Little One

di NightWatcher96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricordi ***
Capitolo 2: *** In Famiglia ***
Capitolo 3: *** Compleanno da Dimenticare? ***
Capitolo 4: *** Ricovero in Due ***
Capitolo 5: *** Sensibilità Urtata ***
Capitolo 6: *** Collera ***
Capitolo 7: *** La Gelosia di Leonardo ***
Capitolo 8: *** Mammiferi e Felini ***
Capitolo 9: *** Un Hamato in Meno ***
Capitolo 10: *** Il Lato Oscuro della Vita ***
Capitolo 11: *** Un Doppio Fine ***
Capitolo 12: *** Piani ***
Capitolo 13: *** Il Coraggio di Provare ***
Capitolo 14: *** Il Legame Rosso-Arancio (Parte I) ***
Capitolo 15: *** Il Legame Rosso-Arancio (Parte II) ***
Capitolo 16: *** Adozione? ***
Capitolo 17: *** Racconti da Yoshi ***
Capitolo 18: *** Death in Blue ***
Capitolo 19: *** Non è Finita! ***
Capitolo 20: *** Leo e Leo ***
Capitolo 21: *** Forza ***
Capitolo 22: *** Fuga e Lotta ***
Capitolo 23: *** La Fine dell'Inizio ***
Capitolo 24: *** Un Nuovo Volto ***
Capitolo 25: *** Ricordi ***
Capitolo 26: *** Tempo Letale ***
Capitolo 27: *** Peacemaker? ***
Capitolo 28: *** Missione in Conto ***
Capitolo 29: *** Mission... Impossibile? ***
Capitolo 30: *** Missione Compiuta! ***
Capitolo 31: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Ricordi ***


Stiamo aspettando qui fuori da un tempo indeterminato, ormai. Tutti condividiamo lo stesso sentimento, la stessa idea: sperare in bene per te, piccolo fratellino. 

Buffo quanto mi stia mancando la tua voce allegra e talvolta un po' fastidiosa, capace di riempire una casa intera. Continuo a pensare a te, guardando ogni momento le bianche porte della sala operatoria, sperando che il tuo nuovo cuoricino funzioni.

Avrei voluto darti il mio, ma so che io non sarei più stato al tuo fianco e tu avresti sofferto ancora più atrocemente di settimane... o anni, addietro.

Mi ritornano in mente vividi ricordi, scolpiti indelebili nel mio cuore...



....


Sedici anni prima...


Il profumo di biscotti al cioccolato appena sfornati galleggiava nella tana. Il sensei aveva cucinato quella semplice leccornia per tutti noi mini-ninja, per elogiare i grandi passi che compivamo nel mondo del ninjitsu. 

-Bambini!- ci chiamò, coprendo il vassoio con uno strofinaccio.

In pochi secondi, un rocambolesco scalpitio di piedini infantili partì dal salotto, rimbombando nella cucina. Come cuccioli felici, ci eravamo buttati intorno alle gambe del maestro, stringendogli la veste con affetto. 

-Piano, piano, figlioli! O qui caschiamo tutti!- rise, accovacciandosi per abbracciarci tutti.

Leo aveva quasi quattro anni, io e Donnie tre e Mikey uno. Una scaletta!

-Profumo!- esclamò Donnie, con il suo dentino mancante nell'arcata superiore.

Il sensei ci fece vedere i biscotti, non potendo nascondere un sorriso ai nostri occhi luccicanti e noi non perdemmo neanche un secondo per afferrarne il più possibile, spintonando il povero Mikey che cercava di farsi strada fra noi tre, saltellando, ma senza successo, poi.

Così, quando noi ci ritenemmo soddisfatti di aver mangiato come maialini (considerando che io e Donnie eravamo leggermente, come dire... in carne!), cedemmo il posto a Mikey, che rimase deluso nel ritrovarsi solo un pugno di briciole.

-Ho mangiato troppo!- fece Donnie, sedendosi in terra per contemplare la piccola pancina gonfia.

E lo imitai, anche se, il semplice sguardo in lacrime di Mikey, mi fece rimanere male.

-No biscotto...- disse il mio fratellino, scoppiando a piangere.

Il sensei ci guardò leggermente deluso e raccolse Mikey, facendolo sedere sul tavolo.

-Ecco, tieni, bambino mio. Ho riservato dei biscotti solo per te- sorrise, consegnandogli un piattino con il tutto.

Mikey si ravvivò felicemente e iniziò a mangiare tranquillamente, mentre il sensei fece a noi cenno di seguirlo nel salotto.

-Figlioli, non è carino trascurare così vostro fratello. E' molto più piccolo di voi, è vero, ma ha doti empatiche molto forti che gli fanno comprendere il bene e il male- disse, guardando poi me e Donnie. -Voi due, dovreste limitare il cibo. Ricordate? Anche la dottoressa vi aveva pregato di mangiar di meno-.

Le nostre piccole pancine confermavano il tutto. Sfortunatamente, sia io sia Donnie impazzivamo letteralmente per le cose dolci e... ne divoravamo più del necessario!

Improvvisamente, però, dalla cucina si udì un tonfo secco, seguito da altri molto più morbidi. Vedemmo il sensei irrigidirsi, con uno sguardo perplesso e corremmo in cucina, avendo una chiara visione di ciò che era accaduto.

Mikey era caduto dal tavolo, riverso su un fianco, stringendo ancora un biscotto nella manina, con gli altri tutt'intorno frantumati. La cosa peggiore, purtroppo, non era solo la leggera sfumatura violacea sulle guance: infatti, il sensei raggiunse una terrificante ipotesi quando gli premette istintivamente due dita sul collo.

-N... non respira!-.

Nostro padre non credeva che fosse stata opera di un biscotto: la gola non presentava rigonfiamenti tipici di soffocamento. Senza perdere tempo, quindi, iniziò a premergli sul corpicino, nella speranza che il nostro piccolo fratellino riprendesse a respirare.

Noi non sapevamo che fare: eravamo impietriti a guardare la scena, tremando perfino di paura. Vedere Mikey in quelle condizioni, ci faceva davvero sbiancare.

Fortunatamente, i massaggi cardiaci diedero i loro frutti: Mikey inarcò leggermente la schiena e cominciò a tossire, aggrappandosi alla veste del sensei che, sollevato, lo strinse a sé, cullandolo. Il suo dolce pianto era come una soave musica per noi.

-Figlioli, in questa settimana, Michelangelo ha avuto già tre episodi di questo genere. Sono davvero preoccupato. Dobbiamo immediatamente portarlo in ospedale e cercare di capire il problema-.

Donnie si aggrappò al mio braccio, guardandomi timorosamente. Sapevo cosa stesse cercando di dirmi: aveva il terrore che qualche dottoressa potesse definirlo "obeso". Ma non lo era affatto! Avevamo solo tre chili in più rispetto alla norma, dopotutto!


....


Lunghi corridoi illuminati da bianchi neon freddi ci mostravano tutta l'efficienza e l'importanza di un ospedale. L'odore di disinfettanti e il tintinnio di utensili medicinali arricchivano semplicemente il brusio di sottofondo che udivamo in quel posto tanto grosso e intricato come un labirinto. 

Eravamo aggrappati al maestro, che teneva Mikey avvolto in una copertina gialla che lasciava scoperto solo il faccino. Era sveglio e vispo e ogni tanto indicava qualche manifesto della medicina con la sua manina.

Eravamo quasi a fine novembre e faceva davvero freddo, tanto che indossavamo i nostri maglioncini preferiti: Leo aveva quello azzurro, io il rosso, Donnie il viola e Mikey l'arancione.

-Papà, ci vuole ancora tanto?- chiesi, un po' stufo.

Erano quasi venti minuti che stavamo camminando su per delle scale di marmo con protezioni anti-scivolo, fermandoci a chiedere di tanto in tanto un nome di un dottore che si occupava di noi quattro e le mie gambette non ne potevano proprio più! Volevo riposarmi, magari mettere anche qualcosa sotto ai denti e giocare, come ogni bambino avrebbe fatto!

Il sensei ci spinse in un ascensore ampio e attese che le porte si chiudessero per rispondere alla mia domanda. 

-No, figliolo. Siamo quasi arrivati-.

Annuì, muovendo il piedino e mi concentrai piuttosto su Mikey che prese a muoversi per scendere dalle braccia di papà... arrotolandosi perfino nella sua coperta! Ridacchiammo e il maestro Splinter decise che sarebbe stato meglio tenere alla larga il povero golfino per evitare inutili cadute.

Mikey mi guardò dolcemente e mi si aggrappò al collo, come faceva quand'era felice o semplicemente bisognoso di coccole. Io ricambiai semplicemente, mentre i nostri maglioncini producevano piccole scintille di elettricità statica.

-Mi raccomando, cerchiamo di tenerci insieme- ricordò il maestro.

Ma sfortunatamente, non appena le porte si riaprirono, ormai sul piano giusto, Mikey corse sul nuovo corridoio illuminato da finestre sistemate sulla parete ovest, veloce come un razzo. Inutili furono i richiami del sensei, che aveva proprio parlato al vento.

La mia tartarughina preferita era così entusiasta di muoversi in quello spazio più ampio che fece perfino capolino in uno studio medico, la cui porta bianca era aperta. C'era un uomo dal volto mite seduto alla sua scrivania e smise di scribacchiare qualcosa dopo aver notato il mio curioso Otouto.

-Salve- salutò semplicemente Mikey.

Il dottore sorrise, avvicinandoglisi.

-Tu devi essere il mio piccolo paziente- disse, accarezzandogli la testa. -Michelangelo Hamato, dico bene?-.

-Sì!-

Fortuna volle che in quel momento capitassimo pure noi, non avendo perso di vista il piccolo in questione. Il dottore si limitò a raccogliere Mikey per metterlo seduto su un lettino e accettò senza problemi le scuse del maestro che, come punizione... fece semplicemente una carezza sul visino del mio piccolo.

La sua intenzione sarebbe stata qualche parola di rimprovero, ma il volto sofferente di Mikey gli aveva mutato la rabbia per quell'atto sconsiderato in una grossa preoccupazione.

-Mi fa male...!- piagnucolò Mikey.

-Dove?- chiesero dottore e sensei all'unisono.

Michelangelo si indicò il petto, fondando alcuni dubbi agli adulti. Noi bambini non avremmo capito nulla e quindi ci limitammo ad avvicinarci a uno scheletro finto, aggrappato a un sostegno di metallo. E presto, le nostri piccole risatine divennero il sottofondo del silenzio contemplativo.

-Ha avuto circa tre attacchi di assenza respiratoria in questa settimana- spiegò il maestro Splinter, deglutendo.

-Questo non è un buon segno. Dobbiamo eseguire un veloce elettrocardiogramma al bambino per assicurarci che sia tutto a posto-.

Il dottore fece cenno di seguirlo in una porta bianca affiancata da una ricca libreria che proprio non avevamo notato. Era un altro studio, tutto sfumato in verde acqua e tende blu che offuscavano la luce solare di un'ampia finestra.

C'era un macchinario bianco, collegato a un notebook acceso, affiancato da un lettino per pazienti. 

Mikey fu posto lì sopra e il sensei, sotto le direttive del simpatico dottore, gli sfilò il maglioncino, facendogli una carezza per cercare di distrarlo. Il medico si infilò bianchi guanti e afferrò una piccola sonda che spaventò il mio fratellino.

-Va tutto bene, bambino mio. Non ti farà del male- rincuorò il sensei, mentre Mikey gli rivolgeva occhi lucenti di lacrime e paura.

Il dottore cominciò a porre sul corpo del mio fratellino circa dieci placchette di metallo, chiamate elettrodi e le sistemò quattro a livello degli altri e sei sul torace, in modo che avessero generato dodici angolazioni diverse per poter aver una miglior panoramica dell'attività elettrica del cuore.

-Adesso avremo un tracciato elettrocardiografico, con il quale potremo capire cosa c'è che non va- spiegò il dottore, non potendo fare a meno di sorridere.

Mikey si era appisolato tranquillamente, cullato dalle carezze continue sulla sua testolina. Il sensei fece un occhiolino: lo aveva fatto di proposito!

Il dottore cominciò, quindi, ad analizzare, mentre nel monitor cresceva un tracciato incostante, fatto di picchi alti e altri bassi. E quasi subito, il suo viso si rabbuiò, pigiando alcuni tasti che stamparono un foglio con questi risultati.

-La situazione non è rassicurante. Signor Hamato, potrebbe elencarmi i sintomi di suo figlio?-.

-Svenimenti, dolore toracico, palpitazioni, vertigini, svenimento, fiato corto e ridotta resistenza allo sforzo fisico-.

-Come pensavo. Da questi risultati, suo figlio avrebbe contratto una malattia rarissima per i bambini piccoli come lui, ma abbastanza diffusa fra anziani e ipertesi- spiegò il medico, guardando il piccolo Mikey. -Si tratta di Ipertrofia ventricolare sinistra-.

Il sensei si limitò a spalancare gli occhi.

Le cause dell'ipertrofia ventricolare sinistra erano rappresentate dalla stenosi della valvola aortica (un lembo che separa il ventricolo sinistro dall'aorta, il grande vaso sanguigno che trasporta il sangue ricco di ossigeno alle varie parti dell'organismo) e dal suo rigurgito. Quando ne era presente uno, invece, la valvola aortica non si chiudeva correttamente ed il ventricolo sinistro si riempiva più del dovuto, richiedendo uno sforzo maggiore per pompare il sangue in periferia.

-Il bambino necessiterebbe di un trapianto, ma... è troppo giovane e il rischio di mortalità sarebbero più del 95 per cento. E' meglio aspettare e vedere come si svolge la situazione. Per il momento, consiglierei medicinali alla sua portata e la riduzione quasi totale degli sforzi-.

Il maestro Splinter ci guardò con occhi brucianti di lacrime e annuì al medico, che nel frattempo si era seduto alla seconda scrivania nera in quella camera per scrivere il suo referto. 

-Va bene, ho capito- mormorò piano.

Contemporaneamente, Mikey si svegliò, cominciando a tossire e si mordicchiò il labbro inferiore, com'era abituato a fare e si mise a guardarci, agitando le manine perché voleva scendere e giocare con noi.

Il maestro gli rinfilò il maglioncino e anche il golfino e se lo tenne in braccio, per evitare che potesse nuovamente scappare libero nei corridoi ospedalieri; poi, con una stretta di mano con il medico, ritirò il referto e tutti noi ci avviammo in un ascensore, attendendo che ci conducesse al pian terreno.

-Papà, sta bene Mikey?- chiese Leo.

-No, Leonardo. Purtroppo no-.

Ci rattristammo, anche se Mikey che si mordicchiava le manine non ci confermava questa terribile risposta. Peccato che, con il passare del tempo, saremmo stati costretti a rendercene conto...



Angolo della Furia Buia!

Buon pomeriggio, ragazzi! Eccomi qui con una nuova storia che è strettamente legata a una mia carissima amica... quindi, le dedico questa storia sulle TMNT 2012, con Mikey!Centric e Raph (come piacciono a lei!). E' in questo momento in ospedale e ho deciso di scriverle qualcosa per tirarle su il morale. Mi sono documentata bene sulle varie malattie cardiache e infine ho scelto questa, che è la stessa che ha la mia cara amica! :) 
Continuerò con le altre storie, ovviamente, ma ci tengo prima a questa! :)
Ah, quasi dimenticavo! La storia è raccontata da Raphael!

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Capitolo 2
*** In Famiglia ***


Angolo del Furia Buia

Ehilà, dudette! Sono appena tornata dall'ospedale dalla mia cara amica Kitty che non appena le ho detto di tutti voi, mi ha letteralmente pregata (quasi staccandomi le braccia!) a scrivere sempre e completare le mie storie... ringrazia e abbraccia la mia cara Onee-San LaraPink777, le mie Imooto-San Conn, CartoonKeeper8, CatWarrior e una dolcissima ragazza chiamata DornishDirewolf, alla simpatica LisaBelle_99 e infine, ma non meno importante, I LOVE RAPH!
Katia vi ringrazia tutti quanti, tanto che abbiamo scritto insieme questo capitolo! :) Enjoy!

P.S. LaraPink777 avevi ragione tu! Sia tu sia io facciamo passare proprio tragedie a Mikey! Muahahhaha!



........


Anni successivi...
 

Avevamo quasi raggiunto il settimo anno d'età e... sia per me sia per Donnie c'era un fattore che dovevamo assolutamente prendere in considerazione. Eravamo leggermente a un peso maggiore rispetto al normale e a furia di mangiare di nascosto e di notte, nonostante i divieti del maestro, i nostri corpi ci avevano ringraziato in un modo comune chiamato "grasso al girovita".

E la cosa peggiore era che, essendo bambini, non capivamo il pericolo del sovrappeso infantile, visto che i nostri cervelli erano presi da cioccolato e merendine, che il sensei cercava sempre di nasconderci. Ma noi trovavamo sempre i gustosi e calorici dolcetti dappertutto!

A quanto pare, solo Leonardo si era accorto della grave situazione che avvolgeva Michelangelo, che stava diventando un bambino mite, introverso e qualche volta così silenzioso da farci spaventare.

Il nostro Otouto di anni quattro aveva cominciato a sentirsi male ogni qualvolta che provava ad allenarsi con noi e a soffrire maggiormente quando gli veniva gentilmente proposto di provare a starci semplicemente a guardare. Non era facile per lui, piccolo sognatore di mondi eroici e straziava vederlo a volte in lacrime.

Essendo ancora piccolo, qualche volta il sensei lo riusciva a distrarre con una leggera ginnastica isometrica che rilassava il corpo e non gravava sul muscolo cardiaco.
Una notte, in cui la mia fame era implacabile, mi capitò di raggiungere la cucina e di ritrovarmi testimone di una piccola chiacchieratina tra fratello-fratellino e, ovviamente curioso, ascoltai il tutto appiattito alla parete esterna, mentre qualcosa cresceva in me.

Leo e Mikey sedevano insieme al tavolo, accoccolati insieme dolcemente in una coperta gialla.

-Leo, io ho paura- disse Mikey.

-Non devi, Otouto- rispose Leo, accarezzandogli la testolina.

Nostro fratello in blu era già molto maturo per la sua età e qualche volta preferivamo farci dare qualche consiglio da lui anziché andare dal sensei.

-Domani potrò allenarmi con voi? Non voglio stare a letto!-.

Il maestro ci aveva più volte chiesto di essere premurosi con Mikey, facendolo felice con qualche gioco in compagnia o fargli dei complimenti anche per qualche scarabocchio incredibilmente artistico ma mai farlo stressare. Il cuore del nostro Otouto era troppo a rischio.

-Mikey, sai che non puoi. Anche se mi fa male tenerti in un angolino, è giusto che sia così- rispose Leo, sospirando pesantemente.

-Ma... io non posso nemmeno giocare a palla!-.

Mentre ascoltavo in silenzio, con le lacrime brucianti negli occhi nel sentire quella vocina così angelica intrisa di dolore e sofferenza, catturai un lampo nocciola appiattirsi esattamente sul resto della parete esterna della cucina, interrotta dalla porta con la solita tendina salmone. Era Donnie, con quella sua ciccetta da eliminare!

Una parola, a dire il vero! Era troppo bello mangiare... ma non tanto piacevole vedere la lancetta della bilancia salire verso numeri troppo alti per la nostra età.

Ben presto sentimmo un leggero singhiozzo: Mikey aveva ceduto alle lacrime e le lasciava fluire sul petto di Leo, che guardava nella nostra direzione, attraverso il rossore calmo di una candela poggiata sul tavolo della cucina. Aveva percepito la nostra aura e ci chiedeva di raggiungerlo per offrire conforto fraterno al piccolo Mikey, che singhiozzava con maggior impeto.

-Mikey, non fare così- aggiunse morbido Donnie, con voce incrinata. -Rischi di rimanere senza fiato, come l'ultima volta e poi tossisci sangue!-.

L'ultima volta... già, una settimana fa, a dire il vero. Mikey era caduto in bagno e aveva cominciato a piangere più per paura che per dolore al ginocchio sbucciato. Il sensei sbiancò nel vederlo ansimante, senza smettere di gridare e il suo cuore affondò nel panico nel ritrovare Mikey raggomitolato a pallina, tossendo un liquido familiare chiamato sangue. Di corsa in ospedale, avevamo aggiunto la nuova nota nel libro delle malattie cardiache e cioè che anche le crisi di pianto avrebbero danneggiato il cuore.

Mikey tirò su con il naso, tremando al ricordo del sapore ferroso nella sua bocca e smise di piangere, rimanendo abbracciato strettamente a Leo, scodinzolando velocemente la piccola codina. Voleva coccole, allora!

-Ti va un mandarino?- chiese Leo. -Ti faranno bene e in più allontanano il raffreddore-.

Quante cose che sapeva! Ma niente a che vedere con il sapere sconcertato di Donnie che aveva iniziato a leggere libri di chimica al quarto anno e mezzo di età, sorprendendo tutti quanti. Eppure non riusciva a capire di doversi mettere necessariamente a dieta.

-Aspetta, Donnie, mi stai schiacciando la gamba!- fece Leo.

Mio fratello gli si era seduto sopra e corrucciando la fronte, odiando riferimenti sul suo girovita largo, lo aveva spinto insensatamente dalla sedia, trascinandosi perfino Mikey che era sprofondato nuovamente nelle lacrime.

-Scemo!- esclamò Leo. -Mikey, stai bene?-.

Il mio fratellino era piombato di petto sul pavimento ma almeno si era rialzato tremante... anche se i suoi occhioni gonfi ci ricordavano un'altra sfuriata di lacrime.
Tornato in sé, Donnie si inginocchiò letteralmente davanti a Mikey, implorando il suo perdono e intontito, il mio fratellino si lasciò semplicemente abbracciare e baciare la punta del naso con fare tenero.

-Mi dispiace, piccolino! Sai che mi salta la mosca al naso quando mi si ricorda che sono un falso magro- ammise con occhi lucenti.

-Non per essere scortese, ma voi due dovreste necessariamente mettervi a dieta- ci ricordò Leonardo. -E non serve a nulla arrabbiarsi e spintonare. Donnie, siamo in famiglia e ci si aiuta-.

Mio fratello nerd sospirò amaramente, prendendo in braccio Mikey che aveva smesso di tremare e adesso, mordicchiandosi le sue manine, stava nuovamente scodinzolando teneramente, con felicità!

-Donnie è forte!- disse.

A dire il vero, nemmeno a me piaceva ritrovarmi braccia un po' troppo spesse, pancia che creava piccole increspature contro la cintura o un po' d'affanno in più per semplici corsette. Sapevo che avrei dovuto perdere i miei dieci chili di troppo ma non volevo proprio dire addio alle merendine al cioccolato. Io le adoravo.

Donnie era la mia stessa cosa, solo che lui aveva un girovita molto più largo che aveva bisogno di pantaloni allargati o cinture più lunghe per contenere anche il guscio. E lui, sapendo che aveva più chili di me, si imbestialiva, tirando oggetti al primo che gli ricordava di essere grasso.

Fortuna che Mikey se la stava ridendo, visto che Donnie gli stava accarezzando il piccolo pantaloncino bianco a mutandina con fare tenero. Era un altro punto debole!

-Raphie!- mi chiamò, protendendo le manine.

-Eccomi, eccomi!- esclamai, afferrandogliele per muoverle su e giù, canticchiando una canzoncina in giapponese che amavamo.

Mikey era incredibilmente intonato e aveva un timbro angelico e cristallino che avrebbe potuto far invidia anche al miglior prodigio infantile canoro. La nostra era un harmony perfetta tanto che si guadagnò perfino un balletto.

In verità, non lo era. Si trattavano di kata lenti, mossi a tempo della melodia, che miravano alla coordinazione perfetta di ogni singolo passo.
 

Flesso il ginocchio, piccolo salto, braccio avanti. Ma dai? Cosa fai? E tu sei un ninja della foresta? E non hai concentrazione nella testa? Dai, abbassati e schiva: la tua strada va in salita. Gira a destra e stai fermo un secondo: nel tuo mondo viaggerai e un calcio tirerai a un nemico che davanti a te sta. Un altro pugno, salto indietro, un avanti e guardia attenta: ehi, dai! Con il cuore che fermenta e il ninja in te che tormenta per uscire, non fermarti ed esegui, perché sol così il nemico a terra cadrà, con un sonoro "BOOYAKASHA"!
 

Mikey gridò l'ultima parola, saltellando felicemente intorno a me e tornò da Leo che, nel frattempo, gli aveva sbucciato il mandarino e lo stava imboccando teneramente. Non aveva sbagliato nemmeno un passo!

-Booyakasha! Booyakasha!- continuava a ripetere.

Un piccolo rumore alle nostre spalle. Un battito leggero di mani.

Il maestro Splinter era giunto dopo aver sentito il pianto di Mikey, scattando fuori dalla sua meditazione, intento a intervenire e soprattutto cercare di capire come mai ci fosse una luce accesa in cucina verso le 24:30! Ma, dopo averci visto che si consolavamo a vicenda e la piccola canzoncina finale, aveva preferito non intervenire, non volendo interrompere quel dolce momento.

-Papà?- esclamammo all'unisono, un po' incerti.

Magari avrebbe potuto punirci per aver fatto un baccano pazzesco nel cuore della notte o forse semplicemente abbracciare, così, giusto per farci sentire al grado massimo del suo volerci bene.

-Ci dispiace averti svegliato, maestro Splinter- mormorò piano Leo, tenendo il capo abbassato ma gli occhi rivolti a lui.

Il sensei si inginocchiò accanto a noi, abbracciandoci fortemente, avendo cura di tenere Mikey al centro di tutti noi. Ci sentivamo davvero molto bene a stare così, premuti insieme.

-Papà, abbiamo resistito alla fame!- esclamò raggiante Donnie, guardandosi la pancia sporgente. -Non voglio più essere grasso! Non è bello!-.

-Già! E credo che potremmo anche ritrovarci con delle carie nei denti!- mi aggregai, mentre Mikey mi abbracciò sulla pancia, facendomi sentire un po' imbarazzato.

-Raphie cuscino!- ammise con dolcezza.

Era questo il motivo principale del perché non avrei voluto cancellare la mia pancetta "da birra"; Mikey mi si accoccolava sempre su, facendomi sentire in un roseo piacere di compagnia e lui, a sua volta, era protetto. Però esteticamente mi detestavo. Gambe grosse, braccia grasse e pancia sporgente non era il massimo!

-Non per molto, Mikey. Voglio dimagrire- dissi con fermezza.

Il mio Otouto mi guardò confuso ma poi iniziò a tossire con impeto crescente, tenendoci con il fiato sospeso. Eravamo tutti allibiti di vederlo lottare per riprendere fiato e non crollare in ginocchio per i tremori delle gambe. Era sbiancato di colpo e la felicità non era che un ricordo sulla sua bocca nascosta dietro alle mani, dove, ben presto, iniziò a delinearsi un rivolo sottile di un bordeaux caldo.

-Leonardo, prendimi un bicchiere d'acqua! Donatello, tu, portami le medicine di Michelangelo. Raphael, rimani con tuo fratello mentre io vado a prendere l'inalatore!- ordinò il sensei, rapido e frettoloso.

Annuimmo come soldati e presto ci dividemmo. Leonardo si fiondò al lavello per riempire il biberon di Michelangelo (che usava ancora in questi casi), mentre io lo tenevo abbracciato al mio petto, sperando che quella tosse maledetta si sarebbe presto placata.

Senza medicine, il mio fratellino era come una piuma nella morsa del turbine aspirante di un aspirapolvere: senza chance di vivere. E vederlo assumere dosi sempre più ingenti di pasticche, iniezioni che spesso gli annerivano a tratti la pelle sotto forma di lividi, era peggio di qualsiasi stoccarellata sulle braccia.

-Eccoci!- esclamò Donnie, in possesso di due flaconi di medicinali.

Mikey aveva ripreso a piangere, aggrappandosi a me, che lo porsi al sensei che a sua volta lo mise coricato su un cuscino che aveva portato dalla sua camera, dove giaceva l'inalatore (visto che non voleva che lo scambiassimo per un giocattolo) e iniziò a sciogliere nell'acqua due piccole pastiglie bianche che fecero un'effervescenza istantanea.

-Bevi, figlio mio-.

Mikey, lottando ancora fra colpi di tosse ferrosa che andarono a depositarsi sul suo piccolo maglioncino arancione, voltò la testa dall'altra parte, consapevole del saporaccio schifoso di quei medicinali.

-E' importante, bambino mio. Fa uno sforzo- implorò il maestro, avvicinandogli il biberon alle labbra, mentre lo teneva rialzato nella piegatura del braccio.

Nulla. Otouto era irremovibile e preferiva soffocare piuttosto che bere. Così, noi tre iniziammo a fargli delle moine, in modo da distrarlo e permettere al maestro di spingergli in bocca il succhiotto del biberon. Mikey iniziò a succhiare meccanicamente e bevve tutto il contenuto, mantenendo un viso disgustato.

Attendemmo qualche secondo e Leonardo corse nella cameretta di Mikey per prendere un maglione pulito e una canottierina bianca, consegnandola poi al sensei che ringraziò con una strofinatina sul cranio.

Cambiò Mikey che mezzo addormentato, drogato da quelle medicine, si appisolò giusto fra le braccia del maestro che, per precauzione lo mise a dormire con sé...

 

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Capitolo 3
*** Compleanno da Dimenticare? ***


Angolo del Furia Buia!

Ehilà! Ragazzi, vorrei abbracciarvi tutte, mie dolci dudette! Avendo praticamente fatto leggere i vostri commenti alla mia Kitty, lei è stata così felice che è stata sorridente per ore! Un sorriso sul suo volto non lo vedevo da tempo! Quindi, eccovi un'altro capitolo! Enjoy! E mega abbracci!!!!



.......

24 Novembre, ore 20:00


Era il compleanno del nostro piccolo Otouto. Compiva circa sette anni e lui era felicissimo, come me, che ero riuscito a dimagrire quasi tre chili di pura ciccia... mentre Donnie era rimasto ai suoi sessanta. Troppa sedentarietà per troppe ore al suo pc lo rendevano pigro e mangione.

Mikey non era più nella pelle! In piedi su una sedia, i suoi occhioni azzurri erano illuminati dal brillio delle sue sette candeline arancioni sulla torta al cioccolato e panna che il maestro aveva appositamente cucinato per lui.

Era talmente felice che non riusciva a smettere di fissare la scritta "Buon Compleanno, piccolo Sole" in giapponese in una crema di frutta, sulla panna bianca. Ci guardava ogni secondo, sperando che non fosse solo un bel sogno.

-Coraggio, figliolo. Spegni le candeline- incitò il sensei, mentre iniziammo a cantare la canzoncina per il festeggiato in giapponese.

Mikey ci diede perfino il tempo, applaudendo con le manine e usò tutto il fiato possibile per spegnere le sette fiammelle e avvolgere la cucina in un secondo nel buio. Poi, il sensei riaccese le luci, con un sottofondo fatto dei nostri più calorosi applausi.

-Auguri, Otouto!- esclamammo, consegnandogli i regali.

Nulla di speciale. Il sensei gli aveva cucito un nuovo peluche a forma di panda, identico a quello che Mikey usava per dormire quand'era neonato. Aveva un piccolo foulard arancione al collo che lo rendeva ancora più simpatico, con il suo nero musetto.

Leo gli aveva regalato una piccola katana intagliata nel legno e l'aveva fatta con l'aiuto del maestro Splinter.

-Spero ti piaccia! Ci puoi giocare, sai?-.

Mikey spalancò gli occhi felicemente e gli saltò al collo, abbracciandolo con una simile foga che entrambi caddero in terra, fra coccole e risate.

Poi arrivò il turno di Donnie, che gli consegnò un pacchettino viola con un nastrino argentato, che Michelangelo sfregiò in pochi secondi.

-Questo è il mio primo libro semplice su tutto ciò che devi sapere. Come disegnare, scrivere, leggere e altro!-.

Era un libricino piccolo e spesso, con pagine leggermente ingiallite. Faceva parte di una collana di libri per bambini da tre a sei anni e Donnie l'aveva iniziato a sfogliare all'età di due e mezzo! Aveva una vivace copertina arancione, con illustrato un mondo, frutta, api, animali e il suo titolo buffo "ABC, Imparerai così".

-Donnie! Grazie!- gridò Mikey, saltellando felicemente.

Il genio in questione annuì, mentre Otouto gli avvolgeva le braccia sulla pancia gonfia, per poi staccarsi e guardarlo confuso.

-Non riesco a stringerti tutto...-.

Donatello arrossì, avvampando di rabbia ma forzò un sorrisetto, spingendo me per l'ultimo regalo. Nulla di che. Gli avevo semplicemente regalato un braccialetto di cuoio con scritto "Otouto" e ci avevo infilato cinque perline colorate; una azzurra, rossa, viola, arancione e gialla.

-Me lo metti?- chiese Mikey, allungando il polso sinistro.

Eseguii e lui mi saltò al collo, mentre io lo facevo girare dolcemente fra le sue risate dolci e vitali.

Donnie sembrava ancora ferito, a dire il vero. Lui non era più riuscito a dimagrire come me e odiava per lo più se stesso. Poverino, mi faceva stringere il cuore!

-Grazie mille per questa festa magnifica!- fece Mikey, tenendo lo sguardo basso e un sorriso malinconico.

-Stai bene, Otouto?- chiesi, scambiando un'occhiata preoccupata con Leo.

Mikey si strinse la mano sul petto, prendendo un profondo respiro e negò lentamente.

-Sento che... sta per venirmi il dolore...-.

Sapevamo a cosa si fosse riferito. Ogni volta che Mikey aveva la sensazione di solletico nel petto, ci avvisava con il "Dolore" e subito dopo, si manifestavano gli effetti negativi del suo attacco.

Perle di sudore, infatti, già stavano scurendo la sua maschera arancione, colando lungo il viso pallido, dove la piccola bocca era appena aperta, facendo uscire pesanti scambi d'aria incostanti. Mikey fece una smorfia addolorata ed emise un guaito, crollando sulle ginocchia, con quel respiro addolorato a rantoli.

Il sensei inorridì all'istante e tirò fuori dal kimono un boccettino bianco con alcune pasticche tonde che ricordavano dei bottoni e mi fece segno di prendere un bicchiere d'acqua per Mikey, essendo il più vicino al lavandino.

-Mikey... oh, Mikey...- sussurrò Donnie, nascondendo il viso nelle mani.

Non poteva guardare il nostro Little One in quelle condizioni, mentre emetteva gemiti addolorati e brutte copie di richieste d'aiuto.

Mi colpì il braccio proteso di Mikey verso di me: mi guardava con occhi spenti e stanchi, con lacrime miste a sudore sul volto, mentre cadevano in terra con piccoli tonfi, creando minuscole pozze trasparenti.

-Bevi, figlio mio- mormorò il sensei, facendolo appoggiare a sé.

Mikey aveva smesso di fare i capricci qualche anno fa e ormai, consapevole del suo cuoricino malato, prendeva regolarmente le sue medicine, facendolo apparire come un forte fratello ai nostri occhi.

-Bravo- sussurrai, accarezzandogli la testolina.

-Papà, potrò mai guarire...?-.

Giurai di aver visto un riflesso lucido nello sguardo cannella del maestro, che si affrettò a muovere rapidamente le iridi pur di inghiottire il flusso di lacrime di quella frase che aveva pugnalato il suo cuore. Emise un sospiro, celandosi per qualche secondo le labbra dietro la mano e lo alzò in braccio, strofinandogli il guscetto.

-Papà, ho rovinato la festa-.

-Non è vero, Mikey- risposi quasi istantaneamente, a pugni stretti. -Non è stata colpa tua, capito? Buon compleanno!-.

Il mio affanno segnava la mia lotta interiore per frenare il pianto. Dovevo farlo. Potevo farlo. Ero un duro io, no? Non potevo mettermi a piagnucolare come una femminuccia.

Mikey mi diede un debole sorriso, diteggiando il mio braccialetto e il sensei gli porse il nuovo peluche, mentre Leo e Don gli consegnavano i loro regalini.

-Grazie...- mormorò piano il nostro Otouto, le cui palpebre cominciarono a calare verso il basso.

Il sensei ci diede uno sguardo rassegnato, prima di sparire nella cameretta del nostro Otouto, chiudendo dolcemente la porta. Doveva fargli una piccola iniezioni per un'altra dose liquida di medicinali.

E noi eravamo rimasti in cucina, a fissare la porta sul buio corridoio, con mille dubbi e tristezza. Un compleanno... quasi da dimenticare.

Noi avevamo compiuto già i nostri anni ed eravamo piccoli ninja pulcini. Le feste erano state allegre, vivaci e anche se contenute a livello di cibarie o festoni, a mio parere sarebbero rimaste scolpite nel cuore per sempre.

Leonardo aveva ormai quasi dieci anni, mentre io e Donnie nove e Mikey sette, giusto per intenderci.

-Non capisco- fece, poi, Donnie.

-Cosa?-.

-Le medicine, intendo. Costano molto caro e spesso il sensei fa debiti che non sempre riesce a saldare facilmente e non funzionano! Il cuore di Mikey non ha migliorie! E... io ho paura... che un giorno uno dei suoi attacchi potrebbe essergli...- mitragliò, deglutendo l'ultima parola. -Fatale...-.

-Non dire queste cose!- sibilai, avvicinandomi rabbioso. -Mikey è forte! E' il cuore che non va!-.

-Come si vede che non hai mai letto un libro di medicina dei miei!- sbuffò Donatello, a braccia conserte sulla pancia soffice e sporgente. -Tu lo sai che il cuore è un organo estremamente importante? A volte le malattie sono congenite o acquisite e non sempre le cure funzionano-.

-E secondo te, cosa potrebbe salvare Mikey? Eh? Sentiamo, genio!- scattai, alzando le braccia al cielo.

Odiavo quando faceva il saputello! Ero arrabbiato che lui parlasse delle condizioni di Mikey con estrema semplicità!

-Un trapianto-.

-U... un cosa?- ripeté Leo, sbattendo gli occhi.

Il caro leader stava già pensando di mettere a posto e aveva già riposo i piatti sporchi nel lavandino, mentre noi pensavamo ad accendere un litigio.

-Un trapianto. Sono necessarie varie caratteristiche affinché non avvenga una crisi di rigetto. Compatibilità del gruppo sanguigno, organo sano, dimensioni normali sono alcuni fattori di una lunga lista-.

Trapianto. Perché questa cosa non mi era nuova? Beh, ovvio! Semplicemente perché più e più volte avevo sentito il sensei parlarne con Jonathan Kemono, il dottore che si era occupato di Mikey dal primo anno di vita.

-E perché non lo fanno, allora?!- ringhiai a denti stretti, con la pazienza assottigliata paurosamente.

-Perché Mikey non è ancora maturo. E' troppo giovane. Sarebbero necessari almeno quindici anni o la pubertà avanzata- spiegò mesto Donnie. -In genere, i trapianti hanno anche un'alta percentuale di mortalità ed è per questo che stanno aspettando che Mikey cresca, monitorandolo con delle medicine... che non fanno nulla!-.

-Come fai a sapere tutto questo?- chiese una voce dall'ombra.

Donnie si mordicchiò il labbro, chinando il capo. Il sensei era tornato giusto in tempo per sentire le nostre ultime frasi e da come ci stava guardando, doveva essere leggermente urtato.

-Ho letto, maestro Splinter. Intendo sapere tutto sulle condizioni di Mikey... perché, in futuro mi piacerebbe essere utile anche nel campo medico-.

Fui sorpreso di vedere il sensei tirarlo in un abbraccio, mantenendo un volto duro. Donnie si rilassò all'istante fra quelle braccia forti e tirò su con il naso.

-Sensei... perché le medicine non funzionano?- chiese piano.

-Le medicine hanno il compito di mantenere l'attività cardiaca a livelli normali. Non possono fare miracoli, Donatello. Come tu già hai spiegato, solo un trapianto potrebbe mettere le cose a posto. Fino a quando vostro fratello non avrà compiuto almeno il quindicesimo anno d'età, non vi saranno trapianti-.

Avevo sentito abbastanza! Mi fiondai fuori dalla cucina, con le lacrime che scorrevano sul mio viso fiammeggiante. Odiavo come parlassero, non tenendo conto di quanto fosse delicata la situazione! Un passo falso e Mikey... Dio! Non avrei nemmeno voluto pensarci, mentre correvo così a perdifiato da rintanarmi nella prima porta che vidi.
E guarda caso, fu quella della stanza del mio Otouto.

Il mio respiro morbido risuonava nella buia stanza, dove la flebile luce della cucina filtrava sotto la porta, illuminandomi fiocamente e rischiarando i tratti della piccola sagoma di Mikey che riposava nel suo lettino, con i nostri regali intorno.

Deglutii il resto della collera, cercando di non far rumore e mi avvicinai, prendendogli la manina. Mi appoggiai al mio braccio già a riposo sul materasso e ci nascosi dietro la bocca, non volendo fiatare né emettere un solo suono.

Poi, però, avvertii una leggera contrazione delle dita di mio fratello, che inaspettatamente girò il capo verso di me, guardandomi con occhi appena accennati dalla debolissima luce filtrante.

Aveva una maschera d'ossigeno sul viso, che lo aiutava a respirare durante la notte, grazie a una bombola sistemata nell'intercapedine fra il letto e il comodino.

-Raphie?- sussurrò raucamente.

Mi alzai di scatto, con un sorriso sulle labbra.

-Mikey, scusa se ti ho svegliato!- dissi, accarezzandogli la testolina.


Un giorno o l'altro lo avrei ritrovato freddo... senza vita...


-Stai bene? Perché non dici più nulla?-.

E come avrei potuto aprir bocca? Dopo quel pensiero maledetto che mi tormentava la vita da un po'?! Lo abbracciai semplicemente, mentre alcune mie lacrime gli si annidavano nel suo pigiamino giallo con un orsetto bianco sul pancino.

-Mikey, resta con me- implorai in un sussurro.

-Sempre. E lo sai-.

Avrei voluto mantenere la mia voce bianca come quella del mio Otouto, ma stava cambiando, diventando più aspra e profonda, come ciò che stava avvenendo lentamente a Leo. Donnie ci aveva spiegato che fra un po' avremmo cambiato voce... forse un po' prima rispetto ai ragazzi umani.

-Ti voglio bene- dissi.

-Dormi con me... ho paura di stare da solo-.

-Mikey, non vorrei staccarti la maschera casualmente-.

Lui si spostò nella parte più fredda del letto, tirandomi la mano. Sospirai un po', con un sorriso e mi infilai sotto le coperte, avvolgendogli un braccio intorno al magro corpo fragile e gli baciai la testa.

-Notte, piccolo-.

Lui non mi rispose... era già partito nel mondo dei sogni. Non avevo idea di come le cose sarebbero cambiate...

 

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Capitolo 4
*** Ricovero in Due ***


Angolo del Furia Buia

Un grazie speciale da parte di Katia, che oggi ha ritirato nuove analisi ed è esultata quando ha riscontrato migliorie! Questo lo devo anche a voi, amiche del FanDom! Vi ringrazio davvero tanto! Kitty è come la mia Onee-San (il mio spirito guida è LaraPink777-Sempai!) e ci tengo davvero!
Comunque, enjoy con questo nuovo capitolo!!!



....


Mikey aveva otto anni ormai ed era più spensierato che mai, anche nei momenti di Dolore. Leo era, invece, un fiero ragazzino di dodici anni, mentre io e Donnie undici. Il nostro piccolo Otouto cresceva felice ogni giorno che passava, allietando le nostre giornate.

Beh, eccetto di qualcuno che amava stare ore e ore davanti al pc, mangiucchiando qualsiasi cosa nascosta nel cassetto della sua scrivania. Donatello non era più riuscito a frenare la fame e adesso era davvero in sovrappeso.

Considerando i suoi 145 cm di altezza per un peso di quasi settanta, era fortemente richiesta una dieta. Però, nonostante avesse perfino digiunato, continuava a ingrassare e il sensei si era posto più volte la domanda se non ci fosse qualcosa di sbagliato.

Il nostro Mikey, per esempio, era alto quasi 127 cm e pesava quasi ventidue chilogrammi ed era fortemente sottopeso, ma non dipendeva da lui! Doveva seguire una rigorosa dieta e spesso rimaneva giorni bevendo solo dell'acqua a causa dei forti dolori di stomaco indotti dai cicli di medicine.

Così, una mattina, approfittando che Mikey dovesse sottoporsi a uno dei suoi controlli periodici, il maestro pensò di far dare un'occhiata anche al genio.

-Sensei...- biascicò piano Donnie, guardando il settanta sulla bilancia. -Io non so cosa fare per dimagrire! Raph ci è riuscito... e io no!-.

Erano da soli nel bagno e il caro nerd era talmente infelice che stava singhiozzando da un po'.

-Non preoccuparti, figlio mio. Risolveremo anche il tuo problema-.

Entrambi non fecero in tempo a continuare quel discorso padre-figlio che si udì un conato di vomito, un colpo di tosse e un grido. Inutile dire che papà accorse immediatamente, puntando al forte odore di acido che galleggiava dalla cucina, dove io e Leo guardavamo inorriditi Mikey davanti a una pozza di vomito trasparente.

-Papà...- esclamai, grato che il mio grido lo avesse fatto venire. -Mikey ha iniziato a vomitare dopo aver bevuto il suo latte!-.

Mikey piangeva per tutta risposta, spaventato da quella strana sostanza chiamato vomito. Il sensei lo raccolse fra le braccia, sorridendo a Leo che si era già munito di straccio e secchio per pulire il pasticcio, mentre io preferii far compagnia al mio piccolo Otouto.

Non capivo come mai, ogni mattina, dopo aver bevuto del latte, iniziasse a vomitare. Era un punto che doveva essermi risolto o non mi sarei dato pace!

Donnie e Leo, che rimasero da soli, quando il rumore della porta del bagno segnò la sua chiusura, cominciarono a guardarsi, attendendo che uno dei due cominciasse almeno un discorso idiota da costruire.

Cosa che avvenne da parte di Leo, il cui rumore dello strofinaccio era l'unico suono che si udiva, seguito da qualche tintinnio di gocce d'acqua dal rubinetto e addirittura il passaggio dell'acqua di scolo dai tubi spessi che correvano nella nostra tana.

-Donnie, ho sentito dire che tra un po' il maestro Splinter ci consegnerà delle autentiche armi ninja, lo sai?-.

-Davvero? Non useremo più quelle di legno? Forte! Anche se... un po' mi dispiace, visto che mi ci ero affezionato!-.

Leonardo annuì sorridente, strizzando la pezzuola nel secchio azzurro, continuando a strofinare il pavimento.

-C'è qualcosa che ti preoccupa, vero?- chiese ancora, senza guardarlo.

Donnie fissò il riflesso dello sguardo mite di Leo attraverso la sottile pellicola d'acqua del pavimento bagnato e annuì, muovendo un piede.

-Non voglio essere chiamato grasso... o obeso... o ricordare che sono... enorme!- ammise.

A questo punto, Leonardo mise definitivamente lo straccio a mollo nell'acqua del secchio e abbracciò il caro genio, dandogli una stretta confortante sulle spalle.

-Don, non c'è nulla di cui aver paura, credimi-.

-Come fai a dirlo?- sbuffò Donnie, indietreggiando dalla sua presa.

Leonardo sollevò un sopracciglio, visibilmente sorpreso, se non ferito, dall'atteggiamento freddo e ostile di Donatello e scosse il capo, non più in vena di continuare quel discorso. Avrebbero finito con il litigare e quindi, si preoccupò di prendere l'acqua pulita e riporre secchio e scopa al loro posto, cioè, in un'intercapedine fra il frigorifero e il muro.

-Dove vai?- chiese Donnie, con leggera esitazione.

-A vedere come sta Mikey-.

Già. Bel pensiero, Fearless. Peccato che non sarebbe stato carino vedere Mikey con occhi gonfi di lacrime e il corpo scosso da violenti tremori. Si era spaventato nel ritrovarsi sguardi scioccati sui nostri quando aveva iniziato a rigettare. Questo perché, generalmente, Mikey vomitava chiuso in bagno.

-Adesso basta piangere, piccolo- dissi dolcemente, accarezzandogli la testa. -Guarda che i tuoi occhi sono diventati rossi rossi!-.

Il sensei sorrise alla mia voce esageratamente preoccupata e mi lasciò da solo con lui, per poter prendere una cambiata pulita per il mio Otouto. Nell'uscire dal bagno, aveva sorriso frettolosamente a Donnie e Leo.

Fecero una faccia leggermente disgustata al forte odore di acido del vomito ma io e Mikey non sentivamo più nulla, dato che ci eravamo lasciati proprio avvolgere da quel tanfo da un po'.

Si finisce con il farne parte, a volte.

-Come va?- chiese Donnie, preoccupato.

Quando aveva l'espressione triste, le sue guanciotte gli davano un aspetto ancora più carino, se non puccioso.

Mikey fece le spallucce, premendosi una mano sul petto, facendoci raggelare. Stava per avere un altro attacco?

-Sta arrivando?- chiesi con una nota di panico.

-No. Senti il mio cuore come batte strano-.

Prese la mia mano e l'appoggiò sul suo petto, facendo cenno anche agli altri, che non se lo fecero ripetere. Rimanemmo con gli occhi chiusi e la mente abbastanza rilassata e dopo qualche secondo, iniziammo a sentirlo. Un battito incostante, fatto di accelerazioni, palpiti e battiti lenti, così tanto che avrebbero potuto fermarsi da un momento all'altro.

Fui il primo a ritirare la mano dal suo petto, guardandomela con fare scioccato ma mi limitai a sorridere frettolosamente a Mikey, che mi osservava confuso.

-Battito irregolare- fece Donnie, rivolgendosi al sensei di ritorno. -Sensei, il cuore di Mikey non è costante-.

Il sensei si irrigidì e infilato un cappottino arancione al mio Otouto, aiutando anche noi con le giacche rosse, azzurre e viola, ci spinse velocemente verso un portale che si aprì dopo una strana preghiera che rassomigliava a una litania...
 

....
 

Cominciavo a odiare gli ospedali, per ciò che mi ricordavano. Erano quasi sette anni che ci bazzicavamo, non avendo mai uno spiraglio di speranza per Mikey, che aveva preso non solo familiarità con quel postaccio, ma addirittura si era guadagnato il saluto di tutti quanti!

-Buongiorno!- salutarono due infermiere che passeggiavano con delle cartelline cliniche sotto le braccia.

-Buongiorno!- ripetemmo.

Mikey si girò perfino per salutarle, camminando come un granchio, cioè all'indietro e fece perfino una risatina dolce, tornando a passeggiare sul corridoio del quartultimo piano normalmente.

-Eccoci qui- disse il sensei.

Ci eravamo fermati davanti a una porta bianca, collocata alla fine del corridoio, prima di un ascensore di metallo e una rampa di scale.

Bussò ed entrammo quando ci venne dato il fatidico "avanti".

Ricordate Jonathan Kemono? Il nostro medico? Beh, ci sorrise calorosamente, alzandosi con foga per stringerci le mani. Era un uomo mite, con capelli leggermente brizzolati, occhi a mandorla di un nero profondo e occhiali che gli enfatizzavano la professionalità nel campo medico, specializzato in cardiologia.

-Salve! Salve!- esclamò radioso Mikey.

-Ciao, piccolo! Mi fa molto piacere vederti- rispose, chiudendo la porta che avevamo lasciato erroneamente appannata.

-Molto bene. Allora, come ci sentiamo?- domandò, tornando a sedersi alla nera poltrona di similpelle.

-Non bene. Il mio cuore batte strano- ammise Mikey, mentre il sensei lo metteva seduto sulle sue ginocchia.
-Cioè?-.

-Va piano e veloce. Poi ho vomitato-.

Il dottore si rabbuiò per qualche secondo e chiese le cartelle cliniche del piccolo paziente, che il sensei gli consegnò dalla sua busta verde, che sempre portava con sé quando facevamo questi viaggi in ospedale.

-Qui ci sono le analisi di Donatello- continuò.

Mio fratello era stato sottoposto a un esame del sangue e delle urine per trattare il problema del suo sovrappeso circa una settimana fa.

Il dottore cominciò a sfogliare lo striminzito fascicolo di Mikey, girando lentalmente le pagine, per soffermarsi sulle varie ecografie/risonanze/elettrocardiogrammi stampati e da come inspirava ed espirava a bocca chiusa, la situazione non era piacevole.

Neanche questa volta.

Poi, senza profferire, passò a leggere i tre fogli delle analisi complete di Donnie, che nel frattempo stava giocherellando con la manina di Mikey, ignaro dello sguardo angosciato di Jonathan.

-Ah, un bel problema- irruppe morbido il dottore, mettendoci tutti all'erta. -Quella di Donatello è una disfunzione ormonale che va assolutamente curata o il giovanotto potrebbe trovarsi obeso in futuro e con un Indice di Massa Corporea superiore alla norma-.

Il genio arrossì imbarazzato e si nascose dietro di me. Eravamo gemelli, infondo. Non ve l'avevo detto, vero? Tendo sempre a dimenticare!

-Un piccolo ricovero risolverà la situazione- sorrise il dottore, scrivendo il referto di Donnie.

-E... Michelangelo?- azzardò il sensei, mentre Otouto tossì un paio di volte.

Il medico si alzò, mentre il suo bianco camice danzava per ogni suo passo e guardò Michelangelo che, nel frattempo, aveva sbadigliato, stanco per non aver mangiato in quasi due giorni.

-C'è un'aritmia inaspettata che andrebbe ad aggravare il cuore. Bisogna assolutamente ricoverarlo e tenerlo sotto osservazione, prima che potrebbe esservi un picco alto di pressione sanguigna che potrebbe sfociare in cose non troppo piacevoli-.

