Clash Of Worlds

di sara_sessho
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Nani in Giardino ***
Capitolo 2: *** Cena Per Cinquanta ***
Capitolo 3: *** Bad Memories ***
Capitolo 4: *** «Io non ti odio.» ***



Capitolo 1
*** Prologo: Nani in Giardino ***


 

 

~ Prologo: Nani in Giardino

 

 

 

 

 

 

Era un tranquillo pomeriggio di fine giugno e una leggera brezza estiva entrava dalla finestra del salotto.

Stavo leggendo un libro sul divano, completamente ignara di quello che stava per succedere.

«Anya, io e Gwen tra poco andiamo a fare la spesa per stasera, ti andrebbe del pollo?».

«Sarebbe perfetto e già che ci siete, prendete anche le crocchette» risposi senza distogliere lo sguardo dal libro.

Gwen e Ariel erano mie amiche da sempre e vivevano con me da un anno, dal giorno dell’incidente che mi aveva portato via tutte le persone più importanti della mia vita: i miei genitori, mio fratello e il mio ragazzo. Io ero l’unica sopravvissuta e mi odiavo per questo.

«Anya, ma abbiamo organizzato una festa in costume per caso?» la voce di Ariel mi distolse dai miei pensieri.

«Di cosa stai parlando?».

«Ci sono dei tizi vestiti in modo strano in giardino e non ho idea da dove siano sbucati».

«Che cosa?» chiesi allarmata, raggiungendo le altre in cucina.

Effettivamente, c’erano quindici persone nel mio giardino con vestiti adatti per un festival medievale.

Senza pensarci due volte, aprii la portafinestra ed uscii.

«Come avete fatto a entrare in casa mia? Il cancello è chiuso e nessuno ha suonato» chiesi titubante.

«Ragazzi, ma dove è finito Bosco Atro?» chiese uno di loro ai compagni, ignorandomi bellamente.

Gwen mi raggiunse di corsa «Anya, hai sentito? Hanno detto Bosco Atro» mi sussurrò.

«Devono essere completamente suonati» aggiunse Ariel, avvicinandosi anche lei.

«Scusate, ma chi siete?» provai a chiedere nuovamente.

Finalmente mi guardarono, smettendo di parlottare tra loro.

«Perdonate la scortesia, io sono Gandalf e questa è la Compagnia di Thorin Scudodiquercia».

«Sì, sono decisamente suonati» commentò ancora Ariel.

«Salve, mi spiace dirvelo, ma siete nel posto sbagliato» risposi.

«Sì, il manicom-» tirai una gomitata ad Ariel, prima che potesse terminare la frase.

«Ci siamo già accorti che questo non è il posto giusto, grazie» disse un altro in modo scorbutico. Doveva essere Thorin Scudodiquercia, dato il cipiglio fiero e regale. In teoria, ovviamente.

«Non siete nemmeno nella Terra di Mezzo, se è per questo» aggiunse Gwen.

Ci guardarono tutti sorpresi, come se fossimo delle povere pazze.

«Non vorrai sul serio crederci, vero Anya?» mi chiese Ariel perplessa, vedendo come li guardavo.

«Guardali bene, sono loro, sono anche dell’altezza giusta» dissi, osservandoli più attentamente.

«Ma certo!» esclamò all’improvviso, quello che aveva detto di essere Gandalf. Era inconfondibile, soprattutto per il cappello e la barba «è molto raro, ma temo che abbiamo appena oltrepassato un Portale delle Dimensioni, che ci ha fatti finire in un altro mondo».

Con la coda dell’occhio vidi Ariel passarsi una mano sulla faccia. Sorrisi leggermente perché, tra tutte e tre, lei era quella realista e scettica e una tale situazione la stava mettendo in crisi.

«Se siamo finiti in un altro mondo, perché loro conoscono la Terra di Mezzo e Bosco Atro?» chiese Thorin, riportando l’attenzione di tutto il gruppo su di noi.

Gwen e Ariel mi picchiarono dentro, facendomi capire che ero io quella che doveva parlare con loro «Ecco, vedete, la vostra storia è raccontata in un libro, molto famoso nel nostro mondo» iniziai a dire, cercando le parole adatte.

«Questo significa che voi conoscete la nostra missione?» chiese un altro nano.

Annuii «Sappiamo di Erebor, del tesoro, di Smaug e via dicendo».

«Sapete anche come andrà a finire?» continuò un altro.

«Sì».

«Forza, ditecelo, avanti» iniziarono a urlare tutti.

Gwen si fece avanti per parlare, ma la fermai alzando una mano.

«No». Si zittirono tutti all’improvviso, appena pronuncia quella parola.

 «Perché no?» mi chiese Gwen, aggrottando le sopracciglia.

«Perché nessuno ha il diritto di conoscere il proprio futuro né il proprio destino e venirne a conoscenza porterebbe delle conseguenze» sospirai leggermente «A tutti piacerebbe poter controllare il fato, ma non si può».

Gwen non proferì parola, sapendo a cosa mi riferissi, così come Ariel.

«La ragazza ha ragione» disse Gandalf «non dobbiamo saperlo».

Ci fu un lungo momento di silenzio, in cui ci fissammo reciprocamente.

All’improvviso sgranai gli occhi «Scusate, siamo state estremamente maleducate, non ci siamo presentate, io sono Anya e loro sono Gwen e Ariel» dissi, indicandole.

«Che nomi strani che avete» commentò uno dei più giovani.

«Beh, non quanto i vostri» assottigliai gli occhi «Tu sei Kili, giusto?».

«Come hai fatto a riconoscermi?».

«Beh, sei uno dei più giovani e l’unico con pochissima barba» risposi sorridendo.

Il nano vicino a lui rise, probabilmente lo prendevano spesso in giro per quel fatto «Tu sei suo fratello Fili, invece».

