Il Cielo del Nord

di Bumbix
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Perchè l'Alaska? ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Prima Tappa ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Realizzazione ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Seconda Tappa - Verità ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Freddo e Buio ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Almeno Tu ***
Capitolo 7: *** Epilogo: Realtà...? ***



Capitolo 1
*** Perchè l'Alaska? ***



Prologo: Perchè l'Alaska?

Il sole appena sorto, il trepido cinguettare degli uccelli, i raggi che imperterriti penetrano dalle tapparelle, disegnando forme e colori sui muri della camera.

Istintivamente apri gli occhi, il corpo ancora assonnato, le braccia pesanti, non vorresti far altro che girarti dall'altra parte e continuare a dormire. Tuttavia lo senti. Di sottofondo, come il rumore di passi attutiti. Qualcuno si muove lungo il corridoio.

Fiduciosa, ed ancora intorpidita, ti fai scivolare di dosso le coperte che coprivano il tuo corpo nudo, indossando una camicia gettata in terra la sera prima.

L'indumento è ampio, caldo e porta ancora impresso il suo odore. Ti fermi un attimo, lo assapori, guardandoti poi allo specchio per ammirare il tuo aspetto.

Sei bella. Anche con un principio di occhiaie ed i capelli sconvolti, i tuoi occhi brillano vivaci, il tuo sorriso abbraccia il mondo. Sei bella, bella da quando hai conosciuto lui, bella da quando lui ti ha fatto sentire bella.

Prima non avevi mai badato al tuo aspetto, ti sei considerata sempre troppo bassa, o troppo magra, o troppo piatta. Ogni cosa di te aveva un difetto, e, piuttosto che dargli peso, preferivi sorvolare. Ora sai, che quei difetti sono la parte migliore di te. Da quando l'hai incontrato, da quando l'hai accettato e da quando gli hai permesso di cambiarti la vita, lui te l'ha dimostrato giorno dopo giorno.

Ancora ed ancora.

Sei felice, c'è poco da fare, e vorresti che questi brevi istanti della tua vita non finissero mai.

Dopo ancora qualche secondo d'esitazione, nel quale prendi in considerazione l'idea di indossare altro o di raggiungerlo così come sei, ti avvii lungo il corridoio.

Uno stretto cubicolo rettangolare, con due porte a destra e due a sinistra. In fondo, li dove si apre l'ingresso per il soggiorno, senti di nuovo gli stessi rumori attutiti di prima.
Sembra si stia impegnando tanto per non darti fastidio.

Sorridi e ti avvii.

I tuoi piedi quasi volteggiano lungo le fredde mattonelle per quanto ti senti leggera e viva. Il precedente torpore è solo un lontano ricordo.

Stai andando da lui, lui è oltre quella porta, lui è lì per te.

E così sbuchi in soggiorno, il tuo sguardo vispo vaga nell'ambiente, fino a che non lo noti. Sta facendo capolino da dietro il separè della cucina, il viso stanco, con un accenno di barba non fatta e quei suoi incredibili occhi verdi.

"Ehi"

Ti avvicini e gli dai modo di notarti. Il suo sguardo incontra il tuo, ed in esso riesci a leggerci un futuro fatto di certezze. Il suo sorriso ti accoglie, mentre tira fuori un altro piatto dalla mensola.

"È presto, potevi restare a dormire."

Lo hai ormai raggiunto e lo abbracci da dietro mentre lui ti prepara la colazione.

"Lo so, ma volevo vederti. Mi fa strano sapere che ti alzi così presto la mattina e che la sera rientri così tardi. Non abbiamo quasi più modo di stare insieme."

Lo senti muoversi a disagio dalla tua posizione privilegiata, con il viso schiacciato contro la sua schiena, avverti il suo cuore battere piu forte. Ti ama. E tu ami lui.

"Lo sai che lo faccio per noi. Più lavoro ora, più a lungo durerà la nostra vacanza in Alaska."

Si gira appena, poggia le sue labbra sulla tua fronte, regalandoti un caldo bacio.

"Sei proprio fissato con l'Alaska. Mi spieghi perchè ti piace così tanto? È vero che ho accettato di venire, ma non ho ancora capito cosa ti spinge a voler andare proprio lì."

Lui ti sorride, sciogliendosi dal tuo abbraccio per poggiare le vostre colazioni sul tavolo. Niente di complesso, non è poi una cima in cucina, ma è riuscito a fare qualche toast ed un paio di uova all'occhio di bue.

Lui prende posto e tu siedi di fronte a lui.

All'inizio sbocconcella la sua colazione, alternando la sua attenzione dal piatto a te. Tu invece, come il degno aspirapolvere che sei, hai già spazzolato tutto, quando lui è ancora a metà.

"Allora?"

Domandi, chiedi, vuoi tornare sull'argomento.

Lui ti sorride e manda giù un pò di succo d'arancia prima di rispondere.

"Bhe, ovviamente voglio andare in Alaska per l'Aurora."

Vero. Lui adora l'aurora, la ha come sfondo del pc, del telefono, ha addirittura comprato un calendario in cui è raffigurata.

"Tutto qui? Vuoi andare dall'altra parte del mondo per vedere l'Aurora?"

Il sorriso sul suo volto si accentua, mentre ti lancia un'occhiata divertita.

"Si tutto qui."

Le tue labbra si contraggono, la fronte si increspa. Stai cercando di capire, di cogliere il motivo per cui per lui sia così importante. Non ne vieni a capo.

"Bhe mi sembra un motivo un pò stupido per attraversare l'oceano, non credi?"

E poi lui ride. Sembra ringiovanire quando ride, perde quella sua aria seria e taciturna, sembra molto più bello. Sorridi di rimando, davanti a questa giovialità, alzando lo sguardo al soffitto.

"Alla fine è solo un cielo no? Un bel cielo, certo, ma solo un cielo."

Lui scuote il capo, si asciuga una lacrima scaturita dal troppo riso e torna a fissare te. Ancora una volta ti manca il fiato, quando ti guarda in quel modo ti senti nuda davanti a lui.

"Tu sai cos'è l'Aurora? Cosa sai di Lei?"

Metti su un cipiglio deciso. Non sei pronta a darla vinta così facilmente, anzi, al contrario lotterai fino a che le tue ragione prevarranno.

"L'ho studiata a scuola, in geografia astronomica. L'Aurora è un effetto dovuto all'incontro tra il vento solare e l'atmosfera terrestre. Da questo incontro si generano degli effetti di luce, tutto qui."

Lui scuote il capo, finendo la sua colazione. E poi inizia a pulire. Maniaco conpulsivo, non riesce proprio a sopportarlo il disordine, e se non ha già risistemato la stanza che condividete deve essere solo perchè non voleva svegliarti. Mentre porta le stoviglie verso il lavandino tu lo segui. Non si volta a guardarti, consapevole della tua presenza lì.

"L'Aurora è qualcosa che va oltre la mera scienza. La scienza può spiegarti come nasce un'Aurora, ma non come mai tutti la guardino e tutti l'apprezzino. L'Aurora è più di un nome, più di un panorama, più di una meta da visitare. È un obbiettivo da raggiungere, un'emozione da condividere, un sogno da realizzare. L'Aurora è lo scrigno che contiene i desideri della Terra. Per me è tuttto questo e anche di più."

Lo osservi pulire, parlare, e ti verrebbe voglia di ribattere ancora e far continuare questo battibecco fino a che non ti darà ragione. Alla fine lo farà, non riesce mai a resistere quando fai sul serio. Tuttavia qualcosa nelle sue parole ti ha colpito. Non sai perchè, non sai come, ma è così.

Mentre ancora pensi a come agire, lo vedi risistemare il tutto e mettersi la borsa a tracolla. L'unica cosa che puoi dire è:

"L'Aurora, eh?"

