Le verità del topo

di Kathryn Krystine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Le verità del topo
 

La prima cosa che Kameron notò, appena sceso dal suo pick-up, fu che casa Fletcher quel giorno era fin troppo silenziosa. Non solo non si vedevano nei dintorni né il vecchio Abe né Dean (fin qui tutto normale: potevano essere andati in paese a fare qualche commissione), ma persino gli animali della fattoria sembravano essersi adeguati a quel bizzarro silenzio, e se ne stavano quieti quieti nei loro spazi, senza emettere verso. Non si sentivano nemmeno i soliti rombi di aspirapolvere o scrosci di acqua, dovuti alle pulizie che Pan era solita fare a quell’ora.
Strano. Eppure, quando la sera prima aveva telefonato per avvertirla della sua visita, l’amica gli aveva assicurato che sarebbe stata in casa...

Il ragazzo si avvicinò con circospezione all’abitazione, indeciso se farsi avanti o restare sulla soglia e aspettare che qualcuno si facesse vivo. Ma quando giunse a pochi metri dalla porta principale poté constatare che questa era stranamente socchiusa.
Eppure nessuno lascia mai la porta aperta qui... ” rifletté il ragazzo. Che fosse successo qualcosa? Magari erano entrati dei ladri e avevano preso in ostaggio tutta la famiglia?
Naaah, impossibile. Se in giro c’era Dean di buon umore come al solito, saranno stati i ladri a spaventarsi e a consegnare spontaneamente i loro portafogli.”
Soddisfatto della propria battuta, Kameron ridacchiò tra sé per qualche istante, dopodiché si decise a varcare la soglia di casa Fletcher e scoprire il motivo di tanto silenzio.
PAAAAN! C’è nessuno? Ho portato ad Abe un paio di sacchi del mangime che aveva chiesto!” esclamò ad alta voce in modo che, se per caso c’erano davvero dei ladri, avvertissero la presenza di un estraneo e andassero via.
Ma la voce che giunse fioca dalla cucina non era quella di un ladro, anzi, era decisamente familiare.
Kam? Sei tu?”
Sì, si trattava senza dubbio di Pan. Era in casa, quindi. Perché non veniva fuori dal suo nascondiglio per andare a salutarlo?
Ovvio che sono io” rispose allora.Ma dove ti sei cacciata? Vieni fuori, così mi dai una mano a scaricare i sacchi!”
Io... Non posso uscire!” pigolò la voce dalla cucina.
Oh, ora sì che era tutto più chiaro. E perché? Dì la verità, pigrona, è che non hai voglia di aiutarmi!”
Il tono piccato con cui Pan gli rispose gli fece capire che non aveva apprezzato la sua sottile ironia.
Non dire cavolate. Io...” La ragazza sospirò. Insomma, vieni qui e guarda con i tuoi occhi!” finì, in tono quasi rassegnato.
Kameron si strinse nelle spalle. Ci stava capendo, se possibile, ancora meno di prima. Che cosa poteva essere che tratteneva Pan nella cucina? Forse aveva escluso troppo presto l’ipotesi dei ladri? Beh, c’era un solo modo per scoprirlo. Il ragazzo si avviò verso la stanza da cui proveniva la voce di Pan, attraversando il piccolo ingresso e il corridoio fresco a causa dell’aria del mattino.
La porta della cucina era anch’essa socchiusa, come l’ingresso. Se non fosse stato per il tono preoccupato della voce di Pan, Kam avrebbe iniziato a sospettare che si trattava di uno scherzo.
Eccomi qui, madamigella...” esordì con fare teatrale, e aprì lentamente la porta della cucina, concedendosi qualche secondo di fermo sulla soglia per esaminare la stanza prima di entrarci.
E sarebbe stato tutto perfettamente normale se non fosse stato per Pan, che nell’altro lato della stanza se ne stava beatamente seduta su di una sedia piazzata sopra il tavolo.

