The end of whirlpool

di Xandalphon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'occhio di un assassino ***
Capitolo 2: *** Tsunamikage ***
Capitolo 3: *** Il vortice, questo sconosciuto ***
Capitolo 4: *** The Be(a)st team - I ***
Capitolo 5: *** The Be(a)st team - II ***
Capitolo 6: *** First Contact ***
Capitolo 7: *** Hotel a cinque stelle ***
Capitolo 8: *** La grande biblioteca ***
Capitolo 9: *** Vuotare il sacco ***
Capitolo 10: *** Un'innocua partitina ***
Capitolo 11: *** La voce del padrone ***
Capitolo 12: *** Let's dance! ***
Capitolo 13: *** Fantasma del passato ***
Capitolo 14: *** Konoha vs Uzushi ***
Capitolo 15: *** Riattaccare i cocci ***
Capitolo 16: *** La nascita di un demone ***
Capitolo 17: *** L'eroe del ponte ***
Capitolo 18: *** The goddess' coming ***
Capitolo 19: *** Questione di morsi ***
Capitolo 20: *** The goddess comeback ***
Capitolo 21: *** Un problema di coerenza ***
Capitolo 22: *** Keep calm and stay alive... If you can ***
Capitolo 23: *** Occhi aperti ***
Capitolo 24: *** Verità nascoste ***
Capitolo 25: *** Ricordi ***
Capitolo 26: *** Confessione ***
Capitolo 27: *** Niente è più come prima ***
Capitolo 28: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 29: *** Ballo di Gala ***
Capitolo 30: *** Ricordi ***
Capitolo 31: *** Sintonia ***
Capitolo 32: *** Annunci ***
Capitolo 33: *** Giochi di potere ***
Capitolo 34: *** Diplomazia a cena ***
Capitolo 35: *** The kage's cage ***
Capitolo 36: *** Una riunione di Sharingan ***
Capitolo 37: *** Double Trouble ***
Capitolo 38: *** Le crepe della maschera ***
Capitolo 39: *** Il tempo di un breve sogno ***
Capitolo 40: *** Gatto e Topo ***
Capitolo 41: *** Questioni di famiglia ***
Capitolo 42: *** Nelle fauci dei demoni ***
Capitolo 43: *** Il consiglio ***
Capitolo 44: *** Il piano di Danzo ***
Capitolo 45: *** La condanna ***
Capitolo 46: *** Un amico è per sempre? ***
Capitolo 47: *** Non tutto il male vien per nuocere? ***
Capitolo 48: *** Nuove Alleanze... Forse ***
Capitolo 49: *** Tutti insieme appassionatamente ***
Capitolo 50: *** Il buon giorno si vede dal mattino ***
Capitolo 51: *** Il paese delle risaie ***
Capitolo 52: *** Memorie d'infanzia ***
Capitolo 53: *** Caduti dalle nuvole ***
Capitolo 54: *** Quando i Kami si vogliono divertire ***
Capitolo 55: *** Relazioni diplomatiche ***
Capitolo 56: *** Gente che va, gente che viene ***
Capitolo 57: *** Il mondo si muove ***



Capitolo 1
*** L'occhio di un assassino ***


1) L'occhio di un assassino

 

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***Kakashi***

Correvo a perdifiato, la strada era così lunga.. mi sembrava di correre da sempre.
Mi sentivo il corpo pesante, i muscoli mi bruciavano dallo sforzo e non desideravo altro che accoccolarmi a terra e addormentarti.
“Ormai sono vicini” dissi in un ansimo.
Li potevo sentire.. i loro respiri che si condensavano nell'aria nebbiosa della zona tra il bosco e la palude, i loro passi sul terreno, le tracce olfattive.. mi sembrava di percepirli quasi sulla mia stessa pelle.
“Nasconditi” dissi alla ragazza con me.
“Kakashi è inutile.. lo sai!” rispose lei senza quasi curarsi di abbassare la voce.
Guardai la ragazza castana vicino a me. Aveva dei bei occhi nocciola, due strisce viola dipinte sulle guance.
“No! Faremo qualcosa, ma nel frattempo dobbiamo andarcene.. corri a Konoha, ti copro io!” m'ostinai.
“Se vado a Konoha.. succederà il peggio! Kakashi uccidimi!” l'ultima parola riecheggiò nelle mie orecchie come un'eco.
“No! L'ho promesso..” dissi debolmente, quasi implorante.
“Devi farlo!” s'intestardì lei.
“No.. non chiedermelo.. Noi.. Io.. troverò una soluzione. Resta lì” le dissi infine, scattando via dall'interstizio tra due rocce dove ci eravamo fermati il tempo necessario per prendere un paio di respiri.
Mi sembrò una fuga. E lo era. Una fuga da quella sua richiesta, una fuga da quello che la mia mente di shinobi allenato mi diceva che era il mio dovere. Proteggere il villaggio, ad ogni costo.
Due ninja avversari mi arrivarono addosso: allontanai il primo con un calcio, mentre portavo alla luce l'occhio con lo Sharingan, poi uccisi il secondo con un kunai.
Mi liberai le mani lanciando l'arma verso un nemico che si stava avvicinando, composi rapidamente i sigilli con le mani, richiamando il chakra.
“Taglio del fulmine”.
Scattai verso il ninja più vicino, contraendo i muscoli al massimo, per darmi lo slancio necessario, sentendo l'adrenalina dovuta alla battaglia corrermi nel sangue.
Volevo annullare tutti i pensieri dalla mia mente...Lasciarmi andare alla semplice foga, alla smania di sangue...Cancellare ogni sensazione della mente per non pensare al resto.
Ormai ero troppo vicino al nemico, non sarebbe riuscito a schivarmi...Ma anche io ero troppo slanciato in quella direzione.

Anche volendo non sarei riuscito a scostarmi per tempo.
E poi davanti a me comparve lei.

Rin.
“No!” fu l'unico pensiero che mi attraversò, prima che la raggiungessi, il mio corpo sospeso ancora nella sua traiettoria.
Un colpo netto, alla cassa toracica, un'improvvisa sensazione di calore sulla mano, lungo il polso.. il sangue caldo che m'inzuppava il guanto protettivo, gli occhi nocciola di lei che si spalancavano.
Sgranai gli occhi, incredulo, allibito.
“Ka..ka..shi” sillabò lei. Le pallide labbra rosee che ora s'inzaccherarono di sangue con un colpo di tosse.
“No!” Cosa aveva fatto? Cosa avevo fatto? Perché? Perché proprio lei?
“Rin!” la chiamai, incapace di muovere un solo muscolo. La mia mano destra affondava nel suo corpo senza pietà, la punta delle dita era fuoriuscita dalla sua schiena.
“Kakashi..” ansimò di nuovo lei, la pelle diventava bianca, facendo risaltare le due strisce viola sulle guance.
Il mondo intorno divenne improvvisamente nero.

Rin, prima agonizzante, assunse un cipiglio diverso, crudele. Una sua mano si chiuse sul mio polso.
“Kakashi..” questa volta il suo tono era duro.. accusatorio. I suoi occhi mi fissavano, pieni di risentimento, di muta rabbia. 'Tu mi hai ucciso' mi dicevano i suoi occhi.
“Non volevo..”, cercai di dire, ma le mie labbra rimasero sigillate, tenute incollate da una forza misteriosa. Mi accorsi di stare soffocando, di non riuscire più a respirare.

“Ahh!!” presi un grosso respiro, alzandomi a sedere di scatto, mentre un cuscino rotolava oltre il bordo del futon.
Sudori freddi mi ricoprivano la pelle, ghiacciandola. Tremavo.
Era solo un sogno. Solo un sogno. Solamente un maledetto sogno... e una dannata verità.
Mi fissai la mano destra. Tremava, così come tutta il mio corpo, sussultava, scosso dai profondi brividi che lo attraversavano.
Mi costrinsi a calmarmi, passandomi una mano sul volto, concentrandomi sul respiro sino a farlo tornare regolare.
Chiusi infine l'occhio sinistro, alzandomi.
Barcollai sino al bagno, ancora scosso, le vivide immagini ancora stampate nella mente, l'inquietante sensazione del calore vischioso del sangue sulla pelle.
Sfilai la maglia zuppa di sudore per buttarla nel cesto del bucato, e buttarmi sotto l'acqua corrente della doccia, cercando di azzerare i pensieri.
Erano quattro giorni che non lo sognavo più..E io che m'ero illuso di aver trovato un po' di pace..
Erano passati esattamente sessantatré giorni dalla morte di Rin. Erano due mesi che mi svegliavo sudato e ansante, mentre gli occhi nocciola della ragazza mi perforavano l'anima, accusandomi d'essere il suo assassino. Ogni mattina così, dopo ogni santa, stramaledettissima notte.
Durante il giorno, cercavo di accantonare le emozioni e mi dicevo: pensa lucidamente. È lei ad essersi buttata davanti a te.. tu non volevi farlo. Lei voleva morire, voleva proteggere il villaggio..
Ma i sensi di colpa non erano d'accordo con la mia mente razionale. Era colpa mia. Avrei dovuto proteggerla meglio. Avrei dovuto fare in modo che non la catturassero. L'avevo promesso. Obito...Era già qualcosa se non sognavo anche il suo, di sguardo crudele...Ma non cambiava il fatto che mi sentissi dannatamente in colpa anche nei suoi confronti.
Scossi la testa, facendo volare gocce d'acqua tutt'intorno.
Farmi prendere dai sensi di colpa non avrebbe portato da nessuna parte. Non avrei risolto nulla...E poi, ormai, cosa potevo fare?
Chiudendo a forza viva la mente, per isolarla dai pensieri, mi mossi meccanicamente.
Uscii dalla doccia, chiusi i rubinetti, mi strofinai nell'asciugamano prima di prendere i vestiti e infilarmici dentro.
Raccolsi il giubbotto verde protettivo, che portava ricamato tra le spalle una foglia verde più chiaro. Il giubbotto di Konoha. Mi fasciai le caviglie, fissai il porta shuriken alla gamba, ed eccomi. Pronto a partire per questa nuova giornata.
L'Hokage mi aveva dato appuntamento per questa mattina, doveva assegnarmi non so quale compito.
Passando davanti allo specchio, mi curai di guardare da tutt'altra parte. Non riuscivo a guardarmi senza vedere gli occhi di un assassino.
Uscii di casa, tirando un sospiro.
Pochi secondi dopo...Eccomi giunto a destinazione.
“Ciao Obito” salutai la grigia e fredda lapide.
Restai un lungo momento a contemplarla. Non riuscivo a trovare parole da dire.
“Mi spiace non poter restare a lungo, ma Sandaime mi aspetta e devo proprio sbrigarmi.. non posso far arrabbiare l'Hokage no? Passerò a trovarti al più presto ora vado a salutare anche... - deglutii - Rin” il nome m'uscì come un sussurro bisbigliato al vento. Fievole, debole.
Dunque mi spostai sino al cimitero, dove sistemai un paio di margherite di prato, colte lungo la strada nella piccola coppa per i fiori vicino alla lapide.
“Ciao Rin..” un violento rimescolio d'emozioni mi colmò il petto. Colpa, dolore.. “Questa mattina il Sandaime mi ha chiamato, credo che voglia assegnarmi una missione. Chissà che non mi ritrovi di nuovo in gruppo con quello sbandato di Genma...So che a te stava simpatico.. In effetti non è poi così male, una volta che hai capito qual'è l'interruttore per farlo stare zitto per più di sessanta secondi..”

Non sapendo che dire tiro fuori parole a vanvera. Ma lo considero un progresso, dato che all'inizio non riuscivo neppure a spiaccicare una parola, mentre venivo semplicemente sopraffatto dalle emozioni.
Ma d'altra parte è presto, ha finito da poco di albeggiare, e salvo gli shinobi, si stanno tutti svegliando solo ora. Il cimitero è vuoto, mentre i primi raggi di sole iniziano a sfiorare dolcemente le lastre di pietra che contrassegnano le tombe, luccicando sui nomi incisi nelle placche di metallo.
“Ora vado.. tornerò appena ho tempo”
Sospirando, m'avviai verso la torre dell'Hokage.

“Kakashi.. sei in ritardo” constata con voce pacata Hiruzen.
“Chiedo perdono Hokage-sama. Temo che la mia sveglia si sia rotta” rispondo piatto.
Stavo imparando a mascherare ogni mia emozione dietro una facciata di apatia. Anche se in effetti non era solo un lato di facciata. Le emozioni sono dolore, sono tristezza, rammarico, amarezza.
Meglio essere una fredda macchina spietata che lasciarsi sopraffare da tutto ciò e soffrire. E poi per cosa? Il mondo non è giusto. Non lo è mai stato e mai lo sarà. Non meritava la fatica di darsi pena per cambiarlo. Io sono un ninja. Un arma in mano a coloro che mi comandano. Io obbedisco agli ordini. E tanto basta.
Lo sguardo scuro dell'uomo che aveva ormai passato da tempo la mezz'età, si fissa nel mio unico occhio visibile, scrutandolo a fondo.
Mi sento come messo sotto una lente d'ingrandimento. Sotto inquisizione. Tuttavia rimango fermo e impassibile.
“Mi ha mandato a chiamare..?” dico quindi per incentivarlo a parlare. La giornata non era iniziata nel migliore dei modi, e non avevo davvero voglia di stare lì ad ascoltare le vuote parole di conforto dell'Hokage.
“Si, volevo assegnarti una missione” riprende a parlare dopo un breve sospiro, come rassegnato.
“Di cosa si tratta?” chiedo.
“L'altro giorno mi è giunto un messaggero dalla Tsunamikage. Sembra che abbiano subito un furto...”
“Il villaggio del vortice?” chiesi.
La Tsunamikage era una donna di nome Akiko. Il titolo di Tsunamikage corrispondeva a quello di Hokage al villaggio della foglia, ed era il capo del villaggio del vortice, che si trovava nella zona nord-est del paese del fuoco.
Lui annuì.
“Non sono riusciti a prendere il colpevole?” domandai incuriosito. Cosa potevano centrare le faccende del vortice con il villaggio della foglia?
“No, e i ladri in questione hanno rubato documenti riservati e un paio di rotoli con tecniche segrete del clan Uzumaki. Tecniche di sigillo” disse Hiruzen girando intorno alla scrivania, sino a raggiungere la sedia, accomodarsi e fissarmi.
“La biblioteca era ben protetta, e nessun sistema d'allarme è stato forzato. Sospettano che si sia infiltrata una spia.. Una spia di Konoha: data la nostra alleanza siamo gli unici a poterci avvicinare tanto a loro.. Ovviamente la Tsunamikage non mi sta accusando direttamente, ma la sua insinuazione era abbastanza palese.
Purtroppo per noi non è una donna molto paziente. Vuole un traditore da appendere ad una forca, e lo vuole alla svelta.”
Rimase in silenzio per un lungo momento, lasciandomi il tempo di assorbire le sue parole.
“Inoltre...Il furto è avvenuto circa tre mesi fa e...E neppure un mese dopo..” disse lasciando la frase in sospeso.
“Rin..” soffiai, sentendomi impallidire.
Il vecchio annuì. “Sapevo avresti visto il collegamento. Trovo piuttosto...fortuito che una potente tecnica di confinamento e sigillo venga sottratta ad uno dei clan maggiormente specializzati in sigilli, e neppure un mese dopo una nostra Chunin venga rapita e diventi un Jinchuriki improvvisato con l'intento di distruggerci dall'interno.”
“Quindi potrebbe essere imputabile alla nebbia?”
Lui strinse le spalle: “Di sicuro non ce lo verrebbero a dire a noi, eravamo in guerra...E chiederglielo adesso non avrebbe alcun senso. Abbiamo siglato un accordo di pace solo due settimane fa.. è tutto ancora molto fragile.”
Giunse le mani sulla scrivania.
“Non possiamo rischiare che la nostra alleanza venga minata da tensioni interne. Il vortice è un nostro alleato da quando è sorto, e tale deve rimanere. Il loro aiuto ci è assai prezioso. Certo, abbiamo Kushina dalla nostra, e ti consiglierei di parlare con lei prima di partire...Se accetti la missione”
“Partire? Per dove?”
“Come dicevo.. questa situazione è troppo fortuita e l'unica cosa che mi è venuta in mente.. è che deve o devono esserci delle spie. Una o più. Ho inviato un messaggio ad Akiko-sama, dicendo che avrei mandato una squadra ad investigare. Non credo che la prenda troppo bene, ma non ci negherà l'accesso.
Voglio che tu e la tua squadra andiate ad indagare. Voglio che scoviate cosa c'è dietro a questa storia e tutti i traditori o eventuali infiltrati. Sarebbe meglio che riuscissi a catturare almeno una spia viva, ma se ti trovi alle strette uccidile e basta.”
Per un secondo esitai. Avrei preferito evitare di riaprire la questione di Rin. Sarebbe come andare a gettare sale su ferite non ancora chiuse.
Ma d'altra parte.. sono un ninja. Un arma. Nulla di più. Obbedire agli ordini. Tanto basta.
“Avrò campo libero?”
“Entro certi limiti.. Una volta là risponderai alla Tsunamikage. Cerca di non indispettirla troppo, non è una donna paziente...”
Annuii.
“Bene, avvisa la tua squadra: ti do' la facoltà di portarti dietro chi desideri...E, se non fosse sufficiente l'avviso, lo ribadisco: ti consiglierei di chiedere maggiori informazioni a Kushina prima di partire...”
Annuii di nuovo.
“In libertà.”
Scattai fuori dalla finestra, diretto verso la città.

 

 

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Capitolo 2
*** Tsunamikage ***


2)Tsunamikage

 

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“Buono Yamitaka, buono...Cos'hai qui per il tuo padrone eh?, Forza, fa un po' vedere...”

 

L'uomo che aveva parlato estrasse delicatamente dalla zampa del suo amato falco un bigliettino. Aveva il timbro della foglia impresso sul dorso, di colore rosso. Priorità alta.

Se fosse stato poco importante, l'inchiostro sarebbe stato nero. Almeno in teoria.

 

D'altronde però, Zaji sapeva bene com'era Akiko hime...Tutte le lettere ed i messaggi provenienti da Konoha dovevano essere classificate come importanti, anche se in realtà non lo erano, pena un solenne sfogo della Tsunamikage. Una volta il buon vecchio Sarutobi si era dimenticato di questo piccolissimo particolare...Aveva mandato gli auguri di buon compleanno alla matriarca del Vortice apponendo un sigillo nero. D'altronde non era una comunicazione di servizio, aveva probabilmente pensato l'hokage, se intuiva i suoi pensieri correttamente.

 

Il risultato fu un mese in cui tutte le comunicazioni verso l'alleato venivano condite da battutine sarcastiche di un'acidità imbarazzante...Nonostante fosse il suo fedele servitore, si vergognava persino lui della puerile dimostrazione di orgoglio di Akiko Uzumaki, Sandaime Tsunamikage di Uzushi-O, il villaggio nascosto del vortice.

 

Però, aveva la sua parte di ragioni per comportarsi così, nessun ninja del villaggio ne dubitava. Ai loro occhi gli shinobi della foglia era tutti accomunati da un grande peccato: la sistematica sottovalutazione della loro forza. Eh, già, dimenticavano un po' troppo in fretta, quelli di Konoha, che il loro non era “poco più che un villaggio di pescatori” come gli era toccato di sentire...Era la prima dimora del Kyuubi, e se i loro alleati erano il villaggio nascosto più potente del continente, lo dovevano prima di tutto al vortice!

 

Con un sospiro, lesse il contenuto del messaggio, anticipando, per chissà quale presentimento, che non sarebbe stato nulla di buono. E infatti, le parole che vide confermarono i suoi timori:

 

Sandaime Hokage ha preso attenta visione della nota di Sandaime Tsunamikage. Collaboreremo in tutti i modi a noi possibili alla cattura dei traditori. Abbiamo già dato ordine di inviare una squadra di appoggio per le vostre indagini ad Uzushikagure.

Con i saluti più sentiti, Sandaime Hokage Hiruzen Sarutobi.

 

“Ecco appunto - disse tra sé Zaji, con un gemito di frustrazione – Akiko hime non sarà contenta...Vedersi girare per il villaggio dei konohani...Sarutobi, la conosci, che ti è saltato in testa? Lo vedrà come un affronto, poco ma sicuro...”

 

Percorse lentamente le scale che separavano la torre della voliera dall'ufficio della matriarca, cercando di non immaginare le scenate che gli avrebbe fatto.

 

Bussò con fare esitante, ed immediatamente un perentorio avanti! Lo invitò a fare il suo ingresso nello studio.

“Che c'è Zaji? Buone notizie o cattive? Dalla faccia che stai facendo mi sembra di capire che si tratta della seconda opzione...”

 

Senza dire una parola, cercando di rimanere impassibile, l'uomo consegnò il foglio alla donna che era seduta di fronte a lui. La sua figura relativamente esile sembrava scomparire, nella grande poltrona color porpora in cui era sprofondata. Osservandola una volta di più, Zaji si sorprese a pensare che nella sua gioventù doveva essere stata una bella donna. Certo, ora i suoi capelli erano grigi e raccolti sopra la nuca da una quantità abbondante di spilloni, che sembravano formare un'aureola dorata dietro al suo capo. Ma un tempo il loro colore era rosso fuoco. Così come focoso era il suo temperamento nella giovinezza. Era? No, usare il passato era improprio per definire il carattere della sua signora. Gli occhi azzurro cielo che ora lo fissavano intensamente tradivano una volontà d'acciaio che certo non aveva perduto niente del suo antico smalto.

 

Tre...due...uno...Ecco, ci siamo...

 

Akiko lesse velocemente. Arrivata all'ultima frase, inconsapevolmente si mise a digrignare i denti, per poi stropicciare il foglio e farne tanti minuti pezzettini.

 

“Ahem...Akiko sama?”

 

“Zaji, mandami a chiamare quella sfaticata di mia nipote!”

 

“Subito, Tsunamikage!” disse l'uomo, fiondandosi fuori dalla porta.

 

La donna attese per ben mezz'ora, tamburellando nervosamente le propria dita sulla grande scrivania di legno scuro. Aveva avuto un'idea geniale. Quel che si diceva: due piccioni con una fava...Quella piccola peste adduceva sempre come scusa della sua svogliatezza il fatto che non gli affidavano mai missioni “interessanti”? Bene, l'avrebbe costretta a fare la balia ai mocciosetti arroganti che gli avrebbe mandato lì Sarutobi...E sicuro come l'oro, quelli se ne sarebbero tornati a gambe levate a Konoha in meno di una settimana...

 

Fu risvegliata dai suoi pensieri da un inconfondibile suono di passi strascicati.

Non ebbe nemmeno bisogno di levare lo sguardo per sapere che finalmente la kunoichi che aveva convocato si era degnata di farle visita.

Aprendo la porta con già un sonoro sbadiglio in canna.

 

“Yaaawn...Ok, zietta, che c'è?”

 

Niente onorifici, nessun rispetto per l'autorità, nessuna mostra di ricordare anche un solo briciolo dell'etichetta che doveva contraddistinguere un'onorata signorina del clan più antico, nobile e potente di Uzushi-o. Niente di niente. Akiko ci aveva provato tante di quelle volte a inculcargli una discreta dose di insegnamenti in questo senso, che aveva perso il conto. Ma era stato tutto inutile. Sua nipote apparentemente era un caso perso. Se un giorno, per un malaugurato scherzo del destino, il titolo di Tsunamikage fosse passato a lei, avrebbe firmato per la distruzione del villaggio il giorno successivo.

 

“Ti ho mandata a chiamare mezz'ora fa...Certo che...Sei la prova vivente che il detto secondo cui il nome influisce sulla personalità è maledettamente sbagliato...”

 

“Che ci posso fare se papà, con la sua enorme fantasia, ha deciso di chiamarmi Inazuma? Avrebbe potuto chiamarmi Aka-qualcosa, come metà delle ragazzine del clan Uzumaki e mi sarei risparmiata questa battuta che mi rifili un giorno sì e l'altro pure...Comunque, che vuoi? Che faccia la scorta a qualche nobile annoiato? Che salvi il cane di qualche Daimyo che ha mostrato il buon senso di fuggire nei boschi?”

 

Akiko non sapeva se scoppiare a ridere o strozzarla con le proprie mani, quella ragazzina impertinente. Avrebbe preferito che Inazuma le somigliasse nella personalità, non nell'aspetto fisico, che le accomunava nella diversità rispetto allo “standard femminile” di una tipica appartenente al clan Uzumaki. Teneva sempre i capelli relativamente corti, raggruppati in una coda alta, mentre lì al vortice, chioma lunghissima era unanimemente considerabile sinonimo di bellezza. Era esile e longilinea, e con quel nasino all'insù e quegli occhi obliqui da gatto sornione, sembrava più uno spiritello dispettoso dei boschi, più che una principessa.

Ma erano quelle pupille, a mettergli più paura. No, non avevano niente di Uzumaki, quei due pezzi di notte senza stelle. Quando li fissava per troppo tempo le mettevano una strana inquietudine, per quanto non si spiegasse bene nemmeno lei il perché.

 

“Ehi...Zia? Tutto bene? Ti vedo pensierosa...Allora, che missione mi devi rifilare stavolta?”

 

“Ahem, sì, Ina-chan, scusa...Dicevo? Ah, certo... - E qui Akiko si aprì ad un sorriso che aveva quasi del sadico – Dovresti fare la guida turistica!”

 

“Che??”

 

“Sarutobi ha intenzione di mandar qui un team di supporto per le nostre indagini sul misterioso furto di tre mesi fa...Certo, come se fossimo dei bambini che non sanno fare nemmeno la O con il bicchiere...Se fosse stato da queste parti l'avremmo già preso, baka di un'Hokage!...Comunque...Ho bisogno di qualcuno che faccia da balia ai nostri “cari alleati” per tutta la durata del loro soggiorno qui. E indovina un po'? Hai vinto il primo premio! Sarai tu e le tue serve a farlo...Ah, e per la cronaca: per te sono la Tsunamikage, non zietta. E dovresti anche dare del lei, fino a prova contraria.”

 

Tutto quello che Inazuma riuscì a proferire fu un “Oh, cazzo.”, Sotto lo sguardo più che divertito di Akiko sama.

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Capitolo 3
*** Il vortice, questo sconosciuto ***


3)Il vortice, questo sconosciuto

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Organizzazione. Dovevo occuparmi di questa cosa al più presto. Il problema era sempre iniziare. Da cosa partire? Dovevo formare un gruppo, scegliendo accuratamente in base alle abilità e alla disponibilità dei ninja e dato che non sapevo con esattezza a cosa sarei andato incontro e neppure chi avrei potuto incontrare.. dovevo ingegnarmi al meglio.
Dopo un momento di riflessione, mentre passeggiavo tra le vie, ora traboccanti di persone che s'affannavano a raggiungere i luoghi di lavoro, o a svolgere le proprie mansioni, pensai di andare direttamente a casa di Minato. Forse avrei preso due piccioni con una fava.. potevo consultarmi con il mio sensei, chiedendo la sua opinione in merito e nel frattempo discutere con Kushina.
M'affrettai dunque lungo la strada.
Arrivai alla bella casetta chiara dove risiedevano i due e, salendo i pochi scalini di fronte alla porta, bussai con energia.
Dapprima nessuno rispose, mi parve di vendere un movimento nel piano superiore. Forse dormivano ancora.. anche se ora non era più poi così presto. Comunque fosse, bussai di nuovo.
Alla fine scese un arruffato Minato. Anche se comunque, i suoi capelli erano sempre indisciplinati. Che si fosse appena alzato o meno. Da quel senso ci assomigliavamo.
“Kakashi-kun. Come mai qui?” mi chiese lui, reprimendo uno sbadiglio.
“Mi serviva un vostro consiglio Minato-sensei. E volevo chiedere delle informazioni a Kushina-sama”
Al che lui s'incuriosì. Non era insolito che chiedessi consiglio a lui, ma avevo raramente avuto a che fare con Kushina. Se non per dei brevi convenevoli, o delle rarissime volte in cui avevamo svolto dei lavori insieme. Sarà capitato si e no due volte.
La rispettavo, e sapevo che era una buona kunoichi. Ma a parte ciò, per me era solo la moglie del mio sensei.
Dopo un secondo d'esitazione, s'accorse che eravamo ancora sulla soglia.
“Oh, entra pure Kakashi” disse scontandosi, e facendomi entrare.
Mi tolsi con rispetto le scarpe, prima di salire sul lustro parquet, mentre lui saliva le scale per andare a chiamare Kushina, e mi disse di attenderli in salotto.
Avevano una bella casa. Spaziosa, luminosa, arredata con gusto. La mobilia era semplice, ma dava un aspetto accogliente, quasi fosse la casa stessa a darti il benvenuto mentre entravi.
Era anche discretamente ordinata. C'erano pochi oggetti abbandonati in giro. Un mazzo di chiavi su un tavolo, un paio di rotoli ninja su un ripiano, degli indumenti vicino ad una cesta piena di rotoli di filo colorato e aghi, in attesa di essere rammendati, due tazze pronte sul tavolo per la colazione del mattino.
Scrutai quei piccoli dettagli di vita altrui, sentendomi un intruso.
Io vivevo da solo praticamente da sempre. Alla morte di mio padre ero diventato Genin. All'inizio non era stato semplice, dato che la paga era poca e non ero avvezzo a molte delle necessità e attività di tutti i giorni.. come cucinare. Ma sono sempre stato uno che impara in fretta e alla fine avevo badato a me stesso. Da solo.
Ricordavo ancora i primi disastrosi tentativi di cucinare qualcosa di più complicato di un uovo fritto.. o di stirare. Soprattutto quest'ultima attività la odiavo con tutto me stesso.
“Buongiorno Kakashi..” esordì la moglie di Minato, scendendo le scale con un sonoro sbadiglio.
Aveva ancora gli occhi mezzi chiusi, e l'aria di una che dorme mentre cammina, e tra la sua espressione e il sorriso a mo' di scusa di Minato mi fecero quasi sorridere.
“Buongiorno Kushina-sama. Mi dispiace disturbare a quest'ora del mattino” beh, ormai erano comunque già le otto e mezza. Non era poi prestissimo. Specie se si era abituati ad andare a presentarsi alle sei per prendere le missioni.
“Figurati” bofonchiò lei, sedendosi al tavolo.
La osservai. Era davvero una bella donna. Alta, aggraziata, con i capelli di quel rosso intenso, che, mi era stato detto, era caratteristico del clan Uzumaki, dal quale proveniva.
“Posso offrirti un the Kakashi?” mi chiese Minato.
“Molto volentieri. Grazie” risposi. Sarebbe stato maleducato rifiutare.
Una volta seduti al tavolo, mentre Kushina sgranocchiava dei biscotti, mi parve riprendersi un poco.
“Mi hai detto che devi chiedere consigli e informazioni..” esordì quindi Minato, per dare il via alla conversazione.
Posai la tazza sul tavolo, ancora mezza piena, raggruppando le idee da esporre.
“Sono appena stato dal Sandaime. Mi ha affidato una missione.. particolare. Pare che la Tsunamikage abbia avvertito l'Hokage di aver subito un furto alla loro biblioteca circa tre mesi fa. C'è stata una fuga di alcuni documenti riservati.. e di un paio di rotoli, contenenti una tecnica di sigillo” iniziai, spiegando il tutto. Kushina a quelle parole mi sembrò farsi più attenta, mentre le ultime tracce di sonno l'abbandonavano. Io nel frattempo m'imposi di bandire ogni emozione, sapendo di doverla nominare.
“Ovviamente noi abbiamo collegato la sparizione dei rotoli della tecnica di sigillo.. con Rin. Sembra troppo poco casuale che neppure a distanza di un mese dal furto una nostra chunin venga catturata e le venga sigillato al suo interno un demone codato. Ovviamente loro ancora non sanno di ciò..
Sandaime ha ricevuto questa lettera dalla Tsunamikage, dove lei richiedeva informazioni a riguardo. Ovviamente non punta il dito direttamente, ma è abbastanza palese che dia per scontato che sia stato un ninja della foglia a compiere il furto. I loro sistemi d'allarme non sono stati forzati, e soltanto noi avremmo potuto avvicinarci tanto al loro archivio, essendo alleati.
Sarutobi-sama ha deciso di mandare me con una squadra ad indagare sul posto, essendo assai probabile che ci siano degli infiltrati.. al vortice e forse anche qua” il rapimento di Rin era ancora un blocco che non riuscivo a digerire.
Soprattutto perché nessuno si spiegava come diavolo fossero riusciti a farla sparire dal suo letto.
Una cosa è se fosse stata catturata durante una missione.. ma qui, nel villaggio.. il luogo in cui dovremmo essere maggiormente al sicuro..
Certo, avevano indagato. Senza risultati. E dato che lei era morta, e non si poteva fare altro, e dato che c'erano altri fatti più urgenti che richiedevano l'attenzione dei ninja.. avevano archiviato il caso e concluso la cosa.
Anche se c'era una buona parte di me stesso che mi supplicava solo di metterci una pietra sopra e chiudere la faccenda. Rivangare i ricordi, andare a riaprire tutte queste storie.. non mi avrebbe fatto bene. Per nulla.
Ma, come mio solito, mi ripetei per l'ennesima volta: sono un ninja prima ancora che essere un uomo. Sono un arma. Io obbedisco. Tanto basta.
Mi hanno ordinato di indagare. Lo farò. E basta. Non c'è posto per i sentimenti.
Era come una preghiera che mi ripetevo ogni qual volta che qualche dubbio m'assaliva.
“Quindi cosa desidereresti sapere?” mi domandò la donna.
“Qualsiasi cosa che mi possa tornare utile. Compreso dove si trova il villaggio, dato che io non ci sono mai stato” dissi semplicemente.
Lei ridacchiò, dandomi le indicazioni necessarie per raggiungere il villaggio nascosto del vortice.
“Il villaggio non è molto grande, anzi se paragonato a Konoha, probabilmente ti sembrerà piccolo, ma ci sono parecchi ninja, anche se sono per lo più i rappresentati dei clan maggiori.
Se devi andare per indagare ti conviene sapere quanto meno quali sono i clan maggiori, anche se le informazioni che posso darti sono assai limitate: sono venuta ad abitare a Konoha quando ero a mia volta solo una bambina.
Ci sono gli Uzumaki, ovviamente, che detengono il potere, e la Tsunamikage è da sempre la leader del vortice, ed è un titolo ereditario, che si mantiene nel clan stesso. Ed ha una linea di successione matriarcale. Quindi probabilmente, da quando io mi sono trasferita qui, l'onore sarà toccato a mia cugina, la figlia maggiore del fratello di Akiko.
I clan più fedeli agli Uzumaki sono il clan Jundo e il clan Yajirushi, dato che molti dei membri che ne fanno parte sono in qualche modo -per dritto o per rovescio- imparentati con gli Uzumaki stessi.
Di altri veramente rilevanti sono il clan Kumatari, il clan Genkaku e il clan Denki.
Quando senti uno di questi cognomi cerca di portare rispetto: sono tutti nobili clan, i cui membri si sono distinti per abilità e fedeltà.
Non ti so dire molto su di essi, dato che rammento poco del periodo che trascorsi al vortice, ma so dirti che quasi tutti i Yajirushi sono specializzati in attacchi a lunga distanza, mentre i Kumatari sono un po' come gli Inuzuka di Konoha, con la differenza che invece dei cani utilizzano gli orsi”
“Orsi?” chiesi stupito. Gli orsi non erano neppure un animale molto comune in nessuna delle terre ninja.
Lei annuì “Grossi bestioni, ti conviene non irritarli” mi confermò.
“Mentre dei Jundo.. so che sono molto fedeli agli Uzumaki, forse quelli più vicini ma rammento poco altro. I Genkaku sono per lo più pacifici. Studiano maggiormente le arti mediche”
“I Denki?” chiesi, notando che non li aveva ulteriormente nominati.
“Temo di non ricordare.. so che sono tra gli ultimi arrivati, tra la 'nobiltà', e che sono specialisti in trappole. Oltre a questo non ti so dire”
Annui, prendendo mentalmente appunti.
“Per quanto riguarda i rapporti con Konoha?” chiesi.
Lei scrollò le spalle. “Il vortice è l'alleato di Konoha per antonomasia.. non c'è uno senza l'altro. Sin dalla sua fondazione è sempre stato al fianco della foglia.
È possibile che trovi qualche ostilità, dato che spesso il vortice viene messo in ombra dalla grandezza di Konoha, e questo li irrita, ma non ti ostacoleranno. Restiamo comunque alleati”
Annuii. In effetti mi era capitato di incontrare delle squadre del vortice, lungo il confine mentre eravamo in guerra. Per lo più mi sembravano composte da ninja mediocri. Bravini, ma nulla di speciale.
“Invece a voi sensei volevo chiedere aiuto per la composizione della squadra. Purtroppo, data la vastità di possibilità in cui posso incappare..” dissi.
Lui annuì. “Si, non sai né se troverai delle spie, né il numero o le abilità.. in questi casi conviene prendere una squadra mista, o comunque con ninja di abilità bilanciate, così che possano adattarsi al meglio ad ogni possibilità.
Tu sei un buon ninja, hai delle capacità abbastanza equilibrate, e grazie al tuo occhio, puoi compensare anche la difficoltà che in genere si riscontra nell'affrontare o lanciare tecniche illusorie. E hai anche buone capacità come ninja inseguitore, dato il tuo olfatto e i tuoi cani” disse con aria pensosa, come se stesse più ragionando ad alta voce, che non proprio parlando con me direttamente.
“Direi di chiedere prima di tutto a Genma. So che è rientrato due giorni fa, non era ferito, quindi suppongo sia ancora libero e disponibile a entrare nel tuo gruppo”
“Si, ho già lavorato con lui” confermai.
“È mediamente abile negli scontri ravvicinati ma soprattutto possiede tecniche che possono ricoprire anche la medio-lunga distanza. Se non altro, può darvi una discreta copertura contro le tecniche a lunga distanza.
Poi direi Raido, era nel gruppo di Genma quindi dovrebbe anche lui essere libero.. ed è abbastanza equilibrato come capacità.
Infine.. purtroppo il gruppo di Itachi è fuori città, se no ti avrei consigliato di chiedere a Shisui di accompagnarti. È sempre buona cosa avere un esperto di arti illusorie dalla propria parte..” rimuginò lui.
“Caro, mi sembra di aver visto Aoba l'altro giorno, che ti aveva chiesto consiglio per qualche tecnica..” intervenne Kushina.
“Ah, si ora ricordo.. beh. Si, quasi quasi mi faresti un favore a portarlo un po' fuori dal villaggio. Mi sta assillando perché vuole che gli insegni una tecnica e..”
Ridacchiai. “Va bene sensei. Chiederò ad Aoba di accompagnarmi”
Mi alzai dal tavolo.
“Vi ringrazio entrambe per il vostro aiuto. Ci si vede”
“Stai attento Kakashi” mi salutò Kushina, mentre Minato m'accompagnava alla porta.
“E, Kakashi..” mi disse a mezza voce mentre m'infilavo i sandali.
Alzai lo sguardo su di lui incuriosito dalla sua aria trafelata.
“Stai attento agli Uzumaki. Sono orgogliosi, e spesso considerano gli abitanti della foglia come dei superbi. Misura le parole. Hanno poca pazienza e sono impulsivi..” mi bisbigliò.
“Certo sensei. Starò attento”
“Te lo dico per esperienza, credimi..” rincarò.
“Minato..” la voce di Kushina arrivò dal salotto, minacciosa.
Mi sembrò di vederlo impallidire. “Arrivo subito cara...”
“..ehm.. La ringrazio dell'aiuto Minato-sensei. A presto” lo ringraziai, dissimulando una risata con un colpetto di tosse.
 

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Capitolo 4
*** The Be(a)st team - I ***


4)The be(a)st team – I

 

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“Questa la zietta me la paga!” Esclamò Inazuma, seccata.

 

La sua interlocutrice accennò una risatina divertita. “Ojou-sama, dovevi aspettartelo che prima o poi sandaime tsunamikage avrebbe trovato il modo di vendicarsi di te...”

 

Inazuma sbuffò: “Ma che le ho fatto di così male, Nadeshiko?”

 

Quella si limitò a sospirare, mentre un'altra ragazza, appoggiata con le braccia dietro la nuca ad un muretto, con gli occhi socchiusi, intenta a godersi il tepore del sole pomeridiano, si mise a sogghignare, poi aggiunse: “Intendi a parte essere te, Ina-chan? Ammettilo, 'faccia d'angelo' ha ragione stavolta...Non più tardi di un paio di settimane fa ho dovuto coprirti io, per il servizio all'accademia. Cioè...Io, capisci!?”

 

“Così, Yuki, se la prossima generazione di genin di Uzushi sarà composta da delinquenti, sapremo a chi attribuire la colpa.” Disse, sorridendo bonariamente, Nadeshiko.

 

“Ci saresti dovuta venire tu al mio posto, allora, 'faccia d'angelo'...E comunque bluffare a poker può essere un insegnamento molto istruttivo per un ninja...”

 

Inazuma, a quell'ennesimo botta e risposta delle due non poté fare a meno di sorridere.

 

Eh, sì, non poteva proprio immaginare la sua vita senza di loro, le sue inseparabili compagne.

Yuki Jundo e Nadeshiko Yajirushi.

O, meglio, Yuki Uzumaki-Jundo e Nadeshiko Uzumaki-Yajirushi.

 

La tradizione era chiara: alle principesse di sangue più puro venivano associate, sin dalla tenera età delle “compagne di gioco” delle famiglie cadette del clan Uzumaki. In realtà, la loro funzione, crescendo, non era nulla più che quella di fungere da serve e guardie del corpo. E, alla fine, il rapporto d'amicizia stretto tra ingenue bambine si trasformava in un mero legame di obbedienza e fedeltà. Questo veniva richiesto. E questo doveva bastare.

Per lei però, era stato tutto diverso. Forse sua zia avrebbe detto tutto sbagliato, ma poco importava. Quelle due erano come delle sorelle per lei. Aveva come la sensazione che si completassero a vicenda, pur avendo personalità e carattere molto differenti.

 

Nadeshiko, per esempio: ancora non capiva come facesse a non avere un uomo, visto che più o meno i due terzi degli uomini del villaggio le sbavavano dietro e avrebbero steso volentieri tappeti rossi al suo passaggio. Aveva un fisico longilineo e flessuoso, all'apparenza quasi fragile...E se non fosse bastato quello a mietere vittime, ci pensava il suo viso da bambola: pelle ambrata, tratti del viso angelici e gli occhi color nocciola che s'armonizzavano con i boccoli castani che le davano un ulteriore aspetto gentile e dolce.
Veste sempre curata, i capelli raccolti in una crocchia, ma con due ciocche lasciate libere che le ricadevano intorno il viso, completavano il quadro...Per l'invidia generale della componente femminile di Uzushi.

Eppure...Eppure nonostante questo, era rimasta lei: buona, solare, saggia...E un vero mostro in combattimento. Se messa alle strette, poteva diventare un concentrato di crudeltà e lucida ferocia! Tirarla fuori dai gangheri era un'impresa improba, ma se qualcuno ci riusciva gli conveniva trasferirsi in un altro continente...

 

E Yuki? Scafata, ai limiti della volgarità...Sempre pronta con una battutina, perlopiù sconcia, con l'aria di chi non prende mai niente sul serio...E, come se ciò non bastasse, era grande il doppio di lei. Non solo in quanto a statura, ma soprattutto...Beh, lì davanti, insomma...E non smetteva un giorno di farglielo notare, tra l'altro, la stronza...Certo, poteva ricambiare il servigio commentando la sua acconciatura, che consisteva in legarsi i capelli color rame in quattro lunghissime trecce che le arrivavano al culo, a metà tra la bambina e la star di un locale a luci rosse...Ma non era la stessa cosa...

Ma anche lei, quando i giochi si facevano duri, era sempre la prima ad andare avanti e l'ultima a tirarsi indietro. Sapeva scrutare a fondo nel cuore e nelle menti delle persone, e vedere, con quegli occhi azzurro celo da vera Uzumaki, cose di cui lei, con tutta la sua intelligenza, non si sarebbe mai accorta.

 

Già, quelle due erano proprio come delle sorelle, per lei.

 

“Ina-chaan! Ci sei?”

 

“Ahem...Sì, sì, tranquilla Yuki! Piuttosto, con questi konohani, non fare come l'ultima volta, mi raccomando!”

 

“Scusa, ed io che c'entro se i ninja della foglia hanno una capacità di reggere così bassa! E poi erano loro che hanno cercato di fregarmi pensando di avere a che fare con una ragazzina!”

 

“Sì, beh, hai ragione...Ma intanto la zietta ha fatto le chiappe a strisce a me, dopo...Dopo averli fatti sbronzare potevi lasciarli lì, invece che lasciarli legati ad un albero nudi, con i loro boxer che sventolavano in cima alla torre sud, manco fossero le vele di una nave...”

 

“Va beh, dài, Ina-chan, è successo molto tempo fa, non crederai che faccia ancora queste cose...”

 

“Yuki...- interloquì allora Nadeshiko – è successo solo l'anno scorso...”

 

“Ok, ok...Capito l'antifona, mi comporterò da brava bambina, con questi pivelli...”

 

“Nella speranza che levino in fretta le tende...” Concluse con un sospiro di rassegnazione Inazuma.

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Capitolo 5
*** The Be(a)st team - II ***


5)The be(a)st team - II

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Infilando le mani nelle tasche m'avviai dunque in giro per la città, alla ricerca dei miei amici.
Non avevo poi tutta sta fretta di partire. Non era esattamente l'apice dei miei desideri indagare su questa missione, che si presentava ostica, e che andava a riaprire un capitolo che erano due mesi che speravo di riuscire a chiudere.

Tuttavia.. erano le dieci del mattino. Se mi fossi spicciato, avrei potuto trovare Genma, Aoba e Raido entro un ora, un ora e mezza al massimo e riuscire a partire per le 13-13.30.
In fin dei conti come ogni altra cosa, prima la iniziavo, prima la finivo.
Probabilmente quelli del vortice erano stati troppo sicuri dei loro contatti e avevano tralasciato qualche dettaglio importante.
Mentre facevo queste riflessioni i miei piedi si erano diretti verso il posto in cui avevo nove possibilità su dieci di trovare Genma: il bar.

Di norma gli shinobi andavano al bar del 'Il Kunai Affilato'. Un luogo discreto, pulito, ordinato e di buona qualità.
Genma no. Lui frequentava abitualmente 'La Cicogna Ubriaca'.
Si trovava in un viottolo secondario (forse anche terziario) piccolo, stretto e buio anche in pieno giorno.
La porta del bar era di legno secco, che andava scrostandosi della sua vernice, originariamente rossa.. o rosa. Il colore era irriconoscibile. Ad adornarla c'era una sagoma alta due metri di una cicogna, in cui, nel becco portava un fagotto, come voleva la tradizione che le cicogne portassero i bambini.
Solo che dal fagotto, dove avrebbe dovuto trovarsi il pupo, sporgevano i colli di bottiglie di alcolici.

Anche questa era tuttavia scolorita dal tempo, e il legno crepato in alcuni punti.
Entrando nel locale la prima cosa che si notava era la cotre fumosa che regnava all'interno. Sembrava quasi che ci fosse nebbia all'interno del bar.
Il mio olfatto sensibile ne risentì subito, dovetti trattenermi per non mettermi a tossire o tapparmi il naso con le mani.
Odore di sigarette, sigari, pipe, alcoolici, di tabacco e qualche altra erba che era meglio non identificare regnava sovrano.
Una volta tanto mi risentii di avere un olfatto così tanto fine, dato che mentre passavo tra i tavoli attorniati da persone con aria assai poco raccomandabile, sentii anche odore di corpi sudati e che avevano un urgente bisogno di un bagno. In effetti ad adocchiare qualcuno di quelli messi negli angoli, sembravano non aver visto una doccia da mesi. Bleah!

Finalmente lo trovai.

Era seduto ad un tavolo rotondo, ricoperto da un tappetino verde, dove stava giocando a carte con altri tre ceffi.
Aveva il suo solito senbon tra le labbra, il sorrisetto malizioso mentre osservava le carte giocate.

“Ehi, non è un po' presto per iniziare a bere e giocare?” gli domandai avvicinandomi.
Il ragazzo era castano, con gli occhi color cioccolato, la bandana nera legata sul capo.

“Per il momento non ho ancora bevuto.. ma non è mai troppo presto per giocare. Ah! Presa mia..” disse buttando con aria trionfare le carte sul tavolo.
Gli altri brontolarono, facendomi capire che non era la prima volta che vinceva.

“Mi spiace rovinarti la festa Gen, ma mi servi in squadra. Sandaime mi ha assegnato una missione”
Lui sbuffò raccogliendo i soldi, senza neppure degnarmi di un occhiata.

“Sei il solito noioso Kakashi. Peggio che una vecchia! Sono rientrato solo due giorni fa.. lasciami in pace”

“Ah-ah.. ti aspetto per le 13 alle porte della città. Prenditi l'intero equipaggiamento e le provviste. Staremo lontani per un po' di giorni”
Questo parve riscuotere la sua attenzione.

“Dove diavolo ci ha spediti il vecchio sta volta?”

“Te lo spiego.. vieni?”
Sospirò, e mettendo via le vincite, raccolse il giubbotto dallo schienale della sedia e salutando mi seguì fuori dal locale.
Fui assai grato di tirare una boccata d'aria pulita.

“Certo che magari tu non fumi, ma morirai di fumo passivo a passarti le giornate lì dentro..” mi lamentai.

“Uh, quanto la fai lunga signorina..”

“Io non la faccio lunga. Dico solo che ti rovini sia i polmoni che il naso a stare lì dentro. Comunque dobbiamo cercare anche Raido e Aoba” dissi.

“Aoba.. eccolo là, doveva venire a giocare con me” disse indicandomi il ninja con gli occhiali scuri che era comparso all'inizio della via.

“Bene. Aoba, sei assoldato anche tu. Dobbiamo cercare ancora Raido” dissi avvicinandomi al ninja, che ci salutò allegramente.

“Abbiamo una missione?” chiese.

“A quanto pare si, ma Kakashi si sta divertendo a fare il misterioso” gli rispose Genma.

“Non mi va di spiegare tre volte la stessa storia. Cerchiamo Raido”

“Sarà a casa di sua madre. Spesso la passa a trovare” propose Genma.
Annuii, e tutti e tre andammo a cercarlo.
Da sua madre non era, e neppure in casa sua. Ci mettemmo qualche minuto a rintracciarlo, e lo trovammo al parco intento a passeggiare, e s'unì di buon grado al gruppo, dicendo che si stava annoiando.

“Ora ci vuoi dire cosa c'è da fare o dobbiamo anche entrare in un bunker per non essere spiati?” mi chiese Genma.
Gli rifilai un occhiataccia, ma Genma era spesso irriverente. Non lo faceva con cattiveria.. ma il punzecchiare era il suo 'modus operandi'. Il suo modo di essere. Era più probabile riuscire a parlare con un pino che non riuscire ad ottenere una risposta normale da lui, senza tracce di battute o punzecchiature.
Anche se comunque sul lavoro era un bravo shinobi. Sapeva essere serio.. Almeno quando si combatteva.

“Abbiamo ricevuto comunicazione dalla Tsunamikage che alcuni mesi fa, è stata sottratta una importante tecnica di sigillo dalla loro biblioteca, e nemmeno un mese dopo, la mia ex compagna di squadra, Rin Nohara, è stata catturata e fatta diventare una Jinchuriki improvvisata. Sandaime Hokage ritiene che i due fatti siano in qualche modo collegati, e in questo caso ci sono sicuramente degli infiltrati.
Ed anche la Tsunamikage vuole i colpevoli.
Il nostro compito sarà quello di andare al Vortice, scoprire i traditori, catturarne se possibile un paio vivi e fare piazza pulita degli altri, sempre collaborando con le autorità del Vortice.
Vi spiegherò quello che mi ha detto Kushina-sama sul villaggio lungo la strada.
Dato che non sapremo chi o cosa troveremo, prendetevi l'equipaggiamento al completo, provviste e tutto quello che ci può servire per stare via anche più di una settimana. Anche se credo che ci metteremo di meno” spiegai a loro che mi stettero ad ascoltare con attenzione.

“pff.. non hanno svolto delle indagini interne?” chiese Genma.

“A quanto pare non hanno trovato nessun colpevole tra di loro. Sembra che la Tsunamikage sospetti che alcuni della foglia si siano infiltrati” risposi.

“Dilettanti..” commentò Aoba, a cui Genma annuì, con aria condiscendente.

“Andiamo a insegnargli come si svolge una vera ricerca..” disse Genma.

“A che ora ci ritroviamo?” chiese invece Raido pacatamente.

“Alle 13 voglio partire. Porta nord. Facciamo un po' di strada prima dell'imbrunire” risposi.

“Bene” risposero tutti schizzando in direzione della loro casa.
Io stesso tornai a casa, preparandomi gli equipaggiamenti ninja e lo zaino con vestiti e provviste.
Come concordato, ci ritrovammo alla porta della città e partimmo per la nostra destinazione.

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Capitolo 6
*** First Contact ***


6)First contact

 

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Partire presto, finire presto, così mi ero detto. Ma, anche se non sapevo bene perché, avevo dei cattivi presentimenti riguardo a quella dannata missione. Certo, una persona razionale, a cose del genere, dà poco peso, ma gli shinobi imparano in fretta che a volte l'istinto è più affidabile di qualsiasi ragionamento...No, non si trattava si scaramanzia, come quella di Aoba (che a mio parere, avrebbe dovuto semplicemente cambiare giro di amici, e non affidarsi a strani oracoli, per cominciare a vincere a carte. Ci credo che fino a che si ostinava a giocare con Genma...), ma uno strano non so che, una sorta di brivido lungo la schiena. Qualunque cosa fosse, cercai di sopprimerla, come tutte le altre mie emozioni del resto. Quella però, proprio non se ne voleva andare.

 

Ci accampammo al limitare di un bosco. Un allegro fuocherello rischiarava l'ambiente. Certo, non eravamo in modalità “allegria e canzoni”, ma nemmeno eravamo sul chi vive. Dopotutto la guerra era appena finita e, per il momento, i ninja era tutti troppo stanchi per avventarsi reciprocamente alla gola. Non avevo paura di un attacco. Avevo paura di un'altra cosa.

 

Di addormentarmi.

 

Non potei fare a meno di pensare, con una risata amara, che se Genma, Aoba e Raido mi avessero visto saltare via come un merlo dal mio sacco a pelo e poi vagare qua e là come uno spettro nel cuore della notte, mi avrebbero preso sicuramente per matto. E forse, a ragione. Sì, ragazzi, avete un capitano fuori di testa, mi spiace per voi...

 

Quella notte, però, Rin decise di non tormentarmi. Ma feci comunque uno strano sogno. Era un matrimonio. Sì, il matrimonio di Minato e Kushina. Naturalmente, invece di spassarmela, come avrei dovuto, mi annoiavo a morte. Non ero il tipo da provarci spudoratamente con le damigelle d'onore, e nemmeno quello che si metteva a tracannare tutto il vino presente al tavolo per poi declamare odi sconce in onore dei neosposi. Improvvisamente, una voce si rivolse a me.

 

Ehi bello, che fai appoggiato alla balaustra con quello sguardo? Si direbbe che sei ad un funerale, non ad un matrimonio...

 

“Non hai torto...E' che mi sento come un pesce fuor d'acqua. Vorrei stendermi sul prato ed addormentarmi come si deve, per una volta...”

 

Sentii che era una risposta veramente assurda, ma si sa, i discorsi che uno fa nei sogni non brillano certo per finezza filosofica e rigore razionale.

 

Già, a chi lo dici...Senti, che ne pensi di mandare tutti a cagare e levarci dai piedi, così da stare un po' in pace insieme?

 

A quel punto, sorpreso dalla proposta, che mi trovava stranamente d'accordo, mi voltai per guardare negli occhi chi mi aveva detto quelle cose...E mi svegliai.

“Sempre molto simpatici, eh, kami degli shinobi? Darmi un minimo di soddisfazione per una volta, no?”, imprecai mentalmente, prima di girarmi per cercare disperatamente di riprendere a dormire.

 

***

 

Ok, ragazze, la zietta mi ha informato che dovrebbero arrivare questo pomeriggio sul tardi, quelli di Konoha...E mi ha “suggerito” di andar loro incontro alla porta sud per dargli una “calorosa” accoglienza...

 

“Fammi capire bene, Inazuma: sei tu quella che mi sta prendendo per il culo, o è la tsunamikage che ha preso per il culo te?”

 

“Direi la seconda, Yuki...”

 

A quel punto, intervenne Nadeshiko, dicendo con calma: “Yuki, Ojou-sama, mi sembra che siate un po' troppo agitate dalla questione. Prendiamola con calma, ok? Dopotutto, non è mica detto che siano questi mostri di arroganza, no? E poi, siamo ninja, cerchiamo di essere professionali.”

 

prontamente, Yuki replicò: “Massì, 'faccia d'angelo', forse hai ragione tu: cerchiamo di divertirci un po' e la settimana da baby sitter finirà in fretta...”

 

“Yuki, Nadeshiko non ha detto esattamente questo...Ma come interpretazione può andar bene comunque. Ok, nel frattempo io vado a farmi un pisol...”

 

“NO!” urlarono all'unisono le altre due ad Inazuma.

 

“E perché?”, fece quest'ultima con fare innocente (e una coda di paglia lunga un chilometro)

 

“Perché hai in testa di tirarci un pacco grande come il villaggio intero, Ina-chan, ecco perché. Ma col cazzo che me li sorbisco da sola! Chiaro?”

 

Inazuma, alle parole di Yuki, si diede per vinta, alzando le mani con un sospiro in segno di resa: “Ok, ok, avete vinto...”

 

In realtà, non dovettero attendere molto. E fu un bene, perché Yuki aveva iniziato la sua opera di convincimento per portarle, nell'attesa, allo “shuriken storto”, il bar più malfamato di Uzushi...Ed il suo preferito per spillare quattrini agli avventori (chiamato così perché chi usciva da quel luogo non avrebbe centrato un bersaglio con uno shuriken neanche se il bersaglio in questione fosse stato a cinquanta centimetri di distanza).

Finalmente arrivarono. Era un gruppetto, composto da quattro elementi, da cui si portò avanti un ragazzo con i capelli bianco argento, con una maschera che gli copriva, praticamente, tre quarti della faccia, facendo capire che era lui il capitano della squadra di Konoha.
Con lui c'erano altri tre. Uno con una bandana nera legata in testa, uno con degli occhiali da sole, e uno con una vistosa cicatrice sul volto. A occhio sembrava il segno di un ustione.
 

Con i modi più affabili che ricordasse, Inazuma si inchinò leggermente e disse, forse in modo un po' troppo meccanico: “Il mio nome è Inazuma Uzumaki. Sarò lieta di scortarvi con la mia squadra nel villaggio nascosto del vortice. Uzushi-O gakure vi da' il benvenuto, amici di Konoha.”

 

L'albino ricambiò la cortesia, con un freddo, per quanto leggermente impacciato: “Il piacere è tutto mio...”

 

L'atmosfera fintamente idilliaca durò, come del resto era ampiamente prevedibile, non più di una manciata di secondi. Il tizio con un irritante sorrisetto e gli occhiali da sole, se ne uscì con: “Ma guarda tu...Invece che dei ninja, ci mandano delle graziose bambine...”, detto a voce un po' troppo alta perché non fosse udito.

 

Inazuma dovette contare mentalmente fino a mille per non applicare il suo sigillo neurale a tutti e quattro e ridurli a vegetali per almeno un paio di giorni. Anche perché, sì, è vero, il loro capo aveva fatto un'occhiataccia, ma niente di più. Segno che anche lui condivideva il pensiero dell'amico, a quanto pare. Aveva solo la decenza di non darlo troppo a vedere.

 

Chi, invece, non contò nemmeno fino a tre, fu Yuki, che replicò immediatamente con un gran sorriso: “Ma guarda tu...Invece che ninja ci hanno mandato dei graziosissimi eunuchi...Pensavo che certe pratiche si usassero solo presso certi Daimyo del paese del ferro...Non si finisce mai di imparare!”

 

Inazuma le scoccò uno sguardo furente, anche se dentro di sé stava compiendo un titanico sforzo per non scoppiare a ridere.

 

Ma non era finita qui, perché il tipo con lo sguardo obliquo, ghigno strafottente e senbon in bocca, aggiunse: “Tranquilla baby, che ce le abbiamo eccome. Se vuoi ti posso dare una dimostrazione che ricorderai languendo di nostalgia per il resto della vita...”

 

“Sarà, ma scommetto dieci monete che non è né più lungo né più grosso del senbon che hai in...”

 

Anche se con un filo di ritardo, Nadeshiko tappò la bocca a Yuki.

 

***

 

Kakashi si mise le mani nei capelli. Inizio migliore di così certo non ci poteva essere. Prima Aoba, e poi Genma...Ma che cazzo avevano in testa quei due? Ci tenevano così tanto a creare un incidente diplomatico? Certo che anche lui, tutti i torti ai suoi compagni non li poteva proprio dare. Quelle che aveva davanti avevano tutta l'aria di essere delle ragazzine alle prime armi. Erano veramente delle kunoichi? A guardarle, pareva proprio di no.

Voglio dire. Una era bella e di fisico delicato come un angioletto, l'altra con quelle trecce color rame sembrava una bambina troppo cresciuta e la Uzumaki... Sembrava una giovane elfa.

 

Se questo era il meglio che Uzushi sapeva offrire loro come appoggio logistico, il villaggio del vortice era messo davvero male. Anche se, a vedere l'esile ragazza dai capelli rossi, per un attimo le venne in mente Kushina. Non l'avesse conosciuta, la moglie del suo sensei le sarebbe apparsa completamente innocua. E invece...

 

A distogliere momentaneamente dal “lieto incontro”, accorse un messo, che evidentemente proveniva dal palazzo della Tsunamikage.

 

“Inazuma hime, un messaggio urgente per lei da parte di Akiko sama!”

 

Quella specie di spiritello con gli occhi da gatto fece uno sbuffo, e disse, in tono completamente diverso da quello con cui le aveva rivolto i primi convenevoli: “Uff...E che vorrà la zietta stavolta?”

No, quella non era affatto la voce da bambina cortese che aveva sentito prima. Era molto più sicura di sé. Anche se per certi versi gli ricordava quella di Shikaku Nara: sempre perennemente scocciata per qualcosa.

 

Ma, subito dopo, realizzò un'altra cosa molto più importante: “Inazuma...Hime?” disse a mezza voce. Anche gli altri realizzarono come il messo aveva chiamato il loro anfitrione.

 

La ragazza mite che stava dietro alle altre due, evidentemente aveva notato la loro sorpresa e, con un sorriso a trentadue denti, disse loro: “Beh, messeri di Konoha, dovete sapere che Inazuma non è soltanto una Uzumaki...E' anche la nipote di Sandaime Tsunamikage. Ed erede più prossima al titolo. Sorpresi?”

 

Kakashi avrebbe giurato che quell'ultima parola l'avesse detta con una punta di malizia. Raido si spalmò letteralmente la mano destra sulla faccia, mentre Aoba alzò gli occhi al cielo. L'unico che tenne il suo solito ghigno fu quel bastardo di Gen...Altro che incidente diplomatico, quella era una vera e propria catastrofe!

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Capitolo 7
*** Hotel a cinque stelle ***


7)Hotel a cinque stelle

 

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Kakashi guardò la ragazza-folletto alias principessa Uzumaki scorrere velocemente con lo sguardo il foglietto del messaggio, per poi accartocciarlo con uno sbuffo annoiato.
 

“Inazuma-hime cosa devo dire a Tsunamikage-sama..?”
 

“Dille che va bene! Dannazione a lei che m'ha incastrato!” brontolò in risposta.
 

L'uomo si profuse in un profondo inchino che lei ignorò del tutto e se ne andò.
 

Il silenzio dilagò mentre i reciproci gruppi si studiavano. Un silenzio teso e imbarazzato. Teso perché loro si sentivano insultate in casa propria, e imbarazzato (almeno per me) che avevamo iniziato subito con il piede giusto con la nipote della Tsunamikage.
Hiruzen avrebbe voluto la mia pelle come cappotto se avessi guastato ulteriormente i rapporti con il vortice!
 

Riprendendomi, mi resi conto che era il momento buono di riprendere il controllo della situazione, prima che Genma iniziasse dare troppa aria alla fogna che aveva per bocca.
Infatti mi girai appena in tempo per fulminarlo con lo sguardo, dato che aveva iniziato ad aprirla per intervenire, e dall'espressione maliziosa non avrebbe detto nulla di buono.
 

Lui la richiuse, sottomettendosi al mio sguardo truce. Sapeva che con me poteva scherzare solo fino ad un certo punto, e aveva imparato a sue spese a rispettare quel limite.
Rimbeccando con lo sguardo anche Aoba, che in questa 'partita' aveva fatto da 'pietra dello scandalo', mi girai di nuovo ad osservare le tre ragazze.
 

Ma come si poteva stare seri a vedere un gruppetto che sembrava più una scolaresca appena uscita dall'accademia? Parola mia, fossimo stati anche solo due giorni a sto benedetto villaggio sarebbero rimasti comunque due giorni di troppo. Ma perché tutte le missioni incasinate capitavano a me?
 

Feci un lieve inchino.
“Chiedo venia per le parole.. pungenti e avventate del mio compagno. Temo non sappia prendere le situazioni con la dovuta serietà. Non era nostra intenzione offendere” dissi inghiottendo l'orgoglio e chiedendo scusa a nome del gruppo, impostando la voce in modo che suonasse quanto meno seria.
 

La bambina-troppo-cresciuta sembrò non avere troppa fretta di seppellire l'ascia di guerra, ma allo sguardo di Inazuma quanto meno rimase in silenzio, anche se l'occhiata ostile che lanciò a Genma la diceva sin troppo lunga su come la pensava a riguardo.
“Sono certa che saremo in grado di.. andare d'accordo” disse infine lei con uno sbuffo annoiato. Scocciato. Come se fosse colpa mia di ogni lato negativo della sua giornata.
Però che tipetto..
 

“Permettetemi di presentarci. Mi chiamo Kakashi Hatake, e sono il capitano di questa squadra. Con me ci sono Raido Namiashi..” fortunatamente era il più tranquillo del gruppo e collaborò di buon grado, inchinandosi con rispetto.
 

“..Genma Shiranui..” che a sua volta s'inchinò ma con tutta l'irriverenza che poteva infondere nel gesto, irritando ulteriormente la ragazza con i capelli color rame.

“.. e Aoba Yamashiro” che fece un inchino millimetrico, piegando appena la schiena, beccandosi però una mia (ennesima della giornata) occhiataccia.
 

Lei usò un tono scocciato che andava contro le sue parole, ma quanto meno sembrò tentare di metterci l'impegno di fare un leggero sorriso “Il piacere è nostro. Permettetemi di ricambiare. Il mio nome lo conoscete già, le mie compagne sono Yuki Jundo..” disse indicando la ragazzona con i capelli color rame, che a occhio già si capiva che era la più impulsiva, che s'inchinò compiendo il gesto in modo sgraziato e accompagnandolo con un occhiataccia velenosa.
“.. e Nadeshiko Yajirushi” disse indicando invece la ragazza-angelo. Sembrava finta a guardarla. Aveva una pelle di porcellana, appena ambrata, due leggeri boccoli che le incorniciavano il viso dai tratti dolci e femminei.
Possedeva quella perfezione scultorea che di solito è propria di una bambola, non di un essere umano.
Tuttavia non potei non notare che teneva una faretra a tracolla, con un arco che sembrava più grande di lei. Quello fece squillare un campanello d'allarme nella parte della mia mente che era dedicata all'osservazione delle abilità degli altri shinobi.
Forse era meglio non prenderla troppo sotto gamba.
 

“Piacere di conoscervi” conclusi io.
 

“Bene.. se volete seguirci.. vi condurremo al villaggio” concluse infine Inazuma.
Annuii, e loro ci precedettero, camminando in formazione compatta, e non mi sfuggì il fatto che Yuki gettava spesso occhiate diffidenti nella nostra direzione.
 

“Non mi dirai davvero che dobbiamo stare qui a fare sorrisi idioti a queste tre.. mocciose?” mi chiese Genma a mezza voce dato che le ragazze erano rimaste qualche metro più avanti rispetto a noi.
“Tappati la fogna. Solo le mie chiappe che finiscono a strisce se facciamo un incidente diplomatico. Quindi vedi di lavarti la lingua strofinandotela ben bene col sapone, o meglio ancora stai zitto e basta” gli risposi a bassa voce.
 

“È stata lei a provocarmi!” si lamentò irritato, accennando con il mento verso Yuki.
“Solo perché a loro volta sono state provocate. Cerca di startene tranquillo. È una principessa con cui stiamo parlando.. non una tua amica del poker chiaro?” intervenne Raido. Dio mi salvi! Almeno uno con un briciolo di buon senso nel gruppo c'era.
 

“Dovremo svolgere un indagine seria, non avremo tempo di tenere per mano tre bambine” disse Aoba, stizzoso.
“Ragazzi, le state giudicando troppo in fretta.. guarda Genma.. non gli daresti un soldo bucato a guardalo in faccia , e invece..” provò a farli ragionare Raido.
 

“Ora zitti!” dissi notando che si erano fermate. Le raggiungemmo, e rimasi colpito dalla visione che mi si parò davanti.
 

Il villaggio era adagiato sul fianco di una montagna, scintillante d'azzurro dell'acqua che sembrava scorrere ovunque. Un'enorme cascata cadeva dall'alto del monte, fluendo in un lago cristallino, che scintillava al sole come un enorme zaffiro. Due fiumi si dipartivano dal lago, andando in due direzioni diverse, per poi rincontrarsi più a valle, al centro di questi due sorgeva il vortice, che rimaneva come abbracciato dai due possenti fiumi. L'acqua era di un azzurro impressionante, pura e limpida come mai ne avevo vista prima. Un complicato sistema di canali, tubi e condotti, portava l'acqua fresca in ogni casa, dove quelle più grandi ne usavano per alimentare fontane e spettacolari zampilli.
Quel villaggio era un trionfo d'acqua.
Come aveva detto Kushina, era molto più piccolo di Konoha. Ma era davvero bello.
Notai il ghigno sul volto di Yuki, alle facce stupite dei miei compagni.
“Andiamo?” chiese Inazuma, affondando le mani nelle tasche dei pantaloni a vita bassa che portava.
Annuii, seguendola.
 

Entrammo nel villaggio del vortice.
Ci scortarono lungo la via principale, mentre studiavo l'interno del villaggio. Al posto di mura, i confini erano delimitati, invece che da solide mura di pietra, da un fitto intrico di salici e altre piante simili alle mangrovie, sulla cui chioma erano stati installati posti di guardia per le sentinelle.
Le case erano costruite in legno o mattoni, ma tutte dipinte con colori brillanti, e molte con giardini verdi, colmi di fiori e piante.
Ci portò a una casetta di legno di media dimensione, sembrava un po' polverosa. Inutilizzata.
 

“La Tsunamikage vi ha lasciato questa.. casa come luogo per sostare” disse Nadeshiko, aprendo la porta con fare conciliante e un lieve sorriso.
Era già arredata e tutto, anche se l'interno era polveroso come se non fosse utilizzata da almeno 6 mesi.
 

“Questo è..” iniziò Genma. Gli pestai un piede.
“..perfetto grazie. Molto generose” risposi con un falso sorriso. Se non fosse stato chiaro già da prima, lo stato della catapecchia in cui ci avevano condannato a stare era un eloquente segnale che la Tsunamikage ci riteneva di troppo.
Entrando posai il mio zaino con le provviste su un tavolo. Il piano inferiore aveva una cucina, un salotto, un bagno. Il piano superiore, quattro stanze.
Fortunatamente i letti erano stati coperti dai teli, quindi quanto meno i materassi erano stati preservati dai vari strati di polvere.
Genma stava brontolando a denti stretti, così che quando passava lui si sentiva solo un costante mormorio indistinto, mentre Aoba sembrava più sdegnato del solito.
Solo Raido cercò di salvare un po' la situazione.
 

“Tutto sommato poteva andare peggio..” sentii commentare Inazuma, che seduta sul bordo del tavolo osservava il luogo.
 

Un brontolio fu la risposta di Yuki. Un brontolio irato.
 

“Vi farò portare delle lenzuola e alcuni oggetti di prima necessità puliti dalle serve” intervenne Nadeshiko, cercando di rattoppare un po' la cosa.
 

“Grazie..” dissi, cercando di farmi in qualche modo piacere la situazione.
Non avevo chiesto io di trovarmi qua! Dannazione! Potevano almeno collaborare un po'!
 

“Si! Grazie.. ora vado a fare la bella lavanderina..” brontolò Genma a voce un po' troppo alta. Volevo strozzarlo ma si era già dileguato nel bagno con dei panni.
Ero arrabbiato sia con quelle tre befane sia con i due deficienti che avevo in gruppo.
 

“Potrete restare qui per tutta la vostra permanenza al vortice..” disse in tono annoiato e formale Inazuma, quando Nadeshiko le disse qualcosa all'orecchio.
 

“Avremo accesso alla biblioteca?” chiesi invece io.
Le tre si guardarono “Quando sarete sistemati vi accompagneremo” rispose infine.

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Capitolo 8
*** La grande biblioteca ***


8)La grande biblioteca

 

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Caspita, i ninja di Konoha avevano proprio fretta...Neanche tempo di metter giù la loro roba e volevano subito vedere la biblioteca...Beh, onestamente neanche lei al loro posto avrebbe voluto passare meno tempo possibile in quella specie di capanno per gli attrezzi...

O forse era per far vedere che loro erano erano...come si diceva? “professionali”?

 

Inazuma decise comunque di lasciar loro almeno una mezz'oretta per riposarsi e sistemarsi in santa pace. Onestamente, avrebbe voluto essere una mosca per sentire quanto stavano parlando male di loro (sì, in effetti era la domanda giusta da farsi...”quanto”. Chiedersi “se” stessero sparlando di loro era inutile, dato che sicuramente lo stavano facendo...).

 

“Beh, un inizio niente male Yuki...”, disse poi all'amica.

 

“Ina-chan, è inutile che fai la tipa seria e responsabile, avresti voluto coprirli di mazzate anche tu...”

 

“Figurati...No, cioè...sì, insomma. Ok, ok, li avrei visti volentieri come spuntino per i falchi della voliera di Zaji, contenta? Il punto però è che non ho voglia di passare con più acidità di stomaco del necessario i giorni della loro permanenza...Quando aprono la bocca, basta che spegni il cervello, Yuki.”

 

“Mah, se lo dici tu...” Disse dubbiosa la ragazza con le trecce.

 

A quel punto, Nadeshiko, con un sorriso leggermente divertito, commentò: “Yuki, il tuo problema è che in realtà tu ci provi gusto a provocarli...”

 

“Come tu ti diverti a interpretare la parte della brava bambina, 'faccia d'angelo'...”

 

Di lì a mezz'ora, il quartetto dei “simpaticissimi” amici di Konoha, era pronto a farsi scortare alla biblioteca. Il tizio misterioso con i capelli argentati si sprecò in un laconico “siamo pronti.”

 

Per cosa, di grazia, mister capelli ossigenati? Per il secondo round del festival delle cazzate?

 

Inazuma, però, si trattenne dall'esprimere quel pensiero in parole. Forse non era il caso.

 

Ma, evidentemente, non era stata la sola ad averlo pensato, perché appena si videro, Yuki e Genma si sorrisero affabilmente. Se i lupi avessero avuto la mimica facciale degli esseri umani, sarebbe stata quella, la smorfia di piacere sadico che avrebbero assunto in vista della propria preda.

 

Consciamente o meno, entrambi rallentarono il passo, in modo da lasciare i “guastafeste” fuori dalla portata d'orecchio...E poi iniziarono.

 

“Ehilà raperonzolo...” salutò Genma, con un ghigno.

 

“Ehilà mister grissino...” ricambiò “gentilmente” Yuki.

 

“Oh, ma che bimba simpatica, abbiamo qua! Ma se è tutto qua quello che sai dire, sei veramente una dilettante...Vedi bella mia, quella di provocare è un'arte...”

 

“L' arte di distrarre e confondere? Questo mi stai dicendo? Andiamo mister grissino, devi stare attento, o le brave bambine possono mandarti a letto senza cena...”

 

Genma capì con un secondo di ritardo quello che intendeva dire Yuki. Il secondo che ci mise il senbon che aveva in bocca trovarsi all'improvviso tra le mani di lei e puntato alla sua giugulare.

 

Un momento, ma come cazzo ha fatto!? No, figurati, è stato solo un colpo di fortuna dovuto alla mia distrazione...

 

“Tranquillo – disse Yuki con un senso di malcelato trionfo dipinto sul viso – te lo rendo, il tuo grissino. Preferisco altro, per uccidere...”

 

“A questo punto, capisco ancora meno come hai fatto a scendere dalla torre, raperonzolo. Mi sembra improbabile che un qualsiasi principe azzurro sia stato preso da un attacco di masochismo acuto e ti abbia tirato giù...”

 

“Sempre meglio di te, che come principe azzurro, scommetto che avrai avuto successo solo con la bella addormentata. A meno che non sia stato proprio tu a farla addormentare...Mister grissino...”

 

Non fece in tempo a finire la frase che Yuki si trovò una fredda mano sulla spalla.

 

Una voce melliflua alle sue spalle disse: “Yuki Jundo, non vuoi farmi veramente arrabbiare, vero?”

 

“N-no, faccia d'angelo, tranquilla...”

 

“Bene, meglio così.” Si limitò a dire sorridente Nadeshiko, prima di tornare davanti.

 

Dopo aver visto la scena, Genma non perse occasione per punzecchiarla ulteriormente: “Non dirmi che la tua amica ti ha spaventato, raperonzolo? Una ragazzona come te si fa mettere sotto da un tipino come lei? Certo che a Uzushi il mondo è proprio capovolto...”

 

“Ge-en?”

 

Era Raido. Anche lui si era avvicinato alla coppia di litiganti, visto che il loro tono, dall'inizio della loro passeggiata non aveva fatto che aumentare.

 

“Sì, Raido?”

 

“Fammi un favore: come ti ha detto Kakashi prima, sciacquati la bocca col sapone una buona volta...”

 

“Perché che ho detto? Ho l'anima candida e innocente come un giglio di montagna appena colto!”

 

“Senti, anima candida, lascia stare la ragazza con l'arco, ok? Non verrò ad aiutarti caso mai ti trovassi con una freccia di un metro su per il culo...”

 

“Ricevuto, mammina...” Rispose sbuffando Genma.

 

Questa volta, però fu Yuki a non perdere l'occasione: “Il tuo amico ha ragione, mister grissino. A meno che l'idea di diventare un girarrosto non ti ecciti. Personalmente non sono troppo per questo genere di perversioni, però...”

 

Non concluse la frase, perché Inazuma e Nadeshiko si voltarono verso di lei, scoccando rispettivamente un'occhiataccia ed un'inquietante sorriso.

 

Ad ogni modo, erano finalmente giunti a destinazione.

O quasi.

 

Davanti a loro si stendeva un grosso lago, in cui si gettava un splendida cascata.

 

“E adesso?” Fece Kakashi ad Inazuma, piuttosto perplesso.

 

Dopo un lungo e modulato fischio, in direzione dello scroscio d'acqua, quest'ultima gli disse semplicemente: “Aspetta e vedrai”. Dalla cascata, vennero lanciate delle lunghissime e spesse corde. Le cime raggiunsero, con una precisione quasi millimetrica, il gruppo. Le tre kunoichi di Uzushi, sotto lo sguardo stupefatto del team di Konoha, le legarono saldamente ad un albero secolare lì vicino. Poi si misero a camminarci sopra, concentrando evidentemente il proprio chakra sui piedi.

 

Senza neanche voltarsi, Inazuma, per dovere di spiegazione, disse piatta: “La biblioteca dei sigilli è dall'altra parte della cascata. Allora, vi muovete, shinobi di Konoha?”

 

Aoba lanciò un'imprecazione a mezza voce, mentre Raido fece spallucce. Con fare esitante, i quattro seguirono le ragazze in bilico su quelle viscide corde.

 

Kakashi, a quel punto, notò un particolare: grasso.

 

Quelle funi erano cosparse di un liquido denso e molto viscoso.

 

“Minimizza la possibilità che chi non abbia un perfetto controllo del chakra riesca ad entrare. E' una prima misura di sicurezza contro eventuali intrusi di natura 'civile'”, fece Inazuma senza particolare fervore, anticipando eventuali domande.

 

Altro che natura civile! A Konoha conosco dei chuunin che non sarebbero in grado di camminarci sopra con naturalezza, figurarsi i genin!

 

E questo non era solo il pensiero di Kakashi, ma anche di Raido, Aoba e Genma.

 

Che avessero sbagliato nel giudicare troppo frettolosamente quel villaggio ed i suoi ninja?

 

Oltrepassati gli spruzzi d'acqua della cascata, si trovarono davanti un'ampia caverna, dalla forma vagamente semicircolare. E adagiato al suo interno, un maestoso edificio, composto da un corpo centrale e due laterali. Al centro, stava un'immancabile giardino con una fontana. Dietro, vi era una torre a pianta ottagonale, con otto bifore su ogni lato, il tutto sormontato da una cupola che risplendeva di un riflesso argenteo.

 

Kakashi si stupì del fatto che l'interno non fosse buio e tetro. Guardando bene il soffitto della cavità naturale, tuttavia, si accorse che era stato creato un complesso impianto di illuminazione, che dava a quel luogo un non so che di spettrale. Gli tornò, come il giorno prima, una pessima sensazione accompagnata da un brivido lungo la schiena, ma sulle prime la attribuì al suo disagio nel trovarsi all'interno di grotte e posti simili.

 

“Volete entrare e preferite starvene qui ad ammirare l'architettura locale?” Gli disse Inazuma, con una punta di ironia, che però fu sufficiente a riscuoterlo dai suoi pensieri.

 

Mentre oltrepassavano un primo portone, Kakashi non poté fare a meno di notare quattro guardie, due a destra e due a sinistra, che salutarono, con un cenno Inazuma e le altre. Avrebbe giurato che salutassero con particolare calore Nadeshiko e che ad un suo sorriso, questi ricambiassero con un'espressione ebete, ma forse si trattava solo di un'impressione.

 

“Inazuma sama?”

 

“Inazuma e basta, Kakashi san, non amo molto gli onorifici, specialmente se sono detti con ipocrisia...”

 

“Sia come vuoi...Ad ogni modo, mi chiedevo: non sono un po' poche quattro guardie? Specialmente dopo aver subito un furto di tale rilevanza?”

 

Inazuma a quella domanda non si scompose, per quanto le sembrò che l'albino l'avesse detta con la sottintesa implicazione che al vortice non sapessero fare molto bene il proprio mestiere. Con calma rispose: “Quattro? No, veramente a questo ingresso ve ne sono sedici, mentre altrettante ce ne sono alla porta sud. A guardia della torre ottagonale poi, ce ne sono una ventina, tutti jonin. Occhio poco allenato?”

 

Ok, ragazzina, touché, ma con la giornata di merda che ho avuto non puoi pretendere granché dalla mia soglia di attenzione...E il mio occhio sta benissimo, solo che è impegnato a vedere se Aoba e Genma dicono una stronzata più del dovuto...

 

“Comunque – riprese più distesa Inazuma – Le guardie non sono che una minima parte del dispositivo di sicurezza di questo posto. Guarda per terra.”

 

Appena oltrepassò la soglia, una linea delle intricate decorazioni del pavimento si illuminò di luce blu, per appena un millesimo di secondo.

 

Stessa cosa si ripeté al passaggio degli altri. Ultimo fu Genma, ma, nel suo caso, la luce che si intravide fu rossa.

 

A Inazuma sfuggì un sospiro. “Merda...” mormorò. Poi, rivolta a Kakashi gli chiese: “Kakashi san, hai distribuito a tutti i tuoi compagni le carte-sigillo che ti ho dato prima?”

 

“Sì, perché?”

 

“Perché il tuo compagno ha deciso di morire giovane, dannazione!” Non diede ulteriori spiegazioni, ma con uno sguardo mortalmente preoccupato si fiondò all'interno della biblioteca.

 

Nel frattempo Genma disse: “Ehi ragazzi, ma che sta succedendo, non riesco a muover...”

 

Non terminò la frase, perché cominciò a portarsi, per quanto gli fosse possibile, le mani alla gola, e iniziò a emettere rantoli soffocati.

 

Aoba, sul momento, non trovò niente di meglio da fare che estrarre dalla manica tre kunai per mano, assumere un'espressione minacciosa e dire: “Che cazzo gli avete fatto, brutte troie?”

 

Ma le cosiddette erano preoccupate mortalmente quanto lui. Yuki gli rispose: “brutto idiota, ha fatto tutto quel coglione del tuo amico! Tu l'hai ancora la tua carta sigillo, vero?”

 

“Certo, e questo che vorrebbe significare?”

 

Yuki, con un tono a metà tra l'irato ed il preoccupato spiegò agli altri l'arcano: “La carta entra in risonanza con il sigillo di sicurezza del pavimento della biblioteca. Se non ce l'hai rimani vittima del Mahi ya chissoku no shīru, il sigillo di paralisi e soffocamento. Quando Inazuma vi ha detto di tenerlo sempre con voi e non perderlo mai avevate la merda nelle orecchie!?”

 

A quel punto, si buttò sul malcapitato, che stava cominciando ad accasciarsi, e, senza pensarci due volte lo baciò, sotto lo sguardo esterrefatto degli altri.

 

Dopo in minuto buono, il sigillo emise all'improvviso una luce blu. A quel punto, Yuki si staccò dalle labbra di Genma.

 

Mentre questo ancora tossicchiava, la ragazza con le trecce caricò la mano destra e gli tirò un sonoro ceffone, commentando subito dopo:”Questa me la paghi, stronzetto!”

 

Subito dopo arrivò correndo a perdifiato Inazuma, che disse: “Siano lodati tutti i kami, ho fatto in tempo a disattivare il sigillo!”

 

“Non..coff...proprio...coff...miss Uzumaki...” replicò con la voce ancora strozzata Genma, che poi aggiunse: “la tua amichetta qua, raperonzolo...beh, mi ha salvato la vita con la respirazione bocca a bocca. Senza il suo aiuto sarei morto.”

 

“E nel mentre hai cercato di mettermi la lingua in bocca! Ma cosa cazzo ti è saltato in mente!?” Le replicò irata Yuki.

 

“Beh, potevano essere i miei ultimi momenti di vita su questa terra, mica potevo lasciarmi sfuggire l'occasione...” disse, per tutta risposta, il ragazzo con la bandana, sfoggiando un ghigno malizioso.

 

“Beh, tutto è bene quel che finisce bene” concluse Inazuma, cercando di chiudere il discorso. Poi, rivolta a Kakashi, aggiunse: “Direi che questo, anche in assenza di molte guardie, è il sistema di sicurezza principale. C'è un solo modo di sbloccarlo, ed è dall'interno dello studio del maestro bibliotecario.”

 

“A questo punto, sarebbe utile scambiarci quattro chiacchiere.” Le disse Kakashi.

 

Prontamente, Inazuma le fece: “Va bene. Ma attenti, potreste trovarlo un soggetto leggermente irritante. E' da quando c'è stato il furto che è diventato...sì, insomma, lo capirete, quel che intendo.”

 

Certo, perché fino ad adesso non siamo stati circondati da “soggetti leggermente irritanti”, vero?

 

 

***

 

“Haruta Uzumaki, e voi signore, sareste...?”

 

“Kakashi Hatake, Jonin di Konoha. Sono giunto qui con i miei uomini per darvi supporto nelle indagini sul furto di materiale da questa biblioteca. Lieto di conoscervi.”

 

“Il piacere è tutto vostro, infatti. Suppongo che, come l'incidente di cui mi ha riferito la signorina Inazuma mi può testimoniare, voi non abbiate la più pallida idea di che cosa sia un libro e come funzioni una biblioteca, giusto? Tranquilli, non ve ne faccio una colpa. L'ignoranza è una questione genetica dopo tutto...”

 

No, questo non è leggermente irritante, è un rompicoglioni di prima categoria. Come finire in gloria una lieta giornata: beccarsi un borioso e saccente pezzo di merda...

 

“Mmm, sì, perdoni la genetica, allora. Mi scusi l'impertinenza e la franchezza, ma allora, secondo lei, come è stato possibile forzare il sistema di sicurezza?”

 

“Come dice il saggio, niente è perfetto, caro stupido (non vi offenderete, spero, è solo una mera constatazione del vostro misero stato) amico. Potrebbe darsi che qualcuno mi abbia drogato, costretto a rivelare la combinazione, imbavagliato, addormentato e fatto perdere la memoria. Al mio ritorno nel mondo dei vivi non avrei avuto alcun segno di quel che è accaduto. Ma, ops! Per giungere da me dovevano averlo già forzato, il sistema. Siete confuso, vero? Lo sento, il vostro piccolo cervello che si affatica invano a seguire il mio ragionamento...”

 

Scommetti che sono più intelligente di te, idiota? Cazzo, se questo si desse meno arie passerebbe per una scorreggia ambulante...Questa è bella, dopo la dico a Genma...

 

“Mi chiedevo se esistono dei sistemi di sicurezza secondari e se il contenuto che è stato trafugato era coperto da ulteriori sigilli...”

 

“Ah, vedo che, per puro caso immagino, hai colto un elemento importante del puzzle! In effetti sì, il materiale rubato era nella torre. Per entrarvi si deve passare un ulteriore sigillo. Ogni piano è inoltre protetto da un ulteriore e diverso sigillo, secondo un sistema cumulativo. In sostanza, per sgraffignare (dite così voi che non sapete parlare correttamente la nostra lingua, vero?) ciò che c'è al nono piano, oltre al codice per il sigillo generale e quello per entrare nella torre, servono altri nove codici. Non esattamente una passeggiata, vero?”

 

Io questo comincio a non sopportarlo più. Non so parlare eh? E tu, con quell'accento da pomposo damerino cosa mi dici?

 

“In sostanza, è poco probabile che siano ninja di Konoha, dato che nessuno di noi avrebbe tutti i codici per arrivare sin lassù...”

 

“Ma questo, caro ragazzino dai capelli di un assurdo colore bianco, non è nemmeno impossibile. A Uzushi tutti venerano e rispettano la cultura, al contrario di voi trogloditi, e tutti si conoscono. Dove potrebbe essere celato ad occhi indiscreti un simile gesto ed un simile tesoro? Ma cosa ne puoi capire tu, che avrai un Q.I inferiore al 100...”

 

“Ok, basta. Mi sono rotto le palle, vecchio di merda. Per tua informazione il mio Q.I. È di 177, il che farebbe di me una persona intelligente, secondo il tuo metro. Ma solo gli idioti misurano l'intelligenza col Q.I, sappilo. Con le tue risposte hai cercato di sviarmi, visto che non mi hai dato che risposte vaghe. Ad ogni modo, ho avuto l'agio di esaminare tutti i tuoi tic nervosi e i tuoi riflessi, consci o meno, compresa la variazione dell'inflessione del tono della voce. E me ne stai raccontando talmente tante, di vaccate, che io mi sono stufato di fare quello gentile e cortese. In più, finora non posso dire di aver avuto una giornata esattamente edificante, e giusto per gradire, sono in arretrato di molte ore di sonno. Per cui adesso mi guarderai bene negli occhi e mi dirai tutto quello che voglio sapere.”

 

Detto questo, Kakashi, con un gesto della mano, si abbassò la maschera e piantò l'occhio con lo sharingan dritto sul bibliotecario.

 

Questi sudò freddo per un istante, mentre assumeva un'espressione vuota ed impaurita. Anzi, dire impaurita era poco. Quello che gli altri, esterrefatti, notavano, era il puro terrore, quello che conduce alla completa follia.

 

Dopo qualche secondo, però, l'albino si risistemò la maschera, e con un'espressione soddisfatta e sorniona, disse di nuovo: “Ora, dopo aver avuto un assaggino del mio genjutsu, vogliamo essere un attimino più collaborativi? Che ne dice signor Haruta? Ah, e per la cronaca – disse voltando lo sguardo su Nadeshiko - non si guarda il culo delle belle ragazze mentre si sta parlando con un estraneo...”

 

“S-sì! Tutto quello che vuoi d-demone...”

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Capitolo 9
*** Vuotare il sacco ***


9)Vuotare il sacco

 

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Osservai con sadico divertimento tutti i botta e risposta tra il vecchio Haruta e il konohano con i capelli bianchi.
Quel vecchio era una dannata piaga per tutti coloro che frequentavano la biblioteca. Irascibile, altezzoso, strafottente e oscenamente saccente. Un dannato concentrato di superbia.
Era anche di brutto aspetto. I suoi anni giovanili erano alle spalle ormai da un pezzo, i radi capelli che aveva ancora sulla nuca erano bianco-giallino, i denti, ormai andati, giallognoli anche quelli e con molti buchi, che facevano del suo contorto sorriso un esposizione di finestre.
Le esili spalle erano curve per gli anni passati sui libri della biblioteca, l'intero fisico era troppo secco, lasciando in buona parte vuota la tonaca che spettava al maestro della biblioteca. Come un sacco messo sul manico di una scopa per fare uno spaventapasseri.
Per non parlare del brutto vizio che aveva di andare a urtare sempre 'casualmente' il didietro di ogni ragazza che passava con le mani. Dèi, quante volte avrei voluto tagliargliele di netto!
Stando a sentire quanto diceva la zietta però, amputare arti che i vecchi avevano di troppo, rientrava tra le cose che 'le principesse per bene non fanno'.
Sbuffai tra me e me.
 

“Ahia, lo vedo male..” sentii bisbigliare a mezza voce dallo zoticone con la bandana guardando il vecchio.
 

“Cosa?” chiesi incuriosita per qualche motivo.
 

“Il vecchio sta riuscendo in un impresa davvero notevole..” mi disse con un sorrisetto malizioso.
Ma sto tipo doveva sempre parlare in modo così.. ambiguo?
 

“Eh?” chiesi.
 

Lui indicò con il mento il suo compare dai capelli d'argento, ancora impegnato nella conversazione con Haruta.
Sembrava sul punto di scoppiare. L'unico sopracciglio visibile era sempre più corrugato. Anche se non si notava in modo particolare, c'era qualcosa, nel suo aspetto, che indicava la sua irritazione crescente.
 

“Far perdere le staffe a Kakashi è praticamente impossibile... Ma credimi, una volta che la bomba esplode è meglio non trovarsi nei paraggi” mi spiegò il tipo con la cicatrice sul volto... Come si chiamava? Ah sì, Raido.
 

Ripresi ad osservare la scena. Questa volta incuriosita per davvero. Fin ora l'unica impressione che avevo avuto di questo 'Kakashi' era di un tipo addormentato. Di uno che fa le cose tanto perché altri lo obbligano a farle.
Anche se forse su quest'ultima cosa avrei dovuto essere l'ultima a parlare....
Nel momento che Haruta giunse a insultare anche la sua intelligenza, lui gli sbottò contro, e veloce come una serpe s'alzò il copri fronte, scoprendo l'occhio altrimenti celato.
 

Da subito potei vedere solo la reazione di Haruta.
 

Divenne bianco, pallido. Sudori freddi gli ricoprirono il volto, tremiti gli scossero il corpo, mentre spalancava sempre di più gli occhi, con le pupille che si dilatavano di terrore puro.
Non ero per nulla dispiaciuta per quel vecchio bastardo, piuttosto mi sorse la curiosità...

Che cosa gli stava facendo?
 

Facendo finta di nulla feci due passi laterali, per poter vedere.
Una lunga cicatrice solcava l'occhio dell'albino, partendo da in mezzo al suo sopracciglio chiaro, lungo tutto la palpebra sino allo zigomo semi-celato dalla maschera.
 

E l'occhio... Dei e demoni di tutti i mondi!
 

Cremisi come il sangue appena versato, con tre tomoe che roteavano al suo interno.
Ne avevo letto qualcosa su un libro, e sentito parlare... Del famoso Sharingan.
 

Una delle due celebri arti oculari di Konoha. La sua fama era incredibile, pareggiata solo da quella del Byakugan.
All'improvviso rivalutai l'opinione che avevo dell'albino.
Se possedeva lo sharingan, ed era in grado di usarlo.. non era di certo un avversario facile. Senza contare quello che aveva appena detto. Un Q.I. Di 177 se era vero e non solo una spacconeria...
 

Nadeshiko e Yuki come me osservavano la scena stupefatti. Solo i suoi compagni di team non sembravano troppo stupiti.
Dopo un breve momento richiuse l'occhio, e riabbassò il copri fronte, con aria assai più soddisfatta.
 

E con mia sorpresa sembrò davvero avere dato una ridimensionata all'ego di Haruta.
“Allora.. ti piace il mio genjutsu? È una simpatica invenzione del clan Uchiha.. carino vero?” lo prese in giro Kakashi. “Dunque... Cosa sai del furto?” gli chiese.
 

“Nulla...” rispose l'altro in un soffio. Però evitò lo sguardo scuro dell'unico occhio di Kakashi. Che tentativo patetico di mentire!
 

“Vuoi fare un altro giro? Io non ho nessun problema... Nessuna fretta...” disse Kakashi riportando la mano al copri fronte, ma con calma.
 

“No! No! Sapevo che stavano cercando un sigillo del nono piano... Gli ho fornito io l'accesso!” gridò questo con uno squittio terrorizzato.
 

Cosa?!
Cioè era risaputo che era un vecchio stronzo.. ma un traditore!?
“Voglio i nomi”
“Non li conosco...”
“I nomi!” gli abbaiò contro.
“Non li conosco davvero! Ti prego non...” piagnucolò questo.
“Aoba... Ultimamente hai passato parecchio tempo con Ibiki vero?” chiese al suo compagno occhialuto.
“Si...”
“ E hai imparato qualcosa di utile o sbaglio?”
“Non vedo l'ora di mettere in pratica quanto appreso...”, rispose l'altro con un sorriso sadico, tirando fuori un kunai con aria poco raccomandabile.
 

Non riuscivo a capire se parlavano sul serio o se fosse solo una buona messa in scena.
 

“Cosa volete farmi?” pigolò Haruta.
“Vedi, il mio collega Aoba, è un buono studente di alcuni shinobi della squadra di interrogatorio... Sono dei maestri nelle torture... sanno farti sputare ogni più piccolo segreto. Sono così abili che il mio genjutsu ti sembrerà solo una passeggiata in un prato fiorito...” gli rispose l'altro truce, con un sorrisetto che si vedeva da dietro la maschera sottile.
“Ma io non conosco davvero i nomi!!”
“Allora parla, e in fretta! Dì quello che sai. Voglio sentirti cantare come un usignolo!” gli intimò brutalmente.
“Loro.. .Non sono del nostro villaggio. Forse sono dei nukenin, non lo so, non usano i copri fronte. Quelli che mi hanno contattato sono sempre rimasti nell'ombra, non li ho visti in viso. Però uno dei due zoppicava. Mi hanno offerto denaro. Molto denaro... era così tanto..” s'interruppe per piagnucolare. “Era più di quanto ne avessi mai visto in vita mia. Mi hanno detto che dovevo disattivare i sistemi di sicurezza. Solo una volta... in cambio..” esitò.
“Cosa ti hanno dato?”
“Oro... e... donne...”

 

Ah, pure! Oltre avido pure porco! Perché la cosa non mi sorprendeva? Sia Yuki che il tipo con la bandana dovettero fare uno sforzo per non ridere, presi tra la serietà della situazione e l'assurdità della cosa.
 

“Ti hanno dato un punto di ritrovo? Un modo per contattarli?”
“No, nessuno.. però parte dell'oro che mi hanno dato... era di conio della nebbia”
Questo poteva dire molte cose... Era un indizio contro il villaggio della nebbia. Ma poteva essere anche un depistaggio voluto.
Il villaggio della nebbia era storicamente un opportunista. Saltava sul carro del vincitore, e i suoi servigi erano di chiunque fosse disposto a pagare a sufficienza.
Incrociai per caso lo sguardo di Kakashi. In qualche modo capii che stavamo pensando alla stessa cosa.
“Neko”, chiamai.
Una silenziosa ANBU comparve al mio fianco.
Che palle, mi toccava. Sbuffai, e rizzai la schiena, e tentai di usare un tono formale.
 

“Per il potere conferitomi dal clan Uzumaki e bla bla bla, ti spoglio di tutti i tuoi titoli e dei tuoi averi. La tua proprietà sarà setacciata dai nostri uomini.. Neko, mostra a questo porco dove mettiamo i traditori.. e come li trattiamo...”
 

“Subito, Inazuma-hime!”
 

L'uomo chiamò un altro suo collega e presero il vecchio piagnucolante sotto braccio, scortandolo fuori.
Riaccompagnai la squadra di Konohani nuovamente sino al lago.
Lungo la strada per tornare alla loro 'casa', m'avvicinai a Kakashi. Per quanto ancora non mi piacesse quell'albino mancato, era inutile negare che aveva guadagnato vari punti con la sparata di questo pomeriggio.
 

“Beh ormai si è fatto tardi, e io devo andare a riferire la cosa alla Tsunamikage. Vi consiglierei di non ficcanasare troppo in giro per questa notte” dissi cacciandomi le mani nelle tasche. Il dover fare rapporto alla zia non era esattamente all'apice dei miei desideri.
 

“Pensi che Tsunamikage-sama farà esaminare con attenzione le proprietà del bibliotecario?”, domandò.
 

“Suppongo di si”. Anzi, conoscendola, sarebbe andata su tutte le furie, avrebbe insultato i suoi sottoposti per essersi fatti gabbare da un vecchio beota e averla messa in cattiva luce, dato che un ragazzino di Konoha era arrivato dove i suoi più abili e fidati uomini avevano fatto un buco nell'acqua.
 

“Vorrei consigliare di indagare anche sui suoi ultimi movimenti e contatti negli ultimi mesi..”
 

“Quello era ovvio”
 

“Ah... davvero?” un'aperta insinuazione sul fatto che non eravamo riusciti ad individuare 'l'infiltrato' senza il suo aiuto.
 

“Ehi bambolo... ne hai combinata una giusta ma vedi di non andare troppo fuori dal seminato”, lo minacciai con un occhiataccia, ma mi sembrò più che altro di riscuotere la sua ilarità. Cosa che mi irritò ulteriormente.
 

“Certo, certo. Domani potremo continuare le indagini?” chiese.
 

“Si, ma dovrete aspettarci. Meglio che non andiate troppo in giro per i fatti vostri. Quattro zucche vuote della foglia come voi sarebbero capaci di perdersi per le strade” dissi, ancora irritata da prima.
Eravamo ormai all'edificio a loro assegnato.
 

“Comunque.. buon lavoro con quel vecchio. Era da una vita che volevo dargli una lezione... E con questo vedi di non montarti troppo la testa se no ti smonto io” dissi con fare minaccioso.
Prima che potesse ribattere ci raggiunsero anche gli altri.
 

“Bene. Ci si vede domani.”
 

“Si, fate i bravi cagnolini.. a cuccia!” disse Yuki, sparendo prima che gli altri potessero dire qualcosa, e sia io che Nadeshiko roteammo gli occhi prima di seguirla, trattenendo però un sorriso.

***

“Hanno catturato il vecchio deficiente” comunicò un uomo incappucciato entrando nel punto di raduno.
Erano presenti altri tre uomini. O forse erano donne. Impossibile dirlo. Portavano tutti i cappucci in testa, i volti ben celati tra le falde del tessuto.
“Ce ne hanno messo di tempo per scoprirlo... Che dilettanti!” commentò l'incappucciato numero due.
 

“Possono risalire a noi?” chiese il terzo.
 

“No, eravamo stati attenti a non lasciare tracce.. tsk a quel vecchio idiota sono bastati il luccichio di un po' d'oro e un paio di tette e il gioco era fatto... Pensavo ci lasciasse le penne quando ha visto la nostra 'amica' nuda... ahah” disse il quarto scoppiando in una fragorosa risata.
“La prostituta?”
 

“Già. Sono facili da comprare... comunque per sicurezza la nostra 'ragazza' sta concimando un bosco. A quest'ora gli animali selvatici l'avranno già fatta sparire...” rispose con una scrollata di spalle il quarto uomo.
 

“Bene..” concordò il numero tre.
 

“Ora possiamo dedicarci ai nostri fini.. questi dannati Uzumaki stanno portando alla rovina il nostro nobile villaggio del vortice!” disse con voce indignata il secondo uomo.
 

“Un problema alla volta, amico mio. Le tensioni tra Konoha e il Vortice stanno aumentando... E questo branco di ragazzini ci sta aiutando... lasciali lavorare un po', e vedrai che la tensione salirà tanto che basterà solo un alito di vento in più per fomentare il fuoco della rivolta...” disse sogghignando il primo uomo.
Tutti e quattro si guardarono l'un l'altro soddisfatti.
 

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Capitolo 10
*** Un'innocua partitina ***


10)Un'innocua partitina

 

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“Ehi, Aoba...”

 

“Che c'è Gen, non riesci a prendere sonno su questo concentrato di acari? Non ti biasimo...”

 

“Mmm, già. Senti, volevo sia darti dell'idiota, sia ringraziarti...”

 

“Eh?”

 

“Beh, idiota, perché te ne sei stato lì come una bella statuina mentre rischiavo di crepare...”

 

“Ehi, scusa, ma non sapevo che fare...”

 

“...E grazie perché così mi hai dato la possibilità di giocare un po' con raperonzolo...”

 

“Ahahah! Sei unico Gen, lasciatelo dire!”

 

Una nuova voce si unì al coro degli insonni. Quella di Raido. “Non l'hai nemmeno ringraziata, ingrato.”

 

Aoba (e lo stesso Raido) si aspettavano l'ennesima battutina. Che però, con loro sommo stupore, non arrivò.

 

“Già... In effetti potevo rimanerci secco per davvero, non fosse stato per quella là. Forse un po' di gratitudine gliela posso concedere... Sentite, ragazzi, io a star qui non ce la faccio un minuto di più. Vado a cercare un posto in cui stare comodo e bere qualcosa, se non vi dispiace. Ci si vede!”

 

Detto questo, si alzò, stando bene attento a non svegliare Kakashi, che, per una volta, sembrava dormire. Chissà perché, ma aveva la netta sensazione che gli avrebbe impedito di andarsene in giro per i fatti suoi...

 

Raido cercò inutilmente di fermarlo: “Gen, non fare cazzate, l'ha detto anche la Uzumaki, no? Meglio non andarsi a cercare rogne in giro!”

 

“Eddài, sfregiato, cosa mi può capitare? Poi i posti che tu consideri “pericolosi”, sono tutti pericolosi in modo uguale, a Konoha, come qui. Per cui tranquillo...Poi, 'mammina', non starò via tanto, giusto il tempo per farmi passare l'insonnia...”

 

“Non sono tua madre, per cui fai pure come ti pare, sei grande e vaccinato. Ma questo non mi impedisce di dirti che non ho voglia di rimediare alle tue stronzate! E tu, Aoba, invece di startene zitto, dammi una mano a convincerlo!”

L'unica cosa che disse l'interpellato fu: “Fermarlo? Lo seguirei, ma sono stanco morto. Se questi giocano a carte come sanno fare i ninja, domani potremo anche comprarci una mega villa da qualche parte, vero Gen?”

 

“Contaci, Aoba... Piuttosto... Mi devi ancora cinquanta monete, lo sai vero?”

 

“Sempre il solito usuraio di merda... Quando torniamo dalla missione, fidati...”

 

“Farò finta di non averla già sentita... Ok, sfigati, a più tardi!”

 

Con un sospiro di irritazione, Raido decise di lasciar perdere. Dopotutto, non valeva la pena perdere il sonno per una cosa del genere. Forse.

 

***

 

“Yukiii?”

 

“Meh... Com'è che sei sveglia Nacchan?”

 

“Ho il sonno leggero, al contrario di quella specie di ghiro di Inazuma, lo sai...Piuttosto, potrei rivolgerti la stessa domanda...”

 

“Boh, Non dormo e punto. Meglio che vada a fare quattro passi...”

 

“Per caso i tuoi quattro passi sono in direzione de “Lo shuriken storto”?”

 

“Tranquilla Nadeshiko, non ho voglia di tirar mattina...Solo, ho bisogno di una bevuta... Devo togliermi un certo saporaccio dalla bocca...”

 

“Ahahah! Allora è per quello che ti sei spazzolata i denti per venti minuti buoni, prima?”

 

“Sì... Come cazzo ha potuto quello stronzetto!? L'avessi saputo l'avrei lasciato morire... E poi mi è venuta in mente una cosa per le nostre indagini, dopo aver sentito la storia di quel bavoso toccaculi di Haruta. E 'lo shuriken storto' è il posto migliore per verificarla...”

 

“Allora fammi venire con te, no?”

 

“Non è esattamente il posto più adatto a te, Nacchan...”

 

“Oh, dèi! Non dirmi che adesso tirerai fuori la solita storia: Nadeshiko è troppo gentile, bella e delicata per entrare in un simile letamaio, vero?”

 

“Tsk... No, 'faccia d'angelo', figurati... E' che alla fine della serata vorrei poter contare sul fatto che quel posto sia ancora in piedi. Cosa di cui non potrei essere sicura se ti ci porto...”

 

“Uff... Mi stai dipingendo come il mostro che non sono, lo sai, questo?”

 

“So che l'ultima volta che una persona ha cercato di fare seriamente del male a me e Inazuma, l'hanno dovuto tirare giù dalle pareti di un palazzo a 500 metri di distanza. Con un cucchiaino.”

 

“Esagerata! Non saranno stati più di 100 metri...”

 

“Nacchan, non penso tu abbia colto il punto del mio discorso...”

 

“Va beh, mi arrendo... Poi domani mi dirai cosa hai scoperto...”

 

“Contaci...”

 

***

 

Dopo aver girovagato senza meta per venti minuti buoni, finalmente aveva trovato il posto che faceva per lui. Gli indizi classici c'erano tutti: vietta laterale, lercia e buia, porta di legno cigolante, insegna sbiadita... Se tutto il mondo era paese, quelli erano i segni inequivocabili del luogo in cui si raduna la feccia di un paese per passare il tempo tra le undici di sera e le undici di mattina. Ma solo in un posto del genere si capivano gli umori della gente, i suoi istinti più profondi, magari portati alla luce da qualche bicchiere di troppo, i suoi desideri reconditi e le sue frustrazioni. Ma non era nemmeno quello il motivo per cui Genma li frequentava, a dire il vero. Lì, in realtà, lui si divertiva. Carte, bluff con gente grande il doppio o il triplo di lui, gare di bevute... Giocare ad avere il controllo, anche quando non lo si aveva affatto... Tutto questo era una scarica di adrenalina pura! La vita era una cosa troppo bella per essere presa troppo sul serio.

 

“Lo 'shuriken storto' eh? Suona bene...”

 

Non fece nemmeno due passi che si bloccò di colpo. Possibile che quella fosse... No! Non lei! Ancora raperonzolo!

 

Il fatto di doverle la vita era una cosa che lo seccava a morte. Non voleva essere debitore di nessuno, figurarsi una straniera con un carattere di merda...

 

Yuki alzò per un attimo lo sguardo. Prima impallidì, poi ebbe una passeggera sensazione di vomito, che cercò di mandare via con uno sputo per terra. Niente da fare, mister grissino ora l'aveva vista e si avvicinava al suo tavolo. Oh, kami, che cosa aveva fatto di male?

 

“Che ci fai qui mister grissino? Non dovresti essere a nanna da un pezzo?”

 

“Il fatto che non fossi il principe azzurro che va a letto quando cala il sole e si alza quando canta il gallo pensavo fosse già assodato. Piuttosto, sono stupito da te, raperonzolo... Non è esattamente un comportamento da principessina...”

 

A quel punto, un energumeno, con cui Yuki stava giocando a carte, si rivolse al ragazzo di Konoha in modo aspro: “Ehi, ragazzino, che hai intenzione di fare? O giochi, o te ne vai, non so se mi spiego!”

 

Per tutta risposta, Genma accennò un sorriso, si scrocchiò il collo, prese con naturalezza una sedia vuota da un tavolo vicino e vi si sedette a gambe incrociate, a mo' di sfida. Poi si rivolse a Yuki dicendole: “se la signorina permette, entro volentieri nella partita.”

 

La “signorina” si lasciò scappare un sorriso sadico, poi disse: “Certo, certo. Più si è meglio è, no?”

 

“Mpf... Penso che tu mi stia sottovalutando, raperonzolo... Facciamo così, giusto per aggiungere un po' di pepe: che ne dici se ci facciamo un simpatico strip poker?” Gli occhi di Genma, mentre lo diceva, brillavano di una luce maligna.

 

Yuki sembrò pensarci su un attimo, mentre gli altri avventori avevano inevitabilmente volto la loro attenzione verso la sfida. I più ridacchiarono, divisi tra chi era sicuro che quello fosse l'ennesimo forestiero che sarebbe finito smutandato come un verme da parte di 'Sojo occhi blu', come era chiamata Yuki in quel locale, e quelli che speravano che fosse finalmente giunta l'ora della vendetta per tutti i soldi che quella ragazza gli aveva spillato.

 

Alla fine, però, inclinò la testa come un rapace e si abbandonò ad un sorriso malvagio. Infine disse calma: “Come vuoi, mister grissino, ma non lamentarti se uscirai da questo posto senza nemmeno la tua dignità...”

 

Detto questo, i due subirono una sorta di trasformazione magica. Gli occhi si fecero vacui. Lo sguardo, una tavola priva di emozioni.

 

Partirono lentamente, studiandosi a lungo, poi i colpi di mano si fecero sempre più veloci, mentre gli altri giocatori abbandonavano uno dietro l'altro. Dopo due ore e un abbondante numero di bottiglie vuote sparse tutt'intorno, erano rimasti solo loro due.

 

Arrivati al livello della biancheria intima, ricominciarono a provocarsi:

 

“Devo dire che a vederti così, non sei affatto male raperonzolo... Mai pensato alla carriera di spogliarellista?”

 

“Spiacente, mister grissino, ma non fa per me. Sai, dimenare il culo di fronte a gente che ce l'ha lungo come il senbon che porta in bocca non sarebbe proprio il mio forte, sai com'è...”

 

“Tsk...Dì la verità che non vedi l'ora di vincere per scoprire se le tue supposizioni sono fondate. E sotto sotto, speri di sbagliarti...”

 

“Diciamo che “sotto sotto” ormai c'è ben poco. Piuttosto, se vuoi ti porto una ciotola, dato che, da bastardino quale sei, la tua saliva sta cominciando ad invadere anche il mio lato del tavolo, il che non aiuta la concentrazione... Pausa poi l'ultima mano?”

 

“Della serie: o la va o la spacca? Amen, sorella!”

 

Yuki sorrise tra sé. Quel cretino le aveva facilitato il compito che si era prefissata, anche se in un modo inaspettato. Un tizio con un muso da maiale, infatti, che non avrebbe esitato a far volare fuori dalla finestra per le occhiate che le stava lanciando, in altre circostanze, le si avvicinò e le disse qualcosa in un orecchio. Lei sorrise, ed annuì.

 

Genma si riteneva fortunato ad avere un buon udito. Ma, anche se aveva sentito la richiesta di quel porco, a cui istintivamente aveva una gran voglia di spaccare la faccia, non si capacitava della risposta di lei. Per un attimo rimase allibito, anzi, sebbene non dovessero essere affari suoi, quasi disgustato.

 

“Ehi, mister grissino, ragiona un po' prima di fare quella faccia da pesce lesso: i nostri amici cosa hanno dato ad Haruta, in cambio dei suoi servigi?”

 

A quel punto, a Genma sfuggì un ghigno malizioso. Aveva capito dove Yuki voleva andare a parare! Solo una pazza come lei avrebbe pensato a qualcosa del genere...

“Astuta, raperonzolo, devo ammetterlo... Folle, ma astuta... Ma è una cazzata, non ti reggerò il gioco.”

 

Ti devo la vita, no? Non pensare nemmeno per un'istante che ti permetta di rischiare la tua per infiltrarti in un privé di ricchi allupati solo per rintracciare chi ha corrotto quella merda umana di bibliotecario. Mi sa di gente un tantino troppo pericolosa per te, raperonzolo.

 

Naturalmente non si sarebbe mai sognato di dirglielo apertamente, anzi, si stupì lui stesso di averlo pensato.

 

Nota a margine: Sojo significa 'cisterna'(abbastanza immaginabile il motivo del soprannome, no?) E, per la cronaca, il nome Yuki significa "candido e puro fiocco di neve". Decisamente le abbiamo scelto un nome appropriato...

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Capitolo 11
*** La voce del padrone ***


11)La voce del padrone

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***Genma***

 

Io e Raperonzolo rimanemmo a giocare ancora un po', ma ormai la concentrazione era sfumata, e date le ore che erano già passate da quando avevamo iniziato molto del pubblico era tornato ai fatti suoi o andato a casa.
Dopo tre partite tutte finite in parità concordammo il pareggio.
A quanto pare saremmo tornati a casa tutti e due con le mutande addosso.

 

Per questa volta...
 

Uscendo notai che erano già le quattro del mattino! Porco cane! Se mi andava bene avrei avuto ancora quattro ore da dormire... Se avevo fortuna, e di solito non ne avevo moltissima. Cioè, non per queste cose.
 

Tornai di corsa alla 'catapecchia' abitata dagli acari dove alloggiavamo, e piano piano, usando il chakra m'arrampicai su per la parete, entrando dalla finestra del corridoio per poi andare in camera mia.
Andando in punta di piedi raggiunsi la porta, presi la maniglia, e con un sospiro di sollievo l'abbassai.
“Dove diavolo sei stato?” una voce fredda e pungente mi raggiunse. Gelandomi sul posto.
Merda... Kakashi era sveglio!
 

“Credevo stessi dormendo.. scusami non volevo svegliarti... Torna pure a dormire” dissi tirando fuori il miglior sorriso da puro e innocente.
 

Kakashi emerse dall'ombra come un cazzo di fantasma, spaventosamente serio e con uno sguardo omicida, nell'unico occhio visibile, cerchiato dalla carenza di sonno.
Un Kakashi in stato normale mi avrebbe fatto una sonora ramanzina e mi avrebbe mandato a letto.

 

Questo invece era indietro di parecchie ore di sonno arretrate, con le palle di traverso per la giornata trascorsa e inoltre gli avevo disubbidito quando aveva espressamente detto di non muoversi dalla casa fino a domani.
Iniziai a sudare freddo.

 

“Il mio sguardo non era granché convincente, vero, Kakashi?”

