stella del mattino

di MadreDeiDraghi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** occhi verdi nell'ombra ***
Capitolo 2: *** Seb&Lucy ***
Capitolo 3: *** Red blood ***
Capitolo 4: *** shadowhunters in love ***
Capitolo 5: *** together ***
Capitolo 6: *** Fuoco. Ghiaccio. Passione. ***
Capitolo 7: *** meno uno ***
Capitolo 8: *** blood ***
Capitolo 9: *** non più uniti ***
Capitolo 10: *** puoi sorridere ancora! ***
Capitolo 11: *** le bionde tracce e gli occhi verdi e poi... ***
Capitolo 12: *** truth ***
Capitolo 13: *** lo yin e lo yang ***
Capitolo 14: *** heroes ***
Capitolo 15: *** broken family ***
Capitolo 16: *** con la morte nel cuore ***
Capitolo 17: *** London ***
Capitolo 18: *** tenebre ***
Capitolo 19: *** bentornati a Edom ***
Capitolo 20: *** luce nelle tenebre ***



Capitolo 1
*** occhi verdi nell'ombra ***


Era una torrida giornata d’aprile, Lucy, seduta in veranda, aspettava il ritorno del padre. Sentì un fruscio, un rumore di passi pesanti. Voltò lo sguardo verso il vialetto di ghiaia bianca che portava alla grande villa di mattoni. Nessuno. Alzò le spalle e tornò alla rivista che stava leggendo.
D’un tratto un urlo disumano lacerò l’aria, un odore di sangue e morte saturò le delicate narici della ragazza dagli occhi verdi. Lucy si alzò in piedi di scatto, la bibita che stava bevendo rovinò a terra, bagnando la rivista che la ragazza aveva lasciato cadere. Gli occhi verdi cercavano disperatamente di capire quel che stava accadendo.
Sul viottolo di ghiaia apparve dal nulla un ragazzo, alto, i capelli platino intrisi di sangue, sangue nero e appiccicoso. Era disteso a terra, esanime, dalla ferita che aveva sul braccio destro usciva copioso del sangue, rosso questa volta.
Senza sapere chi fosse o perché lo stesse facendo, Lucinda corse il contro al ragazzo. Era bellissimo, il viso contratto in una smorfia di dolore, non lasciava che la sua intera bellezza trasparisse. Il ragazzo aprì gli occhi, lentamente. Erano verdi, proprio come quelli di Lucy. “Ti ha ferita?” le chiese lui. “Mi ha ferita chi?” la ragazza era smarrita, chi era quello strano ragazzo? E soprattutto, perché era sporco di sangue ed era ferito? “Rispondi alla mia domanda, sei stata ferita? Domandò ancora lui, insistente. “No, nessuno mi ha ferita, non c’era nessuno, quindi nessuno mi ha ferita!” urlò lei esasperata. Il ragazzo contrasse il viso in una smorfia di dolore, tappandosi le orecchie con il braccio sano. “Scusa” disse Lucy piano “Non volevo urlare, è solo che… ho sentito un urlo… e poi tu sei apparso qui coperto di sangue!”. “Sebastian” disse “Sebastian Morgensern”, poi chiuse gli occhi e svenne.
Non sapeva perché ma pensava davvero che il ragazzo l’avesse salvata da qualcosa. Ora che lui dormiva tranquillo nella stanza linda di Lucy, Sebastian sembrava più innocuo di un agnellino. Cosa dirò ai miei genitori? Si domandò la ragazza, sentendosi subito dopo in colpa, un ragazzo era mezzo morto quel pomeriggio e l’unica cosa a cui lei pensava era la punizione ce si sarebbe beccata al ritorno dei suoi!

Deve bere qualcosa. Si disse Lucy, così scese le scale, lentamente, cercando di fare meno rumore possibile. Un coltello le sfiorò la gola, prima che la ragazza potesse raggiungere lì interruttore della luce. “Lui è qui?” chiese una voce dolce, chiaramente di donna “Cosa gli hai fatto?” chiese ancora la donna. Una luce si accese, un ragazzo biondo dagli occhi color dell’oro, era in piedi, le gambe accavallate. Un mezzo sorriso che gli faceva capolino sul bel volto. Lucy girò lentamente lo sguardo verso la ragazza col pugnale. Era molto bella, anche se un poco bassa. Indossava abiti neri, come quelli del ragazzo, aveva lunghi capelli rossi ricci e un’aria determinata sul volto.

“Ci siamo persi qualcosa?” chiese una bellissima ragazza mora, entrando nella stanza, dietro di lei un ragazzo dai bei lineamenti, simili a quelli della mora. Infine veniva un altro uomo, alto e magro. Gli occhi da gatto sottolineati dall’eyeliner oro. “Niente, si ostina a non parlare” replicò la rossa. “Dirvi cosa?” chiese per la centesima volta Lucy. “Dove l’hai nascosto!” replicò il ragazzo moro. Le lacrime salirono agli occhi di Lucy, lacrime copiose e calde.

“Non ha nascosto proprio nessuno! Sono venuto io da lei” Lucy si voltò di scatto, ferendosi la gola col pugnale della rossa. A parlare era stato Sebastian, ritto, fiero. “Sebastian” urlò la ragazza correndogli incontro, lo abbracciò. “Clary, finalmente…” sussurrò lui di rimando.

angolo autrice: spero di avervi incuriositi, vi vorrei chiedere di lasciare un recensione, se la storia vi è piaciuta ... grazie mille :)

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Capitolo 2
*** Seb&Lucy ***


AVVISO: piccolo spoiler di “Shadowhunters-città del fuoco celeste”

Lucy guardò il ragazzo biondo, era molto bello, gli occhi color dell’oro che brillavano alla luce del sole che filtrava dalla finestra; fissava la rossa che stava abbracciando Sebastian, lo sguardo sospettoso e annoiato allo stesso tempo. “Clary, è ora di andare, dobbiamo tornare all’istituto” disse poi il biondo. La ragazza dai rossi capelli, quella che il biondo aveva chiamato Clary, ignorò il ragazzo, che frustrato uscì da solo dalla casa. Poco dopo si affacciò nuovamente: “Magnus, Isabelle, venite un secondo” disse sorridendo. La mora e il ragazzo dagli occhi felini, rispettivamente Isabelle e Magnus seguirono il biondo in cortile. Nella stanza restò l’altro ragazzo moro, stava lucidando la sua spada. “Come ti chiami?” chiese Lucy. Il ragazzo sollevò gli occhi dalla spada, la squadrò da capo a piedi, poi scrollò le spalle e tornò alla sua attività. “Allora, ti ho fatto una domanda?” domandò ancora Lucy infastidita. “Hai ragione, scusa, sono nervoso e me la prendo con te” rispose allora il moro, inspirando profondamente, poi aggiunse: “Il mio nome è Alec, Alec Lightwood” così dicendo le tese la mano, coperta di segni neri, come tanti tatuaggi. “Allora, voi… si insomma, voi cosa siete?” chiese di nuovo la ragazza. Alec sorrise divertito, poi voltandosi verso Clary e Sebastian rispose: “Cacciatori di ombre, uccidiamo i demoni che superano le difese e riescono ad arrivare nel mondo degli umani” rispose. Si voltò verso Lucy, poi, vedendo l’espressione stupefatta e scettica della ragazza scoppiò in una fragorosa risata. Sebastian si voltò di colpo, imitato dalla rossa. Alec non smetteva di ridere.



Pochi minuti dopo tutti gli strani ragazzi erano usciti dalla casa. “Dove andate?” chiese Lucy, stupita. “Ce ne andiamo, torniamo all’Istituto” rispose Jace, il ragazzo biondo. “Cos’è l’istituto?” chiese ancora la ragazza seguendoli. All’improvviso Jace si girò, negli occhi oro un’espressione beffarda. “E cosa vorresti fare? Seguirci?” chiese. “Voglio delle risposte!” rispose decisa Lucy.
“Mondana!” esclamò allora il biondo, come se fosse il peggiore insulto del mondo. “Che vuol dire?” domandò la ragazza, sempre più infastidita. “Ascolta! Tu non dovresti sapere della nostra esistenza, capito! Rivelandosi a te Sebastian ha messo a repentaglio la tua vita, quindi ora fai finta di non averci mai incontrati!”  disse il ragazzo dagli occhi felini. Lucy cercò gli occhi di Sebastian, lì lesse tutto il suo dolore e il suo rammarico. “Mi dispiace” mimò il ragazzo con le labbra “Cercavo di proteggerti!”. Lucy si bloccò, guardò gli altri ragazzi scomparire nel nulla dopo essersi tracciati un altro tatuaggio nero sul braccio. Senza un “addio” o neanche un “ciao” Sebastian se ne andò. Nel suo cuore, una piccola parte almeno, se ne andò con lui, ogni volta che vedere dei capelli platino pensava a lui, ogni volta che vedeva degli occhi verdi smeraldo, pieno di forza e coraggio, pensava a lui.
“Allora? Che hai?” gli chiese Jace mentre si allenava con Clary nella lotta a corpo libero… o qualcosa di simile, poiché in quel momento Jace bloccava a terra la ragazza e la stava baciando intensamente. “Ricordati che quella è mia sorella” disse Sebastian sorridendo, poi aggiunse: “Comunque no, va tutto bene” rispose. I suoi occhi verdi vagarono la sala, in un angolo Magnus e Alec si stavano baciando, nell’altro, Simon e Izzy si tenevano per mano, mentre la ragazza gli raccontava quello che era successo negli anni che il ragazzo aveva dimenticato. Lui era lì, seduto, solo. un senso di abbandono si impadronì di lui mentre si ritrovò a pensare agli occhi verdi di Lucy, al suo sorriso dolce e sincero, alle sue labbra carnose e delicate.
 
 
Angolo autrice: spero che vi piaccia il capitolo… sinceramente a me non mi convince del tutto :’( Vi voglio dire solo una cosa: “Se vi piace la mia storia recensite, siete voi a darmi la voglia di andare avanti con la storia XD”
 

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Capitolo 3
*** Red blood ***


Lucy stava in veranda, sorseggiava una fresca limonata mentre prendeva il sole. Indossava un bikini nero e oro, che metteva in risalto i cuoi capelli chiari e la sua pelle abbronzata. La ragazza stava leggendo annoiata un libro per la scuola, mentre i suoi pensieri vagavano liberi, ricreandole nella mente il viso di Sebastian, fiero e allo stesso tempo protettivo, sentiva il suo bisogno, lo voleva accanto. Ma cosa le stava succedendo? Era sempre stata la ragazza più popolare della scuola, di conseguenza aveva attratto molti sguardi maliziosi su di se, senza però prestargli attenzione, mentre ora aveva perso la testa per un semplice ragazzo dai capelli platino? La ragazza si appoggiò allo schienale, appoggiandosi il libro sulla pancia piatta. All’improvviso un odore acre le riempì le narici,un odore di sangue e di rose insieme, un odore disgustoso. Lucy aprì gli occhi schifata, guardò un po’ in giro. Niente. Nessuno. Ad un tratto un dolore lancinante le prese il braccio, lo guardò, un’enorme ferita buttava sangue copiosamente. Lucy si alzò di scatto, provocandosi un profondo mal di testa, poi si mise a correre, più veloce possibile verso casa sua, cosa era stato?


