Il Cielo del Nord di Bumbix (/viewuser.php?uid=148404)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Perchè l'Alaska? ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Prima Tappa ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Realizzazione ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Seconda Tappa - Verità ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Freddo e Buio ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Almeno Tu ***
Capitolo 7: *** Epilogo: Realtà...? ***
Capitolo 1 *** Perchè l'Alaska? ***
Prologo: Perchè l'Alaska?
Il sole appena sorto, il trepido cinguettare degli uccelli, i raggi che
imperterriti penetrano dalle tapparelle, disegnando forme e colori sui
muri della camera.
Istintivamente apri gli occhi, il corpo ancora assonnato, le braccia
pesanti, non vorresti far altro che girarti dall'altra parte e
continuare a dormire. Tuttavia lo senti. Di sottofondo, come il rumore
di passi attutiti. Qualcuno si muove lungo il corridoio.
Fiduciosa, ed ancora intorpidita, ti fai scivolare di dosso le coperte
che coprivano il tuo corpo nudo, indossando una camicia gettata in
terra la sera prima.
L'indumento è ampio, caldo e porta ancora impresso il suo
odore. Ti fermi un attimo, lo assapori, guardandoti poi allo specchio
per ammirare il tuo aspetto.
Sei bella. Anche con un principio di occhiaie ed i capelli sconvolti, i
tuoi occhi brillano vivaci, il tuo sorriso abbraccia il mondo. Sei
bella, bella da quando hai conosciuto lui, bella da quando lui ti ha
fatto sentire bella.
Prima non avevi mai badato al tuo aspetto, ti sei considerata sempre
troppo bassa, o troppo magra, o troppo piatta. Ogni cosa di te aveva un
difetto, e, piuttosto che dargli peso, preferivi sorvolare. Ora sai,
che quei difetti sono la parte migliore di te. Da quando l'hai
incontrato, da quando l'hai accettato e da quando gli hai permesso di
cambiarti la vita, lui te l'ha dimostrato giorno dopo giorno.
Ancora ed ancora.
Sei felice, c'è poco da fare, e vorresti che questi brevi
istanti della tua vita non finissero mai.
Dopo ancora qualche secondo d'esitazione, nel quale prendi in
considerazione l'idea di indossare altro o di raggiungerlo
così come sei, ti avvii lungo il corridoio.
Uno stretto cubicolo rettangolare, con due porte a destra e due a
sinistra. In fondo, li dove si apre l'ingresso per il soggiorno, senti
di nuovo gli stessi rumori attutiti di prima.
Sembra si stia impegnando tanto per non darti fastidio.
Sorridi e ti avvii.
I tuoi piedi quasi volteggiano lungo le fredde mattonelle per quanto ti
senti leggera e viva. Il precedente torpore è solo un
lontano ricordo.
Stai andando da lui, lui è oltre quella porta, lui
è lì per te.
E così sbuchi in soggiorno, il tuo sguardo vispo vaga
nell'ambiente, fino a che non lo noti. Sta facendo capolino da dietro
il separè della cucina, il viso stanco, con un accenno di
barba non fatta e quei suoi incredibili occhi verdi.
"Ehi"
Ti avvicini e gli dai modo di notarti. Il suo sguardo incontra il tuo,
ed in esso riesci a leggerci un futuro fatto di certezze. Il suo
sorriso ti accoglie, mentre tira fuori un altro piatto dalla mensola.
"È presto, potevi restare a dormire."
Lo hai ormai raggiunto e lo abbracci da dietro mentre lui ti prepara la
colazione.
"Lo so, ma volevo vederti. Mi fa strano sapere che ti alzi
così presto la mattina e che la sera rientri così
tardi. Non abbiamo quasi più modo di stare insieme."
Lo senti muoversi a disagio dalla tua posizione privilegiata, con il
viso schiacciato contro la sua schiena, avverti il suo cuore battere
piu forte. Ti ama. E tu ami lui.
"Lo sai che lo faccio per noi. Più lavoro ora,
più a lungo durerà la nostra vacanza in Alaska."
Si gira appena, poggia le sue labbra sulla tua fronte, regalandoti un
caldo bacio.
"Sei proprio fissato con l'Alaska. Mi spieghi perchè ti
piace così tanto? È vero che ho accettato di
venire, ma non ho ancora capito cosa ti spinge a voler andare proprio
lì."
Lui ti sorride, sciogliendosi dal tuo abbraccio per poggiare le vostre
colazioni sul tavolo. Niente di complesso, non è poi una
cima in cucina, ma è riuscito a fare qualche toast ed un
paio di uova all'occhio di bue.
Lui prende posto e tu siedi di fronte a lui.
All'inizio sbocconcella la sua colazione, alternando la sua attenzione
dal piatto a te. Tu invece, come il degno aspirapolvere che sei, hai
già spazzolato tutto, quando lui è ancora a
metà.
"Allora?"
Domandi, chiedi, vuoi tornare sull'argomento.
Lui ti sorride e manda giù un pò di succo
d'arancia prima di rispondere.
"Bhe, ovviamente voglio andare in Alaska per l'Aurora."
Vero. Lui adora l'aurora, la ha come sfondo del pc, del telefono, ha
addirittura comprato un calendario in cui è raffigurata.
"Tutto qui? Vuoi andare dall'altra parte del mondo per vedere l'Aurora?"
Il sorriso sul suo volto si accentua, mentre ti lancia un'occhiata
divertita.
"Si tutto qui."
Le tue labbra si contraggono, la fronte si increspa. Stai cercando di
capire, di cogliere il motivo per cui per lui sia così
importante. Non ne vieni a capo.
"Bhe mi sembra un motivo un pò stupido per attraversare
l'oceano, non credi?"
E poi lui ride. Sembra ringiovanire quando ride, perde quella sua aria
seria e taciturna, sembra molto più bello. Sorridi di
rimando, davanti a questa giovialità, alzando lo sguardo al
soffitto.
"Alla fine è solo un cielo no? Un bel cielo, certo, ma solo
un cielo."
Lui scuote il capo, si asciuga una lacrima scaturita dal troppo riso e
torna a fissare te. Ancora una volta ti manca il fiato, quando ti
guarda in quel modo ti senti nuda davanti a lui.
"Tu sai cos'è l'Aurora? Cosa sai di Lei?"
Metti su un cipiglio deciso. Non sei pronta a darla vinta
così facilmente, anzi, al contrario lotterai fino a che le
tue ragione prevarranno.
"L'ho studiata a scuola, in geografia astronomica. L'Aurora
è un effetto dovuto all'incontro tra il vento solare e
l'atmosfera terrestre. Da questo incontro si generano degli effetti di
luce, tutto qui."
Lui scuote il capo, finendo la sua colazione. E poi inizia a pulire.
Maniaco conpulsivo, non riesce proprio a sopportarlo il disordine, e se
non ha già risistemato la stanza che condividete deve essere
solo perchè non voleva svegliarti. Mentre porta le stoviglie
verso il lavandino tu lo segui. Non si volta a guardarti, consapevole
della tua presenza lì.
"L'Aurora è qualcosa che va oltre la mera scienza. La
scienza può spiegarti come nasce un'Aurora, ma non come mai
tutti la guardino e tutti l'apprezzino. L'Aurora è
più di un nome, più di un panorama,
più di una meta da visitare. È un obbiettivo da
raggiungere, un'emozione da condividere, un sogno da realizzare.
L'Aurora è lo scrigno che contiene i desideri della Terra.
Per me è tuttto questo e anche di più."
Lo osservi pulire, parlare, e ti verrebbe voglia di ribattere ancora e
far continuare questo battibecco fino a che non ti darà
ragione. Alla fine lo farà, non riesce mai a resistere
quando fai sul serio. Tuttavia qualcosa nelle sue parole ti ha colpito.
Non sai perchè, non sai come, ma è
così.
Mentre ancora pensi a come agire, lo vedi risistemare il tutto e
mettersi la borsa a tracolla. L'unica cosa che puoi dire è:
"L'Aurora, eh?"
"Già, solo per l'Aurora."
