Una nuova alba

di Donnasole
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incontro ***
Capitolo 2: *** Se potessi essere libero ***
Capitolo 3: *** Si aprono i cuori ***



Capitolo 1
*** L'incontro ***


Pesci multicolori danzavano seguendo i flutti e giocando con il riverbero dei caldi raggi solari sulla superficie del limpido corso d'acqua.
Lungo il ruscello stava una fanciulla, un bianco braccio immerso nel liquido cristallino, l'altro piegato sul davanti a reggerne la bella testa dai lineamenti finemente cesellati, le palpebre abbassate a celare l'azzurro cielo dell'iride mentre la bocca era socchiusa in dolce e trasognata espressione.
La mano delicata sguazzava mollemente afferrando di tanto in tanto un sassolino argentato per poi rilasciarlo, indifferente, alla musicale corrente.
Le bionde chiome scendevano in dolci nodi lungo il corpo avvolto in candida seta, allargandosi sull'erba verde e fresca, come un velo, il cui splendore rivaleggiava col sole stesso.
Due nudi ed affascinanti piedini spuntavano dall'orlo della veste, strusciando birichini tra di loro.
:- Principessa! Principessa Serenity!
L'interpellata si sollevò sulle braccia, un'espressione stupita dipinta sull'incantevole volto.
Di fianco a lei stava inginocchiata una fanciulla della medesima età, i morbidi e corti capelli di un blu intenso sfioravano la delicata linea della mandibola, le rosee labbra atteggiate ad un piccolo broncio e un'espressione severa negli intelligenti occhi color lapislazzuli. All'acerbo seno, fasciato da raso celeste pallido, stringeva un tomo sontuosamente rilegato; sul prato giacevano sparpagliati diversi quaderni, riempiti da una calligrafia fitta ed ordinata, e matite, dalle varie sfumature.
:- Scommetto che non hai ascoltato una parola di quanto ti ho detto.- esclamò esasperata- Tu sei la futura sovrana del regno argentato e la tua istruzione è essenziale - continuò incoraggiante - Perché non continuiamo a studiare un altro po'?- terminò speranzosa.
Serenity la osservò intensamente per un attimo poi si ributtò sull'erba incrociando le braccia sotto il mento.
:- Non mi va! - sbuffò e si mise a giocherellare con una margheritina.
Alle sue spalle scoppiò una risata argentina.
:- Mercury non insistere, lo sai che quando fa' così non c'è verso di smuoverla, e poi in una giornata come questa, è un delitto pensare ai libri - disse ad una Mercury stupefatta.
A parlare era stata un'altra ragazza seduta poco distante da loro. Il vestito d'organza aranciata era sollevato sulle ginocchia mostrando gambe perfette e ben tornite, la figura snella, il capo reclinato all'indietro, il volto offerto alla luce del sole, i lunghi, folti capelli biondo miele le ricadevano sulla schiena nuda solleticandogliela, in cima alla testa stava un bel fiocco Borgogna lo stesso colore degli orli dell'elegante veste.
:- Non dovresti giustificarla Venus, così non l'aiuti - replicò la compagna - Però hai ragione, la giornata è troppo bella. - finì sorridendo guardando il cielo terso.
Le tre giovani rimasero sedute in una silenziosa contemplazione di quanto le circondava per qualche secondo finchè una voce non le riscosse.
:- Ragazze! - gridò una quarta adolescente vestita di verde, sbracciandosi da sotto un'enorme e frondosa quercia - è pronto venite prima che si freddi.-
All'ombra dell'albero una coperta variopinta era apparecchiata con una moltitudine di leccornie.
La principessa schizzò in piedi rapida come un fulmine, correndo verso l'amica con gli aurei codini che le svolazzavano intorno.
:- Jupiter! - si sgolava agitando entusiasta le mani - Cosa hai preparato di buono -
Venus e Mercury si erano pietrificate, fino ad un minuto prima Serenity sembrava non avere la forza per parlare ed ora era quasi arrivata alla zona picnic a tempo di record.
Sorrisero ed annuirono alzandosi contemporaneamente nel tentativo di raggiungerla.
:- Corri Mercury se no finisce che restiamo a bocca asciutta. -
Ridendo le ragazze raggiunsero la grande quercia, trovando la principessina ginocchioni a servirsi abbondantemente dal buffet; una Jupiter divertita la guardava in sottecchi faticando a trattenere la sua abituale compostezza. Sotto il braccio teneva un cestino di vimini ricolmo di frutta mentre con l'altro, reggeva dei filoni di pane dorato e croccante. L'abito di broccato verde, morbido nelle forme, stringeva sul florido seno esaltando, col suo colore, la tenue sfumatura pesca della pelle. Riccioli castano dorati le scendevano sul collo, sfiorandone le spalle, appuntati in cima alla testa da un nastro in tinta; qualche ciocca, sfuggita alla coda, accarezzava le gote e le orecchie ornate da preziosi orecchini a forma di rosa. Occhi di rara bellezza parevano smeraldi incastonati sulla seta della pelle mentre l'ombra di un dolce sorriso aleggiava sulla bella bocca.
:- Ehi Serenity datti una calmata non vorrai sentirti male vero? - la rimproverò soavemente - Aspettiamo le altre.-
