde di getto, perché cerca in qualche modo di trattenerlo. Non gli è consentito andarsene, devono ancora parlare, deve spiegarli ancora così tante cose che si alza anche lui e fa per seguirlo.
« Non abbastanza » conclude Yoongi, e girando le spalle tronca la conversazione.
L'orologio di Baekhyun segna le 09:22.
 

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Capitolo 11
*** The X Pride ***


The X Place
The X Pride

« No, non sono intenzionato.. » la voce di Hoseok traballa appena, mentre continua a tenere il telefono cellulare appoggiato all'orecchio sinistro. Continua a passeggiare febbrile per la stanza, l'altra mano a martoriarsi i capelli. « Come ti ho già detto non sono affari miei. Ora: se vuoi scusarmi torno alle mie attività ludiche, come ti piace chiamar- » si interrompe di nuovo, mentre alza gli occhi verso il soffitto con gesto teatrale. « Ho smesso di ascoltarti da qualche minuto, Noona. Non mi piace essere contattato su questo numero. Che cosa significa la domanda: in che senso? In quale altro senso può essere intesa la frase?! » torna ad abbassare il tono di voce, prende un lungo respiro; trattiene l'aria nella cassa toracica - una pallida illusione di poter raggiungere la pace dei sensi - e poi espira in un colpo solo.  « Ne parliamo quanto rientro a casa, cerca di calmarti » conclude, scrollando le spalle. 
« È successo qualcosa? » gli domanda distratto Jimin, mentre sfoglia una rivista di macchine sportive. I suoi occhi sono ridotti a due fessure, concentrato come è a cercare di leggere i modelli e le Marche in inglese, non si accorge che il suo amico si è seduto affianco a lui, le spalle fattesi sempre più curve. 
« Vuoi davvero saperlo oppure me l'hai chiesto perché ti sembrava educato interessarti? ».
« A dir la verità non importa abbastanza » risponde prontamente l'altro, mentre termina la sua lettura e si stropiccia gli occhi. « Non prenderla male, ma sono sicuro che non sia un problema grave ».
« Anche questa volta hai ragione. Sono io che mi faccio troppe paranoie ».
« Le vuoi bene. È un concetto molto semplice da assimilare, Hoseok. Devi solo prendere atto del fatto che la tua famiglia ti sta a cuore ».
« Non ci riesco ».
« Lavoraci sopra. Non ti sei sforzato abbastanza se continui a rinnegare le tue origini. Questa cosa ti sta sfuggendo di mano, amico mio. E fidati di me, ti conosco meglio di chiunque altro ».
« Sei sempre stato molto bravo a parlare dei problemi altrui ».
« Oh, così mi lusinghi ».
« Non era un complimento ».
« Ah, no? ».
Hoseok chiude di istinto gli occhi. « Lasciando da parte la tua sconfinata stupidità per un momento, toglimi una curiosità: non mi sembra tu abbia ancora detto al The X Place chi siamo.. Quello che siamo, o sbaglio? ».
« Non l'ho detto, giusto ».
« E perché? ».
« Non mi vergogno di essere figlio di una famiglia ricca. Non fra le più ricche, quello sei tu, ma di venire dall'alta società. Ma ci tengo a loro » Jimin si inumidisce le labbra. « E non mi era mai successo. Mi dispiacerebbe perderli. È da due anni che li conosciamo, perché dover rovinare tutto adesso? ».
« Perché non riesco ad avere due Hoseok in un unico corpo, ecco perché! » esclama indignato l'altro, battendo un pugno sul tavolo ed alzandosi in piedi. « Sono stanco di non essere onesto con loro! ».
« Vuoi davvero rischiare il tutto per tutto? » la domanda rimane in sospeso, non viene data una risposta. « Va bene, ho capito. Come se avessi possibilità di scelta. Conta su di me, amico mio. Forza, fammi strada, a quest'ora il negozio dovrebbe già essere aperto ».
 
Jongkook chiude la porta di casa dietro di sè, tiene lo sguardo basso perché ha timore di trovarsi davanti Taehyung. Sorpassa il grande albero in mezzo al giardino, quel giardino che ha sempre condiviso con l'amico di vecchia data. E quella mattina, la neve gli sembra più grigia, più spenta del solito. Una volta arrivato al cancello d'entrata, lascia la mano immobile sulla maniglia d'ottone. 
Ricordati di aspettare sempre Taehyung. Lo faresti per me? È un bravo bambino, ed abita nella porta di fronte a casa nostra. Se non lo vedi arrivare, aspettalo davanti al cancello del cortile. Mi piacerebbe faceste la strada verso scuola assieme. 
Non c'è stato giorno in cui Jongkook abbia varcato la soglia di casa dopo Taehyung: col tempo ha capito che è cosa che, come tante altre, è diventata una tradizione per loro. 
Gli si forma un nodo alla gola, non vuole aspettarlo, perché non è sua intenzione perdonarlo: nonostante sia ancora arrabbiato con lui, e deluso per tutte quelle volte che ha preferito omettere piuttosto che raccontargli la verità, JongKook non si sente nella ragione.
Ed è questo che lo sprona ad intestardirsi sull'attrito che si è formato fra di loro, che con le settimane è diventata una distanza che spesso non crede di poter più arginare. È sua intenzione non danneggiare troppo se stesso: questa storia gli ha portato via l'appetito e le ore di veglia si sono fatte sempre più lunghe. 
« Grazie » si sente dire e sobbalza, rendendosi conto di non essersi mosso di un millimetro. La mano è ancora ferma sul pomello. Taehyung forma un principio di sorriso. « Grazie » ripete.
« Non stavo aspettando te ».
« Fa lo stesso, ti ringrazio comunque ».
Jongkook grugnisce ed esce in strada, nasconde le mani nelle tasche del cappotto lungo verde militare e comincia a camminare verso la fermata dell'autobus. 
Una volta raggiunta la pensilina, si posteggia a fianco del piccolo cestino dei rifiuti lì accanto, come ha sempre fatto. Non gli piace stare in mezzo alla gente, e a quell'ora della mattina ci sono molti studenti affollati lì intorno. 
No.
Non è vero.
A lui non interessa il numero di persone presenti in un metro quadro di spazio. 
A Taehyung da fastidio la confusione.
Sono trascorse, per la precisione - conta mentalmente i giorni - due settimane e mezzo dalla vicenda in mezzo al loro cortile. Continua a sorprendersi di aver detto frasi così taglienti, ma riconosce di essere stato fuori di sè e di aver perso il controllo. 
Ogni giorno fa gli stessi ragionamenti; ogni mattina aspetta Taehyung davanti al cancello; si mette accanto a lui affianco alla fermata; si sorprende ogni volta di quanto il suo amico sia sempre stato fondamentale nella sua vita. E poi il tutto si ripete, in un loop che gli pare al limite della pazzia.
Jongkook capisce che l'unica cosa di cui ha bisogno è proprio questa: di continuare a percepire la presenza del suo più caro amico, senza doverci per forza entrare in comunicazione. 
E per l'ennesima ragione, Jongkook si dà dell'egoista.
« Io ci sono ma ho bisogno dei miei spazi. Ti sto affianco ma non mi parlare, per favore » gli sussurra la mattina dopo Taehyung, davanti ai cancelli del loro liceo. « È questo che stai pensando, vero? ». Non sentendolo rispondere, alza lo sguardo. « So che fai fatica a dormire, so che mangi poco. Lo so perché ti ho visto fare così tante volte. Hai bisogno di tempo per metabolizzare ciò che ti ho fatto e sto rispettando i tuoi spazi, anche se non me lo hai chiesto » Taehyung sospira. « Ma è difficile stare accanto ad una persona che non mi lascia entrare».
« Non voglio aprirmi con te » ribatte categorico JongKook. « Mi hai fatto male e non voglio più rischiare ».
« Ora ti dirò due cose » alza l'indice e il medio della mano destra, dita affusolate le cui estremità sono leggermente rosse per la bassa temperatura. « Ed entrambe non ti faranno piacere ». 
L'amico lo guarda di sbieco. « Sarebbero un'aggiunta a quello che mi hai già fatto, non credo tu voglia tutelarmi adesso. ».
Taehyung si irrigidisce, fa un passo verso l’amico, si trovano faccia a faccia. Sono pochi i centimetri che li separano, ma nessuno dei due retrocede. « Non ho mai smesso di farlo, è questo il problema. Che non l’hai ancora capito » si guarda intorno, rendendosi conto solamente in quel momento che altri studenti li stanno fissando, sgomitano altri per rimanere ad assistere ad un rissa che sembra imminente. « Seguimi ».
 
« Questa è la verità » conclude tutto d’un fiato Hoseok, mentre incrocia le braccia ed alza gli occhi sui presenti. 
Yoongi sta annuendo con la testa, ma la sua espressione sembra suggerirlo su un altro pianeta; Namjoon è statuario, non ha mosso un muscolo da quando l’amico ha cominciato a parlare; Jimin è affianco a lui, i suoi occhi saettano da una parte all’altra della stanza, come a voler cercare una via di fuga; SeokJin sta palesemente cercando di trattenere una risata. 
« A me non interessa » conclude infatti quest’ultimo. « Lo sapevo già, ma a me non interessa sapere nulla delle vostre vite. Non ho ancora capito perché mi consideriate vostro amico. Voi per me non lo siete, io non ho amici ».
« Nemmeno Yoongi? » domanda incredulo Jimin. 
« Lui è mio fratello ». 
« Quello che sta cercando di dirvi è che sapevamo già tutto » prende la parola Namjoon, mentre accavalla le gambe. Hoseok trova quella posizione particolarmente eccitante.
« Ma che vi vogliamo bene per quello che vi siete fatti conoscere » completa Yoongi, mentre accenna ad un sorriso. « Ognuno di noi ha dei segreti, e non siamo obbligati a condividerli. Lo facciamo se ci sentiamo pronti, non è un qualcosa che può riuscire se forzata ».
« Grazie per la comprensione ».
« Davvero, lo apprezziamo molto ».
Jin alza una mano. « Se io non apprezzassi la tenerezza di questa scena posso chiedere all’autrice di cancellarla? » ad uno sguardo minaccioso di tutti i presenti, il ragazzo abbassa la mano e sbuffa. « Okay, come non detto. Quanto siete noiosi ».
 
« Cosa ci facciamo qui? >>. 
« È il primo posto che mi è venuto in mente » risponde Taehyung. Entrano assieme nel giardino botanico poco lontano dal loro liceo, passeggiano lungo la riva del piccolo stagno ghiacciato. « È bellissimo venire in primavera » sorride. « Abbiamo sbagliato stagione ».
« C'è così tanto silenzio qui » ammette Jongkook. 
« Non è forse quello di cui hai bisogno? ».
« Sì, hai ragione. E la tua voce rovinerà tutto » vorrebbe aggiungere un "come al solito", ma non vuole peggiorare la situazione.
« Mi reputo un tuo amico proprio perché non mi limito » incomincia Taehyung, mentre si china a raccogliere un pugno di neve. La sbriciola fra le mani, le dita la fanno scivolare sul manto ancora intonso. « Mi reputo un tuo amico perché non ho mai avuto mezzi termini, mezze misure. Se devo dirti una cosa non penso alla tua sensibilità, la dico e basta. E ho fatto questo ragionamento anche quando ho preferito stare in silenzio. Non ti ho mentito, ho omesso. Alcuni reputano più grave questa scelta, e magari hanno ragione » prende una pausa, mentre si avvicina all'amico che nel frattempo si è fatto scuro in volto. « So di averti fatto male ma non posso chiederti scusa ».
« Lo sapevo ».
« Questa era la prima cosa che volevo dirti: non riceverai da me un "mi dispiace", niente di tutto questo. Perché non mi sono pentito di quello che ho fatto, e tornando indietro probabilmente lo farei altre cento volte. So che anche adesso ti sto facendo male. E so anche che per te è inconcepibile, ma fidati di me: ti stavo proteggendo. Non volevo vederti star male per qualcosa che successo tanto tempo fa ».
« Io per primo non ti ho chiesto di farlo, questo è quello che continuo a ripeterti e che ti ripeterò sempre: so difendermi da solo ».
« Ma io ti voglio troppo bene per lasciartelo permettere, non capisci? ».
« No! Non capisco! ».
« Allora rispetterò questa tua incomprensione ».
« Qual è la seconda cosa? ».
Taehyung deglutisce a disagio. « Sì, allora.. ».
« Dimmela ».
« Ho baciato Jin ». 
JongKook sgrana gli occhi, spalanca la bocca e si mette entrambe le mani a stringersi il cranio. « Mi stai prendendo in giro? ».
« Non dovevo dirtelo, io.. Effettivamente non c'entra niente con il discorso che stavamo facendo ».
« Affatto ma.. Quando? » l'amico, dopo settimane, comincia a ridere contro al cielo, gli occhi socchiusi per lo sforzo. « Ti rinfaccerò il tuo "no, non è il mio tipo" per l'eternità! » esclama, mentre si lascia cadere a peso morto sulla neve. Taehyung lo raggiunge preoccupato, rimanendo in piedi e sovrastandolo. 
« Cosa ci fai per terra, si può sapere? ».
« Ho bisogno di congelarmi il culo per capire che sono ancora vivo » gli risponde l'altro, di getto. « Ho passato troppo tempo da solo. Ho bisogno di ridere, di correre, di fare tutto ciò che voglio. Ho bisogno di vivere! » e urla. 
Gli occhi di entrambi si inumidiscono. No, non è il vento che ha cominciato a soffiare il colpevole di quelle lacrime che rigano quattro guance invece che due. 
« Non me lo sentirai ripetere molte altre volte, quindi ascoltami bene » riprende Taehyung. « Mi sei mancato ».
« Giusto così ».
« Già » risponde, mentre si asciuga ciò che si è già congelato. « Giusto così ».
 
« Siete arrivati tardi, che peccato » saluta entrambi Jin, mentre chiude la serranda del The X Place. « Dovrò per forza mandarvi a casa ».
« Venite con noi » propone Yoongi, mentre finisce di chiudere il lucchetto. « Vi portiamo nel nostro posto segreto, Jimin e Hoseok sono già là ».
« Ci farebbe molto piacere » rispondono in coro Taehyung e JongKook. 
« Coraggio, allora! Andiamo! ».
« Non me ne capacito » dice Jin, scrollando le spalle.
« Come se non ti facesse piacere vedermi » lo provoca Teahyung. 
« Oh, effettivamente non la vedi la mia faccia in questo momento? » si punta il dito addosso. « Sono una Pasqua ».
« Mi piacerebbe scambiare due parole con te, Jongkook. Ti va? ».
« S-sì ».
« Ne hai passate parecchie recentemente, non è così? Credo che la maggior parte della colpa sia mia, e mi piacerebbe rimediare » Yoongi lo guarda negli occhi per una manciata di secondi e gli sfiora la mano con la sua. « Spero tu possa perdonarmi ».
« Non hai niente di cui perdonarti! Perché dici così? ».
« Perché ancora non ti ho raccontato tutto. Una volta fatto, starà a te decidere ». 
« Non ce n'è bisogno » risponde subito Jongkook, mentre entra in contatto con quel corpo che lo ha sempre immaginato caldo, ma che invece lo trova freddo. Intreccia le dita con quelle di Yoongi, mentre il cuore sembra scoppiargli nello sterno. « Dico sul serio, tu non mi devi niente ».
L'altro ragazzo sembra rilassarsi al suono di quelle parole. 

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Capitolo 12
*** The X Story ***


A tutti voi,
che mi sostenete e mi apprezzate anche se
sono così storta, ammaccata e ritardataria.
Siete sempre nei miei pensieri,
Ponyo

The X Place
The X Story

Seokjin conosce molto bene cosa significa la parola "famiglia". Ricorda di averla avuta, ricorda di essere stato felice per tanti anni. Sa anche che i genitori non li si sceglie; in confronto, gli amici son più preziosi. 
Suo padre e sua madre sono gente per bene, lo sa per certo. La loro intenzione di maritarlo con una ragazza che non ha mai visto non li ha mai resi ai suoi occhi cattivi, subdoli o addirittura malvagi. 
Ha detto loro di essere omosessuale, ammette a se stesso di averlo fatto con grande ritardo. Ciò che ha fatto male non sono stati i loro sguardi compassionevoli; né le loro lacrime o i loro silenzi. É stata unicamente la loro intenzione a obbligarlo a contrarre matrimonio, senza una base su cui costruirlo quali l'amore, la fiducia, l'attrazione fisica.
« Io non credo di farcela, Omma. Ti prego, non costringermi ».
« Quante storie! Prendi tuo fratello: anche lui non conosceva quella che sarebbe diventata la sua futura moglie. E adesso guardali! Si amano, conducono una vita agiata e lei é rimasta incinta! ».
Seokjin però non crede nei miracoli, non crede neanche nelle favole. Non ha mai creduto a Babbo Natale né ai Tre Spiriti che ha creato Dickens. Seokjin, al compimento dei suoi diciotto anni, crede solo in se stesso e tanto gli basta.
Per scappare da una situazione che sta diventandogli troppo stretta, decide di iscriversi in segreto alla leva militare. Ma poi, mentre tiene sospesa la penna sul foglio ancora da compilare, le lacrime affollano i suoi occhi e non ha le forze per fare nient'altro che salutare l'impiegata in modo educato e correre via. 
Le continue pressioni dei suoi genitori non lo aiutano, comincia a vivere la propria quotidianità al di fuori di quelle quattro mura in cui è cresciuto. Non sa niente delle donne, sa solo che non solo loro ciò che sta cercando. 
« Ehi, ma con un fisico come il tuo hai mai pensato di tirare qualche pugno ad un sacco? ».
« Per chi mi prendi? Pensi che non lo stia già facendo? ».
« Bravo, figliolo! Allora ho una proposta per te: che ne dici di guadagnare qualche soldo? Fanno sempre comodo. Alla tua età non facevo altro che rubare dal portafogli di mio padre ».

Seokjin diventa più semplicemente "Jin" e così facendo si spoglia di molti aspetti di sé come la dignità e la compassione. Non ha più forze quando si trascina sul materasso malmesso di un suo amico o quando spegne il cellulare all'ennesima chiamata di suo fratello. 
Non gli importa più di se stesso perché gli piace quella sensazione che lo trascina verso il fondo. Sceglie di farsi pestare su un ring da qualche esaltato. Se esce più sangue del dovuto dal suo labbro spaccato in più punti finge di essere K.O e i giochi si fermano. 
All'inizio fa male; i mal di testa si fanno sentire, come le prime costole incrinate. 
Ma dopo qualche mese, Jin si abitua a questo stile di vita: capisce che non potrà farlo per sempre e quindi la sceglie e la etichetta come soluzione temporanea all'interno della sua testa.
« Ehi sfigato! » si sente appellare una sera, mentre sta finendo di allacciarsi il giaccone in prossimità del collo. « Sto parlando con te!! » la voce si fa più grossa e prepotente.
« C'è qualche problema? ».
« Tu sei quello che tira di boxe, vero? » a domandare é un uomo molto più grande di SeokJin. Ha i capelli completamente bianchi, che vanno a posarsi su un viso che ha poche rughe. 
« Sì, sono io » sbuffa fuori il ragazzo, dandogli le spalle. « Non ti conosco » continua, mentre si incammina verso la metropolitana.
« É vero, non mi conosci. Se ti do qualche soldo, che ne dici di farti picchiare? Oggi non ho avuto una bella giornata ».

