Stay

di Zayle
(/viewuser.php?uid=355216)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


        Image and video hosting by TinyPic                                                                                                                                          1.
 
E’  proprio vero. Quando  si è bambini è tutto più bello, purtroppo lo si capisce quando ormai si è troppo grandi, quando ormai di essere bambino rimane solo uno sbiadito ricordo.
Quando siamo bambini non si immagina altro di come sarà diventare grandi, non ci si gode niente di tutto quello che c’è di buono.
Essere senza pensieri. Poter giocare tutto il giorno e fare ciò che più ti piace. Avere degli amici veri. Perché a quella età non esiste invidia e malizia, non c’è la cattiveria. C’è solo la voglia di voler bene a chiunque ti sia vicino a te.
Anche lei aveva degli amici quando era bambina. Viveva a Nottingham  con la sua famiglia. La madre  che aveva origini italiane si chiamava Arianna e suo padre Jeffry.
Si  erano conosciuti qualche mese dopo che i suoi  nonni materni avevano deciso di trasferirsi nel Regno unito. Si erano trasferiti nella cittadina di Bradford  nel West Yorkshire. Sua madre conobbe suo padre quando lui lavorava sul progetto di una casa nel quartiere dei  nonni. Qualche anno dopo  si sposarono e si trasferirono a Nottingham. L’anno seguente Arianna l’aveva data alla luce. La nonna voleva che la chiamassero come lei: Margherita, ma a suo padre non sembrava appropriato che avesse un nome italiano essendo nata nel Regno Unito e quindi raggiunsero un compromesso chiamandola  Daisy, che in italiano significa Margherita.
All’età di sei anni Arianna e Jeffry decisero che Daisy era abbastanza grande per giocare fuori nel  cortile della loro grande casa, così nei pomeriggi invitava tutti i bambini del quartiere che frequentavano il suo stesso asilo per giocare con lei. Adorava stare con loro, adorava giocare e correre nel prato,  le piaceva essere felice.
Ma ancora non sapeva che le cose belle non durano per sempre.
Una sera Daisy tornò a casa presto, essendo piccola doveva rientrare prima che si facesse buio, ma quel pomeriggio rientrò prima e sentì le urla dei suoi genitori. Stavano litigando. Urlavano, Jeffry parlava di una bugia, Arianna piangeva. Sentì una fitta al cuore sentendo sua madre piangere. Quando entrò in casa corse ad abbracciarla. Le mancava il respiro. Il cuore le andava veloce. Jeffry vedendola smise di urlare e uscì di casa sbattendo la porta. Daisy iniziò a piangere, non poteva capire cosa fosse successo, sua madre la tranquillizzò e disse che erano cose da grandi, che un giorno sarebbe capitato anche a lei.
 
“Ma essere grandi è bello mamma” le aveva detto con la voce sottile.
 
“Si amore, ma anche le cose belle a volte possono fare male. Ma poi tutto passa”  le aveva risposto asciugando le di entrambe.
 
Non poteva capire.
 
Qualche mese dopo Arianna morì.
Jenni, un’ amica di Daisy, aveva invitato quest’ultima a giocare a casa sua e Arianna aveva acconsentito. Quando la riaccompagnarono a casa, c’erano molte macchine di fronte al portico e le sirene suonavano. La bambina trovò seduto sui gradini, aveva le mani sul viso e si tirava i capelli. Non piangeva, ma era chiaramente sconvolto.
 
“Papà” urlò appena lo vide. Ma lui non alzò gli occhi per guardarla. Quando gli fu vicina lo abbracciò pensando che con un abbraccio potesse scacciare il dolore, ma lui la spostò e la fece sedere sul gradino accanto a lui.
“ Daisy” disse piano “la mamma non c’è più” continuò.
Cominciò ad urlare e a piangere. Non poteva essere vero. La sua mamma non se ne poteva andare.  Lei doveva restare. Daisy  aveva bisogno di lei come ogni bambina ha bisogno della sua mamma.
Pianse per molti giorni. Poi però si abituò. Sua madre ormai era un angelo.
 
Decisero di portare Arianna a Bradford e seppellirla lì dove viveva la nonna, così sarebbe stata vicino a lei.
Jeffry decise di trasferirsi, con quella città non voleva averci a che fare. In quel momento Daisy stava perdendo anche i suoi amici e il resto della sua piccola vita.
 
13 anni dopo.
 
Dopo la morte della madre Jeffry  decise di cambiare città quasi ogni anno, era andato avanti molto velocemente, aveva una nuova compagna, una ragazza giovane, bionda e bellissima con dieci anni di meno, aveva superato il dolore, ma per Daisy non era così.  
Lui non era mai presente, la abbandonava sempre con qualche baby sitter e non si preoccupava neanche di lasciare una presenza stabile nella sua vita. Infatti la baby sitter era ogni volta una persona diversa. Questo continuò per molti anni. Poi Daisy diventò un adolescente, non ce la faceva più ad ambientarsi ogni anno in una nuova scuola, conoscere nuove persone, far finta che tutto andasse bene e che non odiasse tutti, perché  non era così. Decise allora di trasferirsi a Bradford con la nonna, che intanto era rimasta sola. Anche il nonno li aveva lasciati. Jeffry era più che contento di non averla tra i piedi  e sua nonna era felice e anche Daisy lo era. Lei era la persona più vicina alla mamma che le rimaneva.
Fino a quel momento aveva ripetuto due volte il liceo e si trovava a dover affrontare l’ultimo anno all’età di diciannove anni. La scuola non le piaceva affatto. La sua classe poi ancora meno, una massa di persone che sapeva pensare solamente al college e al futuro. Lei non sapevo neanche cosa fosse il futuro. Non aveva speranza. Non aveva sogni, almeno così diceva agli altri. Ma per fortuna l’anno precedente aveva conosciuto un gruppo di ragazzi della sua età e anche più grandi  che come lei avrebbero dovuto ripetere l’anno. Strinse un legame con loro, non era amicizia ma almeno non sarebbe stata del tutto sola ad affrontare quello schifo. Ma in fondo, davanti al dolore si è sempre da soli.
 





Angolo autrice
Buonasera gente, dopo molto tempo e molta insicurezza ho deciso di riscrivere la mia precedente storia dal titolo 'Stay'.
Quella di prima non mi convinceva e volevo cambiare qualcosa, ma molte idee sono sempre le stesse.
Essendo il primo capitolo solo un prologo non è molto lungo, ma prometto che i capitoli a seguire saranno meno lunghi e soprattutto più scorrevoli. Spero di riuscire nel mio intento questa volta.
Alla prossima.
P.S. Ringrazio Sara_Scrive per il bellissimo banner.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2 ***


Image and video hosting by TinyPic
 
 
 
 
 
                                                                                                                                      2
 
 
6.30 AM.
 
Il suono stridulo della sveglia trillò nella camera annunciando che era ora di alzarsi, ma Daisy era già sveglia da un pezzo. Era stesa sul letto a leggere le ultime pagine di uno dei tanti romanzi che aveva trovato nella libreria della nonna che si trovava nel grande salone della loro casa. Daisy sin dall’età di quattordici anni aveva sempre desiderato vivere in un libro. Leggere per lei significava scappare dalla realtà, intraprendere viaggi e sogni che lei non sarebbe mai stata capace di fare concretamente. Le piaceva leggere di storie d’amore, quell’amore che consuma l’anima, e le piaceva immaginare che un giorno anche lei avrebbe trovato qualcuno che l’avrebbe amata in quel modo.  Per lei però quel giorno non c’era. 
Chiuse il libro dalla copertina ormai rovinata dagli anni e scese dal letto poggiando i piedi al pavimento gelido. Si guardò intorno osservando la sua camera, l’unico posto che forse parlava un po’ di lei. Guardò tutte le fotografie che aveva scattato attaccate alle pareti e la sua interminabile collezione di cd. Nonostante fosse presto ne prese uno e lo inserì nello stereo e iniziò ad ascoltare i The Script, una delle sue band preferite. Non alzò troppo il volume per non svegliare sua nonna ma lo tenne abbastanza alto così da poter abbassare il rumore dei pensieri e prepararsi ad affrontare il primo giorno di scuola.
Si guardò allo specchio. I capelli castano ramato lunghi e mossi le ricadevano sul corpo fino a sotto il seno, gli occhi castani con le macchie verdi circondati da profonde occhiaie nere, le labbra carnose, un corpo normale, né grassa, né magra, ma lei non si piaceva per niente, eppure era bella, di quelle bellezze rare che non tutti riescono a notare.
Indossò dei jeans neri stretti con delle Vans e una felpa. Spense lo stereo e prese lo zaino e le sigarette e uscì dalla casa lasciando un biglietto alla nonna scrivendo che non sarebbe tornata per cena e che sarebbe stata prudente.
Daisy era molto affezionata a sua nonna, le voleva bene, nonostante il suo atteggiamento freddo e distaccato, lei l’aveva presa con sé quando Daisy non aveva più nessuno, quando era sola. Le aveva dato forza e per ripagarla avrebbe fatto qualunque cosa e in fondo, oltre a suo padre, era l’unica famiglia che le restava.
Nonostante tutta questa Daisy non era una ragazza modella, ma era più che altro una maschera, non voleva far vedere agli altri il dolore che aveva affrontato e non voleva che qualche altra persona avesse potere sulla sua vita. Andava male a scuola per far capire ai professori che loro non potevano comandarla, che lei non era una pedina, infatti, trascorreva la maggior parte delle ore scolastiche in cortile con la sua compagnia.
Anche quella mattina, nonostante fosse il primo giorno, fu così. Daisy pensava che il primo giorno fosse il peggiore, vedere facce nuove, dover respingere persone che entravano nella sua vita, incontrare quei professori che ogni anno ripetevano sempre le stesse cose.
 
“Prima di insegnare una disciplina, noi v’insegniamo a vivere” dicevano sempre.
Balle.
A vivere lo impari con l’esperienza, non c’è niente che qualcuno possa dirti e che tu possa capire sempre che tu non lo abbia provato sulla tua pelle.
A scuola non ti insegnano ad affrontare il dolore, ti insegnano che bisogna metterlo da parte per lo studio. Ma come si fa quando il dolore è parte di te, quando è fatto di te?
 
Per questo Daisy trascorreva le giornate fuori dalla classe. Semplicemente perché tutte quelle frasi fatte le facevano venire da vomitare.
Quella mattina dopo aver assistito alla prima ora di lezione, Daisy decise che ne aveva già abbastanza della scuola, uscì dalla classe e con il suo pacco di Marlboro si recò nel vicolo.
Il vicolo non era altro che una piccola strada che si trovava tra la palestra e i muri che elevavano i cancelli della scuola. Un posto tranquillo a cui nessuno faceva molto caso dove si sentiva continuamente odore di muschio bagnato.
Come aveva immaginato i suoi amici erano lì ad aspettarla.
Si definivano amici, ma in realtà non condividevano niente oltre al fumo e alle bevute ogni sera. Ognuno di loro aveva la propria vita, nessuno sapeva niente di così profondo dell’altro, non si confidavano, si facevano solamente compagnia per non dover essere da soli. Era come se tra di loro ci fosse un accordo stipulato alla loro conoscenza. Nessuno doveva chiedere a meno che non fosse uno di loro a voler raccontare. A tutti loro andava bene così. Preferivano stare zitti e fumare una sigaretta insieme che condividere qualsiasi cosa capitava loro. Erano il gruppo del mistero.
Daisy aumentò il passo e raggiunse Ashley, Mike, Kate e Luke. Salutò tutti con un sorriso tirato e un cenno della testa e accese una sigaretta.
Quando si girò vide che anche un altro ragazzo era lì con loro. Era in piedi con la schiena contro il muro e aveva la testa coperta da un cappuccio che non permetteva di guardarlo. Buttò fuori del fumo e quando si accorse che qualcuno lo stava osservando alzò la testa e guardò verso di lei. Daisy rimase lì, ferma a fissarlo. I capelli lunghi e scuri, la barba incolta, quel sorriso accennato e quegli occhi, erano castani, ma erano molto di più, indescrivibili. Sentì un forte buco nello stomaco quando lui la guardò diritto negli occhi, come se le stesse scavando l’anima, come se potesse leggere e vedere la vera lei e per questo si spaventò e abbassò la testa come se quello sguardo fosse diventato incandescente. Lui non poteva farlo. Non poteva arrivare e rompere la barriera di ghiaccio che si era creata. Ma come si fa quando due occhi ti guardano e bruciano come il sole?
Il ragazzo si avvicinò a loro e abbassò il cappuccio della felpa e spense la sigaretta.
 
“Lui è mio cugino, si chiama Zayn” disse Mike guardandolo.
 
“Zayn” sussurrò Daisy alzando la testa, ma nessuno fortunatamente la sentì.
 
“Zayn, lei è Daisy” continuò Mike.
 
“Ciao Des” disse Zayn alzando la mano per stringere quella della ragazza.
 
“E’ Daisy e ciao anche a te” rispose Daisy stringendogli la mano. Era calda e morbida. Non aveva mai provato niente del genere, non aveva mai voluto, ma c’era qualcosa in quel ragazzo che la spingeva a provare qualcosa, come se quel qualcosa fosse giusto.
Si lasciarono le mani e continuarono a guardarsi finché Daisy non se andò.
 
Il resto della mattina fu lenta, seguì alcune lezioni e tornò a casa prima del previsto. Aveva un forte nodo allo stomaco e sentiva la gabbia toracica stretta intorno ai suoi polmoni e questo le impediva di respirare.
Quando rientrò in casa sua nonna era seduta al tavolo della cucina e guardava qualche strana serie Tv di cui Daisy non conosceva neppure il titolo.
 
“Tesoro, cosa ci fai qui? Credevo che non tornassi per cena” disse Margherita prendendo un piatto dalla credenza.
 
“No nonna, non ho fame, non dovevo tornare ma non credo di stare bene”. Pensò che infondo sapeva qual era il problema, lei lo sapeva che la sua era solo paura per aver sentito qualcosa quella mattina, lei sapeva che non poteva chiudersi in se stessa per sempre.
 
“Mi sento già meglio, forse avevo solo un po’ nostalgia di casa, vado a fare qualche foto in giro” disse a sua nonna che annuì un po’ dubbiosa e Daisy salì in camera sua. Non era vero. Non si sentiva meglio, solo non voleva dare preoccupazioni a sua nonna, quello che aveva passato era già abbastanza.
Scartò l’idea di prendere la macchina fotografica e al suo posto prese l’iPod e uscì salutando la
nonna con un sorriso dalla porta della cucina. 
Guardò l’orologio. Erano solo le otto di sera e non sapeva dove andare, camminò con la musica che le entrava nelle orecchie e le finiva nel cuore e decise di andare nel vicolo. I cancelli della scuola erano sempre aperti, forse perché dentro non c’era niente da rubare perché altrimenti non vi era altra spiegazione. Arrivata nel vicolo si sedette per terra e cominciò a guardare le stelle, provò a riconoscere qualche costellazione ma fallì miseramente. Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalla musica e ascoltò qualche canzone in quel modo. Era in un mondo parallelo, dove c’erano solo lei e la musica, ma quel paradiso subì uno squarcio. Una mano le sfilò una cuffia, ora le era possibile sentire il rumore del vento, si girò e Zayn era seduto accanto a lei. Indossava dei pantaloni di tuta e la felpa che aveva la mattina stessa. Lei espirò mentre il cuore le batteva così forte che ebbe paura che anche lui potesse sentirlo. Non avrebbe mai creduto che fosse lui, pensava fosse Ashley o forse Luke, ma mai aveva pensato di incontrarlo così.
La canzone finì e lei spense l’iPod ma non si mosse.
 
“Mi piace” disse lui abbassando la testa sorridendo.
 
“Cosa?” chiese lei confusa. Arrotolò le cuffie e le mise in tasca.
 
“Quella musica, la tua musica. Sono i The Script?” chiese lui giocando con un laccio della felpa.
Lei annuì e sorrise pensando che nessuno dei suoi amici conosceva quel gruppo.
 
“Mi piace anche questo” continuò lasciando ricadere il laccio sul petto e alzando la testa per guardarla. Daisy lo guardò a sua volta chiedendosi di cosa stesse parlando e come se lui potesse leggere nei suoi pensieri, disse: “Il tuo sorriso, credo che sia la cosa più bella che abbia visto da quando sono qui a Bradford”. Lei sorrise per risposta non sapendo cosa dire, sentiva come se le sue labbra fossero sigillate o come se la sua voce fosse sparita, non aveva parole di fronte a quello che lui aveva appena detto, forse una delle cose più belle che avesse mai sentito. Decise di farglielo  sapere. Riprese il comando della sua voce e se pur in un sussurro le parole le uscirono dalla bocca.
 
“Quello che hai detto, è forse la cosa più bella che mi sia stata detta da quando sono qui a Bradford” si pentì nell’instante stesso in cui le parole le uscirono dalla bocca, ma si rilassò quando lui sorrise. Quanto avrebbe voluto vedere sempre quel sorriso. In quel momento lei si sentiva rilassata, si sentiva piena e stava bene, come se tutti i problemi del mondo potessero essere annientati da quel sorriso.
 
“Venerdì sera andremo in giro per locali, potresti venire con noi, probabilmente saresti venuto comunque essendo il cugino di Mike” disse Daisy tutto di un fiato. Non voleva farlo sembrare un invito, non voleva un appuntamento, ma voleva solo la sicurezza di vederlo ancora fuori dalla scuola.
 
“Credo proprio che ci sarò Des” disse lui alzandosi e pulendo i pantaloni. Le porse la mano e lei la afferrò per alzarsi.  Per qualche istante furono così vicini tanto che Daisy riuscì a sentire il suo profumo. Non ne riconobbe la fragranza ma le piaceva.
 
“Ci vediamo in giro Des”. Si girò e andò via dal vicolo. Daisy non lo corresse neanche sul suo nome. Aveva capito che lui avrebbe continuato a chiamarla in quel modo nonostante lei lo correggesse.
Sorrise, guardandolo mentre si voltava per rivolgerle un sorriso prima di scomparire dalla sua vista.
Si sentì sola. Come se tutto quello che aveva passato fosse tornato da lei, desiderò fortemente che la sua vita fosse una canzone in modo da poter tornare indietro nel tempo a qualche minuto prima quando Zayn era insieme a lei. A quel desiderio e a quel bisogno in lei crebbe la paura di perdere qualcosa che non era ancora suo.



Spazio autrice 
Buonasera signori e signore. 
Eccomi qui con il nuovo capitolo. Ci ho messo tanto a scriverlo perchè nonostante avessi le idee in testa non riuscivo a mettere insieme frasi di senso compiuto, quindi ci ho provato mille volte.
Vi vorrei avvisare di una cosa. Non prendete la storia alla leggera, nel senso che inizialmente può solo sembrare una storia d'amore ma ci sono molte cose che nel prologo non sono state dette e che si scopriranno in seguito e credo che vi lasceranno un pò di stucco perchè solitamente non si legge di queste cose.
In ogni caso spero che il capitolo vi piaccia, ho cercato di seguire al meglio i vostri consigli. Sono curiosa e vorrei sapere come voi vi immaginate i personaggi e a chi li associate mentre leggete, soprattutto nel caso di Daisy, adesso che è stata descritta.
Non credo di avere altro da dire. Solo che vi voglio già bene.
Vi mando un bacio e un caloroso abbraccio.
A presto.
Zayle xx

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3 ***


Image and video hosting by TinyPic  
3.
 
I primi giorni di scuola passarono in fretta  e presto arrivò il giovedì. Daisy aveva iniziato a seguire le lezioni a differenza degli altri anni, passava del tempo nel vicolo solo durante la ricreazione, ovvero quando c’era anche Zayn. Quel ragazzo riusciva ad attirarla a se come una calamita attira il ferro. Non sapeva cosa fosse, ma quando c’era lui era tutto diverso, trovava anche la forza di ridere, era come se la sua vita iniziasse da capo. Nessuna persona era mai riuscita a farla sentire così e lei ne era spaventata e sperava che i ragazzi non si accorgessero di quella paura che era dentro di lei.
Quella mattina, le nuvole erano su Bradford e tirava un vento freddo, sembrava che l’inverno stesse arrivando prima del tempo, nel vicolo, i ragazzi coperti dai loro cappotti e con in bocca le sigarette conversavano come di loro abitudine.
Quando Daisy arrivò salutò tutti con un “Ciao” e un cenno della mano e rivolse un sorriso timido a Zayn, lui le si avvicinò e le diede un bacio sulla guancia. Le sue labbra erano calde, lisce e morbide, a quel pensiero arrossì sorridendo nuovamente, si girò per cercare nello zaino il pacchetto di sigarette sperando che il rossore dalle sue guance sparisse in fretta. Quando riuscì a  raccogliere l’accendino dalla tasca del cappotto Mike attirò l’attenzione verso di lui.
 
“ Chi l’avrebbe mai detto che il mio cuginetto fosse un genio?” disse dando una pacca sulla spalla a Zayn che intanto si era appoggiato al muro. Daisy guardò Zayn per chiedere cosa significasse.
 
“Ho avuto A- nel test d’ingresso generale” disse Zayn abbassando la testa in imbarazzo.
Probabilmente Mike pensava che con quell’ affermazione avrebbe messo Zayn in ridicolo, ma l’unica cosa che Daisy pensò era che quel ragazzo era pieno di sorprese e di qualità nascoste e provò ammirazione per lui.
 
“Congratulazioni,  sono contenta che almeno uno di noi abbia  dato una buona impressione ai professori” disse Daisy. Lo pensava davvero, non voleva che Zayn fosse rovinato per la stupida reputazione del gruppo con cui trascorreva il tempo.
A quelle parole il ragazzo alzò lo sguardo su di lei e sorrise.
 
“Siete sicuri di essere cugini?” continuò Daisy stavolta rivolta verso Mike.
Entrambi annuirono, Daisy guardò i volti degli altri ragazzi che erano con loro per capire se la stessero prendendo in giro, ma niente traspariva dai loro occhi, quindi doveva essere vero. Mike e Zayn però erano troppo diversi. Mike aveva la carnagione molto chiara, dei capelli verdi lisci e strani ed era ricoperto da piercing sul viso, era robusto e aveva gli occhi chiari e nonostante fosse abbastanza carino non sarebbe mai riuscito ad eguagliare la bellezza di Zayn che era l’esatto opposto. Zayn era alto e magro, aveva la carnagione scura, come i suoi capelli e i suoi occhi e, oltre a qualche tatuaggio, non c’era un pizzico di stravaganza in lui.
Anche caratterialmente erano abbastanza diversi, Mike era estroverso, con la battuta sempre pronta e spavaldo, mentre Zayn era più chiuso, una persona molto calma e rilassata e non parlava molto.
Dopo qualche minuto Luke ruppe il silenzio che si era creato.
 
