Desperate Measures

di Evil_Queen2291
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Traduzione di un lavoro originale di Alaska829Snow. https://www.fanfiction.net/s/9255020/1/Desperate-Measures

“Allora, avete intenzione di dirmi di cosa volevate parlarmi?” chiese Henry alle sue madri, mentre gli sedevano di fronte, al tavolo, in silenzio e terribilmente a disagio. “Oppure avete intenzione di starvene sedute lì a fissarvi?”
 
Normalmente, Regina avrebbe rimproverato suo figlio per il sarcasmo al-limite-dell’irrispettoso. Ma questa non era una circostanza normale; non era un giorno qualsiasi. Era perfettamente consapevole di non essere nella posizione ideale per cominciare quella conversazione in modo aspro. Non era affatto il modo in cui voleva andassero le cose.
 
E, ad esser completamente onesti, Henry aveva ragione. Dopo tutto erano seduti al tavolo da quasi cinque minuti e non avevano detto una sola parola.
 
“No,” la ex regina deglutì. “Stiamo per dirtelo.”
 
E voleva dirglielo, più di qualsiasi altra cosa. Ma le sembrava che fossero stati separati per così tanto tempo. Era sul punto di chiedersi se avesse dimenticato come parlare al ragazzo che aveva cresciuto per dieci anni.
 
“Cosa c’è che non va?” chiese Henry.
 
Lanciò uno sguardo verso Emma, perfettamente consapevole che stessero pensando la stessa cosa: loro figlio ne aveva passate talmente tante di recente che automaticamente aveva ipotizzato il peggio.
 
“Non è una cosa brutta,” gli promise Emma, dopo aver cambiato posizione sulla sedia. “Riguarda, ecco, riguarda…noi.”
 
“Noi?” ripeté Henry, chiedendo ulteriori spiegazioni.
 
“Me e tua madre.”
 
Cos’è che vi riguarda?”
 
Avevano fatto pratica per questa conversazione ad alta voce – avevano ripetuto le cose da dire l’una all’altra per settimane. Ma Regina sentiva il loro piano andare a rotoli. Due donne adulte, che non volevano altro che rendere felice il loro bambino, stavano velocemente crollando di fronte al suo sguardo sconcertato.
 
“Henry” esordì Regina, come se stesse cercando di riportare tutti al copione, “hai notato come ultimamente stiamo andando particolarmente d’accordo?”
 
“Certo, ovvio che l’ho notato!
 
“E non è…non è una cosa positiva?”
 
“Sì, ma è successo perché tu non hai più la magia e le cose sono migliorate, esattamente come avevo detto. Avreste dovuto semplicemente permettermi di farla saltare in aria al pozzo.”
 
“Ragazzino” lo avvisò duramente Emma “tua madre è stata quasi uccisa… Niente di quello che le hanno fatto, compreso toglierle la magia, è stato neppure lontanamente a posto”
 
“Non intendevo in quel senso” Henry fece marcia indietro, guardando il tavolo. “So che ti hanno fatto del male, mamma.”
 
“Non preoccuparti, tesoro. Capisco perché sei felice che non abbia più la magia. Ma questo… non è la sola cosa ad esser cambiata ed è di questo che vogliamo parlarti.”
 
“Cos’altro è cambiato?”
 
Regina aveva la sensazione che avrebbe potuto scrivere un libro su tutto quello che era cambiato.
 
Il suo intero mondo era stato girato sottosopra, e lei era ancora in fase di adattamento.
 
Aveva dovuto adattarsi alla vita dopo il viaggio verso L’Isola Che Non C’È; alla vita dopo aver salvato l’intera città e suo figlio da rapitori folli.
 
Aveva dovuto adattarsi ad una vita senza magia – una vita senza la tentazione di usare un potere che le appariva sulla punta delle dita.
 
Doveva andare a dormire tutte le sere implorando che gli incubi la lasciassero in pace – incubi di terribili scosse elettriche che le attraversavano il corpo – incubi del sapore della morte nella sua bocca.
 
Ma, nonostante tutto, era stato molto più facile di quanto aveva pensato.
 
Perché aveva Emma.
 
Guardò la bionda seduta al suo fianco. E nonostante tutte le volte in cui avevano ripetuto questa conversazione, non era ancora in grado di trovare le parole giuste per spiegarlo ad Henry.
 
“Sto uscendo con tua madre” sputò fuori Emma, decidendo di spezzare la scomoda tensione il più velocemente possibile. “Abbiamo aspettato a dirtelo. Abbiamo aspettato perché volevamo essere sicure che funzionasse tra di noi. Ma sta funzionando… ed era arrivato il momento di dirtelo.”
 
Fu il turno di Henry di rimanere in silenzio mentre digeriva mentalmente l’informazione. Regina non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Mentre lo guardava, aspettando che dicesse qualcosa – la sua mente vagò fino a quella notte sulla nave: la notte che aveva cambiato tutto tra lei e la salvatrice.
 
Era stata la notte in cui avevano pianto l’una tra le braccia dell’altra, entrambe così spaventate dall’idea di perdere loro figlio – cercando entrambe di ricordare le ultime parole che gli avevano detto, facendo a turno nel rimproverarsi per come erano andare le cose.
 
Era stata la notte in cui avevano realizzato che erano più i tratti in comune che le differenze tra di loro.
 
Era stata la notte in cui si erano innamorate.
 
No” finalmente disse Henry, facendo corrugare le sopracciglia ad entrambe.
 
“Cosa significa no?” chiese Emma.
 
“Tamara è morta; tu dovresti stare con Papà adesso.”
 
“In quante lingue diverse devo dire che non ho intenzione di tornare con Neal?”
 
“Henry” insistette Regina, nonostante il dolore per esser stata rifiutata. “Capisco che sia molto da digerire. Ma Emma è…”
 
“È cosa?” la interruppe. “La salvatrice. Lei è la salvatrice e tu sei…”
 
“Non pensare nemmeno a finire quella frase con ‘cattiva’, ragazzino.”
 
“Ma lei è il mio vero amore,” spiegò disperatamente Regina, implorandolo con gli occhi affinché comprendesse. “Non è questo che volevi per entrambe? Che trovassimo il vero amore”
 
“Il vero amore di Emma è mio padre” insistette, indifferente alle sue suppliche, “ed il tuo è morto
 
“La vita non è così semplice,” gli spiegò Emma, mentre afferrava la mano di Regina sotto il tavolo. “Vorrò sempre bene a tuo padre, ma non lo amo più. Ed il fatto che tua madre abbia perso Daniel non significa che non debba avere più la possibilità di amare nessun altro.”
 
“Okay, ma non significa nemmeno che ami te.”
 
“Ma è così, Henry. Io amo davvero Emma.”
 
“Ma non è così che deve andare,” dichiarò, alzandosi in piedi. “E lo dirò a David e Mary Margaret.”
 
“Lo sanno già. Credi che avrei nascosto una cosa del genere ai miei genitori?”
 
“E sono felici?”
 
“Sanno che Regina è cambiata. Lo hanno visto di persona, esattamente come lo hai visto tu.”
 
“Ma questo non significa che ne siano felici” insistette. “Sono d’accordo con me, non è vero?”
 
“No” gli disse, in modo non troppo convincente. Regina non poté fare a meno di ammirare il suo tentativo, sebbene sapesse che Henry se ne sarebbe accorto immediatamente.
 
“Stai mentendo, ed è letteralmente l’unica cosa che voi due fate sempre. È l’unica cosa che avete in comune.”
 
“Henry,” Regina lo chiamò con un certo senso di urgenza nella voce, “ti prego, resta e parliamone.”
 
“Vado all’appartamento adesso.”
 
Entrambe lo guardarono andare via, nessuna delle due sicura su cosa fare per fermarlo, per fargli cambiare idea. Rabbrividirono contemporaneamente quando la porta della villa sbatteva, chiudendosi.
 
“Bene, direi che è andata benissimo,” Emma fu la prima a rompere il silenzio. “Stai bene?”
 
“Non lo accetterà mai” Regina non riuscì a nascondere il suo atteggiamento disfattista. “Non so perché mi aspettassi qualcosa di diverso. C’era una parte di me che pensava addirittura che ne sarebbe stato felice. Non posso credere che dopo tutto questo tempo…possa illudermi così.”
 
“No, anch’io pensavo la stessa cosa. Ma…se ne farà una ragione. Si tratta di Henry – vuol bene ad entrambe. Ha solo bisogno di abituarsi all’idea.”
 
“Ne dubito fortemente. È piuttosto ossessionato dall’idea di te e Neal.”
 
“Beh, prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con la realtà. È successo prima. Se non gli avessimo detto nulla e ci avesse scoperte, sarebbe stato peggio. È solo…fissato col vivere in questo modo irrealistico delle fiabe.”


“E come proponi che io possa competere con tutto questo? Con la perfetta immagine di famiglia delle fiabe che si è creato?”
 
Era il tema ricorrente della sua vita, il fatto di essere quasi abbastanza. Quasi abbastanza perché Cora potesse amarla. Quasi abbastanza per poter salvare Daniel. Quasi abbastanza per una seconda opportunità. Quasi abbastanza per suo figlio.
 
“Mi prendi in giro? Non c’è competizione tra te e Neal. L’immagine che Henry ha in testa non è reale.”
 
“Potrebbe anche esser vero, ma non cambia il fatto che ora ha un motivo in più per avercela con me. Tutto questo rientra perfettamente nel suo schema, in cui io solo malvagia. Ho rovinato con le mie stesse mani il suo lieto fine separando i suoi genitori.”
 
“Prima di tutto, non ci ha separati – siamo stati separati per anni. Poi, noi siamo i suoi genitori; tu ed io. Questo è il suo lieto fine, anche se non lo sa ancora. È arrabbiato con entrambe e Neal…Neal è una sorta di stupido eroe ai suoi occhi.”
 
“I tuoi genitori sono d’accordo con Henry. Andrà da loro ed otterrà il loro appoggio. Anche loro ti vogliono con Neal.”
 
“Se pensi che mi importi qualcosa di quello che gli altri vogliono da me, non hai fatto neppure lontanamente attenzione.”
 
So che non ti importa…diversamente non saremmo arrivate a questo punto. Non avremmo mai fatto questa conversazione.”
 
Emma portò le braccia attorno alle spalle di Regina, rassicurandola, e lei era più che pronta ad appoggiarsi a quell’abbraccio.
 
“Hey” le disse Emma, sottovoce, “credevi davvero in quello che gli hai detto?”
 
“Quale parte?”
 
“Che io…sono il tuo vero amore?”
 
“Ho pensato che potesse essere utile se gli avessi parlato nel linguaggio delle fiabe dal momento che di solito funziona con lui. Ho pensato che avrei potuto fare in modo che anche lui la vedesse in quel modo.”
 
“È stata una buona idea” concordò Emma. “Ma non hai risposto alla mia domanda.”
 
“Sì” sussurrò, consapevole delle proprie insicurezze in quel momento. Non era sicura che fosse giusto ammettere quello che provava – così aggiunge, “Mi dispiace”
 
“Perché diamine ti scusi?”
 
“Perché, in tutta onesta, sembra davvero assurdo.”
 
“Per gli altri, forse. Ma non per me.”
 
Davvero?
 
“L’ho capito nel momento in cui pensavo ti avessimo persa per sempre. Riesco ancora…ancora a sentire l’odore di quella stanza, sai. Riesco ancora a sentirti morire tra le mie braccia. E non avevo idea del perché fosse la cosa più devastante che mi fosse mai successa…ma lo era.”
 
Le immagini le tornarono alla mente come un fiume in piena: svegliarsi con le lacrime della salvatrice che le scorrevano sul viso, mentre urlava che non poteva morire – l’immagine di Emma ricoperta dal sangue di Tamara.
 
“Alle volte il disinteresse per la tua stessa vita mi spaventa. Alle volte spero davvero che tu smetta di combattere per me, Emma.”
 
“Fanculo. Non succederà mai. E tu farai lo stesso per me.”
 
Era vero – e Regina era altrettanto spaventata nel sapere cosa avrebbe potuto fare per Emma. Perché non era molto brava ad amare le persone e sembrava che riuscisse a farlo nel modo sbagliato ogni volta. Ma, per la prima volta dopo tanto tempo, voleva provare a farlo nel modo giusto.
 
“Allora” disse Emma “dobbiamo pensare ad un modo più veloce per far capire che questa relazione non è una pagliacciata. Perché neppure nostro figlio, che crede nel bene e tutto il resto, crede in noi.”
 
 
 
Spesso Emma cercava di vedere le cose nel modo in ‘la salvatrice’ avrebbe dovuto. Ma oggi, come la maggior parte delle volte, non ci riusciva.
 
Oggi era arrabbiata – ed aveva la sensazione di avere tutto il diritto di esserlo.
 
La sua famiglia le aveva chiesto mille volte di aver fede in loro durante l’ultimo anno – le avevano chiesto di accettare il suo destino in quanto parte integrante del panorama di Storybrooke. E lo aveva fatto, volta dopo volta. Volta dopo volta aveva era stata al loro fianco.
 
Ma ora, quando aveva bisogno che la sua famiglia fosse al suo fianco, non ci erano riusciti. Non riuscivano ad esserle di supporto. E l’ultima persona da cui se lo sarebbe aspettato era suo figlio – il ragazzino che le aveva cambiato la vita in meglio.
 
Era terribilmente frustrante come nonostante Regina ci provasse con tutte le sue forze, nessuno vedesse quello che Emma riusciva a vedere.
 
Aveva bisogno di una prova… una prova che tutto questa stava andando esattamente come avrebbe dovuto; che il Cavaliere Bianco e la Regina Cattiva erano innamorate.
 