Il ragazzo interpellato si ferma sul posto, ha un tizzone ardente nel petto e tanta é la rabbia e l'indignazione. Ma non capisce verso chi possa indirizzarla: se ad uno sconosciuto incontrato per caso, oppure verso se stesso.
« Non sono la puttana di nessuno. Tolgo il disturbo ».
« Non lo faresti neanche per un bel po' di soldi? Mi sembra possano tornarti utili ».
« Ti ho già detto che non vendo il mio corpo, neanche per incassare un gancio da uno come te che » ora gli sta ridendo in piena faccia « lascia che te lo dica, non sei minaccioso ».
« Hai ragione » alza le mani l'altro in segno di resa. « Non ho mai messo le mani addosso a nessuno in vita mia » e ora, sorride. « Sono contento tu non abbia accettato, figliolo. Sei messo meglio di quanto credessi ».
« Cosa intendi dire? ».
« Ti va di venire a cena a casa mia? ».
« Credo di non aver capito ».
« Stasera pensavo di cucinare qualcosa di speciale. Degno di un ospite! ».
« Prima vuoi pagarmi per gonfiarmi di botte e sfogarti ed ora mi stai invitando.. a mangiare assieme? Hai uno strano modo di corteggiare, lasciatelo dire ».
L'uomo che si trova davanti continua a sorridere e sembra non smettere. « Hai frainteso le mie intenzioni, ti chiedo scusa! Sono un uomo sposato ».
« Ok ».
« Sono contento!! Ora vieni, a piedi ci impiegheremo di meno » lo prende a braccetto e lo trascina verso l'attraversamento pedonale. 
Jin cerca di divincolarsi. « No, aspetta! Non ho detto che vengo con te! ».
« Se mi dici che avevi altri progetti per stasera ti lascio andare » lo guarda divertito. « Per caso ti ho detto che ho un figlio che ha la tua stessa età? Andrete sicuramente d'accordo! Si chiama Yoongi! ».

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Capitolo 13
*** Talking X ***


The X Place
Talking X


Il silenzio che aleggia é assordante. Non si muove nulla, non si sente nulla. 
« Impressionante, vero? » domanda Yoongi, mentre si siede sul bordo della piscina olimpionica: non solo è vuota da un decennio, ma è anche piena di foglie e di acqua stagnante in uno degli angoli, rimasta dai temporali della stagione precedente. 
Il buco nel soffitto fa entrare un'aria pungente. 
« É bellissimo qui » risponde Jungkook, mentre i suoi occhi cercano di abbracciare tutta la stanza, benché enorme. 
« É un edificio abbandonato in cui non viene mai nessuno. Non passa più l'uomo della sorveglianza già da due anni, circa » gli fa l'occhiolino ed una parte di Jungkook muore dentro. « così ne abbiamo approfittato ».
« Di cosa volevi parlarmi? » domanda il ragazzo più giovane, mentre la gola comincia a chiudersi per l'emozione. In un primo momento si stropiccia le mani, nervoso, per poi nasconderle fra le codice fasciate dal suo paio di jeans preferito.
« Provi qualcosa per me, vero? » Yoongi si é fatto serio d'un tratto, nella sua voce non c'è nulla che possa intimidire. 
Jungkook balbetta qualcosa senza senso, deglutisce della saliva inesistente  e infine sospira perché ciò che viene chiamato a dire é la pura e semplice verità. 
« Sì, da molto tempo » un peso invisibile sembra salutarlo e levarsi dal suo petto, come se fosse dimagrito di una manciata di chili. 
« Perché? ».
Questa domanda la recepisce come uno schiaffo in faccia. « Perché cosa? » mugugna.
« Cosa hai trovato di così speciale in me? » Yoongi comincia a muovere in modo frenetico un piede e infine, facendo leva sulle braccia, si alza in piedi e lo guarda dall'alto in basso, a bordo vasca. « Ti prego, ho bisogno di saperlo ».
L'altro scrolla le spalle e si alza a sua volta, incrociando le braccia al petto. 
« Non c'è niente di speciale in te » risponde, il cuore che cerca di schizzare fuori dal petto tanto batte forte. « Non so se ci sia, in realtà, perché non ti conosco » sorride, ma è un qualcosa di amaro da vedere. « É una cosa incredibile, questa, se ci rifletti ».
« Ora capisco ».
« É ciò che ti volevi sentir dire, vero hyung? » lo incalza Jungkook. « Che non c'è nulla di straordinario in te. Perché sennò Baekhyun l'avrebbe notato prima di me. Non è così? ». 
Il viso delicato e sereno di Yoongi si trasforma sotto ai suoi occhi, i suoi lineamenti sembrano affilarsi tanto si irrigidiscono i muscoli di tutto il corpo. Manca un respiro, Jungkook ne è certo perché è abituato a contarli nei momenti di silenzio. 
L’ambiente che li circonda sembra non essere d’aiuto: non si spostano le foglie cadute fra un cambio di stagione e l’altra che riposano sul fondo della piscina; le gocce di pioggia radunate qua e là non gocciolano; né tantomeno sbattono le imposte scardinate dal tempo. 
« Il problema è che non ti valorizzi abbastanza » nuovamente, il ragazzo più giovane racimola tutto il coraggio che riesce a trovare. « Sei fantastico ». 
Le gote vanno a fuoco e la sudorazione aumenta considerevolmente. Con un pugno incastrato fra la trachea e lo stomaco fa per alzarsi, ma una mano afferra le sue dita e lo trattiene. « Aspetta » si sente dire. « Rimani ».
Con un sospiro che cela una fortissima emozione piega le ginocchia e fa scorrere i polpacci sul bordo, noncurante della sporcizia che gli intacca il color cremisi dei pantaloni della tuta. Però fa l’errore di girare la testa e posare lo sguardo sul ragazzo che gli ha appena chiesto di non andar via.
La sua pelle a contatto con quei capelli fitti e neri come l’inchiostro - il colore che gli dona di più in assoluto perché così c’è nato - gioca un contrasto che fa male da quanto lo rende bello. Il taglio degli occhi è allungato leggermente all’ingiù, che gli conferisce un’espressione calma e riflessiva. 
Gli occhi scuri di Yoongi sono velati di quelli che l’altro capisce essere pensieri, forse quesiti che si pone ogni giorno da anni, ma a cui ancora la risposta non l’ha trovata.
« Ti dispiace se rimaniamo così ancora per un po'? » gli chiede il più giovane, intrecciando le dita calda con una mano fredda.
« No, affatto » si sente rispondere.
 
« Chissà dove si sono andati a nascondere quei due » borbotta Taehyung, mentre alza il cappuccio sul capo. In questo modo si convince di essere al sicuro dagli occhi di Jin, che gli stanno perforando la schiena da un paio di minuti. 
« Alla piscina » spiega il ragazzo che lo sta seguendo. « Probabile stiano parlando ».
« Ho un brutto presentimento ».
« Lascia che ti dica una cosa » fa un paio di passi e lo sorpassa. Gonfia il petto e gli punta gli occhi addosso, stavolta senza dover ricorrere a sotterfugi. E Taehyung sente che strato dopo strato, viene spogliato di ogni indumento che ha indosso al momento. « Conosco Yoongi da molti anni ».
Aspetta.
« Mi fido di lui, tranquillizzati ».
« Era per mettere le cose in chiaro, una volta per tutte » risponde secco il più grande, mentre gli si avvicina di un passo. « Sei tu ad essere più nervoso del solito » ammette poi, il suo sguardo spazia sul viso delicato dell'altro. « E’ per la mia presenza ».
Rimani.
Sente ancora bruciare la labbra da quanti morsi ha ricevuto, ancora sente la vita dolere da quanto le sue mani grandi gliel’hanno stritolata per tenerlo attaccato al muro. Sbatte le palpebre e una coltre di indifferenza si impossessa di lui; lo ricopre. « No, non mi importa granché » punta i piedi ed allarga le spalle, si infila le mani nelle tasche dei jeans e sostiene quello sguardo che continua a chiedergli di cedere. « Torniamo dagli altri, non voglio pensino ci sia qualcosa fra di noi ».
« Ti piacerebbe ».
« Manco per il cazzo » lo denigra Taehyung, mentre lo precede. Così facendo non vede il sorriso che affiora sulle labbra di Jin. 
 
 

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Capitolo 14
*** Shake the X ***


The X Place
Shake the X



« Ho bisogno di qualcosa di forte, stasera » fa la sua entrata in scena Namjoon, mentre appoggia per terra le due buste di plastica che ha con sé. « Fatemi sbronzare in vostra compagnia ».
« Che succede, amico? » lo addita Hoseok. « Ennesima rottura con l’ennesima ragazza? ».
« Affermativo » gli rivolge un occhiolino. « Dici che è la volta buona per provarci con me, ammettilo » si profonde in una delle sue risate roche. 
« Nessuno riuscirà a convincerti a passare al lato oscuro » gli risponde un Yoongi che sta già armeggiando con un accendino per aprire una bottiglia di birra. « Forse meglio così, con le pettinature che ti faccio ci ruberesti tutti i ragazzi carini del quartiere » le sue labbra si tirano fino a formare un sorriso. 
« Però potresti comunque provare » gli suggerisce Jimin, mentre butta la testa all'indietro e fa partire una risata collettiva. Si sporge verso l'amico e gli passa una birra. 
« Preferisco non bere » dice Taehyung, scrollando le spalle ed allontanando con un gesto educato la mano che gli sta porgendo un bicchiere di plastica. 
« Hai timore che qualcuno ti scopra? » gli domanda a bruciapelo Jin, non degnandolo comunque di uno sguardo. Fissa il vuoto davanti a sè, con l'orecchio teso. « Non ti facevo così vigliacco ».
Vede l'altro ragazzo deglutire, probabilmente non sta solamente mandando giù della saliva ma anche il proprio orgoglio, perché invece che rispondere a tono e raccogliere la sua provocazione, sceglie di cambiare argomento. 
Jungkook sta osservando da un po', mantenendosi in disparte. Anche il più fesso dei fessi noterebbe gli sguardi che Jin lancia al suo migliore amico. 
« Facciamo un gioco » esclama Namjoon, con l'intenzione di rompere il silenzio che è calato un po' troppo fitto. «Conoscete non ho mai..? » sbuffa fuori un verso di apprezzamento quando li vede tutti annuire. « Benissimo, allora iniziamo » sentenzia. 
 
« Non ho mai saltato le lezioni di matematica » bevono tutti tranne Taehyung e Jungkook. 
« Non ho mai risposto male ai miei genitori ».
« Non ho mai rubato in un negozio ».
Jin butta il tappo in un angolo della grande stanza abbandonata. « Riuscite a rendere tutto noioso » sentenzia mentre butta gli occhi al cielo.
« Puoi rendere tutto più interessante » lo accontenta Yoongi. « É arrivato il tuo turno ».
« Ok » risponde l'altro, mentre si sistema comodo sul divano cercando di non centrare in pieno la molla rotta che esce dall'imbottitura di uno dei cuscini. Appoggia i piedi sul pallet trasformato in tavolino e comincia a muoverli con movimenti lenti e cadenzati, mentre si fa pensieroso. « Non ho mai baciato una ragazza ».
Tutti bevono tranne Jimin, Namjoon e Jungkook, rosso in viso. 
Davanti ad occhi pieni di curiosità si giustifica con un timido: « Da lì ho capito che non era cosa ».
Ora l'atmosfera é cambiata, sembrano tutti elettrizzati. Non si conoscono abbastanza ma é proprio la voglia di scoprirsi che li getta in uno stato di frenesia. 
Cominciano quindi le confessioni a raffica; si soffermano anche a confrontarsi, raccontare aneddoti della propria infanzia. Ridono, le birre vengono svuotate in fretta, Jin continua ad impilare i tappi di metallo formando una torre instabile, che traballa pericolosamente ogni volta che ne aggiunge uno. Gli occhi di Taehyung col passare del tempo si inumidiscono, le gote diventano rosse e le labbra più umide. Sono dettagli che non sono trascurabili come Jin si sarebbe aspettato, é inquieto proprio perché sembra essere l'unico ad accorgersi di questi cambiamenti. 
« Non ho mai fatto sesso » esclama coraggiosamente Jungkook, cercando di nascondere l'imbarazzo fra le pieghe della maglia che indossa, abbastanza larga da poterci far entrare un'altra persona. 
I ragazzi rimangono immobili, ognuno di loro convive con un bagaglio esperienziale diverso. Quindi, a turno, come se si fossero messi d'accordo, iniziano a bere. Prima l'uno e poi l'altro.
Le dita affusolate di Taehyung tremano mentre comincia a giocherellare nervosamente con l'etichetta della bottiglia da cui ha bevuto fino a quel momento. 
Sul suo viso dai tratti delicati è stampato un sorriso innocente. 
La pila di tappi trema e crolla su sé stessa, le mani di Jin cercano di prenderli in tempo, recuperare quella sorta di equilibrio che fino a poco prima non sembrava così precaria.
 
« Sono sconvolto ».
« Da che cosa, nello specifico? ».
« Dopo una serata del genere non so, effettivamente c'è l'imbarazzo della scelta ».
« Non credevo che Namjoon scopasse così tanto, comunque ».
« Scherzi?L'ho capito subito! É sempre così sorridente, solo una persona sessualmente soddisfatta potrebbe essere così di buon umore! ».
« Vero ».
« Taehyung. Parliamo di Taehyung ».
« Ok, questa é stata una sorpresa anche per me ».
« Non pensavo. Si vede che fino ad adesso mi sono fatto un'idea diversa di lui ».
« A chi non è sfuggito questo dettaglio é sicuramente Jin. Ma, ahimè, non sarà semplice farglielo capire ».
« Già lo sa, fidati. Forse volevi dire che sarà un'impresa impossibile farglielo ammettere » conclude Jimin, mentre con un cenno della mano saluta Hoseok ed entra nel cancello della propria villa. 
Quando chiude la porta di casa e attraversa l'ampio soggiorno, ha la sensazione di essere osservato. Rallenta il passo, mentre i piedi scivolano silenziosi sul pavimento di marmo pregiato. Anche se il calzino é spesso, il freddo gli entra fino dentro le ossa.
Una luce si accende alla sua destra e la sagoma di suo padre si staglia seduto nella sua poltrona verde petrolio. 
« Bentornato ».
« Buonasera, padre ».
« É tardi ».
« Sì, padre. Pensavo non rientrasse a casa fino all'indomani ».
« Il meeting di lavoro é stato rimandato. Sono tornato a casa prima del previsto. Le domestiche mi hanno fatto intendere che ti si vede poco in giro, negli ultimi tempi ».
« Nell'ultimo anno e mezzo » lo corregge, mentre china il capo timoroso della sua reazione.
« Come si chiama? Ah, sì » nelle sue mani c'è un biglietto. « The X Place ».
« Padre, per favore, non lo faccia ».
« Sarebbe un peccato se si scoprisse un'anomalia nell'impianto elettrico ».
« Cosa devo fare? ».
« É gente senza un scopo, quella. Lasciali perdere, ti stanno portando sulla cattiva strada. Anche il padre di Hoseok starà dicendo le stesse cose a suo figlio ».
« Non voglio essere abbandonato » Jimin ha gli occhi lucidi. « Non voglio essere lasciato indietro. Padre, cerchi di ragionare, la supplico ».
« Non mi piace ripetere le cose. Non era una richiesta, lo sai bene » lo sguardo del padre ha un guizzo e i suoi tratti si induriscono. « Non troverai mai il coraggio di contraddirmi perché sai come andrebbe a finire ». 


 
Ponyo-is-back. Finally.
Lo so, ormai lascio poche recensioni, leggo poche storie e ne pubblico ancora meno. La mia vita si sta evolvendo e cambiando, ma voi rimanete una delle mie poche certezze. Questo capitolo lo dedico ad ognuno di voi, miei carissimi e assidui lettori. Tornerò super presente sul sito, mi mancate! 
P.

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Capitolo 15
*** To the Beautiful X ***


The X Place
To the Beautiful X


Taehyung trattiene il respiro per qualche tempo, mentre con fare teatrale incrocia le gambe sulla panca che sta sotto al grande albero di ciliegio e poggia i palmi delle mani sulle ginocchia. Mentre espira guarda avanti a sé, cercando di raggiungere mentalmente i muscoli del collo e delle spalle, che sente tesi da diversi giorni. 
« Mi verrebbe automatico prenderti in giro, invece mi comporterò da persona matura e mi siederò accanto a te » gli comunica JungKook, mentre si aggiusta i capelli sotto al cappellino della Supreme
« Stai cominciando a capire che è arrivato il momento di trattarmi come uno hyung? ».
« No, questo mai ».
« Due anni di differenza, e non ti è mai importato » grugnisce. « Forse la fonte della mia stanchezza devo ricondurla alla tua presenza » lo guarda di sottecchi, mentre continua a respirare a ritmo lento e regolare. 
« O forse potrebbe essere Seokjin, non trovi? » il suo sorriso si allarga mentre vede Taehyung gesticolare nella sua direzione, cercando di tappargli la bocca per non far trapelare nessuna informazione alla madre, seduta poco distante. « Un ragazzo così avvenente » Jungkook rimarca quest’ultima frase alzando la voce, cercando di districarsi dagli arti dell’amico, che sembrano diventati improvvisamente dei tentacoli.
« Non so di cosa tu stia parlando, non faccio altro che studiare nelle mie giornate » cerca di salvare la situazione.
« Allora spiegami perché sei più distratto del solito » il più giovane lo addita schioccando la lingua contro il palato. 
« Ma quanto esageri ».
« Va bene, la smetto » alza le mani con fare di resa. « Fingiamo che non sia vero, giusto per un attimo. Rispondi sinceramente solo ad una domanda ».
« E’ da una vita intera che mi fai domande, non mi sembra tu abbia mai smesso di farmi domande ».
« A cosa pensi quando studi? ».
« Alla mia vita, alquanto grama al momento ».
« Eddai, hyung ».
Taehyung, davanti a questo scacco matto rimane senza parole. Scuote la testa e scrolla le spalle. « Hai vinto, lo ammetto, un po’ ci penso ».
« Avevo ragione! ».
« Ma non è come pensi ».
« Stiamo parlando della stessa persona? ».
« Jin-ssi, lui ».
Jungkook balza in piedi e comincia a saltare intorno all’amico, in cerchi che si fanno via via più ampi. 
Le loro mamme lo guardano incuriosite, mentre cominciano a tenere il conto dei suoi saltelli.
« Ma no, dai, non diamo corda al fenomeno da baraccone » gli si avvicina e lo bracca, come se fosse una farfalla in primavera. « Facciamo finta che non sia successo niente ».
« Starà pensando a Yoongi » risponde la madre del giovane che ora comincia a ridere in modo sguaiato. « Spero che si stia confidando almeno con te, perché é da un po’ che non mi aggiorna ».
« Min Yoongi? L’amico di Baekhyun? » domanda curiosa la madre dei fratelli Kim. « L’ho conosciuto qualche tempo fa ».
L’espressione di euforia scompare sul volto dei restanti. 
Jungkook smette di divincolarsi e di saltare, i piedi gli sembrano improvvisamente attaccati al terreno. « Sì, é lui ».
« Lo conosce Baekhyun? Davvero? Come mai non me l’hai detto prima? ».
« Scusami, Omma. L’ho scoperto anche io da poco ».
« E la cosa ti turba, mi pare ».
« Non riesco proprio a tenerti nascosto nulla » Jungkook si siede accanto alla donna, mentre le stringe forte le mani. « Mi fa male pensarci ».
« Yoongi era segretamente innamorato di mio figlio » spiega senza mezzi termini la madre di Taehyung, che di rimando impallidisce.
« Omma! ».
« E’ la verità ».
« Lo so, però pensavo avessi un minimo di tatto ».
« Allora è per questo che tu e Tae avete avuto quella litigata davanti a casa? Perché ha scelto suo fratello a te? ».
« Detto così sembra davvero un litigio fra due bambini, ma non è andata proprio così ».
« Siete giovani, amore mio » gli accarezza amorevolmente una guancia. « Dovete ancora imparare tanto dalla vita ».
« L’importante è che sia tutto risolto ora » dice l’altra donna, mentre fa passare una mano sulla schiena del figlio, per spronarlo. « Ora continuate a fare quello che stavate facendo, stavamo parlando di cose ser- » la voce della donna si spegne mentre allunga un braccio e indica il cancello d’entrata. « E’ un vostro amico? ».
I due ragazzi si voltano, incuriositi. E si trovano a balbettare frasi senza senso quando vedono Park Jimin, tremante, che li chiama. E che chiede aiuto.
 