“Zayn, domani è venerdì, uscirai con noi vero?”
L’interessato portò lo sguardo su Daisy che sorrise conoscendo già la risposta.
 
“Sono dei vostri” rispose.
Luke alzò il pollice e dopo qualche secondo Ashley che era accanto a lui gli diede una leggera gomitata al braccio. Lui le prese la mano stingendola e si girò per baciarla.
Tutti rimasero straniti da qual gesto e spostarono lo sguardo. Probabilmente ora quei due facevano coppia.
Una coppia stana a dire il vero. Entrambi parlavano poco e non si erano mai scambiati gesti o avevano mostrato interesse l’uno per l’altro fino a quel momento. In realtà se Mike e Zayn non potevano sembrare cugini, Luke e Ashley sembravano fratelli. Entrambi avevano i capelli bianchi, gli occhi chiari e una pelle chiarissima. I lineamenti erano delicati in entrambi ed erano tutti e due molto magri. A vederli insieme però erano davvero belli e sembrava stessero bene. Daisy non sapeva da quanto questa storia andasse avanti, ma di sicuro erano stati bravi a mantenere il segreto. Come di tacito accordo nessuno fece domande e suonata la campanella tutti uscirono dal vicolo, escluso Mike che decise di rimanere per fumare un’altra sigaretta.
 
 
Il week-end era sacro per i ragazzi del vicolo, perché durante il periodo scolastico,  era l’unico momento in cui potevano veramente divertirsi. Non facevano niente di eccessivo o sbagliato, andavano in giro per locali per ballare, bere e fumare. Era quello che facevano ogni giorno con in più però alcool e musica. Quando uscivano a turno c’era sempre qualcuno che però restava sobrio per poter riportare poi gli amici a casa. Volevano divertirsi, non rischiare di morire per uno stupido incidente. I ragazzi quindi dovevano fare a turno, mentre per le ragazze era sempre Ashley a rimanere sobria avendo un problema ai reni e non potendo ingerire neanche una goccia di alcool, così Daisy aveva la possibilità di bere ogni volta che le voleva e se capitava che qualche ragazzo non rispettasse il turno era sempre Ashley a riportare a casa tutti.
Luke con le amicizie giuste aveva procurato a tutti dei nuovi documenti falsi così da poter entrare in tutti i locali anche se non avevano ancora compiuto i ventuno anni, e questa volta, ce n’era uno anche per Zayn.
Per la prima volta quel venerdì sera Daisy ebbe dei dubbi su cosa indossare, non le era mai interessato il parere degli altri sul suo abbigliamento, non le importava se le persone pensassero che il suo vestito era troppo corto o il top troppo scollato. Ma le persone non erano Zayn. Indecisa su tutto scelse di indossare dei jeans neri con top aderente bianco con la scritta dello stesso colore dei jeans, degli stivali non troppo alti e decise di tirare i capelli di lato.
Guardandosi allo specchio pensò che non si era mai vista più orribile di così, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro perché il telefono squillò e ciò voleva dire che Ashley era fuori casa ad aspettarla.
Quando scese dalle scale vide sua nonna che guardava la televisione in  salotto, entrò per darle un bacio sulla guancia, ma già dormiva. Per non svegliarla lasciò un biglietto, come spesso faceva, dicendole che avrebbe dormito da Ashley. Era quello che diceva ogni venerdì sera, ma in realtà sua nonna sapeva che sarebbe rimasta fuori fino all’ alba.
Quando uscì dalla casa vide Ashley fuori dalla macchina.
 
“Sei uno schianto Daisy” disse la ragazza dopo aver fischiato con le dita.
 
Come tutte le sere Daisy pensò che non fosse vero, al contrario, era Ashley ad esserlo. Stretta nel suo tubino nero era davvero bellissima. Alta, magra e con uno stile che lei non avrebbe avuto mai, capiva perché tutti i ragazzi si giravano a guardarla. Era la bellezza in persona.
Nonostante i suoi pensieri Daisy rivolse un sorriso all’ amica. Il tragitto da percorrere non era molto e in quel tratto di strada le ragazze stavano solitamente in silenzio o ascoltavano uno dei gruppi punk che piaceva ad Ashley, ma quella sera andò diversamente.
 
“Con Luke..” disse Ashley per poi quasi fermarsi “non è una cosa seria” continuò alla fine.
 
“Ash non devi parlarne se non vuoi” rispose Daisy un po’ sbalordita da quella confessione.
 
“Voglio farlo, nella mia vita sei la persona che più somiglia ad un’amica e voglio raccontarlo a te”. Daisy alle parole di Ashley sorrise, non aveva mai visto quel lato di lei e anche se non le avrebbe mai confidato niente di se stessa, poteva almeno ascoltarla.
 
“Perché non è una cosa seria?” le chiese Daisy.
 
“ Questa storia va avanti da più di tre mesi, ha deciso di dirlo solo adesso dopo che io l’ho supplicato, ma lui non è tipo da una sola relazione e io non ho intenzione di soffrire per lui e rovinare il rapporto che c’è tra tutti noi per la nostra relazione. Tutto qui.” Disse Ashley tirando il freno a mano dell’auto. Ora si trovavano vicino al locale e il suono ovattato della musica si sentiva fin dall’ esterno.
 
“Ti capisco. Qualsiasi cosa succederà sarò dalla tua parte.” Daisy era sincera. Nonostante avesse lo stesso rapporto sia con Ashley che con Luke, sapeva benissimo che Luke a volte si comportava in modo stupido e insensato. Ashley le sorrise ed entrambe scesero dall’ auto.
Entrarono nel locale mostrando i nuovi documenti falsi, i buttafuori ormai le conoscevano bene, erano abituali di quel posto. Si chiamava Breath, lo frequentavano ormai da un anno, era il loro posto preferito, la musica era alta e continuava fino alle prime luci del mattino e i drink erano ottimi, inoltre Mike era amico del barista, il che era molto favorevole  per avere qualche giro di bevute gratis.
Quando entrarono, la musica diventò più forte, Daisy si guardò intorno, la persone erano già tante sulla pista da ballo e molti erano i ragazzi che salivano al piano superiore per raggiungere i privè vicino al DJ.
Ashley si avviò tra i corpi sudati trascinando Daisy con se fino ai divanetti vicino il bar dove erano soliti sedersi. Non entravano quasi mai in pista, preferivano stare tra di loro e quando qualcuno dei ragazzi voleva conoscere una ragazza ne sceglievano una delle tante  abbastanza vicina a loro per non doversi allontanare dal gruppo.
Era come se si muovessero in branco. Nonostante avessero uno strano rapporto, il gruppo dava ad ognuno di loro una certezza e sicurezza.
 
Qualche minuto più tardi Luke e Mike le raggiunsero, Daisy restò leggermente delusa nel vedere che Zayn non era con loro.
D’istinto controllò il cellulare pensando che lui avesse potuto avvisarla della sua assenza quella sera, ma in fondo quello non era un appuntamento e lui non le doveva niente. Ashley le passò un bicchiere di vetro trasparente contenente vodka.
 
“Arriverà” le urlò Ashley all’ orecchio, come per leggerle nei pensieri. Intanto anche i ragazzi avevano iniziato a bare.
La serata era ufficialmente iniziata.
 
Avevano bevuto e parlato per circa mezz’ ora e vedendo Ashley annoiarsi, Daisy si alzò trascinando l’amica con lei per ballare e Luke e Mike si unirono a loro. La musica era forte, l’alcool bruciava nella gola e faceva caldo. Mike prese la mano di Daisy e la fece girare, lei chiuse gli occhi e si sentì trascinare in avanti. Un profumo fresco le invase le narici, non l’odore dei corpi sudati, non l’odore della vodka e non quello di Ashley. Aprì gli occhi e davanti a lei Zayn le regalava uno dei suoi sorrisi più belli.
Lei lo guardò, i capelli sistemati all’ insù, una camicia bianca con sopra una giacca di pelle nera. Inaspettatamente lei gli gettò le braccia al collo, i ragazzi sembrarono sbalorditi quasi quanto lei per quel gesto, Zayn le premette con una mano sulla schiena godendosi quello strano ma speciale momento.  Daisy aveva davvero creduto che non l’avrebbe visto quella sera, ma ancora una volta quel ragazzo l’aveva sorpresa.
 
“Ciao anche a te Des” disse lui per poi lasciarle un bacio sulla fronte. Lei si staccò da lui arrossendo. Da quando esisteva una persona in grado di farla arrossire così facilmente? Pensò a quello che aveva provato qualche secondo prima quando lui l’aveva stretta, si era sentita al sicuro, come se quell’ abbraccio fosse più forte di tutte le barriere che lei potesse creare. Avrebbe voluto che durasse per sempre e avrebbe voluto stringerlo così forte da far battere i loro cuori insieme, uno contro l’altro.
 
“Sei ubriaca?” le chiese lui dandole una piccola pacca sulla spalla.
 
“Non ancora” rispose  Daisy ridacchiando e portandolo a ballare dagli altri ragazzi.
Tutti lo salutarono e dopo qualche minuto erano di nuovo seduti al bar.
 
“Un giro per tutti Jonah” disse Mike al barista, suo amico. Il ragazzo preparò cinque bicchieri. Erano seduti al bancone, Daisy tra Ashley e Zayn. La seconda giocava con il suo drink in attesa  di passarlo a Daisy che intanto aveva già bevuto il suo.
 
“Ragazza di questo passo sarai ubriaca prima di metà serata” gridò Zayn per farsi sentire. Daisy lo guardò e con aria di sfida prese il drink di Ashley e lo butto  in gola senza neanche prendere fiato.
 
“Riesco a reggere benissimo l’alcool, possiamo dire lo stesso di te Malik?” le parole uscivano senza esitazione dalla sua bocca, era quello che avrebbe voluto dire, ma sicuramente la vodka la stava aiutando.
 
“Ti confido un segreto Des” disse Zayn facendole segno con il dito di avvicinarsi “credo di non essermi mai ubriacato prima” continuò nel suo orecchio. Quando Daisy si allontanò per guardarlo, lui alzò le spalle.
 
“Meglio tardi che mai” urlò Daisy. Era decisamente l’alcool a parlare.
“Ehi Jonah, un altro per il mio amico” disse al barista che fece strisciare un bicchiere di fronte a Zayn.
 
Cosa diavolo stava facendo?
 




 

Spazio autrice

Buon pomeriggio miei cari lettori.
Vi chiedo scusa per l'enorme ritardo ma sono successe davvero tante cose: la scuola non mi da tregua, siamo solo alla metà di ottobre e sono già sommersa di compiti e dalle interrogazione, ho avuto l'influenza e sono stata a letto quattro giorni senza potermi muovere, parlare o pensare e come ciliegina sulla torta, mentre scrivevo il capitolo il computer si è spento e ho dovuto riscriverlo completamente e ci ho messo un bel pò per farlo molto simile all'originale.
Passando al capitolo, non succede niente di eccezionale, è un capitolo di passaggio che apre il capitolo successivo nel quale verrano svelate molte cose, soprattutto per quanto riguarda Zayn. Come avrete potuto notare, a differenza delle altre fan fiction i ruoli sono invertiti ed è Zayn ad essere il bravo ragazzo e non Daisy. 
Nonostante sia un capitolo di passaggio vi permette di scoprire quasi tutti i personaggi e spero che vi piacciono. Ora la smetto di stressarvi e mi dileguo.
Fatemi sapere cosa ne pensate e se volete aggiungetemi su facebook: https://www.facebook.com/nicole.sama.96 e su twitter: https://twitter.com/remplaceable .
Copiate e incollate i link sulla barra di ricerca e troverete i miei profili.
Okay adesso vi saluto e vi lascio con le foto dei nostri bellissimi personaggi.

Daisy:
Image and video hosting by TinyPic

Zayn:
Image and video hosting by TinyPic

Luke e Ashley:
Image and video hosting by TinyPic
Image and video hosting by TinyPic

Mike:
Image and video hosting by TinyPic

Jonah:
Image and video hosting by TinyPic

Un bacio, al prossimo capitolo.
Zayle xx

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4. ***


Image and video hosting by TinyPic



 
 
4.
 
Alle quattro del mattino Daisy guardava Zayn che aveva la testa appoggiata sul bancone e sorrideva. L’aveva fatto bere ininterrottamente mentre lei si era concessa di rimanere il più sobria possibile per ricordare quei momenti con Zayn durante i quali lui prendeva la sua prima sbronza.
Zayn sembrava sereno ma esausto e riusciva a stento a parlare, le uniche parole che uscivano dalla sua bocca erano dei suoni biascicati incomprensibili.
Aveva smesso di fargli servire da bere da un bel po’, voleva che si ubriacasse e che fosse una serata divertente, non che uno di loro si sentisse più male del dovuto. In effetti si erano davvero divertiti,  Daisy pensò che quella era stata una delle serate più divertenti che aveva vissuto e ciò era stato possibile solo grazie a Zayn; quella notte l’aveva fatta ridere così tanto da sentire male allo stomaco e da sentire i muscoli della faccia fare male, non faceva niente di esagerato o stravagante, semplicemente faceva delle facce buffe e delle stupide battute che da sobri, probabilmente, non avrebbero mai fatto ridere nessuno.
Il Breath era ancora gremito di persone ubriache e sudate e dal bancone riusciva a intravedere il resto del gruppo: Ashley era seduta  sulle gambe di Luke intenti a scambiarsi sguardi e baci appassionati, Mike intanto stava chiacchierando con due ragazze piuttosto carine accanto al loro tavolo.
Guardò nuovamente Zayn, sorrideva ancora e decise che era il momento di portarlo a casa. Lo prese per un braccio e cercò di sollevarlo, lui aprì gli occhi senza smettere di sorridere. Avrebbe voluto vederlo sempre ubriaco se quel sorriso era il prezzo da pagare. Lei sorrise di rimando pensando a quanto fosse stupida a formulare certe idee.
 
“Dove andiamo?” disse Zayn sussurrando le parole che a stento si sentivano nella confusione.
 
“Torniamo a casa, tirati su” rispose Daisy tirando nuovamente il suo braccio. Lui si alzò e camminando lentamente si avvicinarono a Mike che vedendoli non si preoccupò delle ragazze accanto a lui e gli corse incontro.
 
“Come posso ben capire vi state divertendo” disse Mike ridacchiando e indicando Zayn completamente adagiato sulla spalla di Daisy.
Lei annuì sorridendo, ma l’unica cosa a cui riusciva a pensare era la mano di Zayn sulla sua schiena. Scacciò il pensiero.
 
“Zayn è molto, molto ubriaco, vorrei accompagnarlo a casa prima che si addormenti in giro per il locale” disse Daisy.
 
“Vi accompagno” disse Mike.  Daisy avrebbe voluto dirgli che non c’era bisogno, ma fare molti isolati a piedi con Zayn praticamente a dosso non sarebbe stata una passeggiata quindi annuì.
Mike si avvicinò a una delle ragazze con le quali stava precedentemente parlando per sussurrarle qualcosa nell’ orecchio.
 
“Sbrighiamoci” disse lui facendo strada per uscire dal locale.
 
Superata la folla impaziente di entrare, si recarono nel parcheggio dove trovarono subito l’auto. Daisy si sedette nei sedili posteriori con accanto Zayn mentre Mike guidava. La ragazza si sorprese a fissare Zayn e sorridere per poi accarezzare il suo viso calmo e rilassato, ritirò la mano  riflettendo a ciò che stava facendo e pensando che Mike avrebbe potuto vederla, così alzò gli occhi sullo specchietto, ma lui sembrava che pensasse ad altro.
Pochi minuti dopo arrivarono di fronte la villetta dove abitava Mike. Esattamente come tutte le altre, bianca e fredda con un tetto rosso e le persiane dello stesso colore, se non avesse conosciuto quella casa da molti anni, probabilmente l’avrebbe confusa con le altre nel quartiere.
Mike scese dall’ auto e aiutò Daisy a far scendere Zayn che intanto farneticava qualcosa.
 
“Puoi accompagnarlo e aiutarlo nel sistemarsi nella casetta sul retro, io avrei fretta” chiese Mike. Lei annuì, ma solo dopo che Mike se ne fu andato si rese conto che non sapeva come sarebbe tornata a casa.
Attraversò il vialetto che portava al giardino sul retro dove vide una piccola casa ad un solo piano che somigliava più un garage, all’ esterno colorata esattamente come le altre case del quartiere.
 
“Zayn le chiavi” sussurrò Daisy cercando di liberarsi un po’ del suo peso opprimente sulla spalla. Gli ci vollero un po’ di minuti per riuscire a capire e ad estrarre le chiavi dalla tasca posteriore dei pantaloni.
Lui gliele porse sbilanciandosi troppo così da finirle completamente a dosso. Le braccia sulle sue spalle, petto contro petto e le gambe che si sfioravano. L’alito di Zayn odorava di alcool e fumo e i suoi occhi da vicino erano ancora più profondi, li avrebbe guardati per ore senza mai stancarsi. Lui strofinò il naso contro quello di lei e solo in quel momento Daisy si rese conto di quanto fossero pericolosamente vicini. 
 
“E’ ora di andare a letto” le disse lei cercando si sollevarlo dalla sua posizione, essendo così di nuovo lontani.
Daisy infilò le chiavi nella serratura e aprì la porta entrando così nel mondo di Zayn.
 
Appena entrò fu investita dal profumo di Zayn, accese la luce e osservò la stanza che era abbastanza ordinata per appartenere ad un ragazzo. Le pareti era tinteggiate di un blu tenue e su alcune di esse risaltavano i poster appesi dei The Script e dei The Fray, guardandoli sorrise pensando che uno dei poster era uguale a quello appeso nella sua camera, al centro della stanza c’era un letto matrimoniale sul quale erano sparse un paio di magliette, accanto ad esso vi era un armadio e appesa alla parete vuota vi era una mensola con sopra alcuni cd e uno stereo, abbassando gli occhi notò vicino ad una porta una chitarra e in quel momento avrebbe tanto voluto sentirlo suonare.
La tosse di Zayn la riportò alla realtà, lui cercava di liberarsi mentre lei lo teneva stretto per paura che cadesse ma a quel punto lo lasciò libero e lui corse verso la porta nella stanza che dava nel bagno, lei lo seguì e dall’ uscio lo vide mentre si piegava sul water per vomitare, lo raggiunse mettendosi in ginocchio dietro di lui per tenergli la testa e accarezzargli i capelli e fargli capire che lei era con lui.
Quando i conati terminarono, Zayn si accasciò a terra seduto tra le gambe di Daisy così che la schiena di lui sfiorasse il petto di lei, Daisy lo sentiva tremare e così mise le braccia attorno alle sue per poi lasciare un bacio sui suoi capelli.
Non capiva esattamente perché si stesse comportando il quel modo, sapeva solamente che era giusto farlo, che era giusto stare vicino a lui ed era per lei una delle cose più naturali del mondo. Avrebbe passato altre cento di quelle notti solo per stargli vicino, perché era quello che voleva fare, anche se aveva terribilmente paura.
 
“Des” sussurrò Zayn mentre sbatteva i denti.
 
“Sono qui, sono qui” disse lei facendolo alzare.  Aprì il rubinetto dell’acqua e gli sciacquò il viso, poi prese il bicchiere che si trovava vicino lo specchio e lo riempì d’acqua. Zayn si appoggiò al lavandino con una braccio e con l’altro prese il bicchiere per berne un sorso che poi sputò per poi bere di nuovo; intanto Daisy aveva chiuso il rubinetto e si era asciugata le mani, tutto in quei pochi minuti si era svolto in modo assolutamente meccanico.
Zayn era ancora appoggiato con entrambe le mani sul lavandino quando Daisy si avvicinò a lui sfiorandogli un braccio, a quel contatto rabbrividirono entrambi e Zayn alzò lo sguardo su di lei avvicinandosi ancora, i loro occhi fissi gli uni negli altri come se nient’altro al mondo esistesse in quel preciso istante. Daisy abbassò gli occhi non riuscendo a sostenere quello sguardo così intenso, caldo e forte, il cuore le andava  veloce e cercò di respirare lentamente credendo che la velocità del suo respiro corrispondesse ai battiti del suo cuore.
Quando però i battiti stavano per rallentare Zayn le prese la mano e la portò nell’ altra stanza chiudendo la porta, lo condusse al bordo del letto dove le fece segno di sedersi mentre lui si inginocchiava davanti a lei. Nella stanza regnava il silenzio, l’unico rumore era quello dei loro respiri, Daisy era rossa in volto il cuore batteva forte, veloce e la mente non riusciva ad elaborare e non riusciva a comprendere quel momento. Cosa stava succedendo?
Zayn le tolse le scarpe e poi si sbottonò la camicia lasciandola poi scivolare a terra per poi alzarsi, Diasy restò lì seduta a guardarlo per qualche secondo, notando qualche tatuaggio sul petto e il braccio ricoperto da vari disegni. Solo in quel momento si rese conto di quanto Zayn Malik potesse essere bello. Lei sorrise imbarazzata, si alzò e fece per allontanarsi ma Zayn la tirò per un braccio e l’avvicinò di nuovo così che potesse stendersi accanto a lui sul letto, si mosse per spegnere la luce e a quel punto la stanza era illuminata solo da qualche raggio che arrivava dai lampioni esterni. Il ragazzo le mise entrambe le braccia intorno alla vita e la strinse al suo petto ma Daisy si divincolò.
 
“Shh” disse lui bloccando i suoi movimenti “Des...voglio solo dormire”continuò sussurrando le parole.
A sentire ciò Diasy si rilassò e si lasciò stringere, il petto nudo di Zayn le sfiorava la schiena e le braccia la cingevano in vita, le gambe di entrambi erano piegate ed insieme formavano un groviglio perfetto di pelle e organi, lei abbassò lo sguardo per guardare le mani di lui per poi accarezzare il braccio ricoperto di tatuaggi e scendere fino alla mano che lui afferrò, era calda e forte e avrebbe voluto che non la lasciasse mai, perché quella notte fu la prima in cui lei si sentì al sicuro, la prima notte in cui si sentì a casa.
 
Daisy si svegliò a causa della luce che entrava dalla finestra, le faceva male la testa e le ci volle del tempo per realizzare che quella mattina non si trovava nella sua camera ma in quella di Zayn.
Zayn...
Erano ancora avvinghiati esattamente come quando si erano addormentati e lei poteva sentire il petto di lui alzarsi e abbassarsi regolarmente contro la sua schiena, erano vicini, così vicini da sembrare una cosa sola, ma probabilmente una volta sveglio, Zayn non si sarebbe mai ricordato di quello che era successo la notte precedente.
Quel pensiero le provocò un forte fitta allo stomaco, non era certo successo niente di chissà quale importanza, ma  Daisy quella notte sentiva di creato uno strano legame con quel ragazzo e pensare che probabilmente lei sarebbe stata l’unica a ricordarlo le provocava, non dolore, quanto amarezza. Quell’ abbraccio le sembrò così  strano in quel momento e pensò di alzarsi ma, come per rispondere ai suoi pensieri Zayn si mosse e la strinse ancora di più.
 