 

“Già.”

Lapidario. Monosillabico. Pessimo segno.

 

Meglio tentare con una tattica diversa...


“Senti prima di raikirizzarmi sul posto fammi almeno spiegare...” provai sentendo i sudori colarmi lungo la schiena.
 

“Ti do tre secondi per parlare dopodiché..” il fatto che lasciò la frase in sospeso fece sì che fosse persino più minacciosa che non l'avesse finita, dato che lasciò alla mia immaginazione tutte le torture che avrebbe potuto infliggermi.
 

“Sono stato nella taverna della città e..”

 

il suo occhio si strinse. Il che mi fece accelerare la parlantina. Certo non è che avessi esordito nella maniera migliore, va ammesso...

 

“...Ho trovato Raperonzolo, cioè voglio dire Yuki e...”

 

La sua espressione non stava migliorando. Ahia.

 

“..abbiamo trovato una buona pista da seguire!!” dissi, tentando di salvarmi in extremis.
 

“Una pista da seguire per COSA? E voi piantatela di far finta di dormire!” abbaiò agli altri due che erano rimasti dietro le porte a spiare.
 

A quel rimprovero uscirono di malavoglia, trascinando i piedi, colti in fallo.
Pensai che forse era meglio non dare troppi dettagli, come quello del fatto che avevamo iniziato una partita di strip-poker.
 

“Mentre giocavamo a carte.. un tipo losco si è avvicinato e... Vabbè lasciamo stare. Morale della favola: tu ricordi cos'ha detto il vecchio bavoso?”
 

“Ovvio..” disse lui piatto, passandosi una mano sul volto con fare assonnato.
 

“L'hanno pagato in oro... E in donne. Il che vuol dire che qualche prostituta ci è andata di mezzo. Ora, quasi tutte le prostitute sono 'controllate' da altri, il che vuol dire che ci potrebbe essere..”
“...Qualcuno che sa qualcosa in un bordello” completò lui.
 

“Precisamente... e Yuki ha praticamente ricevuto in biglietto da visita. Insomma abbiamo un punto da cui iniziare. Ci aspettano domani pomeriggio!”
 

“Dovrei lasciarti qui mentre noi indaghiamo!” mi ringhiò contro lui.
 

E perdermi la passeggiata nel bordello? Eh no,cavolo! Questa era crudeltà!
Però sapevo che se avessi insistito avrei peggiorato la situazione. In fondo gli avevo disobbedito, era normale che fosse arrabbiato. Kakashi era uno puntiglioso su queste cose. Ed era un buon capitano, migliore di molti di quelli che avevo conosciuto.
Era uno dei pochi che si prendeva l'impiccio di conoscere i suoi sottoposti e prendersene cura per davvero.
Non era una chioccia come Tenzo, quello no. Però ci dava fiducia, sapeva i nostri punti di forza e di debolezza, e non ci forzava la mano in questioni in cui sapeva essere più 'delicate' per noi.
 

Ad esempio, sapeva che io parafrasavo sempre le cose, rispondendo in modo irriverente anche quando non era necessario, ma questo non voleva dire che non provassi rispetto per loro. Quindi si limitava a darmi una regolata quando eravamo in occasioni 'ufficiali', come quando avevamo incontrato le tre principessine lì.
Sapeva trattenerci quando eravamo troppo avventati, o quando lasciar correre le cose e chiudere un occhio.
Mi limitai a guardarlo con sguardo afflitto. Non che la modalità 'cucciolo bastonato' avesse mai funzionato poi molto, quando la tentavo io, ma sempre meglio provarci.
 

“Bah, andate al diavolo! Non voglio essere svegliato prima delle dieci. Se sento una mosca volare la infilzo con un kunai. Anzi, non mi preoccuperò nemmeno di verificare che sia una mosca o uno di voi! Sono stato chiaro?” sbottò infine, con uno sbuffo che era un misto tra stanchezza, irritazione e rassegnazione.
 

“Si, capitano” rispondemmo tutti e tre.
 

Brontolando tornò nella sua stanza, afferrando da una mensola un oggettino che a prima vista mi parve uno specchietto, sbattendo la porta e buttandosi sul letto.
Noi tre ci scambiammo uno sguardo prima di raggiungere i nostri letti in punta di piedi.
Sapevamo tutti troppo bene cosa affliggeva l'anima di Kakashi in quel periodo, e nessuno lo invidiava.

***

Yuki arrivò a sua volta nell'ala del palazzo con le loro stanze, camminando trafelata, attenta a poggiare bene i piedi, senza far rumore, evitando il gradino che scricchiolava o la classica piastrella non ben cementata che faceva un sordo 'clak' quando ci si poggiava sopra un piede.
Le conosceva tutte le dannate traditrici. Ogni singola piastrella del grande corridoio. Ogni asse di ogni gradino.
Aveva perso il conto delle volte che era rientrata in casa in punta di piedi.
Inazuma fortunatamente il più delle volte non aveva nemmeno voglia di scaldarsi a sufficienza da sgridarla. Accadeva raramente, e solo quando la combinava davvero grossa.
 

Nadeshiko era un'altra storia.
Era lei quella con la mente 'sana' del nostro terzetto.
Aprii la porta della camera un millimetro per volta, entrai, e sempre con cautela, la richiusi alle mie spalle.
Sospirai.
Troppo presto.
 

“Vado solo a bere un goccio.. eh?”
 

La voce irritata proveniva da sopra al mio letto. Nacchan era sveglia, cazzo.
 

“Ehm.. la cosa ha preso delle svolte inaspettate...” tergiversai. “Piuttosto... cosa fai qui... a quest'ora?”
 

“Magari ti stavo aspettando?” domandò lei inacidita.
 

“Beh, però ora abbiamo una nuova pista su cui lavorare domani...” dissi cercando di deviare la sua rabbia.
 

“Dimmi che non hai fatto cazzate ti prego...” disse però invece lei, preoccupata.
 

“No! Certo che però ne hai di fiducia in me...” dissi tentando di fingermi offesa.
 

“Ti conosco.. ciò mi basta...” mi smontò però lei.
 

Sospirai rassegnata.
 

“Dai, vieni qua e dimmi tutto” disse, facendomi posto sul mio letto.
Le raccontati tutto (tralasciando 'casualmente' la parte dello strip-poker).
 

“Quindi domani pomeriggio dobbiamo andare... In un bordello?” mi chiese stranita.
 

“Ah-ah” dissi a mo' di si.
 

Lei si spiaccicò una mano in faccia.
 

“Che c'è, è un postaccio troppo brutto per te, angioletto?” le chiesi con una risatina.
 

Lei sbuffò. “Solo a te potevano venire idee simili, ma ammetto che è una delle piste migliori che possiamo avere...” ammise però ad onor del vero.
 

“Bene... allora ci pensi tu ad avvertire Ina-chan?” le chiesi.
 

“Glielo dirò domattina.”
 

“Bene... ora se non ti dispiace 'faccia d'angelo', vorrei schiacciare un pisolino” dissi togliendola quasi di peso dal mio letto per coricarmi.
 

“Vedi di cercare di non combinare guai almeno mentre dormi...” mi prese in giro lei, uscendo dalla stanza.
 

Con uno sbuffo, m'addormentai. Il mio ultimo pensiero fu rivolto a quello stronzetto di Konoha. Certo a giocare a carte, glielo si doveva concedere, era davvero un asso.

 

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Capitolo 12
*** Let's dance! ***


12)Let's dance!

 


“COSAAA!?? Yuki, ma che cazzo ti è saltato in mente? No, tu DEVI esserti rincoglionita all'istante, perché non ci sono alternative, per quello che ho appena sentito da Nadeshiko...”

“Eddài, Ina-chan, come la fai difficile...Andiamo lì, spacchiamo qualche culo e ce ne torniamo a casa tranquilli...Sarà mica una roba così complicata...”

“Eh, certo, come no. Non è che possiamo andare lì e radere al suolo l'edificio per estrapolare delle informazioni che non siamo nemmeno certi che abbiano...Se dobbiamo andare lì dobbiamo andarci con un piano!”

A quel punto, Nadeshiko sfoggiò uno dei suoi sorrisi inquietanti. Quelli che Inazuma e Yuki avevano imparato a temere. Poi disse: “Io un'idea ce l'avrei. Ma avremo da mandar giù un po' di orgoglio per qualche ora...”

Inazuma non ci mise molto a capire quello che intendeva. Sbiancò all'istante, poi replicò brusca, scuotendo vigorosamente testa e mani: “NO. So cosa hai in mente Nacchan, ed è NO. Categorico. Insindacabile. Assoluto. Definitivo!! E poi, Se lo viene a sapere mia zia oltretutto mi fa la pelle... E questo non è nulla rispetto al tritamento di maroni che mi farebbe Rikuro. Lo sai che quel damerino è una dannata sanguisuga..”

“Inazuma, non è che nemmeno io spasimi per la cosa, ma l'hai detto anche tu: se andiamo lì con l'intento di ridurre tutto in briciole non sapremo nulla di nulla...”

A quel punto anche Yuki realizzò di che stavano parlando: “Aaah! Voi vorreste andare lì e fingere di...Mwahahahah! No, non riuscirei mai a vedervi entrare nella parte...Mi spiace ragazze, ma a fare quelle che dimenano culo e tette a pagamento, voi non siete proprio in grado...”

Due paia d'occhi gelidi si spostarono all'improvviso su di lei. Ops, forse quella sarebbe stato meglio risparmiarsela...

“Cioè, scusa, ripeti? Noi non saremmo capaci di fare COSA di preciso? Siamo ninja, no? Siamo più che addestrate ad ingannare e cogliere di sorpresa!”, replicò piccata Inazuma.

Tentando a fatica di sopprimere la risata che aveva in gola, Yuki rispose: “Inachan...Non è che sia esattamente la stessa cosa. A parte che dovresti quantomeno tingerti i capelli, visto che con la chioma rossa sei un tantino troppo riconoscibile....A parte che sei sempre stata rigida come un palo tutte le volte che ho provato a trascinarti da qualche parte a ballare...A parte che quando ti senti in imbarazzo (e lo saresti, oh, sì, se lo saresti) sai essere brusca come lo yogurt scaduto da sei mesi...A parte tutto questo, la cosa più importante è che...Hai presente Miyadaiku, il dio dei falegnami e dei carpentieri? Con te ha fatto un ottimo lavoro di pialla lì davanti, per cui...”

“Yukiiii?”

“Eh? Che ho detto?”

“Sarò sintetica. Fottiti.”

“Allora io sarò altrettanto sintetica: pettanko*.”

Visto che a quella parola, Inazuma si fece rossa più dei suoi capelli e cercò di saltare addosso alla Jundo con intento seriamente omicida, Nadeshiko decise di prenderla per la collottola, come si fa con i gatti che soffiano. Va detto che la cosa fu difficile, dato che la stessa 'faccia d'angelo', cercava a stento di trattenere le risa. Perché in effetti, Yuki non aveva detto nulla che non fosse vero, almeno tecnicamente...

***

“Allora? Ve la sentite o no?” Chiese molto pratico e sbrigativo Kakashi. Anche se vagamente capiva il senso di disagio di fronte ad un piano del genere, per lui quella era un'idea come un'altra. Per quel che poteva valere, loro erano ninja, non bamboline da esposizione.

Aoba, appena aveva sentito la pazzia, era subito andato in una sorta di visibilio interiore. Non tanto per la sua vena perversa, che pure stava facendo una silenziosa hola da stadio nel suo cervello, quanto per il suo lato perfido: quel trio di bambine arroganti si sarebbero dovute umiliare e quella era musica, per le sue orecchie.

Raido sospirava con gli occhi al cielo: c'era qualcosa di fortemente sbagliato ed assurdo in quella missione e ne aveva sempre maggior percezione man mano che passavano le ore. Poi 'sta cosa del bordello aveva un che di particolarmente tragicomico...

Genma invece, non era affatto d'accordo, per la meraviglia dei suoi compagni. Nonostante le battutine a raffica, aveva un certo qual senso dell'onore e del rispetto nei confronti del gentil sesso, e lo infastidiva l'idea che delle compagne di squadra si dovessero abbassare (e al verbo “abbassare” i cavalli del suo cervello partirono al galoppo per la strada dei doppi sensi) a tanto (quanto di preciso?) per estorcere delle informazioni. D'altro canto non poteva negare che probabilmente sarebbe stato uno spettacolo piuttosto divertente cui assistere, per cui...

Al senso del pudore, in Inazuma prevalse l'orgoglio. Almeno quelli di Konoha non avrebbero più pensato che lei fosse una delicata principessina, no? “S-sì, ci stiamo, ci stiamo...Ho visto l'indirizzo che c'è sul biglietto da visita che hanno dato a Yuki. E' nell'estrema periferia ovest del villaggio, un quartiere effettivamente non esattamente raccomandabile. Ci ritroveremo dietro la vostra catap...cioè, dietro la vostra casetta circa per le nove, intesi?”
 

“Ottimo.” Commentò lapidario Kakashi. Connetteva e ragionava, certo, ma i postumi dell'autoipnosi con lo sharingan erano lunghi da digerire. Inoltre l'idea era stata loro, no? Lasciamole fare e vediamo che succede, per una volta...

Puntuali come un orologio, si presentarono, avvolte in un lunga cappa. Al solito, Nadeshiko aveva un sorriso imperturbabile (o, meglio, imperscrutabile). Yuki aveva un ghigno particolarmente divertito, che faceva da contraltare all'espressione di palese irritazione di Inazuma, che per l'occasione sfoggiava una capigliatura, lasciata sciolta e non legata con l'usuale coda alta, di colore nero, con dei riflessi bluastri.

Genma fu il primo a non trattenersi dall'esprimere la sua opinione: “Come si dice...Sotto il vestito niente?”

Yuki allora replicò: “Curioso di vedere gli abiti di scena, mister grissino? Aspetta che vado a prendere un piede di porco allora. Non vorrei che quando ti cascherà per terra la mandibola non rimanga incastrata tra i sassi del selciato.”

“Allora, vogliamo muoverci?” Li interruppero, quasi all'unisono, Inazuma e Kakashi. Per loro due, anche se per motivi decisamente differenti, prima si finiva quella specie di scampagnata, meglio era per tutti.

A pochi metri dal luogo prefissato, dopo una serie che era parsa infinita di viottoli fangosi e stretti tra le alte mura di case dall'intonaco scrostato, Kakashi alzò una mano, dando l'ordine di stop.
Si girò verso i compagni d'avventura e disse: “Cambio di programma. Questa via è sorvegliata. Da ninja. Se non altro, è già di per sé una prova del fatto che siamo sulla pista giusta...Ho bisogno che un paio di voi stiano fuori a controllare, ci avvertano in caso di guai e, se si mette male, ci coprano la fuga...”

Genma proruppe in uno sbuffo: “Capito, boss, capito...vado io...”

Kakashi, però lo fermò: “No, Gen, tu rimani. Tu sei quello con più 'conoscenza del contesto', se possiamo dire così, quindi ti preferisco con noi. Raido, se non sbaglio non sei messo male neanche tu a livello di attacchi a medio-lungo raggio, giusto?”

“Me la cavo, Kakashi, nulla di più.” Rispose francamente Raido.

A quel punto, anche Inazuma si sentì in dovere di intervenire. Se non altro, perché la infastidiva l'idea che il tizio albino di Konoha si fosse autoproclamato capo della comitiva.
“Nacchan, tu sei una specialista, invece. Forse è il caso che tu gli dia una mano.”

Nadeshiko si limitò ad annuire, mentre Raido fece per aprire la bocca e dire che ce la poteva fare benissimo da solo, ma si fermò prima. Gli era venuta improvvisamente una sensazione di dejà-vu. Questa l'aveva persuaso che, se avesse detto una cosa del genere, non avrebbe fatto altro che aumentare l'irritabilità da “complesso d'inferiorità” delle kunoichi di Uzushi. E non aveva voglia affrontare un'esperienza simile. Non di nuovo.
“Bene. Ora possiamo proseguire. Mi raccomando, il più disinvolti possibile.”

Il più disinvolti possibile? Cazzo, albino, tutto il tuo comportamento grida “sono un ANBU!” e tu dici a noi di essere disinvolte?? Ma va' a farti fottere...

Se non fosse stata troppo preoccupata per quello che l'attendeva, Inazuma, stavolta, avrebbe senz'altro dato voce al suo pensiero. Era ora che quel Kakashi si desse una calmata, in effetti... solo che nella sua mente oltre al nervosismo dovuto a quello che stava per fare c'era anche una notevole parte che pensava alla lavata di capo che gli sarebbe giunta dalla Tsunamikage se ne fosse venuta al corrente.. e Rikuro.. meglio non pensarci. Era già soffocante normalmente..

Yuki, invece, con il suo ghigno strafottente disse: “Mi raccomando mister grissino, non fare il ninja...”

“Certo, raperonzolo con le trecce sciolte, figurati. Già non sono credibile come ninja senza cercare di nasconderlo, figurati in questa circostanza...”

Com'è che i due, mentre gli altri sembravano tutti tesi invece sembravano andare stranamente d'accordo?!? cioè, sì d'accordo, si stavano comunque punzecchiando, ma sembravano stranamente... sulla stessa lunghezza d'onda, per così dire.
Anche se fu solo Nadeschiko ad accorgersene, dato che Inazuma era troppo impegnata a ruminare sulle sue preoccupazioni, Aoba era in fermento all'idea di entrare nel locale, Raido stava tentando di mantenere la pace tra i due gruppi mentre Kakashi... boh, sembrava semplicemente impegnato ad osservarsi intorno e valutare la situazione senza curarsi troppo delle cazzate che volavano tra i due.

A quel punto, entrambe le kunoichi presero un bel respiro e si liberarono del tabarro che nascondeva il loro “abito da sera”, se così si poteva definire. Inutile dire che il loro abbigliamento lasciava decisamente poco spazio all'immaginazione, tra una minigonna che più inguinale di quella non si poteva ed un top bianco, che, a dire il vero, più che bianco era quasi trasparente.

I neuroni di Aoba fecero finalmente la tanto sospirata hola, e non solo i neuroni a dire il vero. Genma pensò che forse la paletta di cui aveva parlato prima raperonzolo per raccogliere la sua mandibola da terra poteva anche servire, dopo tutto, mentre Kakashi si limitò a fissarle con un'espressione indecifrabile, facendo guadagnare gradi di rosso alle guance di Inazuma tanto rapidamente quanto un termometro infilato da un ragazzino nel the bollente per fingersi malato e febbricitante.

“Vo-vo-volete mu-muovervi o no??” Fece stizzita Inazuma. Al suo “perentorio ordine”, fecero il loro ingresso nel locale.

***
Il locale era un posto davvero strampalato. Un curioso misto tra una catapecchia scadente e opulenza ostentata.
Il legno di cui era composta la struttura sembrava vecchio, usurato dal tempo e in alcuni angoli quasi muffito. Il pavimento era consumato dai piedi che lo avevano ripetutamente calpestato, tuttavia il tappeto rosso che ricopriva l'ingesso sino al bancone sopraelevato dove passeggiavano “ballerine” che si preparavano allo spettacolo era ricco, di un tessuto di ottima qualità e ben tenuto.
Così come gli incensi posati sui tavoli emanavano un aroma raffinato, e le serve che portavano liquori ai tavoli erano pulite e con una buona divisa, e si aggiravano con eleganza tra gli avventori, quando dal quartiere in cui ci trovavamo ci si sarebbe aspettati delle sguattere volgari e rozze, con una scarsa igiene personale.

***Inazuma***

Cazzo, merda e ancora cazzo! Perché diavolo mi sono fatta impelagare in un piano assurdo del genere? Dopo dieci minuti ci avevano già spedito a ballare intorno a quel...a quel...Coso. Cosa mai potrà servire questo alla missione, se non far morire di risate quei tre stronzi non lo so proprio...E com'è che Yuki ci sa così tanto fare? Io e lei dopo questa avventura, mi sa che dovremo fare un discorsetto...

Ehi, un momento...Com'è che parecchia gente se ne sta andando? Oh, merda, stanno cercando di mandare via anche il trio dei konohani...Pfff...Meno male che il tizio con la bandana che sembra si diverta sempre un mondo a punzecchiare Yuki pare abbia risolto la situazione, in qualche modo...

A-aspettate un attimo...E le luci che si abbassano? Che diavolo vuol dire? “Asta”? Non mi direte che...Questi qui...Cioè noi...

***Yuki***

Allora era per questo che ci volevano, questi bavosi figli di buona donna...Noi saremmo nient'altro che pezzi di carne in vendita eh? Il problema è che da qui non possiamo capire chi è chi...E certamente potremmo benissimo finire nelle mani di una qualsiasi persona totalmente non correlata con il caso...Cazzo, mister grissino, datti una mossa a capirci qualcosa e facci qualche segnale!

Mmm...Calma e sangue freddo: non è spaventata solo Ina-chan, ma anche le altre ragazze...Che cosa succede in quest'asta che non va? Che si stanno dicendo quelle due biondine impaurite lì in fondo? Menomale che come ninja ci addestrano ad addestrare tutti e cinque i sensi...EEEH!? Ragazza sparita? Tre...TRE MESI FA???

***Genma***

Vaffanculo a te e alla tua amica, raperonzolo! Figa sei figa, l'abbiamo anche capito, e allora? C'era bisogno di tutta 'sta pantomima per dimostrarlo a tutti i costi? E noi qui non stiamo cavano un cazzo di ragno da un fottuto buco. Dei, quanto mi piacerebbe spaccare la faccia a tutti i quanti, qua dentro. Mi sembra di essere l'unico qua dentro a ragionare. Aoba l'abbiamo perso da quando siamo entrati, e Kakashi...chi lo capisce quell'uomo. Piantala di fare il perennemente scocciato, e dammi una mano a far sì che quelle due non si caccino in qualche merdaio, dannazione...Sono solo delle bambine che giocano a fare le kunoichi, dopotutto!


***Kakashi***

Che posto inutile, pieno di gente inutile...Però...Però quelli là in fondo che parlottano non me la contano giusta...Peccato che in questo gruppo debba fare sempre tutto io...Genma non fa altro che girare la testa avanti e indietro senza accorgersi di niente ad un palmo dal suo naso. Strano, non è da lui essere così poco concentrato...Aoba...beh, lasciamo stare, forse era meglio che mettevo lui al posto di Raido. E quelle due? Inutili anche loro.
No...non me la contano giusta per niente. Un momento: quello era flusso di chakra o io non mi chiamo Kakashi. E tutti quei soldi che hanno? Non provano niente certo, ma...Di tutti, qua dentro sono i più pericolosi, poco ma sicuro. Se le due esche devono servire a qualcosa, bisogna fare in modo che finiscano nelle loro mani...

***

“Ed il lotto numero 17...Venduto al cliente 13A, visto che tutti gli altri concorrenti si sono ritirati!”
 

 

 

*Pettanko: termine ironico/sarcastico che indica, in giapponese, ragazze con seni piccoli e che tendenzialmente se ne vergognano. (Ennesimo caso di assurdo complesso di inferiorità dei nipponici nei confronti degli occidentali...)

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Capitolo 13
*** Fantasma del passato ***


13)Fantasma del passato

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Vendute? A chi dannazione?!
Qua stavamo saltando dalla merda a direttamente il letamaio!!
Imprecando sonoramente (mentalmente), mi sforzai di seguire una volta tanto l'esempio di Yuki, che sorrise compiacente alle mani che ci venivano tese, invitandoci a seguirle.
Con la coda dell'occhio vidi il so-tutto-io albino che ci fece un vago segno, ma che riuscii ad interpretare. Ci avrebbero seguiti.
Uscimmo da una porta laterale, e i due loschi individui ci trascinarono in un edificio poco distante.
 

E fu meglio così, dato che camminare sui tacchi che Yuki aveva insistito che indossassimo per 'sembrare più credibili', era davvero un impresa di per sé. Camminare con naturalezza era un'attività che occupava un rilevante spazio, nel mio cervello sovraffollato.
Dall'esterno non l'avrei degnata di una seconda occhiata. Cosa poteva essere se non un'altra catapecchia fatiscente?
Ma questa era la sera delle sorprese.
L'interno, così come quello del bordello, era sorprendentemente curato.
La casetta restava ancor sempre una casa di medie dimensioni, e il legno vecchio. Ma era pulita, curata. Il legno era stato incerato di fresco, i tappeti erano spessi e ricchi, i soprammobili ricercati e posizionati ad arte.
Ci condussero in un salotto.
 

Io e Yuki ci scambiammo una breve occhiata, mentre sentivo il nervosismo crescere.
Mi sentivo troppo fuori luogo. Non sono mai stata una principessina perfetta...
Secondo la zia sono sempre stata pigra, oziosa, poco rispettosa delle norme, delle regole, del bon ton, e quant'altro.
Non mi ero mai curata troppo delle 'stronzate da nobili'. Si, insomma.. chi cavolo se ne frega se per salutare si alza la mano con le dita giunte o aperte?
Ma da qui a saltare direttamente ai 'livelli bassi' della società era tutta un altra storia...
La manata che mi arrivò sul culo mentre ci spingevano 'amichevolmente' nella stanza adiacente all'entrata non aiutò il mio cervello in iperattività a calmarsi.
Mi venne al contempo l'istinto di girarmi e fuggire e quello di dare una gomitata sul naso di quello stronzo e tagliargli di netto la mano.
Per un attimo contemplai sinceramente l'idea di darmela a gambe... Ma poi l'orgoglio prevalse.
 

Eravamo palesemente sulla pista giusta. Sbagliare ora sarebbe stato come rovinare quello che avevamo fatto fin ora, beccarsi una sonora redarguita non solo dalle ragazze... Ma anche (soprattutto) sopportare poi le arie da superiori che si sarebbero dati i Konohani e questo non potevo proprio mandarlo giù.
Mi sforzai di sorridere, assumendo un aria che potesse passare per compiacente, anche se questo non era proprio il mio campo, e lo lessi nel volto di Yuki.
Oh, ragazzi che cavolo potevo farci?!
Cosa volevano da noi era sin troppo ovvio.
La stanza, rettangolare, era tirata a lucido.
Sul fondo c'era un buffet ricco di cibarie. Non cibarie qualsiasi, ma piatti complessi, con pietanze rare e ricercate.
Ma che io sia dannata, tutti i presenti erano mascherati.
Portavano lunghe cappe verde scuro che li avvolgevano, morbide maschere rosse, che celavano la parte superiore del viso, dalla fronte sino al naso, lasciando visibile solo labbra e mento.
 

C'erano in totale una decina di persone, che girovagavano con piatti o bicchieri in mano.
La stanza era attraversata da un lungo palchetto, con alcune sbarre da strip piantate nel mezzo, mentre le sedie erano posizionate lungo esso.
L'intenzione era ovvia. Noi dovevamo salire, dare spettacolo, mentre loro gozzovigliavano sotto.
Non so se dare una bella vista a quei maiali sulle mie mutande a mala pena celate da quella sorta di gonna (e per me chiamare gonna quel lembo striminzito di tessuto era un offesa alle vere gonne) fosse in cima ai miei desideri..
Tuttavia mi costrinsi a mantenere un sorriso appiccicato alla mia faccia e a salire su quella passerella, tentando anche di imitare l'andatura ancheggiante di Yuki.
Forse avrei fatto meglio ad ascoltare la zia e prendere qualche lezione di ballo anziché bigiarle tutte come invece avevo fatto..
 

Inazuma! Basta! Cancella i pensieri e concentrati su quello che stai facendo.
Volteggiai intorno ad un palo, sorridendo alla folla.
Sti merdosi erano tutti celati.. come una festa di chissà quale setta segreta.
Non potevo riconoscere nessuno... Avremmo comunque dovuto tentare una retata e catturarne almeno uno...
Però potevamo provare a sentire le loro conversazioni, carpire qualche segreto...
Ma i più, vedendo la nostra comparsa, iniziarono a far volare apprezzamenti e commenti riguardo al fatto di quanto la 'tettona con i capelli lunghi' fosse più 'gnocca' delle precedenti.
In effetti Yuki si muoveva con fare molto spigliato, mentre io mi sentivo come un robot con gli ingranaggi arrugginiti.
 

L'unico commento che riuscii a sentire fu solo un bisbiglio vagante rivolto da un mascherato ad un altro, giù vicino al buffet, che gli riferì, testuali parole: “Quel pagliaccio di Haruta è stato messo in gatta buia dai servizi segreti... Sembra abbiano collaborato dei ninja di Konoha.”
 

Ma l'altro si limitò ad una scrollata di spalle “Ne sono al corrente, non è un problema. Ora godiamoci lo spettacolo.”
Del fatto che Haruta fosse solo un burattino ero consapevole già anche io... Ma la cosa importante fu che riuscii ad inquadrare quell'uomo come uno che ne sapeva qualcosa... Non sarebbe stato troppo difficile tenerlo d'occhio dato che era un uomo piuttosto alto, tanto che era di almeno una spanna più alto di tutti quelli presenti nella stanza.
Tuttavia in breve la situazione degenerò.
Gli uomini presenti erano già resi molto audaci dall'alcool... E in più, per loro, eravamo semplici prostitute...
Iniziarono ad allungare le mani.
Sulle prime riuscii a scansarmi con mosse argute, facendo sembrare che mi fossi semplicemente spostata 'casualmente'.
Ma mi rendevo conto di non poter sopportare la cosa ancora a lungo. E soprattutto che ci avrebbero impiegato poco a capire che non ero una delle 'donnine' che credevano di aver comprato.
 

Porco cane! Non ero abbastanza disinvolta in queste cose. Ma le cose per me erano sempre state chiare sin da piccola.
Ero ancora una bambina con una manciata d'anni quando mi avevano presentato Rikuro e mi avevano detto: “Quando sarai grande diventerà tuo marito... Vi sposerete, non sei contenta?”
No, per niente. Ma questo rifiuto era una delle poche cose che Akiko non mi aveva mai concesso di contestare in alcun modo.
Passava sopra molti miei comportamenti poco 'principeschi', chiudeva spesso un occhio alle mie birichinate o quelle delle mie amiche (ehm, Yuki), o sui miei 'difetti'. Ma su quello si era sempre mostrata inflessibile.
 

Dovevo sposare un Uzumaki, partorire tanti piccoli Uzumaki, e fare di mia figlia la prossima Tsunamikage. Dovevo mantenere la linea di sangue, l'onore del clan e assicurarmi che a sua volta mia figlia maritasse un Uzumaki e assicurasse il trono a un'altra figlia.
 

Gli Uzumaki governavano il vortice dalla sua fondazione. Così era e così sarebbe dovuto rimanere sino alla fine dei tempi in una catena indissolubile.
Ed era stata ben chiara: dovevo essere una moglie devota, fedele e andare al matrimonio con il talamo intatto. Che disonore sarebbe stato altrimenti per il nostro nobile clan avere una principessa 'non pura' che andava in moglie al consorte della futura Tsunamikage!
Dunque io mi ero sempre tenuta preventivamente alla larga dai ragazzi. Sarebbe stato semplicemente stupido invaghirsi di qualcuno quando, sotto quell'aspetto, il mio destino era 'già segnato'.
 

Questo era anche origine della mia mancanza di disinvoltura in quello specifico caso.
Tutti quegli sguardi avidi puntati su di me... Mi facevano sentire... Esposta, vulnerabile.
Anche se razionalmente parlando, non è che avessi propriamente 'paura'. Ero una buona kunoichi, sapevo difendermi.
Ma non potevo farci proprio niente, sentivo una sensazione di... Disagio... Apprensione... Ero totalmente fuori luogo, come un pesce fuor d'acqua.

***Kakashi***

Fu relativamente semplice seguirle fuori dal locale.
Appena i due tipi loschi scomparvero la sensazione di visibile sollievo serpeggiò tra la gente, dandoci quel minimo di confusione che ci consentì di scomparire dall'area senza dare nell'occhio.
Facemmo un segnale alla ragazza-bambola e Raido, che si tennero a distanza ma ci seguirono.
Riuscii a trovare una postazione coperta che però mi dava una buona visuale da una finestra dentro la stanza allestita per accoglierle.
Dannazione! Erano tutti mascherati!
Probabilmente i due che le avevano 'comprate' erano solo dei tirapiedi, gente che non sapeva nulla ma che fungevano solo da 'viso pubblico' per procurare quello che gli serviva senza esporsi.
 

“Interveniamo?” chiese Genma.
Gli lanciai una breve occhiata. Da quando era così... Apprensivo?
 

“Lasciamole fare. Potrebbero scoprire qualcosa di utile.”
 

Aoba sbuffò. “Combineranno un disastro...” commentò, però poi tacque e tornò ad osservare l'interno.
Dovevo ammettere che Yuki non se la cavava troppo male. Quanto meno la stava dando a bere al gruppetto.
 

Inazuma... era tutta un altra storia.
Avrei potuto giurare che era impallidita, dato che notavo lo strano candore della sua pelle da questa distanza... Anche se comunque c'era poca della sua pelle che non fosse esposta dati i 'vestiti' che avevano indossato per l'occasione.
Non mi piaceva molto la situazione, ma ormai eravamo in ballo, per cui potevamo solo continuare a ballare... E le due ragazze lo stavano facendo in modo letterale.
 

Inazuma... cercava di imitare la sua compagna, ma era rigida, i suoi movimenti si facevano sempre più scattosi e legnosi man mano che i presenti si avvicinavano intorno al palchetto, per osservarle da vicino, alzando i bicchieri e le bottiglie con fare concitato.
Gli uomini iniziarono ad allungare le mani, toccando le gambe delle due.
Questa volta anche Yuki iniziò ad esitare un poco.
 

“Kakashi... Interveniamo prima che sia troppo tardi... Quella è una banda di porci arrapati...” mi sibilò Genma, quasi allarmato.
 

“Ci vorrà poco prima che salti la copertura... La principessina sta per sclerare...” disse con aria di sufficienza Aoba.
E non riuscivo a darle torto. Probabilmente anche io non sarei stato troppo a mio agio in mezzo a quel gruppo di...
 

Cazzo, avevo esitato un secondo di troppo!
Inazuma, presa nel tentativo di evitare un tipo che si era praticamente buttato tra le sue gambe, si era rivelata, e Yuki l'aveva aiutata di primo istinto.
Tutti capirono che qualcosa non andava.
Qualcuno sbraitò degli ordini e si diedero alla fuga.
 

“Merda! Prendete un bersaglio a scelta e cercate di catturarne almeno uno vivo!” ordinai, lanciandomi nella mischia.
Casualmente quello che puntai io da inseguire (che si era fiondato fuori rompendo la finestra) lo aveva puntato anche Inazuma.
Riuscii ad avvicinarmi a lui quel tanto che bastava per afferrargli il mantello.
Lui roteò su se stesso, cercando di rifilarmi un calcio che evitai, e mollò la presa, lasciandomi con il mantello verde scuro in mano. Lo gettai preventivamene. Poteva contenere trappole.
Sotto indossava abiti comuni.
Un paio di pantaloni scuri con il porta-shuriken alla gamba, una tunica fermata in vita da una cintura di cuoio in cui erano inseriti alcuni kunai.
Inazuma aveva approfittato della breve colluttazione per calciare via le scarpe, e ora correva scalza poco dietro di me.
 

“Aspettiamo che esca dal villaggio per attaccarlo se possibile” mi disse lei.
Annuii. La capivo, era il suo villaggio, e se avessi attaccato in quel luogo con una tecnica come la palla di fuoco suprema rischiavo di coinvolgere dei civili.
Già, meglio evitare vittime inutili.
Quindi ci limitammo ad inseguirlo fuori dal villaggio.
Appena s'addentrò nella boscaglia io e lei ci distanziammo un poco, in un silenzioso comune accordo.
Io lo avrei preso da un lato, lei dall'altro.
Questo cominciò a lasciare trappole improvvisate.
Due kunai con carte bombe e un filo teso nel mezzo, carte bombe finte mescolate ad altre vere e altri tranelli banali simili.
Cose che io e, inaspettatamente, anche lei, evitammo facilmente.
Si stava dimostrando una kunoichi davvero più in gamba di quanto avrei mai potuto pensare. Dovevo averla sottovalutata davvero troppo.
Comunque non era il momento di pensarci.

***Inazuma***

L'inseguimento stava entrando nel vivo.
Se quel tipo mascherato credeva di liberarsi di noi troppo facilmente ne sarebbe rimasto deluso.
Dovetti rivalutare l'opinione del ninja albino. Quanto meno sapeva quello che faceva, e non avrei dovuto salvarlo da trappole stupide e ovvie che il tizio stava seminando lungo la strada.
Era un peccato che Nacchan non fosse con noi... Io non avevo tecniche a lungo raggio efficaci... La maggior parte del mio stile di combattimento era efficace in un raggio medio-corto.
Kakashi, con un volteggio aggraziato si portò vicino a me.
“Hai tecniche a lungo raggio?” mi chiese.
 

Scossi la testa. “Medio-corto” gli risposi.
Lui sospirò, come brontolando tra sé e sé.
 

“Allora avviciniamoci...”
Detto questo fece un poderoso scatto in avanti.
Era davvero veloce. Concentrai maggiormente il chakra nei piedi per darmi una spinta maggiore e stargli dietro.
Arrivammo in vista del nemico. La boscaglia più avanti s'infittiva e avremmo avuto maggiori difficoltà a inseguirlo, dovevamo cercare di prenderlo ora.
Anche lui l'aveva capito, e dato che era più avanti di me, prese l'iniziativa.
Lo vidi accelerare ulteriormente, posizionare le mani e sviluppare una tecnica.
Non so come si chiamasse ma era incredibile.
Il suo palmo si riempì di chakra di tipo fulmine, diventando luminoso. Era talmente tanto concentrato che si vedeva persino ad occhio nudo, e le scariche elettriche avvolgevano la sua mano e il fianco a cui erano vicine, senza però ferirlo.
Anche se non dubitavo che una volta a contatto con il nemico sarebbe stato devastante.
L'uomo di fronte a noi se ne accorse, e lo vidi assumere uno sguardo allarmato.
Non aveva scampo.
 

Si fermò e fece una cosa davvero assurda. Usò una tecnica.
 

Dapprima pensai che fosse una tecnica per cercare di scappare o di contrastare quella di Kakashi, insomma era normale tentasse quanto meno di provare a difendersi. Ma così..
Usò una banalissima tecnica della trasformazione, prendendo la forma di una ragazza, castana e con occhi nocciola, di media altezza, carina. Aveva sulle guance due strisce viola.
Tsk, l'avrebbe preso in pieno. O almeno così credevo.
Ma accadde qualcosa di strano.
 

La luce sulla mano di Kakashi s'affievolì, tremolò e si spense.
I suoi piedi si puntarono sul terreno, inchiodando a pochi metri dal nemico. Non lo potevo vedere in volto, ma vedevo le sue spalle tremare incontrollate.
Che cazzo stava succedendo?
L'uomo s'allontanò con una risata sadica, mentre l'albino restava immobile.
Saltò su un ramo, e lanciò dei kunai con delle carte bomba.
 

Avevo sue scelte: o inseguire il nemico o salvare quel cretino di un konohano.
Con uno sbuffo seccato salvai l'idiota con i capelli bianchi, sperando che gli altri avessero avuto più fortuna di me.
Lanciai dei kunai, deviando quelli lanciati dal nemico, che esplosero poco distante.
 

“Si può sapere che cazzo ti è preso?” esordii furente. Come se non bastasse mi ero graffiata tutti i piedi per corrergli appresso scalza. Meritavo almeno una spiegazione!
Gli arrivai di fronte.
Aveva l'unico occhio visibile sgranato e dilatato. Il poco di pelle che gli si vedeva aveva preso un colore cinereo, sembrava un cadavere riesumato. Il suo corpo tremava come se fosse percorso da scariche elettriche, i suoi respiri erano brevi e scomposti.
Che fosse sotto un genjutsu? Difficile che uno con lo sharingan rimanesse vittima di un'arte illusoria, e il suo flusso del chakra mi sembrava regolare...
Crollò sulle ginocchia, infilandosi le dita nei capelli e accasciandosi su se stesso. Che cosa gli stava succedendo?
 

“Ehi ti senti bene? Che succede?” gli chiesi avvicinandomi.
 

“Non mi toccare” sibilò scartando la mia mano, che gli avevo sfiorato una spalla come se l'avessi ustionato.
 

“Ehi! Qua sei tu quello strano! Che cazzo è successo?! C'è l'avevi di fronte!” insomma, io cercavo di essere gentile e lui si comportava così?!
 

“Non ti devo delle spiegazioni” ringhiò lui come un animale ferito.
Qualcosa dentro di me capiva che qualsiasi cosa l'avesse fermato era una ferita che lui si portava dentro. Era appunto come un animale ferito... ringhiava per non fare vedere quanto si sentisse debole. Ma in quel momento l'irritazione ebbe la meglio.
Era tutta la sera che ero stata costretta a sculettare come una sgualdrina per un pubblico di porci maniaci e il risultato era stato che lui s'è l'era fatto scappare da sotto il naso come un idiota!
“Invece me le devi eccome konohano! Quindi smonta quella tua idea da capetto so-tutto-io. Voglio una spiegazione a questo disastro!”
 

“Questo disastro?! Siete voi che vi siete fatte scoprire come delle sceme!” esplose invece l'altro.
I nostri compagni, colmo delle disgrazie, arrivarono proprio in quel momento. Anche loro a mani vuote.
 

“E cosa avremmo dovuto fare secondo te? Prostituirci come delle mere sgualdrine? Forse avreste dovuto darvi una mossa!” ringhiai incontrollata.
“E magari non farti fermare come un idiota da un idiota peggiore con una cazzo di tecnica che anche i bambini dell'asilo sanno fare!” l'ira stava traboccando.
Il suo sguardo divenne quasi omicida.
 

“Già infatti voi siete così tanto superiori che se non fosse stato per noi non sareste arrivati neppure a prendere un deficiente come Haruta... principessina” ringhiò per contro lui.
I suoi tre compagni lo fissarono con tanto d'occhi, ma è una cosa che la mia mente registrò a parte, senza dargli però peso.
Ero così frustrata, irritata, furibonda che mi sarei messa ad urlare.
 

“Vuoi una lezione ragazzino con i capelli ossigenati?”
 

“Non vorrei farti troppo male mocciosa... Forse è meglio che finisci prima l'asilo” rispose l'altro, alludendo al fatto che ero di fisico esile.
Due mani fredde si serrarono sui miei polsi prima che potessi scagliarmi contro quel presuntuoso.
 

Era Nadeshiko. Yuki sembrava troppo sconvolta dalla situazione, e soprattutto dalla mia reazione per intervenire.
 

“Forse è meglio calmarsi un momento..” intervenne il tipo con la cicatrice sulla faccia.
 

“C'è n'è anche per te sfregiato..” sibilai io inviperita.
 

“Inazuma! Ora basta!” interloquì invece Nadeshiko.
Il tipo con la bandana sembrava sconvolto dalla situazione, mentre l'idiota che teneva gli occhiali da sole anche di notte sembrava pronto ad attaccarmi.
Ci fu un tempo di una lunga occhiata velenosa tra me e l'albino.
 

“Lasciami!” ringhiai, scollandomi dalla presa di Nadeshiko.
 

“Non siete i benvenuti al vortice” dissi prima di sparire in direzione del villaggio.

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Capitolo 14
*** Konoha vs Uzushi ***


14)Konoha vs Uzushi

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“Ah no, signorina Uzumaki, non siamo i benvenuti? Ma questa poi... Raccontala alla tua cara Tsunamikage che hai rotto un'alleanza storica cacciandoci via! Perché sai, quando ce ne saremo andati da questo buco di merda, farò in modo che il terzo mandi qui una forza di invasione e lo rada al suolo. A noi della foglia non serve a un cazzo un alleato così patetico!”

 

“Eh, no, bello mio, questo è troppo. Te la sei cercata. TE LA SEI CERCATA!! Ragazze, buttiamo fuori l'immondizia.”

 

All'esortazione di Inazuma, che si mise in posizione d'attacco, Nadeshiko sbuffò, ma dopo quello che aveva sentito, nemmeno lei era troppo un vena di fermarla. Una lezioncina, tutto sommato, poteva essere una cosa salutare. Yuki era rimasta piuttosto sbigottita dalle uscite dell'albino. E, a dire il vero, anche un poco ferita. Non era da lei prendersela a male per queste cose, eppure...Eppure credeva che un minimo di rispetto reciproco stesse nascendo, in qualche modo. Illusa. Stronzi erano e stronzi rimanevano.

 

Rivolgendosi agli altri tre ninja della foglia fece: “Ehi voi! Credete davvero a quello che ha detto il vostro capo? O dice così solo perché gli sono venute all'improvviso le sue cose?”

 

Prima che Raido e Genma potessero aprire bocca, con tutta l'aria di voler medicare la situazione, Ci pensò Aoba a rispondere per tutti...Gettando benzina sul fuoco.

 

“Certo, carina. Posso consigliarvi di provare a fare carriera nella professione che avete saputo svolgere 'egregiamente' stasera, invece che ostinarvi a farvi chiamare ninja?”

 

Gli altri due avrebbero voluto ucciderlo con una morte lenta e dolorosa, ma ormai il danno era fatto.

 

Yuki si tolse dalla vita una sciarpa di seta nera, mormorando come una nube temporalesca “Te la sei voluta, bastardello...” Poi, più ad alta voce, volgendosi verso Inazuma rispose alla sua domanda precedente: “Sì, è proprio il caso di liberarcene, comincia a puzzare.”

 

Entrambe si misero in posizione d'attacco, con Nadeshiko poco dietro, che però ancora si ostinava a non voler imbracciare il suo arco.

 

Come se le loro pose fossero state un invito a nozze, Aoba si scagliò contro di loro con due kunai per mano. Una bella sfregiatina alla faccia e quelle si sarebbero messe ad urlare di paura, poco ma sicuro. Puntò Inazuma, che invece di muoversi rimase ferma, immobile. Un millimetrico sorriso iniziava a farsi strada sulle sue labbra. Quando Aoba giunse a 50 cm di distanza si trovò una freccia puntata sulla tempia.

 

Nadeshiko, con voce fredda, quasi crudele, disse: “Credimi. Fermandoti ti sto facendo un favore, ed anche bello grosso.”

 

“Il solo fatto di avere un bell'arco lungo non ti rende la prima della classe!” Esclamò Aoba con un ghigno divertito, allungando la mano per scansare l'arma rivolta contro di lui.”

 

Nadeshiko, con fare pacato, allora replicò: “Io ti ho avvertito. Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.”

 

Raido balzò in avanti gridando un “Dài, Aoba, piantala con questa pantomima...” Ma non fece in tempo ad arrivare di fianco al compagno che questo era stramazzato al suolo, con la bocca sbavante. Come un fulmine, infatti, Inazuma aveva composto dei sigilli. Sulle sue mani erano apparsi come dei tatuaggi. Poi aveva semplicemente toccato con indice e medio la fronte di Aoba e il 'tatuaggio' si era trasferito su di lui. Con quel risultato.

 

Con un tono calmo e gelido, come non l'avevano mai sentita, Inazuma disse loro: “Si chiama Mippu shinkei no jutsu, sigillo neurale. Il vostro amico rimarrà così per un paio di giorni. Direi che se con questa patetica dimostrazione volevate spaventarci avete fatto proprio la figura degli idioti.”

 

Kakashi, nel frattempo, era divenuto la maschera della furia. Aveva lo sguardo spiritato, come quello di un fantasma. Aveva abbassato la maschera, mostrando lo sharingan.

 

Genma e Raido si guardarono con un'espressione eloquente. Il loro capitano aveva perso la testa e non c'erano né Oni, né Kami né Yokai con il potere di fermarlo, in questo stato. D'altronde, non potevano nemmeno passare sopra che Aoba fosse stato messo K.O. Per quanto potessero avere qualche ragione dalla loro, le ragazzine non dovevano permetterselo...

 

Yuki scattò contro Genma. Questi, rapido come un fulmine si pose sulla sommità di un albero. L'avrebbe inchiodata con i suoi senbon contro una pianta, almeno la cosa si sarebbe conclusa in modo rapido. Lanciò con la sua solita mira infallibile ed una velocità impressionante i suoi aghi, caricati con il chakra del fulmine. Quello che vide andò al di là delle sue previsioni. Vide all'improvviso una grande striscia di seta apparire sulla traiettoria dei suoi proiettili. Poi, senza nemmeno capire troppo bene come vide che i senbon che aveva tirato erano rivolti contro di lui. Alla stessa medesima velocità.

 

Come cazzo era possibile?

 

Con un paio di salti anche abbastanza fortunosi, riuscì a schivarli, ma si trovò all'improvviso davanti la faccia di raperonzolo con un ghigno dei più perfidi: “Veloce ma non abbastanza, mister grissino.”

 

Il nastro di seta, avvinghiato al suo braccio, si lanciò quasi magicamente verso di lui, come una vipera pronta ad iniettare il suo veleno. Per schivarsi, dovette piegarsi sulle ginocchia ed inarcare la schiena a ponte. Estrasse dalle tasche sei senbon, tenendone tre per mano con le nocche, come fossero stati artigli di un felino. Voleva giocare duro sul corto raggio? Beh, anche lui era bravo nello scontro ravvicinato, per quanto di solito non ci fosse mai stato bisogno di dimostrarlo.

 

Si rialzò rapido e si scagliò con una rapida sequenza di colpi contro di lei. Lei si muoveva con le movenze di un viscido serpente, e sembrava che quasi danzasse, per evitare i colpi, in perfetta sincronia con quel nastro, che roteava come fosse vivo. Andò a segno un solo colpo, di striscio al fianco. Uno su dodici.

 

Yuki rallentò il ritmo per guardare il graffio. “Ci sei andato vicino, Genma, ma ancora non è sufficiente. E ora, se permetti, tocca a me.”

 

Come l'aveva chiamato?? Genma? Com'è che aveva improvvisamente smesso di essere mister grissino?

 

Ma non ebbe troppo tempo per riflettere sulla cosa perché raperonzolo, no, anzi, Yuki, era già partita all'attacco contro di lui.

 

Kyuu Kasan ki no buyo! Danza delle nove vipere!

 

Genma si vide roteare il nastro contro di lui. Ora che aveva visto più o meno come si muoveva, schivarlo doveva essere più facile...O almeno, così pensava. Quando si portò fuori dalla traiettoria si vide di nuovo il nastro arrivare addosso. O meglio, altri otto nastri.

Lo avvolsero alla cinta causandogli un dolore atroce. Yuki lo tirò verso di sé vorticando su sé stessa. Giunta nel raggio del suo braccio, sentì il bruciore come di diverse frustate lungo la schiena. Genma però non perse il sangue freddo e con i senbon nella mano sinistra, intrisi di chakra le inflisse un colpo di rovescio sulla spalla.

 

Yuki mollò di colpo la stretta, facendo un balzo all'indietro. Poi disse, con il fiatone: “Allora, mister grissino, ti è bastato? La bambina appena uscita dall'asilo ti ha fatto abbastanza bua?”

 

Se mi ha fatto abbastanza bua? Se con quella stretta assurda avesse mirato alla testa invece che alla vita... Dannazione, quella stronzetta l'aveva fatto di proposito!

 

“Sono sempre stato un monello da bambino, raperonzolo, quindi le sculacciate della mamma non mi bastavano mai... Ad ogni modo, te lo concedo, sei la kunoichi più forte che conosca, dopo Tsunade senju... Soddisfatta?”

 

“Soddisfatta io? Mai. Ma sei sulla buona strada, mister grissino.” Disse Yuki, finalmente sciogliendo la tensione con il suo usuale ghigno strafottente.

 

Che tuttavia non ebbe tempo di mantenere a lungo, appena si volse verso Inazuma.

Genma, vedendola impallidire e scattare su due piedi, voltò anche lui lo sguardo sulla scena. Gli scappò un “Merda...” poi corse anche lui in quella direzione.

 

***

 

“Non voglio battermi con te.”

 

“Rispondimi... Raido Namiashi, giusto? Credi davvero anche tu alle parole del tuo sventato amico?”

 

“Cosa? Che siate delle kunoichi inesperte? Non l'ho mai detto.”

 

“Ma effettivamente l'hai pensato anche tu, quando ci hai visto.”

 

“Non posso mentirti, in effetti è così. Per quanto credo che, senza avervi visto combattere, di poter esprimere giudizi obiettivi.”

 

“Quindi se ti mostrassi le mie abilità potresti ricrederti, è esatto?”

 

“Lo ripeto: non voglio farti del male.”

 

“No. Tu prima hai detto 'non voglio battermi'. Eh eh eh... Mi spiace per te, ma ti sei tradito: mi hai definitivamente convinto che dopo tutto, una piccola dimostrazione sia necessaria...”

 

Shiroi no Ohakucho no jutsu! Tecnica del cigno bianco!

 

Di fronte allo sguardo stupefatto di Raido, una specie di luce azzurrognola avvolse Nadeshiko. Poi, dalle scapole apparve una lunga lama di chakra. No, un momento...Non era una lama...Era...Un'ala. Un'emanazione di chakra di tipo vento a forma di candida ala di cigno!

 

Raido non aveva la più pallida idea di come funzionasse quella tecnica. Ma se l'esperienza gli aveva insegnato qualcosa era che non era troppo il caso di rimanere di sasso quando si vedevano delle emanazioni di chakra di proporzioni così vaste, dato che di solito quando queste passavano all'azione...

 

A scanso di equivoci, estrasse la sua spada avvelenata e si avventò contro di lei, pronto a menargli un fendente di piatto. Gli avrebbe fatto male, ma non l'avrebbe ferita.

 

La sua lama si trovò a sbattere su una superficie dura come l'acciaio, di un bianco splendente. Le ali di chakra si erano piegate in avanti e l'avevano protetta dal colpo. Anzi, la forza d'urto si era riversata proprio su Raido, che fece un balzo all'indietro appena le ali si elevarono sopra di lei.

L'amica con le trecce la chiamava 'faccia d'angelo'. Ma, a quanto pare, di angelico, in quello stato, aveva ben più che la faccia. Non poté non constatare quanto con quella specie di etereo bagliore che emanava dalle sue 'ali' sembrasse effettivamente una bellissima dea scesa in terra per sbaglio.

 

Ma non poté indugiare ulteriormente sulle sue fattezze, dato che Nadeshiko tracciò rapidamente dei sigilli e lanciò una nuova, letale tecnica, questa volta non solo difensiva.

 

Hane no kumo no jutsu! Tecnica della nuvola di piume!

 

Le ali si tesero, brillando di un nuovo e più intenso bagliore. Poi, infinite 'penne' di chakra di vento vennero scagliate contro Raido.

 

Quest'ultimo, per quanto cercasse di portarsi di nuovo vicino a Nadeshiko parando le penne che gli arrivavano addosso con la sua fedele spada, 'Kokuto', fu letteralmente spinto indietro dalla forza d'urto. In più, dove le penne lo toccavano scoprì suo malgrado che erano affilate come dei rasoi. Se non fosse stato più che abile nello schivare e se lei, come Raido presentiva, non avesse fatto completamente sul serio, probabilmente si sarebbe trovato riverso a terra senza vita. Ma non era finita. Mentre era intento a menare fendenti, scorse un'immagine inquietante. Tre frecce di chakra giungere rapidissime nella sua direzione. Nascosta dalla nuvola di piume la ragazza di Uzushi aveva incoccato tre frecce impregnandole di chakra a base vento per conferire loro velocità e...mortalità. Colto completamente di sorpresa, non sarebbe in alcun modo riuscito a sollevare la propria lama per deviarne la traiettoria. Si trovò scagliato contro un albero, con due frecce inchiodate ai suoi vestiti all'altezza delle spalle. E la terza...beh, la terza si era conficcata in mezzo alle sue gambe, a pochi centimetri da qualcosa di estremamente prezioso.

 

Nadeshiko rilasciò la propria trasformazione, tornando normale. Si avvicinò con calma all'albero e con altrettanta calma estrasse le tre frecce dalla corteccia. Nel frattempo commentò, sorridente, come se stesse parlando del tempo atmosferico: “E adesso? Credi ancora che sia una kunoichi inesperta?”

 

Raido, con apparente tranquillità, replicò: “Effettivamente, una dimostrazione vale più di molte parole. Suppongo di doverti delle scuse. Per quanto tu avessi tutto il mio rispetto anche prima.”

 

“Sono lieta di sentirtelo dire.”

 

Il suo sorriso si mutò però di colpo in uno sguardo freddo e angosciato. Prese la terza freccia e la incoccò rapidamente sul proprio arco, dicendo a Raido: “Il tuo capitano è folle! Se non facciamo qualcosa Inazuma...”

 

***

 

Kakashi aveva caricato il Raikiri ed intendeva usarlo. Per far saltare la testa a quella ragazzina. E se poi avesse distrutto anche l'intero Uzushigakure nel frattempo poco male. Anzi meglio: sarebbe diventato nukenin, e se ne sarebbe potuto fuggire via, lontano da tutto. Ma prima occorreva cancellare dalla faccia della terra quella bambina che si era permessa di ridere del suo dolore!

 

Lanciò una scarica potentissima. Inazuma fece appena in tempo a schivarla, e solo perché lui aveva mirato quasi a caso. A prima vista si sarebbe detto che non aveva mirato su di lei apposta, solo per mostrare la potenza di quella tecnica. Ma la ragazza del vortice non era affatto sicura che fosse così. Non sapeva cosa avesse fatto di preciso per svegliare una tale furia, ma di certo quello col cervello non ci stava più, era evidente! Doveva a tutti i costi non dargli tregua per evitare che la caricasse di nuovo...

 

Scattò in avanti tracciando strani simboli.

 

Chissoku no Mippu! Sigillo di soffocamento!

 

Un intricato disegno circolare apparve a mezz'aria, per poi riflettersi per terra, con una colonna di luce azzurrognola. Kakashi la schivò all'ultimo, ma non poté schivare il sigillo successivo.

 

Questa volta, Inazuma schiacciò entrambi i palmi a terra, e apparve un enorme arabesco di linee di colore verde, che si muovevano come strane lancette di orologio.

 

Jishin no Mippu! Sigillo tellurico!

 

Delle fenditure si dipartirono dall'intrico, tracciando un arco di circa sessanta gradi in direzione di Kakashi, che ebbe una momentanea perdita di equilibrio, dovuta a quello che, di fatto, era un terremoto sotto i suoi piedi.

 

Inazuma ne approfittò, scagliandosi in salto verso la sua fronte, per finirlo con il sigillo neurale. Ma ebbe una sgradita sorpresa. Mentre era in ginocchio, l'albino aveva tracciato nuovamente i simboli per il raikiri, facendo in modo di non farsi vedere. E ora aveva intenzione di spararlo, distanza zero, ad Inazuma. Probabilmente in questo modo sarebbe rimasto gravemente ferito anche lui. Ma a quanto pare, poco gli importava.

 

Raikiri!

 

Inazuma era troppo slanciata in avanti per evitarlo. Si sarebbe schiantata la cassa toracica contro quella specie di fulmine assassino che promanava dal suo braccio.

 

Ti ucciderò proprio come ho ucciso Rin. Dopotutto non sono altro che un assassino, no?

 

Inazuma, però, prima di cadere in avanti venne spostata violentemente di lato dall'onda d'urto della freccia di vento di Nadeshiko, finita contro la sua spalla sinistra.

 

La Uzumaki cadde in un grido di dolore, e le sue due amiche accorsero per assisterla.

 

Solo allora Kakashi si rese conto di quanto aveva effettivamente intenzione di fare. Dissipò il raikiri e si mise la mano sugli occhi, come per togliersi di dosso un'allucinazione.

 

Sentiva Raido e Genma che gli urlavano contro “Che cazzo stavi facendo!?” e altre cose simili. Eppure gli sembrava che le loro voci provenissero da lontano, come se fosse immerso in un'atmosfera ovattata. Sentì la testa girargli vorticosamente. Poi, calò l'oscurità.

 

***

 

Il giorno successivo, Inazuma era già in piedi, per quanto si sentisse maledettamente debole e stanca. Nadeshiko aveva usato un metodo piuttosto rozzo e sbrigativo per salvarle la vita, questo era poco ma sicuro. Ma non poteva prendersela con lei. La colpa era di quel pazzo che in quel momento giaceva svenuto. Persino i suoi compagni non avevano saputo spiegarsi il suo comportamento. Eppure lei l'aveva visto. Dolore. Atroce, gigantesco, enorme dolore. Era questo che trasudavano gli occhi di quel Kakashi mentre combatteva con lui. Da osservatrice esterna, avrebbe detto che un veleno si fosse impadronito completamente del suo corpo. Un veleno che però doveva covare nel suo cuore da parecchio tempo e alla fine, come la schiuma da una bottiglia di spumante appena aperta, era uscito fuori tutto insieme.

 

Mentre rifletteva su queste cose, si trovò davanti quella specie di cretino con la bandana ed il senbon in bocca. In quegli ultimi due giorni lui e Yuki non avevano smesso di stuzzicarsi, tanto che le sue orecchie desideravano una tregue dai loro continui botta e risposta.

 

“Se cerchi Yuki per torturarla con le tue barzellette che non fanno ridere, è andata a fare provviste al mercato del pesce.”

 

“Ahahah. No, principessa, per una volta cercavo voi.”

 

“Dammi del tu, ti prego...”

 

“Come vuoi...Comunque, volevo chiederti qualcosa di piuttosto delicato...”

 

“Spara. Al limite ti manderò al diavolo.”

 

“Diretti come sempre, vero? No, volevo capire...L'altra sera...Cosa hai detto per far sbiellare a quel modo Kakashi...”

 

“Io? Ma assolutamente niente! Mi ero solo arrabbiata con lui perché aveva permesso al nostro obiettivo di fuggire grazie ad una banalissima tecnica della trasformazione!”

 

“Trasformazione in COSA, di preciso?”

 

“Bah...Se non ricordo male, in un'innocua ragazzina dai capelli castani, dagli occhi color nocciola e con due strisce viola sulle guance...”

 

“Ah, cazzo. Adesso mi spiego molte cose.”

 

“In che senso?”

 

“Nel senso che quello era il sembiante di Rin Nohara, sua compagna di team e sua migliore amica, credo. E' morta tre mesi fa.”

 

“Ah. E questo dovrebbe giustificarlo?”

 

“No, principessa, non sto dicendo questo, ma cerca di capirlo. Per lui è una ferita ancora aperta...”

 

“Molti sono stati i morti in quella dannatissima guerra...”

 

“Sì, ma...Rin Nohara non è stata uccisa dal nemico. Almeno, non direttamente. L'ha uccisa lui. Kakashi, intendo.”

 

“Eh?”

 

“Non so se sono autorizzato a rivelare certe cose, ma chissenefrega...I ninja della nebbia hanno scavalcato le difese del villaggio ed hanno rapito la prima kunoichi che hanno trovato. Rin. Kakashi è partito per liberala. Ma quando è arrivato era troppo tardi. Gli shinobi di Kiri avevano inserito il tricoda con un sigillo temporaneo all'interno del corpo della ragazza. Per quando sarebbe tornata a Konoha, il sigillo si sarebbe sciolto e avrebbe liberato il demone, portando morte e distruzione. L'unico modo per salvare la situazione era...Sì insomma, l'hai capito...”

 

“E per questo lui l'ha uccisa?”

 

“No. Lui ha fatto di tutto per riportarla a casa viva, non voleva sentire ragioni. A quel punto, mentre Kakashi affrontava i nemici, lei gli si è parata davanti all'improvviso, per farsi ammazzare. Non ha potuto evitarla. Ora ti è un tantino più chiaro il suo comportamento?”

 

“S-sì.”

 

“Beh, io te l'ho detto, ora tolgo il disturbo...”

 

“N-no, aspetta...Genma?”

 

“Sì, principessa?”

 

“Grazie.”

 

“Naah, figurati.”

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Capitolo 15
*** Riattaccare i cocci ***


15)Riattaccare i cocci

 

***Inazuma***

Inazuma si stava trascinando lungo i corridoi del vasto palazzo degli Uzumaki.
Sì trascinando era l'espressione più giusta.
La sua camminata era lenta e strascicata, come se alzare i piedi da terra fosse uno sforzo eccessivo. Aveva le spalle curve e l'espressione di qualcuno che sta andando al patibolo per sentire enunciare la sua sentenza.
E nella mente della ragazza la cosa non era troppo distante.
Doveva fare rapporto ad Akiko.
E che cazzo doveva dirgli ora?
No, davvero cosa poteva inventarsi? Che fosse plausibile?
Non poteva di certo dire 'Il capitano della squadra di Konoha ha dato di matto e mi ha quasi ammazzato non fosse stato per Nadeshiko'. No davvero no.
In primo avrebbe scatenato l'ira della zia, e un conseguente incidente diplomatico che dire che sarebbe stato catastrofico era un eufemismo grande come una balena.
In secondo, dopo averci rimuginato a lungo non riusciva a dare neppure tutta la colpa al ragazzo di Konoha. Si, aveva la sua parte di colpa, sicuro, ma non riusciva a colpevolizzarlo del tutto.
Provava... non tanto pietà quanto... comprensione. Come avrebbe reagito se al posto suo ci si fosse trovata lei e al posto di questa 'Rin' ci fosse stata Yuki o Nadeshiko?
Beh, sarebbe stato il minimo che avrebbe fatto.
Poteva solo immaginarsi il senso di devastazione che avrebbe provato.

 

E io.. l'avevo letto.. tutto quell'atroce dolore l'avevo letto scritto nel suo sguardo. Lo sguardo di una persona che non si sente più niente di umano dentro. Una bestia ferita, che risponde al dolore nell'unico modo in cui riesce ad esternarlo: in una cieca furia.
Solo solitudine e dolore, ecco cosa c'era nei suoi occhi.
Fu soprattutto questo a spingerla a parare il culo a quei quattro stronzetti quando entrò nella 'sala del trono'.
 

La sala in cui la Tsunamikage riceveva i suoi ospiti era una manifestazione di ricca opulenza del clan Uzumaki.
Dipinti e affreschi decoravano soffitti e pareti, traboccanti di colori, nella quale spiccava soprattutto il colore dell'oro.
Due fontane zampillavano lungo le pareti laterali, dove, con un ingegnoso sistema, l'acqua veniva convertita in calda o fredda a seconda delle stagioni.
D'inverno correva l'acqua calda, che riscaldava anche l'ampia sala assieme all'enorme camino sul fondo, mentre d'estate scorreva quella fredda, offrendo riparo dalla calura estiva.
Il seggio della Tsunamikage era di legno di cedro finemente lavorato, intagliato con cura, e lungo i bordi incrostato di pietre preziose, che sembravano nascere dal legno della sedia stessa.
Su di esso, con aria seria e altera sedeva Akiko.
 

“Ehm.. buon pomeriggio zietta” esordii un po' nervosamente.
Lei sospirò stancamente. “Riuscirò mai a farti capire che sono la 'Tsunamikage' e non 'zietta'?”
 

“Eh dai zietta.. se non ci fossi io a rasserenare le tue giornate dalle stronzate convenevoli di tutti sti nobili bacchettoni come faresti?” le dissi con un sorriso. In fondo sapevo che mi voleva bene.. e sotto sotto le piacevano forse anche un po' i miei modi 'spigliati'.
“Risparmiami i tuoi linguaggi da rozza plebaglia” mi rimbeccò lei, però quasi avrei potuto giurare di avere visto un sorriso all'angolo della sua bocca.
Ridacchiai “Mi hai mandato a chiamare?” le domandai.
“Si. Da quando sono arrivati i marmocchi di Konoha non mi hai ancora fatto un rapporto, e mi è stato riferito che ieri sera c'è stato un po' di movimento ad ovest.. e il mio intuito mi dice che ci siete sotto voi..”
Beh qui veniva il difficile.. come spiegarle della retata senza dirle che mi ero improvvisata 'ballerina da strip', giusto per andarci leggero, e che ero quasi finita infilzata da uno dei nostri alleati?
 

Fortuna che almeno la tinta che mi aveva fatto Nadeshiko ero riuscita a lavarmela via con un paio di shampoo e ora i miei capelli erano tornati al loro rosso naturale.
Comunque non potevo mentire su tutta la linea senza farmi scoprire.
Quindi.. dovevo optare per le mezze verità.. come al solito.
“Beh, per farla breve il capitano dei Konohani ha trovato un infiltrato nella biblioteca..” quello che era vero era vero e bisognava dargliene atto. Il genjutsu che aveva lanciato a quel vecchio bavoso era stato davvero uno spettacolo meglio che un opera al teatro.
“Haruta? Si ho saputo che l'hai fatto sbattere in galera..”
Annuii “Devo dire che è stata una buona azione.. ci ha messo poco a farlo cantare.. e da lì siamo risaliti al.. bordello al limite ovest della città.
Ci siamo infiltrati per cercare chi è che tirava i fili della situazione, e siamo riusciti a beccare due tizi loschi. Li abbiamo seguiti..” beh più o meno era vero.. li avevamo seguiti.. a lei non serviva per forza sapere che pensavano di aver acquistato la notte con due zoccole. “.. e abbiamo trovato quella che doveva essere una specie di.. punto di raduno. Solo che gli 'invitati' erano tutti mascherati.. abbiamo provato a fare una retata.. ma abbiamo avuto qualche.. problema di tempistica con i Konohani.. e i nemici sono stati svelti a dileguarsi”
 

“Devo dedurre che non siete riusciti a catturarne neppure uno?” chiese lei alzando un sopracciglio con fare iracondo.
Scossi la testa, allargando le braccia con aria impotente.
Lei bofonchiò a denti stretti.
 

“Allora si può sapere che diavolo è stato a creare tutta quella confusione?” chiese.

“Dopo la retata fallita..” beh qua era meglio condire la menzogna con una discreta dose di verità “.. beh diciamo che gli animi si sono.. scaldati più del dovuto. Abbiamo finito con l'accusarci a vicenda del fallimento della missione e.. ho ritenuto fosse mio dovere far abbassare la cresta hai galli di Konoha, dato che non sono nel loro pollaio.”
 

Lei strabuzzò gli occhi. “Tu cosa?”
“....” non riuscii a trovare le parole giuste da dire.
“Cioè vuoi davvero dire che hai combattuto contro di loro?” mi chiese stranita. Non riuscivo a capire se era arrabbiata o cosa.
“Ehm.. si?”
 

Scoppiò in una fragorosa risata, cogliendomi in contropiede.
“Dèi.. una sfaticata come te è riuscita a prendersela abbastanza da combattere? Mi viene quasi da pensare che ti faccia bene avere un gruppo di Konoha che ti punzecchi abbastanza da spingerti a fare qualcosa! Ahahah! Dovrò chiedere a Sarutobi di tenerne un gruppo qui in pianta stabile! Ahahah!”
Sorbii la pappardella con un espressione di stoica pazienza.
Lei si asciugò le lacrime d'ilarità dagli occhi con un fazzolettino ricamato.
“Beh, comunque.. mi viene da pensare che devono averla fatta davvero grossa per averti spinto a tanto..” si bloccò per frenare la risata che le stava di nuovo nascendo in gola “.. estreme.. misure. Sono stati sgarbati?” mi domandò, questa volta tornando seria. Era una donna orgogliosa e le avessi detto cosa era veramente successo li avrebbe fatti appendere per i piedi agli alberi di confine di Uzushi, oppure li avrebbe messi alla gogna per umiliarli pubblicamente.
“Diciamo che è stato più.. un chiarimento di conti. Loro avevano sottovalutato noi, e noi loro” in fin dei conti, anche parlando con le mie 'sorelle' avevamo concluso che anche loro non erano poi così male.
Pure Kakashi, se non fosse stato fuori come un balcone, si era dimostrato quanto meno abile.
L'unico che continuavo a ritenere un idiota era quello con gli occhiali da sole.
“Ci sono stati.. episodi sconvenienti?” mi chiese.
“Naah.. credo che uno di loro, che sta ancora sbavando in coma, sia stato un magnifico esempio di che fine fanno quelli che tirano troppo la corda.”
“Sigillo neurale?”
“Mh-mh” risposi in affermativo.
“Ahah! Beh meglio così. Hanno capito che con noi non si scherza.. gli altri?”
“Qualche bollo e un paio di ammaccature. Nulla di serio. Come ho detto è stato più un modo per prenderci le misure. Forse non è stato poi neppure così male. Probabilmente da ora riusciremo a collaborare meglio..”

Sì, insomma, forse. Lo pensai ma non lo dissi.

“Tutto sommato hai fatto un lavoro migliore di quello che mi aspettavo, nipote..”
“Ah-ah. Non è divertente. Ti ringrazio proprio della fiducia..”
Lei ridacchiò bonaria.
“Bene. Mi aspetto che mi tenga informata di ulteriori sviluppi. In libertà.”
Con un cenno di saluto mi congedai. Per questa volta l'avevamo scampata.

Poco più tardi entrai nel salotto delle stanze private di mia madre.
Akari per me era una delle donne più dolci e comprensive che esistessero. Molte volte Akiko diceva che era una 'Uzumaki snaturata' dato che sembrava essere l'unica donna del clan a non aver ereditato la tempra d'acciaio e il carattere focoso che di solito caratterizzava invece praticamente tutte le femmine della nostra famiglia.
Certo, io ero a mia volta svogliata e poco incline a.. infervorarmi. Fosse solo per il fatto che anche arrabbiarsi richiedeva un notevole dispendio di energia.. cosa che io non avevo proprio voglia di fare per la maggior parte delle volte.
Ma una volta istigata tiravo fuori quella 'tempra' che era invece la ciliegina sulla torta del clan.
Invece lei non l'avevo mai vista perdere la pazienza neppure nelle situazioni peggiori. Pacata e dolce fino agli estremi. Diventava un leone solo quando si trattava di me.
Ero sua figlia e mi avrebbe difeso con le unghie e con i denti anche dall'apocalisse. Cosa per cui l'amavo oltre ogni ragione logica. Ed era l'unica che -a parte le mie amiche- mi ascoltava sempre senza giudicare o redarguirmi per qualche mio comportamento. Ma a differenza di Nadeshiko o Yuki, lei aveva anche l'esperienza per potermi consigliare.
“Madre..” esordii entrando.
 

“Mia cara.. ti sei finalmente ricordata che esisto ancora?” disse lei ma smentendo le sue parole con un caloroso sorriso, e allargando le braccia per consentirmi di buttarmici dentro e avvolgermi in un caloroso abbraccio.
Era una donna di quasi quarant'anni ma aveva ancora la pelle bella e nivea, gli occhi verde scuro, come il muschio sulla corteccia degli alberi, e i capelli 'rosso Uzumaki' lunghi sino al sedere.
“Allora.. cosa ti ha impegnato così tanto da non consentirti neppure di passare a salutarmi?”
Mi sedetti con calma ai suoi piedi, mentre lei rimase seduta sulla sua poltrona, carezzandomi i capelli.
Era l'unica persona a cui consentivo di 'spupazzarmi' in quella maniera. L'unica alla quale veramente mostravo il mio lato più.. tenero.
Le raccontai ogni cosa. L'arrivo dei quattro ninja della foglia, tutti i trafiletti, comprese le stronzate che erano volate tra Yuki e il tipo con il senbon. Genma.
L'idea che avevamo avuto di seguire la pista.. e con mio imbarazzo pure la parte del nostro 'travestimento'.
Lei si passò una mano sul volto. “Solo a quella tua squinternata amica di Yuki poteva venire un idea simile..”
“Veramente è stata Nacchan a pensare al travestimento.. comunque..” conclusi il racconto, parlandole anche della furia ceca che avevo involontariamente risvegliato nel ragazzo con i capelli bianchi.
 

“Oh.. povero caro.. deve essere stato terribile perdere la sua compagna di team.. in quel modo orribile poi.. anche se avrei preferito non avesse minacciato la tua di vita..”
Classico della mamma: preoccuparsi e provare pietà anche per persone che manco conosceva.
“Sai.. All'inizio ero arrabbiata. Cioè, ho passato la serata a sculettare come una cretina per cosa? Poi però.. non lo so. C'era qualcosa nel suo sguardo di davvero terribile. Credo che abbia avuto la lingua avvelenata solo perché.. non so”
“Le persone che si sentono deboli sono spesso quelle che hanno gli artigli più affilati tesoro.. capisco la tua rabbia.. ma come ti sentiresti se a morire fossero state Yuki o Nadeshiko? Per mano tua? Saresti come minimo distrutta dal dolore..”
 

“Già, l'ho pensato anche io. È questo è l'unico motivo per cui gli ho parato il culo con Akiko..” ne convenni.
Lei mi sorrise. “Credo che tu abbia fatto la cosa giusta” mi disse con fare confortante.
“Lo spero anche io..” dissi con un sospiro.

***Kakashi***

Mi svegliai con il sapore metallico del sangue in bocca.
La testa mi pulsava dolorosamente, mentre la mente s'affannava a dipanare la confusione nel mio cervello.
Rimasi fermo nel letto in cui capii di trovarmi, cercando di ricomporre gli eventi.
Dio che disastro che avevo combinato!
Più che disastro avrei potuto usare il termine 'catastrofe' o 'calamità' o meglio ancora 'apocalisse'. Comunque solo disastro non rendeva a sufficienza l'idea.
Ero nella merda sino al collo, e non potevo dare la colpa a nessuno se non a me stesso. Di nuovo.
Cosa cazzo avevo fatto? Ma cosa mi aveva suggerito il cervello in quegli istanti? Dove era finita la mia lucida pacatezza.. il mio schifoso Q.I. Di 177? beh si era decisamente andato a fare fottere.
Inazuma.. una scudisciata di sensi di colpa affondò dritta nel mio animo, facendomi quasi trasalire. Cosa stavo per farle?! Mi venne quasi voglia di piangere.
Obito, Rin, ora pure lei doveva morire per i miei errori? Ma come facevano Aoba, Genma e Raido a fidarsi di me come loro capitano?
Ero un pessimo shinobi.
Strofinandomi il volto mi dissi che con l'autocommiserazione non sarei andato da nessuna parte.
Mi feci forza, ricacciai indietro malumori e lacrime che erano pericolosamente vicine ad affiorare e mi alzai a sedere.
Da quanto tempo era che non piangevo? Dalla morte di Obito.
Un ninja non piange. Mi ero detto.
Neppure alla morte della ragazza ero riuscito a piangere. I miei sentimenti erano troppo congestionati in un unico blocco nel petto pure per uscire sotto forma di lacrime.
Cosa potevo fare ora?
Beh, tanto per iniziare controllare che la mia squadra stesse bene.. e poi cercare di mettere una pezza su quel casino.
Uscendo nel corridoio mi trascinai al piano inferiore.
Genma e Raido stavano facendo una pacata partita a carte seduti al tavolo. Entrambi stranamente silenziosi.
“Ehi..” esordii a mo' di saluto.
I loro sguardi si puntarono su di me, e mi sentii morire dai sensi di colpa che m'assalirono. Che disastro di persona che ero!
“Kakashi.. ti sei ripreso.. stai meglio?” mi chiese Raido.
“Più o meno come se avessi lasciato la testa sotto le ruote di un carro.. ma non lamentiamoci troppo” dissi sforzandomi di essere più o meno come al solito.
 

“Già, a vedere com'era infervorata la principessina poteva andarti assai peggio. Aoba è ancora in stato catatonico” m'informò Gema con un ghigno.
Come sentirsi una merda.. dopo quello che avevo fatto si preoccupavano anche per me..
“Io.. credo di dovervi delle scuse” dissi infine dopo un lungo silenzio imbarazzato.
Loro si guardarono per poi ghignare tornando a rivolgersi verso di me.
“Nah, figurati” disse Genma.
“Ma..” dissi stupito ai loro sorrisi.
“Kakashi.. questa è solo la dimostrazione che sei umano anche tu... ogni tanto” disse Raido.
“Vedi, mente dormivi come la bella addormentata -e, siano lodati i Kami per una volta dormivi davvero- sono andato a parlare con la principessina, e mi ha detto.. beh, cosa ti ha fatto saltare i nervi” mi spiegò Genma.
Ora sì che ero davvero imbarazzato.
“Conclusione della storia.. stai tranquillo e rilassati. Anzi se vuoi proprio sdebitarti, dai una botta in testa a quell'idiota di Aoba quando si risveglia” mi consigliò Genma.
“Più che altro le tue scuse le devi porgere a qualcun'altra..” disse Raido.
Rimasi in silenzio qualche secondo.
“Lo so”, dissi soltanto.
Rassicurato almeno un poco che i miei compagni non volevano farmi la pelle -come sarebbe stato giusto che fosse-, iniziai a riprendere un po' di animo e lucidità.
“In che stato siamo ora? Carcerati? Rinchiusi? Sorvegliati? Confinati?” chiesi.
“Per ora non abbiamo ricevuto alcuna misura di restrizione.. è due giorni che Genma si diverte a punzecchiare Yuki in ogni dove” disse Raido con un mezzo sorriso.
 

“Senti chi parla.. chi è che fa gli occhi dolci alla ragazza-bambola?” rispose l'altro piccato.
“Io non faccio gli occhi dolci a nessuno! E poi il mio è solo rispetto!”
Smisi di ascoltarli dicendo “Esco un momento, torno più tardi. Se si sveglia dite ad Aoba che a lui è severamente proibito uscire dalla 'casa' ok?”
Iniziai a gironzolare per il paese del vortice.
Dovevo cercare Inazuma. Sebbene il mio orgoglio mi dicesse che non era il caso, sapevo che delle scuse erano d'obbligo.
Provavo sentimenti controversi in quel momento. Se da una parte non mi volevo giustificare, i sensi di colpa mi dicevano che era il minimo che potevo fare. Avrei dovuto strisciare ai suoi piedi chiedendo perdono.
Sospirai. Beh, quanto meno dovevo provarci. Se non volevo farlo per me, quanto meno per cercare di rattoppare un'alleanza storica.
Avrei potuto sopportare di diventare lo zimbello degli idioti io, ma non potevo compromettere i rapporti tra vortice e foglia.
Trovare il palazzo degli Uzumaki non fu per nulla difficile. Era semplicemente l'edificio più grande e ricco del villaggio.
Il loro potere era sfoggiato tramite enormi giardini traboccanti di fiori e piante, con immense fontane e spettacolari zampilli d'acqua che s'alternavano in un'armoniosa danza.
L'edificio stesso era estremamente curato, con affreschi anche all'esterno dipinti d'oro e altri vivaci colori. Ed era molto ben sorvegliato.
Di ninja visibili c'è n'erano una manciata, ma ne contai molti altri occultati.
Uno di loro mi fermò alla soglia.
“Dichiara nome e intenzioni”
“Sono Kakashi Hatake, jonin della foglia e capitano del distaccamento momentaneamente stanziato a Uzushi per le indagini. Dovrei conferire con la principessa Inazuma”
Lui mi rivolse un lungo sguardo.
“Probabilmente la troverai nell'ala est. Se ti perdi chiedi alle serve”
“Grazie”
Mi misi quindi a girovagare per i vasti corridoi del palazzo.
In effetti era davvero grande, e mi fermai un paio di volte a chiedere indicazioni ad una donna di passaggio.
Stavo quasi per andare a cercare una serva per chiedere di nuovo se sapeva dove potevo trovare Inazuma, quando la vidi.
Uscì da una porta di una stanza, con aria un po' imbronciata, quasi pensosa.
Lì per lì, colto alla sprovvista rimasi piantato come uno scemo, senza sapere bene cosa fare.
Lei si girò e mi vide, e rimanendo tutti e due fissi come allocchi a guardarci rispettivamente.
Alla fine riuscii ad ingranare.
“Inazuma-hime” la salutai.
 

“Tsk, adesso passiamo all'hime..” se la ghignò lei.
Non sembrava.. arrabbiata.. o era solo un'idea data dalla vana speranza che davvero non lo fosse. Beh avrebbe avuto tutti i diritti di chiedere la mia testa a vista..
Beh, comunque fosse era il momento giusto per farlo.
Presi un respiro profondo, inghiotti ancor più a fondo il mio insensato orgoglio, e lo dissi. “Credo.. che sia doveroso da parte mia porgerti delle scuse”
“Si, mi devi proprio delle sentite scuse, albino. Tanto più che ho scongiurato un cataclisma politico e vi ho parato le vostre stupide chiappe con la Tsunamikage” disse lei enfatizzando bene le parole, incrociando le braccia.
La osservai un po' stranito. Era tornata la solita. I capelli rossi raccolti in una coda alta, pantaloni color corteccia a vita bassa, una semplice maglia verde con la spirale rossa degli Uzumaki.
Quei lineamenti fini e affilati, da folletto, che le avrebbero dato un'espressione allegra, dispettosamente vispa, se non fosse stato per quegli occhi stranamente inquietanti. Neri.
“Vuoi dire che..” chiesi sbattendo le palpebre confuso.
 

“La Tsunamikage non sa nulla 'dell'incidente'? si. Sa che ci siamo.. uhm.. accapigliati, ma pensa che non sia nulla di più che una specie di regolamento di conti tra ragazzi, e se ci tieni a tenere la testa attaccata al collo è meglio che continui a pensarlo” disse avvicinandosi.
“Ma.. perché? Cioè ti ringrazio di avermi coperto.. ma .. perché?”
“A parte evitare un conflitto?” mi chiese con mezzo sorriso.
Beh, era vero. Non so perché ma qualcosa del suo atteggiamento mi dava l'idea che mi stesse provocando di proposito.
“A parte quello” confermai, quasi divertito.
“Beh, il tuo amico con la bandana mi è venuto a cercare. A quanto mi è stato possibile capire non sei tipo che dà di testa tanto facilmente. E mi ha detto della ragazza.. Rin giusto?”
Mi sentii irrigidire. Era la cosa che più speravo di evitare.. ma glielo dovevo.
“Non..” subito esordii acido. Poi mi morsi la lingua. “Si. Si chiamava Rin” dissi più fievolmente.
“Sai.. io ho perso mio padre in questa guerra. Un giorno è partito.. e non è più tornato. So che non è la stessa cosa.. ma posso.. quanto meno capirti”
Non riuscii a trovare nulla da dire.
Lei sorrise, con l'intento di coprire il mio imbarazzo.
 

“E poi, tutto sommato credo mi dispiacerebbe che ti facessero saltare la testa, in fin dei conti voi Konohani non siete poi inutili come sembrate. Magari potremmo ricavarne qualcosa di buono da questa alleanza eh?”
Riuscii a rispondere al sorriso “Credo che questa volta abbia ragione tu.. ci siamo sottovalutati a vicenda”
“Tregua?” disse lei porgendomi la mano.
“Tregua” confermai io stringendogliela.
In fin dei conti non era poi così male Inazuma. Aveva condito la conversazione con un tocco di voluta provocazione per evitare di farmi 'sentire colpevole', e mi aveva dato la sua comprensione.. non la sua pietà. Cosa che apprezzai molto.
In quel momento spuntò dal corridoio un ragazzo di altezza media. Aveva un viso tondo, gli occhi castano scuro, i capelli rosso vivo sin troppo lunghi per la mia idea di come un maschio avrebbe dovuto tenerli. Cosa aggravata dal fatto che era piuttosto.. tondeggiante un po' ovunque.
Non era brutto.. solo.. mediocre. Una di quelle facce che ti dimentichi facilmente.
La vidi irrigidirsi un poco, le sue membra scosse da un sussulto trattenuto.
Qualcosa mi fece pensare che si sarebbe volentieri nascosta dietro la mia schiena nella speranza di passare inosservata.
“Inazuma-chan ti stavo cercando!” esordì il tipo dandomi una lunga occhiata.
Non era ostile, ma quanto meno infastidito, soffermandosi con lo sguardo un secondo sulle mani che ci eravamo stretti, che Inazuma si sbrigò a sciogliere... chissà perché. Non mi ricordavo di averlo mai incrociato.
“Oh.. ehm.. Rikuro-kun.. che sorpresa..” dal suo tono, sebbene cercasse di mascherarsi capii che si sarebbe voluta trovare ovunque meno che qui.
Iniziai a sentirmi di troppo, date le occhiate non troppo amichevoli di quel 'Rikuro'.
“Ehm io..” ma Inazuma mi lanciò un occhiata che capii subito.
Mi stava implorando di non lasciarla sola con quel tipo.
Sospirai internamente. Beh, quanto meno gli dovevo un favore.
“..Mi presento sono Kakashi Hatake, jonin di Konoha” dissi porgendogli la mano con cortesia.
“Rikuro Uzumaki” si presentò lui. Beh che fosse un Uzumaki l'avevo capito dai capelli.
“..sono il fidanzato di Inazuma” sottolineò di proposito.
“Oh, ehm.. piacere di conoscerti” ora si spiegavano le occhiate ostili. Come se a me potesse importare qualcosa..
 

“Kakashi mi stava solo chiedendo.. informazioni per proseguire le indagini..” buttò lì lei.
“Qui in mezzo il corridoio?” chiese lui, avvolgendole le spalle con un braccio con fare possessivo. Beh, sta cosa stava iniziando a darmi sui nervi. Ma mi costrinsi a stare calmo. Avevo già fatto abbastanza colpi di testa ultimamente.
Soprattutto mi scoprii ad essere irritato vista l'espressione rassegnata-triste che aveva lei.
“Volevo chiedere solo a Lady Inazuma quanto tempo il mio amico sarebbe rimasto in coma.. comunque, riprenderemo le indagini quando si sarà ripreso. Ora è meglio se vado” dissi un po' brusco.
Era meglio evitare stress al momento. Ne avevo combinate più che a sufficienza.
“Aspetta, vengo con te. Credo di poter fare qualcosa per l'occhialuto” disse lei cogliendo la palla al balzo.
Si sciolse dalla stretta del tipo in tutta fretta e mi affiancò, prendendomi poi per una manica e tirandomi per farmi stare al suo passo svelto e seminare il ragazzone per l'intrico di corridoi del palazzo.
Solo quando fummo fuori e già sulla strada per la nostra 'casa' lei rallentò il passo.
“Bel ragazzone..” esordii alla fine, non riuscendo a trattenermi dal punzecchiarla.
“Ah, sta zitto!” sibilò lei come un gatto a cui è stata tirata una secchiata d'acqua.
“..no dico davvero..” proseguii imperterrito.
“Credevo che l'idiota del gruppo fosse il tipo con la bandana non tu..” disse lei scostandosi bruscamente.
Ridacchiai.
“Comunque per la cronaca, non è che ho avuto molta scelta. È il mio 'fidanzato' da quando ho 5 anni.. e non ti dico che piaga è doverselo portare appresso..” Puntualizzò lei.
Quindi era stata una cosa combinata. Chissà perché la cosa mi fece sentire sollevato.
Ehi un momento.. sollevato? E a me che me ne importava?!
 

“Non sapevo si usassero ancora i matrimoni combinati..” dissi quasi più per prolungare la conversazione che altro. E poi la ritenevano un'usanza desueta ormai in molti posti.
Anche a Konoha, solo clan bacchettoni come gli Hyuga continuavano ad usarli. O gli Uchiha, per conservare i loro 'preziosi occhi'.
Lei bofonchiò qualcosa, ma poi disse “In genere non lo fanno, ma la cosa non vale per me. Da quando Kushina è stata trasferita alla foglia, la linea dinastica di successione è ricaduta su di me, e possono salire al titolo di Tsunamikage solo le donne puramente Uzumaki. Mia madre è Uzumaki, così come mio padre, i miei nonni, e così via. Per tanto anche mio marito e i miei figli dovranno essere solo e sempre Uzumaki.
Rikuro purtroppo è uno dei pochi ritenuto 'degno' di diventare mio marito per la linea dinastica.. temo che la cosa gli abbia dato troppo al cervello” mi spiegò.
Beh, non mi sarei voluto trovare al posto suo, questo è certo.
“Uhm.. capisco.. un sacchetto in testa e via?” provai a sdrammatizzare, senza però fare un uscita molto brillante.
Lei mi guardò con un'espressione illeggibile per un attimo. Poi, proprio quando pensavo che mi avrebbe insultato, o tirato un pugno in faccia, o tutti e due insieme.. scoppiò a ridere.
“Ahaha! Beh potrebbe essere una buona idea..” se la ghignò lei.
Rilassandomi un poco, la seguii.

Quando rientrammo, vidi che s'erano aggiunte anche Yuki e Nadeshiko alla partita a carte dei miei due compagni di Team.
Lanciarono un occhiata a me, poi fecero scivolare lo sguardo su Inazuma, ma vedendola con un mezzo sorriso sulle labbra, si rilassarono e con pacate parole salutarono per tornare alla partita.
“Dov'è lo scemo?” mi chiese.
“Sopra credo”
Infatti Aoba era in camera sua, gli avevano lasciato gli occhiali addosso anche mentre dormiva, con un rivolo di bava all'angolo della bocca in modo assai poco signorile.
“Ehm..” non sapevo bene che fare.
“Ma dorme pure con gli occhiali?” chiese lei.
“Credo di si..” risposi io. Non mi ero mai curato troppo delle stranezze degli altri. In fondo chi ero per giudicare? Tenevo la maschera pure per fare il bagno..
Lei sbuffò.
Fece una serie di sigilli, e nuovamente toccò la fronte del ragazzo con indice e medio.
Una serie di luci si ramificarono lungo la fronte, per poi spegnersi.
L'altro tossì sbadigliò per poi tirarsi su di scatto.
“Che succede? Dove sono i nemici.. oh.. mi sono perso qualcosa? Che ci faccio qui?” chiese tutto d'un fiato.
Poi vide Inazuma, e ancora un po' gli cadevano gli occhiali di traverso.
“Che ci fai tu qui mocci..” non riuscì a finire la frase che il mio pugno lo raggiunse in piena fronte, facendolo ricadere nel letto.
“Questo, era da parte di Genma. Il secondo ti arriva da parte mia se non ti mordi la lingua” lo misi sull'avviso.
“Ehi piano.. gli bruci gli ultimi neuroni rimasti..” ridacchiò lei.
Non riuscii a non rispondere al suo sorriso.
“Comunque potresti sentirti un po' intorpidito ancora un po', ma l'effetto del sigillo neurale dovrebbe estinguersi entro massimo un paio d'ore..” gli spiegò.
Aoba era troppo confuso per rispondere. Non riusciva a capire cosa fosse successo.
“Vabbé, ora scendiamo. Dato che ci siamo tutti potremmo metterci d'accordo sulla linea d'azione per continuare le indagini”
“Ottima idea” concordai, lasciandole gentilmente il passo per farla uscire dalla porta della stanza per prima. Si, potevo andarci d'accordo in fondo con sta ragazzina.

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Capitolo 16
*** La nascita di un demone ***


16)La nascita di un demone

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“Ah, buongiorno Mei!”

 

“Buongiorno anche a te Yoko...”

 

Avanzavano a grandi passi nell'immenso corridoio dell'accademia. Corridoio che non sembrava finire mai. I motivi a spirale del pavimento e le severe colonne di marmo, tutte uguali, non aiutavano a tenere conto della distanza. Con lei, a fianco di Yandaime Mizukage Yagura, c'era un'allegra e pimpante Yoko, come lei recentemente promossa a Jonin addestratore. Come diavolo si faceva ad essere così di buon umore nel tornare in un posto del genere? Sentiva i battiti del suo cuore farsi rapidi, esattamente come quando aveva attraversato per l'ultima volta, fino a quel momento, quel tetro passaggio verso l'inferno in terra. Ricordò come si teneva stretta al braccio di Raku, il suo migliore amico.

 

Finalmente arrivarono. Eccolo là, dinnanzi a loro, il “salone dei cinquanta cerchi”.

A vedere di nuovo i fregi e gli intagli di quel portone che si apriva dinnanzi a loro avrebbe avuto una voglia matta di girare i tacchi e scappare via urlando. Certo, probabilmente se l'avesse fatto il mizukage l'avrebbe presa e uccisa seduta stante con l'accusa di “eccessiva umanità”. Deglutendo, si trattenne, a fatica, dal non mostrare le proprie emozioni.

 

Lentamente, presero posto sulle gradinate. Davanti a loro, in una impeccabile e ordinata fila stavano una centinaio di ragazzini, dagli otto ai dodici anni. Osservò con disgusto la bocca di Yagura schiudersi in un ghigno. Un mostro. Non c'era altra spiegazione. E non solo per quel corpo eternamente giovane, da adolescente. Non solo perché, dopo lo scherzetto che aveva deciso di fare a Konoha, aveva dato ordine di recuperare il demone dal corpo di quella kunoichi morta e ora era il Jinchuuriki della tartaruga a tre code. Ma per la sua assoluta e totale crudeltà. Si sarebbe detto che un sasso possedesse più pietà e sentimenti.

 

L'ultima cosa di cui aveva bisogno era il suo discorso motivazionale a dei bambini che sapevano di star per morire...

 

“Figli di Kiri, ascoltate! Oggi voi siete qui per cambiare. In questo momento non siete nulla. Né uomini, né ninja. Presto, sarete o l'una o l'altra cosa. Perché o perirete come uomini o vivrete come ninja. Da qui in avanti, vi potrà capitare di udire che quello per cui siete qui, ora, è crudele. Non è affatto vero. Perché è ben più crudele l'ipocrisia degli altri villaggi, che illudono fanciulli come voi di essere uomini, per poi costringerli a divenire armi. Meglio dunque che diventiate armi da subito, inibendo una volta per tutti la capacità di cadere nella trappola e nella rovina per ogni ninja, i sentimenti. Ricordate il codice, ragazzi, e diventate strumenti di morte nelle mani chi vi impugnerà da ora in avanti. Questo solo è il compito di uno shinobi. E ora forza, mostratemi uno spettacolo di cui possa andare fiero.”

 

“Sì, yondaime mizukage!” Risposero gli allievi all'unisono.

 

Quante stronzate. Quanta ingiustizia. Raku si era lasciato morire per permetterle di vivere. Non era così che doveva andare. L'assegnazione dei maestri si faceva solo due settimane dopo l'esame proprio perché ciò che aveva detto il mizukage era dannatamente falso. Non si potevano fare le squadre subito perché nei quindici giorni successivi all'esame si suicidava dall'un terzo alla metà di coloro che avevano passato la prova. Lei sarebbe stata nel numero, se solo Raku non glielo avesse chiesto espressamente. Di vivere per trovare un modo di cambiare le cose. Oh, kami quanto gli mancava!

 

Ed ecco che cominciava la mattanza...

Un ragazzino aveva già ammazzato il suo rivale designato. Rapido e senza esitazione proprio come voleva Yagura? Che schifo... No, un attimo... Perché stava saltando negli altri cerchi?

 

“Mizukage, dovremmo fermarlo!”

 

“Buona Mei, lascia che si diverta...”

 

“Ma...”

 

“Ma cosa? Ciò che sta facendo è a dir poco brillante...Per quale motivo vorresti interrompere un tale perfetto esempio di come si dovrebbe comportare uno shinobi della nebbia?”

 

Durante quel discorso, quel demonio ne aveva già ammazzati altri otto. Chi era, quell'orribile bastardo che tanto piaceva a Yagura?

 

“Yoko, per caso sai chi è?”

 

“E' del clan Momochi... Si chiama Zabuza, credo.”

 

Zabuza Momochi... Stava riempiendo il salone di cadaveri. Le chiazze di sangue si allargavano sempre più, fino a formare un mare...

 

Non poteva agire, era pietrificata.Yagura sorrideva, e Yoko, quella pazza, era lì che applaudiva, tutta eccitata... Sentiva quell'odore metallico che conosceva tanto bene salirle su nelle narici... E quelli ridevano, e ridevano. Avrebbe voluto vomitare, ma non se lo poteva permettere. L'aveva promesso al suo migliore amico, doveva vivere!

 

Erano morti, tutti morti... Zabuza era lì che ghignava, mentre ammirava il suo capolavoro. Poi si voltò e la fissò. Quel ragazzo stava fiutando la sua paura, come una belva. All'improvviso, fece uno scatto e partì a tutta contro di lei. Voleva la sua testa. E i due al suo fianco si contorcevano dal divertimento, facendo delle smorfie disumane...

 

Mei Terumi si alzò di scatto dal suo letto, ansante e madida di sudore, con il cuore che le batteva a mille.

 

Ancora quel cazzo di sogno... Si disse, mentre buttava la testa sotto uno scroscio di acqua gelida.

 

Da quando aveva visto quella scena, quel dannato ragazzino del clan Momochi che sterminava allegramente tutti i suoi compagni d'accademia, aveva abbandonato completamente la prospettiva di dormire serenamente per più di un paio d'ore per notte.

Certo, non che prima facesse sonni tranquilli, ma quella era un'utopia per qualsiasi abitante del villaggio della nebbia, quindi rientrava ancora nella gamma della “normalità”, se così si poteva dire, ma ora...

 

Ora era il momento di dire basta. Non ne poteva più. Non sapeva bene da dove cominciare, ma lei e il suo gruppo dovevano cominciare a muoversi e al più presto, per mettere la parola fine a quel regno di terrore.

 

***

 

Nel frattempo, in una stanzetta appartata del palazzo del mizukage, si erano dati appuntamento due uomini. Uno di essi portava non portava il coprifronte della nebbia, ma quello del vortice.

 

“Ehi, gli accordi non erano questi!”

 

“Che c'è ninja di Uzushi, non ti piace? Allora forse avresti dovuto pensarci prima di chiedere il nostro aiuto, non ti pare? O credevi veramente che avremmo fatto tutta questa fatica per voi gratis?”

 

“Dannati...Vi abbiamo pagato con i sigilli trafugati dalla biblioteca...E ve ne daremo altri, tutti quelli che chiederete. Per voi della nebbia non è sufficiente che il vortice esca dall'influenza della foglia?”

 

“Mmm, fammi pensare...No. Vedete, voi pensate troppo in piccolo. Il nostro obiettivo è indebolire la foglia a tal punto che non sia più temuta. Mi spiace dirlo, ma non siete che una pedina in questo gioco...Quando gli altri villaggi vedranno che Konoha si è lasciata sfuggire Uzushi da sotto il naso, di certo non se ne staranno con le mani in mano e romperanno i trattati di pace appena firmati...”

 

“Volete la guerra dunque? Non vi è bastata quella che si è appena conclusa?”

 

“Altra risposta negativa, mi spiace deludervi. Il caos degli altri fa bene a Kiri, dice un vecchio detto delle nostre parti. Non ci sporcheremo molto le mani...Quel tanto che basta per guadagnarci qualcosa, come abbiamo fatto anche nell'ultimo conflitto, in cui siamo stati gli ultimi a entrare e quelli che ci hanno guadagnato di più. Su con la vita! Se Konoha scompare voi diventerete la forza militare principale della terra del fuoco. Se sopravvive, sarà comunque sufficientemente indebolita perché i rapporti di forza siano comunque invertiti. E' una bella prospettiva, se ci pensate...Lavorare una volta ogni tanto per noi non mi sembra un prezzo troppo alto da pagare per questo risultato, no?”

“Non ci lasciate molta scelta, in verità...”

 

“Che musi lunghi, shinobi del vortice! Sentite: volete liberarvi una volta per tutte degli Uzumaki e della loro tirannide o no?”

 

“Certo...”

 

“E allora datevi una mossa! Tra soldi e uomini, vi abbiamo dato tutte le risorse di cui avete bisogno per organizzare una serie di attentati su larga scala, che aspettate? Oltretutto mi sembra il caso che velocizziate i tempi, visto che siete stati quasi scoperti, o sbaglio?”

 

“No, non sbagliate, ma...”

 

“Se sento ancora un altro 'ma' da parte vostra credo che mi scoppierà la testa...Dannazione, avete perfino una squadra di Konoha di stanza al vostro villaggio, date la colpa a loro! A renderli colpevoli agli occhi del popolo con una campagna diffamatoria ci penseremo poi noi, siamo esperti in questo genere di cose...”

 

“Abbiamo un accordo.” Disse infine l'uomo del vortice dopo una lunga pausa.

 

“Bene! Avviserò yondaime mizukage, ne sarà soddisfatto.”

 

Diverso tempo dopo che i due se ne furono andati, un terzo uomo emerse dall'ombra e uscì dalla stanza. Aveva udito tutto, riuscendo a non farsi scoprire. Mormorò soddisfatto tra sé: “Una congiura al vortice eh? Se la smascherassimo...Forse avremmo un punto da cui partire per indebolire quel mostro. Mei sarà felice di sentire quel che ho scoperto...”

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Capitolo 17
*** L'eroe del ponte ***


17)L'eroe del ponte

 

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***Inazuma***

Riscendemmo al piano inferiore.
Tutto sommato questa 'rissa' aveva fatto bene al nostro gruppo. Ora loro non ci consideravano più solo delle 'mocciose alle prime armi', e dato che anche noi a nostra volta avevamo testato le loro abilità (salvo quello con gli occhiali) e avevamo smontato la loro aria di superiorità, ci sentivamo molto più... uniti.
 

L'atmosfera era molto più rilassata. Yuki, Genma, Raido e Nadeshiko erano seduti al tavolo, scambiando parole allegre e facendo una distratta partita di carte.
 

Mi venne quasi da sorridere a vederli così. Era il primo gruppo proveniente da Konoha che durava più di due giorni di fila, salvo i funzionari che erano stati obbligati per forza di cose a rimanerci più a lungo.
 

Forse era davvero un'alleanza che poteva funzionare... una volta tanto.
Anche il ragazzo albino, ora che aveva di nuovo messo le rotelle nel posto giusto, non sembrava poi tanto male. Aveva anche in qualche modo cercato di darmi una mano con Rikuro al mio sguardo implorante.
 

Lui prese un altro tavolino nell'angolo della sala, mentre io afferrai un paio di sedie e ci unimmo alla tavolata, mentre anche Aoba scendeva dalle scale per raggiungerci.
Era ancora con i capelli arruffati e uno stampo rosso in mezzo la fronte dove Kakashi l'aveva colpito.
 

Quando ci vide tutti seduti insieme la mascella quasi gli crollò in terra.
“Ehi quattr'occhi.. finito di sbavare?” gli chiese Yuki.
“Già, perché non ho intenzione di sentirti russare ancora una notte” concordò Genma.
Ormai i due si erano sintonizzati su Yuki-Genma radio punzecchiatura-no-stop. Quando non si prendevano in giro tra di loro diventavano delle tremende seccature per gli altri.
 

“Ma... ma... che diavolo è successo?” chiese l'altro spaesato.
“Uhm... un po' di tutto” dissi io.
“Bah, sorella, così è assolutamente riduttivo!” disse Yuki.
“C'è chi se le è prese” disse Genma alludendo a Raido.
“Chi ha preso delle sonore sculacciate...” sottolineò Yuki.
“E che sculacciate!” se la ghignò però lui.
“... chi invece è andato fuori come un balcone...” disse Yuki lanciando un occhiata bieca a Kakashi. Evidentemente non gli aveva ancora perdonato la cosa.
 

Non potevo vederlo sotto la maschera, ma da come distolse lo sguardo direi che la cosa lo imbarazzava alquanto.
“E chi ha passato le seguenti due giornate a sbavare mentre io paravo il culo a tutti quanti..” conclusi io per cambiare discorso.
Lui si limitò ad un mormorio confuso, prendendo posto su una sedia.
 

“Bene. Fermo restando che dovrai guardarti le spalle dalla vendetta di Yuki...” iniziai a imbastire il discorso io, dato che Yuki si stava già sporgendo per combinarne una delle sue, per nulla ostacolata da Genma, che si raddrizzò e mi fece una linguaccia.
 

“... dato che siamo tutti qui ne approfitterei per mettere insieme le nostre idee.
Sostanzialmente signori siamo impantanati...”
 

“Si dice 'siamo nella merda', in termini tecnici...” mi corresse Yuki.
 

Sforzandomi di mantenere un minimo di serietà, continuai:“... dato che Haruta è misteriosamente morto senza motivi apparenti, ma fortunatamente la sua dipartita non è una perdita eccessiva. Aveva già sputato quanto sapeva, ed era ben poco. Si è limitato a farsi corrompere e girarsi dall'altra parte quando i ladri dovevano intrufolarsi nella Grande Biblioteca.
Il nostro ehm.. travestimento è andato in fumo, gli uomini mascherati si sono volatilizzati e nessuno delle nostre squadre è riuscito a risalire a qualche nome, anche provando ad investigare sui proprietari degli immobili della zona” dissi facendo un breve riassunto, ignorando le interruzioni.
Tutti quanti si fecero più pensosi.
“Può esservi sfuggito qualcosa nelle perlustrazioni dei luoghi? Nella 'casa' delle riunioni non avevano entrate o uscite segrete? Documenti..?” chiese Aoba.
Tutti alla tavolata lo fulminarono con lo sguardo. Non tanto per la domanda in sé quanto come l'aveva posta. Con boria, superiorità. Come se un padre paziente cercasse di spiegare una cosa ovvia ad una bambina.
 

Gli lanciai una lunga occhiata significativa, e solo quando lo vidi deglutire a disagio sotto il mio sguardo, risposi con pazienza: “I locali sono stati controllati a fondo, ma non sono stati trovati documenti che siano più importanti di bolle di pagamento di rifornimenti di viveri o bevande, tutte di negozi del villaggio, che a loro volta sono stati interrogati a fondo e hanno riconosciuto come i compratori gli stessi scagnozzi che hanno messo la faccia per 'comprare' me e Yuki.
 

Sono stati attenti a usare sempre solo quei due come intermediari per quasi ogni loro transizione.
Tra l'altro... quei due sono stati trovati in un canale di scolo con la gola aperta. Quindi, a meno che tu non abbia imparato dal vostro secondo Hokage la tecnica per riportare in vita i morti difficilmente potremo ottenere qualche informazione da loro”, dissi mettendo una certa dose di acidità nell'ultima frase.
“E dato che tra tutti sei quello che ha fatto di più la figura da deficiente non ti conviene usare troppo quel tono da maestrino” lo ammonì Genma, tra il serio ed il divertito.
Lui aprì la bocca per protestare.
 

“Aoba...” Bastò solo il nome. Il tono tagliente e lo sguardo fecero il resto.
Non c'è che dire. Il ragazzo albino sapeva usare un tocco di teatralità tutto suo. Ma era anche evidente che i suoi sottoposti lo rispettavano, e forse lo temevano anche un po', perché a quel richiamo Aoba perse un tono di colore della pelle, passando da un intenso color ambra dell'abbronzatura dovuta al sole, ad un rosa pallido, chiuse la bocca e si raddrizzò sulla sedia.
 

Pure Genma si raddrizzò un po' sulla sedia, mentre Raido diede un occhiata un po' preoccupata.
Kakashi inclinò il capo e alzò l'unico sopracciglio visibile con aria eloquente, continuando però a perforarlo con lo sguardo, scuro e serio.
 

“Ehm... ti chiedo scusa, non volevo offendere era solo per essere certi di aver percorso ogni... ehm... via. Sai, meglio controllare due volte che accorgersi solo dopo di aver saltato qualcosa” si affrettò a dire con aria assai più umile.
Decisi di stare al gioco, e trattenendo un po' un sorriso dissi “Ma certo, nessun problema”
 

Ci fu un secondo di silenzio pensoso.
 

“Nessuno ha qualche idea quindi?” chiese Yuki.
“Perchè non provi a pensarci un po' anche te invece che chiedere a noi raperonzolo? Le trecce ti pesano troppo sulla testa e non ce la fai a reggere quelle e a far funzionare il cervello allo stesso tempo?” la punzecchiò Genma, ma con un sorriso bonario.
Lei sbuffò, ma prima che potesse dire qualcosa intervenne Kakashi.
 

“Temo che il cerchio si stia allargando...” disse quasi più come se stesse pensando tra sé e sé ad alta voce.
 

“Cosa intendi?”
 

“A questo punto devo spiegarlo anche a voi...” sospirò.
“Vedi, Sandaime Hokage ha deciso di mandare me e la mia squadra qui al vortice perché già immaginavamo che potessero esserci infiltrati.”
 

“Cosa?!” se ne uscì Yuki con poca finezza.
 

“Potresti spiegarti meglio?” gli chiese Nadeshiko.
 

Qualcosa della sua espressione, sebbene impassibile mi disse che non gli piaceva troppo parlarne.
 

“Devo spiegarvelo dall'inizio... solo il giorno prima di partire ci è stato comunicato il fatto che vi è stato rubato un sigillo dalla vostra biblioteca. Circa tre mesi fa giusto?” mi chiese guardandomi, dato che ero di fronte a lui, vicino a Nadeshiko.
 

“Ormai tre mesi e mezzo” gli risposi.
 

“Dovete sapere che... circa due mesi fa... la mia... ex compagna di squadra, Rin Nohara, è stata rapita dal villaggio della foglia, portata nelle linee nemiche e nel suo corpo è stata sigillata la tartaruga a tre code.
Solo a posteriori abbiamo poi scoperto che era proprio l'intento del nemico quello di lasciare che io la salvassi. Una volta giunta al villaggio... avrebbero sciolto il sigillo, uccidendo lei e scatenando la furia del demone nel cuore della foglia.
Lei...” la voce gli morì in gola. Il suo viso, così occultato dalla maschera era freddo e immobile come quello di una statua di ghiaccio. Però si capiva quanto questo dovesse fargli male.
 

“Lei cosa?” chiese Yuki impaziente come al solito, infatti ricevette anche un calcio da sotto il tavolo da Nadeshiko che aveva già capito l'antifona.
 

“Si è sacrificata per il bene del villaggio” intervenni io, cercando di alleviare la pena del momento.
 

“Eh?”, disse di nuovo Yuki. Cavolo, certe volte era proprio tarda!!
 

“Ha approfittato della distrazione di Kakashi mentre combatteva contro i nemici e si è buttata in mezzo. Si è fatta uccidere da lui.” le spiegò Raido.
 

“Oh... Ehm... Scusate...” se non altro, sapeva quando esagerava.
Il sorriso amaro che sorse sulle labbra dell'albino mi stupì un po'.
 

“Figurati. Non potevi sapere... anche se...” esitò “Lasciamo stare. Comunque il punto della situazione è che lei è morta e i nemici ne hanno rubato il corpo mentre ero semi-cosciente e hanno ripreso il loro demone. Quando ci è giunta voce del vostro furto abbiamo iniziato a pensare che ci fosse qualcosa di collegato. Voglio dire... è strano che una tecnica di sigillo venga rubata e poco dopo venga creato un Jinchuuriki. È troppo... fortuito. Poi proprio a distanza di un mese... praticamente il minimo tempo richiesto da un buon shinobi per apprendere una nuova tecnica di quel livello. I Sigilli in genere sono piuttosto complessi e richiedono un certo tempo per essere appresi.”
 

Lasciò qualche momento cadere il silenzio, nel frattempo che noi assorbivamo le nozioni e lui raccolse i pensieri.
 

“Però mi sembrava strano... Gli Shinobi che avevano rapito Rin erano del villaggio della nebbia... cosa potevano c'entrare con il Vortice? Però... la metamorfosi di quel... quel...”
 

“Bastardo?” gli venni in soccorso, capendo ora appieno la crudeltà di quel nemico.
 

Lui annuì “... è stata la prova del nove. Sono coinvolti dei ninja della nebbia, e questa storia mi puzza sempre di più di congiura in larga scala. Uzushi sembra essere un centro delle loro attività, ma ci sono coinvolti dei ninja di Kiri e se sono riusciti a mettere le zampe su Rin devono avere anche dei contatti a Konoha.”
 

“Mi sembra però strano...” dissi dopo un momento di silenzio. “...In ogni villaggio ci sono degli scontenti, più o meno accennati, ma tu stai parlando di congiura... e per quanto il più delle volte mi addormenti durante le riunioni, non ricordo di aver mai sentito che ci fossero dei problemi così grandi dentro al nostro villaggio”
 

“Non sappiamo ancora quale sia il loro obbiettivo” mi fece notare però Nadeshiko.
Kakashi annuì alle parole della mia amica.
 

“Potrebbe anche solo essere che qualcuno all'interno di Uzushi abbia degli interessi che riguardano altre cose, ma che usi il villaggio come punto di appoggio. Dentro un villaggio ninja è più semplice procurarsi armamenti e provviste, se si hanno i giusti posti in cui nascondersi. Conosco troppo poco la vostra politica interna per poter puntare il dito, ma direi che c'è qualcuno, qualcuno di potente, che li sta proteggendo...”
 

“Come fai a dirlo?” chiese Yuki.
 

“Se lo dice Kakashi è così raperonzolo, credimi, la maggior parte delle volte è più
una fatica che altro cercare di stare dietro alla sua testolina... fidati e basta” le disse Genma. Quindi era questa la fiducia che avevano i suoi uomini di lui? Beh il ragazzino-capelli-ossigenati stava velocemente recuperando punti.
 

“Innanzitutto se voi fin ora non avete trovato tracce è perché sanno come nascondersi, e quindi devono essere coinvolti per forza ninja o persone di Uzushi stessa. Per potersi nascondere in un villaggio ninja ci deve essere a guidarli qualcuno che lo conosce bene.
Deve essere qualcuno di potente, perché se è arrivato alle prigioni a far ammazzare Haruta deve avere potere. Inoltre ha fatto un lavoro pulito, senza lasciare tracce.
Per precauzione ha ammazzato Haruta e i due 'fattorini' dei bassifondi.

Infine... per armare dei ninja e permettersi degli eccessi come quella casa così ben arredata e addirittura comprare delle prostitute per i suoi uomini da mandargli così, come bestie al macello (l'ultima l'hanno fatta tacere preventivamente, e anche con voi teoricamente sarebbe dovuta andare così), senza neppure avere paura di essere beccato... deve avere soldi. Soldi e potere di solito vanno di pari passo”
 

Il ragionamento filava...
 

“Neppure io però potrei permettermi di indagare” dissi, dopo un momento di silenzio pensoso.
 

“Ci sono relativamente poche persone che potrebbero avere disponibilità economiche così elevate. I Clan principali sono Uzumaki, Jundo e Yajirushi. Che tuttavia escluderei.
Gli Uzumaki hanno già potere a sufficienza, inoltre chiunque di noi cosa ne avrebbe a danneggiare il nostro stesso villaggio? Anche avendo interessi fuori da esso, sia a me che alla zietta o gente come noi non servirebbe fare queste cose troppo di soppiatto.
Mi basterebbe rivolgermi ad una squadra ANBU, e non se ne verrebbe a sapere nulla, mentre sarebbe debilitante per la nostra immagine far vedere che 'attacchiamo' gente povera come prostitute o quei due ceffi.
Mentre i clan Jundo e Yajirushi sono totalmente fedeli agli Uzumaki... Chi di loro non ha vincoli matrimoniali con noi hanno rapporti come i nostri” dissi indicando le mie due amiche.
 

“Cosa intendi dire?” mi chiese Kakashi.
 