E lo osservi chinarsi, prenderti il viso tra le mani avvicinandosi a
te. Le vostre labbra si sfiorano nel più tenero dei baci, e,
per un momento, un orribile momento, hai la sensazione di averlo perso.
Lo stringi forte, approfondisci il bacio fino a renderlo un turbine di
passione, ma lui è ancora lì, non è
sparito, non è scomparso. Forse la tua è stata
solo un'impressione.
Quando vi staccate avete entrambi il fiatone, ma siete felici. Il suo
sguardo va all'orologio e tanto basta a farlo accelerare.
"Sono in ritardo, non posso permettermi ritardi con il mio nuovo capo!
Tu torna a dormire, riprenderemo stasera da dove ci siamo interrotti. E
guarda che vorrò sapere il perchè di tutto
questo!"
Sorride, fuggendo via da te. Una volta alla porta si gira nella tua
direzione, regalandoti un sorriso.
"Ti amo C...."
Non fai in tempo a rispondere, a decifrare le sue parole, che lui si
è gia richiuso l'uscio dietro lasciandoti lì, da
sola.
Quando finalmente comprendi, calde lacrime bagnano il tuo viso. E da
lacrime a singhiozzi, da singhiozzi a pianto disperato. E solo dopo
aver pianto, ed esserti esaurita, torni in camera da letto.
"Lui mi ama..."
Lo sussurri piano al buio, mentre il sonno ti avvince ed inizi a
sprofondare.
L'ultima cosa che vedi sono luci rosse e blu che si alternano sul
soffitto della camera. La dolce Aurora che viene lì per voi?
L'ultima cosa che senti è il suo odore impresso sulla
camicia che ancora indossi.
L'ultima cosa che il tuo orecchio coglie, quando ormai non sei
più cosciente di te, è il richeggiare lontano di
una sirena.
****************************************
Realtà ed inganno camminano di paripasso. Al tuo risveglio
la più intensa delle felicità si sarebbe
trasformato nel più atroce dolore.
E la tua vita sarebbe finita per come la conoscevi.
Quel giorno che lui ti ha amato... la sua vita ha avuto fine.
****************************************
N.D.A.
Primo capitolo di quella che spero sarà una lunga e
prolifica storia. Spero vi piaccia e nel caso lasciate una recensione.
Sempre vostro. Bumbix
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Capitolo 2 *** Capitolo 1: Prima Tappa ***
Capitolo
1:
Prima Tappa
Lui
3 anni dopo
A posteriori, forse, la reazione peggiore l'ha avuta tua madre. Urla,
pianti e riunioni di famiglia sfociate nel caos. L'immagine di lei che
si strappa i capelli mentre piange in maniera incontenibile
è uno dei pensieri che ti porterai nella tomba. Eppure alla
fine hai prevalso.
Non sei mai stato un tipo deciso, con le idee ben chiare, ti sei sempre
fatto trasportare dalla corrente cercando un senso a questa vita, che
un senso non lo ha, ma ora finalmente hai scelto una posizione, e ti
sei scoperto un corpo inamovibile.
A poco sono serviti gli interventi dei parenti più
disparati. Fratelli, cugini, zii, tutti hanno trovato una roccaforte in
te e nella tua decisione. La cosa ti ha rattristato e reso felice allo
stesso tempo. Capire quanto poco valga la loro parola per te e sapere
che finalmente hai preso in mano il tuo destino, sono due aspetti della
stessa medaglia. Una medaglia che pesa, come una spada di Damocle.
Ed ora sfrecci, su un treno ad alta velocità, diretto a
Nord. Il tuo viaggio è appena agli inizi, hai ancora tanta
strada davanti, tante persone da salutare, ma già il fatto
di avere una meta, un obbiettivo da raggiungere, ti aiuta a non pensare
a quello che ti sei lasciato alle spalle.
Hai promesso di chiamare, di far sempre sapere dove sei, e di tornare
una volta finito quello che devi fare. Tutte balle, questo è
un viaggio di sola andata, e nessuno eccetto te ne conosce la meta. I
tuoi fratelli conosco in parte l'itinerario che seguirai, ma solo fino
ad un certo punto, solo fino a che non sarai su suolo straniero. Ed ora
sorridi, ma gli occhi non si illuminano com'erano soliti fare quando
indossavi la maschera del ragazzo qualsiasi.
Qualcosa in te si è spento.
Bhe è inutile tergiversare, il panorama di fronte ai tuoi
occhi continua a cambiare, mentre ti accomodi meglio sul sedile. Tra le
mani un diario di viaggio ed un libro per ammazzare il tempo. Hai
ancora qualche ora prima di raggiungere la prima tappa. La casa del tuo
amico non è così lontana dalla tua.
***
"Ehi!"
Batti sulla spalla del tuo amico, stampandoti in faccia il tuo miglior
sorriso. È bello vederlo, è bello sentirlo,
è bello saperlo lì.
Arrivato nella sua città ti è risultato facile
raggiungerlo, ti è bastato chiamare la sorella e farti
accompagnare da lui. Salvo fughe di notizie, dovrebbe esserne sorpreso.
I suoi occhi si sgranano una volta giratosi nella tua direzione ed il
suo volto è una maschera di mille emozioni.
"Tu! No, non è possibile!"
E diviene tempo di abbracci e saluti sinceri. Con la tua complice lo
avete intercettato nel rientro a casa dall'università,
dunque in sua compagnia ci sono persone che non hai mai visto,
probabilmente suoi colleghi.
"Che ci fai qui? Pensavo fossi anche tu d'esami in questo periodo!"
Ridacchi, ti gratti il capo nervosamente, avvicinando a te la tua
valigia.
"Diciamo che mi sono preso una pausa, ed ho deciso di approfittare
della tua ospitalità per un giorno o due. Devo fare delle
cose qui in città e mi piacerebbe passassimo un
pò di tempo insieme."
Una mezza verità da parte tua, ma non è ancora
tempo di dirgli ciò che davvero è successo. Il
suo sorriso si allarga e noti come, in due mesi che non vi siete visti,
lui non sia cambiato per nulla. La folta barba nera adombra ancora il
suo viso, il suo corpo è rimasto sottile come un giunco e la
sua voce, similmente alla tua, è un sentiero di
verità nascoste. Ti fa pensare a quanto vi somigliate
nonostante la distanza che vi separa.
"Certo idiota, dove altro pensavi di restare? Cammina con me, ti
presento i miei amici."
E così inizia la tua avventura, non una principessa da
salvare o un mondo in pericolo, ma solo un viaggio ed il suo avvenire.
Sorridi.
Dimentichi.
Per poco non stai per cadere.
Il giramento di testa passa e non ti puoi che riavere.
********************
N.D.A.
Torno con un breve capitolo. Non prevedo di scrivere grandi poemi, o
ballate d'autore, cercherò di impormi questo stile scarno di
proposito, nel tentativo che siano le emozioni dei personaggi a parlare
e guidarvi. Come piccolo imput posso dirvi che il protagonista di
questo capitolo non è l'uomo apparso nel prologo. Saranno
due storie distinte e separate. Ci saranno i capitoli su di Lui e
quelli su di Lei. Tutto qui. Spero vi piaccia. A presto.
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Capitolo 3 *** Capitolo 2: Realizzazione ***
cap 22
Capitolo
2:
Realizzazione
Lei
Apatia. I tuoi occhi si aprono, il tuo corpo si sveglia, la tua vita
riprende. Anche se non si può chiamare vita, non
più.
Stancamente ti sposti dalla camera da letto alla cucina. I tuoi passi
sono lenti, attutiti dal pattume che alberga
nell’appartamento. Questa settimana non è passato
nessuno, ne il gruppo di sostegno, ne la tua famiglia. Nessuno
si è preso la briga di vedere come stai… a
nessuno importa più di te.
No. Non è vero. Loro ti amano, e sono anni, da quando lui
non c’è più, che ti sono vicini e ti
sostengono. Se non fosse stato per loro saresti morta da molto tempo.
Il tuo sguardo si poggia sui tuoi polsi, dove più cicatrici
si incrociano per i vari tentativi di suicidio da te commessi.