“Des… ti prego, resta” aveva detto lui sussurrando.
 
“Tu…” stava per chiedergli se si ricordava qualcosa della notte che era appena trascorsa ma lui la interruppe.
 
“Mi ricordo” disse lui per poi strofinare la sua guancia sulla spalla di lei.
Daisy sorrise pensando che quel legame era vero e non frutto della sua immaginazione.
 
“Voglio guardarti” disse Diasy pensando a come sarebbe stato Zayn appena sveglio con i capelli arruffati e l’aspetto trasandato. Lui allentò la presa su di lei per far si che si girasse nel cerchio delle sue braccia e una volta che furono faccia a faccia lui la strinse di nuovo attirandola ancora di più a se.
Daisy sussultò e alzò lo sguardo per osservare lui che in seguito avrebbe definito ‘quello che c’è di più bello al mondo ’.
Esattamente come la sera prima era bellissimo, forse lo era anche di più.
 
“Wow” sussurrò lei sperando che non si fosse sentito e fortunatamente per lei fu così.
“Che ore sono?” continuò alzando il tono della voce. Non avrebbe mai voluto che quel momento finisse ma, prima o poi bisogna tornare alla realtà.
 
“Non urlare” contestò lui, effettivamente Daisy non aveva usato un tono di voce altissimo, ma era abbastanza alto da risvegliare l’atroce mal di testa di Zayn che allungò la mano verso il comodino per cercare il cellulare. “Mezzogiorno” disse dopo aver guardato il telefono e averlo riposto dove si trovava in precedenza.
 
“Merda!” esclamò lei alzandosi di scatto dal letto strattonando Zayn, si sedette e cominciò a cercare le sue scarpe che trovò ai piedi del letto. Subito si ritrovò a pensare a come si era scostata dall’ abbraccio. “Scusa non volevo… e che mia nonna… non torno mai a casa dopo le nove del mattino, magari si starà preoccupando” farfugliò mentre infilava la seconda scarpa. Si alzò e si sistemò i capelli  pettinandoli con le mani, ma probabilmente il suo aspetto non era per niente dei migliori.
 
“Ehi è tutto okay, ti accompagno” disse Zayn per poi alzarsi e prendere una t-shirt dal letto.
 
Poco dopo erano nel giardino. Zayn teneva in una mano le chiavi, il telefono e un pacchetto di sigarette e l’altra la passava nei capelli tentando di sistemarli, ma Diasy pensò che era perfetto comunque.
 
“Vuoi?” le chiese Zayn indicandole il pacchetto delle sigarette che era stato appena aperto, lei annuì sfilandone una per poi metterla in bocca, lui prese dalla tasca posteriore dei jeans un accendino e allungando la mano verso di lei accese la sigaretta per poi fare la stessa cosa con la sua. Dopo aver aspirato, Daisy buttò fuori il fumo mentre camminava seguendo Zayn che apriva la sua macchina per farla entrare, lei le sorrise e solo in quel momento si rese conto che era l’unica dei ragazzi a non saper guidare e a non possedere un auto.
Il pensiero andò via velocemente lasciando posto ad un altro, Daisy non aveva mai dormito così bene e il tempo era volato e questo le faceva pensare che forse anche lei poteva stare bene e che c’era una speranza. Una speranza bellissima dai capelli scuri e dallo sguardo indecifrabile che si chiamava Zayn.
Non sapeva cosa fosse quello che le piaceva di lui, forse i suoi occhi o il suo sorriso o il suo essere così misterioso o qualsiasi altra caratteristica che gli apparteneva, ma  sapeva che le piaceva e questo la spaventava. Anche il solo pensiero di essere spaventata la spaventava, lei non era mai stata così, non aveva mai avuto paura, era un sentimento del tutto nuovo, ma d'altronde tutto quello che stava vivendo era nuovo.
Zayn guidava guardando diritto davanti a se, non pensava che ci volesse così tempo per arrivare a casa, ma guardando il tachimetro notò che era fermo sui quaranta chilometri orari anche se le strade erano completamente libere.
Entrambi avevano finito di fumare e regnava un silenzio quasi imbarazzante.
 
“Sei silenzioso” le parole le uscirono di bocca senza pensarci, lei non era brava a parlare ad alta voce, faceva mille pensieri strani e contorti ma non sapeva parlare con le persone, di solito erano le altre a intavolare una conversazione con lei, ma quella mattina le fu chiaramente spontaneo. Zayn scosse la testa e sorrise.
 
“Stavo solo pensando” disse lui continuando a guardare davanti a lui.
 
“Pensa insieme a me” gli disse lei, non sapeva se volesse sapere davvero i suoi pensieri ma lo disse comunque. Lui si girò e la guardò per qualche secondo fissando gli occhi nei suoi.
 
“Attento” gridò lei allungando una mano verso il volante per poi farlo ruotare. Una macchina in contro senso stava per andargli addosso, per fortuna lo aveva visto. Suonò forte il clacson per far capire all’uomo alla guida dell’auto che era nella corsia sbagliata ma lui continuò sfrecciando per la strade, era stato tutto così veloce che sembrava un sogno.
Daisy si girò per guardare Zayn e scoppiò a ridere e lui sentendola ridere fece lo stesso. Avevano appena rischiato la vita e stavano ridendo, quei due erano strani così da far sembrare la normalità banale.
Tra le risate arrivarono vicino casa di Daisy, quest’ultima rifletté meglio chiedendosi come faceva Zayn a conoscere casa sua, fece per domandarglielo.
 
“Mike, me l’ha detto Mike” disse Zayn anticipandola, di nuovo. Intanto si erano fermati davanti alla casa, all’esterno, esattamente come quella di Mike. Aveva fretta di scendere dall’auto ma si disse che due minuti non le avrebbe poi cambiato la vita.
 
“Leggi nella mente delle persone?” chiese lei cercando di essere seria, anche se sapeva che era una cosa alquanto impossibile.
 
“Solo nella tua” disse lui, sembrava serio ma alla fine sorrise e lei capì che la stava prendendo in giro deviando così la domanda.
Daisy slacciò la cintura e aprì lo sportello ma, prima di mettere i piedi fuori dall’auto si voltò e guardo Zayn.
 
“Grazie” sussurrò. Non sapeva se era riferito al passaggio o per la notte che avevano trascorso o forse per entrambe, sapeva solamente che alcune cose vanno dette e basta.
Scese dall’auto chiudendo lo sportello, fece il giro dell’auto per trovarsi così davanti casa sua ma Zayn la bloccò attirandola a se per abbracciarla e lasciarle un bacio sulla fronte.
 
“Grazie a te” disse lui. Esitò qualche secondo, poi si allontanò per entrare in macchina, mise in moto e se ne andò.




Spazio autrice.

Signori e signore, finalmente eccomi qui per aggiornare la mia storia. Mi scuso per l'immenso ritardo ma come sempre la scuola occupa tutto il mio tempo, è stata un settimana di compiti e interrogazioni, che fortunatamente sono andati bene. 
Come ve la passate? Spero bene.
Okay, parlando di cose serie.
Come potete vedere il capitolo è abbastanza dolce, si scopre un pò di più del carattere di Daisy e vediamo qualcosina riguardo a Zayn. Ho deciso di addolcire tutto all'inzio perchè tra qualche capitolo le cose cominceranno a precipitare, ma non voglio svelarvi niente, voglio solo dirvi che il quinto capitolo sarà dal punto di vista di Zayn. Non l'ho ancora scritto, ma è già pronto nella mia testolina.
Non credo che ci sia altro da aggiungere oltre al fatto che vi ringrazio tutti per le recensioni che lasciate e che vi adoro.
Vi lascio con due foto dei nostri protagonisti.
Un bacio.
Zayle xx

Image and video hosting by TinyPic

Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5 ***


Image and video hosting by TinyPic



5.
 
La musica era forte all’interno della stanza tanto da far tremare le casse delle stereo dalle quali usciva il suono. Zayn, nella sua camera, era steso sul pavimento intento a compiere l’ultima serie di addominali. Gli piaceva allenarsi nella sua stanza da solo con la musica che gli trasmetteva un forte adrenalina. Finita la serie si  alzò da terra e allungando il braccio spense lo stereo sulla mensola sopra di lui, quindi camminò verso l’armadio per prendere dei vestiti puliti da indossare dopo aver far fatto la doccia.
Per tutto quel tempo si era imposto di non pensare. In realtà, il suo pensiero era solo uno, un chiodo fisso da un paio di settimane dal quale non riusciva a staccarsi, un pensiero dai lunghi capelli castani e dal sorriso più bello che avesse mai visto.
Fino a qualche tempo prima  non si era mai preoccupato delle ragazze, aveva avuto un paio di storie ma niente che fosse durato più di una settimana o due a causa delle ragazze che lo mollavano perché lo consideravano troppo noioso.  Il ragazzo non prendeva mai le critiche delle ragazze in modo serio, perché loro non lo conoscevano veramente, ma, quando aveva guardato Daisy e lei aveva guardato lui aveva sentito qualcosa di diverso: un profondo buco nello stomaco come se lei fosse riuscita a leggerlo dentro e a vedere il vero Zayn.
Daisy però per lui era un mistero ma era sicuro che lei non mostrasse la vera sé in presenza di altri ma fosse solo una maschera. Avrebbe voluto conoscere tutto di lei anche se sentiva già di conoscerla come nessun altro.
Dopo quello che era accaduto il venerdì sera, Zayn l’aveva vista per pochissimo tempo perché durante la settimana si era ammalata con febbre alta, per come aveva detto Ashley  era una cosa che le capitava spesso e nel giro del fine settimana sarebbe stata bene di nuovo ma la preoccupazione di Zayn si fece sentire quando la sera precedente non si era presentata al Breath insieme ai ragazzi del vicolo anche se Ashley gli aveva assicurato che stava meglio.
Ovviamente tutti i piani di non pensarla per Zayn andarono in fumo. Uscito dal bagno vestito e con i capelli asciutti guardò fuori dalla finestra e vide il sole che scendeva sempre di più nel cielo prossimo al tramonto così prese delle coperte dall’armadio e una felpa, recuperate le chiavi uscì per posizionare tutto nel bagagliaio dell’auto. Sedutosi sul sedile davanti mandò un messaggio a Mike dicendo che quella notte non sarebbe tornato e cominciò a guidare.
 
 
Arrivato nel vialetto della casa, dopo aver fatto sosta al supermercato, scese dall’auto sbattendo con violenza la portiera. Era nervoso, il cuore cominciò a battergli forte e le mani gli sudavano un po’. In quel momento pensò di aver agito d’impulso e che sarebbe dovuto tornare a casa ma in seguito decise che, per come stavano le cose, non aveva niente da perdere.
Suonò il campanello e si sistemò la felpa ma ci vollero un paio di minuti prima che qualcuno aprisse la porta. Una donna di mezz’età era sulla soglia. I  capelli castani e mossi e gli occhi verdi, lei gli sorrise e quel gesto sembrò a Zayn molto familiare.
 
“Salve signora io…” Zayn si fermò perché la donna aveva bloccato le sue parole con un gesto della mano.
 
“So chi sei, lei è di sopra, sono contenta di  conoscerti” disse la donna facendo largo per far entrare il ragazzo.
 
“Piacere mio signora…” Zayn esitò non conoscendo il nome della donna di fronte a se.
 
“Margherita” disse la donna stringendo la mano che il ragazzo le aveva appena alzato per poi lasciare che salisse le scale.
Era stato un momento strano, pensò Zayn mentre si aggirava per i corridoi della casa con un nodo allo stomaco. Tutte le stanze avevano la porta aperta così lui sbirciò per vedere se Daisy era presente ma non la vide. Arrivò alla fine del corridoio e vide una porta chiusa di quella che probabilmente era la camera della ragazza. Alzò la mano e bussò sbattendo il pugno contro la porta ma non sentì niente. Bussò di nuovo, questa volta più forte e dall’interno della camera sentì un ‘Avanti’ così afferrò la maniglia per abbassarla, il cuore che gli batteva in gola e le mani leggermente tremanti, ma tutte le sensazioni di paura e timore scomparvero quando la vide.
Stesa a pancia in su, guardava il soffitto con i capelli lunghi sparsi sul letto troppo grande solo per lei, indossava dei blue jeans con una felpa grigia chiaramente di qualche taglia in più. Avrebbe voluto stendersi accanto a lei e ascoltare la musica dagli stessi auricolari che lei stava usando in quel momento. Chissà cosa pensava mentre le note della canzone entravano nelle sue orecchie per produrre la melodia.
Daisy abbassò lo sguardo dal soffitto per vedere chi fosse sulla soglia e Zayn vide sul suo volto un leggero sorriso mischiato a un pizzico di stupore. In quel momento a Zayn sembrò di vedere la vera Daisy senza veli nel suo rifugio e le sembrò così bella da togliergli il fiato e pensò a quanto le fosse mancata nonostante fossero passati pochi giorni e nonostante tra loro non ci fosse ancora niente. La vide tirare via dalle orecchie le cuffie per poi iniziare a fissarlo mentre lui era fermo dentro la stanza.
 
“Vieni qui” disse  Zayn quasi in un sussurro e lei si alzò lanciando l’i-pod sul letto per poi correre verso il ragazzo e abbracciarlo.
 
“Ciao Des” le disse mentre le baciava i capelli e le stringeva le spalle. Quel momento gli ricordò quando era più piccolo ed era solito consolare sua sorella quando piangeva a causa dei litigi dei loro genitori accarezzandole i capelli finchè le lacrime non erano finite. Nonostante tutto quello che provava per la ragazza che aveva tra le braccia era diverso, non era solo istinto di protezione e un amore innocente, c’era qualcosa in più.
 
“Sei vivo” disse Daisy ridendo interrompendo i suoi pensieri.
 
“Anche tu come vedo” le rispose ridendo insieme a lei. Si separarono e lui notò che lei aveva il naso rosso e i suoi occhi erano leggermente lucidi, dettagli evidenti della febbre appena passata.
 
“Come stai?” le chiese Zayn dopo aver smesso di ridere. Lei lo prese per mano e lo fece camminare fino al letto dove gli fece segno di sedersi e così fece. La sua mano era grande in confronto a quella della ragazza che era piccola e calda.
 
“Ora bene” rispose “Come mai sei qui?” continuò per poi recuperare l’i-pod dal letto per spegnerlo e arrotolare intorno le cuffiette.
 
“Sono passato per sapere come stavi, non ho il tuo numero e in questi giorni non ho potuto contattarti  e poi volevo sapere se ti andrebbe di fare un gita” disse lui parlando velocemente a causa del nervosismo. A Daisy comparve un sorriso sul volto.
 
“Sono completamente guarita” disse lei per poi alzarsi e accendere la luce nella stanza che era diventata abbastanza buia.
“Che genere di gita?” domando poi, ma Zayn era impegnato ad osservare i muri della stanza tappezzati di poster e foto che prima aveva ignorato.
 
“Ti piacciono?” Chiese Daisy attirando la sua attenzione. Lui annuì guardando ancora le foto concentrandosi particolarmente su una. Essa era stata scattata da una barca e catturava l’alba.
 
“Quella l’ho scattata quando avevo quindici anni, mio nonno mi aveva portato sulla barca” gli disse mentre si avvicinava a lui.
 
“E’ bellissima” disse a bassa voce. Lo pensava davvero, quella foto gli trasmetteva molta tranquillità e raccontava una storia, esattamente come le altre. Era davvero brava e in quel momento l’immaginò intenta a trovare la giusta angolazione o il punto di luce perfetto per scattare la foto. Scacciò il pensiero ricordando ciò che voleva fare.
 
“Penso che ti piacerà il posto in cui andremo” disse Zayn mente lei tirava fuori da un cassetto un paio di calzini per poi indossarli sui piedi che prima erano nudi.
“Non ti ho ancora detto che sono disposta a venire!” esclamò Daisy alzando un sopracciglio e incrociando le braccio al petto.
 
“Prendi un’altra felpa e tutto ciò che ti serve per stare fuori, non accetto un no come risposta”
 
“E va bene” disse infine lei facendo finta di sbuffare. Zayn la osservò attentamente mentre prendeva una zaino rosso nella quale infilò una felpa, il suo i-pod e un bauletto nero piccolo. Spostò il suo sguardo lungo il suo corpo; il fisico slanciato ma allo stesso tempo minuto, le mani ossute con le dita lunghe e le unghie mangiucchiate che spostavano una ciocca di capelli caduta sul viso portandola dietro le orecchie mentre si abbassava per raccogliere dallo zaino di scuola il pacchetto di sigarette per poi girarsi e rivolgergli un sorriso. Lui sorrise a sua volta mentre le studiava il viso leggermente allungato e le guance morbide, gli occhi contornate da lunghe ciglia e la bocca carnosa e di nuovo si ritrovò a pensare a quanto fosse bella e dovette reprime il desiderio di abbracciarla di nuovo ma non lo fece per paura di rovinare tutto.
Da quando qualcuno era per lui così importante da avere paura? Lui che non aveva mai avuto paura di niente?
 
“Pronta” disse Daisy interrompendo i suoi pensieri. Zayn si alzò dal letto, prese con una mano la borsa e fece scivolare l’altra dentro quella della ragazza per poi scendere insieme le scale.
Quando arrivarono all’ingresso vide Margherita che li aspettava.
 
“Mi raccomando, fate i bravi” disse lei baciando la ragazza sulla fronte. Daisy rise.
 
“Ciao nonna” disse infine Daisy mentre Zayn sorrideva alla donna facendo un cenno di saluto con il capo.
 
“Aspetta!” esclamò Daisy mentre vide Zayn che girava la maniglia per uscire dalla casa. In quel momento un groppo si formò nella gola del ragazzo al solo pensiero che lei avesse cambiato idea.  “Ho dimenticato una cosa, aspettami in macchina” continuò infine e Zayn annuì.
 
Pochi minuti dopo aver sistemato lo zaino di Daisy con i suoi Zayn si sedette accendendo il motore per far riscaldare l’auto. Quando chiuse la portiera Daisy era davanti a lui che scendeva a due a due gli scalini mentre teneva in mano un CD.
 
“Scusa, non riuscivo a trovarlo” disse lei mentre entrava nell’auto.
Zayn aguzzò la vista. Il Cd era ‘The Fray’ uno dei suoi preferiti e si chiese come mai lei avesse scelto proprio quello.
 
“Ho visto il poster nella tua camera” disse come per rispondere ai suoi pensieri.
 
“Ora chi è che legge nella mente?” chiese lui alludendo a una delle loro precedenti conversazioni. Lei rise e poi inserì il cd nello stereo.
 
“Questa è la mia preferita” disse Zayn allungando la mano per alzare il volume mentre partiva per le strade.
You found me era trasmessa a tutto volume nell’abitacolo dell’auto e guardando fisso davanti a sé iniziò a cantare.
 

Lost and insecure, you found me, you found me
Lying on the floor surrounded, surrounded…
 
Finì di intonare il ritornello per poi sorridere e voltarsi verso Daisy che lo guardava con aria stupefatta.
 
“Cavoli! Sei bravo” disse battendo un pugno sulla spalla di lui che sorrise di nuovo. Stava sorridendo così tanto ed era solo grazie a lei.
 
“Qual è la tua canzone preferita?” le chiese Zayn ripensando alla pila di cd nella sua camera.
 
“Mmh” disse lei abbassando lo sguardo sulle sue mani “Wake me up when september ends, è la mia preferita da quando avevo undici anni”
 
Zayn si voltò con un po’ di stupore:“Ti piacciono anche i Green Day?”
Lei annuì. “Sono stato ad un loro concerto due anni fa” continuò lui “è stato strepitoso”.
La ragazza alzò lo sguardo che teneva ancora sulle mani e si aprì in un sorriso.
“Ho i video a casa, puoi venire a vederli qualche giorno” propose Zayn. Vide la sua espressione stupita come se le stesse proponendo una delle attività più belle del mondo.
Lei annuì e si sporse di lato per dargli un veloce bacio sulla guancia.
 
Dopo un’ora trascorsa in auto Zayn si fermò in un vicolo dove c’erano alcune case fatte in legno. Il tragitto era stato piacevole, alternavano i momenti di racconti e risate a momenti di silenzio in cui si limitavano ad ascoltare la musica.
Si guardò intorno, quel posto per lui così familiare gli era mancato, era qui che passava le estati prima che i suoi genitori si separassero. Le imposte, anch’esse in legno, erano tinteggiate di verde, il portico era ricoperto di foglie e alle estremità della porta e delle finestre del piano di sotto erano presenti delle ragnatele e le uniche luci provenivano dai lampioni che si trovavano alla fine della strada.
 
“Vieni dai” disse lui scendendo dall’auto. Lei lo seguì e lo aiutò a svuotare l’auto da tutto ciò che avevano portato che si riduceva a due zaini e due grandi coperte.  Zayn prese con fatica le chiavi della casa dalla tasca anteriore dei jeans che infilò nella serratura leggermente arrugginita. La porta si aprì con uno scatto aprendo a loro una distesa di nero.
Cercò l’interruttore a tastoni e quando la luce invase la stanza Zayn notò che la casa era esattamente come la ricordava. Arredamento rustico, un grande lampadario appeso al soffitto che illuminava ogni piccola parte della stanza al centro della quale era presente un tavolo di plastica bianco con sei sedie.
Zayn si voltò verso Daisy che era rimasta sulla porta mentre si guardava intorno con aria confusa.
 
“Non ti ho portato qui per vedere la casa ma quello che c’è dietro” disse Zayn pensando cosa si stesse chiedendo, intanto lei aveva lasciato cadere delicatamente gli zaini sul pavimento in legno.
Lui tornò indietro e stese la mano in modo che lei l’afferrasse per portarla sul retro.  Quando aprì la piccola porta verde scuro vide gli occhi di Daisy illuminarsi per il panorama davanti a loro. Una piattaforma adagiata sul terreno sabbioso che continuava per una decina di metri e poi il mare. 
Il cielo era scuro e di conseguenza anche il mare che lasciava una schiuma bianca quando si infrangeva contro la riva e gli scogli. Il vento era poco e la temperatura piacevole, una tipica giornata d’autunno.
Zayn si voltò a guardare Daisy. Il mare per quanto fosse bello, non lo sarebbe mai stato quanto lei.
 
