The Castle Family on the Oprah Winfrey Show

di moni_cst
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una trappola per Kate ***
Capitolo 2: *** A Cuore aperto ***



Capitolo 1
*** Una trappola per Kate ***






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Capitolo 1  UNA TRAPPOLA PER KATE

 

La giornata era stata decisamente lunga e faticosa e l’ultima cosa che voleva, tornando a casa, era riprendere la discussione del mattino con suo marito.

Quando ci si metteva era estenuante.

Sorrise pensando a come aveva cercato di convincerla quella stessa mattina a capitolare risentendosi ancora addosso i brividi causati dal frustino di piume nere che le aveva ripetutamente passato sul ventre prominente. Era una sensazione che la faceva impazzire e lui lo sapeva bene. Era quasi riuscito nel suo intento quando le aveva domandato nuovamente la sua disponibilità a partecipare con lui al salotto di Oprah Winfrey. Stava per cedere a tutto ciò che voleva mentre era in balia delle erotiche sensazioni date dal leggero solletico delle piume e, allo stesso tempo, dalle vampate di piacere che i sapienti ed efficaci stimoli delle sue dita che le accarezzavano il corpo le stavano procurando. Ancora si chiedeva come era riuscita a riscuotersi e a dirgli di no. Quella decisione le era costata la brusca interruzione di quelle amorevoli attenzioni ed era rimasta sconcertata nel vederlo allontanarsi. Si era girato verso di lei, rossa e accaldata per l’eccitazione e strizzandole un occhio aveva avuto anche l’ardire di mormorare un “Peccato!” riponendo con ricercata lentezza le piume mentre sventolava in aria l’altra mano muovendo le dita. Era stata sotto il getto della doccia fredda per diversi minuti finché la piccola Julia era entrata nel bagno chiamandola a gran voce per avvertirla che la stavano tutti aspettando  per la colazione.

Kate Beckett era in ascensore e aveva in mano un pacchetto che le aveva consegnato Steve, il portiere, pochi minuti prima. Il campanello la avvertì che era arrivata al piano del loft solo pochi istanti prima che le porte si aprissero.  Fece pochi passi e cercò nella borsa il badge per entrare a casa. Aspettò un attimo prima di strusciarlo nel sensore. Come si sarebbe comportata se Castle fosse ripartito all’attacco con quella storia dell’intervista di coppia? Non si era fatto vedere tutto il giorno al distretto e quando lo aveva cercato al telefono aveva sempre tagliato corto dicendo che era indaffarato con la Black Pawn per il lancio del sito sul suo nuovo libro.

Era molto orgogliosa di lui.

Amava la saga dei libri a lei ispirati, amava il Castle “maestro del macabro” ma il suo nuovo splendido romanzo era qualcosa di molto più profondo e sentito. Un’opera matura, seria e quanto mai splendida. Le aveva fatto leggere ogni capitolo in anteprima, contrariamente a quanto faceva con i libri su Nikki Heat.  Quelli li leggeva, sì prima, ma solo a prodotto finito prima di mandarlo alla casa editrice. Invece quella sua nuova uscita letteraria la sentiva ancora più sua, aveva commentato e suggerito piccoli cambiamenti in ogni capitolo e aveva avuto anche la possibilità di esporre alcune sue idee che erano state in alcuni casi anche accolte e utilizzate, seppur dopo una notevole trasformazione letteraria.

C’era qualcosa che non la convinceva nel comportamento del marito nella giornata. Non era da lui essere così evasivo ed era abbastanza sicura che, oltrepassata la porta, le avrebbe teso una trappola.

Mai intuizione era stata più veritiera.

Ferma davanti all’entrata, portò una mano a sistemarsi la ciocca ribelle che non voleva mai rimanere dietro le orecchie da quando aveva scelto un taglio più corto e trasse un gran respiro. Strusciò lentamente il badge nel sensore, quasi a voler rimandare il momento, poi aprì la porta e uno strano silenzio la investì. Fece un passo avanti nella penombra della stanza e un led rosso alla sua sinistra la informò che l’allarme era attivato, ma solo al piano superiore.

Strano.

Dove erano i bambini se non in camera loro a giocare con Sally?

Una musica soffusa proveniva dalla loro camera da letto. Kate posò il pacchetto nella consolle all’ingresso poi si tolse il soprabito e lo appese. Si avvicinò alla cucina e mise in frigo il collirio che si era portata al distretto.

Possibile che Castle non fosse in casa?

Possibile che non l’avesse sentita?

Strano.

Si avvicinò cauta alla camera da letto sicura che Rick sarebbe saltato fuori e le avrebbe fatto prendere uno spavento. Decise di giocare d’anticipo. In silenzio si tolse le scarpe con i tacchi e le abbandonò vicino ad una libreria. Si diresse verso l’armadio a muro. Una pura fortuna che avesse ritirato recentemente fuori la maschera del weaver per l’imminente Halloween. Certo non era più possibile ormai da tempo per lei entrare nel vestito di Nebula9 poi figurarsi adesso con quel pancione. Forse avrebbe potuto spogliarsi e presentarsi a Castle nuda con quei sandali trasparenti tacco 15 e con la maschera in testa. Rick avrebbe sicuramente gradito! Magari distratto da quel diversivo non si sarebbe ricordato di tornare all’attacco nella sua opera di convincimento. Guardò la centralina dell’allarme  e il led rosso che segnalava che le fotocellule del piano elevato erano attive. Era indecisa sul da farsi. Farlo o non farlo? Si morse istintivamente il labbro inferiore mentre con un soffio cercava di togliersi una ciocca di capelli dagli occhi. Fu tentata di farlo davvero, ma poi all’improvviso valutò che era anche possibile che Sally fosse dovuta andar via prima e che Tommy e Julia fossero con il papà a vedersi un film nel megaschermo dello studio di Castle. Anche se quel silenzio e quella musica soffusa facevano pensare a tutt’altro.