Andai avanti per un po’ a cercare di indovinare tutti i nomi, finché Ariel non m’interruppe «Devi andare avanti ancora tanto o possiamo risolvere questa situazione?».

«Oh sì giusto, hai ragione» le dissi «Qualche idea?».

Dopo qualche secondo di silenzio, Gandalf si fece avanti «Per quanto ne so, i Portali delle Dimensioni si aprono per un motivo preciso».

«Ah sì? Quale sarebbe?» chiese Gwen.

«Non lo so» rispose lo stregone «In ogni caso, non è un caso se siamo finiti qui e dobbiamo scoprire il perché».

«Per quanto rimarremo da questa parte?» chiese Fili.

«Può darsi pochi giorni oppure settimane, mesi addirittura».

«Non abbiamo tutto quel tempo, il dì di Durin si avvicina sempre più» esclamò all’improvviso Thorin.

«Non ti devi preoccupare di questo» cercò di tranquillizzarlo Gandalf «Quando qualcuno attraversa un Portale, il mondo dal quale proviene rimane fermo, come se si ghiacciasse in quel momento».

«Quindi ora che facciamo?» chiese un nano con la barba bianca. Se non ricordavo male, doveva essere Balin.

«Staremo in questo mondo, finché non troveremo una soluzione».

I nani si guardarono qualche secondo «Ma dove andiamo, non sappiamo nulla di questo posto» disse timidamente Ori.

Mi voltai verso Gwen e le rivolsi una muta richiesta con lo sguardo; lei mi sorrise e annuì. Feci lo stesso con Ariel che, dopo aver scosso la testa ripetute volte in diniego, annuì per rassegnazione.

«Se a voi sta bene» cominciai a dire, avvicinandomi al gruppo «Potete stare qui».

Si voltarono tutti a guardarmi «Davvero ci daresti il permesso di dormire nel tuo giardino?» chiese Ori.

Mi morsi l’interno della guancia per non ridere «No, intendo che potete restare in casa mia».

«Sicura che ci stiamo tutti?» continuò Balin.

«Sicurissima, ci sono moltissime stanze da letto» risposi «un tempo era un hotel, una specie di locanda intendo».

Senza indugiare oltre, feci cenno a tutti di seguirmi dentro casa.

Appena entrarono, iniziarono tutti a guardarsi attorno, avvicinandosi con cautela a oggetti che non avevano mai visto. In particolare, Bilbo e Gloin si fermarono a fissare il microonde.

«E’ una specie di forziere?» chiese lo hobbit.

Scossi la testa, sorridendo «No, è uno strumento che serve per riscaldare cibi in modo veloce».

Mentre tutti continuavano a fare il giro del salotto, Gwen e Ariel mi si avvicinarono.

«Anya, noi andiamo a fare la spesa, avremo bisogno di molto cibo per i prossimi giorni» mi disse Gwen, facendo un cenno con il capo verso ai nani in salotto.

Appena loro uscirono, raggiunsi gli ospiti «Bene, ora vi porto al piano di sopra, così potrete distribuirmi nelle stanze». Non feci in tempo a finire la frase, che iniziarono a correre tutti su per le scale. Gli unici che rimasero giù con me furono Gandalf, Bilbo e Thorin. Quest’ultimo mi guardò un secondo, per poi raggiungere con calma gli altri al piano superiore.

Sospirai leggermente, prima di avvicinarmi alle scale seguita da Bilbo e Gandalf «Sono sempre così esuberanti?» chiesi.

«Sì, decisamente» mi rispose lo hobbit, sorridendomi.

 

Alla fine, i gruppi nelle stanze erano: Dwalin, Balin, Gloin e Bifur in una delle due stanze con quattro letti, mentre Kili, Fili, Bofur e Bilbo nell’altra. Bombur e Oin erano nella doppia, da quello che mi aveva detto Bilbo, Bombur di notte russava, perciò l’unica soluzione era stata metterlo con Oin che era praticamente sordo. La stanza da tre la presero Nori, Dori e Ori, mentre Thorin e Gandalf si misero nelle due singole: il primo in quella in fondo al corridoio a destra, l’altro in quella in fondo a sinistra.

 

 

Mentre li guardavo saltare sui letti, mentre ridevano e scherzavano, mi resi di una cosa: avrebbero portato guai. Guai molto grossi aggiungerei.

In sostanza, mi ero cacciata in un grandissimo casino e avevo trascinato con me Gwen e Ariel.

 

L’unico pensiero che mi passò in quel momento fu: merda.

 

 

Angolo dell'Autrice (demente):

Salve a tutti gente, eccomi con una nuova fanfiction, fresca di ispirazione postesame universitario. Che dire, l'avventura è appena cominciata e le cose da raccontare saranno tante.

Spero leggerete questa storia (se state leggendo quest, vuol dire che avete letto il capitolo senza sentirvi male) e spero vi piaccia. Perciò se vorrete farmi sapere cosa ne pensate, lasciate un commento.

Un bacio e alla prossima,

sara_sessho


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Capitolo 2
*** Cena Per Cinquanta ***


 

 

 

~ Cena Per Cinquanta

 

 

 

 

Mentre tutti finivano di sistemarsi nelle rispettive camere o, per meglio dire, mentre cercavano di distruggere tutto il distruttibile, io iniziai a preparare il tavolo per la cena.

Fortunatamente, il tavolo del salotto era da dodici persone e aveva la possibilità di essere allungato ulteriormente fino ad arrivare a diciotto, perciò non ci sarebbero stati problemi di spazio. Normalmente, noi non lo usavamo mai; la maggior parte delle volte mangiavamo sul tavolo della cucina o sedute sul tappeto davanti alla televisione.

Appena finii di apparecchiare, sentii la porta aprirsi e vidi entrare Gwen e Ariel con tre borse a testa, piene di roba.