Sbiancammo, eccetto Mikey, che guardava il sensei letteralmente impietrito.

-Che vuol dire?- chiese dolcemente.

-Che farai compagnia a Donatello nel suo ricovero, piccolo-.

Non ci bastava solo l'Ipertrofia ventricolare sinistra? Adesso anche l'aritmia?!

-Sì! Starò con Donnie!- esclamò felice, anche se dubitavamo che avesse compreso la reale inclinazione della faccenda.

Donnie gli diede un sorriso sbilenco, mentre cercava di non piangere a ciò che aveva straziato anche noi e attese che il sensei mettesse una firma per poter autorizzare il doppio ricovero...
 

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Capitolo 5
*** Sensibilità Urtata ***


Angolo del Furia Buia

Molto bene! Eccovi qui un altro capitolo raccontato (come sempre) da Raphael. Fra un po' ci saranno cose inaspettata, ispirate a "Dimension X", il 23esimo episodio delle TMNT 2012 Season 2. Quindi, leggete e attendete. Prima di lasciarvi, vorrei abbracciarvi tutte per il sostegno che state dando a Katia! Lei è molto contenta!
Bacioni forti! E grazie soprattutto a LaraPink777 che è una squisita Onee-San che tutti dovrebbero avere.
Baci anche a tutte le altre. Siete fantastiche!


.....


Donnie e Mikey erano nella stessa camera verde acqua, ben soleggiata e arieggiata anche da quasi otto giorni interi. Nerd e joker passavano il tempo a leggere, raccontarsi qualche barzelletta e a sperare che uno dei due potesse star meglio.

Durante quelle 168 ore, a Donnie erano stati anche i più banali controlli per accertarsi che la disfunzione ormonale non si evolvesse in qualcosa di peggiore. Beh, diciamo che, se così si poteva dire, che si trattava solo di quello. Ingrassare non dipendeva dal mio gemello ma da alcuni ormoni collocati al cervello e allo stomaco.

Con una speciale dieta, fatta di magre proteine, frutta non assolutamente calorica e alcune medicine che mai avrebbero rovinato il suo stomaco, il mio caro nerd era riuscito a dimagrire di un chilo di ciccia! E lui era troppo felice e... rianimato!

Ogni volta che tornava da alcuni studi medici ai piani inferiori o superiori rispetto alla loro camera, saltava felice dappertutto, afferrando le manine di Mikey che a volte balzava dal suo riposo, rischiando davvero qualcosa.

Infatti, dopo l'ennesimo controllo di peso, che avveniva martedì, giovedì e sabato, Donatello era rimbalzato nella camera numero 711, pronto per allietare Mikey.

-Mikey! Sono dimagr...- fece, rabbuiandosi. -Ma dov'è?-.

Il lettino del caro Otouto era vuoto.

-Il tuo fratellino è stato sottoposto a un elettrocardiogramma. Tornerà fra pochi minuti- spiegò una simpatica nutrizionista che si occupava di Donatello.

Si chiamava Anastasia Cliff ed era la donna più dolce e bella che si potesse incontrare. Aveva dei bruni riccioli che le ricadevano spesso sul viso rubicondo; labbra cacao e splendenti occhi verde prato che ti facevano sciogliere ogni volta che la guardavi.

Donnie sospirò amareggiato, odiando stare da solo a far nulla.

-Non è che potrei andare a vederlo?- chiese.

Anastasia assunse un'espressione dubbiosa ma poi gli tese la mano, pronto per condurlo a due piani superiori, proprio allo studio medico di Jonathan.

-Non prendiamo l'ascensore, Donnie. Useremo le scale. Più movimento farai, più aiuterai il tuo corpo-.

Donnie annuì felice per essere stato soprattutto accontentato e cominciò perfino a salire i gradini di marmo a due a due, mentre guardava le mura abrasive di un rosa paté di salmone o si aggrappava a una finestra incavata per guardare la piccola città del Nexus.

Watashi City, per precisare. Costruita da poco per accogliere i nuovi arrivati da ogni pianeta e galassia possibile. Ma la cosa strepitosa era che questa città nativa presentava già i tratti di Tokyo e quelli di New York e perfino l'Arena era collocata nei suoi dintorni!

-Un giorno mi piacerebbe essere nell'Arena a combattere!- fece Donnie, felice davvero.

-Chissà. Magari il tuo desiderio potrebbe avverarsi, piccolino- sorrise radiosa Anastasia, salendo l'ultima rampa.

Si ritrovarono, dunque, sul piano interessato, dove alcune persone facevano la fila per pagare un ticket, mentre infermieri uscivano dall'ascensore per sparire dietro due porte bianche che affacciavano su un corridoio tutto bianco.

Anastasia spinse amorevolmente Donnie verso una porta bianca, accanto a un laboratorio di radiologia (contraddistinta con quel classico trapezio giallo) e bussò con il dorso della mano due volte.

Jonathan venne ad aprire e arrossì leggermente al volto roseo della donna, mentre Donnie sgattaiolò fra le loro gambe, per arrivare al lettino dove Mikey guardava con espressione stanca il suo tracciato cardiaco.

-Donnie!- esclamò, ravvivandosi un po'.

Il genio esitò nel compiere o dire qualsiasi cosa: sotto la bianca luce fredda del neon, collocato perpendicolarmente sul lettino, l'aspetto di Mikey era quasi cadaverico. La pelle sottile e leggermente sudata formava un guanto perfetto nel rivestire le ossa, tanto era magro. Aveva le occhiaie e dava l'aspetto di un bambino maltrattato e denutrito.

-Oh, Mikey...- mormorò piano Donnie, toccandogli il polso.

Le mani erano riempite con le placchette di metallo che Jonathan applicava a ogni elettrocardiogramma.
-Come stai adesso?-.

-Ho l'aritmia. Devo cambiare medicine e la settimana prossima, se tutto va bene, potrò tornare a casa-.

Donatello ritirò la mano come fosse stato scottato e guardò a malincuore i due dottori incupiti alle sue spalle. Era tutto vero?

-Aritmia? Pensavo che già l'Ipertrofia fosse abbastanza!- scattò il mio gemello, a pugni stretti. -Che significa? Che vuol dire la "settimana prossima"? Volete prenderci in giro?! E' dall'età di un anno che Mikey prende medicine su medicine, talvolta così costose che papà non sa nemmeno dove sbattere la testa per racimolare il denaro e di migliorie? Dove sarebbero?!-.

Mikey abbassò il capo, pugnalato profondamente nell'orgoglio. Involontariamente, Donatello gli aveva insinuato che era a causa sua se spesso il sensei non poteva fare la spesa o scriveva più volte calcoli a lui strani. Era questa la causa? Le sue medicine?

-Sono un peso, allora...- mormorò piano, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.

Un suo piccolo singhiozzo raggiunse Donnie alla noce del collo come un ago. Mio fratello inarcò la schiena, voltandosi a scatti pesanti verso Mikey, che aveva affondato il visino pallido nelle mani e le sue spalle tremavano. Lo aveva ferito.

Aveva parlato come un cretino. Lasciato abbagliare dalla collera.

-Mikey, non intendevo dire questo! Mi dispiace!- esclamò, provando a toccarlo.

-Via!- sbottò Michelangelo, tirandosi via le placchette per scappare via da quello studio.

Eluse i due dottori con un tunnel sotto le loro gambe e corse via rapido e veloce, infilandosi in un ascensore che lo avrebbe condotto al piano uno.

-MIKEY!- gridò Donatello, dando uno sguardo ferito ai due umani.

-Chiamo il signor Hamato- fece Jonathan. -Stasia, dobbiamo prendere il bambino. Con il cuore così indebolito, correre è un suicidio!-.

La donna partì come un razzo, velocissima...

 
....
 

Ero uno sciocco babbeo. Avevo una caviglia gonfia penzoloni dalla mia amaca e Leo che m’invogliava a bere del tè alla pesca.

Aveva certamente un buon odore ma io e quella bevanda non andavamo così d'accordo. L'ultima volta che l'ho bevuta prima della nanna, ho bagnato il letto due volte.

-Scivolare sulla propria gamba mentre si esegue un kata di base? Che razza di stupido errore da principiante!- sbottai, scagliando una palla di carta contro la porta.

-Non prendertela. Può capitare a tutti di inciampare- mi rincuorò Leo, seduto al mio fianco su uno sgabello.

Non sapevo nemmeno io perché non lo avessi cacciato. Beh, probabilmente non volevo restare da solo. Dopotutto, volevo sempre Mikey intorno a me quando avevo un problema sentimentale da risolvere.

-Sì, ma sui propri piedi?! Io non credo proprio!- ringhiai, riversandomi su un fianco.

Gli diedi involontariamente il guscio in faccia e Leo sospirò giocosamente, dando un'occhiata alla mia caviglia che era il doppio del normale. Non solo era gonfia, rossa e impossibile da utilizzare, ma anche leggermente violacea sul collo del piede stesso!

Ma che diavolo!

-Eri deconcentrato. Non negarlo- mi disse con un tono leggermente serio.

Lo guardai con la coda dell'occhio, prima di balzare seduto con aggressività. Mi stupii che Leo non avesse mosso un muscolo e m’ignorò, continuando a sorseggiare.

-Sì! Sì! E sai una cosa? Hai maledettamente ragione! Pensavo ai nostri fratellini! A Mikey, che si sentirà solo lì!- ringhiai.

Leonardo mi guardò scettico e finito il suo tè, si alzò, sorridendomi dolcemente. Voleva prendermi in giro?!

-Dovresti sempre mostrare questo tuo lato iperprotettivo con i nostri fratelli-.

-Io faccio come mi pare-.

Improvvisamente, sentimmo il trillo del telefono del soggiorno e il rumore veloce dei passi del sensei che si affrettava a rispondere, con il solito "Moshi moshi?".

Restammo con il fiato sospeso per un po' e quando il morbido tonfo della cornetta rimessa nella sua intercapedine, il sensei si trascinò nella nostra stanza, con iridi ristrette e spiritate di terrore. Era spaventato!

-Sensei, che succede?- osai chiedere.

-Michelangelo ha avuto una... crisi di nervi ed è scappato-.

Il mio respiro si schiantò contro la velatura elastica del terrore che aveva letteralmente ostruito il passaggio della mia voce e della respirazione, rendendomi quasi stordito e prossimo a perdere i sensi. Macchie nere vagavano dinanzi a me.

-Dobbiamo andare immediatamente in ospedale! Non c'è tempo da perdere!-.

Leonardo mi avvolse un braccio sul guscio, mentre io mi appoggiavo a lui e zoppicavo velocemente pur di non rallentare mio fratello e ben presto, dopo la litania frettolosa del maestro, sparimmo in un bagliore chiamato portale...
 

....
 

I suoi piedini si erano mossi così rapidamente da averlo stupito davvero.

Si era rintanato in un sottoscala, al buio, a tremare e a piangere, con le parole di Donnie che gli ronzavano nella mente. Era un onere.

Era il motivo principale del perché, a volte, il sensei era costretto a cucinare delle zuppe annacquate per darne l'impressione dell'abbondanza.

Era colpa sua se a volte non c'era nulla da mangiare a casa.

I suoi fratelli non avevano avuto un'infanzia felice per colpa sua: li aveva costretti a stargli intorno e a dargliela sempre vinta.

Mikey abbracciò le ginocchia al petto, continuando a piangere con maggior impeto, mentre uno strano scatto aveva cominciato a far ronzare una turbina d'aria fredda contro il suo corpo. Doveva essere sicuramente un generatore. O un condizionatore.

Ma che importava? Lui era un fardello molto pesante.

-Mi dispiace tanto...- singhiozzò, mentre il vento aumentava contro il corpicino. -Non immaginavo tutto questo...-.

Uno strano cigolio lo fece improvvisamente sobbalzare. Il mio Otouto si nascose maggiormente nel sottoscala, guardando numerosi piedi scendere in quella stanzetta buia con i vari generatori d'elettricità, contatori, tubature d'acqua e gas e caldaie. Aveva molta paura.

-Michelangelo?-.

Il mio fratellino spalancò gli occhi, trattenendo una valanga di lacrime. Era il sensei che stava vagando con lo sguardo terrorizzato nel buio, diradato parzialmente dai bianchi neon del corridoio esterno.

-Figlio mio?-.

Mikey aveva tanto freddo, adesso. La turbina gli stava raffreddando il corpo.

-P... pa... d... re...-.

Il maestro Splinter si voltò con scatto felino verso l'angolo più buio del sottoscala, mentre Jonathan accendeva una pila, puntandola verso la direzione del suono, illuminando un piedino.

Il sensei emise un respiro morbido e s’inginocchiò accanto al mio Otouto, mentre io e Leo stavamo aspettando impazienti fuori da quella stanza, come stato ordinatoci. E Donnie continuava a piangere.

-E' colpa mia! Ho detto una cosa brutta...!- ammise, raccontandoci il motivo del suo scatto di nervi.

E... avvampai così tanto di rabbia che mollai un pugno contro la cornice della porta, ringhiando come un animale ferito. Come aveva potuto essere tanto insensibile!

-Spero per te che Mikey non si sia davvero ferito-.

Donnie abbassò la testa, mordendosi le labbra.

Intanto, il sensei stava cercando di prendere la manina di Mikey che si allontanava sempre più il forte getto freddo della turbina, non volendo essere toccato.

-Michelangelo, ti prego, non fare così-.

-Io sono un fardello! Merito di morire!- disse con voce incrinata.

Il sensei avrebbe punito Donnie più tardi sicuramente. Aveva avuto una leggera infarinatura di ciò che era accaduto durante l'elettrocardiogramma e non gli era piaciuto per niente!

-Michelangelo, bambino mio adorato- provò ancora. -Non sei un fardello. Non lo sarai mai. Sei mio figlio ed io ti voglio bene. Ed è mio compito seguirti nella crescita e curarti-.

-Ma... porto via tanti soldi-.

-Non è vero, figlio mio. Dei soldi non m’importa-.

Questa volta fu Mikey a tentare l'approccio diretto: uscì con la testolina allo scoperto, guardando il maestro negli occhi per sperare che non fosse una bugia.

-D... davvero?-.

Il maestro annuì e tese le braccia, mentre Mikey scoppiava in lacrime e gli si fiondava al petto, lasciandosi cullare amorevolmente.

-Ti amo, bambino mio...-.

Donnie avrebbe sicuramente capito una dura lezione in seguito perché quest'oggi avrebbe imparato che Mikey era molto sensibile...
 

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Capitolo 6
*** Collera ***


Colpi di tosse violenti risuonavano pesantemente nell'androne dell'ospedale. Michelangelo si massaggiava il petto, emettendo un gemito addolorato. Tutta colpa di quella maledetta turbina!

Una settimana in ospedale si era trasformata in due mesi!

Ma la buona notizia era che Donnie aveva perso molta massa grassa e sembrava più arzillo e veloce di quanto non fosse mai stato, mentre l'aritmia del nostro Otouto era scomparsa grazie ad iniezioni particolari che... la prima volta lo avevano spedito in un sonno comatoso.

Avevamo avuto così paura nel vederlo dormire notte e giorno per quasi settantadue ore che credevamo davvero che... se ne fosse andato. Ma quando schiuse i suoi occhi, sbadigliando, la prima cosa che facemmo fu tirarlo in un abbraccio tenero.

Ricordo che Mikey ci guardò con occhi confusi, prima di mettersi a ridere... così, senza un motivo...

 
....
 

Presente
 
E questa è la storia del mio Otouto Michelangelo. Non troppo piacevole, no? Ma del resto, cos'altro puoi fare se non abituartici se non hai appigli a cui aggrapparti e dare una svolta a tutto? Non è come salire su un cornicione e vedere un'altra porzione di New York.

Non funziona così.

Ho appena finito di scrivere l'ultima pagina del mio diario e mi sento la mano intorpidita.

-Raph!-.

E' ora di andare ad allenarsi, come ogni dopo-cena. Chissà se questa volta il maestro Splinter ci farà finalmente mettere piede in superficie. Voglio dire, sono quasi diciassette che siamo rimasti nella tana, vedendo semplicemente gli ospedali del Nexus e nulla più.

Io e gli altri moriamo dalla voglia di sapere cosa ci attende il vero mondo esterno. La superficie.

Mi stiracchio un po', nascondendo il mio diario rosso, dalla copertina logora per le innumerevoli volte toccata sotto al materasso e attraverso velocemente il corridoio, notando vagamente che la porta della camera di Mikey è aperta. C'è anche lui? Questo mi riempie così tanto di gioia che giungo subito al dojo.

Mi inginocchio fra Leo e Donnie, mentre Mikey mi ha un enorme sorriso radioso. Il mio Otouto di anni quattordici mi mostra il pollice, tornando a guardare il maestro Splinter che passeggia davanti a noi, con le mani dietro la schiena.

Ormai siamo tutti grandi! Il sensei forse ci darà l'ok per poter uscire fuori dalla tana e magari portarci anche Mikey! Voglio dire, Leo ha diciassette anni suonati, io e Donnie sedici! Siamo quasi... grossi ninja, no? Non ci serve più la balia.

-E' giunto il momento di scegliere un leader, figli miei. Colui che si accingerà a portare questo fardello sulle spalle, dovrà mettere la famiglia al primo posto e poi se stessi-.

Diventiamo molto seri e ci scambiamo occhiate fugaci, tutti sperando di essere i prescelti. Leo sembra piuttosto pronto e fissa intensamente il sensei, come se si aspettasse di essere lui. A volte mi sembra un pallone gonfiato, quando fa così.

-Non mi aspetto alcuna forma di gelosia tra voi-.

Annuiamo ancora. Certo che il sensei sa come mantenere l'ansia al massimo livello! Mi sento così nervoso che a malapena riesco a stare inginocchiato!

Michelangelo sembra il meno attento e la sua mano poggia sul petto, mentre fissa il vuoto con occhi spenti. Mi schiarisco, allora, la gola, attirando l'attenzione di tutti.

-Michelangelo, stai bene?- chiede apprensivo il maestro.

Il nostro Otouto si limita ad annuire dolcemente, strofinandosi il petto, prima di riposare la mano sulla ginocchiera sinistra. Forse mentiva?

-Sicuro?- chiedo ancora.

-Sì. Mi sento solo mancare un po' l'aria- ammette. -Sensei, potrei prendere un bicchiere d'acqua?-.

-Puoi, figlio mio-.

Lo guardiamo barcollare fino al lavello della cucina e ascoltiamo il fruscio dell'acqua del rubinetto. Riusciamo perfino a captare il rumore dei sorsi nella gola e non gli stacchiamo gli occhi di dosso nemmeno quando torna inginocchiato accanto a Donnie.

-Grazie per avermi aspettato. Ora va molto meglio- dice sorridente.

Adocchio senza motivo i numerosi flaconi di piccole su un ripiano del dojo e sospiro internamente: meglio, lui dice. Prendere quasi quattro pillole diverse con tre iniezioni al giorno va bene, secondo lui. Non potersi allenare per più di dieci va bene. Non poter nemmeno mangiare quello che vuole. E va bene.

No, non va affatto bene!

-Il leader è la figura più importante. I suoi subalterni si affidano a lui per consigli, tattiche e punto forte. Se uno va giù, tutti gli altri sono destinati a crollare- continua il maestro, rivolto alla foto della sua famiglia distrutta.

Fa male vederlo socchiudere gli occhi ogni qualvolta che adocchia la foto che ritrae lui in forma umana, con sua moglie Tang Shen e la sua bambina, Miwa. Il sensei ci ha raccontato molte volte che è morta con sua madre in un incendio.

-Ho meditato a lungo su questa risposta. Inizialmente avevo messo gli occhi su uno di voi, essendo rimasto particolarmente affascinato da un simile spirito- racconta il maestro, guardandoci a uno a uno. -Ma poi, qualcosa mi ha portato a deviare il mio obiettivo. Ho cercato di chiedermi il motivo, ma non c'erano risposte-.

Si avvicina a Leonardo, poggiandogli la mano sulla spalla e lo fa alzare. Forse ha scelto lui come leader? Grandioso! Il sorriso smielato e quasi... snobbante mi fa alzare il livello di rabbia, tanto che preferisco voltare la testa altrove e stringere i pugni sulle cosce.

Proprio lui?

-Leonardo. Tu, mio primogenito. Sei dotato di forza, tenacia e una straordinaria abilità di impartire ordini, oltre che maneggiare abilmente la katana, un'arma particolarmente subdola se mal impugnata..-.

Leonardo lo segue con un sorriso ebete e occhi spalancati, annuendo per ogni parola. Dio, che nervi!

-Ma ti manca qualcosa di molto importante-.

Vedo Leo afflosciarsi e fissare impietrito il maestro che si rivolge a me.

-Raphael, mio secondogenito. La forza e la rabbia ti scorrono nelle vene, facendo di te il muscolo di questa famiglia. Con la tua tenacia affronti anche il più difficile dei problemi e questo farebbe di te un ottimo leader, se avresti controllo nel tuo temperamento-.

Mi sento un pugno nello stomaco e chino lo sguardo, rimanendo alzato. Fa male e vedere Leo seguire con sguardo contrariato il maestro rivolto a Donnie con la solita mano sulla spalla, mi rende tutto più difficile.
Avrei voluto essere io il leader.

-Il mio terzogenito più brillante. La tua intelligenza ti rende superiore a qualsiasi subdola mente umana e la tua capacità di apprendere fa di te uno studente modello, pacifista e in grado di risolvere situazioni difficili, implicando il cervello- spiega il maestro, ritraendo la mano. -Ma ti affidi troppo alla tecnologia, ignorando i sensi, che da tempo immemore sono il vero punto vincente di un ninja-.

Donnie china il capo ma non sembra infelice. Anzi, sembra pure sollevato! Che non volesse essere il leader?!

Seguo il nerd allineare le magre gambe e guardare l'ultimo di noi. Accidenti, quanto è dimagrito. E' diventato un mingherlino dai muscoli d'acciaio che farebbe paura a chiunque. Scoperto il suo problema ormonale, è bastato curarlo per poterlo migliorare, anche se gli allenamenti ninja hanno dato i loro frutti.

Mikey fa un passo avanti, deglutendo. Ha paura.

-Il mio quartogenito. Un bambino forte, solare, con un'empatia che ti premia. Hai la rara capacità di guardare oltre e in questi anni ho visto un enorme potenziale in te, che, non hai ancora liberato, piccolo mio. Un fuoco brillante che potrebbe fare di te una furia-.

Mikey sorride un po', tossendo.

Il sensei gli appoggia la mano sul cuore, guardando gli altri. E' il momento di dare la risposta.

-Con un cuore di cristallo, chiunque avrebbe preferito arrendersi. Ma non tu, Michelangelo. Ed è per questo che, con grande onore, ti approvo come Leader di questo team-.

-Che cosa?- tuona Leonardo, scioccato. -Sensei, con tutto il rispetto, ma perché lui? Perché Michelangelo? Perché... non... io?!-.

Mitraglia la sfuriata e alla fine si ammoscia? Tipico di Leo.

Mikey lo guarda sorpreso, poi china la testa senza dire nulla, lasciando a Leo il compito di continuare.

-Sensei, davvero? Perché Mikey? In fondo è ancora un bambino! E io sono prossimo all'età adulta. So molte più cose di lui e sono abile nella katana! Lo hai detto tu stesso!- continua, avvicinandosi. -Potevo essere io. Io, maestro Splinter, ero pronto!-.

-Basta, Leonardo!- tuona il maestro, aspramente. -Ho scelto Michelangelo perché ha qualcosa che tu non potrai mai avere. L'innocenza di cambiare il mondo!-.

-Sono stupidaggini!- ribatte Leonardo, marciando fuori dal dojo e sbattendo la porta.

Cala il silenzio su di noi. A dire il vero, ci ha sorpresi che Leonardo sia scattato così, ma in fondo possiamo capirlo. Per tutta la vita, ha sempre sognato di essere qualcuno. Un po' come il Capitano Ryan o Captain Dash Coolstar di Super Robo Mecha Force Five.

Insomma, un leader. Il nostro.

-Sensei- chiama, poi, Mikey, timorosamente.

Ha occhi acquosi e il volto sbiancato. Trema un po'.

-Non posso essere io il leader... non sono all'altezza. Sono il più stupido e non è saggio mettere la vita degli altri nelle mie mani. Io sono... un fardello dal cuore di cristallo. Ti prego, accontenta Leo...-.

Il sensei sospira e gli stringe le spalle, accovacciandoglisi davanti. Mikey si sta mordendo le labbra pur di non piangere e a quanto pare, anche Spike sembra triste, visto che non rosicchia la sua foglia di insalata.

-Michelangelo. Tu sei il leader, adesso. Dai un po' di tempo a Leonardo. Vedrai che capirà-.

Quello lì? Avrei dei dubbi al riguardo. Leo è testardo!

Mikey annuisce ma tossisce ancora una volta. Subito prendo le sue medicine, mentre Donnie si affretta per l'acqua e il sensi guarda la porta del dojo, sperando che Leo non faccia nulla di avventato...

 
....
 

-Come può quello lì prendere il mio posto? Sono sicuro che il sensei ha agito così solo per compassione!-.

Leonardo è seduto sul letto, con le gambe abbracciate al petto e il mento appoggiato sulle braccia. Nei suoi occhi cobalto brilla la rabbia accecante.

-Uno cardiopatico? Che potrebbe avere un infarto?- continua acidamente. -In questo momento vorrei solo che sparisse definitivamente! Insomma, da piccolo veniva ricoverato più spesso! Come mai ora no?!-.

Qualcuno bussa alla sua porta. Leonardo non risponde e lascia entrare... anche se si rabbuia maggiormente al piccolo Mikey in possesso di un piatto con una pizza.

-Che vuoi?-.

-Ti ho portato la cena-.

-Non avevo fame! Puoi anche portar via la tua stupida pizza, grande leader dei miei stivali!-.

Mikey abbassa la testa ma lascia il piatto sulla scrivania di Leo e rimane lì, fermo.

-Mi dispiace che il sensei abbia scelto me e non te... ma sappi che io voglio cederti la carica. Non sono adatto a questo compito-.

-Sai una cosa? Hai ragione! Sì, alla grande!- sbotta Leo, scendendo dal letto con foga. -A me dispiace solo che tu abbia ancora avuto un infarto!-.

Mikey si irrigidisce e indietreggia, urtando me, che nel frattempo stavo dirigendomi al bagno. Mi guarda con occhi spalancati e corre via, rintanandosi nella sua stanza. Non posso crederci! Quel dannato di Leo ha detto una frase più micidiale di qualsiasi pugnalata!

Lo guardo con furia omicida e mi scrocchio le nocche, balzandogli addosso, per scaraventarlo a terra e iniziare a menarlo.

-Infarto?! Ti rendi conto di ciò che hai detto?!- urlo, cominciando a tempestarlo di pugni che para con le mani o le braccia. -Come diavolo ti sei permesso!-.

-Non è forse la verità? Mikey è un onere!-.

I miei occhi si restringono e gli assesto una testata sulla fronte, prima che Leonardo mi ribalta, facendomi urtare contro il comodino della sua stanza. Subito riparto con un calcio duro al costato e lo spazzo via, verso la porta, dove Donnie e il sensei sono arrivati.

-Onere? Mikey non è un onere, vigliacco! Te la prendi con lui!-.

Leonardo si asciuga un rivolo di sangue dal labbro inferiore e mi guarda con odio, per poi rialzarsi e ringhiare come un animale.

-Esci da questa stanza-.

Rimango impalato ma lo spintono e lui, come un codardo, mi sbatte pateticamente la porta in faccia.

-Hai solo paura!- schernisco.

-Nei tuoi sogni! Idiota!-.

Donnie mi avvolge le braccia intorno ai bicipiti per non farmi controbattere e sfondare la porta e aspetta che mi sfumi la collera, per poi lasciarmi.

-Leonardo è accecato dalla rabbia.

-E Mikey starà soffrendo... fa eco Donnie.

Il sensei ci osserva, mentre i singhiozzi del nostro Otouto ci pugnalano al cuore...



Angolo del Furia Buia

Buonasera! Oggi sono stata particolarmente attiva in vena di scrittura e disegni e pubblico un altro capitolo, ringraziando, come sempre, tutti coloro che mi seguono e chiedono di Katia che migliora di giorno in giorno! Un forte bacio a tutti!

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Capitolo 7
*** La Gelosia di Leonardo ***


-Mi raccomando! Siate prudenti!-.

-Hai, sensei!-.

-La superficie può nascondere molte insidie!-.

-Hai, sensei!-.

-Avete fatto pipì? I bagni della superficie non sono puliti!-.

-Sensei?!-.

Finalmente abbiamo ottenuto il permesso di poter uscire fuori e siamo eccitati... beh, un po' meno dall'atteggiamento iperprotettivo del maestro Splinter, che dopo un sospiro e un ultimo "state attenti, figli miei", ci lascia andare finalmente.

Varchiamo i tre gradini della nostra trana per correre velocissimi lungo il vecchio tunnel rossastro della metropolitana abbandonata e scalare appigli di metallo per scoperchiare il nostro tombino.

Veloci, silenziosi e incredibilmente agili, ci arrampichiamo su un tetto e rimaniamo ammaliati nel vedere New York stagliarsi contro una luna piena così grande da poterla quasi toccare con le dita.

Un vero spettacolo, coronato da perle di luci all'orizzonte, insegne pubblicitarie e qualche risatina sinistra nei vicoli più insidiosi della città. Finalmente, dopo quasi diciassette anni, abbiamo visto New York City!

-E... ora che facciamo?- chiede Mikey, dopo svariati minuti di contemplazione.

-Sei tu il leader. Dovresti saperlo, no?- sputa Leo, velenosamente.

Mikey allarga un sorriso di porcellana e deglutisce, guardando in basso.

-Forse... potremmo...-.

-Una corsa! Sì, a coppie! Io con Donnie e Raph con Mikey!- interrompe Leonardo, con un sorriso che non promette nulla di buono.

-Idiota- ringhio. -Non ti ricordi che il cuore di Mikey...-.

-No, non importa!- stoppa Mikey, ridendo quasi istericamente. -Una corsa andrà benissimo! Spero solo di non rallentare-.

Una settimana è trascorsa da quando Mikey è stato scelto come leader del team e Leo non ha fatto altro che evitarlo, comportarsi in modo strano e combatterlo il più duramente possibile, durante l'allenamento.

-Appena senti dolore, fermati, però- ricorda Donnie, mettendogli una mano sulla spalla ossuta.

Mikey è molto magro... a volte, spaventa vederlo digiunare per giorni a causa dei violenti mal di stomaco indotti dai cicli di medicine.

Dopo qualche secondo di silenzio, ci separiamo in due coppie e partiamo con un veloce sprint, che porta sia me sia Mikey in vantaggio all'istante.

-Mangiate la polvere!- esclamo, con il vento freddo che preme contro di me.

E' una sensazione d'adrenalina che ti sprona a continuare!

Leonardo ringhia e osserva Donnie leggermente più dietro: avrebbe dovuto calcolare meglio i suoi subdoli pensieri!

Mikey, invece, sembra alquanto rilassato in quel ritmo violento e continua a stupirmi con salti eccezionali che lo porta su un cornicione molto alto, proprio adiacente a una chiesa dipinta di nero, molto antica oltre che in restaurazione.

-Qualcosa di interessante?- chiedo, atterrando al suo fianco, dopo aver usato la cabina di un ascensore come trampolino.

-Sì. Guarda lì-.

Uno strano camioncino nero ha appena svoltato una curva del perimetro di un giardinetto pubblico, rallentando in prossimità della chiesa e... di due persone tranquille che passeggiano accanto alcuni negozi prossimi alla chiusura.

-Già stanchi?- schernisce Leonardo, con un ghigno trionfale.

-No. Guarda in basso- indico acidamente.

Se Donatello fosse stato un personaggio manga, avrebbe sicuramente avuto due cuori al posto degli occhi! Lo vedo praticamente paralizzarsi e spalancare lo sguardo verso la figura più bassa e sorridente.

E' una ragazza carina, sedicenne. Ha capelli carota racchiusi in una piccola coda di cavallo e un cerchietto giallo che evita di farle scompigliare la frangia dolcemente sulla fronte. Ha un paio di occhi azzurro chiaro che guardano intensamente l'uomo calvo che ha incredibile somiglianza con lei. Anzi, viceversa. Forse sono imparentati.

Con tutta probabilità dev'essere suo padre.

La ragazza indossa una maglietta gialla aderente con un cinque sul petto; uno short di jeans, calze verde militare, in tono alla maglietta a maniche lunghe sotto la prima, stivali scuri e polsini marroni.

Il modo in cui si muove rapisce maggiormente Donatello, che deglutisce appena.

-E' la ragazza più bella che abbia mai visto- mormora, senza staccarle gli occhi di dosso.

-E anche l'unica- sogghigno.

Lui scrolla il capo e mi fulmina con un'occhiata contrariata, facendomi ulteriormente ridacchiare al suo imbarazzo evidente.

Ma, ecco che i guai sopraggiungono all'istante. Il furgoncino nero si arresta nel bel mezzo della strada, mentre strani uomini in nero, con un viso pressoché da sosia scendono armati di... armi laser?

Puntano contro la ragazza e suo padre e cominciano a sparare.

-Dieci contro due? Non mi sembra molto leale- sottolinea Mikey, con lieve sarcasmo.

-Andiamo!- ordina Leonardo, saltando giù.

-Non prendertela, Mikey- fa Donnie, imitando il primo.

-Quello è un pallone gonfiato, te lo dico io- sbuffo, prendendogli la mano. -Andiamo, coraggio-.

Mi sorride, cancellando l'alone di tristezza nello sguardo e ci caliamo nel vuoto, mentre io raccolgo Mikey in stile sposa e freno la gravità con una serie di velocissimi salti sulle ringhiere delle scale antincendio, completando l'atterraggio con un salto mortale.

-Piaciuto?- chiedo, rimettendolo con i piedi in terra.

Mikey annuisce, con lo sguardo leggermente vagante per le giravolte che ho compiuto nel mio atto e ondeggia quando torna con i piedi in terra.

Subito ci buttiamo nella mischia, dove Leo sta chiaramente sfogando la sua frustrazione per non essere stato scelto come leader su alcuni di quegli uomini strani. Le sue katana sferzano nell'aria, cozzando con le armi nemiche, distruggendone una dopo l'altra.

"Ha rubato il mio posto! Lo odio! Lo odio da morire!" ringhia, combattendo come un vero tornado, fino a quando non si sente uno strano suono.

Leonardo si rende a malapena conto del suo atto ignobile: una delle sue katana si è appena affondata nel ventre di un uomo... ma la cosa strana è la mancanza di sangue, gemiti o parole addolorate.

Anzi, lo strano uomo inespressivo guarda semplicemente l'arma e la stacca con un solo secco movimento, gettandola in terra sonoramente, sotto lo sguardo scioccato principalmente di Leonardo.

Ma la cosa incredibile è ciò che rivela esserci sotto il pezzo strappato di stoffa del vestito nero, rimasto infilzato dalla katana.

-U... un robot!- mormora attonito Donatello. -Questi tipi non sono umani, allora?!-.

-Beh, tanto piacere, allora! Possiamo divertirci di più!- sogghigno, scrocchiandomi rumorosamente le nocche.

Leonardo evita con un salto e spaccata in volo tre colpi laser e recupera la katana con una capriola velocissima, recidendo senza pietà la testa dal collo del droide, che cade in terra, con alcune piccole scintille elettriche.

-Cosa?!- esclama mio fratello, doppiamente incredulo.

Un affare rosa, dotato di tentacoli e alcuna capacità di parlare cerca di svignarsela dal robot, ma Leonardo lo raccoglie come un polpo e lo osserva.

-Ma che cos'è?-.

-Informazioni scarse, mi dispiace- risponde Donatello, indietreggiando, fino a urtare il guscio contro il mio.

Per poco non mi ritrovo il nunchaku di Mikey sulla testa, la cui catena è avvolta contro la lama più lunga della mia arma destra.

-Ehi! Un po' di attenzione!- sbotto, per lo più a Donnie.

-Scusa- mormora Mikey, sorridendo nervosamente.

-Ecco perché abbiamo bisogno di un vero leader- sbuffa semplicemente Leonardo, spedendo al tappeto un nemico con un pugno al naso senza nemmeno voltarsi.

E' vero che stiamo davvero avendo la classica parte degli eroi, ma abbiamo anche accidentalmente rivelato la nostra identità alla ragazza che ci fissa inorridita, almeno fino a quando un droide non se la carica sulla spalla, come un sacco di patate.

-Ehi! Fermo! Mettimi giù!- sbotta, scaricando pugni veloci sulle spalle dell'uomo che nemmeno sembra sentirla.

Donatello lancia il suo Bo, colpendo l'essere con una forza tale da far letteralmente volare in aria la povera ragazza, che ricade giusto fra le braccia di mio fratello, che sorride rassicurante.

La ragazza lancia un grido terrorizzato, scendendo subito per indietreggiare.

-Va tutto bene. Non voglio farti del male- appiana il mio gemello.

Ma la girlie lo fissa inorridita, continuando a gridare.

-Kraang, dobbiamo prendere la ragazza per i Kraang!- ordina uno di quei robot.

Allora hanno un nome? Kraang?

Vedo il polpo nella mano di Leo liberarsi con un morso e seguire gli altri robot. Forse è anche lui un Kraang?

Ben presto, il padre della ragazza viene caricato sul camioncino nero, che riparte.

-Papà!- grida la ragazza, cercando di ricorrere il veicolo.

-APRIL!- è la risposta terrorizzata.

-Non preoccuparti! Ci pensiamo noi!- rassicura Mikey.

Leo e Donnie rimangono in compagnia della rossa a proteggerla dai robot rimanenti, mentre io e Michelangelo corriamo rapidissimi ma non abbastanza per raggiungere il camion che non ha nemmeno chiuso le portiere posteriori!

Mikey pensa a un diversivo: rilascia la catena segreta che trasforma i nunchaku in kusarigama e l'avvolge contro un lampione. Poi, mi afferra per un braccio e ci dondoliamo come moderni Tarzan, atterrando senza alcuna fatica sul tetto del veicolo.

-Dove hai imparato a farlo?- esclamo.

-Non lo so!-.

Ridacchio ma torno a concentrarmi sull'obiettivo: mi appendo, quindi, e letteralmente a una delle portiere sventolanti nella guida e mi fiondo sui robot a bordo, che presentano un colorito blu, dove alcuni Kraang riposano all'altezza dello stomaco.

Strano!

-Altri mostri!- esclama il padre di April.

-No, voglio aiutarla!- dico, cominciando a menare i droidi, mentre Mikey si acquatta sul parabrezza e saluta con un ghigno, per poi sfondare il vetro con un pugno veloce e stordire il Kraang alla guida con numerose testate contro il cruscotto.

Buona idea... peccato che il furgone cominci a sbandare!

Non riesco nemmeno a reggermi in piedi e ruzzolo in terra, avvinghiato a un droide che, con vari calci contro la sua testa, lo abbandono per strada!

Mikey, intanto, si è seduto al posto del guidatore e cerca di prendere il volante in mano... anche se non sa guidare! Infatti, fra grida di terrore e di eccitazione, comincia a far sbandare ulteriormente il camioncino, facendomi stordire il pover'uomo con una gomitata involontaria alla tempia.

-Oh, grandioso!- gemo, caricandomelo in spalla.

-MIKEY! SPEGNI IL MOTORE!- grido per farmi sentire.

Il mio fratellino non sa come fare... ed ecco che tira via le chiavi, mentre il camioncino fa un testa coda pazzesco che ci fa quasi risalire la cena a base di alghe e vermi in gola.

Ma almeno e miracolosamente, si ferma, schiantandosi contro un palo della luce!

Ci sono alcuni strani contenitori che contengono una sostanza luminosa dall'aspetto non troppo rassicurante: non perdo tempo a chiedermi cosa sia e ne afferro una capsula, uscendo dal retro, per tornare al mio fratellino chino sul volante.

-Mikey!- esclamo.

Per fortuna non ha perso i sensi... ma l'espressione di dolore sul volto non mi piace nemmeno un po'.

-Andiamo, su...- gli mormoro piano...

 
....

 
Una volta alla tana, raccontiamo tutto al maestro Splinter che comincia a lisciarsi la barbetta pensierosamente. Tutto ciò che abbiamo scoperto non gli piace molto.

-Leonardo perché non hai seguito Michelangelo?- rimprovera il maestro.

-Chiedo scusa, padre. Adesso ho capito che ho sbagliato- ammette, con dolore nella voce.

Il sensei annuisce e ci congeda, mentre stancamente ci rintaniamo nelle nostre camere, per tornare ai nostri hobby, come il mio dolce Spike che alza la testa dal letto, felice di vedermi.

Mikey si trascina nella sua stanza, pronto per riposare e lo stesso fa Donnie, mentre Leo va a prendersi un bicchiere d'acqua in cucina.

-Problemi?-.

Non si era accorto che ci fosse il sensei intento a mescolare alcune pasticche nell'acqua per la consueta medicina per Mikey.

-No, alcuno, maestro-.

-Bene- sorride il maestro, porgendogli il bicchiere di acqua medicinale. -Potresti portarlo a tuo fratello?-.

Leo si rabbuia un po' ma annuisce ed esce dalla cucina, pronto per compiere il suo dovere. Ma ecco che inciampa in qualcosa che rivela essere uno del cavi che Donnie tiene generalmente nel suo laboratorio, rovesciando il contenuto dell'acqua in terra.

-Ah, grandioso!- geme.

Poi, un'idea gli viene in mente: si fionda in bagno e afferra uno straccio per pulire il pasticcio, riempiendo il bicchiere sotto al lavandino.

-Ecco qui. Quello stupido non si accorgerà di nulla perché quelle medicine sono insapore oltre che incolore. L'acqua è praticamente della stessa tinta limpida- sogghigna, specchiandosi nel bicchiere.

E così si dirige a passo deciso nella camera di Mikey, che sorride ampiamente appena lo vede.

-Ciao!-.

-Ti ho portato la medicina-.

-Grazie! Che pensiero gentile! Sai, credevo tu fossi ancora arrabbiato con me...- dice, cominciando a bere.

-E perché mai? Anzi, ti chiedo scusa-.

Mikey sorride a una carezza contro la sua testa e finito il suo drink, porge il bicchiere vuoto a Leo, coricandosi.

-Grazie Aniki. Sei davvero un grande fratello-.

Leonardo china un po' il capo, stranito da parole tanto dolci ed esce dalla stanza, non immaginando di certo del pericolo che ha appena aperto al nostro Otouto Leader...


Angolo dell'Autrice

Questa è una storia a cui tengo molto. Quindi, ogni sera tardi mi scrivo il capitolo per pubblicarlo il giorno dopo. Inoltre, Katia non fa che sentirsi la protagonista (essendosi immedesimata in Mikey!) e ringrazia a tutti voi, davvero felice che esista un mondo reale capace di essere più fedele di quello al di fuori del pc. Per cui, un mega abbraccio da parte sua e alla prossima puntata.
Prima che vada via, vorrei mettervi al corrente di una cosa: la storia rispecchierà alcune puntate della serie 1-2 del 2012. L'incontro con April è "Rise of the Turtles", il primo e secondo episodio della serie uno.
Un besos!!!!

 

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Capitolo 8
*** Mammiferi e Felini ***


April era diventata, ormai, la nostra migliore amica e passava molto più tempo con noi che con i suoi coetanei. Certo, ci faceva davvero molto piacere ma qualcosa di veramente strano stava trasformando leggermente la nostra aura spensierata in qualcosa di oscuro e grave.

Quest'ipotesi, giornalmente sempre più fondata, riguardava più che altro Mikey... e anche Leo...

Ma sicuramente qualcosa nell'ombra avrebbe scombussolato anche le nostre vite...

 
.....
 

La tana è molto tranquilla. Donnie armeggia nel suo laboratorio, io leggo il mio solito fumetto sul divano, mentre Leo sta andando a portare la solita medicina incolore a Mikey.

-Mi sembra ancora strano che tu ti stia offrendo come al solito- mormoro, senza guardarlo.

Lui si ferma dall'addentrarsi nel buio corridoio della zona notte, inarcando la schiena, neanche fosse stato colto a rubare oro in una gioielleria.

-Mikey è anche il mio fratellino- risponde leggermente scontroso.

Chissà perché la sua gentilezza mi da sui nervi. Forse non ho ancora digerito il suo terribile comportamento verso il nostro giovane Leader. E la menzione di infarto.

Così, con un'improvvisa voglia di controllare Leonardo, partecipo anch'io alla consegna della medicina e non posso fare a meno di sorridere a Mikey che ci accoglie con un'espressione felice, quando facciamo capolino nella sua stanzetta disordinata.

-Ora della medicina- sorride Leonardo, porgendogli il bicchiere.

Mikey ci mostra un leggero alone di cupezza ma lo muta in finta felicità, inghiottendo tutto d'un fiato e riconsegnandogli il bicchiere. Si stiracchia un po', facendo segno di avvicinarci alla sua scrivania. Ha realizzato un bellissimo disegno. Una natura morta stile Caravaggio. E' davvero molto realistica con quel cestino tratteggiato con pastelli ad olio, la frutta con ombre e luci spettacolari e anche una piccola tartarughina celata nel suo guscio, tremante.

-Caspita, che bel disegno!- mi complimento, accarezzandogli la testa.

Mikey ringrazia con un sorriso ma passa immediatamente a strofinarsi il petto, incupendosi inaspettatamente. Scambia uno sguardo angosciato con noi due ma spera di non dover dare ovvie spiegazioni. Cosa che non succede, visto che chiedo.

-Che succede?- fa Leo, precedendomi inaspettatamente.

-Un po' di dolore... come sta accadendo da un po'. Ma, è normale, in fondo no? Sono pur sempre un soggetto a rischio-.

-E perché non ce lo hai detto?- sbotto.

Non sopporto affatto l'idea di essere stato messo da parte. Insomma! Mikey è il mio piccolo Otouto ed è pregato di dirmi o dirci quando non è in forma! Non voglio rivivere il passato, quando spesso veniva ricoverato per crisi respiratorie o attacchi di dolore intensi al petto.

-Perché... è normale...-.

Fulmino con un'occhiata Leonardo, spintonandolo indietro con una gomitata e abbraccio Michelangelo che si rilassa automaticamente. La mia guancia strofina contro la sua, con un netto contrasto fra la mia tiepida pelle e quella abnormemente calda.

Gli tasto, allora, la fronte: in effetti, alla luce della lampada di Mikey, riscontro occhi lucenti e vitrei, corpo tremante e pallido e occhiaie violacee. Sono sicuro che non sta bene!

-Mikey, resta a letto- gli dico, sollevandolo in stile sposa per annidarlo dove ho specificato, mentre Leonardo gli rimbocca le coperte.

-Ma... la pattuglia...?-.

-Questa sera passerà a Donatello la leadership, allora-.

Il maestro Splinter è appena entrato nella stanza, conservando un rumore raspante del suo magenta kimono che ondeggia per ogni suo deciso passo, accompagnato dai battiti lievi del bastone smeraldino sul pavimento.

Leonardo restringe le iridi, colmo di rabbia ma non osa ribadire nulla né marciar via e, anzi, allarga un esagerato sorriso a Donnie, leggermente sorpreso della decisione del maestro e un termometro digitale nella mano destra.

-Ho riscontrato un leggero cambiamento di tono di pelle, prima. Posso controllarti, Mikey?- chiede, ottenendo un consenso. -Molto bene. Controlliamo, innanzitutto la temperatura-.

Qualche secondo e un numeretto lampeggia per pochi secondi sul display luminoso del bianco termometro, che dell'ascella di Mikey torna fra le dita di Don.

Subito muta espressione.

-Febbre- annuncia rammaricato, per poi guardarci. -Quasi sui trentasette. Alta, considerando che la nostra temperatura ottimale è generalmente sui trentaquattro gradi-.

-Allora credo che una zuppa calda e riposo faranno miracoli- mormora il sensei, accarezzando la guancia del mio fratellino dolorante.

-Voi potete andare. Ricordate di fare molta attenzione, figli miei-.

Annuiamo e salutato Mikey, il cui rammarico di non poter venire brilla negli occhi lucidi, ci dileguiamo fuori la tana...

 
....
 

Ultimamente l'attività dei Kraang sta aumentando esponenzialmente. Non c'è notte in cui non combattiamo contro un mostro mutante o sventiamo le rapine dei Purple Dragon.

In questo ultimo tempo, abbiamo allargato la nostra lista di conoscenti, distribuendoli fra nemici e amici. Diciamo, sono più i nemici. Ci sono Karai, FishFace e Bradford, tanto per cominciare, poi Shredder, TigerClaw e Spider Bytez.

Amici? April e un ragazzo della nostra età, un po' psico, con numerosi denti mancanti, un amore sfegatato per l'hockey e una buone dose di impulsività, testa dura e coraggio.

Si chiama Casey Jones.

-Qualcosa di nuovo, Donnie?- chiede Leonardo.

Siamo in bilico su un alto cornicione di un edificio storico, contemplando l'oscuro paesaggio urbano che si estende davanti e dietro di noi, con accenni soft di luci rossastre di alcuni hotel a più stelle.

L'aria è molto gelida stasera, tanto che i nostri fiati si tramutano in bianche nuvolette. Potrebbe anche nevicare, visto che Natale è alle porte.

Dovrei fare un regalino a Mikey, allora!

-Vedo un certo movimento...-.

-Dove?- chiediamo all'unisono io e Leo.

La risposta? Un leggero cambiamento d'aria alle nostre spalle e un sibilo sinistro e tagliente, che riflette la luna piena contro di noi. Donnie deglutisce, rinfoderando il suo binocolo nella borsa marrone a tracolla.

-Tartarughe- annusa l'ex Dogpound, mutato in Rahzar. -Zuppa-.

-Nei tuoi sogni, cagnaccio!- rispondo per le rime, puntandogli contro un dito.

-Il Maestro Shredder li vuole vivi. Almeno uno dobbiamo prenderlo- sibila TigerClaw, osservandoci.

Questi due lavorano in coppia? Cani e gatti non si odiavano? Evidentemente no. La cosa non mi preoccuperebbe se non disporrebbero di mitra laser e artigli grondanti di veleno.

Dobbiamo stare molto attenti!

Leonardo sfodera le katana, imitato da noi altri con le nostre rispettive armi. E' imminente un combattimento.

-Dov'è finito il vostro leader?- sogghigna Rahzar. -Il moscerino si è nascosto? E ha lasciato un team di quattro in uno di tre? Patetico!-.

-Sta zitto!- ringhia Donnie. -Tu non sai un bel niente, maledetto cagnaccio schifoso!-.

-Potresti aver ragione- sussurra piano Leo. -Ma ti sbagli su una cosa: lui non è il mio leader-.

Vorrei colpirlo, magari ridurre in un colabrodo la sua linguaccia malefica ma non è il momento ideale.

Rahzar ruggisce adirato e a quattro zampe scatta in uno sprint, avvinghiandosi su Donnie che para un morso al suo braccio infilandogli il Bo tra le zanne.

-Due contro uno. Mai stato un problema- mormora TigerClaw, scagliandoci contro una bomba fumogena.

Io e Leo saltiamo immediatamente, ma il fumo rapidamente crea una cappa che nasconde tigre, cane e anche il nostro genio.

-Raph, modalità stealth- ordina Leonardo.

-Non prendo ordini da te, traditore!- ringhio velenosamente.

E' Donnie il nostro leader e i miei occhi si mutano in ciechi: le iridi si sfumano di bianco completo e ci caliamo silenziosamente nel fumo, il nostro alleato.

TigerClaw è in guardia, con una Tanto a poca distanza dal petto e il mitra proteso frontalmente. Nel bianco fumo sibilante, si odono sono i gemiti di Donnie e i ringhi animaleschi di Rahzar.

Colpisco il suo punto cieco: pianto un calcio a piedi uniti contro la sua testa ma anziché schiantarlo in terra, lui si sbilancia e riesce a tranciarmi la caviglia in un fendente tagliente con la Tanto.

Non sibilo e cedo il posto a Leo, acquattato su un tabellone pubblicitario alle spalle di TigerClaw. Ecco che, in una spirale tagliente, riesce a colpirlo allo stomaco con i manici delle katana, con una furia incredibile che lo sbatte duramente contro Rahzar.

Purtroppo, il fumo si disperde e la visuale torna a essere ampia e non ridotta.

TigerClaw si rialza, strofinandosi il labbro inferiore: un rivolo di sangue ha appena macchiato il candido pelo del suo palmo. Non batte ciglio e corre verso Leo, ma lo elude all'ultimo istante con un salto mortale che lo sbilancia agilmente nell'aria.

-Accidenti!- ringhia Leonardo.

TigerClaw ghigna per un istante e scaglia una serie di kunai contro Leo, che saltellando indietreggia per evitare di trovarsi un piede sanguinante.

-Rahzar!- grida il felino.

Giriamo istintivamente il capo verso il lupastro che scaraventa Donnie oltre il bordo del cornicione con una spallata e spalanca le fauci, raggiungendomi alle spalle.

-ORA!- ordina TigerClaw, atterrando sul guscio di Leo per tenerlo bloccato al suolo con il peso del suo corpo.

Non riesco a capire il loro gioco e la mia guardia abbassata mi punisce nel modo più doloroso possibile. Una stretta aguzza preme alla curva fra il collo e la spalla sinistra, mentre un fiato caldo accarezza la mia guancia.

Comincio ad avvertire un bruciore come acido iniettarsi sottopelle, facendomi inarcare la schiena. I miei occhi spalancati si accorgono finalmente del brutto muso nero di Rahzar che ghigna, mentre lascia il mio corpo, indietreggiando.