Sebastian era stanco, era stato tutto il giorno in casa mentre gli altri ragazzi si “allenavano”. Ne aveva piene le tasche! Si alzò e, voltando le spalle a tutto il resto, uscì dall’istituto, camminando lentamente. Si accorgeva a stento delle occhiate bramose che gli riservavano le ragazza mentre passava, a lui quella cose non interessavano, lui era un cacciatore, il più potente di tutti. bellissimo e spietato. Sorrise a quel pensiero seppure non fosse troppo convinto di ciò. Infatti da quando aveva conosciuto quella mondana dagli occhi verdi e luminosi, non riusciva più a scacciala dalla propria mente, tantomeno dal proprio cuore. Ogni volta che chiudeva gli occhi la rivedeva in piedi accanto a lui, o mentre lo reggeva, e lui sanguinava, la sua testa appoggiata alle ginocchia di lei… Doveva distrarsi.

All’improvviso le sue narici furono invase da un acre odore, un odore che conosceva bene: demoni. Sorrise gelido a quel pensiero, finalmente una distrazione efficace! Il ragazzo estrasse la spada, i mondani non l’avrebbero vista per quel che era, avrebbero pensato che era un giocattolo, come le spade laser dei bambini. “Uriel” sussurrò sottovoce, la spada divampò di un’accecante luce azzurra, fuoco celeste. Lasciandosi guidare dal suo istinto Sebastian arrivò nel punto in sui i demone si trovava. Steso a terra, sotto l’enorme mole del mostro, un corpo ricoperto di sangue.

Un brivido di freddo terrore e di rabbia insieme scosse il corpo del giovane. Seb prese lo stilo, rapido tracciò la runa dell’invisibilità, i mondani non dovevano capire. Il ragazzo attaccò, la spada sguainata si ricoprì subito di sangue, quando il mostro fu trapassato da parte a parte. Una nebbiolina nera fu ciò che rimase del demone, poi svanì del tutto. Sebastian ansimava per lo sforzo. Si avvicinò all’esile corpo riverso a terra, irriconoscibile per via del tanto sangue. Era disteso di spalle, un braccio a difendersi il viso, come se, nei suoi ultimi istanti di vita il ragazzo avesse voluto proteggersi il volto, il ragazzo o… la ragazza. Sebastian fu preso da un infinito terrore, il cuore accelerò i battiti, irregolari. Voltò il cadavere. Lì, riverso a terra, il corpo emaciato di una ragazza, tanto familiare quanto sconosciuta. Lucy era un ammasso di sangue e morte, gli occhi spalancati lo fissavano, ma ciò che più spavento il ragazzo fu il lievissimo battito che sentì, il suo cuore stava cessando di battere, lei stava lentamente ma inesorabilmente morendo.
 

angolo autrice: questo capitolo è abbastanza forte, mi dispiace, non volevo traumatizzare nessuno... XD

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Capitolo 4
*** shadowhunters in love ***


“Ce la farà” le sussurrò piano sua sorella. Seb si voltò verso di lei, la guardò bene, fissò i suoi occhi in quelli luminosi della ragazza, guardò i suoi capelli che erano legati in una treccia scomposta, lunghi capelli rosso fuoco. Il ragazzo dai capelli platino voltò il viso dall’altra parte, le lacrime che gli affioravano agli occhi: stava guardando la ragazza che amava morire, e non poteva fare nulla per salvarla! Lucy, distesa inerme sul bianco lettino dell’infermeria perdeva un battito ogni secondo che passava, era già un miracolo che non fosse ancora morta. All’improvviso la porta d’ingresso si spalancò, Robert Litghwood era venuto di persona a constatare quanto avevano detto, Sebastian Morgestern era vivo, ed era diventato uno shadowhunters. Gli venne incontro, il volto burbero e spigoloso, gli occhi che non perdevano di vista il ragazzo. “E così tu sei il figlio di Valentine, peccato che non hai fatto la fine di tuo padre” gli disse l’uomo, il tono velenoso. Sebastian socchiuse gli occhi a due fessure, ma prima che potesse prendere parola, alle spalle dell’uomo sopraggiunsero Jace e Alec. “Che piacere vedervi, padre” disse quest’ultimo acido. Non vedeva suo padre da molto, molto tempo, quasi dalla fine della guerra, sebbene tutto ciò che era successo. “Devi venire con me, a Idris” disse Robert, ignorando il figlio. Sebastian alzò il viso, un’espressione truce in viso. “io non mi muovo!” sibilò a denti stretti. “Sei accusato di molti crimini ragazzo, quindi, se non ti dispiace, seguimi” disse l’uomo. “lui non va da nessuna parte” disse Clary, prendendo parola in quel momento. Il signor Lightwood la guardò truce, mentre Jace e Alec si mettevano alle spalle dei due amici. “Bene hai scelto le maniere cattive…” detto questo Robert premette un pulsante su uno strano oggetto luminoso, in un attimo tutta la stanza si riempì di luce, una luce accecante. Quando i ragazzi poterono vedere di nuovo, nella stanza c’erano decine di shadowhunters in tenuta da combattimento. La spade angeliche risplendevano nelle loro mani. Sebastian, gli occhi spalancati per la sorpresa, si mosse verso il lettino dove Lucy dormiva quieta e ignara. Lucy! Si era quasi dimenticato di lei. Il ragazzo allungò una mano a toccargli il collo, era freddo, il viso ancora più esangue. “Dobbiamo portarla fuori di qui!” disse in un sussurro ai compagni, che si erano armati. “Chi è lei?” una voce alle loro spalle li fece voltare. Avvolta il un mantello color porpora, il cappuccio abbassato a scoprirle il viso, liscio e perfetto, una bellissima ragazza li fissava. Una cascata di ricci biondi le ricadeva ai lati del viso, incorniciandole gli occhi oro, scintillanti. “Chi sei?” la chiese Jace, senza abbassare la stregaluce. “Mi chiamo Veronica, nuova capoclan del gruppo di New York” rispose l’altra, scendendo dalle sbarre del letto su cui era appollaiata. “Ora rispondete voi alla mia domanda, chi è lei?”. “Nessuno” rispose Seb, avvicinandosi con fare protettivo alla ragazza. Nella stanza era calato il silenzio, nessuno si muoveva, gli altri nephlim guardavano la scena, stupiti. “Strano, molto strano, non sento odore di magia nel suo sangue, eppure deve essere un’abitante del mondo delle ombre, altrimenti non potrebbe essere qui, giusto?” domandò la vampira con fare innocente, scuotendo i riccioli biondi. “Giusto, chi è lei?” chiese allora Robert, facendo voltare i ragazzi, chi dovevano fronteggiare?”.
Sinuosa come una gatta Veronica si mosse verso i nephlim: “Volete sapere chi è? Ve lo dico io, si chiama Lucinda ed è una mondana, una bellissima mondana, con un delizioso sangue” rispose Veronica. Le spuntarono le zanne, lunghe e affilate. Dalle labbra rosse della vampira, fuoriuscì un rivolo di sangue, nel punto in cui le zanne erano penetrate nella carne tenera. “Stai lontana da lei, vampira!” sibilò Sebastian. “Una mondana non può restare in un istituto! E poi, la ragazza è morta, da almeno due secondi” aggiunse con fare noncurante. La vampira schizzò in avanti, le zanne all’infuori. In un secondo, imprevedibile, azzannò la gola della giovane dormiente. Seb spalancò gli occhi, poi, in un attimo, fu addosso a Veronica, la spada sguainata in mano, le perforò il petto, facendo schizzare il sangue nella stanza. il corpo esile della vampira si accasciò a terra, la non-morta era finalmente morta.

Gli shadowhunters si fecero avanti, avanzavano impettiti. “Avete portato una mondana qui, rivelandole lì esistenza del mondo delle Ombre, avete aiutato il figlio di Valentine e gli avete dato rifugio, per questo sarete processati!”.

Lucy aprì gli occhi, luminosi e vivaci come sempre, eppure aveva in bocca uno strano sapore, sangue misto a fame. Si mise a sedere, Sebastian le dava le spalle, di fianco a lui Clary, Jace e Alec, affrontavano gli altri nephlim. “Fermi!” gridò la ragazza con quanto fiato aveva in corpo. Tutti si voltarono verso di lei. Ora era in piedi sopra il letto, i capelli scompigliati e ribelli intorno al viso, gli occhi che emanavano forza e autorità. La tunica le lasciava scoperte le gambe bianche e magre, come tutto il resto del corpo. La pelle era diventata color porcellana, fredda e… il suo cuore non batteva più, non sentiva più il bisogno di respirare! “Che mi succede?” domandò. Sebastian la guardò, comprensivo, poi fece un cenno al biondo affianco a lui. All’unisono i due si scagliarono: Jace verso Lucy, l’ afferrò per la vita e insieme ruppero la finestra e precipitarono giù. L’ultima cosa che vide fu Seb che tratteneva i nephlim, aiutato da Alec, Clary che si buttava dalla finestra dietro i due ragazzi e un uomo alto e muscoloso, dai capelli mori simili a quelli di Alec che imprecava. Poi le sue palpebre si chiusero e il mondo divenne nero.
 
angolo autrice: voglio ringraziare katjake per ver aggiunto la storia tra le seguite e Marty060201 che recensisce e mi fa capire che qualcuno apprezza il "lavoro" che faccio, un grazie anche a tutti i lettori silenziosi (lasciate una recensione se potete, mi piace sapere cosa ne pensate), a tutti grazie, baci, MadreDeiDraghi

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Capitolo 5
*** together ***




Quando aprì gli occhi Lucy si trovava in una piccola stanza. era stata appoggiata su un divano sgualcito, sopra di lei una lurida coperta marrone a coprirla. Si alzò, facendo attenzione a non far rumore. Si guardò intorno, non una voce, un suono o anche un semplice rumore di passi spaccava il silenzio irreale di quel posto. Lucy aprì la porta, la stanza dava su uno stretto corridoio in pietra nera, illuminato qua e la da piccole pietre che emanavano un forte luce azzurrognola nel posto, creando un’atmosfera romantica e misteriosa.
Lucy camminava piano e incerta nel posto deserto, le gambe le tremavano, mentre il freddo di quel luogo le penetrava nella pelle. Indossava ancora il sottile abito bianco che aveva all’Istituto, lacero. Ad un tratto si fermò. Si sentiva strana, affamata, ma il suo corpo non voleva biscotti o cioccolato come al solito, aveva bisogno di… sangue! Quel pensiero la travolse, perché? Quella domanda le martellava la testa, poi ricordò la sera precedente, ricordò Veronica che la mordeva e poi la spada che penetrava nel petto della ragazza-vampiro. Lucy si accasciò  terra, tremante, mentre lacrime calde gli affioravano sul viso cereo. I singhiozzi rimbombavano nel corridoio. “Credimi, so come ci si sente” disse ad un tratto una voce alle sue spalle.
La ragazza si voltò e, incespicando, si alzò in piedi. Di fronte a lei c’era uno dei ragazzi, quello bruno e riccio, dall’aria sciocca e un po’ sfigata. Da così vicino,  non sembrava tanto male, non fosse stato per la maglietta larga con su scritto “Party man”. Lucy sorrise a quel pensiero così… normale. Poi il dolore l’assalì di nuovo, dolore misto a consapevolezza, non sarebbe più potuta tornare a casa, mai più! “Tu non sai niente” disse con voce incerta la ragazza. “Oh, fidati, io so eccome... ecco forse so non è la parola più giusta” aggiunse e guardando l’espressione smarrita sul volto di Lucy disse: “Capisco, vedi un demone, per la precisione Asmodeo, il padre di Magnus, mi ha cancellato la memoria in un mondo di demoni. E insieme alla mia memoria si è preso la mia immortalità, la mia vampireità!” annunciò solenne il ragazzo, poi sorrise a Lucy. Anche la ragazza sorrise, sebbene fosse sempre più confusa e triste.