"Già, solo per l'Aurora."

E lo osservi chinarsi, prenderti il viso tra le mani avvicinandosi a te. Le vostre labbra si sfiorano nel più tenero dei baci, e, per un momento, un orribile momento, hai la sensazione di averlo perso. Lo stringi forte, approfondisci il bacio fino a renderlo un turbine di passione, ma lui è ancora lì, non è sparito, non è scomparso. Forse la tua è stata solo un'impressione.

Quando vi staccate avete entrambi il fiatone, ma siete felici. Il suo sguardo va all'orologio e tanto basta a farlo accelerare.

"Sono in ritardo, non posso permettermi ritardi con il mio nuovo capo! Tu torna a dormire, riprenderemo stasera da dove ci siamo interrotti. E guarda che vorrò sapere il perchè di tutto questo!"

Sorride, fuggendo via da te. Una volta alla porta si gira nella tua direzione, regalandoti un sorriso.

"Ti amo C...."

Non fai in tempo a rispondere, a decifrare le sue parole, che lui si è gia richiuso l'uscio dietro lasciandoti lì, da sola.

Quando finalmente comprendi, calde lacrime bagnano il tuo viso. E da lacrime a singhiozzi, da singhiozzi a pianto disperato. E solo dopo aver pianto, ed esserti esaurita, torni in camera da letto.

"Lui mi ama..."

Lo sussurri piano al buio, mentre il sonno ti avvince ed inizi a sprofondare.

L'ultima cosa che vedi sono luci rosse e blu che si alternano sul soffitto della camera. La dolce Aurora che viene lì per voi?

L'ultima cosa che senti è il suo odore impresso sulla camicia che ancora indossi.

L'ultima cosa che il tuo orecchio coglie, quando ormai non sei più cosciente di te, è il richeggiare lontano di una sirena.

****************************************

Realtà ed inganno camminano di paripasso. Al tuo risveglio la più intensa delle felicità si sarebbe trasformato nel più atroce dolore.

E la tua vita sarebbe finita per come la conoscevi.

Quel giorno che lui ti ha amato... la sua vita ha avuto fine.

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N.D.A. Primo capitolo di quella che spero sarà una lunga e prolifica storia. Spero vi piaccia e nel caso lasciate una recensione. Sempre vostro. Bumbix



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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Prima Tappa ***


Capitolo 1: Prima Tappa
Lui
3 anni dopo

A posteriori, forse, la reazione peggiore l'ha avuta tua madre. Urla, pianti e riunioni di famiglia sfociate nel caos. L'immagine di lei che si strappa i capelli mentre piange in maniera incontenibile è uno dei pensieri che ti porterai nella tomba. Eppure alla fine hai prevalso.

Non sei mai stato un tipo deciso, con le idee ben chiare, ti sei sempre fatto trasportare dalla corrente cercando un senso a questa vita, che un senso non lo ha, ma ora finalmente hai scelto una posizione, e ti sei scoperto un corpo inamovibile.

A poco sono serviti gli interventi dei parenti più disparati. Fratelli, cugini, zii, tutti hanno trovato una roccaforte in te e nella tua decisione. La cosa ti ha rattristato e reso felice allo stesso tempo. Capire quanto poco valga la loro parola per te e sapere che finalmente hai preso in mano il tuo destino, sono due aspetti della stessa medaglia. Una medaglia che pesa, come una spada di Damocle.

Ed ora sfrecci, su un treno ad alta velocità, diretto a Nord. Il tuo viaggio è appena agli inizi, hai ancora tanta strada davanti, tante persone da salutare, ma già il fatto di avere una meta, un obbiettivo da raggiungere, ti aiuta a non pensare a quello che ti sei lasciato alle spalle.

Hai promesso di chiamare, di far sempre sapere dove sei, e di tornare una volta finito quello che devi fare. Tutte balle, questo è un viaggio di sola andata, e nessuno eccetto te ne conosce la meta. I tuoi fratelli conosco in parte l'itinerario che seguirai, ma solo fino ad un certo punto, solo fino a che non sarai su suolo straniero. Ed ora sorridi, ma gli occhi non si illuminano com'erano soliti fare quando indossavi la maschera del ragazzo qualsiasi.

Qualcosa in te si è spento.

Bhe è inutile tergiversare, il panorama di fronte ai tuoi occhi continua a cambiare, mentre ti accomodi meglio sul sedile. Tra le mani un diario di viaggio ed un libro per ammazzare il tempo. Hai ancora qualche ora prima di raggiungere la prima tappa. La casa del tuo amico non è così lontana dalla tua.

***

"Ehi!"

Batti sulla spalla del tuo amico, stampandoti in faccia il tuo miglior sorriso. È bello vederlo, è bello sentirlo, è bello saperlo lì.

Arrivato nella sua città ti è risultato facile raggiungerlo, ti è bastato chiamare la sorella e farti accompagnare da lui. Salvo fughe di notizie, dovrebbe esserne sorpreso.

I suoi occhi si sgranano una volta giratosi nella tua direzione ed il suo volto è una maschera di mille emozioni.

"Tu! No, non è possibile!"

E diviene tempo di abbracci e saluti sinceri. Con la tua complice lo avete intercettato nel rientro a casa dall'università, dunque in sua compagnia ci sono persone che non hai mai visto, probabilmente suoi colleghi.

"Che ci fai qui? Pensavo fossi anche tu d'esami in questo periodo!"

Ridacchi, ti gratti il capo nervosamente, avvicinando a te la tua valigia.

"Diciamo che mi sono preso una pausa, ed ho deciso di approfittare della tua ospitalità per un giorno o due. Devo fare delle cose qui in città e mi piacerebbe passassimo un pò di tempo insieme."

Una mezza verità da parte tua, ma non è ancora tempo di dirgli ciò che davvero è successo. Il suo sorriso si allarga e noti come, in due mesi che non vi siete visti, lui non sia cambiato per nulla. La folta barba nera adombra ancora il suo viso, il suo corpo è rimasto sottile come un giunco e la sua voce, similmente alla tua, è un sentiero di verità nascoste. Ti fa pensare a quanto vi somigliate nonostante la distanza che vi separa.

"Certo idiota, dove altro pensavi di restare? Cammina con me, ti presento i miei amici."

E così inizia la tua avventura, non una principessa da salvare o un mondo in pericolo, ma solo un viaggio ed il suo avvenire.


Sorridi.

Dimentichi.

Per poco non stai per cadere.

Il giramento di testa passa e non ti puoi che riavere.

********************
N.D.A. Torno con un breve capitolo. Non prevedo di scrivere grandi poemi, o ballate d'autore, cercherò di impormi questo stile scarno di proposito, nel tentativo che siano le emozioni dei personaggi a parlare e guidarvi. Come piccolo imput posso dirvi che il protagonista di questo capitolo non è l'uomo apparso nel prologo. Saranno due storie distinte e separate. Ci saranno i capitoli su di Lui e quelli su di Lei. Tutto qui. Spero vi piaccia. A presto.




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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Realizzazione ***


cap 22

Capitolo 2: Realizzazione

Lei

Apatia. I tuoi occhi si aprono, il tuo corpo si sveglia, la tua vita riprende. Anche se non si può chiamare vita, non più.

Stancamente ti sposti dalla camera da letto alla cucina. I tuoi passi sono lenti, attutiti dal pattume che alberga nell’appartamento. Questa settimana non è passato nessuno, ne il gruppo di sostegno, ne la tua famiglia. Nessuno si è preso la briga di vedere come stai… a nessuno importa più di te.

No. Non è vero. Loro ti amano, e sono anni, da quando lui non c’è più, che ti sono vicini e ti sostengono. Se non fosse stato per loro saresti morta da molto tempo. Il tuo sguardo si poggia sui tuoi polsi, dove più cicatrici si incrociano per i vari tentativi di suicidio da te commessi.