« Quindi stai cercando di dirmi che poi tanto non ti dispiace Jungkook » il tono di voce di Jin è sprezzante, come al solito.
E come al solito Min Yoongi sta pulendo il negozio, prossimo alla chiusura, perché quando è nervoso non riesce a stare fermo.
« Esattamente ».
« Non sono d’accordo ».
Allora Yoongi sbuffa e appoggia il l’avambraccio sul manico della scopa e vi appoggia tutto il peso, arrestando le pulizia per un attimo. « E con questo cosa intendi? ».
Jin posa lo sguardo sulla punta dei capelli dell’amico e lo fa scorrere fino alla punta delle sue scarpe, per rimarcare un concetto che non serve formare in parole. Ma dagli occhi inespressivi dell’altro, ha il timore non abbia carpito. « Tu ».
« L’avessi saputo sarebbe stato così difficile parlare con te forse avrei continuato ad ignorarti ».
« Mi vuoi bene proprio perché mi comporto in questo modo. Rispetto i tuoi spazi- ».
« Abitiamo assieme e mi segui a lavorare senza contribuire in alcun modo » lo rimbrotta.
« Sono una persona generosa- ».
« Non mi hai mai lasciato l’ultimo pezzo di pizza ».
« Non giudico le persone che frequenti- ».
« Namjoon assomiglia ad un maori, Jimin è bisessuale quindi è uno sfigato e Hoseok sembra uscito da un maneggio. Ho riassunto il tutto per fare prima ».
« Insomma, riesco ad essere una persona ragionevole ».
« Certo ».
« Sono soddisfatto del risultato » Jin si gratta la testa.
« Stavamo parlando di altro. Cioè del fatto che non ti convinco ».
« Ti preferisco anaffettivo e apatico. Quando comincia ad interessarti un ragazzo tendi a trasformarti nel fidanzato perfetto, emotivo, tenero. No, non reggo ».
« Non sono apatico, sono di carattere mite. E non cambio, semplicemente sorrido più spesso e tendo ad essere ottimista».
« Sì, beh e io cosa ho detto? ».
« Hyung ».
« Dimmi ».
« Quanto ti attrae Taehyung? Da una scala che va da uno a dieci ».
« Adesso vengo lì e ti ammazzo ».
Min Yoongi sorride di rimando, combattendo a questo modo contro una minaccia di morte. « Piuttosto ti uccideresti ».
« Solo perché tu e tuo padre mi avete salvato la vita » risponde l’amico. 
« Stavi dicendo? ».
« Non stavo dicendo proprio niente ».
« Insolente ».
« Insensibile ».
« Insicuro ».
« Dieci ».
 
« Ricapitoliamo » balbetta Taehyung, mentre trattiene un brivido. « Abiti a Gangnam e frequenti il liceo più prestigioso di Seoul. E fin qua non c’è niente che abbia senso ».
« Non sono venuto per questo, dovete aiutarmi ».
« Tuo padre vuole radere al suolo il negozio di Yoongi e non sai come fermarlo. Quindi sei venuto da noi perché.. ».
« Perché non sapevo a chi rivolgermi! Hoseok é stato costretto in casa da suo padre, lo sta obbligando a concentrarsi sullo studio ».
« Non è una cosa sbagliata, sta già ripetendo quest’anno scolastico. Non può sbagliare, questa volta ».
« Ma no, voi non capite ».
« Allora spiegaci » esclama Jungkook. « Vogliamo aiutarti, ma se non ci racconti tutto ciò che dobbiamo sapere, non riusciremo a fare niente ».
Jimin si passa fra i capelli una mano, piena di anelli intricati e d’argento. « Mio padre non vuole che vi frequenti ».
« Perché siamo di estrazione sociale diversa, credo di averlo capito » Taehyung, però, non sembra turbato. « Non mi stai raccontando nulla di nuovo, succede a tutti ».
« Per me è sbagliato! ».
« In che modo riuscirebbe a danneggiare il The X Place? » lo incalza Jungkook.
« Perché è il proprietario dell’intero edificio ».
« Questi sono guai ».
« Potrebbe demolirlo per farci un parcheggio, sfrattarlo, si inventerebbe qualunque cosa ».
« C’è solo un modo per fargli cambiare idea, allora ».
« E quale sarebbe? ».
Taehyung guarda prima l’uno e poi l’altro, prima di gonfiare il petto.
« Provargli che non siamo dei perdenti ». 

 
Eccoci tornati nel pieno della storia! La trama comincia ad infittirsi e vengono fuori tanti "manini", come piace chiamarli a me. Ho cercato di spiegare e chiarire un paio di cose, che nei capitoli precedenti ho lasciato indietro per timore ad appesantire ulteriormente la storia. 
Ma arrivati a questo punto non ho potuto rimandare! Attendo con ansia le vostre opinioni, capisco che il mio ritorno non sia stato notato da ognuno di voi, ma pensate al fatto che Ponyo vi ama così come siete e anzi ha proprio bisogno di sapere cosa ne pensate!
P.s. Solo io penso che Suga sia bellissimo con i capelli turchesi? Mi fa male agli occhi da quanto è splendido!


Ponyo

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Capitolo 16
*** Counting X ***


The X Place
Counting X


« Non è così semplice » continua a ripetere Jimin, passandosi nervosamente la mano sul viso. E' un gesto che fa ad intervalli regolari, seguiti da uno sbuffo e da un gemito di frustrazione.
Stanno cercando di trovare una soluzione assieme ma per quanto si sforzino, non riescono a trovarne una decente.
Jungkook, infine, dopo tanto rimuginare, posa gli occhi sull'ospite inatteso, cercando un contatto visivo. « So che ti sembrerà una pessima idea, ma dobbiamo mettere al corrente gli altri. Manda un messaggio sul gruppo che abbiamo su KakaoTalk, diamoci appuntamento per stasera » si infila le mani in tasca, visibilmente scosso. « Penseremo a cosa fare insieme ».
Taehyung, rimasto muto fino a quel momento, si riscuote dal torpore e comincia ad agitarsi.
« Aspettate, tutti e due » comincia, alzandosi in piedi. « Non sappiamo come potrebbero reagire Yoongi e Seokjin alla notizia ».
« Intendi dire per quanto riguarda.. » Jimin non sa come continuare, come se le parole non riuscissero ad uscire dalla sua bocca. « Insomma, tutto ciò che riguarda le mie origini, la mia famiglia. Loro sanno già tutto, quindi non dovresti preoccuparti per questo ».
« Ok, va bene. Ma tolta questa preoccupazione, non avete timore che la situazione possa peggiorare? Non abbiamo ancora l'assoluta certezza che andrà a finire male, che Yoongi vada incontro a sfratto certo. Cerchiamo di mantenere la calma e concentriamoci su ciò che conta realmente: riprenderci il nostro amico » sospira. « Sono stato il primo a gonfiare il petto e a fare il gradasso qualche minuto fa, è vero. Però non possiamo reagire d'impulso ».
« Conosco ogni ingresso, ogni centimetro della casa di Hoseok, se è quello che mi stai chiedendo » dice concitato l'altro. « Saprei farlo uscire da lì ».
« Questa era iniziata come una semplice conversazione, ragazzi » risponde il più giovane dei tre. « E si è improvvisamente trasformata in una missione di salvataggio ».

Min Yoongi non si può definire una persona impaziente. O avventata.
Insomma, a volte si innervosisce o si mette fretta a finire di fare qualcosa che non gli piace. Perché crede, in qualche modo, che se conclude la cosa prima essa non si possa ripresentare.
Ad esempio odia fare un giro all'alimentari di sera. Non gli piace uscire per comprare il frutto delle continue dimenticanze di suo padre; la maggior parte delle volte si scorda le uova o il peperoncino in polvere, alimenti che in casa consumano di frequente. Nella sua testa, per come è fatto, se suo padre gli assicura di occuparsi della spesa si aspetta che quest'ultimo non scordi sistematicamente la lista attaccata al frigo; o che si scordi le buste di plastica rigida sulla mensola accanto alla porta di ingresso; oppure che esca in ciabatte, lasciando le sue scarpe da ginnastica sul pianerottolo, sempre troppo pulite e troppo poco usate.
Spera che possa arrivare il giorno in cui suo padre possa cominciare una cosa e concluderla, perché sa che ne è capace: lo ha cresciuto lui, lo ha educato e lo ha aiutato per tutti gli anni di scuola a fare i compiti. E' una persona molto brillante e che in giovinezza ha pensato a costruirsi non solo una famiglia ma anche una bella carriera, come gli ricorda a volte nei momenti di confidenze serali: il suo lavoro gli piaceva molto, talmente tanto che ha rischiato il tutto per tutto.
Fare il giornalista, gli dice sempre, non è mai stato semplice anche se molto soddisfacente. Alla continua ricerca dello scoop, alla continua corsa contro alla deadline giornaliera.
Ma più gli articoli da presentare crescevano, più suo padre si andava spegnendo. Non poteva dormire, né aveva tempo di sedersi a tavola a mangiare; il tempo da dedicare alla sfera sociale era come svanito e, dopo tre anni, il suo cuore da cinquantenne non aveva retto e si era quasi spaccato a metà.
« Manca qualcos'altro? » una voce familiare in lontananza gli arriva ovattata alle orecchie, mentre il turbine dei suoi pensieri galoppa veloce, come a volere uscire.
Il lavoro ha rischiato di portargli via suo padre, che ha deciso di investire parte dei suoi risparmi per offrirgli un futuro senza pretese né occasioni, ma un impiego che si è scelto e a cui non deve rendere conto a nessuno.
Perciò sì, Yoongi non tollera proprio passare il suo tempo dentro ad un supermercato, a comprare ciò che si è scordato suo padre a causa di una lista dimenticata, ma sa anche che potrebbe andargli molto peggio.
« E' tutto a posto? » si riscuote quando torna a sentire la voce di Jin, che gli mette una mano sulla spalla. « Non stai bene? ».
« No, tranquillo, è tutto a posto. Stavo solo riflettendo su un paio di cose ».
« C'è qualcosa che ti preoccupa, vero? Ultimamente parli di più ».
« Questo dovrebbe farmi aggrottare la fronte e spronarmi a chiederti: come mai stai dicendo il contrario di quello che succede normalmente? » il ragazzo dai tratti dolci mette due porri nel carrello. « E invece non sprecherò le mie energie a farlo, perché tanto me lo dirai sicuramente tu ».
« Vedi, ho proprio notato questa cosa: che quando diventi nervoso o hai dei timori, ecco che diventi più loquace » risponde Jin, come ignorando ciò che gli è stato detto poco prima. « Non dovrei essere io quello misterioso, spavaldo, impavido e chiacchierone? Non so, fa molto sexy questa ambivalenza ».
« Che a tratti pare psicosi, ma chi sono io per giudicare ».
« Sopratutto: non dovevamo comprare soltanto le uova e qualche foglia di lattuga? ».
« Certo ».
« Allora puoi spiegarmi perché stai riempiendo il carrello? ».
« Così la spesa durerà di più e passeranno almeno una ventina di giorni prima che debba tornarci in questa fascia oraria e in compagnia di un narcisista ».
Jin si volta e lo fulmina con lo sguardo. Sembra offeso. « Io sono molto peggio, fidati ».

« Sono a casa » esclama Chanyeol mentre si toglie le scarpe eleganti e le allinea accanto a quelle del suo fidanzato. Posa la ventiquattrore sul gradino di legno dell'ingresso e con l'altra mano comincia ad allentarsi il nodo della cravatta.
Non ricevendo risposta entra nel modesto appartamento che condivide con Baekhyun, alla ricerca di quest'ultimo. Lo trova nel terrazzino della camera da letto, appoggiato al balcone mentre annuisce. Chanyeol lo chiama un'altra volta prima di capire che sta parlando al telefono. Per non spaventarlo, allora, palesa la sua presenza bussando sulla porta della camera e lo vede rizzarsi sull'attenti, come se fosse ancora nei militari.
Mentre si gira ha già il sorriso sulle labbra, quello che l'ha fatto innamorare subito di lui, ed alza un pollice in segno di buone nuove. Difatti, dopo qualche secondo, gli sillaba: nuovo lavoro in arrivo.
Pare felicissimo ma mantiene un certo decoro mentre continua quella che pare essere un colloquio telefonico. Per evitare di disturbarlo lo lascia alla sua chiamata e si direziona verso la cucina, cominciando ad apparecchiare la tavola e a servire la cena precedentemente preparata. Per l'occasione, Chanyeol fruga nel frigorifero fino a stringere fra le mani una bottiglia di spumante, regalo dei suoi genitori per il ritorno a casa.
Ormai è passato quasi un anno da quando sono di nuovo a Seoul, rimugina, mentre afferra il cavatappi e comincia a togliere la carta che avvolge il collo della bottiglia.
Sta per stappare ma viene bloccato da Baekhyun, che lo prende all'altezza delle spalle e lo fa girare su se stesso.
« Ho voglia di festeggiare ».
« Devi raccontarmi tutto, aspetta giusto un attimo che apro la bottiglia ».
« Ho voglia di festeggiare in un altro modo » gli comunica il ragazzo, mentre gli fa un occhiolino.
Park Chanyeol si trova sdraiato sul letto e completamente nudo prima ancora che possa rimettere il cavatappi nel cassetto delle posate.



 



Finalmente sono tornata! Capisco l'attesa e capisco benissimo anche la vostra delusione: dopo quasi un anno ho la decenza di aggiornare. 
Prima di tutto devo chiedervi scusa, carissimi lettori: questi ultimi 12 mesi sono stati cruciali per la mia vita, sia sentimentale che lavorativa, comportando sicuramente cambiamenti in molti equilibri, personali e non.
Dopo aver detto cose che possono dire tutto come voler dire niente, spero che qualcuno di voi mi lasci un commento con il suo punto di vista. Mi mancate!
Ponyo

 

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Capitolo 17
*** Descendants of the X ***


The X Place
Descendants of the X



Namjoon si accende una sigaretta al mentolo con un accendino trovato sotto ad uno dei cuscini luridi del divano su cui siede. E' stato trovato a lato della strada un paio di anni prima, abbandonato e pronto per essere riciclato.
Ricorda ancora la fatica che ha fatto a trasportarlo assieme a quel mingherlino di Yoongi. Ma tutto il sudore versato è valso a qualcosa: l'hanno messo di fronte alla porta d'entrata della stanza che doveva essere uno degli spogliatoi della piscina abbandonata, a cui erano state rubate tutte le piastrelle delle docce, maniglie e telefoni compresi.
E' stato depredato di tutto e quel divano poteva dirsi uno dei pochi dettagli d'arredamento che avevano aggiunto una volta preso possesso di quelle quattro mura fatiscenti. Continua a domandarsi perché nessuno sia ancora venuto a reclamare quel posto abbandonato, gli risulta impossibile che non abbia ancora visto una persona prendere le misure necessarie per la prossima demolizione, nessun geometra che reinventa quell'ambiente.
Scrolla le spalle, concludendo con sé stesso che è meglio così, che le opere di bonifica in quel quartiere sono già state fatte e quella piscina dimenticata da tutti è il loro unico posto in cui possono sentirsi al sicuro, lontani dalla vita frenetica della città. Si schiarisce la gola, per riuscire ad attirare l'attenzione: Yoongi, concentrato a leggere un articolo su una rivista scientifica, non dà alcun segno di reazione e continua a mangiucchiarsi distrattamente l'unghia del pollice, mentre gli occhi scorrono le righe in modo febbrile; Jimin sta facendo stretching, abitudine che non ha mai abbandonato, specialmente nei momenti morti come quello; Taehyung e Jungkook stanno litigandosi un giornalino di sudoku. Infine, ultimo ma non ultimo, Jin continua a fissarlo negli occhi, ma Namjoon è sicuro che se iniziasse a parlare, probabilmente sarebbe davvero l'unico a non ascoltarlo.
« Ragazzi » esclama d'un colpo, mentre aspira una lunga boccata di fumo dalla sigaretta. « Credo sia arrivato il momento di tirare le fila ».
Il silenzio cala sul gruppo degli amici.
« Ho chiamato Namjoon a questa riunione per un motivo molto semplice » incomincia Yoongi, mentre con fare elegante arrotola la rivista e incrocia le gambe. Tutto ciò che proviene dal ragazzo risulta spontaneo e delicato. « E' un esperto nell'infiltrarsi in casa delle ragazze che frequenta per pomiciare ».
Il ragazzo alza entrambi i palmi delle mani, in segno di resa. « Ehi, amico, detta così può suonare un po' strana come cosa ».
« Non lo è? » domanda Jin, sbuffando.
« Beh, non proprio. Ho il loro consenso ».
« Ma certo, ma certo » Jimin prende la parola, cercando di riportare la conversazione nella direzione giusta. « Che cos'hai in mente di fare? ».
« Bravo, esatto » lo addita. « La prima domanda da porsi è: Hoseok è trattenuto contro il suo volere in casa sua? ».
« Sì » rispondono in coro.
« Ne siete sicuri? ».
« E' già da dieci giorni che cerco un modo di mettermi in contatto con lui! Al cellulare non risponde, ai messaggi nemmeno. Ho cercato di estorcere informazioni dal giardiniere e dall'autista di famiglia » Jimin sospira sconsolato, una mano sul viso rotondo. « Niente di niente, Nam, te lo garantisco. A sto giro suo padre ha fatto la voce grossa e non ha intenzione di lasciarlo uscire finché... ».
« Finché? ».
« Finché non accetterà le regole di famiglia e non prometta a suo padre che non ci frequenterà mai più ».
Jungkook sgrana gli occhi, incredulo. « Mica siamo dei villici! Solo perché non abbiamo una villa enorme e un'azienda di famiglia non significa che non siamo esseri umani! » dà di gomito a Taehyung per avere supporto. « Solo a me sembra una cosa assurda e ingiusta? ».
« No, tutti ci sentiamo come te » Jimin risponde con voce calma. « Io mi sento come te perché non ho certo scelto di nascere in una famiglia ricca. Nè ho mai accettato questo genere di discorsi. Così neanche Hoseok l'ha mai fatto, ha sempre combattuto per ottenere quel genere di libertà che ci spetta. E' per questo motivo che vi dico che se non lo liberiamo in fretta, è possibile che non lo rivedremo mai più ».
« Che significa? ».
« Significa che suo padre non si piegherà mai né riusciremo a convincerlo. E' un uomo molto rigido, se non otterrà da suo figlio quello che chiede, Hoseok verrà messo sul primo volo per New York e di lui perderemo ogni traccia ».
« E con tuo padre come la mettiamo, invece? » domanda Jin, l'unico che si prende sempre la briga di sollevare problemi scomodi.
« Non preoccupatevi » li rincuora Jimin tirando su con il naso. « Di lui mi occupo io ».