:- A quanto pare la nostra futura sovrana non ha ancora imparato le buone maniere. - Una quinta fanciulla spuntò da dietro il tronco dell'albero. Una tunica di velluto cremisi ne vestiva il corpo slanciato, in mano reggeva un arco di legno ed argento finemente intagliato ed una faretra dalla mirabile fattura. Lunghi capelli corvini le coprivano la schiena come un folto mantello grandi occhi del medesimo colore puntavano scherzosi sull'interpellata che si voltò mettendo un piccolo broncio.
:- Mars insomma, non siamo al palazzo. - Mugugnò Serenity infilando un pasticcino in bocca - Ameno foi poffo dimentifare l'etifetta - terminò inghiottendo.
:- Sei un vero disastro. - continuò la mora - Non si parla con la bocca piena. Non dovresti dimenticare il tuo ruolo etichetta o non etichetta.- Dicendo così le tolse il piatto di mano sollevandolo sopra la testa e tenendola lontana con l'altra.
:- Non è giusto.- piagnucolò la principessa - Quel piatto l'avevo preparato con tanta cura con le cose che mi piacevano di più. Ragazze fate qualcosa.-
:- Passami quel piatto Mars. - Venus con piglio deciso glielo portò via.
:- Grazie! - Serenity si voltò verso di lei tendendo le mani - Tu si che sei un'amica.
:- Ma che hai capito. - esclamò sorpresa la ragazza - Io ho solo fame. Se continuavate ad agitarvi così sarebbe andato sprecato.-
Ed avvicinò una tartina alle labbra.
:- Nooo! - la principessina si accasciò cominciando a frignare - Sei cattiva!-
Mercury le si accostò per consolarla e, quando Serenity si asciugò le copiose lacrime, vide il suo bel piattino ancora intatto. Il suo sguardo si alzò incrociando gli occhi zaffiro della bionda amica.
:- Stavo scherzando.- le fece l'occhiolino scompigliandole la frangetta.
La fanciulla scattò in piedi sorridendo radiosa e cominciò ad offrire le sue leccornie alle compagne.
:- Adesso basta che si fredda.- Jupiter attirò la loro attenzione sedendosi compostamente sulla coperta.
Tutte si accomodarono trepidanti in buon ordine.
:- Buon appetito.- dissero in coro.
Cominciarono col mangiare un antipasto di pesce con garofani e margheritone, i sodi filetti di nasello di un bianco puro spiccavano, profumati di limone su un letto di erbette, le carni rosate dei gamberi si alternavano agli spicchi di pompelmo il tutto spolverizzato con i petali dei fiori.
Proseguirono con una crema di primule allo zafferano; servita in ciotole candide risplendeva del suo giallo intenso nella cui vellutata consistenza si percepiva un spolverata di pepe di cayenna e di noce moscata.
Mormorii di ammirazione si levarono dal gruppo appena fu' presentato il roast beef con salsa profumata;le carni rosate,tenere e succulente erano servite, coperte, da una sottile e friabile crosta di sfoglia, decorata da ritagli di pasta di fiori e foglie, il tutto accompagnato da una profumatissima salsa di rose e gelsomino.
Il contorno a questa portata consisteva in una coloratissima insalata di primule e viole con fettine di lime rucola e lollo.
Il pezzo forte arrivò però con il dessert, torta con fiori canditi, un trionfo glassato di boccioli e rose, violette e lillà brinati.
La crema pasticcera profumata di vaniglia si sposava felicemente col soffice pan di Spagna, facendo cantare le papille gustative di tutti i convenuti.
:- Ora so cosa significa nutrirsi d'arte.- esordì Mars mentre si teneva con una mano la pancia piena.
:- Non esagerare, erano solo quattro cosuccie alla buona.- Nicchiò arrossendo Jupiter.
:- Non ti sta lusingando un vero capolavoro.- continuò Mercury seriamente - Penso che nemmeno i migliori chef del regno avrebbero potuto superarti.
:- E poi la presentazione.- rincarò Venus ammirata - Come ti è venuto in mente di usare i fiori per il menù?-
La brunetta abbassò gli occhi imbarazzata.
:- Mi sono ispirata alla natura che ci circonda, niente di eccezionale...davvero...- disse timidamente ma lusingata, poi s'interruppe mentre un'espressione stupita si faceva largo sul suo bel volto.
:- Serenity! Che ti succede! - chiese osservando gli occhi umidi dell'amica. Tutte si girarono nella sua direzione.
:- Era tutto così buono.- commossa si gettò nelle braccia dell'amica - tu sei un vero genio! E io sono così fortunata ad avere te...e tutte voi che vi prendete cura di me, e mi preparate tutte queste cose buone e mi aiutate coi compiti e mi state vicine sempre e io... vi voglio tanto bene!.- terminò senza fiato fra qualche singhiozzo.
Tutte sorrisero e le andarono vicino mentre Jupiter le accarezzava dolcemente la testa.
:- Sei proprio una bambina.- disse dolcemente la ragazza dai lunghi capelli neri appoggiandosi al tronco della quercia ed intonando un soave canto. La sua voce librava nell'aria, limpida come cristallo, facendo vibrare le corde del cuore delle compagne che l'ascoltavano rapite. Le note salivano e scendevano nell'armonia arricchita dalle mille sfumature di quella ricca voce.