«Aspettate che vi do una mano» dissi, correndo loro incontro. Presi una borsa da ognuna e le aiutai ad appoggiarle sul tavolo in cucina.

Probabilmente sentendo il casino che stavamo facendo, i nani, Bilbo e Gandalf si precipitarono giù.

«Che combinate?» chiese Bofur. Fortunatamente, avevo già imparato a distinguere la maggior parte di loro.

«Gwen e Ariel sono andate a comprare un po’ di cose, anzi molte cose, per la cena» risposi, voltandomi a guardarlo.

Appena sentirono la parola “cena” iniziarono tutti ad urlare e a gioire, facendo soffrire i miei poveri timpani, finché Thorin ordinò in tono imperioso di fare silenzio.

«Posso aiutare?» chiese Bilbo, avvicinandosi.

«No, tranquillo, ce la caveremo» risposi sorridendo «Mettetevi pure comodi da qualche parte».

Un po’ alla volta si diressero tutti in salotto: alcuni si sedettero sul divano, altri per terra sul tappeto. Mi venne da sorridere per il modo in cui si guardavano attorno. Dovevano sentirsi piuttosto spaesati.

«Anya, eccoti il pollo da smembrare» mi disse all’improvviso Gwen, piazzandomelo davanti.

«Perché sempre io?».

«L’ultima volta che l’ho fatto io, ho rischiato di tagliare il tavolo della cucina, mentre Ariel inizierebbe a fissarlo con il suo solito sguardo disgustato» mi rispose Gwen, spostandosi un ciuffo di capelli neri dietro l’orecchio.

«Ehi!» urlò offesa Ariel, gonfiando le guance.

Le guardai entrambe e mi misi a ridere. Era bello vedere come il nostro rapporto non fosse cambiato nel corso degli anni. Eravamo tutte completamente diverse di aspetto: io ero piccola, non arrivavo nemmeno al metro e sessanta, con i capelli biondi lunghi e lisci e gli occhi verdi; Gwen era la più alta, mi superava di quindici centimetri, aveva i capelli neri e mossi, lunghi quanto i miei, fino a metà schiena e gli occhi marroni, da cerbiatta; mentre Ariel, cinque centimetri più bassa di Gwen, aveva i capelli rossi ricci, un po’ più corti dei miei e gli occhi azzurri. Non era un caso che i suoi genitori l’avessero chiamata come La Sirenetta.

Avevamo anche caratteri completamente differenti, ma nonostante ciò la nostra amicizia era rimasta solida.

«Terra chiama Anya» mi disse Gwen, schioccandomi le dita davanti agli occhi «Sempre persa nei tuoi pensieri sei».

Le sorrisi e, senza risponderle, presi un paio di coltelli grandi dal cassettone sotto i fornelli. Iniziai ad affilarli, sfregandoli tra di loro, come facevano i veri chef. Non che ce ne fosse bisogno, ma mi divertivo troppo.

Attirati dal rumore delle lame, Kili e Fili si avvicinarono al tavolo delle cucina.

«Dovresti stare attenta, i coltelli non sono giocattoli» mi disse il secondo.

«Tranquillo, sa quello che fa» rispose Ariel.

«La rossa qui ha ragione, muove i polsi in modo molto fluido» continuò Kili.

«La rossa?» sussurrò Ariel, alzando un sopracciglio.

Ridacchiai leggermente, prima di concentrarmi sul pollo. Iniziai a staccare le varie parti con decisione, mettendole una alla volta su un vassoio.

«Lo fai spesso?» chiese ancora Kili.

«Cosa?».

«Tagliare il pollo».

Gwen, che era dall’altro lato della cucina a tagliare le patate, iniziò a ridere «Oh sì, è un’esperta tagliatrice di polli».

«Davvero?» chiesero entrambi i fratelli, guardandomi con gli occhi spalancati.

«No, non è vero, Gwen si diverte a sparare minchiate».

«Siete strane» commentò Fili.

«Ce lo dicono spesso» rispose Ariel, sospirando affranta. Lei sembrava sempre quella altezzosa e snob, ma a volte diceva più idiozie di Gwen. Soprattutto quando è ubriaca.

«Non è un fatto negativo, a noi piace la gente strana» disse Kili, sorridendo.

«Ci viaggiamo pure insieme» concluse Fili, facendo un cenno verso il salotto.

Era carino il modo in cui i due nani cercassero di fare amicizia con noi, mi faceva piacere e a giudicare dalle facce tranquille e serene di Gwen e Ariel, anche loro la pensavano come me. Non era stata una cattiva idea invitarli a stare qui, in fin dei conti.

 

No, non è vero, è stata una pessima idea” pensai, quando finalmente riuscimmo a finire di preparare la cena. Sembrava di aver preparato per cento persone invece che per diciotto ed ero sicura, che non sarebbe avanzato nulla. Soprattutto se si teneva conto che Bombur, da solo, mangiava per dieci.

«Mettetevi a tavola, la cena è pronta» disse Ariel entrando in salotto con in mano il primo vassoio con il pollo. Erano sei i vassoi con carne di pollo, perché ne avevo dovuti tagliare almeno cinque e non ero ancora sicura che fossero sufficienti.

Quando tutti videro Ariel posare il piatto sul tavolo, corsero come degli assatanati a sedersi, scontrandosi addirittura.

«State calmi, il pollo non scappa, è morto» commentò lei, quando rischiò di essere travolta nell’assalto.

«Sì, ma Bombur è vivo e vegeto e finirà per mangiarselo tutto» le rispose Bofur.

Mentre tutti e quindici si misero a mangiare, io e le altre finimmo di mettere in tavola i piatti con i vari cibi.

«Quelle sono patatine?» chiese Ori, con gli occhi che brillavano.

«Sì, ne vuoi un po’?» gli disse Gwen.