“I rapporti tra i nostri clan vengono severamente regolati. Come nel mio caso: sono una Uzumaki di 'sangue puro' e designata come futura Tsunamikage. Per evitare che ci siano conflitti tra clan vengono assegnate due bambine dei clan sottoposti come compagne di gioco alla 'principessa' di turno sin dalla più tenera età, di modo che si saldi sin da subito un legame indissolubile. Certo, crescendo teoricamente loro due avrebbero dovuto essere solo delle mie sottoposte... ma come vedi è rimasto un forte legame d'amicizia. Vero che noi siamo un trio... un po' particolare, però funziona così per molti di noi, mentre i restanti vengono tenuti buoni con contratti matrimoniali. Anche se siamo così legati gli uni agli altri che molti di questi matrimoni avvengono persino per amore.
 

Il punto della questione è che ora come ora, anche noi tecnicamente siamo vittime di questo sistema. Loro sono le mie guardie del corpo... Che per vincolo dell'amicizia mi sono fedeli sino al midollo... Anche se la cosa è reciproca” dissi cercando di spiegarmi.
 

“Degli altri clan cosa mi dici?”
 

“I Kumatari li escluderei... Loro non sono ricchi, e molti di loro sono persone piuttosto... ehm... dirette. Se gli dai fastidio ti attaccano, non pensano. Sono come dire... istintivi. Non è gente che ordisce trame nell'ombra. C'è chi dice che a forza di vivere con i loro orsi ne abbiamo assorbito il carattere...Rimangono di Denki o i Genkaku. I Denki sono più ricchi ma i Genkaku godono di maggiore influenza politica. Ma in qualsiasi caso anche io non potrei incriminare nessuno senza prove concrete. Rischierei solo di sollevare fumo senza poter arrivare all'arrosto...” dissi.
 

“Si... capisco” confermò lui.
 

Calò il silenzio.
 

“Sinceramente... quando parlano sti due a seguirli mi viene mal di testa... ma parlando di fumo e di arrosto... che ne dite di mettere sotto i denti qualcosa?” chiese Genma, facendo crollare un po' tutti.

 

“Amen, fratello! Gli fece eco Yuki.

 

Sì, forse era davvero una buona idea mangiare qualcosa, dopo tutto... Ci aspettavano giorni lunghi e probabilmente piuttosto pieni di imprevisti. Chissà che quello non sarebbe stato il nostro ultimo pasto consumato con calma?

 

***
 

Arrivai di corsa nella sala delle udienze.
Era difficile trovarmi in condizioni di dover 'correre' per fare qualcosa. Troppa fatica.
Ma quella giornata sapevo che non era momento.
Riuscivo a sentire i soavi toni di Akiko anche dall'altra parte del palazzo.
Che diavolo stava succedendo?!
 

“Finalmente sei arrivata!”
 

“Che diavolo succede?” chiesi per contro io.
Aveva fatto confinare la squadra di Konoha nel loro alloggiamento. E fossi dannata se ne capivo il motivo...Assurdo pensare che fino a poco tempo fa ne avrei solo gioito. Ora però era diverso.
 

“Portami immediatamente qui il capitano della squadra di Konoha! Subito!”
 

Sapevo bene quando era meglio non discutere. Non riuscivo a comprendere cosa fosse successo. Ninja sciamavano ovunque come api impazzite, quasi fossimo in assetto da guerra.
 

Sapevo che c'era stato un incidente ma... No, meglio non tirare supposizioni azzardate.
In queste due settimane avevamo proseguito le indagini con un buon successo.
 

Cioè, meglio specificare. Non avevamo trovato assolutamente nulla di rilevante per l'indagine in sé, ma la nostra squadra si stava compattando. Avevamo addirittura fatto delle esercitazioni insieme.
 

Una volta che loro avevano accettato il fatto che eravamo abili quanto loro, e noi li avevamo accettati 'nel gruppo', l'amicizia tra di noi stava diventando inevitabile.
 

Mi diressi trafelata verso l'alloggio dei nostri compagni della foglia. I soldati intorno alla 'casupola' mi lasciarono passare.
 

“Che diavolo sta succedendo?” mi chiese Genma.
L'interno della casa era stato decisamente migliorato, dato che avevo mandato delle serve di nascosto dalla Tsunamikage a dare una ripulita e a offrirgli alcuni comfort, oltre ad avergli riempito le dispense.
 

“Non ne ho assolutamente idea. Kakashi... la Tsunamikage ti vuole al suo cospetto... immediatamente e solo te”
Loro si guardarono tra di loro.
 

“Non so se è una buona idea...” disse Aoba. Era l'unico che ancora non aveva superato tutte le sue naturali avversioni.
Loro lo guardarono un po' di traverso.
 

“Una volta tanto mi sento di dargli ragione”, dissi però io, stupendolo tanto che quasi gli caddero gli onnipresenti occhiali da sul naso.
 

“Qualcosa di questa storia mi puzza. Ma d'altra parte... non credo abbiate molta altra scelta” spiegai.
 

“Non potremmo venire tutti?” chiese Raido.
 

Scossi la testa.
“Ha chiesto solo di lui, e scontentarla mentre è di quest'umore potrebbe solo peggiorare le cose, inoltre le sale sono così piene di ninja che per quanto possiate essere abili, essere in uno o in quattro non cambierebbe le vostre sorti se si arrivasse a tanto... Posso solo dirvi che cercherò di far ragionare la vecchia... Inoltre non è detto che ci stiamo facendo un sacco di problemi per nulla” dissi io, cercando di sollevare gli animi.
 

“Restate qui... e obbedite agli ordini che vi vengono dati. Sarebbe solo deleterio a questo punto opporsi. Infiammeremmo solo degli animi che sono già surriscaldati” disse infine con pacatezza Kakashi, affiancandomi.
 

Annuii, e partimmo per la sala delle udienze.
“Se vuoi evitare casini ulteriori, mostra tutto il rispetto che riesci, dalle del lei, inchinati e tutte 'ste cazzate a cui tiene tanto. Cerca di parlarle con umiltà.
Per lei siete soltanto dei ragazzini rompipalle che Sarutobi le ha mandato in smacco alle nostre abilità. Vi lascia stare solo per via dell'alleanza, se no via avrebbe già cacciato a pedate”
“Simpatica...” commentò lui.
“Frena, bello...Non credere che io non abbia avuto gli stessi pensieri, all'inizio...E poi... Sto cercando di spiegarti come tenerti la testa attaccata al collo. Akiko è spesso troppo impulsiva... ma è giusta. Piega la testa tutte le volte necessarie e vedrai che ti ascolterà sino in fondo. Fai lo strafottente e ti ritroverai alla porta del villaggio prima che tu possa capire cosa sia successo.”
 

“Ok, afferrato” mi confermò lui.
 

Sospirai.
“Ho già capito che dovrò pararti il culo un'altra volta albino...” dissi, ma questa volta con un mezzo sorriso.
 

“Naa... non vorrei che ci prendessi troppo gusto” disse mentre entravamo nel palazzo.

 

Feci per rispondergli, ma ci stavamo avvicinando al portone della sala principale. Strano ma vero, mi si mozzò il fiato, per quanto non riuscissi a capire esattamente perché. Bene... Il momento della verità era arrivato.
 

“Sono tornata zietta...” esordii entrando con lui appresso.
 

C'era solo lei, seduta sul trono. Il suo sguardo era cupo e sembrava voler fulminare tutto ciò su cui si posava.
 

“Vedo che hai portato con te il marmocchio di Konoha...” sbuffò lei irritata.
 

“Lui è...” iniziai io.
 

Lui fece un passo avanti e s'inchinò con rispetto e perfetta cortesia “Kakashi Hatake. Jonin di Konoha” si presentò.
 

“Lo so chi sei” sibilò lei irritata. “Kakashi dello sharingan. Conosciuto anche come copia-ninja. Anche se mi sono giunti alle orecchie anche altri nomi meno piacevoli...”
 

Ci fu qualche momento di silenzio.
 

“Dimmi Hatake... hai qualcosa da dirmi?”
 

Sudai freddo. Che avesse saputo del fatto che mi aveva quasi ammazzato? No, non avrebbe mandato me a prenderlo. E comunque probabilmente l'avrebbe fatto giustiziare sul posto per quello, e avrebbe spedito gli altri tre indietro agli alleati sotto un sigillo di paresi.
 

“Temo di non sapere a cosa si riferisce, Tsunamikage. Tutto ciò che scopro o so lo comunico a Inazuma-hime, che a sua volta ve lo riferisce a voi” disse semplicemente, con educazione, senza mostrare sentimenti.
 

“Quindi non sai nulla di quanto è accaduto stamane? Ne sei sicuro?”
 

Lui sbatté le ciglia più volte, confuso. “Ho sentito confusione questa mattina... Ma a parte ciò temo di essere all'oscuro di tutto.”
 

Lei cambiò posizione sul suo trono. Poggiando il mento su una mano e il gomito su un bracciolo con un braccio e tamburellando le unghie sul bracciolo con l'altro.
 

“Dimmi ragazzo, rispondi senza mentire. Sei uno degli eroi del ponte Kannabi?”
 

“Si, signora. Sono stato nominato a quella gratifica assieme ai miei compagni di squadra e al mio sensei.”

 

Beh, proprio non lo sapevo... la battaglia del ponte Kannabi era una di quelle che erano state tra le più decisive per porre una tregua con il villaggio della roccia!
 

“Uhm... E dimmi, dato che questa voce si è diffusa come un fuoco di paglia negli ultimi giorni... Si dice che tu sia parte della squadra speciale assassina sotto il diretto controllo di Sarutobi... Cosa mi dici di questo?” chiese lei sporgendosi dal suo sedile.
 

Lo vidi irrigidire la schiena.
 

“Che non ho idea di come ciò si sia venuto a sapere... Ma è la verità. Anche se in questo momento sono solo un ninja normale, questa missione è ufficiale” disse schiettamente.
 

Un momento, un momento. La squadra speciale assassina. Cioè avevo realizzato che fosse bravo... ma non sino a questo punto!

Il silenzio calò di nuovo. Le identità degli ANBU sono gelosamente celati, strano... ma poi che razza di 'voce' sarebbe?
 

La Tsunamikage fece un espressione orribile: “Dunque... Ora mi trovo con un dannato assassino nel mio villaggio, un ponte interno della mia città fatto esplodere con lo stesso schema del ponte Kannabi, e delle carte bomba inesplose che appartengono alle ANBU di Konoha. Mi dici che cazzo dovrei pensare io?!” La sua voce era stata un crescendo di furia. Era partita da normale quasi fievole, e finita a dei toni che forse l'avevano sentita direttamente a Konoha. E poi... 'cazzo'? Da quando la zietta si esprimeva così? Di solito mi sgridava continuamente per la mia volgarità...
Intanto sventolò le carte bomba in questione.
 

“Posso vederle?” chiese Kakashi.
 

Lei glie le lanciò in un gesto irato.
Le osservò con attenzione, toccandone la consistenza con le mani, infine l'annusò, come un cane che fiuta le tracce.
 

“Posso sapere cosa è successo per esattezza?”
 

“Perché, non lo sai? Hanno fatto esplodere un ponte mentre passava una scolaresca dell'accademia... O dovrei dire “Hai fatto esplodere” ?”
 

Mi sentii mancare il fiato.
 

“Ci sono vittime?” chiese Kakashi con una nota di sincera preoccupazione nella voce.
 

“Un bambino di otto anni è rimasto menomato. Non potrà più essere un ninja. Il braccio destro gli è stato troncato di netto da un macigno” disse lei gravemente, alzandosi e camminando avanti e indietro di fronte al suo seggio. Un'aura cupa si posò su di noi. Una giovane vita... sebbene ancora vivo...
 

“Posso parlarle schiettamente Tsunamikage-sama?” chiese, posandosi su un ginocchio, con rispetto.
 

“Parla! Dannazione a te!”
 

“Ritengo sia un depistaggio voluto.”
 

“Spiegati” disse lei.
 

“Questa carta...” disse sventolando la carta bomba che lei le aveva dato “... è fatta di un materiale ignifugo... è stupido usare un materiale ignifugo in una cosa che deve bruciare... ed esplodere. Mentre è molto comodo per resistere alle alte temperature di un esplosione lasciando una traccia palese.

Inoltre lei ha detto che la voce della mia carica ANBU si è sparsa 'negli ultimi giorni', quindi relativamente di recente, ma poco prima di questo 'attentato'. Un altro caso fortuito...
I simboli tracciati su questa carta sono delle belle riproduzioni, ma non appartengono a nessun ANBU di Konoha.
Inoltre non sento l'odore di nessuno che io conosca su queste carte.
Per finire... Non vorrei essere sfacciato o sembrarle borioso, ma se fossi stato io a causare un tale attentato, non avrei lasciato tracce tanto stupide come carte bombe inesplose, è una cosa da dilettanti e, avessi voluto ammazzare quei bambini, non se ne sarebbe salvato uno. Sono un capitano piuttosto puntiglioso e non permetterei errori tanto palesi.”
 

Calò un silenzio significativo.
 

“Inoltre io rispondo anche alla volontà del fuoco, non solo all'Hokage. Sarebbe spregevole anche per un assassino attaccare il nostro 're' in questo modo. Anche se appartenesse ad un villaggio rivale.”
 

Era stato dannatamente furbo a darle il 'cioccolatino' subito dopo il boccone amaro.
Le aveva detto che se avesse voluto davvero fare un danno lo avrebbe fatto per bene, e non in modo tanto confuso, accennando al fatto che era abile, per poi rabbonirla con la storia della volontà del fuoco, cosa comunque ammirevole peraltro.
 

Lei rimase in silenzio per un lungo periodo, pensosa.
 

“Zietta... vorrei aggiungere che, per quanto vale, mi fido di loro. Sono nostri preziosi alleati.”
 

Lei mi fissò un lungo momento.
 

Infine, inaspettatamente sorrise.
 

“Ah, non si può dire che i sottoposti di Hiruzen non sappiano essere eloquenti...”
 

“Signora...”
 

“Inazuma, riaccompagnalo alla sua dimora provvisoria.”
 

“Devo dedurre che non mi ritenete colpevole?” chiese lui.
 

“Ragazzo, indipendentemente da cosa credo io, dovrete vedervela con l'opinione pubblica.

 

Per il momento è meglio se ve ne state tranquilli nei vostri alloggi. Vedrò cosa posso fare.”
Non era un sì né un no, ma quanto meno gli stava dando il beneficio del dubbio.
 

“La ringrazio Tsunamikage-sama”
 

“Va'” fece lei, senza aggiungere altro.
 

Con il cuore ancora in gola, lo accompagnai fuori.

 

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Capitolo 18
*** The goddess' coming ***


18)The goddess' coming

 

“Ina-chan, non penserai che siano stati loro, vero?”

 

“Tranquilla Yuki... Ti sono mai sembrata il tipo che si fa influenzare dalle voci di paese?”

 

“No, in effetti, no. Però quanto mi gira vedere la gente che mormora alle nostre spalle...

Anche se devo ammettere di averne sentite di divertenti...”

 

“Tipo?”

 

“Eh eh... Ieri, la vecchina del mercato del pesce, hai presente? Ecco, era li che mi compativa perché eravamo costrette a stare a guardia di una banda di assassini. Per poco non scoppiavo a riderle in faccia quando ho visto la sua faccia tutta sospirosa...”

 

“Poverina... Mi fa quasi pena, piuttosto. Non ho mai amato chi non ragiona con la propria testa...” Si inserì nel discorso Nadeshiko.

 

“Ricordati, faccia d'angelo, che un paio di settimane fa saremmo state le prime a credere a questo genere di stronzate...”

 

“Tu, forse, io no di certo.”

 

“Cheppalle, Nacchan, sempre a fare la prima della classe... Comunque che si fa per risolvere la situazione, geni?”, fece di nuovo Yuki, sbuffando.

 

“Sinceramente? Non ne ho la più pallida idea. Non si tratta di un normale pettegolezzo, dopo tutto... E il peggio è che così non possiamo portare avanti le indagini come vorremmo... Intanto, forse è il caso di fare un giro da loro per sapere come se la passano, che dite?” Replicò Inazuma.

 

“Dico che mister grissino mi deve una rivincita a carte.”

 

“ANCORA!? Ma a furia di giocare non ti stufi? E poi, scusa, adesso come adesso a quanto state?”

 

“12 a 10 per lui, dannazione... La prossima partita che perdo e le mutande è anche capace di portarmele via per davvero, quell'infame...”

 

All'esternazione dell'amica con le trecce, Nadeshiko sfoggiò un'espressione di soddisfazione quasi sadica, poi le disse, con tono mellifluo: “Yukiii?”

 

“Eh? Che c'è? Nacchan, non mi piace quando fai quel sorrisetto, mi fai paura...”

 

“Hai da dire niente alle tue amiche?”

 

“E' inutile che sbatti gli occhioni così, 'faccia d'angelo', non ho niente da dire...” le fece Yuki, sbuffando leggermente.

 

“Sicura? Perché a me pare che con quel tizio là ti ci trovi piuttosto bene...”

 

“Eddài, ancora con questa storia, Nacchan! Quante volte te lo devo dire che questi sono tutti viaggi mentali tuoi? Poi, come si fa a farsi piacere uno come Genma, arrogante, strafottente e volgare?”

 

“Ahem...Yuki... Guarda che anche tu sei così, lo sai, vero?” Disse Inazuma lievemente divertita.

 

“Quanto siete noiose!”

 

“Certo, certo, come vuoi Yuki...” concluse ammiccante Nadeshiko, ora che erano a due passi dalla casetta .

 

Non fecero in tempo ad entrare che Kakashi chiese ad Inazuma il punto della situazione.

 

“Allora?”

 

“Allora cosa, Kakashi? Che ti aspettavi, che le voci sul vostro conto sparissero dal giorno alla notte? Solo per darvi un'idea del problema, le pareti della casa sono da ritinteggiare.”

 

“Scritte?”

 

“Già. Mettiamola così. Le guardie qua fuori non tengono voi dentro, tengono la gente del villaggio fuori, ormai...”

 

“Ouch... Suggerimenti?”

 

“Io ne ho uno.” fece una voce dietro di loro. Tutta la comitiva si voltò. Uno degli uomini all'ingresso era entrato. Aveva una maschera da ANBU calata sul volto. Tutti si alzarono di scatto in posizione di guardia. Evidentemente non sembrava un soggetto molto raccomandabile. Che fosse animato dall'odio nei confronti dei Konohani e volesse compiere una pazzia? Era sempre possibile.

 

Ma prima che potessero appurare le intenzioni dello sconosciuto, questi si rivelò nelle sue vere sembianze. Con un puff! Seguito da una nuvoletta di polvere si mostrò dinnanzi a loro una ragazza, molto bella. Aveva una tunica sul blu, che lasciava intravedere le sue più che generose forme. I lunghi capelli castani erano raccolti sulla nuca a formare un codino. Gli occhi, di un penetrante verde-azzurro, mal celavano un certo qual divertimento per le espressioni di stupore che stava rimirando, come confermava anche il ghigno più che divertito stampato sul suo volto.

 

In meno di mezzo secondo, Yuki, che era la più vicina, gli piantò la lama del proprio kunai ad un millimetro dalla gola, chiedendole: “Non pensavo avessimo altri invitati alla nostra piccola riunione...”

 

Senza scomporsi più di tanto, la ragazza le rispose: “E' da maleducati trattare così gli ospiti... Soprattutto se hanno fatto tanta strada per venirvi a trovare... Potrei persino avervi portato dei regalini, non sei contenta signorina con le trecce? Comunque, se mi lasci parlare potresti persino scoprire che son una brava bambina anche io, e che non ho cattive intenzioni nei vostri confronti. Per ora.”

 

“Allora non ci dispiacerebbe se ti identificassi e ci spiegassi il motivo della tua visita.” Fece Kakashi. Il suo tono era basso. E freddo come il ghiaccio.

 

Inazuma fece un cenno a Yuki che, di malavoglia, allontanò il kunai dalla sua giugulare.

 

Quella, a quel punto, prese a parlare: “Ahem... Scusate l'ingresso teatrale, ma che ci volete fare, mi piace entrare nella vita degli altri con un certo stile... Il mio nome è Mei Terumi, ninja di Kiri, come potete notare dal coprifronte che tengo legato in vita. E diciamo che potrei esservi utile nelle vostre indagini... Per esempio dicendovi chi ha organizzato tutto questo a vostro danno.”

 

“E perché dovresti dircelo?” Chiese acida Inazuma. Quella donna istintivamente non le andava a genio, per quanto non capisse bene perché.

 

“Simpatia?”

 

“Figuriamoci. Prova ad essere più convincente.” Questa volta a rispondere fu Kakashi. Il tono di voce e lo sguardo guardingo da lupo intento a studiare la preda non erano cambiati.

 

“Me l'avevano detto che Kakashi dello Sharingan fosse un tipo affascinante, ma non credevo così tanto...”

 

“Certo che, chissà come mai, i complimenti vanno sempre tutti a te, Kakashi, in queste circostante. Cosa gli farai alle donne...”, non poté esimersi dal commentare Genma, con il suo solito ghigno.

 

Evidentemente, la sua battuta valse a stemperare leggermente la tensione, tanto che Mei si arrischiò a stare al gioco, dicendo: “Oh, ma anche tu non sei affatto male, ninja di Konoha. Penso che dovrò fare una visitina al vostro villaggio prima o poi...”

 

“Andiamo al dunque, miss Nebbia...O preferisci che vada prenderti la coroncina, la fascia e lo scettro, mentre ti sgranchisci la lingua?” Sbottò, ironicamente acida, Yuki. No, nemmeno a lei si poteva dire che la nuova arrivata avesse fatto un'ottima impressione...

 

“Calma, trecciolina, calma... Mettiamola così: i problemi vostri sono anche problemi miei, per certi aspetti. Ho buone ragioni per credere che la felice soluzione di questo caso possa fare molto felice anche me. E, nel caso, se io vi aiutassi, magari potrei chiedervi di ricambiare il favore...”

 

“Dipende da cosa ci domanderai e come valuteremo il tuo contributo alle nostre indagini. Anche perché, alla fin fine, hai parlato molto ma non ci hai detto praticamente nulla.” Le fece notare pacatamente Inazuma.

 

“Allora, se mi concedete il permesso di accomodarmi, potrei cominciare col raccontarvi chi ha piantato quel casino al ponte.”

 

“Siediti pure, e comincia. Stai pur certa che non perderemo una sola sillaba.” Gli disse Kakashi. Era palese che ancora non si fidasse di lei, a dispetto del fatto che Aoba, Raido e Genma, di fronte alla sua... eloquenza, cominciassero ad essere ben disposti. Al contrario delle kunoichi di Uzushi, in particolare, chissà per quale strano sesto senso femminile, Yuki.

 

Al che, Genma le offrì cortesemente una sedia, sulla quale Mei si accomodò, accavallando eloquentemente le gambe.

 

“Beh, tanto per iniziare, a compiere quell'attentato sono stata io.”

 

Detto, fatto. Yuki estrasse nuovamente la sua arma e si scagliò dall'altra parte del tavolo, mentre Inazuma e Nadeshiko cercavano faticosamente di trattenerla.

 

La Jounin di Kiri non si scompose nemmeno di fronte a quell'impero di rabbia. Commentò solo, dicendo, ironica: “Quanto ardore, nella gioventù del vortice...”

 

Appena riuscì a calmare la sua compagna, però, Inazuma intervenne, con una voce altrettanto fredda e crudele quanto quella di Kakashi. I suoi occhi neri sembrava brillassero particolarmente, in quella circostanza.

 

“Sono curiosa di sentire il resto. Ma sappi che la tua ammissione di colpevolezza non ha fatto gran ché piacere nemmeno a me. E' veramente spregevole attentare così alla vita di poveri ragazzini. Ah, ma forse sto parlando con il ninja sbagliato, visto che a voi, i bambini dell'accademia piace farli uccidere a vicenda senza alcuna pietà...”

 

Il volto di Mei si impietrì di colpo. Il suo volto era livido, come se stesse per perdere ad un tratto tutta la sicurezza spavalda che l'aveva contraddistinta fin dal suo ingresso. Quell'espressione rimase impressa sul suo viso meno di un secondo, ma non sfuggì all'occhio attento di Inazuma.

 

La ninja di Kiri, come se il commento non l'avesse colpita più di tanto replicò, con fare indifferente: “Ops...Touché. Ad ogni modo, forse, è il caso che mi spieghi meglio. Chi ha progettato il colpo aveva in mente una strage. Io ho solo “collaborato al colpo” e piazzato le carte bomba in modo da minimizzare i danni. Ah, e le ignifughe, le ho piazzate io. Lo so che vi sembrerà un ragionamento contorto, ma sono una garanzia della vostra innocenza, non della vostra colpevolezza. Diciamo che ho fatto in modo che l'attentato gridasse: “Non è stato Kakashi dello Sharingan a farlo. E se siete ancora qui invece che appesi ad un albero per ordine della Tsunamikage, mi dovreste un minimo di gratitudine.”

 

“Avresti anche potuto sventare del tutto il colpo.” Osservò a quel punto Nadeshiko, che fino a quel momento era stata in silenzio. Sia Inazuma che Kakashi, però, scossero impercettibilmente la testa. Lasciarono tuttavia che fosse la diretta interessata a spiegare.

 

“Ehi, bambina mia, non è mica così semplice. Sai, se non avessero avuto il loro giochino pirotecnico, i vostri cattivi si sarebbero insospettiti un po' troppo, credi? Vediamo di chiarirvi meglio il concetto: una frangia scontenta del vortice vorrebbe un...cambio di politica, diciamo così. Nebbia vuole sfruttare la cosa, a suo vantaggio naturalmente. Ho seguito le tracce lasciate dagli shinobi del mio paese, sono inconfondibili... E sono arrivata sino al ponte. E comunque, carina, non l'ho fatto per carità nei confronti dei vostri pargoli... L'ho fatto per non far uccidere i vostri simpatici amici di Konoha, perché, come vi ho detto, mi potreste essere utili. Dopo questa simpatica spiegazione un minimo tentativo di collaborare con me potreste anche farlo, che ne dite?”

 

Yuki in cuor suo sperava che Inazuma e l'albino l'appendessero per i piedi e la spedissero con un calcio da dove era venuta. Al contrario, Genma e Aoba sembravano fin troppo soddisfatti all'idea di portarsi in giro quella bella signorina.

 

I due “capi squadra” parlottarono un po' tra loro, mentre Mei si guardava le unghie con fare fintamente distratto.

 

Alla fine Kakashi le disse: “Sono convinto che la tua sia una trappola. E non ho la minima fiducia nei tuoi confronti. D'altro canto, sai troppe cose per essertele inventate di sana pianta. Ora come ora siamo impantanati e bloccati, per cui, anche se dovessi gettarci in pasto ai nostri nemici, almeno vorrà dire che ci saremo tolti la soddisfazione di averli visti in faccia. Ad ogni modo, in quel caso, faremo di tutto per portarti nella tomba con noi. Ti piace come accordo?” Calmo, pacato e sorridente. Quando una persona parlava di uccidere senza pietà come se stesse parlando di una gita in barca era ancora più inquietante. Questo era Kakashi dello Sharingan.

 

Mei sorrise. Quel tipo le piaceva proprio! E anche i lampi d'odio che dardeggiavano dalle ragazze del vortice le davano un brivido quasi di piacere. Sì, sarebbe stato senza dubbio divertente collaborare con quella gente.

 

“Non poteva andare meglio.” rispose soddisfatta.

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Capitolo 19
*** Questione di morsi ***


19)Questione di morsi

 

***Inazuma***

Questa 'Mei Terumi' non mi piaceva per nulla.
E mi piaceva ancora meno come si era inserita tra Kakashi e Genma alla testa del gruppo, con la scusa di guidarci nel luogo delle riunioni.
Avevamo atteso il calare del sole per dare meno nell'occhio, usufruendo del tempo rimastoci per preparare gli equipaggiamenti.
Qualche intuito strano mi aveva fatto aggiungere anche un kit del pronto soccorso al mio zaino, e avevo la brutta sensazione che ne avremmo avuto bisogno, anche se pregavo ogni Kami di sbagliarmi.
Ma se io la guardavo in modo cupo e guardingo, le mie occhiate non erano nulla in confronto allo sguardo assassino di Yuki.
Se gli sguardi uccidessero Mei sarebbe già stata riversa al suolo da un pezzo.
Procedevamo con loro tre in testa. Io e Yuki in mezzo, Nadeshiko, Aoba e Raido sul fondo.
Ci eravamo celati con dei mantelli scuri e ora ci muovevamo sicuri e invisibili nelle ombre della sera.
 

Ci stava guidando verso il quartiere ovest, ma nella parte più alta, verso nord.
Non mi piaceva sta storia. Mi puzzava, ma come diceva Kakashi era anche l'unico modo per sbloccarci rapidamente dal pantano in cui eravamo finiti con le indagini.
Aoba e Genma sembravano aver accettato di buon grado la presenza di Mei, Raido si stava dimostrando pacato, mentre Kakashi... beh era una maschera di bronzo. Impossibile capire che gli stesse passando per la mente.
Nadeshiko... per ora era più o meno al livello di Kakashi. Aveva un espressione fredda e immobile. Era guardinga però, come tutti noi.
D'altra parte la sensazione di starci andando ad infilare in una gigantesca trappola gravava su tutti. Tranne Mei. Lei sembrava pimpante e allegra come una gatta sorniona che si dirige verso una golosa ciotola di panna.
 

Arrivò davanti una casupola e ci disse “Aspettate un secondino solo...”
Noi ci fermammo, e lei entrò dentro.
 

“Perché mi prudono le mani?” dissi con ironia.
 

“Perché abbiamo una gigantesca pulce formato donna in circolo?” disse acida Yuki.
 

“Una volta tanto sono d'accordo. Quella donna non m'ispira un briciolo di fiducia” e non potevo neppure allertare mia zia senza che lei facesse mobilitare tutto il villaggio.
Non aveva mai avuto il senso della misura da quel senso.
Ma se avessimo mosso così tanti ninja avremmo allertato i nemici.
Mei ci fece cenno dalla porta di raggiungerla.
 

“Beh, sorelle. I panni sporchi si lavano in casa... andiamo a dare una centrifugata” dissi io.
 

“hihi... io porto il sapone” disse Yuki slacciando il nastro dalla vita.
Nadeshiko si limitò ad un mezzo sorriso ma prese l'arco in mano.
 

“Sinceramente non sono di 'casa' ma mi offro per dare una mano col bucato” disse Kakashi inaspettatamente.
Yuki lo guardò un momento sorpresa che proprio lui fosse intervenuto.
 

“Pace fratello, sei il benvenuto per questa lavatrice” se la ghignò Yuki.
 

“Stiamo ancora parlando di nemici o del cesto del bucato di Aoba?” chiese Genma mentre c'avviavamo.
 

“Che c'entro io?” chiese l'altro.
 

“Che tutte le volte tocca a me lavare i tuoi calzini!”
 

“Hai solo da lasciarli fare a me!”
 

“Se aspetto che lo fai tu strabordano dalla tua stanza sino al corridoio!”
Ero sorpresa. I Konohani si sentivano così tranquilli da scherzare in quel modo?
Appena varcata la soglia vidi i cadaveri di quelle che dovevano essere le due sentinelle, accasciati l'uno sull'altro.
Scoccai un'occhiata a Mei, ma era troppo impegnata a fare la mielosa con i ragazzi di Konoha.
Quella non era una ninja! Era una gatta in calore!
E dall'espressione anche Yuki la pensava come me.
Già... ma dei gatti bisognava ricordarsi che sotto i morbidi cuscinetti nascondevano gli artigli.
La risposta stringata che le diede Kakashi ad una sua domanda, mi fece capire che pure lui non era rimasto abbindolato tra le curve della donna, come invece sembrava perso Aoba.
 

“Qua dietro c'è un passaggio segreto. Dobbiamo percorrerlo e sfoceremo dritto nella sala delle riunioni. Ci saranno un bel po' di ninja, ma sono certa che per dei ninja capaci come voi non ci saranno troppi problemi” li lodò lei sbattendo le lunghe ciglia.
 

“Quanto vorrei ficcarle una freccia di Nacchan dove dico io...” brontolò Yuki.
 

“Se vuoi te la tengo ferma...” le mormorai in rimando.
Ma detto questo la seguimmo nell'angusto corridoio scavato nella terra, che s'apriva dietro una botola sul pavimento.
Procedeva appena sotto le case di Uzushi, sostenuto ad intervalli regolari da travi di legno.
 

“Siamo diretti... al lago!” constatai.
Infatti si sentiva di quando in quando uno sgocciolio d'acqua, mentre il terreno sotto i nostri piedi si faceva più umido.
Questo mise più in allarme noi tutti. Poteva essere una trappola fatale...
 

“Dobbiamo fare un tuffo fuori programma?” chiese Genma.
 

“Ti piacerebbe eh?” gli disse Yuki con un ghigno.
 

“Scherzi? E avere quattro donne in gruppo con i vestiti bagnati? Nooo, neppure un po'...” rispose lui.

 

“Anche per noi donne potrebbe rivelarsi un'esperienza interessante, l'hai mai pensato?”

S'introdusse a quel punto Mei, sempre con quel suo fastidiosissimo fare ammiccante.

 

“Se e lo dici così, non vedo l'ora, Mei...” Replicò divertito Genma.

 

Avrei giurato che nel momento in cui il ragazzo con il senbon aveva chiamato la kunoichi della nebbia per nome, senza nemmeno un nomignolo, Yuki stesse per inciampare.


Le battute riguardo ad abiti bagnati e simili continuarono sino alla destinazione.
Finalmente giungemmo ad una porta. Una semplice porta in legno.
 

“Ci siamo” bisbigliò Mei.
 

“Pronti?” chiese Kakashi percorrendoci con lo sguardo.
Noi tutti annuimmo, armi in mano.
Il cuore mi prese a battere più forte, come prima di ogni battaglia.
Mei spalancò la porta e noi ci tuffammo dall'altra parte, seguendola.
Mi ritrovai in una semplice stanza rettangolare, illuminata solo da torce appese a intervalli regolari lungo le pareti.
Però era grande come sala. Un lungo tavolo ne percorreva il centro, mentre altri erano distribuiti un po' a casaccio intorno a quello centrale, ma il soffitto era alto e contati a colpo d'occhio erano presenti sui venticinque ninja.
 

Genma fu quello che iniziò per primo.
Sputò il senbon che aveva in bocca, colpendo in mezzo alla fronte il primo nemico che aveva visto, che cadde riverso al suolo.
 

Questo fu come il gong di inizio battaglia.
 

Nadeshiko caricò il suo arco e sparò una salva di frecce.
Due caddero sotto i suoi colpi prima che noi altri arrivassimo a contatto fisico.
Valutando la situazione decisi che era meglio non usare il sigillo tellurico. Eravamo sottoterra e rischiavo di far crollare la struttura. Non ci tenevo a finire seppellita viva, o a farmi rovesciare il lago in testa.
Composi i sigilli.
Sigillo di soffocamento!
 

Due ninja che erano di fronte a me caddero in terra, stringendosi la gola e boccheggiando nel vano tentativo di respirare.
Impegnai il terzo in un combattimento corpo a corpo.
 

Nadeshiko stava tormentando di frecce praticamente tutta la sala, creando scompiglio e impedendo a ninja nemici di bersagliarci con arti a distanza.
Yuki stava sfogando la rabbia repressa picchiando di santa ragione tre ninja insieme, Genma sputacchiava senbon in giro, mentre a quelli che si avvicinavano troppo li finiva tenendo i senbon tra le nocche a mo' di artigli.
Raido stava usando una spada con successo.
Kakashi fin ora aveva usato un kunai, impegnando i nemici a distanza ravvicinata, saltò su un mobile e chiamò “Aoba!”
Il ninja gli fu subito vicino.
 

“Diamo fuoco alle polveri” disse solamente.
I due composero velocemente i sigilli.
 

“Katon: Gokakyuu no Jutsu” la specialità dei ninja di Konoha. Conosciuta soprattutto grazie al clan Uchiha in cui l'arte del fuoco era naturale come il respirare.
Due palle di fuoco devastarono la sala, forti abbastanza da uccidere cinque o sei nemici insieme e ridurre in polvere la mobilia, controllate a sufficienza da non causare danni alla sala o a noi.
I nemici si erano dimezzati, ma il problema era che ora erano rimasti solo gli ossi duri.
Cercai con lo sguardo Mei, ma la vidi celata in un angolo, che teneva impegnato uno scemotto del momento.
La stronza teneva un basso profilo...
 

Vidi uno comporre i sigilli.
“Attent...” non feci in tempo.
Gli sguardi di Yuki, Genma e Raido si fecero vacui.
Imprecai tra i denti slanciandomi e colpendo con un calcio uno che stava per colpire Genma.
Avevo riconosciuto quello che aveva lanciato il Jutsu. Era un membro del clan Genkaku. Erano piuttosto abili con le arti illusorie.
Toccai Genma liberandolo dall'illusione.
Raido fu liberato da Aoba, ma ricevette una brutta ferita su una gamba.
Nadeshiko liberò Yuki, ma entrambe erano ferite.
 

“State attenti a quello con la sciarpa rossa... è uno dei Genkaku usano lame avvelenate... e sono abili con le illusioni” avvertii il gruppo.
Kakashi aveva liberato lo sharingan e non sembrava avere difficoltà eccessive.
Ma in un attimo la situazione si era ribaltata.
Tre dei nostri erano feriti e non potevano più dare il meglio di sé.
Contai un paio di ninja dei Genkaku, altri erano invece della nebbia.
Ne erano rimasti cinque.
Uno lo sistemai io.
 

Genma e Raido sistemarono il secondo, ma rimasero entrambe fermi, feriti. Non erano in immediato pericolo di vita ma erano entrambi impossibilitati a continuare la battaglia.
Il terzo ebbe fortuna e sopraffece Yuki, che dovette ritirarsi da Nadeshiko.
 

“Lo sapevo che eravate solo dei mocciosi...” sbuffò Mei, e ci piantò in asso, infilando la porta.
 

“Dannata traditrice...” ero tentata di correrle dietro, e infilarle un sigillo neurale su per il culo, ma anche Aoba ebbe la peggio.
 

C'erano ancora tre nemici, e solo io e Kakashi eravamo ancora in condizioni di combattere come si deve.
Mi buttai sul primo, che evitò il sigillo di soffocamento, per poi buttarsi su di me.
Era un discreto esperto di Taijutsu.
Io ero abile, ma lui pesava almeno il doppio di me, e iniziai presto a risentire del mio fisico sottile.
Negli scontri puramente fisici ero svantaggiata, anche se odiavo quando la gente mi riteneva debole solo perché ero di fisico esile.
Mi giocai il tutto e per tutto.
Concentrai il chakra in un pugno, che scagliai nelle costole del nemico, e prima che si riavesse dal colpo gli conficcai il kunai nella gola.
 

“Ahhh!” un grido di dolore mi fece voltare bruscamente.
Un Kunai aveva colpito Kakashi tra le costole, che si era evidentemente messo in mezzo tra me e la traiettoria dell'arma.
Eh no, albino, pessimo momento e modo per sdebitarsi.
 

“Kakashi...” anche i quanti di noi rimasti indietro si rianimarono, tentando di proteggere il compagno ferito, e approfittando del momento di esultanza del suo aguzzino gli scagliai contro una marea di shuriken, era impossibile evitarli tutti. Infatti lo uccisero raggiungendolo in vari punti vitali diversi.
 

L'ultimo si guardò intorno, vedendo le vie di fuga bloccati e noi, che per quanto ammaccati eravamo ancora quasi tutti in piedi impallidì.
“Oh no... non mi avrete vivo!”
“Arte della terra...” prima ancora che finisse i sigilli afferrai l'antifona.
Voleva far crollare l'edificio.
 

Kuchiyose no jutsu: Mujina! Tecnica del richiamo!” ricambiai io.
Un tasso grande come un cavallo comparve al mio richiamo, nero e bianco.
 

“Non hai idea di quanto sia lieta di vederti, Mujitora...Portaci fuori di qui!” gli ordinai presa dal panico.

 

“Detto fatto, Ina-Hime!”


Il mio amico era uno specialista nello scavare a rapidità supersonica. Infatti ci trasse in salvo, scavando direttamente nel terreno e noi lo seguimmo, poi bloccò l'entrata con della terra, impedendo alla frana causata dal nemico di caderci in testa.
Continuò a scavare fino a che non sbucammo nel 'corridoio' che ci aveva portato qui.
Arrivammo sino alla casupola da dove eravamo partiti.
Ora che eravamo tutti fuori da un pericolo immediato mi voltai a chiedere:
“Siete tutti interi?”
Ci furono borbottii d'assenso.
“Sembra che fuori ci sia qualche casino...” commentò Nadeshiko, guardando fuori dalla finestra.
In effetti mi sembrava di sentire confusione fuori.
Che la cara vipera della nebbia avesse lasciato qualche regalino prima di andarsene?
“Lasciamo che una volta tanto se la spicci la zia...” dissi però io. Eravamo tutti acciaccati.
 

“Più o meno...” mormorò invece Kakashi appoggiato alla spalla di Genma.
Si teneva una mano sul fianco dentro, sulla cassa toracica, ma comunque del denso e scuro sangue filtrava da attraverso le dita.
“Ci tenevi tanto a finire a mo' di spiedino?” gli chiesi cercando di alleggerire la tensione ma avvicinandomi a lui.
Sembrò stare per rispondere quando gli cedettero le gambe, e Genma essendo ferito non riuscì a trattenerlo.
Lo afferrai appena in tempo prima che finisse con la faccia sul pavimento.
La adagiai con cautela sulle assi di legno.
“Qualcuno di voi ha abilità mediche?” chiesi ai ragazzi, che però scossero la testa.
Tanto per cambiare...
Mi sembrava che il suo respiro fosse troppo... affannato, spezzato... sibilante.
Appoggiai un orecchio sul costato del ragazzo.
“Non sono un medico ma direi che ha un polmone andato...” dissi.
“Dobbiamo chiamare un medico!” disse Raido con urgenza.
“Non ce la faremmo mai in tempo... e poi fuori c'è un caos colossale” disse Nadeshiko preoccupata.
Kakashi gemette di dolore, mentre il sangue continuava a filtrare dalle dita chiuse, inzuppando il giubbotto verde che portava.
E io mi scoprii improvvisamente presa dal panico dalla situazione. Cosa dovevo fare?
Non ero un medico, non c'era il tempo di andarne a cercare uno, e fuori sembravano aspettarci altri guai.
Potevo lasciarlo a morire oppure...
Guardai le mie due amiche. Loro sapevano.
Nadeshiko rispose al mio sguardo senza mutare espressione, rimanendo immobile e fredda. Beata lei che aveva nervi migliori dei miei.
Yuki strinse le spalle, come dicendo 'vedi tu'.
 

“Eh d'accordo mi tocca, l'ho capito... Cazzo di albino... Mi tocca sempre pararti il culo!” brontolai ad alta voce.
Presi un Kunai e mi tagliai la manica, per fare prima.
La strappai via.
 

“Mi dispiace per la tua maschera ma è l'unico modo” dissi, prendendogli la maschera e abbassandola senza troppi complimenti.
 

“Che diavolo fai?” boccheggiò lui.
Dannazione a lui... Quasi mi bloccai alla vista del suo viso.
Avevo sempre pensato che indossasse la maschera per nascondere una chissà quale deformità o cicatrice. Magari un ustione peggiore pure di quella di Raido. Insomma cose del genere.
Yuki ci aveva lavorato un bel po' su di fantasia a riguardo.
Di certo non mi aspettavo il viso perfetto che mi trovai davanti. Un volto liscio, sbarbato, dai tratti un po' duri ma virili. Le labbra con una forma impeccabile, anche se un po' sottili, il naso dritto e proporzionato. La pelle chiara. L'unica cosa che turbava la perfezione di quel viso, così dannatamente... perfetto che poteva competere con quello di Nadeshiko in bellezza, era la cicatrice sull'occhio sinistro.
 

“Mordi” riuscii a dire, porgendogli il braccio recuperando il dono della favella in tempo per non sembrare una scema che si era imbambolata.
Mi guardò come se avessi tirato una bestemmia.
 

“Ma che cavolo stai dicendo?”
 

“Vuoi piantarla una volta tanto di discutere e fidarti? È già una seccatura doverlo fare senza che ti metti pure a discutere!”
 

“Tu non stai bene!”
 

“Sei tu che non stai bene e se non ti spicci ci crepi pure! Cretino! Mordi e non rompere le palle!”
Lui sembrò esitare ancora un secondo. Gli porsi di nuovo il braccio con aria eloquente.
Il gruppo di Kakashi stava osservando con aria sconcertata, ma Yuki e Nadeshiko li chiamarono nell'altra stanza, vicino alla porta, per evitare che mi guardassero come un fenomeno da baraccone.
Era una cosa che non mi piaceva fare, ed avere un pubblico mi innervosiva, quindi fui grata alle due ragazze.
Alla fine fece quello che dicevo, d'altra parte non aveva nulla da perdere.
 

Farsi mordere a sangue non è esattamente quello che metterei in cima alla lista delle mie cose preferite.
Tuttavia sapevo che era l'unico modo per salvarlo, e non mi andava proprio di lasciarlo crepare così come un idiota. Non sapendo che avevo il potere di aiutarlo. Non mi sarei perdonata la sua morte così, alla fine della fiera era ormai diventato un amico e non potevo permettergli di morire.
 

“Lo so, non è esattamente piacevole ma devi... ehm... succhiare il sangue. Il chakra fluisce attraverso ad esso e guarisce...” gli mormorai piano, portando il braccio libero dietro la sua testa per sorreggerlo.
Infatti fu così. Era una sensazione strana quella di farsi 'vampirizzare' in quel modo.
Spiacevole e piacevole al contempo.
Spiacevole perché indipendentemente da tutto farsi succhiare il sangue non è mai una bella cosa.
Tuttavia lasciare che il chakra fluisse per sanare era un qualcosa di abbastanza piacevole. Come se potessi avvertire anche io il sollievo che provava la persona ferita mentre guariva e ne condividessi la piacevole sensazione del dolore che scompare.
Quello che però più odiavo di quella cosa era proprio quello. Quella sorta di 'condivisione' di sensazione. Era intimo. Era imbarazzante.
In quello stesso momento infatti sentivo il mio chakra fluire nel corpo di Kakashi, raccogliersi nella parte lesa del suo costato e impiegare l'energia per chiudere la ferita, partendo dall'interno.
Era uno dei motivi per cui avevo usato quella 'tecnica' solo in un altra occasione.
Sopportai in silenzio, sentendomi arrossire sotto lo sguardo nero e cremisi del ragazzo, che di quando in quando mi lanciava.
Penso che mi sentissi decisamente meno in imbarazzo quando avevo dovuto sculettare mezza serata davanti ad una folla di uomini assatanati.
Questo era diverso. Il fare scena in pubblico aveva un che d'impersonale. Ero io tra una folla. Qua invece c'eravamo solo io e lui. Mi faceva sentire... scoperta nei suoi confronti. Più debole.
Sentivo le sue labbra premute contro la pelle del braccio, calde.
Quando fece per staccarsi, sentii la sua lingua fare un guizzo sulla mia pelle.
 

Da subito non capii, e arrossii violentemente, ma poi compresi che aveva fatto sì, in un modo poco ortodosso, che il mio stesso chakra si riversasse di nuovo nel mio braccio, curando il morso che lui stesso mi aveva inflitto.
Ci fu un lungo momento di silenzio in cui ci fissammo negli occhi. Ormai le guance dovevano aver assunto una tonalità cremisi.
 

Quando però aprii la bocca per dire qualcosa mi girò la testa, e questa volta fu lui a sorreggermi.
 

“Tutto bene?” mi chiese.
 

“Curare in questo modo chiede una certa quantità di chakra” gli spiegai.
 

“L'hai fatto altre volte?” mi domandò. Forse per curiosità, forse per distrarmi.
 

“Solo una.” abbassai un poco il colletto, mostrando le tracce di un morso poco sotto al collo.
 

“Avevano ridotto piuttosto male Yuki in uno scontro con la roccia” spiegai.
 

“Suppongo di doverti ringraziare... di nuovo”
 

“Hihi... mi sa che non ti sdebiterai mai...” ghignai io.
 

“Inizio a pensare che ti piaccia tenere le persone in debito con te...”
 

“In genere no, ma con te potrei fare un eccezione...” mi sentivo come ubriaca, e mi pentii quasi subito di quello che avevo detto.
I nostri sguardi s'incontrarono di nuovo. No, c'era davvero un atmosfera troppo intima per i miei gusti.
 

“Kakashi! Ti senti bene?” s'informò Raido, spuntando dall'altra stanza.
 

Salvata in calcio d'angolo! Sospirai io, scostandomi velocemente dal ragazzo e barcollando un po' mi alzai e raggiunsi le mie amiche senza stare ad ascoltare la risposta.
 

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Capitolo 20
*** The goddess comeback ***


20)The goddess comeback

 

“Toh, siete ancora vivi!”

 

Quella voce mi fece sobbalzare. Ero ancora scombussolata per prima e sentire di nuovo la gatta in calore mi fece sentire come se mi fossi seduta su una carta bomba. Ancora lei... Perché diavolo era tornata?

 

“Non grazie a te, questo è poco ma sicuro...” Mi limitai a dirle. Ero troppo stordita per metterle le mani addosso, ma ne avrei avuto una gran voglia.

 

Stranamente, fu l'albino che rincarò la dose: “Ricordi il nostro patto? Se ci avessi tradito ti avremmo portata volentieri nella tomba con noi. Spero che tu ti sia preparata a dovere per onorare quella parte dell'accordo.”

 

Yuki stava soffiando come una vipera, trattenuta a fatica da Nadeshiko.

 

“Vorrei sottolineare che non ho mai detto che avrei combattuto al vostro fianco, ma che vi avrei dato una mano a risolvere i vostri problemi...”

 

“Non mi sembra siano molto risolti. Avremmo potuto anche morire!” Odiavo quando la gente si rivolgeva a me con il tono di chi vuole ribadire l'ovvio.

 

“Se foste morti avrebbe voluto dire che non eravate abili a sufficienza per potermi essere veramente d'aiuto. Punto. Allora, che volete fare? Stare qui a riversare su di me la vostra frustrazione repressa, o darvi una mossa e dirmi cosa avete combinato, a parte farvi quasi battere da quegli impiastri?”

 

“Non siamo tenuti a rivelarti niente. Sei una che segue alla lettera gli accordi? Allora, se non ricordi male, nessuno ha specificato che dovessimo condividere le nostre informazioni con te.” Replicò Kakashi immediatamente, secco.

 

Non so perché ma all'improvviso mi tornò alla mente un'immagine di prima. Lo sguardo di quella ragazza alla mia battuta acida sul loro esame di promozione a genin. Per qualche mistica illuminazione, alcuni pezzi del puzzle scattarono al loro posto. A quel punto, le chiesi, decisa:

 

“Ti fingi tanto offesa perché non ci fidiamo di te. Ma mi sembra che qui sia tu quella che non si fida. O sbaglio? Posso capire, o, quantomeno, immaginare che tu abbia voluto nascondere le tue abilità per non rivelare la tua identità a ninja che avrebbero potuto riconoscerti... E che tu sia scappata perché, in caso di sconfitta, se ti avessero catturato avresti rischiato ben più della tua vita... Ma rimane il fatto che se non vuoti il sacco, la nostra temporanea alleanza finisce qui.”

 

Ed eccolo finalmente. Il suo sguardo vero, senza trucchi, senza pose, senza moine. Mi chiedevo quando avrebbe avuto il coraggio di tirarlo fuori. Evidentemente il mio discorsetto aveva inflitto qualche crepa nella maschera che indossava.

 

Alzò i suoi occhi verde-azzurro su di me. Per un attimo ci vidi solo tristezza... Come Kakashi quel giorno in cui aveva tentato di uccidermi.

Poi, come una nube temporalesca lo vidi montare: odio... Incommensurabile, bruciante, terribile. Capivo che non era verso di me, ma era ugualmente terrificante.

 

Cominciò con una risata amara, poi prese a parlare: “Fidarsi? Alla nebbia ti insegnano a non credere a questa parola. Anche i compagni, per noi sono dei meri strumenti per il successo della missione. E chi se ne importa se il tuo team viene fatto a pezzi. E chi se ne importa se tu, che sei solo una bambina, devi macchiarti del sangue del tuo migliore amico, per impararlo. E chi se ne importa se...se... Sapete che vi dico? Che sono stufa di tutte quelle stronzate del codice, e del fatto che siamo solo armi...STUFA! Io eliminerò Yagura, in un modo o nell'altro. Deve finire col culo per terra, quel bastardo... E quando sarà lì, davanti a me, in ginocchio, non chiederà pietà, lo so...Ma nemmeno io gliene darò. Non una sola briciola... Sì, lo farò soffrire quanto hanno sofferto tutti quelli che ha fatto uccidere. E anche per quelli che sono stati costretti ad uccidere contro la loro volontà...”

 

Come se si fosse accorta di aver parlato troppo, si mise una mano davanti alla bocca. Poi riprese, tornando al suo fare di sempre, o quasi: “Ma a voi questo non deve importare... Il punto è che Kiri desidera prendere, indirettamente, s'intende, il controllo di Uzushi, al solo scopo di umiliare Konoha. Roccia e Nuvola, vedendo la Foglia indebolita, opportunamente istigate da agenti di Yagura, non esiteranno a riprendere in considerazione l'idea di una guerra. E' per questo che io e il mio “Yagura fan club”, se vi piace chiamarlo così, abbiamo pensato di far fallire il suo bel progettino. Se i ninja del mio paese mi catturassero viva, mi torturerebbero per costringermi a rivelare l'identità della mia rete di ribelli. Capito tutto, signorine? O devo farvi un bel disegnino?”

 

“Ecco, queste sono delle basi certamente più solide su cui costruire il nostro rapporto di collaborazione.” Dissi io con un mezzo sorriso di incoraggiamento. Per un istante mi sorpresi a pensare che, dopotutto, un po' bambina lo ero davvero. Chiusa nel mio bel castello, con delle amiche che si fidavano di me ad occhi chiusi ed una famiglia che, nel bene o nel male, mi voleva bene, non avevo mai sentito come nelle ultime settimane tanto dolore. Non ero tanto ingenua da non sapere che il mondo dei ninja non fosse pieno di marciume. Ma un conto era sentirlo dire, un altro era vederne gli effetti su persone vere, a stretto contatto con te...

 

Cercai con fatica a far tornare il mio cervello nel mood giusto per fare il punto della situazione, poi cercai di ricapitolare cosa avevamo dedotto dalla nostra “gita al lago”.

“Allora, se non mi sono venute le allucinazioni mentre eravamo in quel posto, è abbastanza chiaro che chi è dietro alla cospirazione e si è messo a tramare con quei (senza offesa, Mei) bastardi della nebbia sono quelli del clan Genkaku.”

“Certo c'era un po' da aspettarselo... Sempre rintanati nell'ombra, tutti presi con le loro pozioncine strane, impegnati a tirarsela come se fossero i migliori medici del mondo ninja... Mi sono sempre stati un po' sulle palle...” Commentò prosaicamente Yuki.

 

“Lieto di sapere che anche voi avete dei clan di gente piena di boria cui badare. A voi questi, a noi gli Hyuuga...” Replicò con un ghigno Genma.

 

Cercando di riprendere il filo del discorso puntualmente interrotto da quella coppia di bisbetici, proseguii:

“Il punto è, come al solito, che non abbiamo alcuna prova per dimostrarlo. Se lo dicessi alla zietta ci crederebbe, senza dubbio, ma nemmeno Akiko può far rivoltare come un calzino il quartiere di un clan senza avere qualcosa di più che delle supposizioni e la mia parola...E suppongo che tu, Mei, non testimonieresti mai ufficialmente di fronte alla Tsunamikage...”

 

“Quanta perspicacia...” fece lei, sempre guardandosi le unghie con fare distratto. Dèi, avrò anche capito le sue intenzioni, ma la voglia di spaccarle la faccia per quel suo modo di fare non mi era del tutto svanito...

 

“Intanto, avvertiamola, è la cosa migliore da fare.”Dissero, quasi all'unisono, Nadeshiko e Raido.

 

Scoppiarono tutti a ridere per quell'anomala sincronia, me compresa. Meglio così. Dopo quello che avevamo passato, ci faceva solo bene.

 

“Ok, vado io. Nella speranza che alla zietta non venga in mente di utilizzare le maniere forti...Come tentare di radere al suolo la villa dei Genkaku...Voi è meglio che stiate qui, non potete correre come si deve. Nel frattempo chiederò che ci venga portato un po' di supporto medico.”

 

***Kakashi***

 

Inazuma era già tornata. A regola, ci aveva messo poco, nemmeno cinque minuti. Come era possibile?

 

Già il suo viso, però, spiegava che qualcosa non era andato per il verso giusto. Era pallida come un cencio, con gli occhi stralunati.

 

“Che c'è?” Gli chiesi. Non l'avevo mai vista così... Spaventata. Nemmeno quando... beh, nemmeno quella volta in cui stavo per raikirizzarla...

 

“Akiko... Dei ninja sono penetrati nella villa... E l'hanno sequestrata. Testimoni sostengono che il capo dei ninja nemici sia...Una specie di capellone con una maschera da ANBU, con una spada lunga e sottile...”

 

A quel punto, Mei intervenne, con fare decisamente preoccupato: “...Si chiama Nuibari, ago da cucito. La spada, intendo. E quello è Kushimaru Kuriarare. Penso che il nome non vi sia nuovo. Merda, di tutti quelli che il quarto poteva mandare, proprio quel pazzo psicopatico...”

 

Persino la kunoichi della nebbia aveva lasciato la maschera di imperturbabilità da parte... E capivo anche perché. Uno dei sette leggendari spadaccini era qui, al villaggio di Uzushi, ed avremmo dovuto scontrarci con lui, se volevamo riavere indietro la tsunamikage viva e vegeta.

 

“Cazzo, avremmo dovuto avvertirla prima. Non sarebbe successo tutto questo casino...”

Inazuma era nel panico più totale. Vederla gettare via quella maschera di ragazza ironica e beffarda che sa sempre il fatto suo sarebbe stato quasi liberante, se non fosse che mi serviva al meglio della condizione per poter tentare qualcosa. Forse era giunto il momento per ricambiare, almeno in parte, tutti i favori che mi aveva fatto, non ultimo quello di salvarmi la vita.

 

Mi avvicinai a lei e le mollai un sonoro ceffone. Naturalmente tutti rimasero sbigottiti. Se poi le sue amiche mi avrebbero voluto fare la pelle dopo, liberissime, ero pronto.

 

Anche lei mi fissò intensamente, sgranando quei suoi due occhi nerissimi, mentre si toccava la guancia dove l'avevo colpita con la mano. Sembrava quasi un cucciolo di foca. Poi, però, quel suo viso da bambina spaventata lasciò al posto ad un sorriso ed una sonora risata. Bene. Era tornata.

 

“Me lo meritavo eh?” Mi disse.

 

“Già.” Mi limitai a risponderle ricambiando il suo splendido sorriso. Un momento...splendido? Ma a che cazzo stavo pensando? E poi era fidanzata, non era il caso di farsi venire strane idee.

 

Rinfrancata, riprese a spiegare: “Ho un'idea, ma è rischiosa...”

 

“Certo, come se quello che abbiamo passato fino ad adesso non lo sia stato...” Commentò la ragazza con le trecce che Genma si ostinava a chiamare Raperonzolo.

 

“Fidati, questa ti piacerà, Yuki. Andrò semplicemente da Rito Genkaku e gli spaccherò personalmente il culo. Obiezioni?”

 

“Più che un'obiezione, avrei una domanda, che credo sia quella che vogliano fare anche i miei compagni: Chi diavolo è Rito Genkaku?”

 

“E' il capoclan della famiglia Genkaku. Che è quella a cui appartenevano i ninja di prima.”

 

Ahh, capisco. Allora sì, ho un'obiezione. Il mio schiaffo deve averti fatto perdere la testa. Vorresti entrare nella tana del lupo da sola, senza copertura, col solo risultato di farti massacrare. Perché?”

 

“Non vorrei dire ma qua abbiamo avuto tutti la stessa idea...” fece la ragazza-angelo, decisamente perplessa.

 

“Ragionate: io non so come funzionino le cose da voi, a Konoha. Ma a Uzushi, in tutta la sua storia, non ho mai sentito parlare né di congiure, né di tentativi di colpi di stato. Siamo un villaggio piccolo e la nostra dimensione limitata ha sempre favorito una forte coesione tra di noi. Per cui non so chi o cosa abbia spinto Genkaku a cercare l'appoggio di Kiri per deporre Akiko... Ma è palese che ci sia qualcosa sotto... Scommetto che nemmeno lui desiderava veramente arrivare a questo punto. Sono più che convinta che ora sia ostaggio della situazione tanto quanto la zietta! Gli farò una visita ufficiale, la nipote ed erede più prossima della Tsunamikage che va a discutere della grave situazione con uno dei più potenti signori del vortice. Una volta là, cercherò di capire le sue ragioni in modo calmo e pacifico.

 

“Nella storia della mia vita ho sentito molte volte queste due parole accostate e pronunciate con lo stesso tono...E di solito le conseguenze si sono sempre rivelate poco calme e poco pacifiche. Vengo con te. Tanto sono sano come un pesce, mi hai guarito completamente con la tua... ahem... tecnica.”

 

Figuriamoci se le permetto di andare a cacciarsi nel covo del nemico da sola!

 

“L'albino ha ragione Inachan, non se ne parla! Ti seguiremo, costi quel che costi!”

Protestò Yuki. Certo, la grinta non le mancava, ma era ferita, come tutti quanti gli altri. Non avrebbe potuto fare molto, se ci fosse stato uno scontro. Al contrario io...

 

Ma a quel punto Inazuma scosse la testa e con fare pacato proseguì: “Se mi portassi dietro tutti voi, sembrerebbe che voglia fargli guerra. E allora sì, si sentirebbe giustificato ad usare la forza. Se andassi sola, invece, non oserebbe farmi nulla. Rapire anche me (ammesso che sappia effettivamente dove è stata portata Akiko, cosa di cui dubito) non gli semplificherebbe i piani, semmai glieli complicherebbe. Tranquilli, andrà bene...Magari riesco anche a prendergli qualcuno dei tonici della guarigione rapida di straforo per dopo...”

 

Dannazione, era un piano sensato. In tutto il tempo che la conoscevo, ora che ci pensavo, non l'avevo mai vista sbagliarsi, quando interpretava i sentimenti e quello che passava per la testa agli altri. Non sapevo spiegarmi se fosse una dote naturale o se, semplicemente, fosse molto intelligente e perspicace. Restava il fatto che, al suo posto, avrei proposto la medesima soluzione.

 

E allora perché mi dava così tanto fastidio che se ne andasse da sola, mentre noi rimanevamo qui in trepidante attesa senza poter fare nulla?

 

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Capitolo 21
*** Un problema di coerenza ***


21)Un problema di coerenza

 

Nonostante le loro insistenze riuscii a far restare tutti nella 'casupola' dei nemici, che era ormai diventata un nostro rifugio di emergenza.
Yuki e Nadeshiko infine si rassegnarono alla mia testardaggine, ma per non so quale empatia riuscii a capire dallo sguardo che l'albino non era per nulla convinto dalla cosa, per quanto avesse ammesso che la mia idea era buona.
 

Appena uscii sulla strada sentii tutto il peso della mia decisione ricadermi sulle spalle. Certo a parole era semplice... ma sebbene non mi mancasse il coraggio... indipendentemente dal fatto che avessi ragione riguardo alla mia intuizione, avrei dovuto convincere Rito delle mie ragioni e portarlo dalla 'mia parte'. Era una cosa che non ero certa di essere in grado di fare.
 

Io ero una principessa fallata. Ero brava solo a farmi gli affaracci miei.
Mi misi a correre. Il quartiere dove alloggiavano i Genkaku era ad est del villaggio... dall'altra parte di dove mi trovavo: prima mi spicciavo più possibilità avevo di raggiungere Akiko per tempo. Di certo non potevo gettare la spugna senza neppure provare.
 

Ero giunta al centro, quando mi comparve davanti un ANBU, uno del nostro villaggio.
“Inazuma-hime la stavamo cercando!”
 

Si fece riconoscere. Era il capo delle ANBU a protezione di Akiko.
“Che dannazione vuoi? Ho da fare!” sbottai senza troppa finezza. Ero troppo in apprensione per pensare ai convenevoli.
 

“Inazuma ojou sama... ora che Akiko-hime è stata... noi... Abbiamo bisogno di una guida!” l'uomo era incerto e confuso.
 

Lo potevo capire da un certo senso. Certamente si sentiva colpevole per la cattura di mia zia e al contempo non se la sentiva di prendere il comando o altre cose del genere.

 

Oppure...
 

“Non è che stai dando mia zia già per spacciata?” gli domandai.
Distolse lo sguardo. Fu una risposta più eloquente di mille parole.
Altre ANBU si radunarono intorno a me.
Per la prima volta sentii davvero il peso del mio ruolo. Fin ora era sempre stata la zia ad occuparsi di tutto, a pensare a cosa fare, a prendere decisioni.
Ora toccava a me, e mi sentii impreparata.
 

Cosa dovevo fare?
Caddi nuovamente nel panico, e per un secondo quasi fui tentata di fuggire, poi sentii di nuovo lo schiaffo di Kakashi bruciare sulla mia guancia.
 

No, non era il momento di perdere i nervi, non con tutti quegli uomini che mi guardavano con occhi speranzosi. Dovevo essere quello che loro si aspettavano che fossi: una principessa di Uzushi, la loro futura guida.
 

“Non permetterti di pensare che zietta sia già morta. Inoltre un cadavere servirebbe poco al nemico in questo momento. Vogliono qualcosa da noi, e non la uccideranno prima di averlo ottenuto.
Se volevano semplicemente fare un colpo di stato l'avrebbero uccisa e basta. Che senso ha portarsi via un cadavere?”
 

“Io... ha ragione principessa” disse l'uomo.
 

“Sentite gente. Non sono brava con le parole come mia zia o mia madre, per cui sarò spiccia. Ho un'idea. Una buona idea in mente, ma ho bisogno di tempo. Organizzate una difesa e fermate il parapiglia.
Il caos in città farà solo allarmare eccessivamente i civili e non sarà d'aiuto nemmeno a noi. Organizzate un perimetro intorno alla città e ordinate ai Kumatari di piazzare le loro bestiole a intervalli regolari lungo i confini della città, che nessun entri o esca senza permesso a meno che non sia dei nostri... Ad eccezione dei ragazzi di Konoha che erano qui già da prima.”
 

“Me ne occuperò personalmente.” disse l'uomo battendosi un pungo sul petto, ritrovando il giusto spirito.
“Bene. Voglio poi un paio di squadre pronte per un incursione. Se ora avrò successo... Ne avrò bisogno”
 

“Vi servono ninja di abilità speciali?” mi chiese il capitano.
 

“Prendi una squadra con buone abilità difensive... nell'altra aggiungi almeno qualcuno dei Denki e... mi serve un cazzo di medico” dissi io ragionando alla svelta.
 

“Ehm... non mi sembrate ferita...” disse lui confuso.
Gli spiegai la posizione dei miei amici “Mandalo lì. Avrò bisogno delle mie amiche e dei Konohani in forma. Al più presto!”
Lui s'inchinò e andò a svolgere i suoi compiti mentre io riprendevo la marcia verso la mia destinazione.
La villa dei Genkaku era modesta, in proporzione alla grandezza del clan. Una pallida ombra della maestosità degli Uzumaki, o della sfarzosa opulenza dei Denki.
Non feci neppure quattro passi nel loro vialetto che quattro ninja mi circondarono.
 

“È così che accogli una Uzumaki in casa... Rito?” chiesi puntando dritto di fronte a me con lo sguardo.
 

***Nadeshiko***

Tutti i ninja presenti reagivano alla tensione a modo loro. Chi, come Raido tamburellava le dita contro il pavimento, dove si era seduto con la gamba ferita distesa di fronte a sé.
Aoba camminava nervosamente su e giù nella stanza.
Genma e Yuki erano partiti con una campagna di punzecchiamenti reciproci. Yuki era diventata piuttosto velenosa quando Genma aveva rivolto la parola a Mei, che, fortunata lei, se n'era andata con la scusa di andare a controllare fuori e dicendoci che ci saremmo re-incontrati.
Io mi limitavo a tenere l'arco in mano, studiando gli altri in silenzio.
Kakashi era poggiato contro la parete, con aria pensosa.
Quando qualcuno bussò alla porta, molti di noi presero le armi in mano.
 

“Chi è?” chiese Genma.
 

“Sono Keiko Denki. Mi ha mandato Inazuma come supporto medico...”
 

La lasciammo entrare. La ninja era una semplice donna di trent'anni appena, con capelli e occhi chiari e mani esili e agili.
La conoscevo. Era abbastanza abile nelle arti mediche.
Iniziò subito ad occuparsi di Raido.
Stavo per accomodarmi su una sedia mentre attendevo il mio turno quando arrivò la consapevolezza.
 

“Tu! Dannazione a te, Konohano dei miei stivali! Lo sai che potresti far rischiare la vita a Inazuma!?” tutti mi fissarono allarmati.
Poi videro dove puntavo lo sguardo.
 

“Te ne sei accorta eh?” disse pacatamente l'albino.
 

“Ma ti diverti a rischiare la sua vita?” dissi io, furente.
Gli altri mi stavano fissando come se fossi impazzita.
 

“No, per niente. Infatti la mia intenzione è quella di proteggerla.”
 

“Allora sei egoista. Noi tutti vorremmo proteggerla, ma abbiamo obbedito ai suoi ordini! Chi ti credi di essere per fare questo?”
 

“Nessuno in più di voi. Semplicemente in questo frangente sono il più adatto perché sono l'unico che è già stato curato completamente. Se andassimo tutti li allarmeremmo. Mentre io posso nascondermi. Sono un ANBU ricordi? Abbi un po' di fiducia. So come non farmi individuare.”
 

Ragionai a mente fredda. Beh, non aveva tutti i torti anche se la cosa non mi piaceva.
 

“Molto bene. Allora te la affidiamo. Ma sappi che se le succede qualcosa... Beh farò in modo che i tuoi resti siano così piccoli che non ti possano riconoscere nemmeno i tuoi cari!” dissi con fredda ferocia.
 

“Lo terrò bene a mente” disse prima di sciogliere il clone.
 

“Cosa?! Aveva usato un bunshin?” disse stupita Yuki.
 

“Già, neppure io ci ho fatto caso. Solo ora che Keiko ha aperto la porta me ne sono accorta... ha fatto corrente d'aria con una finestra dall'altra stanza... eh beh... ho collegato le cose.”
 

“Speriamo che non faccia danni” brontolò lei.
 

“Nah, non preoccupatevi. Kakashi sa quello che fa...” disse Genma.
Lo sguardo che però i tre ragazzi si scambiarono mi fece capire che però erano straniti dal comportamento del loro capitano.
Sperai solo che la sua presenza non mettesse in alcun modo Inazuma in pericolo.

***Inazuma***

Dall'ombra della veranda emerse una figura alta.
Un tempo Rito Genkaku era stato un uomo fiero, e sicuramente di bell'aspetto. Tutt'ora conservava un'aura di altera austerità. Le sue spalle erano dritte a dispetto dei capelli bianchi, che teneva curati e raccolti in una coda bassa.
La schiena era ancora eretta e forte, il fisico ancora tonico a dispetto della ragnatela di rughe che avevano invaso il suo volto.
Gli occhi, castano chiaro conservavano ancora la brillantezza di una persona con una volontà ferrea. Per certi versi quel dettaglio mi ricordava mia zia. Tuttavia i suoi erano però venati di altre emozioni... rabbia, tristezza.
 

“Ma quale onore... addirittura la principessa in persona. A cosa dobbiamo la cortesia della sua visita?”
 

“Lo sai bene. Spero mi perdonerai le parole rudi ma temo di non avere mai imparato la buona educazione come si deve e, dannazione a te, solo i Kami sanno quanto poco tempo abbia per fare giri di parole!”
 

“Ah, la gioventù... così frettolosa, e sfrontata”
 

“Rito, piantiamola con i convenevoli. Sono qui per mia zia.”
 

“Perché mai dovrei ascoltarti? O fidarmi delle tue parole? E poi, se fosse come tu insinui, perché non dovrei ammazzarti lì dove sei?”
 

Stavo iniziando a sudare freddo. E a pentirmi di non aver preso nessuno con me.
Scelsi le parole con cura. Lì per lì provai a fare leva sui suoi sentimenti.
 

“Perché a differenza dei tuoi 'alleati' hai ancora una cosa: l'onore. Io sono da sola. Vuoi davvero insozzare la tua soglia con il mio sangue?”
 

Rimase in silenzio un lungo momento.
 

“Abbassa le armi...” tentai.
 

“Voi dannati Uzumaki! Sempre a dare ordini! Ordini! Ordini! E sempre vi aspettate di essere ubbiditi. Burattini nelle mani di Konoha... e vi aspettate che noi, a nostra volta, siamo i vostri burattini”
 

Un momento... cosa c'entrava Konoha ora?
 

“Noi non siamo burattini... così come non lo siete voi. Siete nostri alleati, così come lo è sempre stato. Perché tradirci ora?” tentai di argomentare.
 

Lui sbuffò.
 

“Ma davvero? Allora come mai ogni volta che l'Hokage schiocca le dita subito voi piegate la testa e vi sottomettete alle loro richieste?
Siete stati così rammolliti che un bambino di Uzushi è stato quasi ucciso dal capitano di una squadra di Konoha e non avete neppure avuto la decenza di prendere provvedimenti!” mi sbraitò contro.
 

Risi. “Pensi davvero che sia così facile metterci i piedi in testa? Ah, questa poi... C'è un po' di differenza, vecchio, tra essere impulsivi ed essere giusti.
Akiko ha svolto un'indagine approfondita. Non è stato il capitano di Konoha a far saltare il ponte. Sono stati i tuoi amici della nebbia” gli dissi.
 

Sbiancò.
 

“Uh... vedo che non eri al corrente” lo punzecchiai. Non era una mossa molto furba ma questo maledetto mi stava irritando.
Anche io che ero una 'Uzumaki fallata' non mi facevo mettere mai i piedi in testa. Figurarsi Akiko. Non avevamo certo paura di Konoha! Noi Uzumaki... le furie rosse del paese del fuoco. Ma fatemi il piacere!
 

“Come... come fai a saperlo?” balbettò.
“In primo, conosco di persona il capitano in questione. In secondo luogo... beh è per lo più un'informazione riservata, ma dato che non sono mai stata un'amante dei formalismi ti rendo partecipe. Un... uccellino, ci ha informato su dove si nascondevano i simpaticoni della nebbia... e abbiamo fatto un'incursione. Tra l'altro... Un paio dei tuoi mi sa che sono morti...”
 

“Tu... come osi venire sino a casa mia e minacciarmi?”
 

“Come hai osato tu mettere in pericolo il nostro villaggio! Vecchio idiota!” sbraitai per contro. “La tua pagliacciata ha messo in moto una catena di eventi che solo i Kami sanno se riusciremo a fermarli, e se non mi dai una cazzo di mano sai cosa succederà? La nebbia ammazzerà Akiko, rivolterà Uzushi come un calzino mettendo un fantoccio al posto della Tsunamikage e diventeremo un'appendice di Kiri. Istigheranno un'altra guerra con l'intento di radere al suolo Konoha.
 

Ora, puoi anche fottertene tu personalmente dei nostri alleati, ma davvero ti piace così tanto l'idea di diventare un cane al guinzaglio di un villaggio che viene chiamato 'il villaggio della nebbia insanguinata'? Magari istituiranno pure qui i loro dannati esami di diploma... Ti piace così tanto l'idea che i nostri bambini siano costretti ad ammazzarsi l'uno con l'altro? Eh? Rispondi!”

 

Ero come una bottiglia di champagne che era stata agitata troppo a lungo. Tutta la schiuma si stava riversando fuori con violenza.
In fondo ero una Uzumaki pure io, e la mia tempra era stata sollecitata per troppo tempo, e ora stava venendo fuori tutta la rabbia repressa.
 

Questo parve smontare Rito. I suoi uomini, che ancora mi stavano circondando, si voltarono a guardarlo con aria di aspettativa.
 

“No, non voglio che Uzushi diventi un'appendice di Kiri” disse infine, con evidente sforzo.
 

“Voglio sapere ciò che sai. Come hai finito con il collaborare con persone tanto abbiette?” gli chiesi.
 

“Non troppo tempo fa, mi è capitato di andare a Konoha per motivi diplomatici” iniziò lui con un sospiro. “Sono stato per qualche tempo tra di loro, per concludere alcune trattative... Quando mi è capitato di sentire una conversazione. Un uomo stava parlando con un altro, di Uzushi, e di come gli Uzumaki fossero facili da manipolare.
Tanto che presto ne avrebbe facilmente preso il potere di persona e avrebbe potuto controllare ogni nostra mossa e mettere il vortice al posto che gli spettava. Ai piedi di Konoha.”
 

Rimasi senza parole. Beh, a questo non sapevo proprio come ribattere.
L'albino comparve al mio fianco.
 

“Vedo che ti circondi di questi... dannati falsi alleati!” ringhiò lui.
 

I ninja che prima tenevano sotto controllo me lo circondarono ad armi sguainate.
Lui rimase immobile, senza neppure calcolarli con lo sguardo.
 

“Vi prego messere, avrei un domanda per voi...” ah, quindi quando voleva sapeva anche usare le buone maniere eh... ma soprattutto: “Che cazzo ci fai qui?” gli mormorai con poca grazia.
 

Lui mi ignorò. “... Ha visto la persona che ha parlato? Sa chi era?”
 

“Perché dovrei risponderti, assassino di Konoha?”
 

“Perché credo che siate stato raggirato.”
Lui rimase in silenzio.
 

Beh, tentiamoci.
“Per favore Rito, risponda alla sua domanda”
 

“Non lo conosco. Porta una benda su un occhio e ha il braccio destro fasciato”
 

“Ha una cicatrice ad 'x' sul mento?”
 

“Si”
 

“Quello è Danzo Shimura. È il leader della radice” disse lui pensoso.
 

“Questo dovrebbe dirci qualcosa?” gli chiesi.
 

“La radice è una... frangia estremista della foglia. Ma sono un gruppo limitato, non vedo come potrebbe manovrare gli Uzumaki. Sandaime Hokage non lo permetterebbe mai...” disse.
 

“Perché dovrei fidarmi di te marmocchio?”
 

Lui ci pensò un lungo momento prima di parlare.
“Le dirò un'informazione ancora non divulgata e riservata. Il mio sensei, Minato Namikaze è stato designato dal consiglio dei jonin come prossimo Hokage di Konoha, dato il desiderio di Sarutobi di ritirarsi. Manca solo l'approvazione del Daimyo, ma non si opporrà.
Minato è il marito di Kushina Uzumaki e, mi creda, se le dico che quella donna fa di tutto tranne che farsi mettere i piedi in testa da persone di Konoha.
Probabilmente le parole avventate di Danzo sono dovute al fatto che sperava di candidarsi e avere successo come prossimo Hokage, e sistemare le cose come... Riteneva fosse giusto. Ma mi creda, se le dico che sono ben pochi che seguirebbero di loro iniziativa un idea tanto malsana. Fosse anche solo perché sono tutti stanchi di combattere e fomentare animi bellicosi come quelli degli Uzumaki... Non è decisamente una buona idea.”
 

“Cosa intendi dire per animi bellicosi?” gli ringhiai.
Lui inarcò l'unico sopracciglio visibile.
 

Sbuffai.
“Rito... ti prego, aiutami a salvare mia zia. Sono certa che lei capirà...” gli dissi.
 

Lui inarcò le sopracciglia “Beh, dopo una sonora sfuriata... capirà” rettificai.
 

Sospirò, afflitto.
 

“Temo di non potervi comunque aiutare. Quando hanno visto la mia esitazione nel danneggiare il mio villaggio hanno preso in mano la cosa... E ormai sono loro quelli con il coltello dalla parte del manico”
 

Imprecai in modo poco principesco.
 

“Va bene, va bene...” dissi quando Kakashi m'affiancò, liberato dalle guardie.
 

“Faremo noi. Delle squadre si stanno mobilitando nella piazza centrale. Forniteci supporto medico. Ci farebbero comodo alcuni dei vostri tonici pronti entro cinque minuti”
 

“Rimedierò... Sì, rimedierò personalmente al danno” m'assicurò lui, dopo un profondo inchino. In fondo quello era un vero uomo di Uzushi. Retto, giusto, anche se orgoglioso e poco incline al compromesso. In cuor suo non aveva mai voluto tradire il suo amato villaggio.

Poco dopo mi ritrovai in piazza, con la mia squadra al completo, e altre due squadre pronte ai miei ordini. I ninja avevano ripreso il controllo e i Genkaku si erano mobilitati pronti a fornire supporto medico a tutti.
 

“Hai un piano?” mi domandò Kakashi, una volta che si fu assicurato che la sua squadra fosse stata curata, e si furono riforniti alla pila degli armamenti.
 

Annuii.
 

“Ragazzi il piano è questo. Semplice. Se ho ben capito, tu, Kakashi hai delle buone abilità come inseguitore...” Lui mi fece un cenno d'assenso.
 

“Inseguiremo le sue tracce. Zietta è vecchia ma mi mangio le scarpe se non è stata capace a lasciarci un minimo di tracce perché potessimo inseguirla.
 

La squadra A, composta da ninja difensivi, ha il compito di trarla in salvo e correre quanto più veloce gli riesce fino al villaggio, al sicuro” dissi indicando il gruppo, composto da un medico, due Jundo, un ragazzo e una ragazza, e uno del clan Yajirushi.
 

“La squadra B, invece ci aiuterà nell'assalto e nel preparare il terreno di gioco” infatti al suo interno c'erano due Denki, un Kumatari e il capitano stesso con cui avevo parlato prima, un Jundo.
 

“Il compito nostro e della squadra B sarà quello di tenere impegnati i ninja di Kiri quanto basta per permettere alla Tsunamikage di mettersi in salvo. Cerchiamo di non farci ammazzare.”
 

Parlai a tutti.
“Date tutti una mano e supportare chi si troverà a combattere contro lo spadaccino. Cerchiamo di non farci ammazzare. Se riuscite a dargli un colpo di grazia ben venga, ma ricordate che la priorità è salvare la Tsunamikage non eliminarlo.
 

Se si ritirano, lasciateli fuggire” ordinai.
 

“Si, Inazuma-hime” la loro risposta fu quasi un coro.
Era questa la sensazione di avere il potere?
 

Un secondo dopo però mi ritrovai a pensare che le loro vite, quelle di tutti loro, erano appese al filo delle mie decisioni.
Beh, avrei fatto volentieri a meno di quel potere.
 

“Inazuma! Inazuma!” una voce interruppe i miei pensieri.
 

Rikuro? Oh, no!
 

“Che c'è?” chiesi sbrigativa.
 

“Cosa stai facendo?” domanda idiota...
 

“Sto andando a salvare mia zia...”
 

“Inazuma, siamo pronti a partire” intercalò Kakashi.
 

“Arrivo”
 

“Non avrai intenzione di andare vero?” disse lui.
 

“Certo che vado!”
 

“Ma sei pazza?”
 

“E che dovrei fare? Restare qui a girarmi i pollici?”
 

Vidi un vigoroso 'si' affiorare sulle sue labbra ed essere inghiottito al pelo.
 

“Inazuma, se hanno già rapito Akiko è sciocco mettere a rischio anche la tua vita... e...” provò ad argomentare invece.
 

“Senti, non posso stare qui a spiegarti tutti i motivi per cui devo farlo e non ho tempo neppure per stare a sentire tutte le tue cazzate. Ora vado!” sbottai, sempre più irritata.
 

“Ferma!” la sua mano si chiuse sul mio polso.
 

Prima che potessi reagire Rikuro volò all'indietro, colpito quasi da un fulmine.
Lo stampo delle nocche di Kakashi impresso sulla fronte.
 

“Stai mancando di rispetto alla tua principessa e alla tua donna, e la stai mettendo in ridicolo davanti ai suoi uomini. Dovresti vergognarti” gli disse perentorio.
 

“Inoltre, chiunque non sia disposto a mettere in gioco la sua vita per proteggere il proprio villaggio non è degno di fregiarsi del titolo di 'kage'. Coraggio che invece per vostra fortuna Inazuma-hime dimostra di avere. Dovresti essere orgoglioso di lei” disse ancora prima di lasciarmi il passo.
 

Istupidita dalla sorpresa lasciai il mio corpo muoversi per me. Camminai sino in testa ai gruppi, spalleggiata da Kakashi.
Gli lanciai un occhiata.
 

Lui si limitò a rispondere al mio sguardo.
 

“Bene..” dissi schiarendomi la voce.
 

“Rito Genkaku sama” chiamai.
 

Lui mi si avvicinò.
 

“Ti affido il villaggio. Abbine cura sino al mio ritorno” gli dissi.
I suoi occhi brillarono di fierezza e riconoscenza.
 

“Lo difenderò con la mia vita, principessa”
 

Annuii.
“Squadre in formazione!” gli uomini si schierarono.
 

“Partiamo!” ordinai, iniziando a correre fuori dal villaggio. Alla mia sinistra c'era Yuki, alla destra Kakashi.
Era una missione che non potevo fallire. Ero riuscita a riunire il vortice e a sistemare almeno un po' le cose. Ora che eravamo di nuovo tutti uniti... Sentivo che potevo farcela.

 

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Capitolo 22
*** Keep calm and stay alive... If you can ***


22)Keep calm and stay alive...If you can

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Kakashi evocò i cani ninja. Non ci volle molto per capire che i rapitori si erano diretti ad est, sulla strada che portava verso la costa del mare. Certo, era logico... Già che c'erano, perché non portare la Tsunamikage direttamente come ostaggio al villaggio della nebbia? Probabilmente, nascosta in qualche ansa seminascosta del fiume che scorreva nei paraggi, c'era un'imbarcazione che li avrebbe portati verso la terra dell'acqua. Oppure era solo quello che volevano far credere?

 

Improvvisamente il percorso che fiutavano i cani virò verso nord. Un luogo spettrale, ma decisamente familiare ai ninja di Uzushi.

 

Al capo delle ANBU, Genta Jundo, scappò a mezza voce un “merda...”, che però venne udito anche da Kakashi.

 

“Problemi?” si limitò a chiedere ad Inazuma.

 

Quella si affrettò a rispondere, schietta: “Sì. Tra poco i tuoi fedeli animali perderanno le tracce, vedrai.”

 

Così fu. Pakkun guardava dispiaciuto e sconsolato Kakashi, che cercò di rincuorarlo, ringraziandolo, piuttosto, di averli condotti fino a lì.

 

“Cari konohani, ecco a voi le rovine della città di Tsunjo...” Disse, in tono beffardo, Inazuma.

 

“O, come diciamo noi, la palude senza fine. Bel posto eh?” Si sentì in dovere di aggiungere Yuki, mentre l'occhio dei presenti si posava sull'intrico di mangrovie, fango, canneti e tronchi putridi, mentre il gracidare assordante delle rane, che si era spento al loro arrivo, stava riprendendo più forte di prima. Qua e là si stagliava qualche colonna di marmo sbilenca, aggredita da muschio e funghi. Poco più distante, si poteva persino ammirare una statua con una figura ancora riconoscibile, nonostante l'inclemenza del tempo, rappresentante una danzatrice.

 

“Bel posto? Certo, proprio un paradiso...Guarda, se dovessi scegliere tra un week-end tutto compreso in una stazione termale con annessi massaggi da parte di una allegra banda di signorine e questo stagno mefitico, non avrei dubbi, sceglierei proprio questo, già.” Commentò Genma.

 

“Almeno però potresti farti i fanghi. Dicono facciano miracoli per la pelle...” Yuki non riusciva a trattenersi. Quando mister grissino di Konoha partiva a tutta con le sue stronzate, non poteva fare a meno di andargli dietro. Forse non l'avrebbe mai confessato, ma la cosa la divertiva da morire.

 

“Bisogno di una mano ragazzi?”

 

Il tempismo con qui quella peste ambulante appariva e scompariva, aveva qualcosa che andava ben oltre l'irritante, constatò Inazuma quando si vide davanti la faccia sorridente di Mei.

 

“Eccome, principessa Mei! I tuoi amichetti hanno scelto proprio un bel posto per nascondersi.” Esclamò gioioso Genma, alla vista della kunoichi della nebbia.

 

Yuki avrebbe voluto che Ina chan non fermasse gli altri membri della squadra dal puntarle i kunai alla gola. Non ce la faceva proprio a farsela passare, la profonda, viscerale e immotivata voglia di disintegrargli quel sorrisetto con un destro in cui raccogliere tutto il proprio chakra.

E perché tutti gli uomini perdevano il cervello quando la vedevano?

Cazzo, se avesse voluto li avrebbe potuti portare in una orribile trappola e loro ci sarebbero andati col sorriso sulle labbra solo perché glielo aveva ordinato lei!

Soprattutto i konohani. Soprattutto mister grissino, già. Quel cretino!

In più, cos'era quel “principessa Mei”, mentre lei era sempre e soltanto Raperonzolo?

Ma poi, perché avrebbe dovuto prendersela tanto per una cosa tanto stupida?

 

“Eh, sì. Tutto si può dire di Kushimaru, ma non che sia uno stupido. Ho seguito le sue tracce fin qua, poi ho pensato che forse sarebbe stato meglio se avessi aspettato voi. Non siete stati esattamente celeri, devo dire...”

 

“Mei... Per favore, il sarcasmo dopo eh? Ora ci potresti dire in che modo vorresti aiutarci, di grazia?” Inazuma non aveva voglia di un'altra stancante disputa verbale con quella misteriosa ragazza. E la seccava non poco dover contare sul suo aiuto.

In fin dei conti, però, quella che inseguivano era gente del suo stesso villaggio, per cui, una volta di più, avrebbe dovuto fidarsi di lei.

 

“Sapete perché la spada di Kushimaru si chiama Nuibari, ago da cucito? Perché oltre a normali tecniche da spadaccino di alto livello, utilizza fili, taglienti come rasoi, per le sue tecniche più sofisticate. Talmente sottili da parere invisibili.”

 

Detto questo con un rapido movimento delle mani compose i sigilli per la mizu bunshin no jutsu, la moltiplicazione acquatica del corpo.

 

Creò tre copie perfette di sé, poi disse, rivolta più che altro ad Inazuma e Kakashi: “Quando i miei cloni compiranno un ampio balzo in alto, colpiteli per farli svanire.”

 

Inazuma, che, nonostante la passione di Mei per le mezze verità e gli enigmi, cominciava a capire dove volesse andare a parare, si limitò ad un cenno d'assenso.

 

Yuki, invece, sfoggiò un sorriso a trentadue denti. Non le sembrava vero di poter sfogare un po' di rabbia sul clone di quella putt... ahem, kunoichi.

 

Genma, con un ghigno divertito, disse: “Peccato rovinare tanta grazia, anche se è solo un clone...”, anche se estrasse senza esitare i suoi amati senbon.

A quella battuta, Mei prontamente replicò, ammiccante: “Oh, ma se vuoi, mio caro Genma, ti lascerò un mio clone tutto per te, finita questa storia. Anche se nulla è come l'originale...”

 

Kakashi si spalmò una mano sulla faccia, non sapendo come commentare la situazione, mentre Nadeshiko giurò di aver visto delle volute di fumo scuro uscire dalle orecchie di Yuki, per quanto quest'ultima si trattenesse dall'aprire bocca. Conoscendosi, avrebbe sputato solo una valanga di insulti molto poco femminili, in questa circostanza.

 

Fecero come aveva detto Mei, lanciando dei kunai in direzione dei suoi cloni che spiccavano un bel volo sulla palude. Questi esplosero in una nuvola di gocce, come di rugiada. Rivelando una lunga trama di fili minutissimi che si perdevano verso nord. Lo spadaccino della nebbia li aveva usati per segnare il sentiero che aveva affrontato attraverso la palude allo scopo di non perdersi.

 

“Ci avrei giurato, Kushimaru...” Commentò soddisfatta Mei.

 

Inazuma a quel punto, diede il comando di proseguire, quasi divertita. Non poteva negare che il trucco della kunoichi di Kiri fosse stato un po' teatrale, ma senza dubbio efficace: “Forza signorine, avanti!”

 

Per quanto fu possibile, evitarono accuratamente di addentrarsi nella melma, sfruttando tutti gli appigli, naturali ed artificiali, possibili. Dovevano proseguire, tuttavia, piuttosto lentamente, dato che la traccia era molto flebile e facile a smarrirsi. Traccia che era anche un'arma, in verità. Mei li ammonì che se avessero anche solo sfiorato il filo, molto probabilmente sarebbero emerse montagne di sgradite trappole, conoscendo il soggetto.

 

All'improvviso, la Uzumaki notò qualcosa di particolare, semi-ingoiato dai mefitici umori di quella malsana palude. Brillava. Diede ordine di fermarsi e lo vide. Uno degli spilloni d'oro che portava la Tsunamikage sulla testa.

 

La zietta doveva essere stata molto abile a lasciare lì un segno così palese, a dispetto dei

propri rapitori.

 

“Vedete? Che vi avevo detto? E' viva!” Esclamò esultante Inazuma, tenendo bene in alto l'oggetto come fosse un trofeo. Il cuore dei ninja di Uzushi si alleggerì non di poco.

 

Ma spesso, l'esultanza conduce alla distrazione.

 

Infatti non si resero conto di alcune figure che erano accorse, strisciando nell'ombra.

 

Udirono in lontananza una voce, decisamente annoiata, che diceva: “Non ho capito perché devo stare qui io a vedermela con questi perdenti, mentre Kushimaru si prende la parte divertente del lavoro...”

 

Alla quale, ne rispose una decisamente più acuta, quasi stridula. Sicuramente femminile.

 

“Ma se hai deciso tu di fermarti qui ad aspettare eventuali inseguitori per, testuali parole: “giocarci un po'” perché non sopportavi più di stare in compagnia di Kushimaru. Ve lo dico io, voi due litigate un po' troppo...”

 

“Ma se è lui che...Bah, chi se ne importa, intanto siamo qui, facciamo un po' di musica, già che ci siamo...”

 

Tutti i ninja di Uzushi istintivamente si misero sull'attenti, guardandosi intorno e stringendo le proprie armi. Nadeshiko sfoderò il suo arco. Mei era visibilmente sbiancata e sembrava non riuscisse a muovere un muscolo. Mormorava, come un mantra “Non è possibile, anche lui...Anche lui...Devo nascondermi!”

 

Inazuma la fissò intensamente, poi le bloccò le braccia e le intimò: “Riprenditi, dannazione, e dicci chi abbiamo davanti!”

 

“Jinpachi...Jinapchi Munashi, portatore della leggendaria spada esplosiva Hometsu...”

 

“Liberati dalle tue paure e rischia la vita con noi. Potresti trovarlo liberante!” Le disse Inazuma. Solenne idiozia, ma che altro poteva dirle per riportarla alla lucidità?

 

Mei fece un sorriso amaro. “Si, forse non sarebbe male, per una volta.” Le replicò lentamente. Si fermò per un'istante poi riprese, volgendo gli occhi alla sua destra. “Sta arrivando.”

 

A cavallo di un'enorme salamandra, comparvero due ninja, un uomo ed una donna. Il primo portava sulle sue spalle un enorme oggetto, a metà tra un rotolo per sigilli ed un enorme ciocco di metallo. Aveva una serie di fasce bianche che gli ricoprivano il capo ed un eye-patch che gli ricopriva l'occhio destro. Barba e capelli erano legati da piccoli anelli metallici.

La ragazza invece, portava i capelli corti a caschetto, castani, ed il coprifronte della nebbia legato al collo. I suoi occhi verde-azzurri tradivano dei lampi di sadica follia.

 

L'uomo esordì, con un caldo sorriso:

 

“Ma buoongiooornooo! Scusate l'attesa ma ci ho messo un attimo a seguire a ritroso i fili di quel perdente del mio socio. Tranquilli, ragazzi, non ci metterò molto. Non vi renderete nemmeno conto di essere finiti all'inferno.”

 

La ragazza invece, scrutò uno per uno i volti delle sue, pensava, prossime vittime e ne vide uno familiare, sebbene coperto prontamente da un cappuccio.

 

“Oh, ciao, Mei-chan, che ci fai da queste parti?”

 

“Niente Yoko-chan, passavo di qui per caso, sai com'è...sorellina.” Rispose lei levando il copricapo. Ormai era tutto inutile. Quella pazza malata di sua sorella l'aveva riconosciuta. Tanto valeva mostrarsi e combattere sul serio, una buona volta.

 

Senza porre tempo in mezzo, i ninja di Uzushi e di Konoha si lanciarono sui due nuovi venuti. Jinpachi sorrise. Alzò la sua spropositata arma e vibrò un colpo. Il boato che ne seguì fece tremare persino quella terra molle. Schizzi di fango volarono in aria per metri e metri. Quel colpo, però, ebbe anche un effetto collaterale che chi l'aveva vibrato, proprio non si sarebbe atteso.

 

Tsunjo era una città costruita in modo molto simile al villaggio nascosto del vortice. Poggiava su una rete estremamente complessa di canali sotterranei e grotte carsiche. Gli uomini l'avevano abbandonata, ma sotto strati e strati di melma, quell'intricato e profondo sistema di cavità, naturali e non, era rimasto perfettamente intatto.

 

L'impatto al suolo della spada Hometsu, aveva aperto una voragine proprio sotto i piedi di Jinpachi. Questi, con un balzo, fece per trarsi fuori, ma un colpo ben direzionato di una freccia che non aveva notato in mezzo alla confusione, aveva deviato la traiettoria del suo salto, ed era caduto all'interno di essa. Pur tuttavia, in un gesto di lucida freddezza, il ninja trasse a sé il primo nemico che gli era capitato di fronte, sbalzato a sua volta dall'onda d'urto della potente freccia di Nadeshiko, portandolo insieme a lui verso l'abisso.

 

***

 

Agile come un gatto, Yoko evitò all'ultimo di fare la stessa fine del suo compagno, avvantaggiata dalla posizione arretrata, saltando su un ramo di mangrovia. Due ninja erano morti sul colpo ed un altro era caduto con Jinpachi. Non male come inizio. Purtroppo quella degenerata della sorella maggiore era sopravvissuta...Beh, avrebbe provveduto lei personalmente.

 

Avvantaggiata dal fatto che gli shinobi e le kunoichi del vortice erano tutti sparpagliati, puntò decisa verso Mei con un Kunai sguainato. “Sporca traditrice!” Le urlò.

 

Quest'ultima non rispose alla provocazione, ma schivò abilmente tutte le sue mosse. Alla fine le fece: “Piantala Yoko. Ti leggo come un libro aperto.”

 

“Sicura? Ora non è più come quando ci allenavamo insieme!”

 

Un mizu-bushin di Yoko emerse dalla melma e colpì Mei alla schiena. A stento trattenne un grido di dolore. Impallidì leggermente, mentre vedeva una chiazza di sangue allargarsi scura sulla sua tunica azzurra.

 

“Non ti è mai piaciuto il sangue, vero?”

 

“Nemmeno a te, se ben ricordo.”

 

Ormai il gruppo si stava ricompattando, Yuki, Genma e Aoba si stavano avvicinando a Mei per darle manforte. Yoko era circondata.

 

Yuki fece per scagliarsi contro la nemica coi capelli a caschetto brandendo il suo letale nastro, quando si sentì improvvisamente tirare per il braccio. Era Genma, che le disse, con un fare insolitamente serio: “Buona Raperonzolo, questo combattimento per Mei è speciale. Se sarà il caso, interverremo poi.”

 

 

Yoko replicò con una risata sguaiata, poi aggiunse: “Questo era prima. Prima che capissi che la vita è tutta un mare di sangue! E' stata Ayumi a farmelo capire. Guaiva come un cane mentre la sventravo ancora, e ancora, e ancora...”

 

“Ayumi era la tua migliore amica!”

 

“Dici bene, era. Come tu eri mia sorella.” Detto questo, con un'agile mossa, Yoko si fiondò contro Mei con la sua Katana. La sorella maggiore schivò ancora una volta con facilità, ma si accorse troppo tardi che il colpo non era diretto contro di lei. Aveva tagliato di netto il ramo su cui si stava per poggiare, con un secondo di anticipo.

 

Mei cadde rovinosamente al suolo, di schiena. In un lampo, Yoko fu sopra di lei, pronta a vibrare il colpo mortale. Alzò la Katana. Poi, un fiotto di sangue caldo le uscì dalla bocca, la sua pelle si fece pallida e la sua bocca si deformò in un'espressione di stupore, prima di cadere riversa sulla sorella.

 

“Ti avrebbe ucciso, kunoichi della nebbia.” Disse Aoba a Mei, mentre la aiutava a rialzarsi. Dopo un attimo di silenzio, rispose solo: “Lo so.”

 

“E tu non avresti fatto niente per impedirglielo.” Aggiunse Inazuma, arrivata un secondo troppo tardi, rispetto ad Aoba. Se avesse fatto in tempo a colpirla con il sigillo neurale...

 

“So anche questo. Tranquilli, non vi farò nessuna colpa. Mia sorella non è la prima né l'ultima persona che ho visto diventare così dopo gli esami.” Mei cercò di rimanere fredda e impassibile, ma mentre diceva quelle parole spietate, delle lacrime scendevano ribelli lungo le sue guance.

 

“Una vittima in più da mettere in conto a Yagura.” Mormorò sibilando. Solo Inazuma poté sentirla.

 

***

 

Gli altri non se ne erano accorti, ancora, ma lei sì. Dopo tutto era stata lei a scagliare la freccia che, probabilmente, aveva salvato molte vite, gettando quel bastardo in un pozzo senza fondo. Probabile. Ma quello che era certo, anzi, certissimo, era che la sua freccia aveva causato anche la morte di una persona. Un alleato ed un amico.

 

Raido.

 

Era rimasta per un attimo sconvolta da quella fulminea considerazione che le era entrata in testa senza più riuscire ad uscirne. Possibile che lei avesse sbagliato? No, lei non sbagliava mai...

 

Illusa.

 

Aveva sbagliato. Era la prima volta ma l'aveva fatto proprio alla grande, causando forse la morte di una persona che conosceva.

 

Certo, sapeva bene di non essere perfetta, come gli altri continuavano a ripeterle da quando era nata e si era sempre mostrata la prima in qualsiasi cosa facesse. Lo sapeva, eppure...Eppure forse, nel suo cuore, quel pensiero si era comunque fatto strada, a furia di sentirselo dire. Un errore, anche piccolo, per lei non era mai stato un'opzione.

 

Illusa!

 

Continuava a rimbombare nel suo cervello, quella parola, e non poteva sopportarlo. A quel punto, la sua mente prese una decisione che probabilmente sarebbe stata definibile come, e di gran lunga, la più stupida della sua vita. Qualche salto, e si cacciò anche lei nella voragine.

 

Per sua somma sorpresa, non trovò due cadaveri, ma solo una grande quantità di terra smossa. E poco più in la la spada Homatsu abbandonata.

 

Allora...Erano ancora vivi quando sono atterrati lì dentro!

 

Vivi, ma non esattamente informa, se interpretava correttamente le macchie di sangue che vedeva. Le tracce si inoltravano all'interno di una grotta.

 

Dopo pochi minuti poté sentire chiaramente dei rumori. Prima indistinti, poi sempre più chiari. Erano voci.

 

La prima frase di senso compiuto che riuscì ad udire distintamente fu: “...Con una spada normale, dopotutto, non sei granché. Uno shinobi non deve avvalersi unicamente della potenza della sua arma per ottenere la vittoria, ricordatelo Jinpachi Musashi.”

 

Era Raido! Era vivo! Doveva ringraziare un'ingente quantità di Kami al suo ritorno, quello era poco ma sicuro.

Quando fu a portata di vista, però, l'entusiasmo gli morì in gola. E' vero, lo spadaccino della nebbia giaceva in terra, apparentemente privo di vita.

 

Ma il konohano non era messo molto meglio. Era appoggiato alla parete rocciosa, con le gambe distese, ed ansimava pesantemente. Aveva ferite d'arma da taglio sulle braccia; si teneva con la mano il costato, ma l'alone scuro che nascondeva lasciava chiaramente intendere una profonda ferita. Sotto la gamba sinistra giaceva una pozza di sangue piuttosto larga e preoccupante.

 

Appena udì il rumore di passi, ingigantito dall'eco, Raido si voltò e vide l'arciere del vortice. Le sorrise e con notevole sforzo, cercò di salutarla cortesemente, come sempre faceva:

 

“Qual buon vento, Nadeshiko Yajirushi sama.”

 

“Cortese ed educato anche in questa situazione? Come stai, Raido Namiashi san?”

Anche lei si sforzò di sorridergli, ma non le riuscì. Le faceva troppo male vedere quel ragazzo così conciato. Oltretutto non riusciva a scacciare il pensiero che fosse in parte colpa sua.

 

“Sinceramente? Sulla base della mia esperienza, molto probabilmente entro sera o, al massimo, domani, morirò. Sempre che tu non sia un ninja medico, naturalmente. Ma da quanto ho visto delle tue molteplici abilità, non mi pare proprio.”

 

Rispose lui, mantenendo il sorriso. Poi, dopo un gemito strozzato di dolore, per aver osato muovere di un millimetro la gamba, aggiunse: “Però, devo ammetterlo, almeno il fatto di non crepare da solo in questo buco mi da' una certa gioia.”

 

Che baka. Cavalleresco fino alla fine...

Si fece forza. Doveva dirglielo.

 

“Raido... Mi dispiace tanto. Io... non volevo.”

 

“Non volevo? Mi dispiace? E per cosa? Ah... Ora capisco. Per il fatto che l'onda d'urto della tua freccia abbia fatto perdere l'equilibrio anche a me...”

 

“Già.” Si limitò a dire lei. Perché le stavano venendo le lacrime agli occhi, dannazione? Eppure non era mai stata una sentimentale...

 

“Baka.”

 

“Come?” Credeva di non aver capito bene.

 

“Baka. Davvero ti stai preoccupando di una cosa del genere? Non ci credo...”

 

“E perché non dovresti crederci?” Chiese lei. Quell'uomo stava parlando in un modo che non capiva proprio.

 

“Semplice. Perché è un atteggiamento assurdo. Hai avuto una mira fenomenale, per beccare quel bastardo in mezzo a tutta la confusione dell'esplosione, per non parlare del boato che ha prodotto. E adesso stai qui a lamentarti per un lievissimo effetto collaterale?”

 

“Beh...Ma ora sei qui...E...E stai per morire...Ed io non posso farci nulla...”

 

“Queste ferite me le ha inflitte la caduta e lui. Tu no di certo. Possibile che tu sia sempre così...”

 

“Così come?”

 

“Sola. Hai delle amiche fantastiche, eppure tendi a fare tutto per conto tuo. Non ti affidi mai completamente.”

 

“Ma che diavolo stai dicendo? Tu deliri per la febbre! E poi che c'entra questo con... Il resto?”

 

“No. Mai stato più lucido di così... E comunque c'entra. Perché il fatto che tu non sappia giudicare la reale entità di un errore vuol dire che non ammetti la possibilità di un errore, mai. E nemmeno la possibilità di tendere la mano a chi ti è vicino, quando cadi... Colpisco nel segno?”

 

Oh, dèi. Come era possibile che...

 

“E-E tu come hai fatto ad aver capito tutte queste cose di me? Non ho mai...”

 

“...Mai dette a nessuno? Oh, ma non ci vuole un genio per capirle. Basta guardare come ti comporti. Sai, al contrario di quel bisbetico di Genma, preferisco ascoltare, piuttosto che parlare. Si possono scoprire molte cose, ascoltando con attenzione.”

 

Era la prima volta. La prima volta che qualcuno la metteva così a nudo. Lei che era sempre così padrona della situazione, che sapeva sempre cosa fare, cosa dire, come agire, di fronte alle parole semplici di un uomo che stava per morire si sentiva come una ragazzina qualsiasi. Normale.

Finalmente.

 

“Scusa.” Gli disse di nuovo.

 

“Ancora? Non le voglio le tue scuse, non l'hai capito?”

 

“No, scusa per essere una così grande baka...E per non essere un ninja medico. Starò con te fino alla fine. Adesso cercherò di informare Inazuma della situazione, chissà mai che non riusciamo a combinare qualcosa.”

 

“Grazie.” Rispose semplicemente lui.

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Capitolo 23
*** Occhi aperti ***


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***Inazuma***

Così come tutto era iniziato, tutto finì.
Mi stupivo sempre di come, guardando indietro mi sembrassero brevi le colluttazioni, quando invece, mentre le si combatteva sembravano durare ore e ore.
 

In effetti erano passati poco più che una manciata di minuti, ma mi sembrava di aver combattuto per almeno un ora.
Feci la conta dei presenti. Erano morti alcuni della squadra ANBU, e mancavano Nacchan e Raido.
Quando vedemmo che non erano tra i cadaveri sospirammo tutti di sollievo e li cercammo.
“Nacchan! Sei là sotto?” gridò Yuki nella fenditura nel terreno.
“Sono qui!” mi gridò lei in risposta.
Percorremmo il bordo del crepaccio, io, Yuki e Kakashi sino a riuscire a vederli.
 

“Raido?! Tutto bene?” disse preoccupato Kakashi.
 

“Si, tutto a posto...” rispose coraggiosamente il suo amico, anche se era evidente che non era così.
 

“Si, come una barca in un bosco...” brontolò infatti Yuki in risposta.
 

“Genta, abbiamo ancora lo specialista medico?” gli gridai per farmi sentire, dato che loro si erano radunati su un'isola asciutta tra le varie paludi.
 

“No, è morto nell'esplosione.” mi rispose in rimando.
Imprecai tra i denti.
Mi decisi a pensare in fretta.
 

“Lo potrei guarire io... ma perderemmo tempo prezioso e non avrei più chakra per combattere” dissi.
 

“Ormai questa confusione li avrà già allertati” ne convenne Kakashi.
 

“Andate, non preoccupatevi per me. È più importante salvare la Tsunamikage!”
 

“Io.. resto qui” mi disse Nacchan.
 

La fissai un lungo momento e compresi il suo desiderio.
Quando Yuki aprì la bocca per protestare le diedi una gomitata nelle costole.
 

“Va bene. Ma non accetto che ti arrendi prima della fine.” dissi rivolta a Raido.
“Nacchan, manda Ōhakuchō al villaggio con questo”, dissi lanciandogli il mio orecchino.
 

“Mandalo a riferire a Rito che abbiamo dei feriti e ci servono dei dannati medici alla svelta. Dall'alto non si perderà e potrà guidarli sin qui. E poi...”
Rovistai un bel momento nel mio zaino. Eccolo finalmente! Il pacchetto del pronto soccorso che avevo messo prima dell'incursione nel rifugio dei congiurati.
Gli lanciai la piccola scatola a lei che la prese al volo.
 

“Ci dovrebbero essere bende per tamponare l'emorragia e dovrebbe esserci anche uno dei tonici del clan Genkaku. Cercate di farne buon uso” gli consigliai risistemandomi lo zaino in spalla.
 

“Grazie Ina-chan” non mi chiamava quasi mai così, amante dei formalismi e 'perfettina' fino alla fine come era lei.
 

“Di niente, sorella. Cerchiamo di tornare a casa tutti interi eh?” con questo mi alzai, pronta a lasciarli.
 

“Cerca di tenere duro Raido. Non ho voglia di dare spiegazioni a tua madre d'accordo?” rincarò Kakashi.
 

Raido riuscì a fare un sorriso tirato: “Si, capitano.”
 

“Andiamo” dissi ricongiungendoci al gruppo principale.
Alle mie spalle sentii Nadeshiko: “Kuchiyose no Jutsu”
 

E poco tempo dopo un candido cigno spuntare dalla fenditura del terreno e prendere la direzione del villaggio battendo le ali in tutta fretta.
Eravamo rimasti solo noi, più tre ANBU.
Uno spadaccino da solo aveva fatto fuori più della metà delle squadre ANBU che mi ero portata dietro.
La tensione al solo pensare di doverne affrontare un altro mi faceva torcere lo stomaco, e pensare che quelle erano tutte vite che si erano spente sotto il mio comando mi faceva sentire pesante e piccola.
Avevo voglia di rannicchiarmi in un angolo, o fuggire.
Non potevo, non dovevo. E non me lo sarei mai perdonato.
Se avessi abbandonato i miei uomini ora, avrei solo dimostrato di essere davvero una buona a nulla e se avessi mai ereditato per qualche motivo il vortice, avrei solo segnato la sua distruzione, e questo non potevo permetterlo.
 

“Purtroppo non abbiamo tempo per pensare ai caduti, dobbiamo incalzare il nemico ora, prima che sia troppo tardi.” dissi io.
 

“Sono d'accordo. Se si sentissero alle strette potrebbero fare del male all'ostaggio... Meglio agire subito prima di dargli il tempo di far venire strane idee in mente.” concordò Kakashi.
 

“Non so se vi rendete conto che dobbiamo affrontare Kushimaru Kuriarare... E con una forza dimezzata rispetto a prima” intervenne Mei.

 

“Se non me l'avessi fatto presente non l'avrei mai detto...” borbottai con sarcasmo pesante. “Cos'altro dovrei fare? Lasciare mia zia in mano ad una banda di pazzi sadici della nebbia? Senza offesa Mei, ma i tuoi connazionali non mi piacciono un briciolo!” e neppure tu se è per quello. Anche se questo lo pensai senza dirlo.
 

“Beh allora perdona la mia mancanza di tatto, ma sarebbe la mossa più veloce e rapida per uscirne fuori. Alla nebbia farebbero così. Fregatene dell'ostaggio e ammazza tutto quello che si muove.” disse lei con una maschera di fredda ostentazione.
 

Sbuffai “Beh, peccato per noi che non ci chiamiamo 'il villaggio del vortice insanguinato' e comunque continuare a discuterne non serve a nulla. Diamoci una mossa!” dissi facendo cenno di riprendere la marcia.

***Genma***

Andando avanti diventava sempre più difficile cercare le tracce di quei maledetti.
“Hai qualche cosa da dirci riguardo a Kushimaru Kuriarare? Tattiche, debolezze?” s'informò Kakashi, domandandolo a Mei.
Sembrava fosse l'unico uomo del gruppo a mantenere il sangue freddo vicino alla donna. Quella dannata Mei era una montagna russa di curve... Ne avevi davvero da perderci il cervello appresso, e il lato iperattivo della mia testa non faceva altro che ricordarmelo, ricamandoci sopra battute su battute che soffocavo a stento.
Kakashi invece sin dall'inizio l'aveva trattata con freddezza, quasi scostante. Diffidente. E non potevo fargliene torto. Il villaggio della nebbia era uno dei motivi della morte della sua migliore amica, ed era passato ancora troppo poco tempo perché riuscisse a gestire la cosa con perfetta imparzialità.
 

“È un dannato spadaccino, è già questo la dice lunga. Sa usare le tattiche di ogni spadaccino, in più è solito usare l'arte del fulmine per trapassare la gente con 'Nuibari' la sua spada. Essendo poi sottile e appuntita proprio come un ago, lui ci lega un filo metallico, sottile e affilato all'estremità.
Quando trapassa la gente, la 'cuce' insieme, per poi farne tanti pezzettini.”
 

Una smorfia di disgusto contorse il viso di molti dei presenti. Ma Mei proseguì imperterrita, con tranquillità: “è solito inoltre a tendere trappole con il suo filo, per cui consiglierei di stare attenti a dove poggiate i piedi.”
 

Sospirai internamente. Checcazzo... ma 'sti ninja della nebbia prendersi le ferie no? Abbiamo siglato la pace manco il mese scorso!
 

 

Inazuma ci fece disperdere in una formazione a ventaglio, di modo che fossimo abbastanza vicini l'uno all'altro da soccorrerci ma riuscissimo a coprire un campo più ampio di territorio.
Kakashi fu il primo tra tutti ad avvertirli.
 

“Riesco a sentire il loro odore, ma non riesco a capire se è solo dovuto all'aria che ristagna della palude e impedisce all'odore di disperdersi o se sono davvero qui.” disse piano.
 

“Prepariamoci al peggio.” disse Inazuma.
 

Iniziai preventivamente a caricare di chakra il senbon che tenevo in bocca, e ne presi alcuni in mano. Meglio essere preparati sin da subito e migliorarsi la giornata vedendo che le cose non erano messe male come previsto che andarci a cuore leggero e trovarsi nella merda sino al collo.
Kakashi mandò una sua copia avanti, nell'unica via percorribile all'asciutto, dato che ora, essendoci inoltrati ulteriormente nei residui dell'antica città, era sempre più inghiottita nei miasmi dell'acqua palustre.
 

Non so come facesse Kakashi a fiutare qualcosa in quell'immondezzaio naturale. Gli odori sprigionati dal naturale decomporsi delle foglie e dall'acqua stagnante davano fastidio a me, che avevo un olfatto assai meno fine al suo, che era secondo solo ad alcuni membri del clan Inuzuka.
 

Ci muovemmo con più accortezza, e fu forse più che altro questione di fortuna che i nemici occultati lungo la via fossero troppo avventati.
Si scagliarono contro la copia di Kakashi come avvoltoi, per poi trovarsi con un pugno di fumo, letteralmente.
 

Inazuma fu pronta di riflessi, e prima che l'effetto a sorpresa terminasse gridò “Attaccate!!”
 

Scagliai i miei senbon con precisione. Quattro di loro caddero, ma ce n'erano altri.
 

“Katon: Gokakyuu no Jutsu” tsk, Aoba e le sue cazzo di palle di fuoco, le propinava in ogni occasione... E per di più bagliore e frastuono avrebbe fatto accorrere tutti i nemici che ancora non erano lì.
Anche Kakashi alzò l'occhio al cielo, evidentemente pensandola alla stessa maniera, ma ormai erano lanciati.
 

Se non altro, altri due finirono carbonizzati prima che qualcuno avesse la furbizia di usare un muro acquatico per difendersi dalla palla di fuoco.
Circa cento metri più avanti vedemmo un qualcosa che raggelò la maggior parte di noi.
Chioma giallo paglia, alto e sinuoso, con una spadina sottile e lunga ad una mano e... una signora ormai anziana trattenuta con l'altro braccio.
Beh, per essere una donna con i capelli ormai grigi se ne stava dritta come un fuso.