Non sono sola se sei qui con me
La mia mano non è più vuota
Seguo il cammino insieme a te.
Non importa dove la vita mi condurrà
Tu mi sosterrai
Qualunque cosa accadrà
Sarai al mio fianco
Perchè nella gioia e nel dolore
Sempre potrò contare su di te
E tu su di me
Insieme voleremo.

Le ultime note vibrarono sulle sue labbra nel silenzio di quel magnifico pomeriggio. Tutte tenevano gli occhi chiusi assaporando gli ultimi magici momenti.
:- Canti come un angelo Mars.- disse estasiata Venus - La tua voce è bella quasi quanto me.- terminò facendo l'occhiolino e tirando fuori la punta della rosea linguetta.
:- Ma smettila vanesia che non sei altro. :- replicò ridendo la mora guardando divertita la biondina accarezzarsi le ciocche miele.
Si distesero sull'erba calda, baciate dal sole, avvolte nel profumo del prato, nelle orecchie la musica del ruscello.
:- Dimmi Serenity...- Mercury si mise a pancia in giù sollevandosi sulle braccia - A cosa pensavi prima che eri così distratta?-
La principessa ci pensò un attimo, scosse la testa e le perle sui capelli scintillarono come la falce di luna dorata sulla fronte.
:- A nulla in particolare.- rispose - Guardavo la Terra riflessa nell'acqua.-
Le altre alzarono gli occhi al cielo e guardarono intensamente l'immensa sfera azzurra che ammiccava splendida dall'alto.
:- Si è davvero bella - mormorò Jupiter.
:- Riflessa nel ruscello mi pareva di poterla toccare.- continuò - E' così grande e magnifica, vorrei tanto poterla visitare.- sospirò la fanciulla con i biondi codini.
Le ragazze si scambiarono sguardi preoccupati.
:- Lo sai che ci è proibito scendere sulla Terra.- Esordì cautamente Venus.
:- E' pericoloso in questo periodo.-
:- Mars ha ragione. - proseguì Mercury - La situazione politica su quel pianeta al momento è alquanto precaria.-
Annuirono, tutti erano a conoscenza della crisi che imperversava sul pianeta. La principale famiglia reale premeva per avere il predominio sulla scena e, quindi, la tensione si tagliava col coltello nelle alte sfere; la regina Serenity temeva che il problema degenerasse e, di conseguenza, passava la maggior parte del tempo nella sala delle invocazioni a pregare, per purificare e benedire l'aura stessa del pianeta.
:- Non sei felice qui?- chiese la ragazza coi capelli blu.
Serenity la guardò intensamente.
:- Ho tutto quel che potrei desiderare.- replicò convinta - ma c'è qualcosa laggiù che mi attira.- puntò lo sguardo sulle nuvole che lambivano gli oceani.- Qui viviamo un'eterna primavera, grazie alle cupole che ci circondano. Il nostro regno è prospero e pacifico. Da secoli non conosciamo crisi, mia madre è una regina saggia ed accorta ma....- quasi vergognandosi si fermò, ad un cenno affermativo delle amiche proseguì - Ma... vorrei tanto sentire il vento sulla pelle, ne ho solo sentito parlare, vorrei camminare sotto la pioggia... qui non può piovere, io mi sento come se mi mancasse qualcosa, solo non so' che cosa. E' vero che la neve è fredda? E com'è un mercato? non ne ho mai visti. Ho sentito storie riguardo a boschi ricchi di fauna e flora stranissime.
Se noi dobbiamo proteggerla, con lo splendore del cristallo d'argento, perché non ci è dato di conoscerla?-
Le altre non seppero cosa rispondere, anche loro sentivano quella strana malinconia farsi strada nel cuore, quel desiderio, troppo spesso represso, di scendere su quel pianeta a lungo bramato, soprattutto Jupiter, così intimamente legata alla natura.
Venus fu la prima a riscuotersi.
:- Ragazze si fa tardi, stasera c'è il ballo e tutte noi dobbiamo prepararci, ed anche se io sono già stupenda così - ammiccò - c'è un tale capitano sul quale voglio far colpo.
:- Sempre la solita, pensi solo ai ragazzi. - replicò Mars - Prendi invece esempio da me che non mi mischio coi maschi e metto il dovere davanti a tutto.-
:- ah! ah! ah! Per forza... Racchia come sei chi ti guarda.- le fece una linguaccia mettendosi a distanza di sicurezza.
:- Cosa? Io racchia? vieni quì brutta...- e si mise ad inseguirla.
Le altre tre si limitarono a guardarle ridacchiando mentre sparecchiavano il prato. Un sospiro rotolò dalle labbra di Serenity mentre s'incamminavano verso il palazzo.

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Capitolo 2
*** Se potessi essere libero ***


Il sole era ormai alla fine della sua discesa, di lì a poco sarebbe scomparso, inghiottito dalla terra. I suoi raggi tingevano le nubi, color crema, di creste violette ed indaco e, più in alto, già spuntavano ammiccanti rare stelle nel cielo ancora chiaro.
Testimone di tanta magnificenza era un ragazzo. Una scintillante armatura blu oltremare ne proteggeva il corpo, un mantello in tinta foderato di seta cremisi gli copriva le ampie spalle. Stava seduto sul davanzale di un'ampia finestra, un piede sul balcone, l'altro sul pavimento di pietra. In una mano, mollemente appoggiata al ginocchio sollevato, teneva un libricino dalle pagine molto consumate con una lisa copertina in pelle; l'altra, forte ed elegante, veniva passata noncurante sul ciuffo di capelli neri, dai riflessi bluastri, che gli cadevano disordinatamente sull'ampia fronte liscia. I lineamenti decisi, virili ed affilati del suo volto glabro, creavano un superbo contrasto con la perfezione della pelle, denunciandone la giovane età.
Occhi grandi e profondi come l'oceano osservavano rapiti la scena mentre un velo di malinconia ne offuscava la limpidezza.

Solitario vaga nella sera.
Rapido fra purpuree nubi
Svanisce il diurno raggio.

Eccomi.
Il lume di un cerino mi è luna
In questa notte d'estate,
Trionfo di lucciole sulla seta
Della volta che mi sovrasta.
Il trasparente velo di una lanterna
Mi avvolge, gonfiandosi al tiepido
Alito d'una incantatrice divinità.

Eccomi.
Amante dolce ed inattesa
Respiro i baci e mi nutro delle carezze.
Avvinto nelle tue nere braccia
Mi abbandono,
Consenziente vittima della tua oscura malia.

E' ora giunto il tempo dell'abbandono,
Il dolce addio dell'amata immortale.
Evanescente cedi il talamo all'adultero sposo,
Sfuggi alla mia stretta o crudele
Che il piacere è si intenso nell'attesa.
Bramo la tua presenza
Mille e mille segreti da svelare.

Lo vedo.
Ammantato d'oro sorge ora,
L'implacabile sovrano dalle vestigia splendenti.
Tu, giudice spietato delle umane debolezze,
Cadere dovrai per mano dell'ombrosa regina
Ed il tuo trono ormai vuoto
Nido sarà al mio amore.