Non riesci ad andare avanti. Non riesci a fare tua la causa di una
vita, che ormai è priva di ogni scopo e significato. Lui era
il tuo sole, lui non c’è più.
Meriteresti che finisse tutto, che tutto venisse meno, che anche la tua
esistenza si concludesse, ma per quanto tu abbia tentato loro non
l’hanno mai permesso.
Tuo padre ed i tuoi cugini ti hanno tirato indietro dal baratro ogni
volta, giusto un attimo prima che tu precipitassi.
Ricordi ancora le urla, le grida, le suppliche ed i pianti. Le varie
terapie, e la quantità industriale di ansiolitici,
tranquillanti e droghe varie, che devi assumere ogni mattina per
arrivare fino a sera.
Apri lo stipetto della cucina. Dove una volta c’erano i
cereali ora ci sono flaconcini arancioni ripieni di pillole. Ne prendi
una mezza dozzina, scegliendo quelle con effetti più nocivi
per il tuo corpo, e senza esitare le mandi giù
d’un fiato. Ormai non ti serve nemmeno l’acqua per
poterlo fare.
Il tuo sguardo si sposta, la poltrona ti aspetta. Arranchi fino ad
essa, e d’istinto fai partire la registrazione. Un sorriso
stanco ti si dipinge in viso, mentre gli occhi ti si inondano di
lacrime. Non una viene versata.
Il vostro primo viaggio, la vostra prima vacanza insieme. Lui
è così bello, così felice. Ti sorride
mentre tu reggi la telecamera. State ridendo. State scherzando. State
vivendo.
Una vita che ti è stata strappata, una vita che non avresti
mai voluto vivere sapendo come ora questo abbia segnato te. E vorresti
piangere e singhiozzare, ma è ormai finita da tempo quella
fase. Ti limiti a tamponarti gli occhi, continuando a guardare. Le tue
giornate trascorrono così.
Tra terapie, sedute di psicanalisi, ed i filmini di lui. Una volta
hanno cercato di portarteli via, di strapparteli per costringerti a
vivere. È stata la prima volta che ti sei tagliata le vene.
Un giorno intero senza vedere il suo sorriso, senza ricordare il suo
volto. La cosa peggiore è che questi ricordi stano svanendo.
Forse per la nebbia dovuta ai farmaci, forse è solo il tempo
che fa il suo corso, ma a tre anni dalla sua morte quasi non ti ricordi
più lui. La sua immagine sta svanendo, ma tu non puoi
dimenticare, non puoi farlo, non vuoi. E dunque lotti e ti aggrappi a
queste memorie salvate su cassette.
Eppure… c’è un ricordo non
svanirà mai. L’obitorio, il telo bianco macchiato
di sangue a coprirgli il corpo, il viso scoperto e pallido. Le tue
labbra sulle sue, il sapore del suo sangue.
E poi il terrore, l’insignificanza di una vita che ti
è stata imposta, e la voglia di mollare. Chiudi gli occhi.
Ti sembra quasi ti sentirlo. Non lo ricordi, ma lo ricordi ancora. Il
suo viso svanisce, la sua voce rimane. Ci sono cose che non ti potranno
mai essere tolte. Sei stata sua, lui è stato tuo. Per un
breve momento vi siete amati. Per tutta la vita vi siete amati. Ora non
vi amerete più.
“…
e quindi a dicembre andremo a vedere l’Aurora
Boreale!”
“Come?”
“L’Aurora
Boreale! Quella che si trova a Nord, hai presente? Altro che questa
vacanzetta, quella si che sarà un’occasione da
ricordare!”
La sua risata, la sua voce. Provengono dalla registrazione come se lui
fosse ancora lì.
“Ma
lì fa freddo, ed io odio il freddo! Andiamo alle Maldive
invece! Sole, mare, se fai il bravo magari ti farò fare un
pò di Sex On the Beach! È il mio cocktail preferito!”
Ora ridete entrambi, la tua voce è così serena.
Da quanto non ridi in quel modo? Da quanto non fai vaghe allusioni
sessuali come quelle?
“Nah, meglio
vedere l’Aurora. Ti prometto che se la vedrai,
farò qualsiasi cosa tu voglia. Se mi chiedessi il cielo,
volerei fino alle stelle e te lo porterei!”
“Qualunque
cosa?” “Qualunque cosa...?”
La tua voce si sovrappone a quella della tua controparte nella
registrazione. I tuoi occhi si accendono, ma la tua voce rimane flebile
mentre realizzi la verità.
Lui non ti avrebbe mai abbandonato. Lui non l’avrebbe mai
fatto. Lui non è morto. Lui non è morto. LUI.
NON. È. MORTO.
Lui ti aspetta li, in Alaska, dove c’è
l’Aurora. Alla memoria, ti ritorna flebile la sua voce il
giorno dell’incidente. L’Aurora è lo
scrigno che custodisce i sogni della Terra.
Devi solo andare li. Devi solo andare a prenderlo. Devi solo continuare
ad amarlo. E lui amerà te, come ha detto prima di uscire. E
tutto sarà come se non fosse mai cambiato nulla.
Armata di determinazione vai a cambiarti.
Devi andare al Nord.
*******************
N.D.A.
Rieccomi con il terzo capitolo. Torna il punto di vista di lei, una
donna distrutta ed incapace di rimettere insieme i pezzi della sua
vita. Si attacca a dei ricordi che stanno lentamente svanendo, e si
rifugia nella follia di una folle speranza piuttosto che accettare la
triste verità. Forse sono solo un tragico a cui piace
accentuare questi momenti, metterli in mostra perchè vengano
apprezzati, ma non diffidate delle mie parole. Un cuore infranto, un
incidente, la perdita di una persona cara, possono portare una persona
li dove mai arebbe pensato di arrivare. La follia è solo un
passo in più rispetto all'amore.
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Capitolo 4 *** Capitolo 3: Seconda Tappa - Verità ***
Capitolo
3: Seconda
Tappa - Verità
Lui
Sali
sul treno, ti lasci tutto alle spalle. Dal finestrino vedi due persone
salutarti. Un ragazzo ed una ragazza. La ragazza si aggrappa al braccio
del suo
uomo, mentre singhiozza mestamente.
Sorridi.
Ricambi il saluto, lasciandoti anche loro alle spalle. Anche questa
è andata,
anche loro non sono che ricordi per te.
Hai
attraversato l’intero Paese, fermandoti in ogni
città in cui risiedesse quello
che potevi considerare un vero amico, ed ad ognuno di loro hai regalato
una
settimana del tuo tempo. È passato un mese, un unico,
piccolo mese, ed hai già
finito la tua lista di persone da salutare. Oh meglio, hai quasi
finito… devi
ancora andare da lei…
Ad
ogni modo sei stanco, il tuo viso ha iniziato a diventare
più pallido ed ogni
gesto ti richiede grande fatiche. Le pillole che ti ha fornito
l’ospedale
stanno finendo, e più che una cura sono un modo che tenere a
bada i sintomi
della malattia.
Perché
sei malato… questo hai detto loro nell’ultimo
giorno della settimana che hai
potuto dedicargli. Sei malato di una malattia grave, quasi incurabile,
ed a
dispetto dei desideri di tutti hai deciso di non sottoporti a nessuna
terapia
che possa aiutare. La cosa li ha fatti impazzire, ha fatto uscire di
testa i
tuoi amici, come già fecero i tuoi familiari prima di loro.
Ma
sei stato irremovibile. Le loro parole sono state come frecce che non
hanno
penetrato la tua armatura, fatta di forte decisione. Ed ora sta a lei.
Devi
vederla, anche solo per l’ultima volta. Devi vederla prima di
partire per
l’ultima tappa, prima di sparire all’orizzonte per
non fare più ritorno.
Lei
non è tua amica, non più, quello che
c’è tra voi è strano, quasi complesso.
Un
tempo siete stati intimi, molto intimi, ma quel tempo è
passato, e vi siete
fatti troppo male a vicenda perché anche solo un barlume di
amicizia potesse
resistere.