Una ruga di confusione andò formandosi al centro della fronte di Kameron. Tra tutti gli scenari  bizzarri che si era immaginato, quello della sua migliore amica che giocava a fare l’equilibrista sopra il massiccio tavolo da cucina era decisamente l’ultima cosa possibile. Eppure era lì, davanti ai suoi occhi, appollaiata su una delle sedie che solitamente venivano disposte attorno al tavolo.
Pan, all’alto del suo trono improvvisato, lo guardava con un’espressione di sollievo stampata sul viso. Meno male che sei arrivato!” sospirò. Il nonno e Dean sono usciti per andare in paese, e in casa non c’era nessun altro che potesse... ATTENTO, FERMATI!”
Il piede di Kameron, mosso per compiere qualche passo verso il mobile su cui sedeva Pan, si fermò a mezz’aria. Nel vederlo in quella posa ridicola, Pan ridacchiò sotto i baffi.
Scusa, è che stavi per calpestarlo.”
Calpestare cosa?
C’è un topo lì sul pavimento. Credo stia aspettando che scenda dalla sedia per azzannarmi i piedi.”
Il ragazzo buttò un’occhiata veloce al pavimento. In effetti c’era una cosetta rosa, accucciata immobile proprio nel punto in cui stava per poggiare il piede. Doveva essere un topo addormentato... E Pan aveva fatto tutta quella scena per un misero topolino di campagna? Insomma, viveva da mesi in una fattoria in cui era facile imbattersi in bisce feroci, ragni giganteschi e galli assatanati (no, sul serio: uno di loro aveva ferocemente beccato Kam una volta che gli aveva allungato la mano per gettargli qualche briciola di cibo. Da allora si detestavano cordialmente.) e aveva paura di un... topo?
Pur sapendo che così facendo avrebbe attirato su di sé l’ira della ragazza, Kameron non riuscì a non scoppiare a ridere. Quell’aria sconvolta... L’accampamento in cima al tavolo... Tutto per un minuscolo roditore.
Sghignazzava di gusto ormai da qualche minuto, quando una Pan decisamente imbronciata lo richiamò all’ordine.
Bene, ora che ti sei divertito alle mie spalle ti dispiacerebbe aiutarmi? Io non mi muovo di qui finché quella cosa  rimane nella mia cucina.” sbottò. Lo scoppio d’ilarità dell’amico non sembrava esserle piaciuto granché.
Il suo palese imbarazzo fece quasi tenerezza a Kameron. Non capitava spesso che Pan, solitamente decisa e sicura di sé, lasciasse trasparire il suo lato più timido.
Con un’ultima risatina, Kam recuperò finalmente il controllo di sé.  
D’accordo, ora lo porto fuori.” concesse senza discutere ulteriormente, e si inchinò per prendere in mano la bestiola e andare a liberarla nei campi.