L'ultimo verso gli moriva fra le labbra che lo sbattere sordo di una porta attirò la sua attenzione.
:- Mai che tu faccia qualcosa di utile - una voce sferzante ruppe il silenzio.
Un uomo in armatura aveva fatto il suo ingresso. Non più giovane,l'aspetto massiccio, la barba incolta ed il cipiglio feroce, tutto in lui lasciava intendere che la nomea di uomo spietato aveva fondamento.
Con due passi energici fu al centro della stanza lanciando uno sguardo al semplice e solido letto ed al restante mobilio spartano, fermandosi alla libreria ingombra di testi. La sua bocca si piegò in una smorfia di disgusto.
:- Buona sera padre - replicò laconico il giovane.
:- Possibile che tu non riesca ad impegnare meglio il tempo che non leggendo quegli stupidi cosi?- rincarò indicando il libro nella mano del ragazzo.
:- Ma, bando alle ciance,- cominciò a girare per la stanza fregandosi le mani - è stato raggiunto un accordo, finalmente, fra meno di una settimana tutti i documenti saranno firmati ed il tuo fidanzamento con Lady Beryl sarà ufficiale.- terminò davanti al grande caminetto acceso.
:- Così avete scelto lei.- non vi era sorpresa nella voce del giovane.
:- Si Endymion.- un lampo di ambizione passò in quegli occhi freddi come i ghiacciai nordici - Ti stupisci? Stupido non sei. Sai perfettamente quanto sia potente la sua famiglia. Il tuo matrimonio porterà molti vantaggi a questo casato ed io potrò finalmente schiacciare quanti ora mi si oppongono.- fissò le alte fiamme.- Finalmente diventerò il re di questo Pianeta.-
Il giovane principe si alzò dalla finestra ed andò a riporre il libro con gli altri.
:- Mi stupisce che non abbiate preso accordi con i regnanti della Luna.- disse ironico - il loro potere è indiscusso così come il loro ascendente su tutti i governi.-
:- Credi che non ci abbia pensato?- ringhiò l'uomo voltandosi - Ho inviato una proposta con vari doni, ho mandato i miei migliori ambasciatori per ingraziarmi quella megera della regina Serenity, e sai cos'ho ricevuto?- sbraitò sbattendo un pugno sulla scrivania di legno massiccio che scricchiolò - Una lettera di suo pugno in cui mi diceva di essere onorata dal proponimento, ma che spettava alla figlia la scelta del consorte e che comunque la riteneva troppo giovane per essere pronta a tale passo.-
Endymion rimase attonito. Una principessa libera di decidere della sua vita?
:- Sarebbe stato un bel colpo.- continuò il re sedendosi pesantemente sulla poltrona accanto al fuoco - ma io non ho tempo che la mocciosa cresca, una mocciosa che per di più può scegliersi lo sposo. Puah!- sembrava che la stessa idea gli fosse repellente.- Per ringraziarci dei doni, ci hanno inviato un ritratto della famiglia reale, come se fossimo dei vassalli.- scattò nuovamente in piedi - Un ritratto con la cornice d'oro massiccio tanto per farci capire qual è il nostro posto...per umiliarci con il loro prestigio...Avessi io quella maledetta pietra...- si bloccò riprendendo il controllo di se stesso - Devo ammettere, però, che sono entrambe molto belle, perfino più di tua madre. Se t'interessa dargli un'occhiata, dovrai aspettare fino a quando non avremo sostituito la cornice.- sorrise beffardo e s'incamminò verso la porta.- E tu fa qualcosa di utile.- aggiunse prima di uscire. La voce come un tuono nella stanza - Vai ad allenarti con i tuoi generali. Che non si dica che mio figlio è una mammoletta codarda.-
A larghe falcate raggiunse il corridoio lasciandolo solo.
Il principe prese il posto nella poltrona occupata prima dal padre, e cominciò a fissare pensieroso le fiamme. Il fuoco illuminava d'oro i suoi capelli neri e ne faceva scintillare gli occhi. Teneva lo sguardo fisso e si accarezzava lentamente le labbra con un dito mentre la sua mente vagava.
Aveva tante cose su cui riflettere: il suo prossimo matrimonio, le future responsabilità che inevitabilmente sarebbero conseguite.... Lui e Beryl si conoscevano fin dall'infanzia, le rispettive famiglie erano alleate da generazioni ed un loro eventuale legame veniva auspicato da tempo. Naturalmente suo padre aveva lasciato tutto in sospeso nel tentativo di assicurarsi un matrimonio più vantaggioso ai suoi scopi, ma, a quanto pareva, ogni indugio era stato rotto e le carte messe in tavola.
In fondo Beryl sarebbe stata una buona moglie, nessuno ignorava la cotta che aveva per il principe e lui teneva a lei come ad una sorella. La loro unione sarebbe anche potuta funzionare, ovviamente non era stato certo questo a far pendere la bilancia; sicuramente i desideri degli interessati erano gli ultimi ad essere presi in considerazione.
Non si stupiva.
Il re, da sempre ambizioso, non s'era mai fatto problemi ad usare le persone, anche quelle più vicine, come pedine nella sua personale scacchiera; in lotta contro tutto e tutti.
Endymion non odiava suo padre, provava una sorta di pena mischiata a rabbia.
Vedeva in lui un uomo solo, arido, asservito al proprio orgoglio ed alla ragion di stato...
Suo padre...Così simile a lui eppure tanto diverso.
Suo Padre... Il suo futuro se stesso?
Si alzò di scatto, inorridito alla prospettiva, con l'agilità adolescenziale che gli era propria ed accostò il viso alla finestra appoggiando la fronte sul vetro freddo.
La notte aveva ormai preso il sopravvento ed il cielo era limpido, fatta eccezione per qualche solitaria nuvola di passaggio.
La luna, splendida, mostrava la sua piena magnificenza e pareva sorridergli dal suo oscuro cuscino e lo incantava, avviluppandolo in una dolce e malinconica malia.
Una principessa libera di decidere del suo destino.
Questo pensiero era tornato a toccare i suoi pensieri, con piccoli e silenziosi passi si era fatto largo nella sua mente.
Una sovrana che era prima madre, attenta alle esigenze della figlia... ai suoi desideri.
Endymion pensò alla propria di madre.
La regina viveva da anni nell'ala opposta del palazzo, rispetto al figlio ed al consorte.
Di salute malferma, era costretta per molto tempo a lunghe inattività che parevano spegnerla a poco a poco. Nessuno conosceva l'origine del male che l'aveva presa e nessun medico era in grado di guarirla.
Il principe uscì dalla propria stanza diretto agli appartamenti della madre, era sua abitudine andarla a trovare tutte le volte che poteva e queste visite frequenti parevano essere di gran beneficio all'inferma.
Attraversò il cortile interno passando sotto i colonnati.

