Qui dove batte il cuore...-parte seconda- di elettra1991 (/viewuser.php?uid=46536)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 42 ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45 ***
Capitolo 46: *** Capitolo 46 ***
Capitolo 47: *** Capitolo 47 ***
Capitolo 48: *** Capitolo 48 ***
Capitolo 49: *** Capitolo 49 ***
Capitolo 50: *** Capitolo 50 ***
Capitolo 51: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Era quasi mezzanotte, nella Londra Babbana. La notte avvolgeva tutte le
vie, e un vento frustava gli alberi e le siepi.
Le case a schiera, rigorosamente piene di abitanti addormentati, si
susseguivano uguali ed impersonali.
In una di esse però, all'improvviso si accese una luce. Dei
passi risuonarono all'interno, un mantello scuro cadde su una poltrona,
e una borsa atterrò rumorosamente sul pavimento.
Una figura sottile si affacciò alla soglia di una graziosa
cucina, che venne a sua volta inondata di luce.
Chiunque avesse visto la scena, non avrebbe mai dubitato del fatto che
colei che abitava in quella casa fosse una ragazza come tutte le altre.
Qualche perplessità sarebbe però sicuramente
potuta sorgere nel momento in cui la suddetta ragazza, essendosi
accorta che il fornello non accennava ad accendersi, estrasse un arnese
lungo e sottile e, dopo aver mormorato qualche parola, fece
nascere dalla punta di esso fiamme bluastre e allegre.
No, decisamente lei non era una ragazza qualunque.
Era una strega.
Con
un sospiro la ragazza mise una teiera sul fuoco e si diresse al piano
di sopra, decisa a farsi una doccia nell'attesa che il tè
bollisse.
Era stata una giornata lunga...
Si spogliò velocemente e, dopo essersi sciolta i lunghi
capelli castani, si infilò sotto il getto caldo.
Rilassò le spalle e chiuse gli occhi, non appena l'acqua
inizò a scrosciarle addosso. Non aveva voglia di pensare a
niente...
Si sforzò di annegare i rumori delle ore appena trascorse
nel dolce scivolare delle gocce sulle sue braccia.
E un'altra giornata era finita. Un altro lungo giorno senza fine, senza
uno scopo, senza una meta.
Senza....
No, dannazione. Bloccare la mente, vigilanza costante.
Mai andare più in là, mai uscire dai ranghi.
La ragazza si appoggiò al muro bagnato, aumentando il getto
della doccia, in modo che coprisse il fragore dei suoi pensieri.
Si preparò ad uscire, sentendo il fischio della teiera che
l'avvisava che l'acqua era ormai bollente, quando a quel rumore se ne
sovrappose un altro, ancora più sibilante.
Emise un gemito, udendo quel suono ormai familiare, e lasciò
che la testa le ricadesse in avanti per un istante.
Era proprio cominciato il week-end....Mai che si potesse rimanere in
pace.
E proprio l'indomani sarebbe stata una giornata importante. Aveva
bisogno di un buon sonno.
Dopo aver consumato qualche secondo a formulare maledizioni contro il
suo lavoro e il suo Capo che non le lasciavano mai un attimo di
respiro, scattò.
Infilò l'accappatoio e, di corsa, uscì dal bagno.
Proprio davanti a lei, a mezz'aria, brillava un lampo rosso.
Il segnale...
La ragazza si vestì in un lampo, si gettò il
mantello sul capo, coprendosi i ricci ribelli, afferrò la
bacchetta e, ignorando la teiera che fischiava all'impazzata, si
lanciò fuori di casa e con un CRACK si
Smaterializzò.
Riapparve in un vicolo piuttosto angusto e quasi totalmente buio.
Capì di essere in una delle zone più periferiche
di Londra, almeno a giudicare dalle case scolorite e dai lampioni
sporchi e quasi tutti fulminati.
Si guardò attorno con circospezione, cercando di capire per
quale motivo fosse stata mandata con urgenza proprio in quel luogo.
-Ehilà, è qui la festa?- sussurrò una
voce con finta allegria alle sue spalle, facendola sussultare e alzare
di scatto la bacchetta.
Un uomo uscì dall'ombra, parandolesi davanti. Il cappuccio
calato sugli occhi malcelava ciuffi di capelli rossi ribelli.
-Idiota- mormorò la ragazza, alzando gli occhi al cielo.
Il rosso ridacchiò, scostandosi il cappuccio dal volto.
Lei lo guardò. Occhi azzurri, lentiggini, inconfondibili
capelli rossi.
In altre parole, Ronald Weasley.
-Piuttosto, perchè le uscite a questi orari indecenti
toccano sempre a noi?- bofonchiò la ragazza.
-Perchè il Capo sa benissimo che nessun altro si
scomoderebbe ad uscire...A quest'ora si stanno tutti dando alla pazza
gioia- fece Ron, allegro come sempre -E' il lato negativo di essere
single!-
La ragazza si rabbuiò.
-Vogliamo fare salotto tutta la notte o darci da fare?-
sibilò acida.
Weasley annuì, serrando la presa sulla bacchetta e facendo
qualche passo verso il fondo del vicolo, badando ad essere il
più silenzioso possibile.
I due si fermarono di colpo, quando videro qualcosa muoversi.
-Lumos- mormorarono in coro, illuminando di colpo la scena davanti a
loro.
Le due figure davanti a loro, chine su qualcosa, si voltarono di
scatto, socchiudendo gli occhi per il bagliore improvviso. A
uno di essi cadde il cappuccio dalla testa.
-Lasko....- mormorò la ragazza con voce nervosa,
riconoscendolo.
-Dannati Auror- sbottò questi, trattenendo al contempo il
suo compagno, che sembrava volesse sferrare un attacco - Sempre in
mezzo-
-Sì, è una delle nostre caratteristiche-
commentò pacifico Ron. -Allora, Lasko, che stai combinando
qui?- chiese, facendosi più deciso.
-Un giro- bofonchiò l'altro.
-Senti- si intromise la ragazza, spazientita - E' tardi, e domani
noi dobbiamo alzarci presto. Se ci fai perdere tempo
peggiorerai solo la situazione-
-E non è il caso di far arrabbiare la grande Hermione
Granger, giusto?- sogghignò Lasko.
Ron si intromise, prima che la sua amica potesse scoppiare.
-Avanti, muoviti. E non prendermi in giro con le cazzate delle boccate
d'aria- ringhiò, avvicinandosi di un paio di passi, la
bacchetta sempre ben dritta davanti a lui. -So perfettamente che a voi
Efreet non piacciono le notti ventose come questa. Chi è il
tuo amico?-
-Allora Lasko, che dici?- lo interruppe l'altro uomo incappucciato -Li
sistemiamo questi due?-
-Io starei molto attento a quello che dici- sibilò Hermione
con tono ammonitore, ormai talmente vicina che la punta della sua
bacchetta quasi sfiorava il collo dello sconosciuto.
Lasko gettò un'occhiataccia ai due Auror, poi uno sguardo a
ciò che si trovava alle sue spalle. La situazione si stava
facendo spinosa...
-Elenie non ne sarà per niente contenta- mormorò
la Granger. -Sai benissimo quanta fiducia aveva riposto su di te-
-Non sono al suo servizio. Nessuno le ha mai chiesto niente-
Ron lo guardò disgustato. -Credo che sia ora di farci un bel
giretto al Quartier Generale- annunciò.
-Io non penso proprio- rise l'Efreet, accompagnato in sottofondo dai
singulti divertiti del suo compagno. Fece un cenno del capo a
quest'ultimo, che annuì.
Nel giro di qualche secondo il vicolo brillò di due rosse
lingue di fuoco, esattamente nel luogo dove si trovavano i due loschi
figuri.
Le fiamme si esaurirono in qualche secondo, e i due Auror si
ritrovarono soli.
-Odio gli Efreet- sentenziò Weasley, passandosi una mano
stanca tra i capelli.
Hermione sospirò. -Ora ci tocca passare al Ministero a fare
rapporto-
-Ah per me se lo sognano!- esclamò il rosso- Prima di
domattina non mi vedranno di certo!-
-Hai dimenticato che giorno è domani? Non avremo sicuramente
il tempo per andare al lavoro!-
-Dannazione- brontolò Ron - D'accordo...Andiamo allora, ma
che sia una cosa veloce! Non ho intenzione di aspettarti mentre scrivi
uno dei tuoi soliti rapporti chilometrici!-
La ragazza sogghignò. Stavano quasi per Smaterializzarsi,
quando le parve di notare qualcosa poco più in là.
Afferrò il braccio dell'amico, che già stava
girando su sè stesso, e per poco non lo fece cadere a terra.
-Ehi ma sei impazzita?- rantolò lui, barcollando.
-Shhh...- lo zittì Hermione- Guarda là-
Avanzarono di qualche passo, per poi accelerare quando si accorsero
che, qualche metro più in là, avvolta nel buio,
giaceva una persona. Una ragazza, per l'esattezza.
-Respira?- domandò Ron angosciato.
-E io che ne so?- mormorò la Granger, col cuore che le
batteva all'impazzata. Si chinò su di lei, posandole due
dita tremanti sul collo.
-Il cuore batte- annunciò. -Ma dobbiamo portarla d'urgenza
al San Mungo.-
Per tutta risposta Weasley si affrettò a prendere la ragazza
in braccio. Era molto carina, con i capelli scuri raccolti in una coda.
Respirava a fatica.
-Dici che è una strega?- chiese Hermione, scrutandola
attentamente.
-Non vedo bacchette qui in giro...Ma potrebbero avergliela portata via.
Faremo delle ricerche- borbottò Ron- Ora è meglio
muoversi-
Hermione annuì ma...
-Aspetta!- lo bloccò-
-Che c'è adesso?- chiese esasperato il ragazzo, alzando gli
occhi al cielo -Vabbè che non pesa tanto, ma sai
com'è....-
-Cos'ha qui sul collo?-
Il rosso allungò il viso per osservare il punto
indicatogli dall'amica, e non potè impedirsi di rabbrividire.
Impresso sulla pelle della ragazza vi era, come marchiato a fuoco, uno
strano simbolo.
-Che roba è?- domandò Ron allibito.
-Sembra l'immagine del tassello di un puzzle -mormorò
Hermione, osservandolo più da vicino. -Non ho mai visto
niente di questo genere-
Il simbolo era rosso vivo, e sembrava non essere stato terminato del
tutto. Non appariva infatti nitido, ma appena accennato.
-Forza andiamocene da qui-
Qundo Hermione tornò a casa il sole era già sorto.
Stanca, si sdraiò sul divano. Aveva solo qualche ora per
dormire, poi avrebbe dovuto cominciare a prepararsi.
Chissà quella ragazza....chissà che c'entravano
gli Efreet in tutto quel casino...chissà come l'avrebbe
presa Elenie...
Lo squillo del telefono la fece svegliare di soprassalto poco tempo
dopo. Mosse la mano a tentoni per trovarlo e rispose con voce impastata
di sonno.
-Che diavolo è successo stanotte?- esordì una
voce dall'altra parte della cornetta.
-Lo sapresti anche tu, se avessi risposto all'appello di Carrigan. So
perfettamente che l'hai ignorato per continuare a dormire.-
-Uff....- sbuffò l'altro.
-Chissà cosa direbbe la gente se sapesse che il Salvatore
del Mondo Magico la notte dorme, invece di accorrere alle richieste di
aiuto- rise Hermione.
Dall'altra parte cadde un silenzio tombale. La ragazza
sospirò: Harry James Potter era la persona più
permalosa del mondo.
-Ehi- lo chiamò la Granger -ci sei?-
-Si-
-Dai...scherzavo- tentò di blandirlo.
In quel momento qualcuno bussò alla porta, così
Hermione salutò e riagganciò.
Andò ad aprire e si ritrovò davanti un Ronald
distrutto.
-Che ci fai qui?-
-Sono stato finora in Ospedale...Stanno cercando di capire cos'abbia la
ragazza- spiegò.
-Nessuna novità?- domandò la riccia, ansiosa.
-E' sotto incantesimo, ma non hanno ancora capito quale-
-Ma si riprenderà?-
Ron non rispose subito, si sedette sul divano e lasciò
cadere la testa sullo schienale.
-Allora?- sussurrò Hermione, angosciata.
-Allora bisogna solo aspettare.....e sperare-
Come
promesso, ecco il secondo capitolo della seconda parte. Ci sono un po'
di punti interrogativi in sospeso, lo so, ma saranno chiariti nei
prossimi capitoli. Spero davvero che questo seguito non vi deluda.
Voglio scusarmi per questo enorme ritardo, spero non mi abbiate
dimenticata!!! Un abbraccio!
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Proprio mentre Ron ed Hermione tornavano a casa, Elenie Grace Zabini,
stava aprendo gli occhietti nel suo comodo lettino.
Si alzò cautamente a sedere, cercando di non finire sul
pavimento, dato che il suo ragazzo come al solito occupava tre quarti
del letto.
Lei lo fissò, contrariata, ma poi il suo bel viso si
aprì in un sorriso.
Appoggiò il gomito al cuscino, piegandosi su colui che le
riposava accanto.
-Amore?- sussurrò, passandogli una mano tra i capelli
spettinati.
-Mmmm...- mugugnò lui, muovendosi appena sotto il ritmo
delle carezze della fidanzata.
Elenie sogghignò, baciandogli la fronte, poi la guancia, poi
le labbra schiuse.
Il ragazzo ebbe come uno scatto e, sempre con gli occhi ben chiusi,
prese la Zabini per i polsi e se la trascinò sopra,
facendola ridere.
-Non c'è tempo- gli sussurrò lei a fior di labbra
- Tra poco dovremo cominciare a vestirci-
-Aspetta- sospirò il ragazzo, quando lei fece per alzarsi -
E'ancora presto!-
-Harry, non fare il cretino- rise Elenie -Sai benissimo quanto ci metto
io a prepararmi! Non possiamo assolutamente tardare...E in un giorno
così importante poi!-
In quell'esatto momento, squillò il telefono.
Harry James Potter si alzò imprecando, dirigendosi nel
corridoio, dove l'infernale apparecchio rumoreggiava a tutto spiano.
-Prrrronto?- sibilò, nervoso.
-HARRY MI SENTI?-
Il Bambino Sopravvissuto ringhiò tra sè,
allontanando la cornetta dal suo povero timpano, ormai permanentemente
danneggiato.
-Abbassa la voce, cazzo, mi sono appena svegliato!- tuonò
fingendosi seccato, cercando al contempo di trattenere un sorriso.
Probabilmente era una deformazione dei maghi purosangue quella di non
riuscire a capire come diamine funzionasse un telefono!
-Cosa c'è?- chiese Potter al suo interlocutore.
-Hai idea di dove sia Matt?-
-Ma che ne so...Non aveva il turno stanotte?-
-Ah già è vero...Può essere-
Harry alzò gli occhi al cielo, mentre dall'altra parte della
cornetta due voci parlavano concitate tra loro.
-E' successo qualcosa?- chiese poi.
-No, è che qua non troviamo più gli anelli, e
quindi ci è venuto il dubbio che li avesse lui!-
-Lo spero per voi, altrimenti siete morti!- gongolò l'ex
Grifondoro, mentre la Zabini, che l'aveva nel frattempo raggiunto e
aveva sentito l'ultima parte della conversazione, scoppiava a ridere
senza ritegno.
-Si va bene a dopo- tagliò corto Potter prima di riattaccare.
-Era Chris vero?- gli domandò la ragazza.
-Chi altro chiamerebbe a quest'ora per fare domande stupide?-
dichiarò Harry, abbracciandola e alzando gli occhi al cielo.
-Beh, almeno loro si stanno già preparando, hai visto?- gli
fece notare Elenie, per provocarlo.
-Un applauso per la famiglia Mason, allora- sussurrò il
Bambino Sopravvissuto, quasi facendo le fusa, mentre prendeva tra le
braccia la fidanzata e la riconduceva a letto.
-Sicura che non ti disturbo se rimango qui?- borbottò Ron
accasciandosi sul divano.
-Ma figurati- tagliò corto Hermione- Tanto tra un paio d'ore
dovremo uscire, tanto vale riposare un po'.-
Il rossino sorrise e alzò un braccio, lasciando che la sua
migliore amica si accoccolasse accanto a lui.
-E' un po' che non stiamo così noi due...-
cominciò, reprimendo uno sbadiglio -A parlare-
La Granger tacque, annuendo appena.
Weasley non aggiunse altro, sentendo le spalle della ragazza
irrigidirsi appena sotto il suo abbraccio.
Sospirò, avvertendo quella sorta di muro che Hermione, da
qualche anno a quella parte, innalzava attorno a sè non
appena qualcuno si avvicinava appena a dei discorsi rischiosi.
Anche se in realtà con lei il discorso rischioso era solo
uno.
Un discorso che si era interrotto troppo bruscamente cinque anni e
mezzo prima, e di cui lei ancora portava i segni.
Segni che si manifestavano nei suoi occhi d'oro con sguardi ghiacciati
e imperturbabili che non le appartenevano, e che segnalavano
chiaramente i suoi estraniamenti da ciò che la circondava,
che indicavano quei momenti in cui le rifuggiva la solita
realtà per scappare in luoghi più piacevoli e
lontani.
-C'è anche Peter, oggi?- domandò brusco Ron.
-Già-
-Mi pare che stia durando tra voi due.- considerò il rosso,
facendo schioccare la lingua.
-A quanto pare- mugugnò la Granger.
Weasley alzò gli occhi al cielo.
Peter Randall non gli piaceva minimamente. Era un borioso purosangue
che lavorava al Ministero, il quale da un paio di mesi usciva con
Hermione.
-Non capisco cosa tu ci possa trovare in lui.-
La ragazza, sentendo quelle parole, sorrise tra sè, per poi
alzarsi.
Era da una vita che aspettava le prediche di Ronald sul suo nuovo
accompagnatore, ed era alquanto sorpresa che si fosse trattenuto
così a lungo.
Del resto ogni volta era la stessa storia. In chiunque ci fosse al suo
fianco, i suoi migliori amici riuscivano a trovare un difetto.
-Ci tiene a me- mormorò dunque, sperando che l'amico si
accontentasse di quella risposta.
Speranza vana.
-Tutto qui?- sibilò il rossino, accalorandosi - Ti basta
solo questo?-
-Al momento sì- fece lei, appoggiando le mani sul tavolo.
-Mi sembra un'idiozia...-
Hermione serrò le dita sul bordo ligneo del tavolo,
imponendosi di stare calma.
-Non mi pare di essere mai venuta a giudicare quelle con cui esci-
disse tra i denti.
-Scusa tanto se sia io che Harry vorremmo vederti felice-
mormorò conciliante Weasley.
Sentendo venir fuori dal nulla anche il nome di Potter, all'improvviso
alla Granger quello suonò tanto di discorso preparato.
-Mi sembra abbastanza assurdo questo discorso da parte di uno che
cambia ragazza una volta alla settimana.-
Ron ridacchiò.
-Non ti sto parlando da playboy- rise - Ma da amico.-
-Capisco...Ora ti dispiace se mi faccio una doccia? Ci vediamo
là più tardi.-
E senza troppe cerimonie gli mollò un bacio sulla guancia e
lo scaricò fuori dalla porta.
Weasley, solo in mezzo al vialetto, si passò una mano tra i
capelli, scuotendo la testa.
Se l'era meritato. Mai entrare nel territorio minato con Hermione.
Mai farla sentire braccata...Altrimenti quella si rivolta e scappa.
Lasciandoti fuori di casa.
All'interno intanto la Granger si era infilata di volata sotto il getto
caldo e rassicurante della doccia, cercando invano di scacciare i
cattivi pensieri e concentrarsi solo sulle goccioline che giocavano a
rincorrersi sulla sua pelle.
Ma perchè non
volevano capire?
Hermione si strofinò i capelli con energia, tentando di non
pensare.
Era già
difficile per lei, senza che ci si mettessero anche loro.
Aumentò la potenza dell'acqua, sperando che il rumore
coprisse i suoi pensieri.
Erano passati anni...Ma
sembrava fosse passato un giorno.
Un giorno da quando lui se n'era andato.
Un giorno da quando se n'era andata anche una parte di lei...
Harry James Potter faceva impaziente su e giù per il prato.
Dove cazzo erano finiti tutti?
Elenie, decisa come sempre, l'aveva costretto ad andare lì
con ottomila ore di anticipo, e qual era il risultato?
Lei, dentro, a farsi strapazzare da una donna via di testa...e lui
lì fuori come un pinco ad annoiarsi.
Per l'ennesima volta guardò l'orologio, quindi
sbuffò.
Non doveva mancare poi molto. Il grosso delle persone poi, sarebbe
arrivato lì tramite delle Passaporte, quindi non potevano
certo tardare.
Aveva appena finito di formulare questo pensiero, condito con una buona
farcitura di imprecazioni contro quel tipo di eventi, che una piccola
folla fece il suo ingresso nell'immenso parco.
Il Bambino Sopravvissuto fece appena in tempo a coprirsi la cicatrice
per non farsi riconoscere, e a scostarsi sul ciglio del vialetto,
evitando di essere travolto da una miriade di tacchi a spillo, smoking,
vestiti vaporosi e acconciature elaborate.
La mandria di pazzi andò rapidamente verso la graziosa
struttura bianca che svettava poco più avanti, e ne
sparì all'interno.
Harry, ancora scioccato, brontolò contro tutti i ritardatari
di questo mondo, come se lui stesso fino al giorno prima non fosse
appartenuto alla medesima categoria.
-Wow, come siamo eleganti!-
Potter si girò, strabuzzando gli occhi.
La vocetta svenevole che gli aveva appena fatto fare un colpo,
scoprì, non apparteneva ad altri che a Ron, il quale in quel
momento era tutto intento a sbattere le ciglia con aria estasiata.
-Idiota- mugugnò Harry, voltando nuovamente le spalle
all'amico di sempre.
Weasley scoppiò a ridere, mollandogli una pacca su una
spalla.
-Come mai sei già qui?- gli chiese, con aria divertita.
-Elenie- borbottò Potter per tutta risposta.
Il rosso ridacchiò di nuovo, più sommessamente.
-Ah, comunque- disse poi -Ti presento Noelle-
Una graziosa ragazza, dai capelli ramati, comparve da dietro la spalla
di Ron, porgendo la mano ad Harry.
-Molto piacere- sorrise questi, domandandosi come avesse fatto a non
notarla prima.
Di sicuro era tutto tranne che insignificante!
I capelli, lisci, raccolti da un fermaglio luminoso sulla destra, gli
occhi scuri da cerbiatta e un corto vestitino lilla, certamente non era
una che passava inosservata.
-Noi andiamo a cercare dei posti. Aspetti tu Hermione?- fece poi Ron,
prendendo la ragazza per mano.
Potter annuì, e fece per girarsi ma poi, non appena Weasley
cercò di allontanarsi, lo trattenne da una spalla, lasciando
che Noelle andasse un po' più avanti, rapita dalla bellezza
del parco.
-Quanto durerà con questa qui?- gli borbottò
malignamente all'orecchio, la bocca distorta in un sorriso sadico.
-Coglione...- mugugnò Ron, offesissimo -Con lei è
una cosa seria!-
-Certo...Come con le ultime dieci!- scoppiò a ridere il
Bambino Sopravvissuto.
Per tutta risposta Weasley gli mollò un pugno sul braccio,
prima di correre beato da Noelle.
Harry ghignò tra sè, mentre Hermione si
Materializzava con un tizio a pochi metri da lui.
La sua migliore amica si era fatta bellissima.
Quel giorno poi, più che mai.
Indossava un abitino leggero a fiori, con una delicata scollatura sul
davanti, e la gonna appena svasata. Era un incanto.
I capelli, vaporosi e ricci, le scendevano ben oltre le spalle.
Non portava gioielli, se si escludeva una sottilissima catenina
d'argento, sorretta dall'esile collo della ragazza.
A prima vista essa poteva sembrare una banale collana, con appeso un
ancor più banale ciondolo, seppur finemente elaborato. Ma
chi si fosse soffermato a guardarla più da vicino, si
sarebbe accorto che quel ciondolo non era altro che una minuscola D.
Una D che conteneva l'essenza di Hermione.
La Granger, come vide l'amico, corse ad abbracciarlo, lasciando
indietro il suo accompagnatore.
-Era ora- sospirò Harry, stringendola.
-Lo so, è tardi- si scusò lei -Ma stanotte io e
Ron abbiamo fatto veramente tardi.-
-Grane?- s'informò il ragazzo, non ancora soddisfatto della
poco
esauriente spiegazione che gli era stata fornita al telefono qualche
ora prima.
-Niente di grave...Ma ne parleremo meglio più tardi-
Non appena la Granger ebbe sussurrato queste ultime parole, qualcuno si
schiarì rumorosamente la voce.
-Harry- disse una voce pomposa, porgendogli una mano.
-Peter- bofonchiò il Bambino Sopravvissuto, stringendogliela
e trattenendosi dall'alzare gli occhi al cielo.
Probabilmente la sua voce, però, non dovette suonare troppo
entusiasta, perchè Hermione gli lanciò
un'occhiata di rimprovero, a cui Harry rispose con un sorrisino
sarcastico.
Che ci poteva fare lui, d'altronde, se quel Peter non gli andava
giù?
Aveva poco più di vent'anni e ne dimostrava almeno una
trentina in più.
E poi, quei modi così cerimoniosi...Una palla assurda!
-Entri con noi?- sibilò la Granger, a voce pericolosamente
bassa.
Potter si affrettò ad annuire, quindi precedette i due lungo
il viottolo.
-Gli altri sono già tutti dentro?- s'informò la
ragazza.
-Già. Siete gli ultimi- annunciò l'ex Grifondoro.
Come entrarono nella struttura bianca, Hermione trattenne il fiato.
Il corridoio centrale, delimitato ai lati da due file di panche,
rifletteva la luce che entrava dall'immenso lucernario posto sul
soffitto, cosicchè pareva brillare di luce propria.
Dovunque erano disseminati dei fiori, il cui profumo delicato aleggiava
nell'aria.
Il brusio delle poco più di cinquanta persone sedute sulle
panche rimbombava appena, e faceva da contrasto con la pace che
sembrava permeare in quel luogo candido.
-Herm!-
La Granger si volse, ed Harry con lei, sentendosi chiamare e videro Ron
e Blaise che, seduti in seconda fila, si sbracciavano per attirare la
loro attenzione.
Li raggiunsero e si sedettero lì accanto.
-Avete visto Elenie?- chiese intanto Potter.
-Eccomi- fece la Benèfica, accomodandosi accanto al suo
ragazzo e facendosi cingere le spalle con un braccio.
-E' tutto pronto?- le domandò lui.
-Credo di sì. Non sai che faticata! La prossima volta lo fai
tu, Hermione!- borbottò alla Granger, che scoppiò
a ridere.
-Ah non credo proprio! E poi sei tu che ti sei offerta!-
-Non credevo fosse così pesante...- mormorò con
un sorriso la Zabini - E poi avrebbe dovuto pensarci Alice...Ma sai
com'è nelle sue condizioni!-
Hermione annuì, sovrappensiero.
-Beh, comunque avete fatto un ottimo lavoro, il posto è
bellissimo- disse, convinta.
A un tratto, le voci tacquero una per una.
I ragazzi si volsero verso il corridoio centrale, da cui avanzava
Chris, bello come sempre.
Poco dietro di lui, Matthew, e infine, Sebastian, raggiante come non si
era mai visto.
Tutti applaudirono, ma i tre sembrarono non farci caso, e proseguirono
la camminata.
Mason e Parker andarono a piazzarsi in cima al corridoio, ai lati di un
piccolo altare, Anderson invece, si diresse dalle parti di Harry e
comitiva.
-Lo puoi tenere tu?- mormorò Seb, un po' svagato, mollando
in braccio ad Hermione un fagottino avvolto in una coperta azzurra.
-Ma certo- rispose entusiasta la ragazza, con un cenno del capo.
-Dovrebbe iniziare tra poco- sospirò l'ex Serpeverde, gli
occhi che brillavano.
-Jay?- domandò poi, rivolto alla Granger.
-Non è riuscito a liberarsi. E' davvero un peccato-
commentò lei -So che gli dispiace molto non essere qui.-
Anderson annuì, quindi gli occhi gli caddero verso un posto
lasciato appositamente vuoto, in prima fila, e lo sguardo gli si spense.
Quel posto era riservato a qualcun altro che avrebbe dovuto essere
lì, in quel giorno importante.
Hermione seguì lo sguardo del moro, e istintivamente
trattenne il respiro, portandosi una mano al petto, come per
proteggersi.
Sentì le lacrime pungerle gli occhi, mentre sul volto le
affiorava un sorriso mesto, nel constatare che anche lì,
come al matrimonio di Alice e Christopher, l'anno prima, c'era quel
posto, lasciato simbolicamente vuoto, in attesa di qualcuno che non
sarebbe mai venuto ad occuparlo.
Non era il momento per le lacrime, però.
Non era il momento per lasciarsi andare, e lo sapeva.
Sentiva gli occhi di Peter fissarla incessantemente, mentre una musica
leggera riempiva l'aria.
Sebastian sussultò, e corse al suo posto, mentre dal fondo
della piccola navata, avanzava una ragazza bellissima, vestita di
bianco.
Una ragazza bionda, che non aveva occhi che per colui che l'attendeva
all'altare.
Colui che la guardava con amore, e devozione, come chiunque dovrebbe
guardare la propria sposa.
-E' stata una cerimonia bellissima!- mormorò Hermione,
asciugandosi le lacrime con un fazzoletto.
Ron rise della sua debolezza e le passò un braccio attorno
alle spalle, stringendola brevemente.
-Attento!- protestò la Granger, divincolandosi
-Così lo schiacci!-
Dall'involto di coperte tra le sue braccia si levò un
vagito, quindi una manina cicciotta si fece strada fino al volto della
ragazza.
-Shhh!- sussurrò dolce Hermione -Stai tranquillo, Blake...-
Mentre Hermione cullava il bambino, cercando di calmarlo,
arrivò una comitiva di streghe, che le si affollò
intorno, squittendo apprezzamenti sul marmocchio, che guardava con
sospetto ora l'una ora l'altra coi suoi occhioni chiari.
-Quanto ha?- cinguettò una.
-Quattro mesi e mezzo- bofonchiò Hermione, stringendosi al
petto il piccolo, nel tentativo di proteggerlo da quell'orda di
scalmanate.
Fortunatamente per lei, nel giardino dove si erano tutti affollati
attorno a un ricco buffet, uscì un piccolo corteo, facendo
risuonare gli applausi dei presenti.
Gli sposi e i testimoni, soffermatisi in Chiesa per le foto di rito,
erano appena usciti, e gli invitati avevano già iniziato a
scagliare il riso magico, che volava in cielo con grandi scoppi di
risate.
La sposa però non si fermò nemmeno un istante tra
gli ospiti che le facevano domande, dirigendosi subito a passo spedito
verso il fondo del giardino, dove l'attendeva uno dei due uomini
più importanti della sua vita.
Come il piccolo Blake la vide, tese verso di lei le manine, scalciando
per farsi prendere in braccio.
-Laine, sei stupenda- le disse Hermione, passandole ridendo il bambino.
-Ti ringrazio- rispose Laine Debora Harris, felice come non mai,
stringendo suo figlio.
Con una mano si scostò appena un ciuffo ribelle, sfuggito
dall'acconciatura e cadutole sulla fronte.
-Ho sentito che stanotte c'è stato del movimento-
mormorò poi, mordendosi un labbro.
-Una cosa da poco, non ti preoccupare- abbozzò la Granger,
cercando di essere convincente.
-E' inutile Herm, non sai mentire- sorrise tesa la Harris -E' davvero
così grave?- chiese poi.
-No, davvero...E' solo una situazione un po' confusa.-
Laine annuì, ma Hermione vide il suo sguardo saettare verso
Sebastian, che poco più in là parlava con Blaise
e Matt.
-E' il tuo matrimonio- le fece notare poi gentilmente -Non dovresti
pensare alle cose negative-
-Lo so- disse la bionda, abbassando il capo -E' solo che saperlo sempre
in mezzo alle battaglie mi distrugge...In più, adesso
c'è Blake-
-Non succederà nulla, non ti preoccupare- la
consolò la Granger, carezzando la testolina del bimbo e
riuscendo a rasserenare un po' l'amica, che la guardò con
riconoscenza.
Due occhi ghiacciati, identici a quelli del piccolino che stava in
braccio alla Harris, avevano seguito la scena.
E non si sarebbero mai stancati di quell'immagine.
Lei, bella come una dea, i capelli biondi appena mossi dal vento, e
quel vestito bianco, da sposa, indosso.
Sua moglie.
E poi quel bambino, così piccolo e
così uguale a lui e a lei...A loro..Il più bel
frutto di quell'amore eterno.
E suo figlio.
Le due cose più importanti della sua vita.
Sebastian Joel Anderson sorrise tra sè. Non avrebbe mai
creduto, pochi anni prima, che sarebbe arrivata anche per lui una
felicità come quella. Essere marito e padre...Molto
più di quanto aveva mai osato sognare.
-Sei felice-
Seb sentì quella voce accanto a sè,
così cara e amica e non annuì nemmeno.
Perchè quella non era una domanda, ma un'affermazione.
Fatta dalla persona che forse lo conosceva meglio di chiunque altro.
Colei grazie alla quale si era ripreso la donna che amava.
Si volse verso Alice Parker, con un sorriso smagliante sul viso, e lei
gli sorrise di rimando.
-Sono molto contenta per te-
Anderson non riuscì a parlare, non era mai stato bravo con
le parole, quindi si limitò a stringerla forte, e a
sussurrarle tra i capelli un emozionato "Grazie".
Alice lo abbracciò di rimando con un braccio solo, mentre
l'altro andava a proteggersi automaticamente l'evidente pancione, che
traspariva da sotto l'ampio vestito.
-Ehi, cosa stai facendo con mia moglie?-
Sebastian mollò l'amica, divertito, mentre Christopher Mason
arrivava con aria fintamente oltraggiata e si riprendeva Alice.
-Sei stanca?- le chiese poi con dolcezza- Vuoi che andiamo a casa?-
-No, non ti preoccupare- rispose lei -Se vuoi rimaniamo ancora un po'-
Chris annuì, quindi si rivolse all'amico.
-Hai parlato con Ron ed Hermione? Stanotte è successo un bel
casino!-
-Mi hanno accennato qualcosa prima- borbottò Anderson,
accendendosi una sigaretta -Ma non sono scesi nei particolari-
-Le cose si stanno complicando, a quanto pare- constatò
Mason, la mascella lievemente indurita.
-Beh, non osate intervenire senza di me!- si intromise Alice, nel
tentativo di alleggerire l'atmosfera-Tanto manca poco! Un mesetto e
sarò di nuovo operativa!-
-T-tu vuoi ricominciare a lavorare?- esclamò Chris
incredulo, strabuzzando gli occhi -Stai scherzando?-
-Certo che no...- rispose la Parker -Non crederai mica che mentre voi
combattete, io me ne stia a casa a fare la brava mogliettina!-
A giudicare dalla faccia di Christopher, questo era proprio quello che
lui aveva pensato fino a due secondi prima.
-Christopher Mason!- sbottò Alice, con tono di avvertimento.
Seb, tentando di scongiurare una lite, mollò una pacca sulla
schiena all'amico, per farlo riprendere, e calmò la Parker
con paroline accomodanti.
-Ne riparlerete più avanti che dici?- la blandì
-Ora vai a giocare con Laine!- la esortò, come si fa con un
bambino, sospingendola verso le altre ragazze.
Alice, offesissima, se ne andò a passo di marcia, scoccando
occhiate truci a suo marito.
-Mi sa che ti sei guadagnato una bella nottata in bianco!-
commentò Anderson, con aria fintamente contrita.
-Ron mi ha detto che volevi parlarmi-
Hermione annuì, guardando Elenie sovrappensiero.
-Più che altro mi serviva sapere alcune cose- disse la
Granger -Ma questo non credo sia il luogo adatto.-
Infatti aveva appena alzato il viso e notato che Peter la stava
cercando con lo sguardo.
-In caso vieni a casa nostra più tardi, che dici?- la
invitò la Zabini, ravviandosi i lunghi capelli scuri.
-D'accordo, grazie- sospirò Hermione.
-Sembri stanca- constatò la Benèfica -Forse
è il caso che tu vada a riposare un po'-
-E' stata una nottata lunga - confessò la Granger -Ma non ho
voglia di tornare a casa-
-Peter sta venendo da questa parte- annunciò Elenie.
Un secondo dopo si girò verso Hermione, e quella non c'era
già più.
-Herm, dove sei?- bisbigliò, confusa.
-Digli che non mi hai vista!- sussurrò una voce in un punto
non identificato.
La Zabini alzò gli occhi al cielo, cercando al contempo di
non scoppiare a ridere.
-Mi prenderà per cretina, qui seduta da sola!-
sibilò.
-E dai Ele...Fammi un favore!-
La Granger tacque immediatamente, sentendo i passi del suo ragazzo
avvicinarsi.
-Hai visto Hermione da qualche parte?- s'informò Peter con
sussiego, guardandosi intorno.
-Chi? Io?- fece la Zabini, con una faccia incredibilmente tosta- No,
non so dove sia...prova a guardare vicino al buffet!-
Peter annuì e si congedò, così
Hermione fu libera di uscire dal suo rifugio.
-Tu non sei normale- ridacchiò la Benèfica.
-Uff non cominciare! Sicuramente è venuto a cercarmi per
dirmi di tornare a casa, e io non ne ho proprio voglia.-
-E non potresti dirglielo, invece di infilarti in mezzo ai campi?-
domandò sarcastica la mora, sfilando un rametto dai capelli
dell'amica.
-Non è facile...E' un despota!- sentenziò la
Granger, sbuffando.
-Eleeeeee!- si sentì ad un tratto.
-Ecco appunto....Parlando di fidanzati despoti...- bofonchiò
sorridendo la Zabini, alzandosi.
-Questo sarà Harry che rompe per tornare!-
Hermione scoppiò a ridere.
-Più tardi allora vengo da voi- le disse -Prima volevo fare
un giro al San Mungo a verificare le condizioni della ragazza aggredita-
-Ok- acconsentì Elenie -Poi fammi sapere-
Diede un bacio sulla guancia all'amica e se ne andò a
recuperare quel mentecatto del suo ragazzo.
Lo so, lo so ci
ho messo
tantissimo...Però ho dato il mio vecchio hard disk, quello
rotto, a un tecnico e indovinate??? Mi ha recuperato i capitoli!!! Non
ci posso credere!! Da adesso in poi posso riprendere da dove avevo
lasciato, dunque sarò molto più rapida ad
aggiornare.
Rileggendo quello che avevo scritto qualche mese fa, ho trovato alcune
incongruenze temporali. Nell'introduzione alla storia avevo scritto che
questa seconda parte si svolge tre anni dopo la morte di Draco....In
realtà, di anni ne sono passati quasi sei! Comunque adesso
provvedo subito a modificare tutto!
Passo subito ai ringraziamenti (che meraviglia trovare tutte queste
recensioni!)
Tanny: Non
ti preoccupare per
le recensioni mancate, e per tutte quelle che non riuscirai a fare! Lo
capisco benissimo, che non si ha sempre tutto il tempo che si vorrebbe
a disposizione...Davvero, a me fa già tanto tanto tanto
piacere
sapere che tu segui ancora la storia, perfino dopo il finale triste!!
Un bacione!
barbarak: Eh
già...Hermione non ha certo dimenticato Draco, e questo si
vedrà sempre più chiaramente con l'avanzare dei
capitoli...Quindi non è dato sapere se il motivo per cui
l'ho
inserito tra i personaggi è perchè
rientrerà in
scena, o solo perchè verrà spesso citato =) Sta a
voi
scoprirlo!
senzaparole: Ti
adoroooooo...=)
Grazie amor....per tutti gli spunti che ti toccherà darmi
moooolto presto (mio tortino al cioccolato eh? xD)
seven: Ti
ringrazio per tutte
le cose belle che hai scritto nella recensione...Spero davvero di non
deludere le vostre aspettative...e di non far deprimere troppo
Hermione....=) Alla prossima!
liven: Ma
ciaooooo! Che bello
rileggere di nuovo una tua recensione! Devo dire che sei una tra le
lettrici che mi sono mancate di più (senza nulla togliere
alle
altre ovviamente)! Mi auguro veramente che il seguito ti piaccia!
alexandra611: Ti
ringrazio per la recensione! Spero che anche il secondo capitolo ti sia
piaciuto!
MemoryDrops: Sono
felicissima delle cose che hai scritto...Un po' meno di averti fatto
piangere però =) Grazie grazie grazie!
elo_11_11_09: Eccolo
qua il
seguito che aspettavi!!! Dato che il finale della prima parte a quanto
pare ha fatto versare un po' a tutte un mare di lacrime, spero che
questa parte risulti un po' più allegra!
karoldracomalfoy: Sono
felice
che mi seguirai sempre...Poi, ho visto che ti sei firmata Otta...La
cosa mi ha fatto sorridere, perchè è anche il mio
soprannome (col quale mi chiama mia mamma) da quando sono nata =) Non
c'entra molto con la storia, ma già questo mi ha colpita,
poi in
più ho letto l'altra recensione che spiegava cosa
rappresentasse
per te il fatto di scrivere...E mi ci sono rivista tantissimo!
Davvero...Rispecchiava in pieno quello che provo io quando scrivo!!! E
i motivi per cui lo faccio...
kikkina_malfoy: Lo
so, la malinconia c'è...Io non posso certo assicurare il
ritorno di Draco ma....mai dire mai xD
emmetti: Non
sai quanto mi ha
fatto piacere la tua recensione...Sul serio, mi sono quasi commossa
vedendo quello che hai scritto di aver provato mentre leggevi il primo
capitolo di questa seconda parte...Era esattamente quello che avrei
sperato di far provare...E il fatto di esserci almeno un po' riuscita,
anche fosse con una sola persona, mi riempie di gioia! Grazie... Spero
continuerai a seguirmi!
Sofimblack: Ti
ringrazio moltissimo per i complimenti, sei stata gentilissima! Spero
continuerai a seguirmi e a dirmi ciò che pensi!!!
ladysabra: Oddio,
ma hai letto tutta la storia in un solo giorno? Sei stata
velocissima!!! Mi auguro che questo capitolo ti sia piaciuto!
Smemo92: Ma
che bello trovare le mie "vecchie" e adorate recensitrici! Sono troppo
contenta! Lo so che ho lasciato moltissimi interrogativi, ma si
colmeranno al più presto. Elenie è la cugina di
Blaise, che lui ha scoperto di avere quando gli Auror sono riusciti a
liberarla dalle segrete di Villa Malfoy! Ricordi? Se hai altri dubbi,
non esitare a chiedere! Un abbraccio
BadAngelAmelie: Aiuto,
qua mi sa che se non vi faccio tornare Draco mi ritrovo con
metà lettrici...=) Ma io non vi dico nulla!! Leggete e
vedrete! Grazie mille per la recensione!
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
-Dannazione, dove diavolo si sono cacciati quei due?-
Elenie Grace Zabini lanciò un'occhiata divertita al suo
fidanzato, che faceva su e giù per la cucina come un
indemoniato.
-Arriveranno a momenti- gli ripetè per l'ennesima volta in
pochi minuti -Stai calmo, sembri una tigre in gabbia.-
Il Bambino Sopravvissuto guardò fuori dalla finestra, quindi
si gettò su una sedia, nervoso.
-Odio essere l'ultimo a sapere le cose- bofonchiò.
-E fin lì...- rise la Benèfica, mettendogli una
tazza di caffè tra le mani -Si era capito!-
Harry James Potter sbuffò, poi il volto gli si distese in un
sorriso, mentre allungava un braccio per prendere quello della sua
ragazza.
Elenie lo guardò, il cuore in tumulto come ogni volta che
incontrava il suo sguardo, quei suoi occhi verdi, puri ma decisi, come
ogni volta che fissava quella cicatrice divenuta leggenda.
Lui le baciò il palmo, posandoselo poi sulla guancia, quando
qualcuno suonò il campanello.
-Alla buon'ora- commento sbuffando il ragazzo, andando ad aprire.
La Zabini lo attese in cucina, e non si stupì quando poco
dopo tornò con Hermione.
-Ron non è ancora arrivato?- s'informò la Granger.
I due amici scossero il capo.
-E ti pareva! Ha rotto due ore per esserci anche lui, e poi arriva in
ritardo.- si infiammò, passandosi una mano tra i capelli.
-Caffè?- le chiese Potter, porgendole una tazza, che la
ragazza afferrò.
Hermione sorseggiò la bevanda calda, quindi si diresse alla
grande finestra che dava sulla strada sottostante, attendendo l'arrivo
di Weasley.
Harry la guardò, gli dava le spalle, le quali parevano
incurvate
sotto un grande peso. Era ancora vestita come quel giorno alla
cerimonia, e sembrava stanca, tanto stanca.
"Non è stanca, Harry, è spenta", gli aveva detto
una
volta Elenie. Lui aveva ridacchiato nel sentir paragonare la sua
migliore amica a una lampadina ma ora, guardandola, capiva che era
proprio vero.
Se uno ci parlava per cinque minuti, in lei non percepiva mutamenti di
sorta. Sempre la solita incredibile parlantina, la solita lingua
sferzante, il solito modo di porsi.
Ma appena cercavi di avvicinarti un po' di più, se solo
passavi
con lei qualche ora, ti accorgevi che ogni tanto di verificavano
momenti in cui Hermione semplicemente non c'era. In cui si ritrovava a
fissare il vuoto, a non ascoltare. E sembrava così fragile,
così delicata, così sola...
Ed Harry sapeva bene il perchè, così come lo
sapeva Ron,
così come lo sapevano tutti. Ma nessuno aveva il cuore di
parlarne con lei.
Con lei che non viveva più.
Mangiava, dormiva, lavorava, usciva con gli amici, ma si limitava
solamente a sopravvivere.
E Potter si malediceva ogni giorno per questo.
Perchè avrebbe solo voluto poter tornare indietro e fare di
più, fare anche l'impossibile per cambiare il passato.
Per riportare indietro lui.
Per restituirle Draco.
Perchè Hermione lo aveva amato a tal punto che
metà di lei era morta con lui.
-Prima o poi mi dovrete spiegare cosa ve ne fate di una casa
così grande- disse la Granger, voltandosi verso i suoi
amici,
giusto per spezzare il silenzio creatosi.
Odiava il silenzio, se con lei c'erano altre persone, perchè
in
questo modo poteva quasi ascoltare i loro pensieri. Al contrario, amava
la solitudine, se l'era fatta amica...Perchè chi fugge, lo
fa
per trovare un luogo migliore. E lei l'aveva trovato nell'assenza di
gente, nel posto che solo lei poteva raggiungere, dove nessuno poteva
farle male.
-Lo sai che mi piacciono i luoghi ampi- sorrise Harry, strizzandole un
occhio.
Hermione alzò le spalle, e Potter sorrise tra sè.
La sua amica aveva ragione. Quella casa, con numerose stanze da letto,
era eccessiva per due sole persone, ma lui era diventato un tipo
previdente.
Qualche tempo prima, infatti, quando lui ed Elenie avevano cercato una
casa che fosse solo loro, erano già accaduti alcuni di quei
fatti strani che stavano facendo preoccupare gli Auror, quindi lui
aveva deciso di prendere un'abitazione sufficentemente grande da
ospitare, all'occorrenza, tutti i ragazzi, da Blaise a Hermione, da Ron
a Jayden.
Perchè l'unione faceva la forza, e lui l'aveva imparato
tanto tempo prima.
-Stai scherzando?-
La voce di Elenie riempì la cucina, lasciandosi dietro l'eco
di un silenzio irreale.
Hermione Jean Granger scosse la testa, gli occhi bassi.
-Ron può confermare- disse poi.
Accanto a lei, infatti, il rossino annuì vigorosamente.
-Non ci posso credere- mormorò sconfitta la
Benèfica, lasciandosi cadere su una sedia.
-Non è colpa tua- sospirò Harry, posandole un
braccio
sulla spalla -E comunque sbaglio o tu stessa avevi detto che Lasko
ultimamente era più strano del solito?-
-Sì, ma da essere strano ad aggredire una ragazza in un
vicolo c'è una bella differenza.-
Potter, sentendo il tono della sua ragazza, se la strinse addosso.
-Ascolta Ele...- intervenne Hermione con voce dolce -Ci serve sapere
tutto quello che sai di lui-
-Un momento!- la interruppe Blaise, che era arrivato poco prima insieme
a Weasley -Come mai io non so nulla di questo Lasko? Chi diavolo
è?-
-Un Efreet- sussurrò Elenie, guardando il cugino negli occhi
così simili ai suoi.
Vedendo l'espressione stranita di Zabini si affrettò a
spiegare.
-E' uno spirito di fuoco-
Come se questo sistemasse la faccenda, insomma...Il povero Blaise era
ancora più confuso di prima, così Hermione
cercò
di venirgli in aiuto.
-Sai che Elenie lavora nel Dipartimento Ministeriale che si relaziona
con gli Ibridi di qualunque tipo, no?-
L'ex Serpeverde annuì. Sua cugina svolgeva quel lavoro da
anni,
ovvero da quando Silente, all'ultimo anno di Hogwarts, gliel'aveva
chiesto, spiegandole di come i suoi poteri elementali sarebbero potuti
essere di enorme aiuto in quel campo.
-Comunque, qualche tempo fa ci sono stati dei casini con questi Efreet,
una casta minore del Regno delle Ombre, e alcuni di loro sono tenuti
sotto rigida sorveglianza dal Ministero-
-E io sono quella che ha dovuto parlarci -si intromise la
Benèfica -E tentare di inserirli nel mondo magico. Tuttora,
alcuni di loro lavorano al fianco dei maghi normali-
Blaise sgranò gli occhi. -E i maghi non si accorgono di
lavorare gomito a gomito con spiritelli sputa-fiamme?-
Ron tossicchiò, un breve colpo di tosse che aveva tutta
l'aria di voler dissimulare uno scoppio d'ilarità.
-Non sono fasci di fuoco, se è questo che intendi-
spiegò
paziente Elenie - Al contrario, appaiono come uomini di eccezionale
forza e bellezza, anche se sono molto supponenti e quindi si possono
distinguere per l'atteggiamento glaciale e arrogante.-
Lo sguardo di Blaise si velò appena.
Quella descrizione poteva adattarsi benissimo anche ad un'altra
persona, che lui aveva conosciuto tanto tempo prima...Ma che non era un
Efreet, bensì un ragazzo solo...
Un ragazzo dall'anima dannata.
Un ragazzo che si era salvato grazie all'amore per una strega
mezzosangue.
-Credo sia opportuno avvisare il Capo- annunciò Harry,
guardando distrattamente l'orologio.
-Se non ti dispiace io ed Hermione preferiremmo andare prima a parlare
con la ragazza aggredita, quando si sveglierà- intervenne
Ronald
-Sai com'è fatto Carrigan, non voglio farlo agitare per
niente-
Potter sogghignò sotto i baffi, quindi annuì.
-Chi terrà d'occhio questo Lasko ora?-
-E' impossibile controllare a vista un Efreet- rispose Elenie -Ci sono
delle formule magiche per controllarli, ma non sono per nulla sicure,
quindi sono cadute in disuso-
-Cazzo...-mugugnò Potter -Non mi piace l'idea di non sapere
che diavolo stiano combinando-
-Prima hai detto che questo tizio però non era da solo,
giusto?-
fece ad un tratto la Zabini alla Granger, come colpita da una
folgorazione.
-Esatto-
-Era un suo simile quello con lui?-
-Non potrei giurarci, ma a prima vista mi è sembrato umano,
anche se per andarsene si è avvolto nelle fiamme come un
Efreet- disse Hermione, pensierosa.
-Questo è molto strano...- borbottò la
Benèfica tra sè.
-Come dici?-
-Dico che è raro che uno spirito del fuoco giri in compagnia
di
esseri umani. Di natura sono piuttosto schivi, quindi se tu mi dici che
Lasko girava con un mago normale, deve aver avuto un motivo molto
valido-
-Ora resta solo da scoprire quale...- fece Harry, scuotendo lentamente
la testa.
Quando Hermione Granger tornò a casa trovò un
biglietto ad attenderla sotto la porta.
Lo svolse mentre si toglieva il mantello e lo lesse con pallido
interesse.
"Ti ho cercata a casa,
ma non c'eri. Chiamami non appena torni.
P.R"
La
ragazza appallottolò il biglietto per poi gettarlo con un
canestro perfetto nel cestino della spazzatura.
Non sopportava quella mania di Peter di firmare con le iniziali, in
quel modo così freddo e supponente.
Una volta ti piacevano
le persone glaciali e supponenti.
Era diverso. Quell'unica volta era stato diverso.
E poi ero giovane.
Lo sei anche adesso,
benchè ti ostini a comportarti come una vecchietta.
Il trillo brusco e insistente del campanello giunse con
tempismo
perfetto ad interrompere l'irritante vocina che parlava senza sosta
nella sua testa.
-Ah, sei qui- abbaiò Peter Wayne Randall quando Hermione
aprì la porta.
Il ragazzo si inserì delicatamente nella fessura lasciata
aperta dalla strega.
-Sono appena arrivata- mormorò stanca la Granger.
-Vedo- sibilò lui, scrutando con aria critica
l'abbigliamento della ragazza.
Hermione sospirò, aggiustandosi i capelli.
-Devi dirmi qualcosa?- s'informò.
-Sì- rispose lui, gonfiando il petto -Volevo informarti che
domenica a pranzo siamo invitati nel Devon, nella tenuta dei miei
genitori. Ci tengono molto a conoscerti-
Sentendo quelle parole ad Hermione mancò la terra sotto i
piedi.
Devon? Genitori? Le cose si erano fatte già così
serie tra loro due?
-Naturalmente sono invitati anche Potter e Weasley, con le loro
compagne- continuò Peter, senza accorgersi dell'effetto che
quelle parole avevano sulla sua ragazza.
Come sentì i nomi di Harry e Ron però, la Granger
si riscosse, e i suoi occhi dorati si ridussero a due fessure.
Era un caso se a quel pranzo erano stati convocati anche gli altri due
membri del famoso trio che aveva sconfitto Voldemort?
Randall nel frattempo continuava a blaterare, vantando le bellezze del
Devon, ma Hermione non lo ascoltava da un pezzo.
Perchè aveva chiesto solo di Potter e di Weasley, e non di
Blaise, che Peter conosceva altrettanto bene?
Sporco e lurido
leccapiedi...Voleva
strisciare attorno alla gente famosa...Di certo avere il grande Harry
Potter e i suoi due migliori amici a tavola era un gran colpo per il
nome della sua famiglia.
-Verremo- lo interruppe allora Hermione.
-Ma non hai ancora chiesto a loro!- protestò Peter.
-Ci saranno, non ti preoccupare-
Ci mancava solo che osassero lasciarla sola in un momento come
quello...Voleva proprio vedere cosa sarebbe successo domenica.
I suoi complotti ai danni dei suoi amici furono però
interrotti
da una bocca che si posò prepotentemente sulla sua e da una
mano
che si fece strada sulla sua coscia.
Hermione rabbrividì a quel contatto...Ma non era un brivido
di
eccitazione...Piuttosto una scarica di gelo che le partiva dal cervello
e le arrivava dritta al cuore.
Sentì le lacrime pungerle gli occhi quando la lingua di
Peter si scontrò con la sua.
E così anche con lui stava succedendo ciò che era
successo con gli altri.
Qualche uscita divertente, ore passate insieme, propositi per il futuro
e poi...solo freddo, tanto freddo.
Non appena le cose cominciavano a farsi serie, in lei si spezzava
qualcosa.
O meglio, la figura di chi le era accanto in quel momento, cozzava
contro un'altra figura che le era accanto sempre.
E il nuovo venuto non era mai in grado di reggere il confronto.
Anche se dall'altra parte c'era solo un fantasma del passato.
-Cooooosa? Ti prego dimmi che stai scherzando!-
L'urlo disumano di Ronald Weasley invase tutto il corridoio, facendo
voltare scandalizzati numerosi maghi affaccendati in chissà
quali affari.
Harry James Potter, con sul viso l'espressione tipica di chi se ne
frega della sclerata del proprio migliore amico, fece spallucce, e
continuò a camminare.
-Eddai Harry- piagnucolò il rosso, correndogli dietro. -E'
proprio indispensabile?-
-Hermione ha bisogno di noi- rispose calmo il Bambino Sopravvissuto
-Dobbiamo andare-
Vedendo la sua faccia totalmente tranquilla e indifferente, nessuno
avrebbe mai immaginato che poco prima lui stesso avesse fatto il
diavolo a quattro davanti alla sua fidanzata, cercando di convincerla a
non portarlo a quello che si prospettava essere il pranzo
più
tedioso degli ultimi anni.
-Non può sostituirci qualcuno? -tentò allora Ron,
lo
sguardo acceso da un barlume di speranza -Che mi dici di Blaise e
Jayden?-
-Blaise
ha il turno- rispose Potter, rispondendo cortesemente ai saluti di
coloro che passavano e lo riconoscevano -Jay invece non ho idea di dove
sia. Da quando è partito non si è fatto vivo,
nemmeno per
far sapere quando sarebbe tornato-
-Il solito- bofonchiò Ron -E se si fosse cacciato in qualche
guaio?-
-Guarda che è andato semplicemente in Francia per sistemare
degli affari per conto di suo padre...Non si è mica cacciato
in
mezzo a una mandria di troll-
-Mmm...ci è andato vicino però-
ironizzò Weasley.
- Se la gente da cui è andato assomiglia anche solo
lontanamente
a Johnatan McBride, per conto mio avrei preferito un gruppo di troll
incazzosi-
Harry scoppiò a ridere.
-Beh se avesse detto di no al vecchio John mi sa che un troll incazzoso
l'avrebbe visto molto da vicino!-
-Anche tu lo vedrai se mi obbligherai a venire domenica!-
borbottò il rosso, guardando di sbieco l'amico.
-Avresti il coraggio di lasciarla sola?- mormorò per tutta
risposta Harry, facendosi serio.
Ronald tacque.
-Lo sapevo- ghignò il moretto.
-Beh dopotutto è con il suo fidanzato...-cercò di
autoconvincersi Weasley, pur pronunciando a fatica l'ultima parola.
-Fidanzato che non ti piace per nulla- concluse Potter.
Ron mugugnò.
-Adesso ci vedresti bene Malfoy vero?- sussurrò Harry con un
sorriso triste.
Nessuna risposta dal rosso.
Si. adesso decisamente avrebbe guardato Draco con altri occhi.
E non solo perchè se lui fosse stato ancora lì
Peter non
sarebbe nemmeno entrato nelle loro vite, ma perchè avrebbe
dato
qualsiasi cosa pur di vedere Hermione sorridere di nuovo come un tempo.
Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di vedere quegli occhi d'oro brillare
di nuovo.
Lei lo pensava ogni giorno, non ne aveva alcun dubbio.
Ne era sicuro, altrimenti non si sarebbe spenta in quel modo, dopo la
sua morte. E nemmeno loro due, i suoi migliori amici, erano riusciti a
riportarla alla luce.
Eccooooooomi di
nuovo qua=) Mi sono dimenticata di dire una cosa, nei capitoli
precedenti: questa storia tiene conto di ciò che
è successo nel settimo libro e alla fine del sesto, ovvero
la ricerca degli Horcrux, la morte di Silente
e quella di Fred, e via dicendo...tralasciando ovviamente gli
episodi che riguardano i Malfoy e il capitolo ambientato 19 anni
dopo...=)
Scusate se non ho proprio il tempo di ringraziare tutte singolarmente,
ma volevo postare oggi altrimenti facevo passare troppi giorni, e sono
stra di corsa! Sappiate comunque che ho adorato tutte le vostre
recensioni...e adoro voi che me le lasciate! A prestissimissimooo...
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Quando Londra aprì gli occhi, quella mattina, si
ritrovò coperta da una spessa coltre di nuvole.
Un presagio, avrebbero detto i più superstiziosi.
Una sfiga, avrebbero detto invece tutti coloro che quel sabato di
inizio estate non aspettavano altro che fare una bella scampagnata
lontano dal traffico della città.
Hermione Granger, entrando al Ministero, quella mattina, non
alzò nemmeno per sbaglio lo sguardo verso il cielo cupo, nel
quale già rumoreggiavano i primi tuoni.
-Signorina- la salutò cordialmente il mago all'entrata,
alzandosi il cappello ed esaminando il suo tesserino di riconoscimento.
Odiosa burocrazia. Da quando, due anni prima, si era infilato al
Quartier Generale degli Auror un uomo imbottito di alcool e Pozione
Polisucco, declamando in Marinese e spacciandosi per Christopher Mason,
qualcuno ai piani alti aveva deciso di imporre ulteriori controlli
verso chi entrava al Ministero.
Col risultato che ora, quegli sventurati che dovevano raggiungere i
loro
uffici, ci mettevano mezz'ora solo per espletare gli obbligatori
riconoscimenti.
Quando l'uomo giudicò valido il pass che la ragazza gli
aveva
teso, glielo restituì e con un cenno del capo la
lasciò
libera di andare.
Hermione fece per entrare nell'ascensore e raggiungere il Quartier
Generale degli Auror, quando si sentì chiamare a gran voce.
Sorrise tra sè, sentendosi fissata da tutti i maghi presenti
nel
raggio di trenta metri. Conosceva un'unica persona così
coraggiosa da gridare in quel modo nella hall del Ministero.
-Ciao Blaise- salutò, quando l'urlatore le
arrivò vicino, posandole un bacio sulla guancia.
-Tutto bene?- s'informò lui -Ti vedo stanca.-
-Diciamo che un matrimonio dopo una notte praticamente insonne lascia
degli strascichi per qualche giorno- ironizzò la Granger.
-E non ti sei nemmeno ubriacata! Di che ti lamenti? -
ridacchiò Zabini.
-Avevo in consegna Blake, dovevo essere irreprensibile-
-Hai fatto bene! Altrimenti chi lo teneva più Seb se gli
taravi l'erede?- sogghignò Blaise, bastardamente.
-E comunque non avevo molta voglia di rischiare di finire a ballare
mezza nuda in una qualche fontana, come hanno fatto alcune mie
conoscenze al matrimonio di Chris!- gli fece notare Hermione.
Nel frattempo erano saliti in ascensore e scesi di un paio di piani.
Le porte si aprirono sferragliando, e da esse entrò un mago
dall'aria indaffarata che quasi travolse la Granger, dato che aveva la
testa seppellita in una montagna di fogli scritti fino sui margini.
-Qui qualcuno lavora troppo!- giudicò Blaise divertito.
Il nuovo venuto alzò di scatto il volto, allargando un
istante dopo le labbra perfette in un sorriso.
-Ciao ragazzi!-
-Toh, sei ancora vivo allora! Potevi farti sentire...- fece notare la
Granger.
-Lo so, ma è da quando sono tornato che non mi fermo un
istante. Sono braccato dal lavoro e da mio padre!-
Jayden Amyas McBride, erede di una delle più potenti e
antiche famiglie Purosangue del Mondo Magico, sorrise.
-Come mai sei qui così presto?- chiese Blaise, mollandogli
una sonora pacca sulla spalla.
-Per presenziare a una dannata causa- borbottò Jayden,
alzando
gli occhi al cielo -Devo essere tra dieci minuti nell'aula riunioni del
Wizengamot-
-Una causa davanti al Wizengamot?- Zabini si lasciò sfuggire
un fischio -Dev'essere roba grossa allora-
-Macchè- sbuffò McBride, agitando una mano con
noncuranza
-E' la solita stronzata..Solo che c'è di mezzo qualcuno
molto in
alto e quindi...-
-Bisogna stendere il tappeto rosso- concluse al posto suo Hermione,
acida.
-Esatto- fece Jay, conciliante -Mi domando perchè cavolo mi
sono lasciato convincere a fare Magisprudenza!-
-Forse perchè altrimenti tuo padre ti avrebbe diseredato-
sogghignò Blaise.
-Già- mormorò desolato l'altro, passandosi una
mano tra i capelli castani.
Hermione sorrise dolcemente, mentre l'ascensore si fermava nuovamente e
la voce femminile ronzava, annunciando che erano arrivati al Quartier
Generale degli Auror.
-Quando ho finito coi vecchiacci del Wizengamot passo da voi-
annunciò McBride con un ghigno furbesco sul volto -Ho
sentito in
giro che c'è stato del movimento mentre ero via-
-Più di quanto immagini- annuì la Granger,
scendendo.
Prima che l'ex Corvonero potesse risponderle, le porte dell'ascensore
si richiusero e Jayden sparì.
-Era ora!- sbottò una voce incazzosa, appena i due ragazzi
varcarono la soglia del loro ufficio. -Stavamo aspettando solo voi!-
-Non è colpa nostra se l'ascensore è
più lento di
un bradipo, David!- protestò Zabini, gettandosi su una sedia.
Per tutta risposta il Capo degli Auror sbuffò, cadendo a sua
volta a sedere sulla sua comoda poltrona.
Hermione intanto si era tolta con tutta calma il mantello, guardandosi
distrattamente attorno.
C'erano proprio tutti. Non solo Harry e Ron, alla sua destra, ma anche
Matt, Christopher e Sebastian.
-Ma non dovresti essere in viaggio di nozze tu?- domandò
allibita a quest'ultimo, sedendoglisi accanto.
-C'ero fino a due ore fa. Poi questo pazzo mi ha chiamato d'urgenza-
mugugnò Anderson con aria lugubre, indicando Carrigan col
capo
-Di questo passo Laine chiederà il divorzio prima di poter
festeggiare la prima settimana di matrimonio!-
Carrigan lo guardò storto, non molto contento di essere
stato
definito "questo pazzo". Gli altri semplicemente si rotolarono dalle
risate davanti all'espressione imbufalita di Seb, che di lì
a
due secondi probabilmente avrebbe cominciato a sputare fuoco.
-Ok ora basta- disse secco il Capo.
-Vi ho chiamato qui urgentemente- iniziò, calcando
sull'ultima
parola -per discutere ciò che è accaduto a Ron ed
Hermione l'altra sera. Sapete già tutto?-
I ragazzi annuirono in coro, più o meno convinti.
-Perfetto. Ho preferito consultarmi con voi, i miei migliori elementi,
per quanto mi costi ammetterlo- continuò David Carrigan
seccato
-prima di comunicare l'accaduto ai vostri colleghi. Non vorrei
allarmarli per una sciocchezza.-
-Come mai così agitato Capo?- chiese Matthew, interessato
-Non
è certo il primo tentativo di omicidio che ci capita
sottomano-
-Lo so, ma stavolta è diverso. Non credo sarebbe saggio
sottovalutare questo episodio, visto che ha tutta l'aria di non essere
un tentato omicidio qualunque-
-Ti riferisci alla presenza di quell'Efreet, vero? -chiese Harry, le
braccia incrociate sul petto e mezzo svaccato sulla sedia.
-Sì ma non solo. E' soprattutto quel simbolo notato da
Hermione ad avermi colpito.-
-Ho fatto delle ricerche in proposito- annunciò allora la
Granger, estraendo dalla borsa un libro e posandolo davanti a
sè
-Purtroppo finchè la ragazza aggredita non si
sveglierà e
ci racconterà che è successo dovremo
accontentarci di
quello che ho trovato.-
-Sentiamo-
-Ho cercato su tutti i libri di Simbologia e cose simili, ma quel segno
sul collo della ragazza non è riportato da nessuna parte.-
-In effetti non ho mai sentito parlare di ferite o simboli a forma di
tessere di puzzle- considerò Christopher.
-A me sa di presa per il culo- mugugnò Seb, sempre fumando
come una teiera.
Carrigan lo linciò con lo sguardo.
-Continua- disse poi ad Hermione.
-C'è ben poco da continuare.- mormorò la Granger,
sconsolata - Quello non è il simbolo nè di una
setta, ne
di un qualche antico rituale. Se posso dare la mia opinione, quella
tesserina non ha un significato positivo-
-E fin lì...- commentò Harry- Su questo non
c'erano
dubbi, dato che è stata incisa sulla carne di una ragazza
che
stava per morire-
-Intendevo che per me la cosa non finirà qua- rispose la
riccia
-Le tessere di un puzzle sono fatte per essere legate assieme...-
-Quindi intendi che ce ne saranno altre....su altre persone?- la
interruppe Blaise, capendo dove volesse andare a parare.
Hermione annuì -Precisamente. La cosa si
ripeterà. E non
è detto che stavolta le vittime saranno così
fortunate da
essere salvate in tempo-
Carrigan si alzò di scatto dalla sedia, agitando la
bacchetta, che produsse un suono flautato.
Nel giro di cinque secondi la porta si aprì e ne
entrò un ragazzo, alto e corpulento.
-Smith- ordinò Carrigan con tono autoritario- Chiama alcuni
tra
i tuoi colleghi e organizzate delle ronde più serrate.
Voglio
pattugliamenti costanti, per i prossimi giorni, nelle zone che
circondano Londra.-
Se all'Auror la richiesta suonò strana non lo diede a vedere.
Annuì e, dopo aver lanciato un'occhiata invidiosa verso le
leggende che si trovavano nell'ufficio del Capo, se ne andò.
-Non credo che questo basterà a fermarli- giudicò
Harry, preoccupato.
-Lo so...Ma è il massimo che posso fare con le forze che ho
a disposizione- spiegò Carrigan.
-C'è altro?- chiese Seb alzandosi -Perchè
altrimenti me
ne tornerei nei mari del Sud. Sapete com'è, mia moglie e una
Pina Colada mi stanno aspettando con ansia!-
-D'accordo, vai pure...-sospirò l'altro- Anzi, andate tutti,
ma tenetevi a disposizione!-
Harry James Potter rientrò nel suo ufficio con l'umore
più nero di un corvo. Sentendo la sua porta sbattere tanto
da
far tremare il muro, nessuno si azzardò a seguirlo.
Per il Bambino Sopravvissuto quel giorno era cambiato qualcosa. Lo si
poteva percepire dal suo comportamento schivo e nervoso, lo si poteva
capire semplicemente scrutando quelle iridi verde speranza.
Una speranza che qualche pazzo stava cercando di portargli via di nuovo.
Harry si lasciò cadere, esausto, su una sedia, ritrovandosi
a fissare la finestra incantata che dava su Londra.
Dannazione.
Erano stati anni di pace, quelli, fatti di giorni di
felicità,
di gioie, di timori e sofferenze..Come quelli di ogni essere umano.
Al di fuori del Prescelto ovviamente.
Perchè quando sei guardato da tutti come si guarda ad una
bandiera, ad un vessillo, ad un riferimento, non hai tempo per vivere.
Quando davanti a te vedi solo una possibile strada, la quale tra
l'altro con molta probabilità ti condurrà alla
morte, non
c'è spazio per i sogni, per i progetti di un futuro.
Poi, con la morte di Voldemort, davanti a lui si era aperto un mondo.
Un mondo fatto di giornate simili tra loro, fatte di piccole cose,
lontano dalla paura di perdere tutto, dal timore per coloro che amava.
Le battaglie quotidiane c'erano lo stesso, ovviamente, e gli Auror
avevano comunque dovuto affrontare diversi problemi e diversi
nemici..Ma il mito di Harry Potter pareva essersi sopito.
Fino a quel giorno.
Non appena era stato libero di uscire dallo studio di Carrigan, tutti i
volti degli Auror presenti in corridoio si erano voltati di scatto
verso di lui....In attesa di qualcosa.
Di sapere, forse.
Di essere protetti, certamente.
Basta!,
avrebbe voluto gridare, non
sono più qualcuno di speciale.
Non sono più lo stendardo di voi maghi.
Eppure bastava un morto, o un tentato omicidio in un vicolo, per far
riaffiorare il timore, e la paura.
E allora il Bambino Sopravvissuto doveva tornare. E ridiventare
leggenda.
Una leggenda ancora impressa nei cuori del mondo magico. Ma in cui lui
stesso non credeva più.
Qualcuno bussò piano alla porta.
-Posso?- sussurrò Hermione mettendo dentro la testa.
-Vieni- annuì Harry.
-Ti ho visto strano prima. Cosa c'è che non va?-
Potter guardò la sua amica afferrare un'altra sedia e
posizionarla accanto a quella su cui era seduto lui. Scoprì
di
non avere il coraggio di guardarla negli occhi.
-Ho visto gli sguardi di quelli qua fuori- mormorò il
ragazzo,
controvoglia- Sono identici a quelli che mi riservavano sei anni fa-
La Granger lo guardò un po' stupita, poi comprese.
-Ti dà fastidio che ti guardino come ad un Salvatore?-
-Non sono un Messia- disse secco Potter. -Non mi merito un appellativo
del genere-
-Eppure i maghi ti vedono come un eroe. Perchè è
quello che sei, e non puoi farci niente.-
-E se io non volessi esserlo?- ringhiò Harry -Cazzo
perchè non posso vivere tranquillo?-
-Perchè hai ucciso Lord Voldemort, sopravvivendo a lui -
rispose
tranquillamente la ragazza, non facendo caso al tono irascibile
dell'amico.- Sei leggenda-
-Ma non sanno nulla di ciò che voglia dire essere una
leggenda!
Non hanno idea del prezzo che ho dovuto pagare per essere considerato
un grande eroe...-
Il Prescelto tacque improvvisamente, notando l'espressione delle
Granger, che si poteva facilmente intravvedere sotto la fermezza dello
sguardo dorato.
Si sentì uno schifo, quando comprese che, tra tutti loro,
lei
era quella che nell'ultima guerra ci aveva rimesso di più.
Lei, insieme a Ron e ad Elenie. Il primo aveva perso un fratello, la
seconda aveva perso la madre.
Loro due però se ne erano fatti una ragione, avevano voltato
pagina, rifugiandosi in una felicità che altre persone
avevano
saputo donare loro.
Hermione invece ancora non riusciva a farlo, non riusciva a dire addio.
Eppure era lui che si lamentava ancora perchè Voldemort
ventitre anni prima gli aveva strappato i genitori.
Era lui che era un mito solo perchè era sopravvissuto.
Con che coraggio poteva sottrarsi ai suoi doveri, quando intorno a lui
c'erano persone come Hermione, che nonostante il dolore, continuavano a
mettere incessantemente un piede davanti all'altro, trascinandosi a
fatica su una strada lastricata di ricordi che bruciavano?
Doveva ancora una volta scegliere, e lo sapeva.
Scegliere tra la vita e la morte.
Ma anche tra il coraggio e la vigliaccheria, tra l'onore e la
comodità di una vita tranquilla, tra l'amore e la vita.
Un gran trambusto in corridoio lo distolse da quel pensiero. Vide
Hermione alzarsi di scatto e dirigersi alla porta, e la
seguì
rapidamente.
Come la faccia ben nota del Bambino Sopravvissuto fece capolino fuori
dall'ufficio, tutti gli Auror e le reclute più giovani si
voltarono a fissarlo.
Harry sbuffò, seccato di essere osservato come un animale
allo
zoo, anche se ormai era abituato a quegli guardi che lo seguivano
ovunque andasse. Anche se ora non erano solo carichi di
curiosità, ma anche di aspettativa.
Ad ogni modo tentò di ignorarli, cercando allo stesso tempo
di individuare la fonte di quel casino.
Non ci volle molto.
Una decina di metri più in là c'era Ron che,
facendo il solito baccano, salutava Jayden.
Potter sorrise e si avvicinò a sua volta. Dopo un mese che
non
lo vedeva aveva una gran voglia di sapere che avesse combinato.
E soprattutto, pensò rabbuiandosi e fissando Hermione che lo
abbracciava, se avesse scoperto qualcosa di nuovo.
Eccovi qua il
quarto capitolo! Leggendo le vostre recensioni, ho visto che Peter non
è un personaggio molto popolare =) Non tento nemmeno di
farvi cambiare idea su di lui, perchè, anche se è
un personaggio che ho creato, nemmeno io posso sopportarlo =)
Passo subito ai ringraziamenti:
liven: Haha...leggendo
la tua recensione sono morta dal ridere, vedendo il punto in cui
speravi che io avessi perso le mie sadiche abitudini...Mmm...mi sa
proprio che quella sarà una caratteristica che
continuerò ad avere, anche perchè come vedi ho
già lasciato un bel po' di misteri sparsi in giro=) Scusa
scusa scusa!
barbarak: Vedo
che anche tu non sei esattamente una fan di Peter...Non ti posso ancora
assicurare nulla su Draco ma...*mi mordo la lingua per non dire di
più* Spero che questo capitolo ti sia piaciuto!
erigre: Ciao
Greta! Cavoli...Peter addirittura un Efreet? Certo che ne avete di
fantasia=) Però mi fa molto piacere che i capitoli vi
offrano tutti questi spunti per fare congetture, e mi piace da matti
leggere le vostre supposizioni! Dunque, scrivi pure ogni più
piccola idea che ti viene...chissà,. magari mi
servirà come spunto! Un bacio
BadAngelAmelie: Grazie
a te per la recensione! Mi diverte un sacco vedere quanto odiate quel
poveraccio di Peter! Alla prossima!
emmetti: Su
Draco ho la bocca cucita! Però Ginny sì,
è ancora in circolazione..Prima o poi farà la sua
apparizione, anche se non so ancora precisamente che ruolo
avrà in tutta la storia...Inoltre con tutti questi
personaggi, devo un po' giostrarmeli all'interno dei capitoli, per non
creare troppa confusione.
Smemo92: Quanto
mi piacciono le tue recensioni, in cui analizzi la psicologia di tutti
i personaggi! Grazie, davvero. Devo dire che hai centrato un po' tutta
la situazione...Comunque, Jayden era il ragazzo di Corvonero che aveva
invitato Hermione al Ballo della scuola...Ricordi? Se hai altri dubbi,
non esitare a chiedere!
seven: Ti ringrazio tantissimo
per la recensione...Quello che ha scritto mi ha fatto vedere i
brividi...Sei riuscita a descrivere esattamente le sensazioni che io
cercavo di far trasparire con il comportamento dei personaggi! Mi sono
piaciute molto le tue elucubrazioni su quello che accadrà,
soprattutto perchè in un caso, non dico che ci sei andata
vicina ma.....vedrai! Un bacio!
RuNami 4ever: Ciao
Eliana! Sono molto felice di avere una nuova "lettrice di fiducia" =)
Spero che continuerai a seguire la storia e a dirmi che ne
pensi...Innanzitutto ti ringrazio per i bellissimi complimenti che mi
hai fatto! Inoltre, come vedrai sempre di più col passare
dei capitoli, Draco è sempre presente per Hermione. Non l'ha
affatto dimenticato, anche se magari non lo dimostra ( i suoi amici
però l'hanno capito benissimo). Grazie ancora, alla prossima
spero!
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Alice Catherine Parker si allungò sulle punte dei piedi,
nell'affannoso tentativo di raggiungere i bicchieri, posti sullo
scaffale più alto dell'immensa cucina di casa Mason.
Il viso imperlato da goccioline di sudore, pareva avesse appena finito
di correre una maratona, mentre in realtà aveva
semplicemente
camminato fino lì dal salotto, in preda ad un accesso
incontrollabile di sete.
Imprecò quando la punta delle sue dita sfiorò il
vetro
del bicchiere, senza però riuscire ad afferrarlo: a causa
dell'ingombrante pancione tutti i suoi movimenti erano limitati.
Stava per rassegnarsi ad andare a recuperare la bacchetta, quando
sentì una risata sommessa e dei passi alle sue spalle.
Avvertì il torace di qualcuno premersi contro la sua schiena
per
qualche istante, quindi si voltò, giusto in tempo per vedere
il
volto allegro di Christopher, che trionfante le porgeva il bicchiere.
Subito il cuore della ragazza raddoppiò i battiti. Gli occhi
verdi di Chris la guardarono con dolcezza, prima che lui le posasse un
bacio lieve sulle labbra e la stringesse a sè.
Dio...quello era il Paradiso.
Alice strinse le braccia attorno al collo del marito, sperando
ardentemente che lui non smettesse mai di farle quell'effetto. Erano
passati anni, e ogni volta che lo guardava le faceva ancora vibrare
l'anima.
-Te l'ho mai detto che non sei stata mai più bella di quanto
sei adesso?- sussurrò Mason al suo orecchio.
-Anche se sembra che io abbia la gestazione di un'elefantessa?-
scherzò la ragazza.
Christopher scoppiò a ridere, lasciandola andare.
-Ormai non manca molto- cercò di blandirla.
-Quasi un mese!- protestò lei, incrociando le braccia sotto
al seno, imbronciata.
Mason alzò gli occhi al cielo, dando alla moglie un buffetto
leggero su una guancia.
-Almeno abbiamo un altro po' di tempo per decidere il nome-
constatò, passandosi una mano tra i capelli biondi.
La Parker si lasciò cadere affranta su una sedia.
-Avremo un figlio senza nome-
-Ma figurati- ridacchiò Christopher, chinandosi davanti a
lei e
portando il viso alla stessa altezza di quello di Alice -Non
è
mai accaduta a nessuno una cosa del genere-
-Beh, se in otto mesi non siamo riusciti a trovarne uno adatto, dubito
che ci riusciremo in così poco tempo...E comunque Seb e
Laine, ad
esempio, avevano già deciso il nome di Blake al quarto mese-
gli
fece notare la Parker.
-Evidentemente hanno trovato da subito un nome che gli piaceva -disse
paziente Chris -Non è così per tutti. E comunque
se ci
fossimo fatti dire almeno il sesso la scelta sarebbe più
limitata...- concluse con un tono di leggero rimprovero.
-Volevo che fosse una sorpresa...- tentò di giustificarsi
Alice con un mezzo sorriso.
Il biondo Auror la guardò teneramente. E' da quando aveva
scoperto di essere incinta, che Alice era ossessionata dal nome da dare
al loro bambino. Entrambi volevano che fosse un nome speciale, che
rievocasse in chi lo ascoltava qualcosa, che fosse degno del grande
amore di cui era frutto. Ma non lo avevano ancora trovato. Ogni tanto
venivano fuori nuove proposte, idee, ma subito erano scartate
perchè giudicate troppo banali.
I coniugi Mason stavano ancora rimuginando, quando uno strillo li fece
sussultare.
-Si è svegliato- constatò Alice, alzandosi
faticosamente.
-Lascia vado io...Mi raggiungerai con calma- le disse Chris, facendole
segno di non agitarsi.
Il biondo uscì dalla cucina a grandi passi, raggiungendo di
volata il piano superiore.
Entrò in una piccola stanzetta, che un mese più
tardi
avrebbe ospitato il suo primogenito, ma che nel frattempo era occupata
da qualcun altro.
Si affacciò dal bordo della culla bianca, giusto in tempo
per
vedere un bimbo urlante, tutto avvolto nelle coperte a mò di
salame.
Blake Draco Anderson.
Mason lo prese in braccio, cercando goffamente di cullarlo. Era un
bimbo buonissimo, ma da quando i suoi genitori erano partiti per il
viaggio di nozze era una vera Odissea! Sentiva la loro mancanza
ovviamente, senza contare le continue telefonate di Laine e Sebastian
per sapere come andavano le cose.
Alice con calma arrivò alla porta, e sorrise intenerita nel
vedere quella scena.
I raggi del sole giocavano coi capelli di Chris, che con aria divertita
teneva in braccio il piccolo Blake.
-Non è che si è sporcato vero?- fece ad un tratto
Mason,
orripilato, allontanando di scatto il bambino dal suo petto.
Sua moglie scoppiò a ridere. -Dai qua..Ci penso io-
E da quel momento in poi toccò a Christopher godersi uno
degli spettacoli più belli che avesse mai visto...
Hermione, uscendo dal Ministero, alzò lo sguardo al cielo,
sentendo le prime gocce di pioggia bagnarle i lunghi capelli.
Imprecò sottovoce, tirandosi il cappuccio sul capo. Il
più rapidamente possibile si Smaterializzò, per
riapparire giusto davanti al cancello della casa di Harry, appena fuori
dalle barriere che ne proteggevano gli abitanti.
A un tocco della sua mano, il cancello si aprì e la ragazza,
sotto una pioggia ormai scrosciante, corse attraverso il giardino.
Bagnata come un pulcino, bussò alla porta, aspettando
impaziente che le aprissero.
-Era ora!- sbuffò coi capelli tutti appiccicati al volto,
quando
Elenie arrivò con tutta la calma del mondo ad aprirle la
porta.
-Sei in anticipo- notò la Benèfica, torcendosi le
mani e guardando nervosamente in direzione del salotto.
-Al Quartier Generale non c'era nulla da fare- spiegò la
Granger, altezzosa -Quindi sono passata dal San Mungo, ma la ragazza
ancora non dà segni di ripresa-
-Brutta storia- commentò la Zabini, attenta a ciò
che
diceva Hermione. I suoi occhi blu cobalto però continuavano
a
saettare verso destra.
-Va tutto bene?- fece allora sospettosa la riccia, posizionandosi
accanto a lei e guardando nella sua stessa direzione.
-Oh si si certo!- si affrettò a sorridere Elenie, afferrando
a
caso un cappotto e spingendo l'amica verso la porta -Vogliamo andare
prima che sia troppo tardi?-
-Scherzi vero?- la guardò la Granger con gli occhi fuori
dalle orbite.
-Non dovevamo andare a Diagon Alley?-
-Sì certo...Ma con questo tempo dovremo nuotare per arrivare
fino là!-
-Quante storie per due gocce di pioggia- la blandì la
ex-Corvonero, con un tono assurdamente allegro, che fece assottigliare
pericolosamente gli occhi di Hermione.
-Sicura che non c'è nulla che devi dirmi?- le chiese
nuovamente
quest'ultima, ormai sicurissima che l'altra le stesse tenendo nascosto
qualcosa.
-Si, stai tranquilla! Ho solo voglia di uscire, ecco tutto!-
bofonchiò la mora, roteando gli occhi.
La Granger, dubbiosa, alzò le spalle e fece per uscire.
quando un rumore di passi la indusse a girarsi.
Harry James Potter entrò in quel momento nella stanza,
portando
un vassoio con sopra due bicchieri colmi di un liquido che tutto era
meno che acqua.
Il Bambino Sopravvissuto come notò le due ragazze
tentò un brusco dietro-front, ma ormai Hermione lo aveva
visto.
-Ciao Herm- disse, cercando di suonare allegro, e tentando al contempo
di ignorare i segni che la sua ragazza gli faceva da dietro le spalle
della Granger.
Segni che stavano tutti ad indicare la minaccia di una morte lenta e
dolorosa.
-Ciao Harry- borbottò al suo indirizzo la riccia, squadrando
i due bicchieri. -Hai compagnia?-
Potter, sentendosi preso in scacco, decise di optare per una parziale
verità.
-Sì, di là c'è Jay-
-Jayden?- mormorò stupita Hermione - Che ci fa qui?-
Sapeva benissimo che McBride odiava il tempo brutto, e che tra l'altro
era sempre pieno di impegni fino al collo.
Era alquanto innaturale che fosse in giro di pomeriggio, a quell'ora.
-E' passato per un saluto e per raccontarmi del viaggio-
Come disse quelle parole, Harry si morse la lingua. Di sicuro la sua
migliore amica era troppo sveglia per abboccare a una scusa
così
stupida.
-Ma non dobbiamo vederci domani sera giusto per aggiornarci?-
Appunto....
Potter si passò la lingua sulle labbra, cercando
disperatamente
una risposta adeguata a quell'affermazione, quando fortunatamente
arrivò in suo aiuto Elenie.
-Merlino com'è tardi!- esclamò la
Benèfica,
guardando distrattamente l'orologio -Di questo passo troveremo tutti i
negozi chiusi!-
E senza dare il tempo ad Hermione di replicare, la afferrò
per un polso, trascinandola fuori.
Rimasto solo, Harry sospirò di sollievo.
Lanciò un ultimo sguardo alla porta ormai chiusa e si
diresse in salotto.
-Che succede?-
Potter guardò Jayden, seduto comodamente in poltrona.
-Hermione è arrivata prima del previsto- gli
spiegò
stancamente, allungandogli un bicchiere di Whisky Incendiario Ogden
Stravecchio
-Ho dovuto dirle che eri qui. Per fortuna Elenie l'ha portata via prima
che facesse troppe domande-
-Credi che sospetti qualcosa?- domandò McBride, preoccupato.
-Sicuramente. Sono stato un illuso se speravo di tenerle nascosto
qualcosa. Fiuta una bugia da miglia di distanza- sbuffò
Harry.
-L'importante è che non scopra esattamente cos'è
che le teniamo nascosto- mormorò Jay in tono lugubre.
-Su questo non c'è pericolo- lo rassicurò
l'ex-Grifondoro
-Nemmeno una sveglia come lei potrebbe arrivare a sospettare tanto-
-Hai parlato con Ron?-
-Ho provato ad accennargli qualcosa- raccontò Potter,
sedendosi
di fronte all'amico e bevendo un sorso dal proprio bicchiere -Ma visto
com'è impallidito subito dopo, ho pensato che fosse il caso
di
dirgli tutto con più calma.-
-E Blaise?-
-Non deve saperne nulla! -scattò Harry, rude
-Assolutamente...-
-Prima o poi dovrai dirglielo- osservò Jay, sensatamente,
accendendosi una sigaretta.
-Lo so- mormorò il moretto -Ma non è per niente
facile...E comunque preferisco essere sicuro prima di dar loro una
speranza-
-Capisco-
-Tu però vedi di continuare le ricerche- supplicò
Harry.
-Ma certo- sorrise l'ex-Corvonero alzandosi.
-Grazie. Mi dispiace non poterti aiutare più di tanto- si
scusò il Bambino Sopravvissuto -Ma le mie assenze dal
Quartier
Generale si noterebbero troppo.-
-Non ti preoccupare, lo sai che lo faccio volentieri. E poi almeno ne
approfitto per uscire da quel buco di studio in cui mi ha rifilato mio
padre- sogghignò Jayden, gli occhi chiari che brillavano.
Potter rise a sua volta, sollevato, quindi accompagnò
l'amico alla porta.
Ci mancava solo questa magagna, pensò quando rimase solo.
Come se non ci fossero stati già abbastanza casini in quel
periodo...
Lentamente si avvicinò alla grande vetrata che dava sul
giardino. Il cielo tuonava e lampeggiava, e la pioggia batteva fitta
sui vetri.
Si preannunciavano tempi bui...
Eppure lui non riusciva a maledire la notizia sconvolgente che Jayden
gli aveva portato qualche tempo prima. Non riusciva ad aggiungerla alle
altre disgrazie che stavano accadendo.
No...
Era un'altra opportunità per lui...Un'altra
opportunità
per riscattarsi, per riparare a una colpa che si era addossato.
E un'altra opportunità per veder tornare il sorriso sulle
labbra di coloro che l'avevano perso.
-...E poi mi ha detto che sarebbe andato da lei, domani sera! Ma ti
rendi conto?-
Hermione Jean Granger guardò con aria distratta la vetrina
di un
negozio. Era più di un'ora che vagavano per le vie deserte e
spazzate dalla pioggia di Diagon Alley, eppure Elenie non accennava a
voler tornare a casa, e nemmeno a smettere di parlare.
Facendo per di più discorsi sconnessi e a prima vista privi
di qualunque logica.
-...Blaise in questo periodo è sempre più
strano..-
-...Ho perso il vestito rosso, hai presente quello che avevo indossato
per il battesimo di Blake?-
-...Chissà Laine e Seb come si staranno divertendo in questo
momento...-
-...L'altro giorno ad Harry è finita la bacchetta nel...beh,
nel
water! Non hai idea della fatica che abbiamo fatto per recuperarla...-
Le parole dell'amica le entravano da un orecchio e le uscivano
dall'altro.
Ad Hermione per un istante venne quasi da ridere. La Zabini non era mai
stata una persona molto loquace...o almeno, non lo era quando si
trattava di parlare di argomenti che la riguardassero da vicino.
-Ele...ora basta ok?- disse a un certo punto la Granger, calcandosi
bene il cappuccio sui capelli ormai zuppi -Non serve che ti affanni a
distrarmi-
La Benèfica ammutolì di colpo, interrompendo a
metà un altro dei suoi discorsi senza nè capo
nè
coda.
-Ok- disse semplicemente, non provando nemmeno a giustificarsi.
Conosceva Hermione come le sue tasche, dopo tutti quegli anni passati
insieme...Non aveva senso cercare di raggirarla.
-Immagino che Harry ti abbia proibito di dirmi alcunchè-
mormorò la riccia, guardandosi attorno con aria stanca, ma
vigile -Quindi non ti chiederò il motivo di tutte queste
chiacchiere, nè il perchè tu abbia insistito
tanto per
farmi uscire con questo tempaccio...Però tu, la prossima
volta
che devi nascondermi qualcosa, per cortesia, portami in un posto
assolato, o almeno in un luogo in cui io non rischi di prendermi una
polmonite-
-D'accordo- ridacchiò la ex-Corvonero, guardando di striscio
l'amica.
-Cosa stai cercando?- le chiese dopo un istante, notando che Hermione
da qualche minuto si guardava intorno con circospezione, gli occhi
dorati assottigliati nel tentativo di fendere la pioggia.
-Non lo so- confessò la Granger -Diciamo che ho una
sensazione
strana...Puoi dirmi se ci sono forze negative qui attorno?-
Elenie non replicò, ma chiuse all'istante gli occhi,
cercando di concentrarsi.
Passò meno di un minuto, quando la Benèfica li
riaprì di scatto, il blu cobalto dell'iride ridotto a una
pozza
ghiacciata.
-Nella seconda via a destra- sussurrò con voce roca
-C'è
un forte agglomerato di magia, tutto concentrato in un punto-
Quasi senza aspettare che la Zabini terminasse la frase, Hermione
estrasse la bacchetta e si precipitò nella traversa
indicatale,
seguita a ruota dall'amica.
Le due ragazze sbucarono in una via stretta, anch'essa deserta, fatta
eccezione per alcuni gatti che si aggiravano attorno ai bidoni
dell'immondizia, abbandonati a un lato della strada.
-Qui non c'è nulla- sibilò la Granger, guardinga.
-Dovrebbe essere a metà della via, più o meno-
mormorò Elenie, la bacchetta alta davanti a
sè.
Hermione si scostò i capelli, appiccicati sulla fronte, e
avanzò di qualche passo.
La pioggia scendeva impietosa dalle nubi nere che si addensavano nel
cielo, bagnando i tetti, le case, i volti, e i cuori della gente.
Intorpidendo le ossa, saldando le membra, insinuandosi come un serpente
gelato nelle anime.
La riccia pestò con un piede una pozzanghera, avvertendo il
freddo dell'acqua penetrarle nelle scarpe di tela. Imprecò
sottovoce, serrando i denti.
Era a pochi metri dai cassonetti ormai, e in tre passi li
aggirò.
-No...- sussurrò la ragazza tra sè, vedendo il
segreto custodito da quegli scrigni di plastica.
Dietro ad essi, adagiato contro un muro, vi era un uomo.
Sempre tenendo in mano la bacchetta, corse da lui, posandogli una mano
sulla gola, pregando di sentire almeno un debole battito.
Elenie, sopraggiunta dietro di lei, chinò il capo. Sapeva
che
non c'erano speranze che l'uomo fosse ancora vivo. E non solo per
l'inequivocabile pallore del suo volto ma...non sapeva spiegarlo
nemmeno lei quel ma.
Era come un'aura che i vivi si portavano sempre addosso, quell'aura
conferita loro dalla linfa vitale che scorre sotto la loro pelle, nelle
loro vene...Quell'uomo, quel cadavere, l'aveva persa.
Non c'era traccia di vita in lui.
Hermione si rialzò dal corpo dell'uomo, sconfitta.
-E' morto- annunciò con voce sommessa, gonfia di impotenza e
frustrazione.
Lo guardò di sottecchi, sentendo le ciglia imperlarsi di
gocce
di pioggia...Che però non provenivano da quel cielo
così
indifferente...così impietoso.
Il cadavere, bagnato, giaceva compostamente, sembrava che dormisse,
lì seduto.
-Chiama Harry- disse ad Elenie. - Digli di venire con gli altri e con
un Medimago-
La Zabini si allontanò di qualche passo, estraendo il
cellulare da una tasca e componendo rapidamente il numero.
La Granger si chinò nuovamente, poggiandosi sui talloni e
portando il volto alla stessa altezza di quello dell'uomo, piegato
appena in giù, con il mento posato sul petto.
Il volto, coperto da una lieve barbetta ingrigita, appariva tormentato,
anche nella morte.
Indossava una semplice tunica da mago, appena un po' sgualcita, e non
aveva la bacchetta.
Hermione sospirò, quindi si accinse a fare il proprio
lavoro.
Era un Auror, non poteva farsi bloccare dalle sue debolezze.
Tastò le tasche del cadavere, alla ricerca di oggetti
particolari, ma esse evidentemente erano state svuotate, e il loro
contenuto portato via, esattamente come la bacchetta del mago.
-Arriveranno a momenti-
La voce di Elenie, alle sue spalle, le fece fare un salto. Non l'aveva
sentita tornare...Il rumore scrosciante della pioggia aveva coperto i
suoi passi.
-Dannazione-
La Zabini guardò l'amica alzarsi di scatto e tirare un
manrovescio al coperchio di un cassonetto, facendolo cadere a terra con
un gran fragore.
-Non arrabbiarti con te stessa- sussurrò, allungando una
mano verso Hermione.
La Granger però non la sentì. Gli occhi d'oro
rivolti
verso il cielo, quasi a chiedere un perchè, strinse i pugni
fino
a conficcarsi le unghie nei palmi.
-Non è colpa tua- insistette Elenie, afferrandole un polso.
-Sono un' Auror- ringhiò Hermione, raddrizzando il volto
fradicio -Il mio compito è proteggere la gente-
-Lo so...Ma non puoi pretendere di salvare tutti-
-Invece sì-
La Benèfica non fu nemmeno sicura di aver sentito veramente
quelle ultime due parole. Poteva benissimo essere stato il vento, che
soffiando troppo forte al suo orecchio, l'aveva ingannata.
-Non è stata colpa tua- ripetè.
Lo sguardo di Hermione, udendo quella frase, si fece improvvisamente
affilato, antico.
Spostò la testa da un lato, guardando ben oltre il muro di
mattoni che delimitava un lato della via.
Sapeva che Elenie con quelle ultime parole non si riferiva solo al mago
morto poco prima...Ma a un altro mago...A un altro cadavere..Che lei
non era stata in grado di salvare e proteggere.
Ciao a tutti!
Come vedete la situazione comincia un po' a movimentarsi...Vedo che a
molte di voi è piaciuta la parte incentrata su Harry, e
questo mi fa molto ma molto contenta!
Adesso scusate, ma devo chiedervi un favore (che forse è un
mio piccolo capriccioxD)...Nelle recensioni, potreste mettere anche il
vostro nome? Se non vi va nessun problema, non è una cosa
dovuta alla mia morbosa curiosità, ma dato che ormai un po'
vi considero come delle conoscenti, e sono abituata a trovarmi in mezzo
ai vostri nickname, mi piacerebbe avere un rapporto un po'
meno "computerizzato" con voi, e non pensarvi solo a come degli utenti
nascosti dietro a nomi finti, ma persone che sono stata molto felice di
"incontrare" e che hanno un nome ed un carattere! Grazie.
A proposito, per chi ancora non lo sapesse, il mio nome
è Gaia =)
Vado subito a ringraziarvi subito per le stupende e graditissime
recensioni:
senzaparole:
E' superfluo questo ringraziamento, soprattutto dopo aver passato tutta
l'ora di fisica (?) venerdì a discutere su come continuare
questa storia =) Quindi tasi e continua a mollare idee..haha..ti adoro!
Van: In
quante mi avete fatto questa domanda...La mia bocca è cucita
=) Lo scoprirete solo leggendo!
Sunlight_girl: Sono
contenta che il capitolo ti sia piaciuto! Su Draco non dico nulla! =)
spero mi perdonerai...
Smemo92: Come
vedi la tua supposizione sul fatto che presto ci sarebbero state altre
vittime, si è rivelata esatta! Vedrai inoltre che, con
l'avanzare dei capitoli, tutte le tue domande avranno risposta!
seven: Quanto
amo queste tue recensioni lunghissime, in cui analizzi ogni
più minima parte dei capitoli...Davvero, grazie,
perchè è bellissimo vedere con quanta attenzione
leggi i capitoli, e quanto tempo spendi poi per commentarli! Spero di
non deluderti, e che i capitoli continuino a piacerti! Un bacio!
Sklupin: Ciao!
Che bello "rivederti"! Sono proprio contenta che anche il seguito ti
piaccia, e ti ringrazio davvero tanto per i complimenti che mi hai
fatto. Sto cercando di impostare questa parte in modo più
articolato e preciso fin dall'inizio, e spero di riuscirci!
emmetti: Innanzitutto,
non sottovalutare così le cose che scrivi perchè,
ti assicuro, che le tue storie sono bellissime! Ti ringrazio per la
bellissima recensione, che mi ha fatto come sempre molto piacere! Spero
che questo capitolo ti sia piaciuto (anche se Ginny per il momento non
si fa vedere!)
MickyPPP: Grazie,
grazie, grazie, per la recensione! Sono molto contenta che la mia
storia ti abbia appassionata in questo modo, e mi auguro che
continuerai a seguirla!
ross_ana: Ti
ringrazio davvero per i complimenti, mi fa molto piacere che la storia
ti piaccia! Dimmi che ne pensi di questo capitolo!
phedre91: haha
Ceci, stavo proprio per aggiungere questo capitolo quando ho visto la
tua recensione=) Siamo telepatiche! E Dracooooo...non ti dico
nientexD
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Un CRAC da Smaterializzazione le risvegliò dai
loro foschi pensieri.
Harry
James Potter apparve davanti a loro, il volto distorto in una smorfia
preoccupata, i capelli neri bagnati appiccicati alla fronte. Accanto a
lui, Ronald Weasley, Christopher Mason, Blaise Zabini e altri tre
Auror,
oltre al Medimago richiesto da Hermione il quale, con molta
professionalità, si stava dirigendo incurante dell'acqua
verso
il
cadavere.
Nel giro di mezz'ora tutta la zona era stata delimitata
con transenne, come se a qualche abitante di Diagon Alley fosse venuto
in mente di uscire con quel tempo, e gli Auror si affaccendavano nei
dintorni alla ricerca di indizi.
-Sicure di non aver visto niente?- domandò Potter, per
quella
che probabilmente era la cinquecentesima volta in poco tempo.
-Harry- ribadì Hermione, con un sospiro -Ti dico che quando
siamo arrivate tutto era come lo vedi tu adesso-
Il Bambino Sopravvissuto non rispose, levando lo sguardo da lei per
posarlo su Christopher, che passava in quel momento.
-Come andiamo?- chiese il moretto.
-Il Medimago sta esaminando il cadavere - disse Mason, intuendo subito
a cosa si riferisse Harry -Non ci dovrebbe volere ancora molto.-
Gli occhi dei due Auror si diressero qualche metro più in
là dove, sotto una tettoia improvvisata, il Medimago che si
erano trascinati con loro a forza, stava visitando il corpo del mago
morto.
La fronte corrugata, il dottore stava esaminando il torace, alla
ricerca di segni di percosse.
-E' un po' seccato- spiegò Chris -Voleva portarlo al San
Mungo.
Ron ha dovuto supplicarlo dieci minuti buoni prima di convincerlo a
lavorare qui-
-Perchè non l'avete fatto andare al San Mungo, se ci teneva
tanto?- s'informo Elenie, incuriosita.
-Carrigan non vuole fughe di notizie- si intromise Potter - E' chiaro
che quell'uomo è stato ucciso, e non vuole mettere in
allarme la
comunità magica. E poi è meglio non fidarsi-
concluse,
lanciando un'occhiata di striscio al Medimago.
-Già- bofonchiò Mason -Meglio che lavori sotto al
nostro
naso. Almeno se dovesse scoprire qualcosa lo sapremmo subito. Se lo
piazzano in un obitorio può passare chiunque ad occultare le
tracce-
Il biondo sbadigliò vistosamente.
-Stanco?- si sforzò di sorridergli Hermione, con la testa
ancora da un'altra parte.
Chris annuì -Stanotte ero di ronda con Matthew.-
-Dov'è lui ora?-
-L'ho lasciato con Alice. Non mi va di saperla sola.-
Harry gli diede una pacca sulla spalla, superandolo.
-Credo che abbia finito.-
Ronald Weasley infatti, dalla sua postazione in prima fila accanto al
cadavere, gli stava facendo dei cenni con le mani.
Lasciati pochi Auror a presiediare la zona, gli altri si riunirono
attorno al Medimago.
-Allora?- lo incalzò Mason, prendendo il comando delle
operazioni -Cosa ci può dire?-
-E' stato chiaramente assassinato -annunciò il Medimago, con
voce arcigna - Ma non è stato colpito da un Avada Kedavra,
nè da un'altra Maledizione Senza Perdono-
-E allora cosa....-
-Non lo so- borbottò il dottore, scuotendo ritmicamente la
testa
-Sul corpo non presenta segni di percosse, o di violenza.-
Gli Auror si guardarono sgomenti. Come diavolo era morto quell'uomo?
-Però c'è una cosa strana, che mi ha incuriosito
non
poco- continuò il Medimago, facendo forza sulle braccia per
voltare il cadavere.
Le teste di tutti i presenti si posarono all'unisono su di esso. Si
poteva udire distintamente il suono dei respiri trepidanti, dei cuori
in attesa.
Lentissimamente, il Medimago alzò la tunica del cadavere,
rivelando una porzione della schiena lattea.
Su di essa, contrastante con il pallore della pelle, una chiazza nera
si poteva distinguere chiaramente.
Come la videro, sia Ron che Hermione trattennero il fiato, sconcertati.
Era la tesserina di un puzzle.
-Fatemi capire...Quella dannata tesserina era tutta nera?-
Carrigan smise per un istante di passeggiare come un indemoniato su e
giù per il suo studio, guardando negli occhi gli Auror che
gli
avevano appena portato la notizia della morte di quel mago.
-Completamente- disse Harry, passandogli una foto che raffigurava il
cadavere dell'uomo.
-Radford non ha detto nulla al riguardo? Non sa come sia stata fatta?-
s'informò il Capo degli Auror.
Ewan Philip Radford era il Medimago che aveva esaminato il morto.
Potter scosse la testa.
-Merda- commentò Carrigan, gettandosi sulla sua poltrona.
-Voi avete identificato il cadavere?-
Ron e Blaise trafficarono qualche istante con un fascio di fogli, da
cui Zabini ne estrasse uno.
-Si tratta di Clarence Dale, residente di fronte a Richmond Park- lesse
poi.
-Mezzosangue?- buttò lì il Capo.
-Già. E' sposato con Corinne Dale, una strega Purosangue.-
-Molto ricca, tra l'altro- annunciò Christopher Alexander
Mason,
entrando, e sbattendosi la porta alle spalle. -Pare stia cercando i
migliori avvocati di tutto il Regno Unito per fare causa al Ministero.
Tutti i presenti sbarrarono gli occhi.
-Stai scherzando?- rantolò David Carrigan.
-Magari...-mormorò Chris, accendendosi una sigaretta con
noncuranza -Ho appena parlato con Jayden, che mi ha detto tutto questo.
Pare che la signora Dale abbia cercato di reclutare a sua difesa anche
Johnathan Mc Bride-
-Conoscendo il vecchio McBride, deve averle sputato in un occhio-
sogghignò Ron.
Johnathan McBride, il padre di Jay, pur essendo un uomo tutto d'un
pezzo, molto rigido e inflessibile, era notoriamente dalla parte degli
Auror e del Ministero, in qualunque contesto.
-Esattamente- rispose infatti Mason -Si è detto inoltre
disposto a darci tutto il tuo appoggio. Secondo lui la Dale non ha
speranze di vincere la causa-
-Ma di cosa ci accusa scusa?- domandò incredulo Potter.
-Sostiene che dovremmo essere più attenti a ciò
che
accade nei sobborghi, specialmente a Diagon Alley- bofonchiò
Chris con una smorfia, ciccando nel posacenere -Dice che se ci fossero
dei pattugliamenti costanti suo marito sarebbe ancora vivo.
Probabilmente crede che noi abbiamo una grossa S fiammeggiante tatuata
sul petto!-
-Che scusa cretina- commentò anche Blaise, intento ad
esaminare
i referti medici di Clarence Dale -Diciamo che spera di intascarsi un
po' di soldi, nel caso di vincita della causa-
Hermione Jane Granger in un angolo, sentendo quelle parole, si strinse
nelle spalle, evitando
lo sguardo smeraldino di Harry, che la fissava insistentemente.
Non poteva salvare tutti...lo sapeva...Eppure non poteva fare a meno di
sentirsi in colpa, di pensare di continuo "se solo fossi arrivata
prima".
-Hermione?-
Si riscosse, sentendo il suo nome.
Ron le stava muovendo una mano davanti al volto, cercando di farla
tornare alla realtà, mentre Carrigan la guardava stupito.
Probabilmente era da un po' che la stava chiamando.
-Sì?- fece la ragazza, raddrizzandosi sulla sedia.
-Volevo sapere il tuo parere riguardo le dinamiche dell'omicidio.- le
disse il Capo, squadrandola sospettoso -D'altronde sei stata tu la
prima ad arrivare sul posto-
La Granger, ignorando il cocente rimorso, si stampò sul
volto un'espressione neutra.
-Credo che Dale non abbia nemmeno avuto il tempo di difendersi-
affermò -Non c'erano segni di lotta, dev'essere stato
Disarmato
subito, e poi ridotto al silenzio e all'immobilità. Come la
ragazza del vicolo-
-Che non è ancora stata identificata....-mugugnò
Ron, contrariato.
-E riguardo al marchio che gli è stato imposto?- insistette
Carrigan -Hai qualche idea? Tu li hai visti entrambi, sia quello della
ragazza che adesso è al San Mungo, e sia quello di Dale-
-Non ne so molto, ma credo che quando esso è completo
diventi
nero, e le persone su cui è stato imposto muoiano. Infatti
quello di Dale era tutto nero, mentre quello della ragazza era
incompleto, e rosso vivo.-
David Carrigan annuì, pensieroso.
-Radford prima, quando ci ho parlato, mi ha detto che probabilmente
è stato lanciato un incantesimo, da lontano, che ha fatto si
che
quel marchio venisse impresso sulla pelle- raccontò.
-Ho qualche dubbio al riguardo- mormorò Hermione, scuotendo
la testa.
Tutti la guardarono con aria interrogativa.
-Vedete, se fosse stato lanciato a caso, solo per "firmare" un'opera,
nel caso di Dale, a cui è stato impresso sulla schiena,
avrebbe
lasciato un segno sugli abiti che indossava. Ma questi erano
perfettamente intatti- spiegò la Granger, convinta.
-Quindi...- cominciò a dire Harry, intuendo dove la ragazza
volesse andare a parare.
-Quindi è stato scelto un punto preciso. Gli abiti sono
stati
alzati, ed hanno disegnato la tessera del puzzle- terminò
Hermione.
-D'accordo...- sospirò Carrigan. -Ora il punto
però è: Perchè?
-
Hermione camminava in un prato.
L'erba alta arrivava a sfiorarle le ginocchia, ma lei continuava a
procedere, incurante del lieve pizzicore che stava tormentando le sue
gambe snelle. Il vestito bianco e svolazzante che indossava, infatti,
non arrivava a proteggerle in tutta la loro lunghezza.
La ragazza si guardò intorno, beandosi del contatto dei
raggi
del sole sulla sua pelle liscia, sui suoi capelli miracolosamente in
ordine, che le ondeggiavano leggeri sulle spalle nude.
Si chinò a cogliere uno dei tanti fiori candidi che
popolavano
l'immenso giardino, molto somigliante a quello in cui si era svolto il
matrimonio tra Laine e Sebastian.
Solo che quel giorno non c'era nessuno. Era sola, e la cosa non le
dispiaceva.
Portandosi il fiore accanto al viso, ne aspirò il profumo,
poi riprese a camminare.
Non vedeva che erba, e fiori, e cielo dovunque si voltasse, eppure non
si sentiva sperduta.
Sapeva di avere una meta, e si stava adoperando per raggiungerla, con
ardente pazienza, e gioiosa tranquillità.
Si sentiva in pace, in quell'Eden privato. Si sentiva completa, e al
sicuro.
Col fiore in una mano, con l'altra andò a sollevare
leggermente
il proprio vestito, dato che ormai il livello dell'erba si stava
alzando man mano che procedeva, quasi a volerle rendere ancora
più impervio il cammino.
Ad Hermione però questo fatto non disturbava, anzi, la
divertiva. Sentiva dentro di sè che anche se d'improvviso si
fosse messo a piovere, o a nevicare, oppure fossero bruciati tutti i
fiori, quel luogo le sarebbe comunque parso il più bello al
mondo.
E, come vide una figura, seduta su un alto masso, a qualche decina di
metri da lei, ne capì il motivo.
Sorrise tra sè, accelerando impercettibilmente il passo e
lasciando cadere l'orlo del vestito, incurante se esso si impigliava
tra i fiori.
Come arrivò al masso rallentò fino a fermarsi,
lasciando
vagare il proprio sguardo su ciò che di più bello
lei
avesse mai visto.
I capelli biondi, quasi bianchi si alzavano appena, scompigliati dal
vento tiepido che percorreva quel luogo di pace. Gli occhi, grigi e
algidi, la fissavano pacati, velati appena da un desiderio che si
sforzavano di non lasciar trasparire.
Il corpo, imponente ma longilineo, era fasciato in una costosa camicia
chiara, aperta fino al terzo bottone, tanto da lasciar intravvedere la
pelle marmorea e la linea elegante delle clavicole. Le lunghe gambe
erano inguainate in pantaloni scuri, nelle cui tasche erano infilate le
mani, dalle dita snelle e pallide, percorse dalle vene azzurrine.
Draco Lucius Malfoy cercò il suo sguardo, intrecciandolo con
il proprio, e sorrise.
Hermione sentì la pelle bruciare a quel contatto indiretto,
mentre il cuore cominciava a battere un po' più forte, quasi
catturato da fili invisibili che lo scuotevano ritmicamente.
Draco estrasse una mano dalla tasca, lentissimamente, portandola su
quella della Granger, inerme lungo il fianco. La sfiorò
delicatamente, sottraendole il fiore che giaceva tra le dita della
ragazza, dimenticato. Lo prese, se lo rigirò tra le dita,
quindi
riportò lo sguardo sul viso di Hermione.
Con l'altra mano le ravviò i capelli dietrò
l'orecchio,
appuntando tra di essi il fiore, che col suo bianco splendore
contrastava con i ricci castani.
-Ti ho aspettato tanto - mormorò Hermione, con voce bassa ma
colma di gioia, come per non rovinare la perfezione del momento.
Malfoy si tirò su dal masso a cui era appoggiato,
rivelandosi più alto di lei di parecchi centimetri.
-Ti avevo promesso che sarei tornato, o sbaglio?- fece con tono
lievemente canzonatorio, ma sempre sorridendo, genuinamente. La voce
era bassa, calda e fluida, melodiosa e strascicata.
Hermione annuì, passandogli le braccia al collo. Il ragazzo
si accostò a lei, stringendole la schiena di rimando.
Le labbra dei due giovani si incontrarono per un breve istante...
Poi la Granger comprese che qualcosa non andava.
Draco, tra le sue braccia, sembrava sempre più
inconsistente, sempre più evanescente.
Cercò di serrare le braccia sulle sue spalle larghe, per
trattenerlo, ma lui e quel luogo meraviglioso stavano inesorabilmente
svanendo.
-Tornerò
sempre da te, mezzosangue....-
Hermione riaprì di scatto gli occhi, ritrovandosi a fissare
il soffitto della sua camera da letto.
Passandosi stancamente una mano sugli occhi, si tirò su,
posandosi sui propri avambracci, facendo attenzione a non svegliare
Peter, che dormiva al suo fianco, un braccio appoggiato possessivamente
sulla pancia della ragazza.
Aveva insistito per rimanere lì quella notte, e lei non
aveva avuto la forza per contaddirlo.
E ora quel braccio, posato su di lei, pesava come piombo.
Non respirava...se ne accorse solo in quel momento, stretta a Peter.
Lui la stringeva, troppo forte come sempre, e lei non respirava. Le
mancava l'aria, il fiato...Quel fiato che le aveva donato solo Draco,
mettendole semplicemente un fiore tra i capelli.
Maledetto...La perseguitava ancora. Poteva quasi vederlo sogghignare,
vedendola ora lì con Peter, l'incarnazione di tutto
ciò
da cui lei ad Hogwarts era sempre fuggita.
Alzò leggermente il braccio di Randall, per alzarsi dal
letto.
Tornerò.
L'aveva sentita quella voce, poco prima di svegliarsi. Era
la sua, l'avrebbe riconosciuta tra mille.
Sempre.
Cristo, stava diventando pazza, era logico che prima o poi
sarebbe accaduto.
Da.
Le era già capitato di sognare di lui. Ma mai
in quel modo, mai con tutti quei dettagli.
Te.
Dettagli che ora bruciavano come una ferita aperta. Una
ferita che mai si era chiusa.
Mezzosangue.
Gliel'aveva detto tante volte, per prenderla in giro, per
rabbonirla...O forse perchè in fondo in fondo ci credeva
anche
lui. Ci credeva, che l'avrebbe trovata dovunque, ci credeva che non
l'avrebbe mai lasciata sola.
E da qualche parte, nonostante non lo avesse ammesso nemmeno a
sè stessa per non illudersi, ci aveva creduto anche lei.
Perchè lo vedeva, lo vedeva nel suo sguardo mentre faceva
l'amore con lei senza staccarle gli occhi di dosso.
Lo vedeva quando si faceva serio tutto d'un tratto, e la guardava con
quell'espressione ardente e malinconica...
Lo vedeva quando la stringeva forte, senza mai farle male, come se
volesse farla diventare un tutt'uno con lui.
Come se volesse entrarle dentro, come se volesse farle capire...
Ma non ce n'era stato il tempo.
Non c'era stata la possibilità di capire.
Hermione si sedette nella cucina buia, un bicchiere d'acqua stretto
nella mano tremante, le dita sottili strette attorno al vetro.
L'altra mano serrata allo spasimo attorno alla catenina che portava al
collo.
Che tu sia dannato Draco.
Che sia dannato il tuo ricordo. Anche se è
l'unica cosa che mi fa compagnia in queste notti di tempesta.
Ti odio Draco.
Ti odio a tal punto che se tu fossi qui, ora, davanti a me, ti
stringerei così forte a me da farti male, da farti gridare.
Perchè tutto ciò che vorrei adesso è
vederti
supplicare, vederti in ginocchio davanti a me. Piegato, ad implorare il
mio perdono. A pregarmi di perdonarti per avermi lasciata sola, per
essere stato così stupido...Per avermi voluto proteggere.
Ti amo Draco.
Ti amo come cinque anni fa. Ti amo così tanto
che darei
la mia stessa vita pur di non perdere il tuo ricordo. Anche se brucia,
anche se fa male, anche se mi dilania.
Harry Potter tornò a casa che ormai era notte inoltrata. Era
rimasto al Quartier Generale fino a tardi a studiare gli ultimi
incartamenti, finchè, sfinito, non si era quasi addormentato
sulla scrivania.
Aprì piano la porta d'ingresso, cercando di fare il minor
rumore
possibile, per non svegliare Elenie che sicuramente stava
già
dormendo.
Per questo fu molto sorpreso quando vide una luce fioca accesa nel
salotto. Si tolse il mantello, appoggiandolo su una sedia, e si diresse
da quella parte.
Il volto stanco di distese in un sorriso dolce, quando vide la sua
ragazza profondamente addormentata sul divano, con un libro appoggiato
sul petto.
Evidentemente aveva cercato di aspettarlo per un po', ma poi era
crollata.
Fece il giro del divano e si posizionò accanto a lei,
chinandosi accanto al suo viso.
I capelli neri le incorniciavano il viso, e la piega delle ciglia
lunghe accarezzava le guance di porcellana.
Era bella da togliere il fiato...
Incapace di trattenersi, Potter con un dito le sfiorò la
pelle
vellutata del volto, soffermandosi lungo la linea delle labbra carnose.
Elenie rabbrividì impercettibilmente sotto quel tocco
delicato,
e lenta aprì gli occhi, sbattendoli una o due volte.
-Ciao- gli sorrise, con voce impastata di sonno, e intrecciando una
mano con quella del fidanzato.
-Scusa- mormorò Harry- Non volevo svegliarti.-
La Zabini posò un bacio sulla guancia di Potter, facendogli
posto accanto a sè e stringendosi a lui.
-Come stai?- le chiese, scompigliandole i capelli.
Anche lei aveva visto il cadavere, quel pomeriggio...E di certo non era
stata una prova semplice.
-Io bene- lo rassicurò Elenie con voce ferma -Hermione
invece?- aggiunse, un po' preoccupata.
-Al solito. Maschera come sempre i suoi sentimenti- mormorò
Harry, scuotendo la testa.
-Non è facile per lei.-
-Lo so...Ma se si lasciasse aiutare sarebbe molto meglio-
sentenziò Potter, guardando storto la Benèfica.
Lei di rimando si alzò dal divano, mettendosi seduta e
adagiando mollemente il capo sui cuscini.
-Detto da te suona come una battuta- commentò, sogghignando
-E'
orgogliosa tanto quanto te. Non ammetterebbe mai di avere un problema.-
-Stai parlando ancora come se fossimo ad Hogwarts -le fece notare il
Bambino Sopravvissuto -Adesso siamo cresciuti. E' diverso-
Elenie scosse la testa, convinta.
-Non si smette di essere
un Grifondoro. E' quello che dite sempre tu e Chris, o
sbaglio?-
Harry ridacchiò, passandosi una mano tra i capelli, conscio
che la sua fidanzata avesse pienamente ragione.
Mentre rideva si sentì ancora più determinato.
Doveva
avere quelle maledette prove, il prima possibile...ora era
più
importante che mai!
Chiedo scusa in
ginocchio per l'enorme ritardo, ma non trovavo mai abbastanza tempo per
aggiornare e ringraziarvi tutte come si deve...Giuro che la prossima
volta sarò più rapida=) Vedo che le ricerche che
Jayden sta facendo hanno scatenato la vostra
curiosità...Anche se mi sembra che le vostre ipotesi si
concentrino su un unico punto! Passo ai ringraziamenti dai, prima di
parlare troppo:
ross_ana: Sì
in effetti il tuo nome è abbastanza deducibile xD Piacere di
conoscerti...Non posso svelarti quali siano le ricerche che sta
svolgendo Jay, del resto mi pare che tu ti sia già costruita
le tue ipotesi...Chissà, magari sono esatte! =)
barbarak: Eh
già, come vedi il nuovo cadavere ha creato un bel po' di
scompiglio....Anche se gli Auror sono ben lontani ancora da capirci
qualcosa!
robertaro: Mi
fa molto piacere che la storia ti incuriosisca...E anche che tu mi dica
quali sono le tue idee riguardo tutti questi misteri! Grazie della
recensione..
giusetta91: Ti
ringrazio veramente tanto per i complimenti, soprattutto
perchè vengono da una persona che non ha la recensione
facile =) Spero che continuerai a seguirmi e a dirmi che ne pensi!
seven: Ciao
Nadia =) E' bello chiamarti per nome, finalmente...Come al solito ti
devo ringraziare moltissimo,non puoi capire quanto io apprezzi le tue
recensioni che analizzano ogni più piccola frase
che io ho scritto...Tutto questo mi dà una soddisfazione
enorme, sul serio. Vedere che le persone colgono esattamente i
significati che io volevo far trasparire per me è un gran
risultato, e anche il fatto che esse spendano il loro tempo a dirmelo,
lasciandomi questi commenti stupendi e sentiti! rRazie!
Sklupin: Ti
ringrazio tantissimo per la recensione, sono felicissima che il
capitolo ti sia piaciuto...Come sempre mi fate ottantamila domande (che
comunque mi fa molto piacere ricevere, perchè denotano un
reale coinvolgimento) a cui io non posso ancora rispondere!
Scusaaaa....xD
reb: Grazie
per i complimenti, Rebecca, sono contentissima che tu stia seguendo la
storia, nonostante il finale della prima parte non ti abbia
soddisfatta...Peter ammetto che non piace neanche a me, ma mi diverto
troppo a scrivere dei suoi comportamenti viscidi...haha...(p.s. Nemmeno
a me piacciono i finali tristi)
Smemo92: Haha,
si probabilmente Harry odierebbe anche te, esattamente come tutti gli
altri Auror che vorrebbero spedirlo ad affrontare tutti i mali del
mondo magico, manco fosse Superman! Scherzo...Grazie per la recensione,
Angela! Alla prossima!
emmetti: Ciao
emmettì (a questo punto ti chiamo anch'io così,
se non ti dispiace)...Innanzitutto, auguri in ritardo! Poi, ho visto
con piacere, che il secondo nome di Blake ti ha colpita....Forse
è stata una scelta un po' sdolcinata, ma non ho potuto farne
a meno! E le tue storie sono stupende xD Un abbraccio!
phedre91: Ceci,
queste tue recensioni-schifo non meritano nemmeno un ringraziamento!
Domani a scuola te la faccio pagare =)
senzaparole: Cam,
per fortuna almeno tu mi dai soddisfazione (vero Cè?)
Haha...amo queste recensioni deliranti, piene di pezzi di storia e
pezzi di vita (waha...che frasona ad effetto, quasi quasi la riciclo!)
Ti adoro <3
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Domenica arrivò prima di quanto molti avrebbero desiderato.
Hermione venne svegliata, dopo una notte quasi completamente insonne,
come le ultime due del resto, da qualcuno che bussava insistentemente
alla porta.
La ragazza si alzò lentamente, buttandosi addosso una
vestaglia color avorio.
Scese le scale, giungendo nell'ingresso e raccogliendosi strada facendo
i lunghi capelli.
-Era ora!- bofonchiò Peter quando finalmente gli venne
aperta la
porta. Le diede un bacio sulla guancia, attirandola contro di
sè.
-Non sei ancora pronta?- fece poi, allibito, notando che la Granger era
ancora in pigiama.
Hermione, rannicchiata su una poltrona, ancora in coma,
reclinò il capo, socchiudendo gli occhi.
Sembrava una bella bambola di porcellana.
E forse è
proprio così che lui mi vede, pensò
con una smorfia.
-Non mi sento molto bene- sussurrò.
-Vatti a vestire, su!- la esortò Peter -Nel frattempo ti
preparo
qualcosa di caldo da bere, ti sentirai subito meglio, vedrai!-
La ragazza non ebbe la forza di protestare. Si trascinò fino
al
piano di sopra, ficcandosi sotto il getto caldo della doccia.
-Come sei d'accordo con Harry e Ronald?- le urlò Randall
dopo un po', dalla cucina.
-Vengono qui alle undici e mezza- bofonchiò Hermione,
avvolgendosi in un asciugamano e frizionandosi i capelli.
-Così
andiamo tutti insieme-
Qualche minuto dopo si trascinò in camera, aprendo indecisa
le ante dell'armadio.
Che cavolo mi metto? Questo era il grande interrogativo di quella
mattina.
Poteva vagamente immaginare che tipi fossero i genitori di Peter, per
cui decise per un sobrio completo panna, formato da una gonna stretta
lunga fino al ginocchio e da una camicia leggera e svolazzante.
Si vestì rapidamente, quindi si asciugò i
capelli, in modo che ricadessero ricci e vaporosi sulle spalle.
-Sei pronta?- urlò Peter.
-Arrivo!- esclamò Hermione, vagamente seccata, passandosi il
lucidalabbra e cercando al contempo di mettersi le scarpe.
Terminata l'opera, si riagganciò al collo la sua
inseparabile
collanina, che si era tolta per fare la doccia, e si guardò
allo
specchio.
Impeccabile.
Semplicemente perfetta.
Un perfetto ed impeccabile involucro vuoto.
Guardò tristemente il suo abbigliamento, così
scomodo e austero, per poi arrivare al proprio viso.
Era sciupata. Pallida e troppo magra.
Glielo diceva sempre sua madre, fino a qualche tempo prima, ogni volta
che andava a trovarla.
Ora aveva smesso, chissà perchè. Forse
perchè si era resa conto che non serviva a nulla.
La sua bambina, la sua piccola streghetta, come la chiamava lei
dolcemente, non l'ascoltava più.
Sentiva...Ma non ascoltava.
E sfioriva lentamente e inesorabilmente.
Hermione si scostò una ciocca di capelli, perfettamente
pettinati e arricciati, dal volto, con un gesto scocciato.
Quanto avrebbe voluto mettersi una tuta, levarsi tutto quel trucco
inutile, farsi una coda e uscire a fare una passeggiata. Oppure andare
al Quartier Generale ad ammazzarsi di lavoro.
Qualunque cosa...Ma non restare lì.
Udendo Peter chiamarla nuovamente, si affrettò a scendere.
-Vado bene?- gli chiese, senza volerlo sapere realmente, una volta che
gli fu di fronte.
-Perfetta- sorrise lui, prendendole una mano e baciandogliela adorante.
-Solo...se posso dire la mia...- iniziò esitante, ma con un
sorriso furbo sul volto.
-Dimmi- sospirò Hermione, sforzandosi di sorridere.
-La tua collana c'entra poco con lo stile dell'abito...-
mormorò
Randall, afferrando tra le dita la sottile catenina argentata a cui era
appeso il ciondolo a forma di D -Non ne hai una d'oro? Si intonerebbe
di più al resto-
La Granger si ritrasse, come se le parole dell'uomo l'avessero scottata.
-La collana va benissimo- sibilò, brusca, afferrando il
ciondolo
con la mano e stringendolo nel palmo, come se volesse aggrapparvicisi.
-D'accordo!- bofonchiò Peter stupito, alzando le mani in
segno
di resa -Era solo una constatazione, non volevo offenderti!-
Hermione si sedette su una poltrona, il respiro affannato, e socchiuse
gli occhi.
Avrebbe dovuto chiedergli scusa...e magari spiegargli tutto, lo sapeva.
Ma non poteva. O meglio, non voleva, assolutamente.
Come avrebbe potuto raccontargli di Draco, quando erano anni che non ne
parlava con nessuno?
Quando era dalla sua morte che le sue labbra non pronunciavano quel
nome?
Il trillo del campanello la fece sussultare.
Peter andò ad aprire e lei lo seguì.
Harry ed Elenie entrarono spediti, entrambi elegantissimi, e salutarono
Randall con un entusiasmo troppo esagerato per sembrare credibile,
almeno agli occhi della Granger.
-Ron?- si informò la ragazza.
-Sta arrivando- rispose la Benèfica, stupenda nel vestito
blu, intonato ai suoi occhi, che indossava
-Ha detto che ha una sorpresa- aggiunse Harry, interdetto.
Hermione a quelle parole iniziò a sudare freddo.
La parola "sorpresa" unità al nome "Ron" poteva significare
una sola cosa.
E infatti...
Il campanello suonò di nuovo, e questa volta
toccò all'ultimo dei maschi di casa Weasley entrare.
Dopo le parole di Harry però, nessuno dei presenti fu troppo
stupito di vedere attaccata al suo braccio non Noelle, la ragazza che
l'aveva accompagnato al matrimonio di Laine e Sebastian, ma una
graziosa biondina.
-Lei è Laura!- la presentò il rossino con un gran
sorriso.
Hermione e gli altri le porsero la mano, ospitali.
-Ma Noelle che fine ha fatto?- gli bisbigliò all'orecchio
Potter, allibito, qualche istante dopo.
Per tutta risposta Ron gli ficcò una gomitata tra le
costole, intimandogli di tacere.
Fatica inutile, dato che Laura era troppo presa a complimentarsi con
Hermione per l'arredamento, per accorgersi dello scambio di battute dei
due inseparabili amici.
-Dato che ci siamo tutti- esordì Peter dopo un po',
gioviale- Direi che possiamo andare!
Il Devon era fantastico.
Un sottile venticello spazzava i verdi prati, mentre il caldo sole di
fine maggio illuminava la brughiera.
I sei maghi si Materializzarono su un piccolo viottolo terroso, di
fronte a un cancello immenso e di ferro lucido.
-Wow- fischiò Ron, incapace di trattenersi -I tuoi abitano
qui?-
-Esattamente- rispose Peter, accostando una mano al cancello, che sotto
il suo tocco si aprì di scatto, senza produrre il minimo
rumore.
-Ma stanno qui tutto l'anno?- mormorò Hermione, guardandosi
intorno stupita e curiosa -Dev'essere scomodo d'inverno, con la pioggia
e il resto-
-Infatti hanno anche una villa nel cuore di Londra -spiegò
Randall, facendo cenno ai suoi ospiti di seguirlo -Queste sono tenute
per lo più estive...Tutte le più antiche famiglie
di
maghi ne possiedono almeno una da queste parti...-
-Davvero?- sogghignò Elenie, già al limite della
sopportazione.
-Certamente- annunciò l'altro con sussiego -A qualche
chilometro
da qui, anche se non so di preciso dove, ci sono quelle dei Greengrass,
dei McLaggen e dei Malfoy, poi...-
-Dei Malfoy?- lo interruppe Hermione.
La ragazza incassò la testa nelle spalle, sentendo su di
sè le occhiate di tutti i presenti.
Non si era nemmeno resa conto di aver ripetuto quel nome ad alta voce...
-Sì, dei Malfoy- scandì infine Peter, lentamente,
fissandola con aria strana -C'è qualche problema?-
La Granger fece segno di no con la testa, quindi si attardò
a
guardare l'enorme parco che circondava la tenuta dei Randall.
-Prego signori, da questa parte-
Hermione, sentendo quella voce, sentì un fremito di rabbia
scuoterla da capo a piedi.
Un elfo domestico, agghindato con i colori scoloriti del casato dei
Randall, guidò i visitatori verso una carrozza.