Gocce verdognole colano dalle sue fauci, emettendo un fumo tossico nell'impatto contro il cemento del tetto.

-C... cosa... mi h... hai... fa... fatto?- balbetto, ondeggiando.

I miei Sai tintinnano metallicamente contro il suolo, mentre la mia visione si annerisce ad intermittenza e rotea da capogiro. Crollo sulle ginocchia, stringendomi la spalla dove capeggiano i canini che quel mostro ha impresso.

Respiro affannosamente, tremando. Il mio braccio sinistro sembra appesantirsi, costringendomi a riversarmi su un fianco, nel dolore che avvolge tutto il mio corpo.

-Andiamo. Tanto qui abbiamo finito- mormora TigerClaw, calciando un fianco di Leo.

I miei occhi si chiudono e sprofondo in uno stato di incoscienza, mentre sento risate sinistre e un grido di rabbia.

-DONNIE! NO!-...



Angolo dell'Autrice

Buon Pomeriggio, tartamondo! Come va? Spero bene! Eccovi qui un altro capitolo che spezza un po' gli spunti della serie TMNT 2012. Siamo già arrivati a Casey Jones, per l'appunto! :) Ancora tantissimi abbracci a coloro che mi seguono e recensiscono! Baci a tutti!

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Capitolo 9
*** Un Hamato in Meno ***


-Andiamo. Tanto qui abbiamo finito- mormora TigerClaw, calciando un fianco di Leo.

I miei occhi si chiudono e sprofondo in uno stato di incoscienza, mentre sento risate sinistre e un grido di rabbia.

-DONNIE! NO!-...

 
....
 

-Ciao, ragazzi!-.

Una rossa amica di nostra conoscenza è appena entrata nella nostra tana, portando una borsa marrone contenente qualcosa. Una graziosa sciarpa lilla con cuoricini rosa è avvolta sul suo esile collo.

I suoi occhi azzurri squadrano il silenzioso salotto, alla ricerca di un volto familiare.

-Buonasera a te, April-.

La nostra amica si volta verso la zona notte, dove l'alta figura del maestro fa capolino con una scodella vuota nelle mani e un volto poco radioso. Un mix di emozioni negative è scolpito su di esso.

April ricambia, continuando a fissare il laboratorio buio di Donnie.

-Leonardo, Raphael e Donatello sono fuori per pattugliare. Michelangelo è a letto- spiega, muovendosi verso la cucina con lei.

-E' malato?- domanda quest'ultima, apprensivamente.

-Sì. Febbre e non ho la più pallida idea di come sia potuto accadere- spiega mesto il sensei, aprendo il rubinetto del lavello della cucina. -Inoltre, ciò che mi preoccupa sono due punti. Il primo riguarda le fitte al petto e la stanchezza di Michelangelo. Con tutte le sue medicine, ultimamente sembra che non facciano effetto-.

-E il secondo?- chiede subito April.

Il sensei la osserva attentamente, tornando a specchiare la sua cupa espressione nel getto freddo che riempie la scodella e straripa oltre il bordo, in uno scroscio costante.

-Sento che è accaduto qualcosa ai miei ragazzi-.

-SENSEI!-.

L'urlo improvviso esplode nel salotto della tana, in un riverbero che raggiunge addirittura la camera più lontana del corridoio, cioè, quella di Mikey.

Il maestro e April si scambiano uno sguardo preoccupato e si affrettano a raggiungere la provenienza del grido, sbiancando di colpo a ciò che fa di loro testimoni.

Leonardo ansima, con un livido al fianco destro mentre io faccio capolino privo di sensi sul suo guscio. Da come gli tremano le gambe, il peso dei miei muscoli non è una passeggiata.

-Leonardo!- esclama il maestro Splinter, inginocchiandogli accanto quando mio fratello crolla sulle ginocchia.

Mio padre mi raccoglie in braccio senza alcuna fatica, dimostrano l'incredibile forza nel suo corpo magro e mi distende sul divano, adocchiando uno spettacolo poco gradevole sulla mia spalla sinistra. Intorno al morso, infatti, un alone rossastro raccoglie uno biancastro, puntinato da macchie brune. La carne corrosa si mostra all'aria, in cancrena, dove al suo centro un accenno di bianco compare.

Clavicola e spalla. E queste due ossa presentano una crepa inumidita da un liquido giallognolo.

Il tutto è coronato da un odore tremendo di pus, sangue e carne marcia.

April distoglie lo sguardo, aiutando piuttosto Leo a sedersi sulla poltrona molleggiata di Mikey, avendo cura di spostare i joystick e i miei fumetti sparsi in terra.

-Bambino mio...- espira attonito il sensei.

Mi rendo conto che la visione della mia spalla che lentamente marcisce non sia affatto un bello spettacolo.

-Leo, dov'è Donnie?- chiede April, stringendogli la mano.

Mio fratello non trattiene un gemito e schiude i suoi occhi opachi, ansimando un po'. La cosa che sorprende sono le gocce di acqua salata crescenti ai canaletti lacrimali. Sta piangendo.

-TigerClaw e Rahzar ci hanno tesi un'imboscata. Hanno preso Donnie...-.


 
-DONNIE, NO!-.
Il genio era caduto dal cornicione, ma fortunatamente una scala antincendio aveva smorzato la sua caduta, salvandogli la vita.

Ansimante, Leonardo cercò di issarsi in piedi, agganciando un braccio intorno al costato per proteggerlo istintivamente da una possibile caduta prona, a causa dei suoi ondeggiamenti indotti da vertigini e bianche esplosioni di dolore in tutto il corpo.

-Donnie...- espiro con voce incrinata e respiro tremante.

Il mio povero gemello giaceva sulla spalla di TigerClaw, che volava via con il suo jetpack, mentre Rahzar ululava con gioia perversa, saltando di cornicione in cornicione.

-Donnie! DONNIE!- urlò inutilmente Leo, crollando miseramente in ginocchio.

Strinse il pugno libero e lo sbatté in terra una, due, tre volte. Il dolore che pulsava nella carne martoriata volontariamente non riusciva a placare l'abisso di disperazione nel petto.

Aveva fallito.

Forse, il sensei aveva fatto bene a non sceglierlo come leader...
 


April balza in piedi, con le mani premute sulla bocca in stato di shock. Hanno preso Donnie. Lo hanno portato via chissà dove. E non hanno nemmeno un indizio.

Forse è finito da Shredder o forse dai Kraang. Abbiamo scoperto che questi due malvagi sono in combutta e si promettono a vicenda qualcosa che da soli non possono ottenere.

-Donnie?-.

Il sensei drizza le orecchie, alzando il volto con aria afflitta verso la porta che sbocca sul corridoio. Occhi vitrei e azzurri hanno un riflesso di lacrime in essi. Da come muove il corpo, con fatica che trascina le membra intorpidite dalla febbre, è scioccato.

-Donnie... dov'è Donnie?- sussurra, protendendo le braccia tremanti.

April distoglie lo sguardo, spostandosi di lato per dare una chiara visione dello sguardo indurito di Leonardo, che dopo vari secondi di silenzio, scatta in piedi.

-E' stato rapito! E non è affatto solo colpa mia! Anche tua!- grida, spintonandolo sul petto con colpetti dell'indico. -Se tu fossi venuto con noi, Raph non si sarebbe ritrovato in queste condizioni e Donnie non sarebbe stato catturato! Bravo!-.

Un colpo sferzante. Uno sguardo di collera. Un altro stupito. Un rumore di carne colpita.

Mikey trema visibilmente, concentrandomi su di me.

Il maestro Splinter è ancora in posizione di sberla, con la mano protesa.

-Le tue parole sono insensate, Leonardo. L'aura di gelosia che ti avvolge ti rende un ninja vulnerabile!- rimprovera adirato il maestro. -Attribuire una colpa inesistente su tuo fratello ti rende meschino, subdolo e mi disonora.
Dov'è finito il mio primogenito premuroso nei confronti dei tuoi fratelli? Stai ferendo Michelangelo in un modo che nemmeno immagini!-.

Leonardo barcolla indietro, premendo la mano sulla guancia arrossata. I suoi occhi sono ristretti nella collera ma non osa guardare altrove.

-Mi dispiace...- sussurra Mikey.

Improvvisamente, la sua visione comincia a roteare, mentre il suo corpo si sbilancia in avanti, in una traiettoria dolorosa contro il pavimento.

-SENSEI!- indica April, terrorizzata.

Eroicamente, mio padre si gira, saldando i piedi divaricati in terra solo per accogliere Mikey nelle sue braccia e sollevarlo in stile sposa, come fosse stato un neonato.

-Michelangelo...- mormora piano il maestro, con occhi spalancati.

Il mio fratellino non risponde: perle di sudore colano lungo la sua fronte e respira incostantemente.

-Non riesco a capire... perché le medicine non stanno più funzionando...?- geme mio padre, appoggiando la guancia sulla testa bollente di Mikey.

La febbre si è alzata ancora, sfumando di rosso le sue gote pallide.

-Perché è più di una settimana che non gli ho dato più le medicine. Per vendicarmi-.

Il sensei si volta con scatto felino verso Leonardo, che ha osato parlare e rivelare una cattiveria malvagia, non degna del cognome Hamato.

-Tu...- sussurra papà, prima di esplodere di rabbia. -Non tornare fino a quando non avrai capito, Leonardo! Sei il disonore di questa famiglia! Hai cercato di uccidere tuo fratello e non te lo posso perdonare-.

Leonardo non dice nulla: raccoglie le katana appoggiate in terra e fa per andarsene, quando un pugno si abbatte contro la sua guancia, scaraventandolo contro il televisore.

-M... male... maledetto...-.

Il caso ha voluto che mi svegliassi proprio nel momento giusto per udire la rivelazione di Leo e la rabbia darmi la forza per alzarmi.

Ringhio stancamente, cercando di concentrarmi sui suoi occhi infranti, nella mia visione bordata di rossa furia omicida. Il morso di Rahzor mi sta facendo perdere l'autocontrollo.

Leo mi guarda con occhi addolorati.

-Non sei più mio fratello!- sibilo velenosamente. -Va via! Non tornare più! Tu che hai giurato di proteggerci sempre, uccidi! Solo per una tua stupida fissa?! Bastardo!-.

-Non avrei dovuto, lo so... ma Mikey ha reagito bene senza medicine!- si difende.

-Senza medicine, Michelangelo ha un calo graduale delle funzioni vitali! Il suo cuore rischia di fermarsi! Lo sapevo che quei bicchieri non erano ciò che tu volevi farci credere! Hai approfittato della fiducia del mio fratellino!- ruggisco, ansimando.

-I… io volevo fargli del male, capito?-.

Trascino il mio corpo dolorante verso di lui e lo afferro per le cinghie sulla spalla, sollevandolo di poco verso il mio viso madido di freddo sudore. I miei occhi arrossati e dilatati lo guardano con odio.

-Nessuno tocca il mio fratellino- sibilo, scagliandolo in terra. -NESSUNO!-.

Lo sbatto malamente su un fianco, mentre il sudore trapela dalla mia pelle umida, inumidendo ulteriormente la maschera. April ci guarda scioccati ma non osa dire nulla.

E’ spaventata quanto noi.

-Mi dispiace, Mikey…- geme piano Leo.

Il mio fratellino giace mollemente tra le braccia di mio padre, che si rifiuta di guardare i suoi occhi cobalto intrisi di lacrime mai cadute. E’ troppo adirato per poter provare ad ascoltare le sue spiegazioni.

-Vattene- ruggisco, tremando visibilmente.

-Ma tu…-.

-VATTENE!-.

Mi sento male... non ce la faccio più... ma ecco che lui va via prima che i miei occhi roteano nella parte posteriore della mia testa e crolli sul divano.

Voglio solamente il mio gemello… voglio semplicemente Donnie.

Dove sarà mai?

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Capitolo 10
*** Il Lato Oscuro della Vita ***


Angolo del Furia Buia

Cara Onee-San LaraPink777 e soprattutto tutte le mie carissime lettrici, ci sono novità: la mia cara Kitty Katia è stata dimessa dall'ospedale con miglioramenti eccezionali, dovuti dalla compagnia che tutti voi le avete dato. Ridere e compagnia uguale al dolore che va via. Sono talmente felice che non vi dico! Quindi il capitolo che ho scritto non è molto felice e non so perché, ma molto fluff. E me la sono presa con Donnie senza motivo. Ma Leonardo non scamperà alla mia furia! Muahahhaha!
Ho proposto a Katia se le sarebbe piaciuto iscriversi su questo sito, giusto per immergersi nel Turtle World ma a lei non piace proprio scrivere e odia gli account vuoti! :) Allora farà parte del mio account. Ci saranno presto storie che scriveremo insieme! :) Intanto, Enjoy!
E ancora grazie infinite! :)



....


Occhi bordeaux si aprono lentamente, mettendo a fuoco. Le membra stanche sono poggiate contro a un muro di cemento armato.

Donnie ha finalmente superato lo strato di incoscienza.

Il mio gemello emette un sibilo addolorato che gli provoca uno scatto di nervi, il cui movimento involontario delle braccia trascina un sibilo di metallo.

Catene.

-S... sono legato?- biascica lentamente, sollevando il volto verso il soffitto.

I suoi polsi sono strettamente legati da un paio di corde robuste, i cui tentativi di liberarsene sfregano dolorosamente la pelle tenera, libera dai polsini abituali. Le catene sbattono contro il muro abrasivo, conducendo l'attenzione di Donnie a un anello di metallo che le sostiene, offuscato dal nero delle tenebre.

Unica fonte d'illuminazione è un neon semi-rotto che emana lampi biancastri di tanto in tanto.

-Dove sono?- sussurra, correndo con lo sguardo sul suo corpo.

E' nudo. Conserva solo la sua maschera. E le sue caviglie sono libere, almeno. Ma non le braccia.

Sembra uno stanzino per le pulizie. Sporco, gremito di ragnatele dove insetti infastiditi lo osservano con i loro occhietti rossi. Vi sono una porta di ferro chiusa ovviamente a chiave e un piccolo condotto d'aerazione bloccato da una grata di ferro, grande abbastanza per lui e il suo guscio.

Una possibile via di fuga.

Sfortunatamente, il silenzio dura troppo poco.

Uno scatto anticipa il cigolio lento della porta incriminata che si apre, rivelando due Foot Bot e un'alta figura rivestita in parte da metallo lucente e un mantello viola scuro. A Don non servono altre informazioni visuali per comprendere di essere finito nel covo di Shredder!

"Fantastico! Di male in peggio!" pensa, fissandolo con puro odio.

Shredder schiocca le dita, mantenendo lo sguardo sul mio gemello, mentre i Foot escono dalla stanza, chiudendo entrambi all'interno con rumori riverberanti delle chiavi nella serratura.

"Cosa pensa di farmi? Farci addirittura chiudere dentro? Questa poi!" pensa Donnie, restringendo gli occhi.

-Dov'è Hamato Yoshi?-.

Donnie serra le labbra in risposta. Non disonorerà mai suo padre né rivelerà la posizione della tana, mettendo tutti in pericolo.

-Non rispondi?- continua con voce bassa e letale.

Si avvicina, afferrandogli dolorosamente il viso nelle mani, costringendolo a guardare il suo occhio cieco, dal bulbo cremisi e l'iride azzurra cieca. Donatello non cede a quell'intimidazione e sbuffa in risposta.

-Sei più tenace di quanto pensassi-.

Senza mollare la presa sulla pelle, imprimendo la forma dei suoi polpastrelli, Shredder comincia a colpire il muro con la testa di Donnie, che geme a ogni esplosione di bianco dolore davanti a suoi occhi.

La sua visione si annerisce a intermittenza, tremolando. Forse sta per perdere i sensi.

-Dove si trova Hamato Yoshi?-.

-Sei un povero stupido se pensi che te lo dirò! Io non tradisco!- è la risposta severa di Donnie.

Shredder si rabbuia e gli avvolge le dita alla gola, stringendo senza pietà quelle povere vertebre che scricchiolano paurosamente a rischio di rottura. Donnie spalanca gli occhi nel terrore: respirare sta diventando sempre più difficile a causa del soffocamento.

-Dimmi dov'è!- sibila il mostro.

La presa si allenta per lasciar spazio a qualcosa di più violento: Shredder concentra una forza bruta nel pugno destro e colpisce lo stomaco di Donnie senza pietà.

-No... non te lo dirò mai...!-.

-Questo renderà le cose più interessanti- sogghigna Shredder.

Divarica le gambe e facendo di Don un sacco da box, scarica su petto, fianchi e stomaco un violento tornado di pugni precisi. Il mio povero gemello comincia a gridare al dolore che s’intensifica dolorosamente, mentre i suoi organi rimbalzano nel suo corpo martoriato senza pietà.

Shredder non si ferma: aumenta il ritmo, imprimendo segni e rossori al centro della giuntura fra piastroni superiori e quelli centrali.

-Basta!- è il debole lamento.

Incredibilmente, il mostro si stoppa all'istante e alza la testa ciondolante di Donatello usufruendo delle code della sua maschera.

Fa uno scatto violento che il collo scricchiola paurosamente, regalando un nuovo dolore a mio povero fratello che non può difendersi.

-Dov'è Hamato Yoshi? Rispondimi o continueremo questo gioco fino a quando non ti avrò ucciso-.

Donnie lo guarda con odio bruciante ma non gli risponderà nemmeno stavolta, scrivendo inesorabilmente un trattamento bruto di quasi tre ore...

 
....
 

La situazione peggiora incredibilmente.

Alla tana, sia io sia Mikey siamo ridotti come stracci e il sensei non sa come trattare con i nostri problemi.

Parlando di me, il veleno di Rahzar sta lentamente impallidendo il bicipite destro, mentre la carne marcia continua a versare pus, sangue e liquidi nauseabondi. Il sensei mi ha avvolto ciò che rimane della mia spalla in uno strato di bende ma dall'alone cremisi e giallognolo impresso nelle fibre, il trattamento non è del tutto efficace.

April è dovuta andar via da qualche minuto, non potendo ignorare una telefonata da parte di suo padre Kirbi.

Siamo nella stanza del maestro Splinter, in due futon sul pavimento, con sintomi differenti.

La mia pelle si sta raffreddando, rischiando di sfiorare l'ipotermia, mentre il corpo di Mikey è avvolto dal calore di una febbre molto alta.

Abbiamo bisogno di Donnie. Non resisteremo ancora a lungo!

-Figlioli miei adorati...- geme il maestro Splinter, appoggiando una pezzuola umida sulla fronte di Mikey, che, schiude i suoi occhi lucenti.

-Papà...-.
Il sensei s’irrigidisce un po', avvicinandogli dolcemente, accarezzandogli una guancia bollente con due dita. Mikey non si è rivolto a lui con sensei, Maestro o padre, ma semplicemente papà, come quand'era piccolo.

Sembra davvero un cucciolo bisognoso, però.

-Sono qui, figlio mio-.

Mikey mi guarda per qualche secondo, mentre lacrime salate colano lungo le sue gote arrossate, infiltrandosi come pozza scura nelle fibre del cotone del cuscino. Ha paura per me e per la nostra famiglia.

-Come sta, Raphie...?-.

Il sensei si strofina le tempie, emettendo un sospiro pesante: come può dirgli che mezzo corpo sta marcendo molto lentamente? Capillari dilatati hanno formato una visibile ragnatela rossastra e verdognola sui miei pettorali e sul bicipite compromesso le vene hanno deformato la normale sagoma scolpita in un ammasso informe di carne in necrosi umida.

Rischio un'amputazione.

-Lui riposa- mente, mentre gli strofina amorevolmente le lacrime sul viso.

Michelangelo ha la pelle cadaverica, le labbra secche e un rossore che lo rende malaticcio. Trema, ha freddo e respirare gli sta diventando complicato.

-Adesso ti appoggerò la mascherina d'ossigeno sul viso, figliolo. Tu rilassati-.

Mikey non lo ascolta veramente e cerca addirittura di arrivare a stringere la mia mano gelida, protendendo più che può l'arto.

Sfiora piano le mie dita per poi stringermi completamente la mano, tutto dietro le spalle del sensei, intendo ad agganciare la mascherina alla bombola di ossigeno.

-Raphie...- mi chiama, trascinandosi debolmente verso di me.

Nota il bendaggio che ricopre la spalla e scopre un lembo di coperta marrone che nasconde il mio corpo inguardabile. E lo shock impallidisce ulteriormente il suo viso, tanto che Mikey è costretto a soffocare un conato di vomito, premendosi le mani sulla bocca.

Seduto accanto a me, con le gambe piegate lateralmente, in modo che i piedi fossero perpendicolari ai fianchi, scoppia a singhiozzare, causando l'attenzione del maestro che non sa come fare.

-Michelangelo- chiama debolmente.

-Sensei... Raph sta male, Leo è andato via e Donnie è stato rapito... ed è solo colpa mia come ha detto Leonardo!- grida, tossendo fortemente. -Se non fossi tanto debole... forse, i miei fratelli sarebbero ancora qui!-.

Una contrazione contro la sua mano.

Mikey s’irrigidisce e mi guarda pieno di speranza: mi sto risvegliando di nuovo, in una sfocatura intorpidita che mi rende rigido e poco reattivo. Tutto il mio corpo gelido vibra di stanchezza e dolore ma ho la forza di nascondere tutto questo dietro a un volto impassibile, mentre mi focalizzo sul visino del mio Otouto.

Allargo uno stanco sorriso, combattendo la poca elasticità della pelle che sembra spaccarsi lentamente, in un dolore atroce.

-Raphie...!-.

Non riesco a parlare: apro la bocca per dire qualcosa ma un groppo sconosciuto ha avvolto in un bozzolo irremovibile le mie corde vocali.

-Raphie... mi dispiace!-.

Non è colpa sua. Io lo so. E' solo di quel maledetto figlio di cagna Leonardo! E' lui che ha sconvolto ogni cosa!

Mikey si arriccia su se stesso, premendo le mani sul petto in una fitta violenta.

Guardo disperatamente il sensei, implorandolo di fare qualcosa e fortunatamente lo corica nel suo futon, accanto a me, iniettandogli un siero medicinale lattiginoso nelle vene, mentre gli appoggia la maschera dell'ossigeno sul viso.

Mikey mi guarda disperatamente, versando lacrime su lacrime ma almeno ho la forza per accarezzargli il viso, prima di tornare con la mente al mio povero gemello.

Donnie... hai bisogno di noi...!

 
 

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Capitolo 11
*** Un Doppio Fine ***


Leonardo Hamato ha smesso di saltare da un tetto all'altro da un pò di tempo, ormai stanco di fuggire quanto più lontano è possibile dalla tana.

Nella sua sfocatura di lacrime, continua a rivivere dolorosamente gli ultimi attimi che hanno anticipato la sua esclusione dal nostro Clan. Dalla nostra famiglia.

Stringe i pugni, cercando di calmare il suo affanno ma semplicemente non può frenare la collera che scorre nelle sue vene gonfie. E' tutta colpa sua, però. Ha scritto da solo il suo destino.

-Non avrei dovuto... no...- mormora, crollando in ginocchio a causa di una fitta al fianco martoriato precedentemente da TigerClaw. -Che cosa pensavo mentre davo della semplice acqua al mio fratellino? Di ucciderlo?!-…


 
-Padre! Padre!-.

Il sensei scattò fuori dalla sua trance meditativa, mentre le porte shoji venivano spalancate con immane foga.

-Leonardo! Che cosa succede?-.

Leo aveva occhi grondanti di lacrime e la paura vivida sul suo volto pallido. Nei suoi sei anni di vita, riusciva a malapena a gestire il groppo di terrore che stringeva il suo stomaco.

-Mikey non sta bene!- gridò.

Il maestro lo prese per mano e corsero nel bagno, dove Donnie e io cercavamo invani di risvegliare il nostro fratellino riverso su un fianco, arricciato in una pallina, mentre continuava a vomitare una pozza del tutto biancastra.

-Bambino mio! Santo Cielo, no!- esclamò il sensei, raccogliendolo in braccio.

-Papà, perché fa così?- chiese Donnie, che era molto paffuto.

Nostro padre si limitò a guardarci, per poi tornare a visionare Mikey che era sveglio ma aveva gli occhi serrati dal dolore atroce.

Addirittura, sotto i suoi piccoli piastroni, un leggero rigonfiamento al petto saliva e scendeva a ritmo del cuoricino. Mikey, infatti, era talmente magro che quando aveva l'aritmia il suo battito incostante appariva sottopelle.

Ed era raccapricciante.

-Chichi...-.

Il sensei cominciò a pulirgli la bocca sporca con un asciugamano datogli da Donnie.

-Ho paura...- continuò, tremando. -Mikey muore...-.

-No, Michelangelo. Non morirai- zittì dolcemente il topo, premendogli un ditino sulle labbra.

Il suo povero bimbo di tre anni soffriva atrocemente. E lui non sapeva che fare...

-Dobbiamo portarlo in ospedale- mormorò, infine. -E' chiaro che vostro fratello non può stare nemmeno un giorno senza le sue medicine. Abbiamo provato, ma non può funzionare. Debiti o no, dobbiamo comprargli le medicine finite-.

Una lacrima si impigliò nei peli del suo volto, sfocando di un leggero rosso i bulbi.

I tre bambini, spaventati, si limitarono a infilarsi le loro giacche e prendere anche la copertina di lana preferita di Mikey...


 
-Non poteva stare nemmeno un giorno senza medicine...-.

Leonardo preme le mani contro la bocca, tremando. Adesso comprende il disgusto e la rabbia cieca scolpiti sul viso del maestro Splinter, mentre teneva Michelangelo fra le braccia.

Il piccolo Otouto moribondo. Tutto per la sua sciocca gelosia annidata nel suo cuore, le cui radici hanno intrecciato la sua mente, confinando la lucidità e la fratellanza in una sfera buia.

-Mikey...!- soffoca, tremando un po'.

-Un ninja impavido che piange come una femminuccia? Non si vede tutti i giorni!-.

Leonardo spalanca gli occhi lucidi, osservando con la coda dell'occhio l'esile e conosciuta figura alle sue spalle. E' un momento imperfetto per parlare!

-Che ci fai tu qui?- ringhia, rialzandosi in piedi.

-Una pattuglia, un gioco di nascondino... scegli tu-.

-Karai, non ho tempo di giocare con te! Devo ritrovare Donnie!- sbotta Leo, voltandosi verso di lei.

Miwa ha un ghigno letale, evidenziato dal rosso rossetto e i suoi occhi onice brillano di maliziosità. Leonardo non ha voglia di farsi ammaliare né lasciar prevalere la sua ex cotta su di lei. Quindi, distoglie lo sguardo, osservando New York che non sa di loro.

-Se ti dicessi che so dove si trova tuo fratello, tu cosa diresti?- sogghigna, con una mano sul fianco e l'altra ciondolante.

Leonardo la guarda con sguardo felino: può essere una trappola? Un nemico non ti aiuta di certo!

-Non ti credo!-.

-Perché dovrei mentire come Shredder ha fatto con me?-.

I suoi occhi femminili si rattristano e il suo ego svanisce, facendo di Karai una kunoichi bisognosa di verità e abbracci confortanti.

-Non ho mai creduto nella verità che Splinter fosse il mio reale padre. E' difficile. E' rinnegare il proprio passato, ma so che le mie origini sono ben altre- mormora, avvicinandogli lentamente. -Io sono Hamato Miwa. Vostra sorella-.

Leonardo la guarda con occhi ampliati, inarcando leggermente il collo per sottrarsi al calore del suo fiato che preme contro le sue labbra. La kunoichi sorride malinconicamente, per poi voltarsi verso nord.

-E' nella cella di Shredder-.

-Andiamo, allora- replica Leonardo, con grande determinazione. -Spero solo di potermi fidare di te-.

Karai si rabbuia e lo afferra per il polso, tirandolo con violenza inaudita solo per premere le sue labbra sulle altre. Leo prende vari minuti per rendersi conto di cosa sta avvolgendo il suo spirito sconcertato.

"Karai mi sta baciando... mia sorella? Incesto? No, io l'amavo! E l'amo ancora...!" pensa l'azzurro, chiudendo gli occhi e rilassandosi.

Karai è abile nei movimenti concisi delle sue labbra e respira affannosamente al momento dello stacco, sorridendo dolcemente all'espressione scioccata che l'imbambolato Leo presenta sul viso, scolpito dal rossore dell'imbarazzo!

-T... tu...-.

-Sì, ti ho baciato-.

Leonardo deglutisce, voltandosi dall'altra parte con finta rabbia. Però, si palpa le labbra umide, sorridendo alla dolcezza che Miwa inspira in un sorriso sincero.

-Vieni con me- mormora piano la fanciulla, prendendolo per mano.

Obiettivo: Donatello...
 

....
 


Piastroni scuriti da una moltitudine di lividi, sparsi anche sul corpo martoriato. Rivoli di sangue rappresi dal labbro inferiore, sullo zigomo destro e alla tempia. Il suo povero occhio sinistro riflette la luce accecante del neon attraverso un gonfiore violaceo diviso in due, che ricopre la palpebra. Sapore di sangue regna nella sua bocca tumefatta.

Donatello è nuovamente appeso per i polsi sfregati, con la testa martellante che ciondola in avanti, con il mento livido che poggia sulla clavicola.

-Mi ha conciato per le feste...- mormora raucamente.

Adesso ci si mette anche la sua caviglia sinistra: poggiare il peso del corpo su quest'arto non si rivela un'ottima mossa. Come uno stridio elettrico, lo costringe a guaire ad alta voce.

-Che male... che male...!- piagnucola, ansimando un po'.

Piega la gamba martoriata, cercando di disfarsi della stanchezza del corpo poggiandosi sul piede destro. Ma in quella posizione da crocifissione, perfino la sua spalla destra duole molto.

-Un gonfiore. Un dolore. Una protuberanza innaturale- elenca Donnie atono. -Sì. Sono la vittima di una comune lussazione della spalla. Dovrei ringraziare Shredder ancora una volta!-.

Tre maledette ore di agonia. Di urla, dolore e colpi al suo corpo spremuto dalla malvagità di Saki. E ha sopportato tutto questo solo per proteggere suo padre.

-Mi auguro che... gli altri stiano bene...- mormora, tossicchiando un po' di sangue.

Già, noi... se solo sapesse che cosa sta accadendo!

Improvvisamente, uno scatto riverbera nella cella solitaria di Donnie, irrigidendolo totalmente nell'arco di pochi secondi.

Una perla di sudore cola lungo la sua tempia, mischiandosi al sangue ormai rappreso per annidarsi infine nell'incavo del collo.

Un maledetto mutante è appena entrato, in possesso di una sfollagente che picchietta nel palmo dell'altra mano mentre si avvicina lentamente.

E' TigerClaw.
-Il Maestro non si è risparmiato su di te, da quel che vedo- sogghigna.

Donnie si limita a serrare le labbra, fissandolo con furia omicida.

-Il Maestro ha altri impegni. Quindi, mi prenderò cura io di te- continua, alzandogli il mento mediante lo sfollagente. -Collabora e il tuo corpo non verrà invaso da scariche ad alto voltaggio-.

Un brivido sinistro corre lungo il guscio raschiato di Donnie, che osserva le strane pupille dilatate del felino mutante senza coda. Il ghigno che ha sulle labbra non promette nulla di buono!

-Mi prenderò cura di te- ripete a bassa voce, avvicinandoglisi. -Sei una tartaruga molto speciale-.

-Stammi lontano!- sibila Donnie, con una calma apparente dura. -Non toccarmi!-.

TigerClaw ringhia silenziosamente e non ci pensa su due volte a folgorarlo con lo sfollagente, illuminando di violaceo la stanza e loro due in un breve lasso di tempo.

Donnie urla in agonia, tirando la testa verso l'alto, mentre un odore di carne bruciata comincia a insidiarsi nelle narici. Al contrario di ciò, il felino sembra essere estasiato da uno spettacolo simile.

Muove i fianchi per calmare il dolore bianco che rimbalza su ogni suo organo, mentre serra le gambe, facendo coincidere le ginocchia violacee.

-Non ho voglia di sapere dove si trovi Hamato Yoshi- ammette il felino, pulendogli una lacrima randagia sulla sua guancia. -Io desidero soltanto averti-.

Un abuso? Una violenza sessuale? Donnie trova il coraggio per sputargli in faccia, disgustato da una simile rivelazione.

-Non sono il pupazzo delle tue fantasie perverse! Voglio solo uscire di qui, maledetto!-.

TigerClaw ruggisce adirato e gli preme le fauci giusto alla curva del collo e la clavicola, assaporando il ferroso gusto del sangue che scivola lungo il braccio destro, colando in terra in pozze silenziose.

-Tu sei mio. Mi appartieni, Donatello. Non dimenticarlo- sogghigna, leccandosi il liquido cremisi mentre lascia la stanza con una risata sinistra.

Donnie apre e chiude la bocca, mentre i suoi sensi si affievoliscono e lo accompagnano in un mondo tenebroso di sogni ed incubi.

-N... non sarò mai tuo...!- è la sua ultima frase...


Angolo del Furia Buia

Ho deciso di scagliare la mia ira (?) su Donnie e anche Leo. Quindi, caro nerd, non pensare che la pasci liscia! Anzi, ho deciso pure di farlo vittima di intenzioni sessuali poco raccomandabili! Muahahhahaha!
Ragazze, tenetevi forteeeee!

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Capitolo 12
*** Piani ***


Angolo di NighWatcher96

Mi piacerebbe soltanto sapere perché le persone si divertono a prendere in giro. Badate bene, questo non è un rimprovero mirato, ma semplicemente una domanda che spesso e molto volentieri mi formulo ma so che non otterrò la risposta.
Posso capire che, magari, le miei storie siano ripetitive come centrate spesso su Mikey, avventure su di lui, malattie e altro genere.
Posso anche dire che potrei non lasciare spazio agli altri ninja.
Ammetto sicuramente che detesto Leo, essendo sempre troppo presente nelle serie varie.
Posso anche ammettere che i lettori hanno gusti differenti dei miei (anzi, deve essere così!).
Ma diavolo, vorrei semplicemente non essere presa in giro con "Oh, scusa! Ma sai, con il poco tempo che ho, recensire mi è difficile". Oppure: "Oh, bello! Continua!", magari senza neanche aver letto il capitolo. Scelgo storie che vengono aggiornate e mi ritrovo l'autore che mi ha detto di non aver tempo per recensire ME e nella pagina delle recensioni di un altra storia lo ritrovo capitono per capitolo.
In quasi tutte le storie. Eccetto le mie.
Non sto dicendo (ci mancherebbe! Ognuno è libero e indipendente!) che voglio essere recensita ma solo non essere presa in giro.
E' soltanto una piccola domanda che ho preferito scrivere prima del capitolo.
Ditemi un po', sono noiosa perché incentro sempre su Mikey? Mi dispiace ma è la mia tartaruga preferita.
Le mie avventure non sono il massimo? Ho poca ispirazione che lascia molto a desiderare.
Il mio modo di scrivere non piace? Purtroppo vi do ragione. Non piace nemmeno a me.
Quando non volete commentare, non fatelo. Ma non mi venite a dire "Oh, hai aggiornato! Ma guarda ho saltato dei capitoli" che posso anche rispondere molto male. Sono pur sempre una persona che per gran parte della vita ha subito in silenzio! 
Se ce l'avete con me, spiegatemi il motivo. Probabilmente anch'io non recensisco molto spesso. A volte non ne ho voglia né il tempo (essere un tecnico di computer ha anche i suoi svantaggi, dopotutto!).
Bene. Ho concluso. (Si fa per dire. Perché vorrei dire molto ma molto di più!).





Riapro gli occhi dopo quella che mi sembra essere un'eternità. Tutto il mio corpo duole, intorpidito dal freddo che nemmeno le varie coperte di lane sul mio corpo possono combattere.

La stanza del maestro è buia: intravedo un leggero fumo salire verso l'alto e disperdersi nell'ambiente più grande di quel che sembra. La fiamma di una candela ha dato l'ultimo guizzo.

Cerco di muovermi un po' ma è difficile: il mio corpo non risponde bene. Ugualmente provo a farmi leva sul braccio libero dal bendaggio che dalla spalla dell'altro corre verso la mano, lasciando libere le dita.

Freddo, molliccio e nauseabondo: tre aggettivi che spiegano bene le condizioni del braccio.

Sento un respiro morbido alla mia destra e un sibilo di sottofondo. Gemo un po' e protendo la mano libera sul pavimento, sfiorando qualcosa di bollente e sudato.

-M... Mikey?- chiamo piano.

Nessuna risposta.

-Michelangelo? Puoi svegliarti?-.

Questa volta una contrazione vibra contro le mie dita fredde: forse sono riuscito a risvegliarlo e anche se una parte di me non è tanto felice, dall'altra esulta per avere un po' di compagnia in queste tenebre.

Un piccolo gemito e un leggero sfregamento raspante delle sue coperte. Sta girando il capo verso di me, lo so. E i suoi occhi vitrei risplendono leggermente nella fioca luce che domina sotto le shoji.

Forse il maestro è in cucina. Magari è notte. O mattina.

-Raphie...-.

-Sono qui- rispondo, avvicinandomi maggiormente.

Trascino le ginocchia sul pavimento: sono talmente freddo che le toghe di legno mi sembrano calde. Mi appoggio, quindi, accanto al mio fratellino, coricandomi e lo stringo a me, attento a non muovere il braccio ferito.

-Raph, sei tanto freddo...-.

-Lo so. Ed è meglio non vedere che cosa è diventato il mio braccio-.

Lo sento respirare tristemente e si rannicchia maggiormente contro il mio petto, strusciando la guancia.

-Dove sarà Donnie?-.

-Non lo so...-.

Un improvviso schianto risuona dalla cucina!

Io e Mikey tratteniamo il fiato, non osando muovere neppure un muscolo. Che diavolo sarà stato?

Delle risate sinistre e fracassi, più imprecazioni si susseguono poco dopo.

D'accordo: non è il caso di poltrire qui!

Cerco di alzarmi, ma non è facile: il mio corpo è debole e a malapena riesco a stare in piedi. Traballo troppo e devo riuscire anche a fronteggiare i problemi che stanno nascendo, oltre che proteggere il mio piccolo Mikey.

-Raph, non lasciarmi, ti prego...-.

Spalanco gli occhi, ondeggiando leggermente. Mikey mi sembra ancora più piccolo di quanto non sia ma non posso affatto assecondarlo, così, mi limito a mormorargli uno scusa mentre apro silenziosamente le shoji della stanza.

Me ne pento immediatamente! La faccia robotica di un Kraang mi osserva, puntandomi contro un mitra a laser.

Grido con quel poco di voce che ho, richiudendo miseramente la porta e proteggo Mikey con il mio corpo, prima che la carta di riso diventi un colabrodo bruciacchiato.

Diavolo! Il Kraang ha sparato senza alcuna esitazione e come se i guai non fossero già abbastanza, è entrato. Ci guarda, puntando bene la canna contro di noi.

Mikey trema nel mio abbraccio e io mi rammarico di non essere abbastanza in forze per fare qualcosa.

Il Kraang preme il grilletto e una pioggia di laser fulminei corrono su tutta la stanza, bucherellando il legno delle pareti per distruggere i ripiani con alcuni vasetti di erbe mediche che spesso il maestro usa per farci un tè depurativo.

Ogni boccetta di vetro esplode in un anello di semini minuti e granelli che cadono su di noi leggeri. Il disastro è evidente come la nostra rabbia.

Chiudo gli occhi: il Kraang ha approfittato della mia scarsa reattività per puntarmi la canna alla tempia. Vuole uccidermi davanti al mio fratellino che trema disperatamente.

-M... mi dispiace...- sussurro piano.

-Kraang uccide tartaruga Raphael con un laser Kraang!-.

Odio quella voce robotica che ripete le parole! Odio tutta la situazione!

Mi stringo a Mikey il più possibile: ormai per me è finita! Mi dispiace solo di non essere stato un buon figlio o un fratello migliore.

Un tonfo e uno sfregamento elettrico. Poi più niente.

Il silenzio crolla miseramente: io non sento nulla. Né un dolore. Né uno sparo. Né un grido. Quindi, colto da una voglia matta di guardare, schiudo prima un occhio e poi l'altro.

-C... co... cosa?- biascico incredulo.

Michelangelo ansima davanti a me, con un nunchaku stretto nella mano e la catena nell'altra, che collega alla kusarigama, la cui falce pende dal cranio del Kraang.

-Mikey?- sussurro, appoggiando una mano sul braccio dolorante.

Le mie dita premono sulla pelle, mentre una sensazione liquida cola dentro lo strato di bende, inumidendo il palmo della mano. E' un colorito rosa sbiadito. L'odore che sto sentendo fa venire da vomitare.

La putrefazione continua ad avanzare.

-Andiamo a salvare il sensei!- ordina Mikey, tranciando il Kraang che crolla in terra con uno scatto della kusarigama.

Il polpo schifoso se la svigna dalla sua Exo-tuta ormai inagibile ma lo blocco con un piede sul suo cervello schifoso e lo stordisco con un calcio che lo fracassa contro il muro e su una pioggia di frammenti di vetro sparsi in terra.

Maledetto essere ignobile!

Seguo subito Michelangelo che corre verso la cucina e lo vedo subito irrigidirsi a ciò che, purtroppo, anch'io ne divento testimone. Il maledetto Kraang Prime è qui e stringe la mano robotica intorno alla gola del maestro che non può più difendersi.

Una macchia cremisi spicca sulla spalla destra: è ferito!

-SENSEI!- grida Mikey, appoggiandosi allo stipite della porta.

-Anda... te vi... via!-.

Non obbediremo mai! Non abbandoniamo nessuno!
-Due tartarughe! Mi condurranno da April O'Neil!- sogghigna il Kraang Prime, scaraventando pesantemente il maestro contro il frigo, che gli schiaccia il corpo con la sua caduta.

Il grido che lancia nel dolore puro ci strazia le orecchie... maledetto Prime!

Il nemico avanza verso di noi: nei suoi occhi malvagi brilla la vendetta che sta attuando già.

-Come hai fatto ad arrivare a noi?!- ringhio.

-Portali! E un aiuto esterno!-.

Non mi piace per niente!

Il maestro, intanto, sta provando a uscire da sotto il frigo senza troppe speranze: purtroppo, la pesantezza dell'elettrodomestico grava sulla parte finale della sua schiena, immobilizzandogli le gambe.

-Meow! Meow!-.

Nell'impatto contro nostro padre, il freezer si è aperto di un po', permettendo alla piccola gattina Ice Cream Kitty di scivolar fuori senza problemi, grazie al suo corpicino informe fatto di gelato.

-Ice Cream Kitty!- grida Mikey, puntando contro il Kraang.

La gattina lo colpisce con sfere di ghiaccio e gelato dalla sua bocca, che oscurano momentaneamente la visione del nemico pericoloso, mentre usiamo il diversivo per arrivare al maestro.

-Non ti lasciamo!- mormoro.

Io e Mikey afferriamo saldamente il frigo e lo issiamo in posizione ritta, sostenendo poi il maestro Splinter su di noi.

-Tutto bene?- chiede Mikey.

-Sì, grazie a voi, figli miei-.

-Ma come è arrivato qui?- borbotto, osservando il balletto ondeggiante del Prime mentre cerca di togliersi il gelato dal viso.

Sta urtando da tutte le parti e i tintinnii del suo corpo fanno da sottofondo.

-Vi spiegherò dopo- risponde piano il maestro. -Michelangelo, prendi Ice Cream Kitty e usciamo da qui. La tana non è più un posto sicuro-.

Il mio fratellino obbedisce: afferra una piccola valigetta accanto al frigo, che funge da congelatore e ci infila dentro la piccola, annuendo con determinazione.

Il sensei ci spinge in modalità stealth verso la credenza, per munirci delle bombe fumogene che Donnie ha creato apposta per noi.

Ne afferriamo quante più possibili e le scagliamo pesantemente in terra, mentre un fumo violaceo con abbondante nero ci permette di sfuggire al Kraang...

 
....
 

-Maestro Shredder-.

L'uomo corazzato si volta verso il felino che è appena entrato nella sala dove il trono di pietra sorge davanti alle vetrate della vecchia cattedrale.

-TigerClaw- risponde freddamente. -Allora?-.

-La tartaruga non ha ceduto ancora-.

Shredder restringe gli occhi, guardando il suo riflesso nelle vetrate con odio. Ha provato di tutto! Dall'elettricità, ai colpi inferti al corpo, all'inalazione di sostanze stupefacenti oltre che iniezioni pericolose di medicinali. Nulla!

Don sa il fatto suo e preferirebbe la morte pur di non parlare.

-Occupatene tu fino a quando non cederà!-.

Il felino china la testa in un cenno concordante e lascia la stanza, richiudendo il pesante portone dov'era già entrato senza il minimo rumore.

Shredder ringhia, sfregando le punte delle sue doppie lame sul dorso della mano contro il vetro, diteggiando poi la leggera incrinatura creata. La rabbia accende il suo sguardo malvagio, insieme a una serie di tentativi di estorsione.

-Aspetterò qualche sinistro. La sua famiglia verrà certamente a salvarlo- pronuncia, ridendo lentamente.

In quel momento, una leggera luminescenza rosa cresce dietro al trono di pietra: Shredder non esita certamente a prendere il mezzo busto di un Kraang che proietta una reale finestra temporale davanti a sé.

-Shredder- chiama l'arrogante voce del vero Kraang Prime. -Il mio fedele subalterno è riuscito nel suo intento, grazie ai tracker che i Foot Bot sono riusciti ad applicare sul guscio di una di quelle tartarughe-.

-Il mio Clan non ha mai fallito. TigerClaw ha eseguito i miei ordini su Leonardo- ribatte Shredder. -Adesso tocca a te. Portami un antidoto efficiente per Karai-.

Il Kraang Prime piega le labbra in un sorriso sadico, prima di rispondere, contemplando Shredder in un silenzio snervante.

-Avrai ciò che desideri. Nulla è impossibile ai Kraang!-.

La comunicazione s’interrompe, lasciando il malvagio nuovamente ai suoi pensieri.

Ben presto, anche tutta New York sarà sotto il suo dominio...

 

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Capitolo 13
*** Il Coraggio di Provare ***


Donatello riapre nuovamente gli occhi, con un dolore lancinante alla testa e un altro di protesta dalla spalla morsa da TigerClaw.

Costata da subito, per quanto veloce può riconnettersi il suo cervello, di non essere più nello stanzino dove Shredder e il suo felino ammaestrato gli hanno fatto visita più volte.

-D... dove sono?- pronuncia debolmente.

E' al buio ma non pesto: la luce brillante della luna piena filtra attraverso le vetrate dalle quali gode di un'ottima visuale di New York. Sembra una suite abbastanza lussuosa, collocata ai piani più alti del grattacielo misterioso che sorge giusto accanto a un secondo.

Donnie è su un morbido letto, dove lenzuola di seta accarezzano la sua pelle livida. Ha le mani bloccate da alcune funi dietro al guscio e le caviglie libere.

-Ben svegliato, piccolo-.

Donatello ha un battito mancante, mentre osserva il paio di occhi dorati che brillano nelle ombre più tetre della camera farsi strada verso di lui, fino a salire ginocchioni sul letto, facendo scricchiolare le molle.

-TigerClaw?-.

Il felino sorride oscuramente, accarezzandogli una guancia con un dito.

-Hai dormito molto, lo sai? Avresti potuto perdere la pioggia di stelle-.

Brividi di disgusto attuano la pelle d'oca; Donnie vuole solamente liberarsi e uscire da quel posto non così male, se non fosse per la compagnia.

Prova a dibattersi ferocemente, sotto le risatine compiaciute del felino, che contempla il morso alla spalla che ha usato come punizione per la testardaggine di Donnie.

-Non devi essere così cattivo o potrei punirti-.

Gli si avvicina al viso, mentre la sua mano pelosa corre lungo il guscio, tagliando verso i piastroni centrali sprovvisti di cintura. Si soffermano su una coscia, diteggiandone la pelle d'oca.

-Hai freddo?- chiede gentilmente.

-Voglio andare via! Non ti facevo così perverso, sai?!- sbotta Donnie.

TigerClaw si rabbuia e lo colpisce con un forte schiaffo in pieno viso, lasciandolo nello stupore scioccato per qualche secondo, prima di montargli addosso e mordergli nuovamente la spalla ferita così profondamente da strappare un urlo al mio gemello.

-Fermati!-.

Il felino non lo ascolta, mentre assapora il gusto ferroso del sangue caldo che cola lungo la pelle, impregnando il bianco cuscino setoso.

Sorride oscuramente, tenendo ferme le caviglie in movimento con le sue gambe.

"Diavolo! Mi ha bloccato!" pensa furiosamente Donnie, guardandosi intorno. "Devo uscire!".

Mio fratello fa una piccola panoramica della stanza, soffermandosi sulla porta alla sua destra, le vetrate davanti e un condotto d'aerazione giusto sulla parte ovest, dove capeggiano alcuni quadri di tramonti esotici.

-Ti piace la camera che ho scelto per te?- chiede TigerClaw.

Muove sapientemente la lingua sui buchi profondi che i suoi denti hanno lasciato come impronta indelebile nella pelle, non lasciando sprecata nemmeno una goccia di sangue.

-Non è certamente un cesso!- risponde arcigno Donnie.

-Mi fa piacere che sia di tuo gradimento. Sai, per te ho anche ucciso il principale di quest'hotel che non voleva darmi la sua migliore camera-.

Il pensiero di un poveretto in una pozza di sangue si forma nella mente di Donnie, mentre un senso di nausea cresce nella sua pancia, risalendo pericolosamente lungo l'esofago.

-TigerClaw, lasciami andare!-.

-Mai. Tu sei troppo prezioso!-.

Donnie continua a sfregare in qualche modo i suoi polsi gonfi, sperando di liberarsi ma ha già pronto un piccolo diversivo da attuare.

-Oh... mi lusinghi, ma... io non potrò mai essere tuo, capisci?-.

-Perché?!- ruggisce il felino.

-E' semplice. Perché io sono un genio e tu un povero stupido!-.

Donnie lancia un grido di sfida, inclinando in avanti il suo corpo per sferrare una possente testata giusto sulla fronte di TigerClaw. Si libera con dei movimenti violenti delle gambe e si catapulta giù dal letto, raggiungendo la porta.

La apre con un calcio rotante ma il muro di mattoni che gli si presenta davanti, fra i frammenti della porta sfondata con violenza inaudita, lo manda in stato di shock.

-N... no...!-.

TigerClaw che era finito sul pavimento, si rialza ridendo, mentre si asciuga un rivolo di sangue dal labbro inferiore.

-Ti è piaciuto? Ho pensato di murarci in questa stanza fino a quando la mia stagione dell'amore non si concluderà. Ho bisogno di un compagno, lo capisci? Poi, una volta che ti avrò ucciso, non ci sarà più questo problema-.

Donnie rabbrividisce ancora una volta e lo fissa con puro odio, ormai consapevole della scelta che ha fatto.

-Scusami, ma non ci tengo a essere il pupazzo per i tuoi sfoghi sessuali!- ringhia, correndo verso di lui.

TigerClaw si prepara a bloccarlo, ma Donnie balza sul letto, adoperando la sua testaccia arancione come cavallina e si fionda nelle vetrate, in un turbinoso fracasso di frammenti che piovono tutt'intorno.

Donatello vibra di adrenalina nel ritrovarsi inghiottito dalla gravità ma questa notte non si farà uccidere da un errore di calcolo.

Anzi, con lo sguardo sorpreso di TigerClaw, atterra su un'asta di una bandiera a piedi uniti e si catapulta su un balcone, raggiungendo velocemente una scala antincendio. Da lì corre veloce più che mai su quegli scalini taglia fuoco, svanendo dietro alcuni edifici.

-Mi è fuggito!- ringhia TigerClaw, amareggiato. -Ma lo riacciufferò!-.

Si catapulta nel vuoto, pronto per ripescare il mio astuto fratellino...

 
....
 

Un tombino di metallo si sposta dalla sua intercapedine, raspando metallicamente sull'asfalto.

-Via libera!- sussurra Mikey, sbucando per primo.

Ondeggia un po', strofinandosi del sudore lungo le guance arrossate e aiuta subito il maestro che si stringe la spalla sanguinante e infine anche me, che a malapena mi reggo in piedi.

La strada è sgombra, silenziosa e illuminata da alcuni bianchi lampioni nella notte.

Le nostre sagome si riflettono nella vetrina di un locale chiuso: non abbiamo un bell'aspetto. Sui nostri corpi giacciono ferite diverse che ci accomunano.

-Dobbiamo trovare Leo- fa Mikey.

-Lui è fuori dalla nostra famiglia- sibilo a denti stretti.

Il veleno di quel dannato cane mi ha irrigidito i muscoli facciali, adesso. A malapena posso muovere il collo e le gambe mi sostengono discretamente. In caso di attacco, come farò a lottare?

-Non importa cosa ha cercato di farmi. La gelosia può giocare sporco anche sulle menti più onorevoli- replica il mio Otouto, sospirando. -Più saremo, più riusciremo a vincere e a tornare un team di cinque!-.

Il sensei mi guarda, mentre si rialza dalla posizione inginocchiata qual era stato per riprendere fiato dalla corsa nelle fogne. So a che cosa sta pensando: lui è propenso e no di riaccettare Leo nella squadra e vuole un mio parere anche.

-Beh... non so. Francamente sono ancora piuttosto incazzato con lui... però quattro è sempre meglio di tre, no?-.

Mikey si ammorbidisce ma ben presto un'espressione addolorata spegne la luce di determinazione sul suo viso. Una fitta lo costringe a premere una mano sul petto anche se sa che è inutile.