Non riesci ad andare avanti. Non riesci a fare tua la causa di una vita, che ormai è priva di ogni scopo e significato. Lui era il tuo sole, lui non c’è più. Meriteresti che finisse tutto, che tutto venisse meno, che anche la tua esistenza si concludesse, ma per quanto tu abbia tentato loro non l’hanno mai permesso.

Tuo padre ed i tuoi cugini ti hanno tirato indietro dal baratro ogni volta, giusto un attimo prima che tu precipitassi.

Ricordi ancora le urla, le grida, le suppliche ed i pianti. Le varie terapie, e la quantità industriale di ansiolitici, tranquillanti e droghe varie, che devi assumere ogni mattina per arrivare fino a sera.

Apri lo stipetto della cucina. Dove una volta c’erano i cereali ora ci sono flaconcini arancioni ripieni di pillole. Ne prendi una mezza dozzina, scegliendo quelle con effetti più nocivi per il tuo corpo, e senza esitare le mandi giù d’un fiato. Ormai non ti serve nemmeno l’acqua per poterlo fare.

Il tuo sguardo si sposta, la poltrona ti aspetta. Arranchi fino ad essa, e d’istinto fai partire la registrazione. Un sorriso stanco ti si dipinge in viso, mentre gli occhi ti si inondano di lacrime. Non una viene versata.
Il vostro primo viaggio, la vostra prima vacanza insieme. Lui è così bello, così felice. Ti sorride mentre tu reggi la telecamera. State ridendo. State scherzando. State vivendo.

Una vita che ti è stata strappata, una vita che non avresti mai voluto vivere sapendo come ora questo abbia segnato te. E vorresti piangere e singhiozzare, ma è ormai finita da tempo quella fase. Ti limiti a tamponarti gli occhi, continuando a guardare. Le tue giornate trascorrono così.

Tra terapie, sedute di psicanalisi, ed i filmini di lui. Una volta hanno cercato di portarteli via, di strapparteli per costringerti a vivere. È stata la prima volta che ti sei tagliata le vene.

Un giorno intero senza vedere il suo sorriso, senza ricordare il suo volto. La cosa peggiore è che questi ricordi stano svanendo. Forse per la nebbia dovuta ai farmaci, forse è solo il tempo che fa il suo corso, ma a tre anni dalla sua morte quasi non ti ricordi più lui. La sua immagine sta svanendo, ma tu non puoi dimenticare, non puoi farlo, non vuoi. E dunque lotti e ti aggrappi a queste memorie salvate su cassette.

Eppure… c’è un ricordo non svanirà mai. L’obitorio, il telo bianco macchiato di sangue a coprirgli il corpo, il viso scoperto e pallido. Le tue labbra sulle sue, il sapore del suo sangue.

E poi il terrore, l’insignificanza di una vita che ti è stata imposta, e la voglia di mollare. Chiudi gli occhi. Ti sembra quasi ti sentirlo. Non lo ricordi, ma lo ricordi ancora. Il suo viso svanisce, la sua voce rimane. Ci sono cose che non ti potranno mai essere tolte. Sei stata sua, lui è stato tuo. Per un breve momento vi siete amati. Per tutta la vita vi siete amati. Ora non vi amerete più.

“… e quindi a dicembre andremo a vedere l’Aurora Boreale!”

“Come?”

“L’Aurora Boreale! Quella che si trova a Nord, hai presente? Altro che questa vacanzetta, quella si che sarà un’occasione da ricordare!”

La sua risata, la sua voce. Provengono dalla registrazione come se lui fosse ancora lì.

“Ma lì fa freddo, ed io odio il freddo! Andiamo alle Maldive invece! Sole, mare, se fai il bravo magari ti farò fare un pò di Sex On the Beach! È il mio cocktail preferito!

Ora ridete entrambi, la tua voce è così serena. Da quanto non ridi in quel modo? Da quanto non fai vaghe allusioni sessuali come quelle?

“Nah, meglio vedere l’Aurora. Ti prometto che se la vedrai, farò qualsiasi cosa tu voglia. Se mi chiedessi il cielo, volerei fino alle stelle e te lo porterei!”

“Qualunque cosa?” “Qualunque cosa...?”

La tua voce si sovrappone a quella della tua controparte nella registrazione. I tuoi occhi si accendono, ma la tua voce rimane flebile mentre realizzi la verità.

Lui non ti avrebbe mai abbandonato. Lui non l’avrebbe mai fatto. Lui non è morto. Lui non è morto. LUI. NON. È. MORTO.

Lui ti aspetta li, in Alaska, dove c’è l’Aurora. Alla memoria, ti ritorna flebile la sua voce il giorno dell’incidente. L’Aurora è lo scrigno che custodisce i sogni della Terra.

Devi solo andare li. Devi solo andare a prenderlo. Devi solo continuare ad amarlo. E lui amerà te, come ha detto prima di uscire. E tutto sarà come se non fosse mai cambiato nulla.

Armata di determinazione vai a cambiarti.

Devi andare al Nord.

*******************
N.D.A. Rieccomi con il terzo capitolo. Torna il punto di vista di lei, una donna distrutta ed incapace di rimettere insieme i pezzi della sua vita. Si attacca a dei ricordi che stanno lentamente svanendo, e si rifugia nella follia di una folle speranza piuttosto che accettare la triste verità. Forse sono solo un tragico a cui piace accentuare questi momenti, metterli in mostra perchè vengano apprezzati, ma non diffidate delle mie parole. Un cuore infranto, un incidente, la perdita di una persona cara, possono portare una persona li dove mai arebbe pensato di arrivare. La follia è solo un passo in più rispetto all'amore.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Seconda Tappa - Verità ***


Capitolo 3:  Seconda Tappa - Verità

Lui

Sali sul treno, ti lasci tutto alle spalle. Dal finestrino vedi due persone salutarti. Un ragazzo ed una ragazza. La ragazza si aggrappa al braccio del suo uomo, mentre singhiozza mestamente.

Sorridi. Ricambi il saluto, lasciandoti anche loro alle spalle. Anche questa è andata, anche loro non sono che ricordi per te.

Hai attraversato l’intero Paese, fermandoti in ogni città in cui risiedesse quello che potevi considerare un vero amico, ed ad ognuno di loro hai regalato una settimana del tuo tempo. È passato un mese, un unico, piccolo mese, ed hai già finito la tua lista di persone da salutare. Oh meglio, hai quasi finito… devi ancora andare da lei…

Ad ogni modo sei stanco, il tuo viso ha iniziato a diventare più pallido ed ogni gesto ti richiede grande fatiche. Le pillole che ti ha fornito l’ospedale stanno finendo, e più che una cura sono un modo che tenere a bada i sintomi della malattia.

Perché sei malato… questo hai detto loro nell’ultimo giorno della settimana che hai potuto dedicargli. Sei malato di una malattia grave, quasi incurabile, ed a dispetto dei desideri di tutti hai deciso di non sottoporti a nessuna terapia che possa aiutare. La cosa li ha fatti impazzire, ha fatto uscire di testa i tuoi amici, come già fecero i tuoi familiari prima di loro.

Ma sei stato irremovibile. Le loro parole sono state come frecce che non hanno penetrato la tua armatura, fatta di forte decisione. Ed ora sta a lei.

Devi vederla, anche solo per l’ultima volta. Devi vederla prima di partire per l’ultima tappa, prima di sparire all’orizzonte per non fare più ritorno.

Lei non è tua amica, non più, quello che c’è tra voi è strano, quasi complesso. Un tempo siete stati intimi, molto intimi, ma quel tempo è passato, e vi siete fatti troppo male a vicenda perché anche solo un barlume di amicizia potesse resistere.