Nel piazzale d'armi, illuminato da decine di torcie, avvenivano in quel momento le esercitazioni dei soldati, che, fra cozzare di spade, risate ed acrobazie, creavano una gran bolgia.
Un ragazzo alto e dall'aria marziale faceva da arbitro negli scontri, i capelli lunghi ed argentei incorniciavano il viso serio ed abbronzato, le braccia incrociate sul petto e le gambe allargate con i piedi ben piantati al suolo gli davano un'incontestabile aura di comando.
Altri tre giovani si stavano confrontando simultaneamente.
Un ragazzo dai corti capelli biondi brandiva un'elegante ma micidiale spada a due mani il cui acciaio affilato splendeva nel riverbero della luce. Stava immobile, al centro dell'arena, il corpo teso, fermo in attesa della prima mossa.
A un decina di metri gli altri due contendenti, di fronte a lui, lo osservavano attenti.
Il primo avversario, dai lunghi capelli ricci, rossi e dai lineamenti fieri, impugnava due robuste lame a falce di luna dall'aspetto antico che gli coprivano gli avambracci le cui else di legno massiccio, finemente intagliate, partivano dal palmo della mano e, con un angolo di novanta gradi, raggiungevano i gomiti.
Il terzo guerriero aveva i capelli di un bel castano dorato, ondulati, di media lunghezza e legati in una coda bassa sulla nuca. I lineamenti delicati quasi femminei erano tesi nella concentrazione, in mano, ben poggiata a terra, una partigiana, un'antica arma in asta, solido frassino, di media lunghezza, il cui ferro brunito ed inciso a forma di daga era fornito di due uncini.
Gli ultimi due presero a camminare decisi verso l'avversario allargandosi uno a destra e uno a sinistra, nel tentativo di accerchiare il biondo che continuava a non muovere un muscolo, la spada stretta davanti a lui, e cominciarono a correre. Il primo ad arrivare fu il ragazzo con l'asta, più veloce, che si cimentò in una serie di colpi al volto ed alle spalle in consecuzione, schivati abilmente dal guerriero con mosse essenziali...si sorrisero. Girando su se stesso lo spadaccino rispose colpo su colpo roteando l'arma intorno alla punta della partigiana e, incuneandosi fra la daga e gli uncini, fece leva facendo perdere l'equilibrio all'avversario giusto in tempo per girarsi ad affrontare il ragazzo dai capelli rossi giunto in quel momento.
Le lame, cozzando, fecero scintille e l'urto fece indietreggiare entrambi, le temibili falci danzavano agilmente davanti allo spadone che parava colpo su colpo, prima a destra, poi a sinistra, in una successione rapida e precisa.
Chiunque, assistendo all'incontro, avrebbe potuto dedurre che si trattava di uno scontro fra maestri di rara abilità e ne sarebbe rimasto incantato, i movimenti leggeri e fluidi con cui maneggiavano le loro pesanti armi era frutto di una disciplina ed un impegno protatto lungo il corso di tutta la loro giovane vita e i loro occhi sprizzavano di passione e spirito guerriero.
L'asta tornò alla carica puntando all'addome ma il giovane, evidentemente preparato all'attacco, intercettò la lama facendola conficcare nel terreno e spezzandone il legno con un calcio, poi la spada, roteando sulla testa del suo possessore, come animata da vita propria, bloccò l'avanzata delle falci. Il ragazzo con la coda di cavallo ghigno rompendo a metà il troncone rimasto ricavandone due bastoni che fece girare sui polsi con aria esperta e si fece di nuovo avanti.
L'arbitro dai capelli argentei abbandonò la sua posizione per indicare ai compagni il principe che, in quel momento, stava passando sotto il colonnato e gli indirizzarono dei gesti d'invito alla loro competizione, quest'ultimo rispose al saluto ma scosse la testa e proseguì. I quattro giovani, ridendo, tornarono alla loro attività.

Endymion avrebbe voluto unirsi ai suoi generali, normalmente la cosa lo dilettava ma quella sera si sentiva infastidito ed indolente senza sapersi dare una spiegazione a tale stato d'animo.
Giunse in prossimità delle camere ben ammobiliate della regina, tre ancelle ricamavano silenziosamente sedute nel raffinato salottino, pronte ad accorrere ad una chiamata della loro signora.
Il principe entrò in punta di piedi nella stanza e si accostò al letto spostando i preziosi drappi di velluto che pendevano dal baldacchino.
La madre dormiva e lui non voleva disturbarla, si sedette vicino a lei osservandola attentamente. Com'era serena nel sonno. I folti capelli neri coprivano i soffici cuscini di piuma, il viso pallido, dalla pelle liscia come seta, splendeva al lume delle candele poste di fianco al sontuoso giaciglio, il respiro lento e regolare sollevava lentamente il petto al di sotto delle coperte in broccato. Stava facendo un bel sogno poiché le sue rosee labbra erano piegate in un soave sorriso e le sue gote accese del color pesca. Com'era bella e fragile sua madre. L'aveva, fin da piccolo, circondato di cure ed amore e, benché il padre fosse un uomo duro, incapace di gesti affettuosi, Endymion conosceva il calore degli abbracci e le dolci parole d'incoraggiamento e conforto della donna che l'aveva generato. Terminata l'infanzia era stato separato da lei che non aveva trovato la forza di opporsi al consorte e, all'età di sette anni, affidato agli istitutori ed ai maestri d'armi. Se non fosse stato per Kunzite, Jadeite, Nefrite e Zoisite, sarebbe sicuramente impazzito.
Ora era abbastanza grande per decidere da solo quando vedere sua madre senza chiedere il permesso al padre.
Restò seduto silenziosamente sulla poltrona accanto al letto, un gomito sul bracciolo, il pugno a sostenere la tempia.
:- Un giorno sarò padre anch'io. - mormorò sovrappensiero - E non commetterò gli stessi errori. I miei figli potranno sempre contare sul mio amore e li proteggerò da tutto e tutti.-
La donna distesa si agitò lievemente ed apri dei grandi e meravigliosi occhi scuri.
:- Endymion.- una nota sorpresa nella voce sottile - da quanto sei qui. perché non mi hai svegliata?-
:- Non volevo disturbarti madre. Dormivi così bene.- disse baciando la mano che ella gli porgeva.
:- Tu non disturbi. - replicò sorridendogli assonnata - E' una visita di cortesia o sei venuto a parlarmi?
:- Piuttosto sono venuto ad informarti che il mio legame con lady Beryl è ufficiale, immagino che fra poco più di un mese convoleremo a nozze.- fissò limpidamente gli occhi della madre che ricambiò lo sguardo.
:- L'avevo saputo. Tu come lo vivi.- chiese direttamente.
:- Dal punto di vista politico è un'ottima unione e, da non trascurare, il fatto che Beryl ed io siamo amici, sono sicuro che sarà un'ottima sposa.- rispose elusivo ma la donna non si fece fuorviare.
:- Intendo qui. - continuò indicando il cuore - tu cosa provi per lei. La ami?-
:- Le voglio bene, siamo cresciuti insieme, ci conosciamo ma... non credo di poter definire questo ...Amore.-
:- Allora non dovresti sposarla.- decisa gli mise un dito sulle labbra.
Endymion sorrise all'ingenua franchezza di sua madre. Anche se fosse stato possibile opporsi ai piani del padre, perchè avrebbe dovuto, per cercare un amore che forse non avrebbe mai incontrato? Meglio accontentarsi di quel che aveva, era la cosa più saggia da fare.
Qualcosa nella sua mente si mosse e il cuore gli si strinse, una piccola parte di lui, che ancora non riusciva a soffocare, gli gridava che non era vero, che qualcuno lo aspettava, che mai doveva o poteva arrendersi finché non l'avesse trovato perché l'amore vero esisteva ed era là fuori.
Scosse la testa con veemenza e tacitò la voce.
:- E' la soluzione migliore, cerca di capire.- continuava la madre la voce rotta dall'emozione.- tu non puoi rinunciare ad essere felice.-
:- Scegliere il mio destino è una cosa che, in quanto principe, non mi posso permettere di fare.- replicò convinto - Il benessere di troppa gente dipende da me e dalle prove che dovrò superare.-
La donna lo guardava preoccupata.
:- Non stare in pena, io sono d'accordo...andrà tutto bene.- terminò baciandola sulla fronte.
Dopo averla salutata e rimboccato le coperte uscì dalla stanza facendo entrare le ancelle che si erano allontanate per concedere ai due un po' d'intimità.
Il principe decise che non se la sentiva d'incontrare gente, la conversazione con la madre l'aveva scosso più di quanto avesse pensato. Parlare con lei aveva portato a galla tutti i dubbi che da tempo lo tormentavano.
Certo avrebbe potuto rifiutare categoricamente la proposta, questo gli avrebbe portato un mare di guai e avrebbe dovuto pagarne le conseguenze... ma perché avrebbe dovuto cacciarsi in un vespaio, perché continuava a chiedersi se ci fosse una via d'uscita onorevole. Si sentiva così stanco...si sentiva così solo...
Senza rendersene conto era giunto fino al cortile dietro le cucine dove veniva coltivato l'orto e dove c'era una porticina nascosta di cui lui possedeva la chiave fin da adolescente quando, con i suoi amici, scappava dal castello per compiere le loro scorribande notturne.
Inforcata l'uscita respirò a pieni polmoni l'aria del bosco che si estendeva al di là delle mura fortificate.
La notte aveva preso il sopravvento e nel silenzio il principe s'incamminò percorrendo il sentiero battuto che conduceva al lago dove avrebbe potuto riflettere in tranquillità.