Tuttavia
l’hai amata. È stata l’ultima donna ad
aver ghermito il tuo cuore, e merita che
sappia da te perché non la vedrai mai più. Anche
perché sai, che nonostante
tutto, anche lei ha amato te. Forse per un breve istante, magari solo
per un
momento, ma sei sicuro che nei suoi occhi sei stato l’unico
almeno allora.
Questa
tua speranza, questo tuo sogno non detto, queste tue parole, tradotte
su carta
mai spedita, ti ha spinto a lasciarla per ultima. Non avrai settimane
da
passare con lei, ma solo ore. Sei sicuro che se ne avesse il tempo
sarebbe
l’unica con la forza di farti restare, l’unica in
grado di insinuarsi nelle tue
difese per farti capitolare.
E
così scappi anche da lei. Vuoi vederla, vuoi parlarle, vuoi
sentire per
un’ultima volta il calore del suo abbraccio, ma vuoi anche
scappare e correre.
Fuggire lontano, li dove i problemi sono futili e la tua
dignità si perde nel
maestoso cielo.
E
ridi, e gemi e piangi. Lacrime, sgorgano dai tuoi occhi arrossati, il
tuo viso
precocemente invecchiato incomincia a mostrare cenni di cedimento. Devi
salutarla ora, fintato che sei ancora te stesso e non l’ombra
di quello che lei
ricorda.
E
così scendi alla sua stazione. La città in cui
sai che lei risiede. La prima
cosa è chiamarla, darle una voce che tu ci sei. Non
sarà contenta di questo, ne
sei certo.
“Ehi…
ciao”
“Hai
bisogno di qualcosa? Perché chiami me?”
Il
suo tono di voce è scontroso, potresti averla svegliata.
È sempre stata una
tipa che dorme molto e la cosa ti ha sempre fatto sorridere.
“Sono
in città. Nella tua città intendo, e volevo
vederti. Ti dispiace se passo da
casa tua?”
“Come?”
Sveglia
da poco fa fatica a carburare.
“Sono
nella tua città e mi chiedevo …”
“No!
Ho capito, quello che voglio sapere è che cazzo ci fai nella
mia città! Tra noi
è finita, devi mettertelo in testa! Tu sei il mio passato,
quello che c’è stato
tra noi è un errore! Non voglio vederti!”
Il
telefono viene attaccato. Ti aspettavi qualcosa del genere, ma non per
questo
stai bene. Il tuo cuore, stretto in una morsa d’acciaio,
lacrima sangue. E così
attendi. Il tuo aereo non partirà prima di sera e fino ad
allora l’aspetterai.
Le
mandi un messaggio, solo perché lo sappia, e speri che ti
risponda.
Le
ore passano, il tempo scorre, ed alla fine si fa sentire. Ti chiede di
raggiungerla nella piazza principale. Insisti perché tu
possa raggiungerla a
casa. Non che tu abbia in mente di fare qualcosa, ma non
c’è solo lei da
salutare.
Alla
fine acconsente.
Con
una valigia in mano, ed una borsa a tracolla, attraversi la
città fino
all’indirizzo che ti ha indicato. Il viaggio è
breve, la città è piccola, ma
nonostante questo hai solo un margine di due ore per raggiungere
l’aeroporto.
“Ehi…”
Quando
l’uscio si schiude te la trovi davanti, bella come
l’hai sempre ricordata.
L’espressione sul suo viso è truce e da come
socchiude la porta dietro di se, è
evidente che non voglia farti entrare.
Va
bene così. Devi solo parlarle, dirle tutto. Poi
andrà meglio. Ne sei sicuro.
“Lo
so già…”
Apri
la bocca. Per un momento rimani spiazzato, e lei sposta gli occhi da
te. Li
abbassa come fa sempre quand’è imbarazzata. Ma non
è imbarazzo quello che prova
ora, è sofferenza.
“Ho
chiamato gli altri e mi hanno detto tutto. Mi hanno detto della
malattia, e mi
hanno detto che non ti farai curare. Mi hanno anche chiesto di farti
capitolare, e di farti tornare sui tuoi passi… Quindi dimmi
perché hai preso
questa decisione idiota? Sei così ottuso da voler
morire?”
Gli
altri hanno tradito il loro voto di silenzio, e le hanno detto tutto
prima che
a parlare fossi tu. Questa è una cattiveria alla quale non
eri preparato, ma
considerato quanto poco tu abbia prestato ascolto alle loro suppliche
ed esortazioni,
forse ti meritavi un’ultima pugnalata alla schiena.
“Io…”
Non
sai cosa dire, ti eri preparato un bel discorso in cui rievocavi i
tempi
andati, la facevi rilassare un po’ e poi le davi la brutta
notizia. Adesso sei
tu quello messo all’angolo.
Davanti
alla tua indecisione lei torna a guardarti, gli occhi bordati di
lacrime. Avanza
verso di te, alza il palmo destro schiaffeggiandoti.
“Codardo!
Sei un codardo! Lo sei sempre stato! Affrontare i problemi, dire le
cose come
stanno, esseri sinceri! Queste erano le regole che c’erano
tra noi, eppure tu
hai preferito non dirmi nulla, hai preferito rinunciare ad una vita che
non è
solo tua, facendo soffrire tutti quelli che ti stanno attorno!
È così
importante per te essere una vittima, essere compatito, essere
accudito? Dovevi
proprio prendere la via del codardo e scappare da quella che
è la via più dura,
solo per poter scegliere la strada facile!? Morire è
più facile che lottare,
morire è più facile che vivere, morire
è più facile sapendo che tutti hanno
pena per te!”
Una
pausa, il suo corpo freme, il tuo è paralizzato
dall’orrore.
“Codardo!
Non so davvero cosa ci ho trovato in te, non so neanche
perché siamo stati
insieme. Sei una persona che fa schifo, una persona che non vuole
neppure
lottare per le persone che ama! Ed io stupida ad illudermi che fossi
qui per
me, per riconquistarmi! Tu sei qui solo per nutrire il tuo ego, per
sapere che
io sto male per te, e che tu non meriti tutto questo! Sei un bastardo,
uno
stronzo, per quanto mi riguarda sei già morto, sei morto nel
momento stesso in
cui hai messo piede in questa città! Ed ora vattene, vai a
morire in un fosso o
da qualche parte del genere, non voglio vederti mai
più!”
Si volta, rientra in casa,
sbattendosi la porta alle
spalle. E tu sei ancora lì. Una mano sulla guancia lesa, una
lancia nel cuore
infranto. Tutte le emozioni trattenute, tutti gli addii vissuti, ti
hanno
portato a questo.
Avresti
voluto sentire il calore del suo abbraccio un’ultima
volta… invece è il suo
schiaffo l’ultimo contatto che avrai con lei.
Reprimi
le lacrime, reprimi le emozioni. Non puoi piangere, non ora. Respiri,
ansimi
per il dolore al cuore, ed alla fine ti decidi ad andare.
Quando
ti volti per tornare in strada, senti la porta
dell’appartamento aprirsi di
nuovo. Ti volti. La speranza che si sia ricreduta…
Ma
non è lei. Non è lei che viene da te con la
schiena scossa dai singhiozzi. Non
è lei che ti salta al collo, e che pretende che tu possa
consolarla. L’altra
persona che eri venuto a salutare, la sorella di lei.
La
stringi forte. Ora la diga costruita intorno al tuo dolore inizia a
cedere.
Calde lacrime iniziano a cadere sulle tue guance mentre
lei è scossa dai singhiozzi.
Era
evidentemente in ascolto, deve aver sentito tutto.
“Shh…”
La
consoli, stringendola forte a te. Lei continua a piangere. Dopo un
po’ si
calma, ma non smette di abbracciarti.
“Devi
restare...”
“No,
devo andare…”
“Lei
capirà, sai che capirà, le serve solo tempo. Io
la conosco, non intendeva dire
tutte le cattiverie che ha detto! È solo.. ha preso solo
male la cosa. Non puoi
andartene ora”
E
tu sorridi, la tiri indietro lasciando che i suoi occhi verdi,
così diversi da
quelli che hai tanto amato, incontrino i tuoi. Poggi le tue labbra
sulla sua
fronte.