*


Fin dalla prima occhiata capì che in quel topo c’era qualcosa di sbagliato.
Inizialmente non ci aveva badato molto, distratto com’era dal nuovo posto a tavola di Pan. Ma ora che ce l’aveva tra le mani e lo osservava attentamente poteva notare che, pur standogli comodamente tra i palmi, l’animaletto era un po’ troppo grande per essere un topo.  Anche i due dentoni che sporgevano dal muso rosa erano decisamente sproporzionati rispetto ad un qualunque roditore di campagna. Per non parlare della coda, che di solito nei topi era lunga e scura, mentre alla bestiolina mancava. O meglio, l’aveva, ma era una sorta di mozzicone di una coda normale.
E poi i topi avevano il pelo nero, o perlomeno grigio. Magari qualcuno diventava un po’ spelacchiato se si azzuffava con altri roditori, ma comunque Kam non aveva mai visto un topo completamente glabro, come invece era la creatura che teneva in mano.
Le zampette robuste e dotate di unghie lunghe furono la prova finale: quella cosa che aveva tanto spaventato Pan decisamente non era un topo.
Facendo molta attenzione, Kameron strinse appena l’animale tra le mani per impedirgli di scivolare per sbaglio, e si avvicinò a Pan per mostrargli la sua scoperta.
Che fai?” esclamò lei, un’espressione terrorizzata sul viso, mentre si ritraeva più che poteva sulla sedia.Non volevo quel topo sul pavimento, e ti pare che possa volerlo sul tavolo?”
Spiacente di deluderti, ma questo non è un topo!”
Ma certo” replicò Pan in tono pungente. Doveva essere ancora risentita per lo scoppio di risa di poco prima. Infatti sin dall’inizio avevo capito che si trattava dell’ultimo pezzo dell’anima squarciata di Voldemort.”
MolteTort? E cos’era, roba da mangiare? Certe volte Kameron aveva serie difficoltà a capire di cosa diamine stesse parlando quella ragazza.
Se la cosa può consolarti credo che non sia nemmeno un Moltevolt, qualunque cosa significhi” ripeté comunque con pazienza. Fidati. Non sarò una cima a scuola ma di animali ne capisco abbastanza! Questa qui è una talpa.”
Sempre con la stessa delicatezza di prima, portò un dito sotto la zampa dell’animale per osservarla più da vicino.E anche malmessa, a giudicare dalle condizioni della sua zampetta.”
La testa di Pan si allungò quasi automaticamente verso il mostriciattolo rosa, per dargli una seconda occhiata. Sembrava che la curiosità stesse vincendo sul disgusto iniziale. Non prendermi in giro. Le talpe hanno il pelo.”
Quasi tutte” la corresse lui, orgoglioso per una volta di essere quello che sapeva di più sull’argomento. Non era una cosa che capitava troppo spesso, a scuola.Ci sono anche talpe come questa che sono decisamente più rare e di pelo non ne hanno nemmeno un po’. Si chiamano appunto talpe senza pelo. Come le talpe normali hanno l’abitudine di cercare cibo e scavare tunnel nei campi coltivati: forse questa ha perso la bussola ed è per questo che si trova qui... O magari aveva voglia di un po’ di pane e prosciutto, anziché i soliti ortaggi, ed è passata a svuotare il vostro frigo.” Il suo senso dell’umorismo stava toccando nuove vette di genio, quel giorno. Kameron ridacchiò un’altra volta, soddisfatto.
Pan, questa volta con più convinzione, allungò ancora il collo e fissò attentamente l’animaletto.
Una talpa, dici?” fece, ancora dubbiosa. Ma i suoi piedi avevano già abbandonato la sedia, per posarsi cautamente sul piano del tavolo in un gesto di evidente curiosità. Il suo sguardo si concentrò sui dentoni che sporgevano dal muso della talpa.
Eppure dal tavolo sembrava un topo!”  balbettò imbarazzata, passandosi nervosamente una mano tra i capelli. Un topo gigante, certo, ma quei denti somigliavano proprio... Non so come ho fatto a sbagliare. E tu,” aggiunse con foga, puntando il dito contro il petto di Kameron che già iniziava a sghignazzare.Non azzardarti a ridere ancora! Mi sento già abbastanza stupida così.”
Per la seconda volta nel giro di dieci minuti, Kameron l’accontentò di nuovi senza discutere, limitandosi ad un sorrisino divertito mentre le porgeva la mano per aiutarla a scendere dal tavolo.