Peter offrì il braccio ad Hermione, facendola accomodare a
bordo, e lo stesso fece con Elenie e Laura che salirono, seguite dai
fidanzati, a bocca aperta.
-Ma quanti soldi hanno?- biascicò Ron ad Harry,
guadagnandosi un'occhiataccia dalla Granger, che l'aveva sentito.
-La Signora mi ha incaricato di scortarvi fino all'ingresso, dove vi
attende con il Signore- annunciò il cocchiere, facendo
schioccare le briglie e mettendo in moto i cavalli che trainavano la
carrozza.
I ragazzi si guardavano sgomenti, un po' a disagio in mezzo a tutta
quella pomposità.
La carrozza avanzò dolcemente tra vialetti e siepi, per poi
fermarsi con un leggero stridìo in uno spiazzo.
L'elfo aprì lo sportello, e Randall scese per primo,
gonfiando orgogliosamente il petto.
Hermione afferrò la mano che il suo ragazzo le porgeva,
avvertendo un inspiegabile moto di fastidio afferrarle il petto.
Per quanto ancora sarebbe riuscita a fingere in quel modo? Quanto prima
di mandare tutto a quel paese e tornarsene a casa sua?
-Ben arrivati!-
La voce melodiosa di una donna le fece alzare il volto di scatto.
Una signora sui cinquant'anni, dai biondi capelli raccolti, stava
scendendo i gradini della tenuta, sollevando appena il lungo vestito
verde chiaro che le fasciava il corpo troppo snello.
-Buongiorno, madre- cinguettò Peter, andandole incontro e
baciandole le guance.
-Ti presento Hermione Granger- disse poi, facendo cenno alla ragazza di
avvicinarsi.
La riccia fece qualche passo, senza sentire assolutamente niente.
Vuota.
Vuota.
Vuota.
Debole.
Come si fa ad andare a conoscere i genitori del proprio fidanzato, e
non avvertire nemmeno un debole crampo allo stomaco per l'emozione?
-Piacere- mormorò con voce spenta, stringendo la mano della
donna.
Peter la guardò di sottecchi, poi proseguì con le
presentazioni, visibilmente soddisfatto di avere tali
personalità in casa propria.
-Mio marito ci attende in sala da pranzo- annunciò la
signora Randall.
Senza aggiungere altro si voltò, seguita dai ragazzi,
intimiditi
ma anche un po' curiosi di vedere come fosse quella casa immensa.
Il gruppetto attraversò sale ornate con giganteschi arazzi,
camminando su tappeti persiani.
Hermione si guardò intorno pochissimo. Quella casa la
soffocava,
con tutte le sue opulenze, con tutta la sua sfrontata ed ostentata
ricchezza.
Chissà se la casa in cui Draco aveva passato le estati,
lì nel Devon, era come quella.
Harry, che le camminava davanti, si bloccò di scatto,
interrompendo le sue riflessioni.
Erano arrivati nella stanza in cui avrebbero mangiato.
Una pesante tovaglia di broccato copriva un tavolo stretto e
lunghissimo, su cui piatti dorati attendevano solo di essere riempiti.
Il soffitto, affrescato con immagini particolari, sembrava fin troppo
vicino e incombente.
Nella stanza filtrava una luce soffusa, mitigata dalle fitte tende
rossastre che coprivano le vetrate.
Un uomo, seduto a capotavola si alzò. Il padre di Peter.
Il giro di presentazioni fu rapido ed essenziale, e in men che non si
dica presero tutti posto a tavola.
-Dunque siete tutti Auror?- domandò poco dopo la padrona di
casa, con finto interesse.
La conversazione languiva, era soprattutto il giovane Randall a
parlare, di cose peraltro molto futili.
-No Signora...Solo io, Harry ed Hermione- rispose Ron, dopo aver
mandato giù con una smorfia il caviale che aveva nel piatto.
-Elenie lavora in un dipartimento del Ministero e Laura....-
Weasley si interruppe bruscamente, arrossendo di colpo, rendendosi
conto di non avere la minima idea di cosa facesse nella vita la sua
ragazza.
-Faccio tirocinio alla Gazzetta del Profeta- si intromise la ragazza,
scoccando un' occhiataccia al rossino e ignorando le risatine di Harry.
La madre di Peter annuì, quindi si rivolse alla Granger,
seduta alla sua destra.
-E tu hai intenzione di lavorare ancora per molto, mia cara?-
Hermione la guardò con aria interrogativa.
-Madre....- cercò di intromettersi Peter, con tono
ammonitore.
-Naturalmente quando tu e mio figlio vi sposerete, abbandonerai una
carriera così poco adatta ad una donna, per occuparti della
casa- continuò la donna, pulendosi le labbra con il
tovagliolo
di seta.
Harry e Ron si guardarono allarmati. La situazione si stava facendo
spinosa!
La Granger allargò gli occhi, guardando furente il suo
fidanzato, e nuovamente la di lui madre. Aprì la bocca per
ribattere...
-Beh, signora, dopotutto si frequentano da un paio di mesi!- la
anticipò precipitosamente Elenie, cercando di evitare il
disastro -Mi sembra un po' prematuro parlare di matrimonio, no?-
-Io e mia moglie ci siamo sposati dopo un mese di frequentazione-
sentenziò secco il padre di Randall.
Sul tavolo calò il silenzio.
Nessuno aveva il coraggio di dire alcunchè, così
tutti i
ragazzi giocavano nervosamente con il cibo contenuto nei loro piatti.
Prima che l'atmosfera si facesse ancora più pesante, il
trillo di un telefono interruppe l'imbarazzo.
Potter arrossì di colpo, cercando freneticamente
l'apparecchio nelle sue tasche.
-Scusate- mormorò prima di alzarsi, guardando Elenie in
maniera eloquente.
Hermione lo notò, ma non disse nulla.
Passò un minuto, poi due. La voce di Harry si distingueva a
malapena attraverso le grandi stanze che li separavano.
-Con permesso- disse la Benèfica, raggiungendo il suo
ragazzo.
Attraversò sale enormi, prima di individuare il Prescelto,
seduto su un divano, intento a mormorare indicazioni a qualcuno.
-Sì, ho capito- borbottò- Stagli addosso! Magari
questa è la volta buona!-
Potter riagganciò con un sospiro.
-Era Jayden?- chiese la Zabini, sedendoglisi accanto.
Harry annuì con espressione vuota.
-Credi che stavolta...?-
-Non credo niente!- la interruppe il ragazzo, secco -Non prima di avere
in mano delle prove-
-Scusa...-mormorò Elenie.
L'ex-Grifondoro la guardò, assorto nei suoi pensieri, poi si
riscosse.
-Scusami tu -disse poi - Non mi è semplice affrontare
l'argomento-
-Lo so amore- sussurrò la ragazza -Torniamo di
là, forza-
I due ragazzi tornarono in sala da pranzo, dove la conversazione
sembrava essersi riaccesa.
Harry sospirò di sollievo, contento che quell'imbarazzante
silenzio si fosse concluso.
La sua contentezza durò pochissimo, infatti non appena vide
lo
sguardo preoccupato di Ron, e quello totalmente assente di Hermione,
intuì che nel discorso dovesse esserci qualcosa che non
andava.
-...in fondo erano Mangiamorte no? E' risaputo...Non riesco a capire
come voi Auror non li abbiate arrestati!- stava dicendo il padre di
Peter.
Elenie scivolò al suo posto, accanto ad Hermione,
scoccandole un'occhiata.
La ragazza stava guardando nel suo piatto, gli occhi vacui e
leggermente lucidi. Le mani stavano torturando senza sosta il
tovagliolo.
-Non credo rientri nelle nostre competenze dare conto a voi del nostro
lavoro- rispose nervosamente Ron, con tono rabbioso.
Harry sgranò gli occhi verso il suo migliore amico, sorpreso
di tanta astiosità.
-Sentiamo cosa ne pensa il signor Potter- sogghignò il
vecchio Randall.
Sentendosi chiamato in causa, il ragazzo guardò
alternativamente
l'uomo e il suo migliore amico, entrambi protesi in avanti.
-Mio marito ed io ci chiedevamo- spiegò la padrona di casa
-Il
motivo per cui i Malfoy non siano stati arrestati in seguito alla
caduta di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato-.
Lo sguardo di Harry corse subito ad Hermione. Ecco spiegato il motivo
delle lacrime che le ballavano negli occhi, seminascosti dai capelli e
dal volto tenuto abbassato.
Respirò a fondo.
-Sono d'accordo con Ron. Il nostro lavoro non dovrebbe interessarvi.
Comunque la risposta è semplice: sono spariti dalla
circolazione, senza lasciare tracce. Ora, se vogliamo cambiare
argomento....-
-Certo, la morte del figlio deve averli distrutti- considerò
la signora Randall.
Le dita di Hermione artigliarono la tovaglia.
La morte del figlio...
-Hanno avuto quello che si meritavano-
sentenziò il padre di Peter.
Basta.
La Granger udì la voce di Harry controbattere con rabbia, ma
i suoni le giungevano ovattati.
La catenina al suo collo pesava come piombo.
O forse era la vergogna che provava in quel momento a pesarle?
-Scusate- sussurrò alzandosi di scatto.
Sentì gli occhi di tutti puntati addosso a lei, mentre si
allontanava dalla tavola il più velocemente possibile.
Gli occhi fradici di lacrime, avanzò attraverso numerose
stanze praticamente alla cieca, cercando un'uscita.
Le sembrava che le pareti le si stringessero sempre di più
addosso.
Come la sua stessa vita.
Non era riuscita a dire nulla. Non aveva nemmeno risposto a quei
maledetti che buttavano fango su colui che aveva amato.
E che ancora le faceva girare l'anima.
Vergogna. Tanta, tanta vergogna.
Si vergognava di sè stessa, di quello che era diventata.
Ma soprattutto, si vergognava al solo pensiero che Draco, in cielo o in
qualunque altro posto si trovasse, potesse non riconoscere la ragazza
tra le braccia della quale aveva esalato i suoi ultimi respiri.
Come al solito sono
super di corsa e terribilmente in ritardo...Scusatemi tanto per questa
lentezza, ma quest'anno ho la maturità e dovrei (dico
DOVREI) studiare...Appena finisce comincerò ad aggiornare
più velocemente. Scusate se non ho il tempo per i
ringraziamenti personalizzati, ma sono di corsa, quindi dico un grande
grazie a Barbara, Rossana, Roberta, Nadia, Emmettì ed
Angela...Un abbraccio supplementare va alle "nuove arrivate" Cate1994 e 95etta.
Alla prossima!
Un abbraccio.
Gaia
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Era notte inoltrata, a Londra. La luna era coperta dalla nuvole, e
le strade buie non potevano beneficiare nemmeno dei suoi deboli raggi.
Due figure avvolte da mantelli scuri si aggiravano tra i
vicoli con circospezione, attente a non farsi notare.
-Stupeficium!-
Un urlo squarciò l'aria, mentre un getto di luce rossa
cozzava
contro un muro, mancando il bersaglio a cui l'incantesimo era destinato.
-Che cazzo fai?- ringhiò una voce fredda.
-Mi sembrava di aver sentito dei passi-
-Fai di nuovo una cosa del genere, e ti ritroverai sottoterra nel giro
di dieci secondi. Dannati
Efreet!-
Questa frase, appena sibilata, si perse nell'ululato del vento.
-Allora? Quanto manca?- chiese la voce di prima con tono annoiato,
sempre più glaciale.
Il suo accompagnatore alzò gli occhi al cielo.
-Siamo quasi arrivati- sbuffò.
Quel tizio gli stava veramente dando sui nervi. Non si era mai tolto il
cappuccio da quando si erano incontrati, dunque non l'aveva mai visto
in faccia come si deve. Eppure doveva essere abbastanza importante, se
il Capo aveva deciso di incontrarlo senza riserve.
I due camminarono ancora qualche minuto, senza parlare.
L'Efreet che faceva strada tendeva le orecchie per udire i passi
dell'uomo per essere sicuro che lo seguisse, non avendo il coraggio di
voltarsi per sincerarsene direttamente.
Si bloccò di scatto quando il rumore di passi alle sue
spalle si
bloccò di colpo. Si girò e l'incappucciato si era
fermato
e si stava accendendo una sigaretta. Il tizio diede un lungo tiro, poi
soffiò fuori il fumo, che si alzò in lievi volute.
-Nervoso eh?- sogghignò l'Efreet.
Non fece nemmeno in tempo a finire la frase, che sentì la
gola serrarsi di colpo, e il fiato mancargli di netto.
Si portò le mani alla gola, annaspando alla disperata
ricerca d'aria.
-Bisogna sempre pensare, prima di parlare, non trovi?-
considerò il suo compagno, annoiato, continuando a fumare.
Passò qualche interminabile secondo, e l'Efreet
sentì l'aria invadergli nuovamente i polmoni.
Tossì a lungo, quindi guardò l'altro con
malcelato odio.
-Sei totalmente pazzo!- abbaiò, rabbioso, facendo un passo
verso di lui.
-Io non lo farei se fossi in te- considerò l'incappucciato
-Questa volta potrei, come dire, dimenticarmi
che le persone hanno bisogno di ossigeno per sopravvivere-
-Forza andiamo- continuò, gettando a terra la sigaretta e
pestandoci sopra -Non ho altro tempo da perdere-
Con un cenno imperioso del capo ordinò all'Efreet di
precederlo.
Quello sembrò pensarci un istante. Poi, probabilmente memore
dell'avvertimento di poco prima, si affrettò a fare strada.
I due svoltarono in un vicolo cieco. L'accompagnatore posò
una
mano sul muro di mattoni di fronte, che per un istante si
illuminò.
Passarono alcuni secondi, poi su di esso comparve una specie di porta,
che venne aperta con impazienza dall'interno.
-Lasko- salutò l'uomo che comparve sulla soglia -Finalmente!-
-Il Capo è già arrivato?- chiese l'Efreet.
-Già. Sta aspettando il tuo amico da dieci minuti buoni-
Lasko guardò nervosamente l'uomo alle sue spalle, che
sembrava
non avere nessuna intenzione di togliersi il cappuccio, e attendeva in
silenzio.
-Lo accompagni tu?- chiese con un'occhiata eloquente al tizio che gli
aveva aperto la porta.
Quello annuì, e invitò lo sconosciuto a seguirlo
attraverso un corridoio sulla destra.
Lasko sospirò, appoggiandosi alla parete.
L'incappucciato lo terrorizzava. Non voleva passare con lui
più tempo di quanto fosse strettamente necessario.
E poi era potentissimo.
Gli aveva lanciato una fattura non verbale di straordinaria efficacia
senza l'uso della bacchetta e senza nemmeno guardarlo.
Solo una domanda...
Chi diavolo era?
Hermione Jean Granger salutò il suo fidanzato sulla soglia
di casa, quindi entrò, sospirando di sollievo.
Finalmente era finita.
Non era stato difficile giustificare il suo strano comportamento a
tavola con un mal di testa improvviso, ma la giornata sembrava essere
stata comunque
interminabile.
I genitori di Peter avevano insistito perchè rimanessero
anche a
cena, e a nulla erano valsi i tentativi dei ragazzi di trovare scuse
valide per defilarsi.
La ragazza salì le scale, sfinita, decisa solo a buttarsi a
letto.
Un altro giorno era passato...Un'altra giornata, uguale a tutte le
altre, senza uno scopo, senza un dannato obiettivo che la spronasse ad
andare avanti.
Era stanca...tanto stanca, pensò, stendendosi sulle coperte.
Stanca di passare le sue giornate sforzandosi semplicemente di
sopravvivere, di proteggersi da un dolore che sembrava essere
costantemente in agguato.
Stanca di sognare qualcuno che non sarebbe mai tornato.
Sentì una lacrima veloce scorrerle lungo la guancia. Quanto
le era sembrato vero il sogno di qualche notte prima.
Quanto amaro le aveva lasciato in bocca, quando si era svegliata e
aveva compreso che non c'era nulla di reale.
Dannazione Hermione.
Sono passati sei anni cazzo.
Sei anni e ancora tu senti la sua intossicante presenza al tuo fianco.
La Granger si alzò, senza nemmeno saper bene cosa fare.
Odiava sentirsi così vulnerabile, soprattutto di fronte a
sè stessa.
Mosse qualche passo, poi incespicò nel tappeto, e cadde in
ginocchio.
Nel giro di due secondi si ritrovò a singhiozzare,
stringendo nel pugno la catenina di Draco.
Maledetto serpente.
Maledetto perchè mi hai lasciata sola,
prigioniera del tuo ricordo.
Maledetto perchè so che questa consapevolezza ti rende solo
felice.
Maledetto perchè mi hai preso il cuore per poi andartene
senza voltarti.
Maledetto perchè mi stai facendo odiare la mia vita.
Il trillo del telefono riscosse Hermione.
La ragazza si tirò su di scatto dal tappeto su cui si era
raggomitolata.
-Ma che ore sono?- biascicò tra sè e
sè, rendendosi conto di essersi addormentata.
A tentoni accese la luce, per poi guardare distrattamente la sveglia.
Le tre passate.
-Pronto?- mugugnò nella cornetta.
-Hermione?- gridò una voce, concitatamente -Sei sveglia?-
-Chris? Sei tu?- chiese allarmata la ragazza.
-Si! Sto portando Alice in ospedale-
La Granger rimase un attimo interdetta.
-Ma....-biascicò poi, riprendendo lucidità -Non
è un po' presto?-
-Credi che non lo sappia?- ringhiò Mason, con voce
chiaramente
terrorizzata. -Avvisa gli altri e...cosa c'è amore?- si
interruppe, rivolgendosi ad Alice.
Hermione udì la voce sofferente dell'amica sussurrare
qualcosa
al marito, quindi quest' ultimo si rivolse nuovamente a lei.
-Ora devo andare. Chiama tutti e venite al San Mungo appena potete, ti
prego!-
-D'accordo! Dai un bacio ad Aly e dille di stare tranquilla-
La riccia attaccò, senza attendere la risposta di
Christopher.
Dopo un minuto era già fuori di casa, col cellulare alla
mano.
-Sì Ele, ci vediamo lì tra dieci minuti! Chiama
tu Laine,
per favore...Sì certo! Adesso sarà meglio che
corra,
Chris al telefono era fuori di sè!-
Hermione si Smaterializzò, dopo essersi sincerata che nei
paraggi non ci fosse nessuno, e riapparve davanti al magazzino
fatiscente che nascondeva agli occhi dei Babbani l'ospedale dei maghi.
L'eccitazione per quella nascita improvvisa era mitigata dall'ansia per
le condizioni di Alice. Con un nodo in gola chiese alla Guaritrice
all'ingresso dove fossero i suoi amici e finalmente, svoltando in un
corridoio, vide Christopher camminare impaziente in su e in
giù,
la testa tra le mani.
Un sorriso amaro le si disegnò sulle labbra.
Lei non avrebbe mai potuto dare un figlio all'uomo che amava. Non
avrebbe mai potuto vivere un momento del genere...o almeno, non in quel
modo.
La creatura che forse lei un giorno avrebbe generato non sarebbe mai
potuta essere frutto di un amore vero, puro, sacro.
-Sei qui!- rantolò Mason all'improvviso, sollevato,
vedendola.
La Granger gli andò incontro e lo abbracciò
stretto.
-L'hanno portata dentro e non mi dicono nulla- spiegò Chris
con voce rotta, lasciandola andare. Aveva gli occhi lucidi.
-Stai tranquillo... Blake dov'è?-chiese Hermione, non
vedendo il figlio di Seb nei paraggi.
L'ex-Grifondoro fece un cenno alle sue spalle. In mezzo alle sedie
della sala d'attesa troneggiava una carrozzina.
-Temevo l'avessi dimenticato a casa- scherzò la Granger.
L'altro non sorrise, limitandosi a tenere lo sguardo fisso sulla porta
bianca oltre la quale i Guaritori avevano portato Alice.
-Andrà tutto bene, vedrai- gli sussurrò allora
Hermione.
-E' troppo presto- ripetè di nuovo Mason, crollando su una
sedia.
-Eccovi! Finalmente- esultò una voce delicata.
I due ragazzi si voltarono, e videro Laine e Sebastian,
abbronzatissimi, avanzare verso di loro, tenendosi per mano.
-Ci ha chiamato Matt- spiegò Anderson. -Alice come sta?-
Mentre Seb si faceva informare da Chris circa le condizioni della
Parker, Laine strinse al petto suo figlio, che gorgogliando suoni
incomprensibili, allungava le manine grassocce verso i biondi capelli
della madre, chiaramente felice di vederla.
-Possibile che non abbiano ancora detto niente?- chiese stupita e un
po' preoccupata la Harris ad Hermione, badando a non farsi sentire da
Christopher.
La risposta della riccia fu coperta da un gran baccano proveniente dal
fondo del corridoio.
Nel giro di qualche secondo Harry, Elenie, Blaise, Ron, Jayden e
Matthew avevano invaso la sala d'attesa.
-Forza ragazzi! Su con la vita!- urlò Weasley, cercando di
risollevare il morale di tutti, brandendo in mano una bottiglia di
spumante.
Jay mollò una pacca sulla spalla di Seb, che si era unito al
clima di depressione instaurato da Mason, tirando fuori dalla tasca i
mille palloncini che si era portato dietro, sia rosa che azzurri.
In mezzo a tutto quel casino, nessuno si accorse che c'era una povera
Guaritrice che cercava di attirare l'attenzione di Christopher.
-Signor Mason!- si sgolò la donna, per l'ennesima volta.
Le chiacchiere e le urla si bloccarono di colpo.
-Sì?- rantolò Mason, col cuore in gola.
-Sono venuta ad avvertirla che tutto procede per il meglio....Non deve
preoccuparsi- disse quella con un gran sorriso, per poi tornare subito
dentro.
Chris praticamente si inginocchiò sul pavimento, ridendo per
il sollievo.
-Staranno bene, tutti e due bene!- singhiozzò emozionato,
abbracciando un po' tutti a caso.
Ronald aprì lo spumante, evocando dei bicchieri e
distribuendoli
a caso. Laine improvvisò un balletto, volteggiando con Blake
e
facendolo ridere. Sebastian corse da loro e li strinse forte entrambi.
Harry ed Elenie si abbracciarono.
La Granger guardò quell'euforia, un po' in disparte, poi si
avvicinò a Blaise, che beveva in silenzio.
Zabini la guardò, quindi le passò un braccio
attorno alle spalle, sospirando.
-Manca tanto anche a me- sussurrò impercettibilmente.
Hermione non rispose. Soprattutto nei momenti di gioia, l'assente
presenza di Draco si faceva sentire, il vuoto da lui lasciato risuonava
incolmabile.
E sapeva che questo valeva anche per tutte le altre persone che in quel
momento erano in quella stanza con lei.
Lo leggeva negli occhi di Harry, lo capiva dal sorriso un po' amaro di
Elenie. Lo vedeva nel secondo nome del figlio di Sebastian.
Nessuno aveva dimenticato Malfoy.
Nessuno l'avrebbe mai fatto.
Il fiume di parole con cui Chris stava sommergendo tutti si interruppe
quando il pianto di un neonato risuonò oltre la porta bianca.
Mason si voltò lentamente, come pietrificato.
La Guaritrice tornò, ravviandosi i capelli.
-Congratulazioni- sorrise al ragazzo -E' diventato papà di
una stupenda bambina-
I ragazzi attorno scoppiarono in un boato, Jayden attaccò a
gonfiare palloncini rosa, mollando quegli azzurri tra le mani di Harry.
-E io che me ne faccio?- bofonchiò Potter.
-Beh prima o poi toccherà anche a te no? Riciclali!-
sogghignò Jay.
Il Bambino Sopravvissuto ridacchiò, ma poi
incrociò lo
sguardo assassino di Blaise e decise che sarebbe stato meglio buttarli.
Nessuno faceva caso a Mason, che diventava via via sempre
più pallido.
-Allora? Hai intenzione di rimanere qui imbambolato ancora per molto?-
lo prese in giro Matthew, dandogli uno spintone.
Non l'avesse mai fatto. Tempo mezzo secondo e si ritrovò un
metro e novanta di Auror mezzo svenuto tra le braccia.
-Oh ma sei fuori?-
Quell'idiota di Parker, manco a dirlo, lo mollò senza troppe
cerimonie sul pavimento, facendogli sbattere tra l'altro una bella
capocciata.
Capocciata che risultò senz'altro utile, dato che Chris si
riprese subito.
-Grazie eh?- borbottò acido, massaggiandosi la testa
dolorante.
-Silenzio!- sentenziò Matt- Non è il momento di
fare la
donnina delicata! Tua moglie e tua figlia ti aspettano. Fila dentro!-
E con un calcio ben piazzato nel didietro, spedì l'amico al
di là della porta.
Mason, terrorizzato, mosse qualche passo nel corridoio bianco che si
snodava davanti a lui.
In fondo ad esso, un' unica porta socchiusa sembrava allontanarsi
sempre di più.
Imponendosi di darsi una mossa, il ragazzo percorse tutto il corridoio,
tremando visibilmente.
Arrivato in fondo, aveva la salivazione totalmente azzerata.
Le due persone per cui in quel momento avrebbe dato la vita, erano a
pochi metri da lui. E lui, da emerito idiota, se la stava facendo sotto.
Diede una spinta alla porta, deglutendo, e le vide.
Alice, bella come mai prima, lo guardava con un sorriso. Tra le sue
braccia, un fagottino di coperte rosa.
Mason si avvicinò in religioso silenzio, senza staccare gli
occhi da quelli meravigliosi di sua moglie.
Le baciò la fronte accaldata, accarezzandole i capelli.
Alice, con l'aria di chi possiede il più prezioso tesoro del
mondo, abbassò il volto e scostò appena le
copertine.
Lo sguardo di Christopher seguì i gesti della Parker, e la
vide.
Vide la sua bambina, per la prima volta.
Sentì le lacrime inumidirgli le ciglia, mentre osservava
quel
piccolo viso stupendo, quei radi capelli chiari, quei pugnetti chiusi.
E il mondo si fermò. Semplicemente non girava più
attorno al Sole, ma a lei.
L'unione perfetta di lui e Alice, di quell'amore che ne aveva passate
tante, prima di poter volare.
-E' bellissima- mormorò, con voce rotta.
-E sana...- fece eco la Parker, orgogliosa.
Il quadretto familiare fu interrotto dalla cagnara degli altri, che
entrarono per conoscere la neonata.
Tutti si strinsero li attorno, chi con un orsacchiotto, chi con un
commento.
-E il nome?- frecciò Matt, che sapeva benissimo le
difficoltà e i dubbi della sorella e del cognato.
Alice, ricordandosene solo in quel momento, guardò sgomenta
Chris.
-Lei è Hope-
annunciò Mason, con un gran sorriso.
Speranza. La speranza di ricostruire tutto da capo. La speranza che sua
figlia riportasse una pace che sembrava stesse andando nuovamente in
frantumi.
Rieccomi qua,
con il solito imperdonabile ritardo...Scusatemi davvero, ho
approfittato di questa micro-pausa dallo studio per postare questo
capitolo, che spero vi piaccia.
Passo al volo ai ringraziamenti:
ross_ana: Mi
diverte molto l'odio che tutte voi provate per Peter. Soprattutto
perchè adorate (anzi, meglio dire ADORIAMO) Draco, che
normalmente si comporta pure peggio =)
barbarak: Haha,
anche a me è sembrato di sentire mia madre...ma
vabbè, un po' di incoraggiamento non fa mai male! Grazie
della recensione =) Un bacio
emmetti: Sono
molto contenta che tu ti sia immedesimata in Hermione, e ancor di
più del fatto che ti sia sembrata forte e determinata.
Temevo, descrivendo la sua sofferenza, di farla apparire debole e priva
di personalità, mentre invece il mio intento era quello di
trasmettere l'effetto opposto: una ragazza che, nonostante le batoste e
il dolore, riusciva piano piano a rialzarsi e ad affrontare tutto!
95etta: Beh,
diciamo che Peter a suo modo è innamorato di lei...E'un lato
del suo carattere, molto borioso e da Purosangue, quello di trattare
gli altri con arroganza e supponenza!
robertaro: Vedo
che anche tu fai parte delle anti-Peter...Poverino, mi fa quasi pena =)
Grazie della recensione, alla prossima!
liven: Che
bello rivederti! Devo dire che le tue recensioni mi sono
mancate...anche se ovviamente capisco che non sempre si ha il tempo di
fermarsi e commentare (io manco ho il tempo di respirare, figurati! ).
Mi fa comunque molto piacere sapere che leggi, e mi basta questo! Ti
ringrazio per i magnifici complimenti che mi fai ogni volta! Un
abbraccio!
lapulce: Una
nuova lettrice, che meraviglia! Mi dispiace non poterti dare
informazioni su Draco, posso solo dirti di continuare a leggere, che
presto o tardi qualcosa si scoprirà!
Jiuliett_Cullen: Sono
molto contenta che la mia storia ti sia piaciuta (tra l'altro leggere
cinquanta capitoli in due giorni non è certo da tutti!)
Spero continuerai a seguirla!
senzaparole: Cam
non so neanche perchè continuo a risponderti alle recensioni
=) Ma soprattutto non so perchè continui a farmi domande su
Draco, dato che sai tuttooooooooo....xD
Seven: Nadia,
sul serio, io non so più come ringraziarti per queste
recensioni bibliche (per la lunghezza) e meravigliose che mi lasci!
Davvero, non sai che stimolo mi dai ogni volta a continuare e a fare
sempre meglio! Grazie duemila!
Smemo92: Si
certo, Draco l'ha riconosciuta....Infatti la frase non era in quel
senso, ma Hermione si stava chiedendo se Draco l'avrebbe riconosciuta
anche in quel momento, com'era diventata in quei sei anni. E'
più chiaro adesso? Scusa se non mi sono spiegata bene, ma
spesso mentre scrivo mi faccio prendere e molti discorsi li capisco
solo io xD
GinevraAmaranth: Dicendomi
che non mi libererò facilmente di te mi fai solo molto
piacere! Sono veramente molto contenta di avere nuove lettrici! Mi fa
inoltre piacere leggere che hai apprezzato il personaggio di Harry...In
effetti anche a me ogni tanto nei libri della Rowling sembra un po'
troppo depresso, per questo ho cercato di renderlo un po'
più allegro e vivace!
Spero che la storia continui a piacerti!
CleudLovegood: Piacere
di conoscerti, Claudia! Sono contentissima di leggere che la storia ti
è piaciuta, e spero vivamente che continuerai a seguirla! Mi
dispiace però di non poterti svelare nulla riguardo Jayden e
le sue ricerche.......lo scoprirai solo leggendo! Alla prossima!
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
...Il
mio pensiero vola verso te
per raggiungere le immagini
scolpite ormai nella coscienza
come indelebili emozioni
che non posso più scordare
e il pensiero andrà a cercare
tutte le volte che ti sentirò distante
tutte le volte che ti vorrei parlare
per dirti ancora
che sei solo tu la cosa
che per me è importante...
-Attenda qui. Il Capo arriva subito-
Ad un tocco di bacchetta, la stanza venne illuminata da fiaccole che
sprigionarono una luce verdastra.
L'uomo incappucciato si accomodò su un sedile di pietra,
tranquillo come se fosse a casa sua.
Del resto, l'ambiente era più o meno lo stesso.
Identica allegria, pensò sarcastico, osservando le macabre
incisioni alle pareti.
-Se me l'avessero raccontato poco tempo fa, non ci avrei mai creduto-
Una voce ironica e glaciale pervase la stanza.
L'incappucciato si alzò dalla sedia con studiata lentezza.
-Lasciamo perdere i finti convenevoli- sibilò, secco -Non ho
tempo da perdere-
-Calma, calma- fece l'altro, entrando ed accendendo un camino
nell'angolo -Farai in modo di avere tutto il tempo che ci serve-
Evocò due poltrone di pelle nera, posizionandole una di
fronte
all'altra. Si accomodò e fece cenno all'ospite di sedersi.
Sogghignò lievemente, notando come quello non accennasse a
levarsi il cappuccio dalla testa.
-Non c'è bisogno di coperture qui.- gli fece notare,
allungandogli un bicchiere di Whisky -Siamo tra noi-
-Fidarsi è bene....- cominciò l'altro -Ha
presente?-
-Certo certo...Eppure io mi sto fidando di te, facendoti venire qui,
mettendoti a conoscenza dei miei piani...Sbaglio?-
-Penso che la mia risposta sia scontata-
L'incappucciato guardò l'uomo di fronte a lui.
I capelli corti e neri erano perfettamente appaiati con gli occhi,
talmente scuri che quasi non si riusciva a distinguere dove finiva
l'iride e cominciava la pupilla.
Dava al massimo quarant'anni....Eppure aveva dato già un
sacco di grattacapi agli Auror.
Cassian Deveraux Cavendish.
L'ultimo erede maschio di una delle più ricche e
conservatrici famiglie Purosangue del Galles.
-Potrei sapere a cosa è dovuto tutto questo interesse per
me?- chiese l'incappucciato, accavallando le gambe.
-Diciamo che la tua fama è giunta fino a qui- disse
Cavendish, con voce pericolosamente tranquilla.
-Ma davvero? Allora dovrebbe sapere che io non faccio più
questo
genere di cose da tempo. Sono fuori dal giro diciamo-
sogghignò
l'altro.
-E non sarebbe ora di rientrarci?-
-Dipende- l'incappucciato Evocò un bicchiere di vino rosso e
lo
sorseggiò tranquillamente -Qual è la posta in
gioco?-
-Potere. Ricchezza. Supremazia.-
-Tutte cose che potrei avere lo stesso da solo-
-E la certezza che quella feccia dei Mezzosangue e dei Babbani
scompariranno da questa Terra.-
-Mmm...dove ho già sentito questo discorso? Ah
sì...lo
diceva il Signore Oscuro prima che Harry Potter lo facesse passare a
miglior vita!- sogghignò lo sconosciuto.
-Presto il tuo scetticismo sparirà, vedrai. Ho intenzione di
cominciare presto a ripulire il Dipartimento Auror- annunciò
Cavendish con voce gelida, alzandosi.
-Mi illumini-
-Ho intenzione di colpire Potter dove più gli
farà male.
Cominciando cioè ad eliminare la feccia che gli sta attorno-
-Intende forse dire....-
-Intendo dire che il ragazzo presto rimarrà senza fidanzata.
Ma
prima toglierò di mezzo la Granger. Sono convinto che lei
sia il
primo stadio per arrivare a Potter-
-Cosa?- l'incappucciato alzò la testa di scatto e per la
prima
volta la sua voce ebbe una malcelata sfumatura di trepidazione.
-Capisco il tuo stupore. Penso che del grande eroe- Cavendish
sottolineò la parola in modo sarcastico- rimarrebbe ben
poco, se
privato della sua migliore alleata-
Detto questo, il moro Evocò a sua volta un bicchiere di vino
e lo alzò rivolgendolo al suo compagno.
-Cin cin!- disse, prima di buttarlo giù tutto d'un fiato.
David Carrigan guardò l'orologio per l'ennesima volta in
mezz'ora.
Le due e trentacinque.
Sospirò guardando fuori dalla finestra del suo Ufficio,
lungo le strade deserte illuminate appena dalla luna.
Non si spiegava quel ritardo.
A meno che non fosse
andato storto qualcosa.
No, decise. E' uno in gamba, sa quello che fa.
Proprio in quel momento bussarono alla porta del suo studio e, senza
aspettare risposta, una figura ammantata di nero scivolò
all'interno.
-Ce ne hai messo di tempo- constatò con sollievo il Capo
degli Auror.
-Ci è voluto più del previsto- spiegò
il nuovo arrivato.
-Allora? Sei riuscito ad entrare in contatto con questo fantomatico
nuovo genio delle forze oscure?-
-Direi proprio di sì. Mai sentito parlare di Lord Cavendish?-
-Quel Lord Cavendish?- allibì Carrigan -Ma non è
morto anni orsono?-
-E' il figlio, infatti-
-Non sapevo avessero eredi.-
-Neanch'io. Sembra essersi ritrasferito a Londra circa un mese e mezzo
fa dal Galles- l'ospite si accomodò su una poltroncina.
-Dannazione. Ci mancava solo questo. Credi che ci sia lui dietro a
questi ultimi attacchi?- domandò Carrigan, posando i palmi
sulla
scrivania e sporgendosi verso di lui
-Senza alcun dubbio. Non ho idea però di come faccia-
-Voglio che tu entri nelle sue grazie.- sibilò il Capo degli
Auror- E che mi tenga informato su ogni suo movimento-
-A questo proposito, per ora so solo che mira a togliere di mezzo
Potter. E per farlo non esiterà a colpire le persone che gli
sono vicine- disse l'uomo in nero -Fossi in lei, terrei sotto controllo
la Granger-
Carrigan si lasciò sfuggire un'imprecazione.
-Non posso certo metterle alle costole uno dei miei uomini. E' troppo
scaltra, nessuno è alla sua altezza. Lo beccherebbe subito.-
-Allora svuoti il sacco-
-Ti ho già detto che voglio prima saperne abbastanza. La tua
copertura è essenziale, lo sai tu per primo. Se svelo alcuni
particolari, è chiaro che c'è un infiltrato. E
già
alcuni dei ragazzi hanno dei sospetti.-
-Capisco. Bene. Allora direi che sia il caso che la sorveglianza alla
Granger la faccia io-
-Ottimo-
-Il secondo bersaglio è la fidanzata di Potter. Ma a mio
parere,
finchè sta con lui, sarà difficile che la
tocchino-
considerò l'ospite.
-Bene. Concentriamoci su Hermione allora- sentenziò Carrigan.
Hermione Granger aprì gli occhi il mattino dopo,
stancamente, e
la prima cosa di cui si accorse fu il debole odore di fumo che
aleggiava nella stanza.
No. Non era possibile.
Si alzò di scatto dal letto, afferrando d'istinto la
bacchetta.
Scese rapida le scale, guardandosi attorno. Sembrava tutto in ordine.
Eppure...
Eppure la sensazione che qualcuno fosse stato lì non se ne
andava.
E quell'odore...quell'odore...Lei lo aveva già sentito.
Tornò in camera, imponendo al suo respiro di controllarsi, e
già non era più tanto sicura che quel fumo ci
fosse stato
veramente e non se lo fosse solo immaginato.
L'ennesimo frutto di
un'assurda nostalgia.
Aprì l'armadio, iniziando a vestirsi per andare
al
lavoro. Si sistemò quindi i capelli e si avvicinò
al
comodino accanto al letto per prendere la sua inseparabile catenina.
Enorme fu il suo stupore quando vide che non era lì.
Presa dal panico spostò il libro che aveva letto fino a
tardi la
sera prima, poi alzò la lampada, quindi si chinò
a
guardare per terra.
Eccola.
La raccolse, legandosela al collo.
Come diamine era finita lì?
Calma Hermione.
-Homenum Revelio-
sussurrò.
Niente. La casa era vuota.
Sto impazzendo,
pensò la ragazza. Adesso
uno entra a casa mia per giocare con la mia collana e fumarsi una
sigaretta...
Assurdo.
Senza contare il fatto che la sua casa era ben protetta con
incantesimi. Se uno avesse avuto cattive intenzioni non sarebbe mai
riuscito ad entrare.
A passo spedito si diresse fuori dalla camera ma, sulla soglia, si
bloccò. A un lato di essa vi era una piccola sedia a dondolo.
Si inginocchiò sul pavimento, posando la mano sulla soffice
superficie della moquette. Osservando le proprie dita, le vide
ingrigite da quei pochissimi residui di cenere che prima tornando di
sopra non aveva notato.
Allora non se l'era sognato.
Chi diavolo era stato quella notte in casa sua?
Ronald Bilius Weasley salutò il Medimago all'ingresso del
San
Mungo quindi, percorrendo la strada che sapeva ormai a memoria,
salì la piccola rampa di scale che portava al reparto di
Rianimazione,
Nel lungo corridoio antistante le squallide stanze bianche, in cui
diversi maghi e streghe riposavano incessantemente, stazionavano le
solite persone, che Ron in quei giorni aveva imparato a riconoscere.
Gli si strinse il cuore passando davanti ad una donna ingrigita,
minuscola, che singhiozzava col viso seppellito in un fazzoletto di
pizzo.
Come faceva da giorni ormai.
Da quando suo figlio era caduto da una scopa giocando a Quidditch,
senza più risvegliarsi.
Il pensiero di Ron corse a sua madre. Molly Weasley.
Doveva passare a trovarla, si disse. L'avrebbe fatta felice,
sicuramente.
Col passare dagli anni era diventata più tenera e
silenziosa.
Dalla morte di Fred si era come ripiegata su sè stessa. Si
sentiva sola, nonostante fosse circondata dall'amore del marito e degli
altri sei figli.
Domani passo alla Tana,
si ripromise Ron, guardando la donna in lacrime, magari porto anche Harry ed
Hermione.
Andò appena un po' più avanti, fino
a raggiungere
l'ultima porta, davanti alla quale stazionava un uomo con la divisa da
Auror.
-E tu chi sei?- bofonchiò al collega, giovanissimo, che mai
aveva visto prima.
-Willard Everett, signore! Sono una nuova recluta- rispose il ragazzo,
zelante, scattando sull'attenti.
-Una recluta?- abbaiò Ron, facendo retrocedere l'altro di un
mezzo passetto -Ma che cazzo gli passa per la testa a Carrigan?-
Tirò fuori il cellulare, pronto a dirgliene quattro al suo
Capo.
Ma era impazzito? Dietro a quella porta c'era una potenziale
testimone-chiave per il caso a cui stavano lavorando, e lui a fare la
guardia metteva un ragazzino che aveva si e no due mesi di esperienza!
Il telefono squillò svariate volte, poi partì la
segreteria.
-Dannato- sibilò Weasley.- Io entro d'accordo? disse poi
alla recluta.
Quello si scostò per lasciarlo passare.
-Che stai facendo?- ringhiò il rosso.
-La faccio entrare!-
-Non mi chiedi il distintivo per controllare?- fece Ron con tono
accusatorio.
-Beh, ma so perfettamente chi è lei, signor Weasley! Come
potrei sbagliarmi?-
-Mai sentito parlare di Polisucco?- chiese l'ex-Grifondoro, esasperato
-Dio, ma non insegnano proprio più nulla a voi reclute?-
borbottò, alzando gli occhi al cielo.
Senza aggiungere altro sbattè il proprio distintivo in mano
al ragazzo, ed entrò nella stanza in penombra.
Le tapparelle erano abbassate, lasciando filtrare appena la luce
esterna.
Ron si avvicinò all'unico letto presente, dove ancora
riposava la ragazza aggredita.
Una settimana.
Una settimana era passata, e ancora non si sapeva chi
fosse.
Carrigan aveva deciso di aspettare ancora un giorno o due, poi
avrebbero cominciato a cercare nella sezione-scomparsi e a mandare in
giro foto della ragazza.
Il ragazzo la guardò. Riposava profondamente, i capelli
erano
sparsi sul cuscino, le ciglia lunghe carezzavano la pelle vellutata
delle guance.
Una garza bianca copriva la ferita impressale solo poche notti prima, e
che ancora non accennava a rimarginarsi.
Weasley si sedette sul letto, che cigolò appena sotto il suo
peso. Le macchine attorno ronzavano, aggiungendo il loro rumore al
soffuso soffio della Pozione Medica che aleggiava nell'aria.
-Avanti...svegliati...-mormorò Ron.
Con le dita sfiorò il dorso della mano della ragazza, che
giaceva inerme sulle lenzuola. Era fredda.
Si tirò su di scatto, sentendo il cellulare vibrare nella
tasca dei pantaloni.
-Dove diavolo sei finito?- gli urlò nella cornetta la voce
di Harry.
Il rosse guardò l'orologio, lo scrollò e infine
lo accostò all'orecchio.
Merda. Era fermo.
-Sono un po' in ritardo- biascicò a mò di scusa.
-Un po'? Dovevamo vederci un'ora fa! Muoviti!- sbraitò
Potter prima di sbattere giù con violenza il telefono.
-E capirai...- disse Weasley tra sè.
E, con un ultimo rapido sguardo alla ragazza, uscì.
Harry James Potter crollò a sedere sulla sedia, posando la
fronte sulla scrivania sommersa di carte.
Tirandosi su, prese tra le mani le foto di Clarence Dale e della
ragazza ricoverata al San Mungo, e le studiò.
Cosa potevano mai avere in comune due persone così diverse?
E che scopo aveva quel simbolo impresso sulla loro pelle?
-Avanti- disse Harry, quando bussarono alla porta.
Entrò Jayden, che si sedette su una sedia di fronte a lui.
-Siete ancora impegnati con quel caso?- si informò McBride,
osservando le fotografie tra le mani dell'amico.
-Già- mormorò Potter, posandogliele davanti -E'
un enigma vero e proprio-
Si levò gli occhiali e, con un gesto stanco, si
passò la mano sugli occhi.
-Va beh dai- riprese poi - Sei venuto a dirmi qualcosa?-
Jayden annuì -Sì, ed è molto
importante, a mio parere.-
Fece una pausa, come per creare la suspance.
-Il nostro uomo sembra essersi fatto vedere in uno dei sobborghi di
Londra. E non era solo-
Potter inarcò il sopracciglio -Cosa stai tentando di dirmi,
Jay?-
-Era con l'Efreet che state cercando.-
-Dannazione. La cosa si fa più complicata del previsto.-
-Non è detto che sia lui Harry, lo sai. Magari è
solo l'ennesimo abbaglio-
-No.- fece deciso il moretto- E' lui. Deve essere lui-
-Comunque io l'ho seguito solo per un po', poi ho quasi rischiato di
essere scoperto, così sono venuto via. Dunque non so dirti
cos'abbia fatto dopo-
-Non ci voleva- bofonchiò Potter.
-A tal proposito, ho un'ottima soluzione. Francamente non so
perchè non ci abbiamo pensato prima-
Jayden sospirò, allungandosi sulla sedia e aprendo la
valigetta
da lavoro che aveva con sè. Da essa estrasse un pesante
quaderno
scuro, che fece atterrare sulla scrivania con un tonfo.
-Ecco, qui appariranno in tempo reale i rapporti degli uomini che ho
assoldato per continuare le ricerche al posto mio. Stava diventando un
impegno troppo gravoso, e loro sicuramente lo potranno fare meglio-
-Jay scusa...non dovevo coinvolgerti in questo casino-
-Ti pare? L'ho fatto volentieri, lo sai.- lo rassicurò
l'ex-Corvonero -E vedrai che ora le cose andranno ancora più
velocemente.-
-Avrai speso un sacco di soldi per pagare quei tizi...- si dispiacque
Harry.
-Dai, non fare il paranoico! Almeno saprò dove mettere un
po' dei soldi di mio padre- sogghignò McBride.
Potter lo guardò con riconoscenza, poi sospirò
guardando fuori dalla finestra.
Ora bisognava solo aspettare...e sperare.
Eccomi qui =) Quattro giorni prima della prima prova della
maturità, perchè altrimenti avrei dovuto
aspettare almeno un'altra settimana. Spero tanto che vi piaccia!!! Vi
ringrazio al volo perchè sto cascando dal sonno xD
ross_ana: Sì
in effetti questa seconda parte è abbastanza sul triste...Ma
non può essere altrimenti! Vedrai che torneranno altre scene
allegre col passare dei capitoli, per spezzare un po' questa atmosfera
cupa!
Cate1994: Mi
dispiace postare con questo ritardo, ma faccio veramente fatica a
scrivere i nuovi capitoli, e di conseguenza a postare. Spero che con
l'inizio di luglio riuscirò ad essere più rapida!
Cerca di portare pazienza =)
barbarak: Sono
veramente contenta che il capitolo ti sia piaciuto...Spero che questo
capitolo ti abbia dato qualche informazione in più sull'
"incappucciato" =)
giusy91: Ti
ringrazio davvero per i complimenti, spero tanto che la storia continui
a piacerti! Mi raccomando, fammi sapere che ne pensi di questo capitolo!
seven: Ciao
Nadia! La tua recensione mi ha sbalordito, lo ammetto! Hai un bambino?
Che bello! Scusa, ma posso chiederti quanti anni hai? Non me lo sarei
mai immaginato xD
Come sempre salto sulla sedia vedendo le tue recensioni immancabili,
meravigliosamente lunghe e soprattutto sentite! Ti rispondo alla
domanda sugli Efreet: ho lasciato abbastanza in sospeso la questione su
di loro, quindi capisco che l'argomento possa essere abbastanza oscuro.
Gli Efreet sono degli Ibridi, che appartengono a una casta minore del
regno delle ombre (vedi capitolo 3) quindi tendenzialmente non sono
proprio buonissimi. Lasko, cioè l'Efreet che si aggirava nel
buio con l'uomo incappucciato lo scorso capitolo, sembrava collaborare
con il Ministero (Elenie si occupava di lui, ricordi?), ma poi
è stato beccato da Ron ed Hermione accanto al corpo della
ragazza aggredita, quindi questo lascia supporre che sia invischiato in
qualcosa di losco...
Ah, ultima cosa: non mi dispiace affatto che tu abbia sentito questo
capitolo come dedicato a te anzi, mi ha fatto un piacere grandissimo.
Un abbraccio!
emmetti: Ciao,
amica di facebook =) Inutile, i tuoi tentativi di corruzione con me non
funzionano, lo sai xD
Per quanto riguarda quella frase, si riferisce al fatto che Hermione
non ama Peter nemmeno un centesimo di quanto Alice ama Chris, e lei ne
è ben conscia. Quindi non potrà mai dare un
figlio al suo grande amore, come ha fatto Alice. Spero di esser stata
un po' più chiara, anche se ne dubito! Di solito scrivo di
getto, quindi è dura spiegare xD
GinevraAmaranth: In
effetti per qualche secondo ho avuto anche io la mezza idea di farla
morire =) Ma alla fine non sono così crudele...lo sono
già stata abbastanzaxD Anche perchè io amo i
lieto fine...Però non posso assicurare che qualcuno non ci
rimetterà le penne da qui alla fine...
Jiuliett_Cullen: Ti
dirò, anch'io vorrei rivedere il sorriso di
Hermione...Questa valle di lacrime ha annoiato pure me =) Ma ogni cosa
a suo tempo! Alla prossima!
lapulce: Quaaaante
domande! E' brutto non poter rispondere a nemmeno una...Ti posso solo
promettere che al più presto saprai tutto! Giuro =) Grazie
della recensione!
Love_doll: Non
ti preoccupare per le recensioni, capisco perfettamente che il tempo
non sia mai abbastanza! Mi fa piacere rivederti, ad ogni modo =) Anche
se la mia bocca resta cucita xD Un abbraccio
95etta: Ti
ringrazio molto per i complimenti e la recensione! Spero che questo
capitolo ti sia piaciuto!
Smemo92: Ma
sì, ma sì...Christopher alla fine è un
eroe no? Riuscirà anche a destreggiarsi tra biberon e
pannolini xD Hermione lo so, è abbastanza triste...Ma ho in
serbo (anzi, dovrei dire che Ron ha in serbo) un ottimo modo per
tirarle su il morale!
Sklupin: Sono
felicissima che il capitolo ti sia piaciuto...spero solo di non perdere
l'ispirazione! Un abbraccio!
liven: E'
sempre bello ritrovare la mia "vecchia" recensitrice di fiducia xD Sono
contenta che la storia ti piaccia, grazie per continuare a seguirla! Un
bacione
senzaparole: Cam
la tua recensione nemmeno merita ringraziamenti =) P.S. siamo su Efp,
non sul Jonas Brothers fan club!!!
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
-Era ora!-
Harry salutò il suo migliore amico con un'esclamazione
scocciata, facendo scoppiare a ridere Jayden.
Ron si piegò su sè stesso, stremato dalla corsa
che aveva fatto dal San Mungo.
-Mi spieghi...tutta..questa...f-fretta?- ansimò.
Di colpo Potter sembrò perdere tutta la sua baldanza.
Ecco. Ci siamo.
-Beh...Io e Jayden pensiamo che sia arrivato il momento di dirti una
cosa-
-La stessa cosa che avevi cominciato a dirmi qualche settimana fa,
quando mi stavo per soffocare con quella polpetta?-
-Cosa?- gridò Harry, strabuzzando gli occhi -Io pensavo che
fosse perchè avevi intuito quello che stavo per dirti, e che
fossi talmente terrorizzato da....-
Weasley scoppiò in una risata irrefrenabile, ed anche
McBride faticava a rimanere serio.
Potter strinse le labbra, si poteva quasi vedere il fumo che gli usciva
dalle orecchie.
-Bene, se avete finito- borbottò acido qualche minuto dopo,
vedendo che i due si stavano rotolando per terra dal ridere -Ron,
è giunto il momento che tu sappia una cosa-
Il tono improvvisamente serio dell'amico, indusse Weasley a prestare
attenzione.
-Ecco...- cominciò Potter, deciso finalmente a vuotare il
sacco.
In quel momento Hermione entrò di volata nella stanza.
-Che succede?- chiese Harry, vedendola ansante e spaventata.
-Qualcuno è stato in casa mia, stanotte- sussurrò
la Granger, mordendosi un labbro.
-Cosa?- rantolò Ron -Ma è impossibile!
C'è la Protezione Magica su ognuna delle nostre case!-
-Lo so...Ma ho trovato della cenere sul pavimento. E questa-
spiegò Hermione, posando la collana sulla scrivania- non era
dove l'avevo lasciata ieri sera-
Il ciondolo a forma di D scintillò appena. Lei lo
guardò,
sentendo il magone salirle in gola. Non era riuscita a indossarla. Non
sopportava che qualcun altro l'avesse toccata, l'avesse violata in quel
modo. Era l'ultima cosa che le era rimasta di lui. L'unica che non le
avessero ancora portato via.
Harry la fissò, quindi lanciò di striscio uno
sguardo a Jay.
-Credo che sia il caso di avvisare Carrigan- mormorò Harry
-Ron, noi parleremo più tardi ok?-
E, detto questo, uscì, un braccio a cingere Hermione.
Alice scostò appena la tenda impalpabile del salotto di casa
sua, guardando con aria sognante il giardino, in cui stavano sbocciando
le rose.
Quanto avrebbe voluto poter uscire...Da giorni era in convalescenza, e
i
Medimaghi le avevano suggerito di stare a riposo ancora per un po'.
Un piccolo vagito la distrasse. La ragazza sorrise, chinando il bel
volto verso la piccolissima bambina che sbadigliava tra le sue braccia.
Le diede un lieve bacio sulla fronte, calcandole meglio la cuffietta
rose sui radi capelli biondi.
-Amore, devo andare!-
Alice si girò verso la porta. Chris si stava infilando
distrattamente il mantello, su cui era appuntato il distintivo da Auror.
-Dove vai?- biascicò la Parker, muovendo un paio di passi
verso
di lui, facendo frusciare la lunga camicia da notte che indossava.
-Devo sostituire Hermione nella ronda di stasera. Pare che un tizio si
sia infilato a casa sua ieri notte, e lei sia ancora un po' scossa-
Alice trattenne il fiato. -Oddio...non si sa di chi si tratti?-
Mason scosse la testa -No...E tra l'altro pare che Carrigan abbia preso
l'intera faccenda con molta superficialità. Harry era
furioso-
-Posso immaginarlo-
-Allora io vado....- sospirò Christopher.
Sua moglie si strinse più forte Hope al petto.
Non ci riusciva. Non ce la faceva a lasciarlo andare.
Era dalla nascita della bambina che loro due non si erano staccati
nemmeno per un istante. E lei si era scoperta ancora più
morbosamente attaccata a lui.
-Torno presto, te lo prometto- l'ex-Grifondoro in due passi la
raggiunse, scostandole i capelli dal volto -Anzi, lo prometto a tutte e
due- si corresse, sfiorando la guancia di Hope.
-Stai attento- mormorò Alice, passandosi la piccola da un
braccio all'altro.
Chris annuì, posando le labbra su quelle della moglie.
-Ti amo- le sussurrò sulla bocca.
Fece una carezza a sua figlia ed uscì.
Hermione si raggomitolò sul divano, cingendosi le ginocchia
con
le braccia e guardando assorta le fiamme del caminetto che
scoppiettavano.
L'aveva acceso nonostante fosse ormai Primavera, perchè le
dava
un senso di sicurezza. Le sembrava di essere tornata nella Sala Comune
di Grifondoro.
Era quasi ora di cena, ma non aveva voglia di preparare
alcunchè.
Chi diavolo poteva essere entrato la notte prima? Aveva controllato e
ricontrollato l'Incanto di Protezione che proteggeva casa sua, e
funzionava alla perfezione. Nessuno che avesse avuto cattive intenzioni
sarebbe mai riuscito ad entrare.
Sentendo il campanello suonare insistentemente, alzò gli
occhi
al cielo, imprecando mentalmente. Eppure era stata chiara con Peter.
Quella sera voleva stare un po' sola.
-Ron!- esclamò invece sorpresa, dopo aver aperto con
circospezione la porta -Che ci fai qui?-
-Ti invito a cena!- annunciò Weasley allegro,
scompigliandole i capelli e sorpassandola per entrare in casa.
Hermione, sorpresa, chiuse la porta, stringendosi addosso la coperta
che si era portata dietro dal divano.
-Non se ne parla- bofonchiò -Non sono dell'umore per uscire-
-Appunto- ridacchiò Ron - Hai bisogno di distrarti. Forza,
infilati una giacca! Sotto puoi tenere anche il pigiama, tanto qui
nessuno si formalizza-
-Ti odio- sussurrò la Granger, conscia che non sarebbe mai
riuscita ad averla vinta e cogliendo allo stesso tempo la non troppo
implicita frecciata.
Si trascinò stancamente su per le scale per cambiarsi,
maledicendo tutta la progenie presente e futura dei Weasley. Col cavolo
che sarebbe uscita in pigiama: non era a terra fino a quel punto.
-Dai, dai- la incoraggiò Ron - Che Harry sarà qui
tra poco!-
Ottimo....pensò
Hermione, l'esercito dei
visitatori inopportuni è al completo...
Non riuscì però a trattenere un
sorriso. Era tanto
che non stavano tutti e tre insieme per un po'. Solo loro tre, come ai
vecchi tempi.
Sentì la porta aprirsi, e comprese che doveva essere
arrivato
Harry. Si cambiò rapidamente, infilandosi un maglione ed un
paio
di jeans.
-Come diavolo hai fatto a convincerla?- stava chiedendo Potter quando
Hermione scese le scale.
-Mi stai dando della cocciuta?- lo provocò la ragazza.
Harry ridendo alzò le mani -Non sia mai!-
-Allora? Dove andiamo?- chiese la Granger incuriosita, dopo avergli
scoccato un'occhiataccia.
-Sorpresa!- fece Ron, misterioso -Infatti ti Smaterializzerai con me,
direttamente là!-
Sotto gli occhi divertiti di Harry, Weasley porse un braccio ad
Hermione -Madame- disse, strizzandole l'occhio e fingendo di fare il
galante.
I tre uscirono per Smaterializzarsi e riapparvero in una radura avvolta
dalle colline, che si stagliavano
scurissime contro il cielo rosso del tramonto. Harry, a pochi metri,
sorrise, facendo un gesto con il braccio per guidare lo sguardo
dell'amica, che venne dirottato su una casa sghemba, tutta illuminata,
con del fumo che usciva dal camino.
-La Tana...-
sussurrò
Hermione commossa. Era una vita che non ci tornava. Sia lei che Harry
avevano mantenuto i contatti con la famiglia Weasley, ma con i ritmi
frenetici del lavoro gli incontri si erano fatti sempre più
radi, e comunque avvenivano sempre in luoghi neutri di Diagon Alley.
E solo ora che la vecchia casa dove aveva trascorso le estati quando
era adolescente le era di nuovo davanti agli occhi, capiva quanto le
fosse mancata.
I tre amici avanzarono fino a raggiungere il giardino, dove piccoli
gnomi fangosi si rincorrevano attorno ad una lunga tavola apparecchiata.
La porta si aprì, e una donna robusta dai capelli rossi
apparve
sulla soglia, le braccia spalancate, pronte per accogliere quei tre
ragazzi che lei aveva, seppur in modo diverso, cresciuto. Hermione si
rifugiò nell'abbraccio accogliente di Molly Weasley, che le
baciò la testa, poi Harry e Ron si fecero stritolare a loro
volta.
-Bentornati a casa- esclamò la donna con voce rotta
dall'emozione.
Li fece accomodare in cucina, dove era radunato tutto il clan Weasley.
Anche Ron parve sorpreso di vedere tutta la famiglia riunita, seppur
con qualche dolorosa eccezione, e rivolse uno sguardo interrogativo
alla madre.
-Non vi vedo mai tutti insieme, così ho deciso di
approfittarne!- spiegò lei.
C'erano tutti, o quasi. C'erano Bill e Fleur, che cullava Dominique,
l'ultima nata, mentre Victoire si era già tuffata tra le
braccia
di Harry. C'erano Percy e Audrey con la piccola Molly, c'erano George
ed Angelina, vistosamente incinta.
E poi c'era Arthur Weasley, seduto in poltrona, gli occhi segnati e i
capelli leggermente ingrigiti, che guardava tutti con il suo sorriso
buono.
L'uomo si alzò, abbracciando tutti con un'occhiata, in fondo
alla quale forse si nascondeva un po' di malinconia.
La piccola Molly gli saltò in braccio, baciandogli la
guancia.
-Ho fame, nonno!- gridò allegra, con la sua vocina
infantile, facendo ridere tutti.
-Beh, che aspettiamo allora?- sorrise il signor Weasley -A tavola!-
La madre di Ron come al solito non si era risparmiata ai fornelli. I
piatti sulla tavola erano stracolmi di cibo.
Harry, più rilassato del solito, parlava con Bill,
chiedendogli
del lavoro e raccontandogli a mezza voce tutti i casini che c'erano al
Ministero.
-Peccato che Charlie non sia riuscito a venire- commentò la
signora Weasley, rivolta ad Hermione, che annuì
vigorosamente.
-Si sta perdendo una bella serata- confermò la ragazza.
-Ma scusi...-chiese poi -Io pensavo che quel posto vuoto fosse per lui!-
Molly le fece l'occhiolino -E' una sorpresa, mia cara-
Ron passò un braccio attorno alle spalle dell'amica -Come
vedi stasera ci siamo voluti superare-
Hermione sorrise -Non mi volete dare nemmeno un indizio?-
-No. Anche perchè tra pochi secondi saprai tutto- disse il
rosso
guardando l'orologio -Dovrebbe arrivare con la Passaporta delle nove e
quattro minuti-
-Ma chi è che dovrebbe arrivare?- tentò ancora la
Granger.
Nessuna risposta.
In quel momento in fondo al giardino si udì un rumore, poi
una figura iniziò a vorticare davanti ai loro occhi.
Qualche istante più tardi, Ginevra Molly Weasley stava
salutando tutti, con il suo sorriso smagliante.
-Non ci credo!- urlò Hermione, con le lacrime agli occhi,
precipitandosi ad abbracciare l'amica.
Era da almeno due anni che non la vedeva. Da quando giocava con le
Holyhead Harpies girava costantemente per il mondo, e i loro contatti
avvenivano solo per telefono, tra una partita e l'altra.
Nel giro di pochi secondi, Ginny si ritrovò sommersa dalla
propria famiglia, e fu con qualche difficoltà che
riuscì
a sedersi a tavola per mangiare qualcosa.
-Mi spieghi che ci fai qui?- sillabò la Granger, ancora
allibita all'idea di trovarsi davanti la sua migliore amica.
-Ho sentito che hai avuto qualche problema...E ho preferito verificare
di persona- spiegò Ginny.
-Ma....ma...e la squadra? Avete ancora tante partite davanti-
La Weasley alzò le spalle.
-Con il Quidditch ho chiuso. Quella vita non faceva per me....Per
carità, è stato bello finchè
è durato ma...-
-Cosa?- si intromise Ron -Hai mollato le Harpies?-
Sua sorella alzò gli occhi al cielo.
-Non farla così drammatica, Ronnie. Mi hanno offerto un
posto
alla Gazzetta del Profeta come giornalista sportiva, e credo che
accetterò-
Ginny guardò la testa di suo fratello crollare sul tavolo,
facendo senza dubbio molta scena, quindi lo lasciò perdere.
-Ne sei sicura?- le chiese invece Hermione.
-Certo. Mi mancava l'aria di casa.-
Le due amiche si abbracciarono, di nuovo insieme dopo tanto, troppo
tempo.
La signora Weasley si alzò, cominciando a sparecchiare la
tavola, asciugandosi furtivamente gli occhi con un lembo del grembiule.
Erano di nuovo tutti insieme. A parte Charlie, alla cui assenza si era
dovuta abituare nel corso degli anni, tutta la famiglia era riunita.
E lo sguardo corse, mesto, verso il fondo del giardino, dove riposava
Fred.
Tutti erano a casa.
-Allora, queste squadre?-
George diede un bacio rapido ad Angelina, posandosi la scopa sulla
spalla.
-Possibile che non abbiate ancora deciso?- incalzò.
-Uffa, come sei pesante!- lo prese in giro Ginny.
-Dai- tagliò corto Ron -Facciamo io, Ginny e Bill contro
George, Harry e Percy-
-Grazie tante!- ululò il gemello -Praticamente ci hai
condannato
a perdere...Percy con una scopa riesce solo a spazzare per terra!-
Il fratello maggiore gli lanciò un'occhiataccia.
-Per tua norma e regola io...- cominciò.
-Si si vabbè -lo interruppe Ginny -Herm, sei sicura di non
voler giocare?-
-Per carità- scosse rapidamente la testa la Granger -Sai
quanto odio volare-
Harry passò di lì ridacchiando, per prenderla in
giro, ottenendo una linguaccia in risposta.
-Avanti, in sella alle scope!- ordinò il signor Weasley, in
qualità di arbitro.
Nel giro di un secondo, sei scope si libravano nell'aria, lasciando nel
vento solo la polvere alzata dalla spinta che si erano dati con i piedi
dal terreno.
Hermione guardò i suoi amici, la sua famiglia, passarsi la
Pluffa e ridere allegra.
Guardò Ron, che in porta compiva parate spettacolari,
guardò Harry rincorrere il Boccino, Ginny che tentava di
segnare, e George che spediva Bolidi a tutta velocità.
Era tutto proprio come un tempo. Quei giochi che lei era abituata a
guardare d'estate, prima che la guerra irrompesse nelle loro vite,
prima che tutto cambiasse.
Eppure nemmeno lei avrebbe saputo dire se avrebbe voluto tornare a quei
periodi felici.
Avrebbe scambiato le vite di Fred, di Lupin, di Tonks, di Sirius, con i
suoi ricordi?
Le avrebbe scambiate con i suoi momenti con Draco?
-Si è fatto tardi- mormorò Hermione, un po'
triste all'idea che quella magica serata fosse finita.
Era mezzanotte passata. La partita di Quidditch si era protratta per un
po', finchè la signora Weasley non aveva preparato una bella
cioccolata calda per tutti.
Harry e Ron si scambiarono un sorrisino complice.
-Andiamo?- chiese la Granger, con voce flebile.
-Ma davvero- cominciò Harry passandole un braccio dietro le
spalle -Tu pensavi che ti avremmo lasciata andare a dormire a casa tua
da sola, dopo ieri notte?-
L'amica la guardò interrogativa.
-Vuoi dire...-mormorò, cominciando a capire.
-Vuole dire- si intromise Ron -Che di sopra c'è la tua
vecchia camera che ti aspetta. Stanotte rimaniamo qui!-
Hermione lanciò un gridolino felice, quindi gli
gettò le braccia al collo, facendolo scoppiare a ridere.
-Forza! A letto che è tardi!- ordinò la signora
Weasley,
esattamente con lo stesso tono che aveva quando avevano sedici anni e
lei li sgridava perchè facevano troppo rumore.
Il trio si diresse su per le scale. Harry e Ron si infilarono nella
stanza di quest'ultimo, mentre Hermione entrò in quella che
avrebbe diviso con Ginny.
-Allora, contenta?- chiese la rossa, seduta sul davanzale della
finestra. La stanza era tutta buia, e la Granger riusciva ad
intravedere appena la sagoma dell'amica.
Si sedette accanto a lei, guardando verso il buio del giardino che si
stendeva verso di loro.
E si sentì a casa...
Eccomi di nuovo
qua! Scusate
ma gli esami sono finiti da poco, e appena ho avuto tempo ho postato il
capitolo. Spero che tutte coloro che chiedevano a gran voce dei Weasley
e in particolare di Ginny siano soddisfatte, anche se non è
ancora finita! Se ne vedranno delle belle anche nel prossimo capitolo!
barbarak: Non
sai quanta voglia
avrei di risponderti a tutte le domande =) Mi piace molto leggere tutte
le tue ipotesi, anche perchè vedo che sei molto attenta a
cogliere tutti gli spunti che ci sono nei capitoli sulla trama futura!
Quindi continua pure a chiedere, così io
continuerò a non
rispondere =) Dai, prestissimo saprai tutto!!!
lapulce: Come
ho già
detto, anche a me questa Hermione depressa mi annoia =) La preferisco
combattiva e so-tutto-io! Anche se non garantisco che nel
post-depressione (se ci sarà) tornerà proprio
quella di
prima!!! Mi sa che mi divertirò un po' con lei...o forse
no...Oddio scusa, ma non riesco a fare a meno di contraddirmi ogni due
secondi! Non riesco mai a prendere decisioni definitive! Comunque
grazie della recensione!
emmetti: Sono
molto contenta di
averti fatto piacere Ron, un personaggio che io personalmente adoro!
Credo che sia il mio preferito in assoluto, perchè non
è
per natura particolarmente coraggioso, intelligente, abile con gli
incantesimi ecc, ma ha un cuore grande che gli ha fatto assumere col
tempo queste qualità per proteggere coloro che ama. E in
fondo
secondo me è lui il vero eroe della saga. Quello che ha una
paura dannata, ma la affronta, perchè è giusto
così =) Spero di essermi spiegata, perchè oggi mi
sembra
di non riuscire a fare discorsi coerenti xD Un abbraccio!
Smemo92: Grazie,
sono molto
contenta che il capitolo ti sia piaciuto, e mi hanno divertito un sacco
le tue diecimila domande =) A cui prometto che presto darò
una
risposta!!! Per quanto riguarda Ron, beh, come ho detto qualche riga
fa, è il mio mito, quindi ho cercato di rappresentarlo come
io
lo vedo: uno che in apparenza può sembrare che valga meno,
mentre in realtà è il migliore di tutti!
Love_doll: Ti
ringrazio molto
per i complimenti, sono contenta che tu ti sia appassionata ad un
personaggio che è comparso per poche righe! Presto tutto si
svelerà! Un abbraccio
Seven: Ciao
Nadia! No, la tua età non mi ha affatto stupito in negativo,
anzi...Mi riempie di orgoglio il fatto che una persona adulta si sia
appassionata alla mia storia. Dunque grazie per seguirla ed apprezzarla
così tanto! Ho letto tutte le tue ipotesi con molta
attenzione e,chissà, in qualche caso potresti averci
azzeccato! Anche se Peter, mi spiace deluderti, è solo un
gran antipatico borioso, non un cattivo. (anche se non so dirti se
sarà così per sempre, dato che mi lascio prendere
dall'ispirazione del momento!)
Ci sentiamo al prossimo capitolo, un abbraccio!
phedre91: Amor
potresti portare un po' di pazienza???? xD Dai aspetta e spera =)
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
-Hermioneee! Pssst! Hermione!-
La Granger mosse appena la testa, non capendo dove si trovasse, quindi
mosse un braccio insonnolita, per scacciare via il pedante scocciatore.
-Avanti svegliati! Sono le tre!-
Dapprima la riccia ficcò il capo sotto il cuscino, decisa ad
ignorare la vocetta fastidiosa ma poi, quando cominciarono a scuoterla
per una spalla, si alzò di scatto.
-Che diavolo c'è?- sbottò, scocciata,
strofinandosi gli occhi.
-Non ti ricordi cosa abbiamo deciso ieri sera?-
Dopo qualche istante la ragazza mise a fuoco la sagoma di Ginny, che
brandiva in mano due tubetti di dentifricio.
-Allora? Dobbiamo muoverci!-
Ormai sveglia, Hermione buttò le gambe giù dal
letto,
seguendo l'amica che era già andata in direzione della porta.
-Shhh- le fece Ginny, portandosi l'indice davanti alle labbra.
Aprì lentamente la porta, che cigolò appena, ma
nel
silenzio della casa addormentata sembrò fare un chiasso
assordante.
Le ragazze mossero qualche passo silenzioso nel corridoio, accostandosi
appena alla porta di fianco.
Un russare ben noto di poteva distinguere chiaramente, ed Hermione fu
costretta a portarsi le mani davanti alla bocca per non ridere
apertamente.
-Tieni- sussurrò la Weasley, passandole un tubetto di
dentifricio e fulminandola al contempo con un'occhiataccia.
Entrarono nella stanza immersa nel buio.
-Lumos- sussurrò Ginny, tenendo la bacchetta bassa, per non
fare troppa luce.
Le sagome di Harry e Ron, profondamente addormentati, si distinsero
appena.
-Io mi occupo di Harry- mormorò la rossa, con un sorrisino
sadico sul volto -Tu pensa a mio fratello-
La Granger annuì, volgendosi verso l'amico.
Divertendosi come non mai, tolse il tappo, e cominciò a
spremere
il dentifricio sulle braccia di Weasley e sui lembi di pelle lasciati
scoperti dalla canottiera del pigiama.
Finita l'opera, decise di passare al viso. Stava per mettergli una
buona dose di dentifricio sulla fronte, quando con un sussulto si
accorse che gli occhi di Ron erano spalancati!
Fece istintivamente due passi indietro, sicura che fosse sveglio.
Però non si muoveva....anzi, continuava a russare!
Con circospezione si avvicinò nuovamente, muovendo una mano
davanti al volto dell'amico. Niente. Era immobile.
-Ehi Ginny!- sussurrò -Vieni qui!-
La rossa con un ultimo svolazzo di dentifricio terminò di
adornare il naso e la bocca di Potter, quindi corse lì.
-Che c'è?-
-Guarda!-
Hermione le indicò il volto del fratello, e Ginny
alzò gli occhi al cielo, ridacchiando fra sè.
-Sì, ogni tanto gli capita! Probabilmente starà
facendo
un sogno! Non ti spaventare se tra poco comincerà a parlare
da
solo!-
Un po' dubbiosa, la riccia riprese il lavoro, ficcandogli un bel po' di
dentifricio nelle orecchie e sulle guance.
-Ok- disse poi- Finito!-
In punta di piedi, le due mentecatte tornarono nella loro stanza, si
diedero il cinque, quindi scoppiarono in una risata liberatoria.
-Oddio! Erano secoli che non ridevo così tanto-
biascicò Hermione con le lacrime agli occhi.
-Già- fece la Weasley diventando seria tutto d'un tratto -Ho
sentito che in questo periodo le cose non vanno tanto bene-
La Granger si ricompose all'istante -Non so di cosa parli-
-Invece credo che tu lo sappia benissimo. So che essendo stata via
tutto questo tempo, mi sono persa un bel po' di cose, ma intendo
recuperare- -Gin...- cominciò Hermione, sulla difensiva.
-No- la interruppe la rossa -Sono stata una pessima migliore amica. Ma
ora sono qui. E non ho intenzione di lasciarti di nuovo sola-
Hermione la abbracciò di slancio, istintivamente. Ginny la
strinse forte, sentendola singhiozzare sulla sua spalla.
La mattina dopo le ragazze misero fuori il naso dalla porta della loro
stanza con molta circospezione, temendo ripercussioni.
Vedendo che non c'era nessuno nel corridoio pronto a lanciar loro
qualche fattura, scesero le scale.
-Che meraviglia!- disse di getto Hermione, vedendo la tavola
apparecchiata per un'invitante colazione.
C'era di tutto, dalle frittelle ricoperte di sciroppo, ai pancakes,
alle torte.
La signora Weasley sorrise, dando loro il buongiorno.
-Servitevi pure- disse -I ragazzi dormono ancora-
In effetti nei paraggi c'erano solo Fleur, che aiutava la suocera a
preparare con Victoire attaccata alla gonna, ed Audrey che, seduta a
tavola, cercava di far mangiare la piccola Molly, la quale
salutò con
una manina impastricciata.
Ginny ed Hermione si sedettero, piacevolmente rilassate, versandosi del
caffè, quando scesero in cucina anche George ed Angelina.
-Ma che è successo ad Harry e Ron?- chiese il gemello, senza
nemmeno salutare.
-Perchè?- gli chiese sua madre.
-Siamo appena passati dalla loro camera...E abbiamo sentito un coro di
imprecazioni, bestemmie, e chi più ne ha più ne
metta!-
A quelle parole, due ragazze a caso cacciarono la testa praticamente
sotto la tovaglia e scoppiarono a ridere.
-Sarà meglio che vada a controllare- disse la signora
Weasley.
-No mamma!- urlò precipitosamente Ginny -Non è
necessario, fidati di me-
La donna alzò le spalle, dubbiosa, riprendendo a strofinare
con uno straccio le pentole della sera prima, per asciugarle.
Avendo udito le parole di George, i presenti furono molto stupiti
quando, circa un quarto d'ora dopo, Harry e Ron scesero le scale
vestiti di tutto punto, tranquillissimi, avvolti da un alone di odore
di dentifricio, seppur puliti.
Hermione e Ginny li guardarono sgomente, dandosi gomitate da sotto il
tavolo. Evidentemente i due si mantenevano composti, aspettando di
individuare il colpevole della retata notturna.
-Dormito bene ragazzi?- chiese loro Angelina, un po' preoccupata.
-Divinamente- rispose Ron, angelico -E tu, George?-
Le ragazze evitarono di guardarsi, conscie che, se l'avessero fatto,
sarebbero scoppiate a ridere.
Evidentemente i due geniacci erano convinti che fosse il povero
gemello, una volta tanto innocente, l'autore del misfatto.
-Bene, bene, grazie- rispose quest'ultimo, inzuppando con foga un
biscotto nel latte.
Harry lo guardò di sottecchi, sorpreso di quell'ottima
recita.
Di solito George era il primo a vantarsi delle sue bravate.
A meno che.....
Potter guardò lungo il tavolo, notando due volti
particolarmente rossi.
-Però, che odore di menta!- considerò ad un certo
punto Hermione, come se niente fosse, incapace di trattenersi.
Ginny le mollò un calcio sotto il tavolo, ma era troppo
tardi.
Gli occhi di Harry e Ron saettarono assassini verso di loro.
Beccate!
-Tornate quando volete, senza complimenti!-
La Signora Weasley abbracciò affettuosamente Harry ed
Hermione.
-Grazie di tutto- mormorò la Granger.
-Vieni con noi Ron?- chiese Harry all'amico.
-Vi raggiungo più tardi. Devo farmi raccontare un po' di
cose
dalla mia sorellina- rispose il ragazzo, scompigliando i capelli di
Ginny, con tutta l'aria di chi cova vendetta.
Hermione ed Harry raggiunsero il fondo del giardino e si
Smaterializzarono.
La Granger arrivò di fronte a casa sua, guardando di
sottecchi le finestre buie.
Fuori splendeva il sole, ma la sua casa mai prima le era sembrata tanto
spettrale.
Prese in
mano il cellulare,
dubbiosa, chiedendosi se fosse o meno il caso di chiamare Alice per
chiedere ospitalità per qualche giorno....giusto il tempo di
trovare una soluzione definitiva.
E invece no.
Rimise il telefono in tasca, quindi si ravviò i capelli.
Questa è casa
mia.
Guardandosi lievemente attorno, estrasse la bacchetta.
E io non mi arrendo.
Aprì la porta, col cuore che batteva.
-Homenum revelio-
Ottimo. Non c'era nessuno. Eppure nell'aria quell'odore di
fumo aleggiava, perenne.
Ora basta. Qui non ci entra più nessuno.
Si tirò su le maniche, pronunciando quindi una serie di
complicatissime formule, dopo ognuna della quali sembrava crearsi un
ulteriore alone attorno alla casa.
Quindi sospirò, dirigendosi in cucina per farsi un buon
caffè.
Passò accanto all'immensa libreria di legno, e qualcosa
attirò la sua attenzione.
Un volume pesante azzurro acqua sporgeva di qualche centimetro rispetto
agli altri, come se fosse stato rimesso a posto troppo frettolosamente.
La ragazza lo prese in mano, girandolo da ogni lato.
Era l'album che conteneva tutte le sue foto, dal primo all'ultimo
giorno di Hogwarts.
Si sedette in poltrona, aprendolo con nostalgia.
Erano mesi che non lo riguardava, eppure era sicura di averlo messo
bene al suo posto l'ultima volta.
Chissà, magari si era sbagliata.
Girando le pagine, si accorse che una era stata piegata da una chiusura
poco attenta dell'album.
La ridistese, osservando curiosa la foto che essa celava. E il cuore
mancò diversi battiti.
Era una foto sua e di Draco, scattata da Matthew pochi giorni prima che
il ragazzo fosse rapito da suo padre.
Malfoy era seduto placidamente sulle rive del lago, la camicia bianca
sbottonata e la cravatta allentata, ed Hermione accanto a lui gli stava
leggendo un libro.
Hermione si ricordava perfettamente che tomo fosse. Cime Tempestose, un
libro Babbano, il suo preferito. Draco l'aveva beccata a leggerlo un
pomeriggio nel parco, durante una rara pausa dallo studio, e da allora
l'aveva tormentata e presa in giro, quando aveva scoperto che narrava
una storia d'amore.
-Non ti facevo sdolcinata, Mezzosangue- le aveva detto.
-Infatti non lo sono. E non lo è nemmeno il mio libro-
-Immagino- aveva sogghignato il biondino.
-Come fai a dirlo? Non l'hai mai letto!-
-Allora leggimelo tu- le aveva risposto lui, con una
semplicità disarmante, che aveva lasciato Hermione di stucco.
E così, dopo l'iniziale sorpresa, aveva cominciato a leggere
degli stralci del libro ad un inaspettatamente quieto Malfoy.
La Granger passò le dita leggere sulla foto, appena piegata
dalla posizione che aveva preso la pagina.
Non era stata lei ad essere stata così disattenta da
rovinarla. Ne era sicura.
Custodiva i ricordi di Draco gelosamente, non aveva preso lei l'album,
e tantomeno l'aveva richiuso così in fretta da fare in modo
che
una pagina venisse piegata.
Non quella pagina,
soprattutto.
-Dannazione, ma non potresti stare più attento?-
sbottò Carrigan alzandosi stizzoso dal divano.
-E' tutto sotto controllo, non si preoocupi. A proposito, bella casa!-
Il Capo degli Auror si mise le mani sulle orecchie.
-Se solo penso a cosa mi farebbero al Ministero se sapessero che tu sei
qui a casa mia...-
-Non può semplicemente dirmi dove sta il problema,
così poi me ne vado?-
-Il problema è che ti sei fatto beccare subito dalla
Granger-
strepitò Carrigan -Meno male che dicevi che saresti stato
discreto-
-Uff- sbuffò l'altro -E che sarà mai?-
-Hermione sta facendo il diavolo a quattro per scoprire chi diamine sia
entrato in casa sua...-
-Sempre la solita....Invece di ringraziare che qualcuno le stia parando
le spalle, si arrabbia-
Il Capo degli Auror lo guardò, con uno sguardo un po'
divertito e un po' arrabbiato.
-Ho capito, lasciamo perdere- bofonchiò infine, sconfitto
-Novità con Cavendish?-
-Minime. Non si fida ancora abbastanza di me da rendermi partecipe dei
suoi piani. L'ho sentito parlare spesso però di Carnaby
Street-
-Mmmm...che stia pensando ad un attacco in grande stile per assumere il
controllo?-
-Ne dubito. Non mi sembra uno che intende arrivare al potere in questo
modo.-
-Quindi?- domandò incuriosito Carrigan.
-Quindi è molto probabile che i suoi attacchi sporadici
continuino.- sentenziò l'altro.
-Sempre con quella maledetta firma del puzzle- mugugnò tra
sè il Capo.
-Continua a indagare- ordinò poi, alzando la voce -Voglio
delle risposte. E in fretta-
-Pronto?- biascicò Harry James Potter nella cornetta,
distrutto.
La visita dai genitori di Ron l'aveva massacrato, ed era crollato sul
divano vestito appena erano tornati, dormendo per metà
pomeriggio.
-Potter? Sono Carrigan-
-E' successo qualcosa?- lo anticipò l'ex Grifondoro, subito
sveglissimo, prima che potesse dire alcunchè.
-No, non preoccuparti. Volevo solo che tu andassi di ronda stasera-
-Cosa?- protestò il moretto -Ma non sono di turno!-
-Non mi interessa. Ho deciso così. Porta con te Weasley e la
Granger. Ah, e pure Anderson, non si sa mai-
A questa strana richiesta Harry rimase abbastanza perplesso. Dopotutto
le ronde si facevano sempre in due o tre, mai in quattro! E soprattutto
quella sera nessuno di loro era in servizio.
-Potter? Sei ancora lì?-
-Si si certo- si affrettò a balbettare Harry.
-Ottimo. Voglio che sorvegliate Carnaby Street.- ordinò
Carrigan
-Ma senza dare nell'occhio chiaro? Niente mantelli, distintivi o
bacchette in bella vista. Dovrete fingervi Babbani-
Il Bambino Sopravvissuto, perplesso, acconsentì.
-Avvisa gli altri, alle dieci vi voglio sul posto- sentenziò
il Capo degli Auror, quindi riattaccò.
-Fortuna che non voleva allarmarlo-
Carrigan guardò il suo ospite di sottecchi, quindi si
sedette di fronte a lui.
-Cos'altro avrei dovuto fare? Non potevo mica lasciare andare a tener
d'occhio Carnaby Street i novellini che avrebbero avuto la ronda
stasera.-
L'altro mugugnò, facendo irritare parecchio il Capo.
-Ma non dovresti tornare al tuo lavoro tu? Guarda che se ti fai saltare
la copertura ti lascio in pasto a Cavendish e i suoi amici!-
-Va bene, va bene, vado. Qualcosa mi dice che stasera avrò
parecchio da fare-
Ciao a tutti!
Chiedo umilmente perdono per il ritardo ma...ero al mare! (Ho cercato
una scusa migliore, ma la realtà è questa xD)
Sono appena tornata ed eccomi qui con un nuovo aggiornamento! Ho visto
che molte di voi hanno apprezzato il capitolo incentrato sui Weasley, e
questo mi fa molto piacere! Una piccola puntualizzazione su Carrigan.
Tante mi hanno chiesto se non si fidi dei suoi Auror, o se sia stupido
a fare tutto da solo ecc...Ecco, volevo solo dire che in fondo
è il Capo degli Auror, e non uno sprovveduto. Insomma, se
agisce così è per un motivo =) Scusatemi tanto ma
non ho il tempo di salutarvi una per una; colgo solo l'occasione di
dare il benvenuto a Francesca, alias veracruz, una nuova lettrice!
Un bacione a tutte voi!
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
Hermione si tirò su il colletto del giubbino, infilandosi la
bacchetta in una tasca interna.
Ma che diavolo stava combinando Carrigan?
-Dai sbrigati- le gridò Ron, che la aspettava in mezzo alla
strada, fumando come una teiera. Decisamente non aveva preso bene la
chiamata per quella ronda notturna.
-Ma come mai sei così arrabbiato?- gli chiese la ragazza
-Alla
fine non è una novità per noi fare del lavoro
straordinario-
-Volevo andare in Ospedale stasera-
La Granger lo guardò di sottecchi. Sapeva che andava spesso
a
trovare la ragazza aggredita, che peraltro non dava cenni di
miglioramento, ma non credeva che fosse arrivato a questo punto.
-Il Capo ha detto che domani dovremo cominciare a indagare
più a
fondo su di lei. Non è normale che nessuno abbia ancora
segnalato la sua scomparsa-
-Beh, meglio tardi che mai...sono due settimane ormai che è
stata aggredita. Non possiamo certo continuare a rimandare-
-Credo che con tutto quello che sta succedendo in questo periodo,
Carrigan abbia preferito dare la precedenza ad altro-
mormorò
Hermione, comprensiva.
-Si come no- bofonchiò acido Ron. -Dai, Smaterializziamoci-
I due riapparvero a qualche via di distanza da Carnaby Street. La luna
splendeva alta nel cielo, e un venticello fresco soffiava leggero.
-Seb e Harry dovrebbero essere qui- disse Weasley, guardandosi attorno.
-Eccoli-
I due ragazzi apparvero, a qualche metro di distanza l'uno dall'altro,
con la medesima espressione imbronciata di chi vorrebbe stare ovunque
meno che lì.
-Non provare a lamentarti, Seb- lo punzecchiò Harry -Sei
appena
tornato da una vacanza, quindi non lamentarti di dover lavorare-
Anderson sogghignò. -Veramente stavo insegnando a Blake a
dire
"papà"...E la chiamata di Carrigan mi ha interrotto proprio
sul
più bello!-
-Ma è troppo piccolo! Non ci riuscirà mai- gli
fece notare Hermione.
-Aspetta e vedrai! Mio figlio è un genio-
-Tutto suo padre insomma- borbottò ironico Harry -Sono le
dieci meno cinque, andiamo!-
I quattro Auror si diressero verso la strada principale, Hermione
più avanti con Ron, mentre Harry e Sebastian attraversavano
la
strada e rimanevano un po' più indietro.
La Granger si guardò con circospezione attorno, nelle vie
buie,
avvertendo il consolante contatto della bacchetta all'interno della sua
giacca. Non era abituata a fare le ronde così allo scoperto,
senza una protezione immediata, si sentiva troppo esposta.
E tutto suggeriva che quella sera sarebbe successo qualcosa di strano.
Pochissima gente circolava per la strada, nonostante solitamente quella
fosse una via poco affollata. I pub erano chiusi.
Ma che diavolo stava succedendo?
Passarono davanti al "The Shakespeare's Head", ma le luci erano spente,
all'interno non si distinguevano avventori.
Ron guardò l'insegna del pub, e lanciò quindi
un'occhiata interrogativa all'amica.
-Tutto questo non è normale- sussurrò Weasley,
guardando
i pochissimi Babbani presenti nella via camminare a passo svelto come
se fossero in ritardo per qualche importante appuntamento.
-Guardali- disse Hermione -sembrano automi-
-Qui c'è sotto un incantesimo-
La voce di Seb fece sussultare la ragazza. Non si era accorta che lui
ed Harry li avessero raggiunti.
A un tratto, un grido, in una delle piccole traverse.
I quattro Auror scattarono, estraendo le bacchette e correndo a
perdifiato. Svoltarono l'angolo e videro una ragazza circondata da
uomini incappucciati.
Questi ultimi si voltarono, avendo sentito i passi dei ragazzi.
-Stupeficium!-
gridò Hermione, puntando dritta alla testa di uno degli
avversari.
Quelli non aspettarono un momento di più, e si
Smaterializzarono.
-Merda- sputò Potter. Anche questa volta erano sfuggiti.
Intanto la Granger e Anderson si erano avvicinati alla ragazza, che
piangeva raggomitolata su sè stessa.
-Come ti chiami?- le sussurrò Hermione, toccandole
lievemente la spalla.
-Danielle-
-Stai bene?-
Lei annuì appena, asciugandosi gli occhi.
-Mi fa male la mano- biascicò poi.
Sebastian prese il polso della ragazza, osservandolo velocemente.
-Guardate. Sembra che siamo arrivati appena in tempo-
Gli altri tre diedero un'occhiata. Sul palmo della ragazza si notava
appena l'ombra della tesserina di un puzzle, appena accennata.
-Bisogna curarla al più presto- sentenziò Harry.
-Forza, andiamo via di qui-
Aiutarono la ragazza ad alzarsi, quando un sinistro scricchiolio sopra
le loro teste li fece rabbrividire.
-Attenti!-
gridò Seb,
accostandosi alla sconosciuta per proteggerla, mentre sopra le loro
teste un'esplosione faceva crollare parte del tetto di una casa.
-Protego!- provarono
a gridare tutti, più o meno rapidamente, subito prima di
venire sommersi dai calcinacci.
Hermione sentì il suo scudo perdere di forza, mentre era
sottoposto ai colpi dei pezzi della casa che cadevano. Qualcosa le
colpì la spalla facendole un male cane. Tutto attorno
sentiva
tonfi, urla. Poi, silenzio.
-Deprimo- mormorò la Granger, cercando di
farsi strada tra i calcinacci. Sentì qualcuno afferrarle la
mano.
-E' tutto ok?- chiese Harry, ansimando.
-Più o meno- sibilò Hermione. La spalla le
bruciava terribilmente. Sentiva il sangue scivolarle lungo il braccio.
-Aiutami allora. Dobbiamo liberare Ron.-
Con orrore, lo sguardo della ragazza si focalizzò sul corpo
del
suo migliore amico, steso a terra, colpito sul capo da una pietra.
-Che è successo?- la voce terrorizzata di Seb fece capolino
al loro fianco.
Fortunatamente era riuscito a Smaterializzarsi in tempo per mettere in
salvo la ragazza, ed ora erano tornati.
Harry non rispose, limitandosi a spostare i calcinacci per estrarre il
corpo dell'amico. Sebastian lo aiutò, ed in breve tempo
Weasley
fu steso supino sul marciapiede.
-Sembra solo svenuto- constatò Hermione, preoccupatissima
-Il colpo deve essere stato forte-
-Proprio quello che
volevamo-
I tre Auror si girarono di scatto, udendo una voce gelida alle loro
spalle.
Una ventina di maghi avvolti da cappucci e mantelli li fronteggiava, a
bacchette alzate.
-Siete solo dei vigliacchi- li apostrofò Anderson- a colpire
così alle spalle-
Una risata fredda si levò dalla parte opposta.
-Diciamo che all'onore preferiamo un buon risultato. E direi che questa
volta la situazione ci dà ragione-
Harry ed Hermione fecero spostare la ragazza accanto a Ron, e si
schierarono accanto a Sebastian.
-Non ci interessano più quei due. Diciamo che abbiamo un
bersaglio molto più interessante questa sera- disse ancora
la
voce perfida.
La Granger si sentì osservata da molte paia di occhi.
-Dobbiamo chiedere aiuto, sono troppi- sussurrò Harry.
-Non c'è tempo- sibilò Seb.
-Crucio!-
gridò
all'improvviso uno degli incappucciati. Anderson si chinò di
scatto, schivando appena il fiotto di luce, quindi partì al
contrattacco.
Harry scattò, e così gli altri due. Incantesimi
volavano nell'aria, colpendo muri e a volte persone.
La Granger rimase vicino a Weasley, pronta a difendere l'amico inerte.
Ormai non vedeva più Sebastian e Harry, sentiva solo le loro
voci gridare incantesimi, rapidamente.
-Incendio-
Qualcuno urlò e tutto attorno a lei si impregnò
di fuoco. Non vedeva più nulla, le bruciavano gli occhi.
-Ma bene, evidentemente qui qualcuna è rimasta tutta da sola-
Tre figure si innalzarono di fronte a lei, superando il muro di fuoco
che la separava dagli altri combattenti.
Sentì Danielle singhiozzare disperata alle sue spalle
Non poteva Smaterializzarsi, no. Non avrebbe mai potuto abbandonare lei
e Ron.
-Stupeficium-
gridò alla cieca, gli occhi le lacrimavano troppo per il
fumo.
-Avanti, puoi fare di meglio- la canzonò uno degli
avversari. -Crucio-
-Protego-
urlò
Hermione, tentando in tutti i modi di tenere la presa sulla bacchetta.
Era troppo debole, respirava a fatica, il sangue le era arrivato alla
mano, i polmoni erano pieni di quell'aria acre per il fuoco.
-Crucio- un'altra
voce si aggiunse alla prima, tentando di vincere la resistenza comunque
potente del suo scudo.
La Granger crollò in ginocchio, incapace di resistere un
minuto di più.
La bacchetta vibrava incontrollabilmente nella sua mano. Era finita.
-Stupeficium!- una voce,
appartenente probabilmente al terzo incappucciato, pronunciò
l'incantesimo due volte di fila, ma incredibilmente Hermione non venne
colpita. Sentì qualcosa cadere a terra, e un istante dopo
terminò anche la pressione che opprimeva il suo scudo.
E poi, non vide più nulla.
Si sentì cadere, per lo sforzo, ma due braccia pronte la
sostennero, e la Smaterializzarono.
La ragazza posò il volto sulla spalla del suo soccorritore,
certa che fosse Harry.
Attorno a lei c'era il silenzio, ma lontano distingueva i rumori del
fuoco che saliva e dei muri che crollavano. Probabilmente doveva averla
portata in una via poco lontano.
Si sentiva stranamente a suo agio tra quelle braccia, si sentiva
sicura.
Era sicura che fosse il suo migliore amico, ma con le mani
avvertì un cappuccio a coprire il capo del suo salvatore, e
un
odore diverso eppure familiare le sfiorava le narici.
Avrebbe voluto aprire gli occhi, ma non ci riusciva. Le veniva da
piangere.
Qualcosa le accarezzò il viso, portandosi via una lacrima
che era scivolata via.
A fatica Hermione si guardò intorno. Tutto era buio, sopra
di lei c'erano solo la luna e le stelle.
Rabbrividì e venne prontamente avvolta da un mantello caldo.
Normalmente sarebbe fuggita, si sarebbe difesa, ma in quel momento un
sentimento assurdo l'avvolgeva, non aveva paura. Si sentiva a casa.
-Chi sei?- mormorò, confusa e stanca.
-Shhhh.....-
L'incappucciato se la strinse al petto, e alla Granger parve che il suo
cuore si staccasse in mille pezzi. Era straziante.
Si aggrappò alle spalle dell'uomo, quasi inconsciamente.
Sentiva
di aver bisogno di lui, senza un motivo. Era totalmente guidata
dall'istinto.
Erano come sospesi. Solo loro due.
-Mi hai salvato la vita...- sussurrò ancora Hermione.
Avrebbe
voluto dire qualcosa, avrebbe voluto capire chi fosse, ma allo stesso
tempo sapeva che tutto questo non aveva alcuna importanza.
-Hermione!- la voce di Harry in fondo alla via spezzò tutto.
L'incappucciato la mise a terra rapidamente, quindi aspettò
un
momento per vedere se lei fosse in grado di reggersi in piedi e
lasciò la presa.
-Non andare via- supplicò la ragazza, il pianto nella voce.
Quello le afferrò una mano per un istante, sembrò
quasi
prendere in considerazione la cosa. Ma i passi di Potter si
avvicinavano, e il tempo era poco.
Lo sconosciuto si Smaterializzò.
Come lasciò la sua mano, Hermione crollò a terra,
scoppiando in lacrime. Non capiva più nulla, non capiva
nemmeno
la sua stessa disperazione, eppure si sentiva nuovamente vuota. Non
c'era nulla di razionale, era come fuggita da se stessa per qualche
interminabile minuto, ed ora era tornata, ed era a pezzi.
Le braccia di Potter l'avvolsero.
-Va tutto bene?- le chiese, folle di preoccupazione -Chi era quel
tizio?-
La Granger scosse la testa incapace di dire alcunchè.
In pochi secondi li individuò anche Sebastian.
-Ron si è ripreso, l'ho portato al San Mungo per un
controllo, ma sta bene.-
-Danielle?- si informò Potter.
-Ho chiamato Matt, la sta accompagnando al Quartier Generale per
interrogarla sull'accaduto-
-Ottimo. Puoi occuparti tu di fare rapporto a Carrigan? Io porto Herm a
casa-
La Granger si sentì posare delicatamente sul divano.
-Ma che è successo?- la voce piena d'ansia di Elenie si fece
strada verso le sue orecchie, e capì di essere a casa di
Harry.
-Ci hanno sorpresi in Carnaby Street, e ce la siamo vista brutta,
soprattutto Ron ed Hermione-
La Zabini carezzò la fronte dell'amica.
-Sembra distrutta. Avete preso qualcuno?-
-No. Io e Seb li abbiamo a malapena messi in fuga. Non siamo
riusciti a catturare nessuno, erano troppi-
Elenie, dal volto preoccupato del fidanzato,
capì che c'era dell'altro.
-Devi dirmi ancora qualcosa?-
-Forse sì. Ma prima è meglio che ne parli con
Hermione.
Aiutami a portarla nella stanza degli ospiti, così potrai
curarle la spalla.-
I due ragazzi portarono l'amica su per le scale, e l'adagiarono su un
letto. Subito dopo la Benefica accostò le mani sulla spalla
della Granger, e la ferita sanguinante si rimarginò in un
baleno.
-Mi avevi parlato di un normale controllo- mormorò
angosciata
Elenie, quando tornarono in corridoio, chiudendosi alle spalle la porta
della camera in cui riposava Hermione.
-Lo so. Nemmeno io mi aspettavo una cosa del genere- sospirò
Harry, stringendola a sè -Decine di folli incappucciati-
-Mi sembra di essere tornata a sei anni fa.- constatò la
ragazza, con voce bassa.
-Ce la faremo anche questa volta, te lo prometto- le promise Potter.
-Ora devo andare- continuò poi, dirigendosi alla porta-
-A quest'ora?-
-Sì. Devo sbrigare alcune cose urgenti. Torno presto-
Detto questo, Harry diede un bacio alla sua ragazza ed uscì.
Il Bambino Sopravvissuto si sentiva addosso una determinazione che non
si sentiva addosso da diversi mesi ormai.
Doveva vederci chiaro. Quella notte voleva delle risposte. Anzi, le
pretendeva
Estrasse il cellulare e compose un numero.
-Pronto?- fece una voce impastata di sonno.
-Jay? Sei sveglio?- disse concitato Harry.
-Eh...adesso sì-
-Riusciresti a raggiungermi tra cinque minuti in Carnaby Street?-
-Facciamo tra un quarto d'ora-
-Dieci minuti- concesse Potter.
-Andata. A tra poco-
Harry chiuse il cellulare. Se c'era una cosa in particolare che gli
piaceva di Jayden è che non faceva troppe domande.
Si Smaterializzò nel luogo in cui qualche ora prima si era
consumato il breve ma intenso combattimento.
Qualcosa non tornava.
Raggiunse la via laterale e osservò con attenzione le
bruciature lasciate dalle fiamme.
Come aveva fatto ad attraversarle il salvatore di Hermione?
Non c'era segno di incanti, nè di controincantesimi.
A meno che...
-Eccoti qua- la voce di McBride lo colpì alle spalle.
-Grazie di essere venuto-
-Figurati. Beh, che ti serve?-
-Non sai nulla di quello che è accaduto stasera?- si
informò Harry.
Jayden fece segno di no con la testa.
-Carrigan ci ha mandato qui di ronda. A colpo sicuro, a quanto
pare.-iniziò a spiegare Potter- infatti una ragazza era
circondata, la stavano marchiando-
-Con la tessera del puzzle?-
-Sempre quella. Siamo intervenuti e ci hanno attaccato. Hermione
è stata circondata. Io e Seb non la vedevamo più,
era
circondata da fuoco e nemici...-
-Ora come sta?- lo interruppe preoccupato Jay.
-Sta bene. E' questo il punto. Un uomo incappucciato l'ha salvata e
l'ha portata via. Ma qui non ci sono segni di incantesimi, dunque non
si sarebbe potuto intromettere tra le fiamme-
-Vuoi dire che....?- mormorò l'ex-Corvonero, cominciando a
capire.
-Voglio dire che era uno di loro. E visto che non credo che questi
abbiano a cuore la vita di Hermione, è sicuramente un
infiltrato.-
-Harry, forse ci siamo- disse McBride, emozionato.
-E' presto per dirlo. Ma sono stanco di queste supposizioni. Adesso
cerco delle risposte. Ti va di aiutarmi ancora una volta?-
-E me lo chiedi? Ho una voglia che non hai idea di arrivare a capo di
questa faccenda-
-Perfetto, attaccati a me, faccio strada io-
Ok ok lo
so...sono in mega ritardo anche stavolta...Mi dispiace tantissimo
essere così incostante negli aggiornamenti, ma
giovedì prossimo ho il test di ammissione a Medicina, e da
due settimane a questa parte sto studiando come una pazza, quindi non
ho il tempo nè per scrivere, nè tantomeno per
pubblicare! Vi prometto che con l'inizio di settembre sarò
il più regolare possibile!
Scusatemi tanto, ma spero riusciate a capirmi.
Anche stavolta non riesco a salutarvi una per una (mi limito a dare il
benvenuto alla nuova arrivata, pazzafantwilight),
perchè davvero non faccio in tempo, ma sappiate che ho letto
le vostre recensioni soffermandomi su ogni parola, su ogni virgola, su
ogni sillaba, e davvero non so come ringraziarvi. Siete voi che date
vita a questa storia, voi che mi rendete partecipe delle emozioni che
provate mentre la leggete, voi che mi esprimete le vostre ipotesi e i
vostri dubbi, voi che mi spronate a fare sempre meglio. Se amo
così tanto scrivere, e se passo tutto questo tempo a cercare
di rendere al meglio quello che alla fine è solo nella mia
testa e nel mio cuore, è perchè so che dall'altra
parte del computer ci sono persone come voi.
Quindi grazie, davvero, di cuore, per aver permesso alla mia storia, e
dunque indirettamente a me, di entrare anche solo un po' nelle vostre
vite.
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Capitolo 13 *** Capitolo 13 ***
Inutile dire che ancora una volta la ricerca di Harry e
Jayden era
stata infruttuosa. Avevano battuto palmo a palmo tutta la zona, ma non
avevano trovato niente che potesse essere loro utile.
Così fu un Potter stanchissimo quello che, la mattina dopo,
tornò a casa.
Elenie era già sveglia, e stava preparando la colazione.
Silenziosa, vedendo le occhiaie spesse del suo ragazzo, gli porse una
tazza di caffè.
-E' andata male vero?- gli chiese qualche minuto dopo.
-Già- annuì Harry -Hermione dorme?-
-Veramente se n'è andata un'ora fa...Ha detto che andava a
casa, voleva rimanere un po' sola.-
-Cosa?- si incendiò il moretto -E tu l'hai lasciata andare?
E' uno straccio, non mi fido a lasciarla da sola!-
Sentendo quella sparata, alla Benèfica saltarono i nervi.
-Secondo te cosa avrei dovuto fare, legarla?- urlò.
-Se non c'erano altri modi...-mugugnò a bassissima voce
Potter.
-E' grande e vaccinata, e sa cavarsela! Tu e Ron non potete pretendere
di badare a lei come se avesse cinque anni!- lo ammonì la
Zabini
-Se fossi in lei vi avrei già mandato a quel paese-
E detto questo marciò a grandi passi fuori dalla cucina.
-Vado al Ministero- annunciò uscendo -Ho del lavoro da fare-
E se ne andò sbattendo la porta, lasciando Harry allibito e
a bocca aperta.
Ignorando comunque il discorso della fidanzata, provò a
chiamare Hermione, ma aveva il telefono staccato.
-Ti pareva- mormorò.
Decise di passare da Ron, per vedere come stava, ma non era a casa.
Lo chiamò al cellulare, imprecando.
-Ma dove diavolo sei?- gli gridò nella cornetta, quando
l'amico rispose.
-Al Ministero. Finalmente Carrigan ha dato l'autorizzazione per le
ricerche sull'identità della ragazza al San Mungo-
spiegè
Weasley tutto soddisfatto.
-Ma sei pazzo?- ululò Potter- Seb mi ha riferito che al San
Mungo hanno detto che oggi dovevi stare in casa a riposare!-
-E che sarà mai! Sto solo spulciando qualche schedario, non
sto facendo sollevamento pesi!-
Il moro alzò gli occhi al cielo -Lasciamo perdere-
-Beh, potresti raggiungermi e darmi una mano- propose Ron.
-Non ci penso nemmeno-
-Dai....devo anche parlarti- la voce del rossino si fece seria- E'
importante.-
Harry sospirò, già temendo quale sarebbe stato
l'argomento del discorso -D'accordo, arrivo-
Hermione guardava il Tamigi scorrere lento sotto di lei. Appoggiata al
parapetto del London Bridge, non sapeva nemmeno lei come fosse finita
lì. Pur essendo Giugno inoltrato, era una mattina
particolarmente fredda e uggiosa.
Quando era uscita da casa di Harry, aveva iniziato a camminare e
camminare, finchè si era ritrovata a fissare il fiume, con
aria
vuota.
-Non vorrai suicidarti spero-
La ragazza era talmente concentrata sui suoi pensieri, che non si era
accorta dell'uomo che si era accostato a lei.
Come lo guardò in faccia, le sembrò che una voce
le
urlasse "Pericolo". Immediatamente estrasse la bacchetta, tenendola
prudentemente seminascosta dalla giacca, dato che intorno a lei c'erano
Babbani che passeggiavano.
-Ehi ehi...raffredda i bollenti spiriti! -la ammonì
divertito il nuovo arrivato -Non mordo mica!-
Hermione fece una smorfia e un passo indietro dopo quelle parole, dato
che l'uomo le aveva accompagnate con un sorriso, esibendo un bel paio
di canini ben più lunghi del normale.
-Chi diavolo sei?- ringhiò la ragazza. -Stammi lontano!-
-Però...una donna forte, che sa quello che vuole- la
provocò il tizio -Mi piace!-
-Idiota- mormorò Hermione sotto voce.
-Ah! Ti ho sentito. Ma voi Auror non dovreste essere impeccabili o
qualcosa del genere?-
La Granger lo guardò bene, un po' perplessa, un po'
incuriosita.
-Conosco Elenie- si decise a spiegare lui -Ha lavorato con me per
inserirmi nel Mondo Magico-
La ragazza abbandonò un po' la sua difensiva, ma non del
tutto.
-Ma...- chiese -Sei un vampiro?-
-Lord Thomas William Harvey Galileo West, per servirti- si
inchinò
l'uomo. -Elenie mi ha parlato molto di te, Hermione Granger.-
Lei lo guardò stupita. Non aveva mai avuto occasione di
parlare
in quel modo con un vampiro. In effetti li aveva solo combattuti una
volta, ma era buio pesto e non li aveva guardati bene.
Quello che ora le si trovava davanti dimostrava solo qualche anno
più di lei...sembrava un ragazzo insomma...Ma il modo di
fare
aveva qualcosa di antico e raffinato che nessuno della sua
età avrebbe mai potuto
eguagliare.
-Mmm..posso chiederti cosa vuoi da me?-
Il vampiro la guardò storto -In realtà pensavo
stessi per
gettarti nel fiume- disse -Quindi la mia intenzione era più
o
meno quella di salvarti!-
-In che senso più o meno?-
-Nel senso che se non ci fossi riuscito avrei banchettato col tuo
cadavere- spiegò candido lui, rivolgendole un altro di quei
sorrisi inquietanti.
Hermione rabbrividì...-Ehm...Thomas? Posso chiamarti
così- cominciò.
-Ti prego!- la interruppe lui -E' un nome talmente plebeo...Giusto
giusto per maghi e Babbani. Tutta colpa di mia madre, ha sempre avuto
un pessimo senso dell'humor!-
La ragazza non ci stava capendo più nulla.
-Per gli amici sono Lord William- disse lui, cerimonioso -Ma per le
belle ragazze sono semplicemente William-
-D'accordo- balbettò Hermione, non sapendo bene a quale
categoria appartenesse lei.
-Ora ti prego di scusarmi- sogghignò il vampiro -Ma presto
il
sole si affaccerà da queste nuvole, quindi è
meglio che
trovi un qualche rifugio. Sarebbe uno spreco se mi bruciassi
irrimediabilmente no?-
La Granger ridacchiò.
-Ma non temere, penso che ci rivedremo presto- promise il ragazzo.
-Va bene. Allora arrivederci Lord...-
-Ehi!- la bloccò lui -Cosa ti ho appena detto?-
-Giusto!- sorrise Hermione - A presto William-
Lui si inchinò e se ne andò rapido come era
apparso,
lasciando la ragazza di sasso, ma anche con un po' più di
autostima, avendo capito di appartenere alla seconda categoria.
-E così hai conosciuto Will- rise Elenie, mettendo a posto
le tazze della colazione.
-Perchè non mi hai mai parlato di lui?- le chiese Hermione.
-Sai com'è...non mi porto il lavoro a casa di solito- la
prese in giro la Benèfica.
-Non mi sembra cattivo...Perchè lavori con lui?-
-I maghi purtroppo non hanno ancora imparato ad accettare chi
è
diverso- spiegò seria la moretta -E così ho
dovuto
aiutarlo ad integrarsi-
-Capisco...-mormorò la Granger.
-E' molto interessato al vostro lavoro- aggiunse Elenie -Forse
è
per questo che ti ha avvicinata. In genere si interessa molto poco
degli umani-
-Vuole diventare Auror?-
-Alt! Non ho detto questo.- la corresse la Zabini -Hai visto quanto
è supponente? Credi che si abbasserebbe a lavorare come un
mago
qualsiasi?-
-No, in effetti penso di no- considerò Hermione, giocando
con una mela.
-E' stato per raccontarmi di questo che sei tornata qui?-
-No...ecco...beh, in effetti non lo so- mormorò la riccia
-Forse volevo solo ringraziarti e...scusarmi, credo-
-Scusarti di cosa?- domandò allibita Elenie.
-Per essere scortese ed intrattabile, a volte. Solo che è
veramente difficile e...-
-Lo so, tesoro- sorrise la Zabini, avvicinandosi a lei e posando una
mano sulla sua -Lo so e ti capisco.-
-A volte mi sembra di impazzire...Mi accadono delle cose, e nemmeno io
riesco a spiegarmele..-
-Frena- la interruppe la Benèfica -Non ti seguo-
-Lasciamo stare..E' un discorso lungo- spiegò la Granger,
asciugandosi gli occhi- Vado a fare rapporto su ieri sera, ho seri
dubbi che ci abbia pensato già qualcuno-
Elenie scoppiò a ridere -I soliti
scansafatiche!-
-Esatto. Dai, ci sentiamo più tardi...-
Ed Hermione uscì, salutando con la mano, lasciando la sua
amica con ancora più dubbi di prima.
Nel frattempo Harry stava uscendo dallo scantinato polveroso del
Ministero, in cui si trovavano gli archivi.
-Certo che documenti così importanti potrebbero essere
spostati
in un posto più accessibile!- si lamentò,
tossendo.
-Che
ci vuoi fare ormai? Adesso abbiamo ciò di cui abbiamo
bisogno- esultò
di rimando Ron, troppo fiero di sè per protestare a sua
volta.
-Già...devo dire che non avrei mai pensato che saremmo
riusciti a trovarla!-
-Trovare cosa?-
La voce sospettosa di Carrigan, che stava passando di lì, si
insinuò tra i due amici.
-Abbiamo
trovato negli archivi la ragazza del San Mungo, proprio come lei ci
aveva chiesto!- spiegò Potter, mentre il rosso lo tirava
insistentemente per la manica -Ecco, se vuole dare un'occhiata....-
-Cosa vi avrei chiesto io?- sbottò il Capo degli Auror.
-Di
controllare i dati e....- di colpo Harry capì tutto e
lanciò
un'occhiataccia a Ron. Evidentemente capì anche Carrigan che
urlò:
-Weasley, nel mio ufficio! Ora!-
Il rossino sbuffò contrariato, mentre il Bambino
Sopravvissuto gli mollava una pacca solidale sulla spalla.
-E anche tu Potter- continuò Carrigan.
-Ma io che c'entro?- ululò questi -Non sapevo nulla!-
-Beh non si sa mai! Forza, dentro!-
I due amici si trascinarono mugugnando nell'ufficio, crollando sulle
due sedie di fronte alla scrivania.
Carrigan si accomodò sulla sua poltrona, guardandoli in
cagnesco.
-Possibile che dobbiate sempre fare di testa vostra?-
-Senta-
sbottò Ron -Non potevamo aspettare ancora! Bisognava
identificare la
ragazza, per metterla a confronto con Clarence Dale e quella Danielle,
e vedere se c'era qualcosa in comune no?-
-Non stiamo affatto facendo progressi con le indagini, Capo-
confermò Harry - E il rischio che si faccia male qualcun
altro
aumenta di giorno in giorno-
-Non sono così sprovveduto come mi pensate ragazzi!- fece
rabbioso Carrigan -Non siete gli unici ad interessarvi del caso!
C'è una persona di mia fiducia che si sta occupando molto da
vicino di tutto questo-
Gli occhi di Potter si assottigliarono, indagatori.
-E chi sarebbe?-
-Non posso dirvi nulla, è in una posizione molto delicata,
non posso permettere che il suo ruolo venga compromesso.-
spiegò il Capo- Per questo motivo voglio che la smettiate di
agire liberamente, ed attendiate i miei ordini-
Il suo sguardo si inchiodò in quello di Harry.
-E non sto parlando solo delle indagini riguardanti il caso, mi sono
spiegato?- ringhiò.
Ron guardò alternativamente i due, senza capirci
più di tanto. Potter annuì, pensando che tanto
comunque avrebbe fatto di testa propria, e Carrigan scosse il capo,
avendo capito perfettamente cosa stava passando nella mente del moretto.
-Avanti, fuori di qua!- sbuffò quindi, facendo cenno ai due
di infilare la porta e sparire al più presto dalla sua vista.
Ron uscì per primo, pensieroso.
-Ma che diavolo intendeva il Capo?- chiese poi ad Harry, mentre
quest'ultimo marciava spedito verso il proprio ufficio.
-Non so a cosa ti riferisci- mugugnò Potter.
-Hai capito benissimo...Al non agire di testa nostra eccetera
eccetera...Ehi mi stai ascoltando?- Weasley si bloccò in
mezzo al corridoio, afferrando il braccio dell'amico e costringendolo a
fermarsi a sua volta.
-Senti Ron, non è il posto migliore per....-
-Harry mi sono rotto! E' una vita che fai il misterioso, non sono nato
ieri hai capito?-
Potter lo guardò sbigottito. Erano mesi che cercava di
dirgli come stessero le cose, ma il destino gli aveva remato sempre
contro....e ora veniva fuori che era lui ad aver cercato di fare tutto
di nascosto!
-Andiamo nel mio ufficio...ti spiegherò tutto!- promise.
Il rosso sembrò tranquillizzarsi.
-Dannazione, non abbiamo nemmeno detto a Carrigan cosa abbiamo scoperto
sulla ragazza!- esclamò entrando dalla porta che Harry stava
tenendo aperta.
-Lo farai dopo. Questo è più importante!-
Ron tacque, accomodandosi sul divano scuro accanto alla scrivania e
allungando le gambe.
-Allora?-
-Aspetta un attimo...-
Potter si accomodò dietro la propria scrivania. Come faceva
ogni giorno ormai, aprì immediatamente il primo cassetto
alla propria destra.
All'interno vi era il grosso quaderno che gli aveva dato Jayden, sul
quale apparivano i rapporti dei maghi che aveva assoldato per
continuare la loro indagine.
Era pesante, e scuro. Ma quel mattino la copertina brillava. Era il
segnale che c'erano aggiornamenti.
Harry lo posò sulla scrivania, aprendolo circa a
metà.
Le pagine erano scritte fittamente, ricoperte di orari, giorni, luoghi,
a volte immagini, che si susseguivano.
Potter cercò la data dell'ultimo appostamento, e quella che
vide fu una fotografia che ricopriva l'intera pagina.
Raffigurava una casa, o meglio una villa. Enorme, un po' tetra ma molto
elegante.
A prima vista appariva disabitata da anni, ma guardandola
più attentamente si poteva notare che dentro senza dubbio vi
era qualcuno.
Le pesanti tende erano appena scostate.
Sui vetri delle finestre dabbasso si potevano, sebbene a fatica,
scorgere i riflessi di fioche luci accese all'intero.
Dal camino usciva del fumo.
Harry osservò il cancello di ferro che impediva agli
estranei l'ingresso all'enorme palazzo, e l'insegna che esso riportava.
Villa Malfoy....
Ed ecco sfornato anche il tredicesimo capitolo. Come vedete, contiene
un bel po' di novità...a cominciare dal nuovo personaggio.
Devo ammettere che ci ho pensato molto prima di inserirlo,
perchè temevo un inevitabile confronto con Twilight. Per
carità, è una saga che mi piace, che mi
ha appassionato e tutto il resto, ma spero di non darvi mai
l'opportunità di immaginarvi questo vampiro come un Edward o
cose del genere. Perchè non c'è nulla di
più distante, come avrete spero capito dall'assaggio che
avete avuto del carattere di William. Quindi niente amori tormentati
(almeno per ora xD), niente problemi con la sua identità da
vampiro...anzi. Lui si adora proprio, come vedrete col tempo.
Spero davvero di riuscire a caratterizzarlo come è nato
nella mia immaginazione, e spero che vi piaccia. Non era affatto
previsto, l'idea mi è venuta scrivendo, e spero di non
essermi lanciata una sfida, inserendolo, che non sarò in
grado di raccogliere.
Insomma si vedrà! Questa volta comunque, finalmente, ho
tutto il tempo di salutarvi e ringraziarvi una per una:
ross_ana: Ciao
rossana! Carrigan ha mandato solo loro quattro per due motivi: primo,
perchè non era sicuro della "soffiata" che aveva ricevuto, e
secondo perchè comunque non voleva creare allarmismi
all'interno del mondo magico! Infatti pensava ad un semplice attacco
come quello a cui avevano assistito nel primo capitolo Ron ed Hermione,
non ad un tale spiegamento di forze! Un abbraccio!
semplicementeme:
Ciao, piacere di conoscerti e di avere una nuova lettrice. Ti ringrazio
per i complimenti e per aver apprezzato la storia. In effetti credo
anch'io che questa seconda parte sia migliore della prima,
semplicemente perchè io per prima la sto curando di
più, la sento di più in un certo senso. Se
infatti ho iniziato a scrivere su questo sito per semplice
divertimento, e per mettermi alla prova, col tempo è
diventata una grande passione.
Per quanto riguarda i capitoli, so che per qualcuno possono essere
corti, e mi fa piacere sentire che vi piacerebbero più
estesi, ma preferisco mantenerli così, soprattutto
perchè altrimenti i tempi per l'aggiornamento si
allungherebbero ulteriormente! Spero comunque che continuerai a seguire
la storia e a dirmi che ne pensi!
barbarak: Vedo che ormai siete tutte più che
convinte che il nostro "Superman" sia Draco...Come al solito, io non
confermo, nè smentisco! Anche perchè mi piace
troppo leggere le vostre ipotesi (che in realtà
più che ipotesi sono affermazioni!) Grazie della recensione!
XerikaX: Ciao
Erika, sono contenta che tu mi abbia sempre seguito, e lo sono ancor di
più nel vedere che questa volta mi hai scritto che ne pensi.
Ti ringrazio molto per i bei complimenti che mi hai fatto e spero che
continuerai a seguirmi! Un abbraccio
pazzafantwilight: Ciao
Moira! Mi fa piacere che la storia continui a piacerti, ti ringrazio
per la recensione! Ci vediamo al prossimo capitolo!
seven: Nadia!
Che piacere risentirti! Come sempre è bellissimo rileggere
nelle tue recensioni quel flusso di emozioni che io ho cercato di
trasmettere nello scrivere il capitolo. E' stupendo ritrovare ogni
più piccolo e, magari, meno ovvio passaggio della storia
analizzato, sviscerato, e reso non come semplice narrazione, ma come
sensazione recepita. Grazie, perchè ogni volta mi fai un
grande regalo! Un abbraccio!
Smemo92: Ti
ringrazio un sacco per i complimenti. Anche a me piace che ci siano
ogni tanto scene di battaglia, anche se devo dire che faccio una gran
fatica a scriverle =). Infatti, come tu hai notato, non era
precisissima. Harry e Seb, ad esempio sono spariti. Da una parte questo
era voluto: non volevo che sembrasse una battaglia insormontabile per
tutti, ma solo per Hermione. Era la sua battaglia, era a lei che doveva
accadere qualcosa, dunque era su di lei che doveva essere incentrata.
Dall'altra parte però, devo ammettere, che un po' quei due
mi sono sfuggiti di mano. Devo ancora migliorare molto su queste scene,
scusatemi! Grazie per la recensione, alla prossima!
Coccinella: Ciao
Emmettì (ma cos'è questo nuovo nick? Vuol dire
che porti fortuna alle fanfiction che recensisci? Spero proprio di
sì xD), come sempre è un piacere ritrovarti!
Grazie grazie grazie per i bellissimi complimenti, spero di non
deluderti con l'andare dei capitoli! Ci "vediamo" al prossimo capitolo!
Un bacione.
|
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Capitolo 14 *** Capitolo 14 ***
,
Lord Cassian Deveraux Cavendish si alzò
bruscamente dalla
sua poltrona, gettando diversi fogli sul grande tavolo di legno alla
sua destra.
Schioccò le dita, e un uomo si affacciò alla
porta.
-Si, Signore?-
-Voglio che mi porti qui Jenkins, subito!-
L'altro si inchinò ed uscì rapidamente.
Cavendish si versò del vino in un calice e lo
sorseggiò
lentamente, tamburellando con le dita sul ripiano del tavolo. I suoi
occhi scorsero febbrilmente i fogli, inquieti ed indagatori.
-Mi avete fatto chiamare?-
Il mago si girò: sulla soglia vi era un ometto non troppo
alto, nervoso, untuoso, con l'espressione gelida.
-Esatto. Entra e chiudi la porta-
L'altro eseguì -Ci sono problemi signore?-
-Si e no- rispose Cavendish -Non posso nasconderti di aver riscontrato
alcune...anomalie...nelle nostre operazioni-
-Perdonatemi, ma non vi seguo.-
-Diciamo che dopo tutto questo tempo non siamo ancora giunti nemmeno
lontanamente ai risultati che mi avevi prospettato all'inizio-
-Beh, si in effetti siamo un po' in ritardo- balbettò
Jenkins -Ma in capo a qualche mese...-
-Qualche mese?- gridò l'altro, afferrandolo per il colletto
-Ti
rendi conto che in base a ciò che TU, misero idiota, mi
avevi
promesso, a quest'ora doveva essersi tutto concluso?-
-N-non so d-davvero- rantolò l'ometto -Rivediamo insieme i
dati,
cercherò di capire cosa può esser andato storto-
Cavendish lo mollò all'istante, ravviandosi i capelli e
tentando di ricomporsi.
-Avanti allora. Fallo. E vedi di sbrigarti-
Jenkins con mani tremanti esaminò i fogli che giacevano sul
tavolo.
-Per come la vedo io, i ritardi non sono dovuti a problemi con
l'esecuzione del Sortilegio, ma piuttosto a problemi logistici-
-Spiegati meglio-
-Vede...l'incantesimo prodotto sul Mezzosangue che è morto
è perfettamente riuscito, e questo indica che il nostro
piano
può funzionare perfettamente..Se non abbiamo ancora ottenuto
i
risultati sperati è perchè durante gli altri
tentativi,
quei maledetti Auror si sono intromessi!-
-Capisco. In effetti anche a me qualcosa non tornava, soprattutto dopo
i recenti fatti a Carnaby Street-
-Tutto suggerirebbe che ci sia qualcuno che mette gli Auror al corrente
dei nostri piani-
-Esatto...-
Cavendish si fece pensieroso...E se...Ma no, non poteva essere...
-Pensate a qualcuno in particolare, Signore?-
-Forse, ma non ne ho assoluta certezza-
Jenkins si sfregò le mani -Se posso permettermi, io un'idea
per esserne sicuri ce l'avrei-
-Mi cercavi Harry?-
-Finalmente sei arrivato!- sbottò Potter - Non riuscivo a
trovarti da nessuna parte...Ti stavo dando per disperso!-
Jayden Amyas McBride si accomodò su una sedia ridacchiando.
-Quel maledetto del segretario di mio padre mi ha bloccato mentre stavo
uscendo per farmi firmare un milione di pratiche, così ho
fatto
tardi insieme a lui-
-Dev'essere divertente- considerò il Bambino Sopravvissuto
ironicamente.
-Non immagini quanto- sbuffò Jay, alzando gli occhi al cielo
-E
che cavolo, devo obbligare mio padre a prendere una segretaria carina,
invece di quel vecchio scorbutico..Almeno il tempo passerebbe
più velocemente!-
-Mi sembra un'ottima idea!- rise Harry.
-Beh, scherzi a parte, cosa volevi?-
-E' una cosa piuttosto seria in effetti- borbottò Potter,
posando il quaderno scuro davanti all'amico -In effetti forse
è
la prima vera svolta da quando abbiamo cominciato le nostre indagini-
McBride lo guardò incuriosito, mentre l'altro cominciava a
sfogliare le pagine velocemente.
-Sembra che i Malfoy siano tornati in città
-annunciò Harry, mostrandogli la foto della Villa.
-Scherzi?- rantolò Jayden, guardandola più da
vicino -Ma se sono latitanti da anni!-
-Da sei anni. per l'appunto- considerò l'amico -Non ti
sembra
una strana coincidenza che riappaiano misteriosamente proprio adesso?-
-Dobbiamo trovare il modo di parlare con loro- sentenziò
l'ex-Corvonero.
-Sì certo....e secondo te si faranno trovare così
facilmente, sapendo che Lucius Malfoy rischia il carcere a vita?-
chiese Potter scuotendo la testa.
-In effetti non sarà una cosa semplice- mugugnò
contrariato Jay -Credo che farò mettere sotto controllo
anche
casa loro, comunque-
-Ottimo, ti ringrazio- disse Harry.
-A proposito- continuò quest'ultimo qualche istante dopo -Ne
ho parlato con Ron-
-Davvero?- fece allibito McBride - E che aspettavi a dirmelo?-
-Lo sto facendo adesso no? Beh l'ha presa meglio di quanto pensassi-
spiegò Potter -Credo che anche lui avesse cominciato a
sospettare qualcosa-
-Dici?-
-Si...Dopo l'ultima ronda a Carnaby Street soprattutto...Appena mi ha
visto mi ha messo sotto torchio finchè non ho vuotato il
sacco-
-Non c'è pericolo che salti fuori qualcosa con Blaise ed
Hermione vero?- chiese Jay preoccupato.
-No tranquillo...Ron non farebbe mai niente che potesse far loro del
male. - lo rassicurò Harry -Ma noi dobbiamo muoverci a far
saltare fuori la verità, prima che sia troppo tardi!-
-Non preoccuparti...ce la faremo-
Hermione stava giusto entrando in doccia, qualche ora più
tardi,
quando il trillo del telefono la costrinse a correre di sotto.
Chi poteva avere quel tempismo perfetto?
-Ehi allora ci sei!- gridò una voce.
Harry, ovviamente.
-Se ti rispondo è ovvio che ci sono no?- mugolò
la Granger. -Dimmi-
-Stasera alle otto vieni da me d'accordo? Mangiamo tutti insieme e poi
discutiamo dell'ultimo caso, ci raggiungerà anche Carrigan,
sul
tardi-
-D'accordo...Hai già avvisato gli altri?-
-Lo faccio ora...A dopo!-
Hermione riattaccò, quindi riprese la sua doccia.
Mezz'ora dopo era già pronta.
Erano solo le sette e un quarto, ma non aveva più molto da
fare in casa. Poco
male, pensò, arriverò un po' in
anticipo.
Qualche minuto dopo stava suonando al campanello di casa
Potter.
Le aprì Elenie di volata, infilandosi un maglione -Ron,
finalmente, ti stanno aspett...- La Benèfica si
bloccò
non appena si accorse della Granger.
-Ah Herm sei tu!- disse a voce alta -Entra!-
La riccia entrò guardandosi attorno e dirigendosi verso il
salottino sulla sinistra.
-No, no, vieni in cucina con me -la fermò precipitosamente
Elenie poco prima che vi entrasse, quasi trascinandola dalla parte
opposta.
Hermione perplessa la seguì, ma con la coda dell'occhio vide
Harry e Jayden affannarsi a mettere pacchi di fogli oltre una tenda.
La Granger si rabbuiò...Che diamine ci faceva Jay
lì
così presto? Non pensava nemmeno che sarebbe venuto quella
sera,
d'altronde non era un Auror e di conseguenza non seguiva il caso di cui
si stavano occupando.
E a quanto pareva, anche Ron sarebbe dovuto arrivare in anticipo...
-Sai che ci sarà anche Blaise stasera?- la voce di Elenie la
distrasse dai suoi pensieri.
-Ah sì? E' una vita che non si fa sentire!-
-Già, viene dopo cena...Pare che abbia avuto qualche
problema, anche se non si decide a raccontare-
Hermione mugugnò qualcosa, fingendo di prestare attenzione,
mentre in realtà la sua testa era da tutt'altra parte.
Chissà
cos'avevano nascosto Harry e Jay dietro quella tenda...
I suoi dubbi erano rafforzati dal fatto che lei era perfettamente a
conoscenza di cosa si nascondesse in quel luogo: c'era una porta, una
porta in legno scuro che celava una piccola stanza, che Potter usava
per mettervi le cose importanti e le carte di lavoro.
Una sorta di studio, insomma, di cui pochi sapevano dell'esistenza.
-....da settimane, ma io ho una teoria!-
Dall'improvviso silenzio che udì attorno a sè,
Hermione ebbe il sospetto di dover dire qualcosa. Elenie infatti era
lì che la guardava, aspettando un suo commento a quanto le
aveva appena raccontato.
-Eh? Cosa?- si scosse la Granger.
-Dicevo che ho una teoria sui problemi di mio cugino-
rispiegò pazientemente la Zabini.
-E sarebbe?-
-Dai un occhiata qui!-
Elenie prese da un ripiano lì vicino una copia della
Gazzetta del Profeta di qualche giorno prima, sfogliò
qualche pagina e la mise sotto il naso dell'amica.
Hermione, ormai in preda alla curiosità, guardò
l'articolo che le stava indicando la Benèfica: annunciava le
nozze di Pansy Parkinson con il figlio di Rookwood.