Sebastian arrivò dall’ombra, silenzioso come un gatto, ombra tra le ombre. La luce soffusa delle strega luci lo rendeva misterioso e leggermente inquietante. La pelle che gli diveniva cerea, ancora più bianca del normale, mentre i luminosi occhi verdi risaltavano nell’oscurità, come stelle nel cielo, divertiti. “Allora? Che fate?” chiese il ragazzo sorridendo. Lucy si voltò di scatto, sbattendo quasi la testa contro il muro alle sue spalle. “Scusa” disse ancora il ragazzo chinando il capo, “Non volevo spaventarti” aggiunse.
Gli occhi di Lucy gli scorsero lungo tutto il corpo, mentre il cuore le martellava prepotente nel petto. Era bellissimo. Alla ragazza ricordava un fantasma che aleggiava in un castello incantato alla ricerca della sua personale vendetta. Un angelo caduto. Ecco cosa le sembrava. Il ragazzo alzò il viso e incontrò gli occhi tristi di Lucy. La ragazza sent’ì Simon andarsene. Era stato prezioso per lei, gli aveva insegnato alcuni trucchi per restare calma anche se sentivi il tuo cuore restare immobile, le aveva spiegato i divieti e i limiti dei vampiri… ma ciò di cui lei aveva davvero bisogno erano gli occhi verdi del ragazzo che aveva di fronte. Nessuna parola lasciò la sua bocca quando il mondano se ne andò, silenzioso. Sebastian le tese una mano, sinuosa ed elegante, lei l’afferrò con decisione, poi gli sorrise. “Hai fame?” le domandò lui. Per tutta risposta Lucy sentì un lieve dolore al labbro inferiore, poi un filo di sangue le scese lungo la mascelle, attraversò il collo e scomparve dentro il suo vestito. “Ti ci abituerai” le disse lui in tono gentile.
 

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Capitolo 6
*** Fuoco. Ghiaccio. Passione. ***


“Dove mi stai portando?” gli chiese Lucy dopo l’ennesima curva e l’ennesimo corridoio svoltato. “È una sorpresa” sussurrò lui, sorridendole divertito, senza mai lasciarle la mano. Ad un tratto si fermò davanti a una porta di legno di mogano con una bella maniglia intagliata d’ottone, o forse era oro puro? Lucy scrollò le spalle, poi guardò il ragazzo afferrare la maniglia e aprire i battenti. Una grande stanza dal luminoso pavimento in marmo. Un letto a baldacchino occupava il centro della stanza, mentre un lampadario di cristallo pendeva dal soffitto; di fianco ad esso una grande vetrata irradiava la luce del sole nella stanza. “Dove siamo?” chiese Lucy, la bocca leggermente aperta in una smorfia di stupore. “Ecco” rispose lui allargando le braccia a racchiudere lo spazio intorno a lui “Questa è la mia piccola e modesta camera” aggiunse poi, sorridendole ironico. Le labbra della ragazza si sollevarono in un sorriso divertito “Piccola e modesta, i due aggettivi perfetti”. Sebastian rise di gusto, mentre le lasciava la mano e si dirigeva verso la finestra. “E questa è Idris, luogo protetto per nephlim” disse lui. “Ma io non sono una di voi” rispose lei stupita, guardandolo confusa. Il ragazzo scrollò le spalle poi disse: “Può entrarci chiunque con l’autorizzazione del Conclave”. “Io pensavo che il Conclave ci stesse cercando…” disse lei. “Già” fece lui sorridendo “Ma abbiamo dalla nostra il sommo stregone di Brooklin”.
Una domanda ribolliva nel cervello della ragazza, una domanda che voleva porgli da un po’, sebbene non avesse ancora osato farlo. “Perché mi avete salvato andando contro il vostro stesso governo?” chiese poi tutto d’un fiato, lui sembrò stupito da quella domanda, poi, senza smettere di sorridere, si avvicinò a Lucy, allacciò le sue dita a quelle esili della ragazza e l’avvicinò a se. “Primo: non sono molto simpatico al Conclave, storia lunga…” disse lui “Secondo: non ti avrei mai abbandonata” aggiunse, poi le lasciò andare le mani, solo per cingerle la vita e poggiare le sua labbra sulle sue.

Fuoco. Ghiaccio. Passione. Tutto questo passò nella mente di Lucy nell’esatto istante in cui le sue labbra incontrarono quelle di Sebastian. Si fusero insieme, combaciando perfettamente, in un intrico di lingue. Lei gli morse il labbro inferiore, dolcemente, poi le braccia forti del ragazzo la sollevarono da terra e la posarono sul letto. Lucy era inchiodata al soffice materasso, bloccata dal corpo muscoloso del ragazzo, i cui capelli platino le solleticavano le guancie rosee. “Mordimi” disse lui. “Cosa?” Lucy era sconcertata. “Hai fame e devi mangiare, ti assicuro che non mi farai male” sussurrò lui. I canini le spuntarono, facendole scendere un rivolo di sangue lungo il mento, poi lei gli morse il collo, lentamente, sentiva il sangue affluirle al corpo, caldo, e la fame attenuarsi. Ad un tratto la porta si spalancò, facendo sussultare la ragazza.
Lesto Sebastian si alzò in piedi, sistemandosi la camicia che Lucy gli aveva sollevato, mentre infilava le mani sotto la sua maglietta e seguiva le linee dei suoi muscoli. Un ragazzo biondo stava appoggiato allo stipite della porta, sorridendo divertito. “Se non vi dispiace avevamo deciso di riunirci” disse il biondo “Non ho interrotto niente spero” aggiunse poi. Gli occhi di Sebastian erano ridotti a una fessura, poi, dopo poco, si distesero e il ragazzo scoppiò a ridere fragorosamente. “Sempre al momento sbagliato eh?” domandò.  “Sempre, aspetto l’attimo” rispose Jace. Lucy, che intanto si era alzata in piedi, sorrise al nuovo arrivato “Ciao Jace” disse cordiale “Non ti ho ancora ringraziato per avermi portata fuori dall’Istituto”. “Non c’è bisogno” dichiarò il ragazzo dai capelli color dell’oro, entrando e mettendosi al fianco di Sebastian. A vederli così sembravano davvero fratelli, bellissimi come angeli vendicatori, se quella fosse stata la prima volta in cui li vedere si sarebbe aspettata di vedergli sbucare le ali sulle spalle, ali nere, come la morte.
Dieci minuti dopo erano tutti riuniti nella sala principale della casa. Al contrario del piano superiore, buio e pieno di stretti corridoi, il pano inferiore era luminoso e pieno di finestre. Tutti i mobili erano ricoperti da lenzuoli bianchi, come se la casa fosse stata disabitata, almeno secondo le altre persone. “È così, infatti” disse il ragazzo dagli occhi da gatto, come se le leggesse nel pensiero, poi le sorrise felino. “Lucy, posso presentarti Magnus, è grazie a lui che siamo qui” disse Sebastian, mentre l’altro ragazzo faceva un inchino perfetto, teatrale. “Innanzitutto diteci dove ci troviamo, in che zona esatta di Idris” disse Clary, autoritaria. Magnus divenne serio, poi puntò gli occhi in quelli di Alec e disse “Siamo in una casa molto speciale, vedete questa era la casa di…”. “Valentine” disse Jace finendo la frase. “La mia casa” aggiunse poco dopo Sebastian, lo sguardo esprimeva un dolore a stento trattenuto.
 

angolo autrice: spero innanzitutto che il capitolo vi sia piaciuto, aspettavo il loro primo bacio...
voglio ringraziare giada16121999 per aver aggiunto la storia tra le preferite, katjake per averla aggiunta tra e seguite, Marty060201 per aver recensito tutti i capitoli e tutti i lettori silenziosi che comunque seguono la storia, se volete lasciatemi il vostro parere, grazie comunque,
MadreDeiDraghi

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Capitolo 7
*** meno uno ***


Lucy era seduta sui rami del grande albero, che si ergeva nel centro del giardino, scrutava il paesaggio intorno a lei, la campagna si estendeva a est, mentre a ovest, in lontananza si poteva vedere Alicante, splendente con le sue torri antidemoni.
Il bosco circondava la casa che un tempo era stata di Valentine, il padre di Sebastian, come apprese la ragazza. Lucy girò gli occhi incontrando quelli verdi del ragazzo dai capelli platino, che le stava venendo incontro, con passo lento e cadenzato. “Ciao” sussurrò lui, sorridendole. Quando arrivò accanto all’albero si issò anche lui sul ramo, fianco contro fianco. “Raccontami di Idris, di tuo padre, della tua casa…” disse lei. L’altro, sorrideva, sebbene i suoi occhi fossero velati da una tristezza infinita, cosa lo faceva stare così male? Sebastian gli raccontò della guerra, del mondo demoniaco e di come Lilith era riuscita, a salvarlo alla fine.
Quando ebbe finito sollevò lo sguardo sulla ragazza che gli era accanto, lei gli posò una mano sulla spalla, lo sguardo carico di compassione. Non l’odiava, non avrebbe mai potuto. “Non vorrai più vedermi dopo questo racconto, non è vero?” chiese mesto. Lei non rispose, avvicinò il suo viso a quello del ragazzo e lo baciò, dolcemente. Quando si staccò aveva gli occhi fissi nei suoi  “Io ti conosco, so che quello non eri tu” disse lei, poi gli posò una mano sul cuore e l’abbracciò. “Ti amo” sussurrò lui.
“Sei una vampira ora, sei forte, veloce e praticamente indistruttibile, a parte il fuoco, attenta al fuoco” gli disse il ragazzo. Lucy lo guardava divertita, prendeva molto seriamente il suo compito. I ricci capelli di Simon gli ricadevano sugli occhi, coprendo gli occhiali da vista che portava sul naso. “Perché ridi?” chiese il ragazzo perplesso. “Perché sei buffo” disse lei, divertita.
“Va bene, l’hai voluto tu” esclamò Simon sorridendo, poi iniziò a farle il solletico, mentre lei rideva a crepapelle. “Ehi, voi due, ricordatevi che siete entrambi impegnati!” esclamò Isabelle Litghwood, comparendo da dietro un alto pino. “Allora non posso baciare tutte le ragazze che incontro?!” disse Simon con finta tristezza, mentre si avvicinava alla ragazza e la circondava con le sue braccia.
Simon non era particolarmente alto ne tanto meno particolarmente popolare o attraente, con i suoi ricci ribelli e la maglia dalla scritta “Attenti spacco tutto”, ma Isabelle non sembrava farci caso, come se non vedesse il Simon di sempre, al suo posto, vedeva un ragazzo bello dai muscoli scolpiti. “Riprendiamo dopo, allora” disse sorridendo Lucy, poi si voltò e si incamminò verso il fitto bosco di pini.
Era strano, tutto ciò, la ragazza non riusciva a capacitarsene, aveva abbandonato la sua famiglia, aveva incontrato degli strani ragazzi che si proclamavano figli degli angeli, era stata morsa da una vampira che l’aveva trasformata e ora si trovava in un casa, in un luogo che non compariva sul planisfero, come una ricercata; eppure con Sebastian, Simon, Isabelle, perfino Alec, Magnus, Jace e Clary, riusciva a sopportare tutto, si sentiva veramente amata. Un urlo di dolore la riportò alla realtà, proveniva dalla casa.
Lucy si mise a correre, veloce come il vento, in un attimo fu lì. Il fuoco divorava la casa, imperturbabile, decine di nephlim in tenuta nera attaccavano i ragazzi che si erano rifugiati dietro un enorme masso. Lucy li raggiunse lesta, protetta dalla foresta. “Arrendetevi!” ululò una voce imperiosa dalle file degli shadowhunters: “Vogliamo solo Sebastian e l’umana!” aggiunse poi. “E quando li avrete, li ucciderete non è vero” rispose Clary, solo in quel momento Lucy si accorse che era ferita, il sangue sgorgava copioso da una profonda lacerazione sul suo braccio sinistro, mentre col destro trafficava con lo stilo.
“Non è detto, la mondana dovrà essere sacrificata, sa troppo, mentre Sebastian potrebbe salvarsi!” esclamò la voce autoritaria di Robert Litghwood. La bionda sentì Isabelle irrigidirsi, il volto contratto in una smorfia di dolore e odio.
“Fatto” disse a un certo punto Clary, esultante, i capelli incollati alla fronte dal sudore. “fantastico!” sussurrò Alec, poi prese Magnus, sorreggendolo, evidentemente anche lui era stato ferito, e insieme attraversarono una roccia. Lucy emise un gridolino di sorpresa, Sebastian le afferrò la mano e le disse: “È un portale, ci porterà lontano da qui, al sicuro, è così che ci siamo salvati all’istituto, sul marciapiede Magnus aveva aperto un portale”.
Poi la prese per mano, e anche loro attraversarono il varco, insieme.