Il giovane nano non rispose e le rubò il piatto con le patate dalle mani. Lei si voltò a guardarmi e si mise a ridere.

«Sapete, Anya è molto pratica a usare i coltelli» farfugliò Kili con la bocca piena.

«Ma davvero?» commentò sarcastico Thorin, senza distogliere lo sguardo dal suo piatto.

La cosa non mi sfuggì «Sì, dovresti stare attento, potrei ucciderti nel sonno» gli risposi.

Lui alzò di scatto la testa e mi fissò dritto negli occhi. Se credeva di mettermi soggezione si sbagliava di grosso, non avrei mai abbassato lo sguardo per prima. Il resto della compagnia si zittì e iniziò a guardarci.

«Beh, secondo me dovresti iniziare a fare pratica con un altro tipo di coltello» disse Gwen all’improvviso.

Se c’era una cosa che le piaceva fare, era dire frasi piene di doppi sensi, nonostante sapessi che stavolta lo aveva fatto per alleggerire la tensione che si era creata.

«Gwen!» esclamammo io e Ariel contemporaneamente. Tutti gli altri si misero a ridere, cogliendo il senso della frase. Tranne Ori, che ingenuo si guardava attorno confuso, e Thorin, probabilmente ancora indignato dal mio precedente affronto.

«Oh suvvia, lo sai che ho ragione, dovresti goderti di più i piaceri della vita» continuò imperterrita lei. Per fortuna che non aveva bevuto vino o altro di alcolico, altrimenti avrebbe detto cose peggiori.

Io mi passai una mano sulla faccia, resistendo alla tentazione di alzarmi a picchiarla.

«Non ha tutti i torti però» si aggiunse anche Ariel.

«Anche tu no, ti prego» dissi esasperata. Ariel si divertiva troppo a mettermi in imbarazzo. Me l’avrebbero pagata entrambe. Una vendetta lenta e dolorosa.

Mi alzai senza aggiungere altro e andai in cucina a prendere una birra. Avevo bisogno di bere qualcosa di alcolico per calmarmi.

«Ehi! E a me niente?» chiese Gwen, quando tornai a sedermi.

«Arrangiati, alzi il culo e te la vai a prendere, brutta baldracca».

«Ti ha insultato!» esclamò Ori.

«Oh no, quando lo diciamo, lo facciamo con affetto» rispose Ariel.

Ci guardarono tutti con un’espressione dubbiosa «Siamo strane» dicemmo tutte insieme.

 

La cena si concluse in modo tranquillo, tra le battute di Kili e Fili e Bombur che, se avesse potuto, avrebbe mangiato pure il tavolo coi piatti inclusi. L’unico che sembrava perennemente incazzato era Thorin, ovviamente. Ogni volta che incrociavo il suo sguardo, mi rifilava una fulminata, che neanche Thor con il suo martello poteva produrre.

Nonostante ciò, furono tutti molto gentili, perché aiutare me, Ariel e Gwen a sparecchiare e a lavare i piatti. Avevamo cercato di convincerli che non ce n’era bisogno, ma non hanno voluto sentire ragioni.

«Dovreste andare a letto, sarete stanchi» dissi, vedendo Oin sbadigliare.

«Credo che accetteremo il tuo consiglio» rispose Bilbo, stiracchiandosi.

Io, Ariel e Gwen iniziammo a confabulare tra di noi, non accorgendoci che non tutti erano saliti. Ci eravamo ritenute salve, dopo aver visto salire Thorin di sopra.

«Cosa state facendo voi tre?» chiese Bofur, all’improvviso.

Sobbalzammo leggermente e ci voltammo, trovandoci davanti Bofur, Kili e Fili che ci guardavano con sguardo inquisitore.

«Noi? Nulla» dissi velocemente.

«Stavamo solo dicendo che forse sarebbe meglio se andassimo a letto anche noi, sapete giornata lunga» si aggiunse Gwen.

Ariel si limitò ad annuire in modo energico.

«Non ce la raccontate giusta» commentò Fili.

«No no, avete preso un granchio grosso quanto una montagna, ve lo assicuro» risposi.

Senza smettere di guardarci sospettosi, si avviarono anche loro di sopra. Appena sparirono dalla nostra vista, tirammo un sospiro di sollievo.

«Dici che sospettano qualcosa?» chiese Gwen.

«No, perché dovrebbero? Ci siamo comportate con estrema naturalezza» rispose Ariel in modo sarcastico.

«Beh, direi di non indugiare oltre» sussurrai «Scendo in cantina a prendere il necessario».

Silenziosamente, scesi le scali e presi l’occorrente e, quando salii, vidi che Gwen e Ariel avevano preparato il resto.

«Bene, ora possiamo dare inizio alla nostra sbronza» dissi, appoggiando le bottiglie di rum e sambuca sul tavolo.

«E così vorreste tenervi le scorte di alcool solo per voi, ragazzine» disse una voce alle nostre spalle.

«Ma voi non eravate andati a letto?» dissi, vedendo Kili, Fili e Bofur sulle scale.

«Volevamo vedere cosa stavate cospirando» rispose il primo.

Guardai le altre e sospirai «Se vi concediamo di unirci a noi, non direte una sola parola a nessuno della nostra scorta, d’accordo?».

Annuirono tutti e tre, sorridendo.

 

Non sarei uscita sana di mente da tutta questa storia e, dallo sguardo che avevano Gwen e Ariel, sospettavo che anche loro la pensassero allo stesso modo.

 

 

 

Angolo dell'Autrice (demente):

Eccomi tornata come promesso con il secondo capitolo. Che dire, è ancora all'inizio, ma le cose hanno iniziato a movimentarsi e lo faranno sempre di più.

Spero vi sia piaciuto anche questo come il prologo e vorrei approfittarne per ringraziare le persone che hanno commentato, che sono state carinissime e tutte coloro che l'hanno messa nelle preferite/seguite/ricordate o che l'hanno letta soltanto.