-Cioè, tu mi stai dicendo che Blaise fa l'eremita
perchè la Parkinson si sposa?- chiese allibita la riccia -Ma
sarà da tre anni che si sono lasciati!
-Alt!- la bloccò Elenie- Non si sono lasciati...Lei ha
lasciato lui!-
-Si ho capito- sbuffò la Granger -Ma è passato
comunque un sacco di tempo. Possibile che soffra ancora per lei?-
La Zabini la guardò con aria eloquente.
-Se ami davvero una persona, non ti basta una vita per dimenticarla-
sussurrò -Cosa vuoi che sia qualche anno?-
Hermione tacque e abbassò gli occhi. Questo lei lo sapeva
bene.
-A proposito- cominciò la Benèfica, cambiando
discorso -Dov'è Peter?-
-Aveva qualche problema col lavoro, non ho capito bene-
mormorò Hermione -E comunque non c'entrava molto la sua
presenza qui stasera-
-In effetti...- bofonchiò Elenie.
Fece per dirle dell'altro, ma venne interrotta dal campanello.
La Granger vide l'amica alzarsi con un sospiro per andare ad aprire, e
tese l'orecchio per sentire chi fosse arrivato.
-Sei in ritardo- sentì dire dalla Zabini sottovoce -Vai pure
di là-
Sicuramente era arrivato Ron.
A quanto pareva c'era una fottuta società segreta alle sue
spalle. Di questo in effetti e n'era accorta da un bel po' di tempo, ma
la causa che aveva scatenato tutto questo le era ancora oscura.
Ma era decisa a scoprirlo. Quella sera stessa.
Sentì i passi di Elenie venire verso di lei, ma suonarono
nuovamente alla porta, così la Benèfica fece
dietro-front.
Diverse voci irruppero nell'ingresso, così la Granger si
diresse da quella parte.
Matthew, Chris, Alice, Sebastian, Laine e i bambini erano arrivati.
-Che ne dite di andare a tavola?- la voce di Harry si fece strada nella
folla.
La riunione a tre doveva essere terminata.
Chiacchierando e salutandosi, i ragazzi si spostarono nella stanza
attigua.
-Allora? Tutto bene?- chiese Hermione ad Alice.
La Parker sorrise, con aria un po' stanca.
-Divinamente- rispose- Non credevo che sarebbe stata così
dura...Anche se poi guardo lei e mi sento ripagata di tutta la fatica-
Con un cenno del capi indicò la piccola Hope, tra le sue
braccia.
-E' veramente splendida- mormorò la Granger, sfiorando i
sottili capelli biondi della bimba.
-Per forza che è bella- si intromise Chris, che stava
ascoltando -Hai visto sua madre?-
Alice gli regalò un sorriso smagliante, mentre Hermione
scoppiò a ridere, sedendosi a tavola.
Stavano quasi finendo di mangiare, quando Blake scoppiò a
piangere.
-E' stanco- spiegò Laine, mentre Seb lo prendeva in braccio
per cullarlo.
Il bimbo, con i suoi strilli, attirò l'attenzione dei
presenti per qualche minuto, ed Hermione ne approfittò per
annunciare che sarebbe andata in bagno. Sgusciò via, e si
infilò senza indugi nel salottino dall'altro lato
dell'ingresso.
Chiuse con cura la porta alle sue spalle e scostò la tenda
di fronte a lei, rivelando l'entrata per lo studio di Harry.
Si sentiva tremendamente in colpa a fare tutto così di
nascosto, come una ladra, ma doveva sapere.
C'erano troppe cose che le stavano tenendo nascoste, poteva quasi
avvertirlo.
Spinse la porta, ma questa non si aprì. Provò con
un Alohomora, ma non ci fu niente da fare.
Harry doveva aver messo una parola d'ordine.
La Granger le provò tutte: i nomi dei genitori di Potter,
degli amici, quello di Silente, perfino quello di Piton.
Infine, sentendosi incredibilmente presuntuosa, pronunciò
quello che fino a quel momento si era ben guardata dal dire: il proprio.
La porta scattò e immediatamente si aprì, e la
ragazza si fece ancora più sospettosa.
Se la parola d'ordine che Harry aveva scelto era "Hermione", vi era
senz'altro un motivo.
In un modo o nell'altro il segreto che i suoi amici custodivano tanto
gelosamente doveva riguardarla da vicino.
La riccia mosse qualche passo nella stanza buia, poi riuscì
a trovare l'interruttore e di colpo tutte le lampade si accesero.
Tutto intorno a lei venne illuminato da una luce rossastra e soffusa e,
guardando in giro, Hermione dovette trattenere un grido.
Perchè lì tutto sembrava parlare di Draco.
Del suo Draco.
Fotografie, immagini che parevano essere state adattate sull'aspetto
che il Serpeverde avrebbe dovuto avere in quel momento, e tanti, tanti
fogli con su scritti orari, date, luoghi.
Allibita e col fiato corto, la ragazza si avvicinò alla
scrivania, stracolma di pagine scritte fitte e su cui vi erano alcuni
grossi libri impilati l'uno sull'altro.
Con mani tremanti ne afferrò uno e cominciò a
sfogliarlo.
Era pieno di immagini, fotografie su fotografie. Ma queste erano strane.
Raffiguravano luoghi molto diversi tra loro e parevano coprire tutte le
ore del giorno.
L'unico elemento costante in ognuna di esse era una figura avvolta in
un mantello scuro, col cappuccio calato sul capo. In tante foto c'era
anche lei, anzi, nella maggior parte.
Lei che parlava con Harry e Rin, mentre l'uomo ammantato li osservava
ben nascosto.
Lei mentre entrava in Ospedale, senz'altro il giorno in cui era nata
Hope, seguita dall'incappucciato.
E tante altre ancora...
Mentre era in casa, al Ministero, a Diagon Alley...Ovunque.
Fu l'ultima della serie però ad attirare maggiormente la sua
attenzione. Risaliva alla sera dell'attacco in Carnaby Street : c'era
lei, ferita e semincosciente, appoggiata sul petto di colui che l'aveva
portata in salvo.
Vide sè stessa stretta tra le braccia dello sconosciuto, che
la avvolgeva protettivo nel suo mantello scuro.
C'era qualcosa di dolorosamente familiare in quell'immagine, qualcosa
che le strinse il petto come una morsa, facendola quasi cadere in
ginocchio...
Ok, adesso so
che mi starete più o meno maledicendo in tutte le lingue
conosciute per aver lasciato come sempre tutto in sospeso =) Chiedo
perdono, pazientate fino al prossimo capitolo vi prego !! Per quanto
riguarda il test di medicina, vi ringrazio per gli "in bocca al lupo" e
l'interessamento, ma purtroppo, per pochissimo, non è
andata. Pazienza. Ci sono rimasta malissimo ma ci riproverò
l'anno prossimo.
Passo subito ai ringraziamenti:
ross_ana: Spero
di averti accontentata almeno un po' con questo capitolo, qualche
chiarimento c'è stato no? Alla prossima, un abbraccio!
semplicementeme: Sono
molto contenta che il personaggio di Will ( si puoi chiamarlo
tranquillamente così xD) ti stia simpatico, ero un po'
timorosa nel leggere i giudizi che sono arrivati su di lui. Per quanto
riguarda la ragazza al San Mungo, ogni cosa si saprà a suo
tempo. L'ho dovuta lasciare per il momento un po' in stallo per dare
spazio ad altri avvenimenti, ma presto arriverà anche il suo
turno! Grazie della recensione.
seven: Ciao
Nadia! Ormai mi sento ripetitiva nel dirti quanto mi facciano piacere
le tue recensioni così sentite! Davvero, non so nemmeno
più cosa scrivere, perchè l'unica cosa che mi
verrebbe da fare sarebbe scrivere un enorme GRAZIE a tutta
pagina..Spero ti accontenterai di questo, seppur piccolino! Un abbraccio
Coccinella__:
Ciao emmettì! Sono corsa a sentire la canzone di Biagio
Antonacci subito dopo aver letto la tua recensione...E' veramente
bella!! Ok, passando alla storia, sono contentissima che William ti sia
parso lontano dallo "stile Twilight". Condivido totalmente quello che
hai detto...Bravo, bello, simpatico Edward e tutto il resto, ma basta
ficcarlo dappertutto!!! =)
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto =) Baci!
barbarak: Di
cosa devi scusarti? Forse mi sono espressa male...Io ADORO leggere le
vostre ipotesi e congetture sul futuro della storia, perchè
mi fa molto piacere il fatto di vedervi così
appassionate...Mi dispiace solo non potervi magari spesso rispondere
perchè se no svelerei tutta la trama! Quindi non contenerti
e fai pure tutte le domande che vuoi!
Sklupin: Non
preoccuparti se non riesci a recensire spesso, lo capisco benissimo! Mi
basta sapere che mi segui, seppur nell'ombra =) Sono contentissima che
la storia ti stia piacendo, ti ringrazio tanto per i complimenti!
Smemo92: Come
vedi, tra tutte le tue richieste, almeno una in questo capitolo ha
trovato una risposta: Hermione sta riuscendo a far luce su tutto...Per
il resto, si vedrà! Un abbraccio, e grazie mille per la
recensione!
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Capitolo 15 *** Capitolo 15 ***
Come era
possibile?
Come era potuto accadere?
Come...? Come..? COME...?
Hermione artigliò i fogli che teneva tra le
mani.
Sentì una voce che urlava, straziata. Forse era la sua, o
forse
no, non lo sapeva più.
Stracciò le prime pagine che le capitarono a tiro,
lacerandole,
distruggendole in mille pezzi, che come coriandoli caddero sul
pavimento.
Estrasse la bacchetta, quasi senza pensare, mosse il polso di scatto e
immediatamente tutte le foto si staccarono dai muri.
Dei passi alle sue spalle la costrinsero a voltarsi, col volto rigato
da lacrime silenziose.
Harry, Ron, e quasi tutti gli altri sostavano sulla porta, incerti su
cosa fare.
Hermione studiò per un istante i volti degli amici.
Quelli allibiti e sconvolti di Chris, Alice, Seb e Laine le suggerirono
che non avessero nemmeno la più pallida idea di
ciò che
quella stanza celava con tanta attenzione..Ma lo sguardo sfuggente di
Harry, quello mortificato di Elenie, e quello imbarazzato di Ron
dicevano molte cose.
-Herm...lascia che ti spieghi- mormorò Potter, tentando di
avvicinarsi a lei.
-No...non ci provare- gridò la Granger, sconvolta - Non
provare a toccarmi!-
-Per favore, lasciaci...- cercò di dire anche Ron, ma lei lo
interruppe.
-Come avete potuto? Come avete potuto farmi una cosa del genere?-
-Ma non capisci?- le urlò Harry, cercando di sovrastare la
voce dell'amica per farsi sentire.
-Ragazzi, potreste spiegarci che succede?- si intromise Alice,
esterrefatta mentre raccoglieva una foto di Draco dal pavimento.
-Te lo spiego io Aly- singhiozzò Hermione -Loro due e Jayden
sono mesi che indagano su assurdità-
-Non sono assurdità!- replicò Potter -Non ti
rendi conto
di cosa può significare tutto questo? Se solo mi facessi
spiegare!-
Il moretto fece un passo verso la Granger, che prontamente
alzò la bacchetta.
-Non osare- sibilò Hermione, fuori di sè -Non
dovevi
permetterti...Non dovevi fare tutto questo alle mie spalle...Anzi, non
dovevi farlo proprio!-
-Rifletti tesoro, ti prego- cercò di dire anche Elenie -Se
lui fosse vivo...-
-Lui non è vivo!- pianse la riccia -Draco è
morto! E non tornerà-
Dire queste parole quasi la uccise, ma non potè farne a
meno.
Era stanca. Stanca del fantasma di quel ragazzo che dopo sei anni la
tormentava ancora. Stanca che quel suo dannato cuore si straziasse solo
guardando una sua foto...Stanca di quel freddo che sentiva ogni notte
quando si accorgeva che lui non era più accanto a lei.
E ora loro....quelli che dovevano essere i suoi migliori
amici..l'avevano pugnalata alle spalle.
-Ci puoi ascoltare?- la pregò Harry -Abbiamo degli indizi!-
-No!- ribattè Hermione, stravolta -Non voglio più
sentire nulla...Voi non avevate nessun diritto, nessuno!-
La ragazza si piegò su sè stessa, piangendo e
stringendo l'ultima immagine supersite di Malfoy al petto.
Era furiosa, distrutta, stravolta.
I muri cominciarono a tremare, la scrivania si rovesciò, le
luci vacillarono.
Ron fece quattro passi verso di lei, che si alzò
immediatamente
e gli puntò la bacchetta contro il petto, con rabbia.
Il ragazzo però la ignorò e le strinse le braccia.
-Herm ti prego devi fidarti di noi- le sussurrò
all'orecchio. -Lui potrebbe essere ancora qui-
La Granger lo spinse via con decisione.
-Voglio che tutta questa follia finisca- sentenziò, con le
lacrime che le rotolavano fino nel colletto del maglione -Voglio che la
smettiate di fare tutto questo-
Le sue ultime parole si ruppero in un sussurro e, senza guardare in
faccia nessuno, la ragazza corse via.
-Potreste far capire qualcosa anche a noi?- mormorò Chris,
sconvolto, dopo qualche istante di mutismo dei presenti.
-Penso proprio che sia il caso, sì- rispose Harry,
sentendosi un verme -Sediamoci-
Con la morte nel cuore seguì gli altri fuori dalla stanza,
dopo
un ultimo sguardo ai fogli stracciati, alle pareti spoglie e alle luci
smorzate.
Non doveva andare
così.
Gli
Auror si accomodarono sui divani rossicci del salottino, stretti gli
uni agli altri, in attesa di risposte.
Elenie accese il camino, col pensiero rivolto ad Hermione, preoccupata
per lei. Avrebbe tanto voluto cercarla in quel momento, ma era sicura
che la Granger volesse stare sola...e poi era sicuramente molto
arrabbiata con lei.
-Ho avvisato Ginny- le mormorò Ron, che le si era
silenziosamente avvicinato, senz'altro intuendo quali fossero i suoi
pensieri -E' l'unica che può starle vicino in questo momento-
La Zabini lo ringraziò con un cenno del capo, quindi si
sedette accanto ad Harry.
Il suo ragazzo aveva lo sguardo tormentato, non riusciva a guardare in
faccia i suoi amici. Poteva quasi avvertire su di sè lo
sguardo
inquieto di Chris, e quello senza dubbio furente di Sebastian.
-Credo che sia meglio parlarne prima che arrivi Blaise- disse Ron -Non
è il caso che anche lui lo scopra così-
-Avanti ragazzi- li incoraggiò Alice, cercando di essere
comprensiva -Siate chiari una volta per tutte-
Potter fece un sospiro, quindi si schiarì la voce.
-Noi crediamo che Draco
sia ancora vivo-
-Cosa?- rantolò Chris.
Già prima, nello studio, gli era parso di udire qualcosa del
genere, mentre Harry parlava con Hermione, ma era certo di aver capito
male.
-Voi siete pazzi-
Con voce secca, Seb si decise a spezzare il muro di silenzio dietro al
quale si era ostinatamente trincerato negli ultimi minuti.
Immediatamente sentì la mano di Laine correre a stringere la
sua.
-Siete pazzi- ripetè.
Il Bambino Sopravvissuto fece un sorriso amaro. Se l'era aspettato.
Anderson si era affezionato molto a Draco, era ovvio che non accettasse
così facilmente un'illusione che, se vana, gli avrebbe
procurato
solo altro dolore. Come Hermione.
-Lasciali parlare, amore- gli sussurrò la Harris.
-Sono mesi che io e Jayden stiamo indagando su questa ipotesi-
spiegò Potter -E ne siamo sempre più convinti.-
-E come fate ad esserne così sicuri?- domandò
Christopher, il fiato sospeso, il cuore in mano.
-All'inizio erano solo voci che Jay aveva sentito dai suoi contatti...-
proseguì il moretto -Sapete che ha i suoi informatori, non
sempre pulitissimi. Credevamo fosse una sciocchezza, ma poi ne abbiamo
avuto le prove-
Harry tacque per un istante. Elenie al suo fianco gli strinse il
braccio, incoraggiandolo a proseguire.
-Jayden ha seguito le piste che questi tizi gli hanno dato,
finchè non l'ha trovato. Si spostava in continuazione, era
chiaro che non voleva farsi trovare. Non ha mai rivelato la sua
identità, ha sempre indossato un cappuccio quando era allo
scoperto, per cui non siamo mai riusciti a vederlo in faccia....-
Sebastian a quel punto si alzò dal divano, incapace di
rimanere
fermo, e si mise rivolto verso il camino, le fiamme rossastre che gli
ballavano davanti agli occhi. Sentì la voce angosciata di
Laine
domandare come facessero allora ad essere così certi che
fosse
lui.
-Non so spiegartelo...I gesti...la camminata..il comportamento.-
mormorò Harry- E poi, negli ultimi tempi, non ha mollato
Hermione nemmeno per un attimo.-
Alice si portò una mano alla bocca, sentendo le lacrime
scorrerle lungo le guance.
-Perchè non ce l'avete detto prima?- mormorò.
-Non eravamo certi..e nemmeno adesso lo siamo del tutto-
cercò di dire Potter -Non volevamo illudere nessuno-
Il moretto guardò Anderson, che sentì lo sguardo
pungente dell'amico sulla sua schiena.
L'ex-Serpeverde si voltò. Aveva gli occhi appena lucidi, o
forse
era solo l'effetto delle fiamme che si riflettevano nelle sue iridi
color del ghiaccio.
-Se è vero quello che dici- sussurrò con voce
rotta,
tenendo lo sguardo fisso su Harry -Lo dobbiamo riportare a casa-
-Ma perchè non l'ha fatto da solo?- chiese Laine,
più a
sè stessa che agli altri -Perchè non si
è fatto
vivo con noi?-
-Questo non lo sappiamo- rispose il Bambino Sopravvissuto, scuotendo la
testa -Ed è ciò che ci stavamo chiedendo anche
noi-
Per un istante tutti rimasero in silenzio, assorti nei loro pensieri.
Si poteva percepire la tensione nell'aria, le speranze, le illusioni.
-Ma ci pensate se fosse vero?- disse Alice, non riuscendo a
controllarsi nel suo inguaribile ottimismo -Se davvero Draco potesse
tornare con noi?-
-Amore aspetta...sono solo supposizioni...-cercò di frenarla
Chris.
Ma la Parker non lo ascoltava più. Finalmente vedeva a
portata
di mano quel sogno che mai le era sembrato più reale. Quel
pezzo
mancante che aveva l'occasione di essere rimesso al suo posto. E
renderli di nuovo completi, di nuovo tutti insieme. Di nuovo pienamente
felici.
Doveva essere vero. Doveva andare tutto bene, per una volta.
Per loro. Per Harry, che ancora non aveva imparato a convivere con
quello che aveva fatto sei anni prima. Per Seb. Per Blaise.
Per Hermione.
Ginevra Molly Weasley suonò insistentemente alla porta di
casa
dell'amica, mentre le prime gocce di pioggia cominciavano a scendere
dal cielo plumbeo.
Sbuffò, ravviandosi i capelli, iniziando a chiamare a gran
voce.
-Herm! Ti decidi ad aprire?- gridò -Tanto lo so che sei li
dentro!-
Imprecando nel notare che stava per scoppiare un temporale,
accostò il viso ad una delle finestre più vicine
per
guardare all'interno, ma non c'era segno di vita. Tutto in casa era
buio e silenzioso.
La ragazza si sedette sui gradini del portico, intenzionata ad
attendere lì il ritorno della Granger, certa che sarebbe
rientrata a momenti.
Venti minuti dopo però, non era ancora arrivato nessuno. E
il cellulare era staccato.
La pioggia si era fatta ormai scrosciante. Ginny, al riparo della
piccola tettoia, stava seriamente iniziando a preoccuparsi.
Chiamare Peter sarebbe stato inutile...Hermione non sarebbe mai andata
da lui dopo tutto ciò che era successo.
Ma allora dov'era?
La Weasley si sentiva inutile, impotente. La sua migliore amica in quel
momento era a pezzi, e lei non aveva idea di cosa fare.
A meno che...
Un lampo le illuminò la mente.
Ma no...sarebbe stato pericoloso, sicuramente.
Cercò di autoconvincersi che non poteva essere
così, che Hermione non sarebbe mai andata in un posto del
genere.
Eppure più cercava di pensare il contrario, e più
quell'idea le ronzava in testa.
Senza fermarsi a riflettere, Ginny si Smaterializzò.
Riapparve in un paesino piccolo, conosciuto dai maghi perchè
sede di tristi vicende. Era buio, mezzo abbandonato.
Little Hangleton.
Camminando per le vie deserte vicina il più possibile alle
case
per non bagnarsi troppo, la rossa non potè fare a meno di
pensare alla battaglia di sei anni prima. A quando erano passati per
quelle stesse vie, sapendo di andare a combattere contro un nemico
forse più forte...Combattendo per speranza, per la
vita...per
amore.
Quando arrivò al cospetto dell'imponente casa dei Riddle
trattenne il fiato. Era così nera e minacciosa, che il fatto
di
doverci entrare da sola non la allettava nemmeno un po'.
Ma doveva farlo. Perchè Hermione era lì. Se lo
sentiva.
-Alohomora-
mormorò, facendo sì che il grosso cancello in
ferro si aprisse cigolando.
Ginny entrò nell'immenso giardino scuro della villa, che
quella
sera non era nemmeno rischiarato dalla luce della luna, coperta dalle
nubi.
Ormai era bagnata fino al midollo, ma spiccò ugualmente una
corsa fino al portone principale.
Riprese fiato guardandosi a malapena indietro e strizzandosi i capelli.
Le scarpe erano piene di fango, i vestiti fradici.
Si decise ad entrare.
Imponendosi di non avere paura superò l'atrio di marmo e
salì le scale. Le parve strano avere difficoltà
nel
riconoscere quei luoghi, troppo vuoti e silenziosi rispetto all'ultima
volta che vi era entrata.
Era tutto un dedalo di stanze, corridoi e scale...Ma quando vide l'arco
in pietra, capì di essere nella direzione giusta.
Soprattutto perchè vedeva una luce fioca provenire da quella
parte.
Passò sotto l'arco, e si ritrovò nel grande
salone in cui
si era per lo più svolto il combattimento. Al centro vi era
una
fontana, e da lì si diramavano due grandi scale curve che si
ricongiungevano in alto.
La luce era creata da un migliaio di candele, disposte ovunque. Sul
bordo della fontana ce n'erano alcune più grandi, mentre
altre
più piccole galleggiavano sulla superficie dell'acqua. Altre
candele erano state posate sui gradini dello scalone, in modo da creare
un effetto molto suggestivo.
Quello era stato il lavoro degli Auror.
Sei anni prima, dopo la battaglia, in quel luogo c'era stata una
cerimonia molto toccante in onore di Draco. E proprio in
quell'occasione erano state accese tutte le candele, incantate in modo
tale che non si potessero mai spegnere.
Candele che dovevano continuare a brillare...per illuminare in ogni
istante il luogo in cui anni prima era calata l'ombra più
grande.
Il luogo in cui Draco Lucius Malfoy aveva smesso di respirare.
E proprio lì si trovava Hermione.
Ginny la vide, e le si strinse il cuore.
Era al centro della stanza, raggomitolata su sè stessa.
Inginocchiata di fronte a una specie di altare, alto una cinquantina di
centimetri, in marmo scintillante.
Era liscio, senza nessuna frase strappalacrime. C'erano solo tre
iniziali, incise con una scrittura gotica. D.L.M.
L'altare era circondato da rose blu. Alcune erano appassite, segno che
erano lì già da tempo...l'ultima, la
più bella,
era stata posata sulla base dell'altare.
L'ultima rosa di una lunga serie. E quelle blu erano le preferite di
Hermione.
-Ci vieni spesso qui, vero?- mormorò Ginny.
La Granger annuì impercettibilmente, la voce bloccata dal
pianto.
Era fradicia...evidentemente era stata a lungo fuori, doveva essere
appena arrivata.
-Non...non sapevo dove andare- si sforzò alla fine di dire
la riccia.
E ogni volta che io non
so dove andare, torno da lui.
Nel posto in cui è stato mio per l'ultima volta.
-Mi manca tanto, Gin-
La Weasley stentò a credere a ciò che aveva
sentito.
Hermione che diceva la verità, che si confidava, che la
smetteva
di far finta che Draco fosse ormai solo un ricordo.
Non sapevo nemmeno io come sarebbe uscito questo capitolo, non avevo
idea di quale sarebbe stata la reazione di Hermione. E allora ho
cominciato a scrivere, e mi sono ritrovata qui. Con lei furiosa,
delusa, sconvolta. Non me la vedevo lì a sorridere e a
ringraziare Harry per aver cercato Draco. E qui c'è stata
finalmente la svolta...da ora inizia la salita!
Come al solito sono di corsa. Odio pubblicare i nuovi capitoli senza
spendere una parola di ringraziamento per ognuna di voi, ma a se
l'avessi fatto avrei dovuto postare lunedì,
perchè prima non sarei riuscita a trovare il tempo..Spero mi
perdonerete.
Mando un abbraccio gigante ad ognuna di voi, siete meravigliose a
seguire la mia storia e a trovare sempre il tempo e la voglia di
lasciarmi un commento! Grazie, grazie, grazie.
Un bacio in particolare ad Elisabetta, alias sirilliw, una nuova
lettrice che spero continuerà a seguirmi!!
Alla prossima!!
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Capitolo 16 *** Capitolo 16 ***
-Avanti, entra-
Ginevra Molly Weasley diede una leggera spintarella alla sua migliore
amica, costringendola ad entrare in casa sua.
Hermione, anche se sconvolta e addolorata, non potè
trattenere
un ghigno di fronte al casino che regnava nel piccolo appartamento di
Ginny.
-E' solo una casa d'appoggio, che pretendi?- borbottò la
rossa,
contenta comunque di vedere che l'umore della Granger stesse
migliorando.
-Siediti pure lì sul divano- le disse poi -Metto su qualcosa
di caldo-
Facendosi strada tra fogli, libri e vestiti, Hermione si
accomodò, tirando su col naso.
La stanza era piccola, ma allegra, rispecchiando totalmente lo stile di
Ginny. I mobili erano tutti colorati e abbastanza spaiati tra loro.
-Questa dannata pioggia sembra non accennare a finire-
commentò
la sorellina di Ron, in piedi nella minuscola cucina azzurra.
La Granger non le rispose. Si strinse le ginocchia al petto, incurante
del fatto di essere fradicia.
Qualcosa dentro di lei si era spezzato. Erano stati il suo lavoro, i
suoi amici, quei pochi brandelli di vita che si era ritagliata in
quegli anni, a farla andare avanti.
E ora...le sembrava che tutto si fosse distrutto.
La fiducia nei suoi amici...le deboli barriere che si era
costruita..piccole cose che però le avevano dato forza. E
ora
non c'era più niente.
-Va un po' meglio?- Ginny tornò, con in mano due tazze di
thè fumanti. Una la tenne per sè, mentre l'altra
la
posò sul tavolinetto lì davanti.
Hermione non aprì bocca. Si strofinò debolmente
gli occhi
gonfi ed arrossati, ravviandosi poi i capelli, appiccicati per la
pioggia.
-Non credevo che avrebbero mai potuto farmi una cosa del genere-
mormorò poi, con un filo di voce.
-Perchè la prendi così male?- le chiese la
Weasley con
tono gentile, posandole una mano sul braccio -Non sarebbe una cosa
bellissima se fosse vero?-
La Granger si scostò di colpo, guardandola con occhi gelidi
e delusi.
-E così stai dalla loro parte- sibilò -Dovevo
immaginarmelo-
-Ti sbagli- le disse la rossa -Io sono dalla tua, di parte. Lo sono
sempre stata-
Hermione si addolcì -Lo so, scusami...-
-Non importa...- la rassicurò Ginny -Però ti
prego, fammi capire. Perchè reagisci così?-
-Perchè sono un mucchio di cazzate- sbottò la
Granger,
alzandosi dal divano e sedendosi sul davanzale della finestra. Fuori la
tormenta imperversava, spazzando via le chiome degli alberi -Sono solo
assurdità-
No, non poteva crederci.
Non voleva crederci.
-Credevo ti saresti messa ad indagare, a cercare ulteriori prove-
sussurrò la Weasley -Come ha fatto Harry...Pensavo che
avresti
colto questa occasione al volo-
-Occasione?- la voce di Hermione risuonò nella stanza, aspra
come non mai -Non stiamo parlando di un lavoro, Gin. Stiamo
parlando...di lui-
Non riusciva più nemmeno a dire il suo nome, come se avesse
paura di invocarlo, o di attaccarvicisi troppo.
-Appunto!- esclamò l'altra, tirandosi su a sua volta -Stiamo
parlando di Malfoy! La persona che non riesci ancora a dimenticare.
Dannazione Herm, ma che ti prende?-
Dall'altra parte, solo silenzio.
-Se c'è anche solo una possibilità che lui sia
vivo-
continuò allora Ginny -Devi cercarlo...devi sapere..Non
capisco
questa reazione..Potrebbe essere un'altra opportunità per
te..per voi!-
-Basta...basta!- gridò la Granger, mettendosi le mani sulle
orecchie -Ti prego, smettila!-
La Weasley la guardò, non riuscendo a intuire quale fosse il
problema.
-Non capisci? Non posso permettermi di credere a qualcosa del genere.
Non posso cercare un qualcuno che non può tornare, per poi
ricaderci, e star di nuovo male quando mi accorgerò che
è
stato solo un sogno-
-Ma Harry e Jay...Sono così sicuri...-
-Vedono solo quello che vogliono vedere. Io non voglio saperne nulla,
ti prego.-
La Weasley le carezzò una guancia, umida di lacrime. Non
sopportava di vederla così sconfitta, così
disillusa. Non
era più l'Hermione che conosceva, disposta a lottare contro
tutto e tutti.
-E' tardi. Ti preparo il letto, d'accordo? Stanotte è meglio
se resti qui-
La Granger annuì appena, mentre il telefono di Ginny
iniziava a squillare insistentemente.
-Pronto?- mormorò la rossa.
La voce concitata di Ron si udì chiaramente attraverso la
cornetta.
-Dice che Peter è andato a casa di Harry per cercarti- le
comunicò la Weasley -Cosa gli devono dire?-
Hermione alzò le spalle, totalmente disinteressata.
Peter Randall apparteneva ad un'altra dimensione ormai. Non
pensò a lui nemmeno un istante. C'era Draco ora. Solo lui.
Anche se non riusciva ancora ad ammetterlo.
-Dannata Ginny. Mi ha messo giù senza dirmi nulla-
ringhiò Ron, lanciando il cellulare tra i cuscini del divano.
-E adesso che gli diciamo a quell'idiota?- borbottò Harry,
sbirciando verso la cucina, dove Elenie ed Alice erano impegnate a
trattenere Randall.
-Io direi di Schiantarlo e farla finita una volta per tutte-
sillabò Sebastian, svaccato in poltrona, accendendosi una
sigaretta.
Laine lo guardò male, cullando Blake.
-Non sarebbe una brutta idea- si entusiasmò Chris-
Però poi chi lo sente Carrigan?-
-Finitela voi due- li ammonì Potter- Dico sul serio...Come
ce ne liberiamo?-
-Se ne stanno occupando le ragazze no? Non possiamo lasciarle fare, una
volta tanto?- domandò Ron.
-Ottima idea!- intervenne di nuovo Mason -Sarà la volta
buona
che mia moglie non mi dirà su perchè la taglio
fuori
dall'azione-
Mentre quel mentecatto di Christopher se la ghignava sadicamente, Alice
cercava di sistemare la cosa pacificamente, anche se l'idea di
lanciargli un Cruciatus in mezzo agli occhi la solleticava non poco.
-Ditemi dov'è, subito!- ringhiò Peter, in preda
ad un mezzo attacco isterico.
-Ti vuoi calmare?- bofonchiò Elenie -E' con Ginny, te l'ho
ripetuto venti volte!-
-Avevamo un appuntamento, alla fine della vostra riunione-
sputò
Randall -La mia fidanzata non mi ha avvisato su questo cambio di
programma, ed ha pure il cellulare spento. Mi credete così
stupido da pensare che sia solo con una sua amica?-
-L'hai detto tu, non io- mormorò la Zabini, beccandosi una
gomitata da Alice.
Gli occhi di Peter si incendiarono.
-Mi avete stufato voi due! Hermione la troverò da solo...E
farò in modo che la cattiva influenza che avete su di lei
finisca, una volta per tutte!-
-E' una minaccia?- Anche la Parker fece un passo avanti, piazzandosi
quasi contro il naso del ragazzo, furibonda.
Randall alzò il viso, con sprezzo. -La state rovinando con i
vostri modi di fare-
-Senti un po' da che pulpito...- sibilò Alice.
-Forse è ora che tu te ne vada- aggiunse Elenie -Qui l'aria
sta diventando irrespirabile.-
Offeso, Peter si voltò, marciando a grandi passi verso la
porta della cucina.
-Non serve che ti accompagni, vero?- gli urlò la Zabini.
-Credo che tu conosca la strada-
Qualche istante dopo si udì lo schianto della porta
dell'ingresso.
-Quel brutto borioso bastardo- sbuffò Elenie, scuotendo i
capelli neri -La prossima volta lo Schianto direttamente, prima di
sprecarmi a parlare con lui-
-Eh ma che linguaggio, signorina!-
Le due ragazze si girarono di scatto, giusto in tempo per vedere un
metro e ottanta e passa di vampiro appoggiato alla parete.
Se Elenie sorrise nel notare i canini bene in vista, Alice non perse
tempo.
-Stupeficium!-
gridò.
Il vampiro deviò l'incantesimo con un gesto della mano.
Questo
andò a colpire il lampadario, che si sfracellò a
terra,
schivandolo di pochi centimetri e spettinandolo appena.
Non appena se ne accorse, si preparò al contrattacco,
sibilando qualcosa tra i denti.
-Ehi fermi!- strillò Elenie, notando che la situazione si
stava facendo spinosa.
Prima che potessero farsi del male, si gettò tra loro,
cercando di fare da barriera.
-Ele ma sei impazzita? Hai un vampiro in casa!- si sbalordì
Alice, senza abbassare la guardia.
-Ma hai visto che ha fatto?- sbottò nello stesso istante il
nuovo arrivato -Mi ha scompigliato il ciuffo!-
-Time out!- strillò la Zabini. -Alice, lui è
William.
William, questa è la mia amica Alice. Adesso ci calmiamo
chiaro?-
La Parker abbassò la bacchetta, ancora stranita, invece il
vampiro incrociò le braccia, mentre sulla sua testa aveva
fatto
apparire un getto d'aria che gli stava risistemando la preziosa chioma.
Nel frattempo dall'altra stanza arrivò tutta la combriccola,
e
tutti si slogarono la mascella nel constatare che un tizio con dei
canini che avrebbero fatto invidia a Dracula era tutto intento a farsi
la permanente sul tavolo della cucina.
-Prima che partano Schiantesimi- si precipitò a dire Elenie-
Lui è un mio amico, Lord William-
-Lord Thomas William Harvey Galileo West, per servirvi- si
presentò questi, facendo un piccolo inchino.
Se Laine fece tanto d'occhi, notando che in effetti era un gran pezzo
di ragazzo, tutti gli altri ci rimasero di sasso.
-E questo da dove sbuca?- sibilò Harry, con un pizzico di
gelosia.
-Attento a come parli!- lo sfidò il vampiro -Ho un nome
sai...-
-Ho lavorato con lui, tempo fa- intervenne Elenie.
-E perchè non me l'hai detto?- chiese Potter, mettendo il
muso.
-Oh insomma, io non ho tempo da perdere!- si intromise William, sempre
con perfetto aplomb -I discorsi da fidanzato oltraggiato rimandali a
più tardi, per cortesia. Per quanto posso capire che tu sia
geloso di me-
Prima che Harry potesse replicare continuò.
-Sono venuto qui a parlare con voi perchè sono stato
contattato dalle forze
oscure...Come se io potessi mai sporcarmi le mani in cose
così
futili!-
-Cose così futili?- gracchiò Ron -Sai
com'è, quelli vogliono solo sterminarci tutti-
-Appunto...vogliono sterminare voi, mica me- sorrise candidamente il
vampiro.
-Avanti, sediamoci qualche minuto, così questo Lord Coso ci
spiega tutto- propose Seb con i suoi modi spicci.
-Lord William, grazie.-
-Si si come vuoi- sbuffò Anderson sventolando con noncuranza
una mano.
Tutti insieme tornarono nel salottino. I ragazzi si svaccarono sui
divani, mentre William prese posto con sussiego su una poltrona.
-Comincia pure- lo invitò Chris, concentrato.
-Allora, come immagino saprete, i seguaci del Lord Oscuro da sempre
hanno tentato di creare un'alleanza con la mia casta. Alleanza mai
avvenuta. Non siamo generalmente inclini a metterci al servizio di
qualcuno, tantomeno per un motivo tanto volgare.-
-Con motivo tanto volgare immagino tu intenda lo sterminio dei Babbani
e dei Mezzosangue- mugugnò Harry.
-Precisamente. Questo però si è verificato molti
anni fa,
prima che il Ministero emanasse tutte queste leggi di restrizione nei
confronti delle razze ibride. Da allora abbiamo dovuto abbandonare le
nostre tradizionali battute di caccia e il nostro nutrimento
è
stato regolamentato.-
-Cosa intendi?- chiese interessata Laine.
-Intende che prima i vampiri uscivano la notte e dissanguavano persone
a caso- spiegò Elenie- Da qualche anno a questa parte invece
ogni esemplare è registrato, e il Ministero provvede al loro
nutrimento tramite del sangue creato apposta per loro. E' una sorta di
pozione diciamo, contenente una minima parte di sangue umano, sommato
ad alcuni sali e a diversi rinvigorenti-
-Una vera porcheria insomma- commentò Lord William.- Anche
se in
realtà quelli di noi che hanno un certo stile si sono sempre
nutriti in modi similari a questo. Solo i vampiri più rozzi
possono abbassarsi a cacciare per le strade, anche se purtroppo sono in
molti.-
-D'accordo...Ma tutto ciò cosa c'entra col fatto che queste
forze oscure, come le chiami tu, ti abbiano contattato?-
domandò
Ron.
-Vogliono far passare i vampiri dalla loro parte. E grazie a queste
leggi di restrizione, hanno un mezzo per farlo che il Lord Oscuro a suo
tempo non aveva. Promettono di lasciarci liberi di cacciare, una volta
che avranno ottenuto il potere, e molti dei miei simili hanno accettato-
-Merda....-sibilò Harry- rischiamo di trovarci in men che
non si dica le strade piene di vampiri-
-Esattamente. A quanto ho capito si tratta di un nucleo di Mangiamorte
superstiti, che stanno tentando di riformare la vecchia milizia-
-Ma a che scopo? Non hanno più un Capo a cui assoggettarsi!-
riflettè Mason.
-Lo scopo è un qualche rituale. Spiacente, ma non so dirvi
di
più- disse William -Non ho l'abitudine di prestare molta
attenzione parlando con feccia del genere-
-Ecco a cosa servono le tessere del puzzle- considerò
Potter- E'
un rituale...Ora bisogna cercare solo di capire a cosa serva!-
-Dici poco....-bofonchiò Weasley- Qui ci vorrebbe
Hermione...magari lei ha qualche libro al riguardo-
-Chiamatela allora no?- domandò il vampiro, sistemandosi
meglio la camicia.
-Non è proprio il momento adatto- mormorò il
rosso.
-Capisco- sillabò l'altro- Ora scusate, ma ho un certo
languorino, quindi sarà meglio che tolga il disturbo.-
I presenti istintivamente si portarono le mani sulla gola, facendolo
sogghignare.
-Ti accompagno- disse Elenie, anche lei con un gran sorriso.
William si inchinò con grazia per salutare, quindi se ne
andò, lasciando i ragazzi un po' scossi dalla strana visita.
-Ehi ma che ore sono?- si riscosse Chris qualche istante dopo, rompendo
il silenzio che si era creato.
-Le dieci e mezza- rispose Laine -I bambini sono crollati da un po'
ormai-
Infatti Hope e Blake, anche se quest'ultimo con qualche
difficoltà, si erano addormentati e ora riposavano nei loro
rispettivi passeggini, ad un lato della stanza.
-Ele a che ora dovevano arrivare Blaise e Carrigan?- chiese Harry alla
sua ragazza che stava rientrando giusto in quel momento.
-Verso le undici penso-
-Allora sarà il caso di riordinare tutto per bene qui, se
non
vogliamo che le notizie trapelino subito- annunciò Potter,
alzandosi con un sospiro dal divano.
Proprio in quel momento suonarono alla porta.
E non si sa chi sbiancò di più.
David Carrigan, dopo aver suonato il campanello e non aver ricevuto
risposta, prese a bussare per svariati minuti alla porta di casa di
Harry Potter, prima che Ron si degnasse di andargli ad aprire.
-Ah Capo, è lei!- lo salutò il rosso, sollevato,
spostandosi per farlo entrare.
-Ragazzi non è Blaise, tranquilli!- urlò poi un
secondo
dopo, perforando un timpano a Carrigan, che imprecò.
Nel salottino tirarono tutti un sospiro di sollievo, affannandosi al
contempo per finire di metter via tutto. Tra i due mali stavano
sicuramente per affrontare il minore: senza dubbio Zabini, che li
conosceva come le sue tasche, si sarebbe sicuramente accorto che gli
stavano nascondendo qualcosa, scossi com'erano ancora tutti per i
recenti avvenimenti. Con Carrigan avevano qualche speranza di cavarsela.
-Ma che avete tutti quanti stasera?- bofonchiò il Capo
raggiungendo i ragazzi e accomodandosi in poltrona.
Poche speranze in effetti.
-Lasciamo stare, non voglio saperlo- disse quasi a sè stesso
un attimo dopo- Facciamo il punto della situazione-
-Dov'è la Granger?- sbottò poi, guardandosi
attorno.
-Ehm... si è sentita male- abbozzò Harry -Ha
preferito andare a casa-
Carrigan lo squadrò con sospetto, poi sospirò.
-I legali della signora Dale hanno deciso di querelarci per
inefficienza-
-Cosa?- ringhiò Christopher -Sta scherzando? Cosa voleva che
facessimo di più?-
-Amore cerca di capirla- tentò di placarlo Alice -Ha appena
perso il marito...-
-Ah e ti sembra un buon motivo per sfogare la sua sofferenza su di noi?
Quella è matta!-
-Basta ora- lo zittì il Capo degli Auror -Abbiamo messo la
faccenda in mano ai McBride. Faranno un ottimo lavoro, ma noi dobbiamo
fermare tutto questo. E subito.
Sebastian lo guardò fisso, gli occhi fiammeggianti.
-E come? Dobbiamo piantonare ogni fottuta stradina per contrastare
qualunque possibile attacco?- sbuffò -Dovremmo essere
migliaia-
-Non servirà battere a tappeto ogni vicolo- lo
tranquillizzò Carrigan -Vi farò sapere io i nuovi
luoghi
di ronda-
Harry, in piedi dietro al divano, esattamente di fronte a lui, lo
guardò di sottecchi.
Senza dubbio nascondeva qualcosa. Come faceva ad essere così
certo del posto in cui ci sarebbero potuti essere degli attacchi?
Perso a rimuginare tra sè e sè, gli cadde
inavvertitamente l'occhio sul pavimento, vicino alla poltrona di
Carrigan.
Seminascosta dal tappeto, ma neanche poi tanto, c'era una foto di Draco.
Merda.
Se il Capo li avesse beccati a combinare quei casini alle
sue
spalle, la leggenda del Bambino Sopravvissuto sarebbe finita in maniera
assai poco nobile.
Lo so, come
sempre sono terribilmente in ritardo. Ma sono presissima dall'inizio
dell'Universitò (tra l'altro mi hanno presa a Medicina
perchè c'è stato un ampliamento dei posti, quindi
sono contentissima xD), e il tempo per scrivere e postare è
veramente pochissimo. Spero che porterete pazienza per ora, io vi
prometto che cercherò di organizzarmi meglio.
Passo al volo ai ringraziamenti:
_Elisewin_: Grazie
a te per la recensione...Ti dico la verità: anche io non
vedo veramente l'ora di far smettere Hermione di piangere! Un abbraccio
lapulce: Ormai
il lieto fine me lo chiedete tutte a gran voce, ma io ho la bocca
cucita! Per sapere cosa succederà, vi toccherà
leggere i capitoli xD Mi ha fatto molto piacere ciò che hai
scritto, ovvero che leggendo ti sei sentita un po' Hermione....sentire
che ti sei immedesimata in lei mi riempie di soddisfazione! Grazie
mille!
Shashon 94: Ciao
Sharon! Se non sbaglio questa è la tua prima recensione,
quindi ti ringrazio moltissimo di aver iniziato a seguire e commentare
la mia storia...spero che continui a piacerti e che continuerai a dirmi
che ne pensi! Alla prossima!!
ross_ana: Davvero,
duemila grazie per i bellissimi complimenti che mi hai fatto, anche se
faccio fatica a pensare che il capitolo precedente fosse perfetto,
anzi. Ad ogni modo è sempre fantastico leggere cose del
genere...quindi grazie grazie grazie!
barbarak: Sono
molto contenta che lo scorso capitolo ti sia sembrato convincente,
anche perchè ero molto dubbiosa al riguardo. Quindi ho
cercato di adattare la situazione su di me, su come avrei reagito io,
come faccio sempre ogni volta che sono nel dubbio su come rendere un
mio personaggio. C'è molto di me infatti in molte reazioni
di Hermione, nel bene e nel male. (Ecco perchè ha
così tanti difetti xD)
seven: Nadia,
come sempre non trovo abbastanza parole per ringraziarti, mi sembra di
essere ormai ripetitiva e banale. Mi regali sempre enormi soddisfazioni
nel vedere quello che provi mentre leggi la storia, perchè
io ci metto veramente il cuore nello scriverla. E' per questo che
spesso ci metto un sacco di tempo ad aggiornare...perchè non
scrivo se non me lo sento proprio dentro di farlo, e quindi vado a
giorni alterni diciamo. Scusa la parentesi, comunque ribadisco gli
infiniti ringraziamenti e ti mando un enorme abbraccio!
L i S: Che
bello "incontrare" nuove lettrici! Sono contentissima del fatto che ti
sia appassionata a questa storia, tanto da seguirla fin qui e
commentarla. Spero che continuerai a leggerla!
isatkm: Ma
quante persone nuove in queste recensioni! Sono proprio felice...Ti
ringrazio tanto per i complimenti, mi auguro davvero che la storia
continui a piacerti e di non deluderti!
___Rebbi: Ciao
Rebecca...Si la reazione di Hermione è stata molto forte, ma
non credo che sarebbe potuto essere altrimenti. E' difficile credere a
una cosa così dura da affrontare, e per lei le cose non
saranno proprio facili! Su Draco presto saprete qualcosa di
più, come ho già detto qui c'è stata
la svolta...ora comincia a dipanarsi la matassa! Un bacione
Smemo92: In
effetti non è semplice credere che una persona che pensi
morta da sei anni in realtà è viva e vegeta, e
per di più non ti ha cercato, quando tu continui a pensarci
ogni giorno. Ma pian piano ogni cosa avrà una
spiegazione...Grazie della recensione, anzi un grazie doppio,
perchè tu sei una delle mie più vecchie
recensitrici, che mi segue fin dalla prima parte della storia, quindi
è con enorme affetto e gratitudine che leggo ogni tuo
commento! Un abbraccio
succodizucca: Cam...non
faccio commenti sul nick xD Comunque grazie di queste recensioni-lampo,
soprattutto perchè anche se tu sai già cosa
succederà continui a leggere tutto =)
Misato85: Un'altra
nuova lettrice, se non sbaglio! Ti ringrazio per aver iniziato a
leggere la storia. E' per me, però, che è un
onore avere lettrici meravigliose come voi! Alla prossima!
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Capitolo 17 *** Capitolo 17 ***
Harry puntò la foto con lo sguardo, cercando di
trovare un
modo per levarla da sotto il naso di Carrigan senza farsi notare troppo.
Cercando di fare l'indifferente si appoggiò con i gomiti
sulla
spalliera del divano su cui erano seduti Alice, Chris e Laine.
Non appena Carrigan voltò il capo verso destra per parlare
con
Ron, Potter fulmineo mollò una botta nel bel mezzo delle
scapole
di Mason.
Quest'ultimo imprecò sottovoce, col fiato corto.
-Ma sei scemo?- gli sbraitò addosso tentando di non urlare.
-Shhh!- gli intimò Harry concitato. Alzando appena il mento
gli
indicò il pavimento. Christopher seguì il suo
sguardo e
sbiancò di colpo.
-Cazzo- sillabò.
Anche la Parker, sentendo tutto quel tramestio, se n'era accorta,
così si alzò di scatto per piazzarsi accanto a
Ron e
iniziare a discutere col Capo degli argomenti più disparati,
tentando di distrarlo.
Con finta noncuranza, Mason tirò fuori la bacchetta,
puntandola
verso la fotografia, sotto gli occhi sbigottiti di quasi tutti i
presenti.
-Accio foto-
sussurrò.
Rapidamente l'immagine si alzò e cominciò a
veleggiare verso la mano tesa del biondo.
Era quasi giunta a metà del suo percorso, che Carrigan si
voltò, giusto in tempo per vederla fluttuare allegramente
nell'aria.
Forse colse le espressioni dei ragazzi, tipiche di chi è
appena
stato beccato in castagna, fatto sta che si insospettì non
poco.
Fece due passi e prese al volo la fotografia. La girò
incuriosito e la sua espressione sembrò suggerire che avesse
appena visto un fantasma.
Attorno a lui il silenzio si era fatto tombale. Qualcuno pregava tra
sè e sè, qualcun altro invece imprecava
mentalmente.
Il volto di Carrigan era agghiacciato.
Non era sorpreso però, notò Harry. Sembrava solo
spaventato e...preoccupato.
-Che diavolo significa questo?- alitò il Capo -Cosa state
combinando?-
Guardò ad uno ad uno i presenti, soffermandosi specialmente
su
quello che era più solito combinare casini di tal genere.
Harry James Potter guardava innocentemente da un'altra parte, facendo
finta di nulla, almeno finchè Elenie non gli diede uno
scossone.
La sua fidanzata gli fece un cenno imperioso con lo sguardo, come per
dirgli di vuotare il sacco.
-E va bene- sospirò il moretto, stufo di dover ripetere
tutto -E' colpa mia. Io mi sono messo ad indagare su Malfoy-
-Si può sapere perchè, di grazia?-
domandò Carrigan, con voce fin troppo stucchevole.
-Diciamo che alcuni fatti mi hanno portato a pensare che possa essere
ancora vivo.
Il Capo degli Auror non replicò, ma rimase a fissarlo con
occhi
fiammeggianti, tenendo ancora nella mano tremante la foto di Draco.
-Dovevo aspettarmi una cosa del genere- mormorò tra
sè e
sè, ma a voce abbastanza alta da farsi udire da tutti.
-Esigo che la smettiate subito con queste ricerche, chiaro?- disse poi
-Fate sparire tutto quanto, immediatamente.
La sua voce era ferma, quasi rassegnata, ma faceva trapelare un brivido
d'ansia.
Con un gesto fece cenno a Chris, che aveva già la bocca
aperta per replicare, che l'ordine non era da discutere.
-Bene- disse poi, ignorando gli sguardi bellicosi dei suoi sottoposti
-Visto che la Granger e Zabini si stanno facendo i fatti loro,
è
meglio aggiornare questa riunione-
-Blaise arriverà a momenti, credo- lo informò Ron.
-Non importa. Vi convocherò nel mio ufficio nei prossimi
giorni. Buonanotte a tutti-
In un vicolo di Londra invece, qualche ora più tardi, si
stava preparando un'importante e segreta riunione.
-Sono arrivati tutti, Jenkins?- domandò Lord Cassian
Devereaux Cavendish, mettendosi il mantello sulle spalle.
-Più o meno sì- rispose l'altro, scorrendo
rapidamente una lista.
-Chi manca?-
-Poche persone...Alcune veramente insignificanti, ma...-
-Ma cosa?-
-Mancano anche Lucius Malfoy e sua moglie- disse sommessamente Jenkins.
-Davvero?- sorrise perfidamente Cavendish -Che fatto curioso-
-Cosa facciamo, Signore? Li attendiamo per l'inizio della riunione?-
-No. Ho ragione di credere che non verranno- sibilò
l'organizzatore di tutto- Me ne occuperò più
tardi-
E con uno svolazzo del mantello uscì dalla stanza, calandosi
al contempo il cappuccio sul viso.
Attraversò rapidamente il corridoio in pietra scura, fino a
raggiungere la porta in fondo ad esso. La aprì ed
entrò
in una lunga sala, con al centro un tavolo in vetro nero, attorno a cui
vi erano già i rappresentanti di alcune delle famiglie
più importanti del Mondo Magico passate al lato oscuro. In
piedi
lungo i muri vi erano vampiri, alcuni Efreet e diversi giovani maghi
che ancora non avevano abbastanza esperienza per poter prendere la
parola in una riunione come quella.
Lord Cavendish si accomodò a capotavola, esattamente di
fronte
al posto vuoto di Lucius Malfoy. Sebbene fossero tutti coperti dai
cappucci, riuscì a riconoscere, tra gli altri accanto a lui,
i
Parkinson, i Greengrass, e l'ultimo marito della signora Zabini.
Approfittando del brusìo che ancora regnava nella stanza,
quest'ultimo gli si accostò, sussurrandogli: -Erano anni che
aspettavo questo momento-
-Sul serio?- sogghignò l'altro- Per un attimo avevo creduto
che
avessi rinnegato la causa quando tuo figlio era diventato un Auror-
-Blaise non è mio figlio!- si indignò l'uomo -Io
ho solo
sposato sua madre, e ben prima che lui mostrasse certe...inclinazioni-
-Capisco...in effetti Beth è sempre stata molto
affascinante.
Peccato che la sua reputazione venga macchiata da quel ragazzo. E con
la sua, anche la tua, Marcus-
Marcus Adius Zabini, che aveva assunto il cognome della moglie sperando
un giorno di riuscire a mettere le mani sui suoi innumerevoli beni,
arrossì di rabbia.
-Prima o poi gliela farò pagare, questo è sicuro-
mormorò l'uomo, stringendo i pugni sotto la tavola.
Cavendish stirò le labbra in un ghigno, divertendosi notando
il tormento dell'uomo.
-Bene, direi che possiamo iniziare- esordì poi, a voce alta,
alzandosi in piedi -Credo che non ci sia bisogno di presentazioni,
nè di dire lo scopo per cui siamo qui-
Gli sguardi dei presenti lo seguivano, attenti e febbrili.
-Presto ci riprenderemo quell'antico potere che ci è stato
tolto con la caduta del Signore Oscuro-
-E come?- chiese, scettico e duro, Astor Greengrass -Gli Auror si sono
rafforzati, Harry Potter è addirittura uno di loro. Non
avremmo
speranze di vincere in un eventuale scontro-
-Nessuno ha parlato di battaglie-
Cavendish posò i palmi delle mani sul tavolo, sporgendosi in
avanti. Non volava una mosca, tutti pendevano dalle sue labbra.
Lanciò un fugace sguardo alla sua destra, verso le figure
accostate al muro.
Sicuramente lì c'era anche lui. Il traditore. E stava
ascoltando tutto.
-Come immagino saprete, io non ero tra le vostre fila durante l'epica
battaglia ad Hogwarts di cinque anni fa. O meglio, ci sarei stato se
fossi stato qui- iniziò a spiegare. La sua voce rimbalzava
sulle
pareti grigie -Ma ero in giro per il mondo. Ho viaggiato in lungo e in
largo, dalla Francia all'America, dalla Cina al Marocco, fino a
giungere in Russia. E qui ho incontrato l'uomo che mi ha aiutato a dare
una svolta alla nostra causa: Sir Ulric Jenkins.-
Quest'ultimo si fece avanti, accostandosi al tavolo e posandovi sopra
alcune carte.
-Non scenderò nei particolari del mio piano. Non
perchè nn mi fidi di voi, signori, ovviamente-
-E perchè allora?- pigolò la madre di Pansy
Parkinson
-Siamo venuti qui per cosa? Di certo non per essere lasciati in
sospeso.-
-Certo che no, Madame- sorrise gelidamente Cavendish -Ma preferisco
dirvelo con precisione quando sarà il momento opportuno. Sto
chiedendovi di avere fiducia in me. Avrete solo da guadagnarci-
-E perchè mai dovremmo?- Leopold Parkinson si unì
alla
moglie -L'ultima volta siamo sfuggiti per un pelo ad Azkaban. Anzi,
alcuni di noi stanno ancora marcendo là dentro-
-Volete sapere perchè dovrebbe essere diverso, questa
volta?-
ripetè Cavendish, avvicinando il suo volto a quello del mago
-Perchè io non fallirò. Ho degli assi nella
manica che il
Signore Oscuro non aveva. E nemmeno Harry Potter riuscirà a
fermarmi stavolta-
-Signore, forse è il caso di dare qualche delucidazione in
più circa il nostro progetto- suggerì Jenkins.
-D'accordo. Vedete, come ho già detto il mio piano non
prevede
uno scontro diretto. Chiamatemi pure vigliacco, ma io credo che
lavorando nell'ombra tutto diventi più facile-
-Ovvero?- chiese Zabini.
-Grazie a Sir Jenkis, sono venuto a conoscenza di un antico rituale,
molto complesso e oscuro. Ma molto efficace. In parole povere, Babbani
e Mezzosangue muoiono, e dalla loro morte noi ricaviamo un beneficio
enorme, che tra qualche tempo vi illustrerò. In tal modo,
quando
arriveremo allo scontro diretto, per gli Auror sarà troppo
tardi.-
-Continuo a non capire- fece Greengrass, con voce annoiata.
-Non vi ho chiesto di venire qui per capire, ma per ascoltare e darmi
il vostro appoggio. I Mangiamorte torneranno, e questa volta per sempre-
-Io ci sto.- Marcus Zabini si mise in piedi, ed alzò la mano
a mezz'aria.
Cavendish sorrise.
-Personalmente sono ancora abbastanza scettico- confessò il
padre di Daphne Greengrass. Alla sua affermazione molti cappucci neri
si chinarono in segno di assenso.
-Non lo sarete più tra poco. Capisco che non possiate
concedermi
la vostra fiducia senza una prova dellla grandezza e dell'efficacia del
mio piano- disse Cavendish tranquillo, con una luce che gli brillava
nello sguardo gelido -Ma domani notte ci sarà un grande
attacco.
Colpirò nel cuore di Londra, e nemmeno i migliori Auror
potranno
fermarmi-
-Non vi sembra di esagerare un po'?- lo schernì
Parkinson.
-Incontriamoci nuovamente qui, all'alba di dopodomani. Sono certo che
per allora avrete cambiato opinione.-
Era un congedo. I presenti si alzarono e sfilarono via, salutando con
voci cariche di aspettativa e di incredulità al tempo stesso.
L'ultimo mantello nero rimase indietro, e parve per un istante volersi
avvicinare a Cavendish, ma poi sembrò ripensarci e
uscì.
Quando la sala fu vuota, Cavendish si sedette nuovamente, con un
sorriso bieco sul volto.
Era ora di andare in scena.
Jenkins gli si avvicinò, sogghignando anch'egli.
-Siete sempre certo del vostro piano, Signore?- gli domandò,
conoscendo e recitando alla perfezione la sua parte.
-Naturalmente sì- soffiò l'altro.
-Forse è un progetto troppo ambizioso- continuò
Jenkins,
incrociando le braccia -Attaccare un luogo così frequentato
intendo...A mezzanotte di sabato sera poi...-
-Appunto! A quell'ora Trafalgar Square sarà piena di
ragazzi-
spiegò Cavendish, calcando su quelle parole, ben conscio che
certamente qualcuno di sua conoscenza era lì fuori ad
ascoltare.
La trappola era appena scattata.
David Carrigan rientrò a casa a notte inoltrata, eppure le
luci all'interno erano ancora accese.
Di certo sua moglie gli aveva tenuto in caldo la cena.
Attraversò il piccolo giardino di quella che era una tipica
casetta a schiera Londinese, bianca con un piccolo porticato, ornato di
geranei.
Come al solito aveva fatto tardi in ufficio, e come al solito si
malediceva per questo. Ogni sera prometteva a sè stesso che
il
giorno dopo sarebbe rientrato entro le sette, giusto in tempo per
aiutare Annette in cucina, e giocare un po' con Louis e Margaret. E poi
mettersi a tavola tutti insieme, raccontarsi ognuno la propria
giornata, e godersi il resto della serata magari guardando un bel film.
Ma nonostante tutti i suoi buoni propositi, questo non accadeva mai.
Da quando era diventato Capo degli Auror, quasi undici anni prima, non
conosceva giorni festivi, scampagnate in famiglia, domeniche al parco.
E così i suoi figli erano cresciuti davanti ai suoi occhi
senza
che nemmeno se ne rendesse conto.
Louis era diventato un adolescente di
quindici anni preso da sè stesso, dedito solo agli amici e
allo
sport, e la sua adorata Maggie stava già per festeggiare il
suo
decimo compleanno.
Eppure gli sembrava appena nata. Eppure gli sembrava solo ieri di
averla presa in braccio per la prima volta. Eppure, eppure.
Quando uno si sente in colpa per aver trascurato ciò che ama
di
più, dà sempre la colpa al tempo. Il tempo che
vola
inesorabilmente, che scappa via, che è troppo veloce. E non
si
accorge invece che è stato solo lui a perdere momenti
preziosi, che non
ritornano indietro.
Fu col cuore pesante, quasi più del solito, che Carrigan
aprì la porta di casa.
Sua moglie Annette, malgrado l'ora tarda, era ancora in cucina a
riordinare.
Quando lo vide gli prese il cappotto, e gli diede un leggero bacio
sulle labbra, mentre l'uomo, stanchissimo, crollava su una sedia, di
fronte al tavolo apparecchiato per una persona sola.
-Ti scaldo subito l'arrosto- disse la donna con voce gentile,
mettendosi ai fornelli.
Carrigan la guardò, osservò i suoi gesti. Era
cambiata,
Ann. Non era più la timida ragazza che aveva sposato in un
bel
giorno di Primavera.
Maledetto tempo che
passi così, senza avvertirmi, lasciandomi indietro.
Era una donna ora. Un'adulta. Una madre. Che aveva
imparato a
convivere col lavoro infernale di suo marito. Che non si arrabbiava
più, come ai primi tempi, quando tornava ad orari indecenti.
No,
adesso si era abituata. E lo accoglieva col solito sorriso dolce, forse
un po' disinteressato, di chi ormai si è rassegnato.
Forse aveva un altro, chissà. Carrigan la
osservò,
guardò i suoi movimenti. Era bella, sì quello lo
era
sempre.
Non poteva nemmeno biasimarla, se durante le lunghe giornate in cui lui
la lasciava sola, troppo impegnato a seguire un caso, lei avesse deciso
di dedicarsi a qualcuno che la apprezzasse.
Allora perchè quell'idea lo distruggeva? Immaginava
già
un altro uomo al posto suo, che aiutava Margaret a fare i compiti, che
assisteva alle partite di Louis, e che portava i fiori ad Annette.
Quello che avrebbe dovuto fare lui.
-Magari appena chiudo questo caso prendo una settimana di ferie- disse
all'improvviso- Potremmo andare al mare, noi quattro insieme, cosa ne
pensi?-
Ann si voltò, inclinando il capo.
-Certo, si potrebbe fare- mormorò, nella voce un'ombra di
finta convinzione.
Quante volte suo marito se ne usciva con quelle frasi, dette per lenire
un po' il suo senso di colpa. E quante volte poi cadevano nel
dimenticatoio, rimpiazzate da un indagine più importante.
E il peggio era che lo sapeva anche lui.
-Vado a dormire- annunciò Carrigan qualche minuto dopo.
-Non mangi?- gli domandò sua moglie -Guarda che qui
è quasi pronto-
-Mi è passato l'appetito. E poi sono stanchissimo-
Il Capo degli Auror si trascinò su per le scale.
Passò
davanti alla porta chiusa della camera di Louis e la aprì
per
dare un'occhiata all'interno. Suo figlio dormiva placidamente, un
braccio che sporgeva dal letto. Il computer costantemente acceso. Con
un sospiro, l'uomo entrò e lo spense. Accarezzò
il
ragazzo con lo sguardo, quindi uscì.
Si fermò quindi di fronte
alla camera di Margaret. La porta era aperta, la lampada sul comodino
brillava inondando la stanza con una luce fioca.
Carrigan si avvicino al letto della sua piccolina addormentata, che
aveva ancora paura del buio. Le sfiorò la fronte con un
bacio, e
Maggie istintivamente si avvicinò a lui, che sorrise tra
sè.
Arrivato nella propria camera matrimoniale, fece per iniziare a
cambiarsi, quando vide una piuma scura sul letto. La riconobbe
all'istante.
Era una piuma di falco.
La lanciò verso l'alto, e quella rimase lì, a
mezz'aria, di fronte al suo volto, dondolando leggermente.
Carrigan scagliò un incantesimo Insonorizzante alla porta,
quindi toccò la piuma con la bacchetta, mormorando parole
veloci.
Essa cominciò a roteare, quindi parve disegnare qualcosa.
Dopo
qualche istante, di fronte al volto del Capo degli Auror, si
aprì lo spaccato di un'altra camera da letto, dove un uomo
ammantato, seduto in poltrona, pareva aspettare lui.
-Era proprio il caso di lasciarmi un messaggio così
importante a casa, anzichè in ufficio?- sibilò.
-Avevo urgenza di parlarle, non potevo aspettare fino a domattina-
-D'accordo. Come è andata la riunione?- sospirò
Carrigan -Hai qualcosa di nuovo da dirmi?-
-Sì, ed è una cosa fondamentale. Domani notte
dovrà mandare diverse squadre di Auror a Trafalgar Square. A
quanto pare i Mangiamorte attaccheranno lì, a mezzanotte-
-Stai scherzando?- allibì l'Auror.
-No. Anche a mio parere è una cosa folle, ma se davvero
faranno
una cosa del genere bisogna essere pronti, o sarà un
massacro-
disse l'altro.
-E cosa mi dici della tua copertura? Stiamo giocando col fuoco. Presto
sarà chiaro che c'è un infiltrato nelle file dei
Mangiamorte. E lo scopriranno sia quei maledetti, sia i miei Auror. Non
potrò mentire ancora a lungo-
-Dovrà farlo- sibilò l'incappucciato- Si ricordi
le mie
condizioni. Le ho offerto il mio aiuto, a patto che lei mantenesse il
segreto finchè non fossi stato io stesso a darle
l'autorizzazione di rivelare tutto-
-D'accordo. Ma la tua vita è appesa ad un filo,
finchè
stai nella tana del lupo. Quelli se scoprono qualcosa ti ammazzano- lo
mise in guardia Carrigan.
-Non è la mia incolumità che mi preoccupa, e lei
lo sa
bene. Voglio chiudere i conti con questi maledetti una volta per tutte!-
-E lo farai, te lo assicuro! Ma il patto era che ti saresti finto un
loro alleato giusto per il tempo di capire qualcosa di più
sulle
loro intenzioni, e questo è il momento di venire via!-
-Non ne sappiamo ancora abbastanza- ribattè l'incappucciato-
Se
io riuscissi a scoprire qualcosa di più su questo rituale,
potrebbe essere molto più facile fermarli!-
-D'accordo. Ma ti do due giorni. Non uno di più. Poi,
indipendentemente da quello che avrai scoperto, tornerai dalla parte
giusta e...-
I passi di Annette sulle scale fecero tacere immediatamente Carrigan.
-Sta arrivando mia moglie. Domani manderò i miei uomini a
Trafalgar Square. Ti aspetto nel mio ufficio tra due giorni, a
mezzanotte in punto, quando saranno andati via tutti-
Senza che l'altro rispondesse alcunchè, l'immagine
sparì,
giusto in tempo perchè i ricci di Annette facessero capolino
nella stanza.
La donna si cambiò in silenzio, quindi si mise sotto le
coperte.
-Buonanotte- mormorò, prima di girarsi sul fianco, dandogli
le spalle.
Le stesse spalle che lui le aveva dato da undici anni a quella parte,
trascurando col suo lavoro la cosa più importante della sua
vita.
Nello stesso momento, nella squallida stanza di un appartamento in
affitto accanto al Paiolo Magico, un altro mago, sebbene più
giovane si stava consumando al pensiero di una donna.
L'unica che fosse mai esistita per lui.
Due giorni. Solo due giorni, e poi sarebbe tornato a tutti gli effetti.
Dopo sei anni avrebbe di nuovo camminato per le strade da uomo libero.
Senza più doversi nascondere. Senza più dover
fuggire.
A quel pensiero rabbrividì. Di freddo, avrebbe assicurato
lui a chiunque gliene avesse chiesto il motivo.
Di gioia e timore in realtà.
Ma uno come lui non l'avrebbe mai ammesso. Non avrebbe mai rivelato,
nemmeno a sè stesso, quanto gli tremasse il cuore in quel
momento.
Quanti ricordi stessero tornando alla mente dopo tutto quel tempo in
cui non se l'era potuto permettere.
Il giovane si alzò dalla poltrona in cui era sprofondato, e
si
accostò allo specchio un po' sporco che era appeso alla
parete.
Era cambiato, sì. Ma chiunque l'avrebbe riconosciuto.
Chiunque,
vedendo quella pelle diafana, quei capelli tanto biondi da sembrare
bianchi e quegli occhi argentei e glaciali, avrebbe saputo dire chi lui
fosse.
Draco Lucius Malfoy.
Uno spettro del passato, un'illusione effimera, un fantasma destinato a
tormentare chi ancora lo piangeva.
No.
Era semplicemente lui.
Ed era tornato.
E insomma....ci
siamo. Il capitolo che probabilmente tutte stavate aspettando con
ansia. E adesso anch'io credo che attenderò con moooolta
ansia le vostre recensioni, perchè non so se ho reinserito
Draco nella storia nel modo giusto, e come lo immaginavate voi. Non so
se magari vi siete annoiate nell'ultima parte su Carrigan, di cui ho
fatto vedere un po' uno spaccato della sua vita. In effetti mi
è uscito così, come molto spesso accade quando
scrivo. Mi sono ritrovata dopo un quarto d'ora con tutta la vita del
Capo degli Auror davanti. Ad ogni modo, a me è piaciuto
molto scrivere questo capitolo, spero davvero che a voi piaccia il
risultato.
Come spesso accade, noto tra le recensioni che ci sono molte nuove
lettrici, a cui do il "benvenuto". E' una cosa che mi rende
sempre molto contenta, quindi grazie, grazie, grazie!
Ultima cosa...Ho visto che adesso gli autori possono rispondere alle
recensioni tramite un'apposita casella postale. Per quanto mi riguarda,
però, io preferirei continuare con questi ringraziamenti
"tradizionali", spero vi vada bene!
Jennifer91: Mi
fa molto piacere che tu abbia deciso di recensire la storia, ti
ringrazio davvero tanto per i complimenti!
seven: Come
sempre, Nadia, i tuoi commenti mi aiutano un sacco a ri-analizzare i
capitoli appena scritti. E' come leggere una recensione nel
vero senso della parola, con ogni parte sviscerata e poi analizzata
approfonditamente. Come sempre ti devo ringraziare mille e mille volte,
e non smetterò mai di farlo! Un abbraccio!
ross_ana: Ti
ringrazio infinitamente per i complimenti per l'Università,
anche se devo ammettere che è stata anche una gran botta di
fortuna. A parte questo, ti ringrazio anche per i complimenti sulla
storia, che mi fanno veramente piacere. Sono contentissima di quello
che mi hai scritto, spero davvero che anche quest'ultimo capitolo ti
sia piaciuto!
barbarak: Non
hai nulla di cui scusarti! Anzi, puoi fare tutte le ipotesi che ti
vengono in mente, che siano azzardate o meno. In effetti quest'ultima
che hai fatto non è poi così sbagliata. Anche
perchè alla fine, nella presentazione della storia,
c'è scritto che è una Draco/Hermione. Quindi
Draco, in qualche modo deve esserci =) E adesso, anche se ci
vorrà ancora un po' per vederlo davvero inserito tra i
personaggi, lui è comunque arrivato. E ne vedremo delle
belle (spero)! Un bacione!
Smemo92: Sì,
in effetti Peter sta antipatico anche a me...=) Poverino, mi fa quasi
pena...Non ho ancora deciso che fine farà, ma prometto che
avrà ancora qualcosa da dire, prima della conclusione della
storia! Per il resto in questo capitolo hai avuto qualche indizio sul
perchè Carrigan non può rivelare nulla ai suoi
Auror...Anche se presto o tardi la verità verrà a
galla!
Misato85: Ti
ringrazio per le cose bellissime che mi hai scritto, soprattutto per
esserti decisa a commentare, dicendomi che ne pensi. In effetti anch'io
ho scoperto EFP nello stesso modo...Non accettavo che la storia vera
stesse per finire, e così mi sono messa a leggere su questo
sito, trovando autrici altrettanto brave, che mi hanno fatto
appassionare a ciò che scrivevano. E così, pur
conscia di non essere al loro livello, ho provato a mettere qualcosa di
mio e...eccoci qua.! Ti ringrazio tanto per i complimenti! A presto
spero!
Hermy96: Ti
ringrazio tanto per la recensione, sei stata molto gentile! Spero
davvero che la storia continui a piacerti!
Sognatrice85: Non
so come ringraziarti per le belle parole che hai scritto, davvero, mi
hanno fatto un piacere immenso. Mi auguro che continuerai a seguire la
storia e a dirmi che ne pensi!
giose91: Sono
contentissima che la mia storia ti abbia appassionato così
tanto, e spero davverò che continui a farlo! Ti ringrazio
tanto per i complimenti, sempre graditissimi! Posso chiederti che
Università fai, e in che città? Alla prossima,
spero!
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Capitolo 18 *** Capitolo 18 ***
Harry James Potter infilò la sua divisa di Auror,
allacciandosi i bottoni sul davanti, uno dopo l'altro, lentamente.
Prese poi il distintivo dal comodino, e se lo appuntò al
petto.
Quella A
brillava, più fulgida e brillante che mai.
E stava lì, a ricordare che mai nulla avrebbe potuto
offuscare
ciò per cui loro combattevano, e per cui avrebbero sempre
lottato.
La libertà, la vita, l'amore.
Harry ripensò a quando era diventato un Auror. Era stato
naturale come respirare, per lui, cominciare il corso di addestramento,
subito dopo la sconfitta definitiva di Voldemort, con Blaise.
A loro si erano uniti, qualche tempo dopo, anche Ron ed Hermione, il
primo dopo aver lavorato per un po' al negozio con George, la seconda
invece dopo aver concluso il settimo anno ad Hogwarts.
Si era sentito solo, in un primo tempo, senza di loro, per la prima
volta dopo sette anni.
Gli mancava avere al suo fianco quello che da quando aveva undici anni
era stato la sua ombra, la sua spalla, suo fratello.
E si era preoccupato follemente per Hermione, ad Hogwarts tutta sola,
per un anno intero. L'anno più terribile.
La ricerca degli Horcrux l'aveva tenuta in qualche modo impegnata per
quelli che erano stati i mesi più difficili, subito dopo la
morte di Draco.
Occupata com'era nel tentativo di difendere sè stessa e i
suoi
migliori amici, aveva resistito, creandosi una scorza di coraggio e
durezza che le aveva consentito di affrontare tutto a testa alta, senza
crollare.
Ma poi aveva fatto quella scelta, contestata da tutti, di completare i
suoi studi. E avrebbe dovuto farlo senza i suoi due inseparabili amici.
Lì c'erano ancora Ginny ed Elenie, però, che le
erano
state accanto in tutti i modi, nel tentativo di tenerla a galla, di
farla stare un po' meglio.
Ma era stato inutile.
Senza più nulla ad occuparle la mente, la
presenza di Malfoy era diventata intossicante.
Senza più
barriere a farle da scudo, tutte le sue sofferenze le avevano invaso
la testa e il cuore. E così aveva iniziato a lasciarsi
andare, a
sfiorire lentamente.
Aveva perso la fiducia in sè stessa e negli altri. Non
vedeva più nessun futuro.
Ed Harry non sapeva cosa fare. Le lettere di Hermione erano divenute
pian piano sempre più sporadiche. E lui, che lavorava giorno
e
notte per guadagnarsi quel distintivo che valeva tutto l'oro
del mondo, non poteva mai andare lì di persona a constatare
le
condizioni della sua amica, considerato anche il fatto che era
impossibile ottenere dalla McGrannit il permesso di visitare la scuola.
Per Natale Hermione non era voluta tornare a casa. E nemmeno a Pasqua.
I suoi genitori erano quasi impazziti per la preoccupazione.
Era stata proprio Minerva McGrannit a convocarli, pochi giorni prima
della cerimonia per la consegna dei diplomi. Lui e Ron erano corsi ad
Hogwarts, e si erano trovati di fronte un'Hermione irriconoscibile.
L'estate prima l'avevano stretta nel loro affetto, tentando di tenere
insieme i suoi pezzi nei momenti più bui. Quei momenti vuoti
che
la sconfitta definitiva di Lord Voldemort aveva inesorabilmente
lasciato, e durante i quali lei si nascondeva negli angoli del giardino
della Tana, anche se per pochi minuti. Perchè poi Harry e
Ron
correvano da lei, e cercavano in tutti i modi possibili di distrarla,
anche se con enorme fatica.
Ma poi era partita, testarda fino in fondo nel perseguire gli obiettivi
che si era prefissata.
Potter se l'era aspettato che sarebbe stata dura
per lei, ma di certo non così tanto. Nei loro rari incontri
ad
Hogsmeade, a cui la Granger non partecipava mai, Elenie e Ginny gli
raccontavano che non stava bene, che le evitava, che ricercava sempre
la solitudine. E loro, occupate com'erano tra le loro mille lezioni,
non erano riuscite a starle vicino come avrebbero voluto.
Ma Harry non credeva che la situazione fosse peggiorata tanto.
Così, quando la Preside di Hogwarts aveva convocato lui e
Weasley, era stato con sgomento che aveva appreso di essersi sbagliato.
L'avevano trovata sulla riva del lago, avvolta in un mantello che poco
copriva la sua eccessiva magrezza. I capelli scomposti sulla fronte
malcelavano le profonde occhiaie e le guance scavate.
I suoi voti però erano ottimi come sempre, sebbene fosse
evidente che anche studiare le era diventato faticoso.
I due ragazzi le si erano seduti accanto, uno per lato. Lei aveva
appoggiato la
testa sulla spalla di Ron, posando il libro che teneva tra le mani.
Cime Tempestose.
Nessuno dei tre aveva parlato, per lungo tempo. Si erano limitati a
stare
lì, stretti, cercando silenziosamente di ricucire i pezzi
che in
quei mesi si erano persi.
-Andiamo- aveva detto ad un tratto Harry -Ti riportiamo a casa-
-Ma io ho gli esami tra qualche giorno- aveva protestato Hermione, con
voce asettica, totalmente priva di alcuna inflessione.
-Non mi interessa. Ti riaccompagneremo qui per farli, poi rimarrai con
noi.-
Forse era stata la voce ferma del suo migliore amico, o forse il fatto
che
finalmente si fosse di nuovo sentita al sicuro dopo tanto tempo, ma non
aveva detto nulla.
Si era alzata semplicemente, lasciandosi mettere un braccio sulle
spalle da Potter, mentre Ron andava a recuperare i suoi bagagli.
Qualche ora dopo erano alla Tana. Molly Weasley aveva abbracciato
silenziosamente la ragazza, e poco più tardi erano arrivati
i signori
Granger, che non avevano fatto commenti su ciò che
affliggeva la
ragazza.
Solo dopo cena Harry aveva sentito la madre di Hermione avvicinarsi
alla
figlia e chiederle di parlare di ciò che era successo e le
aveva
inevitabilmente allontanate nei due anni precedenti, ma con ben pochi
risultati.
E così sarebbe stato da allora in poi.
Hermione si sarebbe rinchiusa in sè
stessa, smettendo di parlare di
Draco e di ciò che continuava a farle male. Non avrebbe
versato più nemmeno una
lacrima.
Due settimane dopo la fine di Hogwarts, Harry l'aveva
trascinata al
Quartier Generale degli Auror, e l'aveva persuasa a iniziare il corso
di
addestramento.
Quel giorno iniziava anche Ron, e per Potter fu fonte di immensa
soddisfazione vederli migliorare giorno dopo giorno per potersi presto
riunire a lui.
Vide Hermione appassionarsi sempre di più a quel lavoro,
fino a
dedicare ad esso tutte le sue energie. La vide di nuovo stringere i
denti, credere finalmente in qualcosa.
E fu così che la Granger cominciò a rialzarsi, a
riprendere in mano la sua vita. Nei primi tempi si gettò
completamente nel lavoro, ma poi riuscì a trovare un pallido
equilibrio.
Ma non aveva mai dimenticato, Harry era ben conscio di
questo.
Nessuno di loro ci era mai riuscito, nè l'avrebbe mai
fatto.
-Dieci galeoni per i tuoi pensieri-
La voce di Elenie lo ridestò dal suo viaggio nei ricordi. La
ragazza con un sorriso entrò nella stanza, posizionandosi di
fronte al fidanzato. Gli sistemò il distintivo, che come
sempre
lui metteva un po' sbilenco, e gli schioccò un bacio sulla
bocca.
-Stai uscendo?- domandò.
-Già, comincio il turno tra mezz'ora- rispose Harry -Notizie
di Blaise?-
Zabini infatti non si era presentato la sera prima, ed Elenie era stata
molto in pensiero, oltre che essersi arrabbiata parecchio.
-Quell'idiota mi ha scritto un messaggio- sbuffò la
Benèfica -Passerà di qui tra poco, ha detto che
deve
parlarmi-
-Ah già, lui dovrebbe essere di ronda stasera con Matt e due
nuove reclute-
La ragazza alzò le spalle -Si meriterebbe di essere fatto
secco per avermi fatto preoccupare così-
-Adesso non esagerare- cercò di blandirla Potter,
ridacchiando dell'impulsività della sua fidanzata.
-E' meglio che vada- aggiunse poi -Cerca di non uccidere nessuno mentre
sono via-
Elenie incrociò le braccia, mettendo il broncio. Harry le
diede un bacio sulla fronte, poi uscì di volata.
La Benèfica scese le scale con calma, gustandosi la quiete
di casa sua.
Quiete che però era destinata a durare poco.
Cinque minuti più tardi qualcuno bussò con
insistenza
alla porta d'ingresso. La Zabini andò ad aprire, e venne
praticamente investita dal tornado Blaise.
Suo cugino infatti entrò come una locomotiva, senza nemmeno
guardarla, e si diresse in cucina. La ragazza lo seguì in
cucina, indecisa se dirgli qualcosa o meno. Si fermò sulla
porta, non sapendo cosa fare, e restò a guardare Blaise, che
con
due occhi da invasato apriva a caso tutti gli sportelli.
-Si può sapere cosa stai cercando?- chiese stizzita Elenie.
Il ragazzo non se la filò nemmeno di striscio.
Esultò
però, quando aprì l'armadietto d'angolo e
trovò
tutta la scorta di liquori di Harry, che teneva per le grandi occasioni.
Afferrò la bottiglia di Whisky Incendiario Odgen Stravecchio
e
la brandì in aria. Recuperò un bicchiere e lo
riempì, per poi vuotarlo tutto in un sorso.
-Mi serve il tuo aiuto- esalò poi, con voce rauca. Sembrava
non avesse dormito per giorni.
-Di che stai parlando?- cercò di capire la
Benèfica -Ehi
vacci piano con quella cosa!- si raccomandò poi, visto che
Blaise si era versato il secondo bicchiere.
-Oggi devo fare una cosa, e mi servi tu! E pure Harry...Ti giuro, non
vi coinvolgerei se non fosse estremamente necessario, ma siete
veramente la mia ultima possibilità e....-
-Frena, frena!- lo bloccò Elenie -Non ci sto capendo niente.
Prima di tutto, mi vuoi dire dove diavolo eri finito?-
-Avevo delle cose da sistemare- tagliò corto Zabini -Ma
adesso
non ho tempo di spiegare...Devo tentare di fare una cosa, o lo
rimpiangerò per tutta la vita-
-Ma di che diamine stai parlando?- allibì la ragazza, non
riuscendo a capire nulla.
-E' troppo complicato da spiegare, è meglio che tu lo veda
con i tuoi occhi-
L'ex-Serpeverde attaccò a fare su e giù per la
cucina,
come un'anima in pena, mentre sua cugina crollò su una sedia.
Le stava venendo il mal di mare. Dove era finito il Blaise pacato e
dolce che conosceva? Da due settimane a quella parte sembrava
spiritato, come se qualcosa lo stesse agitando dall'interno.
La situazione non migliorò quando Harry rientrò a
casa, fumando come una teiera.
-E tu che ci fai qui?- gli chiese Elenie, mettendosi le mani tra i
capelli.
-Carrigan mi ha spostato il turno- bofonchiò Potter,
mollando il mantello sulla sedia.
-Non ha cambiato anche il mio vero?- sbraitò Zabini -Ho da
fare oggi pomeriggio-
-No, tranquillo- lo rassicurò Harry, guardandolo di
sottecchi
-Siamo tutti di ronda stanotte. Oggi ci rimpiazzano le reclute-
-E perchè?- domandò la ragazza, mentre Blaise
tracannava
il terzo bicchiere di Whiskey sotto lo sguardo interrogativo di Potter.
-Non ne ho idea. Ad ogni modo ci ha chiamati proprio tutti, persino
Alice che dovrebbe essere ancora in maternità. Ci riuniremo
vicino a Trafalgar Square, e dovremo pattugliare con discrezione la
piazza tutta la notte-
-Certo che Carrigan fa proprio il misterioso ultimamente-
commentò Elenie, tamburellando con le unghie sul tavolo
-Deve
aspettarsi qualcosa di grosso se si serve di un tale spiegamento di
forze-
-Questo è indubbio- disse Potter -Ma a quanto pare non
è
ancora dell'idea di comunicarci quello che gli passa per la testa-
Nella voce di Harry si sentì una nota acida. Aveva sempre
odiato essere tenuto all'oscuro delle cose.
-Ragazzi ascoltate...Mi serve un favore- ripetè Blaise.
-Cioè? E' da mezz'ora che mi tieni sulla corda-
sbottò Elenie.
-Dovreste ospitarmi per qualche giorno qui da voi-
-Certo, nessun problema- fece Potter, un po' incuriosito dalla faccenda
-Ma perchè? Hai problemi a casa tua?-
-Non ancora- spiegò Blaise, con un sorriso mesto sul viso
-Ma dopo questo pomeriggio probabilmente ne avrò-
Harry ed Elenie brancolavano nel buio. Da parte sua invece Zabini
scrollò il capo, cercando di controllare l'evidente tremore
che
gli bloccava la voce.
-Vi prego non chiedetemi di più...Presto capirete-
supplicò.
I due fidanzati annuirono, seppur abbastanza sconvolti da quel
comportamento assurdo.
-Ah...un'ultima cosa- aggiunse Blaise, evitando i loro sguardi -Se oggi
pomeriggio tutto andrà come deve, non sarò solo.-
-Credo di essermi persa qualcosa- mormorò Elenie, confusa.
-Sarò con un'altra persona...E vorrei che tu ti occupassi di
lei, soprattutto stanotte, mentre io ed Harry siamo di ronda- la
pregò il cugino -Sempre che non sia un problema per voi-
-Assolutamente...- disse Potter -La casa è enorme,
c'è spazio per tutti...Basta che non ci porti un troll!-
Blaise non rise a quella battuta, ma si defilò, dopo averli
ringraziati mille volte, lasciando i due alquanto stupiti, e anche un
pochino ansiosi.
-Secondo me è meglio se resti a casa!- mugugnò
Christopher Alexander Mason, qualche ora più tardi,
appoggiato
contro il muro del proprio salotto.
Davanti a lui, sua moglie canticchiava allegra, tirando fuori
dall'armadio la propria divisa, dopo quasi un anno che non la
utilizzava.
Naturalmente le dispiaceva lasciare Hope, per la prima volta da quando
era nata, ma era veramente contenta di tornare al lavoro.
-Ehi, mi stai ascoltando?- sbottò ancora il biondo, seccato.
-Amore, è da quando Carrigan ha chiamato che continui- gli
sorrise Alice, giusto per evitare di ucciderlo -E' inutile...Stasera ci
sarò anch'io-
-Ma la bambina...- protestò Chris -Non è abituata
a stare sola-
-Infatti verrà Laine a tenerla d'occhio- spiegò
candidamente la Parker.
-Intendo senza di noi...-
-Senza di me, vorrai dire- puntualizzò la ragazza -Tu non
hai
saltato una sola ronda. Resta tu a casa questa sera, se proprio sei
così preoccupato-
Ora cominciava a scocciarsi. Hope aveva quasi un mese, lei non l'aveva
mollata un attimo, e adesso veniva implicitamente tacciata di essere
una madre degenere. Credeva forse che per lei fosse facile lasciare la
sua bambina?
Mason forse si accorse di avere esagerato, così in due passi
la raggiunse e la strinse forte.
-Mi dispiace- sussurrò -Hai tutto il diritto di riprendere
il tuo lavoro...-
Alice sorrise sul suo petto.
-E' dura lasciarla qui- mormorò. -E non posso fare a meno di
sentirmi in colpa-
-Non devi...- la rassicurò il marito -Nonostante tutto
quello che ti ho detto prima. E'giusto così-
Proprio in quel momento, si udì un vagito provenire dal
piano di sopra.
-A quanto pare anche lei è d'accordo con me-
ridacchiò Chris. -Continua pure a prepararti, vado io-
Mason salì le scale, raggiungendo la stanzetta di sua
figlia.
Dio, era sempre più bella. E somigliava sempre di
più ad
Alice, anche se i soffici capelli erano biondi, come i suoi.
Quando ridiscese, con la piccola in braccio, vide che Laine era
già arrivata.
-Oh, allora non sei andato ad uccidere Carrigan, quando hai saputo che
aveva convocato anche Aly- ironizzò la Harris, vedendolo
arrivare.
Chris fece una smorfia, crollando sul divano e tenendo stretta la sua
bimba.
Blake intanto, in braccio a sua madre, gorgogliò
allegramente, allungando le braccine verso Hope.
-Ehi- soffiò Mason -Tuo figlio ci sta provando con mia
figlia-
-Per l'amor del cielo- lo riprese sua moglie, scoppiando a ridere
insieme a Laine -Non ha nemmeno cinque mesi-
-E' pur sempre figlio di suo padre- ribattè il biondo -Ci ha
sempre saputo fare con le donne-
-Cosa intendi dire?- sbottò la Harris, irritata.
Prima che scoppiasse una rissa, Alice si mise in mezzo.
-Laine, vieni dai, ti faccio vedere dove sono i pannolini e il resto
delle cose di Hope. Poi ti preparo il letto-
-Non credo ce ne sarà bisogno- sospirò la bionda
-Ho come
la vaga idea che dormirò molto poco stanotte, con questi due-
In quel momento suonarono il campanello. Chris andò ad
aprire, e si ritrovò davanti Hermione.
L'Auror si passò Hope sul braccio sinistro, e con quello
libero abbracciò stretta la Granger.
-Come stai?- mormorò, sollevato nel rivederla.
-Meglio, grazie- rispose lei, un po' imbarazzata.
-Vieni, entra- Mason si scostò per lasciarla passare, e la
fece sedere in salotto.
Proprio in quel momento tornarono Alice e Laine, che corsero ad
abbracciarla, stupite ma felici di vederla lì.
-Non sei arrabbiata anche con noi vero?- chiese la Parker, stringendole
una mano.
Hermione scosse la testa, desiderosa solo di evitare l'argomento.
-E così il Capo ha chiamato anche te per la ronda di
stanotte- commentò Chris, pensieroso.
La Granger annuì -Penso ci voglia tutti sul campo, anche se
non
ho idea del motivo. So solo che l'ultima volta che ci ha mandato
così alla cieca per le strade, c'è stato
l'attacco in
Carnaby Street, quindi dovremo fare molta attenzione-
-Sono d'accordo. Dove ci dobbiamo trovare?-
-Proprio qui da voi. Per questo sono qui- spiegò la riccia
-Ci
dovevamo incontrare qui alle otto per organizzare al meglio il
pattugliamento, e poi avviarci a Trafalgar Square-
Hermione tacque. Aveva evitato di dire quanto le costasse essere
lì in quel momento. Quanto la sua vita fosse in subbuglio,
dopo
la sera prima.
Ma quello era il suo lavoro, e non sarebbe mai riuscita a rimanere a
casa, seppur ferita com'era, mentre i suoi amici rischiavano la pelle.
-Quindi ora non ci resta che aspettare gli altri- sospirò
Chris.
Dopo qualche istante arrivarono Seb e Matthew, che erano stati fino a
quel momento al Quartier Generale.
-Toh, guarda chi si vede!- ironizzò Laine -Sembra quasi mio
marito-
Anderson la abbracciò, passando poi a coccolare Blake.
-Si può sapere dove eri finito oggi pomeriggio?- gli chiese.
-A litigare con Carrigan- rispose Sebastian -Non sopporto quando fa
così. Dannazione, possibile che ci mandi tutti allo
sbaraglio
senza dirci il motivo? L'unica cosa che mi ha detto è che i
Mangiamorte potrebbero attaccare lì-
-E lui come farebbe a saperlo?-
-E' quello che mi domandavo anche io...Ma lui non dice nulla di
più!-
-Dobbiamo solo fidarci di lui, a questo punto- sbottò
Hermione,
stanca di tutte quelle chiacchiere. Presto sarebbero arrivati anche
Harry e Ron, e lei ancora non aveva idea di come sarebbe riuscita a
guardarli in faccia.
-Ron arriva tra poco- annunciò Matt, dando voce ai suoi
pensieri. -Stava ancora cercando i genitori della ragazza al San Mungo-
-In effetti sarebbe anche ora che ci interessassimo di più a
lei- considerò Seb -Ma il Capo dice che preferisce aspettare
che
si calmino le acque. Chissà che cazzo gli passa per la testa-
-Amore ci sono i bambini- lo rimproverò Laine, come se i
marmocchi fossero abbastanza grandi da capire le parolacce,
abbracciandolo da
dietro per calmarlo, mentre gli altri disquisivano su ciò
che
sarebbe potuto accadere quella notte. Il pendolo intanto
battè
le otto.
Seb si voltò di scatto, ritrovandosi la moglie tra le
braccia.
-Non mi piace saperti qui da sola con i piccoli- sussurrò.
-Questa casa è ben protetta, lo sai, come la nostra. Non
devi
preoccuparti di niente, staremo benissimo- cercò di
rassicurarlo
Laine.
-Nemmeno gli incantesimi sono invincibili-
-Da quando in qua sei così ansioso? Non hai mai avuto
problemi a lasciarmi sola. So badare a me stessa, lo sai.-
Seb indurì l'espressione. Si, da quando si era fatto
così apprensivo?
Forse era solo un ipocrita. La prendeva in giro quando gli raccomandava
di fare attenzione durante le ronde, e poi lui si faceva prendere dal
panico all'idea di saperla a casa da sola.
Però adesso il ritorno dei Mangiamorte sembrava esser certo.
E
in quella casa, quella notte, lui avrebbe lasciato il suo cuore.
Laine
E Blake.
Respirò a fondo, tentando di tranquillizzarsi. Eppure
l'istinto
di nasconderli, di rinchiuderli in qualsiasi posto, anche in capo al
mondo, non se ne andava.
Sua moglie lo baciò dolcemente, infilandogli una mano tra i
capelli e accarezzandoli piano piano, come piaceva a lui.
L'arrivo di Ron li interruppe. Il rossino entrò in casa
sbuffando, nervosissimo. Non aveva fatto un solo passo in avanti con la
ragazza o la sua famiglia.
Del resto nessuno gli dava una maledettissima mano.
Quando vide Hermione però, si bloccò di scatto.
Lei girò ostentatamente il volto dall'altra parte, incapace
di incrociare il suo sguardo.
A Weasley si strinse il cuore nel vederle di nuovo l'espressione
tormentata di sei anni prima, quando Draco era morto da poco e in lei
non si era ancora fatta strada quell'arida rassegnazione che l'aveva
resa nell'aspetto così graniticamente disillusa e ferma
sulle
sue posizioni. Una parte di lui però gioì nel
veder
intaccata per la prima volta dopo tanto tempo quella dura scorza.
Era una sensazione tanto strana. Leggere l'inquietudine nello sguardo
dell'amica da una parte lo rendeva felice di aver fatto nascere in lei
il seme del dubbio, ma allo stesso tempo lo distruggeva l'idea che
potesse di nuovo precipitare nell'abisso, se le loro ipotesi si fossero
rivelate fallaci.
La raggiunse, e si sedette accanto a lei sul divano.
Vedendo che la ragazza continuava a ignorarlo, sospirò.
-Harry e Blaise?- chiese, imprecando di fronte al loro solito ritardo.
-Ha chiamato Elenie poco fa...Non ho capito bene- disse Alice -Pare che
stiano aspettando Blaise a casa loro, e che poi verranno qui-
Se solo i ragazzi avessero sospettato cosa stava combinando Zabini in
quell'esatto momento, non sarebbero stati così tranquilli...
Rieccomi
qua...So che vi aspettavate di trovare Draco in questo capitolo, ma
dovrete pazientare ancora un po'! Ho troppe cose da sistemare, ed
è dura organizzarle tutte!
Come al solito sono di corsa, ho aggiornato appena ho trovato un
momento libero, quindi non ho proprio il tempo di ringraziarvi una per
una...Sappiate solo che adoro le vostre recensioni, e che per me
è ogni volta una grande gioia leggere quello che mi scrivete!
Saluto velocemente bianchimarsi,
una nuova lettrice (a meno che io non sia del tutto fusa e
tu avessi già commentato prima), grazie comunque di essere
arrivata fino qui!
Devo dare anche un abbraccio speciale a 883, alias Gaia, la
mia omonima (come potrei essermi dimenticata di te?) che saluto a
braccia aperte...Sono contenta di averti ritrovata di nuovo qui!
Ragazze, che altro dire, se non che siete meravigliose? Se questa
storia va avanti, è soprattutto grazie a voi e al vostro
appoggio! Un bacione enorme, ad ognina di voi!
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Capitolo 19 *** Capitolo 19 ***
-Ma quanto diavolo ci mette?- sbottò Harry James
Potter,
facendo su e giù davanti alla porta d'ingresso -Sono le otto
passate, gli altri ci staranno aspettando-
Elenie manco gli rispose, intenta com'era a leggere l'ultimo articolo
di Ginny, che da poco aveva iniziato a scrivere per la Gazzetta del
Profeta.
-Certo che ci sa fare eh?- commentò allegra.
-Ma tu non dovresti essere la fidanzata che è gelosissima
dell'ex?- protestò Harry, mettendosi le mani sui fianchi.
-Non sono mai stata quel tipo di persona, e tu lo sai-
ridacchiò
la Benèfica, allungando sul divano le gambe affusolate.
Potter distolse lo sguardo, ben conscio che altrimenti non sarebbe mai
riuscito ad uscire di casa quella sera.
Proprio in quel momento suonarono insistentemente al campanello.
-Questo dev'essere quel mentecatto di tuo cugino-
Harry andò ad aprire la porta, e quasi fece un colpo.
Davanti a lui infatti c'erano Blaise e.....
-Pansy Parkinson?-
rantolò l'ex Grifondoro, sbiancando.
-Zitto Harry!- imprecò Zabini, guardandosi attorno con
circospezione -Facci entrare!-
Con una spallata lo fece scostare e i due entrarono, chiudendosi la
porta alle spalle.
A quel punto anche Elenie si era alzata, incuriosita e spiazzata.
-La casa è ben protetta vero?- biascicò Blaise,
tenendo Pansy per mano.
Potter, invece di rispondere, si ficcò le mani nei capelli,
pronto a dare di matto.
In effetti non era cosa di tutti i giorni ritrovarsi in casa, dopo sei
anni, una delle sue ex-compagne più odiate. Per di
più
con indosso un abito da sposa.
-Non ho ben capito- mormorò la Benèfica intanto,
con un
sorriso divertito sul volto -Vi siete appena sposati o state per farlo?-
-Ti pare il momento di fare dell'ironia?- sbottò il suo
fidanzato, intromettendosi -Blaise che ti è venuto in mente
di
portarci questa qui? Come minimo sarà una Mangiamorte
dichiarata
e ci farà saltare tutti per aria-
-Ehi...- cominciò Zabini, pronto a litigare, ma qualcuno lo
interruppe.
-Ascoltami bene, Potty- ringhiò Pansy Parkinson -Non
sarò
una santa è vero, ma non ho nessun marchio sul braccio,
nè tantomeno lo avrò mai! Sono stata chiara? E
giusto per
la cronaca- aggiunse, rivolgendosi ad Elenie -Questo idiota mi ha
più o meno rapito sull'altare-
Sulla parola "idiota" però, il suo tono si
addolcì, in netto contrasto con quanto aveva appena detto.
Se Blaise abbassò gli occhi, Elenie ed Harry per poco non
scoppiarono a ridere.
-Possiamo stare qui allora?- sussurrò Zabini dopo un po' -I
suoi parenti ci staranno cercando dappertutto-
-D'accordo- disse Potter, ancora un po' sospettoso -Se tu dici che ci
possiamo fidare allora...-
-Grazie- disse seria la Parkinson -Vi dobbiamo un favore-
-Allora spiegateci cosa è successo, per favore!- li
esortò la Benèfica.
-Ehm, Ele, noi è meglio che andiamo- mormorò
Harry -Prima che gli altri ci ammazzino-
La ragazza annuì, e li accompagnò alla porta, con
il
cuore in gola. Faceva finta di nulla, ma non le piaceva lasciarli
andare così allo sbaraglio verso un potenziale pericolo.
Quando
furono sulla soglia, Blaise la strinse forte.
-Prenditi cura di lei, ti prego-
Elenie annuì, quindi baciò il fidanzato e
richiuse tutto a chiave.
-Bene- disse poi, un po' a disagio -Ti preparo un bagno caldo, che
dici? Poi ti cerco dei vestiti per cambiarti-
Pansy annuì con gratitudine, poi la seguì di
sopra.
Mentre l'ex-Serpeverde si godeva il getto scrosciante della doccia,
Elenie aprì il suo armadio per cercarle una maglietta e un
paio di jeans.
Il vestito da sposa della Parkinson era gettato su una poltrona.
Il
suo bianco naturale si era un po' sporcato, e sul fondo la gonna era un
po' sfilacciata, segno della lunga corsa che probabilmente la ragazza e
suo cugino dovevano aver fatto per uscire dalla chiesa.
La Zabini non potè fare a meno di sorridere, e
complimentarsi
con sè stessa per la propria arguzia.
Quando aveva letto
l'annuncio sul matrimonio imminente di Pansy col figlio di Rookwood
aveva immaginato che quella fosse la causa del comportamento strano ed
irrequieto di Blaise, anche se certamente non avrebbe mai pensato che
il ragazzo sarebbe andato a prendersela direttamente davanti all'altare.
-Ti ringrazio davvero per l'ospitalità-
La voce della Parkinson alle sue spalle la fece sussultare. Aveva
finito di farsi la doccia, ed era appena entrata nella stanza avvolta
nell'accappatoio che le aveva dato precedentemente.
-Figurati- sorrise Elenie -Tieni, puoi indossare questi, dovrebbero
essere della tua taglia. Quando hai finito vieni giù,
preparo
qualcosa per cena-
-E pensare che adesso dovrei essere a mangiare al mio banchetto di
nozze- considerò Pansy, con un breve sogghigno.
La Benèfica la scrutò di sottecchi, quindi scese
in cucina.
Mise in forno due pizze surgelate, avendo ben poca voglia di cucinare,
e si sedette posando le braccia sul tavolo.
Troppe cose che accadevano tutte insieme.
E l'unica cosa che avrebbe voluto fare lei era andare in un posto
lontano, sola con Harry, e staccare la spina per un po'.
O almeno, visto che in un momento come quello una soluzione del genere
era impraticabile, le sarebbe bastato poter parlare con Hermione.
Avrebbe voluto chiederle scusa, abbracciarla stretta e vedere come
stava. Anche se lo sapeva bene, anche a distanza.
La conosceva, era lei che anni prima aveva raccolto le sue lacrime,
aveva ascoltato il suo dolore, e l'aveva vista riprendere a camminare
sulle sue gambe.
Il trillo del forno le fece rialzare la testa. Ad un tocco di bacchetta
le pizze uscirono levitando, e si adagiarono fumanti sui piatti.
-Mmm..che buon profumo!- fece Pansy, entrando in quel momento. -Ci
credi se ti dico che non ho mai mangiato nulla del genere?-
-Scherzi?-
-No- rise l'ex-Serpeverde -I miei sono piuttosto tradizionali, quindi i
cibi Babbani non andavano molto a casa nostra-
Elenie la studiò. Non aveva molti ricordi di lei ad
Hogwarts,
francamente non se ne era mai interessata molto, sebbene fosse stata
insieme a Blaise quasi tre anni, tra vari tira e molla. Ma dopo la fine
della scuola, non si erano più riviste, esattamente come non
l'avevano rivista i suoi amici. E poi aveva chiuso i rapporti anche con
suo cugino.
Eppure adesso la persona che aveva di fronte le sembrava totalmente
diversa.
Forse perchè i pregiudizi che le avevano inculcato su di lei
gliel'avevano resa antipatica ancora prima di conoscerla. O forse, col
tempo, era cambiata anche lei, chissà.
Certo, il tono acido con cui si era rivolta ad Harry, l'avevano indotta
a credere che lui le stesse cordialmente sulle scatole come sei anni
prima.
Ma per il resto era un'altra Pansy, almeno a primo impatto.
I capelli erano più lunghi e inanellati sulle punte e non
più acconciati in quel caschetto altero, e gli occhi
sembravano
più tranquilli, e non celavano più l'aria
sprezzante che
l'aveva sempre contraddistinta.
-Allora- si buttò Elenie -Vuoi dirmi che è
successo?-
-E' successo che tuo cugino è un pazzo- tagliò
corto la
Parkinson con gli occhi che le brillavano, addentando un pezzo di pizza
-Immagino tu abbia letto su quel maledetto giornale che oggi mi sarei
dovuta sposare con Donovan Rookwood-
-Mmm...si, può darsi che io abbia visto qualcosa del genere-
disse la Zabini con noncuranza, come se in realtà non avesse
letto molto attentamente la notizia, e fatto le conseguenti ipotesi.
-Ecco...ero più o meno sull'altare, il prete stava per
cominciare il sermone, e Blaise è entrato come un pazzo, con
la
bacchetta in mano- raccontò Pansy, infervorata ma divertita
- Ha
Schiantato il mio quasi-sposo, poi mi ha presa in braccio ed
è
uscito di corsa, lanciando incantesimi a tutto spiano a chi tentava di
fermarlo-
A quel punto la Benèfica era piegata praticamente in due dal
ridere -Oddio...gli è andata bene che non l'abbiano
ammazzato!-
-Giusto perchè aveva me praticamente addosso, e i miei
parenti
temevano di colpirmi...Altrimenti non gli sarebbe andata
così
bene!- puntualizzò la Parkinson.
-Wow- commentò Elenie- Quindi ti ha usata come scudo...Molto
romantico!-
Ancora poco, e Pansy l'avrebbe strozzata.
-Almeno sei contenta di quello che ha fatto?- domandò dopo
un po' l'ex-Corvonero, di nuovo seria.
L'altra girò il volto, come per pensare.
Si, era contenta. Vederlo lì, ancora una volta, l'ennesima,
a
combattere per lei, a lottare per tenersela vicina, soprattutto dopo
che lei vigliaccamente non era mai riuscita a farlo, l'aveva quasi
fatta piangere.
Ma come sempre, non gli aveva detto nulla. Anzi, aveva quasi
protestato, mentre uscivano dalla chiesa. Ancora qui? Ancora tu?
Dentro di sè, però ringraziava Dio di averglielo
rimandato. Di averle regalato una persona così coraggiosa da
sfidare tutto e tutti per lei, anche se non lo meritava.
Anche se non gli aveva mai detto chiaro e tondo quello che provava per
lui. Anche se lei l'aveva lasciato mille volte, e in mille modi.
Ma Blaise era uno che sapeva guardare oltre queste cose. Blaise non si
era mai fermato di fronte a quella spessissima corazza di crudele
indifferenza.
Così, non disse nulla ad Elenie che aspettava una risposta.
Ma annuì, e basta.
Restarono in silenzio per un po', continuando a mangiare quasi senza
guardarsi.
-La casa è veramente sicura?- domandò Pansy
nervosamente, dopo qualche minuto.
-Qui vive Harry Potter, hai presente?- sorrise la Zabini -Ha la
protezione magica più alta di tutta l'Inghilterra credo,
insieme
ad Hogwarts-
-I miei potrebbero piombare qui da un momento all'altro. Sanno che sei
la cugina di Blaise...Quindi ci metteranno ben poco a considerare che
questo è uno dei posti in cui ci saremmo rifugiati-
spiegò l'altra, guardando distrattamente fuori dalla
finestra.
-Te l'ho detto..non potranno fare proprio niente. Nemmeno al Ministero
conoscono il modo per entrare in casa nostra-
-Che c'entra il Ministero?- chiese la Parkinson, ora incuriosita.
-Le solite leggi assurde del Wizengamot- sbuffò Elenie
-Chiunque
voglia imporre sulla propria abitazione una protezione magica, deve
essere regolarmente registrato, specificando tra l'altro la parola
d'ordine o comunque il modo per entrare-
-Stai scherzando?-
-Certo che no...Ovviamente tutte le informazioni sono registrate in
degli archivi segretissimi, a cui solo gli Auror più fidati
possono accedere.-
-Si d'accordo...ma così basta che uno sbirci lì
dentro e
poi potrà entrare qui comodamente!- si preoccupò
Pansy,
alzandosi di scatto.
-Beh, non sono registri così facilmente accessibili...E poi
ti
ho già detto che non c'è da aver paura! Harry ha
fatto un
casino per non dover dare le informazioni su casa nostra, e per motivi
di sicurezza è riuscito ad ottenere il permesso-
cercò di
tranquillizzarla la Benèfica, sbucciando una mela- Per
questo
mio cugino ti ha portato qui...Anche casa sua è
registrata...Senza contare che molto probabilmente si sarà
vergognato del disordine che c'è nel suo appartamento!-
-Potter a quanto pare ha ancora i geni del salvatore del mondo!-
sogghignò l'ex Serpeverde, sarcasticamente.
-Possiamo evitare le battute sceme?- sibilò secca Elenie.
Pansy scoppiò a ridere, incrociando le braccia divertita.
-Comunque tutto questo mi sembra una stronzata- mugugnò la
Zabini -Soprattutto in tempi come questi, le persone rischiano di
trovarsi i Mangiamorte in casa come niente-
-E non potete organizzare una delle vostre rivolte? Vi venivano
piuttosto bene a Hogwarts- frecciò di nuovo la Parkinson.
Elenie la guardò male, ma non vide nessuna traccia di
cattiveria
sul volto dell'altra. Evidentemente non riusciva proprio a trattenersi.
-Il Capo degli Auror dice che è giusta questa procedura.
Altrimenti ognuno in casa propria potrebbe fare qualsiasi cosa, anche
illegalmente, e il Ministero non potrebbe fare i dovuti controlli-
-Uff..sempre le solite boiate- sbuffò Pansy.
-Appunto- concordò l'altra, buttando un'occhiata distratta
all'orologio.
-Chissà cosa staranno facendo- si chiese la Parkinson, dando
voce ai pensieri di entrambe.
Harry e Blaise fortunatamente erano riusciti ad arrivare a casa di
Chris giusto un attimo prima che gli altri andassero a cercarli a casa,
armati di bacchette e pronti ad ucciderli per il ritardo.
-Dannazione, possibile che dobbiate farvi sempre aspettare?-
ringhiò Hermione, tesa come una corda di violino, e
già
arrabbiata di suo con Potter.
Alice e Seb intanto stavano facendo le ultime raccomandazioni a Laine,
che li ascoltava con un orecchio solo, mentre tentava di sintonizzare
la radio su una stazione decente.
-Ragazzi, ma state emigrando per il resto della vostra vita in Africa,
o tornerete tra qualche ora?- sbottò infine la bionda
divertita,
dopo che suo marito e la sua migliore amica praticamente le avevano
suggerito dove avrebbe dovuto mandare all'università i due
bambini.
-Avanti, fuori di qui- disse poi secca, cacciandoli tutti fuori dalla
porta.
Gli Auror, in piedi sul pianerottolo, si strinsero nei mantelli. Chris
Sigillò la porta di casa, ben sapendo che non sarebbe
bastato a
fermare nessun potente mago che avesse voluto entrare.
-Trafalgar Square allora?- chiese poi, rivolgendosi agli altri con un
sospiro.
-Ho studiato la zona con Matt oggi- annunciò Sebastian,
estraendo una cartina. Indicò la famosa piazza, segnata con
un
cerchio rosso -Io direi di Materializzarci qui, giusto per non dare
nell'occhio- e poggiò il dito su una stradina laterale -Poi
ci
apposteremo a coppie nei vari punti-
-Allora ci vediamo lì tra poco- concluse Hermione, girando
su sè stessa.
Qualche istante dopo riapparve di fronte ad un ristorante, chiuso per
ferie. Strano. Era fine giugno, sarebbe dovuto essere aperto.
Era una serata calda, ma non afosa. Il cielo era limpido, cominciavano
a vedersi le prime stelle.
La Granger guardò l'orologio. Le nove.
Nel giro di qualche secondo, arrivarono tutti gli altri.
-Allora- disse Mason - Dividiamoci. Io ed Alice ci metteremo sul lato
nord della piazza, Seb e Matt si apposteranno su uno dei tetti, Ron e
Blaise vanno davanti alla National Gallery, ed invece Harry ed Hermione
nei pressi della colonna-
Chris sentì lo sguardo omicida della Granger su di
sè, ma
non se ne curò. L'aveva lasciata con Harry apposta,
perchè chiarissero le cose una volta per tutte.
-Avanti adesso- borbottò -Mi raccomando, occhi aperti-
A due a due gli Auror si diressero verso la piazza, guardandosi attorno
con circospezione.
Hermione marciò decisa fino alla colonna dell'Ammiraglio
Nelson,
sedendosi poi sul basamento di pietra, accavallando le gambe con stizza.
Potter la seguì un po' titubante. Fece un segnale a Matt,
appollaiato sul terrazzo di una casa buia, quindi si
accomodò
accanto all'amica.
-Dovremo parlare prima o poi- borbottò.
-Non ne vedo il motivo- sibilò acida Hermione.
-Senti...per favore- sbottò il ragazzo, cercando di non
perdere
le staffe -Stasera abbiamo ottime probabilità di lasciarci
la
pelle, per di più Pansy Parkinson è a casa mia
che beve
il tè con Elenie e...-
-Che c'entra la Parkinson adesso?- allibì la Granger
curiosa, dimenticandosi per un istante di avercela a morte con lui.
Harry le riassunse ciò che era accaduto quella sera,
benchè molti punti gli fossero ancora oscuri dato che Blaise
non
gli aveva chiarito più di tanto la situazione, facendo
scoppiare
a ridere l'amica.
-Oddio non ci credo- rantolò Hermione senza fiato -Ele aveva
ragione allora-
Potter la guardò. Dio, quant'era che non la vedeva ridere
così. Forse nemmeno lei se n'era resa conto, ma aveva un
qualcosa di diverso nello sguardo. Era più...serena? Poteva
davvero essere così?
Fatto sta che lui aveva una voglia pazzesca di abbracciarla.
-Hermione mi dispiace tanto. Non avrei dovuto fare tutto questo alle
tue spalle....No aspetta!- la bloccò, accorgendosi che stava
per
ribattere -Lasciami parlare ti prego...L'ho fatto in buona fede, lo sai
che non ti farei mai del male-
La ragazza guardò da un'altra parte, approfittando per tener
d'occhio la piazza.
-Non te l'ho detto solo per non darti un altro dolore...Volevo esserne
sicuro prima, e lo stesso vale per Ron-
Tacque, non sapendo più che parole usare per scusarsi.
La Granger lo guardò, e finalmente il suo sguardo si
addolcì.
-Harry, tu ci credi veramente in tutto questo?- mormorò.
-Certo. Io sono convinto che Malfoy sia vivo. E che tornerà-
La risolutezza nella voce del suo migliore amico, quasi persuase anche
lei. Quasi.
-Però credo che mi capirai, se io ti dico che non posso
permettermi di essere altrettanto sicura- disse Hermione, con voce
flebile. -Eppure, ti confesso che per quanto mi ripeta che è
un'assurdità...non so...c'è una parte di me che
è
come se l'avesse sempre saputo-
Ed era vero. Per quanto lei avesse sofferto, avesse cercato di voltare
pagina, una parte di lei era rimasta ancorata a lui, e non era riuscita
a dimenticarlo. E tuttora aspettava fiduciosa di rivederlo.
Ma no. Era una sciocchezza. E così quella piccola parte
irrazionale veniva ricoperta da una valanga di certezze, da una montana
di realismo. E così era costretta a tornarsene nel suo
angolino
buio. Ma non se ne andava mai.
-Però devo vederci chiaro in questa cosa- aggiunse Hermione,
dopo un po' -Ho bisogno di sapere-
-E come? Io e Jay stiamo cercando da mesi di saperne di più-
-Ho i miei metodi- borbottò la ragazza -Ora cambiamo
argomento, ti prego-
Potter annuì, stringendole forte una mano. Avrebbero
superato anche questa.
-Che ore sono?- domandò.
-Le nove e mezza. Manca ancora un bel po'- sospirò Hermione.
-Non ci resta che aspettare-
-Già...- mormorò tra sè la Granger
-Aspettiamo.-
Rieccomi qua!
Questo capitolo
forse non vi piacerà più di tanto, dato che
è
molto incentrato sulla Parkinson e molto poco su Draco! Ma
serve...anche ai fini della storia! Quella tra Pansy ed Elenie
è
una chiacchierata importante, quindi non dimenticatevela del tutto...
Prima di passare ai doverosi ringraziamenti, mi faccio un po' di
pubblicità: ho scritto una nuova storia, anche se definirla
così è un po' eccessivo, dato che è
composta semplicemente di sei capitoletti, scritti di getto tra ieri e
oggi...La magia del Natale mi ha contagiato, e non sono riuscita a
trattenermi dallo scrivere qualcosa al riguardo. Il titolo è
"Do they know it's
Christmas time?", e finora ho postato solo il primo
capitolo. Se vi va di andare a darci un'occhiata e di dirmi che ne
pensate, mi farebbe molto piacere!
Scusate la parentesi, eccovi i vostri singoli ringraziamenti:
ross_ana: Come
vedi, Draco non c'entra con il segreto di Blaise, spero che tu non ne
sia rimasta troppo delusa! Mi dispiace se lo scorso capitolo ti ha
fatto venire il magone, ma prima o poi avrei dovuto inserire una sorta
di flashback su ciò che aveva passato Hermione! Spero che
questo capitolo ti sia piaciuto!
barbarak: Wow...hai
intuito perfettamente cosa sarebbe accaduto in questo capitolo...Sei tu
che sei astuta, oppure io che sono prevedibile? =) Grazie della
recensione, sei stata gentilissima..
roby94: Mi
ha quasi commosso leggere la tua recensione. Forse perchè mi
ha fatto molto piacere ritrovarti di nuovo qui, oppure
perchè mi hai scritto veramente delle cose meravigliose.
Spero tanto che continuerai a seguire questa storia, e a dirmi cosa ne
pensi. Grazie mille, non sai quanto sono stata contenta di "risentirti".
seven: Ciao
Nadia! Figurati, non devi preoccuparti per il ritardo nelle
recensioni...Soprattutto considerando i miei enormi ritardi nel postare
i capitoli! Mi fa sempre piacere rivedere sviscerati i personaggi che
descrivo e le loro sensazioni...leggere i tuoi commenti è
come ricevere una conferma di ciò che sono riuscita o meno a
trasmettere. Dunque grazie, te lo ripeto per l'ennesima volta lo so, ma
che potrei dire di più?
phedre91: Non
riesco a leggere ciò che mi scrivi e non avere la sensazione
che tu sia qui. Te l'ho già detto, che ti sento
più vicina adesso che sei lontana...perchè
è come se ogni momento in cui ci sentiamo fosse ancora
più importante e da sfruttare al massimo. Mi manchi...tanto
e sempre. Quasi come Draco manca ad Hermione xD
Smemo92: Come
vedi tutte le tue domande su Blaise hanno trovato risposta! Spero che
non ti sia dispiaciuto troppo non trovare Draco...Ma portate pazienza e
tutti i pezzi torneranno al loro posto! Grazie dei complimenti,
comunque!
Sognatrice85: Sono
contenta che tu abbia "accettato" il fatto che Draco non sia ancora
entrato in scena...Ma sul serio, ho troppa carne al fuoco e, come hai
detto tu, meglio fare le cose con calma =) Grazie davvero per la
recensione!
Tra l'altro saluto Tears
for fears, una nuova lettrice che ha commentato l'ultimo
capitolo della prima parte, e il quindicesimo di questa...Ti ringrazio
tanto per le bellissime parole, e spero davvero che continuerai a
seguire la storia!
Si, lo so che c'è la casella personale per rispondere alle
recensioni ecc ecc....ma io mi trovo sempre meglio a farlo qui, scusate
=)
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Capitolo 20 *** Capitolo 20 ***
Le campane di una chiesa poco distante suonarono dodici
rintocchi.
Era mezzanotte.
Hermione Jean Granger guardò verso la National Gallery. Era
troppo buio per vedere fino là in modo nitido, ma era sicura
di
aver incrociato l'azzurro degli occhi di Ronald Weasley, che guardava
verso di lei.
-Ci siamo- mormorò Harry al suo fianco.
Erano state tre ore lunghissime. Avevano parlato un sacco, certo, ma
senza dubbio non era il suo ideale di serata rimanere seduta sulla base
di una colonna fino a notte inoltrata.
Tutto attorno a lei passeggiavano ragazzi, alcuni mano nella mano,
altri in gruppo. Ridevano, scherzavano allegri, vivendo una serata come
tutte le altre, incuranti di quelle otto persone che si confondevano
tra di loro, e che come perfetti angeli custodi erano lì
pronti
a proteggerli.
Hermione strinse la presa sulla bacchetta, infilata nella tasca di
dietro dei pantaloni.
Sia lei che Harry assottigliarono lo sguardo, puntandolo sula piazza
Passarono dieci minuti, poi venti, ma non accadde niente.
Harry si girò nervosamente verso la postazione di Seb e
Matthew.
Stranamente quell'assenza di attacchi, o di fenomeni strani, invece di
farlo sentire sollevato lo impensieriva non poco.
-Non capisco- sibilò Hermione, guardandosi attorno -Dici che
Carrigan si sia sbagliato?-
-Magari è saltata la nostra copertura- borbottò
Potter.
-Impossibile- tagliò corto la ragazza -E come se ne
sarebbero
accorti? Al massimo accorgendosi di noi avrebbero dovuto battere la
ritirata...qui invece non si è visto proprio nessuno!-
-Aspetta- la bloccò Harry. Le fece segno di guardare verso
Matt,
che dall'alto si sbracciava concitato, indicandogli il luogo dove si
troavano Chris ed Alice, e facendogli capire che dovevano raggiungerli
subito.
I due ragazzi scattarono, camminando velocemente, nel tentativo di non
destare troppo l'attenzione, verso il lato opposto della piazza.
Giunsero dagli amici in contemporanea con Parker ed Anderson.
-Che è successo?- rantolò Sebastian, ansioso.
Christopher
infatti era seduto per terra, le braccia attorno alle gambe e la testa
poggiata su di esse.
Il volto di sua moglie invece era impietrito, gli occhi leggermente
lucidi. Nessuno dei due rispose.
-Cosa cazzo è successo?- le urlò Seb di nuovo,
afferrandola per le spalle e scuotendola debolmente.
Il suo pensiero era corso subito a Laine...a Blake..Il cuore ormai non
lo sentiva nemmeno più, al suo posto c'èra solo
un grande
masso, che emetteva tonfi sordi.
-Hanno attaccato la stazione centrale della metropolitana-
sillabò Mason sconvolto, proprio mentre li raggiungevano
anche
Ron e Blaise.
-Stai scherzando?- allibì Weasley.
-Ci è arrivato un messaggio di Carrigan pochi minuti fa-
spiegò con voce rotta Alice. -Ci aspetta lì per
fare il
punto della situazione e verificare i danni, quando finiranno di
scavare-
-Di scavare?- ripetè Hermione.
-Hanno fatto crollare il soffitto. Tantissime persone sono rimaste
seppellite-
Nessuno di loro parlò più, lasciando che un
silenzio
carico di dolore e senso di colpa li attorniasse. Tutta quelle persone
erano là sotto, ferite o morte...magari avevano invocato
aiuto,
e loro non erano lì, non erano riusciti a salvarli.
A che diamine serviva quel distintivo che avevano sul petto, se non
riuscivano nemmeno ad evitare quelle stragi?
-Merda!- gridò Chris, passandosi le mani -Siamo Auror per
cosa, se non siamo capaci di salvare delle vite?-
Il suo lamento straziato diede voce ai pensieri di tutti. Nessuno se la
sentì di contraddirlo.
Sebastian intanto si malediva. Si sentiva sporco,
perchè in
realtà, per un solo istante, quando Alice gli aveva
raccontato
l'accaduto, lui aveva solo ringraziato Dio che la sua famiglia fosse al
sicuro.
Ma che persona era? Davvero era diventato così egoista da
fregarsene se la gente moriva, a patto che coloro che amava stessero
bene?
-Forse è meglio che andiamo- la voce di Ron interruppe i
suoi pensieri -Avranno bisogno di noi-
Gli otto ragazzi si Smaterializzarono, e rapidamente riapparvero
all'ingresso della stazione della metro.
Come vide lo stato del luogo, Hermione non potè trattenersi
dal mettersi una mano davanti alla bocca.
-Mio Dio..- sussurrò Alice al suo fianco.
I ragazzi si trovavano sul marciapiede, proprio all'inizio delle scale
che conducevano sottoterra. Esse erano praticamente invisibili, dato
che erano ricoperte di calcinacci e pietre. Il fondo delle scale poi
era bloccato da cumuli di pietrisco, che impedivano l'accesso al
sottopassaggio per raggiungere la metropolitana. In quel punto erano
già all'opera diverse squadre del Ministero, che tentavano
di
rimuovere tutto ed aprire un varco per raggiungere le persone
intrappolate lì dentro.
-Ragazzi, eccovi qua- la voce distrutta di Carrigan li fece voltare,
sgomenti. Il Capo degli Auror era l'immagine di un uomo sconfitto, i
capelli erano scompigliati, gli occhi segnati da profonde occhiaie.
-Capo ma che è successo?- chiese Harry, senza fiato.
-Ho sbagliato tutto- mormorò, quasi tra sè e
sè, passandosi le mani sul volto -Abbiamo fallito-
-Ma di che sta parlando?- lo scosse Potter.
-Devo spiegarvi molte cose- ammise Carrigan, alzando la testa e
guardandoli uno per uno -Ma non è questo il momento-
-Appunto- Chris prese in mano la situazione -Ci spieghi
cos'è accaduto qui, di preciso-
-A mezzanotte in punto c'è stata un' esplosione, almeno
secondo
quanto dicono i Babbani che erano qui attorno, poi hanno udito il
rumore di un crollo, e si è alzato un gran polverone-
spiegò il Capo, indicando le pietre che bloccavano
l'ingresso,
come a mostrare loro il risultato di quanto aveva appena detto.
-Siamo sicuri che siano stati i Mangiamorte?- s'informò Ron.
-C'è un fortissimo agglomerato di magia là sotto.
Senza
dubbio non è stato un crollo naturale, ma è
frutto di un
attacco magico-
-E i Babbani qui intorno?- chiese Hermione.
-Quelli che erano presenti sono già stati Obliviati. Ora
c'è un incantesimo che protegge tutta la zona. Se un Babbano
passasse di qui vedrebbe solo la stazione chiusa per lavori, e
nient'altro-
La Granger annuì. -Quanto ci vorrà per tirare
fuori quella povera gente?-
-Spero non molto. Ci sono già molti Medimaghi arrivati dal
San
Mungo qui fuori, pronti ad apprestare le prime cure- spiegò
Carrigan.
Attorno a loro c'era un frastuono enorme, Hermione se ne accorse solo
in quel momento. Molti loro colleghi, comprese reclute giovanissime,
avevano già cominciato a pattugliare la zona, pur sapendo
bene
che non avrebbero trovato nulla. Diversi Medimaghi incece, vestiti di
verde, allestivano numerose barelle pronte ad ospitare coloro che
sarebbero stati estratti dalle macerie.
-Dottor Davies!- sbottò Ron, riconoscendo il Medimago che
lavorava nel reparto in cui era ricoverata la ragazza attaccata tre
settimane prima.
-Oh giusto lei, Signor Weasley- si fermò concitato il
medico,
con un debole sorriso sul volto, sorriso che però non si
estese
anche agli occhi, segnati dalla preoccupazione per quella situazione
terribile. -L'avrei chiamata al più presto, per informarla
che
la sua amica comincia a dare segni di miglioramento...Non si
è
ancora svegliata- precisò, vedendo il rossino illuminarsi
-ma
confidiamo che lo farà presto!-
-La sua amica?- protestò Carrigan, mettendosi in mezzo prima
che
Ron potesse dire alcunchè -Quella è una
testimone-chiave!-
-Ma se lei non sa nemmeno il suo nome, Capo- lo rimbeccò il
ragazzo -Ho scoperto la sua identità e lei non...-
-Giusto, dovremo parlare anche di questo, appena la ragazza si
riprenderà- lo bloccò l'altro.
-Comunque ragazzi- riprese- forse è il caso che andiate a
riposare...avete finito il vostro turno effettivo, e dovete essere
distrutti-
Il Capo degli Auror si interruppe per dare alcune indicazioni a cinque
suoi sottoposti che erano appena arrivati.
-Qui non c'è molto che possiate fare, ora come ora-
sospirò poi -Sono già arrivati i vostri colleghi
per
sostituirvi-
-Non se ne parla!- protestò Mason, unendosi al coro di
borbottii
già messo in atto dagli amici -Restiamo qui a dare una mano-
Gli altri annuirono, d'accordo con lui.
-Ma non ha senso- protestò Carrigan -Preferisco che vi
riposiate e siate attivi domani, avrò bisogno di voi.
-E ci saremo, non si preoccupi -lo rassicurò Hermione -Ma
restiamo anche adesso. Tra l'altro ho un sospetto, e voglio vedere se
sarà confermato.-
Dal tono della sua voce, era chiaro che non si sarebbe sbilanciata
ulteriormente, così il Capo se ne andò ad
organizzare le
altre squadre, rassegnato.
Passò mezz'ora. Chris, Ron, Harry, Blaise, Matt e Sebastian
andarono a turno a dare una mano agli uomini che sgombravano l'ingresso
della metro, mentre Hermione ed Alice aiutavano i Medimaghi a sistemare
letti e barelle sotto il tendone.
-Ci siamo!- urlò poi un uomo in fondo alle scale. Finalmente
erano riusciti a rimpicciolire le pietre, tanto da riuscire a smuoverle
senza provocare ulteriori crolli. E da lì fu solo una
sequenza
di immagini strazianti.
Estrassero corpi per ore.
C'erano molti ragazzi
in giro, all'ora dell'esplosione, che tornavano a casa o che si
spostavano in un altro luogo di Londra per continuare la loro serata, e
per molti di loro, tutti i sogni, tutte le speranze che magari avevano,
si sarebbero spenti sotto quei massi.
Hermione e Alice erano state allontanate dal luogo in cui i dottori si
stavano occupando dei pazienti, per non avere impicci intorno mentre
tentavano l'impossibile per salvarli, così le due ragazze
erano
sedute appena in cima alle scale, su una panchina, osservando
l'andirivieni di Auror e di persone, che si succedevano davanti ai loro
occhi. I loro amici si erano offerti di aiutare ad estrarre le persone
da sotto le macerie, ma loro due le avevano lasciate lì,
benchè si fossero offerte di collaborare.
Forse volevano proteggerle da scene troppo crude, o forse in effetti
erano troppo deboli per spostare pietre o caricarsi sulle spalle
qualche ferito...fatto era che entrambe se ne stavano lì,
con le
lacrime agli occhi, incapaci di distogliere lo sguardo da tutto quel
dolore.
-Perchè non vai da Hope?- sussurrò dopo un po' la
Granger
ad Alice, per l'ennesima volta, contando anche quelle in cui Mason si
era fermato per dirle la stessa cosa, madido di sudore e sporco di
polvere.
Che senso aveva che stesse lì a farsi del male? si chiedeva
Hermione. Certo, quello poteva valere anche per lei...Ma solo in
astratto. Perchè in realtà Alice poteva andare da
sua
figlia, e cercare di non pensare a tutto quel dolore rifugiandosi nella
gioia che la piccola sapeva darle. Lei invece, qualora se ne fosse
andata, ad aspettarla avrebbe trovato solo una casa vuota, e una marea
di ricordi.
-No, resto qui- sibilò la Parker. La sua voce celava a
malapena
quanto le costasse dire quella frase. Dio solo sapeva quanto avrebbe
voluto correre a casa e stringere la sua bambina, per poi aspettare con
lei il ritorno di Chris. Ma in quel momento era lì che
doveva
stare.