Lucy sentiva il sapore del sangue, un odore acre le penetrava nelle narici, lo stomaco sobbalzava, mentre il portale la trasportata in una cittadina Londinese. Per un attimo Lucy trattenne il fiato, cosa del tutto inutile, visto che non aveva bisogno di respirare, poi, davanti ai suoi occhi si aprì l’enorme distesa verde di Hyde park, con i suoi scoiattoli e i milioni di visitatori ogni giorno. Le persone che passavano li squadravano da capo a piedi, impossibile biasimarli visto che erano malvestiti e ricoperti di sangue. Sebastian l’aiutò ad alzarsi, accanto a loro Magnus, Alec, Clary, Jace e Simon si stavano rialzando, pulendosi e stirandosi i vestiti sgualciti. Simon strabuzzò gli occhi: “Izzy” sussurrò, piano ma abbastanza forte perché tutti potessero sentire. Lucy vide Magnus stringere la mano di Alec, Jace abbracciare Clary e Simon sedersi su una panchina. Un vuoto le colmò l’anima, mentre il senso di colpa la opprimeva. Si afflosciò, ma Sebastian fu abbastanza svelto da reggerla. “Non è colpa tua” le sussurrò piano.
 

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Capitolo 8
*** blood ***


Era notte, una notte scura, le tenebre li avvolgevano completamente. Solo la tenue luce azzurrina della strega luce rischiarava il posto. Si trovavano ancora nel parco, il malumore eccheggiava  tra il gruppo, tutti erano tristi per Izzy e Magnus non accennava a riprendersi, neanche con tutti gli incantesimi che si era applicato. Alec gli era accanto, gli stringeva la mano e gli sussurrava all’orecchio parole che Lucy non poteva sentire.
Clary teneva una mano sulla spalla di Simon, l’altra tra i capelli ricci del ragazzo. “Andrà tutto bene” gli stava dicendo.
Lucy voltò lo sguardo, più in la, in una radura sguarnita di alberi, come una torta senza ciliegine, stavano Jace e Sebastian, parlavano animatamente. La ragazza si sforzò di sentire, ma tutto quello che riuscì a cogliere fu: “Non possiamo… da quando è arrivata… rovina per tutti… basta… Izzy scomparsa… Magnus ferito…”. Il suo cuore perse un battito, in quello stesso momento Sebastian si voltò e urlò a voce abbastanza alta, così che tutti potessero sentire: “Non dare la colpa a lei, lasciala fuori, la colpa è mia!”. Jace scrollò il capo e se ne andò, avviandosi verso il punto in cui si trovava Clary. 

Lucy si svegliò nel bel mezzo della notte, tutti dormivano, persino Jace che doveva essere di guardia, per evitare gli attacchi dei demoni, o di altri cacciatori.
Con delicatezza la ragazza si tolse il braccio di Sebastian di dosso, poggiandolo cautamente a terra, poi gli scostò e capelli dal viso e lo baciò, un bacio breve e dolce, che, tuttavia, le fece scorrere un brivido lungo la schiena. Doveva andarsene, non voleva più essere d’intralcio per gli altri, aveva sentito le parole di Jace e il suo cuore era andato in frantumi.
Silenziosa come una gatta scomparve nelle tenebre, ombra tra le ombre. Correva rapida, saltando fra i tetti, mentre i capelli le fluttuavano attorno al viso, una macchia chiara nel cielo notturno.
Si fermò, era sopra il tetto di una casa grande, le imposte chiuse e la porta sprangata facevano pensare che nessuno vivesse lì da un po’. Lo sapevo pensò tra sé, quella era la casa estiva dei suoi, ebbe una fitta al cuore, i suoi genitoti, non lì vedeva da così tanto tempo… con agilità incredibile, merito del suo essere, riuscì a penetrare nella casa. Salì le scale e si diresse in camera sua, o almeno in quella che era stata la sua camera, si stese sul letto e, poco dopo, le tenebre calarono sui suoi occhi chiari.

“Su, su Izzy, tutto questo può finire, lo sai, dimmi dove si trovano!” esclamò Robert, abbassando la frusta per un momento.
Isabel aprì gli occhi, colmi di dolore e paura, poi li richiuse, e quando li spalancò nuovamente, la rabbia aveva preso il posto della paura.
“Non chiamarmi Izzy” replicò “Solo le persone a cui voglio bene possono farlo!” aggiunse poi sputando a terra. Robert rise, una risata gelida che fece correre un brivido lungo la schiena della ragazza, una schiena piena di ferite rosse, che buttavano sangue. Le gocce rosse cadevano a terra bagnando il pavimento il pietra scura della cella.
“Quanto sanno che sono qui?” chiese la mora, con un filo di voce. “Io, il console e un’altra trentina di nephlim che non ne faranno parola” rispose l’uomo sorridendole.
“E ora te lo chiedo un’ultima volta, dove sono?” aggiunse poi il signor Litghwood. “Non lo saprai mai, non una parola uscirà dalle mie labbra, non una parola di aiuto, ne una di amore nei tuoi confronti!” esclamò la ragazza. La frusta schioccò ancora, un’altra ferita si aprì sulla pelle della ragazza, strappandole un urlo di dolore e frustrazione.
Si odiò per quel segno di debolezza. Poi sui suoi occhi calò il buio. Il suo ultimo pensiero fu per il viso sorridente di Simon.


angolo autrice: mi sto lentamente innamorando di Izzy *-*... scherzooo i miei "unici" amori sono Sebastian, Will e Finnick <3<3. Mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate della storia, comunque grazie anche a tutti voi lettori silenziosi,
un bacio
MadreDeiDraghi
 

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Capitolo 9
*** non più uniti ***


Quando riaprì gli occhi, si trovava ancora nella fredda cella, parte della stessa casa in cui aveva passato gli ultimi giorni con i suoi amici, con Simon, la casa che era stata di Valentine.
Quel pensiero le fece colare una lacrima sulla guancia. Lentamente scese lungo il mento, provocandole fitte di dolore li dove incontrava le ferite, come fuoco sulla pelle.
Con un cigolio la porta della cella si aprì, ruotando sui cardini arrugginiti. Una figura incappucciata scivolò all’interno del freddo abitacolo.
Izzy, Izzy dovresti sapere che tuo padre è pronto a tutto! La voce le risuonò nella mente, ruvida, come suono di unghie che stridono su una lavagna. Isabelle rabbrividì, cosa ci faceva un fratello silente lì? Sai, tuo padre mi ha convocato, pagandomi profumatamente per il mio silenzio aggiunse l’incappucciato, sorridendole gelido.
“Scruterai nella mia mente, non è vero?” disse la ragazza scrollando il capo divertita, e producendo un sinistro rumore, con le catene che le tenevano le braccia inchiodate al soffitto.
Sei una ragazza sveglia, peccato che non collabori la voce, ancora una volta le arrivò dritta alla mente, impossibile ignorarla, ma Isabelle sorrise, fredda e calcolatrice: “Fai pure, scruta nella mia mente” disse la ragazza, alzando il viso a incontrare le cavità nera, lì dove stavano gli occhi.
Fu come se un laser le dividesse la testa, poi come se qualcuno si divertisse a vagare tra i suoi ricordi, i suoi dolori, Simon… Izzy urlò, poi, quando riaprì gli occhi, il fratello silente era già scomparso.

Niente, niente di niente Robert non sopportava la voce ruvida dei fratelli silenti.
“Cosa vuol dire niente?” domandò brusco a quell’affermazione.
Vuol dire che la ragazza non sa niente, probabilmente non avevano concordato un posto in cui rifugiarsi
rispose l’incappucciato scrollando le spalle.
“Molto male, non mi sei stato d’aiuto!” esclamò l’uomo, poi estrasse un pugnale, e, prima che l’altro potesse fare alcunché la ama gli trafisse il petto.
Con un rantolo il fratello silente cadde a terra. Morto.
Il signor Litghtwood sorrise freddo, poi disse: “Bene, se non può dirci dove si trovano, saranno loro a venire da noi” come sibilo nell’oscurità che avvolgeva le segrete.

Un raggio di luce gli illuminava il bel volto, il sonno era stato inquieto, come sempre, dopotutto.
Quando aprì gli occhi, illuminando il verde che vi risiedeva dentro, Sebastian si stupì nel non trovare Lucy avvinghiata tra le sue braccia. Si alzò, sempre più perplesso e svegliò gli altri.
Simon si alzò, il viso contratto in una smorfia di dolore: “Io torno ad Idris, da Izzy” disse solenne, una volta che furono tutti riuniti in cerchio.
“E io vado con lui” affermò Alec deciso, subito seguito da Magnus, poco brillante quel giorno, che posò una mano sulle spalle del nephlim.
“Non possiamo lasciare Lucy, né Sebastian” esclamò Clary, portandosi alle spalle del fratello. Come da manuale Jace la seguì dicendo: “Si, ha ragione, ed è colpa mia se la ragazza se né andate!”.
“Mi dispiace Clary ma…” fece per dire Simon, subito interrotto dalla mano alzata dell’amica: “Ti capisco” disse “Farei lo stesso per Jace” aggiunse poi sorridendogli.
Poco dopo un portale era stato aperto, senza neanche un “Buona fortuna”, i cacciatori non lo dicevano mai, poiché davano per scontato il fatto di tornare, anche senza la fortuna, Magnus, Alec e Simon scomparvero.

angolo autrice: sono molto contenta, delle recensioni, questo capitolo lo dedico alle persone che,
appunto, hanno recensito la storia, e a coloro che l'hanno aggiunta tra le preferite e le seguite,
un grazie particolare, spero che questo capitolo vi piaccia :)
MadreDeiDraghi

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Capitolo 10
*** puoi sorridere ancora! ***


                                                                          

Lucy aprì gli occhi, sbattendo le palpebre alla luce improvvisa che si era riversata nella stanza.
Lentamente si alzò in piedi, si avvicinò alla tenda e la scostò lasciando che la luce la travolgesse. No, la luce  pensò Lucy ricordando di essere un vampiro solo in quel momento, eppure non sentiva la pelle bruciare, il sole le toccava la pelle, riflettendo la sua carnagione chiara senza farle del male.
Con una scrollata di spalle la ragazza si avviò verso l’armadio. Un grosso armadio in mogano.
Aprì le sue ante mentre la polvere ne fuoriusciva, come migliaia di minuscoli granelli di sabbia. I vestiti, che aveva indossato più volte durante le loro gite estive nella capitale, erano ancora nell’armadio, stirati, ma coperti, anch’essi, da una fitta coltre di polvere fine.
Lucy tossì, più per abitudine che per necessità, poi prese una canotta nera, un paio di shorts di jeans e indossò il tutto.
Con i capelli legati in una coda alta che oscillava ai suoi passi, la ragazza uscì dal portone di casa, aveva intenzione di andare da Mark.

