Find what you love and let it kill you.

di Borange
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Premessa. ***
Capitolo 2: *** Questione importante. ***
Capitolo 3: *** Incubo. ***
Capitolo 4: *** Un passato indelebile. ***
Capitolo 5: *** Orgoglio. ***
Capitolo 6: *** Sguardi. ***
Capitolo 7: *** Dubbi, insicurezze, tormenti. ***
Capitolo 8: *** Odiarsi. ***
Capitolo 9: *** Colpo al cuore. ***
Capitolo 10: *** Veleno e antidoto. ***
Capitolo 11: *** Autunno. ***
Capitolo 12: *** Scrigno. ***
Capitolo 13: *** Rivelazione. ***
Capitolo 14: *** Terrore. ***
Capitolo 15: *** Un dolore che non conosce cura. ***
Capitolo 16: *** Rinascere. ***
Capitolo 17: *** Tasselli di una vita. ***
Capitolo 18: *** Io ci sarò. ***
Capitolo 19: *** Coraggio. ***
Capitolo 20: *** Esclusivamente sua. ***
Capitolo 21: *** Attenzione - ANNUNCIO IMPORTANTE. ***



Capitolo 1
*** Premessa. ***


“ Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento,

   o tende a svanire quando l’altro s’allontana.

   Oh no! Amore è un faro sempre fisso

   Che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;

   Amore non muta in poche ore o settimane,

   ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio.

   Se questo è errore e mi sarà è provato,

   io non ho mai scritto,

   e nessuno ha mai amato.”
-William Shakspeare.

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Capitolo 2
*** Questione importante. ***


CAPITOLO 1- Questione importante.

“Ama il tuo sogno se pur ti tormenta”

-Gabriele D’annunzio.

~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~ ~  ~

“Hai tutto” le sussurrò.
 “Intelligenza, furbizia, malizia, coraggio, e per quanto mi dia fastidio ammetterlo..”
fece una pausa, inspirò e continuò dandole le spalle.
“.. possiedi una bellezza particolare, attraente, provocante, ossessiva.. una bellezza che va trattata come una questione importante.”
Hermione sbalordita lo fissava.

.. una bellezza che va trattata come una questione importante.

“Tu, Hermione.. sei la mia questione importante.”
Si voltò verso di lei. Pelle bianchissima, simile a quella di un cadavere, occhi neri ed espressione truce.
Solleva la mano destra lasciandola sospesa a mezz’aria, indicandola e con voce robotica afferma minacciosamente “Ti troverò.”

Spalancò la bocca, la sua pelle bianca e logorata si trasformava in tanti piccoli brandelli, facendo quasi del tutto trasparire la figura di Draco, mentre dalla bocca fuoriusciva un’enorme serpente di un verde molto scuro, quasi nero, che era dritto nella sua direzione.
Hermione era impietrita dalla scena.
Si dimenava, voleva urlare ma non ci riusciva..

Si svegliò all’improvviso sudata e tremante. Si guardò intorno, tirò un sospiro di sollievo. Era nella sua gelida stanza. La stessa di sempre e non c’era nemmeno l’ombra di un serpente. Guardò l’orologio posto sulla scrivania che segnava le 5:35.
“Il solito incubo..” pensò. “Puntuale ogni notte” Ribadì.
Da troppi mesi or sono Hermione non faceva altro che rivivere questa stessa scena nei suoi sogni. Ogni notte era un tormento, ogni sera aveva il terrore di addormentarsi.
Si svegliava ogni qualvolta agitata e il resto che le rimaneva da dormire prima che la sua sveglia suonasse, lo passava in lacrime.

Hermione aveva compiuto da poco 25 anni e da quando aveva lasciato le vesti di alunna ad Hogwarts molte cose erano cambiate.
Era diventata una delle streghe più famose ed eccellenti di tutto il mondo magico, ricopriva un ruolo importante nelle vesti d’insegnante nella stessa scuola che l’aveva fatta diventare tale.
Insegnava Artimanzia e Babbanologia, Hogwarts era diventata la sua casa ormai e viveva lì per tutto il periodo scolastico, mentre il resto dell’anno, e cioè i tre mesi estivi, li trascorreva in un piccolo appartamentino affittato a Londra per godersi l’estate. 

Quando Hermione tornò in quell’appartamento, il 15 giugno,  era già iniziata l’estate ed il caldo afoso londinese si faceva sentire. Davanti alla porta di casa Hermione trovò una piccola cesta ed un bigliettino adagiato sopra. Lo raccolse e lo aprì:

“So che te ne prenderai cura.”

Hermione scostò il lenzuolo che copriva la cesta e scoprì che sotto vi era una piccola creatura: un gattino bianco. Aveva gli occhi di un verde smeraldo intenso ed era sicuramente nato da poco.
Chi poteva averglielo lasciato? Avevano forse sbagliato destinatario?
Nonostante ciò Hermione non ci pensò due volte e se lo portò dentro con se.

Entrando in quella casa che era stata chiusa per un po’ troppo tempo gli saltò subito al naso qualcosa di maleodorante. Dopo un paio di passi all’interno dell’abitazione capì che il cattivo odore proveniva dalla cucina, precisamente dal frigo, infatti prima di partire aveva lasciato lì della verdura ed ora era andata a male. Senza pensarci due volte prese la bacchetta e ripulì il tutto.
Nel frattempo il gattino si era svegliato e miagolava molto forte, con tono quasi disperato, probabilmente preso dalla paura di trovarsi in un posto nuovo e totalmente sconosciuto. Hermione gli si avvicinò e provò a prenderlo nonostante il gattino si opponeva e ringhiasse.

Dopo aver fatto amicizia con la creatura con un leggero movimento della bacchetta Hermione fece apparire una scodella contenente del latte. Il piccolo gattino ci si catapultò praticamente dentro, e mentre la creatura mangiava voracemente, lei fece un giro per la casa ed aprì tutte le finestre per far uscire la puzza di chiuso e di muffa.
Purtroppo l’appartamento era parecchio malandato, c’era muffa su quasi tutte le pareti, era spoglio ed al quinto piano di un edificio allo stesso modo malandato, però era l’unico appartamento il cui proprietario accettava le particolari richieste di Hermione.

Notò tanta polvere sui mobili e sporcizia in ogni angolo della casa che si rese conto di aver bisogno di un coinquilino.
La casa era abbastanza grande per poter ospitare due persone, e poi ne aveva bisogno cosi quando lei era via l’altro accudiva il gattino.. e la casa.

Detto fatto. In men che non si dica prese dei fogli per l’annuncio pronti per essere affissi, ma si soffermò qualche istante poiché non sapeva bene cosa scrivere per attirare qualche babbano giacchè nel mondo dei maghi non esistevano questo tipo di cose, dunque si limitò solamente a scrivere l’indirizzo della stanza in affitto. 

‘’A.A.A. affittasi camera, Baker Street n.221B.
Per info contattare a questo num. 5558941 ‘’
 
Quando ebbe finito di compilarli si diresse verso la porta, guardò il gattino e come se lui la capisse e gli disse “Tranquillo, torno fra pochissimo. Attento a non affogare nel latte però eh”.
Chiuse la porta e si precipitò giù per le scale. Iniziò ad appendere volantini: uno sulla porta d’entrata del palazzo, un altro nel bar sotto casa ed altri sparsi qua e là nelle stradine li intorno.
Tornata a casa aprì la porta e notò che il gattino si era appisolato affianco alla scodella del latte vuota.

Entrò in cucina e sistemò la spesa e le cose che aveva comprato, perché sì, Hermione era un’eccelente strega, ma aveva anche ottimi valori trasmessi dai suoi genitori babbani e certe abitudini non le aveva mai perse fra cui fare la spesa anziché agitare la bacchetta per far comparire qualche pasto non babbano.

Ora che finalmente aveva del tempo per se decise di farsi una doccia prima di mangiare qualcosa.
Si diresse in bagno, si spogliò e senza pensarci due volte si mise sotto l’acqua tiepida. Il viaggio in treno era stato lungo e una doccia rigenerante le ci voleva proprio.
Si rilassò sotto il getto d’acqua e chiuse gli occhi. La giornata era stata molto lunga ed Hermione era molto stanca, aveva mille cose da fare e nel momento di totale relax si chiese chi le avesse lasciato il gattino.

Ad un certo punto la porta del bagno si aprì e lei di scatto aprì gli occhi…
Aveva solo socchiuso la porta, essendo sola in casa, ed il gattino era riuscito ad entrare furtivamente con molta facilità.
“Sei solo tu” sospirò Hermione e nello stesso momento che lo diceva la porta si spalancò ancor di più e in quel preciso istante si maledisse per aver lasciato la bacchetta sul tavolo nella cucina.
La doccia era nel punto distante dalla porta e dalla sua prospettiva non riusciva a vedere niente se non la porta che si muoveva lentamente.

“Chi va là?” urlò Hermione presa dal panico.
Fantastico, forse sto per morire, magari sono i ladri o qualcuno che vuole uccidermi ed io urlo ‘chi va là?’, non riuscirei a spaventare nemmeno una mosca in questo modo  – pensò Hermione.
Chiuse il getto d’acqua senza uscire della cabina doccia per poter udire il minimo rumore, sospiro o movimento.
Passarono lenti 10 secondi e niente, silenzio assordante.

Forse era solo uno spiffero d’aria – cercava di convincersi Hermione.

Ad un certo punto udì dei passi. Qualcuno era in casa.
Hermione rabbrividì, il freddo l’assalì e rimase immobile senza sapere cosa fare.
I passi si avvicinarono e qualcuno sbucò dalla porta.

Occhi color tempesta. I suoi.
Era lì, sicuro di sé, con le mani in tasca e appoggiato alla parete, guardava Hermione senza fra trapelare la minima emozione, mentre lei era tutto un vulcano. Era sempre stata una dote di Draco rimanere impassibile davanti alle situazioni difficili, era il suo forte gestire le emozioni.
“C-che.. c-ome..”
Dai Hermione, collega mente e bocca, mantieni la calma.
“Che ci fai qui!?” disse decisa. “Come ci sei entrato qui?” urlò.
La fissava spaventosamente mentre si mordeva il labbro inferiore.

Si staccò dalla parete e s’incamminò verso la doccia, mentre Hermione li dentro si sentiva tanto un topo in trappola. C’era un silenzio mortale tanto che si poteva udire il battito cardiaco accelerato di Hermione. In quel momento provava paura e imbarazzo.
Draco aprì la doccia e ci entrò mentre Hermione fece un passo indietro scontrando la schiena con la fredda parete della doccia, nemmeno il tempo di esclamare “c-che stai facendo!?” che lui la zittì dicendo

Ti voglio. Finalmente ti ho trovata.

Sentii la sua voce ed un brivido le percorse tutto il corpo.

Poi percepì le sue mani che le accarezzavano i polsi e quello che prima era un tocco leggero si trasformò in una stretta che le impediva di muoversi. Le portò i polsi sopra la testa.
Hermione cercò subito di sfuggire a quella situazione.

Ferma.”  Le ordinò Draco in un sussurro con un tono caldo.

Ma qualcosa interruppe la situazione macabra che si stava andando a creare: il campanello. Qualcuno stava bussando.

Non mi sfuggirai, ci rivedremo presto.” disse Draco ghignando. E si smaterializzò.

La stretta si allentò completamente ed Hermione riuscì a muoversi facilmente. Uscì dalla doccia e si infilò velocemente l’accappatoio.

Non riusciva a credere a quello che era appena successo…

Bussarono ancora un volta alla porta, andò ad aprire e si ritrovò davanti un ragazzo dai capelli corvini tutti scompigliati, gli occhi scuri e profondi come la notte; aveva tutta l’aria da bravo ragazzo e quest’idea si fissò ancor di più nella mente di Hermione quando lui le sorrise.

Il ragazzo non riusciva a toglierle gli occhi di dosso ed Hermione, in quel momento, realizzò che era ancora in accappatoio. “…E’ un brutto momento?”  Le chiese squadrandola da capo a piedi. “E’ tutto ok, stavo solo facendo una doccia.” Al solo pensiero un brivido freddo le percorse la schiena e istintivamente si accarezzò i polsi che ancora portavano i segni bianchi.

“ …Comunque, sono Andrew. Ho visto che affitti una stanza … è ancora disponibile?”  Sbattè gli occhi e si scostò lievemente dalla porta “ Si, è ancora libera e a dire il vero per ora sei l’unico che abbia risposto, ho appeso gli annunci poco fa... aspetta, sei tu quello del gatto per caso? Cosa vuoi?” Indietreggiò e in caso di pericolo era pronta a sbattergli la porta in faccia. “No! Hey, non so di cosa tu stia parlando. Ti ho vista appendere i volantini al bar e mi serve davvero un posto in cui stare.” Hermione si morse il labbro capendo di averlo aggredito senza motivo. “Scusami … è stata una giornata pesante. Entra pure, ti mostro la stanza” Disse abbozzando un sorriso. Gli fece strada fino ad una vecchia porta di legno.
“Ti avviso è una stanza molto … essenziale. Tutto ciò che c’è dentro sono i mobili di chi abitava qui prima che mi trasferissi.” Quando Hermione aprì la porta il ragazzo si ritrovò davanti ad una stanza quasi spoglia. Al suo interno c’erano solo un letto, un cassettone ed un comodino.

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Capitolo 3
*** Incubo. ***


CAPITOLO 2-Incubo.

“C’è una crepa in ogni cosa, è da lì che entra la luce.”

-Leonard Cohen.

~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~ ~  ~
 
Andrew entrò in quella stanza polverosa, un po’ triste e che odorava di muffa. Si mise al centro della stanza ed esaminò i mobili. Era semplice e gli andava più che bene, a quel punto esclamò a voce alta “La prendo!” Hermione alzò lo sguardo su di lui e rispose prontamente
“Ok, benvenuto all’inferno.”  Abbozzando un sorriso malizioso e poi continuò “Ti va una pizza?”
“Certo!” disse Andrew ricambiando il sorriso.
 Hermione annuì e andò in camere sua per vestirsi mentre Andrew metteva in ordine le sue cose.
Dopo di che si diresse in cucina per apparecchiare la tavola, aveva una fame da lupi, ma di certo non poteva far apparire del cibo, non con Andrew in casa, dunque si limitò ad ordinare le pizze. Il coinquilino gli spuntò alle spalle senza preavviso ed Hermione sobbalzò.
“Scusa, ma non mi hai ancora detto il tuo nome.”  Disse cercando di giustificarsi.
“Hai ragione, che sciocca!” Si sistemò i vestiti e si girò verso di lui porgendogli la mano “Piacere, Hermione.”

Bussarono alla porta, segno dell’arrivo delle pizze.

I due passarono tutta la serata a parlare e non le ci volle molto per capire che l’altro era interessante. Aveva passato la sua vita in giro per il mondo e da poco aveva deciso di trovare un posto in cui stare.  Le lancette dell’orologio in cucina scorrevano veloci; solo quando rintoccarono la mezzanotte i sintomi della stanchezza iniziavano a farsi sentire e dovette cedere al sonno, così dopo aver preso il gattino con se diede ad Andrew la buonanotte si ritirò in camera sua.

Passò circa una settimana e la convivenza fra i due divenne ogni giorno sempre più confidenziale e i due iniziarono a conoscersi meglio.
Gli incubi di Hermione erano diminuiti ed erano già tre notti che lei riusciva a fare sogni tranquilli fin quando una notte accadde qualcosa di molto diverso dal solito..

Era da poco scoccata la mezzanotte ed Hermione aveva chiuso gli occhi da circa un’ora quando udì un tonfo vicino al comodino. Istintivamente si alzò di scatto stringendo la bacchetta fra le dita. Si guardò attorno, i raggi della luna filtravano dalla finestra aperta e fu allora che lo vide. Era lì davanti a lei e probabilmente il rumore udito pochi istanti prima era stato causato dalla sua materializzazione nella stanza. Rimasero a fissarsi per alcuni secondi senza dire niente mentre ad Hermione sembrò un eternità. Lo sguardo selvaggio e argentato di lui che penetrava nelle iridi di lei, in un modo che lei aveva sempre detestato, ma si rifiuto di distogliere lo sguardo.

Malfoy, cosa vuoi da me? 
“Ci si rivede, Mezzosangue.”

A quella parola la rabbia dilagò negli occhi della strega. Come osava dopo ciò che era successo chiamarla ancora così. Sapeva cosa stava per accadere, così, prima di agire sussurrò lievemente l’incantesimo silenziatore che le permise di isolare la stanza dal resto del mondo; con un gesto fluido e sicuro del braccio scagliò un incantesimo contro il mago, ma non lo colpì. Malfoy era riuscito a schivare l’attacco con facilità e l’incantesimo era finito contro al muro, crepandolo. Sempre più accecata dalla rabbia cercò di colpirlo varie volte, ma il Mangiamorte si muoveva sinuosamente nell’ombra e dopo qualche istante passò al contrattacco riuscendo a disarmare la giovane strega. Ora impugnava due bacchette, ma non le usò. Per il momento si limitò ad esaminarla, avanzò come un lupo che punta la sua preda, chiudendola in un angolo della stanza.

“Lasciami in pace Malfoy..”  

Hermione stava cercando in tutti i modi di trovare una via d’uscita da quell’angolo, sembrava un animale in gabbia, continuava a muoversi, cercava di rientrare in possesso della sua bacchetta, ma Draco la teneva troppo in alto sopra la sua testa e lei non riusciva a fare nulla. In quel momento voleva stare il più lontano possibile da lui, anche se da anni era consapevole quanto ciò fosse impossibile.
“ Sei dannatamente bella, Granger, ed è sorprendente per una mezzosangue come te.”
Ancora quella dannata parola. Hermione, che un attimo prima aveva smesso di muoversi, lo fissò dritto negli occhi e per un attimo riuscirono a rapirla, ma ritornò in se e gli sferrò un pugno all’altezza dello zigomo destro. Malfoy prontamente le blocco la mano, stritolandogliela con gusto. La strega non potè fare altro che emettere un gemito di dolore. Lui sorrise soddisfatto. A quel punto la distanza fra i due era minima e lui decise di eliminarla totalmente, spingendo violentemente il suo corpo contro a quello di lei.
Ancora una volta quel dannato Mangiamorte l’aveva bloccata ed ora poteva percepire il suo respiro sul viso. Sbattè piano gli occhi, si rese conto della distanza, ormai inesistente, fra di loro.

Forza Hermione, reagisci! - cercava di ripetersi più volte Hermione, in vano.

Vide il volto di Malfoy chinarsi. La sensazione successiva fu quella di labbra umide e calde che facevano contatto. Le loro lingue si intrecciavano e si cercavano disperatamente, in quello che ormai poteva considerarsi passione pura. I muscoli di Hermione si rilassarono totalmente e si abbandonò da quella sensazione umida e piacevole.
Malfoy si staccò per qualche secondo per prendere fiato, non prima di averle morso avidamente il labbro inferiore.

Sei mia e solo io posso averti.”
 
Hermione interruppe quel momento scostando la testa da un lato. Con una sensazione amara in bocca disse “ Non sono tua  e mai lo sarò.” 

Ed era vero.
Più infuriato che mai Draco le passò una mano fra i capelli per poi tirarglieli in modo da costringerla ad alzare la testa. La strega non potè far altro che gemere di dolore.
Grazie alla sua statura, Malfoy riusciva comunque a fissarla negli occhi e con violenza si rituffò sulle sue labbra. Il bacio si fece sempre più intenso ed Hermione pur riconoscendo la triste verità si lasciò travolgere dal bacio.

Non potevano stare insieme.

Quel pensiero balenò un ultima volta nella sua mente per poi essere trascinato via dal desiderio.
Si staccò un ultima volta, ansimante. Il bacio era durato fin troppo a lungo e ad entrambi mancava il fiato, ma era inevitabile, si volevano e tutta quella passione non faceva che confermarlo. Teneva la mano sulla nuca di lei e le stringeva i riccioli fra le dita, quanto bastava da farle mostrare il collo. Grazie a quel gesto il mago fu in grado di passare la lingua sulla pelle di lei, fino a raggiungere la clavicola. Iniziò a morderla, lasciandole tanti lievi segni rossi.

Una fitta gli percorse l’addome fino ad arrivare al cavallo dei suoi pantaloni, che ora erano diventati troppo scomodi. Preso dalla foga la sollevò di peso e la buttò sul letto. L’aiutò a spogliarsi e non ci impiegò molto dato che il suo pigiama consisteva in una maglietta e un paio di slip. Per qualche istante restò a fissare, come incantato, quel corpo nudo che tanto aveva bramato nelle notti di solitudine.
Era senza veli davanti a Malfoy, solo i raggi lunari coprivano il suo corpo definendolo con pallide sfumature. Le sue guancie presero fuoco, più rosse che mai. Unì le ginocchia e si coprì i seni timidamente, distogliendo lo sguardo dal suo. Questo gesto così candido e pudico fece solo aumentare la voracità del lupo dagli occhi d’argento che aveva davanti.

Senza pensarci due volte applicò una leggera pressione sulle ginocchia e le divaricò con un colpo secco, mandando totalmente a quel paese la lieve resistenza di Hermione. Draco si chinò su di lei e iniziò a percorrere tutto il corpo fino all’addome lasciando al suo passaggio il segno dei morsi alternandolo con l’umidità dei suoi baci. Tornò su, fino ai seni e li iniziò a stuzzicare con le dita e con la lingua quelle rotondità morbide e perfette.

La strega a stento riuscì a trattenere un gemito. Non era stata toccata da così tanto tempo che, ovunque Draco la sfiorasse o mordesse, lei avampava di piacere. Quando vide l’altro scendere nuovamente verso l’addome capì subito le sue intenzioni e ormai la sua intimità era inumidita di piacere e i baci sempre più vicini di lui non facevano altro che aumentare questa sensazione.
Poteva percepire quanto lei fosse eccitata. Arrivato alla sua intimità iniziò a baciarle le cosce avvicinandosi sempre più al centro del desiderio di lei. Prese a stuzzicarla con la punta della lingua ascoltandola mentre sopprimeva a fatica i gemiti.

Voleva sentire la sua voce.

Passò ad assaporarla più intensamente intensificando anche i movimenti della lingua. Finalmente lo senti. Un gemito basso e caldo sfuggì alla bocca di Hermione, che si maledì mentalmente per non averlo saputo sopprimere. Più i movimenti si intensificavano più la sentiva gemere senza controllo e sempre più ad alta voce.

“D-Draco...”
“Draco…”

All’udire il suo nome pronunciato in quel modo un brivido gli percorse tutta la schiena. Alzò lo sguardo senza cessare i movimenti costanti della lingua e la vide: Hermione era in preda al piacere; aveva inarcato la schiena e stringeva saldamente le lenzuola fra le dita di una mano. Non le mancava molto per raggiungere il culmine del piacere e lui lo sapeva.
Amava provocarle quelle sensazioni, quasi quanto amava vederla soffrire, ma come poteva farla soffrire mentre provava così tanto piacere? Era quasi impossibile. Mentre percepiva le cosce dell’altra che iniziavano a tremolare dal desiderio gli venne un idea; fu allora che smise di toccarla. Hermione che era ancora in estasi inizialmente non capì. Cercò di gestire il respiro affannato e alzò lo sguardo.

“C-Cosa stai facendo lì in piedi?”

Non ottenne risposta. Lo vide solamente passarsi la lingua sulle labbra ancora umide piene del sapore di lei e subito dopo la sua espressione mutò in un ghigno compiaciuto.
No, no e ancora no! Non poteva farle una cosa del genere. Non poteva farlo davvero, non adesso!
Invece fu proprio così.
“Ci vediamo, Mezzosangue.”
Esordì facendole un cenno col capo e si smaterializzò.
Dannazione!

Si maledì cento e cento volte, poi, rassegnata, si lasciò cadere sul materasso, con ancora le gambe tremolanti. Si odiava per essere finita in quella situazione, ma più di tutti odiava quel sadico bastardo di Draco che se n’era andatoo. Nonostante ciò la voglia la stava divorando centimetro per centimetro. Non resistette e fece scivolare timidamente una mano in mezzo alle gambe. La stanza si riempì nuovamente di gemiti e la sua faccia riprese il colore paonazzo di prima. Con movimenti veloci e nei punti giusti Hermione raggiunse il culmine e si lasciò cadere sul materasso sfinita. Malfoy l’avrebbe pagata cara, si morse il labbro inferiore mentre si copriva col lenzuolo. Finalmente si assopì.
 
 

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Capitolo 4
*** Un passato indelebile. ***


CAPITOLO 3- Un passato indelebile.
 “Se per baciarti
dovessi poi
andare all’inferno,
lo farei.
Così potrò vantarmi
col diavolo
di aver visto
il paradiso
senza mai entrarci.”

-William Shakspeare.

~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~ ~  ~
 
Era un tranquillo ed afoso pomeriggio di luglio ed Andrew aveva portato in casa alcuni vecchi scatoloni, abitava in quel appartamento da ormai un mese ma non si era ancora sistemato del tutto.
Portava cianfrusaglie di ogni tipo in casa ed alla fin fine ad Hermione non dispiacevano perché la casa aveva un aspetto molto triste, ma con qualche cornice qua e la, un vaso coi fiori finti ed un quadro che ritraeva un tramonto con colori di ogni tipo, la casa prendeva un po’ vita.
Una cosa che faceva molto piacere ad Hermione era che Andrew leggeva moltissimo. Portò in casa due scatoloni pieni zeppi di libri ed Hermione non vedeva l’ora di tuffarcisi dentro giacchè avevano risvegliato il suo animo da topo di biblioteca. Proprio mentre Andrew depositava i libri insieme a quelli di Hermione la libreria, che era sospesa al muro e non appoggiava a terra, traboccò, provocando un forte tonfo.

“E’ stata caricata troppo” sospirò Hermione guardando il disastro.
“Me ne sono reso conto” disse Andre accingendosi a raccogliere i libri uno per uno.
Solo un libro non era caduto dalla libreria. Per una qualche strana ragione era tutti crollati giù, tranne uno molto particolare e molto importante per Hermione.
Quel libro era stato regalato ad Hermione al settimo anno da Draco Malfoy. Lo prese e lo iniziò a sfogliare. Hermione teneva ben conservato quel libro come se fosse la cosa più importante e cara per lei, anche se era solo un po’ di carta messa insieme vi erano impressi tanti ricordi.
Tutto iniziò quando …
La sua pagella era nella media, ma quando il padre la vide si infuriò, in quanto Membro del Consiglio di Amministrazione di Hogwarts era a conoscenza di chi fossero gli studenti più brillanti della scuola e non accettava che una Mezzosangue come la Granger, ottenesse voti migliori di suo figlio, in tutte le materie. Da quel giorno Draco venne costretto a concentrarsi sullo studio, lasciando perdere tutto il resto, persino il Quidditch e si ritrovava ogni stramaledetto giorno in biblioteca.

Cos’è questa roba? Sono qui da ore e non riesco a studiare questa merda, non ci capisco un cazzo. Avrei bisogno di qualcuno che me la spieghi. Non posso di certo chiedere a Nott o Zabini, sono due idioti.
Pensò Draco, irritato.