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Capitolo 3
*** Si aprono i cuori ***


CONCLUSIONE

 

La notte gli era amica. Appena fuori aveva sentito un peso sollevarsi dalle spalle...si sentiva in pace immerso nell'oscurità. Lo stormir delle foglie mosse dal vento tiepido e profumato lo rilassavano, i suoni del bosco gli erano familiari e i suoi piedi conoscevano bene la strada da percorrere per giungere alla sua meta.

La luna che fino a poco prima era celata da una nube gonfia e pesante, fece capolino radiosa, sorridendogli seducente.

La Luna.

Il Silver Millenium. Il prospero regno protetto dalla mistica pietra che donava potere e giovinezza a chi ne era il custode.

Endymion non aveva mai visitato la Luna, e pochissimi di quelli che aveva incontrato l'avevano fatto, tessendone ora le lodi, ma si diceva che c'era stato un tempo in cui Luna e Terra erano intimamente legate e quest'ultima era un unico regno così come la Luna; pace, prosperità e gioia illuminavano il cammino di tutti.

Fin da piccolo aveva sempre ascoltato storie sugli illuminati sovrani che reggevano le sorti di quel reame miracoloso, la fama di grazia e saggezza della sua regina percorreva il globo in lungo e in largo fomentando oltre che ammirazione anche rabbia ed invidia...forse era stato questo che aveva allontanato gli abitanti dei due regni...la stupidità umana non conosceva confini.

Senza accorgersene era infine giunto in prossimità del laghetto, il luogo ideale dove meditare e riflettere e forse mettere un po' d'ordine fra tutti quei pensieri confusi che gli riempivano la testa.

Uno sciabordio proveniente dalle acque chete lo misero in allarme. La luna era nuovamente nascosta da nuvoloni carichi di pioggia ed il principe era solo e disarmato, a causa del suo bisogno d'allontanarsi aveva finito col mettere a repentaglio la propria incolumità come un'irresponsabile; si sarebbe preso a calci volentieri.

Nascosto fra le siepi del sottobosco, tentò di avvicinarsi silenziosamente al luogo da cui proveniva il rumore, strizzando gli occhi nel tentativo di scorgere qualcosa di più di ombre fugaci. Una risata cristallina lo prese in contropiede.

immersa fino alla vita, stava la figura di una fanciulla che giocava con l'acqua nera, increspava le onde con le mani e ridacchiava ogni qual volta l'onda fredda generata dal suo movimento le lambiva il tenero petto.

La sorpresa per una tale scoperta condusse il giovane allo scoperto. Era forse una di quelle ninfe silvestri di cui si leggeva negli antichi poemi? Osservava affascinato le sue graziose movenze ed i suoi giochi infantili. O forse, dinanzi a lui era l'angelo più bello del paradiso disceso sulla terra per farsi ammirare dal creato stesso.

La ragazza, sentendosi osservata si voltò in direzione del principe che, imbarazzato, distolse lo sguardo. Con incedere lento ed armonioso si diresse nella sua direzione, incuriosita da quell'uomo in armatura che spostava il peso da un piede all'altro e teneva gli occhi incollati al suolo.

Birichina la luce della luna squarciò le nuvole temporalesche che ormai avevano riempito il cielo ed estese i suoi raggi argentati a tutta la superficie del lago, scacciandone le ombre e rivelando ogni segreto.

Ad Endymion il respiro si mozzò nella gola, boccheggiò due o tre volte prima di riprendere fiato.

La creatura più incantevole che la terra avesse mai avuto l'onore di accogliere era davanti a lui.