 Magnus finì a faccia all’avanti, proprio sopra il suo nephlim. Alec gemette sotto il peso, non proprio dolce, del fidanzato, che si rialzò all’istante, tendendogli poi la mano per aiutarlo ad alzarsi. Simon invece comparve poco dopo in piedi accanto ai due ragazzi, sorridendogli mesto. Gli occhi spalancati dalla preoccupazione.
“Dove siamo?” domandò il mondano mordendosi il labbro.
“Poco fuori Idris, vi arriveremo in un attimo, ma prima dobbiamo studiare un piano” rispose Alec rispondendo al sorriso, privo di gioia reale.
“Bene, il piano è questo: ci introduciamo nella tua casa ad Alicante e interroghiamo tutti quelli presenti per scoprire dove tengono Izzy!” fece Simon mentre una ruga gli increspava la fronte.
“Pessimo piano” disse Alec “Ci sto” aggiunse poi, ormai tutto ciò che provava per la sua famiglia era odio.
“Perfetto allora siamo tutti d’accordo” concluse il mondano, voltandosi per avviarsi verso Idris.
“Un momento” il ragazzo si voltò. A parlare era stato Magnus: “Io non ho detto se sono d’accordo” ribatté lo stregone sorridendo.
“Allora?” chiese Alec teso, alle spalle dell’immortale.
“No, niente, sono d’accordo, solo che non me l’avete chiesto!” rispose Magnus scrollando le spalle divertito. Alec lo colpì alla testa, non poté però trattenere un sorriso, mentre lo stregone gridava un sonoro “Ahi”.
Camminando lesti i tre si avviarono a Idris.

“Dobbiamo trovarla” sussurrò l ragazzo per la milionesima volta, il volto tra le mani e i capelli platino a coprire il volto, simili a una lucente tenda. Clary gli poggiò una mano sulla spalla, poi pose il viso nell’incavo del collo, solleticandogli la pelle nuda della clavicola coi suoi ricci color del fuoco.
I tre ragazzi avevano lasciato Hyde Park circa due ore prima, e, ora si trovavano nell’istituto di Londra, in una piccola stanza in cui avevano portato tre letti, in modo da poter restare uniti. Jace era sceso a parlare con gli abitanti dell’Istituto, lasciando gli altri due soli. Sebastian sentiva il petto oppresso dal senso di colpa, sebbene non potesse essere accusato di aver fatto fuggire Lucy.
“Lo faremo, puoi contarci” gli rispose la rossa “Ma non serve a niente restare qui a girarsi i pollici, dobbiamo entrare in azione, è l’unico modo…” non fece in tempo a finire di parlare che Jace entrò nella stanza sbattendo la porta.
“L’ho trovata!” esclamò il biondo mentre Sebastian alzava il viso, gli occhi velati di tristezza.
“Chi?” chiese Clary alzandosi.
“Lucy” rispose Jace “O almeno, so dove si trova una loro casa in città” aggiunse poi, sorridendo.

***
angolo autrice: come l'altro capitolo era dedicato ai lettori che si fanno sentire,
questo è dedicato a tutti coloro che la seguono "in segreto" XD vi ringrazio sinceramente,
poichè siamo arrivati a ben 300 visite :)
tutto ciò mi rende davvero felice,
grazie mille,
MadreDeiDraghi

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Capitolo 11
*** le bionde tracce e gli occhi verdi e poi... ***


angolo autrice: una domanda prima del capitolo, che ne pensate di Amanda come Lucy??? Esprimete il vostro parere :)
 
 


“Maryse vai tu!” il tono era imperativo, la donna non sopportava di dividere la cosa con l’ex-marito, ma erano pur sempre entrambi Litghwood… scocciata Maryse si alzò in piedi, dirigendosi verso la porta, che cigolò sui cardini mentre la maniglia veniva girata.
“Chi è?” chiese ancora Robert, il tono sgarbato che ormai usava sempre con la moglie, da quando Max era morto, niente aveva più avuto senso per lui.

Alec bussò deciso alla porta in mogano, aspettandosi di trovarsi di fronte sui padre, invece, con sua grande sorpresa, comparve sua madre, con uno scialbo abito grigio indosso. “Alec…” sussurrò piano la donna, prima che un incantesimo la facesse afflosciare tra le braccia del figlio.
“Ciao mamma” sibilò il ragazzo, depositandola sul divano cremisi. “Chi è?” urlò una voce dalla cucina, che il moro identificò come la voce di suo padre. Lentamente di incamminò verso la stanza da cui proveniva la voce, seguito dagli altri due ragazzi.
“Isabelle” disse Alec entrando nella stanza e facendo sussultare il padre.
Robert si voltò, gli occhi ridotti a due fessure dalla rabbia, la bocca una sottile linea irata.
“Tu… non può essere, cosa ci fai qui, ragazzino?” domandò allora il signor Lightwood.
“Sono qui per mia sorella, padre” rispose secco il ragazzo, poi estrasse un pugnale, lo fece roteare abile tra le mani e colpì il padre col manico. Il nephlim cadde a terra tramortito.

Gli occhiali da sole le celavano gli occhi verdi, mentre il sole batteva sulla sua pelle, che rifletteva i caldi raggi. I capelli, raccolti in una coda alta, ballava al ritmo dei passi della ragazza. La canotta scollata e gli shorts che le coprivano appena le cosce, lascandone scoperta la maggior parte, attiravano le attenzione di tutti i ragazzi che la incontravano, facendole guadagnare occhiate maliziose.
La ragazza si fermò, interrompendo la danza dei suoi capelli. Si trovava di fronte a una porta in legno, un campanello in ottone con la scritta “Adrian Liversey” faceva capolino sul lato destro della soglia. Suonò. Dopo circa un minuto un ragazzo dai capelli mori, ricci e selvaggi, dai luminosi occhi verdi, come quelli della ragazza, comparve sulla soglia. Indossava una maglia lunga e un paio di jeans, i piedi scalzi e il sorriso sul volto.
“Lucy” esclamò quando la vide “Non ci posso credere” aggiunse poi, sollevandola e abbracciandola.
“Ad, sono contenta di rivederti” disse lei ridendo e stringendolo a se. Lui la lasciò andare, senza smettere di sorriderle, le fece strada per l’ampia casa, fino a portarla in un elegante salottino bianco. Lucy si guardò intorno, era da due anni che non tornava in quella casa, due anni che non vedeva Adrian. La stanza aveva due pareti completamente in vetro, un ampio lampadario di cristallo, due divani a L, anch’essi bianchi, e un morbido tappeto bianco. Infine, ultimo ma non meno importante, un enorme televisore al plasma, proprio di fronte ai divani, regalo di Natale dei suoi genitori.
“Allora sorellina, come va la vita” le disse.


angolo autrice: lo so, lo so... questo capitolo è un po' cortino, ma contiene un sacco di informazioni,
                         nel prossimo capitolo parlerò tanto di Izzy, poverina -.-
                         riusciranno i nostri eroi a salvare la mora???
                         Seb, Jace e Clary troveranno Lucy??
                         scoprirete tutto nel prossimo capiotlo, ciao ciao^^
                                                     MadreDeiDraghi <3

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Capitolo 12
*** truth ***


                                                                                             


Maryse aprì gli occhi, sbattendo più volte le palpebre per far abituare gli occhi alla luce. La testa le girava violentemente, le guancie infuocate.
Delle corde le legavano i polsi, un rivolo di sangue che le scendeva lungo la mano, caldo e denso.
“Ahhhhhhh” un sospirò le lasciò le labbra senza che lei potesse controllarlo; due occhi azzurri la fissavano, impassibili e indecifrabili. Alec guardava sua madre che sbatteva le palpebre, lo guardava, gli occhi sorpresi e stupefatti. Dopo poco anche Robert si svegliò, fissando gli occhi in quelli del figlio.
“Alec…” sussurrò Maryse senza capire “Che succede?” aggiunse poi, cercando di liberare i polsi. Fu Magnus a prendere la parola: “Perché non ce lo dite voi” ribattè lo stregone, sorridendo enigmatico mentre l’eyeliner riluceva alla luce fioca delle strega luci.
“Dire cosa?” domandò la donna, sempre più confusa.
“Basta!” li interruppe ad un tratto Alec “Basta! Ti prego, mamma, basta…” il suo tono era sfinito, come quello di una persona che aveva lottato per restare impassibile.
“Dov’è, dimmi dov’è Isabelle o giuro sull’Angelo che vi ucciderò, entrambi” esclamò il ragazzo dai capelli mori, gli occhi azzurri che emettevano bagliori argentei nell’aria.
“Isabelle? Non vedo Isabelle da tre settimane, ormai!” ribatté Maryse mentre gli occhi le i riempivano di lacrime calde. La maschera di indifferenza di Alec cedette per un momento, lasciando posto a un’espressione sconvolta.
“Ma… ma… Ho visto papà venire a cercarci, attaccarci e prendere Isabelle!” disse il ragazzo. La donna voltò lo sguardo verso il marito, che abbassò gli occhi, fissando il pavimento. “Robert!” esclamò la donna spalancando gli occhi.
“Maryse, sta zitta!” ribatté l’uomo, il tono di voce duro e profondo.
“No, no basta, non starò più zitta, dov’è mia figlia!” rispose la signora Lightwood.
“Mamma, non sapevi niente?” chiese Alec, stupito. La donna scosse il capo mesta, dicendo: “Se lo avessi saputo avrei fatto qualcosa”. La porta della sala si aprì e si richiuse sbattendo, Simon entrò, la maglia sudicia, non si era ancora cambiato, i capelli arruffati e gli occhi stravolti: “Niente, niente ho cercato dappertutto, Isabelle è come scomparsa!”. “Dove hai cercato?” chiese Magnus, sollevando un sopracciglio.
“Ehmm... nella campagna intorno a Idris” rispose. Magnus abbozzò un sorriso, mentre Alec rimaneva serio, una profonda ruga gli solcava la fronte. Il ragazzo si alzò, lo stilo nella mano destra, poi si chinò sul padre, con abilità tracciò la runa della verità, poi disse: “Dov’è Izzy?”. Robert strinse le labbra, gli occhi gli si ridussero a due fessure. Il sudore gli imperlò la fronte mentre il respiro si faceva affannoso: “L-lei, lei è… lei è… nelle s-segrete dal palazzo del Conclave” disse Robert, dopo un immensa fatica.