Tuttavia l’hai amata. È stata l’ultima donna ad aver ghermito il tuo cuore, e merita che sappia da te perché non la vedrai mai più. Anche perché sai, che nonostante tutto, anche lei ha amato te. Forse per un breve istante, magari solo per un momento, ma sei sicuro che nei suoi occhi sei stato l’unico almeno allora.

Questa tua speranza, questo tuo sogno non detto, queste tue parole, tradotte su carta mai spedita, ti ha spinto a lasciarla per ultima. Non avrai settimane da passare con lei, ma solo ore. Sei sicuro che se ne avesse il tempo sarebbe l’unica con la forza di farti restare, l’unica in grado di insinuarsi nelle tue difese per farti capitolare.

E così scappi anche da lei. Vuoi vederla, vuoi parlarle, vuoi sentire per un’ultima volta il calore del suo abbraccio, ma vuoi anche scappare e correre. Fuggire lontano, li dove i problemi sono futili e la tua dignità si perde nel maestoso cielo.

E ridi, e gemi e piangi. Lacrime, sgorgano dai tuoi occhi arrossati, il tuo viso precocemente invecchiato incomincia a mostrare cenni di cedimento. Devi salutarla ora, fintato che sei ancora te stesso e non l’ombra di quello che lei ricorda.

E così scendi alla sua stazione. La città in cui sai che lei risiede. La prima cosa è chiamarla, darle una voce che tu ci sei. Non sarà contenta di questo, ne sei certo.

“Ehi… ciao”

“Hai bisogno di qualcosa? Perché chiami me?”

Il suo tono di voce è scontroso, potresti averla svegliata. È sempre stata una tipa che dorme molto e la cosa ti ha sempre fatto sorridere.

“Sono in città. Nella tua città intendo, e volevo vederti. Ti dispiace se passo da casa tua?”

“Come?”

Sveglia da poco fa fatica a carburare.

“Sono nella tua città e mi chiedevo …”

“No! Ho capito, quello che voglio sapere è che cazzo ci fai nella mia città! Tra noi è finita, devi mettertelo in testa! Tu sei il mio passato, quello che c’è stato tra noi è un errore! Non voglio vederti!”

Il telefono viene attaccato. Ti aspettavi qualcosa del genere, ma non per questo stai bene. Il tuo cuore, stretto in una morsa d’acciaio, lacrima sangue. E così attendi. Il tuo aereo non partirà prima di sera e fino ad allora l’aspetterai.

Le mandi un messaggio, solo perché lo sappia, e speri che ti risponda.

Le ore passano, il tempo scorre, ed alla fine si fa sentire. Ti chiede di raggiungerla nella piazza principale. Insisti perché tu possa raggiungerla a casa. Non che tu abbia in mente di fare qualcosa, ma non c’è solo lei da salutare.

Alla fine acconsente.

Con una valigia in mano, ed una borsa a tracolla, attraversi la città fino all’indirizzo che ti ha indicato. Il viaggio è breve, la città è piccola, ma nonostante questo hai solo un margine di due ore per raggiungere l’aeroporto.

“Ehi…”

Quando l’uscio si schiude te la trovi davanti, bella come l’hai sempre ricordata. L’espressione sul suo viso è truce e da come socchiude la porta dietro di se, è evidente che non voglia farti entrare.

Va bene così. Devi solo parlarle, dirle tutto. Poi andrà meglio. Ne sei sicuro.

“Lo so già…”

Apri la bocca. Per un momento rimani spiazzato, e lei sposta gli occhi da te. Li abbassa come fa sempre quand’è imbarazzata. Ma non è imbarazzo quello che prova ora, è sofferenza.

“Ho chiamato gli altri e mi hanno detto tutto. Mi hanno detto della malattia, e mi hanno detto che non ti farai curare. Mi hanno anche chiesto di farti capitolare, e di farti tornare sui tuoi passi… Quindi dimmi perché hai preso questa decisione idiota? Sei così ottuso da voler morire?”

Gli altri hanno tradito il loro voto di silenzio, e le hanno detto tutto prima che a parlare fossi tu. Questa è una cattiveria alla quale non eri preparato, ma considerato quanto poco tu abbia prestato ascolto alle loro suppliche ed esortazioni, forse ti meritavi un’ultima pugnalata alla schiena.

“Io…”

Non sai cosa dire, ti eri preparato un bel discorso in cui rievocavi i tempi andati, la facevi rilassare un po’ e poi le davi la brutta notizia. Adesso sei tu quello messo all’angolo.

Davanti alla tua indecisione lei torna a guardarti, gli occhi bordati di lacrime. Avanza verso di te, alza il palmo destro schiaffeggiandoti.

“Codardo! Sei un codardo! Lo sei sempre stato! Affrontare i problemi, dire le cose come stanno, esseri sinceri! Queste erano le regole che c’erano tra noi, eppure tu hai preferito non dirmi nulla, hai preferito rinunciare ad una vita che non è solo tua, facendo soffrire tutti quelli che ti stanno attorno! È così importante per te essere una vittima, essere compatito, essere accudito? Dovevi proprio prendere la via del codardo e scappare da quella che è la via più dura, solo per poter scegliere la strada facile!? Morire è più facile che lottare, morire è più facile che vivere, morire è più facile sapendo che tutti hanno pena per te!”

Una pausa, il suo corpo freme, il tuo è paralizzato dall’orrore.

“Codardo! Non so davvero cosa ci ho trovato in te, non so neanche perché siamo stati insieme. Sei una persona che fa schifo, una persona che non vuole neppure lottare per le persone che ama! Ed io stupida ad illudermi che fossi qui per me, per riconquistarmi! Tu sei qui solo per nutrire il tuo ego, per sapere che io sto male per te, e che tu non meriti tutto questo! Sei un bastardo, uno stronzo, per quanto mi riguarda sei già morto, sei morto nel momento stesso in cui hai messo piede in questa città! Ed ora vattene, vai a morire in un fosso o da qualche parte del genere, non voglio vederti mai più!”

Si volta, rientra in casa, sbattendosi la porta alle spalle. E tu sei ancora lì. Una mano sulla guancia lesa, una lancia nel cuore infranto. Tutte le emozioni trattenute, tutti gli addii vissuti, ti hanno portato a questo.

Avresti voluto sentire il calore del suo abbraccio un’ultima volta… invece è il suo schiaffo l’ultimo contatto che avrai con lei.

Reprimi le lacrime, reprimi le emozioni. Non puoi piangere, non ora. Respiri, ansimi per il dolore al cuore, ed alla fine ti decidi ad andare.

Quando ti volti per tornare in strada, senti la porta dell’appartamento aprirsi di nuovo. Ti volti. La speranza che si sia ricreduta…

Ma non è lei. Non è lei che viene da te con la schiena scossa dai singhiozzi. Non è lei che ti salta al collo, e che pretende che tu possa consolarla. L’altra persona che eri venuto a salutare, la sorella di lei.

La stringi forte. Ora la diga costruita intorno al tuo dolore inizia a cedere. Calde lacrime iniziano a cadere sulle tue guance mentre  lei è scossa dai singhiozzi.

Era evidentemente in ascolto, deve aver sentito tutto.

“Shh…”

La consoli, stringendola forte a te. Lei continua a piangere. Dopo un po’ si calma, ma non smette di abbracciarti.

“Devi restare...”

“No, devo andare…”

“Lei capirà, sai che capirà, le serve solo tempo. Io la conosco, non intendeva dire tutte le cattiverie che ha detto! È solo.. ha preso solo male la cosa. Non puoi andartene ora”

E tu sorridi, la tiri indietro lasciando che i suoi occhi verdi, così diversi da quelli che hai tanto amato, incontrino i tuoi. Poggi le tue labbra sulla sua fronte.