Un bacio e alla prossima, 

sara_sessho

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Capitolo 3
*** Bad Memories ***


 

 

 

~ Bad Memories

 

 

La mattina seguente mi svegliai con un terribile mal di testa, dovuto ai postumi della sbornia della sera precedente. Con gli occhi socchiusi mi voltai verso la sveglia per vedere l’ora: erano le 9.00. Decisamente tardi per una come me, già attiva alle 7.00.

Mi tolsi la camicia da notte estiva e mi misi un paio di short di jeans e una canottiera nera, prima di scendere in salotto. Appena entrai nella stanza, mi trovai di fronte Ariel in pieno stato comatoso e la cosa mi rallegrò. C’era qualcuno che stava peggio di me almeno.

«Buongiorno» mi disse Gwen tutta allegra e pimpante. Si vedeva che lei era abituata a bere spesso, era fresca come una rosa.

«Ssssh abbassa la voce» le risposi, sedendomi al tavolo di fronte ad Ariel.

«Suppongo che io debba preparare un’aspirina anche a te, oltre alla colazione» continuò Gwen, senza smettere di sorridere. Doveva trovare la situazione davvero divertente.

Annuii semplicemente «I nani e compagnia bella, dove sono?».

«Devi essere davvero messa male per non esserti accorta di loro» mi rispose lei, facendo un cenno con la testa verso il divano.

Io, con tutta la calma del mondo, alzai lo sguardo in quella direzione e mi trovai tutta la compagnia che mi guardava.

«Salve» dissi, agitando la mano in stile Regina Elisabetta. Per tutta risposta, Kili e Fili si misero a ridere. Loro e Bofur stavano decisamente bene, addirittura meglio di Gwen. Maledetti nani.

Feci colazione in fretta e in silenzio. Non vedevo l’ora che quel maledetto mal di testa passasse.

Aiutai Gwen a sparecchiare, così come Ariel, sentendomi costantemente osservata. Appena finii, mi voltai nuovamente verso gli ospiti. Ci stavano fissando tutte e tre in modo strano.

«Che c’è?» chiese Gwen, anticipandomi.

«Probabilmente ieri eravamo troppo presi dal cambiamento e dalla stanchezza per notarlo, ma come siete vestite?» chiese Bofur.

Sorrisi leggermente, perché mi sarei aspettata una domanda del genere prima o poi. Per loro doveva essere strano vedere delle ragazze indossare abiti così poco coprenti.

«Nel nostro mondo le ragazze si vestono sempre così, d’estate soprattutto» risposi «Anche i maschi lo fanno, con modelli maschili ovviamente».

«Scusate per la domanda sconveniente, ragazze» mormorò Balin mortificato.

«Oh non vi preoccupate, era giusto chiedere» rispose Gwen, sorridendo.

«Se per voi è un problema, possiamo metterci qualcosa di più coprente» continuò Ariel.

«NO» urlò Fili «Voglio dire… No, non c’è problema, vero?» chiese poi rivolto agli altri, che annuirono. Gli uomini sono tutti uguali, anche se provenienti da un altro mondo.

Guardai Thorin con la coda dell’occhio e vidi che se ne stava appoggiato al muro, con lo sguardo volto verso la finestra, come se la questione non gli importasse.

Per tutti gli dei di Asgard, perché doveva essere così distaccato?

«Comunque, per stare in questa epoca, avrete bisogno di vestiti di ricambio adatti» dissi, tornando a concentrarmi sugli altri.

«E come facciamo a procurarceli?» chiese Ori.

«Ci pensiamo noi» rispose Gwen entusiasta.

«Che hai detto?» esclamò sconvolta Ariel. Si vedeva che l’aspirina iniziava a fare effetto, stava riprendendo il suo solito atteggiamento.

«Oh suvvia Ariel, non essere così antipatica» le disse Gwen «Avresti proprio bisogno di una sco-» le misi una mano sulla bocca prima che potesse continuare. Ariel ed io la fulminammo con lo sguardo. Forse, sarebbe stato opportuno comprarle una museruola.

«Se proprio dobbiamo farlo, ci serviranno le loro misure, sarà difficile trovare dei vestiti adatti a loro» si arrese Ariel alla fine «Senza offesa».

«Giusto» dissi, correndo in cucina a prendere il metro.

«Avanti il primo» esclamò Gwen contenta, appena rientrai in salotto.

Titubanti si fecero avanti uno alla volta: Bilbo e Ori, più timidi rispetto agli altri, arrossivano ogni volta che li toccavo, mentre Fili e Kili avevano tenuto un sorriso malizioso, quando Gwen era in ginocchio di fronte a loro a misurarli.

Ariel prendeva nota su un foglietto delle misure, si era rifiutata categoricamente di aiutarci in altro modo.

«Signor Gandalf, a lei non c’è bisogno di comprare i vestiti, ha più o meno la taglia di mio padre» dissi, quando lo stregone si avvicinò «Gli darò i suoi».

«Ma a suo padre sta bene?» mi chiese lui.

«Sì, non si preoccupi» risposi con un sorriso forzato. Non era il momento di entrare in argomenti personali. Specialmente quell’argomento più rimaneva fuori, meglio era.

Mancava solo un nano da misurare ed era quello con cui avevo meno voglia di interagire: Thorin.

Silenziosa mi avvicinai a lui «Posso?» chiesi. Annuì e si voltò completamente verso di me.

«Sappi che questa è la prima e ultima volta che m’inginocchio al vostro cospetto» dissi, quando mi abbassai.

«Ne sei sicura? Se volessi, potrei ordinartelo».

«Sì, ne sono sicura» risposi guardandolo negli occhi «Qui non siete un re e anche se lo foste, non lo sareste per me».