Mentre era nell’intento a guardare perplesso il libro di erbologia che in quel momento gli sembrava la cosa più stupida del mondo, vide con la coda dell’occhio entrare in biblioteca Hermione.
Era noto a tutti che Hermione amava la tranquillità della biblioteca nella quale poteva immergersi nei suoi libri. Si era persino scelta un suo banco, nell’angolo più isolato della stanza, esattamente accanto ad un’enorme vetrata e nessuno osava metterci piede.
Draco non poté fare a meno di guardarla mentre le passava accanto. Era una ragazza sicura, precisa. Prima di sedersi si era presa la sua pila di libri che le servivano, li disponeva in ordine di studio e piuma alla mano era già immersa nel suo mondo di formule magiche ed incantesimi. Draco distolse lo sguardo da lei e diede un’occhiata al proprio di banco: un disordine assoluto con libri sparsi qua e là anch’essa vicino ad una finestra enorme che dava sul giardino dell’ala est del castello da cui riusciva a vedere il Platano Picchiatore e si incantava a guardarlo nei momenti di noia. Guardò fuori un ultima volta, per poi fissare l’orologio appeso al muro al centro della stanza e capì di essere rimasto in quella posizione per un po’ troppo tempo, così decise di prendersi una pausa e sgranchirsi le gambe.
La giovane strega, che stava riflettendo su ciò che stava scrivendo, notò una chioma bionda che si alzava da un banco poco più in la del suo. Subito sgranò gli occhi e si lasciò scappare una frase stupita ad un tono abbastanza alto da farsi sentire del serpeverde.
“Malfoy?! Che cacchiarola ci fai tu qui?”
Lui si fermò di colpo e si girò verso di lei. “Studio.”
“Tu studi? E da quando!” Disse lei ironicamente.  Oh Merlino! Era una situazione talmente buffa che quasi scoppiò a ridere, mentre dall’altra parte della biblioteca qualcuno chiedeva di fare silenzio.
“Da sempre, stupida grifondoro!”  Aggiunse con un tono deciso e tagliente.
Si era messo sulla difensiva ed Hermione era troppo intelligente per non arrivare ad ovvie conclusioni.
“Ohh, capisco.” Rispose lei divertita, poi continuò con l’intento di provocarlo “Quindi non ti trovi qui a causa dei tuoi voti nella media, dato che è dall’inizio del campionato di Quidditch che hai un pessimo rendimento.”
“Smettila Granger, sei sola invidiosa perché ho degli amici e mi diverto, invece che stare qui, in questo tugurio. Non sono come te.”
“Non mi toccano minimamente le tue insinuazioni da presuntuoso che non sei altro”.
In quel momento negl’occhi di Draco scattò qualcosa, qualcosa molto simile all’ira. Era soggetto a stress ogni momento della sua giornata: ferito dal padre che gli ricordava di essere un nullità poiché anche una lurida sangusporco come la Granger poteva fargli, letteralmente, il culo; ed ora ci si metteva anche lei a ricordargli quanto era inutile ed impotente.
Hermione si accorse di ciò che stava succedendo. Draco si era davvero arrabbiato sta volta, non come quando si insultavano nei corridoi. No, stavolta era più grave.
Draco le si avvicinò, si curvò su di lei e le sussurrò con fare sprezzante.
“Smettila, ok?”
“E tu dovresti farmi paura?” Lo provocò lei.
“Ti ho detto di smetterla di fare la presuntuosa con me, sei solo una sporca Mezzosangue.” sussurrò digrignando i denti. Questa situazione lo urtava più del dovuto e si sentiva completamente disarmato.
“Ho fatto centro, non è vero?” Lo guardò fiera e senza paura come la leonessa che era, per poi continuare a parlare. “E scommetto che ti hanno minacciato di toglierti l’eredità. Tipico di voi Malfoy, siete cosi prevedibili. Le vostre vite ruotano intorno al potere e al denaro.”  Aveva perfettamente ragione.
Draco preso dalla rabbia batté il pugno sul tavolo e le si fece più vicino con fare minaccioso. Poteva percepire la rigidità che si formava nei muscoli del giovane rimasto immobile a guardarlo.
 “Smettila sporca mezzosangue! Altrimenti ti schianto qui, davanti a tutti.”
 “Provaci.” Disse lei con un tono freddo e di sfida.
Uscirono dalla classe entrambi a passo di guerra. Insieme si stavano dirigendo alla ricerca di un aula vuota, dove potessero duellare senza essere disturbati. Svoltarono l’angolo in fretta e furia, ma qualcosa fermò Draco, che infatti era andato a schiantarsi contro la schiena di Severus Piton.
Quando il professore di pozioni si girò notò con stupore e indignazione il suo pupillo al fianco della giovane grifondoro.  Li squadrò entrambi per qualche istante e poi si schiarì la voce e iniziò a parlare.
“Ditemi, come mai state vagando insieme per i corridoi?” Aspettava impaziente una risposta mentre fissava il re delle serpi nei suoi occhi grigi.
Draco, preso alla sprovvista da quello scontro, dopo qualche istante rispose “Stavamo solo-“
Hermione non gli fece terminare la frase, irrompendo nella conversazione come una furia, il suo viso divenuto color porpora dall’ira e dall’imbarazzo per essere stata trovata a spasso con Malfoy. “Professor Piton, la informo che il suo amato pupillo voleva coinvolgermi in un duello dopo che io l’avevo smascherato per quanto concerne la sua media scolastica.”
Oro infuocato risplendeva nelle iridi di lei, l’oro fiero dei grifondoro ed erano fissi sul viso del professore per non perdersi l’espressione sul suo volto. 
Ma venne delusa.
Lui, infatti, guardandola freddamente aggiunse “Tuttavia voi, signorina Granger, volevate prendere parte a questo duello, altrimenti non sareste qui. Dico bene?”  Detto ciò si rivolse a Draco, che intanto si godeva divertito la scena della Mezzosangue mentre veniva messa in riga dal suo professore. Rivolgendosi al giovane mago Piton riservò altrettanta freddezza. Era a conoscenza dei suoi voti disastrosi e per un istante i suoi occhi acquisirono una luce diversa. Aveva un idea. 

“Considerando ciò che ha appena rivelato la nostra giovane Grifondoro, avrei una soluzione.” Si fermò un istante passando a scrutare gli occhi perplessi dei due studenti. “Sono convinto che la signorina Granger sarebbe più che felice di darti ripetizioni, Draco. Siamo tutti a conoscenza della sua intelligenza e sono sicuro che sarà in grado a farti entrare in testa qualche nozione di magia in più.”
I due giovani rimasero sbigottiti dalle parole di Piton e sperarono che quella frase se la fossero immaginata. Ma non era così e prima uno, poi l’altra tornarono alla realtà. Draco che era oltremodo orgoglioso non avrebbe mai chiesto aiuto, tantomeno il suo.  Dopo Potter, lei era la persona che disprezzava di più e non era solo una questione di sangue. La guardò sprezzante con occhi ridotti a due fessure che sembravano racchiudere al loro interno una tempesta.

Era più brillante di qualsiasi studente della sua generazione. Era sagace, sarcastica ed ironica. Era una fiera leonessa dagli occhi ambrati e lui non poteva competere, poiché anche se la insultava lei sapeva tenergli testa.

Per un momento percepì quegli occhi sulla sua nuca, ma non si girò a guardarli, anzi, si mosse in direzione opposta mentre sibilava a denti stretti.

“ Mi rifiuto di prendere ripetizioni da una sporca Mezzosangue.”
Gli occhi di Hermione si infuocarono di nuovo, come il suo viso, che era nuovamente rosso.
“ E io mi rifiuto di aiutarti stupido presuntuoso che non sei altro!”
Un grugnito uscì dalla bocca di Draco che stava per attaccarla nuovamente, ma venne interrotto da Piton.
“ Molto bene, allora sono certo che sarete felici nel comunicare alle vostre case di aver perso 30 punti.” Poi aggiunse “E…  Più continuerete a rifiutarvi più continuerò a togliervi punti... ” così iniziò a fare un conteggio molto lentamente scandendo ogni singola sillaba

“ 30 .. 60 .. 90.. 120..”  

fin quando Hermione lo bloccò; non poteva permettersi di far perdere tutti quei punti alla sua casa per colpa di un presuntuoso ignorante che non aveva voglia di studiare così urlò spazientita:

“OK, LO FACCIO!”

Divenne rossa in viso, pensando che avesse alzato troppo il volume della voce, ma Piton sembrò approvare e così si voltò sul suo pupillo che teneva una mano appoggiata al muro ed il viso curvo a guardare a terra per evitare lo sguardo di entrambi.

“Ok, va bene, accetto.” sussurrò.
Piton soddisfatto disse ad entrambi “Vedo che avete capito la lezione. Se inizierete subito potrei non togliervi affatto punti.”
I due si guardarono per lunghi secondi e poi risposero all’unisono “Va bene.”
Tornarono in biblioteca in silenzio, Hermione prese le sue cose e si spostò al banco di Draco. Lei iniziò fin da subito a spiegargli le cose, senza chiedergli se aveva già studiato o meno, ma tutto ciò che ottenne come risposta alle impeccabili spiegazioni erano continui sbuffi.
Nei giorni successivi ripetettero il rito senza pretese, anche perché Piton gli stava alle calcagne.

La prima settimana di ripetizioni passò dopo i lamenti e le proteste di Draco. Continuava a ripetere quanto Erbologia fosse inutile cercando ogni pretesto per far irritare la bella grifona che, con pazienza, gli spiegava per filo e per segno ciò che lui non aveva capito. I loro occhi non si incontravano mai, i loro corpi erano distanti ed entrambi non vedevano altro che quelle ore passassero velocemente. I
I loro incontri in biblioteca si interrompevano il venerdì pomeriggio regalando ai due il weekend lontano l’uno dall’altra.
 
Il lunedì successivo arrivò portando con se una tempesta.

Un brivido percorse la schiena di Hermione mentre era intenta a spiegare al principe delle serpi gli effetti della belladonna. Ma egli non sembrava prestarle minimamente attenzione. Il bel biondo, infatti, era intento ad osservare un punto lontano fuori dalla finestra: il lago nero che era increspato dal vento.
La giovane grifona notando l’assenza nello sguardo di Malfoy lo punzecchiò con la punta della bacchetta.
“Mi stai ascoltando si o no?” si rivolse a lui leggermente seccata.
“Smettila di rompere Granger.”

Bastò un secondo, un breve, brevissimo incontro dei loro occhi e la reazione fu istantanea; ambra e argento si fusero insieme e i due sprofondarono l’uno nello sguardo dell’altra.

Che occhi cristallini aveva lui.
Che occhi profondi aveva lei.


Si ripresero entrambi.
No. Non potevano pensare a cose simili e si maledirono per averlo fatto, ma il resto della settimana passò lento, poiché involontariamente dedicarono le ore in biblioteca a cercare quell’innocuo contatto.
Ma arrivò il weekend a separarli, uno sulle sponde del lago nero coi suoi amici, l’altra ai tre manici di scopa a bere una burrobirra con Harry, Ron e Ginny.
Arrivò l’inverno.
Draco malediceva la professoressa di Erbologia perché non era chiara nelle spiegazioni, ma in realtà quei commenti avevano l’unico scopo di velare dei complimenti alla Granger visto che era grazie a lei che iniziava a capirci qualcosa di quella materia al quanto inutile.
Era un giovedì e l’ora di ripetizioni era appena terminata. Hermione stava rimettendo i libri nello zaino quando, per prendere l’ultimo volume rimasto sul tavolo, le loro mani si sfiorarono. Draco con uno scatto la ritirò. Una smorfia di disgusto comparve sul suo volto.
“Sarà meglio che vada a lavarmi le mani.” Così dicendo uscì in fretta dalla sala, ma la verità era un'altra. Aveva sentito un brivido al contatto con la pelle di lei tanto che aveva la pelle d’oca.
La grifona  si era pietrificata per qualche istante. Aveva le gote color porpora, ma scosse la testa, come se volesse scacciar via un brutto pensiero ed attribuì il rossore alla rabbia per le parole di Malfoy.
C’erano troppi libri, troppo poco spazio e, segretamente, la voglia di riscoprire quel piacevole brivido.
Infatti, più di una volta le loro mani si sfiorarono e i loro occhi si scontrarono.

Il sabato arrivò a dividerli nuovamente.

Erano passati due solo due giorni dal loro ultimo incontro e, spesso e volentieri, le loro menti vagavano al pensiero di tornare in quella biblioteca.

Mercoledì Draco avrebbe avuto un test molto importante, così nei giorni precedenti le loro ore insieme furono decisamente più dedite allo studio.
Hermione guardava dritto nei suoi occhi mentre gli spiegava le cose e lui spostava lo sguardo dalla Granger al libro di erbologia. Il giovane serpeverde si rese conto di quanto fosse brillante l’altra, nonostante fosse una mezzosangue. E quanto si odiò Draco quando si rese conto di ciò che aveva appena pensato.
Mentre si lasciava trasportare da quelle riflessioni non si accorse di quelle due pozze d’ambra che lo scrutavano cercando di capire se stesse assimilando quelle nozioni o meno.

Il giorno del test passò veloce e il risultato arrivò inaspettato pochi giorni dopo.
Draco entrò in biblioteca con passo spedito, sapendo che l’avrebbe trovata lì.
Hermione era seduta vicino ad una vetrata dalla quale filtravano i raggi del sole che le illuminavano graziosamente il viso, stava leggendo un volume nuovo e non si accorse che Malfoy le si era seduto di fianco. Il giovane mago le si avvicinò lentamente all’orecchio e le sussurrò
“Indovina.”
Un brivido le percorse tutta la schiena. La grifona alzò la testa di scatto senza rendersi conto di avere le guancie più rosse che mai.
“Morgana! Malfoy mi hai fatto prendere uno spavento.” Lo guardò spazientita per poi riprendere il discorso “Cosa dovrei indovinare?” 
“Il voto del mio test di Erbologia. Quello di mercoledì.”
“Mh, vediamo. 6?”
“Andiamo Granger, sforzati un po’, non ci sei per niente vicina.”
Lei alzò un sopracciglio, ma prima che potesse parlare Draco la interruppe.
“Ah, lasciamo perdere.”
“Dai dimmelo, ho diritto di saperlo!”
Un ghigno soddisfatto apparì sul suo volto e bighellonandosi disse canticchiando “Exceeds Expectations”
“Dovevi sentire come lo diceva fiera la professoressa e si congratulava con me” aggiunge.
La giovane sgranò gli occhi incredula a ciò che aveva sentito.
“Hai preso 9?... no! Non ci credo!” disse incredula “Sono così felice! Sei stato bravissimo Draco.”
Ma ci fu un secondo di silenzio imbarazzante.
“Sei…felice, Granger?” la guardò alquanto divertito, la bella, fiera e orgogliosa grifona che diceva una cosa simile a lui.
“Non farti strane idee Malfoy. Sono felice solo perché ho appurato che, dopotutto, non hai la testa bacata come pensavo.” Concluse con una risatina. Dopodiché chiuse il libro e se ne andò, con mille dubbi nella mente.

Quella notte Hermione riuscì a dormire solo poche ore poiché continuava a pensare al dialogo avvenuto in biblioteca. Per la barba di merlino, come era potuto succedere.
Lei felice per Malfoy? No, no, no, no. Non poteva essere.
Sicuramente era felice di non aver perso 30 punti a causa sua, era felice di essere riuscita ad insegnargli qualcosa… e di quegli sguardi reciproci… e di sentire le sue mani che sfioravano le sue… Il suo cuore saltò un battito.
No, Hermione Jean Granger calmati!
E fu così che passò il resto della notte a rigirarsi nel letto.
 
Quando scese a far colazione insieme a Blaise notò che il duo era già seduto, ma di Hermione nessuna traccia. Ormai l’ora della colazione era quasi finita e la grifondoro non si era ancora presentata.
Doveva parlarle.
“Ho delle cose da fare.” Così dicendo si alzò ed uscì dalla sala dirigendosi verso la biblioteca.
E se non l’avesse trovata lì? Si sarebbe spinto fino al dormitorio dei grifoni? Ma non sapeva la parola d’ordine. Dannazione!  Dannatissima Mezzosangue!  
Gli balenò in mente un pensiero. Il lago nero.
L’aveva vista più volte ammirare quel paesaggio dalle vetrate della biblioteca. Iniziò a correre verso le sue amate acque scure, sperando di arrivare in tempo e trovarla ancora lì.

Si voleva godere l’aria fresca del mattino, sperando che magari le avrebbe schiarito le idee della notte precedente, così, si era seduta sull’erba con il busto appoggiato al tronco di un albero che aveva le foglie colorate dall’autunno. Una coperta che le copriva le gambe, con la mano destra sosteneva un libro babbano e con la sinistra, di tanto in tanto, sorseggiava del succo di zucca. Improvvisamente sentì dei passi che si dirigevano verso di lei, non fece in tempo ad alzarsi che si ritrovò a pochi metri da Draco.
Ma per tutti i folletti, con tutte le persone ad Hogwarts doveva essere proprio lui?

“Ah, sei tu Malfoy.”
“Granger, anche tu qui?”  Disse cercando di mantenere un tono tranquillo e noncurante.
“Stavo cercando di rilassarmi, ma a quanto pare non penso sia più possibile.” Disse la giovane strega mentre fissava le piccole onde che si formavano sulla riga del lago.
“Sai…”Le si avvicinò a passo lento, infilando leggermente le mani in tasca, senza staccarle gli occhi di dosso. “..Anche io adoro questo posto. E’ così lontano dal resto del mondo.” Le sue labbra si incresparono quasi a formare un sorriso.
“Già…Ma comunque, hai bisogno di qualcosa?” Hermione aveva intuito qualcosa di strano nell’atteggiamento dell’altro e cercò di tagliare corto.
La serpe si prese il mento e rifletté un istante. “Beh, ora che mi ci fai pensare… non ti ho ancora ringraziata per avermi aiutato.” Un ghigno comparve sul suo volto, segno che stava tramando qualcosa.
Erano troppo vicini, si era abituata alla sua presenza, ma in ogni caso c’era un banco a dividerli, ora, invece, Draco aveva invaso il suo spazio personale. La giovane grifona era in trappola, lì con la schiena attaccata all’albero mentre l’altro appoggiava una mano al tronco, bloccandole l’unica via di fuga.  In un istante Malfoy le prese il mento con due dita e la baciò. La mora sgranò gli occhi senza capire più nulla, il cuore  aveva iniziato a martellarle nel petto e i muscoli le si erano irrigiditi di colpo.
Dopo pochi secondi quel bacio riuscì a farle scivolare via tutta la sua razionalità e anche un po’ della sua sanità mentale, così, anche lei iniziò a ricambiare, lasciandosi pervadere da quella piacevole sensazione.
Il ragazzo le appoggiò il palmo aperto della mano nell’incavo della schiena riducendo ancora di più la distanza fra i due e, con una leggera pressione delle dita, le fece schiudere la bocca riuscendo così ad approfondire il bacio. Le loro lingue iniziarono ad intrecciarsi, a rincorrersi e a danzare insieme. Dopo lunghissimi minuti i due si staccarono solo per riprendere fiato.
Hermione era ancora frastornata dal vortice di emozioni che la stava travolgendo. Non capiva, fino a pochi mesi prima detestava il mago che aveva davanti e ora… Ora, invece, provava un sentimento tenero e caldo, ben diverso dall’odio.
Scrutò immediatamente le iridi di ghiaccio di lui in cerca di risposte, che però non arrivarono. I loro occhi si scontrarono di nuovo. Non ci fu nessuna risposta da parte del biondo che sorridendo soddisfatto si passò semplicemente il pollice sul labbro, poi si girò e, mentre si incamminava verso il castello, disse: “Granger, Granger, Granger sarai anche la più intelligente del tuo anno, ma ci sono ancora molte cose che non sai su di me.  Una di queste è che io non ti ho mai odiato, non davvero per lo meno. Ci si vede in giro.” E con queste ultime parole le fece un cenno e si allontanò definitivamente.
La mora sgranò ancora una volta gli occhi e si accasciò contro l’albero. Era la prima volta che qualcuno la lasciava senza parole.

Passò un mese da quel bacio e sempre più spesso capitava che si incontrassero nello stesso punto in cui era avvenuto.  A volte, se ne andavano senza dire niente, altre, invece si fermavano a parlare, cosa che non credeva possibile fare con Draco, ma invece lui si rivelò molto più brillante di quanto Hermione avesse mai pensato e sempre più spesso Malfoy riusciva a bloccarla a quel tronco, rubandole qualche bacio che lei ricambiava ben volentieri.

Anche le vacanze arrivarono ed i giovani innamorati sfortunati rimasero entrambi ad Hogwarts, chi per problemi familiari e chi per studio.
La mattina di Natale Hermione era seduta sul divano della sala comune. Sorseggiava una tazza di cioccolata calda mentre guardava il fuoco scoppiettare nel camino. Dopo aver scartato i regali da parte dei suoi genitori solo un pacchetto era rimasto incartato. Lo sfiorò con la punta delle dita, poi lo ripose nello zaino e si decise ad uscire. Appena varcata la soglia, un leggero vento freddo le accarezzò la pelle e subito le ricordò quelle mani fredde che le sfioravano il viso. Dopo qualche istante si decise a scendere le scale, ma prima che potesse fare un altro passo una mano le afferrò il braccio e la trascinò dietro una colonna."Buon Natale, Granger." E senza aggiungere altro tirò fuori un pacchetto rettangolare e, fissandola, aspettava che lei l'aprisse.
Lei rimase stupita di quel gesto, scrutò attentamente il pacchetto e lo scosse per capire cos'era, poi, presa dalla curiosità l'aprì. Subito la meraviglia si accese nei suoi occhi: era un libro.
"Aprilo" le disse con voce calda Draco.
Vicino al bordo della prima pagina c'era una frase:

"Non credevo di non appartenere a nessun posto,
 e tu che mi hai fatto sentire come se ci fosse ancora posto per me.
Grazie.

Draco."

Lesse quella breve frase e subito il viso le divenne color di porpora. Nessuno, mai, le aveva fatto un regalo simile. Quel serpente verde-argento l'aveva lasciata, ancora una volta, senza parole. Lui non gli aveva rivelato apertamente ciò che provasse per lei, dal giorno del bacio sapeva solo che lui non la odiava, ma d'un tratto si sentivano legati l'uno all'altra e quel regalo ne era la prova.

“E’ bellissimo … Grazie.”
Alzò gli occhi e lo fissò commossa. Riuscì a trattenere le lacrime e, dopo aver preso un respiro profondo, riprese a parlare "Anche io ho qualcosa per te, sai?"  Così dicendo tirò fuori dallo zaino il piccolo pacchettino e glielo porse. "Ecco, spero ti piaccia."
Draco la guardò perplessa e subito scartò il pacchetto rivelando un bracciale d'argento su cui c'era inciso

"Draco Dormiens Nunquam Titillandus."

Era fantastico, più bello di tutti i regali costosi che avesse mai ricevuto. E come poteva Draco Malfoy ringraziare la bella grifona, se non con un bacio? Senza dire nulla, la strinse a se e si chinò per baciarla, ma lei lo fermò e posandogli le mani sul petto lo fece indietreggiare.

Le sue iridi ambrate fissavano quelle di ghiaccio di lui.

"Cosa stiamo facendo?"
“Non lo so, ma non riesco a farne a meno.” Disse Draco, abbozzando un sorriso malizioso.

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Capitolo 5
*** Orgoglio. ***


CAPITOLO 4- Orgoglio.
“Combatti per le cose che ami, anche se significa combattere da solo.”

-Anonimo.

~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~ ~  ~
 
L’anno scolastico era ormai agli sgoccioli ed i due non si erano incontrati per un po’ di tempo, se non nei corridoi dove inscenavano dei teatrini, ed ogni volta volavano insulti.
Dal canto suo Hermione non poteva, non voleva, passare un’intera estate senza salutarlo e chiarire una volta per tutte questa situazione che durava da ormai sei mesi, così, una mattina prese coraggio e gli chiese di incontrarla. Gli diede appuntamento al lago nero, il luogo del loro primo bacio.


“Hey Granger”
“Perché ci hai messo così tanto?”
“Avevo da fare. Dimmi che vuoi. Perché mi hai chiamato qui?” le chiese con un tono annoiato.
Hermione dentro di se provava emozioni contrastanti. Era felice che avesse accettato di incontrarla, ma al tempo stesso era delusa dal suo atteggiamento nei suoi confronti. La grifondoro cercava di non far trapelare quelle emozioni, ma le sue gote la tradirono e, come sempre, si colorarono di rosso.
“Dobbiamo parlare...Malfoy.”
“Stiamo già parlando, Granger.” Nonostante avesse indossato la sua maschera di superiorità aveva provato una fitta quando notò la sua espressione colma di timore e rammarico negl’occhi. Non voleva tutto ciò, avrebbe solo voluto baciarla, ma non poteva.
 “Beh... io, io voglio dirti che ho abbassato le mie difese e sono stata io ad entrare nella tana del lupo, ma dopo le vacanze di Natale, tutto è tornato come prima ed è stato come cadere dalla scopa in un torneo di Quiddich.”  Boccheggiò in cerca d'aria, le sembrava come se fosse immersa nelle acque del lago e non riuscisse a risalire in superficie.
“.. e voglio dirti che, anche dopo ciò che è successo, sono disposta a farlo ancora, sono disposta a rischiare ancora e a farmi male. Perchè anche se indossi la tua bellissima ed impassibile maschera, so che questi mesi sono significati qualcosa anche per te. Anche se è stato difficile accettarlo, per entrambi. E io solo ora sto iniziando a capire cos’è quella sensazione strana che mi nasce dentro da quando sto con te: AMORE.
Dimmi qualcosa, ti prego...”
In quel momento riuscì a riprendere fiato e il respiro le tornò regolare. Un brivido le percorse tutta la schiena, poichè sul viso di Draco si era formato un ghigno di disapprovazione.
Hermione scrutava perplessa i suoi lineamenti, non riusciva a capire cosa stava provando lui in quel momento, a causa del suo dannato muro. Era riuscita a vedere cosa il biondo nascondesse così avidamente dietro di esso; un tumulto di emozioni, sentimenti e paure. Ed era stupendo. Ma ora non aveva la minima idea di cosa nascondessero quegli occhi grigi e una qualsiasi risposta le sarebbe bastata, anche solo un contatto fisico.
Ma Draco non faceva trapelare nessuna emozione, ed Hermione si sentiva morire, non era la reazione che aveva immaginato. Certo, pensava che non sarebbe stato facile, ma non così straziante.
“Dimmi qualcosa, ti prego.” Ripeté ancora una volta con la voce che le si strozzava in gola.
Draco guardò in un punto qualsiasi del lago, si stava odiando, non voleva ferire l'unica persona con cui era riuscito ad aprirsi, l'unica che aveva visto le sue paure. L'unica aveva conosciuto il mostro che era ed aveva imparato ad amarlo comunque, ma purtroppo era costretto a farlo, doveva ferirla.
Prese a parlare con un tono dolce e un ghigno compiaciuto che gli increspò le labbra.
“Mi dispiace.”
Le pupille di lei si dilatarono, poichè ciò che temeva di più stava accadendo. Draco riusciva a leggerla come un libro aperto riuscì a cogliere l'immensa tristezza dei suoi occhi, ma nemmeno quella scena diede freno alla sua cattiveria, così, con tono divertito sputò fuori le seguenti parole:
“Io non provo quello che provi tu. Mi sono semplicemente preso quello che volevo e ho giocato con te. Ho fatto cadere ai miei piedi la promettente Hermione Granger. Una grande vittoria e che grande soddisfazione” sottolineò, “e dire che tutti ti considerano così brillante, Granger. Come hai fatto a non arrivarci per tutto questo tempo? Mi fai pena, quasi.” Rise soddisfatto, ma in realtà, voleva urlare e dirle che era tutta una messa inscena.
Hermione rimase impietrita, le guancie più rosse che mai solcate da lacrime amare. Si sentiva umiliata, come non lo era mai stata in vita sua. Ogni suo dubbio era diventato certezza: si era solo illusa.
Ma l'umiliazione non era ancora finita, no. Draco doveva spezzarle il cuore, una volta per tutte, così da non lasciare nessuna speranza per lei, per loro.
“Chi potrà mai volere una lurida mezzosangue come te, eh? Davvero credi che poteva esserci qualcosa fra di noi?”
Draco alzò lo sguardo su di lei, la stava distruggendo. “Qualcosa fra me...” disse con superiorità e poi continuò con tono dispregiativo, proprio mentre continuava la frase, ambra e ghiaccio si incontrarono. Ed entrambi ebbero una fitta al cuore.
“.. e te.” Disse come se si riferisse ad uno dei suoi tanti elfi domestici per cui lui prova un odio profondo, pentendosi di ogni maledetta sillaba uscita da bocca.
Hermione era a pezzi; ora un unico pensiero che le martellava in testa: doveva andarsene da li, e così fece.
Si mosse in direzione del castello e, mentre passava accanto alla serpe, con le ultime forze sussurò:
Dovresti imparare ad ingoiare il tuo dannato orgoglio.”
L’ennesima fitta gli fece sussultare il cuore e un misto di rabbia e tristezza lo pervase.
“Stupida, non capisci. Non potrai mai capire.” Disse stringendo nel pugno la bacchetta, tanto che le sue nocche si sbiancarono.
Non potrai mai capire quanto non voglia tutto ciò, ma sono obbligato a rispettare il volere di mio padre. Mi dispiace…Hermione. – urlò nella sua mente Draco.
Lei lo guardò un ultima volta, poi si girò e senza pensarci due volte intraprese la strada di ritorno. Appena ella fu abbastanza lontana, il biondo si limitò ad accasciarsi contro il ramo dell’albero testimone dei loro baci. Si prese la testa fra le mani e rimase lì, mentre sprofondava nell’apatia più totale. Non poteva sopportare tutto ciò e dopo istanti infiniti si decise ad incamminarsi a sua volta verso la scuola.
Perché l’ho fatto? Sei la cosa migliore che mi potesse mai capitare ed io ti ho lasciato andare così.
Perché mi sono comportato così? Eppure lei aveva visto del buono in me..
Sono stufo della mia vita, di mio padre e di me..
– si rammaricava Draco.
Hermione tornando al castello fu pervasa da un pianto, uno di quelli silenziosi, uno di quelli che ti fanno ragionare su quante scelte sbagliate hai fatto, uno di quelli da cui si impara a crescere e a non rifare gli stessi sbagli, qualcosa interruppe quei pensieri: un urlo, e a quel punto non ci fu tempo per pensare, l’istinto le fece muovere le gambe in direzione della voce. Piu’ si avvicinava piu’ percepiva un pericolo imminente e i suoi sospetti furono confermati quando vide che un dissennatore stava attaccando Malfoy.