-Figliolo!- esclama il maestro, stringendolo a sé.

-S... sto bene...-.

-E io sono il Presidente degli Stati Uniti!- replico sarcastico. -No che non stai bene! Si vede lontano un miglio!-.

-Fossi in te farei meglio ad ascoltare il tuo caro fratello-.

Sobbalziamo.

C'è qualcuno d’imponente che ringhia come sottofondo alle nostre spalle.

-Spike?- sussurro, guardando la sua immagine riflessa nella vetrina del negozio.

Ci voltiamo, non osando mostrarci deboli davanti alla mia ex tartaruga domestica.

-Slash- ripeto con leggera stizza.

Lui ride, stringendo le dita intorno alla mazza di ferro e fa un passo avanti, adocchiando la rete di capillari rossastri che rivestono il mio petto e parte dello stomaco.

La luce della tristezza brilla per qualche secondo nei suoi occhi onice e questo mi fa sorridere un po'. Forse ricorda ancora il bene che gli ho sempre dato quand'era una piccola tartaruga normale.

-Rahzar- mormora, diteggiando la mia fasciatura. -Non è così?-.

-Non importa, Slash. Dobbiamo trovare Donnie-.

-Non sono qui per aiutarvi- sogghigna. -Stavo inseguendo dei Kraang quando vi ho visti uscire dal tombino-.

-Kraang?- ripete Mikey. -Altri? Non ci bastava il Kraang Prime?!-.

-Purtroppo è così, amico mio-.

La figura imponente di un coccodrillo fa capolino dalle tenebre di un vicolo che ospita un altro tombino.

-Leatheread!- esclama Mikey, felice più che mai.

Qualcosa vola sulle nostre teste: due silhouette atterrano su un altro cornicione, affacciandosi incuriosite. Dall'argenteo lunare le identifichiamo parzialmente: hanno dei tratti umanoidi.

-E' lui- mormoro, indietreggiando.

La mia visione trema e respirare mi è diventato difficile tutto a un tratto. Sto tremando e il mio corpo non risponde. Il mio braccio fa male e non riesco più a sentirlo.

Nella sfocatura di dolore, cado dietro, urtando lo stomaco gonfio di Slash che, dandomi un'occhiata significativa, mi issa fra le sue braccia, in silenzio.

-Slash...- borbotto grato, a denti stretti.

Non mi risponde e preferisce concentrarsi sulle due aggiunte al nostro gruppo.

Mikey abbassa un po' la testa, inspirando profondamente, con la mano sul petto, mentre il sensei deglutisce in silenzio.

-Abbiamo bisogno anche di te per ritrovare Donnie-.

Occhi cobalto lo guardano pieni di lacrime. Leonardo sorride un po' e cerca di abbracciarlo, ma Michelangelo fa un passo indietro, voltandosi verso noi altri.

-Chi è con noi?-.

Guardo Slash con le ultime forze che mi rimangono. Non ho ben capito che intenzioni abbia.

-Io no- risponde.

-Aspet... ta...!- biascico.

Slash salta agilissimo su una scala antincendio, raggiungendo in pochi attimi un cornicione, per poi sporgersi un ultima volta, prima di svanire nelle tenebre con me.

-RAPHIE!- chiama Michelangelo, protendendo inutilmente la mano. -Non posso perdere anche Raph. Leo, sarai tu il leader. Comanda questa squadra. Io andrò a riprenderci nostro fratello!-.

-Ma Mikey...-.

Il mio Otouto imita agilmente le stesse mosse che hanno accompagnato la piccola fuga a effetto di Slash e fa un piccolo occhiolino prima di svanire come una nube di fumo...

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Capitolo 14
*** Il Legame Rosso-Arancio (Parte I) ***


La vita è una vaga parola per molti. Ma solo quando ti rendi conto che sei a un passo dal perderla, capisci quanto abbia valore. E non è giusto sprecarla.

Io mi rammarico di non poter vivere di più per restare a proteggere la mia famiglia e soprattutto Michelangelo, l'unico fratello che davvero mi capisce e ha saputo confortarmi dopo la scomparsa, se così possiamo dire, di Spike.

E adesso, giustappunto fra le braccia di Slash, osservò il cielo stellato che ricopre New York. Sono piuttosto calmo, stranamente aggiungo e non m'interessa molto ciò che la mia ex tartaruga domestica vuol fare con me.

Uccidermi? Sezionarmi? Quello che vuole. Ormai, con il veleno di quel cagnaccio schifoso non c'è più tempo per salvarmi.

Eh... com'è ironico. Impavidi ninja che muoiono lentamente per via di veleni che non si conosce nemmeno l'esistenza. Chissà, mi viene da pensare, se Donnie potrebbe lavorare su una cura veloce.

Il mio gemello... il mio caro genio...

Dove sarà in questo momento?

Slash ha uno strano luccichio nello sguardo ma non certamente di odio. Mi sorprende, in realtà, che le sue iridi onici brillino di una lieve velatura a me fin troppo familiare.

Lacrime.

-Slash...-.

Mi guarda abbassando semplicemente gli occhi.

-Nonostante tutto, vorrei solo farti sapere che sei e resterai per sempre il mio piccolo Spike. Non ti ho mai odiato-.

E' necessario che lo sappia perché quando non avrò più vita in corpo, non potrò più rammendarglielo.

Mi guarda leggermente sorpreso e ghigna, aumentando il ritmo della corsa, con salti fra gole di edifici e cavalline su trombe di ascensori più agili e scattanti.

-Tu non sai quello che dici-.

-Invece sì- replico con un piccolo sorriso. -Spike...-.

-Non sono più Spike. Sono Slash. Ricordalo-.

Sorrido ancora, per quanto la mia rigida faccia me lo permetta.

-Non è un bello spettacolo-.

-Il mio braccio?- chiedo.

Slash ha lo sguardo chino sui miei piastroni: sono diventati di un vermiglio acceso, tanto che la rigida superficie ha assunto un costante ondulamento che mi fa sembrare una veneziana.

Ogni mia vena si è gonfiata abnormemente, rendendomi gonfio.

-Il tuo sistema circolatorio potrebbe esplodere da un momento all'altro-.

Non mi preoccupa. Non c'è più nulla da fare per me...

Slash allenta piano le bende ormai rosate e restringe lo sguardo, muovendo rapidamente le narici per l'odoraccio di marcio che si mischia all'aria fredda.

-E' uno schifo, non è vero?- mormoro stancamente.

-Vuoi una risposta o un commento?-.

-Tu che dici?-.

Slash atterra dietro a una tromba di un ascensore, appoggiandomi dolcemente in terra, tenendomi sorretto nella piegatura del suo braccio e la testa riposata sulla sua pancia.

E' un po' strano ma... mi piace. Forse la mia tartaruga non mi odia del tutto.

Il mio braccio è diventato completamente viola, informe e puzza terribilmente di marcio. Non riesco né a sentirlo né a muoverlo.

-Senti qualcosa?- chiede Slash.

Mi sta flettendo il braccio in un angolo di novanta gradi.

Osservo il liquido giallognolo che cola verso il gomito, espandendosi in una piccola pozza oro e rosata sul cemento. A dire il vero non mi fa né caldo né freddo.

La pelle è spaccata in più punti e cade come foglie secche: posso perfino avere una chiara visione delle mie ossa.

-Niente- rispondo, chiudendo gli occhi.

Emetto un gemito dal profondo della gola che irrigidisce il mio amico, tanto che mi riprende nuovamente in braccio, guardando verso sud-est. Forse ha qualcosa in mente.

-Raphael, hai bisogno di un antidoto urgente. Il tuo braccio è in necrosi umida e tra non molto potrebbe iniziare a decomporsi totalmente- mi dice. -E tu potresti ritrovarti con un braccio amputato-.

-NO!-.

Schiudo gli occhi di colpo: Slash si volta dall'altro lato, permettendomi di capire la bassa figura ingobbita che ansima con i nunchaku stretti nelle mani. La luna che splende dietro di lui gli sfuma i tratti spigolosi in una luce angelica che illumina leggermente gli zaffiri che ha al posto degli occhi.

-M... Mikey...?-.

-Non puoi dire questo! Nessuno perderà niente!- grida, barcollando verso di noi.

Più si avvicina, più noto i suoi occhi iniettati di sangue, le labbra leggermente cianotiche e il corpo percorso da brividi e perle di freddo sudore.

Non avrà mica corso fin qui per me?

-Slash, non fargli del male! O... o io t... ti darò una lezione!- intima.

La mia tartaruga mutata piega le fauci in un ghigno oscuro e non trattiene una risata alquanto snervante.

-Mi fai proprio pena!- esclama. -Ma non ho intenzione di uccidere Raphael. Voglio solo salvarlo-.

-Perché? Cosa ci guadagneresti?!-.

-Niente, ovviamente-.

Qualcosa non quadra.

-Se vuoi seguirmi, bene per te. In caso contrario, tornatene dagli altri. Mi rallenteresti solamente- sbuffa Slash, partendo senza aspettarlo.

-Io non vado da nessuna parte. Non lascio mio fratello in balia di un doppiogiochista!- ribatte Michelangelo, guadagnandosi un'occhiataccia.

-Avresti dovuto morire tempo fa. Tu sei cardiopatico, non è vero?-.

Mikey non emette parola e lo ignora, ma so che sta cercando di apparire forte per non piangere e urlare la sua frustrazione. Solo io e gli altri sappiamo cos'ha passato.

E non è stato piacevole.

No affatto...

 

-Mi avevi promesso che non avresti spiattellato nulla al maestro Splinter della mia scappatella nelle fogne! Leo, sei un bugiardo!- gridai nel dojo.

-Ho soltanto ritenuto giusto informare nostro padre. E poi nelle fogne è pericoloso!-.

-Tu non sai che meraviglia c'è oltre la tana!-.

Leo sbuffò a braccia conserte. Odiavo questo suo atteggiamento altezzoso!

Era accaduto questo litigio solamente perché durante la notte in cui avevo una voglia matta di scoprire il mondo sotterraneo che il sensei ci aveva sempre negato, ero stato scoperto da Leonardo.

-Dove vai?- mi aveva chiesto, nel buio.

-Una tartaruga di dieci anni va nelle fogne- risposi.

Mi bloccò un polso, allora, dandomi uno sguardo contrariato.

-Il maestro ha detto che non dobbiamo lasciare la tana. Lo hai dimenticato?-.

-E' notte fonda, Leo. Il sensei non lo verrà mai a sapere e sai perché? Tu mi coprirai e starai zitto!- bofonchiai con aria di superiorità.

Prima che potesse ribadire qualcos'altro, corsi dritto nel corridoio ramato fognario, illuminato da neon bianchi, giallognoli e luci d'emergenza cremisi.

Eppure, Leonardo mi tradì.

Non appena rincasai, trovai il maestro Splinter con uno sguardo duro e Leo al suo fianco che era del tutto impassibile.

Dovetti sorbirmi una ramanzina coi fiocchi ma mi promisi che gliela avrei fatta pagare cara al caro Leonardo!

E infatti, ecco perché stavamo litigando da quasi mezz'ora!

-Basta, dai!- intervenne Donnie, in silenzio con Mikey fino a quel momento.

-Tu stanne fuori!- inveì Leonardo.

-Non parlargli in questo modo, hai capito?!- ruggii, spintonandolo.

Leonardo barcollò ma il suo volto s’indurì dalla rabbia e mi balzò addosso, iniziando un rotolamento aggressivo con i nostri ringhi animaleschi come sottofondo.

-Smettetela!- gridò ancora Donatello.

-Hai torto!- mi urlò Leo, tempestandomi di pugni alla pancia.

Ne incassai qualcuno ma con un calcio al fianco riuscii a passare in vantaggio, tanto che lo tenni bloccato in terra sedendogli sullo stomaco.

-No! Tu mi hai tradito! Credevo di potermi fidare di te!-.

Leonardo mi sorprese con un pugno al naso. Rovinai rumorosamente con la testa in terra, rimanendo immobile con gli occhi chiusi.

-Hai capito finalmente!- sputò Leo, rimettendosi in piedi per aspettare il mio prossimo attacco.

Che mai venne.

Il colpo alla testa mi aveva momentaneamente fatto perdere i sensi e giacevo esanime in posizione supina, con il volto contorto dal dolore.

-Raph, alzati!- mi ordinò Leonardo.

Alcuna risposta. Né un movimento.

-Basta giocare!-.

Neanche mi mossi.

-RAPH!- gridò, infine, Donnie, inginocchiandosi accanto. -Apri gli occhi, ti prego!-.

Mi poggiò due dita sul collo, percependo il mio battito molto più accelerato del normale e fissò inviperito Leo, che se ne stava a guardare scioccato, incapace di dire o fare qualsiasi cosa.

-Guarda che cosa hai fatto!- gridò con voce tremante. -Se Mikey ci vede...-.

-R... Raphie...?-.

I miei fratelli s’irrigidirono, guardando dolorosamente verso l'entrata per il dojo, dove il faccino sbiancato di Michelangelo ci stava fissando sorpreso.

-R... Raph?-.

-Va via, Mikey!- implorò Donnie, con un duro tono.

Ma il mio fratellino nemmeno si mosse. In quel momento, i suoi occhi dilatati e velati di lacrime parlavano chiaro: era sull'orlo di scoppiare a piangere.

-Che cosa sta succedendo qui?-.

Di male in peggio. Il sensei era arrivato, avendo sentito le nostre grida! Oh, cavolo!

-Leonardo, che cosa è successo?- tuonò, accorrendo verso me. -Rispondi!-.

-I... io l'ho colpito troppo forte... E'... è caduto e... e ha battuto la testa...-.

-Vi avrò detto non una ma cento volte che il ninjitsu non si usa per ferire un membro della famiglia! Leonardo, voglio tu vada in camera tua fino a domani! Niente cena!-.

Leo chinò lo sguardo, annuendo e mordendosi ferocemente le labbra pur di non piangere. In effetti, era la prima volta che era stato punito "duramente".

Almeno, come la vedeva lui.

Improvvisamente, Michelangelo lanciò un grido alle nostre spalle, scoppiando finalmente a singhiozzare con impeto crescente, senza smettere un attimo di guardarmi. Aveva lo sguardo spiritato e il suo corpicino tremava.

-Mikey, no!- esclamò Donnie.

Eravamo tutti consapevoli che Mikey necessitava del completo riposo e crisi di nervi erano assolutamente da evitare!

-Starà bene, figlio mio. E' solamente svenuto!- si aggregò il sensei, che mi teneva fra le braccia.

Mi diede uno sguardo agonizzate, accarezzandomi la guancia. Avrebbe voluto che riprendessi i sensi proprio per calmare Mikey ma lo strato di nebbia che mi teneva sopito era troppo fitto per poterlo superare e ritornare nel mio corpo terreno.

-RAPHIE! RAPHIE! RAPHIE!-.

Il mio nome era stato ripetuto in un crescendo e Mikey nemmeno accennava a placarsi.

-Raph... svegliati!-.

-Basta, Mikey! Ti fai solo male, così!- intervenne Donnie, cercando di abbracciarlo per lenire il suo pianto.

Mikey lo spinse via con violenza inaudita e ciò gli costò parecchio: di colpo smise di piangere e i suoi occhi si spensero, mentre le ultime lacrime rotolavano lungo le guance. La sua bocca si aprì un paio di volte, alternata con la chiusura e si abbandonò al dolore al centro del petto.

Crollò in ginocchio, con gli occhi chiusi, protendendo la manina verso di me, prima di sprofondare nella perdita dei sensi.

-MICHELANGELO!-.

Due figli nell'oblio... e tutto per uno stupido litigio...
 
 

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Capitolo 15
*** Il Legame Rosso-Arancio (Parte II) ***


Angolo di NightWatcher96

Dopo che il mio account è stato bloccato per motivi di clonazione, sono rimasta per molto tempo come lettrice semplice di questo fandom e mi ha ucciso non poter scrivere dopo un breve periodo di depressione (ci soffro in una forma molto lieve). Vorrei abbracciare HellenBach per aver dimostrato quanto ci tenga a me con alcuni messaggi che rispondo qui! Sei una dolcissima Imooto-San che tutti vorrebbero avere, fidati! 
E poi, con la mente ancora leggermente instabile, desidero solo ricordare che anche se non ho recensito, ero presente quindi la dimenticanza del mio nome che non è importante (pessima autostima, ragazzi!) mi ha leggermente... come dire, ucciso nel modo peggiore possibile. D'accordo, sono tornata e vi metto il capitolo 15 di Little One che scrissi una settimana fa!
EnJoY!



Il mio gemello salta un’ultima gola fra due edifici e si ferma sul cornicione, contemplando la nottata difficile che ci sta vedendo tutti protagonisti.

Con la luna piena che brilla piena e dolce, ammorbidendogli i netti contorni del corpo in una luminescenza candida, la luce naturale schiarisce un particolare punto di un vicolo, piuttosto animato rispetto alla calma notturna.
Donatello non rimane a godersi il panorama e balza giù su una scala antincendio ma è costretto a fermarsi immediatamente.

-A... avevo dimenticato... che la mia gamba fosse slogata...- geme, massaggiando il muscolo intorpidito e violaceo. 

Un po' barcollante, stringe la ringhiera fredda per rialzarsi e continua a zoppicare per le scale rimanenti, fino a quando non si ritrova con i piedi sull'asfalto in un vicolo cieco e per giunta da solo.

Ci sono solo il sibilo del freddo vento contro il suo corpo e un odore intenso di sangue.

-Chi è là?!- esclama il mio gemello.

Una presenza veloce sta strisciando verso di lui, veloce e abile nel rendersi invisibile.
I sensi di Donnie pulsano di pericolo evidente ma non avendo l'intenzione di fuggire, rimane lì a fronteggiare il problema a pugni stretti, non avendo più con sé il suo Bo.

-Non ho paura!-.

Donatello segue un paio di occhi cannella che lo fissano stupiti, prima di svanire dal suo campo visivo e comparirgli alle spalle. Due mani fantasma premono contro le sue labbra, trascinandolo via dall'argenteo della luce lunare, per appiattirlo contro un muro avvolto dalle tenebre.

-Lasciami!- ansima il mio gemello, seduto in terra.

-Shhh, Donatello-.

-M... Maestro Splinter?-.

La figura inginocchiatagli davanti si sporge verso la luce bianca, per illuminarsi un lato del viso dove un dolce sorriso rassicurante fa capolino sulle labbra.

-Padre, sono così felice di vederti!- esclama Donnie, abbracciandolo.

Il sensei lo stringe forte a sé, sfregandogli dolcemente il guscio un po' raschiato e solo allora contempla la gravità dei lividi incombenti sul suo corpo.

D'altro canto, anche la macchia di sangue rappresa sul kimono non passe certamente inosservata a mio fratello genio.

-Che cosa è accaduto mentre non c'ero? Come stanno gli altri?-.

-E' una storia molto lunga, figlio mio. E non c'è tempo per raccontare. Dobbiamo ritrovare i tuoi fratelli prima che sia troppo tardi-.

Donnie annuisce un po' stranito e con l'aiuto del padre si rimette in piedi, anche se barcolla, tornando inginocchiato.

-Credo che... mi urgerebbe un bastone o qualcosa...-.

Il sensei fruga, allora, nel cassonetto aperto del vicoletto, incurante dell'odoraccio e della viscidità dei rifiuti esposti all'aria aperta.
-Maestro, sei... arrabbiato?-.

Splinter si ferma un attimo per guardarlo acutamente, prima di tornare a cercare.

-Non posso mentirti, Donatello. Sono ancora profondamente deluso da Leonardo. Non posso digerire del tutto il suo atto di voler uccidere Michelangelo-.

-C... cosa?!-.

Il sensei trova fortunatamente una stampella di legno, un po' deteriorata e la consegna al figlio, che la usa per rialzarsi e non scaricare il peso corporeo sull'arto compromesso.

-Molto meglio, grazie, sensei!- sorride, prima di tornare al nocciolo principale. -In che senso Leo ha cercato di far fuori Mikey?-.

-La gelosia per la mia decisione di aver scelto Michelangelo come leader lo ha accecato a tal punto che in tutta questa settimana ci ha fatto credere che consegnasse le medicine per tuo fratello... ma invece, ha ammesso di non averlo fatto-.

-Questo spiegherebbe la leggera dispnea, la febbricola e la stanchezza cronica- completa Don, lisciandosi il mento.

Il sensei china il capo, passeggiando verso la luce lunare.

-Leatheread setaccia le fognature nell'eventualità di Kraang. Noi dobbiamo ritrovare gli altri. Slash ha preso Raphael e Michelangelo li sta inseguendo-.

-Mi sono perso un bel po' di cose, vero?-.

Donnie sospira debolmente, zoppicando verso il maestro Splinter che, senza preavviso, se lo carica in spalla come quand'era piccolo e spesso si sbucciava un ginocchio per correre nelle fognature.

-Sensei... ce la posso fare...-.

Nostro padre non risponde e agile come mille ombre di ninja, svanisce nelle tenebre, ormai pronto per ricongiungere la famiglia...
 

....
 

Due nere silhouette si calano da un finestrone di un tetto, atterrando in una prigione antica, illuminata da torce rosse.

Corrono veloci verso un portone chiuso e si fermano, pronti per captare qualche sinistro da un nemico che magari li sta spiando o si aspetta le loro mosse.

-Vieni con me-.

Leonardo annuisce, obbedendo cecamente alla sua amichetta Karai che indica un’altra porta di ferro appannata.

-Quel portone conduce al dojo di Shredder ma è bloccato. Useremo le scale-.

-Va bene. In fondo, conosci questo posto meglio di me, no?-.

Karai sorride, superando la pesante porta per scendere le scale che roteano intorno a un pilastro tondeggiante. Sembra una torre medioevale, con le classiche finestre arcuate e sbarrate da una maglia di ferro intrecciata!

-Vieni- bisbiglia Karai, la prima a varcare l'ultimo gradino di liscia pietra.

Leonardo chiede silenziosamente di poter aprire la nuova porta di legno possente, dove due teste di drago fungono da maniglie.

-Prego, fa pure-.

Il ninja arrossisce imbarazzato ma ritrova subito la sua compostezza, spingendo con innaturale forza quelle teste possenti di metallo opaco.

Una stanza circolare avvolta nel blu profondo, illuminata dai raggi lunari che filtrano da un finestrone polveroso posto appena sotto il soffitto.
Non ci sono né scale né uscite.

-Dove siamo?- chiede Leo, guardingo.

Karai non risponde e cammina verso il centro della stanza, facendogli segno di raggiungerla.

-Karai, non mi hai risposto- ripete Leo.

La kunoichi lo guarda ghignando, ma presto spalanca la bocca facendo danzare la coda biforcuta della sua indole rettiliana e sibila, guardando un basito Leo con i suoi occhi da serpente brillanti e dorati.

-T... tu mi hai imbrogliato!-.

Karai si avvicina con finta tristezza.

-Mi dispiace che ti fidassi di me. Ma dovresti saperlo che non si dovrebbe mai dare fiducia a una kunoichi!-.

-Mi hai tradito!- grida Leo, mentre la sua voce assume riverbero dalla spazialità della stanza.

Improvvisamente, una serie di fari luminosi si accendono su loro due, evidenziando perfino la presenza di venti Foot Bot accanto ai riflettori da stadio.

Karai sibila vittoriosamente, saltando via, verso un parapetto di un corridoio, ridendo di Leo che ringhia frustrato per essersi lasciato proprio giocare.

-Via con il piano L7-.

I Foot Bot piombano su Leonardo che si affida alle sue katana, pronto per affettarne più possibile.

-Sono più resistenti!- costata mio fratello.

Evita un pugno al viso e con una capriola scansa anche una sferzata di naginata nell'addome che duole ancora come il fuoco.
Leonardo si guarda alle spalle, pronto per colpire con le katana puntate al pavimento ma un getto verdognolo e fluorescente, spruzzato da un lanciafiamme modificato di un Foot Bot che indossa una fascetta rossa sul braccio robotico.

Mio fratello crolla in terra, con la melma che lo ricopre sempre più, con le sue urla di dolore infernale e le mani inutilmente protese verso Karai che lo guarda insensibilmente.

Il mutageno filtra nella sua pelle, schiarendola, bruciando quasi le vene neanche fosse stata una dose di Krokodil, una droga letale, capace di squagliarti ossa, pelle e muscoli.

-P... perché!- rantola Leonardo, non muovendosi più dalla posizione prona qual è.

-Sono gli ordini- risponde Karai.

-M... Mikey... mi dispiace, Otouto... sto pagando per ciò che ti ho fatto...-.

Leonardo spalanca gli occhi brillanti di un verde acqua intenso, ormai pronto alla sua trasformazione mutante.

-Karai-.
La kunoichi si volta verso il parapetto, dove la metallica figura di Shredder, in compagnia di FishFace e Rahzar fa la sua comparsa, con maligna gioia nell'occhio sano.

-Ben fatto, figlia mia-.

Karai si lecca le labbra, sibilando compiaciuta...

 
....
 

Mikey si ferma un attimo, ansimando con una mano sul petto. Il suo cuore brucia quasi nel petto, sforzato dalla lunga e stancante corsa con Slash, fermo su una cabina di un ascensore con me fra le braccia e lo sguardo puntato a un edificio abbandonato, poco più in basso.
E' un palazzo decadente, affiancato da altri poco più nuovi e un ampio spiazzale adibito a scavi e prossime costruzioni.

-Sei già stanco?- sogghigna Slash, senza guardarlo.

Mikey non risponde: un groppo di dolore e stanchezza gli si è formato in gola e lo costringe a inginocchiarsi, ansimando sempre più selvaggiamente.
Questo mi fa schiudere gli occhi opachi, mentre il dolore nel mio braccio si attenua. Io non riesco più a sentirlo, però. E' come se fosse già stato amputato e il breve periodo dell'arto fantasma già superato.

-Mikey...- chiamo debolmente.

Il mio fratellino freme un po' e mi guarda con occhi lucidi, accerchiati da profonde occhiaie.

-Vieni qui...-.

Esegue come un bravo soldato e gli prendo dolcemente la mano, strusciandomela contro la guancia fredda.

-Mikey, nel caso non dovessi farcela...-.

-Zitto-.

Sapevo che non si possono fare discorsi del genere con il mio fratellino. In fondo, nonostante abbia solo quattordici anni, è ancora un piccolo ninja che va protetto.

-Mikey...- riprovo, con la bocca sempre più secca.

-C'è un solo modo per poterti salvare, Raphael- interrompe Slash.

-E quale sarebbe?- chiediamo io e Mikey, con impagabile sincronizzazione.

Slash mi appoggia in terra, mentre Michelangelo mi offre la piegatura del braccio come nuovo cuscino per la testa e il suo calore febbrile per scaldarmi.

-Mutageno e plutonio. So a chi rivolgermi ma ci vorrà un po'. E non abbiamo molto tempo a disposizione-.

Mikey mi stringe protettivamente, dandomi uno sguardo addolorato.

-Nanetto, devi raggiungere la roccaforte di Shredder e prendere una capsula di mutageno. Per farlo, dovrai percorrere un chilometro e mezzo-.

Spalanco gli occhi... una simile distanza da percorrere con una corsa pazzesca...

-Mikey, no... non posso permettertelo!-.

Lui mi guarda con un sorriso debole e mi abbraccia dolcemente, solo per sistemarmi incredibilmente sul suo guscio e grugnire leggermente al peso raddoppiato!

-Mettimi giù!- ordino con voce roca.

-Sono io il leader- replica serio. -Andiamo!-...
 

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Capitolo 16
*** Adozione? ***


Non posso fare a meno di domandarmi cosa spinge Michelangelo a spingere al limite il suo cuore. Certamente l'amore fraterno, la voglia di riscattarsi da un destino non così felice e la gioia di essere ancora vivo e vegeto.
Che gran cuore, il nostro bambino di famiglia!

Ed io che diavolo sto facendo fino adesso? Poltrisco sul guscio altrui, soggiogato dal veleno di uno sporco mutante a forma di pesce che segue il lato oscuro! Ed io che mi vantavo di essere il muscolo della famiglia! Sì, muscolo un corno netto!

-Raph? Stai bene?-.

-Sì, Mikey. Per adesso sì- rispondo con pura verità. Il braccio non duole più come prima ed è un sollievo. Forse e dico forse l'aria fresca fa miracoli su di me.

-Mi fa piacere-.

Sorrido al mio caro fratello minore, appoggiando il mento contro la sua spalla. Il calore che emana la sua pelle, però, mi costringe a ritirarlo immediatamente. La preoccupazione mi fa alzare miracolosamente la testa, dandomi almeno la forza di non soccombere alla voglia di dormire.

-Mikey... t... tu... - pronuncio atterrito. La sua pelle brucia. E' così bollente che trasuda sudore da tutti i pori.

Posso vedere la sua maschera più scura e percepire un battito troppo violento che pulsa dal lato destro del collo, contro la mia guancia.

-Mikey, devi fermarti immediatamente, ti prego... - gli ordino piano.

-Sono io il leader-.

Comincio a detestare questa frase!

-Mikey, non puoi continuare a correre, lo capisci? Ti farai del male in questo modo!- ringhio debolmente. Cerco a tutti i costi, per mia grande tristezza, di mollargli un colpetto dietro un polpaccio per farlo fermare.

Ma lui è abile e non ci casca: salta su un condizionatore, sguainando la kusarigama per poterla usare come carrucola per oltrepassare la corda robusta dalla quale pendono una lunga fila di lanterne cinesi, svolazzanti nel vento. Ho capito dove siamo!

Chinatown, il mio posto preferito!

Il rumore delle catene sfrega contro la canapa della corda, terminando con uno scatto secco che indica che Michelangelo ritira la kusarigama, rinfoderandola nella cintura per continuare a correre in direzione sud-est.

-Non mi fermerai gettandomi a terra, Raph. Ho una missione da compiere e non intendo fermarmi solo per il mio cuore. Quando avrò recuperato ciò che ci occorre per salvarti, allora potrò riposarmi un po'-.

-Ma tu hai la febbre alta...- mormoro. Le lacrime pizzicano negli occhi ma non oso farle cadere.

-Raph, risparmia il fiato e guarda davanti a te-.

Eseguo il comando e non credo ai miei occhi. Davanti a me sorge una nera cattedrale minore, dimenticata dal tempo. La roccaforte di Shredder è proprio davanti a noi e non mi sono accorto di nulla perché sono stato distratto dalle chiacchiere.

-Tu mi hai imbrogliato- ridacchio debolmente. -Mi hai fatto parlare fino a quando hai ritenuto opportuno zittirmi così-.

Mikey non mi risponde; lo vedo aggrapparsi a una fredda tubatura che corre lungo il parapetto del terrazzo dove siamo atterrati. Sta ansimando e ondeggia un po' ma si tiene stretto a quel piccolo appiglio per non crollare stremato.

-Mikey, posso continuare da solo...-.

-Adesso basta!- grida il mio fratellino, stringendomi dolorosamente le gambe alla sua vita. -Quando capirai che sono forte quanto voi? Solo perché ho un cuore che non mi permette la normalità non significa che non possa rendermi utile! Sono io il leader, hai capito? E come tale, questa volta, pretendo di essere ascoltato! Basta agevolazioni! Non ne posso davvero più!-.

Rimango atterrito. Non immaginavo una simile pressione addosso... e mi dispiace, ma, è più forte di me preoccuparmi in ogni momento. Soprattutto, in ricordo delle parole di Donnie, tempo fa...


Un altro giorno di febbre per Michelangelo, dopo un sabato sera passato con l’inalatore e dosaggi alti di medicinali. Il poverino riposava da più di ventiquattro ore, schiudendo di tanto in tanto i suoi opachi occhioni gonfi di lacrime. Doveva soffrire troppo.

-Mikey?- chiamai, affacciandomi alla sua porta. Il piccolo mi guardò piano, girando il capo verso di me.

-C… ciao…-.

Era talmente debole che mi stringeva il cuore vederlo così pallido nella sua speciale cameretta, rivestita da carte di riso raffiguranti alberi di fiori di pesco in tratti leggeri, il monte Fuji e piccole farfalline all'orizzonte. L'aveva voluta così per fantasticare sui racconti della vita nipponica di nostro padre.

-Come ti senti, oggi?- gli chiesi. Lui fece un'espressione triste, però.

-Non tanto bene, fratellone... mi fa male in petto...-.

Mi sedetti accanto a lui, accarezzandogli la testolina sudata. Avrei voluto chiedergli se voleva giocare un po' con me, magari disegnare, per quanto non sapessi fare nulla, ma vederlo così mi aveva chiaramente cancellato questo desiderio.

-Dove sono gli altri?-.

-Aiutano il sensei in cucina. Oggi si mangia il tuo piatto preferito, lo sai?-.

Mi parve un po' più felice, tanto che mi strinse la mano, tirandomi debolmente più verso di lui. C'erano tante parole nel suo sguardo sbiadito ed era difficile ricavare almeno un filo logico che mi avrebbe permesso di eseguire ogni suo pensiero.

-Non mangerò oggi. Mi dispiace...-.

-Nemmeno un po'? Il maestro ha preparato zuppa di patate... la tua preferita... con un pomodoro dentro e anche una carota...- risposi con labbro tremante ma lui negò semplicemente.

-Puoi... raccontarmi una storia...?-.

Una storia? Da me? Non so cosa mi prese: so solo che scoppiai a singhiozzare così forte che il mio fratellino si ritrasse nel vedermi così vulnerabile.

-Mi dispiace farti piangere... scusami, Raph...- sussurrò nel mio orecchio. Mi abbracciò teneramente, alzando il suo piccolo debole corpo per premerlo contro il mio.

Ed io non potei che stringerlo a me, incurante che avrei potuto togliergli la mascherina d'ossigeno sul piccolo visino dolce, baciandogli la testa. Nessuno capiva Mikey meglio di me ed era per questo motivo che sia lui sia io avevamo costruito un fortissimo legame.

Ricordavo di quando Mikey era ancora nell'uovo, tenuto ben a caldo fra coperte calde, in un cestino. Io ero ancora un bambino gattonante e anziché perdere tempo con i cubi morbidi, passavo il mio tempo a guardare il bianco uovo, addormentandomi perfino accanto, con fare inconsapevolmente protettivo.


Qualche giorno più avanti, le cose erano leggermente migliorate. Michelangelo era riuscito a non rigettare un po' di latte e qualche biscotto ed era molto più radioso di sempre. Questo era un vero toccasana per tutta la nostra famiglia: tutto era avvolto da una luce più chiara e calda.

Eppure, qualcosa non quadrava. Ero entrato nella stanza di Donnie, per ricordargli gli allenamenti pomeridiani. Mi avvicinai, appoggiandogli la mano sulla spalla ma quando mi guardò con occhi intrisi di lacrime e rossi come il fuoco, indietreggiai scioccato. 

Il mio sguardo cadde sulla sua scrivania, dove una pila scoordinata di fogli stampati giacevano sparsi, perfino sul pavimento. Ne adocchiai qualcuno: le frasi nere menzionavano il corpo umano e le relative malattie.

-Ho esaminato un po' le varie cartelle cliniche di Michelangelo, in tutti questo tempo. Ho fatto varie ricerche sul web e non mi è piaciuto ciò che ho letto- mi disse. Raccolse tutti i fogli in un breve lasso di tempo e me li porse.
-Guarda. Il cuore di Mikey ha subito vari cambiamenti in tutti questi anni ma non certo confortanti. Ci sono molte cicatrici impresse sul muscolo cardiaco che fanno paura e gli stati febbrili che insorgono di tanto in tanto potrebbero essergli fatali. Se non lo teniamo ancora più calmo, rischiamo di perderlo...-.

Gettai il fascio di carte pesantemente sul pavimento, afferrando Donatello per le braccia, con una tale forza bruta da gettarlo in terra.

-Tu sei un miserabile bugiardo! Vuoi che Mikey muoia, non è vero? Per essere il nuovo Otouto!- gli urlai. -Non m'inganni! Parli della morte come un argomento qualunque, senza la minima delicatezza! Perché non hai cuore?!-.
Donatello rimase profondamente ferito dalle mie parole e mi ribaltò sul pavimento, con un semplice aggancio della gamba contro la mia vita. Adesso, bloccato per i polsi, mi teneva lui, seduto sul mio addome con le lacrime che rigavano il suo volto.

-Mi giudichi un senza cuore, addirittura! Raph, non sei l'unico a desiderare che Mikey guarisca e si riprenda! Ma a differenza tua, io sono realista! So meglio di chiunque altro che tutte queste cicatrici sul cuore, un giorno non troppo lontano, avranno ripercussioni drammatiche! Per questo vi sto facendo comprendere che la vita che Mikey sta seguendo non è rosa e fiori!-.

Donnie si era chinato su di me, premendo la fronte contro la mia, mentre mi mettevo seduto per stringerlo a me. Non nascosi le mie nuove lacrime, unite alle sue. Mi si spezzava il cuore sentire tremolii intensi dal suo corpo, che a loro volta facevano vibrare il mio.

-Non voglio perdere quell'adorabile pallina... Raph, non hai idea quanto mi strazi leggere casi simili riguardo Mikey. Non c'è un solo lieto fine... ed io sto male per questo!-.

-Mi dispiace Donnie- mormorai. Era l'unica cosa che mi uscì dalle labbra in quel momento...



-Ragazzi, che ci fate qui?-.

Scatto dalla mia trance di ricordi, muovendo rapidamente le iridi, focalizzandomi sulla figura che è appena comparsa dietro di noi e ci guarda con affetto.

-L... Leo?- richiama piano Mikey. -Fratello, sei davvero tu?-.

-Già. Sono io. E voi due non dovreste essere qui... non dopo ciò che ho commesso...- riprende, avanzando verso noi due. Ha un non so che di strano nella voce che non mi convince.

-Leo, non importa. Non ti ho mai odiato per questo- risponde morbido Mikey, facendomi sedere contro il muro del parapetto del tetto. 

-Tu hai sempre avuto un cuore troppo grande, Michelangelo-.

Leonardo sorride oscuramente, avanzando ancora. La luce non troppo distante di un cartellone pubblicitario rischiara di cremisi un lato del suo volto, facendoci totalmente raggelare: nostro fratello non è più chi ricordavamo!

-L... Leo...!- soffoca Michelangelo, seguendo i tratti nuovi del suo corpo.

La mutazione ha scurito la sua pelle, rendendola liscia, con protuberanze a falce sulle braccia, che ricordano incredibilmente le doppie lama sulla protezione dei dorsi delle mani di Shredder. I suoi occhi sono più grandi, lucidi, tinti di nero, con piccole iridi vermiglie. I suoi denti aguzzi brillano nella luce rossa, come bianche perle. 

-Che cosa ti è successo?- esclamò, cercando di alzarmi in piedi invano. Continuo a crollare in terra, con spasmi del mio arto putrefatto.

-Sono stato mutato perché ero sconvolto. E sai, mio caro Raphael, di chi è la colpa?-.

Leonardo, con voce più grave e velenosa comincia a dissolversi in minuti granelli di polvere nera davanti ai nostri occhi ampi di sgomento, gettandoci nell'oblio del terrore. Per un attimo rimaniamo con il fiato sospeso, cercando di percepire la sua aura inesistente.

-La tua...-.

Mikey può solo inarcare la schiena al suono freddo di un fiato gelido contro il suo collo: Leonardo è ancora un corpo informe di polvere, dove solo la sua testa è materializzata. Lentamente, però, anche una gamba prende forma proprio per stampare un calcio possente al fianco di Mikey.

Il mio Otouto grida al dolore e si catapulta più volte all'indietro, ma riesce a tornare con i piedi in terra con una verticale spettacolare. Nonostante lo sguardo intimidatorio, la mano che tiene il fianco resta una prova schiacciante del sordo dolore al lato sinistro del corpo.

-Un'autentica spina nel fianco- continua Leonardo, riacquistando solidità nel corpo. -Questo nuovo corpo aumenta la mia rabbia. Tutto il risentimento nei tuoi confronti provato per anni mi da forza ed è per questo che ho intenzione di eliminarti una volta per tutte, per essere un team letale di tre, come avrebbe dovuto essere in origine, prima che il tuo lurido uovo approdasse nella nostra onorabile famiglia-.

Mikey spalanca gli occhi, mordendo ferocemente il labbro inferiore. Non pensava che Leonardo lo odiasse fino a questo punto e nemmeno io, frustrato nel restarmene in disparte, incapace di camminare o dare un aiuto.

-Non preoccuparti, Raphael. Ti curerò io. Non ho intenzione di eliminarti- prosegue Leonardo. Mi guarda con i suoi occhi demoniaci, torcendo il capo completamente a 360 gradi come se nulla fosse.

Posso solo premere la mano contro la bocca per non vomitare e una sola frase sfugge fra la giuntura delle mie dita strette.

-Tu non puoi essere Leo-.

-Sono stato punito...- sussurra. Mi compare davanti, in una nube di polvere e mi accarezza una guancia, baciandomela piano. -Non puoi essertene già dimenticato-.

La sua voce è come una melodia oscura che mi avvolge piano, costringendomi a seguire il suo finto sguardo addolorato, mentre struscia la mano sotto il mio mento, lasciandomi con un debole sorriso fraterno.

-Leo, ti prego...- richiama Mikey, tremando con la kusarigama in mano. -Se vuoi, io me ne andrò via... ma tu, non fare del male agli altri...-.

-Non mi accontenterò di mandarti via. Michelangelo tu non sei un vero Hamato. Tu non sei nato dalla nostra mamma tartaruga. Eri un uovo a parte. Tu sei stato...-.

-SILENZIO!-.

Leonardo mi guarda, ma io non ho fiatato, essendo ancora leggermente stordito dal richiamo silenzioso dei suoi occhi. 

-Ch... che vuoi dire...? C... che significa ch... che io non sono nato dalla nostra mamma...?- pronuncia Mikey. Il suo timbro di voce è tremante: è come un bambino abbandonato.

Una mano poggia sulla mia spalla, una figura accarezza la testa di Mikey.

-Adesso ci siamo noi-.

Riconosco la voce. E anche gli occhi cannella. Donnie e il maestro Splinter sono giunti con un tempismo perfetto, pronti per aiutarci. E io sono felice.

-Maestro Splinter... le parole di Leo non volevano dire che sono stato adottato, non è vero?-.

Nostro padre può solo guardarlo con occhi ampliati, mentre Leonardo ride sguaiatamente...


Angolo del Furia Buia

Heilà! Buona domenica a todos. Giù di morale, come al solito, finalmente trovo un po' di spazio per scrivere e di raccontare cosa è accaduto a Leo, in parte, se così si può dire. E adesso, cosa accadrà? L'idea della mutazione di Leo mi è venuta dal terzo episodio di venerdì, "Buried Secret" che mi è piaciuto!
A presto.

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Capitolo 17
*** Racconti da Yoshi ***


Angolo del Furia Buia

Ho scritto un capitolo abbastanza importante per la storia e credetemi, fra una riga dei libri di Dan Brown e le TMNT, la fusione genera parecchio di interessante! Vorrei ringraziare di cuore tutti coloro che recensiscono, leggono o semplicemente passano dalle mie parti (account parlando!). Fa davvero tanto e mi dispiace scrivere del mio malumore generale qui. Non vorrei soffocarmi ma scrivere è una valvola di sfogo che funziona bene. Ultimamente, poi, passo meno tempo al pc, troppo affetta dalla sindrome "Aiuto, voglio un po' di spazio dal lavoro!".
Ehehehe! Beh, passo e chiudo per oggi. Enjoy!!!!




Donatello guardava sia me sia Leo giocare con dei cubi colorati. La nostra età si aggirava fra i tre-quattro anni ed eravamo già piuttosto intelligenti.

Un giorno piuttosto normale, dove il nostro allegro chiacchierio infantile era meno intenso del solito, il maestro Splinter decise di indagare. Quindi, senza indugiare ulteriormente, lasciò il brodo annacquato alla sua cottura per far capolino nel piccolo stanzino adibito a salotto.

Io e Leo ci stavamo rotolando sui vari tatami, mentre Donnie sedeva in disparte, a giocherellare con i suoi piedini.

-Figliolo, perché non giochi con i tuoi fratelli?- chiese il maestro.

Donnie gli rivolse uno sguardo infelice, gattonandogli vicino per farsi prendere in braccio, come suo solito. Il sensei gli sorrise curiosamente, portandoselo sul divano logoro per comprendere il problema vivido in quegli occhioni bordeaux.

-Non voglio giocare con loro- ammise Donnie.

-Come mai, figliolo mio? Ti escludono, forse?-.

Donnie annuì vigorosamente, dando uno sguardo deluso a noi due che ci stavamo mordendo a vicenda.

-Papà, non posso avere un fratellino anch’io? Non voglio essere il più piccolo...-.

Il sensei sbatté più volte le palpebre, colto evidentemente alla sprovvista. Da quando noi tre eravamo stati mutati, non avevamo mai espresso l'idea di un nuovo fratello.

-Temo che non sia possibile, Donatello-.

-Ma perché no?-.

Dire che la mutazione non avrebbe mai potuto generare una nuova identica formula per mutare un'altra tartaruga a un bambino di tre anni era un po' ironico; così, il maestro Splinter gli diede semplicemente un bacio sulla fronte e lo raccolse sotto il braccio, lasciandogli penzolare amorevolmente le gambe per portarselo in cucina.

-Faremo i biscotti che tanto ti piacciono-.

Donnie batté felicemente le manine, ma l'idea di voler un nuovo fratello non restò dimenticata...


Era notte fonda. Il sensei ci aveva lasciati a dormire tranquilli nel rifugio fognario per meditare sulle parole di Donnie. Non pensava che fossero solo un capriccio fanciullesco: il mio gemello aveva la determinazione bruciante nei suoi occhi da cucciolo.

-Benedetto bambino...- sospirò, massaggiando la tempia. Fissava distrattamente il chiarore argenteo che la luna inondava fra le grate di metallo di un tombino. -Cosa mai potrei fare per accontentarti?-.

Il maestro Splinter si diresse verso una sporca rampa di scalinate che conducevano in superfice, dove il silenzio e l'inquietudine regnavano sovrani ancora una volta. Non aveva paura: del resto, era un ninja e come tale faceva parte delle ombre più profonde.

Rapido e guardingo, si arrampicò su una scala antincendio, contemplando il paesaggio urbano con occhi leggermente pensierosi.

E fu allora che, in un brevissimo lasso di tempo, la vide.

Una figura incappucciata correva stringendo qualcosa al petto, costeggiando il tratto di strada dove tre anni prima, sia Yoshi sia noi tre eravamo stati mutati. Il negozio di animali. 

Per il sensei fu un salto nel passato molto accattivante: quindi, senza nemmeno pensare alle conseguenze che sicuramente sarebbero avvenute con la sua idea sconsiderata, cominciò a inseguire la strana figura veloce di tetto in tetto.

-Vieni qui, signorina! E dacci la tua borsetta!-.

Un gruppo di malviventi la inseguivano senza troppa fretta, ormai già con la consapevolezza che la povera ragazza si era intrappolata da sola in un vicolo cieco.

-Fine della corsa!- canzonò un secondo, più basso e con molti chili di troppo.

-Lasciatemi stare!- urlò la ragazza. Tratteneva a fatica le lacrime, schiacciando il suo corpo al muro duro senza via di scampo.

-Ma se tu collaborassi, non ti faremmo del male- pronunciò piano il capo di quei malviventi. Le accarezzò una guancia, annusando il suo profumo. 

La ragazza, indispettita, lo colpì con un calcio preciso ai genitali: l'uomo ringhiò da dolore improvviso e l'afferrò per un lato del collo, piroettandola per bloccarla contro il suo petto, di schiena. 

-Dammi questa fottuta borsa!-.

-Mai! Aiuto!-.

Il capo dei malviventi non voleva certamente arrendersi e mai avrebbe ammesso quanto forti fossero le mani della ragazza che lottava affinché non gli cedesse la borsa. E quel trambusto di gemiti e urla soffocate erano perfette per un movimento di ombre che stava facendo sparire uno dopo l'altro il gruppetto di otto manigoldi.

-Ehm... Diamond...- biascicò il ragazzo in sovrappeso.

-Che cazzo vuoi? Non vedi che sono impegnato?-.

-Lo so... ma dovresti guardare un attimo...-.

Sbuffando, Diamond guardò lo sconcertante paesaggio che adesso gli si presentava: sei dei suoi sette scagnozzi erano appesi per le mutande agli appigli delle scale antincendio, tubi di gas e finestre rotte dal tempo, sbarrate da grate robuste.

-M... ma cosa...?-.

Diamond rantolò un gemito strozzato: un'alta figura lo piegò con due dita all'altezza della noce del collo, costringendolo a piegarsi in ginocchio, mentre tirava a sé la ragazza in una posa protettiva.

-Senza onore-.

L'ultimo rimasto guardò gli occhi cannella oscurati dal cappuccio scuro: lanciò un urlo di terrore e svenne ironicamente, accasciandosi al suolo senza un suono.

-Sta bene, signorina?-.

La donna, ancora scossa, annuì piano, cercando di capire chi fosse colui che l'avesse salvata in pochi mosse spettacolari.

-Sì... e spero anche il piccolo uovo nella mia borsa...-.

-Uovo?- ripeté il sensei. 

La ragazza lo tirò fuori: era un uovo di tartaruga stranamente grande quando una patata lunga. Aveva una leggera spolverata d'arancione sulla punta ed era avvolto in due asciugamani gialli.

-E' un uovo molto speciale. Tre anni lo trovai bloccato in uno strato di melma fluorescente, trascinata dall'acqua piovana. Se non lo avessi salvato, probabilmente sarebbe finito sotto la ruota di un autobus. Ma... stranamente, non si è ancora schiuso. Ho cercato di analizzarlo e l'esserino è vivo e vegeto. Diciamo che cresce in salute qui dentro, nella sua casetta- raccontò la giovane. -Il mio nome è Helena. Sono una veterinaria che lavora al negozio di animali qui all'angolo-.

Splinter era sconcertato: non immaginava neanche lontanamente che un uovo fosse stato impastato dal mutageno tre anni prima, seguendo la nostra stessa sorte.

-Io vorrei tenerlo ma la notizia di quest'uovo è raggiunta a troppe orecchie oscure. Non è il primo scippo scampato che subisco, mi creda- continuò. -Quindi, la mia domanda è, ho un unico modo per sdebitarmi. Lei sarebbe disposto a prendersi questo piccolino sfortunato?-.

Il sensei guardò l'uomo, raccogliendolo con mani tremanti: perché no. In fondo, viveva nelle fogne, lontano dal mondo superficiale. 

-Quest'uovo è la cosa più preziosa che ho ma non posso esporlo al pericolo. Domani mi licenzierò da dove lavoro ed emigrerò in qualche altro paese dove nessuno mi conosce-.

-Va bene, signorina Helena. Mi prenderò cura di quest'uovo...-...


Il mattino seguente, ci svegliammo alla buon'ora, scalpitando allegramente in cucina per un profumino invitante di biscotti al cioccolato. Trovammo un sensei alquanto perplesso che rigirava distrattamente del latte annacquato nel pentolino, fissando un punto preciso della credenza, dove, in un barattolo di vetro abbastanza largo, vi era l'uovo avvolto negli asciugamani.

-Buongiorno!- salutammo allegramente, arrampicandoci sulle sedie.

-Ben svegliati, figlioli miei- ricambiò, porgendoci le nostre scodelle. Prese posto accanto a noi, senza toccare veramente il suo tè, essendo piuttosto pensieroso.

-Papà, che cos'è quello?- domandò Donnie, indicando il barattolo. Al che, noi tre ci fermammo dal mangiare, incuriositi
.
Il sensei contrasse leggermente le orecchie, alzandosi per poggiare al centro del tavolo il piccolo uovo silenzioso e lo raccolse tra le mani, mentre ci raccontava la storia che lo aveva visto protagonista nella notte.

-Papà è un eroe!- gridò Leonardo, felice.

-Si può mangiare?- chiesi io, ancora molto affamato. Il sensei ridacchiò in risposta e negò.

-E' un uovo con un cucciolo dentro?- domandò anche Donnie.

-Donatello, quest'uovo potrebbe assecondare il tuo desiderio di voler un fratellino- spiegò, accarezzandogli la testolina. -E' un uovo di tartaruga che ha subito una mutazione tre anni fa e ancora deve schiudersi-.

A Donnie brillarono gli occhi e la sua gioia lo portò a saltellare dappertutto, gridando tutta la sua gioia.

-Evviva! Evviva!-.

Peccato che ci fosse solo un piccolo problema... quando l'uovo si sarebbe schiuso?


Era una domenica mattina di un freddo novembre. Tremavamo di freddo e neppure le coperte riuscivano a scaldarci un po'. A causa delle abbondanti piogge, infatti, il clima newyorkese si era notevolmente ghiacciato, regalando anche cumuli di neve dappertutto. Ma per noi animali a sangue freddo, le temperature sotto lo zero erano una vera spina nel fianco.

Il sensei era preoccupato molto per il piccolo uovo fra le sue braccia: era molto freddo e non era affatto un buon segno. Non voleva pensare al peggio e sperava solo che l'esserino stesse bene perché mai e poi mai avrebbe voluto dare una terribile notizia a Donnie.

Improvvisamente però, nel silenzio interrotto dal battere dei nostri dentini, uno scricchiolio si levò nel nostro piccolo salottino. Ci allarmammo un attimo, stupiti da quel rumore costante che proveniva dalle mani del maestro.

-Papà, che succede?- chiese Leonardo. Nostro padre sollevò la testa e ci sorrise ampiamente.

-Perché l'uovo ha una crepa?- formulai incuriosito.

-Il fratellino sta nascendo!- urlò Donnie, al culmine massimo della gioia.