*


Una volta che Pan ebbe raggiunto Kameron si chinò assieme a lui ad esaminare da vicino la piccola talpa, anche se per principio (“E’ pur sempre un roditore, magari ha qualche malattia!”) si rifiutava di toccarla. Le conclusioni dei due ragazzi furono concordi: l’animale era vivo e in buona forma, anche se i suoi sguardi impauriti e gli squittii mostravano che era piuttosto spaventato. Ma la zampa, evidentemente dolorante, non gli permetteva di difendersi.
Pan rialzò lo sguardo sul viso concentrato dell’amico.E ora che ne facciamo?” chiese con una nota di panico nella voce, incerta sul da farsi.
Ovvio, la portiamo dal veterinario giù in città.” propose Kam con un’alzata di spalle, come ad indicare che fosse la soluzione più ovvia del mondo. E la copriamo bene con un panno, perché questo tipo di talpa soffre molto il freddo, e prendiamo qualche verdura per provare a nutrirla durante il viaggio. Se si è spinta fin qui doveva avere davvero molta fame.” Aggiunse in tono serio.
Per qualche secondo Pan rimase spiazzata e piena di stupore. Era una piacevole sorpresa vedere il ragazzo che per una volta si interessava a qualcosa: strano ma vero, ora snocciolava tutte quelle nozioni sulle talpe e suggeriva soluzioni per curarle come se non avesse mai fatto altro in vita sua.
Di certo non corrispondeva al tipico comportamento di Kameron! Di solito a scuola passava il tempo a fissare il vuoto con la testa fra le nuvole e non avrebbe risposto a una domanda dell’insegnante nemmeno se ne fosse andato della sua vita...
Con uno spiacevole senso di vuoto ad agitarle lo stomaco, Pan si chiese se per tutti quei mesi non avesse sottovalutato il suo migliore amico. Com’è che diceva quel proverbio?Siamo tutti dei genima se un pesce viene giudicato in base alla sua capacità di arrampicarsi su un albero, sembrerà uno stupido .”

Oddio. Si era uniformata ai suoi compagni di scuola che giudicavano le persone solo in base alla loro provenienza. Non le era mai importato di scoprire cosa davvero interessasse al suo amico, quali fossero le sue vere capacità, accontentandosi di giudicarlo su quello che mostrava. Era una superficiale. Era una snob. Era...

Ehi, ti sei incantata?”
La mano di Kam le sventolò davanti agli occhi. Pan si riscosse rapidamente dai suoi pensieri , rispondendo alla domanda dell’amico con un sorrisetto incerto, e si diresse verso i mobili a cercare le cose che le aveva chiesto. Recuperò qualche carota e un paio di patate dalla dispensa, tirò fuori da uno scaffale una vecchia pezza di lana che in passato era servita per asciugare i piatti e passò tutto al ragazzo, lasciando che si occupasse lui di tutto.
Kameron nel frattempo aveva preso con cautela la talpa sulla sola mano destra, stando ben attento che non poggiasse la zampa ferita, mentre con la sinistra aveva acchiappato il panno di lana e lo stava avvolgendo con cura attorno al corpicino dell’animale.
Altro vuoto allo stomaco per Pan: da quand’era che quelle manone impacciate avevano imparato a essere tanto delicate? Non se n’era mai accorta prima.
Il viso del suo migliore amico, spruzzato di lentiggini color carota, era tutto concentrato sulle operazioni che stava svolgendo e Pan si accorse con non poco imbarazzo di essersi incantata a fissarlo. Improvvisamente arrabbiata con sé stessa, si voltò fulminea  verso la direzione opposta. Ci mancava solo che Kam se ne accorgesse e si facesse chissà quali idee!

...Era una sua impressione, o in quella cucina iniziava a fare decisamente troppo caldo?

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Le verità del topo





Il viaggio verso l’ambulatorio veterinario non durava molto, ma in quel momento a Pan sembrò degno di una traversata oceanica. Seduta sul sedile del guidatore della sua auto, cercava di concentrarsi esclusivamente sulla strada mentre Kameron, che si era rifiutato di mettere la talpa in una scatola e la teneva ancora stretta in braccio, sedeva lì accanto su quello del passeggero e cercava di far trangugiare una carota alla bestiola. I suoi tentativi di conversazione erano stati ben presto scoraggiati dalla stessa Pan, che a qualunque sua domanda era riuscita a rispondere solo a monosillabi stentati.
Stupido nervosismo! Ma che accidenti le prendeva? Era solo Kameron! Sì, d’accordo, aveva appena fatto sfoggio di una cultura faunistica invidiabile, e di una gran sicurezza di sé, e di una delicatezza...  sì, insomma, di cose di cui finora lei non sospettava nemmeno l’esistenza. Ma a parte questo era sempre il solito Kam, giusto? Era il suo migliore amico!