 
« Omma » la voce rotta di Hoseok cerca di fare breccia nella porta di legno spessa tre dita della sua camera da letto.
E' una stanza enorme, con bagno privato e angolo dedicato al videgaming. Ricorda bene il giorno in cui, assieme alla famiglia, è andato a scegliere la disposizione dei mobili. Ricorda di essersi sentito parte di quella famiglia troppo stretta e troppo rigida, un piccolo passo avanti in un mondo di regole e di costrizioni asfissianti.
« Omma, so che puoi sentirmi, ti prego apri la porta » cerca di nuovo di smuovere a pietà sua madre, che sa orbitare nei dintorni della sua stanza. Quante volte è stato chiuso in camera sua per giorni interi?
Sa che è una cosa che i genitori non potrebbero fare, sa che significa solo una cosa: maltrattamenti. E sa anche che è una cosa punita dalla legge in modo molto severo.
Ma, purtroppo, sa altrettanto bene che suo padre è una delle persone più influenti nell'ambiente politico e che, per lo stesso motivo, è intoccabile.
Hoseok è la prima volta, però, che teme per la sua vita, perché col tempo ha capito e concretizzato una realtà di fatto che non smette di angosciarlo: se suo padre decidesse mai di sbarazzarsi di lui, il mondo non solo non lo piangerebbe, ma nessuno chiederebbe giustizia.
Sente gli occhi pizzicare forte e, in un momento, le guance vengono rigate da grosse lacrime. Colmo di tristezza, appoggia la testa contro alla porta, battendola piano e a ritmo.
Neanche la danza potrebbe metterlo di buon'umore, al momento.
Nessuno verrà a salvarlo, nessuno si ricorderà del povero Hoseok, marcito nella propria stanza da letto, circondato dal lusso e cose costose ma con il vuoto nel cuore.
« Figlio mio » sente sussurrare sua madre. « Resisti ».
Hoseok, sentendosi rivolgere quelle parole, piange più forte e più a lungo di quanto abbia mai fatto in vita sua.
Ma capisce che non può e non deve arrendersi.

 
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Benritrovati a tutti, miei prodi guerrieri!
Ponyo chiede scusa ad ognuno di voi per non aver aggiornato con regolarità la sua fan fiction negli ultimi due anni, circa. Ammetto di essere stata scostante e assente sul sito, ma la mia vita ha preso pieghe diverse e nuove, quindi semplicemente Ponyo ha dovuto abituarsi a nuovi equilibri.
Ora convivo con il mio fidanzato e la routine lavorativa è diversa da quella che immaginavo. Inoltre presto tornerò a studiare, quindi per tutte queste sfide sto preparandomi a dovere.
In queste vacanze natalizie ho potuto riavvicinarmi alla scrittura e a godere del tempo speso davanti ad un documento word.
Vi ringrazio per avermi aspettata così a lungo.
In linea di massima, me lo prendo come promemoria personale, vorrei riuscire ad aggiornare i nuovi capitoli ogni martedì, perché di solito è una delle giornate meno impegnative.
Vi chiedo questo enorme favore: riuscirete a credere in me? Lo spero tanto!
Buon anno a tutti, tesori miei,
Ponyo

 

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Capitolo 18
*** Prison X ***


 

The X Place
Prison X


« Buongiorno » la voce pimpante di un ragazzo prende alla sprovvista Min Yoongi, che in quel momento sta cercando di far funzionare il registratore di cassa.
Sorpreso, sorride al nuovo arrivato e gli si avvicina. « Hai bisogno di qualcosa? ».
« Sì, vorrei cambiare taglio di capelli » esclama e si siede sulla poltrona di pelle blu scuro davanti al grande specchio. « Ho cambiato due linee di metro per riuscire a venire qui » mentre alza due dita della mano, Yoongi nota quanto sono affusolate e in grande contrasto con il viso del ragazzo, probabilmente più tondo di quello di Jimin.
« Ti ha parlato qualcuno di questo negozio ? » gli domanda, mentre apre il cassetto affianco alla postazione per prendere fuori il telo cerato e il rasoio elettrico. « Non ho molti clienti, te lo chiedo per questo motivo ».
« In realtà ho dovuto obbligare un amico a farmi dire il nome del suo parrucchiere di fiducia » risponde tutto d'un fiato l'altro, mentre si sistema i capelli davanti allo specchio. « L'ho visto con tre pettinature diverse nell'ultimo mese e devo ammettere che mi sono piaciute molto ».
« Quindi ti ha fatto il mio nome ».
« Esatto, mi ha detto dov'era il tuo negozio, ma ad una condizione ».
« Sono curioso di sapere il nome del tuo amico, perché comincio ad avere un'idea su chi possa essere ».
« Me l'ha detto solo dopo averlo sfidato ad una gara di rap » il ragazzo, quando parla, socchiude leggermente gli occhi già molto stretti, che vanno a risaltare il sorriso largo sempre in bella vista. « Ed ho vinto, quindi ora sono qui! » esulta, mentre con fare teatrale liscia il telo stretto al collo.
« Fammi indovinare » Yoongi ora è a braccia conserte e guarda il riflesso del nuovo cliente nello specchio. « La persona che non voleva scucire l'informazione per caso si chiama Namjoon? ».
L'altro aggrotta la fronte, perplesso. « Non so dirti il suo vero nome, conosco solo quello d'arte ».
Yoongi si batte la fronte con il pugno chiuso. « Ma certo, certo. Dimenticavo » apre il secondo cassetto e ne estrae due volumi e depliant di tinte e colorazioni permanenti. « Si fa chiamare Rap Monster, dico bene? ».
« Esatto! E' proprio lui! ».
Min Yoongi non ha alcuna intenzione di spaventare il proprio, nonché unico, cliente. Ma è troppa l'ira che prova verso colui che, probabilmente, consiste nella sua unica fonte di guadagno; quindi sbatte il materiale da visionare con il ragazzo un po' troppo forte sul ripiano lucido, facendolo sussultare.
Jin, rimasto nel retrobottega fino a quel momento, fa la sua comparsa nel salone.
« C'è qualche problema, Yoongi? Ti sta importunando? ».
« Non sono una donzella in difficoltà, Jin. Tornatene da dove sei venuto ».
« Ma che succede? ».
« Niente. Semplicemente ho un amico carogna » conclude, perentorio.
 
« Il piano è molto semplice » Namjoon inizia la frase ma non la finisce. Sul suo viso aleggia un'espressione di disagio.
« Capisco sia elementare, però addirittura non dircelo potrebbe far sorgere qualche problema nell'attuarlo, non credi? » lo incalza Taehyung, che per l'occasione ha rubato a suo fratello un paio di occhiali da sole per non farsi riconoscere.
« Mi fischiano le orecchie, bro. Qualcuno sta parlando male di me ».
« Scusa, ma questo cosa centra? ».
« E' sicuramente Yoongi » il ragazzo presumibilmente maledetto scruta l'orizzonte per qualche istante. « Probabilmente sarò morto entro stasera ».
Jimin rischia di strozzarsi mentre finisce di bere la sua lattina di coca cola. « Stai scherzando, spero ».
« Sì e no, allo stesso tempo. Se dopo oggi non mi vedrete mai più, vuol dire che la maledizione della famiglia Min ha colpito anche me. Vi ho voluto bene, ragazzi. Ad ognuno di voi. Tranne che a Jin » si mette una mano sul cuore e chiude gli occhi, davanti agli astanti sgomenti da questo spettacolo. « Tornando a noi » rinsavisce.
« Ecco, grazie » borbotta Jungkook, mentre il cuore gli batte all'impazzata nel petto.
« Secondo la descrizione della planimetria della casa di Hoseok, la finestra della sua stanza dovrebbe dare sulle mura esterne della tenuta ».
Jimin annuisce, in segno di approvazione.
« Perciò sarà necessario un diversivo. Manderemo l'unico che conosce la casa e i genitori per aprirci la strada ».
« Dopodiché? ».
« In seguito io distrarrò le guardie » indica un vecchio motorino abbandonato sul ciglio della strada. « L'ho trovato a qualche isolato di distanza da qui, farà al caso nostro ».
« Ok » dice poco convinto Taehyung. « E io e Jungkook cosa faremo, nel frattempo? ».
« Voi siete la punta di diamante di questo piano ».
« Fantastico ».
« Mentre saranno tutti presi dalle loro faccende, voi due dovrete scavalcare la recinzione senza farvi vedere e individuare la sua stanza. Una volta trovata, dovrete localizzare la finestra più vicina a lui e forzarla dall'esterno ».
« Ma sei impazzito? Dovremmo deliberatamente commettere un reato per salvarlo? ».
« Jimin ha parlato chiaro, ragazzi: l'alternativa è quello di perderlo per sempre. Dobbiamo essere disposti a rischiare il tutto per tutto ».
« Va bene, faremo come dici tu » tagliò corto Taehyung. « Fai in modo di avere pronto un piano B per la fuga e un piano C per l'eventualità che ci scoprano e che chiamino le autorità ».
Namjoon esita un secondo di troppo a rispondere. « E' tutto pronto ».
 
Hoseok si sente stanco: ha pianto tutta la notte precedente e solo con l'arrivo dell'alba è riuscito a darsi un tono. Con tutte le energie che ha sprecato, sta aspettando con ansia che arrivino le 08:30 per poter godere di un'abbondante colazione.
Ogni pasto, cinque per la precisione contando i due spuntini, gli vengono serviti dal cameriere che serve i suoi genitori da quasi vent'anni. Tutte le volte che sente la chiave girare nella toppa spera sia sua madre e assaggia sempre un briciolo di libertà, prima di scontrarsi con la realtà: il personale di servizio è molto silenzioso, gli è stato imposto di non parlare se non per lo stretto necessario.
Suo padre odia i rumori, qualunque tipo di rumore, sopratutto il chiacchiericcio fatto da persone che definisce “inferiori”.
Ma quella mattina c'è qualcosa che turba la quiete di quell'immensa casa costruita per ospitare solamente tre persone.
La prima stranezza che nota sono le guardie appostate fuori dalla casa: sporgendosi fino all'angolo della finestra di camera riesce in parte a vedere subbuglio fra le fila della security e si domanda il perché. Di lì a poco li vede allontanarsi dalla loro posizione, lasciando scoperta la parte di giardino che potrebbe condurlo alla libertà.
Con un nodo alla gola, Hoseok capisce che è arrivato il momento di reagire ai soprusi, quindi cerca in tutta la stanza un oggetto abbastanza pesante da scaraventare contro ai vetri, sapendoli anti proiettile.
Quella magione è una vera e propria fortezza e solo in questo caso si domanda di cosa abbia realmente paura suo padre: di una minaccia esterna oppure di una interna?
Si piega e cerca di tirare su con tutte le sue forze la sedia che gli è stata regalata per il suo dodicesimo compleanno: un pezzo unico di arte moderna. Costata milioni, forse miliardi e su cui è difficile che si sia seduto perché troppo scomoda. E' stata assemblata unendo un pezzo di pietra grezza ad un telaio in ferro battuto.
I muscoli dei bicipiti stridono e bruciano sotto a quel peso immane, la schiena cigola come una porta rotta. Ma Hoseok non intende arrendersi, quindi fa leva sulle ginocchia e retrocede di qualche passo. Sta per prendere la carica, quando sente bussare alla finestrella del bagno adiacente.
Con il fiato sospeso e le mani rosse per lo sforzo, appoggia il pezzo d'arredamento e corre ad aprire la porta, che lascia chiusa per abitudine.
Si arrampica sul water e facendo leva con le braccia, apre la finestrella lunga e stretta fino a far entrare uno spiraglio d'aria. In un primo momento boccheggia, preso alla sprovvista dall'aria pungente del mattino. Poi mette a fuoco i due volti che stanno cercando di intercettare il suo sguardo e capisce il nesso di tutte le stranezze a cui ha assistito fino a quel momento.
« Siete venuti per me? ».
« Siamo venuti a salvarti, Hoseok. Cerca un modo per spezzare i ganci della finestra, poi ti aiuteremo ad uscire da lì. Fai in fretta ».
 
« Ho il negozio da pulire, un appuntamento alle 10:00 per rifare il colore e un altro alle 10:45. Quindi ti sembra il momento giusto per rapirmi ed andare.. dove, precisamente? ».
« Fidati di me » biascica controvoglia Jin, mentre preme l'acceleratore per superare un'altra macchina.
« Ecco, è questo il problema: io mi sono sempre fidato di te ».
« E ti è sempre andata male? ».
« Malissimo! ».
« Questo non è vero, abbi solo un attimo di pazienza » Jin continua a scorrere le indicazioni dei cartelli che stanno sorpassando a gran velocità. « Sarà tutto finito fra qualche minuto, promesso ».
« Non credo di averti mai visto così tanto concentrato in vita tua. Mi vuoi spiegare cosa sta succedendo? ».
« I ragazzi sono andati a salvare Hoseok ».
« Scusa puoi ripetere? » urla in modo isterico Min Yoongi, mettendosi le mani nei capelli. « E perché mi avete lasciato al negozio? ».
« Perché abbiamo utilizzato metodi alternativi e poco legali » gli risponde l'altro, mentre frena la sua corsa davanti ad un semaforo rosso. Fa un lungo respiro prima di proseguire. « Tu non avresti accettato queste condizioni, quindi abbiamo coinvolto Taehyung e Jungkook ».
« Si può sapere cos'avete nel cervello? » è furioso. « State andando incontro a chissà quante cose, non avete idea delle conseguenze di questa scelta! Dovrò venirvi a fare visita in prigione per tutta la vita! » prende a boccheggiare, in mancanza d'aria. « Non ne voglio più sapere un accidente di te e di quel branco di idioti! ».
« Ed ecco che veniamo al secondo problema ».
« E quale sarebbe? ».
« Li sto andando a prendere. Sono io la loro via di fuga. E ora che sei in macchina con me, verrai considerato nostro complice ».
 
 
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Ed eccomi qua come promesso! Ponyo finalmente sta trovando una sorta di scadenze e quindi con tutta probabilità non ve la toglierete più dai piedi! 
Allora, cari lettori, come sta venendo fuori la storia, secondo voi? Ma la domanda più importante è: come finirà il piano di fuga organizzato da questi scappati di casa? 
Tranquilli, fra sette giorni precisi lo saprete!
Intanto fatemi sapere qualcosa, sono sempre pronta a rispondere alle vostre domande/perplessità!
Un abbraccio,
Ponyo
 
 

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Capitolo 19
*** Paint the Town X ***


The X Place
Paint the Town X

Di lui mi occupo io.
Park Jimin non avrebbe potuto pronunciare scemenza più grande. 
Ed ora si trova davanti al cancello principale della residenza Jung senza un piano, senza coraggio e sopratutto senza invito. Sa bene come funzionano queste cose, l'ambiente in cui è cresciuto segue regole uguali, per questo motivo quando porta il dito fasciato da un grande anello d'argento al campanello, non si sorprende al vederlo tremare.
In lontananza sente l'abbaiare di un cane, sa che Mister Jung non lo ha addestrato a fare la guardia, ma ricorda l'animale grosso e nero perché spesso protagonista dei suoi peggiori incubi infantili. 
Una voce gentile con tono formale chiede nome e motivo della visita. Riconosce il governante, il signor Chang, e lo supplica di farsi aprire. Dapprima titubante, Jimin cerca in tutti i modi di convincerlo, facendo leva sulle nostalgie del passato e delle lunghe giornate d'estate in cui il signor Chang rincorreva lui e Hoseok per farsi ridare le proprie scarpe da lavoro.
Per un attimo tacciono e poi, con sua grande sorpresa, Jimin sente un rumore e il cancello comincia ad aprirsi.
« Park Jimin » si sente appellare una volta entrato nel salotto. Mister Jung è comodamente seduto alla sua poltrona, posta sui tre scalini nell'angolo della grande stanza dove di solito accoglie gli ospiti. La sua figura, austera e rigida nella seduta, sembra troneggiare sul ragazzo, che si comincia a stropicciare le mani nervosamente.
« Salve » balbetta. « Mi domandavo se potessi vedere Hoseok ».
« Mio figlio non può ricevere ospiti al momento » ammette, con sguardo severo. « E' molto malato, i dottori che lo hanno visitato dicono abbia contratto una forma di meningite » il signor Jung fa una lunga pausa. In seguito, aggiunge: « C'è un alto rischio di contagio. Per questo motivo egli è momentaneamente segregato nelle sue stanze e non potrà uscire fino a nuovo ordine ».
Jimin cerca più volte di sostenere lo sguardo di quell'uomo potente e di poche parole, ma non riesce a sconfiggere quegli occhi neri e freddi. Sembrano senza vita, aggiunge fra sé e sé. 
« Che ne è stato dell'accesso ai social o al suo smartphone? Mi ha sempre avvertito durante i suoi periodi d'influenza ».
« Non so dirti, è da qualche giorno che nemmeno io riesco ad avvicinarmi a mio figlio » le labbra di Mister Jung si assottigliano e il tono di voce diventa sprezzante. « E' possibile che abbia contratto questa malattia da uno di quei ragazzi meno abbienti che sta frequentando ultimamente » sospira, deluso. « Spero che tu possa risparmiare ai tuoi genitori questo tipo di preoccupazioni ».
« Lei mi conosce da quando sono piccolo, Mister Jung e sa che faccio spesso compagnia a suo figlio. Gli sono leale e condividiamo gli stessi interessi ».
« E le stesse perversioni, a quanto pare » sentenzia. 
Park Jimin si congela sul posto, il battito cardiaco da accelerato e sconnesso diventa lento. Si sente morire, come schiacciato da quelle parole.
« Non capisco a cosa si riferisce, signore ».
« Anche tu preferisci.. » Mister Jung sembra indugiare alla ricerca di un termine appropriato. « .. Le compagnie di ragazzi invece che di ragazze, dico bene? ».
« Se è questo che intende » il ragazzo va oltre, gonfia il petto e cerca di sembrare più fiero di se stesso di quanto non lo abbia mai mostrato a suo padre. « Non faccio distinzioni, signore. Di solito mi allieto con maschi, in egual misura con femmine ».
Gli occhi di Mister Jung si accendono improvvisamente di una luce funesta, spietata. 
L'orgoglio che Jimin ha cercato di manifestare si sgonfia come un palloncino bucato.
« Ho molto rispetto per la tua famiglia, figliolo. Per questo motivo ti congedo immediatamente senza aggiungere altro, perché potrei rischiare di distruggere non solo la tua persona fisica, ma anche quella spirituale ».