“DRACO!”

Lo vide indietreggiare scontrando le spalle con il tronco di una possente quercia; era in trappola.
Doveva agire, in fretta.
Per lei non era mai stato un problema affrontare situazioni di questo tipo, era agile e brillante anche durante il combattimento ed Harry le aveva insegnato l’expecto patronum, ma Draco?
Lui non aveva mai preso parte alle lezioni clandestine nella stanza delle necessità e dunque non aveva avuto modo di imparare quell’incantesimo.
Il dissennatore l’avrebbe attaccato, se non fosse stato per un fascio di luce bianca che per qualche istante avvolse l’atmosfera circostante. Appena riuscì a riaprire gli occhi vide Hermione avanzare nella luce che si stava dissolvendo attorno a loro e di quella creatura oscura non c’era piu’ traccia. L’aveva salvato, dopo tutto ciò che le aveva detto, dopo averla spezzata lei era ancora lì.
Questo lo fece ragionare molto. A quel punto avrebbe voluto baciarla, o per lo meno ringraziarla, ma non lo fece, non ce ne fu il tempo. Un istante Hermione era già ritornata sui suoi passi in direzione di Hogwarts.
 
~~~
 
Era arrivato settembre, le giornate si accorciavano di nuovo e le vacanze stavano ormai terminando.
Hermione non era mai stata così infelice alla notizia che la scuola sarebbe ricominciata a breve. Durante l'estate aveva cercato di distrarsi come poteva, quando non usciva coi suoi amici babbani passava il tempo a rileggere tutti i suoi libri, magici e non, anche e, soprattutto, quello regalatole da Draco. Nonostante tutto l’aveva conservato con cura sul suo comodino e ogni volta che la nostalgia vinceva sull’orgoglio lo riprendeva.
Aveva appena terminato di rileggerlo per la centesima volta e, come sempre, era tornata alla prima pagina dove, vicino alla dedica, erano ancora visibili le macchie lasciate dalle sue lacrime. Sfiorò con la punta delle dita quella calligrafia elegante e pensò che mai tanta bellezza potesse esprimere tanta falsità. Lasciò cadere il libro sul suo viso e chiuse gli occhi ripensando al loro primo bacio.
Le sue mani sulla sua schiena.
Gli occhi nei suoi occhi. Ambra ed argento, fusi insieme.
La sua voce che rimbombava nelle sue orecchie.
Quelle parole tanto belle quanto false:
"non posso fare a meno di te".
Quanto era stata stupida.   – rimuginava, Hermione.


Hermione era confusa e non riusciva a capire come avesse potuto lasciarsi convincere da quegli occhi.
Ma alla fin fine Hermione sapeva dal profondo del suo cuore che si era innamorata della persona sbagliata, del suo nemico.Era difficile accettarlo, era difficile ammetterlo, ma sapeva benissimo che le sue difese e i suoi muri erano stato affondati da lui, un ricordo di Draco viveva nella sua mente e non l’abbandonava mai. Anche in assenza continuava a danneggiarla.

Mi chiedo se è lo stesso per lui.. se almeno un po’ anche io l’ho danneggiato.  – pensò, come a vendicarsi.
E avrebbe voluto parlare con Harry, Ron o Ginny, come faceva sempre, ma non poteva, l’avrebbero mal vista, l’avrebbero giudicata male o peggio l’avrebbero abbandonata credendola dalla parte del nemico. E come può a quel punto Hermione dare del torto a loro che non conoscono la potenza di quegli occhi, quegli occhi così penetrabili, che ti si piantano dentro e ti confondono?
Si lasciò trasportare dai ricordi fino a quando si addormentò.
Molto lontano da lì, nel maniero dei Malfoy, precisamente nelle stanze private di Draco, l’erede era sdraiato sul proprio letto dalle lenzuola di seta verde ed argento. Il suo sguardo era rivolto verso l’alto, fisso sul punto dell’avambraccio dove ora si trovava il marchio nero. L’oscuro signore l’aveva scelto e non era un caso dato che suo padre prima di lui era un Mangiamorte, ma, in cuor suo, sperava che quel momento sarebbe arrivato il piu’ tardi possibile.
Chiuse gli occhi, avrebbe dovuto essere orgoglioso di essere stato scelto, ma un unico sentimento gli annebbiava la mente: puro terrore. Non voleva portare a termine la sua missione ed aveva paura, poiché in ogni caso sarebbe stato condannato. Ma doveva resistere, doveva stringere i denti per la sua famiglia, poiché sapeva che se avesse fallito nel migliore dei casi sarebbe stato cruciato per ore assieme a suo padre e a sua madre.

E quel marchio era uno dei motivi per cui aveva dovuto mascherare i suoi sentimenti per Hermione, poiché non voleva metterla in pericolo, anche se sapeva, che durante la battaglia finale avrebbe potuto fare ben poco per proteggerla.

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Capitolo 6
*** Sguardi. ***


CAPITOLO 5- Sguardi.
 “Ci si innamora non incontrando la persona perfetta,
ma vedendo la perfezione in una persona imperfetta.”


-Sam Keen.
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Erano passati due mesi da quando aveva conosciuto il suo nuovo coinquilino ed era bastato ciò a far aumentare i suoi incubi.
Ora, infatti, erano diventati sempre più vividi e facevano sempre più male.
Hermione cercava di dare un senso a tutto questo e cercava un perché a quei sogni così ricorrenti.

Ma soprattutto.. cosa poteva volere Malfoy?

C'era stato qualcosa tempo fa e questo non si metteva in discussione, ma, appunto era successo tanto tempo fa.
Quel 'qualcosa' che pur essendo stato dolce, confortevole, passionale e al tempo stesso spregevole e rivoltante, Hermione era riuscita a dimenticarlo e a perdonarlo, ma da come la torturava in sogno Hermione capì una cosa molto importante, qualcosa che ha imparato solo dopo tanto tempo versando tante lacrime amare, qualcosa che avrebbe dovuto capire parecchio tempo prima: dimenticare non era la cosa giusta da fare, vendicarsi sì.

Ma il suo voler fare del bene alla gente e cambiarla in meglio non glielo permetteva.

La situazione era inquietante ed i suoi sogni erano sempre più reali.
La voce di quell'essere ignobile le rimbombava costantemente nelle sue orecchie.
Un tormento a cui è impossibile porre fine.
Le immagini offuscate di lui passano davanti agli occhi.
Tremava.
Quello sguardo ancora, così penetrante e così malvagio.
Aveva paura.
Voleva solo prendere la sua bacchetta, colpirlo, e poi smaterializzarsi lontano da lì ma.
Quando fece per muoversi si rese conto di essere legata ad una sedia ..  
si guardò intorno, 'dove sono?' pensò.
Ansia e panico cominciarono a farsi sentire.
Il suo respiro affannoso soffocava la capacità di pensare..  
le immagini diventano sempre meno chiare e la voce di Malfoy che chiamava il suo nome, 'Granger', con una maniacale e finta dolcezza andava svanendo quando ad un certo punto ..

"Hermione, sveglia".
Era Andrew. Era solo un sogno, era solo un sogno.. anzi, un incubo.
Mentre Hermione cercava di riprendere conoscenza e di mettersi a sedere, Andrew parlava molto velocemente di cosa avrebbe fatto quel giorno, senza che Hermione capisse una singola parola. Lo guardò un po’ intontita come se fosse un alieno che cercava di comunicare.
"Hermione mi stai ascoltando?"
"..ehm, si" mentre si strofinava un occhio per rimuovere i residui del sonno.
"Ho capito, vado a farti il caffè." ed uscì dalla stanza in modo ironico.
Ad Hermione la compagnia di Andrew piaceva davvero tanto, ed era contenta di non essere finita con qualcuno di strano, antipatico o.. puzzolente.
La giornata passò in fretta, il gattino regalato ad Hermione, da solo Merlino sa chi, era cresciuto e l'avevano chiamato Dormicchio perché non faceva altro che dormire.
Come ogni pomeriggio i due si erano seduti uno di fianco all'altro col gatto per guardare i quiz televisivi prima di cena. Ad Hermione piaceva quell'abitudine, si sentiva a casa ad era bastato davvero poco per sentire così familiare quella figura possente su cui ora teneva appoggiata la testa.
Andrew ha 23 anni, è alto 1.80, è muscoloso quanto basta, ha i capelli nerissimi e ricci, due occhi scuri e profondi in cui la bella strega ama perdersi ogni volta che comunica con l'affascinante babbano. Sembra arrogante, spacciato e nullafacente, invece no, è l'esatto contrario. Quello che fa pensare questo di lui è il suo look provocante da ribelle, i suoi capelli fuori posto, così spettinati quanto perfetti. Ha un corpo scolpito, un piercing al sopracciglio ed uno al labbro sul lato sinistro, ed inoltre dei tatuaggi per tutto il corpo.
Una frase sul petto che Hermione riuscì a vedere chiaramente quando Andrew si era presentato la prima volta per l'appartamento, dalla maglietta un po’ (troppo) scollata Hermione poteva leggere: 'Hell is empty and all the devils are here'. La scrittura era particolarmente elegante e in alcuni punti era sfumata in modo particolare da rendere il tutto davvero impeccabile. Hermione appena la vide rimase sbalordita: un ragazzo che aveva l’aria trasandata, nascondeva un personale brillante.
 
"Stasera cucino io" disse ad un tratto Andrew , facendo uno scatto come se si fosse ricordato solo in quel momento della cena. Hermione rimase a guardarlo sbigottita.
"Perché tu sai cucinare?” disse, ironicamente.
"Si, ed è il mio ringraziamento per aver reso la mia stanza pulita, ordinata e profumata, e soprattutto perché mi fai il bucato praticamente da.." fece una pausa come se si stesse realmente facendo un conteggio mentale ma poi intervenne Hermione per puntualizzare, come era solita fare, urlando " praticamente da due mesi"
"Esatto, ecco.. io non so usare quella macchina infernale che centrifuga qualsiasi cosa finisce al suo interno" fece un occhiolino ammiccante ad Hermione che nel frattempo era rimasta senza parole.
"Va bene" disse come se lei stessa fosse stata appena centrifugata, non poteva credere alle parole di Andrew.
"Bene, menù a sorpresa, spero ti piaccia il pesce, io vado a fare la spesa prima che tutti i supermercati chiudono, tu nel frattempo dai da mangiare e cambia l'acqua a Dormicchio prima che muoia disidratato" scoppiò in una fragorosa risata e si chiuse la porta alle spalle molto velocemente prima che Hermione potesse urlargli contro "Non parlarmi in questo modo!" odiava quando le parlava in quel modo, è lei la padrona di casa, non lui. "Non puoi comandarmi!" urlò ancora una volta, ma ormai Andrew aveva intrapreso la sua strada verso il supermercato e lei semplicemente scoppiò a ridere.
Era bello ridere di cuore e da quando aveva conosciuto Andrew le capitava molto spesso e questo le piaceva. Ma insieme alle risate erano aumentati i tormenti, gli incubi e quelle atroci visioni, così vicine al reale che le facevano dare di matto.
 
Durante l'estate, i due hanno imparato a convivere e sono diventati buoni amici. Per quanto riguarda la sua provenienza e la sua infanzia, Hermione, mentì un po’ ma comunque si attenne alla realtà. Disse di aver studiato in un famoso e prestigioso liceo privato, William McKinley, e di aver conosciuto lì quelli che sono i suoi migliori amici, Harry Potter, Ron Waesly, Ginny Waesly, Luna Lovegood, Neville Paciook ed altri, e non poteva vederli come succedeva da adolescenti; gli raccontò di come avevano formato il trio e di come hanno combattuto 'un professore' severo durante gli anni liceali; gli raccontò anche di quello che c'era stato fra lei e Ron, senza però mensionare, nemmeno una volta, Draco Malfoy che era più presente che mai anche se non fisicamente.
Si è laureata alla Oxford in Lettere&Filosofia ed aveva vinto fin da subito una cattedra per l'insegnamento in un liceo nell'Irlanda del Nord.
Bene o male si atteneva alla realtà.


Circa un anno dopo aver superato i M.A.G.O. Hermione ricevette una lettera dalla McGranitt che le proponeva di insegnare ad Hogworts due materie per lei fondamentali:
Aritmanzia e Babbanologia.
Le fu fatta questa proposta essendo stata una delle ragazze con il voto più alto della scuola e poi perché la professoressa che insegnava queste due materie era ormai andata in pensione, avevano bisogno di nuovi professori, giovani e freschi, e allora chi meglio della bella, giovane, intellettuale Granger?
Quella dell'insegnamento è una strada tortuosa e non facile, specialmente in una scuola di questo calibro, e soprattutto era una strada non prevista per Hermione, infatti le fu concesso del tempo per pensarci su e alla fine accettò: poteva rimanere in quella scuola con delle stanze tutte sue, poteva ritornare in quell'enorme e tanto amata biblioteca e poteva tenersi in contatto con quelli che erano stati i suoi professori ed instaurare nuovi rapporti con quelli che sarebbero stati futuri maghi , indubbiamente eccellenti con i suoi impeccabili insegnamenti. Durante la sua breve esperienza lavorativa però capì che insegnare non era affatto una passeggiata: all'inizio era veramente dura ed Hermione pensò più volte di lasciar perdere perché quel lavoro non era né giusto né appagante per lei, non per quanto riguarda il guadagno monetario, ma siccome poteva tornare a casa solo durante le festività, le mancavano davvero tanto tutte le sue amicizie babbane, dovendo esser rintanata tutto l'anno in quell'enorme castello, senza molte distrazioni, doveva dedicarsi solo al suo lavoro.
Ma poi piano piano è riuscita ad ambientarsi e, conoscendo meglio i suoi alunni, ha iniziato ad affezionarsi. Le cose sono cambiate. Lei è cambiata. Ha iniziato a vedere quel mondo magico da una prospettiva diversa e con tutt'altri occhi, occhi di responsabilità e maturità, rispetto a qualche anno fa quando lei era l'alunna.
 
Andrew, invece, si era diplomato in una scuola pubblica alberghiera in un piccolo quartiere di Londra. Tutto l'anno lavorava come Steward e con questo lavoro riusciva a vivere dignitosamente. La compagnia aerea con cui lavorava gli permetteva di avere tutta l'estate libera, ed era proprio per questo che Andrew l'aveva scelta, quindi in estate si guadagnava da vivere facendo, di tanto in tanto, il buttafuori in qualche discoteca, malgrado la sua età aveva il fisico giusto per poterlo fare.
Andrew tornò a casa con delle buste della spese colme e si catapultò in cucina urlando: "NON GUARDARE!" prima di chiudersi la porta alle spalle.
Dopo circa un'ora che Andrew era rintanato in cucina, da cui di tanto in tanto provenivano rumori di pentole e piatti, la porta si aprì.
Uscì Andrew con un grembiulino rosa di Hermione, tutto sporco di sugo al pomodoro e altri tipi di macchie irriconducibili, i capelli sconvolti (come al solito se li era toccati come faceva nei momenti di stress), visibilmente sudato in volto, ma era impossibile non sudare in estate accanto ai fornelli.
"Prego Madame"
"Finalmente, è un'ora che aspetto!"
Entrando in cucina trovò una tavola apparecchiata con dei petali di rosa sparsi e una candela profumata a rendere l'atmosfera più soffusa.
Hermione si fece scappare un 'wow'.
Quella sera mangiarono: linguine ai frutti di mare, salmone con verdure saltate in padella e il dolce fatto anch'esso dallo chef.
Durante la bella serata i due non si limitarono solo a chiacchierare ma ci diedero su di gomito scolandosi non una ma ben due bottiglie di un costosissimo vino bianco.
E a fine serata si ritrovarono entrambi un po’ troppo sorridenti e barcollanti.
"Faccio io" disse Hermione per sparecchiare
"Tranquilla, faccio io, sei stanca"
"No, ce la faccio" insistette lei, e proprio nel momento in cui si mise in piedi il vino inizio a fare effetto e le vertigini iniziarono a frullarle la testa, perse l'equilibrio e quando le sue gambe la tradirono arrivarono due possenti braccia a sorreggerla:
Andrew.
"Grazie" disse la giovane donna, con una voce graffiante, cercando di rimettersi in piedi e riacquistare la sua autonomia, ma non riusciva a muoversi, Andrew teneva ben stretta la presa.
"Andrew lasciami andare, ce la faccio"
"Hermione, Hermione, Hermione" Cantilenò lui; il suo tono era cambiato, era più caldo e seducente, e nonostante la poca lucidità, Hermione lo notò. "Non reggi proprio il vino, eh?"
"Perché tu sì? Ti prego, lasciami andare, voglio solo andare a letto, e dovresti andarci pure tu visto che sei ubriaco fradicio, puliremo domani."
"Non posso.." disse Andrew spingendo la faccia verso il suo collo come se volesse odorarne il profumo.
"Cosa? C-cosa fai?" Hermione lo guardò con aria quasi preoccupata.
"Non posso lasciarti andare" e la guardò instancabilmente negl'occhi lucidi e senza pensarci due volte la prese in braccio e lei, sotto l'effetto delle vertigini che le danzavano in testa, si aggrappò alle sue grandi spalle.
"Cosa diavolo stai facendo?" Non aveva la benché minima intenzione di portarla a letto, rimase fermo in cucina, piuttosto fece qualcosa di molto insignificante: spostò tutto quello che c'era sull'altra metà del tavolo, qualcosa face un rumore assordante, probabilmente era un piatto caduto che si era infranto a terra in mille pezzi.
"Qualcosa che avrei dovuto fare già tempo fa" disse mentre faceva sedere Hermione sul tavolo e a quel punto lei capì il senso di quel gesto.
Andrew guardò ancora una volta il volto paonazzo e immacolato della bella e giovane donna che aveva davanti, e poi, godendosi a fondo quel momento, affondò il suo piacere in un bacio che dapprima si presentava docile e romantico ma che poi si trasformò in un bacio sexy, allettante e colmo di voglia.
Lei, che non aveva la forza né la voglia di fermarlo, lo lascio fare. Era da troppo tempo che qualcuno non la toccava in quel modo. Era da troppo tempo che qualcuno non la toccava e basta.
Andrew si levò la maglietta e la lasciò cadere a terra, si prese un momento per ammirare Hermione che ricambiava gli sguardi con altrettanta lussuria negl’occhi.
Hermione non potè non notare il petto di Andrew, ricamato dal suo tatuaggio fine ed elegante, era più muscoloso di quanto pensava.
Andrew riprese a baciarla ancora una volta intensamente. Prendendo fiato Hermione si lasciò scappare: "Ma cosa stiamo facendo Andrew?"
Mentre lui ricopriva con le sue grandi mani la linea curva della sua spina dorsale provocandole piccoli brividi di piacere "Ti voglio prendere qui, adesso" le spostò i capelli dalla spalla e le baciò la clavicola dolcemente.
"E' da quando ti ho vista la prima volta, in accappatoio, sul ciglio della porta di questo appartamento, che bramo di fare sesso con te. Ed ora mia cara Hermione è arrivato il momento, non credi?" Con la punta della lingua le leccò il collo fino ad arrivare al lobo dell'orecchio e glielo mordicchiò. Poi le sussurrò all'orecchio "Sono troppo preso da te, ti voglio Hermione, ti prego, lasciati andare" ed avvicinò il suo corpo facendo aderire il suo bacino alle sue forme morbide e calde, in modo da farle sentire la sua eccitazione e quanto la volesse in quel momento.
Hermione sentendo la sua eccitazione sotto al suo addome sgranò gli occhi.
"Andrew.." ma lui continuava a baciarla senza fermarsi.
"Andrew, cazzo, aspetta" urlò lei, col fiato corto. "Cosa c'è?" disse Andrew, in preda alla delusione per aver smorzato quel fantastico bacio, si lasciò sfuggire un ghigno.
 
"Andrew.. " bisbigliò Hermione. ".. io non sono e non voglio essere un giocattolino per te, come una di quelle ragazze che ti porti qui nel nostro appartamento."
""Hey piccola, guardami.. tu sei completamente diversa, non sei per niente come quelle sciacquette che incontro a lavoro che pur di farsi uno farebbero di tutto.. quando ti guardo io mi incanto, si, m’incanto davanti a cotanta bellezza, coni i tuoi modi di fare.. tu mi ecciti, e poi sei così dolce e premurosa, quando ti guardo io.. io.. i-….. ecco, vedi, tu mi mandi in botta il cervello! Ti voglio Hermione, ti prego"

"Sei ubriaco, non sai quel che dici.."

"Non è vero, so quel che dico! So cosa voglio. So chi voglio.. te.” Disse con tono deciso e provocatorio.

“Non desidero altro che te, ho fatto tutto questo solo e soltanto per te.. ti prego Hermione"

Hermione si stupì di quelle parole, dette da un ragazzo che poco prima era comodamente seduto affianco a lei a guardare la tv e che poteva considerare il suo migliore amico, ed ora, ora era in balia di lei, e non solo, si stupì quando lui pronunciava le parole 'ti prego', quanto si può abbassare un uomo per ottenere qualcosa? Ma si stupì ancora di più, e soprattutto si odiò, perché il suo corpo rispondeva. Lo voleva anche lei.

Così gli mise una mano nei capelli e lo baciò. Infondo Andrew era un bravo ragazzo, aveva quei suoi modi di fare un po’ bizzarri ma tutto sommato ad Hermione piaceva.
La luna, che si infiltrava dalla finestra, le sfiorava il viso roseo, ed Andrew, in quel momento, giurò di non aver mai visto una donna più bella di lei. Si guardarono per lunghi ed interminabili secondi e bastò questo a riaccendere la scintilla che da tempo era rimasta spenta.

Entrambi volevano la stessa cosa.

Gli sguardi, quegli sguardi, così intensi e profondi, non celavano null'altro se non piacere, quello stesso piacere di quando passi il tempo con la persona che più ami al mondo, quel momento edonistico che rimanda a qualcosa di lussurioso, alla gioia della scoperta di un nuovo corpo e di un nuovo profumo.
Quegli sguardi che valgono più di mille parole: è con quegli sguardi, che si fa l'AMORE.

Andrew le sollevò la maglietta scoprendo così il suo fantastico seno che bramava di giorni ormai. Le sue mani, che le accarezzavano i fianchi perfetti, salirono lunga la schiena fin sotto l’attaccatura del reggiseno che Andrew non ebbe problemi a slacciare con un semplice scatto.
Hermione tentò di ricambiare il favore così gli sbottono la cintura ed i pantaloni visibilmente troppo larghi caddero alle caviglie del ragazzo in meno di un secondo, facendo una risuonare nelle loro bocche una risata per l’ironia del momento.

“Non qui però” disse Hermione, con voce affannata.
“Come vuole, mademoiselle”

Detto ciò Andrew la prese in braccio senza mostrare troppa fatica, s’incamminò verso la stanza cercando di non calpestare coi piedi nudi i cocci di porcellana del piatto rottosi poco fa.
L'adagiò sul letto e rimase un attimo immobile a contemplare quel corpo nudo e bellissimo, con una carnagione chiara e limpida, che ardeva di piacere solo per lui.
Prese il preservativo dalla tasca dei jeans.

"Sei consapevole di quel che sto per farti?"

Hermione annuì facendo un verso e col capo su e giù.

"No, Hermione, devi dirmelo." Disse Andrew, di spalle, mentre indossava il preservativo.
"Devi volerlo realmente, altrimenti non andrò avanti." Hermione lo fissò per qualche secondo intimorita.

"A-andrew.." Voleva giocare? E allora giochiamo.

"Si?"

"Oh baby, ti prego vieni qui vicino a me, ho bisogno di te, ora" disse Hermione in modo sexy per provocarlo.

“Si, ma quanto mi vuoi?” disse Andrew, stando al gioco

“Necessito fortemente di te. ORA. QUI, SU DI ME!” Alzò il tono di qualche grado cosicché Andrew si girasse.

E  quando si girò lo sguardò di Hermione ricadde da un'altra parte del suo corpo mentre sul volto di Andrew comparve un sorriso soddisfatto. In meno di un secondo si ritrovò su di lei, iniziò a baciarle il collo alternando piccoli baci a piccoli morsetti, mentre Hermione si colmava di piacere. Scese piano piano più giù, baciandole le clavicole. Si soffermò sui seni, iniziò col baciarle il capezzolo sinistro mentre con una mano stuzzicava anche quello destro. Hermione si inondò di piacere mentre le labbra di Andrew sfioravano un punto al quanto sensibile del suo corpo, gemette e inarcò la schiena spingendo l'addome verso i pettorali scolpiti di lui. Scese ancora più giù baciandole ogni centimetro della pancia per poi arrivare al punto debole, dove sentiva quel docile ma al quanto sexy corpo urlare il suo nome.
Nel frattempo le prese la mano per poi intrecciarla alla sua, entrambi erano pronti per fondersi insieme, lì, in quel momento, su quel letto.

Lui la baciò ancora una voltra prima di  farsi spazio fra le sue gambe.. ed ecco, era dentro di lei, con lei, e si stavano fondendo insieme in un culmine di piacere e sensazioni nuove, mentre nella stanza risuonavano i gemiti di entrambi. Lo sentiva dentro, gemette ancora, e ancora, portando le mani sulla profonda schiena di lui quasi come ad aggrapparsi graffiandogli la schiena con le unghie.
L'aria calda di agosto non rendeva il tutto migliore, Andrew sudava ed Hermione lo sentiva. Una goccia di sudore gli partì dal collo e gli scese fin ad arrivare al fondoschiena: era perfetto.
Ogni centimetro del suo corpo chiedeva di più. Ogni centimetro del suo corpo urlava il suo nome. Amava come si muoveva, amava come si muovevano i suoi muscoli dallo sforzo, alternando movimenti lenti a quelli più forti, ma quando stavano per arrivare al culmine lui iniziò a spingere più forte, e più forte ancora, mentre lei gemeva di piacere, fin quando non scoppiarono contemporaneamente e vennero risucchiati da un vortice di piacere.


Entrambi avevano trovato l'estasi.
 
 

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Capitolo 7
*** Dubbi, insicurezze, tormenti. ***


Aveva bisogno di pensare.
 
E’ successo davvero? Oppure ho sognato tutto? Ho fatto l’amore con un ragazzo che conosco da così poco?
 
Hermione era lì che fissava il soffitto, immobile nella stessa posizione in cui l’avevano fatto.
Non si era mossa.
I due si erano semplicemente assopiti a causa della troppa stanchezza e dell’alcool che avevano ingerito.
Andrew, che dormiva soave, teneva un braccio sul suo addome e con il suo respiro affannoso le solleticava il collo.  
Ad Hermione era piaciuta davvero quella serata, ma era successo tutto così dannatamente in fretta, ed ora che c’erano solo lei e i suoi pensieri, iniziava a pentirsene.
 
Che idea si farà Andrew di me?
Si può andare avanti come se nulla fosse successo?
Come si considera ora il nostro rapporto dopo quello che è successo?
Amici? Amici speciali? ..Fidanzati?
 
Hermione abbozzò un sorriso, le piaceva quella idea. Considerarsi finalmente amata e desiderata dopo tanto. Era una bella sensazione.  Ma, comunque, i suoi dubbi aleggiavano irrequieti nella sua mente.
 
Guardò l’orologio che segnava le 6:30.
Era davvero presto e lei non aveva dormito affatto quella notte di quell’afoso agosto. Morfeo l’aveva abbandonata già da un po’ a quel lungo viaggio mentale. 
Doveva assolutamente smetterla di rimuginarci su troppo. Doveva distrarre la mente così si alzò e andò in bagno, si lavò il viso e rimase per un paio di secondi a guardarsi allo specchio, sembrava diversa.
Aveva delle enormi occhiaie a causa della mancanza di sonno, era visibilmente stanca e una pelle molto pallida, ma i suoi occhi..
 
i suoi occhi seppur assonati, brillavano di una luce diversa.
 
Notò che il tempo stava cambiando, il cielo si era annuvolato e ingrigito, anche se di tanto in tanto, trapelavano fasci di luce dal sole che, nascondendosi dietro le nuvole, sorgeva lentamente.