Ma l’amore, questo lo sapeva, non era visibile, non si poteva toccare.
 
Pensò ai suoi genitori – a come tutti accettassero il loro amore come vero amore. Come questo fosse tutto quello che voleva – perché sapeva quanto Regina lo volesse, quanto Regina lo meritasse.
 
Pensò ai suoi genitori.
 
Forse poteva provarlo.
 
Aveva momentaneamente dimenticato che nel mondo mondo bizzarro ed incasinato in viveva, l’amore era visibile, si poteva toccare. O, almeno, lo era il vero amore.
 
Accelerò il passo mentre camminava per le strade di Storybrooke.
 
Perché lei poteva provarlo.
 
 
 
Emma spalancò la porta del negozio del signor Gold dopo aver praticamente attraversato di corsa tutta la città.
 
“Ho bisogno del tuo aiuto” dichiarò, con le mani suoi fianchi “con la magia.”
 
L’uomo dietro al bancone, il nonno di suo figlio, il padre del suo primo amore, la guardò in modo scettico.
 
“Mi dispiace… ma perché non chiedi alla tua fidanzata di insegnarti? Mi sembra la candidata perfetta.”
 
“No, ho bisogno che tu prepari qualcosa per me. Sei tu quello che fa le maledizioni, no?”
 
“Una maledizione” le chiese. “Che tipo di maledizione potrebbe mai servirti?”
 
“Una maledizione del sonno.”
 
“Hai davvero passato un bel po’ di tempo con Regina, non è vero?” ridacchiò. “Le stai facendo dichiarazioni di malvagità in questi giorni?”
 
“Senti, non sono decisamente dell’umore giusto per i tuoi commenti; ho solo bisogno di quella dannata maledizione. Puoi farla o no?”
 
“Ovviamente posso. La domanda è se devo farla”
 
“Devi e lo farai.”
 
“E chi di preciso la salvatrice ha intenzione di condannare al sonno eterno? Onestamente, sembra un po’ fuori dai tuoi standard.”
 
Dirgli la verità era un rischio – ma sua mente stava lavorando velocemente, ed aveva già pensato a come avrebbe fatto a convincerlo a fare esattamente quello che voleva. E questo, di per sé, bastava a ridurre il rischio di dirgli la verità.
 
“È per me.”
 
“Te? La vita con la nostra regina è così orribile che hai bisogno di ricorrere a qualcosa di tanto drastico?”
 
“No.”
 
“Beh, sembra davvero un modo incredibilmente plateale per rompere con qualcuno.”
 
“Sta zitto” sbottò. “Non sto rompendo con lei.”
 
“Beh, mi dispiace…Ma non ho intenzione di darti nulla a meno che tu non mi dica perché ti serve. Soprattutto perché ti stai comportando in modo particolarmente sospettoso.”
 
“Diciamo che mi serve per dimostrare qualcosa.”
 
L’uomo che si faceva chiamare Rumpelstilstkin sembrò momentaneamente perplesso. Ma non ebbe bisogno di molto tempo per ricomporre il quadro.
 
“Stai cercando di dimostrare che Regina è il tuo vero amore? Vuoi che lei ti svegli? Così potrete essere come i tuoi genitori?”
 
“Non sono affari tuoi.”
 
“Ho saputo quanto bene sia andata la vostra confessione ad Henry” le rivelò, certo che i suoi sospetti fossero giusti. “È un piano decisamente originale, ma non posso dire di approvarlo.”
 
“Bene, allora presumo che sia una cosa positiva il fatto che non mi interessi la tua approvazione.”
 
“E dimmi, cara, perché dovrei aiutarti a dimostrare che non c’è speranza per una seconda possibilità fra te e mio figlio?”
 
“Perché se non lo farai, metterò su un bel po’ di cose orribili e dirò a Neal che è colpa tua. Gli dirò che non sei in grado di cambiare e che lui non dovrebbe darti nessun’altra possibilità.”
 
“Non gli mentiresti.”
 
“Ne sei sicuro? Vuoi davvero rischiare l’ultima possibilità che hai di andare d’accordo con lui?”
 
“Mi stai minacciando?”
 
“Forse ho davvero passato un bel po’ di tempo con Regina” gli sorrise vittoriosa, appoggiandosi al vetro del bancone. “Oppure ho sempre avuto un po’ di cattiveria dentro di me. In entrambi i casi, la scelta è tua. Aiutarmi o rischiare e magari scoprire a chi crederà Neal tra noi due.”
 
“Molto bene allora” si arrese l’uomo. “Penso di non aver possibilità di scelta in questo caso.”
 
Con una semplice rotazione del polso ed una piccola nuvola di fumo viola, una boccetta di liquido apparve nelle sue mani.
 
“E qual è il prezzo per questa?”
 
“Il prezzo?” sbuffò. “Il prezzo è il rischio che stai correndo di sbagliarti su di lei”
 
“Non mi sbaglio. Mi ama.”
 
“Anche se fosse vero, era la Regina Cattiva. Ha reso nero il suo cuore ed è rimasto tale per molto tempo. Serve un cuore puro per svegliare qualcuno da una maledizione così potente.”
 
“Il suo cuore è abbastanza puro da salvarmi.”
 
“Spero tu abbia ragione. Dopo tutto… con te fuori dai giochi, Neal, Henry ed io saremmo una famiglia davvero adorabile. Non credi?”
 
“Certo, mi dispiace ma no; prima dovresti uccidere Regina.”
 
“Se davvero ti ama quanto dici, e se non potesse svegliarti…Non avrò bisogno di ucciderla. La conosco abbastanza bene da sapere che non sopravvivrebbe mai ad una cosa del genere.”
 
Per la prima volta, Emma ebbe un momento di paura. L’ultima cosa che voleva era ferire di nuovo Regina.
 
Ma non aveva intenzione di permettere a se stessa di pensare in quel modo.
 
Perché lei credeva in loro; anche se nessun altro lo avrebbe fatto, lei ci credeva davvero.
 
E questo piano era l’unico modo.
 
“Mi sveglierà” affermò la salvatrice, con certezza. “E spero che tu sia lì per vederlo. Spero che tutta la fottuta città sia lì a vederlo. Ora dammi quella dannata maledizione e sbrighiamoci.”
 
Gli strappò la boccetta dalle mani, marciando fuori dal negozio. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Emma sedeva nella sua stanza, impegnata in un’intensa sfida di sguardi con la maledizione del sonno. Sfida che stava perdendo.
 
Continuava a tenere la boccetta tra le dita mentre cercava di convincere se stessa di non essere spaventata.
 
Era successo a sua madre, era successo a suo padre ed era successo a suo figlio. Tutti e tre erano stati in quella stanza infuocata – ed erano sopravvissuti tutti. Erano tornati tutti indietro.
 
Non vedeva alcuna ragione per la quale lei non avrebbe potuto fare lo stesso.
 
Nonostante la sua sicurezza, tutto quello che davvero voleva era parlare con Regina; voleva sentire l’unica voce che, in qualche modo, riusciva sempre a calmarla. Emma voleva dirle di fidarsi di lei, di darle l’opportunità di sistemare le cose.
 
Ma Regina non sarebbe riuscita a vedere il valore di questo piano – tutto quello che la sua regina avrebbe visto sarebbero state le possibilità che qualcosa andasse nel modo sbagliato.
 
Erano poche possibilità, disse Emma a se stessa. Ma Regina sarebbe stata ugualmente furiosa.
 
Assolutamente no, le avrebbe detto. Non rischieremo la tua vita, la nostra felicità, per dimostrare qualcosa.
 
Sorrise brevemente all’idea che, nonostante fossero passati solo due mesi, riuscisse già ad avere un’intera conversazione con Regina nella sua testa. Poteva anticipare perfettamente come la bruna avrebbe risposto; poteva visualizzare tutte le distinte espressioni facciali che avrebbe assunto.
 
In quel momento quell’abilità le era particolarmente utile – perché Emma sapeva che non poteva parlare con Regina, indipendentemente da quanto lo desiderasse. Regina si sarebbe accorta immediatamente che qualcosa non andava. Tanto Emma conosceva Regina, quanto Regina conosceva Emma. Mentire non era un’opzione utilizzabile nella loro relazione.
 
Pensò che ci fosse una sola cosa che potesse fare: lasciare tracce. La salvatrice prese un pezzo di carta e scrisse quattro semplici parole. Piegò il foglio, lo mise in una busta e scrisse sopra il nome di Regina.
 
Tutto questo faceva sembrare il suo piano più reale. Stava succedendo davvero.
 
Dopo, svuotò il contenuto della boccetta nel suo bicchiere d’acqua. Non poteva entrare nel salotto con un incantesimo in mano – i suoi genitori potevano essere ingenui, ma non erano completamente stupidi. E se avessero capito quello che stava facendo, avrebbero provato anche a fermarla.
 
Era reale – stava succedendo adesso. Nessuno poteva fermarla.
 
Lei era la salvatrice. Poteva combattere i draghi. Poteva impugnare una spada. Poteva arrampicarsi sulle piante di fagiolo. Il suo cuore era letteralmente bloccato nel petto, impossibile da rimuovere.
 
Poteva farcela.
 
Regina Mills era la regina. Era il sindaco. Era determinata. Era stata all’infero per tornare volta dopo volta. Era in grado di amare più profondamente di chiunque altro Emma avesse mai conosciuto.
 
Loro potevano farcela.
 
 
 
Emma aprì la porta della sua camera da letto e trovò i suoi genitori sul divano del salotto – David, appena tornato dal suo turno, fu il primo a notarla.
 
“Pensavo che dovessi essere a lavoro?”
 
“Ho chiesto a Ruby di sostituirmi” fu la sua sola spiegazione. “Dov’è Henry?”
 
“Ha detto che aveva un progetto su cui lavorare dopo scuola, ma dovrebbe arrivare presto” le spiegò sua madre, guardando l’orologio sulla parete. “Neal sta venendo a casa con lui.”
 
“Ok, perfetto.”
 
“Stai bene?” le chiese David, notando l’espressione inquietantemente neutra sul viso di sua figlia.
 
“Quando Regina arriverà qui assicurati di darle questo” gli disse, mentre posava la busta sul tavolino da caffè.
 
“Regina sta venendo qui?” le chiese Snow, inclinando la testa con fare interrogativo. “Qui?
 
Emma notò la nota di disappunto in sottofondo al commento. I suoi genitori pensavano che lei stesse infrangendo una delle loro regole implicite: Niente Regina Cattiva in casa. Se vuoi fraternizzare con il nemico, non farlo sotto il nostro tetto.
 
“La chiamerete tra qualche minuto e le chiederete di venire.”
 
“Ma davvero?”
 
“Per la cronaca, speravo davvero che ci fosse un altro modo.”
 
Guardò lo scambio di sguardi dei suoi genitori, che sembravano cercare qualche sorta di indizio l’uno dall’altro.
 
“Emma” insistette David “di cosa stai parlando? Un altro modo per fare cosa?”
 
Aveva aspettato tutta la vita per una qualche forma di lieto fine. Ed anche se i suoi genitori erano letteralmente una favola, non era ancora sicura su cosa credere.
 
Tranne che nel controllo; credeva nel prendere il controllo della situazione. Credeva che le persone spendessero un sacco di tempo nel dirle chi avrebbe dovuto essere. Credeva che fosse il momento di rispondere – di mostrare a Storybrooke chi fosse davvero.
 
Non rispose alla domanda di suo padre.
 
Semplicemente portò il bicchiere alle labbra e bevve.
 
La stanza cominciò a ruotare su se stessa.
 
Cadde all’indietro sul divano.
 
Vide oscurità.
 
Ed allora tutto quello che riuscì a sentire fu calore.
 
 
 
Regina stava cercando con tutte le sue forze di essere paziente con le pessime abitudini di Emma. Ma una di quelle che le dava davvero ai nervi era l’incredibile capacità della bionda di essere sempre in ritardo.
 
Il sindaco rimase in piedi sul marciapiedi fuori dalla stazione, aspettando che lo sceriffo si facesse viva per lavorare. Emma l’aveva pregata la sera prima di farle compagnia e ‘salvarla dalla noia di un turno pomeridiano infrasettimanale’.
 
La regina cominciava ad essere insofferente quando il suo cellulare suono ed apparve il nome di Emma.
 
Nonostante la sua irritazione, sorrise al pensiero della voce piagnucolante della sua fidanzata all’altro capo. Era sicura che ci sarebbe stata qualche complicata storia su come Henry o i suoi genitori l’avessero trattenuta. Anche se Regina odiava i ritardi di Emma, amava il modo estremamente teatrale in cui le raccontava quelle storie.
 
Aprì la chiamata ed assunse un finto tono di serio disappunto. “Tu mi hai chiesto di farti compagnia a lavoro e tu sei in ritardo di venticinque minuti. Questo non fa presagire niente di buono…”
 
La sua voce si spense quando sentì dei singhiozzi trattenuti all’altro capo del telefono – singhiozzi che non venivano dalla salvatrice.
 
È successo qualcosa ad Emma,” riuscì ad articolare la sua nemica. “Devi assolutamente venire qui.
 
Chiuse il telefono, le mani che tramavano – la sua mente che correva veloce.
 
Chiuse gli occhi, pronta a materializzarsi nell’appartamento dei Charming.
 
Quando non funzionò, sbatté con forza i pugni sulla porta esterna della stazione dello Sceriffo. Aveva dimenticato che era senza poteri – che non aveva più la sua magia.
 
Merda” urlò.
 
Afferrò le chiavi dalla sua borsa e corse all’auto.
 