Gli pneumatici della macchina di Jin stridono sull'asfalto quando, con una brusca frenata, si arresta all'incrocio fra due vie anguste.
Gli sportelli dietro si aprono e nell'istante successivo i sedili posteriori vengono occupati da tre ragazzi: Taehyung e Jungkook boccheggiano, rossi in viso. In mezzo a loro, Jung Hoseok ha il fiatone ma non riesce a smettere di sorridere. Ha grandi lacrimoni che rigano le guance. 
« Ci siete tutti ».
« Non preoccuparti per Jimin e Namjoon. Ci raggiungeranno al The X Place appena possibile ».
« Grazie ragazzi » Hoseok abbraccia i due che gli siedono accanto. « Spero che nessuno vi abbia obbligato a farlo ».
« Diciamo che Jimin è stato molto.. » Taehyung sorride. « .. convincente ».
« Non potevamo lasciarti indietro » aggiunge Jungkook, che riceve un sonoro bacio sulla guancia. 
« Io non avrei partecipato » dice Jin, mentre si guarda intorno con aria nervosa. « Anzi, a dirla tutta, non so dirti come ci sono finito davanti a casa tua ».
« E' il suo modo per dirti: “Non preoccuparti, amico, puoi contare su di noi” » lo rimbrotta Taehyung, mentre si allunga in avanti e gli tira un pugno su una spalla con fare scherzoso.
« Io sono qui per caso perché sono stato prelevato contro il mio volere dal negozio senza essere messo al corrente di nessun dettaglio riguardo al tuo piano di salvataggio perché sarei una persona troppo onesta per acconsentirne l'attuazione » Yoongi rivolge uno sguardo tagliente nei confronti del guidatore. « Ho fatto un riassunto esaustivo? ».
« Mi ritengo soddisfatto ».
« Mi dispiace » sussurra Jungkook. « Non volevamo ti preoccupassi ».
« Rendendomi un passeggero ignaro e complice di queste assurdità secondo te la mia preoccupazione è aumentata o diminuita, Kookie?! » Yoongi storce tutta la schiena per riuscire a guardare negli occhi il ragazzo più giovane, che arrossisce. « Lasciamo perdere. Anzi, scusami tu: sono certo che, fosse stato per te, mi avresti coinvolto ».
« Sì, beh, non so, immagino di sì ».
Yoongi gli sorride. « So che posso contare su di te ».
Taehyung guarda in direzione del suo migliore amico e lo vede sciogliersi sul sedile dell'automobile.

Chiamata in uscita.

« Rap? Sei tu? ».
« Ehi, what's up, man? ».
« Tutto bene, amico, anzi sto alla grande. Con questo nuovo taglio di capelli sto riscuotendo un certo successo ».
« Continui a rimanere brutto, per me. Chissà cosa ci vedono le ragazze in un delinquente con la faccia larg- ».
« Ehi, ehi! Aspetta un attimo: come ti permetti di offendermi? Ricordo che l'ultima volta che ci siamo visti non facevi così tanto il gradasso » risata sguaiata dall'altro capo del telefono. « Hai cercato in tutti i modi di vincere quel diss, ma c'è poco da fare: sono pur sempre il campione in carica. Sono imbattibile! ».
« Non tirartela e non crederci troppo, Zico. Dammi tempo qualche settimana e ti asfalto. Ho già in mente un pezzo nuovo ».
« Sì, certo, certo. Allora, dimmi: qual è il vero motivo di questa chiamata? ».
« Avrei bisogno di un favore ».
« Favore? Di che tipo? ».
« So che hai un paio di appartamenti che affitti al bisogno ».
« E tu queste informazioni da chi le hai scucite? ».
« Zico ».
« Sì? ».
« Me l'hai detto tu. Quando sei ubriaco spiattelli tutto ciò che fai e tutto ciò che ti capita » Namjoon fa una pausa, pensieroso. « E anche i tuoi amplessi, chiaramente ».
Dall'altro capo del telefono, Zico sogghigna. « Hai ragione, dovrei smetterla di dirti tutte queste cose, non vorrei farti troppa invidia ».
« Ma che invidia ».
« Comunque sì, ho un appartamento vuoto al momento. Quanto dovrebbe fermarsi.. questa amica? ».
« Si tratta di un ragazzo ».
« Rap hai cambiato sponda e me lo dici così? ».
« Deve mantenere un basso profilo, Zico. E' importante ».
« La situazione è delicata, eh. Va bene, lascia fare a me. L'indirizzo te lo faccio recapitare dal ragazzo delle consegne. E' uno fidato ».
« Non sapevo gestissi un ristorante da asporto ».
« Oh, Rap, la tua ingenuità continua ad essere disarmante. Sei quasi tenero ».
« Come si chiama questo fattorino? » domanda Namjoon con tono seccato.
« Si fa chiamare U-Kwon. E' sempre la stessa storia, lo sai: non usiamo i nostri veri nomi. Diciamo che la prudenza non è mai troppa ».

Chiamata terminata.


 
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E come promesso eccoci di nuovo qui con un altro intenso quanto breve capitolo! 
Sono probabilmente l'unica ad essere così carica! La storia comincia ad infittirsi sempre di più, ho inserito un paio di nuovi personaggi. Diventeranno parte integrante di questa banda di scappati di casa oppure no? Al prossimo aggiornamento chiarirò un paio di cose!
Ho notato che sono in molti ad aver letto anche questi ultimi aggiornamenti ma pochissimi che hanno recensito: non sono alla ricerca di super recensioni o di finire nella sezione delle "storie più popolari", quanto più che altro di un feedback di qualche genere da parte vostra!

Vi abbraccio tutti,
Ponyo

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Capitolo 20
*** Up X Down ***


 

 
The X Place
Up X Down

Taehyung ama sorridere. Anzi, per la precisione ama essere felice e quindi sorridere di rimando.
Stretto com'è sul divano sfondato fra Jimin e Yoongi non dovrebbe, perché gli manca lo spazio necessario per respirare, ma sono tutti rilassati e finalmente tranquilli.
Alzano ognuno la propria bottiglia di birra, lui e Jungkook hanno fatto uno strappo alla regola perché in quel luogo dimenticato da tutti è improbabile che arrivi qualcuno a controllare le loro carte di identità.
« Hoseok è al sicuro, mi è appena arrivato un messaggio di conferma da Zico » esclama con fare trionfante Namjoon. « Abbiamo vinto! ».
« Hai novità da tuo padre, Jimin? » domanda Jin, guardandolo storto. « E' lui il vero problema qui. Potrebbe farci chiudere e addio per sempre The X Place ».
« Non mi sono messo in contatto con lui, non ancora almeno. Ma sarà la prima cosa che faccio domani mattina, ve lo prometto! Ora però godiamoci la serata e cerchiamo di non pensarci ».
I ragazzi scoppiano in una risata collettiva, fanno sbattere le bottiglie fra loro rischiando di infrangerle tanto è l'entusiasmo.
L'unico che si tiene un po' in disparte è Jin, che dopo poco si alza e si mette a cavalcioni della vecchia piscina, con una sigaretta stretta fra le labbra carnose. E' pensieroso, sa di sbagliare, ma non si sente in vena di festeggiare.
Jin ha poche priorità nella vita, una di queste è di tenere al sicuro Min Yoongi e il suo negozio, costi quel che costi.
Il cellulare nella tasca vibra qualche volta di troppo prima che riesca a prenderlo. Una volta guardato il display alza gli occhi al cielo e risponde con un perentorio: « E adesso che diavolo vuoi? ».
« Ciao Jin ».
« Perché stai parlando dal telefono di Hoseok? ».
« Perché altrimenti non mi avresti risposto ».
« Mi ripeto: che diavolo vuoi, U-Kwon? ».
« Il capo vuole sapere se combatti ancora ».
La risata di Jin è di puro scherno: « Se ti stai riferendo a Zico, sappi che è meno capo di quello che pensi ».
« Sei davvero così stupido da pensare che io lavori per lui? ».
« Non ti seguo. E anzi, sai cosa ti dico? Che non mi interessa neanche sapere il resto. Dovresti saperlo meglio di me: ho chiuso con quel giro ».
« Oh, avanti, dovresti portare più rispetto al tuo hyung ».
« Siamo nati nello stesso anno, abbiamo qualcosa come.. non so, otto mesi di differenza?! ».
« Ti ricordi del mio compleanno. Così mi fai arrossire ».
« Quanto sei viscido, U-Kwon. Per favore, comunica al tuo capo di andare all'inferno e di vestirsi leggero: dicono che là sotto faccia caldo ».
Con uno grugnito inferocito, Seokjin termina la chiamata e ripone il cellulare nella tasca della felpa. Prende un sorso dalla sua birra e si accorge che c'è qualcuno seduto accanto a lui. Si gira senza sussultare.
« Volevi farmi paura? ».
« Speravo morissi d'infarto » lo provoca Taehyung, mentre incrocia le gambe davanti a sé.
« Per morire di crepacuore serve.. avere un cuore » Jin sorride in modo inquietante. « E guarda caso ne sono sprovvisto ».

« E poi? E poi? » domanda incalzante Jungkook mentre le porte della metropolitana si chiudono dietro di lui. Con un piccolo sobbalzo il vagone comincia a muoversi. « Non tralasciare nessun dettaglio! » la sua voce si alza troppo e alcuni curiosi cominciano a guardare nella loro direzione.
« Cerca di contenerti, per favore » lo sgrida Taehyung, mentre comincia a bisbigliare. « Non mi piace raccontare le mie cose qui, lo sai che mi sento a disagio ».
« Avanti, V, sei sempre così esagerato! ».
« V? ».
Jungkook si illumina. « Ti piace come soprannome? Insomma prendi Jin, Zico, Rap. Hanno tutti un nomignolo, ad alcuni serve per proteggere la propria identità. Quando siamo andati a salvare Hoseok ricordi qual è stato il segnale che hai mandato a Namjoon per fargli capire che la missione era andata a buon fine? ».
« Per la verità no, ero in preda all'ansia di concludere la mia vita dietro alle sbarre ».
« Hai alzato il braccio e hai mimato il gesto della vittoria con le dita. Davvero non ricordi? ».
« No, vuoto di memoria totale ».
« E' stato un momento emozionante. Ma il meglio è venuto dopo » Jungkook si fa aria con una mano e finge di ansimare. « Yoongi deve smetterla di guardarmi ».
« Scusa, come? » Taehyung gli tira uno schiaffo. « Rinsavisci ».
« Non era necessario picchiarmi! ».
« Il dolore serve a mantenerti con i piedi per terra ».
« Stavamo parlando di te, però ».
« Sì, giusto ».
« Cos'è successo dopo che ti ha fatto notare che non ha un cuore in mezzo al petto? Non che serbassi qualche dubbio al riguardo ».
« Scambio di battute e di frasi pungenti ».
« Certo ».
« E' calato il silenzio ».
« Un classico ».
« Ha rotto il suddetto silenzio facendomi una domanda ».
« Di che tipo? ».
« Personale, suppongo » risponde Taehyung e ad un'esortazione da parte dell'amico aggiunge: « Mi ha chiesto se anche io lo odio quanto lui detesta me ».
« Ma che accidenti significa? ».
« Per sicurezza gli ho detto che è impossibile che ciò avvenga ».
« Perché? ».
« Perché nessuno può provare odio nei confronti di un'altra persona quanto il sottoscritto » si indica con il pollice alzando le sopracciglia, ovviamente fiero ed orgoglioso della scelta di stile.
« E' come se una parte di me volesse sapere il resto mentre l'altra continua a sussurrarmi di scappare, sono confuso » Jungkook si gratta la testa.
« Mi ha anche chiesto se mi piace ricevere ordini. Gli ho risposto di andarsene a quel paese, per essere fini giusto perché siamo in un luogo pubblico ».
« Continua, Tae ».
« Ha sfoggiato uno dei suoi sorrisi migliori, è dannatamente attraente anche se ammetto che continua ad essere inquietante quando mostra i denti. Mi ha invitato a non alzarmi e a non seguirlo. E chiaramente ho fatto il contrario, l'ho raggiunto nello spogliatoio ».
Esita, perché non sa come raccontare il resto. E' interdetto lui stesso, perché non sa come spiegare le mani fredde che l'hanno sbattuto contro al muro e gli hanno circondato il collo, stringendolo al punto di farlo boccheggiare in cerca d'aria.
O le labbra carnose che hanno raggiunto le sue e le hanno martoriate di morsi e di baci inferociti. Seokjin, in quel momento, lo ha odiato coprendolo di baci.
E a Taehyung, in fondo, è piaciuto.
Perché i suoi ansimi e le sue esortazioni a far aumentare i movimenti della mano di Jin posata sul suo pene ne sono la riprova. Ammette a se stesso di non essersi vergognato nemmeno per un istante di essere venuto copiosamente sulle dita dell'altro ragazzo mentre lo incitava a tirare fuori tutto il suo seme, né di essersi schifato quando l'ha visto assaggiarlo. Si è sentito dire di essere dolce come il miele e che è difficile smettere di volerne ancora.
Taehyung sa di non aver fatto nulla di male, quindi, quando ha fatto sedere Jin sulla panca di fronte e di avergli ordinato di non aprire le gambe.
Si è inginocchiato di fronte a lui e gliel'ha preso tutto in bocca, nonostante il suo disagio e la sua difficoltà a destreggiarsi con le spinte secche ricevute qualche attimo dopo.
Jin è venuto nella bocca di Taehyung con vigore e con un gemito talmente forte che non sembra appartenergli.
« Credo che mi piaccia essere dominato » ammette quest'ultimo con il suo migliore amico, quando sono davanti al cancello di casa. « Non ci vedo niente di male, non la considero una perversione o una fonte di vergogna. Continuo ad odiarlo, però, e questo probabilmente rende il tutto meno difficile da accettare ».
« Cavoli, V » Jungkook si passa una mano fra i capelli. « E' stata una giornata incredibile per entrambi ».
« Infatti credo sia il caso di salutarci e di riposare dalle grandi fatiche ».

 
« Hai una faccia strana, Jin-ssi » il padre di Yoongi continua a fissarlo già da qualche minuto. « E' successo qualcosa? ».
« Secondo me sì ».
« Smettetela, tutti e due ».
« E' come se fossi soddisfatto » riprende l'uomo, aggrottando la fronte. « Ma non saprei dire in che ambito. Per caso hai ricevuto una proposta di lavoro? ».
« Se ti dico di sì poi la smetti di fare domande? ».
« Assolutamente no » l'uomo comincia a ridere. « Ci conosciamo da tanto, non dovresti fare quella faccia così scocciata. Dai, racconta! ».
« Non posso raccontarti tutti i dettagli, questo è certo. Però sono stato ricontattato da una vecchia conoscenza ».
« In che termini? » la voce di Yoongi pare preoccupata.
« Vedete, il fatto è che ho rifiutato la proposta di lavoro. Ed è per questo che sono soddisfatto ».
« Ma che cosa stai dicendo?! ».
« Non fare l'isterico, mi è appena partito un mal di testa improvviso » Jin sbuffa. « Mi avevano proposto di tornare a fare i match. Sono contento di aver trovato la forza di dire di no ».
« Quindi gli hai proprio detto che non vuoi? ».
« Gli ho proprio detto di andare a fanculo. Credo vada bene uguale ».

 
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Ed eccoci qui, con qualcosa di scottante! Nelle ultime settimane non ho mantenuto le scadenze che vi avevo promesso perché sto dedicandomi anche alla stesura di un'altra storia che probabilmente aggiungerò da qui ai prossimi giorni!
Un bacio a tutti, attendo feedback di qualunque tipo!