-Sono un Auror, è questo il mio posto- mormorò.
Non
poteva andarsene. Presto sarebbero arrivati i parenti delle vittime, e
dovevano pur trovare il loro conforto in qualcuno. Se erano loro i
primi a crollare, e ad abbandonare il campo, cosa potevano fare coloro
che soffrivano? Coloro che in quel momento avevano bisogno di aiuto?
La fermezza nella sua voce convinse Hermione a non insistere.
Era quasi l'alba, quando vide Blaise ed un altro Auror che conosceva
solo di vista, salire le scale lentamente, portando una barella.
-Dovrebbe essere l'ultima- annunciò Zabini con voce rotta ai
Medimaghi che si affrettarono ad andargli incontro per dargli il cambio
e sollevare a loro volta la barella.
La Granger si alzò e raggiunse l'amico. I capelli d'ebano
erano
tutti grigi per la polvere, gli abiti laceri, le mani graffiate laddove
le aveva usate per scavare quando la bacchetta non bastava.
Gli occhi incredibilmente blu erano arrossati e sgomenti.
Chissà cos'avevano dovuto vedere là sotto.
-Gli altri stanno controllando se è rimasto qualcuno, poi
salgono- mormorò Blaise, aiutando i dottori a spostare il
corpo
della ragazza, evitando con cura di guardarla.
Forse fu questo che spinse Hermione ad osservarla con più
attenzione. Il pallore del suo volto, le labbra livide, gli occhi
chiusi, le fecero capite subito che non ce l'aveva fatta. La
colpì la catenina che portava al collo, con un ciondolo
d'argento appeso che rappresentava la metà di un cuore.
Non potè impedire alle proprie lacrime di scorrerle lungo le
guance, fino a rotolare giù nel colletto della maglia che
indossava.
L'aveva già vista lei quella collana. Anzi, ne aveva vista
l'altra metà, l'immagine esattamente speculare.
Era al collo di un ragazzo alto, bruno, che avevano tirato fuori
più di due ore prima, ferito ma ancora vivo. Aveva gridato
con
quanto fiato aveva in corpo che la sua fidanzata era rimasta
là
sotto, che non dovevano occuparsi di lui ma andare a cercare lei.
E adesso era troppo tardi.
Hermione strinse i pugni, conficcandosi quasi le unghie nei palmi, per
non mettersi a gridare.
Quanta gente sarebbe morta quella notte? Quante vite si sarebbero
spezzate in quel modo così assurdo?
Il suo pensiero però non corse a chi ormai non c'era
più...ma a chi era ancora lì. A chi dal giorno
dopo
avrebbe dovuto imparare a stare da solo.
Come sarebbero potuti andare avanti?
Non potevano.
Non davvero.
Una
parte di loro sarebbe sempre rimasta legata a quella maledetta stazione.
Quella notte i Mangiamorte non avevano ucciso solo coloro che erano
morti schiacciati dalle macerie, ma anche coloro che in quel momento
erano a casa ad attenderne fiduciosi il ritorno. Cosa che non sarebbe
mai accaduta.
Hermione sentì Alice passarle un braccio attorno alle spalle
e
stringerla a sè, con forza e decisione. Come se volesse
tenerla
insieme, e impedirle di cadere a pezzi, mentre la barella con la
ragazza spariva sotto il tendone.
Si separarono solo quando sentirono un rumore di passi sulle scale.
Erano gli Auror che, distrutti e impolverati, risalivano.
Molti loro colleghi andarono da Carrigan a fare rapporto, mentre i
ragazzi si fermarono lì. Chris si appoggiò alla
moglie,
nascondendo il viso tra i suoi capelli.
Alice rimase sorpresa, sentendo quella stretta così
disperata e
forte. Era raro che suo marito si lasciasse andare in quel modo. Dopo
pochi secondi infatti si rialzò, baciandole la fronte.
Harry si pulì gli occhiali, guardando ostentatamente da
un'altra
parte, mentre Ron si passò una mano sugli occhi, l'azzurro
chiaro ormai spento.
Di lì a qualche minuto arrivò Carrigan.
-Ragazzi, è finita- mormorò -Li hanno tirati
fuori tutti. Seguitemi-
Uno dopo l'altro passarono sotto il tendone blu dei Medimaghi. Decine
di letti erano disposti lungo i lati, con i dottori che vi si
affaccendavano intorno.
Sul fondo invece, ce n'erano una buona parte nascosti dietro una lunga
tenda bianca tirata.
-La situazione è delicata- borbottò il Capo,
riunendoli
attorno a sè -Come voi avrete notato ragazzi...-
cominciò, rivolgendosi a coloro che erano scesi nella
stazione.
-C'è qualcosa che non va qui- lo interruppe Harry. -Non
c'erano pietre là sotto, o almeno...non per terra!-
-Che intendi dire?- chiese stranita Hermione, non capendo lo sproloquio
del suo migliore amico.
-Se mi lasciate spiegare- li rimproverò Carrigan, guardando
male
Potter, e riprendendo il proprio discorso -Le squadre di soccorso mi
hanno detto che è stato più facile del previsto
estrarre
i corpi, perchè solo l'ingresso era bloccato-
spiegò
pazientemente alle ragazze -I binari e la banchina della metro erano
sgombri-
-In che senso?- allibì Alice -Avevano detto che il soffitto
era crollato per intero-
-Esatto, è così. Ma poi qualcuno ha sollevato le
pietre...Infatti dopo essere riusciti a sgombrare l'ingresso, che era
completamente ostruito, hanno visto che le macerie più
grosse
erano a mezz'aria, sotto incantesimo, anche se i calcinacci affollavano
comunque il sotterraneo. Per questo c'è voluto comunque del
tempo per completare il lavoro- disse il Capo degli Auror, mentre i
ragazzi annuivano a conferma delle sue parole.
Hermione si morse il labbro. I suoi sospetti trovavano sempre
più conferme.
-Quante vittime ci sono?- domandò angosciata.
-C'erano trentotto persone là sotto- le comunicò
Carrigan
-E bisogna ringraziare che in quel momento non fosse arrivato il treno,
altrimenti il numero sarebbe ancora più alto.-
-D'accordo...Ma quanti sono morti?- insistette la Granger.
-Diciassette persone- mormorò l'uomo, rabbuiandosi -Gli
altri
ventuno dovrebbero essere fuori pericolo, anche se alcuni di loro sono
ancora gravi-
Hermione si sentì cedere le ginocchia. Diciassette persone
avevano perso la vita, in quella notte maledetta.
Poi si scosse.
Non era quello il momento di essere debole. Non era quello il momento
di abbandonarsi al dolore.
-Posso esaminare i corpi?- chiese, tutto d'un fiato.
-I Medimaghi lo hanno sconsigliato...- cominciò Carrigan.
-Scusi, Capo, ma devo insistere. E' importante.-
-Hermione, non è un bello spettacolo- le confidò,
nella
voce una punta di dolcezza per la sua testardaggine, mista ad amarezza
per tutte quelle vite che non era riuscito a salvare -E poi ci sono i
parenti per il riconoscimento adesso.-
Per tutta risposta la ragazza marciò decisa verso il lungo
paravento bianco posizionato sul fondo.
Il Capo degli Auror la seguì sconsolato. Aveva visto i
cadaveri
poco prima, e ancora non riusciva a togliersi quell'immagine dalla
testa.
Tutte quelle vite spezzate, quei volti che conservavano un'espressione
atterrita anche nella morte.
Hermione, dal canto suo, si sforzava di apparire spavalda e sicura di
sè, ma aveva il cuore in gola mentre scostava il telo chiaro.
Sapeva che quel gesto le sarebbe costato lunghe notti insonni.
Come previsto sentì ben presto le lacrime pungerle gli
occhi,
mentre avanzava a passi lenti lungo lo stretto corridoio creatosi tra
le due file di letti. Ognuno di essi era circondato da persone
disperate, distrutte. Erano i parenti delle vittime, che sotto a quei
lenzuoli cercavano chi un figlio, chi un fratello, chi un fidanzato.
Hermione li guardò di sottecchi, sentendosi come un'intrusa
nel dolore altrui, e sentendolo al tempo stesso come proprio.
Ricordava quella rabbia, quella sensazione di impotenza, quei mille
perchè che ti affollano la mente, quell'impressione che non
ci
sarebbe mai potuto più essere un domani.
Perchè come si può andare avanti da soli?
Come si può continuare ad affrontare la vita, ad inseguire i
propri sogni, ad immaginare un futuro, quando perdi qualcuno che per te
significava tutto?
Ti sembra impossibile, all'inizio. Poi però, e lei l'aveva
imparato a sue spese, in qualche modo ti rialzi. E cominci,
piano
piano, a rimettere un piede davanti all'altro, e ad andare avanti. E ti
costruisci una vita, che è totalmente diversa da quella che
magari ti eri programmato, ma non hai altra scelta.
Devi imparare a stringere i denti e continuare. Da solo
Eccomi di nuovo
qui! Innanzitutto vi faccio tantissimi auguri affinchè
questo nuovo anno sia per voi meraviglioso, ricco di sorprese e di
felicità, sperando che si realizzino tutti i vostri sogni!
So che è quasi un mese che non aggiorno, e mi scuso davvero,
ma sono nel pieno degli esami (ne ho uno anche domani) e sono un po'
indietro con la scrittura dei capitoli.
Una piccola precisazione, visto che in numerose recensione ho letto del
fantasma di questa coppia che non ho ben capito da dove sia
spuntata...Ovviamente parlo di Blaise e Ginny. Forse ho lasciato
intendere io qualcosa di sbagliato, o magari ho la memoria corta..ma
nella prima parte di questa storia non mi pare nemmeno che si siano
parlati una volta! Mi dispiace se tutte sognavate che stessero insieme,
spero che anche il rapporto tra Blaise e Pansy col tempo vi possa
intrigare e magari piacere... Passo al volo ai ringraziamenti:
_araia: Innanzitutto
benvenuta, sono contentissima che tu abbia cominciato a recensire la
storia! Per quanto riguarda una possibile Blaise/Ginny mi spiace
deluderti, ma come hai letto sopra, per ora vi tocca sopportare
Pansy...Poi chissà, mai dire mai, ma non mi sembra da Blaise
saltellare di fiore in fiore, quindi credo che sarà
difficile che ci sia un cambio di ragazza! Grazie mille per i
complimenti, spero continuerai a dirmi che ne pensi!!
roby94: Mi
dispiace, ma per Draco toccherà pazientare. Ho un po' paura
di scrivere di lui ormai, anche se in realtà su carta i
capitoli futuri li ho già buttati giù,
perchè temo davvero di deludere le vostre aspettative!
Speriamo in bene...Al prossimo capitolo, un abbraccio!
Tears for fears: Lo
so, sono parecchio lenta con gli aggiornamenti, e mi dispiace veramente
tanto. Sono la prima che, quando legge una storia, si ritrova a
maledire l'autore se posta i capitoli dopo troppo
tempo...Però con l'università, lo studio e tutto
il resto, di tempo ne resta poco. E a me piace ringraziarvi una per una
ecc ecc, ed anche per fare questo ci vuole un po'. Detto questo, in
effetti è vero, Hermione è un po' particolare.
Sarà che ci ho riversato molto di me, in lei, anche senza
accorgermi, quindi d'istinto ho descritto di getto la sua reazione,
come la immaginavo. Giusta o sbagliata che sia...Grazie della
recensione, spero che questo capitolo ti sia piaciuto!
seven: Ciao
Nadia! Premettendo i doverosi ringraziamenti per la tua
dettagliatissima e dolcissima recensione, volevo chiarirti con
più precisione di quanto ho fatto qualche riga
più in su il rapporto tra Blaise e Pansy. Per ora lei
è in buona fede, non è una spia dei Mangiamorte,
nè niente di simile (dico per ora perchè, non
avendo scritto i capitoli successivi, potrei cambiare idea da un
momento all'altro). Semplicemente, dopo aver tanto odiato il suo
personaggio mentre leggevo i libri, volevo provare a "redimerla".
Certo, non sarà mai uno stinco di santa, anche
perchè non mi piace rendere i personaggi troppo OOC,
ma....non so spiegarlo nemmeno io, è quasi una sorta di
sfida con me stessa scrivere di lei. E spero di non farvi rimpiangere
troppo la coppia Blaise-Ginny che tutte voi volevate vedere! Grazie
mille ancora Nadia, un bacio grosso!
barbarak: Spero
non mi odierai, dato che Draco non è comparso nemmeno in
questo capitolo! Vi prometto che lo ritroverete quanto prima! Rassicuro
anche te, dicendoti che Pansy non creerà problemi...Abbiate
fiducia, in lei e in me! Dimmi che ne pensi di questo capitolo, grazie
davvero per la recensione..
Smemo92: Ti
ringrazio per i complimenti! Sono contentissima che il capitolo ti sia
piaciuto, e che tu abbia apprezzato Blaise e Pansy. Devo dire che loro
due sono stati il tema portante delle vostre recensioni e, di
conseguenza dei miei ringraziamenti. A quanto pare vi hanno colpito, in
positivo o in negativo che sia. Grazie, grazie, grazie per la
recensione!
ross_ana: Grazie
per gli auguri di Natale, io te li faccio di Buon Anno, anche se in
ritardo! Mi ha fatto molto piacere leggere che il capitolo è
stato per te un bel regalo, soprattutto considerando che la tua
recensione lo è stato per me =) Vedo che hai colto nel
segno, centrando in pieno quale fosse il perno del discorso tra Pansy
ed Elenie...E presto si capirà anche il perchè!
Alla prossima, un bacio!
Love_doll: Non
ti preoccupare per le recensioni mancate, capisco benissimo e mi fa
molto piacere ritrovarti qui. Sono davvero contenta che la storia
continui a piacerti, spero che ciò valga anche per
quest'ultimo capitolo, anche se non c'è stata ancora la
comparsa di Draco! Grazie davvero per le bellissime parole che mi hai
scritto, un abbraccio grosso!!
Sognatrice85: Mi
hai lasciato una recensione davvero stupenda. In pochissime parole hai
racchiuso quello che ogni autrice vorrebbe sentirsi dire! Non so come
ringraziarti, davvero! Spero tanto di non deluderti!
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Capitolo 21 *** Capitolo 21 ***
Hermione si guardò intorno, riempiendosi gli
occhi di
quella desolazione, di quel dolore immane che la attraversava come se
fosse stata trasparente.
Dopo qualche secondo sentì la mano calda e rassicurante di
Harry
posarsi sulla sua schiena. Eccolo lì, sempre pronto a
sorreggerla e ad aiutarla.
-Gli altri?- gli chiese, sottovoce.
-Sono andati a casa a controllare la situazione. Ron invece
è andato al San Mungo, a vedere le condizioni della ragazza-
-Dovremo occuparci anche di quella faccenda- intervenne Carrigan,
raggiungendoli -Ma ora veniamo a noi. Cosa vuoi fare?-
domandò
alla Granger.
-I Medimaghi hanno esaminato i corpi?- chiese di rimando lei.
-Lo faranno più tardi, quando si sposteranno all'Ospedale.
Per ora hanno solo constatato il decesso-
-Va bene. Allora credo sia il caso di far uscire i parenti-
mormorò Hermione.
Il Capo degli Auror la guardò con aria interrogativa, ma poi
acconsentì.
Con parole gentili invitò i presenti ad uscire per qualche
minuto, con la promessa che li avrebbe fatti rientrare al
più
presto.
-Allora, cosa vuoi fare?- s'informò Harry, quando furono
soli.
-Diciamo che ho un sospetto- disse Hermione, scostando il lenzuolo che
copriva il corpo più vicino. Era un ragazzo moro, doveva
avere
all'incirca la sua età.
Troppo giovane per morire. Aveva ancora tutta una vita davanti.
Chissà se era innamorato..chissà che progetti,
che sogni aveva.
Con mani tremanti gli sbottonò la camicia, scrutandogli
attentamente il petto e le spalle. Gli alzò le maniche,
guardandogli le braccia da entrambe le parti.
Udì Carrigan imprecare quando, nel voltargli il braccio
destro,
sull'epidermide chiara spiccò netto il simbolo che da
settimane
li tormentava: la tessera del puzzle, inesorabilmente nera.
-Dovevo immaginarlo- ringhiò Harry, picchiando il pugno
sulla testiera in ferro del letto.
Rapidamente controllarono altre due o tre persone e, sconfitti,
notarono che erano stati anch'essi marchiati.
-Come minimo in questa stanza sono tutti Mezzosangue- sibilò
Hermione in tono aspro.
-La situazione ci sta sfuggendo di mano- rincarò Potter,
guardando fisso Carrigan.
Quest'ultimo, dal canto suo, sembrava avere la testa da tutt'altra
parte. Le mani strette a pugno, gli occhi contratti, il volto fisso
verso il pavimento. Che quei maledetti dei Mangiamorte avessero
mangiato la foglia? Non si spiegava altrimenti quel brusco cambio di
rotta.
No, non poteva essere andato tutto storto, c'era troppo in ballo questa
volta.
Il peggio era che non poteva fare assolutamente nulla per scoprirlo.
L'unica era aspettare la mezzanotte, per capire qualcosa di
più.
E nel frattempo sperare...e pregare.
Mentre David Carrigan, diverse ore prima, con terrore era venuto a
scoprire che la stazione centrale della metropolitana era crollata, da
tutt'altra parte c'era qualcuno che festeggiava.
Lord Cassian Devereaux Cavendish infatti, si stava godendo i
complimenti del suo più fido collaboratore, sfregandosi le
mani.
-Proprio come pensavo- sogghignò, allungandosi in poltrona.
-Un ottimo piano, signore- si congratulò Jenkins, con tono
reverenziale.
-Si è vero...è stata una grande idea-
commentò
l'altro tra sè e sè -Il nostro ospite?- chiese
poi, a
voce più alta.
-Arriverà a momenti-
Cavendish annuì, facendo un cenno del capo a Lasko,
seminascosto dietro la porta d'ingresso.
L'Efreet sorrise, con gli occhi che scintillavano.
Passarono pochi secondi, poi dei passi risuonarono nel corridoio.
Un uomo avvolto in un mantello nero si fermò sulla porta,
seguito da uno dei fedeli sgherri di Cavendish.
-Prego, entrate pure- fece quest'ultimo, con voce vellutata.
L'incappucciato mosse un passo, sospettoso, guardandosi attorno. La
stanza era circolare, arredata con toni lievemente più caldi
ed
eleganti rispetto a quelli cupi che caratterizzavano il resto del
palazzo.
Arazzi pesanti coprivano tutte le pareti, gli unici elementi di arredo
parevano essere una scrivania in mogano scuro, dietro cui sedeva
Cavendish, e una grossa libreria sulla destra.
Cavendish sorrise, facendogli cenno di avvicinarsi.
Forse fu il lampo di brama che attraversò lo sguardo freddo
del
Mangiamorte, o forse solo una sensazione...Fatto sta che
l'incappucciato fece per estrarre la bacchetta.
Non fu abbastanza rapido, però.
Cavendish, già pronto a tutto, fulmineo alzò la
propria,
e fece in modo che la porta si chiudesse di schianto alle spalle dei
nuovi arrivati.
Al contempo Lasko uscì, come un'ombra implacabile, dal
proprio nascondiglio.
La lama del pugnale che stringeva nella mano sinistra brillò
per
un istante alla luce delle candele, quindi affondò nella
spalla
dell'incappucciato.
Quest'ultimo, preso alle spalle, strinse i denti per il dolore,
crollando in ginocchio.
-Expelliarmus-
disse Cavendish, con la voce che malcelava la gioia perversa che
provava in quel momento.
L'altro, piegato davanti a lui, non tentò nemmeno di
trattenere
la propria bacchetta, ma lasciò che gli scivolasse via dalla
mano.
-Grazie Lasko- sorrise Cavendish -Ottimo lavoro-
L'Efreet ripulì la lama insanguinata, e ripose il pugnale
all'interno del mantello, facendo un passo indietro.
-Maledetto- soffiò l'uomo per terra, una mano a proteggersi
la
spalla, da cui il sangue già sgorgava copiosamente. -Tipico
di
voi bastardi attaccare alle spalle, eh?- sibilò con voce
roca,
fintamente divertita.
Nel giro di un secondo Cavendish gli fu addosso.
Gli posò un piede sul petto, facendolo rovesciare supino.
-E così saremmo noi quelli che strisciano alle spalle,
vero?-
ringhiò, perdendo per un attimo la sua proverbiale
compostezza
-Se c'è una cosa che mi disgusta più dei Babbani,
sono i
traditori del proprio sangue-
L'altro non rispose. Socchiuse appena gli occhi, sentendo le forze
venirgli meno.
-E tu sei il peggiore di tutti- continuò il Mangiamorte,
girandogli attorno -Hai l'oro colato nelle vene, avresti potuto
diventare qualcuno, tra di noi...E invece hai tradito, e non meriti
pietà-
Si abbassò di scatto, chinandosi accanto a lui e, con un
gesto
rapido quanto duro, gli strappò il cappuccio dal capo.
Ciuffi di capelli biondi si sparsero sulla fronte madida di sudore,
arrivando quasi a coprire gli occhi semichiusi.
-Non dici più niente, Draco
Lucius Malfoy?-
Per tutta risposta l'altro, con le ultime forze che gli restavano, si
rialzò fulmineo con un colpo di reni, e con un pugno ben
piazzato fece rovinare Cavendish miseramente a terra.
-Incarceramus!-
gridò
subito Jenkins. Delle corde strette si avvolsero attorno alle braccia
ed alle caviglie del ragazzo, impedendogli di muoversi.
Cavendish si rialzò, passandosi una mano sulla bocca e
ritraendola sporca di sangue.
-Hai appena fatto l'ennesimo errore- sibilò secco -Se mi
aveva
sfiorato l'idea di regalarti una morte veloce ed indolore, stai sicuro
che ora sono di tutt'altro avviso-
Fece per voltarsi e tornare dietro alla scrivania, ma all'ultimo si
girò di nuovo e piazzò all'altro un calcio ben
assestato
in pieno stomaco, facendolo piegare su sè stesso con un
gemito.
-Lasko- ordinò poi, sistemandosi il mantello -Portalo di
sotto, e fà in modo che non lo trovi nessuno-
Ronald Bilius Weasley non tornò a casa quella notte.
Senza nemmeno ripulirsi dalla polvere per poi riposarsi un po', si
Smaterializzò direttamente al San Mungo. Raggiunse in una
manciata di minuti la stanza della ragazza, strada che ormai sapeva a
menadito.
Entrò senza far rumore e si sedette sulla poltrona accanto
al letto della ragazza.
O meglio, accanto al letto di Sophie.
Da quando aveva capito chi fosse, da quando finalmente lei aveva
riacquistato un'identità, Ron aveva fatto l'impossibile per
trovare la sua famiglia, per mettere insieme i pezzi di un'esistenza
che a lui era completamente sconosciuta.
Voleva che smettesse di essere solo la vittima di un attacco, e nulla
più.
Voleva che potesse trovare almeno una persona cara al suo fianco,
quando si sarebbe risvegliata.
E invece non era riuscito a rintracciare nessuno. Aveva solo un nome ed
un cognome. Sophie LeBlanc, spuntati fuori quasi per caso da un bando
di concorso.
Nessuna data di nascita, nessun domicilio. Dai dati trovati nemmeno
aveva frequentato Hogwarts.
E tutte le famiglie LeBlanc che era riuscito a contattare negavano di
avere una figlia o una sorella di nome Sophie.
Era sola.
E al suo fianco, quando avrebbe finalmente riaperto gli occhi, avrebbe
trovato solamente un ragazzo dai capelli rossi e lo sguardo buono.
Colui che le aveva salvato la vita e che da quasi un mese vegliava sul
suo sonno.
Così, quella mattina, quando Sophie aveva sbattuto appena le
lunghe ciglia scure, per poi aprire piano gli occhi, lui era
lì,
a stringerle la mano.
La ragazza tentò di muoversi, ma era troppo debole,
così
si limitò a guardarlo, confusa e un po' spaventata.
-Non ti preoccupare- le sussurrò il rossino, cercando di
tranquillizzarla -Sei in ospedale. Io mi chiamo Ron Weasley, sono un
Auror e presto ti spiegherò tutto-
Sophie mosse la bocca come per dire qualcosa, ma non riuscì
ad
articolare alcun suono. Ron guardò il dottore, fermo sulla
porta.
-E' perfettamente normale- spiegò l'uomo -Ha avuto un grosso
shock, e ci vorrà ancora qualche giorno prima che possa
riprendere un sufficiente possesso delle sue facoltà-
Weasley annuì, mentre lo sguardo gli cadeva sulla giovane
recluta piazzata come sempre fuori nel corridoio.
Gli sfuggì un ringhio rabbioso. Era sempre quel ragazzino
impedito dell'altra volta, che all'occasione si alternava con due o tre
novellini nel piantonare la stanza.
Sebbene Carrigan gli avesse detto che non poteva, con i tempi che
correvano, impiegare Auror più esperti per stare tutto il
giorno
davanti ad una porta, anzichè mandarli in giro per le
strade, a
lui quella situazione non andava proprio giù.
Non era tranquillo.
Sebbene il San Mungo fosse un luogo sicuro, l'esperienza gli insegnava
che un malintenzionato non ci avrebbe messo molto ad entrare
lì
dentro.
E troppi avrebbero avuto interesse a chiudere una volta per tutte la
bocca a quella ragazza, soprattutto adesso che si era svegliata e
presto avrebbe potuto parlare.
Urgeva una soluzione.
E lui già ce l'aveva.
-Dottore, potrei parlarle qualche minuto nel suo ufficio, per favore?-
disse sottovoce.
Era ora di correre ai ripari.
Lord Cassian Devereaux Cavendish quella notte dormì solo
qualche
ora. Aveva finito tardi di sbrigare i suoi affari, ma decise di
riposarsi quel tanto che bastava per essere ben lucido durante
l'importante riunione che avrebbe avuto luogo quella stessa mattina.
Si svegliò prestissimo, girandosi tra le coltri di seta,
soddisfatto.
Tutto era andato secondo i piani,
Gli Auror beffati, quel traditore di Malfoy in trappola....e
diciassette tasselli in più per il rituale.
Erano a buon punto.
Guardò distrattamente l'orologio. Erano appena le
sei...Praticamente l'alba.
Tempo un'ora e sarebbero arrivati tutti. Aveva giusto il tempo di
prepararsi e di andare a controllare il suo prigioniero.
Venti minuti dopo era vestito di tutto punto, e uscì dalla
propria stanza rapidamente, ordinando nel frattempo ad un elfo
domestico di far preparare la sala riunioni entro breve tempo. Poi
proseguì, scendendo la stretta scala a chiocciola nascosta
dietro un arazzo, che celava l'ingresso ai sotterranei.
Doveva ancora una volta ringraziare Jenkins e la sua
abilità,
per quel lavoro stupendo.. Quel luogo, o per meglio dire quella sorta
di palazzo, infatti non esisteva.
Prima al suo posto vi era solo uno scantinato polveroso e pieno di
topi, a cui si accedeva mediante una porta scalcinata in un malfamato
quartiere di Londra.
Jenkins ci aveva messo un pomeriggio intero a creare quello sfarzo
tetro, quell'imponente ricchezza. Cavendish gli aveva fatto costruire
quel palazzo in modo che esso somigliasse alla casa in cui aveva
passato l'infanzia, con l'aggiunta di qualche piccola modifica.
Come la prigione.
Nella sua vecchia casa, che lui sapesse, quella scala a chiocciola
conduceva ad un semplice sotterraneo che suo padre utilizzava come
nascondiglio per i suoi loschi traffici ed alcuni oggetti oscuri,
occultandoli così da eventuali controlli del Ministero.
Ora invece là sotto c'era un luogo uscito direttamente dalla
sua mente, e di cui era particolarmente orgoglioso.
Scese la scala, ritrovandosi in un corridoio scuro, illuminato a
malapena da fiaccole.
Ai lati di esso vi erano due file di gabbie, dalle spesse sbarre
pesanti, chiuse da sigilli.
Se all'inizio far costruire quel luogo era stato per lui poco
più di un capriccio, ora invece lo trovava estremamente
utile.
Anzi, utilissimo,
pensò, accostandosi alla terza gabbia sulla destra, l'unica
occupata.
Draco Lucius Malfoy era in fondo ad essa, in ginocchio, con la schiena
appoggiata al muro e i polsi imprigionati da manette ai lati della
testa.
Lasko non doveva esserci andato troppo leggero con lui. I capelli erano
scompigliati, gli occhi chiusi, il volto terreo.
Evidentemente aveva perso molto sangue. La camicia bianca, un po'
strappata in alcuni punti, era letteralmente inzuppata di rosso,
soprattutto sulla spalla.
-Se mai uscirò di qui- sibilò ad un tratto il
ragazzo,
con voce bassissima -Non ti basterà l'Inferno per
nasconderti da
me-
Malfoy aprì gli occhi, grigi come il mare in tempesta,
appena lucidi per il dolore.
Cavendish, nascondendo dietro un sorriso gelido la sorpresa di non
averlo trovato quantomeno svenuto, si accostò maggiormente
alle
sbarre.
-Non credo che tu sia nella posizione adatta per fare minacce, sai?-
ghignò.
-Crucio-
mormorò poi, con voce quasi melliflua, levando la bacchetta.
Il biondino non si accasciò per terra giusto
perchè le
manette lo tenevano fermo. Strinse i denti, imponendosi di non gridare.
Quel maledetto...
-Non ti serve a nulla fare l'eroe- gli disse dolcemente Cavendish
-Saresti dovuto passare dalla parte giusta quando era il momento-
-E' quello che ho fatto- soffiò Draco, sorridendo appena.
-Ah già dimenticavo...Per te la parte giusta è
quella di
quegli sporchi Auror- considerò il Mangiamorte -Avevo
qualche
sospetto su di te, ma non ero ancora arrivato a pensare che tu fossi in
combutta con loro-
Per qualche istante nessuno dei due parlò, quindi Cavendish
schioccò le dita, ed un elfo apparve al suo fianco. L'uomo
gli
ordinò qualcosa sottovoce, e quello sparì.
-Tanto è solo questione di avere pazienza-
continuò poi
tranquillamente -Tempo qualche giorno e schiaccerò gli
Auror...A
cominciare dai Mezzosangue. Per di più non mi
risultà che
ce ne siano molti...Sarà un lavoro breve-
-Stà lontano da lei- ringhiò Malfoy, scattando in
avanti, ma ricadendo subito a terra, bloccato dalle manette.
-Non credevo che quella lurida mezzaBabbana della Granger ti stesse
tanto a cuore- sogghignò Cavendish -Ma ora che lo so,
potrò premurarmi di portartela qui, dopo che le
avrò
tagliato la gola..-
Dei passi sulle scale interruppero il suo sproloquio. Lasko e altri due
Mangiamorte si posizionarono accanto a lui.
-Sai- riprese, con tono di scherno -Se non avessi tanto ribrezzo del
suo sangue, credo che mi divertirei un po' con lei. E' molto
bella...ed è un peccato non poterci fare nemmeno un
pensierino-
Un ringhio basso si fermò nella gola di Draco, ma prima che
potesse dire alcunchè, Cavendish mormorando alcune parole
aprì la porta della gabbia, facendovi entrare gli uomini.
-Lasciatelo vivo, mi raccomando- mormorò infine -Non ho
ancora terminato con lui-
E, detto questo, risalì, sorridendo nel sentire il rumore ed
il conseguente gemito di un pugno andato a segno.
Beh
ragazze...direi che stavolta non potete proprio lamentarvi! Draco ha
fatto la sua entrata in scena, finalmente...Sarete contente, no? Si,
ecco, è stato giusto un po' malmenato, nemmeno stavolta ci
sono andata leggera con lui, ma presto(forse) le acque si calmeranno.
Lo so, come sempre aggiorno con un ritardo indecente, ma come ho
già detto sono sotto esami e non ho proprio tempo per
pubblicare, nè tantomeno per scrivere. Verso la fine di
febbraio però ricominceranno le lezioni, quindi sicuramente
riuscirò ad essere più regolare con i capitoli, o
almeno spero.
Ultima cosa. So che avevo detto che, nonostante ci fosse la
possibilità di rispondere privatamente alle recensioni, io
avrei continuato a inserire i ringraziamenti a fine capitolo...beh,
contrordine. A partire dai vostri prossimi commenti, vi
risponderò nel nuovo modo, perchè ci si impiega
decisamente meno tempo e mi riserverò questo spazio per
rispondere ad eventuali domande che ho riscontrato più
volte, o per precisare qualcosa. Quindi tenete d'occhio la vostra
casella =)
Anche adesso non riesco a ringraziarvi una per una, perchè
ho trovato appena il tempo di scrivere queste poche righe. Come sempre
mando un abbraccio fortissimo a tutte, e uno in particolare a jajacullen, a HailieJade, a l4lla e a Cristina F, nuove
lettrici che spero davvero continueranno a seguirmi.
Ho notato molte domande su Draco nelle recensioni, e spero abbiano
trovato risposta in questo capitolo, in caso contrario chiedete pure di
nuovo, e vi darò le opportune delucidazioni!
Un bacione enorme!
Gaia
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Capitolo 22 *** Capitolo 22 ***
Hermione, in quello stesso momento, stava rientrando a casa,
con una strana sensazione addosso.
Era come se non fosse quello il luogo dove sarebbe dovuta essere.
Aprì la porta e, appena mosse un passo, la sua catenina
cadde per terra.
Si chinò per raccoglierla, e vide che si era rotto il gancio
della chiusura.
Spezzato di netto.
Strano. In sei anni non era mai accaduto.
Lo riaggiustò con un incantesimo, e indossò
nuovamente la collana.
-Finalmente ti trovo- sbottò una voce burbera alle sue
spalle.
Accorgendosi di non avere nemmeno chiuso la porta, Hermione vide Peter
avanzare a passo di carica verso di lei. Erano giorni che non si
vedevano, e la Granger si ricordò solo in quel momento della
sua
esistenza.
Non aveva nessuna voglia di discutere con lui, però, quella
mattina.
Non dopo una nottata come quella appena trascorsa, così
uscì sbattendosi la porta alle spalle, come se lui l'avesse
colta in procinto di andare via.
-Come mai qui così presto?- gli chiese. Dopotutto non erano
nemmeno le sette.
-A quanto pare è l'unica ora alla quale posso trovare a casa
la
mia fidanzata- spiegò lui, calcando sull'ultima parola.
-Piuttosto, dove stai andando?-
-Al lavoro...Sono in ritardo, mi spiace- spiegò lei,
frettolosa.
-Ma se ti ho appena vista rientrare!- protestò lui,
fregandola. Salì i gradini e la raggiunse sul portico.
-Ehm...sì- borbottò lei, alla disperata ricerca
di una
scusa -Ma il Capo mi ha chiamata, e mi ha detto di raggiungerlo
urgentemente-
-D'accordo- bofonchiò Peter, mentre lei già gli
urlava un "ciao" distratto e tentava di allontanarsi.
-Aspetta!- disse lui allora, bloccandole il polso e riportandosela
vicina. -E' questione di un minuto, promesso-
Hermione sospirò, poi acconsentì. -Dimmi-
Per tutta risposta Randall si chinò, mettendosi in ginocchio
di fronte a lei.
Oh no.
Mentre lei lo guardava sgomenta, pregando che tutto ciò non
stesse accadendo sul serio, lui mise una mano all'interno della propria
giacca, estraendone una scatolina di velluto rosso.
Oh no. Oh no. Oh no.
-Hermione Jean Granger, vuoi farmi l'onore di diventare
mia
moglie?- domandò Peter, cerimonioso, aprendo al contempo il
cofanetto sotto lo sguardo impietrito della ragazza.
All'interno vi era un anello, ovviamente. Un anello che Hermione non
avrebbe saputo definire in alcun modo se non ingombrante.
Era grosso, d'oro massiccio, con un'imponente pietra incastonata sopra.
-E' della mia famiglia da generazioni- spiegò il ragazzo,
orgoglioso.
Lei non aprì bocca. Rimase bloccata, le mani lungo i
fianchi, ad
osservare Randall e l'enorme anello con un'espressione di puro terrore.
E adesso cosa cazzo
faccio?
Questa domanda le lampeggiava in fronte a caratteri
cubitali.
-Tesoro...dovresti dire di sì!- le ricordò
affettuosamente Peter.
Cosa cosa cosa???
Hermione fece un mezzo passo indietro, deglutendo.
Nessuna parola le era sembrata più difficile, e
più impensabile, da pronunciare.
Così, senza rifletterci un secondo di più,
girò
sui tacchi e corse via, Smaterializzandosi appena fuori dal cancello.
-Mi ha chiesto di sposarlo! Di sposarlo!
Ti rendi conto?-
Sì, Elenie Grace Zabini se ne rendeva conto eccome, visto
che
Hermione era arrivata a casa sua come un tornado, buttandola
giù
dal letto e adesso faceva avanti e indietro per la cucina, con una
tazza di camomilla stretta tra le mani.
Ma era la settimana dei pazzi che le invadevano la cucina, quella?
-Gli avrai detto di no, spero- bofonchiò Harry, entrando in
quel momento con addosso boxer e canottiera.
Senza attendere risposta infilò la testa nel frigo, troppo
rincoglionito dal sonno per capire fino in fondo la gravità
di
quello che aveva detto la sua amica, soprattutto considerando che erano
da poco passate le sette e lui aveva alle spalle nemmeno due ore di
sonno.
-Caffè?- gli chiese Elenie, allungandogli una tazza, e
appoggiando poi la testa al tavolino.
-Per tua informazione non gli ho detto nulla, me ne sono andata-
sbuffò Hermione, ravviandosi i capelli.
-Vuoi dire che è ancora là in ginocchio?-
allibì Harry, sbattendo più volte gli occhioni
verdi.
-Beh, dopo un quarto d'ora si sarà ben rialzato-
commentò la Zabini sogghignando.
-Qualunque cosa ti abbia detto quel coglione di Randall, spero proprio
che tu gli abbia detto di no!-
La Granger si voltò giusto in tempo per vedere Blaise
entrare ciabattando, tutto insonnolito.
-Che ci fai sveglio?- gli domandò sua cugina.
-Facevate un casino assurdo!-
-Tu comunque stanne fuori- si intromise acida Hermione -Meglio che da
oggi in poi stia ben lontano dai matrimoni altrui-
-Matrimonio?- rantolò Zabini -Ti ha chiesto sul serio di
sposarlo? Non ci credo!-
-Grazie Blaise- ringhiò la ragazza incrociando le braccia.
-Ma no Herm...Non lo dicevo per te...Cioè, ha fatto
benissimo a
chiedertelo, ovviamente...Ma ti prego, dimmi che l'hai rifiutato!-
biascicò l'ex-Serpeverde.
-Veramente non ha risposto- sorrise Elenie, tutta giuliva -L'ha
lasciato lì come un pinco-
-Fammi capire Granger...Davvero avresti rifiutato il rampollo della
famiglia Randall?- mugugnò Pansy Parkinson, entrando giusto
in
tempo per dire la sua.
-Devo aspettarmi altri arrivi teatrali?- bofonchiò Hermione,
senza nemmeno salutarla dopo sei anni che non la vedeva.
-Se proprio non lo vuoi, digli che lo sposo io!- ghignò
Pansy
-Hai presente che se ti metti con uno così hai il futuro
assicurato?-
-Ehi!- si offese Blaise, mentre la sua ragazza se la rideva sotto i
baffi.
-Non posso sposare uno solo perchè mi converrebbe farlo,
Parkinson. Ti dice niente la parola "amore"?-
-Dio, Granger...Non sei cambiata affatto!- sbuffò la mora,
lasciandosi andare contro lo schienale della sedia.
Hermione stava seriamente pensando di uccidersi o, ancora meglio,
soffocare quella vipera, quando il campanello attaccò a
suonare
insistentemente.
Harry andò ad aprire e venne praticamente investito da Alice
e Laine, che si proiettarono in casa.
-Cos'è questa storia?- sbottò Alice, con un
tremolìo di eccitazione.
-Fammi vedere l'anello- gridò Laine, unendosi all'amica.
-Calma, calma- mormorò la Granger, non riuscendo a
capacitarsi di tutto quel casino -Non gli ho risposto-
-Oh lo sappiamo, e ne siamo molto felici- ridacchiò la
Parker,
beccandosi un'occhiata di traverso -Ma volevamo vedere almeno l'anello!
Dov'è?-
-Alt- la bloccò Hermione -Ma voi come diavolo lo sapete?-
-Ci ha mandato un messaggio Elenie- spiegò Laine, mentre la
Benèfica si faceva piccola piccola nel suo angolino.
Ora li stermino tutti,
pensò la riccia, furibonda.
Ma possibile che quelli manco sapevano la riservatezza dove stesse di
casa?
Per fortuna che Ron era al San Mungo, e gli altri tre fossero troppo
dormiglioni per alzarsi così presto, così almeno
le
avrebbero risparmiato i loro commenti.
Però...nonostante tutto, vedere i suoi amici ridere attorno
a
lei le toglieva un gran peso. Erano a pezzi dopo la nottata, e
quell'assurda proposta di matrimonio se non altro era servita per
alleggerire gli animi.
-Allora questo anello?- tornò alla carica la Harris.
-Ce l'ha Peter-
-Stai scherzando?- allibì la bionda -Gliel'hai lasciato?-
-Certo- disse Hermione -Ti ho detto che non gli ho risposto, quindi non
me l'ha messo al dito.-
Grazie a Dio, avrebbe
voluto aggiungere.
-Beh, potevi rubarglielo e fuggire via!- la prese in giro Elenie.
-Ovvio che avrebbe dovuto farlo!- bofonchiò Alice, delusa e
serissima -Chissà quanto l'avrà pagato, ricco
com'è! Se l'avessi rivenduto ci avresti fatto un sacco di
soldi-
La Granger, capendo che l'amica non scherzava affatto, era in procinto
di sbattere la testa contro il muro, quando un gufo planò
sul
davanzale della finestra.
-Pansy, è per te- annunciò Elenie afferrando la
busta.
La Parkinson sospirò, facendosela passare e aprendola con un
coltello. Scorse quelle poche righe rapidamente, quindi
stracciò
il foglio.
-Cattive notizie?- chiese la Benèfica.
-Mio padre- borbottò con noncuranza la ex-Serpeverde -In
pratica
mi consiglia di non farmi più vedere, sottolineando che mi
hanno
gentilmente diseredato. Ah- aggiunse poi, rivolgendosi a Blaise -Ha
anche detto che se ti trovano puoi considerarti morto, o qualcosa del
genere-
Zabini deglutì rumorosamente, quindi scostò le
tende e
aprì la finestra per guardare fuori, come per sincerarsi che
non
ci fosse nessuno appostato dietro la siepe.
Non vide nessuno, ma rischiò ugualmente la vita, dato che
proprio in quel momento un secondo gufo planò davanti a lui
a
rotta di collo, schiantandosi giusto sulla sua testa. Harry si
precipitò a soccorrerlo, aiutandolo a levarsi le piume di
dosso,
mentre Laine si dava da fare per rianimare il povero animale.
-Sbaglio o è il gufo di Ron?- domandò, mentre lo
rimetteva in sesto.
-E di chi altri?- bofonchiò Blaise -Sarebbe ora che lo
mandasse in pensione-
Il povero Errol infatti aveva ormai raggiunto una veneranda
età.
Era lentissimo e tutto spelacchiato, ma Ron gli era troppo affezionato
per liberarsi di lui.
-Va beh..che dice comunque?- chiese Harry.
La Harris sfilò la lettera dalla zampina del gufo,
passandola all'amico.
-Ehi- esultò lui -Dice che la ragazza al San Mungo si
è svegliata!-
-Sul serio? Bisognerà avvertire Carrigan- disse Hermione.
-Ci ha già pensato lui, a quanto pare- annunciò
Potter,
continuando a leggere -Ad ogni modo non può ancora parlare,
per
ora ha solo aperto gli occhi...Ma è già un
inizio!-
-Ah uffa...- protestò la Granger -Dovremo aspettare ancora!-
Ormai non le sembrava di fare altro. Sospesa...in attesa di cosa,
però?
Non era più in grado di prendere decisioni. Anche a Peter
non
aveva risposto.
Non era così determinata a rimanere sola da
rifilargli un secco no, ma nemmeno innamorata di lui al punto di
urlargli un entusiastico sì.
Lei aspettava qualcos'altro. Qualcosa di più.
Ed era ben decisa a capire se avrebbe potuto averlo di nuovo. E
l'avrebbe fatto subito.
Nello stesso momento Lord Cavendish stava entrando nella stanza delle
riunioni, dove già sapeva che ad attenderlo vi erano
numerosi
Mangiamorte, pronti a garantirgli il loro appoggio dopo l'impresa di
quella notte. Ripassò mentalmente il discorso.
Doveva essere il più chiaro possibile nell'esporre il suo
piano...Ora che aveva eliminato tutte le possibili minacce, era molto
più tranquillo nel fornire i particolari del rituale. E poi,
con
quei diciassette morti in più avevano fatto un notevole
passo
avanti.
E il Mondo Magico sarebbe stato ai suoi piedi.
Frattanto, nella sua cella, Draco Lucius Malfoy languiva. Il sangue
perso gli aveva tolto tutte le forze, ne sentiva il sapore metallico in
bocca, dopo il pestaggio da parte di quei maledetti.
Merda. Non doveva finire così. C'erano ancora troppe cose in
sospeso, troppe cose da sistemare.
Osservò le piccole gocce di sangue cadere ritmicamente dalla
propria spalla e dal proprio volto e finire sul pavimento, come se
scandissero un tempo che ormai stava per esaurirsi.
Gli sembrava di essere tornato a sei anni prima, quando quella lama
l'aveva trapassato da parte a parte. Anche lì aveva creduto
di
morire.
Ma quella volta era stato diverso. Non aveva rimpianti, se non quello
di lasciare lei. Poteva dire di aver fatto tutto quello che aveva
voluto.
Aveva mandato affanculo un ideale in cui non credeva, si era messo in
gioco. Aveva imparato finalmente a combattere per difendere
sè
stesso, ma soprattutto per difendere coloro a cui teneva.
E si era innamorato.
Ora invece doveva finire di fare molte cose. Doveva ancora dare molte
spiegazioni. Doveva riprendersi la sua vita e chiudere i conti col
passato, una volta per tutte.
E doveva rivederla, almeno per un ultimo momento. Ma già sei
anni prima era stato graziato e salvato, dalla persona da cui meno se
l'aspettava.
Suo padre.
Non avrebbe mai potuto farlo questa volta. Nemmeno un uomo astuto come
Lucius Malfoy avrebbe potuto indovinare il posto in cui era rinchiuso.
A meno che...
Con un male atroce alla spalla cercò di tirarsi su,
puntellandosi sulle ginocchia, finche non riuscì a posare le
piante dei piedi a terra. Le manette che lo inchiodavano al muro erano
piuttosto basse, quindi era costretto a tenere le gambe piegate e la
schiena inarcata, in una posizione dolorosa e scomodissima.
Si mise in equilibrio su un solo piede, mentre con l'altro tentava di
alzare un pochino il pantalone.
Eccolo lì.
Stretto alla sua caviglia da quasi sei anni, una sorta di bracciale
nero, sottile.
Il mezzo con cui Lucius
l'aveva segregato per tutto quel tempo.
Mandava dei segnali magici, che servivano costantemente ad
indicare la sua posizione, e che venivano ricevuti immediatamente da un
identico strumento, che si trovava al polso di suo padre.
Gli avevano preso la bacchetta, in modo che lui non potesse
disattivarlo, anche se comunque Draco non aveva la più
pallida
idea di come fare.
Poteva così girare liberamente per Villa Malfoy, e al primo
accenno di uscirne, la sua intenzione veniva segnalata, e lui bloccato
e riportato in casa.
Quanto li aveva odiati. Quanto tempo aveva cercato un modo per fuggire,
per comunicare con l'esterno...Ma nulla.
Finchè un giorno, circa un anno prima, aveva trovato quasi
per
caso la controformula, per "spegnere" quel dispositivo. Bastava
semplicemente ruotarlo, sei volte a destra e nove a sinistra. Privo di
ogni legame, era riuscito a recuperare la propria bacchetta, e a
lasciare per sempre quella gabbia dorata. Fino a raggiungerne un'altra,
ancora peggiore.
Adesso avrebbe dato qualsiasi cosa perchè la sua posizione
potesse essere segnalata. E quel cerchio di metallo era la sua ultima
speranza.
Con attenzione fece ruotare di nuovo il bracciale, con la punta
dell'altro piede. Ci vollero diversi tentativi, ma alla fine l'oggetto
si illuminò.
Draco riabbassò il pantalone, con un sospiro. Ora poteva
solo sperare.
Hermione Jean Granger rientrò in casa nel primo pomeriggio,
pregando che ormai Peter se ne fosse andato. Grazie a Dio era
così, anche se lei stessa sapeva che prima o poi avrebbe
dovuto
affrontarlo. In fondo era conscia che non ci sarebbe potuto essere
futuro.
Non lo amava...Non avrebbe mai potuto farlo, nemmeno in mille anni.
Eppure l'idea di lasciarlo la spaventava. Senza l'illusoria prospettiva
di una vita da costruire con lui, o con qualcuno, i fantasmi del
passato l'avrebbero tormentata senza pietà.
Se solo fosse rimasta sola, non avrebbe avuto scampo. E poi, dopo
quest'ultima novità di Draco...Chissà, magari se
fosse
stata depressa e fragile come qualche anno prima, magari ci sarebbe
cascata con tutte le scarpe.
Adesso non poteva permetterselo.
Doveva vederci chiaro, una volta per tutte. Uscì e si
Smaterializzò.
Riapparve in un luogo che aveva visto solo una volta, cinque anni
prima, durante la ricerca degli Horcrux.
Villa Malfoy.
Ragazze, eccomi
qua! Ero già pronta ad aggiornare una settimana fa, ma prima
un virus mi si è infilato nel computer e ho dovuto farlo
sistemare, e poi mi è sparito il programma per
l'html...Insomma, il destino mi è avverso ultimamente!
Ad ogni modo alla fine ce l'ho fatta. Come ho già detto i
ringraziamenti li troverete nelle vostre caselle personali...
Qui do semplicemente un abbraccio generale e vi annuncio che ormai
manca moooooolto mooooolto poco all'evento che credo tutte
aspettiate...Non so dirvi se già nel prossimo capitolo o
poco dopo, perchè devo ancora definirlo, ma giuro che ormai
ci siamo!
Un bacione grandissimo, ci sentiamo al prossimo capitolo!
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Capitolo 23 *** Capitolo 23 ***
Hermione Jean Granger guardò la tenuta. Sembrava
assolutamente
abbandonata, da lungo tempo ormai. Il prato era alto, ed erbacce
spuntavano ovunque. La grande casa però le faceva lo stesso
effetto imponente e austero di quando vi era stata l'ultima volta. Con
la sola differenza che cinque anni prima era certa che vi avrebbe
incontrato con ogni probabilità la morte.
Ora però, chissà come, il cuore le batteva
altrettanto forte.
Aveva paura di ottenere risposte che non voleva, a domande che non
sapeva nemmeno lei se avrebbe mai avuto il coraggio di fare.
-Alohomora-
sussurrò,
facendo scattare la serratura del pesante cancello, accompagnandolo poi
lentamente con la mano in modo che non cigolasse.
Non doveva assolutamente farsi sentire.
Se, come sembrava dai resoconti sul libro trovato nella stanza a casa
di Harry, c'era davvero qualcuno in quella casa, era meglio coglierlo
di sorpresa.
Evitò il viale principale, che conduceva direttamente
all'enorme
portone d'ingresso, e tagliò invece attraverso il prato,
soffermandosi dietro ad ogni albero per studiare la situazione.
La casa sembrava disabitata. Le tende erano tirate, le pareti
leggermente scrostate e coperte d'edera, i vetri sporchi.
I Malfoy se n'erano andati silenziosamente cinque anni prima, dopo la
caduta di Lord Voldemort, e si erano dati alla macchia.
In quel modo avevano evitato la prigione, e gli Auror dopo alcune
ricerche avevano lasciato perdere.
Si diceva fossero emigrati in Francia, dove possedevano delle tenute, e
dove comunque non potevano nuocere a nessuno.
Hermione, rassicurata da quel silenzio e ormai quasi convinta che le
ipotesi di Harry e Jay fossero delle gran cavolate, stava per andarsene
via.
Eppure, quella casa l'attirava come non mai. L'impulso di entrarvi era
enorme...
Forse perchè era il luogo in cui Draco aveva trascorso gran
parte della sua vita, o forse perchè in cuor suo sospettava
qualcosa, fatto sta che in pochi istanti si portò di fronte
al
portone d'ingresso.
Se Carrigan avesse saputo cosa aveva in mente di fare l'avrebbe
retrocessa, ma ormai lei aveva deciso.
-Bombarda Maxima!-
urlò, puntando la bacchetta sul portone di quercia davanti a
lei, che saltò in aria.
Probabilmente ci aveva messo un po' troppa energia, dato che i
calcinacci e la polvere le si rovesciarono tutto intorno. Lei se ne
fregò, e oltrepassò il buco creatosi sporcandosi
tutta.
-Narcissa, corri!- sentì urlare una voce, a lei purtroppo
ben nota.
Lucius Malfoy, indossato il mantello, stava affannandosi a salire le
scale che portavano al piano di sopra.
-Stupeficium!-
gridò Hermione, colpendo dritto alla schiena dell'uomo, che
svenne.
La ragazza fece Levitare il corpo fino a sè, facendolo poi
ricadere su una poltrona dell'ampio salone.
Guardò il volto del Mangiamorte. Non era affatto cambiato.
Appena un po' invecchiato, forse, e dimagrito, ma nulla più.
-Innerva-
mormorò,
decisa, dopo avergli accuratamente sfilato dalla mano la bacchetta.
Lucius rinvenne, dilatando prima gli occhi per lo stupore, ma subito
dopo contraendoli per la rabbia.
-Maledetta Granger- ringhiò -Che ci fai qui?-
-Potrei chiederle io la stessa cosa...- ribattè la ragazza,
con
voce dura. In realtà dentro però, sentiva le sue
certezze
sgretolarsi piano piano. E vedere gli occhi grigi di Malfoy,
così uguali a quelli di Draco, la uccideva.
-Lurida Mezzosangue...-borbottò Lucius.
In un istante si trovò la bacchetta di Hermione contro la
gola.
-Non credo che lei sia nella posizione di poter offendere-
-Lucius! Lucius! Che succede?-
Una donna molto bella e ben vestita corse giù dalle scale.
Non
appena vide il marito in compagnia però, rallentò
l'andatura, ricomponendosi all'istante, come se fosse del tutto normale
vedere il proprio ingresso totalmente distrutto, e il proprio uomo
seduto in poltrona, con una bacchetta puntata addosso.
-Granger- disse compìta Narcissa, salutando la ragazza.
Hermione non rispose, troppo stupita dalla tranquillità
della donna.
-Per cortesia, sposta la bacchetta dal collo di mio marito, e dammi una
mano a sistemare il portone, prima che qualcuno da fuori lo noti-
-Mi prende in giro?- sbottò la riccia.
-Hai la mia parola d'onore che nessuno ti farà del male.-
continuò con tono piatto ma elegante Narcissa, come se
stesse
recitando frasi imparate a memoria.
-Certo...Come se le promesse di due Mangiamorte contassero qualcosa!-
-Credimi, non abbiamo alcun interesse a farci trovare. E le tracce di
un Auror morto porterebbero senz'altro qui mezzo Ministero-
Hermione pensò che non aveva altra scelta se non
assecondarla.
Così fece un paio di passi indietro in modo da tenere sempre
Lucius sotto tiro e, insieme alla Signora Malfoy, sistemò il
portone.
-Ti ringrazio.- disse seria la bionda- Posso ora sapere il motivo della
tua visita?-
-Voglio delle risposte. E solo voi potete darmele-
-Prego-
Lucius Malfoy si lasciò sfuggire un gemito rabbioso. Doveva
aspettarsi una cosa del genere.
E poi, vedere sua moglie così gentile con un Auror
Mezzosangue
gli gelava il sangue. Ma sapeva che lei nella Grager vedeva una
speranza.
La speranza di riportare Draco lì con loro, a casa.
Era da
quando il figlio era sparito che Narcissa insisteva per chiedere aiuto
agli Auror.
Sentiva che si sarebbe messo nei guai, e voleva trovarlo, ma lui era
sempre riuscito a farla desistere, sottolineando il fatto
che di certo non potevano mettersi in contatto con un Auror senza
essere immediatamente arrestati.
Ed invece, sorte maledetta, uno di loro adesso ce l'avevano in casa.
-Basta così- intervenne allora l'uomo -Non ho intenzione di
continuare questa messinscena. Granger, fuori di qui-
-Le ricordo che la posso far arrestare in men che non si dica- disse
Hermione, con uno sguardo disgustato addosso.
La ripugnava stare lì a parlare con quei delinquenti, ma non
poteva fare altro.
-E io ti ricordo che siamo due contro una. Nel momento in cui tu
scaglierai un incantesimo contro di me, mia moglie farà lo
stesso su di te-
La Granger valutò la situazione. In effetti Malfoy non aveva
tutti i torti. Certo, poteva sempre lanciare un Expelliarmus su
Narcissa, ma chi le garantiva che l'uomo non le si sarebbe scagliato
addosso per atterrarla?
Doveva agire d'astuzia.
-Non sono qui per arrestarvi, ve lo giuro- promise, tentando di non
apparire minacciosa. Avrebbe voluto solo strangolarli con le sue stesse
mani, per tutto quello che le avevano fatto patire cinque anni prima,
ma doveva controllarsi.
-E allora per cosa?-
-Devo farvi delle domande. Su Draco-
Narcissa Malfoy, udendo il nome del figlio, si sentì
stringere
il cuore. Vide gli occhi di quella ragazza, improvvisamente non
più rabbiosi mentre pronunciava quelle parole, ma persi e
speranzosi.
Tutte le regole e i valori con cui era cresciuta, le imponevano di
disprezzarla, ma come poteva provare un odio così totale per
qualcuno che amava suo figlio in quel modo?
Non ci riusciva. Senza contare che la Granger era l'unico mezzo che
aveva per riportare Draco a casa.
-Narcissa, accompagna la Signorina alla porta- disse Lucius in un
rantolo.
-No, per favore- lo supplicò la donna -Ci potrebbe essere
d'aiuto-
-Fai come ho detto, ti prego-
-Ma perchè?- insistette Narcissa -Facciamo almeno un
tentativo!-
La donna aveva uno sguardo sottomesso, e allo stesso tempo disperato.
-Di cosa state parlando?- si intromise Hermione, non riuscendo a capire.
-Niente. Granger, mio figlio è morto sei anni fa- disse
secco
Lucius, alzandosi dalla poltrona -E mia moglie ancora lo piange. Non
puoi venire qui a riaprire vecchie ferite, e pretendere spiegazioni.
Ora vattene-
Narcissa incurvò le spalle, sconfitta. Suo marito aveva
messo la
parola fine al discorso, e ancora una volta lei non riusciva a dargli
contro.
Hermione non aggiunse altro, sentendo il cuore ancor più
pesante
di prima. Aveva avuto la conferma che le serviva, eppure lo sguardo
della moglie di Lucius le diceva che c'era molto di più
dietro.
Allo stesso modo però, sapeva che non avrebbe ottenuto
nient'altro quel giorno. Fece qualche passo indietro, decisa a
raggiungere il portone senza mai dare le spalle a quei due.
Era quasi arrivata alle sue spalle, quando vide Malfoy fare un scatto,
e alzare d'impulso la manica del mantello che indossava.
Al suo polso vi era una sorta di bracciale scuro e sottile. Hermione lo
guardò incuriosita, chiedendosi che strano gingillo fosse.
In quel momento era illuminato, e stava mandando bagliori rossi a
intermittenza. Pareva uno di quelli che i bambini compravano alle
giostre.
Il volto di Lucius però, le suggeriva che non fosse un
bracciale
qualunque. L'uomo infatti aveva uno sguardo agghiacciato. Guardava
l'oggetto come se fosse stato in procinto di esplodere.
-Narcissa....- mormorò, terrificato.
-Oh mio Dio- sussurrò la donna con voce rotta, portandosi le
mani al viso.
-Ma che sta succedendo?- chiese Hermione, non riuscendo a capire il
perchè di quell'angoscia improvvisa.
Malfoy la guardò, come se si fosse ricordato solo in quel
momento della sua presenza, e divenne una furia.
-Granger, vai fuori! FUORI ho detto!!!-
Prima che la ragazza potesse reagire, l'uomo la prese per un braccio e
la spinse oltre la porta, chiudendogliela subito in faccia.
Mentre Hermione portava avanti i suoi oscuri piani di scoperta, Ron
prendeva le sue dovute precauzioni.
-Non so davvero come ringraziarla, dottor Davies- disse Weasley, per
quella che probabilmente era la centocinquantesima volta.
-E' mio dovere aiutare la vostra causa- sorrise il Medimago -E se a voi
Auror basta questo come collaborazione...-
-Non sa quanto lo apprezziamo, sul serio- assicurò Ron.
Da quando, quella mattina, gli era venuto il colpo di genio su come
poter tenere Sophie al sicuro, si era subito attivato per metterlo in
pratica.
Aveva fatto predisporre da Carrigan
una
Passaporta, che di lì a qualche minuto avrebbe condotto lui
e la
ragazza direttamente dalla camera al San Mungo al salotto di Harry
Potter.
Si erano mossi in modo che nessuno scoprisse che Sophie sarebbe stata
spostata, nemmeno la sentinella di guardia. I medici, dal canto loro,
si erano dichiarati d'accordo a fingere di continuare ad entrare ed
uscire dalla sua stanza, come per visitarla.
-Manca un minuto- avvertì il dottor Davies, guardando
l'orologio.
-Allora è meglio che ci prepariamo.-
Ron si avvicinò al letto e prese Sophie tra le braccia. La
ragazza si appoggiò alla spalla del rossino, socchiudendo
gli
occhi. Lui le aveva spiegato la situazione come poteva sperando che,
anche se non riusciva ancora a parlare, lo potesse almeno capire.
Con un sospiro il ragazzo si avvicinò alla Passaporta, una
cartella clinica un po' strappata, ci posò un dito e,
stringendo
forte Sophie, fece un cenno di saluto al Medimago. Poi
avvertì
il consueto strappo all'altezza dell'ombelico, e sparì.
Riapparve con un tonfo sul divano di Harry, proprio davanti a Blaise e
Pansy, che guardavano la TV.
-Cosa ci fai qui?- si chiesero a vicenda lui e Zabini, mentre la
Parkinson continuava imperterrita a fare zapping.
-Non eri di turno, oggi?- chiese di nuovo Ron, guardando al contempo
storto la ragazza, che non dava segni di averlo visto.
-A quanto pare là fuori c'è un intero esercito di
Parkinson che cerca di farmi la pelle- spiegò sarcastico
Blaise
-Quindo è meglio che per qualche giorno me ne stia fuori
tiro-
-Ma sei sicuro che ne valesse la pena?- sogghignò Ron,
facendosi
incenerire da uno sguardo assassino di Pansy, mentre Zabini gli alzava
un bel dito medio davanti al naso.
Per fortuna la rissa fu evitata dall'arrivo di Elenie.
-Oh eccovi finalmente! Stavo finendo di prepararle la stanza...-
spiegò, dando un bacio sulla guancia a Ron, soffermandosi
poi a
guardare la ragazza.
-Cavoli, è veramente carina!- commentò, sentendo
nel
cuore una gran tristezza, per il fatto che fosse lì sola, in
mezzo a gente mai vista, circondata dal disinteresse dei suoi
conoscenti, che nemmeno l'avevano cercata.
Fece un salto, però, quando Sophie aprì tutt'a un
tratto gli occhi.
-Oddio...credevo dormisse!- rantolò.
-No, è sveglia....E comincia a pesare!- sbuffò
Ron, che ormai la teneva in braccio da un quarto d'ora.
-E a quanto pare ci sente anche!- rise Elenie, vedendo che Sophie, alle
parole di Weasley, aveva fatto l'accenno di un sorriso.
Senza indugiare dunque, la Benèfica fece strada ai ragazzi
verso il piano superiore.
La casa dove viveva con Harry era davvero grandissima. Non per niente
vent'anni prima era stata una sorta di piccolo albergo, andato
però in fallimento perchè si trovava in una zona
di
Londra poco frequentata dai turisti. Era stato così
ristrutturato e messo in vendita come una casa per famiglie numerose.
Le mura erano circondate da un'ampio giardino, ed il tutto si
articolava su tre piani. Al piano terra c'erano la sala, la cucina, ed
il piccolo studio dove Harry si ritirava con le sue scartoffie di
lavoro; al secondo la camera sua e di Elenie ed altre due stanze da
letto, una dove dormivano Blaise e Pansy e l'altra dove si sarebbe
sistemata Sophie, mentre all'ultimo c'erano tre camere mai state usate,
eccetto quando delle volte avevano fatto bagordi fino a tarda notte e
qualcuno dei loro amici si era fermato a dormire. C'era anche un bagno
ad ogni piano anche se, senza ombra di dubbio, il più bello
era
quello più in alto: grande, di marmo, con dentro perfino una
vasca idromassaggio rasoterra. Un sogno.
Appena aveva visto quel posto, Potter se n'era innamorato, e
aveva
così dato fondo ai suoi risparmi alla Gringott per
appropriarsene. Finalmente aveva anche lui un rifugio tutto suo, da
poter chiamare casa.
Ad ogni modo Elenie condusse Ron e Sophie nella camera che si trovava
tra la sua e quella di Blaise. L'aveva arieggiata, dato che non veniva
usata molto spesso. Aveva poi messo delle belle lenzuola chiare, e le
tendine a fiori nuove.
Voleva che Sophie si sentisse a suo agio. Sollevò quindi le
coperte, in modo che Ron potesse adagiare la ragazza sul letto. Lo
guardò accostarsi a lei e sistemarle meglio il cuscino.
-Qui sei al sicuro, d'accordo? Io torno presto.- le
assicurò, facendo sorridere intenerita la Zabini.
-Me ne occupo io, stai tranquillo- disse allora la Benèfica.
Weasley annuì, ma appena fece per scostarsi dal letto,
sentì una mano posarsi leggera sulla sua.
Era Sophie. Avrebbe voluto ringraziarlo, ma non ce la faceva. Lo
spostamento dal San Mungo a lì l'aveva debilitata ancor di
più..Ma non poteva lasciarlo andare via così,
senza
dirgli nulla.
Quel ragazzo, con quei capelli così rossi...gli occhi
così limpidi...la voce così dolce.
Si limitò a guardarlo, fissandolo con gli occhi grandi e
scuri, sperando che per il momento bastasse.
Lui le fece una leggera carezza, poi se ne andò.
Passarono le ore, e scese la notte, implacabile.
David Carrigan si accomodò nella propria poltrona, quella da
cui
era solito impartire ordini ai suoi sottoposti ormai da diversi anni.
Sapeva bene cosa si provava a stare dall'altra parte. Reverenza,
rispetto, a volte timore...e tanta voglia di lottare.
Quegli stessi sentimenti ora li provava lui. Era lui in attesa questa
volta. Adesso non spettava a lui prendere le decisioni, doveva solo
aspettare il corso degli eventi.
E la cosa lo metteva a disagio
Udì il suono delle campane, fuori, annunciare la mezzanotte.
Carrigan contò i rintocchi, uno per uno, pregando che la
porta
si aprisse prima che giungessero al dodicesimo. Invece niente.
Accolse l'ultimo rintocco come un condannato a morte aspetta la propria
fine. Nessuno era arrivato.
E questa era la conferma dei suoi sospetti.
Trappola.
Non poteva significare altro.
Ciao a tutti!
Adesso lo posso dire quasi con certezza...Il prossimo capitolo
sarà quello decisivo. Lo so che l'ho tirata per le
lunghissime, ma spero che abbiate comunque apprezzato tutto
ciò che è accaduto fino qui!
Faccio solo una piccola precisazione: lo so che molte di voi si
sarebbero aspettate un'Hermione diversa, più donna magari,
coraggiosa, orgogliosa, che è andata avanti al meglio con la
sua vita pur senza dimenticare Draco, e che avrebbe preso a schiaffi
Peter dopo la sua proposta. La perfezione e l'integrità
fatte persona, insomma. Ma io non la vedo così. Credo che un
grande amore possa essere eterno, e che sia dura uscire da una tragedia
fortificati. Lei ha ancora tante paure, tante fragilità,
perchè ha sofferto enormemente..E la solitudine la farebbe
solo star peggio. Per questo ha avuto timore di allontanare Peter, per
questo è rimasta con lui, anche se non lo ama. E' umana, o
almeno sono io che cerco di renderla tale. Magari non
riuscirò mai a farla sembrare "vera", ma non voglio nemmeno
che sembri una supereroina. Tutto qua.
Come al solito i ringraziamenti li troverete nelle vostre caselle
personali...Io intanto mando un mega abbraccio generale!
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Capitolo 24 *** Capitolo 24 ***
David Carrigan guardò fuori dalla finestra, con un sospiro.
Il piano era fallito. Era ora di scoprire le carte in tavola.
Bisognava agire, a questo punto. E in fretta, anche.
Spedì un gufo ad Harry, Chris, Sebastian, Matthew e Ron,
ingiungendo loro di raggiungere al più presto il Quartier
Generale.
Nel messaggio di Potter aggiunse anche di non avvertire Blaise, che
ormai stava in pianta stabile a casa sua. Era meglio lasciare fuori lui
e la Granger da tutto questo, almeno per il momento.
Conosceva i suoi ragazzi. Vedendo il biglietto l'avrebbero maledetto in
tutte le lingue conosciute, ma poi sarebbero corsi lì.
Difatti circa un quarto d'ora dopo, minuti che gli sembrarono tra i
più lunghi della sua vita, li vide entrare a poca distanza
l'uno
dall'altro, con sguardo imbronciato ed addosso i primi vestiti che
avevano trovato.
-Si può sapere che diamine vuole a quest'ora?-
bofonchiò
Ron, sistemandosi alla meglio il maglione, che per la fretta aveva
indossato al rovescio.
-Alice dov'è?- chiese Carrigan, ignorandolo.
-A casa con la bambina- rispose Chris, appoggiando le braccia alla
scrivania di fronte a sè -Non sapevamo a chi lasciarla...-
Meglio tralasciare la scenata che sua moglie gli aveva fatto quanto lui
aveva suggerito che fosse lei a rimanere a casa. Sperava quasi che il
Capo proponesse una qualche missione suicida al Polo Nord,
così
sarebbe riuscito a stare almeno qualche mese lontano da casa!
-Va bene- commentò l'uomo -Basti tu, credo-
-Allora?- provò anche Harry -Può spiegarci
qualcosa?-
-Certo- sospirò il Capo degli Auror -Vi prego di ascoltare
con attenzione ciò che ho da dirvi-
Il discorso che fece David Carrigan quella notte, i ragazzi non lo
avrebbero dimenticato mai più. Perchè diede loro
una
nuova speranza, un nuovo obiettivo per il quale lottare.
E riaprì i loro cuori.
Hermione quella notte non riusciva a prendere sonno. Si
rigirò
per ore nel letto, senza riuscire a trovare una via di fuga dai propri
pensieri.
Il colloquio di quel pomeriggio con i Malfoy l'aveva turbata, senza
contare che le avevano lasciato ancora più dubbi di quelli
che
aveva prima.
Gettò di lato la coperta, buttando le gambe oltre la sponda
del
letto. L'orologio segnava mezzanotte e dieci, ma lei non ne poteva
più di stare rinchiusa lì dentro.
Infilò i jeans e si mise addosso un maglione, prese la
bacchetta e uscì di casa.
Godette per qualche istante nell'avvertire la leggera brezza notturna
soffiare i capelli, facendola già sentire meglio. Decise
così di fare una passeggiata attorno all'isolato, sperando
che
le avrebbe conciliato il sonno, o quantomeno calmato i nervi.
Oltrepassò il proprio giardino, e mosse qualche passo lungo
il
marciapiede, quando sentì qualcuno che cercava di richiamare
la
sua attenzione, seminascosto dietro un albero.
-Pssst!- disse una voce lieve.
Hermione alzò di scatto la bacchetta, avvicinandosi appena
alla fonte di quel rumore.
-Chiunque tu sia, fatti vedere immediatamente!- intimò la
ragazza.
-Scusa, non intendevo spaventarti-
Non appena riconobbe la voce, la Granger ebbe un sussulto. Tempo un
secondo e davanti a lei comparve Narcissa Malfoy, avvolta in un
mantello riccamente elaborato.
-Speravo tanto di trovarti...- mormorò la donna.
-Cosa vuole da me?- sibilò Hermione, con il cuore in gola.
-Darti le risposte che cercavi oggi- rispose semplicemente l'altra.
La riccia non disse nulla. Aveva paura di quello che avrebbe potuto
sentirsi dire.
-Se Lucius sa che sono venuta da te mi ammazza- continuò
Narcissa -Ma sei la mia ultima possibilità. E l'ultima
speranza
di riavere mio figlio.-
Hermione, udendo quelle parole, si sentì mancare. Eppure
ancora
una volta riprese il controllo di sè...magari il senso della
frase era solo metaforico.
-Cosa...cosa intende dire?- rantolò la ragazza.
-Intendo dire che Draco è vivo- sentenziò la
donna, senza
troppi giri di parole -Ma temo sia in pericolo...e solo tu puoi
salvarlo-
Il tono della voce non era quello di un'ex Mangiamorte, non era quello
di una strega Purosangue che in quel momento stava parlando con colei
che incarnava l'opposto di tutti i suoi ideali, di tutto ciò
che
le avevano sempre insegnato.
No.
Il tono era quello di una madre che era disposta a tutto pur di
riabbracciare il proprio figlio, e che colma di colore chiedeva una
mano a chi sapeva che gliel'avrebbe tesa.
Hermione, sentendo quelle ultime parole, si dovette appoggiare al
tronco dell'albero accanto a lei.
Non era più lì ormai. La testa le girava, le
pareva di aver perso ogni contatto con la realtà.
-Hermione, ascoltami, ti prego- Narcissa ora supplicava. La
chiamò addirittura per nome, e forse fu questo che
più di
tutto la riscosse -La vita di Draco dipende da te adesso-
-Cosa devo fare?- sussurrò la ragazza, tentando di
riprendere il controllo.
-Tieni questo-
La donna le prese la mano, e vi fece cadere il bracciale che quel
pomeriggio Lucius Malfoy portava al polso.
-Questo ti darà le coordinate per trovare Draco. Non so cosa
gli
sia successo, ma credo sia nei guai...E io e mio marito da soli non
possiamo fare nulla. Ti supplico...-
Hermione annuì, non riuscendo a dire nulla. Narcissa la
fissò negli occhi, sul fondo dei quali vi era solo un pozzo
nero e muto. Poi le strinse le mani un'ultima volta e si
Smaterializzò,
lasciandola sola con un oggetto luminoso in mano, e mille domande in
testa.
Ma non era il momento di cercare delle risposte. Aveva troppo poco
tempo, e non poteva sprecarlo a chiedersi perchè.
Si Smaterializzò a sua volta, riapparendo
vicino a casa di Harry, e corse verso il cancello.
Tutti i dubbi e le cose in sospeso erano sparite dalla sua testa, dove
ora c'era solo un nome, martellante: Draco.
Era lì, come se quei sei anni non fossero trascorsi, come se
lei
avesse sempre saputo che in fondo le era rimasto accanto.
Adesso non poteva fermarsi a pensare, doveva solo trovarlo e capire se
era in pericolo. Aveva semplicemente accettato ciò che le
era
stato dettom e aveva agito di conseguenza.
Ogni fibra del suo corpo era tesa, e la spingeva verso di lui.
Finalmente giunse di fronte a casa Potter, dove si attaccò
al campanello come una disperata.
Dopo qualche istante, Elenie andò ad aprire.
-Dov'è Harry?- rantolò Hermione, praticamente
passandole sopra nel tentativo di entrare.
-Beh...non c'è- bofonchiò l'amica, assonnata.
-Cosa? Dov'è andato?- chiese la Granger, sbrigativa.
-Al Ministero, credo...Gli è arrivato un messaggio di
Carrigan e...-
Ma Hermione non la lasciò nemmeno finire, e si
proiettò fuori, Smaterializzandosi non appena giunta in
strada.
Come arrivò al Ministero, raggiunse in men che non si dica
il
Quartier Generale. Tutto era buio, tranne una luce in fondo al lungo
corridoio, dove si trovava l'ufficio del Capo.
Col fiatone, la Granger spiccò un'altra corsa, aggrappata al
bracciale che aveva in mano come ad un'ancora di salvezza.
Raggiunse la porta giusto in tempo per udire la voce esterrefatta di
Ron.
-Lei sta dicendo che Malfoy si era infiltrato tra i Mangiamorte, e
adesso è stato scoperto e catturato?-
Hermione si fermò ad ascoltare la risposta.
-Esattamente- disse Carrigan.
-Ma come possiamo aiutarlo?- chiese Chris -Potrebbe essere ovunque-
-E' questo il problema-
-So io dov'è-
Hermione aprì di scatto la porta. Inutile dire che tutti gli
altri la guardarono come se fosse stata un fantasma.
-Ehi...- cominciò Harry, alzandosi con l'intento di calmarla
in caso di un'ennesima sfuriata -Cosa ci fai qui?-
-A dopo le spiegazioni- sentenziò Hermione, sicura di
sè come mai prima -Dobbiamo sbrigarci-
Vide i suoi amici fissarla come si guarda una pazza, e forse era
proprio quello che sembrava. Era fuori di sè, tremava come
una
foglia. La sua voce, però, era incredibilmente ferma.
I ragazzi le si affollarono intorno, preoccupati per lei, ma Carrigan
decise che non era il caso di perdere altro tempo. Si sarebbe
preoccupato più tardi della sanità mentale della
sua
sottoposta.
-Granger- la chiamò, e subito lei lo fissò con
sguardo supplichevole. Lo pregava di fidarsi di lei...
-Sai dove possiamo trovare Malfoy?-
La riccia annuì, risoluta.
-Dobbiamo Smaterializzarci nel luogo che ci indicherà questo
bracciale!-
-Perfetto. Faremo così allora- ordinò il Capo
degli Auror, iniziando a predisporre le manovre di attacco.
Hermione ringraziò Dio che l'avesse ascoltata
così in fretta, senza fare troppe domande.
Non poteva starsene lì, sapendo che lui era in pericolo.
Sarebbe andata anche in capo al mondo, ma avrebbe salvato l'unico uomo
che avesse mai amato.
Lord Cassian Deveraux Cavendish stava dormendo beatamente, quando
qualcuno spalancò con un botto la porta della sua stanza.
-Ma come ti permetti...- iniziò il mago, tirandosi appena su
ed
afferrando all'istante la bacchetta. S'interruppe però,
quando
nella sua visuale si interpose Jenkins, sudato e fuori di sè.
-Gli Auror, Signore, ci sono gli Auror!- sbraitò.
-Cosa?- tuonò Cavendish, gettandosi rapidissimo il mantello
sulle spalle. -Dove sono?-
-Si sono Smaterializzati poco distante da qui. Le sentinelle dicono che
pare stiano venendo a colpo sicuro verso di noi-
Cavendish imprecò, pensando febbrilmente. Sembrava che il
loro
fosse un nascondiglio introvabile, ma a quanto pareva nel piano c'era
una falla.
Ora si trattava solo di priorità, ed il suo obiettivo
principale era quello di non far scoprire nulla del rituale.
-Ordina a tutti di riparare a Cavendish Manor- sibilò -Poi,
una
volta là, ci accorderemo per trovare un altro luogo in cui
stare. Assicurati anche che spariscano le carte che riguardano i nostri
piani- aggiunse poi, radunando le sue cose e preparandosi alla fuga.
-E Malfoy?- chiese Jenkins, uscendo.
-Non abbiamo tempo per occuparci anche di lui- ringhiò
l'altro,
con sprezzo -Possiamo solo sperare che non sopravviva. Ora sbrigati!
Nel frattempo io lascerò un ricordino ai nostri cari Auror-
Sentiva già i colpi di quei maledetti che cercavano di
buttar giù il portone.
Che entrino pure,
pensò, agitando la bacchetta.
Di lì a mezz'ora, di quel luogo non sarebbe rimasto altro
che polvere.
E, con un ghigno, dopo aver tolto la barriera anti-Smaterializzazione,
se ne andò.
-Bombarda!-
gridò
Hermione, mentre con tutti gli altri cercava di buttar giù
il
muro che nascondeva l'entrata segreta del covo dei Mangiamorte.
Avevano provato a Smaterializzarsi ma, com'era prevedibile, una
barriera lo impediva.
-Merda!- sentì urlare Seb, frustrato perchè non
riuscivano in alcun modo ad entrare.
Le avevano provate tutte, ma il muro era sempre lì, pesante
ed immobile.
-Di sicuro ci vuole una parola d'ordine- bofonchiò Carrigan,
camminando avanti e indietro come una tigre in gabbia.
-Già- concordò Ron -Oppure il Marchio Nero sul
braccio-
Gli Auror si guardarono, sconfitti. Non potevano rinunciare adesso che
erano ad un passo dalla meta.
Ad un tratto, però, si sentì una sorta di
spostamento d'aria, che pareva provenire dall'interno.
-Ehi!- esclamò Matt -Credo che abbiano tolto la barriera
anti-Smaterializzazione!-
Vide i volti degli amici illuminarsi, quindi cercarono tutti insieme di
passare dall'altra parte e, miracolosamente, vi riuscirono.
Tutto era buio, e l'edificio pareva deserto.
-Lumos-
mormorarono tutti in
coro. Le luci prodotte dalle bacchette scivolarono lungo i muri,
inondandoli di una luce spettrale. Sembrava di essere in un antico
maniero, tutto in pietra, ed incredibilmente tetro.
-Pare che se ne siano andati tutti- considerò Ron- Devono
averci sentito arrivare-
-Lo credo anch'io, ma è meglio tenere gli occhi aperti- si
raccomandò Chris.
Hermione non li ascoltava. Scattò in avanti, correndo di
sala in sala, con il cuore in gola.
A un tratto si sentì afferrare per un polso, e fu costretta
a bloccarsi.
-Che c'è?- soffiò, con voce roca.
-Cosa credi di fare?- le chiese Harry, ruvido, mentre gli altri li
raggiungevano. -E' pericoloso esporci così-
-Vi rendete conto che lui è qui?- ringhiò la
ragazza,
mollando ogni freno. -Draco è qui, e potrebbe essere ferito.
Io
intendo trovarlo, e vi consiglio di non mettermi i bastoni tra le ruote-
Harry guardò stupefatto la sua migliore amica. Il viso
stravolto, illuminato a malapena dalla bacchetta, le dava un'aria
inquietante, ma non gli era mai sembrata più lucida che in
quel
momento.
Aveva una grinta, una fermezza, che da tempo non le vedeva addosso.
Quante volte lei si era fidata di lui senza chiedere nulla in cambio?
Adesso era il suo turno. Le lasciò il polso ed
annuì
silenziosamente. Lei si voltò di scatto e
ricominciò a
correre di nuovo.
-Draco!- gridò la ragazza con tutto il fiato che aveva in
gola -Draco!-
Tutti gli altri si unirono a lei nel chiamare a gran voce Malfoy, senza
ottenere però grandi risultati.
Arrivarono così in un grande salone, ricco di colonne ed
arazzi a coprire le pareti.
-A quanto pare non è qui...- mormorò Seb,
sconfitto, posando le spalle contro una parete.
-Deve esserci- sibilò hermione -E' qui, da qualche parte-
A riprova di quello che diceva alzò il bracciale, che
brillava come non mai.
-Allora ci dev'essere qualche passaggio nascosto di cui non ci siamo
accorti- concluse Christopher, iniziando a battere sulle pareti. Queste
però iniziarono a scricchiolare, facendo cadere a terra
diversi
calcinacci.
-Cazzo...- rantolò Mason, ritrovandosi le mani piene di
detriti -Qui sta per crollare tutto! Dobbiamo sbrigarci-
In un baleno tutti si misero a controllare i muri, chiamando Malfoy a
gran voce.
Hermione pregava solo di poterlo sentire, di riuscire a trovarlo...a
rivederlo.
Anche solo per un
secondo.
Maledetto Malfoy, che doveva sempre farsi desiderare.
Ti prego, riportalo da
me.
C'era così vicina..Magari lui era ad un passo
da lei, e la stava aspettando.
Che il tempo si fermi
per me...che si fermi per lui.
Dove diavolo sei, Draco?
Che il destino ci
conceda quella possibilità che ci ha tolto anni fa.
Magari era ferito, magari stava morendo.
Almeno mi lasci dirgli
addio.
-Zitti tutti!- li bloccò Chris, tendendo l'orecchio.
Il silenzio calò lì attorno. Si potevano solo
distinguere
gli scricchiolii dei muri, che minacciavano di sgretolarsi da un
momento all'altro.
Ad un tratto però, si potè udire nettamente un
suono metallico.
Sembravano delle catene che sbattevano.
Tutti si fermarono, cercando di capire da dove provenisse quel rumore,
cadenzato e fioco.
Harry, dopo qualche istante, si diresse a colpo sicuro verso un arazzo.
Lo scostò e dietro ad esso si rivelò esserci una
scala.
Essa traballava pericolosamente, però, e grossi massi
stavano iniziando a staccarsi dal soffitto.
I ragazzi si lanciarono giù, dove la situazione era ancora
peggiore.
Il maniero si stava scuotendo dalle fondamenta, e tutto lì
sotto
tremava in maniera incontrollata. Hermione cominciò a
correre
nel lungo corridoio, incurante delle macerie che la sfioravano mentre
passava accanto alle celle vuote, le cui sbarre erano ormai divelte per
le forti scosse.
Harry scese la scala dopo di lei, e la vide avanzare scansando
abilmente le pietre che crollavano.
-Hermione!- la chiamò -Sta venendo giù tutto!
Dobbiamo uscire!-
Era convinto fosse una trappola. Di sicuro qualcuno le aveva fatto
credere che Malfoy fosse lì per attirarli tutti e poi
ucciderli
come dei topi nella tana.
La Granger però non lo ascoltava. Proseguiva, cercando
Draco. Non sarebbe andata via di lì, non senza di lui.
-Io le vado dietro- disse allora Potter -La prendo e ci
Smaterializziamo via. Nel frattempo voi cercate di fare uno Scudo qui
sopra, e tenetevi pronti a fuggire-
-Ma Harry...- cercò di dire Ron, mentre gli altri si davano
da fare.
-Se non torniamo entro pochi minuti, andate via- lo interruppe l'altro,
correndo già dietro all'amica. Aveva urlato, per farsi
sentire.
Ormai tutto quell'immenso palazzo stava crollando come un castello di
carte, senza alcun preavviso, e c'era un frastuono enorme.
Anche Hermione gridava, chiamando Draco. Fece altri cinque metri,
guardando velocemente ai propri lati.
E poi lo vide.
Vi prego non odiatemi!
Lo so che in questo momento mi starete maledicendo in tutte le
lingue conosciute per aver concluso così il
capitolo, ma ho dovuto assolutamente farlo. So che vi avevo detto che
il ritorno di Draco si sarebbe visto in questo aggiornamento, ma avevo
scritto tutto su carta e quando l'ho trascritto sul computer ho visto
che era meglio dividere il tutto in due parti, altrimenti questo
capitolo sarebbe uscito troppo lungo, e avrei relegato la parte di
Draco proprio nel pezzo finale...perciò ho preferito
spostare tutto alla prossima volta, in modo da dedicargli un intero
capitolo. Vi prometto che il prossimo aggiornamento sarà
quello decisivo, sicuramente...quindi per favore portate pazienza=)
Spero che mi perdonerete!
Ad ogni modo vi ringrazio come sempre per le meravigliose recensioni, a
cui risponderò singolarmente. Siete davvero fantastiche...se
non ci foste voi la mia storia non esisterebbe!
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Capitolo 25 *** Capitolo 25 ***
Era alla sua destra, le braccia incatenate, il capo chino.
La camicia bianca era tutta strappata, e attorno a lui si stava alzando
la polvere causata dalla caduta dei detriti.
-Protego-
rantolò Hermione, creando uno Scudo sopra al ragazzo, in
modo che non rischiasse di essere colpito dai massi.
Superò poi le sbarre spaccate, non vedendo altro che lui.
Pregava solo che respirasse ancora.
C'erano solo loro due, come sei anni prima. Le sembrava di non averlo
mai lasciato.
Gli corse accanto, tremando mentre lo toccava. Si sporcò le
mani col suo sangue, mentre cercava di alzargli il volto.
Non mi mollare
Draco...non farlo...non adesso.
Non poteva permettergli di abbandonarla di nuovo, di
rigettarla in quel limbo in cui era stata da quando lui se n'era andato.
Gli tirò su la testa, rivedendo di nuovo quel volto tanto
amato...tanto sognato.
Respirava ancora.
Dio grazie.
Gli carezzò il viso, i capelli, le spalle, costringendosi a
credere che fosse davvero lui.
Le lacrime le scorrevano lungo le guance, mentre cercava di liberarlo,
senza riuscirci. Tirò le catene con la mano libera, mentre
con
l'altra cercava di mantenere lo Scudo sopra le loro teste.
A un tratto lui aprì appena gli occhi.
-Mezzosangue..-
sussurrò, con voce fioca. Sembrava che parlare gli costasse
una fatica immane.
-Sono qui- disse lei, avvertendo qualcosa rompersi dentro nel sentire
di nuovo quella voce, dopo tutto quel silenzio che si era creata
attorno.
Posò la fronte contro quella di lui, singhiozzando.
Non riusciva più a fare nulla, nemmeno capiva dov'era.
L'aveva ritrovato.
Harry arrivò in quel momento, e vedendo la scena si
sentì mancare la terra sotto i piedi.
-Oh mio Dio- sillabò, incredulo.
Era davvero lì...Malfoy era sul serio davanti a lui?
Cercò di rimanere lucido, e raggiunse i ragazzi. Con un
colpo di
bacchetta spezzò le catene che ancoravano le braccia di
Draco al
muro, e fece per metterselo sulle spalle.
-Che fai?- rantolò Hermione, rimanendo stretta al biondino.
-Dobbiamo andare via prima che crolli tutto...E lui è troppo
pesante per te, è meglio se lo porto io. Vai a casa mia, ci
vediamo là-
La Granger lo guardò prima con aria vacua...poi parve
riscuotersi. Si asciugò gli occhi ed annuì,
risoluta.
Uscì dalla cella per fare un segno agli altri, e si
Smaterializzò.
Elenie Grace Zabini, nonostante fossero ormai le due di notte, era in
cucina a bersi qualcosa di fresco. Luglio era appena cominciato, e
l'afa era già insopportabile, tanto da non farla dormire.
L'arrivo di Hermione poi, l'aveva scombussolata. La chiamata improvvisa
di Carrigan, la sua amica stravolta...era chiaro che c'era in ballo
qualcosa di grosso.
A un tratto, guardando distrattamente fuori dalla finestra, li vide.
C'erano tutti, da Carrigan a Matt, da Harry a Chris.
Parlavano concitatamente, ma a causa del buio non riusciva a
distinguere bene cosa stessero facendo. Le pareva che il suo ragazzo
fosse un po' incurvato, come se portasse qualcosa sulle spalle.
Corse alla porta e l'aprì di scatto, terrorizzata che
qualcuno
potesse essersi ferito, ed arrivò giusto in tempo per vedere
Christopher, Seb, Carrigan e Matthew andare via.
-Domani mattina appena possibile torniamo- sentì assicurare
da Anderson.
Lei li raggiunse, e non appena capì chi fosse colui che
Harry stava trasportando, si sentì cedere le ginocchia.
-E' vivo allora..- rantolò, portandosi una mano alla bocca,
mentre gli occhi le diventavano lucidi.
-Per ora sì- rispose sbrigativa Hermione, che stava cercando
di
riprendere la sua compostezza -Ma va curato immediatamente-
Si era già maledetta mille e mille volte per aver perso il
controllo, prima.
Aveva messo in pericolo i suoi amici...aveva rischiato di perderlo di
nuovo.
E avevano perso tempo prezioso.
-Ron, vai ad assicurarti che Blaise non si svegli- mormorò
Harry, mentre con l'aiuto di Elenie ed Hermione portava Draco in casa
-E chiama un Medimago-
-Andiamo di sopra- suggerì la Benèfica, una volta
che furono dentro.
A fatica arrivarono al terzo piano, ed entrarono nella prima camera a
destra, lasciando andare il biondino sul letto.
E lì lui rimase, con gli occhi chiusi e sempre
più pallido.
Hermione si sedette lì accanto e gli aprì del
tutto la
camicia, rivelando i numerosi lividi e la profonda ferita sulla spalla.
Sentiva il respiro sempre più debole di Malfoy, il suo corpo
sempre più freddo.
-Bisogna fermare l'emorragia- sussurrò Potter, mettendosi al
fianco dell'amica, mentre Elenie raggiungeva Ron.
Avrebbe voluto confortare Hermione, poterle essere d'aiuto...ma non
sapeva cosa fare.
La Granger, dal canto suo, non lo ascoltava di striscio. Come un automa
prese la camicia insanguinata di Draco, la arrotolò e
procedette
a tamponare il taglio come meglio poteva.
C'erano solo lei e lui, ancora una volta, a lottare contro la morte.
Questa volta doveva farcela, doveva tenerlo in vita...almeno fino
all'arrivo del dottore.
-Avanti, Draco...- sibilò. Era ancora lì, a
cercare di
unire ancora una volta due metà di un intero che non erano
mai
riuscire a combaciare del tutto, ma che si erano sempre cercate, anche
nella lontananza.
-Il Medimago sta arrivando- annunciò la Zabini, con tono
tremante, rientrando in quel momento.
-Ele...- la voce di Hermione sembrava provenire dal fondo di un pozzo
nero -Non puoi fare nulla tu?-
-Io non so se...- cominciò la moretta, torcendosi le mani.
Col
passare del tempo si era sempre più allontanata dai poteri
Benèfici, fino ad avere quasi il timore di usarli. Le
ricordavano sua madre e l'assurdo motivo per cui era morta, oltre che
la sua lunga prigionia, e così da quando Harry aveva ucciso
Voldemort li aveva come chiusi in un cassetto, fingendo di non pensare
a quanto in realtà le mancassero.
-Elenie..- riprese la Granger -Se adesso non lo aiuti lui...lui muore-
La Zabini annuì, seria. Fece un sospiro profondo, poi tese
le mani sottili sopra la spalla di Draco.
Da esse uscì una specie di flusso, caldo e dorato. Passarono
alcuni secondi ed il sangue smise di scorrere, anche se la ferita era
ben lungi dall'essersi rimarginata.
-Più di così non posso fare- sussurrò
la
Benèfica, dispiaciuta -Il taglio è troppo
profondo, e io
non sono più abituata a fare queste magie...I miei poteri si
sono indeboliti-
-Credo sia già sufficiente così- disse Hermione,
mentre Harry stringeva la propria ragazza.
La Granger passò una mano sulla fronte di Draco,
ravviandogli i capelli.
-Scotta- fece poi, preoccupata -Deve avere la febbre molto alta-
Proprio in quel momento entrò nella stanza il Dottor Davies,
lo
stesso che si era occupato di Sophie, e di cui ormai Ron si fidava
ciecamente.
Fece accomodare fuori i ragazzi, nonostante le loro vibranti proteste,
poi si mise a lavorare alacremente.
Riaprì la porta dopo circa mezz'ora.
Hermione tornò dentro, accostandosi subito al letto di
Draco. Ora il volto del ragazzo sembrava più rilassato.
Una fasciatura bianca e pulita gli avvolgeva la spalla e parte del
torace nudo.
-Gli ho dato un sedativo- comunicò il medico
-Dormirà come minimo fino a domani pomeriggio-
-Come sta?- domandò Harry.
-Diciamo che ho visto casi peggiori- commentò il Dottor
Davies -Ma se l'è vista brutta-
-E' fuori pericolo adesso, vero?- chiese Elenie, ansiosa.
-Direi proprio di sì- sorrise il Medimago -Ha ancora la
febbre
molto alta, la ferita ha fatto infezione. Dategli queste- e mise sul
comodino delle pillole -quando si sveglia, per abbassare la
temperatura. E ogni due giorni cambiate le garze. Per ogni evenienza,
il signor Weasley ha il mio numero-
-La ringrazio molto- Harry strinse la mano all'uomo, e lo
accompagnò all'uscita.
-Certo che con voi non ci si annoia mai eh?- commentò
l'uomo, con un sorriso gentile.
Hermione allungò una mano, fino a posarla su quella di Draco.
Le sue mani erano rimaste tali e quali a quando si erano lasciati.
Lunghe, affusolati, eleganti.
Anche lui era rimasto lo stesso.
Chiaramente era cresciuto, ma i tratti erano sempre quelli. I capelli
biondissimi appena più lunghi, il profilo più
volitivo,
il corpo più muscoloso.
Ed era lì.
La ragazza distolse lo sguardo. Le faceva male guardarlo troppo a
lungo. Era impossibile non sentire il peso di quei sei anni passati
lontani, delle loro vite ormai così diverse e distanti, dopo
che
per quei pochi mesi si erano quasi per sbaglio incrociate.
Eppure non c'era giorno che non l'avesse pensato, che non avesse
sognato di rivederlo.
Ma per lui evidentemente non era così.
L'avrebbe cercata, altrimenti. Le avrebbe mandato almeno un biglietto,
per farle sapere se non altro che era vivo.
Le sarebbe bastato questo.
Non è vero.
Avrebbe potuto anche dirle che non ne voleva sapere
più niente di lei.
Non è vero.
L'avrebbe odiato.
Avrebbe sofferto.
Questo sì.
Ma in qualche modo sarebbe andata avanti.
Ne sei sicura?
Così invece, protetta dal tenebroso silenzio di
una
presunta morte, l'aveva lasciata sola ad affogare nel dolore e nei
rimpianti.
Se n'era fregato di lei e dei suoi sentimenti, proprio come aveva
sempre fatto.
Eppure lei neanche quella volta si era tirata indietro. Aveva lottato
contro il mondo per riportarlo a casa, e c'era riuscita.
-Herm, noi andiamo a dormire...Vuoi che ti prepari il letto di
là?- Elenie ed Harry erano tornati dentro.
-No io...io stanotte resto qui- rispose la ragazza, senza nemmeno
guardarli.
Nessuno dei due insistette. Non c'era bisogno.
-Blaise lo sa?- chiese dopo qualche secondo la Granger.
-Gli parlerò io domani mattina- sospirò Elenie
-Sarà dura non fargli prendere un colpo, anche se poi
sarà al settimo cielo-
-Già...- sussurrò Hermione.
Blaise sarebbe stato felicissimo di riavere al suo fianco il suo
migliore amico.
E lei invece?
Cosa avrebbe potuto riavere indietro?
Cosa le sarebbe stato concesso?
Blaise Zabini accostò la mano alla maniglia, senza riuscire
ad aprire la porta.
Era da quando sua cugina gli aveva detto tutto che era lì
davanti, cercando di decidersi ad entrare.
Aveva approfittato del fatto che Hermione, dopo una nottata
praticamente in bianco, avesse fatto una corsa a casa per farsi una
doccia e cambiarsi.
Aveva paura di entrare in quella stanza. Temeva di trovare il suo
migliore amico cambiato, temeva che quando avesse riaperto gli occhi
non avrebbe più avuto quello sguardo che l'aveva sempre
appoggiato e capito.
Fece un respiro profondo e spalancò la porta.
Sentì gli
occhi diventare lucidi mentre si accostava al letto dove Draco ancora
riposava.
Eccolo lì.
Gliel'avevano portato via ed ora qualcuno gliel'aveva restituito.
Gli prese la mano, sentendola calda e forte come sempre, quella mano
che l'aveva accompagnato durante tutta la sua adolescenza.
Non voleva smettere di guardarlo...quasi avesse paura che sparisse.
Si voltò solo quando udì un rumore sulla porta.
Era Pansy, anche lei visibilmente emozionata.
Blaise allungò il braccio libero, invitandola a
raggiungerlo. La strinse forte, mentre lei cercava le sue labbra.
E, in quel momento, sentì di avere di nuovo in mano il mondo.
Ed ecco il tanto
desiderato nuovo capitolo. Ammetto che non sono affatto soddisfatta, ma
credo che questo fosse inevitabile. Dopo tutta l'aspettativa che io per
prima mi ero fatta al riguardo, dovevo immaginarmelo che non sarei mai
riuscita a scrivere qualcosa all'altezza di quello che avrei
voluto. Speriamo comunque che vi possa piacere...
Ho aggiornato un po' prima del solito, perchè ultimamente
sono più veloce con lo scrivere i capitoli (li ho pronti
fino al 29) e quindi sono più veloce anche a postare..spero
che duri!
Piccola informazione di servizio: quando vedete nella vostra casella i
ringraziamenti alle vostre recensioni, significa che è
già stato pubblicato il nuovo capitolo, dato che in genere
faccio le due cose insieme. Se riuscite, cercate di leggere prima il
capitolo, perchè è possibile che nelle mie
risposte inserisca accenni al nuovo aggiornamento, quindi se fate
così evitiamo la possibilità che io
parli di cose che magari non avete ancora letto oppure che faccia
discorsi e voi non abbiate la più pallida idea di cosa sto
parlando...poi ovviamente a voi la scelta!
PS. E' stato bellissimo trovare più recensioni del solito,
quindi grazie davvero! Continuate così se potete :)
Un bacione!
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Capitolo 26 *** Capitolo 26 ***
Draco Lucius Malfoy riaprì gli occhi verso sera.
Hermione era tornata da diverse ore, salvo poi crollare addormentata
semisdraiata sul letto accanto a lui.
Il biondino mugugnò sofferente: la testa stava per
scoppiargli,
e la ferita alla spalla gli tirava in un modo impressionante.
Si girò appena, cercando di capire dove si trovasse.
Ricordava come ultima cosa le prigioni del covo di quel maledetto di
Cavendish.
E poi...che strano...poi ricordava lei.
Hermione.
Ricordava il suo volto, nitido e bello, ed incredibilmente
vicino al suo.
Ricordava la sua voce, che urlava il suo nome.
Forse era morto.
Si dice che quando si sta per morire, come ultimissima cosa si pensa a
ciò che nella vita si è amato di più.
Un secondo dopo sentì una fitta atroce alla spalla. No,
doveva
essere vivo...morire non poteva certo fare così male.
Si sforzò di tirarsi su, e con il braccio toccò
appena qualcosa di morbido.
Abbassò il capo, ed ecco una massa di capelli ricci...ecco
un
corpo snello e caldo...ecco il volto che da anni agognava come l'aria.
Come aveva fatto a non sentirla prima? Il suo profumo lieve era
inebriante, il suo respiro soffice e lento gli sfiorava il gomito.
E Dio...quanto era bella. Lo era sempre stata ma adesso, lì
addormentata accanto a lui, era qualcosa di irreale.
Probabilmente lo sentì muoversi, perchè si
svegliò.
La vide alzarsi di scatto dal letto, come se si fosse bruciata.
Hermione si sistemò i capelli, maledicendosi per essere
crollata
così, poi controllò le condizioni di Draco.
Il suo cuore tremò quando vide i suoi occhi grigi, lucidi
per la febbre, spalancati su di lei.
-Ti sei svegliato- mormorò, non riuscendo a trovare nulla da
dire. Voleva solo scappare di lì, uscire di fretta da quella
stanza, prima che i battiti del suo cuore diventassero assordanti.
-Vado ad avvertire gli altri- disse allora, cercando un'unica via di
fuga.
Draco trattenne un sorriso. Eccola lì, la sua piccola
mezzosangue coraggiosa, ma ancora troppo timorosa per sostenere il suo
sguardo, dopo tutto quel tempo.
La guardò di sottecchi, impacciata e fragile nel suo
maglione
troppo grande. Con quei capelli sempre aggrovigliati in cui tante volte
aveva affondato le dita mentre facevano l'amore. Ora li portava
più lunghi, fino a metà schiena, ma erano sempre
loro.
-Granger- disse allora, con voce roca, ma solenne -Grazie-
Lei si strinse ancor di più nelle spalle. Quella voce
regale,
quel tono così diverso da quello che aveva avuto nella
cella,
quando lei l'aveva trovato.
Annuì appena, e se ne andò.
-Cosa? Sei un Auror?-
Se Blaise Zabini, sentendo le parole di Draco era decisamente
sbalordito, Harry Potter ci mancava poco che svenisse.
-Non fate tutta questa scena- bofonchiò noncurante Malfoy -E
poi, se proprio vogliamo essere precisi, non lo sono esattamente-
-Allora cosa sei?- insistette Harry -Oltre che un idiota che non
dà sue notizie per sei anni, ovviamente-
-Fottiti Potter- sibilò Draco -Comunque diciamo che il
vostro
Capo mi ha fatto una specie di corso accelerato, perchè era
illegale utilizzare un civile per una missione sotto copertura-
Proprio in quel momento la porta si spalancò con un botto,
facendo entrare le famiglie Mason e Anderson, con tanto di eredi al
seguito.
Se Laine ed Alice, visibilmente emozionate, si precipitarono accanto al
letto del biondino per abbracciarlo, Sebastian e Christopher si tennero
un po' in disparte.
Era vivo. Stava bene.
Anderson continuava a ripetersi nella testa queste parole, come una
litanìa, cercando di convincersene.
L'avevano riportato indietro.
Anzi, era stata Hermione a farlo. L'unica che ci sarebbe mai potuta
riuscire.
Vide le labbra di Draco stirarsi nell'abbozzo di un sorriso, mentre
Alice gli carezzava i capelli con le lacrime agli occhi.
Lo sguardo di Malfoy poi si sollevò, fino ad incrociarsi con
quello di Seb.
Non si dissero nulla.
Non sarebbe mai servito a due come loro.
Nessuno gli aveva mai insegnato ad esternare le proprie emozioni.
Lui stesso lo faceva solo con Laine.
Ma tanto Draco avrebbe capito. Lo sapeva.
-E quei due cosi da dove sono sbucati?- fece ironico Draco, con un
ghigno, indicando i bambini in braccio ai rispettivi padri, in un
tentativo di spezzare quell'atmosfera vibrante di emozione.
-Vuoi proprio che te lo dica?- lo prese in giro Christopher -Non
pensavo credessi ancora a cavoli e cicogne-
Sorridendo si avvicinò al ragazzo, posandogli una mano sulla
spalla.
-Siamo contenti di riaverti qui- mormorò.
Malfoy annuì appena, incupendosi leggermente. Erano
praticamente tutti lì, meno la Mezzosangue.
Ma forse era meglio così, chissà.
-Per la cronaca, comunque, lei è nostra figlia Hope-
spiegò Alice, accarezzando i capelli biondi della sua
bambina.
-Mentre lui è...-
-Lui è Blake Draco
Anderson- la interruppe Seb con voce bassa.
Doveva dirglielo.
Doveva fargli capire che non era stato dimenticato, nemmeno per un
momento.
Anche se erano andati avanti con le loro vite, lui era sempre stato con
loro.
Elenie salutò i ragazzi che andavano via, ad un orario
indecente.
Sembrava che i tasselli stessero apparentemente tornando ognuno al
proprio posto...ma se solo si soffermava a pensarci, era evidente
quanta altra strada ci fosse da fare.
-Sono preoccupato per Hermione-
Harry le arrivò da dietro, circondandole la vita con le
braccia e posando il capo sulla sua spalla.
-Non sei l'unico- mormorò Elenie, lasciandosi andare contro
di lui.
-Credi che sia troppo tardi per fare un salto da lei?- le chiese il
ragazzo, guardando distrattamente l'orologio.
La Zabini scosse la testa -Se la conosco bene l'ultima cosa che
farà stanotte sarà dormire-
-Perfetto. Tornerò tardi, non mi aspettare-
Potter le diede un bacio a fior di labbra, afferrò il
mantello ed uscì.
Dopo pochi minuti stava varcando il cancelletto di Hermione. Non si
stupì più di tanto però, nel notare di
non essere
stato l'unico ad aver avuto quell'idea.
Sentendo i suoi passi nel vialetto infatti, Ronald Weasley, in piedi
sulla porta, si era voltato e gli aveva sorriso.
-Sei arrivato giusto in tempo, stavo per suonare- commentò.
Harry gli si accostò, un po' sulle spine. Non sapeva come
affrontare Hermione, ma il fatto di avere Ron accanto lo faceva sentire
meglio.
In due se la sarebbero in qualche modo cavata.
Premette il campanello, e dopo pochi minuti la Granger venne ad aprire.
Aveva addosso la vestaglia, e gli occhi erano rossi.
I due ragazzi la abbracciarono stretta, insieme, senza dire nulla, un
po' impacciati.
Sapeva quanto dovevano esser stati difficili quegli ultimi due giorni
per lei, e immaginavano anche che non avesse nessuna voglia di parlarne.
-Penserete che io sia una stupida- sussurrò invece Hermione,
con voce rotta.
-Perchè dovremmo?- chiese Harry, scostandosi appena da lei.
-Beh...invece di festeggiare, sono corsa a rintanarmi qui-
Ron scosse la testa, scompigliandole i capelli.
-Se non fossi estremamente complicata ed imprevedibile, non saresti tu-
ridacchiò, prendendola in giro.
Era vero.
Non la capiva.
Allo stesso tempo, però, vedeva i suoi occhi tormentati, le
sue mani che tremavano.
E allora ricordava di quando lei l' aveva accusato di possedere la
sfera
emotiva di un cucchiaino. Era chiaro a quel punto che nemmeno in un
milione di anni sarebbe mai riuscito a percepire anche solo una parte
del tormento che la scuoteva.
Eppure, nonostante questo, entrando gli era sembrato di riabbracciare
un'amica che da tempo non vedeva.
Era una strana sensazione.
Era la stessa Hermione forte e sensibile, delicata e meravigliosa, di
qualche anno prima.
Le maschere erano cadute.
-Stai bene?- chiese Harry. Forse l'aveva notato anche lui,
perchè sorrideva.
Era sparita quell'espressione preoccupata e triste che gli compariva
sul volto quando guardava la sua migliore amica.
La Granger annuì.
-Ho solo bisogno di un po' di tempo-
Tempo.
Una cosa che non si era mai concessa. O meglio, una
variabile con cui aveva sempre avuto un pessimo rapporto.
Durante gli anni ad Hogwarts col tempo ci aveva quasi giocato, cercando
di sfruttarlo al meglio per i suoi scopi, manovrandolo per quanto
poteva.
Poi era arrivato Draco. E lì era stata una lotta...Una lotta
per
poter rimediare momenti che fossero solo di loro due, ritagli
elemosinati nelle troppe poche ore della notte...E poi negli
ultimissimi giorni, una vera e propria battaglia per tenerlo in vita.
Dopo qualche giorno, invece, tutto si era bloccato.
E quel maledetto tempo aveva perso valore. Cosa potevano mai contare le
ore, i giorni, le stagioni che si susseguivano, di fronte a un dolore
così grande?
Cosa poteva mai importare fare le cose con calma o di fretta, se tanto
sapeva che alla fine non ci sarebbe stato lui ad aspettarla?
Ora invece quello stesso tempo lo prendeva per mano, sperando che
almeno lui potesse aiutarla.
Che almeno lui potesse darle una spiegazione.
Che almeno lui potesse farla stare meglio.
Il pesante russare di Ron fece sorridere Hermione.
Era l'alba ormai, e lei non aveva chiuso occhio. Si mise a sedere sul
letto, stando attenta a non svegliare i suoi due amici, che dormivano
accanto a lei, e quasi strisciando raggiunse la sponda.
Scese le scale silenziosamente, raggiungendo la cucina.
Era stata durissima restare ore ed ore lì sdraiata nel
letto,
senza muoversi, ma sapeva di aver bisogno di riflettere e rilassarsi.
E' tornato.
Ma perchè
allora sono a pezzi?
Vai da lui.
Mi è rimasto lontano per sei anni.
Chiedigli perchè.
Ho paura. Ho paura di sentirmi dire che mi ha dimenticata. Che non sono
mai stata importante.
Eppure non poteva scordare il suo sguardo, quando l'aveva
vista entrare nella cella.
Dio, se non era amore
quello...
Era gratitudine, nulla di più.
Hermione strinse la presa sulla tazzina del caffè. Come
poteva
stare lì a rimuginare sui sentimenti di lui, se non capiva
nulla
nemmeno dei propri?
Aveva cercato di chiudere tutti i suoi ricordi di Draco in un cassetto
per tanto, troppo tempo.
E ora quel maledetto di Malfoy aveva forzato la serratura,
rovesciandone per terra tutto il contenuto.
Ma lei non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederla così
fragile e indifesa, mai.
C'era sempre stata tanta competizione nel loro rapporto...nessuno aveva
mai abbassato la testa, nessuno aveva mai ammesso all'altro
esplicitamente i propri sentimenti.
E da quella battaglia ne erano usciti entrambi sconfitti.
-Cosa diamine ci fai in piedi?- fece allibita Elenie, vedendo Draco
scendere piano piano le scale.
-Non ne posso più di starmene confinato in quel
letto...piuttosto la morte!- sibilò il biondino, riuscendo
finalmente a raggiungere il divano.
La Benèfica alzò gli occhi al cielo.
-Ah...comunque, passando dal secondo piano ho sentito dei mugolii-
sogghignò Malfoy, allungando le gambe sul tavolino di fronte
a
sè -Non so se fosse la mezzaBabbana oppure Blaise e Pansy
che si
davano alla pazza gioia!-
Elenie assunse un'espressione schifata a quell'immagine, poi decise di
fare un salto nella stanza di Sophie per controllare.
La trovò con gli occhi sbarrati e lucidi, ed una mano sulla
gola.
-Tu sei Elenie, giusto?- sussurrò la ragazza, con voce fioca
ed incerta.
La Zabini esultò, poi la abbracciò di slancio,
felicissima che avesse ripreso a parlare.
Chiamò quindi Carrigan, Harry e Ron, esortandoli a venire a
casa all'istante.
Dieci minuti dopo erano tutti riuniti attorno al suo letto, a parte il
Capo degli Auror che si era fermato di sotto a parlare con Draco.
Ron poi era al settimo cielo. Finalmente la ragazza che aveva salvato
ed accudito per tutte quelle settimane, era perfettamente sana.
Avrebbe voluto chiederle tante cose, ma non era quello il momento.
Carrigan infatti entrò nella stanza e strinse la mano di
Sophie,
dicendosi felice per la sua guarigione.
-Come lei ben saprà, signorina, stiamo conducendo
un'indagine per capire il motivo per cui è stata aggredita-
Blaise, appollaiato sulla finestra, rise del suo tono professionale.
-Può dirci cosa ricorda di ciò che è
accaduto?-
-Purtroppo non molto- confessò Sophie -Sono stata
Schiantata,
credo, poi è tutto un buco nero fino al mio risveglio al San
Mungo-
Guardò l'uomo di fronte a lei, poi Ron, seduto al suo
fianco, con espressione desolata.
-Non ricordi nemmeno un dettaglio? Anche un particolare minimo potrebbe
essere importante- le disse il rossino, con voce incoraggiante.
La ragazza sembrò pensarci su qualche istante.
-Adesso che mi viene in mente...Ricordo un dolore fortissimo al collo-
e dicendo questo portò una mano sulla pelle ancora bendata,
là dove c'era la ferita a forma di tessera di puzzle -E poi
una
voce che diceva "ne
mancano altri cinquantasei".-
Sentendo quelle parole, gli altri si strinsero nelle spalle.
-Cinquantasei cosa?- chiese Blaise, rimuginandosi.
-Vittime?- suggerì Harry.
-Molto probabile- commentò Carrigan -Certamente erano
convinti
di riuscire a compiere il loro progetto quella sera, senza immaginare
il vostro arrivo-
-Quindi in realtà il loro scopo sarebbe uccidere
cinquantasette persone...- considerò Ron.
-E marchiarle-
-Sì, ma per quale motivo?- domandò ancora Potter,
più a sè stesso che agli altri.
Gli sembrava di dover districare una matassa...una matassa veramente
complessa, piena di nodi e difficoltà.
Senza contare che c'era tantissima gente che rischiava la vita,
là fuori, mentre loro perdevano tempo a pensare.
-Elenie- chiese ad un tratto Carrigan -Potresti mica chiamare quel tuo
amico vampiro?-
-William?- fece stupita la ragazza -Posso provarci-
-Perfetto!- mormorò sottovoce l'uomo, mentre Draco si
affacciava alla soglia.
-Malfoy, giusto tu- disse allora il Capo degli Auror -Non ricordi di
aver sentito nulla al riguardo di un incanto che coinvolge
cinquantasette maghi morti?-
-Immagino lei intenda cinquantasette Mezzosangue morti-
sibilò
secco il biondino, sostenendosi la spalla ferita -Comunque no, mai
sentito niente del genere...Di che si tratta?-
-Crediamo sia il rituale che stanno progettando i Mangiamorte-
spiegò Blaise.
-Beh, in questo caso non ne ho idea...Le uniche cose che sono riuscito
a scoprire sono che è un rituale antichissimo, e che viene
dalle
zone dell'India o qualcosa del genere- disse, con voce strascicata.
-E' già qualcosa- decise Carrigan, alzandosi. -Allora,
stasera
alle dieci in punto tutti qui, chiaro? Potter, chiama la Granger e
senti se lei magari sa qualcosa...Con tutti quei libri che sfoglia,
magari le è capitato di leggere delle cose al riguardo-
A Draco sfuggì un sorriso sentendo quelle parole. Sorriso
che a Zabini non sfuggì.
Con tutti quei libri che
sfoglia...
Sapeva che il suo migliore amico si era sentito di nuovo un po' a casa
sentendo quella frase.
Aveva ritrovato un dettaglio di lei.
Aveva capito che forse era ancora la stessa, anche dopo sei anni.
Che era sempre la stessa secchiona testarda e meravigliosa che aveva
lasciato.
E che forse se la sarebbe potuta anche riprendere.
Eccoci di nuovo
qui! Dai stavolta sono stata veramente brava (me lo dico da sola) ad
aggiornare dopo una settimana!
Comunque, come vedete Draco si è svegliato, e qui ci va una
piccola precisazione, prima che mi diciate di tutto per non aver fatto
accadere nulla di rilevante tra lui ed Hermione. Io, prima di qualsiasi
altra cosa, vorrei riuscire a scrivere una storia credibile.
Questo è ovviamente un termine difficile da
usare, considerato che stiamo parlando di maghi, bacchette, vampiri ecc
ecc., ma in questo caso mi sto riferendo ai sentimenti e alle
situazioni che si vengono a creare tra personaggi.
Quindi lo so che voi vorreste leggere di loro due che si baciano
appassionatamente, o che si mettono a parlare come due vecchi amici, e
lo so dato che anche a me nelle storie a volte piacerebbe ricevere
tutto e subito, perchè sono romantica, perchè
sono impaziente e perchè sono curiosa. Allo stesso tempo
però, credo che se leggessi di due che dopo sei anni che non
si vedono, nel giro di due giorni si parlano, si spiegano, si baciano e
magari finiscono a letto, penserei che fosse una cosa alquanto
affrettata...Soprattutto se si parla di due come Draco ed Hermione, che
sono sempre stati dipinti come riservati ed orgogliosi.
Vi dico tutto questo specialmente perchè mi dispiacerebbe
molto che pensaste che io la tiro per le lunghe solo per mantenere la
suspance, perchè vi assicuro che non è vero.
Vorrei solo scrivere qualcosa che io per prima possa giudicare coerente
e sensato, e vi assicuro che ci sarà un momento per le
domande e uno per le risposte.
Promesso!
Chiusa parentesi :) Come al solito trovate le risposte alle vostre
(bellissime) recensioni nelle vostre caselle personali!
Un abbraccio!
Gaia
|
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Capitolo 27 *** Capitolo 27 ***
-Posso entrare?-
-Da quando in qua chiedi prima di fare una cosa, Potter?-
Harry sospirò, aprendo del tutto la porta della stanza di
Draco Malfoy.
-Elenie mi ha detto di portarti su il pranzo- spiegò,
posando un vassoio sul comodino.
Draco posò il libro che stava distrattamente leggendo, e
guardò i piatti con sospetto.
-Non ci ho messo del cianuro, giuro!- sbottò Harry, con le
mani sui fianchi.
Il biondino alzò le spalle, ma parve tranquillizzarsi
leggermente.
L'altro invece rimase lì, impalato davanti al letto,
dondolando sulle gambe.
-Devi dirmi qualcosa?- sbottò Malfoy, versandosi un
bicchiere d'acqua.
Harry si guardò le mani, non sapendo da dove cominciare.
-In effetti sì...- ammise, sedendosi su una sedia
lì accanto.
Draco rimase in attesa, a braccia conserte, ben sapendo dove in
realtà sarebbe andato a parare Potter.
Passò un minuto, poi due...
Di questo passo non sarebbero mai arrivati da nessuna parte. Maledetto
sfregiato.
Se
non si fosse dato una mossa a parlare, Malfoy non sarebbe
più riuscito
a trattenere quella domanda che da troppo aveva sulla punta della
lingua.
-Lei come sta?-
Le parole gli uscirono da sole, e si rese conto di aver parlato solo
quando Harry alzò di scatto il capo.
Non c'era bisogno di chiedere a chi si stesse riferendo.
-E' scossa- mormorò Potter -Ma si sta già
riprendendo-
Draco annuì.
Dio, che scherzi faceva il destino.
Se
solo qualcuno anni prima gli avesse detto che un giorno sarebbe stato
da solo in una
stanza con Potter, a parlare quasi civilmente della Mezzosangue, gli
avrebbe riso in faccia.
-Senti...- prese poi coraggio il moretto
-Per quanto riguarda quello che è successo sei anni fa
io...io l'ho
fatto perchè credevo non ci fosse un'altra via-
Vide il volto di Malfoy indurirsi a quelle parole, mentre gli occhi
vagavano verso un punto imprecisato fuori dalla finestra.
-No
Potter...- iniziò il biondo -Tu l'hai fatto
perchè stavo per uccidere
la Mezzosangue. Le hai salvato la vita, e di questo ti ringrazio-
Il
silenzio cadde tra di loro. Un silenzio pieno di sottintesi, tra due
persone che non si erano mai piaciute nè probabilmente si
sarebbero mai
capite fino in fondo.
Ma Harry una risposta così non se la sarebbe mai aspettata.
Avrebbe voluto chiedergli tante cose, come tutti gli altri, del resto.
Ma Carrigan aveva ingiunto a tutti loro di aspettare, e Blaise in
primis si era detto d'accordo.
"Quando sarà il momento ve ne parlerà lui", aveva
detto il Capo, e loro, a malincuore lo avevano ascoltato.
-Se vuoi un consiglio, Sfregiato, non giocare mai a poker-
ghignò Malfoy.
-Che diavolo stai dicendo?- borbottò Harry.
-Si vede lontano un miglio quando ti stai scervellando su qualcosa..E'
così difficile per te arrivare a formulare un pensiero
sensato?-
Potter si alzò, pronto a tirargli un pugno, ma si trattenne,
sentendo la voce di Elenie che dal piano di sotto lo chiamava.
Uscì a grandi passi dalla stanza, ma quando fu sulla porta
Draco lo richiamò, inducendolo a voltarsi.
-Che vuoi?- abbaiò Harry.
-So che vi devo delle spiegazioni- cominciò Malfoy, lo
sguardo
teso -Ma prima devo parlarne con la Granger, quando vorrà
ascoltarmi-
Harry annuì, colpito.
Per una volta, però, era d'accordo con lui.
Hermione meritava di avere delle risposte, più di chiunque
altro. Doveva essere la prima a sentire la verità di Draco
sul
perchè non era mai tornato indietro da loro.
Indietro, da lei.
-Ma quanto diamine ci vuole?-
-Arriverà a momenti, Capo, stia tranquillo!-
Carrigan, che stava facendo su e giù per il salotto di
Harry, guardò Blaise con occhi assassini.
-Non sto parlando solo di quel maledetto vampiro, ma anche dei tuoi
esimi colleghi! Vedi per caso qualcuno?-
-Beh, mancano ancora due minuti alle dieci...- mormorò
timidamente Zabini.
Draco, dalla sua regale poltrona, alzò gli occhi al cielo.
-E' proprio necessario che rimanga anche io?- sbuffò, con
una mano sulla spalla ferita.
-Devo rispondere?- sbraitò il Capo degli Auror, mentre
Elenie gli allungava una camomilla.
Passarono cinque minuti, durante i quali arrivarono Chris, Matt, Alice
e Sebastian, ed anche Ron si degnò di scendere dal piano di
sopra dove era andato a salutare Sophie.
-Hermione sta arrivando- annunciò il rossino- Ha detto di
cominciare pure senza di lei.-
Le parole di Weasley vennero soffocate dal rumore di una
Materializzazione, ed ecco che Lord William apparve esattamente sopra
al tavolino del salotto.
-Buonasera a tutti- snocciolò, compito, guardandoli tutti
dall'altro -Potrei sapere il motivo per cui sono stato convocato? Ho
dovuto disdire un impegno importante-
Inutile dire che Draco lo guardava con gli occhi fuori dalle orbite. E
ne aveva visti lui di tipi strani nella sua vita!
-Ci serve il tuo aiuto Will..- cominciò Elenie, che era
quella
più in confidenza con lui -Abbiamo ricevuto delle
indicazioni
sul rituale dei Mangiamorte, e magari tu ne sapevi qualcosa-
Il vampiro si aggiustò appena la cravatta, quindi scese
elegantemente dal tavolino. Non fece in tempo a dire nulla,
però, che Hermione si proiettò nel salotto.
-Scusate il ritardo- soffiò -Ho avuto un imprevisto-
Preferì omettere che l'imprevisto
in questione si chiamava Peter, e che si era appostato tutto il giorno
sotto casa sua.
-Buonasera, Hermione!- sorrise educato William, prendendole
delicatamente la mano e deponendovi un bacio.
-Oh, William, non sapevo che ci fossi- rispose la Granger, contenta -Mi
fa piacere rivederti-
Mentre diceva quelle parole, sentì su di sè uno
sguardo rovente, ma fece finta di nulla.
-Se avete finito i vostri convenevoli- intervenne allora la voce gelida
di Draco- gradirei che ci sbrigassimo, così posso andarmene
a
dormire-
Hermione non raccolse la provocazione, e si sedette accanto ad Harry
sul divano.
-Dicevamo?- riprese Carrigan, sbrigativo. -Ah sì, ci
chiedevamo
se magari lei sapesse qualcosa su un rituale molto antico che si basa
sulla morte di cinquantasette mezzosangue-
Trattennero tutti il fiato, mentre il vampiro ci pensava su.
-Così su due piedi non saprei dirvi nulla di preciso- disse
lentamente, dopo un po' -Ma le vostre parole non mi giungono nuove-
-Non potresti verificare?- saltò su la Granger.
-Ma naturalmente...In capo ad una settimana saprò dirvi
senz'altro qualcosa- sorrise gentile William.
-Oh grazie!-
-Se non c'è altro ora, toglierei il disturbo-
comunicò,
salutando tutti con un cenno del capo, ma elargendo un largo sorriso
alle tre donne nella stanza. Poi si Smaterializzò.
-Direi che non avremmo potuto sperare in qualcosa di più-
mormorò Carrigan, lasciandosi cadere sul divano.
-Cosa dite, preparo qualcosa da mangiare per tutti?- propose Elenie
allegramente.
-Volentieri- disse Alice- Noi non abbiamo nemmeno cenato!-
Gli altri si unirono a lei nel dirsi d'accordo, ma Malfoy si
alzò a fatica dalla poltrona.
-Io credo che me ne andrò di sopra- annunciò
-Sono molto stanco-
Andò verso le scale, mentre il resto del gruppo lo fissava
in silenzio.
Sapevano che gli ci sarebbe voluto del tempo, per risentirsi di nuovo
veramente tra loro, ma non potevano fare a meno di sperare che questo
accadesse il prima possibile.
Lord Cassian Deveraux Cavendish attraversò il largo salone,
fino a giungere nella stanza dove lo aspettava Jenkins.
-Allora?- lo apostrofò- Hai studiato un'idea per un
nascondiglio più opportuno?-
-Ci sto lavorando, signore...Ma credo comunque che per il momento sia
meglio per noi restare qui a Cavendish Manor-
-E va bene.- concesse Cavendish -Ma nel frattempo non intendo perdere
giorni preziosi-
-Cosa intendete fare?-
Cavendish si sfregò le mani, sedendosi su una poltrona.
-Come hai suggerito tu, per qualche tempo è il caso di
ridurre
gli attacchi, per non attirare troppo l'attenzione..Ma non intendo
allontanarmi da uno dei miei obiettivi primari-
-Vi riferite ad Harry Potter, signore?- chiese Jenkins, leggermente
confuso.
Cavendish si girò a guardarlo, con un ghigno che gli
deformava il viso. Scosse la testa.
-No. Parlo di Hermione Granger.-
-Capisco...Posso chiedervi perchè siete così
interessato a lei?-
-Perchè se riuscirò a farle del male, con un solo
gesto
getterei nella disperazione sia Harry Potter che Draco Malfoy-
Mentre sibilava quell'ultimo nome, le dita si serrarono sul bracciolo
della poltrona.
-Li voglio vedere annientati. E accadrà stanotte-
-Cosa? Ma è impossibile entrare in casa della Granger! So
che le
case degli Auror sono protette da parole d'ordine, oltre che da
incantesimi molto potenti- cercò di dire Jenkins.
-Zitto!- ringhiò Cavendish. -Per quanto riguarda gli
incantesimi, non sono affatto un problema, e lo stesso per la parola
d'ordine-
-Come intendete fare?- chiese l'altro, totalmente sottomesso.
-Ho i miei mezzi. Vai a chiamare Lasko, stanotte avrò
bisogno di lui e dei suoi amici-
Hermione tornò a casa che era mezzanotte passata.
Gli altri avevano parlato molto, durante la cena notturna, ma lei era
pensierosa.
Non poteva fare a meno di ricordare lo sguardo di Draco, mentre lei e
William parlavano, non poteva dimenticare la sua voce tagliente nel
silenzio della stanza.
E come le aveva voltato le spalle di netto, quando era salito in camera.
Era una sera calda, quindi le diede appena un po' di sollievo infilarsi
tra le lenzuola fresche, anche se i suoi pensieri fastidiosi non le
davano pace.
Forse cullata da questi, però, poco dopo si
addormentò.
Non passò nemmeno un'ora, che un rumore al piano di sotto la
risvegliò.
Aveva udito un tonfo secco, ed era questo che l'aveva destata, ma ora
poteva distintamente udire anche un certo crepitìo, come di
fogli che bruciavano, e proveniva dal piano di sotto.
Afferrò la bacchetta e corse verso alle scale. Arrivata a
metà di esse, quasi cacciò un urlo per lo
spettacolo che
le si presentava di fronte.
Fiamme, ovunque.
Alcune, molto alte, arrivavano quasi a ghermire il soffitto, mentre
altre stavano aggredendo i mobili.
Sembravano quasi dotate di vita propria, e selvagge si spostavano da un
lato all'altro della stanza.
Hermione si riscosse, e si voltò per correre di nuovo di
sopra,
dove sarebbe stata fuori dalla portata del fuoco, ma in cima alle scale
vide un uomo.
-Lasko...- mormorò.
E lì capì che era finita.
Guardò al di sopra della propria spalla, verso il basso, e
vide
comparire almeno cinque Efreet, accanto alle fiamme, con lo stesso
sorriso soddisfatto sul volto.
-Come ci si sente a stare in minoranza, una volta tanto?- la prese in
giro Lasko -Senza nessuno pronto a pararti le spalle?-
Hermione non si disturbò nemmeno a rispondere, troppo
occupata a
pensare a come uscire da quella situazione. Sentiva sempre
più
caldo, e questo non aiutava. Si girò la bacchetta tra le
mani,
conscia che avrebbe avuto solo un incantesimo a disposizione.
Non appena lo avesse pronunciato, sicuramente l'avrebbero attaccata.
A Smaterializzarsi nemmeno ci pensava...L'aria era troppo densa ed
impregnata di fumo, e lei troppo debole per la mancanza di ossigeno.
Tossì, e cercò di inspirare a fondo, ma ottenne
solo di accumulare ancor più aria viziata.
A un tratto l'idea.
Strinse la presa sulla bacchetta, continuando a fissare Lasko negli
occhi. Una sola possibilità.
Sperò di riuscire a trovare un ricordo abbastanza felice, ma
pregò soprattutto che il frutto del suo tentativo arrivasse
alle
persone giuste.
E che queste potessero arrivare in tempo.
-Expecto Patronum!-
gridò, anche se la sua voce venne sovrastata dalle fiamme.
Gli Efreet però la udirono, e scattarono all'attacco.
Hermione avvertì un calore fortissimo alla schiena, e
crollò in ginocchio, stringendo i denti dal dolore.
La piccola lontra argentea fuoriuscita dalla sua bacchetta invece, dopo
aver visto colei che l'aveva prodotta cadere lì in mezzo
alle
scale, sparì.
Draco Lucius Malfoy si rigirava nel letto senza sosta, sopraffatto dal
dolore alla spalla, che gli impediva di dormire.
Ad un tratto, vide qualcosa che rischiarò il buio totale
della stanza.
Si tirò a fatica su a sedere, e notò uno strano
animaletto
argentato fare avanti e indietro davanti a lui, come se volesse dirgli
qualcosa. Il biondino si stropicciò appena gli occhi, e
capì che era una lontra.
Hermione...
Incurante delle fitte alla spalla, scattò giù dal
letto e
corse alla porta, afferrando a caso i pantaloni e la camicia, e
infilandoseli mentre scendeva sparato giù dalle scale.