Quel cielo era così vicino al suo umore, sembrava andar d’accordo con il turbine travolgente di sentimenti che aveva dentro.
 
Si diresse in cucina dove notò il gran casino che avevano lasciato la sera prima. Notò dei piatti a terra che probabilmente erano caduti quando Andrew aveva spostato tutto dal tavolo.
Chiuse la porta della cucina e con un lieve tocco della bacchetta tutto tornò al suo posto. Adorava la magia in questi casi.
 
Siccome erano appena le 6:45, decise di preparare la colazione ad Andrew, una delle sue cose preferite: pancakes con burro e sciroppo d’acero.
Non usò la magia, decise che doveva farli con le sue mani esattamente come lui le aveva preparato la cena la sera prima.
Mentre preparava la colazione il pensiero ricadeva sempre a quello che era successo.

Le sue mani, i suoi sguardi, i suoi atteggiamenti.
 
Sul vassoio con un leggero tocco di bacchetta fece comparire due rose rosse, di fianco appoggiò i pancakes caldi, un cappuccino ed un succo di frutta e orgogliosissima della sua creazione si recò in camera.
 
Ma solcando la porta, non le piacque quello che vide.
 
Draco.
 
“Tu!” disse furiosa e rossa in viso. Assalita da un improvvisa rabbia scaraventò con violenza il vassoio sul comodino affianco alla porta della camera da letto, sfilò la bacchetta dalla tasca e tirò Draco da una spalla per farlo girare.
 
Draco non si mosse piuttosto la mano di Hermione volteggiò nell’aria e, quella che sembrava essere la sagoma di Draco, si trasformò in un enorme nuvola di fumo denso e grigio che in meno di dieci secondi si dileguò nell’aria.
Un incantesimo al quanto complicato. Da quando Draco era diventato così bravo?
 
Andrew, sul letto, sudato e tremante, emetteva alcuni gemiti, stava ancora sognando. Hermione si catapultò su di lui e scuotendolo ripeteva il suo nome, fin quando Andrew non fu sveglio.
 
“Andrew.. stai bene?” disse lei, incredula. “Era solo un sogno, dai, calmati.”
 
Con un leggero filo di voce, Andrew, riuscì appena a dire “.. ho fatto un brutto sogno.. sembrava così vero.. mi manca l’aria”.
“Respira, va tutto bene” cercò di calmarlo lei. Andrew si mise a sedere e dopo pochi istanti il suo respiro affannoso si calmò.
“Dimmi esattamente cosa hai sognato” Disse Hermione con lo sguardo preoccupato e le ciglia aggrottate.
Prima di iniziare il racconto Andrew chiuse gli occhi e si portò una mano sulla parte superiore del naso, fra gli occhi, pensando esattamente cosa dire.
“Ero qui, in questa casa, che giocavo col gatto quando ad un certo punto la porta d’entrata ha iniziato a tremare, come se qualcuno o qualcosa stesse cercando di aprirla, pochi secondi passano e realizzo che la porta è caduta giù.
C’era tantissima luce, non riuscivo a vedere nulla se non una sagoma.  Era un uomo, non riuscivo a vederlo in faccia, era molto alto, vestito di nero e mi fissava. Non riuscivo a parlare, ne a muovermi, ero paralizzato. Cercavo di alzarmi ma i miei muscoli non reagivano. La sagoma si calò e si accovacciò su di me, mi fissava, non percepivo null’altro se non il suo respiro, affannoso.. arrabbiato. Ed io ancora non riuscivo ne a vederlo ne a muovermi.
La paura mi scorreva nelle vene, sembrava tutto così vero.

Chi era? Cosa voleva da me?

Non so chi era so solo che ad un certo punto mi ha allungato una mano al collo ed ha iniziato a stringermelo.
Soffocavo.
Non riuscivo a dire una parola.
Mi mancava il respiro.
Ho creduto di morire..
Ho creduto di morire in un sogno.. quanto posso essere matto Hermione?”
Andrew era visibilmente sotto shock. Hermione doveva calmarlo.
“Vado a farti una camomilla.. rimani qui.”
“No, Hermione, ho paura. Vengo in cucina con te!”
“Va bene, ma stai tranquillo, era solo un sogno. Nessuno vuole farti del male Andrew.”
L’aiutò a sollevarlo e andarono in cucina. Aveva un’aria distrutta ed Hermione poteva capirlo.. aveva vissuto sogni simili. Lei era abituata.
 Mise a bollire una tazza d’acqua e gli preparò la camomilla.
Quando l’infuso fu pronto glielo porse e lui lo sorseggiò restando un paio di minuti in silenzio.
“Poi ad un certo punto ha detto qualcosa" continuò Andrew all'improvviso.
   "Lasciala stare. Non devi toccarla. E’ mia. Nessuno può toccarla
    Se ti azzardi a sfiorarla, ancora, con un solo dito, tutto questo diventerà realtà.
     Ti ammazzerò."
"Ho paura Hermione.” disse, ancora tremante.

“A chi pensi si riferisse?”

Andrew la guardò dritto negl’occhi, con uno sguardo pieno di amarezza. “Te, ovvio.. Ha fatto il tuo nome più volte.”
Hermione sgranò gli occhi, a quel punto capì. “C-cosa?”
Draco aveva torturato Andrew in sogno per lei.

Perché? Voleva ancora stare con lei? Perché reagire così e non parlare direttamente con lei?
 
 
 

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Capitolo 8
*** Odiarsi. ***


Non conoscevo questo lato di me.
Ho sempre immaginato quel momento in modo diverso, con qualcuno di diverso, qualcuno di più importante.
Ma quanto è realmente importante per me Andrew?


Scappata da quella casa infernale, lasciando Andrew avvolto dalle sue paure, si recò in una parco situato ai confini della grande metropoli.
Era pomeriggio e la pioggia mattutina aveva reso l’aria più fresca, ma comunque piacevole, e aveva lasciato spazio ad un cielo limpido e azzurro.

Hermione ama la natura, il contatto con essa, e tutto ciò che questo significa, costudisce gelosamente un rapporto quasi ‘intimo’ con lei, se ne sente parte.
Quando ha bisogno di una pausa di riflessione si reca in questo splendido parco naturale che si estende su metà collina.

All’apice di questa collina, attraverso una fessura in un’enorme roccia, scorre un piccolo ruscello, che scendendo giù diventa impetuoso, facendosi largo per arrivare a valle, ricreando un magnifico quadro naturale e un bellissimo habitat per gli animali. Tutto intorno si estendono decine su decine di alberi, di ogni tipo, e lungo il sentiero, di tanto in tanto si possono trovare dei tavoli da picnic dove ci si può fermare per consumare il pasto.
Il fruscio degl’alberi e del ruscello, entrambi scostati dal piacevole vento di un autunno appena accennato, accompagnati dal cinguettio degl’uccelli, si fondono a meraviglia creando una melodia dolce.
Il ruscello quel giorno scorreva veloce, il vento e la pioggia mattutina, seppur leggera, avevano alterato il suo naturale andamento, facendolo straripare ai bordi. Hermione, incantata, lo ammirava.

Quel ruscello sembrava combattere, sembrava non volersi arrendere per non straripare e quindi non disperdersi. Quel ruscello era lei. Era lei che combatteva per essere sempre se stessa e per rigare dritto, quel ruscello era lei quando arrivava Draco a rompere l’equilibrio con la sua presenza, era lei che faceva fatica a trattenere le sue emozioni interne, che a suo malgrado, erano provocate da una persona alquanto assente.

Quella persona che, rimanendo assente, irrompe nella mia stanza, mi disarma, mi mette in trappola, e con gusto, fa di me quello che gli pare e piace. Che stupida che sono stata a lasciarglielo fare!
E quel viscido, senza finire quello che ha iniziato, sparisce. Sono solo un fottuto giocattolo che usa nei momenti di noia.
Come ho potuto essere così debole?
Come ho potuto essere così sciocca?
Come hanno potuto mancarmi quelle labbra se non fanno altro che sputarmi veleno addosso e rendermi la vita difficile?


La verità è che mi sono mancate e come, ed ho cercato la sua assenza in Andrew.
E la verità è che Draco mi rende debole, ha abbattuto tutte le mie barriere, è l’unico che riesce a farlo: rendermi la vita difficile senza essere presente. In sogno. Nei miei pensieri. Non riesco più a scacciarlo via. E’ entrato nella mia mente e ci si è piantato.
E sono stata una stupida a non capirlo prima. Mi controlla. Sa tutto quello che faccio e con chi lo faccio.
Ma perché? Perché?
Continuo a chiedermelo. Senza mai ottenere una risposta.
Il vento si sollevò ed una ciocca di capelli le finì su viso facendole distogliere quel lungo pensiero.

“Misure prudenziali, Granger.” Disse una voce familiare. Hermione si girò alla svelta. E lui era lì, appoggiato ad una quercia con le mani in tasca ed un piede appoggiato all’albero, lo sguardo perso nel ruscello che piano si levò sulla docile figura di Hermione.
Draco.” Disse con voce leggera, quasi da farlo sembrare un sussurro. “Cosa significa?”
“Significa che devo controllarti, e al meglio.” Un sorriso beffardo nacque sul suo viso.
“Perché Draco? Dammi un motivo.” Aveva la voce esausta.
“Granger, Granger, Granger.. non impari mai!” si incamminò verso di lei “Perché secondo te?” e la guardava fisso negl’occhi. Lei faceva lo stesso.
“N-non lo so.” Tremava.
“Perché..” altra pausa, lui chiuse gli occhi e poi riprese “Ti voglio.”
“Dopo tutto questo tempo? Ti sei ricordato solo ora che mi vuoi? Non potevi agire prima? E magari in un modo più umano?” alzò la voce, era furiosa.
Lui riaprì gli occhi, le prese il mento fra le mani con forza e, parlando ad un centimetro dalla sua bocca, sputò le parole con rabbia “Non alzare la voce con me, stupida Sanguesporco. Io faccio di te quello che voglio, come voglio e quando voglio. E si! Hai dedotto piuttosto bene, ma in questo non avevo dubbi, sei sempre stata molto brava a dedurre. Sei intelligente. Non è così? E sei bellissima. E..”
Non poteva far almeno di guardare quegli occhi, che in quel momento erano gelidi, distanti, furiosi.
 “.. e sei mia. Ti voglio.”
“No, non lo sono!” Cercò di ritrarsi dalla stretta e ci riuscì, mise una mano sulla tasca dei jeans dove era riposta la bacchetta, pronta ad usarla.
“Lo diventerai, cara mia piccola Granger.” E rise, rise di gusto, in un modo malvagio che Hermione non aveva mai visto. Abbasso lo sguardo e fece un passo indietro. Si rimise una mano in tasca, tornò serio in meno di due secondi e con malinconia che risuonava, disse con a voce bassa: “Perché è più facile odiarci, invece di amarci, mia cara e bellissima Granger?” Alzò lo sguardo. S’incontrarono. Quello sguardo, lo stesso di un lupo che ammira la sua preda prima di farla fuori. Hermione era stupita, rimase letteralmente a bocca aperta.
Draco lo notò, due secondi passarono e si smaterializzò.

L’aveva fatto ancora. L’aveva resa debole e fragile. E lei si odiava maledettamente per questo.
 

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Capitolo 9
*** Colpo al cuore. ***


CAPITOLO 8
 
(N.B. Ammetto che è poco elegante ma vi avverto: ho preso delle parti originali dal libro Harry Potter e I Cimeli della Morte per una ragione ben evidente: la parte a me interessata è scritta da favola, d’altronde tutta la saga lo è.
Io con le mie basse capacità di scrittura non avrei potuto fare meglio, ma, ho comunque cambiato frasi e parole, inserendo tratti interamente scritti da me. Si tratta solo della parte iniziale, grazie per l’attenzione. Buona lettura, Borange.)
 
“Beh, Draco?” disse avidamente Lucius Malfoy. “E’ lui? E’ Harry Potter?”
Greyback Fenrir, il lupo mannaro a cui era stato permesso di indossare le vesti di mangiamorte in cambio della sua crudeltà mercenaria, insieme al suo gruppo, avevano trasportato il trio in villa Malfoy, ed ora Lucius esaminava i tre, soprattutto uno, per poterli consegnare al Signore Oscuro.
“Io non.. non posso esserne sicuro” disse Draco, impaurito, sembrava tanto spaventato di dover guardare Harry quanto Harry lo era nel dover guardare lui.
“Guardalo attentamente, guarda da più vicino!” disse Lucius eccitato, ed Harry non l’aveva mai sentito o visto così.
“Draco, ti vorrei ricordare che se fossimo noi a riconsegnare il signor Potter al Signore Oscuro, tutto sarà perdonato. Ricordi vero?” Gli occhi di Draco si spostarono in un punto morto della stanza, il suo sguardo si fece cupo.

Egli ricordava molto bene. Ricordava tutto, ogni cosa.
Ricordava il braccio teso tremante e la bacchetta puntata su quell’uomo, quell’uomo che alla vista di questo studente impaurito e smarrito, con tale delicatezza, disse: “Buonasera Draco, cosa la porta qui in questa bella serata primaverile?”.

Ricordava fin troppo bene.

Le parole di Silente erano ben impresse nella sua mente: “Draco, tu non sei un assassino.”
Il suo sguardo, lo stupore nei suoi occhi quando gli fece vedere il Marchio Nero.
Con la bacchetta puntata verso Silente ripeteva: “Io lo devo fare.” Ma nonostante ciò, la bontà dell’uomo che Draco voleva uccidere, era infinita, e gli rispose: “Lascia che ti aiuti, Draco.”
“Non capisce, se non la uccido, lui ucciderà me.”
In men che non si dica arrivarono gli altri mangiamorte e Bellatrix alle spalle di Draco, lo incitava a farlo, ad uccidere Silente. Ma lui guardava quell’uomo compiaciuto cercando una risposta.
Come poteva il più grande mago mai esistito essere messo alle strette? Perché non reagiva?
“Lo farò io.” Disse Piton.
Successe tutto molto in fretta, il posto di Draco fu preso da Piton che in men di non si dica pronunciò la maledizione senza perdono. “Avada Kedavra!”
 
 
“Ora, non vorremo dimenticare chi lo ha realmente catturato, spero, Signor Malfoy?” disse Greyback minacciosamente, interrompendo i pensieri di Draco che spostò nuovamente lo sguardo su quel ragazzo dal viso deformato e gonfio.
“Certo che no” disse Lucius scandendo le sillabe ad una ad una.
Draco si avvicino ancora di più ad Harry, andandogli così vicino che Harry poteva osservare nitidamente quel viso pallido e languido nonostante gli occhi gonfi.
E con quella faccia simile ad una maschera paffuta, Harry aveva la sensazione di guardare attraverso le sbarre di una gabbia.
 
“Cosa gli avete fatto?”chiese Lucius ai mannari. “Come si è conciato così?”
“Non siamo stati noi” rispose in sua difesa Greyback.
“Mi sembra una Fattura Pungente” disse Lucius, mentre con gli occhi scrutava la fronte ovattata di Harry.
“C’è qualcosa qui che potrebbe assomigliare ad una cicatrire.. Draco vieni qui, guarda bene. Che ne pensi?”
Harry vide il volto di Draco più da vicino ora, proprio accanto a quello di suo padre, e notò che erano straordinariamente simili, eccetto per il fatto che il padre guardava accanto a sé con eccitazione, mentre l’espressione di Draco era piena di riluttanza, perfino terrore.
“Non so” disse, e si allontanò verso il focolare dove sua madre stava in piedi ad osservare.
“Sarebbe meglio se ne fossimo certi, Lucius” disse Narcissa con voce fredde a chiara. “Dobbiamo essere totalmente sicuri prima di convocare il Signore Oscuro.. dicono che questa sia sua” disse guardando da vicino la bacchetta che aveva in pugno, “ma non assomiglia alla descrizione di Olivander.. se ci stiamo sbagliando.. se convochiamo qui il Signore Oscuro per nulla.. beh, sai perfettamente cosa può succedere”.
“E lei?” disse Greyback, indicando Hermione.
“Aspetta” disse Narcissa “Sì, sì, è lei. L’ho vista nella foto del Profeta, e l’ho anche vista da Madama McClan con Potter. Dimmi Draco, è lei o non è lei la Mezzosangue? E se non erro si chiama..” si ammutolì per due secondi mentre Draco guardando Hermione con le ciglia aggrottate e gli occhi che urlavano perdono disse quasi sussurrando:” Granger… Hermione Granger”
Ron che nel frattempo era rimasto immobile bloccato dalla presa del mannaro si dimenò urlando verso Draco “Brutto schifoso!”  mentre Hermione guardava tristemente quel ragazzo dalla figura snella e pronunciata come se fosse un perfetto estraneo.
“Ma allora questo dev’essere il giovane Weasley!” urlò Lucius, con voce ancor più eccitata di prima, mentre si muoveva a grandi passi attorno ai prigionieri. “Si, senza dubbio, sono loro! Guardalo Draco, non è il figlio di Arthur Weasley?”
Draco guardò il padre, e senza via di fuga, rispose secco “Si.”
Sentiva gli occhi di Hermione ardergli adosso. Ma lei non capiva che lui non poteva fare altro che confermare i sospetti dei genitori. 
 
La porta si aprì.
 
Entrò Bellatrix che chiedendo cosa fosse successo scrutava i prigionieri.
“Potter e i suoi amici, presi finalmente!” gridò Lucius, più eccitato di prima. Sembrava davvero un bambino contento di aver ricevuto il suo regalo di Natale. ‘Pietoso’ pensò Harry.
“Potter?” strillò Bellatrix ed indietreggiò per vedere meglio Harry. “Beh allora il Signore Oscuro deve essere informato immediatamente!” Tirò indietro la manica sinistra del suo vestito nero e proprio mentre stava per toccare il Marchio Nero per convocare il suo amato padrone, Lucius urlò “Stavo per chiamarlo io!” impedendo così a Bellatrix di poterlo convocare “ Io lo convocherò visto che è in casa mia, e quindi è sotto la mia autorità.” E mentre lo diceva cingeva con la mano il suo polso impedendole di toccare il Marchio.
“La tua autorità!” sogghignò lei, tentato di strappare la mano dalla sua stretta. “Hai perso la tua autorità quando hai preso la bacchetta, Lucius! Come osi? Tieni le tue sporche mani lontano da me!”
“Sta zitta! Non sei tu quella che ha catturato il ragazzo!”
“Ehm.. mi perdoni, Signor Malfoy” disse Greyback interrompendo la lite “ma siamo stati noi a prendere Potter e saremo noi a pretendere l’oro..”
“Oro!” rise Bellatrix “Prendi il tuo oro, sporco animale, cosa me ne faccio dell’oro?”
Harry assistì a tutta la scena e li paragonò a dei cani rabbiosi e affamati che si pretendevano un osso.
E mentre discutevano su chi doveva chiamare il Signore Oscuro, Narcissa ordinò a Greyback di portare i prigionieri nei sotterranei.
“Aspetta” disse Bellatrix tagliente. “Tutti tranne…” guardò verso i tre, e con un dito puntato a mezz’aria disse “tranne la Mezzosangue!” Greyback diede un grugnito di piacere.
“No!” gridò Ron “Prendi me!”
“Ci penserò dopo a te, tranquillo” disse beffarda.
Cacciò un coltellino d’argento da una piega del suo vestito, liberò Hermione e la portò al centro della sala tirandola per i capelli, mentre Greyback portava gli altri due giù nei sotterranei.
“Bene, bene, bene, adesso ci siamo solo io e te, inutile e sporca mezzosangue.” Rise in un modo malvagio e mentre lo faceva spinse Hermione talmente forte da farla cadere a terra. Hermione che tentò subito di rialzarsi fu sopraffatta da Bellatrix e le due si trovarono con i nasi a meno di un centimetro di distanza.
“Dimmi dove avete preso questa spada” grugnì Bellatrix indicando la spada di Godric Grifondoro.
Hermione non rispose, ma girò la faccia e iniziò a tremare. Incrociò lo sguardo di Draco, era terrorizzato quanto lei, e imponente.
Bellatrix le mise una mano sul volto e la costrinse a guardarla negl’occhi. “Dimmi dove l’avete presa, altrimenti ti uccido!” le  urlò in faccia.
“L’abbiamo trovata.. l’abbiamo trovata” iniziò a piangere, aveva paura.
“Non ti credo!” le sferrò uno schiaffo.
“Ma è vero l’abbiamo trovata” 
“Stai mentendo sporca Mezzosangue! Lo so che siete stati nella mia camera blindata alla Gringott, cos’altro avete preso?” urlò rabbiosa Bellatrix.
“Nient’altro, lo giuro” disse Hermione piangendo.
“Non ti credo!” “CRUCIO!”
Le urla di Hermione riecheggiarono per tutta la stanza, e Draco, che era rimasto impietrito a guardare la scena poteva percepire chiaramente il dolore che stava provando Hermione.
“Forse devo ricordarti che quelli come te non hanno nemmeno il diritto di usare la magia, o forse l’hai dimenticato cosa sei? EH?” fece una pausa, poi con violenza prese il braccio di Hermione e lo stese sul pavimento, prese la bacchetta e gliela puntò contro. “Ci penso io a ricordartelo, stupida babbana!”
Iniziò a incidere sul suo braccio la parola ‘Sanguesporco’. Hermione si dimenava dal dolore e urlava, urlava sempre più forte.. colpendo dritto al cuore di Draco, che sentendosi incapace di poter far nulla si lasciò sfuggire una lacrima.
 
Perché è più facile odiarci, invece di amarci, mia cara e bellissima Granger?”



Si svegliò di colpo, era sul divano di casa sua. Si guardò in torno, la casa era deserta e silenziosa e a giudicare dall’ora doveva essere già sera inoltrata. L’unica cosa che illuminava la sua stanza era il cellulare appoggiato sul tavolino affianco al divano che vibrava. Lo prese, era ancora un po’ stordita dal sogno appena fatto. Guardò il display, era Andrew.


“Pronto”
“Hermione, scusa, dormivi?”
“N-no, tranquillo, cosa c’è?”
“Nulla, volevo avvisarti che stanotte farò un po’ tardi, mi trattengo per un doppio turno in discoteca perché c’è una serata evento ed hanno richiesto la mia presenza”
“Praticamente smonti domani mattina alle otto?”
Andrew rise. “Già, ma dai, è un bene, pensa che sto guadagnando per pagarti l’affitto!”
“Già.” Ribattè Hermione e sorrire anche lei.
Ci fu silenzio per un paio di secondi.
“Dove sei andata oggi? Quando mi sono svegliato non c’eri..”
“Hmm, si, scusa, avevo bisogno di respirare un po’ e sono andata al Wendge Land, il parco fuori città, mi piace tanto andarci..”
“Ah.. e ti sei divertita?”
Più o meno … tu piuttosto, come stai?”
“Bene, mi sono ripreso..”
Altro silenzio.
“Hermione.. mi mancherai, tanto. L’estate è ormai quasi giunta al termine e so che fra pochi giorni tu partirai per il tuo lavoro e io partitò per il mio..” Parole che scorrevano leggere nel telefono, era sincero ed Hermione lo sapeva.
“Anche tu mi mancherai Andrew, dico davvero. Mi ha fatto piacere fare la tua conoscenza, sei una splendida persona..”
“Ma..?”
“A-andrew non c’è nessun ma..”
“Ma io provo qualcosa per te Hermione! Non dirmi che non è lo stesso per te, che non hai provato le stesse cose.. quella notte..”
“Andrew… io, io non lo so” Si sentiva un mostro, non aveva il coraggio di dirgli quello che veramente provava, perché in realtà lei non sapeva realmente cosa provava, a causa di Draco. Quell’uomo che le aveva sconvolto totalmente la vita, che magari senza la sua presenza avrebbe ricambiato gli stessi sentimenti di Andrew.. si sentiva in colpa perché Andrew le piaceva davvero tanto, ma non quanto le piaceva Draco.. e non riusciva ad accettarlo, innamorata di un mostro.
“Ho capito Hermione, non fa niente. Ora vado che sta per iniziare il turno. A domani.”
“Va bene Andrew, a domani, buon lavoro.”
“Ti voglio… bene.” E mise giù.

Andrew, nel retro del locale dove lavorava, preso da un lapsus d’ira scaraventò il cellulare a terra, deluso guardò il cielo di un nero intenso ed iniziò ad urlare di rabbia, non era quello che si aspettava.. mentre Hermione era rimasta allibita con ancora il cellulare all’orecchio.
 
E Draco era li che l’osservava nel buio, proprio lì, alle sue spalle. Aveva sentito tutto.
 
“Hai fatto la cosa giusta.”
Hermione si spaventò, si girò di colpo prendendo d’istinto la bacchetta e puntandogliela dritto in faccia.
“Ancora tu! Cosa vuoi da me!? Lasciami in pace!”
“Calmati Granger”
“NO!” “Stupeficium!”
Draco fu schiantato contro i mobili dietro di lui, facendo un gran casino.
Dopo qualche istante si alzò barcollando.
Guardò Hermione con un sorriso malizioso stampato sul viso e lo sguardo dritto a terra, aveva un graffio sulla tempia destra da cui scorreva lentamente sangue denso.
“Quanto sei sexy quando cerchi di annientarmi Granger”. Hermione sussultò, non si aspettava quel commento.
“Ma ora la smettiamo, non giochiamo più, ora facciamo sul serio Granger”.   

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Capitolo 10
*** Veleno e antidoto. ***


CAPITOLO 9- Veleno e Antidoto.
 
"Perché se hai qualcuno che ti ama, non corri il rischio di morire da solo come un cane. Se hai qualcuno che ti ama, forse ti salvi."

-Valentina D’Urbano, Il rumore dei tuoi passi.

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Riaprì di colpo gli occhi.

Si ritrovò distesa su un’enorme letto a baldacchino.
Si guardò attorno.
Le lenzuola erano di un blu molto scuro, quasi nero, quasi da farle paura e prima vista, quasi che le sembrava di sprofondare nell’abisso di un oceano.
Il freddo che sentiva nutriva quell’idea.
Le pareti invece erano di un rosso fuoco, caldo, in contrasto con il freddo che emanavano le lenzuola.
Aveva ancora la vista offuscata, batté le palpebre. Quando finalmente la vista fu più chiara notò dei quadri appesi alle pareti.
C’erano 4 quadri dalla cornice d’oro che raffiguravano donne prosperose in posizioni audaci, se cosi dir si voglia, semi nude e con indosso lingerie sexy, manette e collari con borchie. Hermione strabuzzò gli occhi.
La stanza era molto grande e in sé si presentava molto bene. Affianco all’enorme letto c’erano due comodini di vecchio stampo su cui erano adagiate due piccole abatjour che avevano il compito di illuminare la stanza, se pur fiaccamente.
Nel tentativo di mettersi a sedere e scrollare i residui di quello che gli era sembrato un sonno secolare, si accorse che affianco a lei c’era Draco. Egli era steso su un fianco e con una mano che gli sorreggeva la testa in modo da guardarla, silenziosamente.
Era pallido, ma pacato. Aveva un’aria quasi felice.
Era lì, a meno di mezzo metro di distanza ma ne riusciva a vedere solo metà del viso, illuminata dalla poca luce proveniente alle sue spalle.
“Ti fa sempre questo effetto smaterializzarti?” interruppe lui il silenzio.
“E così il lupo catturò la sua preda e la trascinò nella sua tana” rispose lei ironicamente.
“Un bel finale direi.. non trovi?”
“Mh, si, abbastanza originale.”

Sguardi.

Interruppe lei il silenzio, tornando seria. 
“Che ci facciamo qui Draco?” chiese lei, accigliata.
“Avevo voglia di stare un po’ con te, semplice”
Quelle parole dolci che uscivano dalla sua bocca, pensò Hermione, sembravano non dette da lui.
“Cosa intendevi con ‘ora non giochiamo più, ora facciamo sul serio Granger’?” disse imitando il suo tono di voce.
Lui scoppiò a ridere “Parlo davvero così?”
“Si, ma rispondimi.” Ribeccò lei, ma Draco si ammutolì e si mise a sedere dandole le spalle.
“Sul serio, basta giocare con la mia vita” Si alzò anche lei. “Appari, scompari.. qual è il tuo problema?
Io non sono un giocattolo che fai di me quel che vuoi.” Il suo tono si fece più duro, era il momento giusto per mettere fine a questa tortura. “Devi smetterla di controllarmi, di controllare la mia vita ed ogni cosa che faccio, io non sono di tua proprietà, non sono un tuo elfo. Devi smetterla di irrompere in casa mia e di fare quello che vuoi, ma soprattutto, devi smetterla di importunare Andrew”
Alla pronuncia di quel nome Draco ebbe un gemito di rabbia, digrignò i denti e strinse i pugni appoggiati alle ginocchia.
“Sono stato un coglione, un vero coglione.. a non capirlo prima” bisbigliò lui. E col volto rigato dalle lacrime si vergognava della sua fragilità che fuoriusciva proprio davanti ad Hermione.


Perché è più facile odiarci, invece di amarci, mia cara e bellissima Granger?”
Ancora con i pugni ben saldi alle ginocchia, sguardo perso nel vuoto, Draco pensava a parole che potevano farle del male. Inaccettabile per lui il modo in cui lei lo rendeva debole, ma non sapeva, o non se n’era nemmeno accorto, di come lui faceva lo stesso con lei.