“Lei…
non ha detto nessuna cattiveria. Lei ha detto una verità,
che sono in pochi a
conoscere, perché sono pochi a conoscermi come mi conosce
lei. E tu ora dovrai
starle vicino. Dovrai starle vicino perché io non
potrò più farlo, e dovrai
starle vicino perché sappiamo entrambi che la notizia
l’ha distrutta.
Promettimi che lo farai, promettimi che ti prenderai cura di
lei…”
E
di nuovo piange, ma il suo è un pianto soffocato.
“Lo
farò…”
“Brava
ragazza, per questo ti ho sempre voluto bene.”
La
stringi ancora una volta prima di asciugarti le lacrime sulle guance,
andando
via.
“Ma
dove andrai!?”
La
sua voce ti insegue mentre ritorni in strada.
“Vado
da mia figlia…”
Sussurri
queste parole al cielo, consapevole che lei non le udrà.
Anche perché se le
udisse che senso avrebbero per lei? Lei non sa, non ti conosce
così bene. Lei
non ha idea di cosa queste parole vogliano dire…
E
poi l’aeroporto, il dolore incontrollato, ed il viaggio
infinito. Non hai mai
sofferto tanto, non hai mai sofferto tanto come ora che ti è
stata mostrata la
verità, non hai mai sofferto tanto come ora che hai capito
chi sei.
Sei
un codardo. Ed il tuo non è un viaggio…
è una fuga.
******************************
N.D.A.
Altro capitolo, purtroppo anche questo molto tragico. Sto
caratterizzando i personaggi in maniera diametralmente opposta, e spero
che questo si capisca. Da una parte lui, che fugge lasciandosi tutto
alle spalle, dall'altra lei, che non può dimenticare e non
vuole farlo. Manca poco alla fine. Un capitolo, forse due, ma non so
quando li scriverò. Bye
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 4: Freddo e Buio ***
Capitolo
4: Freddo
e Buio
Lei
Avanzi. Il freddo ti circonda, il
freddo ti attanaglia, ma
non puoi che avanzare.
La fuga, il viaggio disperato e la
tua folle speranza, alla
fine ti hanno condotto qui. Sei in Alaska, li dove saresti dovuta
andare fin
dall’inizio, li dove tutto avrà fine in un modo o
nell’altro.
Ed ora il tramonto, il placido sole
visibile solo alla fine
del mondo, che saluta con i suoi raggi chiari quella terra cosparsa di
neve.
E tu attendi, ti inoltri, abbandoni
il gruppo di turisti a
cui ti eri aggregata. Non è un placido conforto, non
è il tepore di una
cioccolata, non è la sicurezza di un giaciglio. Tu sei
venuta qui per ben altri
motivi. Sei venuta per vederla, per vedere lei e trovare di nuovo lui.
E sei sicura che se continuerai a
camminare lui ci sarà. Sei
sicura che se andrai dove nessuno può trovarti, ed aspetti
che arrivi l’Aurora,
allora lui verrà con lei. E sarà bellissimo,
sarà un sogno senza fine, sarà
d’incanto.
E d’impeto sorridi, il viso
intirizzito dal freddo si
contrae, e senti una fitta di dolore. Da quanto non sorridevi per lui?
Da quando
il solo pensarlo è diventato doloroso?
Non puoi saperlo, non lo ricordi
più. Ma ricordi che devi
avanzare, anche se la neve ti arriva alle ginocchia, anche se la notte
inizia a
spadroneggiare in quelle terre dimenticate da Dio, anche se nel cielo
non c’è
nessuna Aurora.
Sai che comparirà, prima o
poi comparirà,
ed allora tu sarai li.
La vista ti si appanna. Perdi
sensibilità alle gambe. Inizi
a sentirti stremata.
Ma niente può fermare la
tua avanzata. Nemmeno il tremito
incontrollato del tuo corpo, nemmeno il fatto che ormai tu non sappia
nemmeno
dove sei. Tutto intorno a te è bianco, un deserto di neve
senza punti di
riferimento, ne altro da seguire. Le uniche tue compagne sono le stelle
in
cielo.
Un tempo sapevi leggerle, un tempo
avresti trovato il nord
tramite la stella polare. Quando hai dimenticato anche questo? Da
quanto non
guardi il cielo?
Ed avanzi. Le ginocchia cedono, il
freddo ti assale. E tu arranchi
ancora. Alla fine, disperata, tremante, e tremendamente sola, alzi lo
sguardo annebbiato.
“SONO ARRIVATA!”
Urli con quanto fiato hai in corpo, e
la tua voce riecheggia
nel luogo incredibilmente desolato.
“SONO QUI! D-DOVE
SEI?!”
Nessuna risposta, solo una folata di
vento che ti sferza il
viso. E lacrime iniziano a cadere, e lacrime iniziano a gelare.
“LO AVEVI PROMESSO! MI
AVEVI PROMESSO CHE AVRESTI FATTO
QUALUNQUE COSA! TORNA DA ME!”
Il tuo urlo disperato fende la notte,
non puoi sopportarlo,
non lo sopporti. Se infrangerà la sua promessa, se no si
farà vedere, allora
morirai. È questo che hai deciso, è questo che
vuoi.
Le tue mani tremano violentemente
mentre scopri il coltello
rubato ad uno degli altri viaggiatori. Con uno scatto fai uscire la
lama. Fredda,
lucida, nera per riflesso del cielo.
E poi alzi lo sguardo.
L’Aurora non c’è,
lui non verrà, lui
ti ha mentito. E mentre il mondo ti crolla
addosso, e quella patetica illusione si infrange, tu abbassi il
coltello.
Uno strappo deciso e la carne viene
recisa fino ai tendini. Il
tuo polso sinistra è andato. Una lenta pozzanghera cremisi
inizia ad insozzare
la candida neve.
E poi è il turno della
mano destra. Il coltello è tenuto in
maniera malferma, l’aver preso i tendini ti rende difficile i
movimenti, ma
ironia della sorte, grazie al freddo non senti dolore. Ed anche il
polso destro
viene scoperto.
Gli occhi ti si annebbiano. La lama
cala verso la carne
viva. Ti aspetti un altro picco di dolore, seguito dal tenue torpore
che segue
la perdita di sangue. Ed invece la tua mano viene afferrata. Il
coltello ti
viene strappato dalla tua presa incerta e viene fatto volare via. Alzi
lo
sguardo, ti giri, e lo vedi. Imbacuccato sotto un pesante completo
invernale,
con guanti e
passamontagna a coprirgli
il viso, due intensi occhi verdi.
Occhi come i suoi,
occhi così belli.
Ed è lui che
aspettavi.
Lo sai.
E poi è buio, come
nella notte più nera, e nulla più.
*********************
N.D.A. Altro
capitolo e ci si avvicina alla fine. Immagino che tutti sappiano chi ha
fermato
il suicidio, giusto? Bhe, era abbastanza ovvio fin
dall’inizio, l’unica cosa da
scoprire è cosa ne sarà di un uomo che si lascia
morire e di una donna che non
vuole più vivere? Ai posteri l’ardua sentenza.
Come nota personale posso aggiungere che si, sono un
sadico e questo non
dovrebbe lasciarvi presagire nulla di buono.
Ps. No,
non ho una mania per gli occhi verdi. ^_* Nel caso qualcuno se lo
stesse
chiedendo.
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 5: Almeno Tu ***
Capitolo 5:
Almeno tu…
Lei
Quando rinvieni sei intontita. Tutto
intorno a te è caldo e
morbido, ma non riesci bene capire dove sei. Ti stiracchi, riporti alla
memoria
i tuoi ultimi ricordi, e poi realizzi. Lui è vivo.
Lui è vivo, vivo, vivo.
Lui è vivo ed è venuto li per te. Ha
mantenuto la sua parola. Lui è vivo!
Immediatamente il tuo corpo si
sottrae al tuo torpore, le
forze si canalizzano e sei di nuovo in piedi. Vicino a te una pelle
d’orso
cade, sottraendo gran parte del calore al tuo corpo.
Sei in una baita, tutto quello che ti
circonda è in legno, e
solo una porta socchiusa rivela l’esistenza di altre stanze.