Non poteva rischiare.

In punta di piedi oltrepassò la libreria e si affacciò nello studio, vuoto.

Si avvicinò alla camera e dalla porta vide Castle sdraiato nel letto addormentato. Guardò istintivamente l’orologio al polso e corrugò la fronte: erano soltanto le 19,30 possibile che fosse già a letto? Forse aveva mandato via Sally perché non si sentiva bene e questo avrebbe spiegato il fatto insolito di non essere neanche passato al distretto almeno per un saluto.

Si avvicinò piano al letto e inchinandosi gli fece una carezza sulla testa nell’intento di sentire se fosse caldo. Come si sporse un poco di più, Rick la afferrò in un abbraccio trappola  e in un istante si ritrovò sdraiata sopra di lui. Presa alla sprovvista, lanciò un piccolo gridolino e poi, ridendo, si aggiustò un poco per trovare una posizione un po’ più comoda che non le comprimesse troppo la pancia.

“Sei sleale” gli disse stampandogli un bacio sulle labbra.

“MOLTO sleale” le rispose coinvolgendola in un caloroso bacio di bentornata.

“Dove li hai nascosti?”

“Chi? I bambini?” al suo cenno di assenso rispose “Al cinema con Sally.”

Kate sollevò un po’ la testa quel tanto che le permetteva di metterlo a fuoco meglio. Avrebbe dovuto decidersi ad andare dall’oculista e ad affrontare l’amara realtà, stava diventando presbite. A breve l’estensione completa delle braccia non sarebbe più stata sufficiente per leggere quei rapporti stampati con quei minuscoli caratteri ed Esposito sembrava divertirsi della cosa perché i suoi erano sempre quelli con i caratteri più piccoli. Sorrise al pensiero di come negli anni non si fosse esaurita la voglia di scherzare tra i colleghi del 12°. Tutti gran lavoratori ma tutti con la medesima voglia di sdrammatizzare le circostanze tragiche che erano pane quotidiano delle loro attività da poliziotto.

“Come mai li hai mandati al cinema?” chiese stupita.

“Perché Alexis non si poteva liberare prima delle otto, quindi Sally li ha portati al cinema poi alle otto li porta da Alexis e Mark dove ceneranno e dormiranno.”

La mente organizzatrice di Kate stava già intervenendo nuovamente con nuovi interrogativi quando lo stesso scrittore la rassicurò che li avrebbe accompagnati Alexis a scuola e che avevano con loro gli zaini di scuola mentre Sally aveva un piccolo  borsone con i loro effetti personali per la notte.

Kate gli sorrise grata che avesse pensato a tutto ma allo stesso tempo non capiva la motivazione dell’allontanamento da casa dei bambini. 

“Come mai?” chiese più che altro incuriosita per la cosa insolita e felice per aver la possibilità di avere una sera solo per loro due. Il flash di lei vestita da Nebula 9 versione naked ritornò immediatamente nella sua mente.

“Perché avevo bisogno di tempo e di tranquillità per portare avanti il mio piano…” si girò e dal cassetto del comodino riprese le piume nere che l’avevano fatta impazzire quella mattina ”devo portare avanti qualcosa che è stato bruscamente interrotto.” Le sussurrò suadentemente con un tono che non ammetteva replica.

Di certo non si aspettava la reazione di sua moglie.

“Richard Castle! Tu non oserai….” con un balzo e un’agilità che le invidiava scese dal letto.

“Oh .. sìììì invece”  mormorò ammiccando  con  le sopracciglia, più e più volte.

“Tu non oserai privarmi di una cena… del sano cibo per me e per la nostra bambina. Io ho fame … LEI ha fame e tu sei MOOOLTO sleale, davvero perfido”.

In un baleno Rick l’aveva raggiunta e l’aveva cinta in un abbraccio che non le lasciava possibilità di fuga. Nel frattempo cominciò ad abbassarle la lampo del vestito premaman, fino a che lo stesso finì per terra. Con entrambe le mani le aveva preso il volto e si era prodigato a donarle un profondo bacio passionale.

Voleva lasciarla senza fiato.

Aveva uno scopo ben preciso quella sera: farla impazzire di piacere e farle accettare quella maledetta intervista a due.

Si sentì un po’ malefico ma quando il suo corpo iniziò a reagire alla risposta della sua bocca nella sua, ogni remora venne accantonata.