“Non lo so, dimmelo tu.” Disse lei incerta.
“Perché mi fai questo effetto? Guardami Hermione!” Si girò verso di lei, sembrava un pazzo. “Non ho mai tremato per nessuno… ho iniziato con te. Sei innamorata di lui vero? Dimmelo! Urlamelo in faccia!” urlò lui.
“N-no.. calmati Draco.”
“Ed è per questo allora che c’hai fatto sesso!?” il suo tono aumento notevolmente.
“Cazzo Draco, smettila.. io posso fare tutto quello che mi pare, non devo dare conto a nessuno, tanto meno a TE!”
Draco la guardò furiosa, digrignava i denti, sembrava davvero un lupo pronto all’attacco. 
Poi abbassò lo sguardo e disse a bassa voce “Lui lo è..”
“COSA?!”
“Mi hai sentito bene brutta stronza mezzosangue che non sei altro.. LUI E’ FOTTUTAMENTE INNAMORATO DI TE! Complimenti, ci sei riuscita ancora una volta a far cadere nella trappola qualcuno di innocente.”
Hermione scioccata lo guardava, e poi scoppiò in una risata fragorosa.
“Si perché sono io quella che innesca trappole per persone innocenti.. vero!? E poi.. come diavolo mi hai chiamata?”
Hermione che era dall’altra parte del letto si catapultò su di lui, gli sferrò un pugno che lui non tentò di schivare e che andò dritto dritto sul suo zigomo. Lui rimase inerme. Cosa? Non reagisce?
“Vattene Hermione, lasciami da solo.”
“No cazzo, basta, smettila di ficcare il naso nella mia vita, cosa vuoi da me? Vuoi fare sesso con me? Eh? E’ questo quello che vuoi?” Hermione sembrava davvero impazzita, si era stufata e questa era solo la reazione al suo comportamento.
“TU SOFFRI COME UN CANE  ABBANDONATO PERCHE’ E’ ARRIVATO PRIMA LUI DI TE, SI è PRESO LA MIA CASA, IL MIO RISPETTO, IL MIO CUORE E.. IL MIO CORPO, MENTRE TU ERI LI’ A GUARDARE.. TI SAREBBE PIACIUTO ESSERE AL SUO POSTO, NON E’ COSI’? BEH SAPPI CHE NON SARA MAI COSI’ E SE PROPRIO VUOI SAPERLA TUTTA… SI CAZZO, SONO PREDUTAMENTE E FOTTUTAMENTE INNAMORATA DI ANDREW.” Hermione prese fiato. L’ha trattato esattamente come lui aveva trattato lei quel famoso giorno al lago nero. Ha preso il suo amore e l’ha calpestato completamente, ed ora che lei prende fiato guardando furiosa quel volto chino verso il basso nella stanza riecheggia il rumore di vetro che si infrange, il rumore del suo cuore che si rompe.
Draco alzò lo sguardo, stava piangendo. Rabbioso la prese per le spalle, quasi da sollevarla e la scaraventò a terra urlando “Basta, smettila!”
Hermione dal basso guardò Draco e prima di smaterializzarsi disse “Fottiti Draco. Addio”.

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Capitolo 11
*** Autunno. ***


“ L’amore è un demone.
L’amore desidera qualcosa di cui ha bisogno
ma che non ha e quindi è mancanza.
L’amore è un demone. ”
-Platone.
~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~ ~  ~
 
 
È tutto un inferno qui.
Le fiamme mi stanno rodendo la pelle.
La depressione, la tristezza e la solitudine mi corrodendo da dentro.

La mia anima bruciata mi squarta il petto e lenta fuoriesce, un dolore assurdo, un dolore ingiustificato, un dolore così forte mai provato prima; costante e crescente.
Tu, mia cara e bellissima Granger, mi hai stravolto; mi hai travolto; mi hai scomposto:
 
non so più cosa farne della mia vita.
 
E’ così strano quello che mi sta succedendo, completamente diverso ed opposto a quello che invece era il mio punto fisso prima. Tu, tu che non ti sei mai schierata dalla parte dei cattivi, tu che sei sempre stata schierata con il bene, quello che mi chiedo io ora è:
 
Che ci fai nella mia testa?
Come diavolo hai fatto a trovarci del bene?
Come hai fatto a rendermi debole?


Ma ci sei riuscita.
Complimenti vivissimi, Granger.
Io, Draco Damien Malfoy, l’essere più violento e spregevole di tutta la stirpe Malfoy.. reso debole!
Da chi oltretutto? Da una viscidissima, luridissima, sporca e inutile mezzosangue come te!
 
Già proprio così, sono debole. Non riesco più a scacciare i fantasmi del mio passato.
Involontariamente li trattengo, a volte li cerco, ma in ogni caso.. non riesco a separarmene.

Come hai fatto a ridurmi così?
 
Ci sono momenti in cui credo di essere impazzato del tutto, parlo da solo, mi biasimo di aver fatto la cosa giusta.. mi spavento da solo.
Sai, ora che ci penso, è proprio grazie ai miei fantasmi che so chi sono, che ho capito che il male non è una cosa che mi appartiene, mi fanno ripensare costantemente alle mie cattive azioni passate e ripenso sempre che sono stato manipolato e non poco, e me ne accorgo solo ora che non sono più attaccato ai fili di un burattinaio impazzito. Guardo il mio braccio, guardo il marchio nero piazzato li contro voglia, quando ero solo un ragazzino ed il mondo alla mia visione appariva completamente da ciò che è realmente.

 
Ti sei mai sentita annientata? ..completamente annientata?
Magari annientata da qualcosa che eri sicura non t’avrebbe fatto alcun male.. eh?

 
 
Ti sei mai sentita fuori posto? Come se non ci fosse più un posto per te? Hai mai sentito quella sensazione di smarrimento? Quella sensazione che si prova quando entri nel luogo da te sempre considerato ‘casa’ ma che ora è solo un posto vuoto, un posto inutile, comune a tutti gli altri.


Hai mai vissuto senza una ragione per cui farlo? Ti sei mai sentita odiata da ogni singolo fottuto essere umano?
 
E’ la paura a dominare gli uomini, Granger.
 
Probabilmente no.
 
E’ il costo che si paga quando decidi di stare dalla parte sbagliata. Ed infatti io mi sento così tutti i giorni.
Mi sveglio e mi maledico per non averla fatta finita il giorno prima.
Poi però arriva quel piccolo momento della giornata in cui.. penso a te.
Penso a te e rivivo.

 
Per quel poco che dura, ricordarti mi dona felicità. Mi sento bene..
Fin quando non subentrano i ricordi di quando ti ho usata, ti ho trattata male, ti ho delusa, usata e lasciata sola; i ricordi di quando mi sono approfittato amaramente di te, di quando ti ho rifiutata.
Già.. ricordo come fosse ieri quel giorno al lago, tu con la tua dolcezza infinita mi apristi il tuo cuore, confessandomi che il sentimento tanto forte che sentivi dentro quando stavi con me era: amore.
Ed io invece? Coglione che sono stato… ti ho rinnegato.

 
Inutile ripeterti che ero accecato.. accecato dal male confuso col bene.
Fin da piccolo ho sempre bramato qualcosa più grande di me, qualcosa che mi ha sempre fatto fin troppa paura: il potere.
Ora che sono cresciuto, ora che ho acquisito capacità che nemmeno mi sarei immaginato, ora che ho acquisito capacità che mi permetterebbero di dominare l’intero mondo magico ed anche quello babbano, ogni singolo essere umano conoscerà  il mio nome, dominerò su tutto e tutti.. qual è momento migliore per non agire?
 
Volevo essere il suo erede al trono.
E no, non sto parlando del mio viscido padre, ma di lui: Lord Voldemort.
Dopo la sua morte sono riuscito a scamparla fingendo di essere stato sotto l’effetto della Maledizione Imperius, mentre mio padre è stato rinchiuso ad Azkaban fino alla fine dei suoi giorni e mia madre è stata considerata incapace di intendere e di volere ed è stata lasciata libera.
Purtroppo però mio padre non ha retto il peso dell’umiliazione subita e si è impiccato circa un anno fa, così facendo cadere ancora di più in depressione mia madre.

Avevo pensato a tutto.
Avevo escogitato un piano per far evadere i mangiamorte sopravvissuti.
Nessuno avrebbe potuto fermarmi, eppure una persona c’è riuscita.. mia madre.



Quella donna, un tempo gloriosa e potente, si è inginocchiata ai miei piedi e con le lacrime agl’occhi mi ha implorato di non farlo. Ma io non riuscivo a capirla.. potevo diventare grande, onnipotente e tutti avrebbero conosciuto il mio nome.
Una madre non dovrebbe volere solo il meglio per suo figlio?
Eppure lei mi implorava di non diventare il nuovo volto del male, mi implorava di non segnarmi a vita.
Mi metteva in allerta che avrei avuto dei nemici e che l’alleanza del bene era enormemente fortificata.
Come si fa? – pensai a quel punto.

Come si dice ad una donna cosi che in realtà quello che tu cerchi è salvezza?

Una sera decisi uscire a fare quattro passi, non che la mia vita potesse migliorare ma un po’ di alcool non fa mai male. Entrai in un bar e una volta che fui dentro mi resi conto che i presenti tenevano tutti gli occhi puntati su di me. Mi guardai intorno, ogni singolo essere umano che era li dentro aveva smesso di fare qualsiasi cosa stesse facendo per osservare l’individuo straniero appena entrato. Delle donne sedute ad un tavolo non molto distante dall’entrata bisbigliavano fra loro, indecise se quello che era appena entrata era Draco Malfoy o no.
Innervosito dal loro comportamento esclamai a gran voce: “
Che avete da guardare? Si sono io in persona, Draco Malfoy, e se avete un problema con me che me lo diciate in faccia! Coraggio!
Il barman mi guardò stupito e disse: “
Allora  è vero quello che si dice su di lei, è un gran duro. Non si preoccupi, qui nessuno vuole farle del male, anzi, si segga, le offro da bere.” E così feci. Mi sedetti al bancone e chiesi al mio nuovo amico cos’è che precisamente si dicesse di me in giro.  Mi raccontò un mucchio di cose, la mia fama di mago era aumentata, alla fine del racconto eroico di cui io stesso ero protagonista capii che qualcuno aveva messo in giro voci assolutamente non vere. Donne di ogni tipo mi cadevano ai piedi ma questo era, ed è tutt’ora, un lato positivo perché non ha fatto altro che accrescere la mia fama.
Non ho idea di chi o cosa abbia avesse dato il via a quel circolo senza fine di menzogna ma da quel momento ho dato sfogo alle mie avventure senza mai intraprendere una relazione seria di alcun tipo.
Ho continuato queste avventure di una notte fin quando una sera entrando nel solito bar una donna visibilmente più grande di me mi propone qualcosa di cui non avevo mai sentito parlare. All’inizio ero molto scettico, non capivo cosa volesse da me e perché avesse scelto proprio me. Alla fine decisi di ascoltarla.
Mi parlò di pratiche sessuali BDSM basate su dominazione e sottomissione in cui chi esercita l’autorità è detto master e chi la subisce è detto slave ed entrambi sottoscrivono alcune regole e limiti a cui devono sottostare.
In altre parole: sesso e violenza.
Bingo. Come potevo rifiutare?

Perché ti parlo di tutto questo? Perché devi sapere che mostro sono diventato.
Quando ti ho portato nella mia dimora, in quella stanza, c’erano appesi dei quadri che non hai fatto almeno di notare.. ecco, quelle sono le mie sottomesse.
Da quello strano incontro è nata la mia seconda vita. Una vita a me sconosciuta, una vita creata da babbani malati e annoiati che ha incuriosito anche uno scettico come me.

Forse fu questo a distrarmi dal mio sogno iniziale, o forse no, non so ben dirlo, ma ormai avevo rinunciato. La vita mondana di cui mi ero appropriato era appagante, era divertente e mi conferiva una certa autorità che col tempo mi era stata tolta. Mi bastava scioccare le dita e le mie sottomesse facevano esattamente tutto quello che volevo. Questo nuovo stile di vita mi distraeva dalla mancanza di mio padre e la mancanza del potere.

…ma il piacere non è eterno e quindi dopo un po’, come ogni fottutissima cosa, iniziò ad annoiarmi e non era più appagante.

La mia vita tornò vuota e le mie notti bianche.
Ero solo. Di nuovo.

Ti parlo di tutto questo per farti capire che mostro che sono diventato e di come tu mi hai salvato senza nemmeno accorgertene.
 
 
 
L’autunno. L’ho sempre amato, ed ora è giunto.
Fuori dalla finestra c’è un bellissimo pesco che l’autunno ha rinsecchito.
Ed io sono l’ultima foglia attaccata a quell’albero.
In bilico.. basta soltanto un soffio di vento e cado giù.

Mi sei venuta in mente nel momento più vuoto della mia vita.
Ci credi nel destino Granger?
Non avevo tue notizie da anni ormai così ho preso un’altra decisione sbagliata: torturarti, perseguitarti, renderti la vita un vero inferno.
Volevo farti cadere ai miei piedi esattamente come le mie sottomesse.

Con te ero alle porte del paradiso, dovevo fare l’ultimo passo ed ero dentro, ma quel passo implicava dire addio a tante cose, ed implicava calpestare il mio stupidissimo orgoglio ed ego, un passo troppo lungo da fare per me. Così l’ho rinnegato.. ho rinnegato il paradiso. Ero ad un passo dal tuo cuore e ti ho rinnegato.
Ho passato anni immerso nei miei casini, nelle mie paure, annodato ed ingarbugliato, cieco del male che spargevo e tu.. tu, mia cara e bellissima Granger, hai saputo sciogliermi in un attimo.
Il male è stato estrapolato dal mio cuore e c’è stato messo qualcosa di migliore.
Non eri qui con me fisicamente ma lo eri spiritualmente, ed è per questo che ora non riesco ad accettare il fatto che posso perderti per un babbano inutile ed inferiore.
Forse non mi capirai o forse semplicemente mi odi.. ma io devo dirtelo: ti amo e ti ho sempre amato.
Con affetto,
tuo Malfoy.
 
 
 
 
 

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Capitolo 12
*** Scrigno. ***


CAPITOLO 11- Scrigno.
 
"Non poter stare insieme a qualcuno,
non poter stare nemmeno senza.
Non poter stare vicini,
ma neppure distanti.
Mancarsi accanto,
Mancarsi dentro.
Chissà se è amore lo stesso questo..
questo non smettere di cercarsi."

-Citazione.
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Una volta dentro alla Stanza delle Necessità, Harry si ritrovò davanti agli occhi uno scenario davvero raccapricciante e poco rassicurante. Milioni e milioni di cose, impilate e accantonate durante gli anni.
Non aveva la più pallida idea di dove cominciare per trovare il diadema di Priscilla Corvonero.
Iniziò a girovagare sperando di trovare in fretta ciò che cercava, guardando ogni angolo di quella immensa stanza e soffermandosi quando trovava qualcosa che potesse assomigliare minimamente all’oggetto in questione.
“Bene bene”.
Harry ebbe un sussulto e si girò di colpo.
“Cosa ti porta qui, Potter?”
Harry che aveva un’espressione al quanto sbalordita di ritrovarsi avanti a se, in quel preciso momento, proprio Draco, Tiger e Goyle, non riusciva a credere come era ad un passo per trovare l’Horcrux e che ad ostacolarlo fosse proprio questi 3 bamboccioni. “Potrei chiederti la stessa cosa, Malfoy”.
“Hai una cosa che mi appartiene, la rivoglio indietro”.
“Cos’ha quella che hai che non va?”
“E’ di mia madre, è potente ma non è la stessa cosa, non riesce a capirmi e.. non è mia”.
Hermione e Ron erano ormai dispersi nell’immensa stanza e quindi ad interrogare i 3 era rimasto solo Harry.
“Non dovreste essere con Voldemort ora?”
“Saremo ricompensati” disse Tiger.
Harry accigliò ancora di più la sua espressione, era forse la prima volta che sentiva parlare Tiger.
“Siamo rimasti, Potter. Abbiamo deciso di non andare a differenza di molti altri codardi. Abbiamo deciso di portarti da lui.”
“Bel piano”, disse Harry con finta ammirazione e visibile ironia.
“Che ci fai tu qui?” La voce proveniva dalle spalle di Harry. Era Hermione.
“Mezzosangue, di cosa ti impicci”
Che ci fai tu qui”, disse lentamente Hermione scandendo bene ogni sillaba.
“Come osi rivolgergli la parola?” disse Tiger, grugnendo.
Harry puntò la bacchetta in faccia a Tiger in segno di difesa dell’amica e Tiger fece lo stesso.
“Come avete fatto ad entrare?”
Malfoy prese parola “So come entrarci, ho praticamene vissuto qui dentro”
spostò lo sguardo su Hermione, “..per un po’”.
Lei involontariamente arrossì al solo pensiero di quello che c’era stato in quella stanza , scrigno di mille segreti.
“Ci siamo nascosti nei corridoi qui fuori” continuò Goyle, “sei arrivato proprio di fronte a noi ed hai detto stavi cercando un certo diadema”
“Harry, stai parlando con qualcuno?” la voce di Ron risuonò all’improvviso dall’altra parte del muro, alla destra di Harry.
Con un rapido movimento, Tiger punto la bacchetta verso la montagna di vecchi mobili, bauli rotti, libri ed altre cianfrusaglie, alta circa 15 metri, e gridò:
“Descendo!” e il muro iniziò a vacillare, poi crollò nel corridoio successivo dove si trovava Ron.
“No, Ron” urlò Hermione, portandosi successivamente le mani alla bocca in segno di disperazione.
Harry che manteneva la calma puntò la bacchetta verso la cascata ed esclamò:
“Finite!” e quella si fermò.
“NO!” gridò Malfoy, trattenendo il braccio di Tiger pronto a far ricadere l’ammasso di roba.
Harry rimase ancora una volta sorpreso.
Malfoy che difendeva Harry, questa si che è bella!
Draco accortosi di avere gli occhi puntati addosso di tutti i presenti continuò dicendo “quello che voglio dire è che.. che se distruggi la stanza, rischi di seppellire anche il diadema”.
Tiger si liberò prima dalla stretta, poi si girò completamente verso di Draco ed esclamò: “Ma che senso ha!?”
“L’Oscuro Signore vuole POTTER! Non quell’insignificante diadema!”
“Potter è entrato qui per prenderlo, stupido coglione, quel vuol dire che ha importanza, no?”
Tiger puntò la bacchetta verso Malfoy.
“Non m’importa di quello che pensi tu, non prendo più ordini da te!” ringhiò Tiger.
“Sei solo uno stupido orco, non capisci proprio un cazzo” disse con riluttanza Malfoy.
Nel frattempo Harry ed Hermione si guardarono negl’occhi e nelle pupille dei due nacque lo stesso pensiero: scappare mentre quei 3 imbecilli litigano fra loro.
Si presero per mano e lentamente fecero piccoli passi verso dietro, sembrava funzionare, non si erano accorti di niente. Ma nel preciso istante in cui i due si girarono per darsela a gambe elevate Goyle li vide: “Dove state andando? Stanno scappando!”
Tiger rapidamente si voltò verso i due: “CRUCIO!” Ma Malfoy deviò il braccio di Tiger “FERMO!”
La maledizione per poco non sfiorò Harry.
“Ma a che gioco stai giocando? Testa di cazzo!” urlò Tiger a Malfoy, che per poco non lo malediva seduta stante.
“Tu sei solo un coglione! Voldemort lo vuole vivo!”
“Non lo sto mica uccidendo” Tiger era veramente furioso
“..però, potrei uccidere te, visto che sei solo uno stupido essere platinato a cui piace comandare” e puntò la bacchetta verso Draco.
“Ma che fai!?” risuonò la voce di Goyle. Harry si vide passare davanti agli occhi lo Schiantesimo che Hermione aveva scagliato contro Tiger ma che non colpì perché Goyle l’aveva vista ed aveva scansato l’amico, finendo entrambi a terra. Hermione, che aveva già girato l’angolo, urlò: “SCAPPA HARRY!”.
“Sporca, lurida MEZZOSANGUE!” Tiger era ormai furibondo. “AVADA KEDAVRA!”
Draco rimasto immobile dopo la scena, vide il fascio di luce verde passare dinnanzi a se e schiantarsi con violenza contro un altro ammasso di roba inutile.

Non l’ha colpita. Mi ha salvato la vita.

Tiger e Goyle iniziarono a correre dietro Harry ed Hermione, mentre Draco decise di prendere una strada opposta, convinto di allontanarsi dal pericolo.
Harry riuscì a rallentare Tiger e a schiantare Goyle. Hermione invece continuò a correre in cerca di Ron ma andò a scontrarsi contro qualcun altro, qualcuno di molto familiare. Draco la cinse a se e le mise una mano sulla bocca in modo da non farla urla, la trascino in un armadio con un anta sola che era proprio affianco a loro.

“Devi parlare più a bassa voce puoi” disse Draco, quasi rassicurante.
Hermione fece di si con il capo e Draco spostò la mano dalla sua bocca.
“Mi dispiace, io.. i-“
“Ti sei messa con Weasley?”

Hermione guardò con infinita tristezza Draco e borbottò qualcosa di incomprensibile.
“Non importa, voglio che tu mi prometta una cosa..”
“C-cosa?”
“Sopravvivi, stanotte. Ti prego Hermione… sopravvivi
.” Le diede un bacio sulla fronte ed uscì dall’armadio correndo in cerca di Tiger e Goyle.

“Ti piace il caldo, lurida feccia?” ruggì Tiger mentre correva.
Aveva dato vita a qualcosa che non riusciva a controllare. Fiamme di dimensioni abnormi li stavano inseguendo, lambendo i fianchi dei bastoni di cianfrusaglie che si sgretolavano andando in fumo al loro tocco.

“Aguamenti!” urlò Harry, ma la barriera d’acqua creata dal ragazzo evaporò in men che non si dica, “CORRETE!” .
Malfoy afferrò Goyle che era stato schiantato e lo trascinò con sé. Ron prese Hermione per mano, Tiger superò tutti. Quello che un attimo prima era un duello, un attimo dopo divenne una vera e propria fuga disperata.
Il fuoco li inseguiva.
Non si trattava di un fuoco normale, Tiger aveva usato un potente incantesimo che Harry non conosceva. Le fiamme sembravano vive e dotate di coscienza, mutavano forma, formavano un enorme branco di belve di fuoco, serpenti fiammeggianti, chimere e draghi che si alzavano e scendevano volando, detriti di secoli con i quali si nutrivano, spazzati via come nulla.
“Cosa possiamo fare!?” urlò Hermione.
Harry afferrò un paio di manici  di scopa: “QUI!”
Lanciò delle scope ai suoi amici ed i tre si alzarono in volo.
Il fumo ed il calore stavano diventando opprimenti, sotto di loro il fuoco stava distruggendo tutto.
Hermione, che guardava verso il basso, divenne malinconica e triste, e una lacrima amara le scese sul viso. Quel fuoco stava distruggendo  gli unici ricordi legati a quell’amore sbagliato, quell’amore proibito, il rifugio delle sue colpe, il fuoco stava distruggendo lo scrigno che un tempo aveva contenuto voglie e piaceri.
“DRACO!” esclamò Hermione che vide da lontano il biondo platino di Draco.
Draco era rimasto appeso ad una montagna di  cianfrusaglie ancora rimaste in vita.
“Ci penso io Hermione!” urlò Harry, prima di buttarsi in picchiata.
“HARRY cosa fai!? SE MORIAMO PER LORO TI UCCIDO!” disse Ron alquanto alterato dall’insolita decisione presa da Harry.
I due riuscirono a prendere Draco e Goyle.
Harry si guardò in torno in cerca dell’uscita, ma non riusciva a vedere assolutamente niente se non oggetti di ogni tipo che volevano in aria, come se quel fuoco maledetto stesse festeggiando. Si vedeva volare di tutto, coppe, scudi, sedie, collane luccicanti, trofei… il diadema!
Harry si diresse il più veloce che poteva nella direzione del diadema mentre Malfoy dietro di lui lo malediva perché la porta era esattamente dal lato opposto.
Afferrato il diadema Harry scattò più veloce che poteva nella direzione in cui credeva fosse la porta.
Non si vedeva nulla, il fumo era pungente, le fiamme erano ormai alte, le forze scarseggiavano. Pochi attimi ancora e…

aria pulita invase i polmoni dei due.
Harry ormai senza forze non riuscì a fermare la scopa ad alta velocità, ed i due andarono a schiantarsi sul muro, nel corridoio fuori la porta.
Harry rotolò per mezzo metro, mentre Draco rimase steso per terra a faccia in giù, boccheggiando, tossendo e scosso da conati di vomito.
Ron, Hermione e Goyle erano a terra ancora ansimanti.
Goyle si avvicinò a Draco ancora sofferente
“T-Tiger…” disse tremante “Dov’è?”
“E’ morto” disse a fatica Draco, fra un colpo di tosse e un altro.

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Capitolo 13
*** Rivelazione. ***


CAPITOLO 12- RIVELAZIONE

“A che gioco stai giocando?” disse Harry puntano la bacchetta contro Draco Malfoy, che era ancora a terra immobile ed inerme.
“Che fai Harry?” disse docile e preoccupata Hermione.
“Voglio sapere che intenzioni ha questo viscido verme”
“Co..cosa?” disse Draco a fatica mentre cercava di mettersi seduto.
“Perché ti comporti così?”  
“Così come?”
“Non fare finta di non capire, sai benissimo di cosa parlo.. ci hai difesi, non sei stato aggressivo nei nostri confronti come fai di solito, sembrava quasi che tu volessi aiutarci. Ma so per certo che così non è. Dunque dimmi qual è il tuo piano”
Draco non degnò nemmeno di uno sguardo Harry ma si limitò semplicemente a sogghignare.
“Magari il tuo piano è quello di consegnarci TU STESSO a Voldemort, eh? Dimmi la verità, lurido schifoso” disse Harry scagliando un calcio al ginocchio di Draco, che arrabbiato del gesto rispose a tono
“Non è affatto come pensi!”
“Ah no? Allora illuminami, ti prego!”
“Già” risposte Ron, decisamente più calmo “sei stato al quanto strano prima”
“E’ complicato” disse Draco quasi senza voce, guardando dapprima Harry e Ron dal basso, poi, lento spostò lo sguardo su Hermione, che in lontananza, lo fissava.
Hermione si trovava a debita distanza, con le braccia incrociate ed uno sguardo che faceva trapelare emozioni contrastanti. Ripensava a quello che era successo pochi minuti fa. In quell’armadio.


Non riusciva a capire.
Cos’era successo realmente?
Chi era veramente quella persona che l’ha trascinata in quell’armadio?


 
Era forse la prima volta che le appariva davanti un Draco premuroso, affettuoso, quasi preoccupato.



E lei?
Lei chi era veramente stata in quel momento?
Forse si era mentita così tanto che, in quel momento di totale sincerità, non si era riconosciuta.
Estranea a se stessa.


E poi… perché mai era dispiaciuta?
Ha intrapreso una relazione con un ragazzo onesto e fantastico, un ragazzo che l’ama davvero e che la tratterebbe esattamente come una principessa, come lei merita.
Perché mai era dispiaciuta per quell’essere? Non aveva fatto altro che deriderla, trattarla come uno zerbino e non come merita, prendersi gioco di lei solo per i suoi sporchi piaceri… perché mai Hermione era dispiaciuta?

Eppure.. una stretta al cuore, fitta, intensa, dolorosa, reale, l’aveva sentita.
Draco, prendendole il viso fra le mani, avvicino le sue labbra alla sua fronte stampandole un bacio, uno di quelli più puri, così diverso a quelli che avrebbe dato il Draco di qualche mese fa.


Non faceva altro che pensare a quel momento.


Un millesimo di secondo, un battito di ciglia, una piccolissima frazione di tempo, e basto quel leggero tocco ad incasinarle la mente. Le era bastato un bacio umido, rubato, nascosto, infedele, per sentire il suo cuore battere, di nuovo, forte e accelerato, sentire le farfalle nello stomaco.


Si odiava.
Si odiava maledettamente.
Era bastato quell'attimo fuggente a far scomparire quell’odio covato da entrambi nei mesi successivi. Quello che un tempo ardeva forte per Draco, ardeva forte anche ora.


E questo era inequivocabilmente innegabile.


Il cuore di Hermione batteva ancora per quello di Draco.
Il cuore di Draco batteva ancora per quello di Hermione. 

 

“Dove eri finita prima?”
“Cosa?” disse Hermione confusa, dopo essersi svegliata da un coma profondo.
“C’è stato un momento in cui la dentro” e si girò per indicare il muro crepato dopo dapprima c’era la porta della Stanza delle Necessità, che ora era sparita “in cui ti ho perso di visita.. in quei pochi istanti mi sono davvero molto preoccupato. Ho tirato un sospiro di sollievo quando ti ho rivisto apparire da dietro degli scaffali malandati.. ma subito dopo eri seguita da Draco.. stai bene? Ti è successo qualcosa? Ti ha toccata?
Qualcuno di quei 3 viscidi schifosi ti ha sfiorata?” Disse l’ultima frase molto velocemente e con tono altamente dispregiativo.