I capelli, tanto lunghi da aprirsi a corolla sulla superficie della scintillante acqua, erano legati in due codini dalla forma sferica e parevano intessuti della stessa luce dell'astro che li faceva risplendere. Grandi e magnifici occhi lo guardavano dolcemente al di sopra di un sorriso etereo. La liscia perfezione della pelle poteva essere paragonata solo alla candida seta che la ricopriva, il corpetto ricamato fittamente con perle fasciava il suo morbido seno mentre la gonna, dalle forme sciolte, era tenuta sopra le ginocchia da una delicata mano. Ad ogni movimento, miriadi di goccioline si staccavano da lei precipitando come diamanti intorno al suo corpo. Una falce di luna d'oro le splendeva in fronte.

Il ragazzo era paralizzato, temeva che al minimo movimento e respiro la visione potesse scomparire, come la nebbia quando si alza il sole.

La fanciulla gli era ora dinanzi in tutto il fulgore, lui poteva percepirne il respiro caldo ed il sottile profumo di violetta.

:- Se questo è un sogno non permettere che io mi desti.- esordì il giovane con voce rotta - Ma se non lo è, non lasciare che mi addormenti.

L'apparizione rise e s'allontanò ruotando su se stessa.

:- Io sono vera.- la voce di cristallo era musica nelle sue orecchie.

La ragazza lo guardò in sottecchi ed il vento le condusse l'odore del guerriero che sapeva di buone erbe e profumava come la terra stessa. Si era sentita attratta dal giovane non appena aveva percepito il suo sguardo, una forza strana la conduceva a desiderare di avvicinarglisi, di sfiorarne il volto con dita leggere, di leggere nella sua anima la ragione di quella malinconia scorta nei suoi profondi occhi.

:- Sono in visita. Ho fatto un lunghissimo viaggio per giungere fin qui.-

:- Da dove vieni dunque?- domandò rassicurato, certo che almeno per un altro po', non sarebbe scomparsa.- Non sei di questi luoghi, forse non sei nemmeno di questo pianeta...vi è qualcosa in te che mi confonde.-

:- Hai indovinato! Come sei bravo.- rispose lei divertita - infatti io vengo da lassù.- indicando la luna che soccombeva alla coltre di nubi - Non intendevo arrecare disturbo, ero solo curiosa di vedere com'è la Terra.- terminò alzando le belle spalle dalla morbida curva.

:- Ma perchè di notte?- chiese interdetto.

:- Semplice! Sono venuta di nascosto.- replicò facendogli l'occhiolino.- speravo di rimanere fino allo spuntare del giorno e poi ripartire.- si voltò di scatto verso di lui, le mani incrociate dietro la schiena, l'espressione birichina.- Perché non mi fai compagnia fino ad allora?-

Un tuono rotolò sopra le loro teste e la pioggia scrosciante prese a cadere fitta e pesante al suolo.

Lo sgomento passò sul volto di entrambi i giovani, il ragazzo fu più lesto a riprendersi, afferrò la fanciulla per una mano e la trascinò sotto una grande roccia sporgente, ricoperta di muschio e rampicanti lì vicino.

Ansanti si guardarono negli occhi scoppiando a ridere.

:- Ma questa non sarà mica pioggia.- esordì lei stupefatta.

:- Più che pioggia io direi che si tratta di un'acquazzone.- spiegò lui, il suo dolce sorriso le fece battere il cuore.

:- Ma allora non è pioggia.- replicò perplessa.

:- Si certo che è pioggia.- continuò lui stupefatto - solo che è più abbondante del solito.-

:- Questa è pioggia ed io me la sto perdendo?!- Sbottò concitata correndo fuori dal riparo seguita a ruota dal compagno che cercava di fermarla.

:- Ma che fai?! Rischi di ammalarti, possibile che tu non abbia mai visto un acquazzone in vita tua?-

Il giovane non riusciva a credere a quanto stava succedendo. Era giunto in quel luogo per stare solo a riflettere e poi questa creatura magnifica l'aveva incantato, un angelo che ora danzava sull'erba bagnata piroettando e giocando come una bambina.

La fanciulla corse da lui prendendogli le mani e trascinandolo in un giro tondo allegro e surreale, porgendo il volto al cielo ad accoglierne ogni singola goccia, gli occhi scintillanti, la risata gioiosa.

Un lampo trapassò le nubi abbagliando i due ragazzi, anticipando il terribile fragore del suo tuono.

Lei gli si buttò tra le braccia terrorizzata, si strinse al suo petto ed un grido soffocato le uscì dalle labbra contratte.

Subito venne portata al sicuro ed avvolta nel grande mantello un po' zuppo. Si sedettero sul morbido muschio, uno accanto all'altra, abbracciati.

:- Tutto bene?- chiese preoccupato.

:- Adesso si!- sorrise col volto premuto sul suo petto, il suo profumo a stuzzicarle le narici - Cos'erano quelli?-

:- Un fulmine seguito dal tuono. Davvero non ne hai mai visti?-

:- Sulla luna non piove, non nevica, non ci sono tutte le cose affascinanti che ci sono qui; protetti dalle teche le giornate si assomigliano tutte.

:- E' per questo che sei voluta venire fin qui?-

:- Certo!- replicò convinta - Dal giardino rimanevo ore a guardare la sfera blu che dominava il nostro cielo, così bella, così vicina eppure così lontana.

:- La stessa cosa che faccio io tutte le notti guardando in alto - ammise con il volto indecifrabile nell'oscurità.

:- Abbiamo una cosa in comune dunque.- rispose la voce di velluto- Forse non è un caso esserci incontrati.

:- Forse...-

:- Toglimi una curiosità...- cominciò lei interrompendosi.

Forse vuole chiedermi se sono impegnato, ma allora cosa le rispondo, che c'è un mezzo accordo di mio padre con la famiglia di una ragazza... le parlo di Lady Beryl dicendole che sono praticamente fidanzato...si, si ...è la cosa più corretta da fare...ma forse lei potrebbe fuggire inorridita ed io potrei non rivederla più... accidenti!

La fanciulla lo fissò intensamente.

:- I fulmini ed i tuoni sono pericolosi?- domandò seria.