 
 
Emma” Regina oltrepassò la porta freneticamente, buttando la borsa sul pavimento e gettandosi letteralmente accanto al corpo privo di conoscenza della salvatrice. Cancellò completamente la presenza di altre persone nella stanza nel momento in cui posò entrambe le mani sul viso di Emma.
 
“Cos’è successo?” chiese con rabbia quando si accorse che i Charming erano in piedi accanto a lei, osservando ogni sua mossa.
 
“È stata lei” le rispose Snow tra le lacrime. “L’abbiamo vista farlo.”
 
“Fare cosa?”
 
“Ha bevuto qualcosa” spiegò David, abbracciando saldamente sua moglie. “Ed è semplicemente…collassata.”
 
“Qualcuno l’ha avvelenata?”
 
“No, non capisci” il tono di Mary-Margaret era frenetico. “Era come se sapesse cosa stesse per succederle. È entrata nella stanza, ha bevuto ed è svenuta sul divano.”
 
“Mi state dicendo che lo ha fatto intenzionalmente?”
 
Un concentrato di tutte le sue ansie e di insicurezze le si riversò addosso. Se Emma aveva davvero fatto tutto questo intenzionalmente, significava che voleva andar via, che non era felice, che il loro amore non era abbastanza.
 
Guardò verso la donna che amava, la donna nelle cui braccia si addormentava ogni sera. Non sembrava possibile – erano felici. Ma, ancora una volta, Regina aveva imparato che era proprio quello il momento in cui la tragedia colpiva.
 
“Non lo so di preciso” proseguì Snow. “So solo che sapeva che qualcosa di brutto stava per succedere. Aveva questa espressione posseduta sul viso e ci ha detto che avremmo dovuto chiamarti.”
 
“Ho trovato questo nella sua stanza” Charming diede a Regina la boccetta vuota. “Sai cos’è?”
 
Era rimasta una sola goccia nel contenitore – Regina la versò sul dito, portandosela al naso per sentirne l’odore. Non le fu difficile capire; avrebbe riconosciuto quell’odore ovunque.
 
“È una maledizione del sonno” li informò. “E considerando il fatto che non l’ha avuto da me, suggerirei di chiamare la sola altra persona in questa città che può avergliela data.”
 
David corse nell’altra stanza per trovare un telefono, seguendo immediatamente le istruzioni di Regina.
 
“Credi che qualcuno l’abbia costretta a farlo? Credi sia stato Gold?” ipotizzò Snow, apparentemente perplessa quanto Regina. “Ha detto qualcosa riguardo al fatto che sperava ci fosse un altro modo…”
 
Infinite possibilità attraversarono la mente di Regina – temeva che Emma si fosse cacciata in un guaio troppo grande, o avesse fatto un accordo troppo difficile da rompere.
 
“Penso che Emma farebbe qualsiasi cosa per proteggere le persone che ama.”
 
“Quindi se qualcuno avesse minacciato Henry o te…”
 
“Ma non ha nessun senso” urlò la regina. “Non me lo avrebbe tenuto nascosto, se Gold avesse cercato di fare qualcosa. E tutti gli altri pericoli sono stati risolti. Storybrooke dovrebbe essere sicura adesso.”
 
“Lo so. Sembra tutto…così improvviso.”
 
“Devo pensare…devo pensare come Emma” si alzò, cominciando a camminare. “Deve esserci una spiegazione. Se era in pericolo e non ha detto nulla a nessuna delle due, deve esserci una ragione.”
 
Regina cercò di ricordare tutte le recenti conversazioni – cercando con urgenza nella sua mente per qualsiasi indizio, qualsiasi significato nascosto nelle parole di Emma.
 
Mentre lo faceva, Henry arrivò a casa; entrò nell’appartamento con Neal dietro di sé.
 
“Cosa c’è?” chiese l’undicenne, controllando la stanza. Quando vide la madre biologica sul divano, corse da lei – esattamente come aveva fatto Regina. “Cos’è successo?”
 
“Henry” gli disse Snow “Emma in qualche modo ha bevuto un incantesimo; è sotto l’influsso della maledizione del sonno.”
 
“Ma come? Come le è successo?”
 
“Non lo sappiamo – ma tua madre sta cercando di capirlo”
 
“Una maledizione?” chiese Neal, chiaramente preoccupato da quella premessa. “Mio padre non ha nulla a che fare con questo, vero?”
 
“Gold sta venendo qui” rispose David, tornando nella stanza. “Ha confermato solo che Emma è stata da lui.”
 
“Perché avrebbe dovuto andare da lui?” Regina continuava a pensare ad alta voce. “Non si fida di lui. Cosa diavolo cercava di ottenere? In cosa si è infilata?”
 
Mentre tutti nella stanza guardavano Regina per avere ulteriori istruzioni, Henry immediatamente si alzò e corse da suo padre.
 
Baciala” Henry gli afferrò il braccio. “Se si tratta di una maledizione del sonno, tu puoi svegliarla.”
 
“Non posso” gli rispose con calma Neal, quasi non volesse che la richiesta del figlio fosse sentita da nessun altro.
 
“Certo che puoi. So che puoi farlo.”
 
“Non è compito mio baciare Emma, Henry”
 
Vuoi che muoia? Devi salvarla!”
 
“Ovviamente non voglio che muoia”
 
“Allora aiutala. Perché non vuoi fare un tentativo? Che pericolo c’è?”
 
Neal sembrava non avere una risposta e guardò David, il quale semplicemente annuì in approvazione.
 
“Regina?” Neal si rivolse alla regina per il permesso.
 
“Che c’è?” chiese, sbottando. Si era completamente estraniata dalla conversazione ed era irritata che il filo dei suoi pensieri fosse stato interrotto. “Sto provando a pensare”
 
Mamma” la pregò Henry. “Papà può provare a svegliarla con un bacio?”
 
Durante l’ultimo anno, Henry era stato la causa di un milione di emozioni diverse: dolore, colpa, rimpianto, paura, speranza, amore. Ma mentre la guardava, così convinto che Neal fosse l’eroe di Emma, tutto quello che sentiva era un profondo senso di sconfitta. Ebbe la sensazione di averlo perso definitivamente. Senza Emma, non era abbastanza forte da opporsi a lui – non poteva controbattere la sua logica – non poteva dirgli di no.
 
“Va bene” disse, approvando con riluttanza. “Non mi importa di come Emma si svegli, Henry. Voglio solo che torni da noi.”
 
“Fallo, Papà. Ti prego.”
 
Neal si avvicinò ad Emma con disagio, non avendo la sicurezza di Henry. Si abbasso, fino a poggiare le labbra su quelle della sua ex fidanzata.
 
Regina non riuscì a guardare, preferendo guardare il pavimento.
 
Non sapeva cosa volesse che accadesse – perché voleva che la maledizione fosse spezzata – ma non voleva che ci riuscisse Neal – non voleva che suo figlio avesse ragione.
 
La stanza era silenziosa quando Neal si allontanò; i secondi passarono ma non ci fu nessun cambiamento in Emma.
 
“Perché non ha funzionato?” balbettò Henry, non abituato a sbagliarsi sulla magia. “Dovrebbe spezzare tutte le maledizioni.”
 
“Mi dispiace” disse Neal.
 
“Non si amano più” concluse Snow. “Il Vero Amore ha bisogno che ci credano entrambe le parti.”
 
“Ma…” obiettò Henry, “Pensavo che…”
 
“Cosa diavolo è questo?” lo interruppe Regina quando si accorse della busta indirizzata a lei poggiata sul tavolo.
 
“Oh, giusto.” Si ricordò David. “Emma ha detto…ha detto di darla a te.”
 
Regina prese il foglio tra le mani, rimanendo pietrificata nel leggere le parole che le aveva lasciato Emma. Ma bloccò le sue emozioni, certa che il suo bisogno di risposte fosse di gran lunga maggiore delle sue paure.
 
“Cosa c’è scritto?” Snow le chiese quasi implorandola.
 
Dimostra che si sbagliano” lesse ad alta voce.
 
E, all’improvviso, Regina comprese.
 
Neppure Emma non voleva che Henry avesse ragione. Emma voleva che nessuno di loro avesse ragione.
 
“Chi si sbaglia?” chiese suo figlio. “Cosa significa?”
 
Regina incrociò lo sguardo di suo figlio, ma le parole sembravano bloccate nella gola.
 
“Significa” cominciò Snow, comprendendo velocemente “Che tua madre sveglierà Emma con il bacio del vero amore.”
 
Regina sentì tutti gli occhi dei presenti puntati su di lei.
 
E, all’improvviso, avvertì una stretta allo stomaco.
 
Si coprì la bocca con le mani, cercando di trattenere i conati che le salivano lungo la gola.
 
Corse fuori dalla stanza, verso il bagno.
 
Si piegò sul water.
 
Singhiozzò e vomitò
 
Singhiozzò e si chiese cosa diavolo Emma stesse pensando di fare. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Snow White entrò nel bagno e si chiuse la porta alle spalle.
 
Ma non osò avvicinarsi alla regina.
 
Sapeva che la cosa che Regina odiava di più al mondo era apparire vulnerabile. Sapeva anche che esser piegata sul water della tua nemica era il massimo livello di vulnerabilità che si potesse raggiungere.
 
Così rimase semplicemente lì, guardandola – chiedendosi se Regina si fosse accorta di lei – se entrare in quella stata fosse stato un orribile errore. Si disse che non poteva semplicemente starsene seduta al confine, indipendentemente da quanto rischioso fosse cercare di avvicinarsi, quando la vita di sua figlia era in pericolo.
 
Dopo quella che le sembrò un’eternità, Regina si alzò, raddrizzandosi, mentre tossiva e cercava di riprender fiato, pulendosi la bocca in modo sgraziato. Lanciò a Snow uno sguardo che indicava senza dubbio la sua disapprovazione per aver invaso un momento così personale.
 
“Tieni” Snow ruppe la tensione, prendendo uno spazzolino e porgendoglielo. Regina osservò l’oggetto scetticamente, assumendo lo stesso sguardo perplesso che aveva ogni volta che qualcuno le mostrava gentilezza.
 
“È quello di Emma” spiegò Snow. “Giuro”
 
L’informazione fece rilassare Regina, che accettò il gesto. Senza dire altro, si avvicinò al lavabo, aprì il rubinetto, mise il dentifricio sullo spazzolino di Emma e cominciò a strofinare.
 
“Smettila di guardarmi in quel modo” sbottò Regina, dopo aver finito e sputato nel lavabo. Snow ebbe un brivido quando i loro occhi si incontrarono nello specchio.
 
“Così come?”
 
“Come se pensassi che sto per fallire”
 
“Non lo penso” protestò. “Non penso assolutamente che tu stia per fallire”
 
Regina sbatté lo spazzolino sul mobile, girandosi. “Tutti quanti lì fuori stanno solo a fissarmi.”
 
“Penso che sia quello che volesse Emma. Voleva che tutti fossero qui per vedere di persona.”
 
“Oh, è esattamente quello che voleva. Voleva metter su uno spettacolo. Ma, come spesso accade con lei, non ci ha pensato fino in fondo. È impossibile, irresponsabile e completamente idiota pensare che io, tra tutte le persone, sarò capace di farcela…di sistemare tutto questo.”
 
Snow cercò di non andare in panico di fronte allo sfogo. Emma era quella che sapeva come gestire Regina – lei, invece, era terrorizzata dall’idea di fare anche solo una mossa sbagliata.
 
“Hai ragione – è stata una decisione incredibilmente irresponsabile. E potrai dirglielo quando l’avrai svegliata.”
 
“Come si è permessa di non dirmi cosa stava pensando di fare? Che razza di persona fa una cosa del genere? Perché non me l’ha detto?”
 
Non poteva biasimare Regina per quelle domande – perché si stava chiedendo le stesse, identiche cose. Dove aveva sbagliato per fare in modo che Emma arrivasse a tanto? Al punto che sua figlia pensasse di non potersi rivolgere a sua madre?
 
“Penso che entrambe sappiamo per esperienza che l’amore alle volte offusca il buonsenso”
 
La verità di quella frase rimase sospesa su di loro – e fu seguita dalla vera ragione alla base della nausea di Regina. “E se non potessi salvarla?
 
“Lo farai. Lo sento.”
 
“Non ho potuto salvare Daniel. Non ho potuto salvare mia madre.”
 
Snow rabbrividì quando menzionò le due persone della cui morte era direttamente responsabile, cercando di allontanare il senso di colpa e di rimpianto. “Questa volta è diverso.”
 
“E se non lo fosse? Emma morirà perché ho avuto la sfrontatezza di dire ad alta voce che questo era vero amore – per averle messo quest’idea in testa.”
 
“No” disapprovò vigorosamente, assumendosi la responsabilità delle sue mancanze come genitore. “Emma morirà perché nessuno, me compresa, era disposto a supportarla.”
 
Aspettò che Regina urlasse, che fosse d’accordo con quella frase. Aspettò di esser chiamata falsa ed ipocrita. Ma quelle parole non arrivarono.
 
“Anche se la svegliassi, credi davvero che risolverebbe qualcosa?”
 
Avrebbe potuto mentire. Ma Snow comprese che il piano di sua figlia fosse compromesso a monte – provare che Regina ed Emma si amassero non cancellava tutte le complicazioni che quella situazione comportava.
 
“Non risolverà niente” ammise. “Ma almeno nessuna delle due perderà una persona che ama. Quella lista sta diventando troppo lunga.”
 
“Penso che non lo sappia? Io non posso perdere un’altra persona che amo. Non posso farcela – soprattutto se si dovesse trattare di Emma.”
 
“Allora non farlo. Non siamo costretti a perderla.”
 
“Forse non te ne sei accora…ma non è così semplice.”
 
Snow rimase momentaneamente senza parole – perché Regina aveva ragione – la loro vita non era mai stata semplice.
 