 

Il divano era morbido almeno quanto il petto di Rick che la sosteneva da dietro cingendole la pancia con le braccia. Con una mano prese l’ultimo pop corn dalla ciotola e lo portò direttamente alla bocca della moglie che lo prese ringraziandolo con un sorriso. Il film che avevano scelto era un classico della cinematografia, uno di quelli che non hanno tempo e che si riescono ancora a vedere in maniera piacevole anche se in bianco e nero.

"Ma non capisci proprio niente, Osgood! Sono un uomo!" risuonò dagli altoparlanti in Dolby Surround  Jack Lemmon, versione Daphne sullo schermo, assolutamente sconvolto.

"Beh, nessuno è perfetto". Fu uno dei più riusciti finali nella storia del cinema.

Castle prese il telecomando per mettere un canale musicale di sottofondo. Kate cercò di alzarsi ma lui la trattenne cominciando a baciarle il collo.

“Sei mio ostaggio finché non mi dirai di sì”

“Rick, non mi sembra che io mi neghi spesso…” disse un piccata Kate non cogliendo al volo l’allusione del marito.

“Kate, sii seria. Sai bene quanto è importante la nostra partecipazione congiunta al salotto di Oprah. La nostra fondazione a sostegno delle famiglie della vittime riceverebbe una pubblicità  senza precedenti e, sensibilizzando la gente sul tema, vedrai se le donazioni non pioveranno come neve fresca”.

“Lo so, lo so. E tu sai bene invece quanto io abbia voluto questa fondazione e quanto io ci tenga ma non mi va di comparire in TV, con te, e per giunta  in diretta. Con questa pancia, che non riuscirei a nascondere, ti immagini le domande imbarazzanti che ci farà? Andrà a finire che sarà un’intervista di pura curiosità sulla nostra vita privata, sulla nostra famiglia”. Ribadì con caparbietà.

“Be’ potremmo annunciare che avremo un altro figlio prima dell’intervista. Facciamo un comunicato stampa così la gente già sarà informata e …” si fermò fulminato dallo sguardo della moglie.

“Rick, sii sincero, non credi neanche tu alle tue parole.”

Si spostò leggermente e appoggiandosi con le spalle a  lui gli prese una mano tra le sue.

Rick annuì. Sapeva bene che Kate aveva ragione su tutti i fronti ma le pressioni che aveva avuto dalla casa editrice per partecipare a questa intervista erano state molto persuasive. Il tema dell’incontro nel salotto di Oprah Winfrey era il sostegno psicologico alle vittime di eventi criminali e la loro fondazione, creata in seguito alla morte del loro secondogenito, era negli anni cresciuta a dismisura. Kate aveva insistito per chiamarla  Luke Castle Foundation mentre Rick aveva cercato di convincerla ad inserire anche il nome di Johanna Beckett. Lei non aveva voluto sentire ragioni. In onore della madre era stata già istituita tanti anni prima una borsa di studio che nel tempo era cresciuta e che poteva vantare, tra i suoi premiati, personaggi ormai in carriera nel Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America. La Luke Castle Foundation invece era nata in sordina per poi crescere in seguito all’appoggio di alcuni politici importanti, primi fra tutti il sindaco Bob Weldon e il governatore dello Stato di New York Mario Cuomo.

La Black Pawn aveva fatto salti mortali per ottenere l’attenzione di Oprah e ora che erano riusciti nell’intento non avrebbero permesso a Castle di non sfruttare il lancio del suo primo saggio sulla criminalità a New York. La realtà era che Paula era molto preoccupata dalla scelta di Castle di lasciare il filone dei libri polizieschi. Aveva il timore che i suoi affezionati fan non lo avrebbero seguito comprando un libro così diverso dall’usuale e allo stesso tempo pensava di dover convincere l’opinione pubblica che un giallista, dal generoso e turbolente passato mondano, potesse cimentarsi con competenza in un tema così delicato.

La suoneria del cellulare di Beckett li distolse dai loro pensieri. Kate si alzò e a passi veloci raggiunse il bancone della cucina dove l’Iphone era stato messo in carica.

Guardò il display e poi alzando gli occhi stupiti verso Castle esclamò:

“E’ la Gates!”

“Beckett!”

“Ciao Kate scusa il disturbo a quest’ora.”

“Buonasera Signore, è successo qualcosa di grave nel mio distretto?” chiese preoccupata. Non era usuale che il Capo della Polizia chiamasse di persona il capitano di uno dei suoi distretti per avvisarlo di qualche nuovo caso, a meno che non ci fosse bisogno di particolare attenzione per qualche vittima illustre nel mondo politico, assassinata insieme alla escort di turno.

“No, Kate. Ho ricevuto adesso la telefonata di Oprah Winfrey” Victoria fece una pausa per aspettare un commento che non tardò ad arrivare.

“Signore, sono desolata. Non posso credere che l’abbia disturbata per una questione non inerente alla Polizia.”

“Kate, sarò breve. Posso dire ormai di conoscerti molto bene e posso benissimo immaginare perché tu non voglia partecipare all’intervista con tuo marito. Aggiungo, anzi, che personalmente non posso che essere d’accordo con te e stimarti per la tua determinazione nel preservare la vostra privacy.”

Kate fece un sospiro annuendo appena. Sembrava il preambolo di una tragedia imminente.

Tragedia per lei, ovviamente.