-Potter!- gridò, entrando come un razzo nella camera del
moretto ed accendendo tutte le luci.
Harry ed Elenie si mossero appena, assonnati, guardandolo confusi,
mentre come un invasato il biondo lanciava loro vestiti presi
chissà dove.
-Che vuoi Malfoy?- biascicò l'ex-Grifondoro, mentre copriva
la
sua fidanzata con la coperta, nascondendone le grazie.
-Esci da quello stramaledetto letto! La Mezzosangue è in
pericolo, mi ha mandato un Patronus-
Potter non se lo fece ripetere due volte, e nel giro di due minuti
stava uscendo di casa con Draco, mentre Elenie andava a chiamare Blaise.
-Raggiungeteci il prima possibile- le gridò, mentre
già afferrava Malfoy e insieme a lui si Smaterializzava,
Riapparvero di fronte a casa di Hermione. Le ante alle finestre erano
tutte chiuse, e sembrava che dentro non stesse accadendo nulla di
strano.
-Guarda!- lo trattenne però Draco, indicandogli la porta.
Da lì sotto filtrava una luce rossastra, ballerina, che non
indicava nulla di buono.
I due ragazzi corsero alla porta, e la buttarono giù a
spallate.
-Merda!- gridò Harry, dato che il fuoco praticamente
già li lambiva.
-Aguamenti!-
Lanciarono insieme l'incantesimo, che ridusse appena un po' le fiamme.
Cinque figure però, si pararono davanti a loro, pronti a
dare battaglia.
Ma avrebbero trovato pane per i loro denti.
Uno Schiantesimo di incredibile portata si abbattè sugli
Efreet
senza che nessuno lo avesse pronunciato, e che a stento loro respinsero
con gli scudi.
Era Draco, che sotto gli occhi allibiti di Harry, stava dando bella
mostra di sè, pur non essendo nel pieno delle forze.
-Accidenti Malfoy!- Potter non riuscì a trattenersi.
-Sai com'è- ringhiò il biondino, mentre cercava
di
togliersi di dosso un nemico che gli si era quasi gettato sopra -In
questi sei anni ho pur dovuto tenermi in allenamento-
Harry sogghignò, spedendo contro il muro un altro Efreet.
Sentì le voci di Elenie e Blaise urlare incantesimi, e vide
che
i nemici cominciavano lentamente ad arretrare.
Già prima c'era una netta disparità di forze, che
ora era quasi diventata anche numerica.
-Cerca Hermione- gridò allora Harry a Malfoy -Qua possiamo
occuparcene noi-
Senza farselo ripetere due volte, Draco spedì via con un
calcio
l'Efreet con cui stava combattendo, ed attraversò il salotto.
Non appena la vide, semisvenuta sulle scale, sentì il cuore
strapparsi in due.
In due balzi la raggiunse e se la strinse al petto.
Fece attenzione a non farle male, dato che con ogni
probabilità era ferita, e si rialzò con lei in
braccio.
Si voltò verso Harry, col fiato corto. Il moretto
annuì, e Draco si Smaterializzò.
Portandosi via l'altra metà di sè.
Ciao a tutti!
Allora, innanzitutto vi faccio gli auguri di Buona Pasqua, anche se
moooolto in ritardo! Speravo di riuscire ad aggiungere il nuovo
capitolo domenica scorsa, ma non ce l'ho proprio fatta fino ad oggi!
Come avrete intuito dalla fine di questo capitolo, dal prossimo
aggiornamento vedremo le cose sbloccarsi leggermente tra Draco ed
Hermione, e ne vedremo delle belle =)
Un bacio grande a voi e il solito enorme grazie per le meravigliose
recensioni!
A presto!
Gaia
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Capitolo 28 *** Capitolo 28 ***
Draco riapparve di fronte a casa di Harry.
Entrò di corsa, con l'affanno della disperazione, mentre
sentiva
Hermione sempre più arrendevole tra le sue braccia.
Sentiva qualcosa di caldo colargli lungo il braccio, e capì
che la propria ferita alla spalla doveva essersi riaperta.
-Draco...- la sentì mormorare, con voce arrochita dalle
esalazioni di fumo.
-Non parlare...Adesso sei al sicuro-
Arrivò nella propria stanza, e si sedette sul letto, sempre
con lei tra le braccia.
Sentì il naso di lei sul proprio collo, le sue lacrime
leggere scivolargli nella camicia.
Affondò la bocca tra i capelli di Hermione, sentendo i suoi
riccioli sfiorargli le labbra.
Allungò una mano a toccarle la schiena, e la
sentì
irrigidirsi, mentre un grido sottile si fece strada tra le sue labbra.
Sentendosi un mostro per non aver controllato subito le sue condizioni,
tradendosi per quel contatto che aveva tanto bramato, la
scostò
da sè.
Con una delicatezza infinita la adagiò tra i cuscini,
ponendola su un fianco.
Fece per sollevarle la maglietta del pigiama, ma lei lo
bloccò.
-No- rantolò.
-Voglio solo controllare cos'hai- le sussurrò lui.
Hermione si voltò a fatica, per guardarlo, con quei grandi
occhi lucidi e arrossati.
-Fa male...- soffiò, lasciandosi sfuggire un singhiozzo.
Nessuno dei due sapeva se si riferisse maggiormente alla ferita, o alla
mano di lui sulla sua pelle.
-Farò piano, promesso-
Malfoy le sollevò la maglia, reprimendo a stento un brivido.
Sulla schiena di Hermione spiccava una grossa ustione, segno
dell'ultimo attacco degli Efreet.
-Quei bastardi- sibilò Draco, in preda ad una furia
incontrollabile.
Lei non l'avrebbero dovuta toccare...Ma se ne sarebbero pentiti, oh
sì.
In quel momento entrarono di corsa gli altri tre, sporchi di fuliggine
e accaldati.
-Hermione!- gridò Harry, sconvolto nel vederla in quelle
condizioni.
Le si accalcarono intorno, mentre lei, con gli occhi socchiusi, pativa
le pene dell'inferno per quel dolore atroce.
-Ma cos'ha?- chiese sgomento Blaise, vedendo la schiena dell'amica
praticamente distrutta.
-L'hanno bruciata- ringhiò Draco.
Si scostò dal letto, dirigendosi verso l'armadio. Si
gettò sulle spalle il mantello, stringendo la bacchetta e
avvicinandosi alla porta.
-Che diavolo hai in mente di fare?- gli urlò Elenie, che
aveva intuito le sue intenzioni.
Corse davanti alla porta della stanza, bloccandogli il passaggio.
-Levati di mezzo- sibilò Malfoy, con voce tagliente.
-Nemmeno per sogno. Non ho intenzione di lasciarti compiere una
sciocchezza.-
-Ti rendi conto o no che se non fosse riuscita ad avvertirmi, a
quest'ora l'avrebbero uccisa?- abbaiò Draco, quasi tremando.
-Non ho nessuna intenzione di fargliela passare liscia così-
Elenie non riuscì a non sorridere per quella dimostrazione
di
amore. Gli posò una mano sulla guancia, cercando di calmarlo.
-Lo so...Ma se vai là adesso ti ammazzeranno, sono troppi-
mormorò dolcemente -E lei ora ha bisogno di te-
Forse furono quelle ultime parole a calmarlo, ma il biondino si
voltò verso Hermione, piegata e ferita in quel letto.
Scosse la testa, buttando a terra il mantello e tornando di nuovo verso
di lei.
-Mi servono degli ingredienti per una pozione, dove posso trovarli?-
chiese, come se nulla fosse accaduto.
-Abbiamo qualcosa al piano di sotto.- borbottò Harry,
carezzando i capelli della Granger.
Draco afferrò un foglio a casaccio, vi
scribacchiò sopra qualcosa e glielo passò.
-Recuperami questi allora. Subito. E un qualche calderone-
Potter annuì, anche se avrebbe voluto rispondere a tono a
quella che più che una richiesta era stato un ordine.
Scese di corsa, e Blaise ed Elenie gli andarono dietro. Harry per un
solo istante si chiese se lo facessero per lasciare soli Draco ed
Hermione, oppure perchè avevano scarsa fiducia nella sua
capacità di rimediare tutti gli ingredienti necessari, ma
preferì non fare polemica e sbrigarsi a cercare
ciò che
serviva per curare la sua migliore amica.
Malfoy, appena gli altri uscirono, tornò da Hermione.
Aveva gli occhi chiusi, ma non dormiva, lo si poteva notare dalla sua
espressione tirata e sofferente.
-Adesso ti preparo una pozione che ti farà sicuramente stare
meglio- spiegò il biondino, sedendosi sul bordo del letto.
La Granger aprì appena gli occhi, allungando un braccio
verso di
lui come a volerlo toccare, ma limitandosi poi a farlo vagare
sul
lenzuolo.
-Promettimi che non farai sciocchezze- sussurrò.
-Di che stai parlando?-
-Ti ho sentito, prima..Giurami che non andrai a cercarli-
Draco fece una smorfia infastidita, poi si alzò dal letto,
posizionandosi di fronte alla finestra.
-Non entrare in cose che non ti competono, Mezzosangue-
Hermione incassò in silenzio. Non capiva se ciò
che non
le competeva fossero le questioni in sospeso con i Mangiamorte, oppure
la vita di Draco.
-Allora Malfoy, forse sarebbe meglio che tu mi avessi lasciata
lì-
-Cosa diavolo stai dicendo?- sbottò il biondino.
-Niente. Lascia stare- buttò lì Hermione,
spossata,
rendendosi però conto che quello era praticamente il loro
primo
dialogo da quando si erano rivisti.
Draco forse si rese conto di essere stato un po' troppo duro. Fece due
passi e si accosciò accanto al letto, in modo che il suo
viso
fosse allo stesso livello di quello della Granger.
-Mezzosangue, guardami- le ordinò, afferrandole il mento.
Hermione esitava. Non credeva di poter sopportare quegli occhi
così alteri e freddi, incatenati nei suoi in una magia che
troppo tempo prima era stata spezzata.
-Guardami- ripetè Draco, stavolta a voce più
bassa.
La ragazza alzò appena il volto, ritrovandosi vicinissima a
lui.
Sentiva il suo respiro sul viso, la sua mano così forte a
sostenerla.
-Mai, e dico mai, sarei rimasto indifferente nel saperti in pericolo-
Aveva parlato pianissimo, tanto che lei aveva fatto fatica a sentirlo.
E allora ripensò al suo abbraccio disperato quando l'aveva
trovata sulle scale, alla sua stretta dolce, alla sua bocca tra i
propri capelli, alle soffici parole che le aveva sussurrato per farla
stare tranquilla. Al suo cuore che batteva forte mentre la portava in
salvo.
-Eccoci, dovremmo aver trovato tutto-
Blaise spalancò la porta, e Draco si alzò di
scatto, allontanandosi da Hermione.
I tre ragazzi deposero su un mobile un sacco di provette, e strane
piante.
-Tieni il calderone- borbottò Potter. Lo passò a
Draco,
ma lo mollò un istante prima che questi lo prendesse,
facendoglielo cadere su un piede.
-Maledetto sfregiato!- ringhiò il biondo, mentre l'altro
sogghignava -Vedrai quando meno te lo aspetti cosa ti capita...-
Senza curarsi oltre del suo nemico di sempre, Draco accese la fiamma
sotto il calderone, e cominciò ad esaminare gli ingredienti,
buttandoli poi a prima vista un po' a caso nel calderone.
-Sei sicuro di quello che fai?- chiese allora Harry.
Malfoy nemmeno gli rispose, inchiodandolo semplicemente al muro con
un'occhiata.
-Draco, ma tu sanguini!- esclamò ad un tratto Elenie,
osservando
la camicia del ragazzo, sotto alla quale spiccava una macchia rossastra.
-Non è niente- borbottò il ragazzo, non potendo
fare a
meno di notare che anche Hermione si era drizzata, udendo le parole
della Benèfica.
-Ti si deve essere riaperta la ferita...Lascia che provi a
sistemartela- continuò la Zabini.
-Più tardi, ora devo finire qui!-
Elenie però fece il diavolo a quattro, finchè
Draco non
acconsentì a farsi almeno cambiare la fasciatura con una
più stretta.
Passarono venti minuti abbondanti, durante i quali Malfoy
continuò a rimescolare la pozione, che divenne di un bel
colore
azzurro cielo.
-Dovrebbe essere pronta- considerò dopo un po'
-Sentite...Voi andate pure a letto, qui me ne occupo io-
Gli altri fecero un po' di resistenza, ma vennero celermente cacciati
fuori, ed invitati ad andare a dormire.
Draco chiuse accuratamente la porta della stanza, poi raccolse parte
della pozione in una bacinella.
Era densa come una crema, e fredda, in modo da alleviare il bruciore
delle ustioni.
-Può darsi che ti faccia male, all'inizio, ma è
il migliore dei rimedi- spiegò Malfoy, sedendosi sul letto.
Hermione annuì, con la faccia semiaffondata nel cuscino,
così che lui non potesse vederle il volto.
Il ragazzo raccolse un po' della pozione e, con quanta più
delicatezza possibile prese a passare le dita sulla schiena della
Granger.
Non poteva vedere la sua espressione, ma da come aveva artigliato il
lenzuolo con le mani, doveva bruciare molto.
Le dita bianche di Draco si mossero quasi tremanti sulle piccole spalle
di lei, poi scesero sulla spina dorsale, soffermandosi in ogni piccolo
punto, quindi andarono giù, per poi risalire lentamente.
Ogni
tanto si fermava per prendere un altro po' di unguento.
Hermione dal canto suo, ringraziava di poter tenere nascosto il viso.
Il dolore era forte, ma riusciva comunque ad avvertire e riconoscere
distintamente il tocco di Draco, così delicato e deciso, che
lasciava una scia cocente sulla sua pelle.
-Ecco fatto- disse d'un tratto lui -Vedrai che domattina
andrà molto meglio-
Lei non rispose, così Malfoy uscì per andare a
lavarsi le mani.
Arrivato in bagno si guardò allo specchio. I capelli erano
scompigliati, il volto stanco e appena sporco di fuliggine.
C'era arrivato così vicino, questa volta.
L'aveva quasi persa. Proprio ora che l'aveva ritrovata.
Quando l'aveva rivista, giorni prima, gli era mancato il respiro, ma
nonostante questo
una parte di lui aveva quasi sperato che lei fosse al sicuro e felice,
magari con un altro, ma in salvo da tutto quel male che lui si era
sempre portato addosso.
Draco quasi sorrise alla propria immagine riflessa. Un sorriso che era
quasi di scherno, di compassione, verso sè stesso e quello
che
era diventato.
Una volta tutto quello che avrebbe desiderato era trovarla distrutta,
legata ancora indissolubilmente al suo ricordo. Ora invece, per amore
di lei, gli bastava saperla al sicuro.
Afferrò una boccetta di vetro che gli stava davanti, e la
scagliò per terra con tutta la forza che aveva, riducendola
in
mille pezzi.
-Cos'è successo?-
Malfoy, rientrando in camera pochi minuti dopo, si ritrovò a
fare i conti con lo sguardo inquisitorio di Hermione.
-Di che stai parlando?- chiese allora, con noncuranza.
-Ho sentito un rumore, come di qualcosa che si rompeva-
spiegò lei.
-Ah sì, mi è caduto uno di quei mille inutili
oggetti di vetro che ci sono in bagno-
La Granger lasciò che il proprio sguardo indugiasse qualche
istante in più verso Malfoy, come se sapesse benissimo cosa
fosse
accaduto, e il perchè dello scoppio di rabbia del ragazzo.
-Ora finiscila con le domande- borbottò lui -E vedi di
dormire che è tardi-
-Non ho cinque anni Malfoy- ribatte pronta lei- E poi...ma che fai?-
Draco infatti si era seduto in poltrona, togliendosi le scarpe e
allungando i piedi sul bordo del letto.
-Secondo te, Mezzosangue?- fece tagliente lui -Mi organizzo per passare
la notte-
-Non c'è bisogno che resti lì- disse la ragazza,
in
imbarazzo -Ci sono altre due stanze da letto vuote, su questo piano-
-Preferisco rimanere nei paraggi, nel caso ti serva qualcosa. Nelle
condizioni in cui sei, potresti farti male se cerchi di alzarti-
-Ma la tua spalla...- protestò Hermione.
-La mia spalla è affar mio- sibilò lui -Ora
dormi, che sono stanco anch'io-
E, detto questo, si sporse verso di lei, per spegnere la luce sul
comodino.
Il polso di lui sfiorò appena la spalla della Granger, e i
loro occhi si incrociarono di nuovo.
Ma nessuno dei due riuscì a dire niente. L'aria
però era
satura di cose non dette, di gesti non fatti, di domande senza risposta.
Entrambi fecero finta di nulla, ingoiando i propri sentimenti.
Fingendo ingenuamente che fosse un caso che il Patronus di Hermione,
quella sera, fosse andato a cercare proprio Malfoy, e non qualcun altro.
Pansy Parkinson incrociò le braccia sul petto, stizzita.
-Io non riesco ancora a credere che tu stanotte te ne sia andato a fare
l'eroe senza nemmeno avvertirmi!- sibilò, rivolta al suo
quasi
ex-fidanzato.
Blaise alzò gli occhi al cielo, con un mezzo sorriso sul
viso.
-Te l'ho già detto...dormivi e non mi sembrava il caso di
svegliarti!- cercò di spiegare per la centesima volta.
-Trova una scusa meno idiota, grazie!- sbraitò la ragazza,
fumando come una teiera -Possibile che tu e i tuoi stupidi amici
dobbiate avere sempre questa manìa di salvare il
mondo senza mai
fermarvi un secondo prima ad avvisare?-
Zabini la raggiunse e la abbracciò da dietro, mentre lei si
divincolava.
Sapeva benissimo che tutta quella rabbia era il suo modo di dirgli che
si era preoccupata per lui.
Un colpo di tosse sulla soglia della cucina li fece voltare.
-Evitatemi scene patetiche per cortesia- borbottò Malfoy,
sedendosi su uno sgabello.
Pansy lo fulminò con lo sguardo, mentre marciava verso il
salotto bofonchiando insulti di vario tipo.
Blaise si limitò a ridacchiare, ma poi il suo viso si fece
di nuovo serio, mentre si voltava verso l'amico.
-Hermione come sta?- chiese, preoccupato.
-Meglio- rispose Draco, bevendo il caffè di Zabini -Le ho
dato un sedativo, perchè stanotte continuava a muoversi-
-E tu invece?-
Malfoy indurì la mascella, intuendo subito che Blaise non si
stava riferendo alle sue condizioni fisiche. No, lui voleva sapere come
era stato rivederla, poi trovarla ferita, stringerla di nuovo, e
guardarla dormire.
Si, perchè era quello che lui aveva fatto, tutta la notte.
Non aveva nemmeno provato a chiudere gli occhi. Era rimasto
lì,
gli avambracci posati sulle ginocchia, il busto proteso in avanti, a
guardare la schiena di lei alzarsi e abbassarsi al ritmo del respiro
regolare, i lunghi capelli raccolti da un lato, le braccia che
circondavano il cuscino.
Lei.
Non fece in tempo a dire nulla a Blaise, però,
perchè Ron e un altro tizio entrarono a razzo nella stanza.
-Ma che diavolo è successo a Hermione?- quasi
gridò il rossino, paonazzo in volto per lo spavento.
Il tizio dietro a lui intanto si guardava intorno minacciosamente, i
pugni stretti e gli occhi contratti.
-Esigo di vederla! Subito!- ingiunse quest'ultimo, con voce alquanto
irritante.
-State calmi tutti e due- provò a dire Zabini, protendendo
le
braccia verso di loro -Hanno attaccato casa sua, ma lei sta bene. Ora
riposa-
Se Weasley, rassicurato sulla salute dell'amica, si calmò un
po', l'altro si alterò ancora di più.
-Dov'è?- chiese, agitato, facendo cenno di voler andare al
piano di sopra.
-Peter stai qui!- ordinò Blaise, bloccandolo per un braccio
-Ti
chiamerà lei, quando si sveglierà, se
vorrà-
Gli occhi di Randall si incendiarono, mentre il ragazzo arrossiva
pericolosamente.
-E' la mia fidanzata- urlò, calcando sull'ultima parola -E'
un mio diritto vederla-
Strattonò il braccio, liberandosi dalla presa di Zabini, con
così tanta violenza da spedire il moretto a sbattere contro
il
tavolo.
In un secondo Draco gli fu addosso.
-Senti, pezzente, forse non hai capito- ringhiò il
biondino, afferrando Peter per il bavero della costosa giacca -Ti ha
detto che sarà la Granger a chiamarti. Ora vai fuori di qui,
se
non vuoi rischiare che nemmeno lei possa riconoscere il tuo brutto muso-
Inutile dire che l'ego di Randall quel giorno subì un brutto
colpo, ma vedendosi accerchiato dai tre ragazzi non potè
fare
altro che uscire, mormorando promesse di querele.
-Belle persone che frequenti, Donnola- borbottò Malfoy,
riaccomodandosi sullo sgabello con una mano sulla spalla dolorante.
-Era venuto a chiedermi notizie di Hermione, e quindi era con me quando
è arrivato il messaggio di Harry che diceva di stanotte-
spiegò Ron, guardandolo storto -E non sono riuscito a
liberarmene-
-Non ti preoccupare...Lo sappiamo tutti che è un imbecille-
disse Blaise, passandosi una mano tra i capelli.
Il rossino sorrise, per poi salire di sopra a verificare le condizioni
sia di Hermione che di Sophie.
-E così sta con quello lì?-
Zabini pensò quasi di non aver capito la domanda, dato che
Draco l'aveva praticamente sussurrata.
-Beh...sinceramente non lo so nemmeno io- rispose, sedendosi accanto
all'amico -Uscivano insieme da tempo, ma poi lui le ha chiesto di
sposarlo e lei l'ha praticamente piantato-
Malfoy non disse nulla, lo sguardo perso sul fondo della tazzina da
caffè.
-Ascoltami- disse allora Blaise, posandogli una mano sul braccio -Lei
non ha mai avuto nessun altro dopo che te ne sei andato. Non veramente
almeno. Hai visto Randall no? Personalmente credo che uscisse con gente
del genere perchè tanto sapeva che non si sarebbe mai
più
potuta innamorare davvero-
Draco lo fissò, con la solita espressione irritata negli
occhi
che aveva quando qualcuno si prendeva la briga di fargli un discorso
che lui non aveva richiesto, o si era permesso di dire qualcosa di
troppo.
Ma le maschere non servivano con Blaise. O almeno, erano destinate a
cadere dopo pochi minuti.
Quindi si limitò a guardarlo, con un'espressione quasi
vuota,
quasi rassegnata al fatto che dopo sei anni le cose potevano anche
essere cambiate.
Che lei potesse essere cambiata, mettendosi con qualcuno che una volta
avrebbe soltanto disprezzato.
-Lei non ti ha mai dimenticato- aggiunse Zabini, come se gli avesse
letto nel pensiero -Nessuno di noi lo ha mai fatto-
Passò un minuto, o forse un'ora, prima che uno dei due
facesse
un solo gesto per rompere il silenzio seguito
a quell'affermazione.
E da un piccolo gesto ci volle poco perchè arrivassero a
quell'abbraccio che mai si erano concessi, e che forse bastava per
riempire tutto quel tempo in cui Blaise si era sentito solo. E ora,
aggrappato al maglione del suo migliore amico, non poteva impedire alle
proprie spalle di tremare, proprio come quando era un bambino che aveva
paura del buio.
Pansy tornò in quel momento, ma si fermò sulla
soglia.
Non voleva rovinare quel momento. Il momento del ritrovo, il momento in
cui si parlava più che in ogni altro.
Così restò in disparte, a sorridere tra
sè, mentre si
asciugava una lacrima furtiva che le era scivolata lungo una guancia.
Ciao a tutte! Ho
cercato di essere il più veloce possibile anche questa
volta...direi che per ora riesco a mantenere questo ritmo, anche se
temo di non poter promettere che sarà sempre
così..Su questo capitolo non ho molto da dire, se non che
Draco sta pian piano perdendo il suo abituale self control e che
le cose stanno cambiando tra lui ed Hermione, ma credo lo abbiate
notato da sole =) Corro a ringraziarvi per le vostre meravigliose,
graditissime e amatissime recensioni! Alla prossima, un bacione!
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Capitolo 29 *** Capitolo 29 ***
Le condizioni di Hermione migliorarono nettamente nel giro
di pochi giorni.
Anche lei stessa se n'era accorta, soprattutto dal fatto che Draco
aveva smesso di rimanere appostato accanto al suo letto la notte, e che
il compito di spalmarle l'unguento sulla schiena era passato ad Elenie.
Era da tre notti prima che non parlava con Malfoy. Il ragazzo si era
fatto scostante.
Al massimo metteva la testa dentro la stanza, per andarsene subito non
appena notava che lei era sveglia.
La evitava, chiaramente.
Quel martedì mattina comunque, Hermione era riuscita anche
ad alzarsi, nonostante la ferita le tirasse non poco.
Scese le scale attaccandosi saldamente alla ringhiera, quindi
finalmente arrivò in cucina, dove Harry ed Elenie stavano
facendo colazione.
-Buongiorno!- esordì, appoggiandosi con i fianchi ad un
ripiano.
-Ti sei alzata!- constatò la Benèfica, con un
sorriso -Sono contenta di vedere che stai meglio-
La Granger sorrise a sua volta, cominciando a rilassarsi...
-Che ci fai qui Mezzosangue?- sbottò una voce alle spalle di
Hermione, facendola sobbalzare.
-Quello che fate tutti voi, suppongo- rispose altezzosa la ragazza,
ignorando lo sguardo inviperito di Malfoy.
-Già, ma noi non abbiamo un'ustione di terzo grado sulla
schiena- la pungolò il biondino, piazzandosi di fronte a lei.
-E' quasi guarita e comunque, se è per questo, allora io non
ho
un taglio ancora aperto sulla spalla- ribattè la riccia,
infastidita.
-Touchè-
sentì borbottare da Elenie, mentre si apprestava ad uscire.
-Ragazzi- annunciò poi la Benèfica a voce
più alta -Noi andiamo al Ministero-
-Vedete di non scannarvi- li ammonì Harry, mettendosi il
mantello -Più tardi verrà Ron a salutare Sophie e
a
portare qui le sue cose-
-Le sue cose?- chiese Hermione stranita.
-Sì..credo sia più opportuno che si
trasferisca qui,
visto il recente attacco a casa tua. E' evidente che non siamo
più al sicuro, quindi è il caso di restare uniti.
Oltretutto questo posto è il più sicuro di tutti-
spiegò Potter.
Detto questo, i due fidanzati uscirono tenendosi per mano.
-Casa mia...- mormorò la Granger. Non ci aveva
più
pensato, ma ora l'immagine di casa sua tra le fiamme le si era parata
prepotentemente davanti, come un marchio indelebile.
Draco la guardò di sotto in su, cercando di capire a cosa
stesse pensando.
-In che condizioni è la mia casa?- gli domandò a
un tratto Hermione, portandosi una mano al petto.
-Beh...- tergiversò Malfoy -Immagino tu ti riferisca a
quello che ne è rimasto-
La Granger emise un gemito soffocato.
Tutti i suoi ricordi, tutto il suo affanno nel cercare di ricostruirsi
una vita, tutto quello che era accaduto negli ultimi sei anni, tutto
era legato a quella casa.
E ora non c'era più nulla. Ogni cosa era bruciata in quella
maledetta notte.
-Non è rimasto niente...- sussurrò tra
sè e sè la ragazza.
-Se il problema sono le foto tue e del tuo fidanzato, sono sicuro che
lui
si è precipitato dentro a recuperarle- sibilò
Draco,
voltandole le spalle.
-Ma cosa...- cominciò a dire Hermione, con la sensazione di
essersi persa qualche passaggio -Di che stai parlando?-
-Era così ansioso di vederti l'altro giorno-
continuò il
biondo con lo stesso tono astioso -Che si sarà sicuramente
dato
da fare-
-Un momento..Tu hai incontrato Peter?- chiese incredula la ragazza.
-Già, proprio in questa stanza...Sai Mezzosangue..Devo dire
che
credevo che nemmeno una come te sarebbe potuta cadere così
in
basso da stare con un tipo del genere! Figuriamoci sposarlo!-
Il tono di Draco era cattivo, trasudava rabbia e disprezzo, tutto
ciò che aveva covato dentro di sè negli ultimi
due
giorni, dopo aver incontrato colui che aveva preso il suo posto.
Cattiveria.
Ma verso chi la stava rivolgendo?
Rabbia.
Verso Hermione o verso sè stesso?
Disprezzo.
Per lei che si era rifatta una vita, o per lui che
gliel'aveva lasciato fare?
La Granger, dal canto suo, strinse in pugni. No, questo non
gliel'avrebbe permesso.
-Sentimi bene, stramaledetto Malfoy!- urlò posando una mano
sul
tavolo tra loro, con forza, e socchiudendo pericolosamente gli occhi
-Non osare rivolgerti a me in questo modo...Non puoi tornare dopo un
sacco di anni durante i quali, tra parentesi, mi sono lacerata
credendoti morto, e pretendere di trovare tutto come lo avevi lasciato!-
Draco aprì la bocca per ribattere, ma le parole della
ragazza lo sommersero di nuovo come un fiume in piena.
-Ti rendi conto o no di come siamo stati eh? No, certo, tu eri troppo
occupato a pensare a te stesso come sempre, per poter pensare a noi
mandandoci uno straccio di biglietto per avvertirci che eri vivo e
stavi bene vero? Tipico tuo...-
-Ma io non...- cominciò il biondino, cercando di ribattere.
-E comunque per la cronaca, io non sposerò proprio nessuno,
e sai perchè?-
Hermione si interruppe per riprendere fiato, e Malfoy ne
approfittò per aggirare il tavolo ed avvicinarsi a lei.
-No, il perchè sono fatti miei- disse allora la Granger a
voce
più bassa, prima di girare i tacchi ed andarsene,
lasciandolo
lì con un diavolo per capello, a maledirsi per la propria
malata
gelosia.
Eccolo, il momento della rabbia...Era arrivato.
Draco se lo aspettava che lei prima o poi gli avrebbe gettato addosso
tutto il dolore passato, tutti quegli anni lontani.
Ed ora era successo, e lui non se la sarebbe cavata molto facilmente.
Ron entrò in camera di Sophie subito dopo pranzo. Negli
ultimi
giorni aveva passato un sacco di ore con lei, anche perchè
ormai
stava molto meglio, e presto si sarebbe potuta alzare, quindi era molto
frustrante per lei dover stare bloccata a letto.
-Come stai oggi?- le domandò allegro il rossino, entrando
con un piccolo mazzolino di fiori nella stanza.
-Molto meglio, grazie...E comunque non serve che li cambi ogni due
giorni- osservò Sophie con un sorriso, guardando il ragazzo
sostituire i fiori vecchi nel vaso accanto al letto e mettendoci quelli
nuovi.
-Il dottor Davies ha detto che appena te la senti potrai provare ad
alzarti- le annunciò Weasley.
Sophie annuì appena, ritraendosi impercettibilmente verso il
cuscino.
-Non serve che tu lo faccia adesso- disse dolcemente Ron, dandole un
buffetto sulla guancia -Quando ti va dimmelo che ti aiuto-
-E' che ho paura di non riuscirci più- mormorò la
ragazza -Ho paura di non poter più camminare...-
-Ma che dici? Certo che lo farai di nuovo!-
Sophie non disse nulla, pensando disperatamente ad un argomento per
cambiare discorso.
-Come sta Hermione?- chiese poi, nonostante Elenie l'avesse
già informata al riguardo.
-Molto meglio...Anche se questo attacco è capitato proprio
nel
momento peggiore- sospirò Ron -Non è un bel
periodo per
lei-
-C'entra il ragazzo biondo vero?-
-Direi proprio di sì- mugugnò il rossino,
pensieroso
-Anche se ancora non riesco a capire perchè si facciano
tutti
questi problemi... Si amano ancora? Bene, che si rimettano
insieme...Non
si amano più? Che si mettano il cuore in pace allora-
La ragazza di fronte a lui inaspettatamente scoppiò a ridere.
-Che c'è?- sbotto Weasley, permaloso, ma allo stesso tempo
colpito da quella risata così calda e avvolgente.
-Si vede proprio che sei un uomo, Ron- lo prese in giro Sophie -Fai le
cose così facili-
-In che senso?-
-Io li capisco...anzi, diciamo che capisco soprattutto Hermione. Non
è facile dopo sei anni ritrovare una persona che hai amato e
superare tutto questo tempo e tutto il dolore che hai provato quando
l'hai persa...- mormorò la ragazza, incupendosi -Anche se le
è capitata una fortuna a cui non tutti possono aspirare-
Lo sguardo di Sophie vagò sulle coperte, malinconico, e Ron
non potè fare a meno di notarlo.
-Va tutto bene?- le domandò.
-Oh si certo!- si riscosse lei, sorridendo. -Stavo solo
pensando...vorrei provare ad alzarmi, mi aiuteresti?-
-Certo che sì!- fece il rossino, entusiasta.
Sophie scostò le coperte, e buttò le gambe inerti
oltre la sponda del letto.
Allungò le braccia verso Ron, che prontamente la sostenne
finchè si metteva in piedi.
Praticamente aveva sulle braccia tutto il peso della ragazza, che si
stava appoggiando completamente a lui.
-Cosa dici, provo a lasciarti andare?- le sussurrò, attento,
non appena Sophie assunse un po' di stabilità.
La moretta si morse il labbro, un po' ansiosa. Guardò le
punte dei propri piedi, cercando di farsi coraggio.
-Resto qui vicino e in caso ti prendo, promesso- assicurò
Ron.
La ragazza allora annuì, lasciando le mani di Ron e
allargando appena le braccia per mantenere l'equilibrio.
Allungò in avanti il piede destro, poi il sinistro.
Ondeggiò un po', ma riprese subito l'equilibrio e sorrise
trionfante.
Fece altri due passi, ma le gambe le cedettero.
Velocissimo Ron si mosse verso di lei e la afferrò al volo.
Si ritrovò il volto di Sophie vicinissimo al suo, poteva
quasi contare una per una le lunghe ciglia scure di lei.
Se la strinse un po' più addosso, portando un braccio a
sostenerle la schiena e andando con l'altro a ravviarle una ciocca di
capelli.
Fissò lo sguardo negli occhi grandi di lei, sfiorandole
appena
la punta del naso con il proprio. Sentiva il respiro leggero di lei
sulla sua bocca.
Spostò la mano e la affondò tra i capelli di
Sophie, avvicinandola a sè.
Inclinò la testa appena per permettere alle loro labbra di
incontrarsi ma, un attimo prima che questo accadesse, Sophie
girò il volto verso
destra.
Ron si fermò, sconcertato. Erano come bloccati, lei con le
mani
appoggiate al torace del ragazzo e lui dall'alto a fissare i suoi
capelli.
La ragazza artigliò le dita sulla camicia del rossino,
allargando appena gli occhi.
Si era spostata, quasi senza accorgersene.
Ancora non ce la faceva. Dopo tutto quello che aveva affrontato, era
crollata di fronte ad una cosa così semplice e naturale.
Era per il suo passato che ancora non aveva superato, o
perchè si sentiva in colpa a non averne ancora parlato con
lui?
David Carrigan battè un pugno sulla scrivania, rabbioso.
Non ne poteva più di tutti quei misteri, di tutti quegli
attacchi, di tutte quelle domande che non trovavano mai una risposta.
In quel momento bussarono alla porta.
-Avanti-
La testa di Chris fece capolino dalla porta.
-Scusi se la disturbo Capo, ma ho delle informazioni importanti-
-Entra-
Mason si sedette di fronte a lui, rigirandosi un foglio tra le mani.
-Notizie della Granger?- chiese Carrigan, prima di farlo parlare.
-Si è rimessa in piedi, tra qualche giorno potrà
tornare al lavoro- raccontò Chris.
-Ci mancava solo questa...- mormorò il Capo degli Auror,
passandosi una mano sugli occhi.
-A cosa si riferisce?- chiese il biondo, intuendo che non si stesse
riferendo alle condizioni di Hermione.
-Al fatto che qualcuno sia riuscito ad entrare nella casa di uno dei
miei Auror così facilmente-
-Capisco...In effetti ne ero rimasto stupito anch'io-
concordò
Mason -Casa di Hermione, come tutte le nostre del resto, è
protetta da potenti incantesimi, oltre che...-
-Da una parola d'ordine- terminò Carrigan al posto suo
-Parola
d'ordine che è registrata nell'archivio del Quartier
Generale, a
cui solo gli Auror possono accedere-
-Sta cercando di dire che c'è un infiltrato?-
allibì
Chris, realizzando solo in quel momento la portata delle parole del suo
Capo.
Carrigan annuì.
-Spero solo di sbagliarmi- disse poco dopo. -Certo è che non
possiamo più considerarci in una botte di ferro qui dentro-
-Certo è che se davvero c'è qualcuno di noi che
passa le
informazioni ai Mangiamorte, dobbiamo indagare più a fondo-
insistette Chris, riprendendo le parole dell'uomo.
-Questo senza dubbio- confermò Carrigan -Anche se temo che
non
sarà facile, se prima non mettiamo le mani su quel maledetto
di
Cavendish-
Mason non potè fare a meno di dirsi d'accordo.
-A proposito- continuò il Capo -Cosa eri venuto a dirmi?-
-Notizie non buone, purtroppo- disse Christopher, allungandogli il
foglio. -Poco fa è arrivata la denuncia della scomparsa di
due
ragazzi, fratello e sorella-
-Mezzosangue?- chiese l'altro, leggendo freneticamente.
-Esatto. Sono spariti ieri sera dalla loro casa a Hogsmeade e i
genitori ovviamente sono preoccupati-
-Speriamo che sia solo un caso...- mormorò Carrigan,
guardando
le due foto -D'altronde mi sembrano abbastanza grandi da aver deciso di
andarsene per conto loro-
-Fanno il sesto anno ad Hogwarts- disse Mason -Però mi
sembra
una coincidenza troppo strana che due ragazzi Mezzosangue decidano di
scappare di casa proprio adesso che i Mangiamorte attaccano qui e
là-
-Lo so...Come si chiamano?-
-Paul e Krista Pevensie-
-Bene. Dirama le loro foto e vai con Alice, Sebastian e Matthew a
setacciare i dintorni di casa loro. Se per quei due ragazzi le cose si
sono messe male, allora è probabile che non siano molto
lontani-
Chris annuì, afferrando le immagini dei fratelli Pevensie e
fissandole.
Se le cose si sono messe
male...
Osservò il largo sorriso di Krista, ed i suoi capelli lisci
e
biondi. E poi Paul, molto simile alla sorella, con la divisa di
Quidditch della casa di Corvonero, e gli occhi verdi che scintillavano.
-Aspettate fino a domattina d'accordo? Bisogna far passare come minimo
ventiquattr'ore prima di ipotizzare il peggio- disse Carrigan -Se non
ci saranno novità allora andrete ad Hogsmeade-
Mason annuì e, sperando di ricevere al più presto
una buona notizia, uscì dalla stanza.
Quella sera la cena a casa Potter fu più confusionaria del
solito.
Tutte e otto le persone che in quel momento abitavano lì
infatti, si erano riunite.
-Chi mi passa il sale?- urlò Harry, cercando di sovrastare
il
chiacchiericcio di Ron e Blaise e al contempo di schivare i panini che
Elenie lanciava sul tavolo, dopo averli estratti fumanti dal forno.
Era strano essere tutti lì, considerò Hermione.
Non si
sarebbe mai potuto riunire infatti, un gruppo di persone più
eterogeneo.
Elenie ed Harry, i padroni di casa, che nonostante fossero abituati
alle loro cenette intime non avevano esitato ad aprire loro le porte.
Blaise e Pansy, che stavano pian piano riabituandosi l'uno all'altra e
ad instaurare un legame forte, malgrado l'apparente durezza di lei.
Ron e Sophie, che ancora non si capiva bene cosa provassero e cosa
fossero destinati a diventare, lui così impulsivo e diretto,
lei
un po' chiusa e intimidita in quel gruppo in cui si sentiva non ancora
ben integrata.
E poi...poi c'erano lei e Draco.
Un muro tra di loro, dopo l'ennesima discussione di quella mattina.
Discussione in cui lei gli aveva vomitato addosso tutta la sua rabbia,
tutta la sua delusione.
Perchè era sempre stato l'unico modo in cui riusciva a
dirgli quello che pensava.
Anche ad Hogwarts era così. Non si parlavano mai
chiaramente,
col cuore in mano, tranne quando litigavano, salvo poi pentirsene un
secondo dopo.
La cena si esaurì in fretta, e poi fu tutto uno sciamare
verso le varie stanze della casa.
Chi andava in salotto a guardare la televisione, chi lavava i piatti,
chi si trascinava pesantemente a letto, con la pancia piena.
Hermione aveva voglia di infilarsi sotto le coperte a leggere un buon
libro, così giunse all'ultimo piano, diretta nella propria
stanza.
Passò davanti a quella di Draco, che era di fronte alla sua,
e si sentì chiamare.
-Mezzosangue!-
Si voltò, sul viso stampata un'espressione seccata.
Lui era lì, seduto sul letto, le braccia posate sulle
ginocchia, che probabilmente la stava aspettando.
-Cosa c'è Malfoy?- borbottò Hermione, piccata
-Vorrei andare a dormire, se non ti dispiace-
-Entra un attimo, poi potrai andare dove vuoi- sbottò lui,
acido.
La Granger sospirò marcatamente, quindi fece un paio di
passi nella stanza di lui.
-Allora?-
Draco si alzò, andando verso l'armadio e dandole le spalle.
-Io...io volevo dirti che mi dispiace per stamattina- disse tutto d'un
fiato, sempre voltato dall'altra parte. Era chiaro quanto gli costasse
dire quelle cose.
-Si certo.- sbuffò Hermione, incrociando le braccia
-Chissà perchè le tue assurde giustificazioni
sono la
cosa che mi ricordo meglio di te-
Malfoy si girò di scatto, come se l'avessero schiaffeggiato.
Piantò gli occhi fiammeggianti in quelli della ragazza.
-Granger dannazione, tu e il tuo maledetto orgoglio!-
ringhiò,
arrivandole ad un palmo dal viso -Possibile che devi attaccare una
persona anche quando ti chiede scusa?-
-Il tuo problema Malfoy, è che non pensi mai prima di
parlare!-
sbottò Hermione, nervosissima per quella vicinanza.
-Vuoi sapere qual è il tuo invece?- disse Draco, a voce
più bassa -Che ti ostini a non voler ascoltare-
Il biondino alzò una mano a sfiorare il viso di Hermione,
per
poi catturare tra le dita uno dei suoi riccioli e passandoglielo dietro
l'orecchio.
-Dovremo parlare di tutto questo prima o poi- mormorò piano.
-Lo so- annuì lei, senza più la rabbia a
deformarle la
voce, posando una mano sul torace di lui -Ma è troppo
presto...Ci sono troppe cose in sospeso-
-Devo spiegarti tante cose- disse ancora Draco, accostando la fronte a
quella di lei -E quando sarà il momento lo farò-
Hermione respirò a fondo, cercando di interrompere il
battito incessante del proprio cuore.
-E' meglio che vada nella mia stanza- sussurrò, scostandosi
lentamente da lui.
Malfoy non oppose resistenza. Le sue braccia si abbandonarono lungo i
fianchi, mentre la guardava andare via.
-Mezzosangue aspetta- disse, riscuotendosi un secondo prima che lei
chiudesse la porta.
-Dimmi- Hermione si appoggiò allo stipite, in attesa.
Draco aprì un cassetto del comodino e ne estrasse una specie
di libro. Poi andò verso di lei e glielo porse.
La Granger lo prese tra le mani e lo riconobbe subito: era l'album di
foto che c'era a casa sua, nella libreria.
-Ma come..?- iniziò.
-Sono riuscito a recuperarlo prima che la casa crollasse...Non appena
ti sei addormentata quella notte io e Potter siamo andati a vedere
com'era la situazione, ed era ancora intatto...Immaginavo fosse
importante per te-
Hermione era senza parole, così gli rivolse solo un gran
sorriso.
-Grazie- mormorò poi, prendendogli appena la mano.
Lui incastrò le dita in quelle di lei, portandosi poi le
mani accanto al viso.
-Eri tu vero? Eri tu che entravi in casa mia la notte?-
Il fumo...
La catenina per terra...
La pagina dell'album piegata sulla loro foto..
-Perchè?- insistette Hermione.
-Ogni spiegazione a suo tempo- mormorò Draco, lasciandole la
mano e facendo un passo indietro.
-Buonanotte Mezzosangue-
Lo so, lo so,
stavolta ci ho messo un po' di più! Scusatemi, davvero, ma
tra cinque giorni ho un esame, ho pochissimo tempo per scrivere e
nonostante questo, ho avuto la genialissima idea di iscrivermi ad un
contest indetto sul forum di EFP! Tra l'altro scade a fine maggio,
quindi in questi giorni mi sto dedicando soprattutto a quello...Tenete
le dita incrociate per me :)
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, intanto vi ringrazio per le
recensioni che mi avete lasciato allo scorso capitolo, numerose e come
sempre graditissime!
Un abbraccio forte!
Gaia
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Capitolo 30 *** Capitolo 30 ***
La mattina dopo, ancor prima delle otto, Alice e Christopher
Mason si Materializzarono alla periferia di Hogsmeade.
Matthew e Sebastian li stavano già aspettando, avvolti nei
mantelli, con i visi seminascosti alla brillante luce estiva.
-Compito ingrato eh?- mormorò Parker, mentre suo cognato gli
passava le foto dei fratelli Pevensie.
-Decisamente-
considerò Alice. Forse da quando era diventata madre era
più sensibile
a queste cose, ma da quando suo marito le aveva annunciato cosa
avrebbero dovuto fare, le si stringeva il cuore al pensiero di dover
portare una brutta notizia a quei due poveri genitori.
-Allora-
iniziò a spiegare Chris, con le mani in tasca -Se quei
ragazzi hanno
subìto la stessa sorte toccata a quei poveracci della
metropolitana,
molto probabilmente sono ancora qui in giro-
Sebastian annuì -Lo penso anch'io. Che facciamo, ci
dividiamo?-
-Direi
di sì- rispose Mason -Tu vai con Matt e io con Alice. Noi
due
pattuglieremo il bosco, e voi i campi attorno al paese, d'accordo?-
Anderson e Parker annuirono risoluti, per poi voltarsi e iniziare a
camminare nella direzione opposta.
-Se trovate qualcosa sparate delle scintille rosse, così vi
raggiungeremo!- urlò poi Chris.
Matt alzò la mano, facendo segno di aver capito.
-Andiamo anche noi- sospirò Mason, allungando una mano e
posandola sulla schiena della moglie.
Alice avanzò verso gli alberi che delimitavano il bosco.
C'era un sentiero, e i due Auror lo percorsero per quasi trecento
metri, per poi abbandonarlo.
Le chiome degli alberi facevano da schermo ai raggi del sole, che
filtravano creando sinistri giochi di luce.
La
foresta era molto meno estesa di quella di Hogwarts, e molto meno
spaventosa, ma Alice era comunque contenta del fatto di non doverla
attraversare in piena notte.
-Guarda là!- la bloccò Chris ad un tratto,
indicandole una macchia di bassi cespugli alla loro destra.
La ragazza assottigliò lo sguardo, e notò una
chiazza
rossa tra le fronde. Non potè impedirsi di rabbrividire.
-La Signora Pevensie ha detto che Krista quella sera indossava una
maglietta rossa- sussurrò, più a sè
stessa che al
marito.
Vide Christopher accelerare il passo, tirandosela dietro.
Spostarono un po' di rami, graffiandosi anche le braccia quando erano
troppi, fino a giungere ai cespugli.
Passarono ai lati di essi, e videro un'immagine che probabilmente non
avrebbero mai più dimenticato.
Paul e Krista Pevensie sdraiati a terra, stretti l'uno all'altra, con
gli occhi chiusi come se dormissero.
Ma inequivocabilmente morti.
Alice
si inginocchiò accanto al corpo della ragazzina,
accarezzandole i
capelli biondi, mentre una lacrima silenziosa le rigava la guancia.
Sentì suo marito dietro di sè perdere il
controllo e tirare un calcio al tronco di un albero.
-Avevano tutta una vita davanti- mormorò la Parker, col
cuore a pezzi.
-Come
tutte le persone che quei maledetti hanno ammazzato- ringhiò
Chris,
mentre alzava la bacchetta verso l'alto ed evocava la scintille rosse.
-E'
possibile che non si fermino davanti a niente?- chiese retoricamente
sua moglie, osservando quei due giovanissimi volti, atterriti anche
nella morte.
-Quelli sono delle bestie-
Non rispose nemmeno
all'affermazione di Mason, perchè Matt e Sebastian
arrivarono, sgomenti
anche loro nell'apprendere l'accaduto.
La morte era sempre dura da
affrontare, ma quando toccava dei semplici ragazzini, la cui unica
colpa era stata quella di avere il sangue imperfetto, era ancora
più
difficile da accettare.
Harry entrò in casa sbattendo la porta. Gettò il
mantello
sul divano, quasi prendendo in testa Draco che ululò tutte
le
sue rimostranze, e poi marciò in cucina, dove si sedette di
malagrazia su uno sgabello.
-Ma che è successo?- gli chiese Hermione, che stava
preparando la colazione -Problemi con il turno di notte?-
-Peggio-
-Racconta, dai- lo esortò la Granger, preoccupata,
mettendogli davanti una tazza di caffè bollente.
-Chris e gli altri hanno trovato i fratelli Pevensie-
mormorò Harry, senza girarci troppo attorno.
-Morti?- chiese Draco, entrando in quel momento e piazzandosi accanto
ad Hermione.
Potter annuì, fissandosi le mani.
-Erano nel bosco di Hogsmeade. Ed entrambi sono stati marchiati-
Sentì la sua amica farsi sfuggire un gemito.
-Non avevano nemmeno diciassette anni- sospirò Hermione.
-Come si può essere così crudeli?-
-Mezzosangue credevo che tu avessi ormai imparato di che pasta
è
fatta quella gente- sibilò secco Malfoy, incrociando le
braccia.
La ragazza annuì appena.
-Spero che William ci dia presto delle informazioni su quel rituale-
disse piano -Altrimenti la situazione rischia veramente di sfuggirci di
mano-
Proprio in quel momento un gufo planò sul davanzale.
Hermione svolse il biglietto che portava legato alla zampa e sorrise.
-Sembra che l'abbia chiamato io- fece, rivolta agli altri -E' un
messaggio di Will...Dice che ha novità importanti per noi e
che
arriverà qui stasera, non appena calerà il sole-
-Perfetto- esclamò Harry, appena più sollevato,
uscendo dalla cucina -Avviso subito Carrigan-
La Granger appallottolò il biglietto e lo gettò
nel cestino, lo sguardo pensieroso.
-Sei preoccupata, Mezzosangue.-
Non era una domanda. Hermione alzò il viso verso Draco,
avvertendo ancora quella sensazione così strana e inusuale,
come
accadeva ogni volta in cui sentiva all'improvviso la sua voce.
-E' che dopo aver sconfitto Voldemort credevamo tutti di aver ritrovato
la pace...E invece ancora una volta ci ritroviamo a combattere con un
branco di folli..Ancora una volta ci sono persone che inevitabilmente
soffriranno-
-A chi ti riferisci?-
-A tutti quelli che perderanno qualcuno che amano. So cosa si prova, e
non lo augurerei a nessuno-
Draco rabbrividì a sentire quelle parole, che lo scaldarono
come una bevanda bollente.
Al contempo però, il dolore malcelato di lei lo
colpì come un pugno nello stomaco.
Era colpa sua.
Era colpa sua se lei aveva passato un inferno.
La vide fare due passi in avanti, per poi appoggiarsi al tavolo con le
braccia ed artigliarne il bordo con le mani, dandogli volutamente le
spalle.
-Come hai potuto farmi una cosa del genere?-
Hermione sputò fuori quella domanda con voce bassissima ma
chiara.
Ecco, gliel'aveva chiesto. Aveva smesso di temere la sua eventuale
risposta.
Perchè non mi
importava nulla di te.
Perchè ho trovato una scusa per starti lontano.
Perchè non poteva funzionare tra noi.
Perchè non eri abbastanza per me.
Era pronta a tutto. O forse no.
Ma doveva sapere.
-Non è come pensi tu, Mezzosangue-
La voce di Draco era tesa, sofferente.
-Bastava un biglietto, sai- Hermione continuò imperterrita,
dando segno di non aver nemmeno sentito le parole di Malfoy -Mi sarei
accontentata di poco, solo di sapere che eri vivo e stavi bene-
Il biondino si avvicinò a lei, trattenendo l'impulso di
circondarla con le sue braccia.
-Puoi ascoltarmi? Non ho scelto io di starti lontano- disse solamente,
pregando che lei si fidasse.
-Sei anni Draco- rantolò la Granger -Sei anni in cui io
credevo
che tu fossi morto, e durante i quali ho dovuto imparare a convivere
con questa cosa. Ho sofferto come un cane, e tu cosa facevi intanto?
Giocavi a fare la spia dei Mangiamorte-
-Non è andata così...- provò ancora a
dire Malfoy -Se fosse dipeso da me, non mi sarei mai mosso da qui-
Hermione allora si voltò, sorpresa nel trovarselo
così vicino.
-Ma l'hai fatto- disse, con gli occhi lucidi -E ora sei di nuovo qui a
prenderti gioco di me-
Il ragazzo spazientito, udendo quelle parole, con uno scatto
alzò le braccia e posò le mani sul volto di
Hermione,
costringendola a guardarlo.
-No Mezzosangue adesso mi ascolti, dannazione- sibilò -Ci
sono
tante cose che tu non sai..Se solo tu fossi disposta a mettere da parte
quel dannato orgoglio e a fidarti di me io...-
-Tu cosa?- lo provocò Hermione, a un passo dal suo viso.
Cercava
in tutti i modi di non pensare a lui così vicino a lei. Alle
mani di Draco che le sfioravano il volto arrossato. Al respiro freddo
del ragazzo sulle sue labbra.
In quel momento i passi veloci di Blaise che si avvicinava alla cucina
giunsero alle loro orecchie come un suono assordante.
Draco la lasciò andare, staccandosi da lei a malincuore,
mentre Hermione si diresse rapida verso il salotto.
Un'altra occasione
perduta.
Occasione per fare cosa?
Per dirle tutto.
Ma come? Come avrebbe fatto a dirle che l'aveva sognata ogni singola
notte, che lei non se ne era mai andata dalla sua testa?
Come farle capire che lei era stata la sua unica compagna durante tutti
quegli anni in cui erano stati lontani?
Che a lui sarebbe bastata solo una sua parola per riprendersela e non
lasciarla più andare?
Il resto della mattina e buona parte del pomeriggio scivolarono via in
un lampo.
Sophie guardava curiosa tutti i suoi strani coinquilini che le si
affaccendavano intorno. Ancora non si era abituata del tutto a quella
confusionaria convivenza, in cui tutti si facevano i fatti di tutti, in
cui le vite erano mescolate le une alle altre senza ritegno.
Eppure le piaceva.
Le piaceva quel clima di innaturale serenità che, nonostante
tutti gli avvenimenti tragici che continuavano ad accadere, si
respirava comunque in quella casa.
Le piaceva il modo in cui Hermione ed Elenie la mattina mettevano il
naso in camera sua per sapere come stava, malgrado avessero mille
preoccupazioni.
Le piaceva vedere Harry e Blaise scherzare entrando in cucina.
Le piacevano le riunioni improvvise, e tutta quella gente che entrava
ed usciva come se fosse stato un porto di mare.
Le piaceva il modo dolcissimo in cui Ron si occupava di lei.
E poi...poi c'era lui.
Draco Malfoy.
Impossibile non sapere chi fosse.
La sua presunta morte, sei anni prima, aveva destato un enorme
scalpore. La notizia era uscita su tutti i giornali ed anche lei,
nonostante non avesse frequentato Hogwarts ma Beubatonx lo era venuto a
sapere.
Sophie però non conosceva Draco in quanto era il figlio di
un
noto Mangiamorte e per l'eco che avevano avuto i tragici fatti che
l'avevano visto protagonista.
No...
Lei lo conosceva da molto prima, ovvero da quando, bambina, passava i
pomeriggi assieme a lui.
Era cambiato, certo, e probabilmente se l'avesse incontrato per la
strada non l'avrebbe nemmeno riconosciuto, ma la fama del suo nome lo
precedeva, come sempre.
Cosa che nessuno avrebbe
potuto dire per quello di lei...
Non più almeno.
Eppure, nonostante questa certezza, il timore che lui si sarebbe potuto
ricordare di lei non le lasciava tregua.
A volte, nei rari momenti in cui si incrociavano, si accorgeva di come
il suo sguardo indugiasse su di lei troppo a lungo, e in un modo in
cui non le piaceva affatto.
Le sembrava confuso, come se stesse cercando di collegare qualcosa che
si ostinava a sfuggirgli.
Doveva mettere le cose in chiaro lei, prima che lo facesse lui.
Doveva dirlo a tutti, compreso Ron.
Ma aveva paura.
Lo perderai...
No. Lui avrebbe capito.
Perchè mai
dovrebbe?
Perchè lui è diverso.
Ma è un
Auror. Non ti accetterà mai.
Sophie si morse un labbro, passandosi le braccia attorno
alle gambe e posando la testa sulle ginocchia.
Doveva assolutamente trovare il coraggio di fare ciò che era
giusto.
Ma come avrebbe potuto farlo una che per tutta la vita non aveva fatto
altro che scappare?
Hermione girò il rubinetto dell'acqua calda, poi si tolse
l'accappatoio e osservò allo specchio l'ustione sulla
propria
schiena.
Ormai era quasi guarita, era rimasta solo una macchia rossa che
comunque era destinata a sparire.
Non appena la vasca fu piena, lasciò scivolare a terra
l'accappatoio ed entrò piano nell'acqua.
La schiuma arrivò quasi a lambirle il mento, mentre lei
lasciava andare indietro la testa, cercando di rilassarsi.
Allungò le gambe per quanto poteva, lasciando che la sua
mente
vagasse senza alcun freno, stando ben attenta ad evitare ogni possibile
luogo minato.
Si sentiva così in pena per quei due poveri
ragazzi...Immaginava
il dolore di quei genitori, e la straziante consapevolezza di sapere
che solo loro erano in grado di fermare quell'abominio la faceva
sentire piegata in due dal senso di responsabilità.
Questo però invece di scoraggiarla la faceva sentire piena
di determinazione e voglia di acciuffare quei maledetti.
Lo doveva a tutti coloro che stavano soffrendo, e a quelli la cui vita
era finita troppo presto.
Di lì ad un'ora sarebbe arrivato William..
Era la loro ultima possibilità di sapere qualcosa riguardo
quel
dannato rituale...per poi poter finalmente cominciare ad agire.
Sentì un rumore di passi sulle scale, poi qualcuno
aprì di scatto la porta, richiudendosela subito alle spalle.
-Ma ti sembra il modo?- urlò Hermione, coprendosi per quanto
poteva con la schiuma.
Draco Lucius Malfoy non diede nemmeno cenno di averla sentita, passando
ad aprire gli armadietti sotto al lavandino alla ricerca di
chissà cosa.
-Ehi!- lo richiamò di nuovo la Granger, spazientita -Non so
se
hai notato, ma qui c'ero io! Vi avevo detto che sarei venuta qui a
farmi un bagno-
-Non c'è bisogno che urli, Mezzosangue- fece seccato il
biondino, alzando la testa e osservandola dal riflesso dello specchio
-Lo vedo anch'io che sei qui!-
-Ecco, allora fammi il santo piacere di andartene!-
-Un attimo...Devo prendere le garza pulite, che Pansy vuole cambiarmi
la fasciatura- disse Draco con voce strascicata, continuando a frugare
tra i mille ripiani.
-E non puoi farlo quando io avrò finito, di grazia?-
bofonchiò Hermione, allungando una mano sul pavimento per
raccattare l'accappatoio, pensando a come uscire di lì senza
che
lui la vedesse nuda.
-Certo...ma così è molto più
stimolante-
ghignò Malfoy, voltandosi del tutto verso di lei e
fissandola a
braccia incrociate, con un'espressione irriverente sul volto.
-Sentimi bene, razza di idiota- perse le staffe la ragazza -Non
è affatto il momento di fare stupidi giochetti! Esci
immediatamente di qui, o ti affatturo!-
Draco esibì un malefico sorrisetto trionfante, sollevando
tra
due dita la bacchetta di lei, che giaceva sul ripiano accanto allo
specchio, mentre Hermione borbottava al suo indirizzo una sequela di
insulti irripetibili.
-Temo che tu sia disarmata, cara la mia Granger- sussurrò il
biondino con voce languida, avvicinandosi lento a lei, come un
predatore pronto a balzare sulla sua preda, già sapendo che
ella
non avrà scampo.
Girò attorno alla vasca, sempre rigirandosi la bacchetta tra
le
dita, mentre Hermione si ritraeva quasi inconsciamente verso il bordo.
Malfoy sapeva che bastava un passo falso, un gesto troppo rapido, per
mandare ancora una volta tutto in malora.
Quella stanza era rovente, e non solo per i vapori dell'acqua calda che
appannavano l'aria, rendendola quasi solida e offuscata.
No...era lui che guardava lei, con quegli occhi grigi che bruciavano
come due tizzoni ardenti.
Ed era la pelle di lei, che sotto lo sguardo di lui scottava, come se
non aspettasse altro che due mani fredde e delicate pronte a portarle
sollievo.
Draco si sedette sul bordo della vasca, guardando Hermione con occhi
smaniosi. Allungò una mano verso il suo volto, ma prima di
raggiungerlo scese appena verso il basso.
La ragazza stava già per andare in crisi, ma lui
andò a colpo sicuro verso la collana che lei portava al
collo.
Accarezzò con le dita diafane quella piccola e raffinata D
d'argento. Poi passò alla catenina, risalendola piano con il
pollice e l'indice, fino ad arrivare all'incavo del collo di lei.
Tracciò il contorno della sua mandibola, poi lo zigomo, la
tempia, la fronte, i capelli.
Il tutto senza mai perdere il contatto con i suoi occhi.
Hermione dal canto suo era come paralizzata. Piano piano stava
imparando a riconoscere il tocco di Draco, così delicato e
possessivo allo stesso tempo, ma l'impulso di affondare a sua volta le
mani in quei capelli biondissimi, di avvicinare le labbra alla pelle
chiara di lui, era irresistibile.
Così tirò timidamente un braccio al di fuori
dell'acqua,
posando la mano sul polso di lui, quello che stava vicinissimo al suo
viso.
Strinse appena la presa quando risalì l'avambraccio, poi
arrivo al gomito e quasi alla spalla.
Gli bagnò la camicia, ma Draco non diede segno di curarsene.
Il gesto di Hermione gli fece perdere il controllo, se ne accorse anche
lei.
Il suo sguardo e i suoi movimenti, fino ad un istante prima
così misurati, mutarono all'improvviso.
Il bisogno di lui si fece urgenza, quando abbassò la testa,
avvicinandosi al volto di lei, e catturandole le labbra.
Non fu un bacio.
Si sfiorarono appena, quasi timorosi di regalarsi un gesto di troppo,
entrambi coscienti che quell'attimo di magia sarebbe stato destinato a
finire.
E così fu.
Un rumore al piano di sotto, un po' troppo forte, e tutti i
perchè di lei e l'elusività di lui si frapposero
nuovamente tra loro.
Dopo una frazione di secondo da quando si erano riunite, le loro bocche
si staccarono.
Draco si alzò, non troppo velocemente, e senza dire nulla
uscì.
Hermione si passò le mani sugli occhi, cercando di annullare
il
tremito che la scuoteva, cercando di non pensare a quella sensazione di
calore che l'aveva avvolta quando lui era lì con lei, e che
adesso la stava nuovamente abbandonando.
Non poteva più permettersi attimi di debolezza come quelli.
Non prima di aver colmato quella distanza che si frapponeva tra loro
ogniqualvolta il mondo esterno veniva a bussare prepotentemente alla
porta.
Lui le doveva delle spiegazioni.
Spiegazioni che forse li avrebbero allontanati per sempre.
Ma lei le pretendeva.
Non sarebbe mai più potuta andare avanti con la sua vita,
altrimenti.
Rieccomi
qui, scusate il ritardo!
All'università è un periodo nero, ci sono un
sacco di
esami, e non ho davvero mai tempo per scrivere, ma per fortuna mi ero
portata avanti ed ho due o tre capitoli pronti da parte in modo da non
lasciarvi per troppo tempo senza aggiornamenti.
Purtroppo ho notato che lo scorso capitolo ha destato qualche
perplessità...Ad alcune di voi non è piaciuto il
modo in
cui sto facendo avvicinare Draco ed Hermione, e questo mi dispiace
molto.
Accetto davvero con piacere ogni vostro commento, quindi vi prego di
continuare a dirmi che ne pensate, sia in positivo che in negativo...In
fondo se scrivo su questo sito è perchè mi sono
messa in
gioco tenendo anche in conto di dover essere giudicata in ogni senso.
Quindi, davvero, non fatevi problemi :)
Precisato questo, spero che questo capitolo vi abbia convinto un po' di
più perchè a me, se devo essere sincera, piace.
Non lo
dico davvero quasi mai, perchè capita raramente che io sia
anche
lontanamente convinta di ciò che sono riuscita a fare,
però non riesco a vedere in altro modo Draco ed Hermione.
Non
saprei come farli avvicinare, se non così, perchè
nella
mia testa loro due sono questo.
Lui, pieno di paure per gli anni che alla fine sono stati una prigione
nella sua stessa casa, non ancora pronto ad affrontare i suoi fantasmi
e a condividerli con lei, ma che non sa starle lontano.
E lei, che cerca di capire quanto può, che prova ad
aspettare
che sia lui ad aprirsi, ma a volte non ce la fa, e sbotta, si sfoga, si
arrabbia, ma lo ama profondamente, tanto da non riuscire a staccarsene
del tutto.
Questi sono loro per me, e spero davvero di riuscire a trasmetterlo in
ciò che scrivo. Poi chiaramente i gusti sono gusti, ed
ognuno ha
le sue opinioni ed idee quindi non posso sperare che siate tutti
d'accordo con me.
Grazie lo stesso, comunque, per continuare a seguirmi e ad appoggiarmi,
siete molto importanti per me! A presto!
|
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Capitolo 31 *** Capitolo 31 ***
-Servono altri bicchieri?- urlò Elenie, cercando
di sovrastare il frastuono che ormai regnava sovrano nel suo salotto.
-Sì, altri tre!- gridò di rimando Alice, mentre
al
contempo cullava la piccola Hope, nel tentativo di farla smettere di
piangere.
Poteva avvertire distintamente gli occhi assassini di Carrigan su di
sè. Ancora non
perdonava a lei, Chris e Seb di aver messo su famiglia e, ancor peggio,
di trascinare la "fastidiosa e rumorosa prole", come la definiva lui, a
tutte le riunioni.
Si sentiva anche lei un po' in colpa per questo, considerato che odiava
mescolare lavoro e vita privata, ma da quando Laine aveva annunciato
che si era stancata di fare la baby sitter ai due bambini mentre gli
amici giocavano a salvare il mondo, si dovevano tutti un po' arrangiare.
-Ecco qui- disse Elenie, avvicinandosi a lei e posando sul tavolo
bibite e bicchieri -Hope è agitata stasera, a quanto pare-
-Non vuole saperne di dormire- sbuffò la Parker -Mi dispiace
doverti dare così disturbo...Ormai siamo qui praticamente
tutte
le sere-
-Ma figurati!- sorrise la Benèfica -Mi piace avervi in giro-
-Ti ringrazio, ma non è affatto giusto...Abbiamo un Quartier
Generale al Ministero, o sbaglio?- borbottò Alice,
rivolgendosi
a Carrigan, seduto lì accanto.
-Giusto di questo volevo parlarvi, prima che arrivasse Lord West-
sospirò Carrigan, alzandosi dalla poltrona per dominare
meglio
la situazione.
-Potete fare silenzio?- bofonchiò, mentre tutti si
accomodavano lì attorno.
Non appena il solito brusìo di fondo si quietò,
si schiarì la voce.
-Come sempre colgo l'occasione per ringraziare i padroni di casa, che
ci ospitano così gentilmente- disse, con tono cerimonioso -E
ne
approfitto anche per dire che le nostre successive riunioni, per cause
di forza maggiore, continueranno a tenersi qui-
-Ma perchè?- chiese anche Matt, sgranocchiando patatine -Le
poltrone del Ministero sono così comode!-
-Il Quartier Generale non è più un luogo sicuro-
spiegò Carrigan, intercettando lo sguardo di Christopher
-Crediamo che ci siano degli infiltrati-
Tutti quanti si misero a borbottare tra loro, meno Hermione, che
guardò dritto in faccia il suo Capo.
-L'avete dedotto dall'attacco a casa mia, vero?- domandò,
decisa
-Solo un Auror avrebbe potuto rintracciare la parola d'ordine-
-Esatto- assentì anche Mason, prelevando la figlia dalle
braccia
di Alice e provando a calmarla a sua volta -Per questo motivo riteniamo
più sicuro discutere in un altro luogo delle questioni
più importanti-
Gli altri si dissero più o meno tutti d'accordo. In quel
momento William apparve in salotto, con la sua solita eleganza.
-Buonasera a tutti!- fece, solenne come al solito.
Hermione e Elenie si precipitarono a salutarlo, suscitando il lieve e
malcelato disappunto di Harry e Draco.
-Dai, consolati con lei- sogghignò Chris, piazzando Hope in
braccio a Malfoy.
Il ragazzo guardò la bimba con occhi terrorizzati, come se
temesse che le spuntassero dei tentacoli da un momento all'altro.
-Non morde, tranquillo- lo rassicurò Mason, dandogli una
pacca sulla spalla.
L'espressione di Draco era dubbiosa, ma passò un braccio
sulla
schiena della bambina, dandole degli affettuosi quanto impacciati
colpetti per farla
smettere di piagnucolare.
-Allora, avete delle buone notizie per noi?- chiese Carrigan a Will,
stringendogli la mano.
-Ottime direi- sorrise il vampiro.
Subito tutti si fecero estremamente attenti, sperando che veramente le
informazioni sarebbero potute essere loro utili.
-Non potrò trattenermi per molto tempo, quindi
sarò
breve- iniziò il vampiro -Ho avuto occasione di parlare con
alcuni conoscenti, e sono riuscito a scoprire qualcosa del vostro
rituale-
-Cioè?- chiese Hermione, che non ne poteva più
dalla curiosità.
-Vi faccio presente che è veramente molto antico, risale a
quasi
mille anni fa, dunque le informazioni al riguardo sono assai scarse-
spiegò William -Difatti io non sono riuscito a scoprire
molto di
più di quello che sapevate voi, ovvero che è un
rituale
indiano e che è assai potente. Il nome ovviamente
è nella
lingua del posto, e tradotto sarebbe "il rito delle cinquantasette
anime"-
-E' tutto qui quello che puoi dirci?- domandò sconsolata
Alice.
-Non se ne sa nulla di più, purtroppo- disse il vampiro -Ma
c'è un però..-
Sentendo quelle parole i ragazzi si drizzarono, nuovamente speranzosi.
-C'è un luogo in India, una specie di tempio in
realtà,
dove si sono riuniti maghi di diverse
nazionalità....Lì
potreste trovare ciò che cercate- comunicò pacato
William.
-Non ho mai sentito parlare di un posto del genere- borbottò
Carrigan. Le facce curiose e stupite degli altri dicevano che erano
d'accordo con lui.
-Lo immagino- sorrise il vampiro -Non è un luogo noto ai
più. E' frequentato dai maghi più illustri e
saggi, con
molta sete di conoscenza. So che anche il grande Albus Silente vi ha
soggiornato per un certo periodo-
-Silente è stato lì?- rantolò Harry
sbalordito.
-Naturalmente. E' lì che ha completato la sua formazione,
non
per nulla è il luogo più saturo di cultura al
mondo...La
Biblioteca all'interno non ha eguali-
-Stai scherzando?- mormorò Hermione, praticamente sbavando
di
fronte a quel particolare, mentre i suoi amici sogghignvano.
-Ma come fai a sapere queste cose?- chiese Elenie, estasiata.
-Chiaramente con il mio fascino potrei ottenere tutto quello che
voglio- sorrise brillantemente William -Ma in realtà questa
volta mi è bastato parlare con alcuni dei miei conoscenti
più anziani...Due di loro hanno vissuto lì per
diversi
anni-
Carrigan si portò una mano sulla bocca, in un gesto
pensieroso, cominciando a fare su e giù per il salotto.
-Lei dice- cominciò poi -che se riuscissimo a raggiungere
quel
luogo, allora potremmo trovare delle informazioni sul rituale?-
-Ne sono quasi certo- assicurò Will -Lì sono
custoditi
tutti i segreti del mondo magico, compresi quelli più
antichi...Deve esserci senz'altro anche questo-
-Perfetto- disse burbero il Capo degli Auror -La ringrazio davvero-
I due si strinsero la mano, quindi il vampiro fece un elegante inchino
e si Smaterializzò.
-Questo si che è un buon punto di partenza-
considerò Ron, versandosi del Whisky.
-Senza dubbio- esultò Harry -Tutto quello che bisogna fare
è andare in India e...-
-Calmati un attimo! Non possiamo certo partire ed andare là
dall'oggi al domani...L'India non è dietro l'angolo, e noi
dobbiamo anche lavorare...- lo bloccò Mason.
Dopo qualche secondo però, il biondo Auror
scoppiò a ridere.
-Cosa c'è di così divertente?- sbuffò
Carrigan.
Per tutta risposta Chris afferrò un braccio di Alice,
inducendola a voltarsi.
-A quanto pare abbiamo trovato il modo di far calmare Hope-
ridacchiò.
La piccola infatti era distesa a pancia in giù sul torace di
Draco, profondamente addormentata.
Il biondino la guardava un po' sospettoso, tenendola appena
perchè non scivolasse, con le punte delle dita, come se
fosse
stata una bomba ad orologeria.
-Beh, ci sai fare con i bambini- ghignò Sebastian,
prendendolo in giro -Saresti un ottimo papà-
Draco lo fulminò con lo sguardo.
-Possiamo finirla con queste pagliacciate?- sbottò Carrigan,
infastidito.
-Bisogna decidere chi di voi andrà in India-
continuò, puntandoli uno per uno.
-Senza offesa, ma credo che io e Chris dovremo chiamarci fuori..- mise
le mani avanti Alice -Tra il lavoro e la bambina direi che un viaggio
in India è impensabile, anche se sarebbe molto interessante-
Il Capo assentì -Giusto. Poi voi mi servite qui...Non
è
certo il caso di mandarvi in giro, soprattutto in un momento come
questo. In questo periodo avrei proprio bisogno di tutti voi-
-Potremmo andare io ed Elenie- disse Harry, già entusiasta
all'idea di visitare un luogo dove anche Silente era stato.
-Mi hai sentito, Potter?- sibilò Carrigan -Non ci penso
nemmeno
a farvi allontanare da qui. E per di più la tua fidanzata
è una civile! Se le dovesse accadere qualcosa rischierei di
grosso-
-Capiamo anche noi il suo discorso Capo- cercò di blandirlo
anche Seb -Ma non possiamo certo rimandare-
-So anche questo...- il tono di Carrigan si fece più basso.
Il
suo sguardo vagò tra i presenti, per poi soffermarsi su due
persone in particolare. Gli occhi gli si illluminarono.
-Ci sono!- esultò -Andranno Malfoy e la Granger-
Hermione quasi si strozzò con l'aranciata che stava bevendo,
mentre Draco fece uno scatto che fece quasi svegliare la piccola Hope.
-Sta scherzando?- rantolò la ragazza -Ovviamente sono
contenta
di andare in India ma...con lui? Sarà un incubo! Litigheremo
tutto il tempo-
-Non ho nessuna intenzione di mettermi a sfogliare libroni polverosi
per chissà quanto!- rincarò la dose Malfoy.
Poi si bloccò, rendendosi conto che nel viaggio era inclusa
anche Hermione. Finalmente ce l'avrebbe avuta tra le grinfie.
-Io ci sto- sogghignò allora, facendosi incenerire con lo
sguardo dalla Granger.
-In effetti non era una richiesta, la mia- disse mellifluo Carrigan
-Siete gli unici due che possono farlo. Tu, Malfoy è meglio
se
te ne stai ancora un po' fuori dalla circolazione, mentre la Granger
deve ancora stare a riposo per rimettersi al meglio. Qui non mi sareste
comunque di nessuna utilità-
I ragazzi si arresero a quella decisone. Hermione crollò
contro lo schienale del divano, un braccio sugli occhi.
Sarebbe stato impossibile per lei stare lontana da Draco durante quei
giorni.
-La riunione è aggiornata- sentì dire da
Carrigan, mentre
tutti si alzavano -Domani sistemerò le cose per il vostro
trasferimento e vi saprò dire qualcosa di più
preciso!
Buonanotte a tutti!-
Hermione salì le scale a passo di marcia, sentendo le
ghignate
paurose dei suoi amici alle proprie spalle. La stavano pubblicamente
sfottendo.
Maledetti. Aveva un diavolo per capello..Da sola con Malfoy, per
chissà quanto tempo.
Un sorriso inaspettato le affiorò sulle labbra.
Se avesse detto che quella prospettiva la atterriva solamente, avrebbe
mentito.
L'idea di stare con lui, lavorare fianco a fianco, fare progetti
insieme, sia pure solo riguardanti il lavoro, non le dispiaceva neanche
un po', se solo...
-Che fai Granger, ridi da sola?- sentì sibilare da Draco,
superandola sulle scale.
Se solo non fosse stato
così assurdamente idiota.
-Senti un po' Malfoy, non ho nessuna intenzione di passare tutto il
tempo a litigare con te in viaggio, chiaro?- bofonchiò
decisa,
guardandolo storto.
-In effetti io avevo un'altra idea per passare il tempo- fece lui,
guardandola con occhi languidi e sensuali.
Si avvicinò di un paio di passi, accostandosi
pericolosamente a lei.
Hermione chiuse istintivamente gli occhi, mentre sentiva la pelle di
Draco sfiorare la sua, i capelli di lui accarezzarle la fronte.
Passò un secondo, poi due...
-Dio, come cedi in fretta, Mezzosangue-
La ragazza aprì di scatto gli occhi udendo la voce ridente
di
Malfoy. Lui si era allontanato, e ora la fissava a braccia conserte,
appoggiato al muro lì accanto.
Brutto bastardo.
-Fottiti Malfoy!- ringhiò Hermione, spintonandolo da una
parte,
e correndo di sopra, fuggendo dalla vista di quegli occhi grigi che la
attiravano troppo, da quelle mani morbide ma decise che bramava troppo
avere sul proprio corpo.
Fuggendo da lui. Che ancora una volta si era preso gioco di lei e del
suo cuore.
Draco la guardò salire di corsa, senza fare nulla per
fermarla.
Non appena lei sparì dal suo campo visivo però,
il
sorriso di scherno sparì dalle sue labbra, per lasciare
posto a
una smorfia rabbiosa.
Salì le scale a sua volta. Posò una mano leggera
sulla
porta chiusa della stanza di Hermione, che sicuramente lei entrando
aveva sbattuto con forza.
Si diresse poi verso la camera di fronte, sedendosi sul letto.
C'era andato vicino, troppo, questa volta.
Era stato difficilissimo non baciarla, staccarsi da lei, ancora una
volta.
Quante volte aveva desiderato quelle labbra? E ora che ce le aveva
così vicine le aveva evitate.
Troppi erano stati i giorni senza di lei, troppe le notti in cui
avrebbe voluto tirarla fuori dai propri sogni per abbracciarla davvero.
Aveva creduto di impazzire chiuso in quella casa per tutto quel tempo.
Con quel maledetto bracciale che lo teneva bloccato lì, con
quelle pareti di pietra che sembravano ispessirsi ogni giorno di
più.
Vedeva sè stesso crescere, col passare delle
settimane...Diventava più alto, il viso cambiava lentamente
in
quello di un uomo.
Un uomo che per anni non aveva potuto vedere quello che accadeva fuori.
Ma lo sapeva...Leggeva i giornali, facendoseli portare di straforo da
un elfo che si era quasi fatto amico, ovviamente per convenienza.
E così aveva seguito la lotta contro Voldemort, leggendo
anche
il Cavillo se necessario, dato che in quel periodo la Gazzetta del
Profeta passava tutto sotto silenzio, e aveva poi scoperto di come
Harry
Potter e gli altri fossero diventati Auror. Ma non poteva far nulla per
potersi riunire a loro...
Finchè non era riuscito a fuggire.
-Draco sei qui?-
La testa di Blaise fece capolino dalla porta, che evidentemente lui
aveva chiuso male.
-Posso?- chiese il moro.
Malfoy annuì.
L'altro fece due passi e si accomodò sulla poltrona accanto
al
letto, la stessa dove Hermione aveva passato tutto il tempo non appena
l'avevano ritrovato.
Ora c'era Blaise. Gli occhi caldi di un amico, la mano di nuovo tesa ad
aiutarlo, orecchie sempre pronte ad ascoltare.
-Ecco...io non vorrei sembrarti indiscreto...Volevo solo chiederti come
stavi- cominciò Zabini, un po' titubante.
-Divinamente- mentì Draco, senza nemmeno guardarlo in faccia.
-E' normale che le cose non siano perfettamente a posto-
continuò Blaise, ignorando la risposta dell'amico -Sono
passati
tanti anni, ma vedrai che ti riabituerai-
-A cosa dovrei riabituarmi eh?- ringhiò Malfoy, alzandosi di
scatto -Dovrei semplicemente far finta che tutto questo tempo non ci
sia stato? Oppure ignorare le vostre occhiate quando vi torna alla
mente che per sei anni non mi sono fatto vivo?-
-Ammetterai che è lecito che ci chiediamo il motivo per cui,
nonostante tutti noi ti credessimo morto, tu in realtà stavi
bene da qualche parte- commentò Zabini, tranquillo.
-Bene?- sbottò il biondino -Stavo bene, dici? Tu non hai
idea di quello che ho passato!-
-E allora diccelo!- supplicò Blaise -Perchè non
possiamo certo immaginarcelo, evidentemente-
-Prima a Hermione- scandì Draco, stringendo i pugni.
Dannazione glielo doveva. Non poteva permettere che lo venisse a sapere
da qualcun altro.
Doveva raccontarle tutto lui.
Anche se sarebbe stato difficile. Doloroso. Il solo pensare agli anni
in cui aveva solo dovuto contare le ore, guardare il tempo che scorreva
inesorabile, lo distruggeva.
-Hai ragione tu- disse Zabini, dopo un tempo indefinito -Vorrei solo
che tu capissi che tornando qui hai realizzato il nostro più
grande desiderio-
Malfoy lo guardò, un po' a disagio in quel momento
così denso di emozione.
-E' vero- continuò Blaise -Noi non possiamo immaginare cosa
hai
passato tu...Ma nemmeno tu puoi sapere quanto abbiamo sofferto noi. Ti
credevamo morto, ed è stata una cosa durissima da accettare.
Anzi, si può dire che non l'abbia mai fatto nessuno-
-Io...- cominciò Draco, sentendo di dover dire qualcosa,
qualunque cosa.
-No, lasciami finire. E' giusto, parla con Hermione, è lei
quella che ha patito di più questa situazione. Ma abbiamo
bisogno di sapere anche noi. Io, Seb, Pansy...tutti gli altri. Non
chiuderti a riccio di nuovo...Ora sei a casa-
Il moretto alzò gli occhi, incrociando quelli
incredibilmente lucidi dell'amico.
Sei a casa.
Blaise fece un passo verso Draco, un passo verso
quell'amico che aveva creduto di aver perso.
Ci sei mancato.
Gli passò un braccio attorno al collo,
stringendolo
forte, per fargli capire che non era solo, che c'era anche lui.
Non te ne andare
più.
Ronald Bilius Weasley barcollò verso la cucina, con gli
occhi ancora semichiusi, ancora rincoglionito dal sonno.
Maledetto Carrigan che gli metteva il turno alle otto del mattino.
L'alba, praticamente!
-Dormito poco? Abbiamo festeggiato questa notte?-
Il rossino si voltò verso il proprietario di quella voce
molesta. Blaise se la rideva con Harry, entrambi seduti attorno al
tavolo a bere caffè.
-Non so di che parlate- gracchiò Ron, con voce impastata.
-Ma dai?- saltò su Potter -Vuoi dirmi che Sophie ti manda in
bianco?-
Weasley si avvicinò all'amico, e gli fregò la
tazzina per
bersi tutto il liquido nero d'un fiato, beccandosi un pugno sul braccio.
-Se proprio ci tieni a saperlo- disse poi- Tra me e lei non
è successo un bel niente-
-Scherzi?- alitò Blaise -E io che credevo chissà
cosa...-
-Evidentemente il nostro guru delle donne stavolta ha fallito!-
sentenziò Harry, ridacchiando -Qui ci cade un mito!-
Ron mugugnò qualcosa sottovoce. Dannazione, il turno di
quella mattina con quei due deficienti sarebbe stato un incubo.
-Dai, vedila dal lato positivo- lo incoraggiò Potter.
-E quale sarebbe?- sibilò Weasley, guardandolo storto.
-C'è chi se la passa peggio di te- considerò il
moretto,
sventolando un foglio di carta -Poco fa è arrivata questa
per
Malfoy ed Hermione-
-E ovviamente noi l'abbiamo aperta- cinguettò Blaise, mentre
Ron
scorreva le poche righe vergate con la frettolosa scrittura di Carrigan.
Il Capo li avvertiva che sarebbero partiti con una Passaporta che lui
stesso avrebbe fatto arrivare lì a casa Potter nel tardo
pomeriggio.
-Credo che Carrigan non abbia ancora colto tutti i problemi che si
potrebbero creare mandando quei due da soli in uno sperduto tempio
indiano- borbottò Weasley, scuotendo la testa.
-Oh, secondo me lo sa eccome! E la cosa lo diverte terribilmente- rise
Harry.
-Sicuramente passeranno il tempo a scannarsi- commentò il
rossino.
-Figurati!- lo bloccò subito Potter -Io dico che
recupereranno
il tempo perso, facendo quello che ancora non sei riuscito a fare tu-
-Ma possibile che vediate solo il bianco o il nero?- sbottò
anche Blaise -Magari semplicemente parleranno civilmente e chiariranno
le cose tra loro-
Gli altri due lo guardarono con un'aria mista di compatimento e
sarcasmo.
-Sarei pronto a scommetterci!- confermò Zabini.
-Facciamo cinquanta galeoni?- sogghignò Harry.
-Ci sto!- fecero in coro gli altri due, ognuno già convinto
di avere la vittoria in tasca.
Proprio in quel momento Hermione scese le scale, avvolta in una
vestaglia chiara.
-Buongiorno!- salutò -Che fate?-
I tre la guardarono ostentando indifferenza.
-Nulla- abbozzò Harry -Piuttosto, è arrivata
questa per te!-
Hermione afferrò la busta, malamente richiusa, e ne lesse
febbrilmente il contenuto.
-Oggi pomeriggio?- biascicò -Di già?-
La accartocciò e la lanciò sul tavolo, correndo
di sopra
e chiamando Malfoy con rabbia e a gran voce, come se fosse stata tutta
colpa sua.
-Ho praticamente già vinto- commentò Ron.
Più
di un mese dopo l'ultimo aggiornamento, sono di nuovo qui. Scusate,
davvero. So che questi miei ritardi devono essere abbastanza
fastidiosi, ma credetemi, sto cercando di fare il possibile...
Entro poco in Efp ultimamente, riesco a malapena a recensire le storie
che abitualmente leggo, e certamente il tempo per postare i nuovi
capitoli è poco, anche perchè non voglio farlo se
non rispondo prima alle vostre recensioni!
Non garantisco niente per il prossimo aggiornamento, ma sicuramente
dopo l'estate tornerò ai miei ritmi abituali,
perchè con il finire degli esami e la ripresa delle lezioni
senza dubbio avrò più tempo libero!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto...Avrete senz'altro capito
che al tempio indiano potrebbe accadere di tutto! Inoltre Blaise e gli
altri cominciano ormai a volere le dovute spiegazioni, anche se per
Draco non sarà affatto facile parlare di tutto
ciò che ha passato...
Come sempre vi mando un abbraccio generale...I vostri ringraziamenti
"personalizzati" al solito li troverete nella vostra casella di posta!
Un bacione!
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Capitolo 32 *** Capitolo 32 ***
L'orologio appeso nella cucina di casa Potter
battè le cinque e mezza di pomeriggio.
Hermione, che faceva su e giù da almeno un quarto d'ora, lo
fissò nervosamente.
Di lì a poco sarebbe arrivato Carrigan, insieme al quale
avrebbero definito le ultime cose, e poi sarebbero partiti.
Lei e Draco, da soli.
-Hai preparato le valigie?- le chiese Harry, accostandosi a lei.
La Granger annuì.
-Nervosa?-
-Da morire- ammise la ragazza.
-Sono sicuro che andrà tutto bene- le sorrise Potter,
abbracciandola velocemente -Farete un ottimo lavoro-
Hermione non rispose, ben decisa a non ammettere che il lavoro da fare
era l'ultima delle sue preoccupazioni.
In quell'istante suonò il campanello.
-Questo dev'essere il Capo- sospirò Harry, andando alla
porta.
Dai piani superiori si avvertì un gran trambusto, segno che
tutto il resto della casa era ansioso di scoprire i dettagli di quello
che sarebbe stato il compito dei due ragazzi.
-Buon pomeriggio a tutti!- esordì Carrigan entrando, giusto
mentre anche Malfoy portava la sua preziosa persona in salotto.
-Salve- mugugnò il biondino, con la sua valigia che gli
levitava dietro.
-Perfetto,
vedo che siete già pronti- fece compiaciuto il Capo,
salutando con un cenno
della testa gli altri ragazzi, che scendevano in quel momento.
-Noto
che in questa casa ognuno può avere la sua giusta privacy-
commentò poi
sarcasticamente, alzando gli occhi al cielo.
Tutti infatti si erano accomodati qui e là sui divani, le
orecchie ben tese in ascolto e il volto pieno di curiosità.
-Allora-
esordì Carrigan, decidendosi a lasciar perdere i rimbrotti
-Lord
William mi ha fatto sapere che ha parlato con quei vampiri anziani di
sua conoscenza che hanno soggiornato in India e si è fatto
dare
indicazioni per entrare in contatto con i maghi di laggiù,
così ho
potuto comunicare loro del vostro arrivo-
-Ci ha parlato lei?- chiese Hermione.
-Naturalmente-
assicurò l'uomo -Volevo essere sicuro che non venissero
divulgate
troppe informazioni, non si sa mai. Meno si sa in giro della vostra
missione, e meglio è-
-Quindi?- chiese Draco, tagliente -Ci ha
spacciato per una coppia in viaggio di nozze che vuole visitare luoghi
caratteristici, per caso?-
-No- sbuffò Carrigan, guardandolo storto
-Siete due studiosi Ministeriali alquanto dotati, che vogliono
completare al meglio la loro istruzione sugli Incantesimi antichi. Mi
sono fatto rilasciare un pass specifico dal Ministero...E' l'unica
raccomandazione che accettano laggiù, altrimenti vi sarebbe
impossibile
entrare in quel tempio-
Passò un foglio a Malfoy, che lo squadrò
sospettoso.
-Queste
sono le vostre credenziali- spiegò il Capo -Ovviamente non
si fa
menzione agli Auror nè a niente del genere, e non dovrete
farlo nemmeno
voi, chiaro? Sarete semplici studiosi, che intendono concentrarsi solo
sul compito assegnatogli.-
Calcò bene sulle ultime parole, squadrando i due ragazzi
davanti a sè.
-Ma
non appena diranno i loro nomi capiranno chi sono!- obiettò
Harry
-Insomma, voglio dire, non sono proprio degli sconosciuti..-
-Sono
conosciuti qui a Londra, non certo in India - borbottò
Carrigan -E
comunque i maghi del tempio conducono una vita molto riservata, con
pochissimi contatti esterni, dunque non leggono certamente la Gazzetta
del Profeta-
-Ci sono altre domande?- aggiunse poi, guardandosi
attorno. Attese un attimo quindi estrasse dalla borsa un vecchio sacco
sgualcito, che sarebbe stato la loro Passaporta.
I due ragazzi fecero segno di no, ed allungarono entrambi una mano ad
afferrare il sacco.
-Mancano dieci secondi- comunicò Carrigan, controllando
l'orologio.
Hermione afferrò la propria valigia, mentre con l'altra mano
stringeva maggiormente la presa sulla Passaporta.
Facendolo, sfiorò le dita di Draco e rabbrividì.
Trasse un respiro profondo, cercando di controllarsi.
Era troppo nervosa.
Alzò lo sguardo, e incrociò gli occhi di Malfoy,
posati
su di lei. La stava fissando, chissà da quanto, con
un'espressione indecifrabile.
Fu l'ultima cosa che vide, prima di avvertire il consueto
strappo sotto l'ombelico e di serrare le palpebre.
Nel giro di una frazione di secondo si ritrovò in aria,
sbatacchiata da
una parte all'altra, mentre sentiva tutto intorno a sè
girare vorticosamente.
Atterrò qualche istante dopo, con poca grazia a dire il
vero, in mezzo ad una foresta.
-Complimenti per lo stile, Mezzosangue- ghignò Draco, in
piedi
accanto a lei, porgendole una mano per aiutarla a rialzarsi.
Hermione nemmeno gli rispose, affannata a togliersi i capelli
aggrovigliati dal volto.
-Dove diamine siamo?- chiese il ragazzo.
-In un bosco, sembrerebbe- commentò la Granger, spazzolando
via polvere e foglie dai propri vestiti.
Frugò poi nella borsa, cercando il foglietto su cui erano
scritte le informazioni che le aveva dato Carrigan per raggiungere il
tempio.
-Dobbiamo andare qualche chilometro più a Nord!-
annunciò, suscitando le proteste di Draco.
-Ma ci metteremo ore!- sbuffò il biondino -Non potevamo
arrivare direttamente là con la Passaporta?-
-A quanto pare ci sono delle protezioni alquanto ampie, che noi potremo
varcare solo utilizzando i pass magici che ci ha dato il Capo-
Draco mugugnò qualcosa tra sè, di cui Hermione
riuscì a capire solo qualche parola qui e là,
come
"maledetti eremiti", "dannato Carrigan" e "ma tu guarda cosa mi tocca
fare..".
La Granger si strinse nelle spalle, ben decisa ad ignorarlo, e si
incamminò lungo uno stretto sentiero che si snodava
attraverso
il bosco.
Malfoy alzò gli occhi al cielo, ma si affrettò a
seguirla, standole qualche metro dietro. La vide partire spedita,
facendo levitare dolcemente le loro valigie, ma notò che col
passare del tempo il suo passo progressivamente rallentava.
Era da circa due ore che camminavano in silenzio, quando le si
accostò. Il suo viso era rosso e accaldato, i ricci
più
ribelli che mai.
-Vuoi che ci fermiamo per un po'?- domandò Draco -Non
dovresti
fare sforzi del genere, sei ancora convalescente- aggiunse poi, con
aria saputa.
-Sto bene..Ho solo voglia di arrivare prima che faccia buio- disse la
ragazza, guardando nervosamente verso il sole che stava ormai
tramontando.
Il biondo annuì, preferendo non insistere e aiutandola a
superare un tronco caduto in mezzo alla strada.
-Non dovremmo essere lontani, no?- osservò.
-Secondo i miei calcoli abbiamo attaversato la barriera protettiva poco
più di mezz'ora fa- disse Hermione, guardando l'orologio.
-E come mai non me ne sono accorto?-
-Diciamo che ce ne saremmo accorti eccome, se non avessimo avuto i
pass- sbottò sarcastica la ragazza.
-Capisco. In questo caso allora possiamo prendercela comoda-
borbottò Draco, serafico- Dopotutto siamo già
entro i
confini del tempio-
Hermione scosse la testa, con aria tesa.
-Magari fosse come dici! Questo luogo di notte è pericoloso!
Saremo al sicuro solo una volta dentro le mura- spiegò,
affrettando ulteriormente il passo.
-Di che stai parlando?- ringhiò Malfoy, afferrandola per un
braccio e costringendola a voltarsi verso di lui.
-Questo giardino è stregato! E' qui che i maghi del tempio
compiono i loro esperimenti, ed è come se i loro effetti
venissero fuori tutti insieme- cercò di dire Hermione,
snocciolando una dopo l'altra le informazioni in suo possesso.
-Che intendi dire?-
-Non si può giocare impunemente con la Natura...Ad un certo
punto essa si ribella, come se si sfogasse...E lo fa non appena cala il
sole!-
Udendo quelle parole, Draco impallidì.
-E me lo dici solo ora, dannata Mezzosangue?- rantolò
-Adesso cosa cavolo facciamo?-
-Proseguiamo- disse risoluta la Granger, cercando di mantenere la calma
-Magari siamo vicini al tempio-
Malfoy lanciò un'occhiata preoccupata ai bagliori rosso
fuoco
che mandavano gli ultimi raggi del sole, poi afferrò la mano
di
Hermione, cominciando quasi a correre.
I minuti passavano inesorabili, e le prime stelle cominciarono a
spuntare nel cielo.
Hermione rabbrividì. Cominciava a fare freddo, nonostante
fosse estate inoltrata.
Quel luogo, che qualche ora prima le era parso etereo e ben curato, ora
era solo un groviglio di strane piante, ciascuna delle quali
rappresentava un potenziale pericolo.
I due ragazzi avanzarono ancora un po', facendo di tanto in tanto l'
"Incanto Quattro Punti" per essere sicuri di star proseguendo verso
Nord; la bacchetta però sembrava come impazzita, e non
segnava
più la direzione corretta.
Ormai erano avvolti dall'oscurità, senza avere la
più
pallida idea di dove fosse la loro meta, ed erano entrambi esausti.
-Merda!- sibilò Draco, scagliando un pugno contro il tronco
di un albero.
Se ne pentì qualche istante dopo però, quando
avvertì qualcosa muoversi sulla sua schiena, fino ad
avvolgerlo
strettamente attorno al torace, mozzandogli il fiato.
-Cosa cazzo è sta roba?- gridò, attirando
l'attenzione di Hermione, che stava frugando nella propria valigia.
La ragazza si voltò, e Malfoy potè vedere il
terrore dipingersi nei suoi occhi, mentre correva verso di lui.
-E' una radice- biascicò la riccia, afferrandola e tirando
con
tutte e due le mani, nel tentativo di staccarla dal corpo di Draco -Mi
sa che hai fatto arrabbiare l'albero!-
-Allontanati immediatamente di qui, Mezzosangue- ringhiò
Draco,
notando che gli altri rami fremevano pericolosamente in direzione di
Hermione.
-Stai scherzando? Soffocherai!-
-Dannazione Granger, usa la bacchetta no?- tossì il
biondino, ormai a corto di ossigeno.
Quella radice era maledettamente forte, e la pressione che esercitava
sul suo torace gli impediva quasi di respirare.
Hermione nel frattempo parve riacquistare un po' di
lucidità.
Fece qualche passo indietro, iniziando a scagliare ogni genere di
incantesimo, ma nessuno pareva essere in grado di oltrepassare la dura
corteccia della pianta.
Ormai la ragazza era a corto di idee, e per di più il
terrore nel vedere Draco semisvenuto le impediva di pensare.
A un tratto ebbe un'illuminazione.
-Tarantallegra!-
gridò, sperando per il meglio.
Subito l'albero sembrò agitarsi di colpo, in preda ad un
irrefrenabile tormento. I rami iniziarono a muoversi tutti insieme
disordinatamente, compresa la radice che imprigionava Draco.
Il ragazzo crollò in avanti ed Hermione lo
afferrò al
volo per impedirgli di cadere. Lo abbracciò, ma non aveva
abbastanza forza, ed entrambi finirono a terra sotto il peso di Malfoy.
-Ehi, stai bene?- mormorò la Granger, preoccupata.
Il biondino tossì un paio di volte e si rialzò,
cercando di riprendere fiato, poi annuì appena, ancora
sconvolto.
Ciò che lo sorprese di più, però, fu
di ritrovarsi
Hermione stretta a lui, col viso premuto contro il suo petto, in un
abbraccio che sapeva di sollievo, di gratitudine.
Malfoy sorrise appena, passandole a sua volta le braccia dietro la
schiena, e posando il mento sulla testa di lei.
-E' meglio che ci spostiamo da qui- fece la riccia qualche secondo
dopo, scostandosi un po' in imbarazzo.
-Sì- borbottò Draco, riprendendo a
camminare
-A questo punto credo sia meglio cercare un rifugio dove aspettare il
mattino...E' troppo rischioso stare così allo scoperto-
Hermione annuì. Si sentiva troppo esposta, ed osservata. Era
come se mille occhi la fissassero dal folto degli alberi.
La mano di Draco avvolta sulla sua, però, la faceva sentire
più al sicuro di quanto avrebbe mai potuto immaginare.
-Ci mancava solo la pioggia, cazzo!- mugugnò il biondino un
quarto d'ora dopo, sentendo qualche goccia cadergli addosso.
Hermione alzò una mano per capire se stesse realmente
piovendo,
ma quando una gocciolina si posò sul suo palmo, le
sembrò
stranamente densa, come se fosse...
-Neve...-
sussurrò la ragazza, allibita -Malfoy, sta nevicando!-
-Come diavolo è possibile? Non è inverno!-
-Evidentemente questo luogo è soggetto a leggi diverse- gli
fece
notare la Granger. Mentre parlava, una nuvoletta di vapore si
formò davanti alla sua bocca.
In pochi minuti la temperatura era già scesa di parecchi
gradi.
-Possibile che non ci sia un maledetto riparo, qui attorno?-
imprecò Draco, tremando anche lui dal freddo.
Di lì a mezz'ora i fiocchi cadevano copiosi, coprendo il
terreno con uno spesso manto bianco.
Malfoy teneva stretta a sè Hermione, cercando di proteggerla
almeno in parte dalle sferzate di aria gelida. Inoltre lei aveva
indosso solo un vestito leggero, cui aveva buttato sopra il mantello.
Gli abiti in valigia non avrebbero certo aiutato, dato che i due
ragazzi non avevano immaginato di finire in una situazione del genere.
-Non mi sento più le gambe- sussurrò la ragazza,
completamente abbandonata addosso a Malfoy.
Ormai i loro piedi sprofondavano nella neve, cosa che rendeva il
cammino ancor più difficoltoso.
-Cerca di resistere- la esortò il biondo -Mi sembra di
vedere una grotta, laggiù!-
Infatti, qualche metro più avanti, seminascosto dalla neve,
c'era una specie di riparo roccioso, profondo qualche metro.
Sentendo Hermione sempre più debole e lenta nel camminare,
Draco
le passò una mano dietro le ginocchia, prendendosela in
braccio,
e coprì in poche falcate decise lo spazio che li separava
dal
rifugio.
Scostò la neve di fronte all'ingresso e si chinò
per entrare, portando con sè la Granger.
La adagiò poi nel luogo più distante
dall'entrata,
accanto ai loro bagagli. Le labbra della ragazza erano violacee, il
respiro corto, e gli occhi semichiusi.
-Mezzosangue svegliati! Non è il momento per crollare...- la
chiamò Draco, con voce rotta. Lei aprì debolmente
gli
occhi, cercando di riscuotersi dal torpore.
Malfoy la avvolse meglio nel mantello, poi le diede anche il proprio,
ignorando le sue fioche proteste.
-Cerca di restare sveglia, chiaro?- le ordinò con decisone
-Io vado a cercare dei rami per il fuoco-
Senza lasciarle il tempo di ribattere tornò fuori, in quella
che
ormai era una vera tormenta, seguito dallo sguardo ansioso di Hermione.
La ragazza era ormai allo stremo. Aveva solo voglia di dormire, ma
cercava di resistere, conscia che, se si fosse lasciata vincere dalla
stanchezza, non avrebbe avuto scampo.
Non sapeva cosa le sarebbe accaduto, ma si sentiva stranamente serena.
C'era Draco con lei.
Se quella fosse stata davvero la sua ora, l'ultima cosa che avrebbe
visto e ricordato sarebbe stato il suo volto. Era un bel modo di morire.
Lo vide rientrare qualche minuto dopo, infreddolito, coperto di neve e
graffi.
-Ma...-cominciò Hermione con voce lieve.
-Ho dovuto lottare con un abete- spiegò Malfoy, anticipando
la sua domanda. -Ma almeno sono riuscito a recuperare questi-
E mentre parlava lasciò cadere a terra un numero consistente
di rametti.
-Incendio-
mormorò, nel tentativo di accendere un piccolo fuoco, che di
lì a qualche minuto scoppiettava allegro.
-Non è un granchè, ma è meglio di
niente- commentò, raggiungendo Hermione e sedendosi accanto
a lei.
La ragazza aveva gli occhi chiusi, ma evidentemente era sveglia,
perchè appena lui si stese gli si accostò,
avvolgendolo
nel mantello.
Draco la lasciò appoggiare il volto alla propria spalla. Era
ancora tanto fredda, ma con il calore delle fiamme si sarebbe scaldata
in fretta.
-Sono contenta che tu
sia qui...- la sentì mormorare, mentre gli
passava un braccio attorno al collo, per stringersi più a
lui -Non lasciarmi
ancora...-
Malfoy rimase di stucco per quelle frasi, troppo sincere e arrendevoli
per essere pronunciate da un' Hermione totalmente lucida. Ma andava
bene lo stesso, perchè da qualche parte dentro di lui c'era
la
certezza che lei quelle cose le pensasse davvero. E tanto gli bastava.
Sentì il respiro della Granger farsi più lento e
profondo, segno che si era addormentata. Passò una mano tra
i
suoi ricci ribelli, seguendo poi con le dita la curvatura dello zigomo,
fino ad arrivare alle labbra, leggermente schiuse.
Si beò di quello ciglia scure, di quel viso così
liscio e perfetto, che tanto aveva sognato.
Dio com'era bella...
La strinse un po' di più, sentendo la necessità
di avvertire il suo corpo contro il proprio.
E quanto gli era
mancata...
Si chinò appena in avanti, catturandole le
labbra. Vi depose un bacio lieve, non osando spingersi oltre.
Quanto l'aveva amata, e
quanto l'amava ancora...
Ora doveva solo capire se si sarebbe potuto di nuovo
meritare il suo amore.
Hermione si svegliò quando i primi raggi del sole inondarono
la grotta.
Si ritrovò stesa accanto a Draco, con le braccia di lui che
ancora l'avvolgevano.
Aveva immagini sfocate della sera prima, ma ricordava di come lui si
fosse preso cura di lei. Gli accarezzò dolcemente una
guancia,
sentendolo più vicino che mai. Era lì, presente
come non
era mai stato, nemmeno sei anni prima quando stavano insieme.
La ragazza si alzò piano, attenta a non svegliarlo, e
andò all'ingresso del rifugio.
Fuori splendeva il sole, e tutto pareva essere tornato alla
normalità. Faceva caldo, e sul terreno non vi erano tracce
della
nevicata notturna.
Hermione sorrise sollevata quando alla sua sinistra, oltre le chiome
degli alberi, vide una cupola bianca. Evidentemente, senza saperlo,
erano andati nella direzione del tempio.
Un movimento alle sue spalle le fece capire che anche Draco si stava
alzando. Il ragazzo la raggiunse barcollando, ancora un po' assonnato.
-Stai bene?- le chiese, rassicurato nel vederla in piedi.
Hermione annuì. -Grazie per stanotte-
-Siamo pari- commentò Malfoy, alzando le spalle -Se non ci
fossi
stata tu, a quest'ora sarei ancora attaccato a quell'albero-
La Granger sorrise.
Insieme spensero il fuoco e ripartirono, stavolta certi di riuscire a
raggiungere il tempio.
Nel giro di venti minuti, infatti, vi arrivarono.
Era una struttura bianca ed enorme. Hermione trattenne il fiato,
vedendo l'imponente scalinata che si ergeva di fronte a loro,
terminando con un portone situato tra almeno una trentina di colonne
altissime, che parevano sostenere le cinque cupole più
piccole,
che circondavano quella centrale, immensa.
-Non si può certo dire che questo palazzo non si noti-
mormorò Draco -Come cavolo abbiamo fatto a non trovarlo?-
Hermione fece per rispondergli, ma un mago piccolo e tondo, con indosso
una tunica bianca, apparve in cima alle scale, andando incontro ai due
ragazzi.
-Eccovi qui, finalmente!- disse loro con voce acuta, ma calma -Vi
attendevamo per ieri sera...Ci è stato segnalato il vostro
passaggio all'interno della barriera, e temevamo per la vostra
incolumità-
-Non si preoccupi, stiamo bene. Abbiamo avuto solo qualche
piccolo...contrattempo- lo rassicurò la Granger.
-Capisco. Io comunque sono Astral, uno dei monaci di qui, come
immaginerete. Vi condurrò subito nelle vostre stanze, dove
potrete riposarvi, e più tardi vi mostrerò la
Biblioteca-
spiegò, mentre salivano le scale ed entravano nel tempio.
I due ragazzi seguirono il monaco attraverso un dedalo di corridoi.
Erano tutti molto ampi, con dei soffitti altissimi, ma sobriamente
arredati, così da risultare nell'insieme estremamente
raffinati.
Salirono di qualche piano, fino ad arrivare ad un corridoio laterale.
Il mago estrasse dalla tunica un mazzo di chiavi, con decine di chiavi
attaccate, ed aprì l'ultima porta a destra.
-Questa è la camera della Signorina Granger- disse,
invitando i
suoi ospiti ad entrare -E da quella porta lì si passa a
quella
del Signor Malfoy-
-Stanze
comunicanti...Fantastico...- pensò Hermione,
depressa.
Astral entrò ed aprì la seconda porta, facendo
passare Draco.
-Io mi ritiro- disse poi -Vi attendo tra due ore all'ingresso,
così vi mostrerò il tempio-
-La ringrazio molto- disse Hermione, prima di salutarlo e chiudere la
porta.
Girò la chiave nella serratura, e fece lo sesso con la porta
che divideva la sua camera e quella di Draco.
La stanza era grande e bellissima. Il colore dominante era bianco, come
ovunque in quel luogo. Il letto a baldacchino era avvolto da tende
velate, e ai suoi piedi un tappeto morbidissimo copriva il pavimento il
legno.
Infine, accanto all'ingresso, vi era una sorta di salottino, con due
divani e un caminetto.
La ragazza cercò di individuare il bagno, e notò
una
porta situata accanto a quella che dava sulla camera di Draco.
La aprì e, con suo enorme sgomento, vide Malfoy affacciarsi
da un'altra porta sulla parete opposta.
-Che c'è, Mezzosangue, già ti manco?-
sogghignò sarcastico, facendole alzare gli occhi al cielo.
-Pure il bagno in comune...grandioso- mormorò, prima di
chiudergli praticamente la porta sul naso.
Si gettò sul letto supina, guardando il soffitto.
Sentiva che quei giorni avrebbero in qualche modo segnato una svolta
tra loro due.
Questo da un lato la tranquillizzava, perchè forse sarebbe
finalmente terminato un periodo così incostante, sempre in
bilico, in cui era stata costretta a reprimere le sue emozioni, ma
dall'altro la inquietava. Era infatti timorosa nel doversi aprire
nuovamente a lui. Non aveva nessuna intenzione di finire nuovamente col
cuore in pezzi, ma con Draco accanto questo pareva inevitabile.
Eccomi di nuovo
qui! Non so davvero come scusarmi per questo imperdonabile
ritardo...Sono passati ormai due mesi dall'ultimo aggiornamento, ma non
so proprio cosa dire a mia discolpa! Tra le vacanze (pochissime), lo
studio (troppo) e tutto il resto, non avevo mai abbastanza tempo per
mettermi al computer e andare avanti con la storia..Ho un po' di
carenza di ispirazione in questo periodo, infatti questo capitolo non
mi convince per niente, spero che possiate capirmi!
A inizio ottobre finisce la sessione di esami e cominciano le lezioni,
quindi avrò decisamente più tempo per potermi
rimettere a scrivere e ad aggiornare i capitoli con il ritmo di sempre!
Scusatemi tanto davvero! Un abbraccio a tutte!
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Capitolo 33 *** Capitolo 33 ***
Questo capitolo
è dedicato a tutte voi,
che lo avete aspettato e che mi avete aspettata,
rispettando i miei tempi e le mie idee, a volte sballate.
Ma soprattutto è dedicato a te,
senza la quale forse non sarei nemmeno riuscita a pubblicarlo,
che mi hai ricordato cos'è la passione,
che mi hai insegnato che non devo avere paura del giudizio degli altri
e di far leggere loro quello che scrivo,
che hai ascoltato i miei dubbi e le mie difficoltà per
telefono senza criticare, ma solo spronandomi a fare di più.
Questo è per te.
-Mezzosangue, vuoi darti una mossa?-
Hermione si riscosse di colpo.
Draco era accanto a lei che la scuoteva.
-Oddio, devo essermi addormentata- mormorò.
-Ho notato! Sbrigati che quel monaco ci aspetta!-
La ragazza si alzò di scatto, si legò i capelli e
seguì Malfoy fuori dalla stanza. Ci misero un bel po' a
ripercorrere al contrario quel labirinto di corridoi, ma alla fine
giunsero all'ingresso, dove già li attendeva Astral.
-Siete riusciti a sistemarvi?- chiese cordiale, ma serio come sempre.
-Sì grazie...le stanze sono bellissime!- rispose Hermione,
con un sorriso.
Il mago non rispose, limitandosi a guidarli lungo un luminoso
porticato, il quale si affacciava su un giardino interno che pareva un
orto
botanico, dato che era disseminato di piante di ogni tipo. Piccoli
vialetti lo
attraversavano, lungo i quali passeggiavano maghi di diverse
nazionalità, da soli o a gruppetti, mentre altri ancora
erano intenti a
leggere sulle numerose panchine.
-Questa è la parte centrale del tempio- spiegò la
loro guida -La Biblioteca si trova qui accanto-
Astral spinse un pesante portone, e i tre entrarono in un locale
semibuio.
Le finestre erano altissime, e per lo più coperte da pesanti
tende. L'illuminazione era data solamente da alcune candele
galleggianti in aria.
-Troppa luce danneggia i libri- spiegò il monaco -Alcuni
sono talmente antichi da costituire un tesoro inestimabile-
-Posso immaginarlo- mormorò Hermione, con gli occhi che
brillavano. Quel posto era il suo paradiso.
La Biblioteca era una sorta di gigantesco quadrilatero che correva
tutto attorno al giardino, ed era occupata da migliaia di scaffali, sui
quali erano accuratamente catalogati milioni di libri.
-Non dirmi che non ti sei ancora liberata dalla sindrome da
so-tutto-io, Granger- le sussurrò Draco all'orecchio.
Hermione gli mollò una gomitata, continuando a guardarsi
attorno.
-Ora vi condurrò nel reparto che vi interessa, poi potrete
venirci per conto vostro a qualunque ora vorrete- disse Astral.
Proseguirono per qualche minuto, fino a giungere ad un angolo un po'
isolato della Biblioteca, dove c'erano una scrivania ed alcuni divani.
-Potete usufruire liberamente di questo spazio, nessuno vi
disturberà- annunciò il monaco -Su questi
scaffali vi
sono i libri che trattano degli incanti più antichi. Vi
raccomando di maneggiarli con ogni cura, sono unici al mondo-
-Non si preoccupi, useremo ogni riguardo- assicurò Hermione.
Astral chinò il capo in segno di saluto, e se ne
andò, lasciando i due ragazzi ai loro doveri.
Draco si lasciò cadere su un divano, mentre la Granger si
dedicò alla lettura dei titoli sui dorsetti dei libri.
-Guarda che siamo qui per lavorare, non per rilassarci- gli fece notare
la ragazza, piccata, estraendo un foglio e iniziando a segnare i nomi
dei testi che le sarebbero potuti essere utili.
Malfoy si alzò, mettendosi alle sue spalle e posando la
bocca sul collo di lei.
-Chi ti dice che non possiamo fare entrambe le cose?-
sussurrò languido, vicinissimo alla sua pelle.
Hermione represse un brivido nel sentire il respiro caldo del ragazzo,
ma decise di trattenersi.
-Tieni, datti da fare- gli disse, girandosi di scatto e piazzandogli in
mano un foglio e una penna per prendere appunti.
Draco mugugnò infastidito, poi controvoglia si
staccò da
lei, per dedicarsi a un compito decisamente meno piacevole.
Era tarda notte, ma Malfoy non riusciva in alcun modo a prendere sonno.
Era stanchissimo, soprattutto considerato il fatto che avevano lavorato
senza sosta per molte ore, ma l'idea che Hermione fosse a pochi metri
da lui non gli concedeva la rilassatezza di cui in quel momento sentiva
di aver bisogno.
Si stava trattenendo con tutte le sue forze per non andare da lei, ma
l'impresa gli risultava quasi impossibile.
La voleva, a tutti i costi. La voleva tra le sue braccia, sotto le sue
mani, nel suo letto.
E, ormai era chiaro, lo voleva anche lei.
Ma era giusto? Era giusto piegarla ad una vita che non sarebbe mai
stata quella che una come lei si sarebbe meritata?
Lui era un reietto. Era un uomo che per sei anni aveva vissuto solo di
ricordi ed illusioni, rifiutato dalla vita, e che ormai si era convinto
che non sarebbe più potuto tornare ad essere completamente
felice.
Il suo passato tornava ogni giorno a perseguitarlo, e l'avrebbe fatto
per sempre.
Lui conosceva bene l'Inferno, ci aveva vissuto negli ultimi sei anni,
ma era giusto trascinarci anche lei?
No.
Lei avrebbe dovuto avere molto di più dalla vita.
Se non altro,
un uomo in grado di amarla alla luce del sole, senza il timore che il
proprio padre Mangiamorte decidesse di tornare e rovinare tutto. Un
uomo in grado di darle un figlio che non sarebbe stato additato per i
peccati di cui si erano macchiati i suoi avi.
Un uomo che avesse potuto camminare al suo fianco a testa alta, e poter
guardare avanti verso un luminoso futuro, invece di macerarsi nel
rancore e nella rabbia per il passato.
Draco si alzò dal letto, con l'idea di andare a prendere una
boccata d'aria nel cortile interno.
Aprì delicatamente la porta della camera di Hermione,
imponendosi di non fermarsi lì per nessuna ragione al mondo.
Non
potè però impedirsi di lanciare un'occhiata al
letto
della ragazza che, con sua enorme sorpresa, notò essere
vuoto.
Evidentemente anche lei non riusciva a dormire...E c'era un solo luogo
in cui, poco ma sicuro, poteva essere andata.
In pochi minuti il biondino raggiunse la Biblioteca, ed eccola
là, seduta alla scrivania, con davanti numerose pile di
libri.
-Non è un po' tardi, Mezzosangue?- le chiese, facendola
sussultare.
-Mi hai spaventato!- lo rimproverò lei -E comunque non avevo
sonno-
-Nemmeno io...Ma di certo mi sarei trovato un passatempo più
divertente-
Hermione lo ignorò, continuando a sfogliare le pagine
ingiallite di un enorme librone.
-Questo parla di pozioni...Non credo che possa contenere quello che
cerchiamo, ma non si sa mai- spiegò.
Draco si lasciò cadere sul divano, ben deciso a non
partecipare alla ricerca se non durante il giorno!
-Ne ho già esaminati tre, oltre a quelli che abbiamo
guardato oggi pomeriggio, ma non ho cavato un ragno dal buco e...-
La ragazza si interruppe di colpo, pallidissima.
-Che succede, Granger?- chiese Draco, intuendo che qualcosa non andasse.
-No...n-niente- mormorò Hermione, facendo per chiudere il
libro.
Malfoy perse la pazienza e la raggiunse, mettendo una mano sulla pagina
alla quale lei era arrivata. Scorse rapidamente le righe, e
capì
cosa avesse turbato tanto la ragazza.
A metà della facciata c'era scritta la formula della
"Malefica Potio".
Così tutto
era cominciato.
La Granger tentò nuovamente di chiudere il libro, ma Draco
la
bloccò con un gesto secco. Hermione vide le spalle del
biondino
irrigidirsi, mentre le dita serravano i margini del libro.
Dopo un istante Malfoy lo sollevò, scagliandolo poi a terra.
-Draco- esclamò la riccia -E' un testo antichissimo-
Si alzò e raccolse il libro, poi guardò verso il
ragazzo.
Era in piedi, immobile come una statua di marmo, con i pugni stretti e
lo sguardo contratto.
Hermione gli si avvicinò, facendo per prendergli la mano, ma
lui si ritrasse.
-Non fare così- lo supplicò -Capisco quello che
provi ma...-
-Credi davvero di poterlo capire?- gridò Draco -Quella
pozione
maledetta ha rovinato la mia vita! Non puoi immaginare quello che ho
passato!-
-E allora raccontamelo!- disse la ragazza, accostandosi a lui.
Malfoy non rispose, limitandosi a serrare la mascella.
-Perchè fai così?- domandò Hermione,
confusa -Io ho passato esattamente quello che hai passato tu!-
-Oh...io non penso proprio!- sbottò il biondo.
-Dannazione Draco, piantala!- urlò la riccia, sconvolta-
Sono
stanca di questi tuoi giochetti...Credi di aver sofferto davvero solo
tu? Credi che in questi sei anni io non ti abbia pensato ogni singola
notte? Credi che non mi sia macerata nel tuo maledetto ricordo?-
Hermione riprese fiato, ma non appena Malfoy fece cenno di
interromperla, riprese il suo accorato discorso.
-E' da quando sei tornato che ti diverti a giocare al gatto col topo
con me...Ma non appena sfioriamo l'argomento degli ultimi sei anni, ti
richiudi a riccio, tagliando tutti fuori. Tagliando me fuori!
Non sei cambiato affatto..Sei sempre lo stesso spocchioso Purosangue
che eri ad Hogwarts, pronto a immischiarti nelle faccende di tutti
senza ritegno, per poi non mettere a parte nessuno di quello che provi
in quella specie di sasso che hai nel petto!-
-Sbagli-
-Oh, ma io sono stufa di cercare di capirti! Ho aspettato, e con me
tutti gli altri, ma adesso...Eh? Cos'hai detto?- si interruppe di colpo
la ragazza.
-Ho detto che sbagli, Mezzosangue- disse Draco a mezza voce -Io non
sono più lo stesso di sei anni fa-
Hermione lo guardò, e per la prima volta le
sembrò...fragile. Forse non l'aveva mai guardato prima,
guardato sul serio.
Senza la corazza del suo cognome, del suo sangue, della sua arroganza,
a fargli da scudo.
Solo lui, lui e quel passato ingombrante che ancora lo feriva e lo
tormentava, rendendolo ancora più estraneo e chiuso al resto
del mondo, lei compresa.
E, strano a dirsi, le sembrava che, ora più che mai,
nonostante il rancore e la
sofferenza, ogni singola parte del suo corpo avesse voglia di gridargli
il suo amore.
Non c'erano mai state mezze misure tra loro, e mai ce ne sarebbero
state. Si erano amati fino a farsi male, senza forse avere un motivo
valido per farlo, se non quello stesso amore così bruciante
che
anche dopo sei anni non li aveva abbandonati.
-Mezzosangue...io non posso darti quello che tu vuoi, anche se Dio solo
sa quanto lo vorrei- mormorò Draco, sconfitto.
-Che stai dicendo?-
-Sto dicendo che sono cambiato, che mio padre ha rovinato anche quel
poco di bello che avevo nella mia vita, e che non potrò
riavere
indietro nulla-
-E io invece?- sussurrò Hermione -Io cosa potrò
riavere indietro? Anche la mia di vita è andata in pezzi-
-Non puoi paragonare quello che hai passato tu con quello che ho
passato io-
-Ero convinta che tu fossi morto!- mormorò la Granger,
delusa
perchè lui pareva non capire ciò che lei aveva
provato
-Sono stati anni durissimi...Ho dovuto imparare a vivere senza di te, e
non è nemmeno detto che ci sia riuscita!-
-L'hai detto, Mezzosangue, vivere!
Tu hai vissuto. Avevi la tua casa, i
tuoi amici, il tuo lavoro. Potevi scegliere di voltare pagina e
costruirti un futuro, se lo avessi voluto- urlò Draco, con
gli
occhi lucidi, sempre più vicino a lei -Io invece ero chiuso
dentro ad una dannata casa, senza bacchetta, senza nessuno con cui
parlare, sapendo che tu eri viva ma anche che non avrei mai
più
potuto vederti, perchè ero condannato a stare lì
per sempre!-
Hermione trattenne il fiato, sconvolta. Narcissa le aveva accennato
qualcosa, ma non aveva mai lontanamente immaginato ciò che
Draco
aveva dovuto patire.
-E' vero, hai dovuto affrontare la mia morte, o quello che era...Ma
almeno hai avuto l'occasione di rifarti una vita, senza di me! Io
invece ho passato quasi sei anni in prigione, sapendo che esistevi, che
respiravi, ma che non avrei mai più potuto toccarti, averti
tra
le mie braccia..C'erano momenti in cui ho creduto di impazzire-
ringhiò Draco -Lì, a fissare un muro sperando che
crollasse per poter uscire, andando a dormire con l'unica speranza di
sognarti, per poi finalmente riuscire a fuggire con l'unico obiettivo
di
vendicarmi una volta per tutte. Sono un ramo secco, Hermione. Non
c'è più speranza per me. Non è
più il mio
posto questo, tra di voi.-
-Come puoi stare qui e dirmi una cosa del genere?-
singhiozzò la Granger -Come puoi tornare per poi dirmi che
te ne andrai di nuovo eh?
Hai idea di come sia stata quando ti ho rivisto lì, legato,
in
quella casa? Di come sia stato riaverti nella mia vita?-
E' stato come riprendere
a respirare dopo una lunghissima apnea...
-Non volevo infliggerti la mia presenza un'altra volta...Ti giuro che
la mia intenzione iniziale era solo quella di proteggervi tutti da quel
pazzo di Cavendish e poi lasciarti di nuovo libera di vivere la tua
vita. Solo che poi ti ho rivista, e non sono più riuscito a
staccarmi...Allora ho deciso di proteggerti da lontano, senza farmi
vedere ma rimanendoti sempre accanto.-
-Come hai potuto non dirmi nulla?- mormorò Hermione.
-Ero sotto copertura, mi era impossibile...E comunque non era nei miei
piani iniziali. Solo che poi il piano è saltato e tu sei
venuta
a sapere tutto-
-Davvero non mi avresti detto nulla? Non ti saresti fatto vedere?-
chiese, incredula, la ragazza.
-Non lo so Mezzosangue, va bene?- sbottò Draco -Non ero
pronto a
tutto questo, sapevo che se mi fossi riavvicinato a te non sarei
più riuscito a lasciarti andare-
-Perchè avresti dovuto lasciarmi andare?-
-Te l'ho detto...Non posso più darti quello che tu vuoi. Tu
ricordi un'altra persona, che ora non c'è
più..Non potrai
mai capire cosa mi porto dentro-
-Non è una gara a chi ha sofferto di più
questa...Non
è così che risolveremo le cose- disse piano
Hermione.
-Cosa c'è da risolvere, Mezzosangue?- sussurrò
Malfoy,
nella voce l'eco della disperazione -Io sono questo, adesso. Tu mi
guardi e speri di rivedere il ragazzo che ti aveva amato sei anni fa,
ma di lui non è rimasto nulla. Adesso c'è solo
odio, e
rabbia-
Hermione gli si avvicinò ancora, sfiorandogli il volto con
due dita.
-Non è vero, e lo sai- mormorò dolcemente -Se ci
fosse
solo odio non avresti fatto l'infiltrato per conto di Carrigan, non ti
saresti preso cura di me in quel modo...e forse adesso non saremmo qui-
-Che diritto ho io per condannarti a questo?- disse piano Malfoy,
chiudendo gli occhi -Meriti una vita felice, e non di avere accanto un
uomo sommerso dai fantasmi del suo passato-
-Io non vedo nessun fantasma, qui attorno- scherzò Hermione,
con
un mezzo sorriso -E, se ci sono, possiamo certamente sconfiggerli
insieme-
Il ragazzo aprì gli occhi, non del tutto certo di aver udito
quelle ultime parole.
Davanti a sè vedeva gli occhi di Hermione, limpidi e decisi
come
erano sempre stati, grandi e gioiosi come li ricordava e come non erano
stati più da quando lui se n'era andato.
Non era così che aveva sempre immaginato che le avrebbe
parlato
di quei sei anni lontano da lei, ma ce ne sarebbe stato il tempo.
Almeno adesso lei sapeva il bagaglio che lui si portava dietro, e con
cui avrebbe dovuto imparare a convivere.
-Dici sul serio, Mezzosangue?- soffiò Malfoy, incredulo. La
bocca di lei era vicinissima, ormai bastava solo un suo assenso per fargliela
raggiungere.
Dimmi di sì,
ti prego.
Hermione lo guardò di sotto in su, mentre le
sue labbra si piegavano in un sorriso.
Dimmi che tutto questo
non è un sogno.
Draco potè vedere una piccola lacrima scenderle
lungo la
guancia. Ormai lei era così vicina che poteva contarle le
ciglia.
Dimmi che mi rivuoi
indietro, e che davvero vuoi affrontare il nostro dolore insieme.
Hermione alzò una mano, portandola tra i
capelli di lui e affondandovi le dita.
Dimmi che questa volta
sarà per sempre, e che nessuno ti porterà via da
me.
Draco le passò un braccio dietro la schiena,
facendo aderire il corpo della ragazza al proprio.
Non ci poteva credere. Lei era lì, adesso, ed era ad un
passo dall'essere di nuovo sua.
Non era quello il momento della paura, non era quello il momento dei
rimpianti. Quello era il momento per essere felici.
Questo pensava Draco, mentre posava le proprie labbra su quelle di
Hermione, buttando all'aria tutto quanto come la prima volta che
l'aveva baciata.
Dio come ti amo,
Hermione.
La strinse tanto forte da sollevarla da terra, quindi la fece sedere
sul tavolo di fronte a sè, posizionandosi tra le sue gambe e
facendole arcuare il busto contro di lui per avere un migliore accesso
alla sua bocca.
Il suo profumo...era inebriante. La morbidezza della sua pelle candida
era esattamente come la ricordava..quella pelle che ora lui si
ritrovava a scoprire con mani bramose, centimetro dopo centimetro,
lasciando la sua bocca solo per continuare a
guardarla, mentre lei gli baciava la fronte, i capelli, le mani.
Non avrebbe chiuso gli occhi.
Voleva godere di ogni frammento di lei, per riportarne alla mente ogni
lembo, per ricordarne ogni anfratto e curva, nel caso in cui
qualcuno lo strappasse ancora via da lei.
Lei che era una visione, bella come sempre, reale come sei anni prima.
Lei che ora gemeva piano mentre con ardore Draco calava sul suo collo e
sulla sua scollatura, soffiando su quel vestito ormai salito ai
fianchi, un ulteriore impedimento al suo desiderio di riaverla di
nuovamente
pelle contro pelle su di lui.
Lei, lei, lei. Sempre lei. Solo lei. Mai nessun'altra.
Fece risalire la mano lungo la sua schiena sottile, ritornando a
baciarla con passione, come se volesse recuperare tutti quegli anni in
cui un momento del genere l'aveva solo potuto sognare, mentre avvertiva
le mani di Hermione stringere forte i suoi capelli, insinuando i
polpastrelli sulla sua nuca e attirandolo contro di sè,
ancora e
ancora.
Draco inclinò appena la testa per potersi accostare al collo
sottile della ragazza, posando una scia di piccoli baci fino alla
clavicola, per poi scendere alla spalla.
Poi un singulto, che lo fece bloccare come se gli avessero inflitto una
coltellata. Si scostò, riportando la propria attenzione agli
occhi di lei, dove erano ben visibili piccole sfere d'acqua, le sue
lacrime, impigliate tra le ciglia, come se avessero paura di uscire, di
farsi vedere.
-Se solo sapessi quanto mi sia mancato tutto questo...-
mormorò appena Hermione - Se sapessi quanto tu mi sia mancato-
E lui si ritrovò lì, boccheggiante, perso in
quella frase
che aveva temuto di non potersi più meritare, quella frase
che
rivelava il bisogno che lei aveva di riaverlo accanto..e fu come se una
morsa invisibile si sciogliesse all'improvviso nel suo petto, quella
morsa che per tanti anni aveva riempito il vuoto dato dall'assenza di
Hermione, e a cui ormai si era abituato.
-Sono qui- le disse piano -Sono qui-
Quelle parole sembrarono avere un effetto particolare sulla ragazza,
come se avessero fatto crollare anche l'ultimo paletto rimasto a
dividerla da Draco. Si mosse contro di lui, allacciandogli le braccia
al collo e lasciando che le labbra del biondino la raggiungessero
ovunque, lambendole la pelle serica, bruciandola e consumandola
lentamente.
Malfoy la trasse nuovamente a sè, stringendola con
trasporto, come se volesse diventare un tutt'uno con lei, come se
volesse arrivarle all'anima.
La portò fino al divano, lasciando che si stendesse per poi
calarle addosso, senza darle tregua. Raggiunse la sua bocca prima
ancora che lei potesse permettersi un respiro, violandola con la
propria lingua e giocando con le sue labbra, mordendole e
assaggiandole.
Non vedeva l'ora di riaverla, ma cercava di tenere a freno il suo
desiderio.
Voleva farle ricordare cos'erano stati.