Ma, pensò, l’amore lo era. Regina non ci credeva – perché non aveva mai avuto la possibilità di viverlo.
 
Ma Snow l’aveva fatto – Snow aveva visto che quando tutto il mondo le stava crollando attorno – nulla importava se aveva Charming accanto a sé.
 
Tutto quello di cui aveva era fare in modo che la Regina Cattiva comprendesse che anche lei poteva farcela.
 
“L’altra sera, Emma è entrata in cucina e mi ha guardata con quest’espressione terribilmente solenne e mi ha chiesto ‘Pensi che Regina vorrà mai sposarsi di nuovo?’ ”
 
Che cosa?
 
 “Devi sapere…Emma non mi parla mai di te. Da quando mi ha detto della vostra relazione, facciamo entrambe in modo di evitare totalmente l’argomento. Perché non vogliamo litigare con lei e lei non vuole litigare con noi. Ma è venuta direttamente da me ed ha chiesto di te, come se ne parlassimo sempre. Ha cominciato a chiedermi di raccontarle di…di quando vivevamo insieme.”
 
“Te lo ha chiesto davvero? Perché?”
 
“Voleva sapere quanto fossi infelice.”
 
“Le ho già detto tutto”
 
“Non sapevo cosa dirle, onestamente. Così le ho solo chiesto, ‘Tu e Regina pensate di sposarvi?’ ”
 
“Cosa ti ha detto?”
 
“Mi ha detto ‘Dubito che Regina ci pensi, ma io sì. Credi che alla fine potrebbe farlo?’ Le ho detto che ero l’ultima persona sulla terra ad esser in grado di sapere quello che tu vuoi.”
 
“Capisco.”
 
“Ma ho mentito – so quello che vuoi. Tu vuoi un amore vero. È tutto quello che hai sempre voluto.”
 
“Dove vuoi arrivare?”
 
“Al fatto che tutto quello che Emma vuole sei tu. Per quanto contorto possa sembrare, pensa di essere d’aiuto in questo modo.”
 
“Allora ha bisogno di una definizione migliore di ‘aiuto’”
 
“Assolutamente sì. Ma adesso è in una stanza in fiamme in preda ad un dolore terribile. Non possiamo stare qui. Devi provarci e devi provarci adesso.”
 
“Hai ragione.” Concordò Regina, usando una frase che Snow non avrebbe mai pensato di poter sentire in vita sua. Ma la vittoria non aveva senso in quel momento. Era tutto privo di senso se non potevano salvare Emma. “Devo provare.”
 
 
 
Regina si sedette sul bordo del divano, avvicinandosi ad Emma.
 
Snow sperava che Henry scegliesse quel momento per esserle di supporto. Ma il bambino rimase in silenzio, chiaramente sotto shock e troppo preoccupato per accorgersi che sua madre aveva bisogno del suo incoraggiamento.
 
Snow lo sostituì, cercando di riempire un vuoto che sapeva di non poter affatto colmare. “Ce la farai, Regina”
 
La regina annuì, e Snow avrebbe giurato di aver visto una gratitudine sincera.
 
Regina prese un profondo respiro.
 
Si piegò in avanti e baciò Emma.
 
Snow afferrò la mano di David, mentre entrambi aspettavano impazientemente che Emma si svegliasse.
 
Ma quello che videro, invece, fu il corpo di Regina che cadeva in avanti, collassando su Emma.
 
All’inizio, Snow pensò che fosse un abbraccio – una felice riunione. Ma quando nessuna delle due donne si mosse dopo diversi secondi, Mary-Margaret corse da loro.
 
“Regina” girò la bruna e la scosse ripetutamente – rifiutandosi di credere che le cose potessero andare così male. Ma per quanto forte la scuotesse, Regina rimase immobile, esattamente come quando l’avevano trovata su di un freddo tavolo di metallo dopo ore di tortura.
 
Mamma?” la chiamò Henry, senza ottenere risposta. “Cos’ha che non va?”
 
“Cos’è successo?” chiese Neal, poggiando un braccio protettivamente sul figlio.
 
“Non capisco” cercò di ragionare David. “Anche Regina è maledetta ora?”
 
“No, non può essere” Snow se la prese con l’universo. “Non è così che funzionano le maledizioni del sonno!”
 
Ma quanto sono simili a Romeo e Giulietta” disse una voce familiare, proveniente dalla porta, facendo girare tutti contemporaneamente. “È davvero toccante, davvero.
 
David corse in avanti non appena realizzò che Rumpelstilskin era arrivato. Afferrò l’uomo dalla giacca e lo spinse con rabbia contro la parete. “Quale malato e contorto trucco hai usato su mia figlia, bastardo?”
 
Henry corse via dalla stretta di Neal ed apparve al fianco di Charming. “Cosa hai fatto alle mie mamme?”
 
“Parla” ordinò Neal. “Cosa diavolo hai fatto questa volta?”
 
 
 
Emma non aveva mai provato un dolore pari all’agonia di essere in quella stanza. Aveva già perso la cognizione del tempo – non sapeva più se era stata lì qualche secondo, minuti, ore, giorni, settimane, mesi o anni. Tutto quello che sapeva è che aveva bisogno che Regina la svegliasse. E velocemente.
 
Nel momento in cui quel pensiero le attraversò la mente, la donna che amava le comparve direttamente di fronte. Si passò la mano sulla fronte per la centesima volta, togliendo via le gocce di sudore. Era sicura che Regina non potesse esser lì per davvero.
 
“Ed ora ho anche le allucinazioni” dedusse Emma, mentre si avvicinava alla visione. Il suo braccio attraversò il corpo della sua partner, confermando i suoi sospetti. “Perfetto, davvero.”
 
“Non hai le allucinazioni, Emma.”
 
Regina?” fece un passo indietro, chiedendosi se la mente le stesse giocando un qualche scherzo. “Perché non posso toccarti?”
 
“Perché qui funziona così”
 
“Non capisco.”
 
“Non ci posso credere” la bruna esitò. “Non posso credere che ci hai fatto questo”
 
“Che diavolo è successo?”
 
“Ti ho baciata. Ed ora sono qui.”
 
“Com’è stato possibile?”
 
“Io…non sono sicura.”
 
Fu quell’ammissione che fece in modo che Emma accettasse che quella lì fosse davvero la sua Regina – la frase era stata pronunciata con la vergogna autoinflitta che sentiva tutte le volte in cui non poteva dare delle risposte.
 
“C’era ancora della maledizione del sonno sulle mie labbra o qualcosa del genere?”
 
“Il fatto che tu creda possibile una cosa del genere dimostra quanto sia ingenua sulla magia” la derise Regina. “Ed anche se fosse stata una possibilità, Neal l’avrebbe tolta quando ti ha baciata per primo.”
 
“Neal mi ha baciata per prima? E non è successo niente? Lo sapevo
 
“Davvero credi di essere nella posizione per vantartene adesso? Hai vagamente idea di cosa hai fatto? Non sono qui con un piano fantastico per salvarti, Emma. Hai incasinato le cose alla grande questa volta e non ho idea di come tirarci fuori di qui.”
 
“Regina, pensavo…”
 
“No, stai zitta” la interruppe, urlando. “Eri l’unica persona nella mia vita che non mi aveva mai manipolata – e l’unica che pensavo davvero non l’avrebbe. Sono davvero così entusiasta che tu abbia scelto un modo tanto teatrale per dimostrare che avessi torto.”
 
“Devi capire” la pregò Emma “Che non è questo che stavo cercando di fare. Volevo solo migliorare le cose per noi – per tutta la nostra famiglia.”
 
“Affidando a Rumpelstiltskin la tua vita?”
 
“Non mi sono affidata a lui – l’ho minacciato.”
 
“Sì, certo, ovviamente lui è chiaramente il tipo di persona che risponde bene alle minacce. Davvero credevi di poterlo ingannare? Probabilmente lui…probabilmente…”
 
“Cosa? Che cosa? Cosa ha fatto?”
 
“Una maledizione del sonno inversa” dedusse Regina. “Ti ha dato una maledizione del sonno inversa.”
 
“Cos’è una maledizione del sonno inversa?”
 
“Il tuo vero amore non ti sveglia, ma viene maledetto con te.”
 
“Ma che diavolo di incantesimo è questo?”
 
“Uno particolarmente oscuro e raro.”
 
“Ma questo significa…”
 
“Sì” mormorò Regina. “Quando Neal ti ha baciata, non è successo nulla. Quando ti ho baciata, sono finita qui. Non ci sono altre spiegazioni che non siano il vero amore.”
 
“Tu sei il mio vero amore” ripeté Emma ad alta voce – non poté fare a meno di sentirsi riscattata.
 
“Farai meglio a toglierti quel sorriso dalla faccia. Perché mi piacerebbe davvero ringraziarti con tutto il cuore per averci prenotato una luna di miele con tutte le spese pagate per l’eternità all’inferno. Onestamente, non dovrebbe sorprendermi. Finalmente abbiamo ottenuto il nostro lieto fine, a parte il fatto che è durato in totale dieci settimane.”
 
“No – troveremo una soluzione.”
 
“Non c’è nessuna soluzione da trovare. Rumple sapeva che il tuo piano avrebbe funzionato. Così ha trovato un modo per girarlo a suo favore. È quello che ha sempre fatto – e quello che farà sempre.”
 
“I miei genitori non gli permetteranno di vincere. Faranno un accordo. Faranno qualcosa. Non si arrenderanno.”
 
“Hai bevuto troppo Succo dell’Ottimismo Charming di recente. Quante volte credi che possiamo ingannare la morte?”
 
“Un milione di volte se è quello che dobbiamo fare. È la nostra specialità. Questa volta non sarà diverso.”
 
“Pensavo mi avessi detto che l’ottimismo di famiglia avesse saltato una generazione.”
 
“Mi sento molto più ottimista in questo periodo – forse sarà per via di tutta questa storia del vero amore. E poi, onestamente, se devo passare l’eternità in questo posto guardando la faccia di qualcuno, almeno è la tua.”
 
“Potresti smetterla? Ti dispiacerebbe per favore piantarla di fare battute in questo momento?”
 
Emma sospirò – il suo atteggiamento positivo non stava funzionando. Ma a lei serviva. Le serviva per sopravvivere. “Questo è il solo modo che ho per fare i conti con la paura, ok?”
 
Vide come la rabbia lasciava il viso della bruna. “Sei spaventata?”
 
“Pietrificata. Tu no?”
 
“Certo che lo sono.”
 
Mi dispiace” tentò Emma. “Ti amo e…pensavo che avrebbe funzionato.”
 
“Quando ti metti in testa qualcosa nulla riesce a fermarti dal fare quello che hai deciso. Pensi che non l’abbia capito? È per questo che sono così dannatamente furiosa con te. Perché questo è qualcosa che avrei potuto fare io; tu dovresti essere migliore di me.”
 
“Non sono migliore di te. Non lo sono mai stata.”
 
“Ti amo” le disse Regina con fermezza. “Mi dispiace non averlo detto prima.”
 
“Non volevo manipolarti. Sapevo che avresti provato a fermarmi. Non volevo…”
 
“Lo so, Emma. Lo so.”
 
“Lo giuri?”
 
“Lo giuro” annuì. “Ti fa male? Senti qualche bruciatura?”
 
“Un po’.” Emma fece spallucce, cercando di minimizzare.
 
“Non mi mentire.”
 
“Tanto” ritrattò. “Fa così male che vorrei piangere.”
 
“Questa è la ragione per cui questa maledizione è male puro – guardarti soffrire così… Non posso farcela. E tra qualche minuto, soffrirò tanto quanto te e dovrai guardare.”
 
“Quella notte sulla nave – è quello a cui stavo pensando da quando sono arrivata qui – per distrarmi.”
 
“Sul serio?”
 
“La stavo ripercorrendo nella mia testa.”
 
“Quando sei scesa sotto il ponte e mi hai trovata mentre mi nascondevo da tutti?”
 
“Sembravi così esausta” ricordò la salvatrice.
 
“Anche tu.”
 
“Sembravi così sconfitta.”
 
“Anche tu.”
 
“Beh…lo eravamo.”
 
“Questa è stata la scusa che hai usato per mettermi le mani addosso come hai sempre voluto fare.”
 
“Come, scusa?” la salvatrice sogghignò, felice che Regina volesse stare al suo gioco per non pensare alla loro situazione attuale.
 
“Mi hai messo le mani addosso quella sera.”
 
“Mi hai fatto gli occhi da cucciolo, versione Regina MIlls.”
 
“Le Regine Cattive non fanno gli occhi da cucciolo, Emma.”
 
“Uh, okay…ma tu lo fai.”
 
“Sei entrata nel mio letto!”
 
“Come diamine faceva ad essere il tuo letto? Era un dannato pezzo di legno con un lenzuolo”
 
“Non ti ha impedito di abbracciarmi.”
 
“Hai riscritto tutta la nostra relazione o lo hai fatto solo per la prima sera?”
 
“Non si tratta di riscrivere la storia, cara. Sei sempre stata tu quella che mi ha inseguita. Come in quel disastro di primo appuntamento.”
 
“Oh, andiamo, Regina. Non è stato un disastro!”
 
“Non mi hai nemmeno detto che era un appuntamento.”
 
“Quello non è stato colpa mia. Tutti gli indicatori erano lì.”
 
“Non avevo idea di quello che stava succedendo fino a quando non mi hai infilato la lingua in gola.”
 
“Certo, cosa alla quale ti sei decisamente ribellata a giudicare dal fatto che hai pomiciato con me per dieci minuti sulla porta principiale prima di renderti conto che avrebbero potuto vederci.”
 