 Si andò di nuovo a sedere sul divano vicino a Castle e spostò leggermente il cellulare dall’orecchio per fare ascoltare anche lui.

“Ma… ovviamente c’è un ma…” sussurrò con un filo di voce Kate.

“Ma è un’occasione di visibilità che il Dipartimento di Polizia di New York non può permettersi di perdere. Tu ormai sei ben conosciuta dall’opinione pubblica sin da quando Castle ha iniziato a collaborare con  la Polizia, poi le interviste e i servizi di allora e infine il matrimonio. Tutti sanno che donna eccezionale sei e che da quando dirigi il 12° distretto hai avuto il maggior numero di casi risolti tra tutti i dipartimenti dell’intera Polizia di New York.”

“Ho solo fatto il mio lavoro…” sospirò Kate con rassegnazione sapendo bene che tante parole gratificanti potevano nascondere solo una trappola.

“.. E il Signor Castle oltre ad essere uno scrittore di fama mondiale, collabora validamente con la Polizia da tantissimi anni.”

“Signore io non capisco come questo possa…” Castle le posò una mano sul ginocchio per sostenerla.

“La Polizia ha stramaledettamente bisogno di una nuova immagine da proporre, un’immagine di efficienza che possa nascondere e far dimenticare lo scandalo in cui ci ha travolti Wilson, il mio predecessore”.

Kate sospirò sentendo la sua condanna sempre più vicina ma provò comunque a resistere.

“Signore, andare in diretta televisiva significa che anche se concordassimo le domande prima, potrà essere affrontato ogni argomento. Purtroppo ci sono già passata. Tra l’altro non abbiamo ancora divulgato alla stampa che aspettiamo un altro figlio e quindi credo che verremo gettati in pasto ai leoni, se mi consente questi termini.”

Dall’altro capo del telefono si sentì un lungo respiro che fece ben sperare Kate. Una vana illusione che venne spazzata via con le poche parole successive.

“Kate, mi dispiace infinitamente, davvero, ma devi partecipare a quella maledetta intervista insieme a Castle. E’ un ordine!...” la chiamata venne interrotta.

Kate rimase a guardare attonita lo schermo blu davanti a lei mentre una vecchia canzone dei Police risuonava nella stanza.

Castle le baciò i capelli e l’abbracciò.

“Mi dispiace” le disse.

“Ma se tu volevi la stessa cosa?”

“Sì, ma non così. Vieni andiamo a letto. “ spense il televisore, si avviò verso la centralina dell’allarme e attivò la parte del salone e si diressero insieme nella camera da letto.

 

Spazio di Monica:

Dopo la pausa estiva sono tornata a scrivere, ma la mente ha elucubrato sempre!

Spero vi piaccia.

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Capitolo 2
*** A Cuore aperto ***






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Capitolo 2  A CUORE APERTO

 

La truccatrice aveva finito gli ultimi ritocchi e Castle si alzò e si avvicinò alla poltroncina dove Kate era ancora alle prese con il parrucchiere.

“Nervosa?” le chiese appena l’hair stylist si era spostato per prendere uno spray dall’altra parte della sala trucco.

“Un po’” fu la risposta laconica e rassegnata.

In quel momento Oprah Winfrey si avvicinò e sorridendo si sedette insieme a loro.

“Steve, va bene così. Può bastare. Questa donna è perfetta così come è, meglio non esagerare con il trucco e parrucco. Mi piace che rimanga il suo aspetto naturale” disse la regina del salotto più famoso d’America strizzando un occhio in direzione di Kate.

“Grazie” replicò Kate “un altro po’ e sembro uscire direttamente da photshop”

“Oh cara tu non hai bisogno dei fotoritocchi mentre tuo marito con quelle borse sotto gli occhi…” si interruppe lasciando intendere chissà cosa mentre sorrise a Castle con cui, nel corso degli anni, aveva sempre avuto un ottimo rapporto.

Kate rivolse un sorriso ad entrambi senza riuscire a nascondere il suo nervosismo.

“Cara, ascolta. Non devi temere. Sei stata molto chiara e non ti devi preoccupare parleremo per 10 minuti della vostra Fondazione e poi della svolta letteraria di Rick. Rispetterò la vostra privacy nei limiti del rispetto che ho per le richieste del mio pubblico.”

Kate scosse la testa e guardò sconsolata Rick.

“Oprah, non mi sono mai risparmiato nel risponderti ma oggi ti chiedo la cortesia di essere un’amica, prima di tutto”  Castle fece un ultimo tentativo.

“Rick ti ricordo che da quando questa splendida signora è entrata nella tua vita non hai più voluto farti intervistare da me. Un motivo ci sarà pure.”

“Touché” esclamò lo scrittore non potendo ribadire altro.

Poi gli venne in mente Paula e allora azzardò: “In realtà ho saputo che la Black Pawn ha faticato per trovare uno spazio nella tua agenda…”

“Rick.. Rick… il mio staff è ben preparato e sa come lavorare. Se abbiamo una certa fama non è un caso. Non mi sarei mai lasciata sfuggire l’occasione di intervistarti nuovamente, figuriamoci poi insieme a tua moglie!!” detto questo uscì dalla sala trucco come una diva.