 

Dignitosa, quasi bellicosa. Dato che anche a questa distanza potevo vedere tranquillamente la sua espressione furente.
Tanto di cappello alla stirpe Uzumaki. Ora sì che iniziavo davvero a capire come mai li chiamassero le 'furie rosse del paese del fuoco'.
Per un istante noi ci fermammo, mettendoci tutti in cerchio, gli uni vicino agli altri per proteggerci le spalle mentre i nemici ci circondavano.
“Zia..” sentii mormorare Inazuma.
Subito pensai che lo spadaccino ci avrebbe attaccato, invece si caricò in spalla la donna e se la diede a gambe.
“Mettimi subito giù, spadaccino dei miei stivali! Giuro che ti faccio strappare uno per uno tutti questi dannati capelli a cespuglio che ti trovi sulla testa vuota!!” Akiko parlò con una tale veemenza da lasciare senza parole persino i nostri nemici.
 

“Però... focosa la vecchia” non riuscii a trattenermi dal dirlo.
Con un sospiro il capitano delle ANBU disse “L'età non l'ha cambiata neppure un po'...”
 

“Beh, considera che Inazuma è considerata una delle Uzumaki più tranquille mai nate negli ultimi secoli...” disse Yuki.
 

“Non so se questo istiga la mia curiosità a conoscerne una di quelle esagitate o se esserne atterrito” le risposi.
 

“Principessa... salvate Akiko. Questi li tratteniamo noi” disse Genta, scagliandosi contro i nemici per aprirle un varco.
“Non può farcela da sola... Vado con lei. Voi date una mano qui!” disse Kakashi, seguendola a ruota.
 

“Vai anche tu, Yusuke” gli ordinò il capo delle ANBU.
Nel giro di pochi istanti i due sparirono nella selva di mangrovie e salici.
Non era da me pensare troppo sulle cose, quindi mi buttai nella mischia, uccidendo sia a distanza che nel corpo a corpo.
I nemici non erano così tanti come ci eravamo ritrovati durante l'incursione, però avevano l'obbiettivo di trattenerci il tempo necessario per evitare che ci fiondassimo tutti addosso a Kushimaru. Cosa in cui stavano riuscendo alla grande.
Però la stanchezza stava iniziando a farsi sentire, era tutta la notte che eravamo in giro e avevo già consumato una certa quantità di chakra.
Abbattei il nemico che mi stava di fronte.
 

Vidi Mei, era impegnata a combattere contro due nemici che, chiamandola traditrice, si erano fiondati addosso lei.
Mossi un paio di passi per andarla ad aiutare, dato che, essendo anche ferita dallo scontro precedente, era in netto svantaggio.
Poi sentii uno strillo acuto. Yuki! Avevo riconosciuto subito la voce.
Il mio cervello non fece in tempo ad elaborare l'informazione che il mio corpo si era già mosso.
Un nemico era riuscito ad abbattere la sua guardia, e l'aveva ferita di striscio ad un fianco. Non sembrava troppo grave, fortunatamente.
Con un paio di balzi le fui al fianco e con un senbon per mano, mi avvicinai al nemico, che rimase stupito che mi fossi portato avventatamente a tiro in quel modo, gli conficcai i due aghi nella gola, incrociandoli a 'x' nella sua trachea.
Li lasciai, lasciandolo cadere, mentre soffocava con il suo stesso sangue.
 

“Stai bene?” le chiesi, sinceramente preoccupato.
 

“Nulla di troppo grave” disse lei, tenendo con una mano la parte lesa.
Adocchiò Mei, dall'altra parte, che con una ferita lieve se l'era cavata. In fondo aveva ancora alcuni assi nella manica che non aveva ancora giocato.
 

“Ma come, mister grissino corri a salvare me e lasci nella merda la principessina tutta curve laggiù?” mi chiese con un sorrisetto beffardo. Un attimo... Era stupore quello che sentivo nella sua voce?
Mi resi conto solo in quel momento di aver agito senza pensare. Appena avevo visto che era in pericolo mi ero mosso più veloce del mio pensiero.
 

Beh, Yuki non era come Mei, ma... “Ehi, se mi crepi, poi con chi mi diverto a fare battutacce?” dissi onestamente, rendendomi conto solo in quel momento quanto mi fossi affezionato a quella ragazza.
 

“Forza raperonzolo andiamo a...” non terminai la frase che me la trovai davanti, mentre mi schioccava un bacio sulle labbra.
Veloce come si era avvicinata si allontanò, lasciandomi frastornato.
 

“Ma come, resti senza parole per così poco?” se la ghignò lei, ma notai che aveva comunque anche lei le guance accese.
Riuscii a ritrovare il mio solito ghigno. “Se fai così potrei farci una pericolosa abitudine...” l'avvertii.
 

“Fossi in te non lo farei, era solo un ringraziamento, nulla di più. Vedi di non montarti troppo la testa” m'ammonì per contro lei.
 

In quel momento si presentò un altro nemico, che se non altro m'aiutò a riprendere il filo della situazione. Giusto, avevamo una Tsunamikage da salvare! Chissà come mai per un momento me n'ero totalmente dimenticato...

***Inazuma***

Rincorsi lo spadaccino, tenendolo a portata di vista.
“Perché ho idea che ci stia tirando in una trappola?” domandai a Kakashi che mi aveva seguito con Yusuke.
“Perché ci sono nove probabilità su dieci che sia così” mi rispose lui.
Sospirai.
Mia zia lo stava tartassando di imprechi ben poco principeschi e cercava di colpirlo dove le capitava.
 

Ad un certo punto, riuscì ad afferrare qualcosa, forse un ramo o una pietra o qualche oggetto contundente e lo diede con tutte le sue forze sulla testa dello spadaccino, che per un attimo si sbilanciò, e perse la presa su di lei, che nonostante l'età era ancora una donna vigorosa. In fondo ai suoi tempi era stata una grande Kunoichi. Sfuggì, riparandosi dietro di noi, che l'accogliemmo a braccia aperte, per così dire.
Io e Kakashi avemmo la stessa idea.
 

Kuchiyose no Jutsu!”
Lui evocò un enorme mastino nero, io il mio tasso.
 

“Buru, accompagna la signora Tsunamikage al resto della squadra. Proteggila a qualunque costo!”
 

“Si, Kakashi”, disse il grosso cagnone.
 

“Mujitora, vai anche tu con loro.”
 

“Agli ordini”
 

“Ma ragazzi...” Akiko aveva abbandonato ogni traccia di formalità e ci guardava con ansia. Anche se il suo sguardo era puntato soprattutto su di me.
“Vai zia, noi lo tratteniamo... non ho alcuna intenzione di crepare per mano di un... capellone a cespuglio.” dissi citando le sue parole, rassicurandola con un sorriso.
 

“Mi assicurerò personalmente che non ritorni a mo' di scolapasta” disse Kakashi estraendo una katana che si era portato dietro.
 

“Anche io farò del mio meglio. Lei deve salvarsi, Tsunamikage-sama” disse l'ANBU.
“Bene...” disse lei.
Mujitora che era grande come un cavallo se la caricò a spalle, e con Buru che lo scortava guardingo, partirono di gran fretta.
 

“Questo non è un nemico comune... quindi non ci andrò per il sottile” disse Kakashi e alzando il copri fronte, sfoderò subito lo Sharingan.
Ci distanziammo un poco l'uno dall'altro, per evitare di finire tutti e tre in un unica trappola.
Ci scagliammo contro di lui, alternandoci per non dargli mai fiato.
Era maledettamente abile.
“Davvero pensate di battermi con così poco?” domandò.
Aveva una voce acuta e graffiante, come le unghie sulla lavagna. Dava i brividi solo a sentirla.

 

Fece una risata, acuta e sadica come quella di un folletto malvagio.
Kakashi si slanciò su di lui, in una raffica di colpi, precisi e veloci, con cui però riuscì solo a fargli un misero graffietto su un braccio.
Si distanziò con un balzo aggraziato, atterrando su un ginocchio.
“Beh, ora che vi siete divertiti voi, tocca a me no?” e si scagliò contro di noi.
 

Ancora non stava usando le tecniche 'speciali' su di noi, ma l'abilità di spadaccino era più che sufficiente.
La battaglia proseguiva ormai già da molto tempo, e vedevo che Yusuke non era benché minimamente all'altezza di Kushimaru; io stessa mi trovavo in difficoltà, l'unico che più o meno riusciva a stargli dietro era Kakashi, per via dello Sharingan, ma stava tranfiando come un mantice.
 

“Tutto bene?” gli chiesi avvicinandomi a lui.
 

“Lo sharingan mi consuma molto chakra” mi spiegò brevemente. “Non posso mantenere questo ritmo ancora per molto.”
“Potremmo tentare di ripiegare...” sibilai.
Ormai Akiko doveva essere in salvo.
 

“Non ci riuscirete!” gridò Kushimaru.
Yusuke si fece avanti per affrontarlo.
 

Chōtō Ninpō: Jigumo Nui! Tecnica della cucitura del ragno!
 

Tirò un filo che lui aveva celato, chiudendo le gambe di Yusuke in una sottile rete metallica.
 

“...NO!” gridai. Troppo tardi.
Diede un forte strattone, e gli recise le gambe di netto, così come Mei aveva detto che era classico fare Kushimaru.
 

Non contento, s'avvicinò al suo corpo agonizzante, e con voluta, lenta, crudeltà, trapassò a poco a poco il corpo di Yusuke, facendo salire le sue grida di dolore, già forti, a nuove vette di acutezza.
 

Poi quando scattai nella sua direzione, lui tirò la spada, e il filo che era attaccato ad esso fece sì che si portasse dietro il corpo ormai agonizzante dell'ANBU di Uzushi.
 

Fece un paio di giri intorno ad un albero, e strattonando il filo divise di netto il corpo dell'uomo.
Lo stomaco mi si torse, e sentii l'impellente necessità di vomitare. Come faceva una persona ad avere in corpo tanta sadica crudeltà? Quello era un mostro, non un essere umano!
 

“Inazuma non ora! Inazuma! Inazuma!” la voce di Kakashi mi stava chiamando da lontano, mentre il mio sguardo era perso tra i pezzi che una volta appartenevano ad una guardia del mio paese.
 

Kushimaru attaccò, Kakashi si buttò su di me, facendomi rotolare lontano, con lui.
Mi ritrovai spiaccicata a frittella sul terreno, con Kakashi sulla schiena.
Sentii qualcosa di caldo colarmi tra le scapole.
Mi girai di scatto. Aveva il costato ferito.
“È superficiale” m'assicurò lui al mio sguardo preoccupato, alzandosi.
 

“Siete... ridicoli” sibilò lo spadaccino. “Non siete altro che nutrimento per la mia spada. Giocattoli con cui trastullarmi finché mi va... ucciderò chi per primo?? mmhh.. ma sì, il moccioso, che è il più fastidioso. Porterò il tuo cadavere alla nebbia, scommetto che Yagura mi ricompenserà per quel tuo simpatico occhio.. Poi giocherò ancora un po' con te, ragazzina..”
 

Mi sentii montare dentro la rabbia di un vulcano in eruzione.
Si, ero troppo tranquilla e sfaticata per essere una vera Uzumaki, e non sono mai stata e probabilmente mai sarò una principessa modello, ma questo era troppo!

Veniva a casa mia, rapiva mia zia, uccideva i miei compaesani...

Mi rialzai, sentendo le membra tremarmi dalla rabbia che stava traboccava da ogni poro.
 

“Oh, piccola tremi di paura?” mi beffò.

...seminava scompiglio tra la mia gente, aveva ridotto in pezzi il povero Yusuke...

Non lo conoscevo personalmente ma erano anni che lo vedevo sempre nel palazzo, al servizio della Tsunamikage. Era comune 'parte della famiglia'.

...e infine... aveva ferito Kakashi.

Posai il mio sguardo sulla punta della sua spada, ancora gocciolante di sangue dell'albino.
 

“Ahhh!” un grido irruppe nella mia gola, partendo dai polmoni e spingendo prepotentemente per uscire.
Una forza che credevo di non avere mi si riversò dentro, un chakra che mai avevo sentito prima, mi permeò le membra alleviando la fatica, facendo scomparire il dolore.
Kushimaru si era zittito, e ora mi stava fissando, in posa difensiva. Sembrava preoccupato.
Non me ne curai. Presa dalla furia dimenticai ogni cosa. Come si combatte, i jutsu, tutto. Volevo solo distruggerlo, ridurlo in poltiglia. Anche a mani nude.
Mi scagliai in avanti.
Non so bene cosa fosse cambiato da prima ma mi parve che si muovesse molto più lentamente.
Scartai, saltando in alto, e lo colpii in pieno volto con un calcio.
Lui fece due balzi all'indietro, ma io mi ero già tuffata al suo inseguimento.
Provò ad incalzarmi con una serie di stoccate, ma le scartai tutte, e infine lo calciai nel pieno dello stomaco, lo inseguii, comparendo alle sue spalle e con un colpo ben assestato gli ruppi il braccio con cui portava la spada, facendo volare Nuibari a diversi metri da lui.
 

La raccolsi, saggiando la leggerezza agile della spada.
 

Provò ancora a difendersi, ma ormai aveva solo un braccio abile ed era disarmato. Gli avevo tolto praticamente ogni mezzo per difendersi e attaccare.
 

“Questo è per Yusuke, bastardo!” gli conficcai la sua stessa spada nel cuore.
Se non altro gli concessi una fine rapida, cosa che lui non aveva fatto con il suo nemico. Ma io non ero lui, e non mi sarei abbassata tanto.
Sospirai.
Le forze mi abbandonarono, e con un tremito, quasi caddi in terra.
Kakashi mi sostenne, e mi adagiò con la schiena contro un albero.
 

“Inazuma tu...” aveva un tono strano.
 

“Gli ho fatto il culo eh?” dissi con un sorriso soddisfatto.
 

“Si certo...” mi sorrise in risposta lui.
Ci fu una breve pausa.
 

“Inazuma... come fai ad avere lo sharingan?”
 

“Che?” saltai su come se mi avesse ustionato. “Non è possibile!” dissi presa dal panico.
 

“Guarda” frugando nel suo sacchetto delle attrezzature ne estrasse uno specchietto.
 

“Uh? Ma giri con la trousse per truccarti?” lo presi in giro per spezzare la tensione che mi sentivo dentro.
 

“È per le tecniche illusorie e guardare dietro gli angoli, scema!” mi rispose.
Un momento... mi aveva chiamato scema? E da quando non era più così freddo e formale con me?
Avrei dovuto offendermi, ma avevo talmente tante altre cose per la testa ed ero così inaspettatamente... felice della piega che stava prendendo l'amicizia con lui che non ci badai minimamente.
 

Presi lo specchio che mi porgeva. Era piccolo e rotondo.
Trattenni il fiato e guardai dentro.
Era tutto normale. Il mio volto, la mia pelle chiara, a tratti sporcata di terriccio e graffiata in alcuni punti.
Ma mi parve di vedere il volto di un estraneo.
Due intensi occhi cremisi stavano rispondendo al mio sguardo, mentre tre 'palline' nere giravano al loro interno, introno alla pupilla come satelliti che ruotano intorno ad un pianeta. Tomoe, avevo letto che si chiamavano.
Come quelle dell'occhio sinistro di Kakashi.
 

“Kakashi... ma... ma come è possibile?” gli chiesi un po' spaurita.
 

“Non ne ho idea, Inazuma. Ma devi per forza avere sangue Uchiha. Lo hai risvegliato ora, durante la battaglia per via della tensione probabilmente, o dell'impeto di rabbia che hai avuto.”
 

Puntai il mio sguardo su di lui: “Cosa devo fare?” mi sentivo persa, e mi venne naturale chiedere il suo aiuto, quando solo qualche settimana prima mi sarei scavata una fossa con le mie mani pur di chiedere una cosa del genere ad un ninja della foglia.
Lui si passò una mano nei capelli.

 

“Non so proprio come aiutarti... ma credo sia più saggio se per il momento tu lo tenga nascosto. Ferma il flusso del chakra, in questo modo dovresti disattivarlo”
Feci come mi aveva detto e riguardai allo specchio.
I miei occhi erano tornati i soliti. Scuri, neri come pezzi di onice.
 

“Tu non riesci a farlo?” gli domandai.
 

Scosse la testa “Io non sono un Uchiha, e non sono nemmeno imparentato con loro. Lo Sharingan mi richiede molto chakra e non riesco mai a disattivarlo del tutto, per questo porto così il copri fronte” disse proprio calandoselo in quel momento.
 

“Ma neppure io sono imparentata... io sono un Uzumaki... e poi anche tu se non sei loro parente, come fai ad avere lo Sharingan?”
 

“Alla prima domanda non saprei risponderti, ma devi avere per forza il loro sangue o non lo avresti risvegliato. In quanto alla seconda... questa è una storia che ti racconterò un altra volta. Ora vieni, dobbiamo raggiungere gli altri prima che ci diano per morti, inoltre voglio vedere come sta Raido” mi disse alzandosi e porgendomi una mano.
L'afferrai.
 

“Va bene, ma prima voglio prendermi un ricordino” dissi alzandomi.
Andai sino al cadavere di Kushimaru e presi Nuibari.
“Credo che questo me lo terrò come trofeo” dissi io, scatenando una risatina a Kakashi.

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Capitolo 24
*** Verità nascoste ***


24)Verità nascoste

 

Nonostante le difficoltà naturali del percorso, il ritorno a casa fu molto più rapido. La gioia per la vittoria si alternava alla tristezza per i caduti. Ma il cuore di Inazuma non era pesante solo per quello. Nella sua mente guizzavano rapide molte domande, che esigevano riposte. Per quanto, allo stesso tempo, le temesse.

 

“Sei silenziosa, piccola mia...” Le fece la Tsunamikage, con un sorriso.

 

Inazuma si sforzò di ricambiarlo, poi replicò: “Dev'essere la stanchezza, zietta... Sai, ci hai costretto ad un bel po' di lavoro extra...”

 

“Impertinente... Vent'anni di meno e me la sarei cavata egregiamente senza il vostro aiuto, statene pur certi!”

 

“Certo, certo, come no...”

 

“Ehi! Brutta impudente, guarda che non me la cavavo affatto male, un tempo! Anche se...”

 

“Anche se cosa, zietta?”

 

“Il Kage è colui che difende il villaggio dalle avversità, anche a costo della vita. Non dovrebbe accadere il contrario, molti validi ninja costretti a dare la vita per salvarle la pelle.”

 

“Dove vorresti andare a parare, zia Akiko?” Inazuma temeva di saperlo, però.

 

“Voglio dire, testona di una nipote, che io ho fatto il mio tempo. Ora tocca a qualcun altro guidare il vortice.”

 

“Stai scherzando, vero? Mamma non accetterà mai.”

 

“Non stavo parlando di Akari. Stavo parlando di te, idiota!”

 

“Tu sei fuori di testa, zia. Quello spadaccino ti ha dato un colpo in testa di troppo...”

 

Senza degnarla di una risposta diretta, Akiko chiamò con un cenno il capitano Genta, poco lontano.

 

“Sì, mia signora?”

 

“Chi ha smascherato i mandanti di questa congiura, di grazia?”

 

“E' stata Inazuma hime, mia signora.”

 

“E chi ha organizzato il mio salvataggio?”

 

“Sempre la principessa, Tsunamikage sama.”

 

“Allora voglio la tua opinione sincera, Genta Jundo: Se mia nipote non fosse una Uzumaki, seguiresti comunque la sua guida in battaglia?”

 

“Dopo quel che ho visto oggi? Senza esitare e fino alla morte, mia signora.”

 

“Grazie Genta, puoi andare.”

 

Dopo che il capitano si fu allontanato di qualche passo, Akiko fece un largo sorriso alla nipote e le disse, mentre quest'ultima alzava gli occhi al cielo, dopo quella scenata: “Visto? E poi sarei io quella che ha preso troppe botte in testa? Un annetto ancora, Inazuma, poi ti passerò il titolo, che ne dici?”

 

Ed ecco un altro macigno che mi cade in testa. Dei, non vedo l'ora che questa giornata finisca!

 

Inazuma, però, espresse il suo pensiero in maniera molto più sintetica. Sbuffando, rispose: “Che palle.”, mentre la zia esplose in una risata alle sue parole.

 

***

 

Cosa cazzo aveva fatto? Più Yuki ci ripensava, più si sentiva le gote avvampare. Certo, un ringraziamento per averle salvato la vita. Solo questo. Già. Nient'altro.

 

Sì però aveva scelto lei. Non miss Nebbia. Pensiero confortante. No, aspetta... Perché avrebbe dovuto essere confortante?

 

E va bene! Dannazione! Doveva ammetterselo, ormai. Mister grissino le piaceva.

 

Nella loro vita da monache, una per un motivo l'altra per un altro, Inazuma e Nadeshiko pensavano che avesse avuto chissà quali grandi esperienze con i ragazzi.

 

Palle.

 

Lei i ragazzi pensava come fare a fregarli, non come farsi fregare da loro!

Eppure... Come diavolo era possibile che si fosse innamorata di quel cretino!?

 

Semplice.

 

Perché era uguale a lei, diamine. Non che non lo fosse con le sue 'sorelle', ma con lui si sentiva veramente libera. E sfidata. Continuamente. Ed era divertente, davvero. Probabilmente aveva riso di più nelle ultime tre settimane che non nel resto della sua vita...

 

“Ehi mister grissino, io e te dobbiamo finire quella nostra partita, lo sai vero?”

 

“Come non dimenticarmene, raperonzolo? Tanto vai tranquilla che vincerò io, stavolta...”

 

“Oh, è arrivato quello sicuro di sé, attenzione! E, sentiamo, cosa ti farebbe pensare che stavolta riuscirai a battermi?”

 

“Mmm...Sesto senso.”

 

aggiunto al fatto che se riprendessimo quella partita avrei qualche motivazione in più, rispetto a tre settimane fa?

 

No. Calma... Cosa aveva appena pensato?

 

Allora, rifacendo il punto della situazione: lui aveva istintivamente preferito salvare raperonzolo rispetto a quella gnocca atomica di Mei. E già qui c'era qualcosa nei suoi neuroni che non funzionava a dovere. Poi, lei gli aveva dato un bacio di ringraziamento. Era solo quello, giusto? Sì certo, doveva esserlo per forza, dovuto alla foga del momento, non si spiegherebbe altrimenti un atteggiamento simile...

 

Sì, beh, però a lui non era mica spiaciuta la cosa, anzi. Era stato fortemente tentato di fare come alla biblioteca. Solo che all'epoca la situazione era completamente diversa.

 

Doveva frenare i cavalli, altrimenti la cosa si faceva pericolosa, e tanto anche. Era inutile nasconderselo, a lui quella piaceva, cazzo. Mei sarà stata anche uno schianto, ma era il tipo di donna che se te la portavi a letto, saresti rimasto sveglio tutta la notte per timore che potesse piantarti un kunai nel cuore durante il sonno...

Di Yuki, invece si sarebbe fidato ad occhi chiusi. Parlavano la stessa lingua, si capivano al volo...Com'è che aveva realizzato pienamente questa cosa solo un paio d'ore prima? Beh, meglio tardi che mai.

 

Che situazione di merda, impazzire per una che può batterti a carte ed è furba quanto te... Ma non poteva scegliersene una un po' più semplice, tipo quella piccola infoiata di Anko?

 

Che poi, sicuramente Yuki pensava a lui come ad una specie di fratello deficiente, questo era poco ma sicuro. Del resto, a star di fianco ad uno come Kakashi uno ci faceva un po' il callo ad entrare nella friendzone e non uscirne più, dato che non aveva conosciuto ragazza di Konoha che prima o poi non gli andasse dietro... Oh, andiamo, quando mai si era fatto così tante seghe mentali per una donna?

 

Proprio una situazione di merda...

“...Sesto senso eh? Un po' scarsina come base...”

 

“Beh, perché ho intenzione di alzare la posta: se vinco, mi dovrai 'ringraziare' di nuovo, raperonzolo.”

 

“Ah.”

 

“Che c'è, ti vuoi tirare indietro?”

 

“Cosa? Io? Figurati. Appena arriviamo, prepara le carte.”

 

***

 

“Hideaki Genkaku, ninja medico al vostro servizio!”

 

“Siano ringraziati tutti i kami! Il ninja della foglia è di là, ha perso i sensi. Gli ho fatto bere uno dei vostri tonici, ma non credo abbia fatto molto effetto...”

 

Mentre ascoltava le parole di Nadeshiko, Hideaki si bloccò di botto, alla vista di Raido. Stava per dare una risposta insolente a quella ragazzina che evidentemente non capiva nulla di medicina, ma le parole si fermarono prima di uscire. Aveva fatto effetto, eccome!

 

“Il tonico ha compiuto il suo dovere, lo sta tenendo in vita. Vedi, gli enzimi contenuti nei funghi tritati fungono anche da neurostimolante. Non ho alcun dubbio nel fatto che senza il loro aiuto il tuo amico sarebbe già morto.”

 

Il medico si accostò al ferito, estraendo dal proprio zaino tutta una serie di strumenti, poi, senza nemmeno voltarsi, domandò secco a Nadeshiko:

 

“Ehi, hai la mano ferma?”

 

“Sono un arciere. Non credo ne troverai una più ferma della mia in tutto Uzushi.”

 

“Bene. Perché spostarlo non si può. Occorre intervenire qui e ora. E per farlo necessito del tuo aiuto.”

 

“O-Ok...”

 

Hideaki fece del suo meglio per creare le condizioni igieniche minime per agire in sicurezza, poi, senza un attimo di esitazione, iniziò a “lavorare” sul corpo di Raido.

 

E Nadeshiko scoprì con sua grande sorpresa che tendere la corda di un arco non è proprio la stessa cosa che cercare di salvare un amico in condizioni critiche. Dovette esercitare un grande impegno per mantenere i nervi saldi e mostrare al ninja medico che no, non le tremava la mano come la coda di un serpente a sonagli di fronte ad un pericolo. Cosa che non si sarebbe mai immaginata.

 

“Ehi ninja della foglia, come ti senti?”

 

“Un momento, dove...Tu...Ah, sì, ora ricordo... Come mi sento? Come se fossi stato fatto a pezzettini minuscoli e rimesso a posto alla bella e meglio... E tu, kunoichi del vortice?”

 

“Io? Che c'entro io? Qui il malato sei tu o sbaglio?”

 

“Non sono molto in vena di giochi di parole e, per quanto non sia intelligente o perspicace come Kakashi o Genma, capisco fin troppo bene un paio di cose...Che sei rimasta qui tutto questo tempo e che non sei molto abituata a vedere le persone che conosci soffrire come cani...Per cui immagino che per te non sia stato molto edificante vedere un medico che cerca di riparare ai danni di un'emorragia interna...”

 

“Ehi, torni a considerare le ninja di Uzushi troppo deboli e delicate, Raido Namiashi?”

 

“Neanche per scherzo...Ma quelle sulle tue guance sono lacrime, a meno che io non ci veda male...”

 

“Ops...Beccata, ninja della foglia. Già, si vede che abbia il cuore un po' troppo tenero in certe circostanze...Ora riposa. Uno dei miei volatili da evocazione mi ha avvisato che Inazuma e gli altri stanno tornando sani e salvi e Hideaki, il ninja medico ha detto che tra non molto potremo provare a correre il rischio di spostarti...”

 

“Ok, ci proverò...”

 

Già...Devo avere davvero il cuore troppo tenero, a quanto pare, per mostrarmi così scioccamente debole davanti ad una cosa del genere...

 

***

 

“Nacchan, non sai quanto mi sei mancata, contro quel bastardo...Non osare mai più tradirmi così, dannazione!”

 

“Mi spiace, Inazuma sama, è che... Non so nemmeno a me cosa sia preso di punto in bianco. Credevo di essere più utile qui, forse, ma...”

 

“Ehi, calma...Guarda che stavo scherzando...”

 

Da quando Nadeshiko non sapeva riconoscere l'ironia quando la sentiva? Da quando cercava scuse e quasi balbettava confusa invece di essere calma e controllata? Inazuma e Yuki quasi non la riconoscevano... Ma forse era il caso di indagare su quel mistero più avanti. In quel momento c'erano troppe cose cui dedicare la mente, per la Uzumaki. Una strana fretta si era impossessata di lei. L'agitazione di chi non sa se volere o non volere andare incontro a qualcosa di inevitabile, decisivo, ma al contempo temuto.

 

Non si accorse nemmeno del resto del tragitto, mentre la distrazione le faceva percepire i dialoghi degli altri, suoni, colori ed odori sempre più lontani, come se non la riguardassero. Nemmeno i tentativi di Kakashi, visibilmente preoccupato, per tirarla su di morale, sembravano fare effetto.

 

Ma un ninja non doveva mai smettere di tenere alta la guardia, nemmeno quando riteneva che il peggio fosse passato. Nemmeno quando si arrivava in vista del proprio villaggio dopo una lunga e faticosa missione.

 

Appena entrarono dalla porta nord, videro che nello spiazzo antistante si era riunita una grande massa di gente, come non ne aveva mai vista. C'era tutto il villaggio che gridava e acclamava. Era improvvisamente diventata l'eroina che aveva riportato indietro la Tsunamikage e sconfitto dei nemici fortissimi che volevano distruggere il vortice. E, per una volta, tra gli osanna per il trionfo, c'era anche spazio per delle lodi ai ninja di Konoha.

 

Il vecchio Rito se ne stava un po' in disparte, visibilmente commosso. Il suo orgoglio gli impediva di manifestare gioia perché era stato impedito un dramma che lui stesso aveva messo in moto nella sua stupidità. Non si sentiva affatto degno di essere presente a quella sorta di festa improvvisata.

 

Ma fu lui e non altri a notare un personaggio insolito, che non aveva mai visto al villaggio, con un sorriso poco rassicurante. Spariva e riappariva tra la folla, sempre più vicino ad Akiko, Inazuma ed i suoi compagni.

 

Per uno strano istinto lo seguì. Quando l'ebbe raggiunto, erano ormai in prima fila, proprio davanti alla Tsunamikage. E fu in quel momento che lo vide. Un kunai avvolto in una strana custodia, che recava un simbolo che lui conosceva fin troppo bene. Certo...Era da sciocchi non pensare che la nebbia avesse un piano C nel caso altre alternative fossero fallite...Che stupido era stato a voler buttare Uzushi tra le braccia di quei cani...

 

Ecco che lo straniero si era lanciato con uno scatto fulmineo. Troppo tardi per tutti, meno che per una persona.

 

Rito Genkaku.

 

Sapeva quel che doveva fare.

 

Si fiondò più veloce di tutti, parandosi davanti al nemico. Vide il sangue che colava dal suo petto con una sensazione di distacco, ma anche di pace. Le urla della gente e gli ordini secchi urlati dalla ragazza che aveva avuto il coraggio di sfidarlo alla porta di casa sua quasi non lo toccavano. Il dolore era durato solo un attimo, ora non sentiva più nulla. Solo pace.

“Brutto idiota, prima volevi uccidermi e ora ti fai addirittura ammazzare per me!?”

 

La domanda di Akiko era più un'implorazione che una rampogna. Voleva che lui rimanesse...Vivo? Beh, ormai quel che era fatto era fatto.

 

“Non è una brutta sensazione fare ammenda per le proprie colpe, sapete, Tsunamikage. Forse sono stato un po' troppo teatrale, ma...Ora il mio debito con gli Uzumaki è saldato, direi.”

 

“Rito, vecchio pazzo! Debito? Come puoi pensare che i rapporti tra fratelli si basino sul dare e l'avere? Ti avrei perdonato mille volte e mille volte ancora, perché conosco il tuo cuore!”

 

“Meglio così allora, mia signora.”

 

Quelle furono le ultime parole di Rito, capo supremo del clan Genkaku, tra le lacrime della Tsunamikage. No, solo di Akiko, la sua rivale, la sua dispettosa e un po' irascibile compagna di team, ormai troppi anni prima, prima che il peso delle responsabilità reciproche li dividesse.

 

***

A Inazuma pareva che la giornata non volesse affatto finire: non avevano fatto nemmeno in tempo a mettere piede al villaggio che un'ulteriore 'sorpresina' aveva rovinato nuovamente la festa. Era quasi tentata di implorare i kami perché non accedesse nient'altro, ma non era nel suo stile. E, forse, questi ultimi non erano poi così in vena di essere misericordiosi, quel giorno.

 

Si infilò in un vicolo laterale, per sparire alla vista di tutti quelli che volevano scambiare quattro chiacchiere con lei e stringerle la mano, ipocriti che si erano ricordati solo ora che era una principessa Uzumaki...

Un paio di voci che conosceva bene, però, attirarono la sua attenzione, poco distante dal palazzo, un luogo che non era ancora stato toccato dalla folla.

 

“Ehi, mister capello ossigenato... Spero che tu non abbia messo le tue luride manacce da konohano sulla mia ragazza mentre i nemici guardavano da un'altra parte...”

 

Cazzo, quel cretino di Rikuro proprio adesso doveva far rissa con Kakashi?

Inazuma stava per andare a mettersi in mezzo tra i due, ma uno strano istinto la trattenne dal farlo. All'ultimo, si bloccò per ascoltare la replica pacata dello shinobi della foglia.

 

“Io non ho messo le mie luride manacce da nessuna parte. Sai, eravamo piuttosto impegnati a sconfiggere un nemico che avrebbe potuto distruggerci ad una nostra minima disattenzione, non avevamo il tempo di scambiarci affettuosi convenevoli.”

 

“Ecco, bravo, non avere il tempo neanche in futuro, siamo intesi? Gli sguardi che le lanci non mi piacciono per niente. E' la MIA donna. Trovatene un'altra del tuo paese.”

 

“Ancora con questa storia? Innanzitutto, Inazuma non è una proprietà, è una persona. Se devo essere completamente onesto, non mi piace il fatto che tu la consideri tale solo perché qualcuno ha deciso al posto suo chi deve sposare. In secondo luogo, io posso capire meglio la tua ragazza più di quanto tu non possa fare nel corso di una vita. E' una shinobi coraggiosa, bella ed intelligente. Ogni uomo si considererebbe più che fortunato ad averla al proprio fianco. Se tu non riconosci la fortuna sfacciata che hai avuto...Beh, ragazzo mio, non so proprio che farci.”

 

Suo malgrado, Inazuma, nell'ombra del vicolo, istintivamente, arrossì. Coraggiosa, bella ed intelligente? Ehi, e queste da dove erano venute fuori?

 

“Ragazzo mio a chi? Stai parlando con il futuro principe consorte di questo villaggio, capito?”

 

“E tu stai parlando con uno che potrebbe ridurti nel giro di dieci secondi in pezzetti talmente piccoli che di te non rimarrebbe nemmeno un ricordo. Direi che il mio è un argomento decisamente più valido. E, per la cronaca, la stessa cosa potrebbe fare anche Inazuma, per cui portale più rispetto, da ora in avanti. Non la meriti nemmeno nei tuoi sogni più sfrenati, lasciatelo dire...Ci si vede, ragazzo.”

 

Senza attendere la risposta di quel damerino, Kakashi fece un cenno della mano e fece per andarsene, mentre l'altro se ne stava lì impalato, sbraitando improperi al vento.

 

Anche Inazuma se ne andò verso la casa di Akari, mentre, per qualche strana ragione, i battiti del suo cuore erano aumentati e la frase “Non la meriti nei tuoi sogni più sfrenati” aveva cancellato ogni altro pensiero dalla sua mente.

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Capitolo 25
*** Ricordi ***


25)Ricordi

 

***Inazuma***

Non mi sentivo così confusa da molto, moltissimo tempo.
Mi sentivo perduta... come se la terra mi stesse improvvisamente tremando sotto i piedi e non ero certa se il prossimo passo che avrei compiuto era sul terreno solido o su un'infida sabbia mobile.
Molte certezze della mia vita, ritenute ferme e incrollabili stavano cambiando. Tutto troppo in fretta e in modo sfacciato.
In primo c'erano quegli strani sentimenti che stavano affiorando nei confronti del Konohano dai capelli d'argento. La conversazione tra lui e Rikuro che avevo accidentalmente origliato mi aveva scombussolato non poco. Non tanto per le parole in sé quanto il significato di queste... e le emozioni che avevano all'improvviso risvegliato.
Ero però incerta su queste. Soprattutto perché le temevo e le rifiutavo e nel contempo non potevo fare a meno di provarle. Sapevo che questo era profondamente sbagliato e si sarebbero rivelate solo dannose per me. Il mio destino sentimentale era già segnato da tempo, era inutile farsi delle illusioni a riguardo, mi sarei solo fatta del male da sola.
E in secondo luogo, anche se non secondo come importanza, c'era quello.
Lo Sharingan.

 

Come potevo averlo? Come era possibile? Io ero una Uzumaki no? E a memoria d'uomo non c'erano mai stati sposalizi o tresche con membri del clan Uchiha.
Di primo acchito avrei voluto correre da mia madre. Chiederle spiegazioni, o farmi consolare.... o non lo so. Al contempo avevo paura delle risposte che potevo ottenere.
Si, insomma... fin ora non avevo mai saputo di avere parenti stretti di Konoha, e potevo continuare a vivere benissimo senza scoprire nuove parentele.
Soprattutto perché queste stavano sconvolgendo la mia vita.
Una volta Nadeshiko mi aveva detto “Attenta alle domande che poni, perché le domande esigono risposte” lì per lì io e Yuki eravamo scoppiate a ridere, chiedendole su quale libro avesse letto una simile sciocchezza.
Ora quella frase stava per me acquisendo un valore tutto suo.
Oh, Dèi. E ora?
Se mia madre mi avesse rivelato di avere una passione amorosa per chissà quale uomo? O fatto una chissà quale mirabolante confessione?
Volevo risposte e al contempo avevo paura di esse.
La verità poteva essere ben peggiore di quanto la mia fantasiosa immaginazione aveva già partorito.
Quello che poi era più strano era che ancora non avevo rivelato nulla alle mie due amiche. Questo rasentava il pazzesco. Non c'erano mai stati segreti tra di noi.
Non succedeva mai nulla che le altre due non sapessero.
Ogni giorno sapevamo cosa aveva fatto le altre durante la giornata. Che si trattasse di una missione o che fossimo andate solo sino al mercato a comprare un dolcetto o a fare la spesa. Non esistevano segreti. Punto.
Ora invece mi sentivo troppo... spaventata? Pure per dirlo a loro. Mentre invece a saperlo era il ragazzo di Konoha.
Uno strano serpente che si morde la coda. I due elementi che mi sconvolgevano la vita in qualche modo si ricongiungevano.
Per coronare la cosa ci si stava mettendo pure Akiko. Voleva abdicare a mio favore? Ma se fino a due giorni fa diceva che se caso mai mi fosse toccato il trono avrei fatto cadere Uzushi ancor prima di poggiare il sedere sul sedile?
Questo era solo un altro elemento che mi aveva guastato il sonno in questi due giorni passati da quando eravamo finalmente rientrati vittoriosi dal rapimento di Akiko.
Come se la folla festante che aveva fatto baldoria per tutto il tempo non fosse bastata... e io che invece di godermi la festa ero consumata dai dubbi e logorata dalle domande che mi ponevo da sola.
Decisi di fuggire dai miei pensieri e andai sino al lago, lungo la sponda esterna, e mi arrampicai sulla fronda del vecchio salice, coricandomi sul suo ampio ramo, riparata dal sole dalle foglie e accarezzata dalla dolce brezza che sempre spirava lungo le sponde del lago, con lo scrosciare della cascata in sottofondo.
Pensai a mia madre.
Che risposte potevo ottenere da lei?
Pensando a ciò mi fu inevitabile ritornare a pensare di quando era piccola.
 

***


Trotterellai di fianco a mia mamma, raggiungendola per non perdermi tra la folla di persone che passavano nel mercato allestito tra le strade che ora traboccavano di bancarelle e festoni colorati.
La città era festosa e la fiera di paese stava raggiungendo il culmine.
Soprattutto era colma di fiori. V'erano fiori ovunque.
A quanto mi era stato spiegato questo era proprio un festival dei fiori, organizzato dal Daimyo del paese del fuoco.
Nonostante il clima teso e le nazioni che sembravano pronte a darsi guerra, che per me era ancora una parola sconosciuta, sentita solo nominare dagli adulti mentre parlavano tra se.
Riuscii a trovare alcuni fiori bianchi che il venditore mi disse si chiamavano 'Gigli'.
“Mamma! Mamma guarda!” le dissi strattonando la gonna della sua veste verde ricamata d'oro.
Per me la mamma era la donna più bella del mondo.
Aveva lunghi capelli rossi che le guardavo con ammirazione, tenuti in elaborate acconciature, il vestito verde s'intonava con i suoi occhi del colore del muschio.
Quel giorno poi era particolarmente bella, i ricami d'oro del vestito s'accordavano con i fermagli che aveva nei capelli, mentre il colore degli stessi era richiamato dalle gemme che gli pendevano dagli orecchini e dalla collana.
La pelle chiara era bella, con il viso dolce e il sorriso che aveva il potere di fare scomparire ogni malessere dalla mia vita. Ai miei occhi in quel giorno in particolare mi sembrava una dea scesa in terra sotto le vesti di mia madre.
Mio padre era troppo assente perché potesse fornirmi qualche conforto, e la zia era troppo impegnata per dedicarmi più che qualche manciata di minuti d'attenzione per volta.
Avevo tutori e insegnanti a bizzeffe ma era lei che volevo.
La mia mamma.
Non capivo come mai tutte le volte che mi guardava il suo sorriso spariva, e i suoi occhi diventavano cupi e tristi. Quasi... arrabbiati. Molte altre emozioni l'attraversavano, ma non ero in grado di capirla.
Volevo disperatamente la sua attenzione e il suo bene. Volevo che mi volesse bene.
Le allungai di due fiori che avevo in mano.
“Che carini, sono dei gigli” disse con un sorriso Keiko. La donna di compagnia del clan Jundo.
“Ssciono belli quassi quanto te!” riuscii a dire soddisfatta di me stessa.
Avevo tre anni e mezzo, e da poco avevo perso uno dei denti incisivi, per tanto le 's' mi uscivano piuttosto sibilanti.
Lei mi guardo per qualche secondo poi tornò a fissare di fronte a sé.
“Keiko prendi i fiori o mi macchieranno il vestito”
Di nuovo. Non era la prima volta che si rifiutava di prendere qualcosa dalle mie mani.
L'umore mi scese tanto che se guardandomi i piedi li avessi visti sprofondare nel terreno non mi sarei sorpresa.
Ero triste, arrabbiata, rammaricata, e piena di molte emozioni che una bambina della mia età ancora non comprende.
Ma le domande che mi rimbombavano nella mente erano altre.
“Perché? Cosa ho fatto di male? Dove ho sbagliato?” era questo che mi chiedevo di continuo senza sapere darmi o trovare risposta.
Quando però Keiko allungò una mano per prenderli li gettai in terra con rabbia e corsi in fondo alla comitiva di uomini di Uzushi per allontanarmi quanto più mi era possibile dal motivo della mia rabbia e del mio dolore.
Piangendo e al contempo tentando in tutti i modi di fermare i singhiozzi che mi scuotevano per mero orgoglio di non volermi far vedere piangere.
Ero ormai grande per piangere! Almeno così mi dicevo nella mia mente.
Mi morsi una mano in un gesto di stizza per fermare le lacrime, ottenendo però solo di farmi male anche alla mano.
Fortuna vuole che non è nell'indole di un bambino quello di restare troppo fermo a rimuginare su pensieri cupi, e presto i colori e i rumori della fiera ebbero la meglio anche su di me.
Rimasi comunque sotto il vigile sguardo di due ninja del vortice.
Da quanto Keiko mi aveva spiegato mentre mi preparava per la giornata, la presenza di mia madre era puramente d'immagine.
La festa era organizzata dal Daimyo, che aveva invitato tutte le 'persone di spicco' -qualsiasi cosa significasse non avevo indagato ulteriormente- e tra queste c'erano pure gli Uzumaki di Uzushi, di cui mia madre faceva vece rappresentativa.
I soldati ovviamente avevano ordine di non perdermi di vista e, sebbene per gioco avevo più volte tentato di seminarli i miei tentativi erano tutti miseramente falliti.
Sbuffai tra me e me, passeggiando tra i banchi straripanti di fiori messi in composizione per creare forme particolari e spettacolari accostamenti di colore.
Sbuffai di nuovo. Senza Yuki e Nadeshiko diventava tutto straordinariamente noioso.
Avrei tanto voluto che fossero potute venire anche le mie due amiche.
Rimettendomi in coda con gli altri osservai la scena.
Un gruppo di due-tre ragazzi si stavano divertendo a tirare gavettoni di sostanze colorate e a prendere in giro i presenti, apostrofandoli con parole che per la maggior parte non conoscevo.
“Gatsssu?” chiesi alla guardia che mi affiancava.
“Dimmi principessina”
“Cosa vuol dire 'zoccola'?” domandai incespicando un po' nelle parole.
L'uomo distolse lo sguardo sembrava... imbarazzato?
“Ci sono cose che è meglio che lei non sappia principessa” mi rispose lasciandomi però senza una spiegazione e incuriosita.
 

“È una parolaccia?” chiesi.
“Ehm... sì principessa” mi confermò l'uomo strofinandosi i capelli.
Se non altro avevo capito che quel gruppetto stava davvero insultando le persone.
La gente si spostava e li lasciava passare con sdegno.
Per caso finirono di fronte alla nostra comitiva, e due ninja gli bloccarono il passo.
“Perché quegli uomini fanno così?” gli chiesi di nuovo alla mia guardia.
“Sono ubriachi Principessa. Gente poco raccomandabile. Meglio evitarli” mi rispose.
Mi avvicinai per vedere cosa stava succedendo.
Lo scambio di parole e le risposte stringate di mia madre fu veloce e breve. Non ci capii molto, se non che stavano infastidendo e innervosendo Akari.
Keiko sembrava preoccupata e a corto di parole.
Pure le guardie sembravano incerte sul da farsi.
Solo poi con il tempo compresi la situazione, assai a posteriori della vicenda.
Le nostre guardie, non trovandosi in territorio loro non potevano agire liberamente ed erano incerte su come potevano reagire alle situazioni, dato che il gruppo di ubriaconi, per quanto fastidiosi, non stavano mettendo in pericolo la vita della loro protetta, per tanto non potevano intervenire violentemente contro di loro.
Sarebbe stato malvisto, che ninja armati se la prendessero con dei civili solo perché alticci durante una festa.
Per lo stesso motivo Akari, che non era mai stata una donna violenta o esagitata, al contrario del suo sangue puramente Uzumaki, non poteva mandarli a stendere con male parole e al contempo non sapeva come liberarsi di loro senza farlo.
“È solo un'altra dannata zoccola ninja. Ci snobba solo perché siamo 'plebaglia'. Facciamo scendere al nostro livello sua maestà” disse con un ghigno malevolo il tipo più vicino a me, un tale con un brutto grugno e il naso schiacciato che mi ricordava quello di un maiale.
Non capivo bene il perché o i percome del suo comportamento né di preciso cosa avesse detto, dato che molte delle parole da lui pronunciate mi risultavano sconosciute.
Però avevo afferrato che c'è l'aveva con mia madre, e il braccio che aveva alzato, teneva nella mano una sfera colorata. Probabilmente una di quelle che contenevano liquido colorato.
Lì per lì non ragionai.
Avrebbe macchiato il bellissimo vestito di mia mamma! E poi come si permetteva di insultare Akari? Gatsu aveva detto che 'zoccola' era una parolaccia! E lui l'aveva rivolta alla mia mamma!
Senza pensare a quello che facevo o alle sue conseguenze, mi buttai tra i piedi dell'uomo.
Avevo scoperto per puro caso il 'punto debole degli uomini'. L'unico a portata di una bambina di tre anni e mezzo che era alta neppure un metro da terra.
Gli saltai dritto in mezzo alle gambe, colpendolo con successo.
Questo s'accasciò con un grido di dolore, portandosi le mani alla parte lesa.
Più veloce di quanto avessi mai fatto in vita mia, passai al secondo che avevo visto appena due passi più in là.
Ancora in vantaggio dall'effetto sorpresa, lo colpii dietro il ginocchio, sbilanciandolo.
Solo che questo mi cadde addosso, e fui atterrata con uno strillo.
Ci fu un'esplosione inattesa, e una nube s'alzò riempendo l'aria di un fumo sibilante.
Non sapevo cosa fosse, ma quando l'uomo sopra di me rotolò per alzarsi, e non più schiacciata dal suo peso trassi un primo incerto respiro, l'aria mi bruciò i polmoni con incredibile dolore.
Adesso però le guardie intervennero e fermarono gli uomini, fiondandosi per recuperarmi.
Non capii neppure cosa successe, ma in un batter d'occhio mi ritrovai in uno spiazzo con mia madre e Keiko, gli uomini schierati per formare una barriera intorno a noi.
Tossii e sputai, cercando disperatamente di prendere fiato. Sentendomi la bocca amara e i polmoni doloranti.
A posteriori mi spiegarono che era stato un attentato di un gruppo di sbandati ben pensato. Avevano fatto finta di essere ubriachi e lanciare gavettoni, e quando erano giunti da noi, avevano però lanciato sfere contenenti gas acido, che io avevo respirato.
Avevo salvato mia madre quando in realtà non volevo solo che si macchiasse il vestito.
Ironica la vita eh?
“Inazuma! Ina, stai bene?” mi chiese.
 

Stupita guardai. Era la voce di mia mamma. Ora era inginocchiata vicino a me.
Mi guardai io. Quando ero finita sotto il tipo brutto, ero rotolata per terra, riempendomi di fango.
Più che altro mi aveva stupito la sua voce. Era piena di paura e preoccupazione.
“Io... credo di si” risposi.
“Tu... tu stai bene? Gli uomini brutti volevano sporcarti il vestito” dissi cercando di spiegarmi.
“Tu... non volevi che mi sporcassero il vestito?” mi chiese spalancando i suoi bellissimi occhi verdi.
“Ehm... ssi?” dissi con un po' di timore che mi sgridasse. Avevo di nuovo fatto qualcosa di sbagliato forse?
Rimase imbambolata a guardarmi.
“E poi ti hanno detto 'zoccola'. Gatsu dice che è una parolaccia che non bisogna dirla” tentai di aggiustarmi alla meno peggio.
Incredibilmente delle lacrime riempirono gli occhi di mia mamma. Oddio... e ora che succedeva?
“Lo sai che è stato pericoloso? Potevi farti male! Perché? Perché hai fatto così?” mi chiese.
La risposta mi venne naturale. Logica. Ovvia a mio parere.
“Perché sei la mia mamma e ti voglio bene” lo dissi con tranquillità. Cioè non era ovvio anche prima?
Lei scoppiò a singhiozzare e incurante dei miei vestiti pieni di fango mi prese tra le braccia e mi strinse a sé, così forte che rischiò di strozzarmi.
“Mamma! Ma cosa fai? Ti rovini il vestito!” esclamai terrorizzata.
“Ti voglio bene” mi disse lei invece.
Mi lasciò senza fiato. Sentii le mie membra diventare all'improvviso molli e flaccide. Svuotate di ogni forza. I miei occhi si spalancarono di stupore e meraviglia.
L'aveva detto! Mi voleva bene.
All'improvviso mi misi a singhiozzare anche io, gli occhi inondati da lacrime che non potevo e non volevo trattenere.
Non me l'aveva mai detto prima! Mai.
“Piccola mia, perché piangi? Ti sei fatta male?” mi chiese preoccupata.
“Sono felice” risposi io cercando di asciugarmi gli occhi. Non volevo di certo scontentarla proprio ora! Ma le lacrime continuavano a sgorgare a ruota libera.
Mi aggrappai al suo vestito verde che prima tanto avevo ammirato, sentendo il suo calore, mentre le sue braccia mi circondarono, stringendomi dolcemente a sé, come mai prima aveva fatto.

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Capitolo 26
*** Confessione ***


26)Confessione

 

“Oh, eccoti qua, finalmente! Pensavo che in questi giorni stessi evitando... Ora mi devi raccontare per filo e per segno tutto quello che è successo!”

 

“Mamma...”

 

“Qualcosa non va, Inazuma? A me puoi dirlo, lo sai.”

 

A me puoi dirlo? No, Inazuma non era affatto convinta che quello che stava per domandarle rientrava nella lista di cose di cui avrebbe discusso volentieri con la madre. Decisamente.

 

Prese un bel respiro, come per decidersi a tirare fuori d'un colpo la frase che aveva in gola. Poi, disse: “Ho scoperto di avere lo sharingan.”

 

D'un tratto il volto gioioso di Akari si incupì, come se un temporale fosse passato proprio sopra di lei. Poi sospirò e le rispose, tentando di rimanere tranquilla ma con un evidente tremito nella voce: “E vorresti sapere come, è possibile, esatto?”

 

“Se non ti fa proprio schifo...” Inazuma tentò un timido sorriso, cercando di alleggerire la tensione, ma era tutto inutile. Percepiva anche lei che di colpo l'atmosfera si era fatta più pesante del piombo.

 

Akari, inizialmente distolse lo sguardo dalla figlia, poi, come colta da un ripensamento, si volse di nuovo verso di lei e si forzò a fissarla bene negli occhi.

 

“Sono stata stuprata, Inazuma. Da un Uchiha di Konoha.”

 

La figlia sgranò gli occhi dallo stupore e spalancò la bocca.

 

“Co- Co-COSA??”

 

***

 

“Akari, lasciatelo dire... Sembra che tu non abbia niente di Uzumaki...”

 

“Akiko sama, me lo dite un giorno sì e l'altro pure, che ci devo fare, è il mio carattere!”

 

“Beh, in questo caso non lo intendevo necessariamente come un male. Sei la persona più adatta per trattare con la foglia, in questo momento. Ho lettere dalla tua giovane parente. Kushina le sta tentando tutte per convincere Konoha a portarci aiuto. L'Hokage è anche d'accordo, ma è il consiglio che rogna. In particolare gli Hyuga e gli Uchiha. Credo sia perché non vogliono correre il rischio di mettere in pericolo i loro “preziosi occhietti” per questioni non strettamente correlate al loro villaggio. Per cui...”

“...Per cui io sarei l'unica con la capacità diplomatica adatta per farli ragionare in tutto Uzushi...”

 

“Vedila così, Akari: se ci andassi direttamente io, probabilmente rischierei di buttargli addosso un tavolo di legno massello dalla rabbia. E probabilmente Kushina mi darebbe man forte!”

 

Trattenendo a stento una risata, Akari annuì: “Capito, Akiko sama, non c'è problema. Mi spiace solo che se la cosa andrà per le lunghe, dovrò rimandare il mio matrimonio con vostro fratello minore...”

 

“Tranquilla ragazza, Kyoshi lo tengo buono io. E comunque siete fatti della stessa pasta, per cui non sarà difficile. Tremo solo al pensiero di come potrà venire su un pargolo educato da voi due!”

 

All'ennesima battuta sul tema, la ragazza si limitò a sorridere. Si accomiatò cortesemente dalla Tsunamikage e si preparò per la missione diplomatica a Konoha. Non poteva permettersi un insuccesso, ne andava della sopravvivenza del suo villaggio di fronte alle orde di nemici che si preparavano ad un imminente attacco.

 

Al suo arrivo, venne accolta con calore e benevolenza da Sarutobi. In effetti, la sua figura non coincideva esattamente con la descrizione che ne aveva dato Akiko, ma, forse, avrebbe dovuto immaginarselo. La Tsunamikage tendeva a dare giudizi un po' troppo trancianti e dettati dall'umore del momento per essere considerabile una fonte affidabile...

 

Anche se ne avrebbe voluto fare volentieri a meno, Akari si trovò costretta a porgere i propri saluti a tutti i rappresentanti delle grandi famiglie del villaggio, ed anche ai membri influenti del consiglio. Molti le fecero un'ottima impressione: quantomeno sembravano sinceramente ben disposti nei confronti dell'alleanza con il vortice. Su tutti i Nara, gli Akimichi e gli Yamanaka (ovviamente, se uno decideva una cosa, gli altri due a ruota seguivano...). Ma anche i Katou, gli Shiranui e tanti altri clan minori. Rimase particolarmente impressionata dalla forza e dalla saggezza che emanavano dalla figura di Sakumo Hatake, il grande “zanna bianca”. Non era per niente una figura scostante ed altera, come aveva temuto, anzi. Le spiegò che era necessario, a suo dire, cambiare il codice: la salvezza del compagno doveva essere valutata di più del successo della missione. E così doveva essere anche nei rapporti tra alleati.

 

Allora non era completamente vero che Konoha era piena di ninja potenti, ma arroganti ed egoisti?

 

Beh, quasi. Non tutti infatti sembravano altrettanto ben disposti verso il vortice, la “palla al piede” di Konoha, come le era sembrato di sentir dire sottovoce.

 

I capofila di questa fazione sembravano essere gli Hyuga, che, a quanto pare, dopo il rapido declino dei Senju, erano divenuti il clan più potente di Konoha. Con i loro occhi di perla la guardavano con palese disprezzo. E persino un animo tranquillo come il suo aveva dei seri problemi a trattenersi dal non controbattere alle loro battute provocatorie con male parole. Subito dietro venivano gli Utatane ed i Mitokado, famiglie piccole, ma comunque influenti. Ed infine venivano loro, gli Uchiha. Cosa pensavano realmente? Al contrario degli Hyuga, non le avevano mancato di rispetto in modo palese ed intenzionale. Pur tuttavia erano chiusi dietro una maschera di rispetto formale molto freddo, che non lasciava presagire nulla di buono. Cosa celavano i loro volti indecifrabili, i loro inquietanti occhi neri come l'inchiostro, che non riusciva a guardare senza rabbrividire?

 

L'avrebbe scoperto molto presto.

 

Il giorno dopo, infatti, si trovò a perorare la causa di Uzushi e delle gravi difficoltà in cui versava, davanti all'intera assemblea dei Jonin. Lei in piedi e loro seduti a semicerchio sulle poltroncine della sala. Gli Uchiha sedevano in fondo a sinistra. Cercava di evitare il loro sguardo.

 

Giunta alla conclusione del suo discorso, però, giunse il momento delle domande. E a quel punto le divenne impossibile ignorarli.

 

Smontò le arroganti, ma ingenue, insinuazioni degli Hyuuga con una precisione chirurgica, fino a rinchiuderli in un silenzio ammirato. Erano saccenti e boriosi, ma onesti. Avevano riconosciuto il suo valore dalle sue parole ed erano molto più benevoli nei suoi confronti. I Sarutobi le chiesero perlopiù dei dettagli di natura tecnica: pareva quasi che in cuor loro avessero già deciso che avrebbero combattuto volentieri per lei. Da ultimo venne il turno degli Uchiha. Uno di loro sembrò prendersi particolare cura di torturarla con insinuazioni di ogni tipo. Molto più subdole e sottili di quelle degli Hyuga, cui non sempre fu semplice rispondere. Sentiva che il clan stesso era diviso e qualcuno mormorava contro il proprio rappresentante. Ma quello continuava imperterrito a porre questioni. Lei schivò con abilità retorica tutti i trabocchetti ed i tranelli che quello le stava ponendo di fronte. Alla fine, si sedette, sconfitto ma per nulla soddisfatto. Per un attimo vide brillare del rosso sangue, nei suoi occhi. A lui come a diversi altri. Lo capiva bene, per il solo fatto di aver sventato i loro attacchi, non per questo li aveva convertiti alla sua causa. Piuttosto, li aveva rinchiusi dentro ad un odio rancoroso nei suoi confronti per la meschina figura che gli aveva fatto fare in seno al consiglio e davanti all'Hokage.

 

Hiruzen le fece gentilmente cenno di lasciare la sala, per poter permettere loro di discutere del problema e votare. Le accennò un sorriso ed un cenno d'assenso. Che Sarutobi le stesse dicendo con lo sguardo di non temere, che aveva convinto anche i più recalcitranti con le sue abili parole?

 

In effetti, la conferma della sua supposizione giunse poco dopo. L'Hokage stesso venne da lei a comunicarle che la mozione di mandare un'ingente forza d'attacco in supporto al vortice era stata approvata in maggioranza schiacciante.

 

“Se posso, Sandaime Hokage sama... Chi si è detto contrario?”, chiese Akari.

 

“Oh, non ti preoccupare per questo. Solo un terzo degli Uchiha, qualche Hyuga ed Aburame ed il gruppo di Shimura, niente di che.”

 

“Oh. Capisco. Allora posso riferire che...”

 

“...Dì pure a quella brontolona che gli manderò le forze migliori di cui posso disporre al momento.”

 

La Uzumaki sorrise. Era proprio un tipo simpatico, l'Hokage, in fondo...

 

“Certo. Partirò stasera stessa. Non ho voglia di far attendere troppo la bront...Ahem, la Tsunamikage.”

 

“Come desiderate, Akari hime.”

 

Chissà per quale incoscienza, Akari decise di mandare avanti la propria scorta di sicurezza, giusto per controllare se il tragitto da Konoha ad Uzushi fosse sicuro. Si trovò quindi ad attraversare nel silenzio e nel buio, sola, l'ultimo quartiere della foglia, di fronte alla porta orientale.

 

Arrivarono in dieci. Con la maschera da Anbu calata sul viso e l'accerchiarono.

 

“Ehi, puttanella dai capelli rossi, te ne vai senza passare a salutarci?”

 

“Chi siete. E che diavolo volete?” Dieci contro uno. Era il caso di rimanere calmi.

 

“Vogliamo impartire una bella lezioncina alle troiette che vengono nel nostro villaggio e pretendono di comandarci a bacchetta, anche se sono delle nullità.”

 

“Sono una kunoichi. Armata e pericolosa. Se mi attaccate, lo farete a vostro rischio e pericolo.” Magari passare alle minacce sarebbe bastato, per far capire che non li temeva affatto.

 

“Oooh... Ma che paura ci fa, la puttanella dai capelli rossi! Non è il caso che le facciamo vedere chi è che comanda veramente, a Konoha?”

 

Gli altri sghignazzarono, fiondandosi su di lei contemporaneamente.

 

Riuscì ad abbatterne due con un sigillo neurale, ma quelli non si fecero spaventare: erano tutti stranamente troppo abili e veloci. Finché, attraverso la maschera vide, e capì. Sharingan. Erano degli Uchiha. Probabilmente gli stessi che aveva affrontato qualche ora prima nel consiglio.

 

La immobilizzarono. Sentiva l'eco delle sue urla echeggiare per le strade deserte. Le imposte delle case erano tutte abbassate o chiuse. Certo...Nessuno voleva sapere cosa stava succedendo... Nessuno voleva intromettersi. Le rimanevano solo i graffi, contro i suoi avversari, ma erano poca cosa. Prima le sue lacrime, poi il suo sangue bagnarono l'asfalto. Uno dopo l'altro furono dentro di lei. Senza che avesse potuto fare nulla per impedirlo.

***

 

“Ma...Ma perché l'hai...Avresti dovuto dirlo! Sarebbe partita un'inchiesta, avrebbero fatto delle indagini e...”

 

“Inazuma. Calmati...Ero giovane. Non molto più grande di te. E mi sentivo sola. Sola e sporca. Tanto, tanto sporca. Affrontare un nemico che ti vuole uccidere è molto più facile che affrontare la propria vergogna.”

 

“Ma non è stata colpa tua!”

 

“Saperlo e ripeterselo tutti i giorni davanti allo specchio non rende le cose più facili, bambina mia...”

 

Bambina mia. All'udire quelle due parole, il contorcimento allo stomaco di Inazuma si sciolse in un pianto dirotto. Akari le voleva bene. Le aveva voluto bene per tutti questi anni anche se... Anche se i suoi occhi le ricordavano tutti i giorni quell'incubo? Ora, ora era tutto più chiaro, quando da bambina aveva quello sguardo così freddo...

 

“Mamma... Tu... Tu mi vuoi bene, vero? Nonostante...”

 

“Nonostante COSA, Inazuma? Tu sei MIA figlia, e sempre lo sarai, chiaro? E' vero, all'inizio ho fatto un po' fatica a trovare il coraggio di guardarti negli occhi e non vedere qui lampi neri dalle fessure della maschera... Ma tu non sei loro. Sei Inazuma Uzumaki, kunoichi di Uzushi e la mia bambina, cui voglio un bene dell'anima! Dài, fatti abbracciare, scemotta!”

 

Come se aspettasse solo questo, Inazuma si lanciò tra le braccia aperte della madre per farsi stringere nel suo calore, proprio come molti anni prima.

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Capitolo 27
*** Niente è più come prima ***


27)Niente è più come prima

 

***Inazuma***

I giorni ripresero a scorrere rapidamente. E mi parvero correre sin troppo.
La squadra di Konoha, ormai era passata dai 'rompipalle della foglia' a 'gli eroi nostri alleati' era stata curata e quasi vezzeggiata dai medici, con estrema cura.
Raido, che se l'era vista brutta, ora si stava rapidamente riprendendo, e dato che già dopo una settimana riusciva a stare in piedi, nel giro di massimo altri sette giorni avrebbero potuto riprendere la marcia, e dunque gli altri stavano preparando 'armi e bagagli' per il ritorno.
Mi scoprii dispiaciuta nel pensare che ne sarebbero andati. Tutto sommato era stato... divertente.
Genma e Yuki erano ormai culo e camicia, non c'era uno senza l'altro e sebbene i due negassero anche l'evidenza, beh, manco un cieco non avrebbe potuto non capire che sotto ci covava qualcosa.
Stranamente Nadeshiko era stata molto vicina alla degenza di Raido, andando tutti i giorni a fargli visita, e aiutandolo soprattutto quando i medici lo misero senza troppi complimenti di nuovo in piedi, afferrandolo al volo quando la gamba gli cedeva.
 

Io, ora che avevo parlato con mia madre mi sentivo meglio.
Si, sapere di essere la figlia di una violenza ancora mi angosciava un po', ma sapevo che mia madre mi voleva bene, e dopo un attento esame nella quale sviscerai ogni pensiero, conclusi che era l'unica cosa che davvero contava.
Messa l'anima in pace almeno riguardo a quella questione, fui di nuovo in grado di rivolgere l'attenzione sulle mie amiche. Anche se il pensiero della conversazione tra Rikuro e Kakashi ancora m'impensieriva, decisi di accantonarlo. Almeno per ora.
Oltretutto, aveva poco senso rimuginarci troppo sopra. Anche se, e sottolineo se, avessi provato un qualcosa per l'albino che andasse al di là di una pacata amicizia o di il rispetto che uno shinobi dà ad un suo compagno di battaglia... che senso avrebbe avuto?
Lui era un ninja della foglia, e abitava a Konoha.
 

Io ero una principessa di Uzushi, già fidanzata dall'età di cinque anni e che al suo ventunesimo compleanno si sarebbe maritata volente o nolente con colui che altri avevano stabilito per metro della linea dinastica.
Non esisteva nessun punto d'incontro tra due vite che per quanto simili, erano parallele. Non si sarebbero incrociate.
Ma se io, in qualche modo ero riuscita a farmi questo discorso e a placare almeno un poco la mia mente... Vedevo lo stesso conflitto stampato nel volto di Yuki, che era divorata da ciò.
Era chiaro come il sole che i due si piacevano, e per quanto non potessi parlare per Genma, dato che non lo conoscevo a sufficienza, vedevo, quasi percepivo la titubanza di Yuki.
La sera prima della loro partenza, non si sa bene per quale motivo, ci ritrovammo tutte nella stessa stanza: la mia.
“Dovete proprio stare qui a rompere? Voglio dormire” esordii con poca finezza.
“Piantala. Lo sappiamo che tanto lo dici solo per salvare le apparenze” disse con saggezza Nadeshiko.
“Quindi non fare tante storie. È da una vita che non parliamo più noi tre insieme. Ed è una cosa che non succedeva da... beh, non era mai successo” disse infine Yuki.
Il silenzio dilagò nella stanza.
 

Sembrava che all'improvviso tutte le cose che volevamo dirci premessero perché gli dessimo voce, e al contempo nessuno sapeva né come né da dove iniziare.
“Da quando ci sono tutti sti problemi per parlare?” chiese Yuki.
Sbuffai “Ammettiamolo, è inutile fingere. Il problema sono i ragazzi di Konoha” dissi infine, per evitare che un altro silenzio pesante regnasse nella stanza.
Le due si guardarono, incerte, poi annuirono.
Questo era già un passo avanti.
“Non sembra strano che siamo tutte piuttosto... cosa... tristi? Preoccupate? O quello che è per la partenza di quattro ragazzi? E da quando?” chiesi quasi più a me stessa.
“Beh, ci aspettavamo i soliti stronzi di turno, invece è stato... divertente” disse esitante Yuki.
“Già, è stata un'esperienza... edificante” convenne Nadeshiko. Non era da lei sbilanciarsi.
“Non pensavo ci fossero persone serie alla foglia. Non tra i giovani. Di solito i giovani sono stronzi e i vecchi bacchettoni” dissi io.
Sospirai “Ok, dai. Allora Yuki... tu e Genma?” chiesi.
“Non...”
Nadeshiko la fermò sul nascere “Piantala con la pantomima, ormai l'hanno capito pure le pietre che vi piacete...”
Lei sospirò rassegnata “Cosa volete che dica... si, mi piace. Mi diverto. È una continua sensazione di sfida, senza che però venga presa mai troppo sul serio è... divertente. Dannazione quel tipo è...”
“Come te” completai io.
Lei annuì, mentre un silenzio significativo intercalò nella conversazione.
“Che mi dici di Raido invece eh?” chiese Yuki a Nadeshiko, volendo cambiare in fretta argomento.
Nadeshiko guardò prima me e poi Yuki, e dato che ormai stavamo tutte rompendo il muro di facciata, anche lei disse “è una buona persona e... mi sono sentita in colpa per l'incidente. In fondo era caduto in quella voragine anche per colpa mia...” era una sciocchezza, dato che con tutto il casino sollevato dal ninja della nebbia, di certo lei era l'ultima colpevole, ma avevo sperimentato sulla mia pelle cosa voleva dire comandare più ninja e sentirsi responsabili della proprie scelte e decisioni. Non mi sentivo davvero di redarguirla per quello.
“... però pure quando era sanguinante e ferito...” fece un sorriso misto con uno sbuffo “... ha trovato la forza di sorridere e di chiamarmi con nome e cognome. È stato... è... è stato... cavalleresco” non era da Nacchan impaperarsi così o essere esitante.
E compresi come si sentiva. Vulnerabile, esposta.
Come se qualcuno ti si fosse insinuato a forza dentro la tua corazza e al contempo ti sentissi tremendamente imbarazzata e vulnerabile ma non riuscissi a trovare la forza né per cacciarlo o per opporti in qualche modo a questa... invasione di campo.
Una sensazione che avevo provato sin troppo bene quando avevo condiviso il mio sangue con Kakashi.
E iniziava anche a spaventarmi tutta quest'empatia che riuscivo a provare per loro.
“E tu...? Non hai ancora detto nulla..” disse Nadeshiko, cercando di scrollare la nuvola che si stava addensando sul nostro terzetto.
“Cosa volete che vi dica..? non so neppure io cosa dire. Come dice Yuki... è stato tutto inaspettatamente divertente e mi dispiace vederli andare via.
Abbiamo vissuto una bella avventura insieme a loro, per quanto rischiosa”
“Seee, Ina-chan non pensare di abbindolarci con alcune parole di circostanza. Vogliamo sapere! In fondo anche noi abbiamo vuotato il sacco. Cosa ci dici dell'albino?”
“Io... beh, non v'è l'ho ancora detto, ma... spero capirete, dovevo pensarci un po' su e...” scollai le spalle per riprendere il filo del discorso.
“Durante lo scontro con Kushimaru...” e ripensando a quella battaglia fissai la spada del ninja che avevo inchiodato al muro come un trofeo, mentre invece Hometsu, la spada esplosiva, Akiko l'aveva fatta inchiodare nella sala delle udienze, a perenne monito dei ninja stranieri, come a indicare che con quelli di Uzushi non si scherza.
“... c'è stato un momento in cui abbiamo quasi pensato di non farcela, volevamo ripiegare, ma lo stronzo ha fatto a pezzi Yusuke.. al che ho perso le staffe e... beh faccio prima a farvelo vedere...”
Chiusi gli occhi e attivai lo sharingan, per poi riaprirli, mostrandolo alle due ragazze.
Rimasero allibite.
Prima che me lo chiedessero loro, iniziai a ruota libera a narrare tutto quello che avevo scoperto da allora, compresa la rivelazione di mia mamma, e di come Kakashi fosse stato gentile, durante quei giorni che avevamo parlato, a darmi anche qualche dritta su come usarlo al meglio, promettendo di mantenere il segreto su di esso.
Anche se a lui non avevo raccontato di ciò che mi aveva detto mia madre.
Ma era stato discreto a riguardo, limitandosi a dire con un giro di parole assai delicate, che se volevo parlargli, mi avrebbe ascoltato.
Ormai la diga era rotta, per cui narrai pure di ciò che era successo tra Kakashi e Rikuro prima che partissimo da Uzushi, e la conversazione che avevo casualmente origliato al nostro ritorno.
Le due ascoltarono allibite.
“Ma quindi...” disse esitante Yuki.
“E come se non bastasse ci si è messa pure la zietta... quando siamo tornati mi ha detto che... che resterà Tsunamikage ancora un anno, e poi vuole abdicare a mio favore” dissi infine, sputando anche l'ultimo segreto di quei giorni.
“Ac... Accidenti, ora capisco perché in questi giorni eri così strana” disse Yuki.
“Però hai abilmente evitato di dire una cosa... cosa ne pensi tu di Kakashi?” chiese Nadeshiko.
Un misto di rabbia, gelosia e impotenza mi pervase.
“Cosa vuoi che ti dica Nadeshiko?” sbottai bruscamente.
“Si, potrebbe essere una persona che mi piace, anche se sento che in lui c'è ancora molta oscurità. Probabilmente mi piacerebbe poterlo conoscere davvero, e si, forse potrei pure innamorarmi... ma cosa ne otterrei?” sibilai acida, anche se la mia rabbia non era rivolta a loro, ma avevo bisogno di uno sfogo.
“Tra tre, quattro anni dovrò comunque sposare quel fallito di Rikuro e cosa ne avrei in mano se non amarezza e dolore se lasciassi davvero il mio cuore libero di innamorarsi? Inoltre... voi... voi almeno potreste lasciarvi andare. Potreste benissimo seguirli. Certo, forse farebbero un po' di casino e si solleverebbero proteste, ma potreste seguirli a Konoha, o forse addirittura potrebbero loro abbandonare il loro villaggio per voi e venire qui.
Ma io no. Non posso seguirlo, e non potrebbe stare lui qui. Non potrei mai lasciare che la cosa diventasse più che una pacata amicizia, perché una qualsiasi infrazione al veto che mi hanno messo addosso avrebbe ripercussioni sul clan... ricordate? Devo essere celibe e integra nel corpo e nello spirito” dissi scimmiottando le ultime parole con amarezza e quasi prossima alle lacrime.
Era una cosa che mi faceva infuriare, e il fatto che non potevo oppormi in alcun modo mi faceva solo aumentare la rabbia impotente che provavo.
Loro rimasero allibite delle mie parole aspre e rabbiose.
“Scusami Inazuma. Sono stata insensibile” disse inaspettatamente Nadeshiko.
“N-no scusatemi voi. Ho esagerato solo... in questi giorni mi sta scoppiando la testa. Mi sembrano siano passati anni da quando sono arrivati quattro altezzosi Konohani ad oggi... non poche settimane. Non... non mi sento più la stessa di prima”
Dopo un momento di silenzio fu Yuki a dire “Forse perché in effetti... non siamo più come prima”
La verità di quelle parole ci colpì come un maglio. Già, qualcosa era cambiato.
In noi, e nel nostro modo di percepire il mondo. Ognuna aveva in quei giorni imparato qualcosa di nuovo, o rivelato nuove sensazioni e parti di sé stesse.
Dopo un lungo momento contemplativo Yuki esordì dicendo “Sapete una cosa? Io vado da mister grissino”
Rimasi stupita della sicurezza che sentii nella voce di Yuki.
“Ne sei sicura?” le chiese Nadeshiko, capendo cosa aveva intenzione di fare.
Yuki scrollò le spalle, alzandosi e dicendo “Sono giovane, e potremmo non rivederci neanche più, in base a quello che i capricci del fato riserveranno per noi. Non voglio invecchiare dicendo 'se quella volta avessi fatto...' o pentirmi di essermi fatta passare un occasione così sotto il naso senza avere avuto il coraggio di allungare la mano per coglierla.
Quello che ha detto Inazuma poi mi ha dato solo la spinta finale. Scusami se lo dico Ina-chan, sarà insensibile da parte mia, ma sentire il giogo che hanno messo al tuo collo mi fa ringraziare il cielo di non averne uno anche io, per cui ho tutta l'intenzione di godere delle libertà che mi sono concesse”
Non mi aspettavo un discorso tanto serio da Yuki.
“Buona fortuna” mi limitai a dire.
“Stai attenta” rincarò Nadeshiko, che come al suo solito si ergeva a 'mamma del gruppo'.
Yuki però fece un sorriso a trentadue denti “Ho tutta l'intenzione di giocare con il fuoco e rimanerne scottata... altrimenti che divertimento è?” detto questo si lanciò fuori dalla finestra.
“Anche io andrò a trovare Raido, ma intendo limitarmi a fare un'ultima chiacchierata. Domani non ci sarà più tempo per parlare...”
Annuii a Nacchan.
“Dovresti uscire a farti una camminata Inazuma. Aiuta a schiarire le idee”
“Ci penserò”
“Ci si vede” mi disse uscendo.

Rimasi ancora un bel momento nella stanza, a rimuginare sui miei pensieri e alla fine, vedendo che neppure il sonno veniva per offrirmi un briciolo di sollievo, mi decisi a uscire sotto i raggi della luna, per camminare, come mi aveva consigliato Nacchan.
Lasciai alle mie gambe il libero arbitrio, e quasi da sole mi portarono al mio salice in riva al lago, solo per scoprire che... era già occupato.
I raggi bianchi della luna si riflettevano su una chioma bianca, facendola rilucere d'argento.
“Kakashi?”
“Uh? Anche tu da queste parti? Come mai sei qui?” domandò lui, alzando lo sguardo da sul libro che stava distrattamente sfogliando. Leggeva un libro di notte? Questa poi...
“Veramente potrei farti la stessa domanda, e si dà il caso che sia tu, ad avermi fregato il mio posto preferito...” dissi io.
“Oh, spiacente. Solo che non mi andava di girovagare senza meta e qui mi sembrava un buon posto. È molto pacifico” disse tirandosi su a sedere, dato che prima era coricato lungo il ramo.
“Beh, di posto c'è n'è per tutti e due...” dissi io incerta.
Lui sorrise da sotto la maschera, facendomi posto perché mi sedessi vicino a lui.
“Comunque, che ci fai qui?” gli chiesi.
“Beh, una terrorista con quattro trecce è arrivata a fare visita alla nostra... uhm... casa. E da come dormiva Aoba direi che Genma ha aggiunto qualcosa di sospetto al suo bicchiere... dato che non mi andava di essere drogato o di restare là con i due... beh me ne sono andato a fare un giro. Fortunato Raido che è ancora ospitato dai Genkaku alla loro clinica”
Per correttezza mi sentii di dire “Io invece avevo la testa con i pensieri che ci ronzavano come api impazzite... non riuscivo neppure a dormire quindi...” scrollai le spalle “Mi sono decisa ad andare a fare una passeggiata... ed eccomi qui”
Il silenzio calò tra noi due. Non era un silenzio pesante, perciò mi limitai a guardare un po' il cielo sopra di me.
Era una notte straordinariamente serena. Le stelle erano ben visibili nel cielo, come il quarto di luna crescente.
Mi fu inevitabile lanciare anche un'occhiata anche a lui.
Molte domande mi vennero in mente. Mi sembrava di conoscerlo da una vita, per certi sensi. In qualche modo ultimamente mi risultava facile entrare in sintonia con lui, durante un paio di allenamenti fatti giusto per distrarsi, o mentre parlavamo.
In qualche modo... lo capivo. Era più una ragione istintiva, che non logica.
Sopratutto dato che a pensarci lucidamente, mi rendevo conto che conoscevo assai poco di quel ninja mascherato, del suo passato o di lui.
Non riuscivo a capacitarmi del perché trovassi così... piacevole la sua presenza. Forse per il fatto che era discreto. Sapeva non essere invadente. Forse perché ero giunta ad ammirare la sua bravura come ninja. Oppure perché sentivo che in lui, celato da qualche parte, che albergava ancora quel dolore e quella solitudine che gli avevo visto negli occhi quella notte in cui aveva dato di matto, ed una parte di me in qualche modo insensato e improbabile, desiderava poter medicare quella ferita che si portava dentro.
Era un controsenso. Quella sua aria misteriosa avrebbe dovuto mettermi in allarme, farmi sentire diffidente. Invece, al contrario m'incuriosiva e mi faceva desiderare di poterlo conoscere meglio.
Sentimenti... che cosa dispersiva e conflittuale! Ora iniziavo a capire almeno un po' perché si sarebbe preferito che i ninja diventassero freddi.
“Che c'è?” mi chiese dato che ero rimasta a fissarlo un lungo momento.
“Uh, niente. Pensavo. Tra l'altro... non mi hai ancora detto come mai hai quell'occhio... dato che dici di non essere in alcun modo imparentato con gli Uchiha”
“No, non l'ho fatto... non è una cosa di cui parlo volentieri...” rimase in silenzio per un po', tornando a fissare le stelle.
“Diciamo solo che è stato... un regalo del mio migliore amico. È al contempo una promessa che ho fatto e un mio perenne monito” le sue parole erano criptiche, e capii che non voleva approfondire oltre.
“Domani partirete...” dissi a corto di argomenti. Avrei voluto fargli molte domande, ma avevo afferrato già da tempo che non era una persona espansiva.
“Già. E spero che sarai consapevole del fatto che il tuo gruppetto di ragazze mi ha darà da fare un bel po' di lavoro extra” sentii una nota divertita nella sua voce.
“Eh?”
“Quanto meno dovrò impiegarmi per evitare a Genma di deprimersi” mi disse.
Risi.
“Beh la cosa è reciproca non pensi?” ribattei.
“Già, ma a me toccherà pure risollevare l'animo a Raido, e impedire ai due di ritorcere le frustrazioni represse su quello scemo di Aoba che finirà di certo per irritarli”
Ridacchiai sommessa.
“Sei un tipo strano eh?” gli dissi dopo un momento di silenzio.
“Uh? Davvero?” mi chiese girandosi a guardarmi.
“Ti fai tanto freddo e scostante, ma sei molto attento ai tuoi amici. Ne ho visti pochi di capitani -di Konoha o di Uzushi- che s'interessassero davvero e così tanto ai propri sottoposti”
Lui scrollò le spalle “è mio dovere... e poi...” esitò “...ci sono già stati molti morti. Preferirei per quanto è possibile evitarne altri”
La domanda che mi pose mi spiazzò, lasciandomi di sasso.
“E tu invece? Ultimamente mi sembri piuttosto distratta. Si insomma, a parte la cosa dello Sharingan hai altro che ti turba?”
Come poteva averlo capito? Soprattutto in loro presenza ero sempre stata piuttosto attenta a cercare di mantenere le apparenze.
“Più che altro sono successe tante cose tutte insieme”
“Oh, di quello puoi star tranquilla che è sempre così. O ci si annoia in periodi piatti e monotoni oppure ne hai da ammazzarti di cose che succedono tutte insieme”
Annuii in accordo con le sue parole.
“Come se non bastasse a tutta sta menata della nebbia eccetera, ci si è messa pure mia zia. Dice che tra un anno, massimo due, vorrebbe abdicare a mio favore”
Lasciai la notizia aleggiare nell'aria.
“Ti farei le congratulazioni, ma qualcosa mi dice che non ne saresti troppo entusiasta” disse lui con un po' d'esitazione.
“No, appunto. Non mi è mai interessato il potere. Non lo voglio. Cioè capisco che è il mio dovere, e probabilmente una volta che ci sarò dentro farò ciò che è necessario fare. Però... non so. Vorrei almeno avere più tempo. O forse è solo un capriccio. In fondo è mio destino... prima o dopo cosa cambia?”
Sospirai. “Inoltre c'è di mezzo anche quel pagliaccio di Rikuro. Probabilmente se la zietta affretterà il passaggio del testimone vorranno affrettare pure le nozze.
Questo mi fa venire in mente che...” però sul momento decisi che era meglio non dire che avevo sentito la loro conversazione. Non me la sentivo di affrontare davvero quell'argomento. “...non ti ho ancora ringraziato per aver preso le mie difese... sai, prima di partire per salvare Akiko”
“Ma figurati. Era il minimo che potessi fare. Ti ricordo che sei tu che mi hai salvato la pelle... ben due volte. Inoltre... c'è anche quella volta...” dal tono esitante capii che si riferiva a quando aveva sbiellato.
“Non ti preoccupare, l'ho già dimenticata. Anzi, diciamo che mi devi ancora un favore. Se mai ci capiterà ancora di incrociarci...” dissi con un ghigno.
Lui rispose al sorriso.
“D'accordo”
Era un momento tranquillo, sereno, pacifico. Sentivo di stare bene in sua compagnia, in quel momento. Avrebbe potuto essere l'occasione ideale per cercare di parlare su quei sentimenti confusi che provavo, e capire se la cosa era ricambiata, anche se, di certo non gli ero indifferente, se mi aveva difeso così a spada tratta davanti a Rikuro.
Ma una stoccata d'amarezza mi chiuse la bocca.
Le ragioni erano le stesse che avevo prima elencato a Nadeshiko e Yuki. Che senso avrebbe avuto affezionarsi a qualcuno quando non avrei potuto starci insieme in alcun modo?
“Bene... dato che non si sa mai cosa può succedere o quando, proporrei di godersi questa serata pacifica, e di starcene amabilmente tranquilli” dissi io, troncando da sola la possibilità di parlare ulteriormente.
Lui ridacchiò piano. “Mi sembra un'ottima idea”
Con questo lui si trasferì nel ramo adiacente, e ci accomodammo entrambi sulle spaziose fronde dell'antico salice.
 

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Capitolo 28
*** Ritorno a casa ***


28)Ritorno a casa

 

Aoba si svegliò calmo e placido, stiracchiandosi come un gatto d'appartamento. Vide che gli altri erano già tutti in piedi e praticamente pronti per andare. C'era persino Raido, che stava metodicamente raccogliendo le sue cose.

 

“Ehi, ragazzi, ma che ore sono? Com'è che non mi avete svegliato?”

 

Si aspettava un rimprovero per la sua pigrizia o qualcosa di simile, ma, a quanto pare, era la sua mattinata fortunata.

 

Kakashi, pacatamente gli disse: “Tranquillo Aoba, per una volta non sei tu ad esserti svegliato tardi, ma noi ad esserci svegliati in anticipo... Dopotutto sono solo le sette.”

 

Solo in quel momento Aoba fu sufficientemente lucido per guardare bene le facce dei suoi compagni. Occhiaie. Palesi come il sole a mezzogiorno. Quelli non avevano chiuso occhio per un solo minuto, quella notte, questo era poco ma sicuro. Possibile che...

 

“Ehi, non ve la sarete mica spassata senza di me, stanotte, vero? Non avrete mica... Non avrete mica pensato bene di dare una ripassatine alle tre ragazzine, vero?”

 

Gli altri tre si guardarono in faccia per un istante, come riconoscendo nell'altro il medesimo pensiero. Genma rispose al volo alla provocazione:

 

“Aoba...”

 

“Sì?”

 

“... Vaffanculo.”

 

“Ma che ho detto?”

 

Gli altri due sospirarono, senza degnare di una risposta la sua faccia confusa.

 

Non ci volle molto prima che anche Aoba, le cui insistenti domande trovavano un muro di solido mutismo finisse di prepararsi, ed il quartetto uscì in strada, ancora relativamente deserta. Il sole dopotutto, in quell'inizio di primavera, non era sorto poi da molto.

 

Di buona lena, nonostante un Raido leggermente zoppicante, uscirono dalla porta occidentale del villaggio del vortice, diretti, dopo un mese e mezzo, verso casa. L'unico saluto che ricevettero fu quello delle guardie del cancello, che si limitarono ad un rispettoso cenno. Nessuno di loro si voltò indietro.

 

Il silenzio aleggiò per un po' sulla comitiva, fino a che, all'ennesimo tentativo di Aoba di punzecchiare Genma, quest'ultimo, invece di ignorarlo, si girò indietro sibilando:

 

“No, Aoba, smettila di rompere i coglioni. Non me la sono scopata, ok? Non... Non ho voluto io, ecco.”

 

Suo malgrado, Raido si associò alla maschera di stupore che era calata su Aoba. E anche Kakashi, sebbene la sua maschera celasse gran parte delle sue espressioni, non poté sopprimere un minimo di sorpresa alla dichiarazione di Genma.

 

“Eh?”

 

Visto che a quel punto la frittata era più o meno fatta, con un sospiro, Genma iniziò a spiegarsi meglio: “Sono stato con Yuki tutta notte, più o meno... E... Eccheccazzo dovete anche farmelo dire per forza? Non mi andava l'idea “Una scopata per toglierci il pensiero, è stato bello, Addio.” Non volevo spassarmela adesso con il pensiero che tanto poi la dimenticherò perché non ci vedremo più, chiaro? Ma io voglio che vada avanti, cazzo! ”

 

“Cioè...TU che rinunci ad una scopata per una...Sensazione?? Oh dei... Non pensavo che fosse qualcosa di così serio... Quella ti ha messo proprio le manette, bello mio...”

 

“Senti Aoba, che ci posso fare se sono rincoglionito tutto a un tratto? Non so neanche a me che mi è preso...”

 

“Genma, le persone normali lo chiamano 'innamoramento'. Sai, non è una bestemmia...”

 

“Certo, certo, Raido, tu la fai facile... Non sono quello alto bello e figo della compagnia, fino a prova contraria... Sono solo il cretino che fa le battute idiote... Però le piaccio lo stesso, ok? Così come sono! Io una come lei non la trovo alla foglia...”

 

“E come la metti con Anko? Non avevate una qualche storia?” Se ne uscì ad un tratto Kakashi.

 

“Chi, la vipera? Andiamo, dove l'hai sentita questa vaccata? Sarò stato il suo primo, ma scommetto quello che vuoi che non sono stato l'ultimo, anzi.”

 

Ma a quel punto, Genma, stanco dell'interrogatorio, decise di sviare il discorso su altro. O, meglio, su altri.

 

“Piuttosto... Anche tu Raido... Se non sbaglio ti sei fatto assistere da una bella infermiera personale per un'intera settimana... Chissà che magari sei stato proprio tu quello che non è finito in bianco...”

 

“Tua madre non ti ha mai insegnato che un signore non racconta in giro quel che succede nel suo letto? Comunque vai tranquillo Gen, che non c'è stato proprio niente. Anche se...”

“Anche se?”

 

“Anche se Nadeshiko è una gran brava ragazza, va ammesso.”

 

“Vediamo se riesco a dare un senso decente alla tua frase: “Nadeshiko mi piace una cifra non solo perché è una stratognocca (il che comunque non guasta), ma anche perché ha tutto ciò che cerco in una ragazza.” Ho azzeccato?”

 

“Beh... Più o meno... Non so come spiegarti Genma... E' che... E' fragile e forte allo stesso tempo. E' misteriosa, in un certo senso...”

 

“...E ti piace.”

 

“Ok, ok, avete vinto, mi piace!”.

 

Ma Genma non aveva finito. Fecero una pausa. Mentre Kakashi stava prendendo da bere dalla sua borraccia, gli fece: “Kakashi, non credere che ci siamo dimenticati di te... Come te la intendi con la signorina Uzumaki?”

 

Al ninja albino l'acqua andò di traverso, tanto da soffiarla fuori, generando una risata generale.

 

“Vedo che ho fatto centro, signor freddo e distaccato...Spiegazioni prego. Io e Raido ci siamo ampiamente sputtanati, non vedo perché non debba farlo anche tu.”

 

“Non devo farlo, perché non c'è niente da dire. C'è bisogno di ricordare che è una principessa e che diventerà molto probabilmente la prossima tsunamikage?”

 

“Beh, ma che c'entra?” Chiese perplesso Aoba.

 

“C'entra nella misura in cui, dall'età di cinque anni sa già chi sposerà. E' un certo Rikuro... Gradevole personcina che ho peraltro avuto modo di incontrare...”

 

“C'era per caso una vena di sarcasmo, nella tua ultima frase?” Chiese ironicamente Genma, sfoggiando il suo solito ghigno divertito.

 

“Che vi devo dire, mi è sembrato una persona insignificante, ma comunque non sono affari miei.”

 

“Sarà... Anche se rimane il fatto che comunque non ci hai risposto.” Stavolta la frecciata, insolitamente, veniva da Raido.

 

“Noiosi quanto e peggio dei bambini all'accademia... E' diventata una buona amica ed un'ottima kunoichi, tutto qua. E comunque non mi va l'idea di attaccarmi sentimentalmente a qualcuno. Nessun ninja sano di mente dovrebbe farlo, secondo me.”

 

Ne nascerebbe solo dolore e solitudine, datemi retta. Questo lo pensò ma non lo disse. Eppure perché la notte prima l'aveva pervaso una serenità mai provata, nello stare al suo fianco ad ammirare il cielo stellato? E perché a pensare a quel damerino gli saliva un moto di ripulsa ben maggiore del dovuto? Bah, tanto era perfettamente inutile indugiare oltre su quegli inutili sentimenti. Meglio blindarli in un angolo del suo cervello, come tutto il resto. Si era dimenticato di essere solo un'arma in quelle settimane e ciò era male...

 

Quando arrivarono in vista di Konoha, notarono qualcosa di inusuale. Per le vie erano appese banderuole gialle, rosse ed arancio, ed in tutto il villaggio si notava un'atmosfera stranamente festosa. Si guardarono intorno con aria interrogativa, anche se a Kakashi parve di intuire il motivo di tanta gaia agitazione.

 

Quando salirono al palazzo dell'hokage per dare un resoconto di persona al vecchio Hiruzen di tutto quanto era successo mentre erano stati via (per quanto non fossero mancate le missive), cominciarono a capire. A fianco di Sarutobi c'era Minato. Arrivarono proprio mentre il primo diceva al secondo: “Testa vuota, devi fare così, altrimenti combinerai un casino e le pratiche non faranno altro che accumularsi!”

 

Entrambi accolsero il team con un caloroso sorriso. Al che Minato, anticipandoli, fece loro:”Beh, ragazzi, come avete visto, l'ora si avvicina... Ieri è stato dato l'annuncio al paese. La cerimonia ufficiale si terrà tra un mesetto!”

 

“... E tra due mesi Konoha finirà in ginocchio, se continui a distrarti così, mentre ti spiego le cose, futuro quarto hokage!” rispose, di rimando, il terzo.

 

***

 

“Che c'è zietta? Vero che hai cambiato idea e hai deciso di rimanere in sella per i prossimi vent'anni?”

 

“Spiacente per te, ma non ti ho convocato per questo, nipotina... Voglio che impari un po' di diplomazia. Oh, non preoccuparti, quel tanto che basta per non mandare in completa malora le relazioni di Uzushi con il resto del mondo...”

 

“E la lezione uno sarebbe...?”

 

“La lezione uno sarebbe spedirti alla cerimonia di successione dell'Hokage. Il vecchio Sarutobi ha deciso di ritirarsi e ne hanno nominato uno nuovo, Minato Namikaze. In qualità di rappresentante di Uzushi andrai tu, stavolta, con le tue compagne a farti da ancelle. Che c'è, perché quella faccia? Pensavo ti fossi trovata bene con i konohani che sono venuti qui!”

 

“S-sì, zia, hai ragione... Non c'è problema.”

 

Merda. Oh, kami, perché certe cose non si possono dimenticare in pace?

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Capitolo 29
*** Ballo di Gala ***


29)Ballo di gala

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***Kakashi***

Il ritorno alla 'normalità' era stato più difficile del previsto.
Di buona norma ero abituato a reprimere i sentimenti a 'funzionare' senza troppi pensieri. Routine, missioni, andare a portare i fiori sulle tombe dei miei compagni di team. Tutto regolare.
Il fantasma di Rin, che era stato stranamente silenzioso nelle ultime due settimane passate a Uzushi, era ora ritornato a farmi visita durante il sonno, facendomi svegliare ansante e sudato, fisicamente e mentalmente stremato. Quando la sognavo era come se non fossi affatto andato a dormire, quindi mi ritrovai nel giro di poco tempo a sentirmi più un cadavere ambulante che altro.
 

Genma era stranamente silenzioso, e quando la gente lo salutava o gli rivolgeva due parole si limitava a risolvere la conversazione in poche e brevi parole, facendo sempre girare la gente a guardarlo, straniti al limite dello sconvolto di non aver ricevuto neppure una battuta di spirito da parte sua.
Anko gli toccava sempre scherzosamente la fronte, chiedendogli se aveva la febbre.
Pure Raido era stranamente 'moscio' anche se forse tra i tre era quello che mascherava meglio la situazione. Il che era uno strano rovesciamento di ruoli, dato che di solito ero io quello più impassibile.
Aoba continuava ad essere il solito idiota, ma nessuno di noi tre se lo filava più del solito.
Quello che invece mi espresse la sua preoccupazione fu Minato, che mi disse di trovarmi molto abbattuto.
“Le solite cose.. non dormo molto bene” mi limitai a rispondere con una scrollata di spalle. Non volevo approfondire la questione con nessuno.
Ma non potevo mentire a me stesso. Era innegabile che Inazuma fosse un pensiero che rispuntava fuori spesso e volentieri, facendomi stupire da solo.
E da quando prendevo così a cuore le cose? Io ero sempre e solo stato un ninja. Un'arma. E mi ero sempre impegnato a restare tale. Privo di sentimenti.
Tanto più che Inazuma era molto lontana, sentimentalmente e fisicamente da me.
Lei aveva il suo destino, là ad Uzushi, come Tsunamikage. Io qui, come ninja, come ANBU, come assassino.
Mi dissi che avrei presto dimenticato e tentai di non pensarci, ma dopo neppure due settimane mi resi conto che mi era impossibile.
Dovevo parlarne con qualcuno prima di dare i numeri, ma siccome non era da me andarmi a 'confessare' da qualcuno, semplicemente andai a trovare Obito, e sedendomi davanti alla sua tomba, ebbi una lunga conversazione a riguardo con lui nella mia mente. Tentanto d'immaginare come mi avrebbe risposto se fosse stato ancora in vita.
Ah! impetuoso com'era mi avrebbe convinto che la cosa migliore sarebbe stato quello di andarla a rapire o cose simili. Matto com'era.
Intanto la festa per il passaggio del testimone da Hiruzen a Minato si avvicinava, e la città si faceva sempre più affollata, stipata di delegazioni e parentele varie che volevano partecipare alla festa.
Io, con mia somma sorpresa venni invitato alla festa di Minato, non come ANBU di guardia ma come ospite. Quando chiesi il perché lui mi disse “Sei il mio unico allievo Kakashi, devi goderti la festa, non lavorare. Chissà che non ti faccia anche un po' bene rilassarti un momento”
Il che mi stupì e mi fece però molto piacere. Nonostante gli impegni, e le faccende che lo sommergevano, trovava anche il tempo per preoccuparsi per me.
“Grazie sensei, ci sarò”

Le ultime due settimane d'attesa passarono con un po' più di serenità, forse perché avevo parecchio lavoro da sbrigare in vista della festa, e questo mi fece concentrare su altro.
La sera della festa rimasi parecchio tempo intento a cercare nell'armadio qualcosa che potesse essere adeguato per il ricevimento che avrebbe seguito l'annuncio.
Poi insultandomi dicendo che non ero un dannato damerino finii semplicemente per indossare l'uniforme più nuova che avevo.
Al diavolo il resto. Ero un ninja, non un funzionario.
Mi ritrovai con Genma, Raido e Aoba, dato che erano stati invitati anche loro e andammo sotto al palazzo dell'Hokage, per ascoltare l'annuncio della nomina all'Hokage, mentre Hiruzen, passava simbolicamente il cappello, togliendoselo dal suo capo per adagiarlo sulla folta chioma bionda di Minato.
La folla proruppe in un boato, tra acclamazioni e applausi.
La parte noiosa, fu invece quella burocratica, dove ci furono un'infinità di strette di mano (per Minato ovviamente), scartoffie da firmare, e scambi di convenevoli più o meno formali.
Dopo, venimmo condotti nell'enorme salone allestito con un banchetto per gli amici più intimi (e le persone più importanti, tipo Hyuuga, Uchiha e simili).
Ben presto io Genma e Raido ci defilammo in un angolo della sala, mentre ascoltavo solo con un orecchio le loro basse chiacchiere, e osservando quanta gente c'era che voleva parlare o stringere la mano a Minato, pensando a quanto era ipocrita la gente.
A molti di loro non era mai importato di Minato se non come potente arma da usare a favore di Konoha, ora che era Hokage tutti volevano la sua amicizia.
Odiavo la politica da quel senso... una montagna di sorrisi falsi e le parole da dover misurare in ogni situazione... necessaria forse. Ma odiosa.
Potevo capire se Inazuma... di nuovo lei.
Scossi lievemente il capo per togliermi il pensiero.
In quel momento arrivò Aoba.
“Dovete assolutamente venire a vedere una cosa” disse così eccitato che si tratteneva appena dal mettersi a saltellare sul posto.
“Aoba... non siamo in vena. Se sono le tue solite cazzate o per farci vedere quanto siano esagerate le tette di Tsunade puoi avanzartelo” disse Genma piattamente, e io mi trovai in perfetto accordo con le sue parole.
“No! No! Davvero! Venite!”
Rassegnati al doverlo accontentare, lo seguimmo attraverso gli invitati, sino ad un lato della sala, vicino al palchetto su cui si trovava Minato, con al fianco una radiosa Kushina, dove stava ancora terminando di salutare gli ultimi arrivati.
“Guardate! Guardate!” disse esultante.
“Cosa?” chiese Raido.
“Vedo solo Minato che stringe le mani a un non so quale invitato del clan Inuzuka...”
“Ma no! Lì alla destra! Sotto il palchetto”
Per poco non mi crollò la mascella in terra.
Erano lì. Tutte e tre. Inazuma, Yuki e Nadeshiko.
Ed erano una visione che aveva un che di etereo. Erano vestite finemente, con i capelli acconciati, il kimono verde con inserti dorati e il simbolo del vortice degli Uzumaki ricamato in rosso sulla schiena.
“Oh Kami!” due parole che esordirono da Genma ma che le trovai sin troppo azzeccate per la situazione.
Mi sembrava che il cervello mi fosse andato in corto circuito e ora non sapevo da che parte iniziare per fare un 'reset'.
“Ahahah! Dovreste vedere le vostre facce! Meritereste una foto!” disse Aoba sghignazzando.
 

“Provaci e giuro che faccio in modo che non riesca più a parlare senza avere una voce da soprano” dissi poco gentilmente, forse fin troppo brusco, ma senza attendere una risposta m'inoltrai nella folla per avvicinarmi.
Pure Raido e Genma mi seguirono.
Vidi Inazuma essere ricevuta da Minato, e che mentre le altre due si presentavano scambiare alcune parole allegre con Kushina, e rammentai che erano cugine.
Sperai di restare nell'ombra della folla finché non si fossero allontanate per poterle incontrare poi ma Minato mi vide.
“Ehi Kakashi!” mi salutò facendomi cenno di raggiungerlo.
Quasi rischiai di inciampare nei miei piedi facendo la figura dell'idiota.
Con strana ritrosia m'avvicinai, tentando di mantenere il lato di facciata di pacata calma, mentre invece strane... emozioni si rimescolavano confusamente nel petto.
“Minato-sensei. Le mie congratulazioni” dissi inchinandomi leggermente, e facendo un cenno di saluto anche a Kushina, mentre Inazuma con le sue due amiche erano rimaste lì vicino un po' stupite, dato che mi avevano seguito anche Genma e Raido.
“Grazie ragazzo, è tutto il giorno che non ti vedo... che fine avevi fatto?”
“Pensavo che oggi avresti avuto sin troppe mani da stringere, sensei”
“Ahah! In effetti hai ragione” disse ridacchiando.
“Ehi Kakashi! Tu sei stato ad Uzushi giusto il mese scorso no? Hai conosciuto la mia cuginetta?” mi chiese Kushina che stava scoppiando di felicità per la situazione.
Come no.
“Si, ho avuto il piacere” risposi pacatamente.
“Ehi, albino! Quanto entusiasmo! Sei già tornato in modalità ghiacciolo?” mi chiese lei con un ampio sorriso.
“Oh, giusto... sono felice di vederla principessina di Uzushi... o forse dovrei essere più stupito di vederti indossare un kimono?” gli chiesi senza saper evitare di rispondere con naturalezza alla sua allegra provocazione, o senza trattenerne il sorriso in risposta.
Minato rimase così stravolto dalla mia risposta che quasi gli andò di traverso l'aperitivo che stava sorseggiando.
“Quindi voi due... vi conoscete?” chiese Kushina.
Annuii “è stata il nostro... anfitrione a Uzushi”
“Piuttosto... come mai siete qui?” chiese Genma, che aveva salutato Yuki con malcelata gioia, mentre Raido aveva galantemente salutato tutti, anche se non me n'ero quasi accorto per il mio stupore di vedere Inazuma.
“La zietta ha deciso che devo imparare anche ad esercitare la diplomazia per essere una buona Tsunamikage... fortuna che ho preso un po' più da mia mamma che non da lei in pazienza... senza offesa Kushina..” disse lei, ma la donna rise tranquillamente.
Era troppo felice per prendersela per una simile sciocchezza.
“Mi avevi accennato ad un gruppo abile di Kunoichi che avevate supportato... non credevo fossero loro” intervenne Minato.
Inazuma sorrise lievemente “Oh, beh. Bisogna ammettere che senza l'aiuto della vostra squadra non so se avremmo ottenuto tanto risultati in così breve tempo. Sopratutto l'intervento di Kakashi nello smascherare Haruta -viscido vecchio- è stato provvidenziale” disse lodandomi.
 

“Ci sareste arrivati prima o poi. E devo ammettere che il viaggio valeva la pena, fosse solo per vedere come hai preso a calci quel dannato Kushimaru” gli risposi, ben sapendo che comunque se fossero venuti a sapere che era stata lei a sconfiggere uno spadaccino della nebbia avrebbe comunque favorito alla sua causa come politica verso Uzushi.
“Sei... sei stata tu a uccidere lo spadaccino? Beh cuginetta, non c'è che dire... ne hai fatta di strada!” le disse Kushina.
Minato sembrò sul punto di dire qualcosa ma fu distratto da qualcuno che gli si avvicinò per dire qualcosa.
Dato che le formalità erano già state concluse, le due ragazze si allontanarono di qualche passo da lei, in compagnia dei miei due compagni di team.
“Allora... ti hanno accompagnato solo loro?” le domandai, tanto per fare conversazione.
“Già... potresti sempre farmi da cavaliere per questa sera no?” mi disse lei con un mezzo sorriso. “Quanto meno mi risparmierei la noia di stringere altre ventimila mani e declinare altrettante offerte per questo o quel ballo o quant'altro”
In effetti, ora che erano arrivati i componenti dell'orchestra erano in molti quelli che danzavano nella pista da ballo.
“Temo che stai chiedendo alla persona sbagliata...” dissi io, non ero certo tipo da danza e galanteria! “...è Raido quello con la parte del galantuomo”
Lei sbuffò “Raido è già impegnato con Nacchan -nessuna sorpresa sin qui- e non provare a defilarti. Hai un debito con me che intendo sfruttare” mi disse con un sorrisetto “E non mi dire che non sei capace ad aggiustarti” abbassò la voce “Poi ho scoperto che lo sharingan è molto utile per queste faccende. Ho imparato a danzare in due giorni e mi sono avanzata una ventina di lezioni”
Non potei non scoppiare a ridere. “Solo tu potevi pensare di usare lo sharingan così” le risposi a bassa voce.
Dio solo sapeva perché riuscissi ad essere così spontaneo con lei.
“Allora?” mi chiese.
“Uff... ce la fai a non pestarmi i piedi principessina?”
Lei mi tirò una ciocca a mo' di punizione con una smorfietta “Guarda che sono io che dovrei chiedertelo caso mai, non il contrario. E se dovesse succedere è solo perché il kimono mi ingessa tanto che mi sento paralizzata”
Soffocando una risata l'accompagnai.
Mi parve di cogliere un occhiata stranita e forse un po' divertita di Minato.

La serata passò assai più agevolmente di quanto non avessi pensato, e dovevo ammettere che per quanto lei dicesse di sentirsi innaturale dentro quei panni, l'abito gli donava.
Non era altissima, ma l'abito valorizzava la sua corporatura minuta, avvolgendola con la stoffa verde smeraldo, mentre due draghi ricamati d'oro le si stringevano a spirali intorno le maniche, mentre una fascia rossa, s'intonava con il ricamo sulla schiena del vortice simbolo degli Uzumaki, e con i capelli, raccolti in una stretta acconciatura sulla sommità del capo.
“Sai, in questo... tempo mi è tornato in mente un ricordo”
“Davvero?”
“Già”
“Quale?” le domandai incuriosito.
“Io e te ci siamo già conosciuti”
Sbattei le palpebre confuso.

 

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Capitolo 30
*** Ricordi ***


30)Ricordi

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“Ehi bello, che fai appoggiato alla balaustra con quello sguardo? Si direbbe che sei ad un funerale, non ad un matrimonio...”

 

“Non hai torto...E' che mi sento come un pesce fuor d'acqua. Vorrei stendermi sul prato ed addormentarmi come si deve!”

 

“Già, a chi lo dici...Senti, che ne pensi di mandare tutti a cagare e levarci dai piedi, così da stare un po' in pace insieme?”

 

Quella ragazzina dai capelli rossi era veramente insolita. Sulle prime, Kakashi avrebbe voluto mandarla al diavolo, per averla importunata così, mentre non aveva voglia di fare altro che essere lasciato solo. Però ripensandoci, almeno era una che condivideva la sua “grande allegria”. Rin aveva tentato in tutti i modi di convincerlo a ballare, svagarsi un po'... Con somma rabbia di Obito che si era ingelosito... Fortuna che ad un certo punto, sbuffando, Rin ci aveva rinunciato e aveva accettato di fare da damigella a quel cretino. Beh, tanto non erano capaci tutti e due...

 

A vederli spensierati in quel modo, si sarebbe detto che dopo tutto avevano ragione tutti i “grandi” che li ritenevano ancora dei ragazzini. Sebbene i cosiddetti ragazzini avrebbero potuto ucciderli nel sonno in dieci secondi netti...

 

In più ci si era messo anche il sensei a fargli la predica... Ma cavolo, non poteva stare concentrato su sua moglie, visto che si era appena sposato? Gli aveva detto: “A volte è bene lasciarsi un po' andare e divertirsi un po', sai?”

 

Ecco, solo che la sua idea di divertimento non corrispondeva a saltellare a caso qua e là con un sorriso stampato in faccia, uffa...

 

A quanto pare, almeno quella lì era d'accordo con lui.

 

Passeggiarono con calma fin verso un prato poco lontano e si stravaccarono nell'erba, con lo sguardo verso il cielo.

 

“Aaah...Così va molto meglio, senza tutto quel casino!” Disse lei.

 

“In effetti... E sì che la mia compagna di team voleva anche costringermi a ballare...”

 

“Ah, no, se c'è una cosa che non farò mai, è quella di imparare a fare quelle insulse moine su una pista... Tacco, punta, tacco... Ehi, stiamo scherzando? Una ninja che balla?”

 

“Così saresti una kunoichi anche tu?”

 

“Già... Così dicono, almeno. Sono appena diventata chuunin.”

 

“Io tra poco diventerò Jounin, invece. O almeno, così mi ha detto Minato sensei.”

 

“Minato... Sensei? Quindi lo sposo sarebbe il tuo maestro?”

 

“Eh, sì. Sai, per quanto mi secchi ammetterlo, gli devo veramente tantissimo. E' un uomo buono e saggio, oltre che un fortissimo ninja...”

 

“Allora sarà per questo che si è fatto fregare da Kushina nee...”

 

“Kushina nee? La sposa quindi sarebbe tua sorella?”

 

“No, no, figurati! Una pazza isterica come lei non sarebbe potuta uscire dagli stessi geni che hanno prodotto me... Semplicemente mia cugina. Sua madre sarebbe la sorella maggiore di mio padre... Furba lei a scapparsene qui...”

 

“In che senso scusa?”

 

“E' venuta via dal villaggio del vortice quando era ancora piccola, no?”

 

“Beh, di sicuro non per sua volontà, né per fare una cosa piacevole...”

 

“Già, però se restava, sarebbe diventata il capo di tutta la baracca, prima o poi. Il nostro villaggio, intendo... Visto che da noi la carica è ereditaria per via femminile...”

 

“Wow. Quindi Minato sensei ha spostato un potenziale pezzo grosso...”

 

“Naaah. La sua vita è qui da voi. Ogni tanto viene a trovarci, ma è una ninja di Konoha in tutto e per tutto. Semmai al prossimo giro toccherà a mia madre...

Senti, giusto per cambiare argomento, com'è che scappi dalla festa? Cioè, io odio il casino, e va bene, ma tu che giustificazioni hai?”

 

“Come te, non mi piace la ressa... E poi tutta quell'allegria mi da' il voltastomaco.”

 

“Il fatto che siano tutti su di giri è abbastanza normale, è un matrimonio, per gli dei!”

 

“Avrei preferito una missione, invece che una festa. Un ninja è un'arma e come tale non può permettersi di essere...”

 

“Lo conosco anche io il codice... Quindi tu saresti un tipo tutto ordini? Che palle...”

 

“Non c'è onore più grande che dare la vita propria per raggiungere l'obiettivo!”

 

“Se permetti, meglio vivere un giorno in più che uno in meno, però... Non sono una patita dell'eroismo, come avrai capito...”

 

“Non vuoi dimostrarti grata al tuo villaggio servendolo con onore?”

 

“Bah, dipende da che intendi per onore... Se coincide con il buttare nel cesso per niente la mia vita o quella dei miei compagni, può anche andare a farsi fottere...”

 

“Che ragionamento strano...”

 

“Non sei il primo che me lo dice, quindi non me la prendo... Però, allievo di Minato, accetta un consiglio: occhio che a vivere per fare il soldatino, prima o poi si esce di testa per forza... Trovati un motivo per vivere più simpatico. Chessò, gli amici... Una fidanzatina...”

 

“Troppi sentimenti personali sono una distrazione...”

 

“Sarà, ma il mondo è pieno di distrazioni. Evitarle proprio tutte tutte è un po' impossibile, bello mio...”

 

“Sai rossa, inizi ad essere stancante! E sì che ero venuto a riposarmi...”

 

“Ok, ok, mister codice, non c'è bisogno di essere così acidi... Me ne starò buona buona a guardare le nuvole, ora, tranquillo...”

 

“Meglio così.”

 

***

 

“Quindi eri tu la ragazzina bisbetica dai capelli rossi di quel giorno!”

 

“Mi sa proprio di sì... Ehi, un momento... Bisbetica a chi?”

 

“Proprio tu. Eri insopportabile... Ma a quanto pare non hai mantenuto la tua parola, dato che alla fine, a ballare sei stata costretta ad imparare...”

 

“Promesse e giuramenti a tredici anni non valgono un granché, che dici?”

 

“No, probabilmente no...”

 

Ma il giuramento che ti ho fatto, Obito, varrà per sempre... Contaci amico.

 

“Ehi Kakashi, tutto bene?”

 

“Sì, sì, scusa, ero soprappensiero, cercando di ricordare i dettagli del nostro primo incontro... O, piuttosto, la tua prima lezione di morale...”

 

“Dai, sai che le ragazzine tendono a parlare sempre troppo...”

 

“Non mi sembra che crescendo tu sia migliorata...”

 

“Questa te la faccio pagare!” E mentre lo diceva pestò “accidentalmente” un piede al suo cavaliere, mal celando una risata.

 

“Allora alla fine i geni degli Uzumaki si sono risvegliati anche in te...” Le replicò Kakashi a tono.

 

“Ehi, ora non esageriamo... Anche se lo ammetto, a quanto pare quella battaglia contro lo spadaccino, qualche influsso sotto quell'aspetto ce l'ha avuto...”

 

Quando il ballo concluse, Inazuma, però, si scoprì a fissare a lungo gli occhi di Kakashi e gli sussurrò all'orecchio: “Ehi, guarda che il mio consiglio è ancora valido...”

 

“Che intendi?”

 

“Trovare qualcosa di bello e totalizzante per cui vivere, scemo di una testa bianca...”

 

 

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Capitolo 31
*** Sintonia ***


31)Sintonia

 

 

***Nadeshiko***

Era piacevole aver ritrovato di nuovo il trio di ragazzi, dato che non avevo visto il tipo con gli occhiali.
 

Sì beh, era passato un mese, ma mi venne naturale sorridere a Raido quando lo vidi.
Ero entrata abbastanza in confidenza con lui. Nel senso che mi sentivo più... naturale in sua presenza. Non mi sentivo più in obbligo di mostrare il mio lato perfetto e freddo. Potevo stare tranquilla.
 

Yuki l'avevamo persa nello stesso istante in cui era comparso Genma, fatto assodato quando scomparvero ben presto da in mezzo la stanza per poi ritrovarli in una piccola combriccola di persone annoiate che si erano appartate in un angolo della stanza per giocare a carte. Incorreggibili.
 

Quella che mi preoccupava di più era Inazuma. Io e Yuki eravamo solo le sue 'ancelle', nessuno si sarebbe fatto troppe domande su di noi, o comunque avevamo solo un ruolo secondario, se non terziario.
 

Mentre invece lei era 'sotto esame'. Doveva rappresentare il vortice. Non poche occhiate si erano già fermate dubbiose su di lei, sul suo aspetto così fragile in apparenza, data la sua corporatura minuta e sulla sua giovane età.
Per ora era riuscita a mantenere sempre una maschera di pacata cordialità. Forse un po' legnosa, dato che non era mai stato il suo ambito, ma comunque passabile.
 

Io e Yuki ne avevamo parlato in disparte, cosa che non era mai capitata dato che Yuki di solito non era abbastanza seria per tali argomenti e io non ero tipo da parlare 'alle spalle' della mia amica. Ma ci eravamo dette che eravamo un po' impensierite da lei.
Anche se Inazuma si intestardiva a voler 'fare la dura' e continuava a dire che tra lei e l'albino non c'era nulla e nulla ci sarebbe mai stato, come io stessa avevo appreso di recente, tra le ragioni del cuore e della mente difficilmente le due si mettono d'accordo.
Se razionalmente lei sapeva che era meglio evitare un vero coinvolgimento emotivo... Non avrei saputo dire se il suo cuore ne fosse stato altrettanto d'accordo. Era evidente che quel tale le piaceva, o quanto meno la incuriosiva. E come gli aveva sorriso naturalmente rivedendolo era stata la prova del nove nel capire che non gli era indifferente.
 