«Come osi parlarmi in modo così irrispettoso?».

«No, come osate voi a tenere un atteggiamento così maleducato nei confronti di chi vi ospita in casa sua?».

Nessuno dei due disse più una parola, ci limitammo a fissarci negli occhi con astio. Non mi sarei piegata di fronte a lui. Poteva essere anche un nano testardo, ma gli avrei dimostrato che io lo ero molto di più.

«Ho finito» dissi infine, alzandomi e allontanandomi da lui «Vado a prendere la macchina, guido io» continuai poi rivolgendomi a Gwen e Ariel.

Senza aspettare risposta mi precipitai fuori di casa, dirigendomi verso il garage. Entrai nella mia Mercedes blu notte e mi avviai lungo il viale ghiaiato, fermandomi davanti alla porta d’ingresso. Appena suonai il clacson, Gwen e Ariel si precipitarono fuori.

«Sarei tentata di comprargli abiti da donna rosa confetto a quel maledetto nano» dissi, quando entrambe furono salite.

«A Thorin dici?» chiese Gwen «Secondo me gli donerebbe».

Le rifilai un’occhiata in tralice, per poi scoppiare a ridere. Mi stavo immaginando Thorin in versione Barbie.

 

Non so per quale strano miracolo, ma riuscimmo a trovare il necessario per tutti e, ovviamente, ci comprammo qualcosa anche per noi. Fare shopping mi aiutava sempre a calmare i nervi.

«Siamo tornate» urlai entrando in casa «Siete stati tranquilli in nostra assenza o avete distrutto tutto?».

Feci appena in tempo a finire la frase che tutti si precipitarono giù dalle scale, come se fossero una mandria di bufali.

«Provateli e diteci se vi vanno bene» disse Gwen, dando a ognuno il proprio sacchetto.

Kili e Fili presero quelle parole alla lettera, poiché iniziarono a spogliarsi in mezzo al salotto.

«Ehi, ehi, non qui» esclamai, agitando le mani di fronte a me «Fatelo su, nelle vostre camere».

Con sguardo deluso i due nani si avviarono verso le scale, seguiti dagli altri. Probabilmente volevano mostrarci i loro fisici prestanti e, a giudicare dallo sguardo che aveva Gwen, anche lei era d’accordo. Che novità.

«Signor Gandalf, se aspetta un attimo, salgo a prendere alcuni vestiti di mio padre».

Lui mi sorrise e annuì.

La stanza dei miei genitori si trovava al secondo piano, dove c’erano anche le stanze di Ariel, Gwen, la mia e quella di mio fratello. Era dal giorno dell’incidente che non entravo e, appena mi trovai di fronte alla porta, esitai qualche secondo. Feci un respiro profondo, richiamando tutta la mia forza di volontà, ed entrai.

Era tutto come ricordassi, a parte l’odore di chiuso che si era fermato. Lo stomaco mi si chiuse immediatamente in una morsa stretta e sentii un groppo in gola. Non avevo intenzione di piangere, così corsi in fretta all’armadio e presi dei vestiti a caso, per poi precipitarmi di corsa fuori dalla stanza. Appena fui in corridoio, mi accorsi di avere trattenuto il fiato tutto il tempo.

«Anya, tutto bene?» chiese Ariel, salendo le scale.

Appena mi vide, i suoi occhi si spalancarono «Oh, Anya» sussurrò, avvicinandosi.

«Non abbracciarmi, sto cercando di mantenere il controllo» dissi, appena vidi le sue braccia alzarsi.

«Non ti fa bene tenerti sempre tutto dentro».

«Sto bene, davvero, è tutto passato» continuai, rivolgendole un sorriso finto «Ora scendiamo, Gandalf mi sta aspettando».

Scesi di fretta le scale, sperando di appare il più tranquilla possibile di fronte agli altri.

«Oh, finalmente, pensavo ti fossi addormentata» esclamò, ridendo Gwen quando entrai in salotto. Appena incrociò il mio sguardo, la sua espressione ilare svanì. Merda.

«Ecco i vestiti, signor Gandalf» dissi, prima che Gwen potesse dire qualsiasi cosa.

«Ti ringrazio, sei sicura che vada tutto bene?» mi chiese lo stregone, squadrandomi.

Deglutii a fatica «C–Certo» risposi «Ora, scusate, devo fare delle cose» conclusi, prima di correre verso la biblioteca di casa, oltrepassando la porta dopo la cucina.

 

«Perché ha reagito così?» chiese Bofur a Gwen. Tutti la compagnia era in silenzio, mentre fissava la ragazza.

Gwen incrociò lo sguardo di Ariel, che annuì«La famiglia di Anya è morta in un incidente, poco meno di un anno fa».

Appena Anya scoprirà che ne ho parlato, mi ucciderà” pensò la mora, passandosi una mano sulla faccia.

 

 

Angolo dell'Autrice(demente):

Eccomi di nuovo con un nuovo capitolo, che volevo postare ieri, ma mio fratello ha passato tutta la sera al computer. Anyway, questo capitolo non mi piace molto ed è anche un po' corto, però non disperiamoci che nel prossimo capitolo cercherò di far tornare l'aria di allegria degli scorsi capitoli.

Fatemi sapere cosa ne pensate, sperando che non faccia poi così schifo.

Un bacio e alla prossima, 

sara_sessho

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Capitolo 4
*** «Io non ti odio.» ***


 

 

 «Io non ti odio.» 

 

 

La biblioteca era il mio posto preferito. Stavo sempre lì a leggere o studiare, era come se fosse il mio piccolo rifugio.

Era una stanza molto grande: c’erano scaffali pieni di libri su ogni parete e, in fondo, c’era una scala di legno che conduceva a un soppalco a forma di “elle”, che andava dalla parete destra fino alla parete sopra la porta d’ingresso della stanza. Proprio in quel punto stava una grande scrivania di legno, su cui avevo appoggiato vari libri, che avrei dovuto studiare per l’esame di letteratura.