:- Solo se ti colpiscono.- replicò sconcertato tutto d'un fiato ma sollevato che fosse solo questo il dubbio- Sono violente scariche elettriche tra nube e nube o tra nube e terra accompagnate da radiazioni visibili e sonore come in questo caso.-

:- E ti colpiscono spesso?-

:- A me non è mai capitato, per fortuna è un evento raro.-

:- Ma allora che facciamo qui!- gridò eccitata - Torniamo fuori se sarò fortunata potrò vederne altri anche più grandi e più belli.-

Viene proprio dalla Luna pensò il principe.

:- Non è poi così raro, forse è meglio se restiamo al coperto.- tentò lui sicuro che avrebbe dovuto rincorrerla nuovamente.

:- Va bene.- rispose tranquilla e docile stupendolo - sai una cosa visto da qui il tuo pianeta sembra più verde che blu, piacerebbe tanto ad una mia amica.-

:- In effetti gli oceani coprono più di tre quarti della Terra è quindi logico che dall'alto sembri blu.-

:- Quante cose sai!- disse ammirata - Sono sicura che sei molto intelligente, andresti d'accordo con Mercury.

:- Capisco.- replicò lui. In realtà non era vero ma quella ragazza cominciava a confonderlo deliziosamente.

:- Perché prima eri così triste?- sbottò lei all'improvviso.

Il giovane si accorse che fino ad allora aveva dimenticato le ragioni che l'avevano spinto ad andare alla ricerca di un luogo tranquillo, e ora sentiva di poter parlare liberamente con quella fanciulla lunare così strana e dolce.

:-Ho dei problemi a capire chi sono io. Fin da piccolo ho dovuto interpretare un ruolo, dicevo e facevo quello che le persone che mi circondavano si aspettavano che io facessi. Alla fine mi sono accorto di non essere più in grado di distinguere i confini...-

Lei lo guardava comprensiva mentre fuori continuava il diluvio.

:-Il rapporto con mio padre è stato quello che mi ha segnato di più. Non sono mai riuscito a fare abbastanza per soddisfarlo ed ora sono arrivato al punto tale che non m'importa...delle volte mi sento così arido che mi pare di avere un buco nero al posto del cuore. Certe volte mi sento così distaccato da tutto ciò che mi circonda che ho paura di perdere la capacità di amare...se mai l'ho avuta e per me stesso provo solo rabbia, compassione e disprezzo...Mi sento così solo.-

:- Che tristezza.- singhiozzò commossa la fanciulla, il ragazzo impietrito per averla fatta piangere - Sono tanto dispiaciuta per te...Sai io non ricordo bene mio padre, è morto quando ero piccola, quello che rammento era il modo in cui mi lanciava e mi faceva girare. Un ricordo meraviglioso ma non so' quanto sia reale, tu soffri e penso che non sia giusto che queste cose succedano.- aggiunse con veemenza - Non sei arido... sei buono e gentile credi a me, non è facile essere perfetti...io non ci provo mai...ed è normale che a volte prendano i momenti di sconforto ma dopo torna sempre il sole giusto? Se le giornate fossero tutte belle, come sulla luna, le persone finirebbero col non apprezzare più i doni che ci vengono elargiti...non pensi?- sorrise dolcemente e la voce si fece più morbida - Quanto al fatto di sentirti solo questa è una sciocchezza.- lo guardò con quei suoi grandi e limpidi occhi e c'era una gran forza nelle sue parole - Tu non sei solo! Ci sono io con te vedi?-

Senza aprire bocca lui la strinse forte, cercava di fondersi in lei per non perderla...ora tutto gli era chiaro, le parole della madre, le voci nella sua anima, tutto, tutto quello che fino ad allora aveva bramato, cercato e voluto era di fronte a lui, incarnato in quella mirabile fanciulla. Si, le credeva. Non sarebbe più stato solo perché lei era lì, con lui. Lei era il sole. Il suo cuore lo sapeva, l'aveva sempre saputo ed ora non l'avrebbe lasciata, non l'avrebbe persa.

Infine la pioggia cessò per fare posto all'alba incipiente.

Il sole cominciò ad irradiare il cielo cacciando le ultime nubi e tingendo di rosa ed albicocca l'orizzonte.

Dalle verdi fronde degli alberi caddero le gocce rimaste, vestigia splendenti di una notte magica.

La luce si fece strada sui volti dei due giovani ancora avvinti nel loro tenero abbraccio. La fanciulla alzò il viso per incontrare gli occhi di lui e sentì di annegare in quelle blu profondità, ...lo stesso colore dell'oceano...lo stesso colore del pianeta che lei guardava attraverso le cupole e che adesso poteva toccare.

Strofinò la delicata guancia contro il tessuto che copriva le spalle del compagno.

Quanto desiderava che quel momento non terminasse, che potesse passare il resto della sua vita fra quelle braccia forti e protettive. Il cuore bruciava con la stessa intensità del sole nascente e la luce che emanavano i suoi occhi era del pari abbagliante.

Lui affondò il viso nei soffici e profumati capelli della ragazza stretta al proprio petto, avrebbe affrontato qualsiasi prova anche la più ardua purché il fato gli concedesse di non staccarsi da lei, il suo sottile profumo, l'idea di non poter ascoltare nuovamente la sua risata argentina lo gettavano nello sconforto, mai si era sentito così vulnerabile ed esposto...tenerla fra le braccia era l'unica cosa che la sua anima voleva.

Con un sospiro la bionda fanciulla puntò le mani sul petto di lui e girò tristemente la testa.

:- Devo andare.- disse mestamente - E' ora.- proseguì indicando la luna ancora piena e splendente sopra le loro teste ma che si faceva via via più diafana man mano che gli attimi scorrevano.

:- Non posso trattenerti - sospirò il ragazzo - ma non chiedermi di lasciarti andare io... -

:- Sssshh, non parlare - lo interruppe dolcemente lei, la voce in un respiro - non ti chiedo di lasciarmi andare - gli appoggiò una mano sulla guancia - Tienimi con te. - mormorò.

Lui coprì la sua mano con la propria, accostandola alle labbra, la baciò intensamente.

:- Qual è il tuo nome?-

:- Serenity. E il tuo?

:- Endymion.

La principessa sorrise ed il principe sentì il cuore fermarsi dolorosamente in petto.

:- Endymion - sussurrò lei mentre si perdeva in quegli occhi dello stesso colore del pianeta da lei tanto amato - penso che questo sia l'inizio di una nuova alba.

 

 

 

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