Frettolosamente, il sensei verso l'acqua calda dentro la teiera che aveva preparato per un tè per riscaldarsi e appoggiò l'uovo in movimento sulle asciugamani, seguendo tutta la procedura della schiusa con una felicità immensa.

Eravamo ignoranti in materia di nascite. Sapevamo di essere sbucati da un uovo ma non certamente in quel modo buffo e faticoso. La tartarughina in questione, infatti, stava battendo il musetto e le zampe per incrinare la liscia superficie della sua casetta e stava riuscendoci bene.

-Il fratellino!- gridò ancora Donnie. Un musetto adorabile aveva fatto capolino dall'uovo.

Il maestro Splinter aiutò la piccola tartarughina a uscire completamente e l'avvolse nell'asciugamano, pulendogli lo strato appiccicoso del suo uovo.

Era grande quanto le mani giunte di nostro padre e ci somigliava incredibilmente. Aveva delle lentiggini sulle guance, tre dita per mano e tre per piede, un piccolo guscio e quattro minuscoli pettorali.

-Ha gli occhi azzurri!- indicò Leo. Il cucciolo aveva schiuso per un attimo le palpebre facendoci vedere il colore delle iridi.

-E' un maschio- aggiunse morbido il sensei, visibilmente commosso.

Donnie toccò la manina del nostro fratellino, ridendo soddisfatto.

-Sono un grande fratello!- gridò radioso...



-E questa è la tua storia, figlio mio. Non sappiamo chi sia la tua vera madre ma sei nato nella nostra famiglia e sei uno dei nostri-.

Mikey respira faticosamente: lascia cadere la kusarigama in un tintinnio sordo sul tetto, negando debolmente con le lacrime copiose che cadono dai suoi occhi spalancati.

-N... non può essere...- geme, crollando in ginocchio. -Sono stato davvero adottato...-.

Leonardo sogghigna, avvicinandoglisi piano. Gli s’inginocchia accanto, alzandogli il mento con un dito. Lo guarda profondamente, lisciandogli una guancia. 

-Come ci si sente ad essere adottato? Visto, non sei uno di noi- sussurra, schiaffeggiandolo.

Mikey non batte ciglio, incassando il colpo senza problemi. Mi guarda addolorato e china il capo, improvvisamente svuotato.

-Leo, perché glielo hai detto?!- urla Donatello. -Non posso credere che il tuo cervello sia stato completamente cambiato! Come hai potuto!-.

-E' giusto che l'abbia saputo. Le cose, adesso, andranno diversamente-.

La rabbia ribolle in me, ma non ho la forza di fare nulla. Posso solo guardare il sensei pronto a combattere contro suo figlio maggiore e Donnie che tenta di avvicinarsi a Mikey...

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Capitolo 18
*** Death in Blue ***


Angolo del Furia Buia

Buon pomeriggio, dudes and dudettes! Incredibilmente ho avuto la forza di scrivere un altro capitolo! Evviva! Ho ancora molte cose in serbo, non disperatevi solo per Mikey. Ahahahah!
Detto ciò, dopo un'infinità di ringraziamenti a tutti quanti, enjoy!



Leonardo agita piano le sue dita, facendole schioccare terribilmente. Il ghigno che allarga sulle labbra lo rende ancora più inquietante e da come fissa Mikey, in ginocchio con occhi spalancati e respiro tremante, crede di avere la vittoria in pugno.

-Leonardo... come hai potuto...- mormora piano Donnie. Si avvicina cautamente al nostro fratellino nella speranza che non fugga. -Perché! Avevi giurato che mai avresti rivelato qualcosa del genere-.

-Sono stato cambiato, non ricordi?-.

-Sì, purtroppo hai ragione. Sei cambiato e sai perché?- replica acido Donnie, a un passo da Michelangelo. -Perché sei stato il peggior fratello per il piccolo-.

-Non sono dei vostri...-.

Il mio cuore si frantuma. Donnie spalanca gli occhi, il sensei emette un suono confuso dalla bocca e Leo ghigna ancora più sadicamente. Michelangelo ci ha appena rivolto i suoi occhioni gonfi di lacrime, mentre si rialza lentamente, tremando visibilmente.

-Mikey, no, ti prego...!- implora Donnie. Protende una mano: ormai ha capito che Mikey vuole solo balzare al prossimo tetto e fuggire via. -Noi ti vogliamo bene-.

-Sono stato adottato!- scatta Mikey, con la testa stretta nelle mani. -Non sono chi ho creduto fossi! Non sono vostro fratello! Non sono nessuno! Sono solo... un mutante...!-.

Donatello non si lascia sorprendere da un'espressione da lui stessa utilizzata e gli blocca un polso, tirandolo con violenza verso il suo petto. Non importa se la forza d'inerzia li sbilancia in terra, in una posa leggermente imbarazzante: il mio gemello ha solo l'intenzione di abbracciarlo strettamente e di calmarlo.

-Lasciami andare... lasciami andare...-.

-Mai. Non posso farlo-.

La mia vista si sta appannando, tingendosi di rosso ai bordi superiori e di nero a quelli inferiori: dalle bende macchiate fluisce un liquido dorato nauseante. Curiosamente, strappo un po' delle garze e mi volto dall'altra parte, in procinto di vomitare.

-Raphael!- esclama attonito il sensei.

Un pezzo di pelle del mio bicipite si è appena staccato ed era tenuto fermo sulla voragine marcia grazie alle bende. Cade in terra con un piccolo tonfo, costruendo una leggera pozzanghera bluastra.

-Leonardo, è necessario che tu combatta il demone in te- istruisce il sensei, pronto a lottare se necessario.

-Ah, tu, certo. Il mio maestro. Colui che mi ha cacciato di casa- ricorda Leo, con voce canzonatoria. -Perché dovrei sentirti?-.

Il suo corpo si dissolve in polvere ancora una volta e svanisce misteriosamente, ridendo sadicamente. Restiamo in allerta, pronti a intervenire.

-Come ci si sente ad essere la causa di ogni male passato, Michelangelo?- sussurra piano, come una brezza di vento.

Il mio fratellino china lo sguardo spento, non volendo nemmeno ricambiare l'abbraccio confortante di Donnie che può semplicemente ringhiare inferocito alla piega che questa storia ha preso.

Leonardo attacca subito. Sceglie il maestro Splinter.

-Mi hai insegnato ogni mossa. Sei prevedibile-.

Il sensei inclina il busto all'indietro e striscia verso sinistra, evitando un affondo di katana alla nuca con una schivata laterale del collo. Si volta, seguendo le minute particelle di polvere che tardano a scomparire: Leonardo attaccherà dall'alto, questa volta.

-Leonardo, tu non sei questo-.

Si getta nella mia direzione, lanciando tre kunai dalla manica ampia del suo kimono. Fendono l'aria, veloci e precisi ma non centrano il bersaglio.

O forse sì. Uno non ha tintinnato contro il pavimento. E' rimasto sospeso a mezz'aria, incastrato nell'ammasso di polvere che diventa la coscia.

-Maledetto!-.

Leonardo cade in terra, tenendosi la ferita che sanguina copiosamente, usando la katana come bastone. L'odio che brucia nei suoi occhi è ancora più ampio e questa volta mira a Mikey, che nel frattempo si è rialzato. 

Ma non è in condizione di combattere.

-Toglierti di mezzo restituirà la normalità!- ruggisce.

Vorrei solo fare qualcosa...


....


L'imponente figura di Slash atterra al centro di svariati containers sistemati gli uni sugli altri. Veloce e silenzioso si guarda intorno, alla ricerca di eventuali spie e del suo bersaglio.

Il plutonio.

-Che cosa ci fai qui? Ero convinto che fossi altrove-.

-E’ il mio territorio, fratello-.

-Non sono tuo fratello. Dovresti saperlo-.

Slash non contrae un muscolo: davanti gli è apparso la salamandra nera abile nello sparare. 

Neutralizer.

-Che cosa sei venuto a fare dalle mie parti?- chiede, sferzando un po’ la coda.

-Affari. Mi serve una capsula di plutonio-.

Neutralizer socchiude gli occhi, squadrandolo piano. Sa che Slash è caratterialmente asociale e non muoverebbe un dito per aiutare gli altri. 

-Tu eri già qui o mi hai spiato da tempo?- chiede Slash, a braccia conserte.

-Io sono sempre qui. Uno di questi container è anche casa mia. E sorveglio l’ultima capsula di plutonio rimasta da eventuali attacchi Kraang- spiega l’altro, velenosamente. –Slash, non sei il benvenuto qui-.

-Oh, immagino. Ma non sono in vena di parlare con te. Dammi quella capsula e nessuno si farà male-.

Neutralizer si arma di due pistole laser bianche e ne punta le canne contro i pettorali di Slash che si limita semplicemente a ringhiare dal profondo della gola.

-Come la metti adesso, fratello?- sogghigna, marcando quella parola appositamente.

-Non sono tuo fratello!- ripete Slash.

In un movimento rapido, gli colpisce una mano con una ginocchiata che scaraventa lontano la prima pistola; successivamente lo tira a sé, incastrando il collo nella piegatura del suo braccio, mentre con l’altra mano gli torce l’arto armato dietro la schiena.

-Lasciami andare!- rantola, dimenando furiosamente la coda.

Slash sogghigna oscuramente, pestandogliela con la zampa. La salamandra guaisce al peso improvviso sul suo sensibile prolungamento e lascia cadere la pistola in terra, con un secco tonfo. Sa che sarebbe stato inutile opporre resistenza contro un colosso come Slash.

-Ti darò il plutonio ma tu dimmi a cosa ti serve-.

-Devo curare il mio vero fratello-.

Neutralizer spalanca gli occhi gialli, camminando verso un container sporco di fuliggine, seppellito sotto un altro deformato e bruciacchiato da un precedente incendio. Insieme entrano nel buio che si sfuma di un verde acqua tenue, quando la salamandra attiva un comando segreto su una paratia.

-Quindi vuoi salvare Raphael?- chiede.

Slash non lo molla, non fidandosi certamente di lui ma annuisce deciso, mentre vaga alla ricerca del plutonio custodito in una cassetta di legno nascosta sotto a uno scatolone capovolto.

Neutralizer la apre, consegnandogli la piccola boccetta di vetro contenente una melma dorata che ricorda molto il mutageno.

-Mio fratello è stato avvelenato da FishFace e il suo braccio è in uno stato avanzato di cancrena. Con la giusta dosa di mutageno, avrò la cura per salvarlo-.

Neutralizer abbassa lo sguardo, piegando un po’ la testa. –Ah, capisco. Così, dopo aver cercato di far fuori non solo i suoi fratelli ma Raphael stesso, tu ti aspetti che ti rintegri in famiglia?-.

-No. Il mio odio è molto più centrato verso i suoi fratelli. Raphael è stato un padrone prezioso per me- sibilò, strattonandogli via la boccetta dalle dita.

-Sei proprio sicuro che mutageno e plutonio salvi tuo fratello?-.

Slash soffia pericolosamente e lo spintona via, sparendo presto nelle tenebre della notte.

-Povera piccola tartaruga. Così credulona, così sentimentale…- sogghigna la salamandra. Attiva presto la trasmittente nell’orecchio e comunica. –Kraang Prime, Slash ha appena preso il plutonio, secondo i piani-.

-Eccellente. Torna alla base-.

Neutralizer amplia un ghigno, svanendo in minute particelle dorate. Nel congegno sul suo braccio destro, un’ampolla ha svuotato un quarto del serbatoio che contiene il plutonio per il teletrasporto. Slash è cascato come una pera cotta e la terza parte del piano è stata appena compiuta…


….


Il maestro Splinter divarica le gambe, piegandosi un po’ in avanti. Segue le mosse precise di Leonardo che mira a Michelangelo. Ha in mente qualcosa di sinistro, egli lo sa ed è per questo che si è già interposto davanti a Donnie che sta già proteggendo il piccolo della famiglia.

Improvvisamente, Leonardo smette di ghignare, diventando freddo, ostile e incredibilmente letale. Protende un braccio verso il sensei e urla disumanamente, con ferocia. Particelle di polvere nere si abbattono dritte intorno alla vita del maestro Splinter, sbattendolo duramente contro il muro di un edificio a fianco per tenerlo bloccato a polsi e caviglie.

-E adesso…- mormora Leo, schioccando le dita. Una sorte simile accerchia la caviglia malconcia di Donnie, tenendolo sospeso a testa in giù.

-Leo, fammi scendere! Non toccare Mikey!- grida, cercando di liberarsi di quella morsa oscura che preme contro il gonfiore del suo arto.

Mio fratello non lo ascolta e marcia contro Michelangelo che lo guarda semplicemente con rammarico. I suoi occhi sono vuoti e non ha nemmeno un briciolo di forza, essendo distrutto emotivamente.

-Perché non giochiamo un po’, fratellino?-.

Mikey non batte ciglio. Chiude gli occhi, mentre una morsa gelida stringe intorno alla sua gola, sollevandolo dal cemento. Guarda stancamente la mano di Leo che vuole strangolarlo e toglierlo di mezzo. Non dice nulla, non emette un suono. Né cerca di liberarsi.

-M… Mikey…!- pronuncio, cadendo goffamente prono in terra. Sbatto con la spalla e sibilo, continuando a protendere l’arto buono verso il mio fratellino che mi guarda.

-Non muoverti, Raphael. Rischi solo di danneggiarti il braccio ancora di più- mi ordina Leonardo, ridacchiando piano.

Mikey richiude ancora gli occhi, contraendo piano le dita delle mani. Non vuole morire con l’immagine di Leo che pone fine alla sua vita. Vuole solo ricordarlo come il fiero eroe che è sempre stato per lui.

-Ti voglio bene, nonostante tutto…-.

Leonardo sogghigna e preme ancora di più, fino a quando la testa di Mikey non ciondola pericolosamente verso destra. Poi, con un sottofondo di risate, lo scaraventa oltre il palazzo, seguendo la sua caduta vittorioso, nonostante le nostre urla.

-Addio, feccia…!-…

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Capitolo 19
*** Non è Finita! ***


Angolo del Furia Buia

Ciao! Eccovi qui un altro capitolo di questa storia di cui non so francamente come dovrò ben concluderla, con tutti i dettagli che ho inserito. Del resto, è così per ogni storia multichapter. Beh, fidatevi di me, scrittrice un po' su di giri (eheheheh! @-@). Vorrei abbracciare la mia cara Onee-San LaraPink777 che sarà anche un'insegnante e come lei dice (il peggior incubo di tutti quanti gli studenti!) ma è una strepitosa persona che merita davvero tanto nella vita. :) Ma non dimentichiamoci della mia poetica Imooto-San HellenBach, filosofa e poetessa geniale che sa conquistare ognuno. E tutti coloro che, magari non hanno proprio voglia di commentare e leggono semplicemente. Devo assolutamente abbracciare Gru, una squisita persona! 
Piccola nota: questo capitolo fa due riferimenti a "Slash and Destroy" e "A Foot too Big".
Ora, enjoy!



-Perché non giochiamo un po’, fratellino?-.

Mikey non batte ciglio. Chiude gli occhi, mentre una morsa gelida stringe intorno alla sua gola, sollevandolo dal cemento. Guarda stancamente la mano di Leo che vuole strangolarlo e toglierlo di mezzo. Non dice nulla, non emette un suono. Né cerca di liberarsi.

-M… Mikey…!- pronuncio, cadendo goffamente prono in terra. Sbatto con la spalla e sibilo, continuando a protendere l’arto buono verso il mio fratellino che mi guarda.

-Non muoverti, Raphael. Rischi solo di danneggiarti il braccio ancora di più- mi ordina Leonardo, ridacchiando piano.

Mikey richiude ancora gli occhi, contraendo piano le dita delle mani. Non vuole morire con l’immagine di Leo che pone fine alla sua vita. Vuole solo ricordarlo come il fiero eroe che è sempre stato per lui.
-Ti voglio bene, nonostante tutto…-.

Leonardo sogghigna e preme ancora di più, fino a quando la testa di Mikey non ciondola pericolosamente verso destra. Poi, con un sottofondo di risate, lo scaraventa oltre il palazzo, seguendo la sua caduta con fare vittorioso, nonostante le nostre urla.

-Addio, feccia…!-…



....


Non posso crederlo. Leonardo ha davvero scaraventato Michelangelo oltre il parapetto e contempla la caduta con un ghigno sinistro. Questo non può essere mio fratello... no!

-MIKEY!- urla Donatello, agitandosi.

-Ora posso anche liberarvi. Finalmente siamo un temibile team di tre- sogghigna Leonardo, schioccando le dita.

Donnie piomba dolorosamente sul duro cemento, sbattendo la mandibola. Il sensei, meno fortunato, è costretto a usare il muro verticale come trampolino in modo da compensare la mancanza di terreno sotto ai suoi piedi. Atterra, dunque, accanto a me, fissando con profondo disgusto Leonardo.

-Vieni, Raphael. Entriamo- mi sussurra Leonardo, nel mio orecchio. Tremo alla velocità con il quale è scomparso e riapparso accanto a me. E' bastato un battito di ciglio.

-Non vengo da nessuna parte! Preferisco morire di cancrena!- sputo debolmente.

Leonardo ridacchia un po', dandomi un abbraccio confortante. Mi accarezza la nuca lentamente e mi pianta un bacio in fronte.

-Adesso basta fare il capriccioso, fratellino. Tu verrai con me, che ti piaccia o no e staremo sempre insieme-.

Spalanco gli occhi appannati: il tono di rimprovero di Leonardo mi spiazza, gettandomi ombre e dubbi su di me. Ho capito la sua intenzione e non voglio assecondarlo. Vorrebbe applicare la sua stessa mutazione su di me, per fargli compagnia! Ma si sbaglia di grosso.

-Va via! Non mi farò mai mutare da te!- ruggisco lentamente, focalizzando su Donnie. Al contrario, il mio gemello trema di terrore e comprendo il perché.

Un luccichio sinistro sta brillando fra le dita di Leo: è un kunai e intende recidermi il braccio putrido. No! Mai!

-Hai bisogno di un po' di dolore per capire meglio, Raphael- sibila con un tono smielato. -Portiamo via il tuo braccio. Tanto, ormai, non ti serve più. Quando diverrai come me, ne avrai uno come più ti piace-.

La disperazione mista alla paura che mi assalgono si convogliano dritto nella mia gamba destra: involontariamente o troppo veloce per capire che il mio cervello sta comandando l'attacco, affondo il mio piede sul costato di Leonardo, gettandolo in terra, piuttosto lontano da me. Il sensei si occupa subito di bloccargli il polso sotto la zampa per sottrargli il kunai, mentre Donnie mi aiuta a rialzarmi. Insieme, io e il mio gemello ci affacciamo al parapetto, cercando di ritrovare la piccola immagine del nostro fratellino.

Ma non c'è nulla sul marciapiede. Né una pozza di sangue, né il corpo del mio fratellino.

Non vi è stato nemmeno il tonfo secco.

-N... non c'è...- sussurro, tremando visibilmente.

Ciò mi ricorda di Spike: anche lui cadde dall'edificio, dopo il combattimento, ma non trovai mai il suo corpo. Successivamente scoprii che era stato portato via dai Kraang.

-Lo hanno preso i Kraang...- mormoro, prendendo un respiro tremante. 

Donnie mi guarda terrorizzato ma nega debolmente. -No, Raph. Sono certo che Mikey deve aver attutito la caduta in qualche modo e starà cercando di risalire...-.

-Era sconvolto, Donnie!- grido, voltandomi verso Leo che fissa con odio il sensei che lo blocca a polsi e caviglie, in terra. -Guardalo! Quello non è Leo! Lui non sarebbe mai arrivato a tanto!-.

-La mutazione è avvenuta perché nel suo cuore c'erano solo sentimenti oscuri, alimentati dalla scelta di leader su Mikey. Quello che abbiamo davanti è la parte più crudele e letale di Leonardo- spiega Donatello, zoppicando. Avevo scordato della sua caviglia ferita.

Vorrei solo gridare: questa notte abbiamo perso due fratelli...


....


-Proprio un bel volo, vero, Rossa?-.

-Sì, ma chiunque fosse l’ha salvato-.

In un furgoncino Ippi, i nostri due amici umani hanno assistito alla caduta di Mikey e alla sua sparizione celati dalle ombre di un vicolo parallelo alla roccaforte di Shredder. Non hanno esitato a prendere parte in questa battaglia, solo aspettato: vogliono trovarsi un ruolo adatto.

-Dobbiamo trovare Mikey!- esclama April. Si asciuga due lacrime sulle gote, stringendo le mani sulle braccia. -E' anche il mio fratellino-.

-Tranquilla, rossa. Con Casey Jones non ci saranno mani nere che ce lo porteranno via- replica l'altro, con il suo solito ego. Mette in moto, ingrana la prima e sbuca piano dal vicolo, svoltando subito verso destra.
-Cerchiamo di capire: Mikey è volato verso est e poi un lampo nero lo ha fatto svanire-.

-Io non direi proprio lampo nero, Casey. Perché non guardi sui tetti?-.

Due grosse figure corrono velocissime di tetto in tetto, dirette a un ripetitore collocato sul grattacielo più alto del lato ovest del Ponte di Brooklyn. Chiamato Winters Town, apparteneva a un riccone che un giorno è scomparso, donando tutti i suoi beni ai più poveri di questa città americana.

-Perché andare alla Winters Town? E' sorvegliata neanche fosse il Pentagono- mormora April, con perplessità.

-Secondo i telegiornali, in quel posto pare sia stato trovato un antico disco in caratteri maya che se combinati tra loro, attiverebbe un portale per un mondo sconosciuto. Per noi è una cosa normale, essendo abituati tra Kraang e Dimensione X ma per gli altri umani qui non è una cosa da tutti i giorni-.

-Definisci gli altri esseri umani? Che dire di noi?- ridacchia April.

Casey fa le spallucce, dondolando il polso sullo schienale del seggiolino del guidatore, mentre con l'altra mano gira lo sterzo con innata maestria.

-Per questo l'intera torre è sotto stretta sorveglianza della CIA e dell'FBI. Se quelle due cose intendono avvicinarsi, diverranno un colabrodo-.

April medita sulle parole dell'amico e sospira piano; qualcosa le dice che ci sono ancora un bel po' di cose da fronteggiare a testa alta.

Casey ingrana la quarta marcia, sorpassando un paio di auto sulla carreggiata e svolta a sinistra. Supera l'incrocio e passa a destra, parcheggiando in un vicoletto abbandonato dal tempo.

-Perché ci siamo fermati?- chiede April, scendendo.

-Perché da qui è zona rossa. Non possiamo avvicinarci con il furgone: saremmo troppo esposti. Meglio passare alla maniera Ninja Stealth-.

April sorride e annuisce, seguendolo nella veloce corsa su per le scale antincendio che conducono entrambi su un tetto.

-Dove saranno andati quei due?-.

-Non lo so, Casey-.

Il giovane si cala la maschera da hockey sul viso, sguainando la sua mazza preferita: l'aria si è fatta pesante tutt'intorno e più fredda.

-Guarda!- esclama poi April, puntando il dito verso due nere silhouette che sono atterrate giusto davanti a loro.

Un coccodrillo e una grossa tartaruga. Leatheread e Slash? Insieme?

Casey indietreggia involontariamente, ponendosi davanti ad April, altrettanto confusa. Come possono due nemici andare insieme così? Che abbiano una momentanea tregua?

-Alla Winters Town potremo aprire un portale che inglobi la Dimensione X e risucchi il Kraang Prime- introduce Leatheread. Guarda la piccola tartaruga tra le sue braccia: è fredda, cianotica e ha segni di dita alla gola.

-Mikey!- esclamano i due ragazzi.

-E' ancora vivo. Ma non c'è tempo per preoccuparsi di lui. Io devo consegnare questo a Raphael. Voi due andate con il coccodrillo- taglia corto Slash, correndo nella direzione opposta.

-Come avete fatto a raggiungere in tempo Michelangelo?- domanda subito Casey, ignorando Slash scomparire già dietro a un edificio.

-Sono sbucato dalle fogne, dopo la mia perlustrazione. So che Kraang Prime è qui. Ci sono troppi suoi scagnozzi in giro e congegni che aprono dei portali per la Dimensione X. Ho intravisto Slash che tornava dal porto e successivamente ci siamo focalizzati sulla caduta di Michelangelo-.

-Quindi niente tregua?-.

Al commento di Casey, Leatheread nega, volgendo gli occhi tristi alla Winters Town luminosa nella notte. Introdursi lì dentro sarà molto pericoloso e in più devono fare molta attenzione a Mikey. Il piccolo ninja non ha una bella cera: è pallido, sudaticcio e le gote rosse.

-Febbricitante- mormorò piano April, accarezzandogli la fronte. -Già alla tana non stava bene-.

-Può essere?- domanda Casey.

-Ti basta sapere che Leo ha fatto credere a tutti che per una settimana ha portato le medicine a Mikey. In realtà, gli dava solo semplice acqua di lavandino- spiega acida April.

Casey per lo sgomento alza la sua maschera dal viso, sbattendo un paio di volte i suoi occhi neri. Non sapeva che Leo fosse arrivato a tanto.

-Tutto per la questione dell'essere leader?- biascica. April annuisce drammaticamente. -Chi l'avrebbe mai detto? Anche Leo ha i suoi lati oscuri-.

Mikey tossisce un paio di volte, gemendo dolorosamente. Ognuno gli si fionda accanto, cercando di farlo sentire al proprio agio e di essere presente nel momento in cui schiude piano i suoi occhi azzurri, gonfi di lacrime e accerchiati di rosso. La sua gola è un po' gonfia e le impronte delle dita da strangolamento sono ancora visibili. Leatheread ne tasta l'integrità, passandoci su il dito.

-Ci sono alcune vertebre leggermente incrinate. Leonardo ha applicato una pressione troppo forte-.

April morde le sue labbra, accarezzando la fronte del suo fratello bambino. Casey distoglie semplicemente lo sguardo, non potendo sopportare quella visione, mentre Leatheread sospira pesantemente, raccogliendolo in braccio, come un bambino piccolo. Mikey gli avvolge istintivamente le braccia intorno al mastodontico collo, prendendo un respiro tremante. Il coccodrillo fa una guardata acuta ai nostri due amici umani, mantenendo un'espressione preoccupata.

-Il battito del suo cuore è molto veloce. Non va bene. Michelangelo, amico mio, devi calmarti-.

-Non ha più importanza...- replica piano il mio Otouto. -Non lo sapete, ma... io non sono un Hamato. Sono solo un mutante...-.

-Che significa?- esclamano i tre.

-E' solo un esperimento del Kraang Prime!-.

Il tempo sembra fermarsi. 

Il gruppetto non può muoversi: è ormai accerchiato da una squadriglia di quindici Foot Bot, armati fino ai denti. Alabarda, Naginata, Tanto splendono nella notte assieme a mazze ferrate e armi che i miei fratelli conoscono benissimo. E' imminente una lotta non a parità numerica.

-Non raggiungerete mai la Winters Town!- sibila la voce serpentina di Karai, nella sua forma mutante. I suoi occhi onice brillano d'oscure intenzioni.

-Avremmo dovuto saperlo che c'eri di mezzo tu!- ringhia April, sguainando il suo fido Tessen.

-La mia chiave per la normalità- sussurra la kunoichi bianca, con un velo di tristezza. -Shredder è il male... Yoshi... lui è mio padre... NO! Le tartarughe devono essere uccise!-.

-Un monologo? La storia s’intriga- sogghigna Casey.

April lo fulmina con un'occhiataccia: c'è qualcosa di strano con Karai. Ha una doppia personalità in conflitto gravante sulla sua lucidità mentale.

-Sono sicura che c'è qualcosa che non va con lei. Dobbiamo fare attenzione- sussurra.

Karai allarga un sadico sorriso e apre le bocche di serpente al posto delle mani: i Foot Bot scagliano quattro lacrimogeni che esalano narcotizzanti. La mia famiglia può solo tossire, mentre il mondo diventa nero...

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Capitolo 20
*** Leo e Leo ***


Angolo del Furia Buia

E aggiorno! E aggiorno! Alleluia! Alleluia! *cantando*. Salve popolo del TartaMondo! Era da tantissimo tempo che non scrivevo, vero? Beh, oggi ho finalmente postato un capitolo decente e per giunta il ventesimo! Yuppi!!!
Qui, è basato sugli episodi finali della Seconda Stagione delle TMNT. Muahahahah! Bene, bando alle cance e ora Enjoy. Vedremo cos'altro riuscirò a tirar fuori perché non ho la più pallida idea di come svolgere la fine della storia!
Un abbraccio immenso quanto il cosmo.



Completamente all’oscuro di tutto, mi ritrovo completamente attonito nel vedere il maestro spostare leggermente il peso corporeo sulla zampa sinistra. L’altra ha subito una dura slogatura quando ha cercato di non piombare nel vuoto, essendo stato bloccato al muro dalla polvere di Leo.

Donnie, al contrario, impugna il Bo in una sola mano, davanti a me, mentre con l’altra mano stringe leggermente la mandibola sbattuta in terra. Posso chiaramente vedere un rivolo vermiglio partire da un graffietto sotto al mento e annidarsi nell’incavo del collo.

E io continuo a respirare pesantemente, tremando leggermente. Credo di aver acquisito un nuovo sintomo di questo dannato veleno che sta distruggendomi il petto. Non sono sicuro di vivere abbastanza di vedere il resto del mondo. E il mio fratellino guarito. Sì, perché sono sicuro che non è morto. Non può esserlo affatto! E’ come una speranza vivida nel mio cuore.

-In fondo, però, né tu, Splinter, né Donatello e né tantomeno tu Raphael avete provato a capire quanta rabbia covassi per aver visto la mia carica di leader passare a quell’insopportabile parassita acquisito!- espone Leonardo. Ha un tono aspro, letale e gelido e il modo con il quale agita le katana luminose nella notte raggela il nostro sangue.

-Non parlare di Mikey in questo modo! Sei stato felice quanto me al momento della sua schiusa! Lo hai coccolato nelle notti insonni, lo hai nutrito e ci hai anche giocato!- ribatte Donnie. Grida fuori la sua furia e la voce sforacchia un po’, per grande divertimento di Leo, che, in un sibilo gelido gli si materializza davanti, fissandolo trucemente.

-Non esiste per me-.

Donnie socchiude gli occhi, muovendo così rapidamente le iridi da confonderlo. So cosa sta facendo! Vaga alla ricerca di punti deboli da sfruttare e da come sta arricciando la mano che prima usava per placare la ferita sotto al mento, deve aver calcolato un positivo.

-Tu puoi sbraitare cazzate quanto vuoi, Leonardo. Ma in fondo, noi tutti sappiamo la verità. Tu vuoi bene a Mikey e ti dispiace di averlo gettato nel vuoto-.

Leonardo rilassa per un attimo le spalle, spalancando fortemente gli occhi di un vivido e familiare cobalto: la bocca regredisce da ghigno in una “D” capovolta di tristezza che apre e chiude un paio di volte. Guarda le sue mani e successivamente il suo nuovo aspetto.

-Questo non sono io…-.

-E vai eliminato-.

Donatello, velocissimo, gli affonda un kunai dritto al petto, scaraventandolo in terra con un calcio rotante al volto. Leonardo ha un leggero sorriso mentre rimbalza sul parapetto, finendo oltre l’edificio per nostro grande sgomento.

-Donnie, che cos’hai fatto? Lo hai ucciso…?!- rantolo fuori, ansimando con terrore allo stato puro. Non posso affatto crederlo che il nerd che sta avvicinandosi a me con espressione scura e postura ben dritta, con il Bo penzolante nella mano sinistra abbia fatto questo. Ha ucciso Leo!

Mi si accovaccia a fianco, accarezzandomi la guancia, mentre passa la lingua contro i canini che mi mostra nel suo ghigno oscuro.

-Attento!-.

Chiudo semplicemente gli occhi, inalando un respiro terrorizzato e non oso muovermi quando il corpo di Donatello si allontana dal mio, con un sibilo gelido che solo un colpo speciale del mio maestro può aver fatto. E infatti, Sensei è ancora nella posizione: gambe divaricate, braccia protese parallelamente allo sguardo determinato, con indici premuti insieme, mentre le altre dita sono arricciate. Una sorte di pistola che vale più di mille proiettili.
L’attacco Nervino, detto anche Paralizzante.

E da come Donnie ringhia in terra, incapace di muoversi, deve aver sentito chiaramente tutto il suo effetto al centro del guscio.

-Leonardo è riuscito a introdurre sicuramente una parte delle sue spore oscure nella ferita di Donatello. E’ importante andar via di qui. I tuoi fratelli, adesso, sono incontrollabili e non ci riconoscono più- dice, mentre mi solleva sulla sua schiena, non osando farsi sfuggire un gemito al mio peso aggiunto. Poi, abilmente, salta dal parapetto, sparendo nelle tenebre più oscure…

 

 

Contemporaneamente, un paio di occhi azzurri si schiudono piano. Il mal di testa martella le sue tempie e il cuore replica con altrettanti fitte dolorose sotto lo sterno. Sta male, lo sa. L’ha capito quando Leonardo gli ha imposto segretamente una settimana senza medicine.

Si è condannato all’età di un anno.

Michelangelo morde le labbra secche, mettendo lentamente a fuoco: tutto il grigio che riveste la familiare stanza stretta presenta fasci lilla che contrastano con i bianchi corridoi esterni, sorvegliati da droidi armati di laser micidiali.

Lascia cadere lo sguardo appannato sulle manette ologrammate luminose che serrano i suoi polsi dietro al guscio. Una catena tubolare di uno scintillante bianco, chiazzato di lilla è incastonato in una delle parete, accanto alle porte serrate. E’ legato come un animale ma, almeno non è da solo.

April, Casey e Leatheread sono insieme a lui, legati e ancora nel mondo dei sogni.

-R… Ragazzi, svegliatevi!- chiama. Si china in avanti per tossire selvaggiamente.

Il suo appello rumoroso non si lascia desiderare, però: Leatheread muove la punta della coda, schiudendo gli occhi per guardarsi intorno.

-Una prigione Kraang…- ringhia, guardando, piuttosto, Michelangelo che gli sorride angelicamente.

-Da quanto tempo siamo qui…?- fa eco anche la voce assonnata di Casey, che, essendo stato colpito brutalmente e accidentalmente dalla spalla del coccodrillo, è tornato tra i comuni mortali.
L’ultima è April che prende un respiro tagliente nell’aver riconosciuto l’orribile prigione Kraang.

Improvvisamente, le doppie porte si aprono con uno sbuffo, lasciando entrare quattro droidi, tra cui uno blu e tre grigi. Hanno degli sfollagente in mano e anche laser e hanno sicuramente pessime intenzioni.
-Kraang Prime vuole vedere i prigionieri- comincia quello blu.

-I prigionieri sono tutti svegli. Questo è un bene- seguita uno dei grigi.

-Kraang Prime saprà cosa fare con i prigionieri svegli nella prigione Kraang. I prigionieri sono l’obiettivo principale di Kraang Prime!- conclude il secondo grigio.

Casey sbuffa un po’. -A me questi tizi fanno solo ammosciare. Non possono evitare di ripetere ogni cinque secondi lo stesso soggetto?-.

-Evidentemente no- risponde April.

Mikey socchiude gli occhi, non avendo la minima intenzione di lasciarsi trascinare via e, cosa più importante, di mettere i suoi amici in pericolo. Guarda, allora, la catena abbastanza lunga, floscia a ciambella su se stessa.
Forse…

-Ehi, Kraang!- chiama.

Il droide blu crolla al suolo come un birillo: Michelangelo ha piroettato su se stesso e usato la catena come potente frusta.

-Sono il re delle catene!- esclama Mikey, accovacciandosi e roteando in avanti per cogliere un altro droide. Usa le braccia dietro al guscio come corda di supporto con la quale trascina in terra il nemico. Successivamente gli calcia il Kraang dall’apertura allo stomaco.

Leatheread ruggisce e stacca metà busto del penultimo droide con immane foga e tira così tanto le mani da strapparsi le catene, liberandosi finalmente.

-Un aiuto qui?- chiede Casey. Il coccodrillo spezza le manette con le sue fauci, riservando lo stesso trattamento anche ad April.

Mikey, intanto, ha già atterrato l’ultimo droide con una frustata giusto in faccia, sbattendolo contro un piccolo impianto elettrico che disattiva le sue catene!

-Grande, Mikey!- si complimenta la rossa.

Il mio fratellino ricambia con un cenno del capo e scruta attento i vuoti corridoi bianchi, alla ricerca di eventuali minacce.

-Grande, Mikey!- si complimenta la rossa.

La piccola cricca corre a perdifiato, con il cuore in gola verso la bianca porta esagonale che non si aprirà a causa di una mancata identificazione di impronte digitali Kraang.

-Ci penso io!- ringhia Leatheread, aumentando il ritmo di corsa per sfondare egregiamente la porta con una dura spallata.

La porta si affloscia su entrambi i lati, ma per il panorama che mostra, i nostri amici stentano a credere. Un mondo sconosciuto ad April e Casey ma non per Mikey e Leatheread galleggia tutt’intorno, con un background rosato, fatto di occhi che sparano laser, asteroidi di metallo abitati da buffi alieni che diventano enormi Aliens ed enormi guardiani che vomitano fuoco e sparano ghiaccio.

-Non posso crederci…- geme April.

-Già! Ma che posto è questo? E… che cosa sono questi cosi che ci pendono dalla bocca?-.

Un piccolo alimentatore pompa ossigeno grazie a un tubicino infilato nell’esofago. Sicuramente dev’essere stato un ordine del Kraang Prime che non voleva averli morti.

-Questa è la Dimensione X- rivela attonito Leatheread, facendo un passo avanti.

-Come abbiamo fatto a finire qui?- mormora Mikey, scuotendo piano il capo. -Io sono sicuro che siamo stati portati qui! Ricordate l’arrivo di Karai? Ha scagliato un fumogeno e noi siamo crollati come birilli! Quindi siamo stati portati da loro!-.

-Quindi Shredder avrebbe dei contatti con i Kraang?- riflette April. -Questo è… illogico-.

-Rossa, considerando che siamo in questo mondo dove nulla è logico, ragionamenti da genio sono fuori luogo- ribatte Casey.

April lo fulmina con un’occhiataccia e scruta la gola meno gonfia di un Mikey che continua a fissare un punto ben preciso nell’aria circostante.

-A che pensi, Mikey?-.

L’altro la guarda, negando piano e indica l’imponente figura in piedi su un rotondo asteroide di metallo che galleggia piano sulle loro teste.

-Chi è quello?-.

-Non so perché, ma… ho la vaga impressione che sia…-.

Michelangelo non termina la frase: un fiero felino atterra giusto dinanzi a loro, con le braccia piegate sul petto e uno sguardo mezzo cieco ostile.

-TigerClaw!- ringhia Mikey. -Che vuoi qui?! Sei venuto per Shredder, non è vero?!-.

Il felino non risponde e vaga alla ricerca di qualcosa, anzi qualcuno. -Dov’è Donatello?-.

Michelangelo solleva un sopracciglio, spiazzato. Cosa può voler quel tigrone dal nostro genio ora pazzoide?

-Non certo qui!- sfida Casey. -Bel micetto senza coda!-.

TigerClaw non gradisce l’offesa per il suo prolungamento mozzato e sguaina prontamente una Tanto. Casey non si scompone, essendo abituato ai combattimenti e divarica semplicemente le gambe, soffiando aria dal naso.

-Non è qui, a quanto pare. Ma posso avvertire il maestro Shredder della vostra piccola fuga dalla prigione- sogghigna.

-Tu non lo farai!- esclama Mikey. Fa un piccolo saltello e sfoggia tutto il fiato che ha conservato nei polmoni con uno strillo talmente acuto da far staccare un frammento dell’asteroide dove sorge la prigione Kraang.

TigerClaw barcolla ma prima che la faglia creatasi nel metallo si spezzi, balza su un piccolo appiglio roccioso e successivamente si fionda verso Mikey, che viene protetto da uno sferzante colpo di coda di Leatheread. Il felino crolla in terra, ma si rialza subito e scaglia prontamente un fumogeno che annebbia la visuale di fumo corvino.

Le azzurre iridi di Mikey si sfumano di bianco: è in modalità Stealth. TigerClaw ha commesso l’errore di aver sottovalutato il vero potere di un ninja, ossia la furtività. Il mio Otouto scompare nel fumo, mentre gli altri tossiscono ripetutamente, incapaci di muoversi.

-Siete miei…- sogghigna piano TigerClaw, volteggiando la Tanto che affonderà nella schiena di April.
Mikey non osa permetterlo: nonostante le fitte al cuore stiano diventando sempre più forti, riesce ugualmente a fiondarsi sul felino antropomorfo e a scaraventarlo in terra, in un buffo capitombolo.
Ecco che il fumo si dirada, poi, in un tempismo perfetto!
-Finalmente! Non ne potevo più!- esclama sollevato Casey.
Mikey continua a tenere bloccato il micione prono con il suo corpicino sottile. Ma poi, un lampo verde acqua li avvolge dal nulla e scompone le loro molecole in pochi millisecondi…
 
Un netto stacco di nero profondo.

La luce li riaccompagna in un luogo differente.

Una sala grigia esagonale, dove al centro si erge una capsula verde acqua dove vi galleggia qualcosa.

Una ad una le particelle si ricompongono, materializzando tutti quanti che si ritrovano in terra, ormai avendo perso l’equilibrio. Poi, confusione a parte, riescono a rialzarsi un po’ barcollanti.

-Che cavolo è successo…?- geme Casey, scrocchiandosi le ossa del collo rumorosamente. -E soprattutto, dove siamo?-.

-In un posto che nemmeno io conosco- risponde piano Leatheread. I suoi occhi spalancati sono fissi sulla colonna verde che risplende di luce propria. All’interno c’è qualcuno di così… familiare.

Mikey prende un respiro tremante, imitando il punto di curiosità che ha rapito l’amico coccodrillo e si trascina verso la fonte di luce, appoggiando palmi e viso sul vetro.

Ben presto, anche TigerClaw, April e Casey si avvicinano circospetti.

-N… non posso crederci… n… no…- farfuglia Mikey. Due lacrime calde crollano lungo le sue guance improvvisamente pallide. Respira affannosamente, deglutendo.

-Questo è…- tenta di dire April.

-Leonardo- conclude TigerClaw.

Leo è proprio in quella capsula, in posizione fetale, con gli occhi chiusi. Un tubo grigio è aggrappato al suo stomaco e fili neurologici pendono dalle sue tempie, insieme a quelli cardiologici sui piastroni. Sembra così tranquillo a mollo e privo di ferite.

-Leo…!- chiama Mikey, battendo un pugno sul vetro.

-Benvenuti!- irrompe poi una voce esageratamente smielata alle loro spalle. Dall’ombra, l’orrendo volto del Kraang Prime entra in gioco…

E adesso?
 

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Capitolo 21
*** Forza ***


-Questo è…- tenta di dire April.
-Leonardo- conclude TigerClaw.
Leo è proprio in quella capsula, in posizione fetale, con gli occhi chiusi. Un tubo grigio è aggrappato al suo stomaco e fili neurologici pendono dalle sue tempie, insieme a quelli cardiologici sui piastroni. Sembra così tranquillo a mollo e privo di ferite.
-Leo…!- chiama Mikey, battendo un pugno sul vetro.
-Benvenuti!- irrompe poi una voce esageratamente smielata alle loro spalle. Dall’ombra, l’orrendo volto del Kraang Prime entra in gioco…
 

Il Kraang Prime ha un ghigno letale, mentre avanza con la sua armatura di metallo. Il suo sguardo perfido passa dal gruppetto a Leonardo. Le sue intenzioni sono ancora sconosciute, purtroppo.

-Che cos’hai fatto a Leo?!- sbraita subito Michelangelo. Poi, si ritrae un attimo, abbassando lo sguardo cupo. -Ammesso sempre che si tratti di Leonardo. Lui… mi ha…-.

-… scaraventato giù da un edificio- continua, interrompendo il Kraang Prime.

Sbigottimento generale a quell’affermazione sghignazzante ma Casey subito replica con una pronta domanda.

-E tu come fai a saperlo, polpo rosa? Non c’eri mica quando è accaduto!-.

April, al contrario, deglutisce, leggermente più pallida di prima. Sta fissando intensamente il Kraang Prime nello sguardo freddo, tremando un po’. La sua mente geneticamente ibrida comincia a manifestare piccole onde invisibili a occhio nudo che avvolgono e balzano sul cervello rosa maligno.

-L… lui c’era quando Leo ha scaraventato Mikey giù dal palazzo, perché quel Leo non era il vero!-.
-Com’è possibile?- chiede, più calmo all’apparenza, TigerClaw.

Il Kraang Prime allarga ulteriormente il ghigno, socchiudendo gli occhi, mentre avanza anche di un passo sicuro. -Continua, ragazzina-.

-Sicuramente, questo nella capsula è il vero Leo. Ci scommetto tutto- continua la rossa, voltandosi verso la capsula. -Ma non riesco ancora a capire come sia potuto avvenire lo scambio. Quando vi è stata la mutazione a tradimento, Leo non era il clone che abbiamo visto sull’edificio-.

-Prova a pensare meglio- invoglia il nemico, sferzando un po’ le braccia ciondolanti. -Sei proprio sicura che lo scambio sia avvenuto al momento della mutazione?-.

-Le medicine…- sussurra Michelangelo. I suoi occhi azzurri spalancati brillano di realizzazione che il nostro Aniki sia stato scambiato ancor prima.

-Bravo, mostro. La sera stessa in cui quel lurido ratto scelse te come leader, Leonardo ebbe l’infelice idea di rifugiarsi in superficie e con un piccolo agguato, è stato condotto nella mia dimensione. E ho finalmente avuto la possibilità di duplicare il suo DNA in una copia che vi avrebbe sbandati-.

Mikey ringhia come un animale ferito, guardando Leonardo. Ancora una volta, nella sua mente giovane e sconvolta, crede fermamente di non essere stato il benvenuto nella nostra famiglia.

-Leo, forse, un giorno mi perdonerai…- deglutisce piano, appoggiando la mano sulla capsula. Ma il suo cuore manca un battito nel riconoscere una luminescenza cobalto tanto familiare.

Leonardo ha schiuso gli occhi e lo sta guardando intensamente.

-L… Leo…- soffoca a bassa voce, arricciando le dita a pugno. -Non preoccuparti, ti tireremo fuori da lì. Tu, porta pazienza, va bene?-.

Un piccolo sorriso dolce di gratitudine. Mikey sbatte incredulo gli occhi, si strofina una lacrima e ricambia con un’increspatura positiva delle labbra.

-Non potete più far nulla! Ormai, catturare anche il resto di voi, distruggervi e conquistare la terra è imminente! Siete caduti nella mia trappola, piccoli insetti-.

TigerClaw ruggisce, avvampato come un cerino e si avvale dei suoi laser per mitragliare il Kraang Prime, che, senza nemmeno un attimo di esitazione, pigia un bottone collocato su un quadro della sua armatura per lasciarsi inghiottire in un campo di forza rosato. I proiettili, purtroppo, rimbalzano, dissolvendosi in macchie nere sulle pareti e su alcuni tubi massicci che corrono lungo la stanza.

-Sono invincibile-.

Mikey, non volendo affatto lasciarci catturare definitamente, scorge qualcosa di totalmente inaspettato alle sue spalle e dietro la colonna con Leo che, ancora sveglio e con aria malinconia, guarda cosa sta accadendo nella caotica realtà. Brillanti katana incrociate dietro a un campo energetico bianco, dai manici cobalto, attendono solo di essere utilizzate.

Leonardo fa un piccolo cenno.

“Ho capito, fratellone! Userò le tue spade!” annuisce Mikey, rispondendo nel pensiero. Approfitta subito dei continui spari di TigerClaw per fiondarsi verso l’obiettivo e analizzare la situazione. Avvicina la mano a quel calore innaturale ma indietreggia a una scossa violenta che brucia il suo indice sinistro. -D’accordo… questa non è affatto una buona ideaa!-. Guarda alle sue spalle, allora: nessuno, eccetto Leo, si è accorto del suo fallimento doloroso.

Aniki in blu piega la testa da un lato, in pensiero per la ferita pulsante di Mikey, che non volendosi già scoraggiare, pensa rapidamente a qualcos’altro.

-Vorrei che Donnie fosse qui…!- sibila Mikey. -Lui sì che saprebbe cosa fare, maledizione!-.

Un tintinnio alle sue spalle lo fa voltare. Leonardo sbatte la fronte contro il vetro, cercando di attirargli l’attenzione. Mikey si irrigidisce un po’ ma si appresta a raggiungerlo, sperando di capire.

-Che c’è? Che vuoi dirmi?-.

Leonardo indica una serie di pulsanti che a malapena si intravedono appena sotto la cornice di metallo dove le katana sono tenute bloccate. Con la giusta combinazione, forse, può sbloccare il problema.

-Mi avrai anche gettato giù da un palazzo, ma Leo, sappi che sei sempre un grande!- sorride Mikey, sgattaiolando veloce verso il medesimo obiettivo. Lascia scorrere le dita lungo i quattro lati del rettangolo, trovandoli. Si inginocchia per capire. -Sono quattro pulsanti bianchi. Qualche dovrò premere per avere le katana? O meglio, quale sarà la sequenza giusta?-.

Leonardo picchietta nuovamente la fronte sul vetro verdognolo. I suoi occhi sono spalancati e terrorizzati ma Mikey non capisce. Almeno fino a quando un colpo non gli sfiora il viso che indietreggia in un fulmineo lasso di tempo.

-Cosa credi di fare, moscerino?-.

-Oh… oh! Il Kraang Prime mi ha scoperto!- ridacchia nervosamente, annusando poi l’odore di bruciato dietro di sé. Una leggera sbavatura sta colando vicino ai bottoni, reduce del proiettile di luce incandescente. Mikey ghigna e comincia a rimbalzare sul posto, come una scimmietta. -Mi vuoi, non è così? Se proprio devi colpirmi, mira al cuore! Tanto non funziona nemmeno bene!-.

-Ma che cosa fai, togliti di lì!- grida inutilmente April, spaventata.

Casey la fa voltare con una mano sulla spalla. Nega piano, avendo capito. -Sa il fatto suo, rossa. Non preoccuparti, lascialo fare-.

-Ma…-.

-Il moccioso ha ragione- aggiunge anche TigerClaw, soffiando del fumo dalle canne delle sue armi.

Il Kraang Prime scopre i denti in un atteggiamento contrariato e avanza piano, sparando dal uno dei suoi tentacoli superiori, mentre Mikey schiva i colpi con un’agilità senza pari. Strabilia perfino Leonardo che è incapace di distogliere lo sguardo stanco da quel continuo rimbalzare. E pensare che il suo cuore non lo permetterebbe…

Ha sempre sofferto per questo. Troppe limitazioni nella sua vita.

E adesso va contro tutte le sue leggi. Anche se sa che così potrebbe uccidersi.

Mikey esegue una spaccata, abbassando anche la testa e con una capriola si rialza in piedi, strofinando del sudore dalla sua fronte. Alle sue spalle, un tintinnio di metallo risuona, nel silenzio creatosi.

Il Kraang Prime muta il ghigno per una vittoria pregustata in uno sguardo tradito: si è lasciato giocare dal mio fratellino!

-TU!- urla.

-Sì, io! Beccati questo, Kraangona!- ride, saltando in contemporanea a una ruota per afferrare le katana e assumere la stessa posa che Leo avrebbe fatto meccanicamente. -Preparati a pagare tutto il tuo marchingegno!-.

-Sei un po’ troppo fiducioso, ragazzino!-.

Leonardo sorride alla grande dote d’agilità che Michelangelo ha dimostrato e si volta verso gli altri, fissando intensamente April.
-Mi dispiace…- sussurra la rossa. -Non so dove siano gli altri…-.
 

….
 

-Sensei, anche Donnie è fuori di testa, adesso?-.

Sono sulle spalle di mio padre che sta cercando di trovare un posto dove nasconderci. La tana è improponibile: troppi droidi la pattugliano.

-Purtroppo sì, Raphael e non saprei dirti se questo sia temporaneo o meno-.

Annuisco, appoggiando il mento sulla sua spalla. Ci si sente davvero bene a sentire il vento accarezzarti il viso e non aver paura di piangere, almeno una volta. Perché preoccuparsi di nascondere le lacrime quando c’è la brezza a portartele via?

-Mi chiedo se Leo sia sopravvissuto- continuo, per lo più a me stesso.

-Non credo di saperlo, figliolo. Cadere da un’altezza simile è abbastanza per tutti-.

-Prima Mikey, poi Leo… e adesso anche Donnie!- ringhio frustrato, anche se, improvvisamente, non trattengo un grido di dolore al mio braccio putrido.

Il maestro Splinter penetra in una finestra rotta di un edificio destinato alla demolizione e mi appoggia con il guscio contro il muro scrostato dal tempo e dall’umidità. Chili di polvere svolazzano e sono ammucchiati dappertutto.

-Raphael…- mormora dolcemente mio padre, accarezzando la mia fronte sudata.

-Questo braccio… fa così male…- oso lamentarmi, respirando affannosamente.

-Ma se restavi al tetto di prima, non era meglio, idiota?-.

Sensei si tende come una corda di violino, voltando immediatamente il capo verso l’unica finestra frantumata alla nostra sinistra. Non c’è nulla in questa piccola stanza, eccetto una porta tarlata.

-Sta calmo, Raphael- mi istruisce a denti stretti. Si alza in piedi, cercando di non applicare troppa pressione sulla zampa slogata.

La mia vista annebbiata si focalizza sull’imponente figura nella penombra che ci scruta acquattata sul davanzale in muratura. Il suo occhio sinistro splende di onice e lentamente entra completamente, mostrando una boccetta contenente liquido dorato.