Mentre ero intenta a leggere, sentii la porta aprirsi, così mi alzai e mi avvicinai al parapetto del soppalco per vedere chi fosse. Una chioma nera e mossa spuntò nel mio campo visivo: Gwen.

Salì le scale e mi raggiunse vicino alla scrivania, aveva un’espressione leggermente colpevole.

«Glielo hai detto, vero?» chiesi, guardandola negli occhi.

Annuì «Sei arrabbiata?».

«No, è giusto che tu glielo abbia detto» le rispose, sorridendole.

«Ho tralasciato solo la parte che riguardava Blake, era il tuo ragazzo ed è giusto che sia tu a parlarne se ne hai voglia» fece una piccola pausa «E poi, avrei dovuto avere a che fare con Fili e Kili che, anche se non sembra, sono piuttosto curiosi e pettegoli».

«Ho notato»dissi ridendo, avvicinandomi a lei «Grazie Gwen, parlerò io di Blake, quando mi sembrerà il momento opportuno».

Appena accennai a tornare ai miei libri, Gwen mi fermò per il polso «Dove credi di andare, signorina? I nostri beneamati ospiti ci stanno tirando matte di là, vieni a darci una mano». Senza che potessi reagire, fui trascinata fuori dalla stanza.

In quel momento mi venne un’idea «Aspetta Gwen, prima devo andare in bagno».

«Va bene, ma fai in fretta e non sgattaiolare via».

Aspettai che Gwen se ne fosse andata e, appena sparì, corsi fuori in giardino verso la piscina. Era il momento giusto per attuare la mia vendetta, per le battute idiote di Gwen e Ariel della sera precedente. Inoltre, avrei smorzato un po’ l’atmosfera, che probabilmente le parole di Gwen avevano creato.

Così, presi due secchi che c’erano a bordo piscina e li riempii d’acqua. Rientrai in casa, cercando di non fare rumore. Appena arrivai in salotto, feci cenno alla compagnia di stare in silenzio con una mano e per poco non rovesciai l’acqua nell’intento. Loro fecero come avevo chiesto e mi avvicinai a Gwen e Ariel, che in quel momento mi stavano dando le spalle. Quando fui abbastanza vicina, rovesciai l’acqua sulle loro teste.

«Anyaaa» urlarono entrambe contemporaneamente.

«Vendetta è fatta!» esclamai, sventolando il pugno in aria.

«Adesso tocca a noi» disse Gwen, voltandosi verso di me.

«Ah no, non esiste la vendetta della vendetta, che siamo nel Medioevo?» inizia a indietreggiare, mentre Ariel e Gwen si avvicinavano con espressione minacciosa. Di scatto mi voltai e corsi fuori, verso la piscina.

«Vieni qui, nana malefica» urlò Ariel. Doveva essere davvero infastidita per arrivare a tanto.

«Non mi avrete mai» dissi, prima di tuffarmi in piscina «Credevate che vi avrei dato la soddisfazione di buttarmi dentro?».

Mentre parlavo, vidi arrivare alle loro spalle Kili e Fili e sorrisi.

«Che hai da ridere, adesso?» chiese Gwen.

Non feci in tempo a rispondere, che entrambe finirono in acqua spinte dai due nani. Dopodiché anche loro si tuffarono; subito dopo arrivarono tutti gli altri. Fortunatamente la piscina era abbastanza grande per tutti. Rimasero fuori solo Gandalf, che ci guardava ridendo, e Thorin, con la sua solita espressione seriosa. Bilbo voleva rimanere fuori anche lui, ma Bofur lo aveva trascinato dentro senza tante storie.

Restammo in piscina, finché non le dita non iniziarono a raggrinzirsi per il contatto prolungato con l’acqua.

Capii che Ariel la pensava allo stesso modo, dallo sguardo inorridito che stava rivolgendo alle sue mani «Sembrano le mani di zia Tessa» commentò, prima di dirigersi verso la scaletta.

Man mano tutti uscimmo e, solo in quel momento, realizzai che stavo indossando una maglietta bianca, ormai diventata trasparente.

«Anya, ti sono cresciute le tette» fu il commento molto intelligente di Gwen. Perfetto, se prima avevo qualche possibilità che i nani non avessero notato che si vedeva “tutto” attraverso la maglietta, ora le avevo perse del tutto.

Incrociai le braccia al petto per coprirmi meglio che potevo «E’ solo uno dei miei effetti premestruali, torneranno a posto tra una settimana». Sempre tenendo le braccia davanti, entrai in casa a cambiarmi evitando di incrociare lo sguardo di qualcuno. Non sembrava, ma ero una persona piuttosto timida e arrossivo facilmente.

 

Quando finii, tornai in salotto, dove trovai tutto pronto per il pranzo.

«Potevate chiamarmi, sarei scesa ad aiutare» dissi, entrando in cucina. La vista che mi si parò davanti, mi paralizzò sul posto. Alle prese con i fornelli, supervisionato da Gwen e da Ariel, c’era Bombur, con un discutibile grembiule da cucina, rosa con i coniglietti. Cercai di ricorrere al mio autocontrollo, ma quella vista era troppo anche per me e scoppiai a ridere.

«Perché gli avete dato quel grembiule?» chiesi, tra un attacco di risa e l’altro.

«Era l’unico abbastanza grande» mi rispose Gwen, trattenendosi a stento anche lei.

Attirati dal baccano, entrarono in cucina anche gli altri nani.

«Come sei bella, signorina Bombur» commentò Bofur, prima di scoppiare a ridere anche lui, seguito da tutti gli altri.