Anche Ron e Hermione hanno iniziato come amici, e poi... sussurrò una vocina impertinente nella sua testa.

Sì, certo ringhiò mentalmente Pan alla vocina. Se è per questo hanno anche fatto volare oggetti con una bacchetta magica. Non significa che possa farlo anch’io.

Arrivare all’ambulatorio, che pure non trasmetteva ricordi felicissimi a Pan, in quel momento fu una gioia infinita.


*


I due ragazzi furono accolti nella saletta d’attesa da una segretaria di mezza età, rotonda e sorridente.
Pan la squadrò da capo a piedi. Quindi era lei la sua sostituta!  In effetti, sembrava molto più gentile e paziente di lei. Non sembrava il tipo che si sarebbe mai addormentata sulla scrivania durante l’orario di lavoro.
Salve, siamo qui per una talpa!” Pan si rivolse a lei, indicando il fagotto che l’amico teneva tra le mani.
Una... talpa?” Il sorriso della segretaria si restrinse di un paio di molari.
Probabilmente nemmeno lei aveva molta simpatia per i roditori, ma Pan dovette ammettere che la donna cercò di non darlo troppo a vedere.  Li fece accomodare sulle sedie per qualche minuto mentre andava a chiamare il medico (MR. SORROW ! Clientiii!”), dopodiché torno a sedersi alla sua scrivania, il più lontano possibile da loro, annunciando che il veterinario sarebbe stato pronto tra poco e prendendo a limarsi le unghie con una limetta che aveva pescato dal cassetto.
Mentre aspettavano il dottore seduti uno di fianco all’altra, improvvisamente Kameron si girò verso di lei.

Che è successo? È tutta la mattina che praticamente non apri bocca, non è da te!” chiese, con un tono a metà tra il divertito e il curioso.

Questa sì che era una bella domanda. E che cosa poteva rispondergli adesso? È colpa tua scemo”?  Ahem...”gracchiò, ma Kameron la interruppe.

Non mi dirai che sei preoccupata per la talpa senza pelo?”

Preoccupata... Beh, questo era un po’ esagerato. Magari la bestiolina non le faceva più ribrezzo come nel momento in cui pensava fosse un topo, e le era grata per aver provocato quel piacevole cambiamento in Kameron. Ma era pur sempre una specie di roditore, e comunque la mettesse a lei i roditori non andavano a genio.
...Però come scusa era ottima.
Sì sì!” esclamò allora, con un entusiasmo fin troppo eccessivo per una persona che in teoria avrebbe dovuto essere pietrificata dall’ansia. Mi dispiacerebbe se quella zampa non guarisse bene. In fondo è in casa mia che si è fatta male.”
La perplessità iniziale nello sguardo di Kameron fece temere a Pan che il ragazzo avesse capito la sua bugia. In fondo fino a nemmeno un’ora prima si rifiutava perfino di guardarla, la talpa! Ma poi sulle labbra gli si formò un sorriso pieno di comprensività. Tranquilla, le zampe delle talpe sono molto forti, visto che gli servono per procurarsi cibo e per scavare gallerie. Guarirà prestissimo, vedrai” mormorò, circondandole le spalle con un braccio per cercare di consolarla.