Ponyo

 
 
 

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Capitolo 21
*** Shall We X ***


 

The X Place
Shall we X


Park Jimin bussa alla porta della camera dei genitori, con il cuore in gola. Sa che la madre dorme sempre fino a tardi, causa dell'abuso di sonniferi che prende sempre dopo aver cenato. 
Non ricorda qual è stata l'ultima volta che si è confidato con lei e questa consapevolezza gli svuota il cuore: vorrebbe avere una madre normale, con cui parlare di tutti i problemi che ha in quel momento. 
Abbassa la maniglia non ricevendo risposta e si addentra nella grande stanza, immersa nel buio. E' da molto che la trova chiusa al suo passaggio mentre si dirige verso la cucina per fare colazione, perciò gli viene il dubbio che la disposizione dei mobili possa essere cambiata in sua assenza e di colpire il massiccio tavolino in rovere che di solito sta davanti al divano di velluto. 
In punta di piedi e con le braccia ben allungate davanti al tronco procede a rilento e con cautela, muovendosi in direzione delle lunghe tende che schermano l'intera camera dalla luce del sole. 
A tentoni e dopo diverse prove le dita sfiorano il tessuto morbido e riesce a tirarle per far entrare il giorno fra quelle quattro mura che odorano di chiuso e di incenso alla rosa. 
Jimin socchiude gli occhi, infastidito dalla sua stessa scelta di stile, dirigendosi poi verso la montagna di coperte che si trova davanti. Si siede sulla sponda sinistra e mette una mano sulla spalla di sua madre, dicendo una frase in cui riversa tutto se stesso. 
« Ho bisogno di te, Omma » la sua voce gli risulta lontanissima. La accarezza, ma non la sente muoversi. Aspetta qualche minuto. La donna si sveglia, ha gli occhi gonfi e ancora truccati, i segni del suo eyeliner costoso sono rimasti qua e là sul cuscino di cotone bianco. 
Mijeong fissa il soffitto per una manciata di secondi, portando una mano a massaggiare la base del collo; solo dopo un tempo che pare dilatato all'infinito si sforza di girarsi verso il figlio. 
I suoi occhi, nerissimi, la stanno fissando. « Ho dovuto prendere una pillola di sonnifero in più ieri sera perché avevo mal di testa. Questo cambio del tempo mi sta uccidendo » dice, mentre scosta dal corpo pesante le coperte, utilizzando anche i piedi per scalzarle meglio. « Dimmi, figlio mio, che cosa è successo? ».
Jimin si alza per farle spazio ma appena si mette in piedi le butta le braccia al collo e respira il suo odore sperando sia rimasto lo stesso. L'eco della fragranza che usa Mijeong è rimasto nell'incavo del suo collo e sulle pieghe della camicia del pigiama e quel profumo riporta Jimin alla sua infanzia. Sua madre lo teneva spesso in braccio, lo accarezzava e gli parlava del mondo al di fuori della loro grande tenuta. 
« Mamma aiutami, per favore » la voce del ragazzo sta tremando e così anche il suo corpo. Le braccia ricadono lungo i fianchi, rimane appoggiata solamente la testa. Si sente svuotato, senza forze, tanto è lo sforzo di ammettere di avere bisogno. « Papà, sai.. » ma non sa come continuare, non sa se vuole. 
Anni interi a proteggere la donna che lo ha partorito, chiudendo un occhio e girandosi dall'altra parte mentre la vede assumere una pasticca dietro l'altra, buttandole giù con un bicchiere di vino bianco. E adesso si sta appendendo a lei con le unghie e con i denti, alla ricerca di qualcosa che forse non c'è mai stato. 
« Che cosa succede? ».
« Si tratta di papà. Ha comprato un edificio nella parte popolare della città » cerca di parlare piano, perché vede la donna cominciare a massaggiarsi le tempie. « Un mio caro amico è in affitto lì, gestisce un negozio di parrucchieri assieme a suo padre. Papà vuole sfrattarlo solo perché mi sta simpatico, non sopporta che io abbia amici meno abbienti ».
Sua madre prende un respiro, chiudendo gli occhi ancora gonfi di sonno. « Che cosa stai cercando di dirmi? ».
« Ti prego, prova a parlarci tu ».
« Tuo padre non mi ha mai ascoltata, nemmeno il giorno del nostro matrimonio. Non vedo perché dovrebbe cominciare a farlo adesso ».
Jimin comincia a piangere, se ne accorge prima sua madre perché in un attimo lo sta stringendo forte. « E' che fa male » sussurra lui, mentre percepisce un dolore acuto al petto. 
« Non ti ho mai visto così ».
« E' da tanto tempo che non mi vedi, mamma ». 
Mentre si sciolgono dall'abbraccio la porta della camera si apre di colpo, sbattendo contro al muro. 
Il padre di Jimin entra nella stanza a grandi falcate: indossa un completo elegante e una cravatta color cremisi. Ha gli occhi che lampeggiano e sul viso guizza un'espressione di puro scherno.
« Ora sei venuto a chiedere aiuto pure a quella drogata di tua madre? » tuona, la voce profonda che riempie ogni angolo della camera. Le quattro pareti sembrano rimpicciolire e chiudersi attorno a Park Jimin. Guarda la donna che gli è seduta affianco alzarsi e andare incontro all'uomo che gli si è posto davanti. 
Jimin non sa cosa fare, è talmente agitato che il cuore gli batte forte contro i timpani e fatica a sentire la conversazione. Ha i piedi inchiodati al pavimento e sente la testa girargli. 
I suoi occhi registrano immagini frammentate, la lingua congelata in bocca, incapace di dire la sua, lo fanno diventare solo un triste spettatore della scena.
Vede sua madre affrontare suo padre, li sente alzare i toni e sentire il suo nome pronunciato più volte. Il dolore al petto continua a persistere, cominciano a bruciargli la base del collo e la punta delle dita. 
Muoviti. 
Ti devi muovere, merda.

Secondo dopo secondo, centimetro dopo centimetro, comincia a riottenere il controllo del suo stesso corpo. Non è più un semplice involucro ma diventa tutt'uno con le proprie gambe, le proprie braccia, il proprio petto. Si alza in piedi in un istante, ignora la stanza che comincia a vorticare davanti a sé. 
« Taci, donna! Non hai mai capito un accidente della vita! » sta gridando suo padre, mentre trattiene Mijeong per un polso. La sta scuotendo da diverso tempo, ma lei continua a guardarlo e a ribadire che non si lascerà più intimidire. 
« Prendevo tutte quelle pillole perché era troppo difficile continuare a vivere lucida con un essere schifoso come marito! Sei ignobile e stai disonorando la tua famiglia con la tua cattiveria e cupidigia! » la voce acuta di sua madre gli ferisce i timpani. « Nessuno ti ha mai amato nella vita, morirai solo! ». 
La fine della frase viene strozzata, Jimin vede le mani dell'uomo attorno al collo di sua madre e agisce d'istinto: tira fuori il telefono e schiaccia Rec una volta aperta la fotocamera. Sta registrando un video mentre urla a suo padre di lasciarla andare, grida “così la ammazzerai!” e poi fa cadere il cellulare per andare a salvarla. Si dà del maledetto stupido per aver tentennato ai danni della madre che ora giace incosciente fra le sue braccia. Il padre è accasciato poco più in là, sconvolto. 
« Io.. io non volevo farle.. » comincia a balbettare, mentre si passa una manica sulla fronte sudata. 
« Sei un uomo orribile » gli sputa addosso il ragazzo, fra le lacrime, mentre prova a svegliare sua madre. La pelle del collo è arrossata e c'è il segno delle grandi mani del padre ancora stampate. 
Recupera il cellulare e comincia a digitare il numero d'emergenza. 
« No, non lo fare! » sbraita l'uomo e in un attimo gli è addosso. Piazza il suo pesante corpo contro il suo e gli da un pugno sulla spalla, prendendo in pieno il nervo. Con un urlo di dolore, Jimin molla la presa sul telefono. Tenta di liberarsi ma suo padre è più muscoloso e pesante di lui, gli blocca entrambi i polsi contro al pavimento e Jimin torna ad urlare, mentre prova a divincolarsi. Muscoli, nervi, ossa, tutto il corpo stride allo sforzo che sta facendo per ottenere la libertà. Con il fiatone gira la testa verso la madre, per accertarsi se stia respirando. La vede riversa, un braccio teso verso di lui, come chiedergli un muto aiuto. 
Gli occhi gli si riempiono di nuovo di lacrime ed è in quel momento che individua il suo cellulare, scivolato sotto al mobile poco distante. Ha solo bisogno di liberare un braccio, il petto gli diventa pesante mentre sente il ginocchio dell'altro spingere sulla sua cassa toracica. 
Si gira per guardare suo padre, per ribadirgli ancora una volta quanto lo odia, ma non ha tempo per farlo. Il pugno dell'uomo lo colpisce sulla mandibola e Jimin perde i sensi. 

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Capitolo 22
*** Rescue X ***


The X Place
Rescue X

Jungkook non può definirsi una persona con particolari doti, prima fra tutte il senso di iniziativa. Sono poche le volte in cui ha preso una decisione senza consultare il suo amico di sempre, Taehyung. 
Eppure si trova davanti alla porta di casa di Chanyeol e Baekhyun, con il fiatone. Ha corso dalla fermata della metropolitana fino a lì, prima che la sua mente si renda conto dell'assurdità del gesto e lo faccia tornare sui propri passi. 
Alza il braccio per suonare al campanello, mentre con l'altra tiene alto il telefono per controllare di nuovo l'ora: è quasi ora di pranzo ed è domenica. E' molto probabile che entrambi siano in casa.
Quando spinge il pulsante, però, cominciano i ripensamenti. Le gambe cominciano a muoversi freneticamente e sta per ripensarci quando la porta si sblocca e si apre piano. 
« Kookie? Che ci fai qui? » gli viene domandato. Il ragazzo che ha aperto indossa dei pantaloni della tuta grigi e una maglia larga ma i capelli sono perfettamente in ordine. Chanyeol gli sorride, incerto sul cosa dire. « Cercavi Baekhyun? E' uscito da poco ».
« Scusa l'orario, spero di non disturbarti, hyung ».
« Non preoccuparti, giusto se mi avessi avvertito prima avrei dato una sistemata all'appartamento ».
« In realtà cercavo te » dice il ragazzo più giovane. « Avrei piacere a parlarti di una cosa ».
Chanyeol lo lascia entrare, facendosi un poco da parte. C'è imbarazzo fra i due, si conoscono poco quindi il silenzio che aleggia tende a diventare sgradevole. 
Il ragazzo alto aspetta che Jungkook si tolga le scarpe all'ingresso prima di accompagnarlo nella zona giorno. Con un braccio gli indica di sedersi sul divano, mentre si dirige verso il frigorifero. Lo apre e lo osserva per qualche minuto prima di voltarsi. 
« Hai voglia di bere qualcosa in particolare? Oppure vuoi pranzare? ».
« No, ho mangiato a casa, ti ringrazio. Un bicchiere d'acqua sarà più che sufficiente ».
Chanyeol glielo porge facendo un piccolo inchino, ha modi sempre educati ed attenti di fare le cose. L'altro beve con trasporto, quasi senza ritegno. Chiede successivamente scusa, giustificando la sua sete per aver corso fino a lì.
« Allora di cosa volevi parlarmi? ». 
Jungkook non sa come trovare le parole e si guarda intorno, spaesato. Non aveva pensato a come intavolare il discorso, eppure ha avuto tempo da vendere mentre aspettava di scendere alla fermata giusta.
« Vedi, io.. » inizia, si distrae dalle immagini della televisione a basso volume, perde il discorso. « Baekhyun-hyung mi ha detto che lavori in uno studio legale ».
« Sì, esatto ».
« Vorrei fare una consulenza ».
« Va bene, ti lascio il mio biglietto da visita, puoi chiamare l'ufficio e prendere un appunt- ».
« No, hyung, avrei bisogno adesso ».
Chanyeol si siede affianco al ragazzo, gli sorride. « Che cosa succede? ».
Jungkook fa un lungo respiro. « Si tratta di Yoongi, una vecchia conoscenza di Baekhyun » inizia, guardandolo negli occhi. Il ragazzo alto non sembra particolarmente turbato e lo lascia continuare.
Una volta spiegata l'intera situazione, Chanyeol ha accavallato le gambe e corrucciato la fronte, impensierito. « La cosa in sé non è complessa da gestire. Il fatto è che andreste a mettervi contro ad una persona che ha un certo potere, intendo dire che a livello immobiliare gestisce una zona intera di Seoul » i suoi discorsi corrono veloci. « Stiamo parlando di appartamenti, condominii, ristoranti, negozi d'abbigliamento. E' il capo, gestisce in prima persona la rendita e questo significa che ha le spalle coperte dal suo entourage di avvocati, legali, segretari, consiglieri. Stiamo parlando di un magnate, non di uno sprovveduto ». 
Jungkook si sente sprofondare nel divano azzurro, si abbandona contro allo schienale. « Siamo spacciati, quindi ».
Chanyeol tentenna prima di rispondere. « Potrei provare a dare un'occhiata al contratto di affitto, se è stata già presentata una richiesta di sfratto, se è girata la circolare di un'ulteriore pagamento che non hanno fatto Yoongi e suo padre. Queste cose però richiedono tempo e anche un po' di fortuna. Avrò bisogno di parlare con i diretti interessati ed essere assunto come loro rappresentante legale. Insomma va seguito un iter molto preciso ».
Nell'orologio digitale appeso alla parete affianco a loro le cifre cambiano e segnano le 13:00 lampeggiando un paio di volte. 
Chanyeol inizialmente non ci fa caso, si alza per sistemare il bicchiere di acqua nel lavello della cucina. Poi, tornando indietro, si accorge dell'ora e prende il telecomando dal tavolino lì accanto. 
« Di solito guardo questa edizione del notiziario, ma capisco l'urgenza della questione. Se vuoi possiamo cominciare a contattare le persone coinvolte, capire se anche gli altri occupanti dell'edificio hanno ricevuto lo stesso aumento e la stessa richiesta ».
Jungkook rimane sorpreso dalla disponibilità del ragazzo più grande, lo guarda con ammirazione e stima e fa un cenno di diniego con la testa. Gli ha rubato anche troppo tempo e ancora non ha fatto il passaggio che lo preoccupa di più, ovvero parlarne con Yoongi. 
Si alza in piedi e comincia a salutare, ringraziando più volte per i chiarimenti e l'ospitalità. Torna a scusarsi mentre butta un occhio alla televisione: il cameraman sta facendo lo zoom sull'entrata di una villa che gli risulta familiare. L'ha già vista da qualche parte, ma non ricorda precisamente dove. 
Gli ingranaggi della sua testa cominciano a ruotare veloci. Ha già visto quella casa, ma dove?
Si gira verso Chanyeol e gli chiede di poter alzare il volume.
« ..macabro episodio che oggi, in tarda mattinata, ha attirato l'attenzione della pattuglia di sorveglianza di Gangnam. La residenza è stata momentaneamente sequestrata dalle forze di polizia locale in seguito ad una presunta lite fra i coniugi Park, in cui è rimasto coinvolto anche il figlio da poco maggiorenne, Park Jimin, che frequenta l'ultimo anno del liceo presso la scuola privata del quartiere. Al momento sia la madre che il figlio sono stati ricoverati d'urgenza, ma la prognosi rimane riservata ».
Jungkook si ricorda di dover respirare solo quando sente i polmoni lanciargli un segnale d'allarme. Boccheggia e si deve tornare a sedere, preda di una scomoda tachicardia.
Sa di dover prendere fuori il telefono e chiamare immediatamente i suoi amici ma pare congelato, in un appartamento che non conosce e in compagnia di un ragazzo alto che ora lo sta guardando, preoccupato, con i suoi grandi occhi tondi.
« Jongkook, tutto bene? » si sente chiedere, ma sente quella voce profonda troppo lontana.

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Capitolo 23
*** Breaking X ***


The X Place
Breaking X
 
Kim Taehyung arriva davanti al The X Place con il fiatone, il telefono cellulare stretto nella mano destra. Ha ricevuto un messaggio da Seokjin, che lo avverte essere in negozio da solo almeno per un paio d'ore. 
Mentre legge il messaggio Taehyung si è reso conto di essersi già infilato le scarpe e aver preso le chiavi di casa dal piatto vicino all'ingresso. 
Durante il tragitto - quelle quindici fermate di autobus gli erano sembrate cento - non smette di pensare a cosa stia facendo. Insomma: perché si ritrova a correre da una parte all'altra della città solo perché gli viene ordinato di farlo?
Il ragazzo ricaccia indietro quelle domande che reputa scomode, anche se una parte di lui si rende conto che dovrà darsi una risposta prima o poi. 
Sta per aprire la porta a vetri ma qualcun altro lo fa per lui e rischia di perdere l'equilibrio. Mette le mani avanti per proteggersi il viso e va a sbattere contro al petto di Jin, che lo guarda in silenzio per un minuto intero, prima di rimetterlo in equilibrio con una semplice spinta. 
« Ci hai messo un sacco di tempo, pensavo fossi morto » lo ammonisce e lo fa entrare, girando il cartello dalla parte in cui c'è scritto Closed.
« Perché stai chiudendo il negozio? » gli domanda di getto Taehyung. L'altro non gli risponde e lo oltrepassa, il suo profumo dalla fragranza muschiata rimane nelle narici del ragazzo più giovane che si trova a deglutire, messo in difficoltà: riconosce quell'odore, perché è quello che sente quando morde la pelle di Jin. 
Lo trova già senza maglietta, il petto nudo e definito dai tanti anni di boxe. Taehyung gli si fa vicino, lo accarezza mentre cerca avidamente la sua bocca. Jin sorride e lo accontenta, ma poco dopo gli stringe una mano attorno al collo, lo strattona e lo fa mettere in ginocchio. Sa quello che deve fare e gli toglie i jeans velocemente.
Lo prende in bocca e succhia forte, sa che quel ritmo così sostenuto gli farà ascoltare i gemiti bassi e disperati di Jin, che non si accontenta e che vuole di più. 
Taehyung però si interrompe e questo all'altro non piace. Lo insulta e lo tira su di peso prendendolo da sotto alle ascelle.
« Che cazzo fai? » gli chiede, le guance rosee. 
Il ragazzo interpellato sostiene lo sguardo di Jin e, senza proferire parola, si toglie la felpa e la maglia sotto, indugiando sul bottone dei pantaloni. 
« Questo » gli risponde, mentre con un semplice gesto rimane nudo davanti a lui. Sa di star correndo un rischio, perché è la prima volta che ha il coraggio di non seguire alla lettera le richieste di Seokjin. Ma dall'espressione che ha l'altro stampata in faccia, capisce di aver fatto la cosa giusta.
Ha pochi muscoli ed è esile per la sua età, ma sa anche di avere la linea delle clavicole e dei fianchi ben definita. Li riconosce come punti di forza eppure si sorprende quando Jin punta a quelli e lo divora di baci e di morsi, succhiando la pelle fino a farla diventare violacea.
Sente di essere sul punto di venire e non è ancora stato toccato a dovere, quindi chiude gli occhi e cerca di concentrarsi, perché sarebbe troppo umiliante lasciarsi andare. Dopo pochi secondi si sente solo, le mani e la bocca di Jin lo hanno abbandonato.
Si riprende e velocemente si guarda intorno, la gola improvvisamente secca e incapace di chiamarlo. 
Lo trova in un angolo, a sistemare quello che sembra un letto. 
« Ho dormito diverse volte in negozio » si giustifica, mentre lo disfa dalle coperte e poi gli prende la mano. « Ma non ho voglia di dirti il perché ».
Taehyung accetta l'ennesimo capriccio, l'ennesimo spigolo nel carattere di Jin. Si stende sopra di lui, si baciano a lungo senza toccarsi davvero, solo schiacciati l'uno dal corpo dell'altro. Come se entrambi avessero la stessa esigenza di prendere tempo e tornare ad avere il controllo.
Quando si staccano entrambi sono senza fiato, accaldati ed eccitati.
Le mani di Taehyung vagano insicure e con il continuo bisogno di una guida esperta per capire che ritmo avere, che punti toccare, che cosa fare e quando. Jin lo guarda sempre negli occhi quando ansima e gli chiede di andare più veloce, vuole farsi vedere in ogni momento. 
Taehyung gli domanda in un sussurro di farlo suo, è talmente preso che gli gira la testa e la stanza gli vortica attorno. Sente Jin accettare e spostarsi di lato, prendere qualcosa dalla tasca dei pantaloni mentre con l'altra mano raggiunge la virilità dell'altro con l'intenzione di farlo finire.
Taehyung ha il viso e il corpo sudati quando con una spinta involontaria del bacino verso l'altro viene sul suo ventre e sulle dita di Jin. L'altro ragazzo sorride e non si pulisce, bensì lo gira di spalle. 
Taehyung sente del bagnato fra le cosce, drizza la schiena in un mezzo urlo e capisce che Jin è entrato dentro di lui con un dito. Poco dopo lo sente sopra di lui, il suo corpo stretto contro il suo, mentre ne aggiunge un altro e gli sussurra cose irripetibili all'orecchio. Taehyung sa di essere lucido ma è vittima della libido e non capisce cosa stia sbiascicando, fino a quando le parole con calma acquistano significato. 
Non ti fermare sta dicendo a Jin, che ha capito da subito la sua esigenza e accelera i movimenti per prepararlo al meglio. Quando sente i muscoli dell'altro distendersi capisce che può entrare e si spinge dentro con decisione. Taehyung non ha più aria nei polmoni, non riesce a riprendere fiato perché non capisce se stia soffrendo o godendo oppure entrambe le cose. 
La testa gli comincia a girare e arpiona una mano alla coscia di Jin. L'altro gli gira la testa e lo bacia avidamente, non prima di avergli sussurrato a fior di labbra di assecondare il suo ritmo e di godersi il momento. 
La nebbia confusa che gli ha offuscato la mente e gli occhi si dipana all'istante, le mani dell'altro ragazzo corrono sulla sua schiena e si fermano sui fianchi, cercando maggiore contatto. 
Seguono interi minuti di ansiti, gemiti, suoni gutturali e acuti. Non ci sono parole, fra quelle mura risuonano solamente versi di piacere che viaggiano da una bocca all'altra.
Taehyung viene di nuovo e nello stesso momento Jin gli morde l'incavo del collo e si piega su di lui, riversando il proprio piacere sulla sua schiena nuda.