“Oh-“ disse  Hermione, colpita dalla sua preoccupazione “No no, assolutamente no, vi ho semplicemente perso di vista.. ma l’importante è che vi ho ritrovavi no?” disse sincera, incrociando la sua mano con quella di Ron e portandosela alla bocca per baciarla dolcemente.
“Certo” disse Ron, quasi compiaciuto, ma felice. E le si avvicinò lentamente, le sfiorò le labbra dolcemente, e poi le sorrise.


Draco seduto a terra, con ancora la bacchetta di Harry puntata su di lui, la fissava.
Se quello che aveva dentro in questo momento poteva essere descritto, era sicuramente qualcosa di molto simile a quel fuoco vivo che prima si era visto in quella stanza, ormai sparita.


“Perché non hai detto a Bellatrix che ero io!?” urlò Harry, talmente forte, che attirò l’attenzione di tutti su di sé, perfino di Goyle che era ancora collassato a terra affianco a Draco.
“DIMMI PERCHE’!” scandì Harry.
Draco arricciò le sopracciglia, poi si alzò, lasciò cadere la bacchetta a terra e infine alzò leggermente le mani in segno di arresa.
 

“Vuoi la verità? OK, l’avrai.

Se ho fatto quel che ho fatto è per una ragione ben precisa…
sono innamorato di una donna stupenda, speciale. Sono innamorato di lei da sempre, fin dal nostro primo incontro, fin da quando mi ha scagliato un pugno sulla faccia.

 
Hermione.


Adesso non capirai, e probabilmente mi odierai ancora di più, ma mi hai chiesto la verità e te la sto dicendo: IO AMO HERMIONE GRANGER.

Non è una ragazza qualunque, lei è una donna che sa capirti, sa aiutarti, sa renderti la vita più leggera, sa amarti nonostante tu sia un mostro.

Lei ha visto realmente come ero, e quello di cui ero capace fare ma nonostante tutto mi è stata vicina.
Lei che nonostante io l’avessi trattata malissimo, usata, ignorata, respinta, derisa.. ha continuato a starmi vicina, ha continuato, anche se silenziosamente, a combattere per me, e lo so benissimo, glielo si legge negl’occhi.. ha continuato a permettere al suo cuore di battere per me.


Ed io.. io sono rimasto totalmente folgorato da lei.
La sua dolcezza, la sua bontà, il suo essere così donna, mi ha totalmente spiazzato, mi ha cambiato. Poi diciamocelo..”  smise di guardare Harry, e fissò Hermione, che nel frattempo era rimasta immobile a guardarlo, senza capire se fosse un altro dei suoi scherzi, o stesse dicendo realmente la verità
“è dolce, sensibile, premurosa… sexy- “  fece un secondo di silenzio  “ è molto più di quello che io possa meritare.. non voglio farle mai più del male. Le ho inflitto già fin troppo dolore in questi anni.. voglio solo che lei stia bene..”  tornò a guardare Harry  “è per questo che ho deciso di non dirlo a Bellatrix che quel ragazzone con la faccia gonfia che mi sono ritrovato d’avanti era proprio il grande e potente Harry Potter, perché se le avessi detto la verità avrebbe convocato, senza pensarci due volte, il Signore Oscuro e non solo avrebbe ucciso te, e torturato a morte il tuo amico qui presente Ron Weasly, ma avrebbe fatto di lei, essendo una… mezzosangue-“  pronunciò la parola quasi come un sibilo, abbassando gli occhi, vergognandosi di quante volte lui stesso aveva abusato di tale termine  “qualcosa di impuro, impensabile, indicibile… sappiamo tutti quanto Voldemort odi i nati babbani.. ed io non avrei mai potuto accettare una cosa del genere. Non avrei mai potuto fermare Voldemort, sono solo io, non sarei potuto intervenire, NESSUNO E DICO NESSUNO SAREBBE STATO DALLA MIA PARTE.. e lei avrebbe solo dovuto subire…
non ci voglio nemmeno pensare.


Le ho fatto già fin troppo male, non voglio fargliene più.
Se colpisco i suoi amici, colpisco anche lei.”

La guardò, tese la mano verso di lei, come a dirgli di andare verso di lui e lei così fece.
Giunse la sua mano con quella di lei, la tirò leggermente a se, la prese fra le sue braccia e la baciò.. intensamente. Un bacio vero, puro. Senza alcun tipo di malizia.



Draco, svegliatosi dal suo breve ed intenso sogno, scosse il capo come a dire: no, è veramente troppo.
Alzò lo sguardo da terra e puntò gli occhi su ognuno dei presenti
“La verità è che..”  si prese una lunga pausa cercando le parole migliori da far fuoriuscire in quel momento.  “Mi sono letteralmente rotto il cazzo di questa situazione.
Mettiamo da parte l’orgoglio” Disse, convinto.
“Non siamo più al secondo anno, quando i nostri unici problemi era insultarci nei corridoi e fare a gara a chi era il più forte a Quidditch, ora il problema è salvarci la pelle, salvare la nostra casa: Hogwarts.
 Che senso ha ora combatterci fra noi se la fuori c’è un mostro pronto ad ucciderci senza pietà?
Voglio realmente aiutarvi, voglio realmente collaborare con voi.” Disse Draco, quasi confuso dalle sue stesse parole.
“AH-AH-AH, questa è bella Malfoy!” disse ironico Ron.

Cosa diavolo sta facendo? – pensò Hermione, letteralmente rimasta scioccata da quelle parole, dette da quel ragazzo ormai riconoscibile, quel ragazzo che un tempo era così autoritario, freddo, inamovibile.. e ora? Ora era premuroso, dolce.. amichevole. Hermione non riusciva a crederci, così prese parola.
“Dimmi un po’, Malfoy, come pensi di aiutarci?”


Draco, che non si aspettava per niente di sentire la sua voce, si girò verso di lei sbalordito.
“Beh.. avrei delle informazioni che credo potrebbero esservi utili”
“Spara, se mi darai delle informazioni utili, io inizierò a fidarmi di te”  disse cauto Harry.
“COSA!?” scoppiò Ron, “Hai intenzione di fidarti di questa lurida serpe!?!!?”
“Ron, calmati” intervenne Hermione, appoggiando una mano sul petto di Ron.
“Ma come possiamo fidarci di questo lurido bastardo che non ha fatto altro che renderci questi anni ad Hogwarts un vero e proprio inferno!?” urlò ancora più forte Ron.
“Ron, senti, quello che ha detto prima non è proprio del tutto insensato, sarebbe anche ora di smetterla di farci la guerra fra noi e di coalizzare contro un unico grande nemico, che tu sai bene chi è” disse Harry, pacato, poi si girò verso Draco e disse “Ora, a noi due.. dimmi quello che sai”
“Io… io credo che Voldemort voglia uccidere Piton alla Stamberga Strillante.. ecco, ho sentito che parlava con mio padre riguardo alla bacchetta di Sambuco, beh, non c’ho capito molto ma ho pensato che avrebbe potuto esserti d’aiuto. Come ho già detto, io non voglio più essere tuo nemico, ma voglio aiutarti a sconfiggere Voldemort”
“Dici sul serio?” disse Hermione.
“Si.. si, io credo che Voldemort ha scoperto che Piton non gli è fedele…”
“Piton non gli è fedele?” rispose Harry, incuriosito
“Beh, ora tu sei libero di non crederci, ma io ti ho solo riportato quello che sono riuscito a sentire in una conversazione fra lui, Bellatrix, mio padre ed altri magiamorte”
“Perché mai dovremmo fidarci di lui!?” urlò ancora una volta Ron, sembrava impazzito, “infondo fa parte di loro, ha anche quel maledetto marchio”
“Si, già, ho il marchio” e si alzò la manica per mostraglielo chiaramente, “e pensi chi io abbia avuto scelta? O mio padre abbia potuto scegliere questo? …Siamo stati costretti!” urlò a sua volta Draco, “ho voluto darvi queste notizie, che credevo potessero aiutarvi, vi ho difeso la dentro.. ho visto morire il mio amico e non mi sono nemmeno sforzato di provare a salvarlo perché una volta qui fuori vi avrebbe attaccato nuovamente, senza pietà. Come posso farvi capire che sto dalla vostra parte?”
“Sembra strano e penso che tu questo possa immaginarlo” intervenne Harry.
“Molto strano” aggiunse Ron, più pacato di prima.
“Lo so, e lo ammetto, sarei dovuto intervenire prima ma… non ne avevo il coraggio
“D’accordo Draco, se è vero quel che dici allora stanotte ti avremo al nostro fianco a combattere, altrimenti non ci penserò due volte ad usare questa bacchetta. Ora ho una questione più urgente da sbrigare, dopo andremo alla Stamberga per verificare se quel che tu dici è vero”
“Verrò con voi!” disse, quasi euforico, contento che Harry gli stava dando una chance.
“No. Non verrai con noi. Va da tuo padre, o dai tuoi amici e continua a fare qualsiasi cosa tu stessi facendo prima di venire ad importunarmi nella stanza delle necessità, ora ti voglio fuori dai piedi”
“Ok, va bene” disse, semplicemente, girò i tacchi e si allontanò più forte che poteva, seguito da Goyle.

“Facciamo bene a fidarci di lui?” disse Hermione, quasi convinta che la sua fosse più un affermazione che una domanda.
“Credo di si” disse quasi sibilando Harry.
“Ma sei sicuro di quello che stai dicendo Harry?”
“No, ma credo davvero che abbia detto la verità, credo di aver capito perché Voldemort vuole uccidere Piton… perché la bacchetta di Sambuco non risponde a lui”
“Ok, d’accordo, non so di cosa tu sia parlando, ma infondo il migliore sei tu, se tu dici che dobbiamo fidarci.. io mi fiderò”
“Già..”
“Harry, il medaglione dov’è?” disse Hermione, interrompendo il breve silenzio creatosi.
“E’ qui, eccolo” e glielo porse.
“Sembra essere già stato distrutto” Hermione mentre esaminava quel che ne restava di un medaglione piuttosto carbonizzato. “Credo abbia usato FuocoInferno come incantesimo, Tiger”
“Mai sentito” disse Harry.
“Non mi spiego come un’incatesimo del genere sia bastato a distruggere un Horcrux”
“Che importa,  l’importante è che ora sia distrutto” intervenne  Ron, ma non fece nemmeno in tempo a concludere la frase che un boato scoppiò alle sue spalle..
la guerra era iniziata.





 

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Capitolo 14
*** Terrore. ***


Capitolo 13- Terrore.

Inserì la chiave nella porta di casa per aprirla.
Le era sembrato di mancare da un secolo, quell’essere l’aveva trattenuta circa 4 ore.
Aperta la porta, lo scenario che si ritrovò davanti fu più o meno questo:
Andrew, con i capelli in disordine, seduto comodamente sul divano e con i piedi sul tavolino, in mano il telecomando della tv tenuto in modo annoiato, facendo zapping in cerca di qualcosa di interessante, affianco a lui un cartone mezzo vuoto di pizza, l’odore che c’era faceva intuire che le finestre era chiuse da un po’ e che Andrew si fosse fumato almeno 10 sigarette.
Hermione chiuse quasi con violenza la porta, facendo sobbalzare Andrew, che nel frattempo non si era accorto della sua presenza.
“Potevo essere un ladro, uno sconosciuto, un intruso… e tu? Lì tranquillo, come se non fosse niente” disse lei, ironica, gettando le chiavi sul mobile alla sua destra.
“E invece sei solo tu..” disse con voce roca Andrew, per niente sorpreso della sua presenza.
“Oh cazzo, Andrew! Hai bevuto, si sente puzza di alcool fin da qui!”
“Perspicace lei..” disse ironizzando.
“Datti una ripulita Andrew!”
“Ma non mi rompere il cazzo, smettila di dirmi quello che devo o non devo fare”
“Hai reso questo salone un cesso, dovresti ripulire pure qui”
“Dov’è che sei stata?” disse Andrew, cautamente, accendendosi un’altra Marlboro Rossa.
“Non dovresti fumare qui”
“Dimmi. Dove. Sei. Stata.” Scandì ogni parola.
“Cosa te ne frega.. saranno fatti miei di dove vado o non vado, tu invece dovresti rispettare le regole di questa cas…” non finì nemmeno la parola che Andrew scattò in piedi.
“Hai un altro vero? DIMMELO IN FACCIA, LURIDA TROIA!” il suo tono era di gran lunga più alto di quello di un attimo fa, decisamente e visibilmente più irritato, tanto da far spaventare Hermione.
“Andrew, sei ubriaco.. davvero va a riposarti”
“Ancora che mi ordini.. io non prendo ordini da te! Chi cazzo sei!” lanciò la sigaretta a terra e si avvicinò a grandi passi a lei, seppur barcollando. Hermione che spaventata indietreggio, appoggiando la mano sulla tasca dei jeans, pronta ad usare uno Schiantesimo pur di allontanarlo.
“Ti scopi un altro eh? Ieri con me, oggi con un altro, chissà chi sarà il prossimo domani” disse Andrew, a pochissimi centimetri da lei. Hermione poteva sentire bene l’odore di alcool misto a quello del tabacco. Gli occhi di lui erano lucidi, gonfi, e pieni di venature rosse.. probabilmente aveva pianto. Ma celavano anche tanta rabbia, specchio di chi era pronto a qualsiasi cosa.
Hermione presa dalla rabbia anch’essa per via di quelle offese gratuite gli sferrò uno schiaffo, talmente forte da far girare il volto di Andrew di lato, i suoi capelli ricci e spettinati ricaddero sulla guancia colpita, che piano diventava di un rosso violaceo.
Subito pentita di quel gesto Hermione si portò le mani alla bocca..
“Sc-scusami.. io… io non volevo” disse, quasi sussurrando. 
Andrew rialzò il voltò. Gli occhi ancora più gonfi di rabbia, e rossi, nell’iride scura gli si vide nascere propriamente un pensiero oscuro, un pensiero malsano, un pensiero impuro.
La cinse con violenza per le spalle, sbattendola alla porta.
“Sei una lurida puttana!” urlò in faccia, in un modo in cui Hermione non aveva mai visto fare da Andrew.
A pensarci bene, Hermione non aveva mai visto Andrew conciato in quel modo, cosa l’aveva ridotto così? Sarà forse stata la chiamata avvenuta poche ore prima?

“Cosa vuoi da me!? Lasciami!” Non riusciva a muoversi, non riusciva a raggiungere la bacchetta depositata nella tasca posteriore dei jeans, le stringeva forte le braccia e la scuoteva con violenza, facendole urtare la testa ripetutamente contro la porta alla sua spalle.
Urlò molto forte, nella speranza che qualche vicino curioso accorresse.

“Non posso sopportare di vederti con un altro.. ti voglio tutta per me Hermione” disse quasi sussurrando Andrew con un tono caldo che era ben differente da quello che Hermione era abituata a conoscere, si spinse verso di lei, tenendo a fatica l’equilibrio.
Hermione non rispose, cercava di liberarsi dalla presa, ma lui la teneva ben salda.
Andrew era al quanto palestrato, era forte, muscoloso e decisamente più alto di lei… non avrebbe mai potuto sottrarsi alla sua salda presa.
In quel momento provava terrore, aveva un presentimento di quello che da lì a poco sarebbe successo.
Andrew le liberò un braccio, le ripercorse lentamente i fianchi per poi arrivarle all’attaccatura dei jeans. Glieli slacciò senza alcuna fatica con una mano, per poi infilargli una mano al suo interno.
“Oh, sei calda Hermione.. mi ecciti troppo” disse, soffocando la frase in un bacio sul collo.
Con la mano libera Hermione tentò di recuperare la bacchetta che era nella tasca dietro, una volta recuperata lo avrebbe Schiantato ed era libera.
Mosse lentamente la mano verso dietro, per poi appoggiarla alla tasca ma… la bacchetta non era lì.


Terrore.


Eppure era sicura di averla messa lì, doveva essere lì. Iniziò a palpeggiarsi insistentemente sperando di sbagliarsi.
“STA FERMA” grugnì Andrew, schiacciandola ancora di più verso la porta.
Hermione guardò verso il basso.. ed eccola lì, la sua bacchetta.
Probabilmente cadutale quando Andrew l’aveva scossa con violenza.


Terrore.
Era disarmata.

 

Andrew le liberò anche l’altro braccio, passando a palpeggiarle il sedere con la mano libera.
Le infilò la mano nei jeans e tentò di abbassarglieli quanto bastava.

“Voglio prenderti in tutti gli angoli di questa casa” disse rabbioso Andrew
“Lasciami stare porco schifoso!” Si ribellava Hermione, sforzo totalmente inutile essendo Andrew decisamente più possente di lei. Cercò di chiudere la gambe il più che poteva e di usare la mani per spingerlo. Ma Andrew era alquanto furbo.
Le mise una gamba fra le sue e con un gesto al quanto violento fece si che Hermione divaricò le gambe.
Con l’aiuto dell’altra mano le fece scivolare già i pantaloni.
“Andrew, ti prego, lasciami andare, perché cazzo stai facendo questo..” disse, quasi in lacrime Hermione.
“…ti prego, lasciami” sussurrò ancora.
“Non ci penso proprio, anzi mi stai scocciando!”
Con un scatto lento e furioso la prese in braccio, Hermione si dimenava più che poteva per potersi liberare da quella presa, ma era veramente tutto inutile.
Andrew non si diresse in camera da letto come aveva pensato Hermione, ma in cucina.
A quel punto non sapeva se essere più terrorizzata, o meno.
La cucina era piena zeppa di utensili con cui si sarebbe potuta difendere.. se solo si fosse potuta muovere un po’.
Arrivato in cucina Andrew scaraventò Hermione giù, quasi da farla cadere a terra, con una forza non indifferente la fece abbassare sul tavolo della cucina e nel frattempo le tirò le mani indietro per tenerla ferma.
“Cristo, e sta ferma un po’!”


Terrore allo stato puro.
Era spacciata.



La superfice del tavolo era straordinariamente fredda, totalmente in contrasto con le lacrime calde e amare che le stavano scendendo ora dagl’occhi scuri, pieni d’ira e orgoglio ferito. 
Andrew, con la mano rimasta libera, le abbassò l’intimo.
Hermione sentì perfettamente Andrew insinuarsi con una mano nella sua nudità. Sentiva le dita di lui invadergli le sue parti erogene con gusto. Urlò.
Dolore misto ad imbarazzo la facevano da padrone, i suoi gemiti riecheggiavano per tutta la casa. Nel frattempo cercava ancora disperatamente di liberarsi dalla stretta che la imprigionava.
 
Non era affatto piacevole come la sera prima, non era affatto lo stesso Andrew.


Hermione in quel momento stava provando un odio mai provato prima. Se proprio doveva succedere, voleva almeno che fosse rapido e veloce. Si stava ormai rassegnando alle grinfie del mostro che la teneva prigioniera.


Sentì i pantaloni di Andrew aprirsi e scivolare lentamente a terra. Sentiva i suoi ghigni. I suoi gemiti. Come aveva mai potuto fidarsi di lui? Come aveva mai potuto concedersi ad un essere così spregevole?
Eppure, l’Andrew che aveva conosciuto lei non era affatto così.
“Come sei calda Hermione”
Si era presentato a lei calmo, dolce, in certi casi addirittura premuroso.
“Adesso ti farò un po’ male” rise, beffardo.
Era un ragazzo di cui ci si poteva fidare, un ragazzo che si fa amare e che ti ama come meriti. Ma no, era tutto un fottuto abbaglio. Non era niente di tutto ciò.
Sentì Andrew penetrargli dentro violentemente.
Non riuscì a trattenere le urla.
“Oh si, cazzo, si.. sei mia” disse schifosamente, ma non finì nemmeno di dirlo che qualcuno si materializzò al suo fianco e non ci pensò due volte ad urlare: “STUPEFICIUM!” ed Andrew volò andandosi a schiantare contro dei mobili della cucina.

Hermione era rimasta immobile, con le lacrime agli occhi, senza capire cosa stesse succedendo. Ma quando si rese conto di avere le mani libere e che qualcuno la stesse aiutando ad alzarsi, si rese conto che il pericolo era scampato.
Quando fece per alzare lo sguardo vide che la figura snella e slanciata che la teneva ben salda era proprio Draco Malfoy.
 
Evidentemente in imbarazzo le disse nel modo più cortese possibile “Rivestiti Granger”
E lei ubidì, senza dire niente. Nella stanza riecheggiavano solo i sui singhiozzi.
Era troppo orgogliosa per poter scoppiare a piangere.
Una volta sistematasi guardò Draco, perplessa.

“M-mi hai s-salvato l-..” Non parlare.
La strinse in un abbraccio, così caldo, così affettuoso. Fra le sue braccia era a casa.
“Voglio ucciderlo”
Hermione alzò il capo. Lo guardò instancabilmente negl’occhi.
Poi arricciò lo sguardo. Si liberò dall’abbraccio e fece qualche passo indietro.

“Come…c-come posso fidarmi di te?” disse incerta lei.
“Cosa?” risposte irritato lui.
“Dimmi, come posso fidarmi di te dopo quello che è successo a casa tua?” Aveva già ripreso le forze, era già ritornata in lei. Ed ora voleva solo andare lontano da lì.
Lontano da quei due mostri.
Seppur molto diversi, erano pur sempre due mostri.


“Io….io non ti capisco..” disse Draco, confuso dalle parole di Hermione. “IO TI HO APPENA SALVATO LA VITA! E’ OVVIO CHE PUOI FIDARTI DI ME!” sputò quelle parole come veleno. “COSA CAZZO TI PRENDE ORA!?” Era davvero dispiaciuto della sua reazione. Ora voleva solo… voleva solo tenerla stretta a se e coccolarla come avrebbe dovuto già tempo fa.
“Draco hai già dimenticato la discussione avvenuta a casa tua?”
“Come dimenticarla. Mi hai detto che amavi quel verme!” disse, puntando con la mano con ancora in pugno la bacchetta il corpo immobile di Andrew fra i mobili della cucina distrutti.
Hermione abbassò lo sguardo..
Stava per dirgli la verità, non ce la faceva a guardarlo dritto negl’occhi e dirgli che l’aveva fatto soffrire volutamente.
“Mentivo” risultò quasi più un bisbiglio.
Draco gli rivolse uno sguardo che se poteva parlare era sicuramente una maledizione Cruciatus.
“COSAAA!?”
“Sta cal-” stava per dire Hermione ma lui la interruppe furioso.
“NO, NON MI CALMO PER UN CAZZO! MI HAI MENTITO! Sai che c’è!? Ti ho dato questo piacere di vedermi debole, distrutto.. completamente annientato. BEH, NON AVRAI Più QUESTO ONORE!” quelle parole uscivano dalla sua bocca piene di disprezzo, era veramente arrabbiato.
“Perché dovrei fidarmi di te?” disse Hermione, con molta più calma di quella che si aspettava “Mi hai torturata per mesi, hai invaso la mia privacy, mi hai importunato di notte, hai usato il mio corpo per i tuoi sporchi piaceri. Le uniche volte in cui eri presente è stato per rendermi la vita un casino. Ok, ora mi hai salvato. Ma come cazzo posso fidarmi di te? E se…” Hermione si soffermò un momento a riflettere
“E se fosse tutto organizzato da te? E se io fossi solo l’ennesima pedina nel tuo grande gioco?
O mio dio.. devi andartene, voglio stare da sola”
“Cazzo” sibilò Andrew fra le macerie, probabilmente aveva appena ripreso conoscenza, ma Draco senza pensarci due volte si girò verso di lui “CRUCIO!” e scagliò tutta la sua rabbia su quell’essere, ripetutamente.
“Come puoi pensare una cosa del genere?” cercava di mantenere la calma Draco, tornando a lei “So di aver sbagliato in questi mesi ma..”
“MA COSA? TU TI SEI APPROPRIATO DELLA MIA VITA.. COSA CAZZO VUOI DA ME!?”
“E’ complicato.”
“Complicato. Certo. E’ questa la tua spiegazione. Ti voglio fuori dalla mia vita.” Disse, freddamente Hermione. Si sistemò i vestiti sgualciti poi si incamminò verso la porta d’entrata.
Draco la seguì quasi immediatamente.
“Aspetta..” le ferrò il polso e la tirò verso di te
“Che vuoi?”
“Devo darti una cosa.. questa ti aiuterà a capire” E cacciò dalla tasca un foglio ripiegato, sgualcito.
Hermione la prese e la esaminò velocemente.
“Cos’è?”
“Ci sono tutte le spiegazioni che vuoi qui. Ti prego, prendila e leggila”
Infilò la lettera nella tasca dei jeans. “Ok va bene, ma voglio farlo fuori da questo inferno… DA SOLA
“Si ma aspetta, non mi hai detto cosa vuoi farne di lui” fece un cenno verso sinistra, dov’era la cucina, per intendere Andrew “Non puoi lasciarlo così”
“Lo so..” Hermione sospirò “Credo che un Oblivion sia più che adatto.. ci pensi tu?”
“D’accordo ma…. Non sparire
“Non ci contare” disse freddamente. E finalmente uscì da quella casa infernale. Sul pianerottolo di casa però si ritrovò il buon vecchio Steven, il vicino di porta.
“Signorina.. signorina Granger, cos’è successo? Ho sentito un forte boato.. le serve aiuto?”
“Troppo tardi vecchio” disse Hermione, acidamente, lasciando completamente senza parole il vecchio. Dopo qualche secondo della sua risposta se ne pentì anche, Steven era solo un uomo anziano che cercava di aiutarla, oltretutto. Ma doveva evacuare da lì, il prima possibile. O rischiava di diventare pazza.
E così fece.
 
Nel frattempo Draco si avvicinò al corpo di Andrew.
Assalito da una forte rabbia alla vista di quell’essere spregevole gli scagliò ancora una volta la maledizione Cruciatus.
1000 Cruciatus non sono paragonabili al male che ha inflitto ad Hermione.
Draco ribolliva di rabbia, ma doveva darsi una calmata.
Con un incantesimo non verbale rimise apposto la cucina.
Poi si accovacciò su Andrew.
“Sei un lurido figlio di puttana… te lo taglierei.. Oblivion
E si smaterializzò, lontano da lì, pensando solo ed esclusivamente ad Hermione.
“Ti troverò, questa è una promessa e… sarai totalmente ed esclusivamente la mia mezzosangue.”

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Capitolo 15
*** Un dolore che non conosce cura. ***


CAPITOLO 14- Un dolore che non conosce cura.

“La notte parla di te e mi farà soffrire.
La notte parla con me, ma riuscirò a capire?”
-En?gma, Pezzi di me.

~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~  ~ ~  ~

 
Draco era nel maniero della sua famiglia.
Seduto sulla poltrona in pelle scura, alla destra dell’enorme camino che padroneggiava nella grande sala.
Dal soffitto pendeva un maestoso lampadario, formato da centinaia di piccole candele.
Al suo fianco il carrello degli alcoolici.
In mano, il classico bicchiere di scotch whisky.
Silenzio.

Il suo orologio punta 00.35.
Fuori è buio pesto.
La notte scorre lenta, molto lenta.
E non c’è  assolutamente nessuno con lui.

Solo.
Ancora una volta.


“Dove sei Hermione?” – Disse a bassa voce, quasi sconsolato, sperando in una risposta.
Nella sua mente ricorrevano le immagini di qualche attimo prima.
Andrew che la teneva in quel modo, che le faceva quelle cose.

“Come ha osato anche solo toccarla!?
Come ha potuto farle questo!?
La MIA povera Hermione.
E io.. io che dovevo prendermi cura di lei.. dove cazzo ero quando aveva bisogno di me!?” –
disse alzando sempre di più il tono.
Silenzio.
Silenzio anche nella sua mente.


“PORCO SCHIFOSO! GIURO CHE T’AMMAZZO!” – ora urlava, il veleno fuoriusciva dalla sua bocca come una serpe pronta ad attaccare.

Lui era pronto ad attaccare.

Scagliò a terra il bicchiere che aveva in mano, che andò deliziosamente in frantumi. Lo guardava, immaginando che Andrew fosse quel bicchiere.


La mia dolce Hermione, così piccola, amorevole. Eppure così forte, orgogliosa.
Una leonessa.
Non si arrende mai. Non getta mai la spugna. Non cade mai così in basso.
– pensò.





Scese la scale con furia.
Doveva scappare via da lì, doveva andarsene alla svelta e molto lontano da quella prigione.
Aprì il portone d’entrata.
Era fuori.. libera.
Si fermò per un secondo a prendere fiato, aria pulita le invase i polmoni. Il senso di libertà la invase, la travolse e non fece altro che farsi trasportare e cullare da quella dolce sensazione.
Alzò lo sguardo al cielo. Era scuro.
Era notte fonda… quell’orco l’aveva tenuta fra le sue grinfie per ore, invece  a lei era sembrato fosse successo tutto così molto in fretta.
Ora quello che importava era fuggire da lì, il prima possibile.
Si soffermò un secondo a pensare attentamente e poi ebbe un lampo di genio.
Si smaterializzò.





Andrew si svegliò in quella casa così poco familiare.. aveva un male cane alla testa.
Si guardò intorno con la sensazione che gli mancava qualcosa.
Non riusciva a capire cosa gli fosse successo.
Provò ad alzarsi, senza riuscirci. Era completamente senza forze.  
“Ma cosa cazz…” – esclamò, stupito, accorgendosi poi di essere nudo.
Distrutto.
Avevo dolori allucinanti per tutto il corpo.
Gli facevano male le ossa.
Sembrava quasi che un tir gli fosse passato sopra e fosse sopravvissuto per miracolo.
Prese fiato.