A Kate venne da ridere pensando alla somiglianza di alcune movenze tipiche di Martha che, nonostante ormai fosse un’anziana signora, aveva continuato a mantenere intatto il suo charme e il suo senso teatrale della vita.

Mezz’ora dopo le luci di scena si accesero e Oprah con un cenno della testa diede il suo benestare a procedere.

Il regista in collegamento audio con il backstage chiese agli ospiti se erano pronti e, dopo il loro assenso, iniziò a fare il conto alla rovescia.

“Buonasera! Sono molto onorata di potervi annunciare degli ospiti che mi sono molto cuore e con cui parleremo di un tema molto importante: il sostegno psicologico per i familiari delle vittime di crimini violenti. E’ nata per questo una fondazione a scopo benefico che raccoglie fondi per aprire sportelli di accoglienza in cui queste persone possono trovare tutta l’assistenza psicologica necessaria seguendo poi delle terapie emozionali che sembrano dare degli ottimi risultati. Parleremo anche della svolta letteraria di uno dei più amati scrittori d’America. SIGNORI E SIGNORE avrete già capito di chi sto parlando… è un piacere avere con noi Richard Castle e sua moglie, Katherine Beckett, il più giovane capitano che la Polizia di New York abbia mai avuto” annunciò con aria trionfale Oprah aprendo le braccia per accogliere i suoi ospiti e farli accomodare nel divano biposto bianco che la scenografa aveva scelto per l’occasione.

L’inquadratura cambiò e le luci illuminarono la porta d’ingresso della scena dove Rick e Kate entrarono tenendosi per mano. In prima fila, Victoria Gates nel suo più splendente tailleur rosso assisteva allo spettacolo sperando di non venir tirata in ballo da Beckett. Kate le aveva chiesto di partecipare ed essere presente allo show e lei non se l’era sentita di rifiutare visto come le aveva imposto la partecipazione. Gli applausi scroscianti da parte del pubblico sembravano non finire nemmeno quando i due ospiti erano giunti vicino ad Oprah e si erano accomodati a sedere dopo averla salutata. Servì un gesto plateale di Castle per far fermare quell’accoglienza. Rick non poté nascondere di essere emozionato. Era da molti anni che evitava eventi di quella portata e un brivido di piacere e compiacimento lo attraversò.

Sentì la mano di Kate stringersi nella sua e si girò verso di lei cercandola con lo sguardo per rassicurarla e farle coraggio. Invece, appena incrociato il suo sguardo, la vide emozionata e commossa per lui. Il suo pubblico l’amava e non l’aveva mai dimenticato.  E sua moglie era contenta per quella ondata di affetto che stava ricevendo sentendosi anche un po’ in colpa per averlo sottratto così a lungo da tutto questo. Si schiarì la voce per parlare, cercando di rammentarsi che, nonostante la gioia, avrebbe dovuto cercare di non farsi prendere troppo dall’euforia altrimenti si sarebbe ritrovato a saltellare sul divano dichiarando a tutti quanto grande era il suo amore per Kate come aveva fatto qualche anno prima Tom Cruise. No, non voleva rendersi ridicolo e, soprattutto, non voleva scatenare le ire di sua moglie.

“Sono davvero emozionato Oprah. Permetti?” le chiese facendo un gesto con la mano. Oparah annuì e lui si alzò dal divano stando attento a non fare danni al fragile mobilio di scena davanti a lui. Si portò entrambe le mani al cuore e fece un profondo inchino di ringraziamento. Poi si girò, prese la mano ad una confusa Kate e la fece alzare. Anche in quella occasione voleva condividere con lei quel momento perché, anche se il pubblico non lo sapeva e pensava l’esatto contrario, anche lui era rinato ed era diventato un uomo nuovo accanto a sua moglie. Un uomo nuovo che piaceva a se stesso molto di più di quello precedente.

Una Gates emozionata guardava la scena, ammirando la devozione totale dello scrittore per la sua compagna di vita.

Oprah dette loro il tempo per riaccomodarsi e poi iniziò con una battuta:

“Richard Castle, stai facendo tutto questo per perdere tempo e per evitare le mie domande?” tutti risero, Kate compresa, e la tensione si sciolse in breve tempo.

“Siamo qui per parlare della Luke Castle Foundation, da voi istituita, che in pochi anni ha raggiunto risultati ragguardevoli a New York. Kate, vuoi raccontarci perché oggi ne parliamo?” chiese sperando che la bellissima donna che aveva di fronte fosse in grado di reggere l’emozione davanti ad una telecamera.

“Certamente, Oprah. Anzi ti ringraziamo per la possibilità che ci dai di parlarne a livello nazionale. Come hai appena detto, la fondazione intitolata in memoria di nostro figlio, ha aperto a New York uno sportello di ascolto e supporto per ogni distretto della città.  Il nostro prossimo obiettivo è fare la stessa cosa in tutto lo Stato di New York e mano a mano coprire tutto il territorio degli Stati Uniti dando precedenza agli Stati dove l’incidenza della criminalità è maggiore.”