“Ci sono problemi? Mi sembri pensierosa” mi chiese Raido che da perfetto cavaliere mi aveva portato un bicchiere di un qualcosa di analcolico.
 

“Non problemi imminenti, ma si, sono preoccupata” risposi incerta.
Mi spiazzava, non sapevo mai come rivolgermi a lui. Sentivo di potermi fidare, e al contempo non sapevo quanto dirgli dei miei pensieri, che di solito dividevo solo con le mie amiche. Ed era una cosa che mi mandava un po' nel pallone. Non era da me sentirmi così... esitante.
 

“Posso esserti in qualche modo d'aiuto?” mi chiese subito con un sorriso gentile.
Come fare a contrastare tanta disarmante gentilezza?
Esitai, incerta su cosa dirgli. O quanto dirgli di quanto sapevo.
 

“Se non sono fatti miei lo posso capire eh, nessun problema” mi disse lui.
 

“No, non fraintendere. È che non sono cose che mi riguardano direttamente e...” sbuffai, lasciando perdere. Era inutile. Non potevo fare a meno di vuotare il sacco con lui.
 

“Sono un po' preoccupata per Inazuma. Deve tenere un ruolo politico alla quale non è abituata e il concilio di Uzushi le sta posando parecchi fardelli sulle spalle tutti insieme, cosa che lei non vorrebbe, oltre a non esserci abituata. Sta passando da essere 'la sfaccendata del vortice' alla 'quasi Tsunamikage' tutto di colpo”
 

“Ah, ecco cosa ti crucciava. Credi che lei non sia pronta per un tale ruolo?” mi chiese.
 

“La risposta è né un si né un no... come posso spiegarti... uhm... credo che Inazuma non si senta ancora pronta ad un tale ruolo, ma oltre al fatto che sa di non poterlo rifiutare, sa anche che se guardasse sé stessa non si sentirebbe mai pronta.
Guardasse la sua voglia probabilmente passerebbe la vita distesa sotto un salice a guardare le nuvole con una pila di libri al fianco. In totale pace e tranquillità...”
 

Raido ridacchiò piano.
“Ma, scherzi a parte... nonostante sin ora abbia sempre tenuto un po' questo atteggiamento da sfaccendata, io sono certa che quando sarà il suo momento farà quanto va fatto solo che ora le cose si sono... un po' complicate ecco”
Non volevo tirare in mezzo questioni sentimentali che non mi riguardavano.
 

“Ti riferisci a Kakashi vero?”
Di nuovo la sua perspicacia mi colse impreparata.
Ridacchiò di nuovo della mia espressione stupita.
 

“Come l'hai capito?”
 

“Te l'ho detto che sono un buon osservatore... e poi la cosa direi che è reciproca. Il vostro trio ha un po' sconvolto le nostre esistenze, sai?
Kakashi in particolar modo... Anche se non ha tutti questi casini politici alle spalle è sempre stato uno lupo solitario, convinto di dover vivere in solitudine per morire in altrettanta solitudine, come un buon shinobi che segue quanto prescritto nel codice.
Quella di morire dietro gli ordini impartitogli dai suoi superiori, o comunque per la causa del villaggio per lui non è mai stata una possibilità, ma una certezza. Secondo il suo modo di ragionare è questo il suo destino e non ha mai fatto nulla per cambiarlo.
Vive come arma, e come tale non si aspetta altro che venire buttato via una volta che la sua lama sarà troppo incrinata per poter venire riparata”
 

Avevo avuto modo di capire che l'albino fosse un tipo un po' strano, ma non mi aspettavo una cosa simile.
 

“Che esistenza triste però” riuscii solo a dire.
 

Raido annuì. “Ha perso tutti quelli che gli erano cari a parte il suo maestro” disse accennando con il mento al nuovo Hokage.
 

“Quanto è successo a Uzushi... il fatto di aver quasi ehm... 'accidentalmente' ucciso Inazuma penso che lo abbia scosso, non è da lui perdere le staffe in quel modo e i sensi di colpa hanno fatto sì che si aprisse come dire... un varco nella sua corazza di solitudine.”
 

Scossi le spalle “Sta di fatto, che comunque non intendo mettere becco in ciò” non sarebbe stato giusto nei confronti della mia amica, e neppure di quelli del ragazzo.
 

“Ben lungi da me. Anche se, non farebbe male a Kakashi il capire che non si vive solo per essere un arma” sentenziò Raido.
 

Annuii in accordo con lui. Io, sebbene forse ci fossi andata vicino ad una simile esistenza, cercando di mascherare ogni mia 'imperfezione', non mi sarei mai immaginata la mia vita senza le mie amiche, e ora, senza Raido.
No, aspetta cosa andavo a pensare?
 

Ormai l'aveva pensato, ed era tardi per non ammetterlo almeno a sé stessa. Raido era diventato una componente importante della sua vita.
 

“Ora... mi concederesti un altro ballo?” chiese l'altro con un mezzo sorriso.
Allungai la mano per afferrare la sua.

***Inazuma***

Se non altro il resto della serata proseguì senza intoppi.
Trovavo strano al limite dello sconvolgente che, nonostante fossimo stati un mese separati... ora mi risultasse comunque così naturale stare in sua compagnia.
 

E se la parte logica, razionale della mia mente mi diceva che era tutto sbagliato quanto stavo facendo, tutto il resto di me mi diceva di infischiarmene ampiamente.
Tanto sarei rimasta qui solo per poco tempo. Un paio di settimane massimo, il tempo di svolgere tutte le formalità di rito, dato che io, in qualità di rappresentante di Uzushi dovevo riconoscere Minato come nuovo Hokage e rinnovare il trattato di alleanza che univa il vortice con la foglia.
Poi dovevo fare il mio annuncio. Alla fine la zietta si era decisa a fare l'annuncio ufficiale, di cui io sarei stata portavoce presso la foglia.
 

Esattamente ad un anno da oggi, 365 brevi giorni, sarei salita al potere. In quanto mi aveva nominata formalmente come sua erede e lei avrebbe abdicato.
L'aveva già detto al consiglio interno di Uzushi e dati i miei recenti 'successi' i capi clan non avevano avuto nulla da ridire a riguardo. Dannati vecchi bastardi. Dov'era finita tutta la loro avversità al mio modo d'essere 'scansafatiche' proprio quando serviva?
 

Peggio ancora, dato che la sua famiglia aveva fatto pressioni, Akiko aveva dovuto accettare ad anticipare le nozze con Rikuro. Non solo di poco, come avevo previsto.
 

Ma al giorno stesso in cui sarei diventata Tsunamikage.
 

Mi sarei sposata il mattino e al pomeriggio avrei ricevuto il titolo, così che anche lui sarebbe stato eletto in giornata come 'consorte della Tsunamikage'.
 

Dire che stavo dando di testa per quello era un eufemismo. Non volevo. Non volevo sposarmi, non volevo il potere, non volevo le responsabilità, non volevo diventare madre così presto, come invece sarebbe stato mio obbligo essere. Dovevo dare un erede al trono. Che palle!
 

Ma se lo volevano così tanto che se lo facessero loro! Quelle vecchie babbione del consiglio femminile che avevano puntualizzato la cosa.
Mia madre aveva tentato di tranquillizzarmi, dicendo che era solo il primo periodo quello 'brutto' ma che poi le cose sarebbero andate in meglio, ed era certa che sarei stata un ottima guida per tutto il popolo.
 

Io? ma dico... IO? Cioè quella che si passava le giornate sonnecchiando all'ombra delle foglie dell'antico salice?
No, qualcosa era cambiato anche in me dopo tutta quest'avventura con i ragazzi di Konoha.
 

Non che il vecchio salice fosse meno comodo o attraente, ma avevo capito che avevo delle vere e grandi responsabilità e che la gente si aspettava da me solo il meglio e per qualche motivo a me ignoto non volevo deluderli. Sopratutto la mamma e la zia, che sembravano riporre in me enormi speranze. Anche se ciò non alleggeriva il bagaglio che sentivo mi avevano posato sulle spalle.
 

Nonostante le proteste Kakashi effettivamente mi fece da cavaliere per il resto della serata, evitandomi parecchie grane.
Finita la festa ognuno si ritirò nei propri appartamenti, anche se i tre ragazzi -dietro anche insistenza di un galante Raido- ci accompagnarono sino ai nostri, per poi rientrare nei loro.
Prima di addormentarmi mandai anche un messaggio tramite un cigno di Nacchan a mia madre, come le avevo promesso di fare.
Dovevo dirle che andava tutto bene.
 

Non avevo mai visto mia madre dare di matto come quando aveva saputo che Akiko mi aveva mandata come 'ambasciatrice' a Konoha.
Comprensibile, dopo quanto le era accaduto.
Ci erano volute ore di persuasione da parte mia e parecchie altre di strilli con la zia.
Le avevo promesso che sarei stata attenta e che non mi sarei separata mai dalle mie due amiche, che fungevano anche da guardie del corpo.

***Kakashi***

Dire che il ritorno di Inazuma mi aveva scombussolato era un eufemismo grande quanto la montagna con i volti di pietra degli Hokage.
La pace, la tranquillità che provavo quando ero in sua compagnia...
Le parole che mi aveva poi rivolto... “Trovare qualcosa di bello e totalizzante per cui vivere”.
Ma come si poteva essere ninja ed essere armi... e al contempo 'vivere per qualcos'altro'?
 

Lo scopo di un ninja è vivere per il proprio villaggio. Essere l'arma che attacca i suoi nemici, o lo scudo che lo difende. Questo richiedeva il codice e questo doveva bastare... no?
 

Ora non ne ero più poi così certo.
 

Obito... tu... tu avevi capito come dovevano funzionare davvero le cose, nonostante ti considerassi assai inferiore a me. Peccato che io però non ci fossi arrivato ad una tale comprensione.
 

Confuso, andai nel luogo a me più famigliare. Davanti alla lapide di Obito, rimanendo a meditare davanti alla lista dei nomi delle persone che erano andate perse durante l'ultima guerra. Quante vite spente!
Però erano vite perse per uno scopo. Proteggere il villaggio e i suoi abitanti.
Ma più ci pensavo e mi sembrava una cosa razionale, più mi impelagavo nei confusi sentimenti che provavo e nelle parole di Inazuma.
 

La vita ha troppe distrazioni per poterle evitare tutte.
 

Ma allora era mio dovere impegnarmi a evitarle oppure era il codice ad essere sbagliato? Ma questa seconda possibilità avrebbe nullificato tutto ciò per cui ero vissuto sin ora... anche se...
'Chi non rispetta le leggi viene considerato feccia. Ma chi non tiene conto dei propri compagni, è feccia della peggior specie'.
Mi tornò in mente il momento in cui avevo attaccato Inazuma, il senso di liberazione che avevo provato in quei pochi secondi, pensando di essermi liberato del codice, anche se nel modo sbagliato.
 

Forse... forse non aveva tutti i torti nel pensare che vivendo solo come armi alla fine si dava di matto. Una persona non può vivere come oggetto. O si?
 

“Ehilà” la sua voce mi giunse così inaspettata che ancora un po' facevo una capriola all'indietro.
 

“I-Inazuma?”
 

“Già, proprio io” disse.
Aveva ripreso i suoi pantaloni color corteccia, con un giubbotto verde con la spirale rossa degli Uzumaki.
 

“Come... come mi hai trovato?” le chiesi, alzandomi. Ero un po' troppo confuso dai pensieri su cui stavo rimuginando per chiederle qualcosa di più complesso.
 

“Ho fatto due più due” mi rispose lei con un mezzo sorriso.
 

“Uh?” le chiesi sempre più confuso.
 

“Oh, andiamo. Dove potrebbe mai essere una persona come te? Sei solitario, per tanto difficilmente ti avrei trovato al mercato no? E poi hai perso delle persone a te vicine, e da quanto ne so, una per cui addirittura ti senti in colpa e di recente... dato che non eri al cimitero e ho sentito parlare di questa lapide per i caduti della terza guerra...” scrollò le spalle con semplicità.
Come poteva una persona che mi conosceva da così poco ad avermi... capito così tanto?
Mentre io riflettevo imbambolato su questo pensiero, lei staccò una margherita dal prato e la poggiò sulla fredda pietra della lapide con rispetto.
 

“Co-come mai qui?” le chiesi. Cercando disperatamente di cambiare argomento. Mi sentivo troppo... scoperto, troppo vulnerabile. Quella dannata ragazzina era riuscita a penetrare sin troppo in profondità nel mio animo confuso, sentivo... sapevo che se ora mi avesse chiesto qualcosa non avrei potuto più fare a meno di aprirmi con lei.
 

“Ti stavo cercando” disse.
 

“Perché?”
 

Scrollò le spalle. “Deve per forza esserci un motivo per cui devo venirti a cercare? Mi...” esitò, incerta. “Mi.. mi fa piacere stare in tua compagnia. Tutto qua” disse arrossendo un poco sulle gote e sollevando il mento come sfidandomi a contrariarla.
Il silenzio che ne seguì fu un po' teso e un po' imbarazzato.
Mentre il mio cervello s'affannava disperatamente ad uscire da quel labirinto che erano diventati i miei pensieri. Ormai neppure io riuscivo più a darmi una risposta logica e coerente a tutto. Il mio mondo si stava letteralmente ribaltando.
Non sapevo più cosa fare o cosa pensare.
 

“Però se sono di troppo... vado. Capisco che vuoi restare con i tuoi pensieri” disse con semplicità, rimettendo sul viso una maschera di pacata indifferenza, anche se compresi che il mio atteggiamento la stava ferendo.
Lei era venuta a cercarmi di sua iniziativa. Voleva solo farmi un po' di compagnia. Io invece continuavo ad essere un muro contro cui tutti quelli che continuavano a cercare di avvicinarsi a me ci sbattevano dentro, non trovando nulla se non solide e fredde pietre.
 

“Inazuma...” lei si fermò, io esitai. Sentivo nel mio petto una viva lotta tra ragione e sentimento, tra il voler restare in solitudine come sempre avevo fatto e un.. disperato bisogno di trovare risposte, risposte a domande quali non ero in grado di rispondermi da solo. Dentro di me infuriava la lotta tra l'anima di una persona e la mente di un ninja.
Mi guardò interrogativa, vedendo il mio silenzio.
Fece di nuovo per voltarsi ad andarsene.
 

“...resta”
Per un momento temetti quasi che ormai si fosse offesa, o che avesse ormai deciso di andarsene. In fondo non meritavo che lei rimanesse.
Invece, con un mezzo sorriso tornò indietro. Da me.
Rimanemmo in silenzio per un momento.
 

“Allora... chi era?” mi chiese cautamente, come so volesse misurare le parole per non essere troppo invadente.
Normalmente mi sarei asserragliato in un solido mutismo. Ma ormai era troppo tardi per tornare sui miei passi e continuare a fare il lupo solitario.
 

“O-Obito Uchiha”
Rimasi di nuovo in silenzio per un lungo momento ma lei non parlò, lasciando che fossi io a trovare le parole per colmare il silenzio, e preferii così.
 

“Camminiamo?” le chiesi. Muoversi mi avrebbe aiutato a ordinare i pensieri e magari a sciogliere un po' il blocco che avevo dentro.
Lei si limitò ad affiancarmi in silenzio.
 

“Era il mio compagno di team assieme a Rin. Ci siamo conosciuti all'accademia, anche se all'epoca non mi sembrava nulla di così importante. Già allora ero piuttosto ehm... convinto del fatto che un ninja deve seguire alla lettera il codice” le spiegai.
Diressi i miei passi verso il parco, dove speravo che la pace tra i fitti alberi mi aiutasse in questo compito che mi sembrava assai più difficile di una missione.
Dover parlare di me a qualcuno. Se qualche mese prima avessi pensato di fare una cosa del genere mi sarei riso dietro da solo.
 

“Io e Obito eravamo diversi come il giorno e la notte. Lui era quello impulsivo, facile all'ira quanto alla risata. Era considerato una pecora nera un po' da tutti. Arrivava in ritardo, era sbadato, smemorato. Un Uchiha fallato, dato che era goffo anziché talentuoso come invece tutti si aspettavano dagli appartenenti a quel nobile clan”
Lei accennò ad un mezzo sorriso, appena agli angoli della bocca, come immaginandosi il bambino irruento e scapestrato che era stato Obito.
Tremai internamente al pensiero di quello che stavo per dirgli.
Chissà cosa avrebbe pensato di me sapendo... ma ormai era troppo, davvero troppo tardi per tornare sulle mie.
 

“Per me non era altro che una palla al piede. Era quello che mi rovinava le missioni e che mi faceva restare indietro. Durante gli esami per diventare chunin ho dovuto non so quante volte tornare indietro a recuperarlo o a salvarlo dalla sua stessa goffaggine.
E non è che lo facessi tanto per pietà nei suoi confronti, quanto che per poter andare avanti era obbligatorio avere la squadra al completo” parole crude, ma terribilmente vere.
Com'è che a ripensarci ora, solo ora mi rendevo conto di quanto male mi fossi comportato?
Lei comunque non commentò, e rimase ad ascoltare.
 

“Tempo dopo, mi promossero a Jonin, e mi assegnarono la squadra, con l'ordine di sabotare il ponte che serviva ai rifornimenti delle linee nemiche”
 

“La battaglia del ponte Kannabi?” mi chiese.
Annuii.
 

“Era la mia prima missione come leader, e la prima in cui non ci sarebbe stato Minato-sensei con noi, dato che sarebbe stato impegnato a combattere contro i ninja della roccia al fronte.
All'epoca il mio raikiri era una tecnica ancora incompleta. Cioè era già a posto, a piena potenza, ma mi mancava un componente. Senza sharingan la tecnica richiede uno scatto di eccessiva velocità che non permette di vedere se il nemico ti sta attaccando e di parare il colpo.
Comunque, ci inoltrammo nelle linee nemiche, ma ad un certo punto dei ninja nemici ci attaccarono e riuscirono a rapire Rin.
Ovviamente Obito, che era innamorato di lei, propose di andarla a salvare, ma io non ne volevo sentire. È la vita di un ninja, i ninja sanno che possono essere catturati ma la priorità è la missione.
Dunque ordinai di proseguire la missione.
Fu... fu Obito a opporsi. Mi piantò in asso dicendomi che secondo lui... secondo lui mio padre era stato un eroe a prendere quella scelta e che... che 'chi non rispetta le regole è feccia, ma chi non tiene conto dei propri compagni è feccia della peggior specie'”
Avevo detto anche più di quello che volevo accennando a mio padre. Mi stavo allargando troppo. Ma... dopo tutto quel tempo a tenermi tutto nella mia mente, poter finalmente parlare con qualcuno era come aver rotto una diga.
L'acqua si riversava fuori con furia, senza che ci fossero possibilità di fermarla.
Anche se poi dopo lei avrebbe avuto tutte le ragioni di piantarmi in asso, una volta capito che persona spregevole ero. Tsk. Avevo fatto ammazzare un compagno e ucciso di mia mano l'altro.
 

“Alla fine andai a cercarli, però era ormai tardi. Un ninja che aveva l'abilità di camuffarsi come un camaleonte nell'ambiente ci attaccò, e fu lì che persi il mio occhio” dissi accennando all'occhio sinistro.
 

“A salvarmi fu proprio Obito, che risvegliò in quel momento il suo sharingan. Andammo a salvare Rin, che era rinchiusa in una grotta, però da fuori il ninja della roccia usò un ninjutsu della terra per far crollare il posto. Una roccia mi colpì stordendomi, dato che avevo un punto ceco che prima non avevo, e fu di nuovo Obito a salvarmi. Si buttò sotto le rocce al posto mio.
Le sue ultime parole furono che secondo lui sarei diventato un buon ninja e... mi regalò il suo sharingan per la mia promozione a jonin, facendomi giurare che avrei protetto Rin”
Rimasi in silenzio un momento, fermandomi. Eravamo ancora nel parco, circondati solo dal verde e dai rumori classici di un bosco. Il leggero zampettare degli scoiattoli, lo spensierato cinguettare degli uccelli tra le fronte, il piacevole suono delle foglie percorse da un lieve alito di vento.
Feci una risata, un suono lugubre, quasi sinistro, privo d'allegria.
 

“La stessa Rin che è morta per mano mia neanche cinque mesi fa. La gente intorno a me ha una certa tendenza a finire male non trovi?” le chiesi, quasi aggressivo, quasi intenzionato a spaventarla davvero.
 

Forse se... se ne fosse andata, se mi sarebbe stata lontana avrebbe evitato quella maledizione che mi aveva colpito.
Di coloro che mi erano cari rimaneva solo Minato. Gli altri se n'erano andati tutti. Mio padre, mia madre, i miei compagni di team.
Cosa rimaneva se non vuoto e dolore? Si, forse era davvero meglio vivere solo come armi. Tanto era, tanto doveva bastare.
Allora perché speravo tanto, sino ad agognare una sua risposta? Sebbene fissassi ostinatamente l'albero di fronte a me attendevo con i muscoli tesi come pronto ad un balzo una sua risposta. Una qualsiasi.
Sentivo la tensione salire, chiudendomi lo stomaco, fino quasi a farmi pensare che sarebbe stato meglio persino che si mettesse a gridare piuttosto che quel silenzio.
Lei mi spuntò di fronte all'improvviso, salendo su una radice dell'albero per potermi pareggiare in altezza e guardarmi dritto negli occhi.
 

“Sei proprio un baka lo sai?”
Sbattei le palpebre confuso.
 

“Kakashi... errare è umano. Nessuno in questo mondo è perfetto”
 

“Non è questione di perfezione. Sono morti per le mie scelte sbagliate. Sono io ad essermi macchiato le mani del loro sangue, Inazuma”
 

“Hai fatto del tuo meglio” rispose inaspettatamente.
 

“L'ho mandato a morire, e ho abbandonato un compagno imprigionato” le ricordai.
 

“Stavi seguendo il codice” mi ricordò lei.
 

“Non avrei dovuto lasciarlo andare da solo”
 

“La priorità è la missione. Se necessario bisogna proseguire, anche da soli” mi rammentò di nuovo.
 

“Allora avrei dovuto proseguire la missione” dissi confuso e sempre più frustrato dalle sue risposte.
 

“Quindi dovevi abbandonare non uno ma due dei tuoi compagni? Mi sembra ragionevole. Il codice dice...”
 

“Il codice sbaglia!” sbottai all'improvviso, furente e frustrato.
Lei sorrise, come se volesse arrivare proprio a questo.
 

“Allora perché continui a vivere alla sua ombra? Perché hai tanta paura di ascoltare il tuo cuore Kakashi?” mi chiese.
Rimasi così sbigottito dalla sua domanda che d'istinto feci un passo indietro, allontanandomi da lei.
 

“Io... io non ho paura!” farfugliai confusamente. L'unica verità e che ero troppo confuso da quella questione che neppure io sapevo più cosa provavo. Ero troppo lacerato da quei pensieri.
Se era sbagliato vivere come ordinava il codice, perché esso esisteva? E come avevo fatto a vivere sin ora? Ma se lo abbandonavo cosa ne sarebbe stato di me?
 

“No, non hai paura, sei terrorizzato all'idea che il tuo prezioso codice possa sbagliare perché questo vorrebbe dire che ciò che hai creduto giusto sin ora sarebbe in realtà sbagliato, e farebbe di te una persona terribile” la verità, detta dalle sue labbra sembrò come se avesse appena annunciato l'apocalisse.
Ero all'improvviso tentato di fuggire. Lontano. Non importa dove.
Ma restai. Forse era davvero il momento giusto per affrontare la cosa e cercare di fare luce sulle incertezze che mi attanagliavano.
 

“In fondo lo sono no? Ho quasi rischiato di uccidere persino te. Mi viene quasi da chiedermi cosa tu ci faccia ancora qui” le risposi onestamente.
Lei invece fece una risatina.
 

“Ah, Kakashi...” disse scuotendo la testa.
 

“Non sei più quella persona da tempo, se mai lo sei stato. Hai sbagliato, ma hai capito già da tempo dove avevi sbagliato e sei cambiato.
Una persona come tu credi di essere, non si preoccupa dei suoi sottoposti come fai con Genma, Raido e Aoba. Una persona simile, non mi sarebbe venuta ad aiutare quando sono andata a fronteggiare Rito Genkaku. Non mi avrebbe difeso davanti a tutti mollando un pugno a quello scemo di Rikuro. Non avrebbe la stima dei suoi compagni di team. Tu sei già cambiato. Solo che ancora non ti rendi conto di averlo fatto, e continui ad aggrapparti al codice per cercare una risposta che non trovi”
 

Alle sue parole mi resi conto che aveva maledettamente ragione.
Era dalla morte di Obito in poi che avevo iniziato a preoccuparmi dei miei compagni di team. Per loro avrei dato la vita. Non volevo più che nessuno di loro ci rimettesse la pelle sotto il mio comando.
La vita era una cosa troppo preziosa ed effimera. Ogni vita persa era un vuoto incolmabile in quella di qualcun altro. Amici, genitori, sorelle o fratelli, parenti.
 

“Non sei affatto una persona terribile Kakashi. Se lo fossi non ci sarebbero tante persone disposte a credere in te. Sei solo stato sfortunato in trovarti dentro situazioni impossibili. Hai fatto del tuo meglio, non è bastato ma non per questo ciò che hai fatto è stato del tutto sbagliato. Questo, il tuo compagno l'aveva capito. Per quello ti ha donato quell'occhio” mi disse con un tono gentile.
Dunque... non mi riteneva un mostro dal sangue freddo come invece avrei meritato?
 

“Ma...” provai a dire.
Lei mi zittì, abbracciandomi.
Ne fui così sorpreso che rimasi paralizzato.
 

“Stai zitto albino dei miei stivali. Rischi di dire solo cazzate” mi disse.
Ero come imbambolato, stralunato nella sua stretta dolce e calda.
Perché? Perché faceva così? Perché non era fuggita da me? Come mai non mi riteneva solo una fredda macchina di morte? Avevo tradito la fiducia di chi mi era vicino, ma lei non la pensava così... perché?
Alla fine rimasi a corto di idee. E mandai al diavolo le risposte. Quali che fossero lei in questo momento era qui, con me. Mi conosceva davvero, ed era riuscita a capire i miei pensieri, quelli veri, quelli profondi, quelli che celavo persino quasi a me stesso.
Ed era qui.
Mentre ricambiavo la sua stretta gentile, mi vennero in mente le parole di Genma di qualche tempo prima.
“Io una così non la trovo alla foglia”

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Capitolo 32
*** Annunci ***


32)Annunci

 

“Buongiorno Minato. Allora, ti va già stretta la sedia di Hiruzen?”

 

Affabile, cortese, persino gentilmente ironico. Come un viscido cobra che nasconde i propri canini in attesa di soffiare il suo veleno mortale.

 

“Buongiorno a te, Danzo. Beh, sì, stretta va stretta... Ma non aspettarti che te la ceda così presto...”

 

“Mai pensato che tu fossi un tipo disposto a farlo di propria spontanea volontà, tranquillo... Sono venuto qui solo per verificare se per caso la gioia della festa in tuo onore non ti abbia fatto dimenticare il nostro piccolo accordo...”

 

“Mmm...”

 

“Su, su, lampo giallo, non fare quel broncio, lo sai che la mia organizzazione lavora per il bene di Konoha, non certo per distruggerla!”

 

“Non è il fine, ma i mezzi, che mi preoccupano, Danzo.”

 

“Non c'è un vecchio proverbio che sostiene che il primo giustifichi i secondi? E comunque, se Radice proprio non ti piace, puoi sempre fare come con la polvere di casa tua: nasconderla sotto il tappeto, fingendo che non esista...”

 

“Come Hokage e tuo diretto superiore, dovrei essere sempre al corrente di ciò che tu fai ne sei cosciente?”

 

“Dovresti, certo, ma non ti converrebbe, a meno che tu non abbia voglia di sconvolgere la tua anima candida leggendo i nostri rapporti. Perché comunque, in virtù dell'accordo tra Hiruzen ed il Daimyo, sulla mia libertà d'azione non hai molto potere... Comunque, per questa volta, a mo' di regalo per il tuo recente successo politico, voglio fare il bravo, cercando di convincerti con le buone riguardo alla necessità di una certa azione...”

 

“Ancora su quell'argomento? No!”

 

“Posso sempre convincere il Daimyo ed il consiglio che il tuo giudizio in questo campo è oscurato da ragioni personali. Ma possibile che non ci arrivi, lampo giallo? Finché il villaggio di tua moglie esiste come forza indipendente, la foglia sarà sempre in pericolo! Pensa se la nebbia avesse ottenuto il controllo sul vortice. Di fatto avrebbe rappresentato un kunai alla gola di Konoha e di tutta la terra del fuoco. Davvero vuoi correre questo rischio?”

 

“Ma di che rischio stai parlando, Danzo! Sono sempre stati nostri alleati!”

“Non so se tu sia più stolto o ingenuo, nuovo hokage... Molti ninja che avrebbero potuto essere salvati, sono invece morti durante ben tre guerre, solo perché Konoha ha dovuto impegnare uomini a difesa del vortice. Alleati? Tsk... Solo perché i rapporti di forza sono sempre stati chiari... Ogni debolezza, ogni distrazione da parte nostra equivale ad un tentativo da parte loro di pugnalarci alle spalle, per come la vedo io. Infine, c'è la questione della successione.”

 

“Eh?”

 

“Oh, dei, non dirmi che non ti sei accorto del piccolo folletto che è venuto a farti personalmente le congratulazione e a rinnovare l'accordo!”

 

“Beh, certo, Inazuma Uzumaki, cugina di mia moglie...”

 

“Non ti sei chiesto perché non hanno mandato i soliti dignitari del consiglio, ma una ragazzina?”

 

“Beh....”

 

“Te lo dico io, lampo giallo, visto che le tue doti speculative e la tua rete informativa latitano... Quella bimbetta è venuta per annunciarti la sua prossima nomina a Tsunamikage del vortice!”

 

“Un momento... In effetti aveva chiesto udienza ufficiale a me e all'assemblea dei Jounin riunita per domani, ma non credevo che...”

 

“Non credevo, non sapevo, non volevo... Minato Namikaze, sei l'hokage della foglia o un genin appena promosso dall'accademia? Non vedi che la situazione è un disastro, per noi?”

 

“No, sinceramente non vedo perché possa essere un fatto così tragico. Sei tu il paranoico, non io.”

 

“Paranoico? Dì piuttosto previdente. Per tutti i kami, è poco più di una bambina! Ogni villaggio delle grandi terre cercherà di approfittarne, manipolarla a proprio piacimento e renderla succube. E non dovrebbe nemmeno essere troppo difficile, dato che non mi è sembrata granché...”

 

“Allora sentiamo, cosa suggeriresti?” Chiese Minato, con un sospiro di rassegnazione.

 

“Ho stilato una lista di nuove clausole per l'alleanza da proporre al vortice... Appena hai un attimo di tempo prova a dargli un'occhiata. Non mi illudo che ti possano piacere, ma...Ehi, puoi sempre scegliere di non ascoltarmi ora e fare una faccia raccapricciata dopo, quando la cosa verrà risolta con i metodi di radice.”

“Dannazione... Non sei altro che una lurida serpe!”

 

“Sono disposto a pagare il prezzo degli insulti di un hokage, se ciò vuol dire che Konoha potrà vivere più a lungo forte e rispettata. Certo, mi dispiacerebbe giocarmi subito il jolly di un'azione 'non approvata' da parte tua, ma... Scegli tu, nuovo hokage... Alla prossima!”

 

Danzo uscì soddisfatto, lasciando senza parole Minato. Mentre scendeva dalle scale disse tra sé: “Abbiamo dato una bella lezioncina di vita alla madre... Mi sembra giusto che adesso tocchi alla figliola...”

 

***

 

“Amici di Konoha! Ho chiesto la vostra cortese presenza per comunicarvi un evento che spero non pregiudicherà i nostri ottimi rapporti di amicizia e di alleanza. La Tsunamikage, nella gioia per il sorgere di un nuovo Hokage, non ha potuto fare a meno di constatare quanto sia importante una guida salda e vigorosa per un villaggio ninja. Per tale motivo, a imitazione del saggio gesto di Hiruzen Sarutobi, Akiko Uzumaki ha deciso e stabilito che ad un anno da oggi abdicherà, lasciando il titolo di Tsunamikage a mani più giovani e – si spera – degne...”

 

Inazuma si fermò un istante a fissare l'uditorio. Sapevano già dove avrebbe voluto andare a parare? Sembrava proprio di sì, a giudicare dalle loro facce. Eh, già, eravamo alle solite... Chi non la fissava con ironia, la fissava con disprezzo. Avrebbe scommesso ad occhi chiusi che la frase che ronzava in testa ai presenti era più o meno: “Certo che se Akiko molla per lasciar spazio a questa pulce, quegli sfigati del vortice devono essere messi proprio male...” Ovviamente con diverse sfumature di idiozie annesse, ma il succo era quello.

 

Beh, no, doveva essere onesta... Non tutti là dentro avevano quell'idea. In fondo, a sinistra, c'era Kakashi. Bello avere supporto morale, ma per una strana ragione, non avrebbe voluto che fosse presente.

 

Il perché, per quanto non l'avrebbe mai ammesso apertamente a sé stessa, stava nella seconda parte del suo discorso...

 

“...Ad un anno da oggi, la qui presente dinnanzi a voi, oh nobili jounin di Konoha, Inazuma Uzumaki, si mariterà, per poi ottenere il titolo di Tsunamikage di Uzushiogakure no sato.”

 

Applausi tiepidi di circostanza. E ti pareva. Minato la guardava con un caloroso sorriso, per quanto, pur non conoscendolo a fondo, avrebbe giurato che fosse tremendamente nervoso per qualcosa. E Kakashi dov'era? Uffa, non lo vedeva più! Che fosse...Che fosse sparito fuori dalla sala? E ti pareva anche quello...

 

 

***

 

“Ehi, raperonzolo?”

 

“Mmm... E lasciami dormire... Per una volta che non c'è Nacchan a buttarmi giù a pedate dal letto la mattina...”

 

“Ahem... Non è che voglia dire, ma... Cioè, ero giusto un attimino sbronzo ieri sera e...”

 

Yuki smise all'improvviso di stiracchiarsi e sbadigliare come un gatto e si tirò su di scatto, sbiancando.

 

“Giuro che se mi dici che non ti ricordi nulla di quelle due o tre cosette che sono successe nel frattempo non te la perdono, mister grissino!”

 

“Buco nero. Totale e completo.”

 

“Genma...?”

 

“Eh?”

 

“Vai a cagare.”

 

A quel punto, però, Genma, vedendo che il viso della ragazza era passato dal bianco, al rosso, al viola e la sua faccia era la maschera della frustrazione, scoppiò in una sonora risata.

 

“Ehi, Yuki, va che scherzavo...”

 

Non fece in tempo a finire la frase che gli arrivò un sonoro ceffone in faccia.

 

“Non faceva ridere, idiota! Io... Ecco, io... Prima ero... Adesso, cioè... con te...”

 

“Ah, ah! Possibile che tu sia diventata ad un tratto così timida? Proprio non ti ci facevo come una bimbetta che arrossisce a parlare di queste cose...”

 

“Beh, finché riguardano gli altri... Ma quando riguardano te è un'altra cosa...Come avrai potuto notare, sono, cioè... Ero...vergine...”

 

A quel punto fu il turno di Genma non sapere cosa dire. Secondo il suo metro di giudizio aveva fatto una cazzata grande come i volti di pietra.

 

“Eh già... Senti Yuki, io... Ok, ho fatto una cosa di cui non è che vada fierissimo. E mi sento un verme, anche per il fatto che non riesco a sentirmi nemmeno pienamente in colpa come dovrei... E' che proprio stavolta non c'è l'ho fatta a trattenermi, quindi ti prego, scusa...”

 

“Guarda che così mi offendi di nuovo, mister grissino! Ok, ascolta adesso, perché la figura di quella tutta tenerella e romantica non la voglio fare una seconda volta, chiaro? Non ho la più pallida e benché minima intenzione di passare per 'l'amichetta di Uzushi che ti sei sbattuto una volta, così, tanto per...', siamo intesi? Non ci posso fare proprio un cazzo se mi sono innamorata come una deficiente di un cretino come te, dannazione!”

 

“Wow, la confessione d'amore più strana che abbia mai sentito...”

 

“Sfotti pure, ma scommetto che nemmeno tu riusciresti a dire 'io ti amo' guardandomi negli occhi! Cioè, sempre ammesso che sia vero...”

 

“E' una scommessa? Allora vale la pena tentare... Io ti...Io ti... Ahhh, merda!”

 

“Vedi? Che ti avevo detto?”

 

La strana confessione di due persone avvezze alla tenerezza quanto poteva esserlo una cisterna zincata, però, venne interrotta all'improvviso da un bussare insistito.

 

“Oh cazzo...”

 

Yuki divenne bordeaux, afferrò i propri vestiti a caso e si nascose istintivamente in bagno, mentre Genma andava, decisamente di pessimo umore, a vedere chi potesse essere il seccatore, mentre anche lui indossava qualche straccio.

 

“Ah, ecco qua il nostro capitano! Kakashi, qual buon vento di porta a casa mia?”

 

E che poteva anche portarti da un'altra parte, aggiungerei...

 

“Ehilà, Genma... Senti, avresti un attimo? Vo - vorrei scambiare quattro chiacchiere con te su una cosa che hai detto tempo fa...”

 

“Sì, sì, Kakashi, tutto quello che vuoi... Ma perché non aspetti, chessò, diciamo tra una mezz'oretta, eh? Adesso avrei da fare una cosa...”

 

Fu solo allora che Kakashi si accorse di un paio di particolari, in quella fogna disordinata che Genma aveva l'ardire di chiamare casa. Primo, un odore che non aveva mai percepito. O forse sì, aveva un che di familiare, ma non certo in quell'appartamento... La seconda, dei vestiti sparsi in giro che certamente non dovevano essere del proprietario. A meno che a Genma non fosse venuta tutta ad un tratto la particolare perversione di indossare reggiseni...

 

“Ah. Ok, ok, scusa Genma non volevo, ahem... Interromperti... Ci si vede!”

Rapido come era entrato, l'albino uscì, emanando un sospiro.

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Capitolo 33
*** Giochi di potere ***


33)Giochi di potere

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***Minato***

No, davvero dovevo essere l'Hokage più sfortunato della storia, per riuscire a ricevere a tempo zero dalla mia nomina già una ben poco sottile minaccia dalla radice.
Cazzo!
 

Non ero mai stato una persona incline al volgare, e quelle poche esclamazioni che un tempo mi uscivano dalla bocca quando il caso le sollecitava, erano con il tempo state soffocate dai rimproveri della mia 'dolce' moglie.
Ma questa volta ci stava proprio.
 

Era se non altro riuscito a posticipare il momento in cui avrebbe dovuto parlare con Inazuma riguardo il trattato d'alleanza, guadagnando tempo, con la scusa di parlarle in privato.
Avrebbe voluto poterla conoscere un poco meglio, per sapere come parlarle. Se era come la sua Kushina era meglio che prendesse un abito ben imbottito.
 

Ma, occhio e croce, era sembrata un po' più tranquilla, anche se quella sua struttura piccola e sottile poteva trarre facilmente in inganno, conoscendo gli Uzumaki.
Poi, stando a quanto aveva detto Kakashi la sera della festa, aveva sconfitto lei Kushimaru.

 

Già era per me un avvertimento sul fatto che fosse assai più salutare non sottovalutarla.
Mi serviva un opinione esterna. Magari potevo chiedere a uno dei ragazzi che erano stati ad Uzushi il mese scorso. Se lei gli aveva fatto da anfitrione, magari si erano fatti un'idea di come avrebbe dovuto... ehm... trattarla.
Mi misi quindi alla loro ricerca.

 

Avrei potuto anche convocarli, ma muovermi un po' mi avrebbe fatto bene al cervello.
Non mi aspettavo che essere Hokage fosse una passeggiata, ma ero sinceramente stupito di quanti diavolo di vincoli politici soffocanti ci fossero: dovevo al più presto imparare a gestirli con la dovuta abilità.
 

Trovai Kakashi intento a camminare sotto i volti di pietra.
“Kakashi!”
“Sensei?” disse girandosi di scatto. Poi s'irrigidì di colpo. “Non l'avevo sentita arrivare... Yondaime Hokage. Posso esserle utile...?”
“Via, via, Kakashi non serve essere così formali. Almeno tu chiamami con il mio nome, ne ho avute sino alla nausea di strette di mano e formalità varie”
Quel ragazzo mi stava preoccupando sempre di più, e non sapevo davvero come aiutarlo, oltre al fatto che il più delle volte non avevo il tempo materiale per dedicargli qualcosa di più concreto che un pensiero.
Si stava chiudendo sempre più strettamente in un guscio di fredda apatia che ormai non sapevo più come superare. Non potevo riprenderlo direttamente senza ammettere che il codice ninja era una delle più grandi cazzate mai inventate.
O quanto meno, era giusto, ma per ogni cosa c'erano dei... limiti. Alla fine non saremmo neppure più esseri umani se sacrificassimo i nostri compagni ed amici come il codice prescrive. Cosa ne resterebbe di noi se fossimo davvero tutti freddi e degli assassini senza scrupoli?
No, il sistema ninja funzionava davvero solo quando eravamo disposti a proteggerci le spalle l'uno con l'altro, dando la fiducia a coloro che ci coprivano le spalle, certi che non ci avrebbero abbandonato in pasto ai nemici.
I clan Nara, Yamanaka e Akimichi l'avevano capito, motivo per cui il loro trio era temuto e rispettato, oltre che ad essere una delle combinazioni più forti di cui disponessimo.
 

Il codice funziona in certi frangenti, poiché è vero che ci sono obbiettivi che è giusto perseguire a qualsiasi costo, specie se, al prezzo di due vite o tre se ne salvavano dieci volte tante.
Era una cosa cinica forse, ma con il quale bisognava fare i conti, poiché vera.
Ma non sempre era necessario prendere delle misure così... estreme.
Era una questione nella quale tutti i ninja incappavano prima o poi, e Kakashi, da persona intelligente quale era, ci era incappato persino troppo presto, data la sua età, e per quanto cercasse di mascherarlo tramite fredda logica e un lato di facciata perennemente annoiato, in sé ne soffriva. Lo sapevo, lo capivo.
L'avevo allevato quasi come un figlio, dato che era divenuto mio allievo quando aveva cinque anni appena.
Già da quando era piccolo così solo... un cucciolo ferito che per fuggire al dolore si era rifugiato nella mentalità fredda e cinica del codice ninja.
 

Lui stava vivendo in pieno la sofferenza dei ninja. Essere umani, sapere di dover essere solo un arma a disposizione del villaggio e vivere infelici per quella consapevolezza.
“Sensei?”
“Oh, scusami Kakashi non ti stavo ascoltando, ho un sacco di pensieri ultimamente”
E mi fai impensierire tutte le volte che ti vedo. Aggiunsi, ma solo nella mia mente.
Accennò appena un sorriso.
“Mi stavi cercando? Serve una mano per qualcosa?” mi chiese con tono assai più gentile e caldo rispetto a quello freddo e formale di prima.
“Volevo sapere... tu per caso sei in confidenza con Inazuma?” gli chiesi.
Il cambiamento fu percettibile.
S'irrigidì tutto d'un tratto, la suo viso tornò ad essere espressivo quanto quello di un blocco di marmo.
“Perché me lo chiede?” riuscii a cogliere una nota... preoccupata? Nella sua voce pacata.
Un momento, perché era così sulla difensiva?
“Tutto bene Kakashi?”
“Ehm... si, si! ma.. ma come mai me lo chiede?” qua gatta ci cova, e non solo un uovo normale, ma uno grande come quello degli struzzi.
“Devo parlare con lei riguardo al trattato d'alleanza tra Uzushi e Konoha, e ho avuto alcune... note impreviste che devo portare alla sua attenzione. Quindi volevo sapere qualcosa di più su di lei. Temo di doverle propinare un boccone amaro, e non vorrei che uno dei miei primi trattati come Hokage sfociasse in un combattimento all'ultimo sangue...” dissi cercando di essere calmo e accomodante. Rassicurante. Mentre però stavo osservando con estrema attenzione le reazioni del mio allievo.
 

Mi ascoltò rimanendo immobile come una statua di marmo.
“Oh, si capisco..” disse ammorbidendosi un poco, ma appena un po'.
“Non credo dovrebbe avere grossi problemi con lei. In confronto a Kushina la troverà assai più... tranquilla. Però se posso darle un consiglio, qualsiasi sia la questione di cui deve discutere le parli con sincerità. Ho notato che è piuttosto perspicace nel capire cosa pensino le persone, e se si sentisse presa in giro... ehm diciamo che è meglio evitare” rispose sbilanciandosi un poco.
“Mi sembra che tu la conosca bene...” cercai di dargli un imbeccata per parlare.
“Ho solo visto come lavora” rispose stringato. “Ha sventato un complotto nel suo villaggio, e sebbene possa essere digiuna in materia di politica, non penso che sia una che si fa prendere per il naso troppo facilmente. Tutto qua. Ora se non le dispiace, ho da fare” e senza attendere se la svignò.
 

Questa era una fuga in piena regola.
Che cosa stava succedendo al mio allievo? Mi rammaricai di non avere il tempo per poterlo inseguire e interrogarlo sino a fargli vuotare il sacco.
Solo i Kami sapevano quanto gli avrebbe fatto bene poter parlare con qualcuno...

***Genma***

Altro che mezz'oretta. Ci impiegai circa due ore per decidermi a separarmi da Yuki, dato che comunque anche lei doveva ritornare dalle altre due.
Ma se non altro ero certo che Kakashi avrebbe capito. Lui era sempre stato un ritardatario agli appuntamenti, e poi io almeno avevo un buon motivo!
Lo trovai al campo d'allenamento intento a fissare con intensità l'erba davanti a sé.
Sembrava pensieroso, se non l'avessi conosciuto avrei detto che era semplicemente intento a pensare a qualcosa, ma dato che lo conoscevo notai anche l'angolazione di come teneva il sopracciglio, le spalle rigide.
Era nervoso. Forse preoccupato?
“Allora che succede?” gli chiesi, facendolo trasalire.
Era così immerso nei pensieri che non mi aveva sentito arrivare? Era davvero un caso grave allora.
“Niente di importante in verità... non volevo disturbare. Scusa” rispose piano. Mi parve di sentire una nota incerta nella sua voce.
“Se lo dici così mi fai venire i brividi” gli risposi onestamente.
Era... innaturale sentire Kakashi con un tono diverso dal pacato/annoiato.
Silenzio.
“Insomma, mi hai fatto venire sin qui solo per fare scena muta? Che diavolo sta succedendo?”
“Niente è che...” di nuovo tacque.
“Kakashi?!?! prontoo?!?!? che è successo? È morto qualcuno? Ti hanno rubato i libri e ti stanno chiedendo un riscatto per rivederli?”
“Sono andato all'assemblea dei Jonin” mi disse solo, ignorando del tutto la mia ironia.
“E quindi?”
“C'era Inazuma” e poi di nuovo silenzio.
Sospirai, rassegnato al fatto che avrei dovuto estrargli le informazioni a mo' di Ibiki con le sue vittime.
 

Certo, avrei potuto andarmene, ma non ero così infame da lasciare un amico che aveva un palese e disperato bisogno di parlare con qualcuno. Solo che Kakashi non era come me, non era abituato a esporre i suoi pensieri ad altri. Ma era una cosa che capivo. Kakashi non era solo il mio capitano. Era mio amico. Non l'avrei abbandonato a sé stesso e ai suoi umori cupi che non sapeva come sfogare.
Il fatto che fosse venuto a cercare me per chiedermi di parlare, la diceva lunga sulla sua situazione. Insomma, non sarebbe stato meglio Raido? O magari il suo maestro, Minato. Anche se quest'ultimo era troppo impegnato, e comunque a differenza di noi ragazzi non conosceva lei...
“Toh, siamo già riusciti a mettere insieme due elementi. Inazuma e il consiglio dei jonin” dissi. Potevo aiutarlo ma questo non mi obbligava a rinunciare alla mia ironia.
“Ora, perché non mi dici cosa c'entra la prima con i secondi?”
“Ha chiesto udienza al consiglio riunito con l'Hokage per fare un annuncio”
“Quale?”
“La Tsunamikage ha deciso di abdicare a suo favore ad un anno da oggi” rispose continuando a fissare l'erba.
“Dunque? Diventerà il capo della baracca. Yuppy, evviva, eccetera no?”
“Ti avevo detto che ho conosciuto un certo Rikuro Uzumaki mentre eravamo al vortice?” mi chiese cambiando argomento.
“Ehm, al momento sinceramente non ricordo.”
 

Di nuovo calò il silenzio mentre lui alzò lo sguardo al cielo, affondando le mani nelle tasche.
“Kakashi sto faticando di più ora a cercare di collegare le frasi stringate che mi stai tirando fuori che non quando abbiamo attaccato la base dei ninja della nebbia al vortice” gli dissi un po' esasperato.
“Oltre alla sua nomina come Tsunamikage... ha anche fatto un altro annuncio.”
“Quale?” chiesi esasperato. A questo punto forse sarebbe stato meglio se avessi partecipato, mi sarei evitato 'sta sudata.
“Lo stesso giorno in cui verrà eletta si sposerà con quell'Uzumaki” la sua voce fu piatta, però iniziai a capire dove stava il problema.
“Aspetta, era quello che dicevi che secondo te era insignificante?”
Annuì.
Mi raccontò in poche parole quei brevi incontri che aveva avuto con lui.
“Non la considera nulla più che un mezzo per arrivare ad un fine.” concluse.
 

Io sospirai e mi sedetti nell'erba.
“Ti rendi conto che mi hai fatto tribolare come un cane per poi tirare fuori una cosa che si riassume in “Cazzo, Inazuma si sposa con un coglione tra meno di un anno!”. Capisco che non è da te parlare di cose 'non di lavoro', ma potevi cercare di comunicarlo un po' più semplicemente” brontolai.
Riuscii finalmente a strappargli un mezzo sorriso, appena accennato.
“Scusami” disse lui.
“Nah, lo sai che mi piace brontolare” lo rassicurai.
“Il punto della questione è: che facciamo? Mica possiamo andarlo ad ammazzare, questo tipo, no? Anche se a mio parere non sarebbe una brutta idea farlo quanto meno sparire...”
“Tanto cosa cambierebbe? Probabilmente le troverebbero un altro candidato ideale tra gli Uzumaki. Da quanto mi ha spiegato lei vengono scelti per linea dinastica. Solo coloro che hanno il 'sangue puro' vengono scelti per essere consorti della Tsunamikage in carica, per poter far sì che solo degli autentici Uzumaki possano salire al potere”
 

Parafrasando la cosa: io non potrei mai essere un candidato ideale.
Certo che sto ragazzo era proprio sfigato: per una volta che mostrava un minimo d'interesse per una ragazza proprio quella che non poteva neppure toccare.
Già per me e Yuki era un bel casino, non abitando nello stesso villaggio. Ma così...
Ero senza parole pure io.
“Ehi, amico... ammettilo. Inazuma ti piace eh?”
Lui mi fissò per un lungo momento, come studiando se doveva uccidermi o darmi ragione.
“Già” si limitò a dire, così piano che quasi fui insicuro di averlo sentito.


***Raido***

Ripresi camminare su e giù lungo il marciapiede, nervosamente.
Quando la vidi arrivare rimasi come al solito frastornato.
Non riuscivo a credere che una ragazza così... così bella, perfetta avesse davvero accettato di uscire con me.
Mi sembrava impossibile.
“Nadeshiko!” la salutai, offrendole un piccolo mazzo di fiori che avevo preso prima di andare lì ad aspettarla.
“Oh... ehm grazie. Non dovevi disturbarti...”
“Ma figurati! Nessun disturbo!”
La scortai sino al ristorante.
Sarebbe stata una bella sera.

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Capitolo 34
*** Diplomazia a cena ***


34)Diplomazia a cena

 

“Buongiorno Inazuma san...Mi devo scusare per l'invito così improvviso, ma le circostanze non hanno permesso altrimenti...”

 

“Per me è, piuttosto, un grande onore, Yondaime Hokage. Pensare che tra i primi pensieri della nuova guida del villaggio della foglia vi sia un incontro privato con il delegato del villaggio del vortice è piuttosto sorprendente.”

 

In effetti, sebbene fosse una frase dettata perlopiù dall'etichetta, Inazuma, sorpresa, lo era davvero. Com'è che Minato aveva voluto vederla in privato prima del rinnovo del patto di alleanza? Voleva farsi un'idea di come sarebbe stata la prossima Tsunamikage? Plausibile. Dopotutto, da quanto aveva potuto notare, Sarutobi ed Akiko, nonostante tutte le apparenze, avevano un rapporto che si sarebbe potuto definire di stretta amicizia. Forse il nuovo Hokage aveva pensato bene di stringere il prima possibile i nodi di un buon rapporto. Eppure...Eppure, a naso, nel fare esitante con cui l'aveva accolta sentiva che c'era qualcosa che non andava per il verso giusto. Una sorta di brutto presentimento che non la convinceva fino in fondo.

 

Dal canto suo, Minato non aveva la più pallida idea di come affrontare la situazione. Da una parte avrebbe voluto essere franco e sincero, raccontando per filo e per segno ad Inazuma tutto quanto. D'altra parte, non gli andava di fare la figura del debole con una che neanche conosceva... Beh, si dava il caso che prima o poi avrebbe dovuto affrontare comunque l'argomento del rinnovo del trattato e la “proposta di clausole accessorie”, come l'aveva eufemisticamente chiamata Danzo... Prima era, meglio era, sotto certi punti di vista...

 

Con un grosso sospiro, iniziò: “Inazuma hime... Non è mia abitudine né parlare in pubblico, né affrontare tutte le sottigliezze diplomatiche con l'abilità che la mia nuova carica imporrebbe... Non sono un politico, né lo sarò mai, visto che non sono mai stato un granché bravo con le parole...”

 

“Se si parla di sentirsi tagliati per un ruolo che ci è stato affidato, credo di comprendervi fin troppo bene, Yondaime Hokage...” Replicò prontamente Inazuma. Quel tipo biondo, tutto sommato, gli stava simpatico. Aveva deciso di parlargli in modo diretto e franco. Meglio. Sarebbe stata più libera anche lei di esporre le proprie opinioni...

 

“Minato. Se posso permettermi, preferirei che usiate il mio nome. Meglio approfittare della libertà di parola, almeno fino a che le circostanze lo consentono.”

 

“Come volete. Non ho assolutamente nulla in contrario. Se devo essere sincera, non sono mai stata una gran patita delle formalità, come l'attuale Tsunamikage potrebbe testimoniarvi...”

 

“Bene. Ora che abbiamo chiarito alcune questioni di base, ecco la parte spinosa... Ho ricevuto diverse impressioni, diciamo... Poco favorevoli, ecco, sul vostro conto.”

“Francamente, Minato san, la cosa non mi stupisce in modo particolare. E' la prima volta che mi mostro pubblicamente; non ho esperienza e doti persuasive particolari. In più, anche per quanto riguarda fisico e portamento, non si può certo dire che io abbia molto da offrire alla vista...”

 

“Ma no, ma no, ma che dite? Vi siete comportata meglio di me, se dobbiamo fare un paragone. L'ho detto solo per esporvi meglio il problema. Quello che volevo dire è che mi sono trovato ad un tratto a subire le pressioni di certi gruppi di potere all'interno del villaggio perché rivedano le clausole del nostro rapporto di alleanza con voi. E non so come funzioni da voi, ma ho imparato fin troppo presto che l'hokage non ha il potere assoluto e l'ultima parola su ogni cosa, anzi...”

 

“Sempre i soliti eh, voi di Konoha? Ma per caso lo insegnate all'accademia che il villaggio del vortice è un piccolo ed inutile posticino che nel migliore dei casi è una palla al piede per i grandi figli del dio degli Shinobi?”

 

“State parlando con uno che una Uzumaki l'ha persino sposata... Non potrei pensarla come avete detto nemmeno se lo volessi...”

 

“No, Minato san, tranquillo, non ce l'ho con voi... E' che non riesco a fare a meno di provare un certo... Fastidio per i pregiudizi nei nostri confronti, tutto qua...”

 

“Capisco... Oh, ma sono stato decisamente inospitale! Sembra che senza Kushina dimentichi completamente le buone maniere! Mi è rimasto del the che avevo preparato prima, aspettate un minuto che ve lo porto...”

 

Minato ora si sentiva decisamente in colpa come un ladro all'idea di forzare Inazuma ad accettare di sottostare a nuove condizioni di alleanza per il solo amore della pace. L'avrebbe capito anche un cieco, di trovarsi davanti ad un'ottima kunoichi che non avrebbe affatto sfigurato dinnanzi ai migliori ninja della foglia. In più era intelligente e pacata, come aveva potuto constatare. Kakashi, nel suggerirgli di essere semplicemente il più franco possibile con lei, gli aveva fornito un ottimo consiglio, dopo tutto. Ma a proposito di Kakashi...

 

Dopo aver lasciato che la sua ospite sorseggiasse il proprio the, le chiese: “Spero vivamente che il mio allievo non abbia mostrato gli stessi pregiudizi di Shimura e degli Hyuuga nel trattare con voi...”

 

“Come?” Inazuma si doveva essere persa una parte del discorso di Minato, perché non aveva capito di chi stesse parlando.

 

“Massì, Kakashi, il mio allievo! E' stato da voi un mesetto fa, no? Come vi è parso?”

 

Istintivamente, Inazuma arrossì. Quel che fu peggio, però è che le andò anche di traverso il the, e riuscì a malapena ad evitare di soffiarlo in faccia all'hokage.

 

“Scu-scusate, Minato san, non è niente, ero soprappensiero... Ka-ka-kakashi, il vostro a-allievo? Niente da dire, si è comportato in modo co-corretto e-e educato...”

 

E quella reazione cos'era? No, questa era da segnare sul calendario! Prima quando aveva nominato Inazuma a Kakashi quello si era subito messo sulla difensiva, e ora che nominava lui a lei ancora un po' quella si strozza con il the. Sarà anche stato un tonto a capire certe cose, ma a fare due più due ci riusciva benissimo anche da solo, senza l'aiuto dell'occhio di falco di sua moglie...Kakashi e la prossima Tsunamikage si piacevano! Era chiaro come il sole a mezzogiorno, soprattutto dopo quella reazione! Assurdo...Sì beh, però lei avrebbe dovuto sposare un altro no? Ahi ahi... Forse più tardi avrebbe dovuto farsi una bella chiacchierata con Kushina per capire se poteva fare qualcosa per dare una mano al suo allievo...

 

“Meglio così... Comunque queste sono le clausole che mi sono state gentilmente “proposte”. Che, al posto vostro, per inciso, io non accetterei mai, giusto per essere completamente sinceri...

Qualsiasi missione di rango A o superiore, prima di essere accettata deve essere approvata da Konoha; qualsiasi trattato con altri villaggi e daimyo deve essere prima approvato da Konoha; di qualsiasi operazione di ninja di Uzushi che implichi la permanenza di questi ultimi fuori dai confini della terra del fuoco, Konoha dovrà essere a conoscenza e informata; al consiglio dei jounin di Uzushi dovrà essere presente un rappresentante permanente di Konoha, che avrà diritto di parlare per primo all'interno dell'assemblea per esporre le proprie posizioni.

 

Ovviamente, ho tagliato le parti in cui si parlava di protezione e sicurezza e tutela reciproca... Mi sembrava di fare un torto alla vostra intelligenza, leggendovele...”

 

Inazuma trasse un profondo sospiro. Per dieci secondi buoni stette in silenzio, come a rimuginare che tipo di risposta potesse dare a quella cascata di norme. Alla fine, con tono pacato, ma anche lievemente ironico disse: “Certo che il vostro consiglio ha pensato a tutto per metterci il bavaglio per bene, eh? No, più che bavaglio forse è meglio utilizzare il termine 'guinzaglio'... Volete fare degli shinobi di Uzushi delle belle marionettine nelle vostre mani? Passerei alla storia come la Tsunamikage che ha svenduto la libertà del proprio paese ad un vicino avido ed arrogante, se accettassi...Ancor prima di ottenere il titolo, per giunta...”

 

“L'avevo detto io che vi sarebbero sembrate clausole inaccettabili. Ma non potevo fare a meno di proporvele, era mio dovere.”

 

“Come è mio dovere dirvi che sono un cumulo di stronzate scritte da vecchi bavosi pieni di boria, a mio modestissimo parere...”

 

“Niente peli sulla lingua eh?”

 

“Akiko me lo rinfaccia sempre che sono un tantino troppo sboccata per una Uzumaki. Tra le cose di cui si fa vanto il nostro clan c'è anche quello di non usare mai parole sconce per esprimersi...”

 

“Ah, ecco perché ho dovuto bandirle dal vocabolario appena mi sono messo insieme a Kushina...”

 

Inazuma, involontariamente sorrise a quella rivelazione. Poi aggiunse, con fare molto pratico: “Quindi? Sentiamo, cosa dovrei fare per liberarmi di queste simpatiche condizioni senza scatenare una guerra o, quantomeno, rompere un'alleanza secolare?”

 

“Far cambiare idea con le cattive a qualcuno, mi verrebbe da dire. Intendiamoci, non vorrei mai che andiate a seminare carte bomba a villa Hyuuga o nel quartiere degli Uchiha o nel covo di radice a viso scoperto...Però un bello spavento potrebbe essere salutare. Perlomeno avrebbero più rispetto delle vostre doti come ninja...”

 

“Questa idea non mi è nuova...” Replicò Inazuma, lasciandosi andare ad un sorriso.

 

“Come?”

 

“Diciamo, Minato san, che per convincere il vostro caro allievo ed il suo team che non eravamo delle bambine che giocavano con le bambole, siamo dovuti arrivare ad un 'amichevole scambio di vedute'...”

 

“Avrei voluto essere una mosca per esserci, dico davvero.” Concluse il nuovo Hokage, decisamente di umore migliore rispetto ad un'ora prima. Sì, poteva essere l'occasione buona per farla in barba a quella viscida serpe. Chissà se si aspettava che i suoi piani potessero ritorcersi contro di lui, per una volta... Naah, era troppo sicuro del fatto suo e di trovarsi a che fare con uno stupido biondino...

 

***

 

“Nadeshiko, perdona la franchezza, ma a questo punto devo proprio chiedertelo...Perché?”

 

“Perché cosa?”

 

“Perché io. L'idea potrebbe anche solleticare la mia autostima, ma non credo proprio di essere un seduttore di bellezze straniere...”

 

L'aveva buttata lì a mo' di battuta, certo, ma tutto sommato non lo era poi tanto... Più passava il tempo con lei, più quella domanda si faceva prepotente... E aveva sempre meno speranze di trovarvi una risposta sensata.

 

Nadeshiko non poté fare a meno di scoppiare a ridere di cuore, per una volta nella sua vita.

“Ah, questo intendevi, con 'perché?'...Lo confesso Raido, a volte la serietà con cui affronti qualsiasi cosa che ti capita tentando di analizzarla è... è... Divertente...”

 

“Divertente?”

 

“Certo! Divertente perché è del tutto inutile... Ma ammetto di non aver ancora risposto alla tua domanda... Semplice. Perché con te sono io e basta. Non devo interpretare un ruolo, non devo indossare un abito di scena! Non hai idea di quanto questo per me sia assolutamente liberante... E tu? Con me fingi soltanto di essere la persona gentile e premurosa che ha spezzato la maschera di 'faccia d'angelo' o lo sei davvero?”

 

“Perché, se fingessi solo per i miei scopi?”

 

“Ah, vorrei proprio saperli questi tuoi scopi, guarda... Beh, se scoprissi che facessi finta solo per portarmi a letto, credo che maledirei il fatto di non aver finito il lavoro, giù nella caverna qualche tempo fa...”

 

“Confortante e spaventoso allo stesso tempo...”

 

“Già, 'alla larga dal terrificante angelo biondo!' E' così che dicono a Uzushi di me...”

 

“Stento sinceramente a crederci... Però è normale, per ognuno, avere i propri demoni, no?”

 

“Beh, perché non mi hai mai visto seriamente arrabbiata... Ma non credo che sia il caso di farti provare l'edificante esperienza di farmi perdere le staffe... Per stasera credo che mi limiterò ad un tentativo di assassinio tramite avvelenamento, per te!” Rispose con un sorriso malizioso lei.

 

“Cosa intendi dire?”

 

“Intendevo dire che mi chiedevo se volessi assaggiare un po' della mia, di cucina, per concludere la serata!”

 

“Ah, perché sai anche cucinare? Mai visto una kunoichi in grado di farlo in vita mia...”

 

“Evidentemente perché a Konoha le donne sono meno tradizionaliste... No, scherzo. E' semplicemente una cosa che amo fare, cucinare dolci. Dammi un po' di tempo, mettimi a disposizione fornelli e pentole e qualche ingrediente base che in quattro e quattr'otto ti combino una torta che non hai mai visto!”

 

“Spero che non sia davvero un tentativo di avvelenamento...”

 

“Uomo di poca fede... Certo che rendere una donna esplicita non è una cosa molto di classe, lo sai? La mia era una semplice scusa per poter essere ospite in casa tua per una sera! Per quanto sia effettivamente vero che sono piuttosto brava con dolci di ogni forma e dimensione, Yuki e Inazuma te lo possono testimoniare...”

 

“Se la metti su questo piano... chi sono io per dire di no?”

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Capitolo 35
*** The kage's cage ***


35)The Kage's cage

 

***Inazuma***

Studiai con attenzione il biondino.
In fondo quest'Hokage mi piaceva davvero. Mi sembrava una persona semplice e buona, ben poco avvezza agli intrighi politici e simili sottigliezze, cosa che, per quanto mi riguardava serviva solo ad aumentare la simpatia istintiva che provavo nei suoi confronti.
 

Aiutata forse, dalla consapevolezza di trovarsi 'sulla stessa barca' per così dire.
 

Anche se, per lo meno, lui poteva avvalersi di una figura prestante e che aveva un che di... Come dire, aveva come un aura di dignità che lo circondava che, sebbene il viso con quegli occhi azzurro cielo lo facessero sembrare un po' ancora ragazzino, mi induceva a pensare che fosse meglio comunque non tirare troppo la corda con lui.
Seppur non fosse mia intenzione inimicarmelo.
 

Io invece, non potevo contare neppure su quello. Il mio fisico induceva più che altro gli altri a credere che fossi piccola e indifesa. Una bambina da proteggere, o una ragazzina facile da manipolare.
Avevo un sincero desiderio di far saltare un po' di teste. Giusto per vedere se, dopo essermi bagnata di sangue, mi avrebbero presa ancora come una mocciosa.
“A questo punto, Minato-san vorrei parlarle in totale sincerità...”
Lui annuì facendomi un gesto con la mano di proseguire.
 

“Se ho ben capito sono sopratutto alcune fazioni che le fanno pressione no?” lui annuì, senza interrompermi.
 

“Io ho bisogno di dimostrare che non sono una mocciosa e che il villaggio del vortice non è il cane ai piedi di Konoha né una palla al suo piede. Lei, ha bisogno di dimostrare che neppure l'Hokage è il cane addomesticato del consiglio interno.
Entrambi abbiamo bisogno di dimostrare che siamo saldi sulle nostre posizioni. Lei, per affermare il suo potere, io per evitare di rovinare il trattato di pace.
A questo punto, direi che, dato che siamo sulla stessa barca, sarebbe utile remare insieme”
 

“Hai un idea?”
 

“Mezza idea. Non so se possa funzionare, dato che non so bene di quali sacche di resistenza stiamo parlando, o chi mi si oppone nell'ombra.
Ma io le dico la mia e poi lei mi dice se è attuabile.
Dunque, potremmo rimandare la mia partenza, e prolungare il mio periodo qui.. magari con la scusa di rivedere i dettagli dei nostri accordi e simili... non so perché ma penso che questo potrebbe far... spazientire qualcuno e magari farlo agire avventatamente. O se non lo fanno di loro spontanea volontà, si potrebbe comunque istigare la cosa.
 

Insomma, lei potrebbe recitare un po' la parte del diffidente nei miei confronti, e questo dovrebbe far uscire allo scoperto chi è più impaziente 'di darmi una lezione'.
E io lo aspetterò al varco. Li prenderemo come polli nel sacco, e una volta che avremo da mostrare al consiglio come ho preso i loro dissidenti di certo non potranno negarmi di firmare il trattato.
Mentre invece lei, avrà un'ottima scusa per rimbeccare gli stessi e mettergli un guinzaglio al collo.”
 

“Quello che si dice prendere due piccioni con una fava...” disse lui con un sorriso.
 

“Potrebbe essere la volta buona per riprendere il controllo di quella serpe di Danzo.” borbottò a mezza voce, come se lo stesse dicendo a sé stesso.
 

“Danzo... l'ho già sentito nominare... aspetta dove l'avevo sentito?!” dissi io, strizzandomi il cervello per venirne a capo.
 

“Ehi, un momento... sta parlando di un certo 'Danzo Shimura'?”
 

“Si... lo conosci?”
 

“Non di persona, ma ho avuto già a che fare con i suoi nefasti tentacoli. Ha tentato di allungare le zampe sul vortice, aizzando alcune frange anti-Konohane del villaggio e il che ha scatenato un effetto domino nella politica interna.
Si può dire che una parte dei guai causati poi in seguito dalla nebbia siano merito suo.”
“Come hai fatto a sapere che era lui?”
 

“Quando ho affrontato il 'capo' dei rivoltosi all'interno del villaggio, ha detto di aver sentito una persona parlare dei piani che aveva per il vortice durante una visita a Konoha, e dalla descrizione Kakashi ha riconosciuto Danzo, motivo per cui so chi è anche senza averlo mai visto di persona. Comunque spiegare tutta la storia sarebbe troppo lungo. Morale della favola: inizio a capire con chi ho a che fare...”
 

“Non fraintendere le mie parole, ma consiglierei attenzione e prudenza. Non perché penso che tu non sia abile, ma Danzo è un maestro nell'agire nell'ombra.
È una di quelle persone che, sebbene tirino i fili di molte questioni non le vedrai mai collegate ad esse. Sa manovrare gli altri, e raramente si sporca le mani di prima persona.”
 

“Devo dire che mi sta sempre più simpatico...” ironizzai.
 

“Già, tuttavia non è da sottovalutare. Ha parecchi contatti e può contare sulla radice, la sua organizzazione, di cui io ho un controllo veramente... fittizio.
Dovrei essere informato sui loro movimenti, dati gli accordi fatti, ma... con loro temo di avere il tuo stesso problema: credono che sia un imbecille messo qui giusto per far figura a rimpiazzare un Hokage ormai vecchio e che ha fatto il suo tempo.
Mi mandano qualche messaggio, giusto per coprire le apparenze, ma so ben poco di quello che combinano veramente.”
 

Rimasi in silenzio per qualche istante.
“Beh, Minato-san, a questo punto direi che per oggi è più che sufficiente.
La terrò informato caso mai mi venisse in mente una buona idea, ma dato che ora abbiamo stretto la nostra alleanza, direi che è per me il momento di fare un sopralluogo sul campo. Sono certa che anche Yuki e Nacchan saranno felici di sgranchirsi un poco...”
Mi parve rimanere un po' sorpreso nel mio cambiamento di tono.
 

Gli rivolsi un sorrisetto.
“Non c'è da preoccuparsi, non ho intenzione di demolire nulla. A meno che non sia strettamente necessario.” con un altro sorrisetto e un mezzo inchino, mi congedai.

Appena uscita dalla torre dell'Hokage, mi sentii formicolare la nuca.
Mi girai di scatto.
Nessuno.
Stringendo le spalle proseguii, continuando a sentire un formicolio alla nuca.
La cosa stava iniziando ad innervosirmi.
Non ero ancora pronta ad un confronto con altri ninja. Ma, per quanto fossero abili, e io da sola non riuscissi ad individuarli, ero certa che c'erano.
Dunque quello di cui avevo discusso con Minato era vero.
Chiunque non mi volesse qui, mi stava tenendo d'occhio pronta ad un mio passo falso.
Dovevo raggiungere qualcuno. Yuki, Nacchan. Sarebbero andati bene anche uno dei ragazzi della squadra di Kakashi. Mi fidavo di loro.
Mi imbattei, quasi il fato si stesse divertendo a giocare con me, proprio con Kakashi.
 

“Ina...”
 

“Si, mi fa piacere vederti. Ma ho bisogno un momento del tuo occhio di falco.” dissi senza aspettare che mi salutasse.
 

“Uh?” si era fatto attento, sentendo il mio tono.
 

“Ho un paio di zecche appiccicate addosso, ma non riesco mai a beccarle. Sono bravi, è da dire...”
 

“Mi faresti un attimo un favore? Se riesci ad individuarle, magari a riconoscerli... e poi dovresti darmi una mano a seminarli, dato che tu conosci meglio il territorio. Giuro che dopo ti spiego tutto”
 

“Ok. Prosegui dritto per questa via, fai finta di nulla, come se ci fossimo solo salutati di passaggio. Io ti raggiungo”
Annuii, più rilassata.
Gli feci un sorriso e agitai la mano come salutandolo in allegria e proseguii come mi aveva detto lungo la via principale.
Passeggiai come se non avessi nulla di meglio da fare che osservare le vetrine dei negozi.
Bisognava ammettere che, in proporzione al vortice, Konoha era parecchio più grande e variegata.
C'erano quartieri austeri e opulenti, altri stretti e poveri, altri ancora sfarzosi, e in alcuni pieni di colori che sembravano mescolarsi con gioia.
Ero giunta quasi in fondo, quando qualcuno mi tirò nel vicolo laterale.
Era Kakashi. Vidi una copia di me stessa, prendere a camminare sulla strada, in direzione sud della città.
 

“La mia copia non li distrarrà per molto, ma abbiamo il tempo di svignarcela noi.” mi disse a bassa voce, facendomi cenno di seguirlo.
Mi fece seguire un complicato dedalo di vicoli e stradine laterali.
 

“Bene, li abbiamo seminati... ma se restiamo in mezzo alla strada ci troveranno... ti va di venire a casa mia? È qui vicino... così puoi spiegarmi come mai hai un paio di ANBU della radice appiccicate dietro.”
 

“D'accordo” risposi solo. Anche se, per qualche ragione ignota, pensare di andare a casa sua... mi mise un po' in imbarazzo e mi fece imporporare le guance.
Con discrezione, mi portò sino ad un semplice edificio chiaro.
Non era molto ampia, o molto ricca, e l'interno si rivelò quasi deludente.
Era spoglia di decorazioni. Penso che tutto ciò che c'era si potesse riassumere in una parola. 'Essenziale'. Perché era quello che c'era. Il minimo indispensabile per rendere un appartamento abitabile.
Una cucina, un bagno, una camera.
 

Nessuna decorazione personale, salvo una foto messa sul comodino del letto, che notai dato che entrammo dalla finestra di camera sua per fare prima.
No, aveva anche una piccola libreria piena di libri che sembravano dello stesso autore.
A parte ciò avrebbe potuto essere una camera d'albergo per come era impersonale.
Ma questo la diceva lunga anche sul suo carattere.
Sospirai tra me e me.
 

“Allora, come mai ti seguono?” mi chiese facendomi accomodare su una sedia del tavolo della cucina.
 

“Dimmi solo una cosa, e poi ti spiego. Hai riconosciuto qualcuno?”
 

“Uno non l'avevo mai visto, e comunque era difficile capire dato che avevano le maschere, mentre l'altro però... mi sembrava un Uchiha, anche se potrei sbagliarmi”
I nodi stavano arrivando al pettine.
 

“Temo di dover partire da lontano per poterti spiegare tutta la questione..”
 

“Non ho fretta” disse lui sedendosi.
 

“Qualche giorno dopo la battaglia con Kushimaru... andai da mia madre, per chiederle spiegazioni a riguardo...” sospirai. Non mi piaceva parlarne, ma mi sentivo di potermi confidare, e lo trovai anche... non so, forse... giusto... farlo, dato che lui mi aveva detto di sé e del suo passato.
Era come uno scambio equo, anche se ciò, ci stava pericolosamente avvicinando l'uno all'altra.
Ignorai quella considerazione e proseguii.
“E... beh, devi sapere che nei miei primi anni di vita non andavo molto d'accordo con mia madre. Ovviamente non potevo sapere il perché si comportasse in modo così freddo e distaccato... per farla breve, ci fu un periodo, poco prima che si sposasse con il fratello di Akiko che venne mandata qui a Konoha per mediare riguardo una richiesta di rinforzi durante la guerra e...”
 

“Non mi dire che...”
 

“Già, a quanto pare l'essere riuscita ad ottenere l'approvazione della sua domanda, indispose parecchi animi, che decisero di punirla per la sua... 'sfacciataggine'”.
 

“È... è inaccettabile. Uno può anche dissentire ma... ah, lasciamo perdere, finirei solo con l'arrabbiarmi inutilmente. Certe cose non hanno scuse.”
In qualche modo la sua reazione mi fece sorridere.
 

“Comunque, la cosa passò sotto silenzio. Mia mamma non aveva il coraggio di affrontare la cosa, e comunque la frittata era già fatta, renderla pubblica per avviare un indagine avrebbe solo fatto apparire deboli gli Uzumaki e avrebbe diffamato l'onore di mia madre. Senza contare che io, se l'avesse fatto, a quest'ora sarei considerata una reietta, anziché una principessa.”
 

“Insomma avrebbe fatto più danno che altro, ho capito. Anche se non è giusto che l'abbiano passata liscia.”
 

“Sono d'accordo con te. Comunque, per arrivare al punto in questione. A quanto pare il vostro simpatico Danzo, sta ben pensando di proseguire imperterrito la sua campagna anti-Uzushi e, per inciso, ha obbligato Minato a propormi delle condizioni a dir poco inaccettabili per il trattato.
 

Se le accettassi, per amore della pace, scatenerei comunque delle polemiche e un risentimento secolare nella mia gente, tanto più che penso che passerei per la peggior quasi-Tsunamikage della storia.
 

Se le rifiutassi, il consiglio di Konoha punterà il dito dandoci dei rivoltosi e nel migliore dei casi finiremmo con il rompere un'alleanza storica. Nel peggiore ci sarà una guerra”
 

“Situazione spinosa...” commentò lui.
 

“Quindi dato che né io né il tuo sensei siamo dei fessi, abbiamo pensato bene di rivoltare la situazione a nostro favore.
Se io riuscissi a prendere con le mani nel sacco alcuni membri di questa 'radice' che mi sta inseguendo darei sia modo a Minato di mettere un guinzaglio a Danzo, che a dimostrare che non sono una bambina cretina facile da manipolare.”
Lui rimase un momento a fissarmi, poi sorrise.
 

“A quanto pare Minato ha proprio una abilità innata nell'andare d'accordo con gli Uzumaki...”
 

“Già, ammetto che il tuo sensei non è niente male. Mi ha fatto una buona impressione. Posso capire perché Kushina se l'è sposato. Anche se...”
Lui inclinò il capo “Anche se..?” m'incitò a continuare.
 

“Un po' la invidio. Per lo meno in questo modo s'è potuta svincolare dai legami del trono, ha sposato chi amava... anche se è dovuta diventare un Jinchuuriki.”
Quando mi resi conto di aver detto una cosa 'pericolosa', m'affrettai a dire “Comunque, oltre a tutto potrei avere l'opportunità di scoprire chi è il mio padre biologico...”
Lui ci impiegò un momento a rispondere “Perché credi.. no aspetta, tu credi che verrebbe ad attaccare... te?”
 

Strinsi le spalle “Nessuno sa che non sono una Uzumaki pura. Non lo sapevo neppure io sino a poco tempo fa. Si dice che il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Se è ancora in vita dopo la guerra... ha dato una lezione alla madre, perché non alla figlia?”
Lui fece una smorfia un po' disgustata.
 

“Penso che l'espressione riassuma bene la situazione...”
Lui ridacchiò, e lasciò cadere l'argomento.
 

“Comunque, salvo l'amabile Danzo, come ti trovi alla foglia?”
Strinsi le spalle.
 

“Un bel villaggio. Chiassoso, grande, dispersivo, pieno di gente strana”
 

“Gente strana?”
 

“Non ti illudere, rientri tra quelli strani” gli risposi con un sorriso.
 

“Oh, beh mi conforta sentirlo dire da te...”
 

“Che vuoi dire?”
 

“Anche tu non rientri esattamente nello stereotipo di ragazza composta e per bene sai?” sentii una nota divertita nella sua voce.
 

“Ah, ma quello è il mio pregio zucca bianca. Sai che noia essere fatta con lo stampino di perfetta ragazza di corte? Ma certo mio signore! Si, mio signore. Vuole cortesemente seguirmi signore? Oh mio dio, in un posto così non posso entrarci! No è orribile!” dissi scimmiottando il tono acuto come uno squittio di molte ragazze 'nobili', come la mia 'amabile' cuginetta di secondo grado, Akaho.
Lui rise. Mi resi conto di quante poche volte l'avessi mai sentito ridere.
 

“Certo che è buffo il destino no? C'è tanta di quella gente che agogna al desiderio di posare il culo sul trono di mia zia, e io che non lo voglio mi ci ritrovo incatenata.” considerai con uno sbuffo.
Nel silenzio sereno che calò ci ritrovammo a fissarci, divertiti.
Arrossii, senza un motivo particolare.
 

“Forse sarebbe il caso che io vada...” dissi piano, come incerta.
 

“Sarebbe meglio che d'ora in poi tu non vada mai via da sola. Se le tue teorie sono esatte, aspetteranno di poterti prendere da sola per attaccare, per tanto è meglio che ci prepariamo e gli tendiamo una trappola. Ma fino ad allora... fatti scortare. Da Yuki, da Nadeshiko. Forse sarebbe persino meglio se ci fosse uno di noi. Esiteranno maggiormente nell'attaccare qualcuno del villaggio, che non due ragazze straniere.”
 

“E fu così che i ragazzi di Konoha divennero i miei baby sitter personali” dissi con un misto di ironia e divertimento.
 

“Dico davvero” ora la sua voce sembrava... era preoccupazione quella?
 

“Lo so, lo so, tranquillo. Non ho alcuna intenzione di... beh di fare quella fine”
Ci fu un attimo di silenzio, questa volta più pesante.
 

“Beh comunque non credo che mi prenderebbero così facilmente sai? Mia mamma è sempre stata più una donna 'di casa' che una ninja. Non voglio toglierle nulla dei suoi meriti per l'amor del cielo, ma come ninja è davvero... stendiamoci un velo pietoso che è meglio. Io, oltre ai talenti 'Uzumaki', grazie al simpatico signore di Konoha, ho anche una delle vostre abilità oculari migliori.
 

In altre parole: per farmi del male devono prima riuscire a fermarmi e ho idea che il compito non gli sarà così semplice. Tanto più che io li sto 'aspettando al varco' quindi non mi coglieranno alla sprovvista” dissi tentando di risollevare l'umore.
 

“Lo so che sei abile, ma è sempre meglio evitare di sottovalutarli. Mi sembra che sia tu stessa ad avermi dato una lezione simile no? Non sottovalutare il nemico!” mi disse lui, ma finendo la frase con un sorriso visibile anche attraverso la maschera, che fece risollevare i toni della conversazione.
 

“Beh, se non altro mi sembra che tu l'abbia appresa la cosa...”
Di nuovo calò il silenzio, anche se questa volta una strana sensazione mi pervase.
Era come se... volessi dirgli moltissime cose, ma ogni volta che provavo a dire qualcosa il cervello facesse tabula rasa di quanto stavo per dire, lasciandomi a corto di idee e parole.
Avrei voluto... non so. Ringraziarlo, forse. Perché mi stava aiutando. Perché mi era amico. Perché aveva condiviso con me i dolorosi ricordi del suo passato.
Aveva infine mostrato anche lui il suo lato debole.
Nel contempo avrei anche voluto trovare il modo, le parole... la possibilità di dirgli di quello che in questo momento stavo provando. Uno strano mix di felicità, confusione, imbarazzo...
 

Che poi ero certa che se anche avessi potuto dirglielo, non l'avrei di certo fatto in modo tanto... esplicito.
Ma avrei comunque potuto in questo momento ridere e scherzare liberamente, senza costruire muri o dover controllare ogni parola che mi usciva dalla bocca.
Era già stato un errore quello di abbracciarlo, il giorno prima... ma in quel momento mi era sembrato così... indifeso.
Portava dentro di sé una ferita così profonda ed estesa che non avevo potuto fare a meno di sentire il bisogno di, in qualche modo tendergli una mano, aiutarlo. Comprenderlo.
 

“Inazuma... io...” iniziò lui.
 

Mi alzai. “È meglio che io vada. Ormai Yuki dovrebbe essere rientrata.” troncai la conversazione, fissandomi i piedi per evitare il suo sguardo.
 

Lui annuì. “Ti accompagno” disse solo, con voce pacata. Forse me l'ero solo sognata, ma mi era sembrato di sentire una nota triste nella sua voce.

***Minato***

Quando finalmente giunsi a casa per mezzogiorno, mi sentivo stanco come se avessi nuovamente combattuto la battaglia del ponte Kannabi e sfidato il Raikage.
 

“Minato, ti vedo stanco...” commentò Kushina sbucando dalla cucina.
 

“La politica è più stremante delle missioni” dissi io in risposta.
 

“Dai, ti ho cucinato il ramen!” disse lei con l'intento di risollevarmi il morale.
Cosa che, a dirla tutta funzionò.
Per un po' mangiammo in silenzio, mentre ripercorrevo mentalmente la mattinata.
 

“Inazuma questa mattina ha annunciato al consiglio dei Jonin che ad un anno da ora diventerà Tsunamikage, e che si sposerà con... beh ora che ci penso non l'ha detto”
 

“Ah, si Akiko me l'aveva accennato. Rikuro Uzumaki. La famiglia ha fatto pressioni per accelerare la questione. Non avrebbe dovuto sposarsi sino ai 21 anni come di consueto, ma d'altra parte il titolo sarebbe dovuto passare a sua madre, prima di lei.
Quindi dato che lei diventa Tsunamikage prima, hanno voluto accelerare anche il matrimonio, di modo che vada al potere già con il consorte.
Aggiungerei che non la invidio molto.
Se non fossi venuta alla foglia sarebbe toccato a me sposare lo zio di Rikuro...”
Mentre diceva questo mi rivenne in mente la nota che mi ero fatto.
Quella di informarmi riguardo alla possibilità di aiutare i due giovani.
 

“Perché si usa ancora molto il matrimonio combinato tra gli Uzumaki di Uzushi?” chiesi.
 

“Come mai questa curiosità?” mi chiese lei.
Incredibile quella donna. Aveva già capito che avevo qualcosa per la mente.
Scrollai le spalle, come dire che non era nulla di importante.
Mi lanciò un occhiata a mo di 'tanto non me la dai a bere' però rispose.
 

“No, di norma no. I più possono sposare chi più gli piace e pare, anche se sono maggiormente incentivati i matrimoni con i Jundo e i Yajirushi, i due clan a noi più vicini.
Gli unici per cui la regola non è valida sono appunto i membri della famiglia della Tsunamikage.
Anni or sono fu sancita la legge che, solo ed esclusivamente le donne Uzumaki del sangue più puro potessero salire al trono del vortice.
Per tanto coloro che regnano sono Uzumaki puri, con genitori, nonni, bisnonni e via dicendo, tutti che portano cognome Uzumaki.
 

Per cui anche il marito di coloro che vengono designate Tsunamikage viene scelto in base a tali criteri. In qualsiasi senso si percorra l'albero genealogico, devono tutti portare cognome Uzumaki, per poter essere ritenuti candidati ideali”
 

“Non esiste nessuna eccezione alla regola?” chiesi, capendo subito come suonava la campana.
Lei scosse la testa.
 

“Io stessa mi sono preclusa la possibilità di diventare Tsunamikage nello stesso istante in cui ho scelto te come mio compagno.
Da questo senso il clan è rimasto molto bigotto. Addirittura non verrebbe accettata come 'principessa degna' se la ragazza in questione perdesse la purezza prima del matrimonio. L'unica eccezione a questa regola sarebbe se fosse già rimasta vedova...” disse lei.
 

Oh, cielo. Kakashi, ragazzo mio. Hai un talento naturale per metterti dentro situazioni impossibili.

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Capitolo 36
*** Una riunione di Sharingan ***


36)Una riunione di Sharingan

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“La principessina rimane ancora qualche giorno, a quanto ho sentito. Che Minato non abbia avuto le palle per forzarle la mano?”

 

“Ahahah! Probabile Hideo, probabile...Certo che però, farti giocare così da un normalissimo clone... Non so se complimentarmi con la bimba per essersene accorta o ridere di te...”

 

“Ehi, sai bene che sono sempre stato un asso nei pedinamenti... Solo uno Hyuuga o un altro Uchiha si accorgerebbero di me...”

 

“Beh, allora per una volta eri distratto! Dì la verità, avevi voglia di sbattertela un po' da solo eh? Che egoista...”

 

“Scherza pure, ma intanto il capo non l'ha presa molto bene.”

 

“Va detto che non so quale sia, l'ultima cosa che il capo ha preso bene, a memoria d'uomo.”

 

“Quello che è... Ora però è meglio andare... Ho una pessima sensazione. Resta tutto come d'accordo, Namichi... Vedi di non fare cazzate, mi raccomando!”

 

“Rilassati Hideo, andrà tutto a meraviglia...”

 

La pessima sensazione non era del tutto infondata, anzi. Nell'ombra della notte, due figure scure avevano ascoltato molto attentamente ogni singola parola, senza farsi scorgere. Perché tutto sommato, il detto Uchiha “Per seminare uno Sharingan devi avere uno Sharingan”, una briciola di verità l'aveva.

 

“Prego tutti gli dei degli shinobi che questa febbre non si espanda ulteriormente nei cuori della gente del nostro clan. Sarebbe un male ben peggiore di tutte le atrocità che radice ha commesso fino ad ora...”

 

“Lo so bene. Ed è per questo che ti dico, per l'ennesima volta, Itachi, che abbiamo bisogno dell'aiuto di qualcuno! Non possiamo fermare Shimura da soli!”

 

“Mpf...Stai diventando sempre più prudente man mano che invecchi, Shisui? Siamo gli Anbu migliori dell'intero villaggio.”

 

“Non è prudenza, è realismo. La tua smania di voler risolvere tutti i problemi del mondo da solo ti fa onore, ma prima o poi ti ucciderà, lasciatelo dire...”

 

“Ok, ok, per questa occasione mi arrendo. Allora, sempai, hai in mente qualcuno in gamba di cui ci si può fidare?”

 

“Beh, hai visto anche tu come è andata l'altro giorno, no? La Uzumaki si è accorta di Hideo praticamente da subito...”

 

“Certo, ma non è riuscita a individuarlo...”

 

“Eppure in qualche modo ha 'sentito' la sua presenza. Qualcosa di notevole, a dire poco, considerando anche che Hideo non ha fatto un mezzo passo falso.”

 

“Se devo essere sincero, più che la ragazzina mi ha stupito il 'ladro'. Vero però che avere il mangekyou aiuta.”

 

“Ancora con quel soprannome?”

 

“Niente di personale contro Kakashi. Semplice forza dell'abitudine. Sai, mio padre ancora lo chiama così...”

 

“Vedi perché Danzo trova terreno fertile tra noi Uchiha? Vanità e orgoglio, diamine...Comunque, dicevi?”

 

“Dicevo che Kakashi lo ha beccato in neanche un paio di minuti. Ad ennesima conferma che si tratti di una delle pochissime persone di Konoha che non sono certo di poter sconfiggere. Non con facilità, perlomeno.”

 

Shisui, a quella constatazione, si lasciò sfuggire un sorriso: “Piano con le parole, Itachi, o potrei quasi pensare che l'Hatake ti stia simpatico... Quindi, che si fa? Mettiamo a parte quei due dei nostri piani?”

 

“Su Kakashi mi trovi d'accordo, sulla straniera, decisamente meno.”

 

“Vedila così: non c'è bisogno dello sharingan per capire che quella ragazza muore dalla voglia di ficcare un kunai in gola al primo che tenta di fargli di nuovo uno scherzo simile. Architetteranno qualcosa, puoi metterci la mano sul fuoco. E non voglio che gettino la rete nel posto sbagliato, prendendo solo pesci piccoli e lasciando che quelli grossi si dileguino. Vanificherebbero anche i nostri, di sforzi.”

 

“Come vuoi tu, Shisui...A questo punto tanto vale non perdere tempo e andare a farle subito una visitina. Alla quasi-tsunamikage, intendo...”

 

“Non credo che trovarsi un Anbu di Konoha in casa nel cuore della notte sia da annoverare tra le dieci esperienze più belle del mondo... Soprattutto se quell'Anbu è Itachi Uchiha...”

 

“Mettiamola in questo modo: se se la fa nei pantaloni significa che non è pronta a collaborare con noi.”

 

Shisui si arrese e annuì, con un sospiro rassegnato. Itachi era il suo migliore amico ed il ragazzo più altruista che conoscesse, ma anche il più diffidente.

Era davvero il caso di pregare i kami perché trovasse qualcun altro con cui poter gettare la maschera. Altrimenti, prima o poi, avrebbe rischiato di prendere su di sé un fardello troppo grande per le sue sole spalle.

 

***

 

Dannazione a tutti gli dei degli shinobi, quelle due non erano ancora rientrate. Aveva una vaga idea di dove potessero essere, non c'era bisogno di grande immaginazione. Ma aveva un disperato bisogno di loro, quella notte. Perché si sa, si può essere forti quanto si vuole, ma la solitudine amplifica le paure. E i recessi della mente forgiano mostri abominevoli che popolano l'oscurità. Nonostante gli sforzi del nostro lato razionale per ingabbiarli.

 

Ennesimo spiffero indesiderato, ennesima stretta sul kunai. Se Nadeshiko e Yuki tardavano ancora di un minuto, Inazuma avrebbe girato personalmente per tutta Konoha per riportarle indietro trascinandole per un orecchio, fosse l'ultima cosa che faceva. Udì dei corvi gracchiare fuori dalla finestra.

 

All'improvviso, sentì un leggero formicolio all'altezza della nuca. Quella sensazione era inconfondibile. Quello non era un falso allarme, ci DOVEVA essere qualcuno, stavolta.

Si trattenne dalla voglia matta di accendere la luce ed attivò, invece, lo Sharingan.

 

Rapida un serpente si lanciò senza esitazione su una macchia di colore più nera della notte.

Bingo. Aveva beccato il bastardo.

 

“Piano con quel kunai, principessa...”

 

“Vieni fuori, lurido verme!”

 

Una sagoma emerse nitidamente alla luce della luna, che trafiggeva la stanza. Era un ragazzo, con un viso molto bello e delicato, che lo faceva apparire ancor più giovane di quel che già non fosse. Capelli lisci e nerissimi. Ed occhi...rossi. Un Uchiha! La sua espressione non era però sadica, o maligna, come Inazuma si sarebbe aspettata. Non sembrava un predatore che aveva appena messo all'angolo la preda. Piuttosto, pareva pervasa da una sottile vena di tristezza.

 

Non per questo, però, la ragazza si concesse un'esitazione. Le apparenze, nel mondo degli shinobi, dopotutto, ingannano.

 

Scattò in avanti, per colpire la fronte dell'intruso con un sigillo neurale. Quello però, con l'agilità di un felino, la schivò senza alcuno sforzo apparente. Come poteva essere tanto veloce da schivare un suo attacco in uno spazio così ristretto?

 

Altrettanto rapido, entrò dalla finestra come una saetta un altro ospite inatteso. Anche lui aveva uno sharingan. Ma i suoi capelli erano bianchi, non neri.

 

“Kakashi!?”

“Non dormivo...”

 

“Ah...Beh, buono a sapersi. Ora aiutami a disinfestare casa!”

 

Prima che lei potesse aggiungere un'altra parola, l'albino si era già avventato sul nemico. Ma ad un centimetro dal volto di quest'ultimo, la sua mano si fermò.

 

“Itachi?”

 

“Esatto.” Fece l'altro, che si dileguò istantaneamente in una nuvoletta di fumo per riapparire a cavalcioni sullo stipite della finestra.

 

Inazuma fece di nuovo per scagliarsi a tutta forza contro di lui, ma Kakashi la fermò, stringendola per un braccio. La ragazza gli gettò uno sguardo interrogativo, ma gli occhi di lui erano fissi sull'Uchiha.

 

Che esordì: “Perdonatemi per l'intrusione notturna, principessa Uzumaki Inazuma, ma era necessaria. Volevo farmi un'idea personale delle vostre abilità in circostanze, diciamo...Impreviste. Ora che le ho viste, sono decisamente più tranquillo. Per quanto non avessi previsto l'arrivo di Kakashi.”

 

“Non ci hai ancora detto il motivo della tua presenza qui.” La risposta dell'albino era fredda e pacata. Ma Inazuma ormai aveva imparato a riconoscere le sfumature della voce dell'amico. In quel momento le sue parole erano simili all'avvertimento di un serpente a sonagli. No, non solo...C'era dell'altro...Paura forse? Possibile che fosse un avversario così pericoloso, quello che avevano dinnanzi?

 

“No, in effetti no. Allora veniamo subito al dunque, prima di creare involontari malintesi. Io e Shisui vogliamo distruggere radice. E, se le circostanze lo consentissero, uccidere Danzo Shimura.”

 

“Continuo a non capire la ragione della tua presenza qui, ora. Correggo...Della vostra.”

 

“Acuto come sempre, eh, Hatake?” Disse Shisui spuntando dal nulla, con un lieve sorriso.

 

Inazuma strinse nuovamente, di riflesso, il kunai che teneva in mano, ma, ancora una volta, non vide alcuna traccia di cattiveria nel volto del nuovo arrivato. Anzi, se possibile, aveva un'espressione ancora più malinconica del primo. In questo caso, però vi leggeva anche qualcos'altro, qualcosa di solenne e allo stesso tempo saggio... Era poco più che un ragazzo, come lei, eppure pareva che avesse vissuto un'intera vita in più...

 

Shisui, a quel punto, continuò il discorso da dove l'aveva interrotto Itachi:

 

“L'obiettivo di radice questa volta è evidentemente Uzushi. Vuole ottenere il controllo, se non di diritto, quantomeno di fatto, sul vortice. E se non l'otterrà con la sua influenza, lo otterrà con le maniere forti.”

 

“Ma...Perché? Perché tanto accanimento?” Chiese Inazuma.

 

“Le ragioni sono più di una, principessa. Innanzitutto, sarebbe un'affermazione di prestigio che getterebbe una bella ipoteca su un suo ruolo da “hokage di fatto”. In secondo luogo, come se ciò non bastasse, potrebbe allargare a dismisura la sua rete. Diventare il “consigliere perpetuo di Konoha presso Uzushi” gli garantirebbe una libertà di azione che ora come ora si può solo sognare. Farebbe di Uzushi la base di radice, molto probabilmente... Noi, come vi ha già detto Itachi, vogliamo che le sue corna si spacchino. Per il bene Konoha e per gli Uchiha.”

 

“Per gli Uchiha?” Chiese Kakashi stupefatto.

 

“In particolare da quando Obito ti ha concesso in dono quell'occhio, gli Uchiha hanno percepito un crescente complesso di inferiorità. Molti si sono sentiti isolati, messi da parte, per non dire sfruttati. Danzo sta solleticando l'orgoglio del nostro clan per utilizzarlo, nel caso, come “forza di manovra di riserva”. Ci ha provato anche con gli Hyuuga, ma non con lo stesso successo, a quanto ne so. Non posso stare a guardare mentre i miei fratelli vengono attirati dalle lusinghe di un bastardo avido di potere, Kakashi. E credo che se Obito fosse vivo, starebbe dalla nostra parte...”

 

“Quello di nominare Obito è veramente un colpo basso, Shisui, lasciatelo dire... Ma vi conosco abbastanza da sapere se mentite o no.” Concluse Kakashi, non senza un sospiro di rassegnazione.

 

“Per quanto ci sarebbe un particolare che non ho potuto fare a meno di notare, poco fa.” Disse all'improvviso Itachi. Stava fissando intensamente Inazuma, che non poté fare a meno di distoglierle lo sguardo in un impeto di orrore.

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Capitolo 37
*** Double Trouble ***


37)Double Trouble

 

***Inazuma***

“Non so di cosa tu sia parlando” dissi. Non ero mai stata brava a mentire, non particolarmente. Troppo faticoso. Mi ero sempre vantata di essere una persona abbastanza diretta. Le cose le dico come stanno e come le penso, senza troppi giri di parole.
 

Quello di prima era stato questione di un secondo, nel buio, prima che lo attaccassi. Magari poteva pensare di avere visto male..
 

“So riconoscere uno sharingan quando lo vedo... e inoltre questo spiegherebbe come hai fatto ad accorgerti di essere seguita tanto semplicemente...” disse il ragazzo che rispondeva al nome di Itachi.
 

“Hai le traveggole” sbuffai.
 

“Dimmi dove hai preso quegli occhi!” m'intimò con un tono più duro.
Sarà per i nervi a fior di pelle che mi erano venuti nell'attesa del ritorno di Yuki e Nacchan, sarà per l'improvvisa 'sorpresa' che mi avevano fatto quei due dannati Uchiha, ma non ero in vena di sorridere alle provocazioni.
 

“Vuoi venire a prenderli?” ringhiai alzando il kunai.
 

“Non si può dire che la tempra le manchi...” commentò Shisui, mentre Kakashi alzò una mano per placarmi e farmi capire che dovevo restare calma.
Shisui mi sorrise. Sembrava solamente divertito.
 

“Sto aspettando” m'intimò Itachi.
 

“Non ti devo alcuna spiegazione, Uchiha” gli dissi semplicemente.
 

“Lo sharingan è una cosa che appartiene al mio clan... quindi mi riguarda. Specie perché il furto dei suddetti è considerato un crimine severamente punibile.”
 

“Inazuma...” m'ammonì Kakashi, facendomi inghiottire la prima risposta che mi era salita in gola.
Sospirai, contando fino a tre per distendermi un momento.
 

“Io non li conosco... mi rimetto al tuo giudizio... Ci si può fidare di questi due?”
Kakashi li guardò vari secondi, uno per volta.
 

“Si, credo che ci si possa fidare di loro”
 

“Molto bene... ma sappiate che se divulgate questa cosa... Comunque se vi fate scappare qualcosa vi verrò a cercare personalmente!” mi sa che aveva ragione Kakashi: i geni Uzumaki si stavano decisamente risvegliando in me. Contro ogni buon senso.
 

“Vi faccio la storia breve: Anni fa mia madre venne a Konoha per chiedere un aiuto durante la guerra a favore del mio villaggio. Dapprima incontrò una certa resistenza, e quindi Sarutobi la invitò a parlare al consiglio dei jonin riuniti. Riuscì alla fine a convincere la maggior parte dei clan e dei singoli individui. Tranne parte degli Uchiha, che restarono in minoranza, suscitando malanimo da parte loro.
Sfortuna volle che aveva ordinato alla sua scorta di precederla lungo la strada... e qualcuno approfittò del trovarla da sola in una strada laterale per darle una 'lezione'”
 

“Un Uchiha?!” la voce di Itachi questa volta mi parve di cogliere una nota di... stupore, incredulità.
 

“Gli occhi sono miei, non lo ho rubati a nessuno. Il mio padre biologico è un Uchiha.”
 

“Itachi... qua stiamo saltando dalla padella alla brace...” commentò Shisui.
 

“Mi sembra superfluo dirvi che se questo si venisse a sapere, diffamerebbe il mio clan e mia madre. Cosa che non potrei perdonarvi.”
 

“Dovresti stare più attenta a quando lo attivi.” mi disse Kakashi pacatamente.
In effetti questa volta tutto sommato mi era andata bene.
 

“Non credevo di certo che sarebbero arrivati due piccioni ad appollaiarsi sul mio davanzale per fare due chiacchiere... tanto meno che avrei dovuto lasciarli andare via vivi...” commentai io però.
 

“Comunque hai ragione. Ho agito più d'istinto che di ragione...” ammisi infine.
 

“Non è da molto che ce l'hai vero?” mi chiese con voce gentile Shisui.
 

“No. Mi si è sviluppato mentre combattevo con Kushimaru Kuriarare. Non me n'ero neppure accorta se non fosse che a fine battaglia me l'ha fatto notare lui” dissi accennando con la testa a Kakashi.
 

“Comunque a questo punto è inutile che ve ne stiate come due polli sul davanzale della finestra. Discutiamone civilmente al tavolo. Intanto vediamo se quelle due delle mie compagne si decidono ad arrivare...” brontolai ad alta voce, senza neppure aspettarli, dirigendomi nel salotto.
 

“Non te la cavi male per essere da poco che hai lo sharingan... considerato che non avevi neppure nessuno che ti insegnasse qualche 'trucchetto del mestiere', per così dire” disse Shisui, affiancandomi con poche e rapide falcate.
 

Mi ritrovai in imbarazzo “Oh, ehm... beh Kakashi mi ha dato qualche dritta...”
 

“Senza nulla togliere al copia ninja, ma non è la stessa cosa” mi disse il giovane, sedendosi vicino a me, mentre Kakashi si posizionò di fronte a me sul tavolo.
 

“Molti di noi vengono addestrati a come utilizzare un arte oculare correttamente quasi prima che si sviluppi... dato che comunque sebbene è abbastanza comune che accada, fosse anche solo uno Sharingan incompleto, ci sono anche coloro che ci mettono molto tempo, o addirittura non lo sviluppano mai. Posso vedere il tuo?”
Lanciai un occhiata innervosita a Kakashi, che però si era asserragliato dietro una maschera di granito, e mi fissò impassibile.
E ora a che diavolo stava pensando?
Sospirai mentalmente, dicendomi che mi dovevo arrangiare da sola, e lo accontentai.
 

“Ehi, guarda Itachi! È uno Sharingan completo!”
 

“Notevole” disse piattamente il moro.
 

“Dovresti venire una volta ad allenarti con noi, sarebbe interessante metterti alla prova dato anche il tuo sangue Uzu...”
 

“Shisui, stai divagando. Avete un piano?” chiese con voce modulata Kakashi.
 

“Ehm.. si giusto. Tendo a perdermi un po'. Allora...”
 

“Vogliamo cercare un modo per mettere Danzo alle strette e contemporaneamente fermare la nefasta influenza che ha sul nostro clan” tagliò corto Itachi.
 

“Direi che i vostri obbiettivi non sono troppo lontani dai nostri” commentò Kakashi.
 

“I giorni in più che dovrei trascorrere qui, li ho presi di proposito... speravo di agitare un po' le acque e incentivare i malintenzionati ad agire d'impulso. Per poi prenderli e consegnarli all'Hokage. Avrei ottenuto due benefici: io avrei potuto firmare il trattato d'alleanza senza una marea di nuove e assurde clausole, e l'Hokage avrebbe potuto mettere la museruola al simpaticone della radice”
 

“Interessante... avevi già un idea precisa?”
 

“A dir la verità... no. Speravo solo che qualcuno si facesse vivo. Pensavo magari uno di questi giorni di farmi trovare 'accidentalmente' da sola in un luogo poco trafficato, farmi credere piccola, debole e indifesa. Qualche testa più calda cadrebbe semplicemente in una simile trappola. Una volta usciti allo scoperto... beh, salvo stasera dovrei sempre essere in compagnia di almeno una delle mie due 'ancelle.'”
 

“Tanto per curiosità, come ti possono essere utili due ancelle?” chiese Itachi.
 

“Giocate a fare le spie e poi non fate bene i compiti a casa eh? Oppure è solo un vizio di quelli di Konoha quello di considerare tutte le donne del vortice come bei soprammobili da tenere in casa e spolverare una volta l'anno per le feste?” loro si limitarono a guardarmi stralunati, poi Shisui rise, alleviando la tensione.
Mi venne naturale quando vidi il suo sguardo divertito e il suo sorriso sincero, rispondere accennando un lieve sorriso.
Kakashi era ancora muto. Quando incrociai il suo sguardo così serio, mi sentii quasi in colpa di avere accennato il sorriso. Che diavolo succedeva?

***Kakashi***

“Siamo ninja bello... e da quanto ho modo di capire tu non sei 'uno qualsiasi' altrimenti ci saresti rimasto secco già al mio primo attacco. E le mie compagne sono ninja tanto quanto me. Sono stata mandata qui per ragioni... diplomatiche, ma fino ad ora sono sempre stata prima di tutto una ninja di Uzushi. Mi trovo più in difficoltà a parlare al consiglio dei jonin che a pensare di pestare a sangue qualcuno” spiegò lei.
 

“Kakashi tu che dici?” m'interpellò inaspettatamente Itachi.
 

“Uh?”
 

“Non fare il finto tonto. Sei stato un mese a Uzushi... da quanto ho capito avete la lavorato insieme. Cosa ci dici delle sue capacità?”
 

“E' una ninja capace. Ha ucciso lei Kushimaru, e per me uno che spezza il braccio di uno spadaccino della nebbia per poi fregargli la spada e inchiodarla al muro... ha le carte in regola per farsi chiamare ninja. Comunque non volevi metterla alla prova? Lo vedrai tu stesso no?”
Inazuma mi lanciò uno sguardo strano... forse... obliquo? Che avesse avvertito la nota di sarcasmo della mia ultima domanda?
 

Itachi e Shisui non mi avevano mai fatto né caldo né freddo. Li rispettavo, e li temevo, giustamente. Erano tra i pochi per cui avevo seri dubbi di uscirne vivo affrontandoli, e appartenevano a quella categoria di cui non mi fidavo ciecamente. Non ero assolutamente sicuro della loro fedeltà.
 

No, detta così sembra che li considerassi traditori. Non che tradirebbero la foglia. In più, si trattava di persone onorevoli: una volta data la loro parola, difficilmente l'avrebbero tradita.

 

Tuttavia... avevo la brutta sensazione, che, chi si fosse trovato sulla loro strada, non avrebbero esitato troppo nel travolgerlo se non si fosse spostato per tempo.
 

Erano gente determinata, persino crudele, se le circostanze l'avessero richiesto. Persone che una volta presa una decisione, difficilmente poi tornavano sul loro passi.
 

Se ti consideravano un nemico, eri morto. Punto. Senza possibilità d'appello.
Almeno, io la vedevo così. Potevo sbagliarmi, certo. Ma capitava di rado che il mio istinto si sbagliasse su queste cose.
Inoltre, se i nostri interessi si fossero trovati in contrasto... non avrei fatto troppo conto sulla nostra... 'amicizia'.
 

Per loro, dopo tutto, ero 'il ladro'. Uno che aveva 'rubato' uno Sharingan. Shisui e Itachi erano... cortesi con me, ma le voci circolano e, per quanto non fossi un pettegolo (lungi da me l'esserlo) a certe cose prestavo ascolto, per il semplice fatto che le voci di corridoio sono spesso un buon indice dei 'venti' che tirano tra i vari clan, un buon indice dei pensieri della gente. Stava poi all'intelligenza della persona a vedere la verità dietro l'infiorettatura e le esagerazioni che la gente metteva intorno alla notizia.
Non erano di certo un mezzo affidabile, ma comunque un buon modo di rimanere informati sugli eventi.
 

Erano in molti anche tra gli shinobi a guardarmi con un misto di sospetto e timoroso rispetto. Sapevano che ero abile ma avevano paura di me. D'altra parte c'era anche chi mormorava nell'ombra pensando di non essere udito, chiamandomi “Kakashi l'assassino di amici”. Come se mi fossi divertito ad essere l'unico superstite del mio team.
 

“Si beh, sarebbe anche un buon modo per prepararsi ad una battaglia, inoltre è un po' che non mi sgranchisco...”
 

“Io e Itachi abbiamo un buon campo d'allenamento... il campo 37A. È riservato alle ANBU ed essendo quello più in fondo è il meno usato. Non c'è praticamente mai nessuno. Potremmo andare là... così vediamo come te la cavi con i tuoi occhi...”
 

No ferma. Ferma! Cosa?
Aveva accettato? Anzi, si era proposta lei?
Mi trattenni a malapena di scoccarle un occhiata assassina. Fortuna che ero abituato a mettere una maschera di fredda pacatezza.

Tatticamente parlando era una buona idea. Lei poteva allenarsi e confrontarsi con dei veri Uchiha, ed era certo che avrebbe aiutato ad affinare la sua abilità di Kunoichi.
Allora perché l'idea che passasse del tempo con qui due m'irritava?
 

“Temo di non sapermi destreggiare a sufficienza da sapere dove si trova...” ammise lei con un mezzo sorriso che Shisui ricambiò.
No, eravamo passati dalla diffidenza che quasi voleva ammazzarli a prescindere, ai sorrisi?
 

“Ti ci posso accompagnare io. Sono un ANBU anche io, quindi posso garantirti l'accesso ai campi riservati” risposi d'impulso, sorprendendomi da solo.
 

“Ok. Grazie” mi rispose lei.
 

I tre ripresero a parlare, ipotizzando mosse e strategie da usare, e parlando di cosa lei poteva apprendere sugli Uchiha, in cambio di un paio di sigilli minori che poteva insegnare loro. Una sorta di scambio alla pari.
Rimasi sorpreso di come si 'sintonizzò' subito con Shisui. Sembrava trovarlo simpatico.
Per un attimo il mio cervello rimase a tabula rasa. Come guardare un foglio bianco con la penna in mano, cercare le parole giuste da scrivere, e rimanere lì a tamburellare la penna sul bordo del foglio.
Trovavo... sconcertante l'irritazione che provavo. E poi non era da me essere impulsivo, come avevo parlato prima, di getto.
Era... forse il desiderio di proteggerla che mi faceva agire così? Non ero del tutto certo delle intenzioni dei due Uchiha.
No. Magari era meglio controllarli. Avrei potuto apprendere qualcosa anche io sulle arti oculari e...
“Kakashi! Smettila di arrampicarti sugli specchi!” mi dissi mentalmente.

Avevo paura di perderla ecco. O almeno fu questo che mi dissi.
Era una cosa stupida. Tanto non era mia comunque. La triste verità era che lei era già impegnata e né ora né mai avrebbe potuto essere la mia compagna.
Non potevo certo chiederle di abbandonare... tutto, per me. Non era giusto, e comunque non meritavo che facesse un simile sacrificio. Non per me.
 

Così come io ero totalmente votato il mio villaggio. Non potevo abbandonarlo per andarmene. Anche se, facendolo avessi avuto anche solo una misera possibilità di stare con lei.
E poi... era inutile anche solo fantasticare su simili probabilità.
 

Il fato ci aveva divisi ancor prima che potessimo provare a pensare di affiancarci.
Razionalmente tutti i fatti, i pro e contro, ogni cosa era stata già attentamente vagliata e messa lì come una prova inconfutabile di quanto mi stavo dicendo da solo.
Allora perché? Perché diamine ero così... irritato, frustrato?
 

Forse era meglio andare a dormire. Anche se prima, avrei atteso il ritorno delle due befane che dovevano proteggerla.
Ma proprio questa sera dovevano tardare tanto?
Fortuna volle che, quando i due Uchiha si ritirarono, arrivarono dopo pochi minuti le altre due ragazze.
“Io vado” mi limitai a dire.
“Kakashi ma...”
“Ci vediamo domani per l'allenamento. Buonanotte” prima ancora che potesse rispondere mi dileguai, fuggendo dai miei pensieri.

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Capitolo 38
*** Le crepe della maschera ***


38)Le crepe della maschera

 

“Dove cazzo siete state per tutto il giorno, dannazione?”

 

“Inazuma...Calmati.”

 

“Calmarmi? Calmarmi un cazzo, Nacchan! Oggi, mentre voi eravate in giro a...a...a...rimorchiare, ecco, sono successe talmente tante cose che avrei bisogno di tutta la notte per raccontarvele!”

 

“Siamo qui ora, come vedi. Racconta e noi ti ascolteremo.”

 

Come al solito, Nadeshiko era imperturbabile. Era impossibile vincere uno scontro dialettico contro qualcuno che si faceva scivolare addosso qualsiasi urlo e strepito, o quasi... E poi il suo sguardo era già arrivato all'essenziale del problema. Inutile fingere ancora.

 

“Ragazze... La verità... La verità è che mi sono sentita sola. Terribilmente sola. E' vero che quando ci siete non vi do' mai retta, ma dover prendere una decisione importante per la mia vita senza nemmeno qualcuno che mi dia una parola di conforto, ecco... è snervante! E' come navigare a vista, senza sapere dove la prossima onda o folata di vento di potrebbe portare. Odio questa sensazione, cavolo.”

 

Yuki scoppiò a ridere. Poi, con la sua soverchia prosaicità, le replicò: “Vedila così, Ina-chan: un buon allenamento per quando diventerai il padrone della baracca! E comunque...Ok, ok, scusami. Ho avuto un po' da fare...”

 

“Immagino cosa...” Risposero in coro Nadeshiko e Inazuma, distendendo finalmente i nervi.

 

“Ehi! Non fatemi passare per la 'cattiva ragazza' che non sono!” Si difese l'altra, fingendosi indispettita.

 

“Almeno ti sei divertita?” Chiese Nadeshiko facendole un occhiolino.

 

Yuki si fece all'improvviso rosso paonazzo, generando uno altro scoppio di risa delle sue amiche. Nel disperato tentativo di sviare l'interrogatorio, disse, rivolta a Nadeshiko: “E-e co-co-comunque, mi sembra di non essere stata la sola ad aver 'fatto tardi', diciamo così!”

 

“Cosa hai da dire a tua discolpa, Nacchan?” La incalzò allora, con un sorriso a trentadue denti, Inazuma.

 

Quella, con uno sbuffo, si limitò a dire: “Per chi mi avete preso? E poi...Beh, e poi Raido non mi sfiorerebbe con un fiore nemmeno se lo pregassi in ginocchio parlando una lingua ormai scomparsa...”

 

“Te lo sei voluta gentiluomo? Adesso sono affari tuoi!” Le fece, ghignando, Yuki.

 

A quel punto però, Inazuma, come colta da un improvviso pensiero tetro, si fece seria e sentenziò, con un tono amaro e scuotendo la testa: “Dannazione...Cosa diavolo state facendo? Anzi, correggo, tanto è inutile fingere ancora... Cosa diavolo stiamo facendo? Cosa rimane di un bel sogno quando ci si sveglia, se non un ricordo sfocato e confuso? Che per di più ci lascia una tristezza infinita, dato che i suoi stupendi contorni, nonostante i nostri sforzi, scorrono come sabbia tra le dita delle nostre mani?”