“Grazie” sussurrò lei distogliendo lo sguardo dal mare e portandolo sulle sue scarpette da ginnastica.
 
“Non devi ringraziarmi” le rispose Zayn pensando davvero che non ce ne fosse motivo. L’aveva portata in quel posto perché voleva che lei conoscesse una parte di lui e anche perché sapeva che le sarebbe piaciuto. Non si aspettava ringraziamenti o nient’altro voleva solo che lei fosse felice esattamente come lo era quando aveva aperto la porta sul retro. La lasciò sul portico per entrare in casa e prendere gli zaini e le coperte, quando uscì si fiondò sulla sabbia avvicinandosi il più possibile al mare. A metà strada si girò per vedere se lei lo stava seguendo e infatti era così.
Posizionò la prima coperta sulla sabbia e lasciò accanto gli zaini per avanzare sulla spiaggia e trascinare dei grandi pezzi legno vicino a loro poi si mise a scavare.
Qualche minuto dopo aveva terminato e alzando la testa si asciugò la fronte da alcune gocce di sudore, notò che Daisy lo osservava e le sorrise. Accese il fuoco come suo padre gli aveva insegnato quando era ancora un ragazzino e poi si sedette accanto a lei sulla coperta.
 
“T-ti piace?” chiese Zayn. Vide che Daisy  guardava il mare immersa nei suoi pensieri, le gambe piegate e attaccate al petto, la testa appoggiata sulle ginocchia. Lei scosse la testa per scacciare i pensieri.
 
“E’ bellissimo” rispose senza tanti giri di parole. In effetti aveva ragione, non c’erano tante parole da aggiungere.
 
“A cosa pensavi?” chiese Zayn osservando il cielo che iniziava a punteggiarsi di stelle.
 
“Stavo pensando a Luke e Ashley” rispose lei esitante e lui la esortò a continuare. “Ashley non capisce cosa loro siano e non ha il coraggio di parlargli per mettere in chiaro la situazione” continuò Daisy alzando le spalle.
 
“Alcune cose…” stava dicendo Zayn ma lo squillo di un telefono lo interruppe.
 
“Scusa” disse Daisy cercando di prendere freneticamente il telefono dalla tasca. Quando guardò lo schermo il suo volto si fece bianco e deglutì all’improvviso.
 
“Des… Des stai bene?” chiese lui preoccupandosi.
 
“E’ tutto okay” rispose lei alzandosi “torno subito”.
Zayn rimase a fissarla mentre lei camminava sulla spiaggia, chiaramente innervosita, mettendosi le mani nei capelli. Avrebbe voluto sapere chi era che la turbava così tanto ma sapeva che lei non avrebbe mai parlato, almeno non quella sera e lui doveva accettarlo.
Qualche minuto dopo lei ritornò, era seria, si sedette di nuovo questa volta molto più vicina di prima come se cercasse protezione. Zayn la guardò e lei annuì facendogli capire che andava tutto bene anche se non ne era molto sicuro.
 
“Scusami io…” stava per dire qualcosa ma si interruppe “cosa stavi dicendo?”
 
Lui le sorrise. “Stavo dicendo che alcune cose vanno fatte e basta”.
A quelle parole Daisy alzò gli occhi dalla sabbia e li fissò su Zayn.
 
“Qualsiasi cosa?” gli chiese. Lui annuì e quando si voltò le labbra di Daisy erano sulle sue.
Sentì un calore all’interno del petto che pian piano si espandeva per tutto il corpo. Le sue labbra erano morbide, delicate. Portò le mani sul viso di Daisy per accarezzarla ma poi si separarono. Non si era mai sentito così bene come il quel momento.
Lui sorrise e lei con lui.
Non sapeva cosa realmente significasse ma era stato così bello, un momento che gli sarebbe rimasto impresso nelle mente e nel cuore. Sicuramente aveva capito che quello che provava per Daisy era reale e non frutto della sua immaginazione.
Lei si mise i capelli dietro le orecchie, aveva le guance rosse e gli occhi leggermente lucidi, gli appoggiò la testa alla spalla e Zayn la accolse avvolgendola con un braccio.
 
“Raccontami di te” disse lei in sussurro. Lui esitò, voleva fidarsi di lei così iniziò a raccontare.
 
“Sono nato in America, e lì che i miei genitori si sono incontrati, mia madre è americana mio padre ha origini pakistane. Ho vissuto lì con loro e le mie tre sorelle fino a due anni fa.
Venivamo qui tutte le estati, è proprio su questa spiaggia che ho incontrato Mike, avevamo entrambi dieci anni. Amavo e amo questo posto, ogni anno contavo i giorni per tornare qui ma, due anni fa, i miei genitori si sono separati. Le mie sorelle sono rimaste in America con mia madre mentre mio padre è in giro per il mondo. Io non volevo dare ragione a uno dei due in particolare così ho deciso di venire a vivere qui. Quando i genitori di Mike l’anno saputo mi hanno offerto di vivere con loro.  Ora eccoci qui” Zayn cercò di riassumere in modo più convincente i suoi diciannove anni di vita omettendo lo strazio che aveva provato durante la separazione dei genitori. Si fidava di Daisy ma non si sentiva pronto a condividere questi momenti con qualcuno che non fosse Mike.
 
“Quindi tu e Mike non siete veramente cugini” affermò lei annuendo. Probabilmente aveva già avuto qualche dubbio, in fondo lui è Mike erano fisicamente e caratterialmente troppo diversi per avere un legame di parentela. Nonostante ciò Zayn pensava che si potessero creare dei legami forti, come quelli familiari, anche con persone all’inizio estranee. Era proprio questo che era successo con Mike.
 
“Mike è il fratello che non ho mai avuto” continuò Zayn per farle capire quanto fossero uniti. Lei annuì, sembrava capirlo, capirlo davvero e lui ne fu felice perché non c’era stata volta che qualcuno rispettasse il suo allontanamento dalla famiglia. Lui amava la sua famiglia, amava la sua sorelle, ma non se la sentiva di schierarsi con uno dei due genitori perché in fondo nessuno dei due aveva torto e nessuno dei due aveva ragione. Sapeva che i suoi genitori si volevano ancora bene, erano infatti rimasti in buoni rapporti, ma non riuscivano ad andare d’accordo e avevano preso la decisione migliore per tutti: la separazione. Lui però aveva deciso che l’America non era il suo posto, nonostante fosse nato e cresciuto lì, lui considerava casa il luogo in cui trascorreva le vacanze estive, voleva iniziare una nuova vita e per questo si era trasferito a Bradford.
 
“Ti capisco sai? Hai fatto ciò che era meglio per te” disse lei accarezzandogli la mano. Lui sorrise e la guardò, in quel momento pensò che l’avrebbe baciato di nuovo ma non successe niente. Anche lei rimase a osservarlo con uno sguardo di ammirazione.
Zayn girò la testa per rivolgere l’attenzione al mare, Daisy stava ancora accarezzando la sua mano e tutto gli sembrò così bello che avrebbe voluto che quel momento durasse per sempre.
 
“Parlami di te” disse lui stendendosi sulla coperta portando lei giù con se. Ora lui teneva un braccio sotto la testa e l’altro intorno alle spalle della ragazza che aveva appoggiato la testa sulla spalla di lui.
 
“Non saprei da dove iniziare” sussurrò Daisy alzando lo sguardo verso il cielo colmo di stelle.
 
“Inizia da quando eri piccola, non so raccontami qualcosa” le rispose alzando anche lui lo sguardo al cielo. Daisy iniziò il suo racconto, la voce bassa quasi un sussurro. La ascoltò quando gli disse che sua madre era morta quando era una bambina e che suo nonno l’aveva seguita quando era appena un adolescente. Sentì il suo tono farsi più freddo quando parlava del padre che ora viveva in chissà quale città e che a lui, di lei, importava poco niente e sentì il suo tono diventare amorevole mentre gli parlava di sua nonna che l’aveva cresciuta e non l’aveva mai lasciata sola. Lui le accarezzò i capelli.
 
“Mi dispiace” disse lui, ma subito dopo averla pronunciata si rese conto della stupidità di quella frase. Lui non aveva colpa, quelli che dovevano dispiacersi erano coloro che l’avevano lasciata.
 
“Non dispiacerti, non è colpa tua” ribattè lei come se gli avesse letto nel pensiero “le persone hanno questa tendenza ad andarsene, nessuno resta per sempre.”
Luì sospirò, avrebbe voluto dirle che le persone che ti amano davvero restano per sempre ma poi si rese conto che il per sempre non esiste. Nessuno può vivere per sempre di conseguenza non può neanche amare per sempre.
Uno strano rumore lo sollevò dai suoi pensieri. Quando si girò verso Daisy per chiederle se lo sentiva anche lei vide che sbatteva i denti e tremava a causa del freddo.
 
“Sarà meglio entrare” disse lui alzandosi e allungando una mano verso di lei affinchè la afferrasse per tirarsi su. L’aria si era fatta più fredda e una leggera brezza soffiava sui loro visi. Zayn raccolse tutto ciò che avevano portato fuori e si avviò verso il portico di casa.
Quando entrarono diede un’occhiata al telefono e notò che mancava poco alla mezzanotte. Il tempo era trascorso così velocemente e non se n’era reso conto.
 
“Hai fame? Dovremmo mangiare qualcosa” propose lui anche se il suo stomaco era completamente chiuso.
Lei fece segno di no con la testa.
 
“Dovresti mangiare, anche poco ma dovresti” insistette Zayn pensando che era guarita da poco e aveva bisogno di rimettersi in forze.
 
“Okay” disse infine lei.
Zayn prese due panini dallo zaino, quelli che aveva comprato al supermercato e gliene porse uno. Lei lo afferrò e gli fece un sorriso tirato. Era diventata pensierosa e Zayn non poté fare a meno di chiedersi se stesse pensando al bacio che gli aveva dato e se si fosse pentita. A quel pensiero il ragazzo sentì una forte fitta allo stomaco e deglutì forte, lei lo notò e gli prese la mano per portarlo al tavolo di plastica dove entrambi si sedettero.
Lui la vide togliere il panino dalla carta in cui era avvolto e dargli un piccolo morso.
 
“E’ buono” gli disse sorridendo. Lui sorrise a sua volta notando che ora lo sguardo di lei non era più perso nel vuoto.
 
“Tu ci credi nel destino?” le chiese d’un tratto Zayn.
 
“No, io credo che ognuno di noi faccia le proprie scelte che portano a delle conseguenze” rispose lei dopo aver ingoiato un pezzo di panino.
 
“Ognuno è artefice del proprio destino” disse lui guardandosi le mani e poi il panino ancora intatto sul tavolo.
 
“Esatto cervellone” rispose lei ridendo.
 
“Secondo me alcune cose devono accadere e basta, non importa in che modo, ma succedono comunque” disse lui mettendosi la mano davanti alla bocca coprendo uno sbadiglio.
Lei annuì.
 
“Sono piena” gli disse rimettendo il panino nella carta. Ne aveva mangiato metà.
“Per quando riguarda la questione del destino” continuò “ne riparleremo sicuramente, ora dovresti riposare, sembri molto stanco”
Zayn sorrise per poi farle strada nella camera da letto.
 
“Tu puoi sistemarti qui, io vado di là” disse lui esitando. L’aveva portato nella camera delle sorelle. Le pareti in legno erano colorate di un rosa chiaro dove erano appese alcune  mensole vuote. Un letto matrimoniale e uno singolo erano al centro della stanza, le lenzuola erano verde chiaro con dei copri letto dello stesso colore con una fantasia a cuori fuxia. C’era anche un armadio che però era vuoto, evidente segno del fatto che la casa non fosse stata abitata da tempo.
 
“Ti sveglierò prima dell’alba” continuò dopo aver tossito. Detto questo uscì dalla stanza lasciando la porta aperta. Si diresse in quella che una volta era stata la sua camera, ora oltre al letto non c’era più niente, tutto era stato portato dove abitava attualmente. Le pareti erano dipinte di un rosso sulla quale c’erano dei segni lasciati dalle cornici e dai poster. Osservò la stanza pensando a quanto gli fosse mancata e ricordando quando,  molti anni prima, lui e Mike si sedevano per terra per giocare a carte o per costruire modellini con i Lego. Ora la sua vita era cambiata e si trovava in quella casa con una ragazza, amica di Mike. Non aveva ancora parlato con lui della sua situazione con Daisy anche perché lui stesso non sapeva come stavano le cose ma era sicuro che lui l’avrebbe appoggiato in qualsiasi momento.
Si sedette sul letto e si tolse le scarpe e poi sfilò la felpa rimanendo in jeans e a petto nudo, tolse il cellulare della tasca e lo mise sotto al cuscino per poi stendersi. Guardò il soffitto e pian piano la stanchezza si impossessò di lui, le palpebre si fecero pesanti e si addormentò.
 
Uno stano rumore da sotto il cuscino riportò Zayn alla realtà dal mondo dei sogni. Alzò la testa dal cuscino strofinandosi gli occhi con la mano per poi allungarla sotto il cuscino e prendere il cellulare. Esso segnava le tre e mezza del mattino e continuava a vibrare. Il numero di Daisy comparve sullo schermo lui strisciò il dito e rispose alla chiamata.
 
“Des, dove sei?” le chiese con la voce ancora assonnata.
 
“Io… io sono ancora qui, puoi venire da me? Ti prego” gli chiese a sua volta
 
“Arrivo” le rispose lasciando cadere il telefono sul letto per poi correre tra i corridoi bui arrivando da Daisy.
La camera era buia, dalla finestra filtrava un raggio di luna che permetteva di distinguere solamente le sagome.
 
“Des che succede?” disse lui fiondandosi sul letto vicino a lei.
“I-io… promettimi che non riderai” disse lei. Era coperta fino alla vita, indossava una maglia a maniche corte ma Zayn non riuscì a capire cosa ci fosse scritto sopra.
 
“Prometto” disse lui avvicinandosi ancora di più a lei.
 
“Non riuscivo a dormire allora volevo venire a chiamarti ma ho paura del buio, cioè quando sono in un posto completamente buio vado in panico e non sapevo come chiamarti” gli disse.
 
“Hai paura del buio?” le chiese lui incredulo. Non aveva mai visto conosciuto una ragazza per lo più diciannovenne che avesse paura del buio. Lei annuì. Zayn , notò, che l’espressione sul viso di lei era cambiata, era più tranquilla e serena. Il ragazzo si stese su un fianco accanto a lei sotto le coperte.
 
“Okay, okay sono qui” disse infine lui. Notò che lei lo stava fissando e lui fece lo stesso, fece scivolare la mano sulla sua spalla per accarezzarla, la pelle era liscia e setosa al tatto poi alzò lo sguardo fissando i suoi occhi in quelli di lei. Avrebbe voluto così tanto baciarla, provare quello che aveva provato qualche ora prima sulla spiaggia.
 
“I-io…” balbettò Zayn senza staccare i suoi occhi da quelli di lei.
 
“Alcune cose vanno fatte e basta Zayn” sussurrò lei.
Il ragazzo deglutì e le accarezzò il viso, poi si avvicinò annullando la poca distanza che c’era tra i loro corpi e la baciò. Fu un bacio diverso dal precedente che era stato dolce e inaspettato. Era un bacio passionale, pieno di aspettative e desiderio. Zayn fece scivolare la lingua sulla bocca di Daisy che leggermente si schiuse per continuare il bacio che sembrò durare all’infinito, Zayn si sentì il petto in fiamme, sentiva i loro cuori battere all’unisono.
Si fermarono per riacquistare fiato, lei lo guardò e gli sorrise, era così bella da far pensare a Zayn che non fosse reale, lui l’abbraccio e la tenne stretta al suo petto con fare protettivo poi le bacio la testa con trasporto.
 
“Buonanotte Des” sussurrò infine.
 
“Notte Zayn” rispose lei appoggiandosi sulla sua spalle per cadere, pochi minuti dopo, in un sonno profondo.




Spazio Autrice 

Buonasera ragazzi e ragazze,
lo so che probabilmente mi avevate data per dispersa o che alcuni di voi si sono dimenticati di me e vi chiedo enormemente scusa per questo ritardo nel postare il capitolo ma sono stata molto impegnata con lo studio e ho avuto a casa dei problemi abbastanza gravi che hanno avuto la priorità su tutto. Insomma è stato un periodo no e nonostante sapessi già cosa scrivere nel capitolo non avevo nè il tempo nè la voglia di scriverlo. Mi dispiace.
Per farmi perdonare ho cercato di scrivere un capitolo molto più lungo degli altri.
Sinceramente non ne sono molto convinta, soprattutto sulla prima parte, ma non potevo aspettare all'infinito per postare quindi l'ho fatto e basta.
Come avrete visto questo capitolo è dal punto di vista di Zayn. Ho deciso che ogni tanto ce ne sarà uno così per far capire cosa prova il ragazzo e leggere la storia da entrambe le faccie. In questo capitolo scopriamo molte più cose sul misterioso Zayn e si hanno tre momenti molto importanti.
I primi due sono quelli del bacio, il terzo è il momento della telefonata a Daisy. 
La persona che ha fatto la telefonata è personaggio che sarà nominato dai capitoli seguenti in poi e senza di lui il resto della storia non esiste. 
Spero di leggere i vostri commenti sul capitolo e spero che siano positivi.
Ringrazio tutti quelli che seguono, recensiscono e leggono la storia sappiate che per me siete molto importanti.

Ci sentiamo presto.
Un bacio, la vostra Zayle xx 



 


Image and video hosting by TinyPic


Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6 ***


Image and video hosting by TinyPic 6.
 
 
Erano le sei del mattino e Daisy era già in piedi. Aveva provato ad addormentarsi ma non c’era riuscita, aveva passato la notte in bianco a pensare e ripensare a quello che era successo qualche giorno prima.
Non aveva smesso di farlo sin dal momento in cui lei e Zayn si erano separati il pomeriggio della domenica, avevano dormito abbracciati e la luce del sole all’orizzonte che entrava dalla finestra gli aveva permesso di osservare lo spettacolo dell’alba.
La luce del sole si espandeva colorando il cielo di tutte le sfumature di arancione che illuminavano anche il mare increspato dal vento. Erano rimasti nel letto tutta la mattina, nessuno dei due aveva sentito il bisogno di fumare o di fare qualcosa di diverso di stare insieme. Si erano scambiati altri baci, dolci e innocenti e quando era arrivata l’ora di andare, Zayn aveva messo su il broncio perché non voleva separarsi da lei che, nonostante non lo dimostrasse, era dispiaciuta quanto lui di dover lasciare quello spicchio di felicità.
Quando poi Zayn l’aveva riaccompagnata a casa, lei era rimasta seduta sull’ultimo gradino del portico finchè lui non se n’era andato.
Lui l’aveva chiamata più tardi, quella sera ed erano rimasti a parlare per un paio d’ore fino a quando Zayn era andato a letto, lei però non era riuscita a chiudere occhio e aveva divorato un romanzo trovato nella libreria della nonna.
La sveglia suonò e Daisy fu riportata alla realtà.
Andò in bagno dove guardandosi allo specchio notò gli occhi cerchiati di nero che, dopo essersi lavata, coprì con del correttore. Si aggiustò i capelli, si vestì e dopo aver salutato sua nonna uscì di casa per andare a scuola. Era nervosa perché non sapeva cosa sarebbe successo con Zayn, non riusciva ad immaginare che significato avesse avuto quella sera insieme, se il bacio che le aveva dato per lui non contasse nulla.  Aveva imparato a non aspettarsi niente dalle persone, ma quel ragazzo le stava ormai facendo mettere in dubbio qualsiasi cosa.  Si riavviò i capelli e fece un profondo respiro prima di girare l’angolo e ritrovarsi nel vicolo.
Mike era appoggiato con le spalle al muro e fumava una sigaretta buttando fuori il fumo in piccoli cerchi e parlava di una ragazza, Jessie, a Luke e Ashley che però erano distratti, probabilmente troppo assonnati per intraprendere una conversazione di buon mattino.
Quando Ashley la vide le andò incontro e la abbracciò, gesto strano e insolito. Daisy notò che i suoi occhi erano luminosi, inizialmente pensò che fosse sotto l’effetto di qualche sostanza, ma in seguito notò che sorrideva come mai le aveva visto fare prima d’ora.
 
“Ash che succede?” chiese Daisy confusa.
 
“Io e Luke...” esitò la ragazza “io e Luke stiamo insieme”  continuò sorridendo.
Daisy era rimasta a bocca aperta, non aspettandosi una simile notizia, meravigliandosi che Luke avesse deciso di prendere questo impegno con lei.
Stava per dire qualcosa ma i suoi occhi guardarono sopra la spalla di Ashley e videro Zayn che appena arrivato nel vicolo si avvicinava velocemente a lei. Le mani di premettero lui sul viso di lei mentre camminava e la faceva appoggiare contro il muro per poi baciarla con trasporto accarezzandole il viso. Daisy si sentì sopraffatta, posò le mani sulla vita di Zayn e le sembrò che tutto ruotasse intorno a loro, si dimenticò di Mike, di Ashley e Luke, di quello che stava per dire e si concentrò solo sulle labbra di Zayn, così morbide, familiari e calde. Il cuore le palpitava e gli occhi  le bruciavano, sentiva le lacrime salire, lei che non piangeva mai. Aveva cercato di immaginare quello che sarebbe successo, ma non avrebbe mai potuto pensare a quello che stava realmente accadendo. Le sue paure riguardo a Zayn erano infondate, qualsiasi cosa lei provasse per lui, era sicura, che lui provasse lo stesso per lei.
Pian piano il bacio rallentò finchè, entrambi senza fiato, si separarono. Daisy appoggiò la fronte sul petto di Zayn coperto da un giubbino di pelle mentre lui le baciava la fronte.
 
“Allora è tutto vero” sussurrò lei con voce tremante cercando di trattenere le lacrime.
 
“Non c’è mai stato niente di più vero di me e te insieme” rispose Zayn prendendole il viso con entrambe le mani per poi lasciare un leggero bacio sulle labbra.
 
Daisy notò che Zayn indossava un berretto di lana, nero come il giubbino e i pantaloni, che gli nascondeva i capelli e lasciavano il viso libero. Si sorprese a pensare a quanto fosse bello. Sarebbe rimasta a guardarlo tutti i giorni e tutte le notti e nonostante ciò sapeva che non sarebbe stato abbastanza.
Il rumore della campanella la riportò alla realtà scoppiando la bolla dentro la quale lei e Zayn si erano chiusi. Quando si sciolse dall’abbraccio nel quale Zayn l’aveva stretta notò che gli altri li guardavano chiaramente con espressione confusa e allo stesso tempo divertita.
 