“Benissimo mi sembra un’iniziativa lodevole.  Per far capire anche il nostro pubblico a casa diciamo che Luke Castle è stato vittima di una pallottola vagante in una terribile notte di Capodanno. Rick, non voglio assolutamente parlare della tragedia che avete vissuto perché conosco il vostro riserbo e non mi sembrerebbe comunque giusto farlo in questo contesto ma vorrei davvero esternare la mia profonda ammirazione per il modo in cui avete fondato e investito tempo e denaro in questa iniziativa."

“Grazie Oprah. Quello che è successo a noi purtroppo è accaduto a moltissime persone e New York in particolare è una città violenta… “ Castle venne interrotto.

“E tu sei diventato un esperto ormai. Da quanti anni collabori attivamente con la Polizia di NY?” chiese curiosa la padrona del salotto.

“Sono ormai 15 anni di collaborazione, di cui gli ultimi 10 anche con il riconoscimento morale e pubblico della mia consulenza gratuita da parte dei piani alti” si voltò verso la Gates a cui fece un piccolo cenno con la mano. Tutti risero mentre il faro dell’illuminazione si spostò sul capo della Polizia Victoria Gates.

Oprah non perse l’occasione e al volo la presentò al pubblico con grande imbarazzo della stessa. Poi Caste continuò a parlare: “Dicevo… New York è una città molto violenta e la polizia fa un lavoro egregio ogni giorno per proteggerci e ormai che sono anche io uno di loro … “ si girò verso la Gates che venne illuminata prontamente da un fascio di luce. Victoria, imbarazzata, sorrise e annuì. Castle gongolante continuò: “Posso dirlo con orgoglio: lo fa con passione e senza risparmiarsi mai.”

“Kate, sei il capitano del 12° distretto e nella tua vita in Polizia ne hai viste di tutti i colori. Ma nessuno come te è testimone della brutalità della violenza. Tu stessa per ben due volte sei stata familiare di una vittima.”

Kate stava iniziando a parlare a Oprah le fece un cenno di aspettare, voleva aggiungere una cosa “tutti ricorderanno lo scandalo del Senatore Bracken e dei suoi loschi traffici. Il senatore fu arrestato proprio grazie alla caparbietà di questa donna nel trovare il mandante dell’omicidio di sua madre Johanna Beckett”.

“Si, Oprah. Certamente. Proprio perché anche io sono stata colpita personalmente per ben due volte so per esperienza che è necessario rivolgersi all’assistenza di personale qualificato che possa rimettere in sesto i pezzi della propria vita.”

Oprah allungò una mano posandola sopra il braccio di Kate con l’intenzione di dare maggiore pathos al momento e annunciò una pausa pubblicitaria.

Mentre la truccatrice aveva velocemente tamponato i visi dei tre, Oprah si stava assicurando che entrambi i suoi ospiti fossero a loro agio.

Poi la trasmissione riprese.

“Eccoci tornati in studio. Mentre noi continuiamo a parlare vi prego di notare che in sovraimpressione scorrono a flusso continuo i riferimenti per poter fare le vostre donazioni per la Luke Castle Foundation.“

Castle nel frattempo aveva ripreso tra le sue la mano di Kate. Sapeva che sarebbe sembrato stucchevole all’esterno ma non gliene importava nulla. Era conscio di quanto la donna fosse in profondo disagio e voleva infonderle tranquillità. Per quanto fosse una tigre nel suo ambito lavorativo anche davanti alle situazioni più pericolose, sapeva quanto potesse essere fragile come una bambina in contesti diversi.

“La Luke Castle Foundation opera a New York, speriamo che con il vostro aiuto riusciremo ad estendere il suo operato anche nel resto del nostro bellissimo ma grandissimo Paese”. L’appello spontaneo di Castle venne accolto da un fragoroso applauso che diede la possibilità ad Oprah di passare ad altro.

“Kate, tu sei una splendida donna, hai una posizione professionale di potere e ora sei qui, in splendida forma ma con una silhouette che però non nasconde la tua nuova maternità.” le sorrise come a farle cenno di stare tranquilla.

Kate annuì, mentre Rick continuava a tenerle la mano.

“Come si può trovare il coraggio di andare avanti dopo i gravissimi lutti che ti hanno colpita sin dalla giovinezza?” Oprah le fece un cenno di incoraggiamento con la testa.

Kate abbassò un momento gli occhi indecisa su cosa rispondere. Poi alzò lo sguardò decisa, guardò dritta la telecamera e, staccando la mano da Castle, iniziò a parlare gesticolando come sua abitudine.

“La Luke Castle Foundation nasce un po’ dalla mia esperienza. Dopo la morte di mia madre ero una giovane ragazza arrabbiata col mondo intero che ha smesso di vivere per perseguire un solo scopo: scoprire chi la avesse uccisa. Ho lasciato i miei studi e sono entrata in Accademia solo pensando a questo. Anni passati a vivere con la rabbia dentro e nient’altro. Ero sola e non volevo nessuno accanto a me, se non per situazioni… a termine. Diciamo così.”

“Cosa è successo poi? Quale è stata la molla che ti ha fatto continuare a vivere?” chiese Oprah stando attenta a misurare le parole.