« Per favore, aiutami » chiede il ragazzo più giovane, mentre si riveste. Jin è sdraiato nudo a guardarlo, un braccio abbandonato sul petto e l'altro a sostenere il capo. Non l'ha mai visto così rilassato e per un attimo Taehyung si ferma a guardarlo. 
« Aspetta » gli dice Jin, avvicinandosi. Con un gesto gli sistema i capelli, in disordine. « Ecco, così va meglio ».
Taehyung si alza in piedi e muove qualche passo verso il corridoio. Si sente indolenzito e accusa un certo fastidio nel basso ventre e all'altezza dell'osso sacro, ma si rende conto di essere in grado di rientrare a casa senza l'aiuto di nessuno.
Una mano gli arpiona un polso e lo fa girare. Jin incombe su di lui, non è abituato a vederlo così vicino e ha l'impressione che non voglia lasciarlo andare via. Comincia a battergli forte il cuore, si gira completamente e sta per baciarlo quando si sente dire una cosa che lo fa rinsavire.
« Non dirai a nessuno di quello che è successo oggi, vero? » Jin è serio e lo sta guardando.
« Non lo terrò di certo nascosto a Jungkook, se è quello che mi stai chiedendo » gli risponde seccato, cercando di divincolarsi.
« Vorrei non spargessi la voce con il resto del gruppo, odio essere sulla bocca di tutti ».
Taehyung prova a mantenere la calma ma ormai quella frase sbatte senza sosta nella sua scatola cranica e non riesce a contenersi. « Tu non vedi l'ora che altri parlino di te e delle due doti, brutto cretino! » lo spinge via ed esce dal negozio sbattendo la porta. 
E' talmente tanto arrabbiato che non si rende conto di aver incrociato Yoongi sulle strisce pedonali, che lo saluta più volte. 

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I'M BACK! 
Quante volte ve lo siete sentiti ripetere? E avete più che ragione a non credermi, alle volte sono scomparsa per mesi interi! Però tranquilli, a questo giro mi sono preparata per tempo: ho già in elaborazione un paio di capitoli che cercherò di pubblicare il prima possibile!
Siamo ad un punto parecchio interessante della storia: ci sono delle coppie che si sono formate, altre sono troppo imbecilli per farlo (scusa Yoongi, però è un commento che mi sorge spontaneo) e poi abbiamo gli altri protagonisti della storia che stanno guidando sulla famosa autostrada diretti a Mai Una Gioia. 
Questa fan fiction è altalenante proprio come l'autrice! 
Come vi dico sempre: aspetto i vostri feedback! Ripeto: so di essere stata scostante, sono stati anni particolari e sono stata assorbita dal lavoro sopratutto in questi ultimi 15/16 mesi. Ci sono stati tanti cambiamenti! 
Sperando di "rivederci" presto,
la vostra
Ponyo

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Capitolo 24
*** Let me X ***


 
Buongiorno dalla vostra Ponyo! Stamattina sto facendo almeno tre cose nello stesso momento, spero di essere riuscita a pubblicare un capitolo decente ma sopratutto grammaticalmente corretto, che è la cosa a cui tengo di più! Come sempre lasciatemi una recensione, che sia positiva o per segnalarmi eventuali buchi nella trama, errori e altre cose che posso modificare o riprendere nei capitoli successivi. 
Stiamo arrivando alla conclusione di quelli che definisco "capitoli personalizzati", gli ultimi infatti sono stati concentrati sui singoli personaggi, ognuno in un posto diverso e alle prese con situazioni diverse. 
Un bacio a distanza e con la mascherina in questi tempi difficili e buona lettura!


The X Place
Let me X


Ad Hoseok, ormai, le giornate sembrano tutte uguali. E' da trenta, interminabili giorni che non può uscire da quell'appartamento che ormai odora troppo di ramen istantaneo e soju
All'inizio è stato divertente: scappare senza farsi beccare dalla security grazie all'aiuto dei suoi amici; passare da un'auto all'altra senza fare domande e infine arrivare davanti al condominio enorme, con una facciata e finestre anonime. 
Hoseok sente di aver vissuto troppi anni nel lusso, servito e riverito e quel mondo fatto di interrogativi e così precario gli mette addosso una carica incredibile. 
Zico è passato a salutarlo un paio di volte, gli ha spiegato per filo e per segno cosa può e non può fare: davanti al divieto assoluto di uscire, però, una parte del suo entusiasmo si è incrinato. Il ragazzo dai capelli ossigenati si è fatto perdonare offrendogli un pacchetto di sigarette, che lui ha subito rifiutato.
Gli viene impedito di vedere i suoi amici e di mettersi in contatto con loro; non può divulgare informazioni di alcun tipo e quindi dopo pochi giorni Hoseok sente di essere stato rapito ed iniziano le infinite ore in cui prova a guardare fuori dalle finestre in cerca di qualcosa da fare ma è tutto inutile perché il suo appartamento affaccia su un cantiere in costruzione. Davanti a sé vede una landa desolata di detriti e polvere, che fa alzare un nuvola di sporco ad ogni alito di vento. 
Dopo dieci giorni di solitudine e noia mortale gli vengono portate delle riviste e un vecchio gameboy. Sembra rinascere ma è una sensazione temporanea: a gioco finito e riviste lette più volte sente di scivolare di nuovo in uno stato di apatia e di immobilità senza precedenti. 
Ha provato ad uscire ma solo scoprendo che la porta di casa è chiusa a chiave e che c'è sempre qualcuno di guardia. Li ha sentiti scambiarsi le consegne e fare qualche battuta da dietro la porta. 
Non ha bisogno di niente perché ci sono diverse bottiglie di acqua da cinque litri ammassate in un angolo e i pensili della cucina sono pieni di cose da mangiare. Hoseok non è abituato a mangiare cose così caloriche ed ha dovuto fare ben presto i conti con il senso di nausea che gli creano e il dolore di stomaco dovuto al cambio così drastico della sua dieta.
Non ci vorrebbe credere neanche lui ma ucciderebbe per un piatto di insalata fresca e condita con un filo d'olio importato dall'Italia.
All'alba del trentunesimo giorno, mentre è sotto la doccia, sente la porta d'ingresso aprirsi con un scatto secco. Si chiede come mai la gente abbia sempre un tempismo tremendo per queste cose e grida a gran voce di aspettarlo mentre si allaccia un asciugamano alla vita e ne prende un altro da drappeggiarsi sulle spalle. Guardandosi velocemente allo specchio nota delle occhiaie violacee sotto agli occhi stanchi e i capelli cresciuti tanto da ricadere leggeri sulla punta delle orecchie.
Esce dal bagno scalzo, incurante delle gocce che lascia cadere sul pavimento di legno. Al tavolo della cucina non trova Zico, come aveva immaginato, bensì un altro ragazzo che lo fissa con un'espressione strana. 
« Tu devi essere Hoseok, l'amico di RapMon, giusto? » si alza in piedi, scattante, e i numerosi orecchini che ha ad entrambi i lobi delle orecchie tintinnano. Ha occhi lunghi e stretti e un sorriso provocante. « Sei davvero un bocconcino, devo proprio ammetterlo » i suoi occhi spaziano sul suo corpo ancora umido e Hoseok si trova ad arrossire. Annuisce confuso e gli chiede di aspettarlo mentre finisce di cambiarsi.
« Puoi farlo anche qui davanti a me, non dirmi che sei uno timido » lo incalza il ragazzo, mentre si sistema la bandana rossa che ha legata in fronte. Come look dovrebbe apparire al limite del ridicolo, ma gli dona molto sulla carnagione chiara. Hoseok torna in bagno e si chiude dentro, con un senso di inquietudine che gli attanaglia la gola. Quando esce trova il nuovo arrivato che battibecca con Zico, entrato nell'appartamento senza fare rumore. 
Sembrano non fare caso a lui e allora apre il frigo e comincia a versarsi un bicchiere di succo d'arancia.
« Te l'avrò detto cento volte, Kwon-ssi! Non puoi entrare senza prima avvisarmi ».
« Pensavo fosse una buona idea passare a trovarlo! E poi ho capito che gioco stai facendo: te lo vuoi tenere tutto per te » il ragazzo rimproverato ammicca nella sua direzione. « Non hai idea di quello che vorrei farti in questo momento ».
Hoseok è scosso da un brivido che cerca di nascondere dietro ad un sorriso timido. I suoi occhi corrono verso Zico, che ha cominciato a ridere. « Lo so, sembra un pervertito ma ti assicuro che è innocuo » lo tranquillizza. « Allora, come stai? Come sono andati questi ultimi giorni? ».
« Ti ringrazio per l'ospitalità, Zico-hyung » dice Hoseok, chinando il capo in un gesto rispettoso. Sente Kwon fischiare e sussurrare qualcosa riguardo a quanto la buona educazione glielo faccia venire duro.
« Per adesso sta andando tutto bene, ma volevo chiederti quando potrò.. » la sua voce si spezza, inaspettatamente. « Vorrei rivedere i miei amici » ammette, alzando il mento. 
Zico sorride. « Non è possibile, temo » si guarda intorno. « Fra poco dovremo anche cambiare posto per fare in modo che la tua famiglia non ti trovi ».
Quella poca forza e determinazione che gli sono rimaste scivolano via dal corpo di Hoseok, che balbetta prima di ritrovare il filo dei suoi pensieri. « Quanto dovrò restare nascosto? ».
« Dipende da molte cose, ogni situazione è diversa » risponde Zico, mentre si gratta la testa. « Ti sto aiutando perché me l'ha chiesto RapMon, ma i miei favori non dureranno per sempre. Quindi spero che là fuori ci sia qualcuno in grado di battersi per te » lo guarda, serio. « Perché là fuori sarai solo ».
Hoseok non sa cosa rispondere, incrocia le braccia al petto e rimane diverso tempo in silenzio. Kwon si alza e fa per uscire, ma prima si avvicina al ragazzo. « Io potrei combattere per uno come te » dice, facendogli l'occhiolino. « Potrei vincere persino contro Jin ».
« Ne dubito » gli fa eco Zico, liquidandolo con un gesto della mano.
Hoseok tentenna e si morde la lingua ma il senso di urgenza gli impedisce di fermarsi. « Jin non lotta più, ne sono certo. Ha chiuso con quel mondo ».
« Per adesso » gli risponde Kwon, mentre prende la giacca di pelle ed esce dall'appartamento.
« E questo cosa vuol dire? » gli urla dietro Hoseok, mentre fa per seguirlo.
Zico si mette subito davanti a lui, bloccandogli la via d'uscita. « Le sai le regole, non c'è bisogno che io mi ripeta » gli mette una mano sul petto, è calda.
« Tu non capisci! » esclama Hoseok, allontanandosi. E' sconvolto da quanto quel minimo contatto fisico l'abbia turbato. « So che mi stai proteggendo, so che anche i miei amici lo stanno facendo. Ma qui dentro mi sento impazzire! » si guarda intorno, cerca di ributtare indietro le lacrime che stanno cercando di forzare i suoi occhi da molte ore. 
Kwon è ancora sulla soglia, il cipiglio arrogante è scomparso. Chiude la porta dell'appartamento e si avvicina a Hoseok, lentamente. 
Gli infila la giacca di pelle, sussurrando piano di piegare prima un braccio e poi l'altro. 
« Che diavolo stai facendo?! » gli continua a gridare Zico, le mani nei capelli. 
« Secondo te? » il tono aspro di Kwon fa trasalire i presenti. « Lo sto riportando a casa ».
« Dopo tutti i sacrifici che ha fatto, dopo quello che ho rischiato io per tenerlo nascosto- » il ragazzo dai capelli ossigenati sbuffa, innervosito. 
« Io e te » Kwon ha le braccia abbandonate lungo i fianchi, ha lo sguardo ancora rivolto verso Hoseok, in lacrime, ma Zico capisce che sta parlando con lui. « Noi non possiamo capire e lo sai benissimo ». 
« E questo cosa centra?! ».
« Centra eccome! » esplode, avvicinandosi. Ha gli occhi talmente socchiusi che paiono chiusi. « Puoi fare finta di essere un duro, puoi raccontare a tutti che la vita da delinquente ti abbia temprato.. » Kwon apre le braccia, come sconfitto dalle proprie parole. « La verità è un'altra. Siamo cresciuti assieme, Zico, abbandonati » la sua voce è decisa. « Siamo stati lasciati indietro, dimenticati. Quindi se ti dico che lo riporto a casa, lo faccio e non puoi impedirmelo ».
« Ai piani alti non ne saranno per niente contenti ».
« I piani alti non sanno neanche che lo abbiamo in custodia, non è così? » Kwon ora sembra divertito. « Di solito non fai favori, ma quelle rare volte che succede sei abbastanza furbo da tenere la bocca chiusa ». 
Kwon fa un cenno ad Hoseok. « Da qualche parte dovrebbe esserci un cappello. Cercalo e indossalo, non voglio storie ». 
« Non ha un post- » s'intromette Zico, ma Kwon ha già la mano sulla maniglia della porta. 
« Non sto dicendo che lo riporto a casa. Lo sto portando dalla sua famiglia » i suoi occhi lampeggiano. « Mi indica lui la strada, non c'è bisogno che vieni con noi. Ci teniamo in contatto ».
Zico viene lasciato solo nell'appartamento e le sue gambe si piegano sotto al peso dei suoi pensieri, delle conseguenze delle azioni che seguiranno, lo sa bene.
Sul suo viso, però, è comparso un sorriso che accenna a non smettere di allargarsi. 
Finalmente hai trovato qualcuno per cui combattere, pensa, mentre prende in mano lo smartphone e compone il numero di RapMon.

 

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Capitolo 25
*** When We were X ***


The X Place
25. When We were X

Il padre di Min Yoongi è un signore che, nei mesi più freddi, indossa una vecchia pelliccia e la sfoggia come se fosse il suo più grande tesoro. L'ha trovata qualche anno prima ad uno dei mercatini dell'usato che frequenta da quando è ragazzo. Dovrebbe essere di visone -oppure era ermellino?- ma col tempo e i lavaggi poco responsabili è diventata ruvida al tatto e sciupata alla vista. 
Si è spesso chiesto chi fosse il proprietario precedente, se ne avesse avuto molta cura o se invece l'avesse ereditata e abbandonata in fondo ad un armadio, in attesa di farci su qualche won al momento opportuno. 
Sa che il quartiere, specie i suoi vicini, parlano male di lui. Ha sempre avuto una vena artistica e una propensione ad aiutare il prossimo e capisce che è uno dei tanti motivi per cui non venga apprezzato.
Il signor Min, però, non vuole essere influenzato dall'opinione altrui. E' deciso a non farsi trascinare in basso e a cambiare se stesso per una manciata di vicini ficcanaso e di negozianti profondamente insoddisfatti della propria vita.
Lavora da un'intera vita come fattorino ed è orgoglioso di avere la possibilità di sfrecciare per la città in sella ad un vecchio motorino. Il suo impiego gli ha sempre fruttato poco guadagno, ma il suo capo è un tipo a posto e lo ha sempre pagato di più di quello che merita. 
Per riuscire ad arrotondare lo stipendio ha deciso di sviluppare uno dei suoi talenti più grandi: quando ha tempo si ritrova a dipingere per ore e ore sul suo cavalletto pieno di macchie di tempera.
Adora la natura morta e i paesaggi autunnali di montagna e col tempo è riuscito a vendere diversi quadri ad una modica cifra. 
Trova l'ispirazione quando siede sull'uscio di casa, perde intere ore a guardarsi intorno e a parlare con i passanti. Anche se vivono in un piccolo appartamento all'interno di un grattacielo ha la fortuna di avere un parco a pochi metri di distanza, in cui a volte segue delle lezioni di poesia la domenica mattina.
Gli piace esprimersi attraverso i gesti e la teatralità e non gli piace, per nessun motivo, essere controllato.
Proprio come sta succedendo in quel momento, mentre suo figlio gli sventola un foglietto davanti.
« Ma mi stai almeno ascoltando?! » gli chiede Yoongi, usando il tono informale senza aver timore di ripercussioni. E' un qualcosa che si sono abituati a fare mentre era ancora piccolo, ma solo fra le mura di casa. « Che senso ha scriverti la lista della spesa se poi non la segui?! ».
Il signor Min ci mette almeno un minuto per processare la domanda che gli viene rivolta perché è preso dai suoi pensieri. « Figliolo » incomincia. « Io non voglio seguire una lista, perché ho piacere a fare compere seguendo il mio istinto ».
Min Yoongi è un ragazzo paziente e, di solito, calmo. Ma quando si scontra con la sua stravaganza i suoi nervi sono sempre troppo sensibili.
« Va bene » risponde a denti stretti, mentre chiude gli occhi per cercare di mantenere la calma. « Vorrà dire che dovrò uscire di nuovo per comprare ciò che hai scelto di non prendere ».
Vede suo padre guardare le buste della spesa ancora da disfare e poi guardarlo di nuovo. « Ho davvero scordato qualcosa di importante? Mi pare ci sia tutto ».
« Latte di soia, caffè istantaneo, una confezione di uova e la carta igienica » gli elenca Yoongi, mentre si dirige verso la porta d'ingresso, strisciando le pantofole sul pavimento. Ha la schiena incurvata dalla stanchezza. 
« Mi ricordi tua madre quando ti comporti così » si lascia sfuggire il signor Min, mentre chiude un cassetto. « Non mi lasciava il tempo per chiedere scusa e rimediare » continua. 
Sente sbattere la porta d'ingresso e capisce di essersi meritato del silenzio rancoroso come risposta.