“Lo sapevo che sarebbe finita così” disse Mike ridendo. Zayn guardò Mike e sorrise e Daisy si rese conto di come quei due ragazzi fossero legati e di come si conoscessero a fondo.
 
“Io vado… ho trigonometria” affermò Zayn prendendo lo zaino che aveva lanciato per terra appena arrivato.
 
“Anche io ho trigonometria ora” disse Daisy, entusiasta di non doversi separare subito da lui. Solitamente non frequentava le lezioni, ma da quando Zayn era arrivato non trovava divertente stare nel vicolo se lui non c’era, quindi aveva deciso che seguire qualche materia non sarebbe guastato a nessuno.
“Voi che fate?” domandò dopo a Mike, Luke e Ashley.
Mike rispose con un cenno della mano facendole capire che sarebbe rimasto nel vicolo mentre gli altri due erano troppo impegnati a baciarsi, quindi non risposero.
Daisy guardò Zayn alzando le spalle, poi lui si avvicinò e dopo averle messo un braccio introno alle spalle iniziò a camminare verso la classe.
 
 
 
Qualche ora dopo Daisy si trovava in casa sua da sola perché sua nonna era uscita per fare compere. Era nella sua camera intenta a scaricare sul suo portatile alcune foto scattate le settimane precedenti, teneva la musica bassa e molte volte si trovava a osservare le foto per parecchi minuti. Mentre le scorreva, una foto di Zayn comparve sullo schermo, l’aveva scattata la mattina precedente, lui si era appena svegliato aveva i capelli scompigliati e l’espressione assonnata, era senza maglietta e la coperta che gli arrivava fino a mezzo busto lasciava scoperti i tatuaggi sul suo petto. Si perse nei suoi occhi che guardavano in direzione dell’obbiettivo.
Il suono del campanello la face sussultare e Daisy si chiese subito chi fosse. Guardò l’orologio e pensò che sua nonna era uscita da troppo poco tempo per essere già di ritorno.
Un pensiero le balenò in mente e le si gelò il sangue. Non può essere lui pensò cercando di fermare la mani tremanti e cercando di capire come avrebbe dovuto comportarsi nella situazione in cui si trovava. Fece un profondo respiro e scese freneticamente le scale, era terrorizzata e sperava che non stesse accadendo proprio a lei.
 
“Chi è?” chiese da dietro la porta, ma nessuno rispose. Con la mano sudata afferrò la maniglia e la girò aprendo la porta.
Zayn era davanti a lei con i capelli sconvolti e un enorme sorriso, lei appena lo vide fece un respiro eliminando così tutta la paura poi lo abbraccio forte.
 
“Oh mio… sei tu, solo tu”  gli disse ancora leggermente  agitata.
 
“Chi credevi che fosse?” chiese Zayn retoricamente dandole un dolce bacio sulle labbra. Daisy al contatto si rilassò completamente lasciando scivolare via l’ansia che aveva accumulato.
 
“Che ci fai qui?” chiese Daisy  facendo entrare Zayn in casa per poi appoggiarsi con la schiena al muro.
 
“Sono venuto qui perché voglio portarti ad una festa” rispose lui guardandosi intorno e scorgendo la libreria alla fine del corridoio.
 
“Che festa? E’ lunedì!” esclamò Daisy pensando che la stesse prendendo in giro.
 
“Un amico di Mike ha le chiavi della piscina della scuola e hanno organizzato una festa lì con fiumi di alcool e tanti ragazzi della scuola. Ci vieni con me?” le chiese guardandola diritta negli occhi.
 
“Come faccio a dirti di no se me lo chiedi in questo modo?” disse lei ridendo.
 
“Allora vai sopra a metterti il costume e andiamo” disse lui e lei annuì.
 
 
Quando arrivarono nell’edificio che ospitava la piscina le luci erano spente, la stanza era illuminata solo dalle illuminazioni presenti nell’acqua che proiettavano sui muri  forme distorte sui toni dell’azzurro. Erano presenti gli studenti del terzo e del quarto anno, tutti con un bottiglia di birra in mano che si agitavano al suono della musica proveniente da uno stereo portatile. Daisy si girò per guardare Zayn che si spogliava lasciando i suoi vestiti in un angolo per poi buttarsi con una capriola in acqua.
Daisy buttò la testa all’indietro in una sonora risata. Cosa le aveva fatto quel ragazzo? Forse era questo quello che aveva sempre aspettato. Lei e Zayn come nelle storie in cui si legge nei libri, quell’amore che ti cambia, che ti rende felice, che ti da la voglia di vivere. Daisy che tutte queste cose le aveva perse, ora le aveva ritrovate grazie a lui. Decise di seguirlo, togliendosi i vestiti rimanendo con il costume, si avvicinò e si sedette sul bordo della piscina dove lui si era tuffato, ora lo stava guardando con i capelli bagnati e le gocce di acqua che cadevano bagnandogli il viso, era assolutamente perfetto.
Poteva tanta bellezza appartenere ad una sola persona?
 
“Vieni da me” disse lui prendendole i fianchi e tirandola in acqua. Daisy rabbrividì per il contatto con l’acqua fredda ma poi si immerse bagnandosi i capelli e quando salì in superficie si appoggiò alla parete della piscina. Daisy  allungò la mano per prendere la sua avvicinandolo a se, Zayn appoggiò la fronte sulla sua, entrambi si guardavano con desiderio e amore. Lui le teneva le mani strette sui fianchi mentre lei sentiva un calore invaderle il petto.
 
“Cosa siamo io e te?” chiese lui lentamente.
 
“Tutto quello che vuoi” disse lei
 
“Io e te siamo noi” rispose lui e Daisy annuì. Il cuore le martellava nel petto, il suo respiro affannato come se avesse corso per chilometri e chilometri. “Noi” le ripeteva la sua mente, cercando di realizzare quello che stava succedendo.
 
“Lo siamo sempre stati” continuò Zayn interrompendo i suoi pensieri. Si avvicinò di più a lei e la baciò premendola contro la parete. Fece scivolare la lingua sulle sue labbra che lei dischiuse e le loro lingue si incontrarono nel migliore dei baci che si fossero dati.
 
“Oooowh”
 
Un grido li fece sussultare e appena entrambi si voltarono vennero sommersi dagli schizzi che il tuffo di Mike aveva provocato.
Entrambi risero e poi nuotarono verso Mike che intanto aveva preso da un ragazzo due bottiglie di birra.
 
“Vi consumerete le labbra a vicenda” disse Mike ridendo per poi dare una bottiglia a Zayn.
 
“Alla salute” dissero insieme e entrambi svuotarono le bottiglie.
 
 
 
Erano le otto quando Daisy, seduta nell’automobile con Zayn imboccava il vialetto d’ingresso di casa sua. Le strade silenziose erano illuminate dai lampioni e dai finestrini abbassati entrava un vento caldo per niente adatto alla stagione.
 
“Arrivati” disse Zayn tirando il freno a mano.
Daisy guardò davanti a se e vide che le luci dentro casa erano accese e la sagoma di sua nonna si muoveva avanti e indietro per la cucina.
Una macchina grigia parcheggiata all’ingresso della casa attirò la sua attenzione e un groppo le salì in gola. Se il pomeriggio poteva avere dei dubbi, ora ne era estremamente sicura, lui era arrivato, l’aveva avvertita che sarebbe venuto e che voleva vederla; l’aveva telefonata due giorni prima non pensava che sarebbe arrivato così presto.
Tutto stava andando per il meglio, non voleva che la sua vita fosse rovinata di nuovo, non aveva bisogno di lui, lui non era niente per lei.
 
“Ehi stai bene? Vuoi che ti accompagni dentro?” chiese Zayn preoccupato. Non era il momento di parlargliene, non dopo quello che era accaduto in piscina.
 
“Non c’è bisogno” disse allungandosi verso di lui e lasciandogli un bacio sulle labbra.
“A domani” continuò, si morse il labbro mentre scendeva dall’auto e si avviava alla porta di casa. Non voleva lasciarlo, con lui si sentiva al sicuro, protetta e fuori pericolo. Senza di lui si sentiva scoperta, sola.
Aveva paura, fece un profondo respiro e infilò le chiavi nella serratura e aprì la porta. Sua nonna si catapultò in corridoio con in volto un’espressione sconvolta, chiara conferma delle sue supposizioni. Daisy annuì a Margherita ed entrò in cucina nascondendo le mani tremanti nelle tasche della felpa.
 
“Ciao fiorellino” tuonò una voce roca. Daisy guardò l’uomo davanti a se: la pancia sporgente, i capelli scuri, il viso rotondo, gli occhi coperti da un paio di occhiali scuri, inutili per quell’ora del giorno. Cerco di trattenersi dal vomitare. Avrebbe voluto urlare, prenderlo a pugni ma si limitò a fare un passo avanti e sospirare.
 
“Ciao papà”.




Angolo autrice.

Salve  a tutti.
Premetto che questo capitolo mi fa abbastanza schifo, ma voleva aggiornare prima che voi mi deste per dispersa.
Ho avuto dei problemi a casa, mia nonna ha subito un intervento parecchio delicato e poi sono stata letteralmente di compiti.
Per quanto riguarda il capitolo, non avevo molte idee perchè questo serve più che altro a passare nella parte intensa della storia. 
Come vedete Zayn e Daisy ora stanno insieme ma è arrivato il padre di lei. Lascio intendere a voi quel 'ma'.
Ora mi dileguo.
Sew volete seguitemi su twitter sono: @remplaceable
Un bacio, alla prossima e scusatemi se il capitolo fa cagare.

Zayle xx

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7 ***


Image and video hosting by TinyPic





Capitolo 7
 
 
“Io ho bisogno di te” aveva detto Daisy sulla porta della camera di Zayn. Aveva aspettato che suo padre se ne andasse per scappare da lui, sua nonna l’avrebbe capita ma lei aveva bisogno Zayn, aveva bisogno di un suo abbraccio e di quella sensazione di pace che solo lui poteva darle.
Era ormai notte, le strade erano deserte, buie e fredde, sapeva che probabilmente avrebbe svegliato Zayn ma non sapeva a chi altro rivolgersi.
Aveva bussato e non c’era voluto molto perché lui aprisse. Vedendola lui aprì le braccia e lei si gettò all’interno di esse,  avrebbe tanto voluto piangere ma le lacrime non uscivano, come se fossero bloccate e rinchiuse nel suo petto dove sentiva un terribile peso.
Quando Daisy si staccò dall’abbraccio lui cominciò ad accarezzarle i capelli.
 
“Scusa io… io non dovrei essere qui, ti avrò svegliato e scusami ma…” balbettava “tu… io… Zayn ho paura”
Aveva terminato la frase con sforzo,  non trovava le parole da dire.
Zayn le aveva chiesto cosa fosse successo e lei abbassò il capo vedendosi passare davanti le immagini di suo padre seduto nella sua cucina. ‘Ciao fiorellino’.  Quelle parole le risuonarono nelle orecchie provocandole dei brividi e deglutì forte.
 
“Zayn lui è tornato, lui è qui, non doveva succedere” disse Daisy ormai seduta sul letto mentre si teneva il volto tra le mani.
Zayn dopo aver chiuso la porta si era seduto accanto a lei e cercava il modo di guardarla negli occhi.
 
“Chi è tornato? Ha a che fare con la telefonata dell’altro giorno? Des chi è?” aveva chiesto a raffica Zayn e lei aveva semplicemente annuito cercando le parole giuste da dire.
 
“Jeffry” si corresse “Mio padre è tornato” disse infine. Zayn la guardava incredulo ricordandosi ciò che gli aveva detto quella notte.
 
“Io non lo voglio qui, Zayn, lui mi ha causato solo sofferenza, non mi è stato vicino quando mia madre – sua moglie- è morta. Io avevo bisogno di lui, invece lui è scappato dimenticandosi di avere una figlia” raccontò irata con la voce quasi rotta.
 
“Des, calmati!” esclamò Zayn “Capisco che lo odi, che tu non lo voglia qui, ma perché dovresti aver paura di lui?”
 
Daisy alzò la testa e rimase immobile, aveva centrato il punto. Guardò nel vuoto e poi di nuovo verso di lui e iniziò a parlare con voce bassissima, quasi un sussurro:
“Dopo la morte di mia madre, lui mi ha tenuto in custodia fino ai tredici anni, nonostante mi lasciasse sempre con una baby sitter diversa io lo cercavo sempre, lui era il mio eroe. Non avevo capito che non era altro che un cattivo. Era riuscito a costruire un impero con la sua azienda e si era circondato di persone importanti che lo ammiravano e di tirapiedi che lo adulavano,  si occupava di vendite illecite – anche se io lo capì solo più tardi- e tormentava chiunque non fosse al suo cospetto. Un giorno, decise che ero abbastanza grande da farmi vedere cosa comportasse avere i suoi poteri, voleva insegnarmi che bisognava sacrificarsi  per ottenere ciò che si vuole.  Mi portò in un strada buia di Liverpool dove alcuni dei suoi uomini lo aspettavano mentre tenevano bloccato su una sedia un ragazzo. Era giovane, aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri, la pelle chiara; sembrava un angelo. Mi spiegò mio padre che non aveva saldato il suo debito e che ne avrebbe pagato le conseguenze. Non avrei mai potuto immaginare cosa gli avrebbero fatto. Mio padre schioccò le dita e due degli uomini liberi iniziarono a dare calci e pugni nello stomaco del ragazzo, poi passarono al viso e infine gli lanciarono in testa un enorme masso trovato per terra…” Daisy trasalì al ricordo di quelle immagini “Io iniziai a piangere e mio padre disse che non ero degna del suo impero, che io non ero la figlia che desiderava. Fu allora che decisi di andare a vivere da mia nonna, lei sa quello che lui ha fatto, lei è stata l’unica persona di cui potessi fidarmi prima…”
 
“Prima di cosa?” chiese Zayn esortando Daisy a continuare.
 
“Prima di te” affermò Daisy, la voce le tremava ancora ma cercò di essere più sicura possibile nel dire quelle parole.
 
“Des è terribile… lui non merita di essere tuo padre” disse lui accarezzandole la mano.
 
“Mia madre credeva il contrario” disse Daisy e sospirò poggiando la testa sulla spalla di Zayn.
 
“Perché credi che sia tornato?” domandò Zayn stringendo la sua spalla.
 
“Non lo so, potrebbe volere qualsiasi cosa”.
 
 
 
 
I giorni seguenti trascorsero in tranquillità. Daisy era andata a scuola e, dopo  aver trascorso un po’ di tempo con Zayn, tornava  a casa per trascorrere del tempo con sua nonna.
Avevano discusso con lei sui libri che entrambe avevano letto e Margherita le aveva insegnato a cucinare la torta di mele per la quale Daisy andava matta; non avevano mai accennato alla visita di Jeffry e avevano parlato anche di Zayn.
 
“Sei diversa da quando lo hai conosciuto” le aveva detto Margherita “non hai più quell’espressione imbronciata sul viso, tu sorridi, segui le lezioni, fumi di meno, è come se tu fossi rifiorita”
 
Era vero, Zayn aveva portato nella sua vita cose belle e le aveva fatto provare nuove emozioni. Lui aveva rotto i suoi muri e si era insinuato in lei prendendo un pezzo del suo cuore, diventando parte importante del suo essere.
In quei giorni aveva parlato anche con Ashley, le aveva chiesto come andasse tra lei e Luke, non aveva mai avuto l’opportunità, da quando lei gli aveva confidato che i due erano ufficialmente una coppia, di approfondire l’argomento e di chiederle come stava e come si sentiva riguardo a questa novità.
 
“Essere innamorati è come essere sballati tutto il tempo, ti senti in paradiso e il minuto dopo all’inferno” le aveva detto Ashley prima che le squillasse il telefono e cominciasse a litigare con sua madre.
 
In quel momento, tra i banchi di scuola,  Daisy pensò a quanto la sua amica avesse ragione.
 
“Wilson vuole ripetere ciò che ho appena spiegato?” la voce del professore la riportò alla realtà e fu il suono della campanella a salvarla da quella domanda a cui non avrebbe saputo rispondere.
Quando uscì dalla classe si guardò in giro in cerca dei ragazzi ma non vedendoli decise di andare nel vicolo.
Mentre camminava si strinse nel cappotto a causa del freddo e notò che le temperature si erano abbassate e che l’inverno era alle porte, il telefono le vibrò in tasca e lo estrasse per leggere il messaggio. Numero  sconosciuto.
Si bloccò e lasciò scivolare il dito sullo schermo per aprire il messaggio:
 
‘Voltati fiorellino’
 
Nel leggere quelle parole rabbrividì, si girò lentamente vedendo dietro di se suo padre appoggiato alla sua macchina grigia.
Indossava un abito elegante nero, non indossava la cravatta e la camicia era aperta sui primi bottoni lasciando intravedere la peluria del petto, portava gli occhiali da sole e  i capelli grigi, gelatinati all’indietro, sembravano sporchi e unti, in mano teneva una sigaretta e non era da solo. Con lui, seduto nell’auto, c’era un ragazzo, indossava una felpa nera, aveva la testa bassa coperta dal cappuccio della felpa e teneva in mano un cellulare, probabilmente il messaggio era arrivato da lì.
 
“Cosa ci fai qui?” sbottò Daisy irritata stringendosi ancora di più nel cappotto nero.
 
“Come sei brusca fiorellino caro, sono venuto solo a vedere come sta la mia bambina” disse Jeffry  rigirando tra le mani la sigaretta.
 
“Sappi che la tua bambina è un pò cresciuta e sta benissimo” ribatté  scontrosa.
 
“Vedremo di rimediare” disse il padre per poi soffiarle il fumo in faccia. Daisy indietreggiò tossendo e scacciando con le mani la nuvola di fumo “piccola Daisy sai benissimo cosa succede alle persone che intralciano i miei piani”
 
A quelle parole nella mente di Daisy tornarono le immagini del ragazzo massacrato a Liverpool e rabbrividì.
 
“C-che cosa vuoi dire?” balbettò indietreggiando ancora.
 
Jeffry stava per rispondere ma il ragazzo interruppe la conversazione.
 
“Signore dovremmo andare” disse con la testa ancora bassa verso il telefono. A Daisy la voce sembrò familiare ma non riuscì a capire di chi fosse essendo solo un sussurro.
 
“Goditela finchè puoi” disse mentre saliva sull’auto grigia insieme al ragazzo.
 
“Aspetta!” aveva gridato Daisy, ma l’auto era già partita.
La ragazza tremava, si tirò freneticamente i capelli castani dietro le orecchie con il cuore che le batteva a mille e tirò fuori il telefono dalla tasca dei jeans scuri. Nella fretta del digitare il numero sbagliò più volte ma alla fine inoltrò la chiamata.
Uno, due, tre squilli.  Avanti rispondi, pensò Daisy. Al quinto squillo la ragazza ebbe una risposta.
 
“Scusami Daisy stavo facendo un bagno” sentì dall’altro capo del telefono.
 
“Nonna non ti muovere da casa, sto arrivando” rispose per poi riagganciare.
 
 
Aveva corso per sei isolati per arrivare il più presto possibile a casa, ce l’aveva fatta in cinque minuti, meno della metà del tempo che impiegava solitamente per arrivare a casa da scuola.
Stava bussando continuamente alla porta aspettando che sua nonna aprisse, quando successe barcollò in avanti per poi entrare in casa e chiudersi la porta di legno dipinta di bianco alle spalle.
Affannata si poggiò contro di essa e pian piano scivolò sul pavimento. Sua nonna la guardava confusa mentre si riavviava i capelli castani ancora bagnati.
 
“Che sta succedendo?”
Daisy fece un respiro profondo per riprendere fiato in modo da poter parlare con sua nonna.
 
“La tua amica, la signora Cook o come diavolo si chiama, vive ancora a Londra o si è trasferita in Germania come aveva in programma di fare?” chiese Daisy cercando di calmarsi.
 
“No lei è ancora a Londra, mi ha chiesto di andarla a trovare qualche giorno proprio una settimana fa, perché?”  domandò Margherita.
 
“Vai da lei nonna”
 
“Perché adesso? Volevo aspettare le vacanze di Natale e andare insieme a te”
 
“Nonna devi andarci adesso” affermò Daisy sicura.
 
“Non credo che sia una buona idea” disse Margherita voltandosi per andare in cucina.
 
“Papà è venuto oggi a scuola, non so cosa voglia da me, ma ho bisogno che tu vada, voglio saperti al sicuro”
Margherita si bloccò a quelle parole.
 
“E tu come farai?” chiese poi preoccupata per sua nipote.
 
“Io andrò da Zayn, non può succedermi niente se sono con lui, ma ti prego vai” Daisy supplicò.
Margherita annuì mentre Daisy si alzava dal pavimento per abbracciare sua nonna.
 
“Promettimi che di qualsiasi cosa avrai bisogno mi chiamerai” disse Margherita mentre accarezzava la schiena della nipote.
 
“Te lo prometto” sussurrò Daisy.












Angolo autrice 

Buonasera tesori miei. Finalmente sono inziate le vacanze di Natale che aspettavo con tanta ansia e così ho avuto del tempo da dedicare alla storia.
In questo capitolo conosciamo meglio il padre di Daisy e il suo passato, inoltre lo vediamo minacciare Daisy e poi chi sarà mai il ragazzo insieme al padre? Lo so che è molto contorto ma pian piano tutti i nodi verrano al pettine. Quello che sentirete non vi piacerà e vi farà odiare Jeffry quasi quanto lo odio io che l'ho inventato ahah.
Ringrazio tutte le persone che seguono e recensiscono la storia, senza di voi non sarei niente e vi chiedo di essere clementi con me, vi ricordo che è la mia prima storia ed è tutto nuovo per me. 
Se vi va fatemi sapere cosa ne pensate, cosa sperate o supponete che succedere e le vostre opinioni.

Se volete potete trovarmi qui

Twitter   Tumblr Ask

Spero di aggiornare il più presto possibile.
Un bacio.
Zayle xx


 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8 ***


Image and video hosting by TinyPic  
 
8.
 
Era  mattina quando Daisy rigirandosi nel letto cercava calore che trovò nelle braccia di Zayn. Quando aveva aperto gli occhi Daisy pensava che tutto quello che le era successo fosse solo un sogno: la morte di sua madre, suo padre che la abbandonava e poi tornava, sua nonna costretta a partire. Le ci vollero un paio di minuti per realizzare che era invece la realtà  e che si avvicinava più ad un incubo che ad un sogno.
I muscoli di Daisy  diventarono tesi quando ricordò la conversazione che aveva avuto con suo padre e Zayn la strinse a se notando il suo disagio.
 