Nonostante le gambe malferme avanzi,
trepidante di vederlo,
di stringerlo, di amarlo. Ti fa strada nell’abitazione,
diretta all’unica
stanza con la luce accesa.
I tuoi passi malfermi, il tuo viso
sconvolto, il tuo corpo
esangue e le tue braccia tremanti. Intorno al polso sinistro hai delle
bende
fasciate strette, ma nonostante questo macchie cremisi orlano il bianco
tessuto
della camicia da notte che indossi.
Ricordi, alla memoria sovvengono gli
ultimi istanti di
quella mattina. Come in trance li rivivi. Giungi nel soggiorno, sei
pronto
quasi a vederlo di nuovo nella cucina pronto a prepararti qualcosa, ma
è in
quell’istante che ti blocchi.
Non è lui. Anche
così, anche da così lontano, riconosci che
non è lui. Ha i suoi occhi forse, ma la corporatura
è tutta sbagliata. Senza le
imbottiture a coprirlo rivela un corpo piuttosto alto e slanciato, il
viso
appare terreo, smagrito, i capelli ingrigiti per qualche strano motivo.
Eppure
non è un vecchio, lo capisci dalle rughe del viso che non lo
è.
Arretri lentamente, i tuoi occhi
iniziano di nuovo a
riempirsi di lacrime, quando anche lui nota te.
“Ehi…”
La sua voce ti raggiunge come il vibrante eco di un’arma. Si
insinua dentro di
te, ghermendoti. Eppure nonostante la voce tranquilla e sicura, i suoi
passi,
come i tuoi, non sono sicuri, non sono rapidi. Quasi zoppica nella tua
direzione, e ti raggiunge solo dopo enorme fatica.
“Non dovresti essere in
piedi, non ancora. Anche se forse
non ti interessa molto della tua salute visto che hai tentato di
ucciderti.
Vabbè, ormai sei in piedi, vieni a sederti davanti al fuoco.
Anche con i
riscaldamenti accesi qui si gela.”
Ti fa spazio, ti indica una poltrona,
ed ancora titubante tu
segui le sue istruzioni. Il calore del fuoco ti avvolge come poco prima
aveva
fatto la calda coperta in pelle d’orso.
E finalmente riesci a proferire
parola.
“Chi sei tu?”
Domanda lecita la tua, eppure mentre
la poni ti sembra così
stupida. lui ti sorride, prendendo posto sul divano. Tra le mani un
bicchiere
con qualcosa di ambrato dentro.
“Chi sono? Come te sono
qualcuno che scappa da questa vita,
anche se ritengo che abbiamo motivi diversi per farlo. Ti va di dirmi
come mai
hai tentato di ucciderti lì fuori? Prometto che non ti
giudicherò…”
Il suo tono di voce… Dio,
da quanto non sentivi qualcuno
rivolgersi a te così? Non c’è
pietà ne condiscendenza, solo una traccia di un
sentimento che non riconosci. Sembra quasi simpatia. Davanti al suo
sorriso
incoraggiante senti qualcosa sciogliersi in te, come se fosse lui il
fuoco che
ti scalda.
E così parli. Come un
fiume in piena, come una diga che si
rompe, come un tornado d’emozioni trattenute, inizia a
parlare di tutto. Gli
parli di te, della tua infanzia, del tuo futuro. Di come la tua vita
fosse
vuota prima di incontrare l’amore della tua vita e di come
poi lui vi abbia
dato significato. E lui ascolta, senza mai accennare a volerti fermare,
senza
redarguirti quando la tua voce diventa un urlo disperato, e senza
consolarti
durante i tuoi pianti prevedibili.
Alla fine gli racconti degli ultimi
tre anni,
dell’incidente, e della morte della tua ragione di vita. Di
come tu abbia
tentato di farla finita, ed alla fine ti sia ricordata della sua
promessa. Lui
ti aveva promesso che sareste venuti qui, sotto il cielo bagnato
dall’Aurora,
ed allora tu qui sei venuta. Ma anche questa è stata
un’illusione, il placido
sogno di una mente alla rovina. E così hai tentato di farla
finita ancora, ma
questa volta è stato lui a frapporsi fra te e la tua fine.
Quando termini di parlare ti ritrovi
ansimante, il corpo
teso e pronto e scattare. Tutte le emozioni trattenute si sono
rivoltate contro
di te, sono venute alla luce e si sono trasformate in rabbia verso
questo uomo,
con i suoi stessi occhi, ma che non è lui.
Eppure anche
quand’è evidente che lo odi e lo disprezzi, lui
continua a sorridere.
“Grazie.”
Di tutte le cose che ti aspettavi ti
dicesse, questa è la
più impensata.
“Perché mi
ringrazi, ho appena detto di odiarti, se non
fosse per te a quest’ora sarei di nuovo con lui!”
E lui ride, e la sua risata
è come musica da tempo
dimenticata.
“Ti ringrazio per esserti
aperta così con me ed avermi
ricordato una ragazza... che beh, non potrò mai davvero
dimenticare. E non
temere di ferirmi con la tua rabbia o in qualunque altro modo. Anche io
sono
qui per morire, te l’ho detto, solo che a differenza tua io
non ho scelta, non
più.”
Sorseggia dal suo bicchiere, ormai
quasi vuoto, versando
l’acolica bevanda anche a te. L’afferri con la mano
sana, continuando a
studiarlo.
“Cosa vuol dire che tu non
hai scelta?”
***
Lui
L’hai salvata giorni
addietro in una valle innevata, l’hai
portata fino alla baita che hai affittato con i soldi riservati ai tuoi
studi,
e l’hai curata come potevi. Per giorni non ha fatto altro che
dormire, per
giorni hai pensato di fare la guardia ad un corpo senza vita e che una
volta
morto avrebbero trovato te con lei ancora li, ad aspettare
l’Aurora.
E ora che finalmente si è
svegliata vuoi conoscerla, ti
scopri interessato a quel piccolo scricciolo, con il corpo minuto ed il
polso
segnato da più cicatrici di quante tu ne possa contare. Non
hai paura di lei,
ormai non hai più paura di niente. E come potresti? Del
resto stai per morire.
Il tuo tempo è
già finito, e se arranchi ancora nella corsia
principale di questa vita è solo per la meta che ti sei
prefisso di raggiungere
prima della tua dipartita. Voi vederla. La figlia che non hai mai
avuto, ma
alla quale avevi già scelto un nome. Aurora.
Quando finisce di sfogarsi, ed hai
finalmente capito chi ti
trovi di fronte, riesci a rivedere te in lei. Siete simili, seppur
diversi. Tu
hai tagliato qualsiasi ponte con la tua vita passata, lei non riesce a
scrollarsi di dosso un legame ormai dimenticato. Perché non
ti è sfuggita
quella parte, ormai lei non lo ricorda più. È
innamorata di un’emozione,
insegue una sensazione, e si fa coinvolgere dalla sua disperazione.
Ma se mai la tua vita ha avuto un
senso è stato quello di
salvare lei. Ora e adesso. Se non altro per mettere a tacere la voce
del tuo,
di amore, che ancora ti tartassa. Devi fare qualcosa per combattere la
tua
codardia, e cosa c’è di meglio di mettersi in
gioco per qualcun altro? E così
rispondi e parli anche tu.
“Non ho scelta nel senso
che sono malato e mi resta poco
tempo da vivere.”
I suoi occhi si sgranano e le mani
che reggono il bicchiere
tremano leggermente. Sorridi ancora.
“Non ti preoccupare, non
è nulla di trasmissibile. Solo
qualcosa nel mio sangue che mi porta alla morte, ed io che non faccio
nulla per
impedirlo. Ne più, ne meno.”
Sorseggi, ti versi altro Scotch, e
torni a guardarla. Tu la
fissi, lei ti fissa.
Il silenzio si prolunga tra voi, ed
alla fine le racconti
anche tu la tua storia. Rispetto alla sua è pacata. Sai
essere breve e conciso
quando vuoi, soprattutto se stai mascherando il tuo dolore ed il
rimpianto per
le scelte non prese.