Se qualcuno ci avesse visto in questo stato, avrebbe pensato che eravamo da manicomio. Beh, effettivamente qualcuno che poteva pensarla in questo modo c’era, così mi voltai verso Thorin. Con mia grande sorpresa, sul volto del nano c’era un sorriso appena accennato.

«Non ci posso credere, Thorin sta sorridendo» esclamai, attirando l’attenzione di tutti. Appena si voltarono, il sorriso del nano era già sparito e al suo posto c’era un’espressione corrucciata, rivolta a me, ovviamente.

«E pensare che credevo avessi una paresi facciale» continuai, facendo un sorriso raggiante. Thorin spalancò leggermente gli occhi, prima di voltarsi e tornare in salotto senza proferire parola.

«L’ho offeso, per caso?» chiesi, volgendo lo sguardo verso il resto della compagnia.

«Non ti preoccupare, ragazza» mi disse Balin, facendo un sorriso sornione «E’ sempre un po’ così scorbutico, anche se credo che non si aspettasse un sorriso sincero da te». A quelle parole, alzai leggermente le sopracciglia, incredula. Dovevo avergli dato l’impressione che lo odiassi. Non apprezzavo il suo atteggiamento certe volte, certo, ma non mi dava fastidio. Avrei dovuto chiarirmi, quando mi si sarebbe presentata l’occasione.

 

Dopo pranzo, ero seduta sul divano assorta nei miei pensieri, così non mi accorsi quando Bilbo si sedette accanto a me.

«Stai bene adesso, Anya?» mi chiese, facendomi sobbalzare «Scusami, non era mia intenzione spaventarti».

«Non ti preoccupare, Bilbo, ero io ad essere distratta» risposi, tenendo una mano sul cuore per lo spavento.

«Comunque sto bene, stamattina ero stata sopraffatta un po’ dai ricordi».

«E’ normale, ragazza» disse Gandalf, avvicinandosi alla mia sinistra. Non mi ero accorta che tutti fossero in ascolto. «Quando le persone che ami non ci sono più, pensare a loro fa sempre soffrire il cuore».

Feci un sorriso triste. Gandalf aveva ragione ed ero consapevole che anche tutti i nani provavano quello che sentivo io; dopo l’avvento di Smaug, avevano dovuto far fronte a innumerevoli difficoltà e a perdite dolorose. Non ero l’unica a soffrire.

«Nonostante ciò, è giusto ricordare, vero?».

«Sì, perché vivono nei nostri ricordi». Sorrisi e guardandomi attorno, vidi che tutti la pensavano allo stesso modo.

«Bene, ora che ne dite di guardare un film?» chiesi, cercando di rallegrare un po’ l’atmosfera.

«Un film? Cos’è un film?» chiese Ori.

«E’ un racconto, proiettato con delle immagini che si muovono, fatto da persone in carne ed ossa» cercò di spiegare Gwen.

«Certo che fai proprio schifo a spiegare le cose, Gwen» commentò Ariel.

«Ah sì? Sapresti dare una spiegazione migliore, miss perfezione?».

«Direi che dimostrarglielo direttamente sia la soluzione migliore».

«Lo credo anch’io» dissi, andando verso lo scaffale dei Dvd. «Che ne dite di Troy?».

«E’ pieno di imperfezioni quel film» disse Ariel, con espressione disgustata. Come sempre.

«Sì, ma non credo che questo film venga guardato per la trama, di solito» le rispose Gwen.

«Bene, allora è deciso, guardiamo questo» conclusi, inserendo il Dvd nel lettore.

La compagnia ci guardava sempre più confusa, finché non iniziare a comparire le immagini sul televisore.

Appena vidi che tutti erano abbastanza presi dal film, uscii dalla portafinestra della cucina. Nessuno sembrava essersene accorto, ma Thorin si era allontanato ancora prima che iniziassimo a parlare del dvd.

«Va tutto bene, Thorin?».

Il nano si voltò a guardarmi con sguardo un po’ perso «Sì, è tutto a posto».

«E’ stato il discorso di prima, vero? Stai pensando a ciò che è successo dopo l’arrivo di Smaug, ad Azog e alla tua missione».

Thorin mi guardò sorpreso «Sei molto facile da leggere» dissi, accennando un sorriso.

«Hai ragione» mi rispose, lasciando me sorpresa stavolta «Spero di stare facendo la cosa giusta».

«Per quello che vale, detto da me, credo che la tua missione sia nobile ed è giusto perseguirla».

Lui fece un cenno con il capo, che interpretai come un grazie, prima di voltarsi di nuovo a guardare il cielo azzurro. Sapevo che non avrebbe detto più di così e rientrai.

Sulla soglia della portafinestra mi fermai, ricordandomi di una cosa.

«Thorin» dissi, facendolo voltare di nuovo verso di me «Voglio che tu sappia che io non ti odio». Lui non rispose e per qualche secondo ci fu solo silenzio.

«Quando… Quando te la senti, puoi venire dentro, siamo tutti in salotto» conclusi infine, prima di entrare definitivamente.

 

Spero di aver fatto la cosa giusta. Forse non avrei dovuto essere così diretta” pensai, appoggiata all’isola della cucina. “Maledetti nani, mi state scombussolando la vita e siete qui da un giorno”.

 

 

 

Angolo autrice:

Ciao a tutti, lo so, sono stata via troppo tempo e mi dispiace. C'è stato un periodo in cui non me la sentivo molto di scrivere, non c'era un motivo particolare, non ero semplicemente in pace con me stessa e ciò mi impediva di buttar giù qualsiasi capitolo.
Comunque ora sono tornata e dovrei pubblicare un capitolo a settimana, dato che ormai ho finito anche gli esami universitari. Detto questo, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, sempre se siete ancora interessati alla mia storia. Ringrazio tutti quelli che mi hanno recensito, e a coloro che hanno aggiunto questa storia alle preferite/ricordate/seguite.

Alla prossima,

sara_sessho 

 

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