Fantastico.
Cioè. In meno di un’ora Kameron si era rivelato una specie di genio degli animali (però che conoscesse gli animali era comprensibile, dato che viveva in campagna!), la sua goffaggine si era trasformata in attenzione, delicatezza e senso pratico (anche se solo verso un animale. Chissà, forse erano solo i quattro zampe a fargli quell’effetto). E ora si metteva pure a tranquillizzarla.
Pan ormai era incredula. Ma chi aveva conosciuto i mesi precedenti? Era davvero il suo amico, quel ragazzo così gentile? O era semplicemente colpa sua, di Pan, che non si era mai data pena di cercare di conoscere quel lato del suo carattere, dando per scontato che non ce ne fosse un altro oltre a quello giocoso e talvolta infantile che era abituata a vedere?

Come se non bastasse quello stupido cuore che si ritrovava in petto non voleva sapere di obbedire agli ordini, ma continuava a battere troppo veloce rispetto al solito. Tentò di girarsi dalla parte opposta perché il suo amico non potesse vedere che aveva anche le guance arrossate, ma non fu abbastanza veloce: dopo averle gettato un’occhiata di sbieco Kameron tossicchiò imbarazzato.
Non si ritrasse, però. Il suo braccio rimase sulle spalle di Pan finché il veterinario non li chiamò dentro l’ambulatorio.


*


Dalle labbra strette e lo sguardo torvo impressi sul volto del veterinario, Pan capì immediatamente di essere stata riconosciuta. Fortunatamente Kameron sembrava essergli più simpatico di lei: la ragazza si limitò a stare in silenzio e lasciar parlare Kam, che in quattro e quattr’otto spiegò la situazione, eliminando quei piccoli dettagli insignificanti come il suo accampamento di fortuna sopra il tavolo.
Dopo averla esaminata attentamente, il dottore concluse che la talpa doveva essere incappata in qualche animale più grande, probabilmente un cane, che l’aveva attaccata con forza danneggiandole le zampe, solitamente fortissime e resistenti.
Dopodiché eseguì sulla zampa della talpa una piccola fasciatura rigida, e raccomandò ai due ragazzi di stare attenti che l’animale non poggiasse il peso proprio su quella zampa. Prendetela in braccio, se necessario, ma non fatela poggiare. La zampa anteriore è fondamentale per le talpe, e serve che guarisca bene. Tra un paio di settimane riportatela da me, così potremo togliere la fasciatura e rimettere questa bestiola in libertà.”
Un sorriso di sincera contentezza si dipinse sulla faccia di Kameron, contagiando immediatamente Pan che in effetti si sentiva un pochino in colpa, dato che l’incidente era avvenuto proprio a casa sua. Era contenta di essersela cavata a buon mercato: in fondo per la guarigione della talpa ci sarebbero voluti solo pochi giorni. E poi il veterinario non l’aveva nemmeno insultata dopo averla vista. Era un bel passo avanti nei loro rapporti. Prima di uscire dallo studio per tornare in macchina si girò perfino a salutare il vecchio dottore.


Il viaggio di ritorno fu, se possibile, ancora peggio dell’andata.  Se durante il tragitto precedente Kameron aveva almeno tentato di chiacchierare un po’, dopo essere uscito dallo studio veterinario sembrava anch’egli -come Pan- diventato preda di un’improvvisa timidezza e si rivolgeva solamente per fare da navigatore umano. Tra poco c’è una buca, rallenta! La strada è libera, supera pure quel trattore!”
Dal canto suo Pan non rispondeva nemmeno, limitandosi a guidare con gesti scattanti e nervosi che ben riflettevano il suo umore.
Quando mancavano ormai poche decine di metri per arrivare alla fattoria dei Fletcher, Pan fu ben felice di avere qualcos’altro su cui dirottare la sua attenzione.  Il pick-up di Kameron era ancora dove l’avevano lasciato, ma i sacchi del mangime che trasportava erano scomparsi. Sicuramente Abe era tornato e li aveva scaricati lui stesso.
Pan arrivò nel cortile e parcheggiò l’auto accanto al mezzo dell’amico.
Allora” esordì Kam, senza sollevare lo sguardo dai suoi piedi. Come facciamo con la talpa? Se non vuoi tenerla tu posso portarla a casa mia.”