 

“Non ti facevo così poetessa, Ina-chan... Comunque per me non è come dici tu. Non è un sogno. E' la realtà! E' una roba vera! E farò di tutto per tenermi stretta la 'bellezza', come l'hai chiamata tu, che ho incontrato. Del resto, non me ne fotte un cazzo.”

 

Inazuma non poté fare a meno di sorridere alle parole dell'amica, poi, ironicamente, le rispose: “Ah, Yuki... Domani mi sa che arriverà la fine del mondo... Tu che elargisci perle di saggezza a me? Il mondo si è proprio capovolto!”

 

Le tre, come molte altre volte era già successo in passato, risero di cuore tutte insieme. Per quanto, forse, una di loro, in realtà, ridesse solo per ricacciare indietro alcune dispettose lacrime.

 

***

 

“Kakashi...?”

 

“Mmm...”

 

“KAKASHI!”

 

“Eh, che c'è!?”

 

“C'è che hai qualcosa che non va, testa bianca! Non sarò Yuki, ma sono pronta a scommetterci quello che vuoi...”

 

“E' tutta una tua idea, non ho niente che non va...”

 

“Palle.”

 

“Ok, ok...E' che non so se fidarmi al cento per cento di Itachi e Shisui...Sono due shinobi che farebbero qualsiasi cosa per arrivare al raggiungimento del loro obiettivo, anche se ciò comportasse il sacrificio della loro esca. Che, per inciso, saresti tu.”

 

“Ehi, ancora con la solita storia? La quasi-tsunamikage non ti ha dimostrato di sapersela cavare?”

 

“Inazuma, non capisci. Dopo Minato sensei, i tre sennin, Danzo Shimura e Hiashi Hyuga sono loro i più forti shinobi della foglia. Se decidessero di farti fuori, non sono sicuro di poterti proteggere...”

 

“Ehi...Chi ti ha eletto mia guardia del corpo, capelli ossigenati? E poi, prima mi dici che posso fidarmi di loro, poi mi dici il contrario? Sei un tantino incoerente, lasciatelo dire...”

 

“Già, forse hai ragione...”

 

“Senti Kakashi, stai calmo, ok? Non sarò un'altra tacca del tuo trofeo, chiaro?”

 

“Trofeo? Che Trofeo?”

 

“Il trofeo che ti sei fatto nella tua testa, la coppa per il 'peggior amico dell'anno'...”

 

“Non è divertente, Inazuma...”

 

“Allora facciamo che ti prometto che non farò sciocchezze. Più tranquillo così? E poi, non so perché, ma sento di potermi fidare di Shisui...”

 

“Non è che il mostrarsi gentili e cortesi significhi che si possieda effettivamente tali qualità...”

 

“Kakashi... Ho il permesso di distruggere le tue certezze, almeno una volta? Ecco, allora lasciatelo dire: a dispetto di quanto credi, fai schifo a nascondere le tue emozioni.”

 

“Cosa intendi dire?”

 

Inazuma questa volta non riuscì a trattenere il sorriso che stava cercando di affiorare sulla sua bocca dall'inizio della discussione. “Lasciamo perdere...Piuttosto, prima che mi dimentichi... Ho un regalo per te.”

 

A quel punto, Inazuma frugò per qualche secondo in una delle sue tasche e tirò fuori una foto. “E' quella che ci hanno fatto quando siamo tornati dalla palude, ricordi? Prima di partire ho recuperato il tizio che ce l'ha scattata e me la sono fatta dare... C'è quell'idiota di Genma che cerca di far ridere Yuki. E c'è Nadeshiko che sostiene Raido che zoppica. E...E al centro ci siamo tu ed io...Sembra la foto di una scolaresca che torna da una gita in montagna...Ecco, pensavo che ti avrebbe fatto piacere averla... In memoria di una missione folle con un esito inaspettato...”

 

Inaspettato è dire poco. Cazzo, com'è che mi tremano le mani persino a prenderla in mano?

“Grazie. E' molto bella.”

 

“Piano con l'entusiasmo, mi raccomando...” Fu il divertito commento di Inazuma.

Una strana ragazza dai capelli rossi che da quando era entrata nella sua vita, la vita dell'impassibile copia ninja della foglia, sembrava averci preso gusto a sconvolgerla...

 

“Ehi, voi due, buongiorno! Vi stavamo aspettando!” Quella voce gentile e cortese non impedì a Kakashi di sobbalzare e di porlo istintivamente sulla difensiva. Shisui...

 

“Buongiorno a te Shisui. Itachi?”

 

“Ha deciso che era troppo timido per farsi vivo...No, scherzo... Come Kakashi ti potrebbe confermare, capita spesso che gli Anbu abbiano un preavviso minimo per una missione...Peccato, perché non avresti potuto desiderare maestro migliore. Spero di sostituirlo adeguatamente nel ruolo...”

 

“Credo che tu ti stia volutamente sminuendo, Shisui...Ma non capisco ancora se sia per falsa modestia o per un altro motivo più contorto...”

 

“Ahahah! No, quello dei piani complessi è sempre Itachi... Io mi limito a sforzarmi di essere un buon osservatore del mondo che mi circonda.”

 

“E cosa osservi davanti a te ora, Shisui?” Alla fulminea domanda di Kakashi, Inazuma si limitò ad un sospiro, per quanto leggermente divertito. Che idiota...L'hai lasciato a casa il Q.I di 177 stamattina? Fu il primo pensiero che le invase la mente di fronte a quella reazione.

 

“Vuoi veramente saperlo, copia ninja? No, non prendertela...Kakashi, posso capire le ragioni della tua diffidenza nei confronti miei ed Itachi... Ma siamo sullo stesso fronte...E, soprattutto da ieri sera, posso affermare tranquillamente che ci stanno a cuore le medesime cose. Per cui non credo che tu abbia nulla da temere da noi.”

 

Soprattutto da ieri sera ci stanno a cuore le medesime cose? Cosa intendi dire DAVVERO, Shisui?

 

Prima che il cervello dell'uno fondesse e l'altro sfoggiasse in tutta la sua gloria il sorriso ad un tempo beffardo e comprensivo da fratello-maggiore-che-ha-capito-tutto-e-si-diverte-un-casino-a-prendere-un-po'-per il-culo-il-minore, Inazuma, proruppe con un “Allora, cominciamo?”

 

Shisui, pur non rivelando, sia Kakashi che Inazuma lo percepivano nitidamente, che un decimo della propria potenza, mostrò una forza ed un'astuzia impressionanti. Pur nella sua tranquillità e gentilezza, si mostrò un maestro inflessibile ed esigente. Dopo cinque ore di sforzi incessanti, Inazuma era a pezzi fisicamente, oltre ad avere un potentissimo mal di testa per via dell'attivazione prolungata dello sharingan. Al contrario, Shisui, apparentemente, non sembrava aver versato nemmeno una goccia di sudore. Pur tuttavia, lei non poteva negarlo: man mano che passava il tempo e capiva sempre meglio i trucchi e gli accorgimenti che il suo maestro gli mostrava, si sentiva come se una nuova forza si stesse progressivamente impadronendo di lei. Il mondo, visto con quegli occhi rosso sangue, assumeva sfumature e accenti del tutto nuovi, così come i movimenti del suo stesso corpo. Era come se il suo cervello fremesse per lasciarsi annegare in quella sensazione.

 

“Dopo aver visto con i miei occhi apprendere in cinque ore tecniche che di solito si padroneggiano in cinque anni o più, mi dichiaro ufficialmente stupito.” Affermò Shisui, mentre Inazuma si accasciava per terra, grondante di sudore. Poi, avvicinatosi con un balzo a Kakashi, gli sussurrò ad uno orecchio: “Ora capisco nitidamente cosa hai visto in questa ragazza, amico mio.”

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Capitolo 39
*** Il tempo di un breve sogno ***


39)Il tempo di un breve sogno

 

***Inazuma***

Se c'è una domanda a cui vorrei trovare risposte è: perché tutte le cose, in partenza semplici si rivelano sempre più difficili del previsto?
Ogni tanto dare un po' di fiato no eh? Troppo facile. Uno nella vita deve sempre incasinarsi.
 

Sospirai mentalmente riprendendo lo scontro con Shisui.
Avevamo deciso che, per mettere in atto i nostri piani, quali che fossero, di attendere che ci fossimo di nuovo tutti, dato che Itachi si era dovuto assentare per la missione, e dovevamo attendere il suo arrivo.
 

Io, ne approfittavo per imparare tutto il possibile da Shisui, che tra l'altro si era rivelato un ragazzo simpatico e carismatico. Condiva ogni frase con un velo d'ironia, ma a differenza di Genma, molto più 'rozzo' in quel senso, sapeva usare la sua ironia con più sottigliezza e delicatezza. Soprattutto sapeva quando stare zitto, abilità che al secondo mancava quasi del tutto. Un po' teatrale, forse, ma...
Il mio corpo e la mia mente rispondevano con efficacia all'addestramento, ogni giorno ero un po' più veloce e più agile di prima. Puntavo sopratutto su quello, dato che mi era quasi impossibile usare la forza bruta con la struttura fisica che mi ritrovavo.
Le emicranie dovute all'uso prolungato da Sharingan si facevano meno frequenti e più sopportabili. Evidentemente, anche quello era come un 'muscolo'. Poteva essere allenato.
La parte più divertente invece era Kakashi.
 

Sembrava che non si fosse reso conto del fatto che Shisui aveva capito al volo che c'era dell'affetto tra di noi, e una volta istigato un poco, senza volerlo le reazioni del copia-ninja avevano subito messo a nudo il fatto che avesse un debole per me...
Dopo di che, si era limitato ad essere una presenza silenziosa. Discreta ma sempre presente. Ogni tanto mi capitava di beccarlo mentre studiava Shisui con lo sguardo di un rapace che cerca il modo migliore per affondare gli artigli nella carne della preda... facendomi sorridere internamente.
Questo era il divertente.
 

L'altro lato della medaglia era il fatto che, per quanto ogni tanto mi divertissi anche io, a spese del povero albino a istigarlo facendo qualche battuta con Shisui, con cui ero diventata più o meno amica, era che questo mi buttava anche in faccia quanto ci fossimo legati l'uno all'altra.
Però ad un certo punto i due sembrarono affrontarsi. Fu la conversazione più strana che avessi mai sentito, dato che parlarono con molta sottigliezza, usando metafore anziché parlare apertamente. Kakashi rimase diffidente, e Shisui divertito da questo, ma la tensione sembrò sciogliersi un poco.
Comunque si prospettava che da qui a una settimana (ad essere molto ottimisti) sarei tornata a casa... e poi? Arrivederci e baci, chi s'è visto s'è visto?
 

No. Meglio essere realisti.
Doveva finire così, ed in effetti sarebbe stato meglio così... Il guaio era che non volevo che finisse così.

M'imposi di non pensarci, almeno per un po'. Ora avevamo altre gatte da pelare.
Finalmente poi Itachi tornò, e ci fu la tanto attesa 'riunione di famiglia'.
Ci ritrovammo tutti in un luogo nascosto, nel bosco appena fuori Konoha.
Itachi, Shisui, Genma, Raido, Kakashi, io, Yuki e Nacchan. Aoba era stato escluso per via di non so che riserve avevano i due Uchiha.
Rimanemmo per un bel momento a fissarci a turno negli occhi.
“Dunque... dobbiamo prendere sia Danzo che i suoi tirapiedi... come fare per prendere due piccioni con una fava sola?” chiese Shisui.
“Io sono qua per lo più in rappresentanza. I 'cervelli' siete voi...” disse pacatamente Genma.
Mentre loro presero a conversare tra di loro io invece cercai nella memoria.
I piani convenzionali difficilmente avrebbero funzionato.
I nemici erano ben preparati, e conoscevano buona parte delle abilità dei Konohani, che rappresentavano la maggioranza della nostra 'forza'. Noi di Uzushi eravamo solo in tre.
Mi sforzai di raggruppare tutte le informazioni in mio possesso, e di combinarle in un piano decente.
Dopo un lungo momento, mi si accese una 'lampadina'.
“Forse ho un idea” dissi.
L'improvviso silenzio che si creò mi mise quasi in imbarazzo, ma l'idea che mi era venuta era così... strana che però mi aveva messo d'entusiasmo.
“Kakashi! Se ti dico 'pavimento' e 'grande biblioteca' cosa ti viene in mente?” chiesi con un sorriso.
Lo vidi corrugare un poco la fronte mentre cercava di capire cosa stavo pensando.
Spalancò gli occhi. “Ma sei in grado di fare una cosa del genere?”
 

Questa volta fu il mio turno di corrugare la fronte, con un cipiglio però più minaccioso.
“Cioè, non volevo dire che.. insomma...” la scena fece ridacchiare i presenti.
“Potreste spiegarvi?” chiese pratico e pacato Itachi.
“Una delle migliori difese della nostra grande biblioteca è un enorme sigillo apposto sul pavimento della stessa. Con dei semplici sigilli tracciati su dei foglietti che basta mettere in tasca consente al portatore di entrare e uscire in totale libertà, mentre invece, chi è sprovvisto del 'pass' viene prima paralizzato, poi soffocato fino alla morte.
Io posso tracciare il sigillo in un'area di nostro desiderio, portarci dentro i polli e poi voi li catturate in tutta sicurezza.
Inoltre, il sigillo richiede di essere alimentato con il chakra per attivarsi, altrimenti, rimane latente. Cosa che però a noi va più che bene, dato che quando è latente, non viene percepito neppure dai ninja sensitivi. Insomma, posso fare da esca, portarli nel sigillo, giocare con loro e attivarlo al momento più opportuno.
L'unica fregatura è che devo tracciarlo prima. Dobbiamo, insomma scegliere con cura il luogo e avere la possibilità di starci un paio di ore per darmi il tempo di apporlo”
 

“Quanto è il raggio del sigillo?” mi chiese Shisui.
“Minimo quattro metri, il massimo che posso raggiungere è... cento metri. Ma più è grande più mi ci vuole tempo per apporlo. Inoltre più è grande più chakra richiede per essere attivato. Al vortice per mantenerlo sempre attivo ci sono sempre due-tre ninja che fanno solo quello. Anche se, ovviamente con un sigillo del genere uno può tenere anche più cento ninja bloccati al prezzo di tre persone che lo tengano attivo...”
“Deve essere per forza circolare?” chiese Itachi.
“No, ma è più efficace quando è di quella forma”
“Anche trovando un posto adeguato sarà difficile riuscire a tenerlo sgombro per due ore...”
“Beh.. Nacchan può darmi una mano... ma comunque meno di un ora per fare un lavoro decente non posso andare... aspe... Kakashi!”
“Che c'è?” disse quasi trasalendo alla mia esclamazione.
“Cretino con i capelli ossigenati! Mi è venuto in mente solo ora. Tu sei già stato 'iniziato' all'arte dei sigilli no?”
 

“Ehm... si Minato-sensei mi ha insegnato qualcosa”
“Perché a lui è stato insegnato da Kushina-nee. Si può dire che sei il più grande esperto di sigilli di Uzushi tra di noi esclusa me. Poi, ti fai chiamare copia ninja solo per bellezza o cosa?”
“Aspetta... vuoi insegnarmi il sigillo perché possa aiutarti?” comprese infine.
“Precisamente. Hai già le basi, e con lo Sharingan ci metteremo massimo un paio di giorni”
“Non sono un genio, l'idea mi sembra buona... ma questo non ci aiuta con Danzo. Non credo che verrebbe neppure ti mettessi a chiamare il suo nome dicendogli che vuoi venerarlo come tuo nuovo dio” disse Genma.
“Ma.... dannazione è vero... mi sono fatta un po' trascinare dall'entusiasmo” ammisi.
Itachi e Shisui si consultarono con lo sguardo.
“Difficilmente Danzo si occupa personalmente delle missioni. Ci vuole un esca davvero ben succulenta per fargli alzare il culo dalla sua poltrona nell'ombra” considerò Kakashi.
“Secondo me è fattibile” disse Shisui.
“Uh? Cosa?” chiese Yuki.
 

“Grazie al sigillo, ipoteticamente riusciremmo a prendere un bel numero di spie di Danzo. Una volta in trappola, potremmo usare poi lo Sharingan per penetrare nelle loro menti, estorcergli i segreti che ci servono, e pure assoggettarli al nostro volere per usarli a loro volta come pedine.
D'altra parte, per la tua causa, Inazuma, non ti serve averli tutti” disse cautamente Shisui.
“È comunque più di quanto avessimo sin ora. Tuttavia... io e Shisui per la buona riuscita dei nostri intenti è quanto mai essenziale che restiamo nell'ombra. Ti daremo una mano per cercare il luogo giusto e ti compiremo le spalle mentre apponi il sigillo. Non potremo però intervenire nella tua battaglia, osserveremo solo da lontano.”
La considerazione di Itachi mise a tacere tutti, lasciando che un significativo silenzio aleggiasse tra la piccola folla.
 

“È pericoloso...” considerò Nadeshiko, con uno sguardo d'avvertimento verso di me.
“Lo so. Ma è necessario. Inoltre avrò dalla mia sia il territorio che l'effetto sorpresa. Voi vi nasconderete e mi aiuterete al mio segnale. Non prima. È da considerare inoltre che ho un'altra cosa a mio favore: loro non possono uccidermi.
Danzo vuole Uzushi ai suoi piedi, non vuole rivoltarlo contro di sé. E per farlo ha bisogno che io sia viva”
Nello sguardo di Kakashi vidi riflesso quello che stavo pensando anche io.
Viva non vuol dire illesa.

Così fu che il campo 37A, prima teatro solo degli scontri tra me e gli Uchiha divenne il campo in cui mi allenavo da sola con Kakashi.
Avevamo stabilito dei turni ben precisi con Yuki e Nacchan, di modo che non rimanessi mai sola.
E stavo allenando Kakashi nell'effettuare il sigillo.
“Per potermi supportare adeguatamente devi saperlo fare tu stesso, quindi dacci dentro” ero esordita la prima mattina.
 

Quello che non gli avevo detto era che i più talentuosi Uzumaki, maestri per eccellenza nell'utilizzo dei sigilli, impegnavano dai quattro ai nove mesi per imparare quello che io gli stavo insegnando in quelli che speravo si dilazionassero in massimo quattro giorni.
Due giorni erano troppo ottimistici anche per me.
Se non fosse stato per il suo straordinario talento e lo Sharingan avrei già dato per spacciata la situazione.
Fortuna voleva che comunque gli altri stavano battendo il territorio in cerca del posto più adeguato per piazzarlo.
Segni luminosi si dipartivano dal punto in cui lui aveva posato il palmo destro, mentre con la sinistra si teneva il polso destro, per meglio incanalare il chakra.
Grossolanamente sembrava una sfera con tracciate le dodici case dello zodiaco. In verità ogni simbolo aveva una sua funzione specifica, e il trucco per eseguire correttamente la tecnica era proprio quello di riuscire a ripartire correttamente le zone equilibrandole tra di loro.
“Ti stai sbilanciando troppo a sinistra” gli feci notare.
Lui arricciò un sopracciglio.
“Ora hai lasciato troppo a destra”
Forse stavo chiedendo sin troppo da lui. Ma non avevamo tempo. Questo sigillo richiedeva non era tanto difficoltoso per la quantità di chakra richiesta, che se paragonato alla sua funzione era discretamente bassa, quanto per il notevole sforzo mentale che richiedeva. Motivo per cui Yuki, sebbene ci avesse provato molte volte non era mai riuscita ad apprendere quella tecnica.
Serviva mente disciplinata, nervi saldi e pazienza.
Qualità che ero certa che il copia ninja avesse.
“Meglio, ma stai facendo un lavoro troppo rozzo. Delicatezza. Usa la delicatezza!”
Con un lampo di luce il sigillo s'infranse e Kakashi crollò a sedere in terra ansando leggermente.
 

“Ok, abbiamo capito che non hai un briciolo di morbidezza” lo punzecchiai con un sorriso.
“Con te che continui a farmi notare ogni minimo particolare mi è difficile concentrarmi, e sebbene non sia da me dirlo ma te lo devo proprio dire: tu che rimbecchi me di mancanza di delicatezza? Come si dice già? Ah si... ma da che pulpito!” disse in un'unica tirata, un po' imbronciato.
 

Io invece risi. “Ahah!! Questa te la concedo. Di certo non si sente parlare da me di delicatezza tutti i giorni!” Per qualche contorto motivo ero di buon umore.
Forse era solo perché potevo passare un po' di tempo sola con lui, senza fraintendimenti. Forse per qualche altra ragione che mi sarebbe rimasta ignota sino alla fine dei tempi.
Mi sedetti nella posizione del loto, incrociando le gambe.
“Questo sigillo richiede soprattutto la disciplina mentale e tranquillità.
Devi equilibrare i simboli di modo che siano pari tra di loro”
I simboli iniziarono a dipartirsi da dove ero seduta io, mentre con la mente li guidavo dove volevo che andassero.
“Non importa quanto tu faccia grande il cerchio, l'importante è che siano sempre tutti e dodici uguali. Devi distenderli con delicatezza. Mia mamma diceva sempre 'è come tirare la pasta, devi sì stenderla, ma senza esagerare altrimenti la buchi!'”
“Di certo è una metafora strana per una tecnica ninja” commentò invece lui.
“Beh però con me ha funzionato” dissi lasciando perdere il sigillo.
“Di norma non ho problemi con Jutsu che richiedono molta energia mentale. Questo però batte tutti quelli che conosco...”
 

“Non fosse che ho sentito parlare di te dai tuoi compagni quasi non ci crederei che sei così disciplinato sai...?”
“Mah... è solo un periodo un po' così”
“ah-ah certo”
“Diciamo pure che ti ho conosciuto in un periodo un po' confuso” brontolò.
“Quindi ammetti che stai dando di matto?”
“Ammetto che da quando ti ho conosciuto -seppur magari in modo indiretto- hai contribuito ad aumentare i casini”
“Stiamo ancora parlando del jutsu oppure abbiamo allargato la sfera della discussione?” gli chiesi invece io.
Il silenzio calò nel campo. Ci stavamo addentrando in una zona minata.
Lui si lasciò cadere nell'erba con la schiena e guardò le nuvole.
 

“Non lo so Inazuma. Ogni tanto le cose si fanno spinose pure nella mente. Non so più cosa pensare” sentii la vulnerabilità del suo tono. Si stava esponendo parecchio.
Cosa potevo dirgli?
“Non sono solo i pensieri nella mente ad essere spinosi Kakashi. Tutta la questione lo è” ammisi io. Non potevo certo asserragliarmi in me stessa dopo che lui si era esposto tanto! Sarebbe stato come pugnalarlo alle spalle. Avrei rovinato quel qualcosa di speciale che intercorreva tra di noi.
 

“Genma e Yuki si sono proprio trovati. È da più di una settimana che a parte quando lei fa da scorta a te e poche altre occasioni non li si vede da nessuna parte. 'Scompaiono' magicamente” divagò lui.
Ridacchiai sommessamente.
 

“Già. Inizio a pensare che dovrò usare un sigillo su Yuki e portarla a spalle a casa per farle mollare il ragazzo” cercai di scherzare.
“Se esce poi fuori che c'è un bambino al vortice che assomiglia stranamente a un ninja di Konoha, io non ne so niente...” disse lui con uno sbuffo un po' divertito.
“Non voglio pensare ad un incrocio di quei due cosa verrebbe fuori. No, diventerebbe un baro prima ancora di parlare...” dissi io, fantasticando allegramente.
Di nuovo il silenzio, un po' triste scese nel campo.
“Non sarebbe bello fermare un po' il tempo così? Yuki con Genma, Nacchan che si diverte a spese di quel povero Raido, che poi in realtà è cotta pure lei... Io e te, qua ad allenarci. Sembra tutto così tranquillo. Pacifico...
Tsk. Fosse solo per questo non può durare. Le cose 'pacifiche' con me non hanno mai fortuna”
Lui fece un mezzo sorriso. Un po' amaro forse. “Concordo. Le cose 'pacifiche' di solito finiscono con qualcuno che crepa... no, cancella. Frase dettata dal nervoso.
È frustrante quando non puoi far altro che assecondare il fato mentre questo ti passa sulla testa come se fosse suo diritto calpestarti”
Iniziai a capire come si sentiva. Stava zitto e fermo solo perché dava la battaglia già per persa. O quanto meno, stava cercando di stringere i denti e darla per persa, cercando di soffocare la violenta voglia di combattere con le unghie e con i denti per cambiare le cose.
Avrei avuto quasi voglia di piangere. Non sapeva quanta voglia avessi io di combattere quella battaglia. Con lui.
Ma... dovevo troppo. A mia madre, a mia zia, al mio clan, alla mia casa. Non potevo lasciare tutto. Nemmeno per lui. E poi... casa mia era il vortice no?
 

Se me ne fossi andata la cosa sarebbe passata alla nipote di una cugina di Akiko, Akaho. Un inetta. Un oca con il cervello di un criceto. E a pensarlo commettevo un'offesa all'intelligenza dei criceti, forse.
Non potevo lasciare il villaggio nelle sue mani.
Come la mettevo però con lui? E non solo con lui ma con il mio cuore, che era gonfio e pesante come una nube temporalesca.
Rikuro non avrebbe mai potuto competere con Kakashi. Mai, in nessun modo, da nessun lato.
Condividevo con Kakashi idee, pensieri, emozioni. Ci eravamo guadagnati, anche con lo scontro, l'uno il rispetto dell'altro. Non l'aveva preteso come faceva quell'idiota con i capelli rossi. Lui dava per scontato che sarei stata sua moglie.
Vedeva in me un mezzo per arrivare ad un fine e basta.
Il fatto che gli sarei stata fedele, che dovevo essere condiscendente, rispettarlo e palle varie per lui era dovuto. Se, come no, aspetta e vedrai.
Kakashi sapeva cosa voleva dire sentire il peso del dovere, conosceva la furia del campo di battaglia, le gioie e i dolori dell'essere ninja. Il lato bello e il brutto di quel mestiere.
Sapeva cosa voleva dire essere divisi tra emozioni e doveri.
Cose che non avrei mai potuto condividere con Rikuro, che sveniva per un unghia rotta. Beh, magari proprio così no, quella era Akaho, ma l'idea era quella.
Nel suo cervellino piccolo non aveva una profondità tale da poter comprendere cosa voleva dire sentirsi divisi.
Studiai a lungo il profilo del copia ninja, l'occhio che custodiva lo Sharingan chiuso, mentre l'altro, scuro e scintillante fissava il cielo cupo che ci sovrastava, quasi in accordo con il nostro umore.
 

“Kakashi?”
“uh?” lui si tirò su a sedere.
L'idea era folle. Me ne sarei pentita.
Forse era meglio evitare. No, era di certo meglio evitare.
La frase di Yuki mi risuonò nel cervello 'Ho tutta l'intenzione di giocare con il fuoco e rimanerne scottata... altrimenti che divertimento è?'.
Già però io avevo molti più vincoli di lei. C'erano cose che mi erano proibite a prescindere.
Prima che potessi rifletterci troppo lo feci.
Usai la velocità che avevo imparato da Shisui in quei giorni.
Gli abbassai la maschera e lo baciai, direttamente su quelle labbra pallide e un po' sottili.
Non so chi fosse più stupito tra me e lui.
Il bacio fu persino più lungo di quanto mi aspettassi, forse era per via della mia reticenza a ritirarmi, forse perché immaginavo che sarebbe stato l'unico...
Fu dolce, anche se con un tocco di amaro, dovuto al fatto che sapevo che questo non avrebbe mai più dovuto ripetersi.
Ci separammo, rimanendo per un attimo vicini, poi arrossii, a scoppio ritardato e mi ritirai, mettendo spazio tra me e lui.
Ci fissammo per un lungo momento.
 

“Ora riprova con il sigillo. Questa volta prova a fare come ho fatto io ora. Usa il tuo corpo come centro, anziché il palmo. Magari rientri tra le persone che si trovano meglio ad usare tutto il proprio corpo anziché solo un punto. In questo caso usa tutti i sensi, oltre la vista per aiutarti. Immagina il sigillo nella tua mente” gli dissi.
Lui dopo aver sbattuto le palpebre una volta, si sistemò di nuovo la maschera e disse solo “Ok”
Andò molto meglio.
Verso sera, ci decidemmo a rientrare perché da lì a poco avrebbe certamente piovuto.
“Kakashi...”
“Si?”
“Scusami...Forse sono stata troppo impulsiva”
Lui si limitò a scollare le spalle. Probabilmente aveva già capito cosa volevo ancora dirgli.
 

“Questo... non si ripeterà. Sarà... un segreto. Ma volevo dirti che... indipendentemente da come andrà a finire, lo ricorderò sempre” dissi prima di separarmi da lui, e raggiungere Yuki e Nadeshiko, che ci attendevano sulla strada che portava al nostro alloggio.
 

“Non potrei dimenticarlo neanche volendo” lo sentii rispondere.

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Capitolo 40
*** Gatto e Topo ***


40)Gatto e topo

 

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“E' proprio vero, 'la necessità non tollera attesa'. Alla fine sei riuscito a imparare una delle tecniche di sigillo più potenti di Uzushi. I miei complimenti, testa ossigenata...”

 

“Beh Inazuma, considera anche che da quando ho lo sharingan, è la prima volta che ci metto così tanto a padroneggiare una tecnica...”

 

“Non so se interpretare la frase come supponenza o falsa modestia, ma lasciamo stare...Piuttosto. Ho visto che parlottavi fitto con Shisui poco fa...Tutto ok?”

 

“Sì, sì, tranquilla. Mi ha solo riferito che forse lui e Itachi hanno trovato il posto adatto per piazzare la trappola. E non è una cosa che mi faccia felice ad essere completamente sincero.”

 

“Apprezzo il tuo spirito protettivo Kakashi, giuro, ma non è il...”

 

“...Il caso che dubiti del tuo valore. Lo so, me l'hai già ribadito un milione di volte. Ma temo che non risolveremo nulla. Non stendendo una rete a strascico in un enorme lago nella speranza di tirare in secco i pesci giusti.”

 

“Se hai un'idea migliore, sei ancora in tempo per tirarla fuori. Forza, spara!”

 

“Ecco io...”

 

“Vedi, non ne hai. E io sono a corto di alternative, per cui, per favore, aiutami in un modo un po più costruttivo che vomitarmi addosso tutta la tua preoccupazione!”

 

La risposta di Inazuma era stata stranamente acida. E Kakashi non poteva biasimarla. Leggeva i germi della tensione e della paura in quelle parole. Celate ottimamente, come si richiede ad un jonin, ma tali erano e rimanevano. Decise di non insistere sull'argomento, non era il caso.

 

Dal canto suo, lei non aveva bisogno di sentirsi elencare tutte le falle di quel piano raffazzonato. C'erano veramente troppi se e ma. D'altronde quella era la via che aveva deciso di prendere e ormai l'avrebbe seguita fino alla fine. Dovunque l'avesse portata.

 

***

Il posto scelto da Itachi era maledettamente buono. Era una via larga ma non troppo frequentata, se non dalle solite persone. E di queste, una percentuale sin troppo elevata era rappresentata da soggetti che i due giovani Uchiha tenevano d'occhio da un bel po' di tempo. Coincidenza non poteva essere. Sicuramente una delle case di quel quartiere celava un passaggio verso un covo, una base. Qualcosa, insomma. Shisui e Itachi avevano in realtà provato diverse volte ad intrufolarsi in quei luoghi. Ma tutte le volte si erano trovato di fronte a muri di natura 'burocratica' impossibili da sbloccare, se non con la forza. Ma una contesa a suon di jutsu tra due ninja di Konoha, se fosse diventata di dominio pubblico avrebbe significato per l'istigatore pene decisamente molto severe. Shisui aveva considerato anche questa possibilità. Se si fosse tenuto un processo pubblico avrebbero quantomeno potuto provare a screditare Danzo davanti all'intero consiglio. Ma ottenere delle prove inoppugnabili per giungere a questo risultato non era così semplice come poteva sembrare.

 

L'ultima volta che avevano messo fuori gioco un pesce piccolo e usato una tecnica di trasformazione per avvicinarsi a radice avevano rischiato davvero grosso per ottenere notizie del tutto irrilevanti. Dovevano essere sicuri di fare il colpo grosso al primo tentativo. Dato che, in caso di insuccesso non ce ne sarebbe stato un secondo. In più c'era d'aggiungere che Danzo aveva un quasi mistico potere di sentire puzza di guai, spie e quant'altro a distanza di miglia e miglia. Vedeva cose che ad altri sfuggivano ed era sempre un passo davanti agli altri. Incastrare uno così era un'impresa già in sé stessa, senza contare che era probabilmente uno dei ninja più forti della foglia.

 

Ed ecco che era arrivata quella Inazuma ed il suo megasigillo che poteva paralizzare un'intera strada o quasi. Una manna dal cielo! Ma se ci fosse stato da sporcarsi le mani, non l'avrebbero aiutata, altrimenti si sarebbero sputtanati ancora prima di arrivare a qualcosa. Lei però era una delegata straniera, per cui, se avesse provato che il suo 'colpo di testa' era giustificato da timori per la sua persona, per il suo ruolo o per il suo villaggio, avrebbero potuto anche perdonargliela...senza indagare troppo su suoi eventuali complici 'locali'.

 

Prima di mettersi all'opera, ripensando a tutto questo, Shisui pregò che non le succedesse niente. C'era bisogno di gente come lei per prendere le redini del mondo ninja in futuro. Un mondo di pace che non costringesse più nessuno a prendere delle scelte dolorose come quelle che aveva dovuto affrontare Kakashi. Si ricordò anche delle parole di Itachi del giorno prima: “la prossima volta che sentirò per strada qualcuno che lo chiama ancora 'l'assassino di amici' non starò in silenzio...Deve essere terribile sentirsi odiati. Si rischia di odiare anche a sé stessi, credo.”

 

Oh kami, vegliate su di noi stanotte...Tutti noi.

 

***

 

Il tardo pomeriggio passò senza scossoni. Mentre Kakashi ed Inazuma lavoravano per completare il grande sigillo prima che calasse il buio, Shisui aveva fatto in modo, con un paio di trucchetti ipnotici, che la squadra non venisse notata. O meglio, che l'immagine impressa sulla retina dei passanti casuali non lasciasse memoria alcuna nel cervello. Doveva esserci una vera volontà di osservazione per rompere il genjutsu.

Ma, fortunatamente, ciò non accadde e tutto filò liscio. Tutto era pronto per il gran finale notturno.

La fretta improvvisa dei due Uchiha aveva però destato la curiosità della Uzumaki, che ne domandò il motivo:

 

“Shisui, non siamo in anticipo sulla tabella di marcia che ci eravamo prefissati? Come mai questo cambio di programma?”

 

“Vedi Inazuma, alcuni movimenti ci hanno indotto a pensare che abbiano anticipato uno dei loro incontri di un giorno. E a quanto pare è una riunione delle grandi occasioni: più gente e più importante, insomma. Pronta per interpretare la parte del topo solo e soletto in mezzo ad un'allegra comitiva di gatti randagi e famelici?”

 

“Detta così, la fai parere quasi divertente, Shisui...Comunque sì, sono pronta...Giuro che se qualcuno mi chiede ancora 'come va?', 'tutto ok?' e altre cazzate di questo genere lo rotocalcio via così forte che finisce in mezzo al mare di ghiaccio a nord del paese della nebbia...”

 

“Ahahah! Beh, allora non aggiungerò altro, se le cose stanno così...”

 

***

 

Finalmente giunse l'ora fatidica. Saltando giù dal tetto, Inazuma non si voltò nemmeno verso i suoi compagni. Non tanto perché volesse mostrarsi fredda ed impassibile di fronte al pericolo imminente, quanto, piuttosto, perché molto probabilmente, se avesse indugiato un secondo di più a guardare Yuki, Nadeshiko o Kakashi, nel fondo dei loro occhi avrebbe visto tutta una serie di emozioni che avrebbe preferito rimanessero ben sigillate, almeno fino al completamento della missione.

 

Non dovette fare molti metri che iniziò a percepire un fastidiosissimo formicolio all'altezza delle scapole. Forte, molto più forte di quanto provato in precedenti occasioni.

 

Beh, vorrà dire che sono in tanti e sono determinati a giocarsela per bene, questa volta...

 

Cercò di non dare forma a tali pensieri con i propri gesti, per non tradirsi. Certo che però, proseguire con calma e come se niente fosse era qualcosa di molto più facile a dirsi, che a farsi. Ad ogni modo, non dovette impegnarsi poi molto. A quanto pare, i cacciatori erano fin troppo avidi di preda, quella notte.

 

“Oh oh oh! Chi l'avrebbe mai detto... Facciamo giusto in tempo a mettere la rete in acqua che il pesciolino ci entra di sua spontanea volontà...Gli dei degli Shinobi devono averci benedetto questa notte...”

 

Primo errore. Questo idiota voleva a tutti i costi un'entrata in scena teatrale eh? Ok, allora eccoti servita la recita della damigella in pericolo...

 

Inzauma fece una fatica infinita, ma, alla fine, interpretò a dovere la scenetta della ragazzina spaventata che guarda a destra e sinistra pallida come un cencio.

“Bene bene...Che ti dicevo Takumi? Non le trovi anche tu dolci e succose queste ingenue ragazzine dai capelli rossi? Dai, chiama gli altri, che stasera ci divertiamo!”

 

“E come la metti con il capo, Hideo?” Fece un'altra voce nell'oscurità.

 

“Ah, Takumi, basta fare il guastafeste, per oggi! Ha detto viva, non ha indugiato in 'altri' particolari, no?”

 

“Eh, non si può dire che tu abbia tutti i torti...”

 

Inazuma sbuffava internamente. Anche volendo, riuscire a farsi spaventare da una marmaglia di cretini che si crede tanto forte ed è tanto stupidamente sicura di sé, non era affatto una cosa semplice. Ma chi si credevano di essere? Chi pensavano di aver mai davanti? Ah già certo, Konohani con una verginella scema di Uzushi, come no...

 

Ma quell'Hideo che aveva parlato per primo doveva essere uno che contava, per cui era meglio, per il suo bene, resistere ancora un po' fino a che i nemici non si fossero scoperti completamente.

 

Ecco che uno dopo l'altro, saltarono dai tetti formando un cerchio intorno a lei. Erano circa una quindicina.

 

Inazuma sorrise e disse, finalmente: “Bene...Ora posso smettere di fare la principessa impaurita, vero?”

 

Per tutta risposta quelli le si scagliarono contro. Un istante prima che potessero farlo, però,

alcuni si trovarono scagliati lontano da un poderoso movimento d'aria. Un'enorme freccia si trovava conficcata ad un centimetro dal piede sinistro di Inazuma. Non furono però i soli che si trovarono una sgraditissima sorpresa. Un paio si trovarono coperti di senbon come dei puntaspilli. Certo erano degli aghi corti, da allenamento, ma bene non facevano di certo.

 

Ancora duecento metri ragazzi, ancora duecento metri...

 

Gli alleati della principessina dai capelli rossi si palesarono: erano due graziose e delicate ragazzine, assieme a quello che, se non avesse avuto la maschera da Anbu calata sul volto si sarebbe detto in tutto e per tutto Genma Shiranui. Ma non poteva essere, giusto?

 

Comparve rapidamente anche un altro ninja, che brandiva abilmente una ninjato. Quel bastardo li stava provocando! Ecco che ora faceva un passo avanti e due indietro, lontano, verso l'incrocio con la via dei lanternieri. Ah, ma quelle pseudo guardie del corpo non sapevano proprio con chi avevano a che fare! Li avrebbero inseguiti e fatti a pezzi, poco ma sicuro!

 

L'unico che non ebbe questo genere di pensiero era un ninja grosso, corpulento, dai neri capelli a spazzola. Sulla guancia aveva una cicatrice a forma di croce. Sembrava proprio che quell'opera d'arte fosse stata fatta da un kunai.

 

Lo shinobi, con un gesto di stizza, gettò la maschera e mostrò ad Inazuma, con uno sguardo cupido ed allo stesso tempo sadico, le sue rosse pupille. Si umettò le labbra con la punta della lingua, come a pregustare un lauto banchetto, poi le disse:

 

“Non credere che non me lo aspettassi bimba... Non potevi non avere guardie, sarebbe stato troppo strano...”

 

“Beh, allora sei un colossale idiota, lasciatelo dire.” le replicò prontamente Inazuma, ricambiando volentieri lo sguardo truce.

 

“Naah...Vedi bimba, volevo divertirmi un po'...E poi sono ingordo. Ti voglio tutta per me. E ora, dammi un po' di brivido, forza!”

 

Ok, questo è completamente andato...Ho davanti il pazzoide sadico della compagnia...

 

Mentre si lanciava a tutta forza e con una rapidità impressionante verso Inazuma, Hideo aggiunse: “chissà se mi sfregerai l'altra guancia, come l'altra puttanella dai capelli rossi...”

 

Un momento. Cosa aveva appena detto quel cane?

 

Per lo shock, dettato da quel che aveva sentito, si distrasse a tal punto da non riuscire a parare il violento colpo dell'avversario. Si rialzò col fiato corto per il colpo diretto allo sterno e urlò, infuriata: “Allora sei tu. Sei tu il grandissimo pezzo di merda che ha stuprato...”

 

L'Uchiha non le lasciò terminare la frase. Mentre si avventava per un altro colpo ben assestato, sghignazzando, le rispose: “Allora conosci anche tu la storiella? Cosa ti ha raccontato la puttanella? Che è stato il momento più brutto della sua vita? Beh, lascia che ti dica che quella tipa del tuo paese ha goduto come la lurida vacca che era, mentre me scopavo ancora, e ancora, e ancora! E vedrai che piacerà anche a te, ne sono certo!”

 

A quelle parole, Inazuma emise un urlo che non aveva nulla, ma proprio nulla, di umano, e si lanciò con i kunai in pugno. Ma l'irruenza è pessima alleata dei ninja. Quello che aveva davanti era uno shinobi maledettamente esperto e forte. Combattere contro di lui come una bestia selvaggia l'avrebbe condotta solo alla rovina.

 

Fu con molta fatica che la sua ragione decise di tornare e prendere il sopravvento sull'istinto di lacerargli la carne ad unghiate e morsi. Con una voce fredda quanto il ghiaccio e tagliente più del vetro, gli fece: “Beh, allora...Lieta di conoscerti...papà.”

E anche i suoi occhi si fecero rosso sangue, con le tomoe che giravano vorticosamente, come impazzite.

 

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Capitolo 41
*** Questioni di famiglia ***


41)Questioni di famiglia

 

***Inazuma***

Lui... quel lurido figlio di buona donna.
Non sapevo se ritenermi sfortunata di averlo conosciuto proprio in un simile frangente, o se essere felice di essere stata baciata dalla dea bendata, che sembrava avermelo messo nelle mani apposta perché potessi distruggerlo come meglio desideravo.
Lucidità. Mi serviva maggiore lucidità. Dovetti fare uno sforzo enorme, mentre balzavo lontano per riprendere il controllo di me stessa. Almeno in parte.
Volevo ancora ridurlo in poltiglia, ma per lo meno avevo realizzato che non ci sarei riuscita se mi comportavo come una belva. Dovevo ragionare, non solo avventarmi con cieca furia.
Avevo attivato lo sharingan, lo guardai scoprendo i denti come un cane che ringhia.
“Ma.. cosa...” sembrava spiazzato dalla rivelazione.
Non gli diedi tempo di ragionare. Così come prima lui aveva approfittato del mio shock io approfittai del suo.
Spinsi forte con le gambe per darmi slancio e gli arrivai addosso.
Non avevo di certo il vantaggio della massa, ma ero comunque una ninja. Lo colpii sulle costole, e roteando su me stessa, usai lo slancio residuo per colpirlo sotto al mento con un calcio.
Non avevo però considerato la sua abilità. Era certamente uno stronzo addestrato, per quanto stronzo rimanesse.
Atterrò sulle mani, e volteggiando, fu subito in piedi, e ricercò lo scontro con me.
Dannazione, sarebbe stato meglio tenerlo lontano, a ripensarci. Aveva troppi vantaggi nella distanza ravvicinata. Essendo alto e grosso poteva contare su peso ed allungo, mentre io avevo solo la rapidità nel muovermi e probabilmente una flessibilità maggiore.
Questa però stava diventando una battaglia tra sharingan. Io prevedevo le sue mosse e lui le mie, i colpi stavano volando a ritmi e rapidità sempre maggiori.
La battaglia fisica però aveva anche la funzione di tenerci impegnati e impossibilitarci l'uso di jutsu.
Provò quindi a sporgersi in avanti, obbligandomi a rannicchiarmi e a subire maggiormente il suo vantaggio dovuto alla massa corporea. Io però decisi di cambiare registro.
Feci una giravolta all'indietro, come per fare una verticale, lo colpii con i piedi e nel contempo composi i sigilli con le mani e quando le posai in terra per appoggiarmi..
“Sigillo tellurico” una scossa di terremoto in miniatura percosse il terreno, facendo perdere l'equilibrio all'uomo e crepando un paio di muri che costeggiavano la strada.
Ops. Forse avevo esagerato un po'. Ma sul momento non ci badai. Avrei raso al suolo l'intero quartiere pur di distruggere quel bastardo.
 

“Inazuma!” la voce mi risultò quasi estranea. Mi girai di scatto, pronta ad attaccare anche un secondo nemico, pur senza perdere di vista il primo.
Impiegai un secondo a capire che era Kakashi e si era schierato al mio fianco per darmi una mano.
“Vattene!” gli gridai.
“Ma...” sembrava perplesso.
“Questa è la MIA battaglia! Aiuta gli altri. Qua l'unica che ha diritto di piantagli un kunai nelle budella sono io. Sparisci!” ringhiai riprendendo le armi.
Lui esitò ancora un secondo, reticente ad abbandonarmi.
Ma alla fine parve pensare che me la sarei potuta cavare da sola, e si allontanò.
 

“Bene! Riprendiamo da dove eravamo rimasti” dissi tra me e me.
“Ammetto che non sei così malaccio” disse l'uomo alzandosi.
“Ma non saranno quegli occhi a salvarti, mocciosa!” esclamò buttandosi verso di me.
“Katon: Gokakyuu no Jutsu”
 

Come se non avessi previsto che un Uchiha avrebbe utilizzato la palla di fuoco...

pensai.
 

La evitai, saltando sul lato.
'Devo metterlo alle strette... come? mi ci scervellai un momento.
Era esperto, e aveva lo Sharingan. Il che significava che non avrei potuto coglierlo alla sprovvista, e che non potevo contare troppo solo su me stessa.
Inoltre era venuto fuori che riusciva a combinare il taijutsu con una strana tecnica di fuoco, che tendeva a bruciacchiarmi quando paravo i suoi colpi.
Era fastidiosa, e mi procurò un certo numero di ustioni lievi in varie parti del corpo.
Sebbene avessi cacciato Kakashi, il suo aiuto mi sarebbe stato utile, ma era troppo tardi per piangere sul latte versato.
Per lo meno la sua interruzione mi aveva aiutato a spannarmi il cervello.
Cosa poteva farlo cadere in trappola? Riflettei rapidamente su quello che avevo appreso durante lo scontro. Il suo maggiore difetto era di certo quello più evidente: la supponenza. Credeva di essermi superiore. Lo dava per scontato. Lui era più vecchio ed esperto, oltre che un uomo e di stazza fisica assai maggiore alla mia.
Iniziai a far finta di cedere. Una piccola disattenzione, mi lasciai pure ferire un paio di volte, mi graffiò con il suo kunai.
Sempre facendo scena lo tirai verso un angolo dato da due muri.
“Ti ho in pugno mocciosa!”
“No, sono io ad averti in pugno!” composi i sigilli così rapidamente che fui pure io incerta di averli fatti tutti, ma lasciai che il mio corpo avesse il sopravvento. Mi ero allenata così tanto in quella tecnica che si poteva dire che era il mio corpo a farla per me.
 

“Arte segreta degli Uzumaki: sigillo demoniaco”

***Kakashi***

Continuai comunque a tenerla di quando in quando d'occhio. Non era del tutto lucida, e supposi che il motivo fosse perché l'uomo con cui combatteva fosse suo padre. Era davvero possibile?
Sia come si vuole non era il momento indicato per indagare.
No, era decisamente il caso di stare all'erta. Purtroppo tra il gruppo attaccante c'era un numero tristemente alto di Uchiha. Molti sembravano giovani e inesperti. Probabilmente, pesci piccoli che avevano abboccato all'amo dell'orgoglio agitato da Danzo, ma non per questo meno talentuosi.
E il numero non ci era a favore.
Nonostante tutto non riuscivo a mettere tutta la concentrazione nella battaglia, e il mio sguardo continuava a tornare sempre a Inazuma.
Il furore della sua battaglia sembrava averle fatto anche dimenticare tutto il piano e che lei doveva attivarlo.
Mi sembrava in difficoltà, finché non si chiuse da sola in un angolo.
L'altro iniziò a fare qualcosa, evidentemente convinto di averla in suo potere, ma lei sfoderò un ghigno che aveva un che di malefico.
Compose i sigilli così velocemente che non riuscii a seguirli neanche con lo Sharingan, con cui ne vidi uno ogni due.
Il suo corpo s'afflosciò in terra, come privo di vita.
“Inazuma!” prima di riflettere tirai un kunai alla gola di quello che avevo di fronte, e con uno scatto mi diressi verso di lei.
Diedi uno spintone al colosso con cui prima stava combattendo e presi il suo corpo.
Sembrava privo di vita: pallido, immobile.
Mi ci vollero alcuni secondi per riprendere il controllo di me quel tanto che bastava da notare che respirava ancora. Il respiro era lieve, e lento, ma c'era.
Era come profondamente addormentata.
Mi girai per vedere il suo avversario e notai solo ora un dettaglio piuttosto inquietante: era coperto come da una serie di tatuaggi viola intenso, bordati di nero.
Si stava portando le mani alla gola, come se stesse soffocando, mentre un'orribile odore di bruciato stava iniziando a espandersi nell'aria.
Di carne bruciata.
Vidi che i 'tatuaggi' che aveva sui polsi fumavano.
Che fosse opera di Inazuma?
“È lì Ina?” domandò Yuki.
Aveva il viso striato da gocce di sudore, e una ferita al costato che sanguinava, anche se non sembrava troppo grave.
“Si” risposi. “Ma sembra... catatonica non so. È come svenuta”
Lei colpì con il suono di una frusta che schiocca nell'aria un avversario usando il nastro, che al contatto con il corpo del nemico fece un'ulteriore esplosione.
Poi buttò l'occhio dalla mia parte.
“Maledizione! Ma cosa diavolo aveva in mente? Quello è il sigillo demoniaco. Proteggi il suo corpo finché non ritorna in sé” sembrava sul punto di aggiungere altro, ma l'arrivo di un paio di nemici la distrasse, e imprecando poco finemente s'allontanò portandoseli dietro.
Feci come mi aveva detto, ma il grosso era impegnato dagli altri quattro, per cui mi limitai a stare nell'ombra.
Vidi tre ninja avvicinarsi, solo che non erano né dei nostri né dei nemici.
Era la ronda di turno quella notte.
“Cosa succede qui?”
“Hayate?” dissi uscendo dall'ombra.
Lui mi guardò ma a differenza degli altri due, mi riconobbe.
“Mi puoi spiegare cosa succede qui? Avete intenzione di buttare giù la città?” chiese, con espressione dura.
“È una lunga storia. La principessa Uzumaki è stata attaccata mentre rientrava in città, quindi abbiamo pensato di soccorrerla. Ma è tutto sotto controllo” dissi come da copione, sperando che non indagasse ulteriormente.
Lui mi guardò un momento indeciso.
“Suppongo che noi abbiamo visto solo che una delegata estera è stata attaccata, ma dato che c'erano già delle ANBU sul campo abbiamo pensato che non fossero cose che ci competono. Tuttavia domattina lo scriverò nel rapporto all'Hokage”
“Ma certo” era il minimo che potesse succedere, anche se mi dispiacque non poter contare sul loro aiuto.
Loro si allontanarono.
Inazuma riprese i sensi di colpo, prendendo un respiro quasi con violenza.
“Inazuma! Stai bene?” le chiesi.
“Meglio, ora che quel bastardo è morto” disse tossendo per riprendere fiato.
In effetti mi resi conto che aveva smesso di dibattersi, e ormai la carne intorno ai polsi era nera e bruciata sino all'osso.
Sentimmo dei colpi in lontananza.
“Dannazione gli altri!” si alzò ma barcollò, inciampandosi quasi nei suoi stessi piedi.
“Devo andare fino all'interno del sigillo...” mi disse.
Valutai che gli ci sarebbe voluto un po' prima di riuscire a riprendere la coordinazione motoria come si deve. Per quanto le sarebbero bastati anche solo due minuti era comunque troppo tempo e gli altri erano in difficoltà.
Senza fare troppi complimenti me la caricai in spalla e saltai sul tetto più vicino.
“Squadre uno e due! Ritirata!” ordinai.
Loro iniziarono a ritirarsi verso la strada in cui avevamo piazzato la trappola, facendo un giro lungo, dando modo all'avversario di accerchiarci e facendo finta che fossero loro a starci spingendo nel viottolo.
Io portai Inazuma al centro della via.
“Ce la fai?” le chiesi.
“Si. Ho ancora parecchio chakra, non ti preoccupare. Il sigillo che ho usato prima stordisce solo un po'”
Aveva ancora parecchio chakra dopo tutto quello che aveva fatto? Tempra made Uzumaki, non c'è che dire...
Io, Yuki, Nadeshiko, Genma e Raido ci mettemmo schiena a schiena, coprendo Inazuma.
“Siete in trappola! Stolti!” dissero loro, iniziando ad avvicinarsi.
Attesi che fossero tutti con i piedi dentro al sigillo.
“Ora!” gridammo quasi insieme.
Con una vampa luminosa, il sigillo prese vita, illuminandosi di verde e di blu.
Tutti i presenti, circa una decina, rimasero immobili nella posizione in cui erano.
Ce l'avevamo fatta!

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Capitolo 42
*** Nelle fauci dei demoni ***


42)Nelle fauci dei demoni

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Non passarono che pochi minuti da che la trappola era scattata, che Inazuma sentì un formicolìo. A questo punto aveva cominciato a capire che era il suo sharingan che, in un modo o nell'altro, la metteva in guardia da qualcosa di maligno nelle vicinanze. Quando quel 'qualcosa' si manifestava chiaramente, di solito quella strana sensazione diminuiva fino a sparire. Come se i suoi occhi, una volta riconosciuta la fonte del pericolo, non sentissero più il bisogno di avvertire il cervello.

 

Quella volta però fu diverso. Il formicolio aumentò sempre di più, fino a diventare un'opprimente sensazione di vomito. Non solo, il cuore prese a battere all'impazzata ed il fiato si fece rapidamente mozzo.

 

Quale demone poteva generare un tale effetto su di lei?

 

Non fu necessario attendere a lungo per ottenere una risposta a tale domanda.

 

Itachi e Shisui sbucarono dal nulla. Il loro passo era lento e calmo.

 

A distanza di cinque metri dal sigillo, i nemici intrappolati al suo interno cominciarono a piegarsi in due. Il loro volto era contorto dagli spasmi di un terrore che andava ben al di là di ogni umana comprensione.

 

Inazuma aveva visto Kakashi utilizzare un genjutsu ipnotico contro il vecchio bibliotecario, ma quello...Quello era qualcosa di un livello completamente diverso. Era un genjutsu in grado di uccidere con la sola forza della persuasione. Se persino gli alleati come lei ne sentivano gli effetti, tanto più doveva essere qualcosa di terrificante nei confronti di coloro cui era rivolto direttamente.

 

L'ipnosi sembrò durare un'eternità. Due uomini al centro del sigillo stramazzarono al suolo, come soffocati. Uno era Takumi, apparentemente il braccio destro di Hideo. L'altro doveva essere un pezzo altrettanto pregiato della scacchiera.

 

Poco dopo, tutti gli altri caddero svenuti.

 

Inazuma e gli altri si sentirono come liberati da un macigno che premeva sullo sterno. La loro prima reazione fu prendere un bel respiro.

 

Kakashi fu il primo a riprendersi del tutto. Senza attendere spiegazioni, chiese ai due:

 

“Cosa diavolo avete fatto?”

 

Il lampo assassino degli sharingan di Itachi fu il primo a sopirsi. Si volse verso l'albino e gli rispose:

“Non è semplice da spiegare... In pratica li abbiamo torturati psicologicamente, per scavare nei loro ricordi ed estrapolare ogni informazione utile. Poi... Beh, poi gli abbiamo fatto una sorta di lavaggio del cervello. Crederanno nella realtà che abbiamo inculcato nelle loro menti. Almeno per un po'...”

 

Mentre Itachi parlava, gli altri notarono quanto sembrassero affaticati i due Uchiha. Era come se fossero reduci da un tremendo sforzo. Era come se avessero affrontato un lungo e durissimo combattimento che li aveva privati di una quantità considerevole del loro, non certo scarso, chakra.

 

A dimostrazione di ciò, Itachi ebbe un attimo di mancamento. Toccò dunque a Shisui continuare l'esposizione:

 

“Detto in parole più semplici, sono convinti di aver portato a termine la loro missione, per quanto con qualche imprevisto maggiore del necessario. E ora, una volta che faremo sparire i corpi di Takuma ed Hideo Uchiha, prenderemo il loro posto con la tecnica della sostituzione. Dateci un giorno e vi daremo tutti i documenti che vi servono per provare una congiura a danno di Uzushi e di Inazuma. Datecene due e forse riusciremo ad arrivare a Danzo, finalmente. Ah, Kakashi...Premurati di parlare con Hayate al più presto. Il rapporto che scriverà a Minato finirà nelle mani di Danzo, per cui deve essere al di sopra di ogni sospetto...”

 

Senza indugiare oltre, i due cadaveri vennero discretamente e rapidamente fatti a pezzi. Kakashi, Genma, Raido, Nadeshiko, Yuki ed Inazuma sparirono prima che Itachi e Shisui si trasformassero e risvegliassero il gruppo.

 

Dopo un paio di vie, si permisero il lusso di fermarsi a riprendere fiato. Non avevano affatto smaltito i postumi della battaglia. In particolare Inazuma, che non si era ancora ripresa del tutto dall'utilizzo dell'Akuma no shiru no himitsu, il sigillo demoniaco.

 

“Tutto bene, Inazuma?” Le chiese preoccupato Kakashi.

 

La ragazza rispose con un “Sì, sì, non preoccupatevi...” che, a dire il vero, non convinse del tutto Kakashi.

 

Possibile che quella dannata tecnica lasci il corpo così spossato? Eppure prima mi sembrava stesse abbastanza bene... No, ci deve essere per forza dell'altro...

 

Appena arrivati di fronte all'alloggio delle ragazze, Genma decise che era giunto il momento di lasciarsi un po' andare, scaricando la tensione:

 

“Ragazzi, non fosse che non è sicuro, io mi farei un giro di superalcolici dopo questa bella seratina. Per tutti i kami, vi rendete conto che abbiamo tirato giù un'intera famigliola di occhietti rossi?”

 

“Io la bevuta me la farei per un'altra cosa, miser grissino, se devo proprio essere sincera...”

Replicò prontamente Yuki.

 

“Eh, già...Non è che hai tutti i torti...Se quei due andavano avanti per un altro minuto, giuro che me la sarei fatta sotto... Adesso mi spiego perché Itachi e Shisui hanno il kill record della squadra assassina...”

 

Prima che la sua 'dolce metà' potesse rispondere con una qualche battuta, Inazuma lì interruppe con voce stanca e quasi implorante:

 

“ragazzi, capisco che siate parecchio su di giri, ma io non mi reggo in piedi dalla stanchezza. Potremmo rimandare l'allegra chiacchierata a domani, eh?”

 

Con un cenno d'assenso, Raido si disse d'accordo, seguito a ruota da Nadeshiko. Genma e Yuki, seppur di malavoglia, cedettero. Kakashi, invece, si limitò a fissare lungamente, con fare interrogativo, la Uzumaki. No, c'era decisamente qualcosa che non andava, dannazione a quella testa dura...

 

La 'testa dura' capì al volo cosa passava nella testa dell'albino, e cercò di rassicurarlo con un sorriso forzato. Che, semmai, ebbe l'effetto di far risaltare ancor di più il pallore del suo volto e gli occhi cerchiati di nero.

 

Kakashi scrollò la testa con un sospiro, poi disse: “Ad ogni buon conto, il mio compito non è finito. Come ha sottolineato giustamente Shisui, forse è il caso che io faccia una visita ad Hayate, prima che stenda il suo rapporto ufficiale sui fatti di questa sera.”

 

***

 

“Kakashi...Piantala di startene nell'ombra, guarda che ti ho visto...*cough*”

 

“Ottima capacità di osservazione come sempre, eh, Hayate?”

 

“Piantala di fare l'adulatore *cough* e vieni al punto... Una mezza idea su cosa hai intenzione di dirmi però ce l'ho già, in effetti...*cough*”

 

“Hayate, credo di doverti qualche spiegazione per quello che hai visto un paio d'ore fa...Anche se, a dire il vero, non ho granché idea del punto da cui iniziare...”

 

“Kakashi, non c'è bisogno che ti dica che di me ti puoi fidare... Ma non posso fare finta che non sia successo niente! Non quando un paio di palazzi sulla strada dei lanternieri sono diventati un cumulo di macerie, lo sai meglio di me. E ti è anche andata bene che la maggior parte delle case da quelle parti è disabitata...”

 

“E' una lunga storia...”

 

“Ok, ho capito, allora è meglio che vada a preparare del the fuori orario... Yugao non sarà contenta di vedere un morto in piedi al posto del suo sensei, domani, agli allenamenti...”

 

“Senza offesa Hayate, ma tu sembri sempre un morto in piedi...”

 

“Spiritoso... Comunque suppongo che questa tua 'lunga storia' abbia a che fare con il fatto che da quando mi hai fregato Raido per quella missione ad Uzushi, non riesco ad avere uno sparring partner decente per i miei allenamenti con la ninjato. Oppure devo pensare che c'entra con il fatto che Shisui e Itachi hanno chiesto tre settimane di permesso dalla squadra assassina? Cazzo Kakashi, o rientri tu o mi troverò costretto, nella migliore delle ipotesi, a fare squadra con Shinzo Hyuga e Ryuji Utatane. E lo sai che sono due stronzi...”

 

“Non oso pensare alla peggiore...”

 

“La peggiore? Facile. Fare la guardia alle due ragazzine invasate: Anko e Yugao...”

 

“In effetti reggere agli sbalzi umorali della Mitarashi non è una cosa che mi sentirei di augurare nemmeno al mio peggior nemico... Ad ogni buon conto, sì, hai azzeccato. C'entra con la missione che abbiamo compiuto di recente al Vortice. Ricorda, io non ti ho detto nulla...Se venissero a sapere che l'ho detto a qualcun altro, Itachi e Shisui verrebbero a prendere la mia testa...”

 

“Sai che so tenere certe cose per me. Basta che dei vostri misteriosi complotti non abbiate messo a parte anche Aoba. In quel caso mi dispiacerebbe per voi, dato che non tiene giù nemmeno l'acqua che beve...”

 

“Ehm, no, in effetti abbiamo l'abbiamo lasciato fuori da questa storia...Te la faccio breve: Danzo ha 'persuaso' Minato a proporre alla delegata di Uzushi un patto che, di fatto, è di schiavitù. Per sicurezza, ha deciso di ridurre 'a miti consigli' la delegata stessa con le solite opere di persuasione che a radice piacciono tanto. Itachi e Shisui hanno avuto la pensata di infiltrarsi per trovare prove che incastrino l'organizzazione di quel bastardo. E noi li abbiamo fiancheggiati.”

 

“Woah! non male, Kakashi, hai davvero talento per farti invischiare in dei puttanai inenarrabili... Quindi, se la tosse non mi ha reso completamente scemo, il mio rapporto non dovrebbe mettere nei guai la copertura dei nostri due serial killer mentre cercano di incastrare Shimura...”

 

“Già. Pensaci Hayate, quanto ti sta simpatico Danzo?”

 

“Da uno a dieci, direi un meno cento, poco ma sicuro. Ma d'altronde, sai anche tu che per agire nell'interesse del villaggio, ogni tanto qualche affare sporco va pur fatto...”

 

“Non capisci, Hayate. Danzo, con il nuovo trattato, diventerebbe con ogni probabilità la mano dietro alla Tsunamikage. Vuole usare Uzushi come trampolino di lancio per comandare anche a Konoha, rendendo anche Minato un burattino nelle sue mani. Per quanto poco possa fregartene del destino del vortice, non credo tu abbia molta voglia di farti comandare da Danzo.”

 

“No, in effetti l'idea non è che mi alletti più di quel tanto...E va bene, Kakashi...Ti credo, non fosse altro che per rispetto nei tuoi confronti. Mi inventerò qualcosa di decente da scrivere su quel dannato pezzo di carta...”

 

“Ti ringrazio, Hayate, davvero.”

 

“Di nulla, figurati. Piuttosto...Ne vale davvero la pena?”

 

“Eh?”

 

“Niente Kakashi, niente. Ora fammi dormire almeno un po' va'...”

 

***

 

Tornando a casa sua, Kakashi non poté fare a meno di ripensare almeno un momento al sorriso tirato di Inazuma. Cosa diavolo voleva nascondere?

 

Non fece in tempo a raggiungere il vicolo che la vide. L'oggetto dei suoi pensieri, che se ne stava tutta rannicchiata davanti alla porta di casa sua.

 

Ma cosa...?

 

Stava piangendo. Piano, silenziosamente, le lacrime rigavano il suo volto.

 

Era la prima volta che la vedeva così...vulnerabile. Ironia della sorte, quello che aveva sempre interpretato la parte dell'incasinato, bisognoso di conforto, era lui. E lei era sempre stata quella forte, che sapeva sempre cosa dire, cosa fare...

 

Fino ad ora.

 

“I-Inazuma...”

 

Lei alzò lo sguardo verso il suo. Occhi grandi ed imploranti, come se fosse all'improvviso tornata la bambina che regalava i fiori alla mamma.

 

“Scusa Kakashi è-è che i-io non sapevo...A-adesso vado via...”

 

“Un momento, Inazuma! Non ti levi da qua se non mi dici prima cosa accidenti ti è preso!”

 

“So-sono un mostro, Kakashi. Un dannatissimo, fottutissimo mostro...”

 

“E questa da dove spunta fuori?”

 

Kakashi, leggermente impacciato, le si avvicinò e, a viva forza la fece alzare in piedi. Poi le disse, accennando un sorriso:

 

“Tentacoli non ne vedo, code, zanne, pinne nemmeno...No, a vederti così, non si direbbe, Ina, mi spiace.”

 

Al che lei, dopo aver tirato su col naso, ricambiò per un istante il sorriso e gli rispose soltanto:

“Scemo...”

 

“Sarò anche scemo, ma adesso tu mi devi spiegare da dove ti è venuta questa assurda idea...”

 

“Ho ucciso l'uomo che mi ha generato, Kakashi. L'ho ammazzato in un modo crudele. E-e...Non riesco a provare rimorso. Mi è piaciuto, capisci? Ho sentito come un fremito di piacere, quando ho sentito la sua vita spegnersi per mano mia. Non fraintendermi, non è la prima volta che ammazzo qualcuno. Siamo ninja, dopo tutto. Ma è la prima, primissima volta, che ho goduto nel farlo. E, in fin dei conti, era pur sempre mio padre.”

 

“No, non lo era.”

 

“Come?”

 

“Ho detto che non lo era. Inazuma, quello non era tuo padre. Il tuo vero padre è morto due anni fa, in guerra. Me l'hai detto tu stessa. E' lui che ti ha cresciuto, è lui che ti ha voluto bene, indipendentemente dal fatto che tu non avessi i suoi cromosomi. E per quanto riguarda il provare piacere...Beh, ti volevi vendicare, ed hai avuto la tua scarica di adrenalina. Bene.

Per parte mia, hai solo provato che sei un essere umano, piuttosto. Non credo che un mostro assetato di sangue starebbe rannicchiato piangendo per quello che ha fatto, non pensi?”

 

“Forse. Ma...”

 

“Sai Inazuma – Disse Kakashi interrompendo la sua obiezione ancor prima che venisse formulata – Sakumo Hatake, il famoso 'zanna bianca della foglia'...Mio padre, si è ucciso. Io ero piccolo, certo, ma me lo ricordo ancora benissimo. E da quel giorno, l'ho odiato con tutte le mie forze. Perché ho sempre creduto che quello fosse il gesto di un codardo. Il gesto di uno che aveva abbandonato suo figlio, l'aveva lasciato solo. Preferì lasciare che la missione fallisse pur di riportare a casa tutti i suoi compagni sani e salvi. E da quel momento venne bollato come un incapace, un debole. Anche da me. E dal giorno della sua morte ho preso ad adorare il codice...Come ben sai, del resto...

 

Ma era il codice ad essere sbagliato, non mio papà. Ci ho messo un po', ma alla fine l'ho capito, ed ora sono fiero di lui.”

 

“Sì ma...”

 

“Sì ma niente, Inazuma. L'ha persona che mi ha rimesso in pace con il mio passato sei tu, diamine! Come può essere un mostro chi ha cercato, sin dal primo momento che mi ha visto, di liberarmi dai miei fantasmi?

Credi di essere caduta, di esserti sporcata il viso del fango del mondo? Beh, l'unica cosa da fare è lavarsi e ripartire dal punto in cui si è caduti, no?”

 

Inazuma non rispose. Preferì abbandonarsi al calore dell'abbraccio che quello strambo ragazzo dai capelli argentati gli stava offrendo senza pretendere nulla in cambio.

 

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Capitolo 43
*** Il consiglio ***


43)Il consiglio

 

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***Yuki***

Sbuffai, per l'ennesima volta della giornata.
Lanciai distrattamente una carta sul tavolo in risposta a quella buttata da Genma.
Ero piuttosto impaziente di vedere che diamine sarebbe successo, fremevo dalla voglia di fare qualcosa... qualsiasi cosa. Stare fermi mi faceva impazzire.
 

Ma a quanto mi avevano spiegato Ina e Nacchan questa era... come l'avevano definita loro? 'La quiete prima della tempesta' ecco. Dovevamo aspettare a vedere i risultati che ci portavano i due Uchiha, e incrociare le dita sperando che ci andasse bene.
Se ci fosse andata male il nostro piano 'b' consisteva in un paio di ostaggi che tenevamo chiusi in una cantina di un capanno sicuro, sempre dei due Uchiha.
Se non fossero riusciti a pizzicare Danzo, avrebbero comunque potuto quanto meno tenere fede al loro accordo con Inazuma, e salvare almeno la sua situazione, ed evitare che le grinfie dello Shimura si chiudessero intorno al collo del villaggio del Vortice.
 

Quindi il nostro compito ora era di starcene buoni buoni nell'ombra e aspettare di vedere se nella nostra rete c'erano entrati dei pesci o meno.
Vidi Kakashi uscire dal salotto, e passando fece un cenno di saluto e si dileguò dalla finestra aperta.
Nadeshiko era uscita con Raido, e probabilmente sarebbe ritornata tardi.
Io ero di guardia e Genma mi faceva compagnia.
Conoscendola ora, Inazuma se ne sarebbe andata a schiacciare un pisolino per evitare di cadere in preda alla noia.
 

“Non è tanto di compagnia ultimamente eh?” dissi accennando con il mento alla finestra da cui era uscito Kakashi.
“No, in effetti. D'altra parte è comprensibile. Se va tutto come sperato, tra qualche giorno prenderete baracca e burattini e ve ne tornate a casa vostra...” commentò Genma.
Argomento scottante. Decisi però di aggirare la cosa. “Motivo in più per farsi compagnia no?”
Genma si limitò a scollare le spalle. “Non pretendo di capirlo. Più ci provo più mi viene mal di testa. Kakashi è sempre stato contorto. Anche se... una cosa mi piacerebbe capirla. Di norma tendo a farmi i cazzi miei, ma come mai Inazuma non...” non terminò la frase, cercando le parole giuste per completarla, ma avevo afferrato il concetto.
 

“Ina è già promessa, come immagino tu sappia già...” dissi solo.
“Si, quello si... ma non esiste nessuna... scappatoia?”
“Potrebbe fare come Kushina e decidere di rinunciare alla sua carica. Ma a parte il fatto che ormai è troppo tardi... non se la sente di lasciare questa responsabilità ad altri. Soprattutto dato che la prossima erede sarebbe quella … Akaho.
Cioè no davvero. Sarebbe una disgrazia se al vortice diventasse lei la capoccia”
“E' così terribile?” mi chiese lui lasciando infine le carte, segno che ormai avevamo abbandonato il gioco.
“Ti dico solo questo: al suo confronto Aoba sembra un genio...”
“Deve essere messa piuttosto male...” commentò lui con espressione di chi si sta immedesimando in qualcosa di davvero brutto.
 

“Ah-ah” confermai “Mi sa che nel suo caso i talentuosi geni degli Uzumaki hanno perso un colpo. Hanno... saltato una generazione, ecco.”
Lui sospirò come rassegnandosi.
“Non è neppure una ninja... e la sua massima preoccupazione è quella di chiedersi se quel giorno lo smalto delle unghie va bene rosa o se deve cambiarlo...” brontolai, ricordandomi i pochi incontri spiacevoli con quell'essere che non sembrava neppure umano, dato il cervello piccolo che aveva.
Superficiale, idiota, inetta... non sapevo neppure con che termini definirla.
Il che era grave, dato che di solito avevo termini coloriti per descrivere chiunque.
 

“Temo proprio che ora come ora non possiamo fare altro che attendere e sperare...” commentò infine Genma, riprendendo in mano le carte per mescolarle.


***Inazuma***

Era davvero enormemente, abissalmente, galatticamente una tremenda noia dover attendere senza far nulla! Soprattutto dato l'esito incerto di quanto stavamo attendendo.
Mi faceva prudere le mani e formicolare le gambe. Odiavo non sapere cosa attendermi.
Insomma, per lo meno se uno sapeva di starsi infilando in un pasticcio gigante, si aspettava guai, mentre ora come ora c'era tanto la possibilità che se Itachi e Shisui venivano presi e per volontà loro o perché gli venivano estratti i ricordi a forza che sapessero che eravamo implicati anche noi, potevo aspettarmi anche un incursione notturna del nemico.
Mentre se andava tutto liscio dovevo solo attendere il ritorno dei due.
Kakashi era piuttosto schivo... d'altra parte in questo momento di... 'noia' stare vicino faceva più male che bene. Emergevano troppe cose.
E la frustrazione che provavo mi faceva saltare i nervi pure solo a sentire Yuki che parlottava con Genma.
Quindi decisi di fare il ghiro (cosa che mi era sempre riuscita discretamente bene) e ritirarmi in camera mia. Se riuscivo anche ad andare in letargo, e dormire senza sentire nulla, tanto meglio.
Buttai giù due righe su una pergamena che avrei poi consegnato alla voliera perché fosse recapitata a mia madre, giusto per dirle che ero ancora viva e tutta d'un pezzo, poi mi spaparanzai sul letto.
Chiusi gli occhi nella vana speranza di riuscire a dormire, o quanto meno sonnecchiare e staccare il cervello per un po'.
Ero quasi sul punto d'addormentarmi quando sentii la vaga sensazione di formicolio alla nuca che rivelava le presenze altrui.
“Ehi Shisui! Fai tanto il galante.. ma non te l'ha detto nessuno che non si entra così nella camera di una ragazza? Per di più di una principessa estera!” lo sgridai ironicamente aprendo un occhio.
Lui ridacchiò sommesso dalla finestra su cui era seduto.
“Ho pensato che ti sarebbero interessate di più le novità che porto che l'etichetta...”
“In effetti...” dissi alzandomi.
“Allora?” chiesi impaziente dopo avergli offerto la sedia della scrivania, mentre io mi sedetti a gambe incrociate sul letto.
“Abbiamo dovuto perlustrare quasi palmo a palmo il territorio. Il posto è un dannato labirinto, e nonostante tutto il tempo che abbiamo sprecato e le nostre già buone conoscenze della conformazione del covo... siamo riusciti ad esplorare ed accedere solo a una piccola parte del complesso.
Tanto più che quella è solo la base principale... ma da quanto siamo riusciti a capire hanno una miriade di buchi più o meno grandi sparsi un po' ovunque. Sono come le gallerie di una enorme e furbissima talpa. Vedi un buco, ma non sai quanto possa essere profonda, o quante uscite alternative abbia.
Morale della favola... non siamo riusciti a reperire molto. Solo un rapporto scritto da una spia... e un poveraccio in fin di vita.”
 

“Racconta!” gli intimai, capendo che doveva esserci un nesso.
“Siamo riusciti a trafugare una lettera cestinata, di un rapporto di una spia che, sapeva già da tempo dell'imminente rivolta del villaggio del vortice, e aveva visto movimenti della nebbia. Addirittura era riuscita ad origliare una conversazione di alcuni shinobi della nebbia e aveva scoperto che stavano cercando di usare un certo 'Rito Genkaku' per riuscire ad entrare con il pretesto di 'aiutarlo' per poi attentare alla vita della Tsunamikage.
La lettera era rivolta a Sandaime Hokage”
Lui fece una pausa che aveva un che di teatrale e sorrise al mio sguardo impaziente.
“Poco più tardi, mentre stavamo uscendo dalla base.. abbiamo trovato il corpo che sembrava esanime di un uomo e ci siamo avvicinati per esaminarlo.
Sorvolo tutta la parte in cui abbiamo capito che non era morto e lo abbiamo salvato e portato al sicuro in un ospedale.
 

Il punto è che la spia che aveva scritto quel rapporto è stata catturata da Danzo, dopo aver tentato più e più volte di sfuggirgli per mandare il messaggio all'Hokage; il nostro simpatico amico Shimura ha voluto tutte le informazioni che possedeva su di te e sulla tua famiglia prima di eliminarlo.
Questo prova che Danzo sapeva da tantissimo di ciò che stava per accadere al vortice, ma non ha mosso un dito per aiutare un alleato, ha nascosto informazioni di una certa rilevanza all'Hokage e sopratutto... la spia è riuscita a sentire parte dei piani mentre era imprigionata... e ha sentito espressamente Danzo ordinare ai suoi subordinati di spiarti, seguirti e se possibile, intervenire per... 'darti una giusta lezione'.
La parte migliore è che quest'uomo non ha alcun sigillo a differenza degli uomini della radice... per cui può tranquillamente cantare come un usignolo.
Non è il massimo... ma è tutto ciò che abbiamo trovato”
 

“Che gran figlio di...” mi tappai la bocca, facendo ridere Shisui.
“Non hai tutti i torti... anche se credo che quella povera donna che l'ha messo al mondo abbia ben poche responsabilità su come sia cresciuto il pargolo”
Annuii. “Ora arriviamo al 'ma' vero?”
Lui sorrise di nuovo, questa volta mestamente.
 

“La fregatura è la stessa di sempre. Ho parlato a lungo con Itachi e siamo stati d'accordo. Per quanto queste 'prove' siano buone... c'è ancora troppa possibilità che Danzo riesca a sottrarsi... e io e lui non dobbiamo compromettere le nostre coperture. Oltre a noi, temo che ci rimetterebbero anche le nostre famiglie... che sono già sin troppo compromesse dagli intrecci della politica interna.
Abbiamo dovuto consegnare la spia nelle capaci mani delle ANBU di Minato... e domani si terrà il processo in merito alla tua aggressione e porteremo anche i due nella cantina”
Annuii.
“Per che ora devo essere là?”
“Le 15:00”
“Non mancherò. Avvertimenti?”
“Aspettati di tutto, ma non fare mai capire a Danzo che tu sai troppo. Piuttosto spacciati per ingenua”
Sbuffai.
“D'accordo. Anche se è frustrante non poterlo attaccare. Che cazzo, ma non possiamo fargli una visita notturna e spaccargli il culo senza dover fare tutte queste menate politiche?”
Lui rise “Già sarebbe un idea... ma è un nemico troppo abile per poterlo assalire nel sonno... e troppo potente per poterlo riuscire ad abbattere senza demolire anche mezza città”
 

Sbuffai nuovamente.
“Ormai abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno. Io organizzo le mie amiche. A domani”
“Prega che vada tutto bene”
“Quasi mi spaventerebbe se andasse tutto liscio” brontolai anche se ormai non poteva più sentirmi.
Già. Stava filando tutto troppo bene.

Dunque l'indomani mi presentai vestita per bene, come si conviene ad una cerimonia pubblica.
D'altra parte ufficialmente, dovevo presenziare a quella che avrebbe dovuto essere la firma del trattato.
Avevo indossato un bell'abito verde e lungo con i classici ricami rossi dello stemma del mio clan, accompagnata da Yuki che indossava un abito celeste, mentre quello di Nadeshiko s'intonava con il mio, essendo solo di qualche tinta più scura.
Io e Nadeshiko non potevamo portare armi appresso, nel ben mezzo di una riunione plenaria del consiglio degli anziani e dei Jonin, ma nessuno poteva mettere in discussione il fatto che Yuki portasse un nastro infiocchettato intorno alla vita... era 'solo' una decorazione...
Tentando di far trasparire serenità e scioltezza ci avviammo dentro la grande stanza a semicerchio, dove erano presenti nei primi banchi l'Hokage con i due anziani più Danzo e dietro tutti i Jonin, seduti sparpagliati, anche se i più si erano raggruppati per conoscenze, amicizie o legami di parentela.
 

In particolare si notavano gli Uchiha e gli Hyuga, che sembravano quasi asserragliati tra di loro, ognuno strettamente vicino a quelli del loro clan, e tenevano quasi a distanza gli altri.
Mentre notai, alcuni clan come gli Yamanaka, Nara e Akimichi sembravano ben amalgamati tra di loro, come se quasi si considerassero parte di un clan unico.
 

Riconobbi anche altri clan, come i Sarutobi, gli Inuzuka e gli Aburame. In fin dei conti, avevo fatto un paio di ricerche, e mi ero informata, dato il mio ruolo di 'diplomatica' in questa missione.
I Sarutobi erano quelli più palesemente favorevoli alla mia causa, data l'amicizia di lunga data con il clan Uzumaki. D'altra parte Mito Uzumaki aveva sposato il primo Hokage, Hashirama Senju. Ed essendo molto legati ai Senju, di riflesso anche i Sarutobi ci... vedevano di buon occhio, per così dire.
 

Inoltre Hiruzen era la pietra su cui si posava tutto il clan, e lui era una persona assai pacata e propendente alla pace. Non avrebbe mai preso misure estreme, se non in casi di impellente necessità. Preferiva guardarci come amici e alleati, che non con diffidenza come facevano molti altri.
La prima cosa che mi mise in allarma fu l'occhiata tesa di Minato.
Ci salutammo con cortesia, poi rivolsi il mio saluto all'intera sala, ma non mi sfuggì la sua occhiata. Sembrava... preoccupato. I suoi occhi non erano azzurro terso, ma si erano fatti più scuri. Come una nube di pioggia che ha rannuvolato il sole.
Minato iniziò facendo un discorso sulla longevità della nostra alleanza e dei benefici che ha sempre portato questa coalizione contro i molteplici nemici che avevano affrontato nel tempo.
Parò di anche altre cose, ma sempre rimarcando l'importanza di questa alleanza.
Dopo il suo discorso chiese l'opinione dei presenti, sul rinnovamento di tale alleanza, cosa che sembrò un po' sconcertare i Jonin.
Credevano che i patti fossero già chiari! Non in trattativa!
Ma compresi l'astuzia di Minato. Se Danzo si fosse pubblicamente opposto avrebbe messo in luce la sua discorda nei miei confronti. E pregai che abboccasse.
E la cosa sembrò funzionare.
Danzo, sebbene con parole forbite e subdole insinuò nei presenti dubbi e fece notare con falsa pacatezza, presunte manchevolezze, difetti o possibili tradimenti in opera al vortice.
Questo portò la sala dalla sua parte.
Alcuni clan come gli Hyuuga, che per quanto per lo più non ci considerassero di più che un'appendice del villaggio della foglia, ammettevano comunque la proficuità di tale accordo, ma al sentir insinuare la possibilità di tradimento... si alzarono come teste di vipere a cui viene pestata la coda. Pronti a mordere.
 

“Credo di sapere la minaccia a cui ti riferisci, Onorevole Shimura. Se possono le mie parole aiutare a dissipare i tuoi dubbi, ti posso garantire che la minaccia è stata sventata” dissi io amabilmente, sorridendo con fare quasi dolce al ninja.
Mi ero imposta di essere quanto mai cordiale nei suoi confronti, anche se avevo più voglia di sputargli in faccia o prenderlo a cazzotti.
Fingere non era il mio massimo, ma lo stavo facendo per il bene del mio villaggio, e quel pensiero mi sostenne.
“Posso sapere di grazia, per quale motivo ne sei tanto certa?” chiese l'altro con un velo d'ironia piuttosto udibile.
“Sono stata io stessa a schiacciare la rivolta” dissi candidamente, con un sorriso.
Ci fu un attimo di silenzio.
 

“Che tipo di rivolta?” chiese uno Hyuuga.
“Un uomo del mio villaggio ha ricevuto false informazioni riguardo al fatto che Konoha volesse assoggettare il clan Uzumaki al suo volere” continuai sempre con un sorriso che trasudava ingenuità, anche se vidi molti agitarsi sulle sedie dopo queste parole “e questo ha aperto le porte al villaggio della nebbia, che ha approfittato della sua preoccupazione per... metterci lo zampino.
Grazie alla collaborazione di Kakashi Hatake e del suo team, siamo riusciti a stanare il gruppo di dissidenti, a schiacciarlo e ad uccidere Kushimaru Kuriarare e Jinapchi Munashi. E le loro due spade, Hometsu e Nuibari, al momento stanno fungendo da decorazioni per la sala del trono di mia zia” dissi sempre tenendo un tono leggero, ma non mi feci sfuggire il sussurro di sconcerto misto ammirazione che percorse la sala.
“Il traditore interno, è stato individuato, ma non è stato punito, dato che alla fine, riavendosi dalle sue deprecabili scelte, ha deciso di espiare le sue colpe proteggendo a scapito della sua vita la Tsunamikage.
Mi spiace solo che anche una vostra compaesana abbia dovuto pagare il prezzo di tutto ciò. Porgo le mie più sentite condoglianze per la perdita di Rin Nohara.”
Mi ritenni soddisfatta del mio discorso.
Per chi non sapeva, sarebbe solo sembrato un segnale della potenza e della lealtà del mio villaggio, per chi invece avrebbe saputo leggere tra le righe avrebbe capito che se ciò era successo era solo stata per l'avidità dimostrata da Konoha, ma noi gli eravamo comunque rimasti fedeli, per cui... potevano firmare il benedetto trattato senza metterci un cappio al collo.
“Ciò che ci avete descritto, tuttavia, non fa incrementare il mio dubbio, nonostante i vostri lodevoli intenti principessa. Se una singola persona può causare tanti danni, solo per una falsa voce...” insinuò Danzo.
Giuro, avrei voluto partire con un gancio destro secco.
“Se mi permettete vorrei portare alcune prove a riguardo...” intervenne un ANBU mascherato.
Mi domandai chi fosse, dato che Kakashi e compagnia erano tutti seduti tra le prime file delle sedie dei jonin.
Porse la lettera con un inchino a Minato, che finse di leggerla solo in quel momento.
“Dove l'hai trovata?”
“Nella base della Radice, Yondaime”
“Hai giustificazioni per questa?” chiese a Danzo, dopo aver letto a tutti il contenuto della lettera, nella quale venivano specificati parecchie cose di cui loro erano a conoscenza.
 

“Per quale ragione il rapporto non ha mai raggiunto Sandaime Hokage, mentre era nella base della Radice?” chiese qualcuno.
“Soldato, hai altre prove?”
Lui, chiunque fosse espose i due che mi avevano attaccato la notte e solo infine l'uomo che doveva incastrare Danzo.
Subito iniziò a raccontare, per colpevolizzare Danzo ma ad un certo punto... successe un qualcosa, non so come... ci fu come un momento in cui si perse, sbattè le palpebre ed io avvertii un leggero formicolio sulla fronte.
All'improvviso l'uomo cambiò registro e disse che il colpevole di tutto era certamente il secondo di Danzo, che agiva alle spalle di quest'ultimo.
Ringhiai internamente e dovetti dare un finto colpetto di tosse per ammonire Yuki di starsene buona.
Brutto figlio di buona donna che non sei altro. Non avevo idea che anche Danzo possedesse lo sharingan. Ma ormai lo compresi, troppo tardi, ma lo capii, sia dalla sensazione di formicolio che avevo provato, che dall'occhiata di sfida che mi lanciò l'uomo.
Quando spostai con aria vaga lo sguardo verso gli Uchiha, vidi che Shisui aveva assottigliato lo sguardo.
 

Bastardo. Alla fine della fiera era riuscito comunque ad uscirne indenne!
Dovetti stringere le mani, tenendomele dietro la schiena, e conficcando le unghie nei palmi per soffocare l'ondata di odio e rabbia che mi colpì in pieno.
D'altra parte... sarebbe stato troppo bello riuscire a prenderlo così facilmente.
Però mi godetti a pieno le scuse formali che dovette farmi a nome della sua organizzazione, e promise che avrebbe controllato maggiormente i suoi sottoposti e punito i responsabili di un 'simile scempio'.
Eliminata l'opposizione di Danzo e visto il 'torto' da me subito gli altri furono quasi del tutto favorevoli alla mia causa e votarono a mio favore, accettando le vecchie condizioni di amicizia, senza vincoli, e anzi, promettendo un più fitto scambio commerciale.
Fatto ciò Minato invitò me le mie amiche e pochi altri ad un'allegra festicciola organizzata per l'evento.


***Danzo***

Quella piccola mocciosa... era stata più furba di quanto avrei potuto prevedere...
Ormai era troppo tardi per cercare di riparare all'errore da me compiuto, e più tardi ero quasi certo che Minato ne avrebbe approfittato per darmi la 'dovuta strigliata'.
Impiegai tempo per cercare i subordinati che avevano fallito, e li punii.
Tuttavia, dall'interrogatorio scoprii una cosa assai interessante. Oh, sì, piccola bastardella, te l'avrei fatta pagare assai cara la figuraccia che mi hai fatto fare davanti all'intero consiglio...

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Capitolo 44
*** Il piano di Danzo ***


44)Il piano di Danzo

 

Tutto è bene quel che finisce bene, no?

 

Ma se quella era veramente la conclusione, per Inazuma non aveva gran ché il sapore della vittoria.

Aveva preferito andarsene senza salutare. Del resto, nemmeno Kakashi l'aveva cercata, in fondo.

 

Una cosa che aveva sempre creduto era che il tempo potesse fare miracoli sul cuore delle persone. Quanto rapidamente gli era sembrata familiare l'assenza di suo padre in giro per casa? Quanto presto aveva scordato il suono della sua voce?

Certo, era rimasto nel suo cuore, ma i contorni della sua figura si erano fatti progressivamente vaghi e sfuocati.

 

Era normale.

 

E così sarebbe successo anche questa volta, in fondo.

 

Tutto sarebbe stato più semplice, se non fosse stato per Yuki e Nadeshiko. Loro non volevano dimenticare. Per niente. Facevano i salti mortali per trovare il tempo ed il modo di andare alla foglia. Del resto, non era diverso per Genma e Raido, che ogni tanto si facevano vedere in giro per il vortice. Il tempo di un saluto di cortesia, poi girava al largo. Meglio non indursi in tentazione inutilmente, giusto?

 

No, che non era giusto. Era tutto maledettamente storto, dannazione. Non ci riusciva, a dimenticare. Ogni mattina si svegliava con il ricordo di un errore che gli bruciava le labbra. Non avrebbe dovuto dargli quello stupidissimo bacio, cavolo.

 

Quando non era in missione, l'unica cosa che sembrava darle un po' di sollievo era adagiarsi tra le fronde del vecchio salice a leggere o, più semplicemente, sonnecchiare. Anche se ultimamente c'era un certo qualcuno che sembrava prenderci gusto ad interrompere quei momenti di pace.

 

“Ina-chaaaan!! Sei lì??”

 

“No, Akaho, quello che stai vedendo steso sul ramo è frutto della tua immaginazione...”

 

“Come sei noiosa, quando mi rispondi così...”

 

“Beh, se mi fai domande idiote, non riceverai risposte di tipo diverso, da parte mia... Comunque... Che vuoi stavolta?”

 

“Oh, piantala di fare l'acida con me! Non posso fare nemmeno una piccola conversazioncina tra donne con la mia cuginetta preferita?”

 

“Eh? Nah, passo. Non credo ti possa interessare l'opinione di una persona il cui guardaroba è contenuto da un solo armadio...”

 

“Hihihi! Hai ragione, se si trattasse di moda. Ma si tratta di ragazzi... Ecco, volevo sapere chi è quel bel signorino di Konoha che ho visto gironzolarti intorno l'altra sera...”

 

“Guarda che hai visto male. Non 'gironzolava' intorno a me, ma intorno a Yuki...”

 

“E chi ci crede, che uno sano di mente possa essere interessato anche solo vagamente a Yu-chan? Scommetto che era tutta una finta per non farti beccare... Dài, cuginetta, a me puoi dirlo...”

 

“Oh dei... Io con Genma Shiranui? Questa è proprio bella... No, cara, hai proprio toppato alla grandissima, mi spiace per te...”

 

“Genma Shiranui, è questo il suo nome? Oh, beh. Meglio così... E io che temevo di ferire la mia povera cuginetta, provandoci con lui...”

 

“L'unica che rimarrebbe ferita sei tu, Akaho. Fisicamente. Ti consiglio di farti passare la voglia, se non vuoi che Yuki ti faccia in tanti piccoli pezzettini e ti dia da mangiare alle carpe del lago.”

 

“Mpf... Se mi sfiorasse anche solo con un dito andrebbe in galera e butterebbero via la chiave, Yu-chan lo sa benissimo... E poi, senza un po' di competizione, che gusto ci sarebbe?”

 

“Fai un po' te... Io ti ho avvertito, cugina. Ah, già che ci sei, perché non seduci anche Rikuro? Almeno avrebbe meno tempo per tormentarmi con le sue cazzate.”

 

“Oh, su questo, non c'è problema! Io e il tuo spasimante andiamo già ora d'amore e d'accordo, carina!”

 

Se Akaho aveva la speranza di provocare l'orgoglio femminile di Inazuma con quell'affermazione, le sue speranze andarono deluse, dato che la prossima tsunamikage non inarcò nemmeno un sopracciglio. Rikuro la 'tradiva' con quell'oca mononeuronale di sua 'cugina'? Buon per lui... Ennesima riprova che era un idiota e che ci sarebbe stato ben poco amore nel loro matrimonio combinato. Niente che non sapesse già, in fondo. L'unico mistero era come, da brava Uzumaki, Akaho potesse arrivare vergine al suo matrimonio.

 

***

 

“Senti un po', Raperonzolo...”

 

“Dimmi...”

 

“Hai presente, ieri, quando ho insistito per andare da solo al mercato di Uzushi?”

 

“Se me lo dici così, allora vuol dire che nove su dieci hai combinato una qualche cazzata... Devo preoccuparmi?”

 

“Beh, dipende da quanto sei gelosa.”

 

“Co-cosa intendi?”

 

“Per quanto ci goda come un riccio a vedere la tua faccia allarmata, niente di che. Solo, c'era una tipa che assomigliava vagamente ad Inazuma che ci ha provato spudoratamente con me... L'unica differenza era che aveva i capelli molto più lunghi e gli occhi azzurri.”

 

“COOOSA?!? Brutto bastardo, certo che hai un bel coraggio a venirmi a dire certe cose!”

 

“Si beh, aspetta a tagliarmi le palle, visto che non ci ho fatto niente... E' sembrata patetica persino a me, il che è tutto dire.”

 

“Questo lo dici tu!”

 

“Giuro! Scusa, sarei stato scemo a dirtelo, altrimenti... Comunque, si chiamava Akaho. Idea di chi sia? No, così se dobbiamo identificare un cadavere domani sappiamo da dove cominciare...”

 

“Scemo... Facciamo finta che io mi fidi te... Akaho è cugina di secondo grado di Inazuma. Che la chiama 'oca mononeuronale'. A me sembra un po' troppo gentile come soprannome, ma, nonostante ci pensi da una vita, non riesco a trovarle un nomignolo adeguato. Almeno, nessuno che non abbia dentro qualche insulto pesante... Giurerei che l'abbia fatto di proposito, quella grandissima zoccola!”

 

“Tu che non trovi il soprannome adatto ad una persona? Wow... Comunque, per quanto trovi insopportabilmente eccitante il fatto che due donne si azzuffino per me, ti consiglierei di non ricorrere all'omicidio, per risolvere il problema alla radice.”

 

“Ehi, adesso non montarti la testa, mister grissino... Guarda che se avessi potuto l'avrei ammazzata tanto tempo fa... Fin da quando mi rubava le bambole da piccola.”

 

“Ti prego, non rifare la faccia imbronciata che ho appena visto, potrei correre il rischio di morire soffocato dalle risate... Senti, lo so che ti sembrerà un pietoso tentativo di cambiare argomento... Ma tornando seri, com'è che la tua principessa mi evita?”

 

“Pietoso è dire poco... Ina-chan eh?... Veramente evita anche me e Nadeshiko, ultimamente... Siamo un po' disperate, visto che non sappiamo come svegliarla un pochettino... E' apatica, cioè... Più del solito, insomma. E, a dirla tutta, ci sentiamo un po' in colpa...”

 

“Io no, Yuki.”

 

“Che?”

 

“Non riesco a sentirmi in colpa. Voglio, dire, nei confronti di Kakashi. Non voglio mentirti: il nostro capitano è nelle stesse medesime condizioni (anche se le nasconde bene). E non è che ci voglia un genio a capirne il motivo. Però no, non mi sento minimamente in colpa del fatto di essere felice di quello che ho. A costo di passare per un amico di merda.”

 

“In effetti, hai ragione...”

 

“Tu che mi dai ragione? Oh, grande Hashirama, le mie preghiere sono state ascoltate! Miracolo dei miracoli!”

 

“Baka...”

 

“La baka sei tu, a pensare che mi bastino quattro moine per cadere ai piedi di una donna.

Certo però che se fosse stata più svestita...”

 

“Aaargh!”

 

“Scherzo, scherzo! Non voglio morire giovane, dopo tutto, Raperonzolo...”

 

***

 

Akaho, quella sera tornò a casa decisamente arrabbiata. Un uomo che la rifiutava? Che rifiutava LEI? Era semplicemente assurdo. Inammissibile. Sicuramente quella stronzetta che adesso stava per diventare tsunamikage aveva avvertito quel belloccio del suo amico al solo scopo di giocarle un brutto tiro. Certo, doveva essere così.

Pensare che tra poco avrebbe dovuto obbedire a Inazuma le faceva venire il voltastomaco. Il mondo era decisamente ingiusto. Se avesse potuto glielo avrebbe fatto ingoiare, quel sorrisetto annoiato che sfoggiava sempre. Si credeva superiore solo perché era una brava kunoichi.

Doveva esserci lei al suo posto. LEI era stata educata come una vera principessa, LEI sapeva parlare, LEI sapeva come muoversi nell'alta società, dannazione!

 

Per rifarsi, si era messa a sedurre Rikuro, pregustando la faccia di Inazuma quando gli avrebbe buttato lì, per caso, l'informazione. E invece no, nemmeno una mezza reazione. Inutile fatica sprecata...

 

Possibile che avrebbe dovuto masticare bile per il resto dei suoi giorni? Era davvero così che sarebbe finita, la sua storia? Come un oscuro ed inutile personaggio secondario?

 

Mentre varcava le porte della sua immensa villa udì un familiare frullo di ali. Doveva essere uno dei molti piccioni viaggiatori di suo padre che tornava.

 

Cosa ci facesse con quegli inutili volatili era qualcosa di miglia e miglia lontano dalla sua comprensione. Certo è che sembrava sempre informato di tutto ciò che accadeva in ogni angolo del continente, a volte anche all'insaputa (tiè, ben gli stava!) di quella vecchiaccia inacidita di Akiko.

 

Non fece in tempo a chiudersi alle spalle il portone che si sentì rivolgere una domanda. Il tono era grave: “Mia adorata figliola...Voglio che tu mi risponda sinceramente, visto che si tratta di una materia della massima importanza... Ho sempre chiuso un occhio sulle tue frequentazioni, ahem...'poco opportune' con i membri dell'altro sesso, ma ora è necessario che tu mi dica se sei ancora illibata, come si conviene ad un damigella del tuo rango.”

 

“Tranquillo, padre, sono pura come la più pura acqua di montagna, pura come la neve dei ghiacciai, pura come...”

 

“Akaho, piantala. Il fatto è che ho ricevuto un'interessante informazione che potrebbe essere rilevante per il mio... ahem, il tuo, sogno di un futuro sul trono di Akiko. Quindi rispondimi seriamente: sei ancora vergine?”

 

“Sì, papà, fidati (meno male che l'altra sera quel cretino di Rikuro si è sentito male...) una volta tanto!”

 

“Bene... Molto bene...”

 

“Ma papà... Permettimi una domanda: vuol dire che potrò succedere a quella str... Cioè, a Inazuma?”

 

“Succedergli? No, molto meglio. Sostituirla. Un caro amico di Konoha mi ha rivelato una notizia interessante che ha scoperto per caso durante l'ultimo viaggio della tua cara cugina...”

 

“Che notizia?”

 

“Che in realtà Akari è una vile sgualdrina e Inazuma una sporca bastarda. Le smaschereremo, bambina mia, e così potrò finalmente... Cioè, TU potrai finalmente prendere il posto che ti spetta.”

 

 

***

 

Danzo vide il suo piccione più veloce scomparire come un razzo alla volta di Uzushi. Non visto da nessuno si lasciò andare ad un sorriso. In fondo, cosa c'era di meglio di strappare una vittoria dalle fauci della sconfitta? Ma no, in fondo non era neanche per quello che sorrideva, doveva ammetterlo a sé stesso. Sorrideva pregustando l'umiliazione di colei che aveva avuto l'insolenza di umiliare lui. Era la prima volta che si lasciava andare ad una vendetta personale dopo tanto, tantissimo tempo.

 

Aveva dimenticato il sapore della pietanza che i vecchi proverbi dicevano andasse servita fredda. Era veramente ottimo.

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Capitolo 45
*** La condanna ***


45)La condanna

 

***Inazuma***

Che giornata piatta. Non ero dell'umore per andare da Akiko, non ero dell'umore di mettermi per la strada a fare qualcosa, non ero dell'umore per prendere una missione né per andare dal mio caro vecchio salice.
Ultimamente ero dell'umore per fare ben poco.
Avevo persino perso un paio dei miei già pochi chili. Il cibo era diventava come cenere mentre lo mangiavo: insapore, piatto.. e mi passava la fame.
Non volevo cercare le mie amiche.. loro erano con i Konohani, in visita di sfuggita ad Uzushi, domani sarebbero ripartiti. Ma a costo di sembrare scortese non volevo vederli. Osservare gli sguardi luminosi delle due coppiette mi avrebbe solo ricordato quanto ultimamente mi pesasse il 'sentirmi sola', e avrebbe riacceso quel sentimento nel petto. Un misto di sincera felicità che provavo per loro e un'oscura gelosia che macchiava quel sentimento altrimenti sincero e candido.
 

Loro erano state fortunate ed ero davvero felice per loro... ma vederle così... mi faceva sentire esclusa e aumentava solo la mia tristezza agitando ricordi che volevo nel contempo dimenticare e mantenere per sempre nella mia mente, nel cassetto dei ricordi segreti. Quelli che sebbene fossero i più cari, mai avrebbero dovuto emergere.
Come quel breve momento... il ricordo di quel bacio che bruciava le labbra e mi faceva quasi arrossire solo a pensarlo. Era sia un ricordo molesto tanto quanto uno dei quali tenevo maggiormente. Un segreto che custodivo gelosamente.
Non l'avevo raccontato nemmeno alle mie amiche. Così come dubitavo che lui ne avesse parlato ai suoi. Era una piccola parentesi che avremmo per sempre conservato nelle nostre menti.
 

Tuttavia la mia strana.. apatia era stata notata da chi mi stava vicino, e se Akiko lasciava correre, dato che comunque aveva relativamente poco tempo da dedicarmi come zia, mentre era impegnata a cercare di inculcarmi in testa il minimo indispensabile per non far cadere in malora il villaggio tempo zero dopo che avrei dovuto posare il culo sul trono, Akari non faceva altrettanto.
Le mie risposte sul vago non la convincevano, e per quanto volesse da una parte 'rispettare' il mio silenzio, era tuttavia preoccupata e avrebbe voluto in qualche modo poter fare qualcosa per me.
La andai a trovare.
 

“Ciao ma'” esordii entrando nelle sue stanze.
Lei lasciò subito perdere la corrispondenza che stava scrivendo per guardarmi.
Come al mio solito mi lasciai sedere sul tappeto ricco per appoggiare il mento sul suo ginocchio, e lei mi scompigliò i capelli.
Mi lasciai sfuggire un lungo sospiro mentre respiravo a pieni polmoni il suo profumo così dolcemente famigliare.
“Allora... ti deciderai mai a sputare questo rospo che ti tieni in gola?”
Rimuginai un lungo momento sulla sua domanda, pensandoci seriamente.
Con un altro sospiro mi rassegnai: dopotutto mi avrebbe fatto bene parlarne per davvero con qualcuno, soprattutto con lei che era una persona adulta e matura, e mi avrebbe capito senza giudicarmi.
“Credo di aver contratto la malattia più grave del mondo...” dissi piattamente.
“Cosa?” chiese senza comprendere.
“L'amore...” mi spiegai.
“Oh...” disse lei con tono di comprensione.
“é uno dei ragazzi di Konoha vero?” disse dopo un momento di silenzio.
“Come fai a saperlo?” le chiesi. Non li aveva manco mai incrociati!
“Beh, cara... se fosse uno di Uzushi in qualche modo lo avrei saputo tramite qualche pettegolezzo, inoltre avresti avuto Rikuro tra i piedi. Inoltre dubito che tu mi dica che ti sia improvvisamente innamorata di lui... o credo che penserei che ti abbia avvelenato con qualche pozione strana...”
 

Ridacchiai alle sue considerazioni.
Si, quella era proprio la mia ma'. Mi conosceva meglio di me.
“Immagino sia la conclusione logica”
“Ho sentito dire che uno con una bandana e un ragazzo con i capelli scuri e il volto sfigurato sono spesso in... visita al vortice...” provò a incoraggiarmi a parlare.
“Chi Genma e Raido dici?”
“é uno di loro?”
“No!” esclamai facendola sorridere. Aveva un sorriso stupendo, alla quale risposi a mia volta con un mezzo sorriso.
“Genma è uno sboccacciato del cavolo motivo per la quale si trova come culo e camicia con Yuki e con loro due sintonizzati su radio-presa-per-il-culo c'è n'è da far venire mal di testa da stronzate pure ad un sordo.
Raido sembra di vedere un cavaliere d'altri tempi. Un bravo ragazzo, ma sin troppo per bene. Comunque sembra avere qualcosa in comune con Nacchan”
Gonfiai le guance come una bambina con il broncio. “No.. lui non si è fatto vedere. D'altra parte è meglio così. Lo sappiamo tutti e due...” dissi sentendo io stessa una nota di amara tristezza nella mia voce.
“Allora chi è? L'altro che era venuto qui al vortice?”
Annuii.
 

“Ti va di raccontarmi qualcosa?”
“Si chiama Kakashi... Kakashi Hatake. È il figlio di Zanna Bianca della Foglia sai?”
“Mi ricordo di Sakumo. Era una delle persone che più mi avevano favorevolmente colpito quando... si insomma... quando andai alla foglia”
“Mi è capitato di vedere una vecchia immagine di suo padre. Sembra che si somiglino molto.. è tipo una sua versione con i capelli più corti...” le raccontai un po' tutto, da come avevamo iniziato a rispettarci l'uno le abilità dell'altro a come ero finita per affezionarmi sempre di più a quel ragazzo, che sebbene avesse la mia età sembrava già quasi logorato dal dolore di una intera vita votata al sacrificio per il bene del villaggio.
Per essere neppure diciottenne aveva già perso così tanto!
Di come la sua iniziale fredda apatia si era un poco alla volta dissipata, come di un riccio che diffidente apriva il guscio protettivo un poco alla volta, per controllare che non ci fossero altri predatori in zona.
Le raccontai anche dello scontro con Hideo (di cui lei già era al corrente) ma questa volta le raccontai anche di come più tardi i sensi di colpa mi avessero lacerato, ma lui... lui era stato lì pronto a rimettere insieme i pezzi e a confortarmi, dicendo che mio padre era un Uzumaki, non quel bastardo. Portare gli stessi geni non fa genitori. Genitore è colui che ci vuole bene e ci cresce. E lei si disse più che d'accordo, ritenendo sagge le parole di Kakashi.
 

Quando terminai lei rimase in silenzio per vari secondi.
“Se devo essere sincera figlia mia, non trovo davvero le parole giuste da dire. Se da una parte vorrei dirti che sono felice per te che hai trovato una cosa dolce come l'amore... dall'altra mi viene da dirti che mi dispiace poiché...” si fermò temendo di ferirmi.
“Già, non potremo mai. Motivo per cui non si è fatto vedere in zona. Se no scommetto che quella testa bianca bacata sarebbe riuscita a trovare un sacco di scuse per essere 'casualmente' in zona” dissi con un mezzo sorriso. Più amaro che felice.
“Oh, tesoro...” lei mi abbracciò mentre quelle lacrime che avevo sempre tenuto ben salde in gola sgorgavano contro la mia volontà.
“Sai, credo che anche tuo padre... sarebbe orgoglioso della donna che sei diventata...” mi disse carezzandomi i capelli.

*

Quella mattina Rikuro aveva gironzolato senza precisa meta, cercando Inazuma o Akaho. Una delle due.
Non riusciva davvero a comprendere perché Ina-chan si ostinasse tanto a respingerlo... tanto erano fidanzati. E poi chi meglio di lui avrebbe potuto rivestire i panni del suo consorte? Mah, valle a capire le donne. Akaho era un ottimo ripiego.
Era di sangue nobile (che mai si fosse detto che si mescolava con persone inferiori), facile da manipolare, e una volta zittita era comunque di bell'aspetto.
In quel momento vide che c'era il padre di Akaho che lo cercava, per un attimo provò un brivido freddo.. che quella stupida le avesse detto delle loro 'sortite' notturne?
“Ehm.. buongiorno signor...”
“Rikuro!”
“Si?”
“Dimmi ragazzo... ti piacerebbe diventare consorte della Tsunamikage entro pochi giorni?”
“Beh il matrimonio con Inazuma è tra tre mesi...”
“Oh, ma io non sto parlando di Inazuma, ma di qualcuno di molto più semplice da manipo.. ehm compiacere...”
Per quanto non fosse un genio, Rikuro comprese subito di che stava parlando.
Dapprima rimase allibito, ma pensando in fretta considerò che sarebbe assai stato più facile ottenere ciò che voleva con Akaho che con Inazuma. No, Ina-chan raramente riusciva a controllarla.
“L'ascolto..”

*

I ragazzi di Konoha se n'erano finalmente andati via, e mi stavo godendo una bevanda fresca in compagnia di Yuki e Nacchan. Dopo aver parlato con mia madre mi sentivo stranamente sollevata. Certo, la situazione mi pesava ancor sempre sul cuore, ma era come aver alleviato un po' il carico, e riuscivo a essere più serena con le due.
“Allora ragazze... a quali illuminanti conclusioni siete giunte? Vi sposerete tra due anni, andrete a vivere a Konoha e avrete dieci figli per ciascuna?” ci scherzai sopra.
Loro si guardarono a disagio.
“Avete delle facce da fotografia. Dai ragazze sù! Aggiornatemi!”
“A dir la verità al momento non ho alcuna intenzione di andarmene da Uzushi. Se mister grissino ci tiene tanto che sia lui a scomodare le sue chiappe!”
“Sottoscrivo. Poi voi due senza di me non andreste da nessuna parte” disse con un sorrisetto Nadeshiko.
“Quanta fiducia...” dissi con una falsa imbronciatura.
“Che vi devo dire.. qualcuno con un minimo di buon senso serve...” disse lei.
“Ah, faccia d'angelo... giuro, è meglio che sto zitta!”
Ridacchiai all'espressione di Yuki.
Non so di preciso cosa accadde, ma venimmo circondate da un gruppo assai fitto di squadre ANBU.
“Inazuma! Sei in arresto. Abbiamo il compito di scortarti sino al palazzo per un udienza formale” esordì il capitano delle guardie lasciandomi allibita. Qualsiasi cosa stesse succedendo non presagiva nulla di buono.
“Che idiozia è mai questa?” se ne uscì Yuki.
Ma loro manco la considerarono, mentre si avvicinavano con le manette ricoperte di rune per bloccare il flusso di chakra.
“State lontano da lei!” ringhiò la ragazza muovendosi per estrarre il nastro, e notai che anche Nadeshiko aveva portato una mano all'arco.
Ma la fermai. “Si tratterà di un errore. Voi andate in avanscoperta. Cercate di capire cosa succede...” dato che notai che sembrava che l'intera Uzushi si stesse scuotendo, vista la confusione che stava pian piano dilagando nelle strade.
Loro mi lanciarono un'occhiata dubbiosa ma alla fine obbedirono.

*

Akari stava osservando il concilio riunito di fronte a lei, avvertendo dentro di se una strana inquietudine. E quando avvertiva questo... fremito, voleva dire che c'era qualcosa di grosso in arrivo. Grosso e davvero poco piacevole.
Il viso di Akiko era una maschera di granito, ma i suoi occhi le sembravano al contempo preoccupati e tempestosi.
Molti degli anziani lì riuniti avevano espressioni strane. Che andavano dalla preoccupazione, alla furia, all'indignazione a quella del padre di Akaho -che Inazuma detestava con tutta sé stessa- che sembrava quella di una volpe che è finalmente con suo estremo piacere, riuscita a mettere le zampe sulla gallina più grassa dal pollaio.
E questo era di certo il segno peggiore.
Vide con la coda dell'occhio entrare Yuki e Nadeshiko per poi prendere posto nella sala, dove sembrava che tutti i nobili di Uzushi si fossero riuniti.
“Ora Matsuo, vorrei davvero sapere il motivo di questa pagliacciata” sibilò Akiko. I suoi occhi mandavano scintille.
 

“Sono qui per accusare Akari Uzumaki di tradimento. E per dichiarare che, sua figlia non è altro che una bastarda mezzosangue. Dichiaro quindi che Inazuma Uchiha è altresì colpevole di alto tradimento!” disse l'uomo alzandosi con fare plateale.
L'intero consiglio fu scosso da mormorii e furono in molti ad alzarsi indignati, chi gridava alla pazzia dell'uomo chi invece cercava di capirci qualcosa.
Akari sbiancò di quel tanto che la neve sembrava più colorata di lei.
 

“Ho saputo da fonti più che sicure che Inazuma possiede lo Sharingan, e come è ben noto è un tratto distintivo di un unico clan: gli Uchiha della foglia. E a ben pensarci diciotto anni fa venisti mandata in missione diplomatica alla foglia... direi che oltre ai rinforzi alleati si sei portata altro a casa..” disse l'uomo con un ghigno sadico.
“Trattieni la lingua serpe! Se anche i tuoi vaneggiamenti fossero veri Akari rimane pur sempre un Uzumaki e la moglie di mio fratello. Tributale il dovuto rispetto. E prega che non stia dicendo solo follie o giuro che ti pentirai a lungo di questo giorno...” lo minacciò Akiko.
“Sarò più che lieto di condividere con Voi le mie informazioni...” disse posando diversi fogli al banco della Tsunamikage, che impallidì s'incupì man mano che procedeva alla lettura.
 

“Akari cos'hai da dire in tua discolpa?” disse solamente la donna.
“Dunque è vero ciò che Matsuo-sama dice?” chiese un'esponente dei Jundo.
“Parrebbe di sì” disse mesta Akiko.
Sentendosi accerchiata la povera Akari scoppiò in lacrime, ma venne incalzata dalle domande di Akiko, che tuttavia tentò di usare un minimo di gentilezza, conoscendo l'indole dolce della cognata.
Akari rivisse dunque ancora una volta l'orrore che le segnava l'anima, raccontando non senza difficoltà la verità su ciò che era accaduto.
“Perché non dircelo prima? Mi viene da domandarmi se non sia un'altra bugia per coprire i tuoi misfatti Akari...” insinuò Matsuo.
Akari non rispose singhiozzando silenziosamente.
“Oppure volevi solo coprire il tuo orgoglio ferito... difficilmente un principe del rango di tuo marito sposerebbe una persona così...” continuò ad infierire l'uomo, sfruttando l'occasione per sfogare tanti anni di rabbia repressa. Anni passati nel buio dietro le quinte, mentre Akiko e Akari si godevano e si crogiolavano nella luce del sole... del potere.
“Ora basta!” intervenne la Tsunamikage, bloccando anche i mormorii maligni che avevano iniziato a strisciare nella sala.
 

“Vogliamo provare a farti violentare in un angolo della strada per vedere quanto desiderio hai di parlarne in pubblico Matsuo?” chiese duramente Yuki, non riuscendo più a trattenere la sua indole impulsiva, facendo arrossire l'uomo.
 

“Akari ha agito in maniera forse sbagliata, ma è stata vittima di un torto e non ti permetto di infierire su di lei. Il modo in cui ha agito è più che comprensibile e credo che tutte le donne di questa assemblea possano capirla. E qualsiasi uomo capace di un minimo di compassione” intervenne Akiko salvando anche Yuki dalla sua replica fulminando Matsuo con lo sguardo e mettendo anche a tacere l'amica della nipote.
Molti dei presenti infatti annuirono in accordo su quel punto.
Quando si infuriava la Tsunamikage ricorreva a metodi che forse normalmente erano più appropriati a Inazuma che non lei.
E in quel momento Akiko era fuori dai gangheri. Stavano minando la sua famiglia, e sapeva, era dannatamente cosciente del fatto che avrebbe potuto fare assai poco per proteggerla.
Se tutto quell'incubo era vero... le antiche leggi le imponevano di scegliere un'altra donna per succedergli. Inazuma non aveva sangue puro.
 