“Sei a casa con me piccola” le sussurrò nell’orecchio per tranquillizzarla. Daisy sorrise. Ovviamente lei aveva raccontato dell’incontro con Jeffry a Zayn anche se, quest’ultimo, non era rimasto molto colpito da quello che l’uomo aveva fatto. Secondo Zayn, Jeffry stava solo cercando di spaventarla e ci stava riuscendo cogliendola di sorpresa ogni volta che lo incontrava. Aspettava sicuramente un momento e un modo inaspettato per presentarsi davanti a lei di nuovo perché ormai Daisy non vedeva il padre da una settimana.
Intanto sua nonna era partita. A Daisy non andava per niente a genio che sua nonna se ne andasse, ma era l’unico modo per proteggerla. Il giorno precedente alla stazione Daisy aveva lasciato Margherita mentre quest’ultima singhiozzava, non faceva altro che ripeterle che sarebbe andato tutto bene, ma sua nonna era molto scettica e sembrava che volesse restare, ma fortunatamente la ragazza l’aveva convinta e Margherita era salita sul treno.  A Daisy sarebbe mancata moltissimo ma era la scelta giusta da fare. Zayn l’aveva accompagnata e quando si era fatta ora di tornare a casa le aveva proposto di andare al cinema ma Daisy aveva rifiutato e così erano tornati a casa di lei dove avevano consumato una pizza e ascoltato musica finchè non si erano entrambi addormentati l’una nelle braccia dell’altro.
 
“Oggi andiamo a casa mia” disse Zayn.
Nonostante Daisy non volesse lasciare casa propria, sapeva che non era possibile restare lì soli, così annuì e si girò per stare di fronte al ragazzo.
 
“Credo che potrei abituarmi a dormire insieme a te” disse Daisy poggiandogli la testa sul petto. Quando stava con Zayn si sentiva forte e al sicuro, non solo, ogni singola volta che lei era giù di morale sapeva farla ridere e Daisy sapeva che nessuno era mai stato in grado di farlo. Lui la strinse più forte. “Sei sicuro che ai genitori di Mike non dispiaccia ospitarmi?”
Continuò.
 
“Des, sono come un figlio per loro, farebbero qualsiasi cosa per farmi stare tranquillo e non lo sarei affatto sapendoti da sola a casa” disse accarezzandole i capelli “e poi credo che mi mancheresti troppo”. Intanto si era alzato dal letto e cercava la maglia tra i vestiti su una sedia.
 
“Ti assicuro che riusciresti a vivere comunque”
Zayn rise scuotendo la testa.
 
“Alzati prigrona” disse lanciandole un cuscino.
 
“Mmh” mugolò Daisy “torna qui”.
Zayn si avvicinò al letto e tirò le sue mani in modo che lei riuscisse a sedersi.
 
“Potremmo stare sul letto quanto vuoi quando saremo a casa mia” le disse sfiorandole il naso con il proprio.
Daisy sbuffò ma si alzò subito dopo.
Dopo essersi preparata e aver preso abbastanza vestiti per trascorrere da Zayn un paio di giorni si erano recati in macchina a casa di Zayn, lui le aveva spiegato che i genitori di Mike sarebbero tornati nel pomeriggio a causa del lavoro mentre non sapeva quando sarebbe tornato Mike.
Aspettando che la casa si riempisse, Zayn aveva portato Daisy in camera sua per far si che si sistemasse.
 
 
Daisy era seduta  sul letto con gambe incrociate e teneva su di esse un libro: “La lettera scarlatta”. Lo aveva trovato in una libreria poco tempo prima e la copertina l’aveva subito affascinata così, dopo aver letto la trama, aveva deciso di acquistarlo.
Zayn, accanto a lei, era steso a pancia in giù e stava guardando un film al computer. Daisy gli accarezzava la guancia nel punto vicino alle basette e sorrideva perdendosi nel libro e rileggendo continuamente le righe  che in quel momento la affascinavano maggiormente:
È un curioso tema di osservazione e di indagine se l'odio e l'amore non siano, in fondo, la stessa cosa. Ciascuno dei due, al limite estremo del suo sviluppo, presuppone un alto livello di intimità e di conoscenza del cuore; ciascuno dei due fa si che un individuo dipenda da un altro per nutrire i suoi affetti e la sua vita spirituale; ciascuno dei due rende miserabile e desolato l'amante appassionato, o il non meno appassionato nemico, se gli viene a mancare l'oggetto. Da un punto di vista filosofico perciò le due passioni sembrano la stessa nell'essenza, soltanto che una viene vista in una luce celestiale e l'altra in un bagliore fosco e sinistro.’
Non sentì neanche Zayn chiamarla se non fosse stato per lui che le tolse il libro dalle ginocchia allontanandolo da lei per poi girarsi a pancia in su.
Daisy allungò il braccio cercando di prendere il libro mentre Zayn rideva e lo allontanava sempre di più da lei; quando fu sul punto di afferrarlo Zayn lo allontanò ancora lasciando che lei perdesse l’equilibrio e cadesse su di lui. I loro visi veramente vicini.
Zayn si fece serio e dopo aver lasciato scivolare il libro sul pavimento portò la mano sul viso della ragazza e la attirò a se. Daisy gli mise le mani sul petto e lasciandosi trascinare lo baciò lentamente abbandonandosi contro di lui.
Lasciò scivolare le mani lungo il suo petto, poi le fece risalire sulle spalle per poi accarezzargli il viso contornato dalla barba e i capelli scuri.
Sentiva le mani di lui strette sui fianchi. Le labbra di lei tracciarono baci umidi sul collo di lui mentre le mani di Zayn le accarezzavano la schiena da sotto la felpa.
Sentiva il calore salirle nel petto, il cuore le batteva a mille e le tremavano le ginocchia. Zayn la faceva stare così bene, la faceva sentire bella, ogni problema spariva se lui le era vicino. Faceva sii che la sua vita fosse degna di essere vissuta.
 
“Ragazzi mieiii”
Mike entrò urlando nella stanza.
Daisy sussultò sedendosi sul letto e abbassandosi la felpa che era salita fin sopra l’ombelico; era rossa in viso, non per l’imbarazzo (Mike li aveva visti baciarsi già tante volte), ma per il calore che l’aveva invasa durante il bacio.
Zayn si sedette sul bordo del letto passandosi le mani nei capelli.
 
“Mike” disse Zayn sospirando “Avresti potuto bussare”
Mike rideva e nel farlo, la sua chioma verde ondeggiava.
 
“Ciao Des” disse Mike guardandola. Lei deglutì, nessuno oltre Zayn l’aveva mai chiamata in quel modo, quel soprannome apparteneva solo a loro due. Erano Des e Zayn, non Des e qualsiasi altro suo amico.
Zayn fulminò Mike con lo sguardo e Mike rise di nuovo.
 
“Sapevo che ti saresti arrabbiato” disse tra le risate “devi sapere, Daisy” continuò enfatizzando la pronuncia del nome “che Zayn diventa molto protettivo quando si parla di te, come se solo pronunciare il tuo nome fosse un reato”.
Daisy sorrise guardando Zayn. Teneva la testa bassa, ma lei poteva notare la sua espressione corrucciata e vedeva come le sue mani erano strette attorno alla stoffa del piumone sul quale era seduto.
Zayn non voleva che lei sapesse queste cose, era fatto così, molto timido quando si parlava di esternare i sentimenti. Nonostante mostrasse costantemente l’affetto che provava per le, non aveva mai detto una parola al riguardo, e se lo faceva, usava frasi vaghe che Daisy avrebbe capito solo con il passare dei giorni.
 
“Non ha intenzione di mollarti neanche per tutto l’oro del mondo” continuò Mike.
Zayn s’irrigidì e Daisy continuava a fissare Mike cercando di capire se fosse un altro dei suoi stupidi scherzi per prenderli in giro, ma quando Daisy si voltò e vide l’espressione di Zayn capì che era vero.
 
“Bene, perché io non ho intenzione di mollare lui” disse guardando Zayn, al quale compariva sul viso una smorfia di sollievo. Lui annuì mentre continuava a fissarla.
 
“Non vorrei interrompere questo contatto mistico che si è creato tra di voi, ma mia mamma è arrivata” disse Mike per poi uscire dalla stanza.
Entrambi lo seguirono tenendosi per mano senza proferire parola e quando arrivarono nella casa attraverso la porta sul retro, Mike era scomparso.
Attraversarono la cucina per poi arrivare nel salone, la stanza era calda e accogliente, al centro di essa vi era un grande divano e al lato delle poltrone e nel mezzo vi era un tavolino di vetro sul quale vi erano appoggiate tre tazze contenente del caffè fumante.
Poco dopo comparve nella stanza una donna, di altezza media e con i capelli neri raccolti in uno chignon sulla nuca, indossava una tailleur grigio che faceva risaltare il colore azzurro degli occhi. L’espressione era dolce, le labbra sottili incurvate in un sorriso.
 
“Tu devi essere la famosa Daisy” disse la donna cingendola con un braccio per abbracciarla.
“A quanto pare” disse Daisy mettendole una mano sulla schiena per ricambiare l’abbraccio. Non era abituata a simili comportamenti, nella sua famiglia non c’erano molti braci e abbracci, era tutto molto freddo e distaccato.
Sorrise alla donna quando si allontanò da lei per sedersi sul divano e prendere la tazza di caffè dal tavolino.
Zayn la prese per mano e la fece sedere vicino a lui sulla poltrona accanto al divano.
 
“Signora Clifford io le sono molto riconoscente per ospitarmi…”
La donna la bloccò con un cenno della mano.
 
“Innanzitutto non sono la signora Clifford bensì Mary e non devi ringraziarmi di niente” la donna spostò lo sguardo da Daisy a Zayn “sei la benvenuta qui”.
Daisy sorrise di nuovo non sapendo cosa risponderle.
“Prego”disse  Mary a Daisy incitandola a bere il caffè sul tavolino.
La ragazza prese la tazza e bevve un sorso, il caffè era un po’ amaro per i suoi gusti ma non disse niente per non creare imbarazzo.
 
“Sei davvero bellissima cara” disse la donna accarezzandole la mano che teneva sul ginocchio.
 
“Oh, grazie” disse Daisy portandosi nuovamente la tazza alle labbra per nascondere il rossore.
Zayn intanto era rimasto a fissare entrambe durante la conversazione, teneva la mano stretta sul ginocchio di Daisy come per paura che lei potesse scappare.
Finito il caffè Daisy posò la tazza sul tavolino e prese la mano di Zayn e lo vide rilassarsi.
 
“Zayn se vuoi mostrale la casa, io vado a preparare qualcosa per cena” disse Mary per poi alzarsi e recarsi nella stanza accanto.
 
Dopo aver visto la casa, durante la cena, Daisy aveva conosciuto Frank, il padre di Mike. Anche lui, esattamente come la moglie, era stato molto cordiale e affettuoso; Daisy notò, nonostante l’assenza di Mike a cena, che erano una famiglia molto unita e che Frank e Mary si volevano veramente bene e che tenevano molto a Zayn come se fosse figlio loro.
Questo le fece molto pensare a sua madre e a quanto le mancasse. Anche se aveva avuto suo nonna accanto, sapeva che era impossibile colmare la mancanza di sua mamma.
Dopo cena Daisy e Zayn erano tornati in camera di lui dove si stavano cambiando per uscire e fare due passi anche se ancora non sapevano dove andare di preciso, Zayn dopo essersi preparato si era seduto sul letto e guardava la tv mentre Daisy era di fronte lo specchio e stava sistemando i capelli.
 
“Mi trucco e possiamo andare” disse Daisy prendendo una pochette dallo zaino.
Zayn si alzò e dopo aver messo il telefono in tasca la prese per mano.
 
“Andiamo, non truccarti, sei bellissima comunque” la tirò via dallo specchio e poco dopo furono in macchina.
Daisy si guardò nello specchietto pensando che Zayn fosse pazzo se la vedeva bella anche con gli occhi cerchiati di nero e le occhiaie, nessuno le aveva mai rivolto uno sguardo quando usciva senza trucco, invece con lui era diverso.
 
“Questa sei tu, non quello che vuoi far credere agli altri, sei tu, la mia Des” disse lui senza guardarla.
Daisy spostò lo sguardo dalla strada davanti a lei verso di Zayn. Il cuore le batteva forte nel petto. Le parole le stavano scivolando dalla bocca senza che la testa pensasse. Era il cuore a parlare.
 
“Zayn io ti…” disse Daisy ma fu interrotta dal telefono che squillava nella sua tasca, lo afferrò e fece strisciare il dito sullo schermo.
Quando rispose un forte rimbombo le tuonò nelle orecchie.
 
“Daisy, sono Jonah del Breath, credo che tu debba venire qui per prendere il tuo amico Mike, è ubriaco e non si regge in piedi e non sapevo chi altro chiamare” sentì dire Daisy.
 
“Arriviamo” disse chiudendo la telefonata e rivolgendo lo sguardo a Zayn “Dobbiamo andare al Breath a prendere Mike adesso”continuò Daisy.
Guardò l’orologio e vide che erano ancora le undici. Perché Mike era al Breath così presto?
Come faceva Jonah ad avere il suo numero di telefono?
Non appena finì di porsi un milione di domande  arrivarono al locale e nonostante fosse ancora presto,  era già colmo di persone, ragazzini per la maggior parte. Entrarono subito senza dover fare la fila, erano ormai abbastanza conosciuti in quel posto.
Appena dentro,  Daisy fu assalita da una strana sensazione e strinse la mano di Zayn per poi correre verso il bancone dove Jonah serviva da bere con un altro ragazzo alto e dai capelli scuri.
 
“Dov’è lui?” chiese Zayn appena di fronte a Jonah.
 
“E’ andato nel bagno delle ragazze a vomitare, vieni Daisy ti porto da lui” disse Jonah appoggiando sul bancone un bicchiere contenente del liquido rosso.
Daisy strattonò Jonah quando la prese per un braccio per far in modo che la seguisse e si girò verso Zayn che era dietro di lei.
 
“Amico tu non puoi entrare, è il bagno delle ragazze, vai a bere qualcosa offro io” disse Jonah indicando il bancone e lasciando il braccio di Daisy. La ragazza fece cenno di si con il capo e lui si voltò per andare al bancone.
Daisy camminò in fretta fino alla porta del bagno voltandosi ogni tanto per vedere se Jonah fosse dietro di lei.
Quando entrò il bagno era vuoto, la musica era attenuata dalle pareti.
 
“Dov’è finito Mike?” disse Daisy con la voce tremante. Jonah alle sue spalle rise.
 
“Credevo che fossi più sveglia Daisy Wilson” disse Jonah chiudendo la porta del bagno a chiave. Quel tono di voce portò alla mente di Daisy un ricordo. Il ragazzo con la felpa scura nell’auto di suo padre. ‘Signore dovremmo andare’. La sua voce era la stessa.
 
“Eri tu” disse Daisy disgustata.
 
“Finalmente fiorellino hai capito tutto” disse Jonah avvicinandosi a lei.
Daisy indietreggiò ma sbatté contro il lavandino.
“Il tuo paparino ti controlla da sempre, io gli ho sempre detto quello che venivi a fare qui, tu mi raccontavi di te quando eri ubriaca e poi io lo raccontavo a lui” continuò Jonah.
 
“Perché lo hai fatto? Credevo che tu fossi nostro amico”  sputò Daisy cercando di annullare il contatto con lui.
 
“E’ proprio questo il punto. Io non volevo essere tuo amico, ma tu non mi davi importanza così quando tuo padre mi ha fatto l’offerta di osservarti per conto suo ho accettato perché mi ha promesso che io ti avrei avuta” disse Jonah spingendola ancora di più verso il lavandino.
Daisy disgustata represse un conato e cercò di divincolarsi dalla presa di Jonah sui suoi fianchi senza riuscirci.
 
“Dov’è Mike?” gridò spingendolo indietro.
 
“Non ne ho la più pallida idea, era solo una scusa per attirare qui te e il tuo amichetto. Sei così bella quando ti arrabbi” affermò Jonah avvicinandosi e stringendole le mani sui fianchi. “Chissà cosa gli staranno facendo adesso, sicuramente non si divertiranno come lo sto facendo io”
Jonah avvicinò il viso a quello di Daisy, lei deglutì avvicinandosi a lui. Quando Jonah stava per sfiorarle le labbra lei alzò la gamba e gli tirò un calcio nell’inguine e quando si fu allontanato, gli sferrò un pugno nello stomaco. Non colpiva forte come un ragazzo, ma lo era stata abbastanza per farlo allontanare da lei. Jonah piegato in due con le mani appoggiate sullo stomaco di avvicinò di nuovo a Daisy la quale gli sferrò un altro pugno, questa volta sullo zigomo. Daisy ritirò la mano per il dolore e corse verso la porta per tornare da Zayn.
Si fece strada tra la folla, le girava la testa e barcollava, spinse una ragazza e le si versò un drink sulla t-shirt ma riuscì ad arrivare di nuovo al bancone.
Zayn non c’era.
Quando riuscì ad individuarlo qualcuno l’aveva presa per un braccio, si girò e vide Jonah dietro di lei alzando lo sguardo notò Zayn che beveva da un bicchiere.
 
“Tu non sei quello che voglio, tu non sei Zayn” urlò Daisy  spingendo Jonah che barcollò e poi cadde a terra.
“Tu non mi avrai mai” gridò ancora.
Daisy alzò la testa in tempo per guardare Zayn che cadeva per terra, svenuto, mentre il liquido del bicchiere si riversava a dosso a lui.




 

Spazio Autrice.

Salve ragazzi mie.
Lo so, come sempre sono in ritardo, ma durante queste vacanze sono stata pochissimo a casa e quando era dentro non avevo del tempo per scrivere il capitolo.
Nonostante avessi tutte le idee per scrivere non trovavo niente per unirle e quindi ci ho messo un bel pò per scrivere questo capitolo, che sinceramente, lo reputo a malapena sufficiente. 
Comunque spero che vi piaccia. 
Come vedete scopriamo che il padre di Daisy è un bastardo (che novità ahah) e scopriamo che il ragazzo (nonchè tirapiedi di Jeffry) e niente poco di meno che Jonah. 
Si lo so sono cattiva, ma voi mi amerete lo stesso.
Nel prossimo capitolo, scoprirete quello che è successo a Zayn e avverrà qualcosa che non vi piacerà per niente ma in segiuto...
Lascio a voi l'immaginazione di quello che succederà-
Come sempre, se vi va, lasciate una recensione per dirmi cosa ne pensate e come immaginate che continuerò.
Potete trovarmi qui:
Facebook  Twitter  Tumblr Ask
Ci sentiamo presto.
Baci.

Nicole xx 
P.S. lo so che inizialmenten mi firmavo Zayle ma, siccome mi sono leggermente scocciata di questo soprannome, userò il mio nome vero.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 9 ***


Image and video hosting by TinyPic



9.
 
Zayn giaceva immobile sul letto della sua camera, il suo petto si alzava e abbassava regolarmente, aveva la bocca leggermente aperta e una mano gli penzolava fuori dal letto.
Daisy era in piedi, accanto al letto, in attesa del suo risveglio e preoccupata si mordicchiava prima il labbro poi le unghie.
I ricordi della sera prima erano sfocati; un susseguirsi di avvenimenti dolorosi in tutti i sensi. Dovette bloccare un conato quando ricordò le mani di Jonah che le stringevano i fianchi e lui che la prendeva per un braccio mentre Zayn, bianco in volto, cadeva sul pavimento.
Ricordò l’urlo che le era uscito spontaneo dopo averlo visto a terra, sopraffatta dalla paura che il suo corpo non potesse reggere quello che gli avessero fatto ingerire.
Il suo Zayn, magro come un chiodo e forse troppo debole per sopportare qualsiasi sostanza nel suo organismo.
Ricordò se stessa, seduta sul pavimento freddo e sudicio prendere il cellulare con le mani tremanti e chiamare Mike, l’unica persona che era riuscita a confortarla.
Le aveva spiegato che probabilmente Zayn aveva ingerito delle pasticche leggere che, unite all’alcool avevano fatto perdere i sensi al ragazzo.
Jonah appena vista la scena era fuggito, probabilmente terrorizzato che incolpassero lui per l’accaduto.
 Il tornare a casa non l’aveva tranquillizzata affatto, sapeva che Zayn stava bene ma non riusciva a togliersi di dosso quella paura di ferirlo ancora, era stata tutta colpa sua e anche se quella sera Zayn era stato fortunato come avrebbe potuto sapere se suo padre o Jonah stessero elaborando qualche altro piano per ferirlo ancora?
Una fitta allo stomaco la fece leggermente piegare su se stessa; aveva accumulato così tanto nervosismo, tensione e paura che probabilmente sarebbe scoppiata di lì  a poco.
Perché suo padre le faceva questo? Un padre non dovrebbe forse desiderare la felicità della proprio figlia al posto di venderla al primo ragazzo che gli capita a tiro?
Un’altra fitta le colpì lo stomaco.
Si avvicinò e aprì uno dei cassetti del comodino di Zayn dove trovò un pacchetto di sigarette e un accendino. Ne sfilò una dal pacchetto svuotato per metà e la poggiò tra le labbra e poi la accese. Il fumo in gola la fece tossire non essendo più abituata a fumare, ma continuò ad aspirare il fumo finchè non terminò la sigaretta in pochi minuti per poi finirne un’altra subito dopo.
Sfilò la terza dal pacchetto e quando lo poggiò sul comodino la mano di Zayn le bloccò il polso.
 
“Credevo che avessimo smesso” le sussurrò Zayn mentre le lasciava il polso.
Daisy sgranò gli occhi e la sigaretta – ancora spenta- le cadde di mano, si gettò sul letto e abbracciò il ragazzo. Lo strinse forte e per un momento dimenticò suo padre, Jonah, Mike e il fatto che fosse svenuto, lo strinse per dimostrargli che,  nonostante tutto che quello che sarebbe successo di lì a poco, lei aveva bisogno di lui e sarebbe sempre stato così.
Avrebbe voluto restare tra le sue braccia ma pensò che era inutile prolungare la sofferenza, doveva farlo in quel momento o non ci sarebbe più riuscita.
Si allontanò da lui e si sedette sul bordo del letto con le mani sul copriletto, le unghie mangiucchiate e lo smalto nero ormai rovinato. Non lo guardò.
 
“Cosa succede?” le chiese Zayn.
 
“Quello che è successo ieri sera…” cominciò Daisy ma Zayn la bloccò a metà frase.
 
“Non succederà di nuovo” continuò la frase cercando di rassicurarla. Daisy non voleva essere rassicurata, voleva solo proteggere Zayn nei giorni a venire.
 
“Hai ragione. Non succederà di nuovo” disse fredda alzando lo sguardo e puntando gli occhi in un punto lontano della stanza. Non riusciva a credere a quello che stava per fare.
Il cuore le si strinse in petto e sentiva il sangue affluirle velocemente in testa.
 