Ti ci è voluto tempo per
capire, ma tornando indietro
sceglieresti di farti curare. Alla fine le parole di lei ti hanno
convinto,
sebbene quando fosse troppo tardi
Alla fine anche la tua storia
termina. Entrambi vi
conoscete, entrambi sapete tutto l’uno dell’altro.
Eppure niente tra di voi è
cambiato, siete estranei che si sono trovati in una situazione
difficile.
“Se ti può
essere di consolazione, dopo che sarò morto,
potrai ucciderti senza problemi. Non voglio averti sulla coscienza,
quindi non
ti permetterò di farlo finché riesco ad
impedirtelo. Anche se, se vuoi la mia
opinione, stai facendo una cazzata abominevole.”
Identifichi rabbia e sentimento in
quegli occhi castani.
“Non ho bisogno del tuo
permesso, del tuo aiuto, o della tua
pietà. Se volessi potrei rompere questo bicchiere adesso e
tagliarmi la gola! E
cosa vuol dire che sarebbe una cazzata? Cosa vuoi saperne tu di me? Sei
solo un
samaritano che mi ha salvato senza motivo. La tua ragazza aveva
ragione, fai
davvero schifo!”
Ah. Non pensavi di poter sentire
ancora il tuo cuore
stringersi in questo modo. Eppure non capisci se è per il
riferimento a quella
che fu la tua ragazza, oppure per l’insulto.
“È vero, faccio
schifo, ma fidati io ti capisco. Capisco te,
capisco il tuo ragazzo morto tanti anni fa, e capisco tutta la
situazione. Sei
solo una bambina, una bambina che non sa rassegnarsi ad aver perso il
suo
giocattolo preferito e che ora fa i capricci perché lo
rivuole indietro. Tutte
le volte che hai tentato di ucciderti? Volevi semplicemente attirare
l’attenzione, volevi che ovunque lui fosse sapesse che
soffrivi per lui in modo
che tornasse da te. Ebbene, lui non tornerà. Mai. Lui
è morto, sepolto, ed i
vermi avranno ormai banchettato con la sua carcassa imputridita. Se
vorrai
ucciderti per raggiungerlo potrai farlo tranquillamente, ma non fingere
che sia
per amore o perché ti manca, perché di lui non
ricordi nemmeno il viso!”
Ok. Ci sei andato giù
pesante. Forse il vederti sbattere la
verità in faccia, ti ha insegnato a sbatterla in faccia agli
altri. Ed ora lei
trema, viene scossa da singulti, senti la sua rabbia montare, e quando
ormai
pensi che stia per fare una follia… Si affloscia.
Il suo corpo si distende contro la
poltrona, e non scendono
neanche più lacrime dai suoi occhi.
“Io ci credevo davvero.
Credevo davvero che l’avrei rivisto,
che saremmo stati insieme. Che mi avrebbe amato. Sai, mai nessuno prima
di lui
mi aveva mai amato. Non in quel modo… Non ero mai stata
nulla di che prima di
lui, ed ora mi sembra di essere insignificante come allora. Non riesco
a
concepire… che nessuno mi amerà mai
più in quel modo…”
Ed ecco il problema. Ha provato per
una volta cosa vuol dire
essere amata, ed ora è diventata dipendente da quella
sensazione. Non può farne
a meno. E tu cosa puoi fare? Come puoi aiutarla? Forse… un
modo c’è.
“Sai, anche io sono qui per
vedere l’Aurora. Come te sono
venuto qui per questo, ma in due settimane non si è ancora
fatta vedere. Ho passato
serate intere affacciato alla finestra sperando che appaia, tutto
perché
vederla è il mio ultimo sogno. Lei che è, o
meglio sarebbe stata, mia figlia.
La luce dei miei occhi, l’obbiettivo che mi avrebbe spinto a
vivere… io che non
ho mai pensato la mia vita avesse senso, avrei raggiunto il mio
obbiettivo
vivendo per lei…”
La tua maschera si incrina. Questo
è un segreto, che in
pochi conoscono. Qualcosa che avresti voluto solo una persona
sapesse… ma ora
lo hai detto a lei.
“L’amore che si
prova a prendersi cura degli altri, a
crescere un figlio, non è così diverso
dall’amore che lui aveva per te.
E se non ti sei mai sentita amata da allora,
è solo perché sei tu che hai respinto chiunque ti
stesse intorno. Non ti dirò
di tornare a vivere, che la vita è bella, che tutto ha un
significato, pure le
piccole cose. La vita fa schifo, chi ti sta intorno fa schifo, ma sta a
te
prendere il buono dal cattivo. Se non pensi che la tua vita abbia
più un senso,
fai come ho fatto io. Trova tu un senso alla tua vita. Riscopriti donna
e fai
tuo un uomo che sia degno di te. Perché fidati, tu non hai
nulla che non vada.
Sono bellissimi i tuoi capelli, sono bellissimi i tuoi occhi e sei
bellissima
tu. Sei bellissima fuori, ma soprattutto sei profonda dentro. Hai tanti
problemi, come tutti, ma io ti lascio in eredità il mio
sogno sperando che ti
aiuti. Trova qualcuno che ti ami, e se mai avrai una figlia, chiamala
Aurora. Ed
avrai anche la mia forza, perché io veglierò su
di voi perché nulla vi accada.”
L’ultima parte è
una boiata, non credi nell’aldilà, ne pensi
di poter davvero dare loro una mano da morto. Ma sembra funzionare, da
come i
suoi occhi si sgranano, da come la sua espressione si evolve, sei
sicuro di
averla colpita li dove aveva bisogno.
Ed il silenzio si
dilunga.
Non c’è più
astio
nell’aria.
Non c’è più
rancore,
ne risentimento.
Non ci sono sogni
infranti o amori dimenticati.
Ci siete voi.
Ora.
E nulla potrai mai
cambiare tutto questo.
***
Voi
In quella fredda notte, quando ogni
stella in cielo sembrava
brillare più intensamente, e poco era passato dal vostro
primo incontro, vi
siete sentiti per la prima volta Voi.
Due anime lacerate da una vita ingiuste, due anime corrotte ed
annebbiate, che
non volevano altro che amore, si sono finalmente unite risanandosi a
vicenda.
Ed è stato bello, ed
è stato vero. Ogni suo tocco era
gentile, ogni suo gemito era sincero. E non sarebbe stato giusto, forse
non lo
sarà mai, ma per una notte vi siete appartenuti, per una
notte vi siete amati,
per una notte nulla importava se non Voi.
E così è
fuggita la vostra notte, con passioni voraci e gesti
gentili. Forse anche un po’ di imbarazzo e goffaggine. Ma
nulla di tutto questo
importa, perché l’ultimo dono, l’ultimo
segno che avreste mai potuto ricevere,
è arrivato molto prima che la notte finisse.
Nel mezzo del rapporto la luce ha
iniziato a nascere. Dal
lucernario, proprio sopra di voi. Lentamente, sempre più
lento, fino a
ricoprire tutto il cielo. E con l’Aurora la vostra passione,
e con l’Aurora la
vostra vita.
Ed è stato bello. Ed
è stato vero. Ed è stato l’ultimo
attimo che voi avete vissuto insieme.
***
Lei
Al risveglio, il giorno dopo, ti
scopri… felice. Il tuo
corpo è ancora satura dai piaceri della notte appena
trascorsa, e per la prima
volta, in anni ed anni, vuoi ricominciare a vivere. Ti volti nel letto,
lo
avvolgi nel tuo caldo abbraccio, ma il suo corpo freddo,
così com’è freddo lui.
Il suo volto immobile, congelato in
un’espressone beata. Un sorriso
stampato in volto, una mano stesa di fianco alla tua. E così
hai capito che è
morto. Aveva resistito e vissuto fino a vederla, ed oltre ancora fino
ad amare
te. Ed ora non c’è più.
Vorresti piangere, sarebbe giusto
farlo, ma dentro di te sei
certa che non ti abbia lasciato sul serio. Questa volta sei sicura che
qualcosa
di lui sia rimasto in te, ed ancora cresca in te.
È solo la sensazione di
una donna ormai stremata, ma hai
avuto un presentimento simile quando il tuo primo amore è
andato via. Sapevi
sarebbe morto e che l’avresti perduto, per questo lo
stringesti più forte.