“Dunque, signori e signore... Inazuma deve comunque essere spogliata dei suoi titoli. Tanto più che se ne è venuta a conoscenza e non l'ha dichiarato... è comunque responsabile di ciò, e a differenza di Akari non ha alcuna attenuante. Le nostre più antiche leggi stavano per essere violate!”
Questa volta furono in molti a bisbigliare assensi, e nel mentre Inazuma stessa venne scortata all'interno dell'assemblea.
Tuttavia Akari sentì fiorire in sé la rabbia dovuta ad una madre alla quale viene minacciata la figlia.
“Mio marito era consapevole di ciò e non l'ho mai ingannato! Ma, a differenza tua era un uomo dal cuore grande e buono. Ha sempre considerato Inazuma sua figlia e ne era orgoglioso. L'ha cresciuta e amata come sua.
E io stessa sono felice di avere Inazuma per figlia. Lei è mia figlia, e nulla di quanto direte mi farà mai cambiare idea. Sono orgogliosa di aver dato i natali ad una delle ninja più capaci e fedeli ad Uzushi delle ultime generazioni” dichiarò Akari, drizzando la schiena e pronunciando le parole con seria convinzione.
 

“Madre...” mormorò Inazuma capendo subito il casino in cui si trovava.
“Inazuma Uchiha...” la ragazza rabbrividì sentendo il suo nome pronunciato in quel modo “... sei chiamata a rispondere per alto tradimento. Anche supponendo che da subito tua... madre l'abbia tenuto nascosto abbiamo prove inconfutabili che possiedi lo Sharingan. Da quanto ne sei consapevole?”
Subito pensò di mentire ma comprese di essere ormai spacciata. Tanto valeva dire la verità.
“Mi è capitato la prima volta durante la battaglia con Kushimaru Kuriarare.”
“Dunque confessi di aver mentito al villaggio e al suo consiglio”
“Confesso di aver fatto quanto credevo giusto per proteggere il villaggio, la mia famiglia e mia madre. E la memoria di mio padre.”
“Intendi forse Hideo Uchiha?” chiese con falsa noncuranza Matsuo.
Inazuma trasalì a sentire quel nome. Come diavolo faceva a sapere tante cose...?
“Da quanto ne so.. l'hai ucciso tu stessa durante la permanenza alla foglia..”
“Si ma...”
“Dunque ammetti di aver ammazzato il tuo stesso padre!”
“Si ma..”
“Signori, questa ragazza oltre ad una traditrice è anche un'assassina è giunta ad uccidere l'uomo che l'ha generata!”
“Mio padre era Kyoshi Uzumaki!” Sbottò all'improvviso Inazuma, con il viso arrossato dalla rabbia. “ è stato lui ad allevarmi e ad amarmi. Lui mi ha insegnato ciò che sapeva, lui è stato per me un padre. Hideo era solo uno stronzo che si divertiva a causare dolore agli altri. Ha violentato mia madre e lo avrebbe fatto anche con me. Fermarlo è stata la miglior cosa che potessi fare, per me, per l'onore di mamma e per quello di molte altre ragazze. Non mi pento di ciò che ho fatto, perché era ciò che andava fatto!” lo disse con una tale forza che furono parecchi sopratutto tra i Jundo e i Yajirushi a mostrare segni d'assenso, come pure tra i Genkaku.
Matsuo battè le mani con aria ironica.
 

“Bel discorsetto, te lo concedo... resta comunque il fatto che nel tuo sangue non scorre il puro sangue Uzumaki, pertanto non puoi succedere ad Akiko-sama, e hai taciuto sulla tua discendenza anche quando sapevi.”
Il consiglio fu unanime nel dare ragione a Matsuo, solo Akiko non si espresse.
“Akari... tu sei altresì colpevole di aver taciuto.”
 

Il consiglio fu di nuovo unanime.
“Propongo l'esilio per Akari e... la condanna a morte per Inazuma.”
“Cosa?”
“Ma siete tutti impazziti?” saltarono su Nadeshiko e Yuki.
“Statene fuori” le rimbrottò Inazuma, non volendole invischiare in questa situazione.
“Con sto cavolo che ne stiamo fuori. Il consiglio sta prendendo la decisione più stupida che abbia mai sentito” strepitò Yuki.
“Vi state forse schierando con una traditrice?”
 

“Mi sto schierando con la mia migliore amica e la mia principessa. Potrà anche avere solo metà del sangue di Uzumaki ma il suo cuore è quello di una principessa di Uzushi al 100%. Non ha mai fatto altro che avere cura del suo villaggio e lo ha servito fino in fondo!” Strillò Yuki.
 

“Yuki calmati!” intervenne suo padre, che era un'esponente importante del clan Jundo.
“Calmarmi un accidenti! Volete appendere per il collo Inazuma, ma vi rendete conto?!”
“Concordo e sottoscrivo” intervenne con fare più pacato Nadeshiko. Però le parole delle due ragazze trovarono parecchio successo tra i giovani che si erano raggruppati sul fondo della sala.
“Vi rendete davvero conto che state prendendo le parti di una ragazza macchiata di Alto tradimento?” chiese Matsuo.
 

“Mi rendo benissimo conto che casualmente, facendo fuori Akari e Inazuma la discendenza ricadrà su Akaho... il che rende la cosa stranamente fortuita...” disse con glaciale calma Nadeshiko, freddando il consigliere, di cui Inazuma notò una vena del collo che s'ingrossò.
 

“Ora basta!” gridò Inazuma, al che anche Yuki si zittì.
“Ragazze mi fa piacere la vostra fedeltà, ma non immischiatevi. Questa cosa non vi riguarda.” disse Inazuma cercando di farsi coraggio. Si sentiva colmare dall'affetto e dalla lealtà delle due amiche quando poco prima un sottile terrore si stava impossessando di lei, ma non voleva davvero che subissero la sua sorte.
“Ci riguarda eccome...!” tentò Yuki.
“Yuki... per favore. Non... non potrei sopportare vi accadesse qualcosa di male.” disse sottovoce Inazuma con le lacrime che le pungevano gli occhi.
Nadeshiko comprese. Fece un profondo inchino a Inazuma e trascinò un'imbronciata Yuki fino al gruppo di giovani che si era formato nella camera del consiglio, che sembravano tutti indignati.
 

“Tsunamikage-sama cos'ha da dire?” chiese uno Yajirushi.
“Mi trovo in accordo con le parole di Yuki. Conosco Inazuma da tempo e da vicino. Per quanto mi sconcerti il sapere che non possiede il sangue Uzumaki tradizionalmente richiesto, sono però altrettanto conscia che il suo cuore è grande e capace, e la sua fedeltà ad Uzushi è più grande di quanto le parole possano esprimere.
Akaho non è né in grado né adatta a sedere sul trono del Vortice. Inazuma è invece capace e scaltra. Sarà una grande Tsunamikage.
Sono inoltre d'accordo nel dire che per mio fratello è stata una figlia, anche se non di sangue magari... ma vedo molto di lui in lei.”
Inazuma dovette girare un momento il volto per far scomparire le lacrime che le erano affiorate sulle ciglia.
Sua zia la stava difendendo a spada tratta di fronte a tutti... anche se il consiglio fu scosso da un mormorio di sconcerto, mentre invece i giovani acclamarono le parole di Akiko.
 

“Questo è inammissibile!” saltò su qualcuno del consiglio. Forse un Denki.
Per diversi minuti il consiglio divenne una baraonda di pareri e discussioni, che Inazuma smise di ascoltare. Tanto la sua parola difficilmente avrebbe cambiato le cose.
“Ora basta!” gridò Akiko.
 

“Sembrate una massa di babbei anziché un consiglio. Siamo dentro il mio palazzo, non al mercato cittadino, e comunque credo che i mercanti si comportino con più cortesia e disciplina” rimbrottò i consiglieri.
 

“Inazuma, Akari e quanti non fanno parte del consiglio sono invitati ad attendere fuori. Udirete la sentenza non appena sarà pronta.” li congedò Akiko... e loro obbedirono.

Per tutti furono delle ore lunghe. Furono in molti tra le nuove generazioni di Uzushi ad avvicinarsi ad Inazuma e Akari, circondate dalla pattuglia e da Yuki e Nadeshiko ad avvicinarsi e ad esprimere la loro contrarietà alla volontà del consiglio.
Per loro Inazuma era una principessa capace, volevano lei, non Akaho alla loro guida... e Inazuma si sentì inaspettatamente gratificata e commossa da ciò.
 

Ancora non riusciva a credere che stesse davvero capitando tutto ciò per davvero. E il tarlo che la stava consumando era: come diavolo erano venute a galla queste informazioni? E come erano arrivate a Matsuo?
Era pronta a mettere la mano sul fuoco che né le sue amiche, né i ragazzi di Konoha avessero fatto fiato su ciò.. e Itachi e Shisui erano troppo bravi nel loro 'mestiere' per aver detto qualcosa in merito.
No. Doveva essere successo qualcos'altro...

*

“Il consiglio è pronto ad emettere la sua sentenza” disse un tizio delle ANBU venendo a prendermi in custodia per scortarmi dentro.
“Per quello che vale... sono d'accordo con Akiko-sama” mormorò questo avvicinandosi a me... e riconobbi Genta Jundo, il capitano delle ANBU.
Riuscii a fargli un piccolo sorriso tirato.
Dalla faccia di Matsuo dedussi che non era tutto andato come voleva lui.
Dalla faccia di Akiko ne dedussi che le cose non erano neanche andate come lei voleva.
 

E a presentarmi in mezzo alla mezzaluna formati dai banchi dei consiglieri con al centro il trono di Akiko, sentii una voragine aprirsi nel mio petto.
Paura, frustrazione, rabbia, dolore. Erano troppe emozioni a prendermi in quel momento, facendo a pugni l'una con l'altra per il domino.
Sentii una notevole folla di miei coetanei o di poco più vecchi assieparsi alla mie spalle.
“Il consiglio è infine giunto ad un compromesso” disse un Yajirushi.
“Sono pronta ad ascoltare la sentenza... e le sue conseguenze” dissi facendomi avanti, dato che mia madre era pallida come un cadavere.
“Il consiglio ha stabilito l'innocenza parziale di Akari. Lei ha subito un torto, e sebbene abbia sbagliato a tacere, è comprensibile il suo silenzio. La morte di Hideo Uchiha per mano di Inazuma, ha raddrizzato il torto subito pareggiando i 'conti' con la foglia. Riteniamo quindi la questione chiusa. Akari è assolta dalle condanne a lei imputate, ma la riteniamo inadeguata a succedere ad Akiko. Non potrai ereditare il titolo di Tsunamikage”
 

“E mia figlia?” chiese quindi lei, pescando le forze da non so dove.
“Inazuma è tuttavia stata dichiarata colpevole di aver volontariamente taciuto delle informazioni di vitale importanza. E di aver quindi tradito la corona e il villaggio per quella che potrebbe essere mera cupidigia e avidità di potere...” proseguì quindi l'uomo, facendo sollevare un coro di fischi e mormorii furiosi da parte dei ragazzi alle mie spalle.

 

“Per tanto dichiariamo il fidanzamento tra Rikuro Uzumaki e Inazuma rotto e la cerimonia d'incoronazione annullata... tuttavia, in virtù degli anni passati qui e della fedeltà dimostrata sin ora, commutiamo la pena da morte per impiccagione a...” l'uomo si guardò intorno... e il mio cuore tremò “...l'esilio. Hai tre giorni per abbandonare le nostre terre. Dopo di che verrai considerata alla stregua di qualsiasi altro ninja traditore”
“Akaho è stata designata come prossima delfina e Rikuro si sposerà con lei nella data prima stabilita con le nozze di Inazuma.”
 

Il mio cuore ora fece un tuffo fino al pavimento dove si frantumò in un milione di piccoli pezzi. Uzushi era casa mia! La mia patria! La mia amata patria!
Sentii le guance bagnarsi dalle lacrime che incredule facevano capolino dalle mie palpebre.
“Giustizia è stata fatta...” gongolò Matsuo.
“E sia. Non posso oppormi all'intero consiglio” disse Akiko, che era splendida e terribile nella sua furia, alzandosi dal trono. La maestosità che stava dimostrando in quel momento avvolta nel suo completo rosso e oro era tale che mise a tacere l'intera sala, tanto che non si udiva neppure una mosca volare.
“Tuttavia sappi che, mai fin tanto che io avrò vita e fiato né Akaho né Rikuro né te poserete il sedere sul MIO trono. E voi, stolti che non siete altro, avete appena barattato la migliore Tsunamikage che potevate sperare con un'inetta” detto questo si ricompose sedendosi, coperta dagli applausi dei giovani alle mie spalle.
 

In quell'atmosfera di silenzio che si era di nuovo creato, vidi Yuki staccarsi dal gruppo di giovani e venire fino davanti a me. Sperai che non stesse per fare cazzate... ma aveva un'aria stranamente solenne.
“Se essere fedeli a questo villaggio, sacrificare sé stessi, la propria felicità e il proprio amore per la causa, accettando alle volte amari compromessi pur di proteggere questo villaggio... viene premiato così... sinceramente mi chiedo che cazzo ci sto ancora a fare in un posto di merda del genere.
Anzi no... non tanto il posto, quanto la gente che lo governa. Senza offesa per Akiko. So che lei non è una testa di cazzo simile.”
 

Lo stupore di essere stati insultati in modo tanto plateale era così grande e palpabile che rimasero tutti in silenzio, a bocca aperta.
“Sapete na cosa?” disse ancora Yuki.
Si staccò il copri fronte e prendendo un Kunai tracciò una riga con un gesto deciso, facendo in questo modo sul suo copri fronte la tacca classica dei Nukenin.
“Io me ne vado. Tiratevi le palle!”
Si girò sui tacchi e si diresse verso la porta, e i giovani assiepati davanti ad essa si spostarono quasi con rispetto per farla passare.
Aveva già aperto il portone quando si girò non ancora soddisfatta della sua tirata.
“Ah, ancora una cosa: la prossima volta che uno di voi ha la luna storta e decide di far entrare nel villaggio dei ninja di Kiri rischiando l'invasione... non chiamatemi!” detto questo con aria soddisfatta se ne uscì sbattendo la porta.
Dire che il consiglio di Uzushi era allibito era un eufemismo colossale.
Vidi che Akiko era combattuta per non far emergere un sorriso, per quanto la situazione fosse... catastrofica.
 

Nadeshiko si fece avanti.
“Beh, non avrei usato delle parole così volgari ma il succo è lo stesso” a sua volta prese il copri fronte e gli fece la tacca da Nukenin.
“Inazuma è e resterà sempre la mia migliore amica e la mia principessa” dichiarato questo a sua volta si girò sui tacchi e se ne andò, seguendo Yuki.
Ero pure io a bocca aperta... e sentii le lacrime di commozione, felicità, sollievo e dispiacere formarmi un nodo in gola... nonostante tutto mi avrebbero seguito. Mi erano fedeli e leali come nessun'altra. Anche se mi dispiaceva che finissero in esilio a causa mia.
“Con vostro permesso vado a fare le valige. Direi che ho molte cose da fare..” fulminai con lo sguardo Matsuo. E sperai che comprendesse il messaggio.
'Prima o poi ti beccherò... stronzo!'
 

“Vengo anche io con te...” disse d'impulso mia madre, voltandosi verso di me, appena usciti dalla porta, e dirette alle nostre stanze.
“No mamma...” iniziai.
“Sei mia figlia, Ina...”
“No!” sbottai.
Lei rimase allibita.
Sospirai.
“Per favore mamma. Non rendere più difficili le cose. Ho... ho un piano” inventai sul momento. In effetti avevo qualche idea in mente. Ma al momento mi sentivo troppo persa e distrutta, nella mente e nello spirito per cercare di mettere insieme davvero qualcosa.
“Matsuo deve aver avuto una soffiata da qualcuno per scoprirlo. Voglio trovarlo. Se... se lo trovo potrei tentare di rendere invalidanti le sue accuse o... insomma qualcosa m'inventerò. Non è ancora detta l'ultima parola” buttai lì inventando sul momento.
 

“Però devo muovermi veloce e agile e tu... senza offesa non sei un granchè come ninja. Era papà quello bravo. Mi saresti solo d'intralcio” erano parole crude, ma che speravo riuscissero a trattenerla dal seguirmi.
Lei si morse le labbra, e vidi le lacrime affiorare sulle sue palpebre.
 

“Io.. io... capisco” disse infine.
L'abbracciai stretta.
“Oh, mamma. Ti voglio bene. Questo non cambierà mai. Ma tu devi stare qui. È questo il tuo posto, e ora come ora Matsuo farà i salti mortali per tentare di far 'morire di vecchiaia' Akiko. È troppo vicino al trono per non tentarci e troppo galvanizzato dal successo per sentirsi insicuro. Farà la sua mossa. Se davvero vuoi aiutarmi resta qua e tieni la zietta viva il più a lungo possibile.”
Finalmente sembrò riprendere vigore.
 

“D'accordo. Farò come mi chiedi. Tu.. abbi cura di te, tesoro mio.”
Riuscii a spiaccicare un pallido sorriso, che sperai sembrasse rassicurante.
“Ci sono Yuki e Nacchan con me... e a Konoha ho ancora qualche amico. Persino a Kiri penso di essere riuscita a farmi quello che potrei più o meno definire 'un alleato'. Me la caverò, non ti preoccupare.”
Nel corridoio spuntarono Nadeshiko e Yuki.
Yuki sembrava piuttosto alterata. E anche la faccia di Nadeshiko era fredda al punto da far venire un brivido.
 

“Sei pronta? Non voglio restare un secondo più del necessario. O finirò per prendere a calci anche quello scemo di mio padre. 'Agire per il bene comune' puah!” sbottò Yuki.
“Dammi un secondo e sono da voi.” dissi correndo in camera mia.
Misi alla rinfusa tutta la mia roba in uno grosso zaino, compresa Nuibari... quella era mia di diritto, e tentai di schiarirmi la mente per cercare di pensare a quello che poteva servirmi per portarmi dietro l'occorrente.
Alla fine mi diedi una manata sulla fronte, srotolai un grande rotolo e accumulandoci sopra gli oggetti che ritenevo potessero servirmi, li sigillai al suo interno.
Presi quindi lo zaino in spalla e l'equipaggiamento che piazzai al suo posto.
Tentai di mettere sul viso una maschera di fredda determinazione e abbandonai al palazzo. Giunsi sino alle mura del villaggio.
“Ina-chan manca una cosa” mi fece notare Yuki.
“Cosa?” le chiesi.
“Questo” mi fece notare la riga da Nukenin picchiettando il suo copri fronte.
“Giusto” presi il mio e gli feci a mia volta la riga. E sentii di nuovo il cuore frantumarsi in pezzi ancor più piccoli.
 

“Andiamo” dissi con voce incerta, lanciandomi nella pioggia, con il cuore gonfio come le nuvole temporalesche.
“Cosa ne sarà di noi?” mi chiesi, sentendo che i singhiozzi che fin ora ero riuscita a trattenere stavano infine uscendo.

***Kakashi***


Kakashi stava assentemente ascoltando le chiacchiere di Raido e Genma, da poco ritornati da una visita ad Uzushi.
Era combattuto a riguardo. Voleva sapere come stesse andando da quelle parti, ma tante volte saperlo gli faceva stringere il cuore.
 

Per me era difficile accettare di aver perso Inazuma... e se da una parte avrei voluto chiudermi a riccio nella solita apatia come avevo sempre fatto... dall'altra mi sembrava un insulto ai ricordi che avevo di lei. Lei lo aveva scrollato dal suo guscio di freddezza e lo aveva incitato a vivere per davvero. Ritornare indietro avrebbe come voluto dire che il periodo con lei non aveva significato nulla.
E non era così.. tutt'altro.
All'improvviso vidi Shisui venire a passo svelto, se non di corsa nella sua direzione.
“C'è questa lettera per te... è strana... Arriva dal vortice, ma non è ufficiale, dato che non ha il sigillo degli Uzumaki, ma ha il bollino rosso della massima urgenza... ed è indirizzata espressamente a te. Sono riuscito a metterci le mani sopra prima che... che... Lui la esaminasse.”
 

Capii che 'lui' era Danzo.
“Ti ringrazio” gli dissi afferrandola.
Spezzai il sigillo e la lessi.
La lettera aveva diverse cancellature ed era scritta nella calligrafia di chi sta scrivendo di gran fretta. Faticai un po' a leggerla, sopratutto dato che man mano che procedevo nella lettura un groppo di ansia e paura mi saliva sempre più a chiudermi la gola, impedendomi di respirare.
 

So che tu non mi conosci, ma ho sentito parlare di te tramite mia figlia. Mi chiamo Akari Uzumaki, sono la madre di Inazuma. Spero che questa lettera ti giunga prima che le notizie arrivino a Konoha.
C'è stato un... colpo di stato. Inazuma è stata scoperta ed è stata esiliata e dichiarata nemica di Uzushi. Ora è Nukenin.

 

Se è vero che anche tu tieni a lei, come madre io ti supplico di proteggerla nel limite delle tue possibilità. Temo che possa fare qualcosa di avventato. Mi ha parlato di avere una qualche idea di cosa fare e che voleva cercare chi o dove ci fosse stata la fuga di notizie che l'ha condannata, ma temo che stesse solo bluffando per farmi rimanere al vortice.
La posizione di Akiko è in bilico, dato che si è schierata con Inazuma... devo restare qui e proteggerle le spalle.

 

Come donna e come madre ti supplico: intercedi per lei presso l'Hokage... E sua moglie. Impedisci che diventi una fuorilegge anche per voi. Anche perché credo che a Konoha non possa andare giù molto l'idea di un nukenin con lo sharingan, dopo tutto... Se l'intera nazione del fuoco le desse la caccia temo che non avrebbe scampo. Impedisci che mettano una taglia sulla sua testa.
p.s. Nadeshiko e Yuki sono con lei, dato che si sono esiliate per indignazione, seguendola. Credo che hai tuoi amici interessi saperlo.”

 

Rimasi un lungo momento a guardare il vuoto davanti a me. Sembrava che il mio cervello stesse tentando di elaborare troppe informazioni tutte insieme.
“Kakashi tutto bene..?!” chiese Genma con aria preoccupata.
Si può dire che mi mossi quasi più d'istinto che altro. Dovevo fare qualcosa e non potevo stare fermo.
“Genma, Raido. Correte a prendere i vostri equipaggiamenti completi, ci vediamo alla porta nord. Shisui... tu e Itachi avete un debito con noi... ti chiedo di aiutarci.”
“Certo Kakashi, dimmi.”
“Ma Kakashi cosa succede?” chiese Genma allarmato.
“Leggi la lettera, portala dall'Hokage e falla sparire per sempre. Tu e Itachi dovete andare da Minato e supplicarlo da parte mia. Io non ho tempo.” lui annuì, e afferrò la lettera.
 

“Le ragazze sono in pericolo. Alla porta nord. Vi do' un minuto.” dissi prima di fuggire alla volta di casa per equipaggiarmi prima di partire.
 

“Akari, sebbene non ti conosca... hai la mia parola. Farò del mio meglio perché Inazuma possa restare al sicuro.” mi dissi internamente.

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Capitolo 46
*** Un amico è per sempre? ***


46)Un amico è per sempre?

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“Adesso Kakashi, fammi il santo piacere di spiegarmi che cazzo è successo!”

 

“Inazuma è stata esiliata da Uzushi e dichiarata nukenin. Yuki e Nadeshiko hanno deciso di seguirla. Contento ora?”

 

“Eh?”

 

“Richiudi la bocca, Genma, che entrano le mosche. Non so che piani abbiate voi, ma non ho la minima intenzione di lasciare che vengano catturate. Anche perché ci scommetto quello che volete che qualcun altro è già sulle loro tracce.”

 

“Non intenderai mica...”

 

“Danzo, ovviamente. Chi altri se no? Ha trovato il miglior modo per vendicarsi, non c'è che dire...”

 

“Grandissimo figlio di buona donna...”

 

Raido a quel punto intervenne, serio: “Genma. Non sprecare il fiato per imprecare, ti servirà per correre. Kakashi, suppongo che tu abbia qualche idea su come rintracciarle.”

 

“Solo un'intuizione, ma meglio di nulla. Forza, seguitemi.”

 

***
 

“Ah, buongiorno, Shisui, posso fare qualcosa per te?”

 

Minato osservò l'Uchiha con sguardo perplesso. Non che fosse così insolito per lui ricevere visite direttamente a casa e non al palazzo dell'Hokage, ma l'espressione solitamente imperturbabile del più letale ninja delle ANBU di Konoha esprimeva chiaramente preoccupazione. E c'erano pochissime cose che potevano causare tali nubi temporalesche nello sguardo del suo giovane interlocutore.

 

Con un rapido inchino, Shisui si accomodò nell'abitazione, su invito del padrone di casa. Pochi secondi dopo, un infernale trambusto proveniente dal secondo piano, annunciava l'arrivo di Kushina. L'Uchiha non era sicurissimo che fosse saggio mettere a parte anche la moglie dell'Hokage della cosa. Nonostante tutto era di Uzushi anche lei... E condivideva un legame di parentela con Inazuma. Forse non l'avrebbe presa proprio benissimo la notizia che stava per annunciare.

 

“Ahem.. Kushina sama...”

 

“Benvenuto nella nostra dimora Shisui! Vuoi per caso un bicchiere di the? Se lo desideri te lo preparo subito!”

 

“Spiacente, Kushina sama, ma non credo che mi fermerò molto...”

 

Destino volle che la Uzumaki notasse il sigillo apposto sulla lettera che aveva in mano. Il sigillo del Vortice.

 

“Ah! Ma quella lettera viene dal vortice! Buone nuove da parte della mia cuginetta?”

 

“Dipende da quale cugina, Kushina sama...” Rispose sibillino Shisui, porgendo il pezzo di carta a Minato perché lo leggesse direttamente.

 

Minato mentre leggeva si passò una mano sulla faccia.

 

“Sharingan??”

 

“Già... Non credo ci sia un modo facile per dirlo, ma... Beh, Inazuma Uzumaki è stata generata da uno stupro.”

 

“Cosa cosa cosa?” A sentire le parole “Inazuma” e “stupro” nella stessa frase, a Kushina era quasi partito un embolo. Strappò di mano la lettera dalle mani di Minato e la lesse a sua volta, mentre teneva ancora in mano la tazza di the che aveva tirato fuori per servire l'ospite.

 

Invece di diventare pallida come un cencio alla stregua di suo marito, Kushina, non smentendo il suo soprannome, assunse tutti i gradi possibili di rosso. Rosso di rabbia, non di vergogna, per essere precisi. La tazza nella sua mano sinistra mugolò un sinistro craaaac, prima di arrendersi definitivamente ad una stretta più forte dell'acciaio. Mille schegge di ceramica caddero sul pavimento.

 

“Cosa hai intenzione di fare, Minato?”

 

Il tono di Kushina non era di quelli che ammettevano repliche. Se la risposta non le fosse piaciuta, su una certa testa bionda sarebbe arrivata prontamente una mazzata. Di quelle che facevano parecchio male.

 

“E secondo te che dovrei fare? Sai benissimo anche tu che se la accogliessi ufficialmente sotto la protezione di Konoha, il trattato di amicizia con Uzushi sarebbe automaticamente infranto...”

 

“Quindi hai intenzione di lasciare la mia cuginetta nelle mani dei primi bastardi che si fionderanno su di lei?”

 

“Ehi, non ho detto questo...”

 

“Ahem... Se posso intromettermi...” Fece all'improvviso Shisui, schiarendosi la gola.

 

“Dimmi, Shisui san.” Lo incoraggiò Minato.

 

“Gli Uchiha non riconosceranno mai una bastarda. Già sopportano a mala pena l'esistenza di Kakashi. In più l'idea che un nostro membro possa essere colpevole di stupro verrebbe vista come un'offesa all'onore del clan. Anche io voglio aiutare con tutto il cuore Inazuma sama, ma Konoha sarebbe il posto meno sicuro in cui nasconderla. Anche perché presumo che ci sia una certa persona di sua conoscenza dietro a questa specie di colpo di stato.”

 

“MINATOOO? CHI?” I capelli rossi di Kushina ondeggiavano come le spire di medusa e le sue pupille si erano ristrette in una scura fessura verticale. Sua moglie aveva lasciato andare il chakra del Kyuubi. Ahi ahi.

 

“Credo che Shisui intenda dire Danzo Shimura... E' stato umiliato da Inazuma. Stupido io a non pensare che non gli venisse voglia di saldare il conto con lei in qualche modo subdolo.”

 

“Ok, vado a cambiargli i connotati. Non aspettarmi per cena.”

 

“Ku-Kushina, calmati! Cosa credi di fare!?”

 

“Ma caro! Spiaccicarlo contro un muro, ovviamente. Lascio volentieri la possibilità ai Nara di disporre dell'unica cosa che rimarrà di lui dopo che avrò finito.” Quando sua moglie faceva quella specie di sorriso inquietante era decisamente pericoloso...

 

“Basta, Kushina! Capisco che sei arrabbiata, ma credo proprio che l'unica cosa che otterrai in questo modo sia di peggiorare la situazione! E poi non ho affatto detto che l'avrei abbandonata a sé stessa!”

 

La donna a quel punto, sbuffando, si sedette, dando segno di essersi calmata. “Lo so, lo so, solo che tutta questa situazione... Mi fa venire la nausea, ecco!”

 

Improvvisamente, la Uzumaki sgranò gli occhi e deglutì rumorosamente, per poi mettersi la mano davanti alla bocca. Infine disse: “Minato... Mi sa che la mia non era solo una metafora...”

Detto questo, scattando come un fulmine, Kushina corse in bagno, sotto gli occhi di un costernato Shisui.

 

“Ahem... Scusala Shisui. E' che... Mia moglie è piuttosto emotiva ultimamente. Cioè, sì, insomma... Più del solito...”

 

“Non si preoccupi Hokage... Piuttosto, che mi dice della base 17? E' una di quelle che è stata evacuata dopo l'attacco dei ninja della nuvola durante la guerra. A quanto ne so, giace ancora abbandonata, giusto? Con il fatto che si trova poco lontano dal confine con il paese neutrale delle risaie, è un nascondiglio perfetto.”

 

“Ottima idea, Shisui, anzi, splendida. Certo che però è veramente ironico..”

 

“Cosa, Hokage?”

 

“Pensavo ad Inazuma Uzumaki. Deve avere un ben strano potere... Io, Kakashi kun, tu ed Itachi... Tutti coloro che l'hanno conosciuta hanno imparato a stimarla e rispettarla, in un modo o nell'altro... Non ci siamo neanche posti il problema sul “se” dovevamo aiutarla, ma siamo passati direttamente al “come”... Non fossi convinto che non è così, penserei che ci ha intrappolati tutti con un genjutsu ipnotico, per avere questo effetto...”

 

“Eheh... No, se fosse un genjutsu me ne sarei già accorto molto tempo fa... Ad ogni modo, Minato sama, non posso darle tutti i torti. Anzi, se non sapessi che causerebbe più guai che benefici, mi batterei perché venisse accolta dal nostro clan.”

 

***

 

“Eh... Le notizie corrono velocemente nella terra del fuoco, a quanto pare... Neanche tre giorni di cammino e c'è già gente che ci vuole fare la pelle...”

 

Yuki prese la nuova situazione con una certa filosofia. D'altronde, avrebbero dovuto abituarcisi, a dover combattere ad ogni svolta di strada. O no? E se ci avrebbero rimesso le penne... Almeno c'erano due delle tre persone che più avrebbe voluto al suo fianco, in fondo.

 

Nemmeno Inazuma pareva troppo sconfortata, in realtà. Non aveva più lacrime per piangere. Alla fine la fonte si era seccata. In più, il fatto di avere di fronte dopo così poco tempo dei nemici senza coprifronte, non faceva che avvalorare la sua intuizione. Ovvero che era dietro le quinte della sua disfatta ci fosse ancora quell'uomo. Danzo Shimura. Non poteva che essere così. Non doveva essere un tipo che sopportava facilmente di essere stato sconfitto al suo stesso gioco. Aveva trovato l'arma giusta per avere la sua rivincita e l'aveva usata senza rimorso. E ora quegli uomini erano lì per concludere il lavoro. Oh, ma se si aspettavano che sarebbe stata una preda facile si sbagliavano di grosso. Di nuovo. Ne avrebbe portati con sé un bel numero, prima di andare all'inferno, poco ma sicuro...

 

“Yuki, Inazuma... Ne arrivano altri sette... Con questi qua, in tutto fanno diciannove.”

 

“Bah, almeno non morirò vergine, a differenza vostra!” Disse Yuki alle altre due, tentando di sorridere.

 

Inazuma e Nadeshiko le concessero una linguaccia. Poi, le tre si fiondarono all'unisono contro il fitto cerchio di nemici, per quella che con tutta evidenza sarebbe stata la loro ultima battaglia.

 

Ma c'era una cosa che Nacchan, con il suo fine udito, non aveva potuto dedurre, degli ultimi arrivati. Quelli, un coprifronte lo indossavano. Un coprifronte barrato della nebbia.

 

I dodici ninja di radice che avevano circondato le tre kunoichi di Uzushi si trovarono all'improvviso attaccati da due lati. Due di loro si distrassero nel momento sbagliato, visto che si trovarono l'osso del collo spezzato dalla danza delle nove vipere di Yuki. Un altro venne crivellato dalle piume di cigno di Nadeshiko, ed un altro ancora si trovò il cuore trafitto da Nuibari. Gli altri, vennero invece abbattuti da una gigantesca onda di quello che pareva fango.

 

La donna che aveva lanciato quel potentissimo Jutsu, si avvicinò lentamente all'esterrefatto trio del vortice. Guardandosi le unghie con fare apparentemente indifferente, disse loro:

 

“Si chiama mostro della dissoluzione... Antiestetico ma decisamente efficace... Vi è piaciuto?”

 

“Me–Mei??”

 

Inazuma credeva di avere un'allucinazione. E quella da dove diavolo era spuntata?

 

“Mmm... Piuttosto deludente come ringraziamento per averti salvato la vita, principessina in esilio... Mostrare un po' di calore ad una vecchia amica non è vietato dal codice dei nukenin, dopo tutto...”

 

Una volta realizzata l'identità del capo di quella banda di sconosciuti, Yuki si incupì e inarcò la schiena come un gatto pronto a soffiare, ma non riuscì a proferire parola.

 

La kunoichi di Kiri non si lasciò sfuggire la reazione che la sua entrata ad effetto aveva suscitato. Prima ridacchiò, poi spiegò loro, con una certa dose di autocompiacimento: “Buona, Yuki, non mordo mica, sai? Ad ogni modo, direi che vi ho raggiunto appena in tempo... Sarebbe stato uno spreco lasciarvi nelle mani di questi gentiluomini...”

 

Inazuma, ripresasi quel tanto che bastava per poter ribattere, le chiese: “Come hai fatto a sapere della nostra situazione?”

 

“Dovresti sapere che un villaggio che fa dell'intrigo la propria arma principale, deve avere una rete informativa, diciamo... Adeguata, ecco. E se parliamo di una rispettabile signorina che vuole abbattere il governo di quel villaggio, beh, allora quella rispettabile signorina deve possedere una rete ancora migliore, non pensi?”

 

Solo allora Inazuma si accorse che il coprifronte di Mei era segnato con la tacca tipica dei nukenin. Notando come il suo sguardo si fosse fermato su quel particolare, la jounin di Kiri si sentì in dovere di chiarire: “Vedo con piacere che hai notato qualche cambiamento nel mio solito look... Siamo alle battute conclusive della mia personale partita, principessina. Fingere ancora era del tutto inutile.”

 

La faccia di Mei si fece seria e triste per un breve istante, prima di cambiare repentinamente argomento e recuperare la sua solita maschera:

 

“Ad ogni modo, Inazuma cara, immagino tu capisca che non ti ho salvato la vita per semplice gratitudine... Non sono mai stata esattamente il tipo che si prodiga per il prossimo senza pretendere nulla in cambio...”

 

A quell'affermazione, Yuki digrignò i denti, emettendo un mugolio sommesso, mentre Nadeshiko alzò gli occhi al cielo. Ma la Uzumaki decise di stare al gioco e le diede corda. Anche perché, riflettendoci, non aveva proprio nulla da perdere.

 

“Sentiamo, Mei, cosa mi vorresti proporre?”

 

“Così mi piace, la mia principessina... Dunque, diciamo che ho fatto i compiti a casa... Ho scoperto che nella tessitura dei sigilli, al momento, ho davanti la migliore del mondo, a parte forse la tsunamikage. Ne è prova il modo con cui hai fatto mangiare la bile al caro vecchio Shimura...”

 

“E tu... Come lo sai quel che ho fatto a Konoha?”

 

“E' pericoloso intrufolarsi nelle tane di radice, ma direi che il rischio vale il premio... Ad ogni modo non vorrei dilungarmi sulle mie attività di ladra provetta, quanto sul fatto che con il tuo aiuto potrei riuscire davvero a rovesciare Yagura...”

 

“E se anche ti aiutassi, cosa me ne verrebbe?”

 

Forse non era il momento per Inazuma di lanciarsi a chiedere ricompense, ma...

 

“Se tu fossi una delle persone con cui sono solita trattare, andrei sul sicuro proponendoti l'assassinio di tutti coloro che hanno contribuito al tuo esilio. Ma sei un'anima troppo candida per questo genere di cose, ahimé... “

 

Prima che potesse aggiungere altro, uno dei suoi, le si avvicinò all'orecchio e le sussurrò qualcosa. Mei si fece tesa come una corda d'arco. Con un sorriso dei più falsi, disse: “Mi spiace interrompere la nostra amabile conversazione, ma stanno sopraggiungendo a gran velocità degli ospiti inattesi...”

 

“Nemici?”

 

“Probabile...”

 

I nuovi avversari però avevano fatto bene i propri conti. I rinnegati della nebbia non avevano rintracciato null'altro che delle copie.

 

I tre ninja piombarono alle loro spalle quando Mei non aveva ancora terminato l'ultima sillaba.

 

Nonostante fossero coperti da un cappuccio, però, le tre ninja di Uzushi li riconobbero subito. Inazuma per poco non si sentì svenire.

 

“Ka- Ka- Kakashi??”

 

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Capitolo 47
*** Non tutto il male vien per nuocere? ***


47)Non tutto il male vien per nuocere?

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***Kakashi***

 

Osservai con aria quasi un po' stupita l'inusuale riunione di personaggi.
 

Con gli altri due ragazzi che gli coprivano i fianchi lanciai una sommaria occhiata alla situazione, cercando punti strategici di vantaggio, dato che decisamente non mi fidavo dei ninja di kiri. Nukenin o meno, dal mio punto di vista cambiava poco.
Una mezza dozzina di ninja della nebbia erano disposti a semicerchio, e ci guardavano con sospetto, al centro, perfettamente in mezzo tra noi e le ninja di Uzushi c'era Mei, quella che Genma tante volte l'avevo sentita soprannominare “La curva umana”. Ovviamente mai in presenza di Yuki. Ci teneva ancora alla sua vita, o per meglio dire, alla sua virilità.
Piuttosto certo che non ci fossero altri ninja occultati in zona a parte tre della retroguardia di kiri, dedicai infine una lunga occhiata in osservazione dello stato delle tre ninja di Uzushi.
Yuki e Nadeshiko sembravano in buono stato. Stanche, ma con solo qualche graffio.
 

Inazuma... non appena mi concessi di posare lo sguardo su di lei sentii un intenso rimescolio dentro il petto. Come poteva quel pulcino di ragazza con solo la sua presenza abbattere ogni muro dentro di me?
Anche lei, al pari delle amiche non mi sembrava ferita, se non per qualche leggero graffio e gli abiti strappati in alcuni punti, alcuni sembravano semplici lacerazioni dovute a rovi e spine, alte invece sembravano dovute ad armi da taglio che l'avevano solo sfiorata.
Ma a differenza delle altre due mi sembrava assai più provata. Per quanto indossasse la maschera dell'indifferente, nulla poteva nascondere le ombre violacee che le cerchiavano gli occhi.
Aveva pianto, oppure aveva dormito assai poco. Magari entrambe le cose.
Un improvviso impeto di rabbia mi fece fremere. Quanto avrei voluto fare una capatina a Uzushi a far saltare qualche testa... come si permettevano di cacciare Inazuma dal suo villaggio natale come una volgare criminale!?!
 

“Ka-ka-Kakashi?” esordì Inazuma, spalancando gli occhi di stupore.
“Già... le notizie corrono più veloce della luce... a quanto vedo” dissi facendo un paio di passi avanti, e lanciando un'occhiata significativa a Mei.
“Oh, ma che magnifica -per quanto insperata- riunione!” disse lei con tono civettuolo.
“Cosa fai qui?” chiesi senza mezzi termini.
“Stavo proponendo un... simpatico accordo alla principessina in congedo” disse lei con un sorriso luminoso e provocante.
Forse le sue modi da femme fatale avevano già portato diverse mosche nella sua tela, ma a me facevano solo saltare i nervi.
Certo, era una bella donna, con un bel corpo e i suoi modi provocanti istigavano l'ego di qualsiasi uomo... ma l'unica cosa che riusciva a elaborare il mio cervello in sua presenza era “pericolo” come se mi dovessi attendere una pioggia di kunai da un secondo all'altro.
Di certo era una di quelle donne che anche se te le fossi portate nel letto ci saresti stato con gli occhi aperti anche sulla schiena.
“Prego, illuminami con i tuoi talenti oratori” dissi stando al suo gioco con un sorriso.
“Beh, come immagino sappiate già dal nostro precedente incontro, io e il mio gruppo facciamo parte del 'fan club' di Yagura. Ora, dato che vorremmo organizzare una festicciola tutta dedicata a lui con tanto di torta e fuochi d'artificio, ci servono un paio di persone per vivacizzare il tutto...”
 

“Già, e chi sarà mai a fare la sorpresa dentro la torta?” chiese Genma con piglio ironico, mentre noi tre muovendoci in formazione compatta ci riunimmo al gruppetto di ragazze.
“Beh, Inazuma si trova in una posizione... interessante. Ha tutto da guadagnare e nulla da perdere...” commentò con fare disinteressato Mei.
 

“Qual'è la tua proposta Mei, e parla senza tanti giri di parole. Caso mai non si fosse capito non sono esattamente dell'umore giusto per parafrasare ogni sillaba”
“Aiutami a deporre Yagura, e avrai una Mizukage molto riconoscente... e tutto quello che ne consegue”
Una proposta allettante. Con uno dei grandi 'Kage' indebitato con te si possono richiedere molti favori. E un Kage ha molti poteri e influenze. Tanto più che Mei difficilmente avrebbe storto il naso, neppure di fronte a una richiesta strana o sanguinaria.
“Ok” disse Inazuma più o meno in coro con il mio “No!”
Ci guardammo.
“Questa pazza ha intenzione di lanciarti come arma d'assalto contro Yagura”
“è solo un bambino”
 

“Un bambino Jinchuriki. Dovrai vedertela con la tartaruga tre code, non solo con lui... che comunque non è diventato Mizukage per le sue graziose guance paffute” dissi riferendomi al fatto che era molto giovane.
“Se Kakashi fa umorismo la questione è seria...” commentò Genma.
“Guance paffute?” chiese Yuki.
 

“Yagura a quanto abbiamo avuto modo di capire è straordinariamente giovane... per quanto la cosa non gli impedisca di essere un tiranno assetato di sangue...” spiegò Raido.
Per un attimo la situazione rimase in stallo. Mei non intervenne, e io e Inazuma ci sfidammo con lo sguardo.
Capivo che lei si sentiva vuota, e messa alle strette. Qualsiasi cosa sarebbe stata meglio di niente. E Mei le offriva un'opportunità rischiosa ma allettante, ed effettivamente, era assai probabile che il gioco valesse la candela.
Forse, fossi stato io al suo posto avrei fatto altrettanto.
 

Ma, dovevo ammettere che forse un po' egoisticamente, avevo paura di lasciare che si ficcasse di nuovo in un rischio simile.
Non volevo perderla. Non di nuovo.
Anche se... questa nuova situazione aveva innescato una serie di conflitti d'interessi interni nella mia mente.
Se da una parte ero immensamente dispiaciuto per lei, e mi sarei messo immediatamente e senza pensarci due volte al suo servizio per aiutarla a riconquistare la sua posizione nel villaggio, dall'altra parte c'era una vocina maligna e seducente che mi sussurrava con malizia il fatto che ora, non essendo più una principessa di Uzushi era libera da ogni impegno verso la corona e verso quel 'Rikuro'.
Vocina che per quanto meschina e fastidiosa, non riuscivo a spegnere in nessun modo.
 

“In qualsiasi caso non è questo il momento né il luogo adatto per prendere decisioni. Siamo in mezzo una strada e su un campo di battaglia ancora insanguinato.
Inoltre siamo stanchi e affamati. Mei, direi di.. riparlarne. Magari dandoci qualche informazione in più, possibilmente in un luogo più... appartato” intervenne coscienziosamente Nadeshiko.
 

“Ah, la voce della saggezza! In effetti non hai tutti i torti signorina arciere. Io ho le mie ultime carte da giocare e voglio prima di tutto sapere che carte hanno in mano gli altri. Prenderò contatti con i miei informatori. Ci rivediamo tra due giorni. C'è una cascata a sud-ovest da qui. Dietro di essa si nasconde un rifugio dei miei... amici.
Ci vediamo là. Cercate di avere le idee chiare per allora...” salutando con la mano come una bambina se la svignò con tutta la truppa.
“Beh... qualcuno ha idea di dove andare per dormire un paio di ore di fila?” chiese Yuki con uno sbadiglio.
Guardai i miei compagni.
 

“A un paio di ore a nord di qui c'è una vecchia base per le staffette. Non sarà un granché ma fornirà un minimo di riparo. Io e gli altri siamo abbastanza riposati. Possiamo montare la guardia mentre staccate la spina un momento”
Le ragazze annuirono con aria di seria gratitudine.

Il percorso si svolse in un silenzio un po' teso. Tutti morivamo dalla voglia di sapere di più su quanto era accaduto, ma non c'era bisogno di un genio per capire che le ragazze non avevano né la voglia né le energie per affrontare l'argomento.
La base delle staffette non era nulla più che una piccola casetta aggrappata ad un albero, con una piccola piattaforma sulla chioma per le sentinelle.
Però forniva un minimo di intimità dato che era rifornita di tre microscopiche stanze separate e una 'sala comune' con un tavolo e una dispensa, ovviamente vuota ed infine un bagno, anche se erano rotte alcune tubature.
Mentre gli altri spolveravano un poco i giacigli, mi aggiunsi a Genma per cercare di riparare i rubinetti.
Grazie al suo piglio pratico trovò presto le perdite che riparò e con la mia suiton riuscimmo a ripristinare l'acqua... Con un po' di arte del fuoco fummo pure in grado di fare una doccia calda.
“Dio... mi sembra di essere rinata. Saranno solo tre giorni che siamo andate via da... da casa, ma fare una vera doccia con dell'acqua calda mi sembra un lusso” commentò Yuki uscendo già vestita ma con i capelli ancora umidi.
Genma sorrise.
“Sono d'accordo” confermò Nadeshiko.
Si voltarono verso Inazuma, aspettando la battuta che avrebbe completato il terzetto, ma lei rimase in silenzio, lo sguardo perso nel vuoto.
Solo quando il silenzio si fece pesante lei si riscosse “Eh? Scusate... mi sono persa qualcosa?”
 

“Solo il cervello... per strada. Nulla d'importante...” le disse Yuki con un tono leggero.
Lei sbuffò.
Yuki borbottò qualcosa che non compresi, ma che Inazuma prese per una provocazione.
“Restare a casa no eh?” disse Inazuma.
“E lasciare a te la possibilità di andarti ad ammazzare non appena messo il naso fuori di casa? Nah..” il suo tono era leggero, ma nel suo sguardo compresi una scintilla d'ammonimento.
Inazuma s'alzò di scatto. Credetti che fosse sul punto di scoppiare. A piangere, o di rabbia, o per prendere a pugni Yuki per sfogarsi, o tutte le cose insieme.
Invece strinse un pugno, mordendosi il labbro.
 

“Sono stanca. Vado a dormire” decise infine di battere ritirata, tenendo lo sguardo basso si trascinò verso le scale, evitando gli sguardi dei presenti.
Potevo solo immaginare quanto fosse distrutta. Non era da lei tirarsi indietro in quel modo... ma capivo anche la sua ricerca di solitudine.
Quando ci si sentiva soli, deboli e feriti si cercava la calma e solitudine per potersi leccare le ferite in pace. Un concetto che comprendevo sin troppo bene.
Da quel profilo eravamo simili. Alcune persone cercavano di placare i propri dolori annegandoli nell'alcool o parlandone con gli amici. Ma questo non era un atteggiamento da noi.
 

Anche se, forse... forse io potevo cercare di alleviarle quel fardello dalle spalle. Volevo almeno tentare, anche se ero incerto su come avvicinarla.
Proprio perché mi era simile sapevo che sarebbe stata reticente a parlarne... ma sapevo anche che le avrebbe fatto bene. Alle volte per permettere ad una ferita di guarire bisognava consentirle di sanguinare.
Mentre pensavo a ciò, Yuki trascinò Genma in camera sua, e Nadeshiko trascinò a forza viva Raido con sé, rimbeccandolo con un mezzo sorriso per la sua 'eccessiva mania della cortesia'.
Io li lasciai andare dicendo che avrei montato la guardia per il primo turno.
Avrei anche lasciato perdere se non fosse per la triste sensazione che non fossero tutte lì le sorprese che il simpatico Danzo ci aveva lasciato sulla strada, anche se quelle immediate erano state sventate.
 

Rimuginai un momento, aggirandomi sulla piattaforma aerea dell'albero.
Alla fine mi decisi di lasciare un bushin di guardia e leggero e agile, scesi verso la finestrella che si affacciava sul letto dove riposava Inazuma.
Rimasi un secondo ad osservarla. Era rannicchiata in posizione fetale sul fianco destro.
Fu proprio nell'istante in cui mi decisi a ritornare alla mia postazione che la sua voce mi giunse sommessa.
 

“Non te l'ha mai detto nessuno che è scortese spiare in camera di una ragazza?”
“Generalmente hanno usato termini più coloriti di 'scortese' ma ho afferrato il concetto” risposi, tentando di aprire una conversazione con lei.
Lei si tirò su a sedere, e si rivolse verso di me, dato che la testiera del letto era poggiata contro il muro dove stava la finestra le bastò allungarsi un poco per aprire le veneziane e consentirmi di appollaiarmi sul davanzale.
Ci fu un lungo silenzio.
“Immaginavo non stessi dormendo” provai a rompere il ghiaccio.
“Sembra che parli per esperienza personale..”
“Fortuna vuole che almeno sono riuscito a non diventare Nukenin, ma ho idea di come ci si senta quando ragione, cuore e anima si mettono a farsi guerra gli uni con gli altri.
Hai un vuoto nel cervello, ogni volta che provi a mettere in fila due ragionamenti consecutivi c'è qualcosa che ti scombina tutto e ti costringe a ripartire da capo. È come avere una spina sottopelle. Non ti lascia mai in pace, ma per quanto provi ad estrarla scopri che è sempre più in profondità di quanto non credessi inizialmente”
 

“E quando cerchi di afferrarla ti apri una ferita sempre più vasta...” commentò mestamente lei.
Di nuovo cadde un silenzio.
“So di non essere esattamente il miglior candidato come 'spalla su cui piangere' ma almeno se vuoi parlare... posso ascoltare”
Lei fece un mezzo sorriso, le si piegò appena un angolo della bocca.
“Ti sottovaluti Kakashi...” poi tornò seria. Si raccolse le ginocchia contro il petto e le abbracciò poggiandoci il mento sopra.
“Come hai saputo della nostra... aehm.. partenza?”
“Tua madre”
“Cosa?”
“Una certa 'Akari Uzumaki' mi ha mandato una lettera, dicendomi di essere tua madre e del fatto che saresti stata probabilmente in pericolo... e spiegandomi a grandi linee cos'era avvenuto. Non so quasi nulla, se non che ti hanno scoperto e che sebbene Akiko si sia messa dalla tua parte ti hanno tirato una pedata nel di dietro buttandoti fuori”
“Si, una spiegazione piuttosto sommaria...”
“Ti va di parlarne?” chiesi con cautela.
 

Lei arricciò un poco il naso in una smorfietta. Credetti che stesse per dirmi di no.
“Almeno siediti. Ti verranno i crampi a startene appollaiato lì... comunque e la sentinella?”
“Ho lasciato un bushin”
Lei si concesse un piccolo sorriso, mentre mi sedevo vicino a lei, nel posto che mi aveva indicato.
Iniziò con incertezza, e tenendo un tono piatto, in un evidente sforzo di mantenere il controllo sulle emozioni, ripercorse gli eventi che l'avevano portata a dove era ora.
Quando finì, sembrò rimanere in attesa di quanto avevo da dire.
“Potrei passare il resto della notte per definire in modo particolareggiato e approfondito quanto siano strati stronzi e idioti a fare una cosa simile, ma suppongo che sia solo fiato sprecato, per tanto mi limiterò a dire che sono più loro a perderci che tu... saresti stata un ottimo capo. Hanno barattato il futuro del villaggio per una pedina facile da manovrare, dimostrando di avere poca lungimiranza e molta avidità.
Per quanto mi renda conto... che sia di assai poca consolazione saperlo...” dissi lanciandole un'occhiata incerta.
 

“Sono pur sempre la mia gente... inoltre ho idea che non siano poi così tanti quanto credono quelli che approveranno un cambio al vertice.
Akiko e mia madre, e credo anche alcuni membri tra i principali clan si opporranno alla decisione. Chi mi conosce almeno lo farà.
Akaho è inoltre poco amata tra i 'giovani' del villaggio, mentre le mie ultime azioni avevano ritrovato parecchi consensi, e la sconfitta di Kushimaru a mio merito aveva fatto si che mi accattivassi anche parecchi assensi anche tra i ninja veterani. Il consiglio è potente, ma anche loro non possono rischiare di trovarsi tra le mani una rivolta interna, tanto più che il dividere in questo modo il villaggio ci renderà solo bersagli facili alle malizie di altri villaggi.”
Mi ritrovai incerto su come agire. Cercare di darle speranze che potevano essere deluse o tentare di soffocare anche quella fievole scintilla, in modo da evitare che si facesse illusioni fallaci?
Non ebbi il coraggio di spegnere quella debole luce di speranza che ancora s'annidava nel suo sguardo.
 

“Beh, allora potrebbe essere il caso che non getti la spugna troppo presto principessa... credo che Minato osteggerà la decisione presa dal tuo consiglio. Un corvo di Itachi mi ha raggiunto strada facendo. Shisui ha avvertito mentre io partivo l'Hokage della situazione. Ci è mancato poco che Kushina andasse a fare il benservito a Danzo, e sia Minato che tua cugina si sono già messi all'opera per cercare di trovare un modo per far ragionare i tuoi.. parenti, anche se da quanto mi ha scritto, Minato ha dovuto faticare non poco per convincere Kushina a tentare prima con la diplomazia e non passare direttamente alle mani”
“Tipico di Kushina-nee” commentò lei.
“Inoltre sia Shisui che Itachi stanno cautamente cercando dei consensi nel loro clan per tentare di aiutarti. Anche se sai quanto sia delicata la situazione con gli Uchiha. Accettarti vorrebbe dire ammettere la violenza commessa da uno di loro... il che sarebbe impensabile per un clan così nobile. Però sperano di 'sensibilizzarli' verso la tua causa. Insomma di fornirti un piccolo appoggio presso di loro...”
Volevo aggiungere altro, ma mi si mozzò la voce quando lei appoggiò la testa sulla mia spalla, e sospirò.
Per un lungo momento il respiro mi rimase impigliato in gola.
 

“Principessa...” mormorai piano.
“Non sono più una principessa Kakashi. Sono solo una bastarda. Per di più reietta del suo villaggio. Non mi è rimasto più niente. Nemmeno l'onore di essere un ninja”
Quando le sfiorai il viso per costringerla a guardarmi dritto negli occhi, sentii che aveva le guance umide. Piangeva.
Ci mancò poco che non cadessi nel panico. Non era il mio ruolo quello di consolare donzelle in lacrime. No, avevo la tentazione di fuggire più ora che non quando avevo affrontato Kushimaru con lei.
 

“Non lo dire. Neppure per scherzo. Non fosse per tutte le cazzate burocratiche credo che Minato si sarebbe subito offerto di farti passare sotto la nostra bandiera. E poi, come ho appena detto, non è ancora finita. Potrebbe... potrebbe esserci ancora la possibilità di far ricredere il consiglio di Uzushi” per quanto avessi cercato di dirlo con forza l'ultima parte mi era uscita piuttosto incerta.
Era difficile che un consiglio di anziani ritrattasse le proprie decisioni... fosse solo per una questione di “onore e potere”. Ritrattare significava aver sbagliato, e ammetterlo per loro era paragonabile ad una sentenza di morte.
Anzi, forse era preferibile la seconda.
Dannati vecchi e il loro orgoglio...
Lei inaspettatamente sorrise. “Hai ragione su una cosa..”
“uh?”
“Sei una pessima spalla su cui piangere..”
“Già, lo ammetto” dissi con falsa solerzia.
Lei si asciugò le lacrime mentre io aprii la bocca per aggiungere qualcosa, ma la richiusi senza trovare nulla da dire.
 

Non sapevo davvero più come comportarmi. E ora? Mi allontanavo da lei? Il suo rango in precedenza mi avrebbe imposto di fare così... ma ora quella barriera non c'era più, o se c'era era fragile ed esitante, e provavo un profondo desiderio di stringerla a me.
Avrei voluto dirle molte cose, non per ultima il fatto che lei per me significava tutto ormai. “Suppongo che allora dunque mi toccherà di nuovo correrti dietro e cercare di evitare che tu faccia danni irreparabili..” la presi un poco in giro, giusto per punzecchiarla un po' e prendere un po' di tempo extra.
 

“Così parlò il mr. Infallibile so tutto io...” sì, stava decisamente tornando in sé.
Di nuovo esitammo, entrambi incerti.
“Inazuma io...” iniziai cercando il modo, le parole e il coraggio di dire quello che pensavo, da ormai più tempo di quanto non ci tenessi a precisare.
“sst” lei appoggiò l'indice sulle mie labbra, mettendomi a tacere.
Perplesso e con la pelle che formicolava per via di impazienza e timore restai a guardare i suoi occhi scuri.
E ora? Cosa ne sarebbe stato di me? In quel momento era lei ad avere il coltello dalla parte del manico. Lei mi aveva in pugno.
Esitò ancora un secondo. Poi fu lei ad abbassarmi la maschera, con delicatezza, ma fui io a cedere all'impazienza e senza esitare oltre, a prendere l'iniziativa e la baciai.
La sentii tremare un poco, e quando ci separammo stringersi a me... e capii quanto si sentisse vulnerabile in quel momento. Stavano accadendo troppe cose messe insieme, e io non avevo il diritto di mettermici anche io. Invece che aiutarla avrei peggiorato la situazione.
 

Capivo che esitava. Il suo mondo era stato messo sotto sopra e sperava di trovare in me un punto fisso su cui fare conto, ma al contempo capiva che se davvero esisteva la possibilità che potesse tornare al suo rango precedente sarebbe stato meglio evitare.. anche se... contava davvero tutto ciò, nel casino in cui eravamo?
Ma non per questo avrei rinunciato a lei. Non senza lottare, o senza nemmeno provarci. No, quello era una cosa che non potevo fare, ma avrei potuto attendere.
 

“Ora riposati... veglierò io sul tuo sonno” le dissi piano, facendo scorrere le dita nei serici capelli rossi.
Quando però feci per andarmene lei mi trattenne.
“Resta...” disse piano.
Non glie lo negai, e lei si rannicchiò contro il mio fianco mentre mi stendevo nel piccolo giaciglio condiviso.
Era esausta, e crollò nel sonno nel giro di poco tempo.
Io rimasi allerta, guardandola, osservando come il leggero alito di vento che entrava dalla finestra le facesse muovere leggermente i capelli, o come il suo respiro s'infrangeva contro la mia maglia.
 

“Ti amo, Inazuma Uzumaki” le mormorai, mentre il mio bushin svegliava Genma per il suo turno di guardia, e poi mi lasciai scivolare in un sonno leggero a mia volta, crogiolandomi nel piacere di sentire la sua figura delicata adagiata sul mio fianco.

Al mattino, in comune accordo lasciammo dormire un po' di più le tre ragazze. Avevano davvero bisogno di ricaricarsi.
Intanto ci procacciammo bacche e alcuni frutti di stagione da mettere in tavola... erano più appetitosi di quanto non lo fossero le REE: Razioni Energetiche d'Emergenza.
Nonostante fosse ormai tardi, mi dispiacque svegliare Inazuma: stava dormendo alla grande.
Quando la chiamai subito saltò su a sedere.
“Eh? Che succede? Ci attaccano?”
“Ehm... no. È solo tardi e tutti gli altri si sono già svegliati” aveva smesso di ascoltarmi alla parola 'tardi'.
Con uno sbuffo si lasciò di nuovo cadere indietro sul letto.
Rimase un lungo momento immobile dov'era guardando il soffitto di assi di legno ormai secche e a tratti un po' screpolate.
“A che pensi?” le chiesi.
Lei mi guardò in tralice poi sorrise leggermente.
Capii subito che era migliorata molto nell'umore. Ora che era riposata sembrava affrontare meglio i problemi.
“Che se vuoi stare con me devi prima di tutto cancellare 'tardi' dal tuo vocabolario”
“Stare... con te?” chiesi istupidito.
Lei mi fece cenno di avvicinarmi.
 

“Sai, sono fermamente convinta che il 'tardi' sia solo un'invenzione dei vecchi rompipalle. Non esiste un momento buono per dormire o uno buono per svegliarsi. Quando uno ha sonno ogni momento è quello buono” disse con aria di chi sta spiegando una metafora di profonda filosofia.
“Inazuma... non divagare...” le dissi con un mezzo sorriso, incerto. In fondo, neppure io ero poi così impermeabile alla 'tensione del momento'.
Lei si aprì in un sorriso. Con velocità fulminea s'avventò sulla mia maschera per poi baciarmi.
Abbracciandomi mi mormorò poi all'orecchio.
“Anche io ti amo, zucca bianca” e compresi che la sera prima mi aveva sentito.
Per un attimo fui troppo felice per dire qualsiasi cosa, ma alla fine il raziocinio ebbe la meglio.
“Ina... ma il tuo titolo e la tua...”
Lei scosse il capo zittendomi.
 

“Loro mi hanno cacciato Kakashi. Sarò per sempre esiliata. O se capiranno l'errore che hanno fatto e mi rivorranno indietro... mi dovranno accettare alle mie condizioni e per quello che sono. Arrivati a questo punto... sarebbe piuttosto stupido negare l'evidenza no?” disse accennando un mezzo sorriso, un po' amaro.
“Inoltre.. il mio sesto senso mi dice che ci stiamo andando a cacciare in un grosso e puzzolente letamaio...”
“Ti riferisci alla nebbia vero?”
Lei annuì.
“Quindi hai intenzione di andare per davvero?”
Annuì di nuovo.
“Sarà molto pericoloso, e non credo che Mei vada troppo per il sottile. Contano i risultati, e non baderà troppo ai sacrifici che dovrà compere per arrivare al suo traguardo”
“Ne sono consapevole ma.. Kakashi cosa mi resta altro?” chiese allargando le braccia con fare impotente.
 

“Sono una Nukenin, ma non voglio vivere di crimini. Konoha non potrà accettarmi come sua ninja perché sarebbe come sputare in faccia al suo alleato e questo porterebbe ad una rottura con loro... cosa che non gli conviene fare e... non voglio vendermi ad altri villaggi.
Tanto più che Yuki e Nacchan mi seguirebbero e per loro vorrei un futuro migliore che essere assassini prezzolati o spie internazionali. Vivere nell'ombra non è bello. E ora come siamo ora... siamo solo prede braccate da diversi cacciatori.
Se... se riuscissi ad ottenere il supporto di Mei, e lei fosse eletta a Mizukage.. avrei almeno un alleato sicuro e che può supportarmi a viso scoperto. Poi... non lo so, non dispongo di sufficienti elementi per fare un piano vero e proprio.
Credo che mi limiterò a racimolare favori e informazioni e troverò il modo giusto per agire”
L'ascoltai con attenzione, infine annuii.
“Non è un granché come piano, ma riconosco che al momento non si può fare molto altro” assentii.
“Inoltre in tutto questo... potrei morire domani, e l'unico rimpianto che mi porterei davvero dietro è quello di... di non aver potuto seguire il mio cuore. Per cui da adesso in poi me ne frego altamente dei protocolli.”
Mandai clamorosamente a stendere il buon senso e la baciai con foga.
Lei ridacchiò a poco dalle mie labbra.
“Qualcosa mi dice che approvi la mia decisione...”
“Decisamente” confermai.
 

Lei sempre ridacchiando sommessa si alzò e mi tirò con se.
“Forza, abbiamo un piano da costruire, una psicopatica della nebbia da contattare e un Mizukage da ammazzare”
Con un sorriso la seguii. In fin dei conti, anche se costellato da pericoli l'immediato futuro si prospettava meno fosco di quanto avessi pensato all'inizio.

 

 

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Capitolo 48
*** Nuove Alleanze... Forse ***


48)Nuove alleanze... Forse
 
“Terumi sama... Abbiamo visite.”
 
“Fammi indovinare: le kunoichi di Uzushi insieme ai loro prodi cavalieri?”
 
“Non esattamente, Terumi sama... è Ao 'occhio bianco' con quattro dei suoi. Che si fa?”
 
“MERDA! Dannato sia lo Hyuuga che si è fatto rubare l'occhio da quel bastardo! Sicuramente ci ha rintracciati con il byakugan...”
 
“Però è strano... Come mai sono solo in cinque? E per di più non si è nemmeno portato dietro gli spadaccini...”
 
“Tu dici che è venuto solo per farsi un'allegra chiacchierata e bersi una tazza di the in allegra compagnia? Bah... Ad ogni buon conto, non posso permettermi di scordare le buone maniere. Ogni padrone di casa che si rispetti accoglie calorosamente l'ospite sulla soglia, no? Kurosuke, prepara un perimetro da otto uomini per quattro squadre. Se osa muovere un dito contro di me, procedete ad eliminarlo.”
 
“Ma... Ha intenzione di andargli incontro personalmente?”
 
“Preoccupato, ragazzone? Una bella passeggiatina per movimentarsi la giornata non è affatto male!”
 
“Come vuole...”
 
***
 
“Allora Ina-chan, andiamo a meritarci onore e gloria in terre lontane, friggendo qualche chiappa al villaggio della nebbia?”
 
Yuki era decisamente sollevata. Non aveva idea di cosa fosse successo di preciso, ma Inazuma era di umore molto migliore rispetto ai giorni precedenti. Fosse merito o meno dell'incontro con i ragazzi della foglia (o di uno in particolare?), ringraziò mentalmente tutti i kami, e di cuore.
 
“Mah... Questa era l'idea, Yuki. Ma non muoverò un dito a meno che non siate d'accordo anche voi.”
 
“Ehi, questi discorsi li devi fare a Nacchan, non a me. Dopotutto, pararti il culo dai casini è la mia specialità, no?”
 
“Tsk... Da che pulpito viene la predica... E tu Nadeshiko, che ne pensi?”
“La situazione non mi piace per nulla, lasciatelo dire. Ma allo stesso tempo, la proposta di collaborazione di Mei è una manna dal cielo. Perlomeno, fin tanto che le saremo utili, potremo godere dell'aiuto del suo gruppo.”
 
“E non fare tanto la preziosa e dì subito di sì, Nacchan...”
 
“Yuki... Lasciamo stare, va'... Sì, ok ci sto. Contente adesso?” Concluse Nadeshiko con uno sbuffo divertito. Finalmente. Finalmente erano tornate. Non doveva più spronarle ad essere forti, come nei tre giorni precedenti. Non doveva più vedere, senza poter far nulla, le crepe che si erano aperte in loro avvelenargli il cuore. Mentre anche lei si sentiva debole come non mai. Arduo da ammettere, ma da quando si erano riunite con i konohani, il mondo non sembrava più così buio e tetro. Davvero uno strano effetto aveva, l'amore, sul modo di vedere la realtà... A proposito di amore, notava che Inazuma guardava Kakashi in modo differente, rispetto a prima. Più... libero. Non leggeva più quella perenne esitazione, quello strano mix tra gioia e malinconia. Ora la seconda sembrava sparita e dell'esitazione non c'era più traccia. Più tardi avrebbe chiesto precisazioni alla diretta interessata, senza dubbio.
 
“E i nostri 'prodi salvatori' che sono giunti correndo a salvare le loro damigelle in pericolo, che mi dicono? Verranno in nostro soccorso anche stavolta?”  Aggiunse ironica, sorridendo, Inazuma, in direzione di Kakashi.
 
A Genma e Raido sfuggì un ghigno. L'albino, invece, sentitosi preso in causa, rispose a tono: “Secondo voi perché  Minato ci ha accordato tre settimane di 'missione speciale'? Naturalmente per farvi da baby sitter.”
 
“... E naturalmente per guardare il culo di Mei.” Concluse Genma, scoccando un'occhiata provocatoria a Yuki.
 
Che prontamente reagì con un: “Ehi! Guarda che se lo fai ti strappo gli occhi e li uso come palline da ping pong...”
 
“Beh, mi andrebbe ancora bene. Pensavo che invece degli occhi avresti puntato sulle... No, meglio non darti suggerimenti, che poi potresti provare a metterli in pratica sul serio...”
 
“Troppo tardi, mister grissino, ti ho letto nel pensiero...” Replicò con un ghigno inquietante Yuki, mentre il resto della compagnia era seriamente indecisa se ridere o piangere a quella sorta di battibecco tra innamorati.
 
Ma di tutti i momenti che per giungere nei pressi della base dei ribelli di Kiri, con tutta probabilità scelsero il peggiore. A poca distanza dall'entrata, vennero fermati da una squadra, comandata da quello stesso Kurosuke che aveva avvisato Mei dell'arrivo di Ao.
 
“Pessimo tempismo, kunoichi di Uzushi e shinobi di Konoha...”
“Problemi?” Chiese freddamente Kakashi. Non era nel suo stile dilungarsi in chiacchiere, ma ai compagni sembrò che la domanda fosse pronunciata in tono troppo secco persino per lui.
 
Kurosuke emise un sospiro. Era un uomo ragionevole e capiva fin troppo bene la naturale diffidenza dei nuovi arrivati. Al loro posto non si sarebbe comportato in modo diverso. No, meglio non essere troppo sprezzanti con dei ragazzi disperati. Che per di più non sapevano quanto disperato era il loro, di bisogno di alleati.
 
“Forse. Conoscete Ao 'occhio bianco'?”
 
Le ragazze fecero segno di no con la testa. I ragazzi invece, si guardarono tra loro per un secondo, prima che Raido esclamasse: “Ma certo, 'l'uccisore di Hyuuga'...”
 
“Eh... Immagino che voi di Konoha lo consideriate con odio. Ma noi... Beh, noi lo guardiamo con un misto di ammirazione e paura. E' il fidato braccio destro di Yagura e perciò lo temiamo. Ma...”
 
“...Ma il fatto che uno del vostro paese abbia fatto secco uno di quegli stronzetti con gli occhi bianchi e gli abbia rubato il byakugan vi riempie comunque d'orgoglio, giusto?” Completò ironico Genma.
 
Kurosuke lo guardò con tanto d'occhi, stupito da quel che aveva appena sentito.
 
Come per rispondere a quello sguardo, lo shinobi di Konoha puntualizzò: “Ehi, gli Hyuuga mi stanno sulle palle... Per cui quanto meno posso capire il sentimento...”
 
“Ad ogni modo – disse Kurosuke, cercando di riprendere il filo del discorso – il punto è che Ao ci ha rintracciati e Mei ha deciso di uscire ad incontrarlo. Noi siamo appostati in caso accada qualcosa.”
 
“Di certo, non è venuto per combattere. Primo, sono solo in cinque. Secondo, dai movimenti del suoi occhi, credo proprio che abbia individuato tutte le vostre squadre appostate qui intorno. Ma non ha mosso un dito. Anzi, i gesti appena accennati con la mano, mi sembrano più che altro un invito alla calma verso i suoi uomini.”
 
Inazuma aveva parlato più che altro rivolta a sé stessa. Accortasi però che, dopo la sua spiegazione, la fissavano tutti stupiti, tranne Kakashi (a cui trapelava un sorrisetto da sotto la maschera), si affrettò ad aggiungere, con un mezzo sorriso: “Il motivo per cui sono diventata una reietta a volte torna utile, sapete?”, alludendo al fatto che per un brevissimo istante aveva attivato lo sharingan per analizzare la situazione. Ormai questo gesto le veniva semplice e naturale quasi come respirare. Tanto più che ora non aveva nemmeno bisogno di tenerlo celato.
 
***
 
Bene, è arrivata...
 
Bastò un lievissimo fruscio, un lievissimo ed insolito rumore, che definire di passi sarebbe stato decisamente eccessivo. Glielo confermò una piccolissima esitazione negli occhi del suo nemico, anche lui accortosi di un nuovo arrivo. Involontariamente aveva fatto per portare la mano alla benda.
 
Sì, la graziosa principessina con la sua corte dei miracoli aveva deciso di mettersi con loro. Bene... Ma ora era il momento di risolvere un problema più pressante, che torreggiava di fronte a lei con la sua figura imponente. Che tattica avrebbe dovuto utilizzare con un uomo del genere? Era la prima volta che non era sicura di come avrebbe dovuto comportarsi. Era talmente abituata a fingere nelle relazioni con gli altri, ad indossare tante maschere differenti... E ora non sapeva proprio quale indossare. Per un attimo le venne in mente che essere la vera lei, forse, poteva toccare il cuore di quell'uomo che aveva affrontato innumerevoli battaglie nella sua vita. Ma durò solo un istante. La vera lei era una  debole. No, non poteva affiorare...
 
Ad ogni modo, Ao le tolse l'impiccio di parlare per prima. Con voce calma e misurata disse:
 
“Non sono qui per combattere. Non oggi. In realtà... In realtà è mia intenzione unirmi a voi.”
 
Il silenzio risuonò nella valle. Un silenzio assordante più del rombo di un tuono.
 
Cosa? No, non può essere. Sta bluffando, non ci sono altre spiegazioni...
 
“Che c'è, caro Ao 'occhio bianco'? Stufo di fare da galoppino ad un bambino assetato di sangue?”
 
l'uomo non si scompose, e rispose lentamente, come se stesse cercando di assaporare ogni singola parola che usciva dalla sua bocca:
 
“No. Stufo di servire altri interessi che non quelli di Kiri. Yagura è un burattino manovrato da un jutsu ipnotico. L'ho scoperto tre settimane fa, grazie ai poteri del byakugan.”
 
“Se pensi che sia tanto stupida da crederci...” La replica di Mei trasudava disprezzo.
In realtà era sinceramente sconvolta dalla rivelazione di Ao. Ma non poteva mostrarlo. E se fosse tutta una trappola? Artifici subdoli di questo genere potevano essere nelle corde di quel piccolo mostro. Non poteva permettersi di credere. Il dubbio, la finzione... Queste cose l'avevano tenuta in vita sino a quel momento. Non poteva cedere proprio ora.
 
“Allora fa di me ciò che vuoi. Uccidimi, se ciò soddisfa la tua sete di vendetta. Per parte mia, non ho interesse a vivere nell'umiliazione di aver seguito un falso mizukage.”
 
Le parole di quell'uomo erano serie, sincere. Ao non era il tipo di persona che si lasciava corrompere da lusinghe o minacce, di qualsiasi genere, ordine e grado. Per certi versi, era l'antitesi di Mei. Non aveva mai finto di essere quello che non era, nella sua vita. Non aveva mai vissuto nella menzogna. E non mentiva nemmeno ora, questo la kunoichi lo sentiva.
 
Ma la Terumi sentiva anche altro. Una vocina nel suo cervello che gli diceva:
 
attenta... Non lo potrai mai controllare... Non sarà mai un burattino nelle tue mani... E non hai mezzi per tenerlo legato a te.... Meglio un alleato in meno che un essere del genere...
 
Scosse la testa, come per farla tacere. Ma essa urlava, sempre più insistente. A quel punto decise. Aveva fatto bene a portar con sé una katana, dopo tutto.  Disse solennemente: “E sia. China la testa. Ti concederò l'onore di una rapida dipartita.”
 
Ao non disse nulla. Si limitò, impassibile, ad inginocchiarsi e chinare il capo.
 
Mei alzò la lama. Ma una forza sconosciuta le impedì di abbassarla.
 
“Ma che cazzo stai facendo, Mei? Per tutti i kami, ragiona! Non vedi che è sincero?”
 
Era Inazuma. Era scattata prima di tutti, senza dare nemmeno il tempo a Kurosuke ed ai suoi di fermarla. Eh, già, lo sharingan era utile per davvero, in certe situazioni. Ora le teneva fermamente il polso con la mano.
 
Un impercettibile, amaro sorriso, attraversò per un momento il volto della nukenin di Kiri.
 
Ah, non avevo considerato che la principessina, dalle tribune, potesse prendersela per così tanto... E' proprio vero, è un'anima troppo candida per stare con me... Beh, che devo fare di te, Inazuma Uzumaki? Ringraziarti o maledirti? Mah...

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Capitolo 49
*** Tutti insieme appassionatamente ***


49)Tutti insieme appassionatamente

 

Inazuma lesse nello sguardo di Mei e l'esitazione che la percorreva. Doveva darle ascolto o sarebbe stato un errore fatale?
“Quest'uomo è sincero Mei. E correggimi se sbaglio... ma hai bisogno di ogni aiuto possibile...” sibilai nella sua direzione, a voce bassa.
Finalmente abbassò la sua spada.
Ao si alzò riprendendo la sua posa, che bisognava dire, aveva un che di dignitoso.
Faceva provare sentimenti contrastanti. Sentivo di rispettarlo e ne diffidavo al contempo. Non era una persona.. 'facile da leggere'.
“E tu saresti...?” mi chiese con un'occhiata.
“Principessa Inazuma Uzumaki... nukenin a tempo perso..” ironizzai.
“Porti la spada di Kushimaru” compresi l'odio che aveva per me.
“Già... una simpatica spoglia di guerra. Sai com'è... il bottino al vincitore!” dissi con un sorrisetto. Per qualche ragione mi stava piacendo un sacco punzecchiare quell'uomo.
“Comunque Mei... dobbiamo parlare. Io e te. E anche i miei... amici” dissi per troncare quello che rischiava di diventare una parata infinita di botta e risposta.
“Ma certo... se volete seguirmi”
“Vengo anche io” si auto-invitò Ao.
Strinsi le spalle.
Mei gli permise di venire.
 

A poca distanza dalla cascata, nella roccia si apriva, ben coperto dalla vegetazione, l'ingresso di una caverna, che poi era stata abilmente scavata fino a ricavarne un complesso edificio occultato.
Ci portò in una stanza isolata con un tavolo che era circondato da molte sedie e ricoperto da svariate mappe e rotoli di rapporti.
Ad un mio cenno mi avevano seguito con aria guardinga e vigile anche le ragazze e i Konohani.
Ao invece era venuto da solo, incaricando ai suoi uomini di rimanere con i ragazzi di Mei.
 

“Bene il piano sarebbe...” iniziò lei.
“Mei, scusami se ti interrompo ancora prima di iniziare... Ma avrei un paio di puntini da mettere sulle 'i'.
Sarò diventata nukenin, ma non sono così disperata da seguirti per una vana speranza. Non ho nessuna intenzione di diventare la martire della tua crociata, per cui se riterrò la causa senza possibilità di riuscita, o tuoi piani troppo avventati... ti dico già di no.
 

Secondo... saremo le tue ANBU. La nostra presenza d'ora in avanti non dovrà mai essere rivelata a nessuno. Per nessuna ragione.”
Lei sospirò, e passò lo sguardo sugli altri presenti.
“Konoha cos'ha da dire a riguardo?” chiese osservando il terzetto di ragazzi.
Loro si consultarono vicendevolmente con lo sguardo.
Kakashi prese parola.
“In primo... siamo qui per le ragazze, e stiamo aiutando loro. Personalmente non m'interessa nulla né della vostra situazione politica né altro. E non ho alcuna simpatia per il vostro villaggio.
In secondo... anche noi rimarremo celati. Se si venisse a sapere che aiutiamo una nukenin a rovesciare un kage... sarebbe la guerra. L'Hokage è stato chiarissimo a tal proposito. Righeremo i nostri copri-fronte, così che se dovessimo venire smascherati passeremo per ribelli. Non ci sarà alcun collegamento tra noi e il villaggio.”
“Lo immaginavo” rispose lei, rimanendo fredda.
 

Tuttavia in qualche modo riuscivo a percepire il suo timore.
“Una cosa è pensare le cose, un'altra è metterle in atto, eh?” le dissi cercando di tenere un tono confortante.
Lei annuì una sola volta, e notai che era stranamente pallida, mentre spiegava la mappa.
“Ti fidi davvero di loro?” chiese Ao, lanciandoci un'occhiataccia critica.
“Inazuma è una persona di parola... Inoltre la sua condizione fa sì che abbia tutto da guadagnarci e nulla da perdere. Lei aiuterà me e io aiuterò lei una volta che prenderò il posto di Yagura.
Una mano lava l'altra. Un sistema che ha sempre funzionato bene alla nebbia.”
“E l'ha reso famoso per la sua carità.” puntualizzò Yuki.
“Per non parlare della sua incorruttibilità” l'assecondò Genma, che solo negli ultimi dieci minuti aveva rischiato la virilità più che in tutto il resto della vita, dato che non riusciva a non osservare quanto fosse... 'piena di curve' Mei.
“Non mi sembra che Konoha splenda per la sua benevolenza..” disse seccato Ao.
“Eppure non mi sembra la chiamino 'il villaggio della foglia insanguinata'” ribatté il castano senza neppure scomporsi.
“E non siamo all'asilo. Mei... il piano?” chiesi io.
“Ci siamo sopratutto preoccupati di creare una rete di spie solida e svariati informatori.

Sappiamo anche quando Yagura starnutisce, ma dobbiamo ancora trovare il modo di tirarlo fuori dal suo buco... Senza tutta la sua scorta dietro possibilmente.”
“Beh.. con Ao dalla nostra abbiamo già amputato un significativo elemento dei suoi.. pezzi da novanta” considerai io.
“Sembri essere piuttosto sicura del fatto che non vi sia nemico...” considerò Ao, che a occhio sembrava piuttosto innervosito per il fatto che gli sembrava che noi lo stessimo prendendo troppo sotto gamba.
“Non sei l'unico ad avere uno sguardo magnifico, caro Ao. La nostra principessina ha... Una vista da falco, per così dire...” intervenne Mei con uno dei suoi sorrisi.
Ma al di là della maschera vidi che lanciava uno sguardo con una luce di preoccupazione e incertezza. Non era ancora convinta di Ao, e probabilmente non sapeva come approcciarsi a lui.
 

In effetti però dovevo dire che Shisui aveva ragione. Da quando mi si era sviluppato davvero lo Sharingan e che mi ero allenata ad utilizzarlo... C'era assai poco che sfuggisse al mio sguardo. Che fossero espressioni, minuzie o esitazioni e reazioni istintive. Molte persone che prima faticavo a comprendere ora erano libri aperti. Leggevo nei loro movimenti le esitazioni, le paure e ne deducevo le intenzioni.
 

Poco da dire. Avere sangue Uchiha da quel senso mi stava favorendo, e non poco.
Proprio per questi motivi avevo imparato ad apprezzare ancor di più le ragazze e i tre Konohani. Tra di noi non c'erano bugie... Se non piccole minuzie del tutto trascurabili, per lo più dette con ironia o taciute per privacy. Della quale una in particolare tra di noi aveva un concetto assai relativo...

Se per ora ero sfuggita all'interrogatorio... Non sapevo ancora per quanto sarei riuscita a evitarlo.
 

“Di che forze disponete?” chiesi.
“Abbiamo tutti i ninja che vedi qui, e quasi altrettanti rimasti alle loro 'postazioni' sotto il comando di Yagura, che fungono da infiltrati. Fomentando poi le voci di ribellione abbiamo scoperto più clan di quelli che non speravamo che sarebbero pronti a cambiare faccia. Se daremo inizio ad una rivolta... ci seguiranno.”
“Immagino che però lo faranno soltanto nel caso in cui mostreremo di potercela fare.” commentai io.
“Già” confermò lei.
Ci fu un lungo silenzio nella quale studiammo le mappe.
Io e gli altri (soprattutto Kakashi, Raido e Nacchan, dato che Genma e Yuki si dissero poco portati alla strategia ma rimasero comunque ad ascoltare attentamente) rivolgemmo domande a Mei e Ao.
“Beh, basandomi su quello che so dei ninja della nebbia direi che vi basate proprio soprattutto sulla rete informativa...” iniziò Kakashi strofinandosi il mento con aria pensosa.
“...per tanto interrompendo questa catena renderemo Yagura come cieco e sordo. Un buon inizio.” dissi in linea sulla sua stessa onda di pensiero.
“...e ad un certo punto sarà costretto a mandare qualcuno ad indagare...”
“.. e noi lo attenderemo per agire.” conclusi incrociando le braccia.
 

Gli altri seguirono il nostro ping pong, ma mentre gli altri quattro ragazzi sorrisero a vedere la nuova affinità che c'era tra noi due, Ao e Mei pensarono seriamente alla nostra proposta.
“Sarà come sfoltire a poco a poco le foglie di un grande albero...” commentò Ao.
“Però potrebbe funzionare. Ao... Con te all'interno.” iniziò Mei esitante.
“Minimizzare la cosa, convincere Yagura che non è grave e mandare solo qualcuno a controllare... Ci semplificherebbe la vita. Per quanto abili, dover affrontare troppi nemici in una volta sarebbe difficile da gestire.” spiegai io.
“Ma si può fare?” chiese Kakashi.
 

Ao s'impettì e io risi sotto i baffi, capendo cosa stava pensando. Aveva preso le parole di Kakashi come una sfida. Un moccioso così giovane che dubitava delle sue capacità, ah!
“Non sono molto bravo a mentire” disse ad onor del vero. “Tuttavia credo di poterlo gestire.”
“Suppongo che di quando in quando farebbe comodo ci venissero mandate sue notizie, ma direi che non è il caso di rischiare più del dovuto. Meglio saltare un rapporto che farsi beccare.” intervenne Nadeshiko.
“Sono pienamente d'accordo con miss arciere” concordò Mei.
“Voi cosa farete?” chiese Ao.
 

Io guardai gli altri.
“Beh, affileremo le armi, indosseremo la divisa e andremmo a fare un paio di visite per portare cestini regalo” dissi io con un sorrisone.
“Hai già in mente qualche regalo adatto?” chiese Mei divertita.
“Che ne dici Kakashi... ti sono avanzate un paio di carte bomba?” gli chiesi rievocando il fattaccio del ponte a Uzushi.
“Sono certo di poterne rimediare qualcuna.” rispose lui.
“Bene. Allora diamoci da fare.” concluse Mei, congedandoci.

**Nadeshiko**

Dopo che ci fummo organizzati e progettato le prossime mosse, si era ormai fatta sera.

Ci assegnarono dei posti nel loro rifugio, ma li pretendemmo che fossero vicini. Per quanto alleati non ci sentivamo molto sicuri in mezzo a tutti i ninja di Kiri.
Sopratutto Kakashi sembrava pronto a dare battaglia in ogni istante.

Ci indicarono tre stanze.
Più che altro sembrava che Raido fosse un tantino imbarazzato.
“Beh o così o dovrò sparpagliarvi. Sono le uniche stanze libere e vicine” disse Mei che aveva fatto da anfitrione.
In fin dei conti per Yuki e Genma era già più che ovvio che avrebbero dormito insieme. Raido era troppo cavaliere, ma lo avrei trascinato anche per le orecchie se necessario.
Kakashi... Mi sembrò esitare un momento cercando con lo sguardo una risposta da Inazuma.
“Nah, nessun problema. Meglio così che sparpagliati.” rispose Inazuma tranquillamente.
 

“Se volete posso trovare un posto per i ragazzi e...”
Ricevette un coro di tre 'no!' in risposta, che fece sorridere la ninja di Kiri e impettire un po' d'orgoglio i tre ragazzi in questione.
Sempre sorridendo, questa volta sembrava in modo sincero, chiese con uno scintillio divertito anche negli occhi a Inazuma:

“Ma come... anche la ragazza casa-e-tempio-e-quasi-maritata ha cambiato idea a riguardo?” domandò Mei.
Guardai Inazuma sinceramente curiosa di una risposta. Così come la guardarono con aria d'aspettativa anche gli altri quattro presenti.
“La ragazza casa-e-tempio è appena stata buttata fuori dal tempio a calci... E dichiarata traditrice. Suppongo di avere il diritto di fare un po' la cattiva ragazza.” disse lei senza scomposi troppo e con un sorriso sornione.
“Lungi da me l'accusarti.”
“Anche perché sarebbe una bella predica... Dato il pulpito.” le tirò una frecciatina Yuki.
“Beccata” disse lei. “Beh, vi lascio alle vostre ehm... riflessioni” con questo se ne andò.
“E ora?” chiese Genma.
 

“Io suggerirei di riposarci finché si può. Non so perché ma ho idea che i prossimi giorni saranno movimentati.”
“Ina... tu riposeresti anche in mezzo ad una battaglia, ma una volta tanto credo che tu abbia ragione” intervenni io.
“Mei ha bisogno di noi e ci lascerà assai poco tempo per bighellonare.” considerò Yuki.
“Raido, tu che ne pensi?” gli domandai.
“Credo che abbiate ragione. Mei ha radunato un bel gruppo, ma molti di questi sono reclute, ancora ferite dal loro 'esame' sanguinolento. Poco più che pivelli. Di gente seriamente qualificata ce ne sono pochi e quei pochi per lei sono preziosi come l'oro.
Ritrovarsi con sei come noi, di cui due possiedono abilità innate... saremo la sua punta di diamante, e ci ritroveremo sempre o quasi in prima linea, o comunque ci impiegherà al massimo.”
“Un'accurata diagnosi.” confermò Kakashi.
“Bene! Allora zucca bianca, vieni con me, ho parecchio da insegnarti sull'arte della pigrizia!” e con questo se lo tirò dietro senza attendere la sua risposta -non che sembrasse contrariato- fino a scomparire dietro la porta di legno che chiudeva l'accesso ad una stanza scavata nella roccia.
“è una mia impressione o Kakashi è stranamente... allegro?” chiese Genma, curandosi però di tenere la voce bassa per non farsi sentire.
“Dite che è davvero innamorato di Inazuma?” chiese Yuki stranamente seria. In fin dei conti noi due eravamo un po'... In apprensione per lei. Se l'albino si fosse dimostrato una delusione, neppure un miracolo avrebbe tirato fuori Inazuma dalla fossa della disperazione. Non dopo i recenti eventi. Si mostrava spavalda, ma sapevamo quanto l'angustiava internamente il sapere di essere una reietta.
“Credimi Yuki, se avessi messo fino a poco tempo fa nella stessa frase le parole 'Kakashi' e 'innamorato' ti avrei riso in faccia” le rispose Genma.
“Kakashi è un ragazzo molto serio. Di buona norma era raro persino vederlo sorridere. Bisogna dire, ad onor del vero che siete state voi a cambiarci... In un modo o nell'altro. Ma per rispondere alla tua domanda, direi di si. Già solo il fatto che abbia smesso di considerare le ragazze come 'un inutile perdita di tempo' e i sentimenti come una 'distrazione inammissibile per uno shinobi' direi che la dice lunga sul quanto sia cambiato.” ci rassicurò Raido.
 

Con una scrollata di spalle, Genma condusse Yuki dentro la loro stanza.
“Beh, che dici di dare un'occhiata alla sistemazione che ci hanno procurato?” proposi.
“Dopo di te...” disse lui aprendomi la porta.
Sorrisi, precedendolo.
L'interno era piuttosto spoglio. In fin dei conti eravamo una specie di 'campo rifugiati di guerra' non si poteva di certo pretendere il lusso. C'era il necessario, ma nulla di più.
Un letto a una piazza e mezzo, un cassettone per i vestiti e un baule sul fondo del letto. Due comodini con relativi candelabri sopra.
Nessuna finestra, se non un piccolo foro per il ricircolo dell'aria.
“Beh, non è esattamente quello che si dice un hotel di lusso, ma sembra piuttosto comodo.” commentai pratica.
Riposi i miei oggetti, mentre lui faceva altrettanto.
Preparai con cura le armi, dato che avevo idea che prossimamente le avrei usate... E parecchio. Controllai lo stato di consumo della corda dell'arco e oliai con cura il legno.
Quando fummo pronti per dormire, vidi che Raido armeggiava per cercare nel suo zaino un sacco a pelo. No, questo era veramente troppo! Voleva veramente dormire per terra?
 

Istintivamente, la cosa mi fece sorridere. Non avevo mai visto un ragazzo della sua età con un senso del rispetto e della cortesia radicato così nel profondo.
Gli feci cenno di raggiungermi e quando mi fu vicino lo baciai, trascinandolo a viva forza sotto le coperte. Basta fingere. Non più. Da quel giorno avremmo rischiato la morte un giorno sì e l'altro pure, per cui volevo afferrare l'istante. A tutti i costi.
 

Angolino dell'autore

Dopo miliardi di anni, eccomi qui a ripubblicare un nuovo capitolo di questa storia. Io e Lullaby abbiamo deciso di riprenderla in mano e di finirla, dato che ci sembrava di fare un torto alla bella Inazuma e a Kakashi... Spero che chi ha deciso di leggerla in passato non se ne sia dimenticato e torni a leggerla di nuovo, anche se so bene che ciò è molto difficile. Ringrazio di cuore chi vorrà ancora leggere le avventure degli ultimi giorni del vortice!
Seeya!

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Capitolo 50
*** Il buon giorno si vede dal mattino ***


50)Il buon giorno si vede dal mattino

Raido quella mattina si svegliò molto, ma molto presto. Certo, dopo quello che era successo, dormire non è che fosse la cosa più semplice del mondo. Sentiva che c'era qualcosa di profondamente sbagliato in quello che era 'capitato'. Non che fosse una persona particolarmente chiusa, ma si era fatto un'idea piuttosto precisa di quale sarebbe stato il binario sul quale avrebbe incanalato la sua vita sentimentale. Matrimonio, famiglia e per concludere, tanti piccoli ninja (senza cicatrici, possibilmente).

Solo che con Nacchan era tutto sballato. A dire il vero era sempre stato tutto sballato, con lei, sin dal primo momento. A partire dal fatto che per qualche strano, assurdo ed inconcepibile motivo, si era innamorata di lui. Ma poi, era veramente così? E se fosse stato solo un piacevole diversivo? Se avesse seguito l'onda lunga emotiva della sintonia che c'era tra Yuki e Genma e (tanto ormai era piuttosto innegabile nasconderlo) Kakashi con Inazuma? E se l'avesse fatto semplicemente per non restare 'indietro' rispetto alle altre sue amiche? E se...

All'improvviso, la sua mistica contemplazione del soffitto venne interrotta da due occhi spalancati. Lo sguardo sorridente di Nadeshiko era apparso davanti al suo.

“Lo so cosa stai pensando.” Fece lei, tranquilla.

“Ah.” L'unica cosa che Raido riuscì a proferire era un insulso monosillabo. Lei, però, come se rappresentasse un invito a proseguire nel discorso, continuò:

“...E sono fermamente convinta che sia una cazzata.”

“Ma...” Raido tentò debolmente di protestare, ma le parole non ne volevano sapere proprio di uscire senza che si confondessero le une con le altre, ingarbugliandosi.

“Non ho il dono di leggere nel pensiero, ma, onestamente, credo proprio che se fosse vero anche solo un decimo, no, un centesimo di quel che ti sta passando per la mente, io starei piangendo in un angolino del letto per lavare con le lacrime onta e disonore. Sbaglio?”

“Ma no, io non...” Raido voleva dare una risposta evasiva, o quantomeno provarci, ma quegli occhi così limpidi che lo fissavano lo rendevano completamente incapace di mentire. Con uno sbuffo, alla fine, si decise a comunicare la propria riflessione: “Ecco, sono innamorato di te. E non posso farci niente. E per quanto per me sia insolito rubare le parole a Genma, non riesco ad essere sinceramente pentito per quel che è successo tra di noi. Solo, non so se la cosa sia... Ecco, reciproca...”

“Raido, Tu veramente credi... Credi che mi sarei data alla prima persona che incontro al solo scopo di avere... Di avere... Uffa, non lo so nemmeno io, tanto la cosa è lontana dalla mia mente, per tutti gli dei! Ti ho mai dato l'impressione di essere il tipo da botte di

incoscienza improvvise?”

“Direi per niente...”

“Ecco, allora vedi di ficcarti bene in quella testa irrimediabilmente bacata che non mi pento di una briciola di quel che ho fatto, stanotte compresa. E lo rifarei!”

Nadeshiko realizzò con millisecondo di ritardo che l'ultima sua frase, detta con particolare enfasi, poteva essere interpretata con un particolare sfumatura di significato. Suo malgrado si fece rossa come un pomodoro (Yuki e Inazuma avrebbero pagato a peso d'oro per vederla anche un solo secondo in quello stato, dato che non succedeva praticamente mai).

Raido, a vederla così, non riuscì a trattenere un risata. Poi commentò: “Certo che... Non credevo di avere il potere di scombussolare tanto l'anima delle ragazze...”

“Non montarti la testa... Non tutte... Anzi, solo una. Anche perché qualora fossero in un numero maggiore, sappi che il contatore tornerebbe a 'uno' piuttosto rapidamente.” Replicò lei con un finto broncio.

***

“Inazuma?”

“Eh? Che c'è?”

“Vedi un po' tu... Io sono già pronto e tu... Beh, se ti guardi allo specchio capirai da sola che ti voglio dire...”

“Kakashi?”

“Sì?” Kakashi sapeva che Inazuma era contrariata dall'essere stata svegliata in malo modo. Ma il perverso e masochistico desiderio di tirare la corda ancora un po' per vedere come avrebbe reagito era troppo invitante.

“Sai essere dolce come una pedata in quel posto, te l'ha mai detto nessuna delle tue molteplici ragazze?”

“Veramente no, se devo essere sincero. Ad ogni modo, sai benissimo che sono il tipo che dice le cose in faccia.”

“Questo non è dire le cose in faccia, testa ossigenata. Questo è avere un carattere di merda. No, davvero, hai la finezza di un... Di un... Di un Kumatari, ecco!”

“Mi stai paragonando alle gente di quel vostro clan che alleva orsi?”

“Esatto. Non hai la minima capacità di solleticare la vanità femminile. Cioè, sul serio pensi che dire ad una ragazza appena svegliata: 'guarda, fai schifo, sei tutta in disordine' ti faccia guadagnare punti verso il gentil sesso?”

“Però è la verità, dato che sembra che l'acconciatura te l'abbia fatta il raikage. E il pigiamino con i vortici rossi? Scommetto che lo usi dall'età di cinque anni.”

“MA SE E' BELLISSIMO! Lascia stare il mio pigiamino, rozzo troglodita... E comunque se mi hai svegliato per insultare questo stupendo capo di alta moda, facevi meglio a lasciarmi dormire.”

“No, dobbiamo sbrigarci. Mei ci sta aspettando.”

“E non potrebbe continuare a farlo ancora per un altro po'?”

“Tu il proverbio 'il mattino ha l'oro in bocca' non l'hai mai sentito, vero Inazuma?”

“E tu l'hai mai sentito quello che dice 'non svegliare il can che dorme'?”

“Ghiro.”

“Nevrotico.”

Improvvisamente, dopo quel surreale battibecco, i due si guardarono in faccia, scoppiando a ridere contemporaneamente (Kakashi che rideva? Questo invece era un evento che Raido e Genma avrebbero voluto segnare sul calendario).

Dopo essersi data un pugno sullo sterno per non rischiare di morire soffocata, Inazuma, sempre con il sorriso sulle labbra, disse: “Senti Kakashi, facciamo una scommessa: io cercherò di insegnarti la sublime arte del rilassarsi e prendere le cose con la dovuta calma, volgarmente detta, per chi non la capisce, pigrizia. Tu invece cercherai di insegnarmi la puntualità, la preparazione e tutte quelle baggianate lì. Vediamo chi dei due travierà l'altro... Ci stai?”

“Si può fare... Andata.”

“Bene! Allora parto subito con la lezione uno: 'aspettare una donna che si prepara'.”

“La cosa si preannuncia già difficile.”

“Eh, già... Ma no, ma no, tranquillo, albino dei miei stivali! Almeno in questo sono molto migliore della media delle ragazze della mia età. Se tu avessi fatto più vita mondana lo sapresti bene.”

***

“Genma...”

“Dimmi...”

“Fottiti.”

“E adesso che ho fatto?”

“Uffa... Lo sai, dannazione...”

“No, giuro, Yuki, non ne ho la più pallida idea!” Ahem...Forse.

“Me lo devi anche far dire eh? Poi passo dalla parte della baka nevrotica.”

“E quale sarebbe la novità, scusa?”

“Ehi!”

“Guarda che sei stata tu ad offrirmela su un piatto d'argento, questa.”

“Vero, lo ammetto...”

“Dai, uzushibaka, che c'è?”

“Uzushibaka? Mi sa che preferivo raperonzolo... Ecco... Sì, insomma.”

“...Sei gelosa di Mei. Ci azzecco?”

“Ecco, vedi che allora ce l'hai davvero la coscienza sporca? Guarda che le palle te le taglio per davvero la prossima volta che... Che... Che la spogli con gli occhi!”

“Non che ci sia molto da spogliare, visto come va in giro vestita... Ok, ok, scherzo, scherzo! Comunque, cos'è questo attacco di gelosia improvviso? Il fatto che quel coso lì sotto funzioni è determinato da un paio di simpatici amici chiamati 'ormoni'. Il problema è che, saranno anche simpatici, ma il cervello non ha molta capacità di persuasione su di loro.”

“Cosa stai cercando di dirmi?”

“Che, Kakashi a parte, Perdonami, ma non credo che esista uomo al mondo in grado di resistere e non dare nemmeno un'occhiatina, quando passa una come Mei.”

“Una come Mei eh?”

“Aspetta: nessuna battuta... Nessun ceffone... Nessun pugno... Cavolo, questo è un caso serio.”

“Dài, Genma... Cioè... Che palle! Lo so che non sono fascinosa, tutta figa, tutta femminile... Però...”

“Però cosa? Cazzo, non una crisi di autostima! Non tu!”

“Eh, perché? Non posso?”

“Assolutamente no! Cazzo, Yuki... Non sei perfetta tu quanto non sono perfetto io... Ma, bontà tua, ti sei presa il pacchetto completo. Non credi che io abbia fatto lo stesso? Quindi, sta pur certa che non ti cambierei MAI con Mei...”

“TU che dici una cosa carina? Mi sa che dovremo fare una controllata veloce fuori per vedere se sta nevicando...” Cercò di trattenerlo, ma su volto di Yuki era riaffiorato il solito ghigno divertito.

“Aspetta a cantare vittoria, che per quella faccia tutta imbronciata che hai fatto, giuro che ti prenderò per il culo finché campo.”

“Provaci e sei un uomo morto!”

Detto questo, gli si buttò addosso, come per strozzarlo. E, ovviamente, quello che accadde dopo fu tutt'altro.

***

“Bene, Pensavo che per oggi non vi sareste degnati di presentarvi... A quanto pare i nostri alloggi erano particolarmente comodi, dato che vi vedo tutti allegri e di buon umore. L'atteggiamento giusto per andare a far saltare qualche testa, che ne dite?”

Nonostante il tono di Mei fosse apertamente canzonatorio, Inazuma, dopo aver osservato attentamente il suo sguardo, notò emozioni palesemente in contrasto con il tono allegro e leggero con cui aveva esordito il loro anfitrione. Tensione, paura, nervosismo... Per un attimo, la Uzumaki si sorprese a pensare a quanto fosse in realtà sola la nukenin di Kiri che avevano di fronte. Non aveva nessuno con cui poter veramente condividere il fardello che aveva deciso di prendere sulle proprie spalle. Nessuno a cui mostrare i propri dubbi, le proprie paure e le proprie debolezze. Al suo posto, probabilmente, Inazuma sarebbe semplicemente impazzita. Un motivo in più per ringraziare gli dei degli shinobi per aver posto al suo fianco Yuki, Nadeshiko e ora Kakashi.

La Terumi proseguì, illustrando il loro primo obiettivo:

“Ci addentreremo nel paese delle risaie, questa volta. Credo sappiate tutti meglio di me che è un luogo tranquillo, posto sulla via carovaniera nord tra il paese del fuoco e quello del fulmine. Non tanto il suo peso politico, quanto la sua posizione strategica lo rende appetibile a Kiri. Controllarlo significherebbe infatti minare seriamente qualsiasi comunicazione tra Konoha e Uzushi da una parte e Kumo dall'altra. Mettere zizzania tra i due villaggi nascosti più potenti, soprattutto all'indomani di una guerra sanguinosa, è esattamente quello che mi aspetto vogliano fare le spie di Kiri. Il progetto è finito in secondo piano di fronte alla possibilità di un colpo di stato al vortice, ma ora è ripreso con nuovo vigore. Sta a noi troncarlo prima che entri nel suo stadio finale. Vi aggrada abbastanza, come prima missione sotto il mio comando?”

“Non pensavo venissi anche tu.” Gli chiese con voce gelida Kakashi.

“A fare l'ape regina in questo alveare non pensate che ci si possa annoiare un po'? E poi ho Kensuke che fa buona guardia! Su, su, non siete contenti di divertirvi un pochino con la povera Mei?”

“Felicissimi, guarda...” Fu il commento acido di Yuki.

“Io giurerei che sia per il fatto che non ti fidi completamente di noi e vuoi verificare con i tuoi occhi se il nostro operato è di tuo gradimento... Ma dopotutto, per questa volta, non posso biasimarti più di tanto.”

“Oh, come siamo freddi e scostanti, Kakashi dello sharingan... Lasciati un po' andare, in mia presenza, chioma d'argento, non è un peccato, dopo tutto.” Concluse ammiccante Mei. Per quanto il millisecondo di sorpresa lasciò intuire a lui e Inazuma che la sua supposizione fosse esatta.

La Uzumaki, però intuiva che ci doveva essere dell'altro. Poteva benissimo darsi che Mei si stesse preparando a combattere con una persona che conosceva già, per esempio. Mah, inutile fasciarsi la testa ora, dopo tutto.

Takeshi...

Prega tutti gli dei di morire stanotte di una morte rapida, caro il mio ex-sensei dell'accademia... Perché se capiti tra le mie mani, non sarò molto in vena di lasciarti andare all'altro mondo troppo velocemente...

 

Angolino dell'autore

Dato che ora come ora abbiamo un po' di capitoli in stock da poter pubblicare, ho deciso di mettere un po' di carne al fuoco dopo tanto tempo. Ammetto, per il ritorno della mia motivazione nello scrivere FanFiction, di dover ringraziare il ritrovato interesse nelle mie (nostre) storie da parte di un nostro nuovo recensore, Namory Superfigo, oltre alla sua decisione di scrivere una 'what if' basata su 'The End of Whirlpool'. Non so quanto durerà, né se avrò tempo a disposizione per assecondare questa nuova verve scrittoria, ma, come si dice dalle mie parti, 'se la vàa, la gàa i gamb' (Fin che va, ha le gambe). Avviso inoltre che ho iniziato a procedere ad una radicale revisione di NewGen. Ho una mezza idea di ripubblicarla da capo riveduta e corretta non appena avrò terminato questo processo.

Ringrazio ancora infinitamente i pochi eroi che decideranno di continuare a leggere. Alla prossima!

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Capitolo 51
*** Il paese delle risaie ***


51)Il paese delle risaie

Il viaggio fu abbastanza agevole. Eravamo attenti, ma non estremamente vigili. Era difficile trovare delle pattuglie così lontane da Konoha o Uzushi e, dato che stavamo attraversando le terre del fuoco, mi preoccupavo relativamente poco di fare altri incontri.  Certo, non che dei Nukenin fossero ben visti, ma era difficile che un gruppo di pattuglia - normalmente composto da tre, quattro ninja - avesse desiderio di confrontarsi con nove avversari.
Mei si era portata dietro un ragazzetto, anzi un bambino, che sembrava avesse imparato a camminare solo l'altro giorno, un tale di nome Chojuro, che però brandiva una delle spade leggendarie e che pendeva talmente tanto dalle labbra di Mei, che se lei non gli avesse detto di respirare, se ne sarebbe probabilmente dimenticato, morendo soffocato.
Ogni tanto mi divertivo a stuzzicarlo, dato che arrossiva e balbettava ogni momento e ad ogni parola, ma non dubitavo del fatto che se la provocante ninja gli avesse ordinato di attaccarmi, lui lo avrebbe fatto. C'era anche una ragazza, all'incirca della nostra età, che sembrava soffrire quasi di bipolarismo per come passava dall'essere taciturna e scostante all'essere 'provocante' e civettuola.
Si chiamava Chichi, o, perlomeno, così la chiamavano i nukenin di Kiri... Un nome un programma... Era una tipetta abbastanza carina, con dei begli occhi nocciola e i capelli rosso scuro, snella e di belle forme.
Ci provò in tempo zero con Genma, rischiando seriamente di essere sgozzata da Yuki; quindi ripiegò su Kakashi e mi divertii a vederla sbattere contro il muro di freddezza che il ragazzo albino sapeva essere quando voleva.
Io e gli altri ci eravamo celati dietro maschere ANBU, di modo che nessuno potesse riconoscerci; nemmeno Chojuro e Chichi sapevano chi fossimo. D'altro canto era parte del nostro accordo, per cui Mei era la nostra 'ragazza immagine'.
Speravo davvero che non facesse cazzate troppo grandi.
Per quanto riguarda il resto... Ora che eravamo più tranquilli e ricongiunti al resto del gruppo, buona parte delle tensioni precedenti erano sciolte. Eravamo più pronte al riso che al pianto.
Sapere di essere 'bandite' dal villaggio era triste, ma stavamo considerando questa sortita una sorta di 'missione a lungo termine', da cui non potevamo rientrare prima di averla compiuta e quindi cercavamo di convincerci che dovevamo solo aspettare.
Il fatto che ci fossero i ragazzi con noi ci dava un buon incentivo a non pensarci troppo.
Insomma, non ci badavamo, e quando lo facevamo ci costringevamo a considerarla una sorta di gita. Un buon modo per evitare di cadere in depressione.
Yuki e Genma erano piuttosto tesi, dato che la nostra trecciolina era acida come yogurt scaduto a causa della kunoichi della nebbia e Genma era troppo idiota per rimanere serio, e troppo sbadato per trattare la questione 'gelosia' con la dovuta delicatezza. Non che la loro coppia fosse a rischio. Nonostante le stronzate che volavano tra i due, Genma si sarebbe tagliato le mani prima di tradire Yuki e lei era troppo innamorata per arrabbiarsi davvero per così poco.
Però i battibecchi erano così frequenti che ogni tanto avrei voluto strapparmi le orecchie pur di non sentirli per qualche minuto e riuscire a dormire, dato che le discussioni esplodevano la sera, mentre ci coricavamo per dormire.
Per quanto si sibilassero solo le frasi tra di loro, eravamo tutti ninja con udito ben allenato...

Cosa che si rivelava ancor più fastidiosa (e imbarazzante) quando finalmente facevano pace, ad essere del tutto sinceri...


Mei a riguardo si limitava a sorridere divertita dalla situazione, e la sera faceva finta di non sentirli.
Raido e Nadeshiko erano talmente palesemente felici l'uno dell'altro che, soprattutto lui, che per certi versi celava meno le emozioni, non mi sarei stupita di vederli galleggiare a qualche spanna da terra anziché camminare.
Nacchan era spesso sorridente, e scherzava con gli altri più volentieri del solito. Indice del fatto che doveva essere di ottimo umore.
Io e Kakashi... Beh, che dire.
Lui non è che fosse mai stato molto discorsivo, per cui credo che il fatto che la sera prima di dormire parlassimo sempre qualche momento insieme, raccontandoci qualcosa, o dei nostri ricordi più piacevoli, o discutendo del piano attuale e di come si poteva fare per svolgerlo al meglio, fosse un indice di miglioramento.
Era piacevole discorrere con lui.
Di quanto in quando volava qualche battuta, per lo più assurda o certamente poco comprensibile per le 'orecchie estranee', dato che non eravamo dotati dell'umorismo palese di Yuki o Genma e mi rendevo conto che, se ascoltate da estranei, le nostre conversazioni sembravano in larga parte assurde. Trovai poi molto curioso il miscuglio di divertimento e irritazione che provai quando Chichi tentò di imitare i modi provocanti di Mei, per cercare di 'conquistare' Kakashi. Tentativo che finì a dir poco miseramente, ma che comunque m'infastidì.
Se non altro iniziai a capire lo stress a cui si sottoponeva Yuki.
Anche Mei in persona di quando in quando si lanciava in una delle sue battutine ambigue... Sebbene lo facesse più per il gusto d'istigare che non per vero interesse.
Indipendentemente da tutto, Kakashi era così freddo e scostante con Mei, che faceva più pensare che le avrebbe volentieri tirato il collo con le sue mani che non al fatto che avrebbe potuto soccombere ai suoi modi suadenti.
Per quanto riguarda lei... Dedicai dei lunghi momenti tutti i giorni ad osservarla.
Giunsi ad una conclusione.
Lei era un giocoliere. E stava giocando con più palle di quante non riuscisse effettivamente a gestire. Indossava una maschera diversa per ogni persona che incontrava. Fredda, distante, distaccata, determinata, appassionata, compiacente, provocante, scostante, raffinata, diretta, sfacciata... aveva così tante maschere che mi chiesi come facesse a non venirle la nausea a indossarle tutte.
Da una parte ammiravo la sua determinazione: era disposta davvero a tutto per giungere al suo fine. Dall'altra mi era inconcepibile il suo modo di fare.
Si, anche io avrei combattuto per il mio villaggio e per me, ma non sarei ricorsa a tanta falsità. Non ne sarei stata in grado.
Anche se, forse, fossi stata costretta, mi dissi, anche io avrei giocato tutte le carte a mia disposizione.
Ero poi tanto diversa da Mei? No, non troppo. Facevo del mio meglio con quello che avevo.
Però lei... Ci nascondeva ancora tanto e più la osservavo più me ne convincevo.
Se da una parte si fidava a sufficienza di noi da metterci al corrente dei suoi piani, non si fidava abbastanza da confidare i suoi pensieri. Cosa che, peraltro, non faceva assolutamente con nessuno.
Iniziai a provare una certa curiosità. Cosa si nascondeva dietro quei suoi begli occhioni? Aveva un cuore che batteva sincero dietro quei modi suadenti e provocanti, o era freddo, distante e gelato da tempo?
Durante il viaggio ebbi modo di affinare anche un'altra cosa.
Mi rendevo conto che avevamo tutti avversarsi degni di nota. Non conoscevo molto bene Yagura, ma, che fosse manovrato o meno, tutti accordavano su un punto: era spietato e potente, e poteva avvalersi del suo demone... O quanto meno, se lo scatenava erano guai per tutti.
Avevo bisogno di nuove tecniche, per variare il mio stile, perché se avessi trovato qualcuno che sapeva contrastare i sigilli... A essere onesti la mia arte marziale era nella media, ma nulla di più.
Dovevo imparare qualcosa di nuovo, ma cosa?
Subito mi venne in mente il Raikiri di Kakashi. Potevo impararlo, dato che avevo lo sharingan e non mi mancava la prontezza di riflessi.
Però il mio raiton lasciava un po' a desiderare... Anche se comunque non avevo il tempo necessario per inventare una tecnica da zero.
Quindi, riflettendo, ripiegai su Chojuro.
“Heila!” lo salutai una sera, a circa un giorno dalla partenza.
“Ehm... Buonasera Inazuma-sama.”
Lo intrattenni a dire un paio di parole mentre lo studiavo.
“Ti andrebbe di allenarti con me? Diciamo una piccola sfida... In amicizia ovviamente.” gli dissi con un mezzo sorriso.
Il ragazzo guardò verso Mei con aria persa.
“Forza ragazzo, mettici grinta!” lo incoraggiò lei.
La sfida iniziò in modo esitante. Io studiavo le sue mosse... Lui invece era incerto su cosa fare.
Da quella sera iniziai regolarmente a misurarmi con lo spadaccino. Era abile, considerata la sua età e la sua statura.
“Hai in mente di usare Nuibari?” mi chiese Kakashi, una sera mentre ci stavamo per coricare.
“Cosa te lo fa pensare?”
“Il fatto che ti alleni tutte le sere con un ragazzino che altrimenti non avresti neppure considerato? Soprattutto considerata la 'fatica' che fai, quando altrimenti potresti spaparanzarti intorno al fuoco... Cosa molto più in sintonia col tuo carattere.”
“Hai davvero un carattere di merda lo sai?”
“Il che vuol dire che ho fatto centro.”
“Ti rendi conto che mi tratti come una fannullona?”
“Tu SEI una pigrona.”
“Ma non è gentile da parte tua rimarcarlo in continuazione!”
“C'è sempre la vana speranza di riuscire a farti scomodare...”
“Appunto, tu spera...”
La discussione si concluse con uno sbuffo e una mezza risata.
“Comunque si... Già che me la sto portando a spasso tanto vale cercare di usarla no? Solo che mi servirebbe qualche tecnica da abbinare... Per ora sto solo cercando di studiare le mosse di Chojuro. Purtroppo però le nostre spade sono troppo differenti. La sua usa massa e potenza d'impatto come fattore principale. Nuibari è troppo sottile per sopportare colpi di quella portata di taglio. È fatta per un'agile schivata e poi colpire di punta. Vorrei riadattare il mio stile per poterla sfruttare al meglio.”
“Dovresti chiedere una mano anche a Raido. Non sarà uno spadaccino leggendario, ma non se la cava male con la spada.”
“Farò così. Ora... Buonanotte!”
“Dormigliona!” mi disse in tono scherzoso.
“Se cercassi di goderti un po' di più il riposo non saresti sempre così scontroso!” e con questo mi coricai.
Sia come sia, arrivati in vista di un piccolo villaggio di crocevia, composto per lo più da furtivi agricoltori che erano nel tempo riusciti a sopravvivere alle varie guerre ninja, dovemmo fidarci ad aspettare, mentre Mei, camuffata dalla tecnica della trasformazione, andava in avanscoperta per cercare di stanare le prede.
Stette via quasi una giornata intera.
La sera però tornò con aria trionfante.
“Sono in tre, fortuna che li conoscevo già di vista! - esclamò sedendosi con noi - Lavorano separatamente. Uno si finge un fabbro. Fornisce utensili di metallo ai contadini della zona e, per quel poco che ne so, ci sono due probabilità su tre che smerci sotto banco armi. È un tale grande e grosso che si chiama Ihei.
Uno invece interpreta il ruolo dell'ubriacone, raccogliendo informazioni. È un tipo con i capelli color sabbia e la faccia da furetto. Kindomaru.
L'ultimo è probabilmente il più pericoloso. Nel villaggio si spaccia per un commerciante di bestiame, va e viene, certamente è un intermediario che comunica notizie e piani alle altre staffette, che le portano poi a Yagura. Non conosco il suo vero nome, ma so che si è fatto una certa reputazione al villaggio. È brutale nell'uso delle arti marziali e ha una resistenza invidiabile. Usa anche alcune tecniche dell'acqua davvero niente male.”
“Idee?” chiesi.
“Posso solo dire che è meglio agire prima che se la fili.”
“Bisogna anche fare in modo da attirare il meno possibile l'attenzione...” commentò Raido.
“Facciamogli avere un brutto incidente sul lavoro no?” commentò Genma.
Lo guardai stupita. “Hai appena avuto l'idea migliore di sempre, almeno per la tua media.” commentai. “Mei esiste un modo per...”
“In effetti sia il finto fabbro che il finto commerciante devono passare su un ponte piuttosto mal messo sopra il fiume. Sai, un asse un po' marcio può facilmente cedere... Le disgrazie capitano.” commentò Mei.
“E se ho visto bene il fiume in questione è piuttosto sassoso e con la corrente violenta. Anche i migliori nuotatori possono fare una brutta fine...”
“E il falso ubriaco?” chiese Kakashi.
“Oh, userò un po' di fantasia. Inoltre, il tasso di ubriachi che muoiono soffocati nel loro stesso rigurgito durante il sonno è più alto di quello che si pensa.” disse Mei con nonchalance facendomi arricciare il naso nell'immaginarmi la scena.
“Credo che non mi ubriacherò mai nella mia vita...” Dissi, alzandomi per poi dirigermi verso il luogo dell'incidente.
Preferivo pianificare al meglio l'azione.