“Okay,” Regina rise. “Su questo hai ragione. Non posso dire di aver protestato. E sono stata piuttosto felice di capire che era un appuntamento – dal momento che avevo già deciso quanto avevo apprezzato la tua compagnia. E sappiamo entrambe che non sono una persona particolarmente paziente quando ho deciso quello che voglio.”
 
“Questa relazione mi ha obbligata ad imparare ad essere una persona paziente.”
 
“È una frecciatina non-poi-così-sottile riferita alle cinque settimane e mezzo che ti ho fatto aspettare prima di fare sesso?”
 
“Forse – ma è decisamente valso l’attesa.”
 
Tu sei valsa l’attesa,” Regina abbassò la voce, tornando improvvisamente seria. “Tutti e 28 gli anni.”
 
 
 
“Emma mi ha chiesto di farlo.” Si difese Rumple mentre Charming continuava a trattenerlo al muro. “A dirla tutta, mi ha minacciata per questo. Non posso controllare le conseguenze delle sue azioni.”
 
“No.” Ribatté Snow. “So perfettamente quello che mia figlia ha chiesto e sicuramente non è questo.”
 
“Voleva stare con Regina – ed ora è con lei.”
 
“Vattene e basta.” Urlò Neal. “Come hai potuto fare questo alla madre di tuo nipote?”
 
“No” protestò Charming. “Non andrà da nessuna parte fino a quando non ci avrà detto come rompere l’incantesimo.”
 
“La signorina Swan starà benissimo – potete calmarvi tutti. Se vi ricordate, c’è un’altra persona in questa stanza in grado di svegliarla.”
 
“Io” realizzò immediatamente Henry. “Emma mi ha svegliato con il bacio del vero amore.”
 
“Esattamente” confermò Gold. “Il che significa che tu sarai il grado di svegliare lei.”
 
“Non finirà maledetto anche lui?” chiese Charming, protettivo.
 
“No – questa maledizione è così rara che si esaurisce al primo contatto di vero amore. Il ragazzo non verrà colpito.”
 
“Cosa succederà a Regina?” chiese Snow, ancora ansiosa.
 
“Temo, mia cara, che Regina sia tutt’altra storia.”
 
“È vero amore, giusto?” insistette. “Regina è stata maledetta solo perché lei è il vero amore di Emma?”
 
“Sì – e non puoi certo biasimare me per questa svolta degli eventi…dal momento che, come voi altri, non credevo che potesse esser davvero possibile, tra la Salvatrice e la Regina Cattiva.”
 
“Stai dicendo un sacco di idiozie. Sapevi quello che stavi facendo. Hai usato il piano di Emma per intrappolare Regina in una maledizione del sonno.”
 
“Se questo era un ‘grazie’, Mary-Margaret, sarò più che felice di dirti ‘prego’.”
 
“È l’altra madre di Henry,” Neal non riuscì a trattenere il suo disgusto.
 
“E la donna che mia figlia ama.”
 
“Se posso svegliare Emma,” si intromise Henry, “Posso svegliare anche mamma.”
 
Tutti gli adulti focalizzarono la loro attenzione su di lui. “Le vuoi bene?” chiese Gold.
 
“Ovvio che le voglio bene. È mia madre.”
 
“Ma il vero amore è la magia più potente di tutte – arriva dalla più forte e più pura forma di amore. Forse lo provi ancora per tua madre, Henry. O forse gli anni in cui ti ha manipolato lo hanno contaminato. Ma c’è sicuramente solo un modo per scoprirlo.”
 
“E se non potessi svegliarla? Morirà?”
 
“No, non morirà – ma soffrirà da sola per l’eternità.”
 
“Ma ho bisogno di lei. Ed Emma la ama – non possono essere separate in questo modo.”
 
“Beh, immagino che Emma avrebbe dovuto pensarci prima.”
 
 
 
“Sento che la mia pelle mi si sta sciogliendo addosso,” grugnì Regina. “Non posso credere che nostro figlio era lì.”
 
Emma sentì il bisogno di piangere al nome di Henry. “Non gli ho nemmeno detto addio.”
 
“Nemmeno io. Starà malissimo in questo momento. Era così disperato perché ti svegliassi.”
 
Emma pensò a loro figlio – il piccolo bambino che voleva solo un lieto fine. Questo era il suo tentativo di dargliene uno – e, fino ad allora, era stato un fallimento totale.
 
“Regina, aspetta un secondo.” Boccheggiò, chiedendosi come avesse fatto a non pensarci prima. “Ho svegliato Henry con il bacio del vero amore. Questo significa che anche lui può svegliare me?”
 
“Non ci avevo pensato,” gli occhi della bruna si illuminarono. “Questo…potrebbe funzionare.”
 
“Sapevo che c’era un altro modo. Ci sveglierà.”
 
Il sorriso di Regina si adombrò appena. “Sveglierà te.”
 
“Cosa? No, vuole bene ad entrambe.”
 
“Credo che Henry mi abbia a cuore. Ma vero amore? Dopo il modo in cui gli ho mentito? Non penso proprio.”
 
“Anch’io gli ho mentito. Ci vede nello stesso modo. Lo hai sentito – ha detto che era quello che abbiamo in comune. Ma non gli impedisce di volerci bene.”
 
Non ci vede allo stesso modo. Non sono una stupida. Non si fida completamente di me.”
 
“Non è vero. Ed anche se non potesse svegliarti – può svegliare me ed allora io sveglierò te.”
 
“Chi ha bevuto la maledizione non può svegliare nessun altro. Henry è la mia sola possibilità – e non voglio che ti faccia false speranze.”
 
“C’è qualche idiota in un castello da qualche parte che fa queste regole ridicole sulla magia? Perché, se è così, mi piacerebbe scrivergli una bella lettera.”
 
“Emma, ti prego.”
 
“Va bene, fai finta che non ti abbia detto nulla – non ti lascio qui.”
 
“Certo che lo farai. Henry non può perdere entrambe.”
 
“Non sarà da solo; ci sono i miei genitori.”
 
“Vuoi rendere l’eternità all’inferno dieci volte peggiore? Perché l’idea di quei due idioti che crescono mio figlio sicuramente ci riuscirebbe.”
 
“Gli vogliono bene – si prenderebbero cura di lui.”
 
“È fuori discussione.”
 
“Hai ragione, non c’è nulla da discutere. Non ti lascerei mai qui, non importa quello che dici.”
 
 
“Non hai scelta – non puoi impedire a qualcuno di svegliarti con un bacio.”
 
“Se mi dovessi svegliare e tu non sarai sveglia accanto a me, troverò un’altra maledizione del sonno e tornerò indietro.”
 
“Non pagherai il prezzo dei miei errori. Se Henry non può svegliarmi…è il mio karma…sarà il mio prezzo da pagare.”
 
“No, sei tu che non pagherai per i miei errori,” la corresse Emma. “Sei qui solo per colpa mia.”
 
Regina rise amaramente. “C’è molta più verità in questa frase di quella che credi.”
 
“Che vuoi dire?”
 
“Io sono qui a causa tua. Mi hai salvata – corpo ed anima. E se devo passare il resto della mia vita in questa stanza – bene, allora per me non ci sono problemi. Perché gli ultimi due mesi…Ho avuto più felicità di quanta ne abbia mai avuta in tutta la mia vita – e probabilmente più di quanta ne meriti.”
 
“Non provare a parlarmi come se mi stessi dicendo addio.”
 
“È solo una questione di tempo prima che capiscano che Henry può svegliarti. Sei stata la mia salvatrice. Ma se è il tuo momento di esser salvata senza di be…bene, venga pure.”

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Chi devo svegliare per prima?” Henry, nervoso, si girò verso i suoi nonni in cerca di indicazioni.
 
Snow notò la sua indecisione e fu sorpresa da quanto somigliasse a Regina.
 
Anche se non aveva il suo sangue nelle vene, le sue espressioni facciali le appartenevano. La sua vulnerabilità le ricordava la speranzosa, ma terribilmente fragile, giovane Regina che aveva conosciuto. Per la prima volta, Snow guardò suo nipote e realizzò che il bambino era una combinazione bellissima di entrambe le sue madri.
 
“Emma è stata lì più a lungo” concluse, perfettamente consapevole che spettasse a lei la decisione. “Devi cominciare da lei.”
 
“Sei sicura?” le chiese Charming. “Perché se Emma si sveglia e Regina non è sveglia…Non penso che sarebbe piacevole.”
 
“Lo so” gli rispose di scatto. “Ma Emma è stata avvolta dalle fiamme per un’ora in più di Regina. Dobbiamo considerare chi delle due sta soffrendo di più. Ed in questo momento si tratta di nostra figlia.”
 
“Okay” concordò suo marito. “Hai ragione.”
 
Risolto il problema, Henry si avvicinò al divano – Neal accanto a lui, tenendogli la mano sulle spalle in supporto. Rimase in piedi, accanto ad entrambe le madri, che erano distese vicine, le dita che si sfioravano.
 
Snow trattenne il respiro con gli occhi fissi su di loro.
 
Cercò di prepararsi il più possibile per qualsiasi risultato
 
Ma non poteva.
 
Di tutte le volte in cui aveva voluto salvare Regina Mills, questa era quella più importante.
 
 
 
“Sto finendo gli argomenti per distrarci,” ammise Emma, mentre si contorceva – il sudore che le grondava da ogni centimetro del corpo.
 
Regina osservò come la speranza venisse succhiata via dal viso della bionda e sapeva che era il momento di fare la sua parte. Era il suo momento per essere ottimista, qualcosa in cui non era particolarmente brava.
 
“Quarto appuntamento,” cominciò, con tranquillità – perché il minimo che potesse fare era sembrare calma. Il minimo che potesse fare era prendere il controllo in questo gioco di distrazioni cui stavano giocando.
 
“Qual era questo?” chiese la salvatrice, con espressione colpevole. “Giuro che in circostanze normali me ne ricorderei, ma in questo momento non riesco…a pensare in modo lucido.”
 
“Ti ho preparato il dolce a casa mia.”
 
“Mi prepari sempre il dolce a casa tua, dovrai essere un po’ più specifica.”
 
“Avevi portato il dolce,” le ricordò. “Avevi fatto una torta di mirtilli.”
 
“Oh, giusto; il mio capolavoro.”
 
Il silenzio prese il sopravvento un’altra volta e gli occhi di Emma la pregarono di continuare a parlare.
 
“Io…uh,” proseguì Regina, “Ho una confessione da fare su quella sera.”
 
“Cosa?”
 
“La tua torta era disgustosa.”
 
“No, non lo era” protestò Emma sbattendo un piede.
 
“Per favore, non sprecare quel poco di energia che ti è rimasta per questo.”
 
“Stai mentendo per distrarmi litigando?”
 
“Ti giuro che non sto mentendo – quella torta era una delle cose più orribili che abbia mai mangiato. E vivevo nella Foresta incantata. Quindi, puoi fare le tue conclusioni.”
 
“Ma ne hai mangiato una fetta grande.”
 
“Lo so” Regina quella sera aveva imparato il valore di una piccola bugia bianca – il significato di fare sacrifici banali per le persone che hai a cuore. “Continuavi a dire quanto fosse buona e non volevo rovinare la cosa.”
 
“Non ci posso credere. Perché era così brutta?”
 
“Hai messo di proposito un intero secchio di zucchero?”
 
“Aggiungo sempre più zucchero di quello che dice la ricetta perché lo zucchero è la parte migliore.”
 
“Non quando ne usi così tanto. Era talmente sciropposa che ho pensato che le mie papille gustative stessero per implodere. E son stata sveglia tutta la notte per i crampi allo stomaco.”
 
“Davvero, potevi semplicemente dirmelo. Non mi sarei arrabbiata.”
 
“Eri così orgogliosa di aver contribuito, non ho avuto il coraggio di dirtelo…”
 
“È una cosa incredibilmente dolce…nessun doppio senso voluto.”
 
“Poi, nessuno aveva mai preparto qualcosa per me…tranne Henry, quand’era piccolo. Davvero non mi importava che sapore avesse.”
 
“Questo potrebbe davvero scioccarti – ma non avevo mai preparato un dolce per nessuno prima di quella sera. Non sono mai stata il tipo di ragazza che arriva a cena con una torta. Ma volevo renderti felice…a quanto pare ti ho fatta star male.”
 
“Hai fatto entrambe le cose – mi hai resa felice e malata.”
 
“Aspetta,” Emma arricciò il naso, “Cosa hai fatto con il resto?”
 
“L’ho lasciata a casa tua e la volta successiva era rimasto solo un pezzo.”
 
“Potrei averne data un po’ a Pongo.”
 
“Hai dato la mia torta fatta in casa ad un cane?”
 
“Non era sicuro mangiarla per gli esseri umani. E dovevo tenerla lontana da Henry.”
 
“Scommetto che stavi solo aspettando un buon momento per dirmelo – quando sapevi che non potevo urlarti contro. Altro da confessare?”
 
“Vediamo,” sorrise. “Potrei anche aver buttato quella stupida canotta con i buchi, perché davvero non capisco perché qualcuno…”
 
Regina” Emma la interruppe, piegandosi in due all’improvviso ed afferrandosi lo stomaco. “Sta succedendo qualcosa.”
 
“Cosa c’è che non va? Stai bene?”
 
“Ho freddo?” la domanda fu espressa con confusione e paura. “Sto congelando.”
 
“Non avere paura.” La rassicurò Regina. “È solo Henry che ti sta salvando – significa che è il momento.”
 
“No,” la salvatrice scosse la testa – allungo le mani verso di lei – ma Regina non poteva toccarla. “Non voglio andare via senza di te.”
 
La regina chiuse gli occhi perché sapeva quello che stava per succedere.
 