Izzy era accasciata a terra, il petto si alzava e abbassava lentamente, ma regolarmente, i capelli attaccati alla fronte e al collo dal sudore. Aveva le palpebre chiuse, tremolavano leggermente. Ad un tratto aprì gli occhi, vi si poteva leggere paura e dolore. I vestiti erano attaccati al corpo, sudore e sangue si mescolavano sul suo corpo.
La schiena le bruciava, non aveva uno stilo, non riusciva a muoversi, ma non avrebbe ceduto, non avrebbe rivelato niente a suo padre e al Conclave.
Calde lacrime le sgorgavano dagli occhi e le rigavano il volto, pulendolo lì dove passavano, non riusciva a reprimere il dolore, come poteva il padre torturarla?


 
angolo autrice: la prima cosa che voglio fare è ringraziare di cuore Clary G, Lovely book e Marty Evans
per aver inserito la storia tra le seguite e Frankeiss_3, giada16121999 e
Lovely_book per averla inserita tra le preferite, scusate tantoo per il ritardo
grazie di cuore^^,
MadreDeiDraghi

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Capitolo 13
*** lo yin e lo yang ***



angolo autrice: questa foto la dedico principalmente a Marty060201. Spero che ti piaccia, Magnus è tutto per te XD




Adrian riempì due bicchieri di vino rosso, poi ne porse uno alla sorella, sorridendole affettuosamente. Lucy portò il bicchiere alle sue labbra, il rosso del vino le sporcò le labbra, come sangue, una goccia le cadde anche sulla mano. I suoi occhi verdi la fissarono, una morsa le strinse lo stomaco, le zanne le spuntarono dalle gengive, aprendo piccoli fori nel labbro inferiore. Due rivoli di sangue sgorgarono dalle ferite, scendendole lungo il mento, una goccia le cadde sulla mano, proprio accanto a quella di vino. Adrian la fissava, fissava le sue zanne appuntite, le ferite che si erano già rimarginate, la pelle cerea del volto e delle braccia, si chiese come avesse fatto a non notarlo prima. Il ragazzo si alzò indietreggiando con gli occhi spalancati.
“Ad…” sussurrò Lucy, il petto si alzava e si abbassava rapidamente, tanto rapido quanto inutile.
“Ad, ti prego, devo spiegarti molte cose…” disse ancora la ragazza, avvicinandosi al fratello.
“No, no! Stammi lontana!” ribatté lui, gli occhi allucinati e pieni di terrore. Una lacrima sgorgò dagli occhi verdi di Lucy, solcandole il volto. Gli occhi di Adrian persero un po’ della loro paura, lasciando posto all’amore che provava nei confronti della sorella.
“Cosa ti hanno fatto?” domandò allora il ragazzo, senza però avvicinarsi.
“Da quando te ne sei andato tutto è cambiato, ho incontrato un ragazzo…” la voce le si incrinò mentre calde lacrime prendevano a rigarle le guancie, copiose. Socchiuse le palpebre e vide davanti a se Sebastian, i suoi capelli platino e i suoi luminosi occhi verdi, lo rivide ferito e steso sul suo letto, rivide Clary che gli puntava un pugnale alla gola, Clary che abbracciava il fratello, infine vide Jace che diceva a Sebastian che la colpa dell’accaduto era sua, di Lucy. Riaprì gli occhi, fissandoli n quelli del fratello. In lui cambiò qualcosa, lesse il dolore della sorella, come un libro aperto, il cuore gli si spezzò, era pur sempre lei, la sua amata piccola Lucy.
L’abbracciò, stringendola forte al petto.

Sebastian camminava veloce, piccole perle di sudore gli bagnavano il capo, nel punto in cui i capelli si attaccavano alla pelle. Jace e Clary dietro di lui respiravano affannosamente, ma non smettevano di camminare, ad un tratto il ragazzo dai capelli platino si bloccò. Clary andò a sbattere contro le sue spalle.
“Che ti prende, Seb?” domandò irritata, ma lui non la ascoltava, guardava fisso davanti a se, poi, senza dare spiegazioni, si diresse verso una bella casa, e, dopo essersi tracciato la luna dell’invisibilità, si arrampicò lungo il muro, per poi sparire dentro una finestra.
“Sarà una cosa di famiglia” sussurrò Jace, abbastanza forte perché Clary lo sentisse, il biondo sorrise divertito mentre la ragazza gli mollava un pugno sul braccio. Poi lo seguirono.

Alec era seduto sul davanzale, le gambe penzoloni fuori  dalla finestra. Si sentiva stanco, come se avesse un enorme macigno sulla schiena che non è in grado di scrollarsi di dosso. Magnus arrivò da dietro, il passo felpato, senza produrre alcun rumore. Gli poggiò una mano sulla spalla, mentre l’altra si muoveva lenta lungo la schiena del nephlim, accarezzandola dolcemente.
“Come stai?” chiese lo stregone. “Come dovrei stare? Mio padre mi ha tradito, mia madre non sa niente, mia sorella è stata torturata a sangue…” non finì di parlare, emise un gemito, poi le sue spalle si afflosciarono sotto il peso di un mondo troppo grande. Come se gli leggesse nel pensiero Magnus disse: “Ehi siamo in due, possiamo reggerlo insieme il mondo” posò le labbra sul collo di Alec “È questo che fanno le coppie” aggiunse poi, continuando a baciarlo lievemente. Alec sorrise, per la prima volta, forse, da quando aveva saputo della cattura della sorella, poi si girò, sollevò il viso dello stregone e si immerse nei suoi occhi felini, lo baciò, prima lentamente, poi con passione crescente, affondando le mani tra la sua chioma.
“Siamo insieme” sussurrò Magnus.

 
angolo autrice: allora, 1° spero che queso capitolo vi piaccia,
2° lo dedico principalmente a Marty060201 che ha aggiunto la storie alle preferite
e a Marty Evans che l'ha aggiunta tra le seguite. Una domanda:
Qual è la vostra coppia preferita di shadowhunters?
E qual è il vostro personaggio preferito?
(se mi date delle risposte potrei aggiunerli, se possibile, nel prossimo capitolo XD)
il mio personaggio preferito in assoluto è Will, ma mi piace un sacco anche Sebastian... :),
alla prossima,
MadreDeiDraghi

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Capitolo 14
*** heroes ***



Aveva perso la cognizione del tempo, stava sdraiata sulla roccia dura, una ruvida coperta avvolta attorno e niente più, tremava non di freddo, quanto di paura, paura di suo padre, paura della morte che le sembrava sempre più imminente. Isabelle si strinse ancor di più la coperta addosso, la sua mente che vagava, disegnando il viso dolce di Simon dietro le sue palpebre chiuse, facendole riaffiorare ricordi lontani, la dimensione demoniaca e la perdita di memoria di quello che ora era il suo fidanzato. Aveva i crampi allo stomaco, la gola secca e la bocca impastata, chiuse gli occhi, stringendoli forte, finché il sonno l’avvolse, un sonno senza sogni.
Solo oscurità.

“Siete pronti?” domandò il nephlim, la spada angelica in una mano e l’arco nell’altra. Gli occhi azzurri scrutavano l’orizzonte, senza mai posarsi su qualcosa in particolare.
“Pronti” risposero gli altri due in coro, poi entrarono nel portale, scomparendovi all’interno. Un attimo dopo si trovavano nella sala centrale del palazzo del Conclave, arati fino ai denti e pronti a morire pur di salvare Isabelle. La sala era deserta, buia e sinistra. La luce pallida della luna filtrava dalle finestre, creando ombre sulle pareti in marmo, ombre che parevano alle volte uomini alle volte mostri. Corsero più velocemente possibile lungo gli ampi corridoi, silenziosi come gatti nella notte; si fermarono solo quando si ritrovarono di fronte alla porta che dava sulle scale delle prigioni. Una runa e la porta cedette con una scricchiolio sinistro, rivelando l’oscurità che avvolgeva il resto delle stanze, ma i tre non si fermarono, continuarono a correre gli dalle scale. “Izzy, Izzy dove sei?” sussurrò Alec, la voce che echeggiava tra le mura spesse.

Isabelle si alzò di scatto, ora era seduta, la fronte madida di sudore, sudore che gli colava sugli occhi, arrossandoglieli e facendoglieli bruciare, ma non le importava, ormai. Aveva sentito un rumore, una voce che probabilmente era frutto della sua immaginazione, o forse suo padre stava tornando per torturarla ancora?. La ragazza gemette, piano ma abbastanza forte da essere udita dai tre ragazzi.

Simon scattò in avanti, corse verso l’ultima prigione sulla destra. Due mani bianche e magre si tenevano alle sbarre della cella, le nocche sbiancate.
“Izzy…” sussurrò lui. Isabelle sorrise, ovviamente incredula,mentre calde lacrime le sgorgavano dagli occhi già gonfi. Era sporca, emaciata, debole e magra, ma a Simon non importava, per lui era sempre bellissima, così, quando la porta fu aperta da una runa, la strinse forte a se, baciandola. Isabelle gemeva mentre lui le toccava le spalle e la schiena, solcata da profonde ferite, ma non voleva che lui smettesse, voleva che quel sogno bellissimo continuasse all’infinito. Aveva paura che se lui la lascava andare si sarebbe dissolto, come nebbia o polvere. Poi Simon la lasciò. Alle sue spalle erano comparsi Alec e Magnus, si tenevano per mano, il nephlim aveva un volto imperscrutabile, felice ma al contempo triste, preoccupato ma al contempo furioso. Abbracciò la sorella, delicatamente, poi lei abbracciò Magnus.
“Che ti hanno fatto?” le chiese Alec. Lei si voltò, dandogli le spalle, e si calò il vestito, lascando intravedere la schiena, le ferite, il sangue. Alec imprecò mentre la sorella si risistemava il vestito logoro.
“Dammi il braccio” le disse poi. Lo stilo corse preciso e rapido lungo le sue braccia, un iratze andava lentamente componendosi, poi un altro e un altro ancora, finché le ferite si rimarginarono. “Bene, bene, bene!” i ragazzi si voltarono. Con una stregaluce nelle mani Robert stava ritto in piedi, alle sue spalle una decina di nephlim e, nell’altra mano, Maryse, semicosciente e sanguinante.


 
angolo autrice:
ciao a tutti, sono tornata col 14°
capitolo di questa ff...
curiosi di sapere quello che succederà a Maryse?
be, lo scoprirete nel prossimo capitolo ;)
MadreDeiDraghi

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Capitolo 15
*** broken family ***



 

“Ho interrotto qualcosa” chiese il ragazzo, un’espressione dura in volto. Lucy sbiancò, l’avevano trovata, come avevano fatto?
“No, niente” rispose lei, staccandosi dall’abbraccio del fratello. Quest’ultimo aveva gli occhi spalancati, in fondo un ragazzo che entra da una finestra con una spada in mano e una sorella con canini affilatissimi non sono cose da tutti i giorni. In quel momento dalla finestra entrarono anche Clary e Jace, le sorrisero.
“Ehm… ragazzi, vi presento mio fratello, Adrian” disse Lucy, sulla difensiva.
“Ohhh” Sebastian si lasciò sfuggire un gemito sollevato, mentre la sua espressione si addolciva: “Come stai?” aggiunse poi.
“Perché siete qui?” chiese secca la ragazza, rispondendo alla domanda con un’altra domanda.
“Volevamo aiutarti…” Lucy non lasciò che Jace finisse di parlare.
“Aiutarmi!” esclamò, furiosa “Pensate che la colpa di tutto ciò che è successo sia mia e ora venite a dirmi che volete aiutarmi!”.
“Si, vogliamo aiutarti” rispose Jace “Siamo qui per questo, per questo ti abbiamo seguita, per questo ci siamo divisi dagli altri, mi dispiace per quello che è successo, non era mia intenzione. Non penso che sia colpa tua” aggiunse poi, evidentemente seccato dello scusarsi pubblicamente.
Clary gli afferrò la mano e la strinse: “È vero sai, siamo qui per te”. “Non ho bisogno di voi” ribatté la vampira, pentendosi subito dell’affermazione quando notò l’espressione ferita che attraversò il viso del ragazzo dai capelli platino.