-Eccomi qua. Il moscerino non ha portato mutageno, vero?-.

Quella voce… gli insulti… la facoltà di attirare facilmente le persone verso l’oscurità…

-S… Slash!- esclamo con leggera felicità. Gli protendo il braccio ma mi si affloscia lungo il fianco, in contemporanea a un eccesso di tosse sanguigna che cola sul mio piastrone.

-Ne faremo a meno. Posso comunque curarti con un po’ del mio sangue mischiato al plutonio. Chi più di me è ricco di cellule all’85 per cento di mutageno?-.

Ride un po’ e fissa il sensei, chinando piano il capo, alla ricerca di un’approvazione. Il maestro Splinter inspira ed espira, guardandomi. Non può esitare. Annuisce, infine.

Slash ghigna e mi si inginocchia al fianco, coricandomi in grembo senza arrecarmi ulteriore dolore. Con l’artiglio affilato del suo indice squarta la fasciatura, non emettendo un suono al nuovo spettacolo raccapricciante. Il mio intero osso è corroso, ben visibile nell’ammasso informe di carne violacea, bianca e gialla. Sangue non ve cola più ma il tanfo è ancora nauseante.

-Dai, è tutto finito, adesso-.

Nego debolmente. -Deve ancora iniziare, invece… non mi darò pace fino a quando i miei fratelli non torneranno a completare questo team-.

Il sensei osa sorridermi in un momento simile e Slash mi appoggia affettuosamente la mano sulla testa, passando subito al sodo. Con grandi nervi d’acciaio, affonda i suoi letali artigli nel braccio destro, guaendo un po’ e cosparge ciò che rimane del mio arto con il suo sangue caldo. Grido di dolore. Brucia come il fuoco e duole da morire!

Il sensei mi tiene fermo, offrendomi non solo carezze alla testa e alla fronte, con fare lenitivo ma anche parole di conforto che mi calmano almeno un po’ lo spirito frastagliato. Devo essere forte per i miei fratelli! Hanno bisogno anche di me!

Slash stappa il flacone con le zanne e versa l’intero contenuto sul mio braccio, incontrando il sangue. Avviene immediatamente una reazione luminosa: un bagliore ci costringe a chiudere gli occhi e il mio urlo si scatena nella stanza.

Se è per salvare i miei fratelli, posso continuare in eterno, se necessario. Coraggio, ragazzi! Tenete duro!


Angolo dell'Autrice

Katia è sempre a ricordarmi che devo ringraziare tutti quanti voi per il sostegno e il supporto morale! :) Quindi, un abbraccio anche e soprattutto da parte sua!
Ringrazio la mia cara Onee-San
LaraPink che con il suo capitolo "Tagli" mi ha donato la voglia di aggiornare questo capito che non avrei saputo strutturare. Mi perdo un po' quando si tratta di capitoli finali. Eh, sì. Avete caito bene: siamo giunti alla fine, alla resa dei conti, miei cari. Quindi, restate comodi e attendete gli ultimi capitoli.
Un abbraccio alla simpatica
Ayumi_Edogawa, alla dolce poeta Hellen_Bach e a tutti coloro che fanno capolino dalle mie parti! Ragazze, non dite nulla se mi dimentico qualche nome. Ho sempre la testa a tre quarti, pensate un po'! 

Un abbraccio grande quanto il cielo!

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Capitolo 22
*** Fuga e Lotta ***


Leo mordicchia le labbra, nuotando piano per avvicinarsi alla capsula. Vorrebbe raggiungere Michelangelo oltre quella capsula, per accorrere in suo aiuto ma sa che dall’interno, uscire da quella prigionia liquida e cristallina è del tutto impossibile.

Il Kraang Prime ha un’espressione torva ma riabbassa il tentacolo con il quale ha sparato, allargando un ghigno sinistro. Sposta le iridi ristrette alla capsula dove Leonardo galleggia nell’acqua per poi tornare su Mikey, che ansima lentamente, con una mano sul petto.

-Sei tenace, ragazzino, devo riconoscerlo. Ma sarai in grado di essere veloce per salvare chi tu tieni di più?-.

Michelangelo deglutisce, spalancando gli occhi mentre il Kraang Prime scoppia in una fragorosa risata, adocchiando anche tutti gli altri membri alle sue spalle.

-Ci sono tanti a cui potrei far saltare il petto, non credi? Quindi, mi sembra logico affermare che potresti essere in grado di salvare solo una persona-.

-E’ un ricatto!- ruggisce Casey. -Mikey, non ascoltarlo! Vuole confonderti!-.

Il Kraang Prime inclina le labbra in un sorrisetto e dondola i suoi tentacoli superiori con nonchalance, meditando sulla prossima mossa e frase da dire. Mikey sembra già abbastanza malandato da come sta sudando e nemmeno le sue membra stanche aiutano. I muscoli delle gambe esili tremano, incapaci di sostenere l’intero corpo. L’azzurro degli occhi è sbiadito e un leggero spolvero di rosso alle gote indica che la febbre è ancora presente.

Leatheread ruggisce, cambiando le iridi tonde in triangoli neri e carici di odio. Fa un balzo per superare egregiamente April e Casey, sbalorditi a loro volta e in un’entrata ad effetto, scaraventa uno dei tubi spessi che sbucano dal pavimento in piccoli ponticelli, contro il polpo rosa, che, inaspettatamente, lo incassa giustappunto sul viso. Crolla in terra con un lamento di dolore, ma si rialza abbastanza in fretta, come se nulla fosse e rilascia uno dei suoi tentacoli che si allungano verso il coccodrillo. Leatheread lo afferra a doppie mani e usa tutta la sua forza guidata dall’odio per tirarlo abbastanza da farlo spezzare alla base dell’Exotuta nemica.

-Maledetto coccodrillo!- ringhia il Kraang, osservando il danno. Piccole scariche elettriche partono da ciò che rimane del suo arto destro.

-Booyakasha!- grida Michelangelo, colpendo con lo stesso tubo di Leatheread la capsula con tutta la sua forza. Quest’ultima s’incrina pericolosamente ma non esplode in miliardi di frammenti. -No! E’ blindata!- constata a malincuore, sbuffando a denti stretti.

Il Kraang Prime gioisce per questo e in un rapido gesto riesce ad avvolgere l’altro tentacolo alla sua caviglia destra, alzandolo a mezz’aria, strappandogli anche le katana che getta lontano.

-Dunque, dunque, dunque… non fai più lo sbruffoncello, non è così?-.

-Mettimi giù, polpessa o polpone rosa!-.

Il Kraang non ci pensa su due volte a sbatterlo duramente di guscio e di petto sul pavimento e sulle pareti, ignorando, però, gli altri presenti.

-Dobbiamo aiutarlo! Mikey non resisterà a lungo, maledizione!- preme April, tirando fuori il suo Tessen dalla cintura di cuoio.

Gli altri la imitano ed è la stessa rossa a guidare un attacco di gruppo verso il Kraang Prime che, senza alcuno sforzo li colpisce in una sola volta usando il guscio di Mikey come mazza ferrata. Ognuno, con un lamento addolorato, crolla inerme al suolo.

-Tutto inutile!- sibila il Kraang, tornando a Mikey. -Tu volevi vedere quanto dura fosse la capsula, non è vero? Ti accontento!-.

Leonardo, a bocca aperta, batte la fronte contro il vetro, implorando silenziosamente di non commettere tale gesto infame, ma il Kraang non lo degna nemmeno di uno sguardo e continua a sbattere il povero Mikey contro il vetro, di petto. La sua vendetta alimenta la sua costante forza ma funge quasi da esempio a TigerClaw, rialzatosi, nel frattempo.

-Tale essere infame- sussurra sguainando tre shuriken lucenti che riflettono la determinazione luminosa nell’unico occhio rimastogli. Poi lo chiude e li scaglia precisamente contro il Kraang Prime, girato a tre quarti.

Lo schiamazzo di carne colpita risuona abbastanza forte da placare perfino le urla addolorate di un Mikey che ha cominciato a rigettare saliva cremisi dalla bocca. Respira superficialmente, ai piedi della capsula, sorvegliato da Leo che ha due lacrime sulle guance.

Il Kraang Prime ritira immediatamente l’arto dalla caviglia stritolata e arrossata del poverino dal respiro incostante per poter togliersi in qualche modo le lame dal suo occhio, dimenandosi così forte da sbattere contro ogni cosa.
Leonardo ne segue i movimenti con massima attenzione, pronto per fare qualunque cosa quando il corpo metallico del polpo sfiorerà il quadro di comandi ologrammato, nascosto a qualunque occhio, sulla capsula. Dal liquido in cui è immerso, lui può vedere ciò che è celato, come la rete laser che ricopre l’unica uscita di quel posto, ovvero un condotto d’aerazione collocato piuttosto in alto.

-Sicurezza! Sicurezza!- urla il Kraang, con il sangue nero gocciolante dal viso.

Uno dei suoi tentacoli, nella disperata ricerca di lenire il pungente dolore, s’imprime abbastanza forte sul cristallo della capsula, facendo scattare un allarme che alterna luci rossi e normali ad intermittenza.

-Che succede?- chiede April, tappandosi le orecchie.

-Non ne ho idea. Forse, più guai?- urla Casey, per farsi udire.

Leatheread scambia uno sguardo d’intesa con TigerClaw e i due corrono simultaneamente, librandosi in due direzioni diverse. Il primo soccorrerà Mikey e Leo mentre il secondo terrà a bada il Kraang Prime.

Come sperato da Leonardo, il liquido nella capsula comincia a defluire, mentre il vetro s’incrina in una miriade fitta di spaccature a forma di ragnatela, frantumandosi finalmente in mille pezzi che piovono tutti intorno. Leatheread protegge il corpo malconcio di Mikey con la sua schiena squamosa e lo prende in braccio, dando un’occhiata al rivolo di sangue rappreso lungo il mento. Un leggero alone viola è presente al centro dei pettorali superiori, all’altezza del cuore.

Leonardo tossisce animatamente, crollando in ginocchio. Trema per il freddo e stropiccia gli occhi per allontanare la sfocatura indotta dall’acqua di stasi presente anche sotto le sue palpebre stanche.

-Bentornato, Leo!- saluta festosamente Casey.

L’azzurro ricambia con un sorriso, appoggiandosi sia a lui sia a April che guarda TigerClaw sferrare violente artigliate con le punte shuko che ha inserito sulle sue nocche. I suoi pugni sono violenti, veloci e la vista dimezzata del Kraang certamente non aiuta.

-Per uscire da qui dobbiamo usare quel condotto ma so che è protetto da una rete fitta di laser- mormora Leonardo. -Sbrighiamoci! Il Kraang Prime ha chiamato i suoi droidi Kraang e non c’impiegheranno molto…-.

Un fascio di luce si è appena aperto davanti a loro, facendo sbucare svariate decine di soldati armati di laser pronti a mitragliare. April e Casey guardano increduli Leonardo, che non osando staccare gli occhi di dosso dall’esercito, muove a rimbalzo la sua palpebra destra.

-… a venire!- conclude in un gemito frustrato.

TigerClaw che ha udito ogni cosa grazie al suo udito finissimo, sfodera un calcio in faccia al Kraang Prime che sbatte contro un pilastro, facendolo incrinare pericolosamente al centro e balza sul muro per deviare i rossi raggi laser che vanno a colpire accidentalmente quasi la coda di Leatheread

-Bada a dove miri!- ringhia adirato per aver quasi ricevuto un buco sulla punta della coda!

-Muovetevi!- ordina TigerClaw.

April è la prima: allunga la mano e il felino l’aiuta a infilarsi nel condotto, mentre l’esercito apre il fuoco.

-Leatheread, prendimi le katana!- ordina Leonardo, riferendosi alle due lame poco lontane.

Il coccodrillo gli affida il pallido Mikey per gettarsi in avanti in una capriola spettacola che evita una serie di proiettili lucenti contro la groppa. Afferra le due spade e le lancia alla tartaruga in blu che, colto da una rabbia irrefrenabile per le condizioni di Michelangelo, si lancia in un turbine tagliente che recide molte teste e busti.

Veloce, abile, Leonardo non sbaglia un colpo. A suon di calci, pugni e gomitate si fa largo nella dozzina che lo accerchia sempre più.

-Avete ferito il mio fratellino!- ruggisce, infilzando la katana nel cervello di un Kraang. -Non avete avuto pietà! Come… non ne ho avuta io quando ho osato prendermela con lui!-.

Guarda Mikey che viene aiutato a infilarsi nel condotto d’aria, fortunatamente abbastanza grande anche per il coccodrillo.

-LEO!- urla April.

TigerClaw gli scaglia un fumogeno corvino nella mano: Leonardo allarga un piccolo sorriso nello scagliarlo e usufruire di un’ottima copertura per svanire così miracolosamente...
 

….
 

Freddo. Caldo. Un dolore acuto. Del sollievo. Brezza contro il mio viso, mormorii ovattati nelle mie orecchie. Tocchi morbidi. Gemiti. Dal buio, poi, uno spiraglio di luce…

 
-Raphael?-.

Sbatto più e più volte gli occhi, mettendo a fuoco l’immagine del maestro Splinter, affiancato da Slash che mi da un piccolo sorrisino. E’ forse compiaciuto? E’ arrabbiato? Non lo so.

-Sono così felice di vederti sveglio, figlio mio- continua morbido, accarezzandomi la spalla che ricordavo ormai pronta da imputare.

-Grazie…- rantolo fuori, cercando di mettermi seduto. Sono stato coricato per tutto il tempo, probabilmente,  nello stesso casolare di prima. -Che cosa è stato quel bagliore?-.

-Perché non provi a vederti il braccio?- ghigna Slash, alzato, con le braccia conserte e la solita aria da duro ma dal cuore tenero.

Curiosamente, posso effettivamente trarre un respiro tagliente di stupore. Il mio arto e perfettamente verde smeraldo, come al solito. Le linee di sangue e di linfa sono scomparse sottopelle; i muscoli sono ricostruiti perfettamente, ben sviluppati, dal bicipite alla mano. Ogni fascia muscolare è state perfettamente riconfigurata. Le ossa non sono più a rischio rottura.

-S… sono guarito…- espiro, deglutendo.

-Sì. Il plutonio e l’alta concentrazione di mutageno nel sangue di Slash ti ha guarito, figliolo. Il veleno è ormai un ricordo- evidenzia il sensei, abbracciandomi strettamente.

Posso quasi percepire la sua paura nell’avermi quasi perso e non posso fare a meno di sorridere dolcemente, strofinandomi nel pelo morbido di mio padre, stringendomi più forte a quel calore che scaccia il gelo della realtà.

-Ora sono pronto, padre- mormoro, alzandomi in piedi fieramente. Muovo il mio braccio, apro e chiudo la mano e colpisco il palmo con il pugno. -Sono pronto per salvare i miei fratelli-.

-Perché non cominci da noi, allora?!-.

Non batto ciglio. Slash si limita a consegnarmi i Sai, mentre sguaina la solita mazza ferrata. Il sensei mi da un cenno. Davanti a noi sono comparsi Donatello, con la stessa oscurità di Leonardo. Hanno lo stesso corpo, adesso. Lo stesso odio.

-Come volete. Non mi lascio intimidire da voi due!- sogghigno, facendo volteggiare i Sai nelle mani.

Leonardo lecca le labbra, ridendo istericamente, mentre si muove sbandando, come se fosse sotto l’effetto di una sbornia; mi si avvicina in pochi secondi, ma fa l’errore di sottovalutarmi.

-Sei guarito, fratellino!-.

-Non sei mio fratello!- ribatto, chinando il capo per evitare un pugno alla tempia. Colpisco il braccio di Leo con un piede, mentre affondo entrambe le lame dei pugnali nel suo petto. -SLASH! ORA!-.

Il mio amico, nonostante i suoi pensieri di farci tutti fuori, si morde ferocemente il pollice marchiando la fronte di Leonardo con un cerchio vuoto. Improvvisamente, come un esorcismo in piena regola, Leo si blocca, urlando dal dolore terribile che infiamma nel suo corpo. Crolla al suolo, dimenandosi e tenendo la testa, con un fumo nero che lo ricopre lentamente.

Socchiudo gli occhi. Faccio una smorfia disgustata alla carne che lentamente si scioglie in una pozza verdognola sul pavimento. Poi il rosa dei muscoli schiarisce leggermente il colore. Posso avere una chiara visione del suo scheletro, che si frantuma in polvere e vola via.

-Questo è… disgustosto…- mormoro sottovoce. -Mi auguro che quello non fosse realmente Leonardo-.

-Non lo era, Raphael. Non c’era traccia di Chi nel suo spirito. Era come un automa-.

Non ho alcun rimpianto, allora. -Padre… e Donnie?- domando.

Sensei socchiude gli occhi, divaricando le gambe, mentre protende le mani con indici e medi ben stretti insieme, con le altre dita arricciate. Sta percependo il suo Chi, figurandosi il vero spirito di Donnie.

Giusto un paio di secondi e la risposta appare chiara.

-Quello è tuo fratello. E’ soggiogato dalla mutazione. Dobbiamo fare attenzione-.

Donatello ride sinistramente, focalizzando su di me.

Ha intenzione di uccidermi…

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Capitolo 23
*** La Fine dell'Inizio ***


Angolo del Furia Buia

88 recensioni? Me le sarei sognate! Ragazzi, non so proprio cosa dire! Eh! Eh! Vi voglio troppo bene e infinite grazie per essere stati un supporto morale per la mia cara amica Katia! :) Per ora, visto che le cose (non solo nella realtà) stanno andando malissimo, è bene che sappiate che andranno ancora peggio, perché non è mica finita! Anzi, vi romperò ancora per un po'! Muhahahahahahahahahahaha! *coff! coff! tosse maligna*
Quindi, dopo un po' di parlicchiare, Enjoy!




-Leo, non è che conosci la strada, vero?- brontola Casey, per l’ennesima volta.

-No. Te l’ho già detto. Mi sono risvegliato solo ora da questo postaccio. Quindi, possiamo solo affidarci all’intuito e… sperare in bene-.

Sono riusciti a eludere momentaneamente il Kraang Prime nel suo laboratorio e adesso gattonano il più velocemente possibile nei cunicoli argentati che svoltano in ogni direzioni. Alcune piccole grate danno una visuale a laboratori genetici sorvegliati dai Kraang e un costante vento freddo soffia da nord, contro il loro viso, rendendo perfino difficile tenere gli occhi aperti.

-Come sta Mikey?- chiede Leo, con una nota di senso di colpa.

Leatheread che lo porta sulla groppa si ferma un secondo, contemplando l’aspetto malaticcio e gli occhi socchiusi. Le sue braccia penzolano mollemente e di tanto in tanto contrae un piede.

-Non bene. Scotta più di prima-.

Leonardo impreca sottovoce e continua a marciare verso nord, fino a quando non curiosa alla sua destra, dove una grossa e spessa grata con una ventola lenta presenta una luminescenza rosata.

-Potremmo uscire solo con un portale Kraang, no?-.

-Tecnicamente sì- risponde TigerClaw.

-Beh, se è ciò che spero io, questa grata dovrebbe solo essere tolta di mezzo- sogghigna Leonardo, avvicinandosi alla ventola lenta. -E infatti è esattamente ciò che speravo! Il laboratorio principale dove l’ultima volta abbiamo salvato te, Leatheread-.

La stessa stanza ampia dell’ultima volta aspetta solo di essere raggiunta e utilizzata. Al centro di essa, su una pedana circolare brilla un triangolo di metallo che tiene aperto un triangolo isoscele rosa fucsia: il cosiddetto portale.

-Come si fa a togliere una cosa che pesa più di tutti noi messi insieme?- sbuffa Casey, forzando la grata inutilmente.

-TigerClaw, hai ancora delle granate con te?- chiede Leo, con un sorrisetto sinistro.

Il felino non ha bisogno di altre spiegazioni; con un cenno fa indietreggiare gli altri il più possibile, appiattendosi contro una parete a gomito, mentre estrae una granata, attivandola. Poi, subito corre al riparo, tappandosi le orecchie imitato dagli altri. Tempo di trenta secondi netti che un forte boato esplode in una potenza d’impatto così violenta da far letteralmente disintegrare la grata, in una pioggia di detriti che cadono nel laboratorio.

Il polverone raggiunge quasi la cricca, ma fortunatamente il sistema centralizzato attiva alcuni bocchettoni dove cola dell’acqua che verrà raccolta in alcune scanalature collocate ai battiscopa di metallo dei cunicoli.

-Andiamo!- ordina TigerClaw, tuffandosi nella voragine creatasi per atterrare senza problemi sulla pedana. -Direzione Terra, quindi-.

Gli altri lo seguono a ruota ma sono costretti a fermarsi davanti alla zampa del felino che impugna una Tanto pronta ad affettare il congegno di metallo apri-portali.


-Non c’è posto per tutti.  Vi ho aiutato solo per i miei scopi. Ora, posso benissimo dichiarare la nostra tregua finita. Ognuno per le sue strade-.

-Ci ha imbrogliati!- ringhia Casey. -Ma non c’è da stupirsi! Non mi sono mai fidato di quel maledetto! Anzi, mi è sembrato anche strano che avesse mosso un dito per aiutarci!-.

-Non farlo!- implora Leonardo.

Il felino ride, pronto per distruggere l’unica via di salvezza con un fendente ben assestato, ma il sibilo d’argento dell’inaspettata salvezza gli avvolge il polso, tirandolo violentemente in avanti. TigerClaw si sbilancia di troppo e nel disperato tentativo di non perdere l’equilibrio lascia volare via l’arma che cade dritta nel portale, in un lieve bagliore rosato.

-Non… così in fretta… non siamo qui per… rimanerci…-.

La kusarigama si ritira bruscamente, solcando una lieve ferita nei peli del mutante che geme un po’, tornando nella mano di un Mikey che barcolla in piedi, respirando affannosamente. I suoi occhi spenti fissano il nemico con determinazione, benché il suo corpo sia giunto allo stremo.

-Moccioso!- ruggisce TigerClaw.

-Mai sottovalutare il mio fratellino!- evidenzia Leonardo, con una nota d’orgoglio.

-Non sono tuo fratello…- replica piano Michelangelo, barcollandogli accanto senza nemmeno degnarlo di uno sguardo. -So la verità e non puoi negarmelo…-.

Leonardo sbatte un paio di volte gli occhi improvvisamente pesanti di lacrime che sfocano la vista; protende la mano invano ma china il capo con aria sconfitta.

Michelangelo, in modalità stealth, avvolge la catena della kusarigama intorno alle braccia di TigerClaw in un movimento brusco del braccio sinistro, facendolo sbattere contro il pavimento, per grande incredulità generale.

“Questo piccoletto ha un potenziale immenso…” pensa TigerClaw, ancora supino in terra.

-Andiamo- sibila Mikey.

-Non così in fretta!- irrompe una voce acuta e malefica da un bagliore bianco. Il Kraang Prime è tornato, attorniato da una trentina di droidi armati e pronti a sparare.

-Dannazione! Come avranno fatto a seguirci?!- impreca Casey, a pugni stretti.

-Secondo te la granata era silenziosa?- ribatte April, con leggero sarcasmo.

-Ah, già…-.

Il Kraang Prime ha l’occhio ferito precedentemente chiuso, attorniato da sangue corvino e un gonfiore violaceo che lo rende ancora più terrificante. Scariche elettriche incostanti sprizzano dal suo arto reciso brutalmente ma il ghigno sotto la bocca merlettata non promette nulla di buono.

-Kraang, uccideteli!- ordina con fredda risata sinistra.

Michelangelo guarda il portale alle sue spalle e l’imponente console collegata a tutti i computer e hard disk in quel luogo infernale: lo raggiunge con facilità e guarda attentamente i bottoni ologrammati che attendono solo di essere premuti.

-Dai, Mikey! Puoi farcela!- mormora a se stesso, chiudendo gli occhi per cliccare alla cieca una sequenza che, straordinariamente, fa attivare qualcosa di completamente diverso.

Il soffitto del laboratorio ha un riverberato scatto e si apre a metà, non certamente nel rosato background abituale bensì in un nero pece corvino, dal quale un turbine aspirante e violento comincia a risucchiare le cose più leggere, aumentando gradualmente di potenza.

-NO!- urla il Kraang Prime. -Che cos’hai fatto, ragazzino! Ci hai condannati tutti! E’ un buco nero!-.

-E io che ne sapevo!- ribatte Mikey.

L’attenzione generale nemica e non è caduta sui tubi più spessi a cui aggrapparsi e sull’unico portale rimasto. Il congegno di metallo che lo tiene aperto sta ondeggiando, cercando di combattere la forza d’aspirazione di quell’immensa voragine oscura senza fine né inizio.

TigerClaw si libera con un’artigliata ben assestata della kusarigama che lo tiene imprigionato al suolo e si fionda disperatamente sul portale, ma un raggio elettrico lo anticipa. Il Kraang Prime ha lo sguardo demoniaco e non gli preme molto aver praticamente distrutto l’unica fonte di salvezza.

-Morirete con me!-.

-April, visto che abbiamo le ore contate, voglio dirti una cosa…- ne approfitta Casey, deglutendo. -Io ti ho sempre amato, anche più di Donatello. Ecco, te l’ho detto!-.

-M… ma ti sembra questo il modo e il momento per queste cose?!- aggredisce la rossa, imbarazzata. -E poi cerca di risparmiare il fiato per continuare a tenerti!-.

Casey piagnucola infantilmente e fintamente, ma in cuor suo si sente ormai sollevato nell’aver confessato il suo amore per la ragazza da DNA semi-alieno.

-Non può finire così…- sussurra Michelangelo, aggrappato al computer centrale. -No… non deve finire così… non adesso che eravamo a un passo dall’evadere da qui…-. Allunga il braccio più che può, riuscendo a diteggiare l’apri-portali e successivamente ad afferrarlo con successo; poi, lo porge istintivamente a Leatheread, al suo fianco.

-Non credo sia del tutto fuori uso. Posso cercare di ripararlo in qualche modo-.

-E come?- chiede Mikey, sbattendo i suoi grandi occhi azzurri.

-Con questo-. Il coccodrillo tira fuori dalle protezioni dei suoi avambracci un cristallo roseo che risplende di luce propria. Lo avvicina al congegno, sperando che possa ricaricarsi in qualche modo.

-Dici che funzionerà?- pronuncia anche Casey, incredulo.

Il coccodrillo non risponde ma il suo ghigno vittorioso evidenza un positivo: il cristallo fluttua, ora, a mezz’aria, posto sulla parte bombata principale del congegno, che, con alcune scariche elettriche apre il familiare portale triangolare, benché sia alquanto instabile.

-Andiamo! Non resisterà a lungo!- pronuncia il coccodrillo, afferrando la mano di April per spingerla nella rosea vita. Poi fa lo stesso con Casey.

-Come hai fatto ad avere un cristallo?- domanda Leonardo, mantenendo lo sguardo su un Mikey pensieroso.

-L’ho sottratto a uno dei droidi, al momento della lotta. Ma adesso, muoviti ad entrare. Non so per quanto il portale reggerà-.

-Permesso!- irrompe, però, TigerClaw, che utilizza il guscio di Leo come trampolino e la testa di Leatheread come cavallina per svanire nel portale.

Leo sbuffa frustato e si aggrappa all’amico squamoso, anche se vedere Mikey così distante gli gela il cuore.

-Fratello, dai, dobbiamo andare!-.

Mikey gli rivolge occhi carichi di disapprovazione e lo spinge bruscamente nel portale, alzandosi in piedi. Riserva lo stesso trattamento anche a Leatheread e con un ultimo sguardo al Kraang Prime urlante nel terrore di essere soppresso dal buco nero, balza nel portale che brilla più intensamente.

Il rosato tunnel che affrontano immediatamente non impiega molto a scaraventarli in un tetto di cemento con tanto di voragine! In un frastuono di grida di terrore, piombano dritti in un edificio da demolire, l’uno dopo l’altro.
Improvvisamente, però, un tentacolo si avvolge intorno alla gamba di Leatheread: il Kraang Prime non ha alcuna intenzione di perire una volta per tutte.

-Non vi libererete mai di me! MAI!-.

Michelangelo soffia adirato e con scaglia la piccola falce della kusarigama dritto sull’occhio malconcio nemico, che in un urlo, ricade nella parte opposta del portale che si richiude, in una piccola supernova rossastra che implode silenziosamente.

-V… vittoria…- sorride piano Mikey, mentre un rivolo di sangue cola dalla sua bocca.
 

-La… mia povera testa…- geme Casey, rialzandosi per poter squisitamente ritrovarsi April accoccolata apparentemente sul suo petto.

-Concordo…- mormora la rossa.

-Puoi restare quanto vuoi. Non pesi, rossa!-.

Per tutta risposta, April si alza il più velocemente possibile, mollandogli involontariamente un calcetto allo stinco. Casey guaisce ma ridacchia alle gote rosse dell’amica di spalle, che abbassa le spalle in un’espressione scioccata.

-Stai bene?- chiede apprensivo.

April non stacca gli occhi di dosso al Sensei che accoglie eroicamente tra le braccia Michelangelo e Slash al mio fianco, mentre cerco di non fallire nella gara di sguardi tra me e Donnie.

-Non ci posso credere! Raph è guarito!- esulta Casey, pompando un pugno in aria.

-Sì! E sono così felice che non so cosa dire!- replica felice l’altra, adocchiando Leonardo fissare l’oscura sagoma di TigerClaw in piedi su un parapetto. Quest’ultimo non si pronuncia e si getta semplicemente nel vuoto, svanendo di tetto in tetto con eleganza felina.

Leonardo inghiotte un respiro profondo e mi guarda con occhi spalancati, orgogliosi di vedermi nuovamente in forma ma addolorati nel percepire un grande distacco tra il sensei che culla un Mikey pallido e morente.
“Dopo penserò a riempirti di pugni, Fearless. Per ora il mio obiettivo è Donatello” penso, socchiudendo gli occhi.

-Seguimi, Raphael!- sibila velenosamente Donatello, sbilanciandosi in un morso sul mio collo.

Lo evito con una piroetta fulminea e lo mando al tappeto con una ginocchiata possente nel suo guscio. Donatello ruzzola più volte in terra, gridando di dolore e lentamente alza la sua testa, guardandomi con occhi carichi di dolore.

-Raph… perché m… mi stai attaccando…?-.

Esito. Sono confuso. Quel bordeaux è il colore di Donnie, il mio geniale fratello.

Ho sbagliato? Non dovevo attaccarlo così violentemente?

Dalle finestre sfondate di questo luogo non più segreto irrompono una serie infinita di Foot Bots, armati, che seguono il loro capo Shredder, affiancato da Rahzar, FishFace e Karai, nella sua forma serpentina. Brilla la vendetta nei loro occhi malvagi e ci scrutano, analizzando gran parte della situazione.

-Dov’è la mia cura per Karai?- chiede con voce autoritaria che non ammette repliche.

-Perché non lo chiedi al Kraang Prime?- ringhia Casey. -Oh, certo! Non puoi! E’ schiattato!-.

L’occhio integro di Shredder si spalanca, nella realizzazione che non potrà più riavere una Karai normale e nella furia cieca protende i suoi artigli multipli, dando il segnale che porterà a uno scontro duro e sanguinario. I miei muscoli gonfi sono pronti a recidere corpi e teste se necessario, purché non tocchino la mia famiglia.

Il mio fratellino.
 
 

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Capitolo 24
*** Un Nuovo Volto ***


Angolo del Furia Buia

Buona Domenica, ragazzi! Eccomi qui a scrivere un altro capitolo di Little One, mentre nella mia zucca si formano un bel po' di idee che non so se prenderanno mai forma letteraria! Ehehehe!
Beh, non mi dilungo molto *praticamente ho solo salutato*, quindi, Enjoy as always.



-Dov’è la mia cura per Karai?- chiede con voce autoritaria che non ammette repliche.
-Perché non lo chiedi al Kraang Prime?- ringhia Casey. -Oh, certo! Non puoi! E’ schiattato!-.
L’occhio integro di Shredder si spalanca, nella realizzazione che non potrà più riavere una Karai normale e nella furia cieca protende i suoi artigli multipli, dando il segnale che porterà a uno scontro duro e sanguinario. I miei muscoli gonfi sono pronti a recidere corpi e teste se necessario, purché non tocchino la mia famiglia.
Il mio fratellino…
 
….
 
Le cose si stanno complicando in una maniera incredibile. Io ho Donnie da affrontare, il sensei spera che Mikey non chiuda gli occhi definitivamente, April, Casey e gli altri sono tesi come una corda di violino per l’imminente lotta. E poi, ovviamente, ci sono i nemici. Shredder ha già proteso l’arto guantato per farci a fettine… cosa che non permetteremo mai!

-Perché mi fai del male…?- sussurra Donnie, premendo una mano sul suo addome. -Credevo mi volessi bene…-.

-So che non sei Donatello!- inveisco con veleno e mi fiondo su di lui, tenendolo bloccato in terra, con i piedi sulle caviglie e le mani sui polsi. I nostri visi sono molto vicini, tanto che posso chiaramente vedere il nero profondo circondare i suoi bulbi. -Esci da mio fratello!-.

-Non è questione di identità multiple, Raphael. Il potere di Leonardo è una melodia sirenica difficile da ignorare. Ti vibra nel corpo, tanto che imprigiona la mente e libera solo il potenziale dell’odio- sogghigna Donnie, colpendomi le costole con una serie di ginocchiate.

Guaisco, rotolando subito via e ansimo all’inaspettata mossa di Donnie, che ridendo e senza il minimo dolore, si rimette in piedi come se nulla fosse, armeggiando col suo Bo. Il maestro Splinter guarda nella nostra direzione, focalizzando su di me i suoi occhi cannella ampliati dal terrore e li volta su Mikey che prende un respiro tremante, facendomi un piccolo sorrisino. Non posso mollare.

-Esci da mio fratello!- ripeto, scandendo le parole.

-Mai! Il suo corpo è perfetto!-.

Torno subito alla carica con un affondo di Sai che Donnie blocca egregiamente con il suo bastone; piroetto intorno al suo guscio ma mi lascio sorprendere da una gomitata alla nuca. Macchie nere danzano davanti alla mia visuale sbiadita e in un attimo m’irrigidisco per le dita violente di mio fratello intorno alla mia gola. L’aria pulsa nel mio esofago: i polmoni bruciano sotto la corazza, il mio cuore martella contro il petto duramente. Ho bisogno di respirare e dimenarsi contro la stretta di Don non aiuta le cose.

-Lascialo!- urla improvvisamente Michelangelo, scagliandogli contro la lunga catena della kusarigama.

Don non può sottrarsi, avendomi nelle sue grinfie e fa avvolgere l’arma intorno all’esile forma del suo Bo, ridendo sguaiatamente. Mikey, al contrario, non sembra raggelato; anzi, sta ghignando e lo sbilancia duramente in avanti, in un tonfo secco che mi permette di liberarmi.

Ansimo tossendo per la mia gola dolorante, mentre un’ombra mi oscura il volto: è Slash che mi offre inaspettatamente un supporto morale oltre che fisico. Mi aiuta a rialzarmi…

-Grazie- rantolo piano.

-Non metterti strane idee, Raphael. Non posso permettere che qualcun altro ti ammazzi al posto mio. Ricorda che contro di te ho ancora una vendetta da compiere-.

-Ah, certo- replico con un ghigno divertito, mentre lui si allontana per tornare al problema bots.

Donatello, intanto, si è già rialzato e osserva con occhi rabbiosi il rivolo di sangue caldo che cola dal suo zigomo destro. -Non sai cos’hai fatto, moccioso!-.

-Io dico di sì, invece! Ho impedito che uccidessi Raphael!- replica Mikey.

Un’improvvisa nube di polvere corvina si manifesta intorno al corpo di Donatello che grida nel dolore più vivo, abbassando momentaneamente la tensione fra Shredder e gli altri membri della cricca. Mikey indietreggia, un po’ spaventato e mi guarda confuso. Posso semplicemente ricambiargli l’occhiata con una perplessa, tornando alla palla vorticosa che fluttua a mezz’aria.

-Guarda!- indica, poco più in là, Casey, rivolto ad April che per lo shock nasconde il volto nelle mani.

Donnie è in ginocchio, con occhi senza iridi, bocca aperta e silenzio tombale. Poi, come una mano invisibile che lo spinge dal guscio, crolla duramente in terra, senza emettere alcun suono.

Il verde oliva del suo corpo ha lievi macchie violacee, reduci della polvere corvina che sembra quasi osservare me e Mikey. E infatti non mi sbaglio quando la cosa si fionda violenta verso il mio fratellino che abbassa istintivamente la testa per non farsi colpire.

-Maledetta cosa!- ruggisco. -Ehi, Leo! Come la si può fermare?-.

-Non ne ho idea. E’ polvere, in fondo-.

-Grazie, genio! So benissimo che è polvere e che non abbiamo un gigantesco aspirapolvere!- ribatto sarcastico, capovolgendomi verso sinistra per evitarla.

-L’acqua…- accenna Mikey.

-Come?- chiedo, non avendo capito bene.

Il mio fratellino ha il viso rivolto al cielo temporalesco, dove bianchi lampi brillano di tanto in tanto. Forse, ha un’idea e credo di aver capito! Manca poco per il temporale e con l’acqua potremmo avere un vantaggio su quell’ammasso di nube nera ruba-corpi!

-Mikey!- richiamo, agitando le braccia.

Lui annuisce subito e fa due passi avanti. -Ehi, tu! Palla di polvere! Vuoi il mio corpo? Perché non vieni a prenderlo?!-.

La cosa gli si impenna addirittura contro e Michelangelo comincia a correre velocissimo, anche verso Shredder in mezzo ai suoi Foot Bot. La nube oscura preme per acciuffarlo, tanto da non accorgersi di me che sono giunto al capezzale di Donnie. Alzo piano la sua testa, accarezzandogli la fronte. Poi, gli poggio due dita sul collo, sperando che stia semplicemente dormendo.

Attendo un po’, gettando occhiate fuggiasche sul mio fratellino che sta facendo un ottimo lavoro e torno al mio geniale fratello, con un magone di felicità in gola. Flebili pulsazioni sobbalzano sotto la mia pelle e Don stesso ha contratto leggermente la fronte, muovendo piano la testa pesante.

-Don, puoi sentirmi?-.

Pian piano schiude gli occhi normali e ampi, focalizzando su di me. E’ assente per qualche secondo, poi, in uno battito di palpebre mi si aggrappa al collo, stringendosi fortemente. Avverto il battito accelerato del suo cuore contro il mio e con un sorriso dolce ricambio la stretta.

-Oh, Raph… è stato terribile…!- soffoca contro la mia spalla.

-Shhh, non ci pensare. L’importante è che ora tu sia di nuovo te stesso-.

Donnie si irrigidisce in un brevissimo lasso di tempo e mi scaraventa pesantemente in terra, con un sorriso di scuse, per non farci colpire dalla palla nera che era giunta al nostro capezzale.

-MIKEY!- grida Leonardo.

Il nostro Otouto è crollato in terra, con le mani aggrovigliate sul petto nel dolore puro. La corsa non è stata una buona idea e avrei dovuto saperlo!

-Mikey…- pronuncio basito, folgorato dai sensi di colpa. -MIKEY!- urlo poi.

Mentre io e Leo ci occupiamo di Leonardo, è Casey a coprirci le spalle, in qualche modo. Urla come un selvaggio, agitando un tubo d’acciaio scovato per caso, sperando di distrarre l’ammasso di polvere nera posto sotto la voragine del soffitto.

-Perfetto- mormora sottovoce, mentre un forte vento si alza improvvisamente, alimentando lo scroscio previsto di un temporale violento.

La palla di polvere, al contatto delle prime gocce d’acqua, diventa informe. Ogni singolo granello traccia linee sconnesse, a causa del loro baricentro scomparso. Velocemente, ogni minuscolo punto comincia a gelarsi e a crollare in piccoli distinti tonfi in terra, sotto forma di grandine, che si scioglie per la temperatura non eccessivamente fredda.

-Mikey aveva ragione…- pronuncia Leo, accanto a me.

-Sì. Il piccoletto ha sempre così tante sorprese celate- concordo, accarezzandogli una guancia con il dorso dell’indice. -Però, sai… mi chiedo una cosa…- continuo, mentre Leo mi guarda. -Io davvero non so cosa succederà d’ora in poi nella nostra famiglia. Mikey sa che è stato adottato e non l’ha presa così bene-.

E’ il turno di Leo di annuire. -Vedi, a un passo dall’uscire dalla Dimensione X, Michelangelo ha chiaramente espresso di non considerarsi nostro fratello… anzi, mio fratello. E non posso dargli torto. Ho agito meschinamente con la mia assurda rivalità nel campo di leader ed è giusto che… insomma, Mikey mi…odi-.

-Non essere così duro con te stesso, Leo- rincuoro, diteggiando il livido sulla guancia reduce del pugno che gli ho dato tempo addietro. -Dagli un po’ di tempo-.

Alcune lacrime brillano nei suoi occhi cobalto e si mischiano alla pioggia che cola sui nostri corpi stremati. E’ così insolito per me. E l’angoscia di Leonardo riflette nella grandine gelida…

La palla di polvere è completamente distrutta, ormai e non rappresenta più una minaccia come Shredder, il quale ha proclamato aperta la battaglia.

-Di male in peggio…!- canzona Casey, alzandosi la bandana zuppa di pioggia dagli occhi.

April annuisce piano, senza alcuna paura mentre sventola il Tessen con abile maestria. -Mi chiedo come stia Mikey…-.

Sì, giusto. Il nostro fratello bambino ha schiuso gli occhi e strizza piano le palpebre a causa della pioggia contro il suo viso. Leonardo sorride morbidamente e gli fa da ombrello per potergli ancora trasmettere il suo bene profondo. Si china per baciargli la fronte, cancellandogli con il pollice e le lacrime dai suoi occhi del sangue rappreso all’angolo della bocca.

-Non sono vostro fratello…- sussurra piano, non trattenendo lacrime salate dai suoi occhi opachi.

-Forse è vero. Ma abbiamo un legame forte- pronuncio.

Ma tutto si sviluppa in momento troppo veloce.

Ho solo l’attimo di spalancare la bocca e gli occhi alla katana di un abile Foot Bot che vola contro di me. Mikey mi stringe la mano fortemente, tremando ma uno spruzzo di sangue e un suono nauseante di carne trafitta spacca il rallentare del tempo, facendolo galoppare nella cruda realtà.

Per un attimo cala il silenzio interrotto dallo scoscio piovano tutt’intorno. Vedo Casey stringere April che grida qualcosa che non riesco a capire nel suo petto.

Poi, l’orrore rapisce anche me, paralizzando le gambe che rifiutano di sostenermi ancora. Crollo in ginocchio, incapace quasi di respirare.

-D… D… Donnie…- balbetta Leonardo, in un soffocato lamento.

-Ti vogliamo tu… tutti bene, Mikey… non dimenticarlo mai… Ot… Otouto…- rantola. Stringe a doppie mani il resto della katana che sbuca dallo stomaco, tremando un po’.

-Donnie…- ripete Leonardo.

Urlo con una rabbia incontrollata: mi fiondo sul Foot, sbattendolo contro un pilastro con un calcio rotante. Non affatto contento, inizio a tempestargli l’addome con i miei Sai, continuando a gridare e a piangere. Non mi accorgo nemmeno che il nemico robot ha fuso i suoi circuiti e si è diviso in due parti, crollando in terra metallicamente. Io non smetto di sfogare il mio dolore sul pilastro che nemmeno vedo.

-Donnie..!- chiama Leonardo, facendogli appoggiare la testa nella piegatura del suo braccio. -Don, t… ti prego…-.

La katana è imbevuta di rosso sangue che cola dai piastroni centrali, concentrandosi in una pozza vermiglia sotto il guscio e parte delle cosce.

-Non… pensare a me…- sussurra, con un debole sorriso. -M… mettila così… pot… potrei dare il mio cu… cuore a Mikey… e farlo gu… guarire…-.

-No, mai- esprime Otouto, gattonandogli a fianco. -Donnie, non ci lasciare-.

Mio fratello alza debolmente la mano, appoggiandogliela sulla testa, in una carezza affettuosa, con un gemito soffocato. Ha bisogno di aiuto, Cristo!

-Dobbiamo fare qualcosa subito!- ruggisce Leonardo, fissando con odio il Foot che nemmeno può chiamarsi così, tanto che l’ho distrutto.

La risata bassa di Shredder risuona tutt’intorno e proprio in quel momento. Avanza lentamente, con i pugni stretti lungo i fianchi e con un atteggiamento fiero.

-Uno è fuori. Adesso, uccidervi uno ad uno sarà un giochetto-.

-Questo lo vedremo!- replico velenosamente, voltandomi di scatto. Le mie iridi sono ristrette, vene pulsanti sono visibili sui miei bicipiti: faccio impressione ma non mi temono abbastanza.

-Foot Bot, attaccateli!- ordina ancora una volta.

Immediatamente otto soldati accerchiano me, Leo e Donnie protetti da Mikey. Avanzano con passi netti, armeggiando con le loro luccicanti armi pronte per essere usate. Uno di loro si avventa con un Budokan verso di me, ma lo anticipo facendo incastrare la sua corta lama in quelle del mio Sai; gli torco il polso, spezzandoglielo e lo adopero come giavellotto per farlo schiantare contro tre suoi compari.

Mikey con la sua kusarigama è pronto a toglierne di mezzo altri tre quando un bagliore azzurrato compare in mezzo a noi.

Alla prima impressione, sembrerebbe un portale ovalizzato, dove una nera silhouette sbuca, con un largo cappello di paglia in testa, un kimono cobalto con larghi pantaloni pieghettati corvini, infradito e due spade di diversa lunghezza penzolanti sul fianco sinistro. E’ un samurai.

-Hamato Yoshi, Sensei di Leonardo, Raphael, Donatello e Michelangelo, è stato convocato immediatamente sul Battle Nexus per questioni importanti. Il mio nome è Miyamoto Usagi e sono a vostra completa disposizione-.

-Un altro scocciatore?!- pronuncia amaramente Shredder, scagliandogli tre kunai.

Usagi mantiene il cappello e con una sola katana, quella più lunga, para senza problemi, dando un freddo sguardo a Shredder, visibilmente sorpreso.

-Non è una battaglia degna di essere combattuta. Hamato Yoshi, è tempo di andare- ripete, rivolto per lo più a noi.

Il sensei apre e chiude la bocca un paio di volte ma ben presto i suoi sensi ninja lo allarmano: fiato sibilante si abbatte contro la sua nuca. E’ Karai, in veste di serpente che intende farlo fuori.

-Miwa!-.

La kunoichi si ferma un secondo, inclinando il capo, come se stesse meditando… ma Shredder acconsente la lotta e lei, con un sibilo serpentino, gli si fionda al collo, stringendogli le vertebre…
 
 

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Capitolo 25
*** Ricordi ***


-Non è una battaglia degna di essere combattuta. Hamato Yoshi, è tempo di andare- ripete, rivolto per lo più a noi.
Il sensei apre e chiude la bocca un paio di volte ma ben presto i suoi sensi ninja lo allarmano: fiato sibilante si abbatte contro la sua nuca. E’ Karai, in veste di serpente che intende farlo fuori.
-Miwa!-.
La kunoichi si ferma un secondo, inclinando il capo, come se stesse meditando… ma Shredder acconsente la lotta e lei, con un sibilo serpentino, gli si fionda al collo, stringendogli le vertebre…
 
...
 

Sensei è davvero nei guai. Le spire di Karai stringono intorno alla sua pelliccia, rendendo sempre più arduo il compito di respirare, proprio sotto gli occhi di tutti. Nell'espressione di sua figlia non traspare alcuna emozione, se non l'impulso di obbedire continuamente.

-M... Miwa...- rantola il sensei, cercando di allontanarla in qualche modo.

Usagi scuote leggermente il capo, in disapprovazione e si arma di uno skuriken, estratto da una delle maniche del suo kimono, scagliandola precisamente verso Karai che incassa dolorosamente l'accessorio d'acciaio nel braccio. Il suo urlo sibilante fa rabbrividire e lascia andare il sensei, strisciando velocissima fuori da questo palazzo, svanendo nel vuoto.

-Andiamo- sussurra il coniglio, alzando un ciondolo sferico che celava sotto al kimono, nella morbida pelliccia candida. -Il tempo è prezioso-.

La luce bianca che s'irradia da quel piccolo oggetto è accecante: non possiamo quasi trattenere un grido di terrore che c'investe e l'ultima cosa che s'imprime nella nostra retina è un luogo calmo, vagamente familiare...

 
Pace.
Silenzio.
Colori tenui.
 

Bambini che giocano soddisfatti su della sabbia oro, immersi nel verde. Sono tre, di altezza ed età differenti ma so chi siano. Noi stessi. Ma... questo non può essere vero: no, perché non è possibile ancora viaggiare nel tempo. Però, potrei azzardare che sono gli ultimi ricordi che si materializzano al fine di ricordarmi tutta la vita che ho appena lasciato.

Forse sono morto, dopotutto.

Uno dei bambini mi guarda curiosamente: ha gli occhi azzurri ma non splendenti, più profondi. E' Leo e...? Mi protende la manina, guardandomi affascinato.

-Ciao-.

-Ciao- rispondo, inginocchiandomi davanti per essergli all'altezza.

-Sei come noi-.

-Sì. Una tartaruga mutante. Proprio come voi- rispondo. E' buffo parlare con dei ricordi ma per me è così importante.

-Il mio fratellino non è qui- aggiunge timidamente il mio io bambino. Diamine! Non ricordavano di essere tanto rotondo e grassoccio!

Mi rialzo e scruto Raph che è rimasto a battere la paletta sulla sabbia, guardandomi con aria di sfida, col solito broncio sfizioso. Non posso fare a meno di ridere e mi avvicino, dando la mano ai due piccoli al mio fianco.

-Dov'è il tuo fratellino?- gli chiedo.

Lui si rattrista e butta in terra la paletta, indicandomi l'imponente palazzo bianco alle mie spalle. Lo riconosco! Sì, è il Padiglione Medico, ossia, il più importante ospedale di tutto il Nexus.

-E' in ospedale?- chiedo, tornando a fissare Raph che nega piano.

-Ha avuto una crisi respiratoria un momento fa- spiega tristemente. -Vuoi vederlo, Donnie?-.

-T... tu sai chi sono?- espiro, stupito davvero.

-Tutti noi lo sappiamo. Non c'è bisogno di fingere, dopotutto, no?- si aggrega anche Leo, trascinandomi lungo un sentiero di ciottoli bianco.

Entriamo nell'androne dell'ospedale: è affollato, proprio come ricordavo gelosamente e tristemente. C'è una donna alla reception che alza lo sguardo corvino dai fascicoli che sta studiando tra un'informazione e l'altra. Poi mi sorride e mi indica l'ascensore per i piani superiori.

Credo che tutti sappiano di me, a questo punto.

L'ascensore apre le due porte di metallo; entriamo e aspettiamo che ci porti a destinazione.

-Tu non dovresti essere qui, però- mormora me stesso, accarezzandomi la gamba con rassegnazione. -Non è il tuo momento-.

-Ma che cosa stai dicendo? Sono stato gravemente ferito e sono...- ribatto, per poi fermarmi per un respiro profondo di incertezze. -... morto...-.

Raph e Leo mi guardano intensamente, come se vorrebbero rispondermi, ma vengono anticipati dalla riapertura delle porte su un piano che ho visto troppe volte. E' il reparto di Malattie Cardiovascolari.

-Da questa parte- pronuncia piano il mio io, marciando calmo verso una figura che guarda un bambino piccolo riverso nel letto, con occhi spiritati e segnati dalla stanchezza.

Ho un battito mancante: le gambe sono come gelatina e così pesanti. Tutto intorno a me è ormai confuso, pieno di ronzii. Non riesco quasi a capire più nulla. Il paletto della disperazione sta penetrando sempre più ferocemente nel mio petto, dolendomi.

-Donatello, figlio mio- pronuncia il maestro Splinter.

Non mi aspetto che mi abbracciasse così. Ha teso le braccia in uno sfogo che non permette lacrime e mi dondola un po', strofinando la guancia di morbida bruna pelliccia contro la mia pelle anormalmente fredda.

-Padre...- sussurro, tenendogli le mani. -Io non sto cosa stia accadendo...-.

Lui nega dolcemente. -Non chiedere, Donatello. E vivi ciò che hai già vissuto- continua, conducendomi verso l'ampia finestra che affaccia sulla stanza.

Vedo Michelangelo dormire con volto sofferente. E' intubato e il suo petto si alza e si abbassa incostantemente. E' pallido, malaticcio e troppo magro. Mi fa quasi paura vederlo così. Ma non mi capacito circa ciò che sto rivivendo. Perché?

-Tuo fratello è così, figlio mio. Ha avuto una terribile crisi respiratoria che ci ha tenuti con il fiato sospeso per quasi cinque ore. Solo adesso è stabile-.

Apro e chiudo la bocca in una richiesta incomprensibile di rantoli, mentre una lacrima cola dal mio occhio.

-Donatello, capisci perché non puoi lasciarci ancora? Dopo di me, sei l'unico più vicino a Michelangelo, con le giuste facoltà intellettuali per aiutarlo in ogni momento- mormora il sensei, asciugandomi la lacrima con il pollice. Mi alza dolcemente il mento e non trattengo nuove lacrime, dopo il mio labbro tremante. -Ha ancora molta strada da fare, figlio mio. E anche tu. Tutti voi. E so bene che questo è un fardello pesante che devi portare in solitaria, in campo mentale. Però, ricorda, figlio mio: non sei solo e mai lo sarai-. Mi poggia la mano sulla spalla, mentre un chiarore brillante s'irradia dal mio petto.