“Che intendi?”chiese Zayn tirandosi su per appoggiarsi contro la testiera del letto.
 
Daisy non riuscì a guardarlo negli occhi. Sapeva che se mai l’avesse fatto sarebbe crollata e avrebbe mandato tutto al diavolo e non poteva farlo perché la vita di Zayn era più importante di qualsiasi altra cosa.
 
“Intendo dire che non può andare così. Ieri sarebbe potuto succedere qualcosa di estremamente brutto e non posso pensare che questo è tutta colpa mia”  disse Daisy affannata gesticolando. Si alzò dal letto e prese la borsa con i vestiti da terra mentre lottava contro il dolore nel petto.
Zayn si alzò di scattò e si fiondò davanti la porta che li portava nel giardino e notò che da sotto di essa entrava una leggera luce, segno che era ormai mattina.
 
“Non puoi farlo” disse prendendola per un braccio e avvicinandola a se. Daisy sussultò come se avesse ricevuto la scossa. “Guardami” continuò Zayn vedendo che la ragazza continuava a tenere gli occhi bassi “Credi che non sia abbastanza forte da sopportare tutto questo? Forse non ce la farei se dovessi farlo per me stesso, ma lo sto facendo per te. Vale la pena subire questo schifo se posso avere te accanto.”
A quel punto Daisy alzò lo sguardo e lo guardò fisso negli occhi incapace di parlare mentre nella sua testa la frase si ripeteva continuamente  Vale la pena subire questo schifo se posso avere te accanto.
“Lo so che hai paura, tu non lo dici ma ti si legge negli occhi e anche io ne ho tanta” continuò “ma preferisco vivere con questa paura che vivere senza di te.”
Si chinò e la baciò. Le mani sul suo viso mentre Daisy restava immobile con il cuore che le martellava nel petto. Per un attimo pensò che poteva farlo, poteva permettere a Zayn di salvarla ma qualcosa di più grande la fermò. 
Si divincolò da lui e Zayn sembrò ferito, la sua espressione era cupa e triste.
 
“Tu non capisci” sbottò cercando di arrabbiarsi il più possibile. Ma come poteva dopo che lui le aveva detto simili parole? Raccolse tutta la forza che era dentro di sé, fece un respiro profondo e parlò.
“Sta colpendo te per fare del male a me e non posso permettere che questo succeda, non posso permettere che lui ti faccia del male” sospirò “sei troppo importante.”
 
Zayn indietreggiò ma la porta dietro di sé bloccò i suoi movimenti, sembrava ferito, come se un coltello lo avesse colpito alle spalle.
Daisy si avvicinò a lui, sapeva che non sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe visto ma sapeva che non l’avrebbe mai più toccato in quel modo. Si alzò sulle punte e gli lasciò un bacio sulle labbra, lento e straziante e poi si allontanò da lui.
 
“E’ finita ma non ti sto dicendo addio” disse lei mentre Zayn si spostava dalla porta e lei usciva dalla stanza.
 
 
Erano passati giorni dall’ultima volta che aveva visto Zayn, non l’aveva incrociato per i corridoi e aveva evitato il vicolo come la peste per non rischiare di incontrarlo. Vederlo le avrebbe fatto troppo male e non avrebbe resistito alla tentazioni di abbracciarlo e tenerlo stretto e tornare nell’unico posto in cui si sentiva sicura: le sue braccia.
Sapeva che le sarebbe mancato ma non sapeva quanto sarebbe stato difficile stare senza di lui. Prima che Zayn piombasse nella sua vita era tutto piatto e incolore, Daisy sopravviveva soltanto, ma quando l’aveva conosciuto tutto era cambiato. Tutto aveva preso forma e colore, Daisy aveva voglia di andare a scuola solo per vederlo e seguiva le lezioni solo perché sapeva che a lui piaceva farlo, ma ora che lei e Zayn si erano separati era tornato tutto come prima o forse peggio, perché Daisy sapeva che la felicità era solo ad un passo da lei ma non poteva afferrarla perché altrimenti l’avrebbe distrutta.
Il giorno in cui Daisy l’aveva lasciato, Zayn aveva chiamato cinquantasette volte e aveva inviato altrettanti messaggi. Dicevano tutti la stessa cosa:
 
‘Ti prego, voglio solo sapere se stai bene. Zx’
 
Ma lei non aveva risposto a nessuno di loro, sapeva che se mai l’avesse fatto, il muro che stava costruendo con tanta fatica e dolore sarebbe crollato.
Quello che più faceva male a Daisy era non poter parlare con nessuno: quando sua nonna chiamava inventava sempre una scusa per liquidarla al più presto, non poteva dirle che non stava più da Zayn e che lei era da sola. Margherita sarebbe tornata e non voleva che anche lei si facesse del male.
Perché non posso essere felice? Si chiese. Ma non fece tempo a rispondersi che il telefono le squillò.
Ashley.
 
“Ash” disse neutra cercando di mantenere il controllo.
 
“Daisy finalmente” rispose Ashley e Daisy la sentì sospirare.
 
“Non avevo visto le altre telefonate” mentì. In realtà cercava di staccarsi dalla realtà il più possibile, stava provando a bloccare i sentimenti che la riempivano l’anima. Rabbia, tristezza, amarezza, odio e amore
 
“Credi di venire domani a scuola?” chiese Ashley con una nota di speranza nella voce.
Daisy alzò gli occhi al cielo. Si ci sarebbe andata a scuola, ma no, non sarebbe andata nel vicolo per vedere i suoi amici e per vedere Zayn.
“Zayn e Mike non ci saranno” riferì Ashley non ricevendo risposta.
 
“Okay” rispose Daisy non troppo felice.
 
“A domani allora, ciao Daisy” e attaccò.
 
“Si a domani” disse a se stessa.
 
 
 
La mattina seguente Daisy stava seduta sul letto in attesa che la sveglia suonasse l’ora esatta per alzarsi e potersi preparare.
Come per il resto della settimana, quella notte, aveva dormito veramente poco e i cerchi neri intorno ai suoi occhi ne erano la prova. Passava le ore a fissare la luna dalla finestra finchè non lasciava posto al sole, poi si alzava e viveva la sua vita come sempre aveva fatto.
La sveglia suonò e a Daisy sembrò così fastidiosa che la prese e la gettò sul pavimento e a stento non si ruppe, si alzò e si preparò in fretta e prima di uscire di casa si guardò allo specchio. I capelli scuri che una volta erano ricci morbidi e gonfi  ora erano solo una massa piatta arricciata alla punte, il viso sconvolto, gli occhi rossi e il corpo che stava in piedi per miracolo.
Poco dopo uscì di casa e nel tragitto per arrivare a scuola consumò velocemente una sigaretta, odiava doverlo fare ma , fumare, era l’unica cosa che riusciva a calmarla e a non farla esplodere.
Girò l’angolo ed entrò nei cancelli della scuola e non vedendo nessuno nel cortile capì che la campanella era suonata ed entrò.
Dopo aver trascorso tutto il tempo a guardare fuori dalla finestra durante le ore di Biologia e Trigonometria la campanella della ricreazione finalmente suonò. Era un bene perché quella classe cominciava a starle stretta, era un male perché di lì a poco avrebbe incontrato Ashley.
Per un momento desiderò che un fulmine la colpisse in testa o che il preside la convocasse pur di non doverla incontrare ma niente di questo accadde e quindi si ritrovò seduta per terra in fondo vicolo.
Ashley e Luke non erano ancora arrivati, probabilmente intenti a sbaciucchiarsi in qualche posto remoto e nascosto della scuola.
Infilò la mano in tasca e prese il pacchetto di sigarette sfilandone una, la mise in mezzo alle labbra ma si bloccò nell’accenderla perché qualcuno le si era seduto accanto.
Non può essere. Ashley perché lo hai fatto? Se questo è un sogno svegliatemi. Pensò mentre accendeva la sigaretta per poi girarsi e guardare il volto di Zayn vicino al suo.
Nonostante la carnagione scura lo nascondesse un po’, anche i suoi occhi erano cerchiati di nero, la barba scura era incolta e i capelli non erano alzati come al solito bensì pettinati verso il basso coprendogli la fronte.
Daisy pensò a quanto fosse bello anche quando era meno curato ma scacciò il pensiero.
Il muro non doveva crollare.
In lontananza vide i ragazzi che gli lanciavano sguardi e allungavano l’orecchio per cercare di capire ciò che si stessero dicendo.
 
“Des” sussurrò Zayn. Era vestito tutto di nero e ciò lo faceva sembrare più magro del solito, aveva un sigaretta in mano però era spenta.
Daisy non rispose e rimasero a guardarsi per quello che sembrò un tempo infinito quasi fossero in una bolla in animazione sospesa e fuori da essa il mondo andasse avanti senza di loro.
Zayn alzò il bracciò e si porto la sigaretta alla bocca poi si chinò su di lei che indietreggiò. Lui sorrise, il sorriso di Zayn, quello vero e Daisy pensò che non ci fosse cosa più bella al mondo così si avvicinò a lui e gli fece accendere con la sigaretta che teneva in bocca la propria. Entrambi, quasi fossero stati programmati, aspirarono e poi lo buttarono via il fumo in due nuvole che si unirono in aria.
 
"Des" bisbigliò lui rigirando la sigaretta tra le dita "il tuo nome, mi sono sempre chiesto cosa significhi."
Lei lo guardò mentre spegneva la sigaretta con un sorriso tirato.


"Daisy è l'equivalente di Margherita. E' il nome di mia nonna. Ha origini italiane e voleva che mi chiamassi come lei."


"Ah il fiore!" esclamò lui sorridendole "Ti sta bene" 


"Cosa intendi?" chiese lei confusa.


"Perchè sei bella, come i fiori. Forse anche di più" disse alzandosi e lasciandola lì con i suoi pensieri.
Perché era così facile stare insieme a lui? Perchè non poteva odiarlo e considerarlo noioso come le altre, prima di lei, avevano fatto?
Non poteva semplicemente perché loro erano Daisy e Zayn ed era destino che fosse così sempre, si erano trovati. Succede sempre così, continui a cercare e non trovare nessuno adatto a te e allora pensi di essere tu il problema; ma non è così, è solo che ti aspetta qualcosa di molto più grande e bello e molte volte le cose belle sono difficili da trovare.
Daisy si alzò e camminò verso i ragazzi.
Tutti la fissavano come se  avesse qualcosa da dire ma lei aveva perso le parole. Come poteva spiegare che non voleva stare lontana da loro ma doveva farlo perché non voleva che loro si ferissero per colpa sua?
La campanella suonò e Daisy fece un sorriso forzato, fece per camminare ma sentì il suo braccio che veniva tirando con forza e attenzione. Quando si voltò vide Zayn di fronte a lei che si chinò e la baciò. Daisy non si allontanò, non ce l’avrebbe mai fatta a staccarsi da lui. Solo in quel momento capì quanto le era veramente mancato, si sentì come se avesse trattenuto il respiro per tutti quei giorni e ora fosse libera di respirare di nuovo. Le mani di lui le accarezzavano il viso mentre le sue era poggiate piano sui fianchi.
Il bacio l’aveva travolta, Zayn l’aveva travolta. Non ne esci da storie così. Entrambi avevano bisogno l’uno dell’altra, erano necessari ed essenziali l’uno per l’altro legati da un filo invisibile che li teneva uniti da sempre.
Quando Zayn si staccò da lei le mise una mano per coprirle la bocca per paura che potesse parlare e scappare di nuovo.
 
“Tu mi hai trovato” le disse “E io sono qui per restare, non importa quanto sarà difficile e quanto farà paura, io sono qui con te e ci sono per restare”
 
Daisy lo guardò mentre la sua mano scivolava via dalle sue labbra e le accarezzava il viso.
Non poteva mandarlo via ancora, non era abbastanza forte per sopportare il suo viso triste e sconfortato, non era abbastanza forte per stare senza di lui quindi gli prese il viso tra le mani e lo baciò di nuovo dimenticando tutto ciò che li circondava.





Angolo Autrice  
Ciao patati.
Lo so di essere tremendamente in ritardo ma ormai non ho neanche il tempo di respirare e inoltre in questi giorni, nonostante avessi le idee chiare in testa, non riuscivo a scrivere niente di sensato e stavo tutto il tempo a fissare un apgina bianca in attesa che le parole scivolassero fuori, ma niente!
Oggi mi è finalmente arrivata l'ispirazione e sono abbastanza soddisfatta del capitolo, soprattutto della prima parte.
Spero che vi piaccia e come sempre se vi va lasciatemi una recensione per dirmi cosa ne pensate. 

Zayn:
Image and video hosting by TinyPic
Daisy:
Image and video hosting by TinyPic
Ora vado, spero di potervi sentire presto.
Un bacio.
Nicole xx


 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 10 ***


Image and video hosting by TinyPic


10.
 
‘Daisy era  in mezzo alla stanza, era tutto buio, lei continuava a gridare perché una grande paura le stringeva  il petto e non le permetteva  di respirare, camminava cercando di trovare la luce ma non c’era niente, era come se fosse dispersa nel buio più profondo. Si lasciò cadere a terra, la testa tra le mani cercando di coprirsi gli occhi e i gomiti appoggiati sulle ginocchia. Quando guardò di nuovo la luce invase tutto, era in un grande prato pieno di margherite  e Zayn era seduto accanto a lei. Daisy gli gettò le braccia al collo. Lui aveva  portato luce dove c’era solo l’oscurità.’
 
Daisy aprì gli occhi capendo che era stato solo un sogno.  La luce filtrava forte dalla finestra e una musica bassa faceva da sottofondo nella stanza. Si alzò leggermente per mettersi seduta e notò Zayn intento a fare flessioni sul pavimento, ascoltava la musica ad alto volume dagli auricolari e creava un rimbombo che si sentiva in lontananza. Daisy si fermò qualche secondo a guardarlo. Era senza maglietta, indossava solo dei pantaloncini neri e delle scarpe da ginnastica dello stesso colore. La pelle imperlata dal sudore sembrava più scura di quanto già non fosse e i muscoli delle spalle si tendevano ogni volta che scendeva verso il pavimento. Zayn si alzò completata un serie e si sorprese vedendola sveglia. Si tolse gli auricolari e si avvicinò al bordo del letto dove Daisy era seduta.
 
“Buongiorno” le disse baciandole una guancia.
Daisy si alzò in ginocchio sul letto per arrivare alla sua altezza e lo attirò a se baciandolo sulle labbra. Si strinse forte a lui sentendo il bisogno di averlo vicino il più possibile.
Lui le teneva entrambe le mani sulla parte bassa della schiena e quando Daisy fece scivolare la lingua sul suo labbro inferiore, Zayn dischiuse le labbra.
Quando si separarono erano entrambi senza fiato ma continuavano a tenersi stretti.
 
“Ho sognato qualcosa” sbuffò lei sulle labbra di lui.
                                                                                                                                             
“Cosa hai sognato?” chiese lui accarezzandole la schiena da sopra la canottiera leggera.
 
“Te” affermò subito Daisy abbassando lo sguardo sul tatuaggio che colorava la parte superiore del petto di Zayn. Mosse le dita sul suo petto accarezzandolo poi scese sulla vita dove altri tatuaggi ornavano la pelle perfetta, gli addominali di Zayn si tesero e Daisy riportò le mani sulla parte superiore del petto.
Non ricevendo risposta capì che lui stava aspettando solo che lei raccontasse così, per qualche minuto gli spiegò cosa aveva visto.
 
“Con te ci voglio stare anche fuori dal sogno” mormorò lui dopo aver ascoltato la storia.
Daisy rimase a bocca aperta e pensò agli ultimi giorni che avevano trascorso insieme: lui non l’aveva lasciata sola neanche per sbaglio e Daisy si meravigliò di essere piacevolmente sorpresa da quelle attenzioni che lui le riservava. Lei aveva sempre odiato le persone appiccicose e si annoiava facilmente di cose e persone, ma con lui era diverso: Zayn riusciva a starle accanto senza però risultare invadente e soffocante. La parte più bella era , però, che non avevano bisogno di riempire ogni secondo con le parole, riuscivano a stare anche in silenzio guardandosi e basta. Entrambi avevano bisogno dei loro spazi, che si concedevano l’un l’altro e svolgevano le loro attività preferite rendendosi partecipi a vicenda.
Daisy senza parole lo baciò di nuovo, questa volta però il baciò fu veloce e casto.
 
“Dovrei finire l’ultima serie” affermò Zayn “vuoi aiutarmi?” le chiese facendo l’occhiolino.
Daisy si alzò dal letto, indossava solo una canottiera e dei pantaloncini, la casa era molto calda e nonostante fosse inverno non aveva bisogno di coprirsi quando era dentro.
Zayn la trascinò per mano nel punto in cui prima stava facendo le flessioni.
 
“Stenditi” le disse e Daisy obbedì stendendosi a pancia in su. Zayn si abbassò e si distese sopra di lei tenendo il peso sulle mani appoggiate al pavimento.
Cominciò a scendere e quando i loro corpi si toccarono Daisy rabbrividì, ma non ebbe il tempo di pensarci poiché Zayn la stava portando alla realtà con un bacio sulle labbra. Ripeté il gesto altre volte finchè non arrivò alla fine della serie.
 
“Questa è l’ultima” disse affannato mentre si abbassava per baciarla. Daisy lo tirò dall’elastico dei pantaloncini  e lo fece scivolare su di lei.
 
“Des, questo non è corretto” disse lui fingendosi arrabbiato.
Daisy scoppiò a ridere guardando il suo viso così Zayn cambiò subito espressione, sorrise mettendo la lingua in mezzo ai denti e chiudendo gli occhi. Quello, per Daisy , era il vero sorriso di Zayn e amava ogni qual volta lui le sorridesse in quel modo perché la facevano star bene. “Piccola vorrei restare tutto il giorno qui con te, ma questa mattina ho un appuntamento.” Daisy si corrucciò e lo guardò con aria interrogativa
 
“E’ una cosa che non posso rimandare, ho preso una decisione e aspetto da troppo tempo” continuò alzandosi dal pavimento.
Daisy rimase a fissarlo dubbiosa e confusa, poi anche lei si alzò.
 
“Cosa devi fare di così importante?” chiese Daisy senza ricevere risposta, Zayn si era infatti stretto nelle spalle per poi girarsi ed entrare in bagno.
 
 
Mezz’ora dopo Zayn uscì dal bagno.
I capelli erano ancora umidi e scompigliati, Daisy pensò che in quel modo sembrava, se possibile, ancora più bello.
 
“Des perché sei ancora nel letto? Non vieni insieme a me?”
Daisy alzò gli occhi che teneva in grembo.
 
“Ma io… Zayn… Credevo che…” balbettò confusa.
 
“Sbrigati o farò tardi” affermò Zayn mentre si guardava allo specchio intento ad acconciare i capelli da un lato.
Daisy annuì e cercò di prepararsi il più velocemente possibile così che quindici minuti dopo entrambi entrarono nell’auto di Zayn.
 
Il viaggio fu inizialmente silenzioso, Daisy pensò che fosse inutile chiedergli dove sarebbero andati, non aveva risposto la prima volta e conoscendo Zayn sapeva che non le avrebbe detto niente.
 
“Credo che dovresti imparare a guidare” disse Zayn rompendo il silenzio.
 
“Non ho mai avuto qualcuno che mi insegnasse e ho lasciato perdere” rispose Daisy ricordandosi quante volte avesse pregato suo padre qualche anno prima e Mike in seguito perché le insegnassero almeno le cose basilari ma nessuno dei sue si era mai impegnato, neanche Ashley l’aveva aiutata, troppo occupata nei suoi drammi amorosi con Luke.
Al pensiero di Ashley, Daisy si irrigidì ricordandosi come, in quei giorni a scuola, era stata fredda e distaccata. Inizialmente Daisy aveva dato la colpa a se stessa pensando che questa sua freddezza fosse dovuta al passare continuamente tempo con Zayn e non passare il tempo nel vicolo come aveva sempre fatto, ma lo era stata anche con tutti gli altri, con Luke soprattutto.
 
“Potrei insegnarti io”
 
Le parole di Zayn la svegliarono dai suoi pensieri e gli sorrise mente  lui parcheggiava di fronte ad un edificio ornato di murales, sulla porta di vetro vi era una grande scritta a Led rossi: TATTOOS.
Daisy allora capì ciò che Zayn voleva fare.
 
“Voglio che sia una sorpresa, quindi mi aspetterai qui, non ci metterò molto” disse lui baciandola con urgenza sulle labbra.
 
“Vado a fare una giro in quel negozio dall’altra parte della strada” rispose lei, convinta che, se fosse rimasta in macchina sarebbe letteralmente impazzita per la curiosità.
Slacciò la cintura e scese dalla macchina dirigendosi nel negozietto che vendeva più che altro roba vintage e accessori. Il posto era piccolo, con luci soffuse in modo da far sembrare la stanza più accogliente, su ogni parete erano appese collane e cinture e in fondo alla stanza vi era un grande specchio vicino al quale delle porte scorrevoli fungevano da camerino. Daisy si guardò intorno cercando tra le file di vestiti qualcosa che potesse interessarle quando le cadde lo sguardo su una figura slanciata e dai lunghi capelli bianchi alla cassa.
Ashley.
A Daisy sembrò strano trovarla lì considerando che il guardaroba di Ashley era governato da vestiti molto semplici e basilari ma non ebbe tempo di finire i suoi pensieri perché notò, vicino all’amica un ragazzo. Era alto e ben piazzato, i capelli corti e castani, la mano intorno alla spalla di lei spuntava fuori da una felpa nera.
 
“Ash” gridò Daisy e quando la ragazza si girò non fu per niente sorpresa di trovare la sua amica lì, Daisy al contrario raggelò quando il ragazzo vicino ad Ashley si voltò a sua volta rivolgendole un sorriso subdolo che contagiava gli occhi troppo azzurri che sembravano fatti di ghiaccio.
Daisy cercò di avvicinarsi ma la mano di Ashley scese su quella del ragazzo e l’afferrò come per voler spiegare quello che era ormai evidente e come se le fosse stato sferrato un pugno nello stomaco indietreggiò.
 
“Non è possibile” sussurrò inizialmente per poi ripeterlo ancora più forte.
“Ashley tu non puoi farlo” continuò Daisy guardando i due pietrificata.
 
“Perché non posso? Devo avere il tuo consenso per stare con lui?” sputò Ashley  “Ho lasciato Luke, con lui non mi sarei mai sentita apprezzata e felice mentre con Jonah lo sono.”
 
“Tu non sai di cosa lui  sia capace, Ashley lascia perdere ti prego.” Daisy la supplicò mentre le tornava in mente tutto ciò che Jonah e suo padre avevano fatto, non poteva permettere che Ashley si facesse del male.
 