Nella fretta di uscire Yoongi si è scordato la giacca sull'appendiabiti. Anche se la primavera è alle porte, si trova a tremare mentre un autobus provoca un colpo di vento gelido e intriso di smog.
Le luci della città sembrano più abbaglianti del solito oppure sono i suoi occhi ad essere troppo stanchi. Ultimamente al The X Place gli affari girano bene: non solo i suoi clienti abituali stanno tornando per farsi nuovi colori di tinta ma il posto sembra aver attirato un gran numero di universitari, complici sicuramente le due aule studio e il dormitorio aperto il mese precedente.
E' talmente tanto concentrato nel figurarsi l'agenda che ha lasciato al negozio e tutti gli appuntamenti presi per la settimana successiva che finisce per sbattere contro a delle transenne. 
Il marciapiede, interrotto per dei lavori di manutenzione, non riprende se non dopo un chilometro o così recita il cartello che è stato attaccato di fianco. 
Yoongi guarda a sinistra e poi a destra e si rende conto che potrebbe tentare di attraversare senza bisogno di tornare indietro sulle strisce pedonali. Lo fa raramente, è un gesto che reputa troppo spericolato, ma il traffico è esiguo quindi, dopo aver preso una boccata d'aria, corre a perdifiato in linea retta. 
Una volta arrivato dall'altra parte ha un gran fiatone e appoggia le mani sulle ginocchia leggermente piegate. Porta la schiena in avanti e cerca di riprendersi, appuntandosi nella mente di trovare la forza di volontà giusta per fare della sana attività fisica.
Un'altra folata di vento fa schioccare il telone di plastica di una bancarella a lato della strada, facendo uscire un irresistibile odore di tteobokki e facendo trasalire Yoongi per il rumore secco.
Con la salivazione pericolosamente aumentata, il ragazzo si gira per guardare all'interno, pensando a cosa possa comprare da portare a casa per pranzo. 
C'è solo un gruppetto di ragazzi che occupa un tavolo, si sono messi in cerchio per stare più vicini e riuscire a mangiare assieme.
Il tavolino è pieno di contenitori di plastica impilati l'uno sull'altro, bottiglie di acqua e tovaglioli appallottolati. 
L'attenzione di Yoongi si fissa su un ragazzo, il suo profilo è sfuocato dal vapore condensato sul telone trasparente che continua a sbattere sommessamente contro ad uno sgabello di plastica. 
Ha i capelli leggermente in disordine e un maglione verde petrolio gli fascia il busto, il collo alto gli incornicia il viso dalla carnagione chiara. 
Il cuore di Min Yoongi accelera la sua corsa quando si rende conto del motivo per cui quel ragazzo ha attirato la sua attenzione e si dà dello stupido da solo.
La somiglianza con Baekhyun è evidente e mentre impreca si passa una mano sul viso e il suo primo pensiero va a Jungkook e a quanto abbia bisogno di parlare con lui.
Mentre cerca la lista della spesa nella tasca dei pantaloni sportivi distoglie lo sguardo dal ragazzo e non si accorge che lo stesso si è appena alzato, allontanandosi dagli amici per rispondere al cellulare. 
Nel momento esatto in cui si trovano di fronte, separati soltanto da un telo, l'incarnato di Baekhyun si è fatto pallido. I suoi occhi ora sono puntati sul viso di Yoongi, sorpreso quanto lui di averlo notato. Gesticola e gli fa segno di entrare, la sua mano trema mentre glielo ripete. 
Con ancora il telefono appoggiato all'orecchio si volta di scatto verso il proprietario e gli urla qualcosa. Il tono di voce è talmente alto e urgente che Yoongi percepisce lo stesso senso di urgenza mentre entra nella veranda. 
« Ciao » lo saluta, ma Baekhyun lo prende per un gomito e lo porta davanti ad un piccolo televisore. 
« Mi ha appena chiamato Chanyeol » gli dice, la voce incrinata. « Yoongi, non so cosa dire ».
Il ragazzo è troppo preso dal guardare le dita pallide dell'altro ancora ferme sul suo braccio per poter replicare. 
« La tv! » si sente rimproverare, ora la voce di Baekhyun è isterica.
La voce gracchiante arriva alle orecchie di Min Yoongi che registra una parola dietro l'altra mentre il suo corpo viene scosso da violenti fremiti.

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Capitolo 26
*** Dancing with a X ***


The X Place
Dancing with a X

 
La prima sensazione che prova Park Jimin è quella di sentire freddo. Percepisce i peli fini delle braccia e delle gambe alzarsi ritti come spilli; la pelle d'oca rendere i suoi arti ruvidi al tatto. Sospira, in un mondo nero e compatto. Sa di esserci entrato ma non sa come, si interroga se sia ancora all'interno del proprio corpo, abbandonato nella stanza da letto di sua madre e dimenticato dal resto del mondo.
A questo pensiero ha un sussulto e una nuvola di colore esplode dietro le sue palpebre -quindi ne possiede ancora un paio?- che si tingono di un rosso acceso. Soddisfatto del risultato ci riprova: in fondo deve giusto pensare a qualcosa di vivo e non dovrebbe essere troppo difficile.
Ma è nel momento in cui si mette d'impegno che i ricordi cominciano a sbiadire, inafferrabili fili di una lucentezza ammaliante e sprofonda di nuovo nel buio. 
Allora si lascia andare, capisce di non dover combattere contro nessuno; che non esiste nessun nemico ma che deve darsi tempo per guarire. Torna a domandarsi se ha ancora un corpo a cui tornare o se il suo destino sia quello di vagare nell'etere senza meta per l'eternità.
Il confronto con la realtà lo percepisce come uno sguazzare lento sul pelo dell'acqua, si sente in una piscina profonda e il non sapere nuotare non lo spaventa, perché allargando le braccia e contraendo gli addominali riesce a stare in superficie. No, non ha paura, mentre l'acqua entra ed esce dalle sue orecchie, ovattando i rumori che crescono d'intensità tutt'intorno a lui. 
Prova ad inspirare ma qualcosa gli blocca questo gesto spontaneo quindi con rapidità si porta entrambe le mani al viso e il dolore lo catapulta a Seoul, su un letto di ospedale dalle lenzuola bianche. 
Le sue mani si serrano su un tubo di plastica e comincia a tirarlo, sentendosi i polmoni troppo pieni di ossigeno. La testa viaggia veloce e gli occhi, lacrimanti e gonfi, scrutano la stanza in cui si trova. 
E' nel panico più totale e capisce solo dopo qualche minuto che c'è qualcuno accanto a lui che sta incitandolo a calmarsi e a prendere un respiro. Prova a mettere a fuoco ma è tutto dello stesso colore, di un bianco così forte da fargli stridere i denti. 
« Aiutami » sussurra, mentre si sente toccare. Due mani forti lo fanno stendere e rimangono lì per un tempo che gli pare lunghissimo. 
« Sta arrivando il dottore, ora cerca di calmarti ».
Jimin comincia a piangere, la mente troppo offuscata per pronunciare altre parole. Geme e basta, mentre il suo sguardo torna a fermarsi sul suo corpo, fasciato da spesse coperte beige. Nell'incavo del braccio sinistro è inserita una flebo ma non vede dove finisce e manco gli interessa.
« Ora sei al sicuro ». 
Quella frase, detta per tranquillizzarlo, ha un retrogusto amaro quando prova a ripeterla.
Nelle orecchie rimbomba per un numero infinito di volte e la voce che glielo sussurra ha un timbro molto simile a quello di Hoseok.

Il secondo tentativo va meglio. 
Jimin viene svegliato dal rumore di una tenda che viene tirata e la luce del sole lo bagna di calore. Il suo corpo reagisce in modo spontaneo e gli fa aprire gli occhi su un mondo più colorato di quello che ricordava. 
Il ronzio sommesso di un umidificatore accanto al letto attira la sua attenzione e si ferma a guardare l'accenno di fumo di vapore che si innalza dal cono di plastica. L'infermiera gli si avvicina e lo chiama per nome. 
« Sei sveglio » constata, mentre gli sorride. E' truccata in modo leggero ed è molto carina, cosa che fa arrossire la punta delle orecchie di Jimin, che per l'imbarazzo prova a nasconderle sotto i capelli corvini. « Ora vado a chiamare il dottore » ricomincia, ma mentre si dirige verso la porta della camera ci ripensa e si gira verso di lui. « Ti abbiamo tolto l'ossigeno ieri mattina perché non ne avevi più bisogno. Ma se senti di respirare male dimmi qualcosa così proviamo a capire insieme come farti stare meglio ».
Jimin vorrebbe ringraziarla a voce ma le parole si incastrano in gola, in mezzo fra la trachea e la scatola di spilli che probabilmente, in sua assenza, ha deciso di prendere posto affianco al pomo d'Adamo. Indispettito dalla spossatezza appena dimostrata alza il pollice per ringraziarla in un gesto che spera essere abbastanza cool per la situazione.
Mentre la vede uscire sospira, appuntandosi mentalmente di recuperare più coraggio per la prossima volta. Aspettando di ricevere un'altra visita si guarda intorno e capisce di essere in una stanza da solo, con pesanti tende a righe ai lati dell'unica finestra che riesce a donare un po' di luce a quelle quattro pareti che altrimenti risulterebbero anonime e spente.
Il televisore di fronte a lui è stato montato su una staffa ed è inclinato leggermente a destra, con il cavo staccato che penzola vicino alla presa elettrica. 
Si prende tempo per guardare il proprio corpo, ma non è semplice togliersi di dosso le coperte pesanti. Quando tenta di spostarle con entrambe le braccia si rende conto di avere un avambraccio fasciato da pesanti bende che gli impediscono il movimento e un paio di dita steccate. Questa scoperta gli crea più dolore di quello che si aspetta e il respiro gli si blocca a metà fra lo sterno la gola
Torna ad agitarsi ma il bussare costante sulla porta rimanda indietro il magone che percepisce.
« Avanti » dice con voce decisa. 
« Sono contento di vederla sveglio, signor Park » l'uomo che entra nella stanza lo supera in altezza di almeno due spanne ed ha spalle larghe. Jimin si sente subito più tranquillo in sua compagnia e si chiede se il professionista che si trova di fronte sia consapevole dell'effetto che fa sui suoi paziente. « Come si sente? ».
« Ancora confuso » ammette il ragazzo, guardandolo negli occhi per cercare di capire la sua espressione sotto alla mascherina che indossa.
I suoi occhiali dalla montatura sottile si appannano ai lati mentre annuendo incrocia le braccia al petto. « Questo è normale, signor Park. L'abbiamo presa in cura in seguito ad un emergenza ed è arrivato in stato incosciente, probabilmente dovuto al livello di dolore raggiunto ». 
L'uomo dal camice bianco arriva in fondo ai piedi del letto e prende in mano la sua cartella clinica. Si prende un abbondante minuto per sfogliarla, come se il concetto di fretta gli fosse totalmente estraneo. Fa un lungo respiro e poi alza di nuovo lo sguardo su Jimin mentre un raggio di sole fa capolino dal tetto dell'edificio di fronte, inondando entrambe le figure di una luce calda. 
« Si ricorda il motivo per cui è qui, signor Park? » la domanda aleggia fra di loro per un attimo. Il tono con cui gliel'ha rivolta non ha niente di sgradevole e le spalle del ragazzo allettato si abbassano, una volta che si allenta la tensione.
« So solo che mia madre era con me » incomincia, i suoi occhi castani si riempono di lacrime. « Lei come sta? ».
Il dottore sembra sorridere dietro al tessuto chirurgico, perché il suo sguardo si intenerisce. « Stia tranquillo, sua madre è stata dimessa e non ha riportato ferite gravi » il peso viene spostato da un piede all'altro, come per prendere tempo. « In quanto a lei.. presenta diverse contusioni e le abbiamo dovuto riposizionare la mandibola perché era stata dislocata ».
Il cuore di Jimin impazzisce dentro al petto.
« Signor Park, il suo occhio destro è tumefatto e ha segni evidenti di strangolamento » ora la voce del dottore è un eco lontano e il ragazzo spende le energie rimaste per cercare di non farsi prendere dall'agitazione. « La mano sinistra riporta una microfrattura all'altezza della prima falange dell'indice e dell'anulare e nella parte destra ha subìto una frattura del trapezio. Qualunque cosa le sia successa ha tentato di difendersi con tutto se stesso ».
Il corpo di Park Jimin viene scosso da un forte singhiozzo, trattenuto per troppo tempo.
« Non posso immaginare che cosa stia passando in questo momento e le chiedo di avere un po' di pazienza con me: le devo finire di spiegare alcune cose, per fare in modo che lei capisca » l'uomo si avvicina al suo letto e una mano va a posarsi sulla sua spalla. « Prima di tutto le voglio assicurare che è in una struttura specializzata e il personale è molto discreto. E' al sicuro con noi, signor Park » la sua presa si stringe appena, per dare maggior effetto alle parole appena espresse. « Ora c'è la parte meno piacevole ».
« Quando posso vedere mia madre? I miei amici.. » la sua voce torna a spegnersi. 
« Nessuno può venirle a fare visita in questo momento e me ne dispiaccio. Purtroppo non è una cosa che spetta a me decidere. Non le è consentito neanche uscire dalla sua stanza senza essere accompagnato da un infermiere ». 
Il ragazzo lo guarda, perplesso. 
« Signor Park lei è momentaneamente sotto la nostra custodia e prima di poter ricevere visite è necessario che scambi due parole con i poliziotti del suo distretto ».
« Che cosa vogliono da me? » Jimin sente l'impellente bisogno di scappare lontano. 
« Hanno bisogno di raccogliere la sua testimonianza, ma questo è tutto ciò che so ».

« Grazie ».
La parola viene pronunciata inizialmente con timidezza e poi ripresa con più coraggio. Hoseok la ripete perché è convinto del fatto che Kim Yukwon non l'abbia sentito. 
Stanno viaggiando per le larghe strade di Seoul in una macchina anonima, dal colore anonimo e indossano entrambi vestiti scuri, tirati fuori da un zaino recuperato dal bagagliaio. Il ragazzo dagli occhi affilati gli ha lanciato una maglia dalle maniche lunghe e una felpa pesante e gli ha intimato di indossarla durante il tragitto. Per praticità li ha indossati sopra agli altri, ma si è trovato a spiare l'altro ragazzo mentre si sfilava la camicia, scoprendo così i bicipiti definiti. 
Hoseok ha deglutito ed ha voltato la testa e in questo modo non si è reso conto del sorriso che si è aperto sulla bocca di Yukwon. 
Il ragazzo alla guida sa che la migliore cosa da fare per non destare sospetti è guidare ad una velocità media, rispettare le regole della strada e farsi riprendere da tutte le telecamere possibili. In tutto questo mantenere la calma, invogliato dal fatto che dentro di sé sa che sta facendo la cosa giusta. Hoseok ha una gamba che martella il tappetino della macchina, se dovesse continuare a quel ritmo probabilmente finirà per fare un buco nella tapezzeria. 
Kim Yukwon gli appoggia una mano sul ginocchio e lo guarda, con il favore di un semaforo rosso. 
« Cerca di calmarti » gli dice. 
« Perché lo fai? Intendo dire: chi sono io per te? ».
Il ragazzo interpellato si prende il tempo necessario per rispondere. Mentre ingrana la marcia e riparte scrolla le spalle. « Una persona che ha bisogno del mio aiuto. E tanto mi basta ».
« Dov'è la fregatura? » Hoseok non riesce a trattenersi. Sono passati troppi giorni ed è come se si fosse scordato come parlare con un'altra persona al di fuori della sua testa.
Yukwon non stacca gli occhi dalla strada, abbassa la leva della freccia e, prudente, svolta verso sinistra. « Tanto mi basta » ripete e il suo tono è categorico.
Il resto del viaggio lo trascorrono in silenzio e quando i freni cigolano sommessi davanti ad un locale poco illuminato Yukwon aggrotta la fronte. 
« Sei sicuro che sia il posto giusto? ».
« Sì » Hoseok è visibilmente emozionato. Mentre si slaccia la cintura ha le mani che tremano. « Sono arrivato » indugia un po' e poi lo ringrazia di nuovo.
Yukwon annuisce e lo invita a scendere prima di fargli cambiare idea e rapirlo di nuovo per farlo diventare il suo schiavo personale. Hoseok ride di gusto davanti alla proposta sfacciata e mentre apre la portiera gli risponde che a prescindere da tutto gli deve un favore. 
Gli occhi scuri dell'altro si accendono di una luce maligna e mentre lo vede andare via Hoseok cerca di capire se sia stata la cosa giusta da dire.
Entra nel piccolo negozio del nonno di Namjoon e si guarda intorno, incerto.
Min Yoongi è fra le braccia di Jin, il suo viso è nascosto fra le pieghe della giacca dell'altro. Le dita diafane si stanno aggrappando al tessuto, come se non riuscisse a farne a meno.
Hoseok si rende conto di non averli mai visti così vicini e le sue guance si imporporano, come se fosse appena stato testimone di un contatto intimo e segreto. Si schiarisce la gola e Jin gira la testa di scatto, tenendo l'amico ancora stretto fra le sue lunghe braccia. Non ha intenzione di lasciarlo andare per nulla al mondo, sembra dire la sua espressione. 
L'altro alza lo sguardo verso di lui e poi riconosce Hoseok e prova ad andargli incontro, ma è ancora preda di quel abbraccio consolatorio.
« E' tutto a posto » gli dice semplicemente e in un attimo è di nuovo libero. 
Hoseok si butta fra di loro e li abbraccia entrambi, mentre il proprietario biascica qualcosa sul chiasso dei suoi unici clienti della giornata e si sistema su uno sgabello all'entrata del negozio. 
Yoongi gli accarezza i capelli lunghi e con sguardo triste gli dice che vorrebbe sistemarglieli ma che non è possibile farlo perché il negozio non può aprire senza prima pagare una somma che non può permettersi. 
Comincia a elencargli i problemi che sono stati trovati e a quanto costa metterlo in sicurezza e mentre glielo spiega ha la voce che trema. Jin è appoggiato al bancone del piccolo negozio e ha il telefono nell'altra mano: la tenerezza del gesto di poco prima sembra non appartenergli più. 
Hoseok chiede di avvertire gli altri e di trovarsi nel posto abbandonato che di solito usano d'estate, ma quando chiede dove sia Jimin il colorito di Yoongi si fa più bianco del solito e mentre lo invita a sedersi capisce che c'è qualcosa che non va.



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