“Lei… non ha detto nessuna cattiveria. Lei ha detto una verità, che sono in pochi a conoscere, perché sono pochi a conoscermi come mi conosce lei. E tu ora dovrai starle vicino. Dovrai starle vicino perché io non potrò più farlo, e dovrai starle vicino perché sappiamo entrambi che la notizia l’ha distrutta. Promettimi che lo farai, promettimi che ti prenderai cura di lei…”

E di nuovo piange, ma il suo è un pianto soffocato.

“Lo farò…”

“Brava ragazza, per questo ti ho sempre voluto bene.”

La stringi ancora una volta prima di asciugarti le lacrime sulle guance, andando via.

“Ma dove andrai!?”

La sua voce ti insegue mentre ritorni in strada.

“Vado da mia figlia…”

Sussurri queste parole al cielo, consapevole che lei non le udrà. Anche perché se le udisse che senso avrebbero per lei? Lei non sa, non ti conosce così bene. Lei non ha idea di cosa queste parole vogliano dire…

E poi l’aeroporto, il dolore incontrollato, ed il viaggio infinito. Non hai mai sofferto tanto, non hai mai sofferto tanto come ora che ti è stata mostrata la verità, non hai mai sofferto tanto come ora che hai capito chi sei.

Sei un codardo. Ed il tuo non è un viaggio… è una fuga.

******************************
N.D.A. Altro capitolo, purtroppo anche questo molto tragico. Sto caratterizzando i personaggi in maniera diametralmente opposta, e spero che questo si capisca. Da una parte lui, che fugge lasciandosi tutto alle spalle, dall'altra lei, che non può dimenticare e non vuole farlo. Manca poco alla fine. Un capitolo, forse due, ma non so quando li scriverò. Bye

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Freddo e Buio ***


Capitolo 4: Freddo e Buio

Lei

Avanzi. Il freddo ti circonda, il freddo ti attanaglia, ma non puoi che avanzare.

La fuga, il viaggio disperato e la tua folle speranza, alla fine ti hanno condotto qui. Sei in Alaska, li dove saresti dovuta andare fin dall’inizio, li dove tutto avrà fine in un modo o nell’altro.

Ed ora il tramonto, il placido sole visibile solo alla fine del mondo, che saluta con i suoi raggi chiari quella terra cosparsa di neve.

E tu attendi, ti inoltri, abbandoni il gruppo di turisti a cui ti eri aggregata. Non è un placido conforto, non è il tepore di una cioccolata, non è la sicurezza di un giaciglio. Tu sei venuta qui per ben altri motivi. Sei venuta per vederla, per vedere lei e trovare di nuovo lui.

E sei sicura che se continuerai a camminare lui ci sarà. Sei sicura che se andrai dove nessuno può trovarti, ed aspetti che arrivi l’Aurora, allora lui verrà con lei. E sarà bellissimo, sarà un sogno senza fine, sarà d’incanto.

E d’impeto sorridi, il viso intirizzito dal freddo si contrae, e senti una fitta di dolore. Da quanto non sorridevi per lui? Da quando il solo pensarlo è diventato doloroso?

Non puoi saperlo, non lo ricordi più. Ma ricordi che devi avanzare, anche se la neve ti arriva alle ginocchia, anche se la notte inizia a spadroneggiare in quelle terre dimenticate da Dio, anche se nel cielo non c’è nessuna Aurora.

Sai che comparirà, prima o poi  comparirà, ed allora tu sarai li.

La vista ti si appanna. Perdi sensibilità alle gambe. Inizi a sentirti stremata.

Ma niente può fermare la tua avanzata. Nemmeno il tremito incontrollato del tuo corpo, nemmeno il fatto che ormai tu non sappia nemmeno dove sei. Tutto intorno a te è bianco, un deserto di neve senza punti di riferimento, ne altro da seguire. Le uniche tue compagne sono le stelle in cielo.

Un tempo sapevi leggerle, un tempo avresti trovato il nord tramite la stella polare. Quando hai dimenticato anche questo? Da quanto non guardi il cielo?

Ed avanzi. Le ginocchia cedono, il freddo ti assale. E tu arranchi ancora. Alla fine, disperata, tremante, e tremendamente sola, alzi lo sguardo annebbiato.

“SONO ARRIVATA!”

Urli con quanto fiato hai in corpo, e la tua voce riecheggia nel luogo incredibilmente desolato.

“SONO QUI! D-DOVE SEI?!”

Nessuna risposta, solo una folata di vento che ti sferza il viso. E lacrime iniziano a cadere, e lacrime iniziano a gelare.

“LO AVEVI PROMESSO! MI AVEVI PROMESSO CHE AVRESTI FATTO QUALUNQUE COSA! TORNA DA ME!”

Il tuo urlo disperato fende la notte, non puoi sopportarlo, non lo sopporti. Se infrangerà la sua promessa, se no si farà vedere, allora morirai. È questo che hai deciso, è questo che vuoi.

Le tue mani tremano violentemente mentre scopri il coltello rubato ad uno degli altri viaggiatori. Con uno scatto fai uscire la lama. Fredda, lucida, nera per riflesso del cielo.

E poi alzi lo sguardo. L’Aurora non c’è,  lui non verrà, lui  ti ha mentito. E mentre il mondo ti crolla addosso, e quella patetica illusione si infrange, tu abbassi il coltello.

Uno strappo deciso e la carne viene recisa fino ai tendini. Il tuo polso sinistra è andato. Una lenta pozzanghera cremisi inizia ad insozzare la candida neve.

E poi è il turno della mano destra. Il coltello è tenuto in maniera malferma, l’aver preso i tendini ti rende difficile i movimenti, ma ironia della sorte, grazie al freddo non senti dolore. Ed anche il polso destro viene scoperto.

Gli occhi ti si annebbiano. La lama cala verso la carne viva. Ti aspetti un altro picco di dolore, seguito dal tenue torpore che segue la perdita di sangue. Ed invece la tua mano viene afferrata. Il coltello ti viene strappato dalla tua presa incerta e viene fatto volare via. Alzi lo sguardo, ti giri, e lo vedi. Imbacuccato sotto un pesante completo invernale, con guanti  e passamontagna a coprirgli il viso, due intensi occhi verdi.

Occhi come i suoi, occhi così belli.

Ed è lui che aspettavi.

Lo sai.

E poi è buio, come nella notte più nera, e nulla più.

*********************

N.D.A. Altro capitolo e ci si avvicina alla fine. Immagino che tutti sappiano chi ha fermato il suicidio, giusto? Bhe, era abbastanza ovvio fin dall’inizio, l’unica cosa da scoprire è cosa ne sarà di un uomo che si lascia morire e di una donna che non vuole più vivere? Ai posteri l’ardua sentenza.  Come nota personale posso aggiungere che si, sono un sadico e questo non dovrebbe lasciarvi presagire nulla di buono.

Ps. No, non ho una mania per gli occhi verdi. ^_* Nel caso qualcuno se lo stesse chiedendo.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: Almeno Tu ***


Capitolo 5: Almeno tu…

Lei

Quando rinvieni sei intontita. Tutto intorno a te è caldo e morbido, ma non riesci bene capire dove sei. Ti stiracchi, riporti alla memoria i tuoi ultimi ricordi, e poi realizzi. Lui è vivo.

Lui è vivo, vivo, vivo. Lui è vivo ed è venuto li per te. Ha mantenuto la sua parola. Lui è vivo!

Immediatamente il tuo corpo si sottrae al tuo torpore, le forze si canalizzano e sei di nuovo in piedi. Vicino a te una pelle d’orso cade, sottraendo gran parte del calore al tuo corpo.