Provò ad alzarsi facendo un enorme forzo e lasciandosi scappare un urlò di dolore.
Niente, non riusciva a stare in piedi.
Si vergognava.
Cosa ci faceva lì, in quel modo?
Riuscì a stento a ricoprirsi.
Cercò di urlare aiuto.
Ma niente si mosse, nessuno lo sentì, il nulla lo circondava.
Sentiva troppo dolore, paura, agitazione.
Preso dal panico svenne.  





La natura l’accolse e l’abbracciò come meglio sapeva fare.
L’aria decisamente più fredda rispetto alla città, le accarezzava la pelle nuda.
La terra era umida e morbida sotto di lei. Piano i suoi occhi si abituarono al buio ma… era tutto così buio.
I raggi lunari illuminavano appena il paesaggio attorno a lei.
I rumori della natura la circondavano. Grilli, cinguettii, e anche ululati lontani. Ma non aveva paura, non quella notte, non in quel momento.
Il fiume era in piena, scendeva maestoso, forte, facendosi largo fra la selva tutto intorno. Ma straripava anche.
Le piogge estive che si erano andate susseguendo in quei giorni aveva alzato di molto il suo livello facendo sbalzare anche l’andamento naturale.
Ma ad Hermione non importava.

La bellezza del paesaggio che aveva davanti la stava letteralmente corteggiando.
La stava rapendo.
Era nel posto giusto.
Inspirò profondamente.
Sentiva il suo cuore battere, battere forte. Nessuno era la causa della sua pacatezza in quel momento; nessuno, se non lei stessa.
La calma la invase.
Si appoggiò ad un quercia e fissò il fiume.
Chiuse gli occhi.
E li rivide.

Gli occhi rabbiosi di Andrew, pieni di astio, odio, rancore. Scosse il capo. “No” – disse, quasi come un ordine. Non voleva più rivederli.

Cos’è successo prima?
Poteva ancora sentire quelle mani invadenti su di lei.
Si odiava maledettamente.
Poteva ancora sentire qui grugniti di piacere.
Glielo aveva permesso.
Poteva ancora provare quel dolore.
Non ha lottato abbastanza.


Le lacrime gli scendevano violentemente sulle guance.
Si accasciò a terra.

“Perché mi hai fatto questo Andrew?” – sussurrò singhiozzando.
“PERCHE’? PERCHE’ MI HAI FATTO QUESTO!? TU! TU CHE DICEVI DI AMARMI, PERCHE’!” urlava. Urlava, si disperava, piangeva, sbatteva i pugni a terra.
Un dolore che non conosce cura.
 
 
Draco appoggiò le mani sul davanzale del camino.
Pensava.
Sopra al camino era riposto un enorme specchio, sul davanzale c’erano tante fotografie di famiglia.
Prese una foto della madre e la osservò attentamente.
Raffigurava la madre, seduta in una posizione elegante, sorrideva. Sembrava così felice.

“Che devo fare?” chiese, alla foto, come se ella potesse rispondergli.
“Ti prego, dimmelo, dimmelo tu… che devo fare?” singhiozzava.
“Ti prego Mamma, dimmelo! Devo ucciderlo?” scoppiò in un pianto dolce e sincero.
“Devo ucciderlo” ripeteva molte volte, fra un singhiozzo ed un altro. 
“DEVO UCCIDERLO” urlò ancora, convinto di quel che doveva fare.
Alzò lo sguardo dalla foto, la ripose nuovamente al suo posto e si guardò nell’enorme specchio.
Nelle sue orecchie risuonava la voce di Hermione che gli diceva “Non farlo, non puoi farlo
O forse era solo la sua coscienza che gli parlava, e a lui piaceva pensare che fosse Hermione a farlo.
Avrai grossi guai, Draco non farlo
Iniziò a sentirsi debole, sudava freddo, la vista si appannava.
Al cospetto della voce nella sua testa però, quella invece era presente, sempre più alta, quasi assordante.
Si accasciò a terra e si raggomitolò.
La solitudine gli penetrava dentro, sotto la pelle,  fin dentro le ossa.
Piangeva.
Lacrime di rabbia, lacrime amare, più velenose del veleno di una serpe.
Stava diventando pazzo, ma non gli importava.
Se questo era il prezzo da pagare, non gli importava.
Se diventare pazzo significava avere la voce della donna che più amava al mondo nella sua testa, non gli importava di niente. La pazzia sarebbe diventata la sua nuova amica. Ci avrebbe convissuto volentieri.
Ma era comunque doloroso, molto, forse fin troppo.
Un dolore che non conosce cura.
 

Dove vado ora? – pensò Hermione.
Il momento di gloria e liberazione era ormai passato e un peso enorme le ricadde sulle spalle.
La sua testa era piena di domande, così assordanti.
Non riusciva più a sentire la natura intorno a lei, non riusciva più a vederla, ne a toccarla.
Buio attorno a lei, il vocio costante nella sua testa.
Le sembrava di impazzire.
Urlò, urlò più forte che poteva, un urlo che la liberava dalle sue paure, dalle sue angosce, dai suoi tormenti. Perché era quello che le aveva insegnato la sua mamma: nei momenti difficili, sfoga la tua rabbia urlando, zittisci il mondo, fatti sentire, chi dovrà ascoltarti, se pur distante.. ti sentirà.
Di nuovo quel senso di liberazione, di nuovo quel silenzio.

Hermione si alzò, si avvicinò a quel fiume, totalmente sbizzarrito.
Quelle acque così nere, sussurravano il suo nome dolcemente, la chiamavano, l’attiravano.
Le guardò intensamente. Doveva farlo.

Una scarica di adrenalina immensa la fece agire impulsivamente.
Le bastò un piccolo slancio e un respiro profondo e si gettò in quelle acque.
L’acqua gelida le penetrava la pelle, quasi da immobilizzarla.
Era profondo, molto più di quanto si aspettava.
Era totalmente immobile e si lasciò cadere lentamente.
Toccando quasi il fondo, nel posto più ostile e avverso in cui lei potesse mai essere.. si sentiva a casa, si sentiva come se non esistesse nessun altro posto in cui essere.
Riusciva a sentire solo i battiti del suo cuore che forte, fremeva nel suo petto.
Riusciva a sentire solo i battiti della notte, una sinfonia angusta, inquietante, opprimente.
Il fiato iniziava a mancare, le forze a cedere.
Sentiva che il suo corpo non combatteva più, i sensi non rispondevano.
Il suo corpo quasi adagiato al suolo, voleva solo lasciarsi andare.
Voleva farla finita, quale posto migliore?

Voleva solo smettere di respirare.
Scomparire del tutto.
Abbandonarsi a se stessa.
Chi avrebbe sentito la sua mancanza?

Mamma, papà, vi chiedo scusa. Non potete capire. Non capirete mai.
Voi, così ingenui e distanti, così comprensivi e protettivi che per quanto vi  sforzate .. non mi capirete mai.
Harry, Ron, Ginny.. mi dispiace.
Mi dispiace per i segreti che vi ho tenuto nascosto.
Mi dispiace per il mio allontanamento.
Mi dispiace per non avervi resi partecipi alla mia vita, ma so che, non m’avreste mai capita.
E quindi, forse, è andata bene così. Alla fine, questo è il finale migliore.
E tu, Draco.. povero ingenuo.
Sei stato così stupido.
Il mio cuore ti apparteneva. Ti è sempre appartenuto.
Ma non l’hai mai visto.
Non hai mai capito che, fin dal primo momento nostro, fin dal primo sguardo, fin dal primo sorriso, fin dal primo.. bacio, il mio cuore ha sempre battuto per te.

Non mi ha capita nessuno.
Nessuno non si è nemmeno sforzato di capirmi.
Ma va bene così.


Il monologo si concluse con una dolce lacrima, che se non fosse stata in acqua, lenta e calda sarebbe scesa sulla sua guancia, sul suo collo, sul suo petto.. arrivando al suo cuore.


 

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Capitolo 16
*** Rinascere. ***


Stars when you shine
You know how I feel
Scent of  the pine
You know how I feel
Oh freedom is mine
And I know how I feel

It's a new dawn
It's a new day
It's a new life
For me
Ooh feeling good
Ooh feeling good

 

-Feeling good, Nina Simone

 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~




Era lento, lento e assordante, il battito del suo cuore.
Lo sentiva nel suo petto, martellava, in modo chiaro e assillante.
Ma stava iniziando a cedere, così come ogni altro muscolo del suo cuore.
Una fitta fortissima al cuore la fece tremare, pochi attimi..
e tutto sarebbe finito, dimenticato per sempre.. dimenticata per sempre.







Sdraiato a terra, il suo cuore batteva stanco, poteva percepirlo limpidamente.
La testa pesante, ribolliva di pensieri maligni, ma al tempo stesso malinconici, di qualche attimo prima.
Affianco a lui, i cocci rotti del bicchiere andato in frantumi, ricoprivano ampiamente il pavimento.
Allungò la mano, ne prese una manciata e strinse.
Strinse il pugno pieno di piccoli pezzi di vetro.
Il dolore era suo amico, ormai.
Così come la tristezza, la solitudine e la pazzia.
Strinse, strinse ancora di più.
Fin quando dal suo pugno fuoriuscì sangue puro, di un rosso scurissimo, nero.
Urlò in modo straziante.
Non solo il suo corpo andava in frantumi, ma anche il suo cuore.







"Non farlo" le ordinò una voce.
Un dolce e caldo sussurro, che lento si espandeva nella sua testa, una voce così familiare, così vicina e lontana al tempo stesso, così protettiva.
Il suo corpo, seppur abbandonato a se stesso, ebbe un sussulto, un brivido, intenso.
Emozioni contrastanti iniziarono a muoversi dentro di lei.
Stupore, gioia, spavento, malinconia, contentezza, sconforto.
Sangue bollente scorreva nelle sue vene e lei lo poteva percepire perfettamente.
"Ti prego Hermione, non lasciarti andare, ho bisogno di te.."
Forse stava solo impazzendo a causa della mancanza di ossigeno.
"Lotta per me"
O forse era sul serio Draco, che in qualche modo, era riuscito ad insinuarsi nella sua testa ed ora era lì che la pregava di non morire, di lottare per lui.
In quel momento Hermione non riusciva ad essere razionale e logica come era di solito, la voce nella sua testa era così forte e assordante che la stordiva del tutto.
Ma a quelle parole Hermione ebbe una scarica di adrenalina potentissima, riuscì, con la poca forza che le rimaneva, a spingersi sulle gambe e a muoversi.
Guardò verso l'alto, perché era quella la direzione dove era diretta, ma era molto scuro.
Forse era scesa troppo in basso, forse non sarebbe mai riuscita a risalire.
Fatto sta che le gambe e le braccia iniziarono a muoversi più veloci che potevano.
Uno sforzo mai provato prima.
Le faceva malissimo il petto.
I polmoni avrebbero ceduto da lì a un secondo.
Doveva farcela.
Doveva arrivare in superfice.
Lui aveva bisogno di lei. - quel pensiero balenò nella mente di Hermione e fu motivo di incitamento.
La superficie sopra di lei sembrava farsi più chiara.
Riusciva a vedere il nero corvino della notte, velato dalla piccola luna che ergeva nel bel mezzo del cielo.
Si diede un'altra fortissima spinta e finalmente fu fuori dall'acqua.
L'aria le invase i polmoni, ormai addoloranti per il forte sforzo.
Ma non ebbe tregua.
Nella sua corsa verso l'alto non si era resa conto, e non si era ricordata, che il fiume fosse in piena.
Era troppo forte, e lei troppo stanca per poter lottare ancora, così si lasciò tranquillamente trascinare dalla corrente.
Si era sforzata troppo, ogni muscolo del suo corpo le faceva malissimo, riusciva a stento a stare a galla e a riprendere fiato.
Ma non le importava, quello che le importava era la sua salvezza.
"Sono salva" - riecheggiava ora nella sua mente.
Ma qualcosa la riportò alla realtà, qualcosa che spense del tutto i suoi pensieri.
Davanti a lei c'era una cascata e che il fiume la stava conducendo proprio lì.
Se n'era accorta troppo tardi, ed era troppo lontano dalla riva per potersi aggrappare a qualcosa.
Hermione conosceva benissimo quel fiume e sapeva perfettamente che il corso d'acqua delle cascata si andava a schiantare violentemente su delle rocce situate proprio sotto di essa.. ma per Hermione quella caduta sarebbe potuta essere fatale.
Non aveva forze, ma doveva farlo perché aveva deciso di sopravvivere.
Iniziò a nuotare, anche se a fatica, verso la riva destra, sperando di potersi aggrappare a qualcosa..
Ma fu tutto inutile. Era troppo vicina al dirupo e non c'era nulla a cui aggrapparsi.
Non si perse d'animo. Allungò la mano verso la tasca dei suoi jeans, si meravigliò quando trovò ancora la sua bacchetta.
Poteva salvarsi.
La corrente la trascinò giù molto velocemente, ma lei durante la caduta cercò di spingersi sempre di più verso destra, verso la terra asciutta, e solo un attimo prima che il suo corpo si schiantasse al suolo urlò con tutta la forza che aveva in corpo: "ARRESTO MOMENTO!"
Bloccandosi giusto 10 cm dal suolo asciutto, non molto distante dall'impetuoso fiume in piena.
Era salva.
Ancora una volta salva e sola.
 
 
 
 
Draco era ancora a terra immobile.
Inspirò profondamente.
Ad invadere i suoi polmoni non fu solo ossigeno, ma vita.
Finalmente si mosse dalla posizione fetale in cui era rimasto per troppo tempo e si alzò.
Gli sembrava di rinascere.
Si guardò la mano grondante di sangue, si estrasse da solo i pezzi di vetro penetrati nella pelle.
Non provava dolore, non come prima almeno.
Infondo Draco era così.
Era cambiato e non poco.
Aveva conosciuto nell'età adulta qualcosa che nell'adolescenza gli era del tutto estraneo.
Solitudine.
Tristezza.
Pazzia.
Dolore.

Erano queste ormai le uniche cose che coloravano la sua vita.
All'inizio fu difficile, molto. Ma poi, da solo, capì che la cosa giusta da fare era accettare le proprie debolezze.
Nessun dolore è per sempre, tutto passa, tutto ritorna.
Combattere i momenti difficili non serviva a nulla se non a peggiorare la situazione e sentirsi ancora più uno schifo, questo Draco l'aveva costatato perfettamente sulla sua pelle. Ma ciò che aveva più capito, e apprezzato della vita, era proprio questo.
La vita ti piazza davanti questi momenti e sta a te saperne uscire, affrontarli, combatterli, scacciarli. La vera vittoria non è ignorarli, la vera vittoria è superarli, uscirne a testa alta e poter dire a tutti
"ok, sono caduto.. ma ora sono di nuovo in piedi"
Ed è esattamente quello che faceva Draco, prendeva quei momenti così come gli venivano.
Se aveva bisogno di urlare, urlava;
Se aveva bisogno di piangere, senza vergogna alcuna, piangeva;
Se aveva bisogno di sfogarsi, lo faceva, senza timore alcuno anche nel peggiore dei modi, seviziando e torturando sottomesse che si erano promesse solo e solamente a lui, capaci di tutto pur di vederlo soddisfatto;
Se necessitava di silenzio, era capace di restare nella stessa posizione per ore, zittendo i suoi pensieri, zittendo il mondo, ascoltando solamente il suo cuore.
E la cosa che più aveva imparato Draco è che dopo ogni momento oscuro, buio, triste, pauroso, malinconico, distratto, sconcertante.. si sentiva sempre meglio, più forte, potente, coraggioso..
rinato.

 
 

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Capitolo 17
*** Tasselli di una vita. ***


CAPITOLO 16- Tasselli di una vita.

"Mi compri quella?" interruppe Draco indicando la mano avvizzita sul cuscino.
"Ah, la Mano della Gloria!"esclamò Sinister.
"Se vi inserite una candela, fa luce, ma solo a colui che la regge! l'amica fidata di ladri e scassinatori. Suo figlio ha molto gusto, signore!".
"Spero bene che mio figlio riuscirà a fare qualcosa di meglio che non il ladro o lo scassinatore, Sinister" disse freddamente Malfoy e Sinister si affrettò a rispondere "Non volevo certo offenderla signore, no certo..."
"Però, se i suoi voti a scuola non migliorano"disse Malfoy con voce ancor più gelida, "quella potrebbe essere l'unica attività adatta a lui'"
"Non è colpa mia" lo rimbeccò Draco. "Tutti gli insegnanti hanno iloro prediletti..."
"Prediletti come quella ragazzina.. com'è che si chiama? Granger? Avrei creduto che ti saresti vergognato a farti superare in tutti gli esami da una ragazza di una famiglia di Babbani!" sbottò Malfoy.

 

 

 

 

 

Oggi, dalle 12,30 alle 14,30

GILDEROY ALLOCK

firmerà copie

della sua autobiografia

Magicamente io

 

"Potremo conoscerlo!" gridò Hermione." Voglio dire, è lui che ha scritto quasi tutti i nostri libri di testo!"
La folla sembrava composta per lo più di streghe dell'età di mamma Weasley. Un mago, dall'aria sfinita, stava sulla porta raccomandando: "Piano, per favore, signore... Ehi, là, non spingete... Attenzione ai libri..."
Harry, Ron e Hermione sgattaiolarono dentro. Una lunga fila si snodava fino al retro del negozio, dove Gilderoy Allock stava autografando i suoi libri. Tutti e tre i ragazzi afferrarono una copia del manuale A merenda con la morte, e si intrufolarono tra la folla fino a raggiungere i Weasley, che facevano la fila insieme ai Granger.
"Oh, eccovi arrivati, bene!' disse mamma Weasley. Sembrava le mancasse il fiato e continuava ad aggiustarsi i capelli. "Tra un minuto lo vedremo..." Gilderoy Allock apparve lentamente, seduto a un tavolo e circondato da gigantografie della sua faccia. Erano tutte ammiccanti e mostravano alla folla due file di denti di un candore abbagliante. Il vero Allock indossava un abito color non-ti-scordar-di-me, che si adattava perfettamente al colore dei suoi occhi; sui capelli ondulati portava, disinvoltamente poggiato di lato, il cappello a punta da mago.
Un ometto basso e irascibile gli danzava intorno scattando foto con una grossa macchina fotografica nera che a ogni guizzo accecante del flash emetteva nuvolette di fumo color porpora.
"Ehi tu, levati di torno" intimò a Ron arretrando per prendere un'inquadratura migliore. "Questa è per La Gazzetta del Profeta".
"Ma chi ti credi di essere?" commentò Ron stropicciandosi il piede che il fotografo gli aveva pestato.
Gilderoy Allock lo udì. Alzò lo sguardo.
Vide Ron e poi vide Harry.
Sgranò gli occhi. Poi balzò in piedi e gridò: "mai possibile? Ma quello è Harry Potter?"
La folla fece largo, bisbigliando tutta eccitata. Allock si tuffò letteralmente in avanti, prese Harry per un braccio e lo trascinò in prima fila. Il pubblico scoppiò in un applauso. Harry era paonazzo, mentre Allock gli stringeva la mano per essere ripreso dal fotografo, che scattava foto all'impazzata inondando di fumo denso tutti i Weasley.
"Fai un bel sorriso, Harry" disse Allock mettendo in mostra la sua fulgida dentatura. "Tu e io, insieme, siamo degni della prima pagina". Quando finalmente lasciò la mano di Harry, il ragazzo non si sentiva più le dita. Cercò di sgattaiolare verso i Weasley, ma Allock gli mise di nuovo un braccio intorno alle spalle e lo strinse a sé.
"Signore e signori" disse a voce alta, chiedendo il silenzio con un gesto della mano. "Che momento straordinario è mai questo! arrivata l'ora di fare un piccolo annuncio che rimando da troppo tempo! Quando, oggi, il giovane Harry è entrato al Ghirigoro, voleva semplicemente acquistare la mia autobiografia, che ora sono lieto di regalargli" (qui la folla applaudì un'altra volta) "e non aveva la minima idea" continuò Allock dando a Harry un colpetto che gli fece scivolare gli occhiali sulla punta del naso, "che di lì a poco avrebbe avuto ben più del mio libro Magicamente io. Infatti, lui e i suoi compagni avranno magicamente me in carne e ossa. Sì, signore e signori, ho il grande piacere e l'orgoglio di annunciare che a settembre assumerò l'incarico di insegnante di Difesa contro le Arti Oscure alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts!" Tutti si rallegrarono e batterono le mani e Harry si ritrovò tra le braccia l'intera pila delle opere complete di Gilderoy Allock. Barcollando leggermente sotto tutto quel peso riuscì a farsi largo fuori dai riflettori guadagnando il fondo della sala, dove si trovava Ginny, in piedi accanto al suo nuovo paiolo.
"Tu prendi questi " le bofonchiò Harry scaraventando i libri nel calderone. "Io me li comprerò..."
"Scommetto che ti è piaciuto, non è vero, Potter?" disse una voce che Harry non stentò a riconoscere. Si raddrizzò e si trovò faccia a faccia con Draco Malfoy, che portava stampato sul viso il suo solito ghigno. "Il famoso Harry Potter" disse Malfoy. "Non può neanche entrare in una libreria senza fare notizia!"
"Lascialo in pace, non è stato lui a volere tutto questo!" disse Ginny. Era la prima volta che parlava di fronte a Harry. Stava guardando fisso fisso Malfoy. "Potter, ti sei fatto una ragazza!" esclamò Malfoy strascicando le parole. Ginny arrossì violentemente. Intanto, facendosi largo, Ron e Hermione si avvicinarono, carichi di libri di Allock. "Ah, sei tu!" disse Ron guardando Malfoy come se fosse qualcosa di sgradevole che gli si era attaccato alla suola di una scarpa.
"Scommetto che sei sorpreso di vedere Harry qui, eh?"
"Non tanto sorpreso quanto di vedere te dentro un negozio, Weasley" replicò Malfoy.
"Suppongo che i tuoi genitori faranno la fame per un mese per pagare tutta quella roba".
Ron diventò paonazzo come Ginny. Anche lui lasciò cadere i libri dentro al calderone e fece per lanciarsi contro Malfoy, ma Harry e Hermione lo afferrarono per la giacca.
"Ron!" disse il signor Weasley avanzando a fatica con Fred e George. "Cosa stai facendo? Qua dentro è pazzesco, andiamo fuori".
"Bene, bene, bene... Arthur Weasley".
Era il signor Malfoy. In piedi, con la mano sulla spalla di Draco, aveva lo stesso ghigno del figlio.
"Lucius" lo salutò Weasley con un freddo cenno del capo.
"Ho sentito che è un momento di superlavoro, al Ministero" disse Malfoy. "Tutte quelle ispezioni... Spero bene che le paghino gli straordinari!" Si avvicinò al calderone di Ginny e dal mucchio dei libri nuovi fiammanti di Allock estrasse una copia vecchia e consunta di Guida pratica alla trasfigurazione per principianti. "Ovviamente no" proseguì. "Santo cielo, a che serve essere un'onta al nome stesso di mago se non la pagano neanche a sufficienza?" Weasley divenne ancor più paonazzo di Ron e di Ginny. "Abbiamo un'idea molto diversa di quel che significa screditare il nome di mago, Malfoy" disse.
"Mi sembra chiaro" replicò Malfoy, e volse i suoi occhi sbiaditi sui coniugi Granger, che li guardavano con apprensione. "Le compagnie che lei frequenta, Weasley... eppure avrei detto che la sua famiglia avesse già toccato il fondo..."
Ci fu un tonfo metallico e il calderone di Ginny volò in aria; il signor Weasley si era avventato su Lucius Malfoy, scaraventandolo contro uno scaffale. Decine di pesanti libri di incantesimi caddero sulle loro teste con gran fracasso. Si udì il grido unanime di Fred e George: "Prendilo, papà!" Anche mamma Weasley gridava: "No, Arthur, no!" La folla si ritrasse, facendo cadere altri scaffali. "Signori, vi prego... vi prego!" gridava il mago-commesso, e poi una voce che superava quella di tutti gli altri intimò: "Basta un po', gente!"
Hagrid avanzava verso di loro attraverso quel mare di libri. In un attimo separò Weasley e Malfoy. Il primo aveva un labbro spaccato, mentre l'altro era stato colpito a un occhio da un volume dell'Enciclopedia dei funghi velenosi. Stringeva ancora in mano il vecchio libro di trasfigurazione di Ginny. Lo lanciò alla ragazzina, con un guizzo maligno negli occhi. "Tieni, ragazzina... prendi il tuo libro... è tutto quel che tuo padre riesce a darti!"
E liberandosi dalla presa di Hagrid, fece un cenno a Draco e uscì in tutta fretta dal negozio.
"Non ci dovevi dar retta, Arthur" disse Hagrid quasi sollevando il signor Weasley da terra, mentre lui si ricomponeva gli abiti. "Marcissimi sono, tutta la famiglia, lo sanno tutti. Non c'è un Malfoy che vale un fico secco. Sangue cattivo, ecco cos'è. Andiamo, su".

 

 

 

 

"Devi farlo" gli disse la possente e massiccia figura che si ergeva con prepotenza innanzi a lui.
"Non posso, la deluderò.." disse Draco con voce quasi spezzata in gola.
"Chi deluderai Draco?" Ma il ragazzo non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo e a far uscire le lacrime con vergogna.
"Non mi importa" continuò Piton, "Guardami negl'occhi", disse mettendo la mano sotto al meno del ragazzo per far sì che alzasse lo sguardo.
La scarsa luce presente in quel corridoio isolato era sufficiente per illuminare il viso del ragazzo che in quel momento si presentava pallido e preoccupato.
"Io ho fatto un voto infrangibile con tua madre, se non lo ucciderai non solo metterai in pericolo me ma anche tua madre.. LUI non ci penserà due volte a sterminare TUTTA LA TUA STIRPE. Lo capisci questo?
"Ma tu non capisci" urlò Draco, "Se ucciderò Silente la perderò per sempre! Io la amo..." disse con voce strozzata e accasciandosi a terra. Si portò una mano alla fronte in segno di disperazione.
Piton poteva solo stare a guardare dall'alto.
"Già mi odia a causa della mia famiglia, mi odia perché sono un povero stronzo che tratta male l'unica cosa buona e preziosa che ha, non voglio che mi odi anche perché divento un mostro!"
Piton sospirò.
"Ho capito. Non voglio sapere niente, non voglio sapere di chi stai parlando. Ma visto che non ho scelta.. lo farò io".
Silenzio.
"Non morirò a causa di un pivello fifone" scandì ogni singola parola.
Mentre Draco, ancora a terra, si copriva il volto con le mani, Piton si allontanava lentamente.
"Hermione Granger" urlò Draco.
Piton si arrestò sul posto.
Ebbe un sussulto e sospirò profondamente.
Si girò lento verso il ragazzo accasciato a terra e disse lentamente:

"A quanto pare... ci innamoriamo sempre di persone che non possiamo avere"

Si allontanò a passo deciso mentre negl'occhi rivedeva Lily mentre si facevano sempre più lontani i singhiozzi di Draco, che gli facevano da sottofondo, per quel triste ricordo.

 

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Capitolo 18
*** Io ci sarò. ***


CAPITOLO 17- Io ci sarò.

E mi ricordo quando l'ho incontrato
E' stato così chiaro che
Era l'unico per me.

Entrambi lo sapevamo,
fin da subito.

E con il passare degl'anni
le cose sono diventate più difficili.
Abbiamo affrontato molte sfide.
Lo pregai di rimanere
Ho cercato di ricordagli ciò che abbiamo avuto all'inizio.

E' stato carismatico.
Magnetico.
Elettrico.

E tutti lo conoscevano.
Quando camminava, la testa di ogni donna si voltava
Tutti si alzavano per parlare con lui.
Lui era un ibrido,
un mix,
di un uomo che non riesce a contenersi.
Ho sempre avuto la sensazione che
veniva diviso tra
l'essere una brava persona e
perdere tutte le opportunità che
la vita può offrire ad un uomo
magnifico come lui.
E in questo caso
l'ho capito
.
E lo amavo.

Lo amavo, lo amavo.
Lo amo ancora.
Io lo amo.
 
-https://www.youtube.com/watch?t=31&v=iMynfwwbwA8.
 
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
 
"Io sono una persona orrenda" – disse Draco, con un tono quasi calmo.
"Non è così Granger?"
"Cosa vuoi da me Draco? Perché mi hai fatta venire qui?"
"Io sono molto spregevole" ripeteva, con pazzia e lussuria che gli crescevano negl'occhi.
"Non capisco" disse Hermione, fingendosi tranquilla, mentre nascondeva la mano destra dietro di se, dove teneva impugnata la bacchetta, pronta a schiantarlo.
"Non c'è molto da capire.. sia tu che io sapevamo che questo giorno sarebbe arrivato, sia tu che io sapevamo che lui ci avrebbe tolto anche la più piccola delle opportunità per avere una vita insieme.. non abbiamo la minima speranza di poterci amare, Hermione."
'lui ci avrebbe tolto anche la più piccola delle opportunità per avere una vita insieme'
Una vita.
Una vita insieme.
Pensava Hermione.

"Continuo a non capire" disse Hermione, quasi sussurrando.