“Cosa vuoi ancora da noi, padre?” domandò Alec, senza mostrare la minima paura.
“Semplice, arrendetevi e ditemi dove si nascondono Sebastian e  la vampira” rispose l’uomo, una calma piatta aleggiava nell’aria. Alec sorrise beffardo: “Credi davvero che lo faremo? Cosa abbiamo da perdere ad andarcene?” chiese ancora.
“Andatevene e taglierò la gola a vostra madre” rispose gelido Robert, sfidando il figlio. Magnus intanto aveva aperto un portale nel fondo della cella e ora guardava incerto il suo ragazzo.
“Magari saranno clementi con voi, se ci aiuterete, magari si limiteranno a togliervi i marchi, e in più vostra madre sarà ancora viva, mi sembra vantaggioso!” aggiunse l’uomo, ridendo freddo, una risata sinistra e mostruosa. Maryse respirava affannosamente ma aveva ripreso conoscenza, li fissava immobile, nei suoi occhi non c’era traccia di paura.
“Non lo farai…” disse Alec, sempre più incerto, poi si voltò verso la sorella che era aggrappata a Simon, debole ma pronta a combattere. Alec, però, sapeva che non ce l’avrebbero fatta, Maryse sarebbe morta prima dell’inizio della battaglia.
“Perché fai questo?” chiese senza aspettarsi una risposta “Prendi me, resterò qui, ma lascia che gli altri se ne vadano, non hai bisogno di loro!” aggiunse poi.
“Non essere sciocco figliolo, non mi darai le risposte che cercò, lo so bene” rispose Robert, impaziente. “Ti do cinque secondi per decidere” aggiunse poi, senza smettere di sorridere.
Cinque  Alec guardò Simon, Isabelle, Magnus…
Quattro  si voltò verso la madre guardandola triste e malinconico…
Tre  lei rispose allo sguardo e mimò con le labbra “giuro che non sapevo niente di Isabelle”…
Due  “ora andate” mimò ancora Maryse, poi socchiuse gli occhi…
Uno  Alec si girò verso gli altri tre, gli fece un cenno e insieme corsero verso il portale, prima, però, il moro si voltò verso il padre, vide i suoi occhi pieni di stupore, poi vide la lama affilata del pugnale trapassare la carne morbida del petto di colei che era sua madre, di colei che era stata la moglie di Robert, di colei che era morta per loro. Poi l’oscurità lo avvolse, un attimo dopo lo restituì alla luce, le lacrime, però, gli appannavano gli occhi rendendogli la vista offuscata.


 
***
angolo autrice:
okey, forse Robert è un po' troppo cattivo,
ma io proprio non lo sopporto, sinceramente, un che
lascia la famiglia dopo la morte di un figlio...
comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto e voglio ringraziare
spady96 per aver aggiunto la storia alle preferite^^
alla prossima,
MadreDeiDraghi

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Capitolo 16
*** con la morte nel cuore ***


Sebastian la prese la mano ed entrò nella prima porta che trovò, era un’ampia stanza dalle pareti arancioni, un letto occupava un’intera parete.
“Allora, cosa vuoi?” chiese, stanca.
“Ascolta, sai che ti amo, sei riuscita a rubare il mio cuore, un cuore che consideravo di pietra.
"Ti prego, resta con me” le disse, avvicinandosi a lei. Lucy non riusciva a stargli così vicina senza baciarlo, lo desiderava, desiderava la sua bocca, le sue labbra morbide, la pelle piena di piccole cicatrici.
“Baciami” sussurrò lei, così piano che credette che lui non l’avesse sentita. Ma poi Sebastian lo fece, le sollevò il viso e la baciò, delicatamente.
“Mi perdoni?” le chiese, facendole il solletico sul collo col suo fiato.
“Potrei non farlo?” domandò lei. Sebastian rispose sollevandola da terra, poi lentamente la depose sul letto, le bocche intrecciate. Lucy fece scorrere le piccole dita fredde sui muscoli del nephlim, lui le sollevò la maglietta, toccandole la pelle cerea, senza mai staccarsi dal bacio, col timore che lei lo rifiutasse, questa volta per sempre. Alla fine fu lei a scostarsi: “Dobbiamo andare” disse piano “E io ho bisogno di sangue” aggiunse poco dopo.

Simon stringeva Isabelle tra le braccia, la sentiva indifesa come mai lo era stata, debole e spaventata.
“Ehi, Izzy, come va?” le chiese, sollevandole il viso.
“Come vuoi che vada?” replicò lei brusca, ma il ragazzo non ci fece caso, si alzò in piedi aiutando la nephlim e insieme si diressero verso il punto in cui, poco più in la, Alec era accasciato a terra. Magnus, inginocchiato accanto a lui gli stringeva la mano, lo shadowhunter piangeva, le lacrime bagnavano il suolo.
“Nessun nephlim piangerebbe” gli disse Isabelle, avvicinandosi al fratello, poi lo abbracciò forte.
“Tu non sei triste?” le chiese lui, come un bambino che deve essere consolato. La ragazza sorrise mesta, poi rispose: “Certo, ma l dolore che ho provato in questi giorni non è lontanamente paragonabile alla pena che mi attanaglia il cuore in questo momento”.
“A proposito, cosa ti hanno fatto?” chiese Alec asciugandosi le ultime lacrime. Isabelli fece una smorfia disgustata: “Mi hanno torturata per sapere dove eravate” rispose “La cosa peggiore era che a torturami era Robert Lightwood” aggiunse poi pronunciando le ultime parole con astio.
“Pagherà per quello che ha fatto” rispose il fratello, poi tutti e quattro insieme si avviarono verso il centro della città, attraversando completamente Hyde Park. Alec sentiva una morsa stringergli lo stomaco, ma sapeva che Isabelle aveva ragione, i nephlim non piangono.

“Quindi qual è il piano?” chiese Lucy quando si furono riuniti nel soggiorno.
“Nessun piano, dobbiamo ricongiungerci con Alec e gli altri” rispose Jace.
“Cosa ne facciamo del mondano?” chiese Clary indicando Adrian.
“Primo quel mondano è mio fratello, secondo non gli fate un bel niente!” ribatté Lucy, cercando conforto nello sguardo di Sebastian.
“Gli cancelliamo la memoria” disse quest’ultimo, come se stesse assistendo un paziente. “Oppure lo vampirizzi, scegli tu!” aggiunse poi sorridendo.
“Non se ne parla, vada per la perdita di memoria” disse la vampira, aggiungendo una smorfia infastidita.
“Ehi, un attimo, c sono anch’io e visto che state parlando del mio futuro io…” Jace non lo lasciò finire, la runa della memoria brillò davanti ai suoi occhi, le palpebre si chiusero lentamente e Adrian si abbandonò a un sonno ristoratore.
“Pronta, Lucy?” chiese Sebastian prendendole la mano.
“Pronta, ma… dove siamo diretti?” chiese.
“L’istituto di Londra, nel centro della città, probabilmente gli altri si dirigeranno lì” rispose il ragazzo. Lucy baciò la fronte del fratello, poi si voltò e uscì dalla finestra.


 
angolo autrice: spero che il capitolo vi sia piaciuto, non è un capitolo pieno d'azione, bensì
pieno di eventi altrettanto importanti, che però sono più d'amore.
che ne pensate? lascitemi una recensione per farmi sapere se la storia vi piace :)

 

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Capitolo 17
*** London ***



 


“Alec” esclamò Jace vedendolo sulla porta. Il parabatai gli sorrise.
“Felice che tu non sia morto” disse il moro abbracciandolo. Lucy non poté non notare una smorfia di disappunto da parte di Magnus che però sorrise quanto il biondo gli tese una mano. La strinse.
“Sono contento anch’io” disse lo stregone “Più o meno” bofonchiò quando il nephlim si fu voltato. Sebastian e Lucy li raggiunsero insieme a Clary.
“Ora che si fa?” chiese Isabelle comparendo sulla porta. Jace sorrise, il sorriso più sincero che la vampira gli aveva visto fare, poi le corse incontro circondandola con le sue braccia. Anche Clary sorrise alla nephlim, ma non proferì parola.
“Prima di tutto: Lucy deve mangiare” rispose Sebastian preoccupato.
“Magnus ci pensi tu?” chiese repentino il nephlim dai capelli mori.  Lo stregone sbuffò, ma alla fine schioccò le dita. Scintille azzurre lasciarono rapidamente posto a una sacca piena di liquido porpora. Lo lanciò alla vampira.

Dopo che Lucy si fu rifocillata, e che anche i ragazzi ebbero mangiato, aggiornandosi sulle ultime novità, tra cui la morte di Maryse, decisero che dovevano muoversi. In poco tempo la voce della loro ribellione sarebbe corsa, e anche a Londra sarebbe arrivata la notizia. Così prepararono le valigie per la partenza con le poche cose che avevano e, quando furono pronti, si ritrovarono sulla soglia dell’istituto.
“Pronti?” chiese Isabelle, esitante, evidentemente non si era ancora ripresa del tutto. Gli altri annuirono, poi insieme uscirono dall’Istituto e si addentrarono per le affollate strade di Londra. La pelle bianca dalla vampira splendeva sotto i raggi tiepidi del sole.
“Non mi notano?” chiese stranita Lucy.
“No, il mondo delle ombre per loro è invisibile, ma vieni” rispose Sebastian sorridendole. Le prese una mano e, correndo, si addentrarono in vie più piccole e antiche.
“Dove mi stai portando?” chiese la vampira disorientata. Gli altri li seguivano a poca distanza. Dopo diverse vie si ritrovarono in James Park.
“Benvenuti, nephlim, vampiri e mondani vari, ci troviamo nell’unico e solo… Sant James Park” annunciò Sebastian divertito.
“Perché siamo qui?” chiese Alec confuso, guardandosi intorno, mentre decine di persone gli sfilavano attorno senza curarsi di loro. Il ragazzo dai capelli platino sollevò le spalle sorridendo.
“Rilassati Alec, e goditi un po’ la vita” rispose il nephlim “Facciamo al primo che arriva al lago” aggiunse, poi si voltò e iniziò a correre, subito seguito da Jace, Alec e Clary. Simon protestò dicendo che erano dei baroni, ma infine iniziò a correre, stringendo la mano di Isabelle che correva due volte più veloce del mondano. Per ultima partì Lucy, la vampira, dotata di velocità di molto superiore alla media superò tutti in pochi secondi, facendo la linguaccia al nephlim dai capelli platino mentre gli sfilava accanto, come sospinta dal vento. Erano quasi arrivati al lago quando, in una scintillante nuvola azzurra Magnus si materializzò davanti a loro. Lucy gli finì quasi addosso, ma riuscì a fermarsi e cadde a terra schiacciata da Sebastian, Alec e Jace.
“Ho vinto!” esclamò lo stregone sorridendo raggiante. Alec si rialzò, un sopracciglio alzato, mentre fissava il suo ragazzo in piedi di fronte a lui a pavoneggiarsi. Il nephlim spinse fulmineo lo stregone, che cadde in acqua inzuppandosi
. “Alexander Lightwood, tu…” disse Magnus minaccioso, poi scoppiò a ridere e schioccando le dita creò un’andata di acqua gelida che investì tutto il resto del gruppo. Lucy non si sentiva così felice da tempo, strinse la mano di Sebastian e lo attirò a se. Le loro labbra si incontrarono come vecchie amiche che tornano a frequentarsi.
“Mi sei mancata” le sussurrò all’orecchio, prima di immergersi di nuovo nel loro bacio.