Sei in una baita, tutto quello che ti circonda è in legno, e solo una porta socchiusa rivela l’esistenza di altre stanze.

Nonostante le gambe malferme avanzi, trepidante di vederlo, di stringerlo, di amarlo. Ti fa strada nell’abitazione, diretta all’unica stanza con la luce accesa.

I tuoi passi malfermi, il tuo viso sconvolto, il tuo corpo esangue e le tue braccia tremanti. Intorno al polso sinistro hai delle bende fasciate strette, ma nonostante questo macchie cremisi orlano il bianco tessuto della camicia da notte che indossi.

Ricordi, alla memoria sovvengono gli ultimi istanti di quella mattina. Come in trance li rivivi. Giungi nel soggiorno, sei pronto quasi a vederlo di nuovo nella cucina pronto a prepararti qualcosa, ma è in quell’istante che ti blocchi.

Non è lui. Anche così, anche da così lontano, riconosci che non è lui. Ha i suoi occhi forse, ma la corporatura è tutta sbagliata. Senza le imbottiture a coprirlo rivela un corpo piuttosto alto e slanciato, il viso appare terreo, smagrito, i capelli ingrigiti per qualche strano motivo. Eppure non è un vecchio, lo capisci dalle rughe del viso che non lo è.

Arretri lentamente, i tuoi occhi iniziano di nuovo a riempirsi di lacrime, quando anche lui nota te.

“Ehi…”
La sua voce ti raggiunge come il vibrante eco di un’arma. Si insinua dentro di te, ghermendoti. Eppure nonostante la voce tranquilla e sicura, i suoi passi, come i tuoi, non sono sicuri, non sono rapidi. Quasi zoppica nella tua direzione, e ti raggiunge solo dopo enorme fatica.

“Non dovresti essere in piedi, non ancora. Anche se forse non ti interessa molto della tua salute visto che hai tentato di ucciderti. Vabbè, ormai sei in piedi, vieni a sederti davanti al fuoco. Anche con i riscaldamenti accesi qui si gela.”

Ti fa spazio, ti indica una poltrona, ed ancora titubante tu segui le sue istruzioni. Il calore del fuoco ti avvolge come poco prima aveva fatto la calda coperta in pelle d’orso.

E finalmente riesci a proferire parola.

“Chi sei tu?”

Domanda lecita la tua, eppure mentre la poni ti sembra così stupida. lui ti sorride, prendendo posto sul divano. Tra le mani un bicchiere con qualcosa di ambrato dentro.

“Chi sono? Come te sono qualcuno che scappa da questa vita, anche se ritengo che abbiamo motivi diversi per farlo. Ti va di dirmi come mai hai tentato di ucciderti lì fuori? Prometto che non ti giudicherò…”

Il suo tono di voce… Dio, da quanto non sentivi qualcuno rivolgersi a te così? Non c’è pietà ne condiscendenza, solo una traccia di un sentimento che non riconosci. Sembra quasi simpatia. Davanti al suo sorriso incoraggiante senti qualcosa sciogliersi in te, come se fosse lui il fuoco che ti scalda.

E così parli. Come un fiume in piena, come una diga che si rompe, come un tornado d’emozioni trattenute, inizia a parlare di tutto. Gli parli di te, della tua infanzia, del tuo futuro. Di come la tua vita fosse vuota prima di incontrare l’amore della tua vita e di come poi lui vi abbia dato significato. E lui ascolta, senza mai accennare a volerti fermare, senza redarguirti quando la tua voce diventa un urlo disperato, e senza consolarti durante i tuoi pianti prevedibili.

Alla fine gli racconti degli ultimi tre anni, dell’incidente, e della morte della tua ragione di vita. Di come tu abbia tentato di farla finita, ed alla fine ti sia ricordata della sua promessa. Lui ti aveva promesso che sareste venuti qui, sotto il cielo bagnato dall’Aurora, ed allora tu qui sei venuta. Ma anche questa è stata un’illusione, il placido sogno di una mente alla rovina. E così hai tentato di farla finita ancora, ma questa volta è stato lui a frapporsi fra te e la tua fine.

Quando termini di parlare ti ritrovi ansimante, il corpo teso e pronto e scattare. Tutte le emozioni trattenute si sono rivoltate contro di te, sono venute alla luce e si sono trasformate in rabbia verso questo uomo, con i suoi stessi occhi, ma che non è lui.

Eppure anche quand’è evidente che lo odi e lo disprezzi, lui continua a sorridere.

“Grazie.”

Di tutte le cose che ti aspettavi ti dicesse, questa è la più impensata.

“Perché mi ringrazi, ho appena detto di odiarti, se non fosse per te a quest’ora sarei di nuovo con lui!”

E lui ride, e la sua risata è come musica da tempo dimenticata.

“Ti ringrazio per esserti aperta così con me ed avermi ricordato una ragazza... che beh, non potrò mai davvero dimenticare. E non temere di ferirmi con la tua rabbia o in qualunque altro modo. Anche io sono qui per morire, te l’ho detto, solo che a differenza tua io non ho scelta, non più.”

Sorseggia dal suo bicchiere, ormai quasi vuoto, versando l’acolica bevanda anche a te. L’afferri con la mano sana, continuando a studiarlo.

“Cosa vuol dire che tu non hai scelta?”

***

Lui

 

L’hai salvata giorni addietro in una valle innevata, l’hai portata fino alla baita che hai affittato con i soldi riservati ai tuoi studi, e l’hai curata come potevi. Per giorni non ha fatto altro che dormire, per giorni hai pensato di fare la guardia ad un corpo senza vita e che una volta morto avrebbero trovato te con lei ancora li, ad aspettare l’Aurora.

E ora che finalmente si è svegliata vuoi conoscerla, ti scopri interessato a quel piccolo scricciolo, con il corpo minuto ed il polso segnato da più cicatrici di quante tu ne possa contare. Non hai paura di lei, ormai non hai più paura di niente. E come potresti? Del resto stai per morire.

Il tuo tempo è già finito, e se arranchi ancora nella corsia principale di questa vita è solo per la meta che ti sei prefisso di raggiungere prima della tua dipartita. Voi vederla. La figlia che non hai mai avuto, ma alla quale avevi già scelto un nome. Aurora.

Quando finisce di sfogarsi, ed hai finalmente capito chi ti trovi di fronte, riesci a rivedere te in lei. Siete simili, seppur diversi. Tu hai tagliato qualsiasi ponte con la tua vita passata, lei non riesce a scrollarsi di dosso un legame ormai dimenticato. Perché non ti è sfuggita quella parte, ormai lei non lo ricorda più. È innamorata di un’emozione, insegue una sensazione, e si fa coinvolgere dalla sua disperazione.

Ma se mai la tua vita ha avuto un senso è stato quello di salvare lei. Ora e adesso. Se non altro per mettere a tacere la voce del tuo, di amore, che ancora ti tartassa. Devi fare qualcosa per combattere la tua codardia, e cosa c’è di meglio di mettersi in gioco per qualcun altro? E così rispondi e parli anche tu.

“Non ho scelta nel senso che sono malato e mi resta poco tempo da vivere.”

I suoi occhi si sgranano e le mani che reggono il bicchiere tremano leggermente. Sorridi ancora.

“Non ti preoccupare, non è nulla di trasmissibile. Solo qualcosa nel mio sangue che mi porta alla morte, ed io che non faccio nulla per impedirlo. Ne più, ne meno.”

Sorseggi, ti versi altro Scotch, e torni a guardarla. Tu la fissi, lei ti fissa.

Il silenzio si prolunga tra voi, ed alla fine le racconti anche tu la tua storia. Rispetto alla sua è pacata. Sai essere breve e conciso quando vuoi, soprattutto se stai mascherando il tuo dolore ed il rimpianto per le scelte non prese.