Voleva che le si imprimesse bene nella mente quel momento, e che non
fosse un semplice episodio fugace, frutto della bramosia e del bisogno.
Hermione dal canto suo era come annebbiata.
Sentiva solo lui su di
sè, e la tremenda urgenza di averlo dentro di sè,
forse
per rendersi in qualche modo conto che sì, era veramente
lì. Gli slacciò freneticamente la camicia, poi la
cintura, mentre lui le alzava il vestito, continuando a
baciarla.
Si piegò in un gemito quando avvertì la lingua di
Draco lambirle l'orecchio, mentre con una mano le separava le
ginocchia, incastrandosi tra esse.
Lo strinse forte mentre lo sentiva entrare in lei, e l'emozione le
bloccò la gola, le intorpidì i sensi, arrivando
fino alla punta delle sue dita.
Aprì di scatto gli occhi però, qualche istante
dopo quando si accorse che Malfoy si era fermato, e lo trovò
a fissarla, come a chiederle un assenso, come a voler essere sicuro che
anche lei fosse convinta. Si ritrovò così ad
annuire appena, posandogli un leggero bacio sulle labbra, in un muto
permesso.
Si mossero allora insieme, riconoscendosi quasi istintivamente,
adeguandosi di nuovo ai ritmi l'uno dell'altra.
Si amarono disperatamente, appassionatamente, come se fosse l'ultima
volta.
Invece era solo l'impazienza di ritrovarsi, di riprendersi, di sentirsi
di nuovo insieme.
Draco aprì gli occhi quando un primo raggio di sole invase
la
camera da letto di Hermione, filtrando attraverso le pesanti tende.
Non si ricordava come fossero arrivati fin lì, dopo essersi
consumati d'amore in Biblioteca, e francamente nemmeno gli importava.
Tutto quello che contava era il respiro caldo di Hermione contro il
proprio collo, i suoi ricci sparsi sul cuscino.
Malfoy chinò il capo e sorrise appena, guardandola dormire.
Fece
vagare le proprie dita sulla schiena di lei, che con un fremito si
riscosse.
-Non volevo svegliarti, scusa- le sussurrò a bassa voce,
posandole un leggero bacio tra i capelli.
Hermione gli rivolse un sorriso pigro -Che ore sono? Ho perso la
cognizione del tempo-
-Ti ho proprio distrutta stanotte, eh Mezzosangue?- la prese in giro
con dolcezza Draco, facendola arrossire.
La Granger non gli rispose nemmeno, troppo presa a osservarlo, a
studiare ogni più piccolo dettaglio del suo volto, a
gustarsi
nuovamente quel senso di appartenenza che solo lui le faceva provare.
Erano perfetti insieme. Nonostante fossero due pezzi totalmente
incompatibili, che non si sarebbero potuti incastrare in nessun modo,
loro ce l'avevano fatta. Con rabbia, disprezzo, fatica, odio a volte,
si erano uniti a forza. Una forza che era riuscita a superare il
sangue, le lacrime, le sconfitte, il tempo. Forse anche la morte.
Draco la afferrò per i fianchi e fece un mezzo giro,
portandola sotto di sè. Le sganciò i laccetti
della
camicia da notte, sfilandogliela delicatamente e lentamente.
Non vedeva l'ora di riaverla, di risentirla come quella notte, come
tante notti in cui non c'era stata.
Le carezzò i capelli piano, con
esasperante dolcezza. Le baciò una spalla, poi il collo, poi
il braccio. Studiò
ogni più piccolo dettaglio del suo corpo, come se volesse
ritrovare tutto ciò che era stato costretto a lasciare. Quel
piccolo neo dietro l'orecchio, quella minuscola cicatrice sotto il
ginocchio.
Ricordò tutto, non più sopraffatto dall'urgenza e
dal desiderio che li avevano incendiati quella notte.
Ricordò il calore del corpo di Hermione, ricordò
come si
sentiva a casa quando era tra le sue braccia, ricordò
com'era
amarla e farla sussultare di piacere.
Quando entrò in lei lo fece piano, guardandola intensamente
mentre si faceva inondare dal languore, aspettando solo che anche lei a
sua volta lo guardasse, per perdersi insieme in quel vortice senza
uscita.
Hermione gli strinse le spalle, allacciando le gambe attorno ai fianchi
di Draco e lasciandosi andare sui cuscini, che parevano perdere di
consistenza, assieme a tutto ciò che li circondava.
Sentì le dita di Malfoy afferrarle il mento e voltare il
viso
verso il suo, così aprì gli occhi. Si
scontrò
quasi con quelli di lui, che parevano non voler mollare la presa.
Allora lo baciò, ancora e ancora, perdendosi in quelle
lenzuola
che sapevano di loro, finalmente di nuovo insieme.
Un bel
respiro...........eccolo qui.
L'ho scritto e riscritto non so quante volte, perchè non mi
sembrava mai adatto, o giusto, rispetto a come lo avrei voluto.
Poi, ad un certo punto, ho deciso che andava bene così, che
non sarebbe mai potuto essere come nella mia testa, e l'ho lasciato
andare insomma.
Ammetto che ho fatto una certa fatica a destreggiarmi in questa valanga
di sentimenti, soprattutto sapendo quali fossero le vostre aspettative
al riguardo. Ve l'ho fatto penare questo capitolo, lo so, e il timore
di non averlo reso al meglio è forte, ma vi posso assicurare
che ci ho messo tutta me stessa e spero che questo possa bastare.
Diciamo pure che se non è venuto fuori proprio una cosa
illeggibile è anche per merito di qualcuno che non sono io,
la stessa persona che ho ringraziato ad inizio capitolo,
perchè io non sono brava a parlare di queste cose. La scena
d'amore di Draco ed Hermione mi ha fatto sudare circa una ventina di
camicie, e senza il suo grande aiuto sarebbe rimasta la prima versione
di essa, credo, e non sarebbe stata una bella cosa.
Grazie alle sue parole mi sono un po' sbloccata, e ho cercato di
metterci dentro più emozioni e particolari. Questo risultato finale
è un miscuglio tra un abbozzo di scena che mi ha scritto
lei, e ciò che poi ho aggiunto io.
Ok,
lo so che non sono scene dettagliate, e che qui su EFP ci sono cose
decisamente più spinte, ma già immagini
così semplici mi creavano serissime difficoltà.
Credo di aver detto abbastanza, se non troppo. Ai posteri l'ardua
sentenza.
Alla prossima, un grandissimo abbraccio a tutte!
Gaia
|
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Capitolo 34 *** Capitolo 34 ***
Hermione sfogliò indolentemente
l'ultima pagina del
libro che aveva tra le mani, prima di chiuderlo e metterlo da parte.
Era stanca morta, ma non poteva assolutamente permettersi di fare una
pausa. L'indomani sarebbero dovuti tornare a Londra, e lei e Draco
avevano ancora molti libri da
visionare. Da quel punto di vista il loro chiarimento non aveva certo
aiutato.
Ovviamente non avevano trascurato il lavoro, ma si erano ritagliati i
loro spazi. Avevano parlato, anche se con molte ritrosie da parte di
Draco, ed Hermione aveva cominciato a intravvedere parte dei motivi che
l'avevano portata a soffrire tanto a causa della sua lontananza
obbligata.
Era anche incredibilmente riuscita a farsi promettere da Malfoy che,
non appena tornati a casa, avrebbe raccontato tutto a Blaise.
Ne avevano bisogno, entrambi.
-Niente di nuovo?- domandò Draco, raggiungendola e posandole
accanto una tazza di caffè.
La Granger scosse la testa, tentando in tutti i modi di non sembrare
scoraggiata, quindi prese tra le mani un nuovo libro.
-Ancora nulla, ma questa è la volta buona, lo sento!-
-L'hai detto anche con gli ultimi dieci libri- sogghignò il
ragazzo, afferrando a sua volta un testo ed aprendolo con un sospiro.
Hermione non gli diede retta, sfogliando le pagine polverose ed
ingiallite dal tempo.
-Un po' mi dispiace tornare a casa sai?- disse dopo qualche minuto,
interrompendo il silenzio creatosi -C'è pace qui-
Non guardò nemmeno Draco in faccia, non ci riusciva.
Forse aveva paura che se lo avesse fatto lui avrebbe letto il tormento
che le aleggiava negli occhi.
Un tormento dettato dal timore che la magia che erano riusciti a
ritrovare al tempio sarebbe sparita una volta fuori da lì.
-Mezzosangue, guardami- le sussurrò Malfoy, mettendole due
dita sotto il mento e inducendola a voltarsi.
Hermione si lasciò guidare dai suoi gesti, ed in men che non
si
dica si ritrovò schiacciata contro di lui, le braccia di
Draco
serrate attorno alla sua vita, gli occhi di ghiaccio piantati nei suoi.
-Nulla cambierà quando torneremo a Londra. Nulla.-
mormorò il ragazzo, come se le avesse letto dentro. -Non
andrò più da nessuna parte-
E lei, annuendo, si ritrovò semplicemente a credergli.
A Londra c'era caldo, l'estate finalmente sembrava essere arrivata una
volta per tutte.
Sophie assaporò il piacevole tepore dei raggi del sole sulla
propria pelle, grata di potersi nuovamente godere un momento tanto
bello.
Era la prima volta che usciva di casa, anche se era comunque relegata
al giardino di casa Potter, dato che era ancora alto il pericolo che i
Mangiamorte la cercassero per rivendicazioni.
La ragazza si sedette sui gradini del portico, godendo di quei brevi
attimi di silenzio, così rari in quella casa così
viva e
confusionaria.
Non che avesse intenzione di lamentarsi, anzi. La solitudine per lei
non era mai stata una buona compagna, anche se da tre anni a quella
parte era stata l'unica amica che avesse conosciuto.
Da quando aveva fatto la più importante scelta della sua
vita,
non aveva avuto più nessuno accanto. Non una famiglia, non
degli
amici, non qualcuno con cui confidarsi.
E adesso che poteva dire di aver qualcuno che teneva davvero a lei,
sapeva che vi avrebbe dovuto rinunciare. Non avrebbe potuto nascondere
la verità per sempre. Avrebbe dovuto imparare ad essere
sincera,
lo doveva a sè stessa.
Lo doveva a Ron.
Ma come sarebbe riuscito a guardarla di nuovo in faccia, quando avrebbe
saputo chi era veramente?
-Sei qui-
Una voce la indusse a girarsi. Lui era lì, come fosse stato
chiamato dai suoi pensieri.
-Stai bene?- le chiese il rossino, sedendosi accanto a lei.
Sophie annuì, asciugandosi in fretta una lacrima all'angolo
dell'occhio.
Ron la guardò di sottecchi, preoccupato. Sapeva che lei gli
stava nascondendo qualcosa, l'aveva capito da tempo ormai.
Sapeva anche però che non avrebbe mai potuto spingerla a
parlare.
No, la cosa sarebbe dovuta partire da lei.
Sophie cercò il suo sguardo, mentre passava appena le dita
tra i capelli infuocati di lui.
-Se solo tu mi dessi la possibilità di..-
cominciò il ragazzo, accostandosi alla sua fronte.
-Prima dobbiamo parlare- sospirò Sophie -Non credo che dopo
aver sentito ciò che ho da dirti tu mi vorrai ancora-
E, scostandosi da lui e alzandosi in piedi, cominciò a
raccontare.
Dall'altra parte del mondo, in quello stesso momento, era quasi sera,
per via del fuso orario.
La Passaporta avrebbe riportato Draco ed Hermione a casa di
lì a
qualche ora, e i due ragazzi stavano combattendo contro il tempo per
far sì che il loro viaggio non si rivelasse del tutto
infruttuoso.
La Granger era da più di un'ora immersa in un enorme libro
scritto in Antiche Rune. Era difficile da decifrare, soprattutto alla
fioca luce di una candela, e Malfoy non era di quasi nessun aiuto,
avendo chiuso definitivamente con quella materia subito dopo i G.U.F.O.
-Mezzosangue, è inutile che ti spacchi gli occhi su quella
roba-
borbottò il biondino- Non ti basterà una notte a
leggerlo
tutto, e mi sembra improbabile che contenga quello che cer..-
-Zitto Malfoy, e ascolta!- strillò Hermione, improvvisamente
eccitata.
Fece un profondo respiro, quasi colta da un timore reverenziale.
-"Il rito delle
cinquantasette anime"- lesse, facendo sobbalzare Draco
sulla sedia.
-Scherzi?- sbottò il biondino, parandosi in un attimo
davanti a lei.
La Granger scosse il capo, leggendo freneticamente le righe successive.
-Sono Rune particolarmente complesse, non so se riuscirò a
tradurre precisamente- spiegò.
-Beh, provaci!- sentenziò Malfoy -Fai quello che riesci-
-Va bene-
Hermione in silenzio continuò a scorrere i vari caratteri,
consultando di tanto in tanto il vocabolario che teneva aperto sulle
ginocchia. Si sentiva stranamente ansiosa.
Avevano cercato per giorni quell'incantesimo, e ora che ce l'aveva
davanti aveva quasi paura di scoprire in cosa consistesse esattamente.
Paura di capire ciò che avrebbero dovuto affrontare.
-Credo di esserci, almeno in linea generale- annunciò
qualche tempo dopo.
-Ti ascolto-
-"Il rito delle
cinquantasette
anime è uno dei più complessi ed oscuri incanti
di Magia
Nera ad oggi conosciuti......Esso si basa sulla morte di tal numero di
maghi al fine di recare
potenza e beneficio a colui che lo compie, nonostante egli si macchi di
una sì grave infamia..... Il sangue di coloro che
avrà
sacrificato per la sua brama di potere infatti, non sarà mai
più lavato dalle di lui mani.....Più di cinquanta
persone
dovranno essere uccise e marchiate...."-
Hermione leggeva con voce roca, fermandosi di tanto in tanto e saltando
i passaggi più complessi per concentrarsi su quelli
più
importanti. Draco la seguiva passo passo, prendendo qualche veloce
appunto.
"Misto dovrà
essere il sangue delle persone scelte ma...." Aspetta
aspetta, ascolta qui!- si bloccò sgomenta -"Il primo mago ad essere
marchiato dovrà avere nelle vene un liquido più
puro dell'oro zecchino"-
-Questo vuol dire che il primo dei morti deve essere stato
un Purosangue- mormorò Draco, annuendo tra sè.
-Quindi Clarence Dale è stato come minimo il secondo ad
essere
stato ucciso- ragionò Hermione, pensierosa -Prima ci deve
essere
stato qualcun altro di cui non abbiamo saputo nulla-
-Evidentemente sì- sospirò Malfoy -Sai,
Mezzosangue....Mi
sembra strano che finora tu non ti sia ancora posta un'ulteriore
domanda-
-Di che stai parlando?-
-Dale non è stato il primo ad essere colpito. C'è
stato
un altro tentativo, che fortunatamente non è andato a buon
fine......-
-Sophie......-
rantolò Hermione, come colpita da un'improvvisa folgorazione.
-Proprio così- affermò Draco, alzandosi in piedi
e
cominciando a misurare la stanza a grandi passi. -Diciamo che questo
libro mi è servito come una sorta di conferma. Finora mi ero
ben
guardato dal divulgare certe mie ipotesi...-
-A cosa ti riferisci?- chiese la Granger, non riuscendo a seguire il
filo dei pensieri del ragazzo.
-Mi riferisco al fatto che Sophie non è chi pensavate che
fosse...Prima di tutto è una Purosangue, e non una
Mezzosangue
come credevamo, e poi...-
-Beh ma potrebbe anche non essere stata lei la prima no? Questa
è solo una supposizione-
-Io so chi è-
la interruppe Draco -La conosco, o meglio, la conoscevo-
-Stai scherzando? E perchè non ce l'hai mai detto?-
-Non ne ero sicuro. Era più che altro un sospetto...E poi
sono
passati tanti anni, anche se credo si ricordi bene di me. Se
però lei è chi penso che io sia, credo di sapere
perchè non ha mai cercato di avvicinarmi-
-Continuo a non capire- mormorò Hermione, confusa.
-Sophie LeBlanc
è la figlia di Roger Rockwood-
Sentendo quelle parole, la ragazza si ritrasse di colpo, incredula e un
po' spaventata.
-Cosa stai dicendo?-
-Mi sono ricordato di lei non appena l'ho rivista. Helena Jolene
Rockwood. Giocavamo spesso
insieme da piccoli, nel parco di Villa Malfoy, mentre i nostri padri
conducevano le loro oscure riunioni - Draco disse quelle ultime parole
con una punta di amarezza -E devo dire che negli anni non è
cambiata di molto. Però non avevo la certezza assoluta,
soprattutto perchè le voci che mi erano giunte su di lei
smentivano categoricamente questa ipotesi...-
-Di che voci parli?-
-La figlia di Rockwood è morta a diciotto anni. O meglio,
questo
è stato quello che ha rivelato la famiglia, dato che i
funerali
si sono svolti in maniera strettamente privata-
-E tu non ci credi...- concluse la Granger, ancora scossa.
-Diciamo che non ne sono più molto convinto da quando ho
visto
la vostra Sophie...Anche perchè a quanto pare, ultimamente
persino i morti risorgono, e non solo come fantasmi-
borbottò,
con un sorriso amaro.
-Quindi- proseguì- qualche giorno dopo averla incontrata, ho
chiesto qualche informazione a Pansy. Dopotutto le poche cose che
sapevo io mi erano state rivelate da mio padre mentre ero rinchiuso a
Villa Malfoy, mentre lei era fidanzata con l'altro figlio di Rockwood.
Purtroppo però, nemmeno Pansy l'aveva mai vista...Helena
aveva studiato a Durmstrang col fratello, ed era morta prima che loro
due si mettessero insieme.-
-Cosa le è successo? Era malata?-
-No- rispose Malfoy -Pansy mi ha detto che era un argomento che non
veniva mai sollevato in casa Rockwood. Ha provato a parlarne diverse
volte col suo fidanzato, ma lui le ha risposto molto vagamente. Lei
allora ha chiesto a suo padre-
-E lui le ha detto qualcosa?-
-Leopold Parkinson rifiuta raramente qualcosa a sua figlia...O meglio,
questo prima che lei scappasse dall'altare con Blaise- si corresse
Draco, sogghignando -Ad ogni modo lui le ha raccontato che Roger
Rockwood scoprì che la figlia si era innamorata di un
Mezzosangue. Immaginerai come prese la faccenda..Trasse il ragazzo
nella propria casa con l'inganno, e obbligò Helena ad
ucciderlo. A
quanto sembra lei rifiutò, e in un accesso d'ira Rockwood li
ammazzò entrambi-
-Oddio- sussurrò Hermione -Ma è un animale...Come
si può fare una cosa del genere ad un figlio?-
Lo sguardo che Draco le rivolse la fece pentire di aver detto quella
frase un secondo più tardi. Nei suoi occhi c'era un misto di
ironia e gelo.
-Scusami-
-Non è colpa tua- disse tagliente il biondino -Non
è cosa
da tutti essere genitori...L'ho sempre pensato e questa ne è
un'ulteriore dimostrazione. Rockwood è sempre stato un
fanatico
della causa, ma non avrei mai pensato arrivasse a tal punto. D'altronde
però, fino a qualche anno fa anche io pendevo dalle labbra
di
mio padre...A quanto pare non avevo ancora capito a cosa potesse
arrivare la gente come loro...-
La Granger si alzò a sua volta e lo raggiunse. Senza dire
nulla
gli allacciò le braccia al collo e lo strinse forte.
Draco le passò un braccio attorno alla vita, seppellendo il
volto nell'esile spalla di lei, e respirando il suo profumo.
Si scostò qualche istante dopo, per cercarle le labbra.
La baciò piano, seguendo il contorno di quella bocca morbida
con la lingua, accarezzando ogni più piccolo punto.
-Aspetta- lo bloccò a malincuore Hermione -Finisci il
discorso, ti prego-
Malfoy le rivolse uno sguardo carico di desiderio e bisogno, ma con un
sospiro si staccò da lei.
-Non so molto altro, a dire il vero. So solo che se Sophie ed Helena
fossero la stessa persona si spiegherebbero molte cose- disse piano,
soppesando ogni parola -I miei ricordi, il suo tentato omicidio, il
fatto che nessuno di questa ipotetica famiglia LeBlanc si sia fatto
avanti per cercarla...-
-Già- lo interruppe la ragazza -Peccato che non si spieghi
la
cosa più importante...E cioè che dovrebbe essere
morta,
ma invece gira per casa di Harry e civetta con Ron e....-
Hermione si interruppe di colpo, impallidendo.
-Mezzosangue, che ti prende?-
-Ron!- mormorò la riccia -Hai idea di come potrebbe
prenderla?
Se le tue supposizioni si rivelassero vere e dicessimo tutto agli
altri, Ron ne uscirà devastato-
-Esagerata- commentò Draco -D'accordo, forse lei potrebbe
anche
piacergli, e all'inizio sarà turbato dalla notizia, ma poi
volterà pagina-
-Tu non capisci- disse sconsolata Hermione, con le lacrime agli occhi
-Non c'eri e forse non lo sai, ma alla battaglia di Hogwarts, Rockwood
è stato il Mangiamorte che ha ucciso il fratello di Ron-.
Harry aprì la porta di casa e venne quasi travolto da Ron
che uscì come un tornado, senza nemmeno salutare.
Potter alzò le spalle, ormai abituato a vederne di tutti i
colori. Quando però vide Sophie correre giù dalle
scale e
seguire il suo migliore amico, rivolse uno sguardo interrogativo ad
Elenie, ferma sulla porta della cucina.
-Ma che succede?- chiese, stralunato.
-Non ne ho idea- rispose lei, dandogli un bacio sulla guancia -Sono
rientrata dieci minuti fa e li ho sentiti che urlavano al piano di
sopra-
-Possibile che non si possa stare mai tranquilli in questa casa?-
bofonchiò Harry, buttandosi su una sedia -Domani poi tornano
Draco ed Hermione, giusto per completare il casino-
-Dai tanto lo so che ti piace avere i tuoi amici attorno- lo
blandì Elenie.
-Certo, ma a volte rimpiango i tempi in cui eravamo soli soletti-
sorrise Potter, prendendosela in braccio.
La ragazza sorrise, poi si fece seria. -Spero solo che Ron stia bene e
che non sia niente di grave...Mi è sembrato veramente
sconvolto
prima..-
In quello stesso momento Ron vagava alla cieca per le vie attorno alla
casa di Harry.
Dire che fosse distrutto era poco. Sophie, o almeno quella che lui
credeva fosse Sophie, era diventata sempre più importante
per
lui.
Starle accanto, vederla stare meglio piano piano, affezionarsi ogni
giorno di più a lei, gli era venuto facile come respirare.
E ora che lei gli aveva detto la verità si sentiva vuoto.
La figlia di Rockwood.
La figlia dell'uomo che aveva ammazzato Fred, la figlia di colui che
aveva devastato la sua famiglia, fatto sfiorire sua madre, prostrato
George.
Come sarebbe riuscito a guardarla ancora in faccia? Avrebbe sempre
pensato a quel momento, avrebbe sempre avuto in mente le sue bugie.
Ogni volta che si sarebbe avvicinato a lei avrebbe rivisto il volto di
suo fratello. Avrebbe rivisto la tomba che ora giaceva nel giardino
della Tana.
-Ron ti prego aspettami-
Sophie gli stava correndo dietro da un pezzo, e non appena lo raggiunse
gli si accostò, ansante.
-Per favore, ascoltami- lo supplicò, afferrandogli un
braccio.
-Tu non mi devi toccare-
sibilò Weasley, scrollandosela di dosso -Per me non esisti
più-
-Cosa potevo fare più di dirti la verità? Sono
stata
sincera con te, perchè vuoi punirmi così?-
singhiozzò Sophie.
-Io punire te?- ruggì Ron, la voce intrisa di disprezzo -Tu
mi
disgusti, e lo stesso tutti quelli come te. Avete rovinato le nostre
vite, e non meritereste altro che marcire all'Inferno!-
La ragazza si asciugò gli occhi, annuendo.
-Hai ragione, e ti capisco, sul serio- disse, con voce rotta -Ma io non
sono una di loro, non sono come mio padre. Non sono mai stata una
Mangiamorte, devi credermi!-
-Come posso fidarmi di te?- disse Ron, la voce spentasi tutto a un
tratto -Mi hai mentito finora, hai raccontato bugie a tutti quanti-
-Avevo paura- pianse Sophie -Ero terrorizzata che se aveste saputo chi
ero mi avreste lasciata sola. Che tu mi avresti lasciata sola. Non
sai cosa ho passato...-
-E tu sai cosa ho passato io?- gridò Ron -Tuo padre ha
ucciso mio fratello come un cane!-
-Lo so, e mi dispiace..Ma non posso pagare io per lui, io non ho fatto
niente-
-Non direttamente, d'accordo. Ma sei sangue del suo sangue, e io questo
non posso scordarlo- mormorò Ron, sconfitto. Poi si
voltò, con l'intenzione di andarsene il più
lontano
possibile da lei. Da lei e dalle sue lacrime.
-Resta qui, ti supplico- sussurrò Sophie -Io sono innamorata
di te...e so che anche tu lo sei di me-
Ron la guardò un'ultima volta. Poi scrollò le
spalle.
-Non ti preoccupare per gli altri. Ti lascerò il tempo di
dirglielo e dato che sei ancora in pericolo sono certo che Harry non ti
manderà via.- mormorò, girandosi dall'altra parte
-Ma tra
me e te ogni discorso finisce qui-
Rieccomi qui.
Lo so, sono passati due mesi dall'ultimo aggiornamento e non so davvero
come scusarmi.
Sto preparando un esame molto importante, sto studiando come una matta,
e di tempo per scrivere ormai ne ho ben poco.
Mi dispiace farvi aspettare, odio lasciar passare così tanto
tempo tra un aggiornamento e l'altro, ma credo possiate capirmi se
preferisco mettere al primo posto l'Università. Non voglio
ritrovarmi la sera a scrivere perchè sento di avere scadenze
da rispettare o cose del genere, perchè per me la scrittura
è prima di tutto una passione e un piacere e non deve
diventare una forzatura. Questo capitolo è stato molto
difficile da scrivere, non voleva saperne di venir fuori come si deve,
ma volevo assolutamente pubblicarlo stasera.
Vi dico questo non per giustificarmi o altro, ma semplicemente per
dirvi che spero davvero non prenderete i miei ritardi come una mancanza
di rispetto nei vostri confronti che mi seguite con tanta pazienza, ma
sono dovuti a dei problemi reali.
Mi auguro davvero vogliate scusarmi e soprattutto capirmi,
perchè come ho già detto tante volte, questa
storia senza di voi non esiste..
Da parte mia ci metterò tutto l'impegno possibile per non
deludervi, anche se non posso promettervi un aggiornamento rapido.
Ad ogni modo nel prossimo capitolo si scoprirà fino in fondo
la vera storia di Sophie. Molte di voi avevano un po' subodorato chi
potesse essere in realtà, e forse avrete trovato la mia idea
un po' banale, però questa idea mi frullava in testa
già da un po' e non ho potuto fare a meno di metterla in
pratica. Mi piaceva troppo la prospettiva di scuotere un po' il suo
rapporto con Ron, e questa rivelazione cambierà senz'altro
un po' di dinamica.
Che altro dire, se non un enorme grazie per la pazienza e per il
meraviglioso modo in cui mi seguite?
Grazie, di cuore. Un bacione a tutte e un grosso benvenuto alle nuove
lettrici.
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Capitolo 35 *** Capitolo 35 ***
Hermione e Draco partirono dall'India in tarda mattinata e, per via del
fuso orario, arrivarono a Londra alle prime luci dell'alba.
-Sono stanca morta- mugolò la Granger buttandosi sul divano,
appena entrata in casa di Harry.
-A chi lo dici- mormorò Draco, posando a terra le valige
-Per fortuna abbiamo qualche altra ora di tempo per riposare
un po'-
Hermione annuì, e lo seguì sbadigliando su per le
scale.
Cercarono di fare il meno rumore possibile, per non svegliare gli altri
e non dover essere costretti a raccontare subito ogni cosa. Una volta
arrivati al terzo piano, Malfoy aprì la porta della propria
stanza, rivolgendo uno sguardo interrogativo ad Hermione, che nel
frattempo si era diretta dal lato opposto del corridoio.
-Hai intenzione di lasciarmi solo, Mezzosangue?- domandò
Draco, inclinando appena la testa.
-Ecco...- sussurrò la ragazza, torcendosi le mani -Credo che
sia
meglio tenere tutto questo solo per noi, almeno per il momento-
Malfoy indurì appena lo sguardo. Non capiva cosa fosse
quell'ombra che aveva appena intravisto negli occhi di lei, ma era
certo
di non essersela immaginata. Annuì piano, ed
entrò in
camera chiudendosi la porta alle spalle.
Hermione fece altrettanto.
Tremando, si sfilò le scarpe e si raggomitolò sul
letto,
abbracciandosi le ginocchia, e posando la testa su di esse.
Nemmeno lei sapeva perchè aveva detto quelle parole a Draco.
Lo aveva ferito, se n'era accorta.
Dopo sei anni da recluso, finalmente poteva vivere alla luce del sole,
ma lei e le sue parole glielo avevano negato.
Perchè? Non era quello che desiderava anche lei in fondo?
Stare di nuovo insieme, lontani dai pregiudizi e dalle maldicenze di
Hogwarts, lontani dal dolore e dalla morte che avevano dovuto
affrontare.
Sì.
Lo voleva.
Eppure non riusciva ad aprirsi, sebbene
avesse
incoraggiato lui a farlo. Non riusciva a fidarsi, a credere che in
effetti non se ne sarebbe mai più andato.
Era difficile lanciare il cuore oltre l'ostacolo per l'ennesima volta.
E lo era ancor di più dopo che le era stato fatto a pezzi in
mille e mille modi.
Amava Draco, lo amava disperatamente, e temeva quell'amore
più di ogni altra cosa.
Perchè non era un amore sano. Al contrario, era un amore
devastante, che bruciava come acido tutto ciò che gli si
frapponeva.
Persino lei stessa.
Quindi voleva essere sicura, questa volta. Voleva essere sicura di
loro, di avere un futuro, prima di esporsi e sbilanciarsi con i suoi
amici.
I suoi piedi sarebbero dovuti rimanere ben piantati per terra questa
volta, pronti a reggerla dopo un altro eventuale colpo.
Non poteva lasciare che Harry, Ron, Elenie e gli altri si sobbarcassero
un'altra volta la responsabilità di tenerla in piedi.
Doveva imparare a farlo da sola.
-Buongiorno a tutti!-
Alice Catherine Parker entrò in casa Potter giusto all'ora
di colazione, col suo solito sorriso.
Elenie le fece un cenno col capo, continuando a scaldare il latte,
mentre Pansy accanto a lei badava al caffè.
-Che allegria ragazze- commentò Alice, passandosi Hope da un
braccio all'altro.
La Parkinson la guardò storto, abbaiando qualcosa a Blaise,
che
era al piano di sopra, affinchè si muovesse a scendere.
-Sai com'è- disse poi, acida -Non sono abituata a fare la
colf,
e qui la mattina non c'è nessuno che si dia una mossa.
Possibile
che dobbiamo pensare sempre a tutto noi?-
-Ecco...a proposito..- cominciò la Parker, a disagio -Non
è che qualcuno qui sarebbe così gentile da
occuparsi di
Hope stamattina? Sia io che Chris siamo di turno perchè due
Auror sono malati-
-Mi dispiace, io devo andarmi ad occupare di un Ibrido che sta creando
dei problemi nelle campagne attorno a Londra- rispose Elenie -E credo
che gli altri debbano andare al lavoro-
-Ma tu devi restare qui per forza Pansy, o no?- fece Alice, colpita da
un'illuminazione.
A quelle parole la Parkinson sbiancò tutto d'un colpo.
-Non se ne parla. Io e i bambini non andiamo per niente d'accordo-
-Dai ti supplico...E poi la mia piccola è tanto buona!- la
pregò l'altra.
Senza attendere risposta le mollò la bimba in braccio, le
fece
una piccola carezza tra i riccioli biondi e corse fuori sventolando la
mano.
-Non posso crederci di essermi fatta incastrare così-
ringhiò Pansy, tenendo Hope con in viso una smorfia di
disgusto
davvero malcelata.
Proprio in quel momento entrò Blaise, che quasi
scoppiò a ridere vedendola in quelle condizioni.
-Per favore, prendi immediatamente questa...cosa-
sibilò la ragazza porgendogli la bambina.
Zabini strinse amorevolmente Hope, guardando storto la propria
fidanzata, rimproverandola tacitamente per aver dimostrato
così
poco spirito materno.
-Di questo passo credo che non diventerò mai zia-
commentò Elenie, incrociando le braccia.
-Ah, di questo puoi starne certa- mormorò Pansy, a voce non
troppo bassa, beccandosi un'occhiataccia.
-Ho molto tempo a disposizione per farti cambiare idea, credimi- disse
angelicamente Blaise.
-Sai, se avessi la tua faccia non avrei tutta questa voglia di
riprodurmi- bofonchiò sarcastica Pansy.
Zabini ridacchiò, conoscendo ormai bene i modi in apparenza
esageratamente bruschi della ragazza.
-Che dolce che sei, tesoro- rispose, melensamente -Chissà
che mamma amorevole che sarai-
La Parkinson ringhiò qualcosa, esasperata, per poi uscire a
passo di marcia dalla cucina, lasciando il caffè a bruciare
sul
fornello.
-Notizie di Draco ed Hermione?- chiese allora Blaise alla cugina, come
se non fosse successo niente.
-I loro bagagli sono nell'ingresso, quindi devono essere tornati.
Probabilmente sono di sopra a dormire un po'-
Zabini annuì, lasciando che Hope gli stringesse un dito con
la sua manina grassoccia.
Di lì a breve la stanza si popolò.
Harry e Ron mangiarono velocemente un paio di biscotti e corsero al
lavoro, in ritardo come sempre, il secondo con stampata addosso una
faccia da funerale che quasi certamente non era dovuta al timore della
predica di Carrigan. Sophie invece scese solo dopo che i due ragazzi
furono usciti. Sembrava ancora più timida del solito, le
braccia
strette in un maglione e i capelli arruffati.
-Va tutto bene?- le chiese Elenie, posandole una mano sul braccio.
Sophie sobbalzò a quel contatto, ritraendosi ancora di
più ed annuendo appena. Si sedette poi ad un angolo del
tavolo,
sorseggiando un succo d'arancia.
Giusto in quel momento entrò Hermione, decisamente
più
fresca e riposata, ed Elenie e Blaise corsero ad abbracciarla forte.
-Allora, com'è andata? Raccontaci tutto!- esclamò
eccitata la Zabini, scoccandole un'occhiata come se la sapesse lunga.
-E' stato abbastanza stancante- disse la Granger, accostandosi al
bancone con i fianchi e versandosi del caffè -Ma sono molto
contenta perchè in effetti abbiamo trovato qualcosa di
utile..Ma
i particolari ve li dirò con Draco appena Carrigan ci
radunerà tutti-
Proprio in quel momento si accorse di Sophie. Stranamente
ciò
che Malfoy le aveva raccontato non la impensieriva più di
tanto.
A pelle sentiva che era una persona buona, e d'altronde lei stessa
aveva
imparato che non è il sangue ad indicare
l'interiorità di
una persona.
Ad ogni modo le avrebbe parlato più tardi, giusto per
mettersi l'anima in pace.
-Harry e Ron?- chiese.
-Sono appena andati via, li hai mancati per un soffio- rispose Blaise
-E mi sa che ti è convenuto, visto l'umore di Ron-
Il ragazzo venne subito zittito da una gomitata della cugina, che con
un cenno del capo indicò Sophie, più abbattuta
che mai
nel suo angolo.
Hermione non chiese nulla, intuendo che probabilmente la ragazza doveva
già aver raccontato il suo segreto a qualcuno.
E quel qualcuno, come lei stessa aveva previsto, non doveva averla
presa bene.
-Cos'è questa cagnara di prima mattina? Qui c'è
gente che vorrebbe dormire-
La voce tagliente di Draco le ferì l'orecchio.
Il biondino salutò con un grugnito, l'umore più
nero di un corvo.
Prima che lei potesse anche solo alzare lo sguardo, le dita bianche di
Malfoy le sottrassero la tazzina dalle mani. Il ragazzo bevve un sorso
di caffè, quindi la ricollocò al suo posto, senza
indugiare sulle mani di Hermione come era solito fare al tempio.
La Granger non disse nulla. Sentiva gli sguardi degli amici su di
sè, ma non alzò il volto a controllare se
così in
effetti fosse, perchè si era sentita di colpo avvampare.
A quanto pareva Malfoy non aveva capito l'antifona. Hermione gli
lanciò un'occhiata in tralice, mentre lui ficcava la testa
nel
frigo per prendere qualcosa da mangiare e poi se ne andava a guardare
la televisione.
Niente. Non un cenno, non un gesto.
Evidentemente l'aveva presa a male, ma non al punto di ignorarla. O
forse ancor di più.
Voleva metterla in crisi fino all'ultimo, senza rinunciare agli
atteggiamenti che negli ultimi giorni erano diventati per lui
abitudinari.
Ma lei non si sarebbe fatta piegare.
-Signore, credo che i tempi ormai si siano fatti maturi per agire-
Lord Cassian Devereaux Cavendish guardò Jenkins come se
fosse stato uno scarafaggio sul suo mantello nuovo.
-Onestamente, ciò che credi tu in questo momento non ha
alcuna
importanza- sibilò -Voglio che quei maledetti Auror pensino
che
la loro incursione per liberare Draco Malfoy ci abbia fatto battere in
ritirata-
Jenkins lo guardò di sotto in su, un po' timoroso
nell'esprimere fino in fondo la propria opinione.
-Mi scusi se mi permetto, davvero, ma siamo a buon punto ormai...e lei
sa che il rituale perde potenza con passare del tempo..-
-Basta!-
gridò
Cavendish, sbattendo le mani sul tavolo davanti a sè,
ricoperto
di fogli -So cosa devo fare. Attenderemo ancora qualche giorno, poi
passeremo al contrattacco. Ma prima, voglio mettere le mani su Hermione
Granger.-
Jenkins sospirò, ma non osò ribattere.
-Voglio distruggere Malfoy- continuò Cavendish -E toccando
lei avrò quel dannato in pugno, ne sono certo!-
-Non sarà facile arrivare alla ragazza, Signore. E' a casa
di Harry Potter, che è ben protetta-
-E chi vuole andarla a prendere?- sogghignò perfidamente il
Mangiamorte -Sarà lei a venire da me. E sarà
anche una
meravigliosa aggiunta al nostro rituale-
L'altro annuì, cercando di controllare i suoi timori.
-Ma prima faremo un ultimo attacco, giusto per essere
pronti quando dovremo andare in scena- concluse Cavendish, ormai certo
della riuscita del suo piano.
-Posso entrare?-
Sophie si girò di scatto verso la porta della sua stanza,
dalla quale faceva appena capolino la testa di Hermione.
La ragazza annuì appena, asciugandosi furtivamente una
lacrima.
Hermione allora mosse qualche passo nella camera, e si sedette sul
letto, accanto a Sophie.
-Non farò troppi giri di parole- cominciò la
Granger, cercando di sembrare tranquilla -So chi sei-
La LeBlanc sussultò appena, arrossendo subito dopo, quindi
fece un respiro profondo.
-Te l'ha detto Ron?- domandò, con voce tremante.
-Draco- rispose Hermione, guardandola dritta negli occhi -Abbiamo fatto
delle scoperte riguardanti il rituale, e grazie ad esse lui ha avuto
una conferma a ciò che da tempo sospettava-
Sophie distolse lo sguardo, fissandosi le mani.
-Me ne andrò al più presto da qui, prometto-
sussurrò -Il tempo di trovarmi un'altra sistemazione-
-Ehi ehi, frena- la interruppe la Granger -Non sono qui per cacciarti,
Sophie...O dovrei dire Helena?-
-Nessuno mi chiama più così da un sacco di tempo-
confessò l'altra, nella voce un malcelato disgusto.
-Io voglio solo sapere la verità, per capire se possiamo
ancora fidarci di te-
Sophie si passò una mano sul volto. Improvvisamente sembrava
stanchissima.
-D'accordo- sospirò poi -Immagino che sulla mia famiglia tu
sappia già tutto. Io sono la figlia di Roger Rockwood, colei
che
ha coperto di vergogna l'intera famiglia innamorandosi di un
Mezzosangue. Si chiamava Brian, ed era meraviglioso. Bello,
intelligente, simpatico, e io lo amavo-
Lo disse tutto d'un fiato, come se fosse un discorso che si era
ripetuta centinaia di volte. La sua voce però a un tratto si
ruppe, ed Hermione le strinse la mano, incoraggiandola a continuare.
-Progettavamo un futuro insieme, lontani dalle follie di mio padre. Io
non ho mai aderito alla causa, sai- continuò poi, a testa
alta
-Ma mio padre non se n'era mai preoccupato eccessivamente..Bastava mio
fratello a fare da portabandiera. Da me si aspettava solo che me ne
stessi buona e zitta nel mio angolo-
-Ma le cose non sono andate così- concluse la Granger.
-Esatto. Non so come ma mio padre scoprì la storia tra me e
Brian. Inutile dire che per lui fu un affronto. Un affronto da lavare
col sangue-
La ragazza fece una pausa, nel tentativo di controllare il tremito
nella sua voce.
-Scusami. Non è facile per me-
-Non ti devi preoccupare- cercò di calmarla Hermione
-Abbiamo tutto il tempo. Va tutto bene-
Sophie annuì, poi si sforzò di andare avanti.
-Mi chiuse nelle segrete della nostra Villa, e con un inganno vi
attirò anche Brian. Una volta lì, mi impose di
ucciderlo.
Ovviamente mi rifiutai, malgrado le sue minacce di ammazzarci entrambi.
Ci tenne lì un giorno intero, per darmi il tempo di pensare.
Per
darmi il tempo di scegliere tra la morte, o una vita da assassina-
La Granger era sconvolta ed inorridita da tanta crudeltà.
Draco
le aveva già raccontato questa parte, ma sentirla narrare da
chi
l'aveva vissuta in prima persona era tutta un'altra cosa.
-Brian mi pregò tutto il tempo di salvare almeno me stessa,
altrimenti saremmo stati entrambi spacciati...Ma io non potevo-
singhiozzò Sophie, le mani davanti al volto, nel tentativo
di
raccogliere le proprie lacrime.
Hermione, gli occhi lucidi, le passò un braccio attorno alle
spalle, tenendola stretta finchè non si fu calmata.
-Non devi andare avanti, se non te la senti- le disse poi, sentendosi
in colpa per averla costretta a rivangare il passato.
-N-no...- rispose Sophie, cercando di placare i propri sentimenti -Devo
dirvi tutto, ora o mai più-
Si asciugò il viso, e guardò Hermione. Poi
riprese da dove aveva lasciato.
-Mio padre tornò il mattino dopo, e dopo il mio ennesimo
rifiuto
uccise Brian davanti ai miei occhi, dopo averlo torturato per non so
quanto tempo. E' stato terribile...Non puoi immaginare cosa sia vedere
l'uomo che ami piegato, a un passo dalla morte, e non poter fare nulla
per salvarlo-
-Lo immagino, credimi- disse piano la Granger, mentre i ricordi le si
affollavano nella mente, prepotenti e vividi come non mai.
-Dopo averlo ucciso, gettò il suo corpo ai miei piedi,
lasciandomi lì, per ore interminabili, a disperarmi su
ciò che rimaneva di Brian. Ordinò poi a mio
fratello di
fare lo stesso con me. Disse che così avrebbe imparato anche
lui
la lezione, e se la sarebbe rammentata per il futuro-
-E come hai fatto a salvarti?-
-Mio fratello è un Mangiamorte, è vero, ma non
è
un folle come mio padre. Mi voleva bene, e non ce la fece ad
uccidermi.- raccontò Sophie con le lacrime agli occhi -Mi
aiutò a fuggire, e sacrificò un Babbano al posto
mio,
facendogli bere la Pozione Polisucco e seppellendolo prima che questa
finisse il suo effetto. Io questo l'ho saputo solo dopo, altrimenti non
l'avrei mai permesso...Un'altra vita innocente sulla mia coscienza..-
-Non è colpa tua, non potevi saperlo- la
rassicurò Hermione.
-Ma avrei potuto prevederlo! Era logico che avrebbe dovuto sostituirmi
con qualcuno, ma in quel momento non ci ho pensato..-
singhiozzò
la ragazza.
-Così sono scappata in Francia- proseguì dopo un
po' -Ho
cambiato nome, e mi sono nascosta. Sono tornata qui diversi anni dopo,
certa che nessuno avrebbe mai sospettato una cosa del genere. Mio padre
però nel frattempo aveva scoperto tutto, e non ha punito mio
fratello solo perchè era il suo unico erede...Ma era ben
deciso
a farmela pagare, e lo è ancora, senza dubbio-
-Adesso è tutto molto più chiaro- disse la
Granger -Grazie di essere stata sincera con me-
-Helena Rockwood non esiste più- sentenziò Sophie
-E io con voi ho trovato una famiglia-
-Lo so- rispose dolcemente la riccia -Parlerò io con gli
altri,
e sono certa che capiranno. Siamo abituati a questo genere di cose-
-Ma Ron....-
-Ron è un altro discorso- fece Hermione, afflitta, scuotendo
la
testa -La tua famiglia ha portato tanto dolore alla sua, e gli
sarà più difficile accettarlo. Ma col tempo sono
sicura
che capirà-
Si alzò dal letto, sorridendo.
-Oggi parlerò a tutti, e li pregherò di non farti
troppe
domande. Non ti preoccupare, nessuno ti allontanerà da qui-
Sophie le rivolse uno sguardo luminoso, pieno di gratitudine, e l'altra
si diresse verso la porta.
-Hermione?- la chiamò tutt'a un tratto la LeBlanc.
-Dimmi-
-So che non sarebbero fatti miei, ma non posso non notare come tu e
Malfoy vi guardate- disse Sophie, un po' timidamente -Ecco...se io
avessi potuto avere una seconda occasione con Brian, non me la sarei
fatta sfuggire. Non farlo nemmeno tu-
La Granger annuì appena, più a sè
stessa che all'amica, quindi uscì.
Quella sera Carrigan convocò l'ennesima riunione
straordinaria,
giusto per essere tutti aggiornati delle scoperte di Hermione e Draco.
-Quindi, ricapitolando- riassunse Chris, nel tentativo di non perdere
di vista i particolari più importanti -I Mangiamorte
uccidono
cinquantasette Mezzosangue...-
-Cinquantasei!- lo interruppe Alice -Abbiamo detto che il primo deve
essere Purosangue.-
Hermione aveva raccontato tutto anche di Sophie, che era rimasta di
sopra insieme a Pansy, essendo due civili. I ragazzi erano stati
incredibilmente comprensivi, specialmente Sebastian ed Harry. Ron,
manco a dirlo, era rimasto nel suo ostentato mutismo.
-Si, cinquantasei, come volete. Comunque sia, li uccidono e li
marchiano- continuò Mason -A quale scopo, però?-
-E' quello che vorrei capire anche io- rimarcò Carrigan,
passandosi distrattamente una mano sul mento -Voi avete parlato
genericamente di potere e forza...Ma in quali termini?-
-Non lo sappiamo- confessò la Granger -Il libro era molto
vago a
questo proposito. Io e Draco pensiamo che intendesse una maggior
potenza negli incantesimi, o qualcosa di simile-
-Dannazione, questa non ci voleva- grugnì il Capo degli
Auror
-Certo, siamo più a buon punto di prima...Ma non mi piace
andare
così allo sbaraglio. Dobbiamo agire in fretta. Non possiamo
assolutamente rischiare che portino a termine il rituale-
-Certo, ma come?- chiese Seb, frustrato dal senso di impotenza -Non
abbiamo idea di quale sia il loro covo...Possiamo solo aspettare che
siano loro a tradirsi, e questo significa aspettare una loro mossa,
facendoci andare di mezzo altre persone innocenti-
Il silenzio calò nella stanza. Ognuno di loro sentiva il
peso
della responsabilità e del fallimento gravargli sulle
spalle,
senza che ci fosse una minima possibilità di risolvere la
situazione.
-Ragazzi, mi dispiace dirlo, ma con quel poco che abbiamo in mano non
possiamo fare nulla, se non sperare che facciano un passo falso- disse
Carrigan -Non sapete quanto mi costi dirvi questo, ma è la
pura
realtà. Naturalmente continueremo a fare del nostro meglio
per
ottenere nuove tracce, ma stando così le cose abbiamo le
mani
legate-
Nessuno seppe cosa rispondere. Sapevano che aveva ragione.
-Ci aggiorniamo- sospirò il Capo -Buonanotte a tutti-
Hermione salì in camera che era mezzanotte passata.
Molti, Draco compreso, erano andati a dormire da un pezzo, ma lei
sapeva che non sarebbe riuscita a prendere sonno.
Arrivata all'ultimo piano, si avvicinò piano alla porta
chiusa
di Malfoy. Vi posò una mano, tentata di aprirla e andare a
raggomitolarsi vicino al ragazzo, come ormai si era abituata a fare
nelle notti passate, ma dopo qualche istante la ritrasse.
Si girò verso la propria stanza, sentendosi sporca per la
sua vigliaccheria, e fece per entrare.
-Perchè non hai aperto quella porta, Mezzosangue?-
Hermione sobbalzò, voltandosi di scatto, giusto in tempo per
vedere Draco uscire dall'oscurità del corridoio.
-Malfoy ma sei impazzito? Mi hai spaventata-
Il biondino la ignorò, raggiungendola in due passi.
La guardò dall'alto, gli occhi gelidi fissi nei suoi.
Hermione
non potè fare a meno di abbassare lo sguardo, ben sapendo di
aver mancato in qualcosa nei suoi confronti.
Colpevole.
-Quand'è che ti ho spaventata esattamente? Ora, o al tempio
con le mie promesse?-
-Non so di cosa parli-
-Perchè mi sfuggi, Hermione?-
Il suo tono basso e caldo la spiazzò, inducendola a
sollevare il volto per guardarlo.
Draco non attese un istante di più, prendendole il volto tra
le mani e sfiorandole le labbra con le proprie.
-Dov'è finita l'orgogliosa Grifondoro che non sono mai
riuscito a piegare, sei anni fa?- le domandò piano, senza
ombra di ironia.
Ha conosciuto la
sofferenza. Quella vera.
Tu non sei mai riuscito a piegarmi, ma la tua assenza sì.
Hermione inghiottì quelle risposte, troppo vere e troppo
sincere per essere facili da dire.
Abbassò di nuovo lo sguardo, lasciando stupefatto Malfoy.
Non la capiva.
Non riusciva a farlo nemmeno lontanamente.
Quella mattina l'aveva vista felice come mai prima quando le aveva
detto che le sarebbe rimasto accanto.
Perchè ora lo allontanava?
-Dannazione Granger, parlami!- ringhiò, stanco, lasciandola
andare -Sto impazzendo con questo tuo silenzio-
L'aveva detto.
Aveva lasciato scoperto il fianco, un punto debole.
Le aveva fatto capire che soffriva a non ricevere risposte.
Forse fu questo a scuoterla.
Sapere che lei era la causa della sofferenza di lui.
-Io non so se posso farcela- disse infine, con voce flebile, senza il
coraggio di guardarlo.
Draco si bloccò a quelle parole.
Non lo voleva più?
Pensava che fosse un errore?
Cercò i suoi occhi, disperatamente, ma lei fuggiva il suo
sguardo.
-Già una volta ti ho messo in mano il mio cuore-
continuò
poi, capendo che l'attesa lo stava uccidendo -E ne sono uscita
devastata..Non so se potrò riuscire a farlo di nuovo. Non so
se
potrò sopportare di vederti andare via di nuovo-
Era solo questo il problema?
Draco si sentì come se gli avessero tolto un peso dallo
stomaco.
Poteva lottare contro quel tipo di fantasmi, non era un problema. Le
avrebbe dimostrato giorno dopo giorno che non l'avrebbe mai
più
lasciata.
Anzi, non chiedeva di meglio.
-Adesso spiegami cosa cavolo c'è da ridere-
sibilò
inviperita Hermione, vedendolo lì, con quel sorriso scemo
stampato in faccia.
Strano però. Era bello vederlo sorridere. Forse
perchè lo faceva poco.
-Ti amo-
Hermione
seguì il resto
della truppa, con le gambe pesanti e il cuore in gola, ma un attimo
prima di salire le scale una mano fredda le prese il polso.
Si sentì
tirare all'indietro e, voltandosi, andò a sbattere contro il
duro torace di Draco.
La ragazza
posò le mani sulle
larghe spalle del Serpeverde, quindi alzò il viso,
incatenando
il proprio respiro a quello del biondino.
-Fai attenzione-
La Granger sorrise tra
sè, avvertendo l'enorme fatica che Malfoy aveva fatto nel
pronunciare quella sue semplici parole.
Allacciò le
sue braccia al collo del ragazzo, quindi si alzò sulle punte
per baciarlo delicatamente.
Draco la trasse a
sè con un vigore che malcelava il bisogno che aveva di lei.
Affondò il
viso nella spalla della Grifondoro, aggrappandosi con le mani alle sue
piccole spalle.
Hermione rimase di
stucco.
Per la prima volta il
Serpeverde
aveva rotto gli argini, aveva mostrato, seppur minimamente, la sua
paura e si era lasciato andare.
Lei non lo respinse,
limitandosi ad accarezzargli piano i capelli.
-Draco....-
Il nome di lui le era
uscito dalle labbra senza che nemmeno se ne accorgesse.
Il biondo per tutta
risposta emise un mugolio.
La Grifondoro tacque.
Non ora.
Ogni cosa, seppur grande
o importante che fosse, avrebbe rovinato tutto.
Si morse le labbra, per
impedirsi di pronunciare una verità che la spaventava e
contro cui lottava da troppi mesi.
-Ti amo-
Rieccomi qui! Ho
fatto del mio meglio per non lasciarvi un'altra volta per due mesi
interi senza un aggiornamento...Lo so, l'attesa anche stavolta
è stata lunga, ma vi assicuro che più di
così non avrei potuto fare.
Che dire, spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto, anche
perchè c'è stato un grosso passo avanti tra
Hermione e Draco! A proposito, l'ultima parte scritta in corsivo, come
qualcuno forse ricorderà, è tratta dalla prima
parte di Qui dove batte il cuore, dal capitolo 35.
Nel prossimo aggiornamento naturalmente ci sarà la reazione
di Hermione, ma mi piaceva l'idea di lasciar finire questo
così, con una piccola rievocazione dal passato, piuttosto
che con altre parole che magari avrebbero sminuito l'importanza di
ciò che Draco è riuscito finalmente a dire..Spero
che siate d'accordo! Un bacione, a presto!
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Capitolo 36 *** Capitolo 36 ***
-Ti amo-
Quelle due parole, in apparenza così comuni e semplici,
fecero indietreggiare Hermione di un passo.
Si ritrovò a fissare Draco negli occhi, sondandoli quasi,
come
per cercare un minimo di incertezza in quello che aveva appena detto.
Ma non ce n'era.
Lo sguardo era deciso, il volto era serio finalmente, privo di quel
sorriso comparso per un solo istante poco prima.
I pugni erano stretti, quasi stessero cercando di imprigionare tutta la
solennità di quel momento.
-Puoi ripetere, per favore?- chiese Hermione.
Si sentiva una stupida. Dannazione però, anche lui non
poteva uscirsene con una frase così da un momento all'altro.
-Hai capito benissimo-
Ed era vero. Non era una cosa che si potesse fraintendere, quella. Era
impossibile capire male.
L'amava.
Draco l'amava.
Non gliel'aveva mai detto, mai. Non l'avevano mai ammesso, nessuno dei
due.
Abituati fin dall'inizio a nascondersi, a vivere il loro amore nei
piccoli anfratti delle giornate, non erano mai riusciti a dirsi nulla
chiaramente.
Il biondino le si avvicinò, afferrandole appena un braccio.
La voleva assolutamente, in tutto e per tutto.
-Sono stanco di giocare, Mezzosangue. Stanco di nascondermi-
Parlò piano, a voce bassa, prendendole un ricciolo tra due
dita e portandoglielo dietro l'orecchio con estrema cura.
-Voglio che le cose tra noi siano chiare...Non posso permettermi di
lasciarti andare un'altra volta-
Aveva detto queste frasi guardando un punto imprecisato tra loro due.
Gli era costato immensamente parlarle così a cuore aperto,
ma
per lei avrebbe fatto di tutto.
Anche mettersi in ginocchio, se necessario.
Quando si decise a guardarla, la trovò a fissarlo,
già da un po' probabilmente.
Ora era lei a sorridere.
E quel sorriso era il più luminoso che lui avesse mai visto.
Era fatta.
Hermione gli passò le braccia attorno al collo, mentre Draco
le
posava una mano sulla schiena, per schiacciarsela di più
addosso.
-Ti amo- le sussurrò ancora, sulle labbra.
La Granger lo baciò, non riuscendo ad attendere un istante
di
più, sentendosi finalmente libera di amarlo come da sempre
avrebbe voluto fare.
Fu un tuono a svegliare il placido sonno di Draco.
Il ragazzo mugugnò qualcosa tra sè, senza nemmeno
aprire
gli occhi. Si girò su un fianco, lasciando vagare il braccio
sull'altra metà di letto, cercando il corpo caldo di sonno e
di
amore di Hermione.
Ma le sue dita toccarono solo le lenzuola, ormai fredde.
Draco sbuffò, mettendosi a sedere e cercando a tentoni la
sveglia e sbattendo più volte gli occhi per mettere a fuoco
l'orario.
Le tre del mattino,
Maledetta Mezzosangue, ma dove si era cacciata?
Di malavoglia, Malfoy buttò le gambe fuori dal letto,
infilandosi poi velocemente i boxer e una maglietta, sperando per un
attimo che anche lei avesse avuto almeno la decenza di coprirsi, prima
di uscire dalla stanza.
Scese le scale piano, attraversando la casa immersa nel sonno. Arrivato
al primo piano vide una debole luce provenire dalla cucina, e si
avviò in quella direzione.
Era quasi arrivato quando Hermione uscì proprio da
lì, a passo di carica, andandogli quasi a sbattere contro.
-E tu che ci fai qui?- gli chiese a voce bassissima, guardandolo storto.
-Potrei farti la stessa domanda- sibilò Draco -Sai che odio
svegliarmi e non trovarti a letto-
La ragazza alzò gli occhi al cielo.
-Ho cercato di far ragionare Ron, ma a questo punto ci rinuncio-
sbottò -Vai a prendermi un po' d'acqua in cucina per
favore...ti
aspetto di sopra-
Malfoy fece per protestare. Lui di sopra voleva tornarci subito, e che
cavolo.
Lei però gli si strusciò addosso come una gatta,
lasciandogli una scia di baci infuocati sul collo. A quel punto, Draco
si ritrovò ad annuire come un idiota.
Hermione gli rivolse un sorrisino trionfante, e corse su per le scale,
ringraziandolo.
Dannazione, ormai lo piegava con un solo tocco, la maledetta.
Draco scosse la testa ed entrò in cucina.
Ron era lì, al tavolo, una candela accesa di fronte ed una
bottiglia di Whisky Incendiario in mano.
In un primo momento Malfoy lo ignorò, andando direttamente
verso
il frigo, desideroso solamente di raggiungere Hermione il prima
possibile.
-Nemmeno tu vuoi farmi compagnia?- borbottò Weasley,
brandendo la bottiglia al suo indirizzo.
Cavoli, era proprio messo male se arrivava a chiedere a lui di
prendersi una sbornia insieme!
-Perdonami Donnola, ma a differenza tua io di sopra ho qualcuno che mi
aspetta. E ce l'avresti anche tu, se non fossi così coglione-
Dio, che schifo gli faceva. Aveva la situazione in pugno e invece di
agire da uomo stava lì a commiserarsi.
Il rossino sbattè la bottiglia sul tavolo, guardando Draco
come il peggiore degli scarafaggi.
-E' facile per te parlare...Non sono le vostre famiglie ad aver
sofferto. Voi ve ne stavate lì, belli protetti, a vedere la
gente morire-
Se Ron fosse stato lucido senz'altro si sarebbe accorto delle eresie
che gli stavano uscendo dalla bocca. Ma soprattutto avrebbe notato
l'espressione di Draco, che diventava sempre più furiosa.
Il biondino infatti in un attimo gli fu addosso. Lo prese per il
bavero, tirandolo quasi su dalla sedia.
-Stammi a sentire, pezzo di idiota, ma cosa ti dice il cervello, eh?
Con che diamine di diritto stai qui a dirmi cose del genere?-
ringhiò, cercando di trattenersi dallo spaccargli la faccia
-Tu
non puoi avere la minima idea di cosa abbiamo passato io, Pansy,
Blaise...e pure Sophie!-
-Il suo nome è Helena- sputò Ron, rabbioso.
-Il suo nome è quello con cui lei vuole farsi chiamare,
cazzo-
disse Draco, lasciandolo andare di colpo e appoggiandosi al bancone
della cucina con i fianchi, cercando di calmarsi.
-Non lo capisci vero, Weasley?- soffiò, amaro -Tu, la
Mezzosangue, Potter...Voi eravate gli eroi. Avevate il vostro bel posto
al sole, eravate difesi e protetti, da Silente in primis, ma noi?-
Ron lo guardò attentamente, in volto un'espressione attenta
e un po' più lucida.
-Noi eravamo la vergogna di Hogwarts. Il nostro futuro era segnato,
senza via di scampo. Qualcun altro aveva già deciso tutto
per
noi...cosa avremmo fatto, chi saremmo diventati. Nel momento stesso in
cui ci saremmo rifiutati, avremmo tradito la nostra famiglia,
diventando a nostra volta dei nemici da combattere-
Draco parlava piano, a voce bassa, senza più la rabbia a
deformargli i bei lineamenti. Solo amarezza.
-Come può ora, uno come te, arrogarsi il diritto di dover
perdonare qualcosa a una come Sophie?- disse poi -Tu hai vissuto sempre
alla luce del sole, potendo sbandierare i tuoi ideali, scegliendo la
tua strada. Lei è andata contro tutto e tutti, rischiando la
propria vita e perdendo l'uomo che amava. Tu non sei degno di baciare
nemmeno il suolo dove lei cammina-
-Suo padre ha ucciso mio fratello- mormorò Ron, le sue
convinzioni che cominciavano a vacillare.
-Lei non c'entra nulla. Come io, Pansy e Blaise non c'entriamo con
quello che hanno fatto i nostri genitori. Ma questo non è
mai
importato a nessuno vero?- sibilò Malfoy. -Noi eravamo e
saremo
figli di Mangiamorte, qualsiasi cosa faremo. A me non me ne frega
nulla, ma a Sophie sì. Soprattutto se incontra un idiota
come te
che la ripudia nel nome di una famiglia che lei non si è
potuta
scegliere-
Il biondino gli lanciò un'ultima occhiataccia, prima di
uscire dalla cucina.
Ron potè solo sentirsi un verme. Per la prima volta in vita
sua,
si era fatto dare una lezione da Malfoy. Ma soprattutto, per la prima
volta in vita sua si era trovato ad essere d'accordo con lui.
Era veramente un colossale idiota.
Draco rientrò in camera con addosso ancora tutto il
nervosismo della discussione avuta con Ron.
Hermione era lì ad attenderlo, seduta sul letto, il respiro
un po' affannato.
-Ho dimenticato l'acqua- disse Malfoy, ricordandoselo solo in quel
momento.
-Non importa, mi è passata la sete- sorrise la ragazza,
alzandosi per raggiungerlo.
Draco le osservò il volto arrossato, facendosi mentalmente
due conti.
-Sei rimasta lì ad ascoltare tutto- fece poi, lievemente
infastidito.
Non era una domanda.
Hermione annuì, senza nemmeno fingersi un po' in colpa.
-Credevo che se qualcuno avrebbe mai potuto convincere Ron, quello
saresti stato tu- ammise, baciandogli poi delicatamente le labbra, nel
tentativo di blandirlo un po'.
-Chiariamo una cosa, Granger- sbottò contrariato Malfoy,
allontanandola appena -Io non sono un burattino da usare per i tuoi
scopi d'accordo? Non ho nessuna intenzione di diventare lo psicanalista
dei tuoi amichetti deficienti-
-Era solo un favore, dai...- mormorò Hermione, non capendo
tutta quella tragedia.
-Avresti potuto chiedermelo direttamente-
-Sì, perchè tu sicuramente saresti andato a
dispensare
consigli a Ron, se te lo avessi chiesto, giusto?- ridacchiò
lei.
Draco avrebbe dovuto essere arrabbiato, lo sapeva. Ma lei era
così bella, così serena nella sua risata, che
tutto
quello che voleva era essere felice con lei.
La attrasse a sè, così velocemente da farle
perdere l'equilibrio, tenendola poi stretta per impedirle di cadere.
Le mani di Hermione, che in quel momento vagavano sulla sua schiena,
avevano il potere di farlo impazzire.
Malfoy la costrinse a schiudere le labbra, per avere un migliore
accesso alla sua bocca. Le carezzò ogni più
piccolo
anfratto con la lingua, giocando con i suoi capelli.
Si scostò da lei solo per togliersi la maglietta, e ne
approfittò per guardarla.
Lì, sdraiata davanti a lui, i lunghi riccioli sparsi sul
cuscino, illuminata solo dalla luce della luna che filtrava dalle tende.
Immensamente bella. Completamente sua.
Laine Debora Harris era sempre stata una persona mattiniera.
Non che non le piacesse stare a letto a poltrire ogni tanto, ma i suoi
genitori l'avevano sempre abituata ad alzarsi presto, sia
perchè
era sconveniente per una signorina per bene dormire fino a tardi, e sia
perchè in fondo anche lei amava sbrigare le sue cose quando
il
sole non era ancora troppo alto e troppo caldo.
Col passare degli anni poi, erano arrivati suo figlio, suo marito ed
una casa di cui occuparsi, e tutto questo aveva seriamente minato il
suo sonno mattutino. Sebastian invece cercava di preservare il suo,
incurante dei pianti del piccolo Blake e dei rumori di Laine che si
affaccendava per la casa.
Così, quella mattina, la Harris si sorprese non poco di
svegliarsi e ritrovarsi da sola nella stanza.
Erano appena le sette, e Blake si sarebbe svegliato di lì a
qualche istante, ma a quanto pareva Seb era già in piedi.
Laine si alzò, infilandosi distrattamente una vestaglia, e
uscì. Percorse il corridoio, fino ad arrivare nella
stanzetta
del figlio.
Aprì piano la porta, ed eccolo lì, Sebastian,
accostato alla culla di Blake.
La Harris lo raggiunse, abbracciandolo da dietro.
-Come mai già in piedi?- gli sussurrò, posandogli
un bacio su una spalla.
-Diciamo che non ho mai preso sonno- borbottò Anderson,
carezzando piano la testolina di Blake, profondamente addormentato.
Laine gli si accostò, sistemando meglio la copertina azzurra
che copriva il bambino.
-E' incredibile quanto ti somigli- sorrise, guardando il marito di
sotto in su.
-Non so se possa essere un bene- mormorò Seb tra
sè e sè, dirigendosi verso la porta.
La ragazza attese qualche istante, prima di andargli dietro. Aveva
sempre saputo dei lati ombrosi del carattere di suo marito, e li aveva
accettati cercando in tutti i modi di aiutarlo, ma non tutte le volte
era così facile.
Uscì dalla stanza, e lui era lì ad attenderla,
nel viso tutta la stanchezza della notte passata sveglio.
-A cosa stai pensando?- gli chiese, posandogli dolcemente una mano
sulla guancia.
-Alla riunione di ieri sera...a quello che Hermione ci ha detto di
Sophie...a tutto quanto- rispose Anderson, teso.
-Sei preoccupato?-
Seb esitò a rispondere. Aveva sempre cercato in tutti i modi
di
proteggere sua moglie dai pericoli e dalle ansie, magari fingendo anche
di fronte all'evidenza che andasse tutto bene, ma era troppo sconvolto
per mentire.
-Non sopporto di rimanere con le mani in mano, senza sapere cosa fare-
Laine annuì appena, sapendo benissimo quale fosse la
posizione del marito riguardo gli ultimi eventi.
-Quei pazzi uccideranno altre persone, è chiaro...e Carrigan
che fa? Aspetta!- ringhiò Seb.
-Che altro potete fare?- cercò di blandirlo la biondina -Non
avete nessuna pista...-
Anderson tacque, ben sapendo che la moglie, e anche il suo Capo,
avevano ragione, ma non riusciva a sopportare quella situazione.
-Non è solo per questo che sei sconvolto, vero?- chiese
Laine, a
colpo sicuro -Qualcosa mi dice che la storia di Sophie non ti ha
lasciato indifferente-
Sebastian lasciò che il suo sguardo vagasse per la stanza,
mentre ripensava alle parole di Hermione della sera prima.
-Quelli sono degli
animali- sussurrò, sgomento.
La Harris gli accarezzò i capelli, ben sapendo che il marito
non si stava riferendo solamente ai genitori di Sophie.
La ferita che suo padre gli aveva lasciato non si sarebbe mai
rimarginata del tutto. Ed episodi come quello non facevano che gettarvi
sale sopra.
-Amore...Lo so che ti ha fatto del male, ma guardati adesso- gli disse,
piano -Guarda Draco, Blaise...Avete sofferto più di chiunque
altro, ma tutto ciò vi ha portato qui, dove siete adesso-
-Bel risultato- sibilò Sebastian, amaro.
-No, dico sul serio. Siete delle persone incredibili, e lo sai. Avete
avuto un coraggio che altri possono solo immaginare-
continuò
Laine, con voce ardente -E io sono orgogliosa che tu possa insegnare
tutto questo a nostro figlio, un giorno-
Anderson la guardò.
Dio, se l'amava. Era merito suo, se lui aveva rinnegato tutto. Solo suo.
Gli aveva dato l'amore, una casa, e un figlio. Cose che una volta
avrebbe solo potuto sognare.
La strinse forte, aggrappandosi disperatamente a quel corpo esile, e
tanto amato.
Mia moglie, e mio
respiro.
Ron uscì presto, quella mattina.
L'aria in casa era troppo pesante, aveva bisogno di cambiare posto,
almeno per un po'.
Lasciò un biglietto per Harry, e si Smaterializzò
alla Tana.
Vedere quel luogo così familiare lo fece sentire subito in
pace,
anche se lo stomaco gli si strinse in una morsa ripensando ai giorni
felici vissuti tra quelle mura.
Avanzò lungo il prato, schivando i numerosi gnomi che
affollavano il giardino. Si vedeva proprio che nessuno di loro abitava
lì, e che non c'erano gli incaricati a mandarli via.
Sua madre stava preparando la colazione, senza dubbio, l'aroma dei
pancakes arrivava fin lì.
-Ronnie!- esclamò infatti questa non appena lo vide entrare
in
cucina, asciugandosi le mani sul grembiule e correndo ad abbracciarlo.
-Ciao mamma- la strinse lui, appoggiando il viso sulla sua spalla.
Era troppo grande per ricercare le coccole materne, e ora si pentiva di
tutte le volte in cui, quando era piccolo, non ne aveva approfittato.
-Come mai qui?- chiese la donna, con un sorriso luminoso.
-Così...- rispose il rossino, dondolandosi sulle gambe -Mi
chiedevo...Non è che potrei rimanere qui per un paio di
giorni?-
-E' successo qualcosa?- si allarmò subito Molly.
-No, certo che no!- borbottò Ron, sulla difensiva -E' un
problema allora?-
La donna gli si avvicinò, carezzandogli appena una guancia.
Gli occhi di una madre, si sa, vedono lungo, sempre.
Scosse la testa dolcemente -La tua camera ti aspetta-
Il ragazzo sorrise appena, dirigendosi al piano di sopra. Entrando
nella sua vecchia stanza sentì un fiotto di nostalgia.
C'era stato poche settimane prima con Harry ed Hermione, ma questa
volta gli sembrava tutto diverso.
Da quando tutti loro se n'erano andati, uno dopo l'altro, di casa, si
erano ritrovati lì solo durante i grandi raduni familiari, e
le
chiacchiere e le risate avevano rimpiazzato, anche se a fatica, la
tristezza e i ricordi.
Quella volta però, sarebbe stato solo.
Si gettò sul letto, cercando di non prestare troppo bado al
fragore dei suoi pensieri. Udì suo padre scendere le scale,
diretto in cucina.
Va beh, l'avrebbe salutato più tardi.
Rimase lì finchè la pendola non battè
l'ora di
pranzo, e si trascinò di malavoglia fuori dalla stanza.
-E tu che ci fai qui?- bofonchiò, vedendo Ginny seduta a
tavola.
-Sempre gentile, vedo- gli rispose acida la sorella, alzandosi poi per
salutarlo -Ero passata a salutare mamma e papà, poi ho
deciso di
fermarmi a pranzo-
Ron sbuffò. Doveva aspettarselo. Riuscire a rimanere soli
alla
Tana era un'impresa quasi impossibile, lo era sempre stata.
Ponderò per un attimo l'idea di prendere una stanza al
Paiolo Magico, ma poi ci ripensò.
Era lì il suo posto. Era lì che avrebbe dovuto
chiarirsi
le idee e chiudere i conti in sospeso, una volta per tutte.
Il pranzo trascorse veloce, con Ginny che raccontava ai genitori le
novità del suo lavoro da giornalista, con Arthur che
ragguagliava i figli sulla sua nuova collezione di manufatti Babbani,
con Molly che li rimpinzava di cibo e li guardava dolcemente, e con Ron
che parlava giusto lo stretto indispensabile per non risultare
maleducato.
Appena terminato il pasto si defilò in giardino per prendere
una
boccata d'aria, e senza notare l'occhiata d'intesa che si scambiarono
sua madre e sua sorella.
Il ragazzo attraversò il prato, arrivando sotto un albero in
particolare. Si sedette, appoggiandosi contro il tronco, fissando
quella lapide così fredda e così amata insieme.
Sentì i passi di qualcuno che si avvicinava, e in capo a due
secondi arrivò Ginny. La ragazza posò un mazzo di
fiori
di campo sul terreno di fronte alla lapide, quindi si girò
verso
il fratello.
-Posso?- domandò, cautamente.
Ron alzò le spalle, e sua sorella si sedette accanto a lui.
Nessuno dei due disse nulla per molto tempo, restarono semplicemente
lì ad ascoltare la lieve brezza che sfiorava le cime degli
alberi, quasi sorpresi del silenzio che aleggiava lì intorno.
-Hai voglia di parlarne?- chiese Ginny dopo chissà quanto
tempo.
Ron non rispose subito. O sua sorella era diventata così
piena di tatto da capire al volo che
qualcosa non andava, oppure la sua improvvisa genialità era
dovuta a qualche chiacchierone di troppo.
-Chi te lo ha detto?- sospirò il rossino, ormai certo della
seconda ipotesi.
-Hermione- disse la ragazza, guardandosi le mani.
Ron serrò le labbra. Se lo sarebbe dovuto aspettare.
Sapeva che sua sorella attendeva che lui incominciasse a parlare, ma si
prese il suo tempo.
Non si erano mai scambiati confidenze di quel genere, ma in fondo
sapeva che lei era l'unica che avrebbe potuto capire le sue remore.
-E' che tutti mi dicono che il mio comportamento è
stupido....che lei non c'entra nulla con suo padre- provò a
dire
Ron -E io lo so questo, credimi. Ma non è facile accettare
tutto
questo senza farmi nemmeno uno scrupolo-
Ginny strappò qualche filo d'erba lì accanto,
cercando di
non essere troppo invadente e impulsiva, ma di lasciare che il fratello
si sfogasse.
-Posso capirti- ammise infine -Ma non è rinunciando alla tua
felicità che riporterai indietro Fred.
-Non è questo il punto...- scosse la testa Ron -E' che
mettendomi con la figlia di quel bastardo che l'ha ucciso mi
sembra...non so...mi sembra di tradirlo-
La sua voce si incrinò, e il ragazzo guardò
ostinatamente in basso.
-Ma cosa dici?- mormorò dolcemente sua sorella -Io sono
convinta
che se Fred fosse qui ti prenderebbe a calci nel sedere.-
Ron sorrise per un attimo, figurandosi l'immagine, ma poi
tornò serio.
-E mamma e papà? Come credi che potrebbero sedersi allo
stesso
tavolo con me e lei? Non mi guarderanno più in faccia-
-Non dire assurdità....- provò a dire Ginny.
-No no aspetta, lasciami finire. Dopo la morte di Fred tu sei partita
con le Arpies, ma io ero qui. Ho vissuto qui per altri due anni alla
Tana, e ho ancora in mente lo stato in cui era la mamma. Come credi che
la prenderebbe se sapesse di Sophie?-
-Lo sa-
Ron alzò il viso di scatto, guardandola sgomento.
-Cosa?- sbottò.
-Ne abbiamo parlato stamattina, quando sono arrivata qui e tu eri di
sopra in camera- spiegò tranquillamente Ginny.
-Ma sei diventata matta?- disse Ron, sconvolto, alzandosi in piedi e
prendendosi il volto tra le mani.
-Non fare il bambino, Ronald- fece paziente sua sorella -Prima o poi
l'avrebbe saputo-
Il rossino non se la filò di striscio, cominciando a fare su
e giù per il prato.
-Mio Dio...Sarà arrabbiata, sarà delusa...E
chissà papà! E George!-
Ginny alzò gli occhi al cielo, quindi si mise in piedi a sua
volta.
All'ennesimo passaggio del fratello gli si parò davanti,
bloccandolo per un braccio.
-Ron, ora basta- disse, con voce ferma -Calmati-
-Mamma è dispiaciuta che tu ti faccia tutti questi problemi,
e
io anche- continuò poi, con voce più dolce -Sai
perfettamente che mai abbiamo giudicato le persone basandoci sul loro
sangue o su futili pregiudizi, e non intendiamo cominciare adesso. Noi
vogliamo solamente che tu sia felice, e se questa Sophie è
così importante per te, noi ti appoggiamo in pieno-
Il rossino la fissò, abbastanza incredulo.
-Sono certa che anche Fred direbbe la stessa cosa, se solo fosse qui-
aggiunse Ginny, con gli occhi lucidi.
Ron si passò una mano sugli occhi, abbracciando stretta la
sorella.
Un leggero vento si alzò, facendo frusciare le vesti e i
capelli, e i due ragazzi avrebbero giurato di aver sentito l'eco di una
risata aleggiare attorno a loro.
Tornata!
In realtà questo capitolo è pronto già
da qualche giorno, ma l'ho visto e rivisto un sacco di volte
perchè non riuscivo mai ad esserne totalmente soddisfatta.
Ora però, bando agli indugi, eccovelo qui e a voi l'ardua
sentenza!
Non ho molto altro da aggiungere, se non che siete veramente
fantastiche e che le vostre recensioni mi riempiono ogni volta di
gioia! Come sempre troverete i ringraziamenti nella vostra casella
personale, un bacione!!
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Capitolo 37 *** Capitolo 37 ***
Sophie aprì l'anta dell'armadio, afferrando le
sue poche maglie appese, per poi infilarle con estrema cura in una
borsa.
Fece lo stesso con i pantaloni e le scarpe, ed ogni gesto era una
stilettata al cuore.
Era difficile dire addio al luogo dove per la prima volta dopo anni si
era sentita a casa. Era difficile allontanarsi dalle persone che
l'avevano accolta senza chiederle nulla, e che non l'avevano
abbandonata nemmeno di fronte al suo sangue.
Ma doveva farlo.
Non poteva imporre a Ron la sua presenza. Era la sua vita in fondo,
erano i suoi amici. E aveva tutto il diritto di stare lì
senza
doverla per forza incrociare ogni giorno.
-Cosa stai facendo?-
Sophie si voltò di scatto. Era sicura di essere sola a casa,
per
questo aveva scelto di andarsene proprio allora. Avrebbe evitato
inutili scene di saluti strappalacrime.
Fu ancora più sorpresa quando si ritrovò davanti
Ron.
Avrebbe tanto voluto rispondergli male, magari chiedendogli come mai
avesse deciso che una come lei fosse di nuovo degna di rivolgergli la
parola, ma preferì evitare.
-Me ne vado-
-Posso chiederti perchè?- domandò Weasley, cauto,
muovendo due passi nella stanza.
Lo sguardo che Sophie gli rivolse era carico di risentimento.
-No. Non puoi- sibilò la ragazza, buttando qualche altro
capo di vestiario a casaccio nella borsa ormai piena.
Ron tacque, non sapendo bene che dire, rimanendo semplicemente
lì a guardare la ragazza che amava e che aveva ferito
più
di ogni altra chiudere la cerniera della borsa e infilarsi una giacca
leggera.
-Ti va di parlare?- sospirò poi. Non era pronto a vederla
uscire
dalla sua vita. Non prima che lei gli avesse dato la possibilita di
spiegarsi, di raccontare, di chiedere perdono.
-No, Ronald, non mi va di parlare- rispose Sophie, dura -Faccio quello
che avrei dovuto fare tempo fa, tolgo il disturbo. Sarai contento no?
Era quello che volevi. E ora, se vuoi scusarmi...-
La ragazza camminò dritta verso la porta, ma lui si mise in
mezzo, afferrandole un braccio.
-Lasciami subito!- fece Sophie, divincolandosi.
-Stai ferma, non voglio farti male- disse Ron, nella voce un'eco di
disperazione. Sapeva che quella sarebbe stata la sua ultima
possibilità.
Dopo qualche secondo, la LeBlanc si calmò, e il ragazzo
allentò la presa.
-Mi spieghi cosa vuoi?- gli chiese Sophie, accorata, con le lacrime
agli occhi -Hai chiaramente specificato che non mi volevi nella tua
vita, che ero sbagliata, che non ti andavo bene...finalmente mi levo di
torno, e tu sei qui! Cosa è successo, si può
sapere?-
-Io...io ho aperto gli occhi- mormorò Ron, lo sguardo basso,
la
mano ancora serrata attorno al polso di lei -E lo so che è
tardi, lo so che ti ho detto delle cose orribili, lo so che sono stato
un idiota, ma vorrei tanto poter tornare indietro e reagire in modo
diverso-
La ragazza non fiatò, troppo sorpresa da quelle inattese
parole,
troppo ferita e amareggiata per esserne realmente toccata.
-Devo andarmene di qui- sussurrò infine, una lacrima che le
rigava la guancia.
-Non farlo, ti prego. Non ti chiedo di perdonarmi adesso, ti chiedo
solo di ascoltarmi- la supplicò Weasley -Non sono mai stato
bravo con le parole, e nemmeno con le persone in realtà.
Hermione me lo ha sempre detto che non penso mai fino in fondo prima di
parlare, che ci metto sempre tanto a capire come stiano le cose
veramente. Ho visto solo quello che volevo vedere. Avevo paura di
deludere la mia famiglia, di tradire mio fratello, e non mi sono
fermato nemmeno un attimo a pensare che era di te che stavamo parlando,
non di una qualsiasi-
Gli occhi gli si velarono mentre parlava, e lasciò la presa
sul
polso di Sophie per portarla alla sua guancia, carezzandole appena la
pelle soffice, quasi col timore di rovinare tutto.
-...sono l'ultimo degli idioti, ti ho offeso e non potrò mai
perdonarmi per questo. Ma mi sono sentito preso in giro, e non potevo
accettarlo, non da te. Eri diventata troppo importante. Sei troppo
importante-
Un leggero sorriso stava lottando per affiorare sulle labbra di Sophie,
ma la ragazza si trattenne. Non poteva cedere così presto.
-Ti avevo chiesto di darci una possibilità, qualche giorno
fa,
prima che succedesse...che succedesse tutto, ecco- continuò
il
rossino -E adesso vorrei dirti...no, vorrei pregarti...di
rimanere a vivere qui, di lasciare che almeno io ti possa vedere e
parlare ogni tanto, perchè so che quella
possibilità non
me la merito più-
Disse tutto questo senza guardarla in faccia, e avvertì un
colpo
al cuore quando, alzando il volto, la vide scuotere la testa.
-Non dirmi di no...- sussurrò -Lo so che ho sbagliato, e so
che
le scuse che ti sto facendo non saranno mai abbastanza ma...-
-Ron non hai capito- lo interruppe Sophie alzando gli occhi al cielo
-Il mio no non era riferito alla tua richiesta di rimanere qui, ma al
fatto che tu non meriti una possibilità-
La ragazza sorrise, guardando gli occhi di Ron allargarsi sempre di
più. Aveva provato a resistergli, ma aveva avvertito tutto
il
suo pentimento, tutta la sua sincerità in quelle parole. E
nessuno meglio di lei conosceva l'importanza di una seconda occasione.
Posò una mano sul viso di Weasley, nello stesso momento in
cui
lui faceva un passo e le circondava la vita con le braccia. La
alzò da terra, facendole cadere a terra la borsa con un
tonfo,
poi se la strinse addosso, posando il volto nell'incavo della sua
spalla.
-Guardami- gli disse lei piano.
Ron alzò il viso, scrutando quello limpido di lei, tenendola
ancora sollevata da terra.
-Devi promettermi che non ti sveglierai una mattina vedendo in me solo
la figlia di Roger Rockwood- mormorò Sophie -Voglio che tu
veda
me, me e basta-
Per tutta risposta il ragazzo la strinse ancora più forte
posando, finalmente, le labbra sulle sue.
I giorni passavano veloci, scorrendo inesorabilmente uno dopo l'altro
nella calda aria d'estate.
Hermione si strinse nella vestaglia, sedendosi meglio sullo sgabello e
fissando un punto imprecisato fuori dalla finestra della cucina.
-Ti sei svegliata presto- sorrise Harry, sedendosi accanto a lei -Come
mai?-
-Carrigan mi ha spostato il turno- sospirò Hermione -Quindi
stamattina ti farò compagnia-
Versò del caffè in una tazza e la porse all'amico.
-Avevi altri piani per la giornata?- la prese in giro lui, strizzandole
l'occhio.
La ragazza non rispose, pensando semplicemente a Draco, che aveva
salutato tra i suoi mugugni assonnati pochi minuti prima.
-E' incredibile come nel giro di poco tempo le cose possano cambiare-
disse poi -Guarda Ron, ad esempio. Non l'avevo mai visto
così
felice-
-Se è per questo, lo stesso si potrebbe dire di te-
ribattè Harry, facendola appena arrossire -Non credevo che
sarei
riuscito a vederti sorridere di nuovo-
-A proposito di questo...Credo di non averti mai davvero ringraziato
per quello che hai fatto per Draco...e per me- mormorò
Hermione,
guardandolo negli occhi, e posando una mano sulla sua -Non ti sei
arreso, nonostante la mia rabbia, nonostante tutte le brutte cose che
ti ho detto quando lo sono venuta a sapere...-
-Non devi dirmi nulla- la interruppe Harry, stringendo a sua volta la
mano dell'amica -E come ringraziamento ti assicuro che mi basta che tu
faccia finire questa storia. Elenie sta per impazzire-
La Granger fece una smorfia. Non c'era bisogno di chiedergli a cosa si
stesse riferendo. Bastava l'odore intenso di rose che si propagava
nell'aria a darle la risposta.
Ogni ripiano nella stanza, e non solo, era ricoperto da enormi mazzi di
rose rosse, e altrettante continuavano ad arrivare ogni giorno. Elenie,
essendo a casa dal lavoro, aveva il compito di smistarle insieme a
Sophie, e stavano cominciando a dare di matto, anche perchè
i
fiori non accennavano a diminuire.
-Credo che dovrai affrontare Peter una volta per tutte-
considerò Harry.
-Lo temo anch'io- mugugnò Hermione -Anche perchè
Malfoy
comincia a manifestare la sua insofferenza...Quindi è il
caso
che io trovi Peter prima che decida di andarlo a cercare lui-
-Ammetto che l'idea non mi dispiace- sogghignò Potter,
alzandosi
-Chi l'avrebbe mai detto che sarei arrivato a odiare qualcuno
più di quanto odi Malfoy!-
La ragazza fece per dargli un calcio, mentre lo seguiva al piano di
sopra per andare a vestirsi.
Entrò piano in camera, cercando di non far rumore per non
svegliare Draco, ma inaspettatamente lo trovò già
sveglio.
Era sdraiato a letto e la guardava. Fece un cenno con la mano e la
invitò a sedersi accanto a lui.
-Sono in ritardo- mormorò Hermione, accontentandolo e
posandogli un lieve bacio sulle labbra.
Draco le circondò la vita con le braccia, portandola a
cavalcioni su di sè. Si sporse per baciarle il collo, quindi
la
clavicola, mentre le mani della ragazza vagavano sul suo torace nudo.
-Devi proprio andare?- sussurrò con voce suadente il
biondino, giocando con il laccetto della sua camicia da notte.
Hermione annuì appena, carezzandogli una guancia e
scostandosi
da lui controvoglia. Scese dal letto e si cambiò rapidamente.
-Siete di ronda?- domandò il ragazzo.
-Magari- sospirò la Granger -Dobbiamo solo controllare dei
rapporti-
Si legò i capelli in una coda, gli lanciò un
ultimo
sguardo e uscì, con addosso solamente tanta voglia di
tornare.
Christopher Alexander Mason si fiondò all'interno del
Quartier Generale degli Auror con una buona mezz'ora di ritardo.
Sgusciò abilmente oltre l'ufficio di Carrigan per entrare in
quello di Harry, dove lui ed Hermione lo stavano aspettando
già
da un po'.
-Meglio tardi che mai!- lo apostrofò Potter, guardandolo
storto
-Mi devi un favore, è stata durissima coprirti con il Capo-
Chris gli fece un cenno con una mano, lasciandosi cadere sulla sedia
accanto alla Granger, che lo salutò con un sorriso, mentre
continuava a sfogliare il mucchio di rapporti che aveva davanti,
redatti nell'ultima settimana dalle reclute.
-Scusate ragazzi- disse Mason appena riprese fiato -Hope non ha dormito
un minuto questa notte, è stato un inferno-
-Dura la vita del genitore eh?- rise Harry.
-Ne riparleremo quando toccherà a te- mugugnò
Chris.
-Certo certo...Intanto beccati questi!-
Potter gli mollò davanti almeno un centinaio di fascicoli, e
proprio in quel momento la testa di Sebastian fece capolino dalla porta.
-Sei venuto a dare una mano?- chiese speranzoso Christopher.
-Nemmeno per idea. Ho un addestramento con le reclute-
borbottà
Seb -E poi non sarei proprio dell'umore. Blake ha pianto tutto il
tempo, stanotte-
-Anche Hope era nervosa, lo stavo raccontando a loro giusto un minuto
fa- fece perplesso Chris.
-Mi chiedo se...- mormorò Hermione tra sè,
attirando gli sguardi degli amici.
-Cosa?- domandò Harry, curioso.
-Si dice che i bambini talvolta avvertano quando sta per accadere
qualcosa di negativo o di positivo, specie se sono molto sensibili e se
la cosa li riguarda da vicino- spiegò cauta la ragazza
-Certo,
potrebbe essere solo un caso, ma credo che sia meglio tenere gli occhi
aperti-
-Quando intendi qualcosa che li riguarda da vicino...-
cominciò Chris, preoccupato.
-Non lo so- lo interruppe Hermione -Ho letto poco al riguardo e, ti
ripeto, potrebbe essere solo un cumulo di sciocchezze-
-Nel dubbio, meglio essere prudenti- concluse Sebastian, pensieroso.
-Cosa dite, andiamo a bere qualcosa quando stacchiamo, prima di tornare
a casa?- chiese poi, cercando di risollevare l'atmosfera.
Gli altri tre si dissero d'accordo così, diverse ore
più tardi, Anderson ripassò di lì.
-Avete finito?- chiese, mettendosi il mantello.
-Appena adesso- rispose Hermione, passandosi una mano sugli occhi
-Possiamo andare-
I quattro uscirono dal Ministero, chiacchierando tranquillamente, poi
si Smaterializzarono al Paiolo Magico.
Era quasi ora di cena, e il locale era a dir poco sovraffollato.
Numerosi maghi e streghe chiacchieravano asserragliati attorno ai
tavoli in legno, e il barista Tom si affaccendava per accogliere le
richieste di tutti.
C'erano anche molte famiglie con bambini, che di certo stavano
rientrando da una capatina pomeridiana a Diagon Alley, probabilmente a
caccia dei primi acquisti per Hogwarts. Hermione sorrise a quella
scena, ripensando a quando era toccato a lei.
La voce di Tom, però, la riscosse dai suoi pensieri.
-Cosa prendete?- domandò il barista con un gran sorriso,
contento di rivederli.
Seb ordinò quattro Burrobirre, quindi Tom si
accostò al tavolo, con aria cospiratrice.
-Come vanno le cose al Ministero?- mormorò, per non farsi
udire
dagli altri avventori -Qui girano strane voci, la gente è
preoccupata-
-Stiamo facendo il possibile- rispose Harry -Ma sembra che quei
maledetti ci siano sempre un passo avanti-
Tom annuì, pensieroso, quindi si congedò.
-Che dite, cambiamo discorso?- propose Chris.
Era una sorta di regola non scritta, quella di non lasciare che il
lavoro
si intromettesse nella vita privata, nei momenti spensierati.
Era l'unico modo per evitare di essere costantemente all'erta,
sempre focalizzati sui problemi da affrontare, e non sulle belle cose
da vivere.
In quel momento arrivarono le loro bibite e i ragazzi se le gustarono
in silenzio per qualche istante.
-Purtroppo posso restare poco...Stasera porto Laine fuori a cena-
annunciò Sebastian, distrattamente.
-Qualcosa da festeggiare?- chiese Hermione.
-Niente di particolare. E' che ha bisogno di distrarsi un po'. Adora
occuparsi di Blake, ma credo sia frustrante per lei rimanere sempre
chiusa in casa...-
-Posso immaginarlo-
-Ecco- li interruppe Chris -Così loro due si godranno la
loro
seratina romantica, mentre io e Alice saremo bloccati a casa a fare i
baby-sitter-
Harry stava giusto per prenderlo in giro, quando si udì un
boato
infernale. Il pavimento e le pareti scricchiolarono, le luci si
spensero, i piatti si frantumarono, le persone cominciarono a gridare.
Hermione vide il proprio bicchiere di Burrobirra andare in mille pezzi
tra le sue mani, facendole sanguinare. Sentì il pavimento
aprirsi sotto i propri piedi, poi più nulla.
Blaise cambiò svogliatamente canale, un braccio attorno alle
spalle di Pansy. Dall'altra parte del divano, Draco sonnecchiava, in
attesa della cena.
-Elenie, posso aiutarti?- chiese in quel momento Sophie, scendendo le
scale e dirigendosi in cucina, dove la Benèfica stava
apparecchiando.
-Certo, grazie!- rispose l'altra -Mi raccomando voi, non datevi troppo
da fare, invece!- urlò poi rivolta agli amici, stravaccati
sul
divano.
I ragazzi non le diedero retta più di tanto, anzi, a loro si
aggiunse pure Ron, che era sceso insieme alla LeBlanc.
-Sono arrivati altri fiori?- chiese a Blaise, ammiccando all'indirizzo
di Malfoy.
-Altri cinque mazzi- rispose per lui la Parkinson, contrariata -Quel
Randall è più molesto di uno scarafaggio, tanto
più che è impossibile farli Evanescere-
-Si stancherà- commentò Zabini, pacifico -E
comunque non
ho mai sentito nessuno che sia morto sommerso dalle rose-
-C'è sempre una prima volta- sibilò Pansy,
lugubre -Certo che la Granger potrebbe sceglierseli meglio i fidanzati-
Un ringhio perfettamente udibile si levò dalla zona di Draco.
-Su questo concordo perfettamente con te- ghignò Ron.
Altro ringhio.
-Beh, tecnicamente per ora Randall è l'unico fidanzato di
Hermione, almeno ufficialmente- rincarò la dose Blaise,
sadico.
Gli occhi di Malfoy, evidentemente sveglio da un pezzo, si aprirono di
scatto e saettarono nella sua direzione.
Se gli sguardi potessero uccidere, Zabini sarebbe stato pronto per una
degna sepoltura.
Prima che la cosa degenerasse in rissa però, lo scambio di
battute venne interrotto bruscamente dalle fiamme verdastre che
iniziarono a danzare nel camino.
In esse, pochi istanti dopo, apparve lo sguardo pallido e tirato di
Carrigan.
-Cosa succede, Capo?- chiese Ron, inginocchiandosi davanti al camino,
preoccupato dall'espressione dell'uomo.
-C'è stato un altro attacco- disse secco l'uomo,
catalizzando l'attenzione dei presenti.
-Cosa?- rantolò Blaise, mettendosi in piedi accanto a Ron.
Il Capo degli Auror annuì, gravemente.
-Voglio che raduniate i vostri colleghi e mi raggiungiate al
più presto-
-Certamente- fece risoluto Zabini -Dove è avvenuto
l'attacco?-
-Al Paiolo Magico-
Un rumore di piatti che si infrangevano indusse tutti a guardarsi alle
spalle.
Elenie stava sulla porta della cucina, i cocci dei piatti che fino a un
momento prima teneva in mano giacevano sul pavimento attorno a lei.
Tremava visibilmente, e Sophie le corse accanto.
-Che succede?-
-Mi è arrivato un gufo di Harry poco
fa...-sussurrò la
ragazza, sconvolta -Mi ha scritto che andava a bere qualcosa al Paiolo
Magico con Seb, Chris ed Hermione-
-Che cosa?- ringhiò Draco, alzandosi di scatto dal divano e
piantandosi in mezzo alla stanza.
-Questa non ci voleva...- mormorò Carrigan, ancora
più preoccupato.
-D'accordo- disse un attimo dopo, prendendo in mano la situazione -Non
è detto che siano rimasti lì dentro,
proverò a
contattarli. Weasley, Zabini, vi voglio sul posto tra cinque minuti!-
-Vengo anche io- annunciò Malfoy, deciso.
-Non se ne parla- rispose categorico il Capo degli Auror -E' fuori
discussione che tu ti esponga così...I Mangiamorte ti stanno
ancora cercando-
-Credo che lei non abbia capito- sibilò il biondino,
esasperato
da quella perdita di tempo -Io ci sarò, con o senza la sua
autorizzazione-
Detto questo corse su per le scale a prendere il mantello, mettendo la
parola fine a quella discussione.
-Sbrigatevi allora- soffiò Carrigan, sparendo un istante
dopo.
Draco fece le scale quattro a quattro, il cuore in gola.
Hermione...
Doveva raggiungerla, il più presto possibile.
Agguantò il mantello, sfiorando con un'occhiata il letto
dove
solo poche ore prima si erano sdraiati insieme.
Deve stare bene,
dannazione.
Tornò giù, dove gli altri lo
attendevano, già pronti.
-Vado ad avvertire Alice e Laine, poi arrivo anche io- stava dicendo
Elenie.
-Voglio venire con voi- sussurrò Sophie a Ron, per
l'ennesima volta, probabilmente.
Weasley scosse la testa.
-Ti prego, ascoltami- le disse piano -Non posso fare nulla se non ti so
al sicuro. Vai con Elenie da Alice, e resta lì con i
bambini,
fallo per me.-
Le diede un bacio sulla fronte e, senza darle possibilità di
replica, corse fuori con gli altri.
Hermione aprì lentamente gli occhi, con la sensazione di
avere tutte le ossa rotte.
Non capiva dove si trovasse, ricordava solo quell'intenso fragore e la
sensazione di sprofondare.
Era sdraiata a terra, semisepolta da calcinacci. Cercò di
gridare per chiamare aiuto, ma dalla sua bocca non uscì
alcun
suono.
Dov'era Harry? E Chris, e Sebastian?
Si guardò appena le mani, ricoperte di sangue, quindi
cercò di focalizzare lo spazio attorno a sè.
Era enorme, buio e polveroso. Di colpo si ricordò di essere
andata a bere qualcosa al Paiolo Magico. Doveva esserci stato un
crollo, e ora probabilmente si ritrovava nelle cantine poste al di
sotto del locale.
Ma dove si trovavano tutti gli altri?
Scacciò ogni brutto pensiero dalla testa, e fece per
strisciare
qualche metro più avanti, alla ricerca dei propri amici, ma
un
dolore lancinante alla gamba la bloccò. Doveva essersela
rotta
nella caduta.
La ragazza si asciugò le lacrime, cercando di trovare una
soluzione.
Un rumore di passi le fece rizzare le orecchie. Strinse gli occhi,
mettendo appena a fuoco una figura ammantata che camminava verso di lei.
-Draco...-
rantolò.
Fu il primo nome che le venne alle labbra. Il nome dell'unica persona
che avrebbe voluto accanto in quel momento.
Ma non era Malfoy.
Hermione si sentì sollevare da terra, con una forza che le
tolse il fiato. Poi si ritrovò contro il muro.
-Sei davvero bella per essere una Sangue Sporco- le soffiò
all'orecchio una voce malvagia -Peccato che tu non sia nella tua forma
migliore, o sbaglio?-
-C-chi sei?- mormorò la Granger. Cercò a tentoni
la propria bacchetta, ma trovò solo il muro freddo.
Il mago le si schiacciò addosso, facendola gemere per il
dolore.
-Davvero non lo sai? Il tuo ragazzo mi conosce bene...Si è
ripreso dopo il nostro ultimo incontro?-
Lord Cavendish.
-Tu..lurido schifoso...- cominciò Hermione, con la poca voce
che le rimaneva.
-Credo tu non sia nella posizione di poter insultare- sorrise il
Mangiamorte, con finta gentilezza. Le prese il viso con una mano,
costringendola a guardarlo in faccia.
-Non sai quanto vorrei rovinare una volta per tutte questo bel visino-
commentò piano, quasi facendo una considerazione pacata -Ma
non
voglio togliere a Malfoy e Potter il piacere di assistere alla scena.
La ragazza cercò con tutte le sue forze di spingerlo via, ma
niente.
-Questo è per dimostrarti che posso arrivare a te quando e
come
voglio- continuò Cavendish, stringendola fino a mozzarle il
fiato -Sarai il miglior pezzo della mia collezione, Hermione Granger-
Detto questo, la buttò a terra, lasciandola a contorcersi
per il dolore.
-Ci vediamo presto- disse piano, per poi voltarsi e andare via.
Incredibilmente,
sono di nuovo qui. Senz'altro sarete tutte svenute sulla sedia per la
sorpresa di aver trovato un mio aggiornamento dopo soli dieci giorni.
Sto migliorando no? :)
In realtà in questi giorni ho scritto tantissimo, fino ad
arrivare al capitolo 43. A questo punto posso dirvi quasi con certezza
che la storia arriverà circa al capitolo 50, o poco
più, come la prima parte...Se la mia ispirazione
continuerà a rimanere a questi livelli, non dovrei
più farvi penare mesi per leggere un capitolo!
Mando un grande bacio a tutte, soprattutto alle nuove lettrici! A
presto!
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Capitolo 38 *** Capitolo 38 ***
-Capo, siamo tutti qui!-
David Carrigan, sentendo la voce di Ron, si spostò dalla sua
postazione, situata di fronte a ciò che restava del Paiolo
Magico, e raggiunse i ragazzi.
-Cosa possiamo fare?- domandò Blaise, guardandosi intorno e
cercando affannosamente di trattenere Draco, che si agitava come una
tigre in gabbia.
-Aspettare, credo- mormorò il Capo degli Auror, lanciando
un'occhiataccia a Malfoy -Le squadre di soccorso stanno cercando un
varco, ma la struttura è molto pericolante, c'è
il
rischio che crolli tutto-
-E allora?- sbottò Malfoy -State qui con le mani in mano?-
Carrigan gli rivolse uno sguardo duro. Era stanco di quella situazione
di stallo, ancor più dei suoi sottoposti, e il fatto che
tutti
continuassero a rimproverarlo per questa modalità di azione,
che
non aveva affatto potuto scegliere, lo seccava non poco.
-Adesso calmati- disse pacato Zabini -Capo, ha scoperto qualcosa su
Harry e gli altri?-
-Temo che siano là sotto- borbottò Carrigan con
voce
grave, senza troppi giri di parole, guardando i tre ragazzi in faccia.
Indorare la pillola non sarebbe servito a nulla. -Diverse persone li
hanno visti entrare, e nessuno più ha avuto loro notizie....-
Un gemito si levò dalla bocca di Malfoy.
Hermione era lì. Magari era ferita, magari aveva bisogno di
lui.
Non ero con lei...
-Io scendo a cercarli- disse, senza pensare.
-Non è possibile. C'è il pericolo di un altro
crollo- lo
bloccò subito il Capo degli Auror, scuotendo la testa.
-E quindi? Che intende fare?- ringhiò Draco.
-Potremmo Smaterializzarci oltre le macerie- propose Blaise,
preoccupato per la sorte dei suoi amici.
-E' molto pericoloso ragazzi, vi ripeto che la struttura è
molto
instabile- sospirò Carrigan -Ma se nei prossimi dieci minuti
non
otterremo alcun riscontro ai nostri tentativi, temo che non avremo
altra scelta-
I tre ragazzi guardarono sgomenti la scena devastante che avevano di
fronte. A Ron sembrò di essere tornato alla notte
dell'attacco alla
metropolitana, ma questa volta era ancora peggio. Questa volta c'erano
anche i suoi amici.
Harry...
Hermione...
Dovevano stare bene. Dovevano. Non ce l'avrebbe mai potuta fare senza
di loro, non sarebbe mai potuto andare avanti da solo.
Avrebbe tanto voluto avere almeno Sophie accanto, in quel momento, ma
sapeva che era giusto che lei fosse a casa di Alice, al sicuro e
protetta.
Toccava a lui essere forte, quella volta, forte per tutti.
-Di che tentativi sta parlando?- la domanda di Zabini lo riscosse dal
suo torpore.
-I vostri colleghi stanno mandando dei Patroni, sperando in una
risposta...-
Il tono di voce di Carrigan faceva ben capire quanto anche lui ci
sperasse.
-Capo, che è successo?-
La voce sconvolta di Alice si fece strada fino alle loro orecchie,
facendo capire una volta per tutte quanto tesa e angosciante fosse la
situazione.
Lei, Laine e Elenie li raggiunsero, negli occhi la disperazione.
-Siete certi che siano rimasti coinvolti nel crollo?-
sussurrò la Harris, con voce rotta.
-Non ne abbiamo la sicurezza assoluta, ma quasi- rispose Carrigan.
Allungò una mano, forse per posargliela sulla spalla, ma si
fermò.
Guardò i suoi ragazzi uno ad uno. Guardò la loro
forza, e
la loro fragilità. Guardò le loro espressioni
sgomente,
le loro mani chiuse.
-Statemi bene a sentire- disse poi -Io capisco che siate preoccupati e
credetemi, lo sono anche io. Ma là sotto non ci sono solo i
vostri amici. Ci sono persone innocenti, che di questa nostra guerra
non ne sanno nulla ma ci si sono trovati in mezzo. Quelle persone
adesso contano su di noi, contano su di voi, per uscire di
lì
sani e salvi. Siete Auror, siete qui per questo, indipendentemente dal
fatto che là sotto ci siano le persone che amate-
Tutti si riscossero a quelle parole. Non potevano mollare
così, non potevano abbattersi.
Lo dovevano a tutta quella gente che ancora credeva in loro.
Alice si passò una mano sugli occhi, poi prese un grosso
respiro e si portò vicino a Carrigan.
-Il Capo ha ragione- disse poi, sforzandosi di apparire decisa, di non
pensare che l'uomo che amava, che il padre di sua figlia, in quel
momento potesse essere in pericolo di vita -Dobbiamo fare il nostro
lavoro, in ogni caso-
Chiuse appena gli occhi, pregando che Chris, ovunque fosse, potesse
sentirla.
Diversi metri più sotto, Christopher Alexander Mason si
stava togliendo di dosso la polvere.
Con una smorfia si asciugò il sangue che gli colava da un
taglio
sul sopracciglio, cercando al contempo di capire come diamine uscire di
lì.
-Sebastian!- gridò -Harry! Hermione!-
Alle sue urla fece seguito solo il rumore di sassi che cadevano.
Il ragazzo fece un paio di passi, tenendosi in equilibrio sui
calcinacci. Avanzò un po', finche non vide una persona
addossata
alla parete.
Corse, per quanto poteva, in quella direzione, e si
inginocchiò
accanto a quella che si rivelò essere una donna sui
quarant'anni, la pelle e i capelli grigi di polvere, gli occhi
spalancati in una smorfia di terrore.
Era chiaramente morta, ma Chris le mise lo stesso due dita sul collo,
alla ricerca di un battito che sapeva non avrebbe mai trovato.
Voltandole il viso vide, a livello della clavicola, l'ormai tristemente
familiare tesserina nera.
-Merda!-
ringhiò, dando un pugno per terra.
Chissà quanti altri là sotto erano finiti
così.
Chissà quanti Mezzosangue c'erano al Paiolo Magico quella
sera.
Non appena finì di formulare quel pensiero, gli si
gelò il sangue nelle vene. Hermione...
-Seb!- ricominciò a chiamare -Harry!-
-Chris!-
Sospirò sollevato quando udì la voce di Anderson
rispondere alla sua.
-Da questa parte!- sentì ancora urlare da Sebastian.
Si tirò nuovamente in piedi, cominciando a camminare nella
direzione da cui proveniva la voce dell'amico. Si guardò
solo
allora bene attorno, capendo di essere in una sorta di sotterraneo.
Evidentemente si trovavano nelle cantine sotto al Paiolo Magico, dopo
che il pavimento era franato sotto i loro piedi.
Il luogo era avvolto dall'oscurità, e Mason avanzava quasi a
tentoni, distinguendo solo vaghi contorni.
-Non si preoccupi, signora, l'aiuto io-
Il proprietario di quella voce l'avrebbe riconosciuto tra mille.
-Harry?- provò a chiamare.
-Sono qui!-disse l'amico da un punto indefinito alla sua destra -Stai
bene?-
-Diciamo di sì- borbottò Chris -Tu? Ci sono delle
persone lì con te?-
-Circa una ventina...ma solo poche stanno bene, temo- rispose Harry,
con voce rotta.
-Occupati di loro, io cerco se c'è qualcun altro-
Avanzò di una ventina di metri, guidato dalla voce di
Anderson
che di tanto in tanto si faceva sentire per indicargli la propria
posizione.
Sebastian era bloccato sotto un grosso cumulo di pietrisco, che da solo
non era riuscito in alcun modo a spostare.
-Ce ne hai messo di tempo- sibilò, quando finalmente si
ritrovò l'amico accanto.
-Avrei voluto vedere te, con questo buio- protestò Chris
-Sei ferito?-
-Te lo dico dopo. Aiutami a togliere questa roba-
Il biondo si mise all'opera, e in pochi minuti Seb era libero. Chris lo
aiutò ad alzarsi, cercando di non ascoltare le sue
imprecazioni
di dolore.
-Devo essermi rotto qualche costola, cazzo- soffiò tra i
denti, senza fiato per il dolore.
-Appena usciremo da qui ci pensiamo- tagliò corto Mason
-Dobbiamo ancora trovare Hermione e tutte le persone che erano nel
locale-
Sebastian camminava piano, causa i dolori al torace, per di
più
quel luogo sembrava un dedalo di gallerie, tutte diverse, e i due
ragazzi avevano il timore di perdersi.
-C'è nessuno? Qualcuno ci aiuti!- si sentì ad un
tratto gridare, da una voce straziata.
I due Auror proseguirono verso un corridoio ala loro destra, e
svoltando l'angolo trovarono un gruppo di persone impaurite, tra cui
diversi bambini.
-Sia lodato il cielo- rantolò una donna, riconoscendoli -Per
favore, tirateci fuori di qui-
Chris le posò una mano sulla spalla, cercando di
rassicurarla.
-Siete feriti?- chiese, guardandola negli occhi.
La donna scosse la testa -Niente di grave fortunatamente, ma tutti quei
morti non me li leverò mai più dagli occhi-
Tutti quei morti.
-Di che sta parlando, signora?- domandò
Sebastian, con un bruttissimo presentimento.
-Là in fondo- singhiozzò una ragazza,
avvicinandosi e
facendosi abbracciare da quella che doveva essere sua madre -Abbiamo
provato a rianimarli, ma non ci siamo riusciti-
Giusto in quel momento li raggiunse anche Harry, camminando a capo di
un'altra decina di persone, tra cui il barista Tom, che camminava con
le mani sul volto, disperato. Aveva udito l'ultima parte del discorso,
e si accostò a Chris, ansioso.
-Non credo che questo sia stato un semplice incidente-
sussurrò Potter,
sgomento, cercando di non farsi udire dagli altri e di non spaventarli
ulteriormente -Questo è stato un attacco-
-L'ho pensato anche io- confessò Mason, grave -Dobbiamo
portare fuori di qui tutti il prima possibile-
Nessuno dei due diede voce al pensiero che ormai da tempo li
attanagliava.
Dove diamine era finita Hermione?
Se veramente quello era stato un attacco dei Mangiamorte, lei era
quella che correva più pericoli di tutti.
Harry scacciò ogni brutta immagine dalla sua mente. Non
poteva
permettersi di pensare cose del genere. Tra poco l'avrebbero trovata,
ne era certo.
Un urlo squarciò l'aria intorno a loro. Un urlo di dolore,
senza dubbio.
E quella voce Harry l'avrebbe riconosciuta tra mille.
-Hermione-
sussurrò, terrorizzato, attaccando a correre insieme a
Chris, incurante del male alle gambe, del pericolo di cadere.
Percorsero una distanza che ad entrambi parve infinita, prima di
raggiungere una figura esile, raggomitolata su sè stessa.
La Granger era appoggiata al muro, tenendosi la caviglia con entrambe
le mani, lottando per non urlare di nuovo.
Harry in un attimo si gettò accanto a lei, abbracciandola
stretta, e ringraziando Dio di averla ritrovata viva.
-Cavendish- mormorò la ragazza, a metà tra la
rabbia e la paura -Era qui, un attimo fa!-
Chris si voltò, percorrendo a grandi passi lo spazio intorno
a loro, la bacchetta sguainata.
-Se n'è andato, credo- disse ancora Hermione, lo sguardo
contratto dal male -Seb dov'è?-
-L'abbiamo lasciato con i superstiti e...- iniziò a spiegare
Harry, quando venne interrotto dall'arrivo di un lupo argentato, un
lupo che parlò con la voce di David Carrigan.
-Ragazzi, siete
lì sotto? State bene, riuscite a sentirmi?-
Potter spedì il suo Patronus con la risposta, continuando a
stringere Hermione.
-Torniamo da Sebastian- disse Christopher -Raduniamo le persone, e le
portiamo in salvo, finalmente-
Draco Lucius Malfoy si passò una mano tra i capelli. Non ne
poteva più di stare lì ad aspettare.
Aspettare.
Sembrava essere diventata la sua nuova parola d'ordine.
E lui la odiava.
Doveva andare là sotto e cercare Hermione, prima che fosse
troppo tardi. Doveva riaverla tra le sue braccia, subito, o sarebbe
impazzito.
-Lei sta bene, ne sono certo-
La voce di Blaise lo tranquillizzò appena. Smise di
camminare
avanti e indietro e si sedette sul bordo del marciapiede, accanto
all'amico.
-Non sopporto di stare qui senza far nulla-
Zabini gli strinse appena un braccio, per fargli sentire che gli era
vicino, che avrebbe potuto contare su di lui.
-Sai...- cominciò poi -se ci fosse Pansy là
sotto, credo
che morirei a saperla in pericolo. Tutto quello che vorrei fare
sarebbe raggiungerla il prima possibile e sincerarmi che stia bene,
fregandomene di tutto il resto-
Draco fece per parlare, ma Blaise lo bloccò con un cenno
della mano.
-No, lasciami finire. Io reagirei esattamente come te, ma so che avrei
bisogno di qualcuno che mi dicesse che sta bene e che mi
ricordasse che lei vorrebbe
che io fossi qui ad aspettarla avendo fiducia, piuttosto che
sapermi in pericolo a mia volta a causa di azioni avventate-
Malfoy si passò le mani sul volto. Il suo migliore amico
aveva
ragione, e lo sapeva, ma non riusciva a togliersi dalla testa
l'immagine di Hermione che lo chiamava, che magari aveva bisogno di lui.
-Sono certo che Hermione ora si stia aggrappando al fatto che tu sia
qui, al sicuro. La sua unica consolazione sicuramente è
quella
che tu non fossi con lei al momento del crollo- disse Blaise, passando
un braccio attorno alle spalle di Draco.
I due furono interrotti da Elenie, che corse da loro affannosamente e
con le lacrime agli occhi.
-Harry ha mandato un Patronus- spiegò, senza fiato -Ha detto
che
più o meno stanno bene e che penseranno loro a portare in
superficie i superstiti-
Blaise abbracciò la cugina, contento di sapere che i suoi
amici
fossero salvi. Per Draco, invece, fu come se un grosso macigno gli
fosse stato levato dal petto. Prima di gioire per Hermione,
però, voleva verificare in prima persona le sue condizioni.
Passarono diversi interminabili minuti, prima che Mason si
Smaterializzasse a pochi passi da loro, insieme ad un primo gruppo di
persone.
I Medimaghi gli si affollarono subito intorno, e molti di loro vennero
immediatamente dirottati nelle cantine, per estrarre i corpi di coloro
che non erano sopravvissuti. Chris ignorò il Mago che
tentava di
esaminare le sue condizioni, cercando solo gli occhi di Alice.
Sua moglie nel giro di un secondo fu tra le sue braccia, accantonando
finalmente la paura.
-E' morta tanta gente, Aly...Non siamo riusciti ad impedirlo- fu tutto
quello che riuscì a dire il ragazzo, affondando col volto
nella
sua spalla.
La Parker lo strinse e basta, lottando per non piangere. Al suo fianco,
Carrigan, udendo quelle parole, prese subito in mano le redini della
situazione, andando a sua volta a verificare ogni cosa nei sotterranei,
quando ormai era chiaro che non sarebbe più crollato nulla.
Ci misero un po' a far risalire tutti. Molti erano feriti, o ancora
sotto shock, quindi non riuscivano a Smaterializzarsi da soli, e
avevano bisogno di assistenza.
Tra questi c'erano Sebastian ed Hermione, che risalirono insieme ad
Harry.
Potter li sosteneva entrambi a fatica, e fu con sollievo che vide
Elenie e Laine corrergli incontro.
Draco, non appena vide Hermione avanzare zoppicando, un braccio attorno
alle spalle di Harry, fu subito da lei.
La Granger si scostò appena dall'amico per lasciarsi andare
contro Malfoy.
Il biondo la strinse a sua volta, sollevandola da terra e
accarezzandole i capelli.
-Stai attento- lo ammonì Potter, abbracciando la sua
fidanzata -Ha una gamba rotta-
Draco annuì appena, continuando a cullare Hermione, attento
a non farle male.
-Credevo di impazzire- le sussurrò all'orecchio, facendola
sorridere. -Ora ti porto da un Medimago-
-Aspetta- lo bloccò la Granger, lottando contro il dolore
-C'è ancora tanta gente da tirar fuori e...-
-Ci sono tanti Auror all'opera, faranno a meno di te-
Hermione non rispose. Il tono di Draco le aveva fatto capire che la
discussione doveva considerarsi chiusa.
Normalmente avrebbe protestato, si sarebbe fatta valere, ma l'aveva
visto talmente preoccupato da essersi sentita in dovere di
accontentarlo, facendo la brava e dimostrandogli che effettivamente non
le era successo nulla di grave. Così si limitò a
posare
la testa sulla sua spalla, lasciandosi cullare dal lento ritmo dei suoi
passi.
La notte era arrivata e passata in fretta. Harry, Ron e gli altri
Auror, con l'esclusione di Sebastian ed Hermione che erano stati
spediti a casa a riposare, lavorarono fino a tardi per sistemare le
cose. Ancora una volta si trovarono di fronte ad immagini che mai
avrebbero dimenticato.
Anche Draco li raggiunse, dopo che la Granger si fu addormentata, e
aiutò ad estrarre i corpi fino all'alba, con delle immagini
terribili ad affollargli la mente...non vedeva l'ora di tornare a casa
e sincerarsi che Hermione stesse bene, che era sul serio uscita viva e
quasi indenne da quel disastro.
Carrigan li congedò che il sole era quasi sorto, con la
triste
promessa che si sarebbero riuniti quella sera a discutere
dell'accaduto. I ragazzi, distrutti, fecero ritorno alle rispettive
case. Ron, prima, passò a prendere Sophie, dalla quale si
fece
stringere per interminabili secondi.
Elenie invece era rimasta lì, fuori da ciò che
restava
del Paiolo Magico, seguendo passo passo le mosse di Harry. Quel testone
non aveva voluto saperne di farsi medicare, e aveva lavorato senza dire
una parola.
Draco invece, corse a casa. Salì le scale cercando di non
far
rumore, fermandosi poi sulla porta, a contemplare quello che finalmente
era di nuovo suo, e che poche ore prima aveva rischiato di perdere.
Hermione dormiva placidamente, sdraiata sopra le coperte.
I Medimaghi le avevano sistemato la caviglia e le altre contusioni in
un batter d'occhio. Solo dei piccoli graffi erano rimasti a
testimoniare ciò che era successo. Malfoy si
sdraiò
accanto a lei, abbracciandola delicatamente da dietro.
Hermione si svegliò, rigirandosi nel suo abbraccio e
stringendolo, la testa contro il suo torace. Dalla sua camicia
ingrigita capì che doveva aver lavorato fino a poco prima.
-Quante persone sono morte?- chiese, con un filo di voce.
Draco sospirò. Non era il momento di parlare di quello. Lei
era ancora troppo sconvolta.
-Stasera verrà qui Carrigan e ci dirà tutto-
disse, sperando che si accontentasse di quello.
Ovviamente no.
-Quante, Draco?- insistette Hermione.
-Molte- confessò il biondo -Non so il numero preciso...Io
stesso ne ho tirate fuori almeno dieci-
La Granger gemette. Delle persone erano morte, mentre lei era al sicuro
nel suo letto.
-Mentre ero là sotto pensavo solo che a te-
sussurrò la ragazza -Per un istante ho avuto paura di non
rivederti-
Draco abbassò il volto ad incontrare il suo, baciandole
piano le labbra.
-Non l'avrei mai permesso, Mezzosangue- mormorò.
Sentì Hermione approfondire il bacio, aggrappandosi a lui
come
ad un'ancora nella tempesta. Le immagini dell'accaduto le
affastellavano la mente, appena chiudeva gli occhi le sembrava di
risentire tutte quelle grida, o la voce bieca di Cavendish sussurrarle
all'orecchio.
-Aiutami a non pensare, Draco- singhiozzò sulle labbra del
ragazzo -Fammi dimenticare anche dove mi trovo-
Dicendo questo gli passò le mani sotto la camicia, facendolo
poi sdraiare sulla schiena e portandosi sopra di lui.
Il ragazzo sapeva che non sarebbe servito, che l'oblio sarebbe durato
ben poco, ma si lasciò guidare da lei.
In fondo, certe volte solo l'amore può tenere in piedi un
disperato.
La giornata si trascinò lentissima. I ragazzi mangiarono
poco, e parlarono ancor meno.
Ognuno era rimasto nella sua stanza, chiuso nel suo mutismo, nel suo
dolore, nella sua rassegnazione.
Solo quando il pendolo battè le nove di sera tutti si
trascinarono in salotto, ancora una volta chiamati a fare il loro
dovere.
Carrigan arrivò puntualissimo, seguito da Chris, Matthew,
Seb e Alice.
-Direi che ci siamo tutti- esordì il Capo degli Auror,
quando anche Blaise si acomodò sul divano.
-Prima di tutto vorrei mettervi a conoscenza del fatto che il crollo di
ieri sera è dovuto a un grosso quantitativo di Bombarda
scagliati sull'edificio- proseguì -Trentadue persone hanno
perso
la vita questa notte, tutte opportunamente marchiate-
Harry, seduto accanto a lui, emise un gemito.
-La situazione si mette male. Solo con i morti di cui siamo a
conoscenza noi, il numero sale a cinquantadue- borbottò
-Questo
vuol dire...-
-Che mancano solo cinque
anime- completò Hermione.
Un silenzio pesante seguì la sua affermazione.
E poi? Cosa sarebbe successo se i Mangiamorte fossero riusciti nel loro
scopo?
-A proposito- intervenne Carrigan, come se se ne fosse ricordato solo
in quel momento -Ho saputo, Hermione, che hai visto Cavendish. Che
diamine è successo?-
Tutti gli sguardi si concentrarono sulla ragazza. Erano in pochi quelli
che sapevano ciò che era effettivamente accaduto, gli altri
ne
erano ancora all'oscuro.
Hermione avvertì la possessiva stretta di Draco sul suo
fianco.
-Non c'è molto da dire in realtà-
cominciò -Mi ha
detto semplicemente che questa volta non riusciremo a fermarlo-
-Sì ma il punto è....perchè ti ha
lasciato viva?-
si chiese Chris, cercando di essere delicato -Voglio dire...visto il
genere di maghi che colpisce...-
Era logico che non volesse definirla una Mezzosangue e che cercasse di
esprimere il concetto con un giro di parole, facendo sogghignare Malfoy.
-Ha detto che gli serviva un messaggero- mentì Hermione.
No, non poteva dire la verità. Non poteva rivelare la
minaccia di Cavendish.
Draco si sarebbe spaventato a morte, per non parlare di Harry e Ron.
L'avrebbero tagliata fuori da tutto, nel tentativo di proteggerla.
E lei questo non doveva permetterlo.
Sarebbe scesa in campo al loro fianco, ancora una volta, per proteggere
i suoi amici e l'uomo che amava.
Ehm...eccomi
di nuovo qui! Prima di insultarmi a morte per il ritardo, sappiate che
stavolta non era assolutamente previsto. Infatti, dato che a quanto
pare sono perseguitata dalla sfortuna (giusto per non usare altri
termini), qualche settimana fa ho pensato bene di perdere la chiavetta
su cui avevo salvato tutti i capitoli. Mi ero già armata di
pazienza, dopo aver imprecato in tutte le lingue conosciute, ma grazie
a Dio l'altro ieri è rispuntata :) Quindi eccomi qui
"puntualmente" a pubblicare. Stavolta ho una piccola giustificazione
no? :)
Vado dai, spero che il capitolo vi piaccia, a presto!
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Capitolo 39 *** Capitolo 39 ***
Draco Lucius Malfoy si mise a sedere sul letto,
stiracchiando le
sue regali membra. Lo scrosciare della doccia gli fece intuire che
anche Hermione doveva essersi svegliata da poco.
Si alzò, ancora intorpidito dal sonno. Raggiunse la
finestra,
lasciando che il sole di inizio agosto filtrasse attraverso le persiane
semiaperte.
Erano passati dieci giorni dall'attacco al Paiolo Magico. Dieci giorni
in cui Hermione e gli altri avevano lavorato come pazzi nel tentativo
di battere la pista finchè era ancora calda ma, soprattutto,
cercando di riportare la situazione alla normalità.
Lui, nel frattempo, nonostante le sue rimostranze, era dovuto rimanere
barricato in casa assieme a Sophie. Non erano ancora fuori pericolo,
secondo Carrigan, e la situazione lo stava lentamente facendo impazzire.
Draco si passò una mano tra i capelli, chinando lo sguardo
sulla scrivania ricolma di libri di Hermione.
Sorrise appena, scuotendo la testa. Era bello sapere che certe cose non
sarebbero cambiate mai.
Stava per andare a cambiarsi, quando l'angolo di un foglio bianco, che
sporgeva da sotto un libro, lo fece incuriosire.
Estrasse quella che scoprì essere una pergamena, molto
costosa
tra l'altro, e non potè impedirsi di leggere l'intestazione.
Impallidì, riconoscendo quella scrittura elegante e minuta.
Vide il foglio tremare, o forse era la sua mano.
-Ah sei sveglio!-
La voce allegra di Hermione lo colse alle spalle,
mentre la ragazza tornava in camera, intenta ad frizionarsi i lunghi
ricci con un asciugamano chiaro -Se vuoi la doccia è libera
e....Qualcosa non va?-
Draco infatti nemmeno l'aveva guardata. Lo sguardo era basso, le spalle
contratte.
-Quando cazzo pensavi di dirmelo?- sibilò il biondino,
lanciando la lettera sul letto, di fronte a lei.
Merda...
Hermione chiuse gli occhi per un istante, maledicendosi per averla
lasciata in giro.
-Granger, rispondi!-
-Mi ha scritto pochi giorni fa per la prima volta...- ammise -Mi
sembrava scortese non rispondere-
-Scortese?- abbaiò Malfoy -E tu, per non essere scortese, ti
metti a mandare lettere ai miei genitori?-
La ragazza raccolse il foglio, sedendosi sul letto, stanca.
-Draco, non mi mando lettere proprio con nessuno. E' stata tua madre a
chiedermi tue notizie...Era preoccupata per te-
-Certo- sorrise amaro il biondino -E tu, senza nemmeno parlarmene, fai
tutto di tua iniziativa-
-Come facevo a parlartene?- urlò Hermione, esasperata
-Guarda come reagisci!-
Malfoy le scoccò un'occhiata di odio puro. Fece due passi
verso di lei, fino a sovrastarla.
-Cosa dovrei fare, secondo te? Mi hanno tenuto in gabbia per anni, cosa
ti aspetti? Che li ragguagli sulla mia salute adesso?-
La Granger scosse la testa, cercando di afferrargli una mano, ma lui si
ritrasse.
-Proprio per questo non ti ho detto nulla...Sapevo che ti avrebbe fatto
del male- spiegò -Ma se non fosse stato per tua madre, io
non
sarei mai riuscita a trovarti. Glielo dovevo-
-Se non fosse stato per lei e mio padre- ruggì Draco -Io non
mi sarei rovinato la vita!-
Hermione si alzò, afferrandolo per le spalle.
-Mi dispiace, io...-
-No Granger, ascoltami bene. Devi stare fuori da tutto questo, fuori,
mi hai capito?- gridò Draco, prima di uscire dalla stanza,
sbattendo la porta.
La ragazza potè solamente lasciarsi cadere sul letto,
tenendo tra le mani quel pezzo di carta che aveva rovinato tutto.
-Signori, vi prego, non ho niente da dirvi!-
Harry attraversò di corsa il giardino, cercando di sfuggire
ai maledetti flash dei fotografi della Gazzetta del Profeta.
Quando finalmente riuscì a infilarsi in casa, si
accostò con la schiena sulla porta, cercando di riprendere
fiato.
-Tutto bene amore?- chiese Elenie, con un sorrisino sarcastico,
passando di lì.
-Lasciamo perdere- mugugnò Potter, dandole un bacio e
stravaccandosi sul divano -Qui è un assedio. Ma cosa
credono,
che abbiamo le soluzioni in tasca?-
-La gente è spaventata...- disse la sua ragazza, in piedi di
fronte a lui -Tutti vorrebbero sapere se e quando questa situazione si
risolverà-
-Beh, seccando me non otterranno granchè- sbuffò
Harry,
lasciandosi andare contro lo schienale -Ti prego, dimmi che invece qui
è tutto tranquillo-
-Ti piacerebbe!- ridacchiò Elenie -Ron è di ronda
con
Matthew, mentre Sophie è di sopra che si occupa di Hope e
Blake,
che gentilmente Alice ci ha fatto recapitare qui qualche ora fa
perchè qualcuno si occupasse di loro- cominciò ad
elencare -Poi, fammi pensare...Blaise e Pansy stanno mettendo a punto
una retata contro Peter Randall, dopo che anche la loro camera
è
stata invasa da fiori, Draco invece è uscito qualche ora fa
prima che io potessi fermarlo, e sembrava decisamente arrabbiato-
-Ed Hermione?- gemette Harry.
-Non è uscita ancora da camera sua. Ho provato a bussarle
prima,
ma ha detto che era stanca e sarebbe scesa più tardi-
L'occhiata con cui Elenie aveva accompagnato l'ultima frase lasciava
capire quanto poco avesse creduto a ciò che le aveva detto
l'amica.
La Benèfica, però, non era il tipo da invadere
gli spazi
altrui quando le persone facevano capire che volevano essere lasciate
sole.
Lui invece, lo era.
-Vado a parlarle- sospirò, alzandosi a fatica. Aveva
lavorato
tutta la notte, e non vedeva seriamente l'ora di farsi un bel bagno
caldo e fiondarsi a dormire. Ma, a quanto pareva, i suoi piani erano
saltati.
Si trascinò su per le scale, fino a raggiungere la stanza
della sua migliore amica.
-Posso?- chiese, aprendo appena la porta.
Hermione era seduta sul letto e leggeva un libro, anche se chiaramente
la sua testa era da tutt'altra parte.
-Entra- disse la ragazza -Tanto lo faresti lo stesso-
Il moretto sorrise, chiudendosi la porta alle spalle e sedendosi poi
sulla sponda.
-Hai voglia di dirmi che è successo?- domandò,
paziente.
-Draco- rispose la Granger, mettendo il muso.
-L'avevo intuito-
-Ecco..- cominciò Hermione, piccata -Credo che la colpa
sia mia...Ma lui ha veramente esagerato-
Harry aspettò che lei decidesse a spiegarsi, anche se
all'inizio sembrava non ne avesse alcuna intenzione.
-Mi è arrivata una lettera di Narcissa Malfoy, qualche
giorno
fa- mormorò la ragazza, facendo sbarrare gli occhi all'amico
-Mi
chiedeva notizie di suo figlio e...-
-Non le avrai risposto, spero!- sbottò Harry,
interrompendola.
-Certo che le ho risposto!- disse Hermione -Era così in pena
per
lui...E mi ha dato una mano a riportare Draco a casa...Santo Cielo, non
mi è passato neppure per la testa, di non risponderle-
-Ora capisco perchè il furetto era così
arrabbiato-
-Aspetta- lo bloccò la riccia -L'hai visto?-
-Non io- rispose Potter, scuotendo la testa -Elenie. E' uscito di casa
qualche ora fa-
Hermione annuì, giocando appena con le lenzuola candide.