Accidenti! Ma perché non la smetteva di essere così gentile? Non credeva di averla ancora sconvolta abbastanza per quella mattina?
E quel che era peggio era che, anche se cercava di convincersi del contrario, non era neppure arrabbiata con Kameron. Piuttosto lo era con sé stessa, dato che nonostante i suoi disperati tentativi di ignorare il cuore che batteva più forte del solito e la strana agitazione che l’aveva pervasa, non riusciva comunque ad ignorare la verità. Il suo migliore amico non le era indifferente.
Ecco, l’aveva ammesso. Kameron non le era indifferente.

Perfetto. Ora sì che si sentiva stupida.  L’unico vero amico che aveva lì a Sperdutolandia, l’unico che la trattasse come una persona sana di mente e che non la guardasse dall’alto in basso perché veniva dalla città (come faceva invece un certo biondo mestruato di sua conoscenza)... e lei andava a rovinare tutto prendendosi una cotta per lui. No, davvero, se esistesse un premio per gli idioti avrebbe avuto il primo posto assicurato.
Ma non poteva innamorarsi di Dean? Di certo sarebbe stata una cotta meno problematica di questa!

Per  la seconda volta nel giro della mattina, Kameron dovette sventolarle una mano davanti agli occhi per farla tornare sulla terra. Ma ti sei incantata di nuovo?”
Sì. Cioè, no. Cioè...” Di cos’è che stavano parlando, prima che entrasse nel circolo vizioso senza fine dei suoi pensieri? Volevo dire... grazie, ma la talpa la tengo io, tranquillo. Hai già fatto molto, non posso anche scaricartela a casa!”
Come vuoi allora.” Ennesimo sorriso.
Il ragazzo fece per allungare le mani e passare il fagotto con la talpa in quelle dell’amica, e con il dorso della mano le sfiorò il braccio in una specie di carezza esitante. Un tocco gentile che fece venire a Pan la pelle d’oca. Anche lui doveva essersene accorto, perché le sue guance assunsero un’interessante sfumatura bordeaux. Maledizione, era adorabile.
Oh, al diavolo tutto.
Pan si piegò in avanti, gli prese il viso tra le mani e lo baciò.


*


Bello, fu il primo pensiero coerente che riuscì a formulare quando realizzò cos’aveva appena fatto. Strano, ma decisamente bello. Anche se la su esperienza con l’altro sesso non era esattamente memorabile le era già capitato di baciare qualcuno, in passato. Ma, forse per sfortuna o forse perché faceva proprio schifo a scegliersi i ragazzi, tutti quei baci erano stati frettolosi, un po’ rudi, come se chi li dava non avesse altro scopo che esplorarle le tonsille. Non esattamente romantico, no.
Kameron non era così. All’inizio aveva risposto al suo bacio con delicatezza, esitando appena, come se avesse paura che Pan potesse allontanarsi da un momento all’altro, ma quando aveva visto che lei non ne aveva nessuna intenzione le aveva passato un braccio attorno alla vita, stringendola a sé, e la sua risposta si era fatta più decisa, ma in qualche modo sempre gentile. Come se non volesse dare a Pan alcun motivo per staccarsi da lui.
Non che lei volesse. Proprio no. Non ne aveva la minima intenzione, ecco.  Anzi, le sembrava quasi di essere sotto incantesimo. Magari qualcuno le aveva lanciato una Maledizione Imperius! Ecco spiegato quello strano impulso di saltare addosso al suo migliore amico.

...D’altronde, da brava esperta di Harry Potter qual era, sapeva che opporsi alla Maledizione Imperius era praticamente inutile. Quindi perché  tentare?
Continuò a baciarlo.