“Per più di 10 anni non ho vissuto: sono sopravvissuta.  Mangiavo, bevevo, dormivo, molto poco in realtà, e dedicavo ogni mia energia nel mio lavoro e nella ricerca di qualche indizio nel caso di mia madre. Senza farmi aiutare da nessuno.“ Kate fece una pausa, poi si girò verso Castle e lo guardò. “Poi un caso di omicidio mi ha messo sulla strada del mio scrittore preferito…” rise “anche se gliel’ho confessato moltissimi anni dopo.” I loro occhi si incrociarono per un secondo che durò per loro tantissimo. Uno scambio di sguardi di innegabile valore emotivo, anche per un distratto telespettatore. “Grazie alla sua collaborazione in Polizia, che mi venne imposta dall’alto, la mia vita è stata stravolta. Fino allora vivevo di poche certezze legate al mio lavoro e da quel momento ogni cose assunse una visuale differente.”

“All’epoca lo scrittore Richard Castle era un uomo molto diverso da quello che è oggi” osservò Oprah.

“Spero di essere diventato un uomo migliore.” Si intromise Rick cercando con lo sguardo l’approvazione del pubblico.

“Sicuramente uno scrittore migliore, a mio parere” intervenne la padrona di casa. “Kate sei tu l’artefice del cambiamento del suo genere letterario?”

“Il talento di Rick come scrittore è indiscutibile e indiscusso.” Affermò sicura. “Tutti cambiamo e, per quanto possa sembrare strano anche Richard Castle si è evoluto”. Gli strizzò un occhio sorridendogli poi riprese la parola. “Rick ha scritto una serie di romanzi in cui il personaggio principale, il detective Nikki Heat, era liberamente ispirato a me. Ma posso dire che il suo nuovo lavoro è straordinario, nonostante io abbia amato tantissimo tutta la saga di Derrick Storm e ovviamente sia affezionata a quella di Nikki Heat.”

“Ok Kate. Ma facciamo un passo indietro. Prima ci stavi parlando del periodo in cui hai conosciuto e iniziato a collaborare con Castle…” la incalzò nuovamente Oprah.

“Rick è riuscito a salvarmi. Ero un’automa con un solo scopo nella vita: trovare e arrestare l’assassino di mia madre. Castle mi ha dato piano piano la forza di ricominciare a vivere. E se sto raccontando, Oprah, queste cose intime di me, lo faccio solo perché sono convinta che se mi fossi fatta aiutare subito dopo la morte di mia madre da uno specialista, non avrei sprecato 10 anni della mia vita personale.”

“Questa è la motivazione che ci ha spinto ad accettare il tuo invito Oprah, la nostra fondazione può aiutare moltissima gente a non sprecare anni della propria vita” disse Castle non riuscendo poi a trattenere una battuta “ Ovviamente non tutti hanno la fortuna di incontrarmi di persona…”

Un piccolo scappellotto sulla gamba non glielo tolse nessuno.

“Be’ immagino che Rick abbia ragione. Ma Kate, come hai superato anche il secondo trauma?” Oprah stava diventando sempre più diretta e Kate la guardò sconcertata. Ebbe solo un momento di esitazione, poi guardò il display che teneva il conto delle donazioni fatte in diretta e si fece coraggio. Per quella causa valeva la pena.

“Il dolore separa, non unisce. Il dolore ti rende sempre più introspettivo e ti annienta rinchiudendoti in te stesso. E io lo sapevo bene, come lo aveva imparato Rick standomi vicino.  Questo non fa bene alla coppia, non fa bene alla famiglia. Poi con il tempo e con la voglia di voler reagire e di voler continuare a vivere, ti ritrovi uno nelle braccia dell’altra, ti guardi e riconsegni il tuo cuore e la tua anima nelle mani dell’altro per poter continuare a vivere uno accanto all’altra. Insieme. E insieme soprattutto al piccolo Tommy, che viveva di riflesso il nostro dolore, troppo piccolo per averne uno suo. E così, un pomeriggio durante un lungo viaggio in macchina di rientro da un cottage di famiglia in montagna, chilometro dopo chilometro, discussione dopo discussione, pausa dopo pausa, lacrima dopo lacrima, ne abbiamo parlato. Fino a notte fonda ne abbiamo discusso e così i giorni e le settimane seguenti. Volevamo un altro figlio. Volevamo riappropriarci della nostra vita, dei nostri sogni rubati. Volevamo che la vita vincesse sulla morte. Che male c’è in questo?”

Rick le aveva ripreso immediatamente la mano e la guardava orgoglioso.

Oprah era rimasta ad ascoltare e anche ad una regina dei salotti come lei non era mai capitato di commuoversi così visibilmente. Tra il pubblico era sceso un silenzio epocale e tutti cercavano di assimilare quelle parole. Victoria Gates non riusciva a credere alle proprie orecchie, dopo anni di collaborazione professionale e di amicizia non aveva mai sentito Beckett parlare così a cuore aperto.

Gli inservienti di scena fecero cenno ad Oprah di staccare per dare la pubblicità.

Lei fece un breve cenno di diniego. Dopo 25 anni di esperienza sapeva che un momento così non andava interrotto.

Kate si guardò intorno e poi semplicemente proseguì a raccontare: “Un fortissimo desiderio di maternità mi aveva colpito, forse più delle altre volte. Avevo solo voglia di tenere di nuovo un figlio dentro di me e poi tra le mie braccia, nutrirlo con il mio seno. Avevo voglia di una vita normale come quella che dovrebbe avere ogni una donna accanto all’uomo che ama.”