Quando lì aprì – si sarebbe ritrovata come era sempre stata: sola.
 
 
 
Emma sentì la magia pulsare in ogni angolo del suo corpo mentre si tirava su di scatto ed apriva gli occhi. Fu sul punto di soffocare mentre respirava ossigeno fresco nei suoi polmoni, la pelle che accoglieva con sollievo la sensazione dell’aria fresca sulle sue bruciature ancora bollenti.
 
Anche se era sveglia, era incredibilmente disorientata. Così disorientata, infatti, che non riusciva a ricordare cosa fosse successo. Si guardò intorno nella stanza ma quello che vedeva era sfocato, la sua vista nebulosa al massimo.
 
Fu la sensazione delle mani di sua madre sul suo viso, mentre le baciava i capelli e le guance, a ricordare ad Emma le circostanze che avevano portato a quel momento. Dopo appena qualche secondo di soffocamento nell’affetto materno, ricordò esattamente in quale pericolo si trovava il suo vero amore.
 
Regina” urlò. “Svegliala.
 
 
Ci proverà” sentì Mary-Margaret sussurrarle all’orecchio.
 
Dov’è?” il suo corpo era ancora indolenzito – i muscoli pulsanti – ma aveva bisogno di vederla.
 
È proprio qui, tesoro” sua madre gentilmente le voltò il viso verso Henry, seduto accanto a Regina, qualche centimetro più in là sul divano.
 
Emma voleva che il tempo accelerasse, così avrebbe potuto stringere Regina tra le braccia di nuovo. Ma voleva anche che rallentasse, perché temeva che non avrebbe potuto vivere in un mondo in cui Henry avesse fallito in questo compito. Soprattutto perché sapeva di essere la sola responsabile se tutto fosse andato male.
 
Emma sentì il proprio corpo tremare mentre Mary-Margaret la stringeva a sé, cercando di calmarla. Guardava Henry avvicinarsi sempre di più a Regina.
 
Le labbra di suo figlio arrivarono a toccare la guancia della madre adottiva – ed Emma sentì la magia per la seconda volta in meno di cinque minuti.
 
Il suo cuore prese il volo quando vide gli occhi di Regina aprirsi.
 
La bruna, come sempre più aggraziata della salvatrice, si sedette lentamente. Portò entrambe le mani alla testa e si guardò intorno, confusa.
 
Chi lo ha fatto?” sussurrò immediatamente. “Chi mi ha svegliata?”
 
“Sono stato io” Henry si illuminò guardandola, le lacrime che gli scorrevano sul viso.
 
“Davvero? Sei stato tu? Mi vuoi ancora bene?”
 
“Non ho mai smesso di volerti bene, mamma.”
 
“Ma il vero amore” sospirò ancora incredula, “è la magia più potente di tutte.
 
“Già,” annuì. “Il bacio non mente.”
 
“Grazie,” lo abbracciò forte. “Mi hai salvato la vita.”
 
“Ci hai salvate entrambe, ragazzino.” Disse Emma, parlando per la prima volta.
 
Gli occhi di Emma incrociarono quelli di Regina, che la guardava poggiata sulla spalla di loro figlio.
 
Henry e Snow si alzarono entrambi dal divano, permettendo ad Emma di avvicinarsi all’unica persona di cui le importasse in quel momento.
 
“Emma Swan,” sussurrò la regina, lacrime nuove nei suoi occhi, “tu sei terribilmente nei guai – non pensare neppure per un istante di potertela cavare e farmi dimenticare quanto sia furiosa con te, perché il tuo livello di idiozia oggi sinceramente…”
 
Emma ascoltò la filippica – sapeva che le parole erano volutamente dure – ma il sorriso sul viso di Regina e l’amore che si irradiava dai suoi occhi raccontavano tutt’altra storia.
 
La salvatrice tagliò corto il monologo con un bacio, terribilmente sollevata per il fatto di poter toccare e sentire di nuovo la donna che amava.
 
“Mi dispiace,” le disse quando si separarono, le fronti ancora premute insieme. “Ti amo.
 
“Va bene; ti perdono.”
 
Emma avrebbe voluto sentire Ti amo anch’io. Ma capiva – capiva che Regina era decisamente consapevole di chi le stava guardando – ed era dolorosamente ovvio che erano circondate da un pubblico fin troppo attento.
 
“Perdoni anche me?” chiese Henry timidamente, interrompendo la loro riunione.
 
Per cosa?” chiesero immediatamente entrambe.
 
“Non vi ho creduto…Non ho creduto che vi amaste a vicenda. È per questo che hai bevuto la maledizione.”
 
“No,” disse Emma con sicurezza. “Non è colpa tua.”
 
“Ma lo è – stavi cercando di darmi una dimostrazione.”
 
“Ragazzino, ascolta… tua madre ed io non abbiamo senso per un sacco di persone. La mia decisione non ha nulla a che vedere con te. Ero frustrata ed ho fatto un casino. E mi dispiace di averti fatto passare tutto questo. Ma non devi scusarti con noi.”
 
“La stupidità di Emma non ha mai nulla a che vedere con te.”
 
“Vi credo adesso.” Promise. “Davvero – non voglio più perdere nessuna di voi due.”
 
“Non preoccuparti, Henry,” lo rassicurò Regina mentre lo prendeva in braccio. “Siamo a posto – te lo prometto.”
 
“Di certo non grazie a te” ringhiò Emma quando i suoi occhi incrociarono quelli di Gold. “Per quanto sia felice che tu fossi qui per assistere a tutto questo – devi andartene prima che io cominci a pensare a come hai cercato di incastrare Regina in una prigione di fuoco, basandoti sull’idea che nostro figlio amasse me più di lei.”
 
“Sarò felice di togliere il disturbo” la rassicurò, “se posso parlare un momento con Mary-Margaret uscendo.”
 
“Non puoi” rispose Charming al posto di sua moglie.
 
Puoi stare lontano da questa famiglia,” aggiunse Neal, “Una volta per tutte.”
 
“Aspetta” disse Snow. “Non ho paura di lui – può dirmi tutto quello che vuole. Per quanto intensamente proverà a ferire le persone in questa stanza…l’amore continua a vincere.”
 
 
 
Snow era in piedi sull’uscio della porta con le braccia incrociate, guardando l’uomo che aveva ingannato sua figlia.
 
“Quello è stato un bel discorso, cara. Ma ho bisogno che tu comprenda cosa hai fatto.”
 
“Cosa io ho fatto? Come puoi dire a me una cosa del genere adesso? Quante volte credi che Neal possa perdonarti il fatto di aver cercato di ferire la famiglia di suo figlio?”
 
“Questo, te lo assicuro, non è un tuo problema. Regina è un tuo problema. Ed hai appena gettato via la soluzione.”
 
“L’ultima volta che ti ho dato ascolto per risolvere i miei problemi, ho fatto in modo che Regina uccidesse sua madre. E cosa ho ottenuto? Solo un cuore nero. Onestamente, credo di cavarmela meglio senza i tuoi consigli.”
 
“Non hai notato un motivo ricorrente? Vivrai per rimpiangere di averla salvata, come hai sempre fatto.”
 
“Non si perderà di nuovo – non quando ha Emma.”
 
“Non ho detto che si sarebbe persa di nuovo. Ma so che, nel profondo, non vuoi che la Regina Cattiva partorisca i tuoi nipoti…non è vero?”
 
“Di cosa diamine stai parlando?”
 
“Probabilmente ricorderai il dono che mi permette di vedere il futuro. Non volevi che tutto questo finisse? La tua interminabile connessione, fatta di dolore, con la donna che ti ha rovinato la vita? Non è probabile che succeda se Emma la metterà incinta con dei bambini magici.”
 
“Basta.” Snow tagliò corto. “Questo discorso è chiuso.”
 
Gli chiuse con forza la porta in faccia e tornò nel salotto.
 
L’immagine della regina avvolta comodamente tra le braccia di sua figlia le riscaldò il cuore e la terrorizzò allo stesso tempo.
 
Rumple aveva ragione su di una cosa: c’era stato un momento in cui non avrebbe voluto altro che tagliare tutti i suoi legami con Regina Mills.
 
Ma il destino aveva altri piani; tagliare i legami non era più un’opzione.    

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Regina si guardò allo specchio nella stanza di Emma. I Charming avevano preteso vigorosamente che passasse lì la notte, così da poter riposare e recuperare le forze in compagnia della famiglia.
 
Nonostante l’uso disinvolto di quella parola anche in sua presenza, Regina non era sicura di quanto effettivamente quel concetto comprendesse anche lei. Ma era troppo stanca per protestare. Troppo esausta, mentalmente e fisicamente, per tornare a Mifflin Street.
 
Fissò il suo riflesso ed era sicura che i larghi pantaloni neri da tuta e la felpa rossa col cappuccio di Emma le stessero malissimo. Per un momento accarezzò l’idea di rimettere la sua gonna a tubino per evitare di sembrare assurda.
 
“Sei adorabile con la mia tuta,” la bionda le si avvicinò, come se potesse sentire le insicurezze che le passavano per la testa.
 
“No, sembro una contadina.”
 
“Sei sexy. Ed io sono arrabbiata con me stessa per non averti fatta vestire così prima.”
 
“Beh, probabilmente è a causa del fatto che questa è la prima volta che vengo qui.”
 
Regina si guardò intorno – il territorio inesplorato della stanza da letto di Emma; la stanza nella quale non avevano mai passato del tempo per via dell’estrema vicinanza a Snow e Charming.
 
“E…? Cosa ne pensa, sua maestà?”
 
“È completamente anonima, cara. E piccola – sei una donna adulta. Come fai a sopportarlo?”
 
“Sai,” il viso di Emma si illuminò. “Sono felice che tu abbia tirato fuori la cosa perché stavo pensando…”
 
“Scusami” la interruppe. “Pensavo avessimo stabilito oggi che i tuoi pensieri sono una cosa veramente pericolosa, e potenzialmente mortali”
 
“Penso di dovermi abituare a queste battute per un po’, huh?”
 
“Sì, assolutamente. Ma cosa stavi dicendo?”
 
“Stavo cercando di fare le cose con calma, o qualcosa del genere. Ma è solo che…che motivo c’è di andarci piano quando so che sei il mio vero amore? Non voglio perder tempo vivendo in questo appartamento affollato quando Henry ed io potremmo semplicemente trasferirci da te.”
 
“Davvero?” la sua reazione istintiva fu di dubbio – per esser sicura che stesse davvero accadendo, prima di farsi false speranze.
 
“Credi sia troppo presto? Va bene, se la pensi così. Dimmi solo cosa ti passa per la testa.”
 
“Non è troppo presto; sarei davvero felice se vi trasferiste entrambi.”
 
Regina fece un passo verso di lei ed avvolse le braccia attorno alla vita di Emma. Notò immediatamente l’espressione di dolore che la salvatrice aveva fatto al contatto.
 
“Fammi vedere le tue bruciature” ordinò, facendo un passo indietro. “Hai appena fatto una smorfia di dolore.”
 
“Sto bene.”
 
“Certo, ne sono sicura.” Regina annuì mentre sollevava la maglia di Emma. “Quindi non ti dispiacerà farmele vedere.”
 
“Davvero, te l’assicuro…non è un problema.”
 
Corrugò la fronte nel vedere il petto e lo stomaco di Emma; la sua pelle sembrava secca, spaccata e rossa.
 
“Hai bisogno di vedere un medico.”
 
“Oh, davvero?” Emma le prese il braccio, sollevandole la manica per esporre le sue bruciature. “Allora lo farai anche tu.”
 
“Ne hai più di me.”
 
“E le tue son dieci volte più intense delle mie. Non è una gara.”
 
“Lo so” sospirò, frustrata. “Se avessi ancora la magia, potrei risolvere tutto in un attimo.”
 
“Andremo entrambe dal dr. Whale domani, okay?”
 
“Oppure tu potresti curarci con la magia,” suggerì delicatamente. “Ma solo se vuoi.”
 
“Posso provare” concordò Emma. La salvatrice usava la magia solo in casi di estrema necessità e doveva sempre chiedere aiuto a Regina. “Mi fai vedere come?”
 
“È semplice,” Regina tenne il palmo aperto sullo stomaco di Emma. “Devi solo muovere la mano lentamente sulle bruciature e visualizzare l’effetto curativo.”
 
Chiuse gli occhi e ripeté quei gesti familiari per farle vedere esattamente cosa fare. Ma quando li riaprì, Emma la fissava sbalordita. Abbassò gli occhi e vide che l’addome della bionda non aveva più nessuna traccia delle bruciature.
 
“Ti ho curata?” si guardò le mani, scioccata.
 
“Lo hai fatto, sì”
 
“Ma non ho più la magia...”
 
“Ne sei sicura?” Emma sorrise. “Prova qualcos’altro!”
 
Guardò di nuovo il suo palmo e si concentrò – in pochi attimi, apparve una palla di fuoco.
 
“Ho di nuovo la mia magia,” disse ad alta voce, prima di far sparire di nuovo le fiamme.
 
“Credo proprio che il bacio del vero amore possa spezzare tutte le maledizioni.”
 
“Ma non è stata una maledizione a togliermi la magia. Non capisco.”
 
“Non farti domande – sii felice e basta, è…fantastico.”
 
“Davvero? Non sono sicura di esserne felice. Henry preferiva che non avessi più i miei poteri.”
 
“Henry preferiva che stessi con Neal fino ad oggi. È un ragazzino e delle volte non ha idea di cosa sia meglio per gli adulti nella sua vita.”
 
“Penso che tu abbia ragione.”
 
“Se non vuoi più usare la magia, allora va bene. Ma deve essere una tua decisione. Ti hanno forzata a fare troppe cose negli anni, non credi?”
 