*


Bravi, continuate a perdere tempo così!” li apostrofò una voce burbera oltre il finestrino dell’auto. Pan e Kameron sobbalzarono in perfetta sincronia. Davanti a loro, con un misto di indignazione e stupore stampati in faccia, c’era Abraham che li osservava attraverso il vetro semi abbassato.
Pan arrossì penosamente, sentendosi colta sul fatto mentre Kameron, se possibile, era ancora più in imbarazzo di lei. Prese a torcersi con un dito il bordo della maglietta, senza avere il coraggio di guardare in faccia il vecchio. Il quale, dal canto suo, sembrava essere perfettamente a suo agio. Anzi, se Pan non lo avesse conosciuto bene, avrebbe detto che si stava perfino divertendo.
Pan, non hai ancora finito le tue faccende. Ti do dieci minuti per tornare a casa.” disse semplicemente, a dispetto della ramanzina che i due si aspettavano, e si rialzò per dirigersi verso la fattoria senza aggiungere nient’altro.
Wow, pensò Pan. Sbagliava o suo nonno le aveva appena retto il gioco? E se n’era andato senza sgridarla o trascinarla via dall’auto, come era convintissima che avrebbe fatto? Che dire... quella era decisamente una mattinata di cambiamenti.

Ehm.. forse è meglio che vada.” borbottò Kameron, gli occhi ancora bassi. Anche se il viso era ancora discretamente paonazzo, la sua espressione non era più intimidita come quando avevano appena lasciato lo studio veterinario, ma compiaciuta, quasi euforica. Eccoti la talpa.”
Oddio, la talpa! Pan aveva quasi dimenticato che in macchina con lei e Kameron c’era un altro essere vivente. Con un pizzico di senso di colpa si rese conto che, per tutta la durata del bacio, l’animaletto era rimasto praticamente incastrato tra lei e Kameron. Sappi che ne è valsa la pena, le garantì mentalmente dandole una pacchetta affettuosa sulla testolina.

Mentre lei e Kameron aprivano i rispettivi sportelli della macchina e uscivano, l’aria si era fatta più calda e dolce. Era quasi ora di pranzo, ormai.
Accompagnò il ragazzo al pick-up parcheggiato pochi metri più in là, e al momento di salutarsi Kameron guardò rapidamente oltre la sua spalla, verso l’entrata della fattoria, come per accertarsi che nonno Abe si fosse definitivamente rintanato in casa.
Senti, pensavo che magari stasera potevo passare qui...” propose, grattandosi la nuca in un malriuscito tentativo di mostrare sicurezza. Con tutto il sangue gli che stava affluendo alle guance, Pan si chiese divertita come mai non fosse ancora svenuto. Sai, per vedere come sta la talpa.”
Ma certo.” gli sorrise, incoraggiante. Ok, magari si era presa una cotta per il suo migliore amico. E allora? Non era detto che il loro rapporto dovesse per forze cambiare. O deteriorarsi. Solo il tempo poteva dirlo. E comunque se non ci avesse provato non l’avrebbe mai scoperto, giusto?
Kameron allungò una mano verso il viso di Pan con un gesto un po’ goffo (ecco, stava tornando il Kameron di sempre!) e le sfiorò dolcemente lo zigomo.
Kameron, ORA VATTENE A CASA!”
Il vocione di Abe rimbombò per il cortile (quel vecchiaccio li stava sicuramente spiando dalla finestra della cucina. Non c’era più privacy al mondo!) Kameron ritirò immediatamente il braccio indietro e si infilò nel furgoncino. A più tardi allora” salutò, accendendo il motore e scomparendo dalla fattoria in men che non si dica.
Pan rimase a fissarlo mentre andava via, continuando ad accarezzare la testolina di quella benedetta talpa senza pelo che aveva causato così tanti avvenimenti quella mattina.

In cambio, come minimo dovrò costruirle un giaciglio degno  di un re, pensò soddisfatta, e finalmente si decise a tornare in casa.

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