-Io non volevo ferirlo- disse piano, con gli occhi lucidi -Ma a lui non
è passato nemmeno per l'anticamera del cervello di fermarsi
ad ascoltare le mie ragioni, e mi ha detto delle cose orribili-
-Non dire assurdità...- cercò di blandirla Harry,
carezzandole una guancia.
-No, dico davvero...Mi ha detto che devo stare fuori dalla sua vita-
Potter la guardò. Sembrava così piccola, persa in
quel letto, con lo sguardo basso e il volto arrossato.
-Si dicono tante cose, quando si è in preda alla rabbia.
Sono sicuro che stasera tornerà e sistemerete tutto-
Hermione sorrise appena, alzando gli occhi e lasciandosi abbracciare.
Lord Cassian Devereaux Cavendish guardò il vino rosso che
roteava nel suo calice di cristallo.
Quelli erano i piaceri della vita.
Vino. Donne. Potere.
Non necessariamente in quest'ordine.
Lanciò un'occhiata al corpo nudo steso sul letto, coperto
malamente dalle coperte di seta scura.
La ragazza si destò, tirandosi su languidamente, lasciando
con gesto esperto che i lunghi capelli le coprissero il seno.
-Dovremmo farle più spesso, queste rimpatriate-
soffiò, guardando di sottecchi il suo amante.
Cavendish, seduto su una poltroncina poco distante, non le rispose
nemmeno, continuando a sorseggiare il proprio vino.
Lei, allora, si alzò e lo raggiunse, avvolgendosi con il
lenzuolo. Quando gli fu davanti, lo lasciò cadere, ottenendo
solo uno sguardo di blando interesse.
-Credo che sia ora che tu te ne vada, Amandyne- disse a bassa voce il
mago -Ho degli affari da sbrigare-
Senza nemmeno darle il tempo di aprire bocca, si diresse nella stanza
adiacente, chiudendosi la porta alle spalle.
Jenkins era già arrivato, e lo attendeva seduto accanto al
lungo tavolo.
-Ben arrivato, Signore- disse ossequiosamente il mago, alzandosi in
piedi.
Cavendish si sedette con aria annoiata, facendo un cenno con la mano
all'altro.
-Allora?- chiese -Novità sugli appostamenti?-
-Abbiamo tutti gli orari e gli spostamenti della Babbana, signore.
Catturarla sarà semplicissimo. Ci basta solo il suo ordine-
-I tempi non sono ancora maturi, Jenkins. C'è ancora troppo
eco
per il nostro ultimo attacco- spiegò secco Cavendish.
L'altro non rispose, limitandosi a torturarsi le mani, come se dovesse
dire qualcosa ma non sapesse come farlo.
-Che c'è?- sbottò infatti Cavendish, qualche
istante dopo.
-Ecco, io...Mi chiedevo..-cominciò Jenkins, con voce
tremante
-Dal momento che siamo ad un passo dalla meta, perchè non
chiudiamo la questione? Ci mancano solo poche anime, del
resto..Quindi pensavo che magari potremmo evitare tutto questo e...-
-Tu pensi troppo- sibilò Cavendish -Seguiremo il mio piano,
e
non tollero intromissioni. Avremo quelle anime, non temere. E
tra queste ci sarà anche colei che voglio-
La giornata scorse placidamente, forse troppo.
Blaise Zabini, quando finalmente si era stancato di ascoltare i
propositi omicidi della propria ragazza ed era uscito dalla stanza, si
era
quasi preso un infarto udendo che quell'idiota del suo migliore amico
aveva deciso di andarsene a passeggio da solo.
Un gufo però, provvidenzialmente inviato da Sebastian,
l'aveva salvato da morte certa.
E così, alle dieci di sera, si ritrovò a dover
uscire dal camino di casa Anderson, tutto impolverato.
-Potreste pulirlo, di tanto in tanto- mugugnò, pulendosi i
capelli.
-Oh già, me ne dimentico sempre...Sai com'è, non
lo usiamo mai!- sorrise Laine, candida, seduta sul divano.
-Vi ho riportato il marmocchio-
Posò Blake sul pavimento, manco fosse stato un pacco, e
ridendo il piccolo gattonò fino ai piedi della madre.
-Posso chiedere perchè l'avete portato da noi, se eravate a
casa? Sophie stava impazzendo, con questi due-
-L'idea era quella di andarci a fare una gita- spiegò la
Harris
-Ma a quanto pare i miei programmi vanno sempre a farsi benedire-
-Scusa tanto, amore, se l'ultima volta mi è caduto un
palazzo
sulla testa- fece melenso Seb, cacciando la testa in salotto e facendo
ridere Blaise.
Laine sollevò gli occhi al cielo, alzandosi poi per portare
Blake a dormire e schioccando un bacio sulla guancia a Zabini.
-Il relitto umano dov'è?- chiese poi il moretto a Anderson.
L'Auror gli fece cenno di seguirlo in cucina. Draco era seduto al
bancone, di fronte un bicchiere colmo e una bottiglia quasi vuota.
-Non ci credo, l'hai fatto ubriacare!- rantolò Blaise.
Dannazione, Malfoy quando beveva troppo diventava di un tragico
allucinante!
-Veramente ha fatto tutto da solo- fece angelico Seb -E poi non ne
potevo più di sentire le sue lagne. Riportatelo a casa, io
vado
di sopra-
E mollandogli una pacca sulla spalla, lo lasciò alle prese
con quella bella gatta da pelare.
Con un sospiro, Blaise si sedette accanto all'amico.
-Sono un idiota- bofonchiò Draco, ancora sufficientemente
lucido, nonostante l'alcool.
-E su questo siamo d'accordo- fece sarcastico Zabini, chiudendo la
bottiglia. -Si può sapere che diamine ti è
saltato in
mente, di andartene così?-
-Hermione mi odia-
Blaise alzò gli occhi al cielo.
-Credo che ne abbia tutte le ragioni-
Ovviamente tutti già sapevano ciò che era
successo.
Draco lo guardò, con gli occhi fiammeggianti. Che diritto
aveva
di mettersi dalla parte della Mezzosangue, nonostante lui stesso
pensasse di avere torto?
-Basta solo che tu le chieda scusa...- abbozzò Zabini.
-E' diventata l'amica di penna di mia madre- sputacchiò
Malfoy, appoggiando la testa sul bancone. -Mi ha tradito-
-Oh finiscila!- sbottò Blaise -Credeva di fare la cosa
giusta, e
di certo non si meritava tutto quello che le hai detto. Ora ce ne
andiamo a casa, ti fai una bella doccia, e poi ci parli-
Detto questo, scese dallo sgabello, e si trascinò dietro
l'amico
barcollante. Lo infilò a forza nel camino, facendogli
sbattere
anche una bella capocciata, e lo riportò a casa.
Mezz'ora, tre caffè e una doccia più tardi, Draco
stava
sulla soglia della sua camera a fissare la schiena di Hermione,
sdraiata a letto.
Entrò nella stanza, gettando il mantello su una poltrona e
sdraiandosi accanto a lei dopo qualche titubanza, il cuscino a
sostenergli la schiena.
-Sei sveglia?- le chiese piano.
Non una parola. Eppure era sicuro che fosse sveglissima.
-Puoi girarti?- riprovò.
Silenzio assoluto.
-Mezzosangue, cazzo, non è che sia esaltante parlare con la
tua schiena!- sbottò, dopo qualche minuto.
Ok, doveva calmarsi. Non era un buon modo quello di iniziare un
discorso di scuse.
Prese un grosso respiro, guardandosi le mani. Lui non era mai stato
bravo con quelle cose. Le questioni aperte in genere le aveva sempre
risolte con la bacchetta, sia che avesse torto o ragione.
Ma a lei glielo doveva.
-Senti...- mormorò, cercando di rimanere tranquillo -Mi
dispiace, davvero. Non dovevo dirti quelle cose...E' che quando ho
visto la scrittura di mia madre non ci ho visto più. Vedere
che
ti scriveva, che tu le rispondevi, è stato
semplicemente...troppo-
Hermione si mosse appena, ma non si voltò.
-So di averti detto cose tremende, e non so come scusarmi-
continuò, a fatica -Ma ciò non toglie che avrei
preferito
che tu me ne parlassi. Mi sono sentito tradito-
Udendo quelle parole, la Granger si girò, guardandolo
finalmente in faccia.
Lo fece d'istinto, forse perchè quella fu una delle poche
volte
nelle quali Draco si era aperto veramente con lei. E sapeva quanto gli
fosse costato.
-Non ti farei mai del male deliberatamente- mormorò
Hermione, posandogli una mano sul torace.
-Lo so- sussurrò Draco, afferrandole la mano e intrecciando
le dita con le sue.
La ragazza si accostò più a lui, portando il viso
vicinissimo a quello di Malfoy.
-Hai bevuto-
Non era una domanda, così il biondino non dovette nemmeno
annuire.
-Sono stata male quando mi hai detto quelle cose-
Devi stare
fuori da tutto questo, fuori, mi hai capito?
Draco chiuse gli occhi, accostando la fronte a
quella di lei.
-Mi sono odiato quando sono andato via. Non sopporto il fatto che tu
soffra, e ancora meno di essere io a farti soffrire-
Hermione gli carezzò una guancia, sorridendo appena.
-Mia bellissima Mezzosangue...- sussurrò Draco, prima di
baciarla.
Un bacio che aveva il sapore del perdono.
Da tutt'altra parte, in una stanza molto diversa, tirava invece aria di
guerra.
Lucius Malfoy entrò nella stanza con passo cadenzato,
convinto
di trovare la moglie già addormentata. Narcissa invece lo
attendeva, seduta sulla sponda del letto, con indosso la vestaglia e
un'aria battagliera dipinta sul bel volto.
-Devi dirmi qualcosa?- domando l'uomo, con finta noncuranza, aprendo
l'armadio e volgendole le spalle.
Narcissa si rigirò una lettera tra le dita, continuando a
lanciargli occhiate di fuoco, finchè Lucius, infastidito
dall'attesa, non si voltò nuovamente.
-Questa- cominciò la donna, mettendogli il foglio davanti al
viso -me l'ha mandata quella che, con ogni probabilità,
sarà presto nostra nuora-
Malfoy dapprima parve non capire, quindi sbarrò gli occhi,
portandosi teatralmente una mano al petto.
-Non dire queste cose nemmeno per scherzo- sussurrò,
terrorizzato.
La donna lo guardò male, iniziando a camminare per la
stanza.
L'idea che Draco potesse sposare la Granger faceva impallidire suo
marito, ma non lei. O almeno, non più.
Sapeva che la vita di suo figlio era stata, e forse era tutt'ora, nelle
mani di quella ragazza. E tanto le bastava per dare pieno appoggio a
quella relazione.
-Dannazione, Cissy, da quando in qua sei diventata una filoBabbana?-
domandò sarcastico Lucius, accomodandosi in poltrona, quasi
leggendole dentro.
-No mio caro- sibilò la bionda -Qui la domanda è
come
faccia tu ad essere così gelido. Quella ragazza ha salvato
nostro figlio...-
-Un figlio che neppure risponde alle nostre lettere-
mormorò, cupo, Lucius.
Capì di aver toccato un tasto dolente quando sua moglie si
ripiegò su sè stessa, stringendo al petto quelle
poche
parole che l'avevano tranquillizzata sulle condizioni di Draco.
Malfoy si maledisse per il suo caratteraccio. Non ce la faceva a
vederla piangere. Venticinque anni di matrimonio, e le avrebbe ancora
donato il mondo.
Si avvicinò a lei, abbracciandola da dietro.
-Cosa abbiamo fatto?- singhiozzò Narcissa -Cosa mi hai
costretto a fare?-
-Cissy, guardami- la incalzò Lucius, costringendola a
voltarsi e
mettendole poi due dita sotto il mento -Abbiamo fatto la cosa giusta,
credimi-
-Gli abbiamo rovinato la vita, e lui ora ci detesta!- urlò
la donna.
-Non è così, lo sai. Era l'unico modo per
salvarlo-
continuò suo marito -Se non l'avessi portato via, sarebbe
morto
a Villa Riddle sei anni fa!-
-Si ma poi avremmo dovuto lasciarlo andare, non imprigionarlo....-
mormorò tra le lacrime Narcissa.
-Non potevamo, lo sai bene. Se l'avessimo lasciato libero si sarebbe
unito a quei maledetti Auror, e il Signore Oscuro l'avrebbe ucciso
all'istante. E lo stesso avrebbe fatto con noi per il nostro tradimento-
Abbracciò ancora più stretta la moglie,
ripensando a quei drammatici giorni di pochi anni prima.
Riportare a casa Draco in fin di vita, dire tutta la verità
a
sua moglie. Poi la corsa in Francia, nasconderlo in una delle loro
tenute.
E poi quei lunghi mesi bui, nella speranza che il loro figlio si
riprendesse del tutto, nel timore che Voldemort scoprisse
ciò
che avevano fatto. E infine la sua caduta, per mano di Harry Potter, e
la loro libertà.
Narcissa si districò dal suo abbraccio, allontanandosi da
lui e asciugandosi le lacrime.
-Queste scuse possono valere per i primi due anni- sussurrò,
ben
decisa ad affrontare le sue colpe -Ma poi? Poi con che diritto abbiamo
deciso per la sua vita?-
Lucius la guardò, lasciando cadere le braccia, sconfitto.
L'errore di un padre.
Nel momento in cui Voldemort morì, anche Draco sarebbe
potuto
andare avanti. Ma l'avrebbe fatto lontano da loro, ne erano ben consci.
E non l'avrebbero mai potuto sopportare.
Inoltre nell'ombra qualcosa aveva ricomiciato a muoversi. I Mangiamorte
si erano riorganizzati, con a capo quel Lord Cavendish.
E lui non avrebbe mai rinunciato a suo figlio.
Così aveva preferito farsi odiare, ma tenerselo vicino e
saperlo salvo.
Egoista.
Sì, lo sapeva. Ma era stato per amore.
Quello stesso amore che ora gli aveva fatto perdere Draco.
Eccovi il 39° capitolo! Draco ne combina una delle sue, e si
intravvedono le ragioni per cui Lucius l'aveva tenuto segregato per
anni...Spero tanto che vi sia piaciuto! Come sempre io vi ringrazio
infinitamente, dandovi appuntamento a mooolto presto (spero) con il
capitolo numero 40! A presto, un bacione!
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Capitolo 40 *** Capitolo 40 ***
Hermione scese dal taxi con un enorme sorriso stampato sul
volto.
Pagò l'autista, stando ben attenta a non rifilargli per
sbaglio
un mucchietto di Galeoni e gli lasciò anche una generosa
mancia.
Si sarebbe potuta tranquillamente Smaterializzare, ma era bello per lei
rispolverare ogni tanto le sue origini Babbane.
Suonò il campanello di una villetta molto graziosa e, senza
aspettare risposta, spalancò il cancello lasciato sempre
aperto
e attraversò il giardino.
Non fece in tempo a raggiungere gli scalini del portico che la porta
d'ingresso si aprì, rivelando una bella donna, con il
sorriso
aperto e gli occhi luminosi.
Jean Granger spalancò le braccia, nelle quali Hermione si
tuffò immediatamente, poi la strinse forte.
-Tesoro, che bello averti qui!- le sussurrò all'orecchio.
Dieci minuti più tardi erano sedute in salotto con una tazza
di the tra le mani.
-Papà non c'è?- chiese la ragazza.
-Ha avuto un problema in studio con un paziente, è dovuto
correre- le spiegò la madre -Era molto dispiaciuto di non
poterti vedere-
-Digli che non si preoccupi, vorrà dire che
ripasserò tra qualche giorno- sorrise Hermione.
Jean si stupì a quelle parole, ma cercò di non
darlo a vedere.
Da quando era finita Hogwarts sua figlia si era fatta distante,
sfuggente. Se le telefonate erano sporadiche, le visite lo erano ancor
di più.
Della sua bambina sorridente, affettuosa e allegra, in quei sei anni
era
rimasta solo una giovane donna chiusa in sè stessa e
arrabbiata
con la vita. Non le raccontava più nulla, rispondeva a
monosillabi, si faceva pregare solo per andare lì a fare un
saluto.
E ora se la ritrovava davanti, solare e bellissima, come se quegli anni
non ci fossero mai stati.
-E Harry e Ron come stanno?-
-Sono sempre gli stessi...Ron si è trovato pure una ragazza
fissa, ed
è felicissimo- sorrise Hermione -La prossima volta porto
anche loro, così li saluti-
Jean annuì, soddisfatta -E al lavoro? Avete sempre tanto da
fare?-
-Non più di tanto...E' un periodo tranquillo-
mentì la ragazza, falsa come Giuda.
Non avrebbe saputo spiegare il motivo, ma con i suoi le scattava sempre
quell'istinto di protezione che la spingeva a non dire mai loro quando
aveva un problema. A loro toccava solo la parte dei bei voti, della
magia positiva, degli amici che se la passavano bene.
I risvolti negativi di quello che era diventato il suo mondo non
dovevano toccarli. Mai e in nessun modo.
A costo di spedirli in Australia con la memoria modificata, o fingere
per sei anni che Draco Lucius Malfoy non fosse mai esistito e che
nessuno glielo avesse portato via.
Sua madre si limitò a sorridere, perfettamente conscia del
fatto
che sua figlia le stesse dicendo una bugia. Aveva riconosciuto quel
lampo di tensione che le aveva attraversato lo sguardo quando le aveva
domandato del lavoro.
Ma tacque, conoscendo bene Hermione. Sapeva quanto amasse non perdere
il controllo, e se stava meglio pensando che loro fossero stati sempre
all'oscuro di tutto, non sarebbe stata lei a toglierle quella
tranquillità.
Jean però sapeva tutto. Anche di Draco. Aveva tartassato
Harry e
Ron finchè non le avevano spiegato il motivo per cui sua
figlia
si fosse ridotta allo spettro di sè stessa. E sapeva anche
che
ora era tornato.
-Sarà meglio che vada adesso- disse a un tratto Hermione -Mi
aspettano al Ministero-
Sua madre annuì, quindi la accompagnò alla porta,
dove la strinse forte.
-Torna presto a trovarci mi raccomando- disse, baciandole i capelli
-Ah, e salutamelo!-
-Di chi stai parlando?- chiese stranita sua figlia.
-Del ragazzo che ti ha fatto tornare il sorriso-
-Chi è la bambina più bella del mondo? Eh? Sei
tu?-
Alice Catherine Parker scosse la testa, assistendo alla completa
perdita della testa di suo marito.
Chris infatti era sdraiato sul tappeto, tutto intento a coccolare Hope.
Era totalmente innamorato di sua figlia.
-Io mi chiedo come farai quando si troverà un fidanzato-
commentò ironica Alice, ridacchiando.
Mason si rizzò all'istante, allucinato all'idea di una
prospettiva simile. Spartire la sua bimba con un altro? Neanche per
sogno.
Poi, dopo averci pensato su qualche istante, si rilassò.
-Perchè mai Hope dovrebbe perdere tempo dietro a qualche
idiota
che poi magari la farà soffrire? Starà benissimo
con il
suo papà-
Sua moglie lo guardò con aria compassionevole, quindi
andò ad accomodarsi accanto a loro, facendo una carezza
sulla
testolina della piccola.
Dio, erano la sua vita.
Se qualcuno glielo avesse detto pochi anni prima, gli avrebbe riso in
faccia. Se le avessero detto, magari mentre era da sola a piangere la
morte dei suoi genitori, che avrebbe costruito una famiglia
meravigliosa con l'uomo che amava da sempre, non ci avrebbe mai creduto.
Un sogno, sì. Poteva essere solo un sogno.
E invece le braccia di Christopher che le stringevano la vita erano
reali.
-Ti amo- gli sussurrò, baciandogli le labbra.
-Io di più- sorrise Mason, guardandola mentre si alzava
-Dove vai?- protestò subito.
Alice ridacchiò, udendo i suoi lamenti e guardando
l'orologio.
-E' tardi, e stasera vengono tutti a cena qui, ricordi?-
Suo marito ovviamente se l'era scordato, così insieme
andarono a
portare Hope nella culla, per poi iniziare ad apparecchiare.
Di lì a un'ora erano arrivati tutti, con il solito margine
di ritardo.
La cena era chiassosa ed allegra, come sempre accadeva, intervallata
dai gridolini di Blake che cercava di insidiare Hope, almeno a detta di
un gelosissimo Christopher.
Ad un tratto, Blaise si alzò, e picchiettando con il
cucchiaino sul bicchiere, richiese l'attenzione di tutti.
-Ok, grazie dell'attenzione- disse dopo che faticosamente tutti fecero
silenzio -Dovrei fare un annuncio-
Subito i presenti drizzarono le orecchie, mentre Zabini si guadagnava
l'occhiata astiosa di Pansy, che detestava quelle manifestazioni
plateali.
Blaise però non riusciva a non dire nulla ai suoi amici.
-Ecco...Il fatto è che...- cominciò, leggermente
a
disagio di tutti quegli sguardi puntati su di sè -Io e Pansy
ci
sposiamo. Tra due settimane-
Un boato si levò dalla tavola. I maschi proruppero in
lunghissimi fischi, mentre le ragazze si sporsero ad abbracciare i due
fidanzati, nonostante l'iniziale ritrosia della Parkinson.
Solo Draco non disse nulla, limitandosi a dare una pacca sulle spalle a
Blaise, felice per lui, e a stringere forte Pansy.
-Trattamelo bene- le soffiò all'orecchio, facendola
sorridere.
Quando finì quella processione di congratulazioni, le prese
in giro si sprecarono.
-Devi pensarci bene- sogghignò Matt -Prendi me e Seb...Chi
ti
sembra il più tranquillo? Lui con una famiglia sulle spalle,
o
io, single e libero?-
Si stiracchiò, bello rilassato, a dare riprova di quanto
appena detto, beccandosi una gomitata dall'amico.
-Il fatto è che a te non ti vuole nessuna, è
diverso-
sibilò Anderson, passando un braccio attorno alle spalle a
Laine.
-Comunque- esordì Blaise, ignorandoli -So che può
sembrare un brutto momento per una cosa del genere, ma...-
-Ma è l'unico modo per essere sicuri che i miei parenti non
romperanno più- soffiò Pansy.
-Certo che quando distribuivano il romanticismo tu ti eri proprio
chiusa in casa eh?- mugugnò Zabini, ottenendo in risposta
un'alzata di spalle.
Preso dal battibecco con la sua futura moglie, non si accorse che Draco
era uscito in terrazza. Hermione lo seguì con lo sguardo ma,
quando fece per seguirlo, Sebastian la bloccò con un gesto,
alzandosi al contempo da tavola.
Lui e Draco non avevano ancora avuto una conversazione decente. E
quello era il momento adatto per farla.
Era una notte bellissima. Non c'era una nuvola in cielo, e le stelle
sembravano essere così vicine da poterle toccare.
Draco Lucius Malfoy si appoggiò al muro fresco, socchiudendo
gli
occhi e cercando di scacciare quell'orda di pensieri che gli
affollavano la mente.
-Vuoi farti desiderare?-
Il ragazzo si voltò di scatto, giusto per vedere Sebastian
uscire dall'ombra.
-Non si può avere mai un attimo di pace con voi eh?-
sibilò Draco.
-Diciamo che andarsene nel bel mezzo di una cena non è certo
il modo migliore di passare inosservati-
Malfoy sbuffò, passandosi una mano tra i capelli.
-Tu non stai bene- disse Seb, mettendosi di fronte a lui a braccia
incrociate. Non era una domanda.
-Potter me lo dice dalla prima volta che ci siamo conosciuti, pensa un
po'- soffiò sarcastico il biondino.
-Piantala. Sto dicendo sul serio-
-Ma cosa pretendete eh?- ringhiò Malfoy, punto sul viso -Che
io
scordi tutto quello che è successo? Che mi senta di nuovo
perfettamente al mio posto tra di voi, dimenticandomi che sono passati
sei anni dall'ultima volta che è successo?-
-Nessuno ti chiede questo, e lo sai...Ma siamo tutti preoccupati per te-
-Non ve l'ho mai chiesto. Me la risolverò da solo-
-E qui ti sbagli- lo interruppe Anderson -Non sei solo, non
lo sei mai stato. Ci siamo noi, c'è Blaise, c'è
Hermione
soprattutto. Parlane almeno con lei-
Draco si passò le mani sul volto.
-Non posso darle anche questo peso. Non lo merita-
-Non si merita che l'uomo che ama sia sincero con lei? Come pensi che
me la sarei cavata io, se non ci fosse stata Laine?-
Sebastian guardò Malfoy con un misto di commiserazione e
affetto nello sguardo.
-Noi siamo simili, lo sai. Siamo cresciuti nello stesso ambiente, con
le stesse idee. Siamo sempre stati abituati a guardarci le spalle da
tutto e da tutti, a cavarcela da soli, a tenerci tutto dentro-
mormorò -Ma la vita ci ha fatto un grande dono dandoci due
donne
del genere. Non sottovalutare Hermione e l'aiuto che può
darti-
Draco annuì. La sua Mezzosangue...
-Dio, non avrei mai creduto che sarei riuscito ad essere al matrimonio
di Blaise- sussurrò -Avevo perso le speranze di uscire da
quella
dannata casa-
-E invece ci sei riuscito- disse Sebastian, avvicinandosi -E non devi
sprecare questa opportunità-
Gli posò una mano sulla spalla, abbozzando un sorriso,
quindi rientrò in casa.
Le prime due settimane di Agosto trascorsero veloci, portando ad un
Ferragosto veramente torrido.
Blaise Zabini tornò dalla sua ronda notturna che erano ormai
le
dieci del mattino. Entrò in casa quasi scontrandosi con Ron,
che
stava uscendo per iniziare il suo, di turno.
-Le ragazze si sono asserragliate in sala- gli sussurrò
Weasley uscendo -Fossi in te starei all'occhio-
L'altro sogghignò, mollandogli una pacca sul braccio, quindi
percorse il corridoio con circospezione.
Fece per entrare in salotto, ma venne quasi assordato da un cumulo di
strepiti e gridolini.
-Ma cosa ci fai tu qui?- strillò sua cugina, cacciandogli
una mano sugli occhi.
-Ci vivo anch'io da qualche tempo, nel caso non lo avessi notato-
commentò, sarcastico.
Elenie non gli rispose, bofonchiando a mezza bocca.
-Dannazione, lo sanno tutti che vedere il vestito prima delle nozze
porta sfortuna!-
Blaise sbuffò, mentre Hermione e Sophie continuavano a
trafficare attorno a Pansy. Mancavano solo cinque giorni e c'erano
ancora un mucchio di cose da fare!
-Tanto l'ho già vista vestita così, quando l'ho
rapita sull'altare- ghignò.
-Allora prega che nessuno venga a restituirti il favore-
sibilò
Draco, scendendo le scale in quel momento e beccandosi un gestaccio dal
suo migliore amico.
-Ok, qui abbiamo finito- sospirò la Granger, bloccando la
discussione sul nascere.
Pansy ringraziò, quindi alzandosi la gonna marciò
verso
il piano di sopra. Si bloccò solo all'inizio delle scale,
per
scoccare un'occhiataccia al fidanzato.
-E comunque, pezzo di idiota, il vestito non è quello
dell'altra volta!-
Blaise, con ancora il viso coperto, si sentì bersagliato
dalle
occhiate di compatimento di tutti i presenti, mentre i passi di Pansy
rimbombavano sui gradini.
-Beh, non sei stato molto delicato- commentò Elenie,
lasciandolo finalmente libero.
-Qualcosa mi dice che ti conviene andare a chiedere perdono, se tra
cinque giorni vuoi sposarti- rincarò Hermione.
Zabini non se lo fece ripetere, e prese la via delle scale.
Sophie ed Elenie si diressero in cucina a preparare il pranzo, mentre
Draco si stravaccò sul divano.
Hermione prima di raggiungerle si sedette accanto a lui, che la strinse
immediatamente.
Le depose un bacio tra i capelli, lasciandola accoccolare sul suo petto.
La Granger non sapeva dire come mai, ma dalla cena a casa di Chris, una
decina di giorni prima, lo sentiva molto più vicino e
presente
del solito.
-Il vestito di Pansy è meraviglioso, non trovi?-
mormorò, guardandolo di sotto in su.
-Non dirmi che vorresti essere al suo posto- rispose Draco,
un'espressione indecifrabile nello sguardo argenteo.
Hermione arrossì appena, senza abbassare gli occhi.
-La mia era una domanda- insistette Malfoy.
-Solo se al posto di
Blaise ci fossi tu- sussurrò Hermione.
Sposarlo.
Chissà come sarebbe stato camminare verso l'altare, e sapere
che
ad aspettarla ci sarebbe stato l'unico uomo che avesse mai amato.
Draco le chiuse la bocca con un bacio, quasi prima che riuscisse a
finire la frase. Un bacio che subito si fece più intenso,
provocando dei brividi in entrambi.
Sposarla.
Chissà come sarebbe stato vederla camminare verso l'altare,
verso di lui. L'unica donna che gli avesse mai preso il cuore. La donna
a cui l'aveva affidato sei anni prima, senza mai rivolerlo indietro.
Al piano di sopra Blaise invece si preparava a strisciare.
Bussò appena alla porta e, senza aspettare una risposta,
aprì. Pansy gli dava le spalle, aveva appena infilato
nell'armadio l'abito e si stava rivestendo.
Si voltò giusto il tempo necessario per incenerirlo con lo
sguardo, quindi si infilò la maglietta,
-Non voleva essere una battuta cattiva, mi dispiace- disse, entrando
con le mani in tasca.
Pansy non rispose, passando a sistemarsi i capelli. Quando ebbe finito,
si sedette sul letto e lo fissò, finalmente.
-Perchè mi sposi, Blaise?- gli chiese ad un tratto, con
occhi vitrei.
-Che diavolo di domanda è?- borbottò Zabini
accostandosi
a lei, spaventato dai suoi occhi lucidi. Non era da lei essere
così fragile.
La ragazza sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Blaise
riusciva
incredibilmente a tirare fuori la parte peggiore di lei. Quella debole.
-Senti, io lo so che non sono...che non sono come le altre- disse, con
enorme sforzo -Che sono sarcastica, per niente dolce...diversa, ecco-
Ma tu guarda cosa le toccava dire.
-So anche che ti ho sempre rimproverato, che non ti ho mai ringraziato
per avermi trascinata via da quella chiesa, per avermi difesa dai miei
genitori, ma la verità è che mi hai semplicemente
spiazzata- continuò, con gli occhi lucidi -Mi hai costretta
a
rivedere tutte le mie idee, mi hai catapultata in un mondo che non
è il mio. Dannazione mi hai portata a vivere con Potter, la
Granger e Weasley!-
Blaise si lasciò scappare un sorriso.
-So di non essere malleabile e facile da prendere...diciamo. Ma
arrivati qui non credo che sopporterei che tu ti tirassi indietro-
sussurrò, lasciando che una lacrima le scivolasse lungo la
guancia.
Il suo ragazzo le mise due dita sotto il mento, inducendola a
guardarlo. Le baciò piano le labbra, asciugandole col
pollice
quella lacrima furtiva.
-Mai-
sussurrò,
cercando di far trasparire tutta la sua decisione in quelle tre lettere
-Mai mi tirerei indietro davanti alla prospettiva di passare la mia
vita con te-
Attraverserei l'oceano a
nuoto, se sapessi che ci sei tu ad aspettarmi dall'altra parte.
Pansy gli passò le braccia dietro al collo,
carezzandogli la nuca.
-So di averlo detto- mormorò, seria nella sua ultima
confessione
-Ma io non ti sposo solo per liberarmi della mia famiglia-
Blaise sorrise. Lo sapeva. La conosceva meglio di chiunque altro,
conosceva la sua rabbia, la sua apparente forza, il suo sarcasmo.
Ma aveva anche imparato a sfondare quella corazza, fino ad intravvedere
la sua anima. E ad innamorarsene perdutamente.
Il matrimonio fu semplice.
I due fidanzati avevano scelto una chiesetta piuttosto isolata, di modo
che fosse facile da nascondere dagli occhi di Babbani troppo curiosi, e
da proteggere nel caso di retate punitive da parte dei Parkinson.
Gli Auror di Carrigan erano stati disposti tutti attorno alle mura,
pronti all'azione.
All'interno invece era il panico. Blaise girava con un sorriso enorme
stampato in faccia, dovuto forse, più che all'emozione, ai
tre
bicchieri di Whiskey Incendiario che quei cretini di Matthew e Seb gli
avevano fatto ingoiare per farlo stare calmo.
Ron cercava di calmare Harry, agitato perchè quella mattina
Elenie si era sentita male e, testona come al solito, aveva insistito
per fare lo stesso da testimone a suo cugino invece che riposarsi.
-Dannazione, non è una bambina!- sbottò infine
Ron -E poi
che sforzo vuoi che faccia a stare una ventina di minuti seduta accanto
a Blaise!-
Potter fece il muso, preferendo ignorare l'amico per andare ad
insultare Malfoy, giusto per passare un po' il tempo.
Malfoy che in quel momento era tutto intento a cercare le fedi. Gliele
aveva affidate Blaise qualche giorno prima e lui, ovviamente, aveva
pensato bene di perderle.
-Stai cercando queste?-
Il ragazzo si girò di scatto, e quasi gridò al
miracolo
quando vide Hermione fare capolino da una porta sventolandogli davanti
al naso un cofanetto.
-Dove le hai trovate?-
-Chissà perchè mi aspettavo una cosa del genere
quindi
diciamo che le ho...prese in consegna io- ridacchiò la
Granger,
beccandosi un'occhiataccia.
Solo in quel momento Draco però si accorse di quanto fosse
bella. I capelli erano raccolti da un lato, e lei era fasciata in un
meraviglioso abito lilla, uguale a quello di Sophie, l'altra damigella.
Malfoy le si avvicinò, stringendola per la vita e baciandola
delicatamente. Lei gli mordicchiò il labbro inferiore, per
poi
passarvici la lingua sensualmente.
-Dici che se ne accorgerebbero, se facessimo tardi?- mormorò
il ragazzo, con voce roca.
-Temo proprio di sì- sorrise Hermione, staccandosi da lui di
malavoglia e
sistemandogli meglio il nodo della cravatta. -Ci vediamo tra poco-
E, lasciandolo lì pieno di desiderio insoddisfatto, corse
via.
Nonostante tutti quei casini, dopo dieci minuti incredibilmente ognuno
era al proprio posto.
Chi seduto sulle panche in attesa della sposa, chi sull'altare.
Draco, in qualità di testimone di Pansy, era lì
in piedi ad attendere, come tutti, l'arrivo dell'amica.
Si sentiva un po' un idiota a dire il vero, ma non era proprio riuscito
a dirle di no, quando la settimana prima l'aveva quasi supplicato.
Non aveva nessun altro, se non lui.
Le riflessioni del ragazzo vennero distratte dall'avvio della marcia
nuziale.
Per prima sfilò Sophie, anche lei splendida nel suo abito,
un po' intimidita forse da tutti quegli occhi puntati addosso.
E poi Hermione.
Lei camminò senza distogliere nemmeno per un attimo gli
occhi da quelli di Draco.
Alto, bello, davanti all'altare, sembrava non attendesse altri che lei.
Eppure quello non era il loro giorno.
Malfoy non le toglieva lo sguardo di dosso. Non riuscì ad
evitare di immaginarsela vestita di bianco.
Come quel pensiero gli attraversò la mente, venne il
solito terrore. Terrore di deluderla, di condannarla ad una vita di
scherni, di occhiate maligne.
La moglie del figlio del Mangiamorte. Sì, quello che era
stato
ritenuto morto per sei anni, ma che poi era ritornato, pieno di paure e
problemi.
Eppure quella volta il suo solito terrore arrivò
accompagnato. Accompagnato da un senso di pace. Di libertà.
Hermione era sua, ed era bellissima. Nulla gli avrebbe impedito di
passare la vita con lei, se solo lo avesse voluto.
Nulla, se non i conti in sospeso col passato.
La ragazza raggiunse l'altare, andando a posizionarsi di fronte a lui,
accanto ad Elenie.
Poi, per la gioia di Blaise, arrivò anche Pansy.
Attraversò la navata da sola, non aveva voluto
accompagnatori.
-Questa volta spero che nessuno arrivi a portarmi via-
sussurrò
al suo fidanzato, quando finalmente lo raggiunse, prendendolo per mano.
Zabini gliela strinse forte, troppo emozionato per dire
alcunchè.
La funzione fu breve, ma sentita. Alla fine, le ragazze erano tutte
commosse.
La guerra quel giorno non c'era. O meglio, era stata lasciata fuori
dalla porta.
Quel giorno,
pensò Hermione una volta usciti, lasciando che Draco la
abbracciasse piano da dietro, quel
giorno vinceva l'amore.
Eccomi di nuovo qui!
Puntuale, per una volta. Come vedete in questo capitolo non accade
nulla di rilevante, ma personalmente avevo davvero voglia di pubblicare
un capitolo sereno, finalmente,
che termina con un bel lieto fine e non con la solita sadica suspance
:) Spero che il matrimonio non sembri troppo affrettato, ma in effetti
voleva essere solo una cornice per i sentimenti di Draco ed Hermione,
che finalmente si sono fatti seri e limpidi.
Purtroppo devo darvi anche una brutta notizia...Domani cambio casa, per
questo ho cercato assolutamente di postare oggi, dato che non so tra
quanto mi ripristineranno il collegamento internet e non volevo
lasciarvi senza aggiornamento per chissà quanto. Io spero
davvero che in una decina di giorni mi sistemino tutto, ma se non
sarò così giuro che cercherò un altro
modo per pubblicare il capitolo 41 e non lasciarvi a secco per troppo
tempo :)
Ps. Con mio enorme gaudio sono entrata in Pottermore, anche se ho
già finito tutto il primo libro e sono in una spasmodica
attesa del secondo! E sono anche una Grifondoro, sono felicissima! Il
mio nickname è FantasmaFiamma2036, se volete aggiungermi
fate pure...solo magari se lo fate lasciatemi scritti i vostri nick
nelle recensioni, così so chi siete!
Grazie come sempre, è un piacere scrivere questa storia per
persone fantastiche come voi! Un bacione
Gaia
|
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Capitolo 41 *** Capitolo 41 ***
Laine Debora Harris strinse al petto suo figlio,
preparandosi ad uscire.
-Dove stai andando?-
La ragazza si voltò, sorridendo a suo marito comparso in
cucina ancora mezzo assonnato.
-Pensavo di andare a fare un giro a Diagon Alley...Lascio Blake ad
Hermione, così ne approfitto per salutare i ragazzi-
-Non mi piace che vai in giro da sola- mugugnò Sebastian.
-Vieni con me allora!-
-Mmmm...è troppo presto, volevo dormire ancora un po'-
rispose il marito, sbadigliando.
Laine ridacchiò, visto che erano quasi le undici.
-Oh senti- sbottò Seb -E' la prima domenica dopo secoli che
non devo passare al Ministero-
-D'accordo...Allora io vado!
-Aspetta!- la bloccò l'Auror, accostandosi a lei -Visto che
non lavoro, potresti essere tu a farmi compagnia-
Le baciò lascivamente le labbra, facendola fremere.
-Maledetto Serpeverde- mormorò Laine sulla sua bocca.
-Devo prenderlo come un sì?-
La Harris annuì appena, incapace di resistergli.
-Porto Blake e poi torno-
-Sbrigati- le sussurrò all'orecchio Anderson, carezzando i
capelli scuri di suo figlio.
Dio, pensò Laine, uscendo per Smaterializzarsi,
tutti quegli anni e il
suo tocco le faceva ancora tremare il cuore.
Arrivata a casa di Harry, trovò il solito delirio.
Gente che si lamentava perchè nonostante fosse domenica
doveva
correre al lavoro, altri che facevano colazione, altri che scendevano
urlando perchè erano stati svegliati da tutto quel casino.
Hermione passò di lì e, dopo averle dato un bacio
sulla
guancia, si prese Blake, mettendosi a giocare con lui sul divano.
Pansy e Blaise invece erano in cucina, intenti a discutere di non si sa
cosa.
-Sbaglio o si sono sposati da nemmeno un mese?- rise Laine.
-A loro piace così- rispose la Granger, alzando le spalle e
gli occhi.
-Ottimo, allora io vado- annunciò -Ripasso nel pomeriggio.
Salutami gli altri-
Uscì in fretta, pregando che qualcuno si ricordasse di
badare a Blake in tutta quella confusione.
Draco Lucius Malfoy si svegliò che era quasi mezzogiorno.
Non era il tipo che si svegliava così tardi, solitamente, ma
lui Hermione non si erano addormentati fino all'alba.
Scese le scale, deciso a prendersi un bel caffè forte,
quando, al primo piano, due voci attrassero la sua attenzione.
La porta del bagno era semichiusa, e da lì filtravano
abbastanza nitidamente le voci della sua mezzosangue e di Elenie.
Incuriosito, controllò che dalle scale non salisse nessuno,
quindi si accostò maggiormente per poter ascoltare.
-Oh mio Dio- stava dicendo Elenie -Hermione, ne sei sicura?-
La sua voce era decisamente sconvolta, ma anche eccitata.
-Direi di sì- rispose la Granger -E comunque i test di
gravidanza Babbani sono sicuri quasi quanto quelli magici-
Test di gravidanza?
Draco spalancò gli occhi, mentre il cuore gli
balzava in gola, battendo furiosamente.
-Non ci posso credere!- strillò la Benèfica,
emozionata.
-A chi lo dici!-
Sentì le due ragazze che si abbracciavano, inconsapevoli che
a pochi metri qualcuno fosse sull'orlo del baratro.
Malfoy si portò una mano alla gola, tremando.
La Mezzosangue era incinta.
Incinta.
Di suo figlio.
Cazzo.
Senza pensare, scese le scale di corsa, irrompendo in cucina.
Se ne fregò del fatto che Blaise stesse litigando con Pansy,
ma
si limitò ad afferrarlo per un braccio e a trascinarlo nello
studio adiacente, incurante delle proteste della sua amica.
-Si può sapere che ti è preso?- sbottò
Zabini,
quando come un invasato Draco chiuse a chiave la porta, appoggiandovisi
contro.
-Mi devi aiutare- rantolò il biondino, con occhi vitrei.
-Che è successo?- chiese Blaise, ora leggermente preoccupato.
-Hermione è incinta- mormorò Draco, senza troppi
giri di parole, con voce funerea.
-Cosa?-
-L'ho appena sentito, mentre ne parlava con tua cugina-
Zabini stava per congratularsi con l'amico, ma qualcosa lo
bloccò. Il volto di Draco lasciava trasparire tutto, tranne
che
la gioia.
C'era paura. C'era rabbia. C'era una decisione da prendere.
-Non ne sei felice?- chiese allora, semplicemente.
-Felice?- ringhiò Malfoy -Come diamine posso pensare ad un
bambino adesso, secondo te? Già mi faccio scrupoli a stare
con
Hermione e a condizionare la sua vita con la mia presenza, figurati
cosa accadrebbe con un
figlio!-
-Tu non stai condizionando nessuno. Hermione è felice come
non mai-
-Lo è adesso- sbottò Draco -Come credi che
sarebbe se
fossimo sposati? Quando nostro figlio andrà a Hogwarts?
Quando
mio padre si ripresenterà alla porta per riallacciare i
rapporti? Mi dispiace, ma la Mezzosangue non la devono toccare-
-La vuoi proteggere, è una bella cosa- considerò
il moro, con un mezzo sorriso.
-Dannazione Blaise, perchè non vuoi capire?-
ringhiò
Draco -Io non sono pronto a questo, non adesso. Chiudo gli occhi e
rivedo i muri di casa mia, quel maledetto di Cavendish vuole farmi la
pelle...Cosa posso dare adesso io ad un bambino? Nulla-
-Non è così, e tu lo sai-
-Ti prego, devi aiutarmi- ripetè Malfoy, serio.
-Cosa ti serve?- sospirò Blaise, non riuscendo a capire.
-Innanzitutto questa cosa non deve uscire di qui, nemmeno con Pansy-
iniziò Draco -E poi mi servono le chiavi di casa tua-
-Le chiavi di....Cosa vuoi fare?-
-Ho bisogno di pensare. E non posso farlo qui- borbottò
Draco,
guadagnandosi uno sguardo di disapprovazione dal suo migliore amico.
-Non mettermi in questa situazione...- lo pregò Blaise -Non
farmi mentire ad Hermione.-
-Non ti sto chiedendo di farlo. Mi serve solo qualche giorno- lo
esortò Malfoy -E casa tua è l'unico posto
tranquillo dove
posso stare-
Blaise si passò le mani sul volto. Quella situazione non
avrebbe portato a nulla di buono.
Ma lui non poteva voltare le spalle ad un amico.
-E va bene- disse infine. Appellò le proprie chiavi e le
depose nella mano tesa di Malfoy.
-Grazie- sussurrò Draco, la disperazione nello sguardo.
Abbracciò Blaise, distrutto da ciò che stava per
fare a lui ed Hermione, ed uscì.
Qualche minuto più tardi, Hermione Jean Granger
salì le
scale, con ancora gli occhi che brillavano per la gioia, con
l'intenzione di andare a svegliare il suo ragazzo.
Aprì la porta della stanza, ma il letto era vuoto.
Alzò le spalle e si diresse al piano terra. Evidentemente
Draco si era già alzato.
Quando arrivò di sotto però, non lo
trovò da nessuna parte.
-Sophie, hai visto Draco?- chiese alla ragazza, che si occupava del
piccolo Blake.
-E' sceso poco fa, poi non l'ho più visto-
Hermione la ringraziò, quindi passò in cucina,
dove Blaise e Pansy avevano ripreso il loro discorso.
-Ragazzi scusate, avete visto Draco?-
La Parkinson fece per rispondere, ma venne anticipata da Zabini.
-No, mi dispiace-
Pansy gli lanciò una lunga occhiata inquisitoria, ma non
disse nulla.
-Dove diamine si è cacciato?- mormorò Hermione,
confusa -Sa che non deve andarsene a spasso da solo-
-Magari è solo uscito un attimo- le disse la Parkinson,
guardando con la coda dell'occhio suo marito, che pareva indifferente
alla questione.
-Sì, sarà così- sorrise Hermione
-Tornerà per pranzo-
E invece non fu così.
I ragazzi si sedettero a tavola, ma di Draco nemmeno l'ombra, e la
Granger si faceva via via sempre più preoccupata.
Stava quasi per uscire a cercarlo, quando un gufo dalle piume rossastre
planò sulla finestra aperta.
-Herm, è per te- disse Elenie, afferrando la busta e
porgendola all'amica.
La ragazza la aprì con mani tremanti, portandosi una mano
alla bocca leggendo quelle poche parole.
Ho bisogno di tempo per pensare.
Perdonami.
Draco
Hermione scosse la testa, senza capacitarsi di cosa potesse essere
accaduto.
L'aveva forse fatto arrabbiare? Magari l'aveva ferito senza rendersene
conto?
Passò la lettera ad Elenie senza aprire bocca e si diresse
in
salotto. La Benèfica rimase a sua volta sconvolta da quella
lettera.
-Non potrebbe essere un trucco di Cavendish? E se l'avessero rapito?-
domandò.
-Draco sta bene- mormorò Blaise -Dobbiamo lasciarlo solo per
un po'-
Elenie lo guardò interrogativa, quindi corse in sala ad
occuparsi di Hermione.
-Tu sai dov'è?- chiese piano Pansy a Zabini.
-Non chiedermi nulla, ti prego- sussurrò Blaise,
stringendole appena la mano.
Non chiedermi quello che
ho fatto.
Harry e Ron lavorarono fino a tardi quel giorno. Era
pomeriggio
inoltrato e, nonostante fosse domenica, al Ministero c'era stato un
gran daffare.
Attraversarono ridendo il giardino, incontrando Seb sulla soglia,
venuto a riprendersi il figlio.
-Come mai questa faccia scura?- gli chiese Potter.
-Entrate e lo saprete- mormorò Seb, guardandosi alle spalle
con
aria preoccupata -Torno domani a vedere com'è la situazione-
Dopo che se ne fu andato, i due ragazzi si scambiarono un'occhiata
interrogativa ed entrarono.
Furono quasi subito bloccati da Elenie e Sophie, ferme sulla porta del
salotto.
-Ma che è successo?- sbottò Ron verso la sua
ragazza.
Lei gli fece cenno di abbassare la voce, mentre Elenie cominciava a
spiegare.
-Draco se n'è andato-
-Cosa?- domandò Harry, sconvolto.
-Ha lasciato un biglietto ad Hermione, dicendole che voleva restare da
solo per un po'-
Ron sgranò gli occhi. -E' diventato matto? Dov'è
ora Hermione?-
Elenie fece un cenno col capo verso la sala.
-Non si è mai mossa da lì, è distrutta-
Harry diede un bacio sulla fronte alla sua fidanzata.
-Provo a parlarci io-
Il ragazzo congedò gli amici, quindi entrò nella
stanza.
Hermione era semisdraiata sul divano, avvolta in una coperta leggera,
nonostante il caldo, e guardava il vuoto. Gli occhi erano gonfi e rossi.
Harry si sedette accanto a lei, non sapendo bene come cominciare. Lei
sembrava così piccola, e fragile, che avrebbe solo voluto
abbracciarla e proteggerla.
-Ti va di parlarne?- chiese Potter, dolcemente.
Hermione tirò su col naso, poi fece un sospirone.
-Non c'è molto da dire...E' andato via- sussurrò,
con voce tremante.
Harry le prese la mano, stringendola, triste per lei.
-Ma è successo qualcosa?-
La sua amica scosse la testa, mentre una lacrima le scorreva lungo la
guancia. Lei se la asciugò rapidamente.
-Credevo stesse andando tutto bene, ma evidentemente mi sbagliavo-
C'era una nota di durezza nella sua voce. Ed Harry sapeva che quella
fragilità era solo apparente. La sua Hermione combattiva e
determinata era lì sotto, pronta a stringere i denti.
-Sai qual è il fatto?- continuò, amara -Io sarei
andata
fino in capo al mondo per lui, se gli fosse successo qualcosa...Ma
stavolta è stato lui a rinunciare, ad andarsene. Non ho
più nulla da andarmi a riprendere-
-Tesoro, ha chiesto solo un po' di tempo, non ti ha lasciato-
cercò di blandirla Harry, carezzandole una guancia.
-Sì invece- sibilò Hermione, decisa -Se
n'è andato
e mi ha lasciato qui. Lui sa cosa ho passato senza di lui la prima
volta, ma se n'è fregato. La differenza è che
stavolta
l'ha fatto di sua volontà-
Potter non riuscì a darle torto. Vedere il suo volto rigato
di
lacrime, trovarla di nuovo così a pezzi, lo uccideva.
La strinse forte, fortissimo. -Tu non sarai mai sola, mi hai capito?-
le sussurrò, accarezzandole la schiena.
-Mi sarebbe bastata una spiegazione qualsiasi- singhiozzò
Hermione, aggrappata al suo migliore amico -Ma questo silenzio mi
distrugge-
Il suo mondo stava cadendo una seconda volta in pezzi. E lei si era
giurata che non avrebbe più permesso che una cosa simile
accadesse.
Il giorno dopo le cose non migliorarono.
Draco Lucius Malfoy si versò il caffè, sedendosi
al
bancone della piccola cucina di Blaise dopo una notte praticamente
insonne,
Il volto sembrava più pallido del solito, gli occhi erano
cerchiati.
Gli sembrava di essere in un limbo.
Vigliacco,
continuava a ripetersi, vigliacco.
Pensare a quanto Hermione dovesse soffrire in quel momento
gli
faceva venire l'impulso di correre da lei, di pregarla di passare il
resto della vita con lui, ma l'idea delle responsabilità che
questo comportava lo frenava subito.
-Allora è vero-
La voce disgustata di Sebastian lo colpì alle spalle.
-Come sei entrato?- chiese Draco, stancamente.
-Blaise mi ha dato una copia delle chiavi, dopo avermi detto il casino
che stavi combinando- spiegò Anderson, portandosi di fronte
a
lui.
-Lo avevo pregato di stare zitto-
-L'ha detto solo a me. Pensava che io sarei riuscito a farti ragionare-
Sebastian lo guardò attraversò gli occhi
assottigliati dalla rabbia.
-E così Hermione aspetta un bambino-
Draco emise un gemito, lasciando andare la testa all'indietro.
-Te l'ha detto lei?- chiese.
Malfoy scosse la testa. -L'ho sentito-
-Quindi non ha idea del perchè tu te ne sia andato?-
allibì Seb. -Ma sei scemo?-
Il biondino si portò le mani al viso.
Sei un bastardo, Draco, continuava a ripetersi.
-Come sta?- mormorò.
-Come vuoi che stia?- sibilò Anderson -E' distrutta-
Malfoy se lo aspettava, ma sentirselo dire fu tutta un'altra cosa.
-Si può sapere che ti è preso?- insistette Seb,
rabbioso.
Non lo capiva, assolutamente. -Hai la dannata occasione di rifarti una
vita, e tu la sprechi così?-
-Mi odio già abbastanza per questo, non temere- sorrise
amaro Draco.
-Allora spiegami dove sta il problema. Capisco che siate giovani per un
figlio, ma tu non lo vorresti con Hermione?-
-Sì che lo vorrei, cazzo- ringhiò Malfoy,
sbattendo un pugno sul tavolo. -E' questo il punto-
Seb lo guardò, sondando quegli occhi grigi, illuminati dalla
disperazione.
-Perdonami, ma non ti capisco- sussurrò.
-Mi faccio schifo- mormorò il biondino, prendendosi la testa
tra
le mani, distrutto -Perchè calpesterei tutto e tutti pur di
crearmi una famiglia con lei. Me ne fregherei del fatto che mio figlio
correrebbe un pericolo costante con mio padre e i Mangiamorte in giro.
Io sono felice, lo capisci? Ma dovrei farmi almeno uno scrupolo...-
-Per questo te ne sei andato?- chiese Anderson, iniziando lentamente a
capirci qualcosa.
-Se fossi rimasto lì avrei chiesto alla mezzosangue di
sposarmi-
Seb sorrise.
-Avresti fatto la cosa giusta-
-No invece- sbottò Draco -Quel bastardo di Cavendish ha
puntato
Hermione solo per arrivare a me, per farmela pagare...Cosa credi che
farebbe con mio figlio? E senza essere così estremi, come
credi
che lo additeranno tutti? L'ultimo dei Malfoy, l'ultimo di una stirpe
di traditori, di Mangiamorte. Non posso condannarlo a questo-
-E cosa credi che abbia fatto io?- sibilò Seb -Non credere
che
abbia accettato la nascita di Blake con meno remore. Ma è
nostro
diritto essere felici. Io per mio figlio ci sarò sempre, per
lui
e per Laine. E se non basta il mio distintivo di Auror a dimostrare che
con mio padre non c'entro niente, allora nulla potrà farlo.
Ma
io darei la mia vita per loro. E so che tu farai lo stesso per la tua
famiglia-
Draco stirò appena un sorriso, ancora incredulo di essersi
aperto in quel modo.
Dio, la Mezzosangue l'aveva proprio cambiato.
-Torna a casa- mormorò accorato Anderson -Torna a sistemare
le cose-
Eccomi qui.
Questo è il capitolo in cui finalmente Draco usa e abusa
della sua buona dose di stupidità giornaliera.
Se deve combinarne qualcuna, si può dire che lo fa in grande
stile. Ok, so che mi odierete, ma è arrivata l'ora che anche
lui si svegli fuori, e state pur certi che stavolta lo farà
eccome!
Ci sentiamo presto, un bacione enorme!
Gaia
|
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Capitolo 42 *** Capitolo 42 ***
Hermione aprì gli occhi, dopo nemmeno un'ora di
sonno.
Allungò una mano verso l'altra metà del letto,
ancora inesorabilmente vuota.
Due giorni senza Draco.
Si passò una mano tra i capelli, sconfitta.
L'aveva lasciata sola,
un'altra volta.
Buttò le gambe fuori dal letto, alzandosi per
andare a farsi una doccia.
Sentendo il getto d'acqua calda scorrerle sulla pelle, si
rilassò all'istante.
Doveva vederci chiaro, decise. Non era da lui sparire così,
senza apparente motivo.
Non le avrebbe mai fatto deliberatamente tanto male.
E lei non aveva più lacrime.
Non sopportava di non sapere dove fosse, non sopportava tutto quel
silenzio.
Possibile che nessuno sapesse nulla?
Possibile che Draco non avesse parlato con nessuno?
Di colpo spalancò gli occhi, ricollegando i tasselli.
Due giorni prima Sophie aveva detto di aver visto Draco. Quando
aveva posto la medesima domanda a Blaise però, questi aveva
negato, ma era
impossibile che il biondo non fosse passato di lì.
E Pansy....Pansy sembrava essere rimasta sorpresa da quella risposta.
Hermione uscì dalla doccia, maledicendosi per non averci
pensato
prima. La preoccupazione aveva oscurato la sua capacità di
giudizio.
Si infilò di volata un paio di jeans ed una maglietta,
correndo
poi giù per le scale, incurante del fatto che fosse ancora
molto
presto.
Spalancò la porta della camera di Zabini e della Parkinson,
aprendo poi le persiane con un colpo di bacchetta, lasciando che il
sole inondasse la stanza.
-Ma che succede?- mugugnò Pansy, stropicciandosi gli occhi.
Mise
a fuoco lo spazio circostante e vide...l'immagine della furia.
Hermione stava lì in piedi, il petto che si alzava ed
abbassava
rapidamente seguendo il ritmo del respiro ansante. I pugni erano
chiusi, il volto contratto.
-Hermione..-mormorò anche Blaise, preoccupato nel vederla
così.
-Dov'è Draco?- sibilò la ragazza, accostandosi al
letto -So che lo sai-
-Ma che dici?- provò il moro -Non so di che parli!-
-Non mi mentire Blaise!- urlò la Granger, fuori di
sè -Voglio sapere dov'è. Subito!-
Zabini fece un sospiro, quindi si alzò dal letto, guardando
l'amica con espressione costernata.
-Mi ha chiesto aiuto...- provò a dire -Non potevo
negarglielo-
-Non mi interessa- mormorò addolorata Hermione -Voglio la
verità-
Blaise abbassò la testa, dispiaciuto per lo sguardo ferito
della ragazza.
-Ecco...- cominciò - Il fatto è che Draco, quando
ha saputo che sei incinta, non ha capito più niente e...-
-Cosa?- rantolò Hermione, mentre anche Pansy strabuzzava gli
occhi.
-Era confuso, aveva bisogno di tempo- proseguì Zabini,
cercando di difendere l'amico.
-Frena un momento- lo interruppe la Granger, ora furibonda -Blaise, io non sono incinta-
-Lui aveva paura di....Come hai detto?-
Il povero Zabini non capiva più nulla. Guardò
Hermione come se in realtà non la vedesse.
-Ma lui mi ha detto di averti sentito discutere di questo con
Elenie....- cercò di capire.
Hermione si passò una mano sugli occhi, cominciando a
vederci chiaro.
-Ora capisco- mormorò -Ma noi non stavamo parlando di me-
Blaise la guardò, dapprima confuso, poi la comprensione si
fece strada sul suo volto.
-Oh mio Dio...Se non sei tu allora è...-
La Granger annuì, lo sguardo duro.
-Dimmi dov'è Draco-
-A casa mia- sussurrò Blaise, con la testa ormai rivolta a
tutt'altro. A come proteggere la virtù di sua cugina, ad
esempio.
Ma Hermione non aveva tempo da perdere. Lo lasciò
lì, in balìa dei suoi pensieri, e corse fuori.
Draco Malfoy nel frattempo stava per uscire di casa.
Aveva deciso di tornare da Hermione. Avrebbe strisciato ai suoi piedi,
implorando un perdono che sapeva di non meritare.
Ma quei due giorni, e soprattutto la chiacchiarata con Sebastian, erano
serviti.
E ora sapeva che doveva piantarla di nascondersi, che doveva smetterla
di aver paura del ruolo di suo padre nelle loro vite, che doveva
finirla di lottare con i fantasmi di un passato che ormai era da
lasciare definitivamente alle spalle.
Lui con i Mangiamorte non c'entrava più niente. Aveva
rischiato
di mischiarsi con quella gentaglia già una volta, al sesto
anno,
ma poi era arrivata Hermione. E lei l'aveva cambiato, lei lo aveva
salvato.
Lei gli aveva teso quella mano che mai nessuno gli aveva concesso.
E ora arrivava quel bambino, a legarli ancora di più. Ora
tutto cambiava, ora potevano ricominciare da capo.
Aprì la porta, pronto per Smaterializzarsi, ma qualcosa, o
meglio qualcuno, gli fu addosso, tempestandogli il torace di pugni.
-Che tu sia maledetto!-
Hermione lo spinse indietro con tutta la forza di cui era capace, senza
in realtà riuscire a smuoverlo di molto. Draco fece due
passi
indietro, rientrando nell'appartamento.
La Granger si sbattè la porta alle spalle, guardandolo con
odio.
-Come hai potuto farmi una cosa del genere?- urlò.
Tutti gli oggetti posti sui ripiani iniziarono a traballare
pericolosamente.
Draco si avvicinò a lei, cercando di abbracciarla.
-Lo so che sei arrabbiata, e lo so che ho sbagliato- mormorò
-Non volevo, te lo giuro...Ma adesso ho capito, stavo tornando
indietro!-
-No, tu non hai capito nulla, razza di idiota- gli gridò la
ragazza, scostandosi dalla sua presa -Mi hai lasciata da sola, te ne
sei fregato di me e dei miei sentimenti senza nemmeno una parola...-
Malfoy la guardò, sentendosi impotente. Lei era
lì,
così indifesa eppure così decisa, di fronte a
lui. Gli occhi gonfi, i lunghi ricci
scomposti, le braccia lungo i fianchi.
-Mezzosangue, mi dispiace...Ma adesso andrà tutto bene te lo
prometto- sussurrò il biondino, carezzandole una guancia -So
del
bambino, ma mi serviva del tempo per accettare tutto questo e...-
-Del tempo?- sibilò Hermione, le lacrime che le scorrevano
lungo
le guance senza controllo -Cos'è,
avevi paura di sporcare il tuo prezioso albero genealogico?-
-Ma che stai dicendo?-
-Non sia mai che il tuo sangue purissimo si possa mischiare con quello
di una mezzosangue, vero?- sibilò, amara.
Malfoy dilatò gli occhi grigi, fissandola, e capendo
finalmente dove volesse andare a parare.
-Stai dicendo un'assurdità- sbottò il ragazzo
-Non si
tratta affatto di questo! Dovevo solo vederci chiaro...Dovevo capire...-
-Capire cosa?- gridò Hermione- Se volevi un figlio con me?
E se la tua risposta fosse stata no? Non saresti più
tornato?-
-Non dire sciocchezze- la bloccò Draco, serissimo -Non ti
avrei mai lasciata sola-
-L'hai già fatto-
-Sono stati solo due giorni, e sapevi che stavo bene-
mormorò il
ragazzo, cercando di giustificarsi -Avevo bisogno di riflettere-
-Quindi te ne andrai ogni volta che ci sarà qualche problema
giusto?- lo aggredì Hermione -Scapperai invece di parlarne
con
me? Sei un vigliacco, Draco!-
Malfoy si passò una mano tra i capelli. Come poteva darle
torto?
-Sai cosa ho passato in questi anni...Sai quanto ho sofferto e quanto
soffro ancora al pensiero che tu te ne possa andare di nuovo-
singhiozzò la Granger.
Il ragazzo in due passi la raggiunse e se la strinse al petto,
ignorando le sue proteste.
-Io non vado da nessuna parte. Tornerò sempre da te,
mezzosangue. L'ho fatto una volta e lo farei altre mille-
Hermione lo scostò energicamente da sè, il volto
basso, ferita irreparabilmente.
-No- sussurrò, devastata.
-Adesso so che non devo più avere paura per me, per noi...E
voglio esserci- continuò Draco, a fatica -Voglio esserci per
proteggere te e nostro figlio, se me lo permetterai-
-Sai qual è il bello?- rise amara Hermione, asciugandosi le
lacrime -Che non c'è nessun bambino. Non c'è e
mai ci
sarà, perchè non potrei sopportare che mio figlio
abbia
un padre che scappa. Un bastardo che se ne va per giorni, invece di
condividere i suoi problemi con me-
-Che stai dicendo?-
-Non hai capito niente, Draco- urlò la Granger -Elenie
è incinta, non io!-
Malfoy la guardò, come svuotato. Quell'idea che ormai aveva
accolto e cullato si lacerò in mille pezzi.
Aveva combinato un casino.
Alzò gli occhi, ed Hermione era lì. La sua
Mezzosangue era lì.
E lui avrebbe solo voluto abbracciarla, baciarla, darle la vita che
meritava.
-Non ho capito niente...- sussurrò -Perdonami-
-Io non ti voglio più!- gridò Hermione, con
quanto fiato
aveva in gola. Lo guardò un'ultima volta, con due occhi
carichi
d'odio, quindi se ne andò.
Lasciandolo lì, solo, a maledirsi su un futuro che lui
stesso aveva distrutto.
-Dimmi che non stai scherzando-
Elenie guardò il suo ragazzo, sorridendo nel modo
più dolce che si potesse immaginare.
Poi scosse la testa.
Harry sorrise a sua volta, con gli occhi lucidi.
La strinse a sè, incredulo.
-Non mi sembra vero- sussurrò, accarezzando i lunghi capelli
neri della Zabini.
-Sei felice allora?- chiese Elenie, emozionata.
-Stai scherzando?-
Potter si staccò da lei giusto per guardarla in faccia. Le
prese il volto tra le mani, stampandole un bacio sulla bocca.
-Avrò una famiglia tutta mia- mormorò piano,
baciandole le labbra -Grazie-
Elenie lo strinse forte. Chi l'avrebbe mai detto che sarebbero arrivati
lì?
Ripensò a quando lo vide per la prima volta, in Infermeria,
dopo che era stata liberata.
Ricordò quegli occhi verdi, coraggiosi e determinati, e quel
sorriso dolce.
Nulla era cambiato. Se non il fatto che lei con il tempo lo amava
ancora di più.
-C'è un'altra cosa....- si rammentò la ragazza
-Ecco, il bambino sicuramente erediterà i miei poteri-
-Un piccolo Benèfico...Non potrei chiedere di meglio- rise
Harry, baciandola di nuovo.
-Non sono mai stata così felice- ammise Elenie.
Avrebbe solo desiderato che la loro felicità non fosse a
discapito di quella di Draco ed Hermione.
I giorni successivi furono decisamente pesanti.
Hermione si era spostata nella sua vecchia stanza, da cui usciva giusto
per andare al lavoro.
Con Draco non si parlavano praticamente più, e lei cercava
in
tutti i modi di ignorare i lunghi sguardi che avvertiva su di
sè
in ogni momento.
Fortunatamente il lavoro la costringeva a passare praticamente tutto il
giorno fuori di casa. Ormai tutto il dipartimento Auror era a caccia
del covo dei Mangiamorte, ma finora non erano stati fatti grandi passi
avanti.
-Possibile che quel maledetto di Cavendish non abbia delle
proprietà a suo nome?- stava sbottando Harry, giusto in
tempo
per essere udito dalla Granger, che scendeva le scale.
-Certo che ne hanno, Sfregiato, di qui fino in Germania- rispose
Malfoy, fissando la ragazza che gli passava davanti senza nemmeno
degnarlo di uno sguardo. E che cazzo. Non ne poteva più di
quella situazione.
-Peccato che tutti i registri siano opportunamente spariti-
commentò Ron, ficcandosi una ciambella in bocca
-Finchè
non peschiamo quello stronzo che ci rema contro al Ministero non
caveremo un ragno dal buco-
Hermione si versò un po' di caffè, aprendo
distrattamente una busta destinata a lei, arrivata poco prima.
-Un'altra dichiarazione d'amore?- la prese in giro Harry, facendo quasi
soffocare Malfoy con un biscotto.
La ragazza accartocciò il foglio e lo buttò nel
cestino, alzando le spalle.
Da quando, qualche settimana prima, aveva chiamato Peter per pregarlo
di piantarla con i fiori, lui l'aveva presa in parola.
E aveva attaccato con letterine smielate e cioccolatini, per la gioia
di tutta la casa.
-Secondo me fai prima a sposarlo, così almeno la pianta-
rise Ron, guardando di striscio Draco.
Il biondino strinse i pugni.
-Beh, almeno a lui non farebbe schifo avere un figlio con me-
sibilò Hermione, andandoci giù pesante.
Uscì dalla stanza, prima di spaccare la faccia ai suoi
migliori
amici, che dopo la sua uscita l'avevano guardata con espressione di
rimprovero.
Da non credersi, si erano messi a difendere Malfoy.
Come se fosse lui, povera stella, la vittima di quel casino, e lei la
cattivona che gli toglieva il saluto.
Salì le scale a passo di marcia, quando si sentì
tirare per il polso.
-Quella frase potevi proprio risparmiartela, Mezzosangue- le
soffiò Draco, il viso a un dito dal suo, rabbioso.
-Paura di sentire la verità, Malfoy?- sibilò lei,
con sprezzo.
-Sai che non è vero- disse lui, con voce più
dolce.
-Non te ne saresti andato se non fosse stato così-
-Perchè ti ostini a non capire?- mormorò il
ragazzo, accostandosi a lei.
Quella domanda non ebbe risposta, perchè Hermione gli
lanciò un ultimo sguardo duro, prima di andarsene via.
Hermione corse di sopra, cercando ostinatamente una via di fuga.
Sarebbe andata ovunque pur di stargli lontano.
Perchè in sua presenza, ogni suo tentativo di mantenere il
controllo andava a farsi benedire.
Se lui l'avesse baciata...Non sarebbe mai riuscita a tenerlo indietro.
-Ti fai del male da sola, Granger-
Hermione si girò di scatto. Aveva lasciato aperta la porta
della
camera, e Pansy le era strisciata alle spalle, come ogni serpe che si
rispetti.
-Per cortesia, non mettertici anche tu- sbottò la riccia.
Lei e
la Parkinson non avevano mai avuto un grande rapporto, e certamente un
dialogo a quattr'occhi non era stato mai contemplato.
-A quanto pare da queste parti va di moda mettere il naso nei fatti
altrui, quindi mi adeguo- sogghignò l'ex Serpeverde -E poi
non
sopporto più di vedere tutti questi drammi-
-Nessuno ti ha chiesto niente-
-Sì, ma sono io che la notte devo dormire da sola
perchè
Blaise deve fare da psicologo al tuo ragazzo- rognò Pansy.
-Non è più il mio ragazzo-
-Come ti pare- fece noncurante la Parkinson -Ma se posso dirtelo, stai
facendo una cazzata-
-L'hai già detto, ora puoi anche andartene-
mugugnò
Hermione -Non credevo che ci tenessi tanto al fatto che Draco si
mettesse con una Mezzosangue-
-Non me ne importa un bel niente infatti. Ma lui sta male, e anche se
voi siete convinti che un Serpeverde non abbia sentimenti, io a lui ci
tengo. E mi dispiace vederlo così per colpa tua-
sibilò
Pansy.
-Per colpa mia?- rantolò allibita Hermione -Lui mi lascia e
se
ne va, non facendosi vivo per giorni, e la colpa sarebbe mia?-
-Non ho detto che ha fatto bene- precisò la Parkinson -Ma
non sta a te giudicarlo-
-Io non giudico un bel niente.-
-Vorresti dirmi che hai provato almeno per un secondo a metterti nei
suoi panni? Io non credo. Non ti sei nemmeno sforzata di capire-
Pansy la guardò, con quello sguardo freddo e supponente che
aveva sempre addosso anche ai tempi di Hogwarts.
-Come diamine ti permetti di venire qui a farmi la morale eh?-
sbottò Hermione.
-Oh piantala. Voi Grifondoro per anni avete preteso di insegnarci a
vivere- la rimbeccò la Parkinson, ora arrabbiata sul serio
-Voi
sapevate già tutto su come stare al mondo vero? Allora
accomodati Granger, te la racconto io una bella storia. C'era un
ragazzo di diciassette anni, Serpeverde, figlio di Mangiamorte, che era
nato e cresciuto con l'idea di dover seguire un ideale ben preciso. Un
bel giorno però, incontra una ragazza, di cui si innamora,
che
gli fa mettere tutta la sua vita in discussione. Lui per lei va contro
suo padre, contro gli insegnamenti che aveva sempre ricevuto, e
tradisce la sua famiglia, rischiando pure la pelle-
-Dove vuoi arrivare?- la interruppe Hermione.
-Fammi finire. Un bel giorno i nodi tornano al pettine. Il ragazzo
viene catturato, gli fanno bere una pozione- proseguì secca
Pansy, gli occhi che mandavano saette -Non ti sto a dire i fatti nel
dettaglio, perchè credo tu li sappia molto bene. Alla fine
di
tutto lui passa sei anni chiuso in una fottuta stanza, senza poter
uscire. E quando lo fa, cerca solo di proteggere la donna che ama,
rischiando di morire per la seconda volta. E poi, quando viene
liberato, scopre che deve ancora lottare per liberarsi dei Mangiamorte
che ancora vogliono vendicarsi su di lui. Allora è
preoccupato
che possano toccare anche le persone a cui tiene, tra le quali guarda
un po', non c'è solo la sua ragazza, ma forse pure un
bambino.-
Hermione abbassò gli occhi, capendo finalmente dove l'altra
volesse andare a parare.
-Cazzo Granger, mi pare normale che una persona sana di mente abbia
paura di fronte a tutto questo! Oh, ma certo, voi sacri Grifondoro
avreste fatto la cosa giusta, senza nemmeno un attimo di debolezza-
ringhiò la Parkinson -Beh, fattelo dire, le persone normali
a
volte sbagliano, anche se lo fanno per un motivo più che
giusto-
E, senza lasciare all'altra il tempo di ribattere, se ne
andò, sbattendo la porta.
Le vie di Londra erano immerse nel buio, quando una figura ammantata
scivolò fuori dal Ministero.
Si guardò alle spalle con circospezione, quindi si
calò
il cappuccio sul capo e si infilò in una stradina secondaria.
-Ce ne hai messo di tempo- sibilò un secondo tizio, che lo
attendeva ben nascosto -Se fossi venuto anche io avremmo fatto molto
prima-
-Non dire sciocchezze Lasko. Ti avrebbero beccato in due secondi-
L'Efreet sollevò il suo compagno per il bavero -Sentimi bene
ragazzetto! Non ti ammazzo giusto perchè ci sei utile, ma
devi
finirla di parlarmi in questo modo, se non vuoi trovare guai-
L'altro si divincolò, guardandolo con odio. Quando fu libero
si
lisciò il mantello, sistemandosi meglio la spilla da Auror
appuntata su di esso.
-Non so come faccia Cavendish a darti tutta questa fiducia-
ringhiò Lasko, rabbioso.
-Hai detto bene prima, ha bisogno di me-
-Non sentirti indispensabile adesso- sogghignò l'Efreet -Sei
riuscito ad arrivare agli Archivi?-
L'Auror annuì, un ghigno soddisfatto a piegargli le labbra.
-Ho la parola d'ordine per entrare in quella casa-
Ta-dan! Rieccomi qui! Onestamente speravo di riuscire ad aggiornare
prima, ma tra gli esami e tutto mi sono un po' persa per strada, e mi
ci è voluto più del previsto!
Ad ogni modo, a questo giro ho messo un bel po' di carne al fuoco. Per
quanto riguarda Draco ed Hermione, molte di voi ci avevano visto
giusto. Non è lei ad essere incinta, ma Elenie...Le altre
invece spero non mi uccidano per aver creato false speranze...Magari la
prossima volta andrà meglio, la storia non è
certo finita qui :) Prima che diciate qualsiasi cosa però,
sappiate che questo strategemma non mi è servito solamente
per creare un po' di movimento tra Draco ed Hermione (per quanto ami
alla follia farli litigare), ma perchè volevo dare un bello
scossone a Malfoy. Ha avuto un grosso trauma, e ci voleva qualcosa di
forte che lo riportasse a galla, scuotendolo da tutta
quell'autocommiserazione! Vi assicuro che d'ora in poi Draco
tornerà agli antichi splendori :)
E poi c'è quest'ultima parte, che dice tutto e non dice
niente...Ma lascio campo aperto alle vostre ipotesi...Di quale casa
staranno mai parlando?
Ci sentiamo presto, un grosso abbraccio a tutte. Siete meravigliose!
Gaia
|
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Capitolo 43 *** Capitolo 43 ***
Per
il mio nonno meraviglioso
che sarà sempre con me.
Hermione dormì male quella notte.
Le parole di Pansy le avevano rivoltato la coscienza, a buon diritto.
Che la Parkinson avesse ragione su di lei? Forse.
Si era sempre soffermata sul proprio dolore, sulla propria sofferenza
in quegli anni, sulla propria paura di essere lasciata sola.
Ma Draco in tutto questo dov'era finito?
Troppo presa a cercare di guarire le sue ferite, a cercare
rassicurazioni, non aveva mai pensato più di tanto al dolore
che
doveva aver provato lui, alla fragilità che ancora si
portava
dietro, a tutto quello che aveva passato.
Eppure lui gliel'aveva detto più volte. In India, per
esempio, le aveva espresso tutti i suoi timori per il futuro.
E lei gli aveva promesso che ci sarebbe stata al suo fianco, sempre.
Che insieme avrebbero affrontato tutto.
Invece al primo problema si era tirata indietro, rinfacciandogli tutta
la sua codardia.
Gli aveva dato del vigliacco, pur sapendo che l'avrebbe ferito.
Si rigirò nel letto, divorata dai dubbi e dalla paure.
Si girò su un fianco e aprì gli occhi,
incrociando due iridi chiarissime, che la fissavano.
Draco era seduto su una poltrona, accanto al suo letto, i gomiti posati
sulle ginocchia. E la guardava.
Da quanto tempo era lì?
Senza dirle nulla, le posò una mano sulla schiena, il palmo
aperto.
Hermione non si sottrasse a quel gesto. Troppa era la sua confusione in
quel momento. Troppo le era mancato.
Davvero avrebbe rinunciato a tutto, solo per orgoglio? Solo per paura
di rimanere di nuovo sola?
-Non potrai tenermi lontano per sempre- sussurrò il ragazzo,
quasi le avesse letto nella mente -Noi dobbiamo stare insieme-
Ad Hermione parve per un istante di vedere i suoi occhi velarsi, ma
poteva essere solo un effetto della penombra.
Nel giro di un istante, Draco non c'era più.
E la ragazza rimase lì distesa, a domandarsi se fosse stato
solo un sogno.
Sophie si svegliò di buon ora quella mattina.
Trovando il letto vuoto, intuì che Ron si fosse
già
alzato per andare al lavoro, così si diresse al piano di
sotto
per salutarlo.
-Buongiorno- esordì, entrando in cucina, già
sovraffollata.
Diede un bacio al suo ragazzo, che la strinse forte.
-Dio, Donnola- si schifò Malfoy- Risparmiami queste
scene di prima mattina!-
Ron gli rispose con un insulto, passando poi una tazza di
caffè alla LeBlanc.
-Sarà meglio che vada- sospirò il rossino -Ah
dimenticavo! Mia madre ci aspetta a cena una sera di queste..vuole
conoscerti-
Inutile dirlo, Sophie sputò fuori tutto il caffè
che stava placidamente bevendo.
Cosa?
-Stai scherzando?- balbettò la ragazza, quando
smise di tossire -Conoscere me?-
Ron pazientemente la guidò in salotto, lontano dagli sguardi
degli altri.
Quando furono soli le prese il volto tra le mani, baciandole la fronte.
-Non ti preoccupare...Se io mi sono comportato da idiota per il tuo
passato, non vuol dire che la mia famiglia farà lo stesso-
la
tranquillizzò, lo sguardo mesto per il senso di colpa.
-Mi odieranno- mormorò Sophie, abbattuta.
Ron si sentì un verme. Tutta quella insicurezza gliel'aveva
data lui.
-Non ci pensare nemmeno per un attimo- disse, deciso -Ti adoreranno
invece. A dire il vero lo fanno già, visto che si sono
accorti
di quanto sono felice da quando ci sei tu-
La LeBlanc gli rivolse un timido sorriso.
Era splendida, pensò Ron, perdendosi nel suo bacio. Bacio
che
venne bruscamente interrotto dal rumore della porta d'ingresso che si
spalancava.
I due ragazzi si voltarono, giusto in tempo per vedere entrare Seb,
appoggiato a Laine, la quale in braccio teneva il piccolo Blake, che
piangeva disperatamente.
-Che cosa è successo?- rantolò Weasley, andando
incontro
all'amico. Anderson aveva un braccio totalmente insanguinato.
-Siamo stati attaccati- spiegò Laine, gli occhi rossi -Sono
entrati in casa nostra mezz'ora fa. Siamo fuggiti appena in tempo-
Dieci minuti più tardi erano tutti seduti sul divano.
Hermione finì di fasciare la spalla di Sebastian, mentre
Laine cercava invano di calmare suo figlio.
-Avanti, spiegateci come è andata- li esortò
Harry, con voce grave.
-Ma che ne so...- mormorò Anderson, scuotendo la testa -Un
minuto prima stavamo facendo colazione, e un secondo dopo eravamo
circondati da almeno dieci Mangiamorte-
Gli sguardi allucinati degli amici dicevano tutto.
-Laine è corsa di sopra da Blake- continuò
Sebastian -E
io ho cercato di tenere a bada quei maledetti. Ne ho Schiantati un bel
po', ma ero da solo contro tutti loro...Non potevo fare molto.
Così alla prima occasione sono salito dalle scale, ho preso
loro
due e ci siamo Smaterializzati qui-
L'Auror lanciò un'occhiata preoccupata a sua moglie, che
cullava
ininterrottamente il piccolo Blake. Negli occhi aveva ancora dipinto il
terrore.
Avevano rischiato molto, troppo.
-E' successo come quella notte a casa mia- disse a un tratto Hermione
-Qualcuno deve aver rivelato la parola d'ordine di casa vostra ai
Mangiamorte-
-Dovevamo aspettarcelo- borbottò Harry -Non poteva rimanere
un
episodio isolato. Ascoltate, andate da Chris- disse poi, rivolto a Seb
e Laine -E dite anche a Matt di trasferirsi lì per un po'.
E'
meglio restare uniti il più possibile-
Udendo quelle parole Laine annuì, troppo spaventata per dire
alcunchè, ma Anderson scattò in piedi.
-Io ne ho le palle piene di tutto questo. Non possiamo continuare a
giocare in difesa, aspettando che quei bastardi giochino con le nostre
vite come gli pare e piace-
-Finchè non scopriamo dove si nascondono, non possiamo fare
nulla- mormorò Ron, dando voce ai pensieri di tutti.
-Beh, mi sembra chiaro che siano in una delle proprietà di
Cavendish, visto che i registri in cui sono segnate sono spariti no?-
sibilò Seb.
-Probabile- disse anche Hermione -Peccato che non abbiamo idea di dove
si trovino-
-Batterò a tappeto tutta la Gran Bretagna pur di mettere le
mani al collo
di quel maledetto- ringhiò Seb. Era fuori di sè.
Avevano
toccato la sua famiglia, la cosa a cui teneva più di ogni
altra,
e l'avrebbero pagata cara.
-Sarebbe una perdita di tempo- lo smontò la Granger -Ci
vorrebbe un secolo...Possibile che nessuno sappia qualcosa?-
-Prova a telefonare ai Mangiamorte- soffiò ironico Blaise.
In quel momento, si accese in tutti i presenti la lampadina. E tutti,
lentamente si voltarono verso Draco, che nel suo angolo si stava
facendo beatamente i fatti suoi.
-Che volete?- borbottò, quando si sentì
dannatamente osservato.
-Malfoy, tuo padre sicuramente saprà qualcosa dei Cavendish-
disse trionfante Harry -Si ricorderà senz'altro dove
vivevano,
almeno!-
-Ah no, Sfregiato! Non ci pensare nemmeno!- sibilò Draco
-Scordatelo che io vada a farmi quattro chiacchiere con quel bastardo-
Harry James Potter, si sa, è uno che tiene in gran conto le
opinioni altrui.
Nel giro di mezz'ora venne spedita una lettera, che informava Lucius e
Narcissa Malfoy che il pomeriggio seguente avrebbero avuto un gradito
ospite.
Qualche ora e un paio di pugni più tardi, l'atmosfera si
calmò.
Sebastian e Laine erano andati da Christopher. Ron ed Harry, il quale
esibiva un vistoso livido sullo zigomo, invece erano al Ministero per
informare anche Carrigan dell'accaduto.
Hermione finì di sistemare la cucina, quindi fece per
dirigersi
al piano di sopra. Dal corridoio però, vide Draco seduto sul
divano, lo sguardo perso sul soffitto.
-Ho pensato di venire anche io domani, da tuo padre-
Malfoy non si mosse nemmeno, ma il viso gli si piegò in una
smorfia amara.
-Hai voglia di rivedere il tuo vecchio amico, Mezzosangue?-
sibilò.
La Granger, punta sul vivo, mosse due passi nella stanza, piantandosi
di fronte al ragazzo, che si ostinava a non guardarla.
-No, razza di idiota. Lo facevo per non lasciarti solo, ma se non te ne
frega nulla allora resterò qui-
Sentendo quella frase, la più lunga che lei gli rivolgesse
da
giorni, Draco la guardò, un'espressione indecifrabile negli
occhi grigi.
-Voglio che tu venga con me- disse infine, ammettendo a fatica di aver
bisogno di lei.
Il volto di Hermione si addolcì, lasciando intravvedere a
Malfoy la possibilità di una riconciliazione.
-Non ho mai voluto farti un torto- sussurrò il ragazzo,
rimanendo seduto ma spostando il busto in avanti.
-Lo so- ammise infine la Granger, ormai perfettamente conscia di questo.
-E non me ne sono andato perchè non volevo avere una vita
con te- continuò, con enorme sforzo.
-So anche questo. Mi ci è voluto un po', ma credo di averlo
capito-
Non gli disse che c'erano voluti gli insulti di Pansy, non ce n'era
bisogno.
Quello che contava è che adesso veramente era riuscita a
comprenderlo, e ad accettarlo. Con i suoi pregi e difetti. Con le sue
rabbie e le sue paure.
Draco.
Quel Serpeverde algido ed egocentrico che le aveva fatto battere il
cuore. L'unico che avesse mai amato.
Quello che aveva trovato il coraggio di cambiare, per lei.
Quello che aveva combattuto contro il mondo, per tornare e
riprendersela.
Ora era il suo turno di ricambiare. Ora era lei che doveva recuperare.
Era lei che doveva essere coraggiosa.
Era lei che doveva affrontare le proprie paure e sconfiggerle.
-Ti amo, Draco- disse piano.
Lo vide alzare il volto, allargare lo sguardo.
Non gliel'aveva ancora mai detto. E lui non lo aveva mai preteso.
Aveva semplicemente capito, sempre. Aveva saputo aspettare che anche
lei fosse pronta a ridargli il suo cuore. Che fosse pronta ad ammettere
che era sempre stato suo.
Anche dopo aver passato l'Inferno.
Suo, solo suo.
Nel giro di un istante, le braccia di Malfoy si strinsero attorno alla
vita della ragazza, trascinandola su di lui.
-Mi farai morire, Mezzosangue- le sussurrò a fior di labbra,
prima di perdersi nel suo bacio.
Christopher Alexander Mason mise a letto Hope a un orario indecente. La
piccola non ne aveva voluto assolutamente sapere di dormire, e riuscire
a farla stare buona era stata un'impresa a dir poco dura.
Ad ogni modo, dopo tante coccole e qualche canzoncina, era crollata in
braccio al papà.
L'Auror la coprì appena, quindi scese le scale, in cerca di
Alice.
Trovò la moglie seduta sul divano, avvolta in uno scialle
rosato, i lunghi capelli raccolti con un mollettone.
Era splendida anche così.
-Pensavo fossi andata a dormire- le sorrise Chris, sedendosi accanto a
lei.
Alice scosse la testa, senza guardarlo. Suo marito allora le prese il
viso, inducendola a voltarsi verso di lui.
I suoi occhi erano arrossati, e la ragazza si morse appena le labbra.
-Non è nulla- sussurrò, passandosi una mano sulla
guancia ad asciugare le lacrime.
-Se non fosse niente, non staresti così- disse Christopher,
leggermente preoccupato.
La Parker tirò su col naso, costringendosi a guardarlo.
Detestava farsi vedere così da lui. Dovevano supportarsi a
vicenda, l'avevano sempre fatto, e ora lei non poteva crollare. Non
poteva permettere che lui si preoccupasse anche per lei.
-Ho paura- ammise, odiandosi per quelle parole. -Ho paura per te, per
nostra figlia...Se vi accadesse qualcosa io...io...-
La voce le si ruppe in gola, e Chris la abbracciò, facendole
appoggiare la testa sul proprio petto, e cullandola piano.
Sapeva quali immagini avesse sua moglie negli occhi.
Seb, Laine e Blake che entravano in casa loro, scossi e vivi per
miracolo, dopo essere stati attaccati.
E se fosse capitato a loro? E se non fossero stati altrettanto
fortunati?
-Shh...- cercò di calmarla Mason -Andrà tutto
bene-
Alice si scostò da lui, guardandolo dritto in volto, gli
occhi chiarissimi resi quasi trasparenti dalle lacrime.
-Come fai a dirlo?- sussurrò.
-Perchè sarà così- rispose risoluto
Chris -Ti proteggerò a qualunque costo, lo sai-
-Non è la mia protezione che mi preoccupa-
mormorò la
Parker, carezzandogli una guancia -Io voglio che Hope sia al sicuro, in
ogni istante. Chris, siamo due Auror...Potrebbe accaderci di tutto
durante una missione...E io non posso nemmeno immaginare di saperla da
sola-
Il pensiero di entrambi volò alla loro splendida figlia, che
dormiva serena al piano superiore.
-Se mai ci dovesse succedere qualcosa, i ragazzi farebbero a gara per
occuparsi di lei- cercò di sorridere Christopher.
Tentava di mostrarsi sereno ma, al solo pensiero che qualcuno avrebbe
potuto crescere Hope al posto suo, avvertiva il cuore lacerarsi.
-Non voglio che nostra figlia possa passare quello che abbiamo
attraversato io e Matt- confessò Alice, ora decisa.
-Alice ascoltami bene- mormorò serio Chris, prendendole il
viso
tra le mani -Hope non ci perderà mai, hai capito? Tu, non mi
perderai mai-
La ragazza annuì. Non poteva che credergli ciecamente, se
lui le parlava con quel tono così sicuro.
Lo baciò delicatamente, perdendosi in quel languore,
lasciando che le sue mani vagassero tra quei capelli biondi.
Avrebbe affrontato tutto il mondo, se necessario, pur di stare per
sempre al suo fianco.
Quella notte Draco dormì poco e male.
L'idea di rivedere i suoi genitori, l'indomani, non lo faceva affatto
stare tranquillo.
Hermione lo sentiva girarsi e rigirarsi nel letto, ma
preferì
lasciarlo ai suoi pensieri. Doveva riuscirci da solo, doveva arrendersi
a quell'idea.
All'alba però, nel dormiveglia, intuì che lui non
aveva dormito nemmeno un istante.
La ragazza si tirò appena su, mettendosi di fianco e
reggendosi la testa con una mano.
Lui era steso a pancia in su, lo sguardo rivolto al soffitto.
Hermione gli posò una mano sul torace, carezzandolo appena.
-Cosa ti preoccupa?- gli sussurrò, ormai anche lei
perfettamente sveglia.
Draco sospirò.
-Temo di non riuscire a rispondere di me stesso, quando me lo
ritroverò davanti-
-Io invece sono sicura che ci riuscirai- sorrise la Granger -E poi ci
sarò io, lì con te, lo affronteremo insieme-
Il biondino le afferrò la mano, portandosela alla bocca e
deponendovi un bacio.
-Mi sembra di trascinarti nella tana del lupo- mormorò,
sempre senza guardarla.
Hermione in un istante, facendo leva sulle braccia, si alzò
e si sdraiò su di lui.
-Sentimi bene Malfoy- disse secca, ma con un leggero sorriso sul volto
-L'ultima volta che sono entrata in quella casa ho fatto saltare il
portone e terrorizzato tuo padre. Ed ero completamente sola. Penso di
potermela cavare!-
Draco sogghignò, prendendole un ricciolo e avvolgendoselo
tra le dita.
-Questa mi mancava-
La ragazza posò il mento sul suo petto, guardandolo fisso.
-E' stato quando ho scoperto che tu eri ancora vivo.-
confessò
-Non ci ho visto più, e volevo delle certezze. L'unico modo
era
andare da loro-
-E hai davvero fatto saltare la porta?- rise appena Malfoy -Mia madre
sarà andata fuori di testa-
-Non più di tanto...Probabilmente aveva capito che per
trovarti avrei fatto anche di peggio-
Draco tornò serio, quindi la attrasse a sè per
baciarle le labbra.
-Beh, almeno possiamo evitare le presentazioni ufficiali-
ironizzò, alzando gli occhi al cielo.
Hermione lo guardò storto, quindi sfoderò un
sorrisetto per nulla rassicurante.
-Veramente qualche presentazione la dovremo fare lo stesso-
-Di cosa parli, mezzosangue?- sbottò Draco, allarmato.
-Quando sono andata da mia madre mi ha detto che vuole conoscerti-
Malfoy gemette, lasciando andare la testa indietro sui cuscini.
-Non mi dire che il mio algido Serpeverde ha paura dei miei genitori-
ridacchiò Hermione, tracciando una linea sul torace del
biondino.
-Non dire sciocchezze Granger-
Con un colpo di reni, Draco ribaltò le posizioni,
schiacciandola sul materasso.
Hermione gli carezzò le spalle, lasciando che il ragazzo le
succhiasse lascivamente il labbro inferiore.
Una mano del biondino risalì lenta lungo la sua coscia, a
malapena coperta dal lenzuolo, mentre le sue labbra bramose si
staccavano da quelle di Hermione per vagare sul collo.
-Piuttosto spero che tuo padre non sia un tipo geloso-
mormorò
Draco, con voce roca, un attimo prima di perdersi totalmente in lei.
David Carrigan sospirò.
-Papà, perchè non vieni con noi?-
L'uomo si specchiò negli occhi speranzosi di sua figlia,
chinandosi poi in modo da mettere il proprio volto a livello di quello
della bambina.
-Devo lavorare tesoro- sussurrò.
-Ma l'avevi promesso!- protestò Margaret, incrociando
rabbiosa le braccia.
Il Capo degli Auror alzò il viso, cercando un aiuto in sua
moglie.
Annette lo guardò, il volto una maschera d'odio. Come
avvertì lo sguardo del marito su di sè,
però, si
ricompose.
Posò una mano sulla testa della figlia, carezzandole
delicatamente i capelli.
-Sai che papà ha un lavoro impegnativo...- disse dolcemente
Ann,
scoccando all'uomo uno sguardo di rimprovero -Facciamo
così...Noi intanto andiamo, poi lui se riesce ci raggiunge!-
Margaret annuì appena, quindi scoccò un bacio
sulla guancia al padre e corse alla macchina.
-Non essere arrabbiata- mormorò Carrigan alla moglie, che
era rimasta lì, a fissarlo, gli occhi come due specchi.
Annette si sistemò meglio il maglioncino leggero che portava
sulle spalle.
Era stanca, tanto stanca.
-Io non ce la faccio più- disse la donna, passandosi una
mano
sul volto -Non posso più fingere con i ragazzi che vada
tutto
bene. Non posso continuare a coprire le tue mancanze-
-Questa volta credevo davvero di farcela- giurò suo marito
-C'è stato un imprevisto!-
-C'è sempre un imprevisto!- sbottò Ann, cercando
di non
urlare -E io ho dovuto impararlo a mie spese...Ma Margaret ci teneva
che oggi tu venissi al lago con noi...E Louis? Quante tempo hai passato
con lui da quando è tornato da Hogwarts per le vacanze?-
Carrigan le posò una mano sulla guancia, e la donna non si
sottrasse.
-Ti giuro che appena tutto questo finirà,
prenderò una pausa-
Sua moglie annuì, mordendosi appena il labbro inferiore.
Quanto avrebbe
desiderato potergli credere...
-Sarà meglio che vada- sussurrò,
scostandosi da lui, e lasciandolo solo.
Solo, a fare i conti con una famiglia a cui sentiva di non appartenere
più.
Eccomi di nuovo
qui.
Lo so, è tanto che non aggiorno, e capisco benissimo se
alcune di voi sono ormai stufe di attendere così tanto, ma
vi assicuro che sto facendo il possibile per riuscire a terminare
questa storia. Quest'estate è stata un inferno, sotto tutti
i punti di vista, e purtroppo non accenna a migliorare, anzi. Non mi
dilungo nei dettagli, ma spero che il capitolo vi piaccia.
Un grandissimo bacione.
Gaia
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Capitolo 44 *** Capitolo 44 ***
Draco Lucius Malfoy si accostò al pesante
cancello di quella che per tanti anni aveva considerato casa propria.
Ora, nel suo immaginario, rappresentava solamente la peggiore delle
prigioni.
Sospirò, avvertendo una piccola mano afferrare la sua e
stringergliela.
Il ragazzo si voltò verso Hermione e le rivolse un breve
sorriso, prima di tornare con lo sguardo verso l'imponente maniero.
-Sei pronto?- chiese Seb, alle loro spalle.
Il biondo annuì, posando la mano sulle inferriate che,
riconoscendo il padrone, si spalancarono con un cigolìo.
Draco avanzò nel giardino immenso, seguito dagli Auror,
sforzandosi di mettere un piede davanti all'altro e di non andarsene
una volta per tutte.
L'idea che di lì a poco si sarebbe ritrovato di fronte suo
padre, da una parte lo faceva bruciare di rabbia, dall'altra lo
distruggeva.
-Andrà tutto bene- gli sussurrò Hermione,
continuando a
camminare al suo fianco con il bel volto fisso davanti a sè.
Salirono le scale che conducevano alla porta d'ingresso, che a sua
volta si spalancò.
I coniugi Malfoy erano immediatamente lì dietro, Narcissa
nascosta dietro le spalle del marito, che reggeva la bacchetta.
Avevano accettato di incontrare gli Auror solo dopo molti tentennamenti
e la parola d'onore di questi che non li avrebbero attaccati.
-Ma che caloroso benvenuto- sibilò Christopher, entrando
tranquillamente in casa, seguito da tutti gli altri.
-Prego, accomodatevi pure- ironizzò Lucius, guardandoli con
gli occhi ridotti a due fessure.
Harry lo sorpassò senza degnarlo di un'occhiata, seguito da
Ron e Sebastian.
Draco, dal canto suo era fermo sulla soglia.
Sentiva su di sè lo sguardo distrutto di sua madre, e una
parte di lui avrebbe solo voluto rassicurarla.
Ma le ferite che si portava addosso sanguinavano ancora troppo, per
riuscire a perdonare.
Hermione, alle sue spalle, gli diede una leggera spinta.
-Entra- mormorò -Ci sono io-
Confortato da quelle parole, che avevano avuto il potere di
riscaldarlo, il ragazzo mosse un paio di passi all'interno dell'atrio,
quindi si diresse in salotto, imitato dagli amici e dai propri genitori.
-Abbassi la bacchetta, Signor Malfoy- borbottò Chris una
volta arrivati, senza troppe cerimonie.
-Chi mi garantisce che questa non sia una trappola?- sbottò
l'uomo, diffidente.
-Spiacente, questi non sono i nostri metodi- ringhiò Mason
-Noi
facciamo le cose alla luce del sole. E poi le abbiamo dato la nostra
parola-
Lo sguardo di Lucius Malfoy lasciava intuire quanto poco si fidasse
della
promessa di un Auror, ma abbassò lo stesso la propria arma,
dopo
aver scambiato uno sguardo con la moglie.
-In cosa possiamo esservi utili?- domandò Narcissa,
splendida e
altera nel suo abito blu, accomodandosi su un divano e facendo cenno ai
suoi ospiti di fare altrettanto.
Dal suo tono pareva di essere ad una cena formale, ma lo sguardo chiaro
fisso sul proprio figlio e le mani che continuava a torturarsi,
bastavano a chiarire quale fosse il suo reale stato d'animo.
-Vorremmo che ci diceste tutto ciò che sapete di Lord
Cavendish-
cominciò Sebastian, che con loro era maggiormente in
confidenza,
viste le frequentazioni passate tra Lucius e il proprio padre.
-Questo ce l'avete scritto- mugugnò Malfoy -Il punto
è...Cosa ci guadagno io a passarvi queste informazioni?-
Sua moglie gli lanciò un'occhiata raggelante, ma lui la
ignorò.
-La salvezza di Draco- sibilò Hermione, guardandolo con odio.
Il biondino sogghignò gelidamente, catalizzando su di
sè l'attenzione.
-Non darti pena Mezzosangue- ringhiò poi -Non gliene
è mai importato nulla-
Sentendo quelle parole, Narcissa si portò le mani al volto,
emettendo un gemito.
-Non ti permetto di rivolgerti a noi in questo modo!- lo riprese
Lucius, scattando in piedi ma subito bloccato dalla bacchetta che Chris
gli puntò al petto.
-Sbaglio, forse?- continuò Draco, con voce lenta e modulata.
-Ti prego, smettila- sussurrò sua madre, guardandolo con
occhi lucidi.
Forse fu il suo tono disperato, ma il ragazzo si trattenne
dall'infierire ulteriormente.
-Torniamo al motivo per cui siamo qui- si intromise Sebastian -Ci serve
il vostro aiuto. Cosa potete dirci di Cavendish?-
Lucius fissò il proprio figlio, prima di rispondere. Se
davvero
da tutto ciò dipendeva la vita di Draco...beh, avrebbe detto
qualsiasi cosa.
-E' l'erede di una famiglia rispettabilissima- cominciò a
spiegare -Nelle sue vene scorre forse il sangue più puro di
tutta la Gran Bretagna-
-I suoi genitori erano Mangiamorte?- chiese Chris.
-No, Abraham Cavendish si riteneva troppo superiore per seguire
qualcuno in base ad un ideale- commentò Narcissa -Ma
condivideva
appieno gli ideali del Signore Oscuro. Mandò il suo unico
figlio
a Durmstrang appunto per fargli frequentare solamente un ambiente
piuttosto elevato-
-Abraham Cavendish...- mormorò Seb tra sè e
sè -Mi sembra di aver già sentito questo nome-
-Puoi starne certo, ragazzo- assicurò Lucius, studiandolo di
sotto in su -Il più grande errore giudiziario mai commesso
da
voi Auror. Ne parlarono tutti i giornali-
-A cosa si riferisce?- chiese Harry, troppo incuriosito per evitare di
rivolgere la parola all'uomo.
-Non mi sorprende che tu come al solito arrivi tardi, Potter-
sibilò Malfoy -Mi stupisco che tu sia ancora vivo-
-Lucius!- lo riprese subito sua moglie, mentre suo figlio roteava gli
occhi.
Harry stava per rispondere con qualche stoccata velenosa, ma venne
bloccato da un'occhiata imperiosa di Sebastian.
-Ho qualche vago flash...- cominciò Anderson -Ricordo che
mio
padre ne aveva parlato a lungo...Ero molto piccolo all'epoca, poi se
non sbaglio la faccenda venne insabbiata-
-Esatto-
-Potreste spiegare qualcosa anche a noi, cortesemente?-
mugugnò Chris, che si stava spazientendo.
-Accadde poco più di vent'anni fa, quando il vostro
amico Cavendish era solo un
ragazzino- cominciò Malfoy, facendo fare una smorfia a tutti
-Gli Auror, dopo la caduta del Signore Oscuro, davano disperatamente la
caccia ai Mangiamorte superstiti. Agivano ormai senza controllo, decisi
a chiudere i conti una volta per tutte. Combattevano privi di ogni
moralità-
-E detto da uno come lei è tutto dire- mormorò
Ron.
-Lascialo finire, non siamo qui per litigare- lo bloccò
Hermione, avvertendo Draco irrigidirsi accanto a lei, dopo l'uscita del
rossino.
-La caccia agli adepti superstiti era diventato il loro unico scopo-
continuò Lucius con sussiego, incurante del commento di
Weasley
- Ed i Cavendish incarnavano il prototipo del perfetto Mangiamorte.
Famiglia antica, prestigiosa, albero genealogico immacolato. Non
avevano mai fatto mistero delle loro idee conservatrici ma, ripeto, non
erano seguaci del Signore Oscuro-
-Cosa accadde?- chiese Chris, mentre Sebastian cominciava a ricordare
tutto.
-Un gruppo di Auror, dopo aver ricevuto una falsa soffiata, irruppe di
notte nel loro maniero. Li minacciarono, probabilmente li torturarono
anche- disse Malfoy, nella voce nemmeno l'ombra di un sentimento -Fatto
sta che, non si sa come, la mattina dopo la loro villa era crollata. La
moglie di Cavendish, Claribel, rimase uccisa. Abraham non si riprese
mai più dall'incidente, impazzì totalmente fino a
che si
suicidò, lasciando il figlio completamente solo-
Nessuno fiatò quando il padrone di casa terminò
il suo racconto.
Tutti i ragazzi facevano i conti col fatto che gli ideali che avevano
sempre difeso potessero anche aver portato ad episodi di violenza come
quello.
-Era un periodo buio- intervenne Narcissa, conscia che suo marito era
stato forse un po' troppo diretto -Gli Auror ne erano usciti distrutti
e se si comportarono così fu solo perchè...-
-Non c'è bisogno che li difenda- disse secco Mason -La
violenza non è mai giustificabile. Da nessuna parte-
-Certo questo spiegherebbe molte cose- mormorò pensierosa
Hermione.
-Di che parli, Mezzosangue?- chiese anche Draco, interessato.
-Beh..Se ci fai caso in entrambi gli attacchi, Cavendish ha provocato
dei crolli.- osservò la ragazza, stupendo gli amici
-Probabilmente questo è un segnale...-
-Ci manca solo che ci mettiamo a fare gli psicanalisti di quel pazzo-
gemette Harry.
-Io invece credo che Hermione sia sulla strada giusta-
commentò
anche Seb, invitandola a proseguire con un cenno del capo.
-Se davvero possiamo collegare questo fatto, allora potremmo presumere
che lui non abbia nessun legame con Voi-Sapete-Chi- aggiunse la
Granger, ormai lanciatissima nel suo ragionamento -Lui vuole solo
vendicarsi di noi Auror-
-E allora perchè reclutare i Mangiamorte?-
-Per avere degli alleati, è ovvio- rispose Anderson al posto
suo, ormai seguendo perfettamente la ragazza.
I presenti tacquero tutti per un istante, impegnati ad assimilare
quelle nuove scoperte.
A quanto pareva l'obiettivo di Cavendish non era solamente quello di
ottenere il potere personale, ma anche di distruggere tutti loro.
-Dobbiamo agire al più presto...- rantolò Harry
-Evidentemente quel rituale ci riguarda-
Hermione annuì. Era tutto così ovvio adesso.
Così ovvio.
Senza dubbio il rito delle cinquantasette anime non c'entrava col fatto
di ricreare la potenza dei Mangiamorte, come avevano pensato fino a
quel momento, ma avrebbe dato a Cavendish un'arma contro gli Auror,
semplicemente.
-Vi serve altro?- bofonchiò annoiato Lucius Malfoy, poco
avvezzo a compagnie di quel genere.
-Sì- rispose Potter, trattenendosi dal tirargli un pugno
-Lei
crede che Cavendish si possa essere rifugiato nel suo vecchio palazzo?-
-Impossibile- si intromise Narcissa, scuotendo la chioma bionda -Quel
che restava del
maniero è stato distrutto, per ordine di Abraham, subito
dopo la
morte della moglie-
-E allora dove diamine si possono essere nascosti?- continuò
Harry -Draco ci ha detto che i Cavendish avevano moltissime
proprietà-
-E' così- confermò Lucius. -Potrebbe rifugiarsi
in una qualsiasi di esse-
-Ci pensi bene- lo esortò Hermione -Non ce n'è
qualcuna
nei dintorni di Londra con un significato particolare? Magari che possa
legare Cavendish al ricordo della sua famiglia?-
Malfoy scosse la testa, perplesso, ma sua moglie gli afferrò
un braccio, come folgorata da un'idea.
-La tenuta di Claribel!- sussurrò, con voce tesa.
-Di che stai parlando?-
-Era un palazzo, più piccolo della loro villa, che Abraham
aveva
fatto costruire secondo i desideri della moglie. Lo usavano
principalmente come residenza estiva, ma assomigliava incredibilmente a
casa loro-
-Sono lì- ringhiò sicuro Harry, mentre gli altri
annuivano convinti -Non può essere altrimenti-
-Se le nostre supposizioni sui rapporti di Cavendish col suo passato
sono esatti, si è rifugiato nel luogo preferito da sua
madre-
commentò Hermione, anche lei certa delle loro conclusioni.
-Ottimo Mezzosangue- borbottò Draco -Ora possiamo andarcene
no?-
La ragazza dapprima lo guardò male poi, vedendo la sua
espressione, si limitò ad annuire.
Era stata dura per lui tornare lì, e non poteva pretendere
che rimanesse tranquillo troppo a lungo.
-Sì, andiamo- disse anche Chris -Carrigan ci aspetta al
Ministero-
Fece un cenno del capo a Lucius e Narcissa. Proprio non gli riusciva di
ringraziare quelli che fino a poco prima aveva considerato dei nemici,
quindi non si sforzò più di tanto, limitandosi a
guidare
gli amici verso l'uscita.
Per ultimi si alzarono Draco ed Hermione. La ragazza sorrise appena a
Narcissa, senza degnare Lucius di uno sguardo, e fece per uscire anche
lei.
-Tu non ci saluti figliolo?- chiese Malfoy, rivolgendosi al figlio, che
si era alzato e gli aveva rivolto le spalle per seguire Hermione -Hai
proprio cambiato genere di compagnia, vedo-
Fu un attimo.
Draco si voltò di scatto, afferro il padre per il bavero e
lo sbattè contro il muro.
-Dammi un motivo- gli sibilò, ad un dito dal volto,
incurante
degli strilli della madre che invano cercava di separarli -Un solo
motivo per vendicarmi per questi ultimi sei anni, e giuro che ti
farò passare l'Inferno-
-Sei un ingrato- rantolò Lucius -Volevamo salvarti-
-Voi mi avete rovinato l'esistenza- gridò il ragazzo -Tu
soprattutto, sin da quando ero bambino!-
-La tua Mezzosangue invece ti garantirà un roseo futuro
vero?- sogghignò suo padre, ormai a corto di fiato.
-Lucius smettila!- lo implorò Narcissa, le lacrime agli
occhi.
-No, lascialo parlare....- ringhiò Draco, fuori di
sè
-Voglio proprio vedere quanto in là riuscirà a
spingersi-
-Non mi sfidare- lo avvertì Lucius, gli occhi fiammeggianti
-Altrimenti potrei anche decidere di voltarti le spalle, quando
Cavendish ucciderà la tua amichetta e tu deciderai di
tornare a
casa-
Con un colpo di reni, Draco schiacciò il padre ancora
più
contro il muro, facendolo tossire in cerca d'aria, ma ormai era senza
controllo.
-Cosa sai di Cavendish, eh? Cosa vuole da Hermione?-
-Sono solo voci...- biascicò l'altro.
-Draco lascialo stare! Non vedi che non respira?- singhiozzò
Narcissa, aggrappandosi al braccio del figlio senza risultato.
-Non arriverete mai a toccarla- sibilò il ragazzo
-Nè tu, nè quell'altro bastardo! Mi hai capito?
Mai!-
Strinse maggiormente la presa sul collo del padre, e non si sarebbe
certo fermato, se non avesse avvertito delle mani delicate ma decise
afferrargli le spalle.
Hermione era tornata indietro, richiamata da tutto quel baccano, e ora
stava cercando di impedirgli di fare un madornale errore.
-Draco, così lo uccidi, basta!- gli mormorò
all'orecchio.
Il ragazzo allentò impercettibilmente la stretta.
Nel giro di un secondo il viso della sua Mezzosangue gli comparve
accanto.
-Tu non sei come lui, Draco, lascialo andare-
Colpito da quelle parole, il biondino si riscosse. Lasciò di
colpo il collo di suo padre, che cadde a terra tossendo, subito
soccorso da Narcissa.
Draco rimase lì a guardarli, distrutto.
In un lampo le braccia esili di Hermione si chiusero attorno alla sua
vita. La ragazza lo sospinse verso l'ingresso, decisa a portarlo via il
prima possibile. Le si spezzò il cuore nel vedere i suoi
occhi
vitrei, le sue mani tremanti...Ma ci avrebbe pensato dopo.
L'importante era riportarlo al più presto a casa. E
lì si sarebbe presa cura di lui.
Nello stesso momento, Laine Debora Harris era tornata a casa a prendere
le ultime cose, per poi trasferirsi definitivamente a casa Mason.
In realtà era d'accordo con Sebastian che l'avrebbe
aspettato all'esterno, per poi entrare insieme, ma alla fine era
arrivata in anticipo e aveva deciso di portarsi avanti.
Quella mattina non aveva nulla da fare, e la cosa in effetti cominciava
a pesarle un po'.
Aveva avuto sempre molteplici interessi, ma con la nascita di Blake e i
problemi dell'ultimo periodo aveva dovuto
accantonare tutto. Sebastian non si fidava a farla andare in giro da
sola, e lei capiva benissimo i suoi timori.
Molti Mangiamorte ce l'avevano con lui per aver tradito la causa, suo
padre in primis, e lei sarebbe stata un ottimo bersaglio, per colpirlo.
Per questo motivo, nelle ultime settimane aveva preferito starsene
buona. Era frustrante, ma Seb aveva già molte
preoccupazioni in quel momento, e non voleva essere lei a dargliene
altre.
Quando sentì suonare alla porta, si alzò
sorridendo inconsciamente. Sebastian aveva fatto presto.
La ragazza sollevò Blake, che giocava per terra, e lo
spostò nel box lì accanto, quindi corse ad aprire.
Grande fu la sua sopresa quando, aperta la porta, non si
ritrovò davanti il marito, ma due figure austere.
Un uomo e una donna.
I suoi genitori.
-Possiamo entrare?- chiese suo padre, il conte Lionel Harris, con voce
decisa.
Laine, troppo sconvolta per parlare, si scostò lasciandoli
passare.
Erano passati almeno tre anni dal loro ultimo incontro. Aveva
annunciato di essere tornata con Sebastian, e loro l'avevano
prontamente cacciata. Poi, il silenzio.
I suoi genitori si accomodarono in salotto, guardandosi entrambi
attorno con aria critica.
La ragazza li osservò. Il tempo per loro sembrava quasi non
essere passato.
Suo padre aveva conservato il suo sguardo altero, glaciale, i capelli
si erano appena ingrigiti.
La Contessa, sua madre, invece, possedeva sempre una fredda
bellezza. I lunghi capelli biondi, così simili ai suoi,
erano
raccolti sul capo, il volto giovanile perfettamente truccato.
-Perchè siete venuti qui?- chiese Laine, con voce flebile.
-Ci sono giunte delle voci- borbottò suo padre, squadrandola
come se fosse passato a malapena un giorno dall'ultima volta che
l'aveva vista.
-Ovvero?-
-Che ti sei sposata con quel Mangiamorte e che ci hai fatto un figlio-
sibilò sua madre, con quella voce altezzosa che lei aveva
sempre
odiato.
Per tutta risposta, Blake si mise a balbettare qualcosa dentro il box,
e Laine lo prese in braccio, guardando i suoi con aria di sfida.
-Avete sempre avuto ottime fonti- disse, ora decisa, con in braccio suo
figlio.
-Allora è vero- rantolò suo padre, fissandola con
sprezzo.
Laine si strinse al petto Blake, orgogliosa come non mai.
-Come hai potuto?- si intromise anche sua madre -Ci hai disonorati! Hai
mischiato la nostra famiglia con quel bastardo, generando questa feccia-
-L'unica feccia che vedo in questa stanza siete voi- mormorò
Laine a denti stretti -Non certo il mio bambino-
Il Conte Harris squadrò figlia e nipote. Dio, quel bambino
era così uguale a quel maledetto di Anderson.
-Eravamo venuti qui, sperando che ciò che avevamo sentito
non fosse vero- disse -Ma questo cambia tutto-
La ragazza nemmeno rispose, limitandosi a guardare quel padre che anni
prima aveva venerato e amato. Ora, non provava più nulla.
Solo
rabbia.
-Ti avremmo ripreso in famiglia, se ci avessi ripensato-
continuò suo padre, una luce gelida nello sguardo -Ma stando
così le cose, tutti i tuoi titoli passeranno a tuo cugino.
Tu
con noi non c'entri più nulla. Non ne sei degna-
-Ti sbagli- sogghignò Laine, sentendosi spaccare in due da
quelle parole, ma ben decisa a non darlo a vedere -Siete voi che non
siete degni di far parte della mia vita. E ora fuori! FUORI!-
Come una furia, marciò verso la porta d'ingresso,
spalancandola e guardando i suoi genitori attraverso gli occhi
contratti.
Loro le lanciarono un'ultima occhiata terribile, quindi
uscirono, senza darsi pensiero del fatto che quella probabilmente
sarebbe stata l'ultima volta che avrebbero visto la figlia.
Non appena furono fuori, Laine chiuse di schianto la porta, facendola
quasi traballare sui cardini, quindi scivolò contro di essa,
e
pianse tutte le sue lacrime, stringendo forte Blake.
-Tieni, bevi questo, ti farà sentire meglio-
Draco alzò gli occhi sulla tazza di the che Hermione gli
porgeva, quindi si lasciò andare contro lo schienale del
divano.
-Non sono malato, Mezzosangue-
-Lo so, ma hai bisogno di calmarti-
La ragazza si sedette accanto a lui, fissandolo. Era
più pallido del solito, i capelli erano scomposti, la rabbia
pronta a riaffiorare.
Gli altri erano tutti al Ministero a discutere con Carrigan delle loro
ultime scoperte, così in casa erano rimasti solo loro,
più Elenie e Sophie che riposavano al piano di sopra.
Hermione gli carezzò appena il viso, avvertendo un braccio
del biondino circondarle la vita e schiacciarsela addosso.
Il ragazzo affondò il viso tra i suoi ricci, ancora
incredulo di
essere arrivato quasi ad un passo dall'uccidere suo padre.
-Mi hai spaventata, prima- confessò la Granger.
Draco si scostò da lei, guardandola con un'espressione
indecifrabile dipinta sul viso.
-Hai paura di me?- le chiese. La sua voce suonava stanchissima.
-Non ho detto questo- sorrise Hermione -Non ho paura di te. Ho avuto
paura per te.
Ti ho visto soffrire, e temevo che potessi fare qualcosa di cui in
futuro ti saresti potuto pentire-
-Questo intendevo quando ti dicevo che per te sarebbe stato meglio
starmi lontana- disse Draco, freddo -Rovino tutto quello che tocco-
-Cosa dici?- sussurrò la ragazza, accostandoglisi
maggiormente
-Lo sapevamo...Sapevamo che sarebbe stato difficile rimettere insieme i
pezzi. Ma siamo qui, e supereremo tutto insieme-
Malfoy la guardò, gli occhi ora meno vacui. Le
carezzò
piano una guancia, sentendo le labbra di Hermione posarsi sulle sue
delicatamente.
-So io cosa ti ci vuole- mormorò la ragazza, sorridendogli
sulla bocca.
Draco, a quelle parole, le scoccò uno sguardo malizioso, ma
lei scosse la testa.
-Aspettami nel giardino sul retro, torno subito-
E corse su, lasciandolo lì a mugugnare per qualche minuto
sulle occasioni sprecate, prima che si decidesse ad uscire.
La aspettò per poco, perchè subito la ragazza
uscì, gli occhi dorati che brillavano.
-E quella cosa sarebbe?- borbottò Malfoy, osservando
perplesso il manico di scopa che Hermione stringeva tra le mani.
-E' la scopa di Harry- sorrise la Granger -Lui dice sempre che volare
distende i nervi e manda via le preoccupazioni...
-Se lo dice San Potter...- mormorò Draco, sarcastico,
beccandosi una botta sulla spalla.
-Non fare l'idiota- lo riprese Hermione -Ricordo perfettamente quanti
pomeriggi passavi al campo da Quidditch. Volavi benissimo, e ti
piaceva. Perchè non riprovare?-
-Sono almeno sei anni che non tocco una scopa, Mezzosangue-
-E allora?- lo incoraggiò lei -Avanti, prova-
Il ragazzo, un po' diffidente, afferrò il manico che lei gli
porgeva. Con suo sommo stupore, nell'attimo esatto in cui
sfiorò
la scopa, un mare di sensazioni dimenticate tornarono a galla.
Le partite, il vento sul viso, quell'idea di libertà.
Hermione si sentì scoppiare il cuore vedendo il sorriso che
si aprì sul viso cupo del biondino.
-Allora ci ho visto giusto- ridacchiò.
Draco la guardò, gli occhi grigi finalmente più
sereni.
Si mise a cavallo della scopa, felice come un bambino a cui hanno
restitutito il suo giocattolo preferito dopo una lunga punizione.
Stava per decollare, quando si rivolse a lei, tendendole una mano.
-Vieni con me-
-Stai scherzando?- sbiancò Hermione, ora seria. Aveva una
paura folle di volare.
-Non dirmi che la mia coraggiosa Mezzosangue si tira indietro- la prese
in giro Draco.
-Proprio così- sibilò la Granger, punta sul vivo
-Su quella cosa non ci salgo manco morta-
Malfoy scese dalla scopa e si accostò a lei, guardandola
attraverso le lunghe ciglia.
-Voglio che tu ci sia, sempre, anche adesso- le sussurrò,
serio -Non ti lascerò cadere-
Hermione lo guardò a sua volta, poco convinta, quindi
studiò la scopa.
Gliel'aveva promesso. Avrebbero sconfitto insieme i loro fantasmi.
E quello era un ottimo modo di cominciare.
Annuì appena, e un attimo dopo fu alle spalle del biondino,
stretta spasmodicamente al suo torace.
-Tieniti forte- la avvisò Malfoy, leggero.
-Contaci!- assicurò Hermione. Quella parola si
trasformò
presto in un urlo, perchè Draco si alzò
rapidamente in
volo.
In breve tempo i due si ritrovarono al di sopra delle basse nuvole che
quel pomeriggio coprivano Londra.
Solo loro, insieme. Liberi come mai prima.
Ciao a tutti!
Ormai non so più che scusa usare per il mio ritardo, se non
dire semplicemente che mi dispiace.
Tra gli esami e tutto, il tempo per scrivere è poco, e
onestamente anche l'ispirazione. Per tutto ciò la scrittura
di questo capitolo è andata decisamente a rilento, anche
perchè piuttosto che postare un capitolo scritto un po'
così, preferisco aggiornare più tardi ma esserne
quantomeno soddisfatta, seppur con tutte le conseguenze del caso.
So che gli aggiornamenti sporadici non sono il miglior modo per
garantirsi lettrici assidue e appassionate, ma non posso fare
altrimenti. Posso solo sperare che mi capiate e che portiate pazienza.
Del resto, come ho già detto a Chiara (alias aladoni)
qualche giorno fa, non mancano poi molti capitoli alla fine. Credo che
arriveremo alla cinquantina, secondo le mie previsioni, e non ho
intenzione di chiudere la storia in fretta e furia solo
perchè ho le idee poco chiare, o poco tempo, o altro.
Credo che, dopo tutte le recensioni meravigliose e costanti che,
nonostante tutto, continuate a lasciarmi, vi meritate almeno che io
faccia del mio meglio, e vi assicuro che questo farò, per
rispetto vostro e di questa storia
E' un onore per me scrivere per voi.
Un grande abbraccio.
Gaia
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Capitolo 45 *** Capitolo 45 ***
-Oddio! Non credevo che sarei mai sopravvissuta a tutto
questo-
rise Hermione, cercando invano di sistemarsi i capelli scompigliati.
Draco la guardò, aprendo la porta d'ingresso per farla
passare.
Era meravigliosa, con quei ricci sparsi sulle spalle e gli occhi che
brillavano.
Era meravigliosa ed era sua.
I due ragazzi avanzarono nel corridoio, sentendo le voci degli amici
provenire dalla cucina. Il biondino posò la scopa contro il
muro,
quindi afferrò Hermione per un polso, inducendola a voltarsi
verso di lui.
Le posò una mano sulla guancia, carezzandola piano col
pollice, e accostò la fronte a quella di lei.
-Grazie- le sussurrò piano, a fatica.
Per tutta risposta Hermione gli allacciò le braccia attorno
al collo, posando la testa sulla sua spalla.
Un colpetto di tosse alle loro spalle li indusse a voltarsi di scatto.
In piedi davanti a loro stavano Blaise, con un'espressione imbarazzata
dipinta sul volto, Pansy, che pareva stranamente divertita, e una terza
figura.
L'ultima che Hermione avrebbe mai voluto trovarsi davanti.
Peter Randall.
-Che sta succedendo qui?- tuonò il ragazzo, gonfiando il
petto.
Se la Granger ebbe la vaga decenza di mordersi un labbro, Draco si
limitò a guardare Randall come fosse stato un insetto
molesto.
-E tu saresti...?- domandò, con aria di
superiorità.
Zabini emise un gemito, mettendosi le mani sul volto.
-Io sarei il suo fidanzato!- affermò Peter, sicuro di
sè.
Un lampo di comprensione si fece strada sul viso di Malfoy. Quello era
il bifolco idiota con il quale era venuto quasi alle mani qualche tempo
prima.
-A quanto mi risulta si è rifiutata di sposarti- disse
placido il biondino.
-Alla mia
ragazza serviva
semplicemente del tempo.- rispose Randall, il volto nettamente
arrossato -Io gliel'ho concesso, però ora sono venuto a
riprendermela-
-Riprendertela? E chi ti dice che io te la lasci?- sbottò
anche Draco, perdendo la sua compostezza per un attimo.
Hermione alzò gli occhi al cielo, leggermente seccata. Ora
quei
due cominciavano ad esagerare. E che cos'era, un pacco postale?
-Guardate che io sono qui- sibilò, intromettendosi tra i due
-E so decidere da sola, grazie-
-Precisamente- confermò Peter -Quindi ora verrai via con me-
-Non credo proprio- borbottò Malfoy.
La Granger gli scoccò un'occhiataccia, quindi fece cenno a
Randall di attendere un attimo, e si voltò verso Draco.
-Puoi lasciarmi un attimo sola con lui?- sussurrò.
-Non se ne parla!- mugugnò il biondino.
-Per favore. Devo parlargli. E poi mi so difendere, sai?-
mormorò irritata Hermione.
Tutte quelle attenzioni la lusingavano, ma ora sembrava che non sapesse
gestire nemmeno un ex-fidanzato, dannazione!
Malfoy sbuffò, quindi si allontanò lungo il
corridoio, prontamente seguito da Blaise e Pansy.
La Granger sospirò, quindi si voltò verso Peter,
non sapendo bene come cominciare il discorso.
-Ascolta, mia cara- cominciò lui, stupendola -Posso capire
che
la mia proposta ti possa aver lasciato di stucco...Per questo ti ho
lasciato sola per un po', acconsentendo a lasciarti vivere tra questa
gente. Ma ora basta. Voglio che tu venga a vivere con me-
-Ecco Peter...- cominciò Hermione -Veramente io...-
Le era tremendamente difficile dirgli che non lo voleva più.
Era
sempre stata coraggiosa, ma non era comunque facile far deliberatamente
del male ad una persona. E lei sapeva che lo avrebbe ferito.
-Non devi dirmi nulla, adesso. Parleremo più tardi- la
interruppe lui, deciso -Dove sono i tuoi bagagli?-
-No. Noi parliamo adesso- sbottò la ragazza.
Randall, stupito da quell'alzata di testa, la guardò.
-Io non verrò con te, mi dispiace- disse Hermione, ora
più tranquilla -So che non mi sono comportata bene, non
parlandoti chiaramente, ma non sapevo nemmeno io cosa sarebbe
successo-
-Di che stai parlando?-
-Qui io ho tutto ciò che voglio, e di cui ho bisogno-
confessò la Granger.
-Ti riferisci a quel tizio biondo?- ringhiò Peter.
Hermione annuì.
-Io lo amo, l'ho sempre amato- mormorò la ragazza -Ho
tentato in
ogni modo di dimenticarlo, ma per me non ci potrà mai essere
nessuno come lui-
Mai, mai nessun altro.
Randall strinse le labbra, rabbioso.
-Tu ora vieni via con me- sibilò -Non esiste che io perda la
faccia davanti all'alta società per colpa di una tua
infatuazione!-
Le afferrò il polso, cercando di trascinarla verso la porta
d'ingresso.
-Peter, finiscila!- lo ammonì Hermione, divincolandosi, con
l'unico risultato di far aumentare la stretta.
Il ragazzo mosse due passi verso l'uscita, ignorando le proteste di
Hermione.
-Lasciala immediatamente!-
La voce fredda e bassa di Draco lo indusse a voltarsi. Peter lo
guardò, senza mollare Hermione, nel volto dipinto l'odio
più puro.
-Altrimenti?- chiese beffardo -E' la mia fidanzata!-
-E qui ti sbagli- ringhiò Malfoy, avvertendo che anche
Blaise li stava raggiungendo -Tu ora la lasci andare, poi queste cose
potremo
risolvercele tra noi-
Per tutta risposta Peter diede uno strattone al braccio di Hermione,
che avrebbe solo voluto avere la bacchetta in mano per piantargli uno
Schiantesimo in mezzo agli occhi.
Draco fu rapidissimo. Il pugno arrivò veloce, infrangendosi
sullo zigomo di Randall, che crollò a terra, gemendo.
-Pezzo di idiota- commentò il biondo, voltandosi verso
Hermione -Ti ha fatto male?-
Non fece in tempo a finire di domandarglielo, che Peter si
rialzò e gli si lanciò addosso.
In mezzo alle grida della Granger e di Elenie, accorsa anche lei udendo
tutto quel rumore, Malfoy e Randall si rotolarono per terra, dandosele
di santa ragione.
-Smettetela, vi prego- urlò Hermione, cercando invano di
farsi
ascoltare. Blaise tentò di separarli, rimediando solamente
un
calcio in uno stinco che lo fece ululare dal dolore.
Peter nel frattempo si era portato sopra Draco. Gli tirò un
pugno in faccia, senza troppi complimenti, macchiandogli di sangue la
camicia immacolata. Malfoy reagì subito, non essendo
abituato a
prenderle per troppo tempo. Con un colpo di reni si alzò, e
schiacciò Randall a terra, facendogli sbattere la testa sul
pavimento e stordendolo appena.
-Lo capisci o no che ti posso mettere sotto quando voglio?- gli
sibilò ad un dito dal viso. -E questo è solo un
assaggio
di quello che ti accadrà se non le starai lontano-
Il biondino si rialzò, tirando in piedi anche il suo rivale
e
sospingendolo contro la porta. Blaise la aprì, mentre Draco
si
sistemava i vestiti.
Randall uscì, scoccando un'occhiata infuocata a Malfoy, che
non se ne curò più di tanto.
Non appena la porta sbattè, il biondino si voltò
verso Hermione, che ancora si massaggiava il polso.
Fece un passo incerto verso di lei, che lo scrutò da sotto
le
lunghe ciglia, con un'espressione imperscrutabile dipinta sul viso.
A un tratto però la Granger gli si avvicinò di
scatto,
posandogli i palmi aperti sul torace e mollandogli uno spintone, senza
peraltro smuoverlo di molto.
-Sei un idiota, Draco!- gli urlò con tutto il fiato che
aveva in gola, prima di correre su per le scale.
-Sai, ero convinto che alle donne piacessero gli uomini duri che
lottano per loro- considerò Blaise, appollaiato sul bancone
della cucina.
Accanto a lui, sua moglie sbuffò, roteando gli occhi.
-Ci vuole classe anche in queste cose- commentò, acida -Non
siamo più nell'età della pietra in cui le donne
venivano
contese come pezzi di carne-
-Non parlatemi di carne. Questa situazione mi fa già
abbastanza schifo-
La voce cupa di Draco arrivò da sotto una grossa bistecca
cruda,
molliccia e sanguinolenta, che gli copriva l'occhio nero che aveva
rimediato durante la zuffa con Peter.
Elenie aveva insistito, nonostante le reticenze del biondino, per usare
quel vecchio e alquanto schifoso rimedio Babbano, e ora se la rideva
tutta contenta del suo operato.
-Ora puoi levare quella porcheria ed usare un incantesimo?-
sibilò disgustata Pansy.
-Non se ne parla!- la bloccò la Benèfica -Ho
sempre sognato di provare questa cosa-
-Sì ma adesso Draco saprà di selvaggina per
chissà
quanto- ridacchiò Blaise -Ed Hermione non si
avvicinerà a
lui nemmeno con un incantesimo di Appello!-
Da sotto la bistecca si udì distintamente qualche commento
poco fine di Draco.
-Bene, io esco- annunciò Elenie poco dopo -Vado fuori a cena
con Harry! Occupatevi voi dell'occhio di Draco!-
Pansy la seguì a ruota, andando di sopra a farsi una doccia.
Uscite le due ragazze, la bistecca venne fatta Evanescere nel giro di
due secondi, e Zabini si mise all'opera per restaurare l'amico.
-Non sono molto pratico di queste cose- borbottò Blaise,
agitando la bacchetta -Non è un problema se per caso ti
faccio
spuntare un terzo occhio, vero?-
-Blaise, per favore- mormorò Draco, ormai rassegnato.