“Ti fidi di me con la magia?” le chiese nervosamente. “Perché quando ti sei innamorata di me, non ce l’avevo. Ti sei innamorata di Regina…non della magica Regina Cattiva.”
 
“Mi fido di te su qualsiasi cosa, compresa la magia. E ti amo incondizionatamente.”
 
“Va bene” disse. “Allora ho il permesso per guarirti del tutto?”
 
“Cavolo, sì – se mi permetti poi di guarire te.”
 
 
 
Mezz’ora dopo le due donne uscirono, completamente libere dalle bruciature, dalla camera da letto di Emma.
 
Anche se lo sceriffo non era il tipo da dimostrazioni d’affetto teatrali, sembrava non potersi fermare dallo stare attaccata alla sua ragazza.
 
Incrociarono Neal nel corridoio – mentre cercava di uscire in punta di piedi dalla stanza di Henry, chiudendosi la porta alle spalle il più silenziosamente possibile.
 
“Henry sta bene?” gli chiese Emma, il mento poggiato comodamente sulla spalla di Regina.
 
“Dorme – con David addormentato accanto a lui.”
 
“Perfetto.”
 
“Mi dispiace davvero per il casino che ha fatto mio padre oggi con te.”
 
“Avrebbe dovuto aspettarselo” rispose al suo posto Regina. “Non devi scusarti per le azioni di tuo padre.”
 
“Non c’entra,” insistette Neal. “Sono dispiaciuto anche per quello che ha fatto a te, Regina.”
 
“Sì – beh, cerca solo di fare attenzione se Henry è nei paraggi?”
 
“Farò in modo che non sia un problema.”
 
“Bene.” Regina annuì. “Ne ha passate decisamente troppe di recente. Ha bisogno di una pausa.”
 
“Penso che noi tre messi insieme possiamo fare in modo che ne ottenga una,” promise Emma.
 
“Ti aspetto in cucina, cara” disse Regina, rivolgendosi direttamente a lei, prima di sciogliersi dal suo abbraccio ed andare via.
 
La bruna aveva l’abitudine di andar via quando c’era Neal. Una volta aveva spiegato ad Emma che non lo faceva perché lui non le piaceva, ma semplicemente perché rispettava la relazione, e la storia, che Emma aveva con lui. Era una relazione cui Emma dava ancora valore e che si era evoluta in reciproco rispetto e comprensione.
 
“Grazie per esser stato accanto ad Henry in tutta questa storia,” gli disse. “L’ho apprezzato.”
 
“Certo.”
 
“Hai intenzione di farmi una ramanzina anche tu per esser stata una stupida? Hai solo questa occasione per farlo.”
 
“Nah – son sicuro che te ne faranno abbastanza tutti gli altri.”
 
“Neppure ti immagini.”
 
“Per quel che vale, Emma… Sono davvero felice per te.”
 
“Quindi non hai problemi con tutto questo? Non è troppo strano per te?”
 
“Ho una tolleranza piuttosto alta quando si tratta di cose strane” scherzò Neal. “La madre di mio figlio che esce con la ex Regina Cattiva, che a sua volta è stata educata da mio padre nella magia nera, non arriva neppure tra i primi dieci posti della lista di cose strane che mi son successe.”
 
“Tristemente vero.” Emma non poté fare a meno di ridere alla sua ricostruzione.
 
“È solo che,” proseguì Neal, “Con le sue due mamme super potenti insieme, adesso, fai in modo che Henry non si dimentichi di suo padre…va bene?”
 
“Figurati” sbuffò Emma, “Il ragazzino potrà anche accettare che Regina ed io stiamo insieme…ma è ancora fissato con te.”
 
“Bene – mi piacerebbe che rimanesse così per un po’”.
 
I due si avviarono nel salotto e poi verso la porta principale.
 
 
 
Dopo aver accompagnato Neal, Emma si girò, vedendo che Regina e sua madre erano entrambe in cucina.
 
“Indovina un po’?” disse Emma, rivolta a Mary-Margaret, dal salotto.
 
“Dopo oggi, spero davvero che tu non abbia altre sorprese, Emma.”
 
“Regina ha riavuto la sua magia.” Esclamò, eccitata.
 
“Bacio del vero amore.” Snow metabolizzò la notizia. “Non posso dire di essere troppo sorpresa.”
 
“E, uhm,” proseguì la salvatrice, improvvisamente nervosa prima di fare il suo secondo annuncio, “Penso che Henry ed io stiamo per trasferirci da lei.”
 
Emma guardò Regina, che era in piedi accanto al mobile, mentre entrambe aspettavano una risposta.
 
“Ed è giusto così, tesoro. Questo appartamento con quattro persone non era esattamente il massimo, vero?”
 
“No,” concordò, incapace di identificare con precisione i sentimenti di sua madre. “Non lo era.”
 
“Bene, credo che debba farvi le mie congratulazioni allora. Non credo che abbiamo dello champagne…vi andrebbe un po’ di vino?”
 
“Sì, grazie.”
 
Snow si sporse verso Regina per raggiungere la credenza – poggiando la mano gentilmente sulla schiena della regina.
 
“Cos’era quello?” chiese Emma, marciando in cucina.
 
“Cos’era cosa, cara?” le rispose Regina.
 
“Mary-Margaret, hai appena messo la tua mano sulla schiena di Regina.”
 
“Stavo cercando di prendere i bicchieri da vino?”
 
“Va bene, d’accordo, ma…” Emma non sapeva come spiegarlo – quel semplice contatto era lontanissimo dalle loro normali dinamiche. “Avete fraternizzato per via di questa storia? Mentre ero sotto la maledizione?”
 
“Non essere ridicola, Emma” la avvisò Regina.
 
Ma Emma non era soddisfatta – ed il fatto che Mary-Margaret stesse evitando il suo sguardo la rendeva ancora più sospettosa. “Mamma?
 
“Oh, ma certo, usa la carta ‘mamma’ adesso, dal momento che ormai consci i miei punti deboli,” Snow si arrese. “Potremmo aver avuto qualcosa di simile ad un ‘momento’”
 
“Davvero?”
 
“Simile è un’esagerazione,” la corresse Regina. “Forse è stato più o meno un momento. Forse.”
 
“Quindi…se stiamo facendo l’inventario adesso…Ho dimostrato che sei il mio vero amore, Henry è convinto che dobbiamo stare insieme, tu hai avuto di nuovo la tua magia e due nemiche-giurate hanno fatto amicizia. Volete ripetermi davvero che il mio piano faceva schifo?”
 
Se non fosse stato per Henry, entrambe sareste ancora prive di conoscenza!”
 
“Hai quasi rovinato le nostre vite e lasciato nostro figlio senza madre!
 
Le urlarono entrambe contemporaneamente.
 
“Aw” Emma rise loro in faccia. “Ma guardatevi che andate d’accordo. È troppo adorabile.”
 
Snow sospirò mentre metteva tre bicchieri sul mobile e li riempiva di vino.
 
“Non hai sfidato la sorte abbastanza per oggi?” Regina roteò gli occhi.
 
Emma prese un sorso di vino, sentendosi all’improvviso decisamente più vittoriosa.
 
 
 
L’orologio segnò la mezzanotte e Snow e Regina sedevano in un fastidioso silenzio. Qualche momento prima, Emma si era addormentata, lasciando le due donne a sbrigarsela da sole.
 
“Ha passato tutto il giorno sotto una maledizione del sonno,” Regina cercò di fare una battuta, “Si sveglia, beve tre bicchieri di vino, e torna a dormire.”
 
“Tutto quello che fa è mangiare e dormire. Tra lei ed Henry ti toccherà rifornire la tua cucina tutti i giorni.”
 
“Quello che mi toccherà fare è trovarmi un secondo lavoro.”
 
La conversazione leggera terminò lì ed improvvisamente Regina si sentì totalmente esposta. Emma era addormentata tra le sue braccia e non era sicura di esser davvero felice che Snow assistesse a questa loro intimità.
 
“Sai, davvero non avevo capito come poteste funzionare come coppia quando Emma ce lo ha detto la prima volta. Ma vedendovi così – adesso capisco. Mia figlia è così forte…poteva innamorarsi solo di qualcuno altrettanto forte. E non è una qualità facile da trovare.”
 
“Non sono affatto forte quanto Emma.”
 
“Hai ragione, lo sei di più. Hai attraversato cose ben peggiori.”
 
“Non ne sono così sicura.”
 
“Mi piacerebbe non essermi persa i primi due mesi in cui mia figlia si è innamorata,” disse Snow, quasi pensando ad alta voce, portando Regina a chiedersi quanto il vino stesse influenzando le sue parole. Sebbene non sembrasse ubriaca, la conversazione amichevole era così strana che Regina fu sul punto di sperare di poter dar la colpa all’alcool. “Magari potresti raccontarmelo.”
 
“Non so se…”
 
“Niente di privato,” le promise Snow. “Capisco che son cose che devono rimanere tra voi.”
 
“Cosa vuoi sapere?”
 
“Qualsiasi cosa, davvero…qual è la cosa più divertente che è successa da quando state insieme?”
 
Regina odiava l’idea di condividere qualsiasi cosa con la donna seduta accanto a lei. Ma sapeva cosa significasse essere una madre pronta a tutto per sapere qualcosa della vita del proprio figlio. Ed era consapevole che Emma aveva fatto grandissimi sforzi per iniziare il processo di guarigione – era giusto che anche lei facesse la sua parte.
 
“Non permetto che ci sia cibo al secondo piano di casa mia, ma Emma sembra non capire questa regola. Una sera pensava di essere intelligente e stava mangiando della cioccolata che aveva in tasca dopo che mi ero addormentata. Quando mi sono svegliata la mattina dopo, c’era cioccolata su di me e su tutte le lenzuola. Ho urlato così forte che son sorpresa di non aver svegliato tutta la città. Vedere il panico sulla faccia di Emma mentre cercava di togliere la cioccolata dalla mia gamba è stata una delle cose più divertenti che abbia mai visto in vita mia.”
 
“È decisamente da Emma,” Snow rise. “Cosa mi dici invece della più romantica?”
 
“Non so” pensò Regina. “Non è il tipo da gesti plateali, ad essere onesti.”
 
“Tranne per il fatto che ha bevuto una maledizione del sonno per dimostrare quanto ti ama?”
 
“Giusto, beh, hai ragione. Volevo solo dire che…sono le piccole cose. Mi ha chiesto quand’è il mio compleanno – a nessuno è mai importato del mio compleanno. Mi porta il caffè e mi chiama tutte le sere alla stessa ora. Fa in modo che…fa in modo che io sappia che lei ci tiene.”
 
“Non so se è giusto che te lo dica. Ma prima che Gold andasse via, mi ha detto qualcosa che vi riguarda.”


“Cosa?”
 
“Mi ha detto che mi sarei pentita di averti svegliata…a meno che non fossi serena all’idea che avresti partorito i miei nipoti.”
 
“Ha detto che avremo dei figli?”
 
“È stato piuttosto preciso nello specificare che Emma avrebbe fatto in modo che tu rimanessi incinta. Può succedere, vero? Con la magia del vero amore?”
 
“Forse” ammise. “Non ne sono completamente sicura.”
 
“Lo ha detto lui – e può vedere il futuro.”
 
“Non sempre vede il futuro con la chiarezza che pensa di possedere.”
 
“Lo so – ma non c’entra. Questo è…insomma è una situazione permanente – tu ed Emma.”
 
“Mi piace pensare che lo sia, sì.”
 
“Allora dobbiamo pensare ad un modo per…”
 
“Lo so” la interruppe Regina, comprendendo le sue intenzioni. Avrebbero dovuto trovare un modo per fare qualcosa in più che tollerarsi a vicenda. “Ma difficilmente riesco anche solo a capire come parlarti.”
 
“Sembra che ci stiamo riuscendo piuttosto bene ora.”
 
“Probabilmente oggi è stato un buon inizio – solo, evitiamo di dirlo ad Emma.”
 
“Certo, ce lo rinfaccerebbe a vita.”
 
Regina non voleva che le sue emozioni avessero la meglio – soprattutto non di fronte a Snow. Ma sembrava non potersi trattenere. Era contenta di odiare quella donna…ma era anche la chiave per tutto quello che aveva sempre desiderato. Era un paradosso che non poteva evitare. “Non posso fare a meno di pensare a tutte le volte in cui avrei potuto ucciderti – qualcosa era sempre lì a fermarmi. A quanto pare, avrei ucciso la mia unica possibilità di essere felice.”
 
“Tutte le volte in cui avremmo potuto ucciderti, avremmo ucciso l’unica possibilità di Emma di essere felice. E, a quanto pare, i miei nipoti.”
 
“Presumo sia una cosa positiva che entrambe ci siamo trattenute.”
 
“Potete smettere di parlare?” Emma si mosse, coprendosi le orecchie. “Sono stanca.”
 
“Probabilmente dovremmo dormire” concordò Snow. “È stata una giornata lunga ed intensa.”
 
“Non mi posso muovere,” si lamentò Emma. “E poi son comoda.”
 
“Ti aiuto io, cara – il piano di sopra non è poi così lontano.”
 
“Buonanotte, Emma.” Snow si abbassò e baciò la figlia sulla guancia. “TI voglio bene. Ed apprezzerei molto se riuscissi a passare qualche mese senza farmi venire un attacco di cuore.”
 
“Ti voglio bene anch’io. Ma non faccio promesse.”
 
“Buonanotte, Regina. Sono felice che tu stia bene.”
 
La regina osservò Snow White starsene lì, in piedi, di fronte a lei, apparentemente pensando a cosa fare. Ma prima che Regina potesse capire cosa stesse accadendo, Mary-Margaret le diede un bacio veloce sulla guancia, esattamente come aveva fatto con Emma.
 