 

***
 

angolo autrice: allora, innanzitutto, voglio scusarmi per il ritardo... COMPITI!!! poi volevo dirvi che in questo capitolo ho
dipinto i ragazzi come "quasi teenager normali"che si divertono insieme
prima di fiondarli in una nuova avventura,
ma non voglio anticiparvi niente, spero ceh continuerete a leggere
la storia e, se vi va, recensite, ne sarei felice,
MadreDeiDraghi

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Capitolo 18
*** tenebre ***


Stavano seduti sui tavolini in legno di un bar dentro al parco, sorseggiando tè, quasi tutti, e chiacchierando tra loro, come normali adolescenti che si incontrano per uscire insieme. Magnus sapeva che le cose non sarebbero state così per sempre, sentiva dentro di se che qualcosa non andava, che presto quella quiete sarebbe stata rotta da qualcosa di terribile. Difatti poco dopo delle grida li richiamarono, provenivano da un luogo imprecisato alla loro sinistra e lo stregone era consapevole che fossero grida di mondani. Scattò in piedi ed esclamò: “Dobbiamo andare a vedere quello che sta accadendo”. Tutti gli altri nel frattempo si erano alzati e ora avevano iniziato a correre verso le urla. Jace era in testa e guidava il gruppo, ad un tratto si fermò. Gli altri lo sentirono gemere e quando giunsero lì capirono il perché di tante grida. Un enorme demone blu notte si ergeva dinnanzi a loro, dalla bocca gigantesca colava bava che quando toccava terra la corrodeva, i denti aguzzi erano migliaia e taglienti come rasoi mentre sul corpo del demone si intravedevano gigantesche spine e una lunga coda che terminava in una palla irta di aculei che Sebastian sospettava fossero velenosi. E la cosa peggiore di tutti era che a giudicare dalle grida, anche i mondani riuscivano a vederlo. Seppur spaventoso il demone non sembrava intenzionato ad attaccarli, bensì sembrava che li stesse aspettando.
“Benarrivati, nephlim” disse quest’ultimo con voce strascicante “Vi stavo aspettando”. I ragazzi lo guardarono stupiti, poi estrassero le spade angeliche, pronti a combattere. “Calmatevi, calmatevi! Non sono qui per uccidervi, più o meno” continuò il demone, incurante delle armi che brillavano tra le mani degli shadowhunters “Sono qui per portarvi un messaggio:
il passato sarà ripetuto
l'immortalità ancora una volta sarà donata
o la specie dei nephlim invevitabilmente cadrà
e dei demoni il mondo sarà

 
Magnus aveva già sentito molte profezie, ma nessuna era mai stata neanche lontanamente paragonabile a quella, “il passato sarà ripetuto” era la parte peggiore.
“Chi ci manda questo messaggio?” domandò lo stregone. Il demone blu notte rise.
“Non riconosci la firma di tuo padre, Magnus!?” replicò. Prima che un’altra sola parola potesse essere proferita l’oscurità calò sulle menti degli shadowhunters.

“Dove siamo?” chiese Alec sbattendo le palpebre. Il mondo attorno a loro era completamente distrutto, rosso e nero invadevano completamente quella dimensione che tutti loro conoscevano bene, ad eccezione di Lucy.
“No, non di nuovo! La dimensione demoniaca, siamo di nuovo qui!” esclamò Sebastian prendendosi la testa tra le mani e accasciandosi a terra. Lucy vide Magnus stringersi ad Alec e chiedergli scusa, Simon trattenere il fiato e Isabelle, accanto a lui, stringergli la mano, Clary e Jace, infine, sembravano essere gli unici abbastanza lucidi, sebbene dai loro sguardi si potesse intuire che anche loro erano molto provati. “Ora che si fa?” domandò ad un tratto Isabelle, scuotendosi dal suo torpore. Magnus scosse il capo.
“Se mio padre ci ha mandati qui, vuol dire che c’è qualcosa da fare”. In lontananza sentirono ululati e ringhi di demoni che si avvicinavano.
“Meglio andare” disse Jace incamminandosi verso una grotta che loro ben conoscevano, tutti lo seguirono, ancora frastornati.


 
***
angolo autrice:
allora, finalmente sono riuscita ad aggiornare u.u
per prima cosa voglio ringraziare
tutti coloro che hanno aggiunto la mia storia alle seguite o alle
preferite, sono davvero contenta,
se mi voleste lasciare il vostro parere con una recensione ve
ne sarei grata :) :),
MadreDeiDraghi

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Capitolo 19
*** bentornati a Edom ***


L’interno era buio. L’aria era appena respirabile. Alec sorreggeva Magnus, lo stregone appariva già privo di forze, la fronte sudata e il battito veloce erano gli unici sintomi che testimoniavano la vita che scorreva in lui.
“Mi dispiace tanto” continuava a sussurrare Magnus, la mano del nephlim gli carezzava la testa, le dita, marchiate da migliaia di piccole cicatrici argentee, gli passavano tra i capelli, ben presto lo stregone si abbandonò al sonno, conservando un briciolo di forze. “Che facciamo Jace?” sussurrò alla fine lo shadowhunters dagli occhi azzurri, frustrato. Il parabatai sollevò le spalle. “Credo che per prima cosa dovremmo cercare di capire perché Asmodeo ha deciso di manadarci qui, di nuovo” rispose poi, socchiudendo appena le palpebre.
“Maledizione!” esclamò d’un tratto Sebastian, scattando in piedi di colpo “È tutta colpa mia: se siamo qui, se Magnus sta male…” concluse. Clary lo guardò seria: “La colpa  non è tua, e lo sai bene, è stato Valentine a costringerti a fare tutto ciò che hai fatto!”.
Ricordava bene i mesi che succedettero la fine della guerra, all’inizio pensava che suo fratello fosse morto, e ne era quasi felice, anche se, il rimorso di aver abbandonato il suo corpo a Edom proprio quando i suoi occhi erano diventati verdi la divorava giorno dopo giorno. Alla fine, qualche settimana dopo il matrimonio di Luke e Jocelyn, un varco si era aperto nella sua stanza. una voce profonda aveva invaso l’ambiente, le luci spente. “Clarissa Morgenstern, tuo fratello torna a te per volontà di sua madre, Lilith” aveva detto. Poi silenzio, finché ad un tratto dal varco era spuntata la bionda chioma di Sebastian. Il suo corpo si era accasciato a terra, inerme, ma vivo; e quando aveva aperto gli occhi, Clary era sobbalzata. Erano verdi.
“Allora, cosa credete che dobbiamo fare?” domandò Simon distogliendola dai suoi pensieri lontani e riportandola al presente. La voce del mondano tremava, come tutto il resto del suo corpo, evidentemente ripensava ai loro ultimi istanti in quella dimensione, quando Asmodeo gli aveva rubato la memoria. Clary lo fissò, un misto di angoscia e paura negli occhi: “L’unica cosa che so e di cui sono pienamente convinta e che c’è qualcosa che non va, qualcosa che il padre di Magnus non ha accettato…”. Isabelle aprì gli occhi chiusi di scatto. “… e l’unica cosa che può averlo infastidito è il fatto che Simon ha recuperato la memorie che lui gli aveva peso” completò la mora sussultando. Le parole colpirono Lucy come una freccia, non era mai stata a Edom prima, ma ora iniziava a capire perché tutti erano così terrorizzati all’idea di essere tornati.
“Il demone ci aveva detto –l’immortalità sarà donata ancora una volta- cosa intendeva?” chiese la vampira. Mille domande e poche risposte. Clary scosse il capo come il resto del gruppo.
“Probabilmente si riferiva all’immortalità che Simon aveva donato ad Asmodeo per uscire da questo mondo” rispose con incertezza Jace. “Okay” concesse Lucy “Ma allora come farà a donarla ancora una volta se non l’ha più?”. La nephlim si rabbuiò mentre un’incertezza la invadeva.
“Dovrò tornare a essere un vampiro...” capì infine Simon, fissando gli occhi in quelli di Isabelle che lo guardava spaventata.
“E l’unico modo per farlo” riprese il ragazzo “È che sia tu a mordermi” concluse indicando Lucy.

 
***
angolo autrice:
eccomi di nuovo qui, con un nuovo capitolo
pronto per voi!!
I nostri protagonisti sono di nuovo a Edom
(che sfiga XD) non sono cattiva, solo... PERFIDA ù.ù
vorrei ringraziare SpadaCercatore29430, Marty Evans,
Lucian Blackwolf, Lovely_book, Hope Carter,
Clary G e Bordons per aver inserito la storia tra le seguite,
con questo vi saluto,
MadreDeiDraghi

P.S. se commetto qualche errore sul mondo di Edom
vi prego di scrivermelo, lo correggerò al più presto, ho letto
Città del Fuoco Celeste tempo fa, quindi non ricordo tutto bene,
e siccome il libro non era mio...
 
 

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Capitolo 20
*** luce nelle tenebre ***



 

“No!” scattò subito la ragazza indietreggiando, gli occhi smeraldini che dardeggiavano per la stanza “Ti prego, Simon, non puoi chiedermi questo”.
Il mondano la fissò desolato, il messaggio era chiaro “mi dispiace tanto, neanche io voglio tornare a essere un vampiro”. Lucy sentì le lacrime affiorarle agli occhi, ma le ricacciò giù, non si sarebbe mostrata debole un’altra volta. Annuì riluttante.
“Seguimi” disse poi a Simon, inoltrandosi nella caverna. Quando furono abbastanza distanti dal luogo in cui si trovavano gli altri Lucy espresse tutti i suoi pensieri: “E se non riuscissi a fermarmi? E se…” il ragazzo non la lasciò terminare, abbracciò la vampira stingendola a se, mentre le lacrime iniziavano a rigarle il viso.
“Ce la puoi fare, io mi fido di te” la rassicurò Simon prendendole una mano, poi l’avvicinò al suo collo e la posò lì. Lucy sentiva i battiti del cuore del mondano, battiti che presto non avrebbe avuto più. Ancora una volta la ragazza annuì. I canini spuntarono dalle gengive, affilati e terribili, la ragazza, con estrema delicatezza, si portò sopra Simon, con un colpo deciso recise infine la pelle morbida del collo.

Poco dopo i due tornarono nella parte della caverna in cui si trovavano gli altri, Lucy trasportava di peso Simon. Lo adagiò a terra, proprio davanti ai piedi di Isabelle che gemette.
“Ho fatto quello che mi aveva chiesto di fare” disse, sembrava che un automa si fosse impossessato del suo corpo, per questo Sebastian si alzò e andò a prenderla per mano, e mentre Simon era scosso da spasmi che precedevano la trasformazione, il nephlim dai capelli platino la portò in un’altra piccola caverna, addentrandosi ancora più in quel luogo.
“C’è dell’acqua” esclamò sorpresa la vampira avvicinandosi allo specchio cristallino e immergendovi una mano. Sorrise, quella era la prima cosa buona di quel posto.
“Sei stata brava” le disse Sebastian chinandosi accanto a lei, poi le scostò un ciuffo ribelle dal viso e, son delicatezza la avvicinò il volto al proprio. Le loro labbra si intrecciarono in un miscuglio di amore, rabbia e sangue.
“Ti amo” le disse il nephlim lasciandola andare. In tutta risposta la ragazza si sfilò la maglietta rimanendo in reggiseno e i pantaloni, poi si tuffò nell’acqua, avrebbe tanto voluto sentire se l’acqua era fredda o calda, invece provò solo un formicolio indistinto che la lasciò deluse. Poi Lucy fissò gli occhi verdi dello shadowhunters che aveva innanzi, era così bello anche con la polvere a increspargli i crini platino.
“Tu che fai, non vieni?” gli domandò schizzandolo. Un attimo dopo Sebastian si era tuffato nell’acqua arrivando poi accanto a lei, il ragazzo rabbrividì visibilmente, dopo di che attirò la vampira a se e le domandò d’un fiato: “Riprendiamo da dove avevamo interrotto?”. Lei rise, poi fece come lui le aveva chiesto.



 
angolo autrice:
scusate per il ritardo, ho avuto da fare ultimamente,
spero che il capitolo vi sia piaciuto,
se volete lasciate una recensione ne sarei molto felice,
alla prossima,
MadreDeiDraghi

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