“Certo che lo so, è per questo che sto con lui” disse con un ghigno divertito “tu e Zayn ve la siete meritata.”
A quelle parole Daisy si bloccò, sentì l’ansia pervadere ogni parte del suo corpo e qualcosa che saliva su per la sua gola quasi come se avesse bisogno di vomitare.
 
“Credevo che fossi mia amica” gridò ad un tratto Daisy bianca in volto.
 
“Credevi male” rispose Ashley per poi prendere per mano Jonah e uscire fuori dal negozio.
Daisy rimase per molti minuti ferma a fissare il vuoto, non riusciva a realizzare che fosse tutto vero.  Lei era stata sempre vicina ad Ashley, sapeva che nell’ultimo periodo aveva trascurato la loro amicizia ma non era niente di così grave per far si che lei si comportasse in quel modo e che la tradisse spudoratamente. Quella era Ashley, ma non la vera Ashley, era come se le avessero fatto il lavaggio del cervello ma per quanto potesse fare male, sapeva che non poteva fare niente.  Lei ora stava con Jonah.
Uscì dal negozio dove trovò Zayn appoggiato contro il muro.
 
“Dio Des cosa ti è successo?”
Daisy abbassò la testa scuotendola.
“Cazzo Daisy parla!” urlò Zayn. La ragazza era sicura di non averlo mai visto così, era terribilmente preoccupato e spaventato.
 
“Ashley e Jonah…” sussurrò per poi gettare via l’aria “Ashley e Jonah stanno insieme” finì la frase tutta d’un colpo e sospirò di nuovo mentre Zayn la fissava immobile come se gli avessero tolto la facoltà di parlare, lei allora annuì per accentuare ciò che aveva appena detto.
 
“Non è possibile” disse Zayn incredulo “lei è nostra amica” continuò dopo una breve pausa.
Daisy scosse la testa e lo guardò, si sentiva stanca come se quello che aveva appena scoperto le avesse prosciugato tutte le energie.
 
“Voglio solo andare a casa” disse voltandosi e cominciando a camminare, sentiva dietro di lei i passi di Zayn. Il bracciò di Zayn la tirò all’indietro mentre una macchina le sfrecciava accanto, accadde tutto così velocemente che inizialmente non riuscì a capire cosa fosse successo. Quella macchina stava per investirla e Zayn le aveva salvato la vita, una frazione di secondo più lontano e lei sarebbe finita sotto la macchina. Cercò di assimilare tutto quello che stava accadendo ma il ragazzo la prese per mano e la fece sedere nell’auto che avevano appena raggiunto.
 
“Stai bene?” chiese lui stringendole così forte la mano che sembrava volesse stritolarla.
 
“Bene” annuì lei.
Stava per ringraziarlo per averle salvato la vita, lo aveva fatto da quando si erano incontrati, l’aveva salvata da una vita piatta e incolore, l’aveva salvata dalle scelte sbagliate ma niente era in confronto a quello che era appena accaduto e tutto le fu chiaro, una scoperta di qualcosa che era già presente in lei, capiva ciò che provava, se prima poteva dubitare in quel momento ne era certa.
 
“Zayn io…” aprì bocca per finire la frase ma il suono del cellulare la interruppe.
 
Numero sconosciuto:
 
La prossima volta stai più attenta a non intralciare i miei piani… fiorellino. 




 

Angolo autrice

Buon pomeriggio a tutti miei cari lettori.
Lo so, lo so che è passato un secolo dall'ultimo capitolo, ma vi giuro che è stato davvero un periodo di merda e non sapevo davvero a cosa pensare per prima, non che adesso vada meglio, ma sonon riuscita a collegare un pò di idee che avevo in testa e metterle nere su bianco.
Non sono molto soddisfatta del capitolo, non adoro come l'ho scritto ma è davvero l'unica cosa che è uscita dopo uno o due mesi. Ho trovato difficile collegare i vari passaggi senza però dilungarmi troppo, se inizio a divagare non la smetto davvero più e questa tra le idee era la più leggibile. Spero riusciate a perdonarmi.
Non so dirvi tra quanti capitoli finirà la storia ma posso dirvi che siamo a buon punto, ho una scaletta e mancano solo quattro o cinque punti più l'epilogo da scrivere ma vi assicuro che sono quelli richiedono più impegno perchè vi faranno capire davvero tutto.
Ho preso una decisione per la trama della storia e forse mi odierete per questo ma spero che mi continuerete a seguire nonostante il colpo al cuore che vi farò prendere.
Okay ora la smetto. Vi prego di farmi sapere cosa pensate del capitolo e le vostre aspettative con una recensione, per me sono davvero importanti.
Potete trovarmi su:
Twitter  Ask Tumblr 
Un bacio
Nicole xx


Ash Image and video hosting by TinyPic


Jonah Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 11 ***


Image and video hosting by TinyPic



11.
 
 
Dopo aver letto il messaggio Daisy infilò il cellulare nella tasca anteriore dei jeans.
Sapeva che l’avvertimento era arrivato o da Jonah o da suo padre ma, per quanto potessero spaventarla, avevano entrambi fatto di peggio e quello che era accaduto qualche minuto prima ne era la prova. Daisy si sentiva nervosa e stanca, aveva visto la vita correrle davanti agli occhi in quei pochi istanti e adesso voleva solamente stendersi su un letto e sprofondare.
 
“Zayn?” sussurrò la ragazza con una richiesta inespressa.
 
“Dimmi piccola” rispose lui convinto e Daisy capì che avrebbe potuto chiedergli qualsiasi cosa.
 
“Possiamo non tornare a casa? Vorrei andare alla casa al mare” disse lei facendo qualche pausa tra una parola e l’altra. Zayn semplicemente annuì continuando a guardare di fronte a lui mentre faceva inversione per prendere la strada che portava al mare. Daisy poté studiare la sua espressione dure e impenetrabile quasi fosse arrabbiato, ma sapeva che non ce l’aveva con lei, era qualcosa di più profondo che non riusciva a comprendere. Mentre lo guardava appoggiò la testa sul finestrino freddo e nel silenzio dell’abitacolo scivolò nel sonno.
 
 
Quando si svegliò, Daisy si accorse che la sua testa non era più appoggiata sulla superficie dura e fredda del vetro, ma su un morbido cuscino.
Allungò la mano sotto al piumone che le infondeva calore e notò , con un pizzico di delusione, che Zayn non era nel letto insieme a lei. Strizzò gli occhi e mise a fuoco l’ambiente circostante capendo che si trovava in quella che era stata la camera di Zayn. La stanza, praticamente vuota, era illuminata dalla luce bianca di una piccola lampada che si trovava sul pavimento. Daisy sorrise, contenta che Zayn si ricordasse della sua paura del buio. Alzò gli occhi e notò, guardando fuori dalla finestra, che il cielo si era tinto di un blu intenso così prese il cellulare per controllare che ora fosse.
20:10
Aveva dormito quattro ore buone e si sentiva un po’ più riposata e meno stordita di prima.
Strisciò il dito sullo schermo del cellulare, cercò il numero di Zayn tra i preferiti e lo chiamò, lui rispose al primo squillo.
 
“Buongiorno bella addormentata” disse lui in tono dolce e lei sorrise.
 
“Il letto è vuoto senza di te” disse lei facendo una smorfia anche se sapeva che lui non l’avrebbe mai vista.
 
“Arrivo”
 
Zayn attaccò e Daisy sentì le scale di legno cigolare sotto il peso del ragazzo; pochi secondi dopo la porta venne aperta da Zayn che si mostrò a lei in tutta la sua bellezza.
Lui le sorrise e con un gesto veloce si tolse le scarpe per poi raggiungerla sul letto, stendendosi accanto a lei e cingendole la vita con il braccio interamente tatuato.
Daisy sentì il suo respiro tra i capelli e la sua pelle fredda entrare a contatto con la propria.
 
“Oggi, per un secondo, ho davvero pensato di averti persa per sempre” disse lui con voce tremante dopo un lungo momento di silenzio “ non ho mai provato così tanta paura in tutta la mia vita e ringrazio il cielo per aver avuto la forza di tirarti verso di me in tempo.”
Daisy sospirò ma, nel momento in cui stava per ribattere, lui continuò.
“Non riuscirei a sopportare una vita dove tu non esisti!” Daisy sentì come se quelle parole la colpissero diritta al cuore, perché sapeva che per lei sarebbe stato lo stesso se i ruoli fossero stati invertiti.
 
“Zayn io ti amo” sussurrò Daisy  “oggi, prima che tu mi salvassi, ho visto la vita scorrermi davanti agli occhi e mi sono resa conto che se questa vita fa meno schifo è solo grazie a te. Sapevo di amarti, l’avevo capito quando mi hai detto che con te, ero la vera me ed ero la tua Daisy, dovevo solo ammetterlo a me stessa. Ho sempre evitato di amare le persone per la paura di uscirne ferita ma con te è stato inevitabile…”
Le parole rimasero sospese nell’aria perché Daisy non sapeva come continuare e spiegare i sentimenti che provava per quel ragazzo, erano forti e inspiegabili.
 
“Fai l’amore con me” sussurrò lui tutto d’un fiato e Daisy sentì il battito del suo cuore farsi più veloce a quelle parole.
Daisy si strinse forte contro di lui consapevole di volerlo fare, voleva che Zayn fosse il suo primo, si fidava di lui e gli avrebbe permesso qualsiasi cosa.
La ragazza si rigirò tra le sue braccia per guardarlo, i suoi occhi erano lucidi e lo sguardo serio. Daisy alzò una mano e la portò alle sue labbra accarezzandole con il pollice, Zayn abbassò gli occhi e trattenne il respiro.
 
“Voglio essere solo tua” disse lei con più naturalezza possibile mentre le sue dita scivolano su una guancia per accarezzargli la barba.
Lui annuì  abbassando la testa e Daisy notò una nota di insicurezza e di paura nel suo volto.
 
“Che succede?” gli chiese lei piano facendogli scivolare il pollice sul mento.
 
“Io non ho mai...” disse sospirando poi continuò “e tu neanche, solo non voglio farti male”
A quell’affermazione Daisy rimase stupita.
 
“Tu non hai mai fatto sesso?” chiese lei.
 
“Ti aspettavo” disse lui scuotendo la testa. Lei lo abbracciò ancora confusa, non capendo come le ragazze prima d’ora non si fossero mai innamorate di lui. Si ritenne la ragazza più fortunata dal mondo, sarebbe stato la prima volta per entrambi e Daisy non potè che sentirsi onorata nel poter amare Zayn in tutto e per tutto.
Lui abbassò la testa su di lei e la baciò e pian piano scostarono le coperte e si inginocchiarono sul materasso. Si separarono per qualche secondo per riprendere fiato ma continuavano a guardarsi negli occhi come se fossero l’unica fonte di sopravvivenza reciproca.
Delicatamente Daisy, con il cuore che le batteva in gola, fece scivolare le mani verso l’orlo della t-shirt nera di Zayn per sfilargliela con lentezza. Con le mani iniziò ad accarezzargli per poi salire fino al petto. Spalancò gli occhi per quello che vide sul petto di Zayn.
Era totalmente incredula e il cuore le martellò, se possibile, ancora più forte in gola quando accarezzò il tatuaggio mentre Zayn tratteneva il respiro.
 
“E’ bellissimo” sussurrò Daisy riuscendo a malapena a contenere l’emozione e esaminando meglio la pelle disegnata. I segni ricoprivano la parte sinistra del petto in direzione del cuore. Una margherita si trovava al centro e uno dei petali cadeva dal fiore ed era stato disegnato come ad insinuarsi sotto la pelle di Zayn.
 
“Questa sei tu” disse lui mentre appoggiava la sua mano su quella di Daisy per accarezzare insieme a lei il tatuaggio “da quando ti ho conosciuta ci sei stata solo tu, ti sei insinuata dentro di me, sei nella mia pelle, nel mio cuore, nella mia anima e in ogni mio respiro.”
Daisy lo guardò senza parole. Lo guardò con occhi e bocca spalancata cercando invano qualcosa da dire, ma le venivano in mente solo frasi banali. Si abbassò e lasciò un leggero bacio sul tatuaggio per poi circondare con le braccia il corpo magro e ossuto di Zayn.
Quando lo lasciò, dopo quello che sembrava un tempo infinito, si baciarono. Il contatto fu urgente, ricco di desiderio e di bisogno reciproco; Zayn le tolse maglietta con le mani tremanti e quando aprì bocca per parlare , Daisy, gli posò un dito sottile sulle labbra.
Poco a poco la barriera di vestiti che era tra di loro scomparve e in un turbinio di baci, gemiti e respiri si amarono come mai avevano fatto donandosi completamente l’uno all’altra e, dopo che entrambi raggiunsero l’apice con un ultimo gemito, si distesero vicini, le loro gambe intrecciate e le loro mani unite.
 
“Des, ti amo da morire” sussurrò lui mentre entrambi scivolarono in un sonno profondo.




Angolo autrice.  


Salve a tutti bimbi miei.
Questo capitolo è stato scritto più di una settimana fa, prima che succedesse quello che è successo con Zayn. Avrei voluto pubblicarlo prima ma non riuscivo a leggere il nome di Zayn senza mettermi a piangere. A primo impatto a fatto davvero male e pensavo persino di eliminare la storia, ma poi ho capito che continuarla è come dimostrare a me stessa che io ci sono fino alla fine. Nonostante Zayn se ne sia andato, lui rimane sempre un membro dei One Direction, la boy band della mia vita.
Fatto questo preambolo che vi potrà sembrare anche contorto, passo al capitolo.
Questa volta è più corto del solito, ma ho voluto pubbliciarlo da solo e senza aggiungere altri avvenimenti perchè parla di un avvenimento piuttosto importante nella vita dei nostri ragazzi, inoltre questo capitolo rapresenta proprio la fine della loro vita felice perchè dal prossimo capitolo sarà tutto un vero e proprio caos, farò accadere delle cose brutte che non piacciono neanche a me. Figuaratevi ahah.
Detto questo, penso che pubblicherò presto il dodicesimo capitolo in quanto le vacanze di Pasqua sono alle porte e avrò più tempo per dedicare alla scrittura.
Scrivetemi cosa ne pensate del capitolo, le vostre aspettative e i vostri suggerimenti.
Love you all,
Nicole xx

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 12 ***


Image and video hosting by TinyPic  
 
 
12.
 
 
Quando il Daisy si svegliò, per un istante le sembrò di trovarsi in camera sua tra le sue calde coperte ma, pochi secondi dopo, gli avvenimenti della sera precedente le tornarono alla mente e capì che ciò che la teneva al caldo non erano le coperte, bensì le braccia di Zayn.
Il suo corpo era leggermente dolorante ma non potè fare a meno di sorridere quando ricordò come Zayn l’aveva toccata. Era stato attento, delicato, dolce e  tutto era risultato perfetto, il modo in cui lui le aveva detto che l’amava le aveva fatto mancare il fiato, perché lei era consapevole di quanto quelle parole fossero vere, se non lo fossero state Zayn non sarebbe rimasto insieme a lei nonostante lo schifo che la circondava,nonostante il suo carattere scorbutico e altalenante, nonostante suo padre che aveva persino cercato di uccidere entrambi.
Per quanto avrebbe voluto ricordare la notte precedente all’infinito fu costretta ad aprire gli occhi al suono incessante del telefono che squillava sul comodino accanto a lei.
 
“Pronto” disse con la voce assonnata appena concluso uno sbadiglio.
 
“Daisy, grazie al cielo” la voce della donna che parlava sembrava sollevata “ho provato a chiamare Zayn ieri ma il suo telefono era sempre spento, solo questa mattina sono riuscita ad avere il tuo numero da Mike e ho chiamato”
 
“Signora Clifford” disse Daisy cercando di ricomporre le idee per rispondere “stiamo bene, Zayn deve aver dimenticato di avvisarla che saremmo andati alla casa al mare, mi dispiace” continuò rivolgendo uno sguardo al ragazzo accanto a lei che dormiva ancora beato. Per un momento si estraniò dalla conversazione per osservarlo. Sembrava così calmo e rilassato, con il labbro inferiore all’ingiù  quasi fosse imbronciato. Sembrava così dolce e vulnerabile e a Daisy venne l’irrefrenabile voglia di abbracciarlo e non lasciarlo andare mai via.
 
“Daisy ci sei ancora?” chiese Mary Clifford dall’altro capo del telefono.
 
“Ssi” balbettò Daisy
 
“Dovete tornare subito qui” disse la donna questa volta con voce incrinata e dal suo tono Daisy capì che era qualcosa di urgente che non poteva aspettare. Mentre si alzava dal letto urtò la spalla di Zayn che si svegliò di scatto.
 
“E’ successo qualcosa?” chiese mentre cercava i vestiti che la sera precedente erano finiti sul pavimento.
 
“Non che io sappia, ma dovete tornare qui, non posso dirti altro.”
Daisy annuì all’affermazione della donna come se potesse vederla e chiuse la telefonata. Poteva pensare di tutto, poteva essere successa qualsiasi cosa e si innervosì a tal punto che le mani cominciarono a tremarle e le fecero gettare il telefono sul pavimento.
Zayn che intanto si era vestito le andò in contro e l’abbracciò.
 
“Shh..è tutto okay”
Lei si girò per abbracciarlo e gli spiegò in breve ciò che la signora Clifford le aveva detto e velocemente raccolsero le loro cose e si misero in viaggio.
 
Durante il tragitto i due non parlarono molto, erano ancora molto assonnati e storditi perché non sapevano cosa fosse potuto accadere. Zayn andava più veloce del solito avendo notato l’agitazione e l’impazienza di Daisy, arrivarono così a casa in meno di mezz’ora.
Appena la macchina si fermò Daisy scese velocemente dall’auto e si precipitò davanti alla porta di casa e suonò il campanello e pochi istanti dopo la signora Clifford spuntò sulla soglia.
Daisy notò che la donna, sempre nella sua perfetta compostezza, sembrava stanca e preoccupata, gli occhi erano leggermente infossati e cerchiati di nero e il sorriso smagliante che le rivolgeva ogni qual volta si incontravano per casa era sparito.
La signora la salutò con un bacio veloce sulla guancia per poi salutare Zayn con un abbraccio più lungo del solito. Daisy, a quel punto, pensò che il suo ragazzo potesse sapere il motivo di quel ritiro immediato e preoccupante ma, guardando il suo volto, si rese conto che lui era sorpreso quasi quanto lei.
 
“Entrate” disse la signora Clifford e subito i  due ragazzi tenendosi per mano raggiunsero il grande salone della casa.
Daisy si bloccò di colpo. Sua nonna era seduta sul divano con in mano una tazza, probabilmente di thè – lei odiava il caffè - e guardava sorridendo nella sua direzione quasi la stesse aspettando. Quello che spaventò maggiormente la ragazza non fu il fatto che sua nonna si trovasse lì, bensì il suo aspetto: il viso, che in precedenza sembrava sempre abbronzato, ora era pallido quasi bianco, le labbra rosee ora tendevano a un colore scuro quasi violaceo. Sua nonna, che prima era il volto della salute e che portava i suoi sessantacinque anni di età con forza e vigore, ora sembrava invecchiata di colpo e tremendamente malata. La consapevolezza di ciò che stava succedendo schiacciò Daisy ma nonostante questo trovò la forza per lasciare la mano di Zayn e correre dall’altra parte della stanza e abbracciare sua nonna. Il cuore di Daisy stava quasi per scoppiare ma sapeva che non poteva piangere, doveva essere forte per sua nonna che l’aveva salvata da tutto e da tutti.
 
Quando si staccarono gli occhi della donna erano bagnati dalle lacrime che cercava di trattenere mentre Daisy respirava a fatica.
Zayn e Mary che avevano osservato la scena da lontano non interrompevano quel legame che si era creato e solo quando fu il momento adatto Zayn si avvicinò per salutare Margherita con due baci sulle guancie evitando di proferire dato che gli sembravano superflue.
 
 
‘Credo che tu abbia bisogno di una spiegazione’ disse Margherita quando tutti furono seduti. Daisy annuì stringendo la mano di Zayn che era seduto accanto a lei.
 
‘Ricordi quella volta che feci le analisi poiché la mia pancia era sempre gonfia?’
Daisy annuì di nuovo ricordandosi che i medici avevano riscontrato nelle analisi solamente un’intolleranza alimentare e quindi niente di cui preoccuparsi.
‘Seguendo ciò che i medici mi avevano consigliato, avevo smesso di mangiare alcuni alimenti che potevano farmi male e per un po’ il gonfiore era calmato. Qualche settimana fa, quando ero a Londra, il gonfiore si è ripresentato e ho deciso di fare analisi e visite più accurate ed esse hanno riscontrato un esito disastroso. Tesoro mio’ disse e poi si fermò singhiozzando ‘sono molto malata, un tumore maligno si è stabilizzato alle ovaie e non si può fare niente per guarirlo.’
Quando finì di parlare Daisy la guardava impietrita incapace di proferire parola, aveva capito che si trattava di qualcosa brutto ma non pensava che fosse così disastroso.
Un dolore le si espanse nel petto e fu come se mille aghi le perforassero il cuore e andassero più affondo ad ogni battito.
Si fece forza e con la mano libera strinse quella di sua nonna.
 
‘Ti prometto che andrà tutto bene e non ti lascerò mai’ sussurrò Daisy con tutta la forza e l’amore che le erano rimaste in corpo.


-------------------------------------------------------------------------------------------------
Angolo autrice

Buonasera miei cari lettori, mi scuso per il tremendo ritardo, probabilmente vi sarete dimenticati anche della storia, ma io sono ancora qua.
In questi due mesi mi è venuto davvero difficile sedermi a scrivere, ho avuto davvero un sacco di problemi e inoltre il dover scrivere di Zayn mi fa davvero male quindi evito di farlo quando sono troppo stanca perchè pensarlo mi deprime veramente.
Il capitolo non è molto lungo ma in è molto forte, probabilmente non ve lo aspettavate e in questo momento mi starete odiando ma vi prego abbiate pazienza, sono tre anni che cerco di scrivere questa storia e finalmente ora che ci sto riuscendo non voglio cambiarla. Prima che vi vengano idee strane sappiate che conosco il caso di Margherita ben da vicino quindi non dico corbellerie o cose inventate, spero di riuscire a spiegarle nel modo migliore e spero che il capitolo sia di vostro gradimento. 
Ora che la scuola sta per finire avrò tempo di respirare e di scrivere cose che non faccio da molto tempo a causa dello studio.
Anyway ci sentiamo presto e ricordate che vi amo anche se non ve lo scrivo in continuazione.
Tanti tanti baci,
Nicole xx

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2830611