-SENSEI!- urlo, protendendo le mani per prenderlo.

-Non preoccuparti, figlio mio. Apri solo gli occhi. Non è il tuo momento!-.

-PADRE! RAPH! LEO! MIKEY!- grido, combattendo contro il chiarore che mi risucchia violentemente lontano da loro. -Vi prego! Padre! No!-.

I loro volti sbiadiscono sempre più fino a diventare sagome indefinite corvine.

-Padre...- soffoco, rassegnandomi.

Il vortice si sfuma di grigio informe, tappezzato di strane finestre, frammenti di fogne, colori mischiati. Sospiro pesantemente, volgendo gli occhi carichi di lacrime al buio profondo.

-H... ho capito...- sussurro piano, mentre il mio risucchio si attenua. La tristezza in me muta in determinazione bruciante; stringo i pugni e scuoto il capo. -No! Non posso arrendermi ancora! Ho capito cosa questo ricordo ha voluto mostrarmi! Non posso morire! Sono il guardiano di Mikey, dopotutto! E anche se non condivide il nostro DNA, è uno dei nostri!-...

 
....
 

-Leo! Come sei diventato alto!-.

Una vocina tenera sta ridendomi davanti. Volgo intorno il mio sguardo cobalto stranito, sollevando un sopracciglio. E' una camera d'ospedale e sono seduto su un letto.

-M... Mikey?- pronuncio, strabuzzando gli occhi. Sul mio stomaco c'è Mikey, con un simpatico maglioncino arancione che funge quasi da gonnellina, tanto gli sta largo. -Ma... che cosa succede? Come mai sei così...
bambino?-.

-Che vuol dire?- chiede, inclinando dolcemente la testa da un lato. -Io sono me!-.

Mi strofino la nuca imbarazzato. Non credo che Mikey possa capirmi né fornirmi le risposte che cerco. Voglio dire, ha suppergiù quattro anni e mezzo!

-Ben svegliato, Leonardo- interviene una calma voce a me familiare. E' il sensei, che sta varcando la porta della camera verde acqua con un cestino ciondolante nella piegatura del braccio sinistro.

-Padre...?- rispondo, raccogliendo Mikey in braccio, in modo che possa mettermi seduto. -Io non ricordo... e sono confuso...- ammetto, accarezzando la testolina del mio piccolo. -Dove sono? O meglio, in che strana dimensione mi sono risvegliato?-.

-Se avresti aperto gli occhi prima, ti saresti incontrato con tuo fratello Donatello. Credo che sia stato, però, tre minuti fa che corrispondo a due anni addietro-.

Questo discorso m'inquieta, a dire il vero. Donnie? Che c'entra? E il tempo? Tre minuti? Due anni? Scuoto il capo, grattandomi la nocca, mentre Mikey tossisce ripetutamente, appoggiandosi a me con fare stanco.

-Fa male, Leo. E' sempre la stessa cosa...-.

Lo abbraccio piano, baciandogli la fronte e lo cullo fra le mie braccia, avvicinandomi a mio padre che mi guarda addolorato.

-Leo, non dire più che non sono il tuo fratellino, ti prego-.

Spalanco gli occhi, ricadendo a peso morto seduto sul letto. Molleggiamo un po', quasi ironicamente ma io sbianco nel realizzare ciò che ho appena udito. Il mio fratellino ha la tristezza negli occhi vividi e una linea orizzontale di delusione, oltre che rimprovero, sulla bocca.

-Fa più male del tuo odio verso di me- continua, camminando sul materasso, lontano da me. -Io sarò anche il tuo leader, nel futuro, ma... tu non devi amareggiarti. Possiamo cambiare le cose, se lo vogliamo. Rabbia, odio non portano felicità-.

-Ha ragione- si aggrega il piccolo Donnie, stringendo la manina di Raph, sbucati dietro la veste del padre. -Tutti facciamo degli sbagli, ma continuando a farli non s'imparerà sempre e anche il sorriso più luminoso si spegnerà-.
Indietreggio un po', a bocca aperta. Deglutisco piano, distogliendo lo sguardo sfocato di lacrime. Ora so che sta succedendo. Sono dentro a un ricordo passato. Ed è una lezione.

-Scusami, fratellino...- pronuncio debolmente, afferrandomi la testa fra le mani. -Però, vorrei chiederti solo di... non dirmi che non sei nostro fratello. Fa ancora più male dell'avertelo detto con odio. Mi dispiace così tanto...-. La mia voce s'incrina e comincio a singhiozzare, mentre il sensei si fa avanti, spingendomi contro il suo petto. Mi ci aggrappo e nego, continuando a inspirare fortemente il profumo di Sensei. -Mikey, tu sei importante per tutti noi! Per me! E... solo ora capisco quanto tu sia importante...-.

Un freddo gelo mi sfiora il viso. Riapro di scatto gli occhi: non c'è più nessuno con me! Sono da solo in un background fatto di nubi temporalesche spaventose, senza terra né cielo!

-O... Oh, no...!- gemo, correndo verso chissà dove. -MIKEY! PERDONAMI!- urlo disperatamente.

Improvvisamente, una voragine si apre sotto i miei piedi. Ramifica una ragnatela di spaccature e tutto si oscura...
 

....
 

Un pianto giovanile raggiunge le mie orecchie. Sono in una stanzetta che riconosco molto bene. E' il bagno di casa nostra e nella vasca, a mollo, c'è... Michelangelo? Da come è piccolo e innocente, deve aver almeno otto anni e mezzo.

Mi guarda disperatamente, con le lacrime che colano lungo le sue guancine.

-R... Raphie...-.

Mi inginocchio davanti a lui, appoggiando i gomiti sul bordo della vasca, prendendo un po' d'acqua che gli verso sulla testolina. Lui smette un attimo di piange e mi guarda ancora una volta, con fare incuriosito. Sto sorridendo, in realtà... sì, perché è qualcosa che non facevo da anni. E riscalda il cuore.

-Mikey, non piangere- pronuncio, ma lui torna a versare lacrime.

-Io voglio vivere, non morire. Il mio cuore è il mio danno-.

Lo guardo preoccupato, poi, senza un motivo, mi immergo con lui e lo abbraccio dolcemente, cullandolo, mentre gocce sconnesse colpiscono il pelo dell'acqua, in un netto tintinnio.

-Perchè pensi che morirai?- gli chiedo, guardando il soffitto.

-Perchè non ci saranno cuori per me. Sono condannato, ormai-.

Nego. -Mikey, tu sei forte. E anche se, forse, non avrai un nuovo cuore, sei e sarai comunque un grande ninja-.

-Davvero?- mi chiede speranzoso.

Annuisco: è la pura verità.

Improvvisamente, però, l'acqua della vasca si alza come un'onda e mi travolge. Lotto, soffoco, urlo, ma tutto svanisce. Il sorriso sincero di Mikey è l'ultima cosa che vedo prima del buio...
 

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Capitolo 26
*** Tempo Letale ***


Angolo del Furia Buia

Heilà! Da quanto tempo, vero? Beh, fra lavoro, trasloco e molto altro il mio tempo per scrivere è pochissimo! Ma oggi sono riuscita comunque a concludere un altro capitolo che vi posto proprio ora. Un grosso abbraccio da Katia, che migliora di giorno in giorno e da parte mia!
Ed ora, enjoy!



...


Un corpo giace esanime su una barella spinta da frettolosi dottori in corsa verso la sala operatoria. E' Donnie, già con una mascherina d'ossigeno sul viso e bende bianche madide di sangue fresco allo stomaco. E' imminente un'operazione!

Noi li seguiamo fino a quando i dottori non ci permettono più l'accesso oltre le doppie porte bianche verso la sala operatoria. Rimaniamo fermi al centro del corridoio, con occhi spalancati e una vaga realizzazione del chiarore che ancora compare a lampi nelle nostre menti.

Il sensei sospira pesantemente e si siede su una delle rosse panchine sotto ad ampi cartelloni di medicina incorniciati. Scuote leggermente il capo, chinando le orecchie.

-La... ringrazio, Usagi- mormora debolmente, con uno sforzo.

Il bianco samurai china il capo in segno rispettoso e rinfodera il ciondolo sotto il kimono, guardandoci attentamente.

-Quello che vi ho mostrato è un rapido salto temporale. E' stato importante al fine di materializzarvi tutti qui, senza sottrazioni di tempo impreviste-.

-Se ci fosse Donnie, adesso, capirebbe meglio di noi- sussurro atterrito, fermandomi davanti a una finestra, a braccia conserte.

Mikey siede vicino al maestro, con il viso appoggiato sul suo petto e un'espressione addolorata, non certamente per il dolore sempre più soffocante al cuore. April e Casey non si pronunciano e prendono posto accanto a loro.

-Qui siete al sicuro- dice Usagi. -La battaglia che vi siete accinti a combattere non ha senso. E' stata dimenticata. Siete liberi-.

-Dime... dimenticata?- ripete attonito Leonardo, sollevando un sopracciglio.

Usagi annuisce convinto. -Sì. Il ciondolo è un cristallo ricavato da un ghiacciaio custodito gelosamente nello scrigno del re di questa dimensione-

-Re? Non ero a conoscenza di un re- espira il sensei, incuriosito.

Usagi piega la testa da un lato, sbattendo le palpebre. -Penso che ne farete conoscenza proprio adesso. E' lui che vi ha convocato qui, Yoshi-san- annuncia calorosamente.

-Capisco-.

-Possiamo, almeno, sapere in anteprima che tipo di questioni si tratteranno?- mi aggrego, guardando il volto del coniglio riflesso nel vetro della finestra. Un radioso tramonto sta sviluppandosi sul Nexus, con strie blu più in alto, rispetto all'orizzonte.

-Trapianti di cuore-.

I nostri occhi si spalancano automaticamente nella gioia, dolore e speranza. Lo stupore scolpito sui nostri volti pietrificati creano una leggera sfumatura di risata contenuta sul muso di Usagi che annuisce.

Nel frattempo, rumori di passi risuonano dalla rampa di scale in salita alle nostre spalle. Ci voltiamo istintivamente, incontrando un alto uomo vestito da un abito nero, con un ampio rosso mantello. Ha una maschera d'oro sul viso e occhi smeraldo. I lunghi capelli bianchi e ispidi volteggiano per ogni suo passo, a ritmo del tintinnare costante di uno scettro dalla forma di falce, con un cristallo rosso incastonato nel legno.

-Daimyo- s'inchina rispettosamente Usagi.

In tutti questi anni che abbiamo bazzicato sul Nexus non abbiamo mai capito che ci fosse qualcuno a governare questo fantastico mondo, ma per noi tanto malinconico. Eppure è così e guarda caso, il sensei si è già rispettosamente inchinatogli dinanzi, cercando di non sembrare troppo... animalesco.

-Questioni importanti ci hanno atteso per molti anni, Yoshi-san e adesso, incredibilmente, affermiamo che qualcosa di positivo l'attesa ci ha portato- parla piano il signore del Nexus, focalizzando su Mikey che a stenti riesce a tenere gli occhi aperti.

-Un trapianto di cuore, dunque- evidenzia il maestro, calmo.

Il Daimyo annuisce, avvicinandosi alle doppie porte della sala operatoria dove il caro Donnie lotta tra la vita e la morte. Poi, ecco che da una rampa di scale che conduce ai piani superiori, fanno capolino due persone. La prima è un uomo, la seconda una donna. Non sono più giovani, ma i loro tratti netti accendono la curiosità nello sguardo spento di Mikey.

-Dottor Jonathan Kemono...? E... Anastasia Cliff?!-.

I due umani sorridono calorosamente e si avvicinano, poggiandogli una mano ciascuno sulla spalla.

-Abbiamo un cuore compatibile per te- annuncia piano l'uomo. -Ma...-.

-C'è più del novanta per cento che tu non sopravviva...- continua mesta la donna.

Michelangelo rilassa le spalle, aprendo e chiudendo la bocca un paio di volte. Non sa cosa dire e mi guarda, cercando, come suo solito, una risposta. Non stavolta, però.

-E... Donnie?- chiede improvvisamente Leonardo, con occhi spalancati.

-E' in prognosi riservata- risponde Anastasia. -Venite, c'è molto di cui parlare-.

-Non così in fretta...-.

Un vento freddo accarezza la mia nuca, rabbrividendomi. Il mio cuore pulsa violento, mentre mi giro troppo lentamente nel tempo che rallenta. Deglutisco all'occhio maligno che mi guarda con odio puro e un freddo metallo appuntito pizzica contro la mia gola.

Poi, un grido giapponese del sensei mi risveglia da quell'intorpidimento ipnotizzante.

-Shredder!-.

-Come ci è arrivato fin qui?!- ringhia Casey.

-Vi ho seguiti nel chiarore e sono stato materializzato qui per avere la mia vendetta!- sogghigna, premendo un po' di più contro la mia pelle. Ben presto, liquido caldo e vermiglio cola lentamente, in un solletico sinistro che va ad annidarsi nell'incavo del collo. Sangue!

-Lascialo stare immediatamente!- urla Michelangelo.

-Gettate le armi in terra o vostro fratello seguirà la stessa sorte di quell'altro!-.

Impotenti più che mai, la mia famiglia si scambia uno sguardo rassegnato e tintinnii metallici segnano che qualunque arma è appena crollata in terra, con tanto di riverbero. Dannazione!

Shredder ride oscuramente, applicando nuova pressione sulla mia carne. -Non vi avrei mai lasciati vivi. Mantengo sempre le mie promesse. A qualunque costo-.

-Se ti riferisci a uccidere, allora ci conto!- ironizza Michelangelo, correndogli in contro. Balza sul muro, in una spinta che fa roteare il suo corpo affinché il suo calcio sia abbastanza potente.

Ma Shredder lo incassa senza problemi, attutendo la forza d'inerzia contro il para-avambraccio di metallo. In un gesto rapido, ecco avvolgergli le dita sulla caviglia e sbatterlo in terra, scagliandolo contro i due umani dottori.

In quello spiraglio, però, riesco a liberarmi, proprio nel momento in cui il mio povero fratellino vola nel corridoio, per nostro sgomento. Afferro Shredder per la gola e lo scaravento sul pavimento, calciandogli con violenza le costole, fino a farlo arricciare a palla.

-Maledetto!- ruggisco, mentre lo sollevo per la gola e lo spingo a volto nel muro una, due, tre volte consecutive. -Maledetto essere schifoso portatore di sciagure!-.

-Un MESPS...- sorride debolmente Mikey, con una mano sul petto, aiutato dai dottori storditi.

-U... un cosa?- ripeto stranito.

-Gli aggettivi che hai usato per descrivere Shredder- spiega, ridacchiando un po'. -Un Mesps...-.

Medito un po' sulla battuta e annuisco calorosamente, avendo capito. Un po' di ironia non guasta, certamente.

Shredder si rialza, con una mano sul viso nudo; l' elmo gli è rotolato accanto alla gamba piegata. Sta ghignando oscuramente, giocherellando nella mano un'autentica bomba con l'anelletto da tirare per innescarla. Ci guarda con il suo fottuto occhio sano, spostando poi lo sguardo sulla sala operatoria.

-Non lo farai!- ruggisco, avventandomi addosso.

Mi stordisce con una serie di gomitate alla tempia e mi afferra per un braccio, facendomi roteare violentemente per spedirmi a peso morto sul pavimento. Anche Casey ci prova, alle spalle: spicca un balzo con il solito "Goongala!" ma così facendo il malvagio se ne accorge e lo elude con una finta verso sinistra che conclude con un pugno contro il viso. April gli scaglia contro il Tessen ma non osa avvicinarsi.

-Shredder- chiama il maestro, il cui sguardo è carico di determinazione. -Non questa volta-.

-Ah!- ironizza l'altro. -E dimmi, Yoshi, sarai tu ad impedirmi di distruggere non soltanto voi fastidiosissimi mutanti, ma anche mezzo ospedale?-.

-Ho visto troppo!- irrompe la voce autoritaria del Daimyo, sbattendo la punta dello scettro sul pavimento. -Nessuno ferirà nessuno, a maggior ragione se si tratta di decine di innocenti!-. Il suo scettro si illumina di rosso e un raggio violento colpisce il petto metallico di Shredder, alzandolo a mezz'aria, senza dargli alcuna possibilità di fuga. -Il disonore che alberga nel tuo cuore è nero come la tua lucidità mentale. Tu, traditore della tua famiglia e del tuo stesso clan, sei arrivato a commettere atti impuri come omicidi e vendette per i tuoi scopi. Per tanto, io, re del Battle Nexus, ti esilio a tempo indeterminato nella prigione di massima sicurezza del mio mondo, la Roccaforte Axban!-.

-Non vi libererete di me così facilmente!- ruggisce il perfido, iniziando a dissolversi.

-Mettila così. Tu hai perso, noi abbiamo vinto e potremo tornare ai nostri affari- ironizzo, sostenuto da Casey altrettanto malconcio.

Shredder ringhia con fare animalesco e scompare definitamente dalla nostra visuale, materializzandosi in una piccola prigione di pietra, sbarrata da una potente lastra elettrica di un vermiglio acceso che lo folgorerà ogni qualvolta che proverà a evadere. Sarà sorvegliato da otto guardie diverse che mai lo perderanno di vista, fino alla fine dei suoi giorni.

E noi possiamo vederlo incatenato al muro come un autentico prigioniero da una sorte di piccolo portale cremisi, creato dallo scettro del Daimyo decisamente più sollevato.

-Oh oh!- fa April. -Credo che Shredder non abbia perso questa volontariamente!- continua, indicando la bomba sul pavimento.

Usagi la raccoglie abilmente con la sua katana più lunga e la lascia avvolgere dalla magia del re del Nexus che la fa scomparire esattamente come fatto con Shredder, che, spero, non costituirà più un problema.

-Hamato Yoshi, per quanto riguarda sua figlia- annuncia il Daimyo. -Avremmo trovato una cura per la sua mutazione. E' attualmente nei nostri laboratori, sedata e pronta per tornare alla normalità. Lei acconsentirà, immagino-.

Al sensei occorrono alcuni secondi per elaborare la splendida notizia che guadagna un tremante cenno del capo. -Sì, come potrei non aderire?-.

-Eccellente- replica raggiante l'altro, rivolgendosi ad Usagi. -Avvisa la nostra squadra che cominci immediatamente il trattamento-.

-Certo, Daimyo- e detto ciò, il coniglio si allontana verso una rampa che scende ai piani inferiori.

-Per quanto riguarda il trapianto di Mikey?- chiede Leonardo, dopo un leggero silenzio.

-Anastasia e Jonathan vi avranno già illustrato fattori positivi e negativi di questo trapianto, immagino-.

Annuiamo, avvicinandoci maggiormente per sapere.

-Il rischio è molto alto e le probabilità di riuscita non superano quella di morte, purtroppo. Potremmo aspettare altri undici mesi di terapia e vedere come reagirà il piccolo paziente. Od operare immediatamente-.

Guardiamo istintivamente nostro padre, scioccato quanto noi. Non sappiamo sinceramente che tipo di decisione prendere in questo caso.

Improvvisamente, Mikey emette un piccolo gemito, scivolando sulle ginocchia con una mano sul petto: il suo sudore si tramuta in minute particelle che scuriscono la maschera e in un tonfo secco si riversa sul pavimento, mentre una linea cremisi gli cola dalla bocca.

-Michelangelo!- esclamiamo, impauriti, soccorrendolo.

Il maestro lo raccoglie tra le braccia, mentre Anastasia gli preme due dita intorno al collo, alla ricerca disperata di un battito cardiaco.

-Non respira!- esclama.

-Stasia, il piccolo sta diventando cianotico! Dobbiamo portarlo immediatamente in terapia intensiva!- grida Jonathan, spaventato.

Questo non può accadere davvero. Ci sarebbero due fratelli tra la vita e la morte...

Mentre Mikey si allontana inesorabilmente, il buio cala davanti ai miei occhi. Vedo la forma sfocata di April voltare il capo verso di me e il sensei chiamarmi, ma non riesco a capire più nulla.

“Mikey…” è il mio ultimo pensiero…

 
....
 

Apro gli occhi, finalmente, con grande stanchezza. Non c’è nessuno in questa bianca camera ed è notte inoltrata. Piove fuori: lo riconosco dai tintinnii contro la finestra alla mia sinistra. Mi alzo pian piano, avvicinandomi al gelido vetro per guardare il paesaggio luminoso come un albero di Natale in basso.

Molto più in basso.

-Non ricordo più nulla...- mormoro a me stesso, accarezzando il vetro.

Decido di uscire da quella stanza e mi avvicino alla porta scura dalla notte, uscendo su un corridoio ospedaliero. Ci sono tanti pazienti che parlano tra loro e mi sento un po’ a disagio, a dire il vero. Però, la cosa che mi sorprende, è che nessuno guardi nella mia direzione.

-Presto! PRESTO!- urlano, d’un tratto, due medici di sesso differente che spingono di corsa una barella con qualcuno sopra.

Un bambino che conosco troppo bene.

-Mikey...- mormoro, per poi rincorrere i due. –EHI! Che cosa succede a Mikey?!-.

Ma non mi sentono e si rinchiudono in una camera addetta alla terapia intensiva. Fortunatamente mi fiondo al suo interno! Così, posso dare anch’io il mio contributo!

Le loro nervosi mosse cominciano da una maschera d’ossigeno e successivamente all’applicazione di alcuni fili sui pettorali immobili del mio fratellino sempre più freddo e viola.

-Che cosa gli sta succedendo?!- chiedo stizzito.

Neanche un’occhiata d’attenzione. Vengo completamente ignorato.

-Stasia, prendi il defibrillatore e dammi una carica di 250 volt!- ordina Jonathan, sbiancato come un lenzuolo.

La donna esegue e assisto dolorosamente a quel momento tragico. –Ha smesso di respirare, non è così?- chiedo ancora. –Rispondetemi, vi prego!-.

Nessuno mi guarda. E questo m’innervosisce.

-Non possiamo perdere anche lui...! Stasia, già Donatello non è sopravvissuto! La perdita di un altro figlio non sarebbe accettata da Splinter!- esclama l’uomo.

Indietreggio, con la bocca spalancata. I... io? Morto? No, non è possibile!

Guardo le mie mani fantasma, scuotendo il capo: mi fiondo sull’uomo, tirandogli il braccio ma non mi vede, né mi sente. Scappo fuori, in lacrime, gridando per poter smentire ciò che ho sentito.

-Padre! Leo!- urlo, ritrovandoli accanto alla... Sala Mortuaria.

-Donnie... no, non posso crederci...- soffoca Leo, con occhi sbarrati nel vuoto. –Non puoi essertene andato... no... come la prenderanno Raph e Mikey?-.

-Leo, ti sbagli!- replico, singhiozzando. –Io sono qui! Non sono morto! Ti prego, devi ascoltarmi!-.

Posso sgolarmi finché voglio. Neanche il sensei mi udirà...

S... sono davvero m... morto...
 

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Capitolo 27
*** Peacemaker? ***


Continuo a guardare la mia famiglia distrutta privo di emozioni, eccetto la tristezza più profonda. Ho fallito. Avrei voluto continuare a badare al mio fratellino e invece sono scomparso per mano del nemico. Non ce l'ho fatta e mi sento male per questo.

-Donnie... fratello mio...- è il debole lamento di Leo. -Non posso credere che tu sia morto... no... non può essere-.

-Credici, invece- rispondo sussurrando, guardando il riflesso sbiadito sul vetro della Sala Mortuaria. -M... mamma?- rantolo, con un nodo alla gola, nel vedere il fantasma di Tang Shen sorridermi dolcemente.

Lei, bellissima con i neri e lisci capelli, con occhi scuri e dolci, mi accarezza la guancia, baciandomela tranquillamente. -Donatello, la tua richiesta è stata esaudita-.

-Che cosa significa?- chiedo, sollevando un sopracciglio.

Tang Shen mi poggia la sua gelida mano contro il mio petto, facendomi segno con l'indice alle morbide labbra di non chiedere più. Un fascio argenteo di luce brillantata nasce dal palmo della sua mano e nella pace che si diffonde nel mio corpo fantasma, chiudo gli occhi, sorridendo dolcemente.

 
-Non è il tuo momento, bambino mio... ricordalo...-.
 

....
 

Piove tutt'intorno. Le nubi grige hanno ricoperto il cielo oscuro, rendendo ancora più tetro il funerale nell'ampio cimitero alle spalle del Padiglione Medico. Vi sono numerose persone, alcune anche a noi sconosciute che ci stringono la mano, facendoci le condoglianze. In questo modo, però, aumentano maggiormente il nostro dolore.

Vi siamo io, Leo, il sensei, April, Casey, per non parlare dei dottori che ci hanno seguiti fin da bambini a Usagi accanto al Daimyo. Volgo lo sguardo al cielo, lasciando mischiare alcune lacrime con le gocce salate che cadono su tutti noi. Non vorrei piangere, ma è più forte di me.

-Siamo qui per ricordare un ninja straordinario che ha saputo farsi sempre valere e ha sacrificato se stesso pur di salvare un fratellino altrettanto straordinario- evidenzia il re del Nexus, muovendo piano il suo scettro sull'umido terriccio. -Donatello è sempre stato un ragazzo intelligente che ha animato i nostri giorni qui, all'ospedale, fin dalla tenera età-.

Leonardo deglutisce, poggiando una calendula sulla bara in procinto di essere sotterrata. -Fratello mio, credo che questo non sia un addio, nonostante quest'oggi siamo separati. Tu sei sempre stato importante per me e fondamentale nella vita di tutti i giorni. Ora mi chiedo se in questi anni di convivenza sotto forma di famiglia abbia dimenticato davvero qualcosa. Io dico di sì. Non ho mai detto quanto ti voglia bene e adesso, vederti qui dentro, in questa bara, mi strazia. E' semplicemente sbagliato...-.

Mordo le mie labbra, deglutendo ferocemente la voglia di singhiozzare. Leo non ha vergogna di mostrarsi piangente, almeno una volta nella vita. Lascia correre le sue lacrime senza alcun problema ma questo non mi basta a farmi spezzare la catena d'orgoglio che m'impedisce di imitarlo. Il pianto che non lascerò vedere brucia nei miei occhi spenti.

Guardo la finestra più alta dell'ospedale, dove il mio fratellino è in prognosi riservata, quasi come se stesse seguendo inesorabilmente le stesse orme che hanno depositato Donnie in questa fottuta bara. Il mio pensiero corre anche per lui, dopotutto. Poggio la mia rosa rossa accanto alla calendula di Leo e mi inginocchio, baciando la punta delle mie dita per poggiarle sulla foto di Donnie, incastonata nella croce dorata sul suo posto in questo sterminato mare di tombe.

-Donnie...- pronuncio a bassa voce. -Non sono mai stato bravo con le parole, quindi dovrai accontentarti. Sei un grande fratello e per me continuerai a vivere. Non avrei mai pensato che un giorno avremmo assistito alla morte di uno di noi e francamente ho sempre ritenuto morire tutti insieme, per non lasciare nessuno da solo- rivelo, mentre la mia voce s'incrina e le lacrime colano. -Potrei dire che sono contento che Mikey non sia ad assistere a questo strazio, perché avrebbe finito col collassare seriamente, a rischio infarto. Tu eri come un padre per lui, dopo Sensei e tutti noi. Il suo Guardiano. Anche se, io sono il suo Eroe. Donnie... io ti voglio bene e anche se non te l'ho mai detto, sappi che vorrei solo... i... io...-.

-Basta così, figlio mio. Tuo fratello ha apprezzato- mormora gentilmente il maestro, poggiando una mano sulla spalla. Annuisco, alzandomi e lascio a lui la parola, mentre deposita un bouquet variopinto.
-Donatello, il mio terzogenito e fino ad anni addietro, il mio ultimo figlio. Penso che ciò che avrei voluto dirti io l'abbiano già pronunciato da Leonardo e Raphael. Quindi, io mi limiterò al sodo. E' il nostro ultimo momento insieme, mio bambino dolce e mai avrei desiderato vivere abbastanza per vedervi morire, ma la vita non è un caso e il destino per quanto venga scritto anche da noi, segue già il suo segreto scritto al momento che nasciamo. E tu, questo, lo hai sempre saputo, anche se hai sperato diversamente. Donatello, figlio mio, non ti ringrazierò mai abbastanza per avermi dato uno scopo nuovo in questa seconda vita, come uomo ratto e di aver illuminato i miei giorni di dubbi. Grazie, figlio mio. Riposa in pace, adesso e...-.

Il sensei s'interrompe improvvisamente, muovendo le orecchie chine fino a pochi secondi fa. Un suono flebile ha appena risuonato dalla bara.

-E' la mia immaginazione...- pronuncia nostro padre, chiudendosi in preghiera silenziosa, mentre la pioggia aumenta il suo scroscio.

Di nuovo il suono, però. Questa volta non si ferma ma continua a risuonare dal coperchio.

-DONNIE!- urlo a pieni polmoni, avventandomi sulla bara, guidato dalla folle disperazione. -DONNIE! BATTI ANCORA! SEI VIVO!-.

Il suono continua con più forza, avverando il mio desiderio più ardente. Leonardo mi consegna subito i Sai che faccio roteare per poi piantarli in un tonfo secco nel legname; le katana fanno altrettanto, rompendo i sigilli zincati con una foga mai vista. Si aggiungono presto anche le mazze di Casey che riducono in brandelli le toghe della bara e le due spade di Usagi che affettano come colpo di grazie.

Donatello ha gli occhi sbarrati, il respiro pesante ma un sorriso sulle labbra. Mi si fionda al petto, tirando a sé anche Leonardo che scosso quanto sbiancato, crolla sulle ginocchia, incapace di dire nulla.

Ho paura che sia solo un bel sogno. Non posso pronunciare nulla ma semplicemente guardare, in una sfocatura ovattata, il sensei che raccoglie mio fratello da quella odiosa bara distrutta e stringerlo a sé, mentre i numerosi al funerale applaudiscono e gridano di felicità.

-Questo è un miracolo!- pronuncia il Daimyo, applaudendo.

-Donnie, non sei morto...!- sussurro, cadendo di guscio in terra, mentre rido in un crescendo che sovrasta addirittura l'applauso.

-Raph?- formula il mio nerd Otouto, toccandomi la guancia.

Io continuo a ridere follemente, strofinando la guancia contro il suo palmo, finché la mia espressione folle non muta in una di disperazione e grido in un eccesso di lacrime tutto il mio dolore e la paura che, quest'oggi, avevo perso una parte della mia vita.

-DONNIE!- urlo, non osando lasciargli la mano.

Il mio fratellino si ammorbidisce e cautamente mi si inginocchia davanti, abbracciandomi strettamente nel tentativo di farmi calmare. Credo di essere a rischio crisi di pianto.

-Raph, va tutto bene, adesso. Io sono vivo-.

-Ci avevano comunicato la tua scomparsa... io non c'ero in un primo momento...! E... e poi tu eri nella bara... h... ho cercato di essere forte m... ma non potevo! Donnie non ti azzardare mai più a morire, hai capito?!- mitraglio, tossendo anche. -Non lasciarmi... non lasciare nessuno di noi...-.

-E' così, fratellino- aggiunge Leonardo, con sorriso umido. -Ma è tutto finito...-.

Donnie si asciuga alcune lacrime, lisciando il mio guscio bagnato e guarda felicemente tutti gli altri, non potendo nascondere un luccichio disorientato nel suo sguardo chino.

-Figliolo, che cosa è accaduto?- domanda il maestro Splinter, cautamente.

-Ero davvero morto. Ho visto il mio corpo senza vita nella Sala Mortuaria e sia Jonathan sia Anastasia lottare per riportarmi in vita. Ma poi, ho incontrato la mamma-.

-La mamma?- ripete Leo, guardando me con il viso poggiato sul petto di Donnie, che annuisce convinto.

-Tang Shen- espira incredulo il sensei, tremando visibilmente.

Donnie annuisce ancora una volta. -Sì, sensei. Io ho visto e parlato con la mamma che era venuta a dirmi che non sarei morto quest'oggi, non era il mio momento. Mi ha baciato sulla guancia, mi ha accarezzato e poi la luce ci ha inondati... e beh, mi sono ritrovato in quella bara, preda della claustrofobia e ora, finalmente, qui vivo e vegeto-.

-Che esperienza...!- fa eco Casey, strofinando i capelli bagnati.

-L'importante è che adesso tu sia qui con noi- aggiunge April, prendendogli il mento di Donnie nella mano per baciargli dolcemente le labbra e ridacchiare alla sua momentanea confusione. -Sono felice che tu sia ancora con noi-.

Donnie può solo sorridere come un'ebete, nella sua rosea sfumatura di imbarazzo. -G... grazie mille...- sussurra.

Il nostro pensiero corre presto su Mikey... il nostro fratello bambino non sa nulla di tutto ciò che abbiamo scampato. Lasciato ai giardinieri il compito di risistemare ogni cosa, corriamo verso il Padiglione, osando dare un ultimo sguardo alla bara distrutta. Per fortuna, la morte ha risparmiato il giovane Donatello...

 
....
 

Settimane seguenti...

 
Karai è rimasta sul Nexus, ancora monitorata per i continui sdoppiamenti di personalità. Però, il retro-mutageno è stato un vero successo, tanto da rallegrare in maniera impressionante il maestro Splinter, che ogni giorno ha ringraziato Tang Shen per questa svolta improvvisa. Potremo considerare che Miwa sia ora davvero nostra sorella, ma ancora non mi fido abbastanza. Qualche volta può essere pericolosa e perciò è tenuta calma in una speciale stanza blindata. Però, non nascondo che sta davvero migliorando. Chissà che non possa riavere anche lei una vita normale, dopotutto...


Siamo nella casa di campagna di April, dal momento che non possiamo tornare ancora a New York. I Kraang, da soli, sono riusciti a distruggere il passaggio alla nostra casa e soprattutto la nostra adorata tana.
Nel verde che accompagna le nostre giornate, tutto ciò che avevamo disperatamente perduto torna a riavvolgere le nostre vite, arricchendole quotidianamente.

Mikey siede su un tronco, con una coperta gialla sulle spalle e un'espressione pensierosa, mentre io, Leo e Donnie ci alleniamo nel verde, sotto lo sguardo vigile del maestro Splinter.

-Stai bene, fratellino?- chiedo, parando un calcio di Leo con il mio braccio. -Essere taciturno non è da te-.

Da quando si è risvegliato dall'arresto cardiaco, è diventato silenzioso, soprattutto dopo che ha saputo di Donatello. Noi siamo riusciti a capire cosa c'è che lo tormenta tanto.

Annuisce, strofinando distrattamente la mano sul cuore. -Quando dovrò operarmi?- domanda con un fil di voce.

-Allora era a questo che pensavi- sottolineo, sedendomi accanto per tirarlo in un abbraccio.

Mikey ha notevolmente perso peso, tanto da impressionare chiunque. Pesa a malapena quarantotto chilogrammi ed è costantemente stanco. Ciò dipende anche dall'aerosol che è costretto a farsi tutte le mattine, per liberare notevolmente i bronchi ostruita da un leggero raffreddore.

-Fra otto mesi, fratellino- risponde Donnie, rinfoderando il Bo per sederglisi davanti, a gambe incrociate sul pavimento. -Sei preoccupato?-.

-No. E' solo che... vorrei vivere e non morire. Ho solo il 3 per cento di sopravvivenza, dopotutto...-.

-Figliolo, devi comunque avere fiducia in te stesso. Ricordalo sempre- aggiunge morbido Sensei, osservando alcune nubi lilla mischiarsi all’arancio caldo del tramonto. E’ davvero un ottimo colore per spazzare il grigio di morte dell’esperienza della battaglia.

Michelangelo guarda il suo braccio: è molto piccolo, ridimensionato, sottile. E così è il suo corpo, con le costole talmente esterne da avvallare il piatto addome.

-Mi sembra di essere anoressico...- sussurra.

Leonardo gli aggiusta meglio la coperta sul corpicino, negando debolmente. –Prova a metterla così, fratellino. Appena starai meglio, potrai recuperare i tredici chili persi, vedrai-.

-Ma non è bello essere magri?-.

Donatello lo guarda con un’espressione scioccata. A che diavolo sta pensando Mikey? Che le ossa siano belle da vedere? Che mangiare è stupido? Questo mi riporta alla mente uno scoop che lessi in una rivista scandalistica sulle modelle anoressiche. Loro avrebbero fatto qualunque cosa pur di non mangiare, tanto da arrivare ad ingurgitare cotone pur di placare la fame.

Davvero grandi stronzate che non si vedono fino a quando non è troppo tardi.

-Mikey! Che discorsi fai?!-.

Contrariamente a ciò che abbiamo pensato, però, il nostro Otouto scoppia in una risata cristallina, puntando il suo esile dito contro i nostri volti stupiti. Deve averci giocato proprio!

-Dovreste vedere le vostre facce! Ci siete cascati come pere cotte!-.

Ho una voglia matta di tirargli le code della bandana come vendetta ma la bruta tosse che divora la risata mi paralizza. Michelangelo si rannicchia contro di me, con occhi chiusi nel tentativo di non guardare gli schizzi di sangue che macchiano e colano dalla sua mano. Subito Donnie afferra la sua borsa con le medicine appesa a un ramo piuttosto basso di un ciliegio piantato quasi vent’anni prima dai genitori di April; afferra subito una siringa e scioglie in una bottiglietta d’acqua tre capsule bianche effervescenti.

-Raph, aiuta Mikey a bere. Leo, mantienilo fermo, per favore- ordina in modalità dottore.

In poco tempo, la tosse comincia a regredire, risuonando nelle nostre orecchie con meno insistenza, fino a quando non giunge un netto silenzio. Michelangelo rimane assente per qualche secondo, sistemato in mio grembo e trae un respiro sibilante.

-Come va?- chiedo morbido.

-Sono stato meglio...-.

-Venite, figlioli. E’ tempo di tornare dentro- pronuncia il maestro Splinter. -Tra poco farà buio e l’umidità non tarderà a pesare nell’aria-.

-Giusto! Oltretutto è anche ora di cena- ridacchia Leonardo. -Non so voi, ragazzi, ma l’aria pulita e l’allenamento mi hanno messo un certo languorino!-.

Con una risata, rincasiamo abbastanza soddisfatti. Da quando abbiamo messo piede qui, sembra che andiamo molto più d’accordo di quanto non facessimo prima e soprattutto ci comportiamo come una vera famiglia, dove ognuno si preoccupa del benessere dell’altro.

April è in cucina, intenta a preparare una buona zuppa vegetale, aiutata più o meno da Casey... che preferisce assaggiare tutto ciò che riempie le numerose portate ammassate sul tavolo.

-La vuoi smettere sì o no? Guarda che devi aiutarmi, non mangiare!- protesta la rossa, stoppandogli un tentativo di accaparrarsi una mezz’ala di pollo al forno con una mestolata sul dorso della mano.

-Dai, rossa! Guarda che ho fame! In fondo, ho riparato il nostro furgoncino tre volte, oggi!-.

April sbuffa ma ascoltando le nostre risatine di sottofondo non può fare a meno di ammorbidirsi e intenerirsi a Mikey che si è addormentato sul mio guscio, come un bambino piccolo.
-Siete davvero certi che il trapianto apporterà migliorie?- chiede, d’un tratto, improvvisamente triste.

-Non lo sappiamo, April- risponde cupo Donnie, appendendo la borsa all’attaccapanni dell’ingresso. -Però siamo fiduciosi-.

-E l’idea di un peacemaker?- domanda anche Casey, dimenticando il suo pollo.

Giusto! L’affarino di metallo in grado di stabilizzare il cuore! Ce ne avevano parlato quasi due mesi fa ma non ne siamo mai stati sicuri. Vogliamo un cambiamento positivo per Mikey, dopotutto! Non un ripiego!

-Stiamo ancora valutando l’ipotesi, in questi mesi di terapia- spiega il sensei, rigirando il mestolo di legno in una delle pentole in bollitura.

-Ah...- è la triste risposta di April.

-Ma se la terapia sta letteralmente distruggendo il corpo di Mikey, perché non orientarsi su uno stile di vita prettamente sano? Da quello che so, il peacemaker viene pur sempre collocato nel petto. Quindi, il caro bonehead dovrebbe sempre passare sotto ai ferri. E da come mi state dicendo, c’è pur sempre il rischio di morte- fa Casey, con sguardo scettico.

Io, Leo e Raph ci scambiamo un'occhiata preoccupata e non osiamo rispondergli nulla, mentre il tempo lentamente scorre...



Angolo del Furia Buia

Aggiorno di lunedì, quindi! E io che volevo farlo ieri! Bah! Pazienza! Beh, ragazzi! La storia sta giungendo alla fine. Suppergiù, direi che ci dedicheremo alla convalescenza di Mikey, raccontata sempre da Raph, con qualche accenno da parte di Leo e Donnie anche. Quindi, non mi resta altro che trovare l'ispirazione per scrivere i capitoli finali (che davvero non so quanti ne siano. Se 2 o 3, giusto per interderci!). Non vi nascondo che mi rattristerò un po' quando scriverò "The End" ma è un obiettivo che sempre mi pongo quando mi cimento nelle storie a capitoli. E' orribile lasciarle a metà (sì, lo so! Ne ho altre da concludere, ma non vi preoccupate!!!).
Infine, ma non meno importante, vi porto i ringraziamenti di Katia che è impazzita per le TMNT a tal punto che dubito che se ne staccherà! Bene! Un altro membro nel TurtleWord in versione italiano! Che bello Riteniamoci tutti soddisfatti di aver allargato in maniera impressionante questa sezione, che tempo addietro contava solo 6 storie! 
Ringrazio tutti coloro che mi seguono, come LaraPink666, Gru, CartoonKeeper8, HellenBach e Ayumi Edogawa! Un grosso abbraccio!

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Capitolo 28
*** Missione in Conto ***


Manca poco ormai al giorno in cui Mikey sarà trapiantato. Stiamo aspettando da quasi otto mesi e qualcosa è cambiato davvero. Incredibilmente, abbiamo seguito il suggerimento di Casey circa uno stile di vita meno "medicinoso" come lui ha definito il suo piano e più "cool". E la cosa più spettacolare è stato l'aumento di peso di Mikey, che da quarantotto è arrivato a cinquantadue. Beh, non moltissimo, ma almeno è un po' più visto, sorridente e meno stanco.

Certamente, il non prendere le sue solite medicine ha portato a un affanno quotidiano che ci ha spaventati ma la nuova dieta che Donnie ha prescritto al nostro Otouto ha fatto miracoli. Ed ora eccolo lì fuori, sull'altalena, a ridere di Raph che si azzuffa con Casey. Musica per le nostre orecchie, davvero. E anche con Leo il rapporto fraterno è tornato a rafforzarsi, dopo un intero mese passato a sfuggire e a non scambiarsi neanche una sola sillaba.

-Che fai, Donnie?-.

Chiudo in fretta il mio taccuino, arrossendo vistosamente ad April che è venuta in cucina a controllare la cottura di un po' di zuppa di patate, la preferita di Raph e Mikey. E' così bella che non posso fare a meno di arrossire vistosamente e guardarla con un'espressione ebete che non mi si addice. Lei mi sorride, ridacchiando un po' dietro la sua mano sulle labbra, sistemando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Annotavo le migliorie e i peggioramenti di Mikey- rispondo. -Come al solito, poi-.

-E come ti sembra tutto questo?- mi chiede curiosa, avvicinandosi a me mentre vaga con lo sguardo alla ricerca di una sedia.

Sfortunatamente sono tutte fuori per asciugarsi. Alcune si sono sfondate, tanto erano vecchie e altre hanno avuto un urgente bisogno di una verniciata. Credo che stasera mangeremo sull'erba, come un autentico falò, solo senza spiaggia.

-April, siediti qui- dico, alzandomi dal mio sgabello.

-No, dai! Avrei, piuttosto, un'idea migliore- replica maliziosa, sedendosi addirittura sulle mie ginocchia. -Comodo! E spero che non ti dispiacerà!-.

Nego a scatti con il capo, ormai sudando come un porco. La sua vicinanza mi provoca un effetto di rossore esagerato! Devo lavorarci su.

-Allora...? Dicevamo?-.

Mi chiarisco la voce e comincio a sfogliare il mio taccuino, dalla prima pagina fino all'ultima che ho scritto, spiegandole tutto ciò che ho notato in Michelangelo in questi ultimi mesi. Lei pare molto affascinata, mentre mi chiede interessata i miei nuovi propositi e immancabilmente la sua mano poggia sulla mia. Improvvisamente, ogni suono, ogni sensazione scompare e con essi il tempo ha un fermo. Ci guardiamo negli occhi imbarazzati, deglutendo un po', con il battito accelerato del cuore nelle nostre orecchie.

E' così istintivo. Siamo molto vicini.

Avviciniamo i nostri volti, cautamente, mentre il batticuore aumenta ferocemente. April chiude gli occhi, io inclino leggermente il capo. Le nostre labbra stanno quasi per toccarsi...

-Donnie! April!- urla improvvisamente Raph, dall'entrata.

Il nostro tentativo di bacio s'interrompe, purtroppo. Sia io sia April ci fiondiamo all'esterno, dove Mikey è riverso su un fianco, svenuto, con il sudore sulla fronte e un'espressione di dolore sul viso arrossato. Qualcosa non va!

-Che è successo?- mitraglio, inginocchiandomi accanto a Mikey, controllandogli polso e fronte. -E' bollente e il suo battito è elevato! Leo, prendimi la mascherina d'ossigeno con la bomboletta portatile; Raph, un po' d'acqua! Sensei, la borsa con le medicine-.

-Ci stava osservando mentre il e Casey lottavamo quando è svenuto- spiega Raph.

-Che cosa c'è che non va?- mormora April, al mio fianco.

Sospiro pesantemente, avendo già la risposta pronta. -Il problema è legato principalmente al suo nuovo stile di vita. Non è mai stata una buona idea, per quanto ho trovato notevoli migliorie, come un maggior afflusso sanguigno che ha favorito anche più ossigenazione e appetito che, a sua volta, ha rinforzato muscoli e ossa. Ma, purtroppo, anche peggioramenti. Lo stress si è accumulato a tal punto da farlo collassare- spiego, mentre le lacrime brillano nei miei occhi dalla sfumatura arancio per il tramonto imminente estivo. -Mikey è troppo delicato. Non può e mai potrà avere lo stesso nostro stile di vita. Non lo gestirebbe affatto bene e chi ci assicura che la prossima volta potrebbe essergli fatale? Ho visto troppe volte la sfumatura cianotica nel momento in cui smetteva di respirare e non voglio perderlo ancora. Siamo stati troppo vicini a vederlo sparire da noi-.

-Donnie...- sussurra Casey, appoggiandomi la mano sulla spalla. -Mi dispiace. Questa è tutta colpa mia... sono io che ho insistito a...-.

-No- risponde April, rivolta al ciliegio con l'altalena alle nostre spalle. -Abbiamo deciso tutti di approvare questa scelta. Ma non abbiamo badato al suo prezzo-.

Leonardo e Raphael sono tornati con il necessario, così come Sensei e mi porgono il tutto. Applico subito la mascherina d'ossigeno sul viso di Mikey, lasciando a Raph il compito di tenerlo un po' in grembo in modo che non sviluppi un odioso mal di testa per una posizione scomoda. April gli tampona il sudore dalla fronte mentre appronto subito una siringa con un forte medicinale lattiginoso che inietto nel braccio magro del mio piccolo Otouto, mordendomi le labbra a un debole lamento di riflesso che gli sfugge dalle labbra.

-Andrà tutto bene, vedrai- gli sussurro, strofinandomi due lacrime. -Alla fine, avrai il tuo nuovo cuoricino... non un aggeggio di metallo-.

Lo portiamo dentro, accomodandolo sul divano, con un cuscino sotto il capo e un piumone bianco sul corpo. Anche se fa molto caldo, Mikey potrebbe raffreddarsi e questo non sarebbe una buona cosa.

-Non può stressarsi...- sussurra Leonardo, accarezzandogli la fronte, stando seduto sul bracciolo del divano. -E' giusto? Un leader così forte, fermato da una cardiopatia congenita?!-.

-O acquisita. Non ce l'hanno mai saputo spiegare- aggiunge Raphael, inspirando ed espirando profondamente.

Il silenzio cade per qualche minuto, dove ognuno di noi sfugge agli sguardi carichi di dubbi. Poi, improvvisamente, il telefono del soggiorno squilla, facendoci sobbalzare. Il sensei ha gli occhi sbarrati, incerti perché sa che solo l'ospedale ha quel numero. Noi annuiamo come per dargli coraggio e alza dunque la cornetta.

 
-Pronto?-.
-Signor Hamato, vi sono buone e cattive notizie-.
-Mi dica la buona-.
-La signorina Miwa è perfettamente guarita. Ogni sdoppiamento di personalità è stato curato con vero successo e chiede di voi-.
-Q... questo è... magnifico...-.
-Ma la pessima notizia riguarda il suo quartogenito. Il cuore compatibile proveniente dal New Jersey ha avuto un problema. L'elicottero non può giungere in tempo per l'operazione-.
-M... ma mio figlio non può più aspettare-.
-Ne siamo a conoscenza, signor Hamato. Il Daimyo ha inviato un gruppo speciale di guardie per sbloccare la situazione. Sono in viaggio da otto ore e nessuna novità-.
-Grazie. Richiamerò per altre informazioni-.
 

Il sensei riattacca, fissando il vuoto con aria assente.

-Sens... sensei?- chiama Leo, cautamente e con dubbi sempre più martellanti.

-Vi sono grossi problemi, ragazzi miei- è la sua risposta, facendoci cenno di accomodarci in cucina per spiegarci il problema.

A racconto ultimato, la nostra reazione è un silenzio tombale sconcertato. Non ci posso credere... abbiamo lottato fino alla fine e adesso vi presenta un nuovo ostacolo! Perché deve essere così maledettamente sbagliato tutto ciò?

-Cosa possiamo fare?- formula April, stizzita. -Non è giusto che Mikey debba soffrire ancora tanto! E' ingiusto!-.

-Ho un'idea- propone Leonardo, stupendoci. -Andremo sul Nexus e ci faremo inviare in New Jersey per capire il problema. Non chiedetemi perché, ma ho la netta sensazione che ci sia qualcuno di nostra conoscenza dietro a tutto ciò-.

Sono il primo ad annuire vigorosamente. Potremmo essere più d'aiuto oltre che comprendere il vero problema e, magari, prendere a calci un bel po' di culi per vendetta. Perché chiunque sbarri la strada alla famiglia Hamato e sia dal lato delle tenebre, merita di soccombere!

-D'accordo, ma... chi bada a Mikey? Per il momento non è previsto il suo ricovero- ci ricorda Casey, appoggiato al top della cucina con lo sguardo fisso al brodo in pentola.

-Beh... suppongo che dovrebbe rimanere qualcuno con lui- pronuncio insoddisfatto.

-Resterò io- aggiunge Leo, facendo un passo avanti.

-No... t... tu sei il leader...-.

E' Mikey ad aver parlato, appoggiato alla cornice di legno della porta con lo sguardo spento e una mano sul petto. Avanza fino a Leo, fino a quando le gambe non lo sostengono più. Immediatamente Leonardo gli avvolge le braccia sul guscio, evitandogli una sicura caduta e ci guarda incerto. Michelangelo emette un piccolo gemito e gli bacia dolcemente una guancia, consegnandogli qualcosa nella mano. E' un braccialetto di cuoio con una perla cobalto, con su cucito, in caratteri nipponici, la parola "Leader".

-Non posso esserlo io, Leo... sono troppo debole...- sussurra in un sorriso disperato. -Tu lo vedi. Il mio corpo non regge nulla e non posso tenerti qui. Non se sei il leader della squadra. Ho sempre saputo che tu saresti stato un capo migliore di me, in grado di guidare questo temibile team-.

-Mikey... ma cosa dici?- rantola Leo, con occhi sbarrati.

Il nostro Otouto nega debolmente, chiudendogli le dita della mano per stringere il braccialetto. -L'ho fatto per te ma volevo dartelo il giorno in cui sarei stato sottoposto al trapianto. Non sono certo di poter sopravvivere, per questo c'è bisogno di qualcuno che guidi da squadra- continua, rivolgendosi poi a nostro padre. -Sensei, non prenderla a male. Ma non sono mai stato sicuro di essere il leader. Dipendo continuamente dagli altri e non è così che un capo dovrebbe comportarsi. Inoltre, Leo ha tutte le carte in regola per esserlo e mi dispiace di averti ingelosito...-.

Leonardo lo abbraccia violentemente, singhiozzando in silenzio. In qualche modo, le sue parole gli sono giunte al cuore come una freccia. Mikey gli accarezza la guancia, indietreggiando.
-Nessuno dovrebbe restare con me... ma sono sicuro che non sopravvivrei affatto-.

-Rimango io, tranquillo- pronuncio dolcemente. -C'è bisogno di forza e velocità, coordinazione a non finire. Il genio non occorre in questa missione-.

-Sarò anche un egoista, ma Mikey non deve restare qui. E' un velocista nato fra noi e so che in questa missione c'è bisogno anche di te, piccolo. E anche di te, genio. Chi meglio di te può aiutarci a sbrogliare discorsi maligni in codice?- prende atto Raphael. -Non andremo da nessuna parte in meno di quattro-.

Casey non può fare a meno di ridacchiare un po', mostrando il pollice. April è altrettanto sorridente e così anche il sensei. Approvano, forse?

-Mikey, devi venire con noi. Raph ha ragione- dico. -E non preoccuparti di nulla. Se il cuore si farà sentire, lo zittiremo con le medicine. Tu puoi farlo-.