"E' complicato" disse Draco, abbassando lo sguardo a terra.
Hermione ripose la bacchetta,  teneva le braccia incrociate e silenziosa guardava la figura che tanto pareva forte e gagliarda fuori quanto debole e fragile all'interno.
Lui è il mio punto interrogativo.
Lui è la mia ossessione, il mio chiodo fisso.
Il mio incubo, la mia maledizione, il mio tormento.
Persiste nella mia mente, mi corrode la mente... non riesco a dirgli addio.
Non riesco a dimenticare questi occhi.
Questo contatto che si crea quando i suoi occhi si incontrano coi miei.
Lui è tenebra, è buio, è una cosa che mi fa paura.
Ma lui è anche luce, salvezza.
E' il motivo per scappare della realtà.
E' il motivo per rifugiarsi in un mondo fatto solo ed esclusivamente di Draco ed Hermione.
E lo odio, lo odio da morire. Lo odio perché non sa esternare i suoi sentimenti, lo odio perché lascia vincere la paura.. e lo odio, perché gli è più facile odiarmi che amarmi.
L'amore è così complicato, così strano, è senza ragione alcuna.
Ti prende, da dentro, e ti lascia senza fiato.
Draco è così, non ammetterà mai a se stesso che nella tana del lupo c'è finito lui. 

"Ti amo" disse piano Draco, guardandola fissa negl'occhi.
Hermione trattenne il respiro.
Non sapeva se piangere, se arrabbiarsi per questa dichiarazione così fuori luogo.
"Ora non c'è tempo per essere ragionevoli"
"Cos-" Draco non finì nemmeno la frase che Hermione si piombò su di lui baciandolo come a dirgli io ci sarò, non importa quanto complicato e dura sarà, io ci sarò
Stupito dal gesto della ragazza si lasciò trasportare da quella lenta e dolce danza, i loro corpi combaciavano e i loro cuori battevano all'unisono.
Ma fu lo stesso  Draco a spezzare quella magia interrompendo il bacio
"Aspetta, prima ti devo parlare di una cosa"
Hermione rimase a fissarlo.
"Sono un povero stronzo" - diceva, mentre lentamente iniziava ad accorciarsi le maniche "Io ti ho allontanato da me, io ho preteso di vederci, io sono sparito, io sono ritornato, io sono stato freddo ed indifferente ed ora soffro come un cane abbandonato ma se l'ho fatto c'è un motivo.. e adesso te lo mostrerò"
Sollevò la manica sinistra abbastanza, sul suo braccio il marchio oscuro appariva ancora più nero, buio. Draco abbassò lo sguardo quasi come a vergognarsi, Hermione fissava il marchio impassibile.

"Se vuoi puoi andare, puoi lasciarmi solo come tutti gli altri.. sono solo un mostro" disse con rabbia Draco "abbandonato ad un destino che non voglio-"
"Non me ne vado" lo interruppe Hermione "io non vado da nessuna parte, io sono qui.. con te"
E si strinse a lui, forte.

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Capitolo 19
*** Coraggio. ***


CAPITOLO 18- Coraggio.
Il freddo penetrante della notte era l’unica cosa che riusciva ad avvertire.
Sdraiata a terra, la sola cosa che le teneva compagnia era la luna che sola, gagliarda e splendente, spiccava in un cielo più tetro e cupo che mai.
La notte sembrava interminabile.
E la lettera sembrava essere l’unico pensiero fisso e incessante di Hermione.
Doveva leggerla, ma non ne aveva il coraggio.
Sfilata a fatica dalla tasca dei jeans, provò ad aprirla con cautela cercando ti non romperla essendo bagnata.
La sorpresa nell’aprirla fu quella di trovare una scrittura insolita, diversa dalla consueta scrittura di Draco che, normalmente, si presenta molto leggera ed elegante, invece qui sembrava quasi uno scarabocchio, molto disordinata.. sembrava quasi scritta di fretta.
Ma la tristezza riempì gli occhi di Hermione quando si rese conto che, eccetto qualche frase, non era affatto leggibile. Il rimpianto di non averla letta prima divorava avidamente Hermione da dentro ma con pazienza e buon senso, sotto la luce dell’impetuosa luna, si sforzò di leggerla.
Dalle frasi spiccava soprattutto questa:

Che ci fai nella mia testa?
Come diavolo hai fatto a trovarci del bene?
Come hai fatto a rendermi debole?”


Frasi confuse e sbiadite sparse su entrambi i fogli, e la curiosità e la voglia di Hermione che crescevano enormemente la spinsero a prendere la bacchetta, che puntata sul foglio, attraverso ripetuti tentavi, tentò di portarla allo stato iniziale.
Complimentandosi da sola per la riuscita, osservava i fogli tornare intatti, perfettamente leggibili.
Non le toccava che leggerla.. eppure qualcosa la bloccava.
Sapeva che le sarebbe costato molto perché infondo  lei sapeva perfettamente che leggerla sarebbe stato un atto di autolesionismo. Le parole gettate su quelle pagine potevano essere armi a doppio taglio per Hermione ma anche il regalo più bello della sua vita.. quella lettera era lì, pronta ad essere consumata dagl’occhi di Hermione.
Doveva farlo, dunque, fattasi coraggio la prese in mano ed iniziò a leggerla:


È tutto un inferno qui.
Le fiamme mi stanno rodendo la pelle.
La depressione, la tristezza e la solitudine mi corrodendo da dentro.

La mia anima bruciata mi squarta il petto e lenta fuoriesce, un dolore assurdo, un dolore ingiustificato, un dolore così forte mai provato prima; costante e crescente.
Tu, mia cara e bellissima Granger, mi hai stravolto; mi hai travolto; mi hai scomposto:
 
non so più cosa farne della mia vita.”

Le ciglia di Hermione era aggrottate, quelle parole gettati lì a mo’, di poesia non avevano alcun senso per lei se non sinonimo di tanta tristezza, solitudine ed abbandono.
Gli occhi iniziavano a diventare lucidi.


E’ così strano quello che mi sta succedendo, completamente diverso ed opposto a quello che invece era il mio punto fisso prima. Tu, tu che non ti sei mai schierata dalla parte dei cattivi, tu che sei sempre stata schierata con il bene, quello che mi chiedo io ora è:
 
Che ci fai nella mia testa?
Come diavolo hai fatto a trovarci del bene?
Come hai fatto a rendermi debole?”


Hermione stentava a credere a quelle parole. Lui debole? Draco Malfoy… debole?

Ma ci sei riuscita.
Complimenti vivissimi, Granger.
Io, Draco Damien Malfoy, l’essere più violento e spregevole di tutta la stirpe Malfoy.. reso debole!
Da chi oltretutto? Da una viscidissima, luridissima, sporca e inutile mezzosangue come te!
 
Già proprio così, sono debole. Non riesco più a scacciare i fantasmi del mio passato.
Involontariamente li trattengo, a volte li cerco, ma in ogni caso.. non riesco a separarmene.

Come hai fatto a ridurmi così?
 
Ci sono momenti in cui credo di essere impazzato del tutto, parlo da solo, mi biasimo di aver fatto la cosa giusta.. mi spavento da solo.
Sai, ora che ci penso, è proprio grazie ai miei fantasmi che so chi sono, che ho capito che il male non è una cosa che mi appartiene, mi fanno ripensare costantemente alle mie cattive azioni passate e ripenso sempre che sono stato manipolato e non poco, e me ne accorgo solo ora che non sono più attaccato ai fili di un burattinaio impazzito. Guardo il mio braccio, guardo il marchio nero piazzato li contro voglia, quando ero solo un ragazzino ed il mondo alla mia visione appariva completamente da ciò che è realmente.

 
Ti sei mai sentita annientata? ..completamente annientata?
Magari annientata da qualcosa che eri sicura non t’avrebbe fatto alcun male.. eh?”

 
Si, mi sono sentita annientata.. completamente annientata, ogni volta che cerchi di distruggermi la vita.
Ogni volta che TU, ritorni nella mia vita solo per crearmi danno.
Ero sicura che non m’avresti mai fatto del male, ma purtroppo, di smentite ne ho avute fin troppe.


Ti sei mai sentita fuori posto? Come se non ci fosse più un posto per te? Hai mai sentito quella sensazione di smarrimento? Quella sensazione che si prova quando entri nel luogo da te sempre considerato ‘casa’ ma che ora è solo un posto vuoto, un posto inutile, comune a tutti gli altri.


Hai mai vissuto senza una ragione per cui farlo? Ti sei mai sentita odiata da ogni singolo fottuto essere umano?
 
E’ la paura a dominare gli uomini, Granger.”
 
Ho vissuto tutti questi anni senza ragione per cui farlo.. ho vissuto tutti questi anni senza te.
La paura domina gli uomini.. con te ha fatto sicuramente un ottimo affare.


E’ il costo che si paga quando decidi di stare dalla parte sbagliata. Ed infatti io mi sento così tutti i giorni.
Mi sveglio e mi maledico per non averla fatta finita il giorno prima.
Poi però arriva quel piccolo momento della giornata in cui.. penso a te.
Penso a te e rivivo.

 
Io vivo ed ho vissuto.. pensando te.
 
Per quel poco che dura, ricordarti mi dona felicità. Mi sento bene..
Fin quando non subentrano i ricordi di quando ti ho usata, ti ho trattata male, ti ho delusa e lasciata sola; i ricordi di quando mi sono approfittato amaramente di te, di quando ti ho rifiutata.
Già.. ricordo come fosse ieri quel giorno al lago, tu con la tua dolcezza infinita mi apristi il tuo cuore, confessandomi che il sentimento tanto forte che sentivi dentro quando stavi con me era amore.
Ed io invece? Coglione che sono stato... ti ho rinnegato.
Inutile ripeterti che ero accecato.. accecato dal male confuso col bene.
Fin da piccolo ho sempre bramato qualcosa più grande di me, qualcosa che mi ha sempre fatto fin troppa paura, qualcosa che tu sai benissimo cos'è: il potere.
Ora che sono cresciuto, ora che ho acquisito capacità che nemmeno mi sarei immaginato, ora che potrei dominare l'intero mondo magico ed anche quello babbano, ogni singolo essere umano conoscerà il mio nome, dominerò su tutto e tutti..
quale momento migliore per agire?
Volevo essere il suo erede al trono.
E no, non sto parlando del mio viscido padre, ma di lui: Lord Voldemort.
Dopo la sua morte sono riuscito a scamparla fingendo di essere stato sotto l'effetto della Maledizione Imperius, mentre mio padre è stato rinchiuso ad Azkaban fino alla fine dei suoi giorni e mia madre è stata considerata incapace di intendere e di volere ed è stata lasciata libera.
Purtroppo però mio padre non ha retto il peso dell'umiliazione subita e si è impiccato circa un anno fa, così facendo cadere ancora di più in depressione mia madre.”

Cosa!?
La curiosità di Hermione tutto ad un tratto si era trasformata in paura, paura di venire a conoscenza di una brutta e terribile realtà.

Avevo pensato a tutto.
Avevo escogitato un piano per far evadere i mangiamorte sopravvissuti.
Nessuno avrebbe potuto fermarmi, eppure una persona c'è riuscita..  la mia dolce ed innocua madre.”

Hermione sospirò.

Quella donna, un tempo gloriosa e potente, si è inginocchiata ai miei piedi e con le lacrime agl'occhi mi ha implorato di non farlo.
Ma io non riuscivo a capirla.. potevo diventare grande, onnipotente e tutti avrebbero conosciuto il mio nome.
Una madre non dovrebbe volere solo il meglio per suo figlio?
Eppure lei mi implorava di non diventare il nuovo volto del male, mi implorava di non segnarmi a vita. Mi metteva in allerta che avrei avuto dei nemici e che l'alleanza del bene era enormemente fortificata. Come si fa? – pensai a quel punto.
Come si dice ad una donna cosi che in realtà quello che tu cerchi è salvezza?”

Potevi salvarti molti anni fa, ma hai rinunciato.
Hai rinunciato a troppe cose.. molti anni fa.

Una sera decisi uscire a fare quattro passi, non che la mia vita potesse migliorare ma un po' di alcool non fa mai male. Entrai in un bar e una volta che fui dentro mi resi conto che i presenti tenevano tutti gli occhi puntati su di me. Mi guardai intorno, ogni singolo essere umano che era li dentro aveva smesso di fare qualsiasi cosa stesse facendo per osservare l'individuo straniero appena entrato. Delle donne sedute ad un tavolo non molto distante dall'entrata bisbigliavano fra loro, indecise se quello che era appena entrato fosse o no Draco Malfoy.
Innervosito dal loro comportamento esclamai a gran voce: "Che avete da guardare? Si sono io in persona, Draco Malfoy, e se avete un problema con me ditelo a gran voce, che tutti possano udirvi e vedervi, proverete l'onore di essere maledetti da Malfoy in persona, coraggio!"
Il barman mi guardò stupito e disse: "Allora è vero quello che si dice su di lei, è un gran duro. Non si preoccupi, qui nessuno vuole farle del male, anzi, si segga, le offro da bere." E così feci. Mi sedetti al bancone e chiesi al mio nuovo amico cos'è che avevano da guardare quei scarafaggi di fogna. Mi raccontò un mucchio di cose, accompagnato ad un racconto eroico di cui io stesso ero protagonista in cui si vedeva la mia fama di mago aumentata ulteriormente e alla fine del racconto capii che qualcuno che non conoscevo affatto aveva messo in giro voci assolutamente non vere.
Donne di ogni tipo mi cadevano ai piedi ma questo era, ed è tutt'ora, un lato positivo perché non ha fatto altro che accrescere la mia fama.
Non ho idea di chi o cosa abbia dato il via a quel circolo senza fine di menzogne ma da quel momento ho dato sfogo alle mie avventure senza mai intraprendere una relazione seria di alcun tipo. Ho continuato queste avventure di una notte fin quando una sera entrando nel solito bar una donna visibilmente più grande di me mi propone qualcosa di cui non avevo mai sentito parlare. All'inizio ero molto scettico, non capivo cosa volesse da me e perché avesse scelto proprio me. Alla fine decisi di ascoltarla.Mi parlò di pratiche sessuali BDSM basate su dominazione e sottomissione in cui chi esercita l'autorità è detto master e chi la subisce è detto slave ed entrambi sottoscrivono alcune regole e limiti a cui devono sottostare.

In altre parole: sesso e violenza.
Bingo. Come potevo rifiutare? 

Perché ti parlo di tutto questo? Perché devi sapere che mostro sono diventato.
Quando ti ho portato nella mia dimora, in quella stanza, c'erano appesi dei quadri che non hai fatto almeno di notare.. ecco, quelle sono le mie sottomesse.
Da quello strano incontro è nata la mia seconda vita. Una vita a me sconosciuta, una vita creata da babbani malati e annoiati che ha incuriosito anche uno scettico come me.
Forse fu questo a distrarmi dal mio sogno iniziale, o forse no, non so ben dirlo, ma ormai avevo rinunciato. La vita mondana di cui mi ero appropriato era appagante, era divertente e mi conferiva una certa autorità che col tempo mi era stata tolta. Mi bastava scioccare le dita e le mie sottomesse facevano esattamente tutto quello che volevo. Questo nuovo stile di vita mi distraeva dalla mancanza di mio padre e la mancanza del potere.
...ma il piacere non è eterno e quindi dopo un po', come ogni fottutissima cosa, iniziò ad annoiarmi e non era più appagante.
La mia vita tornò vuota e le mie notti bianche.
Ero solo. Di nuovo.
Ti parlo di tutto questo per farti capire che mostro che sono diventato e di come tu mi hai salvato senza nemmeno accorgertene.”

Agghiacciante, scioccante.
Ma anche molto stupore.. stupore nel vedere come la mia presenza, contemporaneamente assenza, abbia inciso decisivamente su di lui.

L'autunno.
L'ho sempre amato, ed ora è giunto.
Fuori dalla finestra c'è un bellissimo pesco che l'autunno ha rinsecchito.
Ed io sono l'ultima foglia attaccata a quell'albero.
In bilico.. basta soltanto un soffio di vento e cado giù.
Mi sei venuta in mente nel momento più vuoto della mia vita.
Ci credi nel destino Granger?
Non avevo tue notizie da anni ormai così ho preso un'altra decisione sbagliata: torturarti, perseguitarti, renderti la vita un vero inferno. Volevo farti cadere ai miei piedi esattamente come le mie sottomesse.
Con te ero alle porte del paradiso, dovevo fare l'ultimo passo ed ero dentro, ma quel passo implicava dire addio a tante cose, ed implicava calpestare il mio stupidissimo orgoglio ed ego, un passo troppo lungo da fare per me. Così l'ho rinnegato.. ho rinnegato il paradiso. Ero ad un passo dal tuo cuore e ti ho rinnegato.”

I singhiozzi di Hermione era costanti, e la voce rotta dal pianto.
Mi hai rinnegato molte volte, ma io ho continuato ad amarti.


Ho passato anni immerso nei miei casini, nelle mie paure, annodato ed ingarbugliato, cieco del male che spargevo e tu.. tu, mia cara e bellissima Granger, hai saputo sciogliermi in un attimo.
Il male è stato estrapolato dal mio cuore e c'è stato messo qualcosa di migliore.
Non eri qui con me fisicamente ma lo eri spiritualmente, ed è per questo che ora non riesco ad accettare il fatto che posso perderti per un babbano inutile ed inferiore.
Forse non mi capirai o forse semplicemente mi odi.. ma io devo dirtelo: io ti amo e ti ho sempre amato.”

Ti capisco, e non ti odio affatto perché.. io ti amo e ti ho sempre amato.





 
 
 


 

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Capitolo 20
*** Esclusivamente sua. ***


CAPITOLO 19 – Esclusivamente sua.

Il silenzio era assordante, al tempo stesso inquietante.
La luce fiocca fuoriusciva timidamente dalle finestre.

Forse è qui, attendendomi inesorabilmente. O forse aspetta di dimenticarmi..

...come se fosse possibile.

Le gambe le tremavano.
Si appoggiò di spalle alla porta, alzò gli occhi al cielo verso la luna, come se le cercasse la forza di continuare quell'interminabile notte.

"Alohomora" – la porta si aprì con un solo scatto deciso.

Subito fu accolta dal calore di quella casa, lento fuoriusciva ed abbracciava Hermione, che immobile, sulla soglia di casa ammirava lo scenario devastante che le si presentava davanti a lei.

Vetro e sangue, sparsi.
Forte odore di alcool, tabacco e di chiuso.
Draco di spalle, era immobile.
A passo svelto Hermione attraversò la stanza, non prima di aver sbattuto violentemente la porta.
Si avventò sulla figura di Draco che impassibile era rimasto completamente immobile.

"Sapevo che saresti arrivata"

Hermione si piombò su di lui e con forza gli strattonò il braccio costringendolo a girarsi.
Il ghigno sulla faccia di Draco era la cosa più bella che Hermione potesse vedere in quel momento.

I suoi occhi, gli erano mancati più dell'aria in quei lunghi ed interminabili attimi di poco prima.
Gli allungò le mani ai fianchi ed appoggiò la testa sul petto.
Lui ricambiò il caldo abbraccio, posandole una mano sul capo.
Lenti secondi passarono.

"Ora mi sento a casa.. questa è casa mia. Sarò una persona migliore" – promise Draco.
"Stanotte no" disse Hermione, convinta.
Draco si staccò dall'abbraccio e guardò meravigliato Hermione.

"Come Miss Granger?" – disse ironico Draco.
"Fammi tua" – disse Hermione, sussurrando.

Draco, senza dire nulla acconsentì, la prese per mano e la trascinò con se.

Scesero due rampe di scale e si ritrovarono di fronte ad un lungo corridoio fatto di mattoni, buio, illuminato a stento da delle piccole torce appese al muro.

In fondo al corridoio c'era una grande porta ad arco.
Draco con una leggera spinta aprì la porta e fece un cenno ad Hermione per entrare.

Hermione entrò nella stanza e si ritrovò davanti qualcosa che non aveva mai visto prima.
L'odore di cuoio le saltò subito al naso.
Le pareti erano costellate da scaffali ripieni di cinghie, corde e oggetti che Hermione non aveva mai visto prima.
L'imbarazzo l'assalì e la costrinse ad abbassare lo sguardo, cosa che Draco notò immediatamente.
Richiuse la porta e si mise davanti a lei.
Le prese il viso fra le mane e la fissò arduamente, come un leone pronto a sbranare la sua preda.
"Sei mia, non puoi scappare da qui"
Hermione sorrise imbarazzata, si sentiva a disagio ma non aveva paura.
Il suo unico scopo era stuzzicarlo "Ribadisco, fammi tua" scandì, in tono di sfida.
Ciò non fece altro che accrescere l'eccitazione di Draco.
"Aspetto questo momento da una vita" sussurrò Draco, mentre le strinse i polsi portandoli in alto.
Il movimento improvviso fece perdere l'equilibrio ad Hermione che andò a sbattere violentemente con la schiena contro la porta alle sue spalle, seguita da Draco che non provò a fermare l'impatto con il corpo di Hermione, e quest'ultima si lasciò scappare un gemito.
Lussuria e passione invadevano i pensieri di Draco, che senza pensarci due volte, si avventò sul suo collo ed iniziò a baciarlo avidamente.
Il profumo di lei che gli invadeva le narici era eccitante ed euforizzante.
Preso da uno scatto adrenalinico trascinò violentemente Hermione per poi spingerla con altrettanta violenza sul letto, che era posizionato esattamente al centro della stanza.
Hermione si lasciò scappare una risata divertita ed euforica.
La piega che stava prendendo la situazione le piaceva.
"Ti stai divertendo Granger?" disse Draco, con un filo di pazzia negl'occhi.
Si avventò nuovamente su di lei, le sue mani ricoprivano ogni centimetro del suo corpo.
Le levò in modo aggressivo la maglietta, sfilandole allo stesso modo il reggiseno.
Dopo di che la spinse di nuovo per farla sdraiare ed iniziò a giocare con i suoi seni.
Hermione si sentiva una bambola nelle mani di un burattinaio impazzito.
Bastò questo a provocarle una grande eccitazione, e di conseguenza, ripetuti orgasmi.
Le mani di lui erano calde ed esperte, Hermione si abbandonò completamente a lui.
Assetato d'amore, assetato di lei, le sfilò con violenza il pantalone e l'intimo, lasciandola completamente nuda, tremante e bellissima davanti ai suoi occhi.
"Oh Granger, preparati al peggio" grugnò Draco.
"Sei una bimba cattiva, sai?" disse Draco, con gli occhi che ora strabuzzavano di pazzia e sadismo.
"Ah si? Mi merito una punizione allora" disse Hermione, provocandolo.
"Già" disse Draco, fuori di se, molto eccitato.
La trascinò a se tirandola per le gambe e con la forza necessaria la fece girare e si mise su di lei.
Ammirava le sue curve perfetta e il pallore della sua pelle, e ne era del tutto incantato, una tela bianca per il suo racconto.

"Ti farò molto male".

Cominciò per accarezzarle le natiche con dolcezza, per poi colpirla con forza.
Hermione si sentì abbastanza umiliata e spaventata per quel gesto, ma anche molto eccitata.
Draco ghignò di piacere, accorgendosi della reazione di Hermione.
Sembrava un altro, era fuori di se.
Nelle vene di Draco scorreva sangue e adrenalina allo stato puro. Quello che aveva sempre desiderato si stava realizzando. Hermione era sua.

La colpì ripetutamente allo stesso punto, accattivando sempre di più il colpo, accompagnandolo ogni volta con un ghigno di piacere e soddisfazione.
I gemiti di Hermione si facevano sentire e la paura iniziava a salirle.

"Ora ti scoperò violentemente" – disse Draco, quasi arrabbiato.

Hermione cercò di girarsi ma il peso di Draco su di lei glielo impedì.

"Non azzardarti a muoverti" le ordinò Draco con voce calda, quasi calmo.
Hermione non rispose, appoggiò la testa di lato in segno di rassegnazione.
Draco rapidamente si alzò, prede una cintura di cuoio abbastanza doppia e tornò altrettanto rapidamente su di lei, esattamente come prima.

"Che vuoi fare con quella?" Hermione non concluse nemmeno la frase che Draco gli diede una frustata fortissima sulla schiena. Hermione si dimenò dal dolore ed urlò abbastanza forte da far irritare Draco.

"Sei mia, esclusivamente mia. Inutile che urli, ci siamo solo io e te qui, nessuno può sentirti."
Hermione era in silenzio, aveva il fiato pesante e la schiena in fiamme, ma non gli avrebbe mai chiesto di smetterla, sarebbe stata una soddisfazione troppo grande da regalargli.
Infondo era lei che aveva deciso questo.

Draco prese i polsi di Hermione e li attaccò con la cinghia per poi attaccarli nuovamente al letto.
La stretta ai polsi era strettissima e la posizione, oltre che scomoda, molto umiliante.
Hermione iniziava a pentirsene, aveva paura.
Draco si protese sul suo fragile corpo che si contraeva e torceva sotto di lui. Percorse con le dita la lunga striscia rossa sulla schiena di lei. Iniziò a baciarla delicatamente mentre con le mani ricopriva i fianchi di lei, per poi arrivare ai suoi seni e stringerli avidamente. Con la lingua ripercorse tutta la lacerazione sulla sua schiena.
"Il miglior sapore che io abbia mai gustato.. il dolore"

Con la mano sinistra passò a massaggiarle la natica colpita precedentemente per poi penetrarla violentemente con due dita.
Hermione urlò di piacere e imbarazzo.
"Oh Granger, tu mi vuoi.. e come se mi vuoi, il tuo corpo non sta facendo altro che comunicarmi questo"

I gemiti di Hermione erano incessanti, quel gesto violento ed inaspettato fece riaccendere l'eccitazione in Hermione, pronta a quello che le aspettava.

Draco si alzò e si sbottonò i pantaloni.
Si prede altri lunghi ed interminabili secondi per ammirare quel corpo fustigato, e tremante, bellissimo e docile, quel corpo che aveva bramato così tanto.
Hermione non aspettava altro, inconsapevole di quello che stava facendo, l'incontro perfetto fra amore e odio.
Ma... Draco fece una cosa che Hermione escludeva a priori: la liberò.

"Non ci riesco" – disse Draco.

Hermione che si allentava la presa e massaggiava i polsi si mise a sedere e guardava esterrefatta quel Draco smarrito.
"Ma com-"
"Dammi un minuto" la zittì impeditamente Draco, rifugiandosi nel bagno.

Hermione che nel frattempo regolava il suo sospiro non riusciva a dare un senso a quello che stava succedendo in quella notte.
Stanca e disorientata si mise stesa, ma non del tutto, appoggiata un po' sul fianco, siccome il colpo alla schiena le bruciava da morire.

 

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Capitolo 21
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Salve a tutti miei lettori!
Dopo questo mio lunghissimo periodo di inattività… ebbene sì, sono tornata!
Lo so, lo so. Anche io fatico a crederci. Qualche giorno fa rientro dopo davvero tantissimo tempo su quest’enorme giungla chiamata EFP, e mi rendo conto che tutto ciò in fondo mi era un po’ mancato. Ho riletto questa mia storia e mi sono resa conto di quante cose belle ho scritto (perdonatemi la poca umiltà). Rileggendola mi sono venute in mente tantissime idee nuove ed accorgimenti. Quando ho scritto l’ultimo capitolo ho deciso non l’avrei continuata, lasciata così in sospeso in perfetto stile con gli altri capitoli, questa decisione è stata abbastanza sofferta in quanto io amo scrivere e soprattutto amo lavorare sulla mia Dramione ma purtroppo mi portava via troppo tempo e mi distraeva dall’università.
Ma ora che l’ho riletta non mi lascio sfuggire le idee che ho avuto. Quindi ho deciso che la modificherò, l’aggiornerò e le regalerò finalmente il finale che ha sempre meritato!
Spero tanto nel vostro sostegno, spero che continuerete a seguirmi e a leggermi come avete sempre fatto!
Con affetto,
Uranophobic.
 
PS. I cambiamenti saranno sostanziali nei capitoli iniziali, soprattutto nel primo capitolo che mai mi aveva convinta al 100 per cento, ma in sostanza la storia di base rimarrà quella. Inoltre, quasi sicuramente, le cambierò nome. Spero che questo non vi dispiaccia troppo.

PPS. Vi chiedo tanto se vi chiedo di lasciare un piccolo commentino di sostegno? Mi aiuterebbe tanto. ♥

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