Si fermò.

Tranquilla e serena.

Vide il display che sembrava impazzito e pensò che se le sue parole avessero permesso di aprire anche un solo altro centro di ascolto aveva fatto bene ad esporsi così.

Oprah le lasciò del tempo ma quando vide che il silenzio si stava protraendo troppo intervenne:

“E così è nata la piccola Julia, giusto? Chiederei alla regia di mandare in onda la foto che i Castle ci hanno consegnato poco prima di entrare in scena.”

Nell’enorme schermo alle loro spalle si materializzò una recente foto della famiglia Castle al completo scattata l’estate precedente negli Hamptons.

“Come vedete” proseguì Oprah “oltre ai loro due splendidi bambini, Tommy e Julia c’è la prima figlia di Rick, Alexis, e sua madre, la grande attrice Martha Rodgers, che saluto calorosamente. Martha, un abbraccio!” disse guardando la telecamera  mandandole un bacio con la mano.

“E questo frugolino qui, maschio o femmina?” chiese allungando il braccio per accarezzare la pancia di Kate.

“Per mia immensa gioia, un’altra femmina!” disse orgoglioso Rick. “Anche lei è venuta a bussare prepotentemente nella nostra anima perché entrambi ci siamo ritrovati di nuovo a desiderare un altro piccolo Castle”. Sorrise gongolando e fiero come non mai della sua famiglia.

“Ma ormai per te è il quinto…”disse Oprah quando venne interrotta da Rick.

“Ogni figlio quando nasce ti dà le stesse identiche emozioni. L’amore non si divide, si moltiplica.”

Uno scroscio di applausi scoppiò fragoroso rimbombando nella sala dalla pessima acustica dal vivo.

Oprah lanciò un’altra interruzione pubblicitaria e le truccatrici rientrarono in campo. Delle inservienti portarono un bicchiere d’acqua a testa mentre l’intervistatrice controllava la scaletta dando a Rick alcune indicazioni sulle prossime domande.

“Ed eccoci di nuovo qui. Dopo esserci ripresi da questo momento altamente emozionale, vorrei che finalmente Castle ci parlasse della sua nuova fatica letteraria. Nel frattempo non dimenticate di leggere in sovraimpressione i riferimenti per le donazioni. Stiamo sbancando il totalizzatore ma questo è il nostro scopo. Continuate così! Allora Rick, come mai questa svolta imprevista nella tua carriera?”

Castle si schiarì la voce e cominciò a parlare “Dopo anni di ricerche sul campo e di spy story e polizieschi avevo bisogno di cambiare.”

“Dopo tanti anni la tua musa ispiratrice non ti ispirava più?” provò a punzecchiarlo Oprah.

“No, veramente semmai il contrario. Stava cominciando a diventare sempre più difficile non scrivere troppo di noi…” alzò le sopracciglia e si passò una mano tra i capelli “ Ma in realtà la vera motivazione è stata quella di mettere al servizio della gente la conoscenza che anni di collaborazione con la polizia mi ha donato. Volevo scrivere di una delle piaghe della nostra società non da un punto di vista sociologico o psicologico ma da un punto di vista analitico e pragmatico. Poi ho avuto a mia disposizione un consulente personale, una persona molto informata dei fatti, se così posso dire.”

“Possiamo conoscere il suo nome?” domandò la donna di colore.

“Il capitano Katherine Beckett, ovvio!” una gran risata scoppiò nello studio.

“Vedo che la tua simpatia e il tuo humor sono rimasti intatti, Rick. Buon per  te. Purtroppo il tempo a nostra disposizione è già finito e mi dispiace che non abbiamo potuto sviscerare meglio questo nuovo genere letterario in cui ti sei lanciato” disse Oprah mostrando alle telecamere il libro autografato con un pennarello blu sulla prima di copertina.

“Troverete il saggio Criminalità a New York di Richard Castle da domani in tutte le migliori librerie e ovviamente sarà possibile scaricare l’ebook dalle librerie on line. Un saluto da Oprah e dai miei splendidi ospiti e non dimenticate: donate donate donate!”

Il jingle di chiusura partì piano sulle ultime parole della Winfrey fino a che le immagini non vennero sfocate e la trasmissione venne conclusa.

Dopo qualche convenevole e saluto in sala, finalmente Rick e Kate si ritrovarono un momento da soli.

“Grazie” disse Castle.

“Always.”

 

Spazio di Monica:

Questo capitolo è particolare e diverso da ciò che di solito leggiamo, quindi non so se sia o meno di vostro gradimento. Fatemelo sapere.

Un ringraziamento particolare va alla mia penfriend ;-) che non solo ha corretto le mie sbavature (ma come fai a trovare così facilmente tutti gli spazi doppi??!!) e i miei errori ma coregge e revisiona il mio inglese (meno male che ci sei tu!). MA questa volta la devo ringraziare anche perché questa era nata come una OS con il primo capitolo e basta e lei mi ha fatto capire in maniera molto decisa che non la potevo lasciare così, in sospeso.

E grazie a tutti quelli che hanno letto questi lunghi capitoli e sono arrivati fin qui.

Alla prossima

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