Ora sai che non hai bisogno di
questo, perché lui vive in
te. E con quella forza che ti ha lasciato anche tu vivrai.
E sarai felice.
Ancora ed ancora.
Per sempre.
*********************
N.D.A.
Ecco l’ultimo
capitolo. Un capitolo in cui ho cercato di trasmettere tanto, se non
tutto. So
che questa storia non è perfetta, che a molti non
piacerà, che molti pochi l’avranno
letta ed ancora meno saranno arrivati fino alla fine, ma non importa.
Non mi
importa se può risultare banale, se può essere
scritta male, se può risultare
falsa, sono contento che chiunque sia giunto fino alla fine possa
averla letta,
ed aver letto me. Perché questo sono io.
Non parlo solo di stile o modo di raccontare, questa è stata
la mia valvola, il
mio modo per riversare su carta tante cose non dette. Troppe cose non
dette. Ed
è forse il momento che, come i miei personaggi, anche io
decida di andare
avanti. Che come loro mi renda conto dei miei errori e come loro faccia
di
tutto per correggerli. E forse ci vorrà tempo, e forse
sarà inutile, ma l'importante è
sapere di averci provato. Mi basta sapere che se anche non cambiassi,
se anche
nessuno mai esistesse per me, ancora potrei dire di aver fatto il
possibile. Perché
è la pigrizia che ci rovina, che ci corrode tutti. Non basta
pensare, non basta
volere, bisogna Fare. Ed io farò. Giorno per giorno, un
passo alla volta fino
ad arrivare alla meta o a capire che non è una partita
quella che sto vivendo,
ma è una vita. Non sempre leale, non sempre giusta, non
sempre vera, ma è pur
sempre l’unica che ho.
Ho detto abbastanza, forse anche troppo, ma non voglio lasciarvi
così, con una
filippica senza capo ne coda.
Continuate a leggere, un epilogo vi aspetta, e so che dopo quello mi
odierete
tutti. E forse così capirete perché ho bisogno di
cambiare.
See you soon!
Bumbix
PS.
Per amor di onestà, vi
dico che la storia non è stata Betata. Potrebbero esserci
degli errori e questo
potrebbe compromettere il vostro gusto nel leggerla. In tal caso
segnalatemeli
ed io li correggerò! A presto.
|
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Capitolo 7 *** Epilogo: Realtà...? ***
Epilogo:
Realtà?
“E quindi questo come la fa
sentire?”
“In che senso come mi fa
sentire? Mi ha chiesto lei di
raccontarle i miei sogni…”
Lo psichiatra prende meglio posto
sulla sua poltrona,
rilegge per un momento tutti gli appunti presi durante il tuo racconto,
tornando infine a guardarti.
“È sicuro di
aver sognato tutto questo?”
“Si.”
“Allora si limiti a
rispondere alla mia domanda, al suo
risveglio come si è sentito?”
Scuoti la testa, tenti di ricordare.
Hai detto addio alla
tua famiglia, hai detto addio ai tuoi amici, sei andato a Nord per
vedere una
rappresentazione reale dei tuoi più profondi desideri, e poi
sei spirato tra le
sue braccia.
“Bene. Sono stato bene. Non
è stato un brutto modo per
morire. Sono stato amato, ho avuto modo di salutare tutti, e prima di
andare
dall’altra parte ho pure realizzato il mio sogno di diventare
padre. Devo
ammettere che se fosse andata davvero così sarebbe stato
magnifico.”
Sorridi, il lettino è
così comodo, perché non tornare a
dormire?
E così chiudi gli occhi,
ti lasci andare, lasci che il
torpore si impossessi di te.
Quasi non noti l’uomo
seduto al tuo fianco, alzarsi e
dirigersi verso la porta. Ne noti il suo sguardo contrariato.
***
Appena fuori dalla stanza inizi a
barcollare. È sempre così,
quando lo senti parlare, quando lo senti raccontare, quando lo senti
rivivere e
ricreare quelle esperienze. Non ne puoi più, chiederai il
trasferimento, devi
farlo.
“Cosa ha raccontato questa
volta?”
Un uomo in divisa ti aspetta fuori
dalla porta, dalle
onorificenze che ha cucite sul petto si direbbe appartenere a qualche
alta
divisione del governo.
“Un’altra storia,
l’ennesima. In questa lui era un malato
terminale, lei una ragazza distrutta dalla perdita del suo amore. Ha
scisso di
nuovo la sua personalità in due, ed ha fatto rivivere gli
eventi alle due parti
separatamente. Solo che come al solito non è riuscito a
ricordare, o ha rimosso,
quelle che sono state le sue vere azioni. Per esempio, nel racconto, ad
ogni
fermata del suo viaggio si limitava a dire addio ai suoi amici. Nella
realtà li
uccideva e portava un pezzetto di loro con se. Qualcosa che li
caratterizzava.
Che fosse una ciocca di capelli o altre parti
anatomiche…”
L’espressione di disgusto
sul viso dell’ufficiale è
perfettamente comprensibile, e mentiresti se dicessi di non averla
avuta più
volte anche tu.
“È
raccapricciante, ma ancora questo non spiega dove abbia
nascosto la bambina. Ha parlato di questo, ha parlato di
Aurora?”
Tu annuisci, fai scorrere gli
appunti, cerchiando ogni volta
che avesse citato la bambina scomparsa.
“Continua a dire che
l’Aurora si trova in Alaska, ma non è
possibile che l’abbia portata li. Non ne ha avuto il tempo.
Da quando sono
spariti, a quando è stato catturato, sono passate solo poche
ore. Le ricerche
come vanno?”
L’uomo scuote il capo
tristemente.
“Non bene. La famiglia sta
impazzendo, la stampa ci da
addosso, e noi non riusciamo a cavare un ragno dal buco. Sembra che
nelle due
ore fino al suo ritrovamento, si siano volatilizzati. Nessuno li ha
visti o
sentiti, nessuna telecamera li ha filmati e pure il gps del telefono
è stato
scollegato.”
L’uomo si passa una mano
sul viso, i segni di stanchezza ben
evidenti nonostante la carnagione scura.
“Mi dispiace… eppure
non capisco, perché creare una realtà
alternativa? Cioè, anche nel suo racconto
ha sofferto tanto. Perché raccontare di tanta sofferenza e
dolore? Da come ha
descritto l’incontro con l’amore della sua vita,
sembra che lui sappia quali
siano i suoi difetti, e che una parte di lui abbia tentato di
correggerli,
eppure siamo arrivati a questi punto.”
“L’amore della
sua vita… è quella di cui si è
rinvenuta solo
una treccina, che portava al polso come braccialetto?”
“Si quella. Anche il suo
corpo è scomparso. Ufficialmente
non la si da ancora per morta, ma visto e considerato che fine hanno
fatto la
sorellina e tutti gli altri suoi amici, penso abbia solo nascosto il
corpo
molto bene. Come trofeo forse… non le so dire.”
“Cos’altro si
può fare dottore? È capace di strappargli la
verità in qualche modo?”
“Posso provarci, ma ha
visto anche lei. Ogni volta che lo
ipnotizzo ha inventato una storia differente. Le uniche parti in comune
sono il
suo viaggio, la visita agli amici, e la parte
sull’Aurora.”
“Continui a
provare… ancora ed ancora, anche a costo di
fottergli il cervello. C’è la vita di
un’innocente in gioco!”
Annuisci, lo vedi congedarsi, e ti
volti verso la stanza. Un
finto specchio ti mostra l’interno della camera.
E lui è di nuovo li. Occhi
chiusi, braccia incrociate, che
cammina e parla.
Sonnambulismo. Come se non avesse
già abbastanza problemi….
Ti allontani, vai a riposare anche
tu. Tra poche ore dovrai
iniziare una nuova terapia. Speriamo sia migliore delle precedenti.
*******************
N.D.A. Ok,
potete insultarmi. Anche perchè la storia non
continuerà, non ora. Però... dai, ve lo
aspettavate? Sono malvagio ^_*
Bumbix
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