Il caro Otouto abbassa lo sguardo, ancora un po' in certo ma essendo al centro del cerchio in cui lo abbiamo inconsapevolmente stretto, ci accoglie con un caloroso sorriso.

-Va bene, ci sto- profferisce, allacciando il braccialetto sul polso di Leo. -Ma sarai tu il leader, Leo-.

-Come preferisci-...
 

Prossima missione: recupero cuore.


 

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Capitolo 29
*** Mission... Impossibile? ***


L’aria brucia nella gola. E’ satura di inquinamento e crea una cappa visibile nella notte urbana contro la luna. Del bianco satellite, infatti, non vi è alcuna traccia.

Noi quattro scrutiamo attenti i tanti quadrati dei grattacieli visti dall’alto dell’elicottero nero che ci ha accompagnati in quella che mio fratello Donnie ha denominato “Missione Recupero Cuore”. Siamo piuttosto tesi ma molto determinati nel compiere qualcosa che permetterà, sperando, al nostro fratellino di vivere senza più restrizioni. O almeno, così spero fermamente.

Siamo tutti vestiti con tute smanicate corvine. Indossiamo cinture con occorrenti ninja e qualche granata di riserva; stivali con ventosa e guanti con applicazione magnetica istantanea, capaci di farci scalare qualsiasi superficie. I M.o.B. che proteggono il Daimyo ci hanno creato questo equipaggiamento su misura ma Donnie ha sostenuto dal primo momento che si siano ispirati a un film chiamato “Ghost Protocol”.

Dovrò vederlo. Qualsiasi film d’azione è di mio gradimento!

-Vi introdurrete nell’edificio dove abbiamo registrato un’alta concentrazione di movimenti e raggiungerete una porta blindata. I vostri guanti hanno incorporato anche un speciale sensore di impronte digitali in grado di sbloccare qualsiasi protezione digitale. Stesso discorso per gli occhiali- ci ricorda uno dei MoB, dai corti e biondi capelli.

Ah, già. Gli occhiali! Fa uno strano effetto averli, anche per un focoso come me!

Leonardo ci guarda con grande determinazione, poggiando la mano sulla spalla di Mikey, che aveva tenuto la testa leggermente china fino a quel momento. Al tocco morbido, riaccende lo sguardo spento.

-Sei pronto?- sussurra amorevolmente.

Mikey annuisce, contraendo l’angolo delle labbra in un piccolo sorrisino.

-Andiamo- pronuncio anch’io, ma lascio a Leo l’onore di gettarsi per primo nel vuoto.

E’ da brivido, non c’è che dire. Vedere a che velocità il corpo di nostro fratello diventa piccolo nella gravità bruna della notte è spettacolare e il fatto che non ha emesso nemmeno un mezzo grido (reduce del suo terrore per le altezze) lo rende ancora più idoneo al compito di Leader. Sempre nulla togliendo a Mikey.

Il secondo sono io, ovviamente. Come Leonardo pochi secondi prima, sporgo un piede oltre il bordo e mi getto, confinando le grida ibride di terrore e adrenalina nella gola. L’aria gelida e violenta resiste contro il mio corpo ma oso sfidarla con una capriola mortale in cui sporgo i pugni in avanti e piego leggermente le gambe per aver maggior velocità.

Donnie non è così fortunato nel lancio. Emette un mezzo grido da signorina che viene coperto dai suoni della felicità che Mikey urla a pieni polmoni, nel contorcerci senza alcun dolore né terrore di cadere sul duro.

-E’ bellissimo!- esclama.

-Parla per te!- replica Donnie, inutilmente lottando per la sua compostezza.

-Ma che razza di agente speciale sei se hai paura di gettarti da un elicottero?!- derido, voltandomi in posizione supina con le braccia dietro la nuca e una gamba accavallata sull’altra.

Donnie fa una pernacchia e si prepara a tirare l’anelletto per richiamare il paracadute. Ormai siamo quasi arrivati sul perimetro del nostro obiettivo e ciò significa che inizia davvero l’azione…

 
“Al momento dell’atterraggio troverete una serie di vetrate. Dovete penetrarle e raggiungere una rampa di scale. Da lì, dovrete fare molta attenzione”.

 
Certo! Una passeggiata fino a qui!

Per fortuna Donnie ha sempre la risposta giusta per la situazione giusta. Dal suo piccolo marsupio sul guscio, estrae un piccolo robottino circolare, grande abbastanza da essere stretto nel palmo della sua mano e lo poggia sul vetro. Attivano un bottone lampeggiante di rosso, una lama incrina una circonferenza piccola, che Donnie usufruisce per raggiungere una maniglia e sbloccare il finestrone.

-Te l’ho mai detto che sei un genio?- bisbiglia Michelangelo, al suo fianco.

-Solo di martedì-.

-E oggi è martedì- completa Leo, non nascondendo un piccolo sorriso.

Entriamo nella nostra prima tappa, affidandoci ai nostri speciali occhiali infrarossi che ci guidano su una trave pericolosamente alta dove un corvino mare di spuntoni di pilastri appuntiti, reduci di una costruzione abbandonata capeggia.

-Ricordate la lezione dell’equilibrio del sensei?- bisbiglia Leonardo. -Beh, cerchiamo di metterla in pratica ora-.

-Il nostro obiettivo è quella ringhiera a ore dodici e quella porta che, da quel che vedo, sembrerebbe bloccata- aggiunge Donnie.

Tecnicamente, illuminata da un bianco e freddo neon, vi è davvero una spessa porta scorrevole con un lettore di impronte digitali sulla cornice di metallo e un triangolo rosso su di essa.

-Acuto come sempre- mormoro.

Donnie prende per mano Mikey, giusto per accertarsi che non gli venga un capogiro e cadere di sotto.

Avanziamo immediatamente su questa stretta trave più veloci che mai e uno dopo l’altro, con una cavallina, ci ritroviamo al sicuro sul piccolo corridoio ignifugo.

-Don, tu che faresti adesso?- domanda Leo, fissando il triangolo rosso sulla porta.

-Beh, così-.

Il nostro genio, ridacchiando oscuramente, collega un cavo USB dal suo T-Phone modificato al terminale e digitando una combinazione binaria a noi sconosciuta, inizia la ricerca delle sette cifre che apriranno la porta.

Pazientiamo, per nostra fortuna, solo per un minuto netto.

-Fatto- dice Donnie, con nonchalance, rinfoderando il tutto nel marsupio.

Il triangolo rosso brilla di verde e sbuffando la porta si apre scorrevole, permettendoci l’accesso su un corridoio bianco, con il pavimento di metallo e tre corridoi su cui svoltare.

-La mappa! Chi ha la mappa?!- brontolo con nervosismo.

-Aspetta- mormora Leonardo, strizzando gli occhi.

-E perché mai? Non mi piace per niente questo posto!- ribatto, avanzando.

-No! Fermo!- ordina Donnie, lanciando una delle nostre bombe fumogene per rivelare una fitta rete di laser rossi.

Sia lui sia Leo mi danno un’occhiataccia storta che ignoro e fischio, piuttosto, fintamente sorpreso da un allarme così banale che avevo sottovalutato.

-Il sistema presenta reti laser e telecamere poste strategicamente- introduce Donnie, massaggiandosi il mento con fare pensieroso.

-Strategiche?- ripeto.

-Non possiamo superare la rete laser saltando come rane o verremo scoperti. Le telecamere formano una sorte di stella a cinque punte in modo che inquadri alla meglio una porzione esatta di questo labirinto- spiega tranquillamente Mikey, spiazzandoci.

La palpebra sinistra di Donnie sbatte nella meraviglia più inconcepibile e alza un indice, aprendo inutilmente la bocca per dire qualcosa che mai sentiremo, essendo troppo sbalorditi.

-Che c’è?- fa Mikey innocentemente. -Ho detto qualcosa che non va?-.

-N… no… è solo c… che…- balbetta Leonardo.

-Si può sapere come hai fatto a spiegarci qualcosa che è terribilmente perfetto? Lo capisci che il tuo è un ragionamento che non fa una grinza? Sei un genio, Mikey!- mitraglia Donnie, scuotendolo per le spalle.

-D’accordo. Cerchiamo di calmarci tutti- interviene prontamente Leo. -Facciamo un bel respiro e concentriamoci su una soluzione per eludere telecamere e reti laser-.

Guardiamo Donnie che sospirando drammaticamente analizza acutamente la situazione.

 
“Attenzione, tartarughe! Ostacolo a ore sei!”.
 

Improvvisamente, un mormorio di voci prende forma ovattato, alle nostre spalle. La porta che abbiamo precedentemente superato è pronta per aprirsi a coloro che sono dalla parte dark in questa missione!

-Ninja Stealth!- ordina Leonardo.

Quattro uomini in nero, dall’aspetto mafioso fa il suo ingresso. Discutono di affari con quello più basso che cammina davanti, nel suo vestito elegante grigio topo, cappello da grosso capo malavitoso, sigaro in bocca e un bastone con una tartaruga di diamante che riflette la rete laser.

-Il cuore per sua figlia è approdato, signore. Non è stato facile ma abbiamo intercettato il trasporto e sabotato il tutto. La aspetta nel laboratorio- profferisce uno dei man in black.

-Eccellente- risponde l’interessato, con forte accento siciliano. -La felicità di mia figlia è tutto per me-.

-Certo, signore- concorda l’uomo di prima.

Il ricco siciliano gli sbuffa in faccia la boccata di sigaro e fa un cenno alla rete laser. -Disattivatela-.

L’ordine non si fa certamente attendere: un altro uomo in nero sfodera dal taschino interno della nera giaccia un piccolo telecomando che interrompe momentaneamente telecamere e reti laser.

-Tempo stimato: dieci minuti-.

-E’ più che sufficiente- sogghigna il ricco mafioso. -Voglio vedere la mia Flora-.

-Da questa parte- indica la guardia in nero, rivolto verso un ascensore che richiama.

Non appena vanno via, è tempo per noi quattro di saltar fuori dal banale nascondiglio: eravamo in bilico sulla cornice di metallo della porta sospetta, sperando che non saremmo stati traditi da alcun passo falso.

-Andiamo! Non possiamo permettere a nessuno di soffiarci il cuore. Tantomeno a un ricco mafioso siciliano!- ordina Leonardo, dirigendosi verso l’ascensore che segna i piano che i precedenti stanno scendendo. -Piano quarantuno-.

-Ovviamente non possiamo scendere con l’ascensore- profferisco, con sguardo duro. -Rischieremmo di ritrovarci davanti qualche volto poco felice-.

L’attenzione ricade immancabilmente su Mikey che ha un pallore che ci spaventa. Lui non può correre quarantuno rampe di scale come noi. Si ferirebbe solamente.

-Dobbiamo davvero proseguire in questa missione?- chiede con un fil di voce, non osandoci guardare. -Avete sentito quell’uomo, no? Il cuore è per sua figlia e lui agisce così solo per amore. E non vorrei condannare anime innocenti per causa mia-.

-Mikey, ma cosa dici?- espira inorridito Donnie, poggiandogli le mani sulla spalle. -Per quanto ne sappiamo, quell’uomo potrebbe anche non aver detto la verità. Per questo è necessario proseguire!-.

-Donnie ha ragione- aggiunge Leonardo. -Cerca solo di non credere a tutto ciò che senti dire da persone poco raccomandabili, Otouto. Potrebbe essere una trappola-.

Perfettamente d’accordo, sollevo Michelangelo come un bambino piccolo e lo accomodo sul mio guscio, facendomi scivolare le sue braccia sulle spalle e agganciare le gambe alla mia vita.

-Così va meglio, no? Se proprio dobbiamo fare molte scale, è meglio che te le evitiamo in qualche modo- pronuncio brillantemente.

Mikey si corruccia amabilmente, nascondendo il viso freddo nell’incavo del mio collo. -Onere per sempre io…-.

Donnie scuote il capo, non volendo aprire un discorso sentimentale sulla poca autostima del nostro fratellino e comincia a scendere la prima rampa, facendoci segno di seguirlo…
 

….
 

Una bambina di anni dodici non smette di ridere, mentre affonda il suo bisturi nel manichino egregiamente realistico di un corpo umano disposto supino su un liscio ripiano di metallo. E’ in un’aula di biologia, con tanto di banchi, cattedra e lavagna con numerose formule scientifiche.

Capelli bruni pari, occhi corvini maniaci, sorriso sinistro. La ragazzina affonda la lama nell’occhio della sfortunata vittima, schiacciando il viso contro il cobra che striscia nel suo piccolo habitat racchiuso in una scatola blindata. Scruta con i suoi occhi malvagi la sua padrona, sibilando con la sua lingua biforcuta.

-Oggi avrò il mio nuovo cuore con il quale mi divertirò con i miei esperimenti- esulta. -Lo sai, Ubra? Sono stufa dei manichina che spruzzano vero sangue quando tagli una vena perché in fin dei conti sono finti! E credo che nemmeno un cuore vero mi divertirà. Sarebbe molto più eccitante una vera cavia, non credi?-.

Il serpente sibila in risposta e sposta la piatta testa verso la porta scorrevole del laboratorio modificato come un’aula di biologia.

-Papà!- saluta la ragazzina, con sorriso sadico.

-Ciao, principessina. Ho portato quello che mi avevi chiesto tempo fa- spiega il ricco uomo, schioccando le dita.

Alcuni degli scienziati che lo hanno scortato, poggiano sulla cattedra una valigetta refrigerata che racchiude un cuore perfettamente sano.

-Come lo volevi tu-.

La ragazzina si tira via dalla scatola di plexiglass dove Ubra striscia tranquillo e avanza ondeggiando, con la frangia che cela il suo sguardo maniaco verso il suo obiettivo. Tira via con forza inaudita il bisturi dal manichino e ne tasta la freddezza della lama impregnata di sangue con la sua lingua.

-Bello, non lo nego. Ma io voglio qualcos’altro, la prossima volta- sogghigna, rivolta a suo padre che muta il sorrisetto tirato. -Voglio una cavia vera-.

-Te la procureremo, Flora. Tu divertiti con il tuo nuovo cuore-.

La ragazzina comincia a ridere e a negare lentamente, puntando lo sguardo verso la porta richiusa.

-Non hai capito, paparino. Io voglio la cavia adesso-.
 

“Obiettivo raggiunto”.
 

Abbiamo raggiunto finalmente questo fatidico laboratorio a furia di trotterellare per le scale, senza fare, stranamente brutti incontri e superato un corridoio stretto, dipinto di nero assoluto, ci siamo fermati a questa porta bianca scorrevole dove filtravano luci di neon e si udivano più voci.

E ciò che abbiamo sentito ci ha appena scioccati.

Michelangelo preme le mani contro la bocca, terrorizzato di aver visto e sentito tutto. Tremando come una foglia, si stringe a me che non riesco a dire o fare nulla per confortarlo.

-Non gli serviva il cuore come trapianto- sussurra Donnie, indietreggiando di un passo.

-Bensì come oggetto di giochi- completa Leo, altrettanto sbigottito.

Improvvisamente, però, un allarme rosso risuona nel corridoio, facendoci sussultare e nel suo suono stordente una squadra di uomini in nero irrompe da due corridoi a nord e a sud, che noi ne avevamo ignorato l’esistenza con il buio pesto.

-DANNAZIONE!- impreco, sguainando i Sai.

Michelangelo sfoggia le sue armi, scendendo dal mio corpo. Adesso non ha più paura: anzi, è doppiamente motivato a lottare per riavere qualcosa che gli era stato destinato tredici anni fa.

-Come hanno attivato l’allarme?!- ringhia Leonardo, parando un calcio con le sue katana e risponde con una testata spettacolare.

-Chiedilo a Donnie- bofonchio, abbassandomi per evitare un affondo di Tonfas e controbattere con una stoccata di Sai strepitosa.

Il genio si catapulta con il suo Bo per sorprendere un accerchiamento di quattro nemici e comprende la mia frecciatina: indietreggiando, aveva attivato una trappola sotto una mattonella nera.

-Mi spiace!-.

-Ne discuteremo una volta fuori da questo pasticcio!- taglia corto Leonardo, mentre la porta scorrevole si spalanca con un rumore in crescendo raspante.

E tutto, automaticamente, si ferma.

Nessuno fiata, l’allarme si placa ma non l’intermittenza della luce cremisi che si alterna con le tenebre e il bianco dei neon dell’aula. Flora ci guarda con espressione compiaciuta e sinistra, squadrando noi quattro con i suoi occhi oscuri.

-Quattro cavie. Mutanti. Esattamente ciò che avrei sempre voluto- sogghigna, applaudendo una sola volta le mani. -Quattro tartarughe giganti con equipaggiamento da ninja-.

-Ridacci il cuore!- soffia Leonardo, con sguardo glaciale.

-Tu non mi piaci così tanto. Sei troppo arrogante- ridacchia, guardando me, Donnie e Mikey. -Tu con la maschera rossa sembri uno tosto e tenace. Tu, in viola, hai l’aria da saputello sciocco e secco. Ma tu, con la bandana arancione, sei perfetto per la mia cavia ideale. Piccolo, magro e soprattutto idoneo-.

La mia rabbia ribolle così violentemente che mi fiondo verso la ragazzina, con l’intenzione di farla tacere quando un duro colpo si abbatte sul mio sterno, sbattendomi in terra. L’aria mi manca per qualche secondo: mi rannicchio a palla e inizio a sputare sangue, nel dolore che scorre in me.

-Nessuno può toccarmi- ride smielata Flora, lanciando una capsula sul pavimento.

Gas paralizzante fuoriesce in pochi secondi e noi lo inaliamo inaspettatamente, straniti dai sorrisetti dei nemici che non muovono un muscolo.

Un enorme energumeno fa schioccare i muscoli del collo e le nocche delle mani. E’ alto, imponente, con occhi freddi e capelli raccolti in una coda di cavallo. Presenta una cicatrice sul volto e un tatuaggio raffigurante un drago in viola che conosciamo piuttosto bene.

-I… i Purple Dragon…!- espira Leonardo, incapace di muovere addirittura la mandibola.

-Vi presento la mia guardia speciale. Il suo nome è Hun, pezzo grosso dell’organizzazione criminale dei Purple Dragon ed è qui per farvi fuori- presenta brillantemente il mafioso.

-Non li ucciderai, papà- evidenzia la ragazzina, con tono arrabbiato. -Voglio solo punirli per aver cercato di ribellarsi. Dopotutto, sono i miei nuovi animaletti. Staranno sempre insieme a me e li farò divertire!-.

La prossima cosa che sappiamo è un liquido verde che ci investe dai piedi: siamo stati intrappolati in una scatola di vetro che ha protetto i nemici dal gas paralizzante e ora ci tiene imprigionati!

Il vetro si divide automaticamente in quattro capsule a parallelepipedo e fili misteriosi si aggrappano sui nostri corpi, cominciando a risucchiarci il sangue.

Lottare è inutile, adesso… la mocciosa ci ha in pugno…

Ma noi… dobbiamo riprendere… i… il… cu… cuore…



Angolo di Hunger Game

La fissa di questa trilogia c'è! Mi piace questa saga!
Ma torniamo a noi! Ragazzi, sono tornata con questo capitolo che non ho saputo tirare giù da tempo, ma oggi con l'ispirazione ci son riuscita. 
Eh, sì! La vena d'azione ci voleva proprio, dopotutto! E approfittando che manca davvero pochissimo alla fine della storia, ne approfitto per rendere le cose quanto più intricate possibili.
Un saluto e un abbraccio a tutti coloro che mi seguono (anche e ovviamente da Katia!) a voi che siete speciali!
Alla prossima!

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Capitolo 30
*** Missione Compiuta! ***


La prossima cosa che sappiamo è un liquido verde che ci investe dai piedi: siamo stati intrappolati in una scatola di vetro che ha protetto i nemici dal gas paralizzante e ora ci tiene imprigionati!
Il vetro si divide automaticamente in quattro capsule a parallelepipedo e fili misteriosi si aggrappano sui nostri corpi, cominciando a risucchiarci il sangue.
Lottare è inutile, adesso… la mocciosa ci ha in pugno…
Ma noi… dobbiamo riprendere… i… il… cu… cuore…
 
….
 

Siamo caduti in una trappola abbastanza banale che brucia soprattutto alla mia Leadership assegnata. Dannazione! Era sembrata davvero un’occasione d’oro per riprenderci ciò che è nostro ma per un nulla è sfumato tutto.
L’intero piano, poi.

Siamo in quattro capsule, a mollo in un liquido che mi ricorda molto la prigionia nella Dimensione X. Almeno non siamo separati… per ora. La ragazzina, da quel che vedo, è molto ansiosa di cominciare a giocare con noi e armeggia con il bisturi che ci ha fatto gelare in Spy Mode davanti a me.

Che strano. Ero convinto che fosse Michelangelo il suo obiettivo principale.

-Non preoccuparti, tartaruga in cobalto. Non sei tu il mio preferito- annuncia orgogliosa, rivolgendosi a Michelangelo. -Sei tu, in fondo, il mio cucciolo-.

-Tu non lo toccherai neanche con un dito!- interviene Raph.

L’effetto del fumogeno paralizzante sta svanendo. Riusciamo a percepire meglio il nostro corpo ma ancora non come vorremmo.

-Silenzio- ammonisce in modo smielato, roteando l’arma nella mano. -I cuccioli devono essere buoni, dopotutto-.

Donnie è immobile da quel che vedo, nella terza capsula, dopo Raph, ma le sue mani si aprono e chiudono a ritmo con l’elaborazione di un piano mentale. Questi stolti hanno sottovalutato un particolare: saremo anche stati catturati ma possiamo contare ancora sulle nostre tute.

“LE TUTE!” grido nel pensiero. “Hanno un congegno speciale, in grado di esplodere proteggendoci allo stesso tempo. E’ alta tecnologia!”.

Donatello china leggermente il capo, oscurando il sorrisino compiaciuto sulle labbra e si sporge il più possibile all’indietro, per potermi dare l’ok al mio pensiero e guardarmi nonostante Raph ci divida.

“Ho capito” penso, annuendo in contemporanea.

Guardo il mio guanto sinistro dove un minuscolo cip brilla ad intermittenza, di un chiaro azzurro. Lo poggio sul mio petto, sbattendolo con la giusta forza per innescare il sensore esplosivo collocato giusto sul mio sterno.

No. Non morirò quest’oggi senza aver prima salvato i miei adorati fratelli.

Batto un pugno per farmi imitare dai miei fratelli e improvvisamente una fiammata arde nel cristallo, facendolo esplodere le capsule in un rumore assordante che investe gran parte dell’aula di genetica. Il liquido contenuto in esse fuoriesce come uno tsunami, sommergendo molti degli sfortunati nemici.

Flora non si scompone più di tanto e, anzi, rimane a guardare affascinata la pioggia di cristalli infuocati riversarsi tutt’intorno, appiccando immediatamente principi di incendi.

Inaspettatamente ella inizia a cantare, con un oscuro sorriso e cammina tranquillamente nella nostra direzione, dove noi quattro siamo avvolti ancora dalle fiamme. Ma per poco. Ben presto, privi di qualsiasi ustione, usciamo trionfali dalla nostra stessa esplosione, con sguardi letali.

-Non siamo venuti qui per morire- ripeto, adocchiando le mie katana e le armi dei miei fratelli sulla cattedra. -Non ce ne andremo senza il cuore di nostro fratello-.

Protendo la mano destra e un forte magnete attira il metallo delle mie armi e non aspetto altro che fiondarmi sulla ragazzina che scoppia in una fragorosa risata mentre serpeggia sinuosamente sotto ogni mia danza di lame, schivando i colpi.

-Aspetta, fratello!- interviene Raphael, aiutandomi in questa lotta tra le fiamme.

-Mikey, il nostro compito è prendere la valigetta- ordina Donatello. -E magari anche il mio Bo. Ah! Che sfortuna nera non avere una parte di metallo da sfruttare!-.

Il nostro fratellino non risponde. Fissa con sguardo sbarrato il vuoto, ansimando pericolosamente. La pelle pallida brilla di sudore e le sue mani tremano.

-Mikey?- espira Donnie, guardandolo negli occhi vuoti.

Un attacco in piena regola. Un’insufficienza respiratoria come primo sintomo! Il fumo che si sta sviluppando in questo laboratorio che comincia a cadere a pezzi gli sta diventando fatale.

-Mikey! Respira piano!- farnetica Don, spaventato più che mai. -RAGAZZI! Dobbiamo andar via da qui! Mikey sta avendo una crisi!-.

Lo vorremmo davvero fare, Don. Ma si dia il caso che Lady Flora sia la ragazzina più veloce e forte che abbia mai visto in tutta la mia vita di ninja. Schiva e attacca in maniera precisa, a volte sorprendendoci con innata facilità.

Raph grugnisce a un calcio nel guscio e sfrutta lo sbilanciamento per eseguire una verticale e catapultarsi in un calcio a piedi uniti che sbatte Flora dritta contro un banco.

-Stai bene?- chiedo, vagando alla ricerca di una qualsiasi ferita.

-Sì. Ma Mikey no. Prendiamo il cuore e smammiamo da qui-.

Concordo. Però Flora non si da ancora per vinta e scoperchia l’habitat di Ubra, rovesciandolo in terra. Il cobra enorme osserva tutto con i suoi occhi malvagi e striscia verso noi due, aprendo la bocca dove due mortali canini luccicano del rosso delle fiamme.

-Cristo!- impreca Raphael. -Ci penso io! Aiuta Donnie!-.

Non mi ribello certamente. Non quando il genio è impegnato a combattere una serie di uomini in nero che non sono sfuggiti alle fiamme e ad alcuni scienziati armati di sfollagente.

-Donnie!- richiamo, giungendo dall’alto dopo un salto agile che usufruisco per una sforbiciata con le katana che atterrano alcuni nemici.

Guscio contro guscio, Donnie mi ringrazia con un cenno del capo.

-Pronto?- mi chiede.

-Sempre!-.

Si rovescia sulle mie spalle, lanciandosi velocissimo sulla cattedra per afferrare il Bo che usa come pertica per volteggiare nell’aria e riprendere la valigetta in un salto agilissimo. Recuperati anche i nunchaku di Mikey, solo in mezzo a un cerchio di fiamme, si appresta a raggiungerlo.

-Un piccolo sgorbietto- deride oscuramente Hun, alle spalle di Michelangelo.

Carica immediatamente un pugno per colpirlo sulla testa con immane potenza ma Donatello scaglia brillantemente la kusarigama che va ad avvolgersi contro il suo polso, bloccandolo.

-Non lo toccherai neanche con un dito!- intima, tirando il più possibile.

-Mostro schifoso!-.

Hun oppone una resistenza tale che comincia a trascinarsi perfino Donnie, che non riesce a bloccare saldamente i piedi in terra. La sua preoccupazione grava per Mikey che, con un rantolo strozzato si è accosciato, premendo le mani sul petto, nel dolore puro.

-MIKEY!- grida Leonardo, usando la cattedra come trampolino per proteggere Mikey in qualche modo.

Hun, stufo di quel giochino, spezza la catena dell’arma del nostro Otouto, sbattendo Donnie pesantemente in terra e così facendo, anche la valigetta con il cuore rotola più verso Raphael.

-Mi avete stufato!- ruggisce, con sguardo fiammeggiante.

Posso semplicemente gridare in quel momento così veloce e automaticamente il tempo si blocca e con esso anche suoni, rumori e il tepore stesso delle fiamme svanisce. Vedo Raph evitare Ubra con piroette veloci che lasciano un alone nella mia vista annebbiata ma vincere con il Sai che recide la sua orrenda testa dal corpo tramortito che sbatte per qualche secondo, in una pozza di sangue.

Mio fratello ansima, premendo le mani contro la bocca per quell’immagine schifosa e per la forte nausea indotta dall’odore di carne bruciata di alcuni sfortunati uomini che sono stati bloccati sotto alcune travi piombate giù dal soffitto.

Tutto lascia una scia. Perfino Donnie che si rialza a fatica, guardando sbigottito un fiume di sangue colare lungo la tempia sinistra. Ma non ci bada e grida a Raph qualcosa di ovattato per me.

Però intuisco che riguarda la valigetta perché quel focoso di mio fratello scatta come una molla al disperato grido e gli si unisce per aiutarlo con il nostro miracoloso bottino.

Sorrido compiaciuto e guardo il volto sbiancato e inespressivo di Hun a un centimetro dal mio. Dalla sua bocca fuoriesce sangue copioso che si annida in parte sulla mia gamba piegata e le giunture degli scuti del guscio di Michelangelo, dalla sfumatura cianotica sul viso. La mia katana ha bucato il petto del gorilla, oltrepassandogli un polmone.

So che è morto. Il luccichio di vita è scomparso dai suoi occhi vuoti e questo permette di risvegliarmi da quella sfocatura.

-LEO!- urla Donatello.

-Andiamo!- fa eco Raphael.

Posso nuovamente sentirli e anche un urlo di terrore proveniente dal ricco padre di Flora, alle mie spalle. Sua figlia piange ma ride allo stesso tempo inginocchiata accanto ad Ubra, la cui testa è fra le sua mani. La ragazzina guarda un’ultima volta sua padre prima di imprimere i canini del serpente nella sua gola e riversarsi in terra, uccisa velocemente dal veleno potenziato geneticamente del cobra.

-Figlia mia!- grida nuovamente l’uomo, alzando tremante il corpo inerme di sua figlia. -Tu! Tu con la maschera rossa! Hai ucciso mia figlia!-.

Raphael lo guarda con disprezzo, negando. -No. E’ lei che ha voluto farla finita. E non cercare di attribuirmi la colpa a me-.

Il ricco ruggisce e tira fuori dal suo smoking bruciato una brillante revolver della quale fa scoccare il grilletto.

-Ho perso tutto… la mia Flora non c’è più… la mia Annarita…- soffoca, tremando nel puntare la canna verso Raph che lo osserva con pena. -Non è giusto… non doveva finire così…-.

-Forse sei tu che hai sbagliato con lei. Flora non era una bambina felice- aggiungo, guardando anche il corpo morto di Hun supino in terra, in una pozza di sangue.

-Dopo la morte di sua madre era diventata pazza… e io non ho fatto molto per aiutarla. Era solo una bambina con tanti sogni… e per colpa mia si sono infranti- racconta ancora il ricco mafioso, infilandosi la canna in bocca.
Chiudiamo gli occhi al sordo sparo che segue da quel gesto disperato e non versiamo alcuna parola per il suo corpo disteso accanto alla figlia.

-Andiamo. La missione è compiuta- mormoro, raccogliendo Michelangelo tra le braccia.

-Avrai il tuo cuoricino, piccolo…- aggiunge anche Donnie, strofinandosi una lacrima.

Raphael guarda nuovamente la famigliola e il serpente. Tutto è ormai distrutto e le fiamme continueranno a divorare ancora il tutto, fino a quando non saranno domate o perderanno energia.

-Adesso siete felici- pronuncia a bassa voce, a pugni stretti. -Siete liberi di vivere come un tempo-.

Quattro uomini in nero ben presto compaiono nel laboratorio. Sono dei nostri, stando alla stella argentata con uno scettro trasversale sul petto. Il biondo che ci aveva dato istruzioni sull’elicottero fa un passo avanti e si toglie gli occhiali per osservare meglio la carneficina che ci ha visti come buoni protagonisti.

-Michelangelo?- chiede.

-Dev’essere immediatamente sottoposto a cure mediche- è la ferma risposta di Donnie.

Il biondo parla nell’antica lingua del Nexus nella trasmittente nell’orecchio, mentre altri uomini fanno il loro ingresso, aiutandoci a evadere da quel triste mondo umano…

 
….
 

Presente…
 
Ed è proprio qui che concludo il mio racconto, da quando è iniziata tutta questa storia.
Ma prima…
 

Avevamo recuperato il cuore e non eravamo che orgogliosi di guardare il nero grattacielo divorato alla base dalle fiamme che avevamo appiccato con le nostre tute spettacolari. Tutto ci sembrava differente e un po’ estraneo, perfino vedere Michelangelo essere disteso su una barella e aiutato a respirare in modo che non ci rimettesse le penne fino all’arrivo all’ospedale, che avvenne in poco più che un’ora più cinque minuti di viaggio nello spazio-tempo.

Una volta lì, con il vento violento delle pale dell’elicottero che perdevano sempre più potenza nell’atterraggio, il sensei, April, Casey e perfino Usagi ci accolsero del tutto orgogliosi.

Come non lo erano mai stati.

Soprattutto io, il più muscolo della famiglia, non ero riuscito a frenare delle lacrime improvvise sul mio volto annerito dalla fuliggine di quel laboratorio maledetto.

-E’ finita…- avevo pronunciato nel petto del maestro. -Abbiamo il cuore. Mi… Mikey può operarsi…-.

Il sensei aveva semplicemente annuito, raggiante ma la preoccupazione era scolpita sul suo volto nel vedere il piccolo Mikey condotto verso il Padiglione Medico.

Adesso non si sarebbe potuto tornare mai più indietro.

O la va o la spacca, come soleva dire spesso Donnie, nella verifica del corretto funzionamento dei suoi nuovi esperimenti. E in quel momento frastornato, io speravo con tutte le mie forze che Hamato Michelangelo, il giovane e brillante leader di tutti i tempi, avrebbe vinto questa solitaria battaglia.

La morte non lo avrebbe strappato da noi.

Né quest’oggi né mai.

-Non ci posso ancora credere, sapete?- espirò Leonardo, appoggiato a Usagi. -Ce l’abbiamo fatta-.

-Sì e questo non è da poco!- confermò Donatello.

Mi voltai verso il tramonto alle mie spalle. Probabilmente sulla Terra sarebbe stata ancora notte fonda, ma non qui, dove vi era un fuso orario differente.

-A proposito- intervenne Usagi. -Abbiamo raccolto informazioni sulla banda che ha sabotato il nostro speciale trasporto per il cuore. Si è trattato di una banda italo-americana associata a un districato gruppo di alto pericolo, comandato dall’ex leader Hun-.

-Comunque appartenevano ai Purple Dragon- evidenziai, non smettendo di fissare le soffici nubi sfumate dall’oro del sole prossimo al sonno.

-E sai una cosa, Leo? Penso tu avessi proprio ragione quando hai detto che sicuramente dietro a tutta questa storia ci sarebbe stato un nemico di nostra conoscenza!- ridacchiò Donnie. -Altro che sesto senso!-.

Leo sorrise bonariamente e mi poggiò la mano sulla spalla, puntando il muso alle minute stelle che cominciavano a brillare nella volta più scura del cielo. Sì, era davvero finita.

-E’ bello, non trovi?-.

-Sì. E così sarà d’ora in poi la vita di Mikey. Bella- risposi con un sorriso.

Leonardo mi abbracciò, facendo cenno di unirsi anche a Donnie, che non si rifiutò. Sotto lo sguardo felice di April e Casey, la nostra battaglia era finalmente finita…



Angolo del Furia Buia

Salve, ragazzi! Oggi ho scritto l'ultimo capitolo di questa storia ma sebbene avrete notato, non ho inserito il "The End" perché manca ancora l'Epilogo. Che dire, è stato proprio un bel viaggio da quando ho cominciato quest'idea per un'amica a me cara che ci segue tutti qui ma che non vuole iscriversi perché non adatta al campo della scrittura (secondo lei!). E mi dispiace averla conclusa, ma è giusto così perché una storia incompiuta non è bella. Voglio ringraziare di cuore tutti coloro che mi hanno seguita, dalla mia carissima Onee-San LaraPink777 che non ha saltato un solo capitolo e mi ha da sempre emozionata con le sue fantastiche recensioni.
HellenBach è stata ed è tutt'ora una simpatica e importante lettrice che ha saputo sempre spronarmi con le sue doti poetiche.
AyumiEdogawa che spicca moltissimo quando mi lascia le recensioni!
CartoonKeeper8 che davvero lascia il segno quando entra nel mondo recensioni.
Gru che davvero stuzzica sempre le idee! E un profondo grazie ai miei lettori/recensori che seguono le mie altre avventure!

Grazie a tutti! E... non credo vi libererete di me. Ho tante idee in serbo (quindi preparatevi turtles!) e storie da finire.
Un abbraccio infinito come l'arcobaleno!


 

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Capitolo 31
*** Epilogo ***


Tre mesi sono volati dall’intervento, quasi incredibilmente poi.
Michelangelo ha battuto le grinfie della morte con le sue uniche forze e adesso del dolore che ha da sempre scolpito il suo volto fin dalla tenera età di un anno è scomparso. Nel suo lettino d’ospedale della sua stanza frequentata da molti dottori che hanno imparato a volergli davvero bene, abbiamo tutti notato un miglioramento veramente spettacolare.
Però, è ancora lungo il suo percorso per una vita quasi normale…

-Buongiorno, Michelangelo!- saluta Usagi, festosamente.

Il mio fratellino che stava sistemando alcune cose nel suo zainetto arancione ricambia con un cenno del capo, con un radioso sorriso.

-Oggi ti dimettono- continua, osservando la cicatrice sul suo petto.

-Sì. Finalmente- concorda Mikey, guardando il sole battere sulla finestra. -Sa? Fa uno strano effetto sapere di aver ricevuto un nuovo organo. Mi sento… leggermente diverso. Ma felice, almeno-.

Usagi preferisce non rispondere e lo lascia nelle amorevoli mani di noi cinque, rimasti a parlare di possibili complicanze post-trapianto con alcuni dottori.

-Io vado, adesso- dice, lasciando la stanza.

Donatello ne approfitta per abbracciarlo dolcemente e piantargli un bacio sulla fronte. Mikey abbassa, però, gli occhi, sedendosi sul lettino con un sorriso forzato.

-Apriti con noi, figliolo-.

-Beh… ecco…- inizia mogio. -Sono stato operato. Ho un nuovo cuore ma… ho paura. E se dovesse accadermi qualcosa? Non so, magari una crisi di rigetto? Tanta fatica non varrebbe a nulla!-.

-Non devi essere tanto pessimista, Mikey. Hai paura, è normale ma devi provare ad affrontare questa tua nuova vita nel migliore dei modi e con questo intendo con tutte le massime precauzioni- rincuora Leonardo, poggiando una mano sulla spalla.

Mikey inspira ed espira semplicemente, diteggiando la cicatrice al centro del petto. Forse non è del tutto convinto, ma c’è un luccichio di competizione nel suo sguardo. Leo gli ha acceso il gusto di una sfida con la morte…


….


Più che le fogne, abbiamo preferito semplicemente tornare alla fattoria di April. Le fogne hanno bisogno ancora di manutenzione dall’ultimo attacco dei Kraang e inoltre con batteri, puzze e infezioni varie, Mikey non si gioverebbe affatto. Meglio aria fresca e tramonti spettacolari!

Sono io ad avere le chiavi di casa e di conseguenza ad aprire. Il buio ci accoglie ma il tramonto di giugno alle nostre spalle illumina parte dell’ingresso, salendo su per una manciata di gradini. Possibile che non ci sia nessuno?

-Ero convinto che April e Casey fossero già qui- mormora Donnie, cercando di accendere la luce. -E guarda caso perfino l’interruttore ci si messe. Diamine! Come si fa senza luce, adesso?!-.

-Cerchiamo di vedere il lato positivo, Don- appiana Leonardo, circospetto.

Michelangelo ridacchia semplicemente, strofinandosi nella sua giacca bianca a quadroni sottili cobalto. Ha freddo ma questo è più che normale. Il suo corpo deve ancora abituarsi a tutto. Così come il tenere per circa sei mesi una mascherina sul viso per non contrarre infezioni varie. In questo trapianto, anche il suo sistema immunitario si è modificato.

Il sensei richiude la porta di casa, muovendo leggermente le orecchie, alla ricerca di movimenti sinistri.

-Beh, io ho fame- mormoro, stiracchiando le braccia. -E voi?-.

I miei fratelli annuiscono e scegliamo subito la cucina come nostra prima meta. Don riprova con l’interruttore della luce, ma…

-SORPRESA!-.

Luci colorate si accendono, irradiando colori vivaci in tutta la cucina affollata da April, Casey, Leatheread e perfino il Daimyo con Usagi! E c’è anche Miwa.

Il sensei le stringe le braccia intorno al corpo, baciandole la testa con dolcezza.

-Mi ci è voluto un po’, ma alla fine sono tornata, padre…- sussurra, facendo un occhiolino a Leo che arrossisce come un peperone. -Non vi dispiacerà avere una sorella, spero. Vero… Leo?-.

Il caro Fearless gli va la saliva di traverso e comincia a tossire con impeto crescente, sotto le nostre risate.

-C… certo che no!- ansima in risposta.

-Leo, ma che fai? Mi soffochi proprio ora?- schernisco.

Lui mi fa un’occhiataccia.

Ci sono così tante leccornie sul tavolo spostato verso i mobili per aver maggior spazio. Palloncini, regali in quantità spiccano sul davanzale della finestrella sopra il lavandino e accanto al frigo grigio.

-Ragazzi…- espira Leo, sbattendo incredulo gli occhi.

April abbraccia Michelangelo, imitata da tutti gli altri e Leatheread se lo mette addirittura seduto sulla possente spalla, tanto magro e leggero è.

-Questo è magnifico!- esclama Mikey, raggiante.

-Un ritorno a casa non è tale senza una festa a sorpresa, no?- ironizza April, guardando amorevolmente Donnie che arrossisce vistosamente.

-Questa è stata un’idea di Leatheread, comunque- aggiunge Casey, consegnando un pacchetto dorato al piccolo fratellino eccitato. -Su, coraggio! Divertiamoci!-.

La festa a sorpresa è un vero successo. La gioia di essere tutti insieme dopo un periodo battagliero vibra in pura adrenalina. Però, la felicità più grande è vedere il nostro piccolo fratellino ridere e scherzare, al centro dell’attenzione e davanti alla bianca torta con frutti.

E pensare che ha sempre sofferto…

Improvvisamente, però, Mikey spegne il sorriso in un’espressione triste a tal punto di affondare il viso nelle mani e singhiozzare con impeto crescente. Appoggio il piatto con le mie patatine sul top e lo stringo a me, come sempre ho fatto nell’infanzia. Come quell’eroe in rosso che ho sempre rappresentato per lui.

-Mikey, che succede?- chiedo, anche se credo di saperlo.

-Io non ero sicuro di continuare a vivere… volevo semplicemente restare con voi il più a lungo possibile e ora che è così non mi sembra vero…- grida con voce ovattata, tra un singhiozzo e l’altro.

Mi siedo su una sedia che tiro a me con il piede e sollevo il mio fratellino in grembo, come un bimbo piccolo, accarezzandogli la nuca e il guscio fino a quando non lo calmo un po’. C’è una differenza tra la morbidezza della nuca e l’abrasività degli scuti.

-Va tutto bene. Non credo che possiamo immaginare tutte le tue paure, ma possiamo raccontarti le nostre-.

-Sì. Sapere che il mio unico fratellino non sarebbe stato più al mio fianco mi uccideva tutte le volte che lo pensavo. Non riuscivo ad essere ottimista sapendo quanto basse erano le tue probabilità di sopravvivenza e tutto mi era così estraneo perché, io che sono il genio del gruppo, non ero all’altezza di fare qualcosa. Una qualsiasi pur di non vederti lontano da noi e da me per sempre…- racconta Donnie, con voce tremolante.

-Tutt’ora non riuscirò mai a perdonarmi cosa ho osato dirti nella mia controparte oscura. Mikey, non ho pensato neanche per un momento di farti del male, ma come Dark!Leo e attraverso quella capsula del Kraang Prime non potevo oppormi. Non nascondo di aver provato una rabbia incontrollata nel vederti leader e avrei voluto uccidermi quando ti ho gettato oltre l’edificio. Però è accaduto e fa molto male… però, io so che, nonostante tutto, tu non mi odi e non c’è nulla di più bello che il tuo affetto. Da quando ti sei unito a noi, nessuno ha potuto fare più a meno di te. Hai vitalizzato la nostra vita e non averti più al nostro fianco mi barricava nell’oscurità…- rivela anche Leonardo, deglutendo le lacrime.

Ora tocca a me. Lo alzò un po’ dalla mia spalla, facendolo sedere meglio sulle mie cosce e gli cancello le lacrime dal suo faccino, sorridendogli amorevolmente.

-Abbiamo sempre condiviso un legame così forte che ho temuto si spezzasse nel momento in cui ti ho visto sparire dietro la sala operatoria. Mikey, tu sei speciale e se non te lo dico spesso è semplicemente perché non è da me. Sai quanto siano difficili per me le parole. Non sono un tipo esplicito. Non sono come te. Ecco perché sei l’altra faccia della medaglia di ognuno di noi. Ci completi, questo è quanto. E il nostro obiettivo è crescerti nel migliore dei modi. Sei ancora giovane e ci sono tante cose che dovrai imparare. Con questo non intendo che dovrai crescere subito o maturare in fretta. Non saresti più tu, l’eterno bambino felice. Vogliamo che tu rimanga te stesso per sempre. Nel bene o nel male, noi non ti lasceremo mai. Io ti voglio molto bene, fratello. E’ vero, sei stato adottato ma non riesco proprio ad immaginarmi una vita senza di te. Quindi… la mia paura più grande è stata pensare di non averti più accanto-.

-Spesso il sensei ci parlava di te come un figlio. Non sei solo il nostro fratellino, Mikey. Abbiamo il compito di crescerti, come dettoti già da Raph. Era un discorso che non avevamo mai compreso fino al momento in cui tu sei stato trapiantato. O meglio, nella corsa per riprenderci il cuore- aggiunge ancora Donnie.

-Sei un figlio anche per ognuno di noi- ripete Leo, ridacchiando. -Io ho il compito di educarti al meglio e di insegnarti come fronteggiare al meglio la vita-.

-In quanto mio piccolino, ti insegno tutto ciò che c’è da sapere su ogni cosa. Secondo te, chi ti ha insegnato a leggere o a scrivere?- aggiunge Donnie.

Mikey sorride semplicemente, indicandolo e guarda me.

-Sono il padre che ti insegnerà a tirar fuori le unghie al momento giusto. A lottare per qualcuno che ami. A proteggere te stesso principalmente e il tuo prossimo-.

-Ho tanti papà…- sussurra Mikey, tendendo le braccia al maestro Splinter.

-Il mio bambino prezioso…-…

….


Non avevo mai pensato di scrivere un diario. Però ha davvero aiutato. Ho riacceso il calore dell’amore della mia famiglia pagina dopo pagina. Mi sono allontanato da questa realtà infame che ci ha costretti a lottare nel sangue e nella morte.
Stento a credere che vent’anni prima tutto andava per il verso giusto…


Karai ha dato il via a un nuovo ordine mondiale terribile e ogni cosa è cambiata.

L’unica cosa che conservo è il mio diario. La mia giovinezza.

Ed è buffo leggere con il sottofondo di bombe in lontananza e la pioggia in questo piccolo spazio erboso dove al centro di questa colonna erbosa giace la bara di Mikey. Alla fine è volato in cielo al compimento del suo diciottesimo compleanno.

Ha avuto una crisi di rigetto fatale che lo ha stroncato. E’ stato qualcosa di terribile. Tutto andava per il verso giusto quando il suo sorriso si è trasformato in un’espressione di dolore. Alcun dottore si è saputo spiegare come mai, a distanza di quattro anni, sia potuto accadere ciò.

E da allora il nucleo della nostra famiglia ne ha risentito. Abbiamo iniziato a combattere tra noi.

Donnie se ne è andato misteriosamente una notte. Era stanco di vedere me e Leo lottare tutti i giorni nello strazio bruciante di aver perso il nostro figlioletto.

Karai ha rinnegato il suo passato. Una notte è entrata nella camera del maestro Splinter e l’ha pugnalato alle spalle, diventando il nuovo Shredder. Ricostruito l’impero del Foot Clan, la sua sete di potere è cresciuta a dismisura tanto da stringere alleanza con un pazzo agente del governo, con manie di distruggere mutanti ed alieni.

John Bishop. Nome in codice: Agente Bishop.

Ci ha dati la caccia innumerevoli volte. E’ riuscito ad accecare Leo una notte, con una granata.

Ha reciso l’occhio sinistro dal mio viso nel tentativo di non storpiare la memoria di Michelangelo, quando era riuscito a raggiungere il sacro luogo di culto dove l’avevamo sepolto.


Ora non mi rimane nulla. Casey è stato ucciso. April è diventata la leader della Ribellione contro il male e io non so più cosa fare. Sto letteralmente impazzendo. Il mio diario è l’unica cosa che mi permette di vivere.
Non per molto, però. Un giorno ci siamo e il giorno dopo non più.

Questo nostro futuro… è un incubo…

SAINW. Come l’anno definito i nostri.

Solo quest’oggi scrivo l’ultima pagina di questo mio diario. Le bombe che minacciano di cadere sulla baracca che mi sono scelto come casa, accanto al bosco dove Mikey riposa in pace mi stanno affrettando. Chissà.
Forse non ho più molto tempo per farlo.

-Io, Hamato Raphael, pongo fine…-.

Improvvisamente alle mie spalle la porta si sfonda con un sordo rumore di metallo. Balzo in piedi, ruggendo e sguainando i miei Sai.

Ma il mio cuore si ferma. I miei pugnali cadono in terra con un tintinnio riverberante. Il mio unico occhio non mi sta ingannando a ciò che vedo.

Non può essere davvero lui. No. Abbiamo creduto nella sua morte sei anni fa.

Una maschera viola ricopre tutto il suo cranio, le cui code scivolano dolcemente sul logoro camice da scienziato più beige che bianco. Una cintura di bombe nera è alla sua vita, più una fascia con munizioni che scivola dalla sua spalla destra al fianco sinistro.

Indossa un guanto privo di dita nero alla mano destra e sulla sinistra vi sono ancora le vecchie protezioni che usavamo in gioventù. Esattamente come i castani pad alle ginocchia. Ha perfino il Bo sulla schiena. E sandali ai piedi. Mi chiedo come avrà trovato una misura per i suoi piedoni, poi.

I suoi occhi bordeaux spiccano dietro un paio di occhiali tondi sul naso che ancora gli donano l’aspetto da genio leggermente invecchiato.

-Raph…-.

Apro la bocca, incapace ugualmente di dire qualcosa. Una qualunque.

-D… Donnie…- pronuncio.

Mio fratello mi si fionda in un abbraccio, stringendosi così violentemente da farmi cadere sul misero lettino di ferro sotto la finestrella della piccola baracca, dove solo una scrivania capeggia e nient’altro.

-Raph, sono tornato…-.

-Donnie… m… ma…-.

-Non c’è tempo per spiegare. C’è un mondo da salvare- taglia corto, prendendomi il viso nelle mani. -Dio, quante cicatrici. E cosa è accaduto al tuo occhio? Non posso quasi credere che tu sia diventato questa muscolosa tartaruga che da sola fa tremare. La notizia del più forte cecchino è giunta anche a Cape Horn, lo sai?-.

-Sei stato lì, allora?-.

Donnie ammorbidisce l’espressione e mi prende per mano. -E’ ora di fermare tutto questo. SAINW non sarà il nostro prossimo futuro. Karai dovrà essere fermata-.

Alzo lo sguardo al cielo temporalesco. Donnie ha ragione. Basta con tutto questo. E’ durato anche troppo.

-Sei con me?-.

-Se lo sono? Considerami arruolato- sogghigno, infilandomi lo stuzzicadenti al lato della bocca.


Un nuovo obiettivo ci aspetta. E io sono pronto.

E’ tempo di cambiare.


The End



Angolo dell'Autrice

Buongiorno e buona domenica, ragazzi! Come va? Spero bene!
Avevo in mente diversi Epiloghi per questa storia, ma visto che voglio unirla con una che ho sempre avuto in mente di scrivere, ho cambiato tutto e l'ho portata sul gere Tragedy! Faccio contenta la mia dolce HellenBach che mi ha suggerito quest'idea nella sua ultima recensione.
In questo momento non mi sento molto infelice di concludere la storia, come avevo detto nel capitolo precedente perché c'è il Sequel, di cui vi svelo il nome.

Teenage Mutant Ninja Turtles: Dimension M.

Capirete ogni cosa in questo sequel. Non vi prometto di postarlo subito, ma contateci, dudes!

Prima di andare, voglio fare un ringraziamento speciale da parte di Katia e da parte mia a:
-LaraPink777: sei sempre una fonte ricca di sapere che ipnotizza chiunque legga ogni tua creazione e recensione! Ti ringrazio moltissimo per il tuo sostegno!

-Ayumi Edogawa: le tue recensioni mi strappano un sorriso sempre e comunque. Fa piacere averti nell'angolo delle recensioni sempre e comunque! E in più mi fa piacere che apprezzi Mikey quanto me!

-HellenBach: cara poetessa, è stata la tua ultima recensione a darmi l'imput giusto per un Sequel, cosa che raramente ho fatto ed è quindi una prima seria volta in cui mi cimento. Ho deciso di non finire la storia nelle classiche volte in cui spiccano i lieti fine perché ho parecchio incasinato le battaglie, rendendo difficile la vita degli eroi in mezzo guscio!

-Gru: è un piacere ritrovarti spesso nelle recensioni. Scaldano il cuore le tue parole e sono un trofeo per chiunque si cimenti a scrivere! Quindi grazie infinite!

-CartoonKeeper8: senza di te, è un po' vuoto comunque. Quindi un grazie è d'obbligo per averti più volte ritrovata nelle recensioni. Il tuo tocco di parole è utile per comprendere fino a quando si può andare con la propria fantasia e la conoscenza approfondita dei temi sui quali si incentrano i racconti. Un abbraccio!

Per ora è finita. Ma non disperate. Non me ne vado di certo e vi terrò alti anche per Natale. Sangue, Battaglie e Disperazione vi aspettano. A prestissimo!

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