L'amico ridacchiò, riuscendo miracolosamente a rimetterlo in
sesto e facendolo sospirare di sollievo per lo scampato pericolo.
Malfoy tamburellò con le dita sul bancone. Doveva parlare
con
Hermione, lo sapeva, ma conoscendola era meglio lasciarle qualche
minuto ancora per sbollire.
-Com'è stato rivedere i tuoi?-
Draco sogghignò, udendo quelle parole. Si era aspettato il
discorsetto di Blaise sin da quando era tornato da Villa Malfoy.
-Un incubo- borbottò, lasciando cadere la testa all'indietro
-E onestamente non mi va di parlarne-
-In effetti posso capire che sia stato difficile...-
commentò
Zabini, fregandosene altamente delle volontà del suo amico
-Sai,
è buffo. Pare che in un certo senso Hermione li abbia
perdonati-
-Di che stai parlando?- chiese Draco, perdendo per un attimo il filo
del discorso.
-Ma sì...Forse perchè tua madre l'ha in un certo
senso
aiutata a salvarti. Credo che questo per lei sia abbastanza per capire
che Narcissa ti ama davvero- considerò il moro -Io invece
credo
che non potrò mai giustificarli-
Dicendo l'ultima frase indurì il tono, guardando nel vuoto.
-Non potrò mai perdonarli per averti fatto questo, nemmeno
se
avessero avuto le migliori intenzioni del mondo- ammise Blaise
-Volevano salvarti, e forse ci sono anche riusciti ma io....-
-Blaise, per favore- lo interruppe Draco -Non voglio parlare di questo,
lo sai-
-Io invece sì, ne voglio parlare- disse deciso l'amico -Non
l'abbiamo mai fatto fino in fondo. E onestamente voglio essere sicuro
che, una volta finita questa cosa con Cavendish, tu non deciderai di
sparire di nuovo-
-Come se l'altra volta fosse stata una decisione mia...-
-Beh, se non sbaglio quando sei riuscito a scappare dai tuoi, non eri
proprio intenzionato a tornare da noi- ironizzò Blaise -Hai
preferito farti quasi ammazzare dai Mangiamorte-
Draco alzò gli occhi al cielo. A quanto pareva era giunto il
momento delle confessioni, volente o nolente.
-Avevo paura di tornare qui- ammise, con notevole sforzo -Ti immagini,
sbucare fuori dopo sei anni in cui mi avevate ritenuto morto? Sentivo
di non fare più parte delle vostre vite...Voi eravate andati
avanti, io invece no. Hermione si stava ricostruendo una vita, tu
anche. Che posto ci sarebbe stato per me?-
-Non dire assurdità...Sai che non è
così!-
-Lo so adesso- lo bloccò Malfoy -Ma qualche mese fa non lo
sapevo. Così ho preferito sistemare le cose. Ve lo dovevo. A
te
e a lei. Credevo di riuscire a sistemare Cavendish, e potermene andare
di nuovo-
-E saresti riuscito a lasciarci così, senza dirci nulla,
facendoci continuare a pensare che fossi morto?- allibì
Blaise,
con espressione ferita.
-Non so se ci sarei riuscito...Ma il piano era quello-
Zabini scosse la testa.
-Allora lascia che ti dica qualcosa io- cominciò
-Perchè
tu non c'eri, ma io sì. C'ero quando Hermione aveva smesso
di
mangiare, di dormire. C'ero quando aveva cercato di convincere tutti
che ti aveva scordato. E c'ero anche quando quell'idiota di Randall
l'ha chiesta in moglie e lei si è rifiutata. Lei ti ama-
-Questo lo so-
-E io e Pansy ti vogliamo bene. E' qui il tuo posto-
Draco sorrise impercettibilmente, voltandosi verso l'amico. Poi
annuì.
-Credo di averlo sempre saputo, in fondo- ammise.
-Cosa intendi dire?- chiese speranzoso Blaise.
-Intendo dire che fino a poco tempo fa era mia intenzione andarmene al
più presto- confermò nuovamente il biondino -Ma
ora non
più. Resterò qui, per sempre-
-Dici sul serio?-
Malfoy annuì. -L'ho promesso ad Hermione. Ma è
anche ciò che voglio io-
Il moretto lo guardò. Non poteva crederci. Sarebbe rimasto
lì, con loro, sempre.
-Mi hai chiesto com'è stato rivedere mio padre-
continuò
Draco -E in effetti è stato proprio il fatto di ritrovarmi
nella
stessa stanza con lui a convincermi del tutto-
-In che senso?-
-Nel senso che non voglio essere come lui- mormorò Malfoy,
guardando un punto lontano. -Non voglio trascinare la Mezzosangue nel
vortice oscuro in cui lui ha costretto mia madre. Non voglio farla
affondare insieme a me, voglio darle la felicità che merita-
Blaise gli posò una mano sulla spalla, rivolgendogli uno
sguardo fiero.
-Vai da lei allora...Noi avremo una vita per parlare-
Con un passo gli avvicinò, stringendolo forte per un attimo,
quindi lo guardò uscire di corsa dalla stanza.
Draco arrivò ansante di fronte alla porta della stanza di
Hermione.
Stava per spalancarla, ma si bloccò un istante prima,
propendendo per una discreta bussata.
Così fece, attendendo che la sua ragazza gli aprisse.
Passarono alcuni minuti interminabili, quindi la bella Granger si
decise a presentarsi.
Aprì la porta, quindi si voltò e si mise a
mettere a
posto la stanza, lasciandolo lì in piedi come un idiota.
-Ce l'hai con me?- domandò cauto il biondino.
Domanda stupida.
Hermione si voltò, fulminandolo con uno sguardo, quindi
tirò su il lenzuolo energicamente, fingendo di essere
alquanto
occupata a rifare il letto.
Malfoy la lasciò fare. Si sarebbe calmata.
-Io non capisco- sbottò infine lei, rompendo il silenzio
-Dannazione, non abbiamo più diciassette anni. Possibile che
tu
non abbia ancora imparato che non si può sempre risolvere
tutto così, alzando le mani?-
-E cosa avrei dovuto fare?- domandò Draco, pacifico e sicuro
-Illuminami-
-Beh, esiste una cosa chiamata dialogo
civile, sai?- fece sarcastica la ragazza -Ma a quanto pare
voi Purosangue vi occupate diversamente delle vostre proprietà!-
Calcò di proposito sull'ultima parola, in modo da fargli
capire perfettamente come si era sentita.
-Non volevo darti l'impressione di essere trattata come un oggetto-
disse Malfoy, ora più serio.
-E' quello che hai fatto, invece. E comunque, al di là di
questo, ti sembra normale metterti a prendere a pugni una persona per
così poco?-
Draco incrociò le braccia, seccato.
-Ti aveva messo le mani addosso- sibilò -E io questo non lo
tollero-
L'espressione di Hermione si addolcì per un breve istante,
ma poi tornò agguerrita.
-Non mi ha fatto male- mentì, continuando ad affaccendarsi
in
giro per la stanza -In ogni caso, non è una giustificazione.
Non
è così che si affrontano le cose-
In due passi il ragazzo la raggiunse, costringendola a fermarsi e a
guardarlo.
-Ascoltami bene Mezzosangue, perchè non mi
ripeterò-
mormorò, accorato -Forse posso darti ragione sul fatto che
esiste il dialogo civile e tutte quelle menate ma...-
Hermione aprì la bocca per interromperlo, infastidita, ma
lui la bloccò.
-No, fammi finire. Dicevo, su quello posso darti ragione, e dirti
persino che mi dispiace per il mio essere così aggressivo a
volte...- disse lentamente Draco, soppesando ogni parola -Ma non puoi
chiedermi di scusarmi, se reagisco quando penso che qualcuno
si stia
comportando male con te-
-Che vuoi dire?-
-Voglio dire che potrei anche cercare di controllarmi, se qualcuno se
la dovesse prendere con me...- spiegò Malfoy -Ma non quando
si
tratta di te. Non puoi dirmi di non intervenire e difenderti, se ti
fanno del male. E non mi scuserò per questo-
Hermione abbassò la testa, per non far vedere al ragazzo il
sorriso che le era dispettosamente affiorato sulle labbra.
-Ora puoi anche arrabbiarti, Mezzosangue, ma io sono così.
Non
posso cambiare questa cosa, e nemmeno voglio farlo, in
realtà-
-Baciami-
Draco, tutto preso dalla sua tirata, nemmeno si era accorto in un primo
momento di ciò che lei gli aveva sussurrato.
-E quindi, vedi un po' tu se....Cosa?-
-Ti ho detto di baciarmi-
Sollevatasi in punta di piedi, Hermione gli prese il volto tra le
mani, posando le sue labbra su quelle di Draco per un istante.
-Non mi importa quello che fai, amo ogni tuo modo di essere-
ridacchiò -Ora baciami soltanto-
E Malfoy non se lo fece ripetere due volte.
Sono di nuovo qui, con
il mio solito ritardo e le mie solite scuse.
Come avrete notato, questo capitolo è molto incentrato su
Hermione e Draco. Glielo dovevo, alla fine i protagonisti di questa
storia sono loro, e volevo dedicare un po' di spazio a come si stanno
evolvendo le cose tra loro! A questo proposito c'è stato
finalmente il tanto atteso scontro con Peter. Forse mi sono lasciata un
po' prendere la mano, ma non vedevo l'ora di mettere lui e Draco a
confronto :)
Come sempre, risponderò personalmente alle vostre
fantastiche recensioni, intanto mando un grande bacio generale!
A presto!
Gaia
|
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Capitolo 46 *** Capitolo 46 ***
Hermione si girò pigramente nel letto, mugolando
di piacere
nell'avvertire le dita di Draco che le carezzavano lascivamente la
schiena nuda.
-E' tanto che sei sveglio?- gli chiese sottovoce, ancora insonnolita.
-Abbastanza- sorrise Malfoy, lasciando che lei si adagiasse sul suo
torace.
Abbastanza per essere
riuscito a guardarti dormire, con sulla bocca ancora il mio bacio.
Era stata una notte speciale. Anche i periodi bui
riuscivano incredibilmente ad avere i loro risvolti positivi.
Univano le persone.
Vivere con la convinzione e la paura che ogni giorno potesse essere
l'ultimo, spingeva le persone a dare il meglio di sè, a
vivere e ad amare come se stessero compiendo un'eroica impresa.
Ed era così anche per loro due.
Hermione avvertiva le difficoltà di Draco nello staccarsi da
lei, seppur per poco, sapeva che temeva di non riuscire a vivere quel
futuro tanto agognato. E lei provava i suoi stessi sentimenti.
-Mezzosangue...-
La voce roca di Malfoy la risvegliò dalle sue elucubrazioni,
costringendola a rivolgersi verso quel profilo così
perfetto,
verso quegli occhi che d'un tratto si erano fatti sfuggenti.
-Non ne abbiamo mai parlato veramente...- continuò lui, dopo
aver ottenuto l'attenzione della ragazza.
-Di cosa?-
Draco si voltò verso di lei, carezzandole appena una guancia
con il dorso delle dita.
-Del domani-
Il cuore di Hermione cominciò a martellarle nel petto.
-A cosa ti riferisci?-
-Al fatto che non credo sia una buona idea continuare a vivere sotto lo
stesso tetto di Potter, una volta finito tutto questo...-
sogghignò
il biondino.
La Granger sorrise a sua volta, posandogli una mano sul petto.
-...ma credo di non essere nemmeno disposto ad andare in nessun altro
luogo, senza di te-
Quella rivelazione non avrebbe dovuto sorprenderla più di
tanto,
visto il loro rapporto nelle ultime settimane, ma ebbe lo stesso il
potere di toglierle il fiato.
-Vuoi vivere con me?- sussurrò Hermione, come a volere una
conferma di quanto aveva intuito.
Draco la guardò, gli occhi come piombo colato.
-Sì-
Non era una richiesta, Hermione lo capì solo in quel
momento. Non lo sarebbe mai stata. Era un'ordine, un'esigenza.
Lui la voleva, punto. Nella sua casa, nel suo letto. Ora e sempre. Era
sua, lo era sempre stata.
-Scordati il divano verde e argento- sorrise la ragazza, sporgendosi a
baciargli le labbra.
La cucina di casa Potter non era grande, ma rappresentava lo stesso il
cuore della casa.
Ogni abitante infatti, spendeva lì gran parte del suo tempo
libero...chi a mangiare, chi a fare due chiacchiere, e chi a godere
della grande vetrata che dava sul giardino.
Sophie quella mattina era appunto intenta a rimirare lo splendido
albero di glicine che faceva bella mostra di sè davanti alla
finestra. Era incredibile come la natura attorno a quella casa fosse
meravigliosa. Elenie assicurava di non aver mai prestato la
benchè minima attenzione al giardino, ma evidentemente i
suoi
poteri da soli bastavano a far proliferare piante di ogni genere.
La LeBlanc sospirò. Da quanto tempo non andava da sola a
farsi
una bella passeggiata? Amava stare in quella casa così
confusionaria, ma le mancava la sua libertà.
Soffriva a stare lì senza poter far niente, senza sapere
cosa
combinava suo padre, senza avere la possibilità di dare una
mano.
-Non ti ho sentita alzarti-
La voce calda di Ron la sorprese alle spalle, mentre le braccia del
ragazzo le circondavano la vita, cingendola da dietro.
-Ho fatto piano...Non volevo svegliarti-
Weasley le posò un bacio tra i capelli, mentre lei fremeva a
quel contatto.
Non aveva ancora realizzato il fatto che stessero insieme a tutti gli
effetti, ora. Non si era accorta di quanto lui fosse riuscito in breve
tempo a riempire quel vuoto che per anni aveva attanagliato il suo
cuore.
Sophie lasciò andare la testa contro la sua spalla,
lasciando che Ron le carezzasse delicato un fianco.
-Buongiorno!- esordì Elenie, entrando in quel momento, di
ottimo
umore -Spero di non aver interrotto nulla di importante!-
Sorrise, andando ad appollaiarsi direttamente sul bancone e versandosi
del succo di frutta.
-Come stai?- le chiese l'amica.
-Meravigliosamente- rise la Benèfica -Non ho nemmeno le
nausee...Alice è invidiosissima, lei i primi mesi era
praticamente sempre in bagno! Probabilmente è merito dei
miei
poteri-
Ron e Sophie ridacchiarono, quindi Weasley si diresse alla porta per
andare a prepararsi per il lavoro.
Sulla soglia, però, quasi si scontrò con Harry e
Blaise, che tornavano dal turno di notte.
-Nottata difficile?- scherzò il rossino, vedendoli con delle
occhiaie da far spavento.
-Non me ne parlare- mugugnò Potter, dando un bacio alla
fidanzata -Ci hanno chiamato per un presunto attacco di Mangiamorte...-
-Davvero?- sbottò Ron, tornando indietro.
-Magari- ironizzò Blaise -Alla fine erano dei bambini alle
prime armi con la magia.-
Weasley scoppiò a ridere, mentre Draco faceva il suo
ingresso in cucina.
-La Mezzosangue finisce di prepararsi e arriva- annunciò a
Ron, che quel giorno aveva il turno con lei e Sebastian.
Qualche istante dopo però, non arrivò Hermione,
ma proprio Anderson.
Salutò con un cenno del capo tutta quella mandria di gente
assiepata attorno al tavolo, accettando il caffè che Sophie
gli
offriva e ringraziandola con un sorriso.
-Sei in anticipo- osservò Ron, guardando l'orologio -Vado a
cambiarmi e sono pronto-
-Non serve- lo bloccò Seb -Il turno di oggi è
saltato.
Carrigan mi ha mandato un gufo poco fa, dicendomi che ci
spiegherà tutto via camino, tra poco. Gli altri stanno
arrivando-
I ragazzi si guardarono, confusi e incuriositi, dato che erano
piuttosto sicuri che le novità riguardassero Cavendish.
Si radunarono così in salotto, dove di lì a poco
li
raggiunsero Matt, Chris e Alice. Per ultima arrivò Hermione,
che
si sedette accanto a Malfoy giusto un istante prima che la testa del
Capo degli Auror facesse capolino tra le fiamme.
-Buongiorno a tutti- esordì Carrigan, guardandoli uno ad uno
-Ho delle importanti notizie da darvi-
Istintivamente Harry si protese verso il fuoco, tutta la stanchezza
ormai passata.
-Alcuni uomini hanno sorvegliato la tenuta di Cavendish indicataci da
Lucius Malfoy, e ora posso dirvi quasi a colpo sicuro che è
lì che i Mangiamorte di nascondono. Attaccheremo stanotte-
Un fremito percorse i presenti, ma nessuno aprì bocca.
Finalmente avevano una data. Finalmente avevano capito quando si
sarebbe messo un punto a quella faccenda.
Il come però, era ancora un mistero.
-La villa si trova nella contea di Wiltshire. Dobbiamo essere
tempestivi, ed agire prima che i Mangiamorte abbiano il tempo di
terminare il rituale. Capirete quindi che non possiamo indugiare-
continuò Carrigan.
-Assolutamente no- concordò Chris, stringendo la mano di
Alice -Come procediamo?-
-Vi voglio qui stasera alle sette, per studiare al meglio il piano
d'attacco- ordinò il Capo -Alle dieci ci Smaterializziamo
là. Oggi vedete di riposarvi, che stasera vi voglio al
massimo
delle vostre forze-
E, dopo un'ultima occhiata penetrante ai suoi ragazzi, sparì.
Laine Deborah Harris si rigirò tra le mani il biglietto
spiegazzato che Carrigan aveva mandato a suo marito, quella mattina.
Erano poche parole, non dicevano praticamente nulla di rilevante, ma
lei sentiva che qualcosa stava cambiando.
Qualcosa era già cambiato.
Scosse la testa, imponendosi di evitare cattivi pensieri, dirigendosi
in salotto per giocare un po' con Blake.
Fu lì che la trovò Sebastian. Seduta per terra, i
lunghi
capelli biondi a coprirle parte del viso. Faceva il solletico a suo
figlio che, sdraiato sul tappeto, faceva buffe smorfie di apprezzamento.
Anderson si appoggiò allo stipite della porta, cercando di
imprimersi nella mente quella scena.
Voleva portarla con sè, quella notte. Voleva avere ben
chiaro il
motivo per cui andava allo sbaraglio, rischiando la propria vita.
Fu in quel momento che Laine lo vide.
-Sei tornato- sorrise. Poi notò la sua espressione, e il suo
volto si fece teso.
-Cosa voleva Carrigan?- domandò, anche se era certa di
sapere la risposta.
Sebastian si avvicinò a lei, chinandosi per arrivare alla
sua altezza, quindi le prese il volto tra le mani.
-Hanno individuato il nascondiglio dei Mangiamorte- mormorò,
senza troppi giri di parole -Attaccheremo stasera-
Gli occhi di Laine si dilatarono per il terrore, e la ragazza si fece
istinitivamente indietro.
-No...- rantolò, mentre suo marito le carezzava i capelli.
-Mi dispiace amore...- sussurrò Seb, cercando di calmarla
-Ma dobbiamo intervenire al più presto-
-Ma sarà un suicidio- fece Laine, con voce strozzata,
sentendosi
mancare la terra sotto i piedi -E se succedesse qualcosa? E se fosse
una trappola?-
-Nessuna trappola- assicurò Anderson -E comunque
è un rischio che bisogna correre-
La Harris ignorò le mani che tentavano di stringerla. Prese
in
braccio Blake e si alzò, camminando disperata per la stanza.
Odiava reagire così, ma non riusciva a controllarsi.
C'era troppo in ballo adesso, e non poteva permettersi di perderlo.
-Tu e il piccolo starete con Elenie, Sophie ed Hope a casa di
Harry...è il posto più sicuro per voi-
annunciò
Seb, senza sapere che altro dire.
-E qual è il posto più sicuro per te, invece?-
gridò sua moglie, all'improvviso -Là, con quei
pazzi, o
con me e tuo figlio?-
-E' il mio lavoro, Laine- spiegò paziente Seb -Credi che per
me
sia semplice? Credi che lo sia, per Chris ed Alice, combattere sapendo
che Hope potrebbe restare orfana?-
-Gli eroi muoiono, Sebastian!- pianse la biondina -Forse a un certo
punto è il caso di farsi da parte, non credi? Non puoi
più decidere da solo, ormai. Cosa ne sarà di
Blake, se ti
succede qualcosa? Cosa ne sarà di me?-
Laine crollò su una poltrona, con suo figlio stretto al
petto, tenendosi una mano sulla bocca.
Anderson la guardò. Non la riconosceva, non aveva mai dovuto
affrontare quel lato di lei così fragile. Sua moglie aveva
sempre accettato le sue missioni, il suo lavoro, i pericoli che
correva. Ora però era diverso. Ora la morte era
lì con
loro.
Seb le andò nuovamente vicino, posandole una mano sulla
guancia.
-Tornerò da voi, te lo prometto- sussurrò -Avremo
la vita
che abbiamo sempre sognato, e Blake potrà vivere in un mondo
migliore di questo-
Laine annuì a fatica, sentendosi una sciocca per il suo
comportamento infantile.
-Io sono niente, senza
di te- disse piano -E sappi che non ti
perdonerò mai, se ci lasci soli-
-Mai- promise Sebastian abbracciandola, abbracciandoli entrambi -Non
accadrà mai-
La mattinata si trascinava lenta. Nessuno sembrava aver voglia di
parlare, ma il clima che si respirava non era funereo, o di paura.
Al contrario, c'era una sorta di elettricità, di febbrile
attesa che sembrava pervadere tutti.
Da Harry, che metodicamente studiava la piantina della casa di
Cavendish insieme a Matt, a Ron che si era appisolato sul divano per
recuperare le forze, come diceva lui, a Draco ed Hermione, che stavano
semplicemente seduti al tavolo della cucina, l'una accanto all'altra.
Sapevano tutti che, in un modo o nell'altro, quella notte sarebbe
finito tutto. Non potevano rimandare, e rischiare così che
Cavendish avesse la possibilità di terminare il rituale.
Malfoy lasciò che la piccola mano di Hermione si posasse
sulla
propria. Intrecciò le dita a quelle di lei, quindi si
portò la mano di Hermione alle labbra e vi depose un bacio.
Quanto avrebbe voluto rinchiuderla da qualche parte e saperla al
sicuro...Avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur di tenerla protetta.
Ma lei non glielo avrebbe mai perdonato, lo sapeva, e in fondo l'amava
anche per questo.
Proprio in quel momento arrivarono Alice e Laine, portando i bambini.
-Christopher e Seb?- chiese Harry, tirando su il viso dalla mappa.
-Sono al Ministero- spiegò la Parker, con un sospiro
-Aiutano
Carrigan a coordinare le squadre, e a disporre ordini per le reclute-
-Le reclute?- borbottò Ron, che ce l'aveva a morte con loro
dopo
la sua discussione con quel novellino che faceva la guardia alla stanza
di Sophie, al San Mungo -Ma se non sanno nemmeno da che parte si tiene
la bacchetta-
-Ti ricordo che voi eravate più giovani di loro, durante la
battaglia a Villa Riddle- sorrise Alice con condiscendenza -Vedi di
dare loro una possibilità. E comunque abbiamo bisogno di
tutte
le risorse disponibili-
-Grandioso- commentò anche Draco, acido.
-Ad ogni modo- continuò Alice -Possiamo contare sull'effetto
sorpresa, quindi molto probabilmente saremo numericamente
più
forti. Oltre a noi Auror poi ci saranno alcuni vampiri, dato che Lord
William ci ha gentilmente accordato la sua alleanza-
-Ottimo- esultò Harry -Quindi ora non resta che aspettare-
-Proprio così-
Nella stanza calò di nuovo il silenzio, mentre ognuno si
preparava, psicologicamente e fisicamente, come meglio riteneva.
Hermione fece ciao con la mano a Blake, che le rivolse un sorriso
sdentato al di sopra della spalla della madre, quindi si mise a
trafficare con la propria borsa, alla ricerca del cellulare che aveva
iniziato a squillare insistentemente.
-Pronto?-
-Tesoro, sei tu?-
La ragazza riconobbe la voce del padre, alquanto tormentata.
-Sì papà- disse piano -È tutto a
posto?-
-Ecco...sì- mormorò lui, agitato -Il fatto
è che
la mamma non si sente molto bene, potresti fare un salto qui?-
Hermione, un po' stranita, assicurò che sarebbe andata
lì quanto prima, e riattaccò.
-Qualcosa non va?- chiese Draco.
La Granger scosse la testa, perplessa.
-Mia madre sta male, a quanto pare, ma non credo sia nulla di grave.-
spiegò -Vado un momento da loro, tanto volevo comunque
passare a
salutarli. Farò il prima possibile-
Agguantò la giacca e, promettendo di tornare entro un'ora,
uscì.
Hermione bussò un paio di volte alla porta della graziosa
casetta in cui abitavano i suoi genitori.
Si era Smaterializzata in un vicolo lì vicino,
perchè la
preoccupazione di suo padre l'aveva un po' intimorita. Non era da lui
perdere il controllo, era un uomo razionale e piuttosto freddino nelle
emozioni, quindi tutta quell'agitazione nella voce doveva avere un buon
motivo.
Nessuno le venne ad aprire, e lei si insospettì ancora di
più.
Bussò un'ultima volta, quindi estrasse la propria copia
delle chiavi dalla borsa.
-Papà? Mamma?- chiamò, aprendo la porta. La casa
era silenziosa, sembrava vuota.
Hermione attraversò l'ingresso a grandi passi, col cuore in
gola. Qualcosa non andava, era chiaro.
-C'è nessuno?- urlò, terrorizzata. Corse in sala,
e quello che vide le fece ghiacciare il sangue nelle vene.
Suo padre era seduto in poltrona, e la fissava con gli occhi spalancati.
Era Pietrificato.
-Oh mio Dio!- rantolò la ragazza, correndogli accanto.
-Papà!-
Sospirò di sollievo quando constatò che non
sembrava ferito, ma solo molto spaventato.
-Finite incantatem!-
Hermione si chinò di fronte a lui, ormai certa
che in
quella casa fosse accaduto qualcosa di grave. Suo padre mosse appena le
braccia e le gambe, per riacquistare sensibilità, quindi
fissò la figlia con gli occhi lucidi.
Mai quel mondo a cui lei apparteneva era entrato con così
tanta violenza nella sua vita.
-Hermione...- sussurrò con voce roca -Tua madre...tua
madre...-
La Granger, udendo quelle due semplici parole, credette di svenire.
-Papà, cos'è successo?- quasi urlò
-Devi dirmi tutto-
-L'hanno portata via- disse l'uomo con voce spezzata -Eravamo inermi,
non ci siamo potuti difendere-
-Chi l'ha portata via? Chi?-
-Degli uomini. Sono entrati e l'hanno presa. Poi mi hanno imposto di
telefonarti, quindi mi hanno bloccato e se ne sono andati con lei-
Hermione si portò le mani alla bocca. Erano stati i
Mangiamorte,
era chiaro. Ma perchè? Sua madre era una Babbana, non
sarebbe
potuta servire per il rituale, che necessitava di maghi Mezzosangue...
Non appena formulò questo pensiero, la risposta le
arrivò alle labbra da sola.
Uno scambio.
-Papà- mormorò, cercando di farsi
vedere calma -Per caso ti hanno detto di riferirmi qualcos'altro?-
Il signor Granger annuì, mostrandole con un cenno del capo
una busta posata sul tavolo.
-Mi hanno detto di consegnartela prima che tu facessi qualsiasi altra
cosa-
Hermione annuì, quindi afferrò il plico, e lo
aprì con mani tremanti.
Gentile
Signorina Granger,
non sa quale enorme piacere sia stato per me fare la conoscenza dei
suoi amabili genitori. Come immagino avrà già
notato,
sono rimasto talmente colpito da sua madre che ho deciso di portarla
con me, per approfondire la nostra conoscenza.
Attenderò con ansia il suo arrivo all'indirizzo segnato sul
retro del foglio, altrimenti la avviso che potrei, come dire, esulare
un po' dal semplice concetto di ospitalità, e decidere di
trattenere sua madre qui da me. Ovviamente lei verrà da
sola,
premurandosi di non avvisare nessuno, e assicurandosi che nemmeno suo
padre possa farlo.
Ha la mia parola che, non appena lei sarà così
cortese da
unirsi a noi, sua madre sarà libera, e nella mente dei suoi
genitori non rimarrà nulla riguardo questo spiacevole
incidente.
Confido che la vedrò al più presto.
Lord Cassian Deveraux Cavendish
La ragazza appallottolò il foglio, dopo essersi mentalmente
annotata l'indirizzo. La minaccia di Cavendish era chiara.
O vieni qui e prendi il
posto di tua madre, o l'ammazzo.
Sentiva la gola serrata, ma non voleva far preoccupare suo
padre più del necessario.
-Ascolta, qui ci penso io, tu non ti agitare d'accordo?- sorrise,
forzatamente -Mamma sarà di nuovo qui al più
presto, te
lo prometto-
Non gli diede tempo di ribattere, così si limitò
a
stringerlo forte. Non l'avrebbe più potuto fare, di questo
era
conscia.
-Tesoro...- sussurrò lui, quasi avesse capito.
-Va tutto bene- lo rassicurò, staccandosi e guardandolo
negli occhi, tentando di apparire fiduciosa.
Lo salutò con un bacio sulla guancia, poi se ne
andò,
manomettendo di nascosto il telefono con un colpo di bacchetta, per
impedirgli di avvisare qualcuno.
Non appena fu fuori Sigillò la porta, e si
preparò a fare tutto il necessario per salvare la vita a sua
madre.
Anche a costo della propria.
Eccomi qui! No, non sono morta o altro, ve lo assicuro, anche se forse
l'avete pensato! Diciamo che ho avuto un blocco di quelli belli
pesanti, e per un po' non sono riuscita a scrivere manco mezza riga!
Come forse avevo già detto a qualcuna, sapevo già
come sarebbe finita la storia, ma di voglia di scriverla non ne avevo
proprio...
In compenso però qualche giorno fa, non so cosa sia
successo, mi sono messa lì e mi sono rimessa in pari. E la
storia ora è praticamente finita. Certo devo rivederla
ancora un po', ma i capitoli ci sono già (finirà
al 50°, 51° massimo, giusto per la cronaca).
Questa è la notizia buona. Quella cattiva (anche se in
realtà per me è la più bella del
mondo), è che domenica parto per New York, dove
starò due mesi. Ovviamente spero di riuscire ad aggiornare,
visto che mi porto il computer, ma non posso promettere niente!
Ecco, gli annunci sono finiti :) Spero che perdonerete la mia lunga
assenza, e soprattutto che il capitolo vi piaccia!
Un bacio enorme!
Gaia
|
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Capitolo 47 *** Capitolo 47 ***
Hermione si Smaterializzò nel luogo indicatole da
Cavendish.
Stranamente non aveva paura, anzi, si sentiva particolarmente lucida.
Sapeva di non avere alternative.
Doveva salvare sua madre, e quello era l'unico modo.
E non importava se lei sarebbe morta.
Guardò la campagna che la circondava, e la grande casa che
spiccava di fronte a sè.
Era tutto lì. Il suo destino si sarebbe compiuto tra quella
mura.
Sollevò un ultimo sguardo al cielo plumbeo. Quel grigiore
sembrava incombere su di lei, e non potè fare a meno di
rivedervi
gli occhi di Draco.
Perdonami amore mio.
Non l'avrebbe mai fatto, e lei lo sapeva.
Lui poteva lasciarla, farla soffrire, indurla a credere di essere da
sola, ma non avrebbe mai accettato che lei lo abbandonasse.
La ragazza sbattè più volte le palpebre per
ricacciare
indietro le lacrime, pensando che nemmeno un'ora prima era tra le sue
braccia.
Quel futuro, che fino a poco prima sembrava a portata di mano, ora era
di nuovo lontanissimo.
Non avrebbero mai vissuto insieme, non avrebbero mai costruito qualcosa.
Lui l'avrebbe odiata.
Ma non quanto lei avrebbe odiato sè stessa, se non avesse
fatto l'impossibile per salvare sua madre.
Si incamminò verso la casa, e quando fu davanti ai cancelli
essi si aprirono come se fosse un'ospite gradita.
Dopo un paio di passi si sentì affiancare da qualcuno, e
quando
si voltò per scoprire chi fosse le mancò l'aria.
Quella spilla da Auror sul suo petto quasi la fece cadere in ginocchio.
-Sorpresa Granger?- ghignò Willard Everett, guardandola
dall'alto in basso.
La ragazza assottigliò lo sguardo, ma non gli rispose.
E così era lui. Era lui che passava informazioni ai
Mangiamorte,
tra cui le parole d'ordine per accedere alle loro abitazioni.
Una semplice recluta. Lo stesso che faceva la guardia alla stanza di
Sophie, lo stesso che Ron tanto odiava per la sua inesperienza.
-Nessuno di voi avrebbe sospettato di uno sciocco ragazzino alle prime
armi, vero?- la derise, quasi leggendole nel pensiero.
Dio, quanto avrebbe voluto ucciderlo con le sue mani. Ci sarebbe
riuscita senza sforzo, ma la vita di sua madre era appesa a un filo, e
non poteva rischiare colpi di testa. E su questo lui contava.
-Portami da Cavendish e basta- sibilò -Non ho tempo da
perdere con i suoi burattini-
Sentì il ragazzo infiammarsi accanto a lei, ma evidentemente
aveva ricevuto ordini ben precisi, perchè non
reagì.
La condusse all'interno, attraverso un dedalo di corridoi, fiocamente
illuminati e privi di finestre, ma lei non si guardava attorno.
Procedeva come un automa, e nel frattempo la sua mente lavorava,
frenetica.
Everett era la talpa, dunque. Ma in quel momento era lì con
lei,
e non al Quartier Generale, quindi c'erano buone probabilità
che
non sapesse dell'attacco organizzato dagli Auror per quella notte.
L'effetto sorpresa era salvo.
Lo stesso purtroppo non si poteva dire di lei. Quello fu il primo
pensiero che la colse quando entrò nella stanza enorme in
cui
Cavendish l'attendeva.
-Finalmente!- esclamò deliziato, vedendola arrivare
-Signorina Granger, non sa che onore averla in casa mia-
Si avvicinò con il passo felpato del predatore, quindi le
carezzò dolcemente una guancia.
Hermione alzò appena il mento, piantando gli occhi in quelle
iridi ossidiana.
-Sono qui, come volevi- ringhiò -Ora libera mia madre-
Cavendish sorrise.
-Quanta fretta- sussurrò, mellifluo -Pensavo di parlare un
po', prima...ma non si dica che non sono un uomo di parola!-
Battè le mani, e da una porta laterale entrarono due uomini
con la maschera da Mangiamorte sul volto.
Tra loro, tremante, c'era Jean Granger, che venne sospinta sul
pavimento in malo modo.
-Mamma!- gridò Hermione, correndole accanto ed aiutandola a
rialzarsi -Come ti senti? Sei ferita?-
La donna singhiozzò, scuotendo la testa.
Abbracciò la
figlia, lasciando che quest'ultima le carezzasse meccanicamente i
capelli per calmarla.
-Dove siamo?- riuscì a dire infine con voce rotta -Tuo padre
dov'è?-
-Shhh- la tranquillizzò la ragazza -Papà
è a casa, e presto sarai con lui-
-E tu? Tu che farai?- rantolò la donna, terrorizzata.
-Io dovrò rimanere un po' qui- tentò di dire
Hermione, cercando di non piangere -Ma starò bene-
I passi di Cavendish si avvicinarono.
-Ma che commovente quadretto- commentò -E' quasi una
sofferenza per me, dovervi separare-
La Granger lo fissò con odio.
-Me in cambio di lei- sibilò fra i denti -Hai promesso-
L'uomo annuì solennemente, quindi fece un cenno a Everett,
che era rimasto in disparte.
-Assicurati che la signora qui presente torni a casa, e che lei e suo
marito dimentichino ogni cosa di questa giornata-
Hermione lasciò che il ragazzo prendesse sua madre, e le
sorrise
per rassicurarla, finchè lei non uscì dalla
stanza.
Un istante dopo sentì le braccia di Cavendish avvolgerle la
vita.
-E ora- sussurrò l'uomo al suo orecchio -Io e te ci
divertiamo-
A moltissimi chilometri di distanza intanto, Draco stava guardando
nervosamente l'orologio. Erano quasi due ore che Hermione se n'era
andata, e la cosa cominciava a dargli pensiero. Aveva provato a
chiamarla, ma il cellulare era staccato. Che fosse successo qualcosa di
grave ai suoi genitori?
-Potter- disse a bassa voce, cercando di non farsi udire da tutti.
Il tono di voce del biondino riscosse Harry, che lo raggiunse.
-Sai dove abitano i genitori della Mezzosangue?-
Il moro annuì -Certo, perchè?-
Draco con un cenno del capo gli fece notare l'ora.
-Non ti sembra strano che tardi così tanto? Non risponde
nemmeno al telefono-
Harry seguì il suo sguardo, e serrò la mascella.
-Cristo- borbottò -Pensi sia successo qualcosa?-
-Non voglio nemmeno prendere in considerazione questa ipotesi-
sibilò Draco, alzandosi. -Dammi l'indirizzo, vado a cercarla-
-Vengo con te- rispose Harry.
Malfoy stava per protestare, ma qualcosa nello sguardo dell'altro lo
indusse a pensare che fosse meglio non discutere.
-Ragazzi- disse Potter ai presenti, infilandosi il mantello -Io e
Malfoy usciamo un attimo-
Senza aspettare una risposta, i due si fiondarono fuori,
Smaterializzandosi davanti a casa dei genitori di Hermione.
In due passi Harry raggiunse la porta, e bussò con decisione.
Dopo nemmeno un minuto, una bella donna si presentò,
sorridente.
-Harry, caro, che piacere vederti!- esclamò, abbracciandolo.
Draco tirò un sospiro di sollievo, quindi si
presentò a sua volta, leggermente a disagio.
Dove diamine era la Mezzosangue quando serviva?
-Entrate pure- sorrise ancora lei, con un'aria un po' svagata.
Li condusse in soggiorno, dove si sedette accanto al marito, che fece
loro appena un cenno distratto col capo.
-Hermione non c'è?- mormorò Draco, guardandosi
attorno.
-Hermione?- domandò placida la donna. Quindi si
rabbuiò e
il suo viso si fece confuso, come se cercasse di ricordare qualcosa.
-No, non l'abbiamo vista-
I due ragazzi si irrigidirono, subito in allerta.
-Ne siete sicuri?- insistette Harry. -Non è venuta qui, poco
fa?-
Il signor Granger a quel punto alzò il viso, guardandoli un
po' dubbioso.
-Ecco...no, non credo. Penso di essermi appisolato oggi pomeriggio,
quindi magari lei ha suonato e noi non ce ne siamo accorti-
Draco lo guardò, fissando i suoi occhi leggermente assenti,
quindi guardò la donna, con quell'aria un po' distratta.
-Potter, questi due sono stati Obliviati-
sussurrò, cercando di non farsi prendere dal panico.
-Sì, lo penso anche io- rispose Harry, tra i denti. -A
questo punto Hermione potrebbe essere ovunque, cazzo-
In fretta si congedarono dai signori Granger ma, quando stavano per
lasciare la stanza, a Draco cadde lo sguardo su un pezzo di carta
appallottolato, seminascosto dietro una poltrona.
Si chinò a raccoglierlo, quindi lo svolse e gli diede una
rapida scorsa.
-Merda-
rantolò, afferrando Harry per il gomito.
-Che c'è?- chiese Potter, spaventato nel vedere
l'espressione orripilata che si era dipinta sul volto di Malfoy.
Quest'ultimo gli cacciò il biglietto sotto il naso,
strattonandolo al contempo fuori dalla porta.
Ogni fibra del suo corpo era tesa verso Hermione. Doveva raggiungerla,
all'istante.
Corse in fretta attraverso il giardino, ed era già pronto a
Smaterializzarsi, quando Harry lo bloccò.
-Cosa pensi di fare?- chiese, il volto pallido.
-Secondo te Potter?- ringhiò il biondo -Andare da Cavendish
e
ucciderlo con le mie mani, prima che lui decida di fare lo stesso con
la Mezzosangue-
Harry tremò nell'udire quelle parole, ma non perse il
controllo.
-Otterrai solo di farvi ammazzare tutti e due, lo capisci? Dobbiamo
tornare a casa e chiedere aiuto-
-Stai scherzando vero?- sibilò Draco, nella voce un'eco di
disperazione -Hai idea di quanto ci impiegherà Carrigan a
radunare le squadre? Non sappiamo da quanto tempo Hermione sia nelle
mani di quel bastardo. Non c'è tempo-
Scandì bene quelle ultime parole, per rendere al meglio
l'idea.
No, non era più il tempo delle parole. Era ora di passare ai
fatti.
Aveva minacciato Cavendish di non osare nemmeno guardare in direzione
di Hermione. E lui non solo l'aveva fatto, ma l'aveva presa con
sè.
Aveva toccato la cosa più sacra che ci fosse nella sua vita,
e
lui avrebbe solo voluto vederlo morire lentamente per questo.
-Ascoltami- disse Harry, cercando di non lasciarsi andare anche lui
alle emozioni -Andiamo a casa e diamo l'allarme, quantomeno. Abbiamo
bisogno di aiuto. Poi potremo andare anche solo noi due, non mi
interessa-
Malfoy ci pensò su un istante, quindi annuì.
-Ti concedo un quarto d'ora, Potter. Poi io vado-
Ronald Bilius Weasley faceva su e giù davanti al camino.
Qualcosa era andato storto, se lo sentiva.
Prima Hermione, ora Harry e Malfoy. I conti non tornavano.
Attorno a lui, anche gli altri cominciavano ad agitarsi.
Proprio nel momento in cui Ron decise di raggiungere gli amici a casa
Granger, però, Potter e Malfoy si catapultarono dentro,
ansanti.
-Era ora!- sospirò il rossino, andando loro incontro -Si
può sapere che è successo?-
Harry cercò un modo delicato per comunicargli la notizia, ma
poi si rese conto che non ce n'erano.
-Cavendish ha preso Hermione-
-Cosa?- esclamò Ron, sbiancando in volto. -Com'è
possibile?-
-Aveva preso sua madre, e le ha proposto uno scambio di persona e...-
iniziò a dire Potter.
-A dopo le spiegazioni- tagliò corto Malfoy. -Bisogna andare
là immediatamente.
Weasley annuì, e lo stesso fecero Blaise e Matt al suo
fianco.
-Come la mettiamo con Carrigan?- domandò Parker, mentre gli
altri si preparavano senza dire una parola.
-Manderemo un gufo a Chris e Sebastian- rispose Alice, dando un bacio
ad Hope e affidandola a Laine. -Non possiamo perdere altro tempo, la
vita di Hermione è appesa a un filo. Loro coordineranno i
rinforzi e ci raggiungeranno quanto prima-
Draco prese il mantello e la spada, per ogni evenienza, e gli altri
fecero lo stesso. Serrò i denti, cercando di lasciar fuori
dalla
mente le parole di Alice, che purtroppo erano estremamente reali.
La vita di Hermione
è appesa a un filo...
A meno che non fosse...No. No. Non poteva, non doveva
essere così. Non poteva distruggersi così il
futuro che
aveva pazientemente e faticosamente iniziato a immaginare con lei.
Non aveva lottato contro il mondo per riaverla, per poi lasciarsela
portare via senza combattere.
Si allacciò con rabbia il mantello, gettandosi il cappuccio
sul
capo. L'avrebbe insultata a morte, non appena fosse stata in salvo.
Come si era permessa di fargli una cosa del genere? Come aveva potuto
decidere di sacrificarsi senza nemmeno consultarlo?
Poteva esserci sua madre o il resto del mondo da salvare, non aveva
importanza.
Lui avrebbe scelto
sempre lei.
Non importava cosa sarebbe andato perso, non importava se
qualcuno avrebbe sofferto o perso la vita.
Lei doveva essere al sicuro, a qualsiasi costo.
E, con quell'unico pensiero a spingerlo, seguì gli altri
verso la battaglia.
Hermione si lasciò andare con la schiena contro la parete di
pietra, quindi scivolò fino a raggomitolarsi a terra.
-Si rifiuta ancora di comportarsi in modo civile, Signorina Granger?-
La ragazza alzò appena gli occhi, fissando Cavendish oltre
il velo delle lacrime, che premevano per uscire.
Non piangere. Non devi
piangere.
Non gli avrebbe dato questa soddisfazione. Piuttosto la
morte.
Tanto l'avrebbe uccisa comunque.
-Si alzi in piedi-
Hermione strinse i denti. Non aveva obbedito ad uno solo dei suoi
ordini, e non aveva intenzione di farlo.
Lui allora l'afferrò per un polso, e lei strillò
di dolore.
Gliel'aveva rotto un quarto d'ora prima, e ora infieriva dove sapeva
che le avrebbe fatto più male.
-Quelle come lei dovrebbero proprio essere addomesticate-
ghignò
Cavendish, ostinandosi a usare quel "lei", fingendo rispetto e
schernendola ancora di più -E per me sarà un vero
piacere
farlo-
La schiacciò contro il muro, aderendo con tutto il corpo su
quello della ragazza, e le posò una mano sul seno,
toccandola con
violenza.
-Non mi toccare, schifoso!- ringhiò Hermione, con il poco
fiato che le era rimasto.
Cavendish seppellì il viso nel suo collo, mordendola
possessivamente.
-Vedo che ancora non ci siamo- sussurrò dolcemente.
La afferrò per le spalle e la scosse, facendole sbattere la
testa contro il muro.
Per un istante Hermione vide tutto nero, e si ritrovò a
pregare che l'incoscenza la raggiungesse quanto prima.
Non poteva sopportare tutto questo. Era troppo, troppo per lei.
-Crucio-
sibilò il Mangiamorte, guardandola soddisfatto mentre si
contorceva.
Hermione strinse i denti fino quasi a spezzarseli pur di non urlare,
pur di non mostrarsi debole. Ma era quasi impossibile.
Lui continuava, e le rideva in faccia. E la schiacciava, sempre di
più.
Sentiva ogni singola cellula del suo corpo spezzarsi, sanguinare, le
forze la stavano abbandonando. Non riusciva a reagire, e non solo
fisicamente.
Senza bacchetta e piegata come era lei, non poteva più
sperare
di avere la meglio, ma ciò che la spaventava di
più era
quell'annebbiamento che cominciava a intorpidirle la mente. Non era
più lucida, cominciava ad arrendersi.
E se da una parte questo la spaventava, perchè voleva dire
che
stava perdendo le speranze, dall'altra le provocava un moto di
sollievo. In quel modo presto sarebbe finito tutto. Presto non avrebbe
più sentito quella sofferenza, quel male che le afferrava il
petto
come una morsa.
Il dolore ormai era parte di lei, non si ricordava più
com'era non sentirlo.
La mano di Cavendish le afferrò i capelli, costringendola ad
alzare il volto e a guardarlo.
-Proprio una leonessa, devo complimentarmi- rise -Non cede di un
millimetro-
-Tu non sei niente- soffiò Hermione -Rispetto a quello che
ho passato negli ultimi anni. Niente-
Cosa può essere il dolore fisico, rispetto all'idea di aver
perso per sempre l'uomo che ami?
Cosa può essere la prospettiva di venire uccisa, rispetto al
sentirsi morire dentro ogni giorno?
Il sorriso si spense sul volto di Cavendish, e con un manrovescio la
ributtò a terra.
La Granger si posò una mano sul labbro, avvertendo in bocca
il gusto metallico del sangue. Quindi sogghignò.
Dapprima sommessamente, poi apertamente.
-Devi ricorrere a questo, per farti obbedire da una donna?- rise
perfidamente, preda di un attacco di isteria.
Il Mangiamorte le afferrò nuovamente il viso, stringendo
fino a strapparle un gemito.
-Tu non hai idea- disse, l'ombra della follia a deformargli lo sguardo
-Di quanto in là posso spingermi-
Hermione rise di nuovo.
-Lo so perfettamente invece- sibilò -Come io sono venuta
dritta
da te per salvare mia madre, so fin dove puoi arrivare per vendicare la
tua-
Sentendo le parole della ragazza, Cavendish allargò gli
occhi.
Lei sapeva.
-Sei solo una puttana Mezzosangue- ringhiò -Non osare
nominare mia madre-
La rovesciò sulla schiena con un calcio che le
mozzò il
fiato, quindi si stese su di lei, aderendole addosso e facendola
strillare per il disgusto.
-E' dalla prima volta che ho parlato con Draco Malfoy, che desidero
vederti piegata sotto di me- le sussurrò all'orecchio, ormai
fuori di sè -E lo voglio a tal punto da vincere la
repulsione
per il tuo sangue schifoso. Voglio prenderti davanti a lui, voglio
annientarlo, vederlo distrutto di dolore. Voglio che lui mi supplichi
di non toccarti, e non ascoltarlo, e farti mia fino a ucciderti. E
quando sarai morta, sarai l'ultima anima che serve al mio rituale-
Negli occhi terrorizzati di lei, vide riflessa la domanda che tanto
voleva che lei facesse.
-Sì, hai capito- disse, malignamente -Ci sono quattro
Mezzosangue morti in questa casa. Avrei potuto concludere il mio
rituale come e quando volevo, ma ho deciso di terminarlo in grande
stile. Tu sarai l'ultimo tassello.-
-Ok, qual è il piano allora?-
Blaise era seduto su una roccia, e guardava interrogativamente gli
amici.
La situazione sarebbe potuta essere quasi comica, vista
dall'esterno. Sei Auror appostati fuori da una villa che con ogni
probabilità pullulava di Mangiamorte, e che avevano per
giunta
la pretesa di riuscire ad entrare ed uscire di lì indenni.
-Entriamo, ammazziamo quanti più Mangiamorte possibili,
prendiamo la Mezzosangue e usciamo- borbottò infatti Draco
deciso, spegnendo la sigaretta sotto la scarpa.
-Spero che nella tua equazione sia compreso anche l'intervento di
Carrigan e degli altri- bofonchiò Matthew, studiando la
mappa
che si era portato dietro.
-Nel messaggio che ho mandato a Chris gli ho detto di raggiungerci il
prima possibile- li informò Alice. -E lui ha risposto che
tempo
mezz'ora e saranno qui-
Non disse loro che suo marito l'aveva pregata, implorata,
di aspettarlo. Non raccontò di quanto fosse stata dura non
ascoltare le sue suppliche accorate, che sembravano risuonare anche
attraverso quel misero pezzo di carta che ancora aveva in tasca.
Lei non lo avrebbe ascoltato però, non questa volta. Doveva
fare quello che era giusto.
-Ottimo- disse allora Harry -Passeremo dal passaggio che ci ha indicato
Carrigan. E' una porta murata che dà a Est, e che certamente
non
sarà sorvegliata. Apriremo una breccia, e cercando di non
farci
vedere arriveremo ad Hermione-
Gli Auror si incamminarono, muovendosi piano tra gli alberi, fino alle
mura che circondavano la casa.
Matt, che teneva in mano la piantina, fece cenno agli altri di
seguirlo, quindi svoltò a sinistra.
-Dobbiamo scavalcare- comunicò.
-Grandioso- commentò Malfoy, digrignando i denti -Beh, non
so
voi, ma io non ho certo intenzione di rischiare di spezzarmi l'osso del
collo per superare un dannato muro-
Facendo un cenno con il capo ai compagni, rubò la piantina a
Matthew, si trasformò in falco ed elegantemente
volò un
paio di metri, fino a posarsi sulla sommità del muro.
Gli altri capirono l'antifona. Parker diventò una lucertola
e
rapidamente compì la scalata, aggrappandosi saldamente alle
pietre, Blaise invece strisciò sottoforma di serpente,
infilandosi in una buca provvidenziale.
Restava il problema di Ron. Il lupo rossiccio guardava con sospetto il
cigno e la fenice che si libravano in aria davanti a lui.
Non vi era altra possibilità, però.
Draco emise un verso secco di disappunto, ma diede comunque loro una
mano a portare anche Weasley dall'altro lato.
-Cazzo se pesi, Donnola- sbuffò, una volta riprese sembianze
umane.
Ron si limitò a guardarlo male, massaggiandosi una spalla,
laddove uno dei tre amici l'aveva stretto troppo con i suoi artigli.
-Muoviamoci- disse sbrigativo Harry -La porta è quella-
Draco corse in avanti, e con un calcio ben piazzato spezzò
il legno ormai marcio, rivelando un muro di mattoni.
-Reducto-
mormorò. La
barriera scricchiolò pericolosamente, e con l'aiuto degli
amici,
in poco tempo si ridusse a un cumulo di polvere.
-Dite che ci hanno sentiti?- disse piano Blaise, inoltrandosi in quello
che sembrava un lunghissimo tunnel.
-No, se siamo fortunati- rispose Harry, seguendolo e facendo luce con
la propria bacchetta.
Per ultimi entrarono Draco e Alice. Malfoy diede un ultimo sguardo
all'esterno, senza provare alcun tipo di rimpianto.
C'era un richiamo all'interno di quella casa. Un richiamo che sentiva
essere solo per lui.
Ed era pronto a rispondere.
Dopo un sacco di
tempo, rieccomi qui, di nuovo in Italia, di nuovo su Efp, di nuovo da
voi.
Come vedete, si iniziano a tirare le fila per il gran finale..manca
davvero poco, non so se l'ho già detto, ma i capitoli
saranno 50, 51 al massimo!
Sono di corsa, quindi mando un grande bacio generale, ci sentiamo
presto!
Gaia
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Capitolo 48 *** Capitolo 48 ***
Harry James Potter e Draco Lucius Malfoy si erano stati cordialmente
sulle scatole dalla primissima volta che si erano incontrati,
probabilmente.
Erano troppo diversi. Per nascita, morale, mentalità.
Eppure, da sei anni a quella parte erano indissolubilmente legati.
C'era una persona, infatti, per la quale entrambi avrebbero dato la
vita senza pensarci due volte.
Una strega Mezzosangue, che uno amava come una sorella, e l'altro
venerava sopra ogni altra cosa al mondo.
Per questo ora si trovavano spalla contro spalla, ad avanzare insieme
in un dedalo di corridoi, pronti a rispondere a un attacco che
certamente non avrebbe tardato ad arrivare.
-D'accordo, tra una ventina di metri dovrebbe esserci una botola, e da
lì dovremmo riuscire a risalire nella casa- disse Matt, alla
testa del gruppo.
I cinque Auror lo seguirono, con i sensi all'erta.
-Eccola!-
Con circospezione la sollevarono, quindi uno alla volta sbucarono in un
corridoio fortunatamente deserto.
-Qui siamo nell'ala Est- sussurrò Parker -Che è
quella
più in disuso. Io e Chris pensiamo che i Mangiamorte si
siano tutti
radunati nell'ala Ovest, dalla parte opposta, dove ci sono le stanze
padronali-
-Ottimo- mormorò Harry, procedendo in quella direzione.
Avanzarono ancora un po', avvolti dal silenzio più completo.
Le stanze si succedevano uguali, tutte in pietra, tutte vuote, tutte
orribilmente tetre.
Potter rabbrividì, quando dei passi alle sue spalle
segnalarono la prima presenza nemica.
-Sono in pochi- sussurrò Ron -Possiamo coglierli di sorpresa-
Gli Auror girarono l'angolo, nascondendosi nell'ombra.
I loro inseguitori li stavano superando, erano in due. Harry
ne afferrò uno per il bavero e lo schiacciò
contro il muro,
udendo Malfoy fare lo stesso con il secondo.
Gli puntò la bacchetta alla gola con rabbia, impedendogli di
muoversi, ma, quando vide di chi si trattava, sbuffò, di
rabbia e
sollievo.
-Se avessi saputo che era questo il trattamento che ci avreste
riservato, vi
avrei lasciato qui da soli- borbottò Sebastian Anderson,
massaggiandosi il collo.
Harry mugugnò qualcosa tra i denti.
-Anche voi, avvisate magari!-
-Certo, la prossima volta ti faremo una telefonatina, prima- sorrise
Christopher, poco più in là, stringendo Alice.
-Non farmi mai più una cosa del genere- le
sussurrò
all'orecchio, assaporando il suo profumo e lasciando che lei a sua
volta gli si aggrappasse addosso.
-Carrigan?- s'informò Matthew, un po' contrariato da quel
rinforzo decisamente esiguo.
-Sta richiamando tutti al Ministero, ci vorrà ancora un po',
erano pronti ad agire stanotte- spiegò Mason -Noi abbiamo
deciso
di raggiungervi prima-
-Gran bella idea- ridacchiò Ron, invitando con un cenno del
capo gli altri a proseguire.
-Avete idea di dove possano tenere Hermione?- s'informò
Sebastian.
-Crediamo sia nei sotterranei dell'ala Ovest- spiegò Harry,
cercando di controllare l'ansia -Ci sono delle celle-
-Ma dai?- ringhiò Mason -Possibile che questi maledetti
siano sempre perfettamente equipaggiati?-
-Sono case vecchio stile- commentò acido Sebastian
-Cinquant'anni fa avere camere di sicurezza nelle proprie case era
segno di potere e dominanza, specie tra i Purosangue. Avresti dovuto
dare un'occhiata ai sotterranei di casa mia-
Alice si sporse a stringergli un braccio. Aveva sempre saputo che era
difficile per lui andare in battaglia. Suo padre era ancora a piede
libero, e prima o poi senza dubbio sarebbero arrivati a un vero e
proprio scontro.
Ora poi, con Laine e Blake ad attenderlo a casa, doveva essere ancora
più dura.
Lei stessa cercava di non pensare ad Hope, al fatto che avrebbe potuto
non riuscire a vederla di nuovo. Sentì la mano calda di
Chris
posarlesi sulla schiena, invitandola a proseguire, e
ringraziò
del fatto che lui fosse ancora una volta lì, a incoraggiarla
e
darle sostegno.
-Ragazzi, ci siamo- disse infine Matt, quando giunsero ad un bivio -A
destra c'è una porta che conduce ai sotterranei-
-Ci atteniamo all'idea originale, allora?- chiese Blaise.
-Direi di sì- mormorò Harry, guardando gli amici
negli
occhi, per avere conferma. Tutti fecero segno di sì con la
testa.
Prima di entrare avevano stabilito che Draco e Blaise sarebbero andati
nei sotterranei a cercare Hermione, mentre gli altri avrebbero creato
un diversivo per far sì che nessuno facesse troppo caso ai
due
Serpeverde. Nel frattempo, se la fortuna fosse stata dalla loro,
sarebbero arrivati i rinforzi.
E, con un po' di speranza, quella notte tutti sarebbero tornati a casa
sani e salvi.
La mente di Hermione vagava.
Aveva perso la cognizione del tempo, le pareva fossero passate
settimane da quando era stata rinchiusa in quella cella.
In fondo, che importanza aveva? Tutto sarebbe finito lì.
Non avrebbe più visto il cielo, il sole, gli occhi di Draco.
La speranza, che sempre aveva fatto parte di lei, pareva averla
abbandonata.
Perchè cosa può una misera strega contro tanto
odio? Contro tanto potere?
Appoggiata contro il muro freddo, dove era stata lasciata dopo esser
stata usata come uno straccio vecchio, Hermione chiuse gli occhi.
I minuti passavano, le ore anche, ma l'oblio tardava ad arrivare.
Solo quello ormai desiderava. Nient'altro. Solo a quello ormai poteva
agognare.
A cosa serviva illudersi di rivederlo?
A cosa sperare di sentire di nuovo la sua voce?
A cosa sognare le sue braccia?
Lui era lontano. Non sarebbe arrivato in tempo.
Hermione lasciò cadere la testa di lato, troppo debole per
muoversi, troppo stanca per asciugare il rivolo di sangue che le colava
dalla fronte.
L'aveva aspettato tanto. Si era distrutta per anni, finchè
non era successo un miracolo e lui era tornato.
E ora era lei che lo lasciava solo.
Ora era lei a non essere abbastanza forte per attenderlo ancora.
Tossì, e facendolo credette di scoppiare per il dolore al
torace. Cavendish aveva fatto un buon lavoro.
Come tutti gli uomini sporchi fino al midollo, marci fino all'anima,
aveva usato l'unico modo per distruggerla sia fisicamente che
psicologicamente.
Cosa importava ormai? Cosa importava se la sua maglietta era ancora
alzata, dopo che lui l'aveva toccata con le sue mani impure? Cosa
importava se non c'era più una sola parte del corpo che non
le
facesse male?
Nulla. Nulla, se in cambio di tutto questo aveva ottenuto che sua madre
e suo padre fossero salvi.
Se era riuscita a non cedere alle profferte di Cavendish, a mantenere
intatta la propria dignità.
Se aveva ancora il pensiero di Draco a scaldarle il cuore.
Se poteva quasi sentire la sua voce in lontananza, e il suo profumo
così meraviglioso ancora una volta accanto a sè.
-Mio Dio-
Il rantolo di Blaise non scalfì nemmeno per un istante la
determinazione di Draco.
-Alohomora-
ringhiò.
La
porta della cella, dietro la quale c'era quel che rimaneva di Hermione,
si aprì di scatto, e il resto lo fece lui con una poderosa
spallata, che quasi la fece tremare sui cardini.
Malfoy spiccò una corsa, fino a raggiungere lei, che
riusciva a malapena a tenere gli occhi aperti.
-Io lo ammazzo, quel bastardo- sibilò, prendendo il volto
della
sua mezzosangue tra le mani, e facendole adagiare la testa contro la
sua spalla.
Avrebbe voluto solo urlare, e spaccare tutto, ma cercò di
concentrarsi su di lei, che era viva. Ferita, distrutta, ma viva.
Le carezzò i capelli piano, mentre lei piangeva contro la
sua camicia.
-Sono qui- le sussurrò concitato -Sono qui-
-Mi dispiace- singhiozzò Hermione, con voce roca -Perdonami-
Draco la scostò delicatamente da sè, guardandola
negli
occhi, e disperandosi nel vedere quelli di lei così vuoti e
distanti.
Cosa le aveva fatto quello schifoso?
Le abbassò piano la maglietta, senza dire nulla. Non era
quello
il momento di parlare. La avvolse nel proprio mantello e la prese in
braccio.
Blaise lo raggiunse in un istante e, con un'espressione desolata sul
viso, cercò di far quello che poteva.
-Ferula-
mormorò, fasciando il polso rotto della strega, e curando
alcune delle ferite.
Usò quindi l'Innerva
diverse volte, finchè Hermione non riacquistò un
po' di colore.
La ragazza posò la testa sul petto di Draco, lasciando che
lui
la sostenesse in tutto e per tutto, e gli raccontò
brevemente
delle novità su Cavendish e il rituale.
-Ora ti porto via- disse deciso Malfoy.
Insieme a un po' di forze però, ad Hermione era tornata
anche la lucidità.
-No. Voglio restare- mormorò con fermezza.
-Non esiste-
-Draco. E' anche la mia battaglia. Lo voglio vedere morto-
sibilò con acredine.
-Sei ferita. Saresti più di impiccio che altro, mezzosangue-
disse Draco, quasi in una supplica.
Lei tacque, probabilmente conscia che uscire di lì sarebbe
stato tutt'altro che facile.
E così fu, in effetti.
Come i tre salirono la scala dei sotterranei, una bordata di fuoco
quasi li investì, e solo grazie alla prontezza di riflessi
di
Blaise, che evocò rapidamente uno Scudo, si salvarono.
Diversi metri più in là infatti, i loro amici
erano
impegnati contro almeno una decina di Efreet, che stavano mettendo a
dura prova la loro resistenza.
A malincuore Draco dovette mettere Hermione a terra, e insieme si
lanciarono nel combattimento.
-Stai bene?- urlò Harry, atterrando un nemico, ad Hermione,
dopo aver esultato nel rivederla viva.
La ragazza non rispose, troppo intenta a lanciare uno Schiantesimo
contro uno dei due Efreet con cui stava lottando Ron, dopo aver
raccolto la bacchetta presa ad un nemico provvidenzialmente caduto.
Si sentiva tremendamente debole, ma anche determinata ad uscire di
lì e trovare Cavendish.
Vendetta.
Solo questo ora la teneva in piedi, dandole l'adrenalina necessaria ad
evitare di crollare.
Harry spedì contro il muro l'Efreet, e guardò di
nuovo la
sua migliore amica. Era a pezzi, non era in grado di sostenere una
battaglia.
Doveva fare in modo di portarla via di lì.
-E' bello rivedervi, ragazzi-
La voce di Lasko si fece strada fino alle sue orecchie, e in un attimo
gli fu addosso.
-Stupeficium!-
gridò, chinandosi per evitare la fiammata che l'altro
produsse, e che gli bruciacchiò l'orlo del mantello.
Dio, sarebbe stata sempre quella la sua vita? Diviso tra fiamme, sangue
e battaglie?
Era in un posto come quello che suo figlio sarebbe venuto al mondo?
No. I conti dovevano chiudersi, una volta per tutte.
-Forza Potter, continua così, divertiti, tanto tra poco
sarete
tutti morti- lo sbeffeggiò Lasko, muovendosi attorno a lui
in
circolo come se danzasse.
-Non ci conterei troppo se fossi in te- sibilò il Bambino
Sopravvissuto.
Era un eterna battaglia, la sua vita. Non solo contro i Mangiamorte,
che sembravano non volersi mai arrendere, ma anche tra le due
metà che albergavano nella sua anima.
La parte che anelava solo ad una vita tranquilla, pacifica, normale,
era perennemente in lotta con quella cresciuta in mezzo alle guerre,
sempre pronta a scendere in prima linea, a fronteggiare avversari.
-Peccato che io non sia qui per te, adesso- ghignò Lasko.
Prima che Harry potesse muovere un muscolo, l'Efreet lo
superò e
si diresse rapidissimo verso Hermione. La immobilizzò,
contando
sulla sua debolezza, e avvolgendosi nelle fiamme, sparì.
-Porca puttana- gridò alle sue spalle Draco, che come lui,
non
aveva potuto fare niente. Rapidissimo, Malfoy conficcò un
pugnale nel collo del suo avversario, e si accinse ad andare alla
ricerca di Hermione.
Un boato spaventoso però, bloccò la sua furia.
La parete alla sua destra andò in frantumi, e un gruppo di
vampiri bloccò loro la strada.
-Lumos-
gridò Malfoy, incenerendone tre o quattro.
-Dobbiamo avvicinarci all'ala Ovest!- gridò Ron sopra il
frastuono, calciando via il corpo del nemico contro cui stava
combattendo.
Ormai attorno a loro era solo fiamme, e morte.
I calcinacci, frutto del crollo del muro, avevano riempito l'aria di
polvere.
Alice si girò verso Chris, guardò i suoi capelli
biondi
brillare alla luce delle lingue di fuoco. Non avrebbero resistito a
lungo. Erano troppo pochi.
Poteva quasi avvertire i Mangiamorte avvicinarsi, pronti a sferrare
loro il colpo di grazia.
Quello fu lo scenario che si trovarono davanti Carrigan e i suoi Auror,
quando finalmente arrivarono.
-Ecco la cavalleria- ghignò Ron, mentre dentro esultava di
sollievo.
Un centinaio di maghi, più o meno giovani, si
riversò nel corridoio, e in breve tempo spazzarono via i
nemici.
-Ce ne avete messo di tempo- protestò Matthew poco dopo,
medicandosi un braccio sanguinante.
-Prova tu a richiamare all'ordine un branco di pelandroni- lo
rimbrottò il Capo degli Auror.
Carrigan si fece ragguagliare brevemente sulla situazione, e Draco con
voce tombale spiegò a tutti quello che sapeva sul rituale.
-Vuoi dire che manca una sola anima?- ringhiò l'uomo.
-Già- soffiò Malfoy -E Cavendish vuole che sia
quella della Mezzosangue-
-E me lo dici così, cazzo?-
Il Capo degli Auror si passò una mano sulla fronte, cercando
disperatamente di pensare.
-Ovviamente non ci sono novità su quali saranno gli effetti
del
rituale, vero?- si intromise uno degli Auror più anziani.
-No. Ma certamente non è nulla di buono per noi-
Non ci fu più tempo per le parole, però,
perchè i Mangiamorte passarono nuovamente al contrattacco.
La battaglia fu senza esclusione di colpi. Erano tantissimi, e in breve
tempo gli Auror furono tutti separati, ognuno impegnato a lottare
contro uno o più nemici.
-Qualcuno deve trovare la Granger- urlò Carrigan -Altrimenti
qui siamo tutti fottuti-
Draco ed Harry si guardarono un istante, e decisero.
-Alice!- gridò Potter.
La Parker si liberò del Mangiamorte che stava fronteggiando
e li raggiunse, Schiantandone altri due strada facendo.
Nel giro di due minuti stavano tutti e tre volando, nella loro forma
animale, attraverso le stanze.
Superarono corridoi tutti uguali, fino a giungere al cuore della casa.
Anche lì non c'erano mobili, come se tutto fosse stato
svuotato
molto tempo prima, ma l'illuminazione era più intensa, e
numerosi arazzi ricoprivano le pareti.
Capirono di essere nel posto giusto, quando videro Hermione in mezzo ad
una stanza molto grande, che una volta doveva essere il salone.
Era in ginocchio, legata ad una colonna. Sola.
Draco si trasformò e le corse incontro, lasciando Harry ed
Alice
fuori dalla stanza a guardargli le spalle, per ogni evenienza.
Si inginocchiò accanto ad Hermione, buttando al vento ogni
genere di prudenza.
Non lo sopportava. Non poteva sopportare di vederla lì e non
correre in suo aiuto.
-Draco- mormorò lei con voce flebile -Vai via, vai via!-
-Non senza di te- ringhiò il biondino, estraendo la
bacchetta,
-E' una trappola. Scappa-
-Incarceramus-
Cavendish comparve da dietro un arazzo, con alle spalle quasi una
dozzina di Mangiamorte.
Delle pesanti catene si avvolsero attorno alle spalle di Draco, che si
ritrovò bloccato. Cavendish mosse ancora la bacchetta e lo
spedì a cozzare contro il muro, dove rimase imprigionato.
-Sei così prevedibile da risultare patetico- lo derise il
Mangiamorte, mentre i suoi seguaci si disponevano a presidiare la
stanza -Sei certo che questa donna valga tanto?-
Malfoy scalciò, si mosse fino all'inverosimile, ma non c'era
possibilità di spezzare quelle catene. Otteneva solo di
perdere
forze, e non poteva permetterselo.
Harry ed Alice, intanto, ringraziavano Dio di non essere entrati in
quella stanza.
Erano l'ultima speranza di salvare Hermione, e con lei tutti loro.
-Che facciamo?- bisbigliò la Parker, nascondendosi dietro
una colonna.
-Diciamo che al momento non ho nessuna geniale trovata a portata di
mano- mormorò Harry di rimando -Tu?-
La ragazza scosse la testa, guardando sgomenta all'interno del salone,
dove Cavendish aveva iniziato a muoversi attorno a Hermione.
-E' quasi troppo facile. Tra poco terminerò il rituale e voi
sarete tutti senza poteri- confidò -Babbani. Solo Babbani.
Per
sempre-
Sogghignò, vedendo l'espressione terrificata di Malfoy.
-Dev'essere dura da accettare per un Purosangue, eh?-
Draco, inaspettatamente, non la pensava così.
Perchè quando tocchi il fondo, niente può
sembrarti peggiore.
Dopo aver creduto di non aver più potuto rivedere Hermione
viva,
nessuna prospettiva gli sembrava più così tragica.
Cos'era un'esistenza da Babbano, davanti alla prospettiva di perdere la
donna che amava?
Solo un disagio trascurabile.
-E quando sarete tutti senza poteri, vi annienterò uno dopo
l'altro. E avrò giustizia, finalmente-
Ecco, quello poteva essere un risvolto un tantino meno piacevole.
Ma ci avrebbe pensato dopo. Tutto quello che voleva ora era mettere al
sicuro Hermione. E amen se poi, in un futuro più o meno
lontano,
l'infame avesse trovato un altro Mezzosangue da usare per il rituale.
Tutti ma non lei.
-Signore- un Mangiamorte comparve da un arco in fondo alla stanza -Gli
Auror sono entrati. Stanno combattendo contro i nostri-
Cavendish stirò il volto in una smorfia.
-Credevo di poter contare su un po' più di tempo-
soffiò,
scontento -Ma a questo punto dovrò accelerare le cose-
Prese il viso di Hermione tra le mani, affondando la bocca nel suo
collo e una mano sotto la sua maglietta.
-Non la toccare, maledetto!- gridò Draco, vedendo la strega
serrare gli occhi.
-Altrimenti?- sorrise trionfante il Mangiamorte, guardandolo con
sprezzo -Cosa mi fai?-
Malfoy stava impazzendo. Era tremendo vedere quel porco abusare di
Hermione in quel modo e non potersi muovere.
Credeva di morire, ma quando stava per mettersi a urlare,
sentì le corde allentarsi.
Con la coda dell'occhio vide Potter e Alice entrare di corsa nella
stanza e atterrare un paio di Mangiamorte, ma non si fermò a
riflettere.
Si lanciò con tutto il proprio corpo contro Cavendish,
allontanandolo da Hermione, e con lui rotolò in mezzo alla
stanza.
-Non fai più tanto il furbo, adesso eh?- ringhiò,
sferrandogli un pugno.
Il Mangiamorte si riprese immediatamente, e lo allontanò con
un colpo di reni.
-Jenkins!- gridò, rialzandosi ansante.
Malfoy, privo della bacchetta che aveva perso nello scontro, gli si
lanciò nuovamente attorno, mentre con la coda dell'occhio
vide
Potter avvicinarsi a Hermione, ma poi venire nuovamente allontanato e
assorbito dalla battaglia con altri due avversari.
-Draco- sentì gridare da Alice, e si voltò giusto
in
tempo per afferrare la bacchetta che quest'ultima gli lanciava.
Spedì uno Schiantesimo contro Cavendish, quindi si
chinò per evitare un anatema.
Il Mangiamorte era sicuro di sè, e molto forte.
-Protego-
gridò, cercando di proteggersi da un Cruciatus, quindi gli
lanciò una bordata di fuoco, che lui schivò per
un pelo.
-Tutto qui quello che sai fare?- lo prese in giro Cavendish.
Draco non rispose. Avanzava impercettibilmente, cercando di chiudere
l'altro in un angolo, ma il Mangiamorte pareva sempre prevedere ogni
sua mossa.
A un certo punto però, uno strillo riscosse Malfoy.
Si voltò, e con la coda dell'occhio vide una figura
incappucciata incombere su Hermione.
E il sangue gli si ghiacciò nelle vene.
Come potete
vedere non sono morta! So che ci ha messo un po' questo capitolo ad
arrivare, ma sono un disastro nel descrivere queste scene di battaglia,
quindi mi ci è voluto molto più del previsto.
Una piccola precisazione, perchè rileggendo il capitolo in
effetti non è molto chiaro: Cavendish non è certo
andato giù leggero con Hermione, anzi, ma non l'ha
violentata. Preciso perchè, anche se a volte scrivo delle
scene un po' più dure (essendo una storia che parla anche di
persone malvagie e di guerre) comunque non mi piace trattare alla
leggera temi così profondi, delicati e dolorosi come
potrebbe essere uno stupro.
Alla prossima, un bacione grande a tutte voi!
Ps. Ora posso dirvi con certezza che questo è stato il
terzultimo capitolo! (senza contare l'epilogo)
|
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Capitolo 49 *** Capitolo 49 ***
Draco era in preda alla disperazione.
Sapeva che Hermione aveva bisogno del suo aiuto, ma non poteva volgere
le spalle a Cavendish, o sarebbero stati tutti spacciati.
Alice e Harry erano impegnati in combattimenti ardui quanto il suo,
dato che ognuno di loro fronteggiava almeno due o tre Mangiamorte.
Non poteva contare nemmeno sugli altri Auror, perchè erano
troppo lontani.
Così, fece l'unica cosa che gli venne in mente.
Abbandonò ogni prudenza e si gettò addosso a
Cavendish, cercando di strappargli di mano la bacchetta.
Si muoveva senza razionalità, lasciandosi andare solo
all'istinto, e forse era questo a dargli una marcia in più.
Strinse le mani attorno al collo dell'uomo, e gli fece sbattere la
testa contro la pietra dura del pavimento, stordendolo.
Approfittò di quel momento di pausa per correre da Hermione.
Senza nemmeno starci a pensare estrasse il pugnale e lo
piantò
in nella testa del Mangiamorte che le stava addosso, trapassandogli il
cranio.
Con un rantolo quello cadde a terra, e Draco con un calcio lo
spostò di lato.
-Relascio-
Malfoy con un tocco di bacchetta liberò Hermione, svenuta,
dalle
catene che la tenevano bloccata, e la prese tra le braccia.
Angosciato le diede qualche leggero colpo sul viso, nel tentativo di
rianimarla, ma la ragazza non reagiva.
-No, mezzosangue, non osare farmi questo-
La distese a terra, cercando di capire se respirava, quando con orrore
vide la tesserina di puzzle impressa sulla spalla nuda della ragazza.
Era rossa scura, con i margini anneriti.
-Hermione! Hermione non mi mollare, hai capito?- urlò il
ragazzo, sentendo le lacrime pizzicargli le ciglia.
Mise le mani a coppa sul petto della ragazza e iniziò a
farle un
forsennato massaggio cardiaco, alternandolo a una respirazione
artificiale.
I rumori della battaglia giungevano a Draco come attutiti, erano solo
loro due ora, sospesi, a lottare per la sopravvivenza.
Lei, distesa a terra e incosciente, e lui ad accanirsi su quello che
ormai sembrava solo un corpo vuoto.
Lord Cassian Devereaux Cavendish riaprì gli occhi, le tempie
che pulsavano dolorosamente.
Lo scenario che gli si presentò davanti era desolante. I
suoi
combattevano contro gli Auror, che ormai si erano fatti strada quasi
fino al salone.
E Jenkins giaceva lì in mezzo, con il cranio spaccato a
metà, senza essere riuscito a completare del tutto il
rituale.
L'uomo serrò i pugni, avvertendo l'odio scorrergli nelle
vene
assieme al sangue, galoppando. Il desiderio di vendetta che l'aveva
spinto fino a quel momento era bruciante, e talmente forte da
soppiantare anche la lucidità che fino a quel momento lo
accompagnava.
Era di nuovo solo, solo come era sempre stato, solo da quando quei
maledetti Auror gli avevano portato via tutto.
Aveva perso la sua famiglia, e con un sogghigno capì che
l'unica
vendetta che si sarebbe potuto prendere quella notte, era di strappare
anche loro dalle braccia di quelli che amavano.
Alzò la bacchetta, mormorando una fiumana di parole, e
potè quasi avvertire i muri che si scuotevano, i pezzi di
cemento che si disgregavano piano piano, dall'interno. Quella casa
sarebbe diventata una tomba. Per tutti, Mangiamorte compresi se
necessario, ma non per lui.
Scattò di lato, approfittando della distrazione di Harry,
Alice e Draco, e si fiondò fuori dalla porta.
Fu lì che lo trovò Chris, che correva come un
forsennato per raggiungere sua moglie.
Cavendish si bloccò di scatto, e lo stesso fece l'Auror,
entrambi con la bacchetta levata.
Un incantesimo. Un incantesimo soltanto, e sarebbe finita.
-Christopher Mason, ma quale onore- sillabò il Mangiamorte,
un lampo di follia nello sguardo.
-Non posso dire altrettanto, purtroppo- ringhiò Chris,
attento a non farsi distrarre dalla voce ipnotica dell'avversario.
-Credo che non ti convenga stare qui a perdere tempo con me. Fatti da
parte-
-Mai-
-Non lo senti questo rumore?- sorrise Cavendish, con tono flautato
-Tempo cinque minuti e questa casa sarà un cumulo di macerie-
Ora che vi prestava orecchio, Mason poteva avvertire distintamente il
suono secco delle pietre che pareva stessero piegandosi su
sè
stesse, come sè la casa stesse implodendo.
-Non vorrai lasciare tua figlia da sola- sibilò ancora il
Mangiamorte -Scappa, finchè sei in tempo-
Il pensiero di Hope lo colpì come un pugno nello stomaco, ma
non abbassò la bacchetta.
-Sai, Cavendish- disse lentamente Mason -Purtroppo per te, non tutti
gli
Auror sono dei vigliacchi come quelli che hanno sterminato la tua
famiglia. Noi forse marciremo qui sotto, ma lo farai anche tu. Stupeficium!-
Il Mangiamorte, reattivo, si abbassò e si girò
per
fuggire, evitando per un pelo la spada di Sebastian Anderson. L'Auror
con un affondo disperato cercò di colpirlo, ma con un
sogghigno
Cavendish si scostò all'indietro, mentre un pezzo di muro
crollava provvidenzialmente a separarlo dai suoi avversari.
Mason lo guardò disgustato, anche se in cuor suo ormai
rassegnato al fatto che quello scontro probabilmente fosse rimandato,
almeno per quella notte. Era quasi finita.
Poi, un sinistro e inquietante rumore gli ricordò che forse
era appena cominciata.
-Cazzo, qui crolla tutto- gridò a Seb -Dobbiamo avvisare gli
altri-
-Ma porca puttana, questo qui non cambia mai repertorio?-
ruggì
Anderson, precipitandosi, per quanto gli consentiva una gamba ferita,
all'interno del salone.
Non ci pensarono neanche un secondo a Smaterializzarsi, non senza
essere certi che anche gli altri sarebbero stati al sicuro.
Arrivati nella sala si guardarono attorno disperati. Pezzi di soffitto
cominciavano a cadere, sfiorandoli.
Alcuni Mangiamorte, accortisi di quello che stava accadendo,
cominciarono a fuggire, ma nessun Auror si mosse.
Carrigan entrò a capo di un gruppetto di combattenti.
-Dobbiamo portare fuori tutti di qui- ordinò, notando anche
lui
che presto di quel luogo non sarebbe rimasto più nulla.
Sebastian si guardò intorno, quindi individuò
Hermione e
Draco e corse da loro mentre anche Harry ed Alice li raggiungevano,
ansanti e coperti di sangue.
Draco stringeva ancora Hermione tra le braccia, nel disperato tentativo
di tenerla in vita.
La ragazza respirava a malapena.
-Come sta?- domandò distrutto Potter, raggiungendo l'amica e
prendendole una mano.
-Non lo so- soffiò Malfoy distrutto -Non lo so...-
-Bisogna uscire immediatamente di qui, e portarla al San Mungo-
ordinò Carrigan. -Ho dato ordine agli Auror di iniziare a
ripiegare-
-Capo!- urlò Matt, raggiungendoli. Camminava piano, e
trasportava un ragazzo svenuto. -Dobbiamo andarcene, sta venendo
giù tutto-
Uno schianto e un masso più grande degli altri
crollò a pochi metri da loro.
-Dove sono Ron e Blaise?- chiese Chris, accorgendosi in quel momento
della loro assenza.
-Ci siamo divisi mezz'ora fa- raccontò Seb -Blaise si era
ferito
ad un braccio, ma stava bene. L'ultima volta che li ho visti si stavano
dirigendo verso la parte Nord-
-Dobbiamo cercarli- sentenziò Harry, incurante dei crolli e
delle esplosioni. Non esisteva che se ne andasse senza di loro.
-Ragazzi, è un suicidio!- gridò Carrigan, per
farsi
sentire sopra tutto quel baccano -Non abbiamo idea di dove siano,
magari si sono già Smaterializzati via-
-No. Potter ha ragione- ringhiò anche Draco. Blaise poteva
essere ferito, da qualche parte, e non essere in grado di fuggire. E
poi certamente Zabini non se ne sarebbe mai andato, senza essere certo
che anche gli amici fossero in salvo.
E nemmeno lui l'avrebbe fatto.
Glielo doveva.
Lo doveva a dodici anni di amicizia incondizionata.
Sentendo qualcosa spezzarsi dentro, Malfoy si alzò da terra,
e mise Hermione tra le braccia di Chris.
-Cosa stai facendo?- rantolò Mason.
-Portala tu al San Mungo. Io vado con Potter a cercare Blaise e Weasley-
-Scordatelo! Veniamo con voi!- disse anche Seb.
-No.- sibilò fermo Draco -In due faremo prima. E poi voi
avete una famiglia. Non potete rischiare così tanto-
Io invece forse non
avrò più niente.
Non gli servì nemmeno guardare Harry. Ron era
il suo migliore amico, non l'avrebbe mai abbandonato.
-Malfoy ha ragione- disse infatti il moretto -Andate al San Mungo e
aiutate con i soccorsi, noi vi raggiungeremo lì-
Christopher e Seb annuirono solennemente. Alice li abbracciò
rapida, con le lacrime agli occhi.
Carrigan si limitò a guardarli, con uno sguardo carico di
sottintesi.
Harry attaccò a correre. Draco invece rivolse un ultimo
sguardo
ad Hermione, pieno di rimpianto, prima di correre dall'unica persona
che forse poteva ancora salvare.
-Avada Kedavra-
Ronald Bilius Weasley saltò dietro un muro provvidenziale,
evitando per un pelo il raggio verdognolo dell'incantesimo, che
andò ad infrangersi mezzo metro più in
là.
-Blaise, sei ancora lì?- gridò, con voce roca,
spezzata dal fumo che le macerie stavano alzando.
Un gemito di assenso alle sue spalle lo rincuorò appena, ma
sapeva che il tempo a propria disposizione era poco.
Zabini era ferito, in modo probabilmente grave, e da un quarto d'ora
buono lui era lì, assediato, non potendo fuggire e lasciarlo
lì inerme.
La casa stava crollando, ma alcuni Mangiamorte sembravano incuranti
della cosa. Continuavano a combattere, parevano instancabili, accecati
dalla rabbia e dall'odio di una causa che ormai era sepolta.
-Stupeficium- gridò
Ron, quando uno di loro gli si gettò addosso. L'uomo
crollò a terra, e la stessa sorte toccò a un
altro poco
più in là, ma nulla potè fare il
rossino, quando
un Mangiamorte uscì dalla mischia, armato, e gli corse
incontro
con spada e bacchetta sguainate.
Weasley evocò uno scudo, che bloccò il primo
anatema, ma
non appena questo si ruppe, l'uomo vibrò un fendente
nell'aria.
Ron sentì il proprio mantello squarciarsi, e l'odore ferroso
del sangue impregnare l'aria.
-Protego-
ringhiò, accecato dal dolore. Si portò una mano
al fianco, senza avere il coraggio di guardare la ferita.
Non avrebbe resistito ancora a lungo, lo sapeva, ma avrebbe venduto
cara la pelle.
Scagliò quattro o cinque Schiantesimi, ma i nemici erano
troppi.
Stava iniziando a perdere le speranze, quando un corpo amico, venuto da
chissà dove, gli si parò di fronte.
Harry James Potter, con un movimento deciso, si frappose tra lui e la
spada di uno dei tanti Mangiamorte, proprio mentre Draco Malfoy si
occupava degli ultimi rimasti.
Sentendosi inspiegabilmente al sicuro, Ron potè concedersi
di chiudere gli occhi.
-Blaise!-
Draco scosse il proprio migliore amico, che non si mosse.
No, non anche lui.
Non poteva permettersi di perdere altre parti di sè, quel
giorno. Non uno di quei due soli pilastri che ancora lo tenevano al
mondo.
Con sua somma gioia udì Zabini emettere un mugugno
infastidito
quindi, senza ulteriori indugi, procedette a metterselo in spalla.
Sentì Potter al suo fianco fare altrettanto con Ron. I due
maghi
si scambiarono un cenno del capo, prima di guardarsi brevemente
attorno. I pochi Mangiamorte scampati ai crolli erano o fuggiti, o
morti per mano loro, con il risultato che tutto attorno sembrava un
vero e proprio campo di battaglia, costellato di sangue e macerie.
C'era, però, un'assurda quiete, tutto attorno.
La casa era immobile, come se fosse cessato quello scuotimento interno
che l'aveva attraversata fino a poco prima. Anche le ultime urla si
erano affievolite, fino a spegnersi. I tormenti erano passati.
Forse fu questo silenzio che fece percepire a Draco quel rumore
lievissimo di passi, o forse fu il destino, che in fondo non concede
mai scappatoie.
Il biondino alzò gli occhi chiari, fino a incrociare quelli
ossidiana di Cavendish, ancora una volta.
Poi, l'uomo scappò.
Di nuovo. Ma Draco giurò a sè stesso che quella
volta sarebbe stata l'ultima.
Adagiò il corpo di Blaise a terra, veloce ma attento a non
fargli del male, quindi si mosse.
-Cosa credi di fare?-
La voce di Harry alle sue spalle lo bloccò, un solo istante.
-Non sappiamo quanto sia stabile questo posto, dobbiamo andarcene-
Una volta tanto era Potter, quello che per anni aveva buttato all'aria
ogni prudenza per affrontare i suoi nemici, a dare consigli sensati.
In un altro momento la situazione a Draco sarebbe parsa quasi comica.
Ma non aveva il tempo.
Lo guardò, per una frazione di secondo. Guardò
Blaise e Ron. Erano feriti, ma non parevano in pericolo di vita.
-Riusciresti a convivere con questo?- chiese semplicemente, guardando
in fondo agli occhi verdi di Potter.
Harry non chiese a chi si stesse riferendo. Non ce n'era bisogno.
Cavendish aveva fatto troppo male a troppa gente, per essere lasciato
andare.
No. Non avrebbe potuto convivere con un rimpianto del genere.
Soprattutto se Hermione non si fosse salvata.
Così scosse la testa impercettibilmente, in un paradossale
assenso.
Malfoy non attese un istante di più, gli voltò le
spalle e corse via.
Draco attraversava sale su sale, il fiato corto. Non gli ci sarebbe
voluto molto a trovare Cavendish, il rumore dei suoi passi in fuga era
ben distinto.
Tutto ciò che gli serviva era un piano.
Aveva sempre riso della disorganizzazione di Potter. A essere onesto
ancora adesso si chiedeva come diamine avesse fatto a sopravvivere a
Voldemort. Tutto istinto e cuore.
Doti che in battaglia possono bastarti a proteggere le persone che ami,
ma non a salvare te stesso.
No, per quello serve testa, e calcolo. Serve lucidità, e
freddezza.
Virtù da perfetto Serpeverde.
Così, mentre correva, Malfoy lasciò la parte il
suo cuore
straziato, immaginando le mani di Hermione che si racchiudevano su di
esso come a custodirlo, e in un secondo si ritrovò in aria,
le
ali silenziose del falco a sostituire i suoi passi.
Nulla poteva Cavendish contro di lui. Nulla contro quel suo
insospettabile vantaggio.
Nulla contro la rabbia di un uomo innamorato, che non ha nulla da
perdere, volto solo alla vendetta.
In meno di due minuti gli fu addosso.
Si ritrasformò mentre era ancora in volo, franandogli sulla
schiena e mandandoli entrambi a cozzare contro il muro.
-Ma... cosa?- rantolò appena Cavendish, rialzandosi in piedi
in un
secondo. Lo stupore era grande, ma l'uomo si riebbe in men che non si
dica. Estrasse la spada e la piantò per terra, esattamente
dove
un attimo prima c'era la spalla di Malfoy.
-Mancato- sogghignò il biondino, tirandosi in piedi a sua
volta, e ruotando la propria spada tra le mani.
-Avrei dovuto ucciderti quando ne ho avuta l'occasione-
sibilò il Mangiamorte, muovendosi in circolo attorno a lui.
-Sai, suppongo che queste siano state le ultime parole del Signore
Oscuro, prima che Harry Potter lo ammazzasse- ghignò
sarcastico
il biondo.
Cavendish non rispose, limitandosi a fissarlo con gli occhi stretti. Si
spostava lentamente, senza mai lasciare scoperto il fianco, la
bacchetta e la spada alzate di fronte a sè. Draco faceva lo
stesso, riconoscendo nei suoi movimenti le lezioni che aveva ricevuto
da suo padre quando era piccolo, le stesse che sicuramente doveva aver
ricevuto anche Cavendish, essendo nato in un'importante famiglia.
-Com'è, dimmi- sibilò Cavendish, facendo un
improvviso allungo in avanti -Com'è rendersi conto di non
essere riuscito a proteggerla?-
Draco strinse la presa sulla spada. Pensare ad Hermione lo distruggeva,
e sapeva che distrarlo era proprio ciò che il suo avversario
voleva. Non doveva permetterglielo.
-Ne è valsa la pena?- continuava intanto l'altro -Rinnegare
il tuo sangue, la tua famiglia, i tuoi princìpi? Non ti
è rimasto nulla in fondo-
-L'ho già sentita questa storia- rispose sprezzante Draco,
girando su sè stesso e cercando un affondo, che Cavendish
evitò prontamente. Le loro lame si toccarono con un clangore
metallico, mentre i due si fronteggiavano, l'odio negli occhi.
Cavendish spostò all'ultimo secondo una mano e
afferrò la spalla ferita di Draco, strappandogli un grido di
dolore. Ne approfittò per buttarglisi addosso e spingerlo
contro il muro di pietra alle sue spalle, che scricchiolò
pericolosamente.
-Stavolta il finale però sarà diverso-
ghignò Cavendish, avvicinandoglisi -Sei da solo, Malfoy. Ti
sei sacrificato per della gente che adesso ti ha abbandonato. Sei solo-
ripetè, alzando la bacchetta.
-E qui ti sbagli-
La voce di Harry rimbombò tra le pareti, sovrastando il
rumore dei calcinacci che cadevano a terra. Corse verso i due uomini,
buttandosi addosso a Cavendish e allontanandolo da Draco. Il biondino
si riprese subito, stringendo i denti per il dolore alla spalla.
Lanciò una breve occhiata a Potter, per poi raggiungere il
suo avversario, che cercava di rialzarsi da terra. Senza troppi
complimenti gli piantò un piede sul torace, costringendolo a
rimanere supino, per poi puntargli la punta della propria lama contro
la gola.
-Potrei farti lo stesso discorso che tu hai appena fatto a me, lo sai?-
sibilò -Ma non intendo sprecare altro fiato. La partita si
chiude qui. E vinco io-
Per un istante pensò di ucciderlo. Lo voleva fare
così tanto, così tanto, soprattutto considerato
il fatto che non sapeva le condizioni di Hermione. Ma non lo fece.
-Incarceramus-
ringhiò, levando la bacchetta e osservando poi le strette
funi che iniziavano a imprigionare a terra Cavendish, che cercava
inutilmente di divincolarsi. Lo guardò, cercando di
controllare l'istinto di gettarsi su di lui e stringergli la gola tra
le mani, fino a soffocarlo lentamente e dolorosamente. Ma doveva essere
meglio di così, doveva provarci. Per Hermione.
-Dobbiamo sbrigarci- sentì urlare Harry -Ho lasciato Ron e
Blaise poco distante da qui, ci aspettano per Smaterializzarci fuori-
Con un incantesimo sollevò Cavendish e iniziò a
trascinarlo via, voltandosi per assicurarsi che Draco lo seguisse.
-Hai fatto la cosa giusta- assicurò, guardandolo con
fermezza in quegli occhi chiari e ora così persi.
-Lo so.- annuì appena Draco, affrettandosi verso il
corridoio -Spero solo ne sia valsa la pena-
Ebbene
sì, sono ancora viva. So che probabilmente avevate perso le
speranze, e mi dispiace davvero. Non ho scritto una riga per mesi, non
so nemmeno io il perchè, ma non riuscivo più a
continuare questa storia. L'idea di non portarla a termine,
però, non mi è mai passata per la mente, e
così eccomi qua. Stavolta prima di pubblicare ho deciso di
finirla del tutto, in modo da non rischiare di lasciarvi a secco
un'altra volta, quindi vi assicuro che nel giro di poco
pubblicherò anche gli ultimi due capitoli. Spero che abbiate
ancora voglia di leggere la fine, perchè senza di voi e le
vostre meravigliose recensioni non avrei mai trovato la determinazione
di scrivere questa ultima parte. È tutta vostra, davvero,
con millemila scuse! Un bacio
Gaia
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Capitolo 50 *** Capitolo 50 ***
Elenie Grace Zabini, pochi minuti dopo, entrò al San Mungo
come una furia.
Non le importava nulla delle amiche che le correvano dietro, non le
importava delle loro urla. Appena
aveva visto il biglietto di Alice non ci aveva visto più.
Superò l'accettazione e salì all'ultimo piano,
dove erano stati convogliati tutti gli Auror feriti.
Lo scenario era terribile. Medimaghi si muovevano da una parte
all'altra come trottole impazzite, prestando i primi soccorsi. I
feriti, in mancanza di un così alto numero di stanze, erano
stati collocati su barelle provvisorie sistemate alla meglio tra i
corridoi,
La ragazza corse in avanti, cercando disperatamente una faccia amica
che le potesse dire cos'era successo.
-Chris!- gridò infine, notando i capelli biondi dell'Auror.
Mason faceva su e giù davanti a una porta.
Lui le andò incontro, sul volto dipinta un'espressione
nervosa.
-Ciao ragazze- disse, salutando anche Pansy e Sophie, che le erano
arrivate alle spalle. Laine evidentemente doveva aver trovato
Sebastian, perchè era sparita.
Gli occhi di Mason si allargarono di gioia, non appena Sophie gli porse
la piccola Hope. Chris se la strinse al petto, assaporando il profumo
di sua figlia, grato di poterla di nuovo tenere tra le braccia.
-Alice dov'è?- chiese la LeBlanc, guardandosi attorno.
-Si sta facendo medicare- spiegò l'Auror, con occhi vuoti
-Nulla
di grave- si affrettò ad aggiungere, notando l'espressione
spaventata delle ragazze.
-Harry dov'è? E gli altri?- chiese Elenie, formulando la
domanda
che nessuna delle tre aveva il coraggio di fare. -Santo Cielo, Chris,
ma tu sanguini!-
-Non è niente- assicurò Mason, guardando la
camicia
squarciata e rossa di sangue. No, un taglio, anche se profondo, non era
nulla in confronto all'ingrato compito di dire loro che gli uomini che
amavano erano ancora in pericolo di vita.
Non appena racimolò il coraggio di fissarle negli occhi
però, un CRAC alla sua destra lo indusse a voltarsi.
Harry e Draco, coperti non si sapeva se più di sangue o
polvere, comparvero, sostenendo l'uno Ron e l'altro Blaise.
-Oddio- mormorò Elenie, correndo loro incontro, esattamente
come fecero quattro Medimaghi.
-Una barella, presto- gridò uno di loro, con voce decisa.
La ragazza si bloccò, impotente. Suo cugino, incosciente,
venne
depositato su una di esse e portato via, seguito da una Pansy sconvolta.
I tre Auror rimasti vennero invece circondati da infermiere, che
presero in consegna Ron, che pareva essere ferito ad un fianco.
Harry, che lo sosteneva, era costretto a restare fermo, ma in tutto
quel tempo non smise di puntare i suoi occhi verdi in quelli della sua
fidanzata.
Sto bene, sembrava dirle. Sto bene e sono tornato.
Elenie sentì una lacrima birichina scorrerle lungo la
guancia, e
fu solo quando Sophie prese il posto di Harry, che potè
finalmente corrergli incontro e abbracciarlo.
-È tutto a posto?- chiese, singhiozzando di
felicità nel rivederlo in piedi -Sei ferito?-
Gli prese il volto tra le mani, tempestandolo di baci, incurante dello
sporco che lo ricopriva. Con gli occhi intanto lo controllava in ogni
punto, alla ricerca di danni seri.
-No, più o meno sto bene- disse piano Harry, aggrappandosi a
quel corpo sottile come ad un àncora di salvataggio.
Era di nuovo con lei. Affondò il viso nel collo di Elenie,
gioendo a quel contatto tanto bramato.
-Gli altri? Gli altri come stanno?- chiese la Benèfica
angosciata, ripensando alle condizioni di suo cugino.
-Non lo so- mormorò Harry -Blaise l'abbiamo trovato
così,
ma respirava, sembrava solo Schiantato o qualcosa del genere...-
Non ce la faceva. Non ce la faceva a dirle di tutti i corpi schiacciati
accanto a cui era passato nel tentativo di trovare gli amici.
Non le poteva raccontare di tutto il sangue che ancora gli danzava
davanti agli occhi, di tutte le urla e gli strepiti delle persone in
agonia, e che non era riuscito a salvare.
Non le poteva dire di Hermione.
Elenie sembrò capire, perchè si limitò
solo a
stringerlo forte, ringraziando Dio che gliel'aveva riportato indietro
sano e salvo.
Draco intanto era a pezzi. Seduto su una sedia poco più in
là, era stato raggiunto da Sebastian e Laine, che non
avevano
avuto la forza di dirgli alcunchè.
Si era rifiutato di farsi visitare, e ora stava
lì, a
guardare la porta bianca dietro la quale gli avevano detto che era
stata portata Hermione, i capelli biondi ormai grigi per la polvere, il
viso graffiato, la camicia stracciata.
Tutta l'adrenalina che l'aveva tenuto in piedi nei minuti che lui e
Harry avevano impiegato per portare indietro trovare Blaise e Ron,
sembrava essersene
andata di colpo, e ora gli sembrava di non avere più la
forza
nemmeno di alzarsi in piedi.
Posò la testa sulle mani, ancora impregnate del sangue di
Hermione, di Blaise, e di chissà chi altro.
Sentì la mano di Seb posarsi sulla sua spalla, e con sua
grande sorpresa non ebbe nemmeno l'istinto di scrollarsela via.
-Non avete saputo niente?-
La voce distrutta di Potter si fece strada fino al suo orecchio. Lo
sentì sedersi lì accanto, e lo stesso fece Ron
poco dopo,
nonostante lo squarcio che aveva poco sopra il fianco destro.
Erano tutti lì, o quasi, tutti per Hermione. Tutti bloccati,
tutti in attesa, tutti aggrappati a una flebile speranza.
Lui stesso cercava di rimanervi attaccato saldamente, con le unghie e
con i denti, ma era difficile.
Loro non l'avevano vista come lui. Non avevano toccato quel corpo
freddo, non si erano specchiati in quegli occhi vuoti.
Non si erano sentiti morire dentro nel vederla così inerme.
Cristo.
Udiva i rumori delle persone lì accanto, le loro parole
sommesse, eppure si sentiva totalmente estraneo a loro.
Ora che non c'era più Hermione a tenerlo ancorato alla
realtà, cosa l'avrebbe potuto fare?
Ora che lei non era lì a spronarlo, a incoraggiarlo, a
renderlo migliore, che senso aveva stare al mondo?
La porta bianca si aprì e Draco, come un automa, si
alzò
in piedi per andare verso il Medimago che era uscito.
Sentì gli amici alzarsi a loro volta, ma rimanere un passo
indietro, lasciando che fosse lui il primo a parlarci.
-Allora?- udì la propria voce chiedergli.
Il dottor Davies, che ormai li conosceva, li fissò uno ad
uno con espressione grave.
-Abbiamo fatto tutto il possibile- spiegò -Ma le sue
condizioni
erano disperate, e più di così non possiamo fare.
La
signorina Granger è in coma-
Draco avvertì una morsa afferrargli la bocca dello stomaco.
Non
avrebbe saputo dire cosa gli impediva di crollare in ginocchio e
restare lì.
Vide con la coda dell'occhio Harry mettersi le mani sul volto, e Ron,
pallido come un cencio. lasciarsi abbracciare da
Sophie.
Gli altri erano tutti muti, troppo increduli e addolorati per
manifestare i loro sentimenti.
-E cosa si può fare ora?- chiese infine Laine, gli occhi
lucidi.
Il Medimago scosse la testa.
-Solo aspettare, e pregare che si svegli. Ma questo potrebbe accadere
domani, come tra un anno. Come mai più-
Draco fece due passi, superando il dottore e appoggiandosi al muro.
Qualcosa gli si stava inesorabilmente sgretolando nel petto.
Il suo autocontrollo, forse.
-Dannazione!- gridò a un tratto, tirando un pugno alla
parete, con tanta violenza da escoriarsi le nocche.
Posò la fronte alla parete, singhiozzando. Non ce la faceva.
Non poteva essere forte se non c'era lei ad insegnarglielo.
Sentì il braccio di Sebastian passargli attorno al collo, ma
non ebbe alcuna reazione.
-Ce la farà- gli sussurrò Anderson -Lei
è fortissima. Ce la deve
fare-
Come mai lui non ci credeva? Si chiese Draco.
Perchè lui la stava lasciando andare così, senza
aver fiducia in lei? Ce l'avevano tutti. Perchè lui no?
Glielo doveva in fondo.
Lo doveva a lei, a loro. Lo doveva agli anni in cui non aveva smesso un
attimo di pensarla, e durante i quali lei l'aveva aspettato, pur senza
saperlo.
Lo doveva a quell'amore grande, e alla compassione che lei aveva avuto
quando avevano solo diciassette anni, quando lui era un idiota
orgoglioso che non si era reso conto della fortuna enorme che aveva tra
le mani.
Hermione doveva, doveva,
doveva riprendersi. Non poteva lasciarlo solo, non poteva voltargli le
spalle così.
-C'è dell'altro-
La voce del Medimago si era fatta più pacata. Malfoy
alzò
la testa e trovò gli occhi del dottor Davies, che guardavano
con
insistenza proprio verso di lui.
-Cosa?- chiese con voce roca. Cos'altro poteva esserci oltre a tutto
quel dolore?
-Ecco...- disse un po' titubante l'uomo, avvicinandosi a lui e a
Sebastian -Sembra...sembra che la signorina sia incinta-
Draco lo guardò imbambolato, temendo di aver capito male, ma
poi
la potenza di quelle parole lo colpì come un'onda d'urto.
-Come...com'è possibile?- mormorò, frastornato.
La testa
gli si era fatta leggera come una bolla, e i
mormorìì
degli amici gli arrivavano lontani, ovattati.
-La gravidanza è proprio agli inizi- spiegò il
dottore
-Molto probabilmente nemmeno la signorina lo sapeva. È
troppo presto
per verificare se il feto è sano, soprattutto dopo quello
che
è accaduto nelle ultime ore. Le possibilità che
si
verifichi un aborto sono molto alte-
Eccolo di nuovo. Ecco quel peso che lo schiacciava a terra,
impedendogli di respirare.
-Posso vederla?- sussurrò.
-Certo, ma solo qualche minuto, d'accordo?-
Draco annuì, quindi rivolse un ultimo sguardo ai ragazzi.
Erano lì, fermi e uniti come non mai.
-Salutala per noi- disse Ron piano, gli occhi gonfi e rossi.
Malfoy posò una mano sulla maniglia, quindi spinse la porta
ed entrò.
Era il momento di essere coraggioso, per tutti e due. Anzi, per tutti e
tre.
Nella stanza ad accoglierlo c'era solo bianco. Il biondino si mosse
piano, accostandosi poi all'unico letto che c'era, e che
lo attraeva come una calamita.
Hermione era lì, i lunghi ricci sparsi sul cuscino, ad
aspettarlo come sempre.
Ad aspettare i suoi tempi, le sue paure, le sue esitazioni.
Ma questa volta non avrebbe potuto dirgli che lo capiva, e che era
lì per lui.
Era il suo turno adesso, di attendere. Di attendere che lei tornasse da
lui.
Le si sedette accanto, afferrandole una mano. Le baciò
le dita gelate, una ad una, stringendogliele poi tra le proprie nel
tentativo di scaldarle.
Guardò le sue labbra appena schiuse, e le ciglia lunghe
posate sulle guance perlacee.
Era bellissima. E troppo, troppo distante da lui.
Draco chiuse gli occhi, posando la fronte sulla mano di lei.
-Mezzosangue. Non posso. Non posso sopportare tutto questo da solo-
sussurrò.
Lo ammetteva solo adesso, adesso che lei non poteva sentirlo. Solo
adesso che lei era chissà dove.
Di nuovo le posò gli occhi addosso, cercando di non far
caso ai tanti, troppi lividi, alla fasciatura bianca che le circondava
la spalla.
E scese ancora, fino ad arrivare al ventre.
Incinta.
L'aveva sorpreso, ancora una volta, come sempre.
Un bambino. Lo stesso che poco tempo prima l'aveva fatto fuggire,
terrorizzato, e che ora desiderava più dell'aria.
Un figlio da Hermione.
Cosa poteva esserci di più bello?
E poi, la parola più terribile.
Aborto.
Aveva appena immaginato la sua esistenza, aveva appena cominciato ad
amarlo, e già avrebbe dovuto accettare l'idea di poterlo
perdere.
Di perderli entrambi.
Per favore, non
portarmeli via. Non
portarmi via la parte migliore di me.
Passarono le ore, e i giorni, e Draco non si staccava dal letto di
Hermione.
Usciva solo per il tempo necessario ad andare in bagno, o a fare una
scappata a casa a lavarsi, o a salutare Blaise che lentamente si stava
riprendendo.
Ma anche in quei momenti lei non era mai sola. Harry, Ron e gli altri
si alternavano per stare con lei, per portare un po' di vita in quella
stanza troppo silenziosa.
Le parlavano tantissimo. Le raccontavano di come tutti loro stessero
facendo progressi, di come stessero guarendo dalle ferite della
battaglia, ci come si aspettassero che anche lei facesse lo stesso.
Le avevano detto che Cavendish era stato portato ad Azkaban, dove
sarebbe rimasto fino alla fine dei suoi giorni.
Le raccontarono che Lasko era scappato, e nessuno era più
riuscito a trovarlo, mentre Willard Everett era stato ucciso da Ron,
prima che rimanesse ferito.
Lei però non reagiva. Era sempre lì, immobile,
come se
stesse dormendo. Ogni giorno che passava si assottigliavano le
possibilità che si risvegliasse, e per Draco era un'agonia.
Ogni
volta che entrava in quella stanza era come se il tempo si
fermasse.
Lui, lei, e quel figlio che già tanto amava.
Era lì anche quella mattina un po' fredda, seduto su una
sedia a guardarla, a carezzarle il viso, a parlarle piano.
Sentì una mano posarglisi su una spalla, una mano
più delicata di
quella di Chris o Sebastian. Il ragazzo si girò, e vide sua
madre.
Narcissa Malfoy strinse le dita curate sul maglione del figlio, e senza
una parola si accomodò accanto a lui.
Lui la guardò, e per la prima volta non provò
nulla. Non
odio, non rabbia. Tutte le sue emozioni sembravano essere canalizzate
verso Hermione. Non c'era spazio per altro.
Però, stranamente, era bello che fosse lì. Era
bello averla accanto. Sua madre.
-Sei sola?- chiese con voce roca.
-Ho pensato che tuo padre fosse meglio lasciarlo a casa, per questa
volta- disse dolcemente lei.
Parlò sottovoce, quasi timorosa che con una parola di troppo
potesse farlo scappare o ribellarsi.
Guardò quel figlio diventato ormai uomo. Era così
orgogliosa di
lui. Gli carezzò dolcemente il viso, soffermandosi appena
sul
taglio sullo zigomo, strappandogli una smorfia.
-Perdonami, tesoro. Non avevo capito niente- sussurrò, gli
occhi lucidi.
Draco la guardò. Non l'aveva mai chiamato in quel modo. Non
l'aveva mai guardato con tanta tenerezza.
Si limitò ad annuire, posando una mano su quella che la
madre teneva in grembo.
-Come sta?- chiese allora Narcissa, cercando di non scoppiare in
lacrime per quel contatto tanto a lungo bramato.
Era proprio vero. Nulla unisce le persone come le disgrazie. Solo in
quei casi ci si ricorda di ciò che conta davvero.
-Sta male, mamma, e io non posso fare niente-
Draco chinò la testa, strofinandosi il volto con le mani.
-Puoi sperare. Puoi avere fede- cercò di consolarlo
Narcissa, avvicinandosi maggiormente a lui.
-Fede in cosa?- mormorò il ragazzo -In Dio? Non sono mai
stato ascoltato-
-Non so in cosa, caro. Fede in voi due credo-
-Aspetta un bambino, mamma. Mio figlio-
-Lo so-
Il biondino la guardò, e lei gli sorrise appena.
-Me l'ha detto Sebastian, è stato lui ad avvertirmi di tutto-
Draco si ritrovò ad annuire.
-Non posso perderla. Lei e nostro figlio sono l'unica cosa buona che
sia riuscito a fare nella vita-
Narcissa gli passò un braccio attorno alle spalle, lasciando
che Draco posasse il capo sulla sua spalla.
E lui riscoprì quanto fosse bello farsi abbracciare da una
madre,
quando il mondo sembrava un posto troppo brutto in cui vivere. Si
ricordò quanto lei fosse l'unica persona, a parte Hermione,
che
lo avesse sempre amato incondizionatamente.
E finalmente pianse.
Non posso credere di essere arrivata alla fine, praticamente. Ormai
manca solo l'Epilogo, e anche questa seconda parte sarà
conclusa. Preferisco non dire nulla adesso, voglio lasciare ogni saluto
e ringraziamento al prossimo, e ultimissimo, capitolo!
A prestissimo!
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Capitolo 51 *** Epilogo ***
So we lie here in the dark
All the
wrong things on fire
In
sickness and in health
To be with
you, just to be with you
Draco Lucius Malfoy era sempre stato un solitario.
Non perchè odiasse le persone, ma semplicemente
perchè
non era mai stato capace di relazionarsi con esse fino in fondo.
Era diffidente. Non aveva fiducia nel prossimo, tutto qui.
E così, fin da quando era piccolissimo, aveva cominciato a
contare solo su se stesso.
Poi, durante gli anni ad Hogwarts, qualcosa era cambiato.
Prima era arrivato Blaise, la spalla di un amico, la mano tesa sempre
pronta ad aiutarti.
Poi Sebastian, una guida, un mentore che gli aveva mostrato la via.
E infine era arrivata Hermione, l'amore, quello vero, quello che dura
per sempre.
Loro
l'avevano aiutato a crescere, a diventare un uomo. Gli avevano
insegnato che da soli si può fare tutto, ma che insieme il
tutto si può
condividere, facendolo diventare così ancora migliore.
E questo gli era rimasto dentro, anche in quegli anni bui che
era stato costretto a passare lontano da loro.
Giornate come quella, poi, gli ricordavano quanto fosse importante il
valore di una famiglia, degli amici.
Draco era solo, in quel momento, solo a camminare sulla spiaggia. La
risacca del mare era l'unico suono che si poteva avvertire.
Il ragazzo si chinò, a raccogliere una manciata di sabbia,
lasciandosela poi scivolare tra le dita.
Alcuni granelli caddero sulla cravatta nera, e lui si
affrettò a rialzarsi.
-Draco!-
Il biondino si voltò, guardando Blaise che lo raggiungeva,
stretto in un completo quasi identico al suo.
-Sta per cominciare- lo avvisò il moretto con espressione
seria -Non vorrai fare tardi-
Malfoy alzò il viso verso il cielo autunnale, grigio come le
sue iridi, quindi prese un respiro profondo ed annuì.
-Andiamo- disse infine, accostandosi al suo migliore amico.
-Forza- mormorò Zabini, incoraggiante, dandogli una pacca
sulla spalla -Ce la puoi fare-
Il
viaggio di ritorno gli sembrò assurdamente breve.
Risalì rapidamente la
piccola collinetta, e si ritrovo in un piccolo spiazzo battuto appena
dal vento che spazzava le onde.
Erano già tutti lì. E a lui, ogni secondo che
passava,
sembrava che lo stomaco si stringesse sempre di più.
Certo, il luogo era bellissimo. Elenie e Alice ci avevano messo tutto
l'impegno possibile, ne era ben conscio.
Ovunque c'erano fiori. Rose bianche, ma soprattutto blu, le preferite
di Hermione.
Nessuno poteva scordarlo.
E poi la gente. Non erano molti, ma tutte le persone importanti erano
lì, solide e ferme come pilastri, a dare il loro sostegno.
C'era tutto il loro gruppo ovviamente, seduto nelle prime file.
C'erano alcuni Grifondoro, ex compagni di scuola di Hermione, e c'era
Luna Lovegood.
C'era la famiglia Weasley, stretta e unita come non mai.
C'erano i signori Granger, che gli fecero un cenno con la mano. Lui
rispose chinando il capo, sospirando nel vedere Jean che si asciugava
una lacrima furtiva.
Sarebbe stata una lunga giornata.
E poi, notò Draco, voltandosi appena, c'erano i suoi
genitori.
Tutti e due. Un po' lontani dagli altri, un po' riservati, ma comunque
presenti.
Le tragedie uniscono le persone, nessuno poteva saperlo meglio di lui.
-Possiamo cominciare-
La
morsa allo stomaco di Draco si fece pesante come un macigno.
Guardò il
piccolo funzionario Ministeriale che prendeva posto su un altare
improvvisato, e che gli stava facendo cenno di raggiungerlo.
Malfoy guardò gli
occhi di sua madre, che gli fece un debole sorriso per fargli coraggio,
quindi l'espressione austera di suo padre.
No.
Non era come lui.
Non lo sarebbe mai stato.
Lui aveva fiducia.
Lui aveva forza.
Lui aveva coraggio anche per gli altri.
Anche per lei.
Nella vita e nella morte.
Si costrinse a fare qualche passo verso il prete, quindi si
voltò verso ai presenti, un nodo in gola e la mente vuota.
Poi nell'aria si diffuse una musica lenta, leggera.
E lei arrivò.
In your wedding dress
To have and to hold
Cause even at my best
I wanna let go
Stretta
al braccio di suo padre, camminava verso di lui, con un sorriso che
sembrava nascondere il più meraviglioso segreto
dell'universo.
Era splendida.
L'abito
bianco la fasciava come una nuvola, e tutti i presenti si alzarono al
suo passaggio, ma lei non aveva occhi per nessuno.
Solo per lui, splendido nel suo completo nero, che l'attendeva
all'altare.
E Draco non ebbe più paura. La stretta allo stomaco divenne
una carezza piacevole, e si ritrovò a sorridere.
Hermione era davanti a lui, stretta in un abito da sposa, bella come
non era mai stata.
Esattamente due anni dopo il suo risveglio dal coma, era pronta a
diventare sua moglie.
-Mezzosangue dannazione! Possibile che devi fare sempre di testa tua?-
Era
passato quasi un mese dalla battaglia a casa di Cavendish, ma le cose
non accennavano a migliorare. Hermione rimaneva in quel letto, senza
dare segni di vita. L'unica cosa positiva era che il bambino sembrava
reagire bene e, dopo una minaccia di aborto che aveva quasi fatto
morire Draco, tutto sembrava essere tornato a posto.
Malfoy, dal
canto suo, non sapeva più cosa fare. L'aveva pregata,
supplicata,
insultata anche, perchè era certo che lei lo sentisse
perfettamente.
E così alla fine, l'aveva buttata sull'orgoglio.
Ma non era cambiato niente. Lei rimaneva lì, perfettamente
immobile.
E
per Draco, ma anche per gli altri, era sempre peggio. Harry e Ron ormai
passavano lì, anche loro, gran parte della giornata,
cercando di tenere
insieme a forza i pezzi del loro trio.
Ne avevano passate tante insieme, sarebbero sopravvissuti anche a
questo.
Malfoy
invece sembrava spegnersi ogni giorno di più, per quanto
cercasse di
tenere alto il morale almeno quando stava nella stanza di Hermione. Era
visibilmente dimagrito, dormiva lo stretto necessario a non crollare.
Anche quel giorno di autunno stava lì, in piedi accanto al
letto di colei che amava.
La guardava, vegliava il suo sonno, e languiva.
-Cristo,
Hermione- disse infine, inginocchiandosi accanto al suo letto e posando
la fronte sulla mano di lei -Come puoi farmi questo? Avevi giurato che
mi saresti stata sempre accanto. Dove sono finite le tue promesse? Come
posso fidarmi di te adesso, se mi lasci?-
Sentì una lacrima scivolargli su una guancia, ma non se ne
curò.
Non servivano maschere con lei. Era l'unica che non l'avrebbe mai
giudicato.
-Voglio stare con te, dannazione. Voglio che cresciamo insieme nostro
figlio, voglio che tu diventi mia moglie-
Strinse i denti, sentendo la sua mano fresca e morbida a contatto con
la propria fronte.
-Ti ho sentito sai...Non puoi più rimangiartelo adesso-
Draco spalancò gli occhi, e alzò di scatto la
testa.
Lei
era lì. Quelle parole sussurrate le aveva dette davvero. E
ora lo
guardava, gli occhi semichiusi e un sorriso stentato sul volto pallido.
Era sveglia.
-Oh mio Dio- rantolò il biondo tirandosi su e avvicinandosi
a lei.
Le baciò le labbra, la fronte, le guance, il naso...ovunque
riuscisse ad arrivare.
Se la strinse al petto, badando a non farle male, ma poi fu lui a
seppellire il viso nel collo di lei.
-Grazie- mormorò, senza sapere nemmeno lui a chi si stesse
rivolgendo.
Grazie
di avermela restituita.
Grazie di
avermi concesso di avere fiducia.
And you hold me in your arms
And all
that I can feel
Is my
future in your hands
And all
that I can see
Is how
long ever after is
It's all
that I can do
To be with
you, just to be with you
-E con il potere conferitomi, io vi dichiaro marito e moglie.
Può baciare la sposa-
Senza
farselo ripetere, Draco prese il viso di Hermione tra le mani, e
posò
le labbra sulle sue. La ragazza gli allacciò al collo le
braccia
sottili, scoppiando a ridere mentre lui la sollevava da terra.
-Ti amo-
-Ti amo anche io- gli sussurrò dolcemente lei, quando lui la
rimise
a terra -Grazie per aver avuto sempre fede in tutto questo-
Draco le sorrise appena. Nessuno dei due avrebbe dimenticato le grandi
cose accadute in quel giorno.
Era stata la loro seconda chance. Perciò avevano scelto
quella data per celebrare il loro matrimonio.
Nel giro di pochi istanti tutti gli amici si accalcarono attorno a
loro, riempiendoli di abbracci e risate.
-Non è stato tanto difficile dopotutto, no?- rise Blaise,
stringendo il suo migliore amico.
-Idiota- sibilò Draco, ma sorrideva.
Poi venne il turno di Pansy, alla quale il pancione e qualche chilo in
più avevano donato un'espressione molto più
materna.
Uno
dopo l'altro tutti lo strinsero, o gli diedero la mano, perfino Ron ed
Harry, anche se quest'ultimo ci mise forse un po' troppa forza.
Arrivarono anche i signori Granger, che abbracciarono la figlia.
Hermione, dal canto suo, sembrava brillare di luce propria.
Aveva in mano il mondo.
Le
sembrava quasi impossibile, poter essere tanto felice. Poi si voltava e
incrociava gli occhi di Draco, e tanto bastava a ricordarle che
sì, era
tutto vero. Vero e meraviglioso.
A un tratto sentì qualcuno tirarle
la gonna. Hermione abbassò il viso e incrociò due
occhi verdi come la
speranza, che la stavano fissando gioiosi.
L'erba attorno ai suoi piedi si era riempita di margherite.
-James! Birbante che non sei altro, vieni qui-
Hermione rise nel vedere Elenie correrle incontro, barcollando sui
tacchi.
La Benèfica la abbracciò brevemente, quindi si
inginocchiò accanto al figlio.
-Ma sono bellissimi questi fiori, amore! Aspetta che li veda
papà!-
Manco fosse stato chiamato, Harry apparve accanto a loro.
Sollevò il bambino, che subito gli afferrò gli
occhiali.
-Temo che abbia un po' troppo spirito Potter- ridacchiò
Hermione.
-Già.
E unito alla magia Benèfica, ho idea che da grande
sarà un concentrato
di guai- commentò Harry, scompigliando i capelli scuri di
James, già
sparati in tutte le direzioni, proprio come i suoi.
Scoppiarono a ridere tutti e tre insieme, finchè Hermione
non sentì una mano calda e forte scivolare nella sua.
-Vieni con me, signora Malfoy?-
La ragazza sorrise e, sollevando appena il vestito candido,
seguì il neo-marito tra le due ali di folla.
Fece un cenno a Laine, che cullava il suo secondogenito di neanche un
mese, e poco più in là vide Chris strizzarle
l'occhio.
Draco le passò un braccio attorno alle spalle, e la condusse
all'interno, dove si sarebbe tenuto il ricevimento.
-Ti ho già detto che sei bellissima oggi?- le
sussurrò all'orecchio, facendola voltare verso di lui.
-Attento a te Malfoy, guarda che potrei abituarmi a tutta questa
gentilezza- sorrise la ragazza.
-Ti
consiglio di approfittarne- mormorò lui, baciandole il collo
con
desiderio -Oggi con questo vestito stai tirando fuori la parte
più
nascosta di me-
Hermione gli infilò le dita tra i capelli, lasciando
che la bocca del ragazzo ghermisse la propria in un bacio languido,
appagante.
-Ehm ehm-
Un colpo di tosse alle loro spalle li fece
separare di scatto. Hermione ebbe la decenza di arrossire, mentre Draco
era perfettamente a suo agio.
Sophie e Alice li guardarono di sottecchi.
-Credo che qui ci sia qualcosa che vi appartiene- commentò
la Parker.
Malfoy
lasciò cadere il braccio che ancora cingeva il fianco di sua
moglie, e
la guardò chinarsi di fronte alla cosa più
meravigliosa che fosse mai
esistita.
O meglio, le due cose.
Cose che prendevano forma in due
testoline biondissime, in due paia di manine grassocce che ora si
muovevano allegramente verso la sua mezzosangue.
Alexander Antares Malfoy
Honor Alya Malfoy.
I suoi figli. Suoi e di Hermione.
Ricordava
come se fosse ieri quella notte di un anno e mezzo prima, quando erano
venuti al mondo, a pochi minuti di distanza l'uno dall'altra,
così come
ricordava il giorno in cui, molto tempo prima, gli avevano detto che
sarebbero
stati due gemelli.
Hermione l'aveva preso in giro, dicendogli che
doveva sempre dimostrare che i Malfoy fanno le cose meglio degli altri.
Lui, invece, aveva fatto semplicemente un colpo, udendo quella notizia..
Ma ora quei due bambini erano, insieme alla loro madre, tutto quello
che bastava a farlo respirare.
Così uguali a lui nei colori, così uguali a lei
nei lineamenti.
Perfetti.
La sua vita.
Honor e Alexander.
Niente
nomi di stella. Su questo era stato irremovibile. Loro dovevano essere
l'alba di un giorno migliore, più luminoso e splendente, e
non la
semplice continuazione del grigio passato che era stato fino a quel
giorno.
Ma Hermione non si era lasciata convincere del tutto. Mai che gliela
desse vinta, nemmeno su questo.
Quindi
erano anche Alya e Antares. Non era giusto, aveva detto la Granger, non
era giusto non rendere onore ai Black che si erano distinti in
quella famiglia, pochi ma presenti. Lui in primis, ma anche Narcissa, e
Sirius, e Regulus.
I nomi dei suoi figli erano dedicati anche a loro, e lui non aveva
proprio potuto dirle di no.
-Ehi piccola- Draco prese Honor in braccio, lasciando che lei gli
mangiucchiasse la cravatta senza lamentarsi.
-Sei proprio diventato un clichè- lo prese in giro Hermione
-Il
padre con il cervello in pappa di fronte alla figlia femmina-
-Anche davanti a sua madre se è per questo-
borbottò
contrariato Draco, scuotendo la testa, ma senza vergognarsene per nulla.
Gli altri intanto li raggiunsero, prendendo rumorosamente posto a
sedere.
-Credo che dobbiate raggiungerli- li avvisò Alice -Dopotutto
siete gli ospiti d'onore-
-In realtà no- disse Hermione, con un mezzo sorriso,
guardando di sottecchi Draco, a cui brillavano gli occhi.
-Che
vuoi dire?- domandò incuriosita la Parker, controllando nel
frattempo
Hope e Blake, che si rincorrevano per la sala, prima di essere
recuperati dai rispettivi padri.
-Ora capirai- mormorò Draco, lasciando che sua moglie
chiedesse silenzio e prendesse la parola.
-Scusatemi,
vi ruberò solo qualche minuto- cominciò Hermione,
una volta che tutti
furono in ascolto -So che vi sembrerà strano, o quantomeno
inusuale, ma
io e Draco non resteremo qui con voi, adesso-
Sorrise appena, nel vedere le facce un po' dubbiose e un po' stranite
dei suoi amici.
-Questo
pranzo è solo per voi, diciamo, per dirvi grazie di averci
sostenuto
fino qui, perchè tutti l'avete fatto, chi più chi
meno, in un modo o
nell'altro-
La voce le tremava per le emozione, così si prese
qualche istante di pausa, durante i quali incrociò gli
sguardi
meravigliati, ma anche felici, di Harry e Ron.
I suoi testimoni di nozze.
I suoi migliori amici.
Non sarebbe stata niente, senza di loro.
-Io
e Draco vogliamo goderci una giornatina tutta per noi, visto che domani
si lavora- e qui una doverosa occhiataccia a Carrigan, che fece
spallucce.
Ignorò le risatine sarcastiche dei ragazzi, che
già
immaginavano in cosa avrebbe consistito la loro "giornatina", ma poi si
ricordò che in sala c'erano anche i suoi genitori, e li
trucidò con lo
sguardo, arrossendo.
-E infine...- continuò.
-Mezzosangue- la
interruppe Malfoy, ironico -Guarda che non devi guadagnarti una E
all'esame di Trasfigurazione. Direi che hai detto abbastanza-
E, evitando per un pelo un pugno, la trascinò via, salutando
tutti.
-Puoi occuparti di loro?- chiese Hermione ad Alice -Veniamo a prenderli
domattina, se non è troppo disturbo-
-Ma figurati. Tra mia figlia, mio marito e mio fratello, cosa vuoi che
siano due marmocchi in più?-
Mentre
la Granger abbracciava l'amica, riconoscente, Draco si chinò
fino a
trovarsi allo stesso livello dei suoi figli. Guardò i loro
occhi, grigi
come i propri, ma in un certo senso meno freddi, come se il calore di
Hermione li avesse in qualche modo contaminati.
Carezzò i capelli di Alexander, e i riccioli chiarissimi di
Honor.
-Staranno benissimo, non vi preoccupate- li rassicurò Alice.
-Basta
che li tieni lontani dal figlio di Potter- ribattè Draco,
serissimo,
facendosi spingere via dalla moglie.
Dopo un ultimo bacio di Hermione ai bambini, furono fuori.
Senza dirle niente, Draco la portò alla spiaggia, e insieme
si sedettero davanti al mare.
-Ci
avresti creduto, se otto anni fa ti avessero detto che saremmo arrivati
qui?- gli chiese Hermione, posando il capo sulla sua spalla.
-Più che altro credo che sarei scappato- mormorò
Draco, passandole le dita sulla pelle liscia del braccio.
Inaspettatamente lei scoppiò a ridere.
-Probabilmente anch'io. Eri veramente un idiota, Malfoy-
Il ragazzo alzò le spalle, poi la guardò.
Era una visione, così bella, mentre rideva con i riccioli al
vento.
Gli aveva dato tutto. Una famiglia, dei figli.
L'amore.
Lei era tutto. Era la vita stessa, la cosa più sacra di
tutte, da preservare e proteggere.
E ora, con una fede al dito a dimostrarlo, l'avrebbe fatto fino alla
fine dei suoi giorni.
Fine
Eccoci qui. Fa quasi paura dirlo, perchè ho iniziato la
prima parte di questa storia la bellezza di sei anni e mezzo fa, e ora
scrivere la parola "Fine" significa chiudere per sempre una cosa che mi
ha accompagnato per tantissimo tempo. Significa fine dei giochi, fine
delle serate passate a studiare la trama, fine delle scuse
perchè postavo sempre in ritardo, fine degli aggiornamenti,
fine dei ringraziamenti per le meravigliose recensioni. Fine.
Un lieto fine, però, come chiedevate a gran voce e come ho
sempre saputo che sarebbe dovuto essere. Ho immaginato quest'epilogo
praticamente fin dall'inizio, era l'unica cosa certa, perchè
lo dovevo a loro, a voi, e anche a me, perchè amo troppo
sapere che, almeno nelle storie, esiste una cosa che somiglia all'
"Happily Ever After".
Non sono brava nei saluti finali, anche perchè rischio di
commuovermi persino attraverso lo schermo di un computer, quindi credo
che farò una cosa un po' generale, visto che poi comunque
troverete i vostri ringraziamenti "personalizzati" nelle vostre
caselle. A tal proposito mi piacerebbe tanto potervi risentire tutti,
anche coloro che magari hanno letto senza mai commentare, giusto per
potervi dire grazie personalmente almeno una volta. Altrimenti nessun
problema, sappiate che il mio "grazie" è esteso a ogni
singola persona che, anche senza mai palesarsi, abbia seguito questa
storia, perchè senza di voi non sarei mai andata da nessuna
parte. Un grazie va poi a quelle persone che mi seguono da tanto, e che
ormai posso considerare quasi delle "amiche virtuali". Non serve che vi
nomini, tanto sapete chi siete no? Credo che sentirvi, anche se solo
tramite Efp, sarà la cosa che mi mancherà
più di tutte!.
Che altro dire? Qua sta già diventando una cosa lunga e
noiosa, ma ho già detto che non sono brava con gli addii,
quindi sto cercando il modo migliore di farlo e non lo trovo, a quanto
pare. Avevo anche pensato di creare una terza parte, addirittura, ma
alla fine ho accantonato questa idea. Draco ed Hermione hanno detto
tutto ciò che avevano da dire, e non voglio rischiare di
trovarmi a raccontare qualcosa di già visto e già
letto, quindi per ora è così, salvo ripensamenti.
Credo di dover veramente chiudere, adesso, mando un abbraccio a tutti
voi, e vi ringrazio ancora di tutto quello che avete fatto per me negli
ultimi anni...grazie per avermi supportata, consigliata, insultata
anche, ma comunque sempre seguita. È stato bellissimo
scrivere questa storia per voi e con voi.
Gaia.
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