Ti ci è voluto tempo per capire, ma tornando indietro sceglieresti di farti curare. Alla fine le parole di lei ti hanno convinto, sebbene quando fosse troppo tardi

Alla fine anche la tua storia termina. Entrambi vi conoscete, entrambi sapete tutto l’uno dell’altro. Eppure niente tra di voi è cambiato, siete estranei che si sono trovati in una situazione difficile.

“Se ti può essere di consolazione, dopo che sarò morto, potrai ucciderti senza problemi. Non voglio averti sulla coscienza, quindi non ti permetterò di farlo finché riesco ad impedirtelo. Anche se, se vuoi la mia opinione, stai facendo una cazzata abominevole.”

Identifichi rabbia e sentimento in quegli occhi castani.

“Non ho bisogno del tuo permesso, del tuo aiuto, o della tua pietà. Se volessi potrei rompere questo bicchiere adesso e tagliarmi la gola! E cosa vuol dire che sarebbe una cazzata? Cosa vuoi saperne tu di me? Sei solo un samaritano che mi ha salvato senza motivo. La tua ragazza aveva ragione, fai davvero schifo!”

Ah. Non pensavi di poter sentire ancora il tuo cuore stringersi in questo modo. Eppure non capisci se è per il riferimento a quella che fu la tua ragazza, oppure per l’insulto.

“È vero, faccio schifo, ma fidati io ti capisco. Capisco te, capisco il tuo ragazzo morto tanti anni fa, e capisco tutta la situazione. Sei solo una bambina, una bambina che non sa rassegnarsi ad aver perso il suo giocattolo preferito e che ora fa i capricci perché lo rivuole indietro. Tutte le volte che hai tentato di ucciderti? Volevi semplicemente attirare l’attenzione, volevi che ovunque lui fosse sapesse che soffrivi per lui in modo che tornasse da te. Ebbene, lui non tornerà. Mai. Lui è morto, sepolto, ed i vermi avranno ormai banchettato con la sua carcassa imputridita. Se vorrai ucciderti per raggiungerlo potrai farlo tranquillamente, ma non fingere che sia per amore o perché ti manca, perché di lui non ricordi nemmeno il viso!”

Ok. Ci sei andato giù pesante. Forse il vederti sbattere la verità in faccia, ti ha insegnato a sbatterla in faccia agli altri. Ed ora lei trema, viene scossa da singulti, senti la sua rabbia montare, e quando ormai pensi che stia per fare una follia… Si affloscia.

Il suo corpo si distende contro la poltrona, e non scendono neanche più lacrime dai suoi occhi.

“Io ci credevo davvero. Credevo davvero che l’avrei rivisto, che saremmo stati insieme. Che mi avrebbe amato. Sai, mai nessuno prima di lui mi aveva mai amato. Non in quel modo… Non ero mai stata nulla di che prima di lui, ed ora mi sembra di essere insignificante come allora. Non riesco a concepire… che nessuno mi amerà mai più in quel modo…”

Ed ecco il problema. Ha provato per una volta cosa vuol dire essere amata, ed ora è diventata dipendente da quella sensazione. Non può farne a meno. E tu cosa puoi fare? Come puoi aiutarla? Forse… un modo c’è.

“Sai, anche io sono qui per vedere l’Aurora. Come te sono venuto qui per questo, ma in due settimane non si è ancora fatta vedere. Ho passato serate intere affacciato alla finestra sperando che appaia, tutto perché vederla è il mio ultimo sogno. Lei che è, o meglio sarebbe stata, mia figlia. La luce dei miei occhi, l’obbiettivo che mi avrebbe spinto a vivere… io che non ho mai pensato la mia vita avesse senso, avrei raggiunto il mio obbiettivo vivendo per lei…”

La tua maschera si incrina. Questo è un segreto, che in pochi conoscono. Qualcosa che avresti voluto solo una persona sapesse… ma ora lo hai detto a lei.

“L’amore che si prova a prendersi cura degli altri, a crescere un figlio, non è così diverso dall’amore che lui aveva per te.  E se non ti sei mai sentita amata da allora, è solo perché sei tu che hai respinto chiunque ti stesse intorno. Non ti dirò di tornare a vivere, che la vita è bella, che tutto ha un significato, pure le piccole cose. La vita fa schifo, chi ti sta intorno fa schifo, ma sta a te prendere il buono dal cattivo. Se non pensi che la tua vita abbia più un senso, fai come ho fatto io. Trova tu un senso alla tua vita. Riscopriti donna e fai tuo un uomo che sia degno di te. Perché fidati, tu non hai nulla che non vada. Sono bellissimi i tuoi capelli, sono bellissimi i tuoi occhi e sei bellissima tu. Sei bellissima fuori, ma soprattutto sei profonda dentro. Hai tanti problemi, come tutti, ma io ti lascio in eredità il mio sogno sperando che ti aiuti. Trova qualcuno che ti ami, e se mai avrai una figlia, chiamala Aurora. Ed avrai anche la mia forza, perché io veglierò su di voi perché nulla vi accada.”

L’ultima parte è una boiata, non credi nell’aldilà, ne pensi di poter davvero dare loro una mano da morto. Ma sembra funzionare, da come i suoi occhi si sgranano, da come la sua espressione si evolve, sei sicuro di averla colpita li dove aveva bisogno.

Ed il silenzio si dilunga.

 

Non c’è più astio nell’aria.

Non c’è più rancore, ne risentimento.

Non ci sono sogni infranti o amori dimenticati.

Ci siete voi.

Ora.

E nulla potrai mai cambiare tutto questo.

***

Voi

In quella fredda notte, quando ogni stella in cielo sembrava brillare più intensamente, e poco era passato dal vostro primo incontro, vi siete sentiti per la prima volta Voi. Due anime lacerate da una vita ingiuste, due anime corrotte ed annebbiate, che non volevano altro che amore, si sono finalmente unite risanandosi a vicenda.

Ed è stato bello, ed è stato vero. Ogni suo tocco era gentile, ogni suo gemito era sincero. E non sarebbe stato giusto, forse non lo sarà mai, ma per una notte vi siete appartenuti, per una notte vi siete amati, per una notte nulla importava se non Voi.

E così è fuggita la vostra notte, con passioni voraci e gesti gentili. Forse anche un po’ di imbarazzo e goffaggine. Ma nulla di tutto questo importa, perché l’ultimo dono, l’ultimo segno che avreste mai potuto ricevere, è arrivato molto prima che la notte finisse.

Nel mezzo del rapporto la luce ha iniziato a nascere. Dal lucernario, proprio sopra di voi. Lentamente, sempre più lento, fino a ricoprire tutto il cielo. E con l’Aurora la vostra passione, e con l’Aurora la vostra vita.

Ed è stato bello. Ed è stato vero. Ed è stato l’ultimo attimo che voi avete vissuto insieme.

***

Lei

Al risveglio, il giorno dopo, ti scopri… felice. Il tuo corpo è ancora satura dai piaceri della notte appena trascorsa, e per la prima volta, in anni ed anni, vuoi ricominciare a vivere. Ti volti nel letto, lo avvolgi nel tuo caldo abbraccio, ma il suo corpo freddo, così com’è freddo lui.

Il suo volto immobile, congelato in un’espressone beata. Un sorriso stampato in volto, una mano stesa di fianco alla tua. E così hai capito che è morto. Aveva resistito e vissuto fino a vederla, ed oltre ancora fino ad amare te. Ed ora non c’è più.

Vorresti piangere, sarebbe giusto farlo, ma dentro di te sei certa che non ti abbia lasciato sul serio. Questa volta sei sicura che qualcosa di lui sia rimasto in te, ed ancora cresca in te.