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Capitolo 52
*** Memorie d'infanzia ***


52)Memorie d'infanzia

Più il tempo passava, più ad Inazuma il tutto sembrava molto strano. Sembrava troppo facile. Quel trio di galoppini non era, ed era fin troppo palese, che un gruppo di pesci piccoli. Era difficile che potessero rappresentare seriamente una testa di ponte per creare incidenti di confine ed organizzare un traffico illecito su vasta scala all'interno del paese del fulmine. Nella settimana che seguì, due su tre vennero sgominati con soverchia facilità. Non ci fu nemmeno bisogno di mettere in atto piani particolarmente complessi.


Come aveva detto Mei, poi, in fondo, un ubriacone che muore al ciglio di una strada non fa particolarmente rumore. Il fabbro, invece, erano riusciti a catturarlo vivo.

Mei non ci andò leggera, nel torturarlo, ma quello che rivelò fu veramente misero. Era chiaro che il capitano della loro squadra era quel falso mercante. Ma anche lui non era che una pedina, in quell'operazione. Il direttore d'orchestra e la sua squadra in quel momento non si trovavano in zona. Probabilmente erano in missione poco lontano. Dopotutto, era facile, fingendosi commercianti, sparire e riapparire quando più era necessario.

Questo però significava solo una cosa. La squadra era condannata ad attendere che si palesassero nuovamente. Ciò significava molto, troppo tempo libero da non sapere come riempire.

Ognuno si ingegnò come poté. Per esempio, Chichi, visto che le era finalmente entrato in testa che, qualsiasi cosa facesse, era condannata ad essere ignorata da Kakashi, decise di rassegnarsi a provare ad affinare le sue doti da aspirante femme fatale su Raido. Sembrava un po' una bambina che giocasse ad imitare goffamente la propria madre. Sebbene Mei non fosse né sua madre, né, certamente, un modello facile da imitare...

Da un punto di vista 'tattico', poteva sembrare una buona decisione, dal momento che, per quanto Nadeshiko fosse estremamente bella, alla kunoichi di Kiri era sembrata sin troppo pacata e remissiva. Una priva di mordente, ecco. Ad una così, quanto poteva essere difficile sfilare il ragazzo da sotto il naso?

Non poté commettere errore di valutazione peggiore. Perché l'ira di un angelo può essere molto più terribile di quella di un demone, a Uzushi lo sapevano sin troppo bene.

Ancora adesso Akaho aveva gli incubi di quando aveva rubato la bambola di pezza a Yuki, le aveva staccato la testa e l'aveva buttata in una pozzanghera fangosa. Aveva gli incubi di quanto era successo dopo, per essere precisi.

Ossia che la piccola Nadeshiko aveva giocato per tutto il pomeriggio a mirare ad una mela posta sulla sua testa con il suo primo arco lungo.

Raido era sempre piuttosto impacciato, di fronte alle avances di quella piccola infoiata. Da una parte desiderava trovare un modo efficace perché la smettesse. Dall'altra, non era carino trattare male una donna, no?

Se non che, Chichi interpretò l'esitazione come una spinta a continuare. Commettendo, se possibile, un errore di valutazione ancora più grande.

Perché Nadeshiko scoprì che, tutto sommato, prendere in giro Yuki per la sua irrazionale e paranoica gelosia non era poi molto giusto da parte sua.

Già. Perché lei era anche peggio.

Dopo due giorni di futili pantomime e involontarie strusciatine, Yuki la notò che oliava, intensamente concentrata, il suo arco. Canticchiando e con un sorriso sulle labbra.

Per esperienza personale la ragazza con le trecce sapeva che non si trattava di un buon segno.

Ahem... Nacchan, tutto bene? Era da un po' che non ti sentivo canticchiare...” precisamente da quando hai lanciato ad un chilometro quel tizio che mi ha sputato in faccia...

Nadeshiko le rispose con un larghissimo sorriso, con gli occhi leggermente socchiusi: “Certo, alla grande! Pensavo solo che, visto che è da un po' che non lo faccio, di esercitarmi un po' con la mira dalla lunga distanza...”

Ecco, ti pareva.

'Mira dalla lunga distanza'. Secondo Yuki, quella era una perifrasi impropria di Nacchan per: 'sto per conficcare una freccia a distanza siderale ad un millimetro dalla testa di qualcuno, facendolo cacare sotto dalla paura'.

Interessante... Avresti, ahem... Ipoteticamente parlando, dico... Un bersaglio preciso?”

Sempre con quel sorriso inquietante, la bionda rispose: “Mah, pensavo a quella Chichi di Kiri... Ipoteticamente parlando, si intende.”

Yuki si lasciò andare in un ghigno di soddisfazione. Se le cose stavano così... Chi era lei per fermarla?

Ok, allora buona fortuna!” Le rispose divertita.

Nel frattempo, Inazuma cercava di allenarsi come meglio poteva all'utilizzo efficiente di Nuibari. Ormai era diventata piuttosto abile a maneggiarla, ma... Ma non poteva bastare. Non sapeva nemmeno lei, di preciso, cosa cercasse da quella spada, ma era come se 'sentisse' che poteva trovare un modo, per usarla, che fosse solo suo. Una sera, mentre si esercitava, per una volta, con Raido (che aveva scoperto essere un ottimo maestro in termini di kenjutsu) le venne in mente un'idea piuttosto bislacca. Tracciò i simboli come per tracciare il sigillo di soffocamento e poi appose le mani sull'elsa. Tutta la lama si coprì dei tipici disegni del sigillo. Poi vibrò un fendente in direzione dello sparring partner.

Quello che accadde andò al di là di ogni sua previsione.

Il Jutsu di Inazuma, in realtà, funzionava in modo molto semplice: il sigillo intrappolava l'aria al suo interno, un po' come se la attirasse verso di sé.

Nuibari si comportò, in quell'occasione, nel medesimo modo: era come se la spada avesse 'tagliato' l'aria stessa. Come se la lama fluttuasse nel vuoto, non dovendo più confrontarsi con nessuna forza d'attrito. Per conseguenza, il suo colpo fu decisamente molto più veloce dell'usuale. Ma non era finita qui.

Perché l'aria era attirata dal sigillo di soffocamento. Questo vuol dire che entro un centimetro dalla lama di Nuibari la pressione e la concentrazione di ossigeno si era fatta diverse volte maggiore del normale.

Bastò una lieve scintilla al contatto con la spada di Raido che l'aria intorno a Nuibari prese fuoco con un rumore secco.

In più, per la forte pressione concentrata, lo spadaccino di Konoha sentì vibrare il colpo fino al suo polso, tanto che lasciò cadere a terra la spada.

Inazuma... Quel colpo velocissimo che diavolo era? Mi ha colpito con la forza di un maglio da fabbro.”

Sinceramente Raido... Non ne ho la più pallida idea. Ho solo provato ad applicare un sigillo dei miei a Nuibari per vedere come si comportava. Non mi aspettavo certo... Beh, insomma... Questo.”

Sia come sia, direi che il tuo esperimento ha rivelato una svolta interessante, se mi permetti. Se trovassi il modo per metterla a punto, Nuibari sarebbe veramente un'arma letale nelle tue mani.”

Esagerato...”

No, dico sul serio. Peccato che Kakashi in questo momento sia al villaggio, altrimenti saresti riuscito a stupire persino lui. Anche perché, potenzialmente, poteresti rendere un colpo del genere veloce quanto il Raikiri.”

Tranquillo Raido. Appena finirò di lavorarci su, sta pur certo che zucca bianca sarà il primo a testarla... Mwahahahah!”

A vedere la risata sadica cui si era abbandonata la kunoichi di Uzushi, Raido non sapeva sinceramente se complimentarsi con lei o temere per l'incolumità del proprio capitano. Ma forse era meglio non mettere becco in queste faccende.

***

Mei tornò dal suo giro di perlustrazione decisamente di ottimo umore. Perlomeno, gran parte della compagnia pensò che fosse così. Tuttavia, Inazuma si convinse che quella che trasudava dai suoi occhi non era vera e propria felicità. Era qualcosa di malsano, di isterico. Le sue risate le sembravano quelle di una donna sull'orlo di un tracollo nervoso. No, decisamente non stava bene.

Già da tempo le sembrava che quella ragazza camminasse sul ciglio di un burrone, a livello emotivo. Ma doveva essere accaduto qualcosa che le aveva dato un ulteriore spintone verso un abisso di follia senza ritorno.

Quando radunò tutti per il briefing, alcuni elementi andarono al loro posto.

Ottime notizie signori miei! Abbiamo finalmente individuato il capitano dell'allegra compagnia di Kiri che manda avanti gli affari da queste parti. E' scomparso per un po' perché stava organizzando un simpatico incidente nel paese della nuvola. Hanno fatto saltare per la quarta volta la carovana che rifornisce il paese del fulmine di riso e altri prodotti agricoli. In effetti non era un'idea stupida, dato che al contrario del paese del fuoco, per la sua conformazione fisica, Rai non è autosufficiente dal punto di vista alimentare.

Tant'è. Il Raikage non è un tipo paziente ed è già sul piede di guerra con il paese delle risaie. All'ultimo, il Daimyo di questa terra lo ha supplicato e gli ha giurato di non essere il responsabile degli attentati, per cui A si è limitato a progettare l'invio di una o due squadre per indagare.

Che, se ci muoviamo per tempo, troveranno il problema risolto... Da noi, naturalmente.”

Cosa ti fa pensare che siano stati effettivamente i ninja di Kiri ad organizzare tutto quanto?” domandò un diffidente Kakashi.

Inazuma si lasciò andare ad un sospiro. Probabilmente anche zucca bianca aveva notato lo stato di tensione nervosa di Mei, perché affondare il dito nella piaga così, diamine?

Ci scommetto, Kakashi ha capito tutto al contrario. Starà pensando che è tesa perché sta tentando di fregarci in qualche modo... Ahhh! Q.I di 177, ma quando si tratta di leggere le emozioni, quello Sharingan non gli serve proprio a nulla, cazzo!

Nonostante tutto, la kunoichi di Kiri mantenne il suo ghigno ammiccante e rispose: “Che c'è, mio bel testa bianca, non ti fidi? Beh, ho le prove... I segni sono inconfondibili e le modalità anche. Anzi, per certi versi mi ricordano i tentativo di qualche mese fa al ponte di Uzushi.”

L'albino fece per aggiungere altro, ma all'ultimo si trattenne, permettendo a Mei di proseguire.

A questo punto, direi che la nostra priorità sia di seguire il nostro mercante all'incontro con il suo capo, condurli al ponticello e farlo saltare. Con tutta probabilità, a giudicare dai piccioni che ho potuto intercettare, si incontreranno domani notte. Se siamo fortunati le rapide del fiume faranno il lavoro per noi.”

E se non siamo fortunati?” Ancora una volta, a parlare fu Kakashi.

Beh, caro il mio chioma argentata... Se non fossimo fortunati, vorrà dire che le nostre mani si macchieranno di un po' di sangue, ahimè... Ma non credo che questo rappresenti un problema, vero?”

...Suppongo di no.” Si limitò ad asserire Kakashi.

Senza sapere che era proprio quel che Mei desiderava.

***

Chi è, Mei?” L'apparizione improvvisa di Inazuma dietro di lei, nella sua tenda, fece sobbalzare la ninja di Kiri.

Chi è chi, mia cara?” rispose lei, con il suo solito e ben poco rassicurante sorriso.

L'uomo che stiamo per incontrare... Tu lo conosci, non mentirmi.”

Bah... Conoscere... E' un termine un po' sopravvalutato al giorno d'oggi, non credi Inazuma? Chi può veramente affermare di conoscere qualcun altro, in fondo?”

Niente giochi, Mei. Ti prego.”

La Terumi sbuffò. Era strano vedere come quella ragazza sembrava volesse scavarle nel più profondo dell'anima e cercare di strapparle via il cuore, come per farlo riemergere alla luce del sole dopo tanto tempo... Strano e quasi commovente, doveva ammetterlo. Ma no. La vera lei era una debole, se lo ripeteva sempre. E Non doveva, non poteva mostrarsi debole. Mai.

Mah, cara principessina in congedo, potrebbe anche essere. Ma non credo che questo muti qualcosa nel piano missione, in fondo.”

Vero, non muta nulla. Ma sai, Mei... Ho imparato, ultimamente, che non sempre i sentimenti sono di intralcio in una missione... Devo ricordare anche a te che non sei solo un'arma?”

Ahahah! Ma no, ma no, non stare a disturbarti! Io ho molti sentimenti ed emozioni. Come la sorpresa per essere stata interrotta mentre mi preparavo a farmi un bel sonnellino ristoratore...”

Tsk... Un giorno vorrei vederli davvero, questi tuoi sentimenti, Mei... E non per la mia curiosità, credimi... Ma per il tuo bene.” Concluse sospirando rassegnata Inazuma, mentre faceva per andarsene, scuotendo leggermente la testa.

All'ultimo, però, Mei le rivolse la parola, dicendole: “Sai, principessina di Uzushi... Se mi avessi incontrato molti anni fa... Saresti diventata senza dubbio una mia ottima amica, credimi sulla parola.”

Inazuma si volse verso di lei con un mezzo sorriso dicendole: “Ma non eri proprio tu che dicevi che non bisogna mai credere sulla parola nessuno, specialmente un ninja di Kiri?”

Ops, Touché.” Rispose, col suo solito ghigno, la Terumi. Avrebbe voluto raccontare ad Inazuma che il bastardo che stavano stanando si chiamava Takeshi, ed era il maestro dell'accademia ninja di Kiri. Avrebbe voluto raccontarle che lo odiava, perché, non meno di Yagura, era lui che l'aveva costretta ad uccidere il suo migliore amico. Avrebbe voluto raccontarle che gli avrebbe cavato volentieri il cuore dal petto con le sue stesse mani, per l'atroce dolore di una vita vuota. Ma ancora una volta, l'ennesima, quelle parole le morirono in gola.

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Capitolo 53
*** Caduti dalle nuvole ***


53) Caduti dalle nuvole

Samui partecipò con fare distratto all'ennesima sfuriata del Raikage, che tanto per cambiare stava facendo a pezzi del mobilio, e s'appuntò già mentalmente che avrebbe di nuovo dovuto chiamare il tappezziere e il vetraio... Anche se c'era ancora qualche speranza che almeno il secondo non fosse da chiamare. Per il momento le bellissime vetrate che davano sul villaggio della nuvola dell'ufficio del Raikage erano ancora intatte. Per ora...
Darui e Shi rimasero in attesa della fine dell'impeto di rabbia di Ay, erano da poco stati promossi a guardie personali dell'omone, ma avevano già fatto il callo alle abitudini del collerico Raikage. E comunque, già se lo aspettavano, dato che al cambio di leva, le precedenti guardie, prima che venissero destituite a favore dei due giovani, li avevano avvertiti. Poi, in fondo, il sangue non è acqua: anche il terzo Raikage non era da meno, a quanto dicevano.
“Un altro carico! Di nuovo!” sbuffò Ay.
“Di nuovo il paese delle risaie?” chiese Darui senza scomporsi troppo.
“Viene quasi da chiedersi se non ci stiano prendendo per idioti.” commentò Samui.
“No, il capo del villaggio è troppo codardo per mettersi contro un paese potente come il nostro. Gli è più facile leccarci i piedi che provare a 'fare il furbo'. Dietro c'è qualcun altro. Tanto più che l'ultima volta che gli ho chiesto spiegazioni, quasi se la faceva nelle mutande.” commentò Ay, che era troppo spesso impetuoso e impulsivo, ma non di certo stupido.
“Il villaggio delle risaie gode esclusivamente di due cose a suo favore: l'eccezionale fertilità del suolo, che consente ampi raccolti, e la posizione strategica che gli permette di commerciare con diversi paesi maggiori, come appunto il paese del fuoco e del fulmine. Ma non hanno una potenza militare. Non gli conviene prendere parte alle guerre: si troverebbe schiacciata su più fronti prima ancora che possa fiatare.” snocciolò la situazione Shi.
“Quindi andando per esclusione... ci deve essere qualcuno che ci sta mettendo lo zampino.” sospirò con fare annoiato Darui... Che palle, gli sarebbe certamente toccato del lavoro extra, se lo sentiva!
“Già. E chi non ci guadagna se non quei dannati ninja della foglia?
Sanno benissimo che noi di Kumo non siamo autosufficienti dal punto di vista alimentare. Il nostro villaggio sorge in una postazione particolarmente strategica, ma per conformazione anche poco fertile... dato che siamo troppo in quota e su della roccia, senza contare che è inverno per 6 mesi l'anno qui.” commentò Samui con un tocco di stizza. Odiava il freddo. Ed era il lato più negativo che trovava nella sua madre patria.
“Potrebbero essere anche quelli del vortice... Non sono troppo distanti dalle risaie e da sempre parano in culo a Konoha, impedendoci attacchi diretti in quella direzione, dato che si trovano sulla traiettoria.” provò a indovinare anche Shi.
“Concordo nel dire che gli Uzumaki sono sempre state delle belle gatte da pelare, con i loro dannati sigilli... Tra l'altro mi sembra che il terzo abbia lasciato attiva una ricompensa per coloro che ne catturano uno vivo da poter studiare. A questo punto mi pare ovvio: dobbiamo mandare una squadra a investigare.”
Non fece in tempo a terminare che sbucò (sfondando la porta) un tale con una sciarpetta bianca e diverse spade appese alla schiena, un tatuaggio blu sulla spalla e uno sotto l'occhio sinistro.
“Wee! Ci penso io!”
“No! Ne abbiamo già discusso. E se ci sono di mezzo i Konohani è più che mai meglio che tu ne stia fuori... Loro, che con la loro dannata volpe si sentono tanto superiori.”
“La volpe non sta simpatica neanche a me,
ma tirarmi indietro mio modo di fare non è.
Io e otto bello ci vogliamo andare,
e contro il nemico ci possiam scatenare! Yo!”
“Risparmiami il tuo rap da strapazzo. Non ci andrai!”
“Lord Raikage... chi vorresti mandare?” intervenne Samui per anticipare la prossima rappata di Bee.
“Mh, Darui, sarai tu il capitano, e Shi tu lo accompagnerai... E...”
Killer Bee non era solito a fare moine ma cercò di tirare fuori la migliore espressione da cane bastonato/implorante che gli riuscisse. Se funzionava, meritava la pena di provarci.
Samui intervenne per cercare di fare ragionare i due 'fratelli' prima che si mettessero a litigare.
“Ehm, Lord Raikage... si potrebbe mandare Bee con loro.” tentò.
“Samui! Anche tu! Non ti ci mettere o...”
“Il paese delle risaie è decisamente vicino, possono ritirarsi in tutta fretta se ne avessero bisogno e poi sono in pochi a essere in grado di tenere testa a Bee: se i konohani sono una quadra d'infiltrazione, non possono matematicamente essere sufficienti a causare un serio problema ad una squadra di tre elementi come Bee, Darui e Shi”
e sarebbe una buona occasione per far mettere un po' il naso fuori al povero Killer Bee. La reclusione può essere plausibile per proteggere la piccola Yugito, che è solo una bambina, ma non per un ragazzone ormai grande e vaccinato. Ma quello lo pensò senza dirlo.
Vide il Raikage rifletterci un momento e per dei lunghi, terribili istanti rimase in sospeso. Dato che il suo volto era imperscrutabile, non riusciva a capire se stava valutando la sua idea, o se stava solo pensando a come pestarla meglio per aver insinuato tali sediziose idee.
Poi sbuffò e con un “Eh, va bene!” fece fare un sospiro di sollievo a tre dei presenti, mentre il quarto esclamò un “Evvai! Devo scrivere un enka-rap per commemorare l'evento!” e se ne partiva con un taccuino e la matita in mano.

***Kakashi***

Inazuma si stava preparando alla battaglia.
Continuava a sferzare l'aria con Nuibari, saggiandone i movimenti, con scatti nervosi. E comprendevo la sua tensione. A parte la missione in sé, era tesa per via del fatto che era la prima volta che si metteva in gioco come spadaccina. Ma ci doveva essere anche qualcos'altro. Una come lei non si faceva saltare i nervi per così poco.
Dunque la raggiunsi nella radura poco distante dall'accampamento dove si stava esercitando. Fendente, affondo, ritirata. Colpo di punta, ritirata. Laterale, schivata, e decapitò un uomo invisibile.

Era uno spettacolo a vedersi. Nonostante la tensione che pervadeva il suo corpo si era allenata quel tanto che bastava perché i suoi movimenti rimanessero comunque fluidi e sinuosi.
Usava solo una mano per dirigere la spada. Lo faceva di proposito, dato che aveva voluto allenarsi così per potersi tenere l'altra mano libera per combattere, lanciare all'occorrenza shuriken, kunai o altri oggetti.
E Nuibari, pur avendo un buon allungo, era una spada sottile, leggera e agile che si prestava bene a quello stile di combattimento: veloce e versatile.
Si adattava bene anche alla sua forma fisica, erano ben accordati... spadaccina e spada. Entrambe esili.

Pensi di restare lì a fissarmi ancora a lungo?” mi chiese senza smettere di muoversi.
“In verità ero io che stavo aspettando che sputassi il rospo. Non che mi dispiacesse lo spettacolo...” commentai, appoggiandomi ad un albero lì vicino.
Un vago rossore le colorì appena le guance, ma fece finta di nulla e disse: “Che rospo?”
“Ina... l'avere lo Sharingan non ti dà automaticamente il titolo di 'osservatrice indiscussa'. C'è qualcosa che non ti convince in questa missione, o sbaglio?”
Gonfiò le guance in un gesto di stizza che però smentì con un mezzo sorriso subito dopo, e si fermò a riporre la spada.
“Peccato, avevi un buon movimento di fianchi.” le lanciai la battuta la solo scopo di vederla di nuovo arrossire un poco e lanciarmi una di quelle occhiate un po' bieche, come se fosse indecisa se insultarmi o ridere anche lei.

Era sempre piuttosto pericoloso stuzzicarla così, specialmente quando aveva ancora in pugno un'arma leggendaria che sapeva usare con incredibile abilità, considerato che la maneggiava da pochissimo. Però per qualche perverso e masochista senso di spericolatezza era bello vedere le sue gote colorarsi e sentire come rispondeva alle provocazioni.
Era anche quello un modo per conoscerla meglio, per approfondire il legame che c'era.
Mi lanciò un occhiataccia a metà tra un ammonimento e uno sguardo pieno di stupore. come se non si aspettasse che tirassi fuori una cazzata del genere in un simile frangente.
Attesi che rispondesse.

Pensavo ti stessi preoccupando della missione...” disse solo infine.
“Infatti lo sto facendo, e ti sto chiedendo cosa ti turba.”
“Data la battuta avrei detto che il tuo interesse fosse catalizzato altrove...”
“I privilegi di avere un buon QI. Riesco a pensare a due cose contemporaneamente... e poi ehi! Sarò un ninja, ma dato che qualcuno ha avuto la cortesia di dirmi che non sono solo un'arma, si becca anche l'altra metà della medaglia. Sono anche un uomo e, sarò mezzo cecato, ma l'occhio che mi rimane ci vede piuttosto bene e certe cose le nota, sai?”
Lei inaspettatamente rise.

È il discorso più strano che ti abbia mai sentito dire!” disse ghignandosela.
“Ritornando all'argomento principale... Allora?” chiesi.
“Secondo me Mei non ci sta dicendo tutto.” se ne uscì a bruciapelo lei.
“Pensi possa tradirci?” chiesi già sul chi va là.
“No, non quello. Non in quel senso, non fraintendermi. Le siamo troppo utili per potersi permettere di pugnalarci alle spalle. Quello che penso è che conosca uno dei bersagli, che ci sia... Del personale, ecco, oltre alla missione in sé.”
“Quindi dobbiamo guardarci dai colpi di testa di miss Nebbia?” chiesi usando il soprannome che gli aveva affibbiato Yuki.
Annuì.

*******

Rientrando al campo e osservando la situazione, Inazuma decise che quella sera doveva essere successo qualcosa perché dovevano esserci troppo ormoni che giravano nell'aria.
Prima Kakashi che se ne usciva con battute di solito più consone ad un tipo come Genma, poi notò che Genma e Yuki erano davvero troppo appiccicati e stavano osservando a loro volta con un sorriso che illuminava il volto di Yuki la scena di Chichi che tentava di avvicinarsi al malcapitato Raido.
Ma che avevano stasera tutti?
Kakashi mi circondò la vita con un braccio e mi mormorò all'orecchio: “Guarda un po' più in su a ore tre.”
Feci appena in tempo a vedere una visione magnifica e terribile.

Nacchan, a millemila metri di distanza con il suo arco lungo completamente teso, e, grazie alla mia buona vista vidi anche che aveva un sorriso che le apriva il volto.
Era una visione magnifica perché Nacchan era sempre uno spettacolo da guardare quando tendeva il suo arco. Sembrava l'eroina di una qualche leggenda. Meravigliosa e pericolosa.
Terribile perché lì per lì pensai che stavamo per perdere un membro del team di Kiri.

Oh porca...” iniziai a dire.
La freccia si conficcò a pochissima distanza dal naso di Chichi, facendole fare uno strillo acuto e una capriola all'indietro.
Raido comprese solo ora la situazione e si spalmò una mano sulla faccia.
“Nadeshiko, per favore...” tentò di salvare la situazione.
Un'altra freccia si abbatté in mezzo alle gambe della malcapitata, che rimase immobile diventando completamente bianca.
Altre quattro frecce volarono in rapida successione.
Due si conficcarono nella stoffa sopra le braccia, due, di striscio di fronte ai piedi.
L'ultima le volò così vicino alla testa che le recise anche un paio di capelli.
Dico l'ultima perché fu la goccia che fece traboccare il vaso... Chichi svenne.

Non che mi dispiacesse troppo per lei. Un certo senso d'irritazione l'avevo provato anche io quando era stata nel periodo pro-Kakashi, prima che passasse poi al povero Raido, però ne ero stata toccata meno delle altre due, dato che sapevo che da quel senso, con Kakashi ci andavo con i piedi di piombo. Si sarebbe scavato la fossa da solo, prima di stare con una di Kiri, a prescindere da tutto. Non si fidava ed era astioso con i ninja della nebbia.
Gli imputava ancora la morte di Rin, e la ferita era ancora troppo recente perché li trattasse anche solo con un poco più di imparzialità.
Quindi Nacchan si degnò di avvicinarsi, con un'espressione estremamente serafica in viso, come se non avesse fatto nulla di più interessante che darsi una scrollata ai vestiti per togliere la polvere.
“Era proprio necessario?” chiese Raido.
“Assolutamente sì.” dissero per una volta loro due in coro, Nadeshiko e Yuki.

Risi a quella strana coincidenza.
“Dite che avrà capito la lezione?” chiese innocentemente Nacchan.
“Io di certo ho capito una cosa: se mai avessi un'altra rompiscatole che mi ronza intorno le consiglio di andare a tampinare Raido... E poi mi prendo i pop corn.” disse Genma.
“Beh, ora che la 'punizione divina' si è abbattuta, direi che hanno capito che non si scherza con l'angelo di Uzushi” commentai io.

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Capitolo 54
*** Quando i Kami si vogliono divertire ***


54) Quando i Kami si vogliono divertire

Quella sera, nulla doveva andare storto. Sarebbe stato un piano pulito: carte bomba sul ponticello e via, ecco due agenti di Yagura a fare da spuntino per le trote.
Ma i kami avevano voglia di giocare un po' con i fili del fato. Gli dei degli Shinobi non erano soggetti particolarmente misericordiosi, in fondo.

Ecco che arriva...” Sussurrò Genma, prontamente zittito dal resto della comitiva, ben nascosta tra le fronde che coprivano le ripide sponde del torrente.

Inazuma notò lo sguardo di Mei. Brillava di una luce diversa dal solito. Era impossibile che non conoscesse il loro nemico, quella reazione era troppo rivelatrice.

Il falso mercante, nonostante fosse un ninja molto accorto, non si accorse della loro presenza. Tutto sembrava procedere secondo i piani. Ora dovevano solo azionarsi le carte bomba e...
La prima esplosione fece crollare i piloni del versante destro. Il ponte si crepò e si trasformò in una paurosa ed instabile scala verso l'inferno. Il ninja di Kiri, ferito, e non in modo lieve, dalle molte schegge, dopo essersi voltato, frastornato, verso l'abisso, spiccò un balzo per cercare di fuggire. Troppo tardi. Ora sarebbero stati distrutti anche i piloni del versante sinistro... Oppure no?

Merda, cosa cazzo aveva quella fottutissima carta bomba per non scoppiare al momento giusto?” Esclamò poco finemente Yuki. Tutti si guardarono in faccia confusi, prima di gettarsi all'inseguimento del proprio nemico. Non doveva fuggire.

La prima a scattare fu Mei, con un ghigno malefico dipinto sul volto. Pareva quasi che sapesse già cosa sarebbe successo.
No, non pareva. Era proprio così. Inazuma l'aveva capito un secondo troppo tardi. La kunoichi di Kiri voleva averlo vivo.

***

Salve Takeshi sensei, come va?”

Mentre cercava disperatamente di scappare, l'uomo si era visto piombare addosso, dal nulla, una figura scura. Ora quella figura l'aveva buttato a terra, senza che lui non si rendesse ben conto del come, e stava seduta sul suo petto, permettendogli a fatica di respirare.

Chi-chi sei?” Sibilò l'uomo.

Ma come, non mi riconosci, sensei?” Fece lei, togliendosi il cappuccio e mostrandogli un'espressione di puro odio.

Takeshi, suo malgrado, si lasciò scappare una flebile risata. Le rispose:

Beh... Se dovessi ricordarmi tutti i ragazzini cui ho insegnato come essere dei veri ninja, nel mio cervello non avrei più spazio per altre informazioni... Ironico... provi risentimento verso una persona che neanche ricorda chi sei.”

Tu... Tu non mi hai insegnato come essere un vero ninja... Tu mi hai solo e soltanto costretto a macchiarmi le mani del sangue del mio migliore amico... Bastardo!”

E con questo prese il proprio kunai e con la punta gli lacerò, con studiata lentezza, il palmo della mano.
L'uomo non le concesse il minimo gemito di dolore e, per quanto lo permettesse la sofferenza, sorrise compiaciuto e trovò la forza di replicare: “Oh, che sarà mai... Un ragazzino in più o in meno...”

Si chiamava Raku Koeji, pezzo di merda! RAKU KOEJI!”

Tsk... Parli tanto, ma, alla fine, mi pare che tu sia divenuta una perfetta ninja di Kiri... Mi vuoi uccidere? Bene. Ma quello che sei ora, una perfetta macchina per uccidere, un animale che fiuta la preda e la elimina, senza coscienza, senza rimorsi... Beh, non puoi negare che sia merito mio, dolcezza.”

A quelle parole, Mei perse completamente il senno. Cominciò a conficcare il proprio kunai con forza in ogni parte del corpo di Takeshi, urlando disperata.
Le sue grida non avevano nulla di umano, mentre il sangue del suo antico 'maestro' macchiava senza fine i suoi vestiti, il suo corpo, il suo volto. Era come se volesse annegare in un mare di sangue, i suoi occhi vedevano soltanto un enorme oceano cremisi.
In quel momento arrivò Inazuma, che tentò di portarla via di forza da quel corpo, martoriato a tal punto da essere praticamente irriconoscibile.
Mei urlava e scalciava, mentre la kunoichi del vortice la trascinava lontano.
Calde, copiose lacrime lavavano il suo volto, straziato dalla disperazione. Un dolore rimasto come raggrumato nel suo cuore da molto, troppo tempo.

Basta Mei, calmati!” Cercò di dirle Inazuma nel tono più dolce che poté. Nel frattempo, stavano arrivando anche gli altri, rimasti come paralizzati alla vista di quel cadavere maciullato.

La pericolosa ammaliatrice, la sicura di sé, la spietata e fredda calcolatrice... Ora rimaneva solo Mei Terumi. Una bambina di nove anni che aveva visto le sue mani macchiarsi del sangue di una persona che amava. E che aveva creduto di poter lavare quel sangue con quello di chi l'aveva costretta a quel gesto. E che aveva cercato di sigillare quel dolore infinito in un angolo della sua mente.
Aveva cercato, e si era anche convinta di esserci riuscita.

Fino a quel giorno.

Inazuma... Io... Non ce la faccio più... Basta...Voglio morire. Voglio morire. VOGLIO MORIREEE!”

Le sue urla, interrotte dai singhiozzi di un pianto dirotto, erano strazianti. La kunoichi del vortice istintivamente la abbracciò, carezzandole i capelli, per calmarla.

Ssst... Forza Mei, forza... Non sei sola, ok? Forza. Vedi cosa succede ad aspettare troppo a piangere? Poi le lacrime escono tutte insieme... Quindi adesso tirale fuori tutte, per bene, ok?”

Ma i kami, quella notte, non avevano ancora terminato di divertirsi.

***

Eccovi, finalmente, brutte ingrate,

siete voi del vortice che ci affamate! Yo!”

Se questa era una dichiarazione di guerra, era senza dubbio la più strana che Inazuma avesse mai sentito. Un tizio estremamente poderoso, abbronzato, con la barbetta e i capelli biondi, gli si era parato davanti sguainando due spade con fare minaccioso.
Per un istante, tutti furono seriamente indecisi tra il mettersi in guardia e lo scoppiare a ridere. Nonostante un enorme sforzo (molto difficile, a dire il vero, soprattutto per Yuki e Genma), optarono per la prima opzione.
Con voce neutra (pericolosamente neutra, sarebbe il caso di dire), Kakashi domandò all'intruso:

Buonasera, shinobi di Kumo... Non è nostra intenzione essere coinvolti in uno scontro con voi o con alcun ninja del vostro villaggio. Tuttavia, nonostante questo sia un villaggio neutrale, se ritenessi opportuno esigere una taglia dalle nostre teste, sappi che non ci tireremo indietro. Siamo in sette e voi siete solo in... - E a Bee sembrò che per un istante il suo interlocutore annusasse l'aria – tre, se non vado errato.”

Il nerboruto jinchuuriki dell'ottacoda stava per replicare, naturalmente a suon di rime, ma venne fermato da un cenno di un uomo, uscito con calma allo scoperto dal suo nascondiglio.

Buona sera a voi... Il mio nome è Darui e, come avete giustamente dedotto, siamo tre ninja di Kumo, in missione per il nostro villaggio. Missione che, con ogni probabilità, avrebbe come fine la vostra eliminazione, suppongo...”

A quelle parole, tutta la comitiva si mise in posizione d'attacco, a parte Inazuma che sorreggeva una Mei ancora sotto shock.

Senza darsene per inteso, Darui proseguì il proprio discorso:

...Tuttavia, le nostre condizioni sono quantomeno sfavorevoli e, del resto, non abbiamo alcuna prova, se non indiziaria, che indichi che voi siate le persone che cerchiamo... Pertanto, chiedo venia per l'irruenza del mio compagno.”

E, di grazia, cos'è che stareste cercando?” Chiese a quel punto Inazuma.

A quel punto, intervenne, inaspettatamente, Mei, che con una voce ancora tremolante, disse: “Lo so io... E' la squadra inviata dal Raikage per indagare sull'interruzione delle forniture di cereali al paese del fulmine. E' esatto?”

E' esatto.” Confermò Darui, senza scomporsi minimamente.

Beh, allora, ragazzoni abbronzati, mi sa che arrivate un po' tardi. Abbiamo già fatto fuori i cattivi, per cui potete anche girare al largo...” Disse Yuki.

Spiegatevi meglio.” Replicò, sempre in modo molto pacato, Darui, mentre Bee fremeva per un po' d'azione alle sue spalle.

Il gruppo dietro alle azioni di sabotaggio del traffico commerciale agiva sotto ordine del Mizukage Yagura. La nebbia vuole il drastico deterioramento delle relazioni tra Kumo, Konoha e Uzushi.

Abbiamo combattuto fino all'altro ieri, se così si può dire. Un altro conflitto ridurrebbe ulteriormente la nostra forza militare. Quel tanto che basta da permettere a Nebbia di diventare l'ago incontrastato della bilancia tra le grandi terre.” Spiegò Kakashi.

E voi sareste dei nukenin che, passando di qui per caso, hanno deciso di fare i buoni samaritani e troncare la questione sul nascere. Mi spiace, ma se credete davvero che ce la beviamo, insultate la nostra intelligenza.”

A parte il fatto che lo facciamo per interesse pecuniario e non per mero amore della pace, consideratelo pure un insulto, ma le cose stanno esattamente
così.” Ribatté Inazuma, per rafforzare la versione di Kakashi.

Vorrei credervi, davvero... Ma non mi riesce molto facile il farlo, signori miei. Suppongo che l'utilizzo delle maniere forti sia l'inevitabile conclusione del nostro scambio di vedute.” E con quest'ultima, cortese e pacata affermazione, Darui si mise in posizione d'attacco.


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Capitolo 55
*** Relazioni diplomatiche ***


55)Relazioni diplomatiche

Beh, uno in più o uno in meno che differenza vuoi che faccia? Ormai mi sono già sporcata le mani... finiamo la giornata...”
Mei provò a fare un paio di passi in avanti, aveva il viso di una schizzata... Occhi sgranati, un sorriso che aveva un misto di sadico, teso e istericamente divertito..
Era ancora fuori di sé e mani e ginocchia gli tremavano vistosamente.

Peccato che non fece neppure due passi che gli diedi un colpo di taglio con la mano sulla nuca, stordendola.
La presi prima che si afflosciasse a terra.

Chichi! Renditi utile e portala via di qua. Chojuro! Veglia su di lei e non permetterle di andare in giro prima del mio ritorno. Se da' di testa colpiscila fino a che non perde di nuovo conoscenza.”

I due ninja della nebbia, dietro le maschere ANBU esitarono. In fondo non ero il loro 'comandante'.
Mi girai verso di loro, attivando lo Sharingan quando mi girai a sufficienza per celarlo ai ninja della nuvola.
“Volete farlo o devo farvelo fare?” gli domandai con fredda decisione.

I due rabbrividirono intimiditi e si sbrigarono a obbedire.
I ninja della nuvola parvero incerti da subito... Ma eravamo comunque rimasti in sei... E ritennero che il pericolo principale fosse ancora di fronte a loro.

Chiedo scusa a nome della mia collega. Troppo stress da lavoro.” dissi tentando di sfoderare un mezzo sorriso di circostanza.
Come cazzo faceva Mei a usare la maschera da femme fatale, solo lei lo sapeva.

Valutai la situazione. L'unico che sembrava un po' ansioso di combattere era il colosso con barbetta e capelli biondi e le molteplici spade appese alla schiena.
Il tizio con la pelle scura sembrava scocciato e un po' teso, preso a valutare a sua volta chi aveva di fronte.

Il terzo, il tipo con la pelle pallida e i capelli biondi era silenzioso e calmo, e si stava guardando con finta noncuranza intorno, setacciando il luogo con lo sguardo.

Per il momento non abbiamo motivo di scontrarci. Voi cercate la causa del taglio dei rifornimenti della Nuvola. Noi abbiamo ucciso i fomentatori e, parola mia, non ci interessa minimamente quanti carri di grano comprate.” dissi, accollandomi il ruolo di diplomatico della situazione.
Ero l'unica con il viso scoperto (dannazione!) e ormai mi avevano già riconosciuto come Nukenin del vortice.
Il tipo dalla pelle scura mi squadrò da capo a piedi.

Non sapevo che gli Uzumaki avessero dei nukenin. Non ultimamente.” tergiversò. E mi sembrò palese il tentativo di estorcermi qualche informazione.
Oh, beh... A questo punto balliamo.

Hai appena toccato un tasto assai dolente... Diciamo che è una cosa recente... Molto recente. Dubito che neppure i ninja di Konoha abbiano già la mia...
Aehm, taglia.”

Dunque di quale crimine ti sei macchiata?”
“Ma quanto sei curioso... Eppure avevo sentito dire che era la curiosità che aveva ucciso il gatto...”
“Sei tu mi sembra quella che ha voglia di chiacchierare...”

Di nuovo furono tutti con le armi in mano.
Io però agitai una mano per blandire la situazione.

Comunque direi almeno di iniziare dalle presentazioni... Almeno ti si chiariranno un paio di cose.”

Ina.. ti sembra il caso?” mi chiese Kakashi in un sibilo.
Mi stavo esponendo parecchio, lo sapevo, ma il mio sesto senso mi stava dicendo che potevamo risolvere la questione e anzi, rivoltare dei potenziali nemici, facendoli diventare alleati. Fin tanto che la nostra missione andava nello stesso senso quei tre sarebbero stati dei possibili alleati.
E comunque, evitare di averli contro o che ci dessero la caccia era prioritario.
Gli feci un inchino, forse un po' irriverente.

Principessa Inazuma Uzumaki al vostro servizio... Al momento disoccupata e nukenin a tempo perso. O forse dire 'nukenizzata da un consiglio interno avido di potere' renderebbe meglio l'idea del perché mi trovo qui. I miei... Amici resteranno anonimi per ovvi motivi.”
“Tsk... principessa Inazuma? E io dovrei crederci?”

Feci spalluccia. “Libero di credere quello che ti pare. Hai detto di essere Darui... Se non vado errato la zietta mi aveva detto che il capo delle guardie del Raikage rispondeva a questo nome... E mi ci mangio le scarpe che dalla descrizione che il bestione tutto muscoli lì dietro è Killer Bee.”

...Quel Bee?” mormorò Kakashi.
“Quel tono non mi piace. Dimmi che non ci sono problemi in vista...” gemette Genma.
“è davvero QUEL Bee?” chiese Raido.
“Si può sapere quale problema c'è con sto tipo?” chiese spazientita Yuki.
“Killer Bee è la forza portante del Bue Otto Code..” spiegai a beneficio di tutti.
“Ed è anche uno dei pochi che, assieme al Raikage, sono riusciti a sopravvivere in uno scontro diretto contro Minato Namikaze... L'attuale quarto Hokage.” rimarcò Kakashi, con voce fredda da dietro la maschera da falco che portava.
“Si beh, bastava dire che eravamo nella merda...” Mugugnò Genma.

Non riuscii a non ridacchiare.
“Sarei curiosa di provare la tua forza Killer Bee. Ma non oggi e non così. Magari un'amichevole, in un altro contesto.
Ora ho una compagna sclerata di cui occuparmi e mezzo milione di altri problemi piccoli e grandi, non ultimo che se continuiamo a stare impalati qui finiremo con l'attirare le stupide autorità della zona... E per stordile tutte ci vorranno un sacco di ore di lavoro che preferirei evitarmi.”

La mia offerta di una sfida amichevole, posta così con un sorriso sulle labbra e uno sguardo divertito, lo colse così impreparato che quasi gli andarono di traverso gli occhiali.
Rimanemmo un altro lungo, interminabile, momento a fissarci rispettivamente.
“Non posso fidarmi solo sulla base delle tue parole...” a quelle parole tutto il mio gruppo si tese come la pelle tirata su un tamburo, pronti a reagire.
“...E per la stessa ragione devo ammettere che non possiamo darvi la caccia in grande inferiorità numerica solo sulla supposizione che potreste essere voi. In fin dei conti qui non siamo sulle terre del fulmine e dare la caccia a dei Nukenin di altre nazioni fuori dal nostro territorio non rientra nell'elenco dei nostri compiti.
Per il momento una soluzione pacifica può far comodo a tutti. Voi vi ritirerete e noi proseguiremo sulla nostra strada.
Se scopriremo che siete stati voi raduneremo rapidamente rinforzi e vi daremo la caccia. Senza alcuna pietà.”
“Mi pare più che accettabile. Comunque qui noi abbiamo quasi finito... Provate a dare un occhiata alla capanna del commerciante di spezie. A noi non interessava ma sono quasi sicura che quello ha qualche dito in vasetti di marmellata non suoi... E scommetterei due monete che nel magazzino ci tiene dei carri di cereali che altrimenti sarebbero stati destinati a Kumo.
Fino al prossimo incontro... arrivederci!”
“Solo una cosa...” disse il Darui.
Mi girai a guardarlo.
“Perché sei diventata una traditrice?”
“Mi dai la tua parola che non ci attaccherai se te lo dico?”
Lui esitò un momento “D'accordo... Che pace sia... A patto che sia la verità.”
Gli rivolsi un mezzo sorriso “Sono una bastarda.”

Lui mi guardò di traverso, non comprendendo.
“Hanno scoperto che...” esitai un secondo, ma alla fine decisi di dirlo. Ormai al vortice era una notizia di dominio pubblico, e era Hideo che doveva vergognarsi (anche se ormai era morto), non di certo mia madre!
“Mia madre è stata vittima di una violenza. Io non ho il sangue puro, e il fatto che fino a poco prima ero stata l'erede della Tsunamikage ha fatto sì che questa mia scoperta mi rendesse prescrivibile di alto tradimento.
Secondo loro avrei dovuto dirlo non appena lo avessi scoperto.”
“E perché non l'hai fatto?” domandò lui.
“Non volevo coprire mia madre della vergogna che ora invece le avranno affibbiato... Anche se l'unico veramente da biasimare ora sta marcendo sotto terra.”
Con un altro inchino li salutai, e facendo cenno agli altri di precedermi, mi mossi per allontanarmi.

Solo Kakashi rimase indietro a controllare che anche io li seguissi e che non rimanessi sola contro tre avversari di quella portata.
“Ah, Bee... Non ti dimenticare che ti ho lanciato una sfida... Prima o poi la onorerò. Anche se voglio sperare ci sfideremo da amici e non da nemici giurati.
Voglio solo la sfida, non il tuo sangue.” dissi rivolgendo un pugno nella sua direzione, anche se eravamo distanti diversi metri.
Lui mi fissò un momento. Poi fece un piccolo sorriso.

Yo!”, disse solo.
Ma diresse il pugno verso di me, allungando il braccio.
Sorrisi e raggiunsi Kakashi, soddisfatta.

***

Minato Namikaze, nuovo Hokage, varcò per la prima volta la soglia del vortice con questo suo nuovo titolo.
C'era già stato in passato, in veste di messo o di ninja impiegato per supporto o in transito verso nuove mete.
Ma dato il suo ruolo, venne accolto con tutti gli onori del caso e la cosa lo mise anche un po' a disagio, dato che non era avvezzo a tanta attenzioni, che tutt'ora lo facevano sentire fuori luogo.
Il viaggio era stato non tanto lungo e, a dirla tutta, quasi noioso.
Tanto più che le sue due guardie del corpo non erano esattamente... Le solite.
Di norma si portava Genma, che già da solo era uno che teneva banco e non riusciva a frenare la sua vena ciarliera ironica e spiritosa neppure di fronte ad autorità di un certo spicco... Cosa che in effetti lo rendeva anche poco consono a missioni diplomatiche, ma se non altro rallegrava la monotonia del viaggio.
Si prendeva anche appresso il pacato Raido, sempre estremamente educato e di buona compagnia, oltre ad avere l'incredibile dote di saper osservare e capire l'umore di chi lo circondava, cosa che rendeva estremamente improbabile sentirgli dire una parola inappropriata.
Alle volte prendeva anche appresso il suo ormai ex-allievo, il cui brillante talento e la mente agile lo rendeva sempre un ninja consigliabile da portare per quasi ogni occasione.
Tuttavia i suoi tre 'favoriti' erano al momento impegnati... E solo gli dei sapevano in che pasticcio erano in quel momento... A quel pensiero l'Hokage tirò un sospiro.

Le due guardie che l'avevano scortato non erano affatto meno efficienti, o meno abili degli altri tre, anzi forse erano due dei ninja più pericolosi di Konoha.
Però Minato avrebbe preferito una compagnia meno fosca e impersonale dei due Uchiha.
Shisui e Itachi, tendevano a mantenere sempre una sorta di 'distacco professionale', il che li rendeva una compagnia garbata ma con pochi argomenti su cui appigliarsi per poter imbastire una buona discussione durante i pasti o un momento di relax.

Probabilmente Shisui sarebbe stato anche ciarliero, fosse stato da solo, ma ogni qual volta provava a mettere in mostra il suo carattere, Itachi lo squadrava con un'espressione di disappunto. Al che l'altro sospirava, tornando in postazione con un mezzo sorriso e scuotendo impercettibilmente la testa.
A parte questi rari momenti, i due mori sembravano continuamente confondersi nelle ombre, come se anche in pieno giorno fossero capaci di mimetizzarsi nel contesto di fondo, sempre invisibili ed efficienti.
I tipi di ninja più pericolosi.
Sempre allerta e pronti a colpire.

Hokage-sama!” un ometto tutto baffi non molto alto, che aveva raggiunto la strada correndo, non poco ostacolato da una notevole pancia, si profuse in un inchino che, se fosse stato un poco più profondo, avrebbe fatto battere il naso adunco che aveva contro il lastricato della strada.
“Non eravamo informati della sua visita, altrimenti avremmo allestito un comitato di accoglienza più adatto alla sua illustre persona. Ma mi presento. Sono Uzushimaru Genki, membro del consiglio interno.”
Rimasi piuttosto confuso da principio da tutta questa sviolinata. Ma non appena appresi che era un membro del consiglio interno e quindi un probabile responsabile di aver buttato Inazuma, la cugina di secondo grado di mia moglie, e ormai candidata come ragazza del mio allievo, fuori del villaggio, rendendola una traditrice, mi fece attraversare da una vampa d'ira che arse ogni traccia di imbarazzo e confusione.

Ora, di nuovo determinato e freddo, mi preparai a giocare questa partita.
“Non è necessario. Non ho mandato avvisi poiché ero di fretta, e non ho tempo tutt'ora di restare molto qui. Vorrei solo domandare se potete riferire ad Akiko-sama se ha tempo di ricevermi il prima possibile.” tenni il tono modulato su una cortesia fredda, ma che lasciava trasparire l'acciaio del comando.
In fin dei conti ero pur sempre un ninja abituato al campo di battaglia.
“Certo, verrete ospitato in casa Uzumaki, se volete seguirmi vi faremo avere tutti i comfort per rinfrescare voi e i vostri ninja in attesa dell'udienza.”
L'uomo si mosse per fare strada, e cosa straordinaria, Shisui mimò un mezzo inchino, appena millimetrico, lasciandomi il passo.
“Dopo la vostra illustrissima persona...” Mormorò con scherno.
Dovetti tossicchiare per mimetizzare una risata.
Forse in fin dei conti gli Uchiha non erano poi del tutto privi di senso dell'umorismo. O forse era solo Shisui che era stato prodotto con lo stampo sbagliato.

Venni accolto in stanza più che lussuose, e mi vennero pure serviti piatti pieni di prelibatezze e bevande, nonostante non fossimo neppure in orario di pasti e io non avessi la benché minima fame.
Piluccai qualcosa, giusto per non sembrare sgarbato ignorando del tutto la loro ospitalità e infine passai il tempo camminando su e giù nella stanza, sotto gli occhi neri delle mie due guardie, sentendomi come un leone in gabbia a pensare a quante questioni irrisolte mi attendevano a casa.

Il 'mio' consiglio interno non sarebbe stato per nulla felice della mia fuga.
Avevano tentato d'impedirla, quando io mi ero impuntato dicendo che era il caso che intervenissi e che non avrei tollerato altro in materia.
Quello che era accaduto era un ingiustizia e meritava la mia attenzione.
Anche se io avevo accampato scuse ehm... leggermente diverse da quelle vere.
Non per ultimo il fatto che rientrare in casa con Kushina senza “aver fatto nulla per la sua cuginetta.” stava diventando pericoloso pure per l'Hokage. Avevo impiegato un'intera giornata solo per convincerla a non seguirmi. Dopo tutto non volevo stragi.

Quando bussarono alla porta credetti fosse la convocazione per l'udienza.
Invece a domandarmi di poter entrare furono due giovani dai capelli rossi.
Un ragazzo dallo sguardo freddo e piatto dal viso anonimo, e una ragazza che avrebbe potuto essere carina, se non fosse stato per l'espressione da svagata.
Avevo sentito dire l'espressione “Il riso abbonda sulle labbra degli stolti”, ma non l'avevo mai ritenuta vera.
Ci sono persone, come Kakashi o Itachi che sono di natura più ombrosa e riflessiva, poco inclini alla risata.
E persone che, come Genma hanno fatto della loro vita una filosofia: se dovessero piangere per ogni avvenimento brutto della vita, non finirebbero mai di asciugarsi le lacrime. Dunque la loro idea era di cercare sempre di vedere la metà piena del bicchiere e tentare di prendere anche le cose peggiori con il lato ironico e divertente della cosa.
Tuttavia in questo caso mi parve più che azzeccata.

Il sorriso che aveva sulle labbra lei, con quegli occhi azzurri sgranati e lucidi, come febbricitanti, sembrava il riso di una pazza che non vede questo mondo, ma ne vede uno tutto suo.
Quando mi chiese “Siete voi Minato Namikaze?” fui tentato di rispondere: 'No, guarda, hai sbagliato stanza'.
“Si, sono io”

Oh!” squitti con un tono così acuto che quasi mi fece trasalire “è mio estremo - Disse sottolineando la parola 'estremo' con un mezzo inchino che fece svolazzare il mantello elaborato che portava sulle spalle - piacere fare la vostra conoscenza. Ovviamente la vostra fama vi ha preceduto, ma non pensavo foste anche voi così giovane.”

Il ragazzo sbuffò. “Akaho... Almeno presentati civilmente.”
“Oh!” un altro squittio, che mi fece pensare che se ce ne fosse stato un terzo mi sarei ritrovato senza timpani.

Ridacchiò con aria frivola “Giusto, giusto... Sono Akaho Uzumaki, delfina di Uzushi. Questo è Rikuro Uzumaki, mio marito. Ci siamo sposati l'altro giorno.”
La risatina compiaciuta che ne seguì quasi mi stordì tanto che riuscii a malapena a raccogliere i pensieri quel tanto che bastava per dire.
“Oh, Ahem... Le mie congratulazioni.”
Dunque quello era l'ex fidanzato di Inazuma... E la deficiente quella che le aveva fregato il posto.

Scambiai uno sguardo con le mie due guardie del corpo, che risposero con lo stesso sguardo stranito e un po' allibito che dovevo avere anche io.
Per educazione le offrii di sedersi al tavolo che avevano imbandito.
Ne seguì poi una conversazione, che già solo chiamarla conversazione era un insulto a qualsiasi abilità oratoria.
Iniziai quasi a pensare che Akaho doveva essere un'abile kunoichi per farsi passare per una tale idiota... Ma poi compresi che era così e basta.

Quando finalmente degli attendenti vennero a chiamarmi per l'udienza, stavo giusto iniziando a pensare con invidia alle tecniche di suicidio dei samurai.
Anche se, fortuna voleva che parlasse solo lei, per cui ad un certo punto mi era bastato sconnettere il cervello e fare di tanto in tanto cenni o quei leggeri versi di affermazione tipo “mh-mh” o qualche cosa che si accordasse alla 'conversazione' tipo “Sicuro” o “Certamente”.
Studiai anche Rikuro, dato che interveniva anche lui di quando in quando, tentando -invano- di mettere qualche pezza sulle vagonate di inezie che tirava fuori la neo-moglie, e dapprima mi diede l'impressione di una persona falsa, o comunque doppia.

Poi, dopo un attento esame, compresi invece che era solamente un piccolo stronzetto borioso che tentava di darsi l'aria di una persona astutamente subdola... E fallendo in modo clamoroso.
Quanto meno, quell'aria di chi la sa lunga non reggeva minimamente il confronto di un vero maestro dell'arte come Danzo. Forse avrei dovuto consigliargli di seguirmi a Konoha per prendere delle lezioni dallo Shimura. Forse, però, persino il leader di radice avrebbe avuto un compito superiore alle proprie forze.
Era come vedere una lucciola che prova a paragonare la sua luce, sfidando il sole a fare di meglio.
Insomma, mi ci volle poco per capire perché Inazuma era così poco entusiasta del suo matrimonio e del perché Kushina mi aveva detto che 'compativa' la ragazza.
Cercando di evitare di fare un sospiro di sollievo troppo evidente, seguii la mia salvezza -sotto forma di un assistente castano- che mi guidava nella sala del trono degli Uzumaki.
Mi era sempre piaciuto quel posto, e ogni volta che ci entravo, mi colpiva con la sua magnificenza e la sua maestosità.

Akiko non aveva perso il piglio fermo e quel fuoco nello sguardo che l'aveva da sempre caratterizzata... Non che una delle caratteristiche che aveva ereditato anche sua figlia minore... E che mi avevano condotto prima di tutto ad essere attratto da quella creatura bizzosa che era diventata mia moglie.
Feci un dovuto inchino. Anche se eravamo pari grado, io ero nella sua sala del trono, e lei era più anziana di me. Oltre che mia suocera. Se non l'avessi fatto, oltre a essere scortese avrei anche dato mostra di una sfrontatezza e di una superbia che non mi erano proprie.

Tsunamikage-sama. Vi ringrazio per avermi concesso udienza, benché non abbia avuto modo di darvi un adeguato preavviso.” esordii.
“Minato Namikaze. Mi congratulo con voi per la vostra nuova posizione... Yondaime Hokage.” disse lei, facendomi riconoscere da tutte le persone presenti, che ora mi permisi di osservare con una sommaria occhiata.

Erano per la maggior parte persone oltre i cinquant'anni, di cui questi in molti erano i tipici capelli rosso-uzumaki anche se erano già parecchi ad averli venati di grigio.
“So che per voi è il coronamento di un sogno per la quale avete lavorato con instancabile dovizia. Avete davvero le mie più sincere congratulazioni. Vi siete meritato il vostro titolo.” disse la donna alzando il mento, come sfidando gli altri presenti a contraddirla.

Siete troppo gentile Akiko-sama. Ma non nego che è stato per me un immenso onore ricevere questo titolo. Intendo onorarlo meglio che posso, e spero di essere all'altezza del mio predecessore.”

Sono certa che farete del vostro meglio. Ora, sono certa che da giovane quale siete vogliate saltare tutte queste formalità e arrivare al dunque. Dubito che vi siate fatto tutta questa strada e ci onoriate della vostra presenza solo per sfoggiare la vostra nuova cappa.” disse la donna con un sorriso comprensivo, riferendosi alla cappa bianca e rossa da Hokage che portavo sopra i miei abituali abiti ninja.

Temo di non avere molto la pasta del politico, Tsunamikage-sama. Cosa che vostra figlia mi rimbecca tutti i giorni, giusto perché non lo scordi, ma comunque avete ragione. Sono qui per un motivo, e purtroppo non ho neppure molto tempo da spendere restando qui, dato che comprenderete molto meglio di me che la gestione di un villaggio richiede una massima attenzione e dia assai poco tempo per 'uscire' dai suoi confini.
Dunque, se voi, e il vostro consiglio lo consente, sarò breve e salterò al punto.”

Lei esibì un leggero sorriso “Ora comprendo perché sia mia figlia, sia mia nipote abbiano avuto un impressione tanto buona di voi...” disse una una leggera risata.
“Oh, Inazuma? Si, ho avuto il piacere di lavorare con lei.”

Notai solo ora una donna che sedeva alla sinistra di Akiko, pallida come un fantasma, e che sembrava voler solo svanire nell'ombra del trono.
Subito non le prestai attenzione, poi lei trasalì al nome di Inazuma, lanciandomi un'occhiata un po' allarmata, sgranando gli occhi verdi.
Notai solo in quel momento tutta una serie di dettagli per la quale mi colse l'illuminazione. Quella doveva essere la madre di Inazuma!
Si, aveva la stessa forma delicata delle labbra, lo stesso taglio degli occhi un po' obliquo da gatto, e gli stessi lineamenti del viso, un po' affilati da folletto.

Noi... Preferiamo non nominarla qui, meno che mai in questa sede.” notai solo ora che anche Rikuro e Akaho avevano preso parte al consiglio, ed era stato lui a parlare.
Di nuovo quella fiamma di rabbia mi avvolse, bruciando ogni altra emozione, lasciando solo una implacabile determinazione.
Ero lì per un motivo, e l'avrei svolto.
Vidi che Akiko si rese subito conto che le parole di Rikuro avevano toccato un tasto sbagliato.

Le gettai un'occhiata, quasi a chiedere il permesso, dato che era la sola persona, salvo quella povera donna che le stava sulla sinistra, che era ancora evidentemente scossa dagli avvenimenti, che rispettavo davvero in quella sala.
Lei annuì leggermente, con un movimento appena visibile, ma tanto bastò e io compresi di avere carta bianca.

Beh, temo che invece lo dovrete sentire, poiché sono venuto sin qua espressamente per questo motivo.” dissi con semplice fermezza.

Lo vidi prendere fiato per parlare ma non glie ne diedi modo.
“Itachi, se vuoi intervenire...”
Il ragazzo, dapprima come un ombra invisibile sul fondo della sala si fece avanti, con un'occhiata tesa rivolta a Shisui. Ma se aveva dei ripensamenti sul piano che aveva escogitato, non lo diede a vedere.
“Vorrei dapprima presentarmi a questo nobile consiglio. Sono Itachi Uchiha. Figlio maggiore del capoclan Fugaku Uchiha. Porgo i miei omaggi a Voi Tsunamikage-sama.” disse con voce di massima cortesia e inchinandosi rispettosamente.
Ci fu un notevole bisbiglio di fondo.
Akiko gli fece un cenno di capo, accettando la sua presenza con garbo e facendogli cenno di continuare.

Ma questo...!” provò a saltare su uno dei presenti, un Uzumaki probabilmente, dati i capelli rossi, e anche uno importante, data la vicinanza del suo seggio al trono.
Akiko gli diede solo un'occhiata terribile. Protese una mano messa a 'c' con le dita sopra e il pollice sotto, che poi chiuse in un gesto secco, facendo toccare il pollice con le dita sopra, gesto che gli intimava bruscamente di tacere.
L'uomo dovette ingoiare un vistoso rospo, prima di risedersi, ma obbedì.

Itachi fece finta di nulla e disse “Vorrei, se mi fosse possibile, rivolgermi direttamente ad Akari Uzumaki, che purtroppo non ho mai avuto il piacere di conoscere di persona, ma solo di nome.”
Anche se, da come il suo sguardo la puntò fece capire che aveva compreso che era lei.
La donna ebbe un leggero tremito, che mi fece pensare che in quel momento dovesse sentirsi fragile, ma alzò lo sguardo con fierezza e disse “Sono io Akari Uzumaki”
Itachi gli rivolse un nuovo inchino rispettoso.

E' un mio onore fare la vostra conoscenza.”
“Come... hai detto di conoscermi solo di nome. Chi ti ha parlato di me?”
“Vostra figlia signora. Ho avuto modo di conoscerla durante la sua permanenza a Konoha, e di lavorare al suo fianco. E posso dire che è stato un onore, mio e di Shisui qui presente di allenarci con lei. È una delle ninja più dotate che abbia mai avuto modo di conoscere.
Ma non sono qui solo in virtù del talento, comunque degno di nota, di vostra figlia.
Abbiamo avuto modo -ahimè- di riscontrare un grave torto che è stato perpetrato dal nostro clan a voi.”

Al che s'inginocchiò a capo chino. “Vi chiedo di accettare formalmente le sincere scuse del Clan Uchiha. Sebbene non basteranno mai, per quanto possiamo dire o fare, riparare a quanto accaduto, possiamo solo dire che è stato causa di un singolo elemento... fuorviato, e spero che comprendiate che una singola erba grama non è che una in un fascio.
È stato comunque privato del suo nome e del suo clan e ora è in una tomba comune anziché in quella dei suoi avi.
Inoltre, io, assieme a Shisui ed alcuni altri abbiamo avviato una richiesta al consiglio del nostro clan poiché Inazuma, se lo desidera, possa entrare a farne parte.” il silenzio calò e vidi che di nuovo quello che era saltato su prima bruciava di desiderio dal saltare nuovamente su e prendere parola, ma fu freddato dallo sguardo omicida di Akiko e il resto dei presenti, ritenne più saggio attendere.

Il silenzio si protrasse per un lungo momento, ma Itachi non abbandonò la sua posizione con un ginocchio a terra e il capo chino.
In verità questo era un azzardo, oltre che un piano buttato un po' in aria così.
I due avevano ne avevano discusso così tanto, che mi avevano fatto quasi impazzire.
Itachi non voleva agire senza un piano sicuro, ma Shisui era stato inamovibile sulla necessità di agire, e subito. Che il piano fosse sicuro o meno.

Anche se le parole che avevano deciso di far muovere Itachi erano state: “Siamo molte cose Itachi, tra cui anche assassini e spie. Ma non degli ingrati. Inazuma ci ha aiutato, ed ora lei ha bisogno di aiuto. E noi l'aiuteremo.”
Itachi alla fine si era deciso dicendo che era il momento di piantarla con i sotterfugi che non portavano molto lontano e che doveva provare a 'ungere le ruote'.
Aveva detto qualcosa del tipo “Delle ruote arrugginite non possono per forza di cose girare... Io ora proverò a oliarle, ma posso solo sperare che gli ingranaggi si mettano in moto per il verso giusto.”
Che, per interpretazione compresi che si riferiva a suo padre.

In realtà Fugaku non aveva dato alcuna delibera per chiedere scusa a nome del clan ad Akari. Itachi sperava solamente che, dopo, lo stesso orgoglio che gli impediva di chiedere scusa gli avrebbe impedito anche di ritirarle.
Però era vero che lui e Shisui assieme ad altri giovani stavano perorando la causa dell'ammissione di Inazuma al clan.

E se Fugaku non aveva ancora stracciato la richiesta era per il semplice fatto che Itachi gli aveva garantito che lo Sharingan di Inazuma aveva uno straordinario potenziale ancora sopito.
“Hai ragione nel dire che nulla di quanto si possa dire o fare possa in alcun modo giustificare quanto accaduto.” disse Akari, rizzando la schiena e assumendo un'aria di grande dignità.
“Tuttavia, anche se questo consiglio se ne vergogna, in non ne provo alcuna nel sapere che Inazuma è mia figlia, e mi fa molto piacere sentire parlare così di lei.
In quanto alle scuse... forse in altre circostanze non le avrei accettate, ma sento della sincerità vibrare nella tua voce.

Quanto meno hai la volontà di cercare di compensare dei danni che non sei stato neppure tu a fare... Sento che ci tieni veramente a quanto stai facendo.. E non possiedi la boria che molti scambiano per orgoglio.
Accetto le scuse che mi porgi, Itachi Uchiha san della foglia.”

Al che Itachi si rialzò e s'inchinò con rispetto. “Vi ringrazio, mia signora.”

Il tizio di prima stava diventando livido di rabbia.

Senza più sapersi trattenere iniziò a strepitare dicendo che era inammissibile una cosa simile. E sparando giù una tiritera di motivi per la quale era inappropriato ciò che stava accadendo, a partire già solo del fatto che stavamo parlando di una nukenin eccetera eccetera. Quasi arrivò a prendersela proprio con il povero Itachi, che però subì la cosa con una stoica espressione pacata, come se non lo stesse neppure calcolando. Cosa che tra l'altro fece aumentare la rabbia dell'uomo.

E comunque, anche se non stessimo parlando del presunto onore di una traditrice... E' inammissibile che Konoha offra il posto all'interno del clan ad una nukenin! Il trattato...!”
Tossicchiai bloccando la sua tirata.

Si questo punto intervengo io, onorevole sir.” Dissi, preparandomi al gran finale con un sorriso che aveva poco di raccomandabile.
Akiko lo intuì e si appoggiò più comodamente alla sedia, facendo cenno ad Akari di fare altrettanto e guardandomi con l'aria di una che è andata a teatro per vedere una commedia.
“Inazuma, se lo desidera sarà più che la benvenuta alla foglia, e con lei le sue due amiche che so, l'hanno seguita.”
Quasi la mascella gli crollò in terra.
“Ma il trattato...”
“Il trattato, onorevole sir, io l'ho firmato con Inazuma. Nel momento stesso in cui lei è stata destituita, per me ha perso ogni valore.” guardai uno ad uno ogni presente, Itachi e Shisui, che sebbene avessero un'aria rilassata erano pronti a tutto, anche ad una reazione violenta.
“Detto onestamente, non sono sicuro di desiderare un alleato che è in grado di tradire persino propria stessa principessa” dissi con fermezza.
L'uomo boccheggiò un paio di volte senza fiato e parole.
“Ma è... Inammissibile! Il trattato è un patto secolare che...”

No! Lo dico io cos'è inammissibile. É inammissibile che abbiate tradito una buona guida e una principessa capace e leale per quello che, è palese come il sole nel cielo, è una manovra per manipolare il potere a vostro piacimento, come se voi steste giocando con bambole e non con persone vere!
Avete tentato di rovinare la vita ad una persona reale. E per il semplice motivo che ha dei natali diversi da quanto pensava. Anche se posso comprendere che sono le vostre leggi, la cosa avrebbe potuto comunque essere stata gestita meglio.
È doppiamente inammissibile che abbiate nominato a delfina al posto di una persona competente una persona tale che, nelle due ore in cui mi ha stordito di chiacchiere, la domanda più intelligente che mi sono sentito porre è 'di quale colore preferite indossare i vestiti?'. Questo. È. Inammissibile!

Non intendo discutere le vostre leggi sul sangue, ma se proprio non potete lasciare Inazuma come guida, almeno abbiate la decenza di nominare una persona che sia un po' meno palesemente un burattino nelle mani di qualcuno!” dissi dando finalmente sfogo alla rabbia che avevo contenuto sino ad ora.

Come Hokage ritengo invalido il trattato di alleanza sino a quando non ci sarà il ritorno di Inazuma. O quanto meno che sia posta alla giuda un qualcuno di più assennato e che non abbia la fissazione del colore degli smalti.
Fino ad allora porgo i miei rispetti alla Tsunamikage Akiko-sama, che onoro e ad Akari-sama. Per mero rispetto parentale, non istigherò inimicizia tra la foglia e Uzushi. Ma fino a nuovo ordine non chiedete aiuti, poiché non ne riceverete.
Attenderò vostre notizie.”

Feci per girare sui tacchi, Shisui e Itachi s'inchinarono leggermente in segno di congedo per seguirmi.
“Akiko ma... Almeno chiedete la restituzione della jinchuuriki!” tentò l'uomo allibito, confuso e allarmato.
“Ah! Adesso mi chiami in causa? In primo, sono ancor sempre 'la Tsunamikage'.
In secondo... hai voluto la bicicletta Matsuo? Ora pedala! Per terzo, la jinchuuriki ha un nome, Kushina Uzumaki. E ringrazia tutti gli dei degli shinobi che non si trovi qui ora, altrimenti ne porteresti certo ricordi dolorosi sul tuo delicato viso. O, più probabilmente, un po' più in basso.” sentii che la donna gli rispose.
Ridacchiando tra me e me, uscii dalla sala.

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Capitolo 56
*** Gente che va, gente che viene ***


56)Gente che va, gente che viene

A quanto pare, quella notte non aveva ancora terminato di riservare incontri a sorpresa, per la squadra di nukenin più strana del continente ninja.

Prima che potessero allontanarsi del tutto, ciascuno andando per la propria strada, ecco che piombò sul campo un terzo incomodo.

Da sotto le loro maschere, Kakashi, Raido e Genma repressero a stento un sospiro di disperazione.

Dall'alto di una roccia, un ragazzo con la maschera da ANBU prese a parlare:

Di tutte le cose che immaginavo, certo non pensavo che i responsabili dietro ai tumulti in questo paese fossero opera proprio vostra, ninja di kumo... Avete persino ingaggiato dei nukenin per destabilizzare l'area? Davvero, pensavo che il vostro raikage fosse un uomo di parola. A quanto pare, ci eravamo sbagliati!”

Gli altri due, dietro di lui, gli diedero sottovoce dell'idiota, per aver fatto una sparata del genere. La loro idea era di tornare senza essere visti e riferire al consiglio cosa avevano scoperto, ma... A quanto pare il loro compagno aveva pensato diversamente.

E ora come sarebbero usciti da quella situazione? Come sarebbero tornati al loro villaggio?

Già, come sarebbero tornati vivi a Konoha?

Pur attraverso le maschere, Kakashi, Raido e Genma si guardarono e si compresero. Dopo tutto avevano avuto lo stesso pensiero: “Aoba... Il solito coglione...”

Darui e Shi rimasero a dir poco allibiti da quella uscita, mentre Bee sfoggiò solo un sorrisetto. Un combattimento con delle ANBU di Konoha? Musica per le sue orecchie!

Sebbene Inazuma facesse un insistente cenno a che levassero al più presto le tende da quel luogo, i ninja della foglia alzarono le spalle. Se si fosse messo male per i loro compaesani?

Loro malgrado, il senso del dovere verso la foglia gli impediva di lasciare quel posto prima che la matassa non si fosse sbrogliata.

Darui, più che altro per non dare modo a Bee di farlo per primo, causando un casino inenarrabile, scattò verso i nuovi ospiti, in posizione di guardia.

Ma, invece di attaccare, si fermò alla sommità del masso, senza muoversi ulteriormente e disse, in tono apparentemente pacato: “Ciò di cui ci accusate è falso. La nostra indagine è, piuttosto, per catturare gli artefici ed i mandanti di azioni a nostro danno. E, per inciso, è quantomeno fortuito trovare in zona ninja speciali di Konoha per noi, dato che i nostri sospetti ricadevano principalmente sul vostro villaggio.”

Prima che Aoba potesse dire qualche altra vaccata, l'Anbu dietro di lui gli passò innanzi e prese la parola. Avevano riconosciuto Bee anche loro, e passare alle vie di fatto in quella situazione era l'ultima delle loro aspirazioni.

Ci dispiace... cough... delle parole rudi del nostro compagno... cough... Ciò nonostante, conserviamo non pochi pregiudizi... cough... nei vostri confronti. Non abbiamo prove contro di voi... cough... ma potremmo ben dire anche noi che è decisamente fortuito trovare in zona... cough... le guardie del raikage proprio mentre sospettavamo il vostro coinvolgimento...”

Nel frattempo, l'occhio andò verso i nukenin, rimasti nel pianoro in basso. Il loro comportamento era quanto mai anomalo. Come mai non li avevano ancora circondati?

Dal canto loro, gli oggetti di quello sguardo, mandavano, almeno mentalmente, un altro sospiro. “Quello deve essere Hayate... ” In effetti, quella tosse, quel portamento, come se stesse per morire da un momento all'altro... Erano decisamente inconfondibili.

Inazuma però, a quel punto, non ne poté più di quella situazione di stallo infinita. Balzò all'improvviso proprio tra Darui e Hayate.

E disse, rivolta al primo:

Allora? Possibile che non l'abbiate ancora capito? Chi sta combinando casino in questo allegro e ameno posticino aveva proprio questo in mente! Che Kumo accusasse Konoha e viceversa!”

A quel punto, Darui fece un'espressione sorpresa, la prima dall'inizio di quella strana serata. E per la prima volta credette veramente che quella fosse Inazuma Uzumaki, la principessa di Uzushi. La stessa che aveva abbattuto ben due spadaccini della nebbia, se le storie che si raccontavano sul suo conto erano vere.

Sì, se lo sentiva. Quello che diceva poteva essere vero. Anzi, era molto probabile che lo fosse.

Aoba, dal canto suo, attraverso la maschera, aguzzò la vista. Era lei! Era proprio Inazuma!

Mentre Hayate ancora cercava di interpretare la situazione, il suo stordito compagno esclamò:

Inazuma-hime! Ma-ma cosa sta succedendo? Nukenin? Come è possibile?”

Poi, prima che potesse prevenirlo, naturalmente Aoba disse l'irreparabile.

Non dirmi che quelli laggiù sono... O kami! Kakashi, Raido e Genma?”

Ecco, l'aveva detto.

Hayate posò il suo sguardo allibito prima su Inazuma, che si stampava la mano sulla faccia per la disperazione, poi su un altrettanto stupito trio della nuvola, ed infine su un ignaro Aoba. Ancora non si spiegava il motivo per cui aveva accettato di prenderlo come sostituto temporaneo per la sua squadra. E ad ogni minuto che passava, si decideva sempre più che quella sarebbe stata la prima ed ultima volta. Ma ora non era quello il fatto più strano... Il fatto più strano era che laggiù c'erano Kakashi, Genma e Raido con una maschera ed un coprifronte taccato. Ma che diavolo stavano facendo!?

Come leggendo nel suo pensiero, anche Kakashi salì con un balzo a fianco di Inazuma e, rivolto ai nuovi venuti proferì un piatto (e leggermente infastidito, per chi lo conosceva e sapeva interpretare correttamente le intonazioni della sua voce):

Aoba, Tenzo, Hayate...”

Hayate non sapeva se ridere o piangere. Dannazione a Kakashi, si era infilato di nuovo in mezzo ad un guaio più grande di lui.

Tu?! Di nuovo in mezzo ai guai?” Gli fece.

Ahem... già. Sentite... ripassate più tardi, evitiamo casini con la nuvola eh?”

A quelle parole del suo amico, il ragazzo tossicchiò. Non sapeva nemmeno lui se per divertimento o altro. Poi gli disse:

Ci devi parecchie spiegazioni...”

Come al solito, Hayate....”

E, conoscendoti, ci darai solo mezze risposte...” aggiunse Tenzo, introducendosi solo allora nella conversazione.

A quel punto, Hayate si rivolse nuovamente a Darui:

Ben strani... cough... gli incontri che i kami ci hanno concesso questa notte... cough... Una cosa, tuttavia voglio chiarire... cough... Non so voi, ma mi fido di una persona che reputo saggia e coraggiosa... cough... sebbene in questo momento sia considerata traditrice... cough... Qualcuno ci vuole nemici... cough... Ma non è mio desiderio assecondare questa volontà... cough... Lasciamoci in amicizia, e che questo incontro non sia mai avvenuto.”

Darui si limitò ad un cenno di assenso del capo, mentre Bee sbuffava, con gli occhi da cane bastonato. Evidentemente, quella notte il suo desiderio di battersi non sarebbe stato esaudito.

I ninja di Konoha sparirono velocemente nel buio.

Darui, con uno sguardo penetrante fissò il ragazzo con la maschera al fianco di Inazuma. Poi, rivolto proprio a lei, le chiese:

“Solo una domanda... che ci fa anche un ninja della foglia nel tuo gruppo?

A Inazuma scappò a stento una risata.

Oh, beh... fa la sua doverosa parte da cavalier servente... Nah, scherzo. Diciamo che è qui per ragioni non di affari, se comprendete ciò che intendo...”

Lo sguardo che Inazuma rivolse ad uno sbuffante Kakashi fu per Darui più chiaro di molte parole. Con un lieve sorriso, le rispose:

Oh, sì, comprendo molto bene. Ora, se non vi dispiace, ci accomiateremo. Devo essere sincero: non so se augurarmi di non rivedervi più o rivedervi ancora. Perché, per quanto possa sembrare irrazionale, almeno per parte mia, ci lasciamo in amicizia.”

Prima che fuggissero via nell'oscurità, però, Bee si voltò verso Inazuma e le disse, sorridendo:

Preparati ragazza, la nostra battaglia sarà pazza! Yo!”

La rossa rise e di rimando gli fece: “Ci puoi scommettere! Alla prossima allora!”

Una volta soli, Kakashi, ancora piuttosto confuso dal rapido susseguirsi degli eventi, chiese, perplesso:

Senti Ina, ma mi spieghi come diavolo fai a farti ben volere in questo modo dalla gente appena la incontri? Non è che la ipnotizzi con lo sharingan?”

Perché, dici che funzionerebbe?”

Con me, no di certo.”

Sentilo lui... Ehi albino, tiratela di meno... Sbaglio o sei stato il primo a finire nel mio jutsu ipnotico?”

Jutsu ipnotico? Vuoi davvero vedere com'è, un jutsu ipnotico? Dilettante...”

Sbruffone...”

***

Mei aveva da poco ripreso i sensi. Ma, a dirla tutta, avrebbe preferito rimanere svenuta. Anzi, svanire, per sempre.

I suoi nervi erano completamente a pezzi. Aveva costruito una maschera per essere completamente impermeabile alla sofferenza. Per non dover più ricordare il trauma che aveva subito da bambina, era diventata esattamente come quelli che combatteva e che odiava. Esseri talmente finti da aver perso qualsiasi cosa li rendesse identificabili come umani. Era... Non era altro che un mostro. Il suo ideale era la vendetta, ma non era comunque molto diversa da Yagura. Le sue mani erano lordate di sangue innocente né più né meno di lui...

Involontariamente, le lacrime ripresero a rigarle il volto. Era come se avessero scavato dei solchi ben dentro alle sue guance, a giudicare dall'atroce bruciore che le generavano.

Ehi... Posso?”

A quelle parole, Mei nemmeno si voltò. Ancora una volta quella ficcanaso di Inazuma... Ma perché non la lasciava in pace con i suoi demoni una buon volta? Lei e la sua dannata sindrome dell'infermiera! Come si permetteva, ogni santa volta, di entrare nella sua testa e cercare di fare un po' d'ordine?

No! Non puoi! E' tutta colpa tua in fondo!”

Come?” Inazuma non capiva. Colpa sua che cosa?

Sei la maestra dei sigilli no? Eppure a me sembra che l'unica cosa che hai saputo fare è stato sciogliere i miei, dannazione! La mia vita scorreva benissimo! E poi tu sei arrivata e hai cercato di guardarmi dentro. E le ho provate tutte, cavolo... Ma no, tu volevi vedere la 'vera me'! Quella debole e insulsa ragazzina che se la fa sotto ogni volta che deve far del male a qualcuno! Quella debole e insulsa ragazzina che vorrebbe svenire tutte le volte che vede anche una sola goccia di sangue! Quella debole ragazzina che ero riuscita a sigillare benissimo!”

E' servito?”

Cosa, Inazuma, maledetta te, cosa!?”

Sigillare quella debole e insulsa ragazzina, intendo. Ti ha fatto vivere una briciola meglio?”

Meglio? Meglio??? Ho sofferto come un cane per tutta la mia vita e tu mi vieni a chiedere se ho vissuto bene? Tu sei fuori di testa...”

No, Mei, quella fuori di testa sei tu. Cercare di bandire quello che eri dal tuo cuore e dalla tua testa non ti ha reso un grammo di felicità in più. Diciamo la verità. Tu hai sigillato la 'vera te', come la chiami, perché avevi paura. Avevi paura di continuare a vivere, per cui ti sei aggrappata ad una, anzi no, mille vite non tue per poter andare avanti. Ma il fatto è che con tutti i tuoi sforzi, sai perché non sei riuscita a sopprimerla? Sai perché non sei riuscita ad annientare veramente il tuo io?”

Sentiamo, fine psicologa del vortice, dimmi dove ho sbagliato...”

Baka... Non sei riuscita a sopprimerla, per il semplice fatto che la 'vera te' vuole continuare a vivere! Ed è più forte di tutte le catene che le hai messo intorno!”

Ma... Ma sono una debole... Vivere da debole fa così... Male...”

Beh, certo che fa male. La vita fa sempre male, prima o poi. Guardati intorno: cosa credi, che quelli che hai come sottoposti non abbiano mai vissuto dentro di loro un dolore, una perdita, che non si maledicano per i loro errori ed i loro peccati? Però se ci fermassero al male, ci perderemmo il bene che ci aspetta dietro alla prossima volta di strada, non pensi?”

A quella frase, Mei si lasciò andare ad una risata amara.

Patetica... Ti sembro patetica vero? La bambina viziata che pretende, con i suoi meschini melodrammi, di fare l'incompresa...”

No, non sei patetica. Credimi... La mia parente Akaho, quella sì che è veramente patetica, non certo tu... Solo, devi ricordarti che nessuno, per quanto forte possa essere, può portare il peso dei propri limiti da solo. Nessuno, ripeto. Magari hai dimenticato come si fa, ma guarda che condividere il proprio fardello con un amico vivo non fa così schifo, te lo assicuro per esperienza!”

Il tono ironico e rassicurante della rossa fece sorridere, suo malgrado, la kunoichi di Kiri. Le sapeva già da tempo, le verità che le aveva detto. Ma saperle internamente non ha lo stesso effetto che sentirsele dire in faccia, direttamente.

Sentirsele dire da un'amica.

Inazuma Uzumaki, te l'ha mai detto nessuno che hai una persuasività incredibile? Incredibile... E pericolosa, aggiungerei. Sicura che quell'occhietto rosso non abbia niente a che fare con tutto questo?”

Inazuma, mentre vedeva che, finalmente, Mei si apriva ad un sorriso, si abbandonò ad una risata, a quella battuta, per poi risponderle a tono:

Eh, no, non sei affatto la prima che me lo dice. Anzi, a dire il vero Kakashi non fa che ripetermelo ogni volta. Ma giuro che non ho ipnotizzato nessuno. Ancora...”

E' un avvertimento, ninja di Uzushi?”

Mmm... Forse Mei, forse... Ricordatelo quando proverai a strusciarti su un uomo per renderlo tuo schiavo ad una distanza di meno di venti passi da me...”

Eddài, Inazuma, quando una ha un talento, perché non utilizzarlo a proprio vantaggio?”

Lo so però, per la tua incolumità... Stai lontana da Genma... E da Raido... E anche da Kakashi, se proprio non ti spiace!”

Ahahah! Figuriamoci. Dopo aver visto l'esercizio di tiro della tua amica sulla povera Chichi? No, grazie. E poi, anche volendo, credo che sul tuo spasimante sarebbe tempo assolutamente sprecato.”

Questo mi rincuora...”

Inazuma?”

Sì?”

Grazie. Boccone duro da digerire, ma... Sei la mia prima, vera amica da quando... Sì, insomma, da quando ho ucciso Raku...”

Naah, figurati. Anzi, dovresti imparare una cosa: avere un amico sincero è piuttosto economico, dato che, a meno che tu stia parlando di una super tirchia come me, non pretende nulla in cambio.”

Mpf... Cercherò di tenerlo a mente. E ora fammi un piacere, lasciami dormire un po'... Mi sento più a pezzi di come mi sentirei se avessi provato veramente ad affrontare Killer Bee della nuvola...”

Sicura che ti posso lasciare?”

Ehi, amica non vuol dire mia madre! No, davvero, tranquilla. Ho esaurito il numero lecito di pazzie, per oggi...”

Come vuoi, Mei. A domani. Anzi, per essere precisi, a più tardi, visto che mezzanotte è già passata da un bel po'.”

***

Nella casa del capoclan degli Uchiha, il grande Fugaku, quella sera si presagiva aria di tempesta. La notizia che Itachi aveva sporto scuse formali ad Akari Uzumaki in nome del clan si era diffusa come un fuoco tra le stoppie secche. Per la verità, la grande maggioranza degli Uchiha era assolutamente favorevole a quel gesto. E non solo perché molti veneravano la grandezza e la nobiltà d'animo del grande Itachi Uchiha, ma perché davvero era parsa una cosa giusta. Anzi, più che giusta, onorevole. Anche solo il sospetto di una condotta in grado di macchiare l'integrità del clan doveva essere cancellata. In questo caso, inchinarsi ad uno straniero non recava umiliazione.

Purtroppo, però, tra la grande maggioranza che la pensava in questo modo, non rientrava Fugaku. Per lui, tutto ciò era stato estremamente disonorevole. Certo, i motivi per cui era di quest'avviso erano molti. Ma il principale, anche se non l'avrebbe mai confessato a nessuno, era che non sopportava l'idea che Itachi avesse fatto di testa sua senza consultarlo. Era suo padre, dannazione!

Era assolutamente orgoglioso di suo figlio, ma più le sue prodezze aumentavano, più sentiva di perdere la presa su di lui. Dopo tutto, era pur sempre un padre, prima di un Uchiha. Vedere l'uccellino farsi aquila e volare via dal nido era fonte di silenziosa disperazione per lui.

Figlio, mi hai sommamente deluso. Ti sei inchinato ad una donna straniera. E, quel che è peggio, hai imbrattato il buon nome del clan, ammettendo che uno di noi ha commesso atti orribili e nefandi. Non ti vergogni nemmeno un po?”

Padre, con tutto il rispetto, credo che chi si debba vergognare sia già morto. Anche voi consideravate Hideo un arrogante borioso, se non vado errato.”

Qui Hideo non c'entra! C'entra l'onore del clan! Adesso tutti diranno che siamo una genìa di stupratori e traditori!”

Non una sola voce è giunta alle mie orecchie, di questo tipo, padre. E sapete benissimo che sono perfettamente in grado di udire anche discorsi che non vogliono essere ascoltati da orecchie indiscrete.”

Come osi continuare a ribattere! Sono tuo padre e tu hai la faccia tosta di venire qui e prenderti gioco di me!?”

No, padre, non era assolutamente questa la mia intenzione. Io ho agito secondo coscienza. E, sinceramente, mi dispiace molto dissentire da voi in questa faccenda. Pur tuttavia, se ritenete che io abbia errato nel parlare a nome del clan, ritirerò immediatamente quanto le mie labbra hanno proferito.”

Sei... Sei... Sei – Fugaku avrebbe voluto coprirlo con una ridda di insulti, o accuse. Ma si fermò, esalando un sospiro. Aveva perso. Dialetticamente Itachi lo aveva sconfitto su tutta la linea, con quella insinuazione. E' vero, l'aquila volava via davvero dal nido. Ma vedere dal basso il suo poderoso battito d'ali era uno spettacolo da ammirare, non da fermare. E in fondo, come avrebbe potuto fermarlo? - Sei... perfidamente astuto, figlio... Sai benissimo che mai e poi mai gli Uchiha si macchiano del disonore di ritirare la parola data. Diventeremmo lo zimbello di Konoha ben più di quanto lo siamo ora.”

Sia come vi piace, padre.”

No, astuta serpe, sia come piace a te, ormai... Lo ammetto, sebbene il tuo gesto abbia infangato il clan, ti rende onore. Hideo era davvero una mela marcia, e francamente non ne biasimo la morte né cercherò di vendicarlo. E se la Uzumaki bastarda lo ha sconfitto e ucciso, evidentemente è come dici tu, è dotata di abilità non comuni. Ma ora come ora, semplicemente non possiamo accettarla nel nostro clan come se nulla fosse, cerca di comprendere la mia posizione e la situazione politica in cui verremmo coinvolti...”

Capisco sin troppo bene, padre. Anche se, a onor del vero, Yondaime Hokage appoggia la richiesta, così come molti capi famiglia del clan.”

Intemperante figlio, so che disdegni i passi cauti e lenti dei vecchi, considerandoli troppo attaccati ai loro scranni ed a futili tradizioni. Ma abbi almeno un poco di fede nel rappresentante di questa razza che ti sta di fronte. Comunque, credo che d'ora in poi, avrai maggior occasione di renderti conto di cosa significa la responsabilità nei confronti della famiglia...”

In che senso, padre? Non vi seguo...”

Fugaku sorrise, poi si spiegò:

Intendo dire che tuo padre non è così vecchio quanto sembra, dato che tra poco avrai un fratello cui badare! Desidero che sia tu a prenderti cura del suo addestramento, una volta giunto all'età giusta.”

Dopo quella improvvisa rivelazione, Fugaku ebbe finalmente una soddisfazione che non gustava da tanto, tantissimo tempo: ammirare la faccia stupita di suo figlio, di solito così stoico e impassibile.

A-Ah. Sì, lo farò. Cioè, sì, insomma... Sono orgoglioso di questo onore... Volevo dire...”

Dì solo che sei contento di avere un fratellino, Itachi.”

A quel punto, in quella casa si udì un suono che nessuno, tranne forse Shisui, aveva mai ascoltato in tutta Konoha. Meglio, in tutto il continente ninja.

La sincera e fresca risata del letale Itachi Uchiha.

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Capitolo 57
*** Il mondo si muove ***


 

57)Il mondo si muove

 

***Darui***

 

Bee non era per nulla soddisfatto da come si erano risolte le cose, e io lo vedevo benissimo.
Sbuffava e si guardava spesso intorno, quasi sperasse di vedere qualcuno con al collo un cartello con su scritto 'sono un sabotatore' per poterlo pestare.
Come consigliato dalla ragazza dai capelli rossi pedinai con gli altri il mercante di spezie, e fu presto palese che era una persona subdola.
Aveva anche alcuni scagnozzi che usava sia come fattorini che come mandanti per i lavori sporchi.

 

Bastarono due giorni e qualche pedinamento per trovare i magazzini dove stoccava la merce di contrabbando.
Trovammo gran parte della refurtiva della nuvola, anche se non tutta (probabilmente la roba mancante era già stata smerciata altrove) semplicemente seguendo i tirapiedi dell'uomo, e attendendo che si allontanassero dalla zona per poi frugare accuratamente in ogni magazzino dei tre che scoprimmo.
“Dunque ora che facciamo? Avvertiamo le autorità locali?”
“Sarebbe un idea, dato che non siamo muli da soma; anche volendo come la possiamo portare tutta sta roba su da noi?” chiese Shi, guardandosi intorno, dato che eravamo circondati da pile di sacchi di grano e farina.

 

“Quindi, avvertendo chi di competenza dovrebbero mettere agli arresti il nostro ragno, e, grazie alla sana paura che il capo del villaggio prova nei confronti del Raikage, potrei scommetterci che nel giro di poco ci fornirà carri, animali e uomini per trasportare tutto ciò che ci occorre” ragionai ad alta voce, mentre Bee, annoiato, si mise a canticchiare un rap poco distante.
 

“Ma ci allungheremmo la permanenza comunque di diversi giorni e contando quanto è impaziente Ay direi che abbiamo si e no quattro giorni per rientrare. Tenendo conto che una giornata e mezza sono necessarie per compiere il tragitto, se dovessimo scortare i carri... Il tempo necessario per il rientro si allungherebbe drasticamente.” disse Shi con aria rassegnata.
Entrambi sospirammo per l'impulsiva impazienza del nostro superiore.

 

“Dunque che si fa?” chiesi, ma Shi era scattato sull'attenti, e vidi Bee con un inquietante sorriso buttarsi fuori dalla finestra.
Ahi, ahi. Guai in vista.
Non facemmo in tempo a seguire il nostro scalmanato Jinchuriki che ci trovammo davanti una comitiva di cinque ometti di mezz'età.

 

“Ehi! Amici sloggiate. Questa è zona privata!” disse uno.
“Abbiamo trovato della merce rubata di proprietà del villaggio del fulmine. Vi preghiamo di farvi da parte e...” Provò ad argomentare Shi.

 

“Merda, ci hanno beccati! Ragazzi mettiamoli a tacere!” partì il primo che aveva parlato.
Prima che i suoi compagni potessero dirgli di darsi una calmata, dato che avevano a che fare con tre veri ninja e non con pivelli, Bee colse finalmente la palla al balzo e si buttò in mezzo con un “Weee!” e un sonoro calcio, che fece volare via tre denti al malcapitato.
Guardai Shi con uno sguardo rassegnato e un po' preoccupato.

Lui sospirò, poi disse: “Sono tutti e cinque appena più che scolaretti, a occhio direi che sono pesci piccoli. A questo punto diamo modo a Bee di sfogarsi, chissà che dopo non si dia una calmata.”
 

Annuii e restammo a guardare mentre il nostro colosso asfaltava con piacere (sfogando la combattività repressa) i nemici e li sistemava in un cumulo ordinato, per poi sedercisi sopra, con carta e penna alla mano in cerca di ispirazione.
“Ehi, ragazzoni!” riconobbi la voce ancor prima di vederla.
La Kunoichi del vortice con i capelli rossi. Stava trascinando un uomo di circa vent'anni per un braccio, svenuto.
“Credo che un coniglietto sia sfuggito alla vostra retata...” Disse, buttandolo ai piedi di Bee per poi scostarsi la maschera da ANBU.

 

“L'altro giorno sembravi determinata a evitarci...” commentò Shi.
“Che ci posso fare... Mi stavo annoiando: a quanto pare siamo bloccati qua ad attendere notizie... Quindi, mentre stavo su a pensare riguardo al fatto che eravate in zona mi sono detta 'beh, qualsiasi relazione diplomatica per me è tutto di guadagnato'. Dato che voi siete qui, con -scommetto- un mucchio di merce da spostare senza avere una mezza idea di come spostarla velocemente e senza fatica... Mi è venuta un idea.”
“Ehm... sentiamo.” dissi solo io.

 

“Sei venuta da sola?” chiese però perentorio Shi, con gli occhi freddi e un tono severo.
“L'idea era quella, ma credo che una zucca bianca baka abbia pensato che potevo essere in pericolo e mi abbia seguito...” commentò lei facendo spalluccia.
Al che Shi si rilassò un poco.
“Comunque dicevi?”
“Ho uno scambio da proporvi.” disse con un sorriso furbetto su quel viso da folletto, che la fece sembrare uno spiritello dispettoso.
Vista così non gli avrei dato un soldo bucato come ninja. Però l'altra sera ne avevo discusso con Shi, e mi aveva assicurato che la ragazzina era più che notevole.
Stando a quanto diceva lui aveva una riserva incredibile di chakra, particolarmente potente e denso. Anche se non so bene cosa intendesse per 'denso'.
“Beh, quanto meno starò a sentire.” le garantii.
“Non chiedevo di più. La mia offerta è un mezzo per portarvi tutta la vostra merce allegramente in patria, senza sudare e senza ulteriori problemi.”
“Interessante... come?” chiesi.
“Di questo ve ne parlerò dopo.”
“Prima la richiesta?” intuii.
“Già. Vedi... Faccio conto di non restare nukenin a vita. Quanto meno, lo spero. Diciamo che ultimamente ho parecchia carne al fuoco... E non so bene neppure io come andrà a finire. Può darsi tanto che faccia un trionfale ritorno al vortice, quanto che mi tocchi restare dove sono.
In entrambe i casi, mi piace pensare di poter stringere... Alleanze che mi saranno comunque utili.
Se nel primo caso tornassi alla... Legalità, mi saranno utili per stringere trattati di pace, mentre se dovessi continuare a darmi alla macchia... Beh, la prima cosa che ho scoperto appena ho portato le chiappe fuori dal mio villaggio è che nessuno ama i nukenin: ci sono quelli che vogliono farti la pelle per vendetta e chi vuole i soldi che pendono sulla tua testa, chi invece vuole solo farmi sparire per comodità. Ed è estremante difficile trovare un posto in cui dormire la notte senza avere gli occhi sgranati come un gufo per la tensione di non sapere se e quando verrai attaccato.”
“Con ciò...?” le chiesi, temendo che volesse la nostra alleanza.
Io personalmente la trovavo simpatica, ma dubito che Ay mi avrebbe premiato per aver dato la mia parola ad una straniera per una... Sensazione di simpatia.

 

“Oh no, calmati, non ti chiederei mai di servimi un'alleanza su un piatto d'argento per così poco, no. So bene che il vostro Raikage non ne esulterebbe.
Vi chiedo solo... La vostra parola che, se mai dovessi avere bisogno di appellarmi ad Ay... di mettere una buona parola per me, ecco.
Da quanto ho sentito Ay potrebbe rivaleggiare con Akiko in quanto ad impulsività d'azione, però sono sicura che tiene conto di voi, quindi... Non vi chiedo poi tanto. Solo di dire al vostro capo che non sono poi così cattiva come mi dipingono. In fin dei conti... sono nukenin... Ma non ho mai tradito il mio villaggio.”
“Insomma, ci chiedi che se caso mai ci fosse un'incertezza d'azione contro di te o il tuo villaggio... di mettere un po' le mani avanti.”
“Grosso modo... sì. Una buona parola per me, nulla di più”.
Mi consultai con lo sguardo con Shi, e con Bee.
Il secondo si limitò a fare spalluccia prima di attirare l'attenzione della ninja rossa con una frase in rima di benvenuto.
Mentre nello sguardo di Shi vidi un tocco di riserbo.
“Tu che dici?” gli chiesi avvicinandomi.
“Beh, sembra poco... Ma il capo si fida di noi, e non mi piace mentire. Se le dessimo la nostra parola saremmo poi obbligati moralmente a mantenerla. È una promessa che ci costa poco... Ma in certe situazioni, la nostra parola poterebbe avere un certo peso.” ponderò cauto Shi.

 

“Potremmo sempre una volta tornati dire tutto per filo e per segno quello che è successo e poi valuterà lui. Sarò all'improvviso diventato scemo, ma per qualche strana ragione mi sembra che ci si possa fidare. O quanto meno, è la Nukenin più strana che esista al mondo.”
“Sul fatto che, per essere una nukenin sia strana... Su questo non ci piove.”
“Accettiamo..?” chiesi.
“Se serve togliersi da questo impiccio velocemente... Potremmo evitare un conflitto tra fulmine e le terre neutrali.” disse Shi.
“Ok, andata. Hai la nostra parola, se ci spieghi cos'è questo modo... 'veloce e senza fatica'.”
“Ne sarete entusiasti, vedrete. Ora, ammucchiate in una zona tutto quello che dovete trasportare e io penserò al resto. Baka! Vieni anche tu a dare una mano.” chiamò il suo compagno.

 

“Non ce la fai proprio a stare lontana dai guai eh?” disse il suo amico raggiungendola.
“Come vedi al momento non c'è nessun guaio... E poi comunque senti chi parla.”
Lui sbuffò ma poi si mise al lavoro con noi ad ammucchiare, in una zona libera del prato tutti i sacchi e scatole colmi di cereali e altri generi alimentari.
“Bene, c'è tutto.” commentò Shi.
“Sicuri?” chiese lei.
Io annuii in risposta.
“Ottimo, allora sono pronta per lo spettacolo di magia.” disse con un sorriso.
Prese un rotolo ninja di grandi dimensioni, che prima portava appeso di orizzontale, dietro la cintura.
Lo svolse, mostrando che era bianco.
Lo poggiò in terra di fronte alla pila di oggetti.
Iniziò a comporre sigilli, e successe una cosa strana.
Ogni volta che componeva un sigillo diverso con le mani, apparivano degli strani caratteri in un alfabeto che non avevo mai visto, tutt'intorno agli oggetti, in circolo, fluttuando a mezz'aria, brillando di un colore viola-bluastro. Al contempo, comparivano gli stessi ideogrammi tracciati a inchiostro nero sulla carta.
Impiegò un discreto momento a comporle tutte e poiché il circolo fosse completo.
Quando ciò avvenne, congiunse le mani di fronte a se e disse “Sigillo!”
Potei sentire persino io, pur non essendo un ninja sensitivo, una discreta ondata di chakra emessa dalla ragazza.
I simboli intorno agli oggetti brillarono di una luce abbagliante, poi vennero come 'risucchiati' nella carta del rotolo, sino a scomparire del tutto.

 

Lei in tutta calma riavvolse il rotolo di carta e me lo consegnò.
“Ecco a voi tutti i vostri generi alimentari pronti ad essere consegnati al villaggio della nuvola senza fatica né affanno. Ho applicato un sigillo debole, a prova di scemo.
Vi basterà srotolare la pergamena e usare il semplice 'Kai' (Rilascio) per farlo ricomparire. Il sigillo svanirà e a voi rimarrà semplicemente la pergamena bianca.” ci spiegò.
Dovetti riavermi dallo stupore. Beh, quello sì che era un jutsu comodo.
“È uno dei famosi sigilli degli Uzumaki eh?” chiese Shi curioso.

 

“Uno dei tanti. Con la storia che dovevo essere una principessa e non dovevo sfigurare con gli altri del mio clan me ne hanno insegnati alla nausea di questi per sigillare oggetti, generi alimentari, armi, e addirittura cadaveri per la squadra speciale...”
“Beh, direi che è molto comodo...” commentai io.
“Motivo per la quale a quanto ne so, gli altri paesi durante la guerra non sono praticamente mai riusciti a beccare le reti di approvvigionamento del vortice scommetto...” disse Shi osservandola.
“Si, la cosa ha certamente aiutato...”
La ragazzina mi aveva risolto un bel grattacapo.
“Beh, ora però ho fatto la mia parte. Spero voi manterrete la vostra.”
“Contaci” le risposi.
Lei annuì seria.
“Bene... vi salutiamo. Buon ritorno a casa.” ci augurò lei, mentre il ragazzo la seguì con un solo cenno di capo nella nostra direzione.

***Ao***


“Com'è possibile?” ruggì Yagura, inondando i due ninja di fronte a lui di chakra, che aveva preso ad emettere da tutto il corpo.
Accadeva spesso quando s'infuriava che il demone rilasciasse parte del chakra, avvolgendolo in un alone azzurro-blu.
“S-s-sembra che ab-bb-iano sabo-bo-tato i-i-i nos-ss-tri...” il ragazzetto che aveva di fronte era così terrorizzato che non riusciva neanche a parlare.
Sinceramente trovavo già un miracolo che ancora non se la fosse fatta nei pantaloni.
Tsk! Non ci sono più i ninja di una volta!
Un tempo si insegnava ad essere freddi e decisi, sempre in ogni situazione! Ora solo bambinetti che si credono grandi mentre sono incompetenti di prima classe!
Yagura spazientito uccise quello che aveva parlato e disse al secondo: “Sparisci prima che ti faccia fare la stessa fine!”
Il poveraccio si sbrigò ad ubbidire.
Gli occhi di Yagura emanavano lampi.
“Le nostre operazioni estere hanno preso una brutta piega?” chiesi con voce ferma e calma.
“Hanno fatto un disastro! Quegli incompetenti!” gridò furioso Yagura.
“Ora, le nostre spie sono morte e da quanto ho saputo dall'ultimo rapporto -presumibilmente prima che morisse anche quest'ultimo informatore- i ninja della nuvola sono riusciti a impossessarsi dei loro rifornimenti e contano di ripartire a breve per la loro patria tutti felici e soddisfatti.” disse le ultime due parole come se gli dessero il voltastomaco solo a pensarci.
“Konoha se ne sta grassa e pasciuta a crogiolarsi nella sua tranquillità, con il loro nuovo Hokage, ogni nodo di tensione è stato sciolto e tutto fila liscio! Capisci? Liscio!” era fuori di sé dalla rabbia.
Io stetti in silenzio, lasciando che fosse lui a parlare.
A quanto pareva il gruppo di Mei aveva fatto un bel lavoro, sciogliendo tutti i nodi che aveva fatto Yagura per aumentare le tensioni tra i paesi.
“L'unica consolazione è che a quanto pare il vortice ha nominato come prossima Tsunamikage una completa idiota e sembra che quello che non sono riuscito a fare io, lo stia facendo lei.
Ho avuto notizie vaghe riguardo al fatto di uno qualche sgarbo fatto da lei al Raikage. Sembra che Ay non l'abbia presa molto bene.”
“Dunque come intendete agire?” chiesi.

 

“A questo punto mi pare ovvio che deve esserci lo zampino di quella troia della Terumi. Voglio che scompaia dalla faccia della terra, ora e per sempre, in modo definitivo. Lei e quel suo gruppo di clown da circo!”
“Vi sembra il caso di darle tutta quest'importanza?” m'arrischiai a dire.

 

Lui mi lanciò un'occhiataccia di fuoco, come se volesse fulminarmi sul luogo.
“È solo una piccola impostora senza importanza, questo te lo concedo. Ma voglio non doverne mai più sentire parlare di lei, inoltre è giusto che questi traditori imparino che con la nebbia non si scherza. Sarà un buon modo per riparare al fiasco dei miei sabotatori. Fortuna vuole sembra essere presente anche Killer Bee. La sua perdita sarà una brutta sorpresa per Ay...” l'ultima parte la disse con un sorriso soddisfatto e compiaciuto che solo uno squilibrato poteva avere. “Quindi valli a chiamare. Tutti quanti.” mi ordinò.

 

Mi trattenni appena dallo sgranare gli occhi.
“Loro? ” chiesi.
“Si... loro. E in fretta”
“Come desidera, Yondaime” il mio pensiero mentre m'avviavo lungo la strada fu che, questa volta, Mei e il suo gruppetto 'circense' era davvero nei guai, e non potevo fare nulla per aiutarli.
Tutto sommato mi venne da augurare loro che i suoi alleati di Uzushi e Konoha fossero davvero abili quanto sembravano, altrimenti era davvero la fine per Mei.

***Inazuma***


Stavo morendo di noia.
Non potevamo far altro che attendere. Loro avevano fatto la loro mossa, e ora, proprio come una partita a scacchi, dovevano attendere la contromossa dell'avversario.
L'attesa a onor del vero si stava facendo tesa un po' per tutti. Chi, perché preoccupato per la propria incolumità, chi invece perché si sentiva iperattivo e il suo desiderio di movimento veniva frustrato dall'immobilità della situazione.
Yuki e Genma in proporzione forse erano i più calmi, dato che passavano la giornata giocando a carte e punzecchiandosi, ora che le tensioni causate da Chichi li avevano abbandonati, erano serafici e placidi. D'altra parte non era nel loro carattere fasciarsi la testa prima di averla rotta. Piuttosto, tendevano a prendere un problema alla volta man mano che il fato li scagliava sulla loro strada. Ed essendo molto uniti, sembravano tranquilli in virtù del fatto che potevano affrontare i problemi insieme.
Raido e Nacchan invece erano preoccupati, per sé e per gli altri. Temevano che la contromossa di Yagura sarebbe stata violenta e repentina e che questo ci avrebbe messo in pericolo. Però anche loro erano abbastanza tranquilli e, a mio parere, troppo felici di essere insieme e innamorati per preoccuparsi di altro.
Mei, dopo la sua colossale sbroccata sembrava stare prendendo la cosa con più filosofia, e anche se era comunque tesa, sembrava più ottimista.

 

Chojuro continuava a vivere nell'ombra di Mei, troppo felice di poter essere al suo fianco, e così contento della cosa che sembrava poter vivere solo di questa felicità.
Chichi... Lei sembrava la più scontenta della situazione. Rifiutata da tutto il terzetto maschile del nostro gruppo. Probabilmente si sentiva esclusa, ma non me ne preoccupai: era stato il suo comportamento da stronza a far sì che la escludessimo. Insomma, se l'era andata a cercare.

 

Kakashi... Lui, come Raido e Nadeshiko era preoccupato in merito a cosa avrebbe potuto fare Yagura una volta saputo che i suoi piani erano andati felicemente giù per lo sciacquone del water. Si preoccupava per la sua squadra, per noi e passava una buona parte del suo tempo a cercare di immedesimarsi in quel pazzo per provare a prevedere cosa avrebbe potuto fare. Ogni tanto mi aggregavo anche io a queste riflessioni.
Riuscire ad anticipare il nemico era una buona cosa, ma ne sapevamo troppo poco per poter fare qualcosa di più concreto che qualche vaga ipotesi.
L'unica cosa che c'era di positivo in tutto ciò è che avevamo tempo. Dunque ne dedicai una generosa fetta al solo scopo di stare in compagnia della 'mia' zucca bianca preferita. Ci stavamo conoscendo sempre meglio, e ormai nove volte su dieci riuscivo a capire cosa stava pensando ancor prima che aprisse bocca per dirlo.

 

E, nel tempo libero tenevo d'occhio i nostri 'amici' della nebbia. Si erano attardati un paio di giorni per il semplice fatto che comunque, avevano dovuto allertare la guardia locale di quanto accaduto e di come mai si sarebbero trovati una mezza dozzina di uomini stesi in ospedale. E comunque, volevano fare arrestare il falso commerciante per gli illeciti.
“Ehi rossa!” mi chiamò Mei. Mi voltai a guardarla.
“Che c'è?” ero spaparanzata su un ramo basso, appena poco più su, su un altro ramo era invece sdraiato Kakashi.
“Mi raccomando non ti affaticare troppo...” mi prese in giro lei.
“Ehi, mi sono offerta di darti una mano in questa guerra, non ti ho promesso di fare il soldatino che scatta sull'attenti per ogni cosa...”
“Ina...” commentò Kakashi con un sorriso trattenuto.
“E non ti ci mettere anche tu con questa rottura del 'linguaggio pulito'” lo rimbeccai. Era il suo mondo per punzecchiarmi, dato che sapeva che la cosa mi scocciava.

 

“Beh, se avete finito il siparietto dei 'fidanzatini innamorati', i miei informatori mi hanno riferito una notizia riservata che troverai assai divertente.”
 

Per quanto fosse sciocca ormai la cosa, non riuscii a non arrossire vagamente alla sua battuta.
“Sentiamo...”
“Sembra che la tua ahem... Scaltra cugina...”
“Era ironia questa?” domandai con uno sbuffo.
“...Ne abbia combinata una grossa stavolta.”
“Che ha fatto?”

 

“Sembra che per una sua... dimenticanza, o comunque per un qualche errore da lei combinato, si sia dimenticata di mandare una squadra a controllare una diga che sembrava già malconcia... Insomma, morale della favola: ci sono stati un paio di giorni di pioggia torrenziale e...”
“Non me lo dire... La diga ha ceduto?” chiesi impallidendo.
“Già.”

 

“E la parte divertente quale sarebbe?” le chiesi mesta.
“Questa: sembra che per cercare di insabbiare la cosa e non prendersi una sonora lavata di capo, abbia dato la colpa ad un sabotaggio ad opera della Nuvola. Ti basti sapere che il Raikage non ne è stato felice.” disse ghignando.
“E questo dovrebbe essere divertente?” le domandai.
“Mh... si. L'idiozia di quella ragazza non smette mai di stupirmi.” disse lei in tono leggero.

 

Io mi strofinai il viso.
E poi dicevano a me che avrei finito col distruggere il vortice.
“Comunque, sembra che la diga abbia fatto danni solo a strutture e coltivazioni. Non sembra che ci siano vittime.” disse Mei con un sorriso più dolce.
“Grazie.” le dissi mentre si allontanava.
“Quanto è grave?” mi chiese Kakashi visto che aveva notato il mio pallore.
“La diga nord... è un grande, anzi grandissimo guaio. Dopo la fine della guerra abbiamo fatto un patto con la nuvola di reciproco scambio.
Dovevamo fornire generi alimentari a loro in cambio di metallo per le armi.
Con la diga rotta... Scommetto quello che vuoi che è finito distrutto buona parte del raccolto e l'arsenale è andato quasi sicuramente in pezzi, dato che era lì sotto.”
Lui rimase in silenzio con lo sguardo cupo, capendo la gravità della situazione.

 

“Il Raikage non è una persona paziente a quanto mi ha spiegato Akiko, e se lo dice lei... Insomma, hai capito. Ma comunque ha una spiccata propensione a comportarsi con onore. Il venire accusato ingiustamente gli avrà già fatto saltare la mosca al naso, e se anche il raccolto a loro dedicato è andato distrutto... I nostri terranno per loro quello che è rimasto e... La situazione non è affatto delle più facili.”
Kakashi sembrò sul punto di dire qualcosa, quando sentimmo un gran botto di sottofondo.
Come molle caricate scattammo tutti sull'attenti, già con le maschere calate.
Anche Mei era diventata seria.
Ci fu un altro botto in lontananza.
“Andiamo a controllare. Ho una brutta sensazione.” disse lei.
Io annuii e con Kakashi al fianco, scattai in avanti.
La situazione che ci trovammo di fronte fu davvero... disarmante.
Shi era ferito ad un braccio, Darui si stava disimpegnando, mentre Bee, si stava rialzando da dopo quello che era stato evidentemente un lungo volo.
Di fronte a loro, e ora anche a noi, si ergevano due uomini e una donna. Quest'ultima bassa, con i capelli rosso scuro e due strani codini ai lati della testa, quindi una sorta di incrocio tra un umano e un demone, con uno strano colorito della pelle azzurrognolo, e infine un uomo di taglia media, con la barba e il pizzetto scuro, e un codino ritto sulla testa come il pennacchio di un elmo.
“Oh, bene, a quanto pare sono arrivati anche i nostri topi...” commentò La donna con un sorriso crudele.
Vidi Mei perdere diversi toni di colore dal volto.
Chiunque essi fossero, non erano buone notizie.

 

“Chi diavolo siete?” chiesi.
“Giusto, presentiamoci...” ghignò il tipo con il colorito azzurro, con strane linee sulle guance che ricordavano vagamente delle branchie.
“Io sono Fuguki Suikazan, portatore di Pelle di Squalo” disse quest'ultimo.
“Io sono Ameyuri Ringo, portatrice di Zanne, i Gladi del Fulmine.” disse la donna con il sorriso freddo e cattivo.
“Infine, io sono Akebino Jinin, portatore della Scure Spaccaelmo... E voi, siete già morti, piccoli pidocchi che non siete altro.” Disse alzando quella specie di accetta che brandiva assieme ad un gigantesco martello.
“Preparatevi a morire!” gridò la donna come un inno di guerra scagliandosi su di noi.

 

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