Tutto il corpo di Regina si congelò ed in qualche modo riuscì a balbettare un amichevole ‘buona notte’ in cambio.
 
“Non credere che non l’abbia visto,” mormorò Emma, permettendo a Regina di tirarla su dal divano. “Sapevo che avrebbe funzionato. I miei piani funzionano sempre.”
 
“Qualsiasi cosa ti piace pensare, Emma. Adesso andiamo di sopra.”
 
“Sono un genio.”
 
“O un’idiota.”
 
A metà strada Emma si fermò, afferrando il braccio di Regina. “Mio padre ha detto che alle volte, dopo una maledizione del sonno…gli incubi sono davvero orribili.”
 
“Sei preoccupata di non riuscire a dormire?”
 
“No, volevo dire…insomma, se tu dovessi averne uno…svegliami, okay?”
 
“Va bene” le promise Regina. “Lo stesso vale per te.”
 
E lì, in quella promessa, c’era tutto il romanticismo che Regina sembrava non poter spiegare con parole a Snow.
 
Sebbene non avrebbe dimenticato velocemente quello che Emma aveva fatto per dimostrare il loro amore, erano momenti come questi che, quotidianamente, custodiva con cura.
 
Momenti fatti del supporto e dell’amore che aveva aspettato una vita intera prima di riuscire a trovare.    

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Questo capitolo si colloca prima di quanto è accaduto in Desperate Measures, a bordi della Jolly Roger.

La porta di vetro della sua minuscola cabina si aprì lievemente, ma Regina sapeva chi fosse senza dover neppure alzare la testa. Era senza dubbio Emma Swan a starsene lì, di fronte a lei, in silenzio.
 
Regina poteva sentire gli occhi della salvatrice percorrere il suo corpo tremante – ma non era in grado di muoversi, non riusciva a rispondere a quella presenza. Si sentiva congelata dal dolore che le avevano lasciato ore di tortura, seguite dallo sfinimento dovuto al disinnesco del diamante. Ma, più di tutto, si sentiva paralizzata dal profondo trauma del rapimento di Henry.
 
“Ciao” la salutò gentilmente la bionda. Era tardi, ben oltre mezzanotte; poteva tranquillamente presumere che gli altri passeggeri della Jolly Roger fossero profondamente addormentati. “Stai bene?”
 
“Ovviamene no” Regina finalmente guardò verso di lei ed incrociò uno sguardo preoccupato. “E nemmeno tu.”
 
“Già…ma dovresti provare a riposarti. Le ultime 48 ore sono state difficili per tutti…ma, fisicamente, sei tu quella che ha sopportato la parte peggiore.”
 
“Come diavolo posso anche pensare di dormire?” la sola idea era ridicola. “Tutte le volte che chiudo gli occhi…continuo ad immaginare quello che quella gente gli sta facendo.”
 
“Lo so” Emma sospirò, avanzando di qualche passo; si sedette accanto a Regina sulla tavola di legno che usava come letto. “Continuo a pensare a quanto debba essere spaventato.”
 
“È coraggioso al limite della cocciutaggine. Ma se loro…” Regina non riuscì a proseguire, perché semplicemente non poteva completare quella frase – non era disposta ad esprimere a parole le teorie orribili che le passavano per la mente – l’immagine di Greg e Tamara che facevano del male a suo figlio.
 
“Davvero credi che gli farebbero del male?” le chiese Emma disperata. “È solo un bambino. È innocente. Forse…forse lo stanno solo usando per arrivare a noi?”
 
“Erano sul punto di far saltare in aria un’intera città piena di bambini innocenti per ottenere quel che volevano. Pensano che la magia sia ‘impura’ – che il mondo dovrebbe liberarsene. E l’albero genealogico di Henry è pieno di magia.”
 
“La sua famiglia ha la magia ma lui è nato in questo mondo – questo lo rende diverso.”
 
“È tutta colpa mia,” singhiozzò Regina. “È colpa mia se lo abbiamo perso.”
 
“No, non è colpa tua. Sai che te lo direi se lo fosse. Sei responsabile di un sacco di cose, ma non di questa.”
 
“Non ho mai voluto che il mio passato, la Regina Cattiva, lo colpisse direttamente” disse, senza sapere perché fosse all’improvviso sopraffatta dal bisogno di condividere questa confessione con l’altra madre di Henry. “Pensavo che avremmo potuto avere una vita normale. Ma forse è stato egoista da parte mia portare un bambino a Storybrooke.”
 
“Sai bene quanto me che Henry non scambierebbe la sua vita a Storybrooke con nulla al mondo.”
 
Ha scambiato me con te” mormorò quelle parole così silenziosamente che era sicura che Emma non l’avesse sentita.
 
“Eppure…da chi è andando alla fine?”
 
“Cosa?”
 
“Quando pensava che stessimo per morire tutti, quando pensava di avere solo pochi momenti con tutti noi…è andato da sua madre, dalla donna che lo ha cresciuto. Ha scelto te, non me.”
 
“Mi ha detto di volermi bene, oggi” ricordò tristemente la regina – ripetendo quel momento all’infinito nella sua mente – attaccandocisi per trovare la forza di continuare a respirare.
 
“Perché è così.”
 
“Perché non può esserci felicità ininterrotta? Ero finalmente abbastanza per lui. Ha detto di volermi bene ed ora non c’è più. Proprio come…come…”
 
Cora” Emma comprese immediatamente. “Se vuoi davvero incolpare qualcuno per questo…è stata colpa mia. Non avrei dovuto permettergli di allontanarsi…neppure per un secondo.”
 
“Non essere ridicola – stavi cercando di evitare un’esecuzione di massa.”
 
“Certo, ho aiutato a salvare la città di nuovo – ma ho perso Henry e suo padre nel farlo. Quindi, questo dove mi porta? Son piuttosto sicura che mi renda la peggior ‘salvatrice’ di sempre. Sono davvero patetica.”
 
“Non sei patetica. E mi dispiace per quello che è successo a Neal.”
 
“Non mi sembra possibile che sia morto,” le spiegò Emma, aprendosi a sua volta. “Era appena tornato. Avevo appena cominciato a conoscerlo di nuovo. Ne avevo bisogno, per Henry.”
 
“Solo…fa attenzione. Quando il tuo vero amore muore…la perdita…ti cambia per sempre.”
 
“Neal non era il mio vero amore o la mia anima gemella o niente di tutto ciò. Voglio dire, penso che l’amerò per sempre perché è stato il mio primo amore, sai?”
 
“Sì, ti capisco perfettamente.”
 
“E mi ha dato – beh, ci ha dato Henry.”
 
“Faremo in modo…che Greg e Tamara non facciano del male a nessun altro.”
 
Emma annuì, apprezzando – e Regina accolse l’inaspettato livello di conforto che quella conversazione le stava dando. Quello che, invece, era l’esatto opposto del conforto, tuttavia, era il modo in cui si sentiva terribilmente nuda sotto lo sguardo della salvatrice, cosa che si intensificava quanto più tempo passavano sedute insieme.
 
“Quei segni sulla tua fronte sembrano ancora parecchio dolorosi, Regina.”
 
“Non ho avuto il tempo di farli controllare. E presumo che la fata turchina possa aiutare solo fino ad un certo punto.”
 
“Posso vederli?” Emma le chiese il permesso prima di avvicinarsi.
 
“Puoi fare quello che vuoi…anche se son sicura che tu non sia qualificata per verificare la mia situazione medica.”
 
“Lo so” confermò lo sceriffo, mentre dolcemente passava la punta delle dita sui segni rossi sulla fronte della regina, “Ma sento che qualcuno dovrebbe…”
 
Em-ma” gemette Regina, prima di avere il tempo di capire il modo in cui il nome della bionda le era sfuggito dalle labbra.
 
“Cosa c’è?”     
 
“T-tu” balbettò, a mala pena capace di pronunciare qualche parole. “Sembri di ghiaccio.”
 
“Mi dispiace,” Emma si allontanò di scatto, con aria colpevole. “Fa un freddo terribile su questa nave.”
 
“No, ti prego, non farlo. È la prima volta che ha smesso di far male.”
 
“Davvero?” Emma si guardò le mani, interrogativa, prima di portarle di nuovo sulle tempie di Regina.
 
“La tua magia” fu la sola spiegazione che ottenne. “Grazie”.
 
“Dammi le mani.”
 
“Come?”
 
“Ho visto dei segni anche sulle tue dita.”
 
Regina sollevò le mani e permise ad Emma di prenderle tra le sue. Il contatto portò la bruna a lasciarsi scappare alcuni singhiozzi.
 
“Cosa c’è? Fa male di nuovo?”
 
“No” lasciò che le lacrime scorressero liberamente, “Gli voglio così bene…Non ho mai amato nessuno quanto amo Henry.”
 
“Lo so” Emma strinse la presa sulle loro dita intrecciate; non riuscì ad impedire ai suoi occhi di inumidirsi. “Nemmeno io.”
 
“Per lui ne vale la pena – tutto quello che ho passato. Tutto quello che ho sempre voluto era essere per qualcuno quello che mia madre non era stata per me.”
 
“Tutto quello che ho sempre voluto per lui era crescere circondato da persone che gli volessero bene. Ed è successo; non possiamo perderlo adesso.”
 
E se non lo vedessimo mai più?
 
E se non potessimo più sentire la sua voce?
 
“Non potrei sopravvivere” insistette Regina. “Te lo dico, non potrei farlo.”
 
“No, dobbiamo smetterla” ordinò Emma. “Non possiamo cadere a pezzi perché dobbiamo essere pronte; dobbiamo essere pronte a combattere per lui, a salvarlo. Come facciamo sempre.”
 
“Hai ragione. È solo che…come ti ho detto, non riesco a smettere di pensare a tutte le cose che possono andare male.”
 
“Allora forse…forse abbiamo bisogno di parlare di qualcosa di diverso.”
 
“Come cosa? Il tempo?”
 
“No. Ma…che mi dici di te?”
 
“Me? Perché?”
 
“Perché sei la madre di mio figlio” argomentò Emma. “E sento come se…come se davvero ti conoscessi in un modo incredibilmente familiare. Tranne per il fatto che non ti conosco affatto. Non so se abbia alcun senso…”
 
Apparentemente, quella frase non aveva senso – ma, stranamente, Regina sapeva esattamente cosa volesse dirle. “Cosa vuoi sapere?”
 
“Non lo so. Voglio solo conoscerti meglio.”
 
“Consci la sostanza, no? Pare che ci abbiano anche scritto un libro.”
 
“So che il tuo promesso sposo è stato ucciso da Cora perché mia madre le ha raccontato di voi.”
 
“Perdere Daniel per mano di mia madre è stato un incubo. Ma la ragione per cui tua madre…la ragione per cui ero così arrabbiata con tua madre…quando la vedo…lei è la sola ragione per cui sono stata costretta a sposare il Re. Mi voleva come sposa perché piacevo a tua madre.”
 
“Non volevi sposarlo?”
 
“Certo che no. Avevo diciotto anni, appena sei anni in più di tua madre. L’uomo che amavo era stato assassinato e mia madre ha accettato la proposta del re in mia vece prima che potessi avere la possibilità anche solo di capire cosa stesse accadendo.”
 
“Questo” Emma non riusciva a trovare le parole, “Questo è davvero incasinato
 
“Guardo tua madre e vedo tutto quello che mi ha spezzata. Vedo l’inizio della mia fine. Vedo le mie debolezze che mi guardano in faccia.”
 
“Lo capisco. Ma tu non sei affatto debole.”
 
Regina fu sul punto di crollare di nuovo per la forza di quell’incoraggiamento – era la prima volta che aveva sentito quelle parole… Lo capisco. Ma ugualmente non riuscì ad impedirsi di rivivere tutti i suoi fallimenti. “Eppure, ho avuto bisogno di te per fermare quel maledetto dispositivo.”
 
“Tutta la parte peggiore l’avevi già fatta da sola, visto che lo stavi prosciugando da ore prima che arrivassi.”
 
“Cosa ti ha fatto pensare che potesse funzionare?”
 
“Ho solo pensato…che valesse la pena tentare. Avevamo aperto quel portale. Non sono sicura. Ma penso che…insomma, che siamo più forti insieme, quale che sia la ragione.”
 
“Penso di sentirmi un po’ stanca, dopo tutto.” Disse Regina – perché nessuna delle due era pronta per quella ammissione, decisamente più ben più importante e più complessa, che era lì, appena sotto la superficie.
 
“Penso di esser stanca anch’io.”
 
“Allora questa è una buonanotte.”
 
“No, non sto andando via – il tuo dolore potrebbe tornare.”
 
“Non…non sei tenuta a farlo. Posso sopravvivere al dolore.”
 
“Ma voglio farlo – voglio rimanere. A meno che…a meno che tu preferisca che io vada via.”
 
All’improvviso, mentre Regina fissava Emma negli occhi, il peso delle parole della salvatrice e delle sue azioni negli ultimi sei mesi le crollò addosso.
 
Lasciatela andare.
 
Non può morire.
 
L’ho invitata io.
 
Stai cercando di cambiare.
 
Regina, pensa a cosa stai facendo.
 
Stavi…dicendo addio.
 
Regina, ti prego.
 
Deve esserci un altro modo.
 
Magari lo siamo.
 
Non sapeva come o perché non lo avesse capito prima: Emma Swan ci teneva a lei.
 
Era spaventata, arrabbiata e sopraffatta dalla gioia nello stesso momento nel realizzare che anche lei teneva ad Emma.
 
“Resta” le disse. “Mi farebbe piacere se rimanessi.”
 

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