È solo la sensazione di una donna ormai stremata, ma hai avuto un presentimento simile quando il tuo primo amore è andato via. Sapevi sarebbe morto e che l’avresti perduto, per questo lo stringesti più forte.

Ora sai che non hai bisogno di questo, perché lui vive in te. E con quella forza che ti ha lasciato anche tu vivrai.

E sarai felice.
Ancora ed ancora.
Per sempre.

*********************

N.D.A. Ecco l’ultimo capitolo. Un capitolo in cui ho cercato di trasmettere tanto, se non tutto. So che questa storia non è perfetta, che a molti non piacerà, che molti pochi l’avranno letta ed ancora meno saranno arrivati fino alla fine, ma non importa. Non mi importa se può risultare banale, se può essere scritta male, se può risultare falsa, sono contento che chiunque sia giunto fino alla fine possa averla letta, ed aver letto me. Perché questo sono io.
Non parlo solo di stile o modo di raccontare, questa è stata la mia valvola, il mio modo per riversare su carta tante cose non dette. Troppe cose non dette. Ed è forse il momento che, come i miei personaggi, anche io decida di andare avanti. Che come loro mi renda conto dei miei errori e come loro faccia di tutto per correggerli. E forse ci vorrà tempo, e forse sarà inutile, ma l'importante è sapere di averci provato. Mi basta sapere che se anche non cambiassi, se anche nessuno mai esistesse per me, ancora potrei dire di aver fatto il possibile. Perché è la pigrizia che ci rovina, che ci corrode tutti. Non basta pensare, non basta volere, bisogna Fare. Ed io farò. Giorno per giorno, un passo alla volta fino ad arrivare alla meta o a capire che non è una partita quella che sto vivendo, ma è una vita. Non sempre leale, non sempre giusta, non sempre vera, ma è pur sempre l’unica che ho.
Ho detto abbastanza, forse anche troppo, ma non voglio lasciarvi così, con una filippica senza capo ne coda.
Continuate a leggere, un epilogo vi aspetta, e so che dopo quello mi odierete tutti. E forse così capirete perché ho bisogno di cambiare.

See you soon!

Bumbix

PS. Per amor di onestà, vi dico che la storia non è stata Betata. Potrebbero esserci degli errori e questo potrebbe compromettere il vostro gusto nel leggerla. In tal caso segnalatemeli ed io li correggerò! A presto.

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Capitolo 7
*** Epilogo: Realtà...? ***


Epilogo: Realtà?

“E quindi questo come la fa sentire?”

“In che senso come mi fa sentire? Mi ha chiesto lei di raccontarle i miei sogni…”

Lo psichiatra prende meglio posto sulla sua poltrona, rilegge per un momento tutti gli appunti presi durante il tuo racconto, tornando infine a guardarti.

“È sicuro di aver sognato tutto questo?”

“Si.”

“Allora si limiti a rispondere alla mia domanda, al suo risveglio come si è sentito?”

Scuoti la testa, tenti di ricordare. Hai detto addio alla tua famiglia, hai detto addio ai tuoi amici, sei andato a Nord per vedere una rappresentazione reale dei tuoi più profondi desideri, e poi sei spirato tra le sue braccia.

“Bene. Sono stato bene. Non è stato un brutto modo per morire. Sono stato amato, ho avuto modo di salutare tutti, e prima di andare dall’altra parte ho pure realizzato il mio sogno di diventare padre. Devo ammettere che se fosse andata davvero così sarebbe stato magnifico.”

Sorridi, il lettino è così comodo, perché non tornare a dormire?

E così chiudi gli occhi, ti lasci andare, lasci che il torpore si impossessi di te.

Quasi non noti l’uomo seduto al tuo fianco, alzarsi e dirigersi verso la porta. Ne noti il suo sguardo contrariato.

***

Appena fuori dalla stanza inizi a barcollare. È sempre così, quando lo senti parlare, quando lo senti raccontare, quando lo senti rivivere e ricreare quelle esperienze. Non ne puoi più, chiederai il trasferimento, devi farlo.

“Cosa ha raccontato questa volta?”

Un uomo in divisa ti aspetta fuori dalla porta, dalle onorificenze che ha cucite sul petto si direbbe appartenere a qualche alta divisione del governo.

“Un’altra storia, l’ennesima. In questa lui era un malato terminale, lei una ragazza distrutta dalla perdita del suo amore. Ha scisso di nuovo la sua personalità in due, ed ha fatto rivivere gli eventi alle due parti separatamente. Solo che come al solito non è riuscito a ricordare, o ha rimosso, quelle che sono state le sue vere azioni. Per esempio, nel racconto, ad ogni fermata del suo viaggio si limitava a dire addio ai suoi amici. Nella realtà li uccideva e portava un pezzetto di loro con se. Qualcosa che li caratterizzava. Che fosse una ciocca di capelli o altre parti anatomiche…”

L’espressione di disgusto sul viso dell’ufficiale è perfettamente comprensibile, e mentiresti se dicessi di non averla avuta più volte anche tu.

“È raccapricciante, ma ancora questo non spiega dove abbia nascosto la bambina. Ha parlato di questo, ha parlato di Aurora?”

Tu annuisci, fai scorrere gli appunti, cerchiando ogni volta che avesse citato la bambina scomparsa.

“Continua a dire che l’Aurora si trova in Alaska, ma non è possibile che l’abbia portata li. Non ne ha avuto il tempo. Da quando sono spariti, a quando è stato catturato, sono passate solo poche ore. Le ricerche come vanno?”

L’uomo scuote il capo tristemente.

“Non bene. La famiglia sta impazzendo, la stampa ci da addosso, e noi non riusciamo a cavare un ragno dal buco. Sembra che nelle due ore fino al suo ritrovamento, si siano volatilizzati. Nessuno li ha visti o sentiti, nessuna telecamera li ha filmati e pure il gps del telefono è stato scollegato.”

L’uomo si passa una mano sul viso, i segni di stanchezza ben evidenti nonostante la carnagione scura.

“Mi dispiace…  eppure non capisco, perché creare una realtà alternativa? Cioè, anche nel suo racconto ha sofferto tanto. Perché raccontare di tanta sofferenza e dolore? Da come ha descritto l’incontro con l’amore della sua vita, sembra che lui sappia quali siano i suoi difetti, e che una parte di lui abbia tentato di correggerli, eppure siamo arrivati a questi punto.”

“L’amore della sua vita… è quella di cui si è rinvenuta solo una treccina, che portava al polso come braccialetto?”

“Si quella. Anche il suo corpo è scomparso. Ufficialmente non la si da ancora per morta, ma visto e considerato che fine hanno fatto la sorellina e tutti gli altri suoi amici, penso abbia solo nascosto il corpo molto bene. Come trofeo forse… non le so dire.”

“Cos’altro si può fare dottore? È capace di strappargli la verità in qualche modo?”

“Posso provarci, ma ha visto anche lei. Ogni volta che lo ipnotizzo ha inventato una storia differente. Le uniche parti in comune sono il suo viaggio, la visita agli amici, e la parte sull’Aurora.”

“Continui a provare… ancora ed ancora, anche a costo di fottergli il cervello. C’è la vita di un’innocente in gioco!”

Annuisci, lo vedi congedarsi, e ti volti verso la stanza. Un finto specchio ti mostra l’interno della camera.

E lui è di nuovo li. Occhi chiusi, braccia incrociate, che cammina e parla.

Sonnambulismo. Come se non avesse già abbastanza problemi….

Ti allontani, vai a riposare anche tu. Tra poche ore dovrai iniziare una nuova terapia. Speriamo sia migliore delle precedenti.

*******************

N.D.A. Ok, potete insultarmi. Anche perchè la storia non continuerà, non ora. Però... dai, ve lo aspettavate? Sono malvagio ^_